Sunday Morning

di Fiery
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Sunday morning

 

 

- Capitolo 1 -

 

Mistyc Falls era immersa nella fiera della domenica, quando Damon oltrepassò la piazza a passo sicuro. Si strinse nella giacca di pelle, nera, e avanzò verso la centrale di polizia: Liz Forbes, lo sceriffo, lo aspettava di fianco ad una jeep. Quando lo vide arrivare gli sorrise debolmente e lui ricambiò il sorriso nel suo solito modo ammaliante, «Liz, che succede? Sembravi preoccupata al telefono.» esordì non appena le fu vicino.

«Ci sono stati degli attacchi, nel bosco.» lo informò la donna, facendogli sgranare gli occhi. “Se quella stronza di Katherine non ha coperto le sue tracce giuro che-” i suoi pensieri vennero interrotti da Liz, che afferrò il cercapersone, continuando a parlare, «Hanno trovato degli animali sbranati, non si sa ancora che cosa li abbia attaccati.»

«Animali?» ripetè Damon, sconcertato e confuso.

«Sono preoccupata, Damon. Prima quegli uomini trovati bruciati… ora gli animali.»

«Potrebbe essere stato un animale qualunque.» fece notare Damon, ma allo sguardo preoccupato della donna sospirò, «Terrò gli occhi aperti, comunque.» acconsentì. Liz mormorò un “grazie” e sparì dentro alla centrale di polizia, mentre il cellulare del ragazzo squillava per la seconda volta quella mattina. Un messaggio da Elena; si accigliò e lo aprì.

“Damon, torna a casa… c’è un vampiro che dice di conoscere Katherine… Stefan è con lei.” il cellulare rischiò di frantumarsi nella sua mano mentre correva a casa.

 

• • •

 

Stefan aprì la porta di casa, stringendo la mano di Elena: da quando erano tornati dalla casa sul lago dei genitori di lei non erano mancate le sorprese, prima tra tutte sapere da Damon che Katherine era riuscita ad uscire dalla cripta in seguito alla morte di Elijah. Il ragazzo sospirò, sentendo il peso di tutta quella situazione sulle spalle e odiando l’opprimente silenzio in cui si era rinchiusa Elena. Accennò un sorriso, ma un rumore lo fece voltare di scatto. Elena lo trattenne per un braccio e quando si guardarono negli occhi pensarono all’unisono un unico nome: Katherine.

«Non state sulla porta!» urlò una voce femminile da dentro. I due si accigliarono: non era Katherine. Stefan si mise davanti ad Elena ed entrò in casa con passo sicuro e circospetto. Appena varcarono la soglia dal corridoio arrivò una ragazza, che li raggiunse con un sorriso che andava da una all’altra parte del volto giovane, «Stefan! Finalmente ci incontriamo, chi è la tua rag-» si bloccò, mentre il sorriso le moriva sulle labbra.

Stefan non riuscì a dire niente, che la ragazza si avventò velocemente su Elena, sbattendola contro il muro: teneva una mano intorno al suo collo e il suo volto si era tramutato di colpo, gli occhi rossi e intrisi di rabbia, «Maledetta…» bisbigliò, sollevandola di qualche centimetro.

«Lasciala!» urlò Stefan, prendendola per un braccio e tirandoglielo dietro la schiena, ma la sconosciuta fu più veloce e si sottrasse in un secondo, ritrovandosi nel bel mezzo del salone. Elena ricadde accasciata contro il muro, mormorando un flebile “Stefan” quando il ragazzo venne sbattuto contro il muro dalla vampira, notevolmente più potente e forte di lui.

«Stefan, stai bene?» accorse Elena dal ragazzo e lo aiutò a rialzarsi.

«Non volevo farti del male.» sbuffò avvicinandosi a passi svelti. Lo sguardo si posò su Elena, che la osservava preoccupata, «Non posso crederci... come puoi difenderla?» sussurrò, rivolgendosi poi a Stefan, «Sei un incosciente!»

«Come, scusa?» sgranò gli occhi Stefan, chiedendosi chi fosse quella ragazza e perché lo stava anche additando come un incosciente senza conoscerlo.

«Un incosciente.» ripetè la ragazza, con un’espressione mortalmente seria e anche abbastanza arrabbiata in viso, «Ho fatto di tutto per tenere Damon lontano da Katherine, l’ho spedito fino a Tokyo con la scusa di cercare qualcuno con più informazioni! E tu hai avuto il coraggio di aiutarlo a farla uscire dalla cripta!» sbottò tutto d’un fiato e agitando le mani in aria. Elena fece un passo indietro automaticamente, indecisa se rassegnarsi per la sua assomiglianza con la vampira centenaria oppure preoccuparsi per quella furia dai capelli scuri.

«Come conosci Damon?» si informò Stefan, ma lei era troppo presa nell’insultare Katherine per dargli retta.

«Io non sono Katherine!» decise di intervenire Elena, interrompendola nel bel mezzo delle sue maledizioni. Era stufa, stanca di quella situazione e di una somiglianza che non aveva richiesto volontariamente. Si guadagnò uno sguardo confuso da parte della sconosciuta, prima che questa allargasse all’inverosimile gli occhi verdi e spalancasse la bocca.

«La doppelganger.» mormorò sorpresa, «Ti prego, dimmi che nessuno di voi due ci si è messo insieme.» si rivolse a Stefan, pregandolo con lo sguardo. Stefan sollevò un sopracciglio, ma la mora alzò una mano a interromperlo, «No, aspetta. Non rispondere.» sospirò affranta la ragazza, «Damon tiene sempre nello stesso posto la sua scorta di liquori, vero?» si avviò in sala a passo veloce, lasciandoli da soli. Stefan fece segno a Elena di rimanere dov’era – avendo a malapena il tempo di sentire le dita di Elena scrivere freneticamente un messaggio con il cellulare - e la seguì, trovandola di fronte al tavolino a versarsi un bicchiere di whisky.

«Come conosci Katherine?»

«Pensi davvero che ci sia qualcuno che non la conosce?» domandò divertita e mettendo un paio di cubetti di ghiaccio nel bicchiere, «Ah, scusa per i poveri coniglietti.» si voltò per sorridergli angelicamente. La porta si aprì in quel momento ed ebbero appena il tempo di udire un “non so chi sia” da parte di Elena, che la figura di Damon entrò velocemente nel salone, raggiungendo la ragazza in piedi di fronte ai liquori.

I due si osservarono a lungo, mentre Elena e Stefan li fissavano in attesa di una reazione di Damon. Il vampiro, però, si aprì in un sorriso malizioso, mentre lei gli porgeva il bicchiere con un sorrisetto, «Dovevo immaginare che eri tu, Hayley

«Ammettilo, ti sono mancata.» sorrise apertamente.

«Spiegalo a quegli animali.» disse Damon, mantenendo il sorriso tranquillo.

Hayley continuò a sorridere, «Avevo bisogno di forze per trascinarti via da Mystic Falls, ma ho immaginato che con te in circolazione era meglio non mettere altri nomi sulla lista delle persone scomparse!» scrollò le spalle, «Allora… dove vuoi andare quest’anno? Alle Hawaii? Dopo l’avventura dell’anno scorso al Polo Nord, preferisco di gran lunga il mare.»

Il sorriso di Damon si spense un attimo, «Oggi è…»

Stefan intervenne nel dibattito tra i due, «Damon… chi è?»

Il fratello arricciò appena le labbra, voltandosi verso lui ed Elena, «Tranquillo, non farà del male a nessuno. A meno che tu non la faccia arrabbiare.» lo tranquillizzò, sviando la domanda, «Suppongo tu sappia già di Elena.» si rivolse a Hayley.

«Oh, si chiama così?» domandò tranquillamente e osservando Elena pensierosa, «È identica. Cioè, sapevo che doveva esserlo e ammetto che nascondertelo non è stato facile.»

Damon la fissò negli occhi indeciso, «Mi ritengo offeso, tra noi non ci sono segreti.» ma il suo tono di voce non era in alcun modo accusatorio, con lei non lo era mai.

Hayley sollevò entrambe le sopracciglia, «Quando avevo duecentoquarantacinque anni mi hai detto che non avevi ucciso quella campagnola e invece lo hai fatto eccome, anzi… l’hai pure trasformata.» ribattè facendolo scoppiare a ridere di gusto. Si rimpossessò del proprio bicchiere dalle mani di Damon e ne prese un sorso. Lo superò, ponendosi di fronte a Stefan ed Elena, «Allora… qual è la situazione? Insomma, chi sta con chi e via dicendo

«Beh… come avrai intuito sono loro due i piccioncini della situazione.» asserì Damon.

