Sunday Morning di Fiery (/viewuser.php?uid=16016)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Sunday morning
- Capitolo 1 -
Mistyc Falls era
immersa nella fiera della domenica, quando Damon oltrepassò la piazza a passo
sicuro. Si strinse nella giacca di pelle, nera, e avanzò verso la centrale di polizia:
Liz Forbes, lo sceriffo, lo aspettava di fianco ad una jeep. Quando lo vide
arrivare gli sorrise debolmente e lui ricambiò il sorriso nel suo solito modo
ammaliante, «Liz, che succede? Sembravi preoccupata al telefono.» esordì non
appena le fu vicino.
«Ci sono stati
degli attacchi, nel bosco.» lo informò la donna, facendogli sgranare gli occhi.
“Se quella stronza di Katherine non ha
coperto le sue tracce giuro che-” i
suoi pensieri vennero interrotti da Liz, che afferrò il cercapersone,
continuando a parlare, «Hanno trovato degli animali sbranati, non si sa ancora
che cosa li abbia attaccati.»
«Animali?»
ripetè Damon, sconcertato e confuso.
«Sono
preoccupata, Damon. Prima quegli uomini trovati bruciati… ora gli animali.»
«Potrebbe essere
stato un animale qualunque.» fece notare Damon, ma allo sguardo preoccupato
della donna sospirò, «Terrò gli occhi aperti, comunque.» acconsentì. Liz
mormorò un “grazie” e sparì dentro alla centrale di polizia, mentre il
cellulare del ragazzo squillava per la seconda volta quella mattina. Un
messaggio da Elena; si accigliò e lo aprì.
“Damon,
torna a casa… c’è un vampiro che dice di conoscere Katherine… Stefan è con
lei.”
il cellulare rischiò di frantumarsi nella sua mano mentre correva a casa.
• • •
Stefan aprì la porta
di casa, stringendo la mano di Elena: da quando erano tornati dalla casa sul
lago dei genitori di lei non erano mancate le sorprese, prima tra tutte sapere
da Damon che Katherine era riuscita ad uscire dalla cripta in seguito alla
morte di Elijah. Il ragazzo sospirò, sentendo il peso di tutta quella
situazione sulle spalle e odiando l’opprimente silenzio in cui si era rinchiusa
Elena. Accennò un sorriso, ma un rumore lo fece voltare di scatto. Elena lo
trattenne per un braccio e quando si guardarono negli occhi pensarono
all’unisono un unico nome: Katherine.
«Non state sulla
porta!» urlò una voce femminile da dentro. I due si accigliarono: non era
Katherine. Stefan si mise davanti ad Elena ed entrò in casa con passo sicuro e
circospetto. Appena varcarono la soglia dal corridoio arrivò una ragazza, che
li raggiunse con un sorriso che andava da una all’altra parte del volto
giovane, «Stefan! Finalmente ci incontriamo, chi è la tua rag-» si bloccò,
mentre il sorriso le moriva sulle labbra.
Stefan non
riuscì a dire niente, che la ragazza si avventò velocemente su Elena,
sbattendola contro il muro: teneva una mano intorno al suo collo e il suo volto
si era tramutato di colpo, gli occhi rossi e intrisi di rabbia, «Maledetta…»
bisbigliò, sollevandola di qualche centimetro.
«Lasciala!» urlò
Stefan, prendendola per un braccio e tirandoglielo dietro la schiena, ma la
sconosciuta fu più veloce e si sottrasse in un secondo, ritrovandosi nel bel
mezzo del salone. Elena ricadde accasciata contro il muro, mormorando un flebile
“Stefan” quando il ragazzo venne sbattuto contro il muro dalla vampira,
notevolmente più potente e forte di lui.
«Stefan, stai
bene?» accorse Elena dal ragazzo e lo aiutò a rialzarsi.
«Non volevo
farti del male.» sbuffò avvicinandosi a passi svelti. Lo sguardo si posò su
Elena, che la osservava preoccupata, «Non posso crederci... come puoi
difenderla?» sussurrò, rivolgendosi poi a Stefan, «Sei un incosciente!»
«Come, scusa?»
sgranò gli occhi Stefan, chiedendosi chi fosse quella ragazza e perché lo stava
anche additando come un incosciente senza conoscerlo.
«Un incosciente.» ripetè la ragazza, con
un’espressione mortalmente seria e anche abbastanza arrabbiata in viso, «Ho
fatto di tutto per tenere Damon lontano da Katherine, l’ho spedito fino a Tokyo
con la scusa di cercare qualcuno con più informazioni! E tu hai avuto il
coraggio di aiutarlo a farla uscire dalla cripta!» sbottò tutto d’un fiato e
agitando le mani in aria. Elena fece un passo indietro automaticamente,
indecisa se rassegnarsi per la sua assomiglianza con la vampira centenaria
oppure preoccuparsi per quella furia dai capelli scuri.
«Come conosci
Damon?» si informò Stefan, ma lei era troppo presa nell’insultare Katherine per
dargli retta.
«Io non sono
Katherine!» decise di intervenire Elena, interrompendola nel bel mezzo delle
sue maledizioni. Era stufa, stanca di quella situazione e di una somiglianza
che non aveva richiesto volontariamente. Si guadagnò uno sguardo confuso da
parte della sconosciuta, prima che questa allargasse all’inverosimile gli occhi
verdi e spalancasse la bocca.
«La doppelganger.» mormorò sorpresa, «Ti
prego, dimmi che nessuno di voi due ci si è messo insieme.» si rivolse a
Stefan, pregandolo con lo sguardo. Stefan sollevò un sopracciglio, ma la mora
alzò una mano a interromperlo, «No, aspetta. Non rispondere.» sospirò affranta
la ragazza, «Damon tiene sempre nello stesso posto la sua scorta di liquori,
vero?» si avviò in sala a passo veloce, lasciandoli da soli. Stefan fece segno
a Elena di rimanere dov’era – avendo a malapena
il tempo di sentire le dita di Elena scrivere freneticamente un messaggio con
il cellulare - e la seguì, trovandola di fronte al tavolino a versarsi un
bicchiere di whisky.
«Come conosci
Katherine?»
«Pensi davvero
che ci sia qualcuno che non la conosce?» domandò divertita e mettendo un paio
di cubetti di ghiaccio nel bicchiere, «Ah, scusa per i poveri coniglietti.» si
voltò per sorridergli angelicamente. La porta si aprì in quel momento ed ebbero
appena il tempo di udire un “non so chi sia” da parte di Elena, che la figura
di Damon entrò velocemente nel salone, raggiungendo la ragazza in piedi di
fronte ai liquori.
I due si
osservarono a lungo, mentre Elena e Stefan li fissavano in attesa di una reazione
di Damon. Il vampiro, però, si aprì in un sorriso malizioso, mentre lei gli
porgeva il bicchiere con un sorrisetto, «Dovevo immaginare che eri tu, Hayley.»
«Ammettilo, ti
sono mancata.» sorrise apertamente.
«Spiegalo a
quegli animali.» disse Damon, mantenendo il sorriso tranquillo.
Hayley continuò
a sorridere, «Avevo bisogno di forze per trascinarti via da Mystic Falls, ma ho
immaginato che con te in circolazione era meglio non mettere altri nomi sulla
lista delle persone scomparse!» scrollò le spalle, «Allora… dove vuoi andare
quest’anno? Alle Hawaii? Dopo l’avventura dell’anno scorso al Polo Nord,
preferisco di gran lunga il mare.»
Il sorriso di
Damon si spense un attimo, «Oggi è…»
Stefan
intervenne nel dibattito tra i due, «Damon… chi è?»
Il fratello
arricciò appena le labbra, voltandosi verso lui ed Elena, «Tranquillo, non farà
del male a nessuno. A meno che tu non la faccia arrabbiare.» lo tranquillizzò,
sviando la domanda, «Suppongo tu sappia già di Elena.» si rivolse a Hayley.
«Oh, si chiama così?»
domandò tranquillamente e osservando Elena pensierosa, «È identica. Cioè, sapevo che doveva esserlo e ammetto che
nascondertelo non è stato facile.»
Damon la fissò
negli occhi indeciso, «Mi ritengo offeso, tra noi non ci sono segreti.» ma il
suo tono di voce non era in alcun modo accusatorio, con lei non lo era mai.
Hayley sollevò
entrambe le sopracciglia, «Quando avevo duecentoquarantacinque
anni mi hai detto che non avevi ucciso quella campagnola e invece lo hai
fatto eccome, anzi… l’hai pure trasformata.» ribattè facendolo scoppiare a
ridere di gusto. Si rimpossessò del proprio bicchiere dalle mani di Damon e ne
prese un sorso. Lo superò, ponendosi di fronte a Stefan ed Elena, «Allora… qual
è la situazione? Insomma, chi sta con chi e via
dicendo.»
«Beh… come avrai
intuito sono loro due i piccioncini della situazione.» asserì Damon.
