Lost memories.

di Flarya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Everyday life ***
Capitolo 2: *** Something wrong ***
Capitolo 3: *** Tearing down walls ***
Capitolo 4: *** Our dream again ***
Capitolo 5: *** No other way ***
Capitolo 6: *** Hunting shadow ***
Capitolo 7: *** To ask for ***



Capitolo 1
*** Everyday life ***


 

Riuscirò a stare al passo
Di un mondo senza di te?
 

 
07:00  -Ichigo
Piove. Certamente non m’invoglia ad alzarmi dal letto. Potrei rimanere qui per tutto il resto del giorno.
«GOOD MOOOORNIG, ICHIGOOO!» Qualcuno non è d’accordo con i miei pensieri. Evito un calcio del vecchio, che sbatte contro la parete. Mi alzo mentre lui scivola sul mio letto, sanguinando dal naso e mugugnando qualcosa d’incomprensibile.
In cucina, Yuzu appoggia con violenza una ciotola al mio posto, guardandomi con l’aria stizzita che assume in questo periodo quando si rivolge a me.
Non me lo spiego in alcun modo. Non provo nemmeno a spiegarmelo.
Accetto che sia così, come ho accettato altre cose.
 
07:50
Mizuiro non c’è, fuori. Probabilmente la sua nuova ragazza lo ha accompagnato in macchina, per non farlo camminare sotto la pioggia. Il cielo è così scuro. Non sembra neanche che ci sia stata un’alba, oggi.
Non c’è quasi nessuno per le strade spazzate dall’acqua.
«Non c’è un’anima.» Ahahah, che battutaccia. Potevo evitarla.
 

Le mie giornate sono tutte uguali, grige,
come questo cielo denso di pioggia.

Rukia non è tornata a Karakura nemmeno una volta.

 
11:15
«Ohayou, Kurosaki-kun!» La voce di Inoue mi fa sobbalzare, mi sveglia da quell’ipnosi che mi ha avvolto nelle prime ore di lezione.
Lei è così allegra. La sua presenza è così brillante.
In qualche modo mi fa male.
«Yo, Inoue.» Spero che il mio sorriso non sembri troppo finto. Comincia a raccontarmi del programma televisivo che ha visto ieri. Li apprezzo, i suoi tentativi di scacciare le mie nuvole, le mie ombre. Ma lei è così accecante. Mi brucerò, se la guardo.
«…così mi chiedevo, vorresti venire anche tu, Kurosaki-kun?»
Non mi sono accorto quando ha cambiato argomento, non so che mi ha chiesto. Mi guarda così speranzosa, e i suoi occhi splendono. Mi sento così stupido.
«Ehm…scusa, dove?»
«Al nuovo centro commerciale! Andiamo quasi tutti, pensa che anche Ishida-kun ha detto di sì! Per questo, mi domandavo se non volessi venire anche tu, oggi…»
«Ichigo ci viene.» La interrompe Tatsuki, apparendo alle sue spalle. «Dobbiamo assolutamente vedere il negozio di sport e quello di videogiochi».
Mi piace lo spirito pratico di Tatsuki, e tutto sommato anche quel modo di punzecchiarmi che ha ogni tanto.
«Ci sto» Dico, e Tatsuki ghigna soddisfatta.
               In verità non è che mi interessi, ma penso sia una buona distrazione.
 
17:30
Forse non è stata una grande idea. Ha aperto da poco, per cui c’è molta gente. Troppa, per me.

Ho la speranza, a volte, di veder apparire la sua figura nella folla.
Ed in quei momenti mi capita di cercare con lo sguardo quello
Scricciolo dai capelli neri tra molte e molte persone.
Ho ancora la speranza, a volte,
che ricordandosi di me venga a salutarmi.
E la immagino, con quel suo sorriso luminoso
E gli occhioni blu, che mi viene incontro,
come se fosse passato un giorno, e non un anno.
 

 
17:35  -Orihime
Kurosaki-kun è venuto davvero al centro commerciale! Ha accettato il mio invito!
…Cioè, non è come se stesse uscendo con me, certo, però esce anche con me! No?
 
Ci sono così tante persone, oggi. Ed è tutto così pieno di luci, c’è un profumino che si diffonde dalla pasticceria, sembra così buono! Chissà se Kurosaki-kun accetterà di accompagnar mici, se glielo chiedo…
Io, lui, i dolci, mi comprerà un dolce, e lo mangeremo seduti a quei tavolini così carini…Ma! Colpo di scena! C’è una rapina e la gente urla, waaaah!
Ehm, no. Devo smetterla. Mi parte la testa ogni tanto.
 
Lui ha l’aria assente, è ancora perso nei suoi pensieri. Sta scrutando la folla, ma non credo la veda davvero. Sicuramente non vede lo spirito di una ragazza con la catena spezzata, che si guarda intorno con aria mesta.
«Ishida-kun» sussurro per avvisarlo, ma lui già mi ha lanciato uno sguardo, annuendo.
«Avviserò Urahara-san il prima possibile.» mi bisbiglia con il suo solito tono efficiente.
Kurosaki-kun ci ha guardati per un attimo, ed ha distolto lo sguardo.

Lui non può vedere i fantasmi,

non si interessa più di queste cose.

O così dice.

               Mi chiedo, cos’è stato per lui il giorno in cui ha perso i poteri? Cos’ha visto?
Come sono tristi i suoi occhi adesso. Gli mancano solo le lacrime disegnate sotto gli occhi. Bianche, per lui. Bianco è il colore del suo dolore.
               Era tanto tempo che non ci pensavo, ma forse ha visto sbiadire Kuchiki-chan, l’ha vista sparire davanti ai suoi occhi,
come Ulquiorra davanti ai miei?
               E mi chiedo, ha provato le stesse cose che ho provato io?
«Oh, oh, guardate quant’è grande il negozio di videogiochi!» la voce di Tatsuki ci richiama all’attenzione. Ci fermiamo lì, e penso che ci rimarremo per un bel po’. Sono tutti così allegri, sorrido, e Kurosaki-kun guardando verso di me si concede di rilassare per un attimo le sopracciglia e tentare un sorriso. È così buffo, quando si impegna a sorridere, per non farmi preoccupare.
Le poche volte che l’ho visto sorridere davvero, sorridere col cuore, parlava con Kuchiki-chan.
               Perché non è venuta a trovarlo con un corpo fittizio, qualche volta? È stata ingiusta.
«Ishida-kun, mi accompagneresti in pasticceria?» So che lui non è interessato ai videogiochi, per questo non ho paura di chiederglielo.
 
 
18:40  -Ichigo
«Neh, Ichigo, non sono fantastiche queste?» continua a tirarmi Tatsuki per il braccio, sbavando davanti alla vetrina del negozio di sport. Ammira un nuovo tipo di protezioni per le braccia.
«Ma non le hai già?» le chiedo, e lei mi guarda per un attimo sconvolta, prima di darmi un pugno sulla spalla. Che dolore.
«Non di questo tipo, non capisci niente!»
               Che dolore. Non so chi colpisca più forte, tra Tatsuki e Rukia.
Mi trascina dentro il negozio per ammirare più da vicino le “preziose opere d’arte” all’interno, ignorando il mio assoluto disinteresse. Osservo come i ciuffi ribelli le ricadono sulla fronte quando si gira verso di me tutta contenta.

Se io non avessi incontrato Rukia,
Tatsuki cosa sarebbe per me adesso?
Qualcosa di diverso?

Di ciò che è accaduto non mi ha chiesto nulla. Ha continuato a trattarmi come faceva sempre, da molto prima che gli shinigami sconvolgessero la mia esistenza.
 
20:30
Ho accompagnato a casa prima Inoue, poi Tatsuki.
Chissà se Chad sta ancora lavorando al cantiere.
               Apro la porta di casa aspettandomi quanto meno un calcio, o un pugno, o una testata, ma il vecchio non c’è.
«Yuzu, che fine ha fatto papà?» chiedo entrando in cucina.
«Ha detto che mangiava fuori, e di non aspettarlo.» Karin guardava fuori dalla finestra con l’aria imbronciata di sempre. So che la sua forza spirituale sta crescendo. Voglio sperare che la proteggano a dovere.
               Ceniamo in silenzio, con la TV accesa sul telegiornale. Non lo ascolto per niente.
 
 
 
 
 
01:45  -Orihime
Ero a Las Noches, con la luna splendente della sua notte eterna, ed il mio carceriere, l’unico che non ha mai cercato di farmi del male, lui era ancora lì.
 

«…è Ulquiorra. Non riferirti a me come faresti con un umano, ho detto.
 Quando mi chiami, chiamami “Ulquiorra”.
Chiamami solo così.»

Il colore dei suoi occhi è il più bello del mondo.
Non c’era nulla per me, eccetto i suoi occhi.
 

Era l’unica vittoria di Kurosaki-kun di cui non ero riuscita in alcun modo a rallegrarmi.

 
Mi sveglio confusa ed affannata, una brutta sensazione mi schiaccia.
Conosco questa reiatsu.
               Qualcosa non va.
 
 

 

 
≈ E questo è il primo capitolo. Non sono per nulla brava con le long-fic, tendo troppo a sintetizzare. Ma migliorerò, prometto! Sono aperta ad idee e suggerimenti! :D
Ancora, è ambientata tra i capitoli 423-424, perchè non mi piace per nulla sconvolgere la trama di un'opera già esistente. Questo salto temporale mi ha dato una buona idea per scrivere lo stesso <3


*La citazione iniziale è il poema d'apertura del volume 49.
*Le parole di Ulquiorra nel sogno/ricordo di Orihime le ho tradotte dal capitolo del passato di Ulquiorra, Unmasked.

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Capitolo 2
*** Something wrong ***


 

Noi temiamo ciò che non possiamo vedere.

 
 
 
10:30  -Ichigo
«Oi, Ichigo!» Tatsuki mi si avvicina con il suo passo di marcia. «Sai qualcosa di Orihime? Ti ha detto qualcosa?»
«…Inoue?» Lei mi guarda infastidita.
«Hai notato che Orihime e il quattrocchi sono assenti, vero?»
«Avevo cercato di non farci caso.»
Non sono preoccupato, davvero. Sanno difendersi da soli. Ed Ishida non permetterebbe mai che Inoue rimanga ferita. Va tutto bene.
«Magari ha la febbre, non so.» butto lì, e Tatsuki mi guarda in silenzio per qualche istante.
«Andrò a trovarla, oggi.» conclude, e se ne va.
               Non sono preoccupato.
 
