Anno VII, di nuovo...

di shamrock13
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Parte I ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1 - Parte II ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3 - Parte I ***
Capitolo 6: *** Capitolo 3 - Parte II ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

 
Quella mattina Harry scese nella cucina del numero 12 di Grimmauld Place scalzo, indossando una T-shirt e dei pantaloncini dei Wigtown Wanderers. Ginny diceva che il rosso e la mannaia gli donavano molto, lui li usava come pigiama perché erano entrambi larghi, elastici e comodissimi.
 
Con un grande sbadiglio si sedette al tavolo della cucina raddrizzandosi gli occhiali sul naso. La posta era già stata consegnata e Kreacher l’aveva disposta con ordine sul tavolo, ma per il momento Harry non se ne curò. Le decine di lettere che ogni giorno riceveva erano tanto eterogenee quanto inutili.
 
Solo ieri aveva aperto tredici lettere da ammiratori in ogni parte del mondo, una dozzina di offerte di lavoro in campi che non gli interessavano in nessun modo e sei o sette proposte per delle pubblicità, come quella del solvente Biancolindo, per calderoni così puliti da poter finalmente distinguere il colore della vostra pozione! Ron riteneva che Harry fosse un emerito mentecatto a non accettare quelle proposte; alcuni proponevano cifre imbarazzanti anche solo per una sua foto, ma tutto quello che Harry voleva era un po’ di tranquillità, e poi non aveva bisogno di soldi. “Puoi sempre darli a me!” replicava l’amico nonostante la sua faccia fosse su una decina di pubblicità diverse e avesse già guadagnato un discreto gruzzolo, il quale andava a sommarsi al premio in denaro ottenuto dal ministero per “i servigi resi da Harry James Potter, Ronald Bilius Weasley e Hermione Jean Granger all’intera comunità magica della Gran Bretagna e non solo.”.
 
C’erano poi le lettere del ministero e le convocazioni a feste ed eventi ufficiali, che Harry declinava puntualmente con cortesia. I rapporti tra lui e il ministero non erano più così tesi con Kingsley Shacklebolt al timone ma Harry preferiva godersi un po’ di meritato riposo.
 
Sbirciò le copertine de Il Cavillo (era il primo Agosto, giorno in cui il usciva nuovo numero), che titolava I Mangiamorte si riorganizzano – possibile l’utilizzo di Sbrozzoli per riacquistare il potere? (Harry non poté fare a meno di sorridere per quelle parole), e della Gazzetta del Profeta, dalla quale una sua foto di repertorio faceva capolino in prima pagina. Erano passati due mesi dall’ultima battaglia ad Hogwarts, ma l’euforia del mondo magico non era ancora scemata.
 
“Kreacher?”
 
Crack! “Il padrone ha chiamato?” il brutto e vecchio elfo domestico della famiglia Black si inchinò profondamente davanti ad Harry, mandando a cozzare sul pavimento il falso medaglione di Regulus Black che portava al collo. L’aspetto dell’elfo, così come quello della casa, era perfetto ed impeccabile; quasi tutti i manufatti della famiglia Black erano scomparsi, tutti i muri erano stati ritinteggiati e il mobilio era stato completamente rinnovato. Dal momento che Harry era ora l’unico possessore dell’edificio aveva pensato di rinnovarlo come meglio credeva.
 
“Si. Potresti farmi un po’ di caffè per piacere? E magari riscaldare alcune delle tue ottime brioches?” domandò il ragazzo sbadigliando nuovamente.
 
“Il padrone ritiene che sarà raggiunto a breve anche dalla cara signorina Granger e dagli adorabili Weasley?” anche i modi dell’elfo erano molto migliorati dall’anno precedente e Harry non smetteva mai di stupirsene.
 
Sorridendo rispose “Ginny scenderà tra poco, ed anche Hermione credo. Non farei troppo affidamento sull’adorabile Ronald però, almeno non fino alle undici.” I suoi migliori amici e la ‘sua’ Ginny, dopo una settimana di permanenza ciascuno a casa propria, avevano deciso di passare con lui le vacanze estive, aiutandolo nel restauro della casa e passando gran parte del resto del tempo spaparanzati sui numerosi nuovi divani, crogiolandosi nel dolce far niente.
 
“Molto bene. Il padrone ha notato che lui e i suoi ospiti hanno ricevuto della posta?”
 
“Si Kreacher, grazie; leggerò tutte queste inutili scartoffie dopo colazione.” Indicando le pile di buste che l’elfo aveva sapientemente diviso in pile secondo i mittenti e gli argomenti.
 
“Credo che le prime lettere possano interessare al padrone in maniera particolare.” Replicò l’elfo avviandosi verso la cucina.
 
Solo ora Harry notò le quattro buste di pesante pergamena. Su quella superiore c’era scritto:
 
Signor H. Potter
Tenuta Black
Grimmauld Place n. 12
Londra
 
Sulle altre l’indirizzo era lo stesso ma recava i nomi dei suoi amici. Harry sentì le farfalle nello stomaco, riconosceva quell’inchiostro verde. Girò la busta guardando il sigillo, Ricordando per un istante la prima volta che lo aveva visto, su una busta recapitata al 4 di Privet Drive.
 
Impresso nella ceralacca c’era il blasone di Hogwarts.
 
Aprì con impazienza la busta che conteneva due fogli di pergamena e un piccolo distintivo, quello da capitano della squadra di Quidditch che aveva già indossato due anni prima.
 
Con un sorriso lo mise da parte, e iniziò a leggere il primo dei due fogli.
 
Gentile signor Harry Potter,
 
a seguito degli eventi svoltisi presso la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts fino allo scorso giugno, il corpo docenti, il consiglio scolastico e l’Ufficio per l’Istruzione Magica del Ministero della Magia hanno deciso, di comune accordo, di invalidare il passato anno di istruzione impartita agli studenti frequentanti la  suddetta scuola.
Tutti gli studenti sono quindi chiamati a ripetere l’anno (o a frequentarlo per la prima volta se precedentemente impossibilitati), al fine di conseguire una istruzione magica solida, completa e giusta.
Lei è quindi atteso, assieme a tutti i suoi colleghi, al binario 9 e ¾ della stazione di King’s Cross il giorno 1 Settembre alle ore 11 per l’inizio del nuovo anno scolastico ed è pregato di acquistare il materiale che troverà nella pergamena allegata.
Ricordiamo inoltre che quest’anno, a quattro anni di distanza dalla passata edizione, avrà luogo il Torneo Tremaghi; in memoria degli avvenimenti di cui Hogwarts è stata protagonista e in segno di rispetto ai caduti delle battaglie, i presidi di Durmstrang e Beauxbatons hanno deciso, assieme all’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici del Ministero della Magia, che anche quest’anno il torneo si svolgerà nella nostra scuola.
Con l’augurio di passare delle buone vacanze estive porgo i più cordiali saluti,
 
Minerva McGranitt, preside.
 
Harry non se n’era accorto ma sorrideva a 32 denti. Scorse in fretta la lista dei testi che avrebbe dovuto procurarsi in vista dei M.A.G.O. e notò solo ora un biglietto scritto a mano che era parzialmente scivolato fuori dalla busta.
 
Harry,
 
sono lieta di poter essere tua preside per almeno un anno.
So che sarai molto impegnato con i M.A.G.O. e il Quidditch quest’anno (sicuramente non in quest’ordine) ma ti chiedo di prendere in considerazione l’idea di riformare l’ES. Ritengo, ma qui lo dico e qui lo nego, che abbia un valore didattico di molto superiore alle comuni lezioni essendo libero dal pregiudizio che immancabilmente accompagna qualsiasi lezione tenuta da un adulto.
Ti aspetto nel mio ufficio il primo giorno di lezione.
Goditi le vacanze, caro ragazzo!
 
M. McG.
 
Con un gran sorriso stampato in faccia, faticando a trattenere l’entusiasmo disse “Kreacher, prepara la colazione per quattro!” e si tuffò nuovamente nel corridoio senza attendere una risposta. Salì i gradini a tre a tre, verso le camere da letto, gridando: “Ginny! Ron! Hermione! Giù dalle brande, pigroni, dobbiamo andare a Diagon Alley!”
 
 
 
 

NOTE DELL’AUTORE
 
Spero di avervi stuzzicati e incuriositi!
 
Questa Fanfic è il mio primo esperimento per quanto riguarda le storie “lunghe”, su più capitoli.
 
Ho in testa una traccia e spero di riuscire a dedicare alla storia abbastanza tempo per svilupparla come vorrei e arrivare fino in fondo.
 
Inutile dire che parte tutto da un osservazione: ok, ok, i nostri eroi hanno salvato il mondo magico. Non sono ancora diplomati però o sbaglio? Voldemort o non Voldemort, eroi o non eroi, la scuola va finita. Come sarà questo primo anno di spensierata pace per il mondo magico? Sarà solo rose e fiori o ci saranno delle ombre? Sono tutti rassegnati alla caduta del signore oscuro? E se sì come dovrebbero impiegare il tempo adesso i protagonisti?
 
Qualche idea io la avrei e, se avete letto bene la posta di Harry, ormai la avrete anche voi.
 
Fatemi sapere che ne pensate e...  
 
Non smettete di leggere! (e non parlo della mia Fanfic.)
 
N.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Parte I ***


Capitolo 1
Nuovi acquisti e vecchi amici (parte I)

 
 
”Ma…ma…” Le guance di Hermione si erano fatte all’improvviso più rosse e gli occhi le brillavano mentre raccoglieva dal tavolo della cucina, al quale erano ancora seduti tutti e quattro, la spilla rossa e oro da Caposcuola che era caduta tintinnando sul piano in legno quando aveva aperto la busta.
 
“Dacci un taglio, Hermione. E’ la nomina più scontata della storia…” disse Ron, tentando di inghiottire un’enorme forchettata di uova e prosciutto annaffiandola con una generosa dose di succo di zucca. “L’altro candidato ero io!”
 
Ginny, seduta accanto a Harry, ridacchiò da dietro la sua tazza di caffè.
 
“Oh, come diavolo farò adesso?” disse Hermione, cercando Harry con lo sguardo. “Il Torneo è escluso! E non potrò darti una mano con quella cosa dell’ES, Harry. Tra i M.A.G.O. e gli impegni da Caposcuola (che non avevo nemmeno preso in considerazione) non so se riuscirò anche a-”
 
“Per la barba di Merlino!” imprecò Ginny sbattendo la tazza sul tavolo e spaventando Grattastinchi che le sedeva in grembo “Hermione, ha sconfitto Voldemort l’anno scorso; conosci magie e incantesimi che farebbero invidia a metà del corpo docenti di Hogwarts e sai già praticamente a memoria i libri di testo per il prossimo anno dal momento che li avevi già comprati a metà del sesto, per cui vedi di piantarla con queste idiozie!”
 
Ron e Harry, che avevano entrambi aperto la bocca per rifilare una rispostaccia a Hermione, fissarono Ginny con sorpresa e poi scoppiarono a ridere. Hermione invece borbottò qualcosa per poi nascondersi a sua volta dietro una tazza di caffelatte.
 
Era passata circa mezz’ora da quando Harry aveva aperto la sua busta e tutti e quattro si erano già cambiati per uscire; dovevano solo decidere come andare a Diagon Alley.
 
“Tornando alla questione di prima… Hermione, quanta polisucco ci resta?”
 
“Nemmeno una goccia.” Disse Hermione sbrigativa, ancora intenta a rileggere la lettera arrivata da Hogwarts. “Oh no! Mi spettano i turni di guardia serali quest’anno! Ma quando dovrei studiare secondo loro? Non ce la farò mai, devo iniziare subito con un piano di studio che…”
 
“Sai Harry, potremmo andare a piedi per una volta, e senza camuffarci.” Disse Ron ignorando i borbottii isterici provenienti dalla sedia alla sua destra. “Non ci ucciderà di certo.”
 
“Ne abbiamo già parlato Ron; non voglio ritrovarmi i fotografi fuori da ogni maledetto negozio! Per non parlare della gente che ci segue per strada. Invece di un paio d’ore rischiamo di perdere tutta la giornata!” rispose in tono supplichevole.
 
“E il problema quale sarebbe? Ti resta ancora qualche Horcrux da trovare? Nel caso ti fosse sfuggito non abbiamo nulla da fare per un altro mese! Possiamo anche perdere un giorno o due amico, e non mi dispiacerebbe un bel bagno di folla. Mi fa bene alla pelle.” replicò Ron con un gran sorriso. Dopo anni passati nell’ombra degli altri l’improvvisa celebrità di cui ora godeva in quanto salvatore di Hogwarts e del mondo magico (carica che divideva con Hermione e Harry) gli piaceva proprio. “Andiamo! Siamo tappati qui da secoli! E quando usciamo devo fingermi un grasso babbano pelato per non essere riconosciuto. Passi il fatto che devo bermi quella schifezza della polisucco, ma perché quello brutto devo sempre farlo io?”
 
“Perché è meglio trasformarti in qualcuno che già ti somiglia, così ti ci puoi immedesimare più facilmente!” intervenne Ginny con sarcasmo. Senza lasciare al fratello il tempo di replicare si alzò. “Credo che andrò a lavarmi i denti. Comunque…” disse, chinandosi a schioccare un bacio sulla guancia a Harry “non mi dispiacerebbero due passi con la mia faccia addosso, magari salutando la gente che conosco.”
 
“Va bene, va bene, avete vinto.” Si arrese Harry guardandola uscire dalla stanza. “Hermione!” chiamò a voce decisamente più alta, come se lei non si trovasse a un metro da lui.
 
“…dovrei solo riuscire a studiare per tutti i week end, a partire da…” stava delirando. Ron le rifilò una gomitata tra le costole e lei finalmente si riscosse. “Che c’è?” domandò stizzita, guardando i due con aria nervosa.
 
“Piantala di fare la pazza e preparati; usciamo.” Disse Ron asciutto.
 

***

 
Dieci minuti dopo, e dopo aver nascosto il piano di studio che prendeva forma su una delle pergamene di Hermione (con la promessa di restituirglielo una volta tornati), Harry usciva dal 12 di Grimmauld Place tenendo Ginny per mano, accompagnato da Hermione che teneva il broncio a Ron, complice di Harry nell’occultamento della pergamena.
 
“Comunque, amico… Di nuovo capitano della squadra eh? Ci toccherà fare di nuovo le selezioni?” domandò Ron vagamente preoccupato, cercando con gli occhi il sostegno di Ginny. Per tutta risposta lei guardò Harry inarcando le sopracciglia.
 
“Non vi preoccupate, non ce ne sarà bisogno…” “Meno male! D’altra parte sai già come giochiamo e-” Harry aveva alzato una mano per interromperlo. “Non ce ne sarà bisogno perché l’ultima volta che c’è stato il Tremaghi il campionato della scuola è stato sospeso.”
 
“Oh. L’avevo scordato…” disse Ron; Ginny pareva piuttosto delusa, ma poi si riscosse.
 
“Tanto meglio. Vorrà dire che mi divertirò a fare il campione di Hogwarts.” E sorrise a Harry.
 
“Vorresti partecipare?” domandò lui.
 
“Perché no?” rispose la ragazza con un’alzata di spalle. “L’ultima volta le prove non erano niente male, una bella sfida…” i suoi occhi erano determinati e luminosi. A Harry piacevano più che mai, adorava quel cipiglio fiero e combattivo.
 
“Mi farai stare in pensiero…” disse, con un tono a metà tra il divertito e il preoccupato.
 
“Non preoccuparti Harry.” Intervenne Ron. “Ginny se ne starà sugli spalti a guardare; in primo luogo perché mamma la ucciderebbe se si buttasse in qualcosa di così rischioso e in secondo luogo perché sarò io il campione di Hogwarts.” Concluse con un gran sorriso.
 
“Ti piacerebbe.” Lo rimbeccò Ginny.
 
Harry sorrise, poi si rivolse a Hermione, due passi avanti a loro, immersa nei suoi pensieri. “Ci proverai anche tu Hermione?”
 
Lei si voltò visibilmente infastidita dall’ennesima interruzione. “Non credo proprio. Con tutto lo studio che servirà per i M.A.G.O. dove troverei il tempo-” Venne brutalmente interrotta dai versi esasperati che emisero gli altri tre, impedendole di parlare.
 

***

 
“Ok, forse ho esagerato, scusatemi…” li interruppe Hermione poco dopo, mentre chiacchieravano del campionato di Quidditch aggrappati ai sostegni del vagone della metropolitana (le HolyHead Harpies andavano alla grande e Angelina Johnson aveva anche collezionato un paio di presenze come riserva mentre i Cannoni di Chudley, dopo due vittorie di fila nelle prime due partite, avevano perso le nove successive in maniera imbarazzante. Oliver Baston si stava facendo un nome, era il suo primo anno da titolare nel Puddlemere United che stazionava a metà classifica). “Dovrei smetterla di preoccuparmi così tanto.”
 