La vampira si
voltò verso di lui, corrucciata. Lo studiò un attimo ed esibì una smorfia di
disappunto, «Tuo fratello sarà un incosciente, ma tu sei un idiota.»
«Oh, sì! Anche
tu mi sei mancata.» le fece l’occhiolino Damon, riprendendosi il bicchiere e
svuotandolo d’un sorso. Notò solo in quel momento che Stefan ed Elena erano
ancora in silenzio, indecisi su cosa dire o fare. Sbuffò teatralmente, «Giovane
martire, fratellino buono… lei è Hayley, la mia dolce metà.»
«Ti ricordo che
siamo divorziati!» rise Hayley, indicandolo con un dito.
Elena sbarrò gli
occhi, «Sei… sei stato sposato?» balbettò, incapace di immaginarselo in smoking
sull’altare, con la fede al dito. Ma poi… da quando i vampiri si sposavano? Si
girò verso Stefan, ma dal suo sguardo serio capì che anche lui non ne era al
corrente.
«Per ben sedici
ore.» esultò Damon, alzando il bicchiere vuoto davanti a sé, «E oggi fanno centoquarantadue anni da quel giorno.»
«Festeggiate il
giorno del vostro divorzio?» domandò Elena, confusa.
«Ti sembro il
tipo?» ammiccò Damon, «Festeggiamo perché quel giorno coincide con un’altra
data. Vado a cambiarmi e possiamo andare.» avvisò e senza degnare di uno
sguardo i presenti sparì.
Hayley sbuffò,
«Sbrigati!» disse ansiosa di andarsene da quella casa, sapendo che lui la
poteva sentire molto bene; incrociò le braccia al petto, «Torneremo entro
domattina, spero.»
«Hayley … sul
serio, vorrei capire che sta succedendo. Di quale data parla?» si informò
Stefan, sempre più confuso.
Lo fissò
sorpresa, «Sei suo fratello, come hai
fatto a scordartene?» ma Stefan non dava segni di vita. Seria, lo guardò negli occhi, pronunciando poche parole che
fecero sgranare gli occhi ad entrambi, «Oggi è il suo compleanno.»
• • •
Flash assurdo che è
spuntato fuori dal nulla, ed è stato trasformato in una long di pochi capitoli.
Ambientato subito dopo la 2x15 – tutti i fatti che accadranno dopo non verranno
quindi contati o citati. Il personaggio di Hayley è di mia invenzione e quindi
mia proprietà, cercherò di farvela conoscere il meglio possibile nei prossimi
capitoli, ho anche un’idea sul volto che potrebbe avere. :)
Damon, Stefan,
Elena echipiùnehapiùnemetta non mi
appartengono, ecc.
Recensioni? :D
Fiery.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
- Capitolo 2 -
Hayley premette
un tasto a caso nello stereo, per alzare il volume. Canticchiò appena la
canzone rock che la radio stava trasmettendo, muovendo la testa a tempo e
tamburellando le dita sul cruscotto.
«È
inutile che mi tieni il muso.» disse ad un certo punto, sorridendo
apertamente a Damon. Da quando avevano lasciato Mystic Falls, un’ora
prima, il vampiro non aveva proferito parola, aveva persino dimenticato di
chiederle dove stessero andando.
«Sapevi
tutta la storia della doppelganger, della pietra di luna… e non mi hai
detto niente.» fece notare,
stringendo il volante tra le mani, «Hai idea del casino in cui ci siamo
cacciati? Abbiamo Katherine a piede libero, Elena che vuole fare la martire,
una strega senza poteri, un vampiro innamorato e…»
«Il
vampiro innamorato sei tu?» indagò Hayley.
«Caroline,
è lei.» ribattè Damon, serrando le labbra in una smorfia di
disappunto, «Io non sono innamorato.» aggiunse, ignorando il crampo
allo stomaco che seguì quella bugia.
«Certo che
lo sei!» il viso della ragazza si dipinse d’indignazione,
«Altrimenti non ti avrei dato dell’idiota. Innamorarti della
ragazza di tuo fratello, che è anche identica alla tua prima
fiamma…» scosse la testa, alzando le mani in segno di resa,
«Mi sono arresa molto tempo fa, ma ora come ora mi chiedo dove tu abbia
lasciato la tua furbizia.»
Damon
alzò gli occhi al cielo e si fermò ad un incrocio, «Dove
siamo diretti? E soprattutto… ricordami perché abbiamo preso la
macchina.» cambiò argomento radicalmente.
«Nessun
motivo preciso.» scrollò le spalle Hayley; lo assecondò nel
cambio d’argomento, ma Damon sapeva che non si sarebbe arresa facilmente
fino a quando non avrebbe detto tutto
ciò che aveva nella testa, «Da quel che ho capito non puoi
allontanarti molto… faremo un giro nei dintorni, beviamo qualcosa.»
«E
concluderemo con una notte di passione?» la ragazza sollevò un
sopracciglio, di fronte a quella richiesta senza fronzoli o giri di parole,
«Eddai, ho bisogno di liberare la mente.» ammiccò nella sua
direzione; lei, inevitabilmente, scoppiò a ridere.
«Non
sarò mai abbastanza ubriaca per venire a letto con te.» gli diede
un bacio a stampo sulla guancia e tornò al suo posto, «Trovati
un’altra su cui sfogare gli istinti. Non sono stata con te il giorno del
matrimonio, non ci starò di certo oggi.» spostò lo sguardo
fuori dal finestrino.
Damon prese la
strada a destra, dall’altra parte di Atlanta, facendo sollevare un
sopracciglio a Hayley, «Non adoravi quel bar alle porte di
Atlanta?» domandò infatti, confusa.
«Non da
quando ho rischiato di lasciarci la pelle.»*
Hayley
sospirò, appoggiando la testa contro il finestrino, «Ho come la
sensazione che tu abbia rischiato più volte di avere un paletto ficcato
nel cuore da quando sei tornato a Mystic Falls.»
«Rischi
del mestiere.» replicò Damon, rimanendo sul vago. Non servì
a molto, soltanto ad aumentare la curiosità nell’amica; non che
l’avesse mai definita tale, in effetti. Lui e Hayley si erano conosciuti
secoli prima, a Londra. Lei stava scappando da un vampiro decisamente
più grande, che aveva provocato con la sua bellezza eterna per poi
lasciarlo a bocca asciutta e senza soldi nel portafoglio. Damon non avrebbe mai
dato retta a una come lei se non per divertirsi, in un’altra occasione,
ma Hayley era testarda, non gli aveva permesso di spedirla a calci fuori dalla
sua vita. Era entrata sorridendo e pronunciando il nome della sua maledizione.
Londra, 1867
Hayley
si nascose dietro ad un muro, rimanendo in silenzio, nonostante il respiro
irregolare dovuto alla corsa la tradisse.
«Trova un altro posto dove
nasconderti.» una voce maschile la fece voltare di scatto. Individuò un ragazzo
nell’oscurità: teneva in mano una bottiglia di quella che sembrava
vodka e la fissava con i suoi occhi azzurri, imperscrutabili. Avanzò
qualche passo, avvicinandosi, «E poi… una ragazza come te non
dovrebbe nascondersi in vicoli bui.» fece una smorfia, vedendolo scoprire
le labbra in un sorriso rilassato e sornione allo stesso tempo.
Una
voce in strada la distrasse, facendole trattenere immediatamente il fiato, «Dannata, ti farò passare la voglia di
prendere in giro chi è più grande di te!»
«Hai fatto arrabbiare paparino?»
commentò annoiato il ragazzo.
«Stai zitto.» sbottò spazientita
Hayley, appiattendosi contro il muro. Una mano si serrò attorno alla sua
gola, costringendola ad aprire gli occhi stancamente: avrebbe preferito di gran
lunga un umano di cui nutrirsi per acquistare forze, non un vampiro ubriaco.
«Prova a ripeterlo.» sibilò lui,
ad un centimetro dalle sue labbra e scoprendo i denti.
Lei
sollevò un sopracciglio, per niente intimorita, «Perfetto, ci mancava un novellino!»
gli diede un calcio nello stomaco e afferrandolo per la gola ribaltò la
situazione. Con l’altra mano posata sulle labbra del ragazzo a impedirgli
di parlare perlustrò la strada, dalla quale sbucò l’uomo
che la stava cercando. Smise di respirare, aspettando che si allontanasse, per
poi tornare a guardare negli occhi il ragazzo, i cui capelli scuri gli
ricadevano con dei ciuffi disordinati davanti alla fronte bianca. Lo
fissò con astio negli occhi e vide i suoi allargarsi nel rendersi conto
che anche lei era un vampiro.
«Ascoltami attentamente: non me ne frega
niente se sei frustrato e ubriaco, ma non provare mai più a mettermi le
mani addosso…» si avvicinò al suo orecchio, abbassando la
voce, «O ti strapperò il
cuore così lentamente dal farti pregare di non aver mai completato la trasformazione.»
