Assassin's Creed fun fic-Dieci rintocchi (titolo provvisorio)

di madoka94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dieci rintocchi ***
Capitolo 2: *** 2°cap ***
Capitolo 3: *** 3°cap ***



Capitolo 1
*** Dieci rintocchi ***


 

 

 

 

"Il cielo è malato oggi, come lo è il sole."
Guardai le nuvole grigie che oscuravano tutto.
Sospirai,ormai quel cielo non era più quello di una volta, da quando arrivarono quei Crociati con i loro incendi e i loro omicidi, bruciando i corpi della povera gente per non lasciare le loro tracce.
Gerusalemme era come quel cielo malato,la mia amata Gerusalemme era malata..
Stavo per lasciare il mio balcone per rientrare nelle mie stanze, quando ad un certo punto credetti di aver visto qualcuno camminare sui tetti.Strofinai gli occhi incredula.
"Non è possibile!Che ci fa' un uomo sui tetti?!"
Subito dopo mi diedi della stupida,mi ricordai che anche i soldati potevano andare sui tetti per sorvegliare meglio la zona.
"Che ingenua che sono,sarà sicuramente stato un arciere.Anche se non avevo mai notato che gli arcieri avessero cambiato la loro divisa con il bianco.."
Ritornai nelle mie stanze sentendo delle stride acute che potevano provenire soltanto da una mia certa, piccola conoscenza..
-Tharanis!Calmo!Lo so che vorresti tanto prenderti una boccata d' aria fresca, ma devi aspettare.-
Il mio falco si dimenava sul suo grande trespolo,tutta agitata.
Era un pò che non andavamo a caccia al di fuori delle mura,mio padre non lo consentiva ultimamente.
Sentì aprirsi le porte delle mie stanze e ne uscì la mia fidata serva,Sarah.
-Madamigella Astrid,vostro padre vi attende giù nel salone.-
-Digli di attendere ancora un pò,devo dare da mangiare a Tharanis.-
-In effetti mi chiedevo quale fosse il motivo del suo tanto urlare.-disse con tono un pò scocciato.
-Non è colpa sua..-lo giustificai andando a prendere un bocconcino di carne nel sacchetto che tenevo attaccato alla mia cinghia che avevo attorno alla mia vita.
-..è solo annoiato.Gli manca volare e andare a caccia di prede succulente.-
Gli diedi il pezzo di carne che ingoiò in un sol boccone,affondando il becco nel nervo.
A quella vista, Sarah, stava quasi per rimettere la colazione.
-Ehm..certo..sarà come dite voi..-
Detto questo ritornò nel piano di sotto,cercando di restare ancora in piedi.
A Sarah non piaceva assistere ai momenti in cui davo da mangiare a Tharanis,si vedeva che era di stomaco delicato.
A proposito,io sono Astrid,Corvina Astrid .
Mio padre, Corvina Gianni , è uno studioso Italiano proveniente dal Veneto.
Quando egli era giovane,con mia madre si trasferì a Gerusalemme per apprendere le leggende e le storie antiche dell' Oriente.Dopo un anno dalla mia nascita mia madre mancò a causa di una grave malattia che mio padre non mi volle mai spiegare e rimanemmo definitivamente qui.
Scacciai quei pensieri dalla mia testa dando una lieve carezza sotto al collo di Tharanis.
Lui si lasciò coccolare, era l' unico che riusciva a capire come mi sentivo, il mio unico amico.
Poco dopo uscì dalla stanza, scesi per la lunga scala a rampe raggiungendo poi lo studio personale di mio padre bussando alla sua porta.
-Avanti!-sentì dall'altra parte del legno ed entrai.
Come al suo solito era immerso nella lettura di chissà quale vecchio libro a curiosare e cercare di prendere appunti sul suo diario, scrollai la testa nel vederlo ancora con la testa china, quell' uomo era tanto curioso quanto un gatto.
-Astrid, cosa combinavi la sopra?Stavi perdendo tempo a scegliere quale acconciatura fare insieme al tuo Tharanis?- mi disse con falso tono di rimprovero.
-Padre mio, sapete quanto me che una fanciulla deve essere sempre presentabile con l' aiuto del suo falco.- gli dissi per prenderlo in giro.
-Peccato che una fanciulla di mia conoscenza lo è poche volte.-mi schernì a sua volta dandomi un piccolo buffetto sulla guancia sinistra.
Tra di noi era sempre così, ci predevamo in giro a vicenda.L' unica cosa su cui non mi azzardavo parlare era delle sue orecchie simili a quelle di un elefante piatte com' erano.
A parte quei due piccoli particolari lui era un semplice e onesto cittadino di cinquanta anni con i capelli corti neri, una volta ricci, gli occhi castani scuri che brillavano quando vedeva qualcosa che lo rendeva felice o entusiasta e la corta barba ormai grigia tendente al bianco.
Lo guardai negli occhi, lui mi guardò.
Entrambi sorridemmo divertiti e d' impulso, abituata com' ero, mi tenne stretta nel suo abbraccio paterno, come se non mi volesse lasciare andare da nessuna parte.
Quel giorno però sentì che c' era qualcosa di diverso in quell' abbraccio, un non so che di protettivo.
-Papà, qualcosa non va?- gli chiesi scostandomi da lui per guardare meglio la sua faccia.
Il suo sguardo era tra il preoccupato e il spaventato.
Si staccò del tutto da me, ridirigendosi sulla sua scrivania, chiudendo lentamente il libro che stava leggendo accarezzando il dorso della copertina.
-Mi duole dirtelo, ma per un pò di tempo dovrai stare in casa.-