“Lieto che tu sia tornata fra noi!” rispose allegro Ron afferrandola per la vita, ben felice di sottrarsi alle beffe di Ginny sulla sua squadra del cuore.
 
“In effetti parto già con una vaga idea generale dei programmi delle varie materie che seguirò quest’anno, forse la situazione non è così disperata.”
 
“Sai tutti i libri a memoria…” fece Ginny in tono piatto.
 
“Si beh, non parliamone più ok? Abbiamo una giornata di Shopping a cui pensare!”
 
“Sì, come no. Figurati se non si comprerà una decina di libri per ‘approfondire’ le materie meno chiare.” Sussurrò Ginny all’orecchio di Harry che esplose in una risata. Hermione se ne accorse.
 
“Hai già pensato a qualcosa per l’ES, Harry?”
 
L’allegria di Harry scemò d’un tratto. “In realtà no, ma ho paura che sarà un delirio. Immagine che un sacco di gente vorrà partecipare alle lezione del bambino-che-è-sopravvissuto-e-dopo-17-anni-ha-fatto-il-sedere-a-strisce-a-colui-che-non-deve-essere-nominato.” Ron sorrise riconoscendo uno dei nomignoli che erano stati affibbiati a Harry da il Cavillo  “Non credo di poter svicolare però, la McGranitt non me lo permetterà.”
 
“Su con la vita, Harry!” fece Ron, dandogli una manata tra le scapole. “A me sembra una gran cosa, ti ricordi quanto ci siamo divertiti l’ultima volta? Non c’è insegnante migliore di te…”
 
“E poi sarà tremendamente interessante, pensa solo a tutte le cose che hai imparato nell’anno scorso sulla magia! Quasi quasi parteciperei anche io…” disse Hermione sognante.
 
“Ma se tu eri sempre lì con me!” fece Harry, stralunato. Poi un’idea lo folgorò. “Ehi, un momento. Tutti e due eravate lì con me!” sorrise con aria furba. “Credo di aver appena trovato un ottima soluzione!”
 
Ron inarcò un sopracciglio, insospettito.
 
“Voi mi farete da assistenti! Insegnerete con me! Così potremo dividerci la gente e sarà tutto meno pesante!”
 
“Meno pesante per te vorrai dire!” disse Ron brusco.
 
“Per me, è ovvio!” Ribatté Harry compiaciuto.
 
“Oh, Harry! Ne saremmo felici!” intervenne Hermione allegra.
 
“Lo saremmo?”
 
“Non fare lo scemo, Ron! Sarà un’ottima occasione di approfondimento!”
 
“Mmh… Già, come ho fatto a non pensarci prima?” fece lui, sarcastico.
 
Harry si voltò verso Ginny. “Che ne dici, sei dei nostri? Non ho mai conosciuto qualcuno che facesse incantesimi più potenti dei tuoi…”
 
“Non credo di poterlo insegnare, ma verrò in ogni caso alle tue lezioni...” Disse lei, abbracciandolo con uno sguardo adorante negli occhi.
 
Harry sorrise teneramente.
 
“…Se non altro per controllare che non sbaciucchi qualche tua allieva sotto il vischio alla lezione natalizia.” Concluse acida, ricordando il primo bacio tra Harry e Cho.
 
Ron e Hermione stavano ridendo piegati in due aggrappandosi l’uno all’altra mentre i quattro smontavano alla fermata della metropolitana a pochi passi dal Paiolo Magico, la stessa che Harry aveva usato al suo primo anno per raggiungere il piccolo pub.
 

***

 
“Salvi!” uno scarmigliato e sorridente Ron si appoggiò con la schiena alla piccola porta che portava dalla sala interna del pub al piccolo cortile col muro di mattoni che dava su Diagon Alley, spingendola con tutto il suo peso.
 
I quattro erano stati letteralmente assaliti dagli avventori del locale. C’era chi voleva una foto, chi un autografo, chi semplicemente dare a Harry una pacca su una spalla. Erano stati ben presto circondati dalle due decine di persone che occupavano il Paiolo Magico al momento del loro ingresso e non erano riusciti a svicolare fino a quando tutti non erano stati accontentati.
 
“Forse avremmo dovuto stare più attenti con la polisucco ed evitare di finirla.” Grugni Hermione.
 
“Oh, andiamo… E’ stato divertente!” affermò Ron, convinto.
 
“Sì come no… I primi cinque minuti. Spero solo che non ci tocchi farlo per tutto il giorno.” Concluse Ginny che, tra i quattro, era quella di cui la folla si curava di meno; spesso le venivano anche assestati degli spintoni per separarla dagli altri tre. Sfoderò con aria scocciata la bacchetta e colpì in sequenza i mattoni giusti per aprire il passaggio alla via segreta. Non appena i quattro varcarono l’arco di pietra che si era formato un gradito spettacolo si aprì ai loro occhi.
 
I negozi avevano riaperto i battenti e, nonostante fosse la mattina di un giorno lavorativo, molte persone erano indaffarate a fare acquisti, zigzagando da un negozio all’altro reggendo pacchi e pacchetti. I quattro erano già stati a Diagon Alley dopo la vittoria contro Voldemort ma, qui e là, erano sempre state visibili le cicatrici inferte alla via da quel periodo e alcune botteghe potevano essere trovate ancora con le finestre sprangate o distrutte. Adesso invece ovunque si vedevano colori, vernici fresche, insegne tirate a lucido e si sentivano musica e risate.
 
I quattro stavano decidendo il da farsi quando Harry emise un verso di sorpresa. Tutti si girarono a seguire il suo sguardo e notarono che la gelateria di Florian Fortebraccio aveva riaperto i battenti. Harry ricordava ancora con affetto i gelati che il ragazzone dai lunghi capelli biondi e il sorriso pronto gli aveva servito quando, al terzo anno, dopo aver gonfiato sua zia Marge era scappato di casa e si era rifugiato al Paiolo Magico per il resto dell’estate.
 
“Andiamo a vedere!” disse Harry fiducioso. Sperava di ritrovare il vecchio amico; l’insegna portava sempre lo stesso nome. Andò velocemente all’ingresso facendo lo slalom tra i tavolini assiepati fuori dall’edificio, pieni di gente intenta a consumare enormi coppe di gelato che tratteneva il respiro quando si accorgeva del passaggio di Harry e dei suoi amici. Spingendo la porta si tuffò all’interno.
 
“Harry!” sentì chiamare il suo nome quasi immediatamente dalla voce dietro il bancone. Lì, sorridente come lo ricordava, stava nientemeno che Florian Fortebraccio in persona.
 
“Florian!” replicò Harry, avanzando rapido verso il bancone.
 
“Ragazzo, come stai?” chiese il gelataio, stringendo una delle mani di Harry in una ruvida morsa. Era grosso tanto quanto Harry lo ricordava e i capelli erano ancora lunghi fino alle spalle, ma qualche ruga in più gli solcava il volto. Era da un po’ che non lo vedeva, era stato uno dei primi a levare le tende quando la situazione aveva iniziato a scottare.
 
“Benone! Conosci Ron, Hermione e Ginny?” disse, indicando i suoi amici uno per uno.
 
“E chi non li conosce, scusa?” fece lui, ammiccando ai tre mentre stringeva le loro mani.
 
“Dov’eri finito?” chiese Harry, sinceramente curioso. “Molti ti davano per spacciato.”
 
Florian si guardò intorno. Alcuni degli avventori si stavano avvicinando al quintetto, probabilmente per stringere la mano a Harry e ai suoi amici. “Non qui, andiamo nel mio ufficio, che ne dite? Linda?” chiamò, prima che potessero rispondere. “Fammi quattro coppe di Ungaro Spinato e portamele di là ok? Offro io.” Disse poi ai ragazzi, facendo strada.
 
Li guidò in una stanza finestrata sul retrobottega, arredata con una scrivania, uno schedario, un caminetto spento e da un paio di comodi divani, su cui tutti trovarono posto.
 
“Allora…” disse Florian, stiracchiando la schiena. “Dove sono stato eh?” parve riflettere per un attimo, poi riprese “Le cose si sono messe male quasi subito per me; i Mangiamorte avevano iniziato a farmi la corte già nella guerra scorsa, poco prima che Voi-sapete-chi perdesse il potere. All’epoca non feci in tempo a dargli una risposta. Appena si mostrò nuovamente quindi ero pronto, sapevo che sarebbero venuti; erano in due e riuscii a stenderli, ma dovetti scappare subito.”
 
Ron fischiò, ammirato.
 
“Oh, non erano due dei più svegli.” Minimizzò lui.
 
La porta si aprì in quel momento e Linda, la ragazza che stava dietro il bancone, entrò con quattro enormi coppe di quello che pareva gelato al cioccolato, dal quale spuntavano degli aculei, fatti con le cialde, ed una testa di drago in cioccolato. Erano splendide.
 
“Grazie.” Disse Florian alla ragazza, che uscì nuovamente. Harry assaggiò il gelato; non era cioccolato, era liquirizia, con gocce di cioccolato all’interno.
 
“Mmh! E’ ottimo!” fece Ron con la bocca piena fino a scoppiare.
 
“Vacci piano, c’è una sorpresa lì in mezzo.” Lo avvertì Florian.
 
Ron muggì qualcosa in rimando, troppo impegnato a inghiottire badilate di gelato per prestare davvero attenzione.
 
“Dove andasti quando scappasti?” chiese Ginny curiosa, per riprendere il discorso di prima.
 
“Da mio fratello Sebastian e sua moglie; stanno in un piccolo paese vicino ad Amburgo, in Germania. Credevo di essere abbastanza lontano ma non era così. Quei bastardi mi braccavano come un animale. Per non mettere in pericolo mio fratello e soprattutto i suoi bambini scappai ancora; lui venne con me. E’ uno tosto Sebastian, non si tira mai indietro quando si prospetta una bella rissa.” Sorrise Florian.
 
“Cavoli. Vi hanno seguiti fino a lì?” chiese Hermione; Harry taceva, ascoltando e gustandosi il gelato.
 
“E non solo! Siamo scappati a nord, in Danimarca e da lì in Norvegia, ma quei dieci non ci mollavano.”
 
“Erano in dieci?” Harry era sorpreso e ammirato dalla tempra che dovevano aver avuto i fratelli Fortebraccio. Ricordava com’era essere in fuga in territori sconosciuti. “Devi averli fatti incavolare di brutto!”
 
“Beh, come sai l’Oscuro Signore non ha mai preso molto bene un rifiuto.” Disse semplicemente, facendo spallucce. “E io avevo rifiutato in maniera piuttosto plateale, sai. Quando ho steso quei due li ho poi appesi a chiappe scoperte ad un lampione qui fuori, lasciandoli schiantati e chiamando gli Auror.”
 
I quattro risero di gusto ed Hermione si fece andare del gelato di traverso.
 
“Comunque sia…” riprese Florian quando le risa terminarono. “Eravamo braccati e non riuscivamo a toglierceli di dosso, così decidemmo di affrontarli.”
 
“Due contro Dieci?!” domandò Harry incredulo.
 
“Ragazzo, mi fai andare avanti?” disse l’uomo sorridendo.
 
Harry alzò una mano per dirgli di continuare.
 
“Avevamo trovato questo posto, una specie di canyon tra le rocce; il loro numero non contava molto lì. Li aspettammo e…”
 
In quel momento Ron fu colto da un eccesso di tosse che non accennava a diminuire. Piano piano si faceva sempre più rosso.
 
“Oh no, Ron!” urlò Hermione, iniziando a dargli pacche sulla schiena. “Ron, respira!”
 
Harry e Ginny fecero per alzarsi, ma Florian, sovrastando il chiasso disse “Io starei indietro se fossi in voi, anche tu Hermione!”
 
In quel momento una fiammata lunga circa cinquanta centimetri proruppe dalla bocca spalancata di Ron per almeno tre secondi; il ragazzo poi si accasciò esausto sul divano.
 
Florian rise di gusto. “Te l’avevo detto di andarci piano, giovane! Hai trovato l’Habanero Red Savina!”
 
“Il cosa?” chiese Ron, con voce flebile.
 
“Oh, è solo un peperoncino…” rispose vago il gelataio. “Devi averlo mangiato tutto intero! Di solito ti fumano le narici, o tutt’al più ti scappa qualche fiammella…”
 
“Sei un impossibile ingordo Ron! Mi sono spaventata!” lo redarguì Hermione, assestandogli un pugno su una spalla per buona misura.
 
Harry rivolse la sua attenzione nuovamente all’uomo biondo sul divano di fronte a lui.
 
“Dicevi, dieci contro due in un canyon…” gli ricordò Harry, più interessato alla battaglia.
 
“Proprio così. All’inizio le cose andavano bene, ci scontrammo frontalmente e loro non riuscivano a combattere più di uno alla volta. Ne facemmo fuori due così. Poi iniziarono a materializzarsi anche alle nostre spalle. Abbiamo combattuto schiena contro schiena, è stata davvero una cosa pazzesca! L’adrenalina, il cuore a mille… Non mi ero mai sentito così.” Continuò Florian, con gli occhi luminosi al ricordo della battaglia. “Atri cinque caddero, e io e Sebastian non ci eravamo fatti nemmeno un graffio.”
 
Harry rivalutò il semplice gelataio che conosceva, doveva essere un mago dalle capacità davvero impressionanti.
 
“I tre che rimanevano se la sono data a gambe. A quel punto eravamo noi le manticore e loro le puffole. Li abbiamo cacciati, li abbiamo scovati e li abbiamo abbattuti.” Concluse duro. “Non potevamo permettere che tornassero indietro a riferire, la rappresaglia sarebbe stata spietata.”
 
I quattro ragazzi erano ammutoliti e fissarono Florian per qualche secondo.
 
“Oh, dateci un taglio; mi sembrate quattro elfi domestici con quegli occhi!” rise Florian “Non mi pare che voi abbiate lucidato boccini negli ultimi tempi!”
 
 
 
 

NOTE DELL’AUTORE
 
In primo luogo ringrazio tutti quelli che, sulla fiducia, mi hanno aggiunto tra le preferite e le seguite dopo il breve prologo!
 
Venendo al nuovo capitolo: inizialmente non doveva terminare qui.
 
Il fatto è che mi si è dilatato sempre più tra le mani. Sono partito da una trama di 5-6 righe e poi, come al solito, sono stato sorpreso dai personaggi e dalle loro chiacchiere. Giuro, non sono io a pianificare quello che fanno anzi, a volte faccio fatica a stargli dietro! Per esempio, Hermione: quando quella si agita chi la ferma più? Nell’idea originale doveva prenderla con molta più calma, ma mi è davvero sfuggita di mano. L’incontro con Florian poi si doveva risolvere in una decina di righe, ma quando ha iniziato a raccontare come cavolo facevo a tagliarlo? Oltre ai quattro Grifondoro su quei divani c’ero anche io ad ascoltare rapito… ;)
 
Giunto quindi più o meno a metà dell’episodio di Diagon Alley ho deciso di fermarmi qui e darvi in pasto qualcosa, per sapere cosa ne pensate, se vi piace o se devo correggere il tiro. Se trovate scritta qualche fregnaccia e volete farmelo notare siete i benvenuti e sarò il primo a ringraziarvi.
 
Spero che vi sia piaciuto e che vi abbia fatto passare un piacevole quarto d’ora, ci vediamo alla prossima.
 
Non smettete di leggere! (e non parlo della mia Fanfic.)
 
N.

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Capitolo 3
*** Capitolo 1 - Parte II ***


Capitolo 1
Nuovi acquisti e vecchi amici (parte II)

 
 
I quattro si trattennero con Florian Fortebraccio ancora per un po’, chiacchierando del più e del meno mentre finivano il gelato, dopodiché si diressero alla Gringott per prelevare il denaro necessario ai loro acquisti.
 
La loro visita alla banca dei maghi li lasciò vagamente inquieti. I folletti non rifiutarono di farli accedere al loro oro ma li trattarono con una certa ostilità, probabilmente perché Harry, Ron e Hermione l’anno precedente avevano scassinato una delle camere blindate di massima sicurezza e liberato un drago addestrato a difenderla. Ed erano anche riusciti a fuggire col maltolto (impresa che, in precedenza, era riuscita soltanto a Voldemort)! Poco importava che quella loro azione avesse poi portato alla caduta del Signore Oscuro; i folletti l’avevano presa male lo stesso.
 
Riuscirono a fare i loro acquisti in maniera relativamente tranquilla. Ogni tanto qualcuno si avvicinava a loro, chiedendo una foto, un autografo o una stretta di mano, ma non ci fu un vero e proprio assedio in stile Paiolo Magico come temevano.
 
Si recarono in primo luogo da Madama McClan. L’anno precedente lo stile delle divise era stato alterato dai Mangiamorte che avevano cercato di renderle più severe ed omogenee; con l’inizio del nuovo anno si era deciso per un ammodernamento delle divise scolastiche invece che per il ritorno a quelle precedenti alla caduta di Silente e di Hogwarts. Tutti quindi dovevano acquistarne di nuove.
 
