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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Il monastero *** Capitolo 2: *** Sorprese e rivelazioni *** Capitolo 3: *** Incontri... senza senso *** Capitolo 4: *** Il quinto bladebreakers *** Capitolo 5: *** Variabile con tempeste *** Capitolo 6: *** Dialoghi *** Capitolo 7: *** Delusioni, riflessioni e... nessuna conclusione! *** Capitolo 8: *** Sentimenti confusi sul ghiaccio *** Capitolo 9: *** Poesia su una lapide bianca *** Capitolo 10: *** «Esisti» *** Capitolo 11: *** Meno due giorni alla finale! *** Capitolo 12: *** Proteggila... *** Capitolo 13: *** Attacco!!! *** Capitolo 14: *** Avalanche *** Capitolo 15: *** Avalanche vs. Woolborg *** Capitolo 16: *** Spiegazioni *** Capitolo 17: *** Primo round di finale: Kai vs. Sergey – Terzo match *** Capitolo 18: *** Primo intermezzo: arrivano gli European Dreams! *** Capitolo 19: *** Secondo round di finale: Takao vs. Boris - primo e secondo match *** Capitolo 20: *** Secondo round di finale: Takao vs. Boris - Terzo match *** Capitolo 21: *** Terzo round di finale: Valery vs. Yuri – Primo e secondo match *** Capitolo 22: *** Terzo round di finale: Valery vs. Yuri – Terzo match *** Capitolo 23: *** Ricordi: Valeriya Ivanov - Act One *** Capitolo 24: *** Ricordi: Valeriya Ivanov - Act Two *** Capitolo 25: *** Ricordi: Valeriya Ivanov - Act Three *** Capitolo 26: *** Ricordi: La Regina delle Nevi - Act One *** Capitolo 27: *** Ricordi: La Regina delle Nevi - Act Two *** Capitolo 28: *** Ricordi: Katrina Lestavjosk ***
Salve a tutti, questa è la mia prima fanfiction! Ho deciso di
revisionarla visto che mancano due capitoli alla fine e vorrei completarla per
bene, lasciandola corretta e disponibile per chiunque volesse leggerla in un
secondo momento! Ho anche cancellato tutte le note precedenti a inizio e fine
capitolo (lasciando però le risposte alle recensioni) perché a rileggerle mi
sembravo parecchio idiota… detto questo, buona lettura^^
Molti di voi conoscono la
storia dei Bladebreakers e delle squadre contro cui hanno combattuto e stretto
importanti legami d’amicizia; ma la storia che viene raccontata non rispecchia
la realtà di quel che è avvenuto. Un particolare è stato tralasciato nel
diffondere il racconto, o meglio: una persona particolare. Ed è giusto invece
che la storia la comprenda; anche perché, senza di lei, non ci sarebbe stato un
seguito. Ma lasciatemi andare con ordine: per conoscerla dobbiamo tornare molto
indietro con la nostra storia, esattamente alla finale del primo Torneo
Mondiale vinto dai Bladebreakers, quando la squadra vide il Monastero di Vorkov
per la prima volta. Quando Kai li tradì. Quando il ragazzo conobbe i cinque
ragazzi che componevano i Demolition Boys. Eh, sì, cinque, non quattro. Perché
è proprio nella squadra nemica che si trovava questa persona molto speciale…
Capitolo I – Il
monastero
I Bladebreakers varcarono la
soglia dell’imponente monastero, guardandosi attorno con stupore. La struttura
era immensa, un intricato labirinto di corridoi bui e porte chiuse, con monaci
piuttosto inquietanti che sorvegliavano tutto camminando avanti e indietro come
soldati.
Il gruppo raggiunse una
vastissima sala in cui numerosi ragazzi si stavano allenando con il beyblade.
Quando Vorkov entrò, tutte le attività cessarono. Ognuno strinse in mano il
proprio bey e si dispose sull’attenti. Takao li guardò attentamente e notò
sulle loro facce rabbia, odio, violenza e crudeltà. Stupito, si voltò verso i
suoi compagni, a cui non erano certo sfuggite le espressioni ostili degli altri
ragazzi. Rei gli si avvicinò lentamente.
«Sembra che ci odino senza averci
mai visti» mormorò il cinese.
«Già…»
In quel momento Vorkov, che
finora aveva parlato con un ragazzetto della loro età, li chiamò a gran voce affinché
si avvicinassero.
«Allora» esordì. «Chi di voi
vuole sfidare uno dei miei allievi? Sarà un incontro amichevole, naturalmente»
«Io!» esclamò subito Takao,
desideroso di far luce su quello che per lui era un mistero immenso: come
poteva qualcuno avere una simile faccia se non faceva altro che giocare a
beyblade?
Si misero in posizione. Uno dei
monaci si fece avanti per ricoprire il ruolo di arbitro e alzò quindi una mano
sopra il Beyblade Stadium.
«Tre, due, uno… pronti… l…»
Improvvisamente la porta si
spalancò e una ragazza comparve sulla soglia. A Takao cadde il lanciatore dalle
mani e la bocca gli arrivò quasi a terra. Era la ragazza più bella che avesse
mai visto. Ma non era solo quello: era in reggiseno e mutandine!!! Per alcuni
istanti nulla si mosse. La ragazza sembrava di ghiaccio, ma da qualcosa
nell’aria intorno a lei si intuiva chiaramente che era furibonda. Lentamente,
con lo sguardo fisso su Vorkov, attraversò la stanza, scostando i ragazzi che
si trovava davanti a lei con delle poderose spinte delle braccia. All’inizio
tutti si erano bloccati per la sua bellezza, ma la ragazza trasmetteva una tale
sensazione di gelo e timore che era quello, ormai, a tenere tutti inchiodati ai
propri posti.
Takao continuava a fissarla,
ammaliato. Dopo solo pochi istanti già sentiva di adorare tutto di lei; i
capelli corvini, così strani per una russa, erano raccolti in ordinati boccoli
che le ricadevano dolcemente sulle spalle, con la riga da un lato, in modo che
l’occhio destro era quasi invisibile sotto quella matassa nera. Il corpo non
poteva, umanamente, essere criticato: spalle larghe, ma non troppo, schiena
dritta che le conferiva uno strano portamento regale, gambe lunghe, affusolate
e scattanti, fianchi esili e seno ben sviluppato, mani… le mani erano
semplicemente stupende, con le dita sottili, le unghie, tenute appositamente
corte, pulite e ben limate. Il colore della sua pelle era rosa pallido, ma
acceso, non malaticcio come gli altri russi che avevano visto finora.
L’unica cosa che stonava nel suo
aspetto, altrimenti perfetto, erano gli occhi. Non perché fossero brutti, no;
al contrario, erano due limpide acquemarine dal taglio preciso e le ciglia
lunghe. No, davvero, esteriormente erano stupendi. Ma dentro più gelidi del
ghiaccio. Non riuscivi a guardarli, ti mettevano soggezione, paura, disagio, e
alla fine desideravi solo di non essere l’oggetto del loro sguardo.
La misteriosa ragazza si fermò
davanti a Vorkov e piantò le mani sui fianchi, alzando il mento in modo che
fossero visibili entrambi gli occhi.
«Vladimir» sibilò a denti
stretti. «Sono stufa di questa storia» la sua voce era gelida e sicura; il suo
tono basso e rabbioso. «Trova un altro modo di effettuare le tue prove, perché
questo sta diventando pericoloso»
Vorkov sorrise
impercettibilmente. «Per te?»
«Per i tuoi ragazzi» ribatté lei
sempre più fredda, fissandolo negli occhi. «Ne ho dovuti tramortire otto, prima
di riuscire a liberarmi»
Il sorriso dell’uomo si allargò
ancora di più. «Non vedo il problema. E’ giusto che i deboli vengano puniti, e
se sei tu a farlo tanto meglio»
«Ma non bendata» la voce era un
sussurro, sembrava quasi uno spiffero di vento gelido entrato da una finestra
socchiusa. «Così rischio di ammazzare qualcuno… soprattutto dopo due ore di
quella tortura»
Vorkov non batté ciglio, anche se Kai ebbe
l’impressione che stesse ricorrendo a tutto il suo autocontrollo per non
indietreggiare. Effettivamente, quella ragazza era molto strana: per essere una
terribilmente arrabbiata non stava urlando, né si dimenava come una forsennata,
né aveva afferrato Vorkov per il colletto; insomma, non stava facendo niente di
ciò che una persona normale avrebbe fatto in preda all’ira. Lei era
semplicemente fredda. Immobile, con la voce ridotta ad un sussurro gelido e gli
occhi di ghiaccio. Occhi che non mandavano fulmini, non cercavano di incenerire
la persona che avevano davanti. Freddi. Impassibili. Come se, anche nella
rabbia, tutta quella situazione non li riguardasse. Come se fossero stati certi
che chiunque gli si trovava davanti doveva portare loro rispetto, doveva
temerli e sottomettersi, perché nessuno poteva tenergli testa.
La ragazza era rimasta in
silenzio, dopo quell’ultima frase, ma Kai lesse tutto questo nei suoi occhi e
gli sembrò quasi di ascoltare un lunghissimo discorso. E ne rimase colpito.
Molto colpito. Perché lui conosceva quegli occhi, troppo uguali a quelli di
Vorkov, troppo uguali ai suoi. Gli occhi di chi è solo, di chi vuole farsi
rispettare, almeno per dimostrare a se stesso di non avere bisogno degli altri.
Una fitta alla testa lo costrinse a interrompere il filo dei suoi pensieri.
Anche Takao stava osservando la
ragazza, ma era decisamente più preso dai lineamenti del suo viso freddo e
bellissimo, simile ad una statua di marmo. Max era incantato da quei capelli
che sembravano possedere una vita propria, da quella gambe alte e slanciate, da
quel portamento da regina. Rei, invece, stava fissando Vorkov. Era l’unico dei
Bladebreakers che non si era perso in contemplazione di quella ragazza, perché
anche il Prof. Kappa la stava fissando con occhi spalancati; Rei aveva lasciato
pochi mesi prima Mao, e il suo ricordo era ancora vivo nella sua mente, troppo
vivo per lasciarsi distrarre così fortemente da un’altra. L’espressione di
Vorkov lo aveva incuriosito alquanto: sorrideva sotto i baffi, come se fosse
stato a conoscenza di un segreto importantissimo per la ragazza, ma al tempo
stesso sembrava temerla e si vedeva chiaramente che stava facendo uno sforzo
immane per non distogliere gli occhi.
Mentre tutti formulavano questi
pensieri la situazione non cambiò di un millimetro. Vorkov stava cercando di
prendere una decisione, ma era piuttosto difficile con quelle lame di ghiaccio
piantate negli occhi. Alla fine, dopo un’estenuante lotta con se stesso, fu
costretto ad abbassarli.
«Molto bene. Fai come meglio
credi» l’espressione della ragazza non cambiò; rimase una statua immobile in
mezzo alla stanza. «Prima, però, ho bisogno della squadra al completo. Il qui
presente capitano dei Bladebreakers» e, sorridendo appena, indicò Takao.
«Sfiderà uno dei miei allievi in un incontro amichevole di Bey… e la vostra
presenza è necessariamente richiesta»
La ragazza annuì
impercettibilmente. Poi si voltò, sempre in silenzio e si diresse verso la
porta. Sulla soglia, però, si fermò, voltando leggermente la testa verso il
monaco. «Tre braccia rotte, cinque rotule fratturate e un trauma cranico… li ho
spediti in ospedale. E… solo due hanno superato la prova»
Vorkov assentì impercettibilmente
e la ragazza lasciò la sala.
Lo scontro si concluse con la
vittoria di Takao, che esultò platealmente davanti a tutti, mentre i suoi
compagni di squadra lo maledicevano mentalmente. Sembrava stesse andando tutto
bene dopo la comparsa della strana ragazza. Lei era tornata qualche minuto
dopo, vestita, e con i suoi compagni di squadra, nessuno dei quali aveva aperto
bocca per tutta la durata dell’incontro. Non sembravano una squadra molto
affiatata, visto che si erano guardati gelidamente e solo di sfuggita; la
ragazza aveva ignorato completamente gli altri, sedendosi a terra lontano da
loro.
Fin qui, però, il comportamento
degli abitanti del monastero poteva anche passare. I problemi cominciarono quando
Vorkov fece trascinare via il ragazzo sconfitto da Takao, mentre questi urlava
disperatamente aiuto. Tutti i Bladebreakers scattarono in avanti per impedire quella
crudeltà, ma i monaci li bloccarono ad un ordine di Vorkov, che li gelò con lo
sguardo.
«Le regole qui al monastero sono
molto… dure»
I ragazzi rimasero a fissarlo
senza parole.
«Venite» li chiamò la voce gelida
della ragazza misteriosa. «Vi accompagno all’uscita»
I Bladebreakers la seguirono
senza fiatare, finché Kai, arrivati quasi al portone, decise di esporre la
domanda che si teneva dentro da quando erano entrati.
«Che cos’è questo posto?» chiese.
«E come mai la squadra russa lavora per quel tale di nome Vorkov? Non è un
monaco?»
Max gli lanciò uno sguardo
perplesso: non erano un po’ troppe parole, per uno come Kai? La ragazza
camminava dritta come un fuso, a passo svelto, e rispose con il solito tono
dopo alcuni secondi.
«Noi non “lavoriamo” per nessuno…
e voi dovreste essere meno impiccioni»
Rei si chiese come faceva a
parlare senza mostrare alcuna emozione, né sul viso né nella voce.
«Hai ragione, scusa» ribatté Kai,
sarcastico. «E’ normalissimo trovare dentro un monastero centinaia di ragazzini
che si allenano a Beyblade e guardano degli estranei come se avessero voglia di
saltargli al collo… chissà perché ci siamo insospettiti»
«Non è affar vostro quello che
succede qui dentro. Vorkov non è propriamente quello che si dice un uomo
indulgente… l’avrete notato, no?»
«Dai, lascia stare Kai… è chiaro
che non riusciremo a scoprire niente da lei… anche se devo ammettere che
anch’io sono curioso di scoprire cosa c’è dietro tutto questo» intervenne Rei. L’altro
scrollò le spalle e rimase in silenzio.
La ragazza sgranò gli occhi per
un istante così veloce che Kai pensò di esserselo immaginato.
«Tu… ti chiami Kai?»
«Sì, perché?»
«Niente»
Erano arrivati al portone.
«Vorrei sapere perché ti
interess…» la ragazza lo bloccò con un cenno imperioso della mano.
«Lascia stare, non ti dirò di
più. Vorrei solo darvi un consiglio: non entrate più nel monastero. Per nessuna
ragione. E, soprattutto, non da soli» mentre diceva quest’ultima frase, fissò
Kai dritto negli occhi. Il ragazzo si sentì gelare da quello sguardo, ma al
tempo stesso una piacevole sensazione di sicurezza invase tutto il suo corpo. I
due sentimenti contrastanti sembrarono lottare, ma alla fine il gelo ebbe la
meglio e il ragazzo, per la prima volta, fu costretto ad abbassare i suoi duri
occhi ametista che avevano piegato tante altre persone. I suoi compagni lo
fissarono stupiti, e la ragazza ne approfittò per chiudere il pesante portone.
«Aspetta!» Takao cercò invano di
riaprirlo. «Dimmi il tuo nome!»
Kai si svegliò bagnato fradicio
con la voce del ragazzo del monastero che gli rimbombava ancora nelle orecchie.
«Un brutto sogno?»
Rei lo stava osservando dal letto
accanto con sguardo preoccupato. Kai si asciugò il sudore con la manica e scese
silenziosamente dal letto.
«Non sono fatti tuoi»
Il cinese fece spallucce e si voltò
dall’altro lato, addormentandosi poco dopo. Kai rimase a fissare le tendine che
coprivano la finestra e infine, con un colpo secco, le scostò permettendo ad un
flebile raggio di luna di entrare nella stanza che condivideva con il compagno
cinese. Sospirando, il ragazzoappoggiò
al vetro mani e fronte, cercando di schiarire i suoi pensieri confusi.
Nel sogno il ragazzo lo implorava
disperatamente di aiutarlo, dicendo che solo lui poteva farlo. Poi Vorkov gli
spuntava all’improvviso alle spalle, chiedendogli di diventare suo allievo al
monastero, e allora lui cominciava a scappare, finché non si ritrovava in una stanza
completamente buia. Rimaneva lì per parecchi minuti, cercando a tentoni
l’uscita, quando all’improvviso due occhi color del ghiaccio si aprivano nel
buio e rimanevano a fissarlo per quella che era gli parsa l’eternità, finchè una
luce bianca accecante non lo aveva avvolto, facendolo svegliare di botto. Gli
occhi erano ancora inchiodati alla sua mente e sembravano divorargli l’anima
senza possibilità di fuga.
Kai si trovò nuovamente sudato
fradicio al solo ricordo di quell’incubo. Non capiva perché, ma lo aveva
immensamente turbato, sentiva come se qualcosa gli stesse sfuggendo, qualcosa
di estremamente importante. Scosse la testa.
«Non devo pensarci» sussurrò a se
stesso.
Invece rimase tutta la notte
davanti alla finestra a cercare una spiegazione.
La mattina dopo, quando Rei si
svegliò, trovò il suo amico solitario sveglio accanto alla finestra che fissava
il cielo con espressione assorta.
«Dormito bene?» chiese il cinese
con una leggera punta d’ironia. Poi, dopo pochi secondi di silenzio, scosse la testa
e si rispose da solo. «Non sono fatti miei, giusto?»
«Non ho chiuso occhio»
Rei alzò un sopracciglio,
stupito. «Da quand’è che rispondi alle domande?»
Kai scrollò le spalle e uscì
dalla stanza.
Scesero a colazione da soli, in
silenzio assoluto; si servirono, sempre senza spiccicare una parola, e
sedettero a tavola. Rei cominciò a mangiare, mentre Kai fissava il cibo senza
intenzione apparente di toccarlo.
«Non dirmi che stai aspettando
gli altri per mangiare!»
Le labbra di Kai si incurvarono
in un sorriso derisorio.
«Non credo proprio»
Dopo altri minuti di silenzio, in
cui Rei stava pensando a quanto era bello avere per compagno di squadra un
asociale pezzo di ghiaccio, il prof. Kappa li raggiunse, salutando entrambi con
un “buongiorno” e uno sbadiglio.
«Allora, ragazzi, come va?»
Rei sorrise mormorando un “bene”
e Kai lo ignorò completamente. Il prof. si andò a servire e tornò poco dopo,
sedendosi accanto a Rei, con cui intavolò ben presto un discorso sulla
maestosità di Mosca. Takao e Max li raggiunsero poco dopo e si unirono alla
conversazione fra uno sbadiglio e l’altro. Kai si era totalmente estraniato dal
resto del gruppo, ma si riscosse immediatamente quando sentì la parola
“Monastero”.
«… davvero anormale» stava
dicendo Takao. «Insomma, tutti quei blader sarebbero dovuti essere felici, la
finale del campionato si svolge nel loro paese e i rappresentanti russi si
allenano lì con loro!»
«Concordo con Takao» assentì Max.
«Il loro comportamento è stato strano. Sembravano odiarci»
«Io ho visto anche molta
tristezza nei loro occhi» intervenne Rei.
«E io…»
«Il punto» esclamò Takao battendo
un pugno sul tavolo. «Non è cosa abbiamo visto nei loro occhi, ma perché!» gli
altri, Kai escluso, annuirono.
«E quel Vorkov!» riprese Max.
«Avete visto come ha trattato i suoi allievi?»
«Già. E quel povero ragazzo che
ha perso contro Takao… chissà che fine ha fatto»
«Non ha fatto nessuna fine!» Kai
si era alzato di scatto e le parole gli erano uscite di bocca senza neanche
volerlo. Anzi, si chiese addirittura quale fosse il loro significato. Sembrava
quasi voler convincere se stesso che quel ragazzo stava bene.
«Kai…»
I suoi compagni lo guardavano
tutti stupiti. Il ragazzo si voltò per andarsene, ma la voce del prof. Kappa lo
trattenne.
«Aspetta Kai! Devo parlare di una
cosa importante e ho bisogno che ci siate tutti» il blader lo fissò gelidamente
per un attimo, poi si sedette a braccia conserte e aspettò come una statua che
il compagno parlasse.
«E-ehm… dunque» il prof. si
schiarì la voce e aprì il suo portatile. «Ragazzi, il presidente Daijtenji mi
ha fornito alcune informazioni sulla squadra russa… cioè, in realtà lui mi ha
dato solo i nomi e io ho eseguito alcune ricerche e… beh, ecco i risultati» il
ragazzino spostò il computer in modo che tutti i suoi compagni potessero
vederlo. Sullo schermo comparve la figura di uno dei Demolition Boys, quello
con i capelli rossi e gli occhi azzurro ghiaccio.
«Yuri Ivanov. E’ il capitano in
seconda della squadra, nonché uno dei blader più potenti di tutto il mondo. Il
suo bey si chiama Woolborg ed ha una potenza inarrestabile in attacco,
velocissimo e molto resistente in difesa. Praticamente, non ha punti deboli. O,
se li ha, io non sono riuscito a trovarli»
«Beh, prof» ribatté Takao
dandogli una pacca sulla schiena. «Se non li hai trovati tu, vuol dire che non
ce ne sono!»
Il ragazzino diventò tutto rosso
e sorrise timidamente. Kai sbuffò. A lui interessava solo uno dei membri dei
Demolition Boys…
«Proseguiamo. Questo è Boris Huznestov.
Il suo bey è Falborg, che gioca principalmente sulla velocità… o almeno credo.
Da quanto ho letto i suoi incontri non sono mai durati più di due minuti. Poi
c’è Sergey Petrov, decisamente pericoloso a giudicare dalla sua stazza. Ha due
anni più di Kai e il suo bey è Seaborg. Pare che abbia qualcosa a che fare con
l’acqua, ma non so niente di preciso. E infine abbiamo Ivan Pavlov…»
“Come infine?” Kai rimase
perplesso a fissare il suo compagno, senza ascoltare una sola parola di quello
che stava dicendo su Ivan Pavlov. “E la ragazza che fine ha fatto? Non faceva
anche lei parte dei Demolition Boys? Possibile che mi sia sbagliato? … no…”
«E questo è tutto» concluse il
prof. chiudendo il portatile. Kai aprì la bocca per parlare, ma Takao lo
anticipò.
«Caspita, che informazioni
precise! Con gli European Dreams potevamo sapere anche quanti capelli avevano
in testa, e con questi non siamo neanche sicuri dei punti di forza dei loro
bey… siamo messi bene!»
Kai maledisse mentalmente la
superfluità di Takao in quella situazione: chi se ne fregava degli altri blader
russi? Lui voleva risolvere il caso di quella misteriosa ragazza! Di nuovo aprì
la bocca per parlare e di nuovo fu interrotto, questa volta da Rei.
«E su Vorkov hai scoperto
qualcosa?»
Il prof. scosse la testa. «Quasi
nulla, purtroppo… anche lui, come i suoi allievi, è avvolto da un’aura di
mistero. Però so una cosa: nel passato è stato uno studioso di Bit Power, ma
poi si è misteriosamente ritirato e ha formato una specie di società segreta,
la Borg, insieme ad uno sconosciuto complice…»
«Ehi…» Kai fu ignorato.
«Uno sconosciuto complice? Chi
potrebbe essere?»
«Ne so quanto te, Max»
«Idioti, vole…»
«E cosa fa di preciso
quest’organizzazione segreta, questa “Borg”?»
«Non so davvero cosa risponderti,
Rei. Le informazioni al riguardo sono top secret, ho passato tutto il
pomeriggio, ieri, cercando qualcosa, e questo è il massimo che ho scoperto»
«Capisco… e il monastero cosa
c’entra in tutto questo?»
«Razza di…»
«Boh… forse è una specie di
copertura; per quanto ne sappiamo, potrebbe essere qualsiasi cosa»
Kai stava per esplodere. Non
sopportava di essere ignorato quando aveva una domanda che gli premeva fare. I
suoi occhi erano di fuoco, il suo pugno si stava alzando per battere sul
tavolo, quando la voce di Takao lo bloccò immediatamente.
«A proposito, Prof! Cosa sai
dirmi di quella strana ragazza che ha parlato con Vorkov? Non faceva parte
anche lei dei Demolition Boys?»
Kai drizzò le orecchie e
ringraziò il cielo che qualcuno avesse finalmente posto quella domanda, visto
che a lui non lo lasciavano parlare.
«Beh, ragazzi, questo è il
mistero più grande» sospirò il Prof. scuotendo la testa. «Quella ragazza si
chiama Katrina Lestavjosk e… beh, i dati che ho trovato quando ho inserito il
suo nome erano relativi ad un’altra persona! Katrina Lestavjosk è una ragazza
trovata morta in un fiume due anni fa… con capelli corti, viola e occhi
celesti. E’ ovvio che non è la stessa persona che abbiamo conosciuto ieri, ma al
torneo è registrata con questo nome!»
Tutti i ragazzi si fissarono
senza parole. Quello sì che era strano! Kai si sentiva terribilmente
deluso. Che cosa si aspettava? Che il suo nome gli suonasse familiare? Che i
suoi ricordi la contenessero? Che avesse fatto parte della sua vita, anche se
per poco? Sì, era questo che si aspettava. O meglio, era questo che sperava.
Invece… Katrina… … non ricordava neanche il suo cognome! Patetico. Si era
illuso senza neanche sapere il perché.
Il silenzio regnò per alcuni
istanti, finchè Kai si alzò con l’intenzione di andarsene.
«Aspetta, Kai!» lo chiamò il Prof.
Il ragazzo rimase fermo in piedi.
«E’ arrivata un’email… è del
signor Daijtenji! Vediamo cosa dice…» il Prof. lesse in silenzio per alcuni
istanti, poi, ancor prima di essere arrivato alla fine sorrise e cominciò a
parlare.
«Allora, per cambiare argomento,
ho una comunicazione da farvi. Sono felice di informarvi che la squadra dei
Bladebreakers è stata registrata alla finale come composta da cinque membri»
«Cinque?» ripeté Rei aggrottando
le sopracciglia.
«Ho capito!» esclamò Takao con il
suo solito sorriso a trentadue denti. «Sei diventato anche tu un membro
ufficiale della squadra!»
«Ehm… veramente, Takao, il
professore è registrato come nostro allenatore, quindi non può essere anche uno
dei nostri blader»
«Già, Max ha ragione»
Il sorriso di Takao si smorzò. «E
allora chi è il nostro quinto membro?»
«Una ragazza!» annunciò il Prof.
sorridendo. «Il suo nome è…» il ragazzino si bloccò fissando la scritta sul
computer.
«Qualcosa non va Prof.?» chiese
Max preoccupato.
«… Akamy…
«Prof… ?»
«… Hiwatari…»
Takao si voltò di scatto verso
Kai, che era rimasto paralizzato.
«Ha… ha il tuo stesso cognome…»
Ora lo stavano fissando tutti.
Kai si sentiva stordito, quello non era possibile… doveva essere una semplice
coincidenza… lui non aveva parenti in vita oltre suo nonno!
«Kai!» esclamò Takao, palesemente
in attesa di una risposta che chiarisse quel mistero. Kai rimase alcuni istanti
indeciso sul da farsi. Alla fine sibilò un secco: «Non conosco nessuno con quel
nome», prima di voltarsi e lasciare in fretta la sala.
Quella fu una delle giornate più
brutte dell’intera esistenza di Kai. O, almeno, di quel poco che ricordava. I
suoi compagni non sapevano che lui aveva perso tutti i ricordi della sua
infanzia in seguito ad un misterioso incidente su cui nessuno aveva saputo
dargli notizie. I suoi ricordi iniziavano di fronte ad un orfanotrofio, all’età
di 13, forse 14 anni… non ricordava bene il tempo passato nell’orfanotrofio.
Ricordava solo di sentirsi svuotato e maledettamente fragile, e che il suo istinto gli diceva di non mostrarsi mai
debole. Era scappato il giorno del suo quindicesimo compleanno per poter
partecipare al torneo mondiale di beyblade. Era quasi passato un anno, ormai.
Qule giorno, comunque, il sogno
aveva continuato a tormentarlo anche alla luce del sole e, tra la
sensazione strana che gli aveva procurato Katrina e il mistero della ragazza
col suo stesso cognome, Kai decise che ne aveva avuto abbastanza di dover
ascoltare i propri pensieri. Tanto non sarebbe venuto a capo di niente.
Alla fine a sera inoltrata, dopo
due ore passate a sforzarsi di tirar fuori dalla sua memoria qualcosa che
somigliasse anche vagamente al nome Katrina, decise di recarsi al monastero. I
suoi amici, non vedendolo tornare, avrebbe iniziato a preoccuparsi, lo sapeva,
ma non gl’importava. Aveva bisogno di risposte. Aveva bisogno di pace. Aveva
bisogno di ricordare qualcosa che sembrava sfuggirli ogni volta che lui si
avvicinava un po’ di più.
Si fermò un attimo davanti al
portone del monastero, ma poi procedette nella sua follia. Sapeva che stava
commettendo un errore, ma era disposto a fare di tutto per risolvere quella
situazione.
Kai correva silenziosamente per i
bui corridoi vuoti del monastero. Era abbastanza sicuro che ci fosse una
trappola ad aspettarlo da qualche parte perché la mancanza di guardie era
decisamente sospetta, ma aveva deciso di proseguire comunque. All’improvviso
sentì dei rumori e delle voci e rallentò il passo. Affacciandosi ad una porta
socchiusa vide dei ragazzi che si allenavano con alcuni macchinari che dovevano
svilupparne la potenza fisica.
«Ma cosa… ?»
Quasi tutti iragazzi erano visibilmente allo stremo delle
forze, e i monaci continuavano a spronarli con una specie di codice d’onore che
ripetevano incessantemente.
«… è tutto. I deboli devono
essere sopraffatti. Gli avversari non meritano pietà. I beyblade sono strumenti
per ottenere il potere. Il potere è tutto. I deboli devono essere…»
Kai scosse violentemente la testa
e corse via, con le parole dei monaci che gli rimbombavano nelle orecchie.
Cominciava a sentirsi male, anche se non capiva da cosa dipendessero l’ansia,
la paura e l’angoscia che gli stavano attanagliando le viscere. E quella strana
sensazione di malessere era quasi… familiare.
«Ciao Kai»
Il ragazzo si voltò di scatto,
trovandosi davanti il volto ghignante di Vorkov.
«Cosa vuole da me?» chiese,
fingendosi indifferente.
«Ma come, Kai… non ricordi?»
dicendo quelle parole, il ghigno malefico sul viso dell’uomo si allargò. «Già,
immaginavo…»
«Che cosa vuole dire? La smetta
con i giri di parole!». Era stufo. Stufo di non capire niente, stufo di provare
tutte quelle sensazioni a cui non riusciva a dare un nome. Stufo di avere paura
senza sapere di cosa. «Voglio delle risposte» continuò, cercando di apparire il
più freddo possibile.
Vorkov lo squadrò in silenzio per
alcuni istanti, gli occhi indagatori che sembravano voler leggere nelle
profondità più recondite del suo cuore. Poi gli indicò un punto indefinito nel
corridoio buio. Kai si sentì attanagliare le viscere da un terrore immotivato,
tutto il suo corpo gli gridava di girarsi ed andarsene, ma la sua
determinazione di risolvere quel mistero ebbe la meglio e si incamminò
lentamente verso il punto indicato da Vorkov.
Continuava a camminare, ma non
c’erano segni di cambiamenti: il corridoio procedeva buio e silenzioso,
fiocamente illuminato dalle torce, privo di porte o finestre. Kai cominciava a
spazientirsi. Cosa voleva mostrargli Vorkov? Poi si fermò di botto. Voltò
leggermente la testa a sinistra e si accorse di aver appena oltrepassato una
porta. Con il cuore che batteva a mille, posò la mano sulla maniglia e
l’abbassò. Il legno si mosse con un leggero scricchiolio. Davanti a lui si parò
la scena più sconvolgente della sua vita, e dovette appoggiarsi al muro con
tutto il suo peso per non svenire. La porta si richiuse lentamente dietro di
lui.
«Takao, smettila di agitarti!» lo
rimbeccò Rei, esasperato. «Non è certo la prima volta che Kai scompare senza
dirci niente! Ti ricordo che dopo la sconfitta di Andrew, in Germania, non si è
fatto vedere per due giorni»
«Uffaaaa!» Takao si lasciò cadere
pesantemente sul letto, le mani incrociate dietro la testa. «Dannazione a Kai e
al suo asocialismo! Deve sempre farmi preoccupare…»
«Beh, questa è colpa tua, Takao»
«Uh? E perché sarebbe colpa mia,
Rei?»
«Perché sei tu quello che si
preoccupa sempre!» rispose Max al posto del compagno. «Ormai dovresti esserci
abituato… e invece continui a stare in ansia per il nostro amico!»
Takao fissò il suo sguardo sul
vetro della finestra.
«Già… forse avete ragione voi…»
poi, inaspettatamente, saltò giù dal letto. «Però io vado comunque a cercarlo!»
Sangue.
C’era sangue ovunque.
Kai era rimasto totalmente
paralizzato al suo posto, gli occhi violentemente chiusi per non vedere
quell’orrore davanti a sé. Ma, nonostante ciò, i pochi secondi in cui aveva
osservato la stanza gliel’avevano lasciata impressa nella mente.
Era un’immensa sala, più lunga
che larga, con qualche sparuta feritoia sui punti più alti del muro destro. Le
pareti erano costellate di celle, in cui ragazzi, o addirittura bambini,
stavano accucciati su se stessi, coperti di ferite, i vestiti laceri. I gemiti
di disperazione e le urla di dolore erano gli unici suoni percepibili. Kai si
tappò le orecchie e cominciò a scuotere la testa disperato, cercando in ogni
modo di scacciare quelle immagini e quei rumori che gli martellavano nella
testa. Senza che lui se ne accorgesse le lacrime cominciarono a rigargli il
volto, mentre ricordi orribilmente dolorosi si facevano strada dentro di lui,
distruggendolo, spezzandolo nel profondo, mandando in pezzi quella sottilissima
felicità che gli avevano donato i suoi chiassosi compagni di squadra.
Un’immagine fissa nella sua mente: un bambino con gli occhi ametista chiuso in
una di quelle celle, un lungo taglio sulla guancia sinistra e le lacrime che
insistevano per uscire.
Lui.
Lui a otto anni.
Lui, dopo l’ennesima punizione.
Lui, in quel monastero, ad
allenarsi con gli altri ragazzi.
E poi…
Una piccola manina bianca gli
carezzava il volto. Le lacrime ostruivano la sua visuale. Lentamente si passava
la manica sul viso, per guardare la persona che si trovava davanti a lui… un
bambino… più grande di lui… con occhi azzurro cielo… e… un sorriso sul volto…
«Non piangere…»
Kai aprì lentamente gli occhi.
Era sicuro di aver sentito quella
frase nella realtà, come nei suoi ricordi. Alzò la testa e…
Davanti a lui c’era una fata. O,
almeno, quella fu la prima cosa che pensò quando la vide. Era avvolta in uno
splendido abito bianco, stretto in vita, con la gonna fluente e le maniche
lunghe e ampie; un lungo mantello candido bordato di pelliccia la copriva
interamente dalle spalle in giù e un morbido cappuccio le nascondeva i
lineamenti, lasciando visibili solo le sue labbra rosse.
Lei non si mostrò sorpresa di
trovarlo lì; mise un dito sulle labbra e si voltò verso una cella là vicino.
Kai si fece coraggio e la raggiunse, pentendosi subito dopo. Il ragazzo dentro
la cella era quello che aveva perso la sfida contro Takao: profondi tagli gli
solcavano il petto nudo, ed entrambe le ginocchia sanguinavano copiosamente. La
“fata” attraversò le sbarre della piccola cella come se fossero solo
un’illusione e si chinò dolcemente su di lui, dando l’impressione di essere fatta
d’aria. Kai sfiorò una delle sbarre con la mano sinistra, trovando una
superficie metallica dura e ruvida. Il suo cuore accelerò appena i battiti.
Il ragazzo dentro la cella guardò
la fata come se fosse stata la Speranza in persona, sorridendo e rilassandosi
tra le sue mani. Quella strana creatura sembrava infatti riuscire ad alleviare
il dolore del bambino; il suo tocco era leggero, tutto in lei dava una
sensazione di etereo. Kai rimase incantato a fissare la forma armoniosa delle sue
dita che sfioravano leggiadre quella pelle martoriata e presto il ragazzino si
addormentò sotto le sue carezze, mormorando un “grazie”. Lei, finito il suo
compito, si alzò e si diresse silenziosa verso un’altra cella, una di quelle
più lontane. Kai la seguì. Non capiva. Non capiva cosa stava facendo. Non
capiva perché. Non capiva chi era. E, soprattutto, non capiva perché la stava
seguendo.
Il ragazzo notò che tutti i
“prigionieri” dormivano; la maggior parte si agitava nel sonno, lamentandosi e
coprendosi spesso il volto o altre parti del corpo con le mani, laddove erano
stati percossi senza pietà. Improvvisamente, una voce attirò la sua attenzione.
«Fata Bianca! A… aiutami… ti
prego…» un bambino di circa cinque anni la stava guardando con occhi imploranti
attraverso le inflessibili sbarre della sua prigione. La fata scivolò dentro la
cella come prima e i suoi contorni divennero sfocati per pochi istanti, finchè
lei non si sedette silenziosamente a terra e poggiò la testa del bambino sulla
sua gonna morbida. «Non riesco… a dormire…» singhiozzò il piccolo,
aggrappandosi a lei con tutte le sue forze. La creatura schiuse le labbra e
parlò per la prima volta, e la sua voce sembrava un soffio di brezza mattutina,
fresca e leggera.
«Non preoccuparti…» sussurrò. Kai
continuava ad osservare la scena alcuni metri più indietro.
«Grazie Fata Bianca…»
Lei gli accarezzò dolcemente la
testa. «Non sono una Fata Bianca…» mormorò, mentre il respiro del bambino si
faceva regolare e rilassato. «Puoi chiamarmi… Regina delle Nevi» concluse in un
sussurro appena percettibile.
Un istante dopo la porta si
spalancò e dei passi si affrettarono verso di loro. Kai fissò spaventato la fata
e questa fece lo stesso; dalle profondità del cappuccio due iridi scure
brillarono illuminate dal riflesso della luna. Kai si sentì afferrare e
trascinare via; oppose resistenza, ma l’altro era più forte – no, gli altri; c’erano tante, troppe mani su di
lui. Alzò nuovamente la testa, disperato, e vide la ragazza sillabare una
parola. Poi qualcosa lo colpì, e lui perse i sensi.
«Cercami»
«Takao, sei sicuro che sia una
buona idea?»
«Certo che sì! Eri d’accordo
anche tu prima, mi pare»
«Hai detto bene, prima! Nella
nostra stanza d’albergo, al sicuro. Ma qui, davanti a questo posto… beh, è
normale avere dei ripensamenti!»
«Sono d’accordo con Rei»
«Max, anche tu!»
«Sì, Takao, è un’impresa
avventata e basta! Non siamo neanche sicuri che Kai sia là dentro!»
«E dove altro potrebbe essere?»
«Ovunque, cocciuto che non sei
altro!»
I quattro stavano litigando così
già da un po’, finchè Takao non annunciò che sarebbe andato da solo e allora
gli altri lo seguirono, rassegnati. Una volta dentro si stupirono per l’assenza
di guardie e ringraziarono mentalmente Vorkov per questo regalo inaspettato,
anche se Rei rimase all’erta, temendo una trappola. Superati corridoi bui e
porte chiuse a chiave, i quattro si ritrovarono in una sala fiocamente
illuminata, che conteneva una sorpresa, non sapevano dire se gradita o meno.
Al centro della stanza,
stravaccata su un trono bianco, c’era Katrina.
Abbigliata in netto contrasto con
la sua poltrona, la ragazza portava un paio di pantaloni aderenti, neri, una
maglia smanicata a collo alto, sempre nera, e un paio di stivali di lucida
pelle scura con tacchi decisamente elevati. Numerosi braccialetti rigidi,
dorati, le tintinnavano ai polsi.
La ragazza li fissò con i suoi
occhi di ghiaccio, l’espressione sempre immutata, come se gliel’avessero
scolpita sul viso.
«Ma bene, guarda guarda chi
abbiamo qui: i Bladebreakers al completo! Anzi no: ho notato che vi manca un
membro…»
«E’ per questo che siamo qui»
intervenne Takao, sovrastando la voce della ragazza con la propria. Poi si
bloccò e arrossì, perché lei l’aveva esaminato da capo a piedi con una sola
occhiata. Certo che era davvero bellissima…
«So che siete venuti per
riprendere il vostro amico» continuò Katrina, alzandosi e camminando lentamente
verso di loro. Fermatasi bruscamente a circa un metro di distanza, le mani sui
fianchi, cominciò un indifferente avanti e indietro davanti ai quattro ragazzi,
che la fissavano sconcertati, soprattutto a causa di quello che stava dicendo. «Io
sono stata mandata qui per fermarvi; ma non lo farò»
Rei aprì la bocca per parlare.
«Cavoli miei» disse lei zittendolo con un cenno distratto della mano. «Dovete
ritrovare il vostro compagno il prima possibile, prima che sia troppo tardi e,
soprattutto, prima che lo trovino gli altri»
«Con gli altri intendi…»
«Vorkov, sì. E’ possibile che tu
non riesca a stare zitto?»
Takao arrossì vistosamente e
chinò il capo a terra. Certo, era la ragazza più bella che avesse mai visto, ma
faceva decisamente paura…
«Il vostro amico si trova
nell’ala est del monastero, e probabilmente ora è in grave pericolo. Voi»
continuò fissandoli uno per uno. «Non dovrete parlare a nessuno del nostro
incontro, altrimenti…» e lasciò la frase in sospeso. I suoi occhi di ghiaccio,
però, erano molto eloquenti; e terrificanti. I quattro annuirono in silenzio.
«Bene. Ora andate e non fate
domande. Da adesso in poi questa conversazione non ha mai avuto luogo.
Sbrigatevi»
I Bladebreakers si lanciarono
verso la porta indicata dalla ragazza e scomparvero ben presto alla sua vista.
Katrina scosse la testa, come per scacciare dei pensieri fastidiosi.
«Li hai lasciati andare» la
freddò una voce alle sue spalle. «Perché?»
«Ordini di Vorkov»
Il ragazzo mostrò un’espressione
piuttosto dubbiosa.
«E tu che ci fai qui, Yuri?» ribatté
lei voltandosi verso il suo interlocutore, la voce fredda come mai.
«Sono venuto a chiamarti»
«O a controllarmi?»
Un impercettibile sorriso incurvò
le labbra del ragazzo.
«Chissà…»
La ragazza lo superò velocemente
con la sua camminata altera.
«Stammi lontano, Yuri. E’ meglio
per te»
Il russo rimase al suo posto
lasciandola allontanare nell’oscurità, il sorriso scomparso.
Kai si svegliò con un dolore
lancinante alla testa. Era sdraiato a terra in una stanza buia, tanto per
cambiare. Sopra di lui torreggiava Vorkov, con una strana maschera nera a
coprirgli il viso. Quella maschera fu come una pugnalata nella memoria di Kai,
che fu assalito improvvisamente da tutti i ricordi seppelliti da anni sulla sua
vita al monastero. Non aveva mai avuto amici. Era sempre stato solo, solo con
il suo bey, Dranzer. Qualcosa stonava in quel pensiero, anche se non riusciva a
capire cosa, e preferì non soffermarcisi. Stringendo nella mano il suo fedele
amico, si alzò da terra, infastidito da quella posizione di vulnerabilità in
cui lo avevano messo.
«Mi dica cosa vuole» disse,
diretto e conciso; la sua voce non tremava, era sempre stato bravo nel nascondere
i suoi sentimenti.
«Te»
«Me… in che senso?»
«Nei Demolition Boys»
«Perché?»
«Per la tua forza»
«Come fa a essere sicuro che io
sia forte?»
Kai si fermò un attimo a
riflettere. C’era qualcosa che non andava in quella conversazione: Vorkov
sembrava sicuro al cento per cento che avrebbe raggiunto il suo scopo, ma
perché? Cosa sapeva più di lui?
Il ragazzo strinse i pugni,
decisamente stufo della situazione che si era creata in quei giorni. Sembrava
che tutti sapessero qualcosa che a lui continuava a sfuggire.
Cosa nascondeva Vorkov? Cosa
nascondeva la Borg? I Demolition Boys? E Katrina? E, soprattutto, perché quella
ragazza continuava a tornargli in mente come una sorta di malsana ossessione??
Era sicuro di non conoscerla, il suo nome non gli diceva proprio niente… e poi
ora aveva recuperato la memoria, se la sarebbe ricordata se fosse stata una sua
amica d’infanzia! Kai avrebbe voluto scuotere la testa per scacciare quei
pensieri, ma con Vorkov lì davanti preferì rimanere rigido e imperscrutabile, costretto
quindi a tenersi tutte le domande che gli galleggiavano nella mente.
Vorkov intanto non sembrava
intenzionato a rispondere; quell’uomo gli dava incredibilmente sui nervi! Se ne
stava lì, col suo sorrisetto di superiorità, a fissarlo quasi con… compassione?
«Cos’è quello sguardo? Io sto
ancora aspettando una risposta» commentò alla fine, le braccia conserte e la
voce indifferente e fredda come sempre.
L’uomo sospirò. «Ah, mio povero
Kai… in questi anni ti sei indebolito, è vero…»
«Cosa?»
«… ma io conosco il modo per
renderti nuovamente forte come un tempo…»
«Che sta dicendo?»
«… in fondo…»gli occhi di Vorkov
brillarono. «… tu sei sempre stato il mio migliore allievo…»
«Io?»
«… e questo ti aiuterà a tornare
il potentissimo blader che eri prima di lasciare il monastero!»
“E’ pazzo, sta delirando! Non
capisco una parola di quello che dice…”
Vorkov aveva premuto un pulsante
accanto alla porta a un fascio di luce aveva illuminato un piedistallo su cui,
trattenuto da pesanti catene, troneggiava uno splendido beyblade nero.
L’uomo si avvicinò all’orecchio
di Kai. «Blackdranzer…» sussurrò. «Ora può essere nuovamente tuo!»
«Mio… ?»
Nella mente di Kai si delineò il
profilo di un bey scattante, inafferrabile e di potenza inimmaginabile. Blackdranzer…
sì, ricordava quel nome. Era il suo bey. Il suo bey quando viveva al
monastero. Allora lui era il più forte…
«E lo sarò di nuovo…» mormorò. «…
con Blackdranzer»
La sua mano si chiuse sulla
trottola lucente, che sembrò brillare al suo tocco.
medea90: ciao! Sono
contenta che la mia storia ti piaccia, continua a seguirmi, mi raccomando! kiss
Sybelle: grazie per il
consiglio, ma come avrai letto all’inizio del capitolo sono un po’ handicapace
con queste cose... e per la tua curiosità... beh, io l’avevo scritto
nell’anticipazione! Ti terrò con il fiato in sospeso ancora per molto… ah ah ah
ah (risata sadica) XD baci e continua a seguirmi!
eagle fire: certo che la
cosa si fa interessante… vedrai dopo! Hai indovinato su Vorkov? Sono curiosa di
scoprire se devo temere le tue “elucubrazioni”… se qualcuno indovina mi sparo,
ho passato una settimana insonne per riuscire a creare dei misteri fittissimi…
XD bacissimi
Jillian Greenleaf: wow!!
Un’altra “recensitrice”!!! mi fa moooolto piacere!! Continua a seguirmi, mi
raccomando!!!!! Bacioni!!!!!!!!
Keyla91: scusa per il
secondo cap... spero che così vada meglio! Mi spiacerebbe da-mo-ri-re perdere
una lettrice solo per colpa di quel *** di html!!! Seguimi ancora, ti prego!!!
baci
kelly: ah-ha! Sei una
grande ammiratrice di Takao, insomma… non preoccuparti, tutte le scenette
comiche nella mia fic sono riservate a lui!!! Kiss kiss
padme86: ti ho
incuriosito? Bene! Era questo il mio scopo! Continua a seguirmi e la curiosità
arriverà alle stelle!!! Anche perché io sono molto cattiva con i miei lettori…
ah ah ah!!! XD baci baci
owarinai yume: uhm… mi
chiedo chi puoi essere… forse… un demone crudele che maledice la mia storia
perché non lo faccio dormire la notte dalla curiosità? Probabile…
L’urlo di Takao attraversò tutto il monastero, fino a disperdersi sulle
distese innevate che lo circondavano. Rei, Max e il prof. Kappa erano troppo
sconvolti per parlare.
«E’ così. E sarebbe una bugia dirvi che mi dispiace, perché non è vero»
Rei e Max dovettero trattenere Takao che stava per saltare addosso a
Ivan.
«Dannato bastardo di un tappo! Vieni che qui che ti abbasso di altri
dieci centimetri e ti faccio scomparire del tutto!»
«Takao calmati, ti prego…»
«E come faccio a calmarmi professore! Loro» e puntò un dito verso gli
impassibili Demolition Boys. «Ci hanno rubato Kai!»
«Noi non abbiamo fatto niente! E’ stato lui che ci ha preferito perché
siamo più forti!»
«Brutto…»
«Ora basta»
Voce fredda, portamento regale, espressione indifferente, Katrina fissò
gelidamente tutti i ragazzi presenti.
«Ivan, stai zitto»
«Ma è stato lui a…»
«Ho detto ZI-tto» ordinò la ragazza, calcando le prime sillabe del suo
comando.
Silenzio di tomba.
Katrina si voltò verso i Bladebreakers.
«Il vostro amico ha deciso di passare dalla nostra parte, e non potete
fare niente per cambiare questo dato di fatto. Ora siete pregati di andarvene e
lasciarci in pace» detto questo si voltò, seguita dalla sua squadra. Solo Ivan
rimase indietro, intenzionato a punzecchiare Takao ancora un po’.
«Ehi, non ti abbattere… è soltanto un ragazzino! O ci tieni a lui per
qualche ragione personale?»
«Takao, no!»
Il ragazzo era quasi arrivato al collo del blader russo quando i suoi
tre compagni erano riusciti a fermarlo e allontanarlo.
«Ehi, che reazione esagerata! Questo vuol dire che ho indovinato?»
Takao era fuori di sé dalla rabbia.
«Ivan!» Sergey era tornato indietro. «Katrina mi ha detto di venirti a
prendere…»
Il ragazzino sollevò un sopracciglio, scocciato.
«Perché dobbiamo sempre sottostare agli ordini di quella rompi…»
«Guarda che è qui dietro l’angolo»
Ivan fece un salto di tre metri. «Dietro… l’angolo…?» deglutì.
«Sì; fossi in te, starei zitto» Sergey gli lanciò un’occhiata
eloquente. Poi si allontanò nuovamente, gridando un “sbrigati!” al compagno.
«Ehi, che succede? Ti fai mettere i piedi in testa da una ragazza?»
osservò Takao beffardo, desideroso di vendetta.
«Sta’ zitto tu, incapace!» ribatté Ivan sprezzante, punto nel vivo.
«Non sei in grado di giocare decentemente a Beyblade e non sai nemmeno tenerti
vicino il tuo “amore”»
«Io non saprei giocare a bey?» ringhiò Takao, sempre trattenuto con fatica
immensa dagli altri.
«Esatto! Sei peggio di una femminuccia!»
«Ti ricordo che il tuo capitano è una ragazza! E tu te la fai sotto
solo a sentire la sua voce!»
«Non è vero, io…»
«IVAN!»
Il ragazzino scattò immediatamente verso Katrina, in piedi a braccia
conserte accanto alla porta da dove era uscita prima. Uno schiaffo saettò
velocissimo verso la sua guancia, lasciando il blader con l’orgoglio sotto le
scarpe e un rossore crescente sul viso che non aveva niente a che fare con
l’imbarazzo. I due Demolition Boys si allontanarono velocemente, lasciando
quattro cuori confusi e sanguinanti nella neve.
«Vai Blackdranzer!»
Il beyblade saettò veloce e perfetto sul campo, compiendo un ampio giro
e tornando in mano al suo proprietario.
“Adesso sì che ci siamo! Questa è la potenza di un beyblade perfetto! E
i Demolition Boys… altro che i Bladebreakers! I loro sono dei veri allenamenti,
duri e silenziosi, ognuno per sé e nessuna distrazione! Sì sarebbe tutto
perfetto se… se non ci fosse Katrina. Mi mette a disagio e poi… è fortissima,
riesce a battere chiunque senza problemi, e ho l’impressione che non usi
nemmeno tutta la sua forza! Anche se non l’ho mai vista combattere contro gli
altri della squadra… beh, non ci parla neanche con i suoi compagni, se è per
questo. Soprattutto Yuri. Lo evita sempre, e nei rari casi in cui sono
costretti a fare qualcosa insieme sembra sempre scocciata. Secondo me lui ci
sta male, credo che un po’ gli piacerebbe ricevere le sue attenzioni…
piacerebbe a tutti, in verità. Katrina è la ragazza più bella che abbia mai
visto, anche se non riesce proprio a piacermi. Insomma, la bellezza è
importante, ma per il resto sembra di parlare con una statua di ghiaccio! Che
piacere ci può essere a stare con una come lei? Eppure… eppure Boris ci si è fidanzato.
Due anni fa, a sentire lui. Mah! Non capisco neanche quel ragazzo. E’
impossibile da capire: lunatico, gelido, crudele e… beh, non sembra molto
innamorato. Probabilmente stanno insieme solo fisicamente”.
Kai voltò lo sguardo verso Katrina, interrompendo un attimo il suo
allenamento. La ragazza stava come sempre stravaccata su una sedia, gli occhi
di ghiaccio fissisulle sfide in corso,
esaminandole attentamente. Improvvisamente gli tornò in mente l’unica sfida che
aveva disputato con lei, e rabbrividì involontariamente. Si guardò
immediatamente intorno, allarmato, temendo che qualcuno si fosse accorto del
suo strano comportamento, ma tirò un sospiro di sollievo nel vedere tutti gli
altri che lo ignoravano, e ricompose la sua maschera di freddezza. “Non sono
tra i Bladebreakers” si disse. “Loro a quest’ora mi avrebbero già bombardato di
domande… qui ognuno pensa solo a se stesso, non importa cosa fanno gli altri”
ma l’istante dopo si ritrovò a chiedersi se non avrebbe preferito la reazione
dei suoi ex-compagni a quella totale indifferenza. Scuotendo la testa riprese
l’allenamento, ma aveva appena lanciato Blackdranzer quando la sfida con
Katrina gli tornò nuovamente vivida nella mente.
Kai si sentiva incredibilmente euforico: il suo Blackdranzer, il suo
vecchio bey era di nuovo con lui… grazie a Vorkov. Se per ripagarlo doveva
tradire i suoi compagni di squadra, beh, l’avrebbe fatto. La stanza in cui si
trovavano era un immenso laboratorio illuminato da grandi torce appese alle
pareti; stavano aspettando l’arrivo della squadra russa per comunicare loro la
“grande novità”, come la definiva Vorkov.
In quel momento qualcuno bussò alla porta. Era Yuri. Silenziosamente, i
Demolition Boys entrarono uno dopo l’altro, Katrina per ultima.
«Ragazzi!» esordì Vorkov, visibilmente soddisfatto. «Ho una grande
novità da riferirvi»
“Ci siamo” pensò Kai e strinse più forte il suo bey. Era pronto a
sfidare chiunque gli avesse negato il diritto di possedere Blackdranzer; non
gli importava di tutto il resto, sentiva solo che non voleva separarsene mai
più.
«Kai Hiwatari, da oggi, sarà il nuovo membro della nostra squadra!»
Niente. Non un sorriso, né uno sguardo furibondo, niente complimenti né
urla. Gelo assoluto.
«Per noi va bene» disse Katrina con tono indifferente.
Kai si sentì… deluso? No, no… era solo arrabbiato! Sì, ecco, arrabbiato
perché lo stavano… ignorando? No! Perché lo sottovalutavano, sì esatto, non lo
consideravano all’altezza della loro squadra…
“Ma che diavolo sto dicendo?” pensò una microscopica parte all’interno
della sua testa, ma prima che il cervello riuscisse a elabrorare il messaggio,
il corpo si era già mosso da solo, come anche la lingua. Fatto un passo avanti,
Kai alzò la mano in cui stringeva Blackdranzer per mostrarlo ai blader russi.
Nessuno si mosse.
«Questo bey» esordì. «E’ il più forte del mondo. E il vostro
atteggiamento non gli piace per niente» continuò, posizionandosi Blackdranzer
davanti all’occhio destro.
Alcuni attimi di silenzio, poi Katrina si fece avanti. «Allora
permettimi di mettere in riga quel ferrovecchio»
Le labbra del ragazzo si incurvarono in un sorriso di scherno.
«Se ci riuscirai»
«Ci riuscirò»
La sfida era stata un lampo: i blader avevano lanciato i bey, e
Blackdranzer era volato fuori dal campo appena aveva sfiorato l’avversario. Kai
si era ritrovato senza parole a fissare la sua trottola fumante, cercando di
capire cosa era successo.
Katrina lo aveva guardato, l’espressione di gelo immutata sul suo volto.
«Solo perché ora hai un bey forte non significa che sei un bravo
blader» aveva commentato gelida. Poi l’aveva oltrepassato, fermandosi alle sue
spalle. «Non esiste il beyblade più forte del mondo» aveva mormorato. «La forza
di un bey dipende solo dalla bravura del suo blader»
Kai guardò nuovamente Katrina, stavolta di sottecchi. Dopo
quell’episodio lei non gli aveva più rivolto la parola. Erano passati tre
giorni e non c’era alcuna novità. I Demolition Boys passavano tutti i pomeriggi
in quella sala d’allenamento e tutte le mattine in palestra a potenziare la
loro forza fisica. Katrina li raggiungeva ogni tanto, stava con loro un’oretta
e poi spariva per ore, senza dire a nessuno dove andava. Sembrava che per lei
le regole del monastero non valessero. Era libera di agire come voleva quasi
sempre, e rispondeva solo agli ordini di Vorkov in persona.
Kai si stava annoiando terribilmente. Odiava fare tutti i giorni le
stesse cose, anche se avevano a che fare con il beyblade. Insomma, tra gli
allenamenti, Katrina, i Demolition Boys e Vorkov, c’erano dei momenti in cui
avrebbe volentieri abbandonato Blackdranzer pur di andarsene da quel posto. Non
è che gli facessero granché, eh: lo ignoravano, e a lui questo stava bene, ma
c’era qualcosa dentro di lui a cui il monastero proprio non riusciva a piacere,
una vocina che urlava in continuazione di scappare. Lui si era convinto che
fosse a causa delle espressioni gelide dei suoi compagni; insomma, anche lui
era glaciale e tutto il resto, ma c’era un limite alla freddezza, diamine!
A coronare il tutto la sua speranza di poter rivedere la fantomatica
Regina delle Nevi si stava pian piano sgretolando: erano tre notti, ormai, che
si recava nelle prigioni sotterranee aspettando di vederla, ma lei non era più
tornata. Aveva scoperto che al monastero era una specie di leggenda, ma nessuno
l’aveva mai vista di persona: anche coloro che avevano ricevuto le sue cure ne
avevano un vago ricordo sfumato e niente di più.
«Signor Hiwatari! Signor Hiwatari!» un monaco entrò ansimando nella
stanza, facendo voltare tutti.
“Che palle! E adesso che c’è?” «Sono io»
«E’ arrivata una lettera per lei» gli porse la busta. «Da parte del presidente
Daijtenji»
Ma Kai non lo ascoltava più. Stava fissando il suo cognome stampato
sulla busta come se lo vedesse per la prima volta.
“Hiwatari, Hiwatari… dove l’ho già sentito?”
Una parte di lui, la piccola parte razionale che ancora non si era data
fuoco dopo essere entrato nel monastero, gli gridò che era il suo cognome, ma
fu immediatamente zittita.
“So che è il mio cognome, idiota!” poi sospirò internamente. “Ed eccomi
qui a parlare con me stesso… ho bisogno di cambiare aria” il tutto,
naturalmente, coperto dalla sua maschera di ghiaccio. Poi il suo cervello fece
un collegamento che inizialmente gli era sfuggito: Daijtenji + Hiwatari… ma
certo! “Akamy Hiwatari!” dentro di lui qualcosa di molto simile al suo stomaco
si annodò spiacevolmente. “Oddio… ora c’è anche questa…”
Ma quanti diavolo di misteri c’erano in quella stupida città?
Erano passati tre giorni. Tre giorni duri per i Bladebreakers, ma ne
erano venuti (quasi) fuori. Takao era quello che c’era rimasto più male: aveva
passato un’intera giornata chiuso nella sua stanza a dare calci ai mobili e
imprecare contro Kai. Adesso, davanti alla sede della BBA, raggiunta dopo una
chiamata del presidente, i Bladebreakers si preparavano a conoscere la loro
nuova compagna.
«Sarà una sorpresa, ve l’assicuro!» aveva esclamato il signor Daijtenji
al telefono.
E così i quattro si erano precipitati. Andava bene qualsiasi cosa, purché
li distogliesse dal pensiero di Kai. Bussarono e la voce pacata del presidente
gli diede il permesso di entrare. Così, rosi dalla curiosità e con il cuore a
mille, aprirono la porta. Dentro c’erano due persone: il signor Daijtenji e una
figura ammantellata nascosta nell’unico angolo d’ombra della stanza.
«Buongiorno ragazzi» li salutò il vecchietto con la sua solita flemma.
«Siete impazienti, eh? Akamy, vieni avanti» fece un cenno alla figura
ammantellata e questa si avvicinò ai ragazzi. Il mantello, che nell’ombra
sembrava scuro, era in realtà un caleidoscopio di colori accecanti, con il
cappuccio bordato di una sottilissima striscia di pelliccia bianca.
«Akamy, questi sono i tuoi nuovi compagni di squadra: i Bladebreakers!»
«Piacere di conoscerti» mormorarono i ragazzi.
«Il piacere è tutto mio» rispose lei, abbassandosi lentamente il
cappuccio e liberando una dolce cascata di capelli color miele.
medea90: i misteri
si risolveranno tra molto tempo… prima bisogna aggiungerne un altro po’ e
disseminare indizi qua e là!!! Ahahahahah!!! Sono molto cattiva lo so… però
continua a seguirmi!!!! bacioni
Sybelle: ho visto che
mi hai messo tra le tue storie preferite… TI ADORO!!!!!!!!!!!!!!!! Mi sono
sentita così importante… snif… sono commossa… vedrai che il prossimo capitolo
ti piacerà, promesso!!! Baci bacissimi!!!!!
eagle fire: oh no!
Questo significa che sei pericolosa!!!!! Devo stare molto attenta a te… ma sono
sicura ke riuscirò a lasciarti a bocca aperta!!!! Preparati!!!
Keila91: sì ho letto
le istruzioni, ma… sono senza speranze, che vuoi farci!!!! Continua a seguirmi,
mi raccomando, presto la storia si farà ancora più interessante!!! Kiss
Padme86: ciao!
Vedrai, il mistero si infittirà molto nei prossimi capitoli… già si è
complicato tutto in questo capitolo e nel prossimo ancora di più, quando
arriverà la descrizione completa di Akamy Hiwatari!!! Kiss kiss
owarinai yume: aaargh!!!
Il mio (personale) demone cattivo mi perseguita!!! Vade retro, vade retro… scherzo!!!
^_^ preparati perché molto presto arriveranno i capitoli che ancora non hai
letto… e la curiosità ti corroderà… … ehi, forse ho capito chi sei: il grande
demone celeste!!!!!!!!!! kississimi
I Bladebreakers fissavano esterrefatti la ragazza bionda mentre si
toglieva con grazia il mantello colorato, rivelando il suo vivace
abbigliamento. Indossava una minigonna a pieghe, rosso fuoco, una maglietta
aderente giallo scuro e una giacchetta arancione di pelle senza maniche, con la
lampo chiusa fin sotto il seno. Ai piedi calzava due stivali alti, rossi, e ai polsi
aveva due stretti bracciali dorati, larghi circa cinque centimetri, con un
rubino incastonato al centro. Ma la cosa più strana era la maschera che gli
copriva il volto: nera brillante, a forma di ali spiegate, con una punta dorata
simile ad un becco che scendeva sul naso. Gli occhi, che si intravedevano
appena, erano azzurro cielo e le labbra erano delineate da un rossetto rosso
scuro molto acceso.
Per alcuni istanti nella stanza ci fu solo silenzio. Poi…
«Ragazzi, vorrei chiedervi un favore» esordì il signor Daijtenji rompendo
l’incanto.
«Dica presidente»
L’uomo raggiunse lentamente la sua scrivania.
«Akamy non è mai stata in Russia, perciò ho pensato che oggi potreste
farle fare una visita guidata del posto… anche per conoscervi meglio… che ne
dite?»
Al professore brillarono gli occhi. «Ma certo! Stia tranquillo,
presidente, ci penso io!»
Il vecchietto sorrise.
«Signore» la voce di Takao sembrava provenire dall’oltretomba. «Non ci
chiede dov’è Kai?»
Il presidente sospirò. «Non ve lo chiedo perché lo so già, Takao.
Dovete farvi forza, ragazzi, e non pensarci più. Akamy vi aiuterà. L’ho
chiamata anche per questo»
«Non vi preoccupate» intervenne la ragazza, sorridendo. «Io conosco
Kai, e so perché l’ha fatto. O meglio…» continuò velocemente, vedendo Takao
aprire la bocca per parlare. «… sono amica di qualcuno che lo conosce»
Silenzio.
«Katrina?» chiese inaspettatamente Rei.
«Chi?» domandò la ragazza senza capire, piegando la testa di lato e fissando
Rei con espressione confusa.
«Katrina?» ripeté Takao. «Che cosa c’entra lei con Kai?»
«Non lo so» confessò Rei scrollando le spalle. «Però devi ammettere che
quella ragazza è circondata da un’aura di mistero. Io ho solo provato a indovinare»
«Come si chiama la tua amica?» chiese Max ad Akamy, curioso come
sempre.
«Valery»
«Valery?» i ragazzi si guardarono. «Non conosciamo nessuno con quel
nome»
La ragazza sorrise in modo enigmatico.
Passarono tutta la giornata a girare per Mosca, con il professore che
spiegava ogni cosa, felice come una pasqua, e Takao che faceva il deficiente
non appena gli si presentava l’occasione. Akamy riscosse molto successo nella
squadra; simpatica, gentile e dolce, le si erano già affezionati tutti. Con lei
i ragazzi si distrassero stupendamente dal pensiero di Kai, tanto che quando
dovettero ritornare in albergo ci misero molto più tempo del necessario a
salutarla.
«Certo che Akamy è proprio una manna dal cielo!» esclamò Takao appena
tornarono in stanza.
«Che vuoi dire?» chiese Max.
«Beh, semplice: grazie a lei ci distraiamo perfettamente dai certi
pensieri e riusciamo a divertirci…» cominciò a spiegare Takao buttandosi sul
letto. «Avete visto oggi, no? E’ incredibile come riesce a tirarci su di
morale!»
Rei annuì. «Sono d’accordo con Takao. E poi è impossibile che una come
lei abbia dei rapporti con Katrina! Insomma… sono l’opposto, no? Non andrebbero
mai d’accordo…»
Takao e Max concordarono vivacemente.
«Io non la penso così» intervenne il professore.
«Cosa? Ma che dici, prof!»
«Ascolta, Takao: e se Akamy fosse una spia inviata da Katrina? Quella
ragazza non mi convince… non ha proprio un aspetto rincuorante, no?»
«Akamy o Katrina?»
«Katrina! Uff!» il Prof. si sedette su una sedia e aprì il suo portatile,
cominciando a lavorarci senza dire più una parola.
«No, scusa Prof, ora devi spiegarmi questa faccenda!» continuò Takao,
perplesso.
Il ragazzino sospirò. «Vedi, Takao, quando una persona ti tratta
malissimo, non mostra mai alcuna emozione e vive in un posto oscuro e
misterioso come quel monastero, un “piccolo” sospetto che possa essere
pericolosa ti viene, no?»
Takao ci pensò per alcuni istanti. «No!» rispose alla fine, con un
sorriso a trentadue denti. Il professor Kappa lo fissò scoraggiato, scuotendo
il capo. «Dici che dovrebbe?» si chiese poi il blader, grattandosi la testa.
«Lascia stare, Takao…»
Ma il ragazzo non era tipo da demordere. «Insomma, d’accordo che
Katrina è fredda e indifferente, e a volte sembra anche insensibile, però…»
«Però cosa?»
Takao chinò la testa. «Però anche Kai è così. E lui non è cattivo»
«Ah, no?» il professore si alzò in piedi. «Sveglia, Takao!!! Kai ci ha tradito! Non è più uno dei nostri! Non
lo è mai stato! Non è nostro amico!»
Il blader lo fissò sconvolto. La voce del professore era andata
progressivamente alzandosi e ora lui era lì davanti, i pugni serrati e le
guance accese dal rossore.
«Invece sì…»
«NO!!! Ci ha tradito! Ha scelto di aiutare un mostro come Vorkov nei
suoi assurdi piani di conquista!»