Socchiusi gli occhi, triste e preoccupata nel medesimo modo in cui lo era lui.
-In verità è da un mese che lo dici..ma non mi hai ancora detto il motivo.-
-è per le guardie.Si sono fatte molto più violente e irrazionali da quanto mi è stato riferito.-
-"Siamo sicuri che sia solo per le guardie?Perchè dalla tua faccia non sembra sia veramente così."-gli avrei voluto dire ma mi trattenni per cercare di non attaccare briga con lui.
-Capisco la tua preoccupazione, ma non mi sono mai fatta vedere da nessuno di loro, li ho sempre evitati e restando in casa non potrà cambiare qualcosa.-
-Cambierà qualcosa se so che stai bene in questa casa.-
Sentì dell' agitazione nell' aria che era pronta ad esplodere in collera ed oltre a lui, la persona in collera, lo stava diventando anche la qui presente.
-Non puoi farmi restare qui in casa per l' eternità!-
-Certo che posso farlo, essendo tuo padre ne ho tutto il diritto.-
La sua voce stava diventando alta e roca, segno che si stava veramente arrabbiando.
-Sai cosa c'è?Penso che i soldati non siano l' unico motivo, ma che ci sia qualcos' altro che hai paura di dirmi perchè pensi che andrei in uno stato di perdita di autocontrollo se me lo dicessi!!- notai che avevo alzato anche io la voce,la situazione stava degenerando.
-Stai esagerando figlia.-
-E tu, padre, non mi dici la verità.-
Ci stavamo sfidando, ecco cosa stava accadendo in quella stanza piena di scaffali e libri, non esisteva che dovessi per forza stare in casa e che nessuno mi dicesse la verità, ripeto non esisteva!
-La nostra conversazione è finita.Puoi andare.-
-Bene.-feci con tono avvolto dalla rabbia avviandomi alla porta e sbattendola con forza uscendo dalla stanza.
Percorrendo il corridoio che andava verso l' uscita andai a prendere la mia mantella e mi diressi di nuovo nella mia stanza.Purtroppo fui notata da Sarah mentre stava pulendo il pavimento e sicuramente aveva sentito ogni parola scambiata con mio padre.
"Accidenti!"
Sentì la voce preoccupata della mia serva richiamarmi,ma ero talmente fuori di me che in quel momento neanche il suono stonato del campanile che avevamo a qualche isolato da casa nostra poteva risvegliarmi.
Volevo uscire, volevo risentire l' aria fresca dello spazio aperto.
Disubbidire a papà non mi era mai piaciuto, però alcune volte pensavo che era troppo protettivo e che esagerava su alcuni punti.Quindi, per quanto mi riguardava, poteva anche leggersi di nuovo tutti i libri della sua biblioteca, io me ne volevo andare via per un attimo da quella casa.
Sarebbe stato solo una piccola fuga, poi sarei tornata prima di mezzodì.
La mia mano stava raggiungendo il pomello della mia camera quando fu fermata da Sarah per il polso.
-Madamigella Astrid, cosa fate con la vostra mantella?-
-Sarah!-feci con voce contrariata.
-Non ditemi che volete disubbidire a vostro padre?-mi chiese con voce ferma sapendo già quale fosse la mia risposta.
Una smorfia scocciata mi si disegnò sulle labbra, in quel momento mi sentivo come una bambina cappricciosa che vuole ottenere ciò che vuole e in effetti la situazione era più o meno quella, solo che era per un motivo che dal parere mio era ben più che giusto.
Mentre abbassavo lo sguardo per non incontrare i suoi occhi smeraldini la  vidi mollare la docile presa dal polso, la guardai solo di sottecchi per vedere che faccia avesse fatto: era comprensivo e severo come quello di una madre con la propria figlia.
-Papà..non può segregarmi per il resto della vita..non sono come i suoi libri impolverati che stanno sui suoi scaffali!Lo capisce quanti anni ho?!-
-Oh, credetemi, lo sa bene.Ma sa bene anche quanto tiene a voi e questo lo dovreste capire.-
Sospirai con un groppo che si fermò alla gola.
Capivo tutto quello che provava nei miei confronti e sapevo già da me che avrei dovuto essere più matura e responsabile, visto che avevo già diciotto anni. E molte volte lo sono stata rispettando ogni sua decisione.
Mi prese il mento con il pollice e l' indice tirando su il mio viso e togliendo qualche ciocca della mia frangia, lasciando liberi gli occhi, sorridendomi dolcemente.
-In fondo però avete ragione, una fanciulla della vostra età ha bisogno di stare fuori a confrontarsi con gli altri vostri compaesani e poi se resterete in quella stanza per tutta la vita il vostro fisico ne risentirà e chi baderà a quel vostro uccellaccio?Di certo non voglio farlo io!-
Mi illuminai e mi fiondai fra le sue braccia, ringraziandola con il sorriso che se mi fossi vista allo specchio avrei detto che era ampio come una casa.
-Non ringraziatemi e aspettatemi qui.Andrò a far ragionare il padrone.-
Feci come mi era stato detto saltellando per tutta la stanza allegra.
Tharanis mi guardò piegando la testa di lato incuriosito sbattendo un pò le ali, penso che si fosse chiesto cosa stava facendo quella matta della sua padrona.
Appena mi sedetti sul letto mi attraversò un pensiero che non aspettò nemmeno un attimo per distruggere tutti i miei sogni sulla libertà:e se papà non avesse consentito?