Si divertirono inoltre a cercare dei nuovi abiti da cerimonia, segnati sull’elenco del materiale scolastico. Torneo Tremaghi significava anche Ballo del Ceppo. Se non altro questa volta Harry e Ron non avrebbero dovuto faticare troppo per trovare una compagna e, soprattutto, Harry non avrebbe dovuto aprire le danze, cosa di cui era profondamente grato.
 
Guidato da Ginny Harry si oriento su un completo nero molto elegante e semplice, con piccoli ricami argentati. Ron invece, dopo averne provati moltissimi, prese un completo di una scura tinta arancione, che faceva a pugni coi suoi capelli. Hermione non era molto entusiasta della scelta ma era sempre meglio del completo di seconda mano datato fine ‘700 che aveva indossato l’ultima volta.
 
La tappa successiva fu il Ghirigoro. Per la prima volta Harry, Ron e Ginny studiarono la lista dei libri da comprare. Hermione ovviamente l’aveva già fatto. Rimasero sorpresi giungendo ai manuali che avrebbero dovuto procurarsi per Difesa contro le Arti Oscure:
 
Difesa Avanzata per i M.A.G.O., di Vilius Argutus
Antologia della Magia Difensiva – Enciclopedia della Difesa dalla A alla Z, di Everard Patient
Compendio di Magia Difensiva Empirica, di  Ferghal Fortius O’Brien
 
“Sembra che con Difesa vogliano fare sul serio quest’anno…” commentò Ron.
 
“Beh, i libri scelti dicono molto. Credo sperino di tenersi il nuovo insegnante per più di un anno, l’Antologia contiene incantesimi sufficienti per tutto il percorso scolastico; lascia intuire un programma ad ampio respiro.” Spiegò Hermione, con l’aria di chi la sa molto lunga. “E in più il Compendio ci dice qualcosa sul tipo di professore che ci aspetta; è magia sperimentale, provata esclusivamente sul campo, senza teoria.”
 
Oltre a quelli comprarono anche:
 
Manuale degli Incantesimi, vol. VII, di Miranda Gadula
Trasfigurazione Avanzata, di Emeric Zott
Elisir e Distillati, di Bobby Erdwin
 
Quest’ultimo avrebbe affiancato Pozioni Avanzate, libro già usato due anni prima per le lezioni di Lumacorno. Harry si rammaricava solo del fatto che la sua vecchia copia, appartenuta a Piton, era con tutta probabilità bruciata nella stanza delle necessità, assieme a tutti i preziosi consigli e a tutte le annotazioni del precedente possessore, quando l’Ardemonio di Tiger aveva distrutto l’Harcrux che vi era nascosto. Alla luce di quanto aveva scoperto di Piton non gli sarebbe dispiaciuto avere di nuovo tra le mani quel volume.
 
Harry oltre ai suoi libri insistette per pagare anche quelli di Ginny che non aveva ricevuto, come gli altri tre, un sostanzioso premio in denaro dal ministero alla fine della guerra. Incerti sul da farsi, le braccia ricolme di libri, tutti optarono per una capatina veloce a casa per liberarsene; ora Harry, Ron e Hermione potevano smaterializzarsi liberamente. Ginny dovette aspettarli solo per un paio di minuti mentre andavano e tornavano da Grimmauld Place per riporre i loro acquisti.
 
Quando i tre riapparvero, decisero di separarsi per un oretta e di rivedersi da Tiri Vispi Weasley più tardi, per passare a salutare George.
 
Harry e Ginny si diressero come prima cosa da Accessori di Prima Qualità per il Quidditch. Anche Ron Avrebbe voluto ma Hermione non glielo concesse; aveva altri piani in mente. Giunti al negozio Harry, per la prima volta, apprezzò la sua notorietà. Quando si portò nei pressi del capannello di persone davanti all’edificio e si avviò con passo deciso verso la vetrina tenendo Ginny per mano, la folla gli lasciò lo spazio per passare ed arrivare in prima fila. Lì si fermò, in contemplazione.
 
Dopo cinque anni di studi era finalmente uscita la Firebolt II. Il manico di scopa in vetrina era commovente. Harry sospirò pesantemente di desiderio e sentì Ginny aggrapparsi con forza al suo braccio. “E’… E’…” disse, senza parole.
 
“Proprio così.” Rispose Harry, roco.
 
La scopa fluttuava in vetrina. Il manico era lungo, stretto e flessuoso; sembrava fatto apposta per poter stare comodi e avere la massima libertà di manovra allo stesso tempo. La punta, affusolata come un proiettile, prometteva dinamicità e il nome del modello era incastonato sul lato a lettere metalliche spesse e solide. La coda era fatta di rametti che parevano tutti ugualmente spessi e si stringeva verso il fondo in una cuspide. Tutto di quella scopa trasudava velocità esplosiva. Era nera, completamente, ramoscelli della coda inclusi, tranne per una striscia bianca che correva sulla parte superiore e inferiore del manico, tagliandolo a metà; ricordava le bande sportive che i babbani a volte mettevano sui cofani delle loro auto.
 
Dopo un paio di minuti di contemplazione Harry spostò lo sguardo su un cartello lì vicino.
 

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FIREBOLT II
Il Nostro Orgoglio
 
Modello completamente rivoluzionato per sfruttare al meglio tutte le sue componenti.
Linea aerodinamica migliorata.
Incredibili prestazioni sui cambi di direzione: sbandamenti impossibili.
Controllo vibrazioni incluso.
Da 0 a 100 in 4.2 secondi.
Incantesimo di adesione permanente oltre i 75 km/h o per accelerazioni laterali di più di 3G.
Banda colorata personalizzabile.
 
E sono solo alcune delle caratteristiche che imparerete ad amare…
 
Per il prezzo contattate la ditta tramite il vostro negoziante di fiducia, previsti test in campo per gli interessati dopo aver versato la prima caparra.
 
(il modello esposto è un’illusione incorporea)   
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Harry sospirò ancora; non era mai stato più deluso dal fatto che la sua scopa funzionasse ancora alla perfezione e non avesse alcun bisogno di essere cambiata. Per quella meraviglia avrebbe svuotato la sua camera di sicurezza senza pensarci due volte. Distratto, lasciò vagare il suo sguardo prima sugli oggetti in vetrina, poi sull’interno del negozio e vide un oggetto che risvegliò il suo interesse.
 
“Vieni Ginny, andiamo dentro.” Disse, trascinandola a fatica per staccarla dalla vetrina. Neanche l’avessero fatto a lei l’incantesimo di adesione permanente! “No… Io voglio stare qui…” disse lei con voce assente.
 
“Entriamo, dai. La puoi guardare anche dentro.” insistette lui.
 
A quelle parole finalmente Ginny si lasciò condurre all’interno. “Che ci facciamo qui?” domandò stizzita, cercando con gli occhi una Firebolt in esposizione che tuttavia non c’era.
 
“Ho visto una cosa… vieni.” La condusse oltre uno scaffale e lì si fermo. “Che ne dici?”
 
“Mmh… Non staremo correndo un po’ troppo?” Sorrise lei, tra il divertito e il malizioso.
 
L’oggetto in questione era una culla da neonato in legno chiaro. Le stanghe del lettino erano intagliate come dei manici di scopa, tutti differenti uno dall’altro. Sospesi sopra al cuscino volteggiavano dei giocatori di Quidditch in miniatura, che si passavano una piccola pluffa rossa. Tutti erano vestiti di piccole divise a colori sgargianti.
 
“Ha ha…” disse Harry serio. “in realtà pensavo a Teddy. Tra poco ci sarà il battesimo no? Andromeda non mi ha ancora fatto sapere nulla ma dovremmo esserci. E poi sono il padrino, vorrei fargli un bel regalo…” sovrappensiero appoggiò la mano su una delle sbarre del lettino.
 
“Mi sembra un regalo bellissimo Harry.” Disse Ginny dolce, prendendogli il braccio. “E non preoccuparti, sarai un padrino fantastico.”
 
“Quel bambino ha solo Andromeda e me adesso. Voglio essere presente per lui; sarebbe stato tutto molto più facile per me se Sirius…” lasciò la frase in sospeso.
 
“Lo so. E sono sicura che lo farai; devi solo finire la scuola Harry, poi potrai stare con lui per tutto il tempo che vorrai.” Gli assicurò Ginny, alzandosi sulle punte dei piedi per baciarlo. Harry sorrise a quel gesto.
 
“Allora, la prendiamo o no?” gli domandò poi lei, sorridendo di rimando.
 
Quando uscirono dal negozio Harry si ritrovò con sessanta galeoni in meno e una consegna in arrivo a casa sua l’indomani. Harry e Ginny camminavano abbracciati ora, lei con la mano attorno alla sua vita e lui con un braccio attorno alle sue spalle.
 
“Insomma, Andromeda ne è sicura?” chiese Ginny, riferendosi ad una lettera di qualche giorno prima “Tale e quale a Tonks?”
 
Harry sorrise. “Si, così dice. L’altra sera quando l’ha messo a letto era tutto a posto. Quando la mattina l’ha tirato su dalla culla aveva i capelli verdi e gli occhi di due colori diversi. Dice che anche Tonks da piccola continuava a cambiare in maniera frenetica; non riescono a controllarlo sai.” Concluse.
 
“Dev’essere davvero buffo…” Osservò lei, sorridendo a sua volta. Poi sollevò lo sguardo su Harry. “Quanto manca ancora all’appuntamento?”
 
Harry diede una rapida sbirciata all’orologio. “Un po’. Dovremmo trovare qualcosa da fare; tu devi comprare niente?”
 
“Una Firebolt II.” Disse seria. “Ma per ora no, nulla.”
 
Harry sghignazzò e poi rallentò il passo perché, proprio in quel momento, stavano passando davanti all’Emporio del Gufo. La sua espressione si fece pensierosa. “Forse dovrei procurarmi un nuovo gufo non ti pare? Per stare in contatto con Teddy  e Andromeda, intendo.” Si girò verso l’ingresso del negozio.
 
“Sì, ne avrai bisogno ad Hogwarts.” Concesse Ginny.
 
Quando entrarono nel negozio un’atmosfera umida, puzzolente e rumorosa li accolse. A parte la donna dietro il bancone non c’era nessun. Nel locale di ingresso erano stipate gabbie, casse e vetrinette con ogni sorta di piccolo animale comune, dai topi ai rospi alle salamandre. Uno scaffale che copriva l’intera parete dietro al bancone era ricolmo di scatolette di cibo per ogni tipo di animale domestico, magico e non.
 
“Posso aiutar-” la strega dietro il bancone, vestita con un maglione verde palude e dai grigi capelli spettinati si interruppe a metà della frase, spalancando la bocca; Harry attese pazientemente qualche secondo, poi disse “Sì. Avrei bisogno di un nuovo gufo per cortesia.”
 
“Oh, un gufo! Certamente!” disse quella quando si riscosse, guidandolo in una stanza laterale piena dal pavimento al soffitto di allocchi, gufi, civette di ogni razza e dimensione.
 
Quando Harry uscì dall’Emporio del Gufo poco più tardi, reggeva nella sinistra una gabbietta col suo nuovo giovane Gufo Reale e si diresse verso Tiri Vispi Weasley assieme a Ginny. Mentre vi si recavano notarono Ron ed Hermione sbucare da una stretta via laterale.
 
La prima reggeva una borsa pesante, ricolma di libri. Il secondo quattro pacchetti di medie dimensioni. “Vi abbiamo preso le scorte per pozioni.” Fece Ron, allungando a Ginny due dei quattro pacchetti. “Un gufo nuovo, forte!”
 
“Si, era ora…” commentò Harry. “Dove siete stati?”
 
“Al Ghirigoro.” Spiegò Hermione.
 
“Di nuovo…” continuò Ron, depresso. “Oh! E poi siamo passati a salutare Olivander. E’ ancora messo piuttosto male, fa fatica a stare in piedi. Indovinate un po’? Sta insegnando il mestiere a suo nipote, Tebald.”
 
“Che tipo è?” chiese Ginny incuriosita.
 
“Oh, è inquietante tanto quanto il nonno. Credo abbia imparato a memoria tutte le vecchie ricevute; conosceva noi e le nostre bacchette.” Rispose Ron con un’alzata di spalle. “Avete visto la nuova Firebolt?”
 
Harry, Ron e Ginny stavano per gettarsi a capofitto in uno sperticato elogio a tre del nuovo manico di scopa, ma Hermione li bloccò prima che potessero iniziare. “Non dovevamo entrare a salutare George?” Erano giunti al negozio appartenente ormai soltanto al fratello di Ron e Ginny.
 
I quattro entrarono e non furono sorpresi di trovarlo affollato e chiassoso come al solito. “La gente ha sempre voglia di ridere!” amavano dire i due gemelli.
 
Camminarono per un po’, districandosi tra i bambini, i ragazzi e gli adulti che riempivano ogni spazio libero, fino a quando non raggiunsero il bancone. Lì però videro solo quattro o cinque commessi piuttosto indaffarati. Attirando l’attenzione di uno di loro Ron riuscì a farsi dire che George era sul retro, nella sala che vendeva gli articoli un po’ più seri, ispirati alla Difesa contro le Arti Oscure.
 
A fatica i quattro raggiunsero la tenda nera che separava quel locale dal resto del negozio ed entrarono. La musica e gli schiamazzi arrivavano soffocati lì dentro, le luci erano più basse. Non c’erano clienti al momento, tranne una ragazza che parlava con George al piccolo bancone col registratore di cassa.
 
“Ehi Georgie…” salutò Ginny, avanzando di un paio di passi.
 
George sbirciò da sopra la spalla della ragazza, ancora di spalle, e li vide.
 
“Ehi, bella gente!” sorrise cordiale. “Venite, venite!” fece loro cenno con la mano di raggiungerli. Anche la ragazza si voltò per guardare chi fosse entrato. Era Angelina Johnson, loro ex-compagna di Grifondoro ed ora riserva delle Holyhead Harpies.
 
I quattro la salutarono allegramente, piuttosto sorpresi di trovarla lì col campionato in corso.
 
“Oh, ho un paio di giorni di pausa, sono passata a trovare George per lasciargli una cosa…” disse sorridendo, indicando una maglia da Quidditch gialla e verde, col suo nome sulla schiena. George sorrideva fiero, mostrandola alla sorella.
 
“Diavolo, è splendida… Non sai quanto ne vorrei una!” disse Ginny con desiderio. “Col mio nome sopra però!”
 
Harry intanto si era avvicinato a George e gli aveva stretto la mano. “Allora, come va il negozio?”
 
“Oh, qui va tutto a gonfie vele. Le cretinate vanno sempre a ruba…” George sorrideva ancora, ma quel sorriso non raggiungeva gli occhi.
 
“C’è qualcosa di nuovo?” chiese Ron.
 
“Mh?” George si prese un secondo per rispondere. “No. Cioè… C’è qualcosa che io e Fred avevamo pensato prima che… Prima…” La sua voce si ruppe, ma se la schiarì e proseguì, rapido. “Quella l’ho realizzata. Ma non c’è altro. Poca ispirazione.” Concluse serio, con un’alzata di spalle. Anche il sorriso forzato era sparito dal suo viso.
 
Ron aveva smesso di sorridere a sua volta, dispiaciuto ora di aver posto quella domanda. Ginny invece si era mossa in fretta dal fianco di Harry, aveva girato attorno al bancone e, con un espressione dura e triste allo stesso tempo, aveva abbracciato il fratello. Lui, rimasto sorpreso per un secondo da quel gesto, portò poi una mano attorno alle spalle di lei e alzo l’altra per accarezzarle i capelli. Rimasero così per qualche secondo, e tutti tacquero, attendendo.
 
“Ok, Gin. Va tutto bene.” Disse poi George, con un timido sorriso sul volto. Aveva gli occhi lucidi, così come la sorella. Anche Ron, appoggiato al bancone, mostrava un espressione molto triste. “E’ solo che è dura sai… Gestire questo posto. Mi sento un pagliaccio triste...” Concluse, guardando gli altri come per scusarsi.
 
“Possiamo fare qualcosa per te, George?” chiese Hermione, premurosa.
 
George le sorrise di rimando, rispondendole mentre allontanava con dolcezza Ginny da sé per spingerla di nuovo verso Harry. “Tu puoi far stare allegro il mio fratellino. E tu…” indicando Harry “…puoi occuparti della mia dolce e delicata sorella.” Ginny gli rispose con una linguaccia mentre passava un braccio attorno alla vita di Harry. “Inizio a capire alcune delle stramberie di Silente, sapete? Credo che l’amore sia l’unica cosa in grado di lenire un po’ quello che sentiamo adesso; e forse anche io ho trovato qualcuno che si occuperà di me.” Allungò una mano sul bancone, poggiandola su quella di Angelina, che lo guardava commossa a sua volta mentre intrecciava le dita con quelle di lui.
 
