La Regina delle Nevi

di Valery_Ivanov
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il monastero ***
Capitolo 2: *** Sorprese e rivelazioni ***
Capitolo 3: *** Incontri... senza senso ***
Capitolo 4: *** Il quinto bladebreakers ***
Capitolo 5: *** Variabile con tempeste ***
Capitolo 6: *** Dialoghi ***
Capitolo 7: *** Delusioni, riflessioni e... nessuna conclusione! ***
Capitolo 8: *** Sentimenti confusi sul ghiaccio ***
Capitolo 9: *** Poesia su una lapide bianca ***
Capitolo 10: *** «Esisti» ***
Capitolo 11: *** Meno due giorni alla finale! ***
Capitolo 12: *** Proteggila... ***
Capitolo 13: *** Attacco!!! ***
Capitolo 14: *** Avalanche ***
Capitolo 15: *** Avalanche vs. Woolborg ***
Capitolo 16: *** Spiegazioni ***
Capitolo 17: *** Primo round di finale: Kai vs. Sergey – Terzo match ***
Capitolo 18: *** Primo intermezzo: arrivano gli European Dreams! ***
Capitolo 19: *** Secondo round di finale: Takao vs. Boris - primo e secondo match ***
Capitolo 20: *** Secondo round di finale: Takao vs. Boris - Terzo match ***
Capitolo 21: *** Terzo round di finale: Valery vs. Yuri – Primo e secondo match ***
Capitolo 22: *** Terzo round di finale: Valery vs. Yuri – Terzo match ***
Capitolo 23: *** Ricordi: Valeriya Ivanov - Act One ***
Capitolo 24: *** Ricordi: Valeriya Ivanov - Act Two ***
Capitolo 25: *** Ricordi: Valeriya Ivanov - Act Three ***
Capitolo 26: *** Ricordi: La Regina delle Nevi - Act One ***
Capitolo 27: *** Ricordi: La Regina delle Nevi - Act Two ***
Capitolo 28: *** Ricordi: Katrina Lestavjosk ***



Capitolo 1
*** Il monastero ***


CAPITOLO REVISIONATO IL 6/01/12

 

Salve a tutti, questa è la mia prima fanfiction! Ho deciso di revisionarla visto che mancano due capitoli alla fine e vorrei completarla per bene, lasciandola corretta e disponibile per chiunque volesse leggerla in un secondo momento! Ho anche cancellato tutte le note precedenti a inizio e fine capitolo (lasciando però le risposte alle recensioni) perché a rileggerle mi sembravo parecchio idiota… detto questo, buona lettura^^

 

 

 

 

 

Molti di voi conoscono la storia dei Bladebreakers e delle squadre contro cui hanno combattuto e stretto importanti legami d’amicizia; ma la storia che viene raccontata non rispecchia la realtà di quel che è avvenuto. Un particolare è stato tralasciato nel diffondere il racconto, o meglio: una persona particolare. Ed è giusto invece che la storia la comprenda; anche perché, senza di lei, non ci sarebbe stato un seguito. Ma lasciatemi andare con ordine: per conoscerla dobbiamo tornare molto indietro con la nostra storia, esattamente alla finale del primo Torneo Mondiale vinto dai Bladebreakers, quando la squadra vide il Monastero di Vorkov per la prima volta. Quando Kai li tradì. Quando il ragazzo conobbe i cinque ragazzi che componevano i Demolition Boys. Eh, sì, cinque, non quattro. Perché è proprio nella squadra nemica che si trovava questa persona molto speciale…

 

Capitolo I – Il monastero

 

I Bladebreakers varcarono la soglia dell’imponente monastero, guardandosi attorno con stupore. La struttura era immensa, un intricato labirinto di corridoi bui e porte chiuse, con monaci piuttosto inquietanti che sorvegliavano tutto camminando avanti e indietro come soldati.

Il gruppo raggiunse una vastissima sala in cui numerosi ragazzi si stavano allenando con il beyblade. Quando Vorkov entrò, tutte le attività cessarono. Ognuno strinse in mano il proprio bey e si dispose sull’attenti. Takao li guardò attentamente e notò sulle loro facce rabbia, odio, violenza e crudeltà. Stupito, si voltò verso i suoi compagni, a cui non erano certo sfuggite le espressioni ostili degli altri ragazzi. Rei gli si avvicinò lentamente.

«Sembra che ci odino senza averci mai visti» mormorò il cinese.

«Già…»

In quel momento Vorkov, che finora aveva parlato con un ragazzetto della loro età, li chiamò a gran voce affinché si avvicinassero.

«Allora» esordì. «Chi di voi vuole sfidare uno dei miei allievi? Sarà un incontro amichevole, naturalmente»

«Io!» esclamò subito Takao, desideroso di far luce su quello che per lui era un mistero immenso: come poteva qualcuno avere una simile faccia se non faceva altro che giocare a beyblade?

Si misero in posizione. Uno dei monaci si fece avanti per ricoprire il ruolo di arbitro e alzò quindi una mano sopra il Beyblade Stadium.

«Tre, due, uno… pronti… l…»

Improvvisamente la porta si spalancò e una ragazza comparve sulla soglia. A Takao cadde il lanciatore dalle mani e la bocca gli arrivò quasi a terra. Era la ragazza più bella che avesse mai visto. Ma non era solo quello: era in reggiseno e mutandine!!! Per alcuni istanti nulla si mosse. La ragazza sembrava di ghiaccio, ma da qualcosa nell’aria intorno a lei si intuiva chiaramente che era furibonda. Lentamente, con lo sguardo fisso su Vorkov, attraversò la stanza, scostando i ragazzi che si trovava davanti a lei con delle poderose spinte delle braccia. All’inizio tutti si erano bloccati per la sua bellezza, ma la ragazza trasmetteva una tale sensazione di gelo e timore che era quello, ormai, a tenere tutti inchiodati ai propri posti.

Takao continuava a fissarla, ammaliato. Dopo solo pochi istanti già sentiva di adorare tutto di lei; i capelli corvini, così strani per una russa, erano raccolti in ordinati boccoli che le ricadevano dolcemente sulle spalle, con la riga da un lato, in modo che l’occhio destro era quasi invisibile sotto quella matassa nera. Il corpo non poteva, umanamente, essere criticato: spalle larghe, ma non troppo, schiena dritta che le conferiva uno strano portamento regale, gambe lunghe, affusolate e scattanti, fianchi esili e seno ben sviluppato, mani… le mani erano semplicemente stupende, con le dita sottili, le unghie, tenute appositamente corte, pulite e ben limate. Il colore della sua pelle era rosa pallido, ma acceso, non malaticcio come gli altri russi che avevano visto finora.

L’unica cosa che stonava nel suo aspetto, altrimenti perfetto, erano gli occhi. Non perché fossero brutti, no; al contrario, erano due limpide acquemarine dal taglio preciso e le ciglia lunghe. No, davvero, esteriormente erano stupendi. Ma dentro più gelidi del ghiaccio. Non riuscivi a guardarli, ti mettevano soggezione, paura, disagio, e alla fine desideravi solo di non essere l’oggetto del loro sguardo.

La misteriosa ragazza si fermò davanti a Vorkov e piantò le mani sui fianchi, alzando il mento in modo che fossero visibili entrambi gli occhi.

«Vladimir» sibilò a denti stretti. «Sono stufa di questa storia» la sua voce era gelida e sicura; il suo tono basso e rabbioso. «Trova un altro modo di effettuare le tue prove, perché questo sta diventando pericoloso»

Vorkov sorrise impercettibilmente. «Per te?»

«Per i tuoi ragazzi» ribatté lei sempre più fredda, fissandolo negli occhi. «Ne ho dovuti tramortire otto, prima di riuscire a liberarmi»

Il sorriso dell’uomo si allargò ancora di più. «Non vedo il problema. E’ giusto che i deboli vengano puniti, e se sei tu a farlo tanto meglio»

«Ma non bendata» la voce era un sussurro, sembrava quasi uno spiffero di vento gelido entrato da una finestra socchiusa. «Così rischio di ammazzare qualcuno… soprattutto dopo due ore di quella tortura»

 Vorkov non batté ciglio, anche se Kai ebbe l’impressione che stesse ricorrendo a tutto il suo autocontrollo per non indietreggiare. Effettivamente, quella ragazza era molto strana: per essere una terribilmente arrabbiata non stava urlando, né si dimenava come una forsennata, né aveva afferrato Vorkov per il colletto; insomma, non stava facendo niente di ciò che una persona normale avrebbe fatto in preda all’ira. Lei era semplicemente fredda. Immobile, con la voce ridotta ad un sussurro gelido e gli occhi di ghiaccio. Occhi che non mandavano fulmini, non cercavano di incenerire la persona che avevano davanti. Freddi. Impassibili. Come se, anche nella rabbia, tutta quella situazione non li riguardasse. Come se fossero stati certi che chiunque gli si trovava davanti doveva portare loro rispetto, doveva temerli e sottomettersi, perché nessuno poteva tenergli testa.

La ragazza era rimasta in silenzio, dopo quell’ultima frase, ma Kai lesse tutto questo nei suoi occhi e gli sembrò quasi di ascoltare un lunghissimo discorso. E ne rimase colpito. Molto colpito. Perché lui conosceva quegli occhi, troppo uguali a quelli di Vorkov, troppo uguali ai suoi. Gli occhi di chi è solo, di chi vuole farsi rispettare, almeno per dimostrare a se stesso di non avere bisogno degli altri. Una fitta alla testa lo costrinse a interrompere il filo dei suoi pensieri.

Anche Takao stava osservando la ragazza, ma era decisamente più preso dai lineamenti del suo viso freddo e bellissimo, simile ad una statua di marmo. Max era incantato da quei capelli che sembravano possedere una vita propria, da quella gambe alte e slanciate, da quel portamento da regina. Rei, invece, stava fissando Vorkov. Era l’unico dei Bladebreakers che non si era perso in contemplazione di quella ragazza, perché anche il Prof. Kappa la stava fissando con occhi spalancati; Rei aveva lasciato pochi mesi prima Mao, e il suo ricordo era ancora vivo nella sua mente, troppo vivo per lasciarsi distrarre così fortemente da un’altra. L’espressione di Vorkov lo aveva incuriosito alquanto: sorrideva sotto i baffi, come se fosse stato a conoscenza di un segreto importantissimo per la ragazza, ma al tempo stesso sembrava temerla e si vedeva chiaramente che stava facendo uno sforzo immane per non distogliere gli occhi.

Mentre tutti formulavano questi pensieri la situazione non cambiò di un millimetro. Vorkov stava cercando di prendere una decisione, ma era piuttosto difficile con quelle lame di ghiaccio piantate negli occhi. Alla fine, dopo un’estenuante lotta con se stesso, fu costretto ad abbassarli.

«Molto bene. Fai come meglio credi» l’espressione della ragazza non cambiò; rimase una statua immobile in mezzo alla stanza. «Prima, però, ho bisogno della squadra al completo. Il qui presente capitano dei Bladebreakers» e, sorridendo appena, indicò Takao. «Sfiderà uno dei miei allievi in un incontro amichevole di Bey… e la vostra presenza è necessariamente richiesta»

La ragazza annuì impercettibilmente. Poi si voltò, sempre in silenzio e si diresse verso la porta. Sulla soglia, però, si fermò, voltando leggermente la testa verso il monaco. «Tre braccia rotte, cinque rotule fratturate e un trauma cranico… li ho spediti in ospedale. E… solo due hanno superato la prova»

Vorkov assentì impercettibilmente e la ragazza lasciò la sala.

 

Lo scontro si concluse con la vittoria di Takao, che esultò platealmente davanti a tutti, mentre i suoi compagni di squadra lo maledicevano mentalmente. Sembrava stesse andando tutto bene dopo la comparsa della strana ragazza. Lei era tornata qualche minuto dopo, vestita, e con i suoi compagni di squadra, nessuno dei quali aveva aperto bocca per tutta la durata dell’incontro. Non sembravano una squadra molto affiatata, visto che si erano guardati gelidamente e solo di sfuggita; la ragazza aveva ignorato completamente gli altri, sedendosi a terra lontano da loro.

Fin qui, però, il comportamento degli abitanti del monastero poteva anche passare. I problemi cominciarono quando Vorkov fece trascinare via il ragazzo sconfitto da Takao, mentre questi urlava disperatamente aiuto. Tutti i Bladebreakers scattarono in avanti per impedire quella crudeltà, ma i monaci li bloccarono ad un ordine di Vorkov, che li gelò con lo sguardo.

«Le regole qui al monastero sono molto… dure»

I ragazzi rimasero a fissarlo senza parole.

«Venite» li chiamò la voce gelida della ragazza misteriosa. «Vi accompagno all’uscita»

I Bladebreakers la seguirono senza fiatare, finché Kai, arrivati quasi al portone, decise di esporre la domanda che si teneva dentro da quando erano entrati.

«Che cos’è questo posto?» chiese. «E come mai la squadra russa lavora per quel tale di nome Vorkov? Non è un monaco?»

Max gli lanciò uno sguardo perplesso: non erano un po’ troppe parole, per uno come Kai? La ragazza camminava dritta come un fuso, a passo svelto, e rispose con il solito tono dopo alcuni secondi.

«Noi non “lavoriamo” per nessuno… e voi dovreste essere meno impiccioni»

Rei si chiese come faceva a parlare senza mostrare alcuna emozione, né sul viso né nella voce.

«Hai ragione, scusa» ribatté Kai, sarcastico. «E’ normalissimo trovare dentro un monastero centinaia di ragazzini che si allenano a Beyblade e guardano degli estranei come se avessero voglia di saltargli al collo… chissà perché ci siamo insospettiti»

«Non è affar vostro quello che succede qui dentro. Vorkov non è propriamente quello che si dice un uomo indulgente… l’avrete notato, no?»

«Dai, lascia stare Kai… è chiaro che non riusciremo a scoprire niente da lei… anche se devo ammettere che anch’io sono curioso di scoprire cosa c’è dietro tutto questo» intervenne Rei. L’altro scrollò le spalle e rimase in silenzio.

La ragazza sgranò gli occhi per un istante così veloce che Kai pensò di esserselo immaginato.

«Tu… ti chiami Kai?»

«Sì, perché?»

«Niente»

Erano arrivati al portone.

«Vorrei sapere perché ti interess…» la ragazza lo bloccò con un cenno imperioso della mano.

«Lascia stare, non ti dirò di più. Vorrei solo darvi un consiglio: non entrate più nel monastero. Per nessuna ragione. E, soprattutto, non da soli» mentre diceva quest’ultima frase, fissò Kai dritto negli occhi. Il ragazzo si sentì gelare da quello sguardo, ma al tempo stesso una piacevole sensazione di sicurezza invase tutto il suo corpo. I due sentimenti contrastanti sembrarono lottare, ma alla fine il gelo ebbe la meglio e il ragazzo, per la prima volta, fu costretto ad abbassare i suoi duri occhi ametista che avevano piegato tante altre persone. I suoi compagni lo fissarono stupiti, e la ragazza ne approfittò per chiudere il pesante portone.

«Aspetta!» Takao cercò invano di riaprirlo. «Dimmi il tuo nome!»

Da dietro non giunse alcuna risposta.

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Capitolo 2
*** Sorprese e rivelazioni ***


CAPITOLO REVISIONATO IL 6/01/12

 

 

 

Capitolo II – Sorprese e rivelazioni

 

Kai si svegliò bagnato fradicio con la voce del ragazzo del monastero che gli rimbombava ancora nelle orecchie.

«Un brutto sogno?»

Rei lo stava osservando dal letto accanto con sguardo preoccupato. Kai si asciugò il sudore con la manica e scese silenziosamente dal letto.

«Non sono fatti tuoi»

Il cinese fece spallucce e si voltò dall’altro lato, addormentandosi poco dopo. Kai rimase a fissare le tendine che coprivano la finestra e infine, con un colpo secco, le scostò permettendo ad un flebile raggio di luna di entrare nella stanza che condivideva con il compagno cinese. Sospirando, il ragazzo  appoggiò al vetro mani e fronte, cercando di schiarire i suoi pensieri confusi.

Nel sogno il ragazzo lo implorava disperatamente di aiutarlo, dicendo che solo lui poteva farlo. Poi Vorkov gli spuntava all’improvviso alle spalle, chiedendogli di diventare suo allievo al monastero, e allora lui cominciava a scappare, finché non si ritrovava in una stanza completamente buia. Rimaneva lì per parecchi minuti, cercando a tentoni l’uscita, quando all’improvviso due occhi color del ghiaccio si aprivano nel buio e rimanevano a fissarlo per quella che era gli parsa l’eternità, finchè una luce bianca accecante non lo aveva avvolto, facendolo svegliare di botto. Gli occhi erano ancora inchiodati alla sua mente e sembravano divorargli l’anima senza possibilità di fuga.

Kai si trovò nuovamente sudato fradicio al solo ricordo di quell’incubo. Non capiva perché, ma lo aveva immensamente turbato, sentiva come se qualcosa gli stesse sfuggendo, qualcosa di estremamente importante. Scosse la testa.

«Non devo pensarci» sussurrò a se stesso.

Invece rimase tutta la notte davanti alla finestra a cercare una spiegazione.

 

La mattina dopo, quando Rei si svegliò, trovò il suo amico solitario sveglio accanto alla finestra che fissava il cielo con espressione assorta.

«Dormito bene?» chiese il cinese con una leggera punta d’ironia. Poi, dopo pochi secondi di silenzio, scosse la testa e si rispose da solo. «Non sono fatti miei, giusto?»

«Non ho chiuso occhio»

Rei alzò un sopracciglio, stupito. «Da quand’è che rispondi alle domande?»

Kai scrollò le spalle e uscì dalla stanza.

 

Scesero a colazione da soli, in silenzio assoluto; si servirono, sempre senza spiccicare una parola, e sedettero a tavola. Rei cominciò a mangiare, mentre Kai fissava il cibo senza intenzione apparente di toccarlo.

«Non dirmi che stai aspettando gli altri per mangiare!»

Le labbra di Kai si incurvarono in un sorriso derisorio.

«Non credo proprio»

Dopo altri minuti di silenzio, in cui Rei stava pensando a quanto era bello avere per compagno di squadra un asociale pezzo di ghiaccio, il prof. Kappa li raggiunse, salutando entrambi con un “buongiorno” e uno sbadiglio.

«Allora, ragazzi, come va?»

Rei sorrise mormorando un “bene” e Kai lo ignorò completamente. Il prof. si andò a servire e tornò poco dopo, sedendosi accanto a Rei, con cui intavolò ben presto un discorso sulla maestosità di Mosca. Takao e Max li raggiunsero poco dopo e si unirono alla conversazione fra uno sbadiglio e l’altro. Kai si era totalmente estraniato dal resto del gruppo, ma si riscosse immediatamente quando sentì la parola “Monastero”.

«… davvero anormale» stava dicendo Takao. «Insomma, tutti quei blader sarebbero dovuti essere felici, la finale del campionato si svolge nel loro paese e i rappresentanti russi si allenano lì con loro!»

«Concordo con Takao» assentì Max. «Il loro comportamento è stato strano. Sembravano odiarci»

«Io ho visto anche molta tristezza nei loro occhi» intervenne Rei.

«E io…»

«Il punto» esclamò Takao battendo un pugno sul tavolo. «Non è cosa abbiamo visto nei loro occhi, ma perché!» gli altri, Kai escluso, annuirono.

«E quel Vorkov!» riprese Max. «Avete visto come ha trattato i suoi allievi?»

«Già. E quel povero ragazzo che ha perso contro Takao… chissà che fine ha fatto»

«Non ha fatto nessuna fine!» Kai si era alzato di scatto e le parole gli erano uscite di bocca senza neanche volerlo. Anzi, si chiese addirittura quale fosse il loro significato. Sembrava quasi voler convincere se stesso che quel ragazzo stava bene.

«Kai…»

I suoi compagni lo guardavano tutti stupiti. Il ragazzo si voltò per andarsene, ma la voce del prof. Kappa lo trattenne.

«Aspetta Kai! Devo parlare di una cosa importante e ho bisogno che ci siate tutti» il blader lo fissò gelidamente per un attimo, poi si sedette a braccia conserte e aspettò come una statua che il compagno parlasse.

«E-ehm… dunque» il prof. si schiarì la voce e aprì il suo portatile. «Ragazzi, il presidente Daijtenji mi ha fornito alcune informazioni sulla squadra russa… cioè, in realtà lui mi ha dato solo i nomi e io ho eseguito alcune ricerche e… beh, ecco i risultati» il ragazzino spostò il computer in modo che tutti i suoi compagni potessero vederlo. Sullo schermo comparve la figura di uno dei Demolition Boys, quello con i capelli rossi e gli occhi azzurro ghiaccio.

«Yuri Ivanov. E’ il capitano in seconda della squadra, nonché uno dei blader più potenti di tutto il mondo. Il suo bey si chiama Woolborg ed ha una potenza inarrestabile in attacco, velocissimo e molto resistente in difesa. Praticamente, non ha punti deboli. O, se li ha, io non sono riuscito a trovarli»

«Beh, prof» ribatté Takao dandogli una pacca sulla schiena. «Se non li hai trovati tu, vuol dire che non ce ne sono!»

Il ragazzino diventò tutto rosso e sorrise timidamente. Kai sbuffò. A lui interessava solo uno dei membri dei Demolition Boys…

«Proseguiamo. Questo è Boris Huznestov. Il suo bey è Falborg, che gioca principalmente sulla velocità… o almeno credo. Da quanto ho letto i suoi incontri non sono mai durati più di due minuti. Poi c’è Sergey Petrov, decisamente pericoloso a giudicare dalla sua stazza. Ha due anni più di Kai e il suo bey è Seaborg. Pare che abbia qualcosa a che fare con l’acqua, ma non so niente di preciso. E infine abbiamo Ivan Pavlov…»

“Come infine?” Kai rimase perplesso a fissare il suo compagno, senza ascoltare una sola parola di quello che stava dicendo su Ivan Pavlov. “E la ragazza che fine ha fatto? Non faceva anche lei parte dei Demolition Boys? Possibile che mi sia sbagliato? … no…”

«E questo è tutto» concluse il prof. chiudendo il portatile. Kai aprì la bocca per parlare, ma Takao lo anticipò.

«Caspita, che informazioni precise! Con gli European Dreams potevamo sapere anche quanti capelli avevano in testa, e con questi non siamo neanche sicuri dei punti di forza dei loro bey… siamo messi bene!»

Kai maledisse mentalmente la superfluità di Takao in quella situazione: chi se ne fregava degli altri blader russi? Lui voleva risolvere il caso di quella misteriosa ragazza! Di nuovo aprì la bocca per parlare e di nuovo fu interrotto, questa volta da Rei.

«E su Vorkov hai scoperto qualcosa?»

Il prof. scosse la testa. «Quasi nulla, purtroppo… anche lui, come i suoi allievi, è avvolto da un’aura di mistero. Però so una cosa: nel passato è stato uno studioso di Bit Power, ma poi si è misteriosamente ritirato e ha formato una specie di società segreta, la Borg, insieme ad uno sconosciuto complice…»

«Ehi…» Kai fu ignorato.

«Uno sconosciuto complice? Chi potrebbe essere?»

«Ne so quanto te, Max»

«Idioti, vole…»

«E cosa fa di preciso quest’organizzazione segreta, questa “Borg”?»

«Non so davvero cosa risponderti, Rei. Le informazioni al riguardo sono top secret, ho passato tutto il pomeriggio, ieri, cercando qualcosa, e questo è il massimo che ho scoperto»

«Capisco… e il monastero cosa c’entra in tutto questo?»

«Razza di…»

«Boh… forse è una specie di copertura; per quanto ne sappiamo, potrebbe essere qualsiasi cosa»

Kai stava per esplodere. Non sopportava di essere ignorato quando aveva una domanda che gli premeva fare. I suoi occhi erano di fuoco, il suo pugno si stava alzando per battere sul tavolo, quando la voce di Takao lo bloccò immediatamente.

«A proposito, Prof! Cosa sai dirmi di quella strana ragazza che ha parlato con Vorkov? Non faceva parte anche lei dei Demolition Boys?»

Kai drizzò le orecchie e ringraziò il cielo che qualcuno avesse finalmente posto quella domanda, visto che a lui non lo lasciavano parlare.

«Beh, ragazzi, questo è il mistero più grande» sospirò il Prof. scuotendo la testa. «Quella ragazza si chiama Katrina Lestavjosk e… beh, i dati che ho trovato quando ho inserito il suo nome erano relativi ad un’altra persona! Katrina Lestavjosk è una ragazza trovata morta in un fiume due anni fa… con capelli corti, viola e occhi celesti. E’ ovvio che non è la stessa persona che abbiamo conosciuto ieri, ma al torneo è registrata con questo nome!»

Tutti i ragazzi si fissarono senza parole. Quello sì che era strano! Kai si sentiva terribilmente deluso. Che cosa si aspettava? Che il suo nome gli suonasse familiare? Che i suoi ricordi la contenessero? Che avesse fatto parte della sua vita, anche se per poco? Sì, era questo che si aspettava. O meglio, era questo che sperava. Invece… Katrina… … non ricordava neanche il suo cognome! Patetico. Si era illuso senza neanche sapere il perché.

Il silenzio regnò per alcuni istanti, finchè Kai si alzò con l’intenzione di andarsene.

«Aspetta, Kai!» lo chiamò il Prof. Il ragazzo rimase fermo in piedi.

«E’ arrivata un’email… è del signor Daijtenji! Vediamo cosa dice…» il Prof. lesse in silenzio per alcuni istanti, poi, ancor prima di essere arrivato alla fine sorrise e cominciò a parlare.

«Allora, per cambiare argomento, ho una comunicazione da farvi. Sono felice di informarvi che la squadra dei Bladebreakers è stata registrata alla finale come composta da cinque membri»

«Cinque?» ripeté Rei aggrottando le sopracciglia.

«Ho capito!» esclamò Takao con il suo solito sorriso a trentadue denti. «Sei diventato anche tu un membro ufficiale della squadra!»

«Ehm… veramente, Takao, il professore è registrato come nostro allenatore, quindi non può essere anche uno dei nostri blader»

«Già, Max ha ragione»

Il sorriso di Takao si smorzò. «E allora chi è il nostro quinto membro?»

«Una ragazza!» annunciò il Prof. sorridendo. «Il suo nome è…» il ragazzino si bloccò fissando la scritta sul computer.

«Qualcosa non va Prof.?» chiese Max preoccupato.

«… Akamy…

«Prof… ?»

«… Hiwatari…»

Takao si voltò di scatto verso Kai, che era rimasto paralizzato.

«Ha… ha il tuo stesso cognome…»

Ora lo stavano fissando tutti. Kai si sentiva stordito, quello non era possibile… doveva essere una semplice coincidenza… lui non aveva parenti in vita oltre suo nonno!

«Kai!» esclamò Takao, palesemente in attesa di una risposta che chiarisse quel mistero. Kai rimase alcuni istanti indeciso sul da farsi. Alla fine sibilò un secco: «Non conosco nessuno con quel nome», prima di voltarsi e lasciare in fretta la sala.

 

Quella fu una delle giornate più brutte dell’intera esistenza di Kai. O, almeno, di quel poco che ricordava. I suoi compagni non sapevano che lui aveva perso tutti i ricordi della sua infanzia in seguito ad un misterioso incidente su cui nessuno aveva saputo dargli notizie. I suoi ricordi iniziavano di fronte ad un orfanotrofio, all’età di 13, forse 14 anni… non ricordava bene il tempo passato nell’orfanotrofio. Ricordava solo di sentirsi svuotato e maledettamente fragile, e che il suo istinto gli diceva di non mostrarsi mai debole. Era scappato il giorno del suo quindicesimo compleanno per poter partecipare al torneo mondiale di beyblade. Era quasi passato un anno, ormai.

Qule giorno, comunque, il sogno aveva continuato a tormentarlo anche alla luce del sole e, tra la sensazione strana che gli aveva procurato Katrina e il mistero della ragazza col suo stesso cognome, Kai decise che ne aveva avuto abbastanza di dover ascoltare i propri pensieri. Tanto non sarebbe venuto a capo di niente.

Alla fine a sera inoltrata, dopo due ore passate a sforzarsi di tirar fuori dalla sua memoria qualcosa che somigliasse anche vagamente al nome Katrina, decise di recarsi al monastero. I suoi amici, non vedendolo tornare, avrebbe iniziato a preoccuparsi, lo sapeva, ma non gl’importava. Aveva bisogno di risposte. Aveva bisogno di pace. Aveva bisogno di ricordare qualcosa che sembrava sfuggirli ogni volta che lui si avvicinava un po’ di più.

Si fermò un attimo davanti al portone del monastero, ma poi procedette nella sua follia. Sapeva che stava commettendo un errore, ma era disposto a fare di tutto per risolvere quella situazione.

 

Kai correva silenziosamente per i bui corridoi vuoti del monastero. Era abbastanza sicuro che ci fosse una trappola ad aspettarlo da qualche parte perché la mancanza di guardie era decisamente sospetta, ma aveva deciso di proseguire comunque. All’improvviso sentì dei rumori e delle voci e rallentò il passo. Affacciandosi ad una porta socchiusa vide dei ragazzi che si allenavano con alcuni macchinari che dovevano svilupparne la potenza fisica.

«Ma cosa… ?»

Quasi tutti i  ragazzi erano visibilmente allo stremo delle forze, e i monaci continuavano a spronarli con una specie di codice d’onore che ripetevano incessantemente.

«… è tutto. I deboli devono essere sopraffatti. Gli avversari non meritano pietà. I beyblade sono strumenti per ottenere il potere. Il potere è tutto. I deboli devono essere…»

Kai scosse violentemente la testa e corse via, con le parole dei monaci che gli rimbombavano nelle orecchie. Cominciava a sentirsi male, anche se non capiva da cosa dipendessero l’ansia, la paura e l’angoscia che gli stavano attanagliando le viscere. E quella strana sensazione di malessere era quasi… familiare.

«Ciao Kai»

Il ragazzo si voltò di scatto, trovandosi davanti il volto ghignante di Vorkov.

«Cosa vuole da me?» chiese, fingendosi indifferente.

«Ma come, Kai… non ricordi?» dicendo quelle parole, il ghigno malefico sul viso dell’uomo si allargò. «Già, immaginavo…»

«Che cosa vuole dire? La smetta con i giri di parole!». Era stufo. Stufo di non capire niente, stufo di provare tutte quelle sensazioni a cui non riusciva a dare un nome. Stufo di avere paura senza sapere di cosa. «Voglio delle risposte» continuò, cercando di apparire il più freddo possibile.

Vorkov lo squadrò in silenzio per alcuni istanti, gli occhi indagatori che sembravano voler leggere nelle profondità più recondite del suo cuore. Poi gli indicò un punto indefinito nel corridoio buio. Kai si sentì attanagliare le viscere da un terrore immotivato, tutto il suo corpo gli gridava di girarsi ed andarsene, ma la sua determinazione di risolvere quel mistero ebbe la meglio e si incamminò lentamente verso il punto indicato da Vorkov.

Continuava a camminare, ma non c’erano segni di cambiamenti: il corridoio procedeva buio e silenzioso, fiocamente illuminato dalle torce, privo di porte o finestre. Kai cominciava a spazientirsi. Cosa voleva mostrargli Vorkov? Poi si fermò di botto. Voltò leggermente la testa a sinistra e si accorse di aver appena oltrepassato una porta. Con il cuore che batteva a mille, posò la mano sulla maniglia e l’abbassò. Il legno si mosse con un leggero scricchiolio. Davanti a lui si parò la scena più sconvolgente della sua vita, e dovette appoggiarsi al muro con tutto il suo peso per non svenire. La porta si richiuse lentamente dietro di lui.

 

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Capitolo 3
*** Incontri... senza senso ***


CAPITOLO REVISIONATO IL 6/01/12

 

 

 

Capitolo III – Incontri… senza senso

 

«Ragazzi, sapete dove diavolo è finito Kai?»

«Takao, smettila di agitarti!» lo rimbeccò Rei, esasperato. «Non è certo la prima volta che Kai scompare senza dirci niente! Ti ricordo che dopo la sconfitta di Andrew, in Germania, non si è fatto vedere per due giorni»

«Uffaaaa!» Takao si lasciò cadere pesantemente sul letto, le mani incrociate dietro la testa. «Dannazione a Kai e al suo asocialismo! Deve sempre farmi preoccupare…»

«Beh, questa è colpa tua, Takao»

«Uh? E perché sarebbe colpa mia, Rei?»

«Perché sei tu quello che si preoccupa sempre!» rispose Max al posto del compagno. «Ormai dovresti esserci abituato… e invece continui a stare in ansia per il nostro amico!»

Takao fissò il suo sguardo sul vetro della finestra.

«Già… forse avete ragione voi…» poi, inaspettatamente, saltò giù dal letto. «Però io vado comunque a cercarlo!»

 

Sangue.

C’era sangue ovunque.

Kai era rimasto totalmente paralizzato al suo posto, gli occhi violentemente chiusi per non vedere quell’orrore davanti a sé. Ma, nonostante ciò, i pochi secondi in cui aveva osservato la stanza gliel’avevano lasciata impressa nella mente.

Era un’immensa sala, più lunga che larga, con qualche sparuta feritoia sui punti più alti del muro destro. Le pareti erano costellate di celle, in cui ragazzi, o addirittura bambini, stavano accucciati su se stessi, coperti di ferite, i vestiti laceri. I gemiti di disperazione e le urla di dolore erano gli unici suoni percepibili. Kai si tappò le orecchie e cominciò a scuotere la testa disperato, cercando in ogni modo di scacciare quelle immagini e quei rumori che gli martellavano nella testa. Senza che lui se ne accorgesse le lacrime cominciarono a rigargli il volto, mentre ricordi orribilmente dolorosi si facevano strada dentro di lui, distruggendolo, spezzandolo nel profondo, mandando in pezzi quella sottilissima felicità che gli avevano donato i suoi chiassosi compagni di squadra. Un’immagine fissa nella sua mente: un bambino con gli occhi ametista chiuso in una di quelle celle, un lungo taglio sulla guancia sinistra e le lacrime che insistevano per uscire.

Lui.

Lui a otto anni.

Lui, dopo l’ennesima punizione.

Lui, in quel monastero, ad allenarsi con gli altri ragazzi.

E poi…

Una piccola manina bianca gli carezzava il volto. Le lacrime ostruivano la sua visuale. Lentamente si passava la manica sul viso, per guardare la persona che si trovava davanti a lui… un bambino… più grande di lui… con occhi azzurro cielo… e… un sorriso sul volto…

«Non piangere…»

Kai aprì lentamente gli occhi.

Era sicuro di aver sentito quella frase nella realtà, come nei suoi ricordi. Alzò la testa e…

Davanti a lui c’era una fata. O, almeno, quella fu la prima cosa che pensò quando la vide. Era avvolta in uno splendido abito bianco, stretto in vita, con la gonna fluente e le maniche lunghe e ampie; un lungo mantello candido bordato di pelliccia la copriva interamente dalle spalle in giù e un morbido cappuccio le nascondeva i lineamenti, lasciando visibili solo le sue labbra rosse.

Lei non si mostrò sorpresa di trovarlo lì; mise un dito sulle labbra e si voltò verso una cella là vicino. Kai si fece coraggio e la raggiunse, pentendosi subito dopo. Il ragazzo dentro la cella era quello che aveva perso la sfida contro Takao: profondi tagli gli solcavano il petto nudo, ed entrambe le ginocchia sanguinavano copiosamente. La “fata” attraversò le sbarre della piccola cella come se fossero solo un’illusione e si chinò dolcemente su di lui, dando l’impressione di essere fatta d’aria. Kai sfiorò una delle sbarre con la mano sinistra, trovando una superficie metallica dura e ruvida. Il suo cuore accelerò appena i battiti.

Il ragazzo dentro la cella guardò la fata come se fosse stata la Speranza in persona, sorridendo e rilassandosi tra le sue mani. Quella strana creatura sembrava infatti riuscire ad alleviare il dolore del bambino; il suo tocco era leggero, tutto in lei dava una sensazione di etereo. Kai rimase incantato a fissare la forma armoniosa delle sue dita che sfioravano leggiadre quella pelle martoriata e presto il ragazzino si addormentò sotto le sue carezze, mormorando un “grazie”. Lei, finito il suo compito, si alzò e si diresse silenziosa verso un’altra cella, una di quelle più lontane. Kai la seguì. Non capiva. Non capiva cosa stava facendo. Non capiva perché. Non capiva chi era. E, soprattutto, non capiva perché la stava seguendo.

Il ragazzo notò che tutti i “prigionieri” dormivano; la maggior parte si agitava nel sonno, lamentandosi e coprendosi spesso il volto o altre parti del corpo con le mani, laddove erano stati percossi senza pietà. Improvvisamente, una voce attirò la sua attenzione.

«Fata Bianca! A… aiutami… ti prego…» un bambino di circa cinque anni la stava guardando con occhi imploranti attraverso le inflessibili sbarre della sua prigione. La fata scivolò dentro la cella come prima e i suoi contorni divennero sfocati per pochi istanti, finchè lei non si sedette silenziosamente a terra e poggiò la testa del bambino sulla sua gonna morbida. «Non riesco… a dormire…» singhiozzò il piccolo, aggrappandosi a lei con tutte le sue forze. La creatura schiuse le labbra e parlò per la prima volta, e la sua voce sembrava un soffio di brezza mattutina, fresca e leggera.

«Non preoccuparti…» sussurrò. Kai continuava ad osservare la scena alcuni metri più indietro.

«Grazie Fata Bianca…»

Lei gli accarezzò dolcemente la testa. «Non sono una Fata Bianca…» mormorò, mentre il respiro del bambino si faceva regolare e rilassato. «Puoi chiamarmi… Regina delle Nevi» concluse in un sussurro appena percettibile.

Un istante dopo la porta si spalancò e dei passi si affrettarono verso di loro. Kai fissò spaventato la fata e questa fece lo stesso; dalle profondità del cappuccio due iridi scure brillarono illuminate dal riflesso della luna. Kai si sentì afferrare e trascinare via; oppose resistenza, ma l’altro era più forte – no, gli altri; c’erano tante, troppe mani su di lui. Alzò nuovamente la testa, disperato, e vide la ragazza sillabare una parola. Poi qualcosa lo colpì, e lui perse i sensi.

«Cercami»

 

«Takao, sei sicuro che sia una buona idea?»

«Certo che sì! Eri d’accordo anche tu prima, mi pare»

«Hai detto bene, prima! Nella nostra stanza d’albergo, al sicuro. Ma qui, davanti a questo posto… beh, è normale avere dei ripensamenti!»

«Sono d’accordo con Rei»

«Max, anche tu!»

«Sì, Takao, è un’impresa avventata e basta! Non siamo neanche sicuri che Kai sia là dentro!»

«E dove altro potrebbe essere?»

«Ovunque, cocciuto che non sei altro!»

I quattro stavano litigando così già da un po’, finchè Takao non annunciò che sarebbe andato da solo e allora gli altri lo seguirono, rassegnati. Una volta dentro si stupirono per l’assenza di guardie e ringraziarono mentalmente Vorkov per questo regalo inaspettato, anche se Rei rimase all’erta, temendo una trappola. Superati corridoi bui e porte chiuse a chiave, i quattro si ritrovarono in una sala fiocamente illuminata, che conteneva una sorpresa, non sapevano dire se gradita o meno.

Al centro della stanza, stravaccata su un trono bianco, c’era Katrina.

Abbigliata in netto contrasto con la sua poltrona, la ragazza portava un paio di pantaloni aderenti, neri, una maglia smanicata a collo alto, sempre nera, e un paio di stivali di lucida pelle scura con tacchi decisamente elevati. Numerosi braccialetti rigidi, dorati, le tintinnavano ai polsi.

La ragazza li fissò con i suoi occhi di ghiaccio, l’espressione sempre immutata, come se gliel’avessero scolpita sul viso.

«Ma bene, guarda guarda chi abbiamo qui: i Bladebreakers al completo! Anzi no: ho notato che vi manca un membro…»

«E’ per questo che siamo qui» intervenne Takao, sovrastando la voce della ragazza con la propria. Poi si bloccò e arrossì, perché lei l’aveva esaminato da capo a piedi con una sola occhiata. Certo che era davvero bellissima…

«So che siete venuti per riprendere il vostro amico» continuò Katrina, alzandosi e camminando lentamente verso di loro. Fermatasi bruscamente a circa un metro di distanza, le mani sui fianchi, cominciò un indifferente avanti e indietro davanti ai quattro ragazzi, che la fissavano sconcertati, soprattutto a causa di quello che stava dicendo. «Io sono stata mandata qui per fermarvi; ma non lo farò»

Rei aprì la bocca per parlare. «Cavoli miei» disse lei zittendolo con un cenno distratto della mano. «Dovete ritrovare il vostro compagno il prima possibile, prima che sia troppo tardi e, soprattutto, prima che lo trovino gli altri»

«Con gli altri intendi…»

«Vorkov, sì. E’ possibile che tu non riesca a stare zitto?»

Takao arrossì vistosamente e chinò il capo a terra. Certo, era la ragazza più bella che avesse mai visto, ma faceva decisamente paura…

«Il vostro amico si trova nell’ala est del monastero, e probabilmente ora è in grave pericolo. Voi» continuò fissandoli uno per uno. «Non dovrete parlare a nessuno del nostro incontro, altrimenti…» e lasciò la frase in sospeso. I suoi occhi di ghiaccio, però, erano molto eloquenti; e terrificanti. I quattro annuirono in silenzio.

«Bene. Ora andate e non fate domande. Da adesso in poi questa conversazione non ha mai avuto luogo. Sbrigatevi»

I Bladebreakers si lanciarono verso la porta indicata dalla ragazza e scomparvero ben presto alla sua vista. Katrina scosse la testa, come per scacciare dei pensieri fastidiosi.

«Li hai lasciati andare» la freddò una voce alle sue spalle. «Perché?»

«Ordini di Vorkov»

Il ragazzo mostrò un’espressione piuttosto dubbiosa.

«E tu che ci fai qui, Yuri?» ribatté lei voltandosi verso il suo interlocutore, la voce fredda come mai.

«Sono venuto a chiamarti»

«O a controllarmi?»

Un impercettibile sorriso incurvò le labbra del ragazzo.

«Chissà…»

La ragazza lo superò velocemente con la sua camminata altera.

«Stammi lontano, Yuri. E’ meglio per te»

Il russo rimase al suo posto lasciandola allontanare nell’oscurità, il sorriso scomparso.

 

Kai si svegliò con un dolore lancinante alla testa. Era sdraiato a terra in una stanza buia, tanto per cambiare. Sopra di lui torreggiava Vorkov, con una strana maschera nera a coprirgli il viso. Quella maschera fu come una pugnalata nella memoria di Kai, che fu assalito improvvisamente da tutti i ricordi seppelliti da anni sulla sua vita al monastero. Non aveva mai avuto amici. Era sempre stato solo, solo con il suo bey, Dranzer. Qualcosa stonava in quel pensiero, anche se non riusciva a capire cosa, e preferì non soffermarcisi. Stringendo nella mano il suo fedele amico, si alzò da terra, infastidito da quella posizione di vulnerabilità in cui lo avevano messo.

«Mi dica cosa vuole» disse, diretto e conciso; la sua voce non tremava, era sempre stato bravo nel nascondere i suoi sentimenti.

«Te»

«Me… in che senso?»

«Nei Demolition Boys»

«Perché?»

«Per la tua forza»

«Come fa a essere sicuro che io sia forte?»

Kai si fermò un attimo a riflettere. C’era qualcosa che non andava in quella conversazione: Vorkov sembrava sicuro al cento per cento che avrebbe raggiunto il suo scopo, ma perché? Cosa sapeva più di lui?

Il ragazzo strinse i pugni, decisamente stufo della situazione che si era creata in quei giorni. Sembrava che tutti sapessero qualcosa che a lui continuava a sfuggire.

Cosa nascondeva Vorkov? Cosa nascondeva la Borg? I Demolition Boys? E Katrina? E, soprattutto, perché quella ragazza continuava a tornargli in mente come una sorta di malsana ossessione?? Era sicuro di non conoscerla, il suo nome non gli diceva proprio niente… e poi ora aveva recuperato la memoria, se la sarebbe ricordata se fosse stata una sua amica d’infanzia! Kai avrebbe voluto scuotere la testa per scacciare quei pensieri, ma con Vorkov lì davanti preferì rimanere rigido e imperscrutabile, costretto quindi a tenersi tutte le domande che gli galleggiavano nella mente.

Vorkov intanto non sembrava intenzionato a rispondere; quell’uomo gli dava incredibilmente sui nervi! Se ne stava lì, col suo sorrisetto di superiorità, a fissarlo quasi con… compassione?

«Cos’è quello sguardo? Io sto ancora aspettando una risposta» commentò alla fine, le braccia conserte e la voce indifferente e fredda come sempre.

L’uomo sospirò. «Ah, mio povero Kai… in questi anni ti sei indebolito, è vero…»

«Cosa?»

«… ma io conosco il modo per renderti nuovamente forte come un tempo…»

«Che sta dicendo?»

«… in fondo…»gli occhi di Vorkov brillarono. «… tu sei sempre stato il mio migliore allievo…»

«Io?»

«… e questo ti aiuterà a tornare il potentissimo blader che eri prima di lasciare il monastero!»

“E’ pazzo, sta delirando! Non capisco una parola di quello che dice…”

Vorkov aveva premuto un pulsante accanto alla porta a un fascio di luce aveva illuminato un piedistallo su cui, trattenuto da pesanti catene, troneggiava uno splendido beyblade nero.

L’uomo si avvicinò all’orecchio di Kai. «Blackdranzer…» sussurrò. «Ora può essere nuovamente tuo!»

«Mio… ?»

Nella mente di Kai si delineò il profilo di un bey scattante, inafferrabile e di potenza inimmaginabile. Blackdranzer… sì, ricordava quel nome. Era il suo bey. Il suo bey quando viveva al monastero. Allora lui era il più forte…

«E lo sarò di nuovo…» mormorò. «… con Blackdranzer»

La sua mano si chiuse sulla trottola lucente, che sembrò brillare al suo tocco.

«Benvenuto nei Demolition Boys, Kai Hiwatari»

 

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Risposte alle recensioni:

 

medea90: ciao! Sono contenta che la mia storia ti piaccia, continua a seguirmi, mi raccomando! kiss

 

Sybelle: grazie per il consiglio, ma come avrai letto all’inizio del capitolo sono un po’ handicapace con queste cose... e per la tua curiosità... beh, io l’avevo scritto nell’anticipazione! Ti terrò con il fiato in sospeso ancora per molto… ah ah ah ah (risata sadica) XD baci e continua a seguirmi!

 

eagle fire: certo che la cosa si fa interessante… vedrai dopo! Hai indovinato su Vorkov? Sono curiosa di scoprire se devo temere le tue “elucubrazioni”… se qualcuno indovina mi sparo, ho passato una settimana insonne per riuscire a creare dei misteri fittissimi… XD bacissimi

 

Jillian Greenleaf: wow!! Un’altra “recensitrice”!!! mi fa moooolto piacere!! Continua a seguirmi, mi raccomando!!!!! Bacioni!!!!!!!!

 

Keyla91: scusa per il secondo cap... spero che così vada meglio! Mi spiacerebbe da-mo-ri-re perdere una lettrice solo per colpa di quel *** di html!!! Seguimi ancora, ti prego!!! baci

 

kelly: ah-ha! Sei una grande ammiratrice di Takao, insomma… non preoccuparti, tutte le scenette comiche nella mia fic sono riservate a lui!!! Kiss kiss

 

padme86: ti ho incuriosito? Bene! Era questo il mio scopo! Continua a seguirmi e la curiosità arriverà alle stelle!!! Anche perché io sono molto cattiva con i miei lettori… ah ah ah!!! XD baci baci

 

owarinai yume: uhm… mi chiedo chi puoi essere… forse… un demone crudele che maledice la mia storia perché non lo faccio dormire la notte dalla curiosità? Probabile…

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Capitolo 4
*** Il quinto bladebreakers ***


CAPITOLO REVISIONATO IL 6/01/12

 

 

 

Capitolo IV – Il quinto Bladebreakers

 

«CHE COSA?»

L’urlo di Takao attraversò tutto il monastero, fino a disperdersi sulle distese innevate che lo circondavano. Rei, Max e il prof. Kappa erano troppo sconvolti per parlare.

«E’ così. E sarebbe una bugia dirvi che mi dispiace, perché non è vero»

Rei e Max dovettero trattenere Takao che stava per saltare addosso a Ivan.

«Dannato bastardo di un tappo! Vieni che qui che ti abbasso di altri dieci centimetri e ti faccio scomparire del tutto!»

«Takao calmati, ti prego…»

«E come faccio a calmarmi professore! Loro» e puntò un dito verso gli impassibili Demolition Boys. «Ci hanno rubato Kai!»

«Noi non abbiamo fatto niente! E’ stato lui che ci ha preferito perché siamo più forti!»

«Brutto…»

«Ora basta»

Voce fredda, portamento regale, espressione indifferente, Katrina fissò gelidamente tutti i ragazzi presenti.

«Ivan, stai zitto»

«Ma è stato lui a…»

«Ho detto ZI-tto» ordinò la ragazza, calcando le prime sillabe del suo comando.

Silenzio di tomba.

Katrina si voltò verso i Bladebreakers.

«Il vostro amico ha deciso di passare dalla nostra parte, e non potete fare niente per cambiare questo dato di fatto. Ora siete pregati di andarvene e lasciarci in pace» detto questo si voltò, seguita dalla sua squadra. Solo Ivan rimase indietro, intenzionato a punzecchiare Takao ancora un po’.

«Ehi, non ti abbattere… è soltanto un ragazzino! O ci tieni a lui per qualche ragione personale

«Takao, no!»

Il ragazzo era quasi arrivato al collo del blader russo quando i suoi tre compagni erano riusciti a fermarlo e allontanarlo.

«Ehi, che reazione esagerata! Questo vuol dire che ho indovinato?»

Takao era fuori di sé dalla rabbia.

«Ivan!» Sergey era tornato indietro. «Katrina mi ha detto di venirti a prendere…»

Il ragazzino sollevò un sopracciglio, scocciato.

«Perché dobbiamo sempre sottostare agli ordini di quella rompi…»

«Guarda che è qui dietro l’angolo»

Ivan fece un salto di tre metri. «Dietro… l’angolo…?» deglutì.

«Sì; fossi in te, starei zitto» Sergey gli lanciò un’occhiata eloquente. Poi si allontanò nuovamente, gridando un “sbrigati!” al compagno.

«Ehi, che succede? Ti fai mettere i piedi in testa da una ragazza?» osservò Takao beffardo, desideroso di vendetta.

«Sta’ zitto tu, incapace!» ribatté Ivan sprezzante, punto nel vivo. «Non sei in grado di giocare decentemente a Beyblade e non sai nemmeno tenerti vicino il tuo “amore”»

«Io non saprei giocare a bey?» ringhiò Takao, sempre trattenuto con fatica immensa dagli altri.

«Esatto! Sei peggio di una femminuccia!»

«Ti ricordo che il tuo capitano è una ragazza! E tu te la fai sotto solo a sentire la sua voce!»

«Non è vero, io…»

«IVAN!»

Il ragazzino scattò immediatamente verso Katrina, in piedi a braccia conserte accanto alla porta da dove era uscita prima. Uno schiaffo saettò velocissimo verso la sua guancia, lasciando il blader con l’orgoglio sotto le scarpe e un rossore crescente sul viso che non aveva niente a che fare con l’imbarazzo. I due Demolition Boys si allontanarono velocemente, lasciando quattro cuori confusi e sanguinanti nella neve.

 

«Vai Blackdranzer!»

Il beyblade saettò veloce e perfetto sul campo, compiendo un ampio giro e tornando in mano al suo proprietario.

“Adesso sì che ci siamo! Questa è la potenza di un beyblade perfetto! E i Demolition Boys… altro che i Bladebreakers! I loro sono dei veri allenamenti, duri e silenziosi, ognuno per sé e nessuna distrazione! Sì sarebbe tutto perfetto se… se non ci fosse Katrina. Mi mette a disagio e poi… è fortissima, riesce a battere chiunque senza problemi, e ho l’impressione che non usi nemmeno tutta la sua forza! Anche se non l’ho mai vista combattere contro gli altri della squadra… beh, non ci parla neanche con i suoi compagni, se è per questo. Soprattutto Yuri. Lo evita sempre, e nei rari casi in cui sono costretti a fare qualcosa insieme sembra sempre scocciata. Secondo me lui ci sta male, credo che un po’ gli piacerebbe ricevere le sue attenzioni… piacerebbe a tutti, in verità. Katrina è la ragazza più bella che abbia mai visto, anche se non riesce proprio a piacermi. Insomma, la bellezza è importante, ma per il resto sembra di parlare con una statua di ghiaccio! Che piacere ci può essere a stare con una come lei? Eppure… eppure Boris ci si è fidanzato. Due anni fa, a sentire lui. Mah! Non capisco neanche quel ragazzo. E’ impossibile da capire: lunatico, gelido, crudele e… beh, non sembra molto innamorato. Probabilmente stanno insieme solo fisicamente”.

Kai voltò lo sguardo verso Katrina, interrompendo un attimo il suo allenamento. La ragazza stava come sempre stravaccata su una sedia, gli occhi di ghiaccio fissi  sulle sfide in corso, esaminandole attentamente. Improvvisamente gli tornò in mente l’unica sfida che aveva disputato con lei, e rabbrividì involontariamente. Si guardò immediatamente intorno, allarmato, temendo che qualcuno si fosse accorto del suo strano comportamento, ma tirò un sospiro di sollievo nel vedere tutti gli altri che lo ignoravano, e ricompose la sua maschera di freddezza. “Non sono tra i Bladebreakers” si disse. “Loro a quest’ora mi avrebbero già bombardato di domande… qui ognuno pensa solo a se stesso, non importa cosa fanno gli altri” ma l’istante dopo si ritrovò a chiedersi se non avrebbe preferito la reazione dei suoi ex-compagni a quella totale indifferenza. Scuotendo la testa riprese l’allenamento, ma aveva appena lanciato Blackdranzer quando la sfida con Katrina gli tornò nuovamente vivida nella mente.

 

Kai si sentiva incredibilmente euforico: il suo Blackdranzer, il suo vecchio bey era di nuovo con lui… grazie a Vorkov. Se per ripagarlo doveva tradire i suoi compagni di squadra, beh, l’avrebbe fatto. La stanza in cui si trovavano era un immenso laboratorio illuminato da grandi torce appese alle pareti; stavano aspettando l’arrivo della squadra russa per comunicare loro la “grande novità”, come la definiva Vorkov.

In quel momento qualcuno bussò alla porta. Era Yuri. Silenziosamente, i Demolition Boys entrarono uno dopo l’altro, Katrina per ultima.

«Ragazzi!» esordì Vorkov, visibilmente soddisfatto. «Ho una grande novità da riferirvi»

“Ci siamo” pensò Kai e strinse più forte il suo bey. Era pronto a sfidare chiunque gli avesse negato il diritto di possedere Blackdranzer; non gli importava di tutto il resto, sentiva solo che non voleva separarsene mai più.

«Kai Hiwatari, da oggi, sarà il nuovo membro della nostra squadra!»

Niente. Non un sorriso, né uno sguardo furibondo, niente complimenti né urla. Gelo assoluto.

«Per noi va bene» disse Katrina con tono indifferente.

Kai si sentì… deluso? No, no… era solo arrabbiato! Sì, ecco, arrabbiato perché lo stavano… ignorando? No! Perché lo sottovalutavano, sì esatto, non lo consideravano all’altezza della loro squadra…

“Ma che diavolo sto dicendo?” pensò una microscopica parte all’interno della sua testa, ma prima che il cervello riuscisse a elabrorare il messaggio, il corpo si era già mosso da solo, come anche la lingua. Fatto un passo avanti, Kai alzò la mano in cui stringeva Blackdranzer per mostrarlo ai blader russi. Nessuno si mosse.

«Questo bey» esordì. «E’ il più forte del mondo. E il vostro atteggiamento non gli piace per niente» continuò, posizionandosi Blackdranzer davanti all’occhio destro.

Alcuni attimi di silenzio, poi Katrina si fece avanti. «Allora permettimi di mettere in riga quel ferrovecchio»

Le labbra del ragazzo si incurvarono in un sorriso di scherno.

«Se ci riuscirai»

«Ci riuscirò»

 

La sfida era stata un lampo: i blader avevano lanciato i bey, e Blackdranzer era volato fuori dal campo appena aveva sfiorato l’avversario. Kai si era ritrovato senza parole a fissare la sua trottola fumante, cercando di capire cosa era successo.

Katrina lo aveva guardato, l’espressione di gelo immutata sul suo volto.

«Solo perché ora hai un bey forte non significa che sei un bravo blader» aveva commentato gelida. Poi l’aveva oltrepassato, fermandosi alle sue spalle. «Non esiste il beyblade più forte del mondo» aveva mormorato. «La forza di un bey dipende solo dalla bravura del suo blader»

Kai guardò nuovamente Katrina, stavolta di sottecchi. Dopo quell’episodio lei non gli aveva più rivolto la parola. Erano passati tre giorni e non c’era alcuna novità. I Demolition Boys passavano tutti i pomeriggi in quella sala d’allenamento e tutte le mattine in palestra a potenziare la loro forza fisica. Katrina li raggiungeva ogni tanto, stava con loro un’oretta e poi spariva per ore, senza dire a nessuno dove andava. Sembrava che per lei le regole del monastero non valessero. Era libera di agire come voleva quasi sempre, e rispondeva solo agli ordini di Vorkov in persona.

Kai si stava annoiando terribilmente. Odiava fare tutti i giorni le stesse cose, anche se avevano a che fare con il beyblade. Insomma, tra gli allenamenti, Katrina, i Demolition Boys e Vorkov, c’erano dei momenti in cui avrebbe volentieri abbandonato Blackdranzer pur di andarsene da quel posto. Non è che gli facessero granché, eh: lo ignoravano, e a lui questo stava bene, ma c’era qualcosa dentro di lui a cui il monastero proprio non riusciva a piacere, una vocina che urlava in continuazione di scappare. Lui si era convinto che fosse a causa delle espressioni gelide dei suoi compagni; insomma, anche lui era glaciale e tutto il resto, ma c’era un limite alla freddezza, diamine!

A coronare il tutto la sua speranza di poter rivedere la fantomatica Regina delle Nevi si stava pian piano sgretolando: erano tre notti, ormai, che si recava nelle prigioni sotterranee aspettando di vederla, ma lei non era più tornata. Aveva scoperto che al monastero era una specie di leggenda, ma nessuno l’aveva mai vista di persona: anche coloro che avevano ricevuto le sue cure ne avevano un vago ricordo sfumato e niente di più.

«Signor Hiwatari! Signor Hiwatari!» un monaco entrò ansimando nella stanza, facendo voltare tutti.

“Che palle! E adesso che c’è?” «Sono io»

«E’ arrivata una lettera per lei» gli porse la busta. «Da parte del presidente Daijtenji»

Ma Kai non lo ascoltava più. Stava fissando il suo cognome stampato sulla busta come se lo vedesse per la prima volta.

“Hiwatari, Hiwatari… dove l’ho già sentito?”

Una parte di lui, la piccola parte razionale che ancora non si era data fuoco dopo essere entrato nel monastero, gli gridò che era il suo cognome, ma fu immediatamente zittita.

“So che è il mio cognome, idiota!” poi sospirò internamente. “Ed eccomi qui a parlare con me stesso… ho bisogno di cambiare aria” il tutto, naturalmente, coperto dalla sua maschera di ghiaccio. Poi il suo cervello fece un collegamento che inizialmente gli era sfuggito: Daijtenji + Hiwatari… ma certo! “Akamy Hiwatari!” dentro di lui qualcosa di molto simile al suo stomaco si annodò spiacevolmente. “Oddio… ora c’è anche questa…”

Ma quanti diavolo di misteri c’erano in quella stupida città?

 

Erano passati tre giorni. Tre giorni duri per i Bladebreakers, ma ne erano venuti (quasi) fuori. Takao era quello che c’era rimasto più male: aveva passato un’intera giornata chiuso nella sua stanza a dare calci ai mobili e imprecare contro Kai. Adesso, davanti alla sede della BBA, raggiunta dopo una chiamata del presidente, i Bladebreakers si preparavano a conoscere la loro nuova compagna.

«Sarà una sorpresa, ve l’assicuro!» aveva esclamato il signor Daijtenji al telefono.

E così i quattro si erano precipitati. Andava bene qualsiasi cosa, purché li distogliesse dal pensiero di Kai. Bussarono e la voce pacata del presidente gli diede il permesso di entrare. Così, rosi dalla curiosità e con il cuore a mille, aprirono la porta. Dentro c’erano due persone: il signor Daijtenji e una figura ammantellata nascosta nell’unico angolo d’ombra della stanza.

«Buongiorno ragazzi» li salutò il vecchietto con la sua solita flemma. «Siete impazienti, eh? Akamy, vieni avanti» fece un cenno alla figura ammantellata e questa si avvicinò ai ragazzi. Il mantello, che nell’ombra sembrava scuro, era in realtà un caleidoscopio di colori accecanti, con il cappuccio bordato di una sottilissima striscia di pelliccia bianca.

«Akamy, questi sono i tuoi nuovi compagni di squadra: i Bladebreakers!»

«Piacere di conoscerti» mormorarono i ragazzi.

«Il piacere è tutto mio» rispose lei, abbassandosi lentamente il cappuccio e liberando una dolce cascata di capelli color miele.

 

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Risposte alle recensioni:

 

medea90: i misteri si risolveranno tra molto tempo… prima bisogna aggiungerne un altro po’ e disseminare indizi qua e là!!! Ahahahahah!!! Sono molto cattiva lo so… però continua a seguirmi!!!! bacioni

 

Sybelle: ho visto che mi hai messo tra le tue storie preferite… TI ADORO!!!!!!!!!!!!!!!! Mi sono sentita così importante… snif… sono commossa… vedrai che il prossimo capitolo ti piacerà, promesso!!! Baci bacissimi!!!!!

 

eagle fire: oh no! Questo significa che sei pericolosa!!!!! Devo stare molto attenta a te… ma sono sicura ke riuscirò a lasciarti a bocca aperta!!!! Preparati!!!

 

Keila91: sì ho letto le istruzioni, ma… sono senza speranze, che vuoi farci!!!! Continua a seguirmi, mi raccomando, presto la storia si farà ancora più interessante!!! Kiss

 

Padme86: ciao! Vedrai, il mistero si infittirà molto nei prossimi capitoli… già si è complicato tutto in questo capitolo e nel prossimo ancora di più, quando arriverà la descrizione completa di Akamy Hiwatari!!! Kiss kiss

 

owarinai yume: aaargh!!! Il mio (personale) demone cattivo mi perseguita!!! Vade retro, vade retro… scherzo!!! ^_^ preparati perché molto presto arriveranno i capitoli che ancora non hai letto… e la curiosità ti corroderà… … ehi, forse ho capito chi sei: il grande demone celeste!!!!!!!!!! kississimi

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Capitolo 5
*** Variabile con tempeste ***


CAPITOLO REVISIONATO IL 6/01/12

 

 

 

Capitolo V  - Variabile con tempeste

 

I Bladebreakers fissavano esterrefatti la ragazza bionda mentre si toglieva con grazia il mantello colorato, rivelando il suo vivace abbigliamento. Indossava una minigonna a pieghe, rosso fuoco, una maglietta aderente giallo scuro e una giacchetta arancione di pelle senza maniche, con la lampo chiusa fin sotto il seno. Ai piedi calzava due stivali alti, rossi, e ai polsi aveva due stretti bracciali dorati, larghi circa cinque centimetri, con un rubino incastonato al centro. Ma la cosa più strana era la maschera che gli copriva il volto: nera brillante, a forma di ali spiegate, con una punta dorata simile ad un becco che scendeva sul naso. Gli occhi, che si intravedevano appena, erano azzurro cielo e le labbra erano delineate da un rossetto rosso scuro molto acceso.

Per alcuni istanti nella stanza ci fu solo silenzio. Poi…

«Ragazzi, vorrei chiedervi un favore» esordì il signor Daijtenji rompendo l’incanto.

«Dica presidente»

L’uomo raggiunse lentamente la sua scrivania.

«Akamy non è mai stata in Russia, perciò ho pensato che oggi potreste farle fare una visita guidata del posto… anche per conoscervi meglio… che ne dite?»

Al professore brillarono gli occhi. «Ma certo! Stia tranquillo, presidente, ci penso io!»

Il vecchietto sorrise.

«Signore» la voce di Takao sembrava provenire dall’oltretomba. «Non ci chiede dov’è Kai?»

Il presidente sospirò. «Non ve lo chiedo perché lo so già, Takao. Dovete farvi forza, ragazzi, e non pensarci più. Akamy vi aiuterà. L’ho chiamata anche per questo»

«Non vi preoccupate» intervenne la ragazza, sorridendo. «Io conosco Kai, e so perché l’ha fatto. O meglio…» continuò velocemente, vedendo Takao aprire la bocca per parlare. «… sono amica di qualcuno che lo conosce»

Silenzio.

«Katrina?» chiese inaspettatamente Rei.

«Chi?» domandò la ragazza senza capire, piegando la testa di lato e fissando Rei con espressione confusa.

«Katrina?» ripeté Takao. «Che cosa c’entra lei con Kai?»

«Non lo so» confessò Rei scrollando le spalle. «Però devi ammettere che quella ragazza è circondata da un’aura di mistero. Io ho solo provato a indovinare»

«Come si chiama la tua amica?» chiese Max ad Akamy, curioso come sempre.

«Valery»

«Valery?» i ragazzi si guardarono. «Non conosciamo nessuno con quel nome»

La ragazza sorrise in modo enigmatico.

 

Passarono tutta la giornata a girare per Mosca, con il professore che spiegava ogni cosa, felice come una pasqua, e Takao che faceva il deficiente non appena gli si presentava l’occasione. Akamy riscosse molto successo nella squadra; simpatica, gentile e dolce, le si erano già affezionati tutti. Con lei i ragazzi si distrassero stupendamente dal pensiero di Kai, tanto che quando dovettero ritornare in albergo ci misero molto più tempo del necessario a salutarla.

«Certo che Akamy è proprio una manna dal cielo!» esclamò Takao appena tornarono in stanza.

«Che vuoi dire?» chiese Max.

«Beh, semplice: grazie a lei ci distraiamo perfettamente dai certi pensieri e riusciamo a divertirci…» cominciò a spiegare Takao buttandosi sul letto. «Avete visto oggi, no? E’ incredibile come riesce a tirarci su di morale!»

Rei annuì. «Sono d’accordo con Takao. E poi è impossibile che una come lei abbia dei rapporti con Katrina! Insomma… sono l’opposto, no? Non andrebbero mai d’accordo…»

Takao e Max concordarono vivacemente.

«Io non la penso così» intervenne il professore.

«Cosa? Ma che dici, prof!»

«Ascolta, Takao: e se Akamy fosse una spia inviata da Katrina? Quella ragazza non mi convince… non ha proprio un aspetto rincuorante, no?»

«Akamy o Katrina?»

«Katrina! Uff!» il Prof. si sedette su una sedia e aprì il suo portatile, cominciando a lavorarci senza dire più una parola.

«No, scusa Prof, ora devi spiegarmi questa faccenda!» continuò Takao, perplesso.

Il ragazzino sospirò. «Vedi, Takao, quando una persona ti tratta malissimo, non mostra mai alcuna emozione e vive in un posto oscuro e misterioso come quel monastero, un “piccolo” sospetto che possa essere pericolosa ti viene, no?»

Takao ci pensò per alcuni istanti. «No!» rispose alla fine, con un sorriso a trentadue denti. Il professor Kappa lo fissò scoraggiato, scuotendo il capo. «Dici che dovrebbe?» si chiese poi il blader, grattandosi la testa.

«Lascia stare, Takao…»

Ma il ragazzo non era tipo da demordere. «Insomma, d’accordo che Katrina è fredda e indifferente, e a volte sembra anche insensibile, però…»

«Però cosa?»