Lo
lasciò andare, fissandolo mentre tossiva inginocchiandosi a terra, «Sarebbe stato meglio se mi avessi strappato
il cuore…» mormorò con voce rauca lui. Si rialzò in
piedi, ma prima che potesse scappare Hayley gli fu davanti, alzandogli una mano
con sguardo critico.
«Per tutti i vampiri centenari… dimmi
che non è stata Katherine a trasformarti!»
Lui
incastrò gli occhi nei suoi, osservandola tirare fuori da sotto la
maglia un medaglione con l’identico stemma che portava l’anello
donatogli da Emily - la strega che aveva assistito alla sua trasformazione dopo
che Katherine era stata intrappolata nella cripta.
«La conosci?» i suoi occhi si accesero
immediatamente.
Hayley
alzò un sopracciglio, «Qual è il tuo nome?»
«Damon.» snocciolò lui, esausto,
«Damon Salvatore.»
«Io sono Hayley.» si presentò la
vampira e con un sorriso gli lasciò andare la mano, «La tua nuova amica.»
Da quel momento
l’aveva seguito ovunque, tempestandolo di domande e sostenendo che era
una follia liberare Katherine dalla cripta.
«Katherine
non era nella cripta.»
Hayley si
voltò verso di lui, «È riuscita a scappare?»
«Era una
trappola.» disse quasi rassegnato, «Li ha consegnati lei alla
morte. È tornata qualche tempo fa, ha fatto un casino immenso. È
stata rinchiusa nella cripta da uno degli Antichi e ora è di nuovo a
pie-»
«Aspetta
un secondo! Frena, time-out, riavvolgi il nastro!» Hayley scattò
così rapidamente da farlo scoppiare a ridere, «Avete avuto a che
fare con uno degli Antichi?»
«Lo
abbiamo anche ucciso, proprio due giorni fa.»
Damon si
voltò un attimo, per gustarsi la sua espressione sconvolta, «Sei
proprio un idiota.» mormorò lei, incrociando le braccia al petto,
«Stiamo parlando di un Antico, dovevi chiamarmi!» sbuffò,
contrariata, «Come al solito pensi a divertirti da solo.»
«Ti avrei
chiamata volentieri, ma non eri rintracciabile.» commentò
annoiato, per poi sollevare un sopracciglio e assumere un’espressione
scettica, «Dove sei stata per tutto questo tempo?»
«Da quando
ti interessa cosa faccio?» ribattè Hayley, accigliata.
Damon si strinse
nelle spalle, entrando in una cittadina senza badare al nome sull’insegna
di benvenuto, «Di solito mi riempi di messaggi almeno ogni due mesi,
è dall’anno scorso che non ti sento.»
«Novellino, non sono tenuta a dirti tutto
ciò che faccio.» l’auto si fermò davanti
all’insegna consumata di un pub. Aprì la portiera e scese, ma non
fece in tempo a muovere qualche passo che Damon le fu davanti: la fissava
serio, gli occhi indagatori.
«Parla.»
Hayley
sbuffò, «Ero in Italia. Victor è morto.»
Non
lasciò trapelare nessuna emozione nel suo viso e Damon seguì il
suo esempio, incrociando le braccia e senza staccare gli occhi da quelli di
lei, «Chi è stato?»
Emise un suono
sarcastico con le labbra, roteando gli occhi, «Quella sciacquetta della
sua fidanzata. Tranquillo, ci ho già pensato io.» schioccò
la lingua contro il palato, superandolo, «Mio fratello è stato vendicato a dovere. Ma raccontami di
Stefan…» si girò verso di lui, lo sguardo curioso e il
sorriso di chi la sapeva lunga, «Sono sorpresa di vederlo ancora vivo
dopo tutto ciò che mi hai detto di lui.»
«Non ho
smesso di odiarlo.»
«Oh,
Damon…» scosse la testa e girò sui tacchi, avvicinandosi
alla porta del pub, «Ma quando smetterai di mentirmi?»
• • •
Scusate l’immenso
ritardo per aggiornare xD qui si inizia a scoprire qualcosa in più del
loro primo incontro e c’è anche un accenno a Katherine – che
diventerà importante, essendo legata ad entrambi. Ma scoprirete tutto
nei prossimi capitoli :)
Grazie a chi ha
recensito lo scorso capitolo e le fantastiche 9 persone che hanno inserito la
storia tra quelle da “seguire”! Mi fa molto piacere e spero di
trovare nuove recensioni per sapere cosa ne pensate.
Fiery.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
- Capitolo 3 -
New York, 1868
«Non
posso credere di aver fatto una cosa del genere!»
Hayley
camminava spedita, molti passi avanti a Damon che non smetteva un attimo di
ridere; le stava dando letteralmente sui nervi con il suo modo di fare, totalmente
incurante della situazione in cui si erano cacciati.
«Io…
sposata con te! Ma quanto ho bevuto ieri sera? Dio santo, odio questo
posto.» sbottò, cambiando tre argomenti nel giro di tre secondi.
Si fermò di botto, individuando il Municipio, «Muoviti, dobbiamo
bruciare quelle carte prima che tutti sappiano che mi sono sposata con un
novellino!» mosse un passo avanti, ma il braccio di Damon la
bloccò procurandole un ringhio all’altezza della gola, «Che
c’è?!»
«Per
quanto mi aggradi vederti urlare per aver avuto l’onore di avermi come marito…»
«Sotto
falso nome, te lo ricordo.» fece notare Hayley, «E per quanto
questo matrimonio quindi sia fasullo, voglio bruciare immediatamente i
documenti e farne tan-»
«C’è
Stefan.»
Quel
nome la zittì e le fece sgranare gli occhi. Seguì lo sguardo di
Damon e notò, davanti ad un emporio, un ragazzo dai capelli castani che
stava parlando con il proprietario. Portava sulle labbra un sorrisetto e
l’uomo era totalmente incantato dalle parole del giovane, tanto che non
sbatteva le palpebre neanche per un momento.
«Andiamo
a bruciare quelle carte, se proprio vuoi ucciderlo il giorno del tuo compleanno lo cerchiamo stanotte… ora
c’è troppa gente in giro.» esordì riprendendo a
camminare verso il Municipio, con al seguito Damon.
«Smettila
di guardare quel cellulare.»
Hayley Sanders
non era affatto paziente o tranquilla, in particolar modo quando si trattava di
Damon Salvatore. Non possedeva calma, né filtri per le parole che
pronunciava. E, soprattutto, odiava con tutto il cuore essere ignorata mentre
parlava.
«Stefan mi
ha appena fatto gli auguri.» pronunciò lentamente Damon,
guardandola fisso negli occhi per intercettare un cambio di espressione sul
volto della vampira; quest’ultima, però, continuava
tranquillamente a bere la sua bottiglia di birra che la cameriera aveva appena
portato, «Per quale diavolo di motivo gliel’hai ricordato?»
«Perché
è tuo fratello.» rise Hayley.
«Adesso,
quando tornerò a casa, mi ricorderà che ho ucciso la sua migliore
amica il giorno del suo compleanno.» sbottò Damon, alterato.
Dall’altra parte del tavolo Hayley si zittì immediatamente, non
osando replicare o chiedergli se stava scherzando. Il vampiro bevve un lungo
sorso di birra, per poi portare lo sguardo sul viso preoccupato di Hayley,
«Non farmi la predica, non le sai fare come quel cocciuto di mio
fratello.»
«Hai
davvero… ucciso Lexi?»
sussurrò, incapace di immaginarsi una scena del genere. Pochi mesi prima
aveva ricevuto la notizia e sapeva che Lee – il ragazzo di Lexi –
meditava vendetta; ma nessuno aveva osato dirle che si trattava di Damon.
«Era
necessario.» esordì Damon.
Hayley
sbattè un pugno sul tavolo, «Era la famiglia di Stefan.» disse con tono serio e preoccupato,
«L’hai affidato a Lexi quando te ne sei andato, mi ricordo bene la
storia… era tutto ciò su cui poteva contare tuo fratello.»
«Piantala.»
cercò di zittirla lui.
«Non dirmi
di “piantarla”!» gli lanciò un’occhiata
sufficientemente gelida e minacciosa, «Non sono una delle sgualdrine che
ti porti a letto e che puoi zittire con un’occhiata. Dì che quello
vuoi, racconta in giro che non hai amici… ma io sono la tua famiglia, che ti piaccia o meno.» disse
d’un fiato, senza abbandonare per un momento il tono arrabbiato e
riuscendo con difficoltà a non alzare la voce, «Se Stefan avesse
ucciso me… probabilmente ora giacerebbe in una tomba.» si rimise
dritta sulla sedia, non staccando gli occhi dai suoi, «Ringrazia che
è diverso da te, altrimenti a quest’ora avresti un paletto ficcato
in mezzo al petto.»
Damon la
fissò a lungo, osservandola calmarsi e riprendere il controllo della
situazione. Appoggiò il gomito sul tavolo e il mento sul pugno chiuso,
«Finito?»