“Mi manca.” Proruppe semplicemente Ron. Era la prima volta che Harry lo sentiva parlare di Fred. “Tantissimo.” Hermione gli passò una mano sulla schiena, confortandolo.
 
“Forse è un bene che non sia qui Ron.” Disse George, con un velo dell’antica ironia nella voce. “Ti direbbe che anche nel cordoglio sei terribilmente noioso.” Nel suo sorriso però non c’era derisione per il fratello minore. Solo affetto. Ron infatti non se la prese.
 
George si chinò poi lentamente sotto il bancone e ne estrasse una bottiglia di Whiskey Incendiario, con sette bicchieri che riempì in silenzio. Ne prese uno e lo portò davanti al viso. Gli altri lo imitarono.
 
“A Fred.” Disse.
 
“A Fred.” Risposero tutti, portando i bicchieri alle labbra; Hermione, che non lo aveva mai bevuto, si trattenne con estrema difficoltà dal rovinare quel momento con smorfie o colpi di tosse.
 
Un bicchierino pieno rimaneva sul tavolo; George lo prese e lo vuotò sull’assito del pavimento. Il gufo nuovo di Harry tubò nel silenzio.
 

***

 
Dopo la visita ai Tiri Vispi Weasley Harry, Ron, Hermione e Ginny tornarono a Grimmauld Place coi loro acquisti.
 
Appena rientrarono Kreacher li accolse con una busta che era giunta via gufo nella tarda mattinata. Era indirizzata a tutti e quattro, scritta con una calligrafia tondeggiante e minuta. Harry la aprì, era della signora Weasley.
 
Cari ragazzi,
 
ho visto Andromeda e il piccolo Teddy oggi, pensavamo di organizzare il battesimo per il 31 Agosto, il giorno prima della vostra partenza, e di festeggiare tutti assieme qui alla Tana. Ci saranno anche Bill, Fleur, Charlie e Percy, sarebbe bello rivederci tutti prima della vostra partenza.
Harry caro, ho detto ad Andromeda che ti saresti messo in contatto con lei per organizzare il battesimo del piccolo (che è un amore!).
A presto,
 
Molly.
 
 
 
 

NOTE DELL’AUTORE
 
Vedo che aumentate, non posso che essere contento; vuol dire che quello che scrivo vi piace!
 
Come avrete notato il tono di questa parte del capitolo è un po’ diverso rispetto alla parte precedente. Certo, il mondo magico è in pace, tutti ne traggono benefici e sicuramente se ne rallegrano. Ma la guerra non è stata a costo zero, ha lasciato dei segni anche profondi e ci si deve fare i conti così come ci si rallegra delle cose belle.
 
Credo che questo contrasto tra il futuro pieno di speranze e le cicatrici lasciate dal passato accompagnerà i protagonisti per tutto l’anno; spero di riuscire a renderlo bene e di non ridurlo a una cosa stucchevole ed esasperante…
 
Al prossimo capitolo (che non sarà domani; questo era già praticamente pronto, il prossimo non lo è) e grazie per il sostegno!
 
Non smettete di leggere! (e non parlo della mia Fanfic.)
 
N.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
Nuovi inizi

 
 
Harry e Ron, entrambi con indosso l’abito da cerimonia, stavano ridendo allegramente assieme a Charlie Weasley mentre gli raccontavano del gelato al gusto ‘Ungaro Spinato’ di Florian Fortebraccio. Il fratello di Ron trovava particolarmente spassosa l’idea del peperoncino stregato nascosto.
 
Era il 31 Agosto e, alle nove di mattina, la famiglia Weasley al completo, Harry, Hermione, Fleur, Angelina (che era venuta assieme a George) e Andromeda, che reggeva tra le braccia il piccolo Teddy Lupin, si trovavano sul prato della tana ad attendere gli ospiti e il celebrante per il battesimo che si sarebbe tenuto di lì a poco.
 
Il sole era già alto e la mattinata si prospettava calda; proprio per questo il giorno prima, dopo l’ennesima disinfestazione del giardino dagli gnomi che lo occupavano, Harry, Ron, Bill e Charlie avevano rispolverato il grande gazebo che l’estate precedente era stato utilizzato per il matrimonio di Bill e Fleur e l’avevano montato al centro del giardino. La tela bianca isolava piacevolmente dal sole e una brezza leggera rinfrescava tutti, nonostante gli scomodi abiti eleganti.
 
Ginny, Fleur e Hermione si erano poi occupate delle decorazioni. Un arco di rami con fiori bianchi e gialli era sistemato al posto d’onore, su una piccola pedana in legno. Il resto del gazebo era occupato da una trentina di sedie. Erano poche ma nessuno si aspettava molti ospiti quel giorno.
 
Ovviamente Lupin non aveva parenti e quelli di Tonks erano babbani da parte di padre e fieri Mangiamorte purosangue da parte di madre; almeno, lo erano per la maggior parte. Vennero alcune amiche di Andromeda e alcuni Auror colleghi di Tonks, nessuno che Harry conoscesse.
 
Il celebrante invece era lo stesso mago piccolo, calvo e vestito di viola che aveva già visto al matrimonio di Bill e Fleur e al funerale di Silente. Si presentò per ultimo e mise subito addosso a tutti una gran fretta, spronandoli ad iniziare immediatamente.
 
L’ometto nervoso si sistemò sotto l’arco; Andromeda, con Ted in braccio, ed Harry di fianco a lei stavano anch’essi sulla pedana di legno, di profilo rispetto alla platea che prese posto con solerzia. Ted era vestito di un abito verde pallido che, a detta di Andromeda, quella mattina si sposava alla perfezione con gli occhi del piccolo; peccato però che in quel momento gli occhi di Ted fossero di un blu intenso mentre i suoi capelli erano rosso fuoco, neanche fosse un Weasley.
 
Mentre il mago parlava dell’inizio della vita e dell’importanza del sostegno vicendevole nella comunità magica, Harry fece scorrere lo sguardo sui presenti. Un gruppetto ben misero; pensò a tutti quelli che sarebbero dovuti essere lì e che solo un anno prima o poco più ci sarebbero stati: Remus e Tonks, tanto per cominciare; Malocchio, Sirius e Fred. Silente.
 
Tutti loro però si erano sacrificati per un motivo: perché Teddy potesse crescere, innamorarsi e celebrare il battesimo dei suoi bambini in tempo di pace, senza dover fare la conta di chi se n’era andato. Harry promise di impegnarsi al massimo perché questo potesse avvenire.
 
Tornò a prestare attenzione alle parole del mago calvo, e lo fece giusto in tempo: “Harry Potter, come padrino ti è stato chiesto di vegliare su questa creatura e di aiutarla, al meglio delle tue possibilità, nel cammino che compirà su questa terra, educandolo secondo coscienza. Accetti tu questo compito?”
 
Con voce alta e chiara Harry disse: “Sì.”
 
“Avvicinatevi, e posate una mano sul bambino.” Sussurrò l’uomo a Harry e Andromeda. I due eseguirono rapidi le sue indicazioni; con la bacchetta in pugno il mago in viola continuò: “Theodore Remus Lupin, sotto la guida di queste persone ti accolgo nella comunità magica e ti auguro ogni bene e protezione.” Mentre parlava dei legacci dorati, lievi e sottili come capelli, fluttuarono attorno alle mani di Harry e Andromeda e a Ted; quando l’uomo smise di parlare quei fili di luce scomparvero. Il rito era concluso.
 
Tutti gli invitati applaudirono in quel momento, alzandosi in piedi.
 
Terminato l’applauso i convenuti si sentirono liberi di muoversi, raggruppandosi per chiacchierare. La signora Weasley, con un paio di rapidi colpi di bacchetta, fece scomparire le file di sedie, evocando alcune panchine e dei tavoli con punch, succo di zucca e stuzzichini, come aperitivo.
 
Andromeda consegnò ad Harry il piccolo Ted, mentre salutava gli Auror e gli amici di Tonks che erano arrivati apposta per la cerimonia. Da parte sua Harry fu grato di avere una scusa per stare in disparte. Si sedette su una panchina e, lievemente impacciato, iniziò a cullare il bambino. Fu ben presto raggiunto da Ginny, che si sedette accanto a lui.
 
“E’ un bimbo calmissimo…” Osservò.
 
“Lo è.” Convenne Harry, che l’aveva sentito piangere solo in un paio di occasioni. “E’ perché ascolta tutto quanto; è furbo lui…” disse, chinandosi sul bambino, sussurrando. Quello aprì gli occhi, lo fissò per un secondo e poi sul piccolo visino sbocciò un enorme sorriso sdentato mentre i suoi occhi diventavano verdi e i suoi capelli passavano al nero.
 
Harry e Ginny risero, sorpresi di quella sua trasformazione. A quei suoni il bambino continuò a sorridere deliziato.
 

***

 
Quando anche gli ultimi invitati se ne furono andati erano quasi le due di pomeriggio e nessuno aveva ancora pranzato, se si escludevano gli stuzzichini.
 
I più insofferenti, come Ron e Bill, sbuffavano apertamente cercando di placare i suoni provenienti dai loro stomaci poggiandovi le mani. La signora Weasley però non era impreparata a quell’evenienza. Con altri sapienti tocchi di bacchetta fece comparire sotto il gazebo una lunga tavolata che avrebbe ospitato i Weasley, Fleur, Hermione, Harry, Angelina, Andromeda e Teddy.
 
 “Forza, andate tutti a mettervi comodi mentre io e Arthur prepariamo la tavola per il pranzo!” ordinò Molly. “E cercate di non metterci troppo, è già tutto pronto!” Harry si stupì della capacità organizzativa della signora Weasley in quel frangente.
 
Un quarto d’ora più tardi erano tutti a tavola, con abiti decisamente più comodi, immersi in conversazioni frivole e allegre, gustando i deliziosi manicaretti casarecci preparati da Molly.
 
“Quindi Percy ha trovato di nuovo lavoro al ministero?” stava chiedendo Hermione a George, un occhio al capo del tavolo in cui i signori Weasley e Andromeda Black erano immersi in una conversazione che coinvolgeva anche Percy, Bill e Fleur.
 
“Si, ora sta all’ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale.” Disse George, sornione. “Pare che gli piaccia molto l’ambiente, lì…”
 
“Sarà un ambiente stimolante.” Continuò Hermione. “Ora che la pace è tornata ci sarà così tanto lavoro, tanti rapporti da riallacciare…”
 
George soffocò a fatica una risata nel suo bicchiere. “Come no, Hermione… Ambiente stimolante e rapporti da allacciare, proprio così.” Charlie, Angelina e Ginny ridacchiarono con lui.
 
Ron si agitò sulla sedia. “Beh, che avete da ridere? Lo dite anche a noi?”
 
Ginny sbuffò, fingendosi seccata. “Sei proprio fuori dal giro Ron…”
 
Con un cenno della mano Charlie fece segno a tutti di avvicinarsi. “Pare che la sua assistente, una cera Audrey, gli stia facendo una corte spietata. Sapete, quando si è saputo che Perce ha messo KO Pius O’Touse ad Hogwarts, è diventato una specie di eroe-guerriero tra gli impiegati del suo ufficio…” alzò gli occhi al cielo per dimostrare quanto ridicola fosse quell’idea.
 
“E pare che Perce apprezzi le attenzioni della fanciulla…” concluse George.
 
Tutti rialzarono le teste e si risedettero dritti. “Quindi tu, Charlie…” intervenne Harry, facendo mente locale “…resti l’unico spaiato.” Concluse, mostrandosi seriamente preoccupato.
 
George, Ginny e Ron risero sguaiatamente mentre quest’ultimo affibbiava delle sonore pacche sulle spalle al fratello che era arrossito.
 
“Cosa volete farci, non tratto molte femmine della mia specie. Nel mio lavoro, con quelle che incontro, devo stare attento più che altro a non farmi divorare…” riferendosi al suo impiego coi draghi in Romania “E poi, a differenza di mio fratello” indicando Bill “io le mie cicatrici me le sono beccate ben prima di incastrare una donna con un anello.” Fece spallucce; le lucide cicatrici da ustione sulle sue braccia erano perfettamente visibili sotto la camicia a maniche corte.
 
“Sciocchezze!” intervenne George. “Le donne adorano le cicatrici! Prova a chiedere a Ginny!” ammiccando verso Harry. “O ad Angelina! La mia cicatrice ti fa impazzire vero?” disse con un gran sorriso, spingendo verso il volto di lei il buco che gli restava in testa al posto dell’orecchio, che aveva perso un anno prima.
 
“Oh, ma certo!” fece lei, schioccandogli un bacio proprio lì. Era bello vedere George essere di nuovo l’anima della festa, dopo solo un mese. Angelina gli faceva proprio bene, riflettè Harry, anche se magari non in quel preciso momento…
 
“Aaaaaaah!” gridò, disperato. “Proprio sull’orecchio, sei pazza!” disse, coprendolo con una mano. “Non sento più nulla!”
 
Tutti, attorno al tavolo, scoppiarono a ridere. Continuarono finché un tintinnio cristallino non li interruppe; Bill si era alzato in piedi e percuoteva un bicchiere con una forchetta.
 
“Vorrei proporre un brindisi!” disse. “A Teddy Lupin. Che possa crescere felice, assieme a tutti noi!” le sue parole furono colte da esclamazioni di assenso e i bicchieri furono svuotati. Le conversazioni stavano per riprendere, quando il suono cristallino si fece sentire nuovamente. Bill era ancora in piedi.
 
“Riempite i bicchieri, vorrei proporre un altro brindisi.” Tutti si affrettarono ad eseguire. “A… Mia sorella Ginny!” disse Bill, portando il bicchiere verso di lei. I commensali la guardarono, sorridendo un po’ confusi. “Che tra un anno ci farà il grandissimo piacere di essere la madrina del nostro bambino, assieme a Gabrielle.” Bill sorrise, prendendo la mano di Fleur.
 
Il messaggio impiegò qualche istante per far breccia nella mente dei presenti; i primi a reagire furono il signor Weasley, che si alzò in piedi e acchiappò il suo primogenito, stringendolo in un ruvido abbraccio, e la signora Weasley, che si portò il tovagliolo al viso e iniziò a singhiozzare in maniera incontrollata.
 
Solo un istante dopo l’intera tavolata esplose di gioia e ben presto tutti stavano abbracciando tutti, senza un preciso ordine, cercando di raggiungere a turno Bill e Fleur; i due erano terribilmente felici e sorridevano raggianti in mezzo a tutto quel tumulto.
 

***

 
“La materializzazione è una pacchia…” disse Ron a bocca piena.
 
Erano le dieci di mattina del primo settembre e i due ragazzi, che di lì a un’ora sarebbero dovuti partire per Hogwarts, erano ancora nel soggiorno della Tana impegnati a fare colazione.
 
“Amen.” Convenne Harry, parlando a voce bassa e reggendosi la testa con una mano, il gomito sul tavolo.
 
La sera precedente erano andati a letto tardissimo; dopo aver festeggiato la bella notizia per tutto il pomeriggio, la signora Weasley aveva insistito per farlo anche con una cena, alla quale però Andromeda non partecipò: tornò invece a casa sua con Ted verso le sei di quel pomeriggio.
 
Successivamente George e Angelina erano spariti per una ventina di minuti ed erano tornati con due casse di Burrobirra e quattro bottiglie di Whiskey Incendiario Ogden Stravecchio; George continuava a dire che dovevano onorare il nascituro con una sonora dose di spirito, e a farlo doveva essere specialmente il padre.
 
Come risultato erano tutti andati a dormire ubriachi, chi più chi meno. Tutti, perché George non era stato contento fino a che una serie di almeno quindici brindisi, inventati da lui per l’occasione, non erano stati portati a termine dai presenti. La signora Weasley e Fleur erano state le uniche ad esserne esentate; la prima perché dopo il quarto brindisi era crollata addormentata su una poltrona, la seconda, ovviamente, perché era in dolce attesa.
 
Ginny ed Hermione li raggiunsero in cucina; la seconda non aveva decisamente una bella cera.
 
“Buongiorno, raggio di sole!” proruppe Ron.
 
“Mmmmh…” gemette Hermione, portandosi le mani alle orecchie. Decisamente non era stata una gran serata per lei. Si accasciò su una sedia. “Non berrò mai più.”
 
Ginny ridacchiò; era straordinariamente in forma. “Vieni qui, saputella… Con tutti gli incantesimi che sai credevo che avessi già risolto, ma immagino che in questo campo tu sia nuova…” disse, estraendo a bacchetta magica. “Sober Salvio!” recitò, puntandole la bacchetta alla testa. Ginny aveva compiuto diciassette anni quell’inverno e, come gli altri, poteva usare liberamente la magia.
 