«Potrebbe… essere stato costretto…» mormorò Takao, fissandosi i piedi.
«Kai? KAI? Quando mai qualcuno è riuscito a fargli fare qualcosa, se
lui non voleva? Quando mai, Takao?! Kai è un traditore! Ed è cattivo! Come
Katrina!» il professore tremava di rabbia.
Questo Takao lo sapeva molto bene. Come poteva dire cose in cui non
credeva nemmeno lui? La verità era che voleva giustificare Kai in ogni modo,
perché la possibilità che in tutto quel tempo lui non lo avesse mai considerato
un amico era insopportabile. Nonostante tutto, Takao credeva ancora in lui, era
convinto che sarebbe tornato dalla loro parte. Ed era convinto (o meglio,
cercava di convincersi), che l’amicizia che li aveva legati era esistita ed
esisteva ancora.
«Prof… ora calmati…» Max si avvicinò al professore e lo fece risedere,
portandogli anche un bicchiere d’acqua, mentre Rei si occupava come poteva di
quel guscio vuoto che poco prima era uno dei suoi migliori amici.
«Takao… stai bene? Non devi più pensarci… nessuno di noi deve farlo…»
cercò di calmarlo.
«Come puoi dire questo?» la voce di Takao era un sussurro.
«Cosa?»
Il blader avanzò verso il professore, che era tornato a lavorare al suo
pc.
«COME PUOI DIRE QUESTO DI KAI?» esplose senza neanche accorgersene,
nella sua testa c’era solo l’immagine di Kai, nella sua mente solo la fiducia
incondizionata che aveva deciso mesi prima di riporre in lui. Era vero, Kai,
spesso faceva l’asociale e li trattava male, però era corso in loro aiuto molte
volte. Era uno di loro; e questo, non l’avrebbe cambiato mai nessuno.
La sua mano si alzò incontrollata. Uno schiaffo… il professore sentì un
bruciore improvviso sulla guancia sinistra e portò istintivamente le mani verso
il punto colpito. Il computer, in bilico sulle sue gambe, scivolò lentamente
verso terra e tutti lo fissarono paralizzati mentre colpiva il parquet con un
tonfo sordo. Ci fu silenzio per parecchi istanti.
«Il mio computer…» il professore cadde in ginocchio e allungò una mano
tremante verso il suo fedele portatile, in cui custodiva tutti i dati raccolti
dall’inizio del torneo.
«Takao, cosa hai fatto?!?»
Lo sguardo di rimprovero di Rei era tagliente come una spada.
«Prof…» Takao era rimasto paralizzato, sconvolto dal suo stesso gesto. Era
anche lui un suo amico: cosa diavolo gli era preso? Possibile che Kai era
diventato così importante per lui?
«… mi dispiace…»
«STAI ZITTO!» l’urlò del ragazzino squarciò la notte. «Stai difendendo
due persone che non lo meritano affatto!»
«… mi dispiace…»
«Posso capire Kai, ma Katrina!»
«… prof…»
«Solo perché ti sei preso una cotta pensi che sia una brava persona!»
«… io…»
Il professore si rialzò tremante da terra stringendo fra le braccia il
suo portatile.
«Non esistono solo brave persone al mondo, Takao!»
«Professore…»
«NO!» il ragazzino respinse violentemente la mano di Max. «Ma non
capite? Katrina è la figlia di Vorkov!» urlò.
Silenzio.
«E’ stata lei a rubarci Kai. Ma… non volevo dirvelo… perché so che tu… che
a te piace…»
In preda alle lacrime, il professore corse fuori dalla stanza,
lasciandosi dietro un silenzio sconvolto e mortificato.
Kai camminava da solo per i corridoi deserti del monastero. Come se
fosse stata una novità: il blader russo passava tutto il tempo libero che aveva
lontano dagli altri, soprattutto in giardino, se poteva, desideroso di
scappare, anche se per pochi istanti, da quella prigione di pietra. Quel
giorno, però, il giardino era un sogno irraggiungibile per la sua voglia di
aria fresca; una violenta tempesta di neve si era scatenata quella mattina su
tutta la città, costringendo gli abitanti a ripararsi dentro le proprie case.
Gli allenamenti erano stati sospesi subito dopo pranzo perché l’ala nord, in
via di ristrutturazione, rischiava di cedere alla tormenta e tutti i monaci del
monastero erano stati richiamati per dare una mano a sistemare la situazione.
Anche Katrina era andata con loro. Kai avrebbe dato qualsiasi cosa per vederla
in azione contro la tempesta. Non aveva idea di cosa intendeva fare Vorkov per
fronteggiare quella situazione, ma, ci avrebbe messo la mano sul fuoco, era
senza dubbio qualcosa di proibito e spettacolare. Lo era per forza, se c’era di
mezzo Katrina.
Le porte sbarrate, le finestre chiuse dalle solite inferriate, quel
giorno il monastero sembrava più che mai una prigione, e in Kai il bisogno di
aria fresca e libertà si stava facendo insopportabile. Guardò l’orologio per
l’ennesima volta. Le tre e otto. Sbuffò. Si era allenato da solo per un’oretta,
ma ben presto la noia lo aveva assalito e lui aveva cominciato a vagare per i
corridoi senza una meta. Il suo bey era perfetto… che gusto c’era ad allenarsi
da solo? Il divertimento stava nello sconfiggere gli altri…
Guardò fuori da una finestra lì accanto. Nebbia. Pioggia. E neve. Un
trio decisamente fastidioso, quel giorno. Avrebbe dato qualsiasi cosa, davvero
qualsiasi, per uscire da lì. Il suo umore stava peggiorando con allarmante
velocità, e questo gli avrebbe procurato non pochi guai. Sbuffò di nuovo.
“Visto che non posso fare altro, cerchiamo almeno di scoprire qualcosa
di più su Katrina… o sulla Regina… anche se finora è stato tutto inutile” pensò
con rammarico. Era ormai una settimana che si trovava al Monastero e non era
riuscito a sapere nulla né su Katrina né tantomeno sulla Regina della Nevi. Soprattutto
il pensiero di quest’ultima non gli dava pace. Sentiva un disperato bisogno di
rivederla, e quell’ultima parola che gli aveva sussurrato continuava a
rimbombargli nella testa come una canto ipnotizzante.
Cercami.
“Come se fosse facile” pensò stizzito. Il suo umore stava raggiungendo
tonalità di grigio sempre più scure, come le nuvole che si addensavano sulla
città da quella mattina. Sospirando, Kai appoggiò la schiena alle fredde
inferriate di ferro di una finestra, cercando di fare il punto della situazione
per non rendere quella giornata un completo fallimento.
Katrina era il capitano dei Demolition Boys, non aveva amici e divideva
la camera con Boris, il suo ragazzo, ma non si parlavano mai durante il resto
del giorno. Era considerata la blader più forte del monastero e sembrava
provare una particolare avversione per Vorkov insieme ad una strana complicità,
come fosse stata a conoscenza di tutti i suoi piani. Evitava il più possibile
Yuri e anche lui, nonostante lo conoscesse appena. Tutte le volte che mostrava
Blackdranzer si allontanava disgustata (o almeno credeva fosse così: era
piuttosto difficile carpire qualche sentimento alla sua maschera di ghiaccio),
e non aveva mai mostrato il suo bit power, anzi: a Kai stava sorgendo a poco a
poco il dubbio che lei non ne possedesse alcuno. Era imbattibile solo con il
suo bey, se avesse avuto anche un bit la sua potenza avrebbe raggiunto livelli
inimmaginabili. Per questo si stava convincendo sempre di più della sua teoria,
anche perché nessuno al Monastero le aveva mai visto usare una creatura
misteriosa. Katrina camminava per i corridoi del monastero come un’imperatrice;
dava quasi l’impressione di essere lei a capo dell’organizzazione, e non
Vorkov. Kai non aveva mai conosciuto ragazza più determinata, coraggiosa,
testarda, imperiosa, insensibile e orgogliosa di lei. Aveva un qualcosa che lo
affascinava incredibilmente, ma allo stesso tempo una parte di lui la detestava
fortemente; d’altro canto, lei non faceva nulla per rendersi simpatica.
Sulla Regina delle Nevi non sapeva praticamente niente, se non che era una
leggenda del monastero da quasi due anni. Da quanto aveva capito si mostrava
solo ai bambini nelle segrete e alleviava il loro dolore, aiutandoli a dormire
un poco, non presentandosi mai quando c’era qualcun’altra che potesse vederla.
Vorkov aveva cercato di catturarla, ma dopo qualche mese aveva rinunciato; in
fondo nessuno poteva dire di averla vista con certezza, e quindi perché perdere
tempo dietro quello che poteva essere un fantasma creato dalla mente delirante
dei ragazzini torturati? Così la Regina era diventata un mito, e le voci
intorno alla sua identità erano migliaia, tutte vere e tutte false allo stesso
tempo, perché nessuno poteva dare una risposta precisa alle numerose domande su
di lei. L’ipotesi più diffusa era che la Regina delle Nevi fosse lo spirito di
una ragazza buona e dolce morta molti anni prima al monastero, che continuava a
vegliare sugli amici che aveva lasciato e su tutti gli altri bambini.
Assurdo, secondo Kai. Per come la vedeva lui, Katrina sembrava l’unica
persona a conoscenza dell’identità della Regina… cosa che lo aveva portato a
credere che le due fossero la stessa persona. Tutti i ragazzi con cui aveva
parlato, però, scartavano quell’idea perché ritenevano Katrina troppo crudele
per poter essere una creatura dolce e gentile come la Regina.
«Noi siamo qui da molto più tempo di te» aveva detto un ragazzino di circa dodici
anni. «Tu non hai visto quello che ha fatto»
«Già» aveva aggiunto
un altro. «Se l’avessi visto capiresti che non può essere lei. Katrina è
cattiva. A volte anche più di Vorkov»
«Ti conviene starle lontano»
Beh, quello lo avrebbe fatto comunque… metteva una tale soggezione che
era impossibile starle vicino… non capiva davvero come faceva Boris… quello per
lui era rimasto il mistero più grande di tutti.
Poi c’era la questione di Akamy Hiwatari. Che, come si era premurato di
controllare, non faceva affatto parte della sua famiglia. Il suo “caro” nonno
era riuscito a procuragli l’albero genealogico della loro stirpe (beh, a
qualcosa doveva pur servire quel vecchiaccio rompiscatole, no?) e lei non
compariva da nessuna parte. Quindi le ipotesi erano due: o era semplicemente di
un’altra famiglia che, per caso, aveva il suo stesso cognome, oppure aveva
usato un pseudonimo per non svelare la sua vera identità. Il problema era che
la seconda ipotesi prevedeva domande e catene di ragionamenti e altri misteri
sulle sue origini; e poiché Kai era decisamente stanco di giocare al detective,
era stato ben felice di accettare la prima come vera.
«Kai Hiwatari»
Il ragazzo si girò di scatto, il flusso dei suoi pensieri interrotto da
una voce fredda.
«Ivanov»
Il russo si appoggiò al muro accanto a lui, esattamente come Kai aveva sperato
non facesse. Quando era di cattivo umore gli dava fastidio anche solo la presenza
di qualcuno.
«Posso fare qualcosa per te?»
«Sì: ascoltarmi»
Kai rimase in silenzio. Yuri prese fiato per cominciare quello che
sembrava un lungo discorso che l’altro ragazzo non aveva la minima voglia di
ascoltare.
«Kai, voglio metterti in guardia» cominciò il russo, con il suo solito
tono freddo e distaccato.
«Da chi?» lo interruppe immediatamente Kai.
«Da Katrina»
Katrina! Ancora lei, sempre lei! Che cosa doveva fare per non sentire
più il suo nome? Emigrare in Africa? O aveva degli amici/nemici anche lì?
Cos’era, Gesù Cristo?
«Kai, Katrina non è una persona da sottovalutare. Quello che hai fatto
ieri sera non le è piaciuto per niente»
Kai si maledisse in silenzio. Allora l’aveva visto! La sera prima aveva
pedinato Katrina per scoprire se era la Regina delle Nevi, ma era solo riuscito
a vederla entrare nella sua stanza con Boris e uscirne la mattina dopo.
Probabilmente il malumore di quella giornata derivava dal fallimento del suo
piano notturno.
«Katrina odia essere controllata e…»
«Che ne sai tu?»
«Cosa?»
Kai lo fissò negli occhi. «Che ne sai di quello che non le piace? Non
vi parlate mai. E lei sembra detestarti con tutta se stessa»
Yuri voltò la testa dalla parte opposta.
«Tutti i Demolition Boys sanno queste cose. Il giorno in cui si è
formata la squadra lei ci ha fatto l’elenco delle cose che non dovevamo fare se
volevamo restare interi… e… beh, credimi, è meglio non averla come nemica»
Kai sbuffò per la centesima volta. «Ma no?» osservò sarcastico. «Non se
n’era accorto nessuno…»
Yuri lo squadrò con i suoi occhi indagatori. «Sei di cattivo umore, per
caso?» Un grugnito fu tutto quello che ricevette come risposta.
«Comunque volevo avvisarti che questo era un ultimatum»
«Un ultimatum?»
«Sì; di Katrina»
I due ragazzi rimasero in silenzio per alcuni istanti.
«Ti ha mandato lei?» chiese Kai fingendo indifferenza.
Yuri annuì. Per un po’ l’unico rumore fu la tempesta che fischiava e
ululava fuori dalla finestra.
«Per parlare d’altro» esordì all’improvviso Yuri. «La finale del torneo
comincia tra una settimana. Vorkov, però, ha organizzato una serie di incontri
amichevoli contro la squadra americana e quella cinese tra due giorni. Ha
deciso che tu sarai il nostro asso nella manica»
Kai scrollò le spalle. Gli era del tutto indifferente. Era ancora
concentrato sulla notizia che Katrina si era arrabbiata con lui. Una pessima
notizia. Un’orrida notizia. Avrebbe dovuto escogitare qualcos’altro per quella
sera.
«Ha detto che dovrai rubare i loro bit power»
D’improvviso la sua attenzione fu catturata dalle parole dell’altro.
“Rubare i bit power?”
«Stai tranquillo, penserà a tutto il tuo beyblade…»
“Blackdranzer?”
«… è un cacciatore di bit power in fondo, no? Probabilmente è per
questo che Vorkov vuole far combattere te, nonostante dovevi essere la sorpresa
del campionato…»
“Un cacciatore di bit power?”
«… a proposito di Vorkov, lui è stato estremamente categorico riguardo
queste amichevoli… amichevoli per modo di dire…»
“Blackdranzer è davvero in grado di fare una cosa del genere?”
«…. vuole avere a tutti i costi i bit di entrambe le squadre, credo gli
servano per esperimenti o roba del genere…»
“Perché dovrei rubare altri bit power?”
«… comunque non ha importanza, non viene certo a spiegare i suoi piani
a noi…»
“Perché dovrei rubare altri bit power?”
«… in pratica siamo solo i suoi fedeli servi… che poi… fedeli perché
non abbiamo altra scelta…»
«Perché dovrei rubare altri bit power?» si lasciò sfuggire Kai,
pentendosi immediatamente. Ma quella domanda era rimbombata in modo così prepotente nella sua testa che non era
riuscito ad ignorarla. Yuri lo fissò per alcuni istanti, gli occhi freddi ora
leggermente perplessi.
«Te l’ho detto, no? Deve farci degli esperimenti in laboratorio o cose
simili…»
«Non gli bastano quelli che ha già?»
Yuri lo guardò sempre più sorpreso e accigliato. «A quanto pare no… ma
scusa non ne avete già parlato? Lui ha detto che sai già cosa devi fare»
Kai esitò un istante impercettibile, poi annuì.
«Bene» Yuri si voltò verso il muro, sostituendo l’espressione di
perplessità sul suo viso con la solita maschera di fredda tranquillità. Kai
guardò fuori dalla finestra, perso nei suoi pensieri. Aveva sempre saputo che
Blackdranzer era un cacciatore di bit power. In fondo al suo cuore, l’aveva
sempre saputo. Sapeva anche che era un beyblade malvagio, ma c’era qualcosa
dentro di lui che si era attaccata al bey nero quasi morbosamente, per un
motivo a lui sconosciuto. Sentiva in sé la sensazione fortissima di doverlo domare a qualsiasi costo,
altrimenti sarebbe successo… beh, cosa di preciso non lo sapeva nemmeno lui, ma
percepiva che era qualcosa di brutto. Aveva addirittura abbandonato i suoi
compagni di squadra pur di averlo… compagni che gli mancavano terribilmente.
Compagni a cui sentiva di volere più bene ogni giorno che passava lontano da
loro. Compagni a cui non avrebbe mai detto niente di tutto ciò. Sospirò
internamente e si ritrovò, senza accorgersene, a fissare Yuri.
Divisa bianca, espressione rigida – ma non crudele come tutti gli altri
in quel posto – e c’era sempre una traccia di malinconica rassegnatezza nel
profondo dei suoi occhi. Quegli occhi che lo rendevano diverso da tutti gli
altri. Quegli occhi azzurro cielo così intensi che ogni suo sguardo sembrava
arrivare dritto al cuore. Così limpidi che si poteva vedere la propria anima
specchiata in quelle iridi di ghiaccio. Così soli e tristi, a volte; così
dolci, quando meno te lo aspettavi.
“Vorrei davvero sapere perché Katrina ce l’ha con un ragazzo come lui…
che può averle fatto di male? A me sembra decisamente meglio di Boris” pensò
Kai, perso nei suoi ragionamenti.
Era anche vero che Yuri era molto lunatico, e spesso i suoi occhi
mostravano solo violenza, rabbia e crudeltà; in fondo, era cresciuto anche lui
sotto le dure regole del monastero. Ma c’erano quei momenti in cui riuscivi a
percepire tutta la sua sofferenza, e allora ti sentivi spezzare il cuore. Kai
si sentiva stranamente attratto da qualcosa di indefinito e affascinante che
permeava l’aura di Yuri. Lo ammirava moltissimo; in tutto il monastero solo
lui, Katrina e Boris erano riusciti a sconfiggerlo a beyblade. Katrina e Boris,
però, lo mettevano a disagio, gli davano una sensazione sgradevole. Yuri no. Yuri
era così calmo… e a volte anche dolce, quando non prestava troppa attenzione al
suo comportamento. Quando erano davanti a degli estranei, o davanti a Katrina,
sembrava un'altra persona. Kai osservò i suoi lineamenti affilati, i capelli
rosso fuoco mossi dagli spifferi di vento gelido filtrati dai vecchi mattoni
delle mura. Avrebbe voluto essere suo amico. Quasi. Ma non poteva certo
mostrare questi suoi pensieri, questi suoi sentimenti. In primis, per il suo
dannatissimo orgoglio. Per secondo, per l’ancor più dannatissimo orgoglio
dell’altro. E per terzo, al monastero non c’erano amici. Solo avversari. E, nel
loro caso, compagni di squadra. Che non significava amici. Non significava
niente. E, allo stesso tempo, significava tutto. Perché a volte i compagni di
squadra vivevano avventure e sensazioni che a due semplici amici erano negate.
Complicità, sfida, intesa. Lui lo sapeva per esperienza. Decise che con Yuri si
poteva lasciare andare un po’; per la prima volta, dopo Takao, decise di
provare a fidarsi di qualcuno – solo un pochino. Qualcosa – nel suo istinto,
nella sua pelle – gli diceva che Yuri andava bene.
«E così ti hanno relegato a fare il messaggero…» commentò,
punzecchiandolo.
Yuri scrollò le spalle. «Avrei preferito allenarmi, ma Katrina ha
requisito i beyblade di tutti i Demolition Boys, e quindi…» un impercettibile
sorriso gli attraversò il volto. «… sì, mi hanno messo a fare il messaggero»
La tensione era scomparsa. Magia di Yuri. Magia del suo sorriso.
«A che servono i vostri bey a Katrina?»
Il russo fece spallucce. «Deve “domare” la tormenta… non chiedermi
come, perché davvero non lo so»
Rimasero a parlare in toni quasi amichevoli per più di mezz’ora, comunicandosi
un silenzioso messaggio che segnava l’inizio di un’amicizia incerta. Poi Yuri
ricevette una chiamata di Vorkov dal suo ricevitore e fu costretto ad allontanarsi
dopo aver salutato Kai.
Il ragazzo guardò fuori dalla finestra per l’ennesima volta. Tra una
cosa e l’altra si erano fatte le quattro e un quarto, ma la tempesta non
accennava a diminuire d’intensità. Kai si sentiva stranamente soddisfatto e
appagato, e un leggero calore si era diffuso dentro di lui, lo stesso che
sentiva quando combatteva contro Takao o affrontava qualche sfida insieme ai
suoi compagni di squadra.
Solo che stavolta quel calore era merito di Yuri.
“Ti stai innamorando di lui?” chiese una vocina maliziosa infondo a se stesso.
Kai scoppiò a ridere. Nel corridoio deserto la sua risata rimbombò per
numerosi minuti, abbastanza convincente da ricacciare quella fastidiosa vocina
nel più profondo della sua anima.
Padme86: Eh, sì, hai
ragione, il mistero si infittisce sempre più e non solo: a ogni capitolo si
aggiungono nuove domande senza risposta!!! Spero solo di arrivare viva alla
fine della fanfic… baci baci anche a te!!!!
eagle fire: aargh!!!!
nooooo!!! aaaaaah!!!! ghiaaa!!! iiiiiii!!!! eeeeeek!!!! Ok, basta fare la deficiente... ho già contattato un agente
segreto che si è messo alla ricerca della tua casa… non mi sfuggirai! AH AH AH
AH… aspetta… uhm… dici che ti ho lasciato a bocca aperta, eh? Quindi non sei
una minaccia immediata… uhm… uhm… mumble mumble… ok, ho deciso che mi occuperò
personalmente di te!!! Mi impegnerò per sconfiggerti!!! Non vincerai!!! Non
indovinerai mai cosa ho in serbo per tutte voi che mi seguite… eheheheh… uhm…
ho come l’impressione di dimenticare qualcosa… beh, nn fa niente… parlando di
cose serie, ti chiedo umilmente (umilmente? noooo, umilmente, no…), ti chiedo
non-umilmente perdono, perché sono giorni che cerco di leggere le tue fanfic e
non riesco a trovare un briciolo di tempo!!! Ho letto Slovo Ljubvi circa due mesi fa, ma
non sapevo che avesse dei “precedenti”… cercherò di leggere il prima possibile
te lo assicuro!!! Bene, allora ciao ciao…
…
eppure…
… ho la sensazione di aver dimenticato qualcosa…
… uhm…
…
… ehi, eagle, ci sei? Eagle? EAGLE?????...
…
BOOOOOM!!!!!!!!!!!!!
…
… ops…
…l’agente segreto…
medea90: grazie per
le recensioni puntualissime!!! Vedrai che presto entrerà in scena un
personaggio ancora più interessante delle altre tre!!!! Preparati!!!! Kiss kiss
Sybelle: beh, vorrà
dire che ci adoreremo a vicenda… ^_^ hai proprio ragione comunque, Katrina
nasconde qualcosa… ma dovrai aspettare ancora molto per scoprirlo!!!! Ahahaha-ah…
ggg… aargh… coff coff…
…
beh, direi di smetterla con le risate sadiche…
…
fanno male alla salute…
…
ciao e tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti
tanti tanti tantitanti
tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti
tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti
tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti…………………………...
BACIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!
owarinai yume: ciao
Grande Demone Celeste!!! Ecco il primo capitolo che non ricevi via msn… però è
molto più lungo rispetto agli altri precedenti… piccolo regalino per il mio
demone!!! Comunque non so te ma io sono già arrivata al capolinea (leggi le
risposte alle altre recensioni e capirai quello che intendo…)!!!! E il nostro
caro cugino? È ancora vivo o l’hai pestato a sangue perchè non ti ha comprato i
giornaletti? Povero Chicco, è troppo sfortunato!!!! Ti ha raccontato? Sennò
parlaci subito perchè questo finesettimana è stato troppo spassoso (non per
lui…)!!!!!!! Baci bacissimi bacissi-issi-issi-issimi!!!!! Al prossimo capitolo,
Grande Demone Celeste!!!
Keila91: Yuri con
Katrina? Naaa, io lo vedo meglio con il mio Kai… ^_^ ^_^ guarda che scherzo,
eh!!! (forse…) comunque anche Yuri avrà la sua parte, stai tranquilla… e queste
idee sulla Regina delle Nevi sono interessanti… uhm… non posso dirti niente, ma
lo scoprirai presto!!! (spero) Kississimi e continua a seguirmi!!!!
lexy90: maestra! Sono
una grande fan della sua fanfiction “Me, Myself and I”!!!! Sono molto onorata
di averla qui fra le mie recensitrici!!!! Sei pronta per i nuovi misteri che aggiungerò
nella storia? Beh, per quelli mi sa di sì… però scommetto che nn sei preparata
alle mie sclerate post e pre-capitolo!!!! … temo che ci dovrai fare l’abitudine…
come dico sempre… sono Senza Speranze!!! Ma nn una Senza Speranze qualunque, eh
no! Io sono una Senza Speranze Patentata (SSP)!!!! Riconosciuta in tutto
l’Italia… una leggenda nel mondo dei Senza Speranze…
…
oddio, perchè dico queste cavolate?
…
beh, ma perchè è la verità!!!! Continuerai a seguirmi nonostante la mia
vena (vena??!!! Il mio camion!!) di follia?? Spero di sì!! Kiss kiss
«D’accordo, Takao è andato; e
allora? Non mi sembra il caso di fare tutta questa scena solo perché si è preso
una cotta per una ragazza!»
«Akamy, tu non capisci: quando
Takao perde la testa per qualche motivo è impossibile farlo ragionare! Hai
visto la piazzata che ha fatto al prof, no?»
«Senti, Rei, io non so chi sia
questa Katrina, però non può essere proprio un mostro! Avete visto che razza di
posto è quel Monastero, è normale che i ragazzi allenati lì diventino violenti
e pieni di rabbia»
«Sì, ho visto il monastero, e ho
visto anche Katrina. Lei è diversa dagli altri ragazzi che si allenano là, lei
sembra avere l’odio dentro di sé di natura; ho notato che si muove molto più
liberamente degli altri e non segue tutte le regole di Vorkov alla lettera.
Solitamente vengono date punizioni severissime a chi non obbedisce, ma a lei
non la tocca nessuno»
«Io comunque penso che tu stia
sbagliando a spiare Vorkov e Katrina… se ti scoprono ti ritroverai in guai
serissimi…»
«Lo so, Akamy, ma voglio vederci
chiaro in questa faccenda»
«Mah, fa un po’ tu. Però,
riprendendo il discorso di Katrina, se lei è la figlia di Vorkov è normale che
abbia più libertà rispetto agli altri, no?»
«Questo sarebbe vero se lei fosse
la figlia di Vorkov»
«Ma il professor Kappa ha detto…»
«Ascolta, Akamy: io non li ho mai
visti parlare insieme, Vorkov e Katrina, e le notizie che il prof ha trovato su
internet potrebbero essere false. Perché Katrina dovrebbe cambiare il suo
cognome, sennò? Non cambia niente per noi se lei è la figlia di Vorkov o il
capitano dei Demolition Boys: è comunque una sua fedele alleata»
«Uhm… potresti avere ragione… ma
perché mettere delle notizie false su internet?»
«Per nascondere il suo passato»
«Quindi tu pensi che Katrina non
sia la figlia di Vorkov, ma nasconda un altro segreto ancora più terribile?»
«Esatto»
«Mah, sinceramente non lo so…
d’altronde non è mio compito indagare sui nemici»
«Compito?»
«Già. A quello pensa Shanti»
«Chi è Shanti?»
«Oh, già, scusa, detto così non
ci capisci niente. Vedi, Valery è una mia amica, ma anche la mia “maestra”; io
e Shanti siamo le sue aiutanti e lei ci affida degli incarichi di volta in volta»
«Certo che questa Valery deve
essere una specie di boss di qualche società importante e segreta. Almeno da
come ne parli»
«Beh… diciamo che è più o meno
così»
«E questa Shanti? Com’è fatta?»
«Oh, non credo che abbia molta
importanza, tanto lei non la vedrete mai, a meno che non diventiate nemici di
Valery…»
«Perché?»
«Vedi, io mi occupo degli
alleati, e Shanti dei nemici»
«Quindi Shanti controlla
Katrina?»
«In un certo senso… ma lei
preferisce agire di nascosto, quindi è probabile che nessuno al monastero
l’abbia mai vista»
«In pratica lei è la vostra
infiltrata al monastero?»
«Noooo, l’infiltrato è un’altro…»
«Un maschio?»
«Sì… ma non è direttamente agli
ordini di Valery, è solo un suo amico»
«E Valery teme Katrina così tanto
da mandare addirittura due persone a tenerla d’occhio?»
«Uhm… beh, Valery teme molto
Katrina da una parte, ma dall’altra è sicura che non le creerà problemi… sono
anni che lavora a questo piano e ha preso tutte le precauzioni necessarie»
«Se lo dici tu…»
«Ma certo! Stai tranquillo… siete
i Bladebreakers, no? Su con il morale! Sono sicura che ce la farete!»
«… il presidente Daijtenji ha
detto che dobbiamo salvare il mondo…»
«E ha detto anche che dovete
fidarvi di me»
«Lo so… tu sei davvero una brava
ragazza, Akamy»
«No, non per quello… è perché io
sono il vostro tramite con Valery. Senza di lei, voi sareste già fuori gioco»
«Vuoi dire che ci ha salvato?»
«Un sacco di volte»
«Quando?»
«Quando serviva»
«… non puoi proprio dirmi nulla
di più chiaro sul vostro piano, vero?»
«Per dirtelo dovrei tradire il
giuramento che ho fatto a Valery e rivelarti il suo passato. E questo io non lo
farò mai»
«Rivelarmi il suo passato?»
«No. Tradirla»
“Calmati Kai, calmati. E’
soltanto un’amichevole, no? E poi conosci gli avversari che dovrai affrontare,
quindi che problema c’è? E comunque manca ancora un giorno… perché preoccuparsi
prima del tempo?”
Sì, certo, la sua coscienza gli
stava procurando validissimi argomenti per ignorare quelle amichevoli… peccato
che nessuna scusa reggesse di fronte all’evidenza: non voleva rubare i bit
power degli altri blader. Non vedeva un motivo valido per farlo.
«Kai! Kai! Ti ho cercato
dappertutto!» Yuri lo raggiunse correndo.
“Cercava me? E perché?”
improvvisamente si sentì molto agitato. “Cosa dovrà dirmi di così importante?”
«I ragazzi hanno appena
cominciato il torneo» gli comunicò Yuri mentre riprendeva fiato per la corsa.
“Torneo? Che torneo?” si chiese,
nel panico più totale. Cosa si era dimenticato stavolta?
«Dai, dobbiamo andare, altrimenti
Vorkov ce la fa pagare. Sai che odia i ritardi»
«Sì, certo, hai ragione» disse Kai
tranquillamente, dando l’impressione di sapere tutto, mentre il suo cervello si
arrovellava cercando una spiegazione. Spiegazione che gli arrivò pochi istanti
dopo.
“Ma certo! Il torneo per
eliminare gli studenti dal monastero!”
Vorkov ne faceva uno ogni mese, e
chi non riusciva a vincere almeno un incontro veniva buttato fuori dal
monastero. Nella foresta. Di notte. Nessuno era mai riuscito a sopravvivere,
secondo Yuri.
«Forza, sbrighiamoci» disse Yuri.
Kai annuì e lo seguì verso la sala del torneo.
«Akamy! Ciao, come stai?»
«Tutto ok, Max. E tu?»
«Beh, potrebbe andare meglio… ma
non mi lamento!»
«Sì, hai ragione. Potrebbe andare
meglio. E non mi riferisco solo alla storia di Kai»
«Che vuoi dire?»
«Rei si è fissato in modo
maniacale sul mistero di Katrina e non pensa ad altro. Inoltre ho provato a
parlare con il professor Kappa, ma si è chiuso in camera a riparare il suo
portatile e si rifiuta di aprire a chiunque. E Takao non sono riuscita a
trovarlo da nessuna parte»
«Beh, per Rei e il professor
Kappa non posso aiutarti, però so dov’è Takao»
«Davvero? Grazie Max, sei
fantastico!»
«Ehi, ehi, vacci piano! Così mi
fai arrossire!»
«Beh, allora devo farlo più
spesso, perché quando arrossisci diventi molto più carino di quanto non sei
già!»
«Oh, my God… basta, Akamy, o
divento un peperone!»
«No, parlo sul serio… e poi tu
sei il migliore tra i Bladebreakers, al momento; gli altri hanno tutti perso la
testa per qualche stupido motivo»
«Già. Soprattutto Takao»
«Sinceramente non ce lo vedo con
questa Katrina… anche se lui ha detto che è bellissima, da quello che mi avete
raccontato del suo carattere non mi sembra proprio il suo tipo!»
«Sì, sono assolutamente
d’accordo…»
«…»
«…»
«Dai, Max, portami dov’è Takao…
vediamo se riesco a farlo tornare tra noi»
«Ok. Let’s go!»
Kai e Yuri entrarono
silenziosamente nella grande sala, raggiungendo gli altri Demolition Boys e
Vorkov sulla balconata sopraelevata.
«Finalmente» la voce di Vorkov
era gelida. «Pensavo che avessi messo le radici mentre andavi a chiamare Kai,
Yuri»
«Mi scusi, signore» rispose il
ragazzo, rigido come un pezzo di ghiaccio.
«Che non succeda più, Yuri
Ivanov. Sei fortunato perché oggi sono impegnato con il torneo, altrimenti mi
sarei occupato personalmente di te»
“Accidenti che esagerazione!”
pensò Kai, infastidito dal comportamento di Vorkov.
«Signore, posso sapere perché si
è arrabbiato tanto?» chiese senza farsi problemi; Vorkov non lo spaventava
neanche un po’.
«Perché, mio caro Kai, ho mandato
Yuri a chiamarti circa un’ora fa. D’accordo che il monastero è molto ampio, ma
non gli ho chiesto di andarti a prendere in Africa. Venti minuti sarebbero
bastati» rispose l’uomo fissando Yuri con disprezzo.
«Non lo riuscivo a trovare» si
scusò il ragazzo, pallido ma immobile.
Vorkov sbuffò. «Andiamo, Yuri,
conosci questo monastero come le tue tasche; al massimo, ci avresti messo
mezz’ora a portarmi Kai. E invece hai impiegato il doppio»
«Mi scusi» ripeté Yuri. Kai
ammirò il modo in cui riusciva a mantenere il sangue freddo e l’indifferenza in
un momento in cui lui sarebbe saltato al collo dell’uomo.
«Non voglio le tue scuse» sibilò
Vorkov. «Voglio sapere perché ci hai messo così tanto tempo»
Yuri rimase in silenzio, lo
sguardo fisso su un punto indeterminato alle spalle del monaco, le braccia
incrociate dietro alla schiena.
«Voglio una risposta, Yuri
Ivanov» ringhiò Vorkov, trattenendo a stento la rabbia.
«Non ne ho, signore»
«Come ti permetti…?!»
«Scommettiamo che il nostro
povero Yuri è svenuto di nuovo?» intervenne la voce fredda di Katrina.
«Svenuto?» ripetè Kai con
indifferenza apparente.
«Già, hai ragione. E’ probabile.
Ma non è una scusa sufficiente, Yuri. La prossima volta non lo sarà» e, detto
questo, Vorkov si voltò a guardare i ragazzi che si sfidavano al piano sotto di
lui.
“Svenuto?” si chiese nuovamente
Kai, ma si azzardò a formulare nuovamente la domanda. Non sembrava un argomento
verso cui quella gente era bendisposta. Tutti i Demolition Boys erano
concentrati a guardare le sfide tranne Yuri, che si trovava alcuni passi
indietro, nascosto nell’ombra del muro. Kai gli si avvicinò.
«Svenuto?» ripeté a bassa voce.
«Perché, Yuri?»
Il ragazzo stava stringendo i
pugni così forte che le nocche gli erano diventate bianche.
«Sto male…» rispose dopo alcuni
secondi. «Credo»
«Male in che senso? Ci sono tanti
modi di stare male»
«Io…» Yuri sospirò per riprendere
il controllo. «… ultimamente svengo spesso. Così, senza motivi apparenti»
«Beh, perché non l’hai detto a
Vorkov che ti sei sentito male?»
Yuri scosse la testa. «Stare male
è un segno di debolezza. Se gliel’avessi detto sarebbe stato ancora peggio»
«Ma…» Kai non capiva e per una
volta non riusciva a mettere a freno la sua lingua. «… non dovresti essere
mandato in infermeria o…» provò, tenendo sempre basso il tono della voce.
«Kai, non vedi come ci trattano?
Ci costringono a combattere anche quando siamo malati. Molti bambini sono morti
perché non si erano curati a dovere»
«E’…»
«Pensavo l’avessi capito: Vorkov
non conosce il significato della parola “pietà”. Una volta entrati nel Monastero
hai due scelte davanti: vivere come uno schiavo o morire. E non tutti hanno la
forza per uccidersi. Anzi, i blader più forti spesso vengono controllati di
nascosto, per accertarsi che non tentino il suicidio»
Kai si appoggiò al muro,
disgustato. Poi si accorse che Yuri stava ancora parlando.
«… devo riuscire a capire»
probabilmente stava parlando degli svenimenti. «E poi con lei…»
«Lei?»
«Katrina»
Ancora! Ancora sempre e solo lei!
Ogni pietra di quel monastero era pervasa delle sue azioni, della sua essenza.
Sembrava esserne una parte inscindibile, si parlava di lei con la stessa
frequenza con cui i ragazzi parlavano di quel dannatissimo posto.
«Che ti ha fatto?»
«Lei…» Yuri cominciò a tremare.
«Yuri, cosa…?» Kai si protese
verso di lui, poi si accorse che il blader stava tremando di rabbia.
«… lei non fa altro che
ricordarmelo! Non fa altro che ricordarmi questa mia debolezza! E non solo a
me, ma a tutti! Non volevo che lo sapessero i miei compagni di squadra, ma con
lei è inutile…»
Kai sentì nascere dentro di sé un
odio smisurato per Katrina. Si dominò, riuscendo a mantenere basso e
controllato il tono della voce.
«Come ha fatto a scoprirlo?» chiese.
«E che ne so?» rispose Yuri,
amaro. «Lei sa sempre tutto!»
Domanda stupida, effettivamente.
Avrebbe dovuto capirlo, ormai, che Katrina era un’entità quasi disumana. Poi si
accorse improvvisamente che Vorkov gli stava parlando, convinto di averlo lì
accanto. Silenziosamente, Kai sgattaiolò verso l’uomo, fermandosi pochi
centimetri dietro di lui. Prima di allontanarsi da Yuri, però, gli sfiorò appena
una spalla in segno di comprensione, senza voltarsi a guardarlo. Anche se di
malavoglia, cominciò ad ascoltare le chiacchiere di Vorkov, cercando di
concentrarsi sul suo discorso e non sul suo cuore che batteva all’impazzata per
quel contatto con Yuri. Dietro di loro, nell’ombra del muro, due occhi azzurri
fissavano stupiti la schiena del ragazzo con la sciarpa bianca.
«Kai…»
«Takao?»
«Cos…? Akamy?»
«Sì, sono io»
«Come mi hai trovato?»
«Beh… diciamo che sono stata
aiutata»
«Da Max?»
«Già»
«Accidenti a lui! Gli avevo detto
di non dirlo a nessuno!»
«Dai, Takao, non fare così.
Voglio solo parlarti»
«…»
«Takao?»
«Uffa! E va bene!»
«Grazie! Per prima cosa volevo
sapere… beh, come stai?»
«Benissimo! Non si vede?»
«Takao, non fare il sarcastico!
Non ti si addice»
«Uff… allora di cosa volevi
parlarmi?»
«Ecco…»
«Alt! Non voglio sentir nominare
Kai, chiaro?»
«Ok, ok… non ti volevo parlare di
lui»
«E di chi, allora?»
«… di Katrina»
Le sfide stavano procedendo
abbastanza velocemente. “Quei ragazzini sono davvero in gamba” pensò Kai,
sorpreso. “Per fortuna sta andando tutto bene. Almeno Katrina e Vorkov non
avranno motivi per lamentarsi”
Vorkov l’aveva tenuto occupato un
quarto d’ora a parlare delle amichevoli del giorno dopo e di cosa avrebbe
dovuto fare, nauseandolo nel profondo. D’accordo, lui voleva diventare il
blader più forte del mondo, ma avere tutti i bit power esistenti significava
non avere più rivali, e non avere più rivali significava non giocare più a
beyblade. E quindi a cosa serviva?
«Aaaaaaah!!!!»
Improvvisamente un urlo d’agonia attirò
la sua attenzione. Un bambino era appena stato colpito in un occhio dal bey del
suo avversario.
«Ecco un blader promettente»
osservò Vorkov indicando con la testa il ragazzino che aveva appena ferito
l’altro. Quello colpito era caduto in ginocchio, scoppiando in lacrime, mentre
i singhiozzi scuotevano il suo corpo e la mano cercava inutilmente di fermare
l’emorragia. Kai era senza parole: nessuno si muoveva per aiutare quel bambino,
anzi lo guardavano tutti con disprezzo, e sentì Vorkov mormorare un «perdente».
“Perdente un corno! Ha perso un
occhio e quest’uomo pretende che pensi ancora alla vittoria? E’ solo un
bambino!”
Mentre formulava questo pensiero sentì
qualcosa passargli accanto a tutta velocità e saltare giù dalla balconata. Quel
qualcosa era Yuri.
In quell’istante, Kai fu colpito
da un flashback fortissimo che gli fece girare la testa.
Una bambina aveva scavalcato
il balcone e stava correndo verso di lui.
«Kai!Kai stai bene?»
«Ragazzina, togliti subito da
lì»
«NO!»
Un Vorkov più giovane di
alcuni anni avanzò verso la bambina che cercava di proteggerlo con il suo
corpo.
«Stupida!»
La piccola impugnò un beyblade
blu e glielo lanciò contro, sfregiandogli il volto. Kai osservò il bey che
tornò obbediente nella mano della sua padrona…
Improvvisamente si riscosse dalla
visione e riportò lo sguardo su Yuri, dimenticandosi di ciò a cui aveva appena
assistito. Il blader russo stava correndo verso il bambino e, arrivato, cercò
di calmarlo. Poi, furibondo, si voltò verso il suo avversario e, caricato il
bey, lo attaccò con tutte le sue forze urlandogli un «bastardo!». Woolborg,
però, fu intercettato da un altro beyblade, che tornò subito dopo in mano al
suo proprietario descrivendo un’ampia curva.
«Ben fatto, Boris»
Katrina saltò giù dalla
balconata, come aveva fatto Yuri prima, mentre Boris rimetteva a posto il suo
bey. Camminando lentamente la ragazza raggiunse il campo dove Yuri cercava
ancora di calmare il bambino, senza ottenere alcun risultato.
«Yuri Ivanov»
Il ragazzo si alzò, fissando
Katrina negli occhi.
«Torna al tuo posto»
«Cosa?»
«Ti ho detto di tornare al tuo
posto»
Yuri strinse i pugni. «E da
quando io prendo ordini da te?» chiese, aspro.
«Da sempre»
Il ragazzo emise una specie di
ringhio soffocato. In quel momento sembrava davvero un lupo. Kai sentì un
brivido corrergli lungo la schiena, e non era certo dovuto al freddo, né alla
paura. Lui non aveva mai paura. Era estasiato. Il blader russo era sempre
magnifico, ma mai come in quel momento. Senza sapere perché, Kai scavalcò la
ringhiera e raggiunse gli altri due.
Katrina si chinò verso il bambino
ferito, lo afferrò per il colletto e lo sollevò senza sforzo, portando il loro
occhi alla stessa altezza.
Ci furono alcuni istanti di
silenzio assoluto; solo i singhiozzi del piccolo blader spezzavano di tanto in
tanto quel gelo che sembrava aver bloccato tutti.
Katrina avvicinò il proprio volto
a quello dell’altro.
«Debole» sibilò. «Sei solo un
debole»
Kai si sentì ardere dalla rabbia,
ma non era niente in confronto all’ira trattenuta di Yuri.
«I deboli non meritano di vivere.
Quindi neanche tu»
Il bambino era terrorizzato.
«Non piangere» Katrina strinse la
presa e lo sollevò ancora di più. «NON piangere!!!»
La ragazza caricò il braccio e
scagliò il bambino lontano, con tutta la sua forza, facendolo sbattere al muro.
«Non devi piangere. MAI. Se
piangi sei un debole»
Katrina torreggiava su di lui, le
mani sui fianchi. Non aveva mai alzato il tono della voce, si era limitata a
marcare di più le parole. Lei non gridava mai. Almeno questo, Kai l’aveva
imparato.
Nella sala tutti la stavano
fissando agghiacciati, mentre la sua aura sembrava crescere e diventare sempre
più potente, finchè anche Kai si sentì schiacciato da quella sensazione di
potere soffocante. La blader si chinò sul ragazzino e lo tirò su a forza,
prendendolo dai capelli. Poi, subito dopo averlo messo in piedi, gli diede un
pugno improvviso e fortissimo allo stomaco.
«Debole»
«Debole! Sei solo un debole!
Non raggiungerai mai il livello dei tuoi amici, Kai!»
«Non… non è vero...!»
«E non piangere!!!»
«Lascialo stare!»
Kai si guardò intorno smarrito,
disorientato dal nuovo flashback. Troppo tardi si accorse che Yuri era partito
contro Katrina con l’intenzione di darle un pugno, troppo tardi per fermarlo.
Non sarebbe servito neanche urlare. Il polso del blader russo fu intercettato
dalle dita della ragazza, che si serrarono sulla sua pelle e lo trascinarono
con sé, mentre il braccio di Katrina lo portava a schiantarsi accanto al
ragazzino. Dalla bocca di Yuri colò un rivolo di sangue. La ragazza si chinò lentamente
su di lui gli sussurrò qualcosa all’orecchio, ma Kai era vicino, abbastanza
vicino da sentire le sue parole.
«Prima tutti hanno pensato che
sembravi un lupo» la voce di Katrina era sottile come la lama di un pugnale. «Ma
presto gli dimostrerò che sei un lupo addomesticato e domato… da me»
Senza smettere di fissarlo la
ragazza si alzò.
«Nelle segrete» ordinò poi ai
monaci nella stanza. «Tutti e due»
E, con un sorriso gelido e
crudele ad ornarle quel viso dal lineamenti bellissimi, consapevole del suo
potere, Katrina risalì sulla balconata. Kai in quel momento la odiò come non
aveva mai odiato nessun altro, mentre accanto a lui i corpi feriti dei due
ragazzi venivano portati via. Se solo si fosse soffermato a guardare meglio,
invece di fissare quel sorriso cattivo e soddisfatto, forse si sarebbe accorto
di come gli occhi della ragazza apparivano vuoti e lontani.
Più tardi, quella sera, Kai
sgattaiolò dalla sua stanza, intenzionato a vedere Yuri. Erano le tre di notte.
Il monastero, avvolto nella sua aura sonnolenta, aveva un qualcosa di surreale.
Corse per i corridoi bui silenziosamente come solo lui sapeva fare, con il
cuore che gli batteva all’impazzata nel petto. Era certo che Yuri stava bene…
doveva stare bene.
Pochi minuti dopo giunse alla
porta delle segrete e l’aprì subito, impaziente, ma si bloccò di colpo alla
scena che si trovò davanti.
Due paia di occhi si voltarono a
fissarlo, due persone immobili in mezzo alla stanza. Una era la Regina delle
Nevi. E l’altra…
Padme86: Esatto, il
mistero si infittisce… e ho cominciato a leggere Camera Cafè: è troppo
spassosa, Kai è davvero un deficiente in quella fic, ma lui e Yuri sono dei
grandi dovunque li metti… solo che le tue fic sn troppo lunghe!!!!!! Io nn ho
tempo!!!! Sigh sob… comunque cercherò di arrivare alla fine, costi quel che
costi! Un bacio
Keila91: Ti intriga
sempre di più? Bene bene… questa è un’ottima notizia! Ma aspetta aspetta che
controllo… sì, sei tu quella che ha scritto “Il cristallo dell’ordine”!!! L’ho
letta!!!^^ bella fantasia, complimenti! E poi Yuri demone ci sta benissimo… ^_^
baci baci
eaglefire:
Noooooo!!!! Come sarebbe a dire che hai ammazzato il mio agente segreto??? E
ora dove ne trovo un altro??? … sigh… cattiva…
Vabbè, non fa niente… comunque sono finalmente riuscita a leggere
“l’altra faccia della luna” e ho pure cominciato “L’uccello di fuoco”!!!! (♪Aaa-lleluja!
Alleluja! Alleluja!♪ NdIvan con la tromba e il coro lirico dietro)
(Silenzio! Ndme che faccio mangiare la tromba a Ivan) (mmmpfh… ndIvan che sta soffocando)
(Sparisci! Perché nn posso avere Kai ank’io??? ndme disperata)
Allora, piaciuto questo chappy? E’ un po’ frammentato, effettivamente,
ma non sapevo come staccare le parti di Akamy che parla ogni volta con una
persona diversa… è complicatissimo scrivere solo i dialoghi e nient’altro!!!!! Non
te lo auguro assolutamente!!! Ma… me può dare un consiglino piccolo piccolopiccolopiccolo alla mia recensitrice (parola coniata da
me!)? forse dovresti decidere che tempo verbale usare nelle tue fic… e
utilizzare solo quello!!!! cD nn scrivi male, devi solo fare un ripassino sui
verbi… consiglio dato da lettrice che deve (per l’appunto) leggere le tue
fanfic!!! u.u Non mi uccidere (so che sei pericolosa…)… comunque ora la domanda
finale, nonché più importante: sono riuscita a stupirti???? Se sì, con cosa???
Se no, vai a farti friggere!!! … cioè, volevo dire… no scusa, dai… ma perchè
proprio con il coltello da cucina??!!! … ecco ora va meglio… molto meglio…
brava posalo… sì, esatt… nooooo!!!! NOOOOOO, eagle parliamone ti prego!!!! Posa
quell’ascia bipenne!!!!! AIUTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!
Al prossimo chappy!!! (se deciderai di risparmiarmi…)
Sybelle: serissimo
problema??? Naaaa, cosa te lo fa pensare… (basta leggere la tua risposta qua
sopra, idiota! NdIvan) (cosa??? Idiota a me??? ndme_con_un’alabarda_in_mano)
(dai, Valery, calmati… ndKai) (Kai? KAI????? Nn ci posso credere!!! Ndme
estasiata) grazie grazie grazie!!!!! Sei riuscita a farmi avere Kai nelle note
tra parentesi!!!!!!! Comunque… hai letto la mia recensione sulla tua fic? Non
vedo l’ora di sapere tutto… e mi sa che per te è lo stesso!!! Solo che la tua
storia finisce tra pochi capitoli, la mia è solo all’introduzione!!!!
Nooooooo!!!!! Quando scriverò tutti questi capitoli??????? Per poter aggiornare
oggi non ho fatto neanche un compito per domani!!!! Mi devo sbrigare dopo cena,
ma le versioni di latino non sono proprio il mio forte… incrociamo le dita!!!!
(già fatto! NdIvan cn le dita incrociate) (Nooooooo!!! Perché sei tornato tu???
Ndme in lacrime) (perché il commento è finito! Nd Ivan) (… … ok, allora
continuerò a parlare in eterno con Sybelle!!!! Così riavrò di nuovo il mio
Kai!!!! Nd me cn gli occhi brillanti)
Purtroppo nn posso… sob… ti devo lasciare!!! Un bacio e al prossimo
chappy!!!!
lexy90: bene, mi
merito l’applauso perchè ho capito tutto!!!! Per quanto riguarda il club delle
SSP, devi presentare il tuo curriculum con tutte le più grandi scemenze fatte
in vita tua!!! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, ma se sei una fan
delle scenette con Kai e Yuri aspetta di leggere il prossimo capitolo!!!! E
tranquilla, non diventerà una yaoi (siamo sicuri? Io son preoccupato… nd Yuri)
(O.O nn ci posso credere… Yuriiiii!!!! Amore mio!!!! Nd me estasiata) (Ah-ha! E
invece no! Sn ancora io! nd Ivan cn una maschera di Yuri in mano) (bastardo!!!
ridammi il mio Yuri!!! Nd me con una mannaia)… comunque a Yuri verrà riservato
un posto tutto speciale (non per nulla è il mio secondo presonaggio preferito
di beyblade!!!!), mentre volevo farti una domanda sulla tua fic: quando
aggiorni??? Me curiosissima!!! La tua idea è troppo carina!!!! E poi da te
volevo sapere una cosa: individui già qualche coppia fra i personaggi???
Pensaci, perché nel prossimo chappy verrà indetto un conconrso su: “Indovina,
indovinello, cosa c’è dentro il cappello?” … ma no, non questo qui! Il concorso
è: “cos’è quella cosa che profuma di rosa…” … no, no, non è neanche questo… ma
dove diavolo l’avrò messo? Ah, sì, eccolo!!! : “Indovina le coppie della fic
tra i personaggi presentati finora” (ebbene sì, non li avete ancora conosciuti
tutti… xD!!!) oddio quanto ho scritto!!! Non c’è niente da fare, mi diverto
troppo a sclerare nelle note post-capitolo!!!! Kiss kiss
ps. Il curriculum per il club delle SSP lo devi inviare a:
medea90: caspita, le
tue recensioni sono sempre toccata e fuga!!!! XD Scherzo, l’importante è che ci
siano!!! Puntualissima come sempre, spero di averti stupita!!!! Bacissimi
owarinai yume: ti ho
sconvolto??? EVVAI!!!! Ne ero sicura!!!! E che ne dici di questo capitolo???
Katrina è stata davvero troppo cattiva… e non sai ancora cosa farà nel prossimo
chappy!!! E Valery? Che te ne pare??? Il suo è il mistero più grande di tutti…
solo che per ora sta all’ombra di Katrina!!! Ma vedrai che presto i vostri
occhi saranno puntati tutti su di lei… soprattutto nel capitolo XIII (circa),
di cui ho gà scritto la fine!!!! Solo la fine però… ma è sufficiente da sola a
non farti dormire la notte!!!! Ora, tre cose importantissime:
1) “Owarinai” significa “infinito”, vero????? Rispondi, è di vitale
importanza!!!!
2) Ci sono altre parole giapponesi di cui sai il significato? Se sì, ti
prego mandamele! Se sono poche scrivimele sulla recensione, sennò me le puoi
mandare con msn…
3) Ho bisogno di un consiglio: vorrei cominciare a scrivere in
contemporanea la fic su Naruto, ma è lunghissima, comincia dall’esame di
selezione dei chunin e finisce quando finisce il manga, quindi non so nemmeno
come va a finire!!! Però è talmente complicata che sono sicura che finirebbe
prima il fumetto!!! Comunque il problema è che ho paura di trascurare
quest’altra… cosa che nn va as-so-lu-ta-men-te fatta!!!! Anche perché questa
fic ha un seguito!!!!! (insomma, di beyblade hanno fatto tre serie, no?)
Ok, rispondi a queste tre domande e vincerai un premio!!! No, non è
vero… però mi daresti una mano enorme!!!!!! (come quella di Goku scimmione)
bacissimi ti adoro!!!!
Capitolo VII – Delusioni,
riflessioni e… nessuna conclusione!
L’altra persona nella stanza era
Boris.
Kai lo fissò del tutto sconvolto:
di tutti quelli che si sarebbe aspettato di trovare in compagnia della Regina
delle Nevi, Boris era tra gli ultimi.
Una parte di lui si aspettava di
vedere Katrina.
Un’altra parte non se lo
aspettava assolutamente, convinta che Katrina e la Regina delle Nevi fossero la
stessa persona.
Un’altra parte ancora pensava a
Vorkov, nemmeno lui sapeva bene il perché.
Ma Boris…
Dannazione, Boris non era nessuno
al monastero! Era il ragazzo di Katrina. Punto. A nessuno importava della sua
vita. A nessuno importava se lui esisteva o meno. Quindi perché, perché proprio
lui era lì, in quella stanza, a parlare tranquillamente con un personaggio
misterioso come la Regina delle Nevi? Perché? Perché??? Non aveva alcun senso.
Assolutamente nessun senso.
…
Eppure era così.
Si stavano parlando quando Kai
era entrato. Non sapeva cosa si erano detti, ma aveva percepito le loro voci
spegnersi improvvisamente al suo arrivo.
No, no, no! Era tutto sbagliato!
Lì doveva esserci Katrina! Lì avrebbe dovuto scoprire che in realtà la ragazza
fingeva solo di essere cattiva, che nascondeva un triste passato alle spalle,
che era buona, dolce e comprensiva.
E invece, lì c’era Boris.
Boris.
Boris.
Ma a chi diavolo importava di
Boris?! Lui voleva delle risposte su Katrina! Se almeno ci fosse stata anche
lei, oltre a Boris.
Però non c’era.
E non era la Regina delle Nevi.
Non lo era, perché la ragazza si
era tolta il cappuccio, rivelando una cascata di capelli candidi come il suo
nome. Però portava una maschera, una maschera bianca, a forma di un animale…
Kai, nel suo stato confusionario, non riuscì a capire di che bestia si
trattasse. Riusciva solo a fissare i suoi occhi. Gli occhi della Regina. Occhi
diversi da quelli di Katrina. Semplici, caldi, stupiti e dolci occhi neri.
Neri.
Non azzurri. Neri.
In un momento, tutto quello che
credeva di aver scoperto, tutti i suoi pensieri di quei giorni, tutte le
congetture e il tempo perso per idearle, tutto era stato cancellato. Così. Con
un battito di ciglia. Ciglia lunghe, nere. Che coprivano iridi nere.
Boris lo fissò senza espressione.
«Che ci fai tu qui?»
chiese, marcando il tu come a volergli dire che era fuori luogo, che non
doveva trovarsi lì, che apparteneva ad un mondo diverso da quello della Regina,
diverso dal suo, diverso da quello di Katrina.
«… Yuri…»
Riuscì a mormorare solo quel
nome. Sentiva di averne bisogno. Di lui.
No…
Di qualcosa che aveva lui.
Di qualcosa che aveva dentro di sé. Non aveva bisogno di Yuri perché lo amava,
o perché era suo amico. Nel suo cuore, una voce gli urlava che doveva stare
attaccato a Yuri, perché così alla fine avrebbe saputo…
Cosa? Cos’era che il suo istinto
cercava di dirgli, e che lui non riusciva ad afferrare? Cosa gli stava
chiedendo la sua anima martoriata, sola… indifesa…?
…
Protezione.
Sì, aveva bisogno di questo.
Protezione. Voleva sentirsi al sicuro, come il suo cuore ricordava di essersi sentito
una volta, al sicuro tra le braccia…
Di chi? Chi era che gli aveva
trasmesso quelle sensazioni? Chi stava cercando? Yuri?
No…
Ma Yuri lo avrebbe portato alle
risposte giuste. Il suo istinto ne era certo. E se non poteva fidarsi neanche
del suo istinto, allora non poteva fidarsi davvero di nessuno.
«Il tuo amico è in una delle
celle laggiù in fondo. Raggiungilo, se vuoi» la voce di Boris lo distolse dal
silenzioso dialogo con se stesso.
“Il mio amico?” pensò Kai,
colpito dalle parole dell’altro. “Non è anche amico tuo? E’ un tuo compagno di
squadra… e tu stai qui, senza fare niente, senza controllare se sta bene, senza
curarti di lui. Takao non avrebbe mai fatto una cosa del genere!”
Kai superò di corsa Boris e,
lontano da lui, le lacrime cominciarono a cadergli sul volto, silenziose. Lui
era sempre silenzioso quando piangeva. Per non farsi sentire dagli altri.
Perché piangere era un segno di debolezza. Katrina gliel’aveva ricordato bene.
E lui non era debole. Assolutamente no. Lui era forte. Lui doveva essere forte.
Per i suoi amici. Per i suoi compagni di squadra. Per il suo bey.
Improvvisamente si bloccò a metà strada, troppo sconvolto per riuscire ad
andare avanti. Si era ricordato del flashback di quel pomeriggio, il primo che
aveva avuto.
Una bambina aveva scavalcato
il balcone e stava correndo verso di lui.
«Kai!Kai stai bene?»
«Ragazzina, togliti subito da
lì»
«NO!»
Un Vorkov più giovane di
alcuni anni avanzò verso la bambina che cercava di proteggerlo con il suo
corpo.
«Stupida!»
La piccola impugnò un beyblade
blu e glielo lanciò contro, sfregiandogli il volto. Kai osservò il bey che
tornò obbediente nella mano della sua padrona…
Si portò una mano al petto. Il
suo cuore si era fermato. Davvero. Per un secondo. Un bey blu…
Ne esistevano tanti, al mondo.
Ne esistevano tanti di beyblade
blu.
Ne esistevano tanti di bey con un
bit power.
Ma ne esisteva solo uno con quel
bit power.
Esisteva una sola Aquila Rossa.
Esisteva un solo Dranzer.
Uno solo: il suo beyblade.
Il suo. Da sempre.
E allora perché, perché ce
l’aveva in mano quella ragazzina?
«… mi vuoi parlare di Katrina? E
che mi dovresti dire?»
«Beh, ecco… i tuoi amici sono
molto preoccupati per te»
«Scusa, ma non afferro: cosa
c’entrano adesso i miei amici con Katrina?»
«Se mi lasciassi finire…»
«…»
«Gli altri si preoccupano perché
si sono accorti che ti sei preso una bella cotta per lei»
«… e allora?»
«Pensano che questo ti farà solo
soffrire»
«Pensassero quello che gli pare!
Non mi interessa! Non ho una cotta per nessuno, va bene?!?»
«…»
«…»
«Takao…»
«Che c’è ancora?»
«Con me puoi parlarne»
«Ah, sì? Cosa sei, il nostro
consulente psicologico o un altro blader della squadra?»
«Uhm… direi entrambe»
«Cos…?»
«Ma più la prima»
«… ok, mi stai prendendo in giro.
Vuoi dire che tu non sei una blader?»
«Certo che sono una blader. Però
il presidente Daijtenji mi ha chiamato soprattutto per essere… come hai detto
tu… il vostro “consulente psicologico”»
«… allora puoi anche tornartene
indietro. Non mi serve nessun consulente. Non serve a nessuno di noi. E
comunque… i miei problemi non li vengo certo a dire a te, ammesso che ce ne
siano»
«Oh… e perché?»
«Perché…? Oh, dai, andiamo, non
fare la finta innocentina! Chi ti conosce? Non so nulla di te! Non so nulla del
tuo passato, non so nulla di nulla sul tuo conto! Come potrei fidarmi?»
«Di Kai ti sei fidato. E non
conoscevi niente neanche di lui»
«… con lui… era… diverso…»
«No, è assolutamente uguale. Solo
che lui ha tradito la tua fiducia, e ora hai paura che questo possa ripetersi!
Ma non sarà così! Io sarò sempre fedele a Valery! E Valery sarà sempre fedele a
Kai, qualunque cosa accada! E Kai ti sarà sempre fedele, ne sono sicura!»
«Akamy…»
«Kai tornerà! Kai tornerà qui, me
lo sento! Valery lo ha giurato! Kai ritornerà da me!»
«…»
«Quindi abbi fiducia in lui, ok?»
«…»
«…»
«… sì…»
Yuri si mosse cercando una
posizione più comoda, cosa piuttosto difficile viste le dure pietre che aveva
tutt’intorno. Aveva bisogno di pensare, ma il suo cervello era troppo stanco
per poter seguire il filo logico di un ragionamento, così aveva deciso di
rimandare al giorno dopo. Tanto sarebbe dovuto stare in quella cella per molto
tempo ancora. Non aveva nessuna fretta. Davvero nessuna. Chiuse gli occhi
cercando di dormire, ma un rumore all’esterno delle sbarre gli fece rialzare le
palpebre, anche se di malavoglia. Un istante dopo le spalancò, stupito. Davanti
a lui c’era Kai.
«Ehilà, ti trovo in gran forma!»
lo canzonò sarcasticamente il ragazzo, mentre lui cercava di mettersi seduto.
Alla fine ci riuscì e osservò meglio il volto dell’altro. I segni di un pianto
recente erano ben visibili. Probabilmente si era dimenticato di cancellarli. Li
indicò con un dito, gesto che gli costò una fatica immensa.
«Hai pianto» sussurrò. «Spero non
per me»
Kai lo guardò in un modo strano,
tra lo sconcertato e il pensieroso.
«No, infatti» rispose. Le sue
parole risuonarono veritiere. Yuri decise di credergli.
«Meno male…» un colpo di tosse.
«Sei triste per qualche motivo particolare» riprese dopo essersi calmato. «O è
semplicemente l’aria di questo posto? Sai, non ho ancora capito come tu possa
aver desiderato entrarci…»
Kai scrollò le spalle, evitando
di rispondere. «Non sono fatti tuoi se sono triste» disse invece.
Yuri fece un qualcosa a metà tra
uno sbuffo e un colpo di tosse, e si strinse con forza il petto. Kai lo osservò
impassibile, preoccupato internamente, ma senza darlo a vedere.
«Andiamo!» esalò poi l’altro,
dopo aver preso un po’ di fiato. «Sei venuto fin qui, in piena notte, a vedere
come stavo… forse non siamo solo compagni di squadra, non credi? Qualcosa me la
puoi anche dire»
Kai lo scrutò per un attimo,
pensieroso.
«Ok, ma lo farò solo se dopo tu
risponderai ad una mia domanda»
L’altro annuì.
Kai prese fiato (molto fiato) e
cercò le parole giuste. Alla fine capì che la cosa migliore da fare era andare
dritti al sodo e non perse altro tempo.
«Mi mancano i miei vecchi
compagni di squadra… tutto qui»
«Tutto qui??» Yuri fu interrotto
da un nuovo colpo di tosse. «E ti pare poco? Io non ho mai avuto compagni di
squadra di cui poter dire “mi mancano”… mi hanno sempre ignorato, “ognuno per i
fatti suoi e chissenefrega degli altri, tanto tutti sono rivali e gli amici
sono una debolezza”. Ecco il “credo” delle squadre di Vorkov. Non tutti al
mondo possono dire di sentire la mancanza di qualcuno»
Kai lo fissò interdetto. Non si aspettava
tanto trasporto da uno come Yuri. Non si aspettava di essere… sì, invidiato.
Invidiato da Yuri. Lui aveva avuto a disposizione la felicità… e gli aveva
voltato le spalle. Era ovvio che nessuno lo capisse. Ma c’era un detto, che si
era rivelato fin troppo vero per i suoi gusti: “ci si accorge di tenere davvero
a qualcosa solo quando la si perde”.
E lui aveva perso i suoi amici, i
suoi compagni di squadra. Guidato da una volontà superiore alla sua li aveva
abbandonati. Si era chiuso da solo in quella prigione. E si stava maledicendo
di più ogni giorno che passava. Ogni ora che passava con la certezza di avere
perso per sempre i suoi unici amici. Gli restava solo quella strana sensazione
che avvertiva quando era con Yuri. La sua sola scintilla di speranza nel buio
del monastero.
Yuri lo lasciò riflettere,
aspettando in silenzio, finchè Kai non alzò la testa e fissò le sue iridi
ametista in quelle azzurre dell’altro.
«La domanda che dovevi farmi» gli
ricordò il russo.
Kai rimase in silenzio per alcuni
istanti, indagando sul suo interlocutore. Yuri si lasciò esaminare senza
battere ciglio e alla fine sembrò aver superato l’esame, anche se dopo la
domanda pensò che forse sarebbe stato meglio essere bocciato.
«Katrina è la figlia di Vorkov?»
gli chiese Kai a bruciapelo.
«Cosa?»
«Non lo è?» lo incalzò Kai.
«Ma… cosa… cosa te lo fa
pensare?»
Si guardarono negli occhi un
altro istante.
«Perché Katrina dà gli ordini
come fa Vorkov?»
«Che… che significa… è normale,
lei è… così forte… Vorkov glielo permette… e basta… Katrina è… ecco… la sua
seguace più fedele…» rispose Yuri, interrompendosi spesso e frammentando le
frasi. Kai lo rimase ad ascoltare, aspettando pazientemente che finisse. Quando
l’altro si zittì, non disse niente, ma il suo sguardo era eloquente.
«Kai… insomma! Katrina non è
affatto la figlia di Vorkov!»
«Come lo sai?»
«Io…»
«Hai detto tu stesso che lei è la
sua seguace più fedele…»
«Sì lo so, ma… ma non può
essere!»
«Perché no?
«Lei ha… ha… il suo cognome è diverso!»
Yuri era sconvolto e senza parole, e l’espressione sul suo viso era strana…
sembrava quasi che stesse soffrendo immensamente.
«Potrebbe essere falso» continuò
Kai, implacabile.
«Ma… ma perché…»
«Potrebbe mentire»
«Perché dovrebbe farlo???» Yuri
sembrava quasi sull’orlo delle lacrime.
Esattamente la reazione che si
aspettava Kai.