Takao chinò la testa. «Però anche Kai è così. E lui non è cattivo»

«Ah, no?» il professore si alzò in piedi. «Sveglia, Takao!!! Kai ci ha tradito! Non è più uno dei nostri! Non lo è mai stato! Non è nostro amico

Il blader lo fissò sconvolto. La voce del professore era andata progressivamente alzandosi e ora lui era lì davanti, i pugni serrati e le guance accese dal rossore.

«Invece sì…»

«NO!!! Ci ha tradito! Ha scelto di aiutare un mostro come Vorkov nei suoi assurdi piani di conquista!»

«Potrebbe… essere stato costretto…» mormorò Takao, fissandosi i piedi.

«Kai? KAI? Quando mai qualcuno è riuscito a fargli fare qualcosa, se lui non voleva? Quando mai, Takao?! Kai è un traditore! Ed è cattivo! Come Katrina!» il professore tremava di rabbia.

Questo Takao lo sapeva molto bene. Come poteva dire cose in cui non credeva nemmeno lui? La verità era che voleva giustificare Kai in ogni modo, perché la possibilità che in tutto quel tempo lui non lo avesse mai considerato un amico era insopportabile. Nonostante tutto, Takao credeva ancora in lui, era convinto che sarebbe tornato dalla loro parte. Ed era convinto (o meglio, cercava di convincersi), che l’amicizia che li aveva legati era esistita ed esisteva ancora.

«Prof… ora calmati…» Max si avvicinò al professore e lo fece risedere, portandogli anche un bicchiere d’acqua, mentre Rei si occupava come poteva di quel guscio vuoto che poco prima era uno dei suoi migliori amici.

«Takao… stai bene? Non devi più pensarci… nessuno di noi deve farlo…» cercò di calmarlo.

«Come puoi dire questo?» la voce di Takao era un sussurro.

«Cosa?»

Il blader avanzò verso il professore, che era tornato a lavorare al suo pc.

«COME PUOI DIRE QUESTO DI KAI?» esplose senza neanche accorgersene, nella sua testa c’era solo l’immagine di Kai, nella sua mente solo la fiducia incondizionata che aveva deciso mesi prima di riporre in lui. Era vero, Kai, spesso faceva l’asociale e li trattava male, però era corso in loro aiuto molte volte. Era uno di loro; e questo, non l’avrebbe cambiato mai nessuno.

La sua mano si alzò incontrollata. Uno schiaffo… il professore sentì un bruciore improvviso sulla guancia sinistra e portò istintivamente le mani verso il punto colpito. Il computer, in bilico sulle sue gambe, scivolò lentamente verso terra e tutti lo fissarono paralizzati mentre colpiva il parquet con un tonfo sordo. Ci fu silenzio per parecchi istanti.

«Il mio computer…» il professore cadde in ginocchio e allungò una mano tremante verso il suo fedele portatile, in cui custodiva tutti i dati raccolti dall’inizio del torneo.

«Takao, cosa hai fatto?!?»

Lo sguardo di rimprovero di Rei era tagliente come una spada.

«Prof…» Takao era rimasto paralizzato, sconvolto dal suo stesso gesto. Era anche lui un suo amico: cosa diavolo gli era preso? Possibile che Kai era diventato così importante per lui?

«… mi dispiace…»

«STAI ZITTO!» l’urlò del ragazzino squarciò la notte. «Stai difendendo due persone che non lo meritano affatto!»

«… mi dispiace…»

«Posso capire Kai, ma Katrina!»

 «… prof…»

«Solo perché ti sei preso una cotta pensi che sia una brava persona!»

«… io…»

Il professore si rialzò tremante da terra stringendo fra le braccia il suo portatile.

«Non esistono solo brave persone al mondo, Takao!»

«Professore…»

«NO!» il ragazzino respinse violentemente la mano di Max. «Ma non capite? Katrina è la figlia di Vorkov!» urlò.

Silenzio.

«E’ stata lei a rubarci Kai. Ma… non volevo dirvelo… perché so che tu… che a te piace…»

In preda alle lacrime, il professore corse fuori dalla stanza, lasciandosi dietro un silenzio sconvolto e mortificato.

 

Kai camminava da solo per i corridoi deserti del monastero. Come se fosse stata una novità: il blader russo passava tutto il tempo libero che aveva lontano dagli altri, soprattutto in giardino, se poteva, desideroso di scappare, anche se per pochi istanti, da quella prigione di pietra. Quel giorno, però, il giardino era un sogno irraggiungibile per la sua voglia di aria fresca; una violenta tempesta di neve si era scatenata quella mattina su tutta la città, costringendo gli abitanti a ripararsi dentro le proprie case. Gli allenamenti erano stati sospesi subito dopo pranzo perché l’ala nord, in via di ristrutturazione, rischiava di cedere alla tormenta e tutti i monaci del monastero erano stati richiamati per dare una mano a sistemare la situazione. Anche Katrina era andata con loro. Kai avrebbe dato qualsiasi cosa per vederla in azione contro la tempesta. Non aveva idea di cosa intendeva fare Vorkov per fronteggiare quella situazione, ma, ci avrebbe messo la mano sul fuoco, era senza dubbio qualcosa di proibito e spettacolare. Lo era per forza, se c’era di mezzo Katrina.

Le porte sbarrate, le finestre chiuse dalle solite inferriate, quel giorno il monastero sembrava più che mai una prigione, e in Kai il bisogno di aria fresca e libertà si stava facendo insopportabile. Guardò l’orologio per l’ennesima volta. Le tre e otto. Sbuffò. Si era allenato da solo per un’oretta, ma ben presto la noia lo aveva assalito e lui aveva cominciato a vagare per i corridoi senza una meta. Il suo bey era perfetto… che gusto c’era ad allenarsi da solo? Il divertimento stava nello sconfiggere gli altri…

Guardò fuori da una finestra lì accanto. Nebbia. Pioggia. E neve. Un trio decisamente fastidioso, quel giorno. Avrebbe dato qualsiasi cosa, davvero qualsiasi, per uscire da lì. Il suo umore stava peggiorando con allarmante velocità, e questo gli avrebbe procurato non pochi guai. Sbuffò di nuovo.

“Visto che non posso fare altro, cerchiamo almeno di scoprire qualcosa di più su Katrina… o sulla Regina… anche se finora è stato tutto inutile” pensò con rammarico. Era ormai una settimana che si trovava al Monastero e non era riuscito a sapere nulla né su Katrina né tantomeno sulla Regina della Nevi. Soprattutto il pensiero di quest’ultima non gli dava pace. Sentiva un disperato bisogno di rivederla, e quell’ultima parola che gli aveva sussurrato continuava a rimbombargli nella testa come una canto ipnotizzante.

Cercami.

“Come se fosse facile” pensò stizzito. Il suo umore stava raggiungendo tonalità di grigio sempre più scure, come le nuvole che si addensavano sulla città da quella mattina. Sospirando, Kai appoggiò la schiena alle fredde inferriate di ferro di una finestra, cercando di fare il punto della situazione per non rendere quella giornata un completo fallimento.

Katrina era il capitano dei Demolition Boys, non aveva amici e divideva la camera con Boris, il suo ragazzo, ma non si parlavano mai durante il resto del giorno. Era considerata la blader più forte del monastero e sembrava provare una particolare avversione per Vorkov insieme ad una strana complicità, come fosse stata a conoscenza di tutti i suoi piani. Evitava il più possibile Yuri e anche lui, nonostante lo conoscesse appena. Tutte le volte che mostrava Blackdranzer si allontanava disgustata (o almeno credeva fosse così: era piuttosto difficile carpire qualche sentimento alla sua maschera di ghiaccio), e non aveva mai mostrato il suo bit power, anzi: a Kai stava sorgendo a poco a poco il dubbio che lei non ne possedesse alcuno. Era imbattibile solo con il suo bey, se avesse avuto anche un bit la sua potenza avrebbe raggiunto livelli inimmaginabili. Per questo si stava convincendo sempre di più della sua teoria, anche perché nessuno al Monastero le aveva mai visto usare una creatura misteriosa. Katrina camminava per i corridoi del monastero come un’imperatrice; dava quasi l’impressione di essere lei a capo dell’organizzazione, e non Vorkov. Kai non aveva mai conosciuto ragazza più determinata, coraggiosa, testarda, imperiosa, insensibile e orgogliosa di lei. Aveva un qualcosa che lo affascinava incredibilmente, ma allo stesso tempo una parte di lui la detestava fortemente; d’altro canto, lei non faceva nulla per rendersi simpatica.

Sulla Regina delle Nevi non sapeva praticamente niente, se non che era una leggenda del monastero da quasi due anni. Da quanto aveva capito si mostrava solo ai bambini nelle segrete e alleviava il loro dolore, aiutandoli a dormire un poco, non presentandosi mai quando c’era qualcun’altra che potesse vederla. Vorkov aveva cercato di catturarla, ma dopo qualche mese aveva rinunciato; in fondo nessuno poteva dire di averla vista con certezza, e quindi perché perdere tempo dietro quello che poteva essere un fantasma creato dalla mente delirante dei ragazzini torturati? Così la Regina era diventata un mito, e le voci intorno alla sua identità erano migliaia, tutte vere e tutte false allo stesso tempo, perché nessuno poteva dare una risposta precisa alle numerose domande su di lei. L’ipotesi più diffusa era che la Regina delle Nevi fosse lo spirito di una ragazza buona e dolce morta molti anni prima al monastero, che continuava a vegliare sugli amici che aveva lasciato e su tutti gli altri bambini.

Assurdo, secondo Kai. Per come la vedeva lui, Katrina sembrava l’unica persona a conoscenza dell’identità della Regina… cosa che lo aveva portato a credere che le due fossero la stessa persona. Tutti i ragazzi con cui aveva parlato, però, scartavano quell’idea perché ritenevano Katrina troppo crudele per poter essere una creatura dolce e gentile come la Regina.

«Noi siamo qui da molto più tempo di te» aveva detto un ragazzino di circa dodici anni. «Tu non hai visto quello che ha fatto»

«Già» aveva aggiunto un altro. «Se l’avessi visto capiresti che non può essere lei. Katrina è cattiva. A volte anche più di Vorkov»

«Ti conviene starle lontano»

Beh, quello lo avrebbe fatto comunque… metteva una tale soggezione che era impossibile starle vicino… non capiva davvero come faceva Boris… quello per lui era rimasto il mistero più grande di tutti.

Poi c’era la questione di Akamy Hiwatari. Che, come si era premurato di controllare, non faceva affatto parte della sua famiglia. Il suo “caro” nonno era riuscito a procuragli l’albero genealogico della loro stirpe (beh, a qualcosa doveva pur servire quel vecchiaccio rompiscatole, no?) e lei non compariva da nessuna parte. Quindi le ipotesi erano due: o era semplicemente di un’altra famiglia che, per caso, aveva il suo stesso cognome, oppure aveva usato un pseudonimo per non svelare la sua vera identità. Il problema era che la seconda ipotesi prevedeva domande e catene di ragionamenti e altri misteri sulle sue origini; e poiché Kai era decisamente stanco di giocare al detective, era stato ben felice di accettare la prima come vera.

«Kai Hiwatari»

Il ragazzo si girò di scatto, il flusso dei suoi pensieri interrotto da una voce fredda.

«Ivanov»

Il russo si appoggiò al muro accanto a lui, esattamente come Kai aveva sperato non facesse. Quando era di cattivo umore gli dava fastidio anche solo la presenza di qualcuno.

«Posso fare qualcosa per te?»

«Sì: ascoltarmi»

Kai rimase in silenzio. Yuri prese fiato per cominciare quello che sembrava un lungo discorso che l’altro ragazzo non aveva la minima voglia di ascoltare.

«Kai, voglio metterti in guardia» cominciò il russo, con il suo solito tono freddo e distaccato.

«Da chi?» lo interruppe immediatamente Kai.

«Da Katrina»

Katrina! Ancora lei, sempre lei! Che cosa doveva fare per non sentire più il suo nome? Emigrare in Africa? O aveva degli amici/nemici anche lì? Cos’era, Gesù Cristo?

«Kai, Katrina non è una persona da sottovalutare. Quello che hai fatto ieri sera non le è piaciuto per niente»

Kai si maledisse in silenzio. Allora l’aveva visto! La sera prima aveva pedinato Katrina per scoprire se era la Regina delle Nevi, ma era solo riuscito a vederla entrare nella sua stanza con Boris e uscirne la mattina dopo. Probabilmente il malumore di quella giornata derivava dal fallimento del suo piano notturno.

«Katrina odia essere controllata e…»

«Che ne sai tu?»

«Cosa?»

Kai lo fissò negli occhi. «Che ne sai di quello che non le piace? Non vi parlate mai. E lei sembra detestarti con tutta se stessa»

Yuri voltò la testa dalla parte opposta.

«Tutti i Demolition Boys sanno queste cose. Il giorno in cui si è formata la squadra lei ci ha fatto l’elenco delle cose che non dovevamo fare se volevamo restare interi… e… beh, credimi, è meglio non averla come nemica»

Kai sbuffò per la centesima volta. «Ma no?» osservò sarcastico. «Non se n’era accorto nessuno…»

Yuri lo squadrò con i suoi occhi indagatori. «Sei di cattivo umore, per caso?» Un grugnito fu tutto quello che ricevette come risposta.

«Comunque volevo avvisarti che questo era un ultimatum»

«Un ultimatum?»

«Sì; di Katrina»

I due ragazzi rimasero in silenzio per alcuni istanti.

«Ti ha mandato lei?» chiese Kai fingendo indifferenza.

Yuri annuì. Per un po’ l’unico rumore fu la tempesta che fischiava e ululava fuori dalla finestra.

«Per parlare d’altro» esordì all’improvviso Yuri. «La finale del torneo comincia tra una settimana. Vorkov, però, ha organizzato una serie di incontri amichevoli contro la squadra americana e quella cinese tra due giorni. Ha deciso che tu sarai il nostro asso nella manica»

Kai scrollò le spalle. Gli era del tutto indifferente. Era ancora concentrato sulla notizia che Katrina si era arrabbiata con lui. Una pessima notizia. Un’orrida notizia. Avrebbe dovuto escogitare qualcos’altro per quella sera.

«Ha detto che dovrai rubare i loro bit power»

D’improvviso la sua attenzione fu catturata dalle parole dell’altro.

“Rubare i bit power?”

«Stai tranquillo, penserà a tutto il tuo beyblade…»

“Blackdranzer?”

«… è un cacciatore di bit power in fondo, no? Probabilmente è per questo che Vorkov vuole far combattere te, nonostante dovevi essere la sorpresa del campionato…»

“Un cacciatore di bit power?”

«… a proposito di Vorkov, lui è stato estremamente categorico riguardo queste amichevoli… amichevoli per modo di dire…»

“Blackdranzer è davvero in grado di fare una cosa del genere?”

«…. vuole avere a tutti i costi i bit di entrambe le squadre, credo gli servano per esperimenti o roba del genere…»

“Perché dovrei rubare altri bit power?”

«… comunque non ha importanza, non viene certo a spiegare i suoi piani a noi…»

“Perché dovrei rubare altri bit power?”

«… in pratica siamo solo i suoi fedeli servi… che poi… fedeli perché non abbiamo altra scelta…»

«Perché dovrei rubare altri bit power?» si lasciò sfuggire Kai, pentendosi immediatamente. Ma quella domanda era rimbombata in modo così prepotente nella sua testa che non era riuscito ad ignorarla. Yuri lo fissò per alcuni istanti, gli occhi freddi ora leggermente perplessi.

«Te l’ho detto, no? Deve farci degli esperimenti in laboratorio o cose simili…»

«Non gli bastano quelli che ha già?»

Yuri lo guardò sempre più sorpreso e accigliato. «A quanto pare no… ma scusa non ne avete già parlato? Lui ha detto che sai già cosa devi fare»

Kai esitò un istante impercettibile, poi annuì.

«Bene» Yuri si voltò verso il muro, sostituendo l’espressione di perplessità sul suo viso con la solita maschera di fredda tranquillità. Kai guardò fuori dalla finestra, perso nei suoi pensieri. Aveva sempre saputo che Blackdranzer era un cacciatore di bit power. In fondo al suo cuore, l’aveva sempre saputo. Sapeva anche che era un beyblade malvagio, ma c’era qualcosa dentro di lui che si era attaccata al bey nero quasi morbosamente, per un motivo a lui sconosciuto. Sentiva in sé la sensazione fortissima di doverlo domare a qualsiasi costo, altrimenti sarebbe successo… beh, cosa di preciso non lo sapeva nemmeno lui, ma percepiva che era qualcosa di brutto. Aveva addirittura abbandonato i suoi compagni di squadra pur di averlo… compagni che gli mancavano terribilmente. Compagni a cui sentiva di volere più bene ogni giorno che passava lontano da loro. Compagni a cui non avrebbe mai detto niente di tutto ciò. Sospirò internamente e si ritrovò, senza accorgersene, a fissare Yuri.

Divisa bianca, espressione rigida – ma non crudele come tutti gli altri in quel posto – e c’era sempre una traccia di malinconica rassegnatezza nel profondo dei suoi occhi. Quegli occhi che lo rendevano diverso da tutti gli altri. Quegli occhi azzurro cielo così intensi che ogni suo sguardo sembrava arrivare dritto al cuore. Così limpidi che si poteva vedere la propria anima specchiata in quelle iridi di ghiaccio. Così soli e tristi, a volte; così dolci, quando meno te lo aspettavi.

“Vorrei davvero sapere perché Katrina ce l’ha con un ragazzo come lui… che può averle fatto di male? A me sembra decisamente meglio di Boris” pensò Kai, perso nei suoi ragionamenti.

Era anche vero che Yuri era molto lunatico, e spesso i suoi occhi mostravano solo violenza, rabbia e crudeltà; in fondo, era cresciuto anche lui sotto le dure regole del monastero. Ma c’erano quei momenti in cui riuscivi a percepire tutta la sua sofferenza, e allora ti sentivi spezzare il cuore. Kai si sentiva stranamente attratto da qualcosa di indefinito e affascinante che permeava l’aura di Yuri. Lo ammirava moltissimo; in tutto il monastero solo lui, Katrina e Boris erano riusciti a sconfiggerlo a beyblade. Katrina e Boris, però, lo mettevano a disagio, gli davano una sensazione sgradevole. Yuri no. Yuri era così calmo… e a volte anche dolce, quando non prestava troppa attenzione al suo comportamento. Quando erano davanti a degli estranei, o davanti a Katrina, sembrava un'altra persona. Kai osservò i suoi lineamenti affilati, i capelli rosso fuoco mossi dagli spifferi di vento gelido filtrati dai vecchi mattoni delle mura. Avrebbe voluto essere suo amico. Quasi. Ma non poteva certo mostrare questi suoi pensieri, questi suoi sentimenti. In primis, per il suo dannatissimo orgoglio. Per secondo, per l’ancor più dannatissimo orgoglio dell’altro. E per terzo, al monastero non c’erano amici. Solo avversari. E, nel loro caso, compagni di squadra. Che non significava amici. Non significava niente. E, allo stesso tempo, significava tutto. Perché a volte i compagni di squadra vivevano avventure e sensazioni che a due semplici amici erano negate. Complicità, sfida, intesa. Lui lo sapeva per esperienza. Decise che con Yuri si poteva lasciare andare un po’; per la prima volta, dopo Takao, decise di provare a fidarsi di qualcuno – solo un pochino. Qualcosa – nel suo istinto, nella sua pelle – gli diceva che Yuri andava bene.

«E così ti hanno relegato a fare il messaggero…» commentò, punzecchiandolo.

Yuri scrollò le spalle. «Avrei preferito allenarmi, ma Katrina ha requisito i beyblade di tutti i Demolition Boys, e quindi…» un impercettibile sorriso gli attraversò il volto. «… sì, mi hanno messo a fare il messaggero»

La tensione era scomparsa. Magia di Yuri. Magia del suo sorriso.

«A che servono i vostri bey a Katrina?»

Il russo fece spallucce. «Deve “domare” la tormenta… non chiedermi come, perché davvero non lo so»

Rimasero a parlare in toni quasi amichevoli per più di mezz’ora, comunicandosi un silenzioso messaggio che segnava l’inizio di un’amicizia incerta. Poi Yuri ricevette una chiamata di Vorkov dal suo ricevitore e fu costretto ad allontanarsi dopo aver salutato Kai.

Il ragazzo guardò fuori dalla finestra per l’ennesima volta. Tra una cosa e l’altra si erano fatte le quattro e un quarto, ma la tempesta non accennava a diminuire d’intensità. Kai si sentiva stranamente soddisfatto e appagato, e un leggero calore si era diffuso dentro di lui, lo stesso che sentiva quando combatteva contro Takao o affrontava qualche sfida insieme ai suoi compagni di squadra.

Solo che stavolta quel calore era merito di Yuri.

“Ti stai innamorando di lui?” chiese una vocina maliziosa in  fondo a se stesso.

Kai scoppiò a ridere. Nel corridoio deserto la sua risata rimbombò per numerosi minuti, abbastanza convincente da ricacciare quella fastidiosa vocina nel più profondo della sua anima.       

 

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Risposte alle recensioni:

 

Padme86: Eh, sì, hai ragione, il mistero si infittisce sempre più e non solo: a ogni capitolo si aggiungono nuove domande senza risposta!!! Spero solo di arrivare viva alla fine della fanfic… baci baci anche a te!!!!

 

eagle fire: aargh!!!! nooooo!!! aaaaaah!!!! ghiaaa!!! iiiiiii!!!! eeeeeek!!!! Ok, basta fare la deficiente... ho già contattato un agente segreto che si è messo alla ricerca della tua casa… non mi sfuggirai! AH AH AH AH… aspetta… uhm… dici che ti ho lasciato a bocca aperta, eh? Quindi non sei una minaccia immediata… uhm… uhm… mumble mumble… ok, ho deciso che mi occuperò personalmente di te!!! Mi impegnerò per sconfiggerti!!! Non vincerai!!! Non indovinerai mai cosa ho in serbo per tutte voi che mi seguite… eheheheh… uhm… ho come l’impressione di dimenticare qualcosa… beh, nn fa niente… parlando di cose serie, ti chiedo umilmente (umilmente? noooo, umilmente, no…), ti chiedo non-umilmente perdono, perché sono giorni che cerco di leggere le tue fanfic e non riesco a trovare un briciolo di tempo!!!  Ho letto Slovo Ljubvi circa due mesi fa, ma non sapevo che avesse dei “precedenti”… cercherò di leggere il prima possibile te lo assicuro!!! Bene, allora ciao ciao…

eppure…

… ho la sensazione di aver dimenticato qualcosa…

… uhm…

… ehi, eagle, ci sei? Eagle? EAGLE?????...

BOOOOOM!!!!!!!!!!!!!

… ops…

…l’agente segreto…

 

medea90: grazie per le recensioni puntualissime!!! Vedrai che presto entrerà in scena un personaggio ancora più interessante delle altre tre!!!! Preparati!!!! Kiss kiss

 

Sybelle: beh, vorrà dire che ci adoreremo a vicenda… ^_^ hai proprio ragione comunque, Katrina nasconde qualcosa… ma dovrai aspettare ancora molto per scoprirlo!!!! Ahahaha-ah… ggg… aargh… coff coff…

beh, direi di smetterla con le risate sadiche…

fanno male alla salute…

ciao e tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti tanti…………………………...

BACIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!

 

owarinai yume: ciao Grande Demone Celeste!!! Ecco il primo capitolo che non ricevi via msn… però è molto più lungo rispetto agli altri precedenti… piccolo regalino per il mio demone!!! Comunque non so te ma io sono già arrivata al capolinea (leggi le risposte alle altre recensioni e capirai quello che intendo…)!!!! E il nostro caro cugino? È ancora vivo o l’hai pestato a sangue perchè non ti ha comprato i giornaletti? Povero Chicco, è troppo sfortunato!!!! Ti ha raccontato? Sennò parlaci subito perchè questo finesettimana è stato troppo spassoso (non per lui…)!!!!!!! Baci bacissimi bacissi-issi-issi-issimi!!!!! Al prossimo capitolo, Grande Demone Celeste!!!

 

Keila91: Yuri con Katrina? Naaa, io lo vedo meglio con il mio Kai… ^_^ ^_^ guarda che scherzo, eh!!! (forse…) comunque anche Yuri avrà la sua parte, stai tranquilla… e queste idee sulla Regina delle Nevi sono interessanti… uhm… non posso dirti niente, ma lo scoprirai presto!!! (spero) Kississimi e continua a seguirmi!!!!

 

lexy90: maestra! Sono una grande fan della sua fanfiction “Me, Myself and I”!!!! Sono molto onorata di averla qui fra le mie recensitrici!!!! Sei pronta per i nuovi misteri che aggiungerò nella storia? Beh, per quelli mi sa di sì… però scommetto che nn sei preparata alle mie sclerate post e pre-capitolo!!!! … temo che ci dovrai fare l’abitudine… come dico sempre… sono Senza Speranze!!! Ma nn una Senza Speranze qualunque, eh no! Io sono una Senza Speranze Patentata (SSP)!!!! Riconosciuta in tutto l’Italia… una leggenda nel mondo dei Senza Speranze…

oddio, perchè dico queste cavolate?

beh, ma perchè è la verità!!!! Continuerai a seguirmi nonostante la mia vena (vena??!!! Il mio camion!!) di follia?? Spero di sì!! Kiss kiss

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Capitolo 6
*** Dialoghi ***


CAPITOLO REVISIONATO IL 6/01/12

 

 

 

Capitolo VI – Dialoghi

 

«D’accordo, Takao è andato; e allora? Non mi sembra il caso di fare tutta questa scena solo perché si è preso una cotta per una ragazza!»

«Akamy, tu non capisci: quando Takao perde la testa per qualche motivo è impossibile farlo ragionare! Hai visto la piazzata che ha fatto al prof, no?»

«Senti, Rei, io non so chi sia questa Katrina, però non può essere proprio un mostro! Avete visto che razza di posto è quel Monastero, è normale che i ragazzi allenati lì diventino violenti e pieni di rabbia»

«Sì, ho visto il monastero, e ho visto anche Katrina. Lei è diversa dagli altri ragazzi che si allenano là, lei sembra avere l’odio dentro di sé di natura; ho notato che si muove molto più liberamente degli altri e non segue tutte le regole di Vorkov alla lettera. Solitamente vengono date punizioni severissime a chi non obbedisce, ma a lei non la tocca nessuno»

«Io comunque penso che tu stia sbagliando a spiare Vorkov e Katrina… se ti scoprono ti ritroverai in guai serissimi…»

«Lo so, Akamy, ma voglio vederci chiaro in questa faccenda»

«Mah, fa un po’ tu. Però, riprendendo il discorso di Katrina, se lei è la figlia di Vorkov è normale che abbia più libertà rispetto agli altri, no?»

«Questo sarebbe vero se lei fosse la figlia di Vorkov»

«Ma il professor Kappa ha detto…»

«Ascolta, Akamy: io non li ho mai visti parlare insieme, Vorkov e Katrina, e le notizie che il prof ha trovato su internet potrebbero essere false. Perché Katrina dovrebbe cambiare il suo cognome, sennò? Non cambia niente per noi se lei è la figlia di Vorkov o il capitano dei Demolition Boys: è comunque una sua fedele alleata»

«Uhm… potresti avere ragione… ma perché mettere delle notizie false su internet?»

«Per nascondere il suo passato»

«Quindi tu pensi che Katrina non sia la figlia di Vorkov, ma nasconda un altro segreto ancora più terribile?»

«Esatto»

«Mah, sinceramente non lo so… d’altronde non è mio compito indagare sui nemici»

«Compito?»

«Già. A quello pensa Shanti»

«Chi è Shanti?»

«Oh, già, scusa, detto così non ci capisci niente. Vedi, Valery è una mia amica, ma anche la mia “maestra”; io e Shanti siamo le sue aiutanti e lei ci affida degli incarichi di volta in volta»

«Certo che questa Valery deve essere una specie di boss di qualche società importante e segreta. Almeno da come ne parli»

«Beh… diciamo che è più o meno così»

«E questa Shanti? Com’è fatta?»

«Oh, non credo che abbia molta importanza, tanto lei non la vedrete mai, a meno che non diventiate nemici di Valery…»

«Perché?»

«Vedi, io mi occupo degli alleati, e Shanti dei nemici»

«Quindi Shanti controlla Katrina?»

«In un certo senso… ma lei preferisce agire di nascosto, quindi è probabile che nessuno al monastero l’abbia mai vista»

«In pratica lei è la vostra infiltrata al monastero?»

«Noooo, l’infiltrato è un’altro…»

«Un maschio?»

«Sì… ma non è direttamente agli ordini di Valery, è solo un suo amico»

«E Valery teme Katrina così tanto da mandare addirittura due persone a tenerla d’occhio?»

«Uhm… beh, Valery teme molto Katrina da una parte, ma dall’altra è sicura che non le creerà problemi… sono anni che lavora a questo piano e ha preso tutte le precauzioni necessarie»

«Se lo dici tu…»

«Ma certo! Stai tranquillo… siete i Bladebreakers, no? Su con il morale! Sono sicura che ce la farete!»

«… il presidente Daijtenji ha detto che dobbiamo salvare il mondo…»

«E ha detto anche che dovete fidarvi di me»

«Lo so… tu sei davvero una brava ragazza, Akamy»

«No, non per quello… è perché io sono il vostro tramite con Valery. Senza di lei, voi sareste già fuori gioco»

«Vuoi dire che ci ha salvato?»

«Un sacco di volte»

«Quando?»

«Quando serviva»

«… non puoi proprio dirmi nulla di più chiaro sul vostro piano, vero?»

«Per dirtelo dovrei tradire il giuramento che ho fatto a Valery e rivelarti il suo passato. E questo io non lo farò mai»

«Rivelarmi il suo passato?»

«No. Tradirla»

 

“Calmati Kai, calmati. E’ soltanto un’amichevole, no? E poi conosci gli avversari che dovrai affrontare, quindi che problema c’è? E comunque manca ancora un giorno… perché preoccuparsi prima del tempo?”

Sì, certo, la sua coscienza gli stava procurando validissimi argomenti per ignorare quelle amichevoli… peccato che nessuna scusa reggesse di fronte all’evidenza: non voleva rubare i bit power degli altri blader. Non vedeva un motivo valido per farlo.

«Kai! Kai! Ti ho cercato dappertutto!» Yuri lo raggiunse correndo.

“Cercava me? E perché?” improvvisamente si sentì molto agitato. “Cosa dovrà dirmi di così importante?”

«I ragazzi hanno appena cominciato il torneo» gli comunicò Yuri mentre riprendeva fiato per la corsa.

“Torneo? Che torneo?” si chiese, nel panico più totale. Cosa si era dimenticato stavolta?

«Dai, dobbiamo andare, altrimenti Vorkov ce la fa pagare. Sai che odia i ritardi»

«Sì, certo, hai ragione» disse Kai tranquillamente, dando l’impressione di sapere tutto, mentre il suo cervello si arrovellava cercando una spiegazione. Spiegazione che gli arrivò pochi istanti dopo.

“Ma certo! Il torneo per eliminare gli studenti dal monastero!”

Vorkov ne faceva uno ogni mese, e chi non riusciva a vincere almeno un incontro veniva buttato fuori dal monastero. Nella foresta. Di notte. Nessuno era mai riuscito a sopravvivere, secondo Yuri.

«Forza, sbrighiamoci» disse Yuri. Kai annuì e lo seguì verso la sala del torneo.

 

«Akamy! Ciao, come stai?»

«Tutto ok, Max. E tu?»

«Beh, potrebbe andare meglio… ma non mi lamento!»

«Sì, hai ragione. Potrebbe andare meglio. E non mi riferisco solo alla storia di Kai»

«Che vuoi dire?»

«Rei si è fissato in modo maniacale sul mistero di Katrina e non pensa ad altro. Inoltre ho provato a parlare con il professor Kappa, ma si è chiuso in camera a riparare il suo portatile e si rifiuta di aprire a chiunque. E Takao non sono riuscita a trovarlo da nessuna parte»

«Beh, per Rei e il professor Kappa non posso aiutarti, però so dov’è Takao»

«Davvero? Grazie Max, sei fantastico!»

«Ehi, ehi, vacci piano! Così mi fai arrossire!»

«Beh, allora devo farlo più spesso, perché quando arrossisci diventi molto più carino di quanto non sei già!»

«Oh, my God… basta, Akamy, o divento un peperone!»

«No, parlo sul serio… e poi tu sei il migliore tra i Bladebreakers, al momento; gli altri hanno tutti perso la testa per qualche stupido motivo»

«Già. Soprattutto Takao»

«Sinceramente non ce lo vedo con questa Katrina… anche se lui ha detto che è bellissima, da quello che mi avete raccontato del suo carattere non mi sembra proprio il suo tipo!»

«Sì, sono assolutamente d’accordo…»

«…»

«…»

«Dai, Max, portami dov’è Takao… vediamo se riesco a farlo tornare tra noi»

«Ok. Let’s go!»

 

Kai e Yuri entrarono silenziosamente nella grande sala, raggiungendo gli altri Demolition Boys e Vorkov sulla balconata sopraelevata.

«Finalmente» la voce di Vorkov era gelida. «Pensavo che avessi messo le radici mentre andavi a chiamare Kai, Yuri»

«Mi scusi, signore» rispose il ragazzo, rigido come un pezzo di ghiaccio.

«Che non succeda più, Yuri Ivanov. Sei fortunato perché oggi sono impegnato con il torneo, altrimenti mi sarei occupato personalmente di te»

“Accidenti che esagerazione!” pensò Kai, infastidito dal comportamento di Vorkov.

«Signore, posso sapere perché si è arrabbiato tanto?» chiese senza farsi problemi; Vorkov non lo spaventava neanche un po’.

«Perché, mio caro Kai, ho mandato Yuri a chiamarti circa un’ora fa. D’accordo che il monastero è molto ampio, ma non gli ho chiesto di andarti a prendere in Africa. Venti minuti sarebbero bastati» rispose l’uomo fissando Yuri con disprezzo.

«Non lo riuscivo a trovare» si scusò il ragazzo, pallido ma immobile.

Vorkov sbuffò. «Andiamo, Yuri, conosci questo monastero come le tue tasche; al massimo, ci avresti messo mezz’ora a portarmi Kai. E invece hai impiegato il doppio»

«Mi scusi» ripeté Yuri. Kai ammirò il modo in cui riusciva a mantenere il sangue freddo e l’indifferenza in un momento in cui lui sarebbe saltato al collo dell’uomo.

«Non voglio le tue scuse» sibilò Vorkov. «Voglio sapere perché ci hai messo così tanto tempo»

Yuri rimase in silenzio, lo sguardo fisso su un punto indeterminato alle spalle del monaco, le braccia incrociate dietro alla schiena.

«Voglio una risposta, Yuri Ivanov» ringhiò Vorkov, trattenendo a stento la rabbia.

«Non ne ho, signore»

«Come ti permetti…?!»

«Scommettiamo che il nostro povero Yuri è svenuto di nuovo?» intervenne la voce fredda di Katrina.

«Svenuto?» ripetè Kai con indifferenza apparente.

«Già, hai ragione. E’ probabile. Ma non è una scusa sufficiente, Yuri. La prossima volta non lo sarà» e, detto questo, Vorkov si voltò a guardare i ragazzi che si sfidavano al piano sotto di lui.

“Svenuto?” si chiese nuovamente Kai, ma si azzardò a formulare nuovamente la domanda. Non sembrava un argomento verso cui quella gente era bendisposta. Tutti i Demolition Boys erano concentrati a guardare le sfide tranne Yuri, che si trovava alcuni passi indietro, nascosto nell’ombra del muro. Kai gli si avvicinò.

«Svenuto?» ripeté a bassa voce. «Perché, Yuri?»

Il ragazzo stava stringendo i pugni così forte che le nocche gli erano diventate bianche.

«Sto male…» rispose dopo alcuni secondi. «Credo»

«Male in che senso? Ci sono tanti modi di stare male»

«Io…» Yuri sospirò per riprendere il controllo. «… ultimamente svengo spesso. Così, senza motivi apparenti»

«Beh, perché non l’hai detto a Vorkov che ti sei sentito male?»

Yuri scosse la testa. «Stare male è un segno di debolezza. Se gliel’avessi detto sarebbe stato ancora peggio»

«Ma…» Kai non capiva e per una volta non riusciva a mettere a freno la sua lingua. «… non dovresti essere mandato in infermeria o…» provò, tenendo sempre basso il tono della voce.

«Kai, non vedi come ci trattano? Ci costringono a combattere anche quando siamo malati. Molti bambini sono morti perché non si erano curati a dovere»

«E’…»

«Pensavo l’avessi capito: Vorkov non conosce il significato della parola “pietà”. Una volta entrati nel Monastero hai due scelte davanti: vivere come uno schiavo o morire. E non tutti hanno la forza per uccidersi. Anzi, i blader più forti spesso vengono controllati di nascosto, per accertarsi che non tentino il suicidio»

Kai si appoggiò al muro, disgustato. Poi si accorse che Yuri stava ancora parlando.

«… devo riuscire a capire» probabilmente stava parlando degli svenimenti. «E poi con lei…»

«Lei?»

«Katrina»

Ancora! Ancora sempre e solo lei! Ogni pietra di quel monastero era pervasa delle sue azioni, della sua essenza. Sembrava esserne una parte inscindibile, si parlava di lei con la stessa frequenza con cui i ragazzi parlavano di quel dannatissimo posto.

«Che ti ha fatto?»

«Lei…» Yuri cominciò a tremare.

«Yuri, cosa…?» Kai si protese verso di lui, poi si accorse che il blader stava tremando di rabbia.

«… lei non fa altro che ricordarmelo! Non fa altro che ricordarmi questa mia debolezza! E non solo a me, ma a tutti! Non volevo che lo sapessero i miei compagni di squadra, ma con lei è inutile…»

Kai sentì nascere dentro di sé un odio smisurato per Katrina. Si dominò, riuscendo a mantenere basso e controllato il tono della voce.

«Come ha fatto a scoprirlo?» chiese.

«E che ne so?» rispose Yuri, amaro. «Lei sa sempre tutto!»

Domanda stupida, effettivamente. Avrebbe dovuto capirlo, ormai, che Katrina era un’entità quasi disumana. Poi si accorse improvvisamente che Vorkov gli stava parlando, convinto di averlo lì accanto. Silenziosamente, Kai sgattaiolò verso l’uomo, fermandosi pochi centimetri dietro di lui. Prima di allontanarsi da Yuri, però, gli sfiorò appena una spalla in segno di comprensione, senza voltarsi a guardarlo. Anche se di malavoglia, cominciò ad ascoltare le chiacchiere di Vorkov, cercando di concentrarsi sul suo discorso e non sul suo cuore che batteva all’impazzata per quel contatto con Yuri. Dietro di loro, nell’ombra del muro, due occhi azzurri fissavano stupiti la schiena del ragazzo con la sciarpa bianca.

«Kai…»

 

«Takao?»

«Cos…? Akamy?»

«Sì, sono io»

«Come mi hai trovato?»

«Beh… diciamo che sono stata aiutata»

«Da Max?»

«Già»

«Accidenti a lui! Gli avevo detto di non dirlo a nessuno!»

«Dai, Takao, non fare così. Voglio solo parlarti»

«…»

«Takao?»

«Uffa! E va bene!»

«Grazie! Per prima cosa volevo sapere… beh, come stai?»

«Benissimo! Non si vede?»

«Takao, non fare il sarcastico! Non ti si addice»

«Uff… allora di cosa volevi parlarmi?»

«Ecco…»

«Alt! Non voglio sentir nominare Kai, chiaro?»

«Ok, ok… non ti volevo parlare di lui»

«E di chi, allora?»

«… di Katrina»

 

Le sfide stavano procedendo abbastanza velocemente. “Quei ragazzini sono davvero in gamba” pensò Kai, sorpreso. “Per fortuna sta andando tutto bene. Almeno Katrina e Vorkov non avranno motivi per lamentarsi”

Vorkov l’aveva tenuto occupato un quarto d’ora a parlare delle amichevoli del giorno dopo e di cosa avrebbe dovuto fare, nauseandolo nel profondo. D’accordo, lui voleva diventare il blader più forte del mondo, ma avere tutti i bit power esistenti significava non avere più rivali, e non avere più rivali significava non giocare più a beyblade. E quindi a cosa serviva?

«Aaaaaaah!!!!»

Improvvisamente un urlo d’agonia attirò la sua attenzione. Un bambino era appena stato colpito in un occhio dal bey del suo avversario.

«Ecco un blader promettente» osservò Vorkov indicando con la testa il ragazzino che aveva appena ferito l’altro. Quello colpito era caduto in ginocchio, scoppiando in lacrime, mentre i singhiozzi scuotevano il suo corpo e la mano cercava inutilmente di fermare l’emorragia. Kai era senza parole: nessuno si muoveva per aiutare quel bambino, anzi lo guardavano tutti con disprezzo, e sentì Vorkov mormorare un «perdente».

“Perdente un corno! Ha perso un occhio e quest’uomo pretende che pensi ancora alla vittoria? E’ solo un bambino!”

Mentre formulava questo pensiero sentì qualcosa passargli accanto a tutta velocità e saltare giù dalla balconata. Quel qualcosa era Yuri.

In quell’istante, Kai fu colpito da un flashback fortissimo che gli fece girare la testa.

Una bambina aveva scavalcato il balcone e stava correndo verso di lui.

«Kai!Kai stai bene?»

«Ragazzina, togliti subito da lì»

«NO!»

Un Vorkov più giovane di alcuni anni avanzò verso la bambina che cercava di proteggerlo con il suo corpo.

«Stupida!»

La piccola impugnò un beyblade blu e glielo lanciò contro, sfregiandogli il volto. Kai osservò il bey che tornò obbediente nella mano della sua padrona…

Improvvisamente si riscosse dalla visione e riportò lo sguardo su Yuri, dimenticandosi di ciò a cui aveva appena assistito. Il blader russo stava correndo verso il bambino e, arrivato, cercò di calmarlo. Poi, furibondo, si voltò verso il suo avversario e, caricato il bey, lo attaccò con tutte le sue forze urlandogli un «bastardo!». Woolborg, però, fu intercettato da un altro beyblade, che tornò subito dopo in mano al suo proprietario descrivendo un’ampia curva.

«Ben fatto, Boris»

Katrina saltò giù dalla balconata, come aveva fatto Yuri prima, mentre Boris rimetteva a posto il suo bey. Camminando lentamente la ragazza raggiunse il campo dove Yuri cercava ancora di calmare il bambino, senza ottenere alcun risultato.

«Yuri Ivanov»

Il ragazzo si alzò, fissando Katrina negli occhi.

«Torna al tuo posto»

«Cosa?»

«Ti ho detto di tornare al tuo posto»

Yuri strinse i pugni. «E da quando io prendo ordini da te?» chiese, aspro.

«Da sempre»

Il ragazzo emise una specie di ringhio soffocato. In quel momento sembrava davvero un lupo. Kai sentì un brivido corrergli lungo la schiena, e non era certo dovuto al freddo, né alla paura. Lui non aveva mai paura. Era estasiato. Il blader russo era sempre magnifico, ma mai come in quel momento. Senza sapere perché, Kai scavalcò la ringhiera e raggiunse gli altri due.

Katrina si chinò verso il bambino ferito, lo afferrò per il colletto e lo sollevò senza sforzo, portando il loro occhi alla stessa altezza.

Ci furono alcuni istanti di silenzio assoluto; solo i singhiozzi del piccolo blader spezzavano di tanto in tanto quel gelo che sembrava aver bloccato tutti.

Katrina avvicinò il proprio volto a quello dell’altro.

«Debole» sibilò. «Sei solo un debole»

Kai si sentì ardere dalla rabbia, ma non era niente in confronto all’ira trattenuta di Yuri.

«I deboli non meritano di vivere. Quindi neanche tu»

Il bambino era terrorizzato.

«Non piangere» Katrina strinse la presa e lo sollevò ancora di più. «NON piangere!!!»

La ragazza caricò il braccio e scagliò il bambino lontano, con tutta la sua forza, facendolo sbattere al muro.

«Non devi piangere. MAI. Se piangi sei un debole»

Katrina torreggiava su di lui, le mani sui fianchi. Non aveva mai alzato il tono della voce, si era limitata a marcare di più le parole. Lei non gridava mai. Almeno questo, Kai l’aveva imparato.

Nella sala tutti la stavano fissando agghiacciati, mentre la sua aura sembrava crescere e diventare sempre più potente, finchè anche Kai si sentì schiacciato da quella sensazione di potere soffocante. La blader si chinò sul ragazzino e lo tirò su a forza, prendendolo dai capelli. Poi, subito dopo averlo messo in piedi, gli diede un pugno improvviso e fortissimo allo stomaco.

«Debole»

«Debole! Sei solo un debole! Non raggiungerai mai il livello dei tuoi amici, Kai!»

«Non… non è vero...!»

«E non piangere!!!»

«Lascialo stare!»

Kai si guardò intorno smarrito, disorientato dal nuovo flashback. Troppo tardi si accorse che Yuri era partito contro Katrina con l’intenzione di darle un pugno, troppo tardi per fermarlo. Non sarebbe servito neanche urlare. Il polso del blader russo fu intercettato dalle dita della ragazza, che si serrarono sulla sua pelle e lo trascinarono con sé, mentre il braccio di Katrina lo portava a schiantarsi accanto al ragazzino. Dalla bocca di Yuri colò un rivolo di sangue. La ragazza si chinò lentamente su di lui gli sussurrò qualcosa all’orecchio, ma Kai era vicino, abbastanza vicino da sentire le sue parole.

«Prima tutti hanno pensato che sembravi un lupo» la voce di Katrina era sottile come la lama di un pugnale. «Ma presto gli dimostrerò che sei un lupo addomesticato e domato… da me»

Senza smettere di fissarlo la ragazza si alzò.

«Nelle segrete» ordinò poi ai monaci nella stanza. «Tutti e due»

E, con un sorriso gelido e crudele ad ornarle quel viso dal lineamenti bellissimi, consapevole del suo potere, Katrina risalì sulla balconata. Kai in quel momento la odiò come non aveva mai odiato nessun altro, mentre accanto a lui i corpi feriti dei due ragazzi venivano portati via. Se solo si fosse soffermato a guardare meglio, invece di fissare quel sorriso cattivo e soddisfatto, forse si sarebbe accorto di come gli occhi della ragazza apparivano vuoti e lontani.  

 

Più tardi, quella sera, Kai sgattaiolò dalla sua stanza, intenzionato a vedere Yuri. Erano le tre di notte. Il monastero, avvolto nella sua aura sonnolenta, aveva un qualcosa di surreale. Corse per i corridoi bui silenziosamente come solo lui sapeva fare, con il cuore che gli batteva all’impazzata nel petto. Era certo che Yuri stava bene… doveva stare bene.

Pochi minuti dopo giunse alla porta delle segrete e l’aprì subito, impaziente, ma si bloccò di colpo alla scena che si trovò davanti.

Due paia di occhi si voltarono a fissarlo, due persone immobili in mezzo alla stanza. Una era la Regina delle Nevi. E l’altra…  

 

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Risposte alle recensioni:

 

Padme86: Esatto, il mistero si infittisce… e ho cominciato a leggere Camera Cafè: è troppo spassosa, Kai è davvero un deficiente in quella fic, ma lui e Yuri sono dei grandi dovunque li metti… solo che le tue fic sn troppo lunghe!!!!!! Io nn ho tempo!!!! Sigh sob… comunque cercherò di arrivare alla fine, costi quel che costi! Un bacio

 

Keila91: Ti intriga sempre di più? Bene bene… questa è un’ottima notizia! Ma aspetta aspetta che controllo… sì, sei tu quella che ha scritto “Il cristallo dell’ordine”!!! L’ho letta!!!^^ bella fantasia, complimenti! E poi Yuri demone ci sta benissimo… ^_^ baci baci

 

eaglefire: Noooooo!!!! Come sarebbe a dire che hai ammazzato il mio agente segreto??? E ora dove ne trovo un altro??? … sigh… cattiva…

Vabbè, non fa niente… comunque sono finalmente riuscita a leggere “l’altra faccia della luna” e ho pure cominciato “L’uccello di fuoco”!!!! (♪Aaa-lleluja! Alleluja! Alleluja!♪ NdIvan con la tromba e il coro lirico dietro) (Silenzio! Ndme che faccio mangiare la tromba a Ivan) (mmmpfh… ndIvan che sta soffocando) (Sparisci! Perché nn posso avere Kai ank’io??? ndme disperata)

Allora, piaciuto questo chappy? E’ un po’ frammentato, effettivamente, ma non sapevo come staccare le parti di Akamy che parla ogni volta con una persona diversa… è complicatissimo scrivere solo i dialoghi e nient’altro!!!!! Non te lo auguro assolutamente!!! Ma… me può dare un consiglino piccolo piccolo piccolo piccolo alla mia recensitrice (parola coniata da me!)? forse dovresti decidere che tempo verbale usare nelle tue fic… e utilizzare solo quello!!!! cD nn scrivi male, devi solo fare un ripassino sui verbi… consiglio dato da lettrice che deve (per l’appunto) leggere le tue fanfic!!! u.u Non mi uccidere (so che sei pericolosa…)… comunque ora la domanda finale, nonché più importante: sono riuscita a stupirti???? Se sì, con cosa??? Se no, vai a farti friggere!!! … cioè, volevo dire… no scusa, dai… ma perchè proprio con il coltello da cucina??!!! … ecco ora va meglio… molto meglio… brava posalo… sì, esatt… nooooo!!!! NOOOOOO, eagle parliamone ti prego!!!! Posa quell’ascia bipenne!!!!! AIUTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!

Al prossimo chappy!!! (se deciderai di risparmiarmi…)

 

Sybelle: serissimo problema??? Naaaa, cosa te lo fa pensare… (basta leggere la tua risposta qua sopra, idiota! NdIvan) (cosa??? Idiota a me??? ndme_con_un’alabarda_in_mano) (dai, Valery, calmati… ndKai) (Kai? KAI????? Nn ci posso credere!!! Ndme estasiata) grazie grazie grazie!!!!! Sei riuscita a farmi avere Kai nelle note tra parentesi!!!!!!! Comunque… hai letto la mia recensione sulla tua fic? Non vedo l’ora di sapere tutto… e mi sa che per te è lo stesso!!! Solo che la tua storia finisce tra pochi capitoli, la mia è solo all’introduzione!!!! Nooooooo!!!!! Quando scriverò tutti questi capitoli??????? Per poter aggiornare oggi non ho fatto neanche un compito per domani!!!! Mi devo sbrigare dopo cena, ma le versioni di latino non sono proprio il mio forte… incrociamo le dita!!!! (già fatto! NdIvan cn le dita incrociate) (Nooooooo!!! Perché sei tornato tu??? Ndme in lacrime) (perché il commento è finito! Nd Ivan) (… … ok, allora continuerò a parlare in eterno con Sybelle!!!! Così riavrò di nuovo il mio Kai!!!! Nd me cn gli occhi brillanti)

Purtroppo nn posso… sob… ti devo lasciare!!! Un bacio e al prossimo chappy!!!!

 

lexy90: bene, mi merito l’applauso perchè ho capito tutto!!!! Per quanto riguarda il club delle SSP, devi presentare il tuo curriculum con tutte le più grandi scemenze fatte in vita tua!!! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, ma se sei una fan delle scenette con Kai e Yuri aspetta di leggere il prossimo capitolo!!!! E tranquilla, non diventerà una yaoi (siamo sicuri? Io son preoccupato… nd Yuri) (O.O nn ci posso credere… Yuriiiii!!!! Amore mio!!!! Nd me estasiata) (Ah-ha! E invece no! Sn ancora io! nd Ivan cn una maschera di Yuri in mano) (bastardo!!! ridammi il mio Yuri!!! Nd me con una mannaia)… comunque a Yuri verrà riservato un posto tutto speciale (non per nulla è il mio secondo presonaggio preferito di beyblade!!!!), mentre volevo farti una domanda sulla tua fic: quando aggiorni??? Me curiosissima!!! La tua idea è troppo carina!!!! E poi da te volevo sapere una cosa: individui già qualche coppia fra i personaggi??? Pensaci, perché nel prossimo chappy verrà indetto un conconrso su: “Indovina, indovinello, cosa c’è dentro il cappello?” … ma no, non questo qui! Il concorso è: “cos’è quella cosa che profuma di rosa…” … no, no, non è neanche questo… ma dove diavolo l’avrò messo? Ah, sì, eccolo!!! : “Indovina le coppie della fic tra i personaggi presentati finora” (ebbene sì, non li avete ancora conosciuti tutti… xD!!!) oddio quanto ho scritto!!! Non c’è niente da fare, mi diverto troppo a sclerare nelle note post-capitolo!!!! Kiss kiss

ps. Il curriculum per il club delle SSP lo devi inviare a:

totalmentecompletamenteepersempreSSP@liberi.it

Un bacio!!! xD

 

medea90: caspita, le tue recensioni sono sempre toccata e fuga!!!! XD Scherzo, l’importante è che ci siano!!! Puntualissima come sempre, spero di averti stupita!!!! Bacissimi

 

owarinai yume: ti ho sconvolto??? EVVAI!!!! Ne ero sicura!!!! E che ne dici di questo capitolo??? Katrina è stata davvero troppo cattiva… e non sai ancora cosa farà nel prossimo chappy!!! E Valery? Che te ne pare??? Il suo è il mistero più grande di tutti… solo che per ora sta all’ombra di Katrina!!! Ma vedrai che presto i vostri occhi saranno puntati tutti su di lei… soprattutto nel capitolo XIII (circa), di cui ho gà scritto la fine!!!! Solo la fine però… ma è sufficiente da sola a non farti dormire la notte!!!! Ora, tre cose importantissime:

1) “Owarinai” significa “infinito”, vero????? Rispondi, è di vitale importanza!!!!

2) Ci sono altre parole giapponesi di cui sai il significato? Se sì, ti prego mandamele! Se sono poche scrivimele sulla recensione, sennò me le puoi mandare con msn…

3) Ho bisogno di un consiglio: vorrei cominciare a scrivere in contemporanea la fic su Naruto, ma è lunghissima, comincia dall’esame di selezione dei chunin e finisce quando finisce il manga, quindi non so nemmeno come va a finire!!! Però è talmente complicata che sono sicura che finirebbe prima il fumetto!!! Comunque il problema è che ho paura di trascurare quest’altra… cosa che nn va as-so-lu-ta-men-te fatta!!!! Anche perché questa fic ha un seguito!!!!! (insomma, di beyblade hanno fatto tre serie, no?)

Ok, rispondi a queste tre domande e vincerai un premio!!! No, non è vero… però mi daresti una mano enorme!!!!!! (come quella di Goku scimmione) bacissimi ti adoro!!!!

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Capitolo 7
*** Delusioni, riflessioni e... nessuna conclusione! ***


CAPITOLO REVISIONATO IL 6/01/12

 

 

 

Capitolo VII – Delusioni, riflessioni e… nessuna conclusione!

 

L’altra persona nella stanza era Boris.

Kai lo fissò del tutto sconvolto: di tutti quelli che si sarebbe aspettato di trovare in compagnia della Regina delle Nevi, Boris era tra gli ultimi.

Una parte di lui si aspettava di vedere Katrina.

Un’altra parte non se lo aspettava assolutamente, convinta che Katrina e la Regina delle Nevi fossero la stessa persona.

Un’altra parte ancora pensava a Vorkov, nemmeno lui sapeva bene il perché.

Ma Boris…

Dannazione, Boris non era nessuno al monastero! Era il ragazzo di Katrina. Punto. A nessuno importava della sua vita. A nessuno importava se lui esisteva o meno. Quindi perché, perché proprio lui era lì, in quella stanza, a parlare tranquillamente con un personaggio misterioso come la Regina delle Nevi? Perché? Perché??? Non aveva alcun senso. Assolutamente nessun senso.

Eppure era così.

Si stavano parlando quando Kai era entrato. Non sapeva cosa si erano detti, ma aveva percepito le loro voci spegnersi improvvisamente al suo arrivo.

No, no, no! Era tutto sbagliato! Lì doveva esserci Katrina! Lì avrebbe dovuto scoprire che in realtà la ragazza fingeva solo di essere cattiva, che nascondeva un triste passato alle spalle, che era buona, dolce e comprensiva.

E invece, lì c’era Boris.

Boris.

Boris.

Ma a chi diavolo importava di Boris?! Lui voleva delle risposte su Katrina! Se almeno ci fosse stata anche lei, oltre a Boris.

Però non c’era.

E non era la Regina delle Nevi.

Non lo era, perché la ragazza si era tolta il cappuccio, rivelando una cascata di capelli candidi come il suo nome. Però portava una maschera, una maschera bianca, a forma di un animale… Kai, nel suo stato confusionario, non riuscì a capire di che bestia si trattasse. Riusciva solo a fissare i suoi occhi. Gli occhi della Regina. Occhi diversi da quelli di Katrina. Semplici, caldi, stupiti e dolci occhi neri.

Neri.

Non azzurri. Neri.

In un momento, tutto quello che credeva di aver scoperto, tutti i suoi pensieri di quei giorni, tutte le congetture e il tempo perso per idearle, tutto era stato cancellato. Così. Con un battito di ciglia. Ciglia lunghe, nere. Che coprivano iridi nere.

Boris lo fissò senza espressione.

«Che ci fai tu qui?» chiese, marcando il tu come a volergli dire che era fuori luogo, che non doveva trovarsi lì, che apparteneva ad un mondo diverso da quello della Regina, diverso dal suo, diverso da quello di Katrina.

«… Yuri…»

Riuscì a mormorare solo quel nome. Sentiva di averne bisogno. Di lui.

No…

Di qualcosa che aveva lui. Di qualcosa che aveva dentro di sé. Non aveva bisogno di Yuri perché lo amava, o perché era suo amico. Nel suo cuore, una voce gli urlava che doveva stare attaccato a Yuri, perché così alla fine avrebbe saputo…

Cosa? Cos’era che il suo istinto cercava di dirgli, e che lui non riusciva ad afferrare? Cosa gli stava chiedendo la sua anima martoriata, sola… indifesa…?

Protezione.

Sì, aveva bisogno di questo. Protezione. Voleva sentirsi al sicuro, come il suo cuore ricordava di essersi sentito una volta, al sicuro tra le braccia…

Di chi? Chi era che gli aveva trasmesso quelle sensazioni? Chi stava cercando? Yuri?

No…

Ma Yuri lo avrebbe portato alle risposte giuste. Il suo istinto ne era certo. E se non poteva fidarsi neanche del suo istinto, allora non poteva fidarsi davvero di nessuno.

«Il tuo amico è in una delle celle laggiù in fondo. Raggiungilo, se vuoi» la voce di Boris lo distolse dal silenzioso dialogo con se stesso.

“Il mio amico?” pensò Kai, colpito dalle parole dell’altro. “Non è anche amico tuo? E’ un tuo compagno di squadra… e tu stai qui, senza fare niente, senza controllare se sta bene, senza curarti di lui. Takao non avrebbe mai fatto una cosa del genere!”

Kai superò di corsa Boris e, lontano da lui, le lacrime cominciarono a cadergli sul volto, silenziose. Lui era sempre silenzioso quando piangeva. Per non farsi sentire dagli altri. Perché piangere era un segno di debolezza. Katrina gliel’aveva ricordato bene. E lui non era debole. Assolutamente no. Lui era forte. Lui doveva essere forte. Per i suoi amici. Per i suoi compagni di squadra. Per il suo bey. Improvvisamente si bloccò a metà strada, troppo sconvolto per riuscire ad andare avanti. Si era ricordato del flashback di quel pomeriggio, il primo che aveva avuto.

Una bambina aveva scavalcato il balcone e stava correndo verso di lui.

«Kai!Kai stai bene?»

«Ragazzina, togliti subito da lì»

«NO!»

Un Vorkov più giovane di alcuni anni avanzò verso la bambina che cercava di proteggerlo con il suo corpo.

«Stupida!»

La piccola impugnò un beyblade blu e glielo lanciò contro, sfregiandogli il volto. Kai osservò il bey che tornò obbediente nella mano della sua padrona…

Si portò una mano al petto. Il suo cuore si era fermato. Davvero. Per un secondo. Un bey blu

Ne esistevano tanti, al mondo.

Ne esistevano tanti di beyblade blu.

Ne esistevano tanti di bey con un bit power.

Ma ne esisteva solo uno con quel bit power.

Esisteva una sola Aquila Rossa.

Esisteva un solo Dranzer.

Uno solo: il suo beyblade.

Il suo. Da sempre.

E allora perché, perché ce l’aveva in mano quella ragazzina?

 

«… mi vuoi parlare di Katrina? E che mi dovresti dire?»

«Beh, ecco… i tuoi amici sono molto preoccupati per te»

«Scusa, ma non afferro: cosa c’entrano adesso i miei amici con Katrina?»

«Se mi lasciassi finire…»

«…»

«Gli altri si preoccupano perché si sono accorti che ti sei preso una bella cotta per lei»

«… e allora?»

«Pensano che questo ti farà solo soffrire»

«Pensassero quello che gli pare! Non mi interessa! Non ho una cotta per nessuno, va bene?!?»

«…»

«…»

«Takao…»

«Che c’è ancora?»

«Con me puoi parlarne»

«Ah, sì? Cosa sei, il nostro consulente psicologico o un altro blader della squadra?»

«Uhm… direi entrambe»

«Cos…?»

«Ma più la prima»

«… ok, mi stai prendendo in giro. Vuoi dire che tu non sei una blader?»

«Certo che sono una blader. Però il presidente Daijtenji mi ha chiamato soprattutto per essere… come hai detto tu… il vostro “consulente psicologico”»

«… allora puoi anche tornartene indietro. Non mi serve nessun consulente. Non serve a nessuno di noi. E comunque… i miei problemi non li vengo certo a dire a te, ammesso che ce ne siano»

«Oh… e perché?»

«Perché…? Oh, dai, andiamo, non fare la finta innocentina! Chi ti conosce? Non so nulla di te! Non so nulla del tuo passato, non so nulla di nulla sul tuo conto! Come potrei fidarmi?»

«Di Kai ti sei fidato. E non conoscevi niente neanche di lui»

«… con lui… era… diverso…»

«No, è assolutamente uguale. Solo che lui ha tradito la tua fiducia, e ora hai paura che questo possa ripetersi! Ma non sarà così! Io sarò sempre fedele a Valery! E Valery sarà sempre fedele a Kai, qualunque cosa accada! E Kai ti sarà sempre fedele, ne sono sicura!»

«Akamy…»

«Kai tornerà! Kai tornerà qui, me lo sento! Valery lo ha giurato! Kai ritornerà da me!»

«…»

«Quindi abbi fiducia in lui, ok?»

«…»

«…»

«… sì…»

 

Yuri si mosse cercando una posizione più comoda, cosa piuttosto difficile viste le dure pietre che aveva tutt’intorno. Aveva bisogno di pensare, ma il suo cervello era troppo stanco per poter seguire il filo logico di un ragionamento, così aveva deciso di rimandare al giorno dopo. Tanto sarebbe dovuto stare in quella cella per molto tempo ancora. Non aveva nessuna fretta. Davvero nessuna. Chiuse gli occhi cercando di dormire, ma un rumore all’esterno delle sbarre gli fece rialzare le palpebre, anche se di malavoglia. Un istante dopo le spalancò, stupito. Davanti a lui c’era Kai.

«Ehilà, ti trovo in gran forma!» lo canzonò sarcasticamente il ragazzo, mentre lui cercava di mettersi seduto. Alla fine ci riuscì e osservò meglio il volto dell’altro. I segni di un pianto recente erano ben visibili. Probabilmente si era dimenticato di cancellarli. Li indicò con un dito, gesto che gli costò una fatica immensa.

«Hai pianto» sussurrò. «Spero non per me»

Kai lo guardò in un modo strano, tra lo sconcertato e il pensieroso.

«No, infatti» rispose. Le sue parole risuonarono veritiere. Yuri decise di credergli.

«Meno male…» un colpo di tosse. «Sei triste per qualche motivo particolare» riprese dopo essersi calmato. «O è semplicemente l’aria di questo posto? Sai, non ho ancora capito come tu possa aver desiderato entrarci…»

Kai scrollò le spalle, evitando di rispondere. «Non sono fatti tuoi se sono triste» disse invece.

Yuri fece un qualcosa a metà tra uno sbuffo e un colpo di tosse, e si strinse con forza il petto. Kai lo osservò impassibile, preoccupato internamente, ma senza darlo a vedere.

«Andiamo!» esalò poi l’altro, dopo aver preso un po’ di fiato. «Sei venuto fin qui, in piena notte, a vedere come stavo… forse non siamo solo compagni di squadra, non credi? Qualcosa me la puoi anche dire»

Kai lo scrutò per un attimo, pensieroso.

«Ok, ma lo farò solo se dopo tu risponderai ad una mia domanda»

L’altro annuì.

Kai prese fiato (molto fiato) e cercò le parole giuste. Alla fine capì che la cosa migliore da fare era andare dritti al sodo e non perse altro tempo.

«Mi mancano i miei vecchi compagni di squadra… tutto qui»

«Tutto qui??» Yuri fu interrotto da un nuovo colpo di tosse. «E ti pare poco? Io non ho mai avuto compagni di squadra di cui poter dire “mi mancano”… mi hanno sempre ignorato, “ognuno per i fatti suoi e chissenefrega degli altri, tanto tutti sono rivali e gli amici sono una debolezza”. Ecco il “credo” delle squadre di Vorkov. Non tutti al mondo possono dire di sentire la mancanza di qualcuno»

Kai lo fissò interdetto. Non si aspettava tanto trasporto da uno come Yuri. Non si aspettava di essere… sì, invidiato. Invidiato da Yuri. Lui aveva avuto a disposizione la felicità… e gli aveva voltato le spalle. Era ovvio che nessuno lo capisse. Ma c’era un detto, che si era rivelato fin troppo vero per i suoi gusti: “ci si accorge di tenere davvero a qualcosa solo quando la si perde”.

E lui aveva perso i suoi amici, i suoi compagni di squadra. Guidato da una volontà superiore alla sua li aveva abbandonati. Si era chiuso da solo in quella prigione. E si stava maledicendo di più ogni giorno che passava. Ogni ora che passava con la certezza di avere perso per sempre i suoi unici amici. Gli restava solo quella strana sensazione che avvertiva quando era con Yuri. La sua sola scintilla di speranza nel buio del monastero.

Yuri lo lasciò riflettere, aspettando in silenzio, finchè Kai non alzò la testa e fissò le sue iridi ametista in quelle azzurre dell’altro.

«La domanda che dovevi farmi» gli ricordò il russo.

Kai rimase in silenzio per alcuni istanti, indagando sul suo interlocutore. Yuri si lasciò esaminare senza battere ciglio e alla fine sembrò aver superato l’esame, anche se dopo la domanda pensò che forse sarebbe stato meglio essere bocciato.

«Katrina è la figlia di Vorkov?» gli chiese Kai a bruciapelo.

«Cosa?»

«Non lo è?» lo incalzò Kai.

«Ma… cosa… cosa te lo fa pensare?»

Si guardarono negli occhi un altro istante.

«Perché Katrina dà gli ordini come fa Vorkov?»

«Che… che significa… è normale, lei è… così forte… Vorkov glielo permette… e basta… Katrina è… ecco… la sua seguace più fedele…» rispose Yuri, interrompendosi spesso e frammentando le frasi. Kai lo rimase ad ascoltare, aspettando pazientemente che finisse. Quando l’altro si zittì, non disse niente, ma il suo sguardo era eloquente.

«Kai… insomma! Katrina non è affatto la figlia di Vorkov!»

«Come lo sai?»

«Io…»

«Hai detto tu stesso che lei è la sua seguace più fedele…»

«Sì lo so, ma… ma non può essere!»

«Perché no?

«Lei ha… ha… il suo cognome è diverso!» Yuri era sconvolto e senza parole, e l’espressione sul suo viso era strana… sembrava quasi che stesse soffrendo immensamente.

«Potrebbe essere falso» continuò Kai, implacabile.