Il viso di Hermione si illuminò d’un tratto. “Oh! Perfetto!” si voltò verso l’amica. “Grazie! Ora posso anche fare colazione…”
 
Harry estrasse la bacchetta e, puntandosela al viso, borbottò lo stesso incantesimo; il senso di oppressione alla bocca dello stomaco e il mal di testa che provava scomparvero. “Grazie mille eh, Ronald.” Disse acido.
 
“Scusa amico…” fece lui, per nulla toccato dal tono di Harry, continuando imperterrito a mangiare. “Pensavo lo conoscessi.”
 

***

 
Quaranta minuti più tardi i quattro si materializzarono sulla affollata banchina del binario 9 e ¾, con già indosso le divise.
 
Era la prima esperienza di materializzazione congiunta per Ginny; nonostante Harry le avesse detto di chiudere gli occhi e trattenere il respiro, la sensazione di schiacciamento e la mancanza di aria l’avevano provata. Stava impalata, nella piatta luce proveniente dal cielo nuvoloso sopra King’s Cross, pallida e barcollante. Sentì le mani di Harry, sulle sue spalle, che la spingevano delicatamente all’indietro. Si lasciò condurre e si sedette su un baule.
 
“Mmmh…” gemette.
 
“Precisamente!” disse Harry, allegro. Le allungò una bacchetta di liquirizia. “Tieni, aiuta.”
 
Ubbidiente Ginny iniziò a mordicchiare il bastoncino.
 
“Hermione, aspetti qui tu con Ginny? Io e Harry troviamo uno scompartimento e carichiamo i bauli.” Sentì dire da Ron.
 
Dieci minuti più tardi erano in uno scompartimento di uno dei vagoni di coda. Harry e Ginny si erano già tolti le toghe, rimanendo in maniche di camicia e cravatta, e sedevano su due posti, uno di fronte all’altra. Ginny aveva tolto le scarpe e posato i piedi su un angolo del sedile di Harry.
 
Ron e Hermione invece si erano appuntati le spille da Caposcuola e da Prefetto sulla divisa nera. “Torniamo tra un’oretta allora, teneteci i posti!” si raccomandò lei.
 
“E prendimi qualche schifezza dal carrello!” butto lì Ron, uscendo.
 
“Santa Morgana, ti sei appena alzato da tavola, maiale!” sentirono dire da Hermione mentre la porta si chiudeva. Entrambi ridacchiarono.
 
Il treno si mise in moto quasi subito e, ben presto, Harry e Ginny si trovarono a sonnecchiare, cullati dal dondolio soporifero del vagone.
 
Quando passò il carrello Harry non prese i dolci per Ron; comprò invece la Gazzetta del Profeta, alla ricerca di una notizia che aspettava da tutta l’estate. Pensava già di dover spulciare le pagine sportive e invece eccola lì, a guardarlo dalla prima pagina.
 
“Ha!” esclamò esultante. “Ginny, Ginny, senti qua!” lei si riscosse dal torpore, infastidita, ma si mise in ascolto.
 
Ieri sera l’ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale e quello per I Giochi e gli Sport Magici, in seguito ad un summit durato quattro ore, hanno infine deciso la data di inizio del mondiale di Quidditch di quest’anno, che sarà il primo Dicembre.
La competizione, che era stata rimandata a data da destinarsi a causa della guerra contro il Signore Oscuro, non salterà del tutto ma inizierà soltanto con qualche mese di ritardo.
‘Siamo lieti del risultato conseguito.’ Ha affermato all’uscita del summit Herman Funball, direttore dell ufficio per i Giochi e gli Sport magici, succeduto da poco a Ludo Bagman. ‘Inoltre questo slittamento ci consentirà di giocare il mondiale nella piena estate australe, tutti ne trarranno un gran beneficio.’ Ricordiamo infatti che quest’edizione si terrà in Nuova Zelanda…
 
Furono interrotti da Ron ed Hermione che tornavano. “Harry, hai sentito? Il mondiale…” stava dicendo Ron, che poi si accorse del giornale che Harry stava leggendo. Si sedette accanto a lui ed entrambi sparirono dietro le pagine stampate, in silenzio.
 
Il viaggio proseguì pigro. Harry venne a sapere che Malfoy si era ritirato dalla carica di prefetto; specularono per qualche minuto su quella notizia, ma persero rapidamente interesse. Nessuno di loro provava più particolare ostilità per il ragazzo dopo che aveva evitato di consegnarli a Voldemort l’anno prima quando ne aveva avuto l’occasione. Inoltre adesso i Malfoy erano dei reietti, sia dalla parte dei vincitori che da quella dei vinti, quindi non se la sentivano di infierire.
 
I ragazzi che passavano davanti alo loro scompartimento lanciavano occhiate all’interno. Alcuni curiosi ed ammirati, altri (specialmente i Serpeverde) riservavano a Harry occhiate cariche di rancore. Nessuno però pareva voler entrare.
 
Ricevettero soltanto una visita, verso le quattro: Neville entrò nello scompartimento, accompagnato da Luna che lo teneva per mano. Nessuno era veramente sorpreso da quel fatto, negli anni passati i due avevano stretto una bella amicizia e pare che si fossero sentiti molto spesso quell’estate.
 
Chiacchierarono  soprattutto dei M.A.G.O. e dei corsi che avrebbero seguito quell’anno.
 
“Io avrò un orario piuttosto leggero.” Stava dicendo Neville. “Oltre a Erbologia seguirò solamente Incantesimi e Cura delle Creature Magiche. Per questo pensavo di chiedere alla professoressa Sprite di fare qualche ora in più con lei, come approfondimento; ho comprato alcuni libri, quest’estate, e…”
 
Ron lo interruppe, allarmato all’idea di tuffarsi in una dissertazione sulle verdure che tanto affascinavano Neville. “Beh, sicuramente però vorrai partecipare alle riunioni dell’ES.”
 
Luna parve metterli a fuoco solo in quel momento. “Ricominceranno le riunioni?” domandò sorridente.
 
“Credo di sì.” Disse Harry. “Me l’ha chiesto la McGranitt, le parlerò domani.”
 
“Oh, Harry, è una grande notizia!” Neville sembrava su di giri. “Spero di starti dietro però, non frequenterò le lezioni canoniche…”
 
“Amico, hai ammazzato un pezzo di Tu-Sai-Chi l’anno scorso, saranno gli altri a dover star dietro a te!” intervenne Ron. Anche Neville aveva ricevuto un encomio speciale dal ministero, per essere stato uno dei leader del gruppo di resistenza di Hogwarts.
 
Passarono il resto del viaggio a parlare della loro estate, delle pubblicità su cui era apparso Ron, di quanto la nonna di Neville fosse ora fiera di lui e di molte altre cose.
 
Poco dopo le sei il treno iniziò a rallentare la sua andatura. Fuori si stava facendo buio ma si poteva scorgere il profilo di Hogsmeade in lontananza, l’insediamento magico a solo un paio di miglia dalla scuola, dove il treno li avrebbe lasciati.
 
Neville e Luna tornarono ai loro posti mentre i quattro si sistemarono la divisa, irrimediabilmente stropicciata dopo le molte ore di viaggio, e si prepararono a scendere dal treno.
 
Sulla banchina c’era un gran chiasso, come al solito, mentre gli studenti parlavano eccitati e salutavano gli amici che non avevano ancora visto sul treno. La voce di Hagrid rimbombava sopra a tutto quel baccano.
 
“Primo anno! Gli studenti del primo anno qui! Forza, che non volete perdervi il banchetto, eh?”
 
Quel suono fece sorridere Harry; si voltò, ma Hagrid era troppo lontano. Lo avrebbero salutato più tardi.
 
Guidati dalla calca di studenti uscirono dalla stazione e si misero in fila sul piazzale dove le ormai familiari carrozze trainate dai Thestral, i brutti cavalli scheletrici con le ali membranose, attendevano pazienti.
 
Ron, Hermione e Ginny li guardavano con tanto d’occhi. Anche se al quinto anno li avevano usati per volare fino a Londra, nessuno di loro li aveva mai visti. Dopo le esperienze dell’anno prima però fin troppi studenti si erano trovati faccia a faccia con la morte, esperienza che permetteva di vedere le schive creature.
 
Impaziente di mettersi in viaggio e raggiungere il castello Harry montò su una delle vetture, seguito dagli altri. Si sentiva lieto ed eccitato,pieno di aspettative come si era sentito sulla barchetta che solcava le acque del Lago Nero otto anni prima. Era la prima volta, oltre a quella, che iniziava un anno a Hogwarts senza cupi presagi o sinistri avvenimenti durante l’estate. Lo prese come un ottimo auspicio.
 
In lontananza, nero ossidiana sul cielo blu notte, si stagliava il castello. Le sue finestre illuminate promettevano rifugio e pace, come quelle di casa.
 
La carrozza su cui viaggiava Harry oltrepassò in quel momento le colonne del cancello, sormontate dai cinghiali alati, entrando così nei territori di Hogwarts.
 
Erano tornati.
 
 
 
 
 
 
 

NOTE DELL’AUTORE
 
Non so che dire; mi state sommergendo di complimenti e non posso che esserne davvero felice!
All’inizio l’idea mi sembrava carina, ma non pensavo di avere tutto questo successo.
 
Veniamo al capitolo, se no mi imbarazzo!
 
Anche questo è cresciuto mentre lo scrivevo; pensavo di arrivare fino al banchetto ma me lo conserverò per la prossima volta. Vi lascio qui, alle porte di Hogwarts e dell’anno nuovo, senza svelare nulla di ciò che si cela nei corridoi illuminati del castello, recentemente restaurati, o al tavolo degli insegnanti nel grande salone pronto per il banchetto, dove la luce delle candele illumina i tavoli sotto la volta nera trapuntata di stelle del soffitto (effetto che Hermione ci ricorda essere soltanto frutto di un incantesimo; la sala grande non è davvero aperta sull’esterno. Grazie Hermione.)!
 
Spero vi siate divertiti a leggerlo, a me è piaciuto un sacco vedere George fare di nuovo il buffone con la sua famiglia!
 
Un saluto a tutti quanti, alla prossima.
 
Non smettete di leggere! (e non parlo della mia Fanfic.)
 
N.

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Capitolo 5
*** Capitolo 3 - Parte I ***


Capitolo 3
Incontri (parte I)

 
Gli enormi portoni di quercia all’ingresso del castello erano sui cardini, esattamente al loro posto.
 
Harry se l’aspettava ovviamente, ma vederli lo stupì piacevolmente in ogni caso. L’ultima volta che aveva attraversato quell’entrata le pesanti tavole di legno scuro erano sparse per tutto il cortile; grosse voragini fumanti si aprivano sia sul pavimento che nei muri, lasciando grossi squarci dai quali l’interno era perfettamente visibile. Le finestre erano quasi tutte rotte.
 
Ora invece il castello era tornato all’antico splendore. Tutto era stato riparato e ripulito. Nello spiazzo davanti all’ingresso principale gli studenti si fermarono, chiacchierando eccitati. Harry e gli altri erano giunti tra i primi e trovarono i portoni ancora serrati. Non dovettero attendere a lungo però; dopo un paio di minuti, quando il gruppo in attesa si era fatto più consistente, una lama di luce fuoriuscì dai battenti mentre piano piano i pesanti battenti si aprivano.
 
Seguendo i primi studenti che si mossero verso l’interno Harry varcò le porte. Il cambiamento era notevole anche nell’atrio principale. Le torce accese illuminavano il grande locale e la scalinata che si innalzava sulla parte opposta all’ingresso. La pietra delle pareti era stata ripulita e, alla luce delle torce, riluceva con una sfumatura dorata. I tappeti sul pavimento erano nuovi e le quattro enormi clessidre, contenenti le gemme che simboleggiavano i punti delle varie case, erano state riparate. Durante l’ultima battaglia infatti l’atrio era letteralmente invaso dalle piccole pietre colorate fuoriuscite dalle clessidre distrutte.
 
Al centro dell’atrio inoltre si ergeva un busto in marmo bianco, posato in cima ad un piedistallo dello stesso colore a forma di colonna. La scultura raffigurava Albus Silente. La lunga barba, anch’essa in marmo, debordava dal piedistallo e pendeva fino a terra, scolpita nel marmo della colonna. Harry notò anche una grossa targa di rame, sulla parete opposta a quella su cui si aprivano i portoni della sala grande. Sforzandosi per la distanza lesse l’iscrizione su quella targa:
 

IN MEMORIA DEI CADUTI NELLE BATTAGLIE DI HOGWARTS.
IL VOSTRO SACRIFICIO NON SARA’ DIMENTICATO.

 
Seguiva una lista fin troppo lunga di nomi scritti in piccolo, che Harry non riuscì a leggere.
 
Sentì la piccola mano di Ginny cercare la sua e stringerla mentre anche lei notava la targa. Ron e Hermione si stavano guardando intorno, attenti anche loro ai numerosi piccoli cambiamenti che il castello aveva subito.
 
Seguendo il flusso di studenti i quattro entrarono nella sala comune; lì dentro il contrasto coi loro ricordi era, se possibile, ancora più evidente. Harry poteva ancora vedere i tavoli, ammassati lungo le pareti, riempiti di feriti e di cadaveri durante gli scontri. Ricordava l’ultimo disperato duello che vi era avvenuto e ricordava il corpo di Voldemort adagiato infine su di un tavolo come tutti gli altri; ricordava le finestre esplose, gli arazzi bruciati, il soffitto che era solo un soffitto, gli archi in pietra e le travi in legno visibili per la prima volta quando l’incantesimo che permetteva di vedere il cielo aveva smesso di agire. L’odore che vi aveva respirato era quello di fumo, sudore e sangue.
 
Quello che ora vi regnava era invece il familiare e ottimo profumo del cibo preparato nelle cucine. Mentre entrava nel salone rimesso a nuovo Harry si riempì gli occhi dello spettacolo fornito dalle migliaia di candele fluttuanti sopra i tavoli, che facevano risplendere le stoviglie dorate pronte per il banchetto. Gli arazzi alle pareti erano tornati ai loro posti, più colorati che mai, e anche le vetrate erano state riparate. Alzando gli occhi al soffitto, con un sorriso, Harry vide il cielo sereno trapuntato di stelle che aveva già notato all’esterno.
 
Dietro al tavolo dei professori era appeso un enorme blasone della scuola in legno dipinto, sotto il quale si trovava la grossa sedia intagliata del preside. Da lì la professoressa McGranitt, impeccabile in un abito nero con alamari d’argento, scrutava coi suoi soliti occhi duri (quella sera incredibilmente luminosi) l’ingresso degli studenti, da sotto la tesa del cappello a punta.
 
Ron si sbracciò verso il posto occupato da Hagrid che li vide ed alzò una delle sue enormi mani per salutarli. Harry, Ginny ed Hermione ricambiarono quel saluto con dei gran sorrisi sul viso. Prima di prendere posto Harry fece scorrere lo sguardo sulla tavolata. Accanto ad Hagrid, notò, sedeva una strega abbastanza giovane, intenta a…
 
“Ehi, questa è bella!” disse Harry, dando di gomito a Ginny e indicandole quello che aveva attirato la sua attenzione.
 
“Cosa dici che insegnano quei due?” Domandò intanto Ron a Hermione, anche lui sorridendo e guardando con aria dubbiosa i posti accanto alla giovane strega.
 
Erano occupati da due bambini con i capelli biondi, dello stesso colore di quelli della donna, che non potevano avere più di tre anni. La strega stava aiutando quello più vicino a sé a mangiare, cercando di convincerlo a tenere in mano il cucchiaio. L’altro mangiava pacificamente, portandosi alla bocca la posata con aria solenne ed impegnata, sotto lo sguardo attento di un mago che sedeva al limite sinistro della tavola, quello più vicino alla casata di Grifondoro.
 
Harry non fece tuttavia in tempo a studiarlo meglio, perché tutti stavano prendendo posto e lui non voleva intralciare il corridoio. Si sedette accanto a Ginny, iniziando a salutare i compagni di Grifondoro che si accomodavano attorno a loro.
 
Quando tutti ebbero trovato un posto sulle panche la professoressa McGranitt si alzò in piedi; nella grande sala scese subito il silenzio. La donna però non parlò: fece un cenno con la destra e si sedette nuovamente. Dal portone della Sala Grande la professoressa Sprite guidò una lunga colonna di bambini del primo anno tra i tavoli di Tassorosso e Corvonero, fino a raggiungere lo spazio libero che divideva le tavolate delle Case da quella degli Insegnanti. Nella mano destra portava una lunga pergamena arrotolata, nella sinistra il frusto e rattoppato cappello parlante. Quando si fermò i bambini si raggrupparono attorno a lei, stringendosi tra loro quasi a volersi difendere dal resto della sala.
 
Con un vago sorriso, mentre ascoltava il cappello declamare le qualità delle varie case come suo solito, Harry ricordò a sua volta il terrore che aveva provato in quel momento; la sua mente continuava solamente a ripetere “Non Serpeverde, non Serpeverde, non Serpeverde!”.
 