«Per poter agire indisturbata»
«Poter… agire…?»
Cadde il silenzio. Yuri voltò la
testa di lato in modo da nasconderla nell’ombra, e cercò di calmarsi. Kai lo
fissò senza battere ciglio, immobile. La sua reazione era esagerata… e questo
confermava la sua ipotesi.
Alla fine, il russo si girò
nuovamente verso di lui.
«Tu fantastichi troppo…» mormorò.
«E tu sei innamorato di lei»
«…»
«…»
«Akamy…»
«Sì?»
«Posso farti una domanda?»
«… certo…»
«… perché porti sempre quella
maschera?»
«…»
«Non puoi dirmelo?»
«Beh, ecco… non so come
spiegartelo…»
«Prova»
«Diciamo che… è meglio così. Ha
detto Valery che non dovete vedere il mio volto, perché… potrebbe… ecco…
crearmi dei problemi…»
«… ti abbiamo già conosciuto da
qualche parte?»
«… in un certo senso…»
«Capisco»
«…»
«…»
«Tu ti fidi ciecamente di questa
Valery, vero?»
«Assolutamente»
«Perché?»
«…»
«Akamy?»
«Valery ha fatto molto per me… mi
ha sempre aiutato… e… mi è sempre stata vicina… anche quando tutti gli altri…
mi avevano abbandonato…»
«… perché allora non le chiedi di
aiutare anche Kai?»
«Ma lo sta già facendo! Solo che
è un po’ più complicato…»
«Per colpa di Katrina?»
«Sì. Con lei al monastero non ha
molta libertà di movimento»
«… certo che ce l’avete tutti con
Katrina… non può essere così orribile e cattiva! … io non ci credo…»
«… forse non dovrei dirtelo, ma…
sì, Katrina è davvero cattiva. Lei…»
«Lei? Avanti, cosa ha fatto di
così terribile?»
«Lei è… un’assassina»
«Ha ucciso delle persone?»
«… sì…»
Kai si alzò. Yuri era in pessime
condizioni, ma tutte le sue preoccupazioni si erano dissolte davanti alla
rabbia e alla frustrazione di aver trovato Boris in quella stanza. Il blader
russo era stato evidentemente torturato: lunghi tagli solcavano il suo viso e
le sue braccia, la maglietta era lacerata (sicuramente per colpa di una
frusta), soprattutto sulla schiena e sui fianchi non restava che qualche
brandello di stoffa. Le mani e il collo presentavano diversi segni di
bruciature e le gambe erano ricoperte di buchi sanguinanti.
Kai lo guardò un’ultima volta,
prima di tornare sui suoi passi. Dopo quel discorso su Katrina non si erano più
detti una parola. Yuri l’aveva fissato con uno sguardo implorante e sofferente
che l’altro non gli aveva mai visto. Doveva soffrire davvero molto per
quell’amore non ricambiato. Si allontanò in silenzio, mentre le guance di Yuri
cominciavano a rigarsi di calde lacrime, senza che lui emettesse un singhiozzo.
Kai distolse la mente dai
pensieri sull’amico e cominciò a cercare con lo sguardo la Regina delle Nevi e
Boris. Boris. Oddio, anche il solo ricordarlo gli dava fastidio. Quel
ragazzo inutile gli aveva dato una delle più grandi delusioni della sua vita. Guardò
in tutte le celle e trovò la Regina seduta accanto ad un ragazzino di circa
dieci anni. Quando lo vide si alzò e lo raggiunse silenziosamente, attraversando
le sbarre della cella come al solito.
«Kai…» la sua voce era dolce come
la ricordava, sembrava il rumore di un fiocco di neve che cadeva a terra.
«Boris se n’è andato?» chiese il
ragazzo. Lei annuì.
Kai scrollò le spalle. «Nessuno
sentirà la sua mancanza» mormorò.
«Non dire così…»
«Perché era qui?»
«… non lo so…» la Regina abbassò
la testa. Era davvero stupenda, regale. Aveva qualcosa che non possedeva nessun
altra ragazza al mondo; neanche Katrina, con la sua gelida bellezza, riusciva
ad eguagliarla. Kai pensò che non poteva essere umana, ma al tempo stesso era
evidente ai suoi occhi che lo era.
«Cosa ti ha detto?»
Lei si limitò a guardarlo
implorante, come a chiedergli di non farle più domande. Kai la studiò per
alcuni istanti.
«Perché non te ne sei andata
anche tu come ha fatto Boris?»
«Perché qui hanno bisogno di me»
Il ragazzo scrollò le spalle.
«Potresti tornare domani notte.
Non ti fai mai vedere da nessuno…»
La Regina continuò a fissarlo in
silenzio con quei suoi dolcissimi occhi neri, come per dirgli che non aveva
importanza.
«… perché io? Perché ti fai
vedere da me?»
Lei gli si avvicinò. Alzò un dito
affusolato e quasi irreale, e glielo posò sulle labbra.
«Non ho nulla da temere da te…»
«C’è qualcuno che devi temere?»
le chiese Kai, preoccupato, quando lei allontanò la mano.
La ragazza annuì. Poi lo fissò in
modo eloquente, conoscendo già la domanda che lui voleva porgli. Ma il ragazzo
seppe la risposta da quegli occhi, ancor prima di aprire la bocca per parlare.
«Katrina…»
Lei annuì.
Rimasero in silenzio per molti
minuti, guardandosi. Kai osservava ogni curva della sua pelle, ogni respiro che
le saliva lieve dal petto, ogni battito di ciglia, come a volerli imprimere
nella sua memoria per sempre.
«Sei prigioniera qui?» le chiese
all’improvviso.
Gli occhi le si riempirono di
lacrime, ma non rispose, limitandosi ad uno dei suoi soliti sguardi dolci e caldi,
che sembravano avvolgergli il cuore con un calore mai provato prima. Kai le
afferrò una mano, avvicinandosi di più.
«Togliti la maschera» cercò di
parlare il più dolcemente possibile, ma il suo tono era autoritario.
«Non posso» la voce della ragazza
era un sussurro appena percettibile.
«Vuol dire che lo farò io…»
La Regina fissò spaventata la sua
mano che si avvicinava sempre di più al suo volto.
«Non farlo ti prego…» se Kai
fosse stato anche solo due centimetri più distante non avrebbe sentito una sola
parola.
«Stai tranquilla…» ma non fece in
tempo a pronunciare quella frase che si ritrovò a toccare l’aria.
La Regina si trovava dietro di
lui.
«Come… come hai fatto?»
Lei non rispose.
«Sai… teletrasportarti?»
La ragazza annuì appena e a Kai
venne un dubbio orribile.
«Sei un esperimento di
Vorkov? Yuri mi ha detto che lui opera delle mutazioni genetiche sui suoi
blader…»
Lei lo fissò con sguardo vacuo.
Dischiuse lentamente le labbra per rispondere, ma…
SBAM!!!!
La porta si aprì di botto,
sbattendo contro il muro con forza. Sulla soglia c’era Katrina.
I due ragazzi la guardarono
sconvolti, poi i contorni della Regina delle Nevi divennero sfocati e lei
sembrò arretrare di qualche passo, portandosi una mano alla bocca.
«TU!» Katrina avanzò decisa verso
la ragazza, ignorando del tutto Kai, immobile in mezzo alla stanza, paralizzato
dallo stupore. «STUPIDA!» soffocata da una collera che Kai non riusciva a
spiegarsi, Katrina afferrò la Regina per un braccio e la strattonò
violentemente. «Che cosa ci fai ancora qui?!?!? Non sono stata abbastanza
chiara????» dicendo, anzi, urlando questo, la spintonò con forza, e l’altra
riuscì a mantenere l’equilibrio per miracolo. «FUORI!!!!»
La Regina la fissò implorante. «Non
posso…» mormorò con voce sofferente. «Ricordi…»
«FUORI!! ORA!!!»
Kai era paralizzato dal terrore.
Katrina faceva paura. Ok, quello era normale, lei faceva sempre paura. Ma in
quel momento, con gli occhi quasi rossi, le vene e i muscoli del suo corpo che
pulsavano sotto i vestiti di pelle nera e i lunghi boccoli scuri che le ricadevano
scompostamente sulle spalle, tutto in lei produceva un profondo senso di
terrore irrazionale. Kai avrebbe voluto scappare da lì, ma i suoi sensi non gli
rispondevano. Fissava sconvolto la scena.
La Regina sospirò sconfitta e un
lampo di abbagliante luce bianca la avvolse, costringendo il ragazzo a chiudere
gli occhi doloranti. Quando li riaprì lei non c’era più.
Scomparsa. Per davvero. Al suo
posto era rimasto solo un pulviscolo luminoso e un unico, candido, fiocco di
neve che cadde lentamente a terra. Un silenzio gelido calò nella stanza. Katrina
respirava affannosamente, ma dopo una decina di secondi aveva già riacquistato
la sua abituale compostezza. Si voltò per andarsene. Ora o mai più.
«Aspetta!» attingendo a tutto il
coraggio che aveva, Kai le urlò di fermarsi. Voleva delle risposte. Ma, tutte
le volte che provava ad ottenerle, non trovava altro che nuove domande.
«Cosa vuoi?»
La voce nuovamente fredda,
Katrina non si disturbò neanche a voltarsi verso di lui.
«Perché l’hai fatto?» si
costrinse a mantenersi controllato e distaccato. «Non stava facendo nulla di
male»
La ragazza rimase in silenzio per
alcuni istanti, poi si diresse verso la porta.
«Ehi!»
«Lei è una bugiarda. E un
pericolo. Ignora qualunque cosa ti dica»
«Perchè?» gridò il ragazzo,
esasperato. Non voleva dei consigli, soprattutto non da lei. La odiava con
tutto se stesso. Era un mostro. Era…
Katrina si voltò e Kai fu colpito
in un attimo dalla sua bellezza sconvolgente. Le guance leggermente arrossate,
i capelli un po’ scompigliati… sembrava… meno fredda. Più desiderabile. Più umana.
Kai sentì il fiato incastrarglisi
in gola e per un momento un desiderio prepotente di abbracciarla, baciarla,
farla sua, lì, su quel pavimento, gli sconvolse i sensi fino a scendergli lungo
la gola e adagiarsi nelle viscere. Si sforzò di respirare normalmente e
calmarsi mentre, lei dopo qualche secondo, rispondeva seccamente: «E’ la cosa
più fastidiosa di questo monastero, addirittura peggio di Yuri Ivanov»
«Si può sapere perché ce l’hai
tanto con Yuri?» le urlò allora, furibondo. Doveva scacciare quelle sensazioni,
nasconderle, cancellarle…
Katrina scrollò le spalle e
riprese la sua strada verso la porta.
«E’ semplice: esiste»
Kai la osservò basito, per un
attimo dimentico persino dei propri sentimenti. Alla fine esplose, senza
riuscire a trattenersi: «Esiste?! Possibile che non capisci niente? Lui
è innamorato di te!» sibilò fra i denti e pregò con tutto se stesso che Yuri
non avesse sentito. Nello stesso istante in cui aveva pronunciato quelle
parole, si accorse che facevano male.
Ma questo non aveva nessun senso…
Katrina raggiunse la porta senza
dire una parola, l’aprì, l’attraversò, e se la richiuse alle spalle. Appena fu
uscita, Kai sentì una risata echeggiare nel corridoio.
Kai rimase immobile in mezzo alla
prigione per non sapeva neanche lui quanto, finchè un fiocco di neve non
aleggiò verso di lui, lasciandosi infine cadere sul suo naso. E in quel momento
Kai si accorse di avere – di nuovo! – le guance bagnate dal pianto, stavolta
però senza avere la minima idea del perché. Si asciugò gli occhi con stizza e
osservò il fiocco di neve che, invece di sciogliersi sul suo naso, continuò a
scivolare fino al suo orecchio. E lì sentì una voce scendergli dolcemente lungo
il timpano, un sussurro appena percettibile.
«Non perdere tempo con me, Kai… cerca Valery»
A quell’ultima parola pronunciata
dalla Regina la testa di Kai esplose in mille pezzi, consumata da un dolore
lacerante e inspiegabile. Il ragazzo cadde pesantemente a terra e urlò, urlò
come se qualcuno gli stesse strappando l’anima a forza dal corpo. Nella sua
testa continuava a rimbombare quel nome, insieme alla risata di Katrina.
Padme86: Visto? Ho
aggiornato presto (lo credo bene, sono quattro giorni che non vai a scuola!!!
ndIvan) (Taci tu! Ndme)!!! Comunque se prima pensavi che Katrina era una
bastarda, adesso dopo quella sfuriata… direi che ha raggiunto livelli di
infamità mostruosi!!!!!! Bene, bene, è proprio quello che volevo!!! E sai
perchè? … non te lo dico!!!! Lo scoprirai leggendo la fic!!!!! Baci!!!
owarinai yume: mio adorato
Grande Demone Celeste!!! Ti ho lasciato più o meno 3000 mex istantanei su
msn!!! Quando hai tempo leggiteli!!! Comunque… come vedi su Shanti non si sa
ancora niente, e se ti è piaciuta la scena del cap precedente con Katrina
arrabbiata questa l’avrai adorata!!!!! E tu dici che la ragazza nei ricordi di
Kai è Katrina, eh? Mmmh… lo pensi anche dopo questo cap?? E’ un’ipotesi
interessante, ma non ti posso dire altro!!! Ti dico solo di goderti questo
chappy perché davvero non so quando riuscirò ad aggiornare, anche se il prossimo
dovrebbe essere uno dei più belli… a proposito, una domanda: qual è il capitolo
che ti è piaciuto di più tra quelli pubblicati finora?? Rispondi!! Ok,
bacissimi, a presto!!!
alice smack: ecco una
delle nuove recensitrici!!!!!! Grazie grazie grazie!!!!! Voglio tanto tanto
bene a tutte le persone che mi recensiscono!!!! Se ti è piaciuta Katrina
aspetta di vedere (quando finalmente compariranno) Shanti e Valery!!!!! E sono
perfettamente d’accordo, Kai e Yuri sono stupendi ovunque li metti!!!!! Baci
baci
Sybelle: ciao povera innamorata
ed illusa!!!!! Mi sa che siamo in 2… comunque, Selene è la ragazza di Yuri??!!
Hai capito il nostro blader… furbo, eh? (decisamente sì… anch’io voglio una
ragazza!!!! Buaaa!!!! ndIvan disperato) (Ma non diciamo sciocchezze!!!! Ti sei
guardato allo specchio???? Ndme) Se adori Yuri immagino che questo cap ti sia
piaciuto molto!!!! Anche se abbiamo scoperto che lui è un povero innamorato e
illuso come te… e quella risata di Katrina???? E’ stata troppo cattiva!!!!!! Ma
perchè??? Eheh, lo scopriremo presto… beh, più o meno… se per presto intendiamo
una decina di capitoli allora va bene… scherzo!!!! (non è vero, non scherza!!!!
Scoprirete tutto su di me tra tantissimi capitoli!!!! ndKatrina) (KATRINA????!!!!!
Ndtutti scioccati) (beh, che c’è di strano? ndKatrina) (0_0 ndtutti) ok, ti ho
rimbambito abbastanza… un bacio enorme!!!!!!!
Keila91: ciao! Snif… mi
commuovo a vedere tanta dedizione!!!! Ci sei sempre ad ogni capitolo,
puntualissima… buaaaaa!!!!! Snif, snif…. ok, basta. Sono contenta che i dialoghi
siano venuti bene, mi sono impiccata!!!!! Per quanto riguarda Shanti non l’ho
presa da Heroes (un po’ difficile visto che non lo seguo), ma è un prodotto
della mia mente perversa!!! E per Valery… beh, lei lo scoprirai leggendo chi
è!!!!! Anche perchè se te lo dicessi adesso non ci capiresti niente… prima
devono succedere molte altre cose… bacioni alla prossima!!!!
medea90: Ciao ciao!!!!
Allora, piaciuto? Certo che se Katrina ti era sembrata cattiva prima adesso
chissà cosa penserai!!!!! Esatto, Valery ha il mio stesso nome, ma per un
motivo molto semplice: è il mio personaggio preferito!!!!! E presto (presto???
Seeee…) scoprirai perché!!!! Kiss kiss
lexy90: ecco la mia
collega SSP!!!!!! Ma perchè non mi vuoi dire le tue elucubrazioni????
sigh… cattiva… ma tanto io ti perdono tutto, lo sai!!!! Mi dispiace che i punti
interrogativi ti abbiano sommerso la casa, ma come vedi dovrai penare ancora un
altro po’!!!!! Lo so, sonp cattiva, ma d’altronde lo sei anche tu… quindi siamo
pari!!!!! ^_^ ora… potresti togliermi una curiosità??? Cosa significa il tuo
nickname??? (non farmi la stessa domanda però, perchè io non ti posso
rispondere!!!!! Non ancora, almeno…) ok, credo sia tutto… sono un po’ sintetica
oggi (sintetica??? ndIvan) (… ndme ke ignoro Ivan) (-__- ndIvan ke viene
ignorato), ma vado un po’ di fretta… ok, baci, baci, baci, bacissimi al
prossimo chappy!!!!!!!!!
DarkHiwatari:
Aaaaaaah!!!!! Una pistola alla mia tempia??? Nooooo!!!!! Io sono troppo
importante per morire!!!!! (modesta, eh?) comunque stai tranquilla (e posa
quella pistola!!!!), come ho scritto sopra questa non è assolutamente una
fanfic yaoi!!!!! Io le odio!!!! Però mi diverto a farvi soffrire…. Ahahahah!!!!!
(risata sadica che ancora non conosci ma imparerai a conoscere presto) Bene, so
di averti scioccato, tu non sei ancora abituata… abituatA, vero???? [oddio,
pensa se sei un maschio…. che figura!!!!!! Una persona intelligente direbbe:
“ok, controlliamo la sua presentazione così da evitare figuracce”, ma poichè non
rientro nella categoria (e al momento nn sono su internet) mi butto nel baratro!!!!]
wow, una doppia parentesi!!! Sei in grado di risolvere l’equazione??? Spero di
sì!!! Ok, allora un bacione-one-one e alla prossima!!!!
Nehi: ecco un’altra delle
mie nuove recensitrici!!!!! Che bello, che bello, che bello!!!!!! Allora,
tranquilla perchè, come ho scritto sopra, non è assolutamente una fic yaoi!!!!!
Poi grazie grazie grazie dei complimenti (me commossa)!!!!! Ed è naturale che
ci sia Yuri!!!! Lui è stupendo!!! Anche se il mio preferito resta Kai… comunque…
beata te che hai la prof di lettere in vacanza, io probabilmente devo tornare a
scuola dopo 4 giorni di assenza e non so che orario c’è!!!!! Aspetta, ti
spiego, detto così sembro scema: lunedì, martedì e mercoledì sono stata male e
mercoledì pomeriggio ho chiamato un mio amico per i compiti, perchè oggi dovevo
tornare a scuola. Lui mi ha detto che quella mattina (mercoledì) non li avevano
fatti entrare perchè c’era la disinfestazione, ieri e oggi. Peccato che
l’orario dovevano darcelo mercoledì e, non essendoci andati, non lo
sappiamo!!!! Ok, ora tu ti chiederai: e a me che me ne importa dei casini di
scuola di questa qui??? e io ti rispondo: niente!!!! xD Però mi sono fatta
prendere la mano e ti ho annoiato con tutte queste chiacchiere!!!! E sono
riuscita a fare un discorso serio per quattro righe!!!! Wow, è un record!!!!
Bene, dopo tutto ciò (aaargh!!! Ma quanto ho scritto????) ti lascio con un
bacione grandissimo!!!!!!
Iria: oddio, la tua
recensione è stupenda, mi ha fatto morire dalle risate!!!!! Però non sono
sicura di una cosa: per caso Yuri ti sta antipatico???? Sai com’è, non si
capisce assolutamente… xD Sono felicissima che la mia storia ti sia piaciuta,
ma sono ancora più felice di avere una nuova recensitrice!!!!! Comunque mi
dispiace per te, ma Yuri avrà un posto molto importante nella mia fic (dopo Kai,
naturalmente) e sono sicura che riuscirò a fartelo amare!!!! Per un istante ti
illuderai perchè rischia davvero di schiattare, però non lo potrei mai
uccidere!!!!! (anche perchè dopo il suo fanclub potrebbe uccidere me…) e poi
tranquilla, non è assolutamente una yaoi… l’ho fatto credere solo perchè sono
masochista e voglio essere uccisa dalle mie recensitrici… ma io sono come i
gatti, ho nove vite!!! (peccato solo che le recensitrici siano 10… ndIvan)
(Aaaaaah!!!!! ndme disperata)
Ok, un kissone immenso anche a
te, grazie di cuore dei complimenti!!!!!!! baci
Capitolo 8 *** Sentimenti confusi sul ghiaccio ***
CAPITOLO REVISIONATO IL
6/01/12
Capitolo VIII – Sentimenti
confusi sul ghiaccio
Il lago Bajikal è uno dei laghi
più grandi del mondo: la superficie è sempre gelata, coperta da uno strato di ghiaccio
spesso almeno dieci centimetri buoni. Tutto intorno ci sono solo sempreverdi e
neve. Una calma assoluta, quasi irreale, avvolgeva ogni cosa in quel preciso
istante, rendendolo un luogo perfetto per pensare e rinfrescarsi le idee. Il
luogo ideale per piangere sui propri errori e rimpiangere le proprie scelte.
All’improvviso quella calma venne
rotta da un forte rumore metallico che proveniva esattamente dal centro del
lago: un beyblade nero sfrecciava sulla superficie ghiacciata, descrivendo
piccoli solchi e disegni aggraziati nella sua danza mortale, finchè il blader
non lo richiamò. Kai fissò Blackdranzer senza dire niente, mentre il suo bit power
riluceva alla luce del freddo sole della Russia. Come aveva potuto fare una cosa
del genere? Senza alcuna espressione lanciò nuovamente il bey sul lago,
osservandolo in silenzio mentre la sua mente continuava inesorabile a
riportarlo agli eventi di tre giorni prima. Tre giorni.
Davvero era passato così tanto?
Sospirò. Blackdranzer tornò
obbediente nella sua mano e lui lo lanciò di nuovo. L’aveva passato così, tutto
quel tempo a lanciare il suo bey su quel lago. “Non è il mio bey” pensò
all’improvviso e la morsa sul suo stomaco si strinse ancora di più. Chiuse gli
occhi.
Perché, perché l’aveva fatto?
Lui voleva essere il più forte.
Chiaro. Su questo erano d’accordo tutti. Ma, come gli aveva ricordato la sua
mente tempo prima, senza avversari validi non c’era più gusto a giocare a
beyblade. Non aveva bisogno di possedere tutti i bit power del mondo per essere
il più forte. Doveva solo battere Takao. Semplice, no?
Eppure, era incredibile quanto
una cosa all’apparenza così semplice come quella si stesse rivelando
mortalmente difficile. Non riusciva più a parlare con Takao, ormai. Non ci
parlava da quando aveva tradito i Bladebreakers per la Borg. Non ci parlava
perché non ne aveva il coraggio. C’erano tante cose che avrebbe voluto dirgli,
ma non ci riusciva, davvero, era più forte di lui. E dire che alle amichevoli
si era avvicinato, Takao, per chiedergli delle spiegazioni; e lui, con il suo
stupido, maledettissimo orgoglio, l’aveva ignorato. Per colpa della sua
dannatissima arroganza, gli aveva voltato le spalle. Un’altra volta. A causa
della sua insopportabile fama di “uomo di ghiaccio” non era riuscito a correre
da lui, a dirgli che voleva ancora essere suo amico, che sentiva di aver
sbagliato tutto. Forse lo avrebbero anche perdonato. Magari sarebbe pure
ritornato a far parte dei Bladebreakers. E invece, come sempre, aveva scelto la
strada della solitudine, aveva compiuto un gesto inammissibile, imperdonabile.
Aveva dato il suo bey a Takao.
Aveva dato il suo beyblade
a Takao.
Aveva dato il suo Dranzer
ad un altro.
E, con quel gesto, li aveva
persi.
Tutti.
Per sempre.
I suoi amici. E il suo bey.
E quel pensiero faceva un male
inimmaginabile.
Blackdranzer tornò obbediente
nella sua mano, ma Kai si sbrigò a rilanciarlo. Era andato avanti così, quegli
ultimi giorni, dall’alba al tramonto su quel lago a lanciare il suo bey, a
sperare che quella spessa superficie di ghiaccio si spezzasse per inghiottirlo,
per trascinarlo con sé in un abisso senza immagini, senza suoni, senza ricordi…
senza emozioni.
Come, come, come aveva potuto?
Conosceva sia i blader cinesi che quelli americani e non meritavano affatto un
simile trattamento. E, pur sapendolo, li aveva anche sfottuti durante quelle
“amichevoli”, quasi fossero stati la feccia peggiore dell’universo. Perché così
faceva meno male. Perché convincersi di essere cattivo era meglio che fingere
di esserlo. Lo sapeva fin troppo bene. Però ora si sentiva svuotato dentro,
privo di ogni sentimento che non fosse il rimorso, il rimpianto per le scelte
che aveva compiuto.
Si era fidato del suo istinto.
E aveva sbagliato.
Eppure c’era ancora quella
sensazione, la sensazione che al monastero ci fosse qualcosa di molto
importante per lui, così importante che valeva la pena abbandonare tutto per essa.
Si ritrovò a pensare che forse era impazzito. Ipotesi probabile. Molto.
Kai fissò con sguardo vitreo il
suo bey che volteggiava con grazia. Come se tutto questo non bastasse, Yuri era
scomparso. Cioè, Yuri c’era ancora al monastero, ma era tornato ad essere la
macchina omicida di Vorkov, così, da un giorno all’altro. Quando l’avevano
fatto uscire dalla cella per assistere alle amichevoli, si era comportato con
lui come i primi giorni in cui era arrivato al monastero, freddo e distaccato, gli
occhi privi di qualsiasi emozione. Kai stava cominciando a chiedersi se Vorkov
non avesse usato qualcuno di quei macchinari per manipolare le persone su cui
giravano voci spaventate tra i ragazzi. L’ipotesi era talmente terrificante da
essere inaccettabile. Anche per questo cercava di stare il meno possibile al
monastero, dicendo che andava ad allenarsi per conto suo. Naturalmente c’erano
due monaci che lo controllavano tutto il giorno, ma almeno non era costretto a
vedere quell’uomo orribile e il suo ex amico che non riconosceva più. Il suo
morale era davvero a terra, ma nonostante questo il suo cervello non aveva
smesso di lavorare ed elaborare ipotesi e congetture. C’era solo un
piccolissimo problema: non poteva pronunciare il nome di Valery. O meglio, non
ci riusciva, perché ogni volta che quel nome usciva dalla sua bocca o da quella
di un altro le fitte atroci alla testa che lo avevano assalito la prima volta
ricomparivano immediatamente, anche se col tempo ci stava quasi facendo
l’abitudine. Nessuno al monastero aveva mai sentito quel nome, anche se erano
tutti bambini più piccoli di lui e Kai sapeva di non poter fare troppo affidamento
sulle loro parole. Inoltre aveva fatto una ricerca su internet, ricordando le
parole del Professor Kappa su Katrina e aveva scoperto che quello che aveva
detto era vero: la ragazza risultava morta da circa tre anni. Ufficialmente,
Katrina non esisteva.
A quel punto, Kai si era arreso.
La sua mente si era rifiutata di continuare ad indagare su Katrina.
A coronare il tutto, il ragazzo
si era accorto di aver commesso un grandissimo errore, che sicuramente gli
avrebbe creato e gli stava creando non pochi problemi: si era preso una cotta
per la Regina delle Nevi. L’aveva vista solo un’altra volta dopo la sfuriata di
Katrina, e lei gli aveva detto che per un po’ non sarebbe più potuta venire al
monastero. Era passato solo un giorno, ma già gli mancava da morire. Era così
dolce, ingenua, pura; riusciva a trasmettergli una sensazione di pace e di
benessere che non aveva mai provato. Quello sì che era un problema davvero
grave. La sognava ogni notte ormai; il suo profumo così delicato, le sue labbra
rosse, in contrasto con la carnagione pallidissima, i suoi occhi caldi e
avvolgenti, il suo respiro leggero, la sua essenza così fragile e al tempo
stesso quasi eterea.
Kai scosse la testa. Non doveva
pensarci. Gli bastavano le notti insonni passate a ricordarla.
Distolse lo sguardo dal suo bey. Blackdranzer
gli tornò in mano obbediente, ma lui lo rilanciò immediatamente ancora più
lontano. All’improvviso si accorse che il contatto con quel beyblade gli dava
fastidio. Lo considerava quasi il responsabile di quella situazione disperata.
Lo odiava. E anche la sensazione che provava prima, quella che gli diceva che
Blackdranzer era importantissimo per lui, era scomparsa. A pensarci bene era
successo quando la Regina aveva pronunciato il nome di Valery.
Valery… chissà chi era.
«Akamy! Akamy, siamo qui!»
La ragazza si voltò verso i suoi
amici e li raggiunse immediatamente.
«Ragazzi, finalmente! Sono ore
che vi cerco!» Akamy si sedette affannata vicino a Max.
«Perché ci cercavi?» chiese il
professore alzando la testa dal suo portatile.
Akamy li fissò uno per uno,
osservando i loro volti stanchi e tristi. Quei giorni erano stati un inferno.
Dopo le amichevoli era stato difficile convincere i Bladebreakers ad avere
ancora fiducia in Kai, ma alla fine ce l’aveva fatta. In fondo lei era la sua
migliore amica, non l’avrebbe mai potuto abbandonare al suo destino. E sapeva
che Takao e gli altri aspettavano solo di sentirsi dire che c’era ancora una
speranza.
«Allora, oggi vi porto una buona
notizia» esordì, felice di vedere i loro volti illuminarsi.
«Finalmente!» esclamò Rei,
sistemandosi meglio sulla sedia.
«Avanti, parla, non tenerci sulle
spine!» il professore si era sporto sul tavolino fino a metà busto nel
tentativo di avvicinarsi a lei per sentire meglio.
«Cosa è successo?» chiese Max con
gli occhi brillanti dalla curiosità.
«Kai torna da noi?»
Tutti fissarono Takao. Poi Akamy.
Lei stava sorridendo.
«Non dirmi che…»
«Sulserio…?»
«Kai torna nei Bladebreakers?»
Akamy li guardò tutti e il suo
sorriso si fece ancora più ampio.
«Beh, ecco…» fece una pausa,
divertendosi a tenerli con il fiato in sospeso. «… sì!»
L’urlo di gioia che si levò fece
voltare tutti gli altri clienti del bar.
«Non ci posso credere!» Takao era
semplicemente fuori di sé. «E quando arriva?»
«Stasera»
«Ma ne sei proprio sicura?»
«Già: sicura sicura sicura?»
Akamy annuì. «Me l’ha detto
Valery. Ha detto di aspettarlo questa sera»
«Wow, è fantastico!!!»
«Già, ma…» il professore assunse
improvvisamente un’aria abbattuta. «Se stasera Kai non dovesse venire…»
«Tranquillo, Prof!» Takao gli
circondò le spalle con un braccio. «Non ricordi quello che ha detto Akamy
l’altra sera? Dobbiamo fidarci di lei! E di lui!»
«Già» la ragazza annuì convinta.
«Vedrete, Kai tornerà. Ne sono sicura»
I ragazzi erano davvero euforici,
non fecero altro che parlare di quella sera per più di venti minuti; poi
decisero di andare tutti in albergo per preparare il ricevimento per il loro
amico. Lasciata Akamy al bar, dove aveva detto che voleva restare per un altro
po’, i Bladebreakers si allontanarono rumorosamente verso l’hotel. La ragazza,
rimasta sola, ordinò una tazza di cioccolata calda e se la gustò in
tranquillità, sorridendo ogni tanto al pensiero dei suoi nuovi amici.
«Kai tornerà. Io ho fiducia in
lui, so che può farcela. Kai uscirà dalle tenebre che l’hanno avvolto e tornerà
da me. Valery l’ha promesso»
Il beyblade volò elegante e perfetto
sulla superficie del lago, tornando poi obbediente in mano al suo padrone,
piuttosto confuso e depresso. Era stufo di porsi domande su misteri a cui non
riusciva comunque a trovare una risposta. Perciò aveva deciso di non stupirsi
più di nulla. Purtroppo proprio in quel momento accadde qualcosa che distrusse
tutti i suoi propositi: sentì alle spalle la presenza di qualcuno che lo stava
osservando in silenzio.
«Che vuoi?» domandò sgarbatamente
Kai, seccato da quella presenza. «Non vedi che mi sto allenando?»
La persona, chiunque fosse, non rispose.
Kai non si era ancora voltato e non voleva dargli questa soddisfazione, anche
perché in quel momento non riusciva davvero a provare curiosità verso lo
sconosciuto.
«Ehi, sei forse sordo? Vattene;
mi dai fastidio»
In quel momento era arrabbiato
con tutti, in particolar modo con se stesso, e non aveva assolutamente voglia
di “compagnia”. Voleva solo essere lasciato in pace. Si sentiva paurosamente sul
punto di spezzarsi ed era una sensazione davvero fastidiosa. Quasi
insopportabile.
«Insomma, ti ho detto di
lasciarmi in pace!» si voltò di scatto, urlando e mandando al diavolo il suo proposito
di far finta che quella persona non esistesse.
Improvvisamente, senza motivo
apparente e senza una spiegazione logica, qualcosa dentro di lui si spezzò
davvero. E lui si sentì finalmente libero, privo del peso che lo opprimeva da
giorni. Come se potesse respiraredi nuovo.
Davanti a lui, immobile come una
statua di ghiaccio, c’era una ragazza che non aveva mai visto prima: un lungo
mantello bianco con l’interno nero nascondeva tutto il suo corpo, lasciando
visibili solo in parte gli stivali alti di pelle bianca. Una maschera nera, a
forma di volpe, o di lupo, le copriva gli occhi e il naso, mostrando però le
labbra ricoperte da un intenso rossetto rosso acceso, che spiccava sulla
carnagione chiara, come… come lei.
Fu la prima cosa che pensò quando
la vide. Ricordava moltissimo la Regina delle Nevi. L’abbigliamento era simile,
la maschera anche, e le labbra erano addirittura identiche. Le due ragazze
differivano tra loro solo per alcuni piccolissimi particolari, e per i capelli:
quelli della Regina erano bianchi, lisci e lunghi; la ragazza misteriosa,
invece, li aveva ricci, scurissimi, e molto corti, fino al mento.
«Chi… chi sei?»
Lei, per tutta risposta, estrasse
dal mantello un beyblade blu acceso e allungò il braccio verso di lui, porgendoglielo.
La mano di Kai scattò inconsciamente verso il bey, fermandosi solo a pochi
centimetri di distanza. Nell’altra mano, la sinistra, il ragazzo stringeva
ancora Blackdranzer. Rimase incerto per un secondo; un secondo, non di più.
Lasciò cadere la trottola nera
che rotolò senza controllo sulla neve fresca e afferrò il beyblade blu con
tutte le sue forze, stringendolo così forte da arrossarsi i palmi.
«Dranzer…» sussurrò, accarezzando
la superficie liscia del bey.
Quanto gli era mancato! Come
aveva potuto anche solo pensare di separarsi dal suo fedele Dranzer? Era stato
uno stupido! Ma ora, ora che l’aveva ritrovato, non si sarebbero separati mai
più. Improvvisamente si ricordò della misteriosa ragazza e si ricompose
velocemente.
«Grazie per avermelo riportato…»
mormorò, con voce controllata. «Però vorrei sapere dove l’hai preso»
L’altra lo fissò per alcuni
istanti, poi dischiuse appena le labbra, quel tanto che bastava per far uscire
un suono. Altra somiglianza incredibile con la Regina delle Nevi. Kai sentì una
stretta al cuore.
«Me l’ha dato un’amica…»
«Chi?»
Altro silenzio. Kai aspettò con
calma. Stava diventando più paziente da quando frequentava tutte quelle persone
che rispondevano alle domande dopo secoli di riflessioni.
«Non la conosci…»
«Dimmi il suo nome!» esclamò Kai
esasperato. Non gli sembrava di chiedere così tanto. «Potresti sbagliarti»
La ragazza lo guardò per qualche
altro secondo, poi scrollò le spalle in segno d’indifferenza.
«Akamy»
«Akamy? Aspetta, l’ho già
sentito… fammi pensare» Kai si concentrò il più possibile, facendo appello a
tutta la sua memoria; forse sarebbe riuscito a venire a capo di qualcosa! O
forse si stava solo illudendo…
«Ora mi ricordo!» esclamò
all’improvviso. «Akamy Hiwatari! La misteriosa blader che ha il mio stesso
cognome! Però non l’ho mai vista… quindi è una tua amica… chiunque tu sia…»
La ragazza si limitò ad annuire.
«Allora Dranzer deve averglielo
dato Takao… credo…»
Cenno affermativo.
«Beh… e ora secondo te io cosa
dovrei fare?» le chiese Kai dopo alcuni minuti di silenzio.
«Segui il tuo cuore. Non è così
difficile, sai?»
Questa volta nel tono della ragazza
c’era una punta di dolcezza mista a sofferenza che aveva qualcosa di così… familiare da risultare dolorosa.
«Dici che dovrei… » Kai abbassò
lo sguardo sul suo beyblade. Blackdranzer giaceva abbandonato lì accanto:
caduto scompostamente sulla neve, non sembrava affatto un bey perfetto…
Dranzer, che risplendeva ai raggi del pallido sole russo appariva molto più
forte e maestoso. Ancora una volta, Kai si chiese come l’aveva potuto
abbandonare.
Quella ragazza aveva ragione. Non
sapeva chi era, ma non importava: aveva assolutamente ragione. Era giunto il
momento di seguire il proprio cuore. Lentamente, si chinò a raccogliere
Blackdranzer, infilandoselo in tasca senza neanche guardarlo. C’era un’ultima
cosa che doveva fare prima di procedere sulla strada che aveva scelto. Alzò la
testa e incrociò per la prima volta lo sguardo della ragazza. Aveva gli occhi
azzurro cielo. Kai si ritrovò a pensare che tutti i russi avevano gli occhi di
quel colore: Yuri, Boris, Katrina, Sergey, Vorkov, Ivan…
Non era importante, comunque. La
Regina aveva gli occhi neri. Quindi non aveva nulla a che fare con la ragazza
che si ritrovava davanti.
Kai aprì la bocca per parlare, ma
lei avvicinò le labbra al suo orecchio e gli sussurrò: «I tuoi compagni ti
aspettano per stasera… vedi di non farli attendere troppo…»
Il ragazzo sorrise
impercettibilmente. Sì, avrebbe fatto quello che gli diceva il suo cuore.
Sarebbe tornato dai Bladebreakers. E avrebbe chiesto il loro perdono. Però
prima c’era una cosa che voleva assolutamente sapere.
«Come ti chiami?»
La ragazza lo fissò, impassibile,
poi un sorriso cristallino si disegnò sulle sue labbra, mentre lei si voltava
per allontanarsi, non prima di aver risposto alla sua domanda.
Padm86: lo so, Katrina è
stata davvero troppo cattiva nel capitolo precedente… ma io l’avevo detto che
lei è una cattiva senza possibilità di redenzione… insomma, resterà così per
sempre!!!! Quindi ti conviene abituarti!!!! ^_^ bacissimi alla prossima
Sybelle: omioddio!!!!!!!
La situazione è drammatica se ci si mette di mezzo anche Selene!!!!!!! ^_^
comunque avevi visto giusto, il nostro Kai si è preso una bella cotta per
l’affascinante e misteriosa Regina delle Nevi… però se la cosa funzionerà non
posso dirtelo!!!!!!!! Comunque come fai a sapere di eaglefire????? Vi conoscete?
E, tra parentesi, tu di dove sei? Dai che mi impiccio un po’ dei fatti tuoi…
^_^ spero che questo chappy ti sia piaciuto… ho attraversato un periodo in cui
l’unica cosa che mi andava di fare era ascoltare musica e cantare… e ho trascurato
la fic!!!!!!!!! Spero che non succederà più!!!!! Bacissimi tesoro!!!! A
presto!!!!!!!
Keila91: ciao!!! Sapevo che
nessuno avrebbe mai pensato a Boris… ^_^ comunque ho cominciato a leggere
l’altra tua fic… vai avanti così, mi raccomando!!!!!! E continua a seguirmi,
naturalmente!!!!!! Bacissimi
medea90: la tua curiosità
è stata appagata, spero… ^_^ comunque sono contenta che ti sia piaciuta la
scena di Kai e la Regina, è piaciuta tantissimo a tutti!!!!! E pensare che non
era nemmeno in programma, mi è venuta così, sul momento… non ero neanche sicura
di metterla!!!!! E per Yuri… ho in serbo ancora molte sorprese per lui!!!!!
Ahahahah!!!!! Ok, basta sclerare!!! Alla prossima!!!
alice smack: sì, sì, tranquilla,
ho dormito anche per te… eheheheh… xD comunque sono contenta di essere riuscita
a confonderti le idee, era proprio quello che volevo fare!!!! Ahahahah!!!!!
(quanto sono cattiva…) mi dispiace per Yuri, ma dovrà soffrire ancora un po’…
le sue fan dovranno pazientare per vederlo finalmente felice… forse… ^_^ xD al
prossimo chappy!!!!!! Ciao!!!!!
Owarinai yume: chiedo
perdono, oh Grande Demone Celeste, per averti fatto aspettare… ho avuto degli
inconvenienti tecnici… cioè non mi andava di scrivere!!!!!! ^_^ xD comunque
spero che questo capitolo ti sia piaciuto… e mi venuta un’altra ideuzza
simpatica… ma molto più avanti… aspetta e saprai!!!! Spero a presto!!!!!! Kiss
kiss kississimi!!!!
Nehi: ciaoooo!!!!!! Tranquilla
per Yuri, alla fine (cioè tra tanti, taaanti, tantissimi capitoli in cui
soffrirà tantissimo) troverà la felicità!!!!
…
ok, adesso tu posi quella
motosega e io vado a scrivere il tuo matrimonio con Yuri, va bene?
Skerzi a parte, grazie della
recensione e (mi dispiace) quello che ho scritto sopra su Yuri è vero!!!!!! (non
il matrimonio, eh! Non ti fare venire strane idee…)
Ok, al prossimo capitolo!!!!!
Bacissimi
Ps. Cosa significa il tuo
soprannome? Da dove l’hai preso? Sono curiosa, mi piace molto…
Iria: eccomi!!!! beh, noi
ci siamo parlate ieri… non credo di avere molte altre cose da dirti… ti do solo
un’anticipazione che ti renderà molto felice: il prossimo capitolo sarà
dedicato quasi del tutto a Yuri, ma in senso negativo… non credo sia molto felice
di quello che gli ho combinato… comunque leggere per sapere!!!! Non appena
scriverò il capitolo 9, naturalmente… allora alla prossima!!!! un bacione
Anghelos_bad_boys: ciao gemello di Iria!!!!! La tua
sorellina non è molto contenta della tua “intrusione”… ma io sì!!!!! Così ho un
nuovo recensitore!!!!! Yuppi!!!!! Comunque mi dispiace, niente fan-art di
Katrina… non saprei neanche da che parte cominciare… ^_^ e poi mi piace
lasciare tutto all’immaginazione dei miei lettori… e, visto che sei un maschio,
so già cosa ti immagini tu!!!! Pervertito!!!! xD spero solo che tua sorella non
legga la tua recensione la mia risposta… temo che si preoccuperebbe… al
prossimo capitolo allora!!!! Spero che sarai ancora dei miei!!!! Ciao!!!!
lexy90: ECCOTI!!!!!!!!! stavo
già per chiamare la polizia, i carabinieri, l’892424, il telefono azzurro,
quello verde, quello rosa e quello viola a pallini gialli!!!!!! ma per fortuna
stai bene!!!!! Spero ti sia piaciuto il capitolo e per il mio nick… si scoprirà
tutto, un giorno lontano (mooolto lontano)… bene, ora vado, ho letto la tua
recensione quando stavo per postare il capitolo, infatti vicino all’appello per
eaglefire prima c’era anche il tuo!!!!!!! Però tu sei tornata!!!! Sono troppo
felice!!!!! Ok, a presto (sarai la prima a recensire il prossimo
capitolo, veero???) bacissi-missi-missimi!!!!!
(Per chi l’ha già letto noterete che ho deciso di cambiare la poesia perché
quella che avevo scritto prima, rileggendola, mi è sembrata molto lunga e
inutile… l’ho riscritta in un modo che mi sembra più “azzeccato” sapendo chi ne
è l’artefice!^^)
Capitolo IX –Poesia su una lapide bianca
C’era una cosa che doveva fare.
Assolutamente. Doveva togliersi quel peso dalla coscienza una volta per tutte.
Non sarebbe stato facile, di questo ne era sicuro, però…
Un’acuta fitta alla testa lo
costrinse a raggomitolarsi su se stesso, mentre stringeva i denti per non
gridare da dolore. Dall’incontro con Valery la sua testa aveva cominciato a farlo
impazzire con scariche di dolore sempre più forti, a intervalli di pochi
minuti. Era tornato dai monaci, dicendo di non sentirsi molto bene – il che, in
fondo, era vero, viste le lancinanti fitte alla testa – e chiedendo di essere
riportato al monastero. Quelli avevano annuito senza una parola, mettendo subito
in moto l’elicottero. Kai si era chiesto se per caso non avessero assistito
alla sua conversazione – se così poteva chiamarsi - con Valery, ma poi aveva
deciso che non gliene importava un accidenti. L’unica cosa importante, in quel
momento, era far cessare quei dolori atroci che lo avrebbero ostacolato non
poco nel suo piano. A poco a poco le fitte si calmarono per poi svanire del
tutto, e Kai tirò un sospiro di sollievo, anche se sapeva che la tregua sarebbe
durata solo qualche minuto.
“Dannazione, proprio adesso! Se
questa non è sfortuna… in queste condizioni non sarò mai in grado di attuare il
mio piano…”
Rimase imbronciato a fissare il
paesaggio fuori dal finestrino per pochi minuti; pochi minuti, per l’appunto.
“Aaah!!! Ma perché, dannazione?!?!”
Le fitte lo assalirono di nuovo,
ancora più dolorose; gli sembrava di dover esplodere da un momento all’altro.
“E’ logico” si ritrovò a pensare. “Se il solo sentire il nome di quella ragazza
mi dava mal di testa, è normale che mi faccia quest’effetto vederla e sentirla
parlare…”
Il ragionamento aveva una sua logica,
anche se non lo confortava nemmeno un po’. I monaci non lo degnavano di uno
sguardo, unico sollievo in quella situazione. D’improvviso, le fitte
aumentarono d’intensità.
“Aaah!!!! Ma cosa vuole da me la
mia testa??!! Basta!!! Lasciami in pace, lasciami in pace!!!!”
Nel momento stesso in cui aveva
smesso di pensare, un’immagine confusa si delineò nella sua mente, mentre il
mal di testa spariva del tutto. Kai cercò di focalizzare quel ricordo che stava
prepotentemente cercando di uscire, chiedendosi cosa fosse: non aveva forse
recuperato tutta la memoria qualche giorno prima?
Evidentemente no.
«Forza Yuri!! Vai così, lo hai
quasi sconfitto!!!!»
«Stai calma! Non vedi che ha
tutta la situazione sotto controllo?»
«Uffa, quanto sei noioso Kai!
Che male c’è ad incoraggiarlo un po’?»
«Disturbi la sua
concentrazione»
La bambina alzò gli occhi al
cielo e poi li posò sul ragazzino al suo fianco. Due stupende iridi azzurre
incontrarono l’ametista scura, mentre un sorriso si allargava sul volto della piccola.
«Lui non è te, Kai. Gli fa
piacere essere incoraggiato. Vero f… oh, hai già finito?» uno Yuri decisamente
bambino scendeva veloce le scalette del beyblade stadium, diretto verso i due.
«Non è stato molto difficile…»
commentò il rosso, salutando Kai con il loro abituale pugno.
«Qualcosa mi dice che
vinceremo anche questo torneo…» mormorò il ragazzino dagli occhi ametista. Sembrava
avere all’incirca undici anni, come la bambina, mentre Yuri ne dimostrava uno o
due di più.
«Che pizza, però! Perché quel
noioso di Vorkov non si decide a farci combattere contro qualcuno alla nostra
altezza?» si lamentò la bimba, portandosi le mani dietro alla testa e
sbuffando.
«Il torneo ti annoia, forse?»
Tutti i bambini presenti,
compresi Kai e Yuri, scattarono sull’attenti, mentre un uomo sui trent’anni si
avvicinava lentamente a loro.
«Sì, abbastanza»
Molti bambini sussultarono,
fissando stralunati la ragazzina che aveva risposto in quel modo a Vorkov; sicuramente
si sarebbe beccata una bella punizione. Invece, l’uomo sorrise e chiamò con uno
schiocco di dita due monaci.
«Bene, allora ti propongo una
sfida»
Gli occhi della bambina si
fecero attenti.
«Una sfida? Sembra
interessante…»
«Ti assicuro che lo è»
L’uomo mormorò qualcosa ai due
monaci, e quelli corsero via.
«Mi scusi signore, potrei sapere
contro chi vuole farci combattere?»
Vorkov guardò compiaciuto
Yuri: era davvero una ragazzino intelligente. Non solo aveva capito che aveva
fatto chiamare dei blader di prima categoria, ma anche che la ragazzina non
sarebbe stata la sola sfidante.
«Beh… Yuri Ivanov, ti sembrano
abbastanza forti i Demolition Boys?»
I bambini sgranarono gli occhi
all’entrata dei quattro ragazzi:i Demolition Boys erano la squadra che
rappresentava il monastero nelle competizioni ufficiali, formata dai migliori
blader di tutta la Russia… come poteva Vorkov pensare che qualcuno di loro
fosse in grado di batterli?
Alla loro comparsa, la bambina
urlò di gioia, lasciando tutti i presenti senza parole.
«Wow, un incontro con i
Demolition Boys in persona!!!! Allora non sei così noioso come pensavo!»
esclamò dando dei colpetti affettuosi al braccio di Vorkov. Questi però,
stranamente, le sorrise senza rimproverarla.
«Ognuno di voi sfiderà uno dei
Demolition Boys… vi lascio scegliere il vostro avversario» dichiarò l’uomo ai
bambini terrorizzati. «E tu combatterai per ultima» mormorò poi alla bimba.
«Va bene…»
Com’era prevedibile, nessuno
riuscì a vincere. Kai e Yuri sostennero due begli incontri, ma alla fine furono
sconfitti dai rispettivi avversari. Ovviamente nessuno aveva sfidato il
capitano.
«Che peccato, mi sarebbe
piaciuto vedere il capitano Aleksej in azione… ma nessuno è così pazzo da
sfidarlo» sospirò Kai a Yuri, mentre l’ultimo ragazzino veniva sconfitto in
pochi istanti.
«Allora piccola, tocca a te…»
Vorkov si voltò verso la bambina. «Chi vuoi sfidare?»
«Ma naturalmente il
capitano!!!» esclamò lei con un entusiasmo incredibile.
«Ritiro quello che ho detto…»
Yuri soffocò una risata,
mentre un Kai piuttosto esasperato fissava la su amica che si metteva in
posizione.
«Temo che la nostra “Regina”
prenderà una bella batosta…» mormorò distrattamente il bambino dai capelli
grigi.
«Tu dici?»
L’incontro cominciò. Chi si aspettava
di vedere il beyblade della bambina sbalzato subito fuori dal campo rimase
decisamente deluso. Lei evitò tutti gli attacchi dell’avversario, lasciandolo
senza parole e costringendolo ad impegnarsi maggiormente nello scontro. Il
piccolo bey blu sembrava essere imprendibile, mentre quello argentato di
Aleksej cercava invano di mandare un colpo a segno.
«Aspetta solo che ti prenda…»
ringhiò il ragazzo, sempre più furioso.
«Perché? Se mi prendi cosa mi
fai?»
L’altro le lanciò un’occhiata
astiosa, per poi voltarsi verso Vorkov; si scambiarono un cenno d’intesa, e un
ghigno si allargò sul volto del blader.
«Oh… a quanto pare mi è stato
permesso di usare tutta la mia forza… mi dispiace piccola…»
Il beyblade argentato aumentò
improvvisamente la velocità e la rotazione, scagliandosi contro il bey blu, che
finì a bordo campo, senza però cadere.
La bambina gli sorrise. «E’
tutta qui la tua forza? Beh, allora lascia che ti mostri la vera potenza di un
blader degno di questo nome!»
Il beyblade blu tornò al
centro del campo, creando attorno a sé un’aura strana: l’energia che emanava
sembrava quasi visibile.
«Ma cosa diavolo…?»
«Dranzer!!!!!» la bambina urlò
con tutto il fiato che aveva in corpo. «Vieni a me, Aquila Rossa!!!!!»
L’incontro si concluse in un
attimo.
Aleksej fissava il suo
beyblade uscito dal campo senza una parola, completamente scioccato dall’esito
dell’incontro.
«Non dirmi davvero che speravi
di battermi senza un bit power!» esclamò la bambina sorridendo.
«Lo sapevo» Yuri scrollò le
spalle, rassegnato. «E’ impossibile battere la nostra “Regina”…»
«Già…» Kai stava ancora
fissando il beyblade blu nella mano dell’amica. «E quel bit power è davvero
stupendo…»
Il ritorno alla realtà fu così
brusco che Kai si ritrovò spaesato per alcuni secondi. Cavoli, quel flashback
era stato davvero lungo… e spaventoso. C’erano un’infinità di cose che non
capiva:
a)perché Dranzer era il beyblade di quella
misteriosa ragazzina
b)perché lui e Yuri si conoscevano se nei suoi
ricordi non compariva quasi mai
c)perché quella bambina somigliava così tanto a
Katrina, se lui era sicuro di non averla mai vista prima
d)perché lui e Yuri l’avevano chiamata “Regina”
e)perché i Demolition Boys non possedevano alcun
bit power, se erano i blader più forti di tutta la Russia
Soprattutto l’ultimo punto lo
lasciava piuttosto perplesso. E, più ci ripensava, più in lui si faceva strada
la convinzione che quella bambina fosse Katrina, anche se non aveva la più
pallida idea del perché avesse il suo Dranzer.
Le parole dei monaci, però, lo
distrassero totalmente da quei pensieri.
«Siamo arrivati»
«E’ tutto chiaro ragazzi?»
I quattro blader annuirono in
silenzio.
«Molto bene. Ivan, Sergej, mi
raccomando: se fallirete i nostri piani andranno in fumo… e sarete voi a
pagarne le conseguenze»
«Sissignore!» i due ragazzi
scattarono sull’attenti e, ad un cenno di Vorkov, si allontanarono velocemente
dalla stanza.
«Boris…» Vorkov lo fissò per
alcuni istanti, ma l’espressione sul volto del blader era indecifrabile. «Come
ogni martedì, hai il permesso di recarti al cimitero. Un’ora sola, per oggi.
Abbiamo molto da fare…»
Il ragazzo si piegò in un rigido
inchino. «Grazie signore» e lasciò la sala anche lui. I due rimasti si
fissarono per alcuni secondi.
«Allora Yuri… sei pronto per la
finale?»
«Sissignore»
«E dimmi… vuoi molto bene al tuo
beyblade?»
«Nossignore. Woolborg è solo un
mezzo per ottenere la vittoria»
L’uomo annuì.
«Ottimo, Yuri, ottimo… tu hai
degli amici?»
«Nossignore. Gli amici non
servono, sono solo un intralcio»
«Hai perfettamente ragione… e i
sentimenti, Yuri Ivanov? Cosa ti ho sempre detto dei sentimenti?»
«Io non ho sentimenti. Io non
provo nulla. Io sono solo una macchina per vincere. I sentimenti rendono deboli»
mentre pronunciava queste parole le lacrime cominciarono a rigargli il volto,
ma lui neanche se ne accorse, rimanendo immobile con lo sguardo di ghiaccio
fisso davanti a sé.
Vorkov sorrise compiaciuto.
«Uff! Finalmente quei monaci mi
hanno lasciato in pace… non li sopporto!»
Boris si sedette a gambe
incrociate davanti ad una lapide di marmo bianco, stringendo in mano un mazzo
di gigli colorati.
«Eccomi, sono venuto a trovarti
anche questa volta… sei contenta, sorellina?»
Kai scese lentamente dall’elicottero,
imponendo al suo cuore di smettere di battere così forte. Non era mica un
ragazzino emotivo, diamine! Lui era Kai Hiwatari, il gelido blader che ben
presto sarebbe diventato il campione indiscusso di beyblade… quindi non poteva
concedersi né errori né debolezze. Lui era ilnumero uno. Era deciso a diventarlo. Con questa convinzione nella mente,
il ragazzo varcò il cancello del monastero, pregando con tutto se stesso di non
sbagliare nulla, altrimenti i suoi amici lo avrebbero aspettato invano… certo, la
decisione di portare Yuri con sé aumentava le probabilità di fallimento, ma Kai
non aveva alcuna intenzione di lasciarlo in quel posto orribile, alla mercé di
Katrina. A proposito di Katrina, Kai aveva valutato ogni possibilità, ma era
giunto alla sconfortante constatazione che non poteva sconfiggerla in alcun
modo… perciò, se l’avesse incontrata – cosa alquanto probabile - il suo piano
sarebbe fallito sicuramente. Oppure poteva sperare in un miracolo…
«Beh, cosa vuoi che ti dica?
Katrina a volte fa davvero paura. Però ho promesso che l’avrei controllata…
stai tranquilla, non rischio nulla… Shanti è in pericolo molto più di me! Il
suo lavoro è molto difficile… la ammiro tantissimo, sai? E sono sicuro che tu
ci andresti d’accordissimo… in effetti vi somigliate parecchio… eh, già… cosa?
Vuoi sapere di Yuri? Sei preoccupata per lui, eh sorellina? Hai ragione, purtroppo…
lui non è più lo stesso… Vorkov l’ha rifatto. Quella cosa orribile… per fortuna
Valery non l’ha ancora scoperto, altrimenti penso che avrebbe mandato all’aria
tutto il piano e sarebbe venuta a prenderselo con la forza… non so quanto
resisterà sapendolo in quelle condizioni… spero solo che non perda la testa…»
Il rumore metallico si avvicinava
sempre di più, e Kai capì di essere vicino alla sala riservata agli allenamenti
dei blader. Era giunto il momento di attuare il suo piano. Sostò pochi secondi
dietro la porta, prendendo un bel respiro per calmarsi e svuotando la mente da
qualsiasi preoccupazione o angoscia. Poi spalancò l’anta con un gesto secco ed
entrò.
Nessuno lo degnò di uno sguardo.
A testa alta superò il breve spazio che lo separava dai Demolition Boys,
intenti ad allenarsi assistiti da Vorkov.
«Kai!» esclamò quest’ultimo,
vedendolo arrivare. «Oggi sei tornato prima del solito. Come mai?»
«Non sono affari suoi» rispose
lui, sgarbatamente. «Mi ero stufato. Sono tornato qui per dirle una cosa…»
Vorkov lo squadrò da capo a
piedi, e lui si sottomise impassibilmente a quell’esame.
«Sentiamo»
Katrina non c’era, Katrina non
c’era! Poteva farcela! Tutto stava andando secondo i piani, il monaco non
sospettava niente! Con un sorrisetto di superiorità Kai prese Blackdranzer
dalla tasca e caricò il lanciatore.
«Sono venuto a dirle che lei è un
grande bastardo! E che io non combatterò mai per la sua assurda organizzazione
di criminali! MAI!» e, urlando l’ultima parola, scagliò il beyblade con tutta
la sua forza sui macchinari per l’allenamento che si incendiarono
immediatamente, creando una cortina di fumo e uno scompiglio incredibile,
esattamente secondo i piani del ragazzo. Kai si mosse velocemente a destra,
dove aveva visto Yuri poco prima e, prendendolo per un braccio, lo trascinò con
sé fino alla porta, coprendosi la bocca con la sciarpa per non aspirare il
fumo.
Una volta fuori cominciò a
correre. Tutto era andato secondo i piani, Katrina non lo aveva intralciato e
il suo attacco era stato violento e improvviso… sarebbero stati fuori dal Monastero
prima ancora che Vorkov avesse potuto accorgersi della loro fuga. Ma, alla
fine, qualcosa andò storto comunque, anche se era una possibilità che non aveva
nemmeno considerato.
Yuri si fermò nel bel mezzo del
corridoio, puntando i piedi e liberando il suo braccio dalla presa dell’altro.
«Yuri, che fai?» Kai lo guardò
perplesso, senza capire. Poi, lentamente, il blader russo prese il caricatore e
posizionò il suo beyblade.
«Si può sapere cosa ti salta in
mente? Andiamo, non è il momento di scherzare!» Kai sentì la collera avanzare
dentro di lui; perché Yuri si comportava in quel modo? Non aveva senso!
«Yuri!!!»
Il blader, per tutta risposta,
lanciò Woolborg esattamente contro la spalla sinistra del ragazzo, strappandogli
un urlo sorpreso e subito trattenuto di dolore.
«Ma cos…?»
«Sei sorpreso, Kai Hiwatari?» la
voce fastidiosamente maligna di Vorkov lo disgustò, mentre i suoi occhi si
riempivano d’odio.
«Che cosa gli hai fatto?» sibilò,
cercando di fulminarlo con lo sguardo.
«Io? Niente… ho solo “riparato”
il mio strumento… sai com’è, ho bisogno di lui per vincere alla finale, ora che
tu mi hai abbandonato…» sorrise, sadico.
«Bastardo!»
Kai cominciava a sentirsi male:
la spalla gli doleva in maniera pazzesca, le sue budella si stavano contorcendo
dalla rabbia e la sua mente era accecata dalla collera; non sapeva neanche lui
cosa lo stava trattenendo dal saltare al collo di Vorkov. O meglio, lo sapeva:
Yuri. Doveva farlo tornare in sè e portarlo via da quel posto… assolutamente.
«Yuri, non lo ascoltare, è solo…
Yuri?» si accorse improvvisamente che qualcosa non andava. Yuri stava tremando…
ma non di freddo. Tremava di rabbia.
«Uno… strumento?»
«Yuri…»
«Lei… lei mi ha usato! Come può
dire che sono il suo strumento!»
Vorkov indietreggiò alla furia
del blader, ma in quel momento arrivarono anche Sergej e Ivan a dare man forte
al Monaco e Kai si sentì sprofondare.
Il suo piano era fallito. In quel
momento capì che non avrebbe potuto portare via Yuri, anche se aveva recuperato
la sua personalità. E lo capì anche Yuri.
«Kai… salvati almeno tu»
Il ragazzo annuì. Sapevano
entrambi che non c’era più niente da fare… non in quel momento, almeno.
«Tornerò Yuri; tornerò. Te lo
prometto»
«Muoviti!»
Kai raccolse le sue forze e, cercando
di ignorare il dolore alla spalla sinistra, si voltò e ricominciò a correre, concentrandosi
unicamente sul percorso da fare per uscire da quel posto maledetto. Yuri caricò
il suo bey e lo lanciò contro i suoi compagni di squadra, mentre la vista gli
si appannava per le lacrime che insistevano per uscire. Ben presto fu
sopraffatto dagli avversari e, stordito, sentì Vorkov ordinare di portarlo in
laboratorio. Un singhiozzo gli sfuggì dalle labbra, prima di perdere
completamente i sensi.
Boris, ignaro degli avvenimenti
del monastero, rimase tutta l’ora a parlare da solo davanti alla lapide, finchè
non giunse il momento di rientrare.
«Devo andare adesso»
Posò i fiori con dolcezza e si
voltò verso le imponenti e minacciose mura del monastero. Un sorriso si disegnò
sul suo volto stanco e di solito impassibile.
«Tranquilla» mormorò il ragazzo.
«Tra poco ti raggiungerò anch’io. Non sarai sola ancora per molto…» si voltò
per andarsene. «Aspettami, sorellina»
Il blader s’incamminò
silenziosamente verso il grande portone di quercia, mentre la leggera brezza
estiva faceva oscillare appena gli alberi e l’erba del prato, sfiorando quasi
dolcemente la lapide di marmo bianco e accarezzando la scritta che vi era stata
incisa molto tempo prima.
kelly: wow, sei
tornata!!!! Pensavo di averti fatto scappare con le mie sclerate!!!!!!! ^_^
spero ke continuerai a recensire la mia fic, nei due prossimi capitoli ci saranno
alcune scenette con Takao che non ti puoi assolutamente perdere!!!!! kiss
Padme86: Tu ti chiedi chi sia
Valery, ma è ancora presto per occuparsene… preoccupati invece di Katrina!!!!
Lei sì che è un mistero misterioso!!!! (perchè Valery è chiarissimo chi sia,
no? ndBoris ironico) (taci tu! Ndme) bacissimi alla prossima!!!
Owarinai yume: non so
perchè ma il tuo “aggiorna prima” suonava come una minaccia… ultimamente ho un
po’ da fare con la scuola… comunque quella cosa che ti ho detto su Katrina e
Vorkov non so se la metterò davvero… non so bene dove inserirla e poi non è che
sia proprio il massimo descrivere una scena simile… bleah! ^_^ scherzi a parte,
fammi sapere che ne pensi del chappy, se vuoi ne parliamo su msn, basta che mi
fai sapere quando ci vai!!! Un bacio
Nissa: ah-ha!!! Ecco chi
sei!!! Comunque, scherzi a parte, ho letto la tua fic e me ne sono semplicemente
innamorata!!!! La adoro!!!! (ma forse questo l’avevi capito già dai commenti)
Qui Kai ha sofferto un po’… ma ti assicuro che d’ora in poi sarà felice!!!!
(più o meno…) xD baci alla prossima!!!
medea90: Beh, se adori le
note tra parentesi che ne pensi di quelle che ho scritto sopra?? E comunque per
Yuri e Kai, che volevano sapere che fine faranno… beh, Yuri lo scoprirà nel
prossimo capitolo, mentre Kai può stare tranquillo, lo lascerò in pace per un
po’… in attesa del finale!!! Mwahahahah (risata sadica mentre Kai mi guarda
terrorizzato) baci a presto!!!!
lexy90: Beh, spero che le varie
rivelazioni ti abbiano lasciato senza parole!!!! E per il telefono viola a
pallini gialli… mi dispiace quello è il telefono ufficiale della sede delle
SSP!!!!!! Quando ti sarai ufficialmente iscritta anche tu lo potrai utilizzare quando
vuoi!!!! Riesce a rintracciare qualunque persona e gli unici indizi che servono
sono il numero di nei e il colore delle mutande!!!! Non ho mai capito come fa,
ma ci riesce!!!! Infatti noi nelle nostre schede personali abbiamo segnato anche
questi dati importantissimi!!!! Nessuna SSP potrà mai perdersi!!!! Siamo tutte femmine,
perchè i maschi sono senza speranze di natura… altrimenti dovremmo accogliere
tutti quelli esistenti!!! E comunque ognuna di noi ha il cellulare fuxurro
(fuxia a righe azzurre) a cui bisogna dare il nome di un pokemon (il mio si
chiama Furret perchè è il pokemon più forte che ho nel gameboy!!! xD)… ok,
basta sclerare, il mio computer ha minacciato di emigrare in Australia… kiss
kiss alla prossima!!!
Nehi: Tranquilla, non sei
l’unica con la mente contorta… siamo in tante… tutto il club delle SSP (Senza
Speranze Patentate)!!!!!! Ma lasciamo perdere… è una storia lunga… comunque per
vedere Yuri soffrire dovrai aspettare il prossimo chappy… questo si è rivelato
più lungo del normale… ma vedrai che farò le cose per bene:
a)mi procurerò un giubbotto antiproiettili
b)mi rinchiuderò in una base militare americana
(perchè proprio americana? ndBoris) (aaaargh!!!! Non sparare, non sparare ti
prego!!!!! Ndme terrorrizata) (non sono il fucile stupida! Sn io!
ndBoris_ke_nn_ha_un_kaiser_da_fare_e_xciò_rompe_le_palle_a_me) (… adesso prendo
io il fucile, bastardo!!!! Ndme furibonda) (… … aiuto... ndBoris rimpicciolito dalla paura)
c)oddio,
dopo tutte queste parentesi non mi ricordo più… ah, sì, pregare Dio, Buddha,
Maometto, il panteon Romano e quello Greco, le divinità egiziane e quelle
pagane, ecc ecc…
Bene! Spero che almeno così riuscirò a restare in vita…
Bacissimi!!!
Iria: ciao!!!!!! Allora…
so già che nel prossimo chappy (ti chiedo ancora scusa per il rimando, ma per
farmi perdonare lo farò soffrire ancora di più… ghgh) sghignazzerai crudelmente
nel vedere il tuo rosso, russo, sborone maltrattato da Vorkov… sono sicura che
sarai l’unica divertirsi in quel punto… penso che riceverò numerose minacce di
morte… ma ci sono abituata!!!!!^^ che la storia prosegua!!!! “The fic must go
on”!!!!! è il mio nuovo motto!!!!! Oddio, dici che è grave? Secondo me sì… ma
visto che si tratta di me è normale!!!! Io sono sempre “grave”!!!! spero che il
chappy ti sia piaciuto, nel caso ne parliamo su msn!!! Baci!!!!