La vampira si voltò verso di lui, corrucciata. Lo studiò un attimo ed esibì una smorfia di disappunto, «Tuo fratello sarà un incosciente, ma tu sei un idiota

«Oh, sì! Anche tu mi sei mancata.» le fece l’occhiolino Damon, riprendendosi il bicchiere e svuotandolo d’un sorso. Notò solo in quel momento che Stefan ed Elena erano ancora in silenzio, indecisi su cosa dire o fare. Sbuffò teatralmente, «Giovane martire, fratellino buono… lei è Hayley, la mia dolce metà.»

«Ti ricordo che siamo divorziati!» rise Hayley, indicandolo con un dito.

Elena sbarrò gli occhi, «Sei… sei stato sposato?» balbettò, incapace di immaginarselo in smoking sull’altare, con la fede al dito. Ma poi… da quando i vampiri si sposavano? Si girò verso Stefan, ma dal suo sguardo serio capì che anche lui non ne era al corrente.

«Per ben sedici ore.» esultò Damon, alzando il bicchiere vuoto davanti a sé, «E oggi fanno centoquarantadue anni da quel giorno.»

«Festeggiate il giorno del vostro divorzio?» domandò Elena, confusa.

«Ti sembro il tipo?» ammiccò Damon, «Festeggiamo perché quel giorno coincide con un’altra data. Vado a cambiarmi e possiamo andare.» avvisò e senza degnare di uno sguardo i presenti sparì.

Hayley sbuffò, «Sbrigati!» disse ansiosa di andarsene da quella casa, sapendo che lui la poteva sentire molto bene; incrociò le braccia al petto, «Torneremo entro domattina, spero.»

«Hayley … sul serio, vorrei capire che sta succedendo. Di quale data parla?» si informò Stefan, sempre più confuso.

Lo fissò sorpresa, «Sei suo fratello, come hai fatto a scordartene?» ma Stefan non dava segni di vita. Seria, lo guardò negli occhi, pronunciando poche parole che fecero sgranare gli occhi ad entrambi, «Oggi è il suo compleanno.»

 

 

• • •

Flash assurdo che è spuntato fuori dal nulla, ed è stato trasformato in una long di pochi capitoli. Ambientato subito dopo la 2x15 – tutti i fatti che accadranno dopo non verranno quindi contati o citati. Il personaggio di Hayley è di mia invenzione e quindi mia proprietà, cercherò di farvela conoscere il meglio possibile nei prossimi capitoli, ho anche un’idea sul volto che potrebbe avere. :)

Damon, Stefan, Elena echipiùnehapiùnemetta non mi appartengono, ecc.

Recensioni? :D

Fiery.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


- Capitolo 2 -

 

Hayley premette un tasto a caso nello stereo, per alzare il volume. Canticchiò appena la canzone rock che la radio stava trasmettendo, muovendo la testa a tempo e tamburellando le dita sul cruscotto.

«È inutile che mi tieni il muso.» disse ad un certo punto, sorridendo apertamente a Damon. Da quando avevano lasciato Mystic Falls, un’ora prima, il vampiro non aveva proferito parola, aveva persino dimenticato di chiederle dove stessero andando.

«Sapevi tutta la storia della doppelganger, della pietra di luna… e non mi hai detto niente.» fece notare, stringendo il volante tra le mani, «Hai idea del casino in cui ci siamo cacciati? Abbiamo Katherine a piede libero, Elena che vuole fare la martire, una strega senza poteri, un vampiro innamorato e…»

«Il vampiro innamorato sei tu?» indagò Hayley.

«Caroline, è lei.» ribattè Damon, serrando le labbra in una smorfia di disappunto, «Io non sono innamorato.» aggiunse, ignorando il crampo allo stomaco che seguì quella bugia.

«Certo che lo sei!» il viso della ragazza si dipinse d’indignazione, «Altrimenti non ti avrei dato dell’idiota. Innamorarti della ragazza di tuo fratello, che è anche identica alla tua prima fiamma…» scosse la testa, alzando le mani in segno di resa, «Mi sono arresa molto tempo fa, ma ora come ora mi chiedo dove tu abbia lasciato la tua furbizia.»

Damon alzò gli occhi al cielo e si fermò ad un incrocio, «Dove siamo diretti? E soprattutto… ricordami perché abbiamo preso la macchina.» cambiò argomento radicalmente.

«Nessun motivo preciso.» scrollò le spalle Hayley; lo assecondò nel cambio d’argomento, ma Damon sapeva che non si sarebbe arresa facilmente fino a quando non avrebbe detto tutto ciò che aveva nella testa, «Da quel che ho capito non puoi allontanarti molto… faremo un giro nei dintorni, beviamo qualcosa.»

«E concluderemo con una notte di passione?» la ragazza sollevò un sopracciglio, di fronte a quella richiesta senza fronzoli o giri di parole, «Eddai, ho bisogno di liberare la mente.» ammiccò nella sua direzione; lei, inevitabilmente, scoppiò a ridere.

«Non sarò mai abbastanza ubriaca per venire a letto con te.» gli diede un bacio a stampo sulla guancia e tornò al suo posto, «Trovati un’altra su cui sfogare gli istinti. Non sono stata con te il giorno del matrimonio, non ci starò di certo oggi.» spostò lo sguardo fuori dal finestrino.

Damon prese la strada a destra, dall’altra parte di Atlanta, facendo sollevare un sopracciglio a Hayley, «Non adoravi quel bar alle porte di Atlanta?» domandò infatti, confusa.

«Non da quando ho rischiato di lasciarci la pelle.»*

Hayley sospirò, appoggiando la testa contro il finestrino, «Ho come la sensazione che tu abbia rischiato più volte di avere un paletto ficcato nel cuore da quando sei tornato a Mystic Falls.»

«Rischi del mestiere.» replicò Damon, rimanendo sul vago. Non servì a molto, soltanto ad aumentare la curiosità nell’amica; non che l’avesse mai definita tale, in effetti. Lui e Hayley si erano conosciuti secoli prima, a Londra. Lei stava scappando da un vampiro decisamente più grande, che aveva provocato con la sua bellezza eterna per poi lasciarlo a bocca asciutta e senza soldi nel portafoglio. Damon non avrebbe mai dato retta a una come lei se non per divertirsi, in un’altra occasione, ma Hayley era testarda, non gli aveva permesso di spedirla a calci fuori dalla sua vita. Era entrata sorridendo e pronunciando il nome della sua maledizione.

 

Londra, 1867

Hayley si nascose dietro ad un muro, rimanendo in silenzio, nonostante il respiro irregolare dovuto alla corsa la tradisse.

«Trova un altro posto dove nasconderti.» una voce maschile la fece voltare di scatto.  Individuò un ragazzo nell’oscurità: teneva in mano una bottiglia di quella che sembrava vodka e la fissava con i suoi occhi azzurri, imperscrutabili. Avanzò qualche passo, avvicinandosi, «E poi… una ragazza come te non dovrebbe nascondersi in vicoli bui.» fece una smorfia, vedendolo scoprire le labbra in un sorriso rilassato e sornione allo stesso tempo.

Una voce in strada la distrasse, facendole trattenere immediatamente il fiato, «Dannata, ti farò passare la voglia di prendere in giro chi è più grande di te!»

«Hai fatto arrabbiare paparino?» commentò annoiato il ragazzo.

«Stai zitto.» sbottò spazientita Hayley, appiattendosi contro il muro. Una mano si serrò attorno alla sua gola, costringendola ad aprire gli occhi stancamente: avrebbe preferito di gran lunga un umano di cui nutrirsi per acquistare forze, non un vampiro ubriaco.

«Prova a ripeterlo.» sibilò lui, ad un centimetro dalle sue labbra e scoprendo i denti.

Lei sollevò un sopracciglio, per niente intimorita, «Perfetto, ci mancava un novellino!» gli diede un calcio nello stomaco e afferrandolo per la gola ribaltò la situazione. Con l’altra mano posata sulle labbra del ragazzo a impedirgli di parlare perlustrò la strada, dalla quale sbucò l’uomo che la stava cercando. Smise di respirare, aspettando che si allontanasse, per poi tornare a guardare negli occhi il ragazzo, i cui capelli scuri gli ricadevano con dei ciuffi disordinati davanti alla fronte bianca. Lo fissò con astio negli occhi e vide i suoi allargarsi nel rendersi conto che anche lei era un vampiro.

«Ascoltami attentamente: non me ne frega niente se sei frustrato e ubriaco, ma non provare mai più a mettermi le mani addosso…» si avvicinò al suo orecchio, abbassando la voce, «O ti strapperò il cuore così lentamente dal farti pregare di non aver mai completato la trasformazione.»