Di certo tra loro ormai c' era rispetto e fiducia da quando ero in fasce, ma se l' egocentricità di papà avesse avuto vinta sulla testardaggine di Sarah?(perchè se voleva, quella donna sapeva essere testarda!)
"Non lasciare troppo spazio ai dubbi,altrimenti non so nemmeno io come andrà a finire, quindi quel che deve accadere accadrà e basta!"
Il tempo passava ed io ero nervosa.
Quanto tempo poteva essere passato?5..10..15 minuti?..mezz' ora?
Sentì bussare, sobbalzai dal materasso irrigidendomi sul posto.
-A-avanti!-dissi con voce tremolante.
Dalla porta spalancata vidi sia mio padre che Sarah entrambi seri, poi papà fece che muovere quasi incerto la bocca facendo uscire uno strano suono distorto dalla sua voce, ma abbastanza capibile.
-Hai il mio consenso di uscire, a patto che starai sempre al fianco di Sarah quando sarete per la città.-
Era come essere sorvegliati ma era sempre meglio di niente.
Guardai dietro alle sue spalle Sarah che mi fece un occhialino sorridendo e io ricambiai sorridendole a sua volta.
-Avanti allora, dovete prepararvi entrambe.-disse in modo sbrigativo per poi ritornare al piano inferiore.
Non me lo feci ripetere due volte e mi preparai alla svelta.
Mi misi una semplice veste rossa con le maniche che si fermavano ai gomiti e raccolsi i miei capelli in una coda e mi misi la mantella tirandomi su il cappuccio.
Scesi le scale raggiungendo Sarah che era già alla porta.
Finalmente potevo uscire, dopo giorni chiusa dentro casa finalmente potevo uscire!
La città era molto viva, le vie erano piene di gente che andava e veniva per le strade e il Mercato era pieno come un uovo.
Facemmo un giro per i banchi e le bancherelle sentendo l' odore delle spezie e della frutta, guardando cosa avevano da offrire i mercanti.Ero così sovrapensiero che non mi accorsi di esser inciampata in un buco.
-Ohiohi...-mi lamentai massaggiandomi la caviglia dal male.
Sentì però che mi mancava qualcosa e un brivido mi percorse su tutto il corpo.
-"No no!Dimmi che non l' ho perso,ti prego!Dimmi che non l' ho perso!!!"-
Cercai disperata a terra l' oggetto che era molto importante per me, l' unica cosa che legava me e mia madre..
-Avete per caso perso qualcosa, Mylady?-
Una voce inquietante riuscì a distogliere la mia attenzione facendomi alzare il viso, un Crociato mi guardava dall' alto in basso con un sorriso beffardo stampato sul volto.
Cercai di rimanere calma alzandomi senza perdere il contatto visivo.
-U-un anello, Messere.-dissi con voce bassa.
-Oh, un anello..beh, mi stupisce che una giovane come voi possa avere un anello.-
-Come dite prego?-
Stava per ribattere quando sentì qualcuno che mi arrivò di fianco prendendomi la spalla mostrando quel che aveva nella mano destra, era l' anello intrecciato in argento di mia madre.
-Credo che questo sia suo.-mi disse l'uomo misterioso con voce profonda.
Mi voltai per ringraziarlo, mi accorsi che il suo volto era celato dal suo cappuccio a forma di testa d' aquila in una veste bianca, quasi assomigliante a quella di un monaco, ma si vedeva che il suo portamento e l' abbigliamento non erano quelli di un uomo di chiesa e non solo quello! Aveva più arsenali lui che quelli di un soldato al servizio di un nobile o di un re.
-La ragazza è con voi?- si intromise il Crociato con tono infastidito mascherato con quello autoritario.
-Sì, è con me.-rispose l' incappucciato.
Io lo guardai interrogativa nel pieno panico.
-Eh?!-
Non feci in tempo di dire altro che mi trascinò con forza lontano dal soldato, per me era un sollievo ma pensare che ero con uno sconosciuto che mi portava chissà dove mi preoccupava ancor di più.
-Continua a camminare, non ti voltare e non fare domande.-mi disse a bassa voce.
Perfetto, pensai, stavo per essere rapita!Cercai con lo sguardo la lunga chioma nera di Sarah ma non riuscivo a guardare bene tra la folla e lui che mi teneva.
-P-posso sapere chi siete almeno?-
-Qualcuno che vi ha appena salvato da una falsa accusa, da un arrestro o...qualcosa di ancora più peggiore. Tenete.-
Mi ridiede l'anello che avevo perso e lo rimisi al medio sinistro.
Alle spalle sentì di nuovo la voce del Crociato e di altri soldati.
-Quell' uomo!L' ho riconosciuto!è lui, prendiamolo!!!-indicò dalla nostra parte.
Voltai di scatto la testa per sapere se cel' avevano proprio con noi ma come l' avevo voltata la figura dell' incappucciato era sparita, così, come un fantasma!
I soldati scansarono violentemente le persone che erano lì attorno prendendo una via un pò buia e stretta che era davanti a me.
-Astrid!-
Finalmente vidi il viso di Sarah, finalmente un viso famigliare.
-Astrid, va tutto bene?-
Io ero ancora rimbambita per quel che era appena successo, a malapena riuscivo a parlare.
-Io..avevo perso l' anello e...-
-L'anello?L' avete poi recuperato?-
-S-sì, sì, l' ho recuperato p-però..-
-Allora venite, dobbiamo ancora fare una piccola tappa dal pescivendolo e poi potremo tornare a casa.-
Mi prese per mano portandomi via da quella strada.
Provai con la coda dell' occhio a cercare il cappuccio bianco del ragazzo, non vidi niente.