Anghelos_bad_boys: Wow, ci
sei ancora!!!!! E dopo quello che scrivi hai pure il coraggio di dire che non
sei un pervertito!!!! Vergogna!!!! Ma sei un maschio, non c’è da stupirsi… mi
dispiace, in questo capitolo nn c’è nessuna presenza femminile… a parte la
bambina… se oltre pervertito sei pure pedofilo allora va benissimo… xD e
comunque no, non sei l’unico maschio del sito!!!! Ne ho trovati altri due!!!!
Solo che non mi ricordo i nomi…. xD ciao ciao alla prossima!!!!
Keila91: Uhm… mumble
mumble… Akamy moglie di Kai???? Uhm…beh, io non posso dirti niente, ma se fosse così penso che la poveretta
verrebbe aggredita da quasi tutte le mie recensitrici!!!!! (anzi, togliendo il
quasi…) spero che questo capitolo sia migliore del precedente!!!! Baci
eaglefire: tesoro
mio!!!!!!! Sei tornata!!!!! *_* allora sei viva!!!!!!! Chebellochebellochebello!!!!!
Te lo do molto volentieri il mio indirizzo msn: Matamune@hotmail.it... Sentiamoci, sono
curiosa di conoscerti meglio!!!!! E intanto fammi sapere che ne pensi di questo
capitolo!!!!!! Baci baci
ps: coooosa? Ti sei fregata il
mio agente segreto???? Ispettore Gadget, torna immediatamente qui!!!!! non fraternizzare
con il nemico!!!!! xD kiss
Avvertenza:
ci sono alcune parti dove si parla di tortura, se pensate che possa darvi
fastidio saltate a priori il capitolo oppure un po’ di righe quando vedete che
le cose si mettono male!
Capitolo X –«Esisti»
«Boris!»
Il ragazzo si voltò annoiato
verso Ivan, che correva verso di lui con un beyblade nero in mano. Senza
scomodarsi ad andargli incontro aspettò che il ragazzino lo raggiungesse
davanti al portone, mentre la sua mente elaborava il sospetto che l’altro lo stesse
aspettando già da un po’.
«Che cosa c’è?» chiese con
indifferenza, squadrando il blader dai capelli viola con un’espressione
scocciata. Sarebbe stato molto meglio trovare Katrina ad attenderlo, piuttosto
che quel tappo insopportabile…
«Vorkov mi ha lasciato un
messaggio da riferirti» lo informò Ivan, ignorando il disgusto del compagno e
ricambiando il suo tono scocciato.
«Sentiamo»
«Mi ha detto di darti questo»
così dicendo gli porse il beyblade nero che teneva in mano.
Era Blackdranzer.
Boris lo osservò per alcuni
istanti, scettico.
«E perché mai dovrei portarmi
appresso questo ferrovecchio? Non è il bey di Hiwatari?»
Ivan sbuffò.
«Ma cosa vuoi che ne sappia io!
Pare che quel tipo ci abbia tradito e stia cercando di scappare, ma da quanto
ho capito sono riusciti a bloccarlo nell’ala ovest»
«Interessante…» mormorò Boris,
pensieroso, afferrando lentamente il beyblade e lasciandolo cadere in una delle
numerose tasche del suo giubbotto.
«E comunque Blackdranzer non è
per te» aggiunse Ivan prima che l’altro potesse andarsene. «Vorkov ha detto che
devi portarlo a Katrina»
Boris lo guardò in modo strano.
«Katrina?» ripeté.
«Sì. Hai presente quella ragazza
bellissima con cui sei fidanzato? Quella che ci ammazza se non facciamo come
dice lei? Quella che fa sempre come le pare e piace, ignorando gli ordini di
Vorkov?» rispose Ivan ironico, con il tono che si usa con le persone un po’
sceme.
«So chi è Katrina» sibilò
l’altro, lanciandogli uno sguardo di ghiaccio.
Ivan non si scompose minimamente.
«Bene! Allora datti una mossa;
Vorkov ha detto che vuole vedere Katrina, l’aspetta nel laboratorio. Glielo
riferisci tu?»
Boris annuì, voltandosi.
«Oh! Così posso finalmente
allenarmi un po’ in pace! Vorkov ci ha convocato per una riunione stasera alle
7, nel suo ufficio. Vedi di non mancare»
Boris si allontanò in silenzio, e
dopo pochi istanti Ivan lo imitò.
“Che cosa vorrà Vorkov da
Katrina? E da noi?” il ragazzo continuò a riflettere su questi due
interrogativi per tutto il tragitto che lo separava dalla stanza della ragazza.
Kai correva. Correva come non
aveva mai fatto in vita sua, desideroso solo di uscire da quell’inferno. I
corridoi si susseguivano tutti uguali, ma lui sentiva una forza superiore
guidarlo verso l’uscita; infatti ben presto si ritrovò in una zona familiare,
vicino all’entrata sud. Sospirando di sollievo, rallentò leggermente l’andatura,
cercando di riprendere fiato. Svoltato l’ennesimo angolo, si ritrovò però
davanti alla protagonista dei suoi incubi peggiori: Katrina. Indossava un
lunghissimo mantello nero di velluto, con un cappuccio che le copriva
completamente i capelli e parte della fronte.
La ragazza lo fissò con la sua
solita espressione gelida e il cuore di Kai mancò un battito.
«Dove stai andando?»
“Calma, Kai, calma: è molto
lontana dalla sala d’allenamento dell’ala ovest. Probabilmente non sa ancora
niente… devo essere il più naturale possibile. Sono Kai Hiwatari, dannazione! Sono
bravissimo nel nascondere i miei sentimenti, non ho nulla da temere!”
Assumendo la sua solita
espressione fredda, il ragazzo la fissò di rimando.
«Non sono cose che ti riguardano»
Katrina scrollò le spalle.
«Sei così prevedibile nelle tue
risposte… sai per caso dov’è Boris? È mezz’ora che lo cerco»
Kai alzò un sopracciglio.
«E ti pare che io possa sapere
dov’è quell’idiota? Cosa vuoi che me ne importi?» rispose con sdegno.
“Dovrei fare l’attore” si ritrovò
a pensare, divertito.
«Mi sembrava che venissi dalla
sala d’allenamento ovest»
«No. Vengo dalla mia stanza. E
avrei da fare, se non ti dispiace»
Katrina lo squadrò per alcuni
secondi, che a lui parvero secoli.
«Sei davvero divertente…»
Kai la fissò sentendosi
spiazzato. E quello cosa c’entrava?
«Nessuno mi ha mai trovato
divertente…» mormorò, gelido.
L’espressione di lei non cambiò.
Il silenzio regnò per parecchi
minuti, finchè il ragazzo non sbuffò, decisamente scocciato.
«Sua maestà mi permette di
andare?» chiese, infondendo nella sua voce tutto il sarcasmo che riuscì a
trovare.
Katrina annuì appena, senza
togliergli gli occhi di dosso, mentre lui avanzava lentamente. Il corridoio era
molto stretto, e per proseguire Kai fu costretto a passarle accanto. In quel
momento, accadde l’ultima cosa che il ragazzo si sarebbe mai aspettato.
Katrina lo afferrò per un
braccio, costringendolo a voltarsi verso di lei, e lo spinse al muro. Un
istante dopo, Kai si ritrovò con le labbra della ragazza poggiate sulle sue,
mentre i loro corpi si sfioravano, vicinissimi. Involontariamente sentì la sua
bocca aprirsi, permettendo al bacio di approfondirsi. Il cuore sembrava
scoppiargli nel petto, mentre le sue braccia, sempre contro la sua volontà, stringevano
i fianchi di Katrina, cancellando la già breve distanza fra loro. Le sue labbra
scesero sul collo candido di lei, le sue mani si intrufolarono sotto il
mantello, percorrendo la linea della schiena e provocando un brivido di piacere
alla ragazza. Si rese improvvisamente conto di quanto avesse desiderato quel
contatto fin dal primo momento in cui l’aveva vista. La consapevolezza che era
un’assassina, che aveva maltrattato Yuri, che era una nemica scomparve del
tutto, lasciandogli solo il desiderio di possederla.
Poi, improvviso com’era arrivato,
quel contatto si interruppe, e Katrina scappò via senza una parola.
Due monaci posarono senza tante
cerimonie il corpo svenuto di Yuri su un tavolo di pietra.
«Andate» i due uomini si
inchinarono e lasciarono la stanza in fretta.
«Mio piccolo Yuri…» Vorkov
percorse con un dito i lineamenti del ragazzo. «Non devi ribellarti mai più… è
solo tempo sprecato… tu sei il mio strumento, non hai alcuna possibilità di
fuga…»
Un gemito sommesso annunciò che
il blader si stava risvegliando. Le palpebre si aprirono lentamente, lasciando
il posto a due profondissimi occhi azzurri che si guardarono intorno
spaventati.
«Dove…» ma seppe la risposta
prima ancora di formulare la domanda.
Con un’espressione angosciata si
accasciò sul tavolo da cui stava cercando di alzarsi. Il laboratorio… Vorkov
aveva intenzione di rifarlo. Non era sicuro che il suo corpo e, soprattutto, il
suo cuore, avrebbero sopportato un’altra volta la manipolazione.
«Ben svegliato»
Yuri si voltò di scatto verso un
ghignante Vorkov.
«Lei…» sentì la rabbia montargli
improvvisa nel corpo, e il desiderio di stringere le mani attorno alla gola
dell’uomo gli diede la forza per alzarsi dal tavolo di pietra.
«Stai calmo, ragazzino…
prendetelo!»
Tre scienziati, che il ragazzo
non aveva visto prima, lo immobilizzarono e lo trascinarono davanti ad una capsula
vuota, poco più alta di lui. Il ragazzo gemette.
«Tranquillo, Yuri, non subirai la
manipolazione adesso… prima devo insegnarti l’obbedienza!» mentre diceva queste
parole Vorkov prese da sotto il mantello la frusta che portava sempre con sé.
Yuri lo fissò con sfida. Non era
il dolore fisico delle torture a fargli paura… quello che non voleva
assolutamente subire era il dolore psicologico della manipolazione… certo, alla
fine non ricordava niente, ma il processo, di due ore, era straziante.
«So cosa stai pensando Yuri
Ivanov… oggi però ti verrà riservato un trattamento speciale…» Vorkov sogghignò
ancora più maleficamente. «Dopo un paio d’ore nella sala delle torture verrai
riportato qui per la manipolazione… completa»
Il ragazzo lo fissò inorridito.
«Completa?»
«Già. Cinque ore e sarai come
nuovo, ragazzo. Il mio strumento perfetto»
Kai si ritrovò fuori dal
monastero, chiedendosi come diavolo c’era arrivato. L’incontro con Katrina lo
aveva stordito completamente; non sapeva di avere così poco controllo sui suoi
istinti. Respirando con sollievo l’aria fredda del pomeriggio si diresse
velocemente verso l’albergo dei Bladebreakers, ben intenzionato a mettere più
distanza possibile fra lui e quella ragazza incomprensibile.
Sarebbe arrivato in anticipo; a
sentire Valery i suoi compagni lo aspettavano per quella sera. Non aveva fatto
neanche metà strada però che si trovò davanti una figura ammantellata a bloccagli
il passaggio.
Slash!
«Allora, Yuri Ivanov, pensi
ancora di ribellarti?»
Il ragazzo trattenne a stento un urlo.
Era più di un’ora che Vorkov cercava di farlo gridare con tutti gli strumenti
di tortura a sua disposizione, ma il blader ancora non aveva ceduto. Se c’era
una cosa che i giovani imparavano al monastero era “non piegarsi al nemico”. E
questo si stava ritorcendo contro lo stesso maestro, indeciso se ammirare la
resistenza del suo allievo o arrabbiarsi per la sua mancanza di sottomissione.
Yuri era stato forgiato dall’orgoglio,
sua caratteristica naturale, e dagli insegnamenti del monaco, che aveva appreso
alla perfezione; perciò nessuno sarebbe mai riuscito a piegarlo. Nessuno,
eccetto forse una persona…
Katrina Lestavjosk, la blader più
crudele e forte della Russia, e probabilmente anche del mondo. Sì, Vorkov
l’avrebbe potuta chiamare, e sicuramente lei avrebbe messo in riga quel
moccioso in pochi minuti. Vorkov lo sapeva; e anche Yuri. Ciononostante, non la
chiamava mai. Il ragazzo si era sempre chiesto perché, finchè non aveva
elaborato una teoria: per Vorkov lui era una specie di sfida che voleva vincere
a tutti i costi da solo. E ci si impegnava davvero tanto, bisognava
riconoscerlo!
Slash!
Aveva cominciato con una frusta
normale, ma quella che ora colpiva la pelle del ragazzo era ben diversa: un
gatto a nove code, uno degli strumenti preferiti di Vorkov. E poi chiodi
incandescenti piantati nella carne, funi di ferro legate strettamente intorno
ai polsi, per bloccare il sangue e raschiare la pelle, fiammiferi accesi sul
suo corpo, calci e pugni a non finire, e frustate. Vorkov aveva un’intera
collezione di fruste, e ne aveva già utilizzate la metà. Fruste con sfere
metalliche, lisce o appuntite, all’estremità, fruste di ferro, invece che di
cuoio, ricoperte di piccole spine su tutta la superficie, o terminanti con lame
acuminate della grandezza di un dito; e poi, naturalmente, il suo adorato
“gatto a nove code”. Il corpo di Yuri era sfigurato, come il suo viso,
raschiato e scavato da strumenti minuscoli e crudeli e con numerosissime
ustioni sul collo. Vorkov stava attento a non rompergli nulla in vista della
finale, e il ragazzo sapeva che dopo sarebbe stato curato, ma era comunque
straziante, soprattutto pensando a cosa lo aspettava dopo.
Vorkov si fermò un attimo, posando
la frusta e prendendo un cacciavite. Yuri non aveva più neanche la forza per
spaventarsi; si limitò a fissarlo con indifferenza, tutto il suo spirito
impegnato a non mostrare segni di cedimento.
L’uomo lo guardò ghignando, prima
di riprendere il suo lavoro. Quando il cacciavite gli penetrò nella carne,
strappando la pelle e facendo uscire altro sangue dal suo corpo martoriato,
Yuri chiuse gli occhi e si morse il labbro fino a far sanguinare anche quello,
ma non urlò. Vorkov ringhiò di rabbia nel vederlo resistere ancora e continuò a
tormentarlo con il cacciavite lungo tutto il braccio, accanendosi sempre di
più.
Dopo un po’ Yuri lo sentì
scagliare l’oggetto contro il muro e dei passi che si allontanavano. Altra
breve tregua. Il ragazzo aprì stancamente gli occhi e vide davanti a sé
qualcosa che somigliava incredibilmente ad un fantasma: una ragazza tutta
vestita di bianco, con i capelli dello stesso colore e di consistenza quasi
eterea. Vorkov tornò con una boccetta di acido e ricominciò il suo lavoro. Yuri
si accorse che l’uomo non poteva vedere la ragazza, la cui espressione era
triste e sconfortata, come a voler dire: “mi dispiace, non posso fare nulla”.
Il blader rimase a fissarla tutto il tempo, incatenando lo sguardo di lei al
suo, e gli sembrò di non sentire più dolore.
«Ci pensate? No, dico, avete
capito cosa ha detto Akamy? Kai ritorna!!!»
«Sì, Takao, l’abbiamo sentito
anche noi»
«E allora come fate a stare così
calmi???? Kai, quel Kai, Kai Hiwatari, non ci ha abbandonato come
credevamo!!! Torna di sua spontanea volontà!!»
Rei sospirò scuotendo la testa.
«Ragazzi, lo abbiamo perso…»
«Eh già!»
Max smise di lucidare il suo bey
e alzò lo sguardo verso l’amico.
«Takao, non cambierai mai!»
Per tutta risposta il blader gli
mostrò il suo solito sorriso a trentadue denti.
Quando
lo misero dentro la capsula, Yuri si chiese come stava riuscendo a non
implorare di risparmiarlo… forse perché sapeva già che sarebbe stato tutto
inutile…
Appena l’acqua lo sommerse
totalmente si sentì cadere vittima del sonno d’incoscienza necessario per la
manipolazione. Cinque ore… quella sì che sarebbe stata una tortura.
«Ciao»
«Stammi lontano. Ti odio»
«Ma… ma perché…?»
«Mi fai schifo»
«Perché mi tratti così? Io non
capisco!!! Cosa ti ho fatto di male?»
«Esisti»
«Ehi, Boris, potresti dire
alla tua ragazza di frenare la lingua? Sono stufo dei suoi commenti sulle mie capacità
di blader»
«Perché dovrei? Ha perfettamente
ragione. Non so neanche perché Vorkov ti abbia scelto come nostro capitano in
assenza di Katrina»
«Perché sono il più forte! E
mi devi portare rispetto, hai capito?»
«Io non ti considero né il più
forte, né il mio capitano, né degno di rispetto. Sei solo un perdente»
«Kai… pensi che in me ci sia
qualcosa che non va?»
«Perché dici questo?»
«Beh, qui al monastero mi
rispettano tutti, ma solo perché hanno paura di Vorkov e io sono il suo “pupillo”…
Boris e Katrina non mi temono neanche un po’ e dicono sempre che sono un
perdente, un debole, un incapace… cosa devo fare secondo te?»
«Ignorali. Verrà un giorno in
cui riuscirai a dimostrargli quanto si sbagliano»
L’immagine di Kai divenne
opaca, sempre più irreale.
«Kai! KAI!!!!!!!!!!!!!!!»
Yuri correva, correva, cercando
di raggiungerlo, ma più correva più si allontanava da lui, finchè non si sentì
il petto in fiamme e si ritrovò fuori da un grande albergo, sospeso a mezz’aria
all’altezza di una finestra chiusa. Dentro c’erano i Bladebreakers che ridevano
e scherzavano fra loro, insieme a Kai.
«No…»
L’immagine si frantumò e lui
si trovò davanti a Katrina e Boris che si baciavano, mentre un secondo Boris accanto
a lui mormorava: «Vedi, Yuri? Tu sei un perdente; per questo non l’avrai mai.
Lei resterà sempre e solo mia»
«Ivan, aspettami! Ti va se
oggi ci alleniamo insieme?»
«No, non mi va affatto di
buttare una giornata»
«Ma non la butteresti!»
«Uffa quanto sei noioso!
Smettila di insistere e lasciami in pace»
«Yuri, Vorkov ti vuole nel suo
studio»
«Ok, Sergej, lo raggiungo
subito. Ti va di accompagnarmi?»
«No. Ho cose più importanti da
fare»
«Tu sei il mio strumento Yuri…
non dirmi che pensavi davvero di poter essere amico di Kai?Sei patetico!»
«Io resterò un amico di Kai, e
questo lei non può cambiarlo in alcun modo!»
«Come ti sbagli, piccolo Yuri,
come ti sbagli…»
«Davvero? Yuri, non pensavo
che fossi scemo fino a questo punto…»
«Guarda che quella ragazzina
era davvero brava a recitare!!»
«E tu ti sei fatto fregare
come un allocco, eh?»
«Ma la dovevi vedere, Kai! Era
così carina! Avrebbe ingannato anche te, te l’assicuro!»
«Ne dubito…»
« Mmmfffh…ahahahah!!! »
«Beh? Che hai da ridere?»
«La tua faccia... dovevi
vedere l’espressione che avevi prima!!»
«Senti chi parla, uno con quei
capelli dovrebbe solo stare zitto…»
«Ehi! I miei capelli sono
bellissimi!»
«Certo, come no…»
L’immagine si disgregò
lentamente. Yuri avrebbe voluto correre per raggiungerla, ma qualcosa bloccava
il suo corpo. Cercò di urlare, ma la voce non riusciva ad uscire dalla sua
gola. Improvvisamente, si ritrovò catapultato nella stanza delle torture, dove
Boris era stato rinchiuso per tre giorni, legato ai polsi e alle caviglie da
lunghe catene attaccate al muro.
«Boris…»
«Stammi lontano!!!»
«Io…»
«Stai zitto, bastardo!!! È
solo colpa tua!!! Ti detesto!!»
«Ti prego, ascoltami…»
«Non voglio ascoltare
niente!!! Tu per me devi solo morire, muori!!!»
«Boris…»
«E’ colpa tua!!!! E’ tutta
colpa tua!!!! Mia sorella è morta!!!!!! E’ morta!!!»
«Mi dispiace…»
«E chi se ne frega!!! Dovevi
morire tu, non lei!!! Bastardo!!! Katrina non c’è più!!! Che senso ha ora per
me continuare a vivere???»
«Non dire così…»
«Fai un favore al mondo e vatti
a gettare da un dirupo!!!! Abbiamo sofferto tutti solo per colpa tua!!! Hai
distrutto tutto quello che avevamo costruito in questi anni!!! Non farti vedere
mai più!!!»
«Boris, ti prego…»
«E’ inutile che preghi!!!
Vattene!!! Non voglio vederti mai più!!! Per me sei morto!!!!»
«N-no…»
«Tu per me non esisti!!! Anzi,
sarebbe meglio se non fossi mai esistito!!!»
«Kai…»
«Mmmh?»
«Tu credi nel sovrannaturale?
Spiriti, fantasmi e cose simili?»
«Ma per favore!!! Sono solo
stupidaggini!!»
«Non hai mai l’impressione… la
sensazione… di avere accanto qualcun altro…qualcuno non proprio umano?»
«Sì»
«Davvero?»
«Molte volte»
«Ma se hai detto…»
«Perché non si tratta di
spiriti, fantasmi o cose simili»
«E cos’è allora?»
«... sono i nostri bit power.
Sono loro che sentiamo accanto a noi quando abbiamo bisogno di una mano. Quando
ci sentiamo soli. Chiunque possegga un bit power non è mai solo. E’ questo
quello che penso»
«… capisco…»
«Vai Woolborg, attacca!! Vieni
a me, lupo siberiano!!!»
Ma non comparve nessuno.
«Dove sei…? Dove sei??? Ti
prego, non mi abbandonare anche tu!!!! Woolborg!!! WOOLBOOORG!!!!»
«Ti volevo parlare…»
«Vai a rompere l’anima a
qualcun altro; non ho nessuna voglia di ascoltarti»
«Ti volevo solo chiedere una
cosa»
«Uff… veloce»
«Ti ricordi quella volta,
subito dopo il torneo nazionale…»
«Sì»
«Ah… bene… ecco, volevo
sapere…»
«…»
«Quelle cose che mi hai
detto…»
«…»
«Insomma… lo pensi davvero?»
«Che non dovresti esistere?»
«Sì»
«…»
«…»
«Certo»
«Ciao»
«Stammi lontano. Ti odio»
«Ma… ma perché…?»
«Mi fai schifo»
«Perché mi tratti così? Io non
capisco!!! Cosa ti ho fatto di male?»
«Esisti»
Kai osservò attentamente la
figura incappucciata, accorgendosi che si trattava di una ragazza.
«Mostrami il tuo volto»
La ragazza slacciò lentamente il
cappuccio, lasciandoselo ricadere sulle spalle, seguito da una cascata di
lunghi capelli biondi.
«Il mio nome è Akamy Hiwatari. Ti
devo parlare di una cosa importante»
«Mi devi spiegare perché hai il
mio stesso cognome?»
La ragazza scosse la testa.
«Ti devo rivelare la mia vera
identità»
L’acqua nella capsula diminuì
lentamente, permettendo al ragazzo al suo interno di uscire.
«Allora, Yuri Ivanov, come ti
senti?»
«Benissimo, signore…»
Vorkov sorrise compiaciuto.
«Sei pronto per conquistare il
mondo con la Borg?»
Due occhi azzurri brillarono
crudeli nella semioscurità della stanza.
kelly: ebbene eccolo qua
il continuo!!!! Nel prossimo chappy ci saranno delle scenette con Takao in cui
il nostro blader avrà la possibilità di dimostrare a tutti che il criceto che
ha nella testa è partito per le ferie!!!!! (senza di me… sigh… ndTakao depresso
e abbandonato) comunque fammi sapere cosa ne pensi!!!!!! Un bacio
Padm86: bene, bene!!!! Sn
contenta di distruggere tutte le vostre teorie!!!!! xD ma, per curiosità,
potrei sapere cosa aveva congetturato la tua mente??? Stavolta sono io a essere
curiosa!!!!!! Baci baci
Nissa: oh tu che pensavi
che Boris fosse umano… scommetto che dopo questo chappy lo odieranno tutti…
(grazie tante! ndBoris) (prego tesoro… ndme) (per fortuna c’è la mia schiera di
fan a sostenermi… ndBoris) (ti riferisci allo zoo??? Ndme) (ç_ç cattiva…
ndBoris) a presto!!!! baci
Iria: eccolo qui, il
capitolo che aspettavi con tanta impazienza è finalmente arrivato!!!!! Torture
fisiche e psicologiche!!!!! Sono proprio cattiva… ghghgh!!!!! Lo so che la cosa
sta diventando molto complicata, ma consolati pensando ke Kai è nelle tue
stesse condizioni!!!!! Poveretto… e ho come l’impressione che Katrina ti stia
un po’ meno simpatica dopo che lo ha baciato… xD ci sentiamo su msn!!!!
bacissimi
Nehi: se prima stavi in
pena per quello ke era successo a Yuri non riesco a immaginare come tu possa
sentirti adesso… però ti prego, non mi uccidere!!!!! Altrimenti chi scrive il
seguito della mia fic??? Potrebbe anke finire bene!!!! Potrei farti arrivare
dalla nostra dimensione alla loro e fare in modo che Yuri si innamori
pazzamente di te!!!!! (ah, certo, e del mio parere non importa a nessuno, vero???
ndYuri infuriato) (shhhh!!!! Non capisci che sto rischiando la vita??? Ndme
disperata) (e cosa vuoi che me ne importi???? ndYuri) (beh, dovrebbe, visto che
la tua vita è nelle mie mani!!!!! Ndme) (… =_= oh cavoli… ndYuri depresso) non
posso prometterti niente… si vedrà!!!!!!!!! baci
Anghelos_bad_boys: modesto, eh? Beh, questo capitolo
dovrebbe esserti piaciuto parecchio, no? Scommetto che avresti voluto essere al
posto di Kai… xD e con il passare del tempo lo invidierai sempre di più!!!!!!
Tra un po’ di capitoli capirai cosa intendo…^^ ti saluto ora, alla
prossima!!!!!!
Owarinai yume: Davvero ti
è piaciuto così tanto??? Sono commossa… sigh… e sono contenta che la poesia ti
sia piaciuta… ci ho messo mezz’ora!!!!! Comunque sì, c’è anche il mistero su chi
l’abbia scritta… potrebbe essere stato anche Boris… boh!!!! E da questo
capitolo Yuri sarà davvero una macchina… diventerà come gli altri suoi compagni
di squadra!!!! Povero!!! Beh, fammi sapere cosa ne pensi!!!!! Kiss grande
demone celeste!!!!!
lexy90: ma certo che puoi
aggiungermi a msn tesoro!!!!!! ti ho scritto l’indirizzo in una recensione
aggiuntiva che ti ho mandato… e comunque no, penso che anche Amleto si
arrenderebbe di fronte a due come noi… per il dilemma sul nome del cell dovrei
consultare il R.S.S. (Regolamento Senza Speranze)… ti farò sapere… e se prima non
ci capivi nulla… immagino adesso!!!!! Spero di sentirti presto!!!! Kiss kiss
medea90: uhm… e questa
recensione tutta serpentosa??? xD dovresti provare a minacciare i personaggi
nelle tue parentesi di farli soffrire nella tua fic… ti assicuro che
funziona!!!!!!! (strega!!! ndBoris) (prego? Ndme) (niente, niente… ndBoris
moooolto preoccupato)spero di aver soddisfatto
la tua curiosità!!!!! (secondo me l’hai aumentata… ndBoris_che_deve_rompere_perchè_non_ha_un_kaiser_da_fare)
(Boris, come la vedi se ti metto a fare Cenerentolo per il resto della fic?? Un
bel matrimonio felice con Ivan, ma poi scopri che lui in realtà è un matrigno
cattivo e… ndme_che_approfitto_del_mio_potere_di_autrice) (ok, ok, ho capito!
ndBoris terrorizzato) bene, allora al prossimo chappy!!!!! un bacio
Il ragazzo non ebbe neanche il tempo di entrare nella stanza che tre furie
scatenate lo strinsero in un abbraccio stritolante.
«Piantatela subito» ringhiò gelido. Takao lo stava soffocando, mentre i
capelli di Max gli si infilavano con prepotenza nella bocca e gli occhiali del
prof. Kappa gli premevano fastidiosamente sulle costole. Solo Rei non si era
lanciato su di lui come fosse stato un buffet per persone che non mangiavano da
mesi, e Kai gliene fu immensamente grato. Dopo numerosi minuti di lotta riuscì
finalmente a liberarsi da quell’ammasso di corpi, grazie anche all’aiuto di
Akamy che, ridendo, aveva staccato le mani dei suoi amici, più simili ormai a
delle ventose che a degli arti, dal corpo del blader, mentre Rei li osservava
sghignazzando sotto i baffi.
«Grazie dell’aiuto!» osservò sarcastico Kai.
«Di nulla» rispose il cinese, sorridendo. «Considerala una piccola
rivincita…»
Kai scrollò il capo. In fondo se lo meritava.
«Ora devi raccontarci tutto, sai???» esordì un eccitato Takao,
saltellandogli intorno come fosse stato un totem indiano.
«Come no» ribattè Kai con perfetta indifferenza mentre Akamy rideva
senza sosta, tenendosi la pancia, e Rei sogghignava silenziosamente.
«Dai, Kai, siamo curiosi!!!» continuò Takao, lasciandosi cadere seduto
sul letto e facendogli cenno di raggiungerlo. Il ragazzo ovviamente lo ignorò,
e si sedette invece su una sedia di legno dallo schienale piuttosto alto, su
cui si appoggiò sorridendo un’allegra Akamy.
«Grazie per l’aiuto» le sibilò lui, ironico.
«Non c’è di che!» fu l’ilare risposta che ricevette, e che s’impose
categoricamente di ignorare. Riportò lo sguardo sui suoi compagni di squadra.
Il suo Io interiore godette enormemente nel pensare quella frase: i suoi
compagni di squadra. Sì, era così. E lo sarebbero stati per sempre: qualunque
cosa fosse successa, non li avrebbe traditi mai più… anche se erano decisamente
chiassosi rispetto ai Demolition Boys!! Ormai, abituato alla calma e al
silenzio del Monastero, tutto quel rumore gli dava fastidio, ma al tempo stesso
provava una gioia indescrivibile nel poter sentire nuovamente la voce dei suoi
amici, le loro risate, i loro passi sul pavimento…
Gli erano mancati. Davvero.
«Yu-uh, Kai!!! Sei ancora fra noi???»
Il ragazzo si riscosse dai suoi pensieri, incontrando gli occhi di
Takao a pochi centimetri dai suoi.
«Ma sei impazzito?!» gridò, scostandosi immediatamente e riacquistando
il prima possibile la sua espressione fredda e scostante. «Non-farlo-mai-più»
ringhiò, mandando lampi dagli occhi mentre Akamy rideva ancora più di prima.
“Calma Kai, calma… hai deciso che vuoi stare con loro per sempre, no?
Quindi impara a sopportare…” cercò di rilassarsi sulla sedia, chiudendo gli
occhi e inspirando profondamente, e stava quasi per riuscirci quando un oggetto
non ben identificato lo colpì in pieno volto.
«Ora basta!!!» urlò, saltando addosso a Max e Takao, che cercavano di
prendere fiato tra una risata e l’altra, e scatenando una rissa fra “compagni”
a cui ben presto si aggiunse anche il professor Kappa (non di sua spontanea
iniziativa, ovviamente). Rei, che era riuscito a rimanerne fuori, si avvicinò
ad Akamy, sorridendo.
«Beh, Akamy, devo dire che hai superato le mie aspettative! Ultimamente
cominciavo a dubitare che saremmo mai tornati una squadra unita…»
La ragazza cominciò a giocare con una ciocca di capelli, osservando
divertita i quattro blader che si picchiavano senza pietà con i cuscini: Takao
e Max ridevano come matti, colpendo qualsiasi cosa gli capitasse sottomano, il
professor Kappa cercava di scappare in ogni modo, ma veniva irrimediabilmente
bloccato da un euforico Takao, e Kai urlava a più non posso contro il suo
capitano, maledicendo il giorno in cui era nato, in cui si erano incontrati, in
cui aveva vinto il torneo nazionale, in cui aveva accettato di partecipare ai
mondiali, in cui l’aveva sconfitto, in cui gli aveva rivolto la parola per la
prima volta… insomma, stava dimostrando un’ottima conoscenza della vita di
Takao da quando si era incrociata con la sua…
Akamy chiuse gli occhi, perdendosi nei suoi pensieri.
“Valery… riesci a percepire la mia felicità? Tu ci sei sempre riuscita…
puoi gioire con me, Valery… Kai è tornato…” nella sua mente, nel momento stesso
in cui pensava a Kai, vide delinearsi l’ombra di un sorriso non suo.
«Sai, Rei» il ragazzo si voltò a guardarla proprio mentre apriva gli
occhi. «Non è merito mio… io… non ho fatto quasi nulla…»
Rei annuì. «So quello che mi vuoi dire: è merito di Valery, no? È lei
che dovrei ringraziare»
Akamy lo fissò per alcuni istanti in silenzio, limitandosi a sorridere.
Il ragazzo scrollò le spalle.
«Parli sempre di Valery… qualsiasi cosa succeda, tu la ricolleghi
sempre a lei»
La ragazza chinò la testa, socchiudendo gli occhi.
«Perché lei è speciale…»
«Anche tu sei speciale…» mormorò Rei.
«Mai quanto Valery…» rispose la ragazza, e il suo sorriso si fece più
ampio. «Un giorno capirai»
I passi risuonavano lenti nell’ampio corridoio. Era incredibile come,
in quel monastero, qualsiasi suono veniva amplificato e diffuso ovunque, mentre
riuscire a vedere qualcosa nel buio perenne di quel luogo era un’impresa. Per
questo Boris non si accorse di Katrina, ferma davanti ad una finestra, finchè
non le fu a pochi centimetri di distanza.
«Ciao»
Lei si voltò lentamente, fissando le sue iridi azzurre in quelle
dell’altro. Un cenno del capo fu la sua risposta al saluto.
«Ti ho sentito arrivare» mormorò poi, tornando a guardare il cielo
oltre le inferriate. Boris annuì.
Logico. Non era neanche lontanamente concepibile il pensiero di poter nascondere
qualcosa a Katrina.
«Che stai facendo?»
Silenzio. I loro dialoghi erano così; lasciavano entrambi passare molto
tempo prima di rispondere, perché ogni parola doveva essere ben scelta e
utilizzata con attenzione.
«Mi sembra evidente, no?»
Boris alzò un sopracciglio. «Cioè stai guardando il cielo così, senza
motivo? Con tutto quello che hai da fare?»
La ragazza sospirò stancamente. «Che cosa ho da fare, Boris? Finché non
comincia la finale i miei “servigi” non sono richiesti…» il suo tono divenne
amaro nel pronunciare le ultime parole.
«Non mi riferivo a quello» ribatté lui, con la sua solita voce
glaciale.
Ancora silenzio.
«Parli di Valery?»
«Certo»
Katrina sbuffò, contrariata.
«Quando mi andrà di portare avanti questa buffonata, lo farò»
«Katrina…»
«Ti ho dato la mia risposta»
Voce gelida, sguardo di ghiaccio. Boris, il glaciale Boris, il blader
più crudele del monastero, sentì un brivido percorrergli la schiena. Niente da
fare, quando era così arrabbiata non riusciva neanche a guardarla negli occhi,
figurarsi parlarle! Chinò la testa, appoggiandosi di schiena al muro della
finestra, e non disse più una parola.
Rimasero così per dieci minuti buoni, mentre Katrina calmava i suoi
nervi tesi e contemplava il cielo cercando delle risposte che sembravano non avere
alcuna intenzione di arrivare.
«Boris…» mormorò lei all’improvviso, rompendo quel silenzio. Il ragazzo
non rispose, il viso rivolto al pavimento.
«Boris»
Ancora nessuna reazione.
«Guardami»
Era un ordine. E agli ordini di Katrina non si disobbediva. Almeno, lui
non poteva. Aveva promesso… Con quella che sembrò un’infinita sofferenza alzò
lo sguardo da terra, incrociando le iridi azzurre della ragazza.
«Devo dirti una cosa»
«Dimmi»
Silenzio. Ancora. Veniva da chiedersi come facevano a sopportare tutto
quel silenzio, uno di fronte all’altro, occhi negli occhi, entrambi
imperscrutabili e gelidi. Poi Katrina si avvicinò all’improvviso,
abbracciandolo, affondando il viso nella pelliccia della sua giubba, senza però
che un suono uscisse dalle sue labbra, senza che un’emozione tradisse il volto
marmoreo. Boris era abituato anche a quello. La strinse a sé, posandole un
leggero bacio sui capelli. Immobili in quell’abbraccio, sembravano due statue
scolpite nel ghiaccio più duro, di una bellezza aliena, affascinante e pericolosa.
«Boris…»
«Sì?»
Altri lunghi attimi di silenzio.
«L’ho baciato…»
Non aveva bisogno di chiedere chi. Di certo non era andata a baciare
Yuri. E neanche Sergej.
«E com’è stato?»
La ragazza non rispose subito, nascondendo il viso nel suo petto e
stringendo con forza maggiore la giacca del compagno.
«Stupido…»
Boris l’avvicinò un po’ di più a sé, carezzandole i capelli, mentre sul
suo volto impassibile si delineava l’ombra di un sorriso.
«E’ tutto chiaro ragazzi?»
I blader annuirono.
«Sì… più o meno…» il professore alzò la testa dal suo portatile,
voltandosi verso il presidente Daijtenji. «Ho solo una domanda…»
Il vecchietto sorrise.
«Ma certo; chiedi pure»
«Ecco… MA LEI SI RENDE CONTO DI QUELLO CHE STA DICENDO??!!»
Tutti sobbalzarono a quel grido e Max si portò una mano sotto al mento,
sospirando. «Lo sapevo, il prof. è entrato nello stato di iper-preoccupazione
angosciosa!!!»
«In cosa?» chiese Akamy, confusa.
«Iper-preoccupazione angosciosa…»
«Noi diciamo così scherzosamente quando si agita troppo per qualche
motivo» spiegò Rei. «Avrai notato che lo fa spesso, no?»
«Sì, ho capito cosa intendi…» Akamy guardò il professore che si
dibatteva come un forsennato mentre Takao e suo nonno lo tenevano fermo
cercando di farlo calmare. La ragazza si lasciò sfuggire una risatina; erano
davvero buffi! Takao teneva il Prof per un piede, mentre suo nonno cercava di
trattenerlo per la cravatta, e stava quindi strangolando il povero ragazzino.
«Akamy»
«Eh? Sì, dimmi Kai»
«… tu cosa ne pensi di questa storia?»
Tutti si fermarono all’improvviso, tendendo le orecchie.
«Parli del piano del presidente?»
Kai annuì.
Akamy ci pensò su, richiamando alla sua memoria anche le istruzioni di
Valery. Il signor Daijtenji aveva appena comunicato alla squadra che erano
stati scelti per salvare il mondo da Vorkov e dai suoi perfidi piani di
conquista, e che per farlo avrebbero dovuto sconfiggere i Demolition Boys a
tutti i costi. Tutti sapevano che non sarebbe stata una passeggiata, visti
anche i trucchi sleali usati dai russi, ma Valery…
«Akamy?»
«Sì, scusate ragazzi… stavo pensando a una cosa»
«E cioè?»
La ragazza alzò lo sguardo verso i suoi compagni di squadra.
«Niente di importante. Dobbiamo impegnarci per sconfiggere i russi!
Dobbiamo batterli ad ogni costo!» esclamò, decisa. Kai le si avvicinò e le
cinse la vita con un braccio, lasciando i suoi compagni di squadra
completamente basiti.
«Però tu fa attenzione, hai capito? Lo sai cosa può fare Blackdranzer…»
le sussurrò, guardandola dritta in volto. Lei non sembrò affatto turbata dalla
sua vicinanza e rispose con un sorriso.
«Tranquillo, sai bene che sono più forte di quello che sembro»
«Lo so, ma…»
Akamy lo zittì posandogli un dito sulle labbra.
«Mi piace quando ti preoccupi per me» gli disse ridacchiando.
«Beh, è quello che faccio sempre…» rispose Kai, voltando la testa per nascondere
l’imbarazzante rossore sulle guance.
«Ehm, ragazzi… vi ricordate che ci siamo anche noi, sì??»
«Ci ha fatto chiamare, signore?»
«Sì. Entrate»
I cinque ragazzi entrarono in silenzio, chiudendosi la porta alle
spalle, e disponendosi tutti sull’attenti, eccetto Katrina che si lasciò cadere
elegantemente su una poltrona alla destra della scrivania.
«Non ricordo di averti dato il permesso di sederti»
«La perdita della memoria è davvero una brutta cosa»
Vorkov scosse la testa, scoraggiato. Non sapeva più cosa fare con
quella ragazza. Mah, in fondo se l’era cercata anni prima…
Ignorandola, si alzò con alcuni fogli in mano, porgendone poi uno ad
ogni blader.
«Quelli che vedete sono tutti i dati che siamo riusciti a raccogliere
sulla squadra dei Bladebreakers; mi aspetto il massimo impegno da ognuno di
voi, nella finale; avete ancora un giorno di tempo per allenarvi: non
sprecatelo» ciò detto si risedette, congiungendo le punte delle dita, com’era
solito fare, e osservando i suoi blader che leggevano attentamente le
informazioni a loro disposizione. Solo Sergej stava aspettando il permesso di
parlare, la mano alzata e gli occhi fissi sull’uomo.
«Parla, Sergej»
«Scusi, signore, ma se non sbaglio la finale è venerdì, quindi abbiamo
ancora due giorni di tempo per allenarci»
Boris e Ivan alzarono lo sguardo dai fogli, puntandolo su Vorkov. Yuri
continuava a leggere, apparentemente indifferente al dialogo in corso, mentre Katrina
giocherellava con una penna rubata dalla scrivania, la scheda che le era stata
consegnata buttata in un angolo della stanza senza essere stata degnata nemmeno
di un’occhiata.
Vorkov incurvò le sue labbra in un perfido sorriso.
«No, Sergej, non mi sono affatto sbagliato; avete un solo giorno di
tempo per allenarvi, prima della finale…»
«Ma, signore…»
«Utilizza quel poco cervello che hai nella scatola cranica, Sergej» il
ragazzo si voltò furibondo verso Katrina, che si rigirava la penna fra la mani
con un’espressione indifferente. «E’ chiaro che Vladimir ha escogitato qualche
simpatico trucchetto per tenerci impegnati in uno di questi due giorni…
giusto?»
Vorkov annuì, ghignando.
«Come sempre la tua perspicacia mi stupisce»
Sergej tremava di rabbia, trattenendosi a stento dall’istinto di
picchiare a sangue Katrina. La odiava quando si comportava in quel modo!
«Sta’ calmo» gli sibilò all’orecchio Boris, lanciandogli un’occhiata di
ghiaccio.
«Come stavo dicendo» riprese Vorkov «Ho una piccola “missione” per voi;
ho sentito parlare di una blader» nel dire ciò cominciò a camminare avanti e
indietro per la stanza. «Che potrebbe crearci qualche problema: pare che sia
molto forte, e che abbia delle spie anche qui, dentro il monastero»
«Questo è impossibile!» lo interruppe Ivan. «Nessuno può infiltrarsi
qui dentro! Ci hanno provato tantissime persone, e le abbiamo sempre scoperte
dopo poche ore!»
«Questo lo so anch’io, Ivan» gli sibilò Vorkov, arrivato con uno scatto
a pochi centimetri dal suo volto.
«E quindi cosa pensa di fare?» chiese Sergej, scoccando un’occhiata
disgustata a Ivan.
«Penso di…»
«… farla uscire allo scoperto»
Si voltarono nuovamente tutti verso Katrina, che continuava
imperterrita a giocare con la sua penna argentata.
«… sì»
Sergej strinse i pugni. Se c’era una cosa che detestava nelle altre
persone, era l’arroganza.
«E come?»
«Attaccando i suoi compagni»
Per la terza volta lo sguardo di tutti si posò sulla ragazza, che per
la terza volta li ignorò completamente.
«Katrina, ti ho per caso già parlato di questo mio piano?»
«No, Vladimir, ma ti conosco da anni, e so come ragiona la tua testa…»
«Beh, potresti comunque far parlare me?»
La ragazza rimase in silenzio, e l’uomo lo prese per un sì.
«Allora, come ha detto giustamente Katrina, il piano consiste
nell’attaccare i Bladebreakers quando meno se l’aspettano, e mettere fuori
gioco tre di loro. Vedete, questa blader misteriosa è collegata alla squadra
giapponese tramite il loro nuovo membro, la ragazza che si nasconde sotto lo
pseudonimo di Akamy Hiwatari. Non so
come sia possibile, ma non siamo riusciti a raccogliere alcuna informazione
neanche su di lei; sono due misteri per noi, ma sembra che ci stiano prendendo
di mira, e che per farlo abbiano scelto di farsi aiutare dai Bladebreakers»
«Ancora non capisco il perché del nostro piano» osservò Sergej.
Una penna argentata fu scagliata improvvisamente contro il muro, e il
blader sussultò nel sentirsi sfiorare l’orecchio dalla sua punta metallica. Un
istante dopo si ritrovò con il volto di Katrina a pochi centimetri dal proprio,
senza aver visto il movimento della ragazza.
«Ora apri bene quelle orecchie, perché non lo ripeterò una seconda
volta: ci sono due blader che ci stanno prendendo di mira, ma se li teniamo
occupati sul campo durante la finale, costringendoli a combattere contro di noi
e scoprendo anche la loro abilità, diventano una minaccia minore per la nostra
organizzazione; per assicurarci che scendano in campo, però, dobbiamo eliminare
gli altri blader della squadra, in modo che siano costretti a ricorrere al loro
aiuto per poter partecipare alla finale. Ora è tutto chiaro?»
Sergej deglutì, annuendo nervosamente. Katrina si allontanò di qualche
passo, squadrandolo da capo a piedi. La sua espressione fredda si mutò in
disprezzo.
«Ecco perché tu non sarai mai il capitano dei Demolition Boys» mormorò.
Poi, senza un’altra parola, si diresse verso la porta, con l’evidente
intenzione di andarsene.
«Katrina!»
La voce imperiosa di Vorkov la fermò con la mano sulla maniglia.
«Tu devi coordinare il piano, perché io non posso venire con voi,
quindi, per favore, siediti»
La ragazza rimase immobile per alcuni istanti, mentre i suoi compagni
guardavano Vorkov senza parole: per favore?? Da quando il loro capo
chiedeva per favore?? Lui dava gli ordini, e pretendeva di essere
obbedito; perché con Katrina si comportava in modo così diverso?
La blader sembrò pensarci per alcuni istanti, poi si voltò e, ancora
più gelida di prima, si appoggiò con la schiena alla porta, braccia incrociate,
gambe accavallate e testa leggermente china.
«Ti concedo trenta minuti»
L’uomo sentì un brivido involontario percorrergli la schiena.
Scrollando la testa si risedette alla scrivania, cominciando ad illustrare i
particolari del suo piano più in fretta che poteva.
Se l’era cercata, anni prima… e adesso ne pagava le conseguenze.
«Shanti»
«Sì?»
«Come procede il piano?»
«Come previsto»
«Vorkov sospetta qualcosa su di te?»
«Assolutamente nulla»
«Bene»
«E Akamy?»
«Anche lei sta svolgendo ottimamente il suo lavoro»
«La prima parte è stata completata, quindi»
«Sì; Kai è di nuovo tra i Bladebreakers»
«… mi fa piacere»
«Anche a me»
«…»
«…»
«Chiedi pure, Shanti»
«Ma io non…»
«Lo so che c’è qualcosa che mi vuoi chiedere. Avanti, parla»
«… ecco… e Katrina?»
«…»
«…»
«… con Katrina va tutto bene»
«Come previsto?»
«…»
«…»
«… sì. Come previsto»
«Allora, è tutto chiaro?»
«Sissignore!»
Vorkov annuì soddisfatto, riponendo con cura gli schemi e i fogli vari
sparsi sulla sua scrivania. Il piano non era molto complesso; non aveva dubbi
sulla sua riuscita.
«Un’ultima cosa, ragazzi»
I blader lo fissarono, in silenzio, mentre Katrina si dirigeva verso la
penna vittima della sua rabbia di pochi minuti prima.
«Vorrei che cercaste di scoprire il nome di questa misteriosa ragazza
che ci sta sfidando… purtroppo non sono riuscito a sapere nulla, anche se non
riesco a capire perché…»
«E non ci riuscirai mai»
Gli sguardi si puntarono per l’ennesima volta su Katrina, in piedi
davanti alla finestra, che giocherellava con la penna argentata raccolta
qualche secondo prima, dando le spalle alla scrivania.
«Come, scusa?»
La ragazza aspettò un istante, prima di rispondere.
«Non saprai mai nulla su di lei, se lei non lo vorrà»
«Come puoi dire questo?» le chiese Vorkov, confuso. La sicurezza della
ragazza lo sconcertava sempre.
«Perché io so chi è»
Ivan, Sergej e Yuri spalancarono gli occhi, mentre Boris, nascosto
nell’ombra, si lasciò sfuggire qualcosa che somigliava incredibilmente ad un
sorriso.
«Tu… sai…» Vorkov era senza parole. «Beh, e allora cosa aspetti?»
esclamò furioso, appena le ebbe ritrovate. «Devi dirci tutto quello che sai di
lei!»
La ragazza si rigirò la penna fra le mani, osservandola freddamente.
«No… non penso che lo farò…»
«Cosa?!?»
Katrina alzò la testa verso il cielo, fissando lo sguardo sulle stelle
che cominciavano a spuntare pallide nella sottile nebbia della sera.
«Lascia fare a me, Vladimir. Me ne occupo io di questa faccenda»
«Cos…? Ti rendi conto di quello che stai dicendo???» Vorkov era
furioso. Aveva speso settimane in ricerche su questa misteriosa ragazza e ora
il capitano della sua squadra gli rivelava di conoscerla, senza volergli
dare però alcuna informazione. «Tu…»
«Sai, Vladimir, a giocare con il fuoco, si resta scottati. Tu lascia
fare a me»
L’uomo strinse i pugni con forza, livido di rabbia. Non sopportava
quell’atteggiamento da parte di uno dei suoi “allievi”; il problema era che non
sapeva cosa fare per farle abbassare la cresta. Il dolore fisico non la
scalfiva minimamente, non poteva attuare la manipolazione, e non provava
affetto per nessun’altra persona!!! Era inattaccabile!!!
«Vedo che hai capito… mi fa piacere…»
Vorkov si morse la lingua, per evitare di far uscire il fiume di
imprecazioni che le avrebbe voluto riversare addosso. «Dimmi almeno il suo
nome, così saprò come chiamarla, invece di dire sempre “la blader
misteriosa”!!!» esclamò, facendo un passo avanti.
La penna gli sfiorò la tempia, come era successo poco prima Sergej,
andando a conficcarsi nel legno scuro della porta. L’immagine di Katrina,
ancora ferma nella posizione in cui aveva lanciato l’oggetto, era davvero
inquietante: il sole morente alle spalle, un ghigno crudele sul volto, il corpo
teso e pronto a scattare come quello di una tigre, gli occhi gelidi.
Lentamente, mentre Vorkov cercava invano di trattenere i brividi che gli
scuotevano il corpo, la ragazza si raddrizzò, portandosi una mano sul fianco e
l’altra alla bocca, mordendosi un dito a sangue. Una goccia scarlatta cadde sul
pavimento, mentre il resto del liquido veniva disperso sulle labbra rosse.
«Puoi chiamarla “la Regina”…» sussurrò nel silenzio gelido della
stanza. «… credo che a lei farà piacere…»
Il cigolio della porta e una leggera vibrazione della penna furono
tutto ciò che lasciò dietro di sé Katrina uscendo dalla stanza.
Boris, nel suo angolo d’ombra, osservava freddo la penna che si muoveva
impercettibilmente su e giù, ancora ben conficcata nel legno scuro. Quel gioco
sembrava quasi divertirla, ormai…
“La Regina”…
Scrollando la testa per nascondere un sorriso, il ragazzo seguì la
compagna nel buio del corridoio.
eaglefire: tu stai
facendo cosa??? La mia spia!!! Il mio ispettore Gadget!!! Come osi!!!! A
me, Sailor Moon, paladina della giustizia!!!! xD spero che ti vada tutto bene…
un bacio, ci sentiamo!!! Ps. per l’ispettore Gadget : stai perdendo a forza
4???!!! Ma allora sei davvero inutile!!!! Forza, falle vedere chi sei!! xD
Padm86: oddio… cioè,
tu mi stai dicendo che noi ci conosciamo da quando ho postato il decimo
capitolo????!!! Ma quanto cavolo di tempo è passato???!!! Mi sembrano mesi!!!!!
Oddio, sono secoli che non aggiorno… mi sento in colpa!!!! ç_ç beh, spero che
questo chappy possa risarcire per tutto il tempo che ti ho fatto aspettare!!!!!
Baci baci fammi sapere cosa ne pensi!!!!! Ps. non buttare via nessuna teoria,
tutto è possibile in questa fic…
medea90: ehm… credo
che nella tua recensione mi sia sfuggita la parte relativa a “aggiorna presto”…
xD non è stata colpa mia, però!!! ç_ç beh, spero che anche questo chappy ti sia
piaciuto, anche se è un cap di passaggio… adesso Kai è tornato nei
Bladebreakers, e dal prossimo capitolo la storia si farà molto più
movimentata!!!! A presto!!!! baci
Iria (in compagnia del povero disgraziato): eccomi qua!!!! Finalmente ce l’ho fatta!!!!!
Da questo cap in poi vedrai uno Yuri moooolto diverso… ma cosa gli avrà mai
fatto Vorkov??? Mah, chissà… (non dire stupidaggini, tu lo sai benissimo…
ndBoris ke sorseggia una bevanda nn identificata con una cannuccia) (Boris!!!!
Eh, sì, mi mancavano proprio le tue lamentele continue su qualsiasi cosa io
faccia o dica!!!!!! Ndme che non ne può più di vederselo comparire sempre
davanti) (beh, scusa, tu mi fai torturare da Vorkov, mi uccidi la sorella, mi
costringi a stare in squadra con Ivan e Sergej, mi obblighi a essere il fidanzato
di un pezzo di ghiaccio – un gran bel pezzo di ghiaccio, se è per questo, ma
pur sempre ghiaccio è! – che mi viene a dire tranquillamente che si è baciata
Kai, e, come se tutto ciò non bastasse, mi fai essere amico e complice di una
persona – Valery – che io non ho mai visto finora!!!!! ndBoris senza fiato per
il discorso) (Pezzo di ghiaccio???? Ha parlato il termosifone!!! ndKatrina)
(Ehi! Hai dimenticato di mettermi fra i tuoi compagni di squadra che nn ti
piacciono!!!! Quindi io ti piaccio!!! ndYuri euforico) (… mi costringi a stare
in squadra con Ivan, Sergej e Yuri, mi obblighi a… ndBoris che ricomincia con
l’elenco) (=_= ndYuri depresso) (scusa… sei così insignificante che mi
dimentico persino della tua esistenza… ndBoris al massimo della perfidia) (=_=
=_= ndYuri sempre più depresso) (amore mio!!!! ndKatrina che si porta via Boris
a braccetto) (ehm… e io??? ndil depresso) (tu resti con me e Iria, tesoro…
ndme) (…aaaaaaaargh!!!!!! ndYuri ora non più depresso ma terrorizzato) scusa
per tutte le sciocchezze tra parentesi… in qualche modo devo pure sfogarmi, no????
xD ci sentiamo, un bacio!!!!!
Nehi: Hai visto???
La fic rischia di restare a questo punto anche senza il tuo intervento… bastano
i miei genitori… ç_ç beh, spero comunque di riuscire a portarla avanti senza
intoppi… hai notato il regalo?? In questo cap Yuri non soffre per niente!!!!!
^_^ baci baci
Anghelos_bad_boys: Katrina
si sta molto preoccupando… spera proprio di non incontrarti in un vicolo buio… xD
e Kai ha detto che non ti avrebbe ceduto il suo posto per nulla al mondo… xDxD
non so se leggi le fic di tua sorella, ma se lo fai ti prego, aiuta quel povero
Yuri!!! (sì, sì, esatto!!! Aiutami!!!! ndYuri disperato) ciao ciao alla
prossima!
owarinai yume: Tesoro
mio!!!! Perdono!!!!!!! Ci proverò ad aggiornare prima, davvero, ma ormai non
dipende più da me… ç_ç visto che non entro quasi mai neanche su msn, qualche
volta possiamo sentirci per telefono!!!!! Ti va?? Così mi spieghi per bene
tutte le tue teorie… ^_^ un bacione e salutami il nostro cuginetto!!!!!!
sabry: Wow, una
nuova recensitrice!!!! Spero che continuerai a seguirmi!!!!! Anche perchè è
l’unico modo per sapere come andrà a finire questa fic terribilmente
misteriosa… fammi sapere che ne pensi!!!! baci
Nissa: “Attrazione
fatale”, eh? Uhm… chissà… tutto è possibile in questa fic!!!!! Soprattutto se
si tratta di “amore”… ^_^ più avanti capirai cosa intendo!!!! Un bacio ps. la
tua fic è sempre più bella, la adoro troppo, troppo, troppo, troppo!!!!!!!
lexy90: ehm… sì, ok,
va tuuutto bene… ora rilassati e aspetta con calma che arrivino i signori
incamice bianco… xD beh, mi fa piacere
vedere che non sn l’unica che non aggiorna da secoli… e la tua fic???? ç_ç beh,
comunque spero di non averti fatto morire per l’attesa troppo lunga…. xD baci
baci spero di sentirti presto!!!!
Keila91: Eh, sì, lo
so, Yuri è preso di mira e maltrattato da tutti gli autori di fanfic… avrà un’aura
che attira le sofferenze?? (ehi! ndYuri) XD comunque sì, è una fic un po’ triste,
ma i prossimi capitoli saranno principalmente d’azione (o almeno credo)…
continua a seguirmi, mi raccomando!!!! kiss
Sybelle: Tranquilla!!!!!
Ti comprendo, ti comprendo… e tu perdonami per l’immenso ritardo!!!!!!! E dimmi
che ne pensi di questo chappy!!!!!!!!! Baci baci
Era davvero una bella giornata. I deboli raggi di un pallido sole
invernale riscaldavano dolcemente le bianche distese di neve, insinuandosi in
ogni luogo e diffondendo il loro tiepido calore in tutti i cuori… tutti tranne
uno. In quel paesaggio idilliaco, infatti, c’era un cuore che non poteva essere
riscaldato da nulla: esso era avvolto nel gelo più assoluto, nascosto dietro
muraglie di ghiaccio che respingevano con forza ogni minimo frammento di
calore.
Katrina guardava l’imponente figura del monastero con i suoi occhi
privi di espressione. Il manto di neve che copriva il terreno intorno a lei
scricchiolava flebilmente sotto i suoi passi, accompagnandola nella sua
solitaria passeggiata.
“Che calma…”
Non un rumore incrinava l’aria pungente del mattino, a parte il gentile
soffio del vento che le scompigliava i capelli scuri.
«Che peccato rovinare una simile giornata…» mormorò la ragazza,
appoggiandosi lentamente sullo steccato che divideva il monastero dal resto del
mondo.
«Non sei obbligata a rovinarla»
Katrina alzò leggermente la testa, ignorando la voce.
«Puoi ignorare il mondo intero, Katrina, ma non puoi ignorare me»
La ragazza si portò una mano sotto al mento, sospirando una parola.
«Regina…»
«Sì, sono io»
«Mi chiedevo quando saresti tornata a farmi visita…»
«Prima della fine, mi sembra logico»
«Già…»
Katrina chiuse gli occhi, inspirando con forza l’aria fresca e
rilasciandola lentamente.
«Sta andando tutto bene, no?»
«Sì, direi proprio di sì…»
«… ma?»
«Ma cosa?»
«Andiamo!» Katrina sbuffò. «Non sei certo venuta qui solo per dirmi che
va tutto bene, no?»
«…»
«Cosa vuoi che faccia?»
«… in effetti hai ragione, c’è qualcosa che puoi fare per me. Sai, la
tua perspicacia mi sorprende sempre…»
«Beh, dovresti saperlo… io ti conosco come me stessa. Non hai segreti
per me»
«Già, lo so…»
«Allora parla»
«Oh, non credo che ce ne sia bisogno… immagino che tu sappia già cosa
devi fare…»
Katrina rimase silenziosa per alcuni istanti.
«In effetti sì, so cosa devo fare…»
«Visto? A quanto pare anch’io ti conosco abbastanza bene…»
«Ti lascio volentieri le tue illusioni…»
«…»
«…»
«… ricorda, Katrina, che io sarò sempre un passo avanti a te…»
La ragazza si voltò, ma dietro di lei non c’era nessuno; solo mura
imponenti e minacciose, screziate dal bianco candido della neve. Lentamente,
tornò a voltarsi verso la strada al di là dello steccato, dove alcuni bambini
orfani giocavano con un vecchio pallone di pezza.
Katrina chiuse gli occhi per alcuni istanti, lasciandosi avvolgere dal buio;
poi li riaprì e sospirò stancamente.
«Sì… lo so»
«Bene ragazzi, è tutto pronto?»
«Sììììì!!!»
«Allora si parte!» Nonno Jey premette il pulsante dell’accelerazione e
il pullman si mosse con agilità sotto la sua guida, lasciando grossi solchi sulla
neve fresca.
«Ehi, nonno, ma sei sicuro di avere la patente?» urlò Takao, dopo
essere caduto per la quinta volta.
«Reggetevi forte, ragazzi!!!»
«Nonnooooo!!!!»
Il pullman continuò il suo percorso, sobbalzando alla buche che si
aprivano ogni tanto nel terreno. Al suo interno, i Bladebreakers osservavano
estasiati il paesaggio che li circondava; più si allontanavano dalla grande
città, più il bianco della neve li accecava con la sua gelida purezza. Il
professore spiegava con fervore tutte le caratteristiche a lui note della
steppa russa che stavano attraversando, senza che nessuno gli prestasse una
particolare attenzione. Takao e Max, con il viso incollato ai finestrini
gelati, si esibivano in esclamazioni di stupore sempre meno credibili e più buffe,
disegnando sul vetro appannato dai loro respiri immaginari beyblade imbattibili
e fantasticando ad alta voce sui bit power. Rei e Akamy, in fondo al pullman,
parlavano con la loro inconfondibile calma degli avvenimenti recenti, cercando
uno scorcio di luce nei fitti misteri che li circondavano, mentre Kai dormiva
accanto a loro, sdraiato con la testa sulle gambe di Akamy che gli carezzava
dolcemente i capelli ascoltando Rei che esponeva le sue teorie.
«Sai qual è la cosa che mi lascia più perplesso?» stava dicendo il
cinese, lo sguardo fisso davanti a sé e i pugni stretti sulle ginocchia.
«Katrina è perfetta: non ha punti deboli, ha una strategia pronta per ogni
situazione, riesce a mantenere la sua autorità e la sua libertà anche in un
luogo come il monastero di Vorkov, rigira ogni avvenimento a suo favore e… non
lo so, sembra quasi che riesca a prevedere tutto ciò che accade, non si
stupisce di nulla…»
Akamy fissò per alcuni istanti il volto di Kai, pensierosa; si chinò su
di lui e sfiorò con le sue morbide labbra la fronte fresca del ragazzo, in un
leggero e dolce bacio. Il blader non si mosse.
«Sai, Rei» cominciò la ragazza, alzando lo sguardo sull’amico. «Io
penso che nessun essere umano sia perfetto. Io credo che alcune persone riescano
a sembrare perfette… ma non lo sono mai davvero. Credo che la perfezione
non sia raggiungibile dagli esseri umani…»
«Quindi Katrina non è umana!»
«Quindi Katrina non è perfetta»
Il cinese la guardò ancora più confuso. «Ma… beh, allora spiegami come
fa ad essere… ad esser così!» esclamò, lanciando uno sguardo un po’ infastidito
a Takao e Max che urlavano e prendevano in giro il professore Kappa,
rincorrendolo per tutto il mezzo.
«E’ così perché vuole farci credere di essere perfetta… fa parte della
sua strategia per distruggerci psicologicamente…» Akamy fissò i suoi occhi
azzurri in quelli dorati di Rei. «Ti assicuro che Katrina è un essere umano
come te, Rei…»
Il ragazzo sospirò, distogliendo lo sguardo. «A volte parli come se la
conoscessi molto bene, Akamy…»
La ragazza sorrise.
«Chissà…» mormorò, chinandosi nuovamente su Kai. Avvicinò la bocca al
suo orecchio e vi soffiò dentro un leggero «Svegliati». Il blader aprì gli
occhi di scatto, tirandosi su lentamente e stirando il corpo indolenzito.
«Siamo arrivati?» chiese, appoggiando la schiena allo schienale del
sedile.
«Non ancora» rispose Akamy, lisciandosi le pieghe della gonna. «Ma
credo che sia il momento di decidere la scaletta della finale»
A quelle parole Takao, Max e il professore si avvicinarono
immediatamente, mentre quest’’ultimo accendeva il portatile.
«Dunque» cominciò il bambino, schiarendosi la voce. «Il problema è
molto più grave di quel che sembra»
«Perché?» lo interruppe subito Takao, fissandolo incuriosito. «Non dovrebbe
essere molto difficile decidere in che ordine farci scendere in campo!»
esclamò, ridendo.
«Uffa, Takao, possibile che non capisci?» il professore voltò verso di
lui il portatile, su cui il ragazzo si chinò con curiosità. Sullo schermo
illuminato risplendevano le figure di cinque blader, con accanto i rispettivi
beyblade e alcune notizie che li riguardavano. Il giapponese continuava a non
capire. Quelli erano i loro avversari, e dai pochi dati che disponevano
risultavano anche molto forti, ma gli sfuggiva quale fosse in esattezza il
problema che preoccupava il suo amico. Alzò lo sguardo sui suoi compagni,
trovandoli pensierosi e a testa bassa.
«Ehi, ragazzi… si può sapere che vi prende?»
Lo sguardo di tutti si fissò su di lui, e Max sospirò. «Takao, ha
ragione il Prof: possibile che non capisci? Questi non sono avversari
qualsiasi…»
«Lo so anch’io, Max, ma ciò non significa che io mi sia arreso in
partenza!!! Non esistono avversari imbattibili, pensavo fossimo tutti d’accordo
su questo punto!!!»
«Infatti è così» concordò Rei, annuendo. «Quello contro cui dobbiamo
stare in guardia, però, è Vorkov; non siamo sicuri – anzi, ne siamo certi – che
userà tutti i mezzi a sua disposizione per vincere, anche – e forse soprattutto
– mosse sleali…»
«Quindi mi state dicendo che dovremmo avere paura di quel finto
monaco???» esclamò Takao con veemenza. «Beh, sappiate che io mi rifiuto!!! Io…»
«Insomma, Takao, vuoi smetterla di interromperci?! Stiamo cercando di
spiegarti la situazione!» a quel rimprovero il giapponese chinò la testa,
pentito, e il professore riprese a parlare.
«Come ha giustamente detto Rei, da uno come Vorkov dobbiamo aspettarci
di tutto… anche che trucchi i beyblade dei suoi atleti o, addirittura, che
cerchi di sabotare i nostri…»
A quelle parole Takao spalancò gli occhi, incredulo: non aveva pensato
a quella possibilità, ma, ora che glielo facevano notare, non aveva molte
difficoltà a crederci… quell’uomo era davvero un essere abietto e crudele… e
ambizioso, soprattutto…
«Perciò dobbiamo rispettare alcune regole per la nostra sicurezza prima
e durante la finale:» continuò il professore, mentre i ragazzi lo ascoltavano
in silenzio. «Per prima cosa dovremo muoverci sempre in gruppo, e mai isolati
perché saremmo delle prede facili; poi non dovrete separarvi per nessun
motivo dai vostri beyblade e, infine, se incontreremo Vorkov o i suoi
tirapiedi dovremo fuggire immediatamente; sono stato chiaro?»
Tutti i presenti annuirono. Stranamente anche Takao, che solitamente si
sarebbe categoricamente rifiutato di scappare, era d’accordo con quel piano.
Cominciava finalmente a rendersi conto che quel torneo non era più un gioco, e
che la posta in palio era davvero troppo alta per scherzarci sopra e rischiare
la sconfitta. Questa volta dovevano vincere. A tutti i costi. Altre alternative
non erano contemplate.
«Se non sbaglio si parlava di una scaletta, giusto?» mormorò Akamy,
attirando su di sé lo sguardo dei presenti. «Allora, per cominciare… chi di voi
si esclude?»