«Sì.»
sibilò Hayley.
«Perfetto.»
replicò Damon, sorridendo angelicamente, «Stavi sforando
nell’isterismo. Carino il discorso sulla “famiglia”, tra
l’altro… l’hai sentito dalla parrucchiera? Comunque ti
preferivo bionda.»
«Oh, ma
stai zitto!» sbuffò Hayley, dandogli un calcio da sotto il
tavolino di legno. Si passò una mano tra i boccoli castano scuro,
arrotolando nervosamente una ciocca attorno ad un dito, «Avevo voglia di
tornare alle origini, tutto qui.»
Rimasero un
attimo in silenzio, a bere le loro birre e ad ascoltare la musica country che
arrivava dalla radio del pub; poco affollato, certo, ma Hayley aveva notato
subito le occhiate che un paio di ragazze avevano rivolto a Damon appena
entrati. Attirava le ragazze come il miele con le api: era normale, un vampiro produceva intorno a sé
un’aura di attrazione talmente immisurabile da non riuscire ad ignorarla.
Damon, però, non era solo un bel faccino e un ghigno malizioso,
nonostante puntasse molto su quell’aspetto di sé stesso; quando
l’aveva incontrato era spaurito, con una sete incontrollabile formata da sangue e vendetta. Un mix letale
per un vampiro alle prime armi, a lei era aspettato il delicato compito di
condurlo all’interno di una vita
che non gli apparteneva: Katherine Pierce non avrebbe mai dovuto trasformarlo,
questo era chiaro. Tuttavia ciò che le dava più fastidio,
ragionò mentre Damon le raccontava il motivo per il quale Lexi era
morta, non era quel cambiamento che l’aveva totalmente stravolto. Era il
potere che Katherine esercitava su di lui, a tal punto dal costringerlo ad
uccidere pur di ritrovarla.
New York, 1868
Damon
scardinò la porta, con potenza, e fissò con immenso piacere
l’espressione stupita di Stefan. Era la prima volta che si rivedevano, da
quando se n’era andato, e le posizioni si erano totalmente capovolte,
«Ciao, fratellino.» salutò con tono tranquillo, «Non
mi fai gli auguri?»
«Damon…»
Stefan si alzò dalla scrivania della camera del motel, ma uno sguardo
raggelante del fratello lo bloccò. Avrebbe voluto abbracciarlo, fargli
capire che gli dispiaceva per ciò che era successo poco prima della sua
partenza, per averlo portato in quella vita che non desiderava; ma lo sguardo
di Damon era come il ghiaccio, gli occhi non trasmettevano alcuna emozione,
«Come mi hai trovato?»
«Diciamo
che il destino ha voluto farmi un regalo di compleanno.» Damon
voltò lo sguardo verso Alexia*, che sedeva sul letto compostamente e
senza proferire parola. Si limitava a fissarlo, con l’aria di chi si
aspettava un’entrata simile da parte sua, «Alexia»
salutò, «Ci lasceresti da soli? Ho molte cosa da raccontare a mio
fratello. Fuori dal motel troverai la giusta compagnia nell’attesa di
rientrare in camera.»
Alexia
si alzò dal letto, lisciando le lunghe pieghe dell’abito, e si
avvicinò a Damon, «Sei cambiato, proprio come avevo temuto.»
«E
tu rimani sempre la bellissima dama che conosco… se Stefan ne
uscirà vivo mi piacerebbe fare meglio la tua conoscenza.» rispose
con un sorrisetto.
La
vampira, in risposta, spostò lo sguardo su Stefan la cui espressione era
turbata e inquieta, «Non fate crollare i muri, vorrei passare inosservata
senza il bisogno di ipnotizzare tutti gli ospiti del motel. Ah,
Damon…» gli sorrise, «Uccidilo… e io uccido te.»
sussurrò con grazia, prima di lasciarli da soli e chiudersi la porta
alle spalle.
Scese
lentamente le scale, tenendo comunque l’attenzione sulle voci dei due
fratelli che si erano addensate in un litigio poco dopo aver lasciato la
stanza. In strada trovò seduta su una panchina una ragazza dai capelli
castani e stretta nel corpetto rispettoso di un abito bordeaux. Si sedette
accanto a lei in silenzio, senza spostare lo sguardo dalla finestra illuminata
della sua camera.
La
ragazza al suo fianco faceva lo stesso. Rimasero in silenzio qualche minuto,
quando la voce della ragazza risuonò nel silenzio della notte,
«Alexia, giusto?» domandò d’un tratto.
«Esatto.»
«Io
sono Hayley.» si presentò, accennando un sospiro stanco,
«Secondo te per quanto tempo rimarremo qui sedute ad aspettare?»
«Almeno
tutta la notte.» rispose Lexi, accavallando elegantemente le gambe.
L’urlo
di un “Katherine è morta!” da parte di Stefan portò
Hayley a disegnarsi una smorfia sulle labbra. La stessa smorfia che si
impossessò anche di Alexia.
«Odio
quella sgualdrina.» sbottò Hayley, con risentimento nel tono di
voce, «Prima mio fratello… ora Damon e Stefan.»
«Conosci
Katherine?» domandò Alexia, confusa.
«Da
molto più tempo dei due fratelli Salvatore.» sospirò
esausta, incrociando le braccia al petto impaziente di andarsene, «Ha
trasformato mio fratello Victor, che era… letteralmente perso per lei.
Povero stupido. » scosse la testa.
«È
stato tuo fratello a trasformarti?-
Sorrise,
«Sì, in seguito ad un incidente avvenuto durante una rivolta in
piazza.» sfiorò il ciondolo blu che portava al collo, «Era
molto in confidenza con Emily… una strega che seguiva Katherine ovunque.
Grazie a lei abbiamo ottenuto i ciondoli per girare alla luce del sole.»
«Anche
Stefan e Damon hanno degli anelli con un simbolo simile.» notò
Alexia, «Begli aggeggi, peccato non poterli avere se non si conosce
Katherine.»
«Dovresti
essere felice di non conoscerla.» il suo sguardo si indurì,
«Rende la vita degli altri un vero e proprio inferno.»
Qualche
ora dopo, quando videro Damon uscire dal motel, Alexia si voltò verso di
lei con un sorriso, «Stagli accanto, ne ha bisogno.»
«Lo
farò.» promise Hayley, per poi farle un cenno in segno di saluto.
Damon
e Alexia si passarono accanto, senza sfiorarsi e guardarsi. Il vampiro si
sedette e prese un grosso respiro, «Mi sono sposato, ho divorziato, ho
rivisto mio fratello e gli ho ficcato un paletto di legno nella gamba… e
tu hai fatto amicizia con Alexia.» elencò d’un fiato.
Lei
sorrise, portandogli via dalla fronte un ciuffo di capelli, «Il miglior
compleanno della tua vita, non c’è dubbio.»
«Non
volevo ucciderla.»
«Questi si
chiamano “sensi di colpa”, Damon.» sorrise Hayley.
Damon scosse la
testa, spostando lo sguardo sulle due ragazze che continuavano a fissarlo,
«La birra a colazione ti fa male.» asserì, sicuro di
sé e delle proprie parole.
Appoggiò
la bottiglia mezza-vuota sul tavolo, «Sai, Damon… con me non devi
nasconderti. Io so chi sei davvero.» non si riferiva al suo essere immortale o a tutte le persone che aveva
ucciso da quando era un vampiro. Scavando più a fondo, conoscendolo per
così tanto tempo… lei poteva essere sicura di conoscerlo.
«Sono
cambiate molte cose in un anno, Hayley.»
Hayley sorrise
di più; le labbra rosso fuoco intonate alla maglia rossa catturarono per
un momento lo sguardo di Damon, «Non credo: sei il solito vampiro
arrogante a cui tengo.»
• •
•
*Alexia è il vero nome di
Lexi.
Ecco qui il terzo capitolo, dove si
inizia ad introdurre il ruolo di Katherine nella vita di Hayley e dove ci sono
due flashback inerenti al giorno del “famoso” matrimonio. Si tratta
del passato di Damon, in questa storia, frammenti di una vita in cui Hayley
è protagonista nonostante non l’abbia mai definita con il nome
“amica”.
Ringrazio chi ha recensito
(risponderò a breve, le vostre recensioni sono state stupende *-*) e
anche le meravigliose 17 persone che hanno inserito questa storia tra le seguite. Non avete idea di quanto mi fa
piacere, se volete e avete tempo lasciatemi un commento! Mi farebbe davvero
piacere sapere cosa ne pensate.
Beh… al prossimo capitolo,
augurandomi di non avervi annoiato! xD
Fiery.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
L’avete atteso, sperato (?) e qualcuno mi ha pure urlato contro se
non scrivevo (*coff* chloe *coff*), ma dopo due mesi, in una domenica mattina, con 4 preferiti, 23
seguiti e una segnalazione nel Programma Recensioni (grazie ancora, Joy ♥) posso finalmente dire… bentornati, Hayley e Damon. ♥
- Capitolo 4 -
«A
proposito di Elena…»
«Elena
chi?» domandò Damon tranquillamente, «Io preferirei parlare
dei tuoi capelli… sul serio, bionda sei più carina! E poi chi te
li ha tagliati?»