13:05
«Fragolinooooo!» evito l’agguato di Keigo, e lui si spalma sul pavimento. «Pranziamo insieme oggi?» continua, come se nulla fosse.
«Scusa, Keigo. Vado a casa adesso.»
«Eh? Come a casa? E le lezioni?»
 Lo ignoro. Non si offenderà, comunque.
               Non sono preoccupato.

Vorrei poter percepire la reiatsu.
Vorrei non essere così debole.

 
 
 
Inoue non risponde al cellulare. Continua a squillare a vuoto, finché non si attiva la segreteria. Ishida…non mi risulta neanche che abbia un telefono, lui.
Riprovo a chiamare Inoue.
Risponde al terzo squillo.
«Kurosaki-kun…?»
«Inoue! Va tutto bene?» Magari non è successo nulla, e sto facendo solo la figura dell’idiota. «Non sei venuta a scuola, e neanche Ishida, per cui pensavo…»
«Oh, oh» mi interrompe, «non è nulla, non preoccuparti!» riesco ad immaginare la sua espressione impacciata. «Ishida-kun ed io…siamo andati a fare la spesa per il club di cucito! Ma non devi preoccuparti, non ci andremo più negli orari scolastici! Era davvero urgente…» Non so, mi piacerebbe davvero crederle.
«C’è…qualche problema? Siete da Urahara-san?» le chiedo. Lei rimane in silenzio un attimo ancora.
«Scusami. Scusami davvero, Kurosaki-kun. Devo andare adesso, ti richiamo più tardi. Non preoccuparti per noi.»
Come no.
 
…Dovrei…Devo fare finta di niente?
Sono solo un peso, adesso.
Devo…lasciare che se la sbrighino loro?

Vorrei non essere così debole.

Cosa posso fare?
 
 
 
13:15  -Orihime
«Beh, era Kurosaki, no? Che voleva?» chiede Ishida-kun non appena chiudo la telefonata.
«Si è preoccupato per noi, e ha capito che siamo qui…»
«Cielo, cielo, che ragazzo problematico» mi fa eco Urahara-san, con il suo solito tono cantilenante. Poi alza lo sguardo verso l’orologio appeso al muro, con aria enigmatica. Non lo capisco, Urahara-san. «Speriamo che Sado-kun ci raggiunga presto senza incidenti di percorso.» Poi sposta lo sguardo su di me. «Beh, Inoue-san, vogliamo riprendere con le cure?»
«Oh, certo! Mi ero distratta, scusami, Ishida-kun!»
«Non importa.» mormora sistemandosi gli occhiali con un gesto tranquillo. «Non credo che arrivino altri Arrancar prima di stasera».
 
               Non sono sicura. A parte gli Arrancar con cui si è scontrato Ishida-kun stanotte, sono sicura di aver percepito un’altra reiatsu.
Ed era la sua, senza alcun dubbio, perché mi fa tremare ancora.
               Grimmjow Jaegerjaques.
 
 
14:00  -Ichigo
Ho capito che c’è qualcosa di grosso in moto quando ho incontrato Karin per strada, verso casa.
Non sembra sia ferita.
«Ichi-nii» mi saluta.
«Che c’è, Karin? Tutto a posto?»
«Nessun problema. Sto tornando a casa perché sono stanca.» Distoglie lo sguardo e ci rincamminiamo verso casa in silenzio. Mi sembra davvero stanca, provata. Schiacciata, quasi. Dev’essere una reiatsu simile a quella di un capitano.
               Interverrà la Soul Society, sicuramente.

Non hanno bisogno di me.

 
 
Appena entrati a casa, Karin prende qualcosa da mangiare nel frigo, e se ne sale in camera sua. Immagino Yuzu quanto sarà preoccupata.
Accendo la Tv per tenermi compagnia, e mi siedo sul divano.
Me ne sono andato da scuola d’impulso, come se potessi fare qualcosa. Per abitudine, insomma.
               Ma non posso fare nulla.
«…delle esplosioni nel centro abitato, questa notte…» Il telegiornale. «Nessun ferito, ma diversi danni alle abitazione e alle strutture…» Hanno combattuto stanotte.
Ishida? Inoue e Chad? O qualche shinigami?
               Non riesco a stare seduto.
               Devo muovermi.
               Devo fare qualcosa.
 
Mi trovo a correre verso il negozio di Urahara quasi senza accorgermene.
 
 
14:50
Quel moccioso di Jinta è appoggiato affianco alla porta, in stile teppistello da strada quale è. Mi guarda storto con i suoi occhi chiarissimi e l’aria imbronciata. È così cresciuto.
«Urahara-san è dentro?»
«Mh.» apre la porta e mi precede. Aspettava me?
«Tessai! Pel-di-carota è arrivato!» urla questo ragazzino. Tessai-san è sempre più enorme, o è una mia impressione?
 È tanto tempo che non venivo qui.
Le voci che provenivano dalla stanza accanto si sono spente.
Sento una forte ansia.
Potrebbero esserci anche degli shinigami, lì dentro.
               Ma non li vedrei, comunque.

Potrebbe esserci anche lei?

 
Tessai-san non mi guida verso quella stanza. Andiamo più avanti lungo il corridoio, e mi apre la porta di una stanza vuota.
«Voglio parlare con Urahara-san.»
«Aspetta qui.»
Entro, e mi siedo al centro della stanza.
Dopo un po’ mi accorgo di star trattenendo il respiro.
               Maledizione, lasciarmi ad aspettare qui…
Poi entra un gatto nero, infilandosi in una fessura lasciata aperta. Si siede di fronte a me, e mi guarda con i suoi occhi gialli.
«Yoruichi-san»
«Rilassa quelle sopracciglia, Ichigo, ti verranno le rughe prima del tempo.»
«…ma chi se ne frega! Ishida ed Inoue non sono feriti, vero? E la Soul Society è intervenuta, no? So che è qualcosa di grosso, ho visto la pressione del reiatsu su Karin!»
Yoruichi-san mi guarda ancora intensamente e con aria severa. Si lecca le labbra prima di rispondermi. «Stanotte il Quincy ha subito alcuni danni. Inoue Orihime ha provveduto a risistemarlo, oggi.»
Immaginavo qualcosa di simile.
«La Soul Society» continua il gatto «sta scegliendo in questo momento quali membri devono far parte della squadra di supporto.»
Mi sforzo di respirare.
«Il nemico…chi è?» chiedo in un soffio.
Lei inclina un po’ la testa, muovendo nervosamente la coda. «Sai, Kisuke non voleva dirtelo, in verità. O comunque aveva altri piani. Io credo sia meglio che tu sia consapevole.» Fa una breve pausa, gli occhi fissi nei miei. «Quello che era l’Espada numero sei ti sta cercando.»
               Silenzio. Non riesco a collegare subito, avevo relegato i miei ricordi di shinigami in un angolo della mente.
 

Grimmjow.
Grimmjow che feriva Rukia, al nostro primo incontro.
Grimmjow che strafottente mi attaccava senza un braccio.
Grimmjow che rilasciava Pantera e cambiava forma.
«Mi dispiace, Grimmjow. Non posso più permettermi di venire colpito!»
Grimmjow che cadeva colpito dall’Espada Cinque.

«C-che…cosa?» Non…me lo aspettavo.

È un sasso che cade
Nell’acqua, e scuote la quiete
Con le sue onde concentriche.


 

Yoruichi-san mi osserva con calma, studiando la mia espressione –e non so che espressione io possa avere adesso- e probabilmente valutando quanto dirmi a riguardo.
«Stanotte l’ho osservato, non ha preso parte ai combattimenti, credo che quegli altri due non se ne siano neanche accorti. Probabilmente aspettava il tuo arrivo. Presto comincerà a darti la caccia, per quanto possa essergli difficile, dato che evidentemente non sa che hai perso i poteri, e credo si avvicinerà alla persona con una reiatsu più simile alla tua.»


               Più simile alla mia.
               Rukia. I miei poteri hanno avuto origine dai suoi.
               Oppure…

Karin.

Karin, devo tornare da Karin. Mi sono alzato di scatto, senza pensare.
«Ichigo.» Non mi interessa. Karin è in pericolo.
«Ichigo, aspetta!» Apro la porta di slancio.
               Sento il suono particolare di quando quella donna maledetta cambia forma.
Mi prende alle spalle, circondandomi con le braccia nude e stringendomi. È forte.
Mi immobilizzo, e sento il sangue affluire al viso.
«Ichigo, ti ho detto di aspettare, cavolo!» La sua voce è diversa, femminile, anche se non delicata. E lei è nuda, come ogni volta quando cambia forma.
«Ma sei senza pudore! Sei una donna terribile!» mi viene da urlare mentre mi divincolo, attento comunque a non farle male. E senza girarmi mi tolgo la felpa, tendendola alle mie spalle.
La risata di Yoruichi-san riempie la stanza.
«Non cresci mai, sei sempre un ragazzino!»
«TU VESTITI!»
Mentre richiudo la porta di fronte a me sento il rumore della cerniera che si chiude.
Solo allora riesco a girarmi.
La mia felpa la copre appena per non essere indecente.
Il sorriso furbo sul suo viso è tutto felino.
«Beh, Ichigo, ti sei calmato adesso?»
«…Sì» mi siedo di nuovo di fronte a lei.
«Non preoccuparti per le tue sorelline.» Lo so, le proteggeranno loro.
Respiro profondamente. Devo fidarmi di loro.
«Cosa posso fare, Yoruichi-san?» Che non sia aspettare che tutto finisca, magari.
Lei sorride di nuovo. Lei è forte. Posso fidarmi di lei.
 
 
15:30  -Orihime
                              Sono un po’ stanca.
Ururu-chan ci ha portato il the. Da quando abbiamo sentito Kurosaki-kun entrare, è sceso il silenzio. Urahara quindi ci ha spiegato quello che sa, assumendo un tono pressoché serio.
 Probabilmente nella squadra di supporto ci sarà anche Kuchiki-chan.
Kurosaki-kun sarà così contento.

 Magari, nonostante le circostanze, riuscirà a sorridere.

 


 

 

≈ Le recensioni mi fanno così felice *////* Prima o poi risponderò, davvero!

*Citazione poema d'apertura  volume 1. 

 

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Capitolo 3
*** Tearing down walls ***


 
 

 È ancora presto
per credere.