Takao la guardò senza capire. «Escludersi?»
«Beh, gli avversari sono tre… e voi siete quattro; quindi uno di voi
non parteciperà alla finale»
Il silenzio scese greve sul pullman. Nessuno aveva il coraggio di
guardare in faccia gli altri. Ci fu solo un unico, veloce, sguardo d’intesa.
Poi, una voce ruppe la tensione.
«Mi escludo io»
Gli sguardi di tutti si puntarono sul blader, increduli. Nessuno
pensava che proprio lui volesse rinunciare.
«Ma… ne sei davvero sicuro, Kai?»
I quattro ragazzi si diressero a passo di marcia verso l’elicottero,
sotto lo sguardo vigile e attento del loro allenatore. Vorkov sorrise
compiaciuto, soddisfatto dei risultati di anni di fatica che ora stavano
salendo a bordo di quel mostro dei cieli, obbedienti e devoti come li aveva
sempre desiderati. Prima Sergej, duro come una roccia, imperscrutabile e
misterioso; poi Boris, crudele e solitario, tagliente come un vento freddo,
lunatico e gelido; dietro Ivan, volubile e mutabile come l’acqua, sadico e
ingannatore, diabolico; e infine Yuri, pericoloso come le ceneri sopite di un
fuoco, pronte a divampare alla prima scintilla, indifferente e insensibile come
una macchina. Vorkov gli riservò uno sguardo particolarmente fiero; era sempre
stato il suo preferito, la sua perfetta macchina da guerra, cresciuto da lui in
quelle mura, plasmato secondo il suo volere, privato di qualsiasi umanità per i
suoi scopi... sarebbe stato il blader perfetto, se solo non ci fosse stata lei.
Se solo lei non avesse cercato di strapparglielo via. Ma l’aveva punita…
oh, se l’aveva fatto. E più di una volta anche. L’uomo sospirò. Non aveva senso
rivangare quei ricordi, lo riempivano di frustrazione e gli lasciavano un
sapore amaro in bocca da cuidifficilmente riusciva a liberarsi. Era acqua passata. Lui aveva vinto.
Per poco. Poi la sua vittoria gli si era ritorta contro, diventando il suo
incubo quotidiano. Avrebbe dovuto lasciarla andare… lo sapeva, ma non ne aveva
avuto la forza. Non lei. Seppure con rammarico, la ammirava. Ancora,
dopo tutto quello che era successo, dopo tutto quello che gli aveva fatto, non era
riuscito a disprezzarla. Non era riuscito ad odiarla. Ed aveva finito
con l’ucciderla.
Ora c’era Katrina, certo; lei era astuta, bella, inarrestabile…
crudele, anche, e misteriosa. Ma non era lei. Nessuno sarebbe mai stato
come lei. Con un nuovo sospiro, si costrinse a smetterla con quelle
divagazioni inutili. Lei ormai era morta… non aveva senso continuare a
ricordarla ogni giorno. Non aveva senso cercare di riportarla indietro. Alzò lo
sguardo al cielo azzurro di quella mattinata, respirando a fondo la brezza
gelida che gli scuoteva il mantello. Gli sarebbe piaciuto visitare la sua
tomba… ma sì, perché no? Dopotutto non ci andava da tanto tempo… sorridendo
appena, Vorkov riportò l’attenzione sulla sua squadra che si preparava per la
partenza.
Il suo ultimo pensiero sul passato, con suo immenso rammarico, fu che lei
lo avrebbe ucciso nel vedere ciò che era diventato suo fratello.
Yuri, ultimo della fila, stava per salire a bordo quando una palla di
neve lo colpì in piena faccia. Voltandosi di scatto con un ringhio si ritrovò
davanti Katrina, la solita espressione gelida sul volto e un luccichio rabbioso
negli occhi.
«Che cosa vuoi?» le gridò il ragazzo, infastidito e sprezzante,
asciugandosi le guance con il dorso della mano e fissandola con rancore.
«Non usare quel tono con me, Ivanov» sibilò lei, avvicinandosi con il
suo incedere da regina all’elicottero.
«Ti ho chiesto che cosa vuoi» ripeté il blader, posizionandosi davanti
alla portiera in modo da bloccarle l’ingresso.
«Vengo con voi» fu la secca risposta.
«Tu e Vorkov avete l’altro elicottero»
«Io non sono agli ordini di Vorkov… che a lui piaccia o no!
Perciò adesso spostati se non vuoi che lo faccia io»
Yuri incrociò le braccia e indurì il volto, sfidandola con lo sguardo a
superarlo. La ragazza aspettò alcuni istanti, il viso, come sempre, privo di
emozioni e il lungo mantello che si sollevava ad intervalli frequenti per il
vento gelido di quella giornata; poi, con uno scatto fulmineo, afferrò il collo
di Yuri con la mano destra, avvicinandolo alle lamine di ferro dell’elicottero
con la chiara intenzione di farglici sbattere la testa. Il ragazzo oppose
resistenza, cercando di allontanare la mano della blader dal suo collo e al
tempo stesso di non urtare contro il fianco del mezzo, ma la ragazza aveva una
forza innaturale e non riuscì a smuoverla di un millimetro. Riuscì solo ad
evitare l’urto con l’elicottero e, dopo una breve lotta, Katrina lo lanciò giù
dalle scale senza tante cerimonie, riservandogli solo uno sguardo
disinteressato.
Yuri si rialzò con fatica, respirando affannosamente. Quella forza non
era umana. Si fissarono per qualche
secondo, in silenzio, finchè lei voltò la testa e scomparve all’interno del
mezzo. E Yuri capì.
«Vuoi un consiglio, Yuri?» il ragazzo si voltò lentamente verso Vorkov,
fermo a pochi passi da lui.
«Signore?»
L’uomo sospirò e posò una mano sulla spalla del blader. «Non cercare di
vincere contro di lei. E’ una battaglia persa in partenza»
«Questo significa che dovrei arrendermi, signore?»
Il monaco puntò le iridi in quelle azzurre del suo allievo, aumentando
leggermente la stretta sulla sua spalla. «Contro di lei, sì. Questo non è
essere vigliacchi, ma essere saggi. Nessuno ha mai vinto contro di lei, Yuri;
nessuno. Anche quando ti sembra di avere la vittoria in pugno, di averla
finalmente sconfitta, in realtà non hai fatto altro che darle un nuovo gioco
con cui divertirsi. Credimi, ragazzo, parlo per esperienza. Nessuno può
abbatterla»
Il blader strinse i pugni, rabbioso, e sputò fuori un “Sissignore”.
Vorkov lo osservò con uno sguardo stranamente profondo, ben conscio del
fatto che il ragazzo non gli credesse minimamente. Si voltò verso il monastero,
dando le spalle a Yuri e guardando impassibile le mura imponenti che
custodivano i suo segreti.
«Dammi retta, Yuri, lascia stare. E’ stato solo un esperimento mal
riuscito, e adesso neanch’io so come sbarazzarmene»
Il ragazzo lo fissò confuso. «Di cosa sta parlando?»
Vorkov si passò stancamente una mano sul volto magro, sospirando.
«… Katrina è un esperimento, Yuri; credevo di riuscire a domarla in
questo modo, a vincere su di lei… ma qualcosa è andato storto, e io ho nuovamente
e definitivamente perso… l’ho creata io, Yuri, ma è evidente che non sarò io a distruggerla,
perché non ne sono capace… e neanche tu…»
Il blader continuò a fissarlo senza espressione, nonostante le sue
parole gli rimbombassero nel cervello senza dargli tregua.
… l’ho creata io, Yuri…
“Tu? Come puoi tu creare un essere umano?”
… solo un esperimento mal riuscito…
“Un esperimento? Allora Katrina non è umana?”
… non sarò io a distruggerla…
“Distruggerla? Come puoi parlare così alla leggera di queste cose?
Forse sei tu a non essere umano…”
… e neanche tu…
“Io? Io non voglio distruggerla… non devo… sento che non devo farlo… no…
assolutamente no… … la devo… proteggere… ma da chi?”
«… Non capisco… perché mi sta dicendo tutto questo?»
Ancora una volta gli occhi di Vorkov incrociarono con i suoi e il
monaco li distolse subito in un gesto di stizza.
«Perché non voglio che lei ti uccida, Yuri. Mi servi vivo, quindi stalle
lontano!» gli ordinò secco.
Un fremito attraversò il blader, che si morse un labbro per nasconderlo.
Nella mente di Yuri c’era un solo pensiero, fisso, che il ragazzo non riusciva
a scacciare, né a spiegarsi.
… proteggi Katrina… proteggila… a tutti i costi… devi! … devi! … devi!
…
Ma com’era possibile? Fino a qualche secondo prima la odiava, non desiderava
altro che vendicarsi di lei… perché quel pensiero assillante, allora? Non aveva
senso… non aveva nessun senso!
«C’è una persona in grado di ucciderla, in realtà» commentò Vorkov alla
fine, per poi voltarsi e sparire oltre l’ampio portone di quercia. E Yuri sentì
che non aveva bisogno di chiedergli chi era quella persona, perché sentiva che
dentro di lui, in fondo al suo stomaco, lo sapeva già.
«Yuri, datti una mossa!» lo chiamò Sergej e il ragazzo si affrettò
verso la scaletta dell’elicottero. Il rumore delle pale che giravano per un
attimo gli chiuse le orecchie, lasciandolo solo con i suoi pensieri, quei
pensieri rimbombanti e insensati che gli vorticavano in testa.
kikka89: Tranquilla,
non ti preoccupare, l’importante è che adesso ci sei!!!!! (io ci sono un po’
meno, ma vabbè… ç_ç xD) grazie per i complimenti, spero che l’attesa di questo
capitolo sia stata ripagata!!!!! ^_^ baci baci alla prossima!!!
Iria [in compagnia del povero disgraziato (fatti forza Yuri, che
mancano solo due mesi!!!)]: ciauuuu!!!!
Tesoro mio!!! Se prima temevi di aver perso la tua maestra, dopo l’attesa per
questo capitolo avrai cominciato a pensare che fossi il frutto della tua
immaginazione e che non ero mai esistita, vero??? xD e comunque, Yuri,
ricordati sempre che chi disprezza compra!!!!! U.U (se prima non uccide… ndYuri
ormai irrecuperabilmente depresso) vero anche questo… beh, per la tua teoria
sulla sorella di Boris devi aspettare ancora molto… non ti dico niente, ma se
stai pensando quello che penso che tu stia pensando, penso proprio che tu stia
pensando male (e penso che se riesci a capire qualcosa di questa frase sei un
genio!!! xD) oggi sono in vena di frasi astruse… xD comunque, come dico sempre,
aspettate e vedrete!!!!! (non è vero, questo non l’hai mai detto… ndBoris che
continua a rompere nonostante sappia di essere odiato da tutti) (ehi! Io non sono
odiato da tutti! ndBoris offeso, come sempre) (non sono sempre offeso!!! E
smettila di rispondere alle mie note nelle mie note!!!! ndBoris che non ha
capito neanche lui quello che ha detto) (=_= ndBoris depresso e abbattuto che
si arrende al mio potere di scrittrice) xD beh, ora vado, a presto (anche se
sanno tutti che il tuo presto è molto relativo… ndBoris che cerca vendetta e non
ha ancora capito che questi suoi insulti non mi scalfiscono) (=_= ndBoris che
rinuncia e finalmente mi lascia in pace) bene, credo di aver detto tutto!!! (e
se ti azzardi a dire che in realtà non ho detto nulla, giuro che ti ammazzo!!!!
Ndme con una pistola puntata alla tempia di Boris) (…io non ho detto niente…
ndBoris che comincia a capire come si sente Yuri) (ah! Hai visto cosa devo
sopportare io???? ndYuri che si illumina d’immenso) (… ndio che punto una
pistola alla tempia di Yuri… ah, no, giusto, lui lo lascio a te…+_+) (=_=
ndYuri decisamente più depresso di Boris e rassegnato al suo destino…) xD ora
vado davvero!!!!! ^_^ ciauuuuu e alla prossima!!!!!!!
eaglefire: Boris???
Boris????? Come può essere Boris il tuo personaggio preferito???? (ah! Hai
visto? La gente mi ama!!! ndBoris su un cavallo bianco con una corona d’alloro
in testa) (ma fammi il piacere!!!!! ndme che brucia la corona d’alloro) (nooooo
ç_ç ndBoris disperato) beh, parlando di cose più importanti (quindi di una cosa
qualsiasi: tutto è più importante di Boris! ndIvan che adoro quando diventa
così sadico +_+) (grazie Ivan… ndBoris con sguardo omicida) voglio
assolutamente sapere che ne pensi del capitolo!!!! Tuutto, tutto, tutto,
tutto!!!! ^_^ mi raccomando, ci conto!!!! Baci alla prossima
ps. per l’ispettore Gadget: mi dispiace per te, traditore (anzi, non mi
dispiace, visto che mi hai tradito), ma ti ho rimpiazzato con un investigatore
decisamente migliore di te, qualcuno che sa davvero cosa significhi la parola
indagare: il detective Conad!!!!! (Conan!!!!!!! ndConan offeso) (perchè, io
cosa ho detto??? Ndme) (… Conad… ndConan depresso) (vabbè, capirai! Conad,
Conan… cambia soltanto l’ultima consonante!!!! Sai che differenza!!!! Ndme)
(C’è una differenza sostanziale, invece!!!!! Conad è un supermercato, mentre
Conan, ovvero io, è, ovvero sono, un investigatore privato!!!!! ndConan
nuovamente offeso) (… scusa, ma mi sfugge la differenza sostanziale… ndme) (=_=
ndConan molto, molto depresso ma che ha firmato un contratto e non può
andarsene… xD)
Padme86: Brava, non
buttare via niente… e vedrai quando si scoprirà chi è Akamy quanto lei e Kai
saranno più carini!!!!! Io li adoro insieme!!!!! Anche se non ti posso
assicurare che si fidanzeranno… anzi, diciamo che è praticamente impossibile che
si fidanzino… ma non ti dico perchè!!!!! Questo mistero (come tutti gli altri
della fic) lo lascio a voi lettrici, che vi scervellate puntualmente ad ogni
capitolo!!!!! xD una domanda sola: come mai nn entri più su msn? Prima ci stavi
sempre! Hai trovato un nuovo lavoro? Aspetto notizie!!!!! Baci
Keila91: ^///^ ehi,
ehi, basta complimenti!!!! Mi imbarazzo da morire… ^///^ comunque grazie,
grazie, grazie, è stupendo vedere che questa storia sta riscuotendo tutto
questo successo, sono commossa!!!!!!!! Mi dispiace da morire aggiornare così
tardi, ma se il mio computer decide di fare i capricci io nn posso farci niente
(purtroppo)!!!!! ç_ç fai bene a non riflettere più… anche se dovrai utilizzare
tutta la tua pazienza, perchè la fine è ancora lontana!!!!! (ebbene sì U.U xD)
baci al prossimo chappy!!!! ^_^
medea90: Ciao! Che
ne pensi di questo chappy?? Cominci a capirci qualcosa di più? O è ancora buio
totale? Tranquilla, le risposte non sono lontanissime… ancora un po’ di
pazienza, e finalmente tutto si svelerà!!!! … Un bel po’ di pazienza, credo… xD
il piano si scoprirà nel prossimo capitolo… ovvero quando i Demolition Boys lo
metteranno in atto!!!!! ^_^ intanto fammi sapere che ne pensi di questo cap!!!!
baci alla prossima!!!!!
Nissa: Sì, Katrina è
fantasticamente perfida, lo so… infatti riflette il lato sadico e crudele del
mio carattere!!!!! xD tu mi rimandi i complimenti, e io te li rimando di
nuovo!!!!! Penso che questo circolo vizioso nn finirà mai… xD ho cominciato a
leggere anche la nuova fanfiction che hai pubblicato, e già mi piace
tantissimo!!!! Continua così e fammi sapere a quali conclusioni sei arrivata
(se ce ne sono… qualche recensitrice ormai si è rassegnata e non fa più
congetture! xD)! Al prossimo chappy (mio o tuo che sia! ^_^) baci
lexy90: Sì, direi che
chiedi troppo… in fondo Kai è un ragazzo impegnato!!! Katrina, Akamy, la Regina
delle Nevi (che è scomparsa e nessuno mi ha chiesto che fine ha fatto… ma non
temete! Presto ritornerà!!!)… devo dire che si dà da fare, il ragazzo… l’unica
da cui non viene sn io!!!! ç_ç purtroppo devo continuare a sorbirmi quel tappo
di Ivan e quello scassap***e di Boris! (Ehi! ndIvan & Boris) mah, che ci
vuoi fare… sono le ingiustizie della vita! ^_^ Mi fa mooolto piacere sapere che
la tua curiosità è al massimo! Bene!!! xD mi dispiace averti fatto aspettare,
spero non succederà più!!! Alla prossima!!! baci
Anghelos_bad_boys: Sei
ancora sicuro di volere Katrina??? Sarà anche bellissima, ma fossi in te mi
preoccuperei per le “piccole” tendenze omicida che comincia a mostrare… xD non
temere per la sorte della fanfic: aggiornerò tardi, ma non sia mai che
l’abbandoni!!!! Ci tengo troppo!!! A proposito, spiegami una cosa: sei tu che non
entri su msn da mesi o mi hai bloccato??? xD al prossimo capitolo, ci sentiamo!!!!
bye
Nehi: Esatto… nulla
è semplice in questa fanfiction!!!!! Mwahahahah!!!! xD beh, sì, Yuri soffrirà un
po’ sempre, in realtà… però alla fine si risolverà tutto per il meglio!!!!! …
credo… xD non mi uccidere, ti prego!!!! E se leggessi le fanfiction di Iria, che
lo odia a morte, cosa faresti??? ^_^ aspetto di sapere cosa ne pensi!!! Il tuo
(anzi, nostro, anche se nn sembra) caro Yuri si trova davanti ad un bel
problema… che cosa farà, adesso? Chissà… continua a seguirmi e lo saprai!!!!!!
baci
owarinai yume: …ehm…
perdonooooooo!!! Mi dispiace far aspettare così tanto, ma mi si è impallato
tutto il computer per 2 mesi!!!!!!! ç_ç non è stata colpa mia!!!!! Senti, nel
caso tu non la stia già leggendo, ti vorrei consigliare “Armi e petali” di
lete89 (è la scrittrice di Nemesi) su Inuyasha… è davvero originale!!! Beh,
devo dire che io amo tutte le fanfiction scritte da lei… è bravissima!!!!
Comunque, per la mia fanfiction, voglio sapere assolutamente che ne pensi, e
quali sono i tuoi “sospetti”!!!! a presto!!!! Kiss
ps. leggiti le risposte alle recensioni di Iria e eaglefire, le ho
scritte in un momento di pura demenza creativa!!! Mi fanno morire dalle risate
tutte le volte che le leggo!!!! xD
Sybelle: Grazie dei
complimenti!!! ^///^ non ti preoccupare per il ritardo del commento, guarda
quando aggiorno io!!!!! ç_ç spero di aver risposto a qualcuna delle tue domande
(secondo me ne hai solo aggiunte altre! ndBoris) (beh, in effetti forse è così…
ndme ^^’’) al prossimo capitolo, che spero di postare in meno tempo di questo
ç_ç !!!!! kiss kiss
L’elicottero si alzò in volo rumorosamente,
confondendo per un attimo i pensieri del giovane russo. Yuri si guardò intorno,
osservando con disinteresse i suoi compagni di squadra. Katrina era avvolta nel
suo mantello nero, con il cappuccio calato sugli occhi, seduta nell’angolo più
scuro del mezzo; sembrava quasi una pantera in attesa del momento opportuno per
aggredire la sua preda. Un brivido involontario percorse la schiena del ragazzo.
Quando si erano “scontrati” poco prima, sull’entrata dell’elicottero, Yuri
aveva capito che la ragazza doveva essersi drogata. Tutti sapevano che ogni
tanto Katrina faceva uso di alcune sue strane sostanze per aumentare la sua
forza fisica e la sua resistenza, ma qualcosa non quadrava: per lei sconfiggere
i Bladebreakers sarebbe stato un gioco da ragazzi, quindi perché drogarsi? Non
ne aveva affatto bisogno.
Con un sospiro Yuri decise di provarci, almeno, a non pensare a lei.
Se non altro, quando si drogava e diventava così “animalesca”, Katrina lo
attraeva molto meno.
Boris fissava accigliato la sua ragazza.
Sembrava agitata. Nervosa. La sua espressione era una maschera di cupa
freddezza, i suoi occhi avevano perso qualsiasi traccia di umanità. Sapeva che
aveva preso alcune delle sue droghe e che era necessario per resistere
all’incontro con la Regina, ma non riusciva ad essere tranquillo. E se qualcosa
fosse andato storto? Sospirando internamente continuò ad osservarla, non
sorpreso dal fatto che lei non se ne fosse accorta. Sapeva cosa stava facendo,
e sapeva anche che era faticoso e difficile e richiedeva la massima
concentrazione. Probabilmente dopo quella missione i loro compagni di squadra
non avrebbero più avuto il coraggio di avvicinarsi a lei, e questo a lui andava
benissimo. Di Sergej e Ivan non gli importava nulla, ma non voleva più vedere
Yuri ronzarle intorno cercando di scoprire il suo segreto e rievocando in lei
solo ricordi dolorosi.
Il blader rimase immerso nei suoi pensieri
ancora per parecchi minuti, protetto dalla sua maschera d’indifferenza.
L’entrata improvvisa di Yuri lo distrasse solo un po’, costringendolo a
prepararsi per la missione.
«Ragazzi, pronti all’azione: tra 5 minuti
saremo sul posto»
Boris lanciò un’ultima occhiata a Katrina e
il sangue gli si raggelò nelle vene. Gli occhi della ragazza non erano più
quelli di un essere umano. Erano quelli di un demone.
«Kai! Sei sicuro di quello che dici?»
Takao era saltato in piedi dalla sorpresa,
cadendo subito dopo a causa dei sobbalzi del pullman.
«Takao ha ragione… pensavamo che volessi
prenderti la rivincita!» continuò Max, con gli occhi spalancati.
«Sono d’accordo con loro» aggiunse Rei, senza
perdere però la sua calma. «Come mai questa decisione?»
Kai spostò lo sguardo da uno all’altro, mantenendo
la sua espressione indifferente.
«Sì, in effetti mi piacerebbe molto prendermi
la rivincita su quei bastardi, Vorkov in particolare, ma so anche di non essere
in grado farlo, al momento»
«Eeeeeh???»
Kai che ammetteva la sua debolezza? La fine
del mondo doveva essere vicina.
Akamy si trattenne dal ridere alle loro
bocche che quasi toccavano terra, e si limitò a soffocare un sorriso, mentre
Kai riprendeva a parlare.
«Non fate quelle facce!» esclamò, lanciando
un’occhiataccia alla sua compagna. «Sono semplicemente realista: al mio attuale
livello non posso competere con loro. E, piuttosto che subire una sconfitta,
preferisco dedicarmi a qualcosa di più costruttivo… come, ad esempio, i misteri
che si celano dietro l’organizzazione chiamata Borg»
«E Katrina» aggiunse Rei, sorridendo.
«… sì, e Katrina» confermò Kai.
Ci fu un attimo di silenzio.
«Beh, io… non so che dire…» cominciò Takao,
sorpreso. «Kai…»
SBAM!!!
I ragazzi caddero tutti all’indietro, mentre
il pullman sbandava paurosamente a destra e a sinistra, rischiando di
ribaltarsi ad ogni movimento.
«Nonno!!!! Ma che diavolo stai…»
SBAM!!!
Qualcosa colpì il pullman sul tetto,
deformandolo e facendo urlare i ragazzi all’interno.
«Dobbiamo uscire di qui!» esclamò Kai,
rompendo una finestra con un calcio. «Forza!!!»
Uno alla volta i blader si lanciarono fuori
dal mezzo, ma solo Kai riuscì ad atterrare in piedi; Max si storse una caviglia
e Takao sbatté il braccio a terra, procurandosi un brutto livido. Rei, pur
cadendo malamente, riuscì comunque a non farsi troppo male, e si rialzò subito.
Un fumo denso avvolgeva la zona, causato dal fuoco che stava consumando il
pullman.
«Akamy!!!» urlò Rei, guardando inorridito le
fiamme che lambivano il mezzo. Fece un passo verso di esso, ma Kai lo bloccò.
«Tranquillo, sa cavarsela da sola!»
«Ma…»
«Niente ma! Muoviamoci! Tu aiuta Takao, io
porto Max!»
Rei lanciò un’ultima occhiata al pullman, poi
sospirò. «D’accordo!»
I due ragazzi corsero verso i compagni,
afferrandoli e allontanandosi tutti insieme dall’area offuscata dal fumo. Takao
aveva anche battuto la testa e pronunciava frasi sconnesse; Rei, che lo stava praticamente
trascinando, non riusciva a capire le sue parole; quando finalmente ci riuscì,
il suo sangue si raggelò, mentre lo sguardo correva al braciere che un tempo
era stato il loro pullman.
«Kai…» dalla sua bocca uscì solo un fievole
soffio di voce; si leccò le labbra annerite, cercando di chiamare il compagno.
«Kai… Kai!»
Il ragazzo si voltò, sudato e coperto di
fuliggine. «Che succede?»
Ma fu Takao a rispondergli, avendo appena
ripreso conoscenza.
«NONNOOO!!!!!!!»
Una risata echeggiò sopra il fumo, facendo
alzare le teste dei quattro blader verso l’alto. Un elicottero apparve ai loro
occhi; sul bordo del portellone, aperto, c’era Katrina, che li fissava con uno
sguardo privo di qualsiasi umanità. Kai rimase paralizzato al suo posto,
gelato, mentre il terrore si insinuava nel suo petto, cercando di raggiungere
il cuore.
La ragazza saltò da un’altezza di quasi dieci
metri, atterrando senza un graffio davanti a loro. Subito dopo una scaletta fu
calata dall’elicottero e due figure scesero velocemente, piazzandosi di fronte
ai Bladebreakers, troppo storditi per capire quello che stava succedendo.
«Vai, Wyborg!» il beyblade di Ivan attaccò
subito Max, che fece appena in tempo a lanciare il suo bey prima di essere
colpito.
«Che state facendo??» urlò Rei, estraendo
Driger per essere pronto a difendersi. I russi lo ignorarono; Sergej afferrò il
caricatore e diresse la sua trottola verso Takao, incapace di agire a causa
dello shock. Driger si frappose fra i due, creando una pioggia di scintille. Il
cinese si guardò intorno, accorgendosi che la situazione era ancora più grave
di quanto pensasse: Max stava cercando di resistere agli attacchi di Ivan con
tutte le sue forze, ma era evidente che non avrebbe resistito per molto; Takao
era sotto shock per l’incendio del pullman in cui probabilmente suo nonno era
rimasto gravemente ferito, se non peggio, e sanguinava dalla testa al braccio;
Kai era rimasto paralizzato dall’apparizione di Katrina e continuava a fissarla
con uno sguardo che mischiava terrore e dolore, sordo a qualsiasi richiamo, e
lui, Rei, stava combattendo contro un gigante con un beyblade fortissimo che
non gli lasciava neanche il tempo di respirare. Ah, e, ovviamente, Akamy era
scomparsa. Kai aveva detto di non preoccuparsi, ma lui non ci riusciva. Era
nella sua natura preoccuparsi. Cercò di portare un attacco verso la trottola di
Sergej, colpendolo di striscio e riuscendo a distrarlo abbastanza da poter
raggiungere Kai e scrollarlo con violenza.
«Kai, Kai!!! Maledizione, svegliati!!!» gli
urlò, digrignando i denti per il violento contrattacco del russo. Il ragazzo si
riscosse leggermente, fissando l’amico con occhi pieni di terrore, incapace di
agire. Tremava.
Il cinese lo maledì mentalmente, accorgendosi
che Max era caduto in ginocchio, coperto di lividi e graffi e, anche se stava
resistendo con tutte le sue forze, non avrebbe retto per più di qualche minuto.
Takao era svenuto accanto all’americano, e sembrava in condizioni piuttosto
gravi: delirava, e ogni tanto aveva degli scatti improvvisi. Probabilmente gli
stava salendo la febbre.
Con un tuffo al cuore, Rei si rese conto di
essere l’unico in grado di gestire la situazione e pensare ad una strategia.
Esaminò la loro posizione da ogni lato, cercando un modo per fuggire, ma la
loro unica speranza era di sconfiggere Ivan e Sergej – sperando che Katrina non
decidesse di intervenire! – e dileguarsi nel fumo e lui, da solo, non poteva
farcela. Doveva svegliare Kai. Assolutamente.
Cominciò a parlargli, spiegargli la
situazione, arrivò perfino ad urlargli contro, ma fu tutto inutile. Allora,
preso dalla rabbia e dalla disperazione, si voltò verso l’amico e lo colpì con
forza sul viso. Lo schiaffo sembrò ottenere l’effetto sperato: Kai sbatté le palpebre,
guardandosi intorno con aria confusa e massaggiandosi lentamente la guancia.
«Rei, che… che sta succedendo?» chiese,
spaesato.
«Che sta succedendo??!! Che sta succedendo???!!!!!
Ci hanno attaccato, ecco cosa sta succedendo!!!! Ci hanno attaccato, e tu sei
rimasto immobile come un’idiota a fissare il vuoto per mezz’ora!!!! Ci hanno
attaccato, e ci stanno sconfiggendo alla grande!!!!»
Kai guardò stupito il suo amico, sorpreso da
quello scatto di rabbia inusuale per una persona calma come Rei. Dopo alcuni
istanti un lampo di comprensione balenò nei suoi occhi, facendolo rabbuiare
immediatamente. Erano nei guai, guai seri… che diavolo gli era preso??
Max si portò una mano alla fronte, cercando
di asciugare un po’ del sangue che la invadeva. Ansimava, e sentiva il corpo
intorpidito dal dolore e dalla stanchezza, ma non si permise di cedere. Doveva
proteggere Takao, svenuto lì accanto, oltre che se stesso. Intravedeva appena
Rei e Kai in mezzo al fumo che si andava addensando sempre più, opprimendogli
il petto e facendolo tossire violentemente. Sapeva che Rei stava combattendo
contro Sergey, ma non capiva il comportamento di Kai; purtroppo, però, non
poteva fare altro che sperare e confidare nel buon senso e nell’astuzia dei
suoi compagni di squadra.
Ivan portò un altro attacco, attutito solo in
piccola parte dall’armatura di Draciel, che volò di qualche metro. Max gemette,
appoggiando un braccio a terra per sorreggersi e accorgendosi con amarezza che
tremava incontrollabilmente e non reggeva il suo peso. La vista gli si stava
appannando. No, dannazione, non poteva cedere!! La sorte di Takao dipendeva da
lui, la sorte del suo beyblade dipendeva da lui, la sorte del suo bit power
dipendeva da lui!!! Non poteva cedere, non poteva abbandonarli!!!! Si sforzò
con tutte le sue forze di restare cosciente, implorando mentalmente i suoi
compagni di aiutarlo.
Come se il suo pensiero fosse stato udito, un
ragazzo si parò davanti a lui, ed uno sfavillante beyblade blu colpì con
ferocia Wyborg, facendolo vacillare. Ivan rimase impassibile, solo un leggero
lampo di stizza attraversò i suoi occhi chiari mentre riprendeva il controllo
del suo beyblade.
Max si rilassò, sentendosi al sicuro.
«Kai… grazie… affido… tutto… a…»
Il ragazzo cadde a faccia in giù sulla neve,
senza riuscire a completare la sua frase.
«Riposati pure, Max; sei stato bravo. Adesso
ci penso io»
Incredibile ma vero, sono riuscita a d aggiornare in tempi umani
CAPITOLO
REVISIONATO IL 7/01/12
Capitolo XIV –Avalanche
«Yuri…»
Il blader si voltò nel sentire il suo nome.
Katrina stava fissando la scena davanti a lei con un sorriso sadico sul volto.
«Che c’è?» chiese il ragazzo, vedendo che
l’altra non accennava a continuare.
«… non lo trovi… eccitante?»
Il russo alzò un sopracciglio, sconcertato. Lui
non ci trovava proprio nulla di eccitante, in tutto quello. Era distaccato da
ciò che gli succedeva attorno, come sempre, e non capiva le parole della
blader. Stavano soltanto massacrando i loro avversari. Perché gliel’avevano
ordinato. Cosa c’era di eccitante?
Yuri riportò lo sguardo sulla neve macchiata
di sangue.
«No»
Le sua voce suonò secca e atona. Il ragazzo
cinese stava affrontando Sergej con molta fatica, e cominciava ad accusare la
stanchezza; piegato su un ginocchio, si rifiutava di abbassare la testa, ma era
chiaro che presto sarebbe stato sconfitto. Kai, invece, lottava contro Ivan con
un accanimento incredibile, tanto che il russo stava indietreggiando sempre di
più, irritato come non mai. Gli altri due membri dei Bladebreakers erano
svenuti. Del guidatore del pullman non c’era traccia, e neanche della strana
ragazza che li accompagnava sempre. Probabilmente erano morti nell’incendio.
Yuri fissò lo sguardo su Kai. Era davvero un grande blader, bisognava
ammetterlo. Schivava e colpiva con una velocità ed una grazia impressionanti.
«Yuri…»
Di nuovo quel sussurro simile a un ringhio.
Simile ad un comando.
«Che vuoi?»
«Ho un ordine per te…»
Il ragazzo aggrottò leggermente le
sopracciglia, senza voltarsi.
«Quale?»
Katrina gli posò una mano sulla spalla, e il
blader sentì il suo fiato caldo sul collo. Sembrava quello di una belva pronta
ad affondare i canini nel corpo della propria preda… rabbrividì
involontariamente.
«… metti fuori gioco il cinesino»
Il ragazzo annuì, deglutendo. Le dita di
Katrina erano serrate sulla sua spalla, le unghie quasi conficcate nella carne.
«Se mi lasci andare…» sussurrò, cercando di
assumere un tono minaccioso, ma ottenendo solo qualcosa a metà fra
un’implorazione e un rimprovero. Subito la stretta scomparve, e lui cominciò si
diresse velocemente verso il punto dove combatteva Sergej, cercando di mettere
più distanza possibile fra lui e Katrina.
Kai stava vincendo, ma questa consapevolezza
non bastava a calmare la sua inquietudine crescente. Ogni tanto lanciava
occhiate ansiose a Rei, la cui situazione peggiorava ogni istante di più.
Sapeva di poter fare ben poco per il suo amico, ma quando vide Yuri sostituirsi
a Sergej nella lotta, capì di dover intervenire a tutti i costi. Sfruttando
ogni briciolo di forza che possedeva, riuscì a far volare lontano la trottola
di Ivan, che cadde, barcollò alcuni istanti, e infine si fermò nella neve.
Senza aspettare un solo secondo, Kai corse verso il cinese per dargli manforte,
con Dranzer che pulsava nella sua mano destra e il cuore che batteva
all’impazzata. Non ce l’avrebbero mai fatta, lo sapeva, ma non riusciva ad
accettarlo. Non poteva arrendersi!!! Con uno scatto lanciò il proprio beyblade
contro Woolborg un istante prima che questi frantumasse con il suo attacco il
bey di Rei. Il ragazzo gli sorrise prima di afflosciarsi a terra, ancora
cosciente ma ormai senza forze.
«Ci penso io, qui, Rei!! Tu va a svegliare
Takao e Max!!!»
Il cinese annuì, gattonando fino ai suoi
compagni e cominciando a scuoterli. Kai riportò gli occhi sul proprio avversario,
e un lampo di tristezza gli attraversò le iridi. Quello non era Yuri… non era lui.
Perciò non doveva farsi scrupoli, perché ormai l‘amico che conosceva era stato
sostituito da quella macchina fredda e calcolatrice che aveva davanti.
«Vai, Dranzer!!!»
«Colpisci Woolborg!!!»
I due beyblade si scontrarono in uno scoppio
di scintille, mentre i blader si studiavano con attenzione. Boris osservava la
sfida impassibile, lanciando ogni tanto qualche occhiata a Katrina, che sembra
piuttosto stizzita dalla piega che avevano preso gli eventi. Osservava Kai con
occhi di fuoco, furiosa perché si era intromesso. Stringeva i pugni e
digrignava i denti, trattenendosi appena dal commettere azioni avventate. Yuri
stava attaccando senza sosta, ma Kai si difendeva bene, anche se la sua
resistenza si faceva più debole ad ogni colpo. Dopotutto era appena uscito da
uno scontro piuttosto difficile contro Ivan, e la stanchezza cominciava a farsi
sentire.
«Woolborg!!!!!»
Con uno scatto improvviso, il beyblade
argentato colpì Dranzer alla punta, facendolo volare di alcuni metri. Kai seguì
con lo sguardo la traiettoria del suo bey, che terminò nella mano destra del
suo avversario.
«Questo lo prendo io» commentò Yuri con un
leggero sorriso di soddisfazione sul volto.
«Bastardo!» ringhiò Kai, conficcandosi le
unghie nei palmi delle mani.
Quello sì che era un problema. Lui era
l’unico ancora in grado di combattere, ma senza il suo Dranzer poteva fare ben
poco…
«Max!! Takao!! Forza ragazzi, svegliatevi!!!»
Lentamente, con grande fatica, i due blader
riuscirono ad aprire gli occhi e tornare coscienti.
«Cosa… cosa sta succedendo?» domandò Takao,
tenendosi la testa con una mano. «Non ricordo…»
«Vi spiegherò tutto dopo» lo interruppe Rei,
preoccupato per l’amico che stava affrontando Yuri. «Adesso l’unica cosa
importante è riuscire ad andarcene da qui!» esclamò, mettendo un po’ di neve
sulle ferite più gravi di Max.
«Ahi… grazie Rei» sospirò l’americano, ancora
spossato per il precedente combattimento. «Come sta Kai?»
«Oh, abbastanza bene, se la sta cavando…»
rispose il cinese, annuendo. In quel preciso istante, i ragazzi videro Dranzer
volare in mano a Yuri, e Kai rimanere senza alcuna difesa.
«Come non detto…» commentò Rei, abbattuto.
Ora erano davvero nei guai. E non riusciva a vedere nessuna possibilità di
salvezza per loro.
«Uffa… ma in questo momento non dovrebbe arrivare
qualcuno a salvarci?» esordì Takao, massaggiandosi la testa dolorante.
«Possibile che siamo rimasti totalmente soli? Che fine ha fatto quella famosa
Valery??»
Gli altri due ragazzi lo guardarono
sconsolati senza dire nulla.
Yuri allungò una mano verso il suo beyblade,
che cominciò a girare sempre più velocemente davanti a lui, mentre Kai si
portava le braccia davanti al viso per proteggersi dall’attacco.
«Sei pronto, traditore??» gli urlò il russo, con
una strana luce negli occhi. «Vai, Woolborg!!!!»
Il bey schizzò a tutta velocità verso il proprio
obiettivo, roteando con forza. Kai chiuse gli occhi, pronto a ricevere il colpo,
quando…
«Avalanche!!!»
Un fulmine argento e bianco deviò la
traiettoria di Woolborg facendolo sbandare di alcuni metri, mentre Yuri cercava
con tutte le sue forze di mantenerlo in piedi. Il beyblade misterioso si
preparò a colpire il ragazzo dai capelli rossi, ma il suo attacco fu intercettato
dall’intervento inaspettato di Katrina, comparsa improvvisamente davanti a
Yuri, che utilizzò Woolborg per proteggerlo.
«E’ proprio vero che chi non muore si
rivede…» sibilò la ragazza, con un sorriso sadico sul volto pallido. «Non
trovi, Regina?»
Owarinai yume: Hai visto??? Ho aggiornato presto!!!! Ce
l’ho fatta!!!!! *-* Questo capitolo è più che altro di passaggio, ma vedrai che
i prossimi due saranno essenziali per la storia!!!! Un bacio, a presto!!
Violet_Rose: se vuoi scoprire i misteri mi sa che dovrai
aspettare ancora qualche capitolo… ma si accettano scommesse su chi possa
essere la fantomatica “Regina” corsa in aiuto di Kai!!! Grazie dei complimenti,
un bacio ad entrambe!!!
lexy90: ebbene sì, in realtà era tutto programmato, sapevo perfettamente che
era il tuo compleanno u.u (ma a chi vuoi darla a bere? ndKai) ^^’’ comunque ho
rispettato i tuoi ordini: sono passati 4 giorni!!! Mezza settimana^^ Contenta??
Grazie di non avermi abbandonato, 1 bacione!!
Sybelle: Grazie del perdono!!!! (*-* me con gli occhioni luccicanti) ho
aggiornato anche la fic con DarkHiwatari, hai visto??^^ sono stata brava,
vero??? Mi sto dedicando tanto alle mie ficcy in questo periodo…*-* tranquilla,
tempo due capitoli e si scopriranno parecchie cose… (finalmente!!! ndTutti)
(ehm…^^’’ ndme) baci, alla prossima!!
Iria: mi fa piacere sapere che sei diventata molto più paziente… te ne
servirà ancora tanta di pazienza, fidati!! xD a parte alcune rivelazioni che ci
saranno nei prossimi due capitoli, non si scoprirà niente per un bel po’… fino
alle finali, precisamente, in cui finalmente si svelerà tutto!!!! (anche se ci
vorranno una marea di capitoli… =_=) perciò sii fiduciosa e continua a seguirmi!!!
Bacissimi alla mia allieva preferita!!!!^__^
Keila91: mi scuso immensamente… ho visto gli effetti del mio ritardo cronico…^^’’
perdonoooooooo!!!!! Però stavolta ho aggiornato presto, visto??? Baci baci
baci, non perdere la speranza!!!!!! Ciau^^
La
magia continua!!!! Un nuovo aggiornamento veloce!!! Ma allora è vero che i
miracoli esistono!!! xD Dunque, dunque, soffermiamoci per un paio di note, da
non saltare assolutamente: per cominciare, descriviamo bene Avalanche,
il beyblade usato dalla Regina: nel capitolo precedente ho detto che era
argento e bianco, ed infatti questi sono i suoi principali colori; il bey è bianco,
con le lame argentate, e alcune linee dorate che lo attraversano senza uno
schema preciso, zigzate. Al centro c’è, ovviamente, un bit power… moooolto
particolare. Pazientate, più avanti capirete. La sua forma non è
particolarmente strana, la punta è molto appuntita, tanto che se colpisce un
altro bey dall’alto è in grado di forarlo, e le lame sono molto sottili e
abbastanza lunghe. La particolarità è che il suo anello di difesa è rivestito
da un sottilissimo strato di diamante che lo rende molto resistente ma anche
molto scomodo da riparare.
Bene,
altra piccola cosa che vi volevo dire…
Ma
nessuno di voi si è accorto che manca un personaggio?? Povero!!! Beh, vediamo
se qualcuno di voi capisce di chi sto parlando^^ Un’ultima cosa: è bene per la
“riuscita” del capitolo ricordarvi alcuni dettagli della storia che potrebbero
esservi sfuggiti: rimembrate che Akamy aveva rivelato di essere stata inviata
tra i Bladebreakers da Valery, e che Valery aveva inviato anche due “spie” al
monastero? E che una di quelle spie si chiamava Shanti (ma non si sa chi sia) e
dell’altra non si conosce ancora né il nome, né l’identità (ma si sospetta che
potrebbe essere Boris perché conosce Valery)? Ricordate? Se sì bene, meritate
un applauso per la memoria strepitosa, se no… beh, ho scritto tutta questa roba
apposta, mica ho tempo da sprecare, io!! xD
Ok,
detto tutto questo, direi che siete pronte per leggere il…
Capitolo XV –Avalanche vs. Woolborg
Kai fissò lo sguardo sulla figura bianca
davanti a lui. Il mantello svolazzava leggero, lasciando intravedere gli abiti
che il ragazzo ricordava alla perfezione: il corpetto bianco bordato di
pelliccia, le maniche lunghe e larghe, la gonna candida, ampia, il cappuccio
che, poggiato appena sulla attaccatura della chioma chiara, non nascondeva più
quel volto delicato dai grandi occhi neri, dalla pelle pallida e le labbra
rosso sangue. La figura volse lentamente il capo verso di lui, e due iridi
scure si incatenarono a due ametiste sorprese e ammaliate. Era la Regina delle
Nevi. La ragazza che sognava da giorni, quella presenza fragile e inafferrabile
come un fiocco di neve, ora era lì davanti a lui, intervenuta in suo aiuto.
Fece un passo verso di lei.
«Credevo che non ti avrei vista mai più…»
mormorò con tono nostalgico.
«Kai…»
La sua voce era proprio come la ricordava,
soffice come la brezza che spira delicatamente su un paesaggio innevato. Il
ragazzo allungò una mano con lentezza, ancora incredulo.
«Regina!!»
Una voce tonante riscosse entrambi
all’improvviso, riportando la loro attenzione sull’intralcio che in quel
momento si frapponeva fra loro e la salvezza: Katrina Lestavjosk.
Anche lei indossava un cappuccio, nero però, con
degli stretti abiti in pelle scura a fasciare il corpo sinuoso, stivali con il
tacco e mantello d’ebano fino alle caviglie, il bel volto sfigurato da un misto
di rabbia repressa e sadica soddisfazione che si riflettevano nei suoi occhi
ora rossi e nelle labbra curvate in un sorriso crudele. Al contrario della
Regina, il cui corpo morbido era rilassato e immobile, quello di Katrina
fremeva, teso e pronto a scattare.
Kai sentì il brivido di terrore che l’aveva
paralizzato pochi minuti prima percorrergli la schiena, bloccandolo sul posto.
Gli occhi di Katrina non erano umani. Avevano qualcosa di demoniaco e
terribilmente pericoloso; il ragazzo riprese a tremare, mentre la sua mente
cercava in ogni modo di smuovere il corpo, che sembrava saldamente ancorato al
terreno. Si maledisse per la propria debolezza, non riuscendo comunque a
muovere un muscolo. La Regina, invece, fissava Katrina senza problemi, con la
solita espressione impassibile e triste che brillava nei caldi occhi scuri.
Le due ragazze si studiarono ancora per
qualche secondo, poi Katrina si lanciò all’attacco. Al suo ordine, Woolborg si
precipitò contro l’avversario con una forza incredibile, ma l’altro bey incassò
il colpo come fosse stata acqua fresca. Katrina continuò con una serie di
attacchi rapidi, tutti abilmente scansati con un solo e leggero movimento delle
dita dell’avversaria, e tentò anche un colpo dall’alto, schivato e restituito
in un istante dal bey bianco.
«Hai finito di giocare?» domandò la Regina in
un sussurro, fissando Katrina. La ragazza ghignò maleficamente, piantando
meglio i piedi nel terreno, a gambe larghe e quasi accucciata su se stessa.
«Certo…» rispose, sadica.
I Bladebreakers seguivano la scena senza
parole, impressionati come mai, mentre Yuri sembrava non riuscire a decidere se
intervenire per riprendersi il suo beyblade o no. La potenza che avevano sprigionato
le due blader fino a quel momento era uguale al loro potere massimo, e non
avevano neanche cominciato a fare seriamente. Nessuna delle due sembrava
umana, anche se tutti si domandavano come poteva Woolborg sprigionare una tale
forza, essendo un beyblade uguale ai loro, o al massimo leggermente superiore. In
quel momento Katrina e la Regina lanciarono un attacco simultaneo, dirigendo
direttamente i due beyblade uno contro l’altro.
«Woolborg!»
«Avalanche!»
I due bey si scontrarono con furia incredibile,
creando un vortice di neve attorno a loro. La lotta continuò in parità per
alcuni minuti, senza che nessuna riuscisse a prevalere sull’altra, finchè
Katrina non sollevò il palmo aperto verso l’alto, un ghigno divertito sul
volto.
«Vieni a me, Lupo Siberiano!!»
Un getto di luce fortissima, e il bit power
di Yuri fece la sua comparsa, avvolto in tutta la sua maestosità. L’espressione
della Regina mutò per un istante, trasformandosi in disappunto. La ragazza si
accigliò ulteriormente quando il Lupo Siberiano cominciò a correrle incontro
portando Woolborg all’attacco. Senza esitare un istante stese il braccio destro
lateralmente, con il palmo aperto, mormorando qualche parola. Un’esplosione di
fuoco interruppe l’avanzata del Lupo, mentre uno stridio acuto si levava da un
ricurvo becco dorato.
«Vieni a me… Aquila Rossa»
L’Aquila emise un altro urlo, sbattendo
minacciosa le sue ali contro l’avversario, mentre uno Yuri allibito fissava
Dranzer, ancora fermo nella sua mano, con la targhetta del bit power che riluceva
vuota sul beyblade blu.
Distante da tutto quello, Boris fissava lo
scontro senza espressione. E così alla fine era dovuta intervenire la Regina…
scosse la testa, entrando nella cabina del pilota e dirigendolo verso gli altri
suoi due compagni di squadra, in attesa di essere recuperati.
«Bella sfida, vero?» commentò Ivan salendo la
scaletta e issandosi agilmente sul mezzo.
Boris annuì distrattamente. Katrina lo
preoccupava. Molto. Non stava seguendo i piani, e questo poteva rivelarsi un
grave problema. Non stava seguendo i suoi stessi piani. Probabilmente li
aveva scordati, presa da quella furia cieca. Doveva fermarla.
«Che facciamo adesso?» domandò Sergej,
guardandolo in attesa di ordini.
Già. Bella domanda.
«Ma cosa…» Kai fissava senza parole l’Aquila
Rossa, il suo bit power, che combatteva con una potenza mai vista contro
il Lupo Siberiano di Yuri, altro spettatore allibito e sconcertato di quella
sfida assurda. Il ragazzo si soffermò un attimo a pensare ad Akamy, ma qualche
secondo dopo lo scontro raggiunse una tale intensità che era praticamente
impossibile stare a meno di cinquanta metri di distanza dal centro del
combattimento. Kai e Yuri arretrarono progressivamente, in direzioni opposte,
mentre la Regina e Katrina non sembravano risentire affatto di quell’energia
pesante e devastante. Ferme al loro posto, si squadravano con freddezza,
dirigendo impeccabilmente le mosse dei loro bey. Il sorriso di Katrina era
scomparso, come anche l’espressione dolce e triste della Regina. In quel
momento erano solo due blader, due avversarie che lottavano per ideali
differenti. E nessuna delle due si sarebbe mai arresa.
Lo scontro proseguì per diversi minuti, fra
colpi di scena, attacchi, parate magistrali, scatti velocissimi e mosse
inaspettate, mentre i Bladebreakers, raggiunti da poco da Kai, e i Demolition
Boys, tre dall’elicottero e uno a terra, fissavano la scena senza fiato. Erano
tutti sconvolti, sorpresi e spaventati dalla prospettiva che potesse vincere
l’avversario. Tutti, tranne Boris.
Il suo cervello stava lavorando a velocità
incredibile per trovare una soluzione e risolvere quella dannata situazione di
stallo che si era creata. Doveva intervenire, ma qual era la mossa migliore per
evitare ulteriori problemi???
D’un tratto Katrina lanciò un attacco
particolare, mirando direttamente alla sua avversaria, invece che al suo
beyblade. La Regina riuscì a salvarsi per miracolo, grazie alla prontezza di
Avalanche, ma lo sguardo che arrivò a Boris gli fece capire che non c’era più
tempo. Con un salto il blader scese dall’elicottero, tra lo stupore generale,
avvicinandosi velocemente a Katrina, che digrignava i denti per la rabbia di
aver fallito.
«Katrina!!!» la chiamò il russo, riparandosi
il volto con una mano e avanzando a fatica. «Katrina!!! Dobbiamo andare!!!
Smettila!!!»
In un primo momento la ragazza non sembrò
aver ascoltato le sue parole, così il ragazzo ripeté, a voce più alta:
«Katrina!!! Dobbiamo and…»
«Ho sentito»
Un ultimo attacco, parato con maestria da
Avalanche, e la ragazza si voltò con un’espressione di ghiaccio verso il
compagno di squadra.
«Andiamo» mormorò e, dopo aver lanciato un
ultimo sguardo alla Regina, salì velocemente la scaletta che portavano
sull’elicottero. Non appena anche Yuri fu salito con il suo beyblade in mano
sul mezzo, questi si allontanò immediatamente con un rumore assordante.
I Bladebreakers si lasciarono sfuggire un
sospiro di sollievo, permettendo finalmente ai loro corpi tesi e stanchi di
rilassarsi. Kai si avvicinò alla Regina, giusto in tempo per vedere Avalanche
compiere un giro su se stesso, alzarsi in aria e sparire in un puntino luminoso.
«Grazie…» sussurrò il ragazzo alla Regina, la
quale si voltò con un’espressione indecifrabile sul volto: sembrava in parte
stanca, in parte divertita, arrabbiata e soddisfatta, triste e sollevata. Era
impossibile stabilire quale di queste emozioni predominava, se le stava
provando tutte o nessuna. Senza dargli il tempo di dire un’altra parola, però,
la ragazza si diresse verso Rei, chino sulle ferite di Max, e lo scostò con un
gesto gentile. In silenzio, cominciò a curare i tagli e le bruciature dell’americano
con una leggera luce azzurrina che proveniva dalle sue mani. Nessuno aveva il
coraggio di parlare, e nessuno parlò mentre la Regina finiva di guarire Max per
poi occuparsi di Takao.
«Ecco fatto, le ferite maggiori le ho
risanate. Per il resto ci vorrà solo del riposo» disse infine, alzandosi in
piedi mentre il mantello svolazzava con forza attorno alle sue caviglie per
colpa del vento fattosi piuttosto insistente.
«Grazie» mormorò Max, grattandosi la testa
imbarazzato.
«E’ chiaro che in queste condizioni non
potrete partecipare alla finale» aggiunse la Regina, con un tono strano, più
duro, che non le si addiceva per niente.
«Cosa? Ma io non ho neanche combattuto!!»
esclamò Takao, cominciando a protestare.
«Rei, Max, voi due siete esonerati dalla
finale del Torneo» continuò la ragazza, ignorando completamente il giapponese.
«Eeeeeeeh??? Ma…»
«Non ho tempo per spiegarvi tutto» proseguì
lei imperterrita, voltandosi verso l’immensa distesa di neve alla loro
sinistra.
«Che significa??» chiese Takao, cercando di
alzarsi in piedi, anche se le forze lo abbandonarono a metà movimento e lui
dovette risedersi a terra, abbattuto.
«Vi dirà tutto lei. Io devo andare»
I ragazzi si voltarono verso il punto che
indicava la Regina, scorgendo una figura ammantata di rosso con dei lunghi
capelli biondi che rilucevano sotto il sole freddo della Russia.
«Akamy!!!» urlò Rei, sollevato come mai nel
vederla.
«Ehilà, ragazzi!!!» esclamò lei, allegra.
Sembrava che stesse bene in generale, anche se aveva qualche taglio sparso qua
e là.
«Ci pensi tu, vero?» domandò la Regina,
guardandola negli occhi.
«Certo, tranquilla!!! Tu vai pure» rispose
Akamy, annuendo.
«Bene»
«Un momento!!» esclamò Kai, sconcertato. «Voi
due vi conoscete?!»
«Ovvio» commentò Akamy, sorridendo. «Ve ne
avevo parlato, ricordate? Lei è quella che si occupa dei nemici»
«Dei nemici? Di cosa stai parlando?» domandò
Kai, confuso.
«Oh, già, tu non c’eri» si ricordò Akamy.
«Aspetta, io mi ricordo!!» esclamò Rei,
battendo un pugno sul palmo dell’altra mano. «Tu ci hai detto che Valery aveva
due spie al monastero, ed una di queste si chiamava Shanti, giusto?»
«Giusto!» approvò Akamy, sorridendo di nuovo.
«Beh, a questo punto è tutto chiaro, no?»
«No!!!!» risposero in coro i Bladebreakers,
sempre più confusi.
«Oh, andiamo!» sbuffò la ragazza dai capelli
biondi, voltandosi verso l’altra. «Tu come ti sei presentata, scusa?»
«…la Regina delle Nevi…»
Cadde un istante di silenzio, mentre un lampo
di sorpresa e nostalgia passava negli occhi di Akamy.
«Oh, hai usato quel soprannome…» mormorò,
chinando appena il capo.
«Io vado» disse la Regina, dopo alcuni
istanti.
«D’accordo… ciao Shanti, ci si vede»
«Ok…» e, in una nuvoletta di fiocchi di neve,
la Regina scomparve, lasciando un silenzio sconcertato dietro di sé.
Ecco qua!!! Vado di fretta,
pardon, quindi vi avviso solo (velocemente) che per il prossimo capitolo
dovrete aspettare un po’ perché questo finesettimana non ci sarò, e poi è un
cap molto impegnativo, visto che conterrà varia spiegazioni, e devo stare
attenta a non dimenticare nulla!!!!^^’’’ Se vi viene in mente qualche domanda
fatela, e io cercherò di rispondervi attraverso Akamy ^_^ mi dispiace, non ce
la faccio a rispondere alle recensioni, domattina devo svegliarmi alle 8 ed è
quasi mezzanotte… sigh… 1 bacio a tutte!!! Al prossimo chappy!!!!!^^
Ps. ricordatevi di cercare il
“personaggio scomparso” xD bye bye!
Eccoci
qua!!! Finalmente il capitolo delle rivelazioni!!!! Uno dei capitoli, in
realtà… non verrà certo svelato tutto qui!!!! Per chiunque abbia delle domande,
comunque, chiedete pure, posso rispondervi anche nel capitolo successivo!!^^
Bene, adesso basta cianciare!!! Visto che dopo chiacchiererò parecchio, per il
momento vi lascio liberi di gustarvi il…
Capitolo XVI –Spiegazioni
Akamy fu assalita da un mare di domande, e
dovette faticare parecchio per riuscire a zittire tutti. Quando alla fine i Bladebreakers
si calmarono, tirò un sospiro di sollievo e cominciò a fare il punto della
situazione.
«Dunque, più o meno stiamo tutti bene, ma non
penso che sia una buona idea restare ancora qui sulla neve fredda, e accanto ad
un incendio, per di più! Conviene spostarci in un luogo caldo»
Gli altri annuirono, ma si guardarono intorno
smarriti, non trovando nessun “luogo caldo” nei dintorni.
«E come…»
«Buoni, aspettate; Takao, tuo nonno è al
sicuro, l’ho portato via dal pullman prima che prendesse fuoco. Ha solo una
leggera bruciatura sulla spalla sinistra»
«Davvero?? Grazie!!!!» Takao si lanciò sulla
ragazza e la soffocò in un abbraccio, da cui fu subito strappato da un Kai
furioso. Il blader si fece piccolo piccolo e tornò al suo posto.
«Dunque, stavo dicendo…»
«Un attimo!» esclamò Max, guardandosi
affannosamente intorno. «Dov’è il professore??»
Tutti i blader si fissarono terrorizzati.
Nessuno si era accorto della sua assenza!
«Tranquilli» rispose lei, voltandosi a
sinistra. «Anche il professore sta bene. Sia lui che il nonno di Takao si
trovano nel luogo caldo di cui vi parlavo prima»
I Bladebreakers si voltarono seguendo il suo
sguardo, e videro un camper enorme venirgli incontro. Il professore si sporgeva
fuori dal finestrino, urlando a squarciagola.
«Takaooo!!! Maaaax!!!! Reiii!!!! Kaiii!!!!»
Il camper si fermò davanti a loro, e il ragazzo
si lanciò subito incontro ai suoi amici.
«Che succede, Akamy? Di chi è questo camper?»
domandò Rei, fissando il mezzo con diffidenza.
«Non dovete preoccuparvi» rispose la ragazza.
«E’ di un amico di Valery, inviato da lei per aiutarci»
«Allora, ragazzi» intervenne una voce
profonda e imperiosa. «Pensate di salire a bordo, o volete restare tutto il
giorno lì a congelarvi?»
I Bladebreakers alzarono lo sguardo per
incontrare due occhi da falco che li fissavano divertiti. A Takao quasi cadde
la mascella dallo stupore.
«Ralph?? Che ci fai tu qui???»
Katrina entrò nel monastero con gli occhi che
mandavano lampi, facendo arretrare tutti i monaci al servizio di Vorkov.
«Ivanov!» urlò, togliendosi il mantello e
gettandolo per terra. «Vai da Vorkov e riferiscigli com’è andata la missione!
Immediatamente!!!»
Yuri scattò sull’attenti e imboccò di corsa
il corridoio che portava allo studio del monaco. Era stanco, ma ad un ordine
del genere non avrebbe disobbedito nessuno. Katrina era palesemente furiosa per
non essere riuscita a sconfiggere la sua avversaria e Yuri non avrebbe voluto
essere nei panni di Boris, che l’aveva fermata, per nulla al mondo.
«Allora, ragazzi, è giunto il momento di
darvi qualche spiegazione» esordì Akamy, sorseggiando la sua tazza di thè.
«Era ora!» esclamò Takao, rischiando di
cadere dalla sedia.
La ragazza sorrise, posando la tazza sul
tavolo davanti a sé.
«Direi però, per comodità, di limitarci ad
una domanda a turno, ok?» e il suo sguardo si soffermò soprattutto su Takao. I
blader annuirono.
«Ok, se non vi dispiace vorrei cominciare io»
disse Rei con la sua voce calma e pacata. Nessuno obiettò. «Tanto per
cominciare a capirci qualcosa… cosa ci fa Ralph qui?» Takao e Max si voltarono
verso il blader tedesco, che sorrideva fra sé e sé.
«Allora» cominciò Akamy. «Ralph è un amico…
d’infanzia, diciamo, di Valery. Lui conosce la sua vera identità, e i suoi piani,
e si è offerto di prestarle il suo aiuto»
Rei sembrò soddisfatto, e si appoggiò allo
schienale della schiena incrociando le braccia, e passando la parola ad un
altro.
«Parlaci di Shanti, invece» propose Max,
ricevendo l’approvazione degli altri.
«Shanti… beh, Shanti è un’amica di Valery,
che lei ha infiltrato al monastero per controllare i Demolition Boys e Vorkov»
«Non Katrina?» la interruppe Takao, dubbioso.
Akamy scosse la testa.
«No, Katrina viene sorvegliata dall’altra
spia di Valery, che deve restare in incognito fino alla fine. Non possiamo
rischiare»
«Ma come può Shanti avere quei poteri
particolari? Ha guarito le mie ferite con un solo tocco!» esclamò Max,
mostrando la gamba perfettamente sistemata.
«Beh, questa è una sua… particolarità»
commentò Akamy sorridendo. «Di più non posso dirvi»
Ci fu un attimo di silenzio, poi la voce di
Kai precedette quella di Takao.
«Perché Katrina e Shanti si conoscono?»
Tutti lo guardarono stralunati. «Katrina e
Shanti si conoscono??» ripeterono quasi in coro.
Akamy annuì. «Ve l’ho già detto che Katrina e
Valery si conoscono, no? E quindi è ovvio che Katrina conosca anche Shanti. Lei
sta sempre al fianco di Valery. Anche se fra Katrina e Shanti… diciamo che non
corre buon sangue. Oh, è tutto così complicato a dirlo in questo modo!!» esclamò,
scoppiando in una breve risatina. «Dopo la fine del Torneo capirete tutto molto
meglio, vedrete!»
I blader si guardarono perplessi ma
preferirono proseguire con le domande che avevano avuto in mente fino a quel
momento.
«Sai dirci perché ci hanno attaccati?» chiese
Takao, che sembrava davvero furioso al solo pensiero.
«Sì. Vorkov è venuto a conoscenza
dell’esistenza mia e di Valery, e vuole metterci i bastoni fra le ruote. Hanno
tentato di impedire a tre di voi di scendere in campo, in modo che io e Valery
fossimo costrette ad intervenire»
I Bladebreakers si fissarono sconsolati. «E
ci sono quasi riusciti…» commentò Max, fissando il suo beyblade. «Io non potrò
giocare»
«Neanch’io» mormorò Rei, e tutti si voltarono
di scatto verso di lui.
«Che cosa?? Ma così… come faremo a partecipare
alla finale?» domandò Takao, sconvolto.
«Ragazzi, non avete ascoltato quello che ha
detto Shanti?» gli chiese Akamy con un sorriso. «Anche se voi non foste stati
feriti, Valery sarebbe scesa in campo comunque. Dobbiamo vincere la finale a
tutti i costi e nessuno di voi è in grado di competere con Yuri o Boris, al
momento»
«Stai… dici sul serio?» domandò Max,
allibito. «Quindi sapevi fin dall’inizio che solo due di noi avrebbero
giocato?»
«Beh, lo sospettavo… di questo Valery non mi
aveva ancora parlato fino a ieri sera»
I ragazzi sembravano un po’ afflitti all’idea,
ma erano comunque impossibilitati a giocare e non avevano quindi altra scelta.
«Ragazzi, basta con quei musi lunghi!! I
Russi non vinceranno ma!!» esclamò Takao, alzandosi in piedi. Un istante dopo
era sdraiato a terra, mentre Ralph sghignazzava alle sue spalle.
«Forse dovrei ricordarti che ti trovi su un
mezzo in movimento, Takao, e non è consigliabile stare in piedi mentre cammina»
commentò, ironico.
«E tu, allora???» urlò Takao, rialzandosi
velocemente e puntando un dito accusatore contro il tedesco, che era rimasto in
piedi per tutta la durata del viaggio.
«Io? Io non mi faccio certo sconfiggere da un
camper» rispose, facendo ribollire di rabbia il giapponese.
«Ah, sì?? Allora ti dimostrerò che anch’io
possooooooo…» il ragazzo si tenne per miracolo al tavolo, ondeggiando qua e là
nel tentativo di imitare Ralph e restare in piedi. Max e il professore
scoppiarono a ridere vedendo le sue acrobazie e, in breve, contagiarono tutti
gli altri.
Vladimir Vorkov alzò lentamente gli occhi
dalle carte che stava esaminando, puntandoli sul vice-capitano della sua
squadra.
«Yuri Ivanov a rapporto, signore. Sono qui
per riportarle i risultati della missione appena svolta dai Demolition Boys»
Il monaco lo squadrò in silenzio. Il fatto
che non fosse venuta Katrina a fare rapporto significava che qualcosa era
andato storto. Il fatto che aveva mandato Yuri significava che non era andato così
storto.
«Sentiamo» rispose, portandosi le mani sotto
il mento e ascoltando le parole del ragazzo con attenzione.
«La missione è stata svolta alla perfezione
fino ad un certo punto, quando è intervenuta una blader sconosciuta che ci ha
costretto alla ritirata. Siamo riusciti a mettere fuori gioco due dei
Bladebreakers prima dell’arrivo di questa nuova avversaria. L’ha affrontata il
capitano in persona, ma non è riuscita a concludere la sfida per mancanza di
tempo» Yuri parlò velocemente scandendo bene le parole, come gli era stato
insegnato a fare quando doveva esporre un rapporto.
Vorkov rimase in silenzio, poi sospirò e gli
fece cenno di potersi congedare.
«Mandami Katrina» ordinò mentre il blader
aveva già posato la mano sulla maniglia. Yuri si irrigidì, ma annuì, e subito
dopo scomparve oltre la soglia.
Il monaco si passò stancamente una mano sugli
occhi. Le notizie erano pessime. Katrina doveva essere furibonda e
intrattabile, e questo era un problema di dimensioni considerevoli. Se altro la
missione si poteva considerare ben riuscita: due dei quattro bladers
giappponesi non sarebbero potuti scendere in campo, il che significava che
avrebbero dovuto schierare uno dei loro misteriosi “amici”. E lui l’avrebbe
fatto a pezzi, chiunque esso fosse.
Quando l’ilarità generale si fu placata, le
domande ripresero, e Akamy si diede da fare per soddisfare tutti.
«Un’altra domanda che mi ronza in testa da un
po’, è come hai fatto a salvarti dall’incendio del pullman, portando con te il
professore e il nonno di Takao» disse Rei, fissandola intensamente.
«Beh, è stato facile» rispose la ragazza.
«L’incendio non ha colpito subito tutto il pullman, ma solo il retro, dove vi
trovavate voi. Io ho preso il professore e sono corsa davanti, dove c’era il
nonno di Takao. Lì abbiamo avuto qualche problema perché la maniglia era
bollente e inutilizzabile, ma ho sfondato il vetro e ho aperto la portiera da
fuori, portando tutti al sicuro»
«E Ralph?»
«A quanto pare Valery è venuta a sapere
dell’attacco ancora prima che avvenisse, e ha chiesto a Ralph di seguirci con
il suo camper. Quando siamo scesi dal pullman, ci siamo allontanati di
parecchio per evitare possibili esplosioni, cercando di raggiungervi, ma a
causa del fumo abbiamo sbagliato direzione e ci siamo ritrovati dalla parte
opposta. Lì ho notato il camper di Ralph, in lontananza, e l’abbiamo raggiunto
in fretta»
«E come mai non siete venuti ad aiutarci?»
intervenne Max, spostando lo sguardo da Akamy a Ralph.
«Avremmo voluto, ma abbiamo incontrato anche
noi un impedimento» intervenne Ralph, sbrigativo.
«Che tipo di impedimento?»