«Da quando
sei passato all’altra sponda?» sospirò stancamente Hayley.
L’occhiataccia e la smorfia che Damon le rivolse in risposta furono uno
stimolo a continuare a prenderlo in
giro, «Neanche le mie amiche parlano dei miei capelli come fai tu…
se lo avessi saputo mi sarei vantata di avere un amico gay.»
«Tutti
vogliono parlare di Elena.» la interruppe, roteando gli occhi azzurri
esasperato. Un'ombra stanca gli attraversò lo sguardo, ma Hayley
giurò che fosse durata solo un attimo, «Io invece preferirei farne
a meno, considerato che mi odia, nel vero senso della parola.»
«Scusa…
ma ti ho chiesto di raccontarmi i tuoi problemi sentimentali?»
Si fermò
in mezzo al marciapiede, dove stavano camminando l’uno di fianco
all’altra, rammentando vecchi episodi della loro amicizia: o meglio,
Hayley continuava a ricordargli fatti imbarazzanti, Damon la guardava male e le
rendeva pan per focaccia con altrettanti episodi dove era lei la protagonista.
Incatenò
i loro sguardi, entrambi decisi, «Non ho problemi sentimentali.»
«Certo che
come attore sei pessimo.» Hayley sbuffò e si aggrappò al
braccio di Damon, riprendendo a camminare, «Mi chiedo perché
continui a mentirmi… sono l’ultima persona a cui dovresti dire
bugie.»
«Smettila.»
cercò di persuaderla Damon. Iniziava a perdere la pazienza..
L’amica
smise immediatamente di parlare, sapendo che non era opportuno continuare a
stuzzicarlo in quel modo: ne avrebbe pagato le conseguenze, questo era certo.
Camminarono in direzione della macchina e quando furono a pochi passi di
distanza da essa, Hayley strattonò il braccio di lui, bloccandolo
immediatamente sul posto.
«Dovrai
rifarti la maincure quando mi lascerai il braccio.» fece notare, visto
che Hayley aveva affondato le unghie nella sua pelle, così forte da
ferirlo. Hayley si staccò e si guardò subito le unghie smaltate
di un accecante verde.
«L’ho
detto che sei gay.» fu la sua risposta.
«Cosa vuoi
ancora, Hayley?»
La vampira
sospirò e abbassò le braccia, guardandolo negli occhi,
«Volevo sapere se hai davvero intenzione di difendere Elena, contro
Klaus.»
«Non ho
mai detto che l’avrei fatto, ma potrebbe essere divertente.»
ammiccò Damon.
«Non
scherzare.» lo ammonì Hayley, «Sono la prima a voler
divertirmi… ma Klaus è l’inferno in persona. È
Katherine al maschile, ma molto più potente.»
«Perfetto,
allora ucciderlo sarà la mia priorità.» replicò
tranquillamente Damon, «Perché vuol dire che sarò
abbastanza forte da far sparire Katherine dalla circolazione. Ha vissuto
abbastanza.»
«Non lo
faresti neanche se te lo chiedesse.» sospirò Hayley; alzò
una mano, ad interrompere sul nascere la replica di lui, «E non dirmi che
ci hai provato e ci eri quasi riuscito… hai vissuto un’intera vita
cercando di stare con lei.»
«Ma per
lei non era lo stesso, te l’ho già detto.» concluse Damon,
infilando le mani nelle tasche della giacca di pelle. Hayley si avvicinò
di un passo, appoggiando una mano sul petto del vampiro. Lui rimase impassibile
a guardarla stringere la maglietta nel pugno.
«Non
è nella tua etica preoccuparti.» mormorò.
«Non
voglio che la storia si ripeta, tutto qui.»
«Parli
come Stefan.»
«Vuol dire
che sono diventata noiosa?» si allarmò subito, sgranando gli
occhi. Damon non resistette e si lasciò andare ad una lunga risata
liberatoria.
«Invecchiando
diventi sempre più antipatico.» borbottò tra i denti,
dandogli una leggera spinta sul petto per allontanarlo da sé.
Camminò verso la macchina, ma Damon fu più veloce e le
aprì la portiera con il suo classico e usuale sorriso da so-tutto-io in volto.
«Le buone
maniere non ti salveranno, oggi mi hai trattata così male che non ti
meriti neanche di ricevere il mio regalo!»
«Cosa mi
hai regalato quest’anno?» si appoggiò alla portiera aperta
con il braccio e mise su un broncio che la costringesse a parlare; tutti gli
anni trovava sempre gli oggetti più buffi del pianeta, che puntualmente
Damon rompeva o scordava da qualche parte, oppure avvenimenti e circostanze
totalmente strambe. A Hayley piacevano solo i commenti che faceva sul regalo,
non che lui lo tenesse per l’eternità; era un tempo troppo lungo
per un vampiro il cui unico bagaglio erano una giacca di pelle e un paio di
occhiali da sole nuovi di zecca.
Hayley sorrise e
avvicinò i loro volti, «Segreto.» sussurrò per poi
posargli un rapido bacio a stampo sulla guancia e salire in macchina.
San Francisco, 1967
Pizzicò
le corde della chitarra, totalmente a casaccio. Le ciocche bionde dei capelli
erano sfuggite alla fascia che portava intorno al capo e le cadevano davanti
alla fronte disordinatamente. Damon, seduto sul prato insieme a lei con una
bottiglia di birra tra le mani, scosse la testa, «In duecento anni non
hai ancora imparato a suonare la chitarra? »
«Duecentoventisei.»
lo corresse prontamente Hayley con un sorrisetto, «Porta rispetto.»
«Le
corde chiedono pietà, sembrano il tuo pranzo.» la ignorò Damon, i capelli lasciarti disordinati sul
capo, nonostante fossero molto corti rispetto ad anni prima.
Hayley
appoggiò la chitarra sul prato, con uno sbuffo stanco,
«Perché continui a rompere le scatole? Fra poco ti do il mio
regalo di compleanno, dovresti esserne felice!»
«Sei
in ritardo di mesi.» fece notare Damon, sollevando un sopracciglio
scettico.
«Quel
giorno ero troppo incazzata con te, per farti un regalo.» scrollò
le spalle lei, noncurante, ricordando perfettamente come aveva tenuto per
sé tutto il divertimento di una rissa in un bar. Damon avevo scosso la
testa, sconcertato ancora una volta di essere riuscito a trovare una vampira
come lei, tra tutte quelle che c’erano. Di certo solo lei poteva
arrabbiarsi per non aver partecipato ad una rissa, invece di sgridarlo per
essersi messo così in mostra.
«Tu
non sei normale.» asserì infatti.
Hayley
si avvicinò, mettendosi di fronte a lui in ginocchio. Con le mani sulle
ginocchia incrociate dell’amico, sorrise apertamente, «Me
l’hai già detto, me lo dirai quando vedrai il tuo regalo e me lo
dirai anche in futuro.»
«Vuol
dire che ti avrò come palla al piede anche nei prossimi secoli?»
la prese in giro Damon, con un sorrisetto obliquo sulle labbra.
La
vampira sorrise raggiante, appoggiandosi con un braccio alla spalla
dell’amico, «Per molto di più, Damon.»
In
quel momento voci e clacson di piccoli furgoncini colorati fecero la loro
comparsa, facendo voltare entrambi verso il movimento unico di persone vestite
con larghi abiti floreali e jeans a vita alta. Uno dei primi raduni giovanili
della cultura hippie.
Lo
afferrò per il gilet che portava sopra alla camicia leggermente
sbottonata e gli stampò un bacio sulle labbra chiuse, «Per molto
di più.» ripeté facendolo sorridere in modo così
spontaneo da stupirla e renderla felice.
«Ci siamo
quasi, avanti.»
Damon
scavalcò le rocce, afferrando poi la mano che Hayley gli tendeva. La
strinse e l’attirò a sé, caricandosela sulle spalle.
«Si
può sapere dove stiamo andando?» domandò mentre la
trasportava verso la cima della ripida collina. Uno spiazzo decisamente
più rialzato, non molto lontano da dove erano stati, e che Hayley aveva
insistito affinché non lo raggiungessero con la loro velocità.
«Vedrai.»
rise Hayley allegramente, appoggiando il mento sulla spalla del ragazzo. Pochi
minuti dopo furono in cima e la vampira gli assestò una sonora pacca sul
fianco, facendogli capire che doveva farla scendere.
Si
allontanò da lui rivolgendo lo sguardo verso l’orizzonte, che si
estendeva su città e paesi circostanti. Damon la raggiunse,
affiancandola, e sospirò, «La vista? È questo il mio
regalo?»