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Capitolo 2
*** 2°cap ***


Eravamo uscite di casa che erano le 10:30, in quel momento mancavano pochi minuti a mezzogiorno.
Aspettai che Sarah prendesse le ultime scorte di pesce vicino all' angolo della pescheria e proprio li dietro si sentivono le voci di due soldati che percorrevano la via dopo chiecchierandosela tranquillamente.
-Hai sentito?Si dice che sia arrivato un Assassino in città.-disse uno dei due all' altro.
-Abbassa la voce quando parli di queste cose, idiota!-
-Scusa..pensavo che lo volessi sapere.-
-Certo che lo voglio sapere se non voglio sentire i dieci rintocchi che suoneranno per me.-
I miei pensieri si fecero strada interrogativi nella mia testa: quale Assassino?Cos' erano i "dieci rintocchi"?
-Che diamine sono i "dieci rintocchi"?-
Sentì che si erano fermati a un metro di distanza da me, cercai di non farmi vedere da loro e continuai ad ascoltare curiosa la conversazione.
-è una storia che hanno inventato gli altri in caserma, un pò per intimorire chi la ascolta e anche per inventare una leggenda ai novellini come te.-
-E quindi è una storia falsa, giusto?-
La voce del soldato inesperto si intimorì appena, infondo erano un pò fifoni questi soldati.
-Non ho mai detto questo.-disse serio l' altro soldato per poi riprendere il discorso.-Dicono che quando si sentono risuonare le campane della chiesa, oltre ad avvertire l' ora della messa, vuol dire che è passato l'Assassino, come segno di presagio.Anche loro fanno da complici per dargli dei segnali..-
-Segnali?-
-A un Assassino molto abile,esperto e discreto gli servono solamente dieci rintocchi di campana o ancor meno per compiere il suo compito. Il primo rintocco è il segnale per colpire, il settimo per fuggire e il decimo per scomparire nel nulla, proprio come un angelo della morte.-
Restai sbalordita a sentire una conversazione del genere.
"Ora capisco perchè non ne ho mai sentito parlare."
-E..e ci credi?-chiese il novellino che se la stava proprio facendo sotto dalla paura.
-Non saprei, sono dicerie, ma con questi uomini con un dono del genere di togliere la vita non bisogna lasciar scorrere niente.Ricordati di questo, una cosa che si dicono anche tra di loro e ne hanno fatto il loro credo: nulla è reale, tutto è lecito.-
Ci fu una piccola pausa soffocata dai richiami dei mercanti e il vociferare della gente.
-Tu...tu ne hai mai visto uno?-
-Guarda, ringrazio il cielo che non ne ho mai avuta l' occasione, però ho sentito uno che ha fatto la guardia al lato nord-ovest alla volta che portava al distretto dei ricchi che è stato sfortunato.
Disse che con altri compagni l' avevano accerchiato ma..di tutti loro ne rimase solo lui, ancora adesso si chiede se l'avesse lasciato in vita apposta o se era troppo occupato a pensare ad altro per ucciderlo.
Disse anche che portava una veste che chiunque l' avrebbe scambiato per un monaco se si fosse intrufolato fra uno di essi o l' avrebbe visto pregare, se invece cel' hai vicino non fai in tempo ad accorgetene che ti ha tagliato la giugolare.-
Mi venne uno shock quando mi ricordai di quel ragazzo vestito come descritto dal soldato e quasi svenni nel realizzare che era lui, era l' Assassino.
Sarah mi risvegliò dal mio stato catatonico temporale richiamandomi e ricominciammo ad incamminarci verso casa, passando per la strada della chiesa per far prima.
Stetti sempre dietro di lei guardando la sua schiena coperta dalla sua mantella marroncina.
Non sapevo se raccontarle di quello che era accaduto, se l' avessi fatto mio padre non mi avrebbe mai più consentito di uscire e..poi mi venne un lampo!
Forse era per questo che non voleva che uscissi, perchè sapeva dell' arrivo dell' Assassino, per tenermi al sicuro.Chissà se anche Sarah lo sapeva..
In men che non si dica arrivammo davanti alla piazza della cappelletta, mancava poco al rintocco di mezzogiorno e c' era una gran folla che urlava e schiamazzava dando nomi che non sarebbero stati da dire.
-Cosa succede?- chiesi a Sarah.
Lei non mi rispose,quel che guardava indignata bastava, dei soldati erano sul patibolo e alle loro spalle avevano giustiziato uomini e donne che sicuramente erano innocenti impiccandoli.
Li riconobbi, erano gli stessi che avevo incontrato al mercato.
"Maledetti..."
Cercai di trattenermi per non andare direttamente da loro e fargli pagare la stessa punizione.
-Venite Astrid, hanno dato spettacolo abbastanza..-
Perchè, pensavo, perchè tanta crudeltà e pazzia?Perchè?
Cosa avevano fatto per meritare tutto questo?
Era per aver rubato, come diceva quel Crociato che andava su e giù sul patibolo come se stesse marciando, o per divertimento?
Li odiavo, odiavo tutti loro per quel che stavano facendo alla popolazione, a quello che stavano facendo nelle altre città che avevano sottomesso.
Sentì la leggera mano di Sarah sfiorarmi la spalla, con lo sguardo che mi diceva che anche lei provava le stesse cose che provavo io e che non dovevo darne peso.