16:00  -Rukia
Seguo Ukitake-taichou, appena uscito dalla riunione dei capitani. Sentaro e Kiyone mi si affiancano subito, predicando e litigando per il capitano. Lui mi sembra particolarmente serio.
 C’entra Ichigo, sicuramente. Che diavolo sta combinando, quell’idiota?
Arrivati alla nostra brigata, Ukitake-taichou congeda i due terzi seggi, e m’invita ad entrare nell’ufficio. Si siede lentamente, e mi guarda con serietà.
«Kuchiki, riassumerò brevemente.» S’interrompe soffocando un colpo di tosse. «Il nostro Kurosaki è nel mirino di uno dei vecchi Espada di Aizen. Vendetta, probabilmente.»
«Ma…ma Ichigo non ha i poteri!»
«Già.»
«Non può combattere!» Vendetta, non vendetta, duello, non duello, non importa perché Ichigo non ha proprio la possibilità di combattere, né di scegliere.

Che sia per l’onore,
sia per la vita,
non può affrontare alcuna battaglia.

«È stata formata una squadra di supporto per la difesa di Kurosaki e l’eliminazione del soggetto.»

Voglio combattere io. Voglio combattere io al suo posto.

«Permettetemi di prendere parte alla missione, capitano.»
Ukitake-taichou mi fa un sorriso rassicurante.
«Ho già dato il tuo nome».
 
 
22:15
Karakura di notte. Che nostalgia.
Hitsugaya-taichou, Matsumoto, Madarame, Ayasegawa, poi Renji. Ed io.
È proprio un ritorno al passato.
«Speriamo di concludere tutto in fretta» mormora Hitsugaya-taichou, mettendo piede nel negozio di Urahara. «Kuchiki, Abarai, voi andate a sorvegliare casa di Kurosaki».
 

Sembra tutto tranquillo. La luce in camera di Ichigo è accesa. Guardo un attimo Renji, che a sua volta osserva la casa corrucciato. L’energia spirituale della sorellina di Ichigo, Karin, è aumentata tantissimo. Renji probabilmente ha pensato lo stesso.
«Questo potrebbe procurarci qualche problema in più» gli dico, e mi abbasso alla finestra delle sorelline. È buia, le tende sono tirate.
«Non ti affacci nella stanza di Ichigo?» mi chiede Renji a bassa voce. Come se non volesse disturbare.
«No.» Non posso, non me la sento. Non ancora.

 Voglio ancora credere che Ichigo sia identico a come l’ho lasciato.

Vado ad appollaiarmi sul tetto, e Renji mi si siede accanto.
La luna è quasi piena.
Si vedono così poche stelle, rispetto alla Soul Society. Nelle città c’è troppa luce, per guardare il cielo.
               Non so definire questa sensazione. Quello che provo adesso, non so definrlo.
Ero impaziente di rivedere Ichigo, vedere come stava, fare due chiacchiere, raccontargli quello che si è perso. Ma non…non voglio affrontare tutto questo, adesso. Quanto tempo è passato? Posso andare così e far finta di niente? Andare così, e scontrarmi con le mura che ha costruito?
Stringo le ginocchia al petto, guardando le luci fuggevoli delle automobili, i colori dei lampioni e delle insegne dei negozi.
«Oi Rukia, che c’è?» Non riesco a guardarlo in faccia mentre gli rispondo. Renji in alcuni suoi modi di fare mi ricorda Ichigo.
«Ho…paura.» Mi sento come se stessi confessando un crimine. «Ho paura di essere di troppo.»

Detto. L’ho detto.

È come se tutta l’aria che avevo dentro fosse stata tirata fuori da quelle parole, e ora non ho più abbastanza ossigeno.
«Rukia, ma non-» Lo zittisco con un gesto, non voglio che mi rassicuri, o roba simile. Non ne ho bisogno.
«Pensaci, Renji. Ichigo ha tutto il diritto di vivere la sua vita di normale studente delle superiori, chi siamo noi per decidere altrimenti?» Fa caldo, per questo periodo. O forse ho caldo io. «Non è giusto. Non ci riguarda. Siamo Shinigami, dèi della morte, e di quella dobbiamo occuparci».

Non ho il diritto di intromettermi.

 
 
07:00 –Orihime
Per qualche motivo, la notte è stata tranquilla.

La calma prima della tempesta?

Non ho percepito nemmeno l’ombra di un Hollow.
Che strano.
E poi chissà se Kurosaki-kun ha già incontrato Kuchiki-chan.
Chissà se dovremo combattere oggi.
Che angoscia.
 
08:10
Non l’ha incontrata. Non l’ha incontrata perché il suo viso è ancora scuro, perché i suoi occhi sono ancora persi.
Non importa quanto tempo passi, non è cambiato nulla.
«Ohayou, Kurosaki-kun!» Non finge di sorridere, oggi. Non so quante cose gli abbia spiegato Yoruichi-san, ma sicuramente abbastanza per incrinare il muro che si era costruito attorno.
Riesco a percepire gli shinigami di guardia sul tetto, Madarame-san e Ayasegawa-san.
Credo che Rangiku-san sia andata a fare shopping. Magari comprerà qualcosa di buono per preparare la cena.
 
«Tu sai che ha Ichigo, non è vero? Sai quello che sta succedendo» mi sussurra Tatsuki-chan al cambio d’ora. Ichigo era seduto e guardava imbronciato fuori dalla finestra. Nulla di troppo diverso dal solito. Tatsuki-chan lo conosce bene.
«Sì, lo so.»
 «Dimmelo.» I suoi occhi sono decisi, sono gli occhi della persona che mi ha sempre difesa. «Non importa se non potrò essere d’aiuto, Orihime, almeno non sarò un peso».
Ha ragione. Ha ragione, non è giusto lasciarla indietro.
 
12:50
«Himeeee!» è il tono zuccheroso di Chizuru-chan, seguito dal tentativo di molestia, e dal pugno di Tatsuki-chan. «Hime, cara, pranziamo insieme?» chiede imperterrita, con l’aria provocante. Prima di risponderle guardo Kurosaki-kun. Asano-kun se lo trascina via per il pranzo, ed Ishida-kun li segue composto come sempre.
«Okay!» Mi giro con un sorriso, e Tatsuki-chan mi difende ancora dalla reazione da maniaca di Chizuru.
 
15:00
Un aumento di reiatsu, qui vicino.
«Sto male!» esclamo, e fuggo fuori dall’aula.
Poco dopo, anche Ishida-kun corre al mio fianco, e sento i passi pesanti di Sado-kun alle nostre spalle.
 
 
15:01 –Ichigo

 crack~

Si è spezzata la matita. Nella mia mano.
Ho stretto troppo. Per sbaglio.
 
Tatsuki mi lancia un’occhiata che non so interpretare. La professoressa continua a parlare tranquilla.
Alcune piccole schegge di legno si sono distribuite sul banco. Le spazzo via con un gesto, ed infilo i resti della matita in borsa.

Se incontrano Grimmjow, si faranno male.
Loro non sono forti abbastanza.

Devo stare calmo. Ci penseranno gli shinigami.
 

 
15:05 –Tatsuki
Mi chiedo quanto potrà resistere. Lui non è tipo da aspettare che qualcun altro combatta al suo posto.
Ma che può fare, stavolta?
Quello che ho capito, è che per lui è finito tutto. Non vede più i fantasmi, adesso che noi li vediamo. L’ironia perversa del destino.
               Poi ho capito quanto Kuchiki fosse importante per lui. Non avevo la possibilità di capire, prima che mi raccontassero degli déi della morte. Così poi ho capito anche Orihime.
 
16:30
Ichigo è troppo riconoscibile. Con quei suoi capelli arancioni, tutti lo ricordano dopo averlo visto una sola volta. Non passa inosservato. Per cui non ci vorrà molto prima che quelli che lo cercano lo trovino.
«Kojima, prendo il tuo cappello» dico mentre glielo sfilo da testa. Non osa ribellarsi, essere cintura nera con un’ottima fama -o pessima reputazione, come dir si voglia- dà i suoi frutti.
«Ichigo!» lo chiamo, e non appena si gira verso di me gli infilo il cappello.
«Tatsuki, che stai-» mi fa, sorpreso, ma lo interrompo subito.
«Fa freddo, si potrebbe congelare quello che rimane del tuo cervello.» Sì, come scusa è perfettamente plausibile. Stupido Ichigo. «Andiamo alla sala giochi?»
«Scusa, vado a casa.» Ancora si sente in imbarazzo quando rifiuta un mio invito.
«Oh. Vabbè, ti accompagno.»
«La cavalleria vuole che sia io ad accompagnare te, comunque.»
«Perché?»
«Perché sei una ragazza.»
«Ma io sono forte, non mi riguarda».
 
Alla fine l’ho accompagnato a casa, raccomandandogli di riportare il cappello a Kojima, domani. Mi sono accorta che Karin non era in casa dall’assenza della sua energia spirituale.
               Non mi sento di tornare subito a casa. Magari Orihime adesso sta rischiando la vita. Non sono più forte abbastanza per proteggerla.
 
C’è una persona che cammina in equilibrio sul muretto che cinge il giardino di una casa, e ha i capelli azzurri. I capelli azzurri, e una buffa sorta di maschera da un lato della faccia.
Ed è uno spirito, perché nessuno gli dice niente.

Devo ignorarlo, mi prenderanno per pazza, altrimenti.

È vestito troppo strano, non avrà freddo? Ma ha un buco nel ventre?

Maledizione, come è riuscito Ichigo a conviverci per tutto questo tempo?
Non riesco ad abituar mici. Per forza lui è un tipo strano.

Lo spirito mi rivolge improvvisamente un’occhiata.
Mi sento gelare.
Ha un’energia spirituale altissima, tra le più alte che ho percepito finora, ed i suoi occhi sono di ghiaccio.
Di ghiaccio, taglienti, superiori.

Maledizione.

Si è accorto che posso vederlo, adesso. E si apre in un sorriso folle, raggelante, che mi inchioda sul posto.

Non devo fermarmi.

Va’ avanti, cazzo, Tatsuki, va’ avanti.
Cammina, continua a camminare!

 
Distolgo lo sguardo. Distolgo lo sguardo, riprendo a camminare con il passo affrettato di una persona impegnata nei suoi affari. Non sto scappando.
Non è un dio della morte, e non è una normale anima.
È per forza uno di quei mostri. È pericoloso.
Però non mi segue.
Mi sono allontanata abbastanza, e non mi ha seguita. Rallento un po’ il passo.

Voglio parlare con Orihime.