«Ma… ma perché…»

«Potrebbe mentire»

«Perché dovrebbe farlo???» Yuri sembrava quasi sull’orlo delle lacrime.

Esattamente la reazione che si aspettava Kai.

«Per poter agire indisturbata»

«Poter… agire…?»

Cadde il silenzio. Yuri voltò la testa di lato in modo da nasconderla nell’ombra, e cercò di calmarsi. Kai lo fissò senza battere ciglio, immobile. La sua reazione era esagerata… e questo confermava la sua ipotesi.

Alla fine, il russo si girò nuovamente verso di lui.

«Tu fantastichi troppo…» mormorò.

«E tu sei innamorato di lei»

 

«…»

«…»

«Akamy…»

«Sì?»

«Posso farti una domanda?»

«… certo…»

«… perché porti sempre quella maschera?»

«…»

«Non puoi dirmelo?»

«Beh, ecco… non so come spiegartelo…»

«Prova»

«Diciamo che… è meglio così. Ha detto Valery che non dovete vedere il mio volto, perché… potrebbe… ecco… crearmi dei problemi…»

«… ti abbiamo già conosciuto da qualche parte?»

«… in un certo senso…»

«Capisco»

«…»

«…»

«Tu ti fidi ciecamente di questa Valery, vero?»

«Assolutamente»

«Perché?»

«…»

«Akamy?»

«Valery ha fatto molto per me… mi ha sempre aiutato… e… mi è sempre stata vicina… anche quando tutti gli altri… mi avevano abbandonato…»

«… perché allora non le chiedi di aiutare anche Kai?»

«Ma lo sta già facendo! Solo che è un po’ più complicato…»

«Per colpa di Katrina?»

«Sì. Con lei al monastero non ha molta libertà di movimento»

«… certo che ce l’avete tutti con Katrina… non può essere così orribile e cattiva! … io non ci credo…»

«… forse non dovrei dirtelo, ma… sì, Katrina è davvero cattiva. Lei…»

«Lei? Avanti, cosa ha fatto di così terribile?»

«Lei è… un’assassina»

«Ha ucciso delle persone?»

«… sì…»

 

Kai si alzò. Yuri era in pessime condizioni, ma tutte le sue preoccupazioni si erano dissolte davanti alla rabbia e alla frustrazione di aver trovato Boris in quella stanza. Il blader russo era stato evidentemente torturato: lunghi tagli solcavano il suo viso e le sue braccia, la maglietta era lacerata (sicuramente per colpa di una frusta), soprattutto sulla schiena e sui fianchi non restava che qualche brandello di stoffa. Le mani e il collo presentavano diversi segni di bruciature e le gambe erano ricoperte di buchi sanguinanti.

Kai lo guardò un’ultima volta, prima di tornare sui suoi passi. Dopo quel discorso su Katrina non si erano più detti una parola. Yuri l’aveva fissato con uno sguardo implorante e sofferente che l’altro non gli aveva mai visto. Doveva soffrire davvero molto per quell’amore non ricambiato. Si allontanò in silenzio, mentre le guance di Yuri cominciavano a rigarsi di calde lacrime, senza che lui emettesse un singhiozzo.

Kai distolse la mente dai pensieri sull’amico e cominciò a cercare con lo sguardo la Regina delle Nevi e Boris. Boris. Oddio, anche il solo ricordarlo gli dava fastidio. Quel ragazzo inutile gli aveva dato una delle più grandi delusioni della sua vita. Guardò in tutte le celle e trovò la Regina seduta accanto ad un ragazzino di circa dieci anni. Quando lo vide si alzò e lo raggiunse silenziosamente, attraversando le sbarre della cella come al solito.

«Kai…» la sua voce era dolce come la ricordava, sembrava il rumore di un fiocco di neve che cadeva a terra.

«Boris se n’è andato?» chiese il ragazzo. Lei annuì.

Kai scrollò le spalle. «Nessuno sentirà la sua mancanza» mormorò.

«Non dire così…»

«Perché era qui?»

«… non lo so…» la Regina abbassò la testa. Era davvero stupenda, regale. Aveva qualcosa che non possedeva nessun altra ragazza al mondo; neanche Katrina, con la sua gelida bellezza, riusciva ad eguagliarla. Kai pensò che non poteva essere umana, ma al tempo stesso era evidente ai suoi occhi che lo era.

«Cosa ti ha detto?»

Lei si limitò a guardarlo implorante, come a chiedergli di non farle più domande. Kai la studiò per alcuni istanti.

«Perché non te ne sei andata anche tu come ha fatto Boris?»

«Perché qui hanno bisogno di me»

Il ragazzo scrollò le spalle.

«Potresti tornare domani notte. Non ti fai mai vedere da nessuno…»

La Regina continuò a fissarlo in silenzio con quei suoi dolcissimi occhi neri, come per dirgli che non aveva importanza.

«… perché io? Perché ti fai vedere da me?»

Lei gli si avvicinò. Alzò un dito affusolato e quasi irreale, e glielo posò sulle labbra.

«Non ho nulla da temere da te…»

«C’è qualcuno che devi temere?» le chiese Kai, preoccupato, quando lei allontanò la mano.

La ragazza annuì. Poi lo fissò in modo eloquente, conoscendo già la domanda che lui voleva porgli. Ma il ragazzo seppe la risposta da quegli occhi, ancor prima di aprire la bocca per parlare.

«Katrina…»

Lei annuì.

Rimasero in silenzio per molti minuti, guardandosi. Kai osservava ogni curva della sua pelle, ogni respiro che le saliva lieve dal petto, ogni battito di ciglia, come a volerli imprimere nella sua memoria per sempre.

«Sei prigioniera qui?» le chiese all’improvviso.

Gli occhi le si riempirono di lacrime, ma non rispose, limitandosi ad uno dei suoi soliti sguardi dolci e caldi, che sembravano avvolgergli il cuore con un calore mai provato prima. Kai le afferrò una mano, avvicinandosi di più.

«Togliti la maschera» cercò di parlare il più dolcemente possibile, ma il suo tono era autoritario.

«Non posso» la voce della ragazza era un sussurro appena percettibile.

«Vuol dire che lo farò io…»

La Regina fissò spaventata la sua mano che si avvicinava sempre di più al suo volto.

«Non farlo ti prego…» se Kai fosse stato anche solo due centimetri più distante non avrebbe sentito una sola parola.

«Stai tranquilla…» ma non fece in tempo a pronunciare quella frase che si ritrovò a toccare l’aria.

La Regina si trovava dietro di lui.

«Come… come hai fatto?»

Lei non rispose.

«Sai… teletrasportarti

La ragazza annuì appena e a Kai venne un dubbio orribile.

«Sei un esperimento di Vorkov? Yuri mi ha detto che lui opera delle mutazioni genetiche sui suoi blader…»

Lei lo fissò con sguardo vacuo. Dischiuse lentamente le labbra per rispondere, ma…

SBAM!!!!

La porta si aprì di botto, sbattendo contro il muro con forza. Sulla soglia c’era Katrina.

I due ragazzi la guardarono sconvolti, poi i contorni della Regina delle Nevi divennero sfocati e lei sembrò arretrare di qualche passo, portandosi una mano alla bocca.

«TU!» Katrina avanzò decisa verso la ragazza, ignorando del tutto Kai, immobile in mezzo alla stanza, paralizzato dallo stupore. «STUPIDA!» soffocata da una collera che Kai non riusciva a spiegarsi, Katrina afferrò la Regina per un braccio e la strattonò violentemente. «Che cosa ci fai ancora qui?!?!? Non sono stata abbastanza chiara????» dicendo, anzi, urlando questo, la spintonò con forza, e l’altra riuscì a mantenere l’equilibrio per miracolo. «FUORI!!!!»

La Regina la fissò implorante. «Non posso…» mormorò con voce sofferente. «Ricordi…»

«FUORI!! ORA!!!»

Kai era paralizzato dal terrore. Katrina faceva paura. Ok, quello era normale, lei faceva sempre paura. Ma in quel momento, con gli occhi quasi rossi, le vene e i muscoli del suo corpo che pulsavano sotto i vestiti di pelle nera e i lunghi boccoli scuri che le ricadevano scompostamente sulle spalle, tutto in lei produceva un profondo senso di terrore irrazionale. Kai avrebbe voluto scappare da lì, ma i suoi sensi non gli rispondevano. Fissava sconvolto la scena.

La Regina sospirò sconfitta e un lampo di abbagliante luce bianca la avvolse, costringendo il ragazzo a chiudere gli occhi doloranti. Quando li riaprì lei non c’era più.

Scomparsa. Per davvero. Al suo posto era rimasto solo un pulviscolo luminoso e un unico, candido, fiocco di neve che cadde lentamente a terra. Un silenzio gelido calò nella stanza. Katrina respirava affannosamente, ma dopo una decina di secondi aveva già riacquistato la sua abituale compostezza. Si voltò per andarsene. Ora o mai più.

«Aspetta!» attingendo a tutto il coraggio che aveva, Kai le urlò di fermarsi. Voleva delle risposte. Ma, tutte le volte che provava ad ottenerle, non trovava altro che nuove domande.

«Cosa vuoi?»

La voce nuovamente fredda, Katrina non si disturbò neanche a voltarsi verso di lui.

«Perché l’hai fatto?» si costrinse a mantenersi controllato e distaccato. «Non stava facendo nulla di male»

La ragazza rimase in silenzio per alcuni istanti, poi si diresse verso la porta.

«Ehi!»

«Lei è una bugiarda. E un pericolo. Ignora qualunque cosa ti dica»

«Perchè?» gridò il ragazzo, esasperato. Non voleva dei consigli, soprattutto non da lei. La odiava con tutto se stesso. Era un mostro. Era…

Katrina si voltò e Kai fu colpito in un attimo dalla sua bellezza sconvolgente. Le guance leggermente arrossate, i capelli un po’ scompigliati… sembrava… meno fredda. Più desiderabile. Più umana.

Kai sentì il fiato incastrarglisi in gola e per un momento un desiderio prepotente di abbracciarla, baciarla, farla sua, lì, su quel pavimento, gli sconvolse i sensi fino a scendergli lungo la gola e adagiarsi nelle viscere. Si sforzò di respirare normalmente e calmarsi mentre, lei dopo qualche secondo, rispondeva seccamente: «E’ la cosa più fastidiosa di questo monastero, addirittura peggio di Yuri Ivanov»

«Si può sapere perché ce l’hai tanto con Yuri?» le urlò allora, furibondo. Doveva scacciare quelle sensazioni, nasconderle, cancellarle…

Katrina scrollò le spalle e riprese la sua strada verso la porta.

«E’ semplice: esiste»

Kai la osservò basito, per un attimo dimentico persino dei propri sentimenti. Alla fine esplose, senza riuscire a trattenersi: «Esiste?! Possibile che non capisci niente? Lui è innamorato di te!» sibilò fra i denti e pregò con tutto se stesso che Yuri non avesse sentito. Nello stesso istante in cui aveva pronunciato quelle parole, si accorse che facevano male. Ma questo non aveva nessun senso…

Katrina raggiunse la porta senza dire una parola, l’aprì, l’attraversò, e se la richiuse alle spalle. Appena fu uscita, Kai sentì una risata echeggiare nel corridoio.

 

Kai rimase immobile in mezzo alla prigione per non sapeva neanche lui quanto, finchè un fiocco di neve non aleggiò verso di lui, lasciandosi infine cadere sul suo naso. E in quel momento Kai si accorse di avere – di nuovo! – le guance bagnate dal pianto, stavolta però senza avere la minima idea del perché. Si asciugò gli occhi con stizza e osservò il fiocco di neve che, invece di sciogliersi sul suo naso, continuò a scivolare fino al suo orecchio. E lì sentì una voce scendergli dolcemente lungo il timpano, un sussurro appena percettibile.

«Non perdere tempo con me, Kai… cerca Valery»

A quell’ultima parola pronunciata dalla Regina la testa di Kai esplose in mille pezzi, consumata da un dolore lacerante e inspiegabile. Il ragazzo cadde pesantemente a terra e urlò, urlò come se qualcuno gli stesse strappando l’anima a forza dal corpo. Nella sua testa continuava a rimbombare quel nome, insieme alla risata di Katrina.

 

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Risposte alle recensioni:

 

Padme86: Visto? Ho aggiornato presto (lo credo bene, sono quattro giorni che non vai a scuola!!! ndIvan) (Taci tu! Ndme)!!! Comunque se prima pensavi che Katrina era una bastarda, adesso dopo quella sfuriata… direi che ha raggiunto livelli di infamità mostruosi!!!!!! Bene, bene, è proprio quello che volevo!!! E sai perchè? … non te lo dico!!!! Lo scoprirai leggendo la fic!!!!! Baci!!!

 

owarinai yume: mio adorato Grande Demone Celeste!!! Ti ho lasciato più o meno 3000 mex istantanei su msn!!! Quando hai tempo leggiteli!!! Comunque… come vedi su Shanti non si sa ancora niente, e se ti è piaciuta la scena del cap precedente con Katrina arrabbiata questa l’avrai adorata!!!!! E tu dici che la ragazza nei ricordi di Kai è Katrina, eh? Mmmh… lo pensi anche dopo questo cap?? E’ un’ipotesi interessante, ma non ti posso dire altro!!! Ti dico solo di goderti questo chappy perché davvero non so quando riuscirò ad aggiornare, anche se il prossimo dovrebbe essere uno dei più belli… a proposito, una domanda: qual è il capitolo che ti è piaciuto di più tra quelli pubblicati finora?? Rispondi!! Ok, bacissimi, a presto!!!

 

alice smack: ecco una delle nuove recensitrici!!!!!! Grazie grazie grazie!!!!! Voglio tanto tanto bene a tutte le persone che mi recensiscono!!!! Se ti è piaciuta Katrina aspetta di vedere (quando finalmente compariranno) Shanti e Valery!!!!! E sono perfettamente d’accordo, Kai e Yuri sono stupendi ovunque li metti!!!!! Baci baci

 

Sybelle: ciao povera innamorata ed illusa!!!!! Mi sa che siamo in 2… comunque, Selene è la ragazza di Yuri??!! Hai capito il nostro blader… furbo, eh? (decisamente sì… anch’io voglio una ragazza!!!! Buaaa!!!! ndIvan disperato) (Ma non diciamo sciocchezze!!!! Ti sei guardato allo specchio???? Ndme) Se adori Yuri immagino che questo cap ti sia piaciuto molto!!!! Anche se abbiamo scoperto che lui è un povero innamorato e illuso come te… e quella risata di Katrina???? E’ stata troppo cattiva!!!!!! Ma perchè??? Eheh, lo scopriremo presto… beh, più o meno… se per presto intendiamo una decina di capitoli allora va bene… scherzo!!!! (non è vero, non scherza!!!! Scoprirete tutto su di me tra tantissimi capitoli!!!! ndKatrina) (KATRINA????!!!!! Ndtutti scioccati) (beh, che c’è di strano? ndKatrina) (0_0 ndtutti) ok, ti ho rimbambito abbastanza… un bacio enorme!!!!!!!

 

Keila91: ciao! Snif… mi commuovo a vedere tanta dedizione!!!! Ci sei sempre ad ogni capitolo, puntualissima… buaaaaa!!!!! Snif, snif…. ok, basta. Sono contenta che i dialoghi siano venuti bene, mi sono impiccata!!!!! Per quanto riguarda Shanti non l’ho presa da Heroes (un po’ difficile visto che non lo seguo), ma è un prodotto della mia mente perversa!!! E per Valery… beh, lei lo scoprirai leggendo chi è!!!!! Anche perchè se te lo dicessi adesso non ci capiresti niente… prima devono succedere molte altre cose… bacioni alla prossima!!!!

 

medea90: Ciao ciao!!!! Allora, piaciuto? Certo che se Katrina ti era sembrata cattiva prima adesso chissà cosa penserai!!!!! Esatto, Valery ha il mio stesso nome, ma per un motivo molto semplice: è il mio personaggio preferito!!!!! E presto (presto??? Seeee…) scoprirai perché!!!! Kiss kiss

 

lexy90: ecco la mia collega SSP!!!!!! Ma perchè non mi vuoi dire le tue elucubrazioni???? sigh… cattiva… ma tanto io ti perdono tutto, lo sai!!!! Mi dispiace che i punti interrogativi ti abbiano sommerso la casa, ma come vedi dovrai penare ancora un altro po’!!!!! Lo so, sonp cattiva, ma d’altronde lo sei anche tu… quindi siamo pari!!!!! ^_^ ora… potresti togliermi una curiosità??? Cosa significa il tuo nickname??? (non farmi la stessa domanda però, perchè io non ti posso rispondere!!!!! Non ancora, almeno…) ok, credo sia tutto… sono un po’ sintetica oggi (sintetica??? ndIvan) (… ndme ke ignoro Ivan) (-__- ndIvan ke viene ignorato), ma vado un po’ di fretta… ok, baci, baci, baci, bacissimi al prossimo chappy!!!!!!!!!

 

DarkHiwatari: Aaaaaaah!!!!! Una pistola alla mia tempia??? Nooooo!!!!! Io sono troppo importante per morire!!!!! (modesta, eh?) comunque stai tranquilla (e posa quella pistola!!!!), come ho scritto sopra questa non è assolutamente una fanfic yaoi!!!!! Io le odio!!!! Però mi diverto a farvi soffrire…. Ahahahah!!!!! (risata sadica che ancora non conosci ma imparerai a conoscere presto) Bene, so di averti scioccato, tu non sei ancora abituata… abituatA, vero???? [oddio, pensa se sei un maschio…. che figura!!!!!! Una persona intelligente direbbe: “ok, controlliamo la sua presentazione così da evitare figuracce”, ma poichè non rientro nella categoria (e al momento nn sono su internet) mi butto nel baratro!!!!] wow, una doppia parentesi!!! Sei in grado di risolvere l’equazione??? Spero di sì!!! Ok, allora un bacione-one-one e alla prossima!!!!

 

Nehi: ecco un’altra delle mie nuove recensitrici!!!!! Che bello, che bello, che bello!!!!!! Allora, tranquilla perchè, come ho scritto sopra, non è assolutamente una fic yaoi!!!!! Poi grazie grazie grazie dei complimenti (me commossa)!!!!! Ed è naturale che ci sia Yuri!!!! Lui è stupendo!!! Anche se il mio preferito resta Kai… comunque… beata te che hai la prof di lettere in vacanza, io probabilmente devo tornare a scuola dopo 4 giorni di assenza e non so che orario c’è!!!!! Aspetta, ti spiego, detto così sembro scema: lunedì, martedì e mercoledì sono stata male e mercoledì pomeriggio ho chiamato un mio amico per i compiti, perchè oggi dovevo tornare a scuola. Lui mi ha detto che quella mattina (mercoledì) non li avevano fatti entrare perchè c’era la disinfestazione, ieri e oggi. Peccato che l’orario dovevano darcelo mercoledì e, non essendoci andati, non lo sappiamo!!!! Ok, ora tu ti chiederai: e a me che me ne importa dei casini di scuola di questa qui??? e io ti rispondo: niente!!!! xD Però mi sono fatta prendere la mano e ti ho annoiato con tutte queste chiacchiere!!!! E sono riuscita a fare un discorso serio per quattro righe!!!! Wow, è un record!!!! Bene, dopo tutto ciò (aaargh!!! Ma quanto ho scritto????) ti lascio con un bacione grandissimo!!!!!!

 

Iria: oddio, la tua recensione è stupenda, mi ha fatto morire dalle risate!!!!! Però non sono sicura di una cosa: per caso Yuri ti sta antipatico???? Sai com’è, non si capisce assolutamente… xD Sono felicissima che la mia storia ti sia piaciuta, ma sono ancora più felice di avere una nuova recensitrice!!!!! Comunque mi dispiace per te, ma Yuri avrà un posto molto importante nella mia fic (dopo Kai, naturalmente) e sono sicura che riuscirò a fartelo amare!!!! Per un istante ti illuderai perchè rischia davvero di schiattare, però non lo potrei mai uccidere!!!!! (anche perchè dopo il suo fanclub potrebbe uccidere me…) e poi tranquilla, non è assolutamente una yaoi… l’ho fatto credere solo perchè sono masochista e voglio essere uccisa dalle mie recensitrici… ma io sono come i gatti, ho nove vite!!! (peccato solo che le recensitrici siano 10… ndIvan) (Aaaaaah!!!!! ndme disperata)

Ok, un kissone immenso anche a te, grazie di cuore dei complimenti!!!!!!! baci

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Capitolo 8
*** Sentimenti confusi sul ghiaccio ***


CAPITOLO REVISIONATO IL 6/01/12

 

 

 

Capitolo VIII – Sentimenti confusi sul ghiaccio

 

Il lago Bajikal è uno dei laghi più grandi del mondo: la superficie è sempre gelata, coperta da uno strato di ghiaccio spesso almeno dieci centimetri buoni. Tutto intorno ci sono solo sempreverdi e neve. Una calma assoluta, quasi irreale, avvolgeva ogni cosa in quel preciso istante, rendendolo un luogo perfetto per pensare e rinfrescarsi le idee. Il luogo ideale per piangere sui propri errori e rimpiangere le proprie scelte.

All’improvviso quella calma venne rotta da un forte rumore metallico che proveniva esattamente dal centro del lago: un beyblade nero sfrecciava sulla superficie ghiacciata, descrivendo piccoli solchi e disegni aggraziati nella sua danza mortale, finchè il blader non lo richiamò. Kai fissò Blackdranzer senza dire niente, mentre il suo bit power riluceva alla luce del freddo sole della Russia. Come aveva potuto fare una cosa del genere? Senza alcuna espressione lanciò nuovamente il bey sul lago, osservandolo in silenzio mentre la sua mente continuava inesorabile a riportarlo agli eventi di tre giorni prima. Tre giorni.

Davvero era passato così tanto?

Sospirò. Blackdranzer tornò obbediente nella sua mano e lui lo lanciò di nuovo. L’aveva passato così, tutto quel tempo a lanciare il suo bey su quel lago. “Non è il mio bey” pensò all’improvviso e la morsa sul suo stomaco si strinse ancora di più. Chiuse gli occhi.

Perché, perché l’aveva fatto?

Lui voleva essere il più forte. Chiaro. Su questo erano d’accordo tutti. Ma, come gli aveva ricordato la sua mente tempo prima, senza avversari validi non c’era più gusto a giocare a beyblade. Non aveva bisogno di possedere tutti i bit power del mondo per essere il più forte. Doveva solo battere Takao. Semplice, no?

Eppure, era incredibile quanto una cosa all’apparenza così semplice come quella si stesse rivelando mortalmente difficile. Non riusciva più a parlare con Takao, ormai. Non ci parlava da quando aveva tradito i Bladebreakers per la Borg. Non ci parlava perché non ne aveva il coraggio. C’erano tante cose che avrebbe voluto dirgli, ma non ci riusciva, davvero, era più forte di lui. E dire che alle amichevoli si era avvicinato, Takao, per chiedergli delle spiegazioni; e lui, con il suo stupido, maledettissimo orgoglio, l’aveva ignorato. Per colpa della sua dannatissima arroganza, gli aveva voltato le spalle. Un’altra volta. A causa della sua insopportabile fama di “uomo di ghiaccio” non era riuscito a correre da lui, a dirgli che voleva ancora essere suo amico, che sentiva di aver sbagliato tutto. Forse lo avrebbero anche perdonato. Magari sarebbe pure ritornato a far parte dei Bladebreakers. E invece, come sempre, aveva scelto la strada della solitudine, aveva compiuto un gesto inammissibile, imperdonabile.

Aveva dato il suo bey a Takao.

Aveva dato il suo beyblade a Takao.

Aveva dato il suo Dranzer ad un altro.

E, con quel gesto, li aveva persi.

Tutti.

Per sempre.

I suoi amici. E il suo bey.

E quel pensiero faceva un male inimmaginabile.

Blackdranzer tornò obbediente nella sua mano, ma Kai si sbrigò a rilanciarlo. Era andato avanti così, quegli ultimi giorni, dall’alba al tramonto su quel lago a lanciare il suo bey, a sperare che quella spessa superficie di ghiaccio si spezzasse per inghiottirlo, per trascinarlo con sé in un abisso senza immagini, senza suoni, senza ricordi… senza emozioni.

Come, come, come aveva potuto? Conosceva sia i blader cinesi che quelli americani e non meritavano affatto un simile trattamento. E, pur sapendolo, li aveva anche sfottuti durante quelle “amichevoli”, quasi fossero stati la feccia peggiore dell’universo. Perché così faceva meno male. Perché convincersi di essere cattivo era meglio che fingere di esserlo. Lo sapeva fin troppo bene. Però ora si sentiva svuotato dentro, privo di ogni sentimento che non fosse il rimorso, il rimpianto per le scelte che aveva compiuto.

Si era fidato del suo istinto.

E aveva sbagliato.

Eppure c’era ancora quella sensazione, la sensazione che al monastero ci fosse qualcosa di molto importante per lui, così importante che valeva la pena abbandonare tutto per essa. Si ritrovò a pensare che forse era impazzito. Ipotesi probabile. Molto.

Kai fissò con sguardo vitreo il suo bey che volteggiava con grazia. Come se tutto questo non bastasse, Yuri era scomparso. Cioè, Yuri c’era ancora al monastero, ma era tornato ad essere la macchina omicida di Vorkov, così, da un giorno all’altro. Quando l’avevano fatto uscire dalla cella per assistere alle amichevoli, si era comportato con lui come i primi giorni in cui era arrivato al monastero, freddo e distaccato, gli occhi privi di qualsiasi emozione. Kai stava cominciando a chiedersi se Vorkov non avesse usato qualcuno di quei macchinari per manipolare le persone su cui giravano voci spaventate tra i ragazzi. L’ipotesi era talmente terrificante da essere inaccettabile. Anche per questo cercava di stare il meno possibile al monastero, dicendo che andava ad allenarsi per conto suo. Naturalmente c’erano due monaci che lo controllavano tutto il giorno, ma almeno non era costretto a vedere quell’uomo orribile e il suo ex amico che non riconosceva più. Il suo morale era davvero a terra, ma nonostante questo il suo cervello non aveva smesso di lavorare ed elaborare ipotesi e congetture. C’era solo un piccolissimo problema: non poteva pronunciare il nome di Valery. O meglio, non ci riusciva, perché ogni volta che quel nome usciva dalla sua bocca o da quella di un altro le fitte atroci alla testa che lo avevano assalito la prima volta ricomparivano immediatamente, anche se col tempo ci stava quasi facendo l’abitudine. Nessuno al monastero aveva mai sentito quel nome, anche se erano tutti bambini più piccoli di lui e Kai sapeva di non poter fare troppo affidamento sulle loro parole. Inoltre aveva fatto una ricerca su internet, ricordando le parole del Professor Kappa su Katrina e aveva scoperto che quello che aveva detto era vero: la ragazza risultava morta da circa tre anni. Ufficialmente, Katrina non esisteva.

A quel punto, Kai si era arreso. La sua mente si era rifiutata di continuare ad indagare su Katrina.

A coronare il tutto, il ragazzo si era accorto di aver commesso un grandissimo errore, che sicuramente gli avrebbe creato e gli stava creando non pochi problemi: si era preso una cotta per la Regina delle Nevi. L’aveva vista solo un’altra volta dopo la sfuriata di Katrina, e lei gli aveva detto che per un po’ non sarebbe più potuta venire al monastero. Era passato solo un giorno, ma già gli mancava da morire. Era così dolce, ingenua, pura; riusciva a trasmettergli una sensazione di pace e di benessere che non aveva mai provato. Quello sì che era un problema davvero grave. La sognava ogni notte ormai; il suo profumo così delicato, le sue labbra rosse, in contrasto con la carnagione pallidissima, i suoi occhi caldi e avvolgenti, il suo respiro leggero, la sua essenza così fragile e al tempo stesso quasi eterea.

Kai scosse la testa. Non doveva pensarci. Gli bastavano le notti insonni passate a ricordarla.

Distolse lo sguardo dal suo bey. Blackdranzer gli tornò in mano obbediente, ma lui lo rilanciò immediatamente ancora più lontano. All’improvviso si accorse che il contatto con quel beyblade gli dava fastidio. Lo considerava quasi il responsabile di quella situazione disperata. Lo odiava. E anche la sensazione che provava prima, quella che gli diceva che Blackdranzer era importantissimo per lui, era scomparsa. A pensarci bene era successo quando la Regina aveva pronunciato il nome di Valery.

Valery… chissà chi era.

 

«Akamy! Akamy, siamo qui!»

La ragazza si voltò verso i suoi amici e li raggiunse immediatamente.

«Ragazzi, finalmente! Sono ore che vi cerco!» Akamy si sedette affannata vicino a Max.

«Perché ci cercavi?» chiese il professore alzando la testa dal suo portatile.

Akamy li fissò uno per uno, osservando i loro volti stanchi e tristi. Quei giorni erano stati un inferno. Dopo le amichevoli era stato difficile convincere i Bladebreakers ad avere ancora fiducia in Kai, ma alla fine ce l’aveva fatta. In fondo lei era la sua migliore amica, non l’avrebbe mai potuto abbandonare al suo destino. E sapeva che Takao e gli altri aspettavano solo di sentirsi dire che c’era ancora una speranza.

«Allora, oggi vi porto una buona notizia» esordì, felice di vedere i loro volti illuminarsi.

«Finalmente!» esclamò Rei, sistemandosi meglio sulla sedia.

«Avanti, parla, non tenerci sulle spine!» il professore si era sporto sul tavolino fino a metà busto nel tentativo di avvicinarsi a lei per sentire meglio.

«Cosa è successo?» chiese Max con gli occhi brillanti dalla curiosità.

«Kai torna da noi?»

Tutti fissarono Takao. Poi Akamy. Lei stava sorridendo.

«Non dirmi che…»

«Sul  serio…?»

«Kai torna nei Bladebreakers?»

Akamy li guardò tutti e il suo sorriso si fece ancora più ampio.

«Beh, ecco…» fece una pausa, divertendosi a tenerli con il fiato in sospeso. «… sì!»

L’urlo di gioia che si levò fece voltare tutti gli altri clienti del bar.

«Non ci posso credere!» Takao era semplicemente fuori di sé. «E quando arriva?»

«Stasera»

«Ma ne sei proprio sicura?»

«Già: sicura sicura sicura?»

Akamy annuì. «Me l’ha detto Valery. Ha detto di aspettarlo questa sera»

«Wow, è fantastico!!!»

«Già, ma…» il professore assunse improvvisamente un’aria abbattuta. «Se stasera Kai non dovesse venire…»

«Tranquillo, Prof!» Takao gli circondò le spalle con un braccio. «Non ricordi quello che ha detto Akamy l’altra sera? Dobbiamo fidarci di lei! E di lui!»

«Già» la ragazza annuì convinta. «Vedrete, Kai tornerà. Ne sono sicura»

I ragazzi erano davvero euforici, non fecero altro che parlare di quella sera per più di venti minuti; poi decisero di andare tutti in albergo per preparare il ricevimento per il loro amico. Lasciata Akamy al bar, dove aveva detto che voleva restare per un altro po’, i Bladebreakers si allontanarono rumorosamente verso l’hotel. La ragazza, rimasta sola, ordinò una tazza di cioccolata calda e se la gustò in tranquillità, sorridendo ogni tanto al pensiero dei suoi nuovi amici.

«Kai tornerà. Io ho fiducia in lui, so che può farcela. Kai uscirà dalle tenebre che l’hanno avvolto e tornerà da me. Valery l’ha promesso»

 

Il beyblade volò elegante e perfetto sulla superficie del lago, tornando poi obbediente in mano al suo padrone, piuttosto confuso e depresso. Era stufo di porsi domande su misteri a cui non riusciva comunque a trovare una risposta. Perciò aveva deciso di non stupirsi più di nulla. Purtroppo proprio in quel momento accadde qualcosa che distrusse tutti i suoi propositi: sentì alle spalle la presenza di qualcuno che lo stava osservando in silenzio.

«Che vuoi?» domandò sgarbatamente Kai, seccato da quella presenza. «Non vedi che mi sto allenando?»

La persona, chiunque fosse, non rispose. Kai non si era ancora voltato e non voleva dargli questa soddisfazione, anche perché in quel momento non riusciva davvero a provare curiosità verso lo sconosciuto.

«Ehi, sei forse sordo? Vattene; mi dai fastidio»

In quel momento era arrabbiato con tutti, in particolar modo con se stesso, e non aveva assolutamente voglia di “compagnia”. Voleva solo essere lasciato in pace. Si sentiva paurosamente sul punto di spezzarsi ed era una sensazione davvero fastidiosa. Quasi insopportabile.

«Insomma, ti ho detto di lasciarmi in pace!» si voltò di scatto, urlando e mandando al diavolo il suo proposito di far finta che quella persona non esistesse.

Improvvisamente, senza motivo apparente e senza una spiegazione logica, qualcosa dentro di lui si spezzò davvero. E lui si sentì finalmente libero, privo del peso che lo opprimeva da giorni. Come se potesse respiraredi nuovo.

Davanti a lui, immobile come una statua di ghiaccio, c’era una ragazza che non aveva mai visto prima: un lungo mantello bianco con l’interno nero nascondeva tutto il suo corpo, lasciando visibili solo in parte gli stivali alti di pelle bianca. Una maschera nera, a forma di volpe, o di lupo, le copriva gli occhi e il naso, mostrando però le labbra ricoperte da un intenso rossetto rosso acceso, che spiccava sulla carnagione chiara, come… come lei.

Fu la prima cosa che pensò quando la vide. Ricordava moltissimo la Regina delle Nevi. L’abbigliamento era simile, la maschera anche, e le labbra erano addirittura identiche. Le due ragazze differivano tra loro solo per alcuni piccolissimi particolari, e per i capelli: quelli della Regina erano bianchi, lisci e lunghi; la ragazza misteriosa, invece, li aveva ricci, scurissimi, e molto corti, fino al mento.

«Chi… chi sei?»

Lei, per tutta risposta, estrasse dal mantello un beyblade blu acceso e allungò il braccio verso di lui, porgendoglielo. La mano di Kai scattò inconsciamente verso il bey, fermandosi solo a pochi centimetri di distanza. Nell’altra mano, la sinistra, il ragazzo stringeva ancora Blackdranzer. Rimase incerto per un secondo; un secondo, non di più.

Lasciò cadere la trottola nera che rotolò senza controllo sulla neve fresca e afferrò il beyblade blu con tutte le sue forze, stringendolo così forte da arrossarsi i palmi.

«Dranzer…» sussurrò, accarezzando la superficie liscia del bey.

Quanto gli era mancato! Come aveva potuto anche solo pensare di separarsi dal suo fedele Dranzer? Era stato uno stupido! Ma ora, ora che l’aveva ritrovato, non si sarebbero separati mai più. Improvvisamente si ricordò della misteriosa ragazza e si ricompose velocemente.

«Grazie per avermelo riportato…» mormorò, con voce controllata. «Però vorrei sapere dove l’hai preso»

L’altra lo fissò per alcuni istanti, poi dischiuse appena le labbra, quel tanto che bastava per far uscire un suono. Altra somiglianza incredibile con la Regina delle Nevi. Kai sentì una stretta al cuore.

«Me l’ha dato un’amica…»

«Chi?»

Altro silenzio. Kai aspettò con calma. Stava diventando più paziente da quando frequentava tutte quelle persone che rispondevano alle domande dopo secoli di riflessioni.

«Non la conosci…»

«Dimmi il suo nome!» esclamò Kai esasperato. Non gli sembrava di chiedere così tanto. «Potresti sbagliarti»

La ragazza lo guardò per qualche altro secondo, poi scrollò le spalle in segno d’indifferenza.

«Akamy»

«Akamy? Aspetta, l’ho già sentito… fammi pensare» Kai si concentrò il più possibile, facendo appello a tutta la sua memoria; forse sarebbe riuscito a venire a capo di qualcosa! O forse si stava solo illudendo…

«Ora mi ricordo!» esclamò all’improvviso. «Akamy Hiwatari! La misteriosa blader che ha il mio stesso cognome! Però non l’ho mai vista… quindi è una tua amica… chiunque tu sia…»

La ragazza si limitò ad annuire.

«Allora Dranzer deve averglielo dato Takao… credo…»

Cenno affermativo.

«Beh… e ora secondo te io cosa dovrei fare?» le chiese Kai dopo alcuni minuti di silenzio.

«Segui il tuo cuore. Non è così difficile, sai?»

Questa volta nel tono della ragazza c’era una punta di dolcezza mista a sofferenza che aveva qualcosa di così… familiare da risultare dolorosa.

«Dici che dovrei… » Kai abbassò lo sguardo sul suo beyblade. Blackdranzer giaceva abbandonato lì accanto: caduto scompostamente sulla neve, non sembrava affatto un bey perfetto… Dranzer, che risplendeva ai raggi del pallido sole russo appariva molto più forte e maestoso. Ancora una volta, Kai si chiese come l’aveva potuto abbandonare.

Quella ragazza aveva ragione. Non sapeva chi era, ma non importava: aveva assolutamente ragione. Era giunto il momento di seguire il proprio cuore. Lentamente, si chinò a raccogliere Blackdranzer, infilandoselo in tasca senza neanche guardarlo. C’era un’ultima cosa che doveva fare prima di procedere sulla strada che aveva scelto. Alzò la testa e incrociò per la prima volta lo sguardo della ragazza. Aveva gli occhi azzurro cielo. Kai si ritrovò a pensare che tutti i russi avevano gli occhi di quel colore: Yuri, Boris, Katrina, Sergey, Vorkov, Ivan…

Non era importante, comunque. La Regina aveva gli occhi neri. Quindi non aveva nulla a che fare con la ragazza che si ritrovava davanti.

Kai aprì la bocca per parlare, ma lei avvicinò le labbra al suo orecchio e gli sussurrò: «I tuoi compagni ti aspettano per stasera… vedi di non farli attendere troppo…»

Il ragazzo sorrise impercettibilmente. Sì, avrebbe fatto quello che gli diceva il suo cuore. Sarebbe tornato dai Bladebreakers. E avrebbe chiesto il loro perdono. Però prima c’era una cosa che voleva assolutamente sapere.

«Come ti chiami?»

La ragazza lo fissò, impassibile, poi un sorriso cristallino si disegnò sulle sue labbra, mentre lei si voltava per allontanarsi, non prima di aver risposto alla sua domanda.

«Valery»

 

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Risposte alle recensioni:

 

Padm86: lo so, Katrina è stata davvero troppo cattiva nel capitolo precedente… ma io l’avevo detto che lei è una cattiva senza possibilità di redenzione… insomma, resterà così per sempre!!!! Quindi ti conviene abituarti!!!! ^_^ bacissimi alla prossima

 

Sybelle: omioddio!!!!!!! La situazione è drammatica se ci si mette di mezzo anche Selene!!!!!!! ^_^ comunque avevi visto giusto, il nostro Kai si è preso una bella cotta per l’affascinante e misteriosa Regina delle Nevi… però se la cosa funzionerà non posso dirtelo!!!!!!!! Comunque come fai a sapere di eaglefire????? Vi conoscete? E, tra parentesi, tu di dove sei? Dai che mi impiccio un po’ dei fatti tuoi… ^_^ spero che questo chappy ti sia piaciuto… ho attraversato un periodo in cui l’unica cosa che mi andava di fare era ascoltare musica e cantare… e ho trascurato la fic!!!!!!!!! Spero che non succederà più!!!!! Bacissimi tesoro!!!! A presto!!!!!!!

 

Keila91: ciao!!! Sapevo che nessuno avrebbe mai pensato a Boris… ^_^ comunque ho cominciato a leggere l’altra tua fic… vai avanti così, mi raccomando!!!!!! E continua a seguirmi, naturalmente!!!!!! Bacissimi

 

medea90: la tua curiosità è stata appagata, spero… ^_^ comunque sono contenta che ti sia piaciuta la scena di Kai e la Regina, è piaciuta tantissimo a tutti!!!!! E pensare che non era nemmeno in programma, mi è venuta così, sul momento… non ero neanche sicura di metterla!!!!! E per Yuri… ho in serbo ancora molte sorprese per lui!!!!! Ahahahah!!!!! Ok, basta sclerare!!! Alla prossima!!!

 

alice smack: sì, sì, tranquilla, ho dormito anche per te… eheheheh… xD comunque sono contenta di essere riuscita a confonderti le idee, era proprio quello che volevo fare!!!! Ahahahah!!!!! (quanto sono cattiva…) mi dispiace per Yuri, ma dovrà soffrire ancora un po’… le sue fan dovranno pazientare per vederlo finalmente felice… forse… ^_^ xD al prossimo chappy!!!!!! Ciao!!!!!

 

Owarinai yume: chiedo perdono, oh Grande Demone Celeste, per averti fatto aspettare… ho avuto degli inconvenienti tecnici… cioè non mi andava di scrivere!!!!!! ^_^ xD comunque spero che questo capitolo ti sia piaciuto… e mi venuta un’altra ideuzza simpatica… ma molto più avanti… aspetta e saprai!!!! Spero a presto!!!!!! Kiss kiss kississimi!!!!

 

Nehi: ciaoooo!!!!!! Tranquilla per Yuri, alla fine (cioè tra tanti, taaanti, tantissimi capitoli in cui soffrirà tantissimo) troverà la felicità!!!!

ok, adesso tu posi quella motosega e io vado a scrivere il tuo matrimonio con Yuri, va bene?

Skerzi a parte, grazie della recensione e (mi dispiace) quello che ho scritto sopra su Yuri è vero!!!!!! (non il matrimonio, eh! Non ti fare venire strane idee…)

Ok, al prossimo capitolo!!!!! Bacissimi

Ps. Cosa significa il tuo soprannome? Da dove l’hai preso? Sono curiosa, mi piace molto…

 

Iria: eccomi!!!! beh, noi ci siamo parlate ieri… non credo di avere molte altre cose da dirti… ti do solo un’anticipazione che ti renderà molto felice: il prossimo capitolo sarà dedicato quasi del tutto a Yuri, ma in senso negativo… non credo sia molto felice di quello che gli ho combinato… comunque leggere per sapere!!!! Non appena scriverò il capitolo 9, naturalmente… allora alla prossima!!!! un bacione

 

Anghelos_bad_boys: ciao gemello di Iria!!!!! La tua sorellina non è molto contenta della tua “intrusione”… ma io sì!!!!! Così ho un nuovo recensitore!!!!! Yuppi!!!!! Comunque mi dispiace, niente fan-art di Katrina… non saprei neanche da che parte cominciare… ^_^ e poi mi piace lasciare tutto all’immaginazione dei miei lettori… e, visto che sei un maschio, so già cosa ti immagini tu!!!! Pervertito!!!! xD spero solo che tua sorella non legga la tua recensione la mia risposta… temo che si preoccuperebbe… al prossimo capitolo allora!!!! Spero che sarai ancora dei miei!!!! Ciao!!!!

 

lexy90: ECCOTI!!!!!!!!! stavo già per chiamare la polizia, i carabinieri, l’892424, il telefono azzurro, quello verde, quello rosa e quello viola a pallini gialli!!!!!! ma per fortuna stai bene!!!!! Spero ti sia piaciuto il capitolo e per il mio nick… si scoprirà tutto, un giorno lontano (mooolto lontano)… bene, ora vado, ho letto la tua recensione quando stavo per postare il capitolo, infatti vicino all’appello per eaglefire prima c’era anche il tuo!!!!!!! Però tu sei tornata!!!! Sono troppo felice!!!!! Ok, a presto (sarai la prima a recensire il prossimo capitolo, veero???) bacissi-missi-missimi!!!!!

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Capitolo 9
*** Poesia su una lapide bianca ***


CAPITOLO REVISIONATO IL 6/01/12

(Per chi l’ha già letto noterete che ho deciso di cambiare la poesia perché quella che avevo scritto prima, rileggendola, mi è sembrata molto lunga e inutile… l’ho riscritta in un modo che mi sembra più “azzeccato” sapendo chi ne è l’artefice!^^)

 

 

 

Capitolo IX –  Poesia su una lapide bianca

 

C’era una cosa che doveva fare. Assolutamente. Doveva togliersi quel peso dalla coscienza una volta per tutte. Non sarebbe stato facile, di questo ne era sicuro, però…

Un’acuta fitta alla testa lo costrinse a raggomitolarsi su se stesso, mentre stringeva i denti per non gridare da dolore. Dall’incontro con Valery la sua testa aveva cominciato a farlo impazzire con scariche di dolore sempre più forti, a intervalli di pochi minuti. Era tornato dai monaci, dicendo di non sentirsi molto bene – il che, in fondo, era vero, viste le lancinanti fitte alla testa – e chiedendo di essere riportato al monastero. Quelli avevano annuito senza una parola, mettendo subito in moto l’elicottero. Kai si era chiesto se per caso non avessero assistito alla sua conversazione – se così poteva chiamarsi - con Valery, ma poi aveva deciso che non gliene importava un accidenti. L’unica cosa importante, in quel momento, era far cessare quei dolori atroci che lo avrebbero ostacolato non poco nel suo piano. A poco a poco le fitte si calmarono per poi svanire del tutto, e Kai tirò un sospiro di sollievo, anche se sapeva che la tregua sarebbe durata solo qualche minuto.

“Dannazione, proprio adesso! Se questa non è sfortuna… in queste condizioni non sarò mai in grado di attuare il mio piano…”

Rimase imbronciato a fissare il paesaggio fuori dal finestrino per pochi minuti; pochi minuti, per l’appunto.

“Aaah!!! Ma perché, dannazione?!?!”

Le fitte lo assalirono di nuovo, ancora più dolorose; gli sembrava di dover esplodere da un momento all’altro. “E’ logico” si ritrovò a pensare. “Se il solo sentire il nome di quella ragazza mi dava mal di testa, è normale che mi faccia quest’effetto vederla e sentirla parlare…”

Il ragionamento aveva una sua logica, anche se non lo confortava nemmeno un po’. I monaci non lo degnavano di uno sguardo, unico sollievo in quella situazione. D’improvviso, le fitte aumentarono d’intensità.

“Aaah!!!! Ma cosa vuole da me la mia testa??!! Basta!!! Lasciami in pace, lasciami in pace!!!!”

Nel momento stesso in cui aveva smesso di pensare, un’immagine confusa si delineò nella sua mente, mentre il mal di testa spariva del tutto. Kai cercò di focalizzare quel ricordo che stava prepotentemente cercando di uscire, chiedendosi cosa fosse: non aveva forse recuperato tutta la memoria qualche giorno prima?

Evidentemente no.

«Forza Yuri!! Vai così, lo hai quasi sconfitto!!!!»

«Stai calma! Non vedi che ha tutta la situazione sotto controllo?»

«Uffa, quanto sei noioso Kai! Che male c’è ad incoraggiarlo un po’?»

«Disturbi la sua concentrazione»

La bambina alzò gli occhi al cielo e poi li posò sul ragazzino al suo fianco. Due stupende iridi azzurre incontrarono l’ametista scura, mentre un sorriso si allargava sul volto della piccola.

«Lui non è te, Kai. Gli fa piacere essere incoraggiato. Vero f… oh, hai già finito?» uno Yuri decisamente bambino scendeva veloce le scalette del beyblade stadium, diretto verso i due.

«Non è stato molto difficile…» commentò il rosso, salutando Kai con il loro abituale pugno.

«Qualcosa mi dice che vinceremo anche questo torneo…» mormorò il ragazzino dagli occhi ametista. Sembrava avere all’incirca undici anni, come la bambina, mentre Yuri ne dimostrava uno o due di più.

«Che pizza, però! Perché quel noioso di Vorkov non si decide a farci combattere contro qualcuno alla nostra altezza?» si lamentò la bimba, portandosi le mani dietro alla testa e sbuffando.

«Il torneo ti annoia, forse?»

Tutti i bambini presenti, compresi Kai e Yuri, scattarono sull’attenti, mentre un uomo sui trent’anni si avvicinava lentamente a loro.

«Sì, abbastanza»

Molti bambini sussultarono, fissando stralunati la ragazzina che aveva risposto in quel modo a Vorkov; sicuramente si sarebbe beccata una bella punizione. Invece, l’uomo sorrise e chiamò con uno schiocco di dita due monaci.

«Bene, allora ti propongo una sfida»

Gli occhi della bambina si fecero attenti.

«Una sfida? Sembra interessante…»

«Ti assicuro che lo è»

L’uomo mormorò qualcosa ai due monaci, e quelli corsero via.

«Mi scusi signore, potrei sapere contro chi vuole farci combattere?»

Vorkov guardò compiaciuto Yuri: era davvero una ragazzino intelligente. Non solo aveva capito che aveva fatto chiamare dei blader di prima categoria, ma anche che la ragazzina non sarebbe stata la sola sfidante.

«Beh… Yuri Ivanov, ti sembrano abbastanza forti i Demolition Boys?»

I bambini sgranarono gli occhi all’entrata dei quattro ragazzi:i Demolition Boys erano la squadra che rappresentava il monastero nelle competizioni ufficiali, formata dai migliori blader di tutta la Russia… come poteva Vorkov pensare che qualcuno di loro fosse in grado di batterli?

Alla loro comparsa, la bambina urlò di gioia, lasciando tutti i presenti senza parole.

«Wow, un incontro con i Demolition Boys in persona!!!! Allora non sei così noioso come pensavo!» esclamò dando dei colpetti affettuosi al braccio di Vorkov. Questi però, stranamente, le sorrise senza rimproverarla.

«Ognuno di voi sfiderà uno dei Demolition Boys… vi lascio scegliere il vostro avversario» dichiarò l’uomo ai bambini terrorizzati. «E tu combatterai per ultima» mormorò poi alla bimba.

«Va bene…»

Com’era prevedibile, nessuno riuscì a vincere. Kai e Yuri sostennero due begli incontri, ma alla fine furono sconfitti dai rispettivi avversari. Ovviamente nessuno aveva sfidato il capitano.

«Che peccato, mi sarebbe piaciuto vedere il capitano Aleksej in azione… ma nessuno è così pazzo da sfidarlo» sospirò Kai a Yuri, mentre l’ultimo ragazzino veniva sconfitto in pochi istanti.

«Allora piccola, tocca a te…» Vorkov si voltò verso la bambina. «Chi vuoi sfidare?»

«Ma naturalmente il capitano!!!» esclamò lei con un entusiasmo incredibile.

«Ritiro quello che ho detto…»

Yuri soffocò una risata, mentre un Kai piuttosto esasperato fissava la su amica che si metteva in posizione.

«Temo che la nostra “Regina” prenderà una bella batosta…» mormorò distrattamente il bambino dai capelli grigi.

«Tu dici?»

L’incontro cominciò. Chi si aspettava di vedere il beyblade della bambina sbalzato subito fuori dal campo rimase decisamente deluso. Lei evitò tutti gli attacchi dell’avversario, lasciandolo senza parole e costringendolo ad impegnarsi maggiormente nello scontro. Il piccolo bey blu sembrava essere imprendibile, mentre quello argentato di Aleksej cercava invano di mandare un colpo a segno.

«Aspetta solo che ti prenda…» ringhiò il ragazzo, sempre più furioso.

«Perché? Se mi prendi cosa mi fai?»

L’altro le lanciò un’occhiata astiosa, per poi voltarsi verso Vorkov; si scambiarono un cenno d’intesa, e un ghigno si allargò sul volto del blader.

«Oh… a quanto pare mi è stato permesso di usare tutta la mia forza… mi dispiace piccola…»

Il beyblade argentato aumentò improvvisamente la velocità e la rotazione, scagliandosi contro il bey blu, che finì a bordo campo, senza però cadere.

La bambina gli sorrise. «E’ tutta qui la tua forza? Beh, allora lascia che ti mostri la vera potenza di un blader degno di questo nome!»

Il beyblade blu tornò al centro del campo, creando attorno a sé un’aura strana: l’energia che emanava sembrava quasi visibile.

«Ma cosa diavolo…?»

«Dranzer!!!!!» la bambina urlò con tutto il fiato che aveva in corpo. «Vieni a me, Aquila Rossa!!!!!»

L’incontro si concluse in un attimo.

Aleksej fissava il suo beyblade uscito dal campo senza una parola, completamente scioccato dall’esito dell’incontro.

«Non dirmi davvero che speravi di battermi senza un bit power!» esclamò la bambina sorridendo.    

«Lo sapevo» Yuri scrollò le spalle, rassegnato. «E’ impossibile battere la nostra “Regina”…»

«Già…» Kai stava ancora fissando il beyblade blu nella mano dell’amica. «E quel bit power è davvero stupendo…»

Il ritorno alla realtà fu così brusco che Kai si ritrovò spaesato per alcuni secondi. Cavoli, quel flashback era stato davvero lungo… e spaventoso. C’erano un’infinità di cose che non capiva:

a)      perché Dranzer era il beyblade di quella misteriosa ragazzina

b)      perché lui e Yuri si conoscevano se nei suoi ricordi non compariva quasi mai

c)      perché quella bambina somigliava così tanto a Katrina, se lui era sicuro di non averla mai vista prima

d)     perché lui e Yuri l’avevano chiamata “Regina”

e)      perché i Demolition Boys non possedevano alcun bit power, se erano i blader più forti di tutta la Russia

Soprattutto l’ultimo punto lo lasciava piuttosto perplesso. E, più ci ripensava, più in lui si faceva strada la convinzione che quella bambina fosse Katrina, anche se non aveva la più pallida idea del perché avesse il suo Dranzer.

Le parole dei monaci, però, lo distrassero totalmente da quei pensieri.

«Siamo arrivati»

 

«E’ tutto chiaro ragazzi?»

I quattro blader annuirono in silenzio.

«Molto bene. Ivan, Sergej, mi raccomando: se fallirete i nostri piani andranno in fumo… e sarete voi a pagarne le conseguenze»

«Sissignore!» i due ragazzi scattarono sull’attenti e, ad un cenno di Vorkov, si allontanarono velocemente dalla stanza.

«Boris…» Vorkov lo fissò per alcuni istanti, ma l’espressione sul volto del blader era indecifrabile. «Come ogni martedì, hai il permesso di recarti al cimitero. Un’ora sola, per oggi. Abbiamo molto da fare…»

Il ragazzo si piegò in un rigido inchino. «Grazie signore» e lasciò la sala anche lui. I due rimasti si fissarono per alcuni secondi.

«Allora Yuri… sei pronto per la finale?»

«Sissignore»

«E dimmi… vuoi molto bene al tuo beyblade?»

«Nossignore. Woolborg è solo un mezzo per ottenere la vittoria»

L’uomo annuì.

«Ottimo, Yuri, ottimo… tu hai degli amici?»

«Nossignore. Gli amici non servono, sono solo un intralcio»

«Hai perfettamente ragione… e i sentimenti, Yuri Ivanov? Cosa ti ho sempre detto dei sentimenti?»

«Io non ho sentimenti. Io non provo nulla. Io sono solo una macchina per vincere. I sentimenti rendono deboli» mentre pronunciava queste parole le lacrime cominciarono a rigargli il volto, ma lui neanche se ne accorse, rimanendo immobile con lo sguardo di ghiaccio fisso davanti a sé.

Vorkov sorrise compiaciuto.

 

«Uff! Finalmente quei monaci mi hanno lasciato in pace… non li sopporto!»

Boris si sedette a gambe incrociate davanti ad una lapide di marmo bianco, stringendo in mano un mazzo di gigli colorati.

«Eccomi, sono venuto a trovarti anche questa volta… sei contenta, sorellina?»

 

Kai scese lentamente dall’elicottero, imponendo al suo cuore di smettere di battere così forte. Non era mica un ragazzino emotivo, diamine! Lui era Kai Hiwatari, il gelido blader che ben presto sarebbe diventato il campione indiscusso di beyblade… quindi non poteva concedersi né errori né debolezze. Lui era il  numero uno. Era deciso a diventarlo. Con questa convinzione nella mente, il ragazzo varcò il cancello del monastero, pregando con tutto se stesso di non sbagliare nulla, altrimenti i suoi amici lo avrebbero aspettato invano… certo, la decisione di portare Yuri con sé aumentava le probabilità di fallimento, ma Kai non aveva alcuna intenzione di lasciarlo in quel posto orribile, alla mercé di Katrina. A proposito di Katrina, Kai aveva valutato ogni possibilità, ma era giunto alla sconfortante constatazione che non poteva sconfiggerla in alcun modo… perciò, se l’avesse incontrata – cosa alquanto probabile - il suo piano sarebbe fallito sicuramente. Oppure poteva sperare in un miracolo…

 

«Beh, cosa vuoi che ti dica? Katrina a volte fa davvero paura. Però ho promesso che l’avrei controllata… stai tranquilla, non rischio nulla… Shanti è in pericolo molto più di me! Il suo lavoro è molto difficile… la ammiro tantissimo, sai? E sono sicuro che tu ci andresti d’accordissimo… in effetti vi somigliate parecchio… eh, già… cosa? Vuoi sapere di Yuri? Sei preoccupata per lui, eh sorellina? Hai ragione, purtroppo… lui non è più lo stesso… Vorkov l’ha rifatto. Quella cosa orribile… per fortuna Valery non l’ha ancora scoperto, altrimenti penso che avrebbe mandato all’aria tutto il piano e sarebbe venuta a prenderselo con la forza… non so quanto resisterà sapendolo in quelle condizioni… spero solo che non perda la testa…»

 

Il rumore metallico si avvicinava sempre di più, e Kai capì di essere vicino alla sala riservata agli allenamenti dei blader. Era giunto il momento di attuare il suo piano. Sostò pochi secondi dietro la porta, prendendo un bel respiro per calmarsi e svuotando la mente da qualsiasi preoccupazione o angoscia. Poi spalancò l’anta con un gesto secco ed entrò.

Nessuno lo degnò di uno sguardo. A testa alta superò il breve spazio che lo separava dai Demolition Boys, intenti ad allenarsi assistiti da Vorkov.

«Kai!» esclamò quest’ultimo, vedendolo arrivare. «Oggi sei tornato prima del solito. Come mai?»

«Non sono affari suoi» rispose lui, sgarbatamente. «Mi ero stufato. Sono tornato qui per dirle una cosa…»

Vorkov lo squadrò da capo a piedi, e lui si sottomise impassibilmente a quell’esame.

«Sentiamo»

Katrina non c’era, Katrina non c’era! Poteva farcela! Tutto stava andando secondo i piani, il monaco non sospettava niente! Con un sorrisetto di superiorità Kai prese Blackdranzer dalla tasca e caricò il lanciatore.

«Sono venuto a dirle che lei è un grande bastardo! E che io non combatterò mai per la sua assurda organizzazione di criminali! MAI!» e, urlando l’ultima parola, scagliò il beyblade con tutta la sua forza sui macchinari per l’allenamento che si incendiarono immediatamente, creando una cortina di fumo e uno scompiglio incredibile, esattamente secondo i piani del ragazzo. Kai si mosse velocemente a destra, dove aveva visto Yuri poco prima e, prendendolo per un braccio, lo trascinò con sé fino alla porta, coprendosi la bocca con la sciarpa per non aspirare il fumo.

Una volta fuori cominciò a correre. Tutto era andato secondo i piani, Katrina non lo aveva intralciato e il suo attacco era stato violento e improvviso… sarebbero stati fuori dal Monastero prima ancora che Vorkov avesse potuto accorgersi della loro fuga. Ma, alla fine, qualcosa andò storto comunque, anche se era una possibilità che non aveva nemmeno considerato.

Yuri si fermò nel bel mezzo del corridoio, puntando i piedi e liberando il suo braccio dalla presa dell’altro.

«Yuri, che fai?» Kai lo guardò perplesso, senza capire. Poi, lentamente, il blader russo prese il caricatore e posizionò il suo beyblade.

«Si può sapere cosa ti salta in mente? Andiamo, non è il momento di scherzare!» Kai sentì la collera avanzare dentro di lui; perché Yuri si comportava in quel modo? Non aveva senso!

«Yuri!!!»

Il blader, per tutta risposta, lanciò Woolborg esattamente contro la spalla sinistra del ragazzo, strappandogli un urlo sorpreso e subito trattenuto di dolore.

«Ma cos…?»

«Sei sorpreso, Kai Hiwatari?» la voce fastidiosamente maligna di Vorkov lo disgustò, mentre i suoi occhi si riempivano d’odio.

«Che cosa gli hai fatto?» sibilò, cercando di fulminarlo con lo sguardo.

«Io? Niente… ho solo “riparato” il mio strumento… sai com’è, ho bisogno di lui per vincere alla finale, ora che tu mi hai abbandonato…» sorrise, sadico.

«Bastardo!»

Kai cominciava a sentirsi male: la spalla gli doleva in maniera pazzesca, le sue budella si stavano contorcendo dalla rabbia e la sua mente era accecata dalla collera; non sapeva neanche lui cosa lo stava trattenendo dal saltare al collo di Vorkov. O meglio, lo sapeva: Yuri. Doveva farlo tornare in sè e portarlo via da quel posto… assolutamente.

«Yuri, non lo ascoltare, è solo… Yuri?» si accorse improvvisamente che qualcosa non andava. Yuri stava tremando… ma non di freddo. Tremava di rabbia.

«Uno… strumento?»

«Yuri…»

«Lei… lei mi ha usato! Come può dire che sono il suo strumento!»

Vorkov indietreggiò alla furia del blader, ma in quel momento arrivarono anche Sergej e Ivan a dare man forte al Monaco e Kai si sentì sprofondare.

Il suo piano era fallito. In quel momento capì che non avrebbe potuto portare via Yuri, anche se aveva recuperato la sua personalità. E lo capì anche Yuri.

«Kai… salvati almeno tu»

Il ragazzo annuì. Sapevano entrambi che non c’era più niente da fare… non in quel momento, almeno.

«Tornerò Yuri; tornerò. Te lo prometto»

«Muoviti!»

Kai raccolse le sue forze e, cercando di ignorare il dolore alla spalla sinistra, si voltò e ricominciò a correre, concentrandosi unicamente sul percorso da fare per uscire da quel posto maledetto. Yuri caricò il suo bey e lo lanciò contro i suoi compagni di squadra, mentre la vista gli si appannava per le lacrime che insistevano per uscire. Ben presto fu sopraffatto dagli avversari e, stordito, sentì Vorkov ordinare di portarlo in laboratorio. Un singhiozzo gli sfuggì dalle labbra, prima di perdere completamente i sensi.

 

Boris, ignaro degli avvenimenti del monastero, rimase tutta l’ora a parlare da solo davanti alla lapide, finchè non giunse il momento di rientrare.

«Devo andare adesso»

Posò i fiori con dolcezza e si voltò verso le imponenti e minacciose mura del monastero. Un sorriso si disegnò sul suo volto stanco e di solito impassibile.

«Tranquilla» mormorò il ragazzo. «Tra poco ti raggiungerò anch’io. Non sarai sola ancora per molto…» si voltò per andarsene. «Aspettami, sorellina»

Il blader s’incamminò silenziosamente verso il grande portone di quercia, mentre la leggera brezza estiva faceva oscillare appena gli alberi e l’erba del prato, sfiorando quasi dolcemente la lapide di marmo bianco e accarezzando la scritta che vi era stata incisa molto tempo prima.

 

Katrina Lestavjosk

11 Marzo 1984 – 3 Febbraio 1997

 

Non temere il tuo viaggio solitario

Perché noi saremo sempre al tuo fianco

Non temere il buio e le tenebre

Non possono spegnere la luce dei tuoi occhi

Non temere il dolore del cuore

Perché nei nostri cuori sarai sempre al sicuro

Non temere la pace che ti aspetta

Ma accoglila con gioia e lasciaci andare

Non temere di vederci sparire lontano

Perché saremo sempre con te

Ovunque tu decida di andare

Saremo indissolubilmente legati

 

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Risposte alle recensioni:

 

kelly: wow, sei tornata!!!! Pensavo di averti fatto scappare con le mie sclerate!!!!!!! ^_^ spero ke continuerai a recensire la mia fic, nei due prossimi capitoli ci saranno alcune scenette con Takao che non ti puoi assolutamente perdere!!!!! kiss

 

Padme86: Tu ti chiedi chi sia Valery, ma è ancora presto per occuparsene… preoccupati invece di Katrina!!!! Lei sì che è un mistero misterioso!!!! (perchè Valery è chiarissimo chi sia, no? ndBoris ironico) (taci tu! Ndme) bacissimi alla prossima!!!

 

Owarinai yume: non so perchè ma il tuo “aggiorna prima” suonava come una minaccia… ultimamente ho un po’ da fare con la scuola… comunque quella cosa che ti ho detto su Katrina e Vorkov non so se la metterò davvero… non so bene dove inserirla e poi non è che sia proprio il massimo descrivere una scena simile… bleah! ^_^ scherzi a parte, fammi sapere che ne pensi del chappy, se vuoi ne parliamo su msn, basta che mi fai sapere quando ci vai!!! Un bacio

 

Nissa: ah-ha!!! Ecco chi sei!!! Comunque, scherzi a parte, ho letto la tua fic e me ne sono semplicemente innamorata!!!! La adoro!!!! (ma forse questo l’avevi capito già dai commenti) Qui Kai ha sofferto un po’… ma ti assicuro che d’ora in poi sarà felice!!!! (più o meno…) xD baci alla prossima!!!

 

medea90: Beh, se adori le note tra parentesi che ne pensi di quelle che ho scritto sopra?? E comunque per Yuri e Kai, che volevano sapere che fine faranno… beh, Yuri lo scoprirà nel prossimo capitolo, mentre Kai può stare tranquillo, lo lascerò in pace per un po’… in attesa del finale!!! Mwahahahah (risata sadica mentre Kai mi guarda terrorizzato) baci a presto!!!!

 

lexy90: Beh, spero che le varie rivelazioni ti abbiano lasciato senza parole!!!! E per il telefono viola a pallini gialli… mi dispiace quello è il telefono ufficiale della sede delle SSP!!!!!! Quando ti sarai ufficialmente iscritta anche tu lo potrai utilizzare quando vuoi!!!! Riesce a rintracciare qualunque persona e gli unici indizi che servono sono il numero di nei e il colore delle mutande!!!! Non ho mai capito come fa, ma ci riesce!!!! Infatti noi nelle nostre schede personali abbiamo segnato anche questi dati importantissimi!!!! Nessuna SSP potrà mai perdersi!!!! Siamo tutte femmine, perchè i maschi sono senza speranze di natura… altrimenti dovremmo accogliere tutti quelli esistenti!!! E comunque ognuna di noi ha il cellulare fuxurro (fuxia a righe azzurre) a cui bisogna dare il nome di un pokemon (il mio si chiama Furret perchè è il pokemon più forte che ho nel gameboy!!! xD)… ok, basta sclerare, il mio computer ha minacciato di emigrare in Australia… kiss kiss alla prossima!!!

 

Nehi: Tranquilla, non sei l’unica con la mente contorta… siamo in tante… tutto il club delle SSP (Senza Speranze Patentate)!!!!!! Ma lasciamo perdere… è una storia lunga… comunque per vedere Yuri soffrire dovrai aspettare il prossimo chappy… questo si è rivelato più lungo del normale… ma vedrai che farò le cose per bene:

a)      mi procurerò un giubbotto antiproiettili

b)      mi rinchiuderò in una base militare americana (perchè proprio americana? ndBoris) (aaaargh!!!! Non sparare, non sparare ti prego!!!!! Ndme terrorrizata) (non sono il fucile stupida! Sn io! ndBoris_ke_nn_ha_un_kaiser_da_fare_e_xciò_rompe_le_palle_a_me) (… adesso prendo io il fucile, bastardo!!!! Ndme furibonda) (… … aiuto... ndBoris rimpicciolito dalla paura)

c)      oddio, dopo tutte queste parentesi non mi ricordo più… ah, sì, pregare Dio, Buddha, Maometto, il panteon Romano e quello Greco, le divinità egiziane e quelle pagane, ecc ecc…

Bene! Spero che almeno così riuscirò a restare in vita…

Bacissimi!!!