Stavamo per incamminarci quando vidi un falchetto che era appollaiato sulla trave volarsene via, al di sopra della cappelletta, lo seguì con gli occhi occorgendomi che c' era qualcuno sulla trave dove stava la campana, un uomo dalla veste bianca con il cappuccio.
All' inizio non ci feci caso, ma poi sentì il suono sordo della campana.
Il primo rintocco di mezzoggiorno.
"Ma è..l' Assassino!"
Voltai di scatto la testa e notai che non c' era più, guardai verso la folla furibonda e vidi la sua figura scostare una persona alla volta, ogni passo che faceva era accompagnato da quei rintocchi.
Fu il terzo rintocco quando arrivò abbastanza vicino al patibolo, il Crociato lo notò subito e ordinò ai due soldati al suo fianco di attaccarlo, lui sembrò non preoccuparsene come se la situazione fosse sotto controllo.
Cominciò ad accelerare con piccoli scatti verso i gradini, prendendo la balestra che aveva sulla schiena scoccò la freccia al soldato che stava alla sua sinistra, quello di destra gli stava per arrivare addosso ma lo infilzò con la balestra stessa evitando il colpo con la spada che gli stava per dare.
Era davanti al Crociato, faccia a faccia, lui stava per sguainare la spada ma in quell' istante l' Assassino era già in aria dopo aver compiuto un salto con una lama che gli usciva dalla polsiera in cuoio dalla mano sinistra.
Le immagini sembravano muoversi lentamente, come se il tempo stesse rallentando.
Poi quel suono, il suono del sesto rintocco, il suono della lama conficcata nella gola.
Tutti quanti, compresa io, rimanemmo senza parole con occhi terrorizzati e sorpresi.
Non riuscivo a credere che era successo tutto in un attimo, in un solo istante aveva compiuto una carneficina.
L' Assassino cadde insieme al corpo ormai senza vita e in segno di rispetto gli chiuse gli occhi ritirando la lama.
Si sentì il settimo rintocco, il momento di fuggire.
Veloce come il vento corse via dal patibolo seguito dai soldati che erano già sul posto.
Non so cosa mi fosse venuto in mente di fare, però volevo vedere come avrebbe fatto a scappare, volevo seguirlo, così anche io mi misi a correre.
-Astrid!Tornate indietro!ASTRID!!-
Sapevo che quel che facevo mi avrebbe fatto perdere la fiducia in Sarah e mio padre, ma io volevo sapere, ero semplicemente curiosa.
Cercai di stare un pò lontana dai soldati per seguirli, era dura visto la velocità che correva l' Assassino.
Stava andando in diverse vie cercando di distrarli e farli perdere di vista, in un attimo lo vidi correre sui tetti.
"Ma come diamine ha fatto?!"
Scrollai la testa, non era il momento di farsi quelle domande.
Sentì il nono rintocco.
Con salto felpato discese dal tetto atterrando su uno dei soldati tramortendolo e corse verso la chiesa fermandosi di spalle al portone.Si girò lentamente a guardare i soldati con un piccolo sorriso beffardo appena accennato sulle labbra, non lo capì.
"Perchè si è fermato?Così lo prenderanno!"
Fui una sciocca a fare una supposizione del genere, infatti al decimo rintocco le porte si aprirono e ne uscirono fuori dei monaci teutonici.Man mano che avanzavano lui indietreggeva, mimetizzandosi fra di loro.I soldati andarono incontro il gruppo ispezionandoli uno a uno.
Ormai mi ero fermata per la stanchezza a guardare la sua ultima opera di prestigio, mentre il fiato mi bruciava prepotente la gola per lo sforzo.
Improvvisamente mi sentì qualcuno prendermi per il braccio con una stretta micidiale, Sarah mi aveva seguita.
-Perchè siete scappata in questo modo? Mi avete fatto venire un infarto!Avete idea di chi era quell' uomo?!-mi sbraitò contro, perdendo ogni controllo.
Abbassai lo sguardo con fare dispiaciuto non rispondendole alla domanda.
-Sarah..mi stai fecendo male..-le dissi solamente in un sussurro e lei mi lasciò subito.
Sapevo che era arrabbiata con me, glielo leggevo negli occhi, sicuramente pensava che aveva fatto male a fidarsi di me.
Ma quest' ultimo pensiero se ne andò via quando la vidi stringermi fra le sue braccia tremanti, ancora spaventata dall' accaduto.
-Non lo fate più...non saprei cosa fare se vi accadesse qualcosa.-
Mi si bloccò il fiato e non era perchè mi stava stringendo forte..quel che sentivo faceva molto male..
-Scusami.-
-Su, su, adesso andiamo.Si è fatto veramente tardi.-
Lei mi prese la mano, passammo davanti la chiesa, nonostante tutto ero ancora concentrata nel sapere se lo avessero trovato.Sentì uno dei soldati imprecare, per me quella fu la risposta che non cel' avevano fatta.
Spostai lo sguardo verso la folla che camminava tranquilla, vidi un cappuccio bianco guardare nella mia direzione, dopo che passarono altre persone il cappuccio sparì.
Ripensai alle parole dei soldati che erano al mercato, alla fine dei conti avevano ragione.
Nulla è reale, tutto è lecito.
Quanto era vero...
In quell' istante il falco di prima volò sopra alle nostre teste indisturbato, alla ricerca di una nuova preda, mentre la città ritornò a essere serena, ognuno continuando a fare la propria vita.
Qualcosa, però, mi diceva che quella dolce calma si sarebbe rotta nuovamente, con un nuovo urlo accompagnato dal suono della campana, da quei dieci rintocchi che portavano alla morte.