 
17:00 –Ichigo
Karin non c’è.
Yuzu sta sfornando dei biscotti, è così dolce.
               Ho gettato il cappello di Mizuiro sulla scrivania. Perché anche Tatsuki fa parte del mio “programma di protezione”? Lei non ha mica poteri di alcun genere. Che cosa stupida.
…Sono preoccupato per Karin.
E per gli altri che ora combattono senza di me.

Vorrei proteggerli.

 
 
So che non dovrei andarmene in giro, ma non posso farci nulla. Ho preso di nuovo il cappello di Mizuiro e sono uscito. Voglio controllare se Karin è al campetto sportivo.
               Mi sento oppresso, camminando a testa bassa, guardandomi i piedi.
Un tuono. Pochi secondi e cominciano a cadere le prime gocce.
Alzo la testa al cielo.
               Le nuvole grigie hanno fascino.
Piove più forte, comincio a correre. Travolgo per sbaglio un cestino di fiori al bordo della strada, e mi fermo immediatamente.
«Scusa». Se sono per qualcuno, questi fiori, spero che questo qualcuno mi ascolti. «Scusa, te ne porterò altri.»
Li raccolgo come meglio mi riesce.
               Ormai sono zuppo d’acqua.
Rimango immobile ancora qualche attimo, a guardare come le gocce d’acqua martellano i petali colorati.
Le gocce d’acqua che incrinano le pozzanghere con il loro continuo cadere e infrangersi.
 
 
17:45 –Rukia
Quanto è cresciuto.
Quanto è cresciuto, in così poco tempo.
È diventato più alto. Il tempo per gli uomini è così diverso.
 
È ancora stupido come prima, però. Sta dritto in piedi sotto la pioggia, da solo.
Fa freddo anche per me nel gigai, vestita pesante e all’asciutto sotto l’ombrello, è stupido a stare così?
Ha un cappello di lana, e i ciuffi arancioni che spuntano al di sotto sono zuppi d’acqua. Come tutti i suoi vestiti, del resto.

…non si è ancora accorto di me?

Un respiro.
«Ichigo.»
 
17:48 –Ichigo
 

E poi, ho sentito
La tua voce.

Ha alzato l’ombrello anche su di me, e per me ha smesso di piovere.

Rukia.

Ho sentito la tua voce,
e tutte le mura sono crollate.

Rukia.

Ho sentito la tua voce chiamare
Il mio nome, è come rinascere.

Rukia.
 
Lei, avvolta nella sciarpa, mi guarda, le guance arrossate dal freddo. Ed io la vedo.
 
«Ti vedo.»
«Si chiama gigai, Ichigo, è un corpo fittizio che gli shinigami-»
«Sì» Rukia è qui. «Sì, lo so».
 
 







 

 
 
 

 Ci ho messo moltissimo tempo, e non sono proprio soddisfatta di questo capitolo. E mi sono accorta ancora che scrivo pochissimo, vabbè.
 Vi ringrazio moltissimo per le recensioni, mi gasano da morire! xD

Edit: Devo assolutamente riportarvi la conversazione tra me e mia sorella quando ha letto il capitolo.
  -Non male, ma si capisce già come finirà la storia.
 -...cioè?!
 -Che Ichigo muore di bronchite.

Vaaa bene, lasciamo perdere.

*
Citazione poema d'apertura  volume 36.


 

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Capitolo 4
*** Our dream again ***


 

Già, noi tutti          
Sogniamo ad occhi aperti
Di volare in cielo.     
 


18:00 –Orihime
Non c’erano Arrancar del livello di Espada. Saremmo bastati anche noi tre soli, senza l’aiuto di shinigami. È comunque fantastico avere il loro supporto, siamo sicuri di non avere difficoltà –perché gli Arrancar non sono da sottovalutare–, siamo sicuri di poter proteggere tutti.
               E poi, dal punto di vista più egoistico, sono così contenta che Rangiku-san sia tornata a trovarmi. Sento di poterle parlare di tutto, ed averla a casa è così divertente!
«Inoue-san, se vuoi puoi tornare a casa adesso, andiamo io e Sado da Urahara.»  mi dice Ishida-kun, aggiustandosi gli occhiali.
«Oh, va bene! Allora vado a fare la spesa, se poi volete fermarvi da me a cenare…Anche tu, Abarai-kun!»
«…Ti ringrazio, ma credo farò altrimenti.» Abarai-kun mi sembra un po’ imbarazzato, forse ha già da fare.
               Magari con Kuchiki-chan. Magari.

Sono una povera illusa.

 
18:00 –Karin
Lo conosco, quello shinigami dai capelli chiari. L’ho già visto. Qual era il suo nome?
«Ragazzino, che ci fai qui?» gli chiedo avvicinandomi tranquillamente al guard-rail su cui è appoggiato. «È per quegli hollow fortissimi?»
Mi guarda palesemente infastidito, forse non avrei dovuto parlargli.
«…Qualcosa di simile.»
Mi appoggio al suo fianco in silenzio.
«Kurosaki, per alcuni giorni assicurati di rimanere in zone sorvegliate da shinigami.»
Ricorda il mio cognome per mio fratello.
«Karin.» Si gira verso di me inespressivo, e mi guarda negli occhi. «È il mio nome» spiego.
«Capitano della decima brigata, Hitsugaya Toshiro.» Ah già, quello era il suo nome. Me lo ricordo, adesso.
«Toshiro, Ichi-nii non si è cacciato in qualche guaio, vero? Voglio dire, adesso è indifeso…»
Toshiro guarda altrove. Porta i capelli leggermente diversi rispetto all’ultima volta che l’ho visto, non saprei dire se sono più lunghi o meno.
«Purtroppo sembra che siano i guai a caccia di Kurosaki. Dunque sta’ attenta.» Il tono con cui ha risposto sottointende la fine della conversazione. Quindi resto ancora un po’ in silenzio appoggiata al guard-rail, a guardare il cielo che cambia leggermente colore. È già così tardi.
«Vado a casa» dico, e mi avvio. «Ci vediamo, Toshiro!»
 
18:20 –Ichigo

Non desidero
Null’altro.

Sento la sua forza fluire in me attraverso i suoi occhi.

Non m’importa
Null’altro.

Posso affrontare tutto, finché è con me.

Stiamo tornando a casa, porto io l’ombrello. Perché sono più alto, dice lei. Io credo che voglia solo farsi servire.
Non ha detto più niente. Cammina al mio fianco, silenziosa, e mi trovo a guardarla di sottecchi, senza trovare alcuna parola degna d’essere pronunciata. Mi sa di già vista, questa situazione.
Vorrei chiederle molte cose, ma le parole non sono abbastanza.
«Rukia…» il solo suono del suo nome rischiara l’aria.
Lei si gira verso di me, certamente devo dire qualcos’altro. «…ecco, non sei qui da sola, vero?»
Sorride appena, guardando di nuovo avanti. Ha passato troppo tempo con Byakuya, secondo me.
«Ovviamente no.» Segue un breve elenco degli shinigami scelti, e mi si stringe il cuore.
Mi guarda ancora, e mi vedo riflesso nei suoi occhi indefinibili.
Devo distogliere lo sguardo per ricominciare a respirare.
 
18:25 –Rukia
Non è che io abbia improvvisamente cambiato idea. Penso davvero che non dovrei intromettermi. Che dovrei limitarmi ai miei compiti senza che lui necessariamente lo sappia, da ombra quale sono.
Ma non posso.

Non posso evitare di correre al suo fianco.

 
19:00 –Karin
…Dovrei aprire la porta di casa, ma le grida e i suoni che provengono dall’interno mi fanno esitare.
Può mai essere che il Vecchio Barbetta faccia tutto questo rumore da solo, visto che ultimamente Ichi-nii non gli dà corda?
Entro richiudendo la porta alle mie spalle.
«MASAKIIII, la nostra terza figlia è tornata a trovarci!» Ah, ecco, questo spiega tutto.
Mi affaccio in cucina, studiando la situazione. Barbetta è in adorazione, ondeggiando ai piedi del poster che ancora non si decide a togliere, ed emette strani versi. Yuzu è aggrappata a Rukia, che a sua volta la abbraccia e le carezza i capelli. Non posso vederla in viso, ma giurerei che sta ridendo. Ed Ichi-nii sta in piedi al suo fianco, sentendo la porta chiudersi si è girato verso l’ingresso, e mi sorride.
Oh, credo sia il suo primo sorriso da tanto, troppo tempo.
«Karin-chan, guarda!» strilla Yuzu. «Guarda chi c’è!» E anche Rukia si gira verso di me, e sorride serena. Non posso che ricambiare, è così naturale farlo.
«Onii-chan!» il tono di Yuzu è di rimprovero, adesso. «Se tu me l’avessi detto prima, avrei preparato i suoi piatti preferiti!»
«Non lo sapevo.» Mentre risponde mi poggia una mano sulla testa. Mi sembra quasi di sentire la sua felicità.
 
19:20 –Rukia
               Calore.
È una sensazione…davvero strana. Non la ricordavo più.
La risata di Yuzu, le grida di Isshin. Sono così contenta.
 
Dopo cena saliamo in camera di Ichigo. Lui è silenzioso. Mi siedo sul bordo del letto.
Bisogna affrontare argomenti seri adesso. Ichigo rivolge la sedia della scrivania verso di me e si siede.
«Ichigo, sai già di essere l’obiettivo degli Arrancar, giusto?» lui annuisce. «Allora vedi di comportarti come si conviene, razza di idiota!»
«Ci proverò.» In quest’attimo di silenzio guarda fuori dalla finestra. È davvero cresciuto. «Rukia, per favore, non nascondetemi nulla.»
«Se non fai stupidaggini ti racconto cosa succede.»
«È un ricatto?»
«Un compromesso!»
«Cosa intendi per stupidaggini?»
Lo guardo di traverso, pensando a cosa potrebbe fare. «Tipo fare da esca in luoghi deserti, o allontanarti dalle zone che sorvegliamo senza dire niente, o qualsiasi altra idea folle ti venga in mente.»
Mi guarda accigliato, poi si rilassa contro lo schienale con un sospiro. «…tanto non posso vederli».
 
21:45 –Rangiku

 Il capitano mi ha sequestrato la carta di credito.
Uffa.

Sto di guardia ad un isolato di distanza da casa Kurosaki, non è neanche troppo distante dall’appartamento di Orihime.
Se non accade nulla, si prospetta una serata noiosa.
Almeno mi sarebbe piaciuto andare a fare shopping.
«Taichoooo-» Non può sentirmi, se n’è andato a sorvegliare un’altra zona proprio per non sentire i miei lamenti, ma non vuol dire che non mi lamenterò! «Taicho, mi restituisca la carta di credito!»
Se non mi risponde però è noioso.
Chissà se Ikkaku ha del sakè.
 