Quando il cappello tacque la professoressa Sprite fece comparire uno sgabello dal nulla e iniziò l’appello. Mano a mano che gli studenti venivano assegnati alle nuove case i tavoli, come sempre, li salutavano con fragorosi applausi. Harry notò che quell’anno i nuovi erano molti di più. Si interrogò per un po’ su quel fatto, poi lo fece notare ad Hermione.
 
“Stanno smistando nuovamente anche gli studenti dell’anno scorso.” Spiegò Hermione. “Pare che i Carrow avessero stregato il cappello, per far sì che tutti i nuovi studenti finissero a Serpeverde. Non ci sono riusciti completamente, ma il giudizio del cappello era stato offuscato e il primo anno di Serpeverde era decisamente più numeroso di quello delle altre case.”
 
“Come fai a sapere sempre tutto? Anche queste cose stupide, non è possibile…” disse Ron esasperato.
 
“Se sul treno avessi ascoltato le istruzioni che ci hanno dato all’incontro tra prefetti e capiscuola invece che parlare di Quidditch con quel prefetto di Corvonero lo sapresti anche tu, Ron.” Ribattè Hermione scocciata, tutto d’un fiato.
 
Harry perse rapidamente interesse per quello scambio di battute; sperava che Ron e Hermione avrebbero smesso di darsi addosso ora che stavano assieme, ma le cose erano addirittura peggiorate. Certo, ora non si tenevano più il muso per giorni interi ma sembrava che continuare a becchettarsi fosse il loro modo preferito di parlare. La sola differenza era che adesso quelle discussioni finivano con una sonora risata da parte di entrambi, nel momento in cui si accorgevano di essere ridicoli, seguita da un abbraccio e qualche sbaciucchiamento.
 
“Alfred Zikowskij” chiamò la Sprite. Harry sospirò mentre la sua pancia emetteva un gorgoglio piuttosto sonoro. Se non altro erano alla zeta. Ginny allungò una mano e lo pizzicò vicino all’ombelico, facendolo trasalire.
 
“Fame?” domandò, sorridendo con aria innocente.
 
“Un po’…” rispose Harry, combattendo col grido del cappello parlante che assegnava il ragazzino dai capelli castani a Tassorosso.
 
Mentre quello trotterellava verso i suoi nuovi compagni di Casa la McGranitt si alzò in piedi. Con il gesto solito di Silente allargò le braccia, come per abbracciarli tutti quanti. “Benvenuti!”
 
La sua voce era squillante e ferma, il tono era stranamente materno e rassicurante, Harry non ricordava di averla mai sentita parlare con tanta dolcezza. I suoi occhi brillavano; la nuova preside non riuscì a trattenere il sorriso che le sbocciò sul volto. Sembrava essere più giovane di almeno dieci anni. “Benvenuti a tutti voi! Non ci sono parole adatte ad esprimere la gioia che proviamo” disse, indicando gli insegnanti alla sua destra e alla sua sinistra “nell’avervi nuovamente in questa scuola, libera e salva da minacce esterne o interne. Ci si prospetta un anno ricco ed emozionante, ma avremo tutto il tempo di esserne informati quando ci saremo saziati!” concluse, battendo due volte le mani.
 
Un brusio di approvazione risuonò per la sala, assieme a qualche salva di applausi; i più però avevano già le mani occupate dalle posate e dai calici dal momento che il cibo era comparso sulle lunghe tavolate. Harry e Ron erano tra quelli che si gettarono sul cibo come un folletto si getterebbe su una pignatta ricolma di galeoni.
 
Nella prima decina di minuti che seguirono la comparsa delle pietanze Harry era troppo impegnato a riempirsi la pancia per prestare attenzione ad altro. Dopo un po’ però iniziò ad ascoltare le conversazioni che avevano luogo a tavola, attorno a lui. Si concentrò in particolare su Seamus Finnigan, che pareva con tono incredibilmente eccitato. “Vi dico che è lui, in Irlanda è una specie di celebrità!” stava dicendo in modo concitato a Dean e Lavanda.
 
“E ha scritto uno dei nostri libri?” stava chiedendo lei.
 
“Si, quello di Difesa. E’ Ferghal O’Brien ti dico!” rispose Seamus. “Quel tipo ha gli attributi di un gigante! Non pensavo sarebbe finito ad insegnare qui, ma non vedo l’ora di seguire le sue lezioni!”
 
Harry gli attributi di un gigante non li aveva mai visti (e ne era ben felice) ma immaginò che quello di Seamus fosse un complimento. Si voltò e gli chiese “Parli del tipo seduto a sinistra?”
 
Seamus si voltò verso Harry. “Proprio lui! Era il capo della sezione irlandese dell’ufficio Auror fino a qualche anno fa; lasciò quando nacquero i suoi figli. Ha sedato una brutta rivolta di Lepricani una volta e, nel suo ultimo incarico, ha sconfitto praticamente da solo una setta di maghi scissionisti che volevano reinstaurare i riti druidici che prevedevano sacrifici umani durante le notti di plenilunio.” Fece una pausa per picchiettarsi una tempia con un dito. “Sempre in prima linea, mai dietro una scrivania. L’anno scorso ha guidato un gruppo di resistenza contro i Mangiamorte di Voi-Sapete-Chi. Mia mamma dice…”
 
Harry si distrasse e si voltò a fissare O’Brien. Non lo vedeva benissimo da sopra le teste degli altri studenti, ma qualcosa del suo aspetto dava l’idea del guerriero. Le spalle, coperte da una giacchetta in pelle verde scuro, erano larghe mentre il resto del suo corpo sembrava piuttosto snello. Il taglio di capelli, rossicci ma striati di grigio alle tempie, era a spazzola. Sarebbe probabilmente passato per un militare babbano se non fosse stato per il pizzetto che gli circondava la bocca. Era corto e ordinato ma, sul mento, si divideva in due treccioline lunghe almeno tre o quattro pollici. Quel particolare in sé era buffo ma, su quell’uomo, dava un impressione tutt’altro che divertente. Lo faceva sembrare selvaggio e minaccioso.
 
Harry fece vagare lo sguardo sul resto del tavolo e vide che, oltre ad O’Brien e a quelli che aveva intuito essere sua moglie e i suoi figli, un’altra donna sconosciuta sedeva accanto a Lumacorno. Sorrideva cordiale ed aveva un viso magro e simpatico. Era vestita di grigio, la stessa tonalità dei capelli che le cadevano sulla spalla destra, raccolti in una spessa treccia.
 
Davanti a Harry i piatti a base di carne e pesce scomparvero, sostituiti dai dolci. Il banchetto si avviava alla conclusione. Solo qualche minuto più tardi infatti la professoressa McGranitt si alzò nuovamente e chiese il silenzio con un gesto della mano.
 
“Ancora benvenuti. Ora che vi siete saziati vi prego di prestare attenzione a qualche breve comunicazione.” Disse la preside in tono sbrigativo; Harry sorrise: ora sì che la riconosceva. “In primo luogo vi informo che il professor Filius Vitious subentra da oggi a me nel ruolo di Vicepreside.
 
Vi prego poi di salutare la professoressa Geraldine Sandy Woodwotton, che occupa da quest’anno la cattedra di Trasfigurazione.” Gli studenti applaudirono alla strega dalla treccia grigia in modo educato, ma la McGranitt non lasciò loro il tempo di continuare a lungo. “Alla professoressa Alice Brightstone, che insegnerà Babbanologia, e al professor Ferghal Fortius O’Brien, che  sarà il vostro insegnante di Difesa contro le Arti Oscure e ricoprirà il ruolo di direttore della casa di Grifondoro.”
 
Ad alzarsi furono l’uomo e la donna sul lato sinistro del tavolo, seguiti dai due piccoli bambini che li imitarono prontamente. Tutta la sala applaudì ridacchiando, il tavolo di Grifondoro con più convinzione. Harry avrebbe dovuto aspettarsi che la McGranitt rinunciasse a tutti i suoi altri incarichi per poter fare la preside, ma non ci si era mai soffermato, quindi la cosa lo colse di sorpresa. Non riusciva ad immaginarsi una lezione di trasfigurazione senza la severa strega scozzese. Quella nel frattempo aveva alzato una mano per esigere ancora il silenzio.
 
“Come avete letto dalle vostre lettere quest’anno ospiteremo il torneo Tremaghi, importante competizione internazionale tra scuole di magia che si è già svolta quattro anni fa proprio in questa scuola. Dato che accoglieremo i nostri ospiti con il banchetto di Halloween, tra due mesi, non c’è bisogno di perdere tempo adesso con inutili spiegazioni.” Concluse sbrigativa. “L’unica cosa che vi dirò, e che farete bene a stamparvi in testa, è che il torneo è aperto ai maghi e alle streghe maggiorenni.” Sottolineò con tono deciso quell’ultima parola mentre il suo sguardo dardeggiò sui presenti e trovò Harry che, dal suo posto, le sorrise con aria colpevole. Questo avviso fu accolto dallo stesso brusio deluso e rabbioso che aveva riempito la sala quattro anni prima, quando quelle parole le aveva pronunciate Silente.
 
“Inoltre, di comune accordo coi presidi delle scuole di Beauxbatons e di Durmstrang, abbiamo deciso di non sospendere il campionato di Quidditch quest’anno, ma di tramutarlo in un torneo interscolastico.” La sala fu pervasa da un chiacchiericcio eccitato che la preside interruppe con un solo sguardo carico di stizza. “Tuttavia ogni scuola potrà schierare una sola formazione; aspetto domani al termine delle lezioni i capitani delle quattro squadre per delucidazioni. Agli studenti-”
 
“Ci sarà una selezione?.” Chiese Ginny a Harry, non troppo sottovoce. “Immagino di sì, ma non ne sapevo nulla. Nella lettera-” “AGLI STUDENTI DEL SESTO ANNO” disse la McGranitt a voce alta, interrompendo il brusio che la notizia sul campionato di Quidditch aveva suscitato “sono stati consegnati i risultati dei G.U.F.O. riveduti e corretti da professori non alle dipendenze del Signore Oscuro, li troverete nei vostri dormitori assieme agli orari delle lezioni.
 
Il primo weekend a Hogsmeade si terrà il trenta settembre, ricordo agli studenti del terzo anno che avete tempo fino ad allora per consegnare i permessi firmati dai vostri genitori se volete parteciparvi. Signor Corner, smetta immediatamente di fare l’idiota con quel cannolo o la sua Casa inizierà l’anno con un punteggio negativo!”
 
Harry trovò con lo sguardo Michael Corner, al tavolo di Corvonero, in tempo per vederlo sparire, rosso come un peperone, sotto il bordo del tavolo. Tutta la sala sghignazzava sommessamente.
 
“L’accesso alla foresta proibita rimane severamente vietato a tutti gli studenti di Hogwarts. La lista degli oggetti e delle pratiche proibite, che dovrebbero esservi suggerite in ogni caso dal vostro buonsenso, è affissa sulla bacheca di Mastro Gazza. Siete pregati di consultarla.
 
E ora a letto, vi auguro un piacevole inizio d’anno.” Concluse asciutta.
 
Le panche grattarono sul pavimento mentre gli studenti si alzavano.
 
“Ron, io e gli altri capiscuola ci troviamo per il primo turno di ronda. Tu e Alisha dovete occuparvi del primo anno.” Gli ricordò Hermione leggermente agitata.
 
“Lo so, lo so.” Fece Ron, ancora seduto al tavolo mentre finiva una fetta di torta. “Alisha!” Con la bocca piena Ron chiamò una ragazza dell’anno di Ginny che portava sul petto una spilla da prefetto. “Raduna i bambocci!” Ordinò. Quella gli scoccò uno sguardo piuttosto acido in risposta ai suoi modi scortesi, poi si allontanò per riunire i nuovi studenti.
 
“Ci vediamo in dormitorio.” Disse Harry a Ron, avviandosi; Ginny lo trattenne.
 
“La parola d’ordine?” chiese al fratello.
 
Percival Wufric.” Rispose lui, sorridendo. “Con tutti i nomi che aveva Silente credo che potremmo andare avanti con parole d’ordine del genere per tutto l’anno, che dite?”
 
Harry sorrise di rimando. Sorrideva ancora quando, un quarto d’ora dopo, salutata Ginny alla base delle scale era salito fino al suo dormitorio. Aveva trovato, come al solito, il suo baule ad attenderlo, assieme alla gabbia vuota del suo gufo che, con tutta probabilità, era già alla torre della Guferia. Avrebbe dovuto trovargli un nome…
 
Mentre spostava dal letto la busta con l’orario delle lezioni e si infilava il pigiama Harry non poteva fare a meno di sentirsi allegro e spensierato. Sarebbe stato un anno impegnativo, lo aspettavano i M.A.G.O. dopotutto, ma era il primo anno di una nuova vita; nessuna minaccia pendeva più sul suo capo ed era pronto per iniziare la sua esperienza da adulto nel mondo magico. Non sarebbe stata più solo una serie di avventure tra le mura del castello, intervallata dalle noiose estati a Privet Drive. Passato quell’anno avrebbe potuto fare piani a lunga scadenza per la sua vita senza paura di morire un giorno sì e un no.
 
Quella prospettiva lo rendeva vagamente inquieto, come se fosse sull’orlo di un trampolino molto alto ma, a ben pensarci, non vedeva l’ora di tuffarsi.
 
Continuava a sorridere quando si infilò sotto le coperte e poggiò la testa sul cuscino.
 

***

 
Harry respirava a pieni polmoni l’aria fresca del mattino mentre camminava sulla sponda del lago. Aveva fatto colazione in fretta e, prima della lezione di Difesa, aveva un ora buca. Ron dormiva, Ginny era a lezione e Hermione aveva borbottato qualcosa sulla biblioteca che Harry non ritenuto il caso di approfondire, così aveva deciso di andare a salutare Silente.
 
Camminava svelto sull’erba asciutta; in lontananza già vedeva i quattro cipressi che circondavano il sarcofago farsi sempre più grandi man mano che si avvicinava. Quando finalmente l’inclinazione del terreno gli consentì di vedere il blocco di marmo bianco rimase interdetto. Qualcuno era già lì.
 
Nonostante fosse di spalle i capelli biondi chiari gli erano decisamente familiari; non ebbe difficoltà a riconoscere Malfoy. Indeciso sul da farsi Harry si bilanciò per un momento sui talloni, poi decise di proseguire. Draco non si accorse di lui fino a che non fu a solo un paio di passi di distanza.
 
Si girò, sorpreso, e fissò Harry per un paio di secondi. I suoi occhi sembravano tristi ed assenti; l’ostilità che apparve subito dopo parve ad Harry forzata ed innaturale. Anche il tono con cui lo salutò non aveva nulla a che fare con quello sguardo. Era piatto e indifferente. “Potter.”
 
“Malfoy.” Rispose Harry cauto, senza sapere bene cosa fare.
 
Quello gettò un ultimo sguardo alla tomba del preside della scuola, che lui stesso avrebbe dovuto uccidere, poi si voltò e fece per andarsene.
 
“Draco!” lo chiamò Harry, d’impulso. Quello si fermò, senza voltarsi.
 
“Sarebbe morto lo stesso; non è stata colpa tua.” Harry aveva intuito come mai Malfoy si trovasse lì. Ricordava come, quella sera sulla torre di Astronomia, il ragazzo avesse dapprima titubato e infine ceduto alle parole di Silente, quando il preside gli spiegava che avrebbe potuto proteggere sia lui che la sua famiglia. Quando i Mangiamorte guidati da Piton avevano invaso la cima della torre, la bacchetta di Draco non era più puntata sul preside, ma abbassata al suo fianco. Harry mosse un passo verso di lui. “Stava già morendo per una maledizione. Ricordi la sua mano?”
 
Draco si voltò, il suo sguardo ora era carico di tristezza.
 
“E Piton ha solo eseguito un suo ordine. Silente non voleva che fossi tu a macchiarti di un omicidio, ha chiesto a Piton di proteggerti per tutto l’anno e di finirlo al tuo posto.” Harry parlava in fretta, cercando di rassicurare quel ragazzo che per anni non aveva fatto che odiare ma al quale doveva senz’altro la vita.
 
“Che cosa stai dicendo?” gli chiese Malfoy, sussurrando con voce incredula. Non c’era più ostilità nei suoi occhi, solo il desiderio di sapere.
 
Harry fece un altro passo nella sua direzione. “Non hai fatto nulla di male e non hai causato nulla che non fosse già nei suoi piani.” Continuò Harry accennando alla tomba con una mano, sorridendo appena. “Smettila di pensarci.”
 
Malfoy sospirò pesantemente. Un breve lampo di sollievo gli illuminò il viso e una lacrima solitaria gli solcò una guancia. “Non sarebbe stato l’unico ad essersene andato per causa mia.” La sua voce e i suoi occhi erano tornati ad essere terribilmente privi di qualsiasi sentimento.
 