 



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Capitolo 3
*** 3°cap ***


Ormai si stava facendo sera, il cielo si stava tingendo di rosso e arancione illuminando per l' ultima volta la città e la luna stava per sostituire il sole  .
Guardai quello spettacolo seduta sul tetto di fianco al giardino.Molte volte andavo lì sopra se non mi era concesso di andare fuori dalla città.
Stranamente, quando tornammo a casa, Sarah non riferì nulla a papà dell' accaduto alla cappelletta, l' avrà fatto per non metterlo ancora in ansia probabilmente.
Erano ore che ci pensavo su e non sapevo se avere paura oppure no, certamente avrei dovuto essere intimorita dopo aver visto quell' assassinio, ma al contrario ero come sollevata.
Avrei tanto voluto sentirmi dire cosa fare dalla mamma, i suoi consigli, anche solo sentire la sua voce per sentirmi calma e al sicuro.
Presi a guardare il mio anello e involontariamente mi apparì il volto dell' Assassino, ricordai di aver intravisto sotto il suo cappuccio due occhi neri molto profondi e una cicatrice sottile che si disegnava sulle sue labbra piene...
Mi bloccai scuotendo fortemente la testa.
-Perchè diamine ho seguito quell' Assassino?!Che mi passava per la testa?-mi sgridai innervosita.
-è quello che vorrei sapere anche io.-
Una voce profonda e famigliare mi fece irrigidire all' istante.
Guardai dietro di me l' uomo dalla veste bianca col cappuccio in su appollaiato sulla cupoletta rialzata di casa, boccheggiai appena non sapendo se lo stavo facendo per lo spavento o perchè mi stava mancando l' aria tutt' a un tratto, forse per entrambe le cose.
-Respirate ancora?-mi chiese mettendosi di fianco a me.
Ora i miei dubbi si fecero ancora più forti e martellanti nella mia testa.
Paura o non paura?Scappare o non scappare?Urlare o non urlare?
Questo è il dilemma!
-T-t-tu..v-voi siete quello di stamane...-dissi balbettando.
-E voi invece eravate alla cappelletta e mi avete seguito.-
"Allora se ne era accorto!"
Mi ricomposi risiedendomi dritta mentre mi tormentavo nervosamente la gonna.
Che avrei dovuto dirgli?E che ci faceva sul tetto di casa mia?!
Se avessi fatto qualcosa che avesse compromesso la sua copertura mi avrebbe uccisa direttamente, se non l' avessi fatto l' avrebbe fatto comunque, quindi che fare?
-Non ho intenzione di uccidervi, Astrid.-mi disse con lo sguardo rivolto all' orizzonte.
Sbarrai gli occhi guardandolo, la sua voce sembrava sincera e il volto ancora coperto preso da chissà quali pensieri, un ragazzo normale infondo.
-In tal caso..perchè siete qui?Come fate a sapere il mio nome e dove abito?-
-Non mi è stato difficile seguirvi.La vostra casa sembra confortevole nonstante siete una famiglia benestante, è molto calorosa.-
-V-vi ringrazio..ma ,ehi?!Vi siete messo ad intrufolarvi in casa mia per caso?!-mi inviperì cercando di riprendermi.
-No, non faccio di queste cose se non mi viene ordinato di farlo.-
-Pff!Buono a sapersi!-
Mi sembrò di vedere un sorrisetto appena accennato ampliarsi sulle labbra.
-Sembrate una ragazza molto educata, ma è solo una maschera che nasconde un anima molto egocentrica e frizzante che non vede l' ora di scatenarsi e uscire fuori dalla sua gabbia.-
-Vedete ancora qualcosa in me, Messere "vista d'aquila"?-chiesi, appunto, egocentrica.
-Per ora no.-concluse quasi soddisfatto.
Mi sorpresi nell 'accorgermi che stavo cominciando a essere a mio agio al suo fianco, non era un buon segno ma una parte di me non gliene importava assolutamente.