«Nulla che vi interessi»
Takao saltò su come una molla, puntandogli un
dito contro.
«Certo che ci interessa!! Non provare a fare
il misterioso con noi!!» esclamò.
Akamy gli posò una mano sulla spalla,
facendolo risedere.
«Siamo corsi verso di voi, ma, arrivati
vicino al pullman, una trave ha rischiato di travolgermi, e Ralph mi salvata,
prendendo il colpo al mio posto»
«Non mi sono fatto nulla» si affrettò a
puntualizzare il tedesco, mantenendo un tono neutro.
Takao lo fissò a bocca aperta.
«Incredibile! Allora anche tu hai un cuore!!»
osservò, facendo ridere Max e sbuffare Ralph.
«Ma cosa diavolo stai dicendo!!! Possibile
che non riesca mai ad uscire qualcosa di sensato dalla tua bocca??» esclamò,
adirato.
«Akamy» tutti si voltarono verso Rei. La sua
voce pacata aveva il potere di farsi sentire sopra qualsiasi rumore. «Ora
abbiamo capito quello che è successo oggi. Ma io vorrei farti alcune domande su
fatti avvenuti i giorni passati» tutti tacquero.
«Chiedi»
Rei la contemplò per alcuni momenti, poi fece
una domanda che spiazzò tutti.
«Perché porti una maschera? E stavolta non
evitare la domanda»
La ragazza rimase in silenzio qualche
istante, poi sospirò e abbassò gli occhi.
«Perché… perché se non la portassi non potrei
essere qui» mormorò.
Rei lanciò un’occhiata di sottecchi a Kai, ma
lui non se ne accorse. Guardava Akamy con una strana tristezza negli occhi, e
non vedeva nient’altro.
«Io… non capisco» rispose Takao, guardandola
come per scusarsi. Akamy sospirò e scosse la testa.
«Non importa. Capirai. Capirete tutti, quando
la finale sarà finita. Quando dovremo salutarci»
«Salutarci? Te ne vai?» domandò
immediatamente Rei, scattando in piedi.
«Mi dispiace» mormorò la ragazza. «Ma sono
qui solo per fare un favore a Valery. Dopo dovrò tornare alla mia vera vita. E
voi dovrete dimenticarmi»
Il silenzio cadde su di loro, avvolgendoli
come una cappa pesante. Kai si alzò all’improvviso e la abbracciò, affondando
il viso nell’incavo fra il suo collo e la sua spalla, assaporando il suo odore.
«Io non ti devo dimenticare. Io non ti
lascerò mai» le soffiò nell’orecchio, in modo che gli altri non sentissero. «Lo
sai»
Akamy sorrise, e ricambiò l’abbraccio,
carezzandogli la testa.
«Credo che le domande siano finite, giusto?»
chiese, guardandoli uno per uno.
«No» mormorò Kai, staccandosi da lei. «Io
voglio sapere che cosa era successo a Katrina oggi»
Tutti lo fissarono improvvisamente
interessati, mentre Akamy si rabbuiò.
«Beh, Katrina ha partecipato a molti degli
esperimenti di Vorkov e ha preparato per sé delle… “droghe” speciali che le
permettono di potenziare la sua potenza o la sua resistenza… o altro… non
conosco tutte le droghe che usa» concluse, a mo’ di scusa.
I blader ragionarono per qualche minuto sulle
parole della ragazza, stupiti da quelle rivelazioni sconcertanti. Fu Takao a
risollevare l’atmosfera, portandosi dietro Kai e dandogli una sonora pacca
sulle spalle.
«Beh, ed ora l’ultima domanda: Kai, confessi
finalmente di essere fidanzato con Akamy?»
Max scosse la testa, rassegnato.
«Takao, sei incorreggibile!!! Non vedi che
così li metti in imbarazzo?»
Akamy infatti era arrossita fino alla punta
dei capelli, mentre Kai lanciava occhiate gelide a Takao, tentando di restare
impassibile.
«Stupido» commentò. «Io e Akamy non stiamo
affatto insieme»
«Ma vaaaaa!!! Non dire stupidaggini!!!»
esclamò Takao, facendogli l’occhiolino.
«E’ la verità!» ribattè Kai, ma nessuno lo
ascoltò. Di nuovo la confusione si scatenò all’interno del comodo camper mentre
Rei, di nascosto, tirava un sospiro di sollievo.
Perfetto!!! E anche questa è fatta!!! Allora,
le risposte sono state abbastanza esaurienti? Spero di sì!!! Di più non posso
dirvi, purtroppo^^ Come vi ho già detto, nel caso posso risponde a domande che
mi sono sfuggite nel prossimo capitolo!!! Spero che vi sia piaciuto, è stato
piuttosto difficile da scrivere, a dire la verità. Più degli altri, insomma.
Però sono contenta, perché ho “rispettato la scadenza”: avevo paura di non
riuscire a scrivere il nuovo capitolo durante queste vacanze, e invece ce l’ho
fatta!!! Me felice!!! xD
Scusatemi,
vorrei tanto rispondere alle vostre recensioni, ma mi sto sentendo malissimo
per colpa del mio stomaco che ha sempre qualche problema da propormi, e non ce
la faccio… chiedo umilmente perdono!!! La prossima volta risponderò, promesso!!
Un bacio a tutti!
Capitolo 17 *** Primo round di finale: Kai vs. Sergey – Terzo match ***
Eccoci qua
CAPITOLO
REVISIONATO IL 7/01/12
Incredibile
ma vero, rieccomi qui!!!!! Pensavate che sarei tornata verso gennaio, eh? E
invece no!!!!! Sono passati solo due mesi!!!! (solo, eh… ndvoi)
Chiedo
perdono, ma ho avuto davvero tanto tanto da fare!!
Ora
prima di lasciarvi al capitolo parliamo un secondo della storia, perché tra il
capitolo precedente e questo c’è un bello stacco di tempo. Vi ricordate che
nell’anime, dopo essere stati assaliti, i nostri incontrano gli European
Dreams, e Ralph sfida Takao, per fargli capire che la forza dei Bladebreakers
sta nella loro amicizia e nel loro legame con i bit power, e non devono farsi
prendere dalla rabbia? Ricordate? Sì? Bene. No? Non importa, più o meno vi ho
appena riassunto cosa succede, il resto non conta xD Quella sfida nella mia
storia ha luogo dopo le chiacchiere del capitolo precedente e poi il resto del
tempo i nostri ragazzi l’hanno passato a riposarsi!
Questo
capitolo si apre poco prima della terza sfida fra Kai e Sergej; i tre incontri
tra di loro si svolgono come nel cartone, per questo non li ho descritti^^
A
posto, tutto ciò che c’era da dire l’ho detto!!! A voi il…
Capitolo XVII –Primo round di finale: Kai vs. Sergej – Terzo
match
Kai camminava avanti e indietro come un leone
in gabbia, lo sguardo fisso sul pavimento azzurro sotto di sé. Lo spogliatoio
era vuoto; pochi minuti lo separavano dal terzo incontro del primo round della
finale, uno a uno fra lui e Sergej. Con un sospiro si sedette sulla lunga panca
di legno, stringendosi la testa fra le mani e chiudendo gli occhi. Gli ultimi
avvenimenti galleggiavano nella sua mente come avvolti da una morbida e calda
coperta, abbandonati alla deriva ma sempre presenti. La sfida fra Takao e
Ralph, avvenuta subito dopo le spiegazioni di Akamy, aveva aperto gli occhi a
tutti loro: la loro forza stava nell’unità di squadra, nel profondo legame che
avevano con i bit power. Per questo Kai, pochi secondi prima, aveva rifiutato
l’aiuto del nonno, fingendo di voler utilizzare l’Aquila Nera e riponendola
invece in un cassetto. Avrebbe combattuto con la sua fedele amica, l’Aquila
Rossa, anche se non aveva alcuna possibilità di vittoria.
«Ehi»
Kai si voltò verso Akamy, in piedi accanto a
lui.
«Quando sei entrata?» chiese istintivamente.
Lei sorrise.
«Sono sempre stata qui»
Kai annuì leggermente.
«Dimenticavo…»
La ragazza si sedette al suo fianco,
cingendogli le spalle con un braccio.
«Affronteremo insieme anche questa battaglia…
lo sai»
Kai si appoggiò stancamente al petto morbido
e caldo di Akamy.
«Sì… lo so»
Lei annuì, determinata.
«Bene! Allora su con il morale! Sono sicura
che combatterai con tutta la tua forza, come sempre» uno splendido sorriso le
illuminò il volto, mentre con l’indice asciugava una solitaria lacrima caduta –
per sbaglio, assolutamente – dal volto di Kai.
«Sì, ma…» il ragazzo trasse un profondo
respiro, tacendo per qualche secondo. «… se dovessi perderti…» la sua voce era
un sussurro appena accennato. La ragazza lo strinse a sé con forza, affondando
il volto nell’incavo del suo collo.
«Oh, Kai…» mormorò, e un piccolo singhiozzo
le uscì dalle labbra. Il ragazzo ricambiò dolcemente l‘abbraccio.
«Posso sempre ritirarmi…» propose,
carezzandole lentamente i capelli.
«NO!!» Akamy si scostò di scatto da lui,
asciugandosi qualche piccola lacrima. «Tu andrai, Kai, e combatterai!! Noi
combatteremo!!!»
Il ragazzo la fissò in silenzio e con lo
sguardo triste per alcuni istanti, poi chinò il capo e, quando lo rialzò, ogni
traccia di insicurezza era scomparsa.
«Bene» mormorò. «Andiamo a dare una lezione a
quel cane di un russo» e strinse forte nella mano il suo beyblade.
«Katrina!! Katrina!! Boris, hai visto
Katrina?»
Yuri si fermò un secondo davanti al compagno,
il respiro affannato dalla lunga corsa.
«No, perché?»
«Non riusciamo a trovarla!!» esclamò Yuri
esasperato, alzando gli occhi al cielo. «Vorkov vuole parlarle, ma non so
davvero che fine abbia fatto!!»
Boris continuò a fissarlo indifferente, come
se tutto quello non lo riguardasse.
«Come sta andando Sergej?»
Il volto di Yuri si scurì.
«Non molto bene… Vorkov non è affatto
contento. Si è fatto sconfiggere una volta su due, anche se adesso nell’ultimo
scontro massacrerà sicuramente Kai»
Boris scrollò le spalle. «Si prenderà una
punizione. Chi è il prossimo?»
«Tu»
I due ragazzi si voltarono. Vorkov avanzò
lentamente lungo il buio corridoio, la maschera lucente sul volto.
«Io, signore?»
«Sì, Boris, tu. Vieni con me, dobbiamo
discutere di alcune tecniche di battaglia»
«Sissignore»
Vorkov si voltò, tornando sui suoi passi,
seguito meccanicamente da Boris. La sua voce giunse lontana alle orecchie
dell’altro blader, rimasto solo nella semioscurità.
«Ah, Yuri… non serve più che trovi Katrina.
Nel terzo scontro, scenderai in campo tu»
I passi risuonavano ritmicamente sulle
mattonelle bianche del corridoio, mentre il mantello nero svolazzava leggero
intorno alle caviglie della snella figura che si muoveva spedita, lo sguardo
dritto davanti a sé. D’un tratto una ragazza si accostò a lei, accompagnandone
i lunghi passi.
«Shanti, com’è la situazione?» chiese la
prima figura, che aveva il volto oscurato da un pesante cappuccio nero.
«Kai sta perdendo» rispose la creatura
evanescente, avvolta in vesti bianche. L’altra si lasciò sfuggire un’imprecazione.
«Dobbiamo intervenire subito, allora»
«Sapevamo che sarebbe successo… non poteva
farcela…»
«Già… ma speravo…»
La frase cadde nel vuoto e le due rimasero in
silenzio finchè non giunsero ad un incrocio. Lì si fermarono, guardandosi negli
occhi.
«Bisogna salvare l’Aquila Rossa, Shanti. A
tutti i costi»
La figura bianca annuì, sfiorandosi con un
dito la candida maschera che le copriva il volto.
«Ci penso io» mormorò.
«D’accordo» la ragazza sospirò, portandosi
una mano alla fronte. «Se Boris farà bene il suo lavoro, la vittoria è nelle
nostre mani. Altrimenti…»
«Perché mai ti dovrebbe tradire?»
«Potrebbe essere stato scoperto»
«Ma in quel caso Vorkov non lo farebbe
scendere in campo»
La ragazza scosse il capo, costernata.
«Non lo so, non lo so. Ho un brutto
presentimento. Tu occupati dell’Aquila Rossa, intanto, poi vedremo il da farsi»
Un leggero segno del capo e un fruscio di
vesti bianche accompagnarono i delicati passi della figura che si allontanava,
quasi inconsistente come l’aria.
«Buona fortuna Shanti» mormorò l’altra,
dirigendosi dal lato opposto. « Speriamo che vada tutto bene»
«Kai!!!!» l’urlo di Takao risuonò nello
stadio quando Dranzer volò fuori dal campo, seguito dal suo padrone che cadde
rovinosamente a terra. Le grida del pubblico gli rimbombavano nelle orecchie,
mentre il ghigno di Sergej occupava tutta la sua visuale. Quanto avrebbe dato
per poterglielo strappare via…
Kai lo sapeva che avrebbe perso. Lo sapeva.
Eppure, quella sconfitta bruciava in modo incredibile, e il suo orgoglio si
rifiutava di accettarla. Quando vide il suo avversario avvicinarsi trionfante
al suo beyblade, però, la paura gli attanagliò le viscere e la rabbia gli
accecò lo sguardo.
Con un ruggito si alzò di scatto, lanciandosi
a testa bassa contro il russo e cominciando a colpire ogni parte del suo corpo
a cui riusciva a far arrivare i suoi pugni frementi.
«NON OSARE!!!!!!!» gridò fuori di sè, strappando
Seaborg al suo avversario ed alzandosi in piedi ansimando per la breve lotta.
«Non avrai il mio bit power, hai capito verme??» ringhiò.
Sull’arena era sceso un silenzio di tomba;
centinaia di occhi fissavano allibiti la scena, e nessuno osava muoversi. Poi,
d’improvviso, comparve sulla soglia del lungo corridoio che portava agli
spogliatoi una figura in ombra, che si diresse lentamente verso i due blader.
Era Boris.
Si fermò davanti a Kai, lo sguardo di
ghiaccio.
«Gli accordi erano questi, Kai… lo sai. Ora
fatti da parte»
«Io non ho fatto nessun accordo con voi!!» fu
la fredda risposta del ragazzo, quasi masticata fra i denti, mentre lanciava Seaborg
contro il muro, dove sbattè con forza per poi rotolare inerte sul freddo
pavimento. Boris lo fissò sprezzante con i suoi occhi inespressivi.
«Ragazzino, smettila di farmi perdere tempo»
Un lampo, e Kai sentì il sangue colargli da
un lungo taglio sulla guancia. Nella mano di Boris, Falborg brillava di una
luce malvagia e misteriosa.
In quel momento un bagliore cominciò a
diffondersi dal suo beyblade, creando a poco a poco l’immagine dell’Aquila
Rossa, che si erse in tutta la sua magnificenza dietro Kai, minacciando Boris
con uno stridio acuto. Il russo non mostrò alcuna reazione. Estrasse dalla
tasca Blackdranzer e tese la mano, permettendo al bey nero di aspirare le
piccole particelle luminose che componevano la figura dell’Aquila Rossa. Un
grido strozzato uscì dal suo becco, facendo sussultare e tremare Kai.
«Bastardo!!!» gridò, scagliandosi su di lui.
Poi, successe tutto molto velocemente.
Boris estrasse una pistola e la puntò contro
Kai, nel momento esatto in cui una figura bianca si frapponeva fra i due,
allungando le braccia per bloccarli. Le sue mani, piccole e delicate, si
posarono sul petto contratto di Kai e sulla canna della pistola, congelando la
situazione. Boris inarcò appena un sopracciglio, disturbato.
«Togliti di mezzo» sibilò.
La ragazza voltò lentamente lo sguardo verso
di lui. I suoi occhi, solitamente così caldi, erano gelidi. Boris strinse più
forte Blackdranzer, che continuava a risucchiare lentamente l’immagine
dell’Aquila Rossa, ormai rassegnata al suo destino.
«Lasciala andare» mormorò Shanti
minacciosamente, scandendo le parole.
«Regina… quale onore» commentò
sarcasticamente Boris, caricando la pistola. «Cosa ti fa pensare che ti
obbedirò?»
La ragazza assottigliò gli occhi, furiosa.
«Questo» sibilò, afferrando di scatto la pistola e colpendo con essa il bey
nero, che volò per alcuni metri.
Boris rimase spiazzato per pochi secondi, poi
il ghiaccio nei suoi occhi divenne un lampo d’ira e, prima ancora di potersi
fermare, la sua mano colpì violentemente la bianca guancia della ragazza.
«Non ti intromettere ragazzina» sibilò
velenosamente, ritraendo però immediatamente la mano e massaggiandosela come se
si fosse scottato. Shanti rimase immobile alcuni istanti, poi si voltò verso
Kai.
«Andiamo. Ci penserà il tuo compagno a
metterlo a posto»
Kai sembrava paralizzato, e Shanti dovette
afferrargli un braccio e trascinarlo con sé. Il ragazzo si riscosse quando notò
il suo bey ancora a terra, e si precipitò a raccoglierlo, stringendolo con
esultanza quando vide che il suo bit power era ancora lì.
«Non mi sfuggirete!!»
I due si voltarono di scatto. Boris aveva afferrato
il suo beyblade e, attaccatolo al lanciatore a forma di pistola, lo puntò
contro Kai, facendo scorrere la corda. Il ragazzo vide la trottola violacea
volare velocissima verso il suo volto, e poi una luce accecante gli coprì la
visuale. Con uno stridio acuto, l’Aquila Rossa ricacciò indietro il bey,
proteggendo il suo padrone.
Errore.
«No!! Stupida, era esattamente ciò che voleva
lui!!!»
Shanti, con lo sguardo infuocato e un’aura di
rabbia attorno a lei, sembrava un’altra persona rispetto alla dolce Regina
delle Nevi che Kai aveva conosciuto nelle segrete del monastero. L’Aquila Rossa
lanciò un grido disperato quando Falborg iniziò a risucchiarla, mentre Boris
ghignava soddisfatto.
«Stupida» ripeté Shanti; poi iniziò a
sussurrare una veloce litania, tenendo i palmi delle mani aperti verso il bit
power. La luce che lo avvolgeva, dorata e rossa, iniziò piano piano a
diminuire, lentamente, finchè non scomparve del tutto. L’istante dopo ci fu un
lampo accecante e il fumo riempì l’arena, coprendo tutto. Quando si diradò,
Boris era a terra, caduto a causa del contraccolpo, e si stava rialzando; Kai
tossiva convulsamente, coprendosi la bocca con entrambe le mani, la Regina
osservava preoccupata la scena, mordendosi il labbro inferiore, e l’Aquila
Rossa era scomparsa. Al suo posto, una figuretta rossa e oro era accasciata a
terra, apparentemente senza vita. Shanti le si avvicinò, lentamente, e le tese
la mano.
«Forza, alzati» mormorò.
Tremando e tossendo la ragazza afferrò la
mano, e una massa di capelli biondo miele le cadde a circondare il volto,
coperto per metà da una maschera bianca a forma d’aquila. Due occhi azzurri
risplendevano stanchi sotto di essa, ancora bagnati di lacrime.
Con quello che sembrò uno sforzo disumano,
Akamy Hiwatari si alzò dal pavimento, nell’istante stesso in cui la Regina
svaniva in uno sbuffo di fiocchi di neve.
TA-DAAAAN!!!!! Ecco qui una delle “Grandi Rivelazioni”:
Akamy è in realtà L’Aquila Rossa!!!!!! E ora, dite la verità: quanti se
l’aspettavano??? ^^ Come, perché, quando, dove, ecc lo saprete nel prossimo
chappy^^ Mi dispiace ma, come ho già detto, sono costretta ad abbandonare le
risposte alle recensioni… voi sapete, però, che vi adoro e sono strafelice dei
vostri commenti!!!!! Un bacio a tutti, da qui in poi i capitoli saranno un
susseguirsi di colpi di scena, perciò preparatevi!!!!!^^
Un grazie speciale a tutti quelli che hanno messo la mia
storia tra i preferiti:
Capitolo 18 *** Primo intermezzo: arrivano gli European Dreams! ***
CAPITOLO
REVISIONATO IL 7/01/12
Ma si
leggerà qualcosa se scrivo con questo colore?? O__o Vabbè, dettagli, tanto le
mie chiacchiere non sono poi così interessanti!! xD lo so di essere in ritardo
mostruoso, ma la scuola quest’anno è stata particolarmente crudele… T___T Non
voglio annoiarvi troppo con le mie scuse e i miei lamenti, per cui vi lascio
subito al capitolo!!
Capitolo XVIII –Primo intermezzo: arrivano gli European
Dreams!
«Resta qui e aspetta una mia chiamata.
Potrebbe esserci bisogno di te»
«Ok»
Ralph richiuse con un colpo secco la portiera
della macchina, avviandosi sul vialetto di ciottoli che conduceva allo stadio.
La struttura era imponente e immensa, di forma circolare, alta quasi quanto un
grattacielo, con le mura di un bianco sporco intersecate da lamine di ferro
ogni due metri. Il ragazzo aprì le grandi porte di vetro e scoccò uno sguardo
intimidatorio alla guardia che gli venne incontro per bloccarlo.
«Alt! Nessuno può entrare senza il permesso
del signor Vorkov!»
«Eccolo, il mio permesso» commentò Ralph, e
il suo pugno serrato si abbatté con forza sul volto dell’altro, che cadde a
terra tenendosi il naso sanguinante. «Soddisfatto?»
Il ragazzo salì velocemente gli scalini,
percorse il corridoio degli spogliatoi a passo di marcia e uscì sotto le luci
accecanti della grande arena. Con uno sguardo veloce, capì di essere arrivato
appena in tempo. Esattamente mentre Shanti svaniva e Akamy si sollevava in
piedi, Kai crollò al suolo. Max corse immediatamente verso di lui, mentre Takao
e Rei sembravano paralizzati sul posto, probabilmente troppo sconvolti per
agire. Akamy si guardò intorno, tremando, e due grosse lacrime scesero da sotto
la maschera, bagnandole il mento. Ralph si avvicinò velocemente a lei,
suscitando ancora più stupore nei Bladebreakers. Afferrò la ragazza per la vita
e la condusse verso il corridoio, aiutandola a percorrere il breve tratto di
strada che li separava dall’entrata.
«Ralph?» lei lo fissò confusa.
«Mi ha mandato Valery» mormorò lui, e la
ragazza si limitò ad annuire. Il tedesco fece un cenno a Max, l’unico in grado
di reagire, e il ragazzo condusse i suoi compagni di squadra nello spogliatoio,
seguendo Ralph. La loro uscita fu accompagnata dal silenzio generale del
pubblico, rotto solo dai primi commenti che cominciavano a serpeggiare.
Il blader tedesco si chiuse la porta alle
spalle, fece sedere tutti e chiese a Max di portare un po’ d’acqua per
rianimare i suoi amici. L’americano, che si era caricato Kai sulle spalle, lo
stese attentamente su una panca, poi annuì e scomparve nella stanza accanto.
Ralph estrasse il cellulare dalla tasca digitò velocemente un numero e si portò
il ricevitore all’orecchio.
«Andrew? Qui serve una mano, anzi, anche più
di una: chiama gli altri. Sì. Sì, Gianni nell’arena, e Olivier qui. Sì, esatto,
vai a dare un’occhiata da quelle parti. No, non intervenire in nessun caso. Ok,
a dopo» il blader riattaccò, sbuffando; avevano molto lavoro da fare, e
dovevano farlo in fretta. D’un tratto sentì un fruscio di vesti e vide che
Akamy gli si era avvicinata.
«Scusa» mormorò con sguardo colpevole,
chinando il capo.
«Tranquilla» rispose Ralph, carezzandole la
testa. «Tu hai fatto la tua parte. Quello che è successo è stato solo un
piccolo imprevisto… ora lascia che ci pensi io»
La ragazza annuì, leggermente rincuorata. Max
tornò con l’acqua, ne distribuì a tutti e li incitò a bere; poi prese una pezza
bagnata e cercò di risvegliare Kai, che si sollevò a sedere dopo pochi istanti.
«Akamy…» mormorò, e subito lei corse ad
abbracciarlo, affondando il viso nell’incavo del suo collo. «Akamy…» ripeté
lui, stringendola con forza.
«Sono qui…» sussurrò lei, carezzandogli la
schiena per calmarlo. «Va tutto bene, Kai… sono ancora qui»
Rimasero abbracciati alcuni secondi, poi Kai
si staccò e la fece sedere accanto a lui, stringendole la mano fra le sue.
Fissò Ralph con sguardo interrogativo, e poi spostò l’attenzione su Takao e
Rei, che lo fissavano con occhi assenti, e infine su Max, che stava facendo
entrare proprio in quel momento un ragazzo bassino con folti capelli verdi.
«Olivier? Ralph? Che diavolo ci fate qui?»
domandò allora, tanto per distrarsi.
«Bonjour, mon ami» lo salutò Olivier,
sorridendo. «Siamo stati chiamati per darvi una mano, no? Avete sempre bisogno
di qualcuno che vi cacci fuori dai guai!!!» esclamò, sollevando le braccia al
cielo in un gesto teatrale.
Kai lo ignorò.
«Ralph, che ci fai qui?» ripeté.
Il tedesco lo fissò con i suoi occhi
penetranti. «Valery ci ha chiesto di venire a controllare come andavano le
cose, e darvi una mano se ce ne fosse stato bisogno… aveva un brutto
presentimento, e non si sbagliava»
Il russo rimase qualche istante in silenzio,
poi di voltò verso Takao e Rei che continuavano a comportarsi da vegetali.
«Bene, allora che ne direste di darci una
mano riportando alla normalità, per quanto possibile, questi due idioti?»
propose sarcastico. Il tedesco annuì.
«Lascia fare ad Andrew appena arriva… lui è
più bravo di me in queste cose»
Kai sbuffò. «Ah, devo anche sopportare quello
sbruffone? Perché nessuno mi ha avvertito di prepararmi un paio di settimane
fa?»
«Grazie mille, Kai, è sempre un piacere
rivedere gli amici»
Un ciuffo di scompigliati capelli castani
fece il suo ingresso insieme a due vivaci occhi nocciola che sembravano ardere
di vita propria, abiti stropicciati e trasandati e una ben nota fascia bordò
intorno alla fronte.
«Speravo che mi concedessi qualche altro
minuto di libertà» commentò Kai, ironico.
«Costernato» rispose l’inglese a tono,
allungando una mano che Kai strinse con indifferenza.
«Benvenuto nel manicomio» lo accolse in
russo, indicando con un cenno del capo i suoi inebetiti compagni di squadra.
«Sì, mi ricordo» rispose Andrew, sorridendo.
«Ma non vedo il piccoletto… vi siete finalmente decisi a farlo fuori?»
Kai a quelle parole aggrottò le sopracciglia,
fissò dubbioso prima Akamy e poi Max, e infine riportò lo sguardo su Andrew
dopo aver collegato il “piccoletto” al professor Kappa.
Silenzio.
«Sai che se non me l’avessi detto non me ne
sarei mai accorto?»
Andrew lo fissò alcuni istanti per capire se
fosse serio o meno, poi scoppiò a ridere.
«Oh my God!! Deduco che fra voi c’è un legame
di forte amicizia, eh?» commentò, scuotendo la testa esasperato.
«Il professore è rimasto in albergo per
sistemare il beyblade di Takao e potenziarlo in vista dello scontro di domani»
intervenne Max, sorridendo.
«Ah, ecco…» fu il commento interessatissimo
di Kai, e Andrew scoppiò nuovamente a ridere.
«Lasciatelo dire, Kai, non vorrei mai essere
nella pelle dei tuoi compagni di squadra… in caso di pericolo, avrei più
probabilità di essere aiutato da una renna volante che da te!!!»
Anche Olivier si lasciò sfuggire una
risatina, mentre Max commentava quanto fosse duro avere a che fare con il russo
ogni giorno, e Kai lanciava occhiate gelide a tutti.
«Scusate…» la voce grave di Ralph fece
voltare tutti verso di lui. «Abbiamo alcune cose da discutere di maggiore
importanza dell’interesse di Kai per i suoi compagni di squadra, quindi direi
che questa conversazione si può rimandare a dopo» gli altri si diedero un
contegno e annuirono. «Bene. Andrew, com’è la situazione nello spogliatoio dei
russi?»
L’inglese incrociò le braccia dietro la
testa, assumendo un’espressione pensierosa. «Non ho potuto vedere molto perché
sarebbe stato troppo rischioso, ma Vorkov è incazzato nero e se la stava
prendendo soprattutto con Sergej per la sua incapacità… e a quanto pare non ha
cambiato idea sul far scendere in campo Boris al prossimo turno, anche se non
sembrava contentissimo nemmeno di lui… ma credo fosse troppo preoccupato
dall’apparizione di Shanti per prestargli troppa attenzione»
Il tedesco assunse un’aria pensierosa, e
cominciò a mangiucchiarsi il labbro inferiore, come faceva sempre quando
rifletteva su qualcosa.
«Io continuo a chiedermi» esordì dopo un po’.
«Perché Vorkov si ostina a voler far combattere Boris. C’è anche Ivan nella
squadra, perché non lo sostituisce?»
Andrew scrollò le spalle. «Mah, Valery dice
di conoscere la ragione, dice che uno come Vorkov non sostituirebbe mai Boris
con Ivan in un evento così importante»
«Senza dubbio Boris è molto più forte e
pericoloso di Ivan» intervenne Olivier, sedendosi sulla panca accanto ad Akamy.
«Ma è anche vero che Vorkov non concede mai una seconda possibilità a chi
fallisce»
«Già» concordò Ralph, annuendo.
«Temo che resteremo con il dubbio» commentò
Andrew, facendo spallucce. «Di sicuro sopravviverò»
Un silenzio carico di pensieri e congetture
scese sulla saletta, finchè un finto colpo di tosse non attrasse l’attenzione
di tutti.
«Ehm… scusate il disturbo,» proferì Max. «ma
non potreste risvegliare i miei compagni, intanto? Comincio un po’ a
preoccuparmi…»
Olivier sorrise e Ralph fece un cenno
eloquente ad Andrew per fargli capire che doveva occuparsene lui. L’inglese
fissò i due ragazzi, e un sorriso sadico gli si dipinse sul volto.
«Certamente»
Quando furono finalmente tutti riuniti e
calmi, con qualcuno un po’ ammaccato da Andrew, Akamy iniziò a parlare.
«E’ giunto il momento di darvi altre
spiegazioni» esordì, giocherellando nervosamente con le mani. «Ma credo sia
meglio partire dall’inizio»
Gli altri annuirono, mentre Ralph si alzò ed
uscì silenziosamente dalla stanza.
«Allora» Akamy prese fiato. «Tutto è
cominciato con Valery. Valery è una blader di eccezionale potenza, a cui è
stato fatto un dono particolare: uno dei bit power naturali l’ha scelta come
padrona, donandole la capacità di parlare con tutti i bit power»
I ragazzi la fissarono sorpresi e
sconcertati.
«Forse dovresti spiegargli cosa sono i bit
power naturali» suggerì Andrew, osservando divertito le facce perplesse.
«Hai ragione. Beh, è un po’ difficile da
spiegare, ma i bit power naturali sono le creature più antiche di questo mondo.
Sono sempre vissuti, da quando hanno memoria, fin dalla nascita della Terra. Ne
sono inscindibilmente legati, e hanno poteri particolari rispetto ai normali
bit power, che discendono da loro. Solitamente vivono nascosti in luoghi
selvaggi e lontani dalla civiltà, e non si legano a nessun blader. E’ molto
raro che un bit power naturale abbia un padrone e, quando succede, è sempre
perché il bit power stesso si è sentito attratto da una determinata persona»
Akamy fece una pausa per lasciare ai suoi
amici il tempo di elaborare quelle informazioni, poi proseguì.
«Valery ricevette questo dono e, dopo alcuni
fatti che non posso ancora svelarvi, decise di usarlo per distruggere la Borg»
«Perché proprio la Borg?» intervenne Rei. «In
fondo ci sono molte organizzazioni simili»
Akamy esitò un attimo.
«Beh, diciamo che ha… un conto in sospeso con
Vorkov»
I ragazzi si guardarono sorpresi. Quindi era
Vorkov il vero nemico di Valery, era a lui che stava puntando.
«Valery inizialmente cercò qualche blader
piuttosto forte che potesse aiutarla, e ricco, per contrastare i maneggi
economici di Vorkov. Fu così che conobbe Ralph»
Solo in quel momento si accorsero tutti che
il tedesco non c’era più.
«Ehi, che fine ha fatto Ralph?» domandò Takao
perplesso, guardandosi attorno.
«Credo sia andato a fare una telefonata»
rispose Andrew scrollando le spalle, e il racconto riprese.
«Ralph e Valery iniziarono ad organizzare il
loro piano: quando Vorkov avrebbe partecipato al campionato mondiale per
conquistare il mondo, lo avrebbero definitivamente distrutto. Fu così che io
venni informata del piano. Valery mi contattò, spiegandomi tutto nei dettagli e
preparandomi ad intervenire quando ce ne sarebbe stato bisogno. Insieme a me e Ralph
scelse altre due persone per aiutarla: Shanti e Boris»
«Boris???» tutti la fissarono sbalorditi, e
lei sorrise.
«Aspettate, fatemi continuare. Boris era un
suo amico d’infanzia di cui era sicura di potersi fidare, perché hanno
sopportato dolori molto simili. Lo mise così accanto a Katrina, per
controllarla e impedirle di creare problemi seri. Shanti, invece, è la sua
migliore amica, il suo braccio destro»
«Ma non è normale!» esclamò Takao. «Sa usare
una specie di magia… chi diavolo è??»
Akamy scosse la testa.
«Ancora no, Takao, mi dispiace… tutto ciò che
riguarda Shanti è misterioso e complicato, e non mi è concesso rivelarlo.
Comunque poi il resto lo sapete; io sono venuta da voi, come mi era stato
ordinato, e adesso avete scoperto il mio segreto»
Il silenzio cadde nella stanza, insieme
all’imbarazzo generale.
«Potete farmi tutte le domande che volete su
di me… vi risponderò. Ma il mio tempo con voi è quasi scaduto; adesso che anche
Vorkov conosce la mia vera identità sono troppo vulnerabile in questa forma»
Ci fu di nuovo silenzio per qualche minuto,
tutti sembravano persi nei propri pensieri. Poi iniziarono le domande.
«Ci avevi detto, quando ti abbiamo
conosciuta, che non potevi toglierti la maschera, né spiegarci il suo
significato; perché?»
Akamy sorrise.
«Bella domanda, Rei; beh, la maschera è ciò
che mi permette di assumere sembianze umane. Se la togliessi, tornerei
immediatamente ad essere l’Aquila Rossa»
«Ma Kai sapeva già qual era la tua identità,
giusto?»
«Sì, ovviamente. Non potevo certo far finta
di niente con lui, si sarebbe accorto che la maggior parte del tempo l’Aquila
Rossa non era nel suo bey»
«Ma è stata Valery a donarti la capacità di
assumere sembianze umane o è un potere che hanno tutti i bit power?»
A questo punto Akamy si fece più seria.
«Ecco, è un discorso un po’ complesso… in
realtà tutti i bit power possono assumere il loro corrispondente aspetto umano,
ma non è un potere da usare alla leggera; di media un bit power può restare
umano per due giorni, poi deve tornare al suo aspetto originale e restarci per
una settimana, prima di potersi trasformare di nuovo»
«E che succede se non lo fa?»
Ci fu un attimo di silenzio.
«Resterà un essere umano per il resto della
sua vita»
I ragazzi sgranarono gli occhi.
«E’ davvero possibile che avvenga una cosa
del genere?»
Un’ombra di tristezza passò sul viso di
Akamy.
«Sì… ma quando succede il bit power non
ricorda più nulla del suo passato; la sua memoria si cancella, sostituita con
falsi ricordi»
«Vuoi dire che ci sono persone che vivono fra
noi che in passato erano bit power?? Ma così lo potrebbe essere chiunque!!!»
esclamò Takao, guardandosi intorno come aspettandosi di vedere un bit power
saltare fuori dal nulla e diventare un umano davanti ai suoi occhi. Akamy lo
riportò alla realtà.
«No, non potrebbe esserlo chiunque. I bit
power decaduti – così vengono chiamati – sono persone che hanno perso qualsiasi
legame con il proprio passato; ne hanno un ricordo sfocato, e pensano di aver
perso tutte le persone care della propria infanzia. E’ difficile da spiegare…
si ritrovano da soli in paesi sconosciuti, senza nessuno a cui chiedere aiuto o
conforto. Quasi tutti muoiono di stenti o uccisi da qualche malvivente di
notte, oppure si suicidano»
Un silenzio orripilato li avvolse.
«Mio Dio…»
«…ma è terribile…»
«Poveri bit power…»
«…dev’essere un destino orribile…»
All’improvviso Rei scattò in piedi,
pallidissimo, facendo sussultare tutti gli altri.
«Akamy!!!» gridò. «Ma allora tu…!!»
Gli altri blader si voltarono di colpo, gli
occhi spalancati. Akamy sorrise, rassicurandoli.
«State tranquilli; è vero, dovrei essere un
bit power decaduto ormai, ma, come vi ho già spiegato, Valery possiede un bit
power naturale che, con i suoi poteri, ha potuto prolungare il mio tempo di
scadenza»
Un sospiro di sollievo si diffuse tra i
ragazzi, e Rei si risedette. Akamy sentì Kai stringerle la mano.
«Che bit power ha Valery?» le chiese
guardandola dritta negli occhi.
La ragazza sorrise impercettibilmente.
«Vedrete» tutti si scambiarono sguardi curiosi, ma si trattennero dal chiedere
altro. Akamy si alzò. «Beh, se le domande sono finite direi che possiamo andare
a prepararci per lo scontro di domani» i blader annuirono. «Takao, devo darti
alcune informazioni: domani tu affronterai Boris, ma non devi preoccuparti…
vedrai, sarà una passeggiata»
«Vuoi dire che è piuttosto debole?» domandò
Takao senza capire.
«No, voglio dire che lui è dalla nostra
parte. Fingerà di combattere con tutte le sue forze, ma ti farà vincere con
relativa facilità»
Takao sbuffò e incrociò le braccia. «Uffa!!!!
Ma perché deve toccare proprio a me??!! Finalmente siamo alla finale del
campionato del mondo e io devo lottare per finta!!!»
«Non fare il bambino, Takao» intervenne Kai
acidamente. «Quei blader sono tutti fortissimi, io non ci credo che riusciresti
a batterlo così facilmente»
«Ah sì? Spero proprio che Boris si dimentichi
di essere dalla nostra parte, allora!!!!» esclamò il giapponese, facendo
ridacchiare Akamy.
Andrew e Olivier uscirono silenziosamente
dalla stanza, salutandosi con un gesto e prendendodirezioni opposte lungo i bianchi corridoi
dello stadio.
Nel corridoio la luce era forte e biancastra,
fastidiosa. L’inglese camminava svelto, e i suoi passi risuonavano sulle
sbiadite mattonelle azzurrine del pavimento. Svoltato il quarto angolo incontrò
finalmente la persona che stava cercando.
Ralph lo fissò inespressivo. «Hanno finito?»
domandò. Andrew annuì. «Bene, possiamo andare allora. Valery ci aspetta»
«Olivier sta raggiungendo Gianni; ha detto ci
vorrà un po’ per riferire il messaggio di Valery a Boris. Speriamo bene…»
«Olivier e Gianni sapevano a cosa stavano
andando incontro quando hanno accettato» Ralph si passò una mano fra i capelli,
nervoso. «D’accordo. Continuiamo a tenere d’occhio Vorkov, temo che possa
riservarci qualche sorpresa»
Andrew annuì in silenzio.
«E… incrociamo le dita. Per tutti»
«Bene, Signore e Signori, si dia inizio al
secondo incontro della finale del torneo mondiale di Beyblade!!! Ecco Takao
Kinomiya, per i Bladebreakers, contro Boris Huznestov, dei Demolition Boys!!»
Vi ricordate ancora qualcosa, sì? Non ditemi di no T__T Purtroppo
questo è solo un capitolo di passaggio, per spiegare qualcosa, ma d’ora in poi
saranno un susseguirsi di colpi di scena!!! Siete pronte?? xD davvero, mi sono
fatta il calcolo e ho visto che concluderò al capitolo 28 (ancora altri 10???
O__o), sforando al massimo massimo di uno… quindi non disperate!!!
medea90: ciao
cara!!!! Tranquilla, anche le recensitrici saltuarie fanno piacere (io per
prima lo sono XD) scusa ancora per il ritardo, spero che la confusione non si
sia dileguata trasformandosi in cenere^^’’’’ per questo ho messo il riassunto…
per qualunque cosa comunque chiedi pure sono a disposizione^^ grazie della
recensione, un bacio!
lexy90: mi sa che
ti ho delusa T__T perdonooooo… ho passato tutto l’anno a studiare e sono pure
uscita con due debiti T__T che cosa brutta T___T comunque mi sono messa in
testa che entro le vacanze finirò la ficcy, quindi non disperare che questo
significa che potrei farcela entro Natale!! XD il problema è che scrivo
capitoli troppo lunghi… mi faccio prendere la mano ed inizio ad aggiungere
dettagli su dettagli!!! Spero che continuerai a seguirmi comunque T___T
bacione!!! Ps. ho già dei video su youtube se vuoi, cerca “khorayn”^^
Sybelle: grazie
della lode *-* spero di essermela meritata anche in questo capitolo, e spero si
siano capite un po’ più di cose^^’’’ mi fa piacere di essere riuscita a
sorprendere così tanto con la rivelazione su Akamy!!! ^__^ grazie della
recensione, bacio!!!!
Violet_Rose:
eccomi qui!!! (ebbene sì, non sono morta XD) sono felice di avervi scioccato,
in fondo quello è il mio compito U.U XD fatemi sapere che ne pensate anche di
questo chappy e se le cose sono un po’ più chiare… baci!!!!!
Nissa: felice che
tu abbia apprezzato l’azione in più^^ in quanto a “movimento”, l’anime lascia
un po’ a desiderare… troppo per bambini^^’’’’ XD per fortuna ci pensa la
sottoscritta a rendere la cosa molto movimentata… forse anche troppo XD Kai
doveva perdere, altrimenti non mi funzionava il resto del torneo U.U poi vedrai
perchè^^ e comunque mi è servito anche a svelare l’identità di Akamy, che sennò
non sapevo come tirare fuori XD dammi un tuo parere anche su questo chappy!!!
bacio!!
Keila91: sono io
quella onorata di essere tra le tue fic preferite^^ (spero di esserci ancora…
T___T) sono felice di averti sbalordita con questa bella rivelazione^^ e vedrai
quanto altro vi aspetta!!!!!!! ^__^ kiss!!
Aphrodite: quanti
complimenti tutti in una volta *-* grazie mille, mi fa davvero piacere che la
mia storia piaccia così tanto (anche se ci metto secoli ad aggiornare T__T)
comunque wow, sei la sola che non è rimasta così sconvolta dalla rivelazione su
Akamy!!! Fammi sapere se hai altre idee… sono curiosa di vedere fino a dove
riuscirò a sorprenderti!!! (e se ci riuscirò O__o) 1 bacio!!!!!!!!!!!!
Padme86: eh no,
le ideine che si fanno strada io le voglio sapere >.< me curiosa!!!
(ammesso che ci siano ancora e non si siano totalmente volatilizzate
nell’enormità di tempo trascorsa… T____T) grazie dei complimenti, sono felice
che il capitolo ti sia piaciuto!! Dimmi che ne pensi di questo^^ kiss!!!!!
Iria: tutte bit
power, dici? Naaa… non è del tutto
esatto (ehi, ma così ti sto dando un indizio!!! Vabbè, farò un’eccezione per
stavolta… :P) grazie per i complimenti, me felice che gli scarabocchi che tiro
giù piacciano *-* XDXD 1 bacio, fammi sapere che ne pensi anche di questo
chappy!!!!
lunetta caduta nel
pozzo: so di essere cattiva, ma più che per la fine con il fiato sospeso
dei capitoli direi per il tempo mostruoso di aggiornamento… perdonooooo T___T
comunque grazie, essere definita la regina dei colpi di scena fa sempre piacere
^___^ e vedrai come ti stupirò con i prossimi capitoli!!!! 1 bacio!!
eagle fire: wow,
mi hai commentato addirittura quattro capitoli di fila *-* me commossa *-* e
felice di aver mandato le tue fantastiche teorie a farsi friggere XD ma lo sai
che sono sadica *mwahahahah* XD grazie dell’appoggio, e non preoccuparti per i
ritardi (guarda me T_T) 1 bacione!!!!!!!!!
Saruwatari_Asuka:
temo mi sia sfuggita la parte dell’ “aggiorna presto”…^^’’’’ perdono T___T
benvenuta, è sempre un piacere accogliere nuove seguaci!!!! (meglio note come
recensitrici… XD) sono felice che la storia ti piaccia, spero che continuerai a
seguirla ora che ho ripreso ad aggiornare!! Non sparirò più, promesso!!! 1
bacio, e grazie per i complimenti!!^^
Mamma che faticaccia!!!! Ma posso farcela, ne sono
sicura!!!! Ora manca la parte più bella, quella che a me piace di più *-*
vedrete, vedrete cosa ho in serbo per voi!!!!! Mwahahahah!!!!! E intanto,
nell’attesa, commentate XD
Capitolo 19 *** Secondo round di finale: Takao vs. Boris - primo e secondo match ***
Ma si leggerà qualcosa se scrivo con questo colore
CAPITOLO REVISIONATO IL 7/01/12
Wow, aggiornamento lampo!!!!!
Contenti??? ^___^ Stavolta sono stata brava!!!!!! xD Questo capitolo è
parecchio lungo, spero non sia un problema! Ho dovuto spezzare il secondo round
perché tre incontri con i rispettivi intermezzi vogliono il loro spazio xD Il
beyblade di Boris l’ho inventato di sana pianta, visto che ricordavo pochissimo
del cartone… solo che l’ho creato troppo forte, e mi sono dovuta scervellare
per trovare il modo di batterlo!! xD Sono senza speranze, lo so!!! :PLa storia inizia (vagamente) a districarsi…
ma ecco i problemi dell’ultimo momento!! (come sempre xD) Questo e il prossimo
capitolo saranno piuttosto movimentati… soprattutto il prossimo!!!! Spero
gradirete^^ A voi il chappy, fatemi sapere che ne pensate!!!!
Capitolo XIX –Secondo round di finale: Takao vs. Boris –
primo e secondo match
La folla acclamante rimbombava nelle orecchie dei due blader mentre
prendevano posto davanti all’enorme beyblade stadium. Takao osservava
circospetto il suo avversario; i conti non gli tornavano, sembrava troppo cattivo per poter essere dalla
loro parte come aveva detto Akamy. E
comunque, se la ragazza aveva detto il vero, l’avversario non poteva certo
lasciarlo vincere così facilmente senza farsi scoprire da Vorkov. Boris aveva
un ghigno sadico dipinto sul viso e gli occhi scintillavano come quelli di un
predatore che si prepara ad attaccare pregustando il suo pasto. Takao deglutì.
«Pronti!»
Il capitano dei Bladebreakers estrasse caricatore e beyblade; non c’era
tempo per le esitazioni, con quello scontro si sarebbe deciso se la sua squadra
restava ancora in gioco o se sarebbe stata definitivamente eliminata dal
torneo. Doveva vincere a tutti i
costi.
«In posizione!»
I due blader si sistemarono con i caricatori a mezz’aria sopra il campo,
che venne lentamente scoperto: una distesa di roccia con numerosi pinnacoli
alti e sottili. Takao strinse la presa sul caricatore. Doveva stare ben
concentrato e combattere al meglio. Non si fidava di quello che gli aveva detto
Akamy, Boris non poteva essere neanche lontanamente debole, e per quanto
riguardava l’alleato… bah.
«Tre!»
Sentì una goccia di sudore scivolargli lungo la tempia. Cavoli, era
tutto nelle sue mani!!
«Due!»
Beh, quasi tutto… la vera sfida sarebbe stata quella fra Yuri e Valery.
Ma per arrivarci lui doveva vincere, doveva.
«Uno!»
Era il momento, ora contavano solo i beyblade e l’avversario davanti a
lui, nient’altro.
«Lancio!»
«Vai Dragoon!!!»
«Falborg!!!»
I due beyblade schizzarono dai loro caricatori, lanciandosi sul campo
sterrato e iniziando un giro sfrenato l’uno alla rincorsa dell’altro.
“Devo studiare le sue mosse e pensare ad un piano per contrattaccare”
pensò Takao, osservando con attenzione il beyblade avversario. D’un tratto notò
qualcosa di strano; Falborg era costruito in modo diverso rispetto ai beyblade
che era abituato a vedere: aveva l’anello d’attacco estremamente sottile e
acuminato, e troppo largo. Un simile
squilibrio lo rendeva difficilissimo da controllare, ma portava sicuramente
numerosi vantaggi nell’attacco; il corpo sotto l’anello d’attacco non era molto
alto, per questo Falborg risultava più basso di qualsiasi altro beyblade
ordinario, compreso Dragoon. Tutto ciò significava che per colpirlo Takao
sarebbe stato costretto a sferrare attacchi solo con il bey inclinato,
rischiando sempre di perdere stabilità; inoltre doveva colpirlo di sorpresa,
altrimenti quell’anello di attacco lo avrebbe falciato facilmente.
Dopo aver fatto i suoi calcoli, Takao passò all’attacco, e Boris
rispose immediatamente; Dragoon fu sbalzato fuori dal campo con una velocità
impressionante, decretando la vittoria dei Demolition Boys. Il giapponese fissò
senza parole il suo bey a terra, cercando di ricostruire quello che era appena
successo. Lo prese in mano e, osservandolo, notò numerosi tagli superficiali.
Ma Falborg aveva lanciato un solo attacco; com’era possibile? A meno che non
nascondesse delle lame segrete… ma era un bey così piccolo! Le lame sarebbero
dovute essere sottilissime… e poi la velocità!! Era qualcosa di fuori
dall’ordinario, senza dubbio.
Con questi pensieri tornò alla panchina dei suoi amici, ma non
ricevette la meritata attenzione; tutti sembravano preoccupati da
qualcos’altro.
«Ehi, ragazzi, che succede?»
Max si voltò verso di lui, preoccupato. «Takao, mi dispiace tanto per
la sconfitta…»
Il giapponese scosse la testa e sorrise. «Tranquillo, era solo un
riscaldamento: il prossimo scontro non mi sfugge!! Piuttosto, che è successo
qui?»
Max si passò una mano tra i capelli e sospirò. «Ma che ne so… quando
Boris ti ha attaccato Akamy è saltata su gridando “oddio!” ed è scappata via
senza dire nulla a nessuno. Aveva un’espressione terribile sul volto… sembrava
disperata. Boh!»
Takao posò nuovamente lo sguardo sul beyblade mezzo tagliuzzato.
«Ragazzi, devo parlarvi» mormorò, mentre il suo cervello iniziava ad elaborare
una strategia azzardata ma che, forse, era l’unica soluzione.
«Ralph!!!! Ma che diavolo è successo???» il tedesco si voltò verso
un’Akamy trafelata che lo fissava sconvolta.
«Di che parli?»
«Di Boris!!!!»
«Ma…» Ralph la guardò sconcertato. «Gianni e Olivier non ti hanno dato
il messaggio?»
«Messaggio? Che messaggio?»
Il blader si passò una mano sul volto, distrutto. «Oddio, li hanno
presi…»
«Chi??? Ralph, che diavolo sta succedendo???» Akamy aveva quasi le
lacrime agli occhi, e respirava affannosamente.
«I russi hanno preso Gianni e Olivier!!!» esplose il tedesco, alzandosi
con uno scatto rabbioso dalla sedia. Akamy si portò le mani alla bocca,
sconvolta. «Oh mio dio…»
«E non è tutto» continuò il ragazzo. «Dovevano portarvi un messaggio di
importanza fondamentale»
Akamy lo fissò tremando, terrorizzata da ciò che lui stava per dirle.
Aveva un presentimento orribile…
«Boris è stato manipolato»
La ragazza emise un singhiozzo strozzato e si accasciò a terra. Ralph
chinò il capo.
«E… Valery… lo sa?» chiese lei con la voce spezzata.
«E’ stata lei a darci il messaggio…»
Akamy chiuse gli occhi e si passò una mano fra i capelli umidi di
sudore. Poi si rialzò lentamente, il volto asciutto e le gambe ferme.
Dopotutto, era pur sempre l’Aquila Rossa. E molte cose dipendevano da lei, ora.
«Ralph» il tedesco si voltò. «Siamo nei casini. La situazione sta
precipitando e Valery non può aiutarci. Dobbiamo cavarcene da soli»
«Ma Takao… ha bisogno del nostro appoggio» rispose il tedesco,
titubante.
«Takao è un ragazzo in gamba» ribatté Akamy, decisa. «Se la caverà. Noi
ora abbiamo un altro compito, e Kai ci darà una mano»
Ralph annuì. «Liberiamo Gianni e Olivier?»
Un lampo corse negli occhi azzurri di Akamy, l’unica parte lasciata
visibile dalla sua splendida maschera.
«Esattamente»
«Takao, ma sei sicuro delle analisi che hai fatto?» domandò Rei, in
piedi a braccia incrociate sullo stipite della porta. Il giapponese annuì.
«Sì, sono confermate anche dai dati che ho raccolto io» intervenne il
professor Kappa, ticchettando veloce sui tasti della sua tastiera.
«E allora come ne usciamo?» domandò Max, sporgendosi per dare
un’occhiata allo schermo.
«Ecco… io avevo pensato di provare una cosa» i ragazzi si voltarono
verso Takao. «Professore, puoi modificare il mio anello d’attacco entro domani?»
Il ragazzino annuì. «Sì Takao, ma non avrai il tempo di abituarti ad
usarlo, un bey del genere!»
Il giapponese strinse i pugni. «Lo so, ma… che altro posso fare??»
«Ad esempio potresti utilizzare il cervello» si voltarono tutti verso
Kai, sdraiato con noncuranza sul letto della stanza d’hotel che gli era stata
riservata.
Kai si tirò su a sedere e lo freddò con lo sguardo. «Qual è il punto
debole di quel beyblade, scemo?»
Il giapponese lo fissò senza capire. «Ehm… boh?»
«Ti sei concentrato solo sui suoi punti di forza, senza pensare
minimamente a cercare il suo lato vulnerabile. Per fortuna l’ho fatto io» il
ragazzo si alzò dal letto, dirigendosi al tavolo dov’era poggiato Dragoon e
prese in mano il bey. «Vedi Takao, un beyblade di quel tipo è difficile da
attaccare lateralmente; forse ti converrebbe provare con degli attacchi
dall’alto, no?»
«Ovvero?»
«Ovvero, testa dura… hai mai notato quei lunghi pinnacoli nel campo?»
Il volto di Takao si illuminò. «Dici di usarli come trampolino per
degli attacchi dall’alto?»
«Esatto»
In quel momento bussarono alla porta. Era Akamy.
«Kai, vieni con me; ti devo parlare» il russo la raggiunse subito,
lanciando Dragoon nelle mani di Takao.
«E se proprio lo devi modificare, zucca vuota, fallo rinforzare l’anello d’attacco… più
spesso è, più sarà difficile che le lame di Falborg lo tagliuzzino come uno
spezzatino»
Il giapponese annuì e sorrise, facendo il segno della vittoria a Kai.
«Grazie amico!!»
«Vedi di non perdere, testone» rispose il ragazzo, sparendo poi oltre
la porta insieme ad Akamy.
«Sono carini, vero?»
Katrina lo fissò scocciata. «Sì, sì, carini e divertentissimi» rispose
sarcastica. «Ora posso andare?»
Vorkov non la ascoltò minimamente, perso a digitare qualcosa sul
computer. I due ragazzi incatenati davanti a lui urlarono per una forte scossa
elettrica che gli pervase il corpo.
«Allora, che ne dite di parlarmi un po’ di questa Valery?» li invitò
Vorkov con voce melliflua, mentre un ghigno sadico si apriva sul suo volto.
«Mai!!!! Piuttosto la morte!!!!» sputò uno dei due, guardandolo con
odio. Katrina si ritrasse maggiormente nel cappuccio che le celava il volto e
distolse lo sguardo. Che gusto c’era a torturare due ragazzini con tutti quei
macchinari? Se fosse stata una sfida a beyblade, quella sì che le sarebbe
piaciuta. Ma così… era solo una scomodissima perdita di tempo.
«Tranquillo, caro il mio francesino, la morte la sperimenterete molto
presto… se continuerete a rifiutarvi di parlare»
Ci furono altre urla e nuovi lampi squarciarono la stanza. Katrina si
alzò con uno sbuffo. Il mantello le ricadde intorno coprendo alla perfezione il
suo corpo agile e muscoloso. Così, totalmente ammantata di nero, era un’ombra
invisibile in quel buio. Sgattaiolò silenziosamente fuori dalla stanza, stufa
di tutta quella perdita di tempo. Doveva cercare Boris; era scomparso dopo il
primo match dell’incontro con Takao.
«Signore e Signori, eccoci qui al secondo incontro fra Takao Kinomiya e
Boris Huznestov!!! Vi ricordo che se il blader russo riuscirà a conquistare il
punto per la propria squadra i Demolition Boys avranno ufficialmente vinto il
torneo mondiale di beyblade!!!! Se invece sarà il giovane Takao a strappare la
vittoria, la sfida sarà ancora aperta!! Ce la faranno i Bladebreakers a restare
in gioco? Per scoprirlo diamo inizio al prossimo match!!! I giocatori sono
pregati di scendere in campo!!»
Takao e Boris si posizionarono nuovamente ai bordi del campo, come il
giorno prima. Ma stavolta Takao era sicuro della sua strategia e della sua
forza.
I beyblade sfrecciarono con forza al grido “lancio!” e iniziarono a
rincorrersi sul campo roccioso.
«Vai Dragoon!!!» Takao non perse tempo per constatare se la sua
strategia era vincente o no. Il beyblade accelerò e, presa la rincorsa, salì
sul pinnacolo roteando forsennatamente; giunto in cima si lanciò
sull’avversario, colpendolo in pieno.
«Evvai!!!!»
«Falborg!!!» Boris guardò stizzito il proprio beyblade vacillare e
riprendere l’equilibrio pochi istanti dopo. «All’attacco!!!!» ma Takao era
pronto: Dragoon iniziò uno slalom velocissimo fra gli alti pinnacoli,
ostacolando l’attacco di Boris. Piuttosto che respingerlo aveva deciso che era
decisamente meglio evitarlo. Un paio di volte il russo riuscì comunque a
colpirlo, ma furono ferite superficiali. Takao invece ripeté il suo attacco
dall’alto per tre volte; una fallì, ma le altre due colpirono il bersaglio
rendendo Falborg instabile. Mentre Boris imprecava contro il suo beyblade Takao
non perse tempo: con uno scatto velocissimo in cui mise tutte le sue forze
colpì Falborg diagonalmente, sbalzandolo fuori dal campo.
«Sììììì!!!!»
Dalla panchina dei Bladebreakers si alzò un urlo raggiante, e Max corse
ad abbracciare l’amico.
«Grandissimo Takao, ce l’hai fatta!!! Good job!!»
Tra le acclamazioni del pubblico Takao rientrò nello spogliatoio con i
suoi amici, mentre gli occhi gelidi di Boris lo seguivano pieni d’odio.
«Takao sei stato bravissimo»
«Grazie Akamy!!»
Kai gli diede un pugno amichevole sulla spalla. «Bravo testone. Per
fortuna sei riuscito a sfruttare quel momento in cui Falborg ha vacillato,
altrimenti non sarebbe stato così facile»
Takao esibì un sorriso a trentaquattro denti.
In quel momento entrò Ralph. «Complimenti Takao; Akamy, siamo pronti»
Lei annuì. «Ok, aspettami fuori» il ragazzo uscì.
«Pronti?» domandò Rei. «Per cosa?»
«Ascoltatemi ragazzi, devo dirvi alcune cose e darvi un po’ di
istruzioni» i bladers di fecero attenti. «Qualcosa è andato storto nei nostri
piani, e Gianni e Olivier sono stati catturati»
«Che cosa???»
«State calmi!! Io, Kai, Ralph e Andrew andremo stanotte stessa a
liberarli» i ragazzi si ribellarono.
«E’ troppo pericoloso!!!»
«Vogliamo venire con voi!!!»
«E se dovessero catturarvi??»
«Non possiamo semplicemente denunciarli??»
«Ragazzi, basta!!!» tutti ammutolirono all’istante. Akamy li guardò uno
per uno e riprese la parola. «Andremo noi quattro perché sappiamo come muoverci.
Non ci prenderanno, state tranquilli. Voi dovete concentrarvi sull’incontro di
domani» fissò il suo sguardo su Takao. «Mi raccomando, è tutto nelle tue mani»
il ragazzo annuì. Akamy estrasse dalla tasca un oggetto e lo porse a Takao.
«Valery ti manda questo» mormorò.
Sulla sua mano splendeva un anello d’attacco bianco piuttosto
massiccio. Takao lo prese in mano e spalancò gli occhi.
«Mamma mia!!! Ma di cosa è fatto??»
«E’ in acciaio» rispose Akamy. «Ti rallenterà un po’, ma resisterà
maggiormente alle lame di Falborg. Anche se oggi l’hai evitato il tuo bey è
rimasto comunque danneggiato»
Takao annuì. «E’ vero, ma non so se posso permettermi un calo di
velocità»
Akamy gli mise una mano sulla spalla. «Takao, oggi Boris ti ha
sottovalutato. Non ripeterà l’errore una seconda volta. Finora ha mostrato solo
un terzo della sua potenza, e credimi se ti dico che non potresti mai competere
con lui in quanto a velocità»
Takao ridacchiò. «Sarà bello provarci!» esclamò, sicuro di sé.
Akamy si rabbuiò, ma non disse nulla; si limitò a fare cenno a Kai di
andare, ma questo non si mosse. Fissò Takao profondamente. «Ascoltami, Takao»
il giapponese si fece attento. «Boris finora ha combattuto normalmente. Domani
non lo farà. Io conosco il suo potere, lui è in grado di colpire direttamente
il blader piuttosto che il suo beyblade. Devi usare il Drago Azzurro,
altrimenti non lo batterai mai. E quegli attacchi dall’alto lasciali perdere»
«Cosa?! Ma mi hanno fatto vincere, oggi!!»
«Takao! Boris domani sarà totalmente diverso, non potrai combatterlo
come hai fatto oggi. Lo capisci?»
Takao chinò il capo, per poi rialzarlo di scatto. «E con cosa dovrei
combatterlo, allora?»
Kai sorrise appena, poi si voltò per raggiungere Akamy, ferma sulla
soglia.
«Con la forza della tua determinazione»
Il giapponese rimase basito a fissare il compagno che afferrava la
maniglia per chiudere la porta dietro di sé. «Aspetta!!» l’urlo di Rei lo
bloccò a pochi centimetri dalla chiusura. Il cinese aveva un’espressione
sconcertata e incredula, come se si fosse appena ricordato di una cosa
estremamente importante. «Akamy, ma… Boris non era dalla nostra parte?» domandò.
Sulla stanza calò il silenzio. Il viso della ragazza si fece scuro come
non l’avevano mai visto, e il suono uscì dalle sue labbra in un sibilo amaro.
Wow, che suspence!!!!!! Il prossimo capitolo si preannuncia proprio
pieno d’azione, eh? Infatti sarà difficilissimo scriverlo T__T XD ma se tutto
va secondo i piani (e dovrebbe XD) inizierò a scriverlo oggi pomeriggio, quindi
non dovrebbe tardare molto… mi ci sto mettendo sotto perché devo finirla entro
l’estate, altrimenti con l’inizio del quinto potete anche dimenticarvi di me XD
E ora rispondiamo alle recensioni (grazie, mi seguite ancora!! *-*):
Violet_Rose:
visto? Stavolta non mi sono fatta aspettare per secoli!!!!! ^__________^ sono
molto fiera di me stessa!!! XDXD come avete visto avevate ragione, battere
Boris non è stato poi così facile… ma c’è una motivazione dietro, e nel
prossimo chappy la scoprirete!!! Grazie della recensione, 1 bacio!!!^^
eagle fire:
nuuuuuu, come puoi abbandonarmi per due mesi??? T_______T tranquilla, la
continuerò velocemente!! (le ultime parole famose XD) scherzi a parte, c’è
anche la possibilità che quando tornerai la troverai finita… (seeeeee XD) ti
aspetto per stupirti con le ultime rivelazioni!!! Buone vacanze^^ ciau!
Saruwatari_Asuka:
come vedi stavolta non vi ho fatto aspettare tanto!! ^_________^ scommetto che
ti eri già rassegnata a leggere un capitolo ogni sei mesi XDXD per quanto
riguarda la situazione di Boris, come vedi è un po’ complicata… ma nel prossimo
capitolo si scoprirà cosa diavolo è successo!!^^ e come vedi sì, Takao non se
la passa bene a combattere contro Boris… e il nostro amico russo non ha ancora
dato il meglio di sé!!! Kiss
Lunetta caduta nel
pozzo: ciao!! Mi dispiace per l’account, ma sono contentissima che continui
a seguire la ficcy!! *-* ancora scusa per il ritardo, come vedi stavolta non mi
sono fatta attendere così a lungo^^ hai ragione, il bit power di Valery sarà
splendido, vedrai!! Fammi sapere che ne pensi anche di questo chappy, 1 bacio!!
lexy90:
cattiva!!!! T________T felice che ti piacciano i dettagli… anche perché la
storia è fatta soprattutto di quelli^^’’’’ e per le rivelazioni ormai ci sarà
qualcosina in ogni capitolo… e vedrai come ti stupirò con i prossimi!!! Non
vedo l’ora!!! Mwahahahaha!!! XD e comunque la finirò prima del 2012!! >.<
XD bacio!!!!
Sybelle: grazie
del perdono *-* come vedi si inizia a capire di cosa parlavano Ralph e Andrew…
anche se questo si chiarirà del tutto solo nel prossimo chappy! Sono contenta
che ti piaccia il legame fra Akamy e Kai, è strano anche per me… O__o XD ma
ancora non si è scoperto tutto tutto su questo legame… *con aria misteriosa*
vedrai!!!!!^^ 1 bacione!!!
Per ultimo vorrei poi ringraziare tutti quelli che hanno
messo la mia storia fra le preferite:
Capitolo 20 *** Secondo round di finale: Takao vs. Boris - Terzo match ***
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CAPITOLO REVISIONATO IL 7/01/12
Penso che sia superfluo dirvi
quanto mi sento in colpa per questo ritardo MOSTRUOSO, ma sono in quinto liceo
ed è stata davvero dura arrivare fin qua… non vedo l’ora di fare l’esame T__T e
finalmente sarò libera!!!!!! *-*
Comunque, sono riuscita a
ritagliarmi ogni tanto un po’ di tempo e ho finalmente portato a compimento
questo capitolo. Inoltre sono stata rallentata molto da un’altra storia che sto
scrivendo, una parodia sui miei compagni di classe (me inclusa) ambientata in
un mondo fantasy; per fortuna l’ho quasi conclusa, così non avrò più ostacoli
XD
Immagino però che dopo tutto
questo tempo non vi interessi leggere le mie ciance, perciò vi lascio subito al
cap!! 1 bacio a tutti e scusate se non rispondo alle vostre recensioni, ma
davvero non ce la faccio T___T
Capitolo XX –Secondo round di finale: Takao vs. Boris – terzo match
«Signore e signori, eccoci all’ultimo match del secondo incontro della
finale, che vedrà Takao Kinomiya contro Boris Huznestov per la terza volta!! I
due blader hanno conquistato un punto a testa, quindi il risultato di questa
sfida determinerà la squadra a cui verrà aggiudicata la vittoria del secondo
round della finale!!! Mettetevi comodi sulle tribune, mentre chiamo i due
sfidanti a scendere in campo!!!!!!»
Un figura scura guizzò inosservata sotto le mura. Osservò con
circospezione la zona intorno a lei, cercando tracce di nemici; confermato che
il terreno era sicuro fece cenno ai compagni di raggiungerla. Altre tre figure
ammantate di nero sgusciarono dall’ombra e raggiunsero la piccola porticina
nascosta dietro un gruppo di arbusti.
«E’ chiusa con un lucchetto» sussurrò la prima figura. Uno dei compagni
annuì e si fece avanti. Posò le mani sul lucchetto che tratteneva una pesante
catena e mormorò qualcosa di indistinguibile; una fievole luce rossa si diffuse
dai palmi aperti e il lucchetto si sciolse a poco a poco sotto quel calore. I
quattro si intrufolarono silenziosamente e accostarono la porta dietro di loro.
Il buio li avvolse, ombre su ombre.
«Da questa parte»
«Vai Dragoon!!!!»