“Lo so, ma è uno in meno.” Disse Harry. “Draco, non ho mai avuto la possibilità di ringraziarti per non avermi consegnato a Bellatrix Lestrange quella notte a casa tua. Né ho mai ringraziato tua madre per non aver detto a Voldemort che ero ancora vivo nella foresta.” Malfoy si ritrasse appena, con fastidio, al nome che Harry aveva pronunciato. “Non ti chiederò perché l’hai fatto, ma se sono riuscito a sconfiggerlo lo devo anche a voi. Tutti quanti vi sono debitori.” Harry allungò la destra verso il ragazzo. “Ti ringrazio.”
 
Malfoy, come incantato, fissò la mano di Harry per qualche secondo. Poi allungò la sua e la strinse, con un gesto secco e rapido e, senza una parola, se ne andò.
 
Rimasto solo Harry si voltò verso la tomba; non sapeva cosa sarebbe nato da quel suo primo gesto gentile rivolto a Malfoy, ma sapeva che aveva fatto la cosa giusta rassicurandolo sulla morte di Silente. Credeva che il vecchio preside, se ne avesse avuto l’occasione, lo avrebbe fatto lui stesso.
 
Mentre l’ultimo suo ricordo di Albus Silente (l’incontro nella bianca e deserta stazione di King’s Cross, mentre non era né vivo né morto) gli tornava alla mente, Harry si mosse verso la bara appoggiandovi poi la mano destra.
 
“Buongiorno, professore.” Salutò a voce bassa. I cipressi, sopra di lui, stormirono in risposta nella brezza del mattino.
 
 
 
 
 
 

NOTE DELL’AUTORE
 
Non avevo in mente di aggiornare così presto ma stasera non ho proprio resistito e mi sono buttato a pesce a scrivere. Ne avevo decisamente voglia, questo capitolo è saltato fuori in un attimo!
 
Eh già, è un altro capitolo diviso in parte I e parte II; non sono molto bravo a prevedere la lunghezza dei vari episodi, lo ammetto. Forse dovrei smettere di pensare ai titoli prima di aver finito di scrivere…
 
Comunque sia, ecco la prima parte. Abbiamo dato un occhiata alle facce nuove del corpo insegnanti di Hogwarts, abbiamo sentito il primo discorso della preside McGranitt (severa e sintetica come sempre) e abbiamo incontrato il nuovo Draco Malfoy. Quando me lo immagino lo vedo sempre così; dalla fine del sesto anno in poi è rimasto invischiato tra i Mangiamorte per paura, compiendo azioni che non avrebbe voluto compiere e cedendo infine ad una coscienza che forse non sapeva di avere. Pochi sono a conoscenza degli atti della sua famiglia nei momenti finali, atti che hanno deciso in parte le sorti della guerra, quindi purtroppo resta un ‘paria’ del mondo magico, assieme ai suoi genitori. Che ve ne pare?
 
Mi spiace un po’ chiudere qui anche perché volevo davvero raccontare la prima lezione di Fortius O’Brien, credo sia il mio personaggio preferito finora. Prometto che lo curerò al meglio per il prossimo capitolo!
 
In ultimo, un enorme e doveroso grazie a tutti quelli che mi seguono e recensiscono; l’entusiasmo che voi mostrate è quello che tiene acceso e vivo il mio interesse nel vedere come la storia potrebbe evolversi, quindi continuate così e lasciatemi qualche parola a fine lettura! ;)
 
Mentre aspettate il prossimo capitolo vi lascio il link di una mia piccola one-shot (per chi non l’ha già letta); è dedicata a chi, come me, sente la mancanza della guida saggia ed eccentrica del mitico Albus Silente!
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=923445&i=1
 
Non smettete di leggere! (e non parlo della mia Fanfic.)
 
N.

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Capitolo 6
*** Capitolo 3 - Parte II ***


 

Capitolo 3
Incontri (parte II)
 

 
Harry entrò nella classe di Difesa contro le Arti Oscure solo cinque minuti prima dell’inizio della lezione. L’aula per la classe dei M.A.G.O. era diversa da quella che avevano usato fino al loro sesto anno; era più grande. I banchi erano disposti a ferro di cavallo, vicino a tre delle pareti. Addossata alla quarta c’erano la cattedra, con i tre volumi del corso già posati su di essa, e una grossa lavagna nera.
 
Harry cercò con lo sguardo Ron e Hermione, già seduti uno accanto all’altra sotto ad una delle alte finestre che illuminavano la sala, e si portò davanti a loro.
 
“Passeggiata?” chiese Ron, spostando la borsa dalla sedia accanto alla sua, liberandola per l’amico.
 
Harry si sedette. “Sono andato alla tomba di Silente; c’era anche Malfoy.” Rispose sintetico, accennando al ragazzo di Serpeverde che sedeva da solo ad un banco dall’altra parte dell’aula.
 
Hermione lo guardò incuriosita.Ron, col suo solito tatto, chiese “Che senso ha? Non doveva ammazzarlo?”
 
“Credo che-” Harry fu interrotto dal suono di una porta che si apriva e richiudeva. Il professor O’Brien aveva fatto il suo ingresso nell’aula, in silenzio. Il brusio degli studenti si spense quasi subito, tutti erano seduti e attenti, tesi a capire che tipo fosse il nuovo insegnante.
 
Harry vide che non si era sbagliato al banchetto; quel tipo era un guerriero. Le spalle larghe e le gambe erano fasciate da una corta giacca in pelle verde scuro e da dei pantaloni in pelle dello stesso colore. Degli stivali in pelle nera, chiusi lateralmente da molte fibbie, gli arrivavano fino a sotto le ginocchia; alla coscia destra portava fissata una fondina contenente una bacchetta che tra i babbani sarebbe potuta benissimo passare per un manganello. Era lunga almeno quindici o sedici pollici ed era decisamente spessa. Anche Ron l’aveva notata.
 
“Se non gli riuscisse un incantesimo potrebbe comunque fracassarti la testa con quella…” sussurrò a Harry.
 
Gli occhi del professore dardeggiarono nella sua direzione. Aveva un viso strano; i lineamenti sembravano amichevoli ed era sicuramente un bell’uomo. Le rughe ai lati delle labbra e sulla fronte però gli conferivano un cipiglio decisamente scontroso. La guancia sinistra era solcata da una spessa cicatrice biancastra che contrastava con gli occhi scuri, quasi neri, sovrastati dalle sopracciglia folte. Il taglio di capelli era decisamente da marine: sfumatura alta alla base della testa e un po’ più lunghi sopra, spianati sulla cima del capo. Visto da vicino il pizzetto con le treccine sul mento faceva ancora più impressione; Harry aveva visto le immagini degli antichi druidi irlandesi su qualche libro: portavano tutta la barba intrecciata proprio in quel modo.
 
“Buongiorno.” La sua voce era ferma, chiara, solida. “Questa è la classe M.A.G.O. di Difesa Contro le Arti Oscure. Io sono il professor O’Brien.” Si era portato davanti alla cattedra e stava lì in piedi, con le gambe divaricate e le braccia dietro la schiena mentre faceva scorrere lo sguardo su tutti loro. “Quest’anno studieremo alcune delle migliori contromaledizioni disponibili nel generico arsenale di un mago e faremo degli approfondimenti su come affrontare alcune delle creature magiche più diffuse in Inghilterra. Tratteremo anche il combattimento tra maghi: duelli a pari forze e scontri in inferiorità numerica. Le mie lezioni si articoleranno sempre in una parte di teoria ed in una di esercitazione pratica.”
 
Tutti gli studenti si guardavano tra loro, eccitati e vagamente inquieti. Il corso prometteva bene ma i modi di O’Brien, così fermo, marziale e deciso, non li mettevano del tutto a loro agio. Sarebbe stato un anno duro. Harry da parte sua ascoltava con attenzione, così come Hermione che sembrava stenografare tutte le parole dell’insegnante.
 
“La prima parte del corso però non sarà incentrata sugli incantesimi. Potete conoscere tutti gli incantesimi mai creati ma vi serve altro per prevalere in combattimento.”
 
In quel momento O’Brien volse le spalle alla classe e si portò alla lavagna. Con la destra vergò una singola parola sulla pietra nera: RIFLESSI. La mano sinistra era dietro alla schiena. Harry notò che portava una specie di benda nera legata al polso di quella mano, che gli copriva metà del dorso e la zona in cui anulare e mignolo si attaccavano al resto della mano; di quelle dita non c’era traccia. La benda probabilmente nascondeva due moncherini. Si girò di nuovo verso l’aula.
 
“Se siete lenti siete morti. Se non capite in tempo cosa sta per arrivare siete morti. Se vi fate cogliere di sorpresa…” “Siete morti!” concluse Seamus Finnigan, con un sorriso sul volto; provava una sorta di orgoglio patriottico nell’avere come insegnante un famoso Auror irlandese.
 
“E la cosa ti diverte, signor Finnigan?” domandò O’Brien, scuro in volto.
 
Seamus si fece immediatamente più serio. “No, sognore.”
 
“La tua faccia raccontava un’altra storia. Una dimostrazione magari?” suggerì, facendogli segno di avvicinarsi, con la sinistra menomata. Seamus, con l’aria di uno che aveva appena attirato le indesiderate attenzioni di uno Schiopodo Sparacoda, si alzò e si portò al centro dell’aula.
 
“Fuori la bacchetta e a te la mossa.” Il professore si stagliava in mezzo all’aula nella stessa posizione di prima, con le gambe divaricate e le mani dietro la schiena. Seamus estrasse la bacchetta ma si vedeva che era l’ultima cosa che avrebbe voluto fare. “Ehm… Cosa dovrei… Che faccio, signore?”
 
“Quello che ti pare, Finnigan. Colpiscimi.” O’Brien sembrava assolutamente a suo agio e rilassato, a differenza di Seamus che aveva iniziato a sudare e si guardava nervosamente attorno. “Incantesimo non verbale possibilmente. Dovreste conoscerli no?”
 
Seamus si prese qualche istante per concentrarsi, poi accennò un movimento con la bacchetta. Harry riconobbe l’inizio di un incantesimo di disarmo. Lo stesso fece il professore  perché, con un movimento fluido e rapidissimo, estrasse la bacchetta ed effettuò il contro incantesimo appropriato. La bacchetta di Seamus volò alta nella classe poi, richiamata da un incantesimo di appello, atterrò tra le tre dita della mancina di O’Brien.
 
“Se il livello generale della classe è questo ci sarà parecchio da fare.” Sospirò. “Finnigan!”
 
“Signore?” chiese lui, mortificato.
 
“Testa bassa e lavorare, ragazzo.” Disse, lanciandogli la bacchetta. “E basta spacconate.” Harry fu certo di scorgere un mezzo sorriso sulla bocca dell’uomo mentre rimetteva la bacchetta nella fondina. “Libri di testo: lavoreremo su Difesa Avanzata per i M.A.G.O. e mi servirò del mio Compendio di Magia Difensiva Empirica per gli approfondimenti. Per quanto riguarda Antologia della Magia Difensiva – Enciclopedia della Difesa dalla A alla Z, il volume è a vostro uso e consumo, per consultazione.” Con pochi, rapidi passi si portò dietro la cattedra. “Iniziamo dai fondamentali dunque. Qualcuno vuole leggere la premessa del Compendio? Sì, signorina Granger, prego.”
 
Hermione abbassò la mano e lesse per circa mezz’ora. Il testo era molto interessante ed arricchiva il concetto espresso da O’Brien ad inizio lezione di molte sfumature. Il succo tuttavia rimaneva lo stesso: “attenzione e rapidità, oppure sei morto!”.
 
Conclusa la lettura O’Brien si alzò di nuovo.
 
“Bene. Ora vorrei farvi capire cosa intendo quando dico che bisogna essere consapevoli dell’avversario e pronti a tutto. Cercherò di mostrarvi come un combattimento va affrontato e cosa le giuste motivazioni sono in grado di fare. Potter!”
 
Harry, al suo posto, trasalì colto alla sprovvista. “Signore?”
 
“Vieni.” Disse semplicemente. “Ora, Potter mi ha visto combattere prima; non sa nulla delle mie conoscenze magiche ma ha avuto un assaggio della mie velocità. Avrà certamente capito qualcosa del mio approccio alla battaglia leggendo il libro che ho scritto e vede il mio aspetto. Tutto questo, se ben studiato ed elaborato, gli dà una notevole quantità di informazioni utili sul mio conto.” O’Brien parlava alla classe, camminando davanti ai banchi con le mani dietro la schiena. “Da parte mia io non conosco Potter, né l’ho mai visto combattere. Quello che conosco però sono la sua storia e le sue gesta; non sottovalutate mai ciò che la fama di un mago può fare, guardate cos’è successo con Tom Riddle.”  Harry fu piacevolmente sorpreso dal fatto che O’Brien si riferisse a Voldemort col suo nome di battesimo. “So inoltre che ha avuto accesso a varie informazioni piuttosto profonde sulla magia. Infine anche io lo vedo qui davanti a me; il suo aspetto comunica ad un occhio esperto utili informazioni.”
 
Harry si chiese cosa mai rivelasse il suo corpo lì, in piedi in mezzo all’aula, vestito della divisa scolastica. Capendo però che a breve avrebbe dovuto agire studiò meglio il suo avversario. Il professore stava, in quel momento, togliendosi la giacca. Avrebbe fatto sul serio. L’ampio torace era fasciato da una semplice T-Shirt nera, un capo d’abbigliamento non molto diffuso tra i docenti di Hogwarts. Era piuttosto attillata e mostrava un fisico atletico e scolpito. I bicipiti erano grossi e definiti. Aveva due strane cinghie di cuoio marrone che gli circondavano le spalle, passando sotto le ascelle, come se avesse un piccolo zainetto sulla schiena.
 
Le informazioni che Harry ricavava da quell’uomo non lasciavano presagire nulla di buono.
 
“Bene Potter, iniziamo.” O’Brien brandì la grossa bacchetta scura, portandola sopra la testa e rimanendo fermo, in posizione. “A te la mossa.”
 
Come Seamus anche Harry provò per primo l’incantesimo di disarmo. Si mosse con tutta la sua rapidità di cercatore di Qidditch e non pronunciò l’incantesimo, ma non era nemmeno a metà del movimento che si sentì sospinto all’indietro da un sortilegio scudo.
 
“Puoi fare di meglio…” disse O’Brien ghignando.
 
Harry era a disagio. Sapeva che quello che il professore diceva era vero, ma era anche intimidito dall’idea di combattere contro un insegnante. Tentò due rapidi incantesimi di ostacolo in successione. O’Brien schivò il primo con agilità, senza nemmeno muovere la bacchetta, e parò il secondo.
 
Credendo di avere qualche istante di tempo Harry mosse la bacchetta pensando con forza: Petrificus Totalus!
 
Sempre con una certa facilità O’Brien fece volteggiare nell’aria la bacchetta e, con un gesto elegante, rispedì l’incantesimo al mittente; Harry si ritrovò immobilizzato al suo posto, le braccia lungo i fianchi e le gambe unite.
 
“La velocità” iniziò il professore dando le spalle ad Harry “non è una dote innata; non è nemmeno una qualità allenabile o migliorabile, almeno non di molto. La velocità è pura conseguenza della vostra motivazione. In quest’aula voglio che voi liberiate la vostra testa dalle convenzioni sociali e dalla buona educazione. Potter!” si voltò a guardarlo con occhi di fuoco. “Io non sono un tuo insegnante quando mi punti addosso la bacchetta, è chiaro? Devi schiacciarmi!”
 
Harry non rispose, anche perché non avrebbe potuto, ma le parole di O’Brien lo stupirono. Era il primo insegnante a chiedere loro di colpirlo di proposito!
 
Tornando ad un tono didattico continuò: “Ora, questo concetto è più facile da afferrare se invece che attaccare dovete difendervi.”
 
Harry si sentì libero all’improvviso; non ebbe nemmeno il tempo di realizzarlo del tutto che già il suo braccio si stava alzando: “Protego!” urlò nell’aula.
 
O’Brien fece un passo indietro, sorridendo. “Vedete?” la sua bacchetta era alzata e diretta verso Harry ma l’incantesimo che voleva lanciare non era partito, ostacolato dal sortilegio di Harry. “Ancora!”
 
Combatterono. Si lanciarono incantesimi offensivi e si difesero per almeno un minuto, poi Harry si ritrovò a penzolare nell’aria appeso per una caviglia.
 
“Perdi la concentrazione Potter, manchi di volontà. Pensavo di trovare un avversario valido con te. Forse…” disse pensieroso mentre distrattamente liberava Harry che andò a schiantarsi sul pavimento un metro più in basso. Harry si stava alzando quando lo sentì parlare ancora.
 
“Signorina Granger? Ci raggiunge?” Harry vide Hermione alzarsi prontamente, sotto lo sguardo vagamente inquieto di Ron. “Senza la bacchetta per cortesia. La lasci lì, sono certo che il signor Weasley la custodirà gelosamente per lei.” La stima di Harry per quell’uomo aumentava sempre di più; non solo aveva imparato tutti i loro nomi ma, ad una sola occhiata, aveva già capito il legame che c’era tra Ron e Hermione.
 