Lo lasciò andare, fissandolo mentre tossiva inginocchiandosi a terra, «Sarebbe stato meglio se mi avessi strappato il cuore…» mormorò con voce rauca lui. Si rialzò in piedi, ma prima che potesse scappare Hayley gli fu davanti, alzandogli una mano con sguardo critico.

«Per tutti i vampiri centenari… dimmi che non è stata Katherine a trasformarti!»

Lui incastrò gli occhi nei suoi, osservandola tirare fuori da sotto la maglia un medaglione con l’identico stemma che portava l’anello donatogli da Emily - la strega che aveva assistito alla sua trasformazione dopo che Katherine era stata intrappolata nella cripta.

«La conosci?» i suoi occhi si accesero immediatamente.

Hayley alzò un sopracciglio, «Qual è il tuo nome?»

«Damon.» snocciolò lui, esausto, «Damon Salvatore.»

«Io sono Hayley.» si presentò la vampira e con un sorriso gli lasciò andare la mano, «La tua nuova amica

 

Da quel momento l’aveva seguito ovunque, tempestandolo di domande e sostenendo che era una follia liberare Katherine dalla cripta.

«Katherine non era nella cripta.»

Hayley si voltò verso di lui, «È riuscita a scappare?»

«Era una trappola.» disse quasi rassegnato, «Li ha consegnati lei alla morte. È tornata qualche tempo fa, ha fatto un casino immenso. È stata rinchiusa nella cripta da uno degli Antichi e ora è di nuovo a pie-»

«Aspetta un secondo! Frena, time-out, riavvolgi il nastro!» Hayley scattò così rapidamente da farlo scoppiare a ridere, «Avete avuto a che fare con uno degli Antichi

«Lo abbiamo anche ucciso, proprio due giorni fa.»

Damon si voltò un attimo, per gustarsi la sua espressione sconvolta, «Sei proprio un idiota.» mormorò lei, incrociando le braccia al petto, «Stiamo parlando di un Antico, dovevi chiamarmi!» sbuffò, contrariata, «Come al solito pensi a divertirti da solo.»

«Ti avrei chiamata volentieri, ma non eri rintracciabile.» commentò annoiato, per poi sollevare un sopracciglio e assumere un’espressione scettica, «Dove sei stata per tutto questo tempo?»

«Da quando ti interessa cosa faccio?» ribattè Hayley, accigliata.

Damon si strinse nelle spalle, entrando in una cittadina senza badare al nome sull’insegna di benvenuto, «Di solito mi riempi di messaggi almeno ogni due mesi, è dall’anno scorso che non ti sento.»

«Novellino, non sono tenuta a dirti tutto ciò che faccio.» l’auto si fermò davanti all’insegna consumata di un pub. Aprì la portiera e scese, ma non fece in tempo a muovere qualche passo che Damon le fu davanti: la fissava serio, gli occhi indagatori.

«Parla.»

Hayley sbuffò, «Ero in Italia. Victor è morto.»

Non lasciò trapelare nessuna emozione nel suo viso e Damon seguì il suo esempio, incrociando le braccia e senza staccare gli occhi da quelli di lei, «Chi è stato?»

Emise un suono sarcastico con le labbra, roteando gli occhi, «Quella sciacquetta della sua fidanzata. Tranquillo, ci ho già pensato io.» schioccò la lingua contro il palato, superandolo, «Mio fratello è stato vendicato a dovere. Ma raccontami di Stefan…» si girò verso di lui, lo sguardo curioso e il sorriso di chi la sapeva lunga, «Sono sorpresa di vederlo ancora vivo dopo tutto ciò che mi hai detto di lui.»

«Non ho smesso di odiarlo.»

«Oh, Damon…» scosse la testa e girò sui tacchi, avvicinandosi alla porta del pub, «Ma quando smetterai di mentirmi

 

 

Scusate l’immenso ritardo per aggiornare xD qui si inizia a scoprire qualcosa in più del loro primo incontro e c’è anche un accenno a Katherine – che diventerà importante, essendo legata ad entrambi. Ma scoprirete tutto nei prossimi capitoli :)

Grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo e le fantastiche 9 persone che hanno inserito la storia tra quelle da “seguire”! Mi fa molto piacere e spero di trovare nuove recensioni per sapere cosa ne pensate.

Fiery.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


- Capitolo 3 -

 

New York, 1868

«Non posso credere di aver fatto una cosa del genere!»

Hayley camminava spedita, molti passi avanti a Damon che non smetteva un attimo di ridere; le stava dando letteralmente sui nervi con il suo modo di fare, totalmente incurante della situazione in cui si erano cacciati.

«Io… sposata con te! Ma quanto ho bevuto ieri sera? Dio santo, odio questo posto.» sbottò, cambiando tre argomenti nel giro di tre secondi. Si fermò di botto, individuando il Municipio, «Muoviti, dobbiamo bruciare quelle carte prima che tutti sappiano che mi sono sposata con un novellino!» mosse un passo avanti, ma il braccio di Damon la bloccò procurandole un ringhio all’altezza della gola, «Che c’è?!»

«Per quanto mi aggradi vederti urlare per aver avuto l’onore di avermi come marito…»

«Sotto falso nome, te lo ricordo.» fece notare Hayley, «E per quanto questo matrimonio quindi sia fasullo, voglio bruciare immediatamente i documenti e farne tan-»

«C’è Stefan.»

Quel nome la zittì e le fece sgranare gli occhi. Seguì lo sguardo di Damon e notò, davanti ad un emporio, un ragazzo dai capelli castani che stava parlando con il proprietario. Portava sulle labbra un sorrisetto e l’uomo era totalmente incantato dalle parole del giovane, tanto che non sbatteva le palpebre neanche per un momento.

«Andiamo a bruciare quelle carte, se proprio vuoi ucciderlo il giorno del tuo compleanno lo cerchiamo stanotte… ora c’è troppa gente in giro.» esordì riprendendo a camminare verso il Municipio, con al seguito Damon.

 

«Smettila di guardare quel cellulare.»

Hayley Sanders non era affatto paziente o tranquilla, in particolar modo quando si trattava di Damon Salvatore. Non possedeva calma, né filtri per le parole che pronunciava. E, soprattutto, odiava con tutto il cuore essere ignorata mentre parlava.

«Stefan mi ha appena fatto gli auguri.» pronunciò lentamente Damon, guardandola fisso negli occhi per intercettare un cambio di espressione sul volto della vampira; quest’ultima, però, continuava tranquillamente a bere la sua bottiglia di birra che la cameriera aveva appena portato, «Per quale diavolo di motivo gliel’hai ricordato?»

«Perché è tuo fratello.» rise Hayley.

«Adesso, quando tornerò a casa, mi ricorderà che ho ucciso la sua migliore amica il giorno del suo compleanno.» sbottò Damon, alterato. Dall’altra parte del tavolo Hayley si zittì immediatamente, non osando replicare o chiedergli se stava scherzando. Il vampiro bevve un lungo sorso di birra, per poi portare lo sguardo sul viso preoccupato di Hayley, «Non farmi la predica, non le sai fare come quel cocciuto di mio fratello.»

«Hai davvero… ucciso Lexi?» sussurrò, incapace di immaginarsi una scena del genere. Pochi mesi prima aveva ricevuto la notizia e sapeva che Lee – il ragazzo di Lexi – meditava vendetta; ma nessuno aveva osato dirle che si trattava di Damon.

«Era necessario.» esordì Damon.

Hayley sbattè un pugno sul tavolo, «Era la famiglia di Stefan.» disse con tono serio e preoccupato, «L’hai affidato a Lexi quando te ne sei andato, mi ricordo bene la storia… era tutto ciò su cui poteva contare tuo fratello.»

«Piantala.» cercò di zittirla lui.

«Non dirmi di “piantarla”!» gli lanciò un’occhiata sufficientemente gelida e minacciosa, «Non sono una delle sgualdrine che ti porti a letto e che puoi zittire con un’occhiata. Dì che quello vuoi, racconta in giro che non hai amici… ma io sono la tua famiglia, che ti piaccia o meno.» disse d’un fiato, senza abbandonare per un momento il tono arrabbiato e riuscendo con difficoltà a non alzare la voce, «Se Stefan avesse ucciso me… probabilmente ora giacerebbe in una tomba.» si rimise dritta sulla sedia, non staccando gli occhi dai suoi, «Ringrazia che è diverso da te, altrimenti a quest’ora avresti un paletto ficcato in mezzo al petto.»