Questa reiatsu. Hyourinmaru.
Il capitano è in pericolo.

Mi perdonerà se abbandono la mia posizione per raggiungerlo.

«Capitano!»
Draghi di ghiaccio danzano nel cielo senza stelle, scuri come questa notte di nubi. E il mio capitano è lì al centro, padrone dei cieli.
Il nemico è un Espada dai capelli azzurri, veloce, velocissimo, che ancora regge il confronto con Hitsugaya-taicho senza sfoderare la spada. Spaventoso.
Poi improvvisamente mette mano alla katana, e si lancia in un attacco frontale. «Taicho!» Mi slancio in avanti a mia volta, ma sono troppo lontana.
Hitsugaya-taicho para il colpo, e dissipa l’energia dello scontro scivolando nell’aria. «Matsumoto, sta’ indietro.»
L’Espada fa uno scatto, ed affonda la mano nel ventre dell’avversario.
Sangue.
«Farò a brandelli chiunque si metta in mezzo!» la sua voce è un ringhio terribile, è rabbia, violenza, odio.

Capitano!

Hitsugaya-taicho sorride. «Di’ pure addio al tuo braccio.»
Sembra calmissimo, completamente padrone della situazione. C’è un picco di reiatsu, ed il braccio dell’Espada si ghiaccia. Tenta di distanziarsi, ma la catena di Hyourinmaru avvolta attorno all’avambraccio glie lo impedisce.

Capitano!

Se non fosse per il colore vermiglio che sta lentamente assumendo l’Haori, magari potrei tranquillizzarmi.
Se non fosse per le gocce di sangue che piovono al suolo.
L’Espada ringhia, sembra una fiera in trappola.
Cerca ancora di allontanarsi, tirando il più possibile, poi carica un Cero e si lancia contro il capitano. C’è un’esplosione tremenda, il fumo non permette di vedere nulla.
«Bankai.» Le nuvole si addensano sopra di noi, lontano si intravedono squarci di cielo trapuntato di stelle. «Daiguren, Hyourinmaru!»
Le possenti ali di ghiaccio lo avvolgono. Il suo Bankai non ha più imperfezioni. È davvero più forte di prima.
Sento un brivido lungo la schiena.
Alzo lo sguardo e vedo diversi Garganta aprirsi, e dei Gillian uscire.
«Unare, Haineko!»
 
23:00
Improvvisamente, così come sono venuti, gli hollow se ne sono andati. Espada compreso. Un secondo, ed erano tutti scomparsi.
Hitsugaya-taicho mi lancia uno sguardo, poi in silenzio atterra sul tetto più vicino.
Lo seguo immediatamente.
Rimane in piedi per non più di qualche secondo, poi crolla in ginocchio.
«Taicho, va tutto bene?» Ovviamente no, vedo il sangue rappreso sull’Haori, e le piccole gocce che continuano a cadere sul pavimento. Si sposta con lentezza e si appoggia al cornicione. Mi guarda respirando profondamente, e mi inginocchio al suo fianco.
«Va…tutto bene. Dammi solo qualche minuto.» Si pulisce il sangue sul viso con la manica.
Io…vorrei davvero aiutarlo, lo porterei in braccio fin da Urahara, o nel Seireitei stesso, ma una persona come lui non lo accetterebbe mai.
«Matsumoto, secondo le nostre informazioni questo doveva essere l’Espada numero sei. Però…senza dubbio è molto, molto più forte di quanto stimato. » Sento gli occhi inumidirsi, guardando la smorfia di sofferenza che per un secondo gli ha tolto le parole. «Per la prossima volta, richiedi il rilascio del limite.»
«Sì.»
Lo sostengo mentre si rialza. Sento sangue e acqua scivolarmi tra le dita.

«Ho deciso.
Io…

…diventerò shinigami.
 
Diventerò shinigami e cambierò le cose.
In modo che…
…tu non debba più piangere, Rangiku.»

Non devo piangere.
 
23:00 –Ichigo
               Mi sono svegliato all’improvviso, senza alcun motivo apparente. Non ricordo neanche cosa sognavo.
Mi giro strofinandomi gli occhi.
Rukia è in piedi al centro della stanza, con addosso il pigiama a quadri di Yuzu, tesa quasi fosse in ascolto. Ha l’espressione corrucciata, e al buio i suoi occhi sembrano di un viola denso e scuro come la notte. Ed il riflesso delle luci fuori li fa sembrare stellati.

È un sogno?

«Rukia…cosa…?» che schifo, ho la voce impastata dal sonno.
Voltandosi verso di me la sua espressione si distende, e sorride.
«Non preoccuparti.» Si siede sul bordo del letto, mi accarezza i capelli. «Va tutto bene, dormi.»
«Ma…»
«Zitto e dormi!» e mi colpisce in fronte. Non è un sogno.
Prendo la sua mano e la stringo.

 Vorrei proteggerli.

Almeno finché lei è con me, non andrà a farsi ferire da qualche altra parte.

Vorrei essere là fuori a combattere.

«Va tutto bene.» ripete, e guarda fuori dalla finestra.
 












 

 
 
 
 
 

≈ Già, dopo una lunga attesa ecco il nuovo capitolo. Spero che almeno sia al livello dei precedenti.

* Citazione poema d'apertura volume 9.

 

  

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Capitolo 5
*** No other way ***



Tutto a questo mondo esiste per metterti con le spalle al muro.
 
07:45 –Ichigo
            “Mizuiro, scusa, non vengo a scuola oggi.” Invio.
Fa freddo, ma non piove.
Finirà tutto in pochi giorni.
Quando Rukia viveva in segreto nel mio armadio, più o meno a quest’ora scappava dalla finestra per incontrarci poi a scuola.
Era tanto tempo fa.
 
08:00 –Rukia
Yuzu ci ha lasciato la colazione sul tavolo. Quella ragazzina è adorabile.
Prima di sedersi Ichigo accende la Tv a basso volume, e cerca un telegiornale –credo sia ossessionato, dai telegiornali. Mi sembra tranquillo. Non ha percepito nulla di tutto quello che è successo. Magari non ricorda neanche di essersi svegliato. Sarebbe meglio, se non lo ricordasse. Si risparmierebbe molte preoccupazioni per le quali non può fare nulla.
 
10:25
            Beep~!
È un messaggio.
Guardo per un secondo Ichigo, che guarda intensamente il mio cellulare prima di girarsi dall’altra parte.
“ore 10:30 circa
Karakura, Minamikawase”
È qui vicino. Praticamente adesso.
Sarà Grimmjow?
Alzo lo sguardo probabilmente sconvolta, perché Ichigo prima mi osserva interdetto, poi mi strappa il cellulare dalle mani.
Non c’è tempo.
Afferro il pacchetto di Gikongan -il modello con Chappy!- e scavalco il divano con un salto.
Corro fuori e senza interrompere la mia corsa ingoio la Soul Candy. Per quanto un gigai possa correre veloce, non sarà mai come lo shunpo.
«Chappy, mi affido a te!»
«Lascia fare a me-pyon!»
L’energia spirituale di Karin è pericolosamente vicina al luogo dove apparirà l’hollow.
È la preda.
Mi fermo in equilibrio su un lampione, mi guardo intorno.
            Eccola. Sembra stia tornando a casa.
«Karin! Aspetta!» salto al suo fianco, e lei mi guarda sorpresa.
«Rukia?»
«Tra poco qui-» Troppo tardi. Sento l’aria fremere, ed alzo lo sguardo.
Là, in alto, il Garganta si apre, scuro, e ci guarda come un’orbita vuota. Al suo centro spicca la figura chiara dell’Espada. È davvero lui.
Grimmjow.
Karin rabbrividisce. «Quello…» piccole gocce le si addensano sulla fronte. «Quello sta cercando Ichi-nii?»
Sguaino la Zanpakuto. «Non permetterò che accada nulla. Nasconditi adesso.»
Spicco un balzo, al di sopra delle case più alte.
Lo sguardo dell’Espada mi trapassa ferocemente.
«Hey, shinigami.» Mi guarda dall’alto, mi sputa addosso parole sprezzanti come fossero veleno. «Dov’è Kurosaki Ichigo?»
Ha un braccio ferito, eppure ancora mi parla come se fossi un ostacolo pressoché insignificante. Ma sono molto più forte adesso.
«Non arriverai ad incontrarlo, Grimmjow.» Stringo la katana. «Mae, Sode no Shirayuki!»
 
10:30 –Karin
            Tintinnii di ghiaccio, ed odore d’inverno.
Non avevo mai visto la spada di Rukia, prima. È bellissima.
 
Devo calmarmi.
Urahara-san ha detto che se mi agito, la mia energia spirituale si alza. Quindi devo stare calma.
Respiro profondamente, e mi accovaccio in un vicolo.
Sopra i tetti, vedo colonne di ghiaccio che si ergono e si frantumano a velocità impressionante. I due combattenti si muovono talmente in fretta che non riesco a seguirli. Non posso essere d’aiuto in alcun modo.
Devo stare lontana da Ichi-nii, così da non attirare quell’hollow vicino a lui.
Una signora con le buste della spesa passa, e mi guarda con disprezzo, come probabilmente farebbe con un cane randagio. Vorrei ringhiarle contro. Lei non vede.
«Hadou no sanjuusan: Sokatsui!» un lampo blu illumina il cielo. Raffiche di ghiaccio e neve spazzano i tetti; in quel biancore, Rukia è una minuscola figura nera.
 
            Passi di una persona che corre. Non m’interessa, eppure vi presto attenzione.
«…Ichi-nii?» si ferma all’improvviso, le scarpe stridono contro l’asfalto. Mi alzo. «Ichi-nii, che ci fai qui?»
Devo stare calma.
Mi guarda sperduto, come se fosse la prima volta che mi vede.
«Karin! Perché non sei a scuola?»
«Lascia perdere.» Mi squadra per un secondo in silenzio. Chissà che aspetto ho.
«Hai…visto Rukia?» Alzo lo sguardo d’istinto, un’altra colonna ghiacciata si alza e subito dopo si disintegra. Anche Ichi-nii alza la testa. Ma non può vedere nulla.
«È là, vero?» Rukia si lancia contro quel tizio. C’è un’esplosione. «Karin, per favore, raccontami cosa vedi.»
Mi guarda intensamente, nei suoi occhi leggo una sincera preoccupazione. Però…credo che nulla di quello che potrei dirgli possa tranquillizzarlo.
Mi appoggia le mani sulle spalle. «Per favore.»
 