«Distruggilo, Falborg!!!!»
La sfida era iniziata più accesa che mai, e Takao aveva notato subito
la differenza: la potenza che Boris stava impiegando era almeno tre volte
superiore a quella usata negli altri scontri, ma il ragazzo non si scoraggiò.
La sua determinazione era di gran lunga superiore.
Sferrò una serie di attacchi concatenati, usando il massimo della
velocità, ma Falborg li schivò tutti senza problemi. Takao ringraziò l’anello
di attacco di Valery, che lo stava salvando dal finire sminuzzato come uno
spezzatino. Si concentrò, osservando il bey di Boris volteggiare leggero e
rapidissimo lungo il campo, schivato a fatica da Dragoon. Ci doveva essere una
soluzione.
“Pensa” si disse. “Pensa a cosa farebbe Kai al tuo posto. Pensa”
Le quattro figure guizzavano veloci lungo i corridoi vuoti e
silenziosi. Kai li guidava agilmente, senza esitare mai di fronte ad un bivio.
Vorkov poteva aver portato Gianni e Olivier solo in due posti: al laboratorio,
o nelle prigioni. O nella sala delle torture, ma pregava con tutte le sue forze
di non trovarli lì. Comunque quelle stanze si trovavano tutte nelle ale nord e
ovest, ed era lì che si stavano dirigendo. All’improvviso Kai fece segno di
fermarsi.
«Qui dobbiamo dividerci» sussurrò. I suoi compagni annuirono. «Akamy e
Ralph, voi andate a sinistra, controllate l’ala nord. Andrew, io e te ci
occuperemo di quella ovest. Se non trovate nessuno, ci vediamo nella sala delle
torture»
«Sono solo dormitori e sale dall’allenamento» rispose Kai, mentre Akamy
annuiva.
«Bene, ci teniamo in contatto io e Kai tramite Dranzer, dobbiamo
avvisarci subito appena qualcuno di noi li trova»
«Ok»
«Buona fortuna, ragazzi»
I quattro si separarono, imboccando corridoi diversi.
Takao non poteva crederci. O meglio, non voleva crederci. Cadde in ginocchio. Sentiva confusamente le voci
di Max e Rei incitarlo a non arrendersi, ma erano soffocate dal dolore
lancinante che pervadeva tutto il suo corpo. Ma come diavolo faceva Boris??? Cosa gli stava facendo?? Vide il suo bey
vacillare assieme a lui. Ma era intatto. In qualche modo inspiegabile, Boris
stava attaccando solo lui. O forse
anche il suo bey, solo che lui ne risentiva di più. Come poteva combattere
contro il suo avversario, se non riusciva a reggersi in piedi???
Però tutto dipendeva da lui… quindi doveva
farcela. Non importava come, doveva riuscirci. A tutti i costi, con ogni mezzo.
Non era arrivato fin lì per farsi mettere in ginocchio da Boris. Si rialzò.
Lo stadio esplose in un boato esultante di sorpresa, e vide Boris
assottigliare gli occhi. Gli sorrise, schernitore, di rimando.
La sfida era appena iniziata.
Akamy guidò Ralph verso l’ala nord, mantenendo tutti i sensi all’erta; il
Monastero sembrava deserto, probabilmente la maggior parte dei monaci era allo
stadio nel caso ci fosse stato bisogno di intervenire con la forza. Riuscirono
ad eludere facilmente un paio di sentinelle e giunsero in vista delle prime
porte. Akamy fece cenno a Ralph di non aprirle e proseguirono il loro cammino
fino ad arrivare ad un massiccio portone di legno.
«Le prigioni» sussurrò la ragazza in un soffio; Ralph aprì
silenziosamente la porta e sbirciò all’interno: dentro non c’era nessuno.
Sgattaiolarono furtivamente nella stanza e si divisero, perlustrando una fila
di celle a testa. Videro numerosi bambini laceri e feriti, semi-addormentati e
a volte febbricitanti, ma non c’era traccia di Olivier e Gianni. Akamy fece
cenno di tornare indietro e uscirono, iniziando a provare tutte le porte nel
maggior silenzio possibile. Molte erano chiuse a chiave, ma Ralph era un abile
scassinatore e non si rivelò un problema aprirle. Rischiarono per un soffio di
essere scoperti entrando in una stanza piena di monaci in preghiera, ma alla
fine riuscirono a richiudere la porta senza essere visti e tirarono un sospiro
di sollievo, ringraziando mentalmente i canti religiosi che stavano intonando.
Dopo aver girato a vuoto per mezz’ora, Akamy si immobilizzò all’improvviso, mentre
la sua maschera mandava un tenue bagliore rosso.
«Li hanno trovati. Ala ovest, zona C-38, lato destro del quinto
corridoio. Andiamo»
Kai ed Andrew rimasero immobili mentre una guardia passava proprio
sotto di loro.
«Io dico di stendere tutti e fuggire» sussurrò l’inglese, stringendo i
pugni. Kai scosse la testa.
«No. Questo posto è pieno di allarmi e trappole, non possiamo fuggire
di corsa trascinandoli con noi» soffiò, mentre la sua mente lavorava frenetica
alla ricerca di una soluzione. «Questa stanza è troppo all’interno… è fatta
apposta affinché nessuno possa scappare»
Dranzer vibrò silenziosamente.
«Akamy e Ralph sono arrivati» sussurrò.
«Dobbiamo stendere le guardie» ripeté Andrew, fermamente convinto. Kai
annuì.
«Va bene. Ma lo faremo a modo mio»
Akamy e Ralph attendevano in silenzio un qualunque segnale, tesi fino
allo spasimo. Le orecchie della ragazza colsero d’un tratto un rumore soffocato
e un sibilo; i due rimasero immobili nel corridoio, pronti ad attaccare. Dopo
qualche interminabile secondo la porta iniziò ad aprirsi lentamente, facendo
accelerare freneticamente i loro battiti…
«Entrate, presto»
Akamy sospirò di sollievo. «Kai!»
«Shhh!»
I ragazzi entrarono silenziosamente, richiudendosi l’uscio alle spalle.
La stanza era molto buia, solo un muro era fiocamente illuminato e mostrava
Andrew intento a liberare dalle catene Gianni e Olivier, adagiandoli a terra.
«Come avete fatto ad abbattere le guardie con questo buio?» chiese
Akamy, mentre Ralph si precipitava dai suoi compagni.
«Prima c’era più luce. L’abbiamo spenta noi» rispose Kai, guidandola
dagli altri.
«E perché?»
«Perché è meglio che non vediate»
Akamy non disse nulla, ma i suoi sensi divennero improvvisamente
consapevoli delle presenze silenziose e sofferenti incatenate agli altri muri
della stanza. La ragazza fu felice che Kai avesse spento la luce.
«Come usciamo da qui?» chiese Ralph in un sussurro, aiutando Andrew ad
avvolgere Gianni e Olivier nei mantelli delle guardie abbattute. Kai scrollò la
testa voltandosi a guardare Akamy. La ragazza rivolse loro uno sguardo
indecifrabile.
«Ci vengono a prendere»
Takao guardò esultante il beyblade avversario toccare terra un
centimetro fuori dal bordo del campo, mentre Boris gridava come un animale
rabbioso. Poi lo sguardo gli si appannò e sentì le ginocchia cedergli, mentre
il pavimento si faceva sempre più vicino. Il suo corpo era al limite, devastato
dalle ferite e dalla stanchezza, e chiedeva soltanto riposo, solo questo…
Una mano forte ma gentile lo sostenne, evitandogli un doloroso impatto
con il terreno, e lui aprì a fatica gli occhi. Era una ragazza dai corti
capelli neri, ricci, con la parte superiore del volto coperta da una maschera
bianca a forma di volpe.
«Sei stato bravissimo, Takao» sussurrò la sconosciuta, rivolgendogli un
tenue sorriso. «Da qui in poi ci penso io» e Takao, prima di scivolare
nell’oblio, seppe istintivamente che sarebbe andato tutto bene.
Che fatica,e il capitolo nemmeno mi piace, ma dal
prossimo in poi inizia la parte finale della storia, che è anche la mia
preferita *-* tornerò il prima possibile, promesso!!!!!!!
Capitolo 21 *** Terzo round di finale: Valery vs. Yuri – Primo e secondo match ***
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CAPITOLO REVISIONATO IL
7/01/12
Come promesso, finiti gli esami
eccomi di nuovo qui!! La storia entra nella sua fase conclusiva… ma mi sono
accorta che i capitoli precedenti erano pieni di errori!! O__O Orrore!!!! Però
tranquilli, li ho ricorretti tutti, così se volete andare a cercare qualcosa
che non ricordate non ci saranno incongruenze XD In questo capitolo abbiamo la
prima delle sconvolgenti rivelazioni!!! Da qui in poi, ce ne sarà una in ogni
capitolo!! Preparatevi!!
A voi! :D
Capitolo XXI –Terzo round di finale: Valery vs. Yuri –
Primo e secondo match
La sconosciuta posò delicatamente a terra il corpo privo di sensi di
Takao e alzò lo sguardo sul piccolo palco da cui Vorkov assisteva all’incontro.
L’uomo era evidentemente furioso: le mani stringevano in modo convulso la
balaustra, mentre gli occhi sembravano voler incenerire la ragazza che lo
fissava con un sorrisetto soddisfatto. Max, Rei e il professor Kappa le corsero
accanto per controllare la situazione di Takao e non tardarono ad accorgersi di
quello strano scambio. L’arena era piena dei bisbigli curiosi degli spettatori.
D’un tratto il presentatore si schiarì la voce, un po’ esitante. «Bene…
l’incontro finisce con la vittoria dei Bladebreakers! Congratulazioni,
ragazzi!!» si levò un piccolo coro entusiasta, che si spense ben presto. «Ehm…
vediamo che una ragazza sconosciuta è venuta ad aiutare Takao» proseguì il
presentatore, curioso come tutti. «Ti dispiacerebbe dirci chi sei?»
La ragazza scosse lievemente la testa e si diresse verso il podio da
cui parlava il presentatore. Salì le scale lentamente, catturando gli sguardi
di tutti; non c’era persona che non si domandasse il perché di quella maschera
a forma di volpe sul viso. Infine la sconosciuta raggiunse il podio e si fece
prestare il microfono: con una mano se lo portò alle labbra, mentre l’altra,
con un unico gesto fluido, sfilava la maschera che le copriva il volto. I corti
riccioli scuri ricaddero sulla fronte, mentre la sua voce cristallina
raggiungeva con sicurezza ogni angolo dell’immensa arena.
«Io sono la terza blader della squadra dei Bladebreakers, e scenderò in
campo domani per il terzo match. Il mio nome è Valery»
Rei, Max e il professore emisero un verso strozzato. Finalmente
potevano vedere la fantomatica Valery. Finalmente potevano conoscere il volto
dell’alleata che li aveva aiutati a percorrere il duro cammino contro Vorkov.
Finalmente vedevano quel volto che, per tanti giorni, li aveva spronati ad
andare avanti. A vincere.
Finalmente vedevano quel volto. Un volto che era perfettamente
identico, in ogni tratto, a quello di Katrina.
Kai e gli altri raggiunsero l’albergo poco dopo la fine del match di
Takao e Boris, dopo aver accompagnato Olivier e Gianni in ospedale. Sarebbero
rimasti lì solo per una notte, e la mattina successiva avrebbero assistito
assieme a loro all’inizio del terzo e conclusivo match. Al loro arrivo Rei e
Max li stavano aspettando con delle espressioni stranissime e totalmente
indecifrabili. Kai e Akamy si lanciarono uno sguardo preoccupato prima di
raggiungerli velocemente.
«Ragazzi, tutto bene?» chiese l’Aquila Rossa, posando una mano sul
braccio di Rei. Lui si grattò la testa, imbarazzato. «Ecco… non saprei»
rispose, evasivo. Kai corrugò le sopracciglia.
«Che significa? Takao ha perso?» chiese con la sua solita voce fredda.
Il cinese scosse la testa. «No no, Takao è stato grandioso… adesso è…
beh, venite a vedere voi stessi» concluse, scoraggiato, e fece loro cenno di
seguirlo nella stanza di Takao. Quando aprì la porta la scena che si presentò loro
era piuttosto singolare: Takao era semi-sdraiato sul letto e parlava concitato
ed euforico con una ragazza seduta ai piedi dello stesso letto, che lo
ascoltava divertita. Aveva corti ricci neri e due splendenti occhi azzurro
ghiaccio. Occhi decisamente ben noti ai bladers. Occhi che avevano visto sempre
crudeli ed affilati, e ora sorridevano agli sproloqui di Takao con un calore
che non credevano possibile. La sconosciuta si voltò verso di loro, facendo
ondeggiare i corti ricci; ricci che l’ultima volta erano decisamente più lunghi
e che incorniciavano un viso dai tratti affilati…
«Katrina!!» sibilò Kai, mettendosi subito sulla difensiva, ma Rei
scosse la testa.
«No, Kai, lo pensavamo anche noi, ma…» la voce del cinese si spense
mentre lei si alzava con un movimento sinuoso e veniva incontro ai nuovi
arrivati con un sorriso splendente.
«Ragazzi… la commedia è finita» mormorò con la stessa voce di Katrina,
solo che più… dolce. Sembrava quasi impossibile.
Istantaneamente Ralph, Andrew e Akamy, che sembravano spaesati, si
rilassarono e le andarono velocemente incontro. «Finalmente, non ne potevo
più!» esclamò Andrew dandole una sonora pacca sulla spalla. Lei rise. Che suono
strano, così diverso da quelle risate piene di cattiveria tipiche di Katrina.
Kai si avvicinò scocciato.
«Qualcuno può spiegarmi?» chiese con freddezza, per niente contento
della piega che stavano prendendo gli eventi. La ragazza si voltò verso di lui,
facendo cenno agli altri di tacere.
«Andiamo, Kai… non mi riconosci?» chiese con quel tono strano,
divertito. Il russo la squadrò senza capire.
«Certo che ti riconosco. Sei Katrina, la bastarda che si diverte a
veder soffrire gli altri»
La ragazza rise allegra. «Beh, vedo di aver recitato davvero bene la
mia parte!» esclamò, incrociando le braccia al petto. «E non ti ricordo nessun
altro?»
Kai non capiva il significato di quelle parole. La osservò
attentamente. I ricci effettivamente gli rievocavano un’altra immagine, ma non
riusciva a focalizzarla… ricordava un’ampia distesa di ghiaccio, e una figura
bianca che si avvicinava… bianca eccetto che per quei capelli… quei ricci scuri
e ribelli che…
D’improvviso spalancò gli occhi, arretrando di un passo. «Non può
essere!» sibilò, sconvolto. La ragazza annuì.
«Sì, Kai, sono io. Sono Valery»
Per qualche istante sulla stanza calò il silenzio. Infine Valery, con
un sospiro, si avvicinò a Kai, paralizzato sul posto; allungò una mano e gli
sfiorò la guancia con due dita. La sua espressione era indecifrabile. Sembrava
esserci un dolore infinito nell’ombra di quegli occhi azzurro ghiaccio.
Il russo sembrò rilassarsi lentamente. «Spiegatemi tutto» ordinò alla
fine, dando voce al pensiero di tutti i suoi compagni di squadra. Valery annuì.
Si sedettero in cerchio a terra, tranne Takao che rimase sul letto
nonostante le sue proteste, ancora troppo debole per alzarsi. Valery prese un
respiro calmo e iniziò a spiegare. Nessuno la interruppe.
«Allora, partiamo dall’inizio. Come Akamy vi ha già detto, io ho un
conto in sospeso con Vorkov. Sappiate che ciò che vi dirò adesso non è comunque
il racconto completo di quello che è successo, perché ci sono dettagli che ho
ancora bisogno di tenere segreti. Comunque, quando capii che Vorkov doveva
essere fermato e che ero l’unica in grado di farlo iniziai a cercare degli
alleati per realizzare il mio piano. Scelsi Boris, mio vecchio amico
d’infanzia, che odiava Vorkov quanto me, Ralph e il suo gruppo, che incontrai
lungo il mio cammino e si offrirono spontaneamente di aiutarmi, Akamy, anche
lei una mia vecchia conoscenza, e infine Shanti, il mio braccio destro da sempre.
Da quasi sempre» sottolineò come
ripensandoci, e rivolse uno sguardo strano ad Akamy. «Shanti è un po’…
particolare. Avevo lei e Boris infiltrati al Monastero, ma sapevo che non
sarebbero bastati. Ho creato il personaggio di Katrina per conquistare la fiducia
di Vorkov e ci sono riuscita: sono diventata il suo braccio destro. Ho un
futuro come attrice, eh?» osservò divertita, ma riprendendo subito il racconto.
«Beh, per farla breve ho cercato di organizzare le cose in modo da non destare
sospetti in Vorkov e da portarvi comunque alla vittoria. Scusate per l’attacco»
aggiunse, gettando uno sguardo di scuse a Rei e Max, che scossero la testa
senza dire nulla. «Fortunatamente Takao non mi ha delusa! Anche se abbiamo
rischiato… ieri Olivier e Gianni sono stati catturati da Vorkov mentre
cercavano di contattare Boris, e questo perché… beh, immagino sappiate che
quell’uomo spregevole riesce in qualche modo a “manipolare” le menti dei suoi
bladers, no? Non so come, ma ha scoperto che Boris era dalla nostra parte. O
forse lo sospettava soltanto; fatto sta che gli ha fatto una sorta di lavaggio
del cervello e ce l’ha messo contro» sospirò. «Fortunatamente con il lavaggio
si cancella momentaneamente la memoria della persona, per cui non ha scoperto
niente su di me. Altrimenti a questo punto sarei stata bella che finita»
spiegò, con un mezzo sorriso. La cosa non sembrava spaventarla troppo. «Kay,
Akamy, Ralph e Andrew sono andati a liberare Gianni e Olivier, come sapete, ma
non ce l’avrebbero mai fatta senza Shanti; è stata lei che li ha fatti uscire
dal Monastero attraverso una via di fuga appositamente preparata per una simile
eventualità. Io ho distratto Vorkov con la mia apparizione, e lui non è tornato
subito al Monastero perché è rimasto a prendersela con i suoi bladers; così
loro hanno avuto il tempo di fuggire. Spero che Boris mi perdonerà» aggiunse
con una punta di sofferenza nella voce. «Comunque sia, non mi resta che
distruggere Yuri, domani, e saremo tutti liberi!!» concluse, allegra. Era così
strano vedere Katrina comportarsi in quel modo… ma non era Katrina, era Valery.
Katrina non era mai esistita.
«Visto che avevo ragione io, ragazzi?» intervenne la voce del
professore che, seduto in un angolo, non era ancora stato notato da nessuno.
«Quella Katrina Lestavjosk era morta da anni! Hai scelto il suo nome apposta?»
Valery sembrò esitare un attimo, leggermente rabbuiata. «Beh, ecco…
diciamo… di sì» rispose infine, ma si capiva chiaramente che c’era dell’altro.
Nessuno chiese niente, però.
«Ah, stavo per dimenticarmi di una cosa» aggiunse dopo qualche attimo
la ragazza, tornando a sorridere. «Non mi chiamo davvero Valery – è un nome
piuttosto inusuale per una russa, no? Oltretutto è anche maschile… il mio vero
nome è Valeriya. Valery è uno dei tanti soprannomi che usavano i miei amici e
ho preferito usare questo…»
Kai sentì una fissa acuta alla testa ma strinse i denti e non disse
nulla, chiedendosi perché quel dolore fosse tornato a tormentarlo proprio in
quel momento. Ci fu silenzio per un po’ di minuti, finché Max si stiracchiò,
sbadigliando.
«Beh, è stata una giornata lunga… che ne dite di andare a letto?» propose.
Tutti annuirono, alzandosi. Si diedero la buonanotte e ognuno si diresse verso
la propria camera, mentre Takao si lamentava che non avrebbe chiuso occhio con
tutti quei lividi. Nel corridoio, rimasti soli, Kai afferrò Valery per un
braccio, fermandola prima che entrasse nella stanza che divideva con Akamy.
«Solo una domanda» le disse, cercando di mantenere la voce neutra mente
il contatto con la carne di lei gli stava facendo bruciare le viscere.
«Dimmi»
Il russo la squadrò, cercando di prendere tempo e calmarsi. «Perché odi
tanto Yuri?» chiese infine.
Valery lo guardò in un modo strano. Con un misto di tristezza,
nostalgia e dolcezza.
«Ma io non odio affatto Yuri. Odio semplicemente quello che l’hanno
costretto a diventare» e, con queste enigmatiche parole, scomparve nella
stanza.
«Signore e Signori, eccoci al tanto atteso terzo match della finale!!
Quale sarà la prima squadra ad andare in vantaggio? Presto lo scopriremo!!
Bladers, in campo!!»
Yuri si avvicinò silenziosamente al campo, il volto di ghiaccio; Vorkov
stavolta era seduto in panchina, le braccia incrociate e l’espressione
stizzita.
«Vorrà godersi lo spettacolo in prima fila» commentò Valery, sistemandosi
i copri braccia. Quella mattina sembrava avere un volto ancora diverso dei due
mostrati in precedenza. Come se si fossero fusi, mostrando una persona sicura
di sé, decisa e ironica; una vera “guerriera”. Kai si sentiva confuso.
Percepiva qualcosa di strano tutte le volte che la guardava: era come se il suo
corpo stesse cercando di dirgli qualcosa che lui non riusciva in nessun modo a
capire.
Con un sorriso divertito Valery si diresse verso il campo, seguita da
centinaia di sguardi. Indossava un paio di pantaloni lunghi a zampa d’elefante,
neri, con una cinta argentata a cui era attaccata la tasca in cui teneva il
beyblade – che nessuno di loro aveva mai visto – e una maglietta azzurra a
mezze maniche con sopra un corto gilet nero. I copri braccia neri con le
borchie argentate le lasciavano libere le dita, che apriva e chiudeva
ritmicamente come per scaldarsi. Si posizionò sul bordo del campo a braccia
conserte e scrutò con attenzione il suo avversario.
«Yuri Ivanov» scandì con lentezza, sorridendo in modo inquietante.
«Katrina» rispose lui con freddezza, afferrando il caricatore in una
mano e il beyblade nell’altra. La ragazza scosse la testa, come se stessero
facendo una normale chiacchierata.
«Non mi chiamo Katrina. Il mio nome è Valeriya. O Valery, se
preferisci. Tu dovresti saperlo molto
bene»
Qualcosa, nell’espressione di Yuri, vacillò. Corrugò le sopracciglia,
ma fu solo un attimo.
«Non mi interessa come ti chiami» rispose con la sua solita voce
fredda. «Sei soltanto una traditrice»
Valery face spallucce, perfettamente calma e disinteressata. Kai si
chiese quante volti potesse assumere quella ragazza, e se ce n’era uno vero.
L’unica cosa di cui era certo era che non riusciva a staccarle gli occhi di
dosso.
«Bladers, in posizione!!» chiamò il presentatore, e Yuri si posizionò
con il caricatore teso. Valery non si mosse. «Ehm… signorina, anche lei dovrebbe…»
cercò di dire il presentatore, ma lei non liquidò con un gesto della mano.
«Non preoccuparti, tu» commentò con voce tranquilla, tornando ad
incrociare le braccia.
«Ehm… ok…» balbettò il presentatore, stupito. «Allora… al mio via!!
Tre… due…»
«Faresti meglio a prendere il tuo beyblade» sibilò Yuri, nervoso.
Valery sorrise.
«Uno…»
La tensione era palpabile. Tutti fissavano Valery, trattenendo il
fiato.
«Pronti…» appena il presentatore finì di pronunciare la parola la
ragazza estrasse con un movimento fluido e velocissimo qualcosa dalla tasca e,
al suono del “via!”, il bey schizzò in campo, senza che nessuno fosse riuscito
a vedere il suo lancio. Gli spettatori rimasero senza parole, osservando il
piccolo bey bianco e argento che roteava vigoroso sul campo. Quello di Yuri,
dai colori quasi uguali, gli girava attorno. Il ragazzo assottigliò gli occhi.
Valery sorrise, incrociando le braccia.
In mano non aveva nessun caricatore.
«Cosa diavolo hai fatto?» sibilò il russo, fissandola apparentemente
dimentico dei beyblade che ronzavano sul campo.
«Fatto cosa?» rispose Valery con tono innocente. «Sai, credo che
guardare il tuo beyblade in questo momento potrebbe tornarti utile»
Yuri emise un sottile ringhio e si concentrò totalmente sullo scontro.
Trenta secondi dopo il suo beyblade si arrestava fumando fuori dal campo. Il
blader russo aveva gli occhi sgranati, lo sguardo incredulo.
«Dio, come ti sei rammollito» commentò Valery alzando gli occhi al
cielo. Yuri digrignò i denti.
L’arena era ammutolita: nessuno aveva capito cosa era successo. Il
presentatore ci mise un po’ ad annunciare il vincitore e anche quando parlò la
sua voce era piena di sconcerto. Di certo non contribuì il fatto che Valery
raccolse il suo beyblade, ancora ronzante, con una mano, senza farsi
assolutamente nulla. Yuri la fissava pieno di astio.
«Giochiamoci adesso il secondo round» propose il russo dopo qualche
secondo, stringendo il proprio beyblade. Woolborg non aveva neanche un graffio.
Cosa diavolo era successo?? Valery sorrise, divertita.
«Perché no?» alzò lo sguardo sul presentatore, zittendolo con un gesto.
«Iniziamo adesso il secondo round!!» gridò con voce chiara e ben udibile.
L’uomo rimase a bocca aperta.
«Ma… il regolamento…» balbettò, ma fu nuovamente liquidato da Valery.
«Non ho tempo da perdere. E visto che il mio avversario è così
impaziente… dacci il via»
Il presentatore rimase ancora sconcertato per qualche attimo, ma infine
accettò quell’eccezione.
«Ehm… bene, allora… in posizione!!»
Yuri si sistemò con il caricatore teso e i muscoli pronti a scattare;
Valery si portò il beyblade vicino al viso, posando il gomito sul palmo
dell’altra mano.
«Ma che significa quella posizione?» chiese Takao, che aveva insistito
per assistere allo scontro. Nessuno seppe dargli una risposta, anche se Kai si
sentiva addosso una strana sensazione. Quella figura era familiare… diversa,
ma… familiare…
«Pronti… Via!»
Come prima, nessuno capì cos’era successo: il beyblade di Valery era
improvvisamente sul campo, e ruotava con forza. Nessun caricatore nelle sue
mani. Yuri si tese per lo sforzo di vincere; passarono qualche minuto a girarsi
intorno, poi Yuri provò una serie di attacchi che risultarono incomprensibilmente
inefficaci. Anzi, il bey di Valery sembrava non sentirli nemmeno.
Passarono i minuti. Valery era immobile, e non sembrava intenzionata a
fare nulla: dare un ordine, attaccare… nulla. Finché, all’improvviso, alzò la
testa e puntò gli occhi su Yuri. «Va bene, ora basta. Non sei più alla mia
altezza, ormai»
Negli occhi di Yuri, Kai lesse per la prima volta il terrore. Il russo
era completamente impotente. Valery allungò una mano in direzione del campo…
Perché ha detto che non è più
alla sua altezza? Vuol dire che c’è stato un tempo in cui lo era?
Il pubblico trattenne il fiato; era quella la fine dei Demolition Boys?
Perché ho già visto quella
postura? Con il beyblade accanto al viso…
Yuri strinse le mani a pugno, urlando a Woolborg di resistere…
Perché lei sembra conoscere così
bene tutti noi? Non capisco le sue parole, i suoi gesti, quel suo continuo
cambiare volto… non riesco ad identificarla…
Valery aprì il palmo verso il basso…
Ci sono così tanti perché nella
mia testa…
Sorrise, lentamente…
E’ come se…
Yuri chiuse inconsciamente gli occhi…
La conoscessi…
E il beyblade di Valery tornò dritto nella sua mano, dando la vittoria
del secondo round ai russi.
Ta-daaaaan!!!
Sorpresi??? Sconcertati?? Non avete capito niente?? xD In ogni caso, risponderò
a tutte le vostre domande, per cui… fatevi avanti!!!!
Aphrodite: grazie dei complimenti!!! *-*
spero che ti piacerà soprattutto il finale… io lo adoro!!! (E ci mancherebbe
altro… XDXD) l’esame è andato benissimo, domani avrò il risultato finale ma
dovrei aver preso all’incirca 82!!! E ora sono finalmente libera!!!! *-* spero
di riuscire a concludere questa storia il prima possibile!! Direi che vi ho
fatto aspettare a sufficienza XD un bacio!!!
Pilatigirls: grazie di tanti devozione!!
Sigh sigh, me commossa!!! Come vedi, a luglio sono tornata!! Spero di riuscire
a postare velocemente i prossimi capitoli, tanto ne mancano pochi alla fine!!
Spero di finirla entro luglio, se non subentreranno imprevisti!! Fammi sapere
che ne pensi di questo capitolo! ;-) 1 bacio!!!
Sybelle: mi trovi molto d’accordo,
anch’io amo Kay U_U e ti dico in gran segreto che i capitoli 23, 24 e 25
saranno tutti dal suo punto di vista!!! Di più non posso anticiparti, però :P
visto come ne sono usciti?? Eh eh!!! Shanti risolve sempre tutto! XD spero che
qualcosa inizia a chiarirsi, anche se ci sono ancora molti misteri!! 1 bacio!!
Capitolo 22 *** Terzo round di finale: Valery vs. Yuri – Terzo match ***
X
CAPITOLO REVISIONATO IL
7/01/12
Ehilà!! Ora si procede spediti
:P Anche se non so quando sarà il prossimo aggiornamento, perché devo portare
il pc in assistenza e chissà quando me lo ridanno!! Io spero in una settimana,
incrociamo le dita… comunque eccoci all’ultimo capitolo del torneo, quello che
poi aprirà la strada ai quattro capitoli che spiegheranno TUTTO!!!! Qui
troverete un’altra delle “Grandi rivelazioni”… dopodichè, tuffo nel passato!!!
E scopriamo chi è questa Valery, va…
A voi il…
Capitolo XXII –Terzo round di finale: Valery vs. Yuri –
Terzo match
Quel pomeriggio trascorse veloce e pieno di tensione per entrambe le
squadre; i Bladebreakers, tornati in albergo, cercarono di distrarsi senza
successo, finendo sempre per puntare lo sguardo su Valery che, immobile,
fissava il paesaggio fuori dalla finestra. Erano rimasti tutti sconcertati e
allibiti nel vederle cedere un punto ai russi, ma sembrava talmente sicura di
sé che stentavano a preoccuparsi della vittoria. Nessuno di loro, comunque,
riusciva a chiamarla Valeriya; erano troppo abituati ad utilizzare “Valery”, e
lei li lasciava tranquillamente fare.
Yuri, dopo essersi visto regalare quel punto con sufficienza, era
diventato livido di rabbia, ed era tornato dai suoi compagni senza una parola.
Lì Vorkov gli aveva detto qualcosa rabbiosamente, ma il russo se lo era
scrollato di dosso ed era sparito nello spogliatoio. Kai si chiese se Vorkov l’avrebbe
punito per aver perso il primo round. O magari lo aveva già fatto. Scoprì che
ultimamente aveva pensato poco a Yuri, come se quel legame che sentiva con lui
si fosse affievolito. E poi c’era quella sensazione, sempre più insistente, che
stava imparando a riconoscere: era come se fra lui e gli altri ci fosse un
vetro lavorato che gli impediva di vedere con chiarezza le persone al di là. Ne
distingueva solo le sagome confuse, sfocate, ma quando cercava di afferrarle,
di dargli un’identità, il muro ne confondeva ancora di più i contorni, e quei
ricordi scivolavano via. Si sentiva terribilmente frustrato per tutto ciò e, in
più, aveva come la sensazione che Valery lo stesse studiando di nascosto, come
se fosse ben conscia di quel muro che gli impediva di vedere gli altri. Il
russo scrollò con forza la testa, liberandosi di quei pensieri. Cercò di
rilassarsi, ma appena chiudeva gli occhi gli tornava davanti al viso, con una
nitidezza impressionante, l’immagine di Valery in quella posizione strana, con
il bey accanto al viso. Quella era la cosa che l’aveva colpito di più, anche se
continuava a non capire perché; sentiva dentro di sé l’urgenza di comprendere,
di… ricordare. Si alzò dal letto,
scocciato. Quando gli altriavevano
provato a chiederle come faceva a lanciare il suo beyblade, lei aveva sorriso
misteriosamente e aveva promesso che nel prossimo round gliel’avrebbe mostrato
più chiaramente. Oltretutto Akamy era rientrata nel beyblade: il suo tempo con
loro era finito. Li aveva salutati appena tornati nello spogliatoio,
promettendo che sarebbe tornata in forma umana dopo due settimane, e Kai aveva
scoperto che ormai si era abituato alla sua presenza, e l’avrebbe sempre voluta
al suo fianco. Si sentiva perso senza la calma irradiata dal suo bit power.
Alzò la mano in cui stringeva Dranzer, osservando concentrato l’immagine
dell’Aquila Rossa. Anche lì c’era qualcosa di strano: tutte le volte che
guardava Dranzer sentiva come l’urgenza di ricordare qualcosa di
importantissimo, che però continuava a sfuggirgli costantemente. Che situazione
del cavolo!!
«Ehi, Kai, ti va una partita a carte?» gli urlò Takao, agitando
esageratamente una mano per richiamare la sua attenzione. Il russo scosse la
testa, scocciato.
«Takao, capirai mai che odio giocare a carte?» ribattè, freddo.
«No!! Continuerò a proportelo finchè non accetterai!!» Kai alzò gli
occhi al cielo e si lasciò ricadere indietro sul letto. Rimuginare su quei
pensieri non serviva assolutamente a niente. Ma…
Il russo gettò un’occhiata ai suoi compagni di squadra riuniti attorno
al piccolo tavolo quadrato.
Ma era sempre meglio che giocare a carte.
Le luci dell’arena erano accecanti, soprattutto se non avevi chiuso
occhio per tutta la notte. Kai prese svogliatamente posto sulla panchina,
accavallando le gambe e lasciando andare la schiena all’indietro sul muro.
Chiuse gli occhi. Che senso aveva quell’incontro? Il giorno prima si era visto
chiaramente che Yuri non aveva la benchè minima speranza di vittoria contro
Valery. Trenta secondi e sarebbe tutto finito, come ieri. Anche se il fatto che
Valery aveva regalato un punto ai russi indicava che, forse, aveva in mente
qualcos’altro per quell’ultimo incontro.
I due bladers si posizionarono ai lati del campo. Yuri sembrava una
statua di ghiaccio tanto era inespressivo e teso; Valery pareva pronta per un
pic-nic. Come il giorno prima il russo tirò fuori caricatore e beyblade, mentre
la ragazza assunse quella strana postura con il bey accanto al viso.
«Signore e Signori, eccoci al fatidico round finale!!!! Chi si
aggiudicherà la vittoria fra queste due fortissime squadre?? Pochi minuti, e lo
scopriremo!! Bladers, in posizione!! Tre… due… uno…»
Valery sorrise e cambiò posizione. Velocemente compì un ampio giro con
la mano che teneva il beyblade, facendola arrivare dietro di sé; il corpo si
piegò in avanti, l’altra mano, la sinistra, si poggiò sul ginocchio destro,
caricandoci tutto il peso.
«Pronti…»
Il beyblade lo teneva con tre dita, pollice, indice e medio; e solo in
quel momento, sospeso così in aria, i Bladebreakers lo riconobbero: era il bey
che aveva usato la Regina delle Nevi per proteggerli durante l’attacco dei
Demolition Boys. Era Avalanche.
«Via!!»
Tutti osservarono senza parole il lancio di Valery: senza caricatore,
si portò di scatto all’indietro con il busto, facendo correre il braccio in
avanti e lanciando il beyblade direttamente dalla sua mano. Avalanche, che un
istante prima era fermo, iniziò a roteare non appena si staccò dalle sue dita,
cadendo con perfezione al centro del campo. Nello stesso istante, Yuri e Kai
sgranarono gli occhi e si portarono una mano alla fronte come per un improvviso
dolore lancinante, catturando l’attenzione di tutti i Bladebreakers.
«Kai! Stai bene?»
Valery non sorrideva più. Era concentrata, e fissava Yuri con
espressione indecifrabile. Il russo cercò di riprendersi il prima possibile;
con il respiro leggermente affannoso, ordinò l’attacco. Appena Woolborg si lanciò
in avanti, Valery sbuffò.
«Andiamo, Yuri!!! Non penserai davvero di sconfiggermi così?!?
Avalanche!!»
Il bey della ragazza, velocissimo, schivò l’attacco e colpì mandando
Woolborg quasi fuori dal campo. Yuri emise una specie di gemito. Valery lo fissò
negli occhi, mentre Kai seguiva la scena con ansia crescente.
«Yu, tira fuori la tua vera forza»
Yu. Un soprannome affettuoso.
Il soprannome di qualcuno che si conosce da sempre.
«Woolborg mi ha già riconosciuta, sai?»
Riconosciuta…?
«Mostrami che non sei morto!! Che il vero Yuri è ancora dentro di te!!»
Il vero… Yuri?
«Che ne sai tu di me?!?!?» esplose il russo, lanciando un potente
attacco che non scalfì minimamente l’avversario. Il sorriso di Valery si era
definitivamente spento. Al suo posto, la rabbia si era incisa in ogni
lineamento.
«Vuoi vedere la mia vera forza?? Eccotela!!! Vieni a me, Lupo
Siberiano!!»
Con una luce sfavillante il bit power di Yuri scaturì dal suo beyblade,
fissando i suoi occhi ferini sulla ragazza. Valery sorrise.
«Quanto tempo, eh?» mormorò dolcemente. Il Lupo sembrò chinare la testa
in segno d’assenso. «Bene, allora direi che anch’io devo dare il massimo,
giusto? Ecco il mio bit power, Yuri!! Vediamo se lo riconosci…»
Se la luce del Lupo era sembrata intensa, quella del nuovo bit era
semplicemente accecante. Avvolse tutta l’arena, costringendo tutti i bladers a
chiudere gli occhi e ripararsi il volto con le mani. In quell’esplosione di
luce la voce di Valery suonò forte e chiara, come una vibrante scheggia di
ghiaccio.
«Vieni a me, Volpe Artica!!!!»
La luce si diradò a poco a poco. Il Lupo fronteggiava una sinuosa e
sottile volpe bianca, dalla coda folta e le zampe agili. Portava un collare di
piccoli diamanti attorno al collo e su ogni zampa c’era un sottile bracciale d’argento.
Gli occhi, scuri come il carbone, fissavano impassibili l’avversario. Il Lupo
uggiolò. Yuri cadde a terra.
«Io… io l’ho già visto questo… bit power…» balbettò, fissando
spaventato la Volpe. Gli tremavano le mani. Vorkov, dalla panchina, emise qualcosa
che poteva benissimo essere identificato come un ruggito. Kai si prese la testa
fra le mani. Lampi di ricordi indistinguibili si susseguivano nella sua mente;
sembrava che qualcuno lo stesse perforando con chiodi appuntiti, tanto era il
dolore. Si accasciò a terra, senza accorgersi dei suoi compagni di squadra che
accorrevano attorno a lui, cercando di aiutarlo. Con fatica indicibile alzò lo
sguardo sul campo, dove Yuri sembrava nelle sue stesse condizioni. Valery fece
il giro dell’arena e lo raggiunse, posandogli una mano sulla spalla.
«Forse la preferisci in questa forma» mormorò, facendo un cenno
distratto con la mano alla Volpe Artica. Questa si sedette sulle zampe
posteriori e, lentamente, iniziò a trasformarsi: i suoi tratti mutarono, il
pelo scomparve, le zampe divennero braccia, poi gambe, il muso si ritrasse in
un volto, la coda divenne un lungo mantello bianco. Al posto della Volpe c’era
ora una ragazza dalle labbra piene e rosse come una fiamma, con una
cascata di capelli candidi che le ricadevano sulle spalle esili e una maschera
bianca a forma di volpe. Gli occhi erano due carboni ardenti, scuri come una
notte senza luna.
Kai si sentì la testa esplodere,
mentre Yuri urlava. La Regina delle Nevi, Shanti, la Volpe Artica… erano tutte
la stessa persona.
Era davvero stupenda, regale. Aveva qualcosa che non possedeva nessun
altra ragazza al mondo; neanche Katrina, con la sua gelida bellezza, riusciva
ad eguagliarla. Kai pensò che non poteva essere umana, ma al tempo stesso era
evidente ai suoi occhi che lo era.
No, non era affatto evidente… era stato sempre così, la Regina era
diversa da loro, non era umana.
Certo. Era come Akamy. Era un bit power. Sentì il proprio corpo vacillare sotto
il peso dei ricordi di quelle ultime settimane.
«Togliti la maschera» cercò di parlare il più dolcemente possibile, ma
il suo tono era autoritario.
«Non posso» la voce della ragazza era un sussurro appena percettibile.
«Vuol dire che lo farò io…»
La Regina fissò spaventata la sua mano che si avvicinava sempre di più
al suo volto.
«Non farlo ti prego…» se Kai fosse stato anche solo due centimetri più
distante non avrebbe sentito una sola parola.
«Stai tranquilla…» ma non fece in tempo a pronunciare quella frase che
si ritrovò a toccare l’aria.
La Regina si trovava dietro di lui.
«Come… come hai fatto?»
Lei non rispose.
«Sai… teletrasportarti?»
La ragazza annuì appena e a Kai venne un dubbio orribile.
«Sei un esperimento di
Vorkov? Yuri mi ha detto che lui opera delle mutazioni genetiche sui suoi
blader…»
Lei lo fissò con sguardo vacuo. Dischiuse lentamente le labbra per
rispondere, ma…
Come aveva potuto essere così stupido?? Neanche Vorkov era capace di
creare persone con poteri sovrannaturali!!
Katrina lo afferrò per un braccio, costringendolo a voltarsi verso di
lei, e lo spinse al muro.
Un istante dopo, Kai si ritrovò con le labbra della ragazza poggiate
sulle sue, mentre i loro corpi si sfioravano, vicinissimi. Involontariamente
sentì la sua bocca aprirsi, permettendo al bacio di approfondirsi. Il cuore
sembrava scoppiargli nel petto, mentre le sue braccia, sempre contro la sua
volontà, stringevano i fianchi di Katrina, cancellando la già breve distanza
fra loro. Le sue labbra scesero sul collo candido di lei, le sue mani si
intrufolarono sotto il mantello, percorrendo la linea della schiena e
provocando un brivido di piacere alla ragazza. Si rese improvvisamente conto di
quanto avesse desiderato quel contatto fin dal primo momento in cui l’aveva
vista. La consapevolezza che era un’assassina, che aveva maltrattato Yuri, che
era una nemica scomparve del tutto, lasciandogli solo il desiderio di
possederla.
Poi, improvviso com’era arrivato, quel contatto si interruppe, e
Katrina scappò via senza una parola.
Quel bacio… l’aveva quasi dimenticato… che significato aveva?? Perché
proprio a lui?? Ma non era stata Katrina a baciarlo… era stata Valery… Valery…
chi era in realtà?
Alzò la testa e incrociò per la prima volta lo sguardo della ragazza.
Aveva gli occhi azzurro cielo. Kai si ritrovò a pensare che tutti i russi
avevano gli occhi di quel colore: Yuri, Boris, Katrina, Sergej, Vorkov, Ivan…
Già, Katrina aveva gli stessi occhi di Valery… erano gli stessi occhi,
ma sembravano così diversi…
Yuri era scomparso. Cioè, Yuri c’era ancora al monastero, ma era
tornato ad essere la macchina omicida di Vorkov, così, da un giorno all’altro.
Quando l’avevano fatto uscire dalla cella per assistere alle amichevoli, si era
comportato con lui come i primi giorni in cui era arrivato al monastero, freddo
e distaccato, gli occhi privi di qualsiasi emozione.
Yuri… era vero, Vorkov poteva manipolare le menti dei suoi bladers… e
Yuri, Yuri era la sua vittima preferita… ma anche lui… anche… lui…
Kai alzò di scatto la testa. Era per questo che non ricordava!!! Quando era al Monastero Vorkov doveva
avergli cancellato parte della memoria!!! Quindi Yuri, Valery, Boris… li conosceva
già tutti? Ma se era così perché loro non gli avevano detto niente?
Yuri sembrava confuso quanto lui. La lotta contro se stesso era ben
visibile sul suo volto, contorto dal dolore, mentre Valery continuava ad
osservarlo tenendogli una mano sulla spalla. All’improvviso Yuri si bloccò,
alzando lo sguardo confuso sulla ragazza.
«Ma… tu…» mormorò, stupito. Lei sorrise, un sorriso pieno di una gioia
indescrivibile.
«Sì, Yu» gli rispose in un soffio dolce, accucciandosi davanti a lui e
poggiando la fronte sulla sua. «Finalmente te ne sei ricordato. Io sono tua
sorella minore, Yu. Valeriya Ivanov»
Beh, che dire? Nulla!! Lasciamo
che a parlare siate voi!!! :P
Aphrodite: ecco qua, il legame che collega Valery ai russi!!! E i
prossimi quattro capitoli racconteranno il passato dei nostri protagonisti, dal
punto di vista di Kai e Yuri!! Vedrai, le sorprese non sono ancora finite!!
Grazie mille per i complimenti!! Ma presto scoprirai che il piano architettato
da Valery è molto più contorto di come l’ha descritto ai Bladebreakers…
mwahahah!!!! XD 1 bacio!!!!
Saruwatari_Asuka: grazie dei complimenti!! Sono contenta che
le domande che ti rimangono sono le stesse di Kai, perché è proprio l’effetto
che volevo ottenere!! Infatti i prossimi capitoli saranno quasi tutti dal punto
di vista di Kai, quindi dovrei riuscire a risolvere tutti i dubbi!! XD un bacio
e grazie per la recensione!!! ;-)
Padme86: Pad!!! *-* la mia cara Pad!! Sono felice di
sapere che mi segui ancora!!! Ma come vedi sì, anche questo capitolo necessita
del fibrillatore U_U per la tua intuizione… vedrai!!! Dal prossimo capitolo
diventerà tutto ben chiaro con un magnifico tuffo nel passato!! ;-) spero di
riuscire a stupirti sempre di più con i prossimi chappy!!! *-* sono la mia…
ciliegina sulla torta xD aspetto il tuo parere anche su questo!!! 1 bacio!!!^^
Capitolo 23 *** Ricordi: Valeriya Ivanov - Act One ***
X
A quanto pare tutto si accanisce contro
questa storia -.- possibile che io non riesca a portarla avanti in modo
continuativo?? ç__ç beh, comunque sono qui ancora una volta, avvicinandomi
faticosamente alla fine! Anche perché ho in cantiere altre ficcy da portare
avanti, ma non prima di aver completato questa, che è e resterà sempre la prima
fanfiction che io abbia mai scritto… snif snif, me si commuove…
Ma lasciamo le lacrime per l’ultimo
capitolo!! Bando alle ciance, perché sono orgogliosa di presentarvi il primo
capitolo dei ricordi, dove finalmente i nodi vengono al pettine!! Ecco a voi
il…
Capitolo XXII –Ricordi: Valeriya Ivanov – Act One
E’ una fredda
mattina di ottobre. Mamma mi sta dicendo qualcosa, ma non capisco bene perché
le lacrime le fanno venire una voce strana. La guardo interrogativamente.
«… bene, Kai, ti
vogliamo bene!!» singhiozza e mi stringe forte, ma io continuo a non capire.
Infine si alza, afferrando la mano di papà. Lui è stato in silenzio tutto il
tempo, come me. Mi fissa senza una parola, ma il suo sguardo sa di qualcosa che
mi fa venire le lacrime agli occhi. Sa di addio.
E’ così, allora,
mi stanno abbandonando. Protendo verso mia madre le manine coperte dai guantini
bianchi, ma lei volta il capo sempre singhiozzando e si allontana,
trascinandosi dietro mio padre. Lui mi osserva un’ultima volta, come se non
vedesse le mie mani tese ma solo i miei occhi. Non è che non vorrei dire
qualcosa per fermarli. E’ che semplicemente io non so ancora parlare. Capisco
perfettamente quello che dicono gli altri, ma non so pronunciare una singola
parola. Ci provo, con tutte le mie forze, ma mamma e papà sono già scomparsi
nella nebbia mattutina.
Sono solo.
Poi due braccia
mi afferrano con forza da dietro, sollevandomi.
«Ah, eccoti qui!
E così tu saresti Kai Hiwatari, giusto? Vieni, ti mostro la tua nuova casa»
Ricordo con precisione il giorno in cui arrivò Kai al
monastero. Era un minuscolo fagottino avvolto in vestiti troppo grandi per lui
e ancora non sapeva parlare. Mi fece una tenerezza incredibile e fin da subito
cercai di aiutarlo. Gli mostrai come funzionava il posto, le regole che doveva
seguire e gli diedi alcuni consigli; Vorkov non maltrattava troppo i bambini
molto piccoli come eravamo noi a quel tempo, cercava di avvicinarli al beyblade
presentandolo come un gioco. In quei primi anni stare al Monastero mi piaceva e
ben presto piacque anche a Kai. Eravamo ancora così innocenti… mi sembra
impossibile che sia esistito un tempo nella mia vita in cui sono stato ingenuo
e innocente. Presi l’abitudine di essere sempre vicino a lui, mi sentivo
incredibilmente protettivo nei suoi confronti; i bambini lì dentro
fraternizzavano poco, in realtà, forse perché non c’era tempo o magari perché
Vorkov non voleva “amici” fra le sue mura. Io però ero il suo preferito e con
me era molto più tollerante che con gli altri. Mi piacevano le sue attenzioni,
mi facevano sentire orgoglioso.
Passò un anno senza che Kai pronunciasse una singola
parola.
«Vieni, Kai,
facciamo una sfida!» mi volto verso Yuri, sorridendogli. Lui ha un anno e mezzo
più di me e già parla benissimo, conosce tantissime parole! Mi piace la sua
compagnia, quando sono con lui non sento la mancanza di mamma e papà. Il monaco
dal nome strano si comporta in modo gentile, ma ha qualcosa di inquietante. Non
mi piace. Però mi piace il gioco che ci ha insegnato, il beyblade; mi ha dato
una delle trottole d’allenamento che usano i ragazzi più grandi e io e Yuri
passiamo tutto il giorno a giocarci. Yuri è il più forte di tutti, nessuno
riesce a batterlo! Ma ho deciso che io sarò il primo a sconfiggerlo, per questo
mi sto impegnando tantissimo nell’allenamento. E poi mentre gioco mi dimentico
che mamma e papà mi hanno abbandonato.
Yuri è stato
mandato qui dai suoi genitori, ma lo vengono a trovare ogni fine settimana e
gli portano regali e dolci. La prima volta che li ho visti sono scappato via
perché non volevo che mi vedesse piangere. Yuri dice che i veri uomini non
piangono, e io voglio doventare un uomo il prima possibile.
«Ah, ho vinto io!
Ma sei migliorato tantissimo, Kai!!» come sempre, Yuri vince senza farmi
sentire un perdente. Afferro il caricatore sorridendo.
«Ancora una
volta!!»
Ricordo con precisione il giorno in cui arrivò al
monastero qualcuno che non ci sarebbe mai dovuto venire. Mia sorella Valeriya
da bambina era tutta occhi, le sue iridi azzurro cielo spiccavano in modo
incredibile sul viso, e guardarle era quasi doloroso tanta era la loro
intensità. Chiesi subito spiegazioni, perché mia sorella non sarebbe dovuta
essere lì. Aveva solo sei anni, come Kai. Mamma e papà mi avevano promesso che
se io fossi andato a studiare al Monastero avrebbero mandato Valeriya a scuola,
in una vera scuola. Era sempre stato il suo sogno fin da quando aveva imparato
a leggere, a tre anni. I miei non mi spiegarono nulla, perché non mi fu
concesso vederli; Vorkov mi disse che ci avevano abbandonati entrambi, me e mia
sorella, ed erano fuggiti lontano. Solo molti anni dopo scoprii che erano stati
assassinati affinchè Vorkov potesse entrare in possesso dell’immenso potere che
si celava dentro Valeriya. Lei si guardava intorno con i suoi enormi occhioni
smarriti, chiedendomi dove fossero mamma e papà, e io non sapevo cosa
rispondere; mi limitavo a stringermi al petto il suo corpicino minuto,
soffocando i singhiozzi contro la sua spalla. Sarebbe dovuto avvenire il
contrario, sarei dovuto essere io a crescere in fretta per proteggerla; ma non
posso cambiare il fatto che fu invece lei, a crescere in fretta.
Troppo in fretta.
«Kai, questa è
Valeriya, mia sorella. Spero che diventerete buoni amici»
La osservo con
occhi indagatori, sulla difensiva. Non so se voglio essere suo amico; ha gli
occhi troppo grandi, come se con quelli potesse guardarti fino dentro l’anima,
e emana un profumo… strano. E poi ho paura che possa portarmi via Yuri. Come
farei io senza Yuri?
Valeriya non è
male, dopotutto. E’ bravissima a giocare a beyblade e ne ha uno tutto suo, che
le ha regalato Yuri quando aveva cinque anni. Sono invidioso, ma lei me lo
presta sempre e mi permette di giocarci anche per intere giornate. Tutte le
volte che lo prendo in mano sento come se irradiasse un immenso calore. Mi
sento bene. Pensavo fosse più debole di noi perché è una femmina, ma sa farsi
rispettare da tutti, qui al Monastero. Vorkov la adora, non fa altro che
osservarla giocare ridacchiando. Anzi, ghignando. Non mi piace per niente,
quell’uomo.
La adoro! E’ qui
solo da sei mesi, ma è riuscita a spazzare totalmente la mia tristezza e il
dolore che provo quando penso a mamma e papà. Mi ha parlato a lungo, ha detto
che se mi hanno abbandonato vuol dire che non mi meritavano e che presto
troverò qualcun altro che mi amerà dal profondo del suo cuore. Voglio che sia
lei, quella persona. Lei e Yuri, ormai, sono la mia famiglia. Vorrei
poterglielo dire, davvero.
Stiamo giocando a
carte, anche questo me l’ha insegnato Yuri.
«Aah, Vale, sei
troppo fortunata! Non è giusto!»
«Ehi, questa è
tutta abilità!» Valeriya fa la linguaccia a Yuri e io ridacchio. Vorrei
poterglielo dire.
«A…»
Si voltano verso
di me, curiosi. «Stai cercando di dirci qualcosa, Kai?»
Mi sforzo come
mai ho fatto in vita, ordinando alle parole di venire fuori. Me ne basta una
sola, davvero. Soltanto una.
«Fa…»
«Kai, non
sforzarti così, sei diventato tutto rosso!» mi rimprovera Yuri, preoccupato, ma
lo ignoro.
«Fa…»
Valeriya gli fa
cenno di tacere e mi posa una mano sulla spalla, guardandomi dritto negli occhi
con quelle sue enormi iridi azzurre. «Forza, Kai»
Posso farcela.
Lei crede in me.
«Fa…» deglutisco,
allungando una manina tremante che loro subito afferrano. «Fa…mi…ia…»
E’ stentata e
roca, ma è la mia prima parola. Eccola.
«Fa-mi-ia» ripeto
in tono più deciso, annuendo. Vedo Yuri asciugarsi gli occhi di nascosto.
Valeriya sorride.
«Famiglia. Sì,
Kai. Siamo una famiglia. E nessuno riuscirà a separarci, mai»
La guardo
timoroso. Mi sembra un giuramente troppo fragile e troppo grande, il suo. Lei
sembra capire perché si siede accanto a me e mi cinge le spalle con un braccio.
«Non voglio dire che staremo insieme tutti i giorni della nostra vita. Magari
le nostre vite prenderanno strade diverse un giorno, non possiamo saperlo;
abbiamo solo otto anni. Ma nei nostri cuori noi saremo sempre uniti e nessuno
potrà privarci di questo legame, Kai. Nessuno»
Fu nell’ascoltarla pronunciare quelle parole che mi resi
conto con timore che mia sorella era cresciuta estremamente in fretta, più di
quanto avessi mai fatto io. Fu in quel momento che mi unii alla sua promessa,
poggiandole una mano sulla spalla. Saremmo stati uniti per sempre, nei nostri
cuori.
Fu in quel giorno che Vorkov decise di farci passare al
livello successivo.
Fu da quel giorno che la nostra vita divenne un inferno.
Eccomi qua!!! Capitolo breve, lo
so, perdonatemi, ma mi sono intristita troppo nello scriverlo e penso che sia
sufficientemente… “forte” così. Purtroppo questi capitoli dei ricordi non sono
una passeggiata e non voglio scrivere cose troppo melense o ridicole. Ma
abbiate pazienza, con il tempo arriverà tutto!!
Pilatigirls: ciao e grazie dei complimenti!!! *-* eh sì, la
rivelazione scioccante è finalmente arrivata, ma da adesso in poi le cose si
chiariranno sempre di più… e si faranno sempre più tristi!!! T___T per poi
arrivare allo splendido, bellissimo Happy Ending!!! *-* ok, non vorrei
spoilerare troppe cose, però!! Fammi sapere che ne pensi di questo breve
chappy!! Un bacio!
Padme86: ciao carissima!!! Hai perfettamente ragione, passa il
defibrillatore a Kai, che dopo questa sfilza di capitoli sui ricordi sarà più
morto che vivo… xD! Quest’estate, che doveva essere il mio grandioso periodo di
scrittura, alla fine non sono riuscita a combinare proprio un accidenti, fra il
computer rotto e la vacanze in luoghi così sperduti da far paura persino ad Indiana
Jones! Ma adesso sono tornata alla carica e voglio impegnarmi per portare a
termine quest’impresa colossale!!! Un bacio tesoro, dimmi che ne pensi di
questo tristissimo squarcio di passato!!! <3
Saruwatari_Asuka: ahahah, ciao!! Meriti 100 punti solo per la
faccia assunta a fine capitolo! xD ebbene sì, hai ragione, Vorkov non risparmia
nessuno ma… ma! Ti lascio con questo “ma” così che tu possa scervellarti ancora
di più!! xD Me crudele! +_+ dimmi che ne pensi di questo inizio sul passato dei
nostri giovani… un bacione!!!!!!!!
Sybelle: aaah, curiosa di svelare i misteri su Valery, eh? Verranno
svelati, vedrai, vedrai… e sì, Kai è più protagonista di quanto non pensi lui
stesso!! E anche parecchio direi, come si intuisce già da questo capitolo! Ma
nei prossimi… eheh… spero di farvi saltare sulle sedie!!! Qui sono ancora
bambini, ma adesso che iniziano l’allenamento vero e proprio saranno cavoli
amari… spero di non piangere mentre scrivo!!! ç___ç kissoni, bella!!!^^
Ella_Sella_Lella alias Lunetta: ma certo che non mi sono
dimenticata! Come avrei potuto??? Già, potremmo dire che Valery è un po’ tutto…
xD e presto capirete perchè!!!! Poi, sì, i bit power giocano un ruolo
fondamentale in questa storia, non sapete ancora quanto!! Tutti i piani
verranno rivelati in tutta la loro contorta contortezza, vedrai… un bacio!!!!
Capitolo 24 *** Ricordi: Valeriya Ivanov - Act Two ***
X
Buon Natale a tutti!!!!!!!!
… *i lettori tirano fuori coltelli e mannaie
e i loro occhi diventano rossi*
Ehm… coff coff, sì, sono un tantino in
ritardo… *i lettori dirgrignano i denti* ok, ok, MOLTO in ritardo, ma vi giuro
che sono letteralmente sommersa dagli
impegni!!!! ç___ç però ho trovato il tempo per farvi questo bel regalo di
Natale, un capitolo tutto nuovo e lungo lungo dove si scoprono molte cose!!!!
*guarda speranzosa i lettori, che hanno ancora gli occhi rossi* Facciamo così,
leggete tutto il capitolo e poi mi direte se sono perdonata o no!! ;-)
Ps. vi ricordo che Kai è diverso dal solito
perché è più piccolo e non ha ancora vissuto gli eventi che l’hanno poi portato
ad essere così come lo conosciamo noi!! Non temete, alla fine ci sarà una
spiegazione per tutto!!
Capitolo XXIII –Ricordi: Valeriya Ivanov – Act Two
«Forza, Kai, non
arrenderti!!! Non ora!!»
Prendo un respiro
profondo, ordinando tenacemente ai miei muscoli di non cedere, non cedere…
«Novantasei…
novan-ah!-novantasette… no… nova…»
«Novantotto, dai
, Kai!!!»
«Novanta…nove…
e…»
«Cento!!!!
Grandissimo!!!»
Tutto il dolore
sembra improvvisamente scivolare dai miei muscoli quando Valeriya mi abbraccia,
stringendomi al suo corpo caldo. Rimarrei fra le sue braccia per sempre, penso
con un sospiro. Ma lei – ovviamente – mi lascia andare, saltellando verso Yuri.
E’ una vera fortuna per lui che sia suo fratello, altrimenti l’avrei odiato con
tutto me stesso per le attenzioni che riceve. Mi rialzo, cercando di attenuare
il dolore ai muscoli con alcuni esercizi che mi ha insegnato lei. E’ quasi
incredibile quanto la mia vita sia stata condizionata e… illuminata, sì, dalla sua presenza. Sbuffo. Ovviamente mi porterò questi pensieri
nella tomba – ovviamente. Getto un’occhiata gelida a Vorkov, allontanandomi
dalla palestra dove mi sono massacrato di esercizi per cinque ore per seguire
Valeriya e Yuri, scomparsi nel corridoio. Sfioro con una mano i miei pettorali,
ogni giorno sempre più definiti; sono già passati tre anni da quando Vorkov ci
ha “promossi” al livello successivo… ma ancora oggi, guardandomi intorno, non
mi pare possibile di essere sopravvissuto. Certo, senza di lei non sarei mai…
«Kai!!! Dì alla
tua testaccia di stare zitta un attimo e vieni a goderti il trionfo con noi!!»
Mi volto, rimanendo
ancora – e ancora; come ogni giorno da quando l’ho incontrata – abbagliato
dalla sua vista. Si è fatta più alta in questi tre anni, anche se il suo corpo
ha ancora le forme di una bambina.
La amo. Molto
semplicemente.
Beh, no, non c’è
nulla di semplice in questo, se non la facilità con cui il mio cuore batte
all’impazzata quando lei è vicina o il modo ormai naturale in cui i miei occhi
la cercano in ogni istante. Mi avvicino, sorridendo. Solo con loro posso
sorridere, perché so che non la prenderanno come una forma di debolezza. Solo
loro.
I miei unici
amici. La mia famiglia.
Kai in quel periodo era molto pensieroso, ed avevo notato
già da un po’ di tempo il modo in cui il suo sguardo cercava continuamente mia
sorella, e come si illuminasse di una gioia talmente pura da fare male, quando
la trovava. Lei, d’altronde, aveva un’aura – sì, non saprei come altro
definirla – un’aura di potenza, di indistruttibilità, di una forza di volontà
fuori dal comune. E dava un senso di protezione,
lo avvertivo distintamente anch’io, in cui Kai si rifugiava inconsciamente. E
lei lo accoglieva sempre. Non so effettivamente quanto sapesse di ciò che il
mio migliore amico provava verso di lei, ma ha fatto in modo di esserci sempre
quando lui aveva bisogno del suo conforto, della sua protezione o della sua
forza. Kai si era costruito uno scudo esterno molto efficace contro attacchi
superficiali, ma all’interno era ancora troppo fragile; probabilmente Vorkov
sarebbe riuscito a distruggerlo se Valeriya non l’avesse incoraggiato e difeso con
le unghie e con i denti.
Sembrava semplicemente incapace di restarsene al suo
posto quando qualcuno era in difficoltà. Per sua fortuna, però, era anche la
blader più brava che avesse mai messo piede nel monastero, e grazie a questo
Vorkov la trattava con i guanti, sottoponendola a durissimi allenamenti ma mai
a punizioni corporee. O meglio, una volta ci aveva provato; giusto un paio di
frustate, perché lei si era azzardata a rispondergli male di fronte a tutti gli
allievi. Il giorno dopo Valeriya si era rifiutata di lanciare il suo beyblade.
Nessuno era riuscita a smuoverla. Vorkov aveva provato a
cavarle la pelle con la frusta, a minacciarla di atroci sofferenze, ma non
c’era stato verso di piegarla. Alla fine, esasperato, le aveva chiesto cosa
diavolo volesse da lui; lei aveva semplicemente risposto che, per ogni colpo
che riceveva, sarebbe stata un giorno senza lanciare il bey. Vorkov allora la
rinchiuse in prigione per una settimana e, quando uscì, lei commentò: «Aah, che
bella giornata! Non vedo l’ora di lanciare Dranzer!»
Immagino che questo dia un’idea abbastanza chiara di come
fosse fatta mia sorella.
E’ un allenamento
come gli altri e, come negli altri, nessuno riesce a battere Valeriya. Nemmeno
Yuri, che è comunque estremamente bravo. E’ normale che tutti l’abbiano
ribattezzata “la Regina delle Nevi”; in fondo il suo beyblade spazza via gli
avversari con la stessa potenza e inarrestabilità di una tormenta di neve. Ma Vale
sembra avere quasi un potere… in più, rispetto
agli altri ragazzi. Beh, in realtà lo ha. Almeno…
Fisso i miei
occhi su lei, che ora sta scendendo dal podio per lasciare posto a Yuri. Lei lo
chiama “bit power”; dice che è una creatura magica che ha scelto di dimorare
nel suo beyblade, ma che non tutti possono vedere. Vorkov sono piuttosto sicuro
che la veda, considerati gli sguardi bramosi che lancia sempre a Dranzer. Ma
quello è il bey di Vale, non si tocca!
Anche io e Yuri
riusciamo a vedere il “bit power”, anche se per me è più che altro una macchia
rossa indistinta. Yuri dice che somiglia ad un’aquila, e così è stato
ribattezzato Aquila Rossa. Degli altri ragazzi del monastero solo due possono
vederlo: sono fratelli anche loro, si chiamano Boris e Katrina Lestavjosk. Lei
è carina, con due enormi occhioni viola e il sorriso sempre pronto – naturale
che Boris sia geloso marcio di chiunque le si avvicini. Boris è… strano. Troppo
gelido persino per me, non si riesce mai a capire cosa pensi. Valeriya è
l’unica che sembra capirlo molto bene e lui… beh, ammetto che non mi piace solo
perché ho la sensazione che a lui piaccia Vale. Ma deve solo azzardarsi a
metterle una mano addosso e desidererà non essere mai nato.
«Forza
Yuri!! Vai così, lo hai quasi sconfitto!!!!»
Sorrido
nel sentirla gridare in quel modo. Un’altra cosa stupenda di lei è che non ha –
come tutti, qui dentro – perso la sua gioia di vivere.
«Stai
calma! Non vedi che ha tutta la situazione sotto controllo?»
«Uffa,
quanto sei noioso Kai! Che male c’è ad incoraggiarlo un po’?»
«Disturbi
la sua concentrazione» commento con voce piatta, senza farle capire se sono
ironico o no.
Lei
alza gli occhi al cielo e poi li posa su di me. Le sue stupende iridi azzurre
incontrano le mie e per un solo, infinito istante, trattengo il respiro, mentre
un sorriso si allarga sul suo volto.
«Lui
non è te,
Kai» commenta malefica, e io incrocio le braccia al petto, fingendomi
infastidito. «Gli fa piacere essere incoraggiato. Vero f… oh, hai già finito?» esclama
delusa, guardandolo scendere veloce le scalette del beyblade stadium.
«Non
è stato molto difficile…» commenta il mio amico, colpendomi il pugno nel nostro
abituale saluto.
«Qualcosa
mi dice che vinceremo anche questo torneo…» mormoro, divertito. Ovviamente sto
attento a non lasciar trapelare nulla dal mio volto. Non sopporto che gli altri
possano indovinare il mio stato d’animo e, magari, considerarmi debole. Beh, con “gli
altri” intendo principalmente Vorkov.
Lo
odio. Lo ammetto.
«Che
pizza, però! Perché quel noioso di Vorkov non si decide a farci combattere
contro qualcuno alla nostra altezza?» si lamenta all’improvviso Valeriya,
portandosi le mani dietro alla testa e sbuffando.
«Il
torneo ti annoia, forse?»
Scatto
sull’attenti mentre quell’uomo orribile e viscido si avvicina a noi. Se solo osa
toccarla, io…
«Sì,
abbastanza» risponde Valeriya, sfidandolo con lo sguardo. Gli altri bambini
sussultarono, fissandola stralunati; molti iniziano a tremare. Patetici.
Il
verme davanti a noi sorride e chiama con uno schiocco di dita due monaci.