Damon la fissò a lungo, osservandola calmarsi e riprendere il controllo della situazione. Appoggiò il gomito sul tavolo e il mento sul pugno chiuso, «Finito?»

«Sì.» sibilò Hayley.

«Perfetto.» replicò Damon, sorridendo angelicamente, «Stavi sforando nell’isterismo. Carino il discorso sulla “famiglia”, tra l’altro… l’hai sentito dalla parrucchiera? Comunque ti preferivo bionda.»

«Oh, ma stai zitto!» sbuffò Hayley, dandogli un calcio da sotto il tavolino di legno. Si passò una mano tra i boccoli castano scuro, arrotolando nervosamente una ciocca attorno ad un dito, «Avevo voglia di tornare alle origini, tutto qui.»

Rimasero un attimo in silenzio, a bere le loro birre e ad ascoltare la musica country che arrivava dalla radio del pub; poco affollato, certo, ma Hayley aveva notato subito le occhiate che un paio di ragazze avevano rivolto a Damon appena entrati. Attirava le ragazze come il miele con le api: era normale, un vampiro produceva intorno a sé un’aura di attrazione talmente immisurabile da non riuscire ad ignorarla. Damon, però, non era solo un bel faccino e un ghigno malizioso, nonostante puntasse molto su quell’aspetto di sé stesso; quando l’aveva incontrato era spaurito, con una sete incontrollabile formata da sangue e vendetta. Un mix letale per un vampiro alle prime armi, a lei era aspettato il delicato compito di condurlo all’interno di una vita che non gli apparteneva: Katherine Pierce non avrebbe mai dovuto trasformarlo, questo era chiaro. Tuttavia ciò che le dava più fastidio, ragionò mentre Damon le raccontava il motivo per il quale Lexi era morta, non era quel cambiamento che l’aveva totalmente stravolto. Era il potere che Katherine esercitava su di lui, a tal punto dal costringerlo ad uccidere pur di ritrovarla.

 

New York, 1868

Damon scardinò la porta, con potenza, e fissò con immenso piacere l’espressione stupita di Stefan. Era la prima volta che si rivedevano, da quando se n’era andato, e le posizioni si erano totalmente capovolte, «Ciao, fratellino.» salutò con tono tranquillo, «Non mi fai gli auguri?»

«Damon…» Stefan si alzò dalla scrivania della camera del motel, ma uno sguardo raggelante del fratello lo bloccò. Avrebbe voluto abbracciarlo, fargli capire che gli dispiaceva per ciò che era successo poco prima della sua partenza, per averlo portato in quella vita che non desiderava; ma lo sguardo di Damon era come il ghiaccio, gli occhi non trasmettevano alcuna emozione, «Come mi hai trovato?»

«Diciamo che il destino ha voluto farmi un regalo di compleanno.» Damon voltò lo sguardo verso Alexia*, che sedeva sul letto compostamente e senza proferire parola. Si limitava a fissarlo, con l’aria di chi si aspettava un’entrata simile da parte sua, «Alexia» salutò, «Ci lasceresti da soli? Ho molte cosa da raccontare a mio fratello. Fuori dal motel troverai la giusta compagnia nell’attesa di rientrare in camera.»

Alexia si alzò dal letto, lisciando le lunghe pieghe dell’abito, e si avvicinò a Damon, «Sei cambiato, proprio come avevo temuto.»

«E tu rimani sempre la bellissima dama che conosco… se Stefan ne uscirà vivo mi piacerebbe fare meglio la tua conoscenza.» rispose con un sorrisetto.

La vampira, in risposta, spostò lo sguardo su Stefan la cui espressione era turbata e inquieta, «Non fate crollare i muri, vorrei passare inosservata senza il bisogno di ipnotizzare tutti gli ospiti del motel. Ah, Damon…» gli sorrise, «Uccidilo… e io uccido te.» sussurrò con grazia, prima di lasciarli da soli e chiudersi la porta alle spalle.

Scese lentamente le scale, tenendo comunque l’attenzione sulle voci dei due fratelli che si erano addensate in un litigio poco dopo aver lasciato la stanza. In strada trovò seduta su una panchina una ragazza dai capelli castani e stretta nel corpetto rispettoso di un abito bordeaux. Si sedette accanto a lei in silenzio, senza spostare lo sguardo dalla finestra illuminata della sua camera.

La ragazza al suo fianco faceva lo stesso. Rimasero in silenzio qualche minuto, quando la voce della ragazza risuonò nel silenzio della notte, «Alexia, giusto?» domandò d’un tratto.

«Esatto.»

«Io sono Hayley.» si presentò, accennando un sospiro stanco, «Secondo te per quanto tempo rimarremo qui sedute ad aspettare?»

«Almeno tutta la notte.» rispose Lexi, accavallando elegantemente le gambe.

L’urlo di un “Katherine è morta!” da parte di Stefan portò Hayley a disegnarsi una smorfia sulle labbra. La stessa smorfia che si impossessò anche di Alexia.

«Odio quella sgualdrina.» sbottò Hayley, con risentimento nel tono di voce, «Prima mio fratello… ora Damon e Stefan.»

«Conosci Katherine?» domandò Alexia, confusa.

«Da molto più tempo dei due fratelli Salvatore.» sospirò esausta, incrociando le braccia al petto impaziente di andarsene, «Ha trasformato mio fratello Victor, che era… letteralmente perso per lei. Povero stupido. » scosse la testa.

«È stato tuo fratello a trasformarti?-

Sorrise, «Sì, in seguito ad un incidente avvenuto durante una rivolta in piazza.» sfiorò il ciondolo blu che portava al collo, «Era molto in confidenza con Emily… una strega che seguiva Katherine ovunque. Grazie a lei abbiamo ottenuto i ciondoli per girare alla luce del sole.»

«Anche Stefan e Damon hanno degli anelli con un simbolo simile.» notò Alexia, «Begli aggeggi, peccato non poterli avere se non si conosce Katherine.»

«Dovresti essere felice di non conoscerla.» il suo sguardo si indurì, «Rende la vita degli altri un vero e proprio inferno.»

Qualche ora dopo, quando videro Damon uscire dal motel, Alexia si voltò verso di lei con un sorriso, «Stagli accanto, ne ha bisogno.»

«Lo farò.» promise Hayley, per poi farle un cenno in segno di saluto.

Damon e Alexia si passarono accanto, senza sfiorarsi e guardarsi. Il vampiro si sedette e prese un grosso respiro, «Mi sono sposato, ho divorziato, ho rivisto mio fratello e gli ho ficcato un paletto di legno nella gamba… e tu hai fatto amicizia con Alexia.» elencò d’un fiato.

Lei sorrise, portandogli via dalla fronte un ciuffo di capelli, «Il miglior compleanno della tua vita, non c’è dubbio.»

 

«Non volevo ucciderla.»

«Questi si chiamano “sensi di colpa”, Damon.» sorrise Hayley.

Damon scosse la testa, spostando lo sguardo sulle due ragazze che continuavano a fissarlo, «La birra a colazione ti fa male.» asserì, sicuro di sé e delle proprie parole.

Appoggiò la bottiglia mezza-vuota sul tavolo, «Sai, Damon… con me non devi nasconderti. Io so chi sei davvero.» non si riferiva al suo essere immortale o a tutte le persone che aveva ucciso da quando era un vampiro. Scavando più a fondo, conoscendolo per così tanto tempo… lei poteva essere sicura di conoscerlo.

«Sono cambiate molte cose in un anno, Hayley.»

Hayley sorrise di più; le labbra rosso fuoco intonate alla maglia rossa catturarono per un momento lo sguardo di Damon, «Non credo: sei il solito vampiro arrogante a cui tengo

 

 

*Alexia è il vero nome di Lexi.

Ecco qui il terzo capitolo, dove si inizia ad introdurre il ruolo di Katherine nella vita di Hayley e dove ci sono due flashback inerenti al giorno del “famoso” matrimonio. Si tratta del passato di Damon, in questa storia, frammenti di una vita in cui Hayley è protagonista nonostante non l’abbia mai definita con il nome “amica”.

Ringrazio chi ha recensito (risponderò a breve, le vostre recensioni sono state stupende *-*) e anche le meravigliose 17 persone che hanno inserito questa storia tra le seguite. Non avete idea di quanto mi fa piacere, se volete e avete tempo lasciatemi un commento! Mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate.

Beh… al prossimo capitolo, augurandomi di non avervi annoiato! xD

Fiery.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


L’avete atteso, sperato (?) e qualcuno mi ha pure urlato contro se non scrivevo (*coff* chloe *coff*), ma dopo due mesi, in una domenica mattina, con 4 preferiti, 23 seguiti e una segnalazione nel Programma Recensioni (grazie ancora, Joy ) posso finalmente dire… bentornati, Hayley e Damon.