10:35 –Tatsuki
Sono uscita prima da scuola. Non posso reggere. Orihime non c’era. Ichigo neanche.
            C’è qualcosa di strano. L’aria è improvvisamente più fredda.
Guardo il cielo.
…Verso la zona di casa mia c’è qualcosa nel cielo.
Neve? E…fantasmi? Non riesco a distinguere bene, sono troppo lontana.
Accelero il passo. Continuo senza quasi accorgermene ad accelerare, finché non mi trovo a correre.
Sono in due. Uno è quel mostro. Quello spaventoso dai capelli azzurri.
Va tutto bene, Tatsuki.
Calma.
L’altro spirito è…Kuchiki?
Kuchiki sta affrontando quel mostro? Può farcela?
Rallento, camminando col naso all’insù e tentando di riprendere fiato.
Neve, ghiaccio, lampi di luce ed esplosioni.
«...Tatsuki?» Abbasso la testa. All’incrocio di fronte a me ci sono Ichigo e una delle due sorelline.
«Ichi-» soffoco la voce guardando i due che si scontrano in alto. «…Ichigo!» sussurro. «Che fai qua?!»
Ichigo lascia andare Karin, e si rivolge a me.
«Tu puoi vederli, no?» ed accenna al cielo. «Dimmi cosa vedi.»
Lo guardo per qualche momento, e sposto l’attenzione sui due combattenti.
«Kuchiki si sta scontrando con un tipo dai capelli azzurri. Non so dirti se sia in vantaggio o meno.»
«Descrivimelo meglio. Riesci a vedere la sua maschera?»
«Una parte, sulla mascella. E ha un foro sul basso ventre.»
Ichigo rimane in silenzio. «Grimmjow.»
Grimmjow.È un suono che si arrotola sulla lingua.
Grimmjow.
«Rukia non può farcela.» La voce di Ichigo si incrina.
Grimmjow si scaglia contro Kuchiki, ancora, ancora e ancora, con rabbia, e Kuchiki incassa i colpi come meglio può. È in difficoltà, ma questo ad Ichigo non posso dirlo.
 
10:45 –Rukia
            Sono stanca.
Ha una forza prepotente, parare e resistere ad ogni suo attacco mi sfibra, e non c’è un secondo per recuperare fiato. Devo distanziarmi.
«Some no mai: Tsukishiro!» Per evitare la colonna ghiacciata, Grimmjow salta all’indietro. «Tsugi no mai: Hakuren!» la scia di ghiaccio lo travolge. Mi farà guadagnare qualche secondo al massimo.
Non sono ancora forte abbastanza.
 
10:46 –Ichigo
Sia Karin che Tatsuki guardano in alto con aria preoccupata.
Mi sento il cuore in gola.
Guardo il cielo, ma è vuoto. Nuvole grigiastre si muovono e si deformano con il soffio del vento.
 È vuoto, quieto, nulla fuori posto.
«Kuchiki, alle spalle!» grida Tatsuki improvvisamente.
Cosa?
Cosa succede?!
Tatsuki soffoca un grido portandosi le mani alla bocca. Karin mi artiglia il braccio.
Devo chiedere, devo sapere, ma non riesco ad aprire bocca.
Ed il mio cielo è ostinatamente vuoto. Sporadici fasci di luce filtrano tra le nuvole scure.
Non posso vedere nulla.
Sento i muscoli pulsare, mi implorano di muoversi.
Di andare, di proteggere.
Ma non posso recuperare i miei poteri.
«Rukia?» chiedo, la mia voce trema.
Karin abbassa lo sguardo su di me, si morde le labbra. «Resiste ancora.»
Non posso recuperare i miei poteri.
Li ho persi.
Non c’è un’altra strada.
Non ci sono altre opzioni.
Il cielo è ancora vuoto.
 
10:46 –Rukia
La neve è rossa.
Le mie mani sono rosse, e scivolose.
Anche lo splendido candore di Sode no Shirayuki è macchiato di sangue.
Non provo dolore.
            Grimmjow si lecca le dita, regge la spada disinvoltamente abbassata, il mio sangue cola dal suo filo, e ride.
Anche sul suo volto, gocce di sangue.
Non può essere tutto mio.
Non sto così male.
Alzo ancora la katana. «Tsugi no mai: Hakuren!»
 
10:47 –Tatsuki
Grimmjow ride. È raggelante. Folle, assolutamente folle.
Ichigo emette un suono strozzato, e si appoggia con le spalle al muro.
            Cade neve rossa, ma nessuno può vederla.
Kuchiki attacca ancora, ma è più che evidente che non può sconfiggerlo.
Ichigo si piega su se stesso, posso solo immaginare schiacciato da quale dolore.
 
10:50 –Rukia
Ho perso quota. Mi si annebbia la vista.
Grimmjow, di nuovo, mi guarda dall’alto. Tra la nostra forza non c’è alcun termine di paragone.
Lo osservo.  Mi guarda, assolutamente compiaciuto del suo potere.
Poi cambia un istante espressione, guarda qualcosa alle mie spalle.
Mi giro.
Karin. Poi Tatsuki Arisawa, una volta la conoscevo. Alle sue spalle, quella testa arancione può essere solo lui. Idiota.
«Idioti, andate via!» urlo, e guardo di nuovo Grimmjow.
Lui si apre in un sorriso gelido. Karin trascina Ichigo per un braccio.
Se Grimmjow fino ad ora ha giocato con me, è perché ancora non aveva trovato la sua preda.
Adesso è diverso.
Devo trattenerlo.
Maledizione, mi si annebbia la vista.
Grimmjow m’ignora, e mi supera con un balzo. Con lo shunpo mi ci paro innanzi.
«Hadou no nanajuusan: Soren Sokatsui!» Non posso permettere che vada avanti. «Bakudou no rokujuuichi: Rikujo Koro!» Spezza i fasci di energia gialla in un istante, non di più.
«Levati di mezzo, feccia.» Un solo fendente. Mi sorpassa.
Sangue.
            Dolore.
Se devo morire qui, adesso, io…
                                                                       Almeno…
Vorrei dirgli che lascio a lui il mio cuore.

 
Il terreno mi viene incontro.
            M’intercetta una figura sfocata, confusa, vedo solo macchie di colore.
Nero, è uno shinigami. Rosso. «Renji…» Sento le sue braccia che mi stringono.
«Non preoccuparti di nulla, Rukia. Ci pensiamo noi altri.» La sua voce è così lontana.
Chiudo gli occhi.
 
10:55 –Tatsuki
«Muoviti, Ichigo, muoviti!» Inutile cercare di nascondere l’ansia e la paura, non ci riuscirei.
Sento la pressione dell’energia spirituale di Grimmjow, non riesco quasi a respirare. Eppure dovrebbe averci già preso.
«Porta al sicuro tua sorella!» Mi fermo e mi giro, mentre Karin ed Ichigo continuano a correre.
Di fronte allo spirito dai capelli azzurri, ci sono due shinigami.
Uno, un pelato con un’alabarda.
Due, un ragazzo tanto bello da sembrare quasi una ragazza, con una spada a quattro lame.
Grimmjow mi guarda frustrato, ringhiando la sua rabbia.
            Mi ricorda una pantera chiusa in gabbia. Mi ricordo di averla vista allo zoo, da bambina, mi colpì moltissimo. Odiavo lo zoo.
Grimmjow mi guarda con i suoi occhi azzurri, come una belva che studia la preda prima di attaccarla.
Salta in alto, e scompare in un portale, fissandomi mentre questo si richiude.
Guardo per un attimo i due shinigami, che mi studiano a loro volta. Li ignoro, e mi metto a correre per raggiungere Ichigo.
            Se Grimmjow era qui, allora Kuchiki…



 

 

 

 

 

≈ Rileggevo le recensioni, e beh, non è vero che vado molto bene in italiano. Negli ultimi due anni non ho mai preso più di 5 ad un compito, scrivo troppo poco. Magari non male, ma davvero troppo poco. Dx
Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo, ci tengo molto!

*Citazione poema d'apertura volume 21.

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Capitolo 6
*** Hunting shadow ***


Finite in pezzi,
tutti quanti.
 

11:05 -Ichigo
            Non credevo che scontrarsi con la realtà potesse fare così male.
Ho finto, per tutto questo tempo. Ho sempre finto che mi stesse bene, che fosse quello che desideravo. Che non avessi alcun rimpianto.
Fingevo, e poi sono crollato.
Tutto ciò che desidero, è la forza per proteggere gli altri.
Tutto ciò che non posso avere, è la forza per proteggere gli altri.
E crollo su me stesso, mentre loro proteggono me.

Debole.

 
Karin si ferma, affannata e con la fronte imperlata di sudore. Guarda alle mie spalle, mentre riprende fiato.
Non riesco a muovere un solo muscolo.
«Non ci insegue più.» Sembra sicura.
Non riesco a dire nulla. Cosa dovrei dirle? Che il suo amato fratello ha raggiunto il limite?
Che darei tutto, tutto, per poter combattere ancora?
Non posso dire nulla.
Rumore di passi. Non mi giro.
 Una pacca sulle spalle. Tatsuki.
 «Grimmjow è andato via. Sono arrivati altri shinigami.»
Mi si para innanzi, mi guarda fisso negli occhi. Intensamente, sembra quasi leggermi l’anima. Mi sfiora la guancia per un secondo soltanto. «Andrà tutto a posto. Avanti, andiamo a casa.»
La seguo. Incrocio per un attimo lo sguardo preoccupato di Karin, che è corsa al mio fianco, ma lo ignoro.

Gli altri, staranno bene?
Rukia, lei starà bene?

 
 
Apro la porta di casa, che era chiusa con tre mandate, quindi papà non c’è.
Difatti quando entriamo ci accoglie solo il silenzio.
Mi sento a pezzi, mortalmente stanco. Non ho più l’energia per fare alcunché. Mi lascio cadere sul divano. Tatsuki indugia un po’ in piedi al centro della stanza, Karin torna dalla cucina con bicchieri e bottiglia d’acqua.
«Ichigo.» Tatsuki mi guarda poggiandosi le mani sui fianchi. «Dobbiamo parlare chiaramente. Che vuole ‘sto tizio da te?»
 