 

Iria: ciao!!!!!! Allora… so già che nel prossimo chappy (ti chiedo ancora scusa per il rimando, ma per farmi perdonare lo farò soffrire ancora di più… ghgh) sghignazzerai crudelmente nel vedere il tuo rosso, russo, sborone maltrattato da Vorkov… sono sicura che sarai l’unica divertirsi in quel punto… penso che riceverò numerose minacce di morte… ma ci sono abituata!!!!!^^ che la storia prosegua!!!! “The fic must go on”!!!!! è il mio nuovo motto!!!!! Oddio, dici che è grave? Secondo me sì… ma visto che si tratta di me è normale!!!! Io sono sempre “grave”!!!! spero che il chappy ti sia piaciuto, nel caso ne parliamo su msn!!! Baci!!!!

 

Anghelos_bad_boys: Wow, ci sei ancora!!!!! E dopo quello che scrivi hai pure il coraggio di dire che non sei un pervertito!!!! Vergogna!!!! Ma sei un maschio, non c’è da stupirsi… mi dispiace, in questo capitolo nn c’è nessuna presenza femminile… a parte la bambina… se oltre pervertito sei pure pedofilo allora va benissimo… xD e comunque no, non sei l’unico maschio del sito!!!! Ne ho trovati altri due!!!! Solo che non mi ricordo i nomi…. xD ciao ciao alla prossima!!!!

 

Keila91: Uhm… mumble mumble… Akamy moglie di Kai???? Uhm…  beh, io non posso dirti niente, ma se fosse così penso che la poveretta verrebbe aggredita da quasi tutte le mie recensitrici!!!!! (anzi, togliendo il quasi…) spero che questo capitolo sia migliore del precedente!!!! Baci

 

eaglefire: tesoro mio!!!!!!! Sei tornata!!!!! *_* allora sei viva!!!!!!! Chebellochebellochebello!!!!! Te lo do molto volentieri il mio indirizzo msn: Matamune@hotmail.it... Sentiamoci, sono curiosa di conoscerti meglio!!!!! E intanto fammi sapere che ne pensi di questo capitolo!!!!!! Baci baci

ps: coooosa? Ti sei fregata il mio agente segreto???? Ispettore Gadget, torna immediatamente qui!!!!! non fraternizzare con il nemico!!!!! xD kiss

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Capitolo 10
*** «Esisti» ***


CAPITOLO REVISIONATO IL 6/01/12

 

 

Avvertenza: ci sono alcune parti dove si parla di tortura, se pensate che possa darvi fastidio saltate a priori il capitolo oppure un po’ di righe quando vedete che le cose si mettono male!

 

 

Capitolo X –  «Esisti»

«Boris!»

Il ragazzo si voltò annoiato verso Ivan, che correva verso di lui con un beyblade nero in mano. Senza scomodarsi ad andargli incontro aspettò che il ragazzino lo raggiungesse davanti al portone, mentre la sua mente elaborava il sospetto che l’altro lo stesse aspettando già da un po’.

«Che cosa c’è?» chiese con indifferenza, squadrando il blader dai capelli viola con un’espressione scocciata. Sarebbe stato molto meglio trovare Katrina ad attenderlo, piuttosto che quel tappo insopportabile…

«Vorkov mi ha lasciato un messaggio da riferirti» lo informò Ivan, ignorando il disgusto del compagno e ricambiando il suo tono scocciato.

«Sentiamo»

«Mi ha detto di darti questo» così dicendo gli porse il beyblade nero che teneva in mano.

Era Blackdranzer.

Boris lo osservò per alcuni istanti, scettico.

«E perché mai dovrei portarmi appresso questo ferrovecchio? Non è il bey di Hiwatari?»

Ivan sbuffò.

«Ma cosa vuoi che ne sappia io! Pare che quel tipo ci abbia tradito e stia cercando di scappare, ma da quanto ho capito sono riusciti a bloccarlo nell’ala ovest»

«Interessante…» mormorò Boris, pensieroso, afferrando lentamente il beyblade e lasciandolo cadere in una delle numerose tasche del suo giubbotto.

«E comunque Blackdranzer non è per te» aggiunse Ivan prima che l’altro potesse andarsene. «Vorkov ha detto che devi portarlo a Katrina»

Boris lo guardò in modo strano.

«Katrina?» ripeté.

«Sì. Hai presente quella ragazza bellissima con cui sei fidanzato? Quella che ci ammazza se non facciamo come dice lei? Quella che fa sempre come le pare e piace, ignorando gli ordini di Vorkov?» rispose Ivan ironico, con il tono che si usa con le persone un po’ sceme.

«So chi è Katrina» sibilò l’altro, lanciandogli uno sguardo di ghiaccio.

Ivan non si scompose minimamente.

«Bene! Allora datti una mossa; Vorkov ha detto che vuole vedere Katrina, l’aspetta nel laboratorio. Glielo riferisci tu?»

Boris annuì, voltandosi.

«Oh! Così posso finalmente allenarmi un po’ in pace! Vorkov ci ha convocato per una riunione stasera alle 7, nel suo ufficio. Vedi di non mancare»

Boris si allontanò in silenzio, e dopo pochi istanti Ivan lo imitò.

“Che cosa vorrà Vorkov da Katrina? E da noi?” il ragazzo continuò a riflettere su questi due interrogativi per tutto il tragitto che lo separava dalla stanza della ragazza.

 

Kai correva. Correva come non aveva mai fatto in vita sua, desideroso solo di uscire da quell’inferno. I corridoi si susseguivano tutti uguali, ma lui sentiva una forza superiore guidarlo verso l’uscita; infatti ben presto si ritrovò in una zona familiare, vicino all’entrata sud. Sospirando di sollievo, rallentò leggermente l’andatura, cercando di riprendere fiato. Svoltato l’ennesimo angolo, si ritrovò però davanti alla protagonista dei suoi incubi peggiori: Katrina. Indossava un lunghissimo mantello nero di velluto, con un cappuccio che le copriva completamente i capelli e parte della fronte.

La ragazza lo fissò con la sua solita espressione gelida e il cuore di Kai mancò un battito.

«Dove stai andando?»

“Calma, Kai, calma: è molto lontana dalla sala d’allenamento dell’ala ovest. Probabilmente non sa ancora niente… devo essere il più naturale possibile. Sono Kai Hiwatari, dannazione! Sono bravissimo nel nascondere i miei sentimenti, non ho nulla da temere!”

Assumendo la sua solita espressione fredda, il ragazzo la fissò di rimando.

«Non sono cose che ti riguardano»

Katrina scrollò le spalle.

«Sei così prevedibile nelle tue risposte… sai per caso dov’è Boris? È mezz’ora che lo cerco»

Kai alzò un sopracciglio.

«E ti pare che io possa sapere dov’è quell’idiota? Cosa vuoi che me ne importi?» rispose con sdegno.

“Dovrei fare l’attore” si ritrovò a pensare, divertito.

«Mi sembrava che venissi dalla sala d’allenamento ovest»

«No. Vengo dalla mia stanza. E avrei da fare, se non ti dispiace»

Katrina lo squadrò per alcuni secondi, che a lui parvero secoli.

«Sei davvero divertente…»

Kai la fissò sentendosi spiazzato. E quello cosa c’entrava?

«Nessuno mi ha mai trovato divertente…» mormorò, gelido.

L’espressione di lei non cambiò.

Il silenzio regnò per parecchi minuti, finchè il ragazzo non sbuffò, decisamente scocciato.

«Sua maestà mi permette di andare?» chiese, infondendo nella sua voce tutto il sarcasmo che riuscì a trovare.

Katrina annuì appena, senza togliergli gli occhi di dosso, mentre lui avanzava lentamente. Il corridoio era molto stretto, e per proseguire Kai fu costretto a passarle accanto. In quel momento, accadde l’ultima cosa che il ragazzo si sarebbe mai aspettato.

Katrina lo afferrò per un braccio, costringendolo a voltarsi verso di lei, e lo spinse al muro. Un istante dopo, Kai si ritrovò con le labbra della ragazza poggiate sulle sue, mentre i loro corpi si sfioravano, vicinissimi. Involontariamente sentì la sua bocca aprirsi, permettendo al bacio di approfondirsi. Il cuore sembrava scoppiargli nel petto, mentre le sue braccia, sempre contro la sua volontà, stringevano i fianchi di Katrina, cancellando la già breve distanza fra loro. Le sue labbra scesero sul collo candido di lei, le sue mani si intrufolarono sotto il mantello, percorrendo la linea della schiena e provocando un brivido di piacere alla ragazza. Si rese improvvisamente conto di quanto avesse desiderato quel contatto fin dal primo momento in cui l’aveva vista. La consapevolezza che era un’assassina, che aveva maltrattato Yuri, che era una nemica scomparve del tutto, lasciandogli solo il desiderio di possederla.

Poi, improvviso com’era arrivato, quel contatto si interruppe, e Katrina scappò via senza una parola.

 

Due monaci posarono senza tante cerimonie il corpo svenuto di Yuri su un tavolo di pietra.

«Andate» i due uomini si inchinarono e lasciarono la stanza in fretta.

«Mio piccolo Yuri…» Vorkov percorse con un dito i lineamenti del ragazzo. «Non devi ribellarti mai più… è solo tempo sprecato… tu sei il mio strumento, non hai alcuna possibilità di fuga…»

Un gemito sommesso annunciò che il blader si stava risvegliando. Le palpebre si aprirono lentamente, lasciando il posto a due profondissimi occhi azzurri che si guardarono intorno spaventati.

«Dove…» ma seppe la risposta prima ancora di formulare la domanda.

Con un’espressione angosciata si accasciò sul tavolo da cui stava cercando di alzarsi. Il laboratorio… Vorkov aveva intenzione di rifarlo. Non era sicuro che il suo corpo e, soprattutto, il suo cuore, avrebbero sopportato un’altra volta la manipolazione.

«Ben svegliato»

Yuri si voltò di scatto verso un ghignante Vorkov.

«Lei…» sentì la rabbia montargli improvvisa nel corpo, e il desiderio di stringere le mani attorno alla gola dell’uomo gli diede la forza per alzarsi dal tavolo di pietra.

«Stai calmo, ragazzino… prendetelo!»

Tre scienziati, che il ragazzo non aveva visto prima, lo immobilizzarono e lo trascinarono davanti ad una capsula vuota, poco più alta di lui. Il ragazzo gemette.

«Tranquillo, Yuri, non subirai la manipolazione adesso… prima devo insegnarti l’obbedienza!» mentre diceva queste parole Vorkov prese da sotto il mantello la frusta che portava sempre con sé.

Yuri lo fissò con sfida. Non era il dolore fisico delle torture a fargli paura… quello che non voleva assolutamente subire era il dolore psicologico della manipolazione… certo, alla fine non ricordava niente, ma il processo, di due ore, era straziante.

«So cosa stai pensando Yuri Ivanov… oggi però ti verrà riservato un trattamento speciale…» Vorkov sogghignò ancora più maleficamente. «Dopo un paio d’ore nella sala delle torture verrai riportato qui per la manipolazione… completa»

Il ragazzo lo fissò inorridito.

«Completa?»

«Già. Cinque ore e sarai come nuovo, ragazzo. Il mio strumento perfetto»

 

Kai si ritrovò fuori dal monastero, chiedendosi come diavolo c’era arrivato. L’incontro con Katrina lo aveva stordito completamente; non sapeva di avere così poco controllo sui suoi istinti. Respirando con sollievo l’aria fredda del pomeriggio si diresse velocemente verso l’albergo dei Bladebreakers, ben intenzionato a mettere più distanza possibile fra lui e quella ragazza incomprensibile.

Sarebbe arrivato in anticipo; a sentire Valery i suoi compagni lo aspettavano per quella sera. Non aveva fatto neanche metà strada però che si trovò davanti una figura ammantellata a bloccagli il passaggio.

 

Slash!

«Allora, Yuri Ivanov, pensi ancora di ribellarti?»

Il ragazzo trattenne a stento un urlo. Era più di un’ora che Vorkov cercava di farlo gridare con tutti gli strumenti di tortura a sua disposizione, ma il blader ancora non aveva ceduto. Se c’era una cosa che i giovani imparavano al monastero era “non piegarsi al nemico”. E questo si stava ritorcendo contro lo stesso maestro, indeciso se ammirare la resistenza del suo allievo o arrabbiarsi per la sua mancanza di sottomissione.

Yuri era stato forgiato dall’orgoglio, sua caratteristica naturale, e dagli insegnamenti del monaco, che aveva appreso alla perfezione; perciò nessuno sarebbe mai riuscito a piegarlo. Nessuno, eccetto forse una persona…

Katrina Lestavjosk, la blader più crudele e forte della Russia, e probabilmente anche del mondo. Sì, Vorkov l’avrebbe potuta chiamare, e sicuramente lei avrebbe messo in riga quel moccioso in pochi minuti. Vorkov lo sapeva; e anche Yuri. Ciononostante, non la chiamava mai. Il ragazzo si era sempre chiesto perché, finchè non aveva elaborato una teoria: per Vorkov lui era una specie di sfida che voleva vincere a tutti i costi da solo. E ci si impegnava davvero tanto, bisognava riconoscerlo!

Slash!

Aveva cominciato con una frusta normale, ma quella che ora colpiva la pelle del ragazzo era ben diversa: un gatto a nove code, uno degli strumenti preferiti di Vorkov. E poi chiodi incandescenti piantati nella carne, funi di ferro legate strettamente intorno ai polsi, per bloccare il sangue e raschiare la pelle, fiammiferi accesi sul suo corpo, calci e pugni a non finire, e frustate. Vorkov aveva un’intera collezione di fruste, e ne aveva già utilizzate la metà. Fruste con sfere metalliche, lisce o appuntite, all’estremità, fruste di ferro, invece che di cuoio, ricoperte di piccole spine su tutta la superficie, o terminanti con lame acuminate della grandezza di un dito; e poi, naturalmente, il suo adorato “gatto a nove code”. Il corpo di Yuri era sfigurato, come il suo viso, raschiato e scavato da strumenti minuscoli e crudeli e con numerosissime ustioni sul collo. Vorkov stava attento a non rompergli nulla in vista della finale, e il ragazzo sapeva che dopo sarebbe stato curato, ma era comunque straziante, soprattutto pensando a cosa lo aspettava dopo.

Vorkov si fermò un attimo, posando la frusta e prendendo un cacciavite. Yuri non aveva più neanche la forza per spaventarsi; si limitò a fissarlo con indifferenza, tutto il suo spirito impegnato a non mostrare segni di cedimento.

L’uomo lo guardò ghignando, prima di riprendere il suo lavoro. Quando il cacciavite gli penetrò nella carne, strappando la pelle e facendo uscire altro sangue dal suo corpo martoriato, Yuri chiuse gli occhi e si morse il labbro fino a far sanguinare anche quello, ma non urlò. Vorkov ringhiò di rabbia nel vederlo resistere ancora e continuò a tormentarlo con il cacciavite lungo tutto il braccio, accanendosi sempre di più.

Dopo un po’ Yuri lo sentì scagliare l’oggetto contro il muro e dei passi che si allontanavano. Altra breve tregua. Il ragazzo aprì stancamente gli occhi e vide davanti a sé qualcosa che somigliava incredibilmente ad un fantasma: una ragazza tutta vestita di bianco, con i capelli dello stesso colore e di consistenza quasi eterea. Vorkov tornò con una boccetta di acido e ricominciò il suo lavoro. Yuri si accorse che l’uomo non poteva vedere la ragazza, la cui espressione era triste e sconfortata, come a voler dire: “mi dispiace, non posso fare nulla”. Il blader rimase a fissarla tutto il tempo, incatenando lo sguardo di lei al suo, e gli sembrò di non sentire più dolore.

 

«Ci pensate? No, dico, avete capito cosa ha detto Akamy? Kai ritorna!!!»

«Sì, Takao, l’abbiamo sentito anche noi»

«E allora come fate a stare così calmi???? Kai, quel Kai, Kai Hiwatari, non ci ha abbandonato come credevamo!!! Torna di sua spontanea volontà!!»

Rei sospirò scuotendo la testa.

«Ragazzi, lo abbiamo perso…»

«Eh già!»

Max smise di lucidare il suo bey e alzò lo sguardo verso l’amico.

«Takao, non cambierai mai!»

Per tutta risposta il blader gli mostrò il suo solito sorriso a trentadue denti.

«Piuttosto…» riprese poi, guardandosi intorno. «… sapete dov’è andata Akamy?»

Gli altri tre scossero la testa.

 

Quando lo misero dentro la capsula, Yuri si chiese come stava riuscendo a non implorare di risparmiarlo… forse perché sapeva già che sarebbe stato tutto inutile…

Appena l’acqua lo sommerse totalmente si sentì cadere vittima del sonno d’incoscienza necessario per la manipolazione. Cinque ore… quella sì che sarebbe stata una tortura.

 

«Ciao»

«Stammi lontano. Ti odio»

«Ma… ma perché…?»

«Mi fai schifo»

«Perché mi tratti così? Io non capisco!!! Cosa ti ho fatto di male?»

«Esisti»

 

«Ehi, Boris, potresti dire alla tua ragazza di frenare la lingua? Sono stufo dei suoi commenti sulle mie capacità di blader»

«Perché dovrei? Ha perfettamente ragione. Non so neanche perché Vorkov ti abbia scelto come nostro capitano in assenza di Katrina»

«Perché sono il più forte! E mi devi portare rispetto, hai capito?»

«Io non ti considero né il più forte, né il mio capitano, né degno di rispetto. Sei solo un perdente»

 

«Kai… pensi che in me ci sia qualcosa che non va?»

«Perché dici questo?»

«Beh, qui al monastero mi rispettano tutti, ma solo perché hanno paura di Vorkov e io sono il suo “pupillo”… Boris e Katrina non mi temono neanche un po’ e dicono sempre che sono un perdente, un debole, un incapace… cosa devo fare secondo te?»

«Ignorali. Verrà un giorno in cui riuscirai a dimostrargli quanto si sbagliano»

 

L’immagine di Kai divenne opaca, sempre più irreale.

«Kai! KAI!!!!!!!!!!!!!!!»

Yuri correva, correva, cercando di raggiungerlo, ma più correva più si allontanava da lui, finchè non si sentì il petto in fiamme e si ritrovò fuori da un grande albergo, sospeso a mezz’aria all’altezza di una finestra chiusa. Dentro c’erano i Bladebreakers che ridevano e scherzavano fra loro, insieme a Kai.

«No…»

L’immagine si frantumò e lui si trovò davanti a Katrina e Boris che si baciavano, mentre un secondo Boris accanto a lui mormorava: «Vedi, Yuri? Tu sei un perdente; per questo non l’avrai mai. Lei resterà sempre e solo mia»

 

«Ivan, aspettami! Ti va se oggi ci alleniamo insieme?»

«No, non mi va affatto di buttare una giornata»

«Ma non la butteresti!»

«Uffa quanto sei noioso! Smettila di insistere e lasciami in pace»

 

«Yuri, Vorkov ti vuole nel suo studio»

«Ok, Sergej, lo raggiungo subito. Ti va di accompagnarmi?»

«No. Ho cose più importanti da fare»

 

«Tu sei il mio strumento Yuri… non dirmi che pensavi davvero di poter essere amico di Kai?Sei patetico!»

«Io resterò un amico di Kai, e questo lei non può cambiarlo in alcun modo!»

«Come ti sbagli, piccolo Yuri, come ti sbagli…»

 

«Davvero? Yuri, non pensavo che fossi scemo fino a questo punto…»

«Guarda che quella ragazzina era davvero brava a recitare!!»

«E tu ti sei fatto fregare come un allocco, eh?»

«Ma la dovevi vedere, Kai! Era così carina! Avrebbe ingannato anche te, te l’assicuro!»

«Ne dubito…»

« Mmmfffh…ahahahah!!! »

«Beh? Che hai da ridere?»

«La tua faccia... dovevi vedere l’espressione che avevi prima!!»

«Senti chi parla, uno con quei capelli dovrebbe solo stare zitto…»

«Ehi! I miei capelli sono bellissimi!»

«Certo, come no…»

 

L’immagine si disgregò lentamente. Yuri avrebbe voluto correre per raggiungerla, ma qualcosa bloccava il suo corpo. Cercò di urlare, ma la voce non riusciva ad uscire dalla sua gola. Improvvisamente, si ritrovò catapultato nella stanza delle torture, dove Boris era stato rinchiuso per tre giorni, legato ai polsi e alle caviglie da lunghe catene attaccate al muro.

 

«Boris…»

«Stammi lontano!!!»

«Io…»

«Stai zitto, bastardo!!! È solo colpa tua!!! Ti detesto!!»

«Ti prego, ascoltami…»

«Non voglio ascoltare niente!!! Tu per me devi solo morire, muori!!!»

«Boris…»

«E’ colpa tua!!!! E’ tutta colpa tua!!!! Mia sorella è morta!!!!!! E’ morta!!!»

«Mi dispiace…»

«E chi se ne frega!!! Dovevi morire tu, non lei!!! Bastardo!!! Katrina non c’è più!!! Che senso ha ora per me continuare a vivere???»

«Non dire così…»

«Fai un favore al mondo e vatti a gettare da un dirupo!!!! Abbiamo sofferto tutti solo per colpa tua!!! Hai distrutto tutto quello che avevamo costruito in questi anni!!! Non farti vedere mai più!!!»

«Boris, ti prego…»

«E’ inutile che preghi!!! Vattene!!! Non voglio vederti mai più!!! Per me sei morto!!!!»

«N-no…»

«Tu per me non esisti!!! Anzi, sarebbe meglio se non fossi mai esistito!!!»

 

«Kai…»

«Mmmh?»

«Tu credi nel sovrannaturale? Spiriti, fantasmi e cose simili?»

«Ma per favore!!! Sono solo stupidaggini!!»

«Non hai mai l’impressione… la sensazione… di avere accanto qualcun altro…qualcuno non proprio umano?»

«Sì»

«Davvero?»

«Molte volte»

«Ma se hai detto…»

«Perché non si tratta di spiriti, fantasmi o cose simili»

«E cos’è allora?»

«... sono i nostri bit power. Sono loro che sentiamo accanto a noi quando abbiamo bisogno di una mano. Quando ci sentiamo soli. Chiunque possegga un bit power non è mai solo. E’ questo quello che penso»

«… capisco…»

 

«Vai Woolborg, attacca!! Vieni a me, lupo siberiano!!!»

Ma non comparve nessuno.

«Dove sei…? Dove sei??? Ti prego, non mi abbandonare anche tu!!!! Woolborg!!! WOOLBOOORG!!!!»

 

«Ti volevo parlare…»

«Vai a rompere l’anima a qualcun altro; non ho nessuna voglia di ascoltarti»

«Ti volevo solo chiedere una cosa»

«Uff… veloce»

«Ti ricordi quella volta, subito dopo il torneo nazionale…»

«Sì»

«Ah… bene… ecco, volevo sapere…»

«…»

«Quelle cose che mi hai detto…»

«…»

«Insomma… lo pensi davvero?»

«Che non dovresti esistere?»

«Sì»

«…»

«…»

«Certo»

 

«Ciao»

«Stammi lontano. Ti odio»

«Ma… ma perché…?»

«Mi fai schifo»

«Perché mi tratti così? Io non capisco!!! Cosa ti ho fatto di male?»

«Esisti»

 

Kai osservò attentamente la figura incappucciata, accorgendosi che si trattava di una ragazza.

«Mostrami il tuo volto»

La ragazza slacciò lentamente il cappuccio, lasciandoselo ricadere sulle spalle, seguito da una cascata di lunghi capelli biondi.

«Il mio nome è Akamy Hiwatari. Ti devo parlare di una cosa importante»

«Mi devi spiegare perché hai il mio stesso cognome?»

La ragazza scosse la testa.

«Ti devo rivelare la mia vera identità»

 

L’acqua nella capsula diminuì lentamente, permettendo al ragazzo al suo interno di uscire.

«Allora, Yuri Ivanov, come ti senti?»

«Benissimo, signore…»

Vorkov sorrise compiaciuto.

«Sei pronto per conquistare il mondo con la Borg?»

Due occhi azzurri brillarono crudeli nella semioscurità della stanza.

«Certamente…»

 

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Risposte alle recensioni:

 

kelly: ebbene eccolo qua il continuo!!!! Nel prossimo chappy ci saranno delle scenette con Takao in cui il nostro blader avrà la possibilità di dimostrare a tutti che il criceto che ha nella testa è partito per le ferie!!!!! (senza di me… sigh… ndTakao depresso e abbandonato) comunque fammi sapere cosa ne pensi!!!!!! Un bacio

 

Padm86: bene, bene!!!! Sn contenta di distruggere tutte le vostre teorie!!!!! xD ma, per curiosità, potrei sapere cosa aveva congetturato la tua mente??? Stavolta sono io a essere curiosa!!!!!! Baci baci

 

Nissa: oh tu che pensavi che Boris fosse umano… scommetto che dopo questo chappy lo odieranno tutti… (grazie tante! ndBoris) (prego tesoro… ndme) (per fortuna c’è la mia schiera di fan a sostenermi… ndBoris) (ti riferisci allo zoo??? Ndme) (ç_ç cattiva… ndBoris) a presto!!!! baci

 

Iria: eccolo qui, il capitolo che aspettavi con tanta impazienza è finalmente arrivato!!!!! Torture fisiche e psicologiche!!!!! Sono proprio cattiva… ghghgh!!!!! Lo so che la cosa sta diventando molto complicata, ma consolati pensando ke Kai è nelle tue stesse condizioni!!!!! Poveretto… e ho come l’impressione che Katrina ti stia un po’ meno simpatica dopo che lo ha baciato… xD ci sentiamo su msn!!!! bacissimi

 

Nehi: se prima stavi in pena per quello ke era successo a Yuri non riesco a immaginare come tu possa sentirti adesso… però ti prego, non mi uccidere!!!!! Altrimenti chi scrive il seguito della mia fic??? Potrebbe anke finire bene!!!! Potrei farti arrivare dalla nostra dimensione alla loro e fare in modo che Yuri si innamori pazzamente di te!!!!! (ah, certo, e del mio parere non importa a nessuno, vero??? ndYuri infuriato) (shhhh!!!! Non capisci che sto rischiando la vita??? Ndme disperata) (e cosa vuoi che me ne importi???? ndYuri) (beh, dovrebbe, visto che la tua vita è nelle mie mani!!!!! Ndme) (… =_= oh cavoli… ndYuri depresso) non posso prometterti niente… si vedrà!!!!!!!!! baci

 

Anghelos_bad_boys: modesto, eh? Beh, questo capitolo dovrebbe esserti piaciuto parecchio, no? Scommetto che avresti voluto essere al posto di Kai… xD e con il passare del tempo lo invidierai sempre di più!!!!!! Tra un po’ di capitoli capirai cosa intendo…^^ ti saluto ora, alla prossima!!!!!!

 

Owarinai yume: Davvero ti è piaciuto così tanto??? Sono commossa… sigh… e sono contenta che la poesia ti sia piaciuta… ci ho messo mezz’ora!!!!! Comunque sì, c’è anche il mistero su chi l’abbia scritta… potrebbe essere stato anche Boris… boh!!!! E da questo capitolo Yuri sarà davvero una macchina… diventerà come gli altri suoi compagni di squadra!!!! Povero!!! Beh, fammi sapere cosa ne pensi!!!!! Kiss grande demone celeste!!!!!

 

lexy90: ma certo che puoi aggiungermi a msn tesoro!!!!!! ti ho scritto l’indirizzo in una recensione aggiuntiva che ti ho mandato… e comunque no, penso che anche Amleto si arrenderebbe di fronte a due come noi… per il dilemma sul nome del cell dovrei consultare il R.S.S. (Regolamento Senza Speranze)… ti farò sapere… e se prima non ci capivi nulla… immagino adesso!!!!! Spero di sentirti presto!!!! Kiss kiss

 

medea90: uhm… e questa recensione tutta serpentosa??? xD dovresti provare a minacciare i personaggi nelle tue parentesi di farli soffrire nella tua fic… ti assicuro che funziona!!!!!!! (strega!!! ndBoris) (prego? Ndme) (niente, niente… ndBoris moooolto preoccupato)  spero di aver soddisfatto la tua curiosità!!!!! (secondo me l’hai aumentata… ndBoris_che_deve_rompere_perchè_non_ha_un_kaiser_da_fare) (Boris, come la vedi se ti metto a fare Cenerentolo per il resto della fic?? Un bel matrimonio felice con Ivan, ma poi scopri che lui in realtà è un matrigno cattivo e… ndme_che_approfitto_del_mio_potere_di_autrice) (ok, ok, ho capito! ndBoris terrorizzato) bene, allora al prossimo chappy!!!!! un bacio

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Capitolo 11
*** Meno due giorni alla finale! ***


Wow, nn ci posso credere

CAPITOLO REVISIONATO IL 6/01/12

 

 

 

Capitolo XI –  Meno due giorni alla finale!

 

«KAI!!!!!!!!!»

Il ragazzo non ebbe neanche il tempo di entrare nella stanza che tre furie scatenate lo strinsero in un abbraccio stritolante.

«Piantatela subito» ringhiò gelido. Takao lo stava soffocando, mentre i capelli di Max gli si infilavano con prepotenza nella bocca e gli occhiali del prof. Kappa gli premevano fastidiosamente sulle costole. Solo Rei non si era lanciato su di lui come fosse stato un buffet per persone che non mangiavano da mesi, e Kai gliene fu immensamente grato. Dopo numerosi minuti di lotta riuscì finalmente a liberarsi da quell’ammasso di corpi, grazie anche all’aiuto di Akamy che, ridendo, aveva staccato le mani dei suoi amici, più simili ormai a delle ventose che a degli arti, dal corpo del blader, mentre Rei li osservava sghignazzando sotto i baffi.

«Grazie dell’aiuto!» osservò sarcastico Kai.

«Di nulla» rispose il cinese, sorridendo. «Considerala una piccola rivincita…»

Kai scrollò il capo. In fondo se lo meritava.

«Ora devi raccontarci tutto, sai???» esordì un eccitato Takao, saltellandogli intorno come fosse stato un totem indiano.

«Come no» ribattè Kai con perfetta indifferenza mentre Akamy rideva senza sosta, tenendosi la pancia, e Rei sogghignava silenziosamente.

«Dai, Kai, siamo curiosi!!!» continuò Takao, lasciandosi cadere seduto sul letto e facendogli cenno di raggiungerlo. Il ragazzo ovviamente lo ignorò, e si sedette invece su una sedia di legno dallo schienale piuttosto alto, su cui si appoggiò sorridendo un’allegra Akamy.

«Grazie per l’aiuto» le sibilò lui, ironico.

«Non c’è di che!» fu l’ilare risposta che ricevette, e che s’impose categoricamente di ignorare. Riportò lo sguardo sui suoi compagni di squadra. Il suo Io interiore godette enormemente nel pensare quella frase: i suoi compagni di squadra. Sì, era così. E lo sarebbero stati per sempre: qualunque cosa fosse successa, non li avrebbe traditi mai più… anche se erano decisamente chiassosi rispetto ai Demolition Boys!! Ormai, abituato alla calma e al silenzio del Monastero, tutto quel rumore gli dava fastidio, ma al tempo stesso provava una gioia indescrivibile nel poter sentire nuovamente la voce dei suoi amici, le loro risate, i loro passi sul pavimento…

Gli erano mancati. Davvero.

«Yu-uh, Kai!!! Sei ancora fra noi???»

Il ragazzo si riscosse dai suoi pensieri, incontrando gli occhi di Takao a pochi centimetri dai suoi.

«Ma sei impazzito?!» gridò, scostandosi immediatamente e riacquistando il prima possibile la sua espressione fredda e scostante. «Non-farlo-mai-più» ringhiò, mandando lampi dagli occhi mentre Akamy rideva ancora più di prima.

“Calma Kai, calma… hai deciso che vuoi stare con loro per sempre, no? Quindi impara a sopportare…” cercò di rilassarsi sulla sedia, chiudendo gli occhi e inspirando profondamente, e stava quasi per riuscirci quando un oggetto non ben identificato lo colpì in pieno volto.

«Ora basta!!!» urlò, saltando addosso a Max e Takao, che cercavano di prendere fiato tra una risata e l’altra, e scatenando una rissa fra “compagni” a cui ben presto si aggiunse anche il professor Kappa (non di sua spontanea iniziativa, ovviamente). Rei, che era riuscito a rimanerne fuori, si avvicinò ad Akamy, sorridendo.

«Beh, Akamy, devo dire che hai superato le mie aspettative! Ultimamente cominciavo a dubitare che saremmo mai tornati una squadra unita…»

La ragazza cominciò a giocare con una ciocca di capelli, osservando divertita i quattro blader che si picchiavano senza pietà con i cuscini: Takao e Max ridevano come matti, colpendo qualsiasi cosa gli capitasse sottomano, il professor Kappa cercava di scappare in ogni modo, ma veniva irrimediabilmente bloccato da un euforico Takao, e Kai urlava a più non posso contro il suo capitano, maledicendo il giorno in cui era nato, in cui si erano incontrati, in cui aveva vinto il torneo nazionale, in cui aveva accettato di partecipare ai mondiali, in cui l’aveva sconfitto, in cui gli aveva rivolto la parola per la prima volta… insomma, stava dimostrando un’ottima conoscenza della vita di Takao da quando si era incrociata con la sua…

Akamy chiuse gli occhi, perdendosi nei suoi pensieri.

“Valery… riesci a percepire la mia felicità? Tu ci sei sempre riuscita… puoi gioire con me, Valery… Kai è tornato…” nella sua mente, nel momento stesso in cui pensava a Kai, vide delinearsi l’ombra di un sorriso non suo.

«Sai, Rei» il ragazzo si voltò a guardarla proprio mentre apriva gli occhi. «Non è merito mio… io… non ho fatto quasi nulla…»

Rei annuì. «So quello che mi vuoi dire: è merito di Valery, no? È lei che dovrei ringraziare»

Akamy lo fissò per alcuni istanti in silenzio, limitandosi a sorridere. Il ragazzo scrollò le spalle.

«Parli sempre di Valery… qualsiasi cosa succeda, tu la ricolleghi sempre a lei»

La ragazza chinò la testa, socchiudendo gli occhi.

«Perché lei è speciale…»

«Anche tu sei speciale…» mormorò Rei.

«Mai quanto Valery…» rispose la ragazza, e il suo sorriso si fece più ampio. «Un giorno capirai»

 

I passi risuonavano lenti nell’ampio corridoio. Era incredibile come, in quel monastero, qualsiasi suono veniva amplificato e diffuso ovunque, mentre riuscire a vedere qualcosa nel buio perenne di quel luogo era un’impresa. Per questo Boris non si accorse di Katrina, ferma davanti ad una finestra, finchè non le fu a pochi centimetri di distanza.

«Ciao»

Lei si voltò lentamente, fissando le sue iridi azzurre in quelle dell’altro. Un cenno del capo fu la sua risposta al saluto.

«Ti ho sentito arrivare» mormorò poi, tornando a guardare il cielo oltre le inferriate. Boris annuì.

Logico. Non era neanche lontanamente concepibile il pensiero di poter nascondere qualcosa a Katrina.

«Che stai facendo?»

Silenzio. I loro dialoghi erano così; lasciavano entrambi passare molto tempo prima di rispondere, perché ogni parola doveva essere ben scelta e utilizzata con attenzione.

«Mi sembra evidente, no?»

Boris alzò un sopracciglio. «Cioè stai guardando il cielo così, senza motivo? Con tutto quello che hai da fare?»

La ragazza sospirò stancamente. «Che cosa ho da fare, Boris? Finché non comincia la finale i miei “servigi” non sono richiesti…» il suo tono divenne amaro nel pronunciare le ultime parole.

«Non mi riferivo a quello» ribatté lui, con la sua solita voce glaciale.

Ancora silenzio.

«Parli di Valery?»

«Certo»

Katrina sbuffò, contrariata.

«Quando mi andrà di portare avanti questa buffonata, lo farò»

«Katrina…»

«Ti ho dato la mia risposta»

Voce gelida, sguardo di ghiaccio. Boris, il glaciale Boris, il blader più crudele del monastero, sentì un brivido percorrergli la schiena. Niente da fare, quando era così arrabbiata non riusciva neanche a guardarla negli occhi, figurarsi parlarle! Chinò la testa, appoggiandosi di schiena al muro della finestra, e non disse più una parola.

Rimasero così per dieci minuti buoni, mentre Katrina calmava i suoi nervi tesi e contemplava il cielo cercando delle risposte che sembravano non avere alcuna intenzione di arrivare.

«Boris…» mormorò lei all’improvviso, rompendo quel silenzio. Il ragazzo non rispose, il viso rivolto al pavimento.

«Boris»

Ancora nessuna reazione.

«Guardami»

Era un ordine. E agli ordini di Katrina non si disobbediva. Almeno, lui non poteva. Aveva promesso… Con quella che sembrò un’infinita sofferenza alzò lo sguardo da terra, incrociando le iridi azzurre della ragazza.

«Devo dirti una cosa»

«Dimmi»

Silenzio. Ancora. Veniva da chiedersi come facevano a sopportare tutto quel silenzio, uno di fronte all’altro, occhi negli occhi, entrambi imperscrutabili e gelidi. Poi Katrina si avvicinò all’improvviso, abbracciandolo, affondando il viso nella pelliccia della sua giubba, senza però che un suono uscisse dalle sue labbra, senza che un’emozione tradisse il volto marmoreo. Boris era abituato anche a quello. La strinse a sé, posandole un leggero bacio sui capelli. Immobili in quell’abbraccio, sembravano due statue scolpite nel ghiaccio più duro, di una bellezza aliena, affascinante e pericolosa.

«Boris…»

«Sì?»

Altri lunghi attimi di silenzio.

«L’ho baciato…»

Non aveva bisogno di chiedere chi. Di certo non era andata a baciare Yuri. E neanche Sergej.

«E com’è stato?»

La ragazza non rispose subito, nascondendo il viso nel suo petto e stringendo con forza maggiore la giacca del compagno.

«Stupido…»

Boris l’avvicinò un po’ di più a sé, carezzandole i capelli, mentre sul suo volto impassibile si delineava l’ombra di un sorriso.

 

«E’ tutto chiaro ragazzi?»

I blader annuirono.

«Sì… più o meno…» il professore alzò la testa dal suo portatile, voltandosi verso il presidente Daijtenji. «Ho solo una domanda…»

Il vecchietto sorrise.

«Ma certo; chiedi pure»

«Ecco… MA LEI SI RENDE CONTO DI QUELLO CHE STA DICENDO??!!»

Tutti sobbalzarono a quel grido e Max si portò una mano sotto al mento, sospirando. «Lo sapevo, il prof. è entrato nello stato di iper-preoccupazione angosciosa!!!»

«In cosa?» chiese Akamy, confusa.

«Iper-preoccupazione angosciosa…»

«Noi diciamo così scherzosamente quando si agita troppo per qualche motivo» spiegò Rei. «Avrai notato che lo fa spesso, no?»

«Sì, ho capito cosa intendi…» Akamy guardò il professore che si dibatteva come un forsennato mentre Takao e suo nonno lo tenevano fermo cercando di farlo calmare. La ragazza si lasciò sfuggire una risatina; erano davvero buffi! Takao teneva il Prof per un piede, mentre suo nonno cercava di trattenerlo per la cravatta, e stava quindi strangolando il povero ragazzino.

«Akamy»

«Eh? Sì, dimmi Kai»

«… tu cosa ne pensi di questa storia?»

Tutti si fermarono all’improvviso, tendendo le orecchie.

«Parli del piano del presidente?»

Kai annuì.

Akamy ci pensò su, richiamando alla sua memoria anche le istruzioni di Valery. Il signor Daijtenji aveva appena comunicato alla squadra che erano stati scelti per salvare il mondo da Vorkov e dai suoi perfidi piani di conquista, e che per farlo avrebbero dovuto sconfiggere i Demolition Boys a tutti i costi. Tutti sapevano che non sarebbe stata una passeggiata, visti anche i trucchi sleali usati dai russi, ma Valery…

«Akamy?»

«Sì, scusate ragazzi… stavo pensando a una cosa»

«E cioè?»

La ragazza alzò lo sguardo verso i suoi compagni di squadra.

«Niente di importante. Dobbiamo impegnarci per sconfiggere i russi! Dobbiamo batterli ad ogni costo!» esclamò, decisa. Kai le si avvicinò e le cinse la vita con un braccio, lasciando i suoi compagni di squadra completamente basiti.

«Però tu fa attenzione, hai capito? Lo sai cosa può fare Blackdranzer…» le sussurrò, guardandola dritta in volto. Lei non sembrò affatto turbata dalla sua vicinanza e rispose con un sorriso.

«Tranquillo, sai bene che sono più forte di quello che sembro»

«Lo so, ma…»

Akamy lo zittì posandogli un dito sulle labbra.

«Mi piace quando ti preoccupi per me» gli disse ridacchiando.

«Beh, è quello che faccio sempre…» rispose Kai, voltando la testa per nascondere l’imbarazzante rossore sulle guance.

«Ehm, ragazzi… vi ricordate che ci siamo anche noi, sì??»

 

«Ci ha fatto chiamare, signore?»

«Sì. Entrate»

I cinque ragazzi entrarono in silenzio, chiudendosi la porta alle spalle, e disponendosi tutti sull’attenti, eccetto Katrina che si lasciò cadere elegantemente su una poltrona alla destra della scrivania.

«Non ricordo di averti dato il permesso di sederti»

«La perdita della memoria è davvero una brutta cosa»

Vorkov scosse la testa, scoraggiato. Non sapeva più cosa fare con quella ragazza. Mah, in fondo se l’era cercata anni prima…

Ignorandola, si alzò con alcuni fogli in mano, porgendone poi uno ad ogni blader.

«Quelli che vedete sono tutti i dati che siamo riusciti a raccogliere sulla squadra dei Bladebreakers; mi aspetto il massimo impegno da ognuno di voi, nella finale; avete ancora un giorno di tempo per allenarvi: non sprecatelo» ciò detto si risedette, congiungendo le punte delle dita, com’era solito fare, e osservando i suoi blader che leggevano attentamente le informazioni a loro disposizione. Solo Sergej stava aspettando il permesso di parlare, la mano alzata e gli occhi fissi sull’uomo.

«Parla, Sergej»

«Scusi, signore, ma se non sbaglio la finale è venerdì, quindi abbiamo ancora due giorni di tempo per allenarci»

Boris e Ivan alzarono lo sguardo dai fogli, puntandolo su Vorkov. Yuri continuava a leggere, apparentemente indifferente al dialogo in corso, mentre Katrina giocherellava con una penna rubata dalla scrivania, la scheda che le era stata consegnata buttata in un angolo della stanza senza essere stata degnata nemmeno di un’occhiata.

Vorkov incurvò le sue labbra in un perfido sorriso.

«No, Sergej, non mi sono affatto sbagliato; avete un solo giorno di tempo per allenarvi, prima della finale…»

«Ma, signore…»

«Utilizza quel poco cervello che hai nella scatola cranica, Sergej» il ragazzo si voltò furibondo verso Katrina, che si rigirava la penna fra la mani con un’espressione indifferente. «E’ chiaro che Vladimir ha escogitato qualche simpatico trucchetto per tenerci impegnati in uno di questi due giorni… giusto?»

Vorkov annuì, ghignando.

«Come sempre la tua perspicacia mi stupisce»

Sergej tremava di rabbia, trattenendosi a stento dall’istinto di picchiare a sangue Katrina. La odiava quando si comportava in quel modo!

«Sta’ calmo» gli sibilò all’orecchio Boris, lanciandogli un’occhiata di ghiaccio.

«Come stavo dicendo» riprese Vorkov «Ho una piccola “missione” per voi; ho sentito parlare di una blader» nel dire ciò cominciò a camminare avanti e indietro per la stanza. «Che potrebbe crearci qualche problema: pare che sia molto forte, e che abbia delle spie anche qui, dentro il monastero»

«Questo è impossibile!» lo interruppe Ivan. «Nessuno può infiltrarsi qui dentro! Ci hanno provato tantissime persone, e le abbiamo sempre scoperte dopo poche ore!»

«Questo lo so anch’io, Ivan» gli sibilò Vorkov, arrivato con uno scatto a pochi centimetri dal suo volto.

«E quindi cosa pensa di fare?» chiese Sergej, scoccando un’occhiata disgustata a Ivan.

«Penso di…»

«… farla uscire allo scoperto»

Si voltarono nuovamente tutti verso Katrina, che continuava imperterrita a giocare con la sua penna argentata.

«… sì»

Sergej strinse i pugni. Se c’era una cosa che detestava nelle altre persone, era l’arroganza.

«E come?»

«Attaccando i suoi compagni»

Per la terza volta lo sguardo di tutti si posò sulla ragazza, che per la terza volta li ignorò completamente.

«Katrina, ti ho per caso già parlato di questo mio piano?»

«No, Vladimir, ma ti conosco da anni, e so come ragiona la tua testa…»

«Beh, potresti comunque far parlare me?»

La ragazza rimase in silenzio, e l’uomo lo prese per un sì.

«Allora, come ha detto giustamente Katrina, il piano consiste nell’attaccare i Bladebreakers quando meno se l’aspettano, e mettere fuori gioco tre di loro. Vedete, questa blader misteriosa è collegata alla squadra giapponese tramite il loro nuovo membro, la ragazza che si nasconde sotto lo pseudonimo di Akamy Hiwatari.  Non so come sia possibile, ma non siamo riusciti a raccogliere alcuna informazione neanche su di lei; sono due misteri per noi, ma sembra che ci stiano prendendo di mira, e che per farlo abbiano scelto di farsi aiutare dai Bladebreakers»

«Ancora non capisco il perché del nostro piano» osservò Sergej.

Una penna argentata fu scagliata improvvisamente contro il muro, e il blader sussultò nel sentirsi sfiorare l’orecchio dalla sua punta metallica. Un istante dopo si ritrovò con il volto di Katrina a pochi centimetri dal proprio, senza aver visto il movimento della ragazza.

«Ora apri bene quelle orecchie, perché non lo ripeterò una seconda volta: ci sono due blader che ci stanno prendendo di mira, ma se li teniamo occupati sul campo durante la finale, costringendoli a combattere contro di noi e scoprendo anche la loro abilità, diventano una minaccia minore per la nostra organizzazione; per assicurarci che scendano in campo, però, dobbiamo eliminare gli altri blader della squadra, in modo che siano costretti a ricorrere al loro aiuto per poter partecipare alla finale. Ora è tutto chiaro?»

Sergej deglutì, annuendo nervosamente. Katrina si allontanò di qualche passo, squadrandolo da capo a piedi. La sua espressione fredda si mutò in disprezzo.

«Ecco perché tu non sarai mai il capitano dei Demolition Boys» mormorò.

Poi, senza un’altra parola, si diresse verso la porta, con l’evidente intenzione di andarsene.

«Katrina!»

La voce imperiosa di Vorkov la fermò con la mano sulla maniglia.

«Tu devi coordinare il piano, perché io non posso venire con voi, quindi, per favore, siediti»

La ragazza rimase immobile per alcuni istanti, mentre i suoi compagni guardavano Vorkov senza parole: per favore?? Da quando il loro capo chiedeva per favore?? Lui dava gli ordini, e pretendeva di essere obbedito; perché con Katrina si comportava in modo così diverso?

La blader sembrò pensarci per alcuni istanti, poi si voltò e, ancora più gelida di prima, si appoggiò con la schiena alla porta, braccia incrociate, gambe accavallate e testa leggermente china.

«Ti concedo trenta minuti»

L’uomo sentì un brivido involontario percorrergli la schiena. Scrollando la testa si risedette alla scrivania, cominciando ad illustrare i particolari del suo piano più in fretta che poteva.

Se l’era cercata, anni prima… e adesso ne pagava le conseguenze.

 

«Shanti»

«Sì?»

«Come procede il piano?»

«Come previsto»

«Vorkov sospetta qualcosa su di te?»

«Assolutamente nulla»

«Bene»

«E Akamy?»

«Anche lei sta svolgendo ottimamente il suo lavoro»

«La prima parte è stata completata, quindi»

«Sì; Kai è di nuovo tra i Bladebreakers»

«… mi fa piacere»

«Anche a me»

«…»

«…»

«Chiedi pure, Shanti»

«Ma io non…»

«Lo so che c’è qualcosa che mi vuoi chiedere. Avanti, parla»

«… ecco… e Katrina?»

«…»

«…»

«… con Katrina va tutto bene»

«Come previsto?»

«…»

«…»

«… sì. Come previsto»

 

«Allora, è tutto chiaro?»

«Sissignore!»

Vorkov annuì soddisfatto, riponendo con cura gli schemi e i fogli vari sparsi sulla sua scrivania. Il piano non era molto complesso; non aveva dubbi sulla sua riuscita.

«Un’ultima cosa, ragazzi»

I blader lo fissarono, in silenzio, mentre Katrina si dirigeva verso la penna vittima della sua rabbia di pochi minuti prima.

«Vorrei che cercaste di scoprire il nome di questa misteriosa ragazza che ci sta sfidando… purtroppo non sono riuscito a sapere nulla, anche se non riesco a capire perché…»

«E non ci riuscirai mai»

Gli sguardi si puntarono per l’ennesima volta su Katrina, in piedi davanti alla finestra, che giocherellava con la penna argentata raccolta qualche secondo prima, dando le spalle alla scrivania.

«Come, scusa?»

La ragazza aspettò un istante, prima di rispondere.

«Non saprai mai nulla su di lei, se lei non lo vorrà»

«Come puoi dire questo?» le chiese Vorkov, confuso. La sicurezza della ragazza lo sconcertava sempre.

«Perché io so chi è»

Ivan, Sergej e Yuri spalancarono gli occhi, mentre Boris, nascosto nell’ombra, si lasciò sfuggire qualcosa che somigliava incredibilmente ad un sorriso.

«Tu… sai…» Vorkov era senza parole. «Beh, e allora cosa aspetti?» esclamò furioso, appena le ebbe ritrovate. «Devi dirci tutto quello che sai di lei!»

La ragazza si rigirò la penna fra le mani, osservandola freddamente.

«No… non penso che lo farò…»

«Cosa?!?»

Katrina alzò la testa verso il cielo, fissando lo sguardo sulle stelle che cominciavano a spuntare pallide nella sottile nebbia della sera.

«Lascia fare a me, Vladimir. Me ne occupo io di questa faccenda»

«Cos…? Ti rendi conto di quello che stai dicendo???» Vorkov era furioso. Aveva speso settimane in ricerche su questa misteriosa ragazza e ora il capitano della sua squadra gli rivelava di conoscerla, senza volergli dare però alcuna informazione. «Tu…»

«Sai, Vladimir, a giocare con il fuoco, si resta scottati. Tu lascia fare a me»

L’uomo strinse i pugni con forza, livido di rabbia. Non sopportava quell’atteggiamento da parte di uno dei suoi “allievi”; il problema era che non sapeva cosa fare per farle abbassare la cresta. Il dolore fisico non la scalfiva minimamente, non poteva attuare la manipolazione, e non provava affetto per nessun’altra persona!!! Era inattaccabile!!!

«Vedo che hai capito… mi fa piacere…»

Vorkov si morse la lingua, per evitare di far uscire il fiume di imprecazioni che le avrebbe voluto riversare addosso. «Dimmi almeno il suo nome, così saprò come chiamarla, invece di dire sempre “la blader misteriosa”!!!» esclamò, facendo un passo avanti.

La penna gli sfiorò la tempia, come era successo poco prima Sergej, andando a conficcarsi nel legno scuro della porta. L’immagine di Katrina, ancora ferma nella posizione in cui aveva lanciato l’oggetto, era davvero inquietante: il sole morente alle spalle, un ghigno crudele sul volto, il corpo teso e pronto a scattare come quello di una tigre, gli occhi gelidi. Lentamente, mentre Vorkov cercava invano di trattenere i brividi che gli scuotevano il corpo, la ragazza si raddrizzò, portandosi una mano sul fianco e l’altra alla bocca, mordendosi un dito a sangue. Una goccia scarlatta cadde sul pavimento, mentre il resto del liquido veniva disperso sulle labbra rosse.

«Puoi chiamarla “la Regina”…» sussurrò nel silenzio gelido della stanza. «… credo che a lei farà piacere…»

Il cigolio della porta e una leggera vibrazione della penna furono tutto ciò che lasciò dietro di sé Katrina uscendo dalla stanza.

Boris, nel suo angolo d’ombra, osservava freddo la penna che si muoveva impercettibilmente su e giù, ancora ben conficcata nel legno scuro. Quel gioco sembrava quasi divertirla, ormai…

“La Regina”…

Scrollando la testa per nascondere un sorriso, il ragazzo seguì la compagna nel buio del corridoio.

 

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Risposte alle recensioni:

 

eaglefire: tu stai facendo cosa??? La mia spia!!! Il mio ispettore Gadget!!! Come osi!!!! A me, Sailor Moon, paladina della giustizia!!!! xD spero che ti vada tutto bene… un bacio, ci sentiamo!!! Ps. per l’ispettore Gadget : stai perdendo a forza 4???!!! Ma allora sei davvero inutile!!!! Forza, falle vedere chi sei!! xD

 

Padm86: oddio… cioè, tu mi stai dicendo che noi ci conosciamo da quando ho postato il decimo capitolo????!!! Ma quanto cavolo di tempo è passato???!!! Mi sembrano mesi!!!!! Oddio, sono secoli che non aggiorno… mi sento in colpa!!!! ç_ç beh, spero che questo chappy possa risarcire per tutto il tempo che ti ho fatto aspettare!!!!! Baci baci fammi sapere cosa ne pensi!!!!! Ps. non buttare via nessuna teoria, tutto è possibile in questa fic…

 

medea90: ehm… credo che nella tua recensione mi sia sfuggita la parte relativa a “aggiorna presto”… xD non è stata colpa mia, però!!! ç_ç beh, spero che anche questo chappy ti sia piaciuto, anche se è un cap di passaggio… adesso Kai è tornato nei Bladebreakers, e dal prossimo capitolo la storia si farà molto più movimentata!!!! A presto!!!! baci

 

Iria (in compagnia del povero disgraziato): eccomi qua!!!! Finalmente ce l’ho fatta!!!!! Da questo cap in poi vedrai uno Yuri moooolto diverso… ma cosa gli avrà mai fatto Vorkov??? Mah, chissà… (non dire stupidaggini, tu lo sai benissimo… ndBoris ke sorseggia una bevanda nn identificata con una cannuccia) (Boris!!!! Eh, sì, mi mancavano proprio le tue lamentele continue su qualsiasi cosa io faccia o dica!!!!!! Ndme che non ne può più di vederselo comparire sempre davanti) (beh, scusa, tu mi fai torturare da Vorkov, mi uccidi la sorella, mi costringi a stare in squadra con Ivan e Sergej, mi obblighi a essere il fidanzato di un pezzo di ghiaccio – un gran bel pezzo di ghiaccio, se è per questo, ma pur sempre ghiaccio è! – che mi viene a dire tranquillamente che si è baciata Kai, e, come se tutto ciò non bastasse, mi fai essere amico e complice di una persona – Valery – che io non ho mai visto finora!!!!! ndBoris senza fiato per il discorso) (Pezzo di ghiaccio???? Ha parlato il termosifone!!! ndKatrina) (Ehi! Hai dimenticato di mettermi fra i tuoi compagni di squadra che nn ti piacciono!!!! Quindi io ti piaccio!!! ndYuri euforico) (… mi costringi a stare in squadra con Ivan, Sergej e Yuri, mi obblighi a… ndBoris che ricomincia con l’elenco) (=_= ndYuri depresso) (scusa… sei così insignificante che mi dimentico persino della tua esistenza… ndBoris al massimo della perfidia) (=_= =_= ndYuri sempre più depresso) (amore mio!!!! ndKatrina che si porta via Boris a braccetto) (ehm… e io??? ndil depresso) (tu resti con me e Iria, tesoro… ndme) (…aaaaaaaargh!!!!!! ndYuri ora non più depresso ma terrorizzato) scusa per tutte le sciocchezze tra parentesi… in qualche modo devo pure sfogarmi, no???? xD ci sentiamo, un bacio!!!!!

 

Nehi: Hai visto??? La fic rischia di restare a questo punto anche senza il tuo intervento… bastano i miei genitori… ç_ç beh, spero comunque di riuscire a portarla avanti senza intoppi… hai notato il regalo?? In questo cap Yuri non soffre per niente!!!!! ^_^ baci baci

 

Anghelos_bad_boys: Katrina si sta molto preoccupando… spera proprio di non incontrarti in un vicolo buio… xD e Kai ha detto che non ti avrebbe ceduto il suo posto per nulla al mondo… xDxD non so se leggi le fic di tua sorella, ma se lo fai ti prego, aiuta quel povero Yuri!!! (sì, sì, esatto!!! Aiutami!!!! ndYuri disperato) ciao ciao alla prossima!

 

owarinai yume: Tesoro mio!!!! Perdono!!!!!!! Ci proverò ad aggiornare prima, davvero, ma ormai non dipende più da me… ç_ç visto che non entro quasi mai neanche su msn, qualche volta possiamo sentirci per telefono!!!!! Ti va?? Così mi spieghi per bene tutte le tue teorie… ^_^ un bacione e salutami il nostro cuginetto!!!!!!

 

sabry: Wow, una nuova recensitrice!!!! Spero che continuerai a seguirmi!!!!! Anche perchè è l’unico modo per sapere come andrà a finire questa fic terribilmente misteriosa… fammi sapere che ne pensi!!!! baci

 

Nissa: “Attrazione fatale”, eh? Uhm… chissà… tutto è possibile in questa fic!!!!! Soprattutto se si tratta di “amore”… ^_^ più avanti capirai cosa intendo!!!! Un bacio ps. la tua fic è sempre più bella, la adoro troppo, troppo, troppo, troppo!!!!!!!

 

lexy90: ehm… sì, ok, va tuuutto bene… ora rilassati e aspetta con calma che arrivino i signori in  camice bianco… xD beh, mi fa piacere vedere che non sn l’unica che non aggiorna da secoli… e la tua fic???? ç_ç beh, comunque spero di non averti fatto morire per l’attesa troppo lunga…. xD baci baci spero di sentirti presto!!!!

 

Keila91: Eh, sì, lo so, Yuri è preso di mira e maltrattato da tutti gli autori di fanfic… avrà un’aura che attira le sofferenze?? (ehi! ndYuri) XD comunque sì, è una fic un po’ triste, ma i prossimi capitoli saranno principalmente d’azione (o almeno credo)… continua a seguirmi, mi raccomando!!!! kiss

 

Sybelle: Tranquilla!!!!! Ti comprendo, ti comprendo… e tu perdonami per l’immenso ritardo!!!!!!! E dimmi che ne pensi di questo chappy!!!!!!!!! Baci baci

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Capitolo 12
*** Proteggila... ***


CAPITOLO REVISIONATO IL 7/01/12

 

 

 

Capitolo XII –  Proteggila…

 

Era davvero una bella giornata. I deboli raggi di un pallido sole invernale riscaldavano dolcemente le bianche distese di neve, insinuandosi in ogni luogo e diffondendo il loro tiepido calore in tutti i cuori… tutti tranne uno. In quel paesaggio idilliaco, infatti, c’era un cuore che non poteva essere riscaldato da nulla: esso era avvolto nel gelo più assoluto, nascosto dietro muraglie di ghiaccio che respingevano con forza ogni minimo frammento di calore.

Katrina guardava l’imponente figura del monastero con i suoi occhi privi di espressione. Il manto di neve che copriva il terreno intorno a lei scricchiolava flebilmente sotto i suoi passi, accompagnandola nella sua solitaria passeggiata.

“Che calma…”

Non un rumore incrinava l’aria pungente del mattino, a parte il gentile soffio del vento che le scompigliava i capelli scuri.

«Che peccato rovinare una simile giornata…» mormorò la ragazza, appoggiandosi lentamente sullo steccato che divideva il monastero dal resto del mondo.

«Non sei obbligata a rovinarla»

Katrina alzò leggermente la testa, ignorando la voce.

«Puoi ignorare il mondo intero, Katrina, ma non puoi ignorare me»

La ragazza si portò una mano sotto al mento, sospirando una parola.

«Regina…»

«Sì, sono io»

«Mi chiedevo quando saresti tornata a farmi visita…»

«Prima della fine, mi sembra logico»

«Già…»

Katrina chiuse gli occhi, inspirando con forza l’aria fresca e rilasciandola lentamente.

«Sta andando tutto bene, no?»

«Sì, direi proprio di sì…»

«… ma?»

«Ma cosa?»

«Andiamo!» Katrina sbuffò. «Non sei certo venuta qui solo per dirmi che va tutto bene, no?»

«…»

«Cosa vuoi che faccia?»

«… in effetti hai ragione, c’è qualcosa che puoi fare per me. Sai, la tua perspicacia mi sorprende sempre…»

«Beh, dovresti saperlo… io ti conosco come me stessa. Non hai segreti per me»

«Già, lo so…»

«Allora parla»

«Oh, non credo che ce ne sia bisogno… immagino che tu sappia già cosa devi fare…»

Katrina rimase silenziosa per alcuni istanti.

«In effetti sì, so cosa devo fare…»

«Visto? A quanto pare anch’io ti conosco abbastanza bene…»

«Ti lascio volentieri le tue illusioni…»

«…»

«…»

«… ricorda, Katrina, che io sarò sempre un passo avanti a te…»

La ragazza si voltò, ma dietro di lei non c’era nessuno; solo mura imponenti e minacciose, screziate dal bianco candido della neve. Lentamente, tornò a voltarsi verso la strada al di là dello steccato, dove alcuni bambini orfani giocavano con un vecchio pallone di pezza.

Katrina chiuse gli occhi per alcuni istanti, lasciandosi avvolgere dal buio; poi li riaprì e sospirò stancamente.

«Sì… lo so»

 

«Bene ragazzi, è tutto pronto?»

«Sììììì!!!»

«Allora si parte!» Nonno Jey premette il pulsante dell’accelerazione e il pullman si mosse con agilità sotto la sua guida, lasciando grossi solchi sulla neve fresca.

«Ehi, nonno, ma sei sicuro di avere la patente?» urlò Takao, dopo essere caduto per la quinta volta.

«Reggetevi forte, ragazzi!!!»

«Nonnooooo!!!!»

Il pullman continuò il suo percorso, sobbalzando alla buche che si aprivano ogni tanto nel terreno. Al suo interno, i Bladebreakers osservavano estasiati il paesaggio che li circondava; più si allontanavano dalla grande città, più il bianco della neve li accecava con la sua gelida purezza. Il professore spiegava con fervore tutte le caratteristiche a lui note della steppa russa che stavano attraversando, senza che nessuno gli prestasse una particolare attenzione. Takao e Max, con il viso incollato ai finestrini gelati, si esibivano in esclamazioni di stupore sempre meno credibili e più buffe, disegnando sul vetro appannato dai loro respiri immaginari beyblade imbattibili e fantasticando ad alta voce sui bit power. Rei e Akamy, in fondo al pullman, parlavano con la loro inconfondibile calma degli avvenimenti recenti, cercando uno scorcio di luce nei fitti misteri che li circondavano, mentre Kai dormiva accanto a loro, sdraiato con la testa sulle gambe di Akamy che gli carezzava dolcemente i capelli ascoltando Rei che esponeva le sue teorie.

«Sai qual è la cosa che mi lascia più perplesso?» stava dicendo il cinese, lo sguardo fisso davanti a sé e i pugni stretti sulle ginocchia. «Katrina è perfetta: non ha punti deboli, ha una strategia pronta per ogni situazione, riesce a mantenere la sua autorità e la sua libertà anche in un luogo come il monastero di Vorkov, rigira ogni avvenimento a suo favore e… non lo so, sembra quasi che riesca a prevedere tutto ciò che accade, non si stupisce di nulla…»

Akamy fissò per alcuni istanti il volto di Kai, pensierosa; si chinò su di lui e sfiorò con le sue morbide labbra la fronte fresca del ragazzo, in un leggero e dolce bacio. Il blader non si mosse.

«Sai, Rei» cominciò la ragazza, alzando lo sguardo sull’amico. «Io penso che nessun essere umano sia perfetto. Io credo che alcune persone riescano a sembrare perfette… ma non lo sono mai davvero. Credo che la perfezione non sia raggiungibile dagli esseri umani…»

«Quindi Katrina non è umana!»

«Quindi Katrina non è perfetta»

Il cinese la guardò ancora più confuso. «Ma… beh, allora spiegami come fa ad essere… ad esser così!» esclamò, lanciando uno sguardo un po’ infastidito a Takao e Max che urlavano e prendevano in giro il professore Kappa, rincorrendolo per tutto il mezzo.

«E’ così perché vuole farci credere di essere perfetta… fa parte della sua strategia per distruggerci psicologicamente…» Akamy fissò i suoi occhi azzurri in quelli dorati di Rei. «Ti assicuro che Katrina è un essere umano come te, Rei…»

Il ragazzo sospirò, distogliendo lo sguardo. «A volte parli come se la conoscessi molto bene, Akamy…»

La ragazza sorrise.

«Chissà…» mormorò, chinandosi nuovamente su Kai. Avvicinò la bocca al suo orecchio e vi soffiò dentro un leggero «Svegliati». Il blader aprì gli occhi di scatto, tirandosi su lentamente e stirando il corpo indolenzito.

«Siamo arrivati?» chiese, appoggiando la schiena allo schienale del sedile.

«Non ancora» rispose Akamy, lisciandosi le pieghe della gonna. «Ma credo che sia il momento di decidere la scaletta della finale»

A quelle parole Takao, Max e il professore si avvicinarono immediatamente, mentre quest’’ultimo accendeva il portatile.

«Dunque» cominciò il bambino, schiarendosi la voce. «Il problema è molto più grave di quel che sembra»

«Perché?» lo interruppe subito Takao, fissandolo incuriosito. «Non dovrebbe essere molto difficile decidere in che ordine farci scendere in campo!» esclamò, ridendo.

«Uffa, Takao, possibile che non capisci?» il professore voltò verso di lui il portatile, su cui il ragazzo si chinò con curiosità. Sullo schermo illuminato risplendevano le figure di cinque blader, con accanto i rispettivi beyblade e alcune notizie che li riguardavano. Il giapponese continuava a non capire. Quelli erano i loro avversari, e dai pochi dati che disponevano risultavano anche molto forti, ma gli sfuggiva quale fosse in esattezza il problema che preoccupava il suo amico. Alzò lo sguardo sui suoi compagni, trovandoli pensierosi e a testa bassa.

«Ehi, ragazzi… si può sapere che vi prende?»

Lo sguardo di tutti si fissò su di lui, e Max sospirò. «Takao, ha ragione il Prof: possibile che non capisci? Questi non sono avversari qualsiasi…»

«Lo so anch’io, Max, ma ciò non significa che io mi sia arreso in partenza!!! Non esistono avversari imbattibili, pensavo fossimo tutti d’accordo su questo punto!!!»

«Infatti è così» concordò Rei, annuendo. «Quello contro cui dobbiamo stare in guardia, però, è Vorkov; non siamo sicuri – anzi, ne siamo certi – che userà tutti i mezzi a sua disposizione per vincere, anche – e forse soprattutto – mosse sleali…»

«Quindi mi state dicendo che dovremmo avere paura di quel finto monaco???» esclamò Takao con veemenza. «Beh, sappiate che io mi rifiuto!!! Io…»

«Insomma, Takao, vuoi smetterla di interromperci?! Stiamo cercando di spiegarti la situazione!» a quel rimprovero il giapponese chinò la testa, pentito, e il professore riprese a parlare.

«Come ha giustamente detto Rei, da uno come Vorkov dobbiamo aspettarci di tutto… anche che trucchi i beyblade dei suoi atleti o, addirittura, che cerchi di sabotare i nostri…»

A quelle parole Takao spalancò gli occhi, incredulo: non aveva pensato a quella possibilità, ma, ora che glielo facevano notare, non aveva molte difficoltà a crederci… quell’uomo era davvero un essere abietto e crudele… e ambizioso, soprattutto…

«Perciò dobbiamo rispettare alcune regole per la nostra sicurezza prima e durante la finale:» continuò il professore, mentre i ragazzi lo ascoltavano in silenzio. «Per prima cosa dovremo muoverci sempre in gruppo, e mai isolati perché saremmo delle prede facili; poi non dovrete separarvi per nessun motivo dai vostri beyblade e, infine, se incontreremo Vorkov o i suoi tirapiedi dovremo fuggire immediatamente; sono stato chiaro?»