 

 

- Capitolo 4 -

 

«A proposito di Elena…»

«Elena chi?» domandò Damon tranquillamente, «Io preferirei parlare dei tuoi capelli… sul serio, bionda sei più carina! E poi chi te li ha tagliati?»

«Da quando sei passato all’altra sponda?» sospirò stancamente Hayley. L’occhiataccia e la smorfia che Damon le rivolse in risposta furono uno stimolo a  continuare a prenderlo in giro, «Neanche le mie amiche parlano dei miei capelli come fai tu… se lo avessi saputo mi sarei vantata di avere un amico gay.»

«Tutti vogliono parlare di Elena.» la interruppe, roteando gli occhi azzurri esasperato. Un'ombra stanca gli attraversò lo sguardo, ma Hayley giurò che fosse durata solo un attimo, «Io invece preferirei farne a meno, considerato che mi odia, nel vero senso della parola.»

«Scusa… ma ti ho chiesto di raccontarmi i tuoi problemi sentimentali?»

Si fermò in mezzo al marciapiede, dove stavano camminando l’uno di fianco all’altra, rammentando vecchi episodi della loro amicizia: o meglio, Hayley continuava a ricordargli fatti imbarazzanti, Damon la guardava male e le rendeva pan per focaccia con altrettanti episodi dove era lei la protagonista.

Incatenò i loro sguardi, entrambi decisi, «Non ho problemi sentimentali.»

«Certo che come attore sei pessimo.» Hayley sbuffò e si aggrappò al braccio di Damon, riprendendo a camminare, «Mi chiedo perché continui a mentirmi… sono l’ultima persona a cui dovresti dire bugie.»

«Smettila.» cercò di persuaderla Damon. Iniziava a perdere la pazienza..

L’amica smise immediatamente di parlare, sapendo che non era opportuno continuare a stuzzicarlo in quel modo: ne avrebbe pagato le conseguenze, questo era certo. Camminarono in direzione della macchina e quando furono a pochi passi di distanza da essa, Hayley strattonò il braccio di lui, bloccandolo immediatamente sul posto.

«Dovrai rifarti la maincure quando mi lascerai il braccio.» fece notare, visto che Hayley aveva affondato le unghie nella sua pelle, così forte da ferirlo. Hayley si staccò e si guardò subito le unghie smaltate di un accecante verde.

«L’ho detto che sei gay.» fu la sua risposta.

«Cosa vuoi ancora, Hayley?»

La vampira sospirò e abbassò le braccia, guardandolo negli occhi, «Volevo sapere se hai davvero intenzione di difendere Elena, contro Klaus.»

«Non ho mai detto che l’avrei fatto, ma potrebbe essere divertente.» ammiccò Damon.

«Non scherzare.» lo ammonì Hayley, «Sono la prima a voler divertirmi… ma Klaus è l’inferno in persona. È Katherine al maschile, ma molto più potente.»

«Perfetto, allora ucciderlo sarà la mia priorità.» replicò tranquillamente Damon, «Perché vuol dire che sarò abbastanza forte da far sparire Katherine dalla circolazione. Ha vissuto abbastanza.»

«Non lo faresti neanche se te lo chiedesse.» sospirò Hayley; alzò una mano, ad interrompere sul nascere la replica di lui, «E non dirmi che ci hai provato e ci eri quasi riuscito… hai vissuto un’intera vita cercando di stare con lei.»

«Ma per lei non era lo stesso, te l’ho già detto.» concluse Damon, infilando le mani nelle tasche della giacca di pelle. Hayley si avvicinò di un passo, appoggiando una mano sul petto del vampiro. Lui rimase impassibile a guardarla stringere la maglietta nel pugno.

«Non è nella tua etica preoccuparti.» mormorò.

«Non voglio che la storia si ripeta, tutto qui.»

«Parli come Stefan.»

«Vuol dire che sono diventata noiosa?» si allarmò subito, sgranando gli occhi. Damon non resistette e si lasciò andare ad una lunga risata liberatoria.

«Invecchiando diventi sempre più antipatico.» borbottò tra i denti, dandogli una leggera spinta sul petto per allontanarlo da sé. Camminò verso la macchina, ma Damon fu più veloce e le aprì la portiera con il suo classico e usuale sorriso da so-tutto-io in volto.

«Le buone maniere non ti salveranno, oggi mi hai trattata così male che non ti meriti neanche di ricevere il mio regalo!»

«Cosa mi hai regalato quest’anno?» si appoggiò alla portiera aperta con il braccio e mise su un broncio che la costringesse a parlare; tutti gli anni trovava sempre gli oggetti più buffi del pianeta, che puntualmente Damon rompeva o scordava da qualche parte, oppure avvenimenti e circostanze totalmente strambe. A Hayley piacevano solo i commenti che faceva sul regalo, non che lui lo tenesse per l’eternità; era un tempo troppo lungo per un vampiro il cui unico bagaglio erano una giacca di pelle e un paio di occhiali da sole nuovi di zecca.

Hayley sorrise e avvicinò i loro volti, «Segreto.» sussurrò per poi posargli un rapido bacio a stampo sulla guancia e salire in macchina.

 

San Francisco, 1967

 

Pizzicò le corde della chitarra, totalmente a casaccio. Le ciocche bionde dei capelli erano sfuggite alla fascia che portava intorno al capo e le cadevano davanti alla fronte disordinatamente. Damon, seduto sul prato insieme a lei con una bottiglia di birra tra le mani, scosse la testa, «In duecento anni non hai ancora imparato a suonare la chitarra? »

«Duecentoventisei.» lo corresse prontamente Hayley con un sorrisetto, «Porta rispetto.»

«Le corde chiedono pietà, sembrano il tuo pranzo.» la ignorò Damon, i capelli lasciarti disordinati sul capo, nonostante fossero molto corti rispetto ad anni prima.

Hayley appoggiò la chitarra sul prato, con uno sbuffo stanco, «Perché continui a rompere le scatole? Fra poco ti do il mio regalo di compleanno, dovresti esserne felice!»

«Sei in ritardo di mesi.» fece notare Damon, sollevando un sopracciglio scettico.

«Quel giorno ero troppo incazzata con te, per farti un regalo.» scrollò le spalle lei, noncurante, ricordando perfettamente come aveva tenuto per sé tutto il divertimento di una rissa in un bar. Damon avevo scosso la testa, sconcertato ancora una volta di essere riuscito a trovare una vampira come lei, tra tutte quelle che c’erano. Di certo solo lei poteva arrabbiarsi per non aver partecipato ad una rissa, invece di sgridarlo per essersi messo così in mostra.

«Tu non sei normale.» asserì infatti.

Hayley si avvicinò, mettendosi di fronte a lui in ginocchio. Con le mani sulle ginocchia incrociate dell’amico, sorrise apertamente, «Me l’hai già detto, me lo dirai quando vedrai il tuo regalo e me lo dirai anche in futuro.»

«Vuol dire che ti avrò come palla al piede anche nei prossimi secoli?» la prese in giro Damon, con un sorrisetto obliquo sulle labbra.

La vampira sorrise raggiante, appoggiandosi con un braccio alla spalla dell’amico, «Per molto di più, Damon.»

In quel momento voci e clacson di piccoli furgoncini colorati fecero la loro comparsa, facendo voltare entrambi verso il movimento unico di persone vestite con larghi abiti floreali e jeans a vita alta. Uno dei primi raduni giovanili della cultura hippie.

Lo afferrò per il gilet che portava sopra alla camicia leggermente sbottonata e gli stampò un bacio sulle labbra chiuse, «Per molto di più.» ripeté facendolo sorridere in modo così spontaneo da stupirla e renderla felice.

 

«Ci siamo quasi, avanti.»

Damon scavalcò le rocce, afferrando poi la mano che Hayley gli tendeva. La strinse e l’attirò a sé, caricandosela sulle spalle.

«Si può sapere dove stiamo andando?» domandò mentre la trasportava verso la cima della ripida collina. Uno spiazzo decisamente più rialzato, non molto lontano da dove erano stati, e che Hayley aveva insistito affinché non lo raggiungessero con la loro velocità.

«Vedrai.» rise Hayley allegramente, appoggiando il mento sulla spalla del ragazzo. Pochi minuti dopo furono in cima e la vampira gli assestò una sonora pacca sul fianco, facendogli capire che doveva farla scendere.

Si allontanò da lui rivolgendo lo sguardo verso l’orizzonte, che si estendeva su città e paesi circostanti. Damon la raggiunse, affiancandola, e sospirò, «La vista? È questo il mio regalo?»