Hayley
passò le braccia attorno alla vita di lui, «Il mondo.»
ribatté sicura, sentendolo poi cingerle le spalle e stringerla a
sé in un abbraccio. Per un momento Damon si ricordò di quel bacio
a stampo, così occasionale, così ripetuto nel tempo. Hayley era
solita sorprenderlo il giorno del suo compleanno, con quei brevi contatti senza
alcun significato se non quello di dimostrargli il suo affetto.
«Dovresti
rimanere qui in giro, Hayley.» disse ad un certo punto, quando ormai il
silenzio era diventato troppo opprimenti e i pensieri rivolti a ciò che
aveva lasciato a Mystic Falls tornavano a farsi strada.
«Ammettilo,
ti annoi troppo senza di me.» scoppiarono a ridere entrambi, quando fu Damon
a sorprenderla stampandogli un leggero, quanto veloce bacio sui capelli scuri,
«Comunque tranquillo… non ho intenzione di sparire dalla tua vita e
rendertela in questo modo decisamente monotona.»
«Vuol dire
che ti avrò come palla al piede anche nei prossimi secoli?»
Hayley
annuì con convinzione, «Per molto di più, Damon.» gli
diede un pizzicotto sul fianco, sollevata di vederlo ridere come tanti anni
prima quando erano solo loro due e il mondo, «Per molto di
più.»
• • •
*Il flashback si riferisce a una
delle prime riunioni giovanili hippie, a San Francisco.
Penso che tutto ciò che
c’era da dire, l’ho detto all’inizio del capitolo xD Mi scuso
immensamente per il ritardo, ma ho avuto diverse grane per la testa e sono
rimasta indietro con altrettanti racconti, quindi ho dovuto rispettare delle
priorità.
In questo capitolo si vede
finalmente quanto il legame tra Damon ed Hayley sia stretto, quanto il giorno
del compleanno di Damon sia importante per entrambi. C’è ancora un
flashback, che ho amato scrivere lo ammetto xD
Mi auguro come al solito che vi sia
piaciuto, se volete recensire sapete come fare ;) da parte mia cercherò
di essere un pochino più veloce, soprattutto perché essendo di
pochi capitoli non dovrei metterci secoli a finire di scriverla xD
Grazie ancora a tutti coloro che
hanno letto/recensito/preferizzato/seguito/ricordato “Sunday
Morning”. Ci tengo davvero molto.
Fiery. ♥
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
- Capitolo 5 -
«Sei
pronto a raccontarmi di lei, ora?»
Damon
sbuffò, esausto, mentre le sue dita continuavano ad accarezzare i
capelli castani di Hayley. La vampira, appoggiata con il capo sulle sue
ginocchia e con lo sguardo puntato al cielo, sorrise comprensiva.
«Avanti…
prometto di non chiamarti di nuovo “idiota”.»
«Che
onore.» la prese in giro lui, sforzandosi di non deviare lo sguardo dal
profilo delle città circostanti che osservava da ore, dall’alto di
quella collina; era quasi l’ora del tramonto e il cielo aveva già
iniziato a tingersi di rosso. Non aveva voglia di risponderle; non aveva
neanche voglia di pensare a ciò che lo aspettava a Mystic Falls.
L’unica
cosa che voleva era andarsene il più lontano possibile da qualcosa che
non aveva neanche pensato di volere. Ciò che lo fermava era
l’evidente realtà dei fatti: non sarebbe riuscito ad andarsene.
La vampira mise
il broncio quando Damon si rifiutò ancora una volta di parlarle di
Elena; iniziò a giocare con un anello d’argento che fece
ciondolare da una mano all’altra, mentre porgeva un’altra domanda.
«È
stronza quanto Katherine?»
Lui
sospirò, roteando gli occhi, «No, affatto.»
«E allora
non capisco come faccia a piacerti.» scrollò le spalle Hayley,
accarezzando la scritta all’interno dell’anello: eternity of misery, recitava. Una punta di malinconia passò
nel suo sguardo, ma si affrettò a scacciarla rimettendosi l’anello
all’anulare sinistro, «Di solito tendi ad allontanare le ragazze
troppo serie, romantiche… insomma, diverse
da Katherine. Ti veniva mal di testa solo a pensarci.»
«Non
voglio parlarne, quante volte devo ripetertelo?» si innervosì
Damon.
Hayley si
alzò dalle sue ginocchia, sistemandosi a gambe incrociate accanto a lui.
Lo fissò per qualche secondo in silenzio, rimuginando su un modo per
farlo parlare, per aiutarlo a confidarsi. Non era mai stato un compito facile
il suo, soprattutto considerato che Damon non era altri che un vampiro assetato
di vendetta. Eppure, in quello sguardo così distante, non riusciva a
vedere il desiderio di vendetta di secoli prima.
Piegò la
testa da un lato, «Vado in Inghilterra, Damon.» lo avvertì,
facendolo sobbalzare a quelle parole, «Vado a trovarlo.» aggiunse,
come se il concetto non fosse chiaro.
«Non puoi
dire sul serio.» sbottò Damon, guardandola con diffidenza.
Scosse la testa,
«Se fossi al mio posto faresti lo stesso.» si alzò in piedi,
scrollandosi la terra dai jeans, «Anzi, lo stai già facendo.
Perché con me puoi anche incazzarti o raccontarmi balle…
ma so benissimo che rimani qui solo per Elena.»
«Lui ti odia, Hayley.» fece notare,
alzandosi a sua volta e afferrandola per un polso per fronteggiarla.
L’amica
sostenne il suo sguardo, «Anche Elena.» la lasciò andare
immediatamente dopo quelle parole. Hayley era stata capace di capire tutto
tramite piccole affermazioni fatte quel pomeriggio, come sempre. Non poteva
nasconderle niente, purtroppo, e per quanto tentasse non ci sarebbe mai
riuscito.
«Torniamo
a casa, voglio essere a Londra il prima possibile.» disse la vampira, per
poi dargli le spalle e incamminarsi giù dalla collina.
Londra, 1973
Il
locale era così pieno di urla e musica da stordire Hayley; era ormai
abituata al punk rock, ne era rimasta così affascinata che probabilmente
l’avrebbe considerato il miglior periodo della sua vita per i prossimi
cent’anni. Tuttavia quella sera almeno duemila persone si erano riunite
in quel locale, spingendo e reclamando il proprio posto.
«Che
spreco.» sbuffò, facendosi strada tra i giovani. Avrebbe giurato
che non tutti capivano davvero quella musica: alcuni erano lì solo per
fare casino e dimostrare che essere ribelli all’età di diciotto
anni era la cosa più bella del mondo. Per lei era solo uno spreco per
chi quella musica, invece, l’amava sul serio.
Si
portò una ciocca fucsia dietro all’orecchio, «Damon!»
chiamò a gran voce. Lo trovò dietro un muro, intento ad
assaporare il sangue della sua ennesima vittima: una ragazzina con una
minigonna cortissima aveva il sorriso sulle labbra, nonostante Damon avesse i
denti conficcati nel suo collo.
«Che
vuoi?» alzò gli occhi al cielo il vampiro, staccandosi un momento
dalla ragazza.
«Dirti
che me ne vado.» asserì Hayley.
Damon
annuì, «Ti raggiungo fra poco al motel.»
Hayley
si limitò ad annuire, prima di dargli le spalle e uscire in fretta dal
locale. La musica finalmente era meno assordante e la strada buia la
tranquillizzava. Per un vampiro il buio diventava tutto, un parte fondamentale
della propria eternità, senza neanche che se ne rendesse conto.
Sfiorò con le dita il medaglione che portava al collo, con un sospiro.
«Ero
sicuro che saresti rimasta fino alla fine del concerto.»
La
vampira si voltò di scatto, sgranando gli occhi, «Aaron… che
ci fai qui?»
Aaron
sorrise mentre si avvicinava a passi lenti, «Mi assicuro che tu non
combini guai… la scorsa settimana hai quasi distrutto un bar
perché hanno osato commentare i tuoi capelli.»
Hayley
sbuffò, rigirandosi una ciocca di capelli biondi intorno al dito: quelle
ciocche rosa l’avevano colpita a tal punto da desiderare di non
togliersele più, per quanto sembrasse stupido agli occhi degli altri.
«Non
ho bisogno di una balia, lo sai.»
«No,
ma in effetti c’è anche un altro motivo per cui sono qui.»
mentre frugava tra le tasche dei jeans scuri, un ciuffo di capelli neri gli
ricadde davanti agli occhi, «Tieni, l’hai dimenticato da me.»
La
vampira si morse un labbro, mentre Aaron le porgeva un anello; esitò per
un attimo, incerta se avvicinarsi o meno. Decise di riprendersi in fretta
l’anello e allontanarsi nuovamente, senza guardarlo negli occhi neanche
per un momento.
«Un’eternità
di miseria.» disse Aaron, un pallido sorriso nell’osservare la
ragazza infilarsi al dito l’anello con lo sguardo basso, «E tu hai
deciso di passarla lontana da me.»