11:25 –Tatsuki
Orihime mi aveva già accennato qualcosa, ma sentirlo da Ichigo è tutt’altra cosa.
Mi sono seduta di fronte a lui, aspettando una risposta, e seppur riluttante ha lentamente cominciato a raccontare, con voce bassa e chiara.  La voce dei ricordi.
Con questo sussurro profondo racconta quei giorni di più di un anno fa, racconta il dolore, la paura, le battaglie. Scava nelle memorie insanguinate che aveva sepolto a fondo, come un vecchio eroe di qualche mito dimenticato. E davvero mi sembra più vecchio rispetto ad un anno fa, e rispetto a ieri. Stanco, come un vecchio eroe dimenticato.
Continua a raccontare, del furore, della rabbia, della disperazione, e talvolta quel filo di voce s’incrina, talvolta non trova le parole, e allora alza lo sguardo e vedo nei suoi occhi tutto ciò che non riesce a dire.
E noi ci lasciamo accarezzare dalla sua voce, ci lasciamo trasportare dai suoi ricordi, dalle storie che spade raccontano ad altre spade.
«…non sapevo neanche se fosse sopravvissuto.»
E il sussurro si spegne.
«Beh…adesso sai che è vivo e vegeto, e da quel che ho capito anche più forte di prima, non sei contento?» Pessimo tentativo, mi guarda malissimo.
In verità quando Orihime mi parlò della situazione avevo pensato tante cose belle da dire, frasi per fargli coraggio, parole per confortarlo; la cruda realtà è che tutte quelle parole non hanno senso. Che, per quanto bene le si metta insieme, rimangono solo parole. Vuote.
«Ichigo, abbi in loro la fiducia che loro hanno avuto in te, ed andrà tutto bene.» Puah. Frase scontata di circostanza, e mi risponde con un sorriso fintissimo, di circostanza anche quello.

Non può continuare così.

Scatto in piedi, afferro Ichigo per le spalle. «Farò tutto quello che posso per aiutarti, ricordati che non sei da solo in tutto questo!» Lo lascio e in due falcate sono alla porta.
«Ta-Tatsuki…dove vai?»
«A vedere come stanno gli altri!»
 
11:50 –Rukia
C’è una forte luce.
Filtra attraverso le ciglia, mi fa passare la voglia di aprire gli occhi. C’è troppa luce, e poi fa male. Fa male da morire.
«…Rukia? Sei sveglia?» Renji parla a bassa voce, ma sento il sollievo nel suo tono.
Sollevo una mano per schermarmi gli occhi.
«Renji…» Ho una voce terribile, sottilissima. «Che è successo?»
Faccio per alzarmi, ma lui mi ferma.
«Sta’ giù.»
Mi guardo intorno, quella nel futon qui vicino sembra Inoue.
«Sei svenuta dopo esserti fatta picchiare per bene. Inoue aveva appena finito con il Capitano Hitsugaya e ha fatto subito il possibile per te. Poi è crollata.»
«Tipico di Inoue.»
«Già.»
Qualcosa non torna, non è tutto. Ricordo all’improvviso.
«Ichigo!» mi tiro su con uno scatto, per poi piegarmi a metà per il dolore. «Non ha preso Ichigo, vero!?»
«No, calmati.» Mi poggia una mano sulla testa per dirmi di stare tranquilla. «L’Espada è tornato nell’Hueco Mundo pochi minuti dopo che sei svenuta.»
Ichigo sta bene.
Il respiro che avevo troncato nel mezzo per l’ansia viene fuori tutto d’un fiato, quasi un sospiro. Mi sento meglio, più leggera.
«E il Capitano Hitsugaya come sta?»
«Ha recuperato quasi del tutto. Non dovremmo più avere problemi, Matsumoto ha richiesto il rilascio del limite per i prossimi scontri.»
            Ma il limite è solo per tenenti e capitani, io non ho alcun limite da rilasciare.
Sono ancora troppo debole, e basta.

Nii-sama, perdonatemi.
Sono solo fango sull’onore dei Kuchiki.

«Riposati adesso, sei stata bravissima.»
 
12:10 –Tatsuki
Orihime non è a casa, me l’aspettavo.
Scendo velocemente le scale del palazzo, evitando gli inquilini che mi lanciano occhiatacce.
Orihime mi aveva parlato di un negozio, un posto strano dove non sono mai stata, che usano come base solitamente. Sono sicura che è lì, ma non so dove questo negozio si trovi. Comincio a vagare senza meta, sperando in una traccia, o un colpo di fortuna, o che so io.
 
Pressione. L’aria trema.
Di nuovo? Così presto? Possibile?
Scruto il cielo, ma non c’è nulla di strano.
È un secondo, un battito di ciglia, e Grimmjow è dritto di fronte a me.
Prima che io, la ragazza più forte del Giappone, possa fare un solo minuscolo movimento, stringe la mano attorno al mio collo e mi spinge contro la parete. L’impatto fa mancare il fiato.
«Dov’è Kurosaki Ichigo?» ringhia.
Sento il suo respiro sul viso.
«Non te lo dirò.» sussurro. Stringo le mani intorno alla sua, nel disperato tentativo di recuperare un soffio d’aria.
«Mi sono stancato di dare la caccia alla sua ombra.» Mi studia per un secondo, mi trapassa con lo sguardo. «Se io ti uccido, Kurosaki Ichigo verrà a cercarmi?»
Aspetta la mia risposta, si lecca le labbra.
«Ichigo non verrà.»
«Sei sua compagna, sono sicuro di sì.» E sorride. Sorride, e so che questo sorriso è l’ultima cosa che vedrò.
Stringe le dita, lentamente, e mi guarda annaspare, contorcermi, soffrire per cercare ancora inutilmente di vivere.

Spero davvero che Ichigo non lo cerchi, poi.
Spero che Orihime non si tagli i capelli, poi.
Quando io non ci sarò.

Chiudo gli occhi, e smetto di opporre resistenza.
Attraverso le palpebre, d’improvviso mi abbaglia un lampo blu.
«Ti consiglio di lasciarla immediatamente. La prossima freccia sarà mirata a te.»
Apro gli occhi, e Grimmjow d’improvviso mi lascia cadere a terra, impegnato a difendersi da un colpo di Sado.
Ishida mi si avvicina e mi aiuta a rialzarmi.
«Non ho alcun interesse per voi deboli.»
Il tempo di alzare lo sguardo, ed è sparito.



 

 
 


 
 

 





≈ Incredibile ma vero, ho aggiornato! 
Ringrazio molto per le recensioni, mi fanno davvero troppo piacere! *////*

 *Citazione poema d'apertura volume 24.

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Capitolo 7
*** To ask for ***


 


Le persone hanno speranza                  
perché la morte è invisibile ai loro occhi.

 

12:10 –Ichigo
   Il tempo non passa mai. I minuti, persino i singoli secondi, si trascinano infinitamente.
Nulla può riempire questo tempo infinito, questa lunga straziante attesa.
Anche i suoni da fuori sono così ovattati, si disperdono nello spazio infinito che separa me da fuori.
 
Sono stato stupido. Tanto stupido da gioire quando l’ho vista, senza pensare che per tutto questo c’è un motivo, e certamente anche un prezzo. Oh, quanto sono stato stupido a gioire per questo!
Per proteggere me, quanto stanno rischiando? Vale davvero la pena? Perché bisogna giocare con le vite di altri, per vivere la propria?

Mi sciacquo la faccia nel lavello della cucina, speravo più che altro di lavare via questi inutili pensieri che dilatano il tempo. Ma non serve a nulla. Mi siedo di nuovo sul divano.
Non ho chiuso bene il rubinetto, cade una goccia, poi un’altra, poi un’altra ancora.
Ecco, ora posso scandire il mio tempo infinito.

Plic~
 
Plic~


È quanto di più vicino alla tortura abbia mai provato.

Plic~

 
Basta, basta così. Per favore.
 
 
Nel mio campo visivo, che prima comprendeva i miei piedi, il pavimento e una penna Bic abbandonata lì da giorni, si infila un gatto. Gatto che una volta avrei percepito prima che facesse intrusione in casa mia.
«Da dove sei entrata, Yoruichi-san?»
«Dalla finestra.»
Aaah, dovrei smettere di lasciare le finestre aperte, entra sempre gente strana. Prima o poi mi porterà dei problemi.

Plic~

L’acqua continua a gocciolare dal rubinetto.
Si siede ai piedi del divano, di fronte a me, e mi guarda muovendo nervosamente la coda.
«Ichigo, stavo pensando una cosa.»
La guardo con sospetto, lei se ne accorge.
Non posso fidarmi. Tutti, proprio tutti, cercano di portarmi lontano dal pericolo, di tenermi al sicuro.

Ma non è quello il mio posto.

 
 
12:15 –Karin
Più o meno, piove.  È quella pioggerellina sottile quasi a sembrar nebbia, tanto che ho difficoltà a definirla pioggia, che però s’infila tra i vestiti e congela fino alle ossa.
 
Negli ultimi mesi ho imparato che quando qualcosa non va, quando ci sono cose che sfuggono, bisogna andare all’Emporio Urahara. Lui, Urahara-san, è una persona tanto informata quanto enigmatica, per cui non sempre è davvero utile, ma certo è meglio di niente. Comunque, è lì che sto andando.
Lo spiazzo di fronte al negozio è deserto. Di solito c’è sempre Jinta che spazza o che gioca a qualcosa di simile al baseball con i ragazzini del vicinato. Entro con discrezione, è tutto silenzioso.
«È permesso?» Faccio qualche passo scrutando tra gli scaffali, in attesa di veder comparire qualcuno. « C’è nessuno?»
«Kurosaki-saaan! ♥» Urahara-san emerge a passo lento dal retrobottega. «Desidera dunque qualcuno dei nostri prodotti? Abbiamo nuove offerte davvero imperdibili!»
«Veramente no, grazie.»
«E per quale motivo», gli occhi di Urahara-san scintillano nell’ombra del cappello «è venuta qui, Kurosaki-san?»
«Voglio incontrare gli shinigami.»
Schiude la porta scorrevole alle sue spalle con un gesto fluido, e passandogli accanto credo di vedere l’accenno di un sorriso sulle sue labbra.
Ho l’impressione che sappia tutto prima che accada.
Mi indica una porta, entro.
Seduto nel futon al centro della stanza, c’è Hitsugaya Toshiro. Guardava fuori, non appena sente la porta scorrere si gira verso di me. Noto, sotto la divisa che indossa ostinatamente, bende macchiate di sangue.
«Che è successo?»
«Niente.»
«Ah.» Beh, potrebbe anche dirmelo. Sono coinvolta, alla fine. E certo non m’impressiono.
Lo guardo negli occhi, in verità non so che dirgli. Ci sono così tante cose che non so, che magari credevo di intuire; invece non sapevo niente, davvero niente. Non so esattamente che farmene ora, di questa consapevolezza. Mi guarda a sua volta con questi occhi indecifrabili, chiarissimi quasi da essere inquietanti.
«Toshiro…» Mi inginocchio accanto a lui. Non mi viene da chiedergli “come stai” o roba del genere, sono frivolezze che probabilmente neanche apprezzerebbe. «Toshiro, non c’è nulla che io possa fare? Per semplificare le cose, intendo. Per impedire che così tanti di voi spargano sangue.»
Mi studia con sufficienza, prima di spostare lo sguardo altrove. «Non coinvolgerei mai un umano.»
«Non sono un umano!» Mi squadra di traverso, è più che eloquente. «Beh sì, ma non è quello che intendevo…» Raccolgo le idee per un secondo, poi mi tendo verso di lui per essere sicura che mi ascolti. «Siamo già coinvolti, sia io che Ichi-nii.»
Mi guarda ancora negli occhi. I suoi sono…incredibili. Non si può spostare lo sguardo, bisogna guardarli e perdersi in quel colore dell’acqua e dei ghiacci.
Non so più cosa volevo dire.
Con uno sforzo immenso distolgo lo sguardo, e lotto contro la tentazione di guardarli ancora.
 