Hayley passò le braccia attorno alla vita di lui, «Il mondo.» ribatté sicura, sentendolo poi cingerle le spalle e stringerla a sé in un abbraccio. Per un momento Damon si ricordò di quel bacio a stampo, così occasionale, così ripetuto nel tempo. Hayley era solita sorprenderlo il giorno del suo compleanno, con quei brevi contatti senza alcun significato se non quello di dimostrargli il suo affetto.

«Dovresti rimanere qui in giro, Hayley.» disse ad un certo punto, quando ormai il silenzio era diventato troppo opprimenti e i pensieri rivolti a ciò che aveva lasciato a Mystic Falls tornavano a farsi strada.

«Ammettilo, ti annoi troppo senza di me.» scoppiarono a ridere entrambi, quando fu Damon a sorprenderla stampandogli un leggero, quanto veloce bacio sui capelli scuri, «Comunque tranquillo… non ho intenzione di sparire dalla tua vita e rendertela in questo modo decisamente monotona.»

«Vuol dire che ti avrò come palla al piede anche nei prossimi secoli?»

Hayley annuì con convinzione, «Per molto di più, Damon.» gli diede un pizzicotto sul fianco, sollevata di vederlo ridere come tanti anni prima quando erano solo loro due e il mondo, «Per molto di più.»

 

 

• • •

*Il flashback si riferisce a una delle prime riunioni giovanili hippie, a San Francisco.

Penso che tutto ciò che c’era da dire, l’ho detto all’inizio del capitolo xD Mi scuso immensamente per il ritardo, ma ho avuto diverse grane per la testa e sono rimasta indietro con altrettanti racconti, quindi ho dovuto rispettare delle priorità.

In questo capitolo si vede finalmente quanto il legame tra Damon ed Hayley sia stretto, quanto il giorno del compleanno di Damon sia importante per entrambi. C’è ancora un flashback, che ho amato scrivere lo ammetto xD

Mi auguro come al solito che vi sia piaciuto, se volete recensire sapete come fare ;) da parte mia cercherò di essere un pochino più veloce, soprattutto perché essendo di pochi capitoli non dovrei metterci secoli a finire di scriverla xD

Grazie ancora a tutti coloro che hanno letto/recensito/preferizzato/seguito/ricordato “Sunday Morning”. Ci tengo davvero molto.

 

Fiery.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


- Capitolo 5 -

 

«Sei pronto a raccontarmi di lei, ora?»

Damon sbuffò, esausto, mentre le sue dita continuavano ad accarezzare i capelli castani di Hayley. La vampira, appoggiata con il capo sulle sue ginocchia e con lo sguardo puntato al cielo, sorrise comprensiva.

«Avanti… prometto di non chiamarti di nuovo “idiota”.»

«Che onore.» la prese in giro lui, sforzandosi di non deviare lo sguardo dal profilo delle città circostanti che osservava da ore, dall’alto di quella collina; era quasi l’ora del tramonto e il cielo aveva già iniziato a tingersi di rosso. Non aveva voglia di risponderle; non aveva neanche voglia di pensare a ciò che lo aspettava a Mystic Falls.

L’unica cosa che voleva era andarsene il più lontano possibile da qualcosa che non aveva neanche pensato di volere. Ciò che lo fermava era l’evidente realtà dei fatti: non sarebbe riuscito ad andarsene.

La vampira mise il broncio quando Damon si rifiutò ancora una volta di parlarle di Elena; iniziò a giocare con un anello d’argento che fece ciondolare da una mano all’altra, mentre porgeva un’altra domanda.

«È stronza quanto Katherine?»

Lui sospirò, roteando gli occhi, «No, affatto.»

«E allora non capisco come faccia a piacerti.» scrollò le spalle Hayley, accarezzando la scritta all’interno dell’anello: eternity of misery, recitava. Una punta di malinconia passò nel suo sguardo, ma si affrettò a scacciarla rimettendosi l’anello all’anulare sinistro, «Di solito tendi ad allontanare le ragazze troppo serie, romantiche… insomma, diverse da Katherine. Ti veniva mal di testa solo a pensarci.»

«Non voglio parlarne, quante volte devo ripetertelo?» si innervosì Damon.

Hayley si alzò dalle sue ginocchia, sistemandosi a gambe incrociate accanto a lui. Lo fissò per qualche secondo in silenzio, rimuginando su un modo per farlo parlare, per aiutarlo a confidarsi. Non era mai stato un compito facile il suo, soprattutto considerato che Damon non era altri che un vampiro assetato di vendetta. Eppure, in quello sguardo così distante, non riusciva a vedere il desiderio di vendetta di secoli prima.

Piegò la testa da un lato, «Vado in Inghilterra, Damon.» lo avvertì, facendolo sobbalzare a quelle parole, «Vado a trovarlo.» aggiunse, come se il concetto non fosse chiaro.

«Non puoi dire sul serio.» sbottò Damon, guardandola con diffidenza.

Scosse la testa, «Se fossi al mio posto faresti lo stesso.» si alzò in piedi, scrollandosi la terra dai jeans, «Anzi, lo stai già facendo. Perché con me puoi anche incazzarti o raccontarmi balle… ma so benissimo che rimani qui solo per Elena.»

«Lui ti odia, Hayley.» fece notare, alzandosi a sua volta e afferrandola per un polso per fronteggiarla.

L’amica sostenne il suo sguardo, «Anche Elena.» la lasciò andare immediatamente dopo quelle parole. Hayley era stata capace di capire tutto tramite piccole affermazioni fatte quel pomeriggio, come sempre. Non poteva nasconderle niente, purtroppo, e per quanto tentasse non ci sarebbe mai riuscito.

«Torniamo a casa, voglio essere a Londra il prima possibile.» disse la vampira, per poi dargli le spalle e incamminarsi giù dalla collina.

 

Londra, 1973

 

Il locale era così pieno di urla e musica da stordire Hayley; era ormai abituata al punk rock, ne era rimasta così affascinata che probabilmente l’avrebbe considerato il miglior periodo della sua vita per i prossimi cent’anni. Tuttavia quella sera almeno duemila persone si erano riunite in quel locale, spingendo e reclamando il proprio posto.

«Che spreco.» sbuffò, facendosi strada tra i giovani. Avrebbe giurato che non tutti capivano davvero quella musica: alcuni erano lì solo per fare casino e dimostrare che essere ribelli all’età di diciotto anni era la cosa più bella del mondo. Per lei era solo uno spreco per chi quella musica, invece, l’amava sul serio.

Si portò una ciocca fucsia dietro all’orecchio, «Damon!» chiamò a gran voce. Lo trovò dietro un muro, intento ad assaporare il sangue della sua ennesima vittima: una ragazzina con una minigonna cortissima aveva il sorriso sulle labbra, nonostante Damon avesse i denti conficcati nel suo collo.

«Che vuoi?» alzò gli occhi al cielo il vampiro, staccandosi un momento dalla ragazza.

«Dirti che me ne vado.» asserì Hayley.

Damon annuì, «Ti raggiungo fra poco al motel.»

Hayley si limitò ad annuire, prima di dargli le spalle e uscire in fretta dal locale. La musica finalmente era meno assordante e la strada buia la tranquillizzava. Per un vampiro il buio diventava tutto, un parte fondamentale della propria eternità, senza neanche che se ne rendesse conto. Sfiorò con le dita il medaglione che portava al collo, con un sospiro.

«Ero sicuro che saresti rimasta fino alla fine del concerto.»

La vampira si voltò di scatto, sgranando gli occhi, «Aaron… che ci fai qui?»

Aaron sorrise mentre si avvicinava a passi lenti, «Mi assicuro che tu non combini guai… la scorsa settimana hai quasi distrutto un bar perché hanno osato commentare i tuoi capelli.»

Hayley sbuffò, rigirandosi una ciocca di capelli biondi intorno al dito: quelle ciocche rosa l’avevano colpita a tal punto da desiderare di non togliersele più, per quanto sembrasse stupido agli occhi degli altri.

«Non ho bisogno di una balia, lo sai.»

«No, ma in effetti c’è anche un altro motivo per cui sono qui.» mentre frugava tra le tasche dei jeans scuri, un ciuffo di capelli neri gli ricadde davanti agli occhi, «Tieni, l’hai dimenticato da me.»

La vampira si morse un labbro, mentre Aaron le porgeva un anello; esitò per un attimo, incerta se avvicinarsi o meno. Decise di riprendersi in fretta l’anello e allontanarsi nuovamente, senza guardarlo negli occhi neanche per un momento.