«Non
ricominciare.»
«Ho
smesso di tentare di capire che cosa ti passa per la testa, Hayley.»
affermò Aaron, infilando le mani nella giacca.
«Hayley.»
Damon
uscì dal locale strofinandosi il polso sulle labbra, per poi gettare uno
sguardo raggelante su Aaron. Circondò le spalle di lei con un braccio,
costringendola a camminare dalla parte opposta a quella da cui era arrivato il
ragazzo.
«Andiamo.»
le disse con tono autoritario.
Hayley
annuì, seguendolo lungo il marciapiede e permettendosi di dare solo un
ultimo sguardo al ragazzo che li fissava immobile allontanarsi. Impotente,
incapace di fermarli. Disse qualcosa, a bassa voce.
«Grazie.»
mormorò all’amico.
Damon
la strinse un po’ di più, mentre una lacrima scivolava leggera
sulla guancia di Hayley. Aaron sapeva perfettamente che quel sussurro lei
l’avrebbe udito perfettamente: aveva detto tante volte la parola
“addio”, ma sentirla pronunciare da lui era tutta un’altra
storia.
«Lo sa che
lo stai raggiungendo?»
Hayley scosse la
testa, «No.»
«Allora
vengo con te.» esordì Damon, senza distogliere lo sguardo dalla
strada. La vampira rise, voltandosi verso di lui, «Non c’è
niente da ridere… perché devi tornare da lui? Non ti rivuole
più nella sua vita.»
«Voglio
solo parlargli, Damon.» disse Hayley con un sospiro, «Si è
trasformato molto dopo di me… sono più forte di lui. Oltretutto mi
odia, ma non così tanto da volermi uccidere.»
«Non lo
puoi sapere.»
«Invece
sì.» ribatté lei sicura di sé, «Nonostante
ciò che è successo, mi ama ancora. Non voglio tornare nella sua
vita, non lo pretendo… come tu non pretendi di diventare parte della vita
di Elena.»
«Hayley…»
«E come
non vuoi uccidere Katherine.»
Damon non
replicò, ma strinse un po’ di più il volante. Ad Hayley
bastò come risposta.
• •
•
No, non sono scomparsa. E sì,
questo è davvero un capitolo. Mi rendo conto che non aggiorno da Maggio,
diversamente da come mi ero riproposta, ma ero bloccata…
spero solo che non ce l’abbiate troppo con me :D
Piccole precisazioni su questo
capitolo: Aaron spiegherò chi è nel prossimo capitolo, qui ho
voluto solo introdurlo molto velocemente. Stessa cosa per l’anello. E…
niente, spero che vi sia piaciuto! Vi ringrazio per le recensioni al capitolo 4
(a cui stasera cercherò di rispondere) e anche se ero ferma da mesi a
quanto pare non vi siete dimenticate/i totalmente di me *v* questa piccola long
ha infatti 8 preferiti, 28 seguiti e 4 ricordate. Quindi anche se magari non
recensiscono tutti sono felice lo stesso, perché vuol dire che anche se
siete silenziosi un po’ è piaciuta e ha catturato la vostra
attenzione.
Grazie!
…commentino? ;)
Fiery. ♥
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
- Capitolo 6 -
Hayley
tracciò con un dito una riga sul finestrino della macchina, rivolgendo
uno sguardo distratto al cartello che dava il benvenuto ai margini di Mystic
Falls. Sbuffò sonoramente, guadagnando l’attenzione di Damon, che
fino a quel momento era rimasto concentrato nella guida.
«Avanti,
parla. Non vedo l’ora di sentire la tua ennesima perla di
saggezza.» esordì Damon, staccando una mano dal volante per
regolare l’audio dello stereo, «Aspetta che prima abbasso la
musica, però… non vorrei coprisse i tuoi bellissimi
consigli.»
La vampira gli
lanciò un’occhiata inceneritrice,
«Cretino.» lo etichettò, ma Damon ovviamente rise,
stringendosi nelle spalle.
«Come se
fosse la prima volta che mi definisci così!»
«Se vuoi
ho altri nomignoli. Che ne dici di: brutto pezzo di str-»
«Hayley.»
la interruppe e voltò il viso verso il suo, per guardarla
eloquentemente, «Smettila di insultarmi e dimmi cosa vuoi.»
Sbuffò
ancora una volta, appoggiando le ginocchia contro il cruscotto della macchina e
soppesando le parole da usare, «Penso che Mystic Falls ti abbia
risucchiato di nuovo e che tu non abbia intenzione di fare niente per impedirlo.»
esordì, mandando al diavolo ogni tentativo di non sputare tutto in
un’affermazione indelicata. A che cosa sarebbe servito? Damon era
abituato a sentirla parlare così; in effetti, era l’unico modo che
conosceva per farlo ragionare e fargli aprire gli occhi sulla realtà.
Erano troppo simili per permettersi di girare intorno alle questioni
importanti.
Damon
sollevò un sopracciglio, imboccando la strada per raggiungere il
pensionato dei Salvatore, «Io penso che ti preoccupi troppo.»
«E io
penso che tu non vuoi darmi ascolto perché hai le fette di salame sugli
occhi!» esplose Hayley, «Odiavi Mystic Falls, quando ci siamo
incontrati. Odiavi tutto ciò che la riguardava, persino il pensiero di
tornarci ti dava fastidio.»
«E’
così, infatti.»
«Damon.»
sospirò pesantemente lei, «Smettila di mentirmi, sul serio. Tu
vuoi proteggere questa città,
ti senti a casa.» raccolse i capelli castani da una parte, infastidita da
come Damon cercasse ancora di mentirle nonostante l’evidenza fosse
chiara.
«Sai che
non ho radici, Hayley.»
«Non parlo
di radici.» mormorò la vampira, scotendo poi la testa, «Due
come noi non sono capaci di trovarne, purtroppo.»
Damon
roteò gli occhi, «E allora di cosa parli?»
«Parlo di
come vuoi rischiare tutto per proteggere qualcosa che prima detestavi con tutto
il cuore.» affermò con sicurezza Hayley, «Parlo di te e dei
tuoi modi di fare, di come tenti di nascondere i tuoi sentimenti…»
«Ti ho
già detto che non voglio parlarne, perché devi sempre
insistere?» sbottò lui, parcheggiando la macchina nel vialetto.
Scese sbattendosi con rabbia la portiera alle spalle, ma Hayley era già
davanti alla porta di casa ad aspettarlo, «Cosa vuoi, Hayley?»
domandò allora Damon, esausto, «Ti ho detto che sono cambiate
tante cose… e tu non mi hai dato retta!»
«Voglio
che tu la smetta di mettermi al secondo posto!» rispose Hayley, facendo
un passo avanti verso di lui, «Voglio che tu la smetta di comportarti
come se avessi passato gli ultimi cento anni da solo…
come se io non esistessi.»
«Non
l’ho fatto!» ribatté Damon allibito.
«Sì,
invece.» Hayley gli diede le spalle, non prima di avergli lanciato
un’occhiata eloquente, «L’hai fatto.» mormorò,
aprendo poi la porta di casa alzando il tono di voce, «Ve l’ho
riportato a casa, sano e salvo! Sano non lo è mai stato davvero…
ma salvo lo è di sicuro!»
• • •
Fece ruotare nel
bicchiere il vino rosso, osservandolo annoiata. Seduta a gambe incrociate sul
muretto che si affacciava oltre il vialetto, Hayley sorrise.
«Mai
arrivare alle spalle di un vampiro, Elena.» consigliò, voltandosi
verso la ragazza che si bloccò appena fuori dalla porta, «E’
pericoloso, non te l’hanno mai detto?»
«Ho perso
il conto di cosa può essere pericoloso da quando conosco Stefan e
Damon.» sospirò Elena, avvicinandosi cautamente alla vampira.
Quest’ultima le sorrise di più, facendole un cenno verso il
muretto per invitarla a sedersi, «Damon mi ha chiesto di avvertirti che
andava dallo sceriffo. Stefan è andato con lui.» le disse mentre
si sedeva accanto a lei.
Hayley
ridacchiò, svuotando poi d’un colpo il bicchiere di vino, «E
ti hanno lasciata da sola con me?» domandò con tono divertito.
«Pensano
che con te io sia al sicuro.» disse Elena, abbassando lo sguardo sulle
mani di Hayley, che stavano correndo a riempire il bicchiere una seconda volta.
Quest’ultima la guardò scettica, il tipo di sguardo che costrinse
Elena ad andare avanti a parlare, «Odi Katherine tanto quanto noi… se comparisse di certo io sarei l’ultimo
dei tuoi problemi.» specificò.
«Quindi
sono diventata un cane da guardia!» esordì con sarcasmo.
Prese un sorso
di vino, più lentamente di prima, studiando il profilo pensieroso di
Elena. Distese le gambe sul muretto, costringendola a spostarsi un po’
per farle spazio, e piegò la testa da un lato come a studiarla.