«Bene,
allora ti propongo una sfida»
Gli
occhi di Vale si fanno attenti. Vorrei davvero dirle di lasciar perdere, di
mandarlo al diavolo ed ignorare le sue parole velenose, ma…
«Una
sfida? Sembra interessante…»
«Ti
assicuro che lo è»
Vorkov
mormora qualcosa ai due monaci, e quelli corrono via. Vermi che servono un
padrone degno di loro, ecco cosa sono. Sento una rabbia prepotente crescere in
me, ma evidentemente Yuri se ne accorge, perché mi appoggia una mano sulla
spalla e mi lancia uno sguardo da “stai calmo”. Solo lui riesce a parlarmi con
lo sguardo in questo modo… prendo un bel respiro, recuperando tutto
l’autocontrollo. Fisso Vorkov gelido e inespressivo.
«Mi
scusi signore, potrei sapere contro chi vuole farci combattere?» chiede Yuri,
infondendo alla sua voce il tono più calmo che gli riesce, nel tentativo di
mantenere la situazione “rilassata”. Lo so. Lo conosco troppo bene. Vorkov lo
guarda compiaciuto e io reprimo un altro moto di rabbia. Il viscido infine si
decide a rispondere.
«Beh…
Yuri Ivanov, ti sembrano abbastanza forti i Demolition Boys?»
Sgrano
impercettibilmente gli occhi, incredulo: i Demolition Boys rappresentano il
monastero nelle competizioni ufficiali, sono i migliori blader di tutta la
Russia… come può Vorkov pensare che qualcuno di noi sia in grado di batterli?
Sento Yuri avvicinarsi al mio orecchio e sussurrare qualcosa mentre Vorkov va
incontro alla sua squadra, appena entrata.
«Ha
ideato una bella punizione stavolta, eh?»
Ringhio
sottilmente, stringendo i pugni. Neanche Valeriya può farcela contro di loro,
non può…
«Wow,
un incontro con i Demolition Boys in persona!!!! Allora non sei così noioso
come pensavo!» esclama lei dando dei colpetti affettuosi al braccio del Verme,
che le sorride. Vale, cosa diavolo stai facendo?? Non sei così sciocca da non
conoscere i tuoi limiti…
«Ognuno
di voi sfiderà uno dei Demolition Boys… vi lascio scegliere il vostro
avversario» dichiara l’essere, rivolgendosi a noi. «E tu combatterai per
ultima» aggiunge poi verso Vale.
«Va
bene…»
Com’era
prevedibile, né io né Yuri siamo riusciti a vincere. Li abbiamo messi un po’ in
difficoltà all’inizio, ma poi devono aver capito come giochiamo e ci hanno
distrutti. Davvero un pensiero carino da parte di quel… quel…
«Che
peccato, mi sarebbe piaciuto vedere il capitano Aleksej in azione… ma nessuno è
così pazzo da sfidarlo» commento sarcastico, mentre un povero ragazzino pescato
a caso viene sconfitto in pochi istanti dal membro più debole della squadra.
«Allora
piccola, tocca a te…» Vorkov si volta verso Valeriya e io sento un moto di
disgusto salirmi allo stomaco. «Chi vuoi sfidare?»
«Ma
naturalmente il capitano!!!» esclama lei con un entusiasmo incredibile.
«Ritiro
quello che ho detto…» sospiro, scoraggiato.
Yuri
soffoca una risata, mentre io fisso esasperato la mia amica – folle – che si
mette in posizione.
«Temo
che la nostra Regina prenderà una bella batosta…» mormoro distrattamente,
giusto per prepararmi meglio allo shock di vedere Vale sconfitta in
combattimento.
«Tu
dici?» ribatte Yuri, e sembra quasi… divertito? Lo fisso sconcertato, ma lui mi
fa cenno di seguire l’incontro e io obbedisco scrollando le spalle.
La
sfida comincia.
Beh,
devo dire che chi si aspettava di vedere il beyblade di Vale sbalzato subito
fuori dal campo – come ad esempio il capitano Aleksej – è rimasto decisamente
deluso. Il piccolo bey blu sembra imprendibile, mentre quello argentato di
Aleksej cerca invano di mandare un colpo a segno.
«Aspetta
solo che ti prenda…» ringhia il ragazzo, sempre più furioso.
«Perché?
Se mi prendi cosa mi fai?»
Quello
le lancia un’occhiata astiosa che non mi piace per niente, per poi voltarsi
verso Vorkov; si scambiano un cenno d’intesa e un ghigno si allarga sul volto
del blader. Neanche questo mi piace per niente.
«Oh…
a quanto pare mi è stato permesso di usare tutta la mia forza… mi dispiace
piccola…»
Il
beyblade argentato aumenta improvvisamente la velocità e la rotazione,
scagliandosi contro il bey blu, che – o mio dio!! – è finito a bordo campo,
senza però cadere. Mi lascio, nonostante tutto, sfuggire un sospiro di
sollievo. Valeriya è concentratissima, ma si riserva di sorridere candidamente
all’avversario.
«E’
tutta qui la tua forza?» commenta, fingendosi platealmente stupita. «Beh,
allora lascia che ti mostri la vera potenza di un blader degno di questo nome!»
esclama, ed ecco che subito il beyblade blu torna al centro del campo, creando
attorno a sé un’aura strana: l’energia che emana inizia a diventare visibile.
Per me.
«Ma
cosa diavolo…?»
«Dranzer!!!!!»
Vale urla trionfante; ama questi momenti. «Vieni a me, Aquila Rossa!!!!!»
L’incontro
si conclude in un attimo.
Aleksej
fissa il suo beyblade uscito dal campo senza una parola, completamente
scioccato dall’esito dell’incontro.
«Non
dirmi davvero che speravi di battermi senza un bit power!» esclama la mia amica
sorridendo – diciamo pure ghignando.
«Lo
sapevo» Yuri scrolla le spalle, rassegnato. «E’ impossibile battere la nostra Regina…»
«Già…»
fisso il beyblade blu nella mano di Vale. «E quel bit power è davvero
stupendo…»
Vorkov era venuto a conoscenza dell’esistenza dei bit
power proprio tramite mia sorella, che tanto ingenuamente lo aveva usato nei
suoi incontri di beyblade. Ma non ci accorgemmo di nulla finchè non fu troppo
tardi. Nessuno di noi poteva sapere che nel suo laboratorio segreto Vorkov
stava cercando di ricreare l’Aquila Rossa, l’unico bit power che avesse mai
visto…
Dopotutto fu un periodo abbastanza spensierato, un
periodo nel quale l’amicizia fra me e Kai crebbe infinitamente, diventando
sempre più matura e forte; un periodo in cui Valeriya si legò moltissimo ai
fratelli Boris e Katrina, felice di aver trovato un’altra ragazza come lei. Un
periodo in cui l’amore di Kai per mia sorella divenne così profondo da farmi
pensare che non se ne sarebbe liberato mai più. Mi venne da pensare che, una
volta cresciuti, saremmo potuti essere liberi, e avremmo avuto le nostre
famiglie da costruire, e la nostra felicità da assaporare.
Come ho tristemente scoperto con il passare degli anni,
non sono mai stato bravo ad indovinare il futuro.
Allora, sono stata perdonata?? Direi che un po’ di
succulente notizie ve le ho date… no? :P
Risposte alle recensioni!!
Aphrodite:
Perdonamiiiiiiiiiiiiiiiiiii ç____ç non so come ho fatto a dimenticarmi di
risponderti!!!! Evidentemente sto diventando vecchia T___T ma grazie di aver
recensito nonostante questo!!! *-* Come hai ben potuto notare nessuno qui è
rimasto bambino a lungo… anzi, finora le cose non sono andate neanche troppo
male!!! Presto ci sarà da piangere *sigh sigh*
Un bacione, aspetto il tuo parere!!!^^
Pilatigirls:
grazie della recensione, sono felice che tu abbia apprezzato!! Che dici, questo
capitolo è altrettanto bello?? Kiss!
Saruwatari_Asuka:
eccomi qua!!! Che ne dici, ho risposto a qualcuna delle tue domande? Mmh, mi sa
di no!! xD diciamo che in realtà questi primi due capitoli erano più di
“introduzione”, per rendere l’idea del carattere di Valeriya ed esplorare
maggiormente la crescita di Kai; i prossimi saranno molto più d’azione e
qualcosa si spiegherà!!! :P un bacio!!!
Padme86:
tesorA!!!!!!! Grazie mille per i complimenti, spero che questo capitolo ti sia
piaciuto altrettanto!!! *-* non puoi capire quanto sono felice di sapere che
continui a seguirmi nonostante i miei ritardi cronici!!!! <3 da qui in poi
le cose si faranno sempre più movimentate… eheh!! Non vedo l’ora di farvi
leggere i prossimi capitoli!! ;-) un bacio grandissimo!!!!
Ella_Sella_Lella:
ciao!!! In effetti sono d’accordo con te, anche a me piace più il nome Valery,
ma purtroppo non è russo, e i nostri cari amici sono nati là!! xD d’ora in poi
la dose di tristezza aumenterà sempre di più, finchè non si arriverà ad un
Dramma vero e proprio!!! Ma poi… eheh… non sia mai detto che io scriva una
ficcy tutta da piangere e basta!!! :P vedrai, vedrai!!! Intanto dimmi se anche
questo chappy ti è piaciuto!!! :D baci!
Eris hgD: oooooh,
una nuova recensitrice!!!! Benvenuta!!! *-* grazie mille, sono felice che la
storia ti abbia appassionata!!! Sì, i Demolition Boys ora sono crudeli, ma presto
li vedrai in tutte le loro sfaccettature!!! Continua a seguirmi, mi
raccomando!!!!^^ bacioni!!!
Capitolo 25 *** Ricordi: Valeriya Ivanov - Act Three ***
X
Ehilà, ragazzi! Lo so che volete uccidermi,
ma vedete, il fatto è che mi sono trasferita… a Londra!!! Ebbene sì, al momento
sono proprio in Inghilterra e mi sono successe parecchie cose negli ultimi
mesi. Mi sono trasferita per studiare in una scuola di musica, sto seguendo un
vero e proprio corso di Laurea in Canto!! Ho avuto ovviamente tutti i problemi
del mondo… mi è persino venuta l’appendicite il primo mese di scuola e sono
stata ricoverata in ospedale e operata!
Sono incredibilmente sorry per il ritardo, ma
l’importante è che sono qui, ora! Non abbandonerò questa storia, anche perché
mancano solo 3 – massimo 4 – capitoli.
Quindi eccovi qui il nuovo capitolo, e vi
avviso che sto già scrivendo il prossimo! Purtroppo non so quando avrò tempo di
rispondere a tutte le recensioni ma prima o poi ce la farò, non disperate!! Un
bacio!
Capitolo XXV –Ricordi: Valeriya Ivanov – Act Three
Se
prima mi sentivo un pochino geloso di Katrina, adesso lo sono del tutto:
Valeriya è stata messa in stanza con lei!!! Perché non poteva restare con me e
Yuri?? Lo so che ormai ha quasi undici anni e sta diventando una donna sempre
più in fretta, ma… non so come farò ad addormentarmi senza la sua presenza
rassicurante accanto. Uff, mi sento così… bambino, in confronto a lei e Yu.
Boris
è stato trasferito qui nella nostra stanza, sai che felicità. Mi sta davvero
antipatico, quello. Yuri dice che non è male, ma – ah! – Yuri riesce a dire che
non è male persino Vorkov, per cui la sua opinione non conta. Valeriya dice che
è troppo buono e troppo ingenuo, e quando lo dice lui ride, ammettendo che è
vero. Ma come si fa a non odiare Vorkov, dico io?? Uno che costringe dei
bambini ad allenarsi 14 ore su 24 per non si sa neanche quale scopo (Yuri dice
che vuole vincere a tutti i costi il Torneo Mondiale, ma allora perché cavolo
non si allena lui stesso??)… non lo so, a volte sono solo molto confuso.
Insomma, se non fossi venuto qui al Monastero non avrei mai conosciuto Valeriya
e Yuri, né il beyblade, ma a volte la vita qui mi sembra semplicemente
insopportabile. Ci sono dei momenti in cui sento tutte le forze abbandonarmi,
in cui sento di non potercela fare più… solitamente quelli sono i momenti in
cui mi becco una bella punizione, e il mio odio per Vorkov cresce ancora.
Purtroppo Valeriya non si allena più con noi spesso quanto prima; adesso il
Verme la fa allenare con i ragazzi più grandi e se la tiene bella stretta al
suo viscido corpo. A volte mi assale il terrore che lui possa arrivare a
chiuderla nella sua stanza e non farla uscire mai più, visto gli sguardi
bramosi che le lancia. Yuri dice che la vede semplicemente come la carta
vincente per i Mondiali. Secondo me Vorkov la vede come un bel mucchio d’oro,
la vede come una bestia da istruire e sfruttare per arricchirsi e diventare più
potente e famoso. Ma io non glielo permetterò mai.
I tre anni passati in quel modo furono un periodo davvero
difficile per me, perché iniziarono a venire alla luce tutte le debolezze del
mio corpo, che non riusciva a reggere gli allenamenti bene come Boris o Kai,
entrambi molto più portati per il lavoro fisico di quanto non fossi io. I loro
corpi poi crescevano più velocemente del mio, tanto che mi trovai
improvvisamente ad essere più basso di loro, più magro e sempre più pallido. A
dodici anni iniziarono gli svenimenti e per la prima volta Valeriya, che ne
aveva ancora dieci, sembrò terrorizzata da qualcosa. I dottori dissero che non
dovevo fare molti sforzi e Vorkov si infuriò come non mai, rinchiudendomi nelle
prigioni. Beh, senza dubbio lì non mi affaticai molto.
Quando mi venne a riprendere disse che aveva messo Boris
in camera con me e Kai al posto di Valeriya e che i miei due compagni erano
incaricati di darmi una mano se mi fossi sentito male di notte. Mi disse anche
che aveva deciso che mi avrebbe lasciato un giorno di riposo qualora fossero
avvenuti altri svenimenti, ma che si aspettava da me gli stessi risultati di
prima, se non anche migliori; in altre parole, fu un anno d’inferno, in cui
ogni giorno sentivo che il mio corpo stava per distruggersi in mille pezzetti,
ma al tempo stesso sapevo che dovevo
andare avanti e non arrendermi. Valeriya cercò di aiutarmi nell’unico modo in
cui poteva: diventò ancora più brava, tanto che Vorkov non aveva occhi che per
lei e spesso non si accorgeva se non ce la facevo a reggere il ritmo degli
altri. Boris divenne un mio buon amico; mi piaceva la sua presenza sempre calma
e forte, era come una roccia che nulla poteva spostare o infrangere. Kai invece
non andava molto d’accordo con lui a causa della gelosia, ma in qualche modo
riuscimmo a cavarcela senza troppi problemi da quel punto di vista. Finché un
giorno…
Siamo
tutti riuniti per i soliti incontri settimanali in cui Vorkov decide quali
ragazzi possono rimanere al Monastero e quali… beh, nessuno sa che fine fanno i
ragazzi che vengono decretati “non all’altezza”. Spero per loro che vengano
semplicemente rimandati dalle loro famiglie, ma sono abbastanza certo che non
sia così, purtroppo. Vedo Valeriya e Katrina venirci incontro e capisco subito
che c’è qualcosa che non va: Katrina è pallida come un morto e Valeriya la sta
praticamente sorreggendo con il suo corpo e le parla con voce ferma e calma. Mi
chiedo davvero come faccia ad avere solo undici anni.
Boris
va subito loro incontro e mi affretto anch’io, mentre Yuri sta attualmente
combattendo con un ragazzino che non ha alcuna speranza.
«Che
succede??» chiede Boris agitato, toccando la spalla della sorella, che gli si
accascia subito tra le braccia. Io guardo Valeriya interrogativamente ma lei
scuote impercettibilmente la testa.
«Ma
niente, la nostra amica qui vuole solo dimostrare a tutti che è talmente brava
con il beyblade che non può fermarla neanche la febbre!! Vero?» esclama Vale,
in un tono assolutamente noncurante. Katrina le offre un piccolo sorriso di
rimando. Secondo me sta morendo, ma non c’è verso che Vorkov le permetta di non
combattere. Boris poggia una mano sulla fronte della sorella e sgrana gli occhi
con orrore, ma Valeriya gli fa un veloce e nascosto cenno di stare zitto e
l’amico sembra aver bisogno di tutte le sue forze per poterlo fare.
«Già…
Vale ha proprio ragione…» commenta debolmente, e aiuta la sorella a sedersi da
qualche parte in attesa del suo turno. Io mi avvicino a Valeriya, e lei
finalmente smette di fingere e mi rivolge uno sguardo angosciato.
«Ha
41 di febbre» mi sussurra in un soffio, e io sento la nausea salire a
offuscarmi i sensi. Non ce la farà mai a battere il suo avversario, e Vorkov si
sbarazzerà di lei… anche perché si vede chiaramente che la considera debole e
non la reputa degna di andare avanti, e oltretutto ho paura che non gli piaccia
il fatto che sia amica di Valeriya. La guarda sempre come se volesse…
ucciderla. Ok, forse esagero, ma… non lo so. Guardo Vale senza sapere che
dirle, lo stomaco contratto in una morsa.
«A
te com’è andata?» mi chiede lei e io mi limito ad annuire. Rimaniamo in
silenzio per un po’, finché lei mi guarda con un’espressione di scuse. Per cosa
dovrebbe scusarsi?
«Perdonami,
Kai, ma devo farlo… ci ho pensato e ripensato, e non vedo altra soluzione»
Farlo?
Cosa deve fare?? Sento il panico assalirmi mentre lei, dopo avermi dato un
leggero bacio sulla guancia, si allontana verso la zona dov’è seduto Vorkov con
i suoi monaci. La seguo, angosciato più che mai, ma mi fermo a qualche passo di
distanza. Lei avanza con sicurezza verso Vorkov e si inchina.
«Maestro,
oggi vorrei combattere contro Katrina Lestavjosk. Mi concedete il vostro
permesso?»
Perché?
Vorkov
sembra pensare la stessa cosa, ma alla fine annuisce come se la questione non
fosse di grande importanza. Anzi, forse è anche un po’ compiaciuto. Sa bene che
Katrina verrà spazzata via, non ha una sola chance…
Seguo
Valeriya mentre torna indietro verso il punto dove abbiamo lasciato i nostri
amici e non dico niente, anche se vorrei. Lei ha un piano. Lo so. Lo vedo. Lo
sento.
Il
problema è che solitamente i suoi piani solo buoni per gli altri e pessimi per
se stessa.
Quel giorno Valeriya voleva salvare la vita di Katrina,
la vita dell’unica altra ragazza che aveva conosciuto nei suoi brevi undici
anni. E forse ci sarebbe riuscita, se Vorkov avesse avuto anche solo un
briciolo di cuore…
Non
posso credere a quello che i miei occhi stanno vedendo. Valeriya è entrata
nell’arena contro Katrina, che si regge a malapena in piedi, e ha… perso?!
Osservo
senza parole il suo beyblade, il suo Dranzer che nessuno è mai riuscito a far
uscire dallo stadio, giacere inerte sul terreno e sento come se qualcosa si
fosse spezzato. Come se Valeriya fosse diventata, in un certo senso…
vulnerabile. Lei sembra pensare la stessa cosa perché vedo una fitta di dolore
attraversarle il viso, ma si fa forza e si volta verso Vorkov. Il monaco sta
fumando, avendo capito il suo gioco.
«Mi
spiace, ho perso» dice lei, e io mi sento attraversare da terrificanti fitte di
paura. Ti prego fa che non si arrabbi, ti prego… fa che non le faccia del male…
non può farle del male!
Mi
sento piangere dentro, anche se è da ormai un anno che ho imparato a non
mostrare le mie emozioni. Boris sembra angosciato quanto me e Yuri è
semplicemente pietrificato. Vorkov si alza e si dirige verso le due ragazze;
Katrina sembra sul punto di svenire.
«Cosa
hai fatto?!?» urla irato verso Vale, la quale raccoglie il suo beyblade con nonchalance.
Ma io la conosco bene, perché ho passato anni ad osservarla, e posso notare il
leggerissimo tremito che scuote la sua mano mentre compie quel gesto. E so
anche che quel tremito non è paura per se stessa. E’ paura per la sua amica. E’
in questi momenti che capisco che non smetterò mai di amarla. Sarebbe come
chiedermi di smettere di respirare.
«Ho
perso» ripete lei, con voce dura. «Mi dispiace. Non ero concentrata e Katrina è
riuscita a cogliermi di sorpresa»
Vorkov
sbuffa, e la afferra per un braccio. Non ti azzardare a fare del male, brutto…
«Stai
davvero cercando di salvare la tua amica con questa patetica bugia??» le chiede
con tono… viscido, come altro si può descrivere quell’uomo? Valeriya sostiene
stoicamente il suo sguardo e non dice nulla, come a volerlo sfidare a dire che
non è una ragione sufficiente.
«Beh,
devo dire che allora non vedo altra soluzione» conclude Vorkov con lentezza. La
sua voce mi fa drizzare i peli sulle braccia. Katrina sta tremando come una
foglia; sembra così minuscola e indifesa, così piccola, così… giovane, che non
può essere sbagliato difenderla. Valeriya sta cercando di capire in tutti i
modi cosa vuole fare Vorkov, vedo il suo corpo teso nel tentativo di intuire,
di anticiparlo…
«Che
dici, Yuri, tu sei d’accordo con lei?» chiede l’uomo, prendendoci completamente
alla sprovvista. Yuri lo guarda spaesato e poi punta gli occhi su Valeriya,
alla ricerca della risposta. Ma stavolta nemmeno lei ce l’ha. Sembra così
spaventata… forse lei sa dove vanno a finire i bambini scartati. Forse lo so
anch’io, ma non riesco nemmeno a formulare il pensiero.
«Yuri,
combatti contro Katrina» ordina Vorkov, ghignando.
Guardo
il mio amico mentre entra nell’arena e si prepara a lanciare il beyblade.
Katrina sta per svenire da un momento all’altro, lo so, lo vedo. Sposto
nuovamente lo sguardo su Yuri. E in questo preciso istante so che lui non
perderà. So che non la aiuterà. So che ha troppa paura di perdere sua sorella
per poterlo fare. Lo leggo nei suoi occhi. Sento il cuore incastrarmisi in gola
mentre mi ripeto di non piangere. Andrà tutto bene, Vale non permetterà mai che
succeda niente di male, andrà tutto bene…
Fui un codardo, lo so, e non mi pentirò mai abbastanza
per quello che ho fatto. Ma so anche che se potessi tornare indietro, lo farei
di nuovo. La vita di Valeriya è sempre stata la cosa più importante al mondo
per me, fin da quando decisi di rinunciare ai miei sogni ed entrare nel
Monastero per permettere a lei di realizzare i suoi. E’ questo che deve fare un
fratello maggiore: proteggere sua sorella. Sempre. E ad ogni costo.
L’incontro
finisce in un attimo. Il bey di Yuri sbalza via quello di Katrina come fosse un
fuscello e di nuovo un silenzio orripilato cade sulla sala. Non so come faccia
Katrina ad essere ancora in piedi; quando questo incubo sarà finito, e finirà
bene, lo so,
devo ricordarmi di dirle che è davvero coraggiosa. Non gliel’ho mai detto
prima, e invece lo merita. Valeriya guarda Yuri con espressione schifata, ma
lui si limita a chinare il capo e tornare accanto a noi. Boris cerca di gelarlo
con un’occhiata, ma non gli riesce molto bene visto che è talmente bianco che
sembra avere la febbre anche lui. Per la prima volta da quando lo conosco, mi
sento vicino a lui, sento di soffrire per lui.
«Come
vedi, Yuri è d’accordo con me nel pensare che non si deve perdere un incontro
di beyblade di proposito per nessuna ragione al mondo» commenta Vorkov con
estrema soddisfazione. Yuri è sempre stato l’unico di noi a cercare di
compiacere Vorkov almeno un poco, ma sono sicuro che non c’entra niente in
questo caso. Non può.
Valeriya
incrocia le braccia al petto e alza la testa per affrontare il monaco, impavida
come sempre.
«Beh,
io rimango della mia idea. Io penso che la vita di una persona sia più
importante di un incontro d beyblade, e rifarei cento volte quello che ho fatto
oggi!»
Oddio,
quanto la amo.
L’espressione
di Vorkov si incattivisce in un istante e sento i ragazzi attorno a noi
tremare. L’uomo estrae una pistola da sotto la veste e io mi sento morire. Non
può succedere, non può… se le spara giuro che mi lancerò contro di lui e mi
farò uccidere anch’io. Non posso pensare di vivere senza di lei.
Valeriya
è terrorizzata, ma sta cercando in tutti i modi di calmarsi. Se esiste un Dio,
questo è il suo momento per mostrarsi. Intervieni adesso, non far accadere
nulla ai miei amici…
Vorkov
si avvicina al volto di Vale, gli occhi ridotti a due fessure. La mano con la
pistola è abbandonata lungo il suo fianco. Ti prego, non farle del male.
«Se
per te questa ragazzina è più importante del beyblade…»
Un
rumore fortissimo esplode nella stanza, facendo sobbalzare tutti. C’è un solo
istante di confusione, e poi il piccolo corpo di Katrina cade a terra,
lentamente, quasi al rallentatore… i miei sensi registrano l’urlo straziante di
Boris, l’espressione sconvolta di Yuri, lo sguardo pieno d’orrore di Valeriya,
il ghigno di Vorkov, le grida di terrore attorno a me… ma nulla riesce a
toccarmi davvero. Mi sento completamente svuotato e incapace di muovermi, di
agire, di pensare. Boris si lancia sul corpo della sorella ed è presto
imbrattato di sangue, mentre continua a gridare il suo nome. Il corpicino giace
immobile fra le sue braccia, il petto non si muove più a mostrare il respiro
della bambina, e il pallore è sconvolgente, quel pallore dovuto dalla febbre,
quel pallore che adesso non se ne andrà mai più. Bianca come un cadavere.
Perché ormai lei è un cadavere.
L’ho
sempre saputo in fondo, dentro di me, che Dio non esiste.
Waaaaa, è tutto troppo triste!!! ç___ç lo so, lo so che sono cattiva, ma purtroppo
le cose dovevano andare così… in questi ultimi capitoli verranno svelati tutti
i misteri, per cui siate pronti a tutto!!
Grazie in anticipo
se qualcuno vorrà ancora recensire, lo so che i miei ritardi sono
imperdonabili!! T__T
Capitolo 26 *** Ricordi: La Regina delle Nevi - Act One ***
X
Ciao a tutti!!! Wow, un miracoloso
aggiornamento dopo SOLO un mese!!! C’è da svenire xD qualche tempo fa pensavo
di finire questa storia e poi abbandonare il mondo delle fanfiction come
scrittrice, perché sono una ritardataria e non mi piace far aspettare la gente,
ma ieri sera mi sono messa a sistemare le mie storie preferite e seguite e mi
sono ricordata di tutte le fanfiction che avevo ideato e che volevo scrivere,
prima o poi… e quindi ho deciso che lo farò, continuerò a scrivere!!! Dopo
questa – che è la prima ficcy che ho scritto, e quindi anche la più importante
– intendo proseguire quella su Inuyasha per bene e poi devo assolutamente
scriverne una su Harry Potter, forse un’altra su Naruto e una su Bleach (anche
se per quella sto ancora aspettando l’idea giusta!). E poi ho in mente una
storia originale che spero possa un giorno diventare un romanzo, e che
pubblicherò prima qui per vedere se riscuote successo! Nel frattempo ho
iniziato a postare una raccolta (e vorrei pubblicare anche questa) composta da
tutte descrizioni dei vari stati d’animo e emozioni. Sono tutti frammenti che
ho scritto mentre provavo quelle emozioni, quindi spero siano sufficientemente
realistici!
Comunque bando alle ciance, eccovi qui il
nuovo capitolo! Avviso che ne mancano solo altri 2 dopo questo e poi la storia
sarà conclusa! Ma non disperate… ho in mente (in un giorno lontano xD) di fare
un seguito ambientato in Beyblade V-Force e uno in GRevolution!
Ultimissima cosa: il titolo del capitolo
sembra non entrarci nulla, ma in realtà ha un senso, solo che si capirà nel
prossimo capitolo! xD ha tutto un senso, non temete u.u
Capitolo XXVI –Ricordi: La Regina delle Nevi – Act One
Quando l’orrore di ciò che era
appena avvenuto raggiunse il cervello di mia sorella lei lanciò un grido
disumano e qualcosa fuoriuscì dal suo
petto: per un attimo ci fu una luce bianca abbagliante in cui mi sembrò di
intravedere un muso affilato e un paio di occhi di ghiaccio, ma poi la luce
sparì all’improvviso come era arrivata e con essa sparì anche Valeriya, come
fosse stata inghiottita da un buco nero. Vorkov, dopo lo shock iniziale, iniziò
a tremare di rabbia e gridò ai suoi monaci di setacciare il castello, gettare
il corpo di Katrina in una fossa e portare tutti i ragazzini nelle loro stanze.
Solo allora ci accorgemmo che, assieme a Valeriya, era anche sparito il corpo
della sua migliore amica.
Sono passati cinque mesi da
quando Lei se n’è andata. Mesi. Abbiamo fatto un patto di non pronunciare più
né il suo nome né quello della sorella di Boris, anche se dubito che Boris sia
più in grado di rendersi conto di quello che ha attorno. E’ in una sorta di
trance per tutto il tempo, mangia e si allena come un automa e non gli abbiamo
sentito pronunciare una sola parola fin da quel giorno. Beh, almeno fino ad una
settimana fa, quando l’ho visto stringere a sé una delle Sue magliette – le sue
cose sono ovviamente rimaste tutte qua – e, preso dalla gelosia, gliel’ho
strappata di mano. Lui mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha detto: «Non
penserai di essere l’unico ad aver capito quanto sia speciale…» e se n’è
andato. Da allora non mi guarda nemmeno più, ma so che sotto la maglietta porta
una delle pochissime collanine di Lei, quella che ha come ciondolo due ali
piumate d’argento, accanto alla piccola croce dorata che gli ha regalato la
sorella un anno fa. Gliel’ho lasciata tenere, perché dopo quell’episodio non
riesco più a sentirmi geloso nei suoi confronti. Mi sembra solo di essere
accomunati dallo stesso dolore, e che sia giusto così. D’altronde anch’io porto
sempre con me qualcosa di Lei: la sua sciarpa bianca. E’ ancora impregnata del
suo profumo e ogni tanto, se chiudo gli occhi, posso fingere che Lei sia qui.
E’ incredibile come sia
riuscita a riempire le nostre esistenze, ad infilarsi sotto la nostra pelle
come una sorta di dolce droga semplicemente essendo sempre presente,
ascoltandoci, spronandoci a dare il meglio di noi e a non arrenderci mai. Io
ricordo ogni singola parola che Lei mi ha detto, ed è per questo che mi sto
allenando come mai ho fatto prima d’ora. Ho persino superato Yuri, che è in uno
stato catatonico quasi pari a quello di Boris. So che è divorato dai sensi di
colpa, ma io riesco a capirlo: Lei è sempre stata più importante di tutto il
resto per lui, come anche per me. Solo che io ho più fiducia in Lei di quanta
non ne abbia Yuri, che è sempre preoccupato di doverla proteggere. Io avrei
seguito le sue orme, perdendo volontariamente contro Katrina, e al diavolo le
conseguenze. Lei è perfettamente in grado di cavarsela da sola. Lo è sempre
stata. Molto, molto più di noi, che brancoliamo nel buio e nell’incertezza
adesso che la sua presenza forte se n’è andata. E io non ce l’ho con Yuri, ma
una piccola parte di me non riesce a smettere di chiedersi come sarebbe andata
se invece di Yuri Vorkov avesse scelto me. E mi sto impegnando come mai in vita
mia perché la prossima volta, la prossima volta Vorkov sceglierà me, e allora conoscerò
la risposta.
Eravamo tutti invecchiati in un
modo che non credevo possibile. Soprattutto Kai, che sembrava voler diventare
il nostro nuovo punto di forza, pur con la sua corazza e la sua scontrosità. Io
mi limitavo ad osservare: osservavo tutto quello che accadeva intorno a me e lo
registravo in una parte della mia mente, pensando, elaborando, cercando di capire.
Stavo studiando la struttura del Monastero, i turni delle guardie, le
telecamere. Volevo scappare. Volevo ritrovare mia sorella e vivere una vita
felice con lei, Kai e Boris. La mia abilità con il beyblade calò bruscamente e
Vorkov, più furioso che mai di star perdendo tutti i suoi migliori blader, mi
punì varie volte, chiudendomi in cella e lasciandomi senza cibo.
Ma io pensavo. Il mio corpo non
era più importante, solo la mia mente lavorava, lavorava senza sosta per
trovare una soluzione. Fu così che mi accorsi che Vorkov stava tramando
qualcosa, stava creando qualcosa di proibito e oscuro nel suo laboratorio
segreto. Qualcosa che avrebbe rovinato ancora di più la nostra vita, ma questo
allora non potevo saperlo. Mi sembrava impossibile che la nostra vita potesse
peggiorare.
Abbiamo conosciuto due nuovi bladers del Monastero perché
Vorkov ci sta facendo allenare in squadre: si chiamano Sergej e Ivan, il primo
è biondo ed enorme e il secondo di enorme ha solo il suo naso, perché di
altezza mi arriva a malapena alla spalla. Sergej è freddo e un po’ maligno a
volte, ma in generale non è male, ha una mente molto acuta e una resistenza
incredibile. Ivan invece è semplicemente insopportabile, sono sicuro che se mi
lasciassero in stanza con lui anche solo per trenta secondi potrei ucciderlo
senza il minimo problema. E’ borioso, arrogante, acido, subdolo e crudele.
Soprattutto crudele. E’ questo che lo rende un avversario pericolosissimo nel
beyblade, sembra sempre che combatta per fare del male.
Comunque l’altro giorno sono riuscito a sconfiggerlo ed era livido,
letteralmente. Temo che dovrò aspettarmi qualche tipo di vendetta, ma non mi fa
paura.
Entro in silenzio nella stanza che condivido con Yuri e
Boris, trovandola vuota. Oggi è il mio compleanno e stamattina Yuri ha avuto
uno svenimento di quelli brutti, è rimasto incosciente per ore e ci ha fatto
preoccupare da morire. Davvero un bel regalo! Adesso è in infermeria e Boris mi
ha detto che fortunatamente sta molto meglio. Sto per gettarmi sul letto quando
qualcosa che non avevo notato prima mi paralizza sul posto: sul mio letto c’è
una piccola scatola bianca con un biglietto sopra. Mi ci siedo accanto e prendo
il biglietto con mani tremanti – in qualche modo so,
so che è Suo – e lo apro, trovando una calligrafia morbida e lunga che conosco
molto bene. Leggo le poche righe e sento il cuore salirmi in gola; lotto per
qualche secondo con le lacrime, cercando di distrarmi aprendo la scatoletta, ma
quando il suo contenuto cade sul letto non ce la faccio più, e grosse gocce
d’acqua iniziano a cadere sul lenzuolo come pioggia, ormai inarrestabili.
Buon
Compleanno, Kai.
Presto
verrò a prenderti.
Valeriya
Dentro c’era Dranzer.
Kai ci mostrò Dranzer in gran
segreto, dicendo con non l’avrebbe usato davanti a Vorkov perché temeva che
gliel’avrebbe rubato – e sapevamo che aveva ragione – ma che avrebbe avuto
bisogno del nostro aiuto per potercisi allenare di nascosto. Io e Boris lo
aiutammo volentieri, entrambi sapevamo che se c’era una possibilità di fuggire
da quel Monastero era collegata all’enorme potere nascosto dentro quel
beyblade. Kai ci mise due mesi di allenamenti così intensi che mi sentivo
stanco solo a guardarlo per riuscire ad evocare la creatura all’interno del
beyblade, ma alla fine ce la fece. L’Aquila Rossa.
Era semplicemente la cosa più
bella che avessi mai visto.
Vorkov mi ha fatto chiamare ed io non so perché. Questa
cosa mi angoscia un po’, ma so che non ci sono telecamere dentro i dormitori,
Yuri me l’ha assicurato, e nessuno conosce questo posto come Yuri. Quindi
Vorkov non può essere venuto a sapere di Dranzer, a meno che non gliel’abbiano
detto Yuri o Boris, e so che questo è impossibile. Non sarò un maestro a
mostrare le mie emozioni, ma so riconoscere quali persone sono degne di fiducia
e quali no. Ivan, ad esempio, non lo è, penso entrando nella stanza di Vorkov e
trovando il ragazzino in piedi accanto a lui. Sapevo che la sua vendetta
sarebbe arrivata, ma me ne ero completamente scordato, tutto preso da Dranzer.
Cosa avrà escogitato quel piccolo verme?
«Kai, vieni avanti, non temere» mi chiama la voce del
Monaco, e io avanzo lentamente, sul viso un’espressione di totale indifferenza.
Ivan sorride. Se solo Vorkov potesse alzarsi e andarsene per trenta secondi –
non chiedo di più – gli farei sparire quel sorriso dalla faccia per il resto
della vita. Della sua breve vita.
«Kai, ti ho chiamato perché ho deciso di conferirti un
grande onore» continua il Monaco, e io rimango immobile. Vorrei sbuffare. Un
onore, come no. Dopo anni nel Monastero li conosco molto bene i suoi “onori” e
non ne voglio neanche mezzo. Il sorriso di Ivan si fa ancora più ampio. Vedrai
cosa ti succederà non appena usciremo da qui.
Vorkov mi porta in laboratorio, congedando Ivan, a cui riservo
una delle mie migliori occhiate gelide e minacciose che, per qualche motivo, fa
allargare ancora di più il suo ghigno. Inizio a non essere più così sicuro di
me stesso: Ivan è un vigliacco subdolo, non starebbe ghignando se non fosse
certo di non rischiare nulla. Ma è anche uno stupido e molto probabilmente mi
sta sottovalutando. Vorkov si ferma davanti ad una teca in cui è custodito un
beyblade e io per un attimo trattengo rumorosamente il fiato. Il Monaco sorride
nel suo modo che fa accapponare la pelle.
«Lo trovi familiare, non è vero Kai? Lascia che ti
presenti la mia ultima creazione, che ho deciso di affidarti dopo aver visto i
tuoi incredibili miglioramenti negli ultimi mesi»
Sento la nausea assalirmi alla vista di quell’orrore,
quella copia nera e malvagia che sembra guardarmi con occhi famelici. Sfioro la
mia tasca con la mano per farmi forza, sentendo la presenza rassicurante di
Valeriya accanto a me. E’ arrivato il momento della risposta: Vorkov ha scelto
me invece di Yuri.
«Sono sicuro che sarai in grado di domarlo, Kai. Ti presento
Blackdranzer»
Kai non poteva immaginare che
non sarebbe più tornato da lì.
Altra tristezza e angoscia a
palate, lo so!!! Ma non è colpa mia!! Cioè… forse sì, ma non pensiamoci! Sono
quisquilie! u.u comunque vi avviso che il prossimo capitolo è l’ultimo dei
ricordi e non saranno più Kai e Yuri a raccontare, ma Yuri e Boris, perché Kai
viene (come ben sapete) buttato fuori dal Monastero dopo aver perso tutti i suoi
ricordi! Comunque mentre scrivevo questo capitolo ho deciso, a storia conclusa,
di scrivere uno spin-off per raccontare cosa è successo a Valeriya in questi
mesi in cui è stata lontana dal Monastero!
Per quelli di voi che se lo
stanno chiedendo, sì, Valeriya e Kai non si incontreranno più fino ai mondiali
di beyblade. Lo so che è triste, anche perché lei lo manca di pochissimi
giorni, come vedrete nel prossimo capitolo, ma se Valeriya fosse arrivata in
tempo le cose non sarebbero andate così… esigenze di trama! u.u
Per quei pochi che continuano a
seguirmi fatemi sapere cosa ne pensate!!
Qui ci sono le risposte alle
ultime recensioni:
Atisuto_chan: grazie di tutto, per la recensione, i
complimenti e gli auguri! Visto che stavolta non vi ho fatto aspettare tanto??
Vorkov nella mia fanfiction è davvero un essere super spregevole, ma direi che
lo era anche nell’anime, insomma, uno che sfrutta dei bambini per diventare
ricco e potente!! Invece leggendo fanfiction ho rivalutato molto il personaggio
di Boris, che quando l’avevo visto per la prima volta sul cartone volevo
semplicemente uccidere! >_< fammi sapere se ti è piaciuto anche questo
chappy! Un bacione!
Aphrodite: ebbene sì, sono viva u.u e ci avviciniamo
inesorabilmente alla fine! E qui si è scoperto come Kai ha ricevuto Dranzer,
mentre ho modificato un po’ la storia di Blackdranzer perché com’era
nell’originale non poteva funzionare! Il prossimo capitolo comunque sarà ancora
più terribile e sconvolgente di questi, perché racconta di come le cose si sono
“sfasciate” del tutto… quindi prepara i fazzoletti!! Ma il finale sarà
soddisfacente (almeno spero!), quindi non temere u.u un bacio, aspetto il tuo
parere anche su questo!^^
Sybelle: ciao! Sono “felice” di averti sconvolta,
anche se un pochino mi sento pure in colpa xD in realtà la morte di Katrina era
decisa fin dall’inizio, ma l’ho pensata e ripensata un sacco di volte perché
non mi soddisfaceva mai, e alla fine lo scorso capitolo si è scritto
praticamente da solo… ed è venuto fuori molto più triste e angosciante di tutte
le altre possibili morti che avevo pensato! ç_ç preparati perché il prossimo
capitolo (l’ultimo dei ricordi), sarà un’altra bella botta visto che, come
tutti ormai sapete, le cose non finiscono proprio bene… anche se alcuni misteri
devono ancora essere svelati! Aspetto il tuo parere su questo chappy, intanto,
un bacio!
Capitolo 27 *** Ricordi: La Regina delle Nevi - Act Two ***
X
Ciao a tutti!! Visto che velocità? ;)
Volevo avvisarvi che ho revisionato tutta la
storia, adesso è scritta meglio e ho tolto alcune parti superflue e non utili
ai fini della trama! E credendo che rileggendola adesso sarebbe tutto più
chiaro! Per cui consiglio a chi a tempo e voglia di andarla a rileggere tutta
per avere ogni cosa chiara! Ho revisionato fino al capitolo 22, perché gli
ultimi quattro cap sui ricordi non avevano bisogno di modifiche!
Vi ricordo che in questo capitolo non ci sarà
più Kai a raccontare in quanto al momento è incosciente in mezzo alla neve, e
al suo posto avremo invece Boris! Quindi le parti in rosso sono come sempre
raccontate da Yuri, mentre le parti viola rappresenteranno Boris!
Questo sarebbe dovuto essere il penultimo
capitolo ma come al solito mi sono dilungata troppo e ho deciso di spezzarlo in
due capitoli, quindi il prossimo sarà l’ultimo sui ricordi! Poi ce ne sarà un
altro con la finale del campionato e le ultime spiegazioni e poi l’epilogo!
Così facciamo 30, che è numero tondo, e non se ne parla più u.u
Buona lettura!^^
Capitolo XXVII –Ricordi: La Regina delle Nevi – Act Two
Non raccontai mai a Kai delle urla che mi rivolse Boris
la notte della morte di Katrina. Forse perché in fondo al cuore sentivo di
meritarle; forse perché in fondo al cuore sapevo di essere stato sempre un
vigliacco capace solo di preoccuparsi per la sua sorellina molto più forte di
lui. Ma quella conversazione lacerante con Boris rimase per sempre impressa a
fuoco nella mia memoria, come se il dolore l’avesse incisa sulle pareti del mio
cranio.
«Boris…»
«Stammi lontano!!!»
«Io…»
«Stai zitto, bastardo!!! È
solo colpa tua!!! Ti detesto!!»
«Ti prego, ascoltami…»
«Non voglio ascoltare
niente!!! Tu per me devi solo morire, muori!!!»
«Boris…»
«E’ colpa tua!!!! E’ tutta
colpa tua!!!! Mia sorella è morta!!!! E’ morta!!!»
«Mi dispiace…»
«E chi se ne frega!!! Dovevi morire tu, non lei!!!! Bastardo!!!!
Katrina non c’è più!!!! Che senso ha ora per me continuare a vivere???»
«Non dire così…»
«Fai un favore al mondo e vatti
a gettare da un dirupo!!!! Abbiamo sofferto tutti solo per colpa tua!!! Hai
distrutto tutto quello che avevamo costruito in questi anni!!!! Non farti vedere
mai più!!!»
«Boris, ti prego…»
«E’ inutile che preghi!!!!
Vattene!!!! Non voglio vederti mai più!!!! Per me sei morto!!!!»
«N-no…»
«Tu per me non esisti!!!!
Anzi, sarebbe stato meglio se non fossi mai esistito!!!!»
Scuoto
violentemente la testa per scacciare il ricordo di quella notte e mi alzo per
prendere un bicchiere d’acqua. Non è un ricordo di cui vado molto fiero e un
giorno dovrò porgere le mie scuse a Yuri, ma al momento la ferita della morte
di Katrina è ancora troppo fresca per poter pensare di perdonarlo. In realtà la
mia mente l’ha già perdonato, perché so bene che io al suo posto avrei fatto lo
stesso per mia sorella – lo capisco – ma il mio cuore non può accettarlo. Probabilmente
non lo accetterà mai.
Torno
con il bicchiere d’acqua e lo porgo a Yuri, che lo afferra con mani tremanti e
se lo porta alle labbra secche. Dopo quella sera non ci siamo rivolti la parola
per una settimana, ma alla fine un po’ per abitudine, un po’ perché qui al Monastero
non abbiamo nessun altro, abbiamo ripreso a parlare. A Yuri non fa bene stare
qui, la sua salute è precaria e ormai peggiora di giorno in giorno. Dovrebbe
andare in un ospedale dove possano curarlo per bene e, soprattutto, dovrebbe
riposare. Ah! Come se a Vorkov importasse qualcosa della nostra salute.
Io
ho giurato a me stesso che un giorno lo ucciderò. Non so ancora bene quando né come,
ma so che lo farò e non mi importerà delle conseguenze, non mi importerà perché
dopo la morte di Katrina ho deciso che non appena il corpo di quell’uomo
giacerà inerte ai miei piedi, ucciderò anche me stesso. Ci sto provando,
davvero, ma sento che una vita senza Katrina e senza Valeriya è completamente
vuota e inutile. Quindi perché perdere tempo? Preferisco raggiungere mia
sorella il prima possibile.
Quel giorno, dopo aver buttato Kai fuori dal Monastero,
Vorkov venne a prendere me. Io ancora non sapevo cos’era successo e lo seguii
docilmente, accompagnato da Boris che sembrava abbastanza preoccupato per le
mie condizioni da non volermi lasciare solo. Povero Boris… quanto sarebbe stato
meglio per lui se fosse stato davvero crudele e insensibile come avrebbe voluto
essere. Se solo non avesse avuto pietà di un ragazzo mingherlino e smunto con
la pelle troppo pallida, forse non avrebbe sofferto per due anni. Forse sarebbe
potuto essere libero.
Vorkov
ci ha portati in laboratorio e io improvvisamente non voglio sapere il perché.
Voglio solo poter tornare nella mia stanza, chiudere gli occhi e fingere che
questi orribili sette mesi non siano mai passati. Dio, sono già sette mesi… e
io riesco ancora a sentire lo sparo rimbombarmi nelle orecchie come fosse stato
un minuto fa. Temo che questo dolore non se ne andrà mai.
Vorkov
ci racconta di Kai, di come abbia cercato di rubare un beyblade molto potente
costruito da lui e per questo sia stato cacciato dal Monastero. Sono tutte
balle, sia io che Yuri lo sappiamo perfettamente. La cosa che mi irrita è non
capire il perché di questa bugia: avrà ucciso anche lui e sta cercando di
crearsi un alibi? Sento una morsa stringermi lo stomaco. Dopotutto mi sono
affezionato a quel ragazzino e spero davvero che in qualche modo se la sia
cavata. Che sia al sicuro. E che possa vivere anche per noi.
Dopo
ci sono una serie di ciance su come Yuri sia sempre stato il blader migliore di
tutti – “dopo Valeriya” aleggia nell’aria, ma lui non lo dice: Vorkov non
pronuncia mai il Suo nome – e di come la sua salute cagionevole gli stia
precludendo un grandioso futuro da campione. Poi dice di aver trovato una
soluzione per renderlo più forte. Yuri, appoggiato al mio braccio, trema
impercettibilmente, ma abbastanza perché la vibrazione riverberi lungo tutta la
mia pelle e mi faccia improvvisamente rendere conto del pericolo. E’ un attimo
e le parole mi sgorgano di bocca prima di pensare, prima di capire quello che
sto facendo, perché in questo momento Yuri è così fragile e sperduto – proprio
com’era mia sorella quel giorno – che non posso fare a meno di difenderlo.
Katrina è morta, Valeriya è fuggita e Kai è stato cacciato, sempre ammesso che
non sia morto anche lui… Yuri ha solo me e, per quanto io possa considerarlo
responsabile per la morte di mia sorella, un legame di amicizia nato tra le pietre
dure e fredde di questo Monastero non è così facile da spezzare. E’ un attimo e
negli occhi di Vorkov lampeggia una rabbia cieca.
E’
un attimo e le guardie mi stanno portando via mentre grido tutto il mio rancore
e la mia impotenza, è un attimo e gli occhioni azzurri, limpidi e spaventati di
Yuri spariscono dalla mia vista, inghiottiti dal buio.
I miei ricordi di quella notte sono sfocati: immagini e
suoni frammentati, senza un preciso senso logico. Ricordo solo il dolore,
quello sì, e la paura, e la sensazione di essere in trappola, di esserci sempre
stato. Il macchinario inventato da Vorkov era semplice: agiva sulla memoria del
soggetto, cancellando i ricordi che sviluppavano certi sentimenti e facendo in
modo che quella persona non potesse più provare certe emozioni, perché non c’era
più nulla che potesse innescarle. Il difetto principale di quella macchina era
sempre stata la durata; le persone sottoposte a quel trattamente ricominciavano
a provare certi sentimenti quando entravano in contatto con altre persone,
soprattutto se entravano in contatto con persone che avevano avuto un ruolo
importante nella loro vita. Fu per questo che quando mi svegliai e mi trovai
davanti Valeriya intenta a sfidare Vorkov, non potei impedire alle lacrime di
rigarmi il volto.
Mi
raggomitolo sulle fredde pietre del pavimento della prigione nel tentativo di
offrire meno carne possibile al gelo tagliente che si spinge crudelmente
attraverso le fessure del muro e mi fa tremare. Sono patetico.
Ho
sempre saputo che un giorno la rabbia e l’impulsività sarebbero stati la mia
rovina. Apro gli occhi solo quando sento un rumore non familiare: dei mattoni
che vengono spostati. Alzo appena la testa dal mio angolo e mi guardo intorno;
possibile che l’abbia solo sognato? Resto in silenzio, in attesa. Dopo pochi
secondi vedo sbucare una testa arruffata dal muro davanti a me, seguita da un
corpo minuto e scattante. Due occhi azzurri come il cielo si posano su di me e
io mi sento improvvisamente felice, sollevato, al sicuro.
E’
Valeriya.
Si
avvicina a me con circospezione e io mi alzo immediatamente per raggiungere le
sbarre e poterle sfiorare una guancia.
«Sapevo
che saresti tornata» le sussurro e lei annuisce. Ha qualcosa di diverso da come
la ricordavo: sembra, se possibile, ancora più determinata e forte di prima.
«Sono
venuta a prendervi tutti»
Sento
il mio cuore perdere un battito. Come farò a dirle di Kai? E Yuri… forse per
salvare Yuri siamo ancora in tempo!
«Kai
non c’è più» mormorò, sentendomi un mostro quando leggo l’angoscia e il dolore
nei suoi occhi.
«E’…»
«No»
affermo con sicurezza. No, Kai non è morto. Lo sento. «No, sta bene, però
Vorkov l’ha cacciato dal Monastero»
Lei
si morde un labbro e sembra combattuta, ma alla fine sospira e china la testa.
«Forse
è meglio così… almeno siamo sicuri che lui ce l’ha fatta. E’ fuori e sta bene»
Deglutisco.
E poi mi guarda di nuovo negli occhi e so che continuerò a ripeterle questa
bugia in eterno, anche se dovessi finire per alimentare una speranza destinata
a morire. Sappiamo entrambi che il mondo è troppo grande, che non si rivedranno
mai più, aa se io continuerò a ripeterle che lui sta bene, lei potrà andare
avanti. Sarò ben felice di compiere questo piccolo sforzo per lei.
«Sì,
sta bene» ripeto, sorridendo in un modo che spero sia rassicurante. Lei ricambia
con un sorriso tremolante che dura per poco più di tre secondi, ma è già
qualcosa.
«Invece
Yuri è in pericolo» le dico e vedo subito la determinazione farsi strada in
lei.
«Dimmi
tutto» mi risponde, estraendo dalla tasca un oggetto affilato di un bianco
accecante.
«Cos’è
quello?» le chiedo invece io, indicando il nuovo beyblade che tiene in mano.
Lei sorride.
«Beh,
in questi mesi sono successe un sacco di cose, più tardi ti racconterò con
calma… ricordi il soprannome scherzoso che Yuri e Kai mi avevano dato, preso da
quella fiaba? Adesso mi faccio chiamare da tutti così: la Regina delle Nevi»
Nonostante
tutto, non riesco a trattenere un sorriso. «Mmh, direi che con questo beyblade
ti si addice ancora di più»
Lei
ricambia il sorriso e stavolta nei suoi occhi c’è un’ombra di divertimento e
soddisfazione.
«Oh,
non sai quanto»
Valeriya e Boris lottarono con tutte le loro forze contro
Vorkov e i suoi monaci e forse avrebbero anche potuto farcela se solo fossero
arrivati un’ora prima. Ma ormai la mia “mutazione” era completa e Vorkov mi
scagliò contro di loro senza pietà, mettendomi in mano Blackdranzer e
ordinandomi di ucciderli. Io combattei nonostante le lacrime che mi offuscavano
la vista e in quel momento Valeriya ebbe il suo unico momento di debolezza. Un
solo momento di debolezza, che le costò due anni d’inferno.
Non riuscì a combattere contro il suo patetico, debole e
incapace fratello maggiore.
Nuo ç_ç come avete visto si
capisce il perché questi due capitoli siano nominati “la regina delle nevi”: si
svolgono durante il periodo della vita di Valeriya in cui questo era il suo
nome a tutti gli effetti! Non credo ci sia nien’altro da dire, scrivere le
parti di Boris è stato straziante, l’ho davvero massacrato in questa storia! E
sono ancora indecisa su un piccolo dettaglio del finale… penso di farvi un
bello scherzetto! Ma vedremo, vedremo u.u
Per ora vi saluto tutti e non
temete: il prossimo capitolo è già in fase di scrittura ;)
Eccomi qui!! Sono riuscita ad aggiornare
nuovamente in tempi umani!!
Un paio di appunti e poi vi lascio al
capitolo: stavolta il punto di vista cambia nuovamente, avremo Boris (in viola)
e Valeriya (in azzurro) a raccontarci cosa succede!! Mentre il punto di vista
di Boris sarà sempre al presente, la parte di Valeriya sarà lei che racconta
queste vicende ai Bladebreakers! Come avevo già detto questo è l’ultimo
capitolo dei ricordi, il prossimo è l’ultimo e poi avremo l’epilogo! Buona
lettura!
Capitolo XXVIII –Ricordi: Katrina Lestavjosk
So
che ricorderò questo scontro per il resto della mia vita: Artic, il bey di
Yuri, è stato spazzato via come un fuscello da Valeriya, ancor prima che il suo
proprietario potesse iniziare davvero a fare sul serio. Yuri non sa quello che
sta facendo, non è in sé. Vale lo sa, ma sa anche che se non sconfigge Vorkov
non potrà fare nulla per suo fratello. Tutto questo dolore ormai sembra essersi
insediato nei nostri cuori così in fondo che mi chiedo se riusciremo mai a
liberarcene.
Vorkov
ovviamente non si è arreso quando Artic è stato disintegrato
e ha dato a Yuri un bey nero che non conosco; Yuri lo lancia, gridando…
«Vai,
Blackdranzer!!! Vieni a me Aquila Nera!!»
…questo
non è possibile…
«Come ormai sapete Dranzer era il mio beyblade e l’unico
con un bit power al suo interno, almeno fino a quel momento. Il fatto che
Vorkov fosse riuscito a ricreare in laboratorio una di quelle creature magiche
dimostrava che non si sarebbe fermato davanti a nulla pur di ottenere il
potere. Fu il combattimento più difficile della mia vita: mio fratello piangeva
disperatamente mentre la sua volontà era imprigionata dentro quel corpo che non
gli obbediva più e vedere l’ombra della mia meravigliosa Aquila Rossa in quella
creatura deformata e crudele era insopportabile. Lo confesso, non ci riuscii.
Non riuscii a sconfiggerlo, a fargli del male, e non riuscii ad affrontare la
gemella malvagia della mia Aquila. Vedete, il mio è un beyblade particolare: la
sua potenza rispecchia la mia forza di volontà. In quel momento la mia volontà
venne meno e il mio Avalanche cadde immobile al suolo»
Questo
è… un incubo, non c’è altra spiegazione. Valeriya non ha mai perso contro
Yuri!! Lei è la blader più forte di questo Monastero, forse del mondo intero!!
La guardo terrorizzato e la vedo tremare: le braccia strette attorno al corpo
come per ripararsi, il capo chino… non l’ho mai vista così. Ma è un essere
umano anche lei… l’abbiamo sempre sopravvalutata. Pensavamo che per lei nulla
fosse impossibile, ma Yuri è e rimarrà per sempre suo fratello, qualunque cosa
accada. Il fratello che si è offerto volontario per il Monastero pur di
permetterle di avere una vita. Il fratello che è sempre stato al suo fianco…
Oh,
Katrina, come posso vivere senza di te? Come può un legame così forte essere
troncato in modo così improvviso? Io non sono forte abbastanza… nessuno lo è.
Neanche Valeriya.
Sposto
lo sguardo di scatto nel sentire un urlo di dolore: Yuri si tiene la testa come
se stesse per esplodergli e grida, grida, grida…
«Smettila!!»
strilla Vale verso Vorkov. «Ha vinto, non ti basta?? Che cosa gli stai facendo,
mostro?!»
Vorrei
fermarla, davvero, ma il mio corpo non mi risponde più: la guardo lanciarsi
verso Vorkov e graffiargli il volto, ma subito un gruppo di monaci si avventa
su di lei e la immobilizza. Entrambi guardiamo impotenti Yuri che si dimena in
preda all’agonia, finché la luce nera non lo avvolge.
«Blackdranzer è un beyblade maledetto perché contiene una
creatura innaturale. E’ un beyblade che sconvolge l’ordine delle cose nel
mondo: per questo chiunque lo impugna è destinato a perdere la cosa più
preziosa che possiede. Sia nel caso di Kai che di Yuri, furono i loro ricordi.
L’unica cosa che Vorkov non era ancora riuscito a portargli via»
Vorkov
si tocca furioso il viso, dove dai tre sottili graffi è iniziato a colare un
rivolo di sangue. Finalmente il mio corpo si sblocca e mi getto sui monaci,
combattendo per liberare Valeriya, la figura di Yuri accasciata al suolo
inchiodata nella mia mente nonostante io non lo stia più guardando.
I
monaci sono troppi, lo so, l’abbiamo sempre saputo. Ci immobilizzano entrambi,
stavolta, e vedo Vorkov sogghignare. Non ha gettato neanche uno sguardo al
corpo di Yuri.
«Portate
il ragazzino nella sala delle torture e prendetevi cura di lui… non
preoccupatevi di andarci piano, ormai non mi serve più»
I
monaci mi trascinano via e io sento un brivido di terrore gelido scendermi
lungo la schiena. Valeriya sta urlando il mio nome, ma io non mi volto. Non ho
le forze per farlo.
Forse
la morte è davvero l’unico modo per abbandonare questo posto…
«Vorkov mi fece un lungo discorso su quanto io fossi
preziosa per la sua organizzazione e di come sarei stata ripagata per i miei
servigi, ma ormai non mi importava più di nulla: il mio unico desiderio era
vendicarmi. Finché Vorkov non mi disse che Yuri non era morto, che Kai non era
morto, e che non avrebbe ucciso nemmeno Boris se io mi fossi sottomessa
docilmente al trattamento con le sue macchine per diventare la sua campionessa.
E in quel momento realizzai che c’era un solo modo per sconfiggerlo, un solo
modo per liberare tutti quanti dalle sue grinfie… così accettai»
I
monaci hanno seguito alla lettera gli ordini del loro padrone: non ci sono
andati piano. Mi chiedo se ci sia qualche centimetro del mio corpo che non sta
gridando dal dolore. E sono stati anche veloci, cosa di cui in qualche modo
sono grato. Sento dei passi e la voce di Vorkov che dice qualcosa, ma non
riesco a capire, non mi interessa capire quello che dice. C’è qualcosa per cui
vale la pena lottare, ormai? Perché dovrei cercare di andare avanti? Voglio
solo scivolare nell’oblio…
All’improvviso
sento una mano gentile sulla mia guancia e alzo lo testa. Valeriya è davanti a
me, lo sguardo più determinato che mai. Cosa ha intenzione di fare?
«Boris,
amico mio, ho deciso di sottopormi al trattamento e diventare la blader che
Vorkov desidera. Ti prego, non cercare di farmi cambiare idea»
La
guardo senza parole, ma c’è qualcosa… qualcosa non torna. La sua espressione è
trionfante, come se…
«In
cambio la tua vita e quella di Yuri verranno risparmiate» continua, e io
annuisco. Non può essere solo questo, ne sono sicuro. Lei si china verso il mio
volto e finge di darmi un bacio sulla guancia: so che Vorkov ci sta ascoltando,
in piedi vicino alla porta. Un sussurro impercettibile mi arriva all’orecchio.
«E’
una finta, conosco un modo per eludere il trattamento… dammi corda, fingi di
aver cambiato idea, di voler combattere per lui. Qualunque cosa succeda,
ricorda che ho un piano»
Si
allontana lentamente e io la guardo profondamente negli occhi. Sì, lo farò. E’
questo che le sto dicendo e so che lei l’ha capito. Si alza e, con la regalità
che le è sempre appartenuta, lascia la stanza, seguita dal ghigno soddisfatto
di Vorkov.
E
sorrido anch’io, sapendo che presto quel ghigno verrà cancellato per sempre da
quel volto.
«Prima del trattamento chiesi di poter lasciare un
beyblade a mio fratello, visto che avevo distrutto il suo. Vorkov acconsentì,
ben felice che ad un altro dei suoi blader fosse consegnato il potere di un bit
power. Così lasciai Glacier, il fratello di Avalanche – quello che voi oggi
conoscete come Woolborg – accanto al letto su cui riposava mio fratello. Lui
non fece mai domande sulla provenienza di quel beyblade, convinto che fosse
stato Vorkov a darglielo. Poi tornammo in laboratorio e Vorkov commise un
errore fatale: mi lasciò sola con uno scienziato e cinque monaci, e uscì per
andare ad organizzare i suoi prossimi piani. In fondo la mutazione dura due o
tre, perché sarebbe dovuto rimanere? Quello che non aveva calcolato è che la
Volpe Artica non è un comune bit power: grazie alla sua magia creammo un
illusione per ingannare le telecamere, mentre io uccidevo i monaci. Sì, li ho
uccisi tutti e non me ne sono mai pentita. Vorkov mi ha resa davvero un mostro…
ma era necessario per salvare le persone che amavo. Misi lo scienziato nella
capsula, al mio posto, e feci partire il processo. Nelle due ore successive
progettai il mio piano fino all’ultimo dettaglio insieme alla Volpe e ci
rendemmo conto che io non sarei mai stata brava abbastanza a fingere da poter
ingannare un uomo sospettoso come Vorkov. Shanti, allora – è il nome della
Volpe Artica – mi parlò di un’antica magia che permetteva di separare in due
parti l’anima di una persona, anche se solo una delle due avrebbe potuto avere
un corpo reale. Era molto rischioso per la parte di anima che sarebbe rimasta
sotto forma di spirito, ma Shanti mi disse anche che l’avrei potuta legare è
lei. E’ difficile da spiegare… Shanti prese tutti i sentimenti positivi che
albergavano in me – compassione, gentilezza, pietà – e li estrasse dal mio
corpo, accogliendoli nel suo. In questo modo divenni una persona piena di
rabbia, rancore, odio e divenni la Katrina che avete conosciuto. Conservai però
tutti i miei ricordi e la capacità di ragionare a mente fredda; non dovevo
fingere più di tanto perché era facile lasciarsi prendere dalla rabbia e
apparire spietata come Vorkov mi aveva sempre voluta. Non avevamo calcolato
però che Shanti non era abituata a portare sentimenti umani dentro di sé e
questi la spinsero ad insediarsi nelle prigioni del Monastero per aiutare i
bambini che stavano là. Io le dissi che era troppo pericoloso, Vorkov avrebbe
potuto catturarla e sarebbe stata la fine di tutto: per questo ci hai viste litigare,
Kai. Comunque quando il trattamento finì e lo scienziato ne uscì completamente
privo di ricordi, uccisi anche lui: in questo modo non c’erano testimoni e le
macchine segnalavano che una mutazione era appena stata portata a compimento
con successo. Sulle telecamere trasmettemmo l’immagine di me che uscivo dalla
capsula e uccidevo tutti i presenti in preda alla rabbia. Vorkov si precipitò
immediatamente in laboratorio, ma quando vide quella che credeva ormai la sua blader
più forte, perse immediatamente interesse per le vite di qualche sacrificabile
monaco»
Mi
hanno fatto uscire da quelle prigioni e curato frettolosamente e finalmente
Vorkov mi ha fatto chiamare per fare la conoscenza della “nuova” Valeriya.
Entro con il cuore che batte a mille nello studio di Vorkov e il mio sguardo
viene catturato da una ragazza che non può essere Vale. Sento il terrore avvolgermi
la gola mentre avanzo di qualche passo. Vorkov mi rivolge un ghigno ancor più
soddisfatto di prima e io utilizzo tutte le mie forze per non mostrare alcuna
reazione.
Qualunque cosa succeda, ricorda che ho un piano.
«Ah,
Boris, benvenuto. Posso presentarti…?»
Valeriya
si alza con grazia felina dalla poltrona su cui era adagiata: il suo corpo è
fasciato da uno stretto completo di pelle nera e i capelli sono morbide ali di
corvo che incorniciano un volto che non conosco. Le labbra sono tirate in un
ghigno sadico e gli occhi sono due lame di ghiaccio prive di sentimenti.
Rabbrividisco involontariamente e faccio un passo indietro mentre lei si
avvicina.
«Niente
male, eh?» commenta Vorkov, compiaciuto. «E vuoi sapere qual è il suo nome?»
Valeriya
allunga una mano verso di me e la sua espressione superba e cattiva si acuisce
ancora di più.
«Molto
piacere di conoscerti, Boris. Il mio nome è Katrina Lestavjosk»
Rimango
paralizzato per un istante, e in quell’attimo un lampo di complicità passa
negli occhi della ragazza davanti a me, che lascia perdere la mano e si china a
sfiorarmi la guancia con le labbra, esattamente come…
Qualunque cosa succeda, ricorda che ho un piano.
«Più tardi spiegai tutto a Boris. Scelsi di usare il nome
di Katrina per ricordare sempre a Boris che il nostro scopo era la vendetta,
che non potevamo lasciarci fermare da nulla perché una ragazza innocente e
buona era morta a causa dell’avidità di un uomo. Cambiammo il cognome di Boris
in Huznestov – Vorkov voleva eliminare qualsiasi cosa che potesse farmi tornare
anche solo un pizzico dei miei ricordi – e Boris si rivelò l’alleato più
prezioso che potessi avere. Vorkov si è pentito presto di avermi voluta
spietata e senza ricordi: in quel modo non aveva più nulla con cui minacciarmi,
non aveva più un briciolo di potere su di me. Presto iniziai a fare come
volevo, potevo ignorare molti dei suoi ordini e comportarmi in modo sfacciato e
aggressivo, finché non decise di utilizzarmi solo come ultima risorsa e si
dedicò all’allenamento dei Demolition Boys. Il beyblade di Boris glielo regalai
io, a insaputa di Vorkov, a cui lui disse di averlo vinto ad un ragazzo per
strada. Vorkov rubò altri due bit power per Sergej e Ivan e presto smise di
interessarsi a me, permettendomi di mandare Shanti alla ricerca di Kai. Quando
finalmente lo trovò e mi disse che aveva perso tutti i ricordi, ma voleva
partecipare al campionato, mi preparai per riceverlo. Sapevo che sarebbe
arrivato fino alla finale e così è stato. Questa è tutta la storia, ragazzi. Ed
ora che sono tornata nuovamente me stessa, è giunto il momento della resa dei
conti»
Credo che questo capitolo si commenti da solo, non trovate? Comunque
ormai direi che è quasi tutto svelato, a parte piccoli dettagli che verranno
chiariti nel prossimo! Spero che la spiegazione non vi abbia deluso… io l’avevo
pensata così quando ho inventato la storia e non volevo né potevo cambiarla,
anche se in alcuni punti è molto surreale… ma d’altronde qua si parla di bit
power e magia, direi che non è un problema! xD