«Un’eternità di miseria.» disse Aaron, un pallido sorriso nell’osservare la ragazza infilarsi al dito l’anello con lo sguardo basso, «E tu hai deciso di passarla lontana da me.»

«Non ricominciare.»

«Ho smesso di tentare di capire che cosa ti passa per la testa, Hayley.» affermò Aaron, infilando le mani nella giacca.

«Hayley.»

Damon uscì dal locale strofinandosi il polso sulle labbra, per poi gettare uno sguardo raggelante su Aaron. Circondò le spalle di lei con un braccio, costringendola a camminare dalla parte opposta a quella da cui era arrivato il ragazzo.

«Andiamo.» le disse con tono autoritario.

Hayley annuì, seguendolo lungo il marciapiede e permettendosi di dare solo un ultimo sguardo al ragazzo che li fissava immobile allontanarsi. Impotente, incapace di fermarli. Disse qualcosa, a bassa voce.

«Grazie.» mormorò all’amico.

Damon la strinse un po’ di più, mentre una lacrima scivolava leggera sulla guancia di Hayley. Aaron sapeva perfettamente che quel sussurro lei l’avrebbe udito perfettamente: aveva detto tante volte la parola “addio”, ma sentirla pronunciare da lui era tutta un’altra storia.

 

«Lo sa che lo stai raggiungendo?»

Hayley scosse la testa, «No.»

«Allora vengo con te.» esordì Damon, senza distogliere lo sguardo dalla strada. La vampira rise, voltandosi verso di lui, «Non c’è niente da ridere… perché devi tornare da lui? Non ti rivuole più nella sua vita.»

«Voglio solo parlargli, Damon.» disse Hayley con un sospiro, «Si è trasformato molto dopo di me… sono più forte di lui. Oltretutto mi odia, ma non così tanto da volermi uccidere.»

«Non lo puoi sapere.»

«Invece sì.» ribatté lei sicura di sé, «Nonostante ciò che è successo, mi ama ancora. Non voglio tornare nella sua vita, non lo pretendo… come tu non pretendi di diventare parte della vita di Elena.»

«Hayley…»

«E come non vuoi uccidere Katherine.»

Damon non replicò, ma strinse un po’ di più il volante. Ad Hayley bastò come risposta.

 

 

No, non sono scomparsa. E sì, questo è davvero un capitolo. Mi rendo conto che non aggiorno da Maggio, diversamente da come mi ero riproposta, ma ero bloccata… spero solo che non ce l’abbiate troppo con me :D

Piccole precisazioni su questo capitolo: Aaron spiegherò chi è nel prossimo capitolo, qui ho voluto solo introdurlo molto velocemente. Stessa cosa per l’anello. E… niente, spero che vi sia piaciuto! Vi ringrazio per le recensioni al capitolo 4 (a cui stasera cercherò di rispondere) e anche se ero ferma da mesi a quanto pare non vi siete dimenticate/i totalmente di me *v* questa piccola long ha infatti 8 preferiti, 28 seguiti e 4 ricordate. Quindi anche se magari non recensiscono tutti sono felice lo stesso, perché vuol dire che anche se siete silenziosi un po’ è piaciuta e ha catturato la vostra attenzione.

Grazie!

…commentino? ;)

 

Fiery.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


- Capitolo 6 -

 

Hayley tracciò con un dito una riga sul finestrino della macchina, rivolgendo uno sguardo distratto al cartello che dava il benvenuto ai margini di Mystic Falls. Sbuffò sonoramente, guadagnando l’attenzione di Damon, che fino a quel momento era rimasto concentrato nella guida.

«Avanti, parla. Non vedo l’ora di sentire la tua ennesima perla di saggezza.» esordì Damon, staccando una mano dal volante per regolare l’audio dello stereo, «Aspetta che prima abbasso la musica, però… non vorrei coprisse i tuoi bellissimi consigli.»

La vampira gli lanciò un’occhiata inceneritrice, «Cretino.» lo etichettò, ma Damon ovviamente rise, stringendosi nelle spalle.

«Come se fosse la prima volta che mi definisci così!»

«Se vuoi ho altri nomignoli. Che ne dici di: brutto pezzo di str-»

«Hayley.» la interruppe e voltò il viso verso il suo, per guardarla eloquentemente, «Smettila di insultarmi e dimmi cosa vuoi.»

Sbuffò ancora una volta, appoggiando le ginocchia contro il cruscotto della macchina e soppesando le parole da usare, «Penso che Mystic Falls ti abbia risucchiato di nuovo e che tu non abbia intenzione di fare niente per impedirlo.» esordì, mandando al diavolo ogni tentativo di non sputare tutto in un’affermazione indelicata. A che cosa sarebbe servito? Damon era abituato a sentirla parlare così; in effetti, era l’unico modo che conosceva per farlo ragionare e fargli aprire gli occhi sulla realtà. Erano troppo simili per permettersi di girare intorno alle questioni importanti.

Damon sollevò un sopracciglio, imboccando la strada per raggiungere il pensionato dei Salvatore, «Io penso che ti preoccupi troppo.»

«E io penso che tu non vuoi darmi ascolto perché hai le fette di salame sugli occhi!» esplose Hayley, «Odiavi Mystic Falls, quando ci siamo incontrati. Odiavi tutto ciò che la riguardava, persino il pensiero di tornarci ti dava fastidio.»

«E’ così, infatti.»

«Damon.» sospirò pesantemente lei, «Smettila di mentirmi, sul serio. Tu vuoi proteggere questa città, ti senti a casa.» raccolse i capelli castani da una parte, infastidita da come Damon cercasse ancora di mentirle nonostante l’evidenza fosse chiara.

«Sai che non ho radici, Hayley.»

«Non parlo di radici.» mormorò la vampira, scotendo poi la testa, «Due come noi non sono capaci di trovarne, purtroppo.»

Damon roteò gli occhi, «E allora di cosa parli?»

«Parlo di come vuoi rischiare tutto per proteggere qualcosa che prima detestavi con tutto il cuore.» affermò con sicurezza Hayley, «Parlo di te e dei tuoi modi di fare, di come tenti di nascondere i tuoi sentimenti…»

«Ti ho già detto che non voglio parlarne, perché devi sempre insistere?» sbottò lui, parcheggiando la macchina nel vialetto. Scese sbattendosi con rabbia la portiera alle spalle, ma Hayley era già davanti alla porta di casa ad aspettarlo, «Cosa vuoi, Hayley?» domandò allora Damon, esausto, «Ti ho detto che sono cambiate tante cose… e tu non mi hai dato retta!»

«Voglio che tu la smetta di mettermi al secondo posto!» rispose Hayley, facendo un passo avanti verso di lui, «Voglio che tu la smetta di comportarti come se avessi passato gli ultimi cento anni da solo… come se io non esistessi.»

«Non l’ho fatto!» ribatté Damon allibito.

«Sì, invece.» Hayley gli diede le spalle, non prima di avergli lanciato un’occhiata eloquente, «L’hai fatto.» mormorò, aprendo poi la porta di casa alzando il tono di voce, «Ve l’ho riportato a casa, sano e salvo! Sano non lo è mai stato davvero… ma salvo lo è di sicuro!»

 

 

Fece ruotare nel bicchiere il vino rosso, osservandolo annoiata. Seduta a gambe incrociate sul muretto che si affacciava oltre il vialetto, Hayley sorrise.

«Mai arrivare alle spalle di un vampiro, Elena.» consigliò, voltandosi verso la ragazza che si bloccò appena fuori dalla porta, «E’ pericoloso, non te l’hanno mai detto?»

«Ho perso il conto di cosa può essere pericoloso da quando conosco Stefan e Damon.» sospirò Elena, avvicinandosi cautamente alla vampira. Quest’ultima le sorrise di più, facendole un cenno verso il muretto per invitarla a sedersi, «Damon mi ha chiesto di avvertirti che andava dallo sceriffo. Stefan è andato con lui.» le disse mentre si sedeva accanto a lei.

Hayley ridacchiò, svuotando poi d’un colpo il bicchiere di vino, «E ti hanno lasciata da sola con me?» domandò con tono divertito.

«Pensano che con te io sia al sicuro.» disse Elena, abbassando lo sguardo sulle mani di Hayley, che stavano correndo a riempire il bicchiere una seconda volta. Quest’ultima la guardò scettica, il tipo di sguardo che costrinse Elena ad andare avanti a parlare, «Odi Katherine tanto quanto noi… se comparisse di certo io sarei l’ultimo dei tuoi problemi.» specificò.

«Quindi sono diventata un cane da guardia!» esordì con sarcasmo.