"Questa è la curiosità che si sta facendo beffa di me, accidenti!"
-Ehm..perchè non ci presentiamo per bene e ci diamo del tu?-
Mi guardò con la bocca socchiusa interrogativo, poi risorrise facendo sì con la testa accossintendo alla mia richiesta.
-Io sono Astrid.-
-Io Altair.-
-Mh..Altair..è un nome particolare, se non sbaglio significa "acquila in volo".-riflettei prendendomi il mento fra le dita.
-La tua risposta è corretta, sei molto istruita! In effetti anche il tuo lo è.-si stupì nel notarlo.
-Tutta colpa di mio padre, ama i nomi antichi provenienti dai nordici e dai celti.-
Lo vidi fare una faccia perplessa, pensai che in Oriente nessuno conosce questi popoli antichi.
-Lascia perdere!-mi misi a ridere senza ferire troppo il suo orgoglio di uomo.
-E il tuo cosa significa?-mi chiese pertinente.
-Credimi, sia io che mio padre non lo sappiamo ancora.-lo dissi un pò imbarazzata ma era la pura verità e io non sapevo mentire.
Non so come ne quando ma lui scoppiò in una risata nonostante cercasse di trattenersi.
Anche io lo seguì subito dopo befeggiandomi.
Dopo un pò smettemmo quando si ricompose del tutto schiarendosi la voce tossendo.
-Ahem..comunque, non ti ho ancora risposto.-
Ripresi la mia compostezza ricordandomi la domanda che gli avevo fatto e ritornai seria.
-Quindi?-
-Sono solo venuto a ringraziarti.-
Sbattei le palpebre più e più volte incredula non capendo.
-Per cosa?-
-Per avermi fatto conoscere la mia preda, se non fosse stato per te non mi sarei avvicinato tanto a lui.-
Ero persa nel vuoto, quindi ero servita come esca, ho contribuito a un assassinio!!
Mi sentì un attimo mancare.
-Ohi, non mi svenire!-mi prese al volo Altair cercando di farmi riprendere.
-Non ci credo...quindi era tutto calcolato..-
-Er..penso di averti detto troppo.-si rese conto troppo tardi.
Mi accorsi che ero appoggiata alle sue gambe e guardavo completamente il suo viso da sotto il cappuccio, quel ragazzo era veramente carino.
Sentì un calore indescrivibile alle guance e imbarazzata mi ritirai su colpevole.
"No non va affatto bene,ma.."
...ma avrei tanto voluto che fosse rimasto.
Lo vidi alzarsi in piedi ed incamminarsi sul cornicione, sentivo che stava per andarsene.
-Ora dovrei andare.-
-Aspetta Altair!-
Si fermò voltandosi a guardarmi.
-Ci..ci rivedremo?-chiesi incerta.
Divenne ancora più serio, quasi di ghiacchio.
-Non posso prometterlo e non sarebbe una buona idea..-
Feci sì con la testa comprendendo appieno le sue parole un pò delusa.Cosa potevo pretendere da un fuorilegge?Non potevamo essere normali amici, mai!
Come al mio solito avevo fatto subito delle illusioni.
Lo vidi che stava per saltare quando lo bloccai di nuovo.
-Altair!-
Si rigirò.
-Sì?-
-Grazie..per quello che hai fatto per me al mercato.-
Sorrise appena facendo un cenno con la testa, aprì le braccia come su un crocefisso.
-Addio...Astrid.-dopo aver detto questo si buttò giù all' indietro.
Corsi a guardare sotto casa, era di nuovo sparito!
Sentì Sarah chiamarmi per la cena, dissi che stavo per scendere, guardai di nuovo il cielo ormai scuro e vidi Vespero, la prima stella della sera, la prima stella che appare e la prima che scompare.
Avrei tanto voluto rivedere ancora Altair, almeno parlargli ancora insieme, non pretendevo tanto.
Quella sera esprimei quel desiderio sciocco con una piccola speranza nel cuore che si avverasse.