Quella posò la bacchetta sul banco e perse molta della sua spavalderia. In pochi rivaleggiavano con lei se si parlava di magia, ma essere disarmati in quel frangente non sarebbe andato a genio a nessuno.
 
“L’esercizio è semplice Potter. Difendila da me. Vediamo se questo riesce a darti lo stimolo necessario.” O’Brien era serio. Harry non ebbe il tempo di digerire quelle informazioni, non ebbe il tempo per capire che il professore intendeva attaccare una studentessa disarmata; era ora di agire.
 
Si mosse in fretta mentre il primo incantesimo del suo avversario partiva in direzione di Hermione. Lo deviò e quello lasciò una bruciatura sulla parete. Faceva sul serio!
 
Harry si portò davanti ad Hermione e ricominciò a lottare. Questa volta il combattimento durò molto più a lungo. O’Brien lanciava incantesimi più potenti. Harry ne riconobbe alcuni e li rispedì al mittente; altri si limitava a deviarli.
 
“Non mi stai attaccando Potter, se continui a difenderti perderai!” Altri due attacchi in rapida successione; per poco Harry non mancò il secondo. Si sentiva sempre più frustrato, quell’uomo era troppo rapido.
 
“Pensavo che il salvatore del mondo magico mi avrebbe fatto sudare di più!” disse, lanciando un incantesimo che passò sotto il braccio levato di Harry. Hermione  urlò. Harry si voltò e la vide ballare sul posto, preda dell’incanto Tarantallegra. Nulla di poi così serio, forse allora non voleva…
 
“Stupeficium!” Harry si sentì colpire dall’incantesimo e vide il muro precipitarsi verso di lui a una velocità altissima; questo avrebbe fatto male.
 
Il suo volo si arrestò a pochi centimetri dalla dura roccia.
 
“Devi rivedere le tue priorità Potter. Il tuo nemico è ancora in piedi e la tua amica è morta. Questo ti ha distratto; per piangere i caduti c’è tempo a scontro finito. Ancora!”
 
Harry sentì la classe borbottare; non si stava spingendo un po’ troppo in là? Da parte sua Harry sentì montare la collera: quell’accenno ai caduti risvegliava ricordi troppo freschi in lui.
 
Mentre la convulsa danza di Hermione si arrestava Harry attaccò, urlando stavolta.
 
“Expelliarmus!” O’Brien lo evitò. “Stupeficium, Stupeficium, Reducto!” Al terzo incantesimo la lavagna dietro il professore si spaccò in tre parti. O’Brien, per nulla impensierito sorrideva.
 
“La tua velocità inizia ad essere accettabile Potter. E hai delle valide motivazioni pare. Impedimenta!” Harry schivò l’incantesimo di ostacolo, abbassandosi; vide gli occhi di O’Brien illuminarsi. Aveva lasciato Hermione scoperta!
 
“Sectum-” “Protego Maxima!” O’Brien fu scagliato indietro di un paio di metri dall’incantesimo di Harry.
 
Sectumsempra? Ma era pazzo?
 
“Expelliarmus!” la bacchetta di O’Brien volò nell’aula.  “Confringo!” voleva fargli del male, voleva farlo esplodere, voleva…
 
Harry non si era accorto della velocità a cui si era mosso e aveva lanciato quegli incantesimi; il resto della classe sì, era stato impressionante. Altrettanto impressionante per la sua velocità fu il movimento di Fortius O’Brien: portò la destra sotto la spalla sinistra non appena la sua bacchetta gli volò di mano. Le cinghie attorno alle sue spalle probabilmente fissavano lì un’altra fondina, come quelle dei poliziotti in borghese nei telefilm babbani.
 
Estrasse un’altra bacchetta, lunga appena tre o quattro pollici, bianca e leggermente curva, come un lungo artiglio. “Protego!”
 
Questa volta fu Harry a incespicare all’indietro. Il suo ultimo incantesimo non aveva colpito. Si fronteggiavano in piedi, le bacchette levate, entrambi con lo sguardo colmo di ira. Poi O’Brien sorrise. “Questo è quello che volevo vedere, Potter!” Ripose la piccola bacchetta dietro la schiena e batté le mani in un breve applauso. Harry era frastornato, doveva trattenersi per non schiantarlo!
 
Il professore si voltò verso la classe. “Questa è l’intensità che voglio vedere! Dovete lasciare fuori tutto quando entrate in quest’arena” indicando lo spazio libero al centro dell’aula “e tenere in voi solo la rabbia. Sono certo che le altre lezioni quest’anno vi forniranno materia prima sufficiente. Via la bacchetta, Potter.” Disse, senza guardarlo. Harry fece un notevole sforzo per rilassare la mano che la impugnava e per riporla nei pantaloni della divisa.
 
“A posto, tutti e due.” O’Brien si chino per recuperare la bacchetta e, con un gesto distratto, riparò la lavagna. “Granger, tutto a posto?” domandò poi.
 
Lei lo guardò con aria interrogativa, ma si vedeva che era scossa. L’incantesimo che aveva provato ad usare su di lei era serio.
 
“L’avrei fatto. Se Potter non mi avesse fermato l’avrei lanciato, sappilo.” Molti degli studenti quell’incantesimo non lo conoscevano, ma avevano intuito che era pericoloso. “Siete tutti maggiorenni e questa è la classe M.A.G.O. di Difesa. Ci faremo del male durante l’anno, è bene che lo sappiate tutti. Non voglio vedere nessuno di voi perdere la testa però, dovete sapere e capire quando il vostro avversario è battuto. Potter!”
 
“Signore?” disse Harry, la voce poco ferma. Era ancora provato da quel duello.
 
“Mi hai disarmato, dieci punti a Grifondoro; è stato un buon lavoro. Ma una volta disarmato ero battuto. Tentare di farmi esplodere la testa è stato un po’ esagerato da parte tua, sei stato fortunato che portassi la seconda bacchetta. Ti aspetto sabato pomeriggio alle quattordici per la tua punizione.” Concluse secco.
 
Era un uomo di poche parole e rapidi concetti.
 

***

 
Pranzarono assieme a Ginny nella sala grande, parlando della lezione appena trascorsa. Convennero quasi tutti che, nonostante i metodi piuttosto diretti e severi il professor O’Brien sapeva il fatto suo.
 
“Sì, come no… Quello a momenti ti staccava la testa!” intervenne Ron, dubbioso.
 
“Non l’avrebbe fatto sul serio… O no?” chiese Ginny, vagamente preoccupata.
 
“Credo di sì; almeno, è quello che ha detto.” Disse Hermione Calma. “Comunque non avrebbe usato nessun incantesimo che non fosse in grado di controllare alla perfezione e penso che mi avrebbe curata subito.” Concluse, con un alzata di spalle. “Tra i due quello con meno Self-Control è stato sicuramente Harry.”
 
“Che iella amico, punizione il primo giorno… Come ai vecchi tempi, eh?” Ron gli sorrise con aria complice.
 
Harry fece per ribattere ma fu interrotto da Ginny che iniziò con una tirata in stile signora Weasley sul pochissimo tempo che avrebbero passato insieme quell’anno e su quanto Harry fosse idiota a farselo portare via così.
 

***

 
La lezione di pozioni passò abbastanza in fretta.
 
Dopo una noiosa e prolissa introduzione sugli esami di fine anno Si dedicarono al ripasso di qualche pozione studiata al sesto anno. Harry sentiva la mancanza del libro del Principe e non era più il migliore della classe (per la gioia di hermione), ma una cosa l’aveva imparata: Libatius Borragine, autore di Pozioni Avanzate, era un mentecatto; le sue istruzioni erano imprecise e necessitavano di varie correzioni.
 
Quella delle pozioni era una scienza esatta, certo, ma quando si poteva contare su una guida più che perfetta; altrimenti ci sarebbe sempre stato spazio per l’interpretazione.
 
Harry si era così lanciato in qualche esperimento, cambiando le istruzioni qui e là, e se l’era comunque cavata meglio di Ron che era uscito dalla lezione e si era diretto in infermeria con una grossa e dolorosa ustione nerastra sul pollice destro.
 
Harry seguì per un po’ il corso dei suoi pensieri e si ritrovò davanti al gargoyle dell’ufficio del preside, ovviamente senza la più pallida idea della parola d’ordine. Quello lo osservava con aria scettica. “Sì?” domandò con sussiego.
 
“Ehm… Sono Potter, dovrei vedere la professoressa McGranitt.” Disse Harry, dubbioso.
 
“E immagino che tu conosca la parola d’ordine, altrimenti la tua presenza qui sarebbe vana.” Continuò il gargoyle con aria saccente.
 
“No, non la conosco. E l’ultima volta che ti ho visto, steso per terra, non sembravi così tronfio!” lo rimbeccò il ragazzo.
 
Gatto Soriano.” Disse una voce femminile dietro a Harry. Il gargoyle, che stava per rispondere a tono, chiuse la bocca e ruotò su se stesso per rivelare la scala a chiocciola. Harry si voltò.
 
Accanto a lui c’era una ragazza del settimo anno di Serpeverde della quale non conosceva il nome. Era alta, poco più di lui, con lunghi capelli biondi e ondulati, ed un viso nobile e bello. “La McGranitt me l’ha data oggi in mensa.” Gli disse con un sorriso. Era cordiale per essere una Serpeverde, pensò Harry; poi notò il distintivo sulla sua divisa.
 
“Capitano?” domandò perplesso in modo involontariamente scortese. Quella parve non accorgersene mentre iniziava a salire la scala a chiocciola.
 
“Sì, da quest’anno. Gli anni scorsi ho giocato da cercatore; mi chiamo Daphne.” Si presentò con un bellissimo sorriso.
 
“Io sono Harry…” replicò distrattamente il ragazzo, cercando di capire come mai non l’avesse mai notata.
 
“Non l’avrei mai detto.” Fece quella con un sorriso ironico. Harry le sorrise di rimando, non riuscì ad impedirselo.
 
“Scusami, mi sembra strano ma non ti ho mai…” “Lo so. Ma non fartene un cruccio. Durante le partite non avevi occhi che per Malfoy. Se non ti fossi messo con la Weasley avrei puntato su te e lui…” Erano arrivati davanti alla porta dell’ufficio e Daphne non gli lasciò il tempo di replicare. Sorrise del suo smarrimento a quella battuta e bussò alla porta.
 
“Avanti!”
 
Entrarono. La McGranitt sedeva alla scrivania; Zacharias Smith di Tassorosso e un altro ragazzo del quinto anno di Corvonero erano già lì. Harry li salutò con un cenno del capo.
 
“Attenzione per favore.” Esordì la preside. “Sarà vostro compito selezionare la squadra di Quidditch di Hogwarts che competerà contro quelle di Durmstrang e Beauxbatons. Il vostro essere capitani non implica la vostra appartenenza alla squadra in questione, confido che riuscirete a selezionare gli elementi migliori tra i membri delle squadre delle case e i nuovi aspiranti giocatori.”
 
“Beh, credo che Harry sia già in squadra.” Intervenne la ragazza di fianco a Harry.
 
“Prego, signorina Greengrass?” domandò la McGranitt.
 
“E' il miglior cercatore della scuola no?” domandò, guardando Harry e gli altri capitani. “Serpeverde e Tassorosso dovranno selezionare nuovi cercatori e Potter ha battuto Smith in tutti i confronti diretti, quindi mi pare chiaro che sia già in squadra. E potrebbe anche esserne capitano, se per lui va bene.” Concluse.
 
Harry e gli altri due capitani la guardavano con tanto d’occhi. Serpeverde perorava la causa di Grifondoro? E da quando? Smith inoltre non aveva gradito il commento sulle sue sconfitte, dalla faccia sembrava che un Nargillo gli fosse entrato nel cervello.
 
“Molto bene.” Disse la McGranitt. “Vedo che il suo giudizio non è offuscato ed ha una chiara visione di insieme signorina Greengrass. La spilla da capitano è sua. Accordatevi per i provini da qualche altra parte, arrivederci.” Concluse sbrigativa la preside, tendendo una spilla col blasone di Hogwarts sormontato da una scopa alla ragazza.
 
Smith e il ragazzo di Corvonero se ne andarono in silenzio, Daphne passò accanto a Harry e gli sussurrò all’orecchio “Ci vediamo sul campo!” posandogli una mano sulla spalla. Harry poté cogliere il suo profumo, dolce e delicato.
 
Colto alla sorpresa da quel contatto non rispose e si trovò invece con un espressione decisamente perplessa sul viso a guardare la ragazza scomparire oltre la massiccia porta in quercia dell’ufficio. Quando si voltò la McGranitt lo stava osservando con un sorriso sarcastico sul volto.
 
“Devo complimentarmi con te Potter; una mattinata di lezione e sei già in punizione.”
 

***

 
Mezz’ora dopo sedeva su un divano della sala comune assieme a Ginny che gli aveva posato la testa in grembo e giocava con Arnold, la Puffola Pigmea.
 
“E così non parteciperai al Tremaghi?” gli stava domandando.
 
“Non ne avevo la minima intenzione, ma la McGranitt ha comunque ribadito che non posso. L’ho già fatto.” Rispose lui. “E poi mi ha chiesto di concentrarmi sull’ES, devo farle avere un programma per la prossima settimana…”
 
“Beh, quello può fartelo Hermione se non l’ha già fatto.” Intervenne Ron, che era sdraiato su un tappeto accanto al caminetto, intento a leggere la pagina sportiva del Profeta.
 
Hermione, dalla sua poltrona, arrossì violentemente e si nascose dietro il libro che stava leggendo. Gli altri tre scoppiarono a ridere.
 
“E per il Quidditch?” domando Ron.
 
Harry fece un veloce resoconto dell’incontro con la McGranitt, parlando anche dello strano comportamento che la Greengrass aveva avuto nei suoi confronti.
 
“…e poi mi ha detto ‘Ci vediamo in campo!’, praticamente nell’orecchio. Devo capire a che gioco sta giocando, prima fa tutta la carina e poi se ne va con la spilla da capitano. Sarà stato quello il suo piano, adesso non entreremo mai in squadra.”
 
Ginny, che mentre Harry parlava si era rimessa a sedere, lo guardava con aria truce. “Come sarebbe a dire ‘praticamente nell’orecchio’?” chiese. Harry non capiva come quella potesse essere la parte più interessante del discorso.
 
“Me l’ha sussurrato all’orecchio uscendo, perché?” domandò Harry.
 
“Il nostro capitano è un Serpeverde?” domandò Ron, scioccato; quella era la reazione che Harry si era aspettato. Stava per rispondere quando Ginny si alzò in piedi e se ne andò con passi lunghi e pesanti.
 
Harry guardò con aria interrogativa prima Ron, che però aspettava ancora la risposta alla sua domanda, e poi Hermione. Quella chiuse il libro con aria paziente e sospirò.
 
“Harry, credo che la Greengrass abbia mostrato, in modo nemmeno troppo velato, di apprezzarti.” Spiegò.
 
“Mostrato…” disse lui, confuso.
 
Hermione alzò gli occhi al cielo. “Ci stava provando con te. Ginny è gelosa.” Chiarificò il concetto gesticolando.
 
Harry strabuzzò gli occhi e Ron soffocò una risata. “Bel colpo amico! Non so se l’hai guardata bene ma quella sì che ha tutto al posto gius-” SBAM!
 
Il grosso tomo che Hermione stava leggendo cozzò contro il naso di Ron, che si accasciò a terra con gli occhi pieni di lacrime, imprecando. Ancora perplesso Harry guardò Hermione salire verso i dormitori con lo stesso passo di Ginny.
 
 
 
 
 

NOTE DELL’AUTORE
 
Benritrovati!
 
Ecco qui la parte II del capitolo. Che dire? E’ stato proprio piacevole scriverla. O’Brien è proprio quello che avevo in mente, un duro coi controc***i; non renderà la vita facile a nessuno, già lo so. E Harry, che come al solito se le cerca, ha già iniziato a prenderle!
 
Daphne Greengrass invece è stata una sorpresa anche per me. Avevo bisogno di introdurre in qualche modo lei e la sorella, e si è presentata da sola davanti all’ufficio della McGranitt.Come vedete sarà un anno faticoso e stressante non solo per Harry ma anche per Ginny. Ad una prima occhiata Daphne sembra una concorrente pericolosa: carina, spigliata, simpatica e sembra decisamete sapere il fatto suo. Non credo però che Ginny la lascerà fare per troppo tempo… :D
 
Un grande grazie a tutti voi, siete indispensabili, fatemi sapere cosa ne pensate delle novità!
 
Uno special Thanks a Unia che mi ha revisionato un capitolo: impegno apprezzatissimo!
 
Non smettete di leggere! (e non parlo della mia Fanfic.)
 
N.

 

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