Tutti i presenti annuirono. Stranamente anche Takao, che solitamente si sarebbe categoricamente rifiutato di scappare, era d’accordo con quel piano. Cominciava finalmente a rendersi conto che quel torneo non era più un gioco, e che la posta in palio era davvero troppo alta per scherzarci sopra e rischiare la sconfitta. Questa volta dovevano vincere. A tutti i costi. Altre alternative non erano contemplate.

«Se non sbaglio si parlava di una scaletta, giusto?» mormorò Akamy, attirando su di sé lo sguardo dei presenti. «Allora, per cominciare… chi di voi si esclude?»

Takao la guardò senza capire. «Escludersi?»

«Beh, gli avversari sono tre… e voi siete quattro; quindi uno di voi non parteciperà alla finale»

Il silenzio scese greve sul pullman. Nessuno aveva il coraggio di guardare in faccia gli altri. Ci fu solo un unico, veloce, sguardo d’intesa. Poi, una voce ruppe la tensione.

«Mi escludo io»

Gli sguardi di tutti si puntarono sul blader, increduli. Nessuno pensava che proprio lui volesse rinunciare.

«Ma… ne sei davvero sicuro, Kai?»

 

I quattro ragazzi si diressero a passo di marcia verso l’elicottero, sotto lo sguardo vigile e attento del loro allenatore. Vorkov sorrise compiaciuto, soddisfatto dei risultati di anni di fatica che ora stavano salendo a bordo di quel mostro dei cieli, obbedienti e devoti come li aveva sempre desiderati. Prima Sergej, duro come una roccia, imperscrutabile e misterioso; poi Boris, crudele e solitario, tagliente come un vento freddo, lunatico e gelido; dietro Ivan, volubile e mutabile come l’acqua, sadico e ingannatore, diabolico; e infine Yuri, pericoloso come le ceneri sopite di un fuoco, pronte a divampare alla prima scintilla, indifferente e insensibile come una macchina. Vorkov gli riservò uno sguardo particolarmente fiero; era sempre stato il suo preferito, la sua perfetta macchina da guerra, cresciuto da lui in quelle mura, plasmato secondo il suo volere, privato di qualsiasi umanità per i suoi scopi... sarebbe stato il blader perfetto, se solo non ci fosse stata lei. Se solo lei non avesse cercato di strapparglielo via. Ma l’aveva punita… oh, se l’aveva fatto. E più di una volta anche. L’uomo sospirò. Non aveva senso rivangare quei ricordi, lo riempivano di frustrazione e gli lasciavano un sapore amaro in bocca da cui  difficilmente riusciva a liberarsi. Era acqua passata. Lui aveva vinto. Per poco. Poi la sua vittoria gli si era ritorta contro, diventando il suo incubo quotidiano. Avrebbe dovuto lasciarla andare… lo sapeva, ma non ne aveva avuto la forza. Non lei. Seppure con rammarico, la ammirava. Ancora, dopo tutto quello che era successo, dopo tutto quello che gli aveva fatto, non era riuscito a disprezzarla. Non era riuscito ad odiarla. Ed aveva finito con l’ucciderla.

Ora c’era Katrina, certo; lei era astuta, bella, inarrestabile… crudele, anche, e misteriosa. Ma non era lei. Nessuno sarebbe mai stato come lei. Con un nuovo sospiro, si costrinse a smetterla con quelle divagazioni inutili. Lei ormai era morta… non aveva senso continuare a ricordarla ogni giorno. Non aveva senso cercare di riportarla indietro. Alzò lo sguardo al cielo azzurro di quella mattinata, respirando a fondo la brezza gelida che gli scuoteva il mantello. Gli sarebbe piaciuto visitare la sua tomba… ma sì, perché no? Dopotutto non ci andava da tanto tempo… sorridendo appena, Vorkov riportò l’attenzione sulla sua squadra che si preparava per la partenza.

Il suo ultimo pensiero sul passato, con suo immenso rammarico, fu che lei lo avrebbe ucciso nel vedere ciò che era diventato suo fratello.

 

Yuri, ultimo della fila, stava per salire a bordo quando una palla di neve lo colpì in piena faccia. Voltandosi di scatto con un ringhio si ritrovò davanti Katrina, la solita espressione gelida sul volto e un luccichio rabbioso negli occhi.

«Che cosa vuoi?» le gridò il ragazzo, infastidito e sprezzante, asciugandosi le guance con il dorso della mano e fissandola con rancore.

«Non usare quel tono con me, Ivanov» sibilò lei, avvicinandosi con il suo incedere da regina all’elicottero.

«Ti ho chiesto che cosa vuoi» ripeté il blader, posizionandosi davanti alla portiera in modo da bloccarle l’ingresso.

«Vengo con voi» fu la secca risposta.

«Tu e Vorkov avete l’altro elicottero»

«Io non sono agli ordini di Vorkov… che a lui piaccia o no! Perciò adesso spostati se non vuoi che lo faccia io»

Yuri incrociò le braccia e indurì il volto, sfidandola con lo sguardo a superarlo. La ragazza aspettò alcuni istanti, il viso, come sempre, privo di emozioni e il lungo mantello che si sollevava ad intervalli frequenti per il vento gelido di quella giornata; poi, con uno scatto fulmineo, afferrò il collo di Yuri con la mano destra, avvicinandolo alle lamine di ferro dell’elicottero con la chiara intenzione di farglici sbattere la testa. Il ragazzo oppose resistenza, cercando di allontanare la mano della blader dal suo collo e al tempo stesso di non urtare contro il fianco del mezzo, ma la ragazza aveva una forza innaturale e non riuscì a smuoverla di un millimetro. Riuscì solo ad evitare l’urto con l’elicottero e, dopo una breve lotta, Katrina lo lanciò giù dalle scale senza tante cerimonie, riservandogli solo uno sguardo disinteressato.

Yuri si rialzò con fatica, respirando affannosamente. Quella forza non era umana. Si fissarono per qualche secondo, in silenzio, finchè lei voltò la testa e scomparve all’interno del mezzo. E Yuri capì.

«Vuoi un consiglio, Yuri?» il ragazzo si voltò lentamente verso Vorkov, fermo a pochi passi da lui.

«Signore?»

L’uomo sospirò e posò una mano sulla spalla del blader. «Non cercare di vincere contro di lei. E’ una battaglia persa in partenza»

«Questo significa che dovrei arrendermi, signore?»

Il monaco puntò le iridi in quelle azzurre del suo allievo, aumentando leggermente la stretta sulla sua spalla. «Contro di lei, sì. Questo non è essere vigliacchi, ma essere saggi. Nessuno ha mai vinto contro di lei, Yuri; nessuno. Anche quando ti sembra di avere la vittoria in pugno, di averla finalmente sconfitta, in realtà non hai fatto altro che darle un nuovo gioco con cui divertirsi. Credimi, ragazzo, parlo per esperienza. Nessuno può abbatterla»

Il blader strinse i pugni, rabbioso, e sputò fuori un “Sissignore”.

Vorkov lo osservò con uno sguardo stranamente profondo, ben conscio del fatto che il ragazzo non gli credesse minimamente. Si voltò verso il monastero, dando le spalle a Yuri e guardando impassibile le mura imponenti che custodivano i suo segreti.

«Dammi retta, Yuri, lascia stare. E’ stato solo un esperimento mal riuscito, e adesso neanch’io so come sbarazzarmene»

Il ragazzo lo fissò confuso. «Di cosa sta parlando?»

Vorkov si passò stancamente una mano sul volto magro, sospirando.

«… Katrina è un esperimento, Yuri; credevo di riuscire a domarla in questo modo, a vincere su di lei… ma qualcosa è andato storto, e io ho nuovamente e definitivamente perso… l’ho creata io, Yuri, ma è evidente che non sarò io a distruggerla, perché non ne sono capace… e neanche tu…»

Il blader continuò a fissarlo senza espressione, nonostante le sue parole gli rimbombassero nel cervello senza dargli tregua.

… l’ho creata io, Yuri…

“Tu? Come puoi tu creare un essere umano?”

… solo un esperimento mal riuscito…

“Un esperimento? Allora Katrina non è umana?”

… non sarò io a distruggerla…

“Distruggerla? Come puoi parlare così alla leggera di queste cose? Forse sei tu a non essere umano…”

… e neanche tu…

“Io? Io non voglio distruggerla… non devo… sento che non devo farlo… no… assolutamente no… … la devo… proteggere… ma da chi?”

«… Non capisco… perché mi sta dicendo tutto questo?»

Ancora una volta gli occhi di Vorkov incrociarono con i suoi e il monaco li distolse subito in un gesto di stizza.

«Perché non voglio che lei ti uccida, Yuri. Mi servi vivo, quindi stalle lontano!» gli ordinò secco.

Un fremito attraversò il blader, che si morse un labbro per nasconderlo. Nella mente di Yuri c’era un solo pensiero, fisso, che il ragazzo non riusciva a scacciare, né a spiegarsi.

… proteggi Katrina… proteggila… a tutti i costi… devi! … devi! … devi! …

Ma com’era possibile? Fino a qualche secondo prima la odiava, non desiderava altro che vendicarsi di lei… perché quel pensiero assillante, allora? Non aveva senso… non aveva nessun senso!

«C’è una persona in grado di ucciderla, in realtà» commentò Vorkov alla fine, per poi voltarsi e sparire oltre l’ampio portone di quercia. E Yuri sentì che non aveva bisogno di chiedergli chi era quella persona, perché sentiva che dentro di lui, in fondo al suo stomaco, lo sapeva già.

«Yuri, datti una mossa!» lo chiamò Sergej e il ragazzo si affrettò verso la scaletta dell’elicottero. Il rumore delle pale che giravano per un attimo gli chiuse le orecchie, lasciandolo solo con i suoi pensieri, quei pensieri rimbombanti e insensati che gli vorticavano in testa.

… proteggi Katrina…

… proteggila…

… uccidi Kai…

 

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Risposte alle recensioni:

kikka89: Tranquilla, non ti preoccupare, l’importante è che adesso ci sei!!!!! (io ci sono un po’ meno, ma vabbè… ç_ç xD) grazie per i complimenti, spero che l’attesa di questo capitolo sia stata ripagata!!!!! ^_^ baci baci alla prossima!!!

 

Iria [in compagnia del povero disgraziato (fatti forza Yuri, che mancano solo due mesi!!!)]: ciauuuu!!!! Tesoro mio!!! Se prima temevi di aver perso la tua maestra, dopo l’attesa per questo capitolo avrai cominciato a pensare che fossi il frutto della tua immaginazione e che non ero mai esistita, vero??? xD e comunque, Yuri, ricordati sempre che chi disprezza compra!!!!! U.U (se prima non uccide… ndYuri ormai irrecuperabilmente depresso) vero anche questo… beh, per la tua teoria sulla sorella di Boris devi aspettare ancora molto… non ti dico niente, ma se stai pensando quello che penso che tu stia pensando, penso proprio che tu stia pensando male (e penso che se riesci a capire qualcosa di questa frase sei un genio!!! xD) oggi sono in vena di frasi astruse… xD comunque, come dico sempre, aspettate e vedrete!!!!! (non è vero, questo non l’hai mai detto… ndBoris che continua a rompere nonostante sappia di essere odiato da tutti) (ehi! Io non sono odiato da tutti! ndBoris offeso, come sempre) (non sono sempre offeso!!! E smettila di rispondere alle mie note nelle mie note!!!! ndBoris che non ha capito neanche lui quello che ha detto) (=_= ndBoris depresso e abbattuto che si arrende al mio potere di scrittrice) xD beh, ora vado, a presto (anche se sanno tutti che il tuo presto è molto relativo… ndBoris che cerca vendetta e non ha ancora capito che questi suoi insulti non mi scalfiscono) (=_= ndBoris che rinuncia e finalmente mi lascia in pace) bene, credo di aver detto tutto!!! (e se ti azzardi a dire che in realtà non ho detto nulla, giuro che ti ammazzo!!!! Ndme con una pistola puntata alla tempia di Boris) (…io non ho detto niente… ndBoris che comincia a capire come si sente Yuri) (ah! Hai visto cosa devo sopportare io???? ndYuri che si illumina d’immenso) (… ndio che punto una pistola alla tempia di Yuri… ah, no, giusto, lui lo lascio a te…+_+) (=_= ndYuri decisamente più depresso di Boris e rassegnato al suo destino…) xD ora vado davvero!!!!! ^_^ ciauuuuu e alla prossima!!!!!!!

 

eaglefire: Boris??? Boris????? Come può essere Boris il tuo personaggio preferito???? (ah! Hai visto? La gente mi ama!!! ndBoris su un cavallo bianco con una corona d’alloro in testa) (ma fammi il piacere!!!!! ndme che brucia la corona d’alloro) (nooooo ç_ç ndBoris disperato) beh, parlando di cose più importanti (quindi di una cosa qualsiasi: tutto è più importante di Boris! ndIvan che adoro quando diventa così sadico +_+) (grazie Ivan… ndBoris con sguardo omicida) voglio assolutamente sapere che ne pensi del capitolo!!!! Tuutto, tutto, tutto, tutto!!!! ^_^ mi raccomando, ci conto!!!! Baci alla prossima

ps. per l’ispettore Gadget: mi dispiace per te, traditore (anzi, non mi dispiace, visto che mi hai tradito), ma ti ho rimpiazzato con un investigatore decisamente migliore di te, qualcuno che sa davvero cosa significhi la parola indagare: il detective Conad!!!!! (Conan!!!!!!! ndConan offeso) (perchè, io cosa ho detto??? Ndme) (… Conad… ndConan depresso) (vabbè, capirai! Conad, Conan… cambia soltanto l’ultima consonante!!!! Sai che differenza!!!! Ndme) (C’è una differenza sostanziale, invece!!!!! Conad è un supermercato, mentre Conan, ovvero io, è, ovvero sono, un investigatore privato!!!!! ndConan nuovamente offeso) (… scusa, ma mi sfugge la differenza sostanziale… ndme) (=_= ndConan molto, molto depresso ma che ha firmato un contratto e non può andarsene… xD)

 

Padme86: Brava, non buttare via niente… e vedrai quando si scoprirà chi è Akamy quanto lei e Kai saranno più carini!!!!! Io li adoro insieme!!!!! Anche se non ti posso assicurare che si fidanzeranno… anzi, diciamo che è praticamente impossibile che si fidanzino… ma non ti dico perchè!!!!! Questo mistero (come tutti gli altri della fic) lo lascio a voi lettrici, che vi scervellate puntualmente ad ogni capitolo!!!!! xD una domanda sola: come mai nn entri più su msn? Prima ci stavi sempre! Hai trovato un nuovo lavoro? Aspetto notizie!!!!! Baci

 

Keila91: ^///^ ehi, ehi, basta complimenti!!!! Mi imbarazzo da morire… ^///^ comunque grazie, grazie, grazie, è stupendo vedere che questa storia sta riscuotendo tutto questo successo, sono commossa!!!!!!!! Mi dispiace da morire aggiornare così tardi, ma se il mio computer decide di fare i capricci io nn posso farci niente (purtroppo)!!!!! ç_ç fai bene a non riflettere più… anche se dovrai utilizzare tutta la tua pazienza, perchè la fine è ancora lontana!!!!! (ebbene sì U.U xD) baci al prossimo chappy!!!! ^_^

 

medea90: Ciao! Che ne pensi di questo chappy?? Cominci a capirci qualcosa di più? O è ancora buio totale? Tranquilla, le risposte non sono lontanissime… ancora un po’ di pazienza, e finalmente tutto si svelerà!!!! … Un bel po’ di pazienza, credo… xD il piano si scoprirà nel prossimo capitolo… ovvero quando i Demolition Boys lo metteranno in atto!!!!! ^_^ intanto fammi sapere che ne pensi di questo cap!!!! baci alla prossima!!!!!

 

Nissa: Sì, Katrina è fantasticamente perfida, lo so… infatti riflette il lato sadico e crudele del mio carattere!!!!! xD tu mi rimandi i complimenti, e io te li rimando di nuovo!!!!! Penso che questo circolo vizioso nn finirà mai… xD ho cominciato a leggere anche la nuova fanfiction che hai pubblicato, e già mi piace tantissimo!!!! Continua così e fammi sapere a quali conclusioni sei arrivata (se ce ne sono… qualche recensitrice ormai si è rassegnata e non fa più congetture! xD)! Al prossimo chappy (mio o tuo che sia! ^_^) baci

 

lexy90: Sì, direi che chiedi troppo… in fondo Kai è un ragazzo impegnato!!! Katrina, Akamy, la Regina delle Nevi (che è scomparsa e nessuno mi ha chiesto che fine ha fatto… ma non temete! Presto ritornerà!!!)… devo dire che si dà da fare, il ragazzo… l’unica da cui non viene sn io!!!! ç_ç purtroppo devo continuare a sorbirmi quel tappo di Ivan e quello scassap***e di Boris! (Ehi! ndIvan & Boris) mah, che ci vuoi fare… sono le ingiustizie della vita! ^_^ Mi fa mooolto piacere sapere che la tua curiosità è al massimo! Bene!!! xD mi dispiace averti fatto aspettare, spero non succederà più!!! Alla prossima!!! baci

 

Anghelos_bad_boys: Sei ancora sicuro di volere Katrina??? Sarà anche bellissima, ma fossi in te mi preoccuperei per le “piccole” tendenze omicida che comincia a mostrare… xD non temere per la sorte della fanfic: aggiornerò tardi, ma non sia mai che l’abbandoni!!!! Ci tengo troppo!!! A proposito, spiegami una cosa: sei tu che non entri su msn da mesi o mi hai bloccato??? xD al prossimo capitolo, ci sentiamo!!!! bye

 

Nehi: Esatto… nulla è semplice in questa fanfiction!!!!! Mwahahahah!!!! xD beh, sì, Yuri soffrirà un po’ sempre, in realtà… però alla fine si risolverà tutto per il meglio!!!!! … credo… xD non mi uccidere, ti prego!!!! E se leggessi le fanfiction di Iria, che lo odia a morte, cosa faresti??? ^_^ aspetto di sapere cosa ne pensi!!! Il tuo (anzi, nostro, anche se nn sembra) caro Yuri si trova davanti ad un bel problema… che cosa farà, adesso? Chissà… continua a seguirmi e lo saprai!!!!!! baci

 

owarinai yume: …ehm… perdonooooooo!!! Mi dispiace far aspettare così tanto, ma mi si è impallato tutto il computer per 2 mesi!!!!!!! ç_ç non è stata colpa mia!!!!! Senti, nel caso tu non la stia già leggendo, ti vorrei consigliare “Armi e petali” di lete89 (è la scrittrice di Nemesi) su Inuyasha… è davvero originale!!! Beh, devo dire che io amo tutte le fanfiction scritte da lei… è bravissima!!!! Comunque, per la mia fanfiction, voglio sapere assolutamente che ne pensi, e quali sono i tuoi “sospetti”!!!! a presto!!!! Kiss

ps. leggiti le risposte alle recensioni di Iria e eaglefire, le ho scritte in un momento di pura demenza creativa!!! Mi fanno morire dalle risate tutte le volte che le leggo!!!! xD

 

Sybelle: Grazie dei complimenti!!! ^///^ non ti preoccupare per il ritardo del commento, guarda quando aggiorno io!!!!! ç_ç spero di aver risposto a qualcuna delle tue domande (secondo me ne hai solo aggiunte altre! ndBoris) (beh, in effetti forse è così… ndme ^^’’) al prossimo capitolo, che spero di postare in meno tempo di questo ç_ç !!!!! kiss kiss  

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Capitolo 13
*** Attacco!!! ***


CAPITOLO REVISIONATO IL 7/01/12

 

 

 

Capitolo XIII –  Attacco!!!

 

L’elicottero si alzò in volo rumorosamente, confondendo per un attimo i pensieri del giovane russo. Yuri si guardò intorno, osservando con disinteresse i suoi compagni di squadra. Katrina era avvolta nel suo mantello nero, con il cappuccio calato sugli occhi, seduta nell’angolo più scuro del mezzo; sembrava quasi una pantera in attesa del momento opportuno per aggredire la sua preda. Un brivido involontario percorse la schiena del ragazzo. Quando si erano “scontrati” poco prima, sull’entrata dell’elicottero, Yuri aveva capito che la ragazza doveva essersi drogata. Tutti sapevano che ogni tanto Katrina faceva uso di alcune sue strane sostanze per aumentare la sua forza fisica e la sua resistenza, ma qualcosa non quadrava: per lei sconfiggere i Bladebreakers sarebbe stato un gioco da ragazzi, quindi perché drogarsi? Non ne aveva affatto bisogno.

Con un sospiro Yuri decise di provarci, almeno, a non pensare a lei. Se non altro, quando si drogava e diventava così “animalesca”, Katrina lo attraeva molto meno.

 

Boris fissava accigliato la sua ragazza. Sembrava agitata. Nervosa. La sua espressione era una maschera di cupa freddezza, i suoi occhi avevano perso qualsiasi traccia di umanità. Sapeva che aveva preso alcune delle sue droghe e che era necessario per resistere all’incontro con la Regina, ma non riusciva ad essere tranquillo. E se qualcosa fosse andato storto? Sospirando internamente continuò ad osservarla, non sorpreso dal fatto che lei non se ne fosse accorta. Sapeva cosa stava facendo, e sapeva anche che era faticoso e difficile e richiedeva la massima concentrazione. Probabilmente dopo quella missione i loro compagni di squadra non avrebbero più avuto il coraggio di avvicinarsi a lei, e questo a lui andava benissimo. Di Sergej e Ivan non gli importava nulla, ma non voleva più vedere Yuri ronzarle intorno cercando di scoprire il suo segreto e rievocando in lei solo ricordi dolorosi.

Il blader rimase immerso nei suoi pensieri ancora per parecchi minuti, protetto dalla sua maschera d’indifferenza. L’entrata improvvisa di Yuri lo distrasse solo un po’, costringendolo a prepararsi per la missione.

«Ragazzi, pronti all’azione: tra 5 minuti saremo sul posto»

Boris lanciò un’ultima occhiata a Katrina e il sangue gli si raggelò nelle vene. Gli occhi della ragazza non erano più quelli di un essere umano. Erano quelli di un demone.

 

«Kai! Sei sicuro di quello che dici?»

Takao era saltato in piedi dalla sorpresa, cadendo subito dopo a causa dei sobbalzi del pullman.

«Takao ha ragione… pensavamo che volessi prenderti la rivincita!» continuò Max, con gli occhi spalancati.

«Sono d’accordo con loro» aggiunse Rei, senza perdere però la sua calma. «Come mai questa decisione?»

Kai spostò lo sguardo da uno all’altro, mantenendo la sua espressione indifferente.

«Sì, in effetti mi piacerebbe molto prendermi la rivincita su quei bastardi, Vorkov in particolare, ma so anche di non essere in grado farlo, al momento»

«Eeeeeh???»

Kai che ammetteva la sua debolezza? La fine del mondo doveva essere vicina.

Akamy si trattenne dal ridere alle loro bocche che quasi toccavano terra, e si limitò a soffocare un sorriso, mentre Kai riprendeva a parlare.

«Non fate quelle facce!» esclamò, lanciando un’occhiataccia alla sua compagna. «Sono semplicemente realista: al mio attuale livello non posso competere con loro. E, piuttosto che subire una sconfitta, preferisco dedicarmi a qualcosa di più costruttivo… come, ad esempio, i misteri che si celano dietro l’organizzazione chiamata Borg»

«E Katrina» aggiunse Rei, sorridendo.

«… sì, e Katrina» confermò Kai.

Ci fu un attimo di silenzio.

«Beh, io… non so che dire…» cominciò Takao, sorpreso. «Kai…»

SBAM!!!

I ragazzi caddero tutti all’indietro, mentre il pullman sbandava paurosamente a destra e a sinistra, rischiando di ribaltarsi ad ogni movimento.

«Nonno!!!! Ma che diavolo stai…»

SBAM!!!

Qualcosa colpì il pullman sul tetto, deformandolo e facendo urlare i ragazzi all’interno.

«Dobbiamo uscire di qui!» esclamò Kai, rompendo una finestra con un calcio. «Forza!!!»

Uno alla volta i blader si lanciarono fuori dal mezzo, ma solo Kai riuscì ad atterrare in piedi; Max si storse una caviglia e Takao sbatté il braccio a terra, procurandosi un brutto livido. Rei, pur cadendo malamente, riuscì comunque a non farsi troppo male, e si rialzò subito. Un fumo denso avvolgeva la zona, causato dal fuoco che stava consumando il pullman.

«Akamy!!!» urlò Rei, guardando inorridito le fiamme che lambivano il mezzo. Fece un passo verso di esso, ma Kai lo bloccò.

«Tranquillo, sa cavarsela da sola!»

«Ma…»

«Niente ma! Muoviamoci! Tu aiuta Takao, io porto Max!»

Rei lanciò un’ultima occhiata al pullman, poi sospirò. «D’accordo!»

I due ragazzi corsero verso i compagni, afferrandoli e allontanandosi tutti insieme dall’area offuscata dal fumo. Takao aveva anche battuto la testa e pronunciava frasi sconnesse; Rei, che lo stava praticamente trascinando, non riusciva a capire le sue parole; quando finalmente ci riuscì, il suo sangue si raggelò, mentre lo sguardo correva al braciere che un tempo era stato il loro pullman.

«Kai…» dalla sua bocca uscì solo un fievole soffio di voce; si leccò le labbra annerite, cercando di chiamare il compagno.

«Kai… Kai!»

Il ragazzo si voltò, sudato e coperto di fuliggine. «Che succede?»

Ma fu Takao a rispondergli, avendo appena ripreso conoscenza.

«NONNOOO!!!!!!!»

Una risata echeggiò sopra il fumo, facendo alzare le teste dei quattro blader verso l’alto. Un elicottero apparve ai loro occhi; sul bordo del portellone, aperto, c’era Katrina, che li fissava con uno sguardo privo di qualsiasi umanità. Kai rimase paralizzato al suo posto, gelato, mentre il terrore si insinuava nel suo petto, cercando di raggiungere il cuore.

La ragazza saltò da un’altezza di quasi dieci metri, atterrando senza un graffio davanti a loro. Subito dopo una scaletta fu calata dall’elicottero e due figure scesero velocemente, piazzandosi di fronte ai Bladebreakers, troppo storditi per capire quello che stava succedendo.

«Vai, Wyborg!» il beyblade di Ivan attaccò subito Max, che fece appena in tempo a lanciare il suo bey prima di essere colpito.

«Che state facendo??» urlò Rei, estraendo Driger per essere pronto a difendersi. I russi lo ignorarono; Sergej afferrò il caricatore e diresse la sua trottola verso Takao, incapace di agire a causa dello shock. Driger si frappose fra i due, creando una pioggia di scintille. Il cinese si guardò intorno, accorgendosi che la situazione era ancora più grave di quanto pensasse: Max stava cercando di resistere agli attacchi di Ivan con tutte le sue forze, ma era evidente che non avrebbe resistito per molto; Takao era sotto shock per l’incendio del pullman in cui probabilmente suo nonno era rimasto gravemente ferito, se non peggio, e sanguinava dalla testa al braccio; Kai era rimasto paralizzato dall’apparizione di Katrina e continuava a fissarla con uno sguardo che mischiava terrore e dolore, sordo a qualsiasi richiamo, e lui, Rei, stava combattendo contro un gigante con un beyblade fortissimo che non gli lasciava neanche il tempo di respirare. Ah, e, ovviamente, Akamy era scomparsa. Kai aveva detto di non preoccuparsi, ma lui non ci riusciva. Era nella sua natura preoccuparsi. Cercò di portare un attacco verso la trottola di Sergej, colpendolo di striscio e riuscendo a distrarlo abbastanza da poter raggiungere Kai e scrollarlo con violenza.

«Kai, Kai!!! Maledizione, svegliati!!!» gli urlò, digrignando i denti per il violento contrattacco del russo. Il ragazzo si riscosse leggermente, fissando l’amico con occhi pieni di terrore, incapace di agire. Tremava.

Il cinese lo maledì mentalmente, accorgendosi che Max era caduto in ginocchio, coperto di lividi e graffi e, anche se stava resistendo con tutte le sue forze, non avrebbe retto per più di qualche minuto. Takao era svenuto accanto all’americano, e sembrava in condizioni piuttosto gravi: delirava, e ogni tanto aveva degli scatti improvvisi. Probabilmente gli stava salendo la febbre.

Con un tuffo al cuore, Rei si rese conto di essere l’unico in grado di gestire la situazione e pensare ad una strategia. Esaminò la loro posizione da ogni lato, cercando un modo per fuggire, ma la loro unica speranza era di sconfiggere Ivan e Sergej – sperando che Katrina non decidesse di intervenire! – e dileguarsi nel fumo e lui, da solo, non poteva farcela. Doveva svegliare Kai. Assolutamente.

Cominciò a parlargli, spiegargli la situazione, arrivò perfino ad urlargli contro, ma fu tutto inutile. Allora, preso dalla rabbia e dalla disperazione, si voltò verso l’amico e lo colpì con forza sul viso. Lo schiaffo sembrò ottenere l’effetto sperato: Kai sbatté le palpebre, guardandosi intorno con aria confusa e massaggiandosi lentamente la guancia.

«Rei, che… che sta succedendo?» chiese, spaesato.

«Che sta succedendo??!! Che sta succedendo???!!!!! Ci hanno attaccato, ecco cosa sta succedendo!!!! Ci hanno attaccato, e tu sei rimasto immobile come un’idiota a fissare il vuoto per mezz’ora!!!! Ci hanno attaccato, e ci stanno sconfiggendo alla grande!!!!»

Kai guardò stupito il suo amico, sorpreso da quello scatto di rabbia inusuale per una persona calma come Rei. Dopo alcuni istanti un lampo di comprensione balenò nei suoi occhi, facendolo rabbuiare immediatamente. Erano nei guai, guai seri… che diavolo gli era preso??

 

Max si portò una mano alla fronte, cercando di asciugare un po’ del sangue che la invadeva. Ansimava, e sentiva il corpo intorpidito dal dolore e dalla stanchezza, ma non si permise di cedere. Doveva proteggere Takao, svenuto lì accanto, oltre che se stesso. Intravedeva appena Rei e Kai in mezzo al fumo che si andava addensando sempre più, opprimendogli il petto e facendolo tossire violentemente. Sapeva che Rei stava combattendo contro Sergey, ma non capiva il comportamento di Kai; purtroppo, però, non poteva fare altro che sperare e confidare nel buon senso e nell’astuzia dei suoi compagni di squadra.

Ivan portò un altro attacco, attutito solo in piccola parte dall’armatura di Draciel, che volò di qualche metro. Max gemette, appoggiando un braccio a terra per sorreggersi e accorgendosi con amarezza che tremava incontrollabilmente e non reggeva il suo peso. La vista gli si stava appannando. No, dannazione, non poteva cedere!! La sorte di Takao dipendeva da lui, la sorte del suo beyblade dipendeva da lui, la sorte del suo bit power dipendeva da lui!!! Non poteva cedere, non poteva abbandonarli!!!! Si sforzò con tutte le sue forze di restare cosciente, implorando mentalmente i suoi compagni di aiutarlo.

Come se il suo pensiero fosse stato udito, un ragazzo si parò davanti a lui, ed uno sfavillante beyblade blu colpì con ferocia Wyborg, facendolo vacillare. Ivan rimase impassibile, solo un leggero lampo di stizza attraversò i suoi occhi chiari mentre riprendeva il controllo del suo beyblade.

Max si rilassò, sentendosi al sicuro.

«Kai… grazie… affido… tutto… a…»

Il ragazzo cadde a faccia in giù sulla neve, senza riuscire a completare la sua frase.

«Riposati pure, Max; sei stato bravo. Adesso ci penso io»

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Capitolo 14
*** Avalanche ***


Incredibile ma vero, sono riuscita a d aggiornare in tempi umani

CAPITOLO REVISIONATO IL 7/01/12

 

 

 

Capitolo XIV –  Avalanche

 

«Yuri…»

Il blader si voltò nel sentire il suo nome. Katrina stava fissando la scena davanti a lei con un sorriso sadico sul volto.

«Che c’è?» chiese il ragazzo, vedendo che l’altra non accennava a continuare.

«… non lo trovi… eccitante?»

Il russo alzò un sopracciglio, sconcertato. Lui non ci trovava proprio nulla di eccitante, in tutto quello. Era distaccato da ciò che gli succedeva attorno, come sempre, e non capiva le parole della blader. Stavano soltanto massacrando i loro avversari. Perché gliel’avevano ordinato. Cosa c’era di eccitante?

Yuri riportò lo sguardo sulla neve macchiata di sangue.

«No»

Le sua voce suonò secca e atona. Il ragazzo cinese stava affrontando Sergej con molta fatica, e cominciava ad accusare la stanchezza; piegato su un ginocchio, si rifiutava di abbassare la testa, ma era chiaro che presto sarebbe stato sconfitto. Kai, invece, lottava contro Ivan con un accanimento incredibile, tanto che il russo stava indietreggiando sempre di più, irritato come non mai. Gli altri due membri dei Bladebreakers erano svenuti. Del guidatore del pullman non c’era traccia, e neanche della strana ragazza che li accompagnava sempre. Probabilmente erano morti nell’incendio. Yuri fissò lo sguardo su Kai. Era davvero un grande blader, bisognava ammetterlo. Schivava e colpiva con una velocità ed una grazia impressionanti.

«Yuri…»

Di nuovo quel sussurro simile a un ringhio. Simile ad un comando.

«Che vuoi?»

«Ho un ordine per te…»

Il ragazzo aggrottò leggermente le sopracciglia, senza voltarsi.

«Quale?»

Katrina gli posò una mano sulla spalla, e il blader sentì il suo fiato caldo sul collo. Sembrava quello di una belva pronta ad affondare i canini nel corpo della propria preda… rabbrividì involontariamente.

«… metti fuori gioco il cinesino»

Il ragazzo annuì, deglutendo. Le dita di Katrina erano serrate sulla sua spalla, le unghie quasi conficcate nella carne.

«Se mi lasci andare…» sussurrò, cercando di assumere un tono minaccioso, ma ottenendo solo qualcosa a metà fra un’implorazione e un rimprovero. Subito la stretta scomparve, e lui cominciò si diresse velocemente verso il punto dove combatteva Sergej, cercando di mettere più distanza possibile fra lui e Katrina.

 

Kai stava vincendo, ma questa consapevolezza non bastava a calmare la sua inquietudine crescente. Ogni tanto lanciava occhiate ansiose a Rei, la cui situazione peggiorava ogni istante di più. Sapeva di poter fare ben poco per il suo amico, ma quando vide Yuri sostituirsi a Sergej nella lotta, capì di dover intervenire a tutti i costi. Sfruttando ogni briciolo di forza che possedeva, riuscì a far volare lontano la trottola di Ivan, che cadde, barcollò alcuni istanti, e infine si fermò nella neve. Senza aspettare un solo secondo, Kai corse verso il cinese per dargli manforte, con Dranzer che pulsava nella sua mano destra e il cuore che batteva all’impazzata. Non ce l’avrebbero mai fatta, lo sapeva, ma non riusciva ad accettarlo. Non poteva arrendersi!!! Con uno scatto lanciò il proprio beyblade contro Woolborg un istante prima che questi frantumasse con il suo attacco il bey di Rei. Il ragazzo gli sorrise prima di afflosciarsi a terra, ancora cosciente ma ormai senza forze.

«Ci penso io, qui, Rei!! Tu va a svegliare Takao e Max!!!»

Il cinese annuì, gattonando fino ai suoi compagni e cominciando a scuoterli. Kai riportò gli occhi sul proprio avversario, e un lampo di tristezza gli attraversò le iridi. Quello non era Yuri… non era lui. Perciò non doveva farsi scrupoli, perché ormai l‘amico che conosceva era stato sostituito da quella macchina fredda e calcolatrice che aveva davanti.  

«Vai, Dranzer!!!»

«Colpisci Woolborg!!!»

I due beyblade si scontrarono in uno scoppio di scintille, mentre i blader si studiavano con attenzione. Boris osservava la sfida impassibile, lanciando ogni tanto qualche occhiata a Katrina, che sembra piuttosto stizzita dalla piega che avevano preso gli eventi. Osservava Kai con occhi di fuoco, furiosa perché si era intromesso. Stringeva i pugni e digrignava i denti, trattenendosi appena dal commettere azioni avventate. Yuri stava attaccando senza sosta, ma Kai si difendeva bene, anche se la sua resistenza si faceva più debole ad ogni colpo. Dopotutto era appena uscito da uno scontro piuttosto difficile contro Ivan, e la stanchezza cominciava a farsi sentire.

«Woolborg!!!!!»

Con uno scatto improvviso, il beyblade argentato colpì Dranzer alla punta, facendolo volare di alcuni metri. Kai seguì con lo sguardo la traiettoria del suo bey, che terminò nella mano destra del suo avversario.

«Questo lo prendo io» commentò Yuri con un leggero sorriso di soddisfazione sul volto.

«Bastardo!» ringhiò Kai, conficcandosi le unghie nei palmi delle mani.

Quello sì che era un problema. Lui era l’unico ancora in grado di combattere, ma senza il suo Dranzer poteva fare ben poco…

 

«Max!! Takao!! Forza ragazzi, svegliatevi!!!»

Lentamente, con grande fatica, i due blader riuscirono ad aprire gli occhi e tornare coscienti.

«Cosa… cosa sta succedendo?» domandò Takao, tenendosi la testa con una mano. «Non ricordo…»

«Vi spiegherò tutto dopo» lo interruppe Rei, preoccupato per l’amico che stava affrontando Yuri. «Adesso l’unica cosa importante è riuscire ad andarcene da qui!» esclamò, mettendo un po’ di neve sulle ferite più gravi di Max.

«Ahi… grazie Rei» sospirò l’americano, ancora spossato per il precedente combattimento. «Come sta Kai?»

«Oh, abbastanza bene, se la sta cavando…» rispose il cinese, annuendo. In quel preciso istante, i ragazzi videro Dranzer volare in mano a Yuri, e Kai rimanere senza alcuna difesa.

«Come non detto…» commentò Rei, abbattuto. Ora erano davvero nei guai. E non riusciva a vedere nessuna possibilità di salvezza per loro.

«Uffa… ma in questo momento non dovrebbe arrivare qualcuno a salvarci?» esordì Takao, massaggiandosi la testa dolorante. «Possibile che siamo rimasti totalmente soli? Che fine ha fatto quella famosa Valery??»

Gli altri due ragazzi lo guardarono sconsolati senza dire nulla.

 

Yuri allungò una mano verso il suo beyblade, che cominciò a girare sempre più velocemente davanti a lui, mentre Kai si portava le braccia davanti al viso per proteggersi dall’attacco.

«Sei pronto, traditore??» gli urlò il russo, con una strana luce negli occhi. «Vai, Woolborg!!!!»

Il bey schizzò a tutta velocità verso il proprio obiettivo, roteando con forza. Kai chiuse gli occhi, pronto a ricevere il colpo, quando…

«Avalanche!!!»

Un fulmine argento e bianco deviò la traiettoria di Woolborg facendolo sbandare di alcuni metri, mentre Yuri cercava con tutte le sue forze di mantenerlo in piedi. Il beyblade misterioso si preparò a colpire il ragazzo dai capelli rossi, ma il suo attacco fu intercettato dall’intervento inaspettato di Katrina, comparsa improvvisamente davanti a Yuri, che utilizzò Woolborg per proteggerlo.

«E’ proprio vero che chi non muore si rivede…» sibilò la ragazza, con un sorriso sadico sul volto pallido. «Non trovi, Regina?»

 

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Risposte alle recensioni:

 

Owarinai yume: Hai visto??? Ho aggiornato presto!!!! Ce l’ho fatta!!!!! *-* Questo capitolo è più che altro di passaggio, ma vedrai che i prossimi due saranno essenziali per la storia!!!! Un bacio, a presto!!

 

Violet_Rose: se vuoi scoprire i misteri mi sa che dovrai aspettare ancora qualche capitolo… ma si accettano scommesse su chi possa essere la fantomatica “Regina” corsa in aiuto di Kai!!! Grazie dei complimenti, un bacio ad entrambe!!!

 

lexy90: ebbene sì, in realtà era tutto programmato, sapevo perfettamente che era il tuo compleanno u.u (ma a chi vuoi darla a bere? ndKai) ^^’’ comunque ho rispettato i tuoi ordini: sono passati 4 giorni!!! Mezza settimana^^ Contenta?? Grazie di non avermi abbandonato, 1 bacione!!

 

Sybelle: Grazie del perdono!!!! (*-* me con gli occhioni luccicanti) ho aggiornato anche la fic con DarkHiwatari, hai visto??^^ sono stata brava, vero??? Mi sto dedicando tanto alle mie ficcy in questo periodo…*-* tranquilla, tempo due capitoli e si scopriranno parecchie cose… (finalmente!!! ndTutti) (ehm…^^’’ ndme) baci, alla prossima!!

 

Iria: mi fa piacere sapere che sei diventata molto più paziente… te ne servirà ancora tanta di pazienza, fidati!! xD a parte alcune rivelazioni che ci saranno nei prossimi due capitoli, non si scoprirà niente per un bel po’… fino alle finali, precisamente, in cui finalmente si svelerà tutto!!!! (anche se ci vorranno una marea di capitoli… =_=) perciò sii fiduciosa e continua a seguirmi!!! Bacissimi alla mia allieva preferita!!!!^__^

 

Keila91: mi scuso immensamente… ho visto gli effetti del mio ritardo cronico…^^’’ perdonoooooooo!!!!! Però stavolta ho aggiornato presto, visto??? Baci baci baci, non perdere la speranza!!!!!! Ciau^^

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Capitolo 15
*** Avalanche vs. Woolborg ***


XXX

CAPITOLO REVISIONATO IL 7/01/12

 

 

La magia continua!!!! Un nuovo aggiornamento veloce!!! Ma allora è vero che i miracoli esistono!!! xD Dunque, dunque, soffermiamoci per un paio di note, da non saltare assolutamente: per cominciare, descriviamo bene Avalanche, il beyblade usato dalla Regina: nel capitolo precedente ho detto che era argento e bianco, ed infatti questi sono i suoi principali colori; il bey è bianco, con le lame argentate, e alcune linee dorate che lo attraversano senza uno schema preciso, zigzate. Al centro c’è, ovviamente, un bit power… moooolto particolare. Pazientate, più avanti capirete. La sua forma non è particolarmente strana, la punta è molto appuntita, tanto che se colpisce un altro bey dall’alto è in grado di forarlo, e le lame sono molto sottili e abbastanza lunghe. La particolarità è che il suo anello di difesa è rivestito da un sottilissimo strato di diamante che lo rende molto resistente ma anche molto scomodo da riparare.

Bene, altra piccola cosa che vi volevo dire…

Ma nessuno di voi si è accorto che manca un personaggio?? Povero!!! Beh, vediamo se qualcuno di voi capisce di chi sto parlando^^ Un’ultima cosa: è bene per la “riuscita” del capitolo ricordarvi alcuni dettagli della storia che potrebbero esservi sfuggiti: rimembrate che Akamy aveva rivelato di essere stata inviata tra i Bladebreakers da Valery, e che Valery aveva inviato anche due “spie” al monastero? E che una di quelle spie si chiamava Shanti (ma non si sa chi sia) e dell’altra non si conosce ancora né il nome, né l’identità (ma si sospetta che potrebbe essere Boris perché conosce Valery)? Ricordate? Se sì bene, meritate un applauso per la memoria strepitosa, se no… beh, ho scritto tutta questa roba apposta, mica ho tempo da sprecare, io!! xD

Ok, detto tutto questo, direi che siete pronte per leggere il…

 

 

Capitolo XV –  Avalanche vs. Woolborg

 

Kai fissò lo sguardo sulla figura bianca davanti a lui. Il mantello svolazzava leggero, lasciando intravedere gli abiti che il ragazzo ricordava alla perfezione: il corpetto bianco bordato di pelliccia, le maniche lunghe e larghe, la gonna candida, ampia, il cappuccio che, poggiato appena sulla attaccatura della chioma chiara, non nascondeva più quel volto delicato dai grandi occhi neri, dalla pelle pallida e le labbra rosso sangue. La figura volse lentamente il capo verso di lui, e due iridi scure si incatenarono a due ametiste sorprese e ammaliate. Era la Regina delle Nevi. La ragazza che sognava da giorni, quella presenza fragile e inafferrabile come un fiocco di neve, ora era lì davanti a lui, intervenuta in suo aiuto. Fece un passo verso di lei.

«Credevo che non ti avrei vista mai più…» mormorò con tono nostalgico.

«Kai…»

La sua voce era proprio come la ricordava, soffice come la brezza che spira delicatamente su un paesaggio innevato. Il ragazzo allungò una mano con lentezza, ancora incredulo.

«Regina!!»

Una voce tonante riscosse entrambi all’improvviso, riportando la loro attenzione sull’intralcio che in quel momento si frapponeva fra loro e la salvezza: Katrina Lestavjosk.

Anche lei indossava un cappuccio, nero però, con degli stretti abiti in pelle scura a fasciare il corpo sinuoso, stivali con il tacco e mantello d’ebano fino alle caviglie, il bel volto sfigurato da un misto di rabbia repressa e sadica soddisfazione che si riflettevano nei suoi occhi ora rossi e nelle labbra curvate in un sorriso crudele. Al contrario della Regina, il cui corpo morbido era rilassato e immobile, quello di Katrina fremeva, teso e pronto a scattare.

Kai sentì il brivido di terrore che l’aveva paralizzato pochi minuti prima percorrergli la schiena, bloccandolo sul posto. Gli occhi di Katrina non erano umani. Avevano qualcosa di demoniaco e terribilmente pericoloso; il ragazzo riprese a tremare, mentre la sua mente cercava in ogni modo di smuovere il corpo, che sembrava saldamente ancorato al terreno. Si maledisse per la propria debolezza, non riuscendo comunque a muovere un muscolo. La Regina, invece, fissava Katrina senza problemi, con la solita espressione impassibile e triste che brillava nei caldi occhi scuri.

Le due ragazze si studiarono ancora per qualche secondo, poi Katrina si lanciò all’attacco. Al suo ordine, Woolborg si precipitò contro l’avversario con una forza incredibile, ma l’altro bey incassò il colpo come fosse stata acqua fresca. Katrina continuò con una serie di attacchi rapidi, tutti abilmente scansati con un solo e leggero movimento delle dita dell’avversaria, e tentò anche un colpo dall’alto, schivato e restituito in un istante dal bey bianco.

«Hai finito di giocare?» domandò la Regina in un sussurro, fissando Katrina. La ragazza ghignò maleficamente, piantando meglio i piedi nel terreno, a gambe larghe e quasi accucciata su se stessa.

«Certo…» rispose, sadica.

I Bladebreakers seguivano la scena senza parole, impressionati come mai, mentre Yuri sembrava non riuscire a decidere se intervenire per riprendersi il suo beyblade o no. La potenza che avevano sprigionato le due blader fino a quel momento era uguale al loro potere massimo, e non avevano neanche cominciato a fare seriamente. Nessuna delle due sembrava umana, anche se tutti si domandavano come poteva Woolborg sprigionare una tale forza, essendo un beyblade uguale ai loro, o al massimo leggermente superiore. In quel momento Katrina e la Regina lanciarono un attacco simultaneo, dirigendo direttamente i due beyblade uno contro l’altro.

«Woolborg!»

«Avalanche!»

I due bey si scontrarono con furia incredibile, creando un vortice di neve attorno a loro. La lotta continuò in parità per alcuni minuti, senza che nessuna riuscisse a prevalere sull’altra, finchè Katrina non sollevò il palmo aperto verso l’alto, un ghigno divertito sul volto.

«Vieni a me, Lupo Siberiano!!»

Un getto di luce fortissima, e il bit power di Yuri fece la sua comparsa, avvolto in tutta la sua maestosità. L’espressione della Regina mutò per un istante, trasformandosi in disappunto. La ragazza si accigliò ulteriormente quando il Lupo Siberiano cominciò a correrle incontro portando Woolborg all’attacco. Senza esitare un istante stese il braccio destro lateralmente, con il palmo aperto, mormorando qualche parola. Un’esplosione di fuoco interruppe l’avanzata del Lupo, mentre uno stridio acuto si levava da un ricurvo becco dorato.

«Vieni a me… Aquila Rossa»

L’Aquila emise un altro urlo, sbattendo minacciosa le sue ali contro l’avversario, mentre uno Yuri allibito fissava Dranzer, ancora fermo nella sua mano, con la targhetta del bit power che riluceva vuota sul beyblade blu.

 

Distante da tutto quello, Boris fissava lo scontro senza espressione. E così alla fine era dovuta intervenire la Regina… scosse la testa, entrando nella cabina del pilota e dirigendolo verso gli altri suoi due compagni di squadra, in attesa di essere recuperati.

«Bella sfida, vero?» commentò Ivan salendo la scaletta e issandosi agilmente sul mezzo.

Boris annuì distrattamente. Katrina lo preoccupava. Molto. Non stava seguendo i piani, e questo poteva rivelarsi un grave problema. Non stava seguendo i suoi stessi piani. Probabilmente li aveva scordati, presa da quella furia cieca. Doveva fermarla.

«Che facciamo adesso?» domandò Sergej, guardandolo in attesa di ordini.

Già. Bella domanda.

 

«Ma cosa…» Kai fissava senza parole l’Aquila Rossa, il suo bit power, che combatteva con una potenza mai vista contro il Lupo Siberiano di Yuri, altro spettatore allibito e sconcertato di quella sfida assurda. Il ragazzo si soffermò un attimo a pensare ad Akamy, ma qualche secondo dopo lo scontro raggiunse una tale intensità che era praticamente impossibile stare a meno di cinquanta metri di distanza dal centro del combattimento. Kai e Yuri arretrarono progressivamente, in direzioni opposte, mentre la Regina e Katrina non sembravano risentire affatto di quell’energia pesante e devastante. Ferme al loro posto, si squadravano con freddezza, dirigendo impeccabilmente le mosse dei loro bey. Il sorriso di Katrina era scomparso, come anche l’espressione dolce e triste della Regina. In quel momento erano solo due blader, due avversarie che lottavano per ideali differenti. E nessuna delle due si sarebbe mai arresa.

Lo scontro proseguì per diversi minuti, fra colpi di scena, attacchi, parate magistrali, scatti velocissimi e mosse inaspettate, mentre i Bladebreakers, raggiunti da poco da Kai, e i Demolition Boys, tre dall’elicottero e uno a terra, fissavano la scena senza fiato. Erano tutti sconvolti, sorpresi e spaventati dalla prospettiva che potesse vincere l’avversario. Tutti, tranne Boris.

Il suo cervello stava lavorando a velocità incredibile per trovare una soluzione e risolvere quella dannata situazione di stallo che si era creata. Doveva intervenire, ma qual era la mossa migliore per evitare ulteriori problemi???

D’un tratto Katrina lanciò un attacco particolare, mirando direttamente alla sua avversaria, invece che al suo beyblade. La Regina riuscì a salvarsi per miracolo, grazie alla prontezza di Avalanche, ma lo sguardo che arrivò a Boris gli fece capire che non c’era più tempo. Con un salto il blader scese dall’elicottero, tra lo stupore generale, avvicinandosi velocemente a Katrina, che digrignava i denti per la rabbia di aver fallito.

«Katrina!!!» la chiamò il russo, riparandosi il volto con una mano e avanzando a fatica. «Katrina!!! Dobbiamo andare!!! Smettila!!!»

In un primo momento la ragazza non sembrò aver ascoltato le sue parole, così il ragazzo ripeté, a voce più alta: «Katrina!!! Dobbiamo and…»

«Ho sentito»

Un ultimo attacco, parato con maestria da Avalanche, e la ragazza si voltò con un’espressione di ghiaccio verso il compagno di squadra.

«Andiamo» mormorò e, dopo aver lanciato un ultimo sguardo alla Regina, salì velocemente la scaletta che portavano sull’elicottero. Non appena anche Yuri fu salito con il suo beyblade in mano sul mezzo, questi si allontanò immediatamente con un rumore assordante.  

I Bladebreakers si lasciarono sfuggire un sospiro di sollievo, permettendo finalmente ai loro corpi tesi e stanchi di rilassarsi. Kai si avvicinò alla Regina, giusto in tempo per vedere Avalanche compiere un giro su se stesso, alzarsi in aria e sparire in un puntino luminoso.

«Grazie…» sussurrò il ragazzo alla Regina, la quale si voltò con un’espressione indecifrabile sul volto: sembrava in parte stanca, in parte divertita, arrabbiata e soddisfatta, triste e sollevata. Era impossibile stabilire quale di queste emozioni predominava, se le stava provando tutte o nessuna. Senza dargli il tempo di dire un’altra parola, però, la ragazza si diresse verso Rei, chino sulle ferite di Max, e lo scostò con un gesto gentile. In silenzio, cominciò a curare i tagli e le bruciature dell’americano con una leggera luce azzurrina che proveniva dalle sue mani. Nessuno aveva il coraggio di parlare, e nessuno parlò mentre la Regina finiva di guarire Max per poi occuparsi di Takao.

«Ecco fatto, le ferite maggiori le ho risanate. Per il resto ci vorrà solo del riposo» disse infine, alzandosi in piedi mentre il mantello svolazzava con forza attorno alle sue caviglie per colpa del vento fattosi piuttosto insistente.

«Grazie» mormorò Max, grattandosi la testa imbarazzato.

«E’ chiaro che in queste condizioni non potrete partecipare alla finale» aggiunse la Regina, con un tono strano, più duro, che non le si addiceva per niente.

«Cosa? Ma io non ho neanche combattuto!!» esclamò Takao, cominciando a protestare.

«Rei, Max, voi due siete esonerati dalla finale del Torneo» continuò la ragazza, ignorando completamente il giapponese.

«Eeeeeeeh??? Ma…»

«Non ho tempo per spiegarvi tutto» proseguì lei imperterrita, voltandosi verso l’immensa distesa di neve alla loro sinistra.

«Che significa??» chiese Takao, cercando di alzarsi in piedi, anche se le forze lo abbandonarono a metà movimento e lui dovette risedersi a terra, abbattuto.

«Vi dirà tutto lei. Io devo andare»

I ragazzi si voltarono verso il punto che indicava la Regina, scorgendo una figura ammantata di rosso con dei lunghi capelli biondi che rilucevano sotto il sole freddo della Russia.

«Akamy!!!» urlò Rei, sollevato come mai nel vederla.

«Ehilà, ragazzi!!!» esclamò lei, allegra. Sembrava che stesse bene in generale, anche se aveva qualche taglio sparso qua e là.

«Ci pensi tu, vero?» domandò la Regina, guardandola negli occhi.

«Certo, tranquilla!!! Tu vai pure» rispose Akamy, annuendo.

«Bene»

«Un momento!!» esclamò Kai, sconcertato. «Voi due vi conoscete?!»

«Ovvio» commentò Akamy, sorridendo. «Ve ne avevo parlato, ricordate? Lei è quella che si occupa dei nemici»

«Dei nemici? Di cosa stai parlando?» domandò Kai, confuso.

«Oh, già, tu non c’eri» si ricordò Akamy.

«Aspetta, io mi ricordo!!» esclamò Rei, battendo un pugno sul palmo dell’altra mano. «Tu ci hai detto che Valery aveva due spie al monastero, ed una di queste si chiamava Shanti, giusto?»

«Giusto!» approvò Akamy, sorridendo di nuovo. «Beh, a questo punto è tutto chiaro, no?»

«No!!!!» risposero in coro i Bladebreakers, sempre più confusi.

«Oh, andiamo!» sbuffò la ragazza dai capelli biondi, voltandosi verso l’altra. «Tu come ti sei presentata, scusa?»

«…la Regina delle Nevi…»

Cadde un istante di silenzio, mentre un lampo di sorpresa e nostalgia passava negli occhi di Akamy.

«Oh, hai usato quel soprannome…» mormorò, chinando appena il capo.

«Io vado» disse la Regina, dopo alcuni istanti.

«D’accordo… ciao Shanti, ci si vede»

«Ok…» e, in una nuvoletta di fiocchi di neve, la Regina scomparve, lasciando un silenzio sconcertato dietro di sé.

«Lei è Shanti?!?! »

 

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Ecco qua!!! Vado di fretta, pardon, quindi vi avviso solo (velocemente) che per il prossimo capitolo dovrete aspettare un po’ perché questo finesettimana non ci sarò, e poi è un cap molto impegnativo, visto che conterrà varia spiegazioni, e devo stare attenta a non dimenticare nulla!!!!^^’’’ Se vi viene in mente qualche domanda fatela, e io cercherò di rispondervi attraverso Akamy ^_^ mi dispiace, non ce la faccio a rispondere alle recensioni, domattina devo svegliarmi alle 8 ed è quasi mezzanotte… sigh… 1 bacio a tutte!!! Al prossimo chappy!!!!!^^

Ps. ricordatevi di cercare il “personaggio scomparso” xD bye bye!

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Capitolo 16
*** Spiegazioni ***


X

CAPITOLO REVISIONATO IL 7/01/12

 

 

Eccoci qua!!! Finalmente il capitolo delle rivelazioni!!!! Uno dei capitoli, in realtà… non verrà certo svelato tutto qui!!!! Per chiunque abbia delle domande, comunque, chiedete pure, posso rispondervi anche nel capitolo successivo!!^^ Bene, adesso basta cianciare!!! Visto che dopo chiacchiererò parecchio, per il momento vi lascio liberi di gustarvi il…

 

 

Capitolo XVI –  Spiegazioni

 

Akamy fu assalita da un mare di domande, e dovette faticare parecchio per riuscire a zittire tutti. Quando alla fine i Bladebreakers si calmarono, tirò un sospiro di sollievo e cominciò a fare il punto della situazione.

«Dunque, più o meno stiamo tutti bene, ma non penso che sia una buona idea restare ancora qui sulla neve fredda, e accanto ad un incendio, per di più! Conviene spostarci in un luogo caldo»

Gli altri annuirono, ma si guardarono intorno smarriti, non trovando nessun “luogo caldo” nei dintorni.

«E come…»

«Buoni, aspettate; Takao, tuo nonno è al sicuro, l’ho portato via dal pullman prima che prendesse fuoco. Ha solo una leggera bruciatura sulla spalla sinistra»

«Davvero?? Grazie!!!!» Takao si lanciò sulla ragazza e la soffocò in un abbraccio, da cui fu subito strappato da un Kai furioso. Il blader si fece piccolo piccolo e tornò al suo posto.

«Dunque, stavo dicendo…»

«Un attimo!» esclamò Max, guardandosi affannosamente intorno. «Dov’è il professore??»

Tutti i blader si fissarono terrorizzati. Nessuno si era accorto della sua assenza!

«Tranquilli» rispose lei, voltandosi a sinistra. «Anche il professore sta bene. Sia lui che il nonno di Takao si trovano nel luogo caldo di cui vi parlavo prima»

I Bladebreakers si voltarono seguendo il suo sguardo, e videro un camper enorme venirgli incontro. Il professore si sporgeva fuori dal finestrino, urlando a squarciagola.

«Takaooo!!! Maaaax!!!! Reiii!!!! Kaiii!!!!»

Il camper si fermò davanti a loro, e il ragazzo si lanciò subito incontro ai suoi amici.

«Che succede, Akamy? Di chi è questo camper?» domandò Rei, fissando il mezzo con diffidenza.

«Non dovete preoccuparvi» rispose la ragazza. «E’ di un amico di Valery, inviato da lei per aiutarci»

«Allora, ragazzi» intervenne una voce profonda e imperiosa. «Pensate di salire a bordo, o volete restare tutto il giorno lì a congelarvi?»

I Bladebreakers alzarono lo sguardo per incontrare due occhi da falco che li fissavano divertiti. A Takao quasi cadde la mascella dallo stupore.

«Ralph?? Che ci fai tu qui???»

 

Katrina entrò nel monastero con gli occhi che mandavano lampi, facendo arretrare tutti i monaci al servizio di Vorkov.

«Ivanov!» urlò, togliendosi il mantello e gettandolo per terra. «Vai da Vorkov e riferiscigli com’è andata la missione! Immediatamente!!!»

Yuri scattò sull’attenti e imboccò di corsa il corridoio che portava allo studio del monaco. Era stanco, ma ad un ordine del genere non avrebbe disobbedito nessuno. Katrina era palesemente furiosa per non essere riuscita a sconfiggere la sua avversaria e Yuri non avrebbe voluto essere nei panni di Boris, che l’aveva fermata, per nulla al mondo.

 

«Allora, ragazzi, è giunto il momento di darvi qualche spiegazione» esordì Akamy, sorseggiando la sua tazza di thè.

«Era ora!» esclamò Takao, rischiando di cadere dalla sedia.

La ragazza sorrise, posando la tazza sul tavolo davanti a sé.

«Direi però, per comodità, di limitarci ad una domanda a turno, ok?» e il suo sguardo si soffermò soprattutto su Takao. I blader annuirono.

«Ok, se non vi dispiace vorrei cominciare io» disse Rei con la sua voce calma e pacata. Nessuno obiettò. «Tanto per cominciare a capirci qualcosa… cosa ci fa Ralph qui?» Takao e Max si voltarono verso il blader tedesco, che sorrideva fra sé e sé.

«Allora» cominciò Akamy. «Ralph è un amico… d’infanzia, diciamo, di Valery. Lui conosce la sua vera identità, e i suoi piani, e si è offerto di prestarle il suo aiuto»

Rei sembrò soddisfatto, e si appoggiò allo schienale della schiena incrociando le braccia, e passando la parola ad un altro.

«Parlaci di Shanti, invece» propose Max, ricevendo l’approvazione degli altri.

«Shanti… beh, Shanti è un’amica di Valery, che lei ha infiltrato al monastero per controllare i Demolition Boys e Vorkov»

«Non Katrina?» la interruppe Takao, dubbioso. Akamy scosse la testa.

«No, Katrina viene sorvegliata dall’altra spia di Valery, che deve restare in incognito fino alla fine. Non possiamo rischiare»

«Ma come può Shanti avere quei poteri particolari? Ha guarito le mie ferite con un solo tocco!» esclamò Max, mostrando la gamba perfettamente sistemata.

«Beh, questa è una sua… particolarità» commentò Akamy sorridendo. «Di più non posso dirvi»

Ci fu un attimo di silenzio, poi la voce di Kai precedette quella di Takao.

«Perché Katrina e Shanti si conoscono?»

Tutti lo guardarono stralunati. «Katrina e Shanti si conoscono??» ripeterono quasi in coro.

Akamy annuì. «Ve l’ho già detto che Katrina e Valery si conoscono, no? E quindi è ovvio che Katrina conosca anche Shanti. Lei sta sempre al fianco di Valery. Anche se fra Katrina e Shanti… diciamo che non corre buon sangue. Oh, è tutto così complicato a dirlo in questo modo!!» esclamò, scoppiando in una breve risatina. «Dopo la fine del Torneo capirete tutto molto meglio, vedrete!»

I blader si guardarono perplessi ma preferirono proseguire con le domande che avevano avuto in mente fino a quel momento.

«Sai dirci perché ci hanno attaccati?» chiese Takao, che sembrava davvero furioso al solo pensiero.

«Sì. Vorkov è venuto a conoscenza dell’esistenza mia e di Valery, e vuole metterci i bastoni fra le ruote. Hanno tentato di impedire a tre di voi di scendere in campo, in modo che io e Valery fossimo costrette ad intervenire»

I Bladebreakers si fissarono sconsolati. «E ci sono quasi riusciti…» commentò Max, fissando il suo beyblade. «Io non potrò giocare»

«Neanch’io» mormorò Rei, e tutti si voltarono di scatto verso di lui.

«Che cosa?? Ma così… come faremo a partecipare alla finale?» domandò Takao, sconvolto.

«Ragazzi, non avete ascoltato quello che ha detto Shanti?» gli chiese Akamy con un sorriso. «Anche se voi non foste stati feriti, Valery sarebbe scesa in campo comunque. Dobbiamo vincere la finale a tutti i costi e nessuno di voi è in grado di competere con Yuri o Boris, al momento»

«Stai… dici sul serio?» domandò Max, allibito. «Quindi sapevi fin dall’inizio che solo due di noi avrebbero giocato?»

«Beh, lo sospettavo… di questo Valery non mi aveva ancora parlato fino a ieri sera»

I ragazzi sembravano un po’ afflitti all’idea, ma erano comunque impossibilitati a giocare e non avevano quindi altra scelta.

«Ragazzi, basta con quei musi lunghi!! I Russi non vinceranno ma!!» esclamò Takao, alzandosi in piedi. Un istante dopo era sdraiato a terra, mentre Ralph sghignazzava alle sue spalle.

«Forse dovrei ricordarti che ti trovi su un mezzo in movimento, Takao, e non è consigliabile stare in piedi mentre cammina» commentò, ironico.

«E tu, allora???» urlò Takao, rialzandosi velocemente e puntando un dito accusatore contro il tedesco, che era rimasto in piedi per tutta la durata del viaggio.

«Io? Io non mi faccio certo sconfiggere da un camper» rispose, facendo ribollire di rabbia il giapponese.

«Ah, sì?? Allora ti dimostrerò che anch’io possooooooo…» il ragazzo si tenne per miracolo al tavolo, ondeggiando qua e là nel tentativo di imitare Ralph e restare in piedi. Max e il professore scoppiarono a ridere vedendo le sue acrobazie e, in breve, contagiarono tutti gli altri.

 

Vladimir Vorkov alzò lentamente gli occhi dalle carte che stava esaminando, puntandoli sul vice-capitano della sua squadra.

«Yuri Ivanov a rapporto, signore. Sono qui per riportarle i risultati della missione appena svolta dai Demolition Boys»

Il monaco lo squadrò in silenzio. Il fatto che non fosse venuta Katrina a fare rapporto significava che qualcosa era andato storto. Il fatto che aveva mandato Yuri significava che non era andato così storto.

«Sentiamo» rispose, portandosi le mani sotto il mento e ascoltando le parole del ragazzo con attenzione.

«La missione è stata svolta alla perfezione fino ad un certo punto, quando è intervenuta una blader sconosciuta che ci ha costretto alla ritirata. Siamo riusciti a mettere fuori gioco due dei Bladebreakers prima dell’arrivo di questa nuova avversaria. L’ha affrontata il capitano in persona, ma non è riuscita a concludere la sfida per mancanza di tempo» Yuri parlò velocemente scandendo bene le parole, come gli era stato insegnato a fare quando doveva esporre un rapporto.

Vorkov rimase in silenzio, poi sospirò e gli fece cenno di potersi congedare.

«Mandami Katrina» ordinò mentre il blader aveva già posato la mano sulla maniglia. Yuri si irrigidì, ma annuì, e subito dopo scomparve oltre la soglia.

Il monaco si passò stancamente una mano sugli occhi. Le notizie erano pessime. Katrina doveva essere furibonda e intrattabile, e questo era un problema di dimensioni considerevoli. Se altro la missione si poteva considerare ben riuscita: due dei quattro bladers giappponesi non sarebbero potuti scendere in campo, il che significava che avrebbero dovuto schierare uno dei loro misteriosi “amici”. E lui l’avrebbe fatto a pezzi, chiunque esso fosse.

 

Quando l’ilarità generale si fu placata, le domande ripresero, e Akamy si diede da fare per soddisfare tutti.

«Un’altra domanda che mi ronza in testa da un po’, è come hai fatto a salvarti dall’incendio del pullman, portando con te il professore e il nonno di Takao» disse Rei, fissandola intensamente.

«Beh, è stato facile» rispose la ragazza. «L’incendio non ha colpito subito tutto il pullman, ma solo il retro, dove vi trovavate voi. Io ho preso il professore e sono corsa davanti, dove c’era il nonno di Takao. Lì abbiamo avuto qualche problema perché la maniglia era bollente e inutilizzabile, ma ho sfondato il vetro e ho aperto la portiera da fuori, portando tutti al sicuro»

«E Ralph?»