Prese un sorso di vino, più lentamente di prima, studiando il profilo pensieroso di Elena. Distese le gambe sul muretto, costringendola a spostarsi un po’ per farle spazio, e piegò la testa da un lato come a studiarla.

«Se devi chiedermi qualcosa, fallo. Non pensarci troppo.» sorrise allegramente, «Non mordo, sai? O almeno… non te.»

Elena si inumidì le labbra, prima di sospirare, «Stefan non aveva mai sentito parlare di te, prima di oggi. Eppure… tu sembri molto importante per Damon.»

«Ti devo ricordare, allora, che i due fratelli Salvatore non sono mai andati molto d’accordo.» replicò Hayley tranquilla, «Damon non ha mai voluto mettermi in mezzo ai suoi problemi familiari… penso volesse separare il suo passato dal suo presente.» svuotò un altro bicchiere, «La tua domanda è “sei stata per lui, ciò che è stata Lexi per Stefan”, vero?»

Elena si ritrovò ad annuire, «Sì, è così.»

«Lo sono stata.» confermò Hayley porgendole il bicchiere, ma la ragazza scosse la testa per farle capire che non voleva bere, «Come preferisci…» sospirò riempiendosi un terzo bicchiere sotto il suo sguardo sorpreso, «Ho conosciuto Damon a Londra… non ti dirò in quali condizioni perché potrebbe staccarmi un braccio se lo facessi.» cominciò a raccontare, «Aveva bisogno di qualcuno che non bloccasse la sua nuova natura, che gli spiegasse come gestirla… e ha trovato me. O forse, sono stata io a trovare lui.» scosse una mano, scacciando via i ricordi incastrati nella sua testa, «Comunque sia, non ti preoccupare. Lexi mi aveva fatto promettere che mi sarei presa cura di lui, e in un certo senso l’ho fatto.»

«Conoscevi Lexi?» sgranò gli occhi Elena.

«L’ho vista qualche volta.» rispose Hayley, lo sguardo perso nel terzo bicchiere di vino, «Se avessi saputo la fine che avrebbe fatto l’avrei informata della cripta e delle intenzioni di Damon.»

Scosse la testa energicamente, per allontanare il pensiero di Lexi. In fondo le dispiaceva sul serio per lei, non meritava di morire una seconda volta, soprattutto se faceva parte di un piano per riavere Katherine.

«Se posso darti un consiglio, fai in modo di non diventare mai l’ossessione di qualcuno.» esordì facendola accigliare, «O peggio… far diventare qualcuno la tua ossessione.»

«Tu hai un’ossessione?»

Hayley sorrise senza allegria, svuotando il bicchiere per l’ennesima volta. Strinse gli occhi, avvertendo quel lungo sorso bruciare rispetto agli altri. O forse erano i ricordi a bruciare. Quando li riaprì aveva ancora davanti Elena, che la osservava con un cipiglio incuriosito in volto.

«Si chiama Aaron.» incrociò di nuovo le gambe e appoggiò il bicchiere davanti a sé, concedendosi una pausa. La sua abituale parlantina peggiorava sempre con il vino, ma ormai avevano imboccato un discorso che non si sentiva di bloccare di punto in bianco, «Lui… è un vampiro. Anche se non lo era quando l’ho conosciuto.» si tolse l’anello dal dito, porgendoglielo.

Elena la fissò un attimo, esitando.

«Mi innamorai perdutamente di lui… come una scema, non pensavo neanche potesse esistere un amore del genere.» continuò a raccontare Hayley, mentre Elena prendeva dalle sue dita l’anello, «Quest’anello me lo regalò lui… c’è un incisione all’interno.»

«Eternità di miseria?» lesse confusa Elena.

«Aaron sosteneva che avrebbe vissuto un’eternità di miseria, un’eternità di sangue… pur di starmi accanto per sempre.» sfiorò con le dita il bordo del bicchiere.

«Lo trasformasti?»

Scosse negativamente la testa, «No.» rispose, riprendendosi l’anello che Elena le porgeva, «Non volevo per lui quella vita, non l’avevo mai voluta neanche per me. Si fece trasformare da qualcun altro e quando lo venni a sapere… beh, scoprii anche che mi odiava.»

Elena scosse la testa, «Perché mi racconti queste cose?» le domandò confusa.

«Me l’hai chiesto tu.» sollevò un sopracciglio, «So che non ero obbligata, però mi annoiavo. Chiamala “parlantina cronica” se vuoi.»

Hayley sospirò, rinfilandosi l’anello al dito e scendendo poi dal muretto con un agile saltello. Riafferrò bicchiere e bottiglia, ma prima di dare le spalle ad Elena per rientrare in casa le rivolse uno sguardo rassegnato.

«Katherine l’ha devastato ancora una volta, vero?»

Elena annuì debolmente, sapendo che Hayley aveva intuito il perché di tutte quelle domande: si chiedeva se qualcuno l’avesse aiutato durante tutti quegli anni a superare il dolore per la perdita di Katherine, se ci fosse stato qualcuno sempre accanto a lui come Lexi era stata accanto Stefan. Se ci sarebbe stato qualcuno ad aiutarlo ancora una volta.

«Sembra l’abbia superata.»

«Non l’ha fatto.» commentò Hayley, con tono noncurante, «Se non l’amerà più, allora inizierà ad odiarla. Ma non riuscirà mai ad ucciderla, è un circolo vizioso il nostro.» spiegò, sicura di sé. Osservò gli occhi indecisi di Elena e la sua postura rigida aspettandosi una terza domanda, che non arrivò fino a quando non le diede nuovamente le spalle.

«Non voglio diventare l’ossessione di qualcuno.»

Hayley sorrise, girandosi per guardarla negli occhi, «Il problema è che potrai essere uguale a Katherine solo nell’aspetto… ma la storia si sta ripetendo.»

«Amo Stefan.» sottolineò quelle due parole con tono convinto.

La replica della vampira la spiazzò, «Anche Katherine.»

«Credi che Katherine non abbia mai amato Damon?» chiese Elena, scendendo dal muretto. Si sentiva a disagio a rimanere ferma mentre parlavano: lo sguardo di Hayley continuava a studiarla, cogliendo tutte le parole che pensava, come se le potesse leggere dentro semplicemente analizzando i suoi movimenti.

«Oh, no. L’ha amato.» disse Hayley, scrollando le spalle, «Semplicemente non è tornata per lui.» le diede le spalle ancora una volta, rientrando in casa, «C’è qualcuno alla porta per te.» affermò un secondo prima che il campanello di casa suonasse facendo sobbalzare Elena.

 

 

«Sei sicura che non vuoi che venga con te?»

Damon si appoggiò allo stipite della porta, mentre Hayley si caricava la borsa sulla spalla e salutava con un cenno della mano Stefan alle spalle dell’amico, «Sicurissima. Aaron mi odia, odia te… odia persino i canditi sul panettone. Me la caverò.» gli fece l’occhiolino.

«Come preferisci.» alzò gli occhi al cielo Damon.

«A proposito… prima che quello schianto di Alaric arrivasse, ho parlato con Elena.» lo informò Hayley, guadagnandosi un’occhiata sospettosa.

«Perché? Cosa le hai detto?»

Sorrise di più, «Perché mi andava, è simpatica! Molto meglio di Katherine, ma rimani comunque un’idiota per esserti preso una sbandata per lei.» affermò tranquilla, sviando la seconda parte della domanda. Si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, «Mi faccio sentire io, cerca di non metterti troppo nei guai. E se ci capiti chiamami, che voglio assistere allo spettacolo!» raccomandò, facendolo ridere.

Damon non si stupì neanche per un momento di come Hayley avesse sorvolato sulla discussione che avevano avuto poco prima o su quello che poteva aver detto ad Elena mentre non c’era. Era fatta così, l’annoiava spiegarsi e fare pace. Le discussioni, secondo lei, non avevano bisogno di chiarimenti.

La osservò darle le spalle e camminare velocemente lungo il vialetto, dove aveva lasciato la macchina appena era arrivata. Hayley appoggiò le mani sul volante e diede uno sguardo verso la porta che Damon si era appena richiuso alle spalle, un sorriso a incresparle le labbra.

«Buon compleanno, Damon.»

 

 

Questo teoricamente è il penultimo capitolo di “Sunday Morning”, poiché metterò una specie di epilogo visto che Chloe ha già detto che sta piangendo perché non vuole che la fan fiction finisca  mi è venuta un’idea e la vorrei sfruttare – soprattutto perché, insomma, cosa succederà ad Hayley quando incontrerà Aaron? E quanto verranno prese in considerazione le sue parole? *ride*

Non mi dilungo troppo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e di ricevere qualche recensione per sapere cosa ne pensate :)

Fiery.

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