                                                                                      ----------------:----------------

Altair:


Non era per la preda che ero andato da lei, non era assolutamente per quello.
In verità non sapevo nemmeno io il perchè ero andato a casa sua.
All' inizio era per vedere se era una spia o qualcosa del genere, conoscendola non sembrò tale, anzi era una ragazza con tanta battuta di spirito molto simpatica.
Scossi leggermente la testa, avevo giurato che non avrei tentato chissà quale pazzia o un altro approccio con lei, quindi chiusi lì l' argomento.
Arrivai al Covo trovando un Malik assai infuriato, come ogni volta che ci incontravamo.
-Salute e pace, Malik.-lo salutai come al mio solito.
-Novizio che diamine combini, hai idea di quanto tempo sia passato da quando hai compiuto la tua missione?-e come ogni volta mi sbraitò contro.
-Lo so, te ne do' atto.Ho avuto un contrattempo.-
-Oooh, il grande Altair ha avuto un contrattempo, che novità!-
Al sentire la sua voce che mi scherniva mi faceva ribollire il sangue, ancora non riusciva a dimenticare l' accaduto di tempo fa, ancora non riusciva a perdonarmi.
Non dissi nulla per non degenerare la situazione, in quel momento non ero in vena di ribattere quindi gli diedi la piuma tinta di sangue mettendogliela sul tavolo aspettando che dicesse le ultime informazioni per poi andarmene.
-C' è altro che devi dirmi che non siano insulti?-
-Mi è stato recato un messaggio da parte di Al Mualim, pare che ci sia un altra missione per te.Ti sta aspettando in questo momento a Masyaf.-
-Sai di che si tratta?-
-Non mi è stato detto tutto, non sono il tuo messaggero personale!-sbattè scocciato un libro sul legno del tavolo alzando un polverone.
Non dissi niente di nuovo ma insistetti un pò per fargli togliere di bocca quelle ultime informazioni che faceva apposta a nascondermi, quasi con gelosia.
-E va bene! Ma dopo questo voglio vedere la tua brutta faccia fuori da quella porta!-mi sbraitò indicando l' uscita.
Abbassai lo sguardo attendendo la risposta atono.
-So che porta il nome Corvina ed è uno studioso, cosa c' entri te lo deve spiegare al Mualim quando arrivi.-
Mi bloccai sentendo un piccolo brivido percorrermi la spina dorsale.
"Ma Corvina..non è il nome di Astrid?"
Il resto lo seppi in seguito quando arrivai a Masyaf.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Ed eccomi qua con la terza e ultima parte di questo capitolo, che ne pensate?

Ovviamente che è orribile ne sono altamente certa -_-' ....

Vorrei un vostro consiglio perfavore fate anche una piccola recensione di una sola parola (*occhi speranzosi*) anche una critica per me va bene anzi mi farebbe solo bene.

Ringrazio anche a chi ha avuto fegato di leggerla.

CIAO! ^^

 

 

 

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