Believe in love, believe in me.

di LoryGreyRobsten
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nice to meet you ***
Capitolo 2: *** I promised and I'll do it. ***
Capitolo 3: *** Unconsciousness ***
Capitolo 4: *** Another chance ***
Capitolo 5: *** Alone together ***
Capitolo 6: *** Night owned my life ***
Capitolo 7: *** I simply found the strenght ***
Capitolo 8: *** One shot ***
Capitolo 9: *** The importance to be honest ***
Capitolo 10: *** Impulsive ***
Capitolo 11: *** Believe in love, believe in me ***
Capitolo 12: *** There's always a first time ***



Capitolo 1
*** Nice to meet you ***


cap 1

Non pensavo che avrei mai scritto una FF, invece, eccomi qui! :)

EEEEEE niente, che dire, ci provo, sperando che vi piaccia e che mi seguirete, il sostegno maggiore sarete voi.

E' il primo capitolo e già devo ringraziare Ila per avermi dato la spinta che mi serviva per pubblicare... ti adoro amora!

Ok, son già imbarazzata quindi vi lascio alla lettura!

Un bacio

Lory

----------------------------- http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=883534

Pov Kris

 

 
“Baby I just don’t get it…do you enjoy being hurt?...”

Quelle parole. Ero così ossessionata da quella canzone di Mario che ormai l’avevo messa anche come sveglia…e quelle parole erano ormai le uniche che sentivo, puntualmente il mio dito ogni mattina interrompeva la mia “poesia” e mi riportava nel mondo reale, una delle tante grigie mattine di uno dei miei tanti giorni qualunque, inutili e spenti ormai da tempo.

Mi alzai svogliata, fuori era ancora buio e faceva freddo, tipico di Londra. Ma il lavoro, o per lo meno la speranza di trovarne uno affinchè il mio periodo di scazzo misto a cazzeggio puro finisse, mi chiamava, perciò con fare già stanco per essere solo le 7.30 mi trascinai in bagno e iniziai a prepararmi, col mio solito pensiero fisso all’ennesimo vuoto che incombeva nello schermo del mio cellulare: nessun messaggio, nessuna chiamata, sparito nel nulla. Cazzo Kris, sono passati 10 mesi,  non devi pensarci, quante volte ha sbagliato lui, quanto dolore ti ha provocato senza curarsi di te? Quante volte lo hai perdonato?

“Eppure la colpa è mia stavolta…”

“Pensi ancora a Ryan?” Mamma, col suo viso ancora scosso per i miei pensieri, mi distrasse.

“Ma no mamy, riflettevo ad alta voce”

“Non farlo. Vedrai che è solo un momento, tornerai a crederci”

Me lo ripeteva tutte le volte, eppure più sentivo quella frase, più mi sentivo lontana dall’idea di provare ancora qualcosa del genere. Ho sempre pensato che l’amore, quello vero, quello che ti blocca il sangue nelle vene e che fa sì che ti annulli completamente per quella persona, possiamo provarlo solo una volta e la mia era già arrivata, si era consumata ed era volta al termine.

Chiusi quasi con forza la porta del bagno e cercai di sciogliere i nervi già tesi di prima mattina sotto l’acqua calda della doccia, non volevo più uscirne ma, mio malgrado, mi asciugai in fretta e mi sistemai alla bell’e meglio, jeans, felpa e Vans nuove,  per non far aspettare papà che mi aspettava già in macchina.

Mi sedetti di corsa al posto del passeggero e lasciai partire il mio CD preferito:

“Quante emozioni sono solo ormai un ricordo, che terrai stretto tra le mani..quanti gesti resteranno ormai un ricordo, che non cancellerà il domani..”

A volte pensavo che qualcuno mi spiasse e scrivesse le canzoni basandosi sulla mia vita, incredibile come mi ci vedevo in alcuni versi.

E così un altro giorno noioso, alla ricerca di un lavoro in un cazzo di tugurio pieno di computer e carte su carte, iniziava, preceduto dalla solita colazione al bar con papà; era convinto che questo gesto, fatto da lui inizialmente per tirarmi su il morale, che divenne routine, fosse per me una cosa entusiasmante, ma non mi andava di smontargli quel pensiero carino nei miei confronti con un bel

“papà, che cazzo me ne frega di dove faccio colazione, tanto apatica ero e apatica resto!”. No, non era proprio il caso.

Entrammo nel bar, papà ordinò “il solito” mentre io mi sedevo tirando fuori dalla mia borsa Eclipse; che culo poteva avere Bella? Ormai i tipi come Edward si trovavano solo nei libri o nei multisala, in qualche bel film, nella realtà invece io avevo visto solo merda, non c’era termine più adatto.

“Era tuo il latte tiepido col cacao?” all’improvviso una voce, calda, mi distrasse.
“Scusa?!?”
“Sei sorda? Ho chiesto se il latte era tuo”
“E a te che cazzo te ne frega?”

“Bei modi devo dire! Comunque, per la cronaca, te l’ho chiesto perché tuo padre stava per portartelo al tavolo ma senza farlo apposta gli sono inciampato addosso facendoglielo rovesciare sulla giacca e quindi oggi salti la colazione, mi dispiace” disse con tono da stronzo, ma chi era sto coglione?
“Per del latte caduto sulla sua giacca spiegami perché non potrei averne altro, signor simpatia!”
“Ehm….perchè l’ultimo bicchiere l’ho finito io, per caso?” disse con la faccia da schiaffi e un sorriso che mi tolse il fiato. No ma, era davvero simpatico, giuro. Coglione.

“Ok, allora vorrà dire che mi porterai in un altro bar e me la offrirai tu dato che oltre a farmela saltare e aver fatto sporcare la giacca di mio padre, mi stai pure innervosendo!”
“Stai scherzando vero? Chi cazzo ti conosce, io ero solo venuto a scusarmi, ma dati i tuoi modi da altezza reale te le sogni le scuse!” Dio che odio. Ma come si permetteva sto deficiente? Ringraziando Dio eravamo in un luogo pubblico altrimenti un bel pugno in piena faccia non glielo toglieva nessuno, come se fosse stata una novità per me menare un ragazzo, certo!

“Bene, allora lasciami passare prima che ti alzi le mani davanti a tutti, razza di sfacciato” feci per alzarmi e per uscire ed ero sulla soglia della porta ma successe qualcosa, così in fretta che non feci in tempo ad avere alcun tipo di reazione: mi fermò tenendomi per un braccio, si piazzò davanti a me e con fare prepotente mi lasciò un velocissimo bacio a stampo, per poi darsela a gambe mentre mi urlava “così non puoi dire che stamattina non hai assaggiato qualcosa di delizioso”.

“MA IO TI AMMAZZO!!!BRUTTO VERME!” iniziai a correre per raggiungerlo, incazzata nera e ancora sconvolta, e lui, stranamente, rallentò. Mi stava aspettando.

“Hai ragione, non ti ho nemmeno lasciato il mio numero…” prese la cartina di una Brooklyn che aveva in tasca e ci scrisse su il suo numero di cellulare, me lo infilò in tasca e sorridendo compiaciuto alzò lo sguardo mentre io restavo ancora immobile e, nonostante il respiro ancora affannoso per la corsa, muta come una perfetta idiota,  indecisa se spaccargli la faccia o piangere per l’umiliazione.

“Non fare quella faccia, tanto so che mi chiamerai prima o poi! Sono Robert comunque, il piacere è tutto mio vedo!” disse ridendo, e continuando a ridere, si allontanò correndo per le vie di una Londra che cominciava ad affollarsi di gente frettolosa  e col timore di far tardi a lavoro.

 

 

Pov Rob

 

 

Correvo in mezzo alla folla, anche se non avevo una meta, avevo davanti a me un altro noioso e grigio giorno londinese, eppure correvo e sentivo energia arrivare da ogni parte del mio corpo; l’avevo trovata, era lei me lo sentivo! Sapevo che era solo questione di trovarla e poi tutto l’amore che avevo dentro sarebbe potuto esplodere! Evvai Rob cazzo, è perfetta! Certo, aveva un bel caratterino la ragazza! Ma mi andava bene così, ormai era troppo tardi per far considerazioni sui suoi modi. Era un colpo di fulmine, ci avevo sempre creduto e TAAAC, era arrivato. Salii di corsa sulla metro prima che le porte si chiudessero alle mie spalle e restai immobile, improvvisamente consapevole di aver fatto una cazzata: “che testa di cazzo, l’hai baciata, l’hai presa per il culo e non le hai manco chiesto come si chiama, bravo genio!” furono le parole che mi rimbombarono nella mente. Il bello era che solo lei aveva il mio numero e non viceversa, chissà se mi avrebbe mai chiamato. Si, lo avrebbe fatto, me lo sentivo, o almeno, ci speravo.

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Capitolo 2
*** I promised and I'll do it. ***


cap 2
Yep! Eccomi qui con un altro capitolo! :)
Non so che dire, pensavo che la storia non sarebbe piaciuta, ma vedo che mi volete tutte così bene da appoggiarmela (sisi lo so, è tutto affetto il vostro, ma prometto che farò del mio meglio per renderla bella)
Grazie alle persone che hanno recensito e ai commenti vari su facebook, mi avete motivata :)
Ho cercato di allungare questo capitolo per non lasciare due parole messe in croce come col primo xD A me la storia sembra banale, scontata, noiosa, però vedo che qualcuno apprezza ... e poi mi sento di scrivere....ergo continuo xD
Ok fine del poema personale, la parola a..... leggete sotto!
Lory