Ero ancora in silenzio, persa in pensieri sconnessi, quando la porta si è spalancata.
 È quella donna prosperosa dai capelli chiari e l’atteggiamento gioviale. «Capitano! Yoruichi-san ha…» si ferma improvvisamente, mi fissa, poi sogghignando sposta lo sguardo su Toshiro. «Ho interrotto qualcosa? Mi spiace, torno dopo!» e si catapulta fuori.
«…Matsumoto!» Nessuna risposta. Toshiro sospira.
   Si volge verso di me e mi studia in silenzio per qualche momento. «Rifletterò su ciò che mi hai detto.» dice. «Posso fare altro per te?»
«N-no, beh, ecco…grazie. Per tutto quello che state facendo per Ichi-nii.»
«Dovere.»
               Silenzio.
«Uhm…allora, ci vediamo.» mi sento impacciata nel rialzarmi, con il suo sguardo fisso addosso. «Ciao, Toshiro!»
Infilo la porta più veloce che posso. Richiudendola alle mie spalle, tiro un sospiro di sollievo. Mi sono sentita sotto esame, come ad un’interrogazione, solo che peggio.
Mi guardo intorno, nel corridoio dove affacciano molte stanze. Vorrei davvero vedere come sta Rukia, ma immagino sia sgarbato da parte mia girovagare. Considero per un secondo di rientrare e chiedere a Toshiro dove lei sia, ma scaccio l’idea scuotendo il capo.
Poi, in fondo al corridoio, appare la mia salvatrice: Ururu, con un vassoio per il thé.
«Hey, Ururu!» Le vado incontro. «Potresti indicarmi in quale stanza è Kuchiki Rukia? …se è qui, intendo.» Perché, effettivamente, nessuno me l’ha detto. Ururu annuisce debolmente, e mi risponde in un sussurro. «Seguimi.»
Apre una porta qualche metro più avanti, ed entriamo. Nello stanzone ci sono tre persone. Rukia, seduta nel futon con aria contrariata, e seduto al suo fianco lo shinigami dai capelli rossi che ho già visto, sono sicura, ma di cui non ricordo il nome. Distesa in un altro futon, distante dagli altri due, riconosco la compagna di Ichi-nii dai capelli color miele, ed altrettanto dolce. Inoue, se non sbaglio.
«Karin!» Esclama Rukia non appena mi scorge. «Karin, tutto bene? Non vi siete fatti male? Ichigo e…Arisawa?»
Mi accovaccio accanto al rosso con l’acconciatura improbabile, e le sorrido con calma. «Tutto bene. Solo…ci siamo preoccupati molto!»
Ururu appoggia il vassoio su di un tavolino, e corre fuori per procurarsi un’altra tazza.
Rukia quindi ricambia il sorriso, più rilassata. La studio velocemente, tra le bende e gli abiti bianchi spiccano tracce vermiglie, ad un occhio distratto parrebbero magari fiori rossi, delicate decorazioni. Invece è sangue, posso perfino sentirne l’odore. Sa di metallo.
«Come stai?»
«Bene!» risponde prontamente.
Il rosso invece sbuffa. «Ahem. Sono Kurosaki Karin, piacere di conoscerla.» E lo saluto con un lieve inchino. Mi ero dimenticata della sua presenza.
«Abarai Renji, luogotenente della sesta brigata.» snocciola tranquillo, e china appena il capo. Poi, rivolgendosi a Rukia, la sua espressione cambia totalmente, assume un duro cipiglio e corruga le sopracciglia tatuate, tanto che per un secondo mi sembra di vedere Ichi-nii. «Rukia, dovresti tornare nel Seireitei.»
Evidentemente ne stavano discutendo già da un po’, perché lei gli lancia un’occhiata gelida che mi fa salire un brivido lungo la schiena. Eppure lui imperterrito insiste, come se non avesse colto. «Kuchiki-taicho non mi perdonerebbe se-»
«Renji.» Un tono così distaccato non lo avevo mai sentito da lei, e la sua espressione lo è altrettanto. «Che io torni alla Soul Society ed in quali condizioni, non è affare di tua competenza. Non ti riguarda.»
Lui rimane come congelato per qualche secondo. Senza dire una parola si alza di scatto, travolgendo una tazza di thé verde che si rovescia tristemente sul tatami chiaro, ed esce. Rukia lo osserva andar via con espressione dura, quindi osserva la macchia di thé che si estende lentamente. Poi alza lo sguardo verso di me. «Stavamo dicendo…»
«Uhm, sì. Quindi…tu stai bene davvero?» Lei annuisce con un sorriso. «Lo sai, Ichi-nii non si perdonerebbe mai se tu ti facessi male per lui.»
«Lo so, è fatto così. Digli di non preoccuparsi, e che è un idiota.»
 
 12:50 - Rangiku
Magari potrebbe essere la volta buona che il capitano faccia amicizia con una ragazza, e poi magari si addolcisca e sia meno duro con me. Beh, io continuo a sperarci.
Ho visto la piccola Kurosaki andar via con aria pensierosa. Chissà se è la stessa aria che assumerà quando saprà la strategia, o semplicemente si butterà a capofitto come farebbe il fratello.
 
Qui non è come la sede della brigata, non ci sono giardini né cortili interni per passeggiare e schiarirsi le idee. Per me, che non voglio allontanarmi tanto, è proprio una brutta cosa. Cioè, c’è effettivamente un enorme stanzone d’allenamento, sotto i nostri piedi, con tanto di cielo artificiale, ma l’ambiente è così brullo e desolato che non ci andrei neanche per allenarmi. Passeggio inquieta per i corridoi, percorrendone uno, poi un altro, e poi di nuovo il primo, avanti ed indietro.
Improvvisamente il pannello alla mia destra scorre, e uno scricciolo di ragazza vestita di bianco sguscia fuori. La piccola Kuchiki mi guarda per un secondo sorpresa, poi si ricompone. «Matsumoto-san!» S’inchina profondamente, e senza rialzare il capo continua tutto d’un fiato. «Ho un favore da chiederle!»
«Ti ascolto.» Si raddrizza e fa un respiro profondo.
«Matsumoto-san, so di non essere in condizioni perfette, di non essere forte, né probabilmente utile in alcun modo, anzi, magari potrei anche essere un peso…» mi guarda con occhi decisi, stringendo i pugni lungo i fianchi. «Però per favore, mi permetta di combattere al suo fianco quando sarà il momento.»
La osservo, ma non è lei che vedo.
So che significa quando c’è qualcosa più importante delle ferite, qualcosa che ti costringe ad alzarti anche se dovesse essere l’ultima volta, più importante di tutto il resto.

Ricordo il dolore, le lacrime, il sangue.
Ricordo i confini del mondo che si sgretolavano.
Ricordo il futuro che spariva senza lasciare alcuna traccia.

«Ho capito. Te lo concedo, Kuchiki.
Combatti per ciò che è importante.»
 
13:30 –Rukia
Forse, e dico forse, con Renji ho un po’ esagerato. So che non voleva essere oppressivo, o impormi qualcosa, ma ho perso le staffe. È che si preoccupa troppo, non dovrebbe.
 
È sul tetto, seduto. Guarda il cielo nuvoloso. Pioverà ancora.
Mi avvicino a passi leggeri sulle tegole umide e scivolose, mi siedo a qualche passo di distanza da lui.
«…non dovresti andare a spasso. Né sederti sul bagnato» mormora senza rivolgermi uno sguardo.
«Ti piace parlare a vuoto, eh?» Risponde con un grugnito. «Ci sono cose che si devono fare e basta.» Dico, ma ancora non mi guarda.
«Mh. Non importa.»
«E non mi liquidare così, sto cercando di dire una cosa importante!»
Mi faccio coraggio, chiedere scusa non è mai stato il mio forte. «Renji…mi dispiace. Ti ho risposto male, non dovevo.» Rimane in silenzio, e non dà cenno d’aver sentito. «Insomma, lo so che lo fai per il mio bene e tutto il resto, però davvero non ce n’è bisogno!» Mi sporgo un po’ verso di lui per cercare di guardarlo in viso. «E poi ci sei sempre tu, no? Al mio fianco.»
Si gira, e mi regala un mezzo sorriso. «Sì.» Mi scompiglia i capelli, e si alza. «Forza, rientriamo.»
Mi metto al passo con due saltelli, e gli tiro una manica. «Renji, mi perdoni? Per essere sempre così scortese e acida?»
Mi guarda con la coda dell’occhio per un secondo. «Certo» borbotta.
 

 
 
 
 
 
 
 

 

 

 
 

≈ Chiedo scusa per l'attesa a dir poco esagerata, sono pessima.
Ecco, vi renderò partecipi delle mie crisi ortografiche. La parola "tè". Appunto, nell'ortografia italiana è il modo corretto di scriverlo. A me non piace per niente! Alcuni vocabolari accettano anche la forma the, che è ancora peggio, e tea, dall'inglese. E thé, che graficamente mi piace tanto ed è anche quella che uso ostinatamente, invece è francese. Adesso so che qualcosa del francese mi piace.
La soluzione è non scrivere mai niente sul thé.

 

*Citazione poema d'apertura volume 2.
 

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