«A quanto pare Valery è venuta a sapere dell’attacco ancora prima che avvenisse, e ha chiesto a Ralph di seguirci con il suo camper. Quando siamo scesi dal pullman, ci siamo allontanati di parecchio per evitare possibili esplosioni, cercando di raggiungervi, ma a causa del fumo abbiamo sbagliato direzione e ci siamo ritrovati dalla parte opposta. Lì ho notato il camper di Ralph, in lontananza, e l’abbiamo raggiunto in fretta»

«E come mai non siete venuti ad aiutarci?» intervenne Max, spostando lo sguardo da Akamy a Ralph.

«Avremmo voluto, ma abbiamo incontrato anche noi un impedimento» intervenne Ralph, sbrigativo.

«Che tipo di impedimento?»

«Nulla che vi interessi»

Takao saltò su come una molla, puntandogli un dito contro.

«Certo che ci interessa!! Non provare a fare il misterioso con noi!!» esclamò.

Akamy gli posò una mano sulla spalla, facendolo risedere.

«Siamo corsi verso di voi, ma, arrivati vicino al pullman, una trave ha rischiato di travolgermi, e Ralph mi salvata, prendendo il colpo al mio posto»

«Non mi sono fatto nulla» si affrettò a puntualizzare il tedesco, mantenendo un tono neutro.

Takao lo fissò a bocca aperta.

«Incredibile! Allora anche tu hai un cuore!!» osservò, facendo ridere Max e sbuffare Ralph.

«Ma cosa diavolo stai dicendo!!! Possibile che non riesca mai ad uscire qualcosa di sensato dalla tua bocca??» esclamò, adirato.

«Akamy» tutti si voltarono verso Rei. La sua voce pacata aveva il potere di farsi sentire sopra qualsiasi rumore. «Ora abbiamo capito quello che è successo oggi. Ma io vorrei farti alcune domande su fatti avvenuti i giorni passati» tutti tacquero.

«Chiedi»

Rei la contemplò per alcuni momenti, poi fece una domanda che spiazzò tutti.

«Perché porti una maschera? E stavolta non evitare la domanda»

La ragazza rimase in silenzio qualche istante, poi sospirò e abbassò gli occhi.

«Perché… perché se non la portassi non potrei essere qui» mormorò.

Rei lanciò un’occhiata di sottecchi a Kai, ma lui non se ne accorse. Guardava Akamy con una strana tristezza negli occhi, e non vedeva nient’altro.

«Io… non capisco» rispose Takao, guardandola come per scusarsi. Akamy sospirò e scosse la testa.

«Non importa. Capirai. Capirete tutti, quando la finale sarà finita. Quando dovremo salutarci»

«Salutarci? Te ne vai?» domandò immediatamente Rei, scattando in piedi.

«Mi dispiace» mormorò la ragazza. «Ma sono qui solo per fare un favore a Valery. Dopo dovrò tornare alla mia vera vita. E voi dovrete dimenticarmi»

Il silenzio cadde su di loro, avvolgendoli come una cappa pesante. Kai si alzò all’improvviso e la abbracciò, affondando il viso nell’incavo fra il suo collo e la sua spalla, assaporando il suo odore.

«Io non ti devo dimenticare. Io non ti lascerò mai» le soffiò nell’orecchio, in modo che gli altri non sentissero. «Lo sai»

Akamy sorrise, e ricambiò l’abbraccio, carezzandogli la testa.

«Credo che le domande siano finite, giusto?» chiese, guardandoli uno per uno.

«No» mormorò Kai, staccandosi da lei. «Io voglio sapere che cosa era successo a Katrina oggi»

Tutti lo fissarono improvvisamente interessati, mentre Akamy si rabbuiò.

«Beh, Katrina ha partecipato a molti degli esperimenti di Vorkov e ha preparato per sé delle… “droghe” speciali che le permettono di potenziare la sua potenza o la sua resistenza… o altro… non conosco tutte le droghe che usa» concluse, a mo’ di scusa.

I blader ragionarono per qualche minuto sulle parole della ragazza, stupiti da quelle rivelazioni sconcertanti. Fu Takao a risollevare l’atmosfera, portandosi dietro Kai e dandogli una sonora pacca sulle spalle.

«Beh, ed ora l’ultima domanda: Kai, confessi finalmente di essere fidanzato con Akamy?»

Max scosse la testa, rassegnato.

«Takao, sei incorreggibile!!! Non vedi che così li metti in imbarazzo?»

Akamy infatti era arrossita fino alla punta dei capelli, mentre Kai lanciava occhiate gelide a Takao, tentando di restare impassibile.

«Stupido» commentò. «Io e Akamy non stiamo affatto insieme»

«Ma vaaaaa!!! Non dire stupidaggini!!!» esclamò Takao, facendogli l’occhiolino.

«E’ la verità!» ribattè Kai, ma nessuno lo ascoltò. Di nuovo la confusione si scatenò all’interno del comodo camper mentre Rei, di nascosto, tirava un sospiro di sollievo.

 

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Perfetto!!! E anche questa è fatta!!! Allora, le risposte sono state abbastanza esaurienti? Spero di sì!!! Di più non posso dirvi, purtroppo^^ Come vi ho già detto, nel caso posso risponde a domande che mi sono sfuggite nel prossimo capitolo!!! Spero che vi sia piaciuto, è stato piuttosto difficile da scrivere, a dire la verità. Più degli altri, insomma. Però sono contenta, perché ho “rispettato la scadenza”: avevo paura di non riuscire a scrivere il nuovo capitolo durante queste vacanze, e invece ce l’ho fatta!!! Me felice!!! xD

Scusatemi, vorrei tanto rispondere alle vostre recensioni, ma mi sto sentendo malissimo per colpa del mio stomaco che ha sempre qualche problema da propormi, e non ce la faccio… chiedo umilmente perdono!!! La prossima volta risponderò, promesso!! Un bacio a tutti!

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Capitolo 17
*** Primo round di finale: Kai vs. Sergey – Terzo match ***


Eccoci qua

CAPITOLO REVISIONATO IL 7/01/12

 

 

Incredibile ma vero, rieccomi qui!!!!! Pensavate che sarei tornata verso gennaio, eh? E invece no!!!!! Sono passati solo due mesi!!!! (solo, eh… ndvoi)

Chiedo perdono, ma ho avuto davvero tanto tanto da fare!!

Ora prima di lasciarvi al capitolo parliamo un secondo della storia, perché tra il capitolo precedente e questo c’è un bello stacco di tempo. Vi ricordate che nell’anime, dopo essere stati assaliti, i nostri incontrano gli European Dreams, e Ralph sfida Takao, per fargli capire che la forza dei Bladebreakers sta nella loro amicizia e nel loro legame con i bit power, e non devono farsi prendere dalla rabbia? Ricordate? Sì? Bene. No? Non importa, più o meno vi ho appena riassunto cosa succede, il resto non conta xD Quella sfida nella mia storia ha luogo dopo le chiacchiere del capitolo precedente e poi il resto del tempo i nostri ragazzi l’hanno passato a riposarsi!

Questo capitolo si apre poco prima della terza sfida fra Kai e Sergej; i tre incontri tra di loro si svolgono come nel cartone, per questo non li ho descritti^^

A posto, tutto ciò che c’era da dire l’ho detto!!! A voi il…

 

 

Capitolo XVII –  Primo round di finale: Kai vs. Sergej – Terzo match

 

Kai camminava avanti e indietro come un leone in gabbia, lo sguardo fisso sul pavimento azzurro sotto di sé. Lo spogliatoio era vuoto; pochi minuti lo separavano dal terzo incontro del primo round della finale, uno a uno fra lui e Sergej. Con un sospiro si sedette sulla lunga panca di legno, stringendosi la testa fra le mani e chiudendo gli occhi. Gli ultimi avvenimenti galleggiavano nella sua mente come avvolti da una morbida e calda coperta, abbandonati alla deriva ma sempre presenti. La sfida fra Takao e Ralph, avvenuta subito dopo le spiegazioni di Akamy, aveva aperto gli occhi a tutti loro: la loro forza stava nell’unità di squadra, nel profondo legame che avevano con i bit power. Per questo Kai, pochi secondi prima, aveva rifiutato l’aiuto del nonno, fingendo di voler utilizzare l’Aquila Nera e riponendola invece in un cassetto. Avrebbe combattuto con la sua fedele amica, l’Aquila Rossa, anche se non aveva alcuna possibilità di vittoria.

«Ehi»

Kai si voltò verso Akamy, in piedi accanto a lui.

«Quando sei entrata?» chiese istintivamente. Lei sorrise.

«Sono sempre stata qui»

Kai annuì leggermente.

«Dimenticavo…»

La ragazza si sedette al suo fianco, cingendogli le spalle con un braccio.

«Affronteremo insieme anche questa battaglia… lo sai»

Kai si appoggiò stancamente al petto morbido e caldo di Akamy.

«Sì… lo so»

Lei annuì, determinata.

«Bene! Allora su con il morale! Sono sicura che combatterai con tutta la tua forza, come sempre» uno splendido sorriso le illuminò il volto, mentre con l’indice asciugava una solitaria lacrima caduta – per sbaglio, assolutamente – dal volto di Kai.

«Sì, ma…» il ragazzo trasse un profondo respiro, tacendo per qualche secondo. «… se dovessi perderti…» la sua voce era un sussurro appena accennato. La ragazza lo strinse a sé con forza, affondando il volto nell’incavo del suo collo.

«Oh, Kai…» mormorò, e un piccolo singhiozzo le uscì dalle labbra. Il ragazzo ricambiò dolcemente l‘abbraccio.

«Posso sempre ritirarmi…» propose, carezzandole lentamente i capelli.

«NO!!» Akamy si scostò di scatto da lui, asciugandosi qualche piccola lacrima. «Tu andrai, Kai, e combatterai!! Noi combatteremo!!!»

Il ragazzo la fissò in silenzio e con lo sguardo triste per alcuni istanti, poi chinò il capo e, quando lo rialzò, ogni traccia di insicurezza era scomparsa.

«Bene» mormorò. «Andiamo a dare una lezione a quel cane di un russo» e strinse forte nella mano il suo beyblade.

 

«Katrina!! Katrina!! Boris, hai visto Katrina?»

Yuri si fermò un secondo davanti al compagno, il respiro affannato dalla lunga corsa.

«No, perché?»

«Non riusciamo a trovarla!!» esclamò Yuri esasperato, alzando gli occhi al cielo. «Vorkov vuole parlarle, ma non so davvero che fine abbia fatto!!»

Boris continuò a fissarlo indifferente, come se tutto quello non lo riguardasse.

«Come sta andando Sergej?»

Il volto di Yuri si scurì.

«Non molto bene… Vorkov non è affatto contento. Si è fatto sconfiggere una volta su due, anche se adesso nell’ultimo scontro massacrerà sicuramente Kai»

Boris scrollò le spalle. «Si prenderà una punizione. Chi è il prossimo?»

«Tu»

I due ragazzi si voltarono. Vorkov avanzò lentamente lungo il buio corridoio, la maschera lucente sul volto.

«Io, signore?»

«Sì, Boris, tu. Vieni con me, dobbiamo discutere di alcune tecniche di battaglia»

«Sissignore»

Vorkov si voltò, tornando sui suoi passi, seguito meccanicamente da Boris. La sua voce giunse lontana alle orecchie dell’altro blader, rimasto solo nella semioscurità.

«Ah, Yuri… non serve più che trovi Katrina. Nel terzo scontro, scenderai in campo tu»

 

I passi risuonavano ritmicamente sulle mattonelle bianche del corridoio, mentre il mantello nero svolazzava leggero intorno alle caviglie della snella figura che si muoveva spedita, lo sguardo dritto davanti a sé. D’un tratto una ragazza si accostò a lei, accompagnandone i lunghi passi.

«Shanti, com’è la situazione?» chiese la prima figura, che aveva il volto oscurato da un pesante cappuccio nero.

«Kai sta perdendo» rispose la creatura evanescente, avvolta in vesti bianche. L’altra si lasciò sfuggire un’imprecazione.

«Dobbiamo intervenire subito, allora»

«Sapevamo che sarebbe successo… non poteva farcela…»

«Già… ma speravo…»

La frase cadde nel vuoto e le due rimasero in silenzio finchè non giunsero ad un incrocio. Lì si fermarono, guardandosi negli occhi.

«Bisogna salvare l’Aquila Rossa, Shanti. A tutti i costi»

La figura bianca annuì, sfiorandosi con un dito la candida maschera che le copriva il volto.

«Ci penso io» mormorò.

«D’accordo» la ragazza sospirò, portandosi una mano alla fronte. «Se Boris farà bene il suo lavoro, la vittoria è nelle nostre mani. Altrimenti…»

«Perché mai ti dovrebbe tradire?»

«Potrebbe essere stato scoperto»

«Ma in quel caso Vorkov non lo farebbe scendere in campo»

La ragazza scosse il capo, costernata.

«Non lo so, non lo so. Ho un brutto presentimento. Tu occupati dell’Aquila Rossa, intanto, poi vedremo il da farsi»

Un leggero segno del capo e un fruscio di vesti bianche accompagnarono i delicati passi della figura che si allontanava, quasi inconsistente come l’aria.

«Buona fortuna Shanti» mormorò l’altra, dirigendosi dal lato opposto. « Speriamo che vada tutto bene»

 

«Kai!!!!» l’urlo di Takao risuonò nello stadio quando Dranzer volò fuori dal campo, seguito dal suo padrone che cadde rovinosamente a terra. Le grida del pubblico gli rimbombavano nelle orecchie, mentre il ghigno di Sergej occupava tutta la sua visuale. Quanto avrebbe dato per poterglielo strappare via…

Kai lo sapeva che avrebbe perso. Lo sapeva. Eppure, quella sconfitta bruciava in modo incredibile, e il suo orgoglio si rifiutava di accettarla. Quando vide il suo avversario avvicinarsi trionfante al suo beyblade, però, la paura gli attanagliò le viscere e la rabbia gli accecò lo sguardo.

Con un ruggito si alzò di scatto, lanciandosi a testa bassa contro il russo e cominciando a colpire ogni parte del suo corpo a cui riusciva a far arrivare i suoi pugni frementi.

«NON OSARE!!!!!!!» gridò fuori di sè, strappando Seaborg al suo avversario ed alzandosi in piedi ansimando per la breve lotta. «Non avrai il mio bit power, hai capito verme??» ringhiò.

Sull’arena era sceso un silenzio di tomba; centinaia di occhi fissavano allibiti la scena, e nessuno osava muoversi. Poi, d’improvviso, comparve sulla soglia del lungo corridoio che portava agli spogliatoi una figura in ombra, che si diresse lentamente verso i due blader.

Era Boris.

Si fermò davanti a Kai, lo sguardo di ghiaccio.

«Gli accordi erano questi, Kai… lo sai. Ora fatti da parte»

«Io non ho fatto nessun accordo con voi!!» fu la fredda risposta del ragazzo, quasi masticata fra i denti, mentre lanciava Seaborg contro il muro, dove sbattè con forza per poi rotolare inerte sul freddo pavimento. Boris lo fissò sprezzante con i suoi occhi inespressivi.

«Ragazzino, smettila di farmi perdere tempo»

Un lampo, e Kai sentì il sangue colargli da un lungo taglio sulla guancia. Nella mano di Boris, Falborg brillava di una luce malvagia e misteriosa.

In quel momento un bagliore cominciò a diffondersi dal suo beyblade, creando a poco a poco l’immagine dell’Aquila Rossa, che si erse in tutta la sua magnificenza dietro Kai, minacciando Boris con uno stridio acuto. Il russo non mostrò alcuna reazione. Estrasse dalla tasca Blackdranzer e tese la mano, permettendo al bey nero di aspirare le piccole particelle luminose che componevano la figura dell’Aquila Rossa. Un grido strozzato uscì dal suo becco, facendo sussultare e tremare Kai.

«Bastardo!!!» gridò, scagliandosi su di lui.

Poi, successe tutto molto velocemente.

Boris estrasse una pistola e la puntò contro Kai, nel momento esatto in cui una figura bianca si frapponeva fra i due, allungando le braccia per bloccarli. Le sue mani, piccole e delicate, si posarono sul petto contratto di Kai e sulla canna della pistola, congelando la situazione. Boris inarcò appena un sopracciglio, disturbato.

«Togliti di mezzo» sibilò.

La ragazza voltò lentamente lo sguardo verso di lui. I suoi occhi, solitamente così caldi, erano gelidi. Boris strinse più forte Blackdranzer, che continuava a risucchiare lentamente l’immagine dell’Aquila Rossa, ormai rassegnata al suo destino.

«Lasciala andare» mormorò Shanti minacciosamente, scandendo le parole.

«Regina… quale onore» commentò sarcasticamente Boris, caricando la pistola. «Cosa ti fa pensare che ti obbedirò?»

La ragazza assottigliò gli occhi, furiosa. «Questo» sibilò, afferrando di scatto la pistola e colpendo con essa il bey nero, che volò per alcuni metri.

Boris rimase spiazzato per pochi secondi, poi il ghiaccio nei suoi occhi divenne un lampo d’ira e, prima ancora di potersi fermare, la sua mano colpì violentemente la bianca guancia della ragazza.

«Non ti intromettere ragazzina» sibilò velenosamente, ritraendo però immediatamente la mano e massaggiandosela come se si fosse scottato. Shanti rimase immobile alcuni istanti, poi si voltò verso Kai.

«Andiamo. Ci penserà il tuo compagno a metterlo a posto»

Kai sembrava paralizzato, e Shanti dovette afferrargli un braccio e trascinarlo con sé. Il ragazzo si riscosse quando notò il suo bey ancora a terra, e si precipitò a raccoglierlo, stringendolo con esultanza quando vide che il suo bit power era ancora lì.

«Non mi sfuggirete!!»

I due si voltarono di scatto. Boris aveva afferrato il suo beyblade e, attaccatolo al lanciatore a forma di pistola, lo puntò contro Kai, facendo scorrere la corda. Il ragazzo vide la trottola violacea volare velocissima verso il suo volto, e poi una luce accecante gli coprì la visuale. Con uno stridio acuto, l’Aquila Rossa ricacciò indietro il bey, proteggendo il suo padrone.

Errore.

«No!! Stupida, era esattamente ciò che voleva lui!!!»

Shanti, con lo sguardo infuocato e un’aura di rabbia attorno a lei, sembrava un’altra persona rispetto alla dolce Regina delle Nevi che Kai aveva conosciuto nelle segrete del monastero. L’Aquila Rossa lanciò un grido disperato quando Falborg iniziò a risucchiarla, mentre Boris ghignava soddisfatto.

«Stupida» ripeté Shanti; poi iniziò a sussurrare una veloce litania, tenendo i palmi delle mani aperti verso il bit power. La luce che lo avvolgeva, dorata e rossa, iniziò piano piano a diminuire, lentamente, finchè non scomparve del tutto. L’istante dopo ci fu un lampo accecante e il fumo riempì l’arena, coprendo tutto. Quando si diradò, Boris era a terra, caduto a causa del contraccolpo, e si stava rialzando; Kai tossiva convulsamente, coprendosi la bocca con entrambe le mani, la Regina osservava preoccupata la scena, mordendosi il labbro inferiore, e l’Aquila Rossa era scomparsa. Al suo posto, una figuretta rossa e oro era accasciata a terra, apparentemente senza vita. Shanti le si avvicinò, lentamente, e le tese la mano.

«Forza, alzati» mormorò.

Tremando e tossendo la ragazza afferrò la mano, e una massa di capelli biondo miele le cadde a circondare il volto, coperto per metà da una maschera bianca a forma d’aquila. Due occhi azzurri risplendevano stanchi sotto di essa, ancora bagnati di lacrime.

Con quello che sembrò uno sforzo disumano, Akamy Hiwatari si alzò dal pavimento, nell’istante stesso in cui la Regina svaniva in uno sbuffo di fiocchi di neve.

 

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TA-DAAAAN!!!!! Ecco qui una delle “Grandi Rivelazioni”: Akamy è in realtà L’Aquila Rossa!!!!!! E ora, dite la verità: quanti se l’aspettavano??? ^^ Come, perché, quando, dove, ecc lo saprete nel prossimo chappy^^ Mi dispiace ma, come ho già detto, sono costretta ad abbandonare le risposte alle recensioni… voi sapete, però, che vi adoro e sono strafelice dei vostri commenti!!!!! Un bacio a tutti, da qui in poi i capitoli saranno un susseguirsi di colpi di scena, perciò preparatevi!!!!!^^

 

Un grazie speciale a tutti quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti:

 

1 - alice smack
2 - Aphrodite
3 - C18_the_best
4 - Iria
5 - Keila91
6 - kikka89
7 - lexy90
8 - LINPHEA
9 - lunetta caduta nel pozzo
10 - Nissa
11 - Owarinai yume
12 - Padme86
13 - Sybelle
14 - Violet_Rose

 

Continuate a seguirmi!!!! Un bacio a tutti, alla prossima!!!!^^

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Capitolo 18
*** Primo intermezzo: arrivano gli European Dreams! ***


CAPITOLO REVISIONATO IL 7/01/12

 

 

Ma si leggerà qualcosa se scrivo con questo colore?? O__o Vabbè, dettagli, tanto le mie chiacchiere non sono poi così interessanti!! xD lo so di essere in ritardo mostruoso, ma la scuola quest’anno è stata particolarmente crudele… T___T Non voglio annoiarvi troppo con le mie scuse e i miei lamenti, per cui vi lascio subito al capitolo!!

 

 

Capitolo XVIII –  Primo intermezzo: arrivano gli European Dreams!

 

«Resta qui e aspetta una mia chiamata. Potrebbe esserci bisogno di te»

«Ok»

Ralph richiuse con un colpo secco la portiera della macchina, avviandosi sul vialetto di ciottoli che conduceva allo stadio. La struttura era imponente e immensa, di forma circolare, alta quasi quanto un grattacielo, con le mura di un bianco sporco intersecate da lamine di ferro ogni due metri. Il ragazzo aprì le grandi porte di vetro e scoccò uno sguardo intimidatorio alla guardia che gli venne incontro per bloccarlo.

«Alt! Nessuno può entrare senza il permesso del signor Vorkov!»

«Eccolo, il mio permesso» commentò Ralph, e il suo pugno serrato si abbatté con forza sul volto dell’altro, che cadde a terra tenendosi il naso sanguinante. «Soddisfatto?»

Il ragazzo salì velocemente gli scalini, percorse il corridoio degli spogliatoi a passo di marcia e uscì sotto le luci accecanti della grande arena. Con uno sguardo veloce, capì di essere arrivato appena in tempo. Esattamente mentre Shanti svaniva e Akamy si sollevava in piedi, Kai crollò al suolo. Max corse immediatamente verso di lui, mentre Takao e Rei sembravano paralizzati sul posto, probabilmente troppo sconvolti per agire. Akamy si guardò intorno, tremando, e due grosse lacrime scesero da sotto la maschera, bagnandole il mento. Ralph si avvicinò velocemente a lei, suscitando ancora più stupore nei Bladebreakers. Afferrò la ragazza per la vita e la condusse verso il corridoio, aiutandola a percorrere il breve tratto di strada che li separava dall’entrata.

«Ralph?» lei lo fissò confusa.

«Mi ha mandato Valery» mormorò lui, e la ragazza si limitò ad annuire. Il tedesco fece un cenno a Max, l’unico in grado di reagire, e il ragazzo condusse i suoi compagni di squadra nello spogliatoio, seguendo Ralph. La loro uscita fu accompagnata dal silenzio generale del pubblico, rotto solo dai primi commenti che cominciavano a serpeggiare.

Il blader tedesco si chiuse la porta alle spalle, fece sedere tutti e chiese a Max di portare un po’ d’acqua per rianimare i suoi amici. L’americano, che si era caricato Kai sulle spalle, lo stese attentamente su una panca, poi annuì e scomparve nella stanza accanto. Ralph estrasse il cellulare dalla tasca digitò velocemente un numero e si portò il ricevitore all’orecchio.

«Andrew? Qui serve una mano, anzi, anche più di una: chiama gli altri. Sì. Sì, Gianni nell’arena, e Olivier qui. Sì, esatto, vai a dare un’occhiata da quelle parti. No, non intervenire in nessun caso. Ok, a dopo» il blader riattaccò, sbuffando; avevano molto lavoro da fare, e dovevano farlo in fretta. D’un tratto sentì un fruscio di vesti e vide che Akamy gli si era avvicinata.

«Scusa» mormorò con sguardo colpevole, chinando il capo.

«Tranquilla» rispose Ralph, carezzandole la testa. «Tu hai fatto la tua parte. Quello che è successo è stato solo un piccolo imprevisto… ora lascia che ci pensi io»

La ragazza annuì, leggermente rincuorata. Max tornò con l’acqua, ne distribuì a tutti e li incitò a bere; poi prese una pezza bagnata e cercò di risvegliare Kai, che si sollevò a sedere dopo pochi istanti.

«Akamy…» mormorò, e subito lei corse ad abbracciarlo, affondando il viso nell’incavo del suo collo. «Akamy…» ripeté lui, stringendola con forza.

«Sono qui…» sussurrò lei, carezzandogli la schiena per calmarlo. «Va tutto bene, Kai… sono ancora qui»

Rimasero abbracciati alcuni secondi, poi Kai si staccò e la fece sedere accanto a lui, stringendole la mano fra le sue. Fissò Ralph con sguardo interrogativo, e poi spostò l’attenzione su Takao e Rei, che lo fissavano con occhi assenti, e infine su Max, che stava facendo entrare proprio in quel momento un ragazzo bassino con folti capelli verdi.

«Olivier? Ralph? Che diavolo ci fate qui?» domandò allora, tanto per distrarsi.

«Bonjour, mon ami» lo salutò Olivier, sorridendo. «Siamo stati chiamati per darvi una mano, no? Avete sempre bisogno di qualcuno che vi cacci fuori dai guai!!!» esclamò, sollevando le braccia al cielo in un gesto teatrale.

Kai lo ignorò.

«Ralph, che ci fai qui?» ripeté.

Il tedesco lo fissò con i suoi occhi penetranti. «Valery ci ha chiesto di venire a controllare come andavano le cose, e darvi una mano se ce ne fosse stato bisogno… aveva un brutto presentimento, e non si sbagliava»

Il russo rimase qualche istante in silenzio, poi di voltò verso Takao e Rei che continuavano a comportarsi da vegetali.

«Bene, allora che ne direste di darci una mano riportando alla normalità, per quanto possibile, questi due idioti?» propose sarcastico. Il tedesco annuì.

«Lascia fare ad Andrew appena arriva… lui è più bravo di me in queste cose»

Kai sbuffò. «Ah, devo anche sopportare quello sbruffone? Perché nessuno mi ha avvertito di prepararmi un paio di settimane fa?»

«Grazie mille, Kai, è sempre un piacere rivedere gli amici»

Un ciuffo di scompigliati capelli castani fece il suo ingresso insieme a due vivaci occhi nocciola che sembravano ardere di vita propria, abiti stropicciati e trasandati e una ben nota fascia bordò intorno alla fronte.

«Speravo che mi concedessi qualche altro minuto di libertà» commentò Kai, ironico.

«Costernato» rispose l’inglese a tono, allungando una mano che Kai strinse con indifferenza.

«Benvenuto nel manicomio» lo accolse in russo, indicando con un cenno del capo i suoi inebetiti compagni di squadra.

«Sì, mi ricordo» rispose Andrew, sorridendo. «Ma non vedo il piccoletto… vi siete finalmente decisi a farlo fuori?»

Kai a quelle parole aggrottò le sopracciglia, fissò dubbioso prima Akamy e poi Max, e infine riportò lo sguardo su Andrew dopo aver collegato il “piccoletto” al professor Kappa.

Silenzio.

«Sai che se non me l’avessi detto non me ne sarei mai accorto?»

Andrew lo fissò alcuni istanti per capire se fosse serio o meno, poi scoppiò a ridere.

«Oh my God!! Deduco che fra voi c’è un legame di forte amicizia, eh?» commentò, scuotendo la testa esasperato.

«Il professore è rimasto in albergo per sistemare il beyblade di Takao e potenziarlo in vista dello scontro di domani» intervenne Max, sorridendo.

«Ah, ecco…» fu il commento interessatissimo di Kai, e Andrew scoppiò nuovamente a ridere.

«Lasciatelo dire, Kai, non vorrei mai essere nella pelle dei tuoi compagni di squadra… in caso di pericolo, avrei più probabilità di essere aiutato da una renna volante che da te!!!»

Anche Olivier si lasciò sfuggire una risatina, mentre Max commentava quanto fosse duro avere a che fare con il russo ogni giorno, e Kai lanciava occhiate gelide a tutti.

«Scusate…» la voce grave di Ralph fece voltare tutti verso di lui. «Abbiamo alcune cose da discutere di maggiore importanza dell’interesse di Kai per i suoi compagni di squadra, quindi direi che questa conversazione si può rimandare a dopo» gli altri si diedero un contegno e annuirono. «Bene. Andrew, com’è la situazione nello spogliatoio dei russi?»

L’inglese incrociò le braccia dietro la testa, assumendo un’espressione pensierosa. «Non ho potuto vedere molto perché sarebbe stato troppo rischioso, ma Vorkov è incazzato nero e se la stava prendendo soprattutto con Sergej per la sua incapacità… e a quanto pare non ha cambiato idea sul far scendere in campo Boris al prossimo turno, anche se non sembrava contentissimo nemmeno di lui… ma credo fosse troppo preoccupato dall’apparizione di Shanti per prestargli troppa attenzione»

Il tedesco assunse un’aria pensierosa, e cominciò a mangiucchiarsi il labbro inferiore, come faceva sempre quando rifletteva su qualcosa.

«Io continuo a chiedermi» esordì dopo un po’. «Perché Vorkov si ostina a voler far combattere Boris. C’è anche Ivan nella squadra, perché non lo sostituisce?»

Andrew scrollò le spalle. «Mah, Valery dice di conoscere la ragione, dice che uno come Vorkov non sostituirebbe mai Boris con Ivan in un evento così importante»

«Senza dubbio Boris è molto più forte e pericoloso di Ivan» intervenne Olivier, sedendosi sulla panca accanto ad Akamy. «Ma è anche vero che Vorkov non concede mai una seconda possibilità a chi fallisce»

«Già» concordò Ralph, annuendo.

«Temo che resteremo con il dubbio» commentò Andrew, facendo spallucce. «Di sicuro sopravviverò»

Un silenzio carico di pensieri e congetture scese sulla saletta, finchè un finto colpo di tosse non attrasse l’attenzione di tutti.

«Ehm… scusate il disturbo,» proferì Max. «ma non potreste risvegliare i miei compagni, intanto? Comincio un po’ a preoccuparmi…»

Olivier sorrise e Ralph fece un cenno eloquente ad Andrew per fargli capire che doveva occuparsene lui. L’inglese fissò i due ragazzi, e un sorriso sadico gli si dipinse sul volto.

«Certamente»

 

Quando furono finalmente tutti riuniti e calmi, con qualcuno un po’ ammaccato da Andrew, Akamy iniziò a parlare.

«E’ giunto il momento di darvi altre spiegazioni» esordì, giocherellando nervosamente con le mani. «Ma credo sia meglio partire dall’inizio»

Gli altri annuirono, mentre Ralph si alzò ed uscì silenziosamente dalla stanza.

«Allora» Akamy prese fiato. «Tutto è cominciato con Valery. Valery è una blader di eccezionale potenza, a cui è stato fatto un dono particolare: uno dei bit power naturali l’ha scelta come padrona, donandole la capacità di parlare con tutti i bit power»

I ragazzi la fissarono sorpresi e sconcertati.

«Forse dovresti spiegargli cosa sono i bit power naturali» suggerì Andrew, osservando divertito le facce perplesse.

«Hai ragione. Beh, è un po’ difficile da spiegare, ma i bit power naturali sono le creature più antiche di questo mondo. Sono sempre vissuti, da quando hanno memoria, fin dalla nascita della Terra. Ne sono inscindibilmente legati, e hanno poteri particolari rispetto ai normali bit power, che discendono da loro. Solitamente vivono nascosti in luoghi selvaggi e lontani dalla civiltà, e non si legano a nessun blader. E’ molto raro che un bit power naturale abbia un padrone e, quando succede, è sempre perché il bit power stesso si è sentito attratto da una determinata persona»

Akamy fece una pausa per lasciare ai suoi amici il tempo di elaborare quelle informazioni, poi proseguì.

«Valery ricevette questo dono e, dopo alcuni fatti che non posso ancora svelarvi, decise di usarlo per distruggere la Borg»

«Perché proprio la Borg?» intervenne Rei. «In fondo ci sono molte organizzazioni simili»

Akamy esitò un attimo.

«Beh, diciamo che ha… un conto in sospeso con Vorkov»

I ragazzi si guardarono sorpresi. Quindi era Vorkov il vero nemico di Valery, era a lui che stava puntando.

«Valery inizialmente cercò qualche blader piuttosto forte che potesse aiutarla, e ricco, per contrastare i maneggi economici di Vorkov. Fu così che conobbe Ralph»

Solo in quel momento si accorsero tutti che il tedesco non c’era più.

«Ehi, che fine ha fatto Ralph?» domandò Takao perplesso, guardandosi attorno.

«Credo sia andato a fare una telefonata» rispose Andrew scrollando le spalle, e il racconto riprese.

«Ralph e Valery iniziarono ad organizzare il loro piano: quando Vorkov avrebbe partecipato al campionato mondiale per conquistare il mondo, lo avrebbero definitivamente distrutto. Fu così che io venni informata del piano. Valery mi contattò, spiegandomi tutto nei dettagli e preparandomi ad intervenire quando ce ne sarebbe stato bisogno. Insieme a me e Ralph scelse altre due persone per aiutarla: Shanti e Boris»

«Boris???» tutti la fissarono sbalorditi, e lei sorrise.

«Aspettate, fatemi continuare. Boris era un suo amico d’infanzia di cui era sicura di potersi fidare, perché hanno sopportato dolori molto simili. Lo mise così accanto a Katrina, per controllarla e impedirle di creare problemi seri. Shanti, invece, è la sua migliore amica, il suo braccio destro»

«Ma non è normale!» esclamò Takao. «Sa usare una specie di magia… chi diavolo è??»

Akamy scosse la testa.

«Ancora no, Takao, mi dispiace… tutto ciò che riguarda Shanti è misterioso e complicato, e non mi è concesso rivelarlo. Comunque poi il resto lo sapete; io sono venuta da voi, come mi era stato ordinato, e adesso avete scoperto il mio segreto»

Il silenzio cadde nella stanza, insieme all’imbarazzo generale.

«Potete farmi tutte le domande che volete su di me… vi risponderò. Ma il mio tempo con voi è quasi scaduto; adesso che anche Vorkov conosce la mia vera identità sono troppo vulnerabile in questa forma»

Ci fu di nuovo silenzio per qualche minuto, tutti sembravano persi nei propri pensieri. Poi iniziarono le domande.

«Ci avevi detto, quando ti abbiamo conosciuta, che non potevi toglierti la maschera, né spiegarci il suo significato; perché?»

Akamy sorrise.

«Bella domanda, Rei; beh, la maschera è ciò che mi permette di assumere sembianze umane. Se la togliessi, tornerei immediatamente ad essere l’Aquila Rossa»

«Ma Kai sapeva già qual era la tua identità, giusto?»

«Sì, ovviamente. Non potevo certo far finta di niente con lui, si sarebbe accorto che la maggior parte del tempo l’Aquila Rossa non era nel suo bey»

«Ma è stata Valery a donarti la capacità di assumere sembianze umane o è un potere che hanno tutti i bit power?»

A questo punto Akamy si fece più seria.

«Ecco, è un discorso un po’ complesso… in realtà tutti i bit power possono assumere il loro corrispondente aspetto umano, ma non è un potere da usare alla leggera; di media un bit power può restare umano per due giorni, poi deve tornare al suo aspetto originale e restarci per una settimana, prima di potersi trasformare di nuovo»

«E che succede se non lo fa?»

Ci fu un attimo di silenzio.

«Resterà un essere umano per il resto della sua vita»

I ragazzi sgranarono gli occhi.

«E’ davvero possibile che avvenga una cosa del genere?»

Un’ombra di tristezza passò sul viso di Akamy.

«Sì… ma quando succede il bit power non ricorda più nulla del suo passato; la sua memoria si cancella, sostituita con falsi ricordi»

«Vuoi dire che ci sono persone che vivono fra noi che in passato erano bit power?? Ma così lo potrebbe essere chiunque!!!» esclamò Takao, guardandosi intorno come aspettandosi di vedere un bit power saltare fuori dal nulla e diventare un umano davanti ai suoi occhi. Akamy lo riportò alla realtà.

«No, non potrebbe esserlo chiunque. I bit power decaduti – così vengono chiamati – sono persone che hanno perso qualsiasi legame con il proprio passato; ne hanno un ricordo sfocato, e pensano di aver perso tutte le persone care della propria infanzia. E’ difficile da spiegare… si ritrovano da soli in paesi sconosciuti, senza nessuno a cui chiedere aiuto o conforto. Quasi tutti muoiono di stenti o uccisi da qualche malvivente di notte, oppure si suicidano»

Un silenzio orripilato li avvolse.

«Mio Dio…»

«…ma è terribile…»

«Poveri bit power…»

«…dev’essere un destino orribile…»

All’improvviso Rei scattò in piedi, pallidissimo, facendo sussultare tutti gli altri.

«Akamy!!!» gridò. «Ma allora tu…!!»

Gli altri blader si voltarono di colpo, gli occhi spalancati. Akamy sorrise, rassicurandoli.

«State tranquilli; è vero, dovrei essere un bit power decaduto ormai, ma, come vi ho già spiegato, Valery possiede un bit power naturale che, con i suoi poteri, ha potuto prolungare il mio tempo di scadenza»

Un sospiro di sollievo si diffuse tra i ragazzi, e Rei si risedette. Akamy sentì Kai stringerle la mano.

«Che bit power ha Valery?» le chiese guardandola dritta negli occhi.

La ragazza sorrise impercettibilmente. «Vedrete» tutti si scambiarono sguardi curiosi, ma si trattennero dal chiedere altro. Akamy si alzò. «Beh, se le domande sono finite direi che possiamo andare a prepararci per lo scontro di domani» i blader annuirono. «Takao, devo darti alcune informazioni: domani tu affronterai Boris, ma non devi preoccuparti… vedrai, sarà una passeggiata»

«Vuoi dire che è piuttosto debole?» domandò Takao senza capire.

«No, voglio dire che lui è dalla nostra parte. Fingerà di combattere con tutte le sue forze, ma ti farà vincere con relativa facilità»

Takao sbuffò e incrociò le braccia. «Uffa!!!! Ma perché deve toccare proprio a me??!! Finalmente siamo alla finale del campionato del mondo e io devo lottare per finta!!!»

«Non fare il bambino, Takao» intervenne Kai acidamente. «Quei blader sono tutti fortissimi, io non ci credo che riusciresti a batterlo così facilmente»

«Ah sì? Spero proprio che Boris si dimentichi di essere dalla nostra parte, allora!!!!» esclamò il giapponese, facendo ridacchiare Akamy.

Andrew e Olivier uscirono silenziosamente dalla stanza, salutandosi con un gesto e prendendo  direzioni opposte lungo i bianchi corridoi dello stadio.

 

Nel corridoio la luce era forte e biancastra, fastidiosa. L’inglese camminava svelto, e i suoi passi risuonavano sulle sbiadite mattonelle azzurrine del pavimento. Svoltato il quarto angolo incontrò finalmente la persona che stava cercando.

Ralph lo fissò inespressivo. «Hanno finito?» domandò. Andrew annuì. «Bene, possiamo andare allora. Valery ci aspetta»

«Olivier sta raggiungendo Gianni; ha detto ci vorrà un po’ per riferire il messaggio di Valery a Boris. Speriamo bene…»

«Olivier e Gianni sapevano a cosa stavano andando incontro quando hanno accettato» Ralph si passò una mano fra i capelli, nervoso. «D’accordo. Continuiamo a tenere d’occhio Vorkov, temo che possa riservarci qualche sorpresa»

Andrew annuì in silenzio.

«E… incrociamo le dita. Per tutti»

 

«Bene, Signore e Signori, si dia inizio al secondo incontro della finale del torneo mondiale di Beyblade!!! Ecco Takao Kinomiya, per i Bladebreakers, contro Boris Huznestov, dei Demolition Boys!!»

 

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Vi ricordate ancora qualcosa, sì? Non ditemi di no T__T Purtroppo questo è solo un capitolo di passaggio, per spiegare qualcosa, ma d’ora in poi saranno un susseguirsi di colpi di scena!!! Siete pronte?? xD davvero, mi sono fatta il calcolo e ho visto che concluderò al capitolo 28 (ancora altri 10??? O__o), sforando al massimo massimo di uno… quindi non disperate!!!

 

medea90: ciao cara!!!! Tranquilla, anche le recensitrici saltuarie fanno piacere (io per prima lo sono XD) scusa ancora per il ritardo, spero che la confusione non si sia dileguata trasformandosi in cenere^^’’’’ per questo ho messo il riassunto… per qualunque cosa comunque chiedi pure sono a disposizione^^ grazie della recensione, un bacio!

 

lexy90: mi sa che ti ho delusa T__T perdonooooo… ho passato tutto l’anno a studiare e sono pure uscita con due debiti T__T che cosa brutta T___T comunque mi sono messa in testa che entro le vacanze finirò la ficcy, quindi non disperare che questo significa che potrei farcela entro Natale!! XD il problema è che scrivo capitoli troppo lunghi… mi faccio prendere la mano ed inizio ad aggiungere dettagli su dettagli!!! Spero che continuerai a seguirmi comunque T___T bacione!!! Ps. ho già dei video su youtube se vuoi, cerca “khorayn”^^

 

Sybelle: grazie della lode *-* spero di essermela meritata anche in questo capitolo, e spero si siano capite un po’ più di cose^^’’’ mi fa piacere di essere riuscita a sorprendere così tanto con la rivelazione su Akamy!!! ^__^ grazie della recensione, bacio!!!!

 

Violet_Rose: eccomi qui!!! (ebbene sì, non sono morta XD) sono felice di avervi scioccato, in fondo quello è il mio compito U.U XD fatemi sapere che ne pensate anche di questo chappy e se le cose sono un po’ più chiare… baci!!!!!

 

Nissa: felice che tu abbia apprezzato l’azione in più^^ in quanto a “movimento”, l’anime lascia un po’ a desiderare… troppo per bambini^^’’’’ XD per fortuna ci pensa la sottoscritta a rendere la cosa molto movimentata… forse anche troppo XD Kai doveva perdere, altrimenti non mi funzionava il resto del torneo U.U poi vedrai perchè^^ e comunque mi è servito anche a svelare l’identità di Akamy, che sennò non sapevo come tirare fuori XD dammi un tuo parere anche su questo chappy!!! bacio!!

 

Keila91: sono io quella onorata di essere tra le tue fic preferite^^ (spero di esserci ancora… T___T) sono felice di averti sbalordita con questa bella rivelazione^^ e vedrai quanto altro vi aspetta!!!!!!! ^__^ kiss!!

 

Aphrodite: quanti complimenti tutti in una volta *-* grazie mille, mi fa davvero piacere che la mia storia piaccia così tanto (anche se ci metto secoli ad aggiornare T__T) comunque wow, sei la sola che non è rimasta così sconvolta dalla rivelazione su Akamy!!! Fammi sapere se hai altre idee… sono curiosa di vedere fino a dove riuscirò a sorprenderti!!! (e se ci riuscirò O__o) 1 bacio!!!!!!!!!!!!

 

Padme86: eh no, le ideine che si fanno strada io le voglio sapere >.< me curiosa!!! (ammesso che ci siano ancora e non si siano totalmente volatilizzate nell’enormità di tempo trascorsa… T____T) grazie dei complimenti, sono felice che il capitolo ti sia piaciuto!! Dimmi che ne pensi di questo^^ kiss!!!!!

 

Iria: tutte bit power, dici? Naaa… non è del tutto esatto (ehi, ma così ti sto dando un indizio!!! Vabbè, farò un’eccezione per stavolta… :P) grazie per i complimenti, me felice che gli scarabocchi che tiro giù piacciano *-* XDXD 1 bacio, fammi sapere che ne pensi anche di questo chappy!!!!

 

lunetta caduta nel pozzo: so di essere cattiva, ma più che per la fine con il fiato sospeso dei capitoli direi per il tempo mostruoso di aggiornamento… perdonooooo T___T comunque grazie, essere definita la regina dei colpi di scena fa sempre piacere ^___^ e vedrai come ti stupirò con i prossimi capitoli!!!! 1 bacio!!

 

eagle fire: wow, mi hai commentato addirittura quattro capitoli di fila *-* me commossa *-* e felice di aver mandato le tue fantastiche teorie a farsi friggere XD ma lo sai che sono sadica *mwahahahah* XD grazie dell’appoggio, e non preoccuparti per i ritardi (guarda me T_T) 1 bacione!!!!!!!!!

 

Saruwatari_Asuka: temo mi sia sfuggita la parte dell’ “aggiorna presto”…^^’’’’ perdono T___T benvenuta, è sempre un piacere accogliere nuove seguaci!!!! (meglio note come recensitrici… XD) sono felice che la storia ti piaccia, spero che continuerai a seguirla ora che ho ripreso ad aggiornare!! Non sparirò più, promesso!!! 1 bacio, e grazie per i complimenti!!^^

 

Mamma che faticaccia!!!! Ma posso farcela, ne sono sicura!!!! Ora manca la parte più bella, quella che a me piace di più *-* vedrete, vedrete cosa ho in serbo per voi!!!!! Mwahahahah!!!!! E intanto, nell’attesa, commentate XD

Bacio!!!!!!!!!!

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Capitolo 19
*** Secondo round di finale: Takao vs. Boris - primo e secondo match ***


Ma si leggerà qualcosa se scrivo con questo colore

CAPITOLO REVISIONATO IL 7/01/12

 

 

Wow, aggiornamento lampo!!!!! Contenti??? ^___^ Stavolta sono stata brava!!!!!! xD Questo capitolo è parecchio lungo, spero non sia un problema! Ho dovuto spezzare il secondo round perché tre incontri con i rispettivi intermezzi vogliono il loro spazio xD Il beyblade di Boris l’ho inventato di sana pianta, visto che ricordavo pochissimo del cartone… solo che l’ho creato troppo forte, e mi sono dovuta scervellare per trovare il modo di batterlo!! xD Sono senza speranze, lo so!!! :P  La storia inizia (vagamente) a districarsi… ma ecco i problemi dell’ultimo momento!! (come sempre xD) Questo e il prossimo capitolo saranno piuttosto movimentati… soprattutto il prossimo!!!! Spero gradirete^^ A voi il chappy, fatemi sapere che ne pensate!!!!

 

 

Capitolo XIX –  Secondo round di finale: Takao vs. Boris – primo e secondo match

 

La folla acclamante rimbombava nelle orecchie dei due blader mentre prendevano posto davanti all’enorme beyblade stadium. Takao osservava circospetto il suo avversario; i conti non gli tornavano, sembrava troppo cattivo per poter essere dalla loro parte come aveva detto Akamy.  E comunque, se la ragazza aveva detto il vero, l’avversario non poteva certo lasciarlo vincere così facilmente senza farsi scoprire da Vorkov. Boris aveva un ghigno sadico dipinto sul viso e gli occhi scintillavano come quelli di un predatore che si prepara ad attaccare pregustando il suo pasto. Takao deglutì.

«Pronti!»

Il capitano dei Bladebreakers estrasse caricatore e beyblade; non c’era tempo per le esitazioni, con quello scontro si sarebbe deciso se la sua squadra restava ancora in gioco o se sarebbe stata definitivamente eliminata dal torneo. Doveva vincere a tutti i costi.

«In posizione!»

I due blader si sistemarono con i caricatori a mezz’aria sopra il campo, che venne lentamente scoperto: una distesa di roccia con numerosi pinnacoli alti e sottili. Takao strinse la presa sul caricatore. Doveva stare ben concentrato e combattere al meglio. Non si fidava di quello che gli aveva detto Akamy, Boris non poteva essere neanche lontanamente debole, e per quanto riguardava l’alleato… bah.

«Tre!»

Sentì una goccia di sudore scivolargli lungo la tempia. Cavoli, era tutto nelle sue mani!!

«Due!»

Beh, quasi tutto… la vera sfida sarebbe stata quella fra Yuri e Valery. Ma per arrivarci lui doveva vincere, doveva.

«Uno!»

Era il momento, ora contavano solo i beyblade e l’avversario davanti a lui, nient’altro.

«Lancio!»

«Vai Dragoon!!!»

«Falborg!!!»

I due beyblade schizzarono dai loro caricatori, lanciandosi sul campo sterrato e iniziando un giro sfrenato l’uno alla rincorsa dell’altro.

“Devo studiare le sue mosse e pensare ad un piano per contrattaccare” pensò Takao, osservando con attenzione il beyblade avversario. D’un tratto notò qualcosa di strano; Falborg era costruito in modo diverso rispetto ai beyblade che era abituato a vedere: aveva l’anello d’attacco estremamente sottile e acuminato, e troppo largo. Un simile squilibrio lo rendeva difficilissimo da controllare, ma portava sicuramente numerosi vantaggi nell’attacco; il corpo sotto l’anello d’attacco non era molto alto, per questo Falborg risultava più basso di qualsiasi altro beyblade ordinario, compreso Dragoon. Tutto ciò significava che per colpirlo Takao sarebbe stato costretto a sferrare attacchi solo con il bey inclinato, rischiando sempre di perdere stabilità; inoltre doveva colpirlo di sorpresa, altrimenti quell’anello di attacco lo avrebbe falciato facilmente.

Dopo aver fatto i suoi calcoli, Takao passò all’attacco, e Boris rispose immediatamente; Dragoon fu sbalzato fuori dal campo con una velocità impressionante, decretando la vittoria dei Demolition Boys. Il giapponese fissò senza parole il suo bey a terra, cercando di ricostruire quello che era appena successo. Lo prese in mano e, osservandolo, notò numerosi tagli superficiali. Ma Falborg aveva lanciato un solo attacco; com’era possibile? A meno che non nascondesse delle lame segrete… ma era un bey così piccolo! Le lame sarebbero dovute essere sottilissime… e poi la velocità!! Era qualcosa di fuori dall’ordinario, senza dubbio.

Con questi pensieri tornò alla panchina dei suoi amici, ma non ricevette la meritata attenzione; tutti sembravano preoccupati da qualcos’altro.

«Ehi, ragazzi, che succede?»

Max si voltò verso di lui, preoccupato. «Takao, mi dispiace tanto per la sconfitta…»

Il giapponese scosse la testa e sorrise. «Tranquillo, era solo un riscaldamento: il prossimo scontro non mi sfugge!! Piuttosto, che è successo qui?»

Max si passò una mano tra i capelli e sospirò. «Ma che ne so… quando Boris ti ha attaccato Akamy è saltata su gridando “oddio!” ed è scappata via senza dire nulla a nessuno. Aveva un’espressione terribile sul volto… sembrava disperata. Boh!»

Takao posò nuovamente lo sguardo sul beyblade mezzo tagliuzzato. «Ragazzi, devo parlarvi» mormorò, mentre il suo cervello iniziava ad elaborare una strategia azzardata ma che, forse, era l’unica soluzione.

 

«Ralph!!!! Ma che diavolo è successo???» il tedesco si voltò verso un’Akamy trafelata che lo fissava sconvolta.

«Di che parli?»

«Di Boris!!!!»

«Ma…» Ralph la guardò sconcertato. «Gianni e Olivier non ti hanno dato il messaggio?»

«Messaggio? Che messaggio?»

Il blader si passò una mano sul volto, distrutto. «Oddio, li hanno presi…»

«Chi??? Ralph, che diavolo sta succedendo???» Akamy aveva quasi le lacrime agli occhi, e respirava affannosamente.

«I russi hanno preso Gianni e Olivier!!!» esplose il tedesco, alzandosi con uno scatto rabbioso dalla sedia. Akamy si portò le mani alla bocca, sconvolta. «Oh mio dio…»

«E non è tutto» continuò il ragazzo. «Dovevano portarvi un messaggio di importanza fondamentale»

Akamy lo fissò tremando, terrorizzata da ciò che lui stava per dirle. Aveva un presentimento orribile…

«Boris è stato manipolato»

La ragazza emise un singhiozzo strozzato e si accasciò a terra. Ralph chinò il capo.

«E… Valery… lo sa?» chiese lei con la voce spezzata.

«E’ stata lei a darci il messaggio…»

Akamy chiuse gli occhi e si passò una mano fra i capelli umidi di sudore. Poi si rialzò lentamente, il volto asciutto e le gambe ferme. Dopotutto, era pur sempre l’Aquila Rossa. E molte cose dipendevano da lei, ora.

«Ralph» il tedesco si voltò. «Siamo nei casini. La situazione sta precipitando e Valery non può aiutarci. Dobbiamo cavarcene da soli»

«Ma Takao… ha bisogno del nostro appoggio» rispose il tedesco, titubante.

«Takao è un ragazzo in gamba» ribatté Akamy, decisa. «Se la caverà. Noi ora abbiamo un altro compito, e Kai ci darà una mano»

Ralph annuì. «Liberiamo Gianni e Olivier?»

Un lampo corse negli occhi azzurri di Akamy, l’unica parte lasciata visibile dalla sua splendida maschera.

«Esattamente»

 

«Takao, ma sei sicuro delle analisi che hai fatto?» domandò Rei, in piedi a braccia incrociate sullo stipite della porta. Il giapponese annuì.

«Sì, sono confermate anche dai dati che ho raccolto io» intervenne il professor Kappa, ticchettando veloce sui tasti della sua tastiera.

«E allora come ne usciamo?» domandò Max, sporgendosi per dare un’occhiata allo schermo.

«Ecco… io avevo pensato di provare una cosa» i ragazzi si voltarono verso Takao. «Professore, puoi modificare il mio anello d’attacco entro domani?»

Il ragazzino annuì. «Sì Takao, ma non avrai il tempo di abituarti ad usarlo, un bey del genere!»

Il giapponese strinse i pugni. «Lo so, ma… che altro posso fare??»

«Ad esempio potresti utilizzare il cervello» si voltarono tutti verso Kai, sdraiato con noncuranza sul letto della stanza d’hotel che gli era stata riservata.

«E come?» ribatté Takao sarcastico. «Sentiamo, signor intelligentone!!»

Kai si tirò su a sedere e lo freddò con lo sguardo. «Qual è il punto debole di quel beyblade, scemo?»

Il giapponese lo fissò senza capire. «Ehm… boh?»

«Ti sei concentrato solo sui suoi punti di forza, senza pensare minimamente a cercare il suo lato vulnerabile. Per fortuna l’ho fatto io» il ragazzo si alzò dal letto, dirigendosi al tavolo dov’era poggiato Dragoon e prese in mano il bey. «Vedi Takao, un beyblade di quel tipo è difficile da attaccare lateralmente; forse ti converrebbe provare con degli attacchi dall’alto, no?»

«Ovvero?»

«Ovvero, testa dura… hai mai notato quei lunghi pinnacoli nel campo?»

Il volto di Takao si illuminò. «Dici di usarli come trampolino per degli attacchi dall’alto?»

«Esatto»

In quel momento bussarono alla porta. Era Akamy.

«Kai, vieni con me; ti devo parlare» il russo la raggiunse subito, lanciando Dragoon nelle mani di Takao.

«E se proprio lo devi modificare, zucca vuota, fallo rinforzare l’anello d’attacco… più spesso è, più sarà difficile che le lame di Falborg lo tagliuzzino come uno spezzatino»

Il giapponese annuì e sorrise, facendo il segno della vittoria a Kai. «Grazie amico!!»

«Vedi di non perdere, testone» rispose il ragazzo, sparendo poi oltre la porta insieme ad Akamy.

 

«Sono carini, vero?»

Katrina lo fissò scocciata. «Sì, sì, carini e divertentissimi» rispose sarcastica. «Ora posso andare?»

Vorkov non la ascoltò minimamente, perso a digitare qualcosa sul computer. I due ragazzi incatenati davanti a lui urlarono per una forte scossa elettrica che gli pervase il corpo.

«Allora, che ne dite di parlarmi un po’ di questa Valery?» li invitò Vorkov con voce melliflua, mentre un ghigno sadico si apriva sul suo volto.

«Mai!!!! Piuttosto la morte!!!!» sputò uno dei due, guardandolo con odio. Katrina si ritrasse maggiormente nel cappuccio che le celava il volto e distolse lo sguardo. Che gusto c’era a torturare due ragazzini con tutti quei macchinari? Se fosse stata una sfida a beyblade, quella sì che le sarebbe piaciuta. Ma così… era solo una scomodissima perdita di tempo.

«Tranquillo, caro il mio francesino, la morte la sperimenterete molto presto… se continuerete a rifiutarvi di parlare»

Ci furono altre urla e nuovi lampi squarciarono la stanza. Katrina si alzò con uno sbuffo. Il mantello le ricadde intorno coprendo alla perfezione il suo corpo agile e muscoloso. Così, totalmente ammantata di nero, era un’ombra invisibile in quel buio. Sgattaiolò silenziosamente fuori dalla stanza, stufa di tutta quella perdita di tempo. Doveva cercare Boris; era scomparso dopo il primo match dell’incontro con Takao.

 

«Signore e Signori, eccoci qui al secondo incontro fra Takao Kinomiya e Boris Huznestov!!! Vi ricordo che se il blader russo riuscirà a conquistare il punto per la propria squadra i Demolition Boys avranno ufficialmente vinto il torneo mondiale di beyblade!!!! Se invece sarà il giovane Takao a strappare la vittoria, la sfida sarà ancora aperta!! Ce la faranno i Bladebreakers a restare in gioco? Per scoprirlo diamo inizio al prossimo match!!! I giocatori sono pregati di scendere in campo!!»

Takao e Boris si posizionarono nuovamente ai bordi del campo, come il giorno prima. Ma stavolta Takao era sicuro della sua strategia e della sua forza.

I beyblade sfrecciarono con forza al grido “lancio!” e iniziarono a rincorrersi sul campo roccioso.

«Vai Dragoon!!!» Takao non perse tempo per constatare se la sua strategia era vincente o no. Il beyblade accelerò e, presa la rincorsa, salì sul pinnacolo roteando forsennatamente; giunto in cima si lanciò sull’avversario, colpendolo in pieno.

«Evvai!!!!»

«Falborg!!!» Boris guardò stizzito il proprio beyblade vacillare e riprendere l’equilibrio pochi istanti dopo. «All’attacco!!!!» ma Takao era pronto: Dragoon iniziò uno slalom velocissimo fra gli alti pinnacoli, ostacolando l’attacco di Boris. Piuttosto che respingerlo aveva deciso che era decisamente meglio evitarlo. Un paio di volte il russo riuscì comunque a colpirlo, ma furono ferite superficiali. Takao invece ripeté il suo attacco dall’alto per tre volte; una fallì, ma le altre due colpirono il bersaglio rendendo Falborg instabile. Mentre Boris imprecava contro il suo beyblade Takao non perse tempo: con uno scatto velocissimo in cui mise tutte le sue forze colpì Falborg diagonalmente, sbalzandolo fuori dal campo.

«Sììììì!!!!»

Dalla panchina dei Bladebreakers si alzò un urlo raggiante, e Max corse ad abbracciare l’amico.

«Grandissimo Takao, ce l’hai fatta!!! Good job!!»

Tra le acclamazioni del pubblico Takao rientrò nello spogliatoio con i suoi amici, mentre gli occhi gelidi di Boris lo seguivano pieni d’odio.

 

«Takao sei stato bravissimo»

«Grazie Akamy!!»

Kai gli diede un pugno amichevole sulla spalla. «Bravo testone. Per fortuna sei riuscito a sfruttare quel momento in cui Falborg ha vacillato, altrimenti non sarebbe stato così facile»

Takao esibì un sorriso a trentaquattro denti.

In quel momento entrò Ralph. «Complimenti Takao; Akamy, siamo pronti»

Lei annuì. «Ok, aspettami fuori» il ragazzo uscì.

«Pronti?» domandò Rei. «Per cosa?»

«Ascoltatemi ragazzi, devo dirvi alcune cose e darvi un po’ di istruzioni» i bladers di fecero attenti. «Qualcosa è andato storto nei nostri piani, e Gianni e Olivier sono stati catturati»

«Che cosa???»

«State calmi!! Io, Kai, Ralph e Andrew andremo stanotte stessa a liberarli» i ragazzi si ribellarono.

«E’ troppo pericoloso!!!»

«Vogliamo venire con voi!!!»

«E se dovessero catturarvi??»

«Non possiamo semplicemente denunciarli??»

«Ragazzi, basta!!!» tutti ammutolirono all’istante. Akamy li guardò uno per uno e riprese la parola. «Andremo noi quattro perché sappiamo come muoverci. Non ci prenderanno, state tranquilli. Voi dovete concentrarvi sull’incontro di domani» fissò il suo sguardo su Takao. «Mi raccomando, è tutto nelle tue mani» il ragazzo annuì. Akamy estrasse dalla tasca un oggetto e lo porse a Takao. «Valery ti manda questo» mormorò.

Sulla sua mano splendeva un anello d’attacco bianco piuttosto massiccio. Takao lo prese in mano e spalancò gli occhi.

«Mamma mia!!! Ma di cosa è fatto??»

«E’ in acciaio» rispose Akamy. «Ti rallenterà un po’, ma resisterà maggiormente alle lame di Falborg. Anche se oggi l’hai evitato il tuo bey è rimasto comunque danneggiato»

Takao annuì. «E’ vero, ma non so se posso permettermi un calo di velocità»

Akamy gli mise una mano sulla spalla. «Takao, oggi Boris ti ha sottovalutato. Non ripeterà l’errore una seconda volta. Finora ha mostrato solo un terzo della sua potenza, e credimi se ti dico che non potresti mai competere con lui in quanto a velocità»

Takao ridacchiò. «Sarà bello provarci!» esclamò, sicuro di sé.

Akamy si rabbuiò, ma non disse nulla; si limitò a fare cenno a Kai di andare, ma questo non si mosse. Fissò Takao profondamente. «Ascoltami, Takao» il giapponese si fece attento. «Boris finora ha combattuto normalmente. Domani non lo farà. Io conosco il suo potere, lui è in grado di colpire direttamente il blader piuttosto che il suo beyblade. Devi usare il Drago Azzurro, altrimenti non lo batterai mai. E quegli attacchi dall’alto lasciali perdere»

«Cosa?! Ma mi hanno fatto vincere, oggi!!»

«Takao! Boris domani sarà totalmente diverso, non potrai combatterlo come hai fatto oggi. Lo capisci?»

Takao chinò il capo, per poi rialzarlo di scatto. «E con cosa dovrei combatterlo, allora?»

Kai sorrise appena, poi si voltò per raggiungere Akamy, ferma sulla soglia.

«Con la forza della tua determinazione»

Il giapponese rimase basito a fissare il compagno che afferrava la maniglia per chiudere la porta dietro di sé. «Aspetta!!» l’urlo di Rei lo bloccò a pochi centimetri dalla chiusura. Il cinese aveva un’espressione sconcertata e incredula, come se si fosse appena ricordato di una cosa estremamente importante. «Akamy, ma… Boris non era dalla nostra parte?» domandò.

Sulla stanza calò il silenzio. Il viso della ragazza si fece scuro come non l’avevano mai visto, e il suono uscì dalle sue labbra in un sibilo amaro.

«Rei… è questo il problema»

 

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Wow, che suspence!!!!!! Il prossimo capitolo si preannuncia proprio pieno d’azione, eh? Infatti sarà difficilissimo scriverlo T__T XD ma se tutto va secondo i piani (e dovrebbe XD) inizierò a scriverlo oggi pomeriggio, quindi non dovrebbe tardare molto… mi ci sto mettendo sotto perché devo finirla entro l’estate, altrimenti con l’inizio del quinto potete anche dimenticarvi di me XD E ora rispondiamo alle recensioni (grazie, mi seguite ancora!! *-*):

 

Violet_Rose: visto? Stavolta non mi sono fatta aspettare per secoli!!!!! ^__________^ sono molto fiera di me stessa!!! XDXD come avete visto avevate ragione, battere Boris non è stato poi così facile… ma c’è una motivazione dietro, e nel prossimo chappy la scoprirete!!! Grazie della recensione, 1 bacio!!!^^

 

eagle fire: nuuuuuu, come puoi abbandonarmi per due mesi??? T_______T tranquilla, la continuerò velocemente!! (le ultime parole famose XD) scherzi a parte, c’è anche la possibilità che quando tornerai la troverai finita… (seeeeee XD) ti aspetto per stupirti con le ultime rivelazioni!!! Buone vacanze^^ ciau!

 

Saruwatari_Asuka: come vedi stavolta non vi ho fatto aspettare tanto!! ^_________^ scommetto che ti eri già rassegnata a leggere un capitolo ogni sei mesi XDXD per quanto riguarda la situazione di Boris, come vedi è un po’ complicata… ma nel prossimo capitolo si scoprirà cosa diavolo è successo!!^^ e come vedi sì, Takao non se la passa bene a combattere contro Boris… e il nostro amico russo non ha ancora dato il meglio di sé!!! Kiss

 

Lunetta caduta nel pozzo: ciao!! Mi dispiace per l’account, ma sono contentissima che continui a seguire la ficcy!! *-* ancora scusa per il ritardo, come vedi stavolta non mi sono fatta attendere così a lungo^^ hai ragione, il bit power di Valery sarà splendido, vedrai!! Fammi sapere che ne pensi anche di questo chappy, 1 bacio!!

 

lexy90: cattiva!!!! T________T felice che ti piacciano i dettagli… anche perché la storia è fatta soprattutto di quelli^^’’’’ e per le rivelazioni ormai ci sarà qualcosina in ogni capitolo… e vedrai come ti stupirò con i prossimi!!! Non vedo l’ora!!! Mwahahahaha!!! XD e comunque la finirò prima del 2012!! >.< XD bacio!!!!

 

Sybelle: grazie del perdono *-* come vedi si inizia a capire di cosa parlavano Ralph e Andrew… anche se questo si chiarirà del tutto solo nel prossimo chappy! Sono contenta che ti piaccia il legame fra Akamy e Kai, è strano anche per me… O__o XD ma ancora non si è scoperto tutto tutto su questo legame… *con aria misteriosa* vedrai!!!!!^^ 1 bacione!!!

 

Per ultimo vorrei poi ringraziare tutti quelli che hanno messo la mia storia fra le preferite:

 

1 - Aphrodite
2 - C18_the_best
3 - EleIvanov
4 - Keila91
5 - kikka89
6 - lexy90
7 - LINPHEA
8 - lunetta caduta nel pozzo
9 - Nissa
10 - Owarinai yume
11 - Padme86
12 - Saruwatari_Asuka
13 - Sybelle
14 - Violet_Rose

 

Grazie mille a tutti, ci vediamo presto (promesso)!!!! 1 bacio!!!!!!!!!!

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Capitolo 20
*** Secondo round di finale: Takao vs. Boris - Terzo match ***


X

CAPITOLO REVISIONATO IL 7/01/12

 

 

Penso che sia superfluo dirvi quanto mi sento in colpa per questo ritardo MOSTRUOSO, ma sono in quinto liceo ed è stata davvero dura arrivare fin qua… non vedo l’ora di fare l’esame T__T e finalmente sarò libera!!!!!! *-*

Comunque, sono riuscita a ritagliarmi ogni tanto un po’ di tempo e ho finalmente portato a compimento questo capitolo. Inoltre sono stata rallentata molto da un’altra storia che sto scrivendo, una parodia sui miei compagni di classe (me inclusa) ambientata in un mondo fantasy; per fortuna l’ho quasi conclusa, così non avrò più ostacoli XD

Immagino però che dopo tutto questo tempo non vi interessi leggere le mie ciance, perciò vi lascio subito al cap!! 1 bacio a tutti e scusate se non rispondo alle vostre recensioni, ma davvero non ce la faccio T___T

 

 

Capitolo XX –  Secondo round di finale: Takao vs. Boris – terzo match

 

«Signore e signori, eccoci all’ultimo match del secondo incontro della finale, che vedrà Takao Kinomiya contro Boris Huznestov per la terza volta!! I due blader hanno conquistato un punto a testa, quindi il risultato di questa sfida determinerà la squadra a cui verrà aggiudicata la vittoria del secondo round della finale!!! Mettetevi comodi sulle tribune, mentre chiamo i due sfidanti a scendere in campo!!!!!!»

 

Un figura scura guizzò inosservata sotto le mura. Osservò con circospezione la zona intorno a lei, cercando tracce di nemici; confermato che il terreno era sicuro fece cenno ai compagni di raggiungerla. Altre tre figure ammantate di nero sgusciarono dall’ombra e raggiunsero la piccola porticina nascosta dietro un gruppo di arbusti.

«E’ chiusa con un lucchetto» sussurrò la prima figura. Uno dei compagni annuì e si fece avanti. Posò le mani sul lucchetto che tratteneva una pesante catena e mormorò qualcosa di indistinguibile; una fievole luce rossa si diffuse dai palmi aperti e il lucchetto si sciolse a poco a poco sotto quel calore. I quattro si intrufolarono silenziosamente e accostarono la porta dietro di loro. Il buio li avvolse, ombre su ombre.

«Da questa parte»

 

«Vai Dragoon!!!!»

«Distruggilo, Falborg!!!!»

La sfida era iniziata più accesa che mai, e Takao aveva notato subito la differenza: la potenza che Boris stava impiegando era almeno tre volte superiore a quella usata negli altri scontri, ma il ragazzo non si scoraggiò. La sua determinazione era di gran lunga superiore.

Sferrò una serie di attacchi concatenati, usando il massimo della velocità, ma Falborg li schivò tutti senza problemi. Takao ringraziò l’anello di attacco di Valery, che lo stava salvando dal finire sminuzzato come uno spezzatino. Si concentrò, osservando il bey di Boris volteggiare leggero e rapidissimo lungo il campo, schivato a fatica da Dragoon. Ci doveva essere una soluzione.

“Pensa” si disse. “Pensa a cosa farebbe Kai al tuo posto. Pensa”

 

Le quattro figure guizzavano veloci lungo i corridoi vuoti e silenziosi. Kai li guidava agilmente, senza esitare mai di fronte ad un bivio. Vorkov poteva aver portato Gianni e Olivier solo in due posti: al laboratorio, o nelle prigioni. O nella sala delle torture, ma pregava con tutte le sue forze di non trovarli lì. Comunque quelle stanze si trovavano tutte nelle ale nord e ovest, ed era lì che si stavano dirigendo. All’improvviso Kai fece segno di fermarsi.

«Qui dobbiamo dividerci» sussurrò. I suoi compagni annuirono. «Akamy e Ralph, voi andate a sinistra, controllate l’ala nord. Andrew, io e te ci occuperemo di quella ovest. Se non trovate nessuno, ci vediamo nella sala delle torture»

«Non dirlo neanche per scherzo, Kai» intervenne Akamy, scacciando quell’orribile pensiero.

«E l’est e il sud?» domandò Andrew sottovoce.

«Sono solo dormitori e sale dall’allenamento» rispose Kai, mentre Akamy annuiva.

«Bene, ci teniamo in contatto io e Kai tramite Dranzer, dobbiamo avvisarci subito appena qualcuno di noi li trova»

«Ok»

«Buona fortuna, ragazzi»

I quattro si separarono, imboccando corridoi diversi.

 

Takao non poteva crederci. O meglio, non voleva crederci. Cadde in ginocchio. Sentiva confusamente le voci di Max e Rei incitarlo a non arrendersi, ma erano soffocate dal dolore lancinante che pervadeva tutto il suo corpo. Ma come diavolo faceva Boris??? Cosa gli stava facendo?? Vide il suo bey vacillare assieme a lui. Ma era intatto. In qualche modo inspiegabile, Boris stava attaccando solo lui. O forse anche il suo bey, solo che lui ne risentiva di più. Come poteva combattere contro il suo avversario, se non riusciva a reggersi in piedi???

Però tutto dipendeva da lui… quindi doveva farcela. Non importava come, doveva riuscirci. A tutti i costi, con ogni mezzo. Non era arrivato fin lì per farsi mettere in ginocchio da Boris. Si rialzò.

Lo stadio esplose in un boato esultante di sorpresa, e vide Boris assottigliare gli occhi. Gli sorrise, schernitore, di rimando.

La sfida era appena iniziata.

 

Akamy guidò Ralph verso l’ala nord, mantenendo tutti i sensi all’erta; il Monastero sembrava deserto, probabilmente la maggior parte dei monaci era allo stadio nel caso ci fosse stato bisogno di intervenire con la forza. Riuscirono ad eludere facilmente un paio di sentinelle e giunsero in vista delle prime porte. Akamy fece cenno a Ralph di non aprirle e proseguirono il loro cammino fino ad arrivare ad un massiccio portone di legno.

«Le prigioni» sussurrò la ragazza in un soffio; Ralph aprì silenziosamente la porta e sbirciò all’interno: dentro non c’era nessuno. Sgattaiolarono furtivamente nella stanza e si divisero, perlustrando una fila di celle a testa. Videro numerosi bambini laceri e feriti, semi-addormentati e a volte febbricitanti, ma non c’era traccia di Olivier e Gianni. Akamy fece cenno di tornare indietro e uscirono, iniziando a provare tutte le porte nel maggior silenzio possibile. Molte erano chiuse a chiave, ma Ralph era un abile scassinatore e non si rivelò un problema aprirle. Rischiarono per un soffio di essere scoperti entrando in una stanza piena di monaci in preghiera, ma alla fine riuscirono a richiudere la porta senza essere visti e tirarono un sospiro di sollievo, ringraziando mentalmente i canti religiosi che stavano intonando. Dopo aver girato a vuoto per mezz’ora, Akamy si immobilizzò all’improvviso, mentre la sua maschera mandava un tenue bagliore rosso.

«Li hanno trovati. Ala ovest, zona C-38, lato destro del quinto corridoio. Andiamo»

 

Kai ed Andrew rimasero immobili mentre una guardia passava proprio sotto di loro.

«Io dico di stendere tutti e fuggire» sussurrò l’inglese, stringendo i pugni. Kai scosse la testa.

«No. Questo posto è pieno di allarmi e trappole, non possiamo fuggire di corsa trascinandoli con noi» soffiò, mentre la sua mente lavorava frenetica alla ricerca di una soluzione. «Questa stanza è troppo all’interno… è fatta apposta affinché nessuno possa scappare»

Dranzer vibrò silenziosamente.

«Akamy e Ralph sono arrivati» sussurrò.

«Dobbiamo stendere le guardie» ripeté Andrew, fermamente convinto. Kai annuì.

«Va bene. Ma lo faremo a modo mio»

 

Akamy e Ralph attendevano in silenzio un qualunque segnale, tesi fino allo spasimo. Le orecchie della ragazza colsero d’un tratto un rumore soffocato e un sibilo; i due rimasero immobili nel corridoio, pronti ad attaccare. Dopo qualche interminabile secondo la porta iniziò ad aprirsi lentamente, facendo accelerare freneticamente i loro battiti…

«Entrate, presto»

Akamy sospirò di sollievo. «Kai!»

«Shhh!»

I ragazzi entrarono silenziosamente, richiudendosi l’uscio alle spalle. La stanza era molto buia, solo un muro era fiocamente illuminato e mostrava Andrew intento a liberare dalle catene Gianni e Olivier, adagiandoli a terra.

«Come avete fatto ad abbattere le guardie con questo buio?» chiese Akamy, mentre Ralph si precipitava dai suoi compagni.

«Prima c’era più luce. L’abbiamo spenta noi» rispose Kai, guidandola dagli altri.

«E perché?»

«Perché è meglio che non vediate»

Akamy non disse nulla, ma i suoi sensi divennero improvvisamente consapevoli delle presenze silenziose e sofferenti incatenate agli altri muri della stanza. La ragazza fu felice che Kai avesse spento la luce.

«Come usciamo da qui?» chiese Ralph in un sussurro, aiutando Andrew ad avvolgere Gianni e Olivier nei mantelli delle guardie abbattute. Kai scrollò la testa voltandosi a guardare Akamy. La ragazza rivolse loro uno sguardo indecifrabile.

«Ci vengono a prendere»

 

Takao guardò esultante il beyblade avversario toccare terra un centimetro fuori dal bordo del campo, mentre Boris gridava come un animale rabbioso. Poi lo sguardo gli si appannò e sentì le ginocchia cedergli, mentre il pavimento si faceva sempre più vicino. Il suo corpo era al limite, devastato dalle ferite e dalla stanchezza, e chiedeva soltanto riposo, solo questo…

Una mano forte ma gentile lo sostenne, evitandogli un doloroso impatto con il terreno, e lui aprì a fatica gli occhi. Era una ragazza dai corti capelli neri, ricci, con la parte superiore del volto coperta da una maschera bianca a forma di volpe.

«Sei stato bravissimo, Takao» sussurrò la sconosciuta, rivolgendogli un tenue sorriso. «Da qui in poi ci penso io» e Takao, prima di scivolare nell’oblio, seppe istintivamente che sarebbe andato tutto bene.

 

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Che fatica,  e il capitolo nemmeno mi piace, ma dal prossimo in poi inizia la parte finale della storia, che è anche la mia preferita *-* tornerò il prima possibile, promesso!!!!!!!

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Capitolo 21
*** Terzo round di finale: Valery vs. Yuri – Primo e secondo match ***


X

CAPITOLO REVISIONATO IL 7/01/12

 

 

Come promesso, finiti gli esami eccomi di nuovo qui!! La storia entra nella sua fase conclusiva… ma mi sono accorta che i capitoli precedenti erano pieni di errori!! O__O Orrore!!!! Però tranquilli, li ho ricorretti tutti, così se volete andare a cercare qualcosa che non ricordate non ci saranno incongruenze XD In questo capitolo abbiamo la prima delle sconvolgenti rivelazioni!!! Da qui in poi, ce ne sarà una in ogni capitolo!! Preparatevi!!

A voi! :D

 

 

Capitolo XXI –  Terzo round di finale: Valery vs. Yuri – Primo e secondo match

 

La sconosciuta posò delicatamente a terra il corpo privo di sensi di Takao e alzò lo sguardo sul piccolo palco da cui Vorkov assisteva all’incontro. L’uomo era evidentemente furioso: le mani stringevano in modo convulso la balaustra, mentre gli occhi sembravano voler incenerire la ragazza che lo fissava con un sorrisetto soddisfatto. Max, Rei e il professor Kappa le corsero accanto per controllare la situazione di Takao e non tardarono ad accorgersi di quello strano scambio. L’arena era piena dei bisbigli curiosi degli spettatori. D’un tratto il presentatore si schiarì la voce, un po’ esitante. «Bene… l’incontro finisce con la vittoria dei Bladebreakers! Congratulazioni, ragazzi!!» si levò un piccolo coro entusiasta, che si spense ben presto. «Ehm… vediamo che una ragazza sconosciuta è venuta ad aiutare Takao» proseguì il presentatore, curioso come tutti. «Ti dispiacerebbe dirci chi sei?»

La ragazza scosse lievemente la testa e si diresse verso il podio da cui parlava il presentatore. Salì le scale lentamente, catturando gli sguardi di tutti; non c’era persona che non si domandasse il perché di quella maschera a forma di volpe sul viso. Infine la sconosciuta raggiunse il podio e si fece prestare il microfono: con una mano se lo portò alle labbra, mentre l’altra, con un unico gesto fluido, sfilava la maschera che le copriva il volto. I corti riccioli scuri ricaddero sulla fronte, mentre la sua voce cristallina raggiungeva con sicurezza ogni angolo dell’immensa arena.

«Io sono la terza blader della squadra dei Bladebreakers, e scenderò in campo domani per il terzo match. Il mio nome è Valery»

Rei, Max e il professore emisero un verso strozzato. Finalmente potevano vedere la fantomatica Valery. Finalmente potevano conoscere il volto dell’alleata che li aveva aiutati a percorrere il duro cammino contro Vorkov. Finalmente vedevano quel volto che, per tanti giorni, li aveva spronati ad andare avanti. A vincere.

Finalmente vedevano quel volto. Un volto che era perfettamente identico, in ogni tratto, a quello di Katrina.

 

Kai e gli altri raggiunsero l’albergo poco dopo la fine del match di Takao e Boris, dopo aver accompagnato Olivier e Gianni in ospedale. Sarebbero rimasti lì solo per una notte, e la mattina successiva avrebbero assistito assieme a loro all’inizio del terzo e conclusivo match. Al loro arrivo Rei e Max li stavano aspettando con delle espressioni stranissime e totalmente indecifrabili. Kai e Akamy si lanciarono uno sguardo preoccupato prima di raggiungerli velocemente.

«Ragazzi, tutto bene?» chiese l’Aquila Rossa, posando una mano sul braccio di Rei. Lui si grattò la testa, imbarazzato. «Ecco… non saprei» rispose, evasivo. Kai corrugò le sopracciglia.

«Che significa? Takao ha perso?» chiese con la sua solita voce fredda.

Il cinese scosse la testa. «No no, Takao è stato grandioso… adesso è… beh, venite a vedere voi stessi» concluse, scoraggiato, e fece loro cenno di seguirlo nella stanza di Takao. Quando aprì la porta la scena che si presentò loro era piuttosto singolare: Takao era semi-sdraiato sul letto e parlava concitato ed euforico con una ragazza seduta ai piedi dello stesso letto, che lo ascoltava divertita. Aveva corti ricci neri e due splendenti occhi azzurro ghiaccio. Occhi decisamente ben noti ai bladers. Occhi che avevano visto sempre crudeli ed affilati, e ora sorridevano agli sproloqui di Takao con un calore che non credevano possibile. La sconosciuta si voltò verso di loro, facendo ondeggiare i corti ricci; ricci che l’ultima volta erano decisamente più lunghi e che incorniciavano un viso dai tratti affilati…

«Katrina!!» sibilò Kai, mettendosi subito sulla difensiva, ma Rei scosse la testa.

«No, Kai, lo pensavamo anche noi, ma…» la voce del cinese si spense mentre lei si alzava con un movimento sinuoso e veniva incontro ai nuovi arrivati con un sorriso splendente.

«Ragazzi… la commedia è finita» mormorò con la stessa voce di Katrina, solo che più… dolce. Sembrava quasi impossibile.

Istantaneamente Ralph, Andrew e Akamy, che sembravano spaesati, si rilassarono e le andarono velocemente incontro. «Finalmente, non ne potevo più!» esclamò Andrew dandole una sonora pacca sulla spalla. Lei rise. Che suono strano, così diverso da quelle risate piene di cattiveria tipiche di Katrina. Kai si avvicinò scocciato.

«Qualcuno può spiegarmi?» chiese con freddezza, per niente contento della piega che stavano prendendo gli eventi. La ragazza si voltò verso di lui, facendo cenno agli altri di tacere.

«Andiamo, Kai… non mi riconosci?» chiese con quel tono strano, divertito. Il russo la squadrò senza capire.

«Certo che ti riconosco. Sei Katrina, la bastarda che si diverte a veder soffrire gli altri»

La ragazza rise allegra. «Beh, vedo di aver recitato davvero bene la mia parte!» esclamò, incrociando le braccia al petto. «E non ti ricordo nessun altro?»

Kai non capiva il significato di quelle parole. La osservò attentamente. I ricci effettivamente gli rievocavano un’altra immagine, ma non riusciva a focalizzarla… ricordava un’ampia distesa di ghiaccio, e una figura bianca che si avvicinava… bianca eccetto che per quei capelli… quei ricci scuri e ribelli che…

D’improvviso spalancò gli occhi, arretrando di un passo. «Non può essere!» sibilò, sconvolto. La ragazza annuì.

«Sì, Kai, sono io. Sono Valery»

Per qualche istante sulla stanza calò il silenzio. Infine Valery, con un sospiro, si avvicinò a Kai, paralizzato sul posto; allungò una mano e gli sfiorò la guancia con due dita. La sua espressione era indecifrabile. Sembrava esserci un dolore infinito nell’ombra di quegli occhi azzurro ghiaccio.

Il russo sembrò rilassarsi lentamente. «Spiegatemi tutto» ordinò alla fine, dando voce al pensiero di tutti i suoi compagni di squadra. Valery annuì.

 

Si sedettero in cerchio a terra, tranne Takao che rimase sul letto nonostante le sue proteste, ancora troppo debole per alzarsi. Valery prese un respiro calmo e iniziò a spiegare. Nessuno la interruppe.

«Allora, partiamo dall’inizio. Come Akamy vi ha già detto, io ho un conto in sospeso con Vorkov. Sappiate che ciò che vi dirò adesso non è comunque il racconto completo di quello che è successo, perché ci sono dettagli che ho ancora bisogno di tenere segreti. Comunque, quando capii che Vorkov doveva essere fermato e che ero l’unica in grado di farlo iniziai a cercare degli alleati per realizzare il mio piano. Scelsi Boris, mio vecchio amico d’infanzia, che odiava Vorkov quanto me, Ralph e il suo gruppo, che incontrai lungo il mio cammino e si offrirono spontaneamente di aiutarmi, Akamy, anche lei una mia vecchia conoscenza, e infine Shanti, il mio braccio destro da sempre. Da quasi sempre» sottolineò come ripensandoci, e rivolse uno sguardo strano ad Akamy. «Shanti è un po’… particolare. Avevo lei e Boris infiltrati al Monastero, ma sapevo che non sarebbero bastati. Ho creato il personaggio di Katrina per conquistare la fiducia di Vorkov e ci sono riuscita: sono diventata il suo braccio destro. Ho un futuro come attrice, eh?» osservò divertita, ma riprendendo subito il racconto. «Beh, per farla breve ho cercato di organizzare le cose in modo da non destare sospetti in Vorkov e da portarvi comunque alla vittoria. Scusate per l’attacco» aggiunse, gettando uno sguardo di scuse a Rei e Max, che scossero la testa senza dire nulla. «Fortunatamente Takao non mi ha delusa! Anche se abbiamo rischiato… ieri Olivier e Gianni sono stati catturati da Vorkov mentre cercavano di contattare Boris, e questo perché… beh, immagino sappiate che quell’uomo spregevole riesce in qualche modo a “manipolare” le menti dei suoi bladers, no? Non so come, ma ha scoperto che Boris era dalla nostra parte. O forse lo sospettava soltanto; fatto sta che gli ha fatto una sorta di lavaggio del cervello e ce l’ha messo contro» sospirò. «Fortunatamente con il lavaggio si cancella momentaneamente la memoria della persona, per cui non ha scoperto niente su di me. Altrimenti a questo punto sarei stata bella che finita» spiegò, con un mezzo sorriso. La cosa non sembrava spaventarla troppo. «Kay, Akamy, Ralph e Andrew sono andati a liberare Gianni e Olivier, come sapete, ma non ce l’avrebbero mai fatta senza Shanti; è stata lei che li ha fatti uscire dal Monastero attraverso una via di fuga appositamente preparata per una simile eventualità. Io ho distratto Vorkov con la mia apparizione, e lui non è tornato subito al Monastero perché è rimasto a prendersela con i suoi bladers; così loro hanno avuto il tempo di fuggire. Spero che Boris mi perdonerà» aggiunse con una punta di sofferenza nella voce. «Comunque sia, non mi resta che distruggere Yuri, domani, e saremo tutti liberi!!» concluse, allegra. Era così strano vedere Katrina comportarsi in quel modo… ma non era Katrina, era Valery. Katrina non era mai esistita.

«Visto che avevo ragione io, ragazzi?» intervenne la voce del professore che, seduto in un angolo, non era ancora stato notato da nessuno. «Quella Katrina Lestavjosk era morta da anni! Hai scelto il suo nome apposta?»

Valery sembrò esitare un attimo, leggermente rabbuiata. «Beh, ecco… diciamo… di sì» rispose infine, ma si capiva chiaramente che c’era dell’altro. Nessuno chiese niente, però.

«Ah, stavo per dimenticarmi di una cosa» aggiunse dopo qualche attimo la ragazza, tornando a sorridere. «Non mi chiamo davvero Valery – è un nome piuttosto inusuale per una russa, no? Oltretutto è anche maschile… il mio vero nome è Valeriya. Valery è uno dei tanti soprannomi che usavano i miei amici e ho preferito usare questo…»

Kai sentì una fissa acuta alla testa ma strinse i denti e non disse nulla, chiedendosi perché quel dolore fosse tornato a tormentarlo proprio in quel momento. Ci fu silenzio per un po’ di minuti, finché Max si stiracchiò, sbadigliando.

«Beh, è stata una giornata lunga… che ne dite di andare a letto?» propose. Tutti annuirono, alzandosi. Si diedero la buonanotte e ognuno si diresse verso la propria camera, mentre Takao si lamentava che non avrebbe chiuso occhio con tutti quei lividi. Nel corridoio, rimasti soli, Kai afferrò Valery per un braccio, fermandola prima che entrasse nella stanza che divideva con Akamy.

«Solo una domanda» le disse, cercando di mantenere la voce neutra mente il contatto con la carne di lei gli stava facendo bruciare le viscere.

«Dimmi»

Il russo la squadrò, cercando di prendere tempo e calmarsi. «Perché odi tanto Yuri?» chiese infine.

Valery lo guardò in un modo strano. Con un misto di tristezza, nostalgia e dolcezza.

«Ma io non odio affatto Yuri. Odio semplicemente quello che l’hanno costretto a diventare» e, con queste enigmatiche parole, scomparve nella stanza.

 

«Signore e Signori, eccoci al tanto atteso terzo match della finale!! Quale sarà la prima squadra ad andare in vantaggio? Presto lo scopriremo!! Bladers, in campo!!»

Yuri si avvicinò silenziosamente al campo, il volto di ghiaccio; Vorkov stavolta era seduto in panchina, le braccia incrociate e l’espressione stizzita.

«Vorrà godersi lo spettacolo in prima fila» commentò Valery, sistemandosi i copri braccia. Quella mattina sembrava avere un volto ancora diverso dei due mostrati in precedenza. Come se si fossero fusi, mostrando una persona sicura di sé, decisa e ironica; una vera “guerriera”. Kai si sentiva confuso. Percepiva qualcosa di strano tutte le volte che la guardava: era come se il suo corpo stesse cercando di dirgli qualcosa che lui non riusciva in nessun modo a capire.

Con un sorriso divertito Valery si diresse verso il campo, seguita da centinaia di sguardi. Indossava un paio di pantaloni lunghi a zampa d’elefante, neri, con una cinta argentata a cui era attaccata la tasca in cui teneva il beyblade – che nessuno di loro aveva mai visto – e una maglietta azzurra a mezze maniche con sopra un corto gilet nero. I copri braccia neri con le borchie argentate le lasciavano libere le dita, che apriva e chiudeva ritmicamente come per scaldarsi. Si posizionò sul bordo del campo a braccia conserte e scrutò con attenzione il suo avversario.

«Yuri Ivanov» scandì con lentezza, sorridendo in modo inquietante.

«Katrina» rispose lui con freddezza, afferrando il caricatore in una mano e il beyblade nell’altra. La ragazza scosse la testa, come se stessero facendo una normale chiacchierata.

«Non mi chiamo Katrina. Il mio nome è Valeriya. O Valery, se preferisci. Tu dovresti saperlo molto bene»

Qualcosa, nell’espressione di Yuri, vacillò. Corrugò le sopracciglia, ma fu solo un attimo.

«Non mi interessa come ti chiami» rispose con la sua solita voce fredda. «Sei soltanto una traditrice»

Valery face spallucce, perfettamente calma e disinteressata. Kai si chiese quante volti potesse assumere quella ragazza, e se ce n’era uno vero. L’unica cosa di cui era certo era che non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.

«Bladers, in posizione!!» chiamò il presentatore, e Yuri si posizionò con il caricatore teso. Valery non si mosse. «Ehm… signorina, anche lei dovrebbe…» cercò di dire il presentatore, ma lei non liquidò con un gesto della mano.

«Non preoccuparti, tu» commentò con voce tranquilla, tornando ad incrociare le braccia.

«Ehm… ok…» balbettò il presentatore, stupito. «Allora… al mio via!! Tre… due…»

«Faresti meglio a prendere il tuo beyblade» sibilò Yuri, nervoso. Valery sorrise.

«Uno…»

La tensione era palpabile. Tutti fissavano Valery, trattenendo il fiato.

«Pronti…» appena il presentatore finì di pronunciare la parola la ragazza estrasse con un movimento fluido e velocissimo qualcosa dalla tasca e, al suono del “via!”, il bey schizzò in campo, senza che nessuno fosse riuscito a vedere il suo lancio. Gli spettatori rimasero senza parole, osservando il piccolo bey bianco e argento che roteava vigoroso sul campo. Quello di Yuri, dai colori quasi uguali, gli girava attorno. Il ragazzo assottigliò gli occhi. Valery sorrise, incrociando le braccia.

In mano non aveva nessun caricatore.

«Cosa diavolo hai fatto?» sibilò il russo, fissandola apparentemente dimentico dei beyblade che ronzavano sul campo.

«Fatto cosa?» rispose Valery con tono innocente. «Sai, credo che guardare il tuo beyblade in questo momento potrebbe tornarti utile»

Yuri emise un sottile ringhio e si concentrò totalmente sullo scontro. Trenta secondi dopo il suo beyblade si arrestava fumando fuori dal campo. Il blader russo aveva gli occhi sgranati, lo sguardo incredulo.

«Dio, come ti sei rammollito» commentò Valery alzando gli occhi al cielo. Yuri digrignò i denti.

L’arena era ammutolita: nessuno aveva capito cosa era successo. Il presentatore ci mise un po’ ad annunciare il vincitore e anche quando parlò la sua voce era piena di sconcerto. Di certo non contribuì il fatto che Valery raccolse il suo beyblade, ancora ronzante, con una mano, senza farsi assolutamente nulla. Yuri la fissava pieno di astio.

«Giochiamoci adesso il secondo round» propose il russo dopo qualche secondo, stringendo il proprio beyblade. Woolborg non aveva neanche un graffio. Cosa diavolo era successo?? Valery sorrise, divertita.

«Perché no?» alzò lo sguardo sul presentatore, zittendolo con un gesto. «Iniziamo adesso il secondo round!!» gridò con voce chiara e ben udibile. L’uomo rimase a bocca aperta.

«Ma… il regolamento…» balbettò, ma fu nuovamente liquidato da Valery.

«Non ho tempo da perdere. E visto che il mio avversario è così impaziente… dacci il via»

Il presentatore rimase ancora sconcertato per qualche attimo, ma infine accettò quell’eccezione.

«Ehm… bene, allora… in posizione!!»

Yuri si sistemò con il caricatore teso e i muscoli pronti a scattare; Valery si portò il beyblade vicino al viso, posando il gomito sul palmo dell’altra mano.

«Ma che significa quella posizione?» chiese Takao, che aveva insistito per assistere allo scontro. Nessuno seppe dargli una risposta, anche se Kai si sentiva addosso una strana sensazione. Quella figura era familiare… diversa, ma… familiare…

«Pronti… Via!»

Come prima, nessuno capì cos’era successo: il beyblade di Valery era improvvisamente sul campo, e ruotava con forza. Nessun caricatore nelle sue mani. Yuri si tese per lo sforzo di vincere; passarono qualche minuto a girarsi intorno, poi Yuri provò una serie di attacchi che risultarono incomprensibilmente inefficaci. Anzi, il bey di Valery sembrava non sentirli nemmeno.

Passarono i minuti. Valery era immobile, e non sembrava intenzionata a fare nulla: dare un ordine, attaccare… nulla. Finché, all’improvviso, alzò la testa e puntò gli occhi su Yuri. «Va bene, ora basta. Non sei più alla mia altezza, ormai»

Negli occhi di Yuri, Kai lesse per la prima volta il terrore. Il russo era completamente impotente. Valery allungò una mano in direzione del campo…

Perché ha detto che non è più alla sua altezza? Vuol dire che c’è stato un tempo in cui lo era?

Il pubblico trattenne il fiato; era quella la fine dei Demolition Boys?

Perché ho già visto quella postura? Con il beyblade accanto al viso…

Yuri strinse le mani a pugno, urlando a Woolborg di resistere…

Perché lei sembra conoscere così bene tutti noi? Non capisco le sue parole, i suoi gesti, quel suo continuo cambiare volto… non riesco ad identificarla…

Valery aprì il palmo verso il basso…

Ci sono così tanti perché nella mia testa…

Sorrise, lentamente…

E’ come se…

Yuri chiuse inconsciamente gli occhi…

La conoscessi…

E il beyblade di Valery tornò dritto nella sua mano, dando la vittoria del secondo round ai russi.

Da sempre…

 

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Ta-daaaaan!!! Sorpresi??? Sconcertati?? Non avete capito niente?? xD In ogni caso, risponderò a tutte le vostre domande, per cui… fatevi avanti!!!!

 

Aphrodite: grazie dei complimenti!!! *-* spero che ti piacerà soprattutto il finale… io lo adoro!!! (E ci mancherebbe altro… XDXD) l’esame è andato benissimo, domani avrò il risultato finale ma dovrei aver preso all’incirca 82!!! E ora sono finalmente libera!!!! *-* spero di riuscire a concludere questa storia il prima possibile!! Direi che vi ho fatto aspettare a sufficienza XD un bacio!!!

 

Pilatigirls: grazie di tanti devozione!! Sigh sigh, me commossa!!! Come vedi, a luglio sono tornata!! Spero di riuscire a postare velocemente i prossimi capitoli, tanto ne mancano pochi alla fine!! Spero di finirla entro luglio, se non subentreranno imprevisti!! Fammi sapere che ne pensi di questo capitolo! ;-) 1 bacio!!!

 

Sybelle: mi trovi molto d’accordo, anch’io amo Kay U_U e ti dico in gran segreto che i capitoli 23, 24 e 25 saranno tutti dal suo punto di vista!!! Di più non posso anticiparti, però :P visto come ne sono usciti?? Eh eh!!! Shanti risolve sempre tutto! XD spero che qualcosa inizia a chiarirsi, anche se ci sono ancora molti misteri!! 1 bacio!!

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Capitolo 22
*** Terzo round di finale: Valery vs. Yuri – Terzo match ***


X

CAPITOLO REVISIONATO IL 7/01/12

 

 

Ehilà!! Ora si procede spediti :P Anche se non so quando sarà il prossimo aggiornamento, perché devo portare il pc in assistenza e chissà quando me lo ridanno!! Io spero in una settimana, incrociamo le dita… comunque eccoci all’ultimo capitolo del torneo, quello che poi aprirà la strada ai quattro capitoli che spiegheranno TUTTO!!!! Qui troverete un’altra delle “Grandi rivelazioni”… dopodichè, tuffo nel passato!!! E scopriamo chi è questa Valery, va…

A voi il…

 

 

Capitolo XXII –  Terzo round di finale: Valery vs. Yuri – Terzo match

 

Quel pomeriggio trascorse veloce e pieno di tensione per entrambe le squadre; i Bladebreakers, tornati in albergo, cercarono di distrarsi senza successo, finendo sempre per puntare lo sguardo su Valery che, immobile, fissava il paesaggio fuori dalla finestra. Erano rimasti tutti sconcertati e allibiti nel vederle cedere un punto ai russi, ma sembrava talmente sicura di sé che stentavano a preoccuparsi della vittoria. Nessuno di loro, comunque, riusciva a chiamarla Valeriya; erano troppo abituati ad utilizzare “Valery”, e lei li lasciava tranquillamente fare.

Yuri, dopo essersi visto regalare quel punto con sufficienza, era diventato livido di rabbia, ed era tornato dai suoi compagni senza una parola. Lì Vorkov gli aveva detto qualcosa rabbiosamente, ma il russo se lo era scrollato di dosso ed era sparito nello spogliatoio. Kai si chiese se Vorkov l’avrebbe punito per aver perso il primo round. O magari lo aveva già fatto. Scoprì che ultimamente aveva pensato poco a Yuri, come se quel legame che sentiva con lui si fosse affievolito. E poi c’era quella sensazione, sempre più insistente, che stava imparando a riconoscere: era come se fra lui e gli altri ci fosse un vetro lavorato che gli impediva di vedere con chiarezza le persone al di là. Ne distingueva solo le sagome confuse, sfocate, ma quando cercava di afferrarle, di dargli un’identità, il muro ne confondeva ancora di più i contorni, e quei ricordi scivolavano via. Si sentiva terribilmente frustrato per tutto ciò e, in più, aveva come la sensazione che Valery lo stesse studiando di nascosto, come se fosse ben conscia di quel muro che gli impediva di vedere gli altri. Il russo scrollò con forza la testa, liberandosi di quei pensieri. Cercò di rilassarsi, ma appena chiudeva gli occhi gli tornava davanti al viso, con una nitidezza impressionante, l’immagine di Valery in quella posizione strana, con il bey accanto al viso. Quella era la cosa che l’aveva colpito di più, anche se continuava a non capire perché; sentiva dentro di sé l’urgenza di comprendere, di… ricordare. Si alzò dal letto, scocciato. Quando gli altri  avevano provato a chiederle come faceva a lanciare il suo beyblade, lei aveva sorriso misteriosamente e aveva promesso che nel prossimo round gliel’avrebbe mostrato più chiaramente. Oltretutto Akamy era rientrata nel beyblade: il suo tempo con loro era finito. Li aveva salutati appena tornati nello spogliatoio, promettendo che sarebbe tornata in forma umana dopo due settimane, e Kai aveva scoperto che ormai si era abituato alla sua presenza, e l’avrebbe sempre voluta al suo fianco. Si sentiva perso senza la calma irradiata dal suo bit power. Alzò la mano in cui stringeva Dranzer, osservando concentrato l’immagine dell’Aquila Rossa. Anche lì c’era qualcosa di strano: tutte le volte che guardava Dranzer sentiva come l’urgenza di ricordare qualcosa di importantissimo, che però continuava a sfuggirgli costantemente. Che situazione del cavolo!!

«Ehi, Kai, ti va una partita a carte?» gli urlò Takao, agitando esageratamente una mano per richiamare la sua attenzione. Il russo scosse la testa, scocciato.

«Takao, capirai mai che odio giocare a carte?» ribattè, freddo.

«No!! Continuerò a proportelo finchè non accetterai!!» Kai alzò gli occhi al cielo e si lasciò ricadere indietro sul letto. Rimuginare su quei pensieri non serviva assolutamente a niente. Ma…

Il russo gettò un’occhiata ai suoi compagni di squadra riuniti attorno al piccolo tavolo quadrato.

Ma era sempre meglio che giocare a carte.

 

Le luci dell’arena erano accecanti, soprattutto se non avevi chiuso occhio per tutta la notte. Kai prese svogliatamente posto sulla panchina, accavallando le gambe e lasciando andare la schiena all’indietro sul muro. Chiuse gli occhi. Che senso aveva quell’incontro? Il giorno prima si era visto chiaramente che Yuri non aveva la benchè minima speranza di vittoria contro Valery. Trenta secondi e sarebbe tutto finito, come ieri. Anche se il fatto che Valery aveva regalato un punto ai russi indicava che, forse, aveva in mente qualcos’altro per quell’ultimo incontro.

I due bladers si posizionarono ai lati del campo. Yuri sembrava una statua di ghiaccio tanto era inespressivo e teso; Valery pareva pronta per un pic-nic. Come il giorno prima il russo tirò fuori caricatore e beyblade, mentre la ragazza assunse quella strana postura con il bey accanto al viso.

«Signore e Signori, eccoci al fatidico round finale!!!! Chi si aggiudicherà la vittoria fra queste due fortissime squadre?? Pochi minuti, e lo scopriremo!! Bladers, in posizione!! Tre… due… uno…»

Valery sorrise e cambiò posizione. Velocemente compì un ampio giro con la mano che teneva il beyblade, facendola arrivare dietro di sé; il corpo si piegò in avanti, l’altra mano, la sinistra, si poggiò sul ginocchio destro, caricandoci tutto il peso.

«Pronti…»

Il beyblade lo teneva con tre dita, pollice, indice e medio; e solo in quel momento, sospeso così in aria, i Bladebreakers lo riconobbero: era il bey che aveva usato la Regina delle Nevi per proteggerli durante l’attacco dei Demolition Boys. Era Avalanche.

«Via!!»

Tutti osservarono senza parole il lancio di Valery: senza caricatore, si portò di scatto all’indietro con il busto, facendo correre il braccio in avanti e lanciando il beyblade direttamente dalla sua mano. Avalanche, che un istante prima era fermo, iniziò a roteare non appena si staccò dalle sue dita, cadendo con perfezione al centro del campo. Nello stesso istante, Yuri e Kai sgranarono gli occhi e si portarono una mano alla fronte come per un improvviso dolore lancinante, catturando l’attenzione di tutti i Bladebreakers.

«Kai! Stai bene?»

Valery non sorrideva più. Era concentrata, e fissava Yuri con espressione indecifrabile. Il russo cercò di riprendersi il prima possibile; con il respiro leggermente affannoso, ordinò l’attacco. Appena Woolborg si lanciò in avanti, Valery sbuffò.

«Andiamo, Yuri!!! Non penserai davvero di sconfiggermi così?!? Avalanche!!»

Il bey della ragazza, velocissimo, schivò l’attacco e colpì mandando Woolborg quasi fuori dal campo. Yuri emise una specie di gemito. Valery lo fissò negli occhi, mentre Kai seguiva la scena con ansia crescente.

«Yu, tira fuori la tua vera forza»

Yu. Un soprannome affettuoso. Il soprannome di qualcuno che si conosce da sempre.

«Woolborg mi ha già riconosciuta, sai?»

Riconosciuta…?

«Mostrami che non sei morto!! Che il vero Yuri è ancora dentro di te!!»

Il vero… Yuri?

«Che ne sai tu di me?!?!?» esplose il russo, lanciando un potente attacco che non scalfì minimamente l’avversario. Il sorriso di Valery si era definitivamente spento. Al suo posto, la rabbia si era incisa in ogni lineamento.

«Vuoi vedere la mia vera forza?? Eccotela!!! Vieni a me, Lupo Siberiano!!»

Con una luce sfavillante il bit power di Yuri scaturì dal suo beyblade, fissando i suoi occhi ferini sulla ragazza. Valery sorrise.

«Quanto tempo, eh?» mormorò dolcemente. Il Lupo sembrò chinare la testa in segno d’assenso. «Bene, allora direi che anch’io devo dare il massimo, giusto? Ecco il mio bit power, Yuri!! Vediamo se lo riconosci…»

Se la luce del Lupo era sembrata intensa, quella del nuovo bit era semplicemente accecante. Avvolse tutta l’arena, costringendo tutti i bladers a chiudere gli occhi e ripararsi il volto con le mani. In quell’esplosione di luce la voce di Valery suonò forte e chiara, come una vibrante scheggia di ghiaccio.

«Vieni a me, Volpe Artica!!!!»

La luce si diradò a poco a poco. Il Lupo fronteggiava una sinuosa e sottile volpe bianca, dalla coda folta e le zampe agili. Portava un collare di piccoli diamanti attorno al collo e su ogni zampa c’era un sottile bracciale d’argento. Gli occhi, scuri come il carbone, fissavano impassibili l’avversario. Il Lupo uggiolò. Yuri cadde a terra.

«Io… io l’ho già visto questo… bit power…» balbettò, fissando spaventato la Volpe. Gli tremavano le mani. Vorkov, dalla panchina, emise qualcosa che poteva benissimo essere identificato come un ruggito. Kai si prese la testa fra le mani. Lampi di ricordi indistinguibili si susseguivano nella sua mente; sembrava che qualcuno lo stesse perforando con chiodi appuntiti, tanto era il dolore. Si accasciò a terra, senza accorgersi dei suoi compagni di squadra che accorrevano attorno a lui, cercando di aiutarlo. Con fatica indicibile alzò lo sguardo sul campo, dove Yuri sembrava nelle sue stesse condizioni. Valery fece il giro dell’arena e lo raggiunse, posandogli una mano sulla spalla.

«Forse la preferisci in questa forma» mormorò, facendo un cenno distratto con la mano alla Volpe Artica. Questa si sedette sulle zampe posteriori e, lentamente, iniziò a trasformarsi: i suoi tratti mutarono, il pelo scomparve, le zampe divennero braccia, poi gambe, il muso si ritrasse in un volto, la coda divenne un lungo mantello bianco. Al posto della Volpe c’era ora una ragazza dalle labbra piene e rosse come una fiamma, con una cascata di capelli candidi che le ricadevano sulle spalle esili e una maschera bianca a forma di volpe. Gli occhi erano due carboni ardenti, scuri come una notte senza luna.

Kai si sentì la testa esplodere, mentre Yuri urlava. La Regina delle Nevi, Shanti, la Volpe Artica… erano tutte la stessa persona.

Era davvero stupenda, regale. Aveva qualcosa che non possedeva nessun altra ragazza al mondo; neanche Katrina, con la sua gelida bellezza, riusciva ad eguagliarla. Kai pensò che non poteva essere umana, ma al tempo stesso era evidente ai suoi occhi che lo era.

No, non era affatto evidente… era stato sempre così, la Regina era diversa da loro, non era umana. Certo. Era come Akamy. Era un bit power. Sentì il proprio corpo vacillare sotto il peso dei ricordi di quelle ultime settimane.

«Togliti la maschera» cercò di parlare il più dolcemente possibile, ma il suo tono era autoritario.

«Non posso» la voce della ragazza era un sussurro appena percettibile.

«Vuol dire che lo farò io…»

La Regina fissò spaventata la sua mano che si avvicinava sempre di più al suo volto.

«Non farlo ti prego…» se Kai fosse stato anche solo due centimetri più distante non avrebbe sentito una sola parola.

«Stai tranquilla…» ma non fece in tempo a pronunciare quella frase che si ritrovò a toccare l’aria.

La Regina si trovava dietro di lui.

«Come… come hai fatto?»

Lei non rispose.

«Sai… teletrasportarti

La ragazza annuì appena e a Kai venne un dubbio orribile.

«Sei un esperimento di Vorkov? Yuri mi ha detto che lui opera delle mutazioni genetiche sui suoi blader…»

Lei lo fissò con sguardo vacuo. Dischiuse lentamente le labbra per rispondere, ma…

Come aveva potuto essere così stupido?? Neanche Vorkov era capace di creare persone con poteri sovrannaturali!!

Katrina lo afferrò per un braccio, costringendolo a voltarsi verso di lei, e lo spinse al muro.

Un istante dopo, Kai si ritrovò con le labbra della ragazza poggiate sulle sue, mentre i loro corpi si sfioravano, vicinissimi. Involontariamente sentì la sua bocca aprirsi, permettendo al bacio di approfondirsi. Il cuore sembrava scoppiargli nel petto, mentre le sue braccia, sempre contro la sua volontà, stringevano i fianchi di Katrina, cancellando la già breve distanza fra loro. Le sue labbra scesero sul collo candido di lei, le sue mani si intrufolarono sotto il mantello, percorrendo la linea della schiena e provocando un brivido di piacere alla ragazza. Si rese improvvisamente conto di quanto avesse desiderato quel contatto fin dal primo momento in cui l’aveva vista. La consapevolezza che era un’assassina, che aveva maltrattato Yuri, che era una nemica scomparve del tutto, lasciandogli solo il desiderio di possederla.

Poi, improvviso com’era arrivato, quel contatto si interruppe, e Katrina scappò via senza una parola.

Quel bacio… l’aveva quasi dimenticato… che significato aveva?? Perché proprio a lui?? Ma non era stata Katrina a baciarlo… era stata Valery… Valery… chi era in realtà?

Alzò la testa e incrociò per la prima volta lo sguardo della ragazza. Aveva gli occhi azzurro cielo. Kai si ritrovò a pensare che tutti i russi avevano gli occhi di quel colore: Yuri, Boris, Katrina, Sergej, Vorkov, Ivan…

Già, Katrina aveva gli stessi occhi di Valery… erano gli stessi occhi, ma sembravano così diversi…

Yuri era scomparso. Cioè, Yuri c’era ancora al monastero, ma era tornato ad essere la macchina omicida di Vorkov, così, da un giorno all’altro. Quando l’avevano fatto uscire dalla cella per assistere alle amichevoli, si era comportato con lui come i primi giorni in cui era arrivato al monastero, freddo e distaccato, gli occhi privi di qualsiasi emozione.

Yuri… era vero, Vorkov poteva manipolare le menti dei suoi bladers… e Yuri, Yuri era la sua vittima preferita… ma anche lui… anche… lui…

Kai alzò di scatto la testa. Era per questo che non ricordava!!! Quando era al Monastero Vorkov doveva avergli cancellato parte della memoria!!! Quindi Yuri, Valery, Boris… li conosceva già tutti? Ma se era così perché loro non gli avevano detto niente?

Yuri sembrava confuso quanto lui. La lotta contro se stesso era ben visibile sul suo volto, contorto dal dolore, mentre Valery continuava ad osservarlo tenendogli una mano sulla spalla. All’improvviso Yuri si bloccò, alzando lo sguardo confuso sulla ragazza.

«Ma… tu…» mormorò, stupito. Lei sorrise, un sorriso pieno di una gioia indescrivibile.

«Sì, Yu» gli rispose in un soffio dolce, accucciandosi davanti a lui e poggiando la fronte sulla sua. «Finalmente te ne sei ricordato. Io sono tua sorella minore, Yu. Valeriya Ivanov»

La mente di Kai si spezzò in mille frammenti.

 

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Beh, che dire? Nulla!! Lasciamo che a parlare siate voi!!! :P

 

Aphrodite: ecco qua, il legame che collega Valery ai russi!!! E i prossimi quattro capitoli racconteranno il passato dei nostri protagonisti, dal punto di vista di Kai e Yuri!! Vedrai, le sorprese non sono ancora finite!! Grazie mille per i complimenti!! Ma presto scoprirai che il piano architettato da Valery è molto più contorto di come l’ha descritto ai Bladebreakers… mwahahah!!!! XD 1 bacio!!!!

 

Saruwatari_Asuka: grazie dei complimenti!! Sono contenta che le domande che ti rimangono sono le stesse di Kai, perché è proprio l’effetto che volevo ottenere!! Infatti i prossimi capitoli saranno quasi tutti dal punto di vista di Kai, quindi dovrei riuscire a risolvere tutti i dubbi!! XD un bacio e grazie per la recensione!!! ;-)

 

Padme86: Pad!!! *-* la mia cara Pad!! Sono felice di sapere che mi segui ancora!!! Ma come vedi sì, anche questo capitolo necessita del fibrillatore U_U per la tua intuizione… vedrai!!! Dal prossimo capitolo diventerà tutto ben chiaro con un magnifico tuffo nel passato!! ;-) spero di riuscire a stupirti sempre di più con i prossimi chappy!!! *-* sono la mia… ciliegina sulla torta xD aspetto il tuo parere anche su questo!!! 1 bacio!!!^^

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Capitolo 23
*** Ricordi: Valeriya Ivanov - Act One ***


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A quanto pare tutto si accanisce contro questa storia -.- possibile che io non riesca a portarla avanti in modo continuativo?? ç__ç beh, comunque sono qui ancora una volta, avvicinandomi faticosamente alla fine! Anche perché ho in cantiere altre ficcy da portare avanti, ma non prima di aver completato questa, che è e resterà sempre la prima fanfiction che io abbia mai scritto… snif snif, me si commuove…

Ma lasciamo le lacrime per l’ultimo capitolo!! Bando alle ciance, perché sono orgogliosa di presentarvi il primo capitolo dei ricordi, dove finalmente i nodi vengono al pettine!! Ecco a voi il…

 

 

Capitolo XXII –  Ricordi: Valeriya Ivanov – Act One

 

E’ una fredda mattina di ottobre. Mamma mi sta dicendo qualcosa, ma non capisco bene perché le lacrime le fanno venire una voce strana. La guardo interrogativamente.

«… bene, Kai, ti vogliamo bene!!» singhiozza e mi stringe forte, ma io continuo a non capire. Infine si alza, afferrando la mano di papà. Lui è stato in silenzio tutto il tempo, come me. Mi fissa senza una parola, ma il suo sguardo sa di qualcosa che mi fa venire le lacrime agli occhi. Sa di addio.

E’ così, allora, mi stanno abbandonando. Protendo verso mia madre le manine coperte dai guantini bianchi, ma lei volta il capo sempre singhiozzando e si allontana, trascinandosi dietro mio padre. Lui mi osserva un’ultima volta, come se non vedesse le mie mani tese ma solo i miei occhi. Non è che non vorrei dire qualcosa per fermarli. E’ che semplicemente io non so ancora parlare. Capisco perfettamente quello che dicono gli altri, ma non so pronunciare una singola parola. Ci provo, con tutte le mie forze, ma mamma e papà sono già scomparsi nella nebbia mattutina.

Sono solo.

Poi due braccia mi afferrano con forza da dietro, sollevandomi.

«Ah, eccoti qui! E così tu saresti Kai Hiwatari, giusto? Vieni, ti mostro la tua nuova casa»

 

Ricordo con precisione il giorno in cui arrivò Kai al monastero. Era un minuscolo fagottino avvolto in vestiti troppo grandi per lui e ancora non sapeva parlare. Mi fece una tenerezza incredibile e fin da subito cercai di aiutarlo. Gli mostrai come funzionava il posto, le regole che doveva seguire e gli diedi alcuni consigli; Vorkov non maltrattava troppo i bambini molto piccoli come eravamo noi a quel tempo, cercava di avvicinarli al beyblade presentandolo come un gioco. In quei primi anni stare al Monastero mi piaceva e ben presto piacque anche a Kai. Eravamo ancora così innocenti… mi sembra impossibile che sia esistito un tempo nella mia vita in cui sono stato ingenuo e innocente. Presi l’abitudine di essere sempre vicino a lui, mi sentivo incredibilmente protettivo nei suoi confronti; i bambini lì dentro fraternizzavano poco, in realtà, forse perché non c’era tempo o magari perché Vorkov non voleva “amici” fra le sue mura. Io però ero il suo preferito e con me era molto più tollerante che con gli altri. Mi piacevano le sue attenzioni, mi facevano sentire orgoglioso.

Passò un anno senza che Kai pronunciasse una singola parola.

 

«Vieni, Kai, facciamo una sfida!» mi volto verso Yuri, sorridendogli. Lui ha un anno e mezzo più di me e già parla benissimo, conosce tantissime parole! Mi piace la sua compagnia, quando sono con lui non sento la mancanza di mamma e papà. Il monaco dal nome strano si comporta in modo gentile, ma ha qualcosa di inquietante. Non mi piace. Però mi piace il gioco che ci ha insegnato, il beyblade; mi ha dato una delle trottole d’allenamento che usano i ragazzi più grandi e io e Yuri passiamo tutto il giorno a giocarci. Yuri è il più forte di tutti, nessuno riesce a batterlo! Ma ho deciso che io sarò il primo a sconfiggerlo, per questo mi sto impegnando tantissimo nell’allenamento. E poi mentre gioco mi dimentico che mamma e papà mi hanno abbandonato.

Yuri è stato mandato qui dai suoi genitori, ma lo vengono a trovare ogni fine settimana e gli portano regali e dolci. La prima volta che li ho visti sono scappato via perché non volevo che mi vedesse piangere. Yuri dice che i veri uomini non piangono, e io voglio doventare un uomo il prima possibile.

«Ah, ho vinto io! Ma sei migliorato tantissimo, Kai!!» come sempre, Yuri vince senza farmi sentire un perdente. Afferro il caricatore sorridendo.

«Ancora una volta!!»

 

Ricordo con precisione il giorno in cui arrivò al monastero qualcuno che non ci sarebbe mai dovuto venire. Mia sorella Valeriya da bambina era tutta occhi, le sue iridi azzurro cielo spiccavano in modo incredibile sul viso, e guardarle era quasi doloroso tanta era la loro intensità. Chiesi subito spiegazioni, perché mia sorella non sarebbe dovuta essere lì. Aveva solo sei anni, come Kai. Mamma e papà mi avevano promesso che se io fossi andato a studiare al Monastero avrebbero mandato Valeriya a scuola, in una vera scuola. Era sempre stato il suo sogno fin da quando aveva imparato a leggere, a tre anni. I miei non mi spiegarono nulla, perché non mi fu concesso vederli; Vorkov mi disse che ci avevano abbandonati entrambi, me e mia sorella, ed erano fuggiti lontano. Solo molti anni dopo scoprii che erano stati assassinati affinchè Vorkov potesse entrare in possesso dell’immenso potere che si celava dentro Valeriya. Lei si guardava intorno con i suoi enormi occhioni smarriti, chiedendomi dove fossero mamma e papà, e io non sapevo cosa rispondere; mi limitavo a stringermi al petto il suo corpicino minuto, soffocando i singhiozzi contro la sua spalla. Sarebbe dovuto avvenire il contrario, sarei dovuto essere io a crescere in fretta per proteggerla; ma non posso cambiare il fatto che fu invece lei, a crescere in fretta.

Troppo in fretta.

 

«Kai, questa è Valeriya, mia sorella. Spero che diventerete buoni amici»

La osservo con occhi indagatori, sulla difensiva. Non so se voglio essere suo amico; ha gli occhi troppo grandi, come se con quelli potesse guardarti fino dentro l’anima, e emana un profumo… strano. E poi ho paura che possa portarmi via Yuri. Come farei io senza Yuri?

 

Valeriya non è male, dopotutto. E’ bravissima a giocare a beyblade e ne ha uno tutto suo, che le ha regalato Yuri quando aveva cinque anni. Sono invidioso, ma lei me lo presta sempre e mi permette di giocarci anche per intere giornate. Tutte le volte che lo prendo in mano sento come se irradiasse un immenso calore. Mi sento bene. Pensavo fosse più debole di noi perché è una femmina, ma sa farsi rispettare da tutti, qui al Monastero. Vorkov la adora, non fa altro che osservarla giocare ridacchiando. Anzi, ghignando. Non mi piace per niente, quell’uomo.

 

La adoro! E’ qui solo da sei mesi, ma è riuscita a spazzare totalmente la mia tristezza e il dolore che provo quando penso a mamma e papà. Mi ha parlato a lungo, ha detto che se mi hanno abbandonato vuol dire che non mi meritavano e che presto troverò qualcun altro che mi amerà dal profondo del suo cuore. Voglio che sia lei, quella persona. Lei e Yuri, ormai, sono la mia famiglia. Vorrei poterglielo dire, davvero.

Stiamo giocando a carte, anche questo me l’ha insegnato Yuri.

«Aah, Vale, sei troppo fortunata! Non è giusto!»

«Ehi, questa è tutta abilità!» Valeriya fa la linguaccia a Yuri e io ridacchio. Vorrei poterglielo dire.

«A…»

Si voltano verso di me, curiosi. «Stai cercando di dirci qualcosa, Kai?»

Mi sforzo come mai ho fatto in vita, ordinando alle parole di venire fuori. Me ne basta una sola, davvero. Soltanto una.

«Fa…»

«Kai, non sforzarti così, sei diventato tutto rosso!» mi rimprovera Yuri, preoccupato, ma lo ignoro.

«Fa…»

Valeriya gli fa cenno di tacere e mi posa una mano sulla spalla, guardandomi dritto negli occhi con quelle sue enormi iridi azzurre. «Forza, Kai»

Posso farcela. Lei crede in me.

«Fa…» deglutisco, allungando una manina tremante che loro subito afferrano. «Fa…mi…ia…»

E’ stentata e roca, ma è la mia prima parola. Eccola.

«Fa-mi-ia» ripeto in tono più deciso, annuendo. Vedo Yuri asciugarsi gli occhi di nascosto. Valeriya sorride.

«Famiglia. Sì, Kai. Siamo una famiglia. E nessuno riuscirà a separarci, mai»

La guardo timoroso. Mi sembra un giuramente troppo fragile e troppo grande, il suo. Lei sembra capire perché si siede accanto a me e mi cinge le spalle con un braccio. «Non voglio dire che staremo insieme tutti i giorni della nostra vita. Magari le nostre vite prenderanno strade diverse un giorno, non possiamo saperlo; abbiamo solo otto anni. Ma nei nostri cuori noi saremo sempre uniti e nessuno potrà privarci di questo legame, Kai. Nessuno»

 

Fu nell’ascoltarla pronunciare quelle parole che mi resi conto con timore che mia sorella era cresciuta estremamente in fretta, più di quanto avessi mai fatto io. Fu in quel momento che mi unii alla sua promessa, poggiandole una mano sulla spalla. Saremmo stati uniti per sempre, nei nostri cuori.

Fu in quel giorno che Vorkov decise di farci passare al livello successivo.

Fu da quel giorno che la nostra vita divenne un inferno.

 

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Eccomi qua!!! Capitolo breve, lo so, perdonatemi, ma mi sono intristita troppo nello scriverlo e penso che sia sufficientemente… “forte” così. Purtroppo questi capitoli dei ricordi non sono una passeggiata e non voglio scrivere cose troppo melense o ridicole. Ma abbiate pazienza, con il tempo arriverà tutto!!

 

Pilatigirls: ciao e grazie dei complimenti!!! *-* eh sì, la rivelazione scioccante è finalmente arrivata, ma da adesso in poi le cose si chiariranno sempre di più… e si faranno sempre più tristi!!! T___T per poi arrivare allo splendido, bellissimo Happy Ending!!! *-* ok, non vorrei spoilerare troppe cose, però!! Fammi sapere che ne pensi di questo breve chappy!! Un bacio!

 

Padme86: ciao carissima!!! Hai perfettamente ragione, passa il defibrillatore a Kai, che dopo questa sfilza di capitoli sui ricordi sarà più morto che vivo… xD! Quest’estate, che doveva essere il mio grandioso periodo di scrittura, alla fine non sono riuscita a combinare proprio un accidenti, fra il computer rotto e la vacanze in luoghi così sperduti da far paura persino ad Indiana Jones! Ma adesso sono tornata alla carica e voglio impegnarmi per portare a termine quest’impresa colossale!!! Un bacio tesoro, dimmi che ne pensi di questo tristissimo squarcio di passato!!! <3

 

Saruwatari_Asuka: ahahah, ciao!! Meriti 100 punti solo per la faccia assunta a fine capitolo! xD ebbene sì, hai ragione, Vorkov non risparmia nessuno ma… ma! Ti lascio con questo “ma” così che tu possa scervellarti ancora di più!! xD Me crudele! +_+ dimmi che ne pensi di questo inizio sul passato dei nostri giovani… un bacione!!!!!!!!

 

Sybelle: aaah, curiosa di svelare i misteri su Valery, eh? Verranno svelati, vedrai, vedrai… e sì, Kai è più protagonista di quanto non pensi lui stesso!! E anche parecchio direi, come si intuisce già da questo capitolo! Ma nei prossimi… eheh… spero di farvi saltare sulle sedie!!! Qui sono ancora bambini, ma adesso che iniziano l’allenamento vero e proprio saranno cavoli amari… spero di non piangere mentre scrivo!!! ç___ç kissoni, bella!!!^^

 

Ella_Sella_Lella alias Lunetta: ma certo che non mi sono dimenticata! Come avrei potuto??? Già, potremmo dire che Valery è un po’ tutto… xD e presto capirete perchè!!!! Poi, sì, i bit power giocano un ruolo fondamentale in questa storia, non sapete ancora quanto!! Tutti i piani verranno rivelati in tutta la loro contorta contortezza, vedrai… un bacio!!!!

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Capitolo 24
*** Ricordi: Valeriya Ivanov - Act Two ***


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Buon Natale a tutti!!!!!!!!

… *i lettori tirano fuori coltelli e mannaie e i loro occhi diventano rossi*

Ehm… coff coff, sì, sono un tantino in ritardo… *i lettori dirgrignano i denti* ok, ok, MOLTO in ritardo, ma vi giuro che sono letteralmente sommersa dagli impegni!!!! ç___ç però ho trovato il tempo per farvi questo bel regalo di Natale, un capitolo tutto nuovo e lungo lungo dove si scoprono molte cose!!!! *guarda speranzosa i lettori, che hanno ancora gli occhi rossi* Facciamo così, leggete tutto il capitolo e poi mi direte se sono perdonata o no!! ;-)

Ps. vi ricordo che Kai è diverso dal solito perché è più piccolo e non ha ancora vissuto gli eventi che l’hanno poi portato ad essere così come lo conosciamo noi!! Non temete, alla fine ci sarà una spiegazione per tutto!!

 

 

Capitolo XXIII –  Ricordi: Valeriya Ivanov – Act Two

 

«Forza, Kai, non arrenderti!!! Non ora!!»

Prendo un respiro profondo, ordinando tenacemente ai miei muscoli di non cedere, non cedere…

«Novantasei… novan-ah!-novantasette… no… nova…»

«Novantotto, dai , Kai!!!»

«Novanta…nove… e…»

«Cento!!!! Grandissimo!!!»

Tutto il dolore sembra improvvisamente scivolare dai miei muscoli quando Valeriya mi abbraccia, stringendomi al suo corpo caldo. Rimarrei fra le sue braccia per sempre, penso con un sospiro. Ma lei – ovviamente – mi lascia andare, saltellando verso Yuri. E’ una vera fortuna per lui che sia suo fratello, altrimenti l’avrei odiato con tutto me stesso per le attenzioni che riceve. Mi rialzo, cercando di attenuare il dolore ai muscoli con alcuni esercizi che mi ha insegnato lei. E’ quasi incredibile quanto la mia vita sia stata condizionata e… illuminata, sì, dalla sua presenza. Sbuffo. Ovviamente mi porterò questi pensieri nella tomba – ovviamente. Getto un’occhiata gelida a Vorkov, allontanandomi dalla palestra dove mi sono massacrato di esercizi per cinque ore per seguire Valeriya e Yuri, scomparsi nel corridoio. Sfioro con una mano i miei pettorali, ogni giorno sempre più definiti; sono già passati tre anni da quando Vorkov ci ha “promossi” al livello successivo… ma ancora oggi, guardandomi intorno, non mi pare possibile di essere sopravvissuto. Certo, senza di lei non sarei mai…

«Kai!!! Dì alla tua testaccia di stare zitta un attimo e vieni a goderti il trionfo con noi!!»

Mi volto, rimanendo ancora – e ancora; come ogni giorno da quando l’ho incontrata – abbagliato dalla sua vista. Si è fatta più alta in questi tre anni, anche se il suo corpo ha ancora le forme di una bambina.

La amo. Molto semplicemente.

Beh, no, non c’è nulla di semplice in questo, se non la facilità con cui il mio cuore batte all’impazzata quando lei è vicina o il modo ormai naturale in cui i miei occhi la cercano in ogni istante. Mi avvicino, sorridendo. Solo con loro posso sorridere, perché so che non la prenderanno come una forma di debolezza. Solo loro.

I miei unici amici. La mia famiglia.

 

Kai in quel periodo era molto pensieroso, ed avevo notato già da un po’ di tempo il modo in cui il suo sguardo cercava continuamente mia sorella, e come si illuminasse di una gioia talmente pura da fare male, quando la trovava. Lei, d’altronde, aveva un’aura – sì, non saprei come altro definirla – un’aura di potenza, di indistruttibilità, di una forza di volontà fuori dal comune. E dava un senso di protezione, lo avvertivo distintamente anch’io, in cui Kai si rifugiava inconsciamente. E lei lo accoglieva sempre. Non so effettivamente quanto sapesse di ciò che il mio migliore amico provava verso di lei, ma ha fatto in modo di esserci sempre quando lui aveva bisogno del suo conforto, della sua protezione o della sua forza. Kai si era costruito uno scudo esterno molto efficace contro attacchi superficiali, ma all’interno era ancora troppo fragile; probabilmente Vorkov sarebbe riuscito a distruggerlo se Valeriya non l’avesse incoraggiato e difeso con le unghie e con i denti.

Sembrava semplicemente incapace di restarsene al suo posto quando qualcuno era in difficoltà. Per sua fortuna, però, era anche la blader più brava che avesse mai messo piede nel monastero, e grazie a questo Vorkov la trattava con i guanti, sottoponendola a durissimi allenamenti ma mai a punizioni corporee. O meglio, una volta ci aveva provato; giusto un paio di frustate, perché lei si era azzardata a rispondergli male di fronte a tutti gli allievi. Il giorno dopo Valeriya si era rifiutata di lanciare il suo beyblade.

Nessuno era riuscita a smuoverla. Vorkov aveva provato a cavarle la pelle con la frusta, a minacciarla di atroci sofferenze, ma non c’era stato verso di piegarla. Alla fine, esasperato, le aveva chiesto cosa diavolo volesse da lui; lei aveva semplicemente risposto che, per ogni colpo che riceveva, sarebbe stata un giorno senza lanciare il bey. Vorkov allora la rinchiuse in prigione per una settimana e, quando uscì, lei commentò: «Aah, che bella giornata! Non vedo l’ora di lanciare Dranzer!»

Immagino che questo dia un’idea abbastanza chiara di come fosse fatta mia sorella.

 

E’ un allenamento come gli altri e, come negli altri, nessuno riesce a battere Valeriya. Nemmeno Yuri, che è comunque estremamente bravo. E’ normale che tutti l’abbiano ribattezzata “la Regina delle Nevi”; in fondo il suo beyblade spazza via gli avversari con la stessa potenza e inarrestabilità di una tormenta di neve. Ma Vale sembra avere quasi un potere… in più, rispetto agli altri ragazzi. Beh, in realtà lo ha. Almeno…

Fisso i miei occhi su lei, che ora sta scendendo dal podio per lasciare posto a Yuri. Lei lo chiama “bit power”; dice che è una creatura magica che ha scelto di dimorare nel suo beyblade, ma che non tutti possono vedere. Vorkov sono piuttosto sicuro che la veda, considerati gli sguardi bramosi che lancia sempre a Dranzer. Ma quello è il bey di Vale, non si tocca!

Anche io e Yuri riusciamo a vedere il “bit power”, anche se per me è più che altro una macchia rossa indistinta. Yuri dice che somiglia ad un’aquila, e così è stato ribattezzato Aquila Rossa. Degli altri ragazzi del monastero solo due possono vederlo: sono fratelli anche loro, si chiamano Boris e Katrina Lestavjosk. Lei è carina, con due enormi occhioni viola e il sorriso sempre pronto – naturale che Boris sia geloso marcio di chiunque le si avvicini. Boris è… strano. Troppo gelido persino per me, non si riesce mai a capire cosa pensi. Valeriya è l’unica che sembra capirlo molto bene e lui… beh, ammetto che non mi piace solo perché ho la sensazione che a lui piaccia Vale. Ma deve solo azzardarsi a metterle una mano addosso e desidererà non essere mai nato.

«Forza Yuri!! Vai così, lo hai quasi sconfitto!!!!»

Sorrido nel sentirla gridare in quel modo. Un’altra cosa stupenda di lei è che non ha – come tutti, qui dentro – perso la sua gioia di vivere.

«Stai calma! Non vedi che ha tutta la situazione sotto controllo?»

«Uffa, quanto sei noioso Kai! Che male c’è ad incoraggiarlo un po’?»

«Disturbi la sua concentrazione» commento con voce piatta, senza farle capire se sono ironico o no.

Lei alza gli occhi al cielo e poi li posa su di me. Le sue stupende iridi azzurre incontrano le mie e per un solo, infinito istante, trattengo il respiro, mentre un sorriso si allarga sul suo volto.

«Lui non è te, Kai» commenta malefica, e io incrocio le braccia al petto, fingendomi infastidito. «Gli fa piacere essere incoraggiato. Vero f… oh, hai già finito?» esclama delusa, guardandolo scendere veloce le scalette del beyblade stadium.

«Non è stato molto difficile…» commenta il mio amico, colpendomi il pugno nel nostro abituale saluto.

«Qualcosa mi dice che vinceremo anche questo torneo…» mormoro, divertito. Ovviamente sto attento a non lasciar trapelare nulla dal mio volto. Non sopporto che gli altri possano indovinare il mio stato d’animo e, magari, considerarmi debole. Beh, con “gli altri” intendo principalmente Vorkov.

Lo odio. Lo ammetto.

«Che pizza, però! Perché quel noioso di Vorkov non si decide a farci combattere contro qualcuno alla nostra altezza?» si lamenta all’improvviso Valeriya, portandosi le mani dietro alla testa e sbuffando.

«Il torneo ti annoia, forse?»