«Se devi
chiedermi qualcosa, fallo. Non pensarci troppo.» sorrise allegramente,
«Non mordo, sai? O almeno… non te.»
Elena si
inumidì le labbra, prima di sospirare, «Stefan non aveva mai
sentito parlare di te, prima di oggi. Eppure…
tu sembri molto importante per Damon.»
«Ti devo
ricordare, allora, che i due fratelli Salvatore non sono mai andati molto
d’accordo.» replicò Hayley tranquilla, «Damon non ha
mai voluto mettermi in mezzo ai suoi problemi familiari…
penso volesse separare il suo passato dal suo presente.» svuotò un
altro bicchiere, «La tua domanda è “sei stata per lui,
ciò che è stata Lexi per Stefan”, vero?»
Elena si
ritrovò ad annuire, «Sì, è così.»
«Lo sono
stata.» confermò Hayley porgendole il bicchiere, ma la ragazza
scosse la testa per farle capire che non voleva bere, «Come preferisci…» sospirò riempiendosi un
terzo bicchiere sotto il suo sguardo sorpreso, «Ho conosciuto Damon a
Londra… non ti dirò in quali condizioni perché potrebbe
staccarmi un braccio se lo facessi.» cominciò a raccontare,
«Aveva bisogno di qualcuno che non bloccasse la sua nuova natura, che gli
spiegasse come gestirla… e ha trovato me. O
forse, sono stata io a trovare lui.» scosse una mano, scacciando via i
ricordi incastrati nella sua testa, «Comunque sia, non ti preoccupare.
Lexi mi aveva fatto promettere che mi sarei presa cura di lui, e in un certo
senso l’ho fatto.»
«Conoscevi
Lexi?» sgranò gli occhi Elena.
«L’ho
vista qualche volta.» rispose Hayley, lo sguardo perso nel terzo
bicchiere di vino, «Se avessi saputo la fine che avrebbe fatto
l’avrei informata della cripta e delle intenzioni di Damon.»
Scosse la testa
energicamente, per allontanare il pensiero di Lexi. In fondo le dispiaceva sul
serio per lei, non meritava di morire una seconda volta, soprattutto se faceva
parte di un piano per riavere Katherine.
«Se posso
darti un consiglio, fai in modo di non diventare mai l’ossessione di qualcuno.» esordì facendola
accigliare, «O peggio… far diventare qualcuno la tua ossessione.»
«Tu hai
un’ossessione?»
Hayley sorrise
senza allegria, svuotando il bicchiere per l’ennesima volta. Strinse gli
occhi, avvertendo quel lungo sorso bruciare rispetto agli altri. O forse erano
i ricordi a bruciare. Quando li riaprì aveva ancora davanti Elena, che
la osservava con un cipiglio incuriosito in volto.
«Si chiama
Aaron.» incrociò di nuovo le gambe e appoggiò il bicchiere
davanti a sé, concedendosi una pausa. La sua abituale parlantina
peggiorava sempre con il vino, ma ormai avevano imboccato un discorso che non
si sentiva di bloccare di punto in bianco, «Lui… è un
vampiro. Anche se non lo era quando l’ho conosciuto.» si tolse
l’anello dal dito, porgendoglielo.
Elena la
fissò un attimo, esitando.
«Mi
innamorai perdutamente di lui… come una scema, non pensavo neanche
potesse esistere un amore del genere.» continuò a raccontare Hayley,
mentre Elena prendeva dalle sue dita l’anello, «Quest’anello
me lo regalò lui… c’è un incisione
all’interno.»
«Eternità di miseria?» lesse
confusa Elena.
«Aaron
sosteneva che avrebbe vissuto un’eternità di miseria,
un’eternità di sangue… pur di starmi accanto per
sempre.» sfiorò con le dita il bordo del bicchiere.
«Lo
trasformasti?»
Scosse
negativamente la testa, «No.» rispose, riprendendosi l’anello
che Elena le porgeva, «Non volevo per lui quella vita, non l’avevo
mai voluta neanche per me. Si fece trasformare da qualcun altro e quando lo
venni a sapere… beh, scoprii anche che mi odiava.»
Elena scosse la
testa, «Perché mi racconti queste cose?» le domandò
confusa.
«Me
l’hai chiesto tu.» sollevò un sopracciglio, «So che
non ero obbligata, però mi annoiavo. Chiamala “parlantina
cronica” se vuoi.»
Hayley
sospirò, rinfilandosi l’anello al dito e scendendo poi dal muretto
con un agile saltello. Riafferrò bicchiere e bottiglia, ma prima di dare
le spalle ad Elena per rientrare in casa le rivolse uno sguardo rassegnato.
«Katherine
l’ha devastato ancora una volta, vero?»
Elena
annuì debolmente, sapendo che Hayley aveva intuito il perché di
tutte quelle domande: si chiedeva se qualcuno l’avesse aiutato durante
tutti quegli anni a superare il dolore per la perdita di Katherine, se ci fosse
stato qualcuno sempre accanto a lui come Lexi era stata accanto Stefan. Se ci
sarebbe stato qualcuno ad aiutarlo ancora una volta.
«Sembra
l’abbia superata.»
«Non
l’ha fatto.» commentò Hayley, con tono noncurante, «Se
non l’amerà più, allora inizierà ad odiarla. Ma non
riuscirà mai ad ucciderla, è un circolo vizioso il nostro.»
spiegò, sicura di sé. Osservò gli occhi indecisi di Elena
e la sua postura rigida aspettandosi una terza domanda, che non arrivò
fino a quando non le diede nuovamente le spalle.
«Non
voglio diventare l’ossessione di qualcuno.»
Hayley sorrise,
girandosi per guardarla negli occhi, «Il problema è che potrai
essere uguale a Katherine solo nell’aspetto… ma la storia si sta
ripetendo.»
«Amo
Stefan.» sottolineò quelle due parole con tono convinto.
La replica della
vampira la spiazzò, «Anche Katherine.»
«Credi che
Katherine non abbia mai amato Damon?» chiese Elena, scendendo dal
muretto. Si sentiva a disagio a rimanere ferma mentre parlavano: lo sguardo di
Hayley continuava a studiarla, cogliendo tutte le parole che pensava, come se
le potesse leggere dentro semplicemente analizzando i suoi movimenti.
«Oh, no.
L’ha amato.» disse Hayley, scrollando le spalle,
«Semplicemente non è tornata per lui.» le diede le spalle ancora
una volta, rientrando in casa, «C’è qualcuno alla porta per
te.» affermò un secondo prima che il campanello di casa suonasse
facendo sobbalzare Elena.
• • •
«Sei
sicura che non vuoi che venga con te?»
Damon si
appoggiò allo stipite della porta, mentre Hayley si caricava la borsa
sulla spalla e salutava con un cenno della mano Stefan alle spalle
dell’amico, «Sicurissima. Aaron mi odia, odia te… odia
persino i canditi sul panettone. Me la caverò.» gli fece
l’occhiolino.
«Come
preferisci.» alzò gli occhi al cielo Damon.
«A
proposito… prima che quello schianto di Alaric arrivasse, ho parlato con
Elena.» lo informò Hayley, guadagnandosi un’occhiata
sospettosa.
«Perché?
Cosa le hai detto?»
Sorrise di
più, «Perché mi andava, è simpatica! Molto meglio di
Katherine, ma rimani comunque un’idiota per esserti preso una sbandata
per lei.» affermò tranquilla, sviando la seconda parte della
domanda. Si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio,
«Mi faccio sentire io, cerca di non metterti troppo nei guai. E se ci
capiti chiamami, che voglio assistere allo spettacolo!»
raccomandò, facendolo ridere.
Damon non si
stupì neanche per un momento di come Hayley avesse sorvolato sulla
discussione che avevano avuto poco prima o su quello che poteva aver detto ad
Elena mentre non c’era. Era fatta così, l’annoiava spiegarsi
e fare pace. Le discussioni, secondo lei, non avevano bisogno di chiarimenti.
La
osservò darle le spalle e camminare velocemente lungo il vialetto, dove
aveva lasciato la macchina appena era arrivata. Hayley appoggiò le mani
sul volante e diede uno sguardo verso la porta che Damon si era appena richiuso
alle spalle, un sorriso a incresparle le labbra.
«Buon
compleanno, Damon.»
• •
•
Questo teoricamente è il
penultimo capitolo di “Sunday Morning”, poiché
metterò una specie di epilogo visto che Chloe ha già detto che
sta piangendo perché non vuole che la fan fiction finisca mi è venuta un’idea e la
vorrei sfruttare – soprattutto perché, insomma, cosa
succederà ad Hayley quando incontrerà Aaron? E quanto verranno
prese in considerazione le sue parole? *ride*
Non mi dilungo troppo, spero che il
capitolo vi sia piaciuto e di ricevere qualche recensione per sapere cosa ne
pensate :)
Fiery. ♥
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