Pov Kris

Il volume della TV era alto, il presentatore faceva delle domande velocissime e anzichè le risposte esatte per continuare il gioco bisognava dare quelle sbagliate...il gioco naturalmente era a tempo. Che ansia.
Cercai di non dar ascolto a ciò che veniva detto in TV e a concentrarmi sulla cena, mamma sarebbe arrivata di lì a poco. In effetti non riuscivo a concentrarmi nemmeno su quello, la mia testa era altrove: stavo pensando a cosa mettere più tardi, Jack con mia grande sorpresa mi aveva chiamata e mi aveva chiesto di uscire....non mi fidavo di lui, era una persona ancora più fredda di me, asociale, scontroso e sembrava non avere un briciolo di, non dico sentimenti, ma emozioni; sapevo cosa voleva,me lo chiedeva da una vita, ma tanto la cosa non mi toccava più. Perciò alla fine avevo accettato, in fondo un pò di sano sesso mi avrebbe solo fatto bene.
Il tempo passò in fretta tra le chiacchiere di mamma che raccontava la sua giornata lavorativa, il casino dei miei fratelli che sghignazzavano e si insultavano litigando per ottenere il telecomando (manco fossero bambini di 4 anni!!!) e mi ritrovai presto nella cabina armadio della mia camera, al piano di sopra, che mi fissava come per voler dire "ti muovi a vestirti? o rimani  direttamente in reggiseno e mutande? non che i vestiti ti serviranno" risi da sola a quel pensiero. Alla fine optai per i miei skinny, una canotta piuttosto scollata e una camicia sbottonata sopra. Infilai le mie Converse grigie e uscii di casa, accendendomi una Lucky mentre lo aspettavo.
Mi diede giusto il tempo della sigaretta e arrivò, salii in macchina e mi salutò con un freddissimo "ciao", cazzo un minimo di entusiasmo no? In fondo stavo per dargli ciò che voleva da mesi.
Mi portò appena fuori Londra in un motel aperto da poco, menomale che c'era la musica in macchina, non spiccicava una parola e metteva in soggezione.
Entrammo e lui si tolse subito la maglietta.
"Ho caldo, sai, fai quest'effetto" apperò, che culo.
"Beh, io accendo la tv senò mi annoio" mi lasciò fare e appena mi sistemai sul letto si avvicinò e iniziò a spogliarmi....non usò solo le mani per togliermi i vestiti di dosso, si aiutava stringendoli tra i denti come per volerli strappare, ma era normale? Lo lascia fare anche se non mi era mai successo, non che avessi chissà quali esperienze, tutte le altre volte erano state solo con.....
"Ahi!" Dolore! Mi stava mordendo, in modo forte, al seno. Lo guardai in faccia ma lui fu più veloce di me, spense la luce e senza aspettare che io fossi pronta per riceverlo, entrò prepotente dentro di me facendomi male come mai ne avevo sentito. Gli graffiai la schiena con le unghie, gliele infilzai direttamente nella pelle, dicendogli di fare piano, ma lui sembrava divertito e, nonostante il buio, vedevo ferocia nei suoi occhi.
"Mi fai paura sai?"
"Beh, di certo il piacere devo farlo a me, mica a te" e sorrise, un sorriso bastardo, a cui seguì una spinta così forte che mi fece quasi fare un balzo. Cercai di scivolar di fianco a lui, mi stava facendo male, ma il suo fisico così scolpito, perfetto e forte non mi fece muovere di un millimetro.
"Dove cazzo vai? tu resti qui, appena finisco di divertirmi puoi andare" e il tono che usò non era dei più rassicuranti, suonava quasi minaccioso.
"Si ma almeno sii più delicato, sai com'è, sotto di te c'è una persona non una bambola gonfiabile"
Non rispose nemmeno. Iniziò a mordermi, in modo fortissimo, e a graffiarmi ovunque, anche il viso...iniziò a tirarmi i capelli e a quel gesto osai un piccolo gridolino, mi stava facendo male e mi stava spaventando.
"Ok smettila Jack, adesso mi stai spaventando sul serio"
"Ho quasi finito, tu stai ferma e non rompere i coglioni"
Le spinte si fecero più forti e dolorose, si muoveva in modo famelico e animalesco dentro di me,  i graffi più profondi, osò anche tirarmi qualche schiaffo quando vide le mie lacrime silenziose rigarmi le guance, dicendo che ero solo una cagasotto che non sapeva provare vero piacere. Ci mise ancora qualche minuto, dopodichè si spostò di fianco dicendomi soltanto "vestiti, ti riporto a casa che ho cose più importanti da fare" mentre io tremavo ancora, non so se per la paura o per il dolore.
Durante il tragitto restammo in silenzio, io guardavo fuori dal finestrino assente, da un lato mi sentivo sporca perchè, nonostante per me ormai contasse solo il sesso, non credevo che un episodio del genere potesse mai capitarmi, la cosa 'buffa' era che ero stata io a concedermi; dall'altro lato ero sollevata, questione di pochi minuti e sarebbe tutto finito.
"Comunque tranquilla, eri solo uno sfizio e ora sei già un ricordo fra tanti" per fortuna eravamo già davanti al giardino di casa mia.
"Tranquillo, lo stesso vale per me......grazie per....vabbè, 'notte".
Sgommò via senza degnarmi di uno sguardo e ne fui sollevata; non entrai subito in casa, una bella sigaretta, forse anche due, mi avrebbe aiutata a non trasformarmi in una pazza ventunenne che avrebbe di certo dato nell'occhio. Mi sedetti sui gradini in veranda e iniziai a piangere, mentre le parole vennero fuori da sole:
"Dove cazzo sei, eh? Sei felice adesso che la mia vita non ha più un senso? sei felice di avermi abbandonata, sola come una cogliona, senza più uno scopo nella vita? Perchè io in otto anni ormai avevo fatto mille progetti, non pensavo che tu non ne avresti fatto parte, pezzo di merda!" Quanto lo odiavo. Cercavo di non pensarci ma più mi sforzavo più andavo in fiamme.
Non potevo rimanere ferma lì, raggiunsi la mia 500 parcheggiata nella strada che faceva ad angolo con quella dell'entrata principale di casa mia (la macchina era un regalo di papà, un altro capriccio messo a tacere, amavo l'Italia, amavo il cibo italiano, le macchine italiane i monumenti etc...ma parlo di una vita fa, ormai anche questo non mi interessava più), misi in moto e sfrecciai per le vie di Londra, piangendo, urlando, e maledicendomi per aver amato così tanto uno schifo d'uomo per ben otto anni, quelli che dovevano essere i più belli della mia vita. Lo speaker della radio annunciava una canzone che conoscevo a malapena, provai a concentrarmi sulle parole, ma fui fermata da altre lacrime appena la canzone partì:
"Young girl, don't cry, I'll be right here when you world starts to fall...young girl, it's all right, your tears will dry, you'll soon be free to fly..."
"Bimba, non piangere, sarò qui quando il tuo mondo cadrà a pezzi...piccola è tutto ok, le tue lacrime si asciugheranno e presto  sarai libera di volare...."
Ma chi cazzo c'era con me? CHI? ero circondata di gente nella mia vita, ma mi sentivo come se gridassi e nessuno mi riuscisse a sentire, non potevo uscirne, non volevo uscirne, non avrei mai più aperto il mio cuore a qualcuno, che si trattasse di una confidenza da fare, un pensiero da condividere....o addirittura di am....no, non poteva più succedere, anche perchè avevo esaurito le dosi di amore a disposizione. Ero sola. Mi accesi un'altra sigaretta mentre la canzone continuava e io mi tranquillizzavo nel buio della città...la notte è complice, tutti i particolari che non si notano durante il giorno escono a galla di notte, mentre vaghi sola per la città, ti schiarisci le idee, provi a riordinare i tuoi pensieri, sicura che nessuno ti stia osservando.... e persa in queste riflessioni mi ritrovai davanti al solito bar dove facevo tappa la mattina con papà; la luce era ancora accesa, il bar era aperto...le dieci e sette minuti, massì, ancora è presto per tornare a casa, una birretta magari mi avrebbe rilassata un pò.
"Hey Ted!"
"Kris, che ci fai in giro sola?"
"Ma niente, un giretto....me la offri una birra?"
"Solo una però eh..."
"Tranqullo, non sono mica un'alcolizzata" quando volevo sapevo mentire veramente bene.
Mi porse un piccolo boccale bello fresco, uscii e mi sedetti in uno dei tavolini vuoti lì fuori, la mia sigaretta non poteva mancare, ultimamente fumavo più del solito, chissenefrega.
I miei occhi erano meno rossi, o forse il buio camuffava di più lo stato pietoso in cui erano, fatto sta che anche io mi sentivo più tranquilla mentre tornavo a casa, ignara di cosa sarebbe successo di lì a poco.
Parcheggiai la mia 500 dov'era prima e stavo raggiungendo il vialetto principale quando notai qualcuno seduto sui gradini, proprio dove mi trovavo un'ora prima.
"Scusa, hai bisogno?"
"Finalmente cazzo, dov'eri finita? Sarà quasi un'ora che ti aspetto!" Non ci potevo credere. Mi ero pure dimenticata della sua esistenza. Volutamente.
"Tu!"
"Eh già, io! Contenta?" Ancora quel sorriso sfacciato e sicuro di sè, non immaginava nemmeno quanto potesse darmi sui nervi.
"Senti, è stata una serata lunghissima e anche snervante, gradirei andarmene a letto di corsa e te lo chiedo con le buone"
"Ma sentila, te lo chiedo con le buone bla bla bla gne gne gne" e scoppiò a ridere.
"Ascolta, non ho neanche le forze per tirarti uno schiaffo anche se lo farei volentieri, te ne vai fuori dal cazzo prima che scarichi su di te tutto il nervoso che ho addosso?"
"Come se tu fossi capace di fare anche solo il solletico a uno come me"
"Ma vaffanculo!"
"Non mi chiedi che ci faccio qui?" era la pace fatta persona, ma come faceva?
" Onesta? Non me ne frega un cazzo" gli davo già le spalle, anche se non mi mossi per entrare in casa.
"Adesso ti riconosco, beh, è passato un mese da quando ci siamo baciati e non mi hai nemmeno chiamato!"
"Scusa, chi 'si è baciato'?? Se ben ricordo uno stronzo mi ha preso con la forza e mi ha stampato un bacio senza chiedere se io fossi d'accordo o no e credimi, non lo ero."
"Fatto sta che non mi hai chiamato, io richiamo sempre almeno una volta le ragazze che bacio, anche se non ci esco più"
"Forse non mi sono spiegata, tu hai baciato me, SENZA IL MIO CONSENSO!" Iniziavo davvero a innervosirmi nuovamente, ma che voleva questo da me?
"Comunque son passato, dato che non ti sei più fatta sentire, per sapere se eri viva, e per portarti a fare colazione"
"E dovrei sentirmi lusingata? Aspetta un secondo, fammici pensare.......ma fottiti!"
Lo guardai con occhi trionfanti, lo avevo lasciato senza parole e rimasi a guardarlo sempre più soddisfatta di me stessa.
"Senti, smettila di fare la difficile, gira le chiappe e vieni con me" No. la sua insistenza non me l'aspettavo.
"Eh?"
"Non hai sentito? Sei proprio sorda allora! Ho detto che andiamo a fare colazione"
"Alle undici e venti di notte"
"Perchè, qualcuno ha imposto una legge sull'orario della colazione? Aprofitta baby, sono affamato e di buon umore, succede di rado sai?" Ci pensai un attimo. Avrebbe pareggiato i conti per quel 'piccolo' incidente al bar il mese scorso e sarebbe sparito. Non ero ancora entrata in casa, nessuno aveva visto...Robert (si chiamava così il prepotente?)  seduto in veranda, potevo filarmerla e inventare una qualsiasi scusa per il mio rientro in ritardo.
"Ok, andiamo, poi però mi prometti che ti levi dalle palle, ok?"
La sua risposta fu solo una risata divertita. Sempre più simpatico.
Passeggiammo a piedi per qualche isolato, entrammo in un Mc Donald lì vicino -che galantuomo- e ordinò due muffin, un latte tiepido per me e un thè freddo per lui.
"Ti starai chiedendo perchè proprio in un Mc Donald, sai com'è, a quest'ora a meno che tu non voglia ubriacarti in qualche pub, non vedo alternative" in effetti aveva ragione; sorrisi per quella sua giusta affermazione.
"Beh, Stewart, allora che mi dici di te, immagino che studi, sei fidanzata, quanti fratelli hai? Dimmi qualcosa"
"Come fai a sapere il mio cognome tu?"
"Non è difficile arrivarci, ho letto il cognome sulla cassetta della posta, era l'unico scritto, perciò..."
"Certo, certo...beh, sai già troppo di me, tra l'altro senza averlo saputo da me quindi accontentati. Piuttosto, come sei arrivato a casa mia senza sapere nemmeno il mio nome?"
"Un paio di amici in comune"
"Sarebbero?"
"Non credo tu li conosca, sanno chi sei di vista, ti hanno vista qualche volta alla St. Hilda tempo fa, e ti ricordano con piacere, il tuo culo parla da solo" e scoppiò di nuovo a ridere, ignorando il mio viso paonazzo.
"Ma sarai porco, eh?!?" Mi alzai dal tavolo decisa a tornare a casa da sola a piedi, tanto distava solo di un paio di isolati...con piacere notai che non mi fermò come la prima volta sulla soglia della porta.
Continuai e passai il primo isolato, per poi ritrovarmelo davanti, all'angolo che mi aspettava, feci un passo indietro, mi aveva spaventata.
"Secondo te ti lascio andare a casa da sola? Naah, sarai anche una stronzetta ma sei pur sempre una bimba"
"Bello, io ho 21 anni, non 12!" 
"L'età non si conta su quanto tempo abbiamo già trascorso sulla terra, e comunque io non ho un cazzo da fare quindi..."
"arrivammo  davanti al mio vialetto in silenzio, ero stufa e stanca per poter aprir bocca, specialmente con quell'essere irritante, anche se, devo ammetterlo, era di una bellezza sconvolgente.
"Bene, io sono arrivata....grazie per l'ennesima 'colazione' rovinata, a mai più rivederci, ti sei sdebitato quindi smammare ora"
Non disse nulla. Mi sorrise e basta. Non ricevevo un sorriso così...dolce da....da quanto? Aveva un'espressione felice, calda, tenera...dovetti abbassare lo sguardo perchè mi stava mettendo in imbarazzo...sentii le sue dita sollevarmi piano il mento mentre mi salutava, la voce bassa, ma decisa:
"Ci vediamo, ok Stew?" Ci conto" Interruppi quel momento con i miei soliti modi:
"Sogna pure, addio."
E corsi verso casa, lasciandolo di sasso un attimo prima di vederlo incamminarsi verso la stazione della metro...
"Robert!"
Corsi più veloce che potevo, gli tirai la manica del giubbotto di jeans per farlo girare, gli sorrisi e chiudendo gli occhi appoggiai le mie labbra sulle sue, morbide, levigate.
"Tu......"
"Sta zitto e baciami!"
Restò ancora immobile per qualche secondo, ma lo sentii rilassarsi quando infilai la mia mano destra tra i suoi capelli e con l'altra gli sfioravo il mento, la guancia, l'orecchio... mi strinse i fianchi con le sue mani grandi, forti, mentre le nostre lingue si incontravano, giocavano nella mia e nella sua bocca, era un bacio carico di passione ma non aggressivo come l'unico bacio che riuscii a strappare poche ore fa a quell'essere spregevole...
"Oddio, lasciami andare!"
"Che ti prende?"
"Vattene!Sparisci! Verme schifoso!"
"Mi dici che cazzo hai ora? Prima mi baci poi mi cacci?"
Non risposi, scappai subito dentro casa, senza dargli il tempo di seguirmi; sbattendo la porta della mia camera mi lasciai andare a un pianto isterico le cui urla furono per mia fortuna soffocate dai cuscini; gli occhi bruciavano così tanto che fui costretta a chiuderli e così, seppure avvolta dal mal di testa e da mille domande, poco dopo crollai in un sonno che, come già sapevo, non sarebbe affatto stato tranquillo.