Scatto sull’attenti mentre quell’uomo orribile e viscido si avvicina a noi. Se solo osa toccarla, io…

«Sì, abbastanza» risponde Valeriya, sfidandolo con lo sguardo. Gli altri bambini sussultarono, fissandola stralunati; molti iniziano a tremare. Patetici.

Il verme davanti a noi sorride e chiama con uno schiocco di dita due monaci.

«Bene, allora ti propongo una sfida»

Gli occhi di Vale si fanno attenti. Vorrei davvero dirle di lasciar perdere, di mandarlo al diavolo ed ignorare le sue parole velenose, ma…

«Una sfida? Sembra interessante…»

«Ti assicuro che lo è»

Vorkov mormora qualcosa ai due monaci, e quelli corrono via. Vermi che servono un padrone degno di loro, ecco cosa sono. Sento una rabbia prepotente crescere in me, ma evidentemente Yuri se ne accorge, perché mi appoggia una mano sulla spalla e mi lancia uno sguardo da “stai calmo”. Solo lui riesce a parlarmi con lo sguardo in questo modo… prendo un bel respiro, recuperando tutto l’autocontrollo. Fisso Vorkov gelido e inespressivo.

«Mi scusi signore, potrei sapere contro chi vuole farci combattere?» chiede Yuri, infondendo alla sua voce il tono più calmo che gli riesce, nel tentativo di mantenere la situazione “rilassata”. Lo so. Lo conosco troppo bene. Vorkov lo guarda compiaciuto e io reprimo un altro moto di rabbia. Il viscido infine si decide a rispondere.

«Beh… Yuri Ivanov, ti sembrano abbastanza forti i Demolition Boys?»

Sgrano impercettibilmente gli occhi, incredulo: i Demolition Boys rappresentano il monastero nelle competizioni ufficiali, sono i migliori blader di tutta la Russia… come può Vorkov pensare che qualcuno di noi sia in grado di batterli? Sento Yuri avvicinarsi al mio orecchio e sussurrare qualcosa mentre Vorkov va incontro alla sua squadra, appena entrata.

«Ha ideato una bella punizione stavolta, eh?»

Ringhio sottilmente, stringendo i pugni. Neanche Valeriya può farcela contro di loro, non può…

«Wow, un incontro con i Demolition Boys in persona!!!! Allora non sei così noioso come pensavo!» esclama lei dando dei colpetti affettuosi al braccio del Verme, che le sorride. Vale, cosa diavolo stai facendo?? Non sei così sciocca da non conoscere i tuoi limiti…

«Ognuno di voi sfiderà uno dei Demolition Boys… vi lascio scegliere il vostro avversario» dichiara l’essere, rivolgendosi a noi. «E tu combatterai per ultima» aggiunge poi verso Vale.

«Va bene…»

Com’era prevedibile, né io né Yuri siamo riusciti a vincere. Li abbiamo messi un po’ in difficoltà all’inizio, ma poi devono aver capito come giochiamo e ci hanno distrutti. Davvero un pensiero carino da parte di quel… quel…

«Che peccato, mi sarebbe piaciuto vedere il capitano Aleksej in azione… ma nessuno è così pazzo da sfidarlo» commento sarcastico, mentre un povero ragazzino pescato a caso viene sconfitto in pochi istanti dal membro più debole della squadra.

«Allora piccola, tocca a te…» Vorkov si volta verso Valeriya e io sento un moto di disgusto salirmi allo stomaco. «Chi vuoi sfidare?»

«Ma naturalmente il capitano!!!» esclama lei con un entusiasmo incredibile.

«Ritiro quello che ho detto…» sospiro, scoraggiato.

Yuri soffoca una risata, mentre io fisso esasperato la mia amica – folle – che si mette in posizione.

«Temo che la nostra Regina prenderà una bella batosta…» mormoro distrattamente, giusto per prepararmi meglio allo shock di vedere Vale sconfitta in combattimento.

«Tu dici?» ribatte Yuri, e sembra quasi… divertito? Lo fisso sconcertato, ma lui mi fa cenno di seguire l’incontro e io obbedisco scrollando le spalle.

La sfida comincia.

Beh, devo dire che chi si aspettava di vedere il beyblade di Vale sbalzato subito fuori dal campo – come ad esempio il capitano Aleksej – è rimasto decisamente deluso. Il piccolo bey blu sembra imprendibile, mentre quello argentato di Aleksej cerca invano di mandare un colpo a segno.

«Aspetta solo che ti prenda…» ringhia il ragazzo, sempre più furioso.

«Perché? Se mi prendi cosa mi fai?»

Quello le lancia un’occhiata astiosa che non mi piace per niente, per poi voltarsi verso Vorkov; si scambiano un cenno d’intesa e un ghigno si allarga sul volto del blader. Neanche questo mi piace per niente.

«Oh… a quanto pare mi è stato permesso di usare tutta la mia forza… mi dispiace piccola…»

Il beyblade argentato aumenta improvvisamente la velocità e la rotazione, scagliandosi contro il bey blu, che – o mio dio!! – è finito a bordo campo, senza però cadere. Mi lascio, nonostante tutto, sfuggire un sospiro di sollievo. Valeriya è concentratissima, ma si riserva di sorridere candidamente all’avversario.

«E’ tutta qui la tua forza?» commenta, fingendosi platealmente stupita. «Beh, allora lascia che ti mostri la vera potenza di un blader degno di questo nome!» esclama, ed ecco che subito il beyblade blu torna al centro del campo, creando attorno a sé un’aura strana: l’energia che emana inizia a diventare visibile. Per me.

«Ma cosa diavolo…?»

«Dranzer!!!!!» Vale urla trionfante; ama questi momenti. «Vieni a me, Aquila Rossa!!!!!»

L’incontro si conclude in un attimo.

Aleksej fissa il suo beyblade uscito dal campo senza una parola, completamente scioccato dall’esito dell’incontro.

«Non dirmi davvero che speravi di battermi senza un bit power!» esclama la mia amica sorridendo – diciamo pure ghignando.    

«Lo sapevo» Yuri scrolla le spalle, rassegnato. «E’ impossibile battere la nostra Regina…»

«Già…» fisso il beyblade blu nella mano di Vale. «E quel bit power è davvero stupendo…»

 

Vorkov era venuto a conoscenza dell’esistenza dei bit power proprio tramite mia sorella, che tanto ingenuamente lo aveva usato nei suoi incontri di beyblade. Ma non ci accorgemmo di nulla finchè non fu troppo tardi. Nessuno di noi poteva sapere che nel suo laboratorio segreto Vorkov stava cercando di ricreare l’Aquila Rossa, l’unico bit power che avesse mai visto…

Dopotutto fu un periodo abbastanza spensierato, un periodo nel quale l’amicizia fra me e Kai crebbe infinitamente, diventando sempre più matura e forte; un periodo in cui Valeriya si legò moltissimo ai fratelli Boris e Katrina, felice di aver trovato un’altra ragazza come lei. Un periodo in cui l’amore di Kai per mia sorella divenne così profondo da farmi pensare che non se ne sarebbe liberato mai più. Mi venne da pensare che, una volta cresciuti, saremmo potuti essere liberi, e avremmo avuto le nostre famiglie da costruire, e la nostra felicità da assaporare.

Come ho tristemente scoperto con il passare degli anni, non sono mai stato bravo ad indovinare il futuro.

 

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Allora, sono stata perdonata?? Direi che un po’ di succulente notizie ve le ho date… no? :P

 

Risposte alle recensioni!!

 

Aphrodite: Perdonamiiiiiiiiiiiiiiiiiii ç____ç non so come ho fatto a dimenticarmi di risponderti!!!! Evidentemente sto diventando vecchia T___T ma grazie di aver recensito nonostante questo!!! *-* Come hai ben potuto notare nessuno qui è rimasto bambino a lungo… anzi, finora le cose non sono andate neanche troppo male!!! Presto ci sarà da piangere *sigh sigh*

Un bacione, aspetto il tuo parere!!!^^

 

Pilatigirls: grazie della recensione, sono felice che tu abbia apprezzato!! Che dici, questo capitolo è altrettanto bello?? Kiss!

 

Saruwatari_Asuka: eccomi qua!!! Che ne dici, ho risposto a qualcuna delle tue domande? Mmh, mi sa di no!! xD diciamo che in realtà questi primi due capitoli erano più di “introduzione”, per rendere l’idea del carattere di Valeriya ed esplorare maggiormente la crescita di Kai; i prossimi saranno molto più d’azione e qualcosa si spiegherà!!! :P un bacio!!!

 

Padme86: tesorA!!!!!!! Grazie mille per i complimenti, spero che questo capitolo ti sia piaciuto altrettanto!!! *-* non puoi capire quanto sono felice di sapere che continui a seguirmi nonostante i miei ritardi cronici!!!! <3 da qui in poi le cose si faranno sempre più movimentate… eheh!! Non vedo l’ora di farvi leggere i prossimi capitoli!! ;-) un bacio grandissimo!!!!

 

Ella_Sella_Lella: ciao!!! In effetti sono d’accordo con te, anche a me piace più il nome Valery, ma purtroppo non è russo, e i nostri cari amici sono nati là!! xD d’ora in poi la dose di tristezza aumenterà sempre di più, finchè non si arriverà ad un Dramma vero e proprio!!! Ma poi… eheh… non sia mai detto che io scriva una ficcy tutta da piangere e basta!!! :P vedrai, vedrai!!! Intanto dimmi se anche questo chappy ti è piaciuto!!! :D baci!

 

Eris hgD: oooooh, una nuova recensitrice!!!! Benvenuta!!! *-* grazie mille, sono felice che la storia ti abbia appassionata!!! Sì, i Demolition Boys ora sono crudeli, ma presto li vedrai in tutte le loro sfaccettature!!! Continua a seguirmi, mi raccomando!!!!^^ bacioni!!!

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Capitolo 25
*** Ricordi: Valeriya Ivanov - Act Three ***


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Ehilà, ragazzi! Lo so che volete uccidermi, ma vedete, il fatto è che mi sono trasferita… a Londra!!! Ebbene sì, al momento sono proprio in Inghilterra e mi sono successe parecchie cose negli ultimi mesi. Mi sono trasferita per studiare in una scuola di musica, sto seguendo un vero e proprio corso di Laurea in Canto!! Ho avuto ovviamente tutti i problemi del mondo… mi è persino venuta l’appendicite il primo mese di scuola e sono stata ricoverata in ospedale e operata!

Sono incredibilmente sorry per il ritardo, ma l’importante è che sono qui, ora! Non abbandonerò questa storia, anche perché mancano solo 3 – massimo 4 – capitoli.

Quindi eccovi qui il nuovo capitolo, e vi avviso che sto già scrivendo il prossimo! Purtroppo non so quando avrò tempo di rispondere a tutte le recensioni ma prima o poi ce la farò, non disperate!! Un bacio!

 

 

Capitolo XXV –  Ricordi: Valeriya Ivanov – Act Three

 

Se prima mi sentivo un pochino geloso di Katrina, adesso lo sono del tutto: Valeriya è stata messa in stanza con lei!!! Perché non poteva restare con me e Yuri?? Lo so che ormai ha quasi undici anni e sta diventando una donna sempre più in fretta, ma… non so come farò ad addormentarmi senza la sua presenza rassicurante accanto. Uff, mi sento così… bambino, in confronto a lei e Yu.

Boris è stato trasferito qui nella nostra stanza, sai che felicità. Mi sta davvero antipatico, quello. Yuri dice che non è male, ma – ah! – Yuri riesce a dire che non è male persino Vorkov, per cui la sua opinione non conta. Valeriya dice che è troppo buono e troppo ingenuo, e quando lo dice lui ride, ammettendo che è vero. Ma come si fa a non odiare Vorkov, dico io?? Uno che costringe dei bambini ad allenarsi 14 ore su 24 per non si sa neanche quale scopo (Yuri dice che vuole vincere a tutti i costi il Torneo Mondiale, ma allora perché cavolo non si allena lui stesso??)… non lo so, a volte sono solo molto confuso. Insomma, se non fossi venuto qui al Monastero non avrei mai conosciuto Valeriya e Yuri, né il beyblade, ma a volte la vita qui mi sembra semplicemente insopportabile. Ci sono dei momenti in cui sento tutte le forze abbandonarmi, in cui sento di non potercela fare più… solitamente quelli sono i momenti in cui mi becco una bella punizione, e il mio odio per Vorkov cresce ancora. Purtroppo Valeriya non si allena più con noi spesso quanto prima; adesso il Verme la fa allenare con i ragazzi più grandi e se la tiene bella stretta al suo viscido corpo. A volte mi assale il terrore che lui possa arrivare a chiuderla nella sua stanza e non farla uscire mai più, visto gli sguardi bramosi che le lancia. Yuri dice che la vede semplicemente come la carta vincente per i Mondiali. Secondo me Vorkov la vede come un bel mucchio d’oro, la vede come una bestia da istruire e sfruttare per arricchirsi e diventare più potente e famoso. Ma io non glielo permetterò mai.

 

I tre anni passati in quel modo furono un periodo davvero difficile per me, perché iniziarono a venire alla luce tutte le debolezze del mio corpo, che non riusciva a reggere gli allenamenti bene come Boris o Kai, entrambi molto più portati per il lavoro fisico di quanto non fossi io. I loro corpi poi crescevano più velocemente del mio, tanto che mi trovai improvvisamente ad essere più basso di loro, più magro e sempre più pallido. A dodici anni iniziarono gli svenimenti e per la prima volta Valeriya, che ne aveva ancora dieci, sembrò terrorizzata da qualcosa. I dottori dissero che non dovevo fare molti sforzi e Vorkov si infuriò come non mai, rinchiudendomi nelle prigioni. Beh, senza dubbio lì non mi affaticai molto.

Quando mi venne a riprendere disse che aveva messo Boris in camera con me e Kai al posto di Valeriya e che i miei due compagni erano incaricati di darmi una mano se mi fossi sentito male di notte. Mi disse anche che aveva deciso che mi avrebbe lasciato un giorno di riposo qualora fossero avvenuti altri svenimenti, ma che si aspettava da me gli stessi risultati di prima, se non anche migliori; in altre parole, fu un anno d’inferno, in cui ogni giorno sentivo che il mio corpo stava per distruggersi in mille pezzetti, ma al tempo stesso sapevo che dovevo andare avanti e non arrendermi. Valeriya cercò di aiutarmi nell’unico modo in cui poteva: diventò ancora più brava, tanto che Vorkov non aveva occhi che per lei e spesso non si accorgeva se non ce la facevo a reggere il ritmo degli altri. Boris divenne un mio buon amico; mi piaceva la sua presenza sempre calma e forte, era come una roccia che nulla poteva spostare o infrangere. Kai invece non andava molto d’accordo con lui a causa della gelosia, ma in qualche modo riuscimmo a cavarcela senza troppi problemi da quel punto di vista. Finché un giorno…

 

Siamo tutti riuniti per i soliti incontri settimanali in cui Vorkov decide quali ragazzi possono rimanere al Monastero e quali… beh, nessuno sa che fine fanno i ragazzi che vengono decretati “non all’altezza”. Spero per loro che vengano semplicemente rimandati dalle loro famiglie, ma sono abbastanza certo che non sia così, purtroppo. Vedo Valeriya e Katrina venirci incontro e capisco subito che c’è qualcosa che non va: Katrina è pallida come un morto e Valeriya la sta praticamente sorreggendo con il suo corpo e le parla con voce ferma e calma. Mi chiedo davvero come faccia ad avere solo undici anni.

Boris va subito loro incontro e mi affretto anch’io, mentre Yuri sta attualmente combattendo con un ragazzino che non ha alcuna speranza.

«Che succede??» chiede Boris agitato, toccando la spalla della sorella, che gli si accascia subito tra le braccia. Io guardo Valeriya interrogativamente ma lei scuote impercettibilmente la testa.

«Ma niente, la nostra amica qui vuole solo dimostrare a tutti che è talmente brava con il beyblade che non può fermarla neanche la febbre!! Vero?» esclama Vale, in un tono assolutamente noncurante. Katrina le offre un piccolo sorriso di rimando. Secondo me sta morendo, ma non c’è verso che Vorkov le permetta di non combattere. Boris poggia una mano sulla fronte della sorella e sgrana gli occhi con orrore, ma Valeriya gli fa un veloce e nascosto cenno di stare zitto e l’amico sembra aver bisogno di tutte le sue forze per poterlo fare.

«Già… Vale ha proprio ragione…» commenta debolmente, e aiuta la sorella a sedersi da qualche parte in attesa del suo turno. Io mi avvicino a Valeriya, e lei finalmente smette di fingere e mi rivolge uno sguardo angosciato.

«Ha 41 di febbre» mi sussurra in un soffio, e io sento la nausea salire a offuscarmi i sensi. Non ce la farà mai a battere il suo avversario, e Vorkov si sbarazzerà di lei… anche perché si vede chiaramente che la considera debole e non la reputa degna di andare avanti, e oltretutto ho paura che non gli piaccia il fatto che sia amica di Valeriya. La guarda sempre come se volesse… ucciderla. Ok, forse esagero, ma… non lo so. Guardo Vale senza sapere che dirle, lo stomaco contratto in una morsa.

«A te com’è andata?» mi chiede lei e io mi limito ad annuire. Rimaniamo in silenzio per un po’, finché lei mi guarda con un’espressione di scuse. Per cosa dovrebbe scusarsi?

«Perdonami, Kai, ma devo farlo… ci ho pensato e ripensato, e non vedo altra soluzione»

Farlo? Cosa deve fare?? Sento il panico assalirmi mentre lei, dopo avermi dato un leggero bacio sulla guancia, si allontana verso la zona dov’è seduto Vorkov con i suoi monaci. La seguo, angosciato più che mai, ma mi fermo a qualche passo di distanza. Lei avanza con sicurezza verso Vorkov e si inchina.

«Maestro, oggi vorrei combattere contro Katrina Lestavjosk. Mi concedete il vostro permesso?»

Perché?

Vorkov sembra pensare la stessa cosa, ma alla fine annuisce come se la questione non fosse di grande importanza. Anzi, forse è anche un po’ compiaciuto. Sa bene che Katrina verrà spazzata via, non ha una sola chance…

Seguo Valeriya mentre torna indietro verso il punto dove abbiamo lasciato i nostri amici e non dico niente, anche se vorrei. Lei ha un piano. Lo so. Lo vedo. Lo sento.

Il problema è che solitamente i suoi piani solo buoni per gli altri e pessimi per se stessa.

 

Quel giorno Valeriya voleva salvare la vita di Katrina, la vita dell’unica altra ragazza che aveva conosciuto nei suoi brevi undici anni. E forse ci sarebbe riuscita, se Vorkov avesse avuto anche solo un briciolo di cuore…

 

Non posso credere a quello che i miei occhi stanno vedendo. Valeriya è entrata nell’arena contro Katrina, che si regge a malapena in piedi, e ha… perso?!

Osservo senza parole il suo beyblade, il suo Dranzer che nessuno è mai riuscito a far uscire dallo stadio, giacere inerte sul terreno e sento come se qualcosa si fosse spezzato. Come se Valeriya fosse diventata, in un certo senso… vulnerabile. Lei sembra pensare la stessa cosa perché vedo una fitta di dolore attraversarle il viso, ma si fa forza e si volta verso Vorkov. Il monaco sta fumando, avendo capito il suo gioco.

«Mi spiace, ho perso» dice lei, e io mi sento attraversare da terrificanti fitte di paura. Ti prego fa che non si arrabbi, ti prego… fa che non le faccia del male… non può farle del male!

Mi sento piangere dentro, anche se è da ormai un anno che ho imparato a non mostrare le mie emozioni. Boris sembra angosciato quanto me e Yuri è semplicemente pietrificato. Vorkov si alza e si dirige verso le due ragazze; Katrina sembra sul punto di svenire.

«Cosa hai fatto?!?» urla irato verso Vale, la quale raccoglie il suo beyblade con nonchalance. Ma io la conosco bene, perché ho passato anni ad osservarla, e posso notare il leggerissimo tremito che scuote la sua mano mentre compie quel gesto. E so anche che quel tremito non è paura per se stessa. E’ paura per la sua amica. E’ in questi momenti che capisco che non smetterò mai di amarla. Sarebbe come chiedermi di smettere di respirare.

«Ho perso» ripete lei, con voce dura. «Mi dispiace. Non ero concentrata e Katrina è riuscita a cogliermi di sorpresa»

Vorkov sbuffa, e la afferra per un braccio. Non ti azzardare a fare del male, brutto…

«Stai davvero cercando di salvare la tua amica con questa patetica bugia??» le chiede con tono… viscido, come altro si può descrivere quell’uomo? Valeriya sostiene stoicamente il suo sguardo e non dice nulla, come a volerlo sfidare a dire che non è una ragione sufficiente.

«Beh, devo dire che allora non vedo altra soluzione» conclude Vorkov con lentezza. La sua voce mi fa drizzare i peli sulle braccia. Katrina sta tremando come una foglia; sembra così minuscola e indifesa, così piccola, così… giovane, che non può essere sbagliato difenderla. Valeriya sta cercando di capire in tutti i modi cosa vuole fare Vorkov, vedo il suo corpo teso nel tentativo di intuire, di anticiparlo…

«Che dici, Yuri, tu sei d’accordo con lei?» chiede l’uomo, prendendoci completamente alla sprovvista. Yuri lo guarda spaesato e poi punta gli occhi su Valeriya, alla ricerca della risposta. Ma stavolta nemmeno lei ce l’ha. Sembra così spaventata… forse lei sa dove vanno a finire i bambini scartati. Forse lo so anch’io, ma non riesco nemmeno a formulare il pensiero.

«Yuri, combatti contro Katrina» ordina Vorkov, ghignando.

Guardo il mio amico mentre entra nell’arena e si prepara a lanciare il beyblade. Katrina sta per svenire da un momento all’altro, lo so, lo vedo. Sposto nuovamente lo sguardo su Yuri. E in questo preciso istante so che lui non perderà. So che non la aiuterà. So che ha troppa paura di perdere sua sorella per poterlo fare. Lo leggo nei suoi occhi. Sento il cuore incastrarmisi in gola mentre mi ripeto di non piangere. Andrà tutto bene, Vale non permetterà mai che succeda niente di male, andrà tutto bene…

 

Fui un codardo, lo so, e non mi pentirò mai abbastanza per quello che ho fatto. Ma so anche che se potessi tornare indietro, lo farei di nuovo. La vita di Valeriya è sempre stata la cosa più importante al mondo per me, fin da quando decisi di rinunciare ai miei sogni ed entrare nel Monastero per permettere a lei di realizzare i suoi. E’ questo che deve fare un fratello maggiore: proteggere sua sorella. Sempre. E ad ogni costo.

 

L’incontro finisce in un attimo. Il bey di Yuri sbalza via quello di Katrina come fosse un fuscello e di nuovo un silenzio orripilato cade sulla sala. Non so come faccia Katrina ad essere ancora in piedi; quando questo incubo sarà finito, e finirà bene, lo so, devo ricordarmi di dirle che è davvero coraggiosa. Non gliel’ho mai detto prima, e invece lo merita. Valeriya guarda Yuri con espressione schifata, ma lui si limita a chinare il capo e tornare accanto a noi. Boris cerca di gelarlo con un’occhiata, ma non gli riesce molto bene visto che è talmente bianco che sembra avere la febbre anche lui. Per la prima volta da quando lo conosco, mi sento vicino a lui, sento di soffrire per lui.

«Come vedi, Yuri è d’accordo con me nel pensare che non si deve perdere un incontro di beyblade di proposito per nessuna ragione al mondo» commenta Vorkov con estrema soddisfazione. Yuri è sempre stato l’unico di noi a cercare di compiacere Vorkov almeno un poco, ma sono sicuro che non c’entra niente in questo caso. Non può.

Valeriya incrocia le braccia al petto e alza la testa per affrontare il monaco, impavida come sempre.

«Beh, io rimango della mia idea. Io penso che la vita di una persona sia più importante di un incontro d beyblade, e rifarei cento volte quello che ho fatto oggi!»

Oddio, quanto la amo.

L’espressione di Vorkov si incattivisce in un istante e sento i ragazzi attorno a noi tremare. L’uomo estrae una pistola da sotto la veste e io mi sento morire. Non può succedere, non può… se le spara giuro che mi lancerò contro di lui e mi farò uccidere anch’io. Non posso pensare di vivere senza di lei.

Valeriya è terrorizzata, ma sta cercando in tutti i modi di calmarsi. Se esiste un Dio, questo è il suo momento per mostrarsi. Intervieni adesso, non far accadere nulla ai miei amici…

Vorkov si avvicina al volto di Vale, gli occhi ridotti a due fessure. La mano con la pistola è abbandonata lungo il suo fianco. Ti prego, non farle del male.

«Se per te questa ragazzina è più importante del beyblade…»

Un rumore fortissimo esplode nella stanza, facendo sobbalzare tutti. C’è un solo istante di confusione, e poi il piccolo corpo di Katrina cade a terra, lentamente, quasi al rallentatore… i miei sensi registrano l’urlo straziante di Boris, l’espressione sconvolta di Yuri, lo sguardo pieno d’orrore di Valeriya, il ghigno di Vorkov, le grida di terrore attorno a me… ma nulla riesce a toccarmi davvero. Mi sento completamente svuotato e incapace di muovermi, di agire, di pensare. Boris si lancia sul corpo della sorella ed è presto imbrattato di sangue, mentre continua a gridare il suo nome. Il corpicino giace immobile fra le sue braccia, il petto non si muove più a mostrare il respiro della bambina, e il pallore è sconvolgente, quel pallore dovuto dalla febbre, quel pallore che adesso non se ne andrà mai più. Bianca come un cadavere. Perché ormai lei è un cadavere.

L’ho sempre saputo in fondo, dentro di me, che Dio non esiste.

 

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Waaaaa, è tutto troppo triste!!! ç___ç lo so, lo so che sono cattiva, ma purtroppo le cose dovevano andare così… in questi ultimi capitoli verranno svelati tutti i misteri, per cui siate pronti a tutto!!

Grazie in anticipo se qualcuno vorrà ancora recensire, lo so che i miei ritardi sono imperdonabili!! T__T

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Capitolo 26
*** Ricordi: La Regina delle Nevi - Act One ***


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Ciao a tutti!!! Wow, un miracoloso aggiornamento dopo SOLO un mese!!! C’è da svenire xD qualche tempo fa pensavo di finire questa storia e poi abbandonare il mondo delle fanfiction come scrittrice, perché sono una ritardataria e non mi piace far aspettare la gente, ma ieri sera mi sono messa a sistemare le mie storie preferite e seguite e mi sono ricordata di tutte le fanfiction che avevo ideato e che volevo scrivere, prima o poi… e quindi ho deciso che lo farò, continuerò a scrivere!!! Dopo questa – che è la prima ficcy che ho scritto, e quindi anche la più importante – intendo proseguire quella su Inuyasha per bene e poi devo assolutamente scriverne una su Harry Potter, forse un’altra su Naruto e una su Bleach (anche se per quella sto ancora aspettando l’idea giusta!). E poi ho in mente una storia originale che spero possa un giorno diventare un romanzo, e che pubblicherò prima qui per vedere se riscuote successo! Nel frattempo ho iniziato a postare una raccolta (e vorrei pubblicare anche questa) composta da tutte descrizioni dei vari stati d’animo e emozioni. Sono tutti frammenti che ho scritto mentre provavo quelle emozioni, quindi spero siano sufficientemente realistici!

Comunque bando alle ciance, eccovi qui il nuovo capitolo! Avviso che ne mancano solo altri 2 dopo questo e poi la storia sarà conclusa! Ma non disperate… ho in mente (in un giorno lontano xD) di fare un seguito ambientato in Beyblade V-Force e uno in GRevolution!

 

Ultimissima cosa: il titolo del capitolo sembra non entrarci nulla, ma in realtà ha un senso, solo che si capirà nel prossimo capitolo! xD ha tutto un senso, non temete u.u

 

 

Capitolo XXVI –  Ricordi: La Regina delle Nevi – Act One

 

Quando l’orrore di ciò che era appena avvenuto raggiunse il cervello di mia sorella lei lanciò un grido disumano e qualcosa fuoriuscì dal suo petto: per un attimo ci fu una luce bianca abbagliante in cui mi sembrò di intravedere un muso affilato e un paio di occhi di ghiaccio, ma poi la luce sparì all’improvviso come era arrivata e con essa sparì anche Valeriya, come fosse stata inghiottita da un buco nero. Vorkov, dopo lo shock iniziale, iniziò a tremare di rabbia e gridò ai suoi monaci di setacciare il castello, gettare il corpo di Katrina in una fossa e portare tutti i ragazzini nelle loro stanze. Solo allora ci accorgemmo che, assieme a Valeriya, era anche sparito il corpo della sua migliore amica.

 

Sono passati cinque mesi da quando Lei se n’è andata. Mesi. Abbiamo fatto un patto di non pronunciare più né il suo nome né quello della sorella di Boris, anche se dubito che Boris sia più in grado di rendersi conto di quello che ha attorno. E’ in una sorta di trance per tutto il tempo, mangia e si allena come un automa e non gli abbiamo sentito pronunciare una sola parola fin da quel giorno. Beh, almeno fino ad una settimana fa, quando l’ho visto stringere a sé una delle Sue magliette – le sue cose sono ovviamente rimaste tutte qua – e, preso dalla gelosia, gliel’ho strappata di mano. Lui mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha detto: «Non penserai di essere l’unico ad aver capito quanto sia speciale…» e se n’è andato. Da allora non mi guarda nemmeno più, ma so che sotto la maglietta porta una delle pochissime collanine di Lei, quella che ha come ciondolo due ali piumate d’argento, accanto alla piccola croce dorata che gli ha regalato la sorella un anno fa. Gliel’ho lasciata tenere, perché dopo quell’episodio non riesco più a sentirmi geloso nei suoi confronti. Mi sembra solo di essere accomunati dallo stesso dolore, e che sia giusto così. D’altronde anch’io porto sempre con me qualcosa di Lei: la sua sciarpa bianca. E’ ancora impregnata del suo profumo e ogni tanto, se chiudo gli occhi, posso fingere che Lei sia qui.

E’ incredibile come sia riuscita a riempire le nostre esistenze, ad infilarsi sotto la nostra pelle come una sorta di dolce droga semplicemente essendo sempre presente, ascoltandoci, spronandoci a dare il meglio di noi e a non arrenderci mai. Io ricordo ogni singola parola che Lei mi ha detto, ed è per questo che mi sto allenando come mai ho fatto prima d’ora. Ho persino superato Yuri, che è in uno stato catatonico quasi pari a quello di Boris. So che è divorato dai sensi di colpa, ma io riesco a capirlo: Lei è sempre stata più importante di tutto il resto per lui, come anche per me. Solo che io ho più fiducia in Lei di quanta non ne abbia Yuri, che è sempre preoccupato di doverla proteggere. Io avrei seguito le sue orme, perdendo volontariamente contro Katrina, e al diavolo le conseguenze. Lei è perfettamente in grado di cavarsela da sola. Lo è sempre stata. Molto, molto più di noi, che brancoliamo nel buio e nell’incertezza adesso che la sua presenza forte se n’è andata. E io non ce l’ho con Yuri, ma una piccola parte di me non riesce a smettere di chiedersi come sarebbe andata se invece di Yuri Vorkov avesse scelto me. E mi sto impegnando come mai in vita mia perché la prossima volta, la prossima volta Vorkov sceglierà me, e allora conoscerò la risposta.

 

Eravamo tutti invecchiati in un modo che non credevo possibile. Soprattutto Kai, che sembrava voler diventare il nostro nuovo punto di forza, pur con la sua corazza e la sua scontrosità. Io mi limitavo ad osservare: osservavo tutto quello che accadeva intorno a me e lo registravo in una parte della mia mente, pensando, elaborando, cercando di capire. Stavo studiando la struttura del Monastero, i turni delle guardie, le telecamere. Volevo scappare. Volevo ritrovare mia sorella e vivere una vita felice con lei, Kai e Boris. La mia abilità con il beyblade calò bruscamente e Vorkov, più furioso che mai di star perdendo tutti i suoi migliori blader, mi punì varie volte, chiudendomi in cella e lasciandomi senza cibo.

Ma io pensavo. Il mio corpo non era più importante, solo la mia mente lavorava, lavorava senza sosta per trovare una soluzione. Fu così che mi accorsi che Vorkov stava tramando qualcosa, stava creando qualcosa di proibito e oscuro nel suo laboratorio segreto. Qualcosa che avrebbe rovinato ancora di più la nostra vita, ma questo allora non potevo saperlo. Mi sembrava impossibile che la nostra vita potesse peggiorare.

 

Abbiamo conosciuto due nuovi bladers del Monastero perché Vorkov ci sta facendo allenare in squadre: si chiamano Sergej e Ivan, il primo è biondo ed enorme e il secondo di enorme ha solo il suo naso, perché di altezza mi arriva a malapena alla spalla. Sergej è freddo e un po’ maligno a volte, ma in generale non è male, ha una mente molto acuta e una resistenza incredibile. Ivan invece è semplicemente insopportabile, sono sicuro che se mi lasciassero in stanza con lui anche solo per trenta secondi potrei ucciderlo senza il minimo problema. E’ borioso, arrogante, acido, subdolo e crudele. Soprattutto crudele. E’ questo che lo rende un avversario pericolosissimo nel beyblade, sembra sempre che combatta per fare del male. Comunque l’altro giorno sono riuscito a sconfiggerlo ed era livido, letteralmente. Temo che dovrò aspettarmi qualche tipo di vendetta, ma non mi fa paura.

Entro in silenzio nella stanza che condivido con Yuri e Boris, trovandola vuota. Oggi è il mio compleanno e stamattina Yuri ha avuto uno svenimento di quelli brutti, è rimasto incosciente per ore e ci ha fatto preoccupare da morire. Davvero un bel regalo! Adesso è in infermeria e Boris mi ha detto che fortunatamente sta molto meglio. Sto per gettarmi sul letto quando qualcosa che non avevo notato prima mi paralizza sul posto: sul mio letto c’è una piccola scatola bianca con un biglietto sopra. Mi ci siedo accanto e prendo il biglietto con mani tremanti – in qualche modo so, so che è Suo – e lo apro, trovando una calligrafia morbida e lunga che conosco molto bene. Leggo le poche righe e sento il cuore salirmi in gola; lotto per qualche secondo con le lacrime, cercando di distrarmi aprendo la scatoletta, ma quando il suo contenuto cade sul letto non ce la faccio più, e grosse gocce d’acqua iniziano a cadere sul lenzuolo come pioggia, ormai inarrestabili.

 

Buon Compleanno, Kai.

Presto verrò a prenderti.

Valeriya

Dentro c’era Dranzer.

 

Kai ci mostrò Dranzer in gran segreto, dicendo con non l’avrebbe usato davanti a Vorkov perché temeva che gliel’avrebbe rubato – e sapevamo che aveva ragione – ma che avrebbe avuto bisogno del nostro aiuto per potercisi allenare di nascosto. Io e Boris lo aiutammo volentieri, entrambi sapevamo che se c’era una possibilità di fuggire da quel Monastero era collegata all’enorme potere nascosto dentro quel beyblade. Kai ci mise due mesi di allenamenti così intensi che mi sentivo stanco solo a guardarlo per riuscire ad evocare la creatura all’interno del beyblade, ma alla fine ce la fece. L’Aquila Rossa.

Era semplicemente la cosa più bella che avessi mai visto.

 

Vorkov mi ha fatto chiamare ed io non so perché. Questa cosa mi angoscia un po’, ma so che non ci sono telecamere dentro i dormitori, Yuri me l’ha assicurato, e nessuno conosce questo posto come Yuri. Quindi Vorkov non può essere venuto a sapere di Dranzer, a meno che non gliel’abbiano detto Yuri o Boris, e so che questo è impossibile. Non sarò un maestro a mostrare le mie emozioni, ma so riconoscere quali persone sono degne di fiducia e quali no. Ivan, ad esempio, non lo è, penso entrando nella stanza di Vorkov e trovando il ragazzino in piedi accanto a lui. Sapevo che la sua vendetta sarebbe arrivata, ma me ne ero completamente scordato, tutto preso da Dranzer. Cosa avrà escogitato quel piccolo verme?

«Kai, vieni avanti, non temere» mi chiama la voce del Monaco, e io avanzo lentamente, sul viso un’espressione di totale indifferenza. Ivan sorride. Se solo Vorkov potesse alzarsi e andarsene per trenta secondi – non chiedo di più – gli farei sparire quel sorriso dalla faccia per il resto della vita. Della sua breve vita.

«Kai, ti ho chiamato perché ho deciso di conferirti un grande onore» continua il Monaco, e io rimango immobile. Vorrei sbuffare. Un onore, come no. Dopo anni nel Monastero li conosco molto bene i suoi “onori” e non ne voglio neanche mezzo. Il sorriso di Ivan si fa ancora più ampio. Vedrai cosa ti succederà non appena usciremo da qui.

Vorkov mi porta in laboratorio, congedando Ivan, a cui riservo una delle mie migliori occhiate gelide e minacciose che, per qualche motivo, fa allargare ancora di più il suo ghigno. Inizio a non essere più così sicuro di me stesso: Ivan è un vigliacco subdolo, non starebbe ghignando se non fosse certo di non rischiare nulla. Ma è anche uno stupido e molto probabilmente mi sta sottovalutando. Vorkov si ferma davanti ad una teca in cui è custodito un beyblade e io per un attimo trattengo rumorosamente il fiato. Il Monaco sorride nel suo modo che fa accapponare la pelle.

«Lo trovi familiare, non è vero Kai? Lascia che ti presenti la mia ultima creazione, che ho deciso di affidarti dopo aver visto i tuoi incredibili miglioramenti negli ultimi mesi»

Sento la nausea assalirmi alla vista di quell’orrore, quella copia nera e malvagia che sembra guardarmi con occhi famelici. Sfioro la mia tasca con la mano per farmi forza, sentendo la presenza rassicurante di Valeriya accanto a me. E’ arrivato il momento della risposta: Vorkov ha scelto me invece di Yuri.

«Sono sicuro che sarai in grado di domarlo, Kai. Ti presento Blackdranzer»

 

Kai non poteva immaginare che non sarebbe più tornato da lì.

 

 

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Altra tristezza e angoscia a palate, lo so!!! Ma non è colpa mia!! Cioè… forse sì, ma non pensiamoci! Sono quisquilie! u.u comunque vi avviso che il prossimo capitolo è l’ultimo dei ricordi e non saranno più Kai e Yuri a raccontare, ma Yuri e Boris, perché Kai viene (come ben sapete) buttato fuori dal Monastero dopo aver perso tutti i suoi ricordi! Comunque mentre scrivevo questo capitolo ho deciso, a storia conclusa, di scrivere uno spin-off per raccontare cosa è successo a Valeriya in questi mesi in cui è stata lontana dal Monastero!

Per quelli di voi che se lo stanno chiedendo, sì, Valeriya e Kai non si incontreranno più fino ai mondiali di beyblade. Lo so che è triste, anche perché lei lo manca di pochissimi giorni, come vedrete nel prossimo capitolo, ma se Valeriya fosse arrivata in tempo le cose non sarebbero andate così… esigenze di trama! u.u

Per quei pochi che continuano a seguirmi fatemi sapere cosa ne pensate!!

Qui ci sono le risposte alle ultime recensioni:

 

Atisuto_chan: grazie di tutto, per la recensione, i complimenti e gli auguri! Visto che stavolta non vi ho fatto aspettare tanto?? Vorkov nella mia fanfiction è davvero un essere super spregevole, ma direi che lo era anche nell’anime, insomma, uno che sfrutta dei bambini per diventare ricco e potente!! Invece leggendo fanfiction ho rivalutato molto il personaggio di Boris, che quando l’avevo visto per la prima volta sul cartone volevo semplicemente uccidere! >_< fammi sapere se ti è piaciuto anche questo chappy! Un bacione!

 

Aphrodite: ebbene sì, sono viva u.u e ci avviciniamo inesorabilmente alla fine! E qui si è scoperto come Kai ha ricevuto Dranzer, mentre ho modificato un po’ la storia di Blackdranzer perché com’era nell’originale non poteva funzionare! Il prossimo capitolo comunque sarà ancora più terribile e sconvolgente di questi, perché racconta di come le cose si sono “sfasciate” del tutto… quindi prepara i fazzoletti!! Ma il finale sarà soddisfacente (almeno spero!), quindi non temere u.u un bacio, aspetto il tuo parere anche su questo!^^

 

Sybelle: ciao! Sono “felice” di averti sconvolta, anche se un pochino mi sento pure in colpa xD in realtà la morte di Katrina era decisa fin dall’inizio, ma l’ho pensata e ripensata un sacco di volte perché non mi soddisfaceva mai, e alla fine lo scorso capitolo si è scritto praticamente da solo… ed è venuto fuori molto più triste e angosciante di tutte le altre possibili morti che avevo pensato! ç_ç preparati perché il prossimo capitolo (l’ultimo dei ricordi), sarà un’altra bella botta visto che, come tutti ormai sapete, le cose non finiscono proprio bene… anche se alcuni misteri devono ancora essere svelati! Aspetto il tuo parere su questo chappy, intanto, un bacio!

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Capitolo 27
*** Ricordi: La Regina delle Nevi - Act Two ***


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Ciao a tutti!! Visto che velocità? ;)

Volevo avvisarvi che ho revisionato tutta la storia, adesso è scritta meglio e ho tolto alcune parti superflue e non utili ai fini della trama! E credendo che rileggendola adesso sarebbe tutto più chiaro! Per cui consiglio a chi a tempo e voglia di andarla a rileggere tutta per avere ogni cosa chiara! Ho revisionato fino al capitolo 22, perché gli ultimi quattro cap sui ricordi non avevano bisogno di modifiche!

Vi ricordo che in questo capitolo non ci sarà più Kai a raccontare in quanto al momento è incosciente in mezzo alla neve, e al suo posto avremo invece Boris! Quindi le parti in rosso sono come sempre raccontate da Yuri, mentre le parti viola rappresenteranno Boris!

Questo sarebbe dovuto essere il penultimo capitolo ma come al solito mi sono dilungata troppo e ho deciso di spezzarlo in due capitoli, quindi il prossimo sarà l’ultimo sui ricordi! Poi ce ne sarà un altro con la finale del campionato e le ultime spiegazioni e poi l’epilogo! Così facciamo 30, che è numero tondo, e non se ne parla più u.u

Buona lettura!^^

 

 

Capitolo XXVII –  Ricordi: La Regina delle Nevi – Act Two

 

Non raccontai mai a Kai delle urla che mi rivolse Boris la notte della morte di Katrina. Forse perché in fondo al cuore sentivo di meritarle; forse perché in fondo al cuore sapevo di essere stato sempre un vigliacco capace solo di preoccuparsi per la sua sorellina molto più forte di lui. Ma quella conversazione lacerante con Boris rimase per sempre impressa a fuoco nella mia memoria, come se il dolore l’avesse incisa sulle pareti del mio cranio.

 

«Boris…»

«Stammi lontano!!!»

«Io…»

«Stai zitto, bastardo!!! È solo colpa tua!!! Ti detesto!!»

«Ti prego, ascoltami…»

«Non voglio ascoltare niente!!! Tu per me devi solo morire, muori!!!»

«Boris…»

«E’ colpa tua!!!! E’ tutta colpa tua!!!! Mia sorella è morta!!!! E’ morta!!!»

«Mi dispiace…»

«E chi se ne frega!!!  Dovevi morire tu, non lei!!!! Bastardo!!!! Katrina non c’è più!!!! Che senso ha ora per me continuare a vivere???»

«Non dire così…»

«Fai un favore al mondo e vatti a gettare da un dirupo!!!! Abbiamo sofferto tutti solo per colpa tua!!! Hai distrutto tutto quello che avevamo costruito in questi anni!!!! Non farti vedere mai più!!!»

«Boris, ti prego…»

«E’ inutile che preghi!!!! Vattene!!!! Non voglio vederti mai più!!!! Per me sei morto!!!!»

«N-no…»

«Tu per me non esisti!!!! Anzi, sarebbe stato meglio se non fossi mai esistito!!!!»

 

Scuoto violentemente la testa per scacciare il ricordo di quella notte e mi alzo per prendere un bicchiere d’acqua. Non è un ricordo di cui vado molto fiero e un giorno dovrò porgere le mie scuse a Yuri, ma al momento la ferita della morte di Katrina è ancora troppo fresca per poter pensare di perdonarlo. In realtà la mia mente l’ha già perdonato, perché so bene che io al suo posto avrei fatto lo stesso per mia sorella – lo capisco – ma il mio cuore non può accettarlo. Probabilmente non lo accetterà mai.

Torno con il bicchiere d’acqua e lo porgo a Yuri, che lo afferra con mani tremanti e se lo porta alle labbra secche. Dopo quella sera non ci siamo rivolti la parola per una settimana, ma alla fine un po’ per abitudine, un po’ perché qui al Monastero non abbiamo nessun altro, abbiamo ripreso a parlare. A Yuri non fa bene stare qui, la sua salute è precaria e ormai peggiora di giorno in giorno. Dovrebbe andare in un ospedale dove possano curarlo per bene e, soprattutto, dovrebbe riposare. Ah! Come se a Vorkov importasse qualcosa della nostra salute.

Io ho giurato a me stesso che un giorno lo ucciderò. Non so ancora bene quando né come, ma so che lo farò e non mi importerà delle conseguenze, non mi importerà perché dopo la morte di Katrina ho deciso che non appena il corpo di quell’uomo giacerà inerte ai miei piedi, ucciderò anche me stesso. Ci sto provando, davvero, ma sento che una vita senza Katrina e senza Valeriya è completamente vuota e inutile. Quindi perché perdere tempo? Preferisco raggiungere mia sorella il prima possibile.

 

Quel giorno, dopo aver buttato Kai fuori dal Monastero, Vorkov venne a prendere me. Io ancora non sapevo cos’era successo e lo seguii docilmente, accompagnato da Boris che sembrava abbastanza preoccupato per le mie condizioni da non volermi lasciare solo. Povero Boris… quanto sarebbe stato meglio per lui se fosse stato davvero crudele e insensibile come avrebbe voluto essere. Se solo non avesse avuto pietà di un ragazzo mingherlino e smunto con la pelle troppo pallida, forse non avrebbe sofferto per due anni. Forse sarebbe potuto essere libero.

 

Vorkov ci ha portati in laboratorio e io improvvisamente non voglio sapere il perché. Voglio solo poter tornare nella mia stanza, chiudere gli occhi e fingere che questi orribili sette mesi non siano mai passati. Dio, sono già sette mesi… e io riesco ancora a sentire lo sparo rimbombarmi nelle orecchie come fosse stato un minuto fa. Temo che questo dolore non se ne andrà mai.

Vorkov ci racconta di Kai, di come abbia cercato di rubare un beyblade molto potente costruito da lui e per questo sia stato cacciato dal Monastero. Sono tutte balle, sia io che Yuri lo sappiamo perfettamente. La cosa che mi irrita è non capire il perché di questa bugia: avrà ucciso anche lui e sta cercando di crearsi un alibi? Sento una morsa stringermi lo stomaco. Dopotutto mi sono affezionato a quel ragazzino e spero davvero che in qualche modo se la sia cavata. Che sia al sicuro. E che possa vivere anche per noi.

Dopo ci sono una serie di ciance su come Yuri sia sempre stato il blader migliore di tutti – “dopo Valeriya” aleggia nell’aria, ma lui non lo dice: Vorkov non pronuncia mai il Suo nome – e di come la sua salute cagionevole gli stia precludendo un grandioso futuro da campione. Poi dice di aver trovato una soluzione per renderlo più forte. Yuri, appoggiato al mio braccio, trema impercettibilmente, ma abbastanza perché la vibrazione riverberi lungo tutta la mia pelle e mi faccia improvvisamente rendere conto del pericolo. E’ un attimo e le parole mi sgorgano di bocca prima di pensare, prima di capire quello che sto facendo, perché in questo momento Yuri è così fragile e sperduto – proprio com’era mia sorella quel giorno – che non posso fare a meno di difenderlo. Katrina è morta, Valeriya è fuggita e Kai è stato cacciato, sempre ammesso che non sia morto anche lui… Yuri ha solo me e, per quanto io possa considerarlo responsabile per la morte di mia sorella, un legame di amicizia nato tra le pietre dure e fredde di questo Monastero non è così facile da spezzare. E’ un attimo e negli occhi di Vorkov lampeggia una rabbia cieca.

E’ un attimo e le guardie mi stanno portando via mentre grido tutto il mio rancore e la mia impotenza, è un attimo e gli occhioni azzurri, limpidi e spaventati di Yuri spariscono dalla mia vista, inghiottiti dal buio.

 

I miei ricordi di quella notte sono sfocati: immagini e suoni frammentati, senza un preciso senso logico. Ricordo solo il dolore, quello sì, e la paura, e la sensazione di essere in trappola, di esserci sempre stato. Il macchinario inventato da Vorkov era semplice: agiva sulla memoria del soggetto, cancellando i ricordi che sviluppavano certi sentimenti e facendo in modo che quella persona non potesse più provare certe emozioni, perché non c’era più nulla che potesse innescarle. Il difetto principale di quella macchina era sempre stata la durata; le persone sottoposte a quel trattamente ricominciavano a provare certi sentimenti quando entravano in contatto con altre persone, soprattutto se entravano in contatto con persone che avevano avuto un ruolo importante nella loro vita. Fu per questo che quando mi svegliai e mi trovai davanti Valeriya intenta a sfidare Vorkov, non potei impedire alle lacrime di rigarmi il volto.

 

Mi raggomitolo sulle fredde pietre del pavimento della prigione nel tentativo di offrire meno carne possibile al gelo tagliente che si spinge crudelmente attraverso le fessure del muro e mi fa tremare. Sono patetico.

Ho sempre saputo che un giorno la rabbia e l’impulsività sarebbero stati la mia rovina. Apro gli occhi solo quando sento un rumore non familiare: dei mattoni che vengono spostati. Alzo appena la testa dal mio angolo e mi guardo intorno; possibile che l’abbia solo sognato? Resto in silenzio, in attesa. Dopo pochi secondi vedo sbucare una testa arruffata dal muro davanti a me, seguita da un corpo minuto e scattante. Due occhi azzurri come il cielo si posano su di me e io mi sento improvvisamente felice, sollevato, al sicuro.

E’ Valeriya.

Si avvicina a me con circospezione e io mi alzo immediatamente per raggiungere le sbarre e poterle sfiorare una guancia.

«Sapevo che saresti tornata» le sussurro e lei annuisce. Ha qualcosa di diverso da come la ricordavo: sembra, se possibile, ancora più determinata e forte di prima.

«Sono venuta a prendervi tutti»

Sento il mio cuore perdere un battito. Come farò a dirle di Kai? E Yuri… forse per salvare Yuri siamo ancora in tempo!

«Kai non c’è più» mormorò, sentendomi un mostro quando leggo l’angoscia e il dolore nei suoi occhi.

«E’…»

«No» affermo con sicurezza. No, Kai non è morto. Lo sento. «No, sta bene, però Vorkov l’ha cacciato dal Monastero»

Lei si morde un labbro e sembra combattuta, ma alla fine sospira e china la testa.

«Forse è meglio così… almeno siamo sicuri che lui ce l’ha fatta. E’ fuori e sta bene»

Deglutisco. E poi mi guarda di nuovo negli occhi e so che continuerò a ripeterle questa bugia in eterno, anche se dovessi finire per alimentare una speranza destinata a morire. Sappiamo entrambi che il mondo è troppo grande, che non si rivedranno mai più, aa se io continuerò a ripeterle che lui sta bene, lei potrà andare avanti. Sarò ben felice di compiere questo piccolo sforzo per lei.

«Sì, sta bene» ripeto, sorridendo in un modo che spero sia rassicurante. Lei ricambia con un sorriso tremolante che dura per poco più di tre secondi, ma è già qualcosa.

«Invece Yuri è in pericolo» le dico e vedo subito la determinazione farsi strada in lei.

«Dimmi tutto» mi risponde, estraendo dalla tasca un oggetto affilato di un bianco accecante.

«Cos’è quello?» le chiedo invece io, indicando il nuovo beyblade che tiene in mano. Lei sorride.

«Beh, in questi mesi sono successe un sacco di cose, più tardi ti racconterò con calma… ricordi il soprannome scherzoso che Yuri e Kai mi avevano dato, preso da quella fiaba? Adesso mi faccio chiamare da tutti così: la Regina delle Nevi»

Nonostante tutto, non riesco a trattenere un sorriso. «Mmh, direi che con questo beyblade ti si addice ancora di più»

Lei ricambia il sorriso e stavolta nei suoi occhi c’è un’ombra di divertimento e soddisfazione.

«Oh, non sai quanto»

 

Valeriya e Boris lottarono con tutte le loro forze contro Vorkov e i suoi monaci e forse avrebbero anche potuto farcela se solo fossero arrivati un’ora prima. Ma ormai la mia “mutazione” era completa e Vorkov mi scagliò contro di loro senza pietà, mettendomi in mano Blackdranzer e ordinandomi di ucciderli. Io combattei nonostante le lacrime che mi offuscavano la vista e in quel momento Valeriya ebbe il suo unico momento di debolezza. Un solo momento di debolezza, che le costò due anni d’inferno.

Non riuscì a combattere contro il suo patetico, debole e incapace fratello maggiore.

 

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Nuo ç_ç come avete visto si capisce il perché questi due capitoli siano nominati “la regina delle nevi”: si svolgono durante il periodo della vita di Valeriya in cui questo era il suo nome a tutti gli effetti! Non credo ci sia nien’altro da dire, scrivere le parti di Boris è stato straziante, l’ho davvero massacrato in questa storia! E sono ancora indecisa su un piccolo dettaglio del finale… penso di farvi un bello scherzetto! Ma vedremo, vedremo u.u

Per ora vi saluto tutti e non temete: il prossimo capitolo è già in fase di scrittura ;)

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Capitolo 28
*** Ricordi: Katrina Lestavjosk ***


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Eccomi qui!! Sono riuscita ad aggiornare nuovamente in tempi umani!!

Un paio di appunti e poi vi lascio al capitolo: stavolta il punto di vista cambia nuovamente, avremo Boris (in viola) e Valeriya (in azzurro) a raccontarci cosa succede!! Mentre il punto di vista di Boris sarà sempre al presente, la parte di Valeriya sarà lei che racconta queste vicende ai Bladebreakers! Come avevo già detto questo è l’ultimo capitolo dei ricordi, il prossimo è l’ultimo e poi avremo l’epilogo! Buona lettura!

 

 

 

Capitolo XXVIII –  Ricordi: Katrina Lestavjosk

 

 

So che ricorderò questo scontro per il resto della mia vita: Artic, il bey di Yuri, è stato spazzato via come un fuscello da Valeriya, ancor prima che il suo proprietario potesse iniziare davvero a fare sul serio. Yuri non sa quello che sta facendo, non è in sé. Vale lo sa, ma sa anche che se non sconfigge Vorkov non potrà fare nulla per suo fratello. Tutto questo dolore ormai sembra essersi insediato nei nostri cuori così in fondo che mi chiedo se riusciremo mai a liberarcene.

Vorkov ovviamente non si è arreso quando Artic è stato disintegrato e ha dato a Yuri un bey nero che non conosco; Yuri lo lancia, gridando…

«Vai, Blackdranzer!!! Vieni a me Aquila Nera!!»

…questo non è possibile…

 

«Come ormai sapete Dranzer era il mio beyblade e l’unico con un bit power al suo interno, almeno fino a quel momento. Il fatto che Vorkov fosse riuscito a ricreare in laboratorio una di quelle creature magiche dimostrava che non si sarebbe fermato davanti a nulla pur di ottenere il potere. Fu il combattimento più difficile della mia vita: mio fratello piangeva disperatamente mentre la sua volontà era imprigionata dentro quel corpo che non gli obbediva più e vedere l’ombra della mia meravigliosa Aquila Rossa in quella creatura deformata e crudele era insopportabile. Lo confesso, non ci riuscii. Non riuscii a sconfiggerlo, a fargli del male, e non riuscii ad affrontare la gemella malvagia della mia Aquila. Vedete, il mio è un beyblade particolare: la sua potenza rispecchia la mia forza di volontà. In quel momento la mia volontà venne meno e il mio Avalanche cadde immobile al suolo»

 

Questo è… un incubo, non c’è altra spiegazione. Valeriya non ha mai perso contro Yuri!! Lei è la blader più forte di questo Monastero, forse del mondo intero!! La guardo terrorizzato e la vedo tremare: le braccia strette attorno al corpo come per ripararsi, il capo chino… non l’ho mai vista così. Ma è un essere umano anche lei… l’abbiamo sempre sopravvalutata. Pensavamo che per lei nulla fosse impossibile, ma Yuri è e rimarrà per sempre suo fratello, qualunque cosa accada. Il fratello che si è offerto volontario per il Monastero pur di permetterle di avere una vita. Il fratello che è sempre stato al suo fianco…

Oh, Katrina, come posso vivere senza di te? Come può un legame così forte essere troncato in modo così improvviso? Io non sono forte abbastanza… nessuno lo è. Neanche Valeriya.

Sposto lo sguardo di scatto nel sentire un urlo di dolore: Yuri si tiene la testa come se stesse per esplodergli e grida, grida, grida…

«Smettila!!» strilla Vale verso Vorkov. «Ha vinto, non ti basta?? Che cosa gli stai facendo, mostro?!»

Vorrei fermarla, davvero, ma il mio corpo non mi risponde più: la guardo lanciarsi verso Vorkov e graffiargli il volto, ma subito un gruppo di monaci si avventa su di lei e la immobilizza. Entrambi guardiamo impotenti Yuri che si dimena in preda all’agonia, finché la luce nera non lo avvolge.

 

«Blackdranzer è un beyblade maledetto perché contiene una creatura innaturale. E’ un beyblade che sconvolge l’ordine delle cose nel mondo: per questo chiunque lo impugna è destinato a perdere la cosa più preziosa che possiede. Sia nel caso di Kai che di Yuri, furono i loro ricordi. L’unica cosa che Vorkov non era ancora riuscito a portargli via»

 

Vorkov si tocca furioso il viso, dove dai tre sottili graffi è iniziato a colare un rivolo di sangue. Finalmente il mio corpo si sblocca e mi getto sui monaci, combattendo per liberare Valeriya, la figura di Yuri accasciata al suolo inchiodata nella mia mente nonostante io non lo stia più guardando.

I monaci sono troppi, lo so, l’abbiamo sempre saputo. Ci immobilizzano entrambi, stavolta, e vedo Vorkov sogghignare. Non ha gettato neanche uno sguardo al corpo di Yuri.

«Portate il ragazzino nella sala delle torture e prendetevi cura di lui… non preoccupatevi di andarci piano, ormai non mi serve più»

I monaci mi trascinano via e io sento un brivido di terrore gelido scendermi lungo la schiena. Valeriya sta urlando il mio nome, ma io non mi volto. Non ho le forze per farlo.

Forse la morte è davvero l’unico modo per abbandonare questo posto…

 

«Vorkov mi fece un lungo discorso su quanto io fossi preziosa per la sua organizzazione e di come sarei stata ripagata per i miei servigi, ma ormai non mi importava più di nulla: il mio unico desiderio era vendicarmi. Finché Vorkov non mi disse che Yuri non era morto, che Kai non era morto, e che non avrebbe ucciso nemmeno Boris se io mi fossi sottomessa docilmente al trattamento con le sue macchine per diventare la sua campionessa. E in quel momento realizzai che c’era un solo modo per sconfiggerlo, un solo modo per liberare tutti quanti dalle sue grinfie… così accettai»

 

I monaci hanno seguito alla lettera gli ordini del loro padrone: non ci sono andati piano. Mi chiedo se ci sia qualche centimetro del mio corpo che non sta gridando dal dolore. E sono stati anche veloci, cosa di cui in qualche modo sono grato. Sento dei passi e la voce di Vorkov che dice qualcosa, ma non riesco a capire, non mi interessa capire quello che dice. C’è qualcosa per cui vale la pena lottare, ormai? Perché dovrei cercare di andare avanti? Voglio solo scivolare nell’oblio…

All’improvviso sento una mano gentile sulla mia guancia e alzo lo testa. Valeriya è davanti a me, lo sguardo più determinato che mai. Cosa ha intenzione di fare?

«Boris, amico mio, ho deciso di sottopormi al trattamento e diventare la blader che Vorkov desidera. Ti prego, non cercare di farmi cambiare idea»

La guardo senza parole, ma c’è qualcosa… qualcosa non torna. La sua espressione è trionfante, come se…

«In cambio la tua vita e quella di Yuri verranno risparmiate» continua, e io annuisco. Non può essere solo questo, ne sono sicuro. Lei si china verso il mio volto e finge di darmi un bacio sulla guancia: so che Vorkov ci sta ascoltando, in piedi vicino alla porta. Un sussurro impercettibile mi arriva all’orecchio.

«E’ una finta, conosco un modo per eludere il trattamento… dammi corda, fingi di aver cambiato idea, di voler combattere per lui. Qualunque cosa succeda, ricorda che ho un piano»

Si allontana lentamente e io la guardo profondamente negli occhi. Sì, lo farò. E’ questo che le sto dicendo e so che lei l’ha capito. Si alza e, con la regalità che le è sempre appartenuta, lascia la stanza, seguita dal ghigno soddisfatto di Vorkov.

E sorrido anch’io, sapendo che presto quel ghigno verrà cancellato per sempre da quel volto.

 

«Prima del trattamento chiesi di poter lasciare un beyblade a mio fratello, visto che avevo distrutto il suo. Vorkov acconsentì, ben felice che ad un altro dei suoi blader fosse consegnato il potere di un bit power. Così lasciai Glacier, il fratello di Avalanche – quello che voi oggi conoscete come Woolborg – accanto al letto su cui riposava mio fratello. Lui non fece mai domande sulla provenienza di quel beyblade, convinto che fosse stato Vorkov a darglielo. Poi tornammo in laboratorio e Vorkov commise un errore fatale: mi lasciò sola con uno scienziato e cinque monaci, e uscì per andare ad organizzare i suoi prossimi piani. In fondo la mutazione dura due o tre, perché sarebbe dovuto rimanere? Quello che non aveva calcolato è che la Volpe Artica non è un comune bit power: grazie alla sua magia creammo un illusione per ingannare le telecamere, mentre io uccidevo i monaci. Sì, li ho uccisi tutti e non me ne sono mai pentita. Vorkov mi ha resa davvero un mostro… ma era necessario per salvare le persone che amavo. Misi lo scienziato nella capsula, al mio posto, e feci partire il processo. Nelle due ore successive progettai il mio piano fino all’ultimo dettaglio insieme alla Volpe e ci rendemmo conto che io non sarei mai stata brava abbastanza a fingere da poter ingannare un uomo sospettoso come Vorkov. Shanti, allora – è il nome della Volpe Artica – mi parlò di un’antica magia che permetteva di separare in due parti l’anima di una persona, anche se solo una delle due avrebbe potuto avere un corpo reale. Era molto rischioso per la parte di anima che sarebbe rimasta sotto forma di spirito, ma Shanti mi disse anche che l’avrei potuta legare è lei. E’ difficile da spiegare… Shanti prese tutti i sentimenti positivi che albergavano in me – compassione, gentilezza, pietà – e li estrasse dal mio corpo, accogliendoli nel suo. In questo modo divenni una persona piena di rabbia, rancore, odio e divenni la Katrina che avete conosciuto. Conservai però tutti i miei ricordi e la capacità di ragionare a mente fredda; non dovevo fingere più di tanto perché era facile lasciarsi prendere dalla rabbia e apparire spietata come Vorkov mi aveva sempre voluta. Non avevamo calcolato però che Shanti non era abituata a portare sentimenti umani dentro di sé e questi la spinsero ad insediarsi nelle prigioni del Monastero per aiutare i bambini che stavano là. Io le dissi che era troppo pericoloso, Vorkov avrebbe potuto catturarla e sarebbe stata la fine di tutto: per questo ci hai viste litigare, Kai. Comunque quando il trattamento finì e lo scienziato ne uscì completamente privo di ricordi, uccisi anche lui: in questo modo non c’erano testimoni e le macchine segnalavano che una mutazione era appena stata portata a compimento con successo. Sulle telecamere trasmettemmo l’immagine di me che uscivo dalla capsula e uccidevo tutti i presenti in preda alla rabbia. Vorkov si precipitò immediatamente in laboratorio, ma quando vide quella che credeva ormai la sua blader più forte, perse immediatamente interesse per le vite di qualche sacrificabile monaco»

 

Mi hanno fatto uscire da quelle prigioni e curato frettolosamente e finalmente Vorkov mi ha fatto chiamare per fare la conoscenza della “nuova” Valeriya. Entro con il cuore che batte a mille nello studio di Vorkov e il mio sguardo viene catturato da una ragazza che non può essere Vale. Sento il terrore avvolgermi la gola mentre avanzo di qualche passo. Vorkov mi rivolge un ghigno ancor più soddisfatto di prima e io utilizzo tutte le mie forze per non mostrare alcuna reazione.

Qualunque cosa succeda, ricorda che ho un piano.

«Ah, Boris, benvenuto. Posso presentarti…?»

Valeriya si alza con grazia felina dalla poltrona su cui era adagiata: il suo corpo è fasciato da uno stretto completo di pelle nera e i capelli sono morbide ali di corvo che incorniciano un volto che non conosco. Le labbra sono tirate in un ghigno sadico e gli occhi sono due lame di ghiaccio prive di sentimenti. Rabbrividisco involontariamente e faccio un passo indietro mentre lei si avvicina.

«Niente male, eh?» commenta Vorkov, compiaciuto. «E vuoi sapere qual è il suo nome?»

Valeriya allunga una mano verso di me e la sua espressione superba e cattiva si acuisce ancora di più.

«Molto piacere di conoscerti, Boris. Il mio nome è Katrina Lestavjosk»

Rimango paralizzato per un istante, e in quell’attimo un lampo di complicità passa negli occhi della ragazza davanti a me, che lascia perdere la mano e si china a sfiorarmi la guancia con le labbra, esattamente come…

Qualunque cosa succeda, ricorda che ho un piano.

 

«Più tardi spiegai tutto a Boris. Scelsi di usare il nome di Katrina per ricordare sempre a Boris che il nostro scopo era la vendetta, che non potevamo lasciarci fermare da nulla perché una ragazza innocente e buona era morta a causa dell’avidità di un uomo. Cambiammo il cognome di Boris in Huznestov – Vorkov voleva eliminare qualsiasi cosa che potesse farmi tornare anche solo un pizzico dei miei ricordi – e Boris si rivelò l’alleato più prezioso che potessi avere. Vorkov si è pentito presto di avermi voluta spietata e senza ricordi: in quel modo non aveva più nulla con cui minacciarmi, non aveva più un briciolo di potere su di me. Presto iniziai a fare come volevo, potevo ignorare molti dei suoi ordini e comportarmi in modo sfacciato e aggressivo, finché non decise di utilizzarmi solo come ultima risorsa e si dedicò all’allenamento dei Demolition Boys. Il beyblade di Boris glielo regalai io, a insaputa di Vorkov, a cui lui disse di averlo vinto ad un ragazzo per strada. Vorkov rubò altri due bit power per Sergej e Ivan e presto smise di interessarsi a me, permettendomi di mandare Shanti alla ricerca di Kai. Quando finalmente lo trovò e mi disse che aveva perso tutti i ricordi, ma voleva partecipare al campionato, mi preparai per riceverlo. Sapevo che sarebbe arrivato fino alla finale e così è stato. Questa è tutta la storia, ragazzi. Ed ora che sono tornata nuovamente me stessa, è giunto il momento della resa dei conti»

 

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Credo che questo capitolo si commenti da solo, non trovate? Comunque ormai direi che è quasi tutto svelato, a parte piccoli dettagli che verranno chiariti nel prossimo! Spero che la spiegazione non vi abbia deluso… io l’avevo pensata così quando ho inventato la storia e non volevo né potevo cambiarla, anche se in alcuni punti è molto surreale… ma d’altronde qua si parla di bit power e magia, direi che non è un problema! xD

Fatemi sapere che ne pensate! Baci!

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