Pov Rob

Rimasi a guardare quella casa per quasi due ore..non riuscivo a capire, ma che le avevo fatto? Eppure questa volta non mi ero azzardato neanche di sfiorarla, avevo aspettato nascosto nel giardino della casa di fronte per vederla uscire, molte ore prima, con quel cazzone di Jack. Ma chi aveva il coraggio di uscire con uno così?
Ero convinto che mi avrebbe chiamato nei giorni successivi a quel bacio, ma con mia profonda sorpresa e delusione non lo fece; non potevo perdere la ragazza che già sentivo di volere solo per me, e seguirla dopo una settimana mi era sembrata una buona idea; bar, uffici, uffici e uffici durante tutta la mattinata, mentre il pomeriggio se ne stava in casa, usciva poco e le poche sere che l'avevo vista uscire tornava sempre ubriaca fradicia a orari improponibili (per un genitore, per me erano orari normalissimi); le amiche quasi sempre la lasciavano in giardino mezza collassata, ma lei trovava la forza di trascinarsi a fatica in camera sua fino a due sere fa, quando vidi che non faceva il minimo movimento e mi decisi, rischiando non so cosa, che non potevo lasciarla lì così; l'avevo sollevata da terra stringendola tra le mie braccia, senza sensi e con l'espressione distrutta sul volto, l'avevo portata su in camera sua, attento a non fare il minimo rumore e, dopo averle tolto le scarpe, le avevo rimboccato le coperte per poi sgattaiolare fuori sentendomi un perfetto ladro o chissà quale delinquente.
"Non la vedrò mai più conciata così". Me lo ero promesso. Non ero uno stinco di santo, anzi, forse ero la persona sbagliata per lei proprio perchè io stesso conducevo quello stile di vita, ma non avrei permesso che quegli occhi verdi così profondi, sarebbero rimasti spenti e tristi ancora per molto. Lo avrei fatto per me, lo avrei fatto per lei. Questo mi spinse a cercarla, non da clandestino, ma aspettandola per poterle parlare, niente di più, cercando di avvicinarmi pian piano a lei....ma quel bacio mi aveva spiazzato, completamente, e la sua corsa impaurita l'attimo dopo ancora di più. Ma che le era preso? Cosa le passava per la testa? C'entrava forse qualcosa quel Ryan che aveva nominato incosciente quando la misi a letto due notti fa?


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Capitolo 3
*** Unconsciousness ***


cap 3 ECCIAO!!!! :D
Si, questo capitolo avrei dovuto pubblicarlo tra qualche giorno, maaaaa...... Roma mi aspetta (finalmente cazz...!!!) quindi per non lasciarvi fino a domenica senza i miei "intensissimi" (uahuahuhuha) capitoli, eccolo qua, GODETEVELO se ci riuscite!
Grazie a Ila per il continuo spronarmi, senza di te avrei già abbandonato tutto <3 e scusa se ho cambiato il nome del capitolo, era più adatto non uccidermi :3  grazie a chi recensisce, a chi commenta su facebook e anche a chi magari legge semplicemente :) la ragione per cui continuo siete proprio voi...

Ok, io vado a preparare la valigia, buon ponte a tutte/i, non non fate danno in questi giorni xD, peace.

Lory


Pov Rob

Ventitrè. Ventitrè cazzutissimi giorni, potevo piazzare anche una tenda ormai in quel giardino, nessuno si sarebbe preoccupato della mia assenza. Perchè nessuno mi aspettava.
Di lei nemmeno l'ombra.
Mi ero addormentato nel giardino di fronte quella notte, e da allora non avevo perso di vista quella casa neanche un secondo, fatta eccezione per le poche ore di sonno che mi concedevo la notte, giusto il necessario per riprendermi e potermi concentrare nuovamente sull'unico scopo che avevo: averla.
Sentii il mio telefono squillare all'improvviso, succedeva così di rado che a volte non ricordavo neanche di averlo dietro.

"Rob, dove cazzo sei finito amico?"
"Hey Tom, come va?"
"Un pò fatto ma alla grande, tu piuttosto, si può sapere perchè sei sparito? Tiffany sta diventando sempre più rompicoglioni".
Mi sembrava di essere stato chiaro, non me ne fregava un cazzo di quella sciacquetta solo tette e porcherie, ero stanco di fare il cazzone con lei.
"Dille che sono partito, dille che sono morto, dille quel cazzo che vuoi, ma scrollatela di dosso prima che cercherà di farsi scopare anche da te, allora sì che sarà la tua fine"
"Ok, la mando a cercarti, forse non hai capito che gli ho già detto di tutto ma i maroni li spacca peggio di prima"
"E' lì con te?"
"Hey tesoro,  indovina chi è al telefono? Pattinson ha deciso di farsi vivo, vuole parlarti"
"Robert?!?"
"Te lo dico per l'ultima volta: non cercarmi, non rompere le palle al mio amico, vai a farti una vita ovunque purchè tu mi stia lontana, mi hai stufato!"
"Forse non ci siamo capiti bellezza, io non voglio te, io voglio il tuo corpo, cosa ti cambia? Una scopata e tutto finisce. Non mi devi niente, non volgio regali, non voglio...".

Riattaccai. Non avrei sopportato un attimo di più quella voce da oca quale era, e non volevo nemmeno essere asciugato dal mio amico, anche se gli volevo un bene dell'anima. Ma in quel momento mi avrebbe distratto.
Rimisi le cuffie alle orecchie e mi accesi una Camel mentre i miei occhi puntavano di nuovo lo sguardo su quella finestra che tanto invidiavo, come invidiavo qualsiasi altra cosa di quella stanza,
persino il suo cuscino, il suo letto, solo per il fatto che erano a contatto con lei. Era normale essere arrivato a tanto? Forse si, forse no, in quel momento sentivo che era giusto, almeno per me.
Stavo canticchiando la canzone che era appena partita, in quel momento non avrei chiesto altro che la mia chitarra e lei lì ad ascoltarmi:
"Can you hear me on your cloud? All my life, I've been waiting for someone to love...."

"Puoi sentirmi dalla tua nube? Per tutta la vita ho aspettato qualcuno da amare...."

 Continuavo a canticchiare, ma fui interrotto da un urlo provenire da quella stanza, tutti i sensi mi si bloccarono. Un segno di vita. Lei era lì. 
 
"Vai via cazzo! Io me ne vado da questo inferno, massa di stronzi!!"

Wow, era a dir poco nervosa. Fantastico.
Calò nuovamente il silenzio e la mia speranza di sentirla o vederla stava svanendo, quando improvvisamente vidi la sua porta spalancarsi e rimasi impietrito quando la vidi camminare di corsa verso la sua auto; era più magra di come la ricordavo, i capelli lunghi raccolti in una coda alta, perfetta anche se disordinata, una maglia a maniche corte bianca che lasciava intravedere il suo reggiseno nero sotto, improvvisamente sentivo caldo....shorts di jeans, un paio di Vans. La perfezione racchiusa in un metro e settanta più o meno. Era stupenda. Camminava veloce, teneva il broncio e aveva gli occhi coperti da un paio di occhiali da sole, in una mano teneva il telefono e la chiave dell'auto, con l'altra reggeva un.....un borsone? Stava davvero lasciando quella casa? Dove cazzo andava? Stewart rimani, dobbiamo parlare, devo parlarti, non puoi scappare....
Troppo tardi, aveva già dato gas e io non seppi fare altro che rimanere immobile con la gola in fiamme, i pugni chiusi per una rabbia inutile, come inutile sarebbe stato spuntare fuori così dal nulla e magari farla incazzare più di quanto non lo fosse già. Alla fine chi ero per lei? Un bacio a volte non era altro che un bacio e basta. Non mi sopportava e la cosa mi faceva incazzare con me stesso per non essere qualcosa di più, degno di lei.
Avevo bisogno di calmarmi, o forse solo di distrarmi dopo aver passato quasi un mese fisso su di lei, sapevo che il modo non era quello giusto, ma in fondo una volta, dopo tanto tempo, non mi avrebbe fatto niente.

"Pronto?"
"Ciao Richard, sono Robert"
"Questa si che è una sorpresa, che ti serve Pattinson? Soldi, macchina, troie?"
"Sai benissimo che per queste cose non ho bisogno di te, ho più soldi io di tutta la tua stirpe dalla prima generazione ai giorni nostri."
"Allora questa chiamata finisce qui"
"Richard.."
"Cazzo vuoi?"
"Ho bisogno di qualche grammo".
"Non che mi faccia piacere farti questo favore,dato che grazie a te mi son fatto due mesi di ferie al Grand Hotel Sbarre Nere, ma ci guadagnerò parecchio, perchè mi pagherai a dovere, quindi....fatti trovare davanti alla St. Hilda tra mezz'ora"
"Ci sarò"
"Non ne dubito".


Pov Kris


Vita di merda. Famiglia di merda. Macchina di merda.
Erano le uniche parole che continuavo a ripetere nella mia mente. Non riuscivo più nemmeno a piangere, anche del pianto avevo esaurito le dosi, ormai ero esaurita io. 
Lasciai l'auto parcheggiata a pochi metri dalla stazione di Hammersmith con tanto di borsone e mi fiondai verso la metro, avevo bisogno di stare laggiù, a costo di fare avanti e indietro per tutto il resto del pomeriggio, a distrarmi guardando i passanti e commentando ogni loro singolo particolare. E così feci.
Mi chiedevo chi cazzo fossi stata nella vita precedente per subire tutto questo adesso, ma non trovavo risposta, non riuscivo a distrarmi, mi mordevo le dita e quel che rimaneva delle mie unghie ripensando a qualche ora prima, immagini confuse che si mescolavano velocemente; vedevo la freddezza negli occhi di papà, in piedi davanti a me, pur mantenendo una certa distanza, mentre tenevo il viso completamente immerso nel water vomitando di tutto, anima compresa, nel vano tentativo di svuotarmi, anche del dolore che avevo cercato di tenere a freno; ne ero uscita un paio di mesi fa, non perchè stessi meglio ma perchè avevo spento tutto, strazio compreso; i capelli mi erano ricresciuti, ma negli ultimi venti giorni ero crollata e vomitare mi faceva sentire meno in colpa, più leggera, anche del peso della mia vita...vedevo la sua freddazza anche mentre mi diceva che più il tempo passava più realizzava il fatto che io ero un essere inutile, un incidente di percorso nel matrimonio tra lui e mamma..eppure ci avevo creduto che almeno lui potesse volermi bene, avevo creduto nei suoi gesti, non avevo capito che erano solo gesti che un padre deve fare anche se non vuole...
"Ti prego papà, non voltarmi le spalle anche tu, ho bisogno di te...."
Non sarei mai riuscita a pronunciare quelle parole. Ero troppo vile, forse aveva ragione lui in fondo.
Pensavo ai miei fratelli Cam e Dana, una risata per ogni mia lacrima.
L'unico che sembrava ormai avere un briciolo di rispetto per me -se l'essere totalmente indifferente voleva dire aver rispetto- era Taylor. Probabilmente non voleva proprio mettersi in mezzo, o temeva di dover prendere una posizione, cosa per lui difficile da affrontare, essendo sempre stato abituato a non dover fare delle scelte.

"Signorina, siamo al capolinea, scende o ha intenzione di passare
qui anche la notte?"
"Cosa?"
"Ho detto che siamo al capolinea, si sente bene?"

Mi resi conto di cosa stava dicendo solo quando lessi la scritta SHAREDITCH. Mi ero addormentata in metro, ma quanto avevo dormito? Guardai l'orologio, le nove di sera. Cazzo!
Cercai di mettere a fuoco la stazione, avevo gli occhi ancora socchiusi e assonnati, le luci erano troppo forti.
MI basto recuperare lucidità per ricordare che a pochi passi da lì abitava lui.
Perchè no, mi dissi? in fondo non avevo niente, quindi niente da perdere. Avevo deciso di non provare più niente, nemmeno per lui, ma avrei avuto almeno una compagnia, mi sarei sentita al sicuro, forse. Ringraziai il controllore e uscii a grandi passi dalla stazione ancora intorpidita, un brivido mi percosse lungo la schiena per l'impatto col freddo dell'esterno. Caminnai per una decina di minuti, stavo cercando di cancellare dalla mia mente il gesto di qualche settimana prima, che mi era saltato in mente per baciare quel rompicoglioni? A dir la verità non mi sentivo per niente in colpa, forse quel gesto gli avrebbe fatto capire quanto poco mi importava di lui, quanto poco significassero i baci per me, nel suo caso meno di zero... a pensarci bene credo che aveva fatto effetto dato che sparì definitivamente, quella certezza fu un sollievo in quel momento. Non riuscivo solo a capire per quale ragione, se una esisteva, lo avessi fatto.
Non feci in tempo a pensare a una risposta sensata che mi ritrovai davanti al portoncino della piccola casa di Ryan. Il cuore, con stupore, cominciò a martellare come una volta, era una bella sensazione, sentivo che ancora un briciolo di vita in me c'era e lo dovevo a lui.

"Ryan!!! Ryan sono Kristen, ti prego apri!!! RYAN CAZZO vuoi che sfondi sto pezzo di legno con un calcio???"

Stavo davvero per farlo, ma lui aprì e il mio sorriso si spense subito,dietro di lui spuntò una bionda ossigenata dal corpo che in confronto al mio, magrolino, piatto e sbiadito, pareva perfetto:

"Hey hey, che gran casino piccola! Lo sai che con me devi avere pazienza."
"Pensavo non volessi aprirmi, scusami"
"Scusami? Seve a poco scusarsi. Sapevo che mi avresti ricercato, ma non c'è posto per te qui puttanella. Se stai cercando William lui non c'è, mi dispiace ma non puoi scopartelo, prova a cercarlo a casa sua, magari lo trovi"

Sul suo viso non c'era traccia di gelosia, si leggevano solo disprezzo e divertimento. Stranamente non mi ferì, non mi fece alcun effetto. Restai un attimo a pensare, non mi riconoscevo più, forse avevo davvero spento sentimenti emozioni e tutte queste cazzate che giaravano attorno alla parola amore. Anche nei suoi confronti.

"Dammi modo di spiegarti"
"Come se me ne fregasse. Tu dicevi di essere innamorata di me. Poi ti sei scopata il mio migliore amico, questo è quanto. Non me ne frega un cazzo di chi ti scopi, mi fai solo ridere quando con le tue lacrime finte dici di volermi"

Tremai a quelle parole, al ricordo di quella notte di quasi un anno fa. Perchè esistevo? perchè facevo un danno dopo l'altro?
"Lascia che ti spieghi, ti prego...Ryan, eravamo fatti come mai prima di allora quella notte, mi avevi abbandonata lì con gli altri e io ero troppo devastata per capire che con me ci fosse William e non tu, lo vuoi capire???"

Non sapevo perchè gli stavo dando delle spiegazioni, non ne aveva voluto sapere e mi aveva abbandonata come se fossi una qualcunque tra le tante che aveva. Stavo cercando di convincere me stessa, perchè l'unica sensazione che riuscivo a sentire a malapena era solo schifo per ciò che ero.

"Eddai, lo so che mi vuoi..come se ti importi con chi vado a letto..."
"Almeno questo lo hai capito, vedo"
Mi avvicinai a lui, sussurrandogli dolci parole che non meritava, accompagnate da dei piccoli morsi appena sotto l'orecchio  e sostituiti poi dalla mia lingua che faceva lentamente su e giù per il suo collo: bastarono per farlo impazzire, fatto com'era.

"Ok, per questa volta sei perdonata dolcezza, adesso entra, mi sei mancata"
 
Non c'erano altre parole che avrei voluto sentire; non volevo più amore, nemmeno da lui, ma mi sentii accettata da qulcuno quando stavo perdendo le speranze. Lo baciai con tutta la passione che avevo tenuto a freno per tuto quel tempo e lui fece altrettanto mentre mi trascinava nella sua camera, entrambi strafottenti davanti alle sue recenti conquiste che ci guardavano come se fosse normale per loro assistere a quelle scene; mi buttò sul letto e mi seguì poggiandosi sopra di me, strappandomi via i vestiti; in pochi secondi mi ritrovai nuda sotto di lui che entrò in me con un colpo secco; non mi baciava, non lo faceva mai quando facevamo sesso... le sue mani toccavano ovunque, ovviamente i modi non erano dei più delicati...arrivammo quasi all'apice del piacere tra una spinta e l'altra quando lui come al solito uscì e mi costrinse a continuare con le mani; lo faceva sempre, non sapevo neanche cosa volesse dire godere, ma lui era sempre così felice e mi bastava. Aveva il piacere stampato sul viso mentre massaggiavo la sua erezione e nel giro di pochi secondi venne, per poi stendersi di fianco a me:

"Hai fatto pratica questi mesi con William, eh? Sei uno spasso piccola, sei più sexy e meno lagnosa, mi piaci"
"Quando finirai di torturami con questa storia?"
"Quando vuoi amore, tanto che scopi solo con me o con tutta Londra è solo un problema tuo. Adesso dormo, ok piccola?"
"Va bene....Ryan?"
"Cosa c'è?"
"Grazie"
"Domani andiamo a una festa, cerca di indossare qualcosa di adeguato, tu sai a cosa mi riferisco, notte"
"Notte"

Continuavo a guardare il soffitto di quella stanza malconcia, dopo tanto tempo sentivo le mie labbra curvarsi un sorriso, ero orgogliosa di me stessa: avevo imparato a smettere di provare qualcosa esclusa la rabbia, che si trattasse di dolore, gioia, amore, astinenza.... Finalmente avrei smesso di soffrire, qualunque cosa subissi, persino da Ryan. E sorridendo mi addormentai, esausta.

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Capitolo 4
*** Another chance ***


cap 4 EEEEEEEEEE Buonasera!!!! :D
Tornata l'altro ieri da Roma mi son messa subito all'opera xD e son scampata per un pelo al diluvio D:
Ok, taglio corto dato che dopo mi aspetta un bel film di Stew ergo.... Buona Lettura, spero vi piaccia e grazie sempre a tutti, per tutto <3

Lory

Pov Kristen

Le nove e mezza di sera. Mezz'ora più tardi avremmo dovuto essere a quella festa a casa di Richard e io ero ancora imbambolata davanti allo specchio in reggiseno e jeans; non riuscivo a togliere lo sguardo dai lividi che avevo sulla pancia, sulle spalle e sotto il mento. Ryan come spesso accadeva era più fatto del solito, la droga lo mandava in bestia anche per sciocchezze come salutare un vecchio compagno di scuola, mi chiedevo perchè poi, dato che non gli fregava di me...io ero troppo ubriaca per avere la forza di difendermi, così per rabbia, per sfogo o per puro divertimento lui usava me; all'inizio mi feriva, più che farmi a pezzi fisicamente era il mio cuore che andava in frantumi. Ma più il tempo passava, meno effetto mi faceva, le lacrime apparivano solo per il dolore fisico, ma ora non sentivo più nemmeno quello, credevo mi mancasse lui, ma adesso ero consapevole che non mi interessava più niente, neanche di colui che avevo reputato la persona più importante della mia vita.
Apatia e insensibilità totali. A volte mi chiedevo se era un bene essere arrivata a non sentire più niente o se fosse un errore, ma subito cacciavo via la seconda possibilità ripetendomi che era l'unico modo per sopravivvere e andare avanti in questo mondo di merda.
Mi morsi il labbro inferiore per soffocare un sorriso fiero delle mie riflessioni da persona forte quale mi ritenevo ma mi pentii subito, era ancora spaccato e gonfio per via dei suoi pugni, non mi ricordavo nemmeno più di averlo così malridotto, fanculo. Lanciai un'occhiata all'orologio appoggiato sul tavolo della cucina: le dieci meno dieci, cazzo. Meglio sbrigarsi o avrei passato un'altra serata in compagnia solo di Ryan e delle sue botte.
Mi fiondai in camera sua, verso la sedia accanto al letto dove avevo buttato i pochi vestiti infilati a caso nel borsone una settimana
prima scappando per l'ennesima volta di casa e qualche acquisto fatto nei giorni successivi; sfilai i jeans per poter mettere una minigonna che sembrava più una fascia copri inguine, scelsi velocemente una camicia-body blu a maniche corte, infilai le mie Converse e mi fiondai fuori casa, dove Ryan mi aspettava col resto della sua banda; ero carica, avevo voglia di divertirmi, non pensare più di tanto e sballarmi, non succedeva da tempo; Ryan mi venne incontro e una volta davanti a me mi diede una pacca al culo con la mano destra per poi farla salire fino a sfiorarmi il livido che avevo sotto l'orecchio sinistro: mi guardò con un'espressione sprezzante e dopo la sua solita risatina mi chiese:
"Hey dolcezza, non è carino fare aspettare i miei amici, per metterti quegli straccetti addosso poi? A proposito, che cazzo hai combinato, chi ti ha pestata così?"
"Io metto quel cazzo che mi pare tesoro e si da il caso che questi" dissi indicando le macchie violacee che avevo sul corpo "me li hai fatti tu. Ora se non ti dispiace andiamo, voglio divertirmi stasera".
Fece un'altra insopportabile risatina, ma non ci feci nemmeno caso, avevo solo una cosa in mente: devastarmi fino a non capire niente, volevo abbandonare il mondo reale per una notte, agire senza riflettere.

Richard aveva una casa enorme quasi in centro, quando arrivammo era già pieno di gente e la musica si sentiva già dalla strada parallela dove lasciai la macchina, ero l'unica ancora in grado di guidare e con un cazzo di motore con quattro ruote. Ero estasiata e non vedevo l'ora di far casino.
Appena entrati, con le birre già iniziate da casa di Ryan, ci unimmo subito a Will, Mark e altri suoi amici che non conoscevo, avevano un volto familiare ma non riuscivo a ricordare dove li avessi visti...
Dopo le prime due Tennents iniziavo a essere più allegra di quanto già lo fossi di mio quella sera, ma non avevo intenzione di fermarmi, perciò buttai giù tutto di un sorso il bicchiere di sambuca che Ryan mi aveva passato, i miei muscoli iniziavano a rilassarsi, avevo voglia di bere e ballare, salii su quello che doveva essere un tavolo sfilandomi la maglia, faceva troppo caldo lì dentro, cominciavo a sudare, e iniziai a ballare con qualcuno che si trovava lì di fianco a me, Ryan di tanto in tanto mi passava un bicchiere pieno di sambuca o di rum o di qualcos'altro che finni per non capire cosa fosse, finchè non mi tirò giù, mi attirò a sè leccandomi velocemente le labbra per poi offrirmi un bicchierino di vodka mentre sul dorso della mano mi aveva versato qualcosa di bianco, a vederlo sembrava sale o zucchero, ma quando lo leccai mi resi conto che mi stavo sbagliando, era qualcosa di diverso, qualcosa che mi fece andare su di giri prima di cadere nel vuoto più totale.

Pov Robert

"Questa festa è uno schifo Tom! Dove cazzo mi hai portato, sai che non faccio più certe cose!"
"Sei diventato un perfettino del cazzo Pattz, da quando sei allergico alle feste, all'alcol e alla figa? Devo iniziare a pensare che stai diventando frocio?"
"Prima che io divento frocio ti scopi la Regina! Ma sentilo!"
"E allora non te la menare, fatti una birra e se la trovi anche qualche fighetta, un paio d'ore massimo e sloggiamo di qui, almeno non rompi le palle" disse ridendo.
Cercare di portare Tom sulla buona strada era più difficile di quanto lo sarebbe stato cavarmi dalle palle Tiffany, che ovviamente ci aveva raggiunti a casa di Richard. Ma era il mio migliore amico, le sue cazzate si limitavano a ubriacarsi ogni tanto, scoparsi qualche ragazza che gliela offriva facilmente e saltare il lavoro di tanto in tanto, in fondo non era poi così tanto grave. Io in passato avevo fatto di peggio. Ma era passato, adesso ero un altro, ero una persona responsabile, dovevo esserlo perchè nessuno poteva più badare a me, potevo contare solo su me stesso e non potevo permettermi di fare cazzate. Non avrei più passato i limiti perdendo il controllod i me stesso. Gliel'avevo promesso....
Avevo deciso di andare a quella festa per distrarmi un pò, avevo raccontato a Tom di quella ragazza per cui mi ero perso al primo sguardo; non avevo sue notizie da una settimana, nessuno l'aveva vista o aveva notizie di lei, nemmeno Marcus, il primo che l'aveva notata e me ne aveva parlato l'anno prima; ovviamente non avevo dato peso alla cosa, Marcus ne diceva tante di stronzate perciò non avevo creduto al suo "se la vedi perdi la testa, è figa ed è il tuo tipo in tutto non è come tutte le troiette che ti stanno intorno". Bravo coglione, dai poco retta agli amici eh.
Stavo letteralmente impazzendo, ero passato ogni giorno davanti a quel vialetto, ma della sua macchina e di lei nemmeno l'ombra. Perciò una serata senza pensarci, o almeno provare a non farlo, mi sarebbe servita, forse.
Presi una birra fresca dal bancone frigor che si trovava in cucina, conoscevo quella casa quanto la mia, una volta era stata la mia seconda casa anche se adesso mi sentivo un perfetto estraneo. Tiffany non mi mollava un secondo, non la sopportavo, non la reggevo più nemmeno a metri di distanza, perciò con la scusa di uscire a fumare cercai di scaricarla, mi avrebbe seguito anche al cesso quella rompicoglioni.
"Dove vai amore?"
"Vado a fumare, torno subito, tu non ti muovere di qui, anzi, fa un pò quello che vuoi ma lasciami due secondi in pace" camminai più in fretta possibile deviando verso la grande sala da pranzo anzichè nel giardino sul retro, sperando che mi avrebbe perso di vista tra tutte quelle persone e per mia fortuna fu così.
Accesi una Camel e feci il primo tiro lungo, il fumo mi bruciò quasi la gola, ma era bellissima la sensazione una volta buttato fuori, era come liberarsi da un groppo. Mi guardavo intorno in cerca di una distrazione per quella serata ma mi fermai a osservare incuriosito quello che stava succedendo di lì a pochi mentri da me.
Avevo riconosciuto Will, un tempo eravamo amici; era inginocchiato su una sedia, col busto abbassato verso il tavolo, di fianco a lui, sul lato stretto del tavolo, un altro ragazzo coi jeans sbottonati e una canotta bianca bagnata di alcol rideva di gusto e diceva qualcosa a qualcuno che non riuscivo a vedere, mi avvicinai per capire con chi stava parlando e il mio cuore si bloccò quando la vidi.
Era sdraiata su quel tavolo freddo, i capelli sciolti impastati di alcol e sudore, il viso sporco di nero per via del trucco colato, era ridotta a uno schifo, era ubriaca fradicia....ed era seminuda. Non aveva più nemmeno il reggiseno, l'unica cosa coperta da un triangolino blu molto, molto piccolo, era sotto l'ombelico. Era piena di macchie scure dalla pancia in su, sulla sua pelle così chiara e delicata sembravano dei...lividi! Chi cazzo l'aveva conciata così??
"Oh porca puttana"
Corsi verso di lei col poco controllo che mi era rimasto, volevo portarla via di lì all'istante, ma il sangue mi si gelò per quello a cui assistivo l'attimo successivo: con la mano sinistra teneva una bottiglia semivuota di Vodka, beveva e rideva come una bambina, ogni tanto si versava qualche goccia sul seno aspettando che quei due la leccassero....con la mano destra li attirava verso di sè, sfiorava le erezioni di entrambi e si toccava sfregando le dita su quel piccolo triangolo blu.
"Brava Kristen, così si fa piccola, sei uno schianto" E lei sorrideva compiaciuta. Kristen. Il suo nome era Kristen.
Il ragazzo coi jeans sbottonati la leccava ovunque mentre Will le infilava la lingua in bocca per poi darsi il cambio. Mi ci vollero due minuti buoni per capire se ero svenuto e nell'inconscio stavo avendo un incubo o ero ancora sveglio, dopodichè senza pensarci due volte mi feci largo tra quella folla assordante, afferrai Will per la spalla costringendolo a girarsi verso di me e gli piazzai un pugno in piena faccia.
"Hey pezzo di merda, che cazzo fai al mio amico? Che cazzo vuoi? Perchè non..."
Gli tappai la bocca tirando un pugno anche a lui, cadde all'istante tanto era fatto, Will nel frattempo si era sollevato da terra e mi guardava confuso, anche lui si reggeva a malapena in piedi; lo ignorai, mi girai verso di lei, ancora sdraiata sul tavolo mentre continuava a bere, a ridere e a fare moine ad altri ragazzi che la guardavano con l'eccitazione che gli usciva dagli occhi e a momenti anche da un'altra parte.
"Questa la lasci qui e ora tu fili via con me"
"Robert!!!!! Ti aspettavo lo sai? Mi chiedevo quando saresti arrivato, ce ne hai messo di tempo per trovarmi!" i suoi occhi, nonostante la fatica che facevano nel rimanere aperti, erano gioiosi, sorrideva come una ragazzina impazzita mentre diceva quelle parole così false, dettate solo dalla fantasia della sbronza..senza darle retta mi sfilai la camicia abbottonandola dopo averla infilata a lei, per fortuna arrivavava a coprirle anche il sedere. Era sudata e allo stesso tempo la sua pelle era freddissima, dovevo portarla via di lì, in un posto tranquillo, al caldo, al sicuro. L'idea balenò nella mia mente in un secondo.
Non si reggeva in piedi, perciò la afferrai dalle gambe e la sollevai per stringerla a me, sembrava una bambina in braccio al suò papà, mi avvolse il collo con le dita e continuanado a ridere sbiascicava stronzate a raffica "sei il mio eroe, speravo venissi a tirarmi fuori da sta merda, magari no stasera perchè cazzo, mi stavo divertendo da matti" La lasciavo parlare senza dire una parola o degnarla di uno sguardo, stavo cercando di tenere a bada la rabbia, la violenza e il peggio di me, o la serata sarebbe finita diversamente. Il suo umore cambiò di colpo mentre iniziava a dimenarsi e a darmi dei deboli pugni sulla schiena:
"Robert, mettimi giù, ho detto che mi stavo divertendo, lasciami in pace cazzo, non mi toccare, fammi scendere!!!" continuava a tirarmi calci nel sedere, ma erano così soffici che sembravano le pacche dolci di un bambino.
Strinsi ancora di più la presa per tenerla ferma,dopodichè la misi a sedere sul sedile della mia Mercedes SLK, chiudendola con tanto di sicura così che non sarebbe potuta scappare semmai ne avesse avuto le forze; salii in macchina e sgommai a tutto gas.
"Tu hai chiuso con sta merda hai capito? Adesso basta, è da un mese che torni dai tuoi strisciando come un verme, una notte ti ho dovuta portare io in camera tua, porca troia Kristen ma un minimo di testa lo hai???"
"Non devo nessuna spiegazione a nessuno capito? Tantomeno a un rompicoglioni come te, che cazzo fai mi segui alle feste?" sembrava stesse tornando in sè, o forse era lo sfogo tipico di chi è devastato marcio.
"No stronzetta, ci sono finito per caso, si da il caso che conosco Richard, ringrazia Dio semmai che invece ero lì o chissà che fine facevi stanotte, guardati cazzo!!!!" Si guardò a malapena e un sorriso fiero le spuntò sul viso, sembrava quasi felice di essere ridotta in quel modo; incredibile, questa ragazza era incredibile.
"Non sono affari tuoi, sono grande abbastanza e ti dico che mi stavo divertendo!"
"piena di lividi, ubriaca, seminuda e in atteggiamenti da troia? QUELLO LO CHIAMI DIVERTIRSI? Ma come cazzo sei messa, sembri una quindicenne depressa, ripigliati cazzo, ripigliati!"
" SI mi stavo divertendo prima che tu venissi a rovinare tutto!!!!!! Ma tu che cazzo ne sai, non avrò quindici anni, ma che cazzo ne sai di come sto, eh?!? Sei nella mia testa? Non puoi lontanamente immaginare cos'ho passato e cosa sto passando io, perciò tappati quel cesso che hai al posto della bocca e riportami...."
"sentiamo, dove ti riporto? A casa? o da quei bastardi che chiami amici? Dimmelo tu!"
"Lasciami anche qui in mezzo alla strada, mi arrangio da sola!"
"Scordatelo, tu cammini con me."


Scesi dalla macchina, all'ingresso dell'albergo dove ormai abitavo da mesi, caricai Kristen, che ancora blaterava, sulle spalle e mi diressi dritto verso la mia dependence a fianco alla hall.
"Mike, portami delle asciugamani, una vestaglia e qualcosa da mangiare, per favore."
"Subito Robert" Mike per me era ormai più un parente che un dipendente del mio albergo, a lui concedevo tutto, era l'unico di cui mi fidavo.
"Bene, ora mi dici che cazzo ci facciamo qui?Allora? Brutto stronzo!"
Non gli risposi, la poggiai sul mio letto dirigendomi poi verso il bagno per riempire la vasca di acqua calda, sentii un tonfo e quando tornai di corsa in camera la trovai stesa per terra le lacrime agli occhi nonostante stesse ridendo, poteva essere così bella anche in quel momento così ridicolo?....la portai in braccio fino al gabinetto, la feci sedere a terra e mentre con una mano le tenevo i capelli, con l'altra provai a infilarle due dita in gola per farla vomitare, almeno a qualcosa sarebbe servito.
"Lascia, faccio da sola, ci sono abituata"
"Kristen non vedi nemmeno bene"
"Ho detto che faccio da sola, sta' zitto per piacere"
Con disinvoltura si infilò le dita della mano destra in gola e un secondo dopo intasava il gabinetto di tutto l'alcol che aveva ingoiato fino a mezz'ora prima, sembrava soddisfatta di svuotarsi, meglio così. La lasciai fare mentre le tenevo i capelli e le accarezzavo la schiena, cosa cazzo stava succedendo a questa ragazza per ridursi così? Avevo ancora troppo chiara l'immagine della sala da pranzo a casa di Richard, le mie carezze a tratti si facevano più pesanti, mi fermava lei che mi diceva "fa piano, ho dei lividi sai?" ma come aveva fatto a conciarsi così? Avevo pensato a....ma no, cercavo di scacciare quell'immagine dalla mia mente, pensavo solo che volevo tenerla tra le mie braccia e farla addormentare accanto a me, al sicuro.
"Adesso tu fai un bel bagno e po fili a letto, sei andata via da casa tua una settimana fa e i tuoi 'amici' sono troppo fatti per preoccuparsi di cercarti, perciò tu da qui non ti muovi."
"Non ho niente da mettere, cazzo sono in perizoma! E poi non mi va di fare il  bagno, affogo se entro nella vasca..."
"Oh ce la farai, sei riuscita a dire stronzate fin'ora, capirai cos'è un bagno veloce, entra nella vasca prima che ti ci butti di forza" 
"Si ma tu non guardare, mi vergogno" le sue guance si fecero rosse, si vergognava davvero dopo quello che aveva fatto poco prima?
"Come se ormai mi resta molto altro da vedere"
"Sei uno stronzo! Esci di qui subito!" non avevo intenzione di peggiorare le cose più di quanto fossero messe male. Questa ragazza mi avrebbe fatto impazzire pensavo all'inizio, ma non immaginavo quanto....c'erano troppe cose a cui pensare, troppi casini da risolverle, eppure mi sentivo pronto, avrei fatto di tutto per lei, perchè era ciò che volevo, prendermene cura, occuparmi di lei, amarla e proteggerla. Dio quant'era bella, anche malconcia, anche se piena di lividi.....no, meglio se non ci pensavo. Accesi la TV, su MTV stavano mostrando un vecchio video di Mario, era la mia canzone preferita, ma in quel momento quelle parole arrivarono dritte al cuore come se fosse la prima volta che le ascoltavo:

"You should let me love you, let me be the one who, give you everything you want and need...baby good love and protection, make me your selection, show you the way love is supposed to be...."
"Dovresti permettermi di amarti, farmi essere l'unico che ti da ciò che vuoi e di cui hai bisogno, piccola, un amore dolce e protezione, far di me la tua scelta, mostrarti come l'amore dovrebbe essere...."
Spensi immediatamente, non era il momento quello. Dovevo pensare prima a farla riprendere. Io venivo in secondo piano, forse; forse nemmeno ci sarei stato tra i suoi piani. Mentre mi rabbuiavo considerando questa possibilità che speravo non si sarebbe avverata notaii che dal bagno non arrivava alcun suono, mi sporsi un pò e sentii il suo respiro pesante dovuto all'alcol e lento....si era addormentata. La tirai fuori dalla vasca nel modo più delicato possibile, l'avvolsi nell'accappatoio e la portai sul letto.. l'asciugai per bene, le misi la vestaglia e le rimboccai le coperte; feci tutto questo sforzandomi di non pensare al fatto che era nuda a pochi centimetri da me, non era quello il momento di fare certi pensieri, anche se il mio "amico" lì sotto non mi aiutava di certo a stare tranquillo.
Mi spogliai anche io, infilai i pantaloni della tuta mentre sopra rimasi a petto nudo, dormivo sempre così, mi misi sotto le coperte e mi avvicinai a lei avvolgendola tra le mie braccia;dormiva profondamente, adesso il suo corpo era caldo, vellutato.... le lasciai un bacio soffice tra i capelli sussurrandole "buonanotte kristen", speravo almeno che stesse sognando e che non stesse facendo degli incubi, volevo che stesse tranquilla, almeno con me lì accanto a lei.
Chiusi gli occhi e rimasi un pò così aspettando di addormentarmi, c'ero quasi quando la sentii stringersi di più a me; si accasciò completamente con tutta la testa sul mio petto e la sentii dire "Robert? Non lasciarmi da sola Robert".
Il cuore improvvisamente iniziò a battere più forte, temevo che si sarebbe svegliata per via dei battiti troppo rumorosi e veloci, le mani iniziarono a sudarmi e la mente si annebbiò.
"Non ti fare stranee idee Rob, l'ha detto inconsciamentre mentre dorme, non penserebbe mai una cosa del genere" continuavo a ripetermi nonostante fossi già convinto di questa cosa;
"Non ti lascerò piccola, te lo prometto" non l'avrebbe mai sentito, persa nel sonno com'era, ma avevo voglia di dirlo a voce, non solo tenerlo nei miei pensieri, e più sicuro che mai che d'ora in avanti mi sarei preso cura di lei, mi addormentai.


Pov Kristen

Il martellare nella mia testa non ne voleva sapere di smettere di darmi noia, tanto che mi fece svegliare, che cazzo. Aprii gli occhi molto lentamente per evitare di essere abbagliata da qualche luce, ma non fu così: solo un pò di luce soffusa veniva dall'abat jour che si trovava dall'altra parte della grande stanza, pulita, fresca ed elegante in cui mi trovavo....come ci ero arrivata fin lì? Possibile che non ricordassi nien......Robert! Oddio, avevo ricordi vaghi e mischiati tra di loro, che cazzo era successo? Feci per scendere dal letto di corsa ma dovetti aggrapparmi alla colonna del grande letto a baldacchino per evitare di cadere, evidentemente l'alcol non era ancora uscito dal mio corpo, che palle. Mi misi di nuovo seduta sul letto e dopo due secondi Robert entrò dalla porta sulla sinistra.
"Buongiorno, come va oggi?" il suo tono di voce era freddissimo, non che la cosa mi importasse dato il soggetto, ma dovevo averla combinata grossa per rendere anche lui di malumore.
"Ancora svarioni, tanta fame, ma bene, penso che posso tornare a..."
"Tu da qui non ti muovi, non per adesso, almeno."
"E tu chi sei, mio padre? Forza, passami i vestiti, io me ne vado"
"Se li avessi i vestiti, hai solo un perizoma, sporco di alcol tra l'altro" oh cazzo. Ma che era successo? Io ricordo vagamente di aver avuto una grossa camicia a quadri mentre vomitavo...ma certo, era la sua, che sciocca.
"Senti Robert, ti ringrazio per l'aiuto, davvero, dimmi quant'è il conto per questa camera che, wo, ti dev'essere costata, però ora ti prego riportami da Ryan"
"Io non ti riporto da nessuna parte, tu da quegli animali non ci torni a meno che non ti piacerebbe vedermi in galera, a casa tua non vai da una settimana e non mi sembra il caso che tu ci torni ora in questo stato e io qui ci vivo quindi non mi devi niente, ok? stai buona e per una volta ascolta me." Era serio, sul viso aveva un espressione triste, arrabbiata.....e preoccupata.
"Te lo chiedo per piacere, fammi uscire di qui, non ce la faccio a stare qua con..."
"Con me, certo. So che non mi sopporti, tranquilla, non è mia intenzione darti fastidio.  Forse avrei dovuto lasciarti nella merda stanotte, hai ragione. Ok dai, rimettiti quel perizoma, ti lascio al primo marciapiede libero un passaggio lo troverai sicuro conciata così..."
"E va bene, resto, contento? A una condizione però: lasciami in pace, parlami il meno possibile, stammi alla larga e permettimi di pagarti quando me ne andrò"
"Lo farò." il suo sguardo continuava a rimanere serio, mi infastidiva molto la cosa, quasi quasi preferivo lo sfacciato incontrato al bar. Rimossi il pensiero e cercai di capire dove sarei potuta andare...riflettendoci su però, non avevo davvero un posto in cui andare tranne casa mia; quella stanza era così accogliente, così pulita e per la prima volta dopo chissà quanto tempo mi sentivo al sicuro dal resto del mondo, sopportare Robert in cambio di quel piccolo angolo di tranquillità estraneo da tutto e tutti non sarebbe stata un'impresa così massacrante, almeno speravo; perciò accettai, certa comunque che di lì a poco me ne sarei andata.




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Capitolo 5
*** Alone together ***


cap 5 Buongiorno/buonasera/buonanotte :D come la va?
A riecchime, raffreddatissima e con un nuovo chappy (fede l'hai chiamato tu così xD). Vi giuro, credevo che il 4 capitolo sarebbe stato meno cagato degli altri invece sono aumentate le recensioni, che dire, solo G R A Z I E. Siete fantastici TUTTI quanti (ha recensito anche qualche maschietto xD) e vi lascio alla lettura, spero vi piaccia (ci ho messo 4 giorni per scriverlo, non so perchè xD)

Besitos!
Lory


Pov Robert


"Buonasera"
"Ciao! Ho prepar.....Rob ma che cazzo hai combinato al viso? Ti hanno sfigurato!!!"
"Tranquilla, anche io ho amici maneschi, ogni tanto lo scherzo si trasforma in qualche buffetto"
"Ah beh, e poi dici a me di non frequentare certa gente, contento tu.." La sua leggerezza e la sua apatia erano spaventose, era insensibile a tutto, ma questa volta ero felice che fosse in questo stato. Mi sforzai di sorriderle benchè il labbro spaccato bruciava da morire, ma per lei era un dolore sopportabile, una sciocchezza.
Non mi andava di dirle che ero stato da Jack; Marcus la sera prima mi raccontò che tramite le sue conoscenze era venuto a sapere di quanto quel pezzo di merda si fosse vantato in giro su quello che le aveva fatto; stava iniziando a raccontarmi tutto per filo e per segno ma già dopo qualche parola avevo sentito abbastanza, sapere
come l'aveva toccata e avuta mi aveva fatto perdere il controllo, avevo i nervi tesissimi e le mani avevano iniziato a tremare da sole dalla rabbia; perciò ero andato a cercarlo quella mattina, lo avevo aspettato sotto casa per mezza giornata e quando ci incontrammo non gli diedi nemmeno il tempo di aprire bocca; era un tipo tosto, ma aveva sbagliato la persona contro cui fare il grosso, il mio viso in confronto al suo era perfetto dopo averlo pestato. E mi fermai solo perchè pensai a lei, al fatto che mi avrebbe odiato ancora più di quanto facesse ora....se avessi potuto continuare a quest'ora un'altra madre avrebbe pianto per un figlio perduto.
Ma non era ancora finita, c'era ancora il suo amichetto da sistemare, l'avrebbe pagata cara quel figlio di puttana per averla obbligata a conciarsi e ridursi in quel modo..
"Comunque, cos'hai preparato stasera? Qualcosa di commestibile almeno vero?"
fece un linguaccia e si voltò di nuovo verso i fornelli.
"Quanta presunzione! Cucina tu allora, no? Io ho fatto un piatto italiano, se vuoi mangiati pure qualos'altro, vorrà dire che mangerò il doppio io, tanto non ingrasso" mi uscì spontanea una risata, era così sfacciata, schietta, ma proprio non le riusciva la parte della dura nonostante ci provasse in tutti i modi,Io vedevo solo paura e dolcezza in quel metro e 70.
La sua mancaza l'avrei sentita in un modo che al solo pensiero mi venivano delle fitte allo stomaco. In soli tre giorni, nonostante passassi più tempo possibile fuori casa per evitare di irritarla standole intorno, mi ero abituato al suo profumo nella mia dependence, alla sua voce, a lei. Ma il giorno dopo se ne sarebbe andata, d'altronde era stata una pazzia pensare che sarebbe rimasta con me, lei mi sopportava a malapena. In quei giorni  per sdebitarsi sebbene gli avessi detto che non mi doveva niente non aveva fatto altro che cucinare, sistemare la mia camera e a volte passava il tempo a guardare fuori dalla finestra, lo sguardo vuoto, ogni tanto triste, e la mente chissà dove. Non avevo osato chiedergli a cosa pensasse, non la conoscevo in fondo...anche se avrei voluto sapere di ogni secondo della sua vita prima di conoscermi.
"Sei contenta di tornare a casa domani?"
"Non mi cambia niente tranne che dormirò di nuovo nel mio letto, ci sarà mamma con me, almeno un viso familiare, e non disturberò qui, così ognuno continuerà liberamente la propria vita"
Colpo al cuore. Com'era possibile che ancora non aveva capito che quella era l'ultima cosa che volevo? Io avrei passato ogni istante della mia vita con lei chiuso lì dentro...eppure amare a volte vuol dire anche lasciare andare la persona che ami...e io avrei dovuto farlo. Per un attimo feci fatica a respirare, il groppo che avevo nella gola mi stava soffocando. Sfregai fortemente le mani sulle mie gambe nascoste sotto il tavolo mentre cercavo una soluzione per non farla uscire totalmente dalla mia vita...avrei potuto fare come nell'ultimo mese, seguirla a distanza, solo per accertarmi che stesse bene "Rob lasciala stare, non ne hai il diritto!" coscienza di merda. Rovinava sempre tutto.

"A che pensi?" stava parlando con me??
"Dici a me?"
"No, parlavo con la TV, certo che parlo con te idiota!" Si, parlava davvero con me.
"Sempre dolcissima! Non stavo pensando a niente" Posò la forchetta sul piatto vuoto, si alzò e venne verso di me, spinse un pò il tavolo in modo da potervi appoggiare la schiena mentre si sedeva su di me, una gamba da un lato e l'altra dall'altro. Iniziava a fare caldo.
"Sei sicuro che non pensi a niente....?" portò un braccio dietro il mio collo, con l'altra mano iniziò ad accarezzarmi lentamente il petto e le sue labbra si avvicinarono troppo alle mie
"Se prima pensavo a qualcosa adesso non sono più in grado di farlo" la mia voce era giù roca, bassa sopraffatta dall'eccitazione. Chiusi gli occhi, non potevo vederla ma sentii sulla mia guancia il suo sorriso
"Meglio così, voglio che pensi solo a me adesso, fallo Rob" non me lo stava chiedendo, me lo stava ordinando...prese la mia mano e la portò sul suo piccolo seno, la guidava su e giù finchè mi lasciò fare da solo mentre iniziava a toccare la mia erezione già gonfia al massimo, ancora qualche minuto e non avrei più risposto di me. Solo a quel punto mi baciò con forza e non riuscii a trattenermi, non appena dischiuse le sue labbra infilai la mia lingua nella sua bocca mentre le mie mani iniziarono ad esplorare dolcemente il suo corpo, passando dalla sua schiena al suo viso per poi continuare sul sulle sue gambe magre e lisce, sul suo seno, sulla sua intimità già calda e umida. La sollevai e la misi seduta sul tavolo, facendomi posto tra le sua gambe, mi slacciò i pantaloni e tirò fuori la mia erezione cominciando ad accarezzarla col dito che si era appena succhiata, stavo per esplodere, ne ero certo.
"Kristen, basta." L'immagine di lei stessa sotto quei due balordi mi bloccò di colpo. Non potevo continuare.
"Non dire stronzate, dai che ti faccio divertire" i suoi occhi verdi che amavo tanto erano colmi di eccitazione.
"Ho detto basta, lasciami!" mi allontanai da lei dandole le spalle e passandomi le mani tra i capelli, non potevo credere che stesse parlando sul serio.
"Ho fatto qualcosa che non dovevo fare?"
"QUESTO! Come cazzo fai a farlo così facilmente, ancora qualche minuto e avremmo fatto sesso!"
"Era quello che avevo in mente, dimmi, ma sei normale? Una ragazza vuole scopare con te e tu interrompi tutto? Cos'è, sei vergine?" fece in risolino divertito.
"E tu la fai così facile? Per te è solo divertimento?"
"E cosa dovrebbe essere allora?"
"Per me sesso è anche amore, sai cos'è?"
"Lo sapevo, una volta, adesso non conta più; tanto le due cose per me non sono mai esistite insieme. Comunque non sono affari tuoi, non ti va? Fa niente, sappi però che io ci ho provato a sdebitarmi per questi tre giorni, che non ti venga in mente poi di rinfacciarmeli" Cercai di scandire quelle parole nella mia mente per trovarvi un senso logico; mi girai di scatto le afferrai le spalle con le mani e la guardai dritta negli occhi, furioso:
"Tu ti stavi offrendo a me per rendermi il favore?? MA SEI IMPAZZITA?!?"
"Che c'è di male scusa? Tu mi hai ospitata io ti stavo offrendo me stessa, tutto qui"
"Tutto qui? Cioè, per te è una cosa così da niente? Non ti rendi nemmeno conto che  mi stavi offrendo il tuo corpo, non te stessa!!!"
"Quante menate! Non fa differenza, sei poco furbo Robert, io non ci avrei pensato due volte"
"E' assurdo. Lei offre il suo corpo così, non gliene frega un cazzo, Dio!!!!"
Entrai in bagno sbattendo la porta, mi servivano un paio di minuti per calmarmi.  A lei non importava niente. Quindi quei bastardi non la stavano nemmeno obbligando, non ne stavano approfittando perchè era ubriaca, lo avrebbe fatto anche da lucida. Ma cos'aveva al posto del cervello? Aveva così poco rispetto di se stessa?
No, non poteva continuare così, doveva cambiare testa, doveva credere di nuovo in se stessa, a costo di costringerla a farlo. Mi guardai allo specchio, cercai di cambiare espressione sul mio viso, non volevo che mi vedesse duro con lei, era l'ultima cosa di cui aveva bisogno "Provaci Robert, magari ti manderà a fanculo dopo due secondi che hai aperto bocca, ma almeno provaci"
Era seduta sul divano tranquilla a guardare la TV, mi aspettavo una non-reazione DEL genere da parte sua; eppure memorizzai quell'immagine per poterla rivivere quando lei non ci sarebbe più stata; feci un bel respiro e mi inginocchiai davanti a lei che mi lanciò un'occhiata inviperita.
"Spostati, non vedi che sto guardando la TV? Quanto sei pesante Robert!Si può sapere che cazzo vuoi da me?"
"Non me ne frega un cazzo della TV, adesso tu mi ascolti per due minuti"
"Non mi.."
"Non ti niente, adesso tu mi stai a sentire: io non so niente di te, ok? Non so un emerito cazzo, l'unica cosa che ho capito solo osservandoti in questi giorni è che a te non importa nulla. Non ti frega niente di te stessa, non ti frega niente della tua vita, della tua famiglia, non hai interessi, non esci....tu non vivi."
"Non pensavo ci saresti arrivato! Grande, e adesso cosa pretendi? Non c'è nessun premio per chi capisce come sto"
"Puoi fare la seria per un cazzo di minuto? Cristo, sei peggio dei bambini!" Dovevo avere lo sguardo incazzato perchè i suoi occhi sembrarono impauriti per un secondo, dopodichè si mise subito composta e restò a guardarmi attenta mentre parlavo, si porse in avanti, i gomiti appoggiati alle gambe e le mani racchiudevano il suo viso incantevole.
"Parla, ti ascolto"
"Perfetto. Non ho molto da dirti, sono l'ultima persona che vorresti nella tua vita e forse non ho il diritto di parlarti così, ma cazzo, hai 21 anni, sei bellissima e non sei stupida o incapace, perchè ti stai buttando via così?"
"Perchè io per avere solo 21 anni ho visto e subito troppo nella mia vita e adesso non voglio più soffrire, spegnere ogni tipo di emozione aiuta, sai?"
"La vita non è solo dolore" e io lo sapevo benissimo, nonostante la mia vita fosse  distrutta era arrivata lei a riempirmi di gioia, quella gioia che aveva quasi cancellato tutte le ferite.
"Per me lo è, fidati"
"Ok, può anche darsi...ma per questo motivo allora cosa fai? Peggiori le cose riducendoti a essere un corpo senz'anima che esiste ma non vive?"
"Fa meno male"
"Allora non sei matura come credevo"
"Che cazzo dici, io sono matura, non sono una bamb..."
"Se fossi stata matura avresti accettato il dolore, lo avresti affrontato e avresti cercato di fare qualcosa per cambiare quella che tu chiami vita di merda"
"Non so come fare! Lo capisci? Non lo so! Ogni volta che ci provo va tutto di merda, sono stanca cazzo!" I suoi occhi divennero tristi di colpo, riuscivo a leggere bene anche la disperazione e la paura che aveva di riprovarci.
"Comincia da zero, in tutto: riparti con i tuoi genitori, con i tuoi amici, anche con me se vuoi.."
"E secondo te sono così stupida che sapendo quanto si mi ferisce rischio ancora fidandomi della gente?"
"Dovresti saperlo, dato che ti reputi intelligente, che in fondo la vita si vive rischiando..non puoi non fidarti solo perchè altre persone ti hanno delusa; i tuoi genitori ti vogliono bene, io se avessi voluto ti avrei già fatto di tutto, non trovi?"
"In effetti si, avresti potuto anche uccidermi, il che non sarebbe stato così male ahahah...ok scusa, scusa!! Beh ma allora sto già per cambiare, dai miei torno domani, con te però cosa potrei fare? Non abbiamo nessun legame, non ti conosco, onestamente fino a cinque minuti fa mi stavi anche sul cazzo" fino a cinque minuti fa, i repentini cambiamenti d'idea di questa meravigliosa creatura mi facevano andare fuori di testa.
"Uhm...Cominci da capo anche con me?"
"Cioè?" le strinsi piano la mano, era infreddolita, così piccola e fragile dentro la mia, avevo quasi paura di farle del male.
"Piacere, io sono Robert"
"Cosa? Non stai facendo sul serio, vero?" Scoppiò in una risata che la diceva lunga su quanto mi trovava ridicolo, ma non gli diedi peso.
"Ho detto ricominciamo da capo, la presentazione la prima volta l'abbiamo pure saltata, non essere infantile, sono solo quattro parole"
"Uffaaaa, ma mi viene da ridere" cercava di contenersi ma era divertita dalla situazione
"Ti muovi?"
"E va bene, ci provo: piacere, io sono Kristen"
"Kristen Stewart, giusto?" trattenne a stento un'altra risata, era bello vederla così, era incantevole.
"Si, qual'è il tuo cognome invece?"
"Pattinson"
"E' la prima volta che me lo dici, non lo sapevo prima"
"Sapessi quante cose che non sai di me!" e che avrei tanto voluto dirle, un giorno.
Continuammo quella strana ma tranquilla conversazione ancora per un pò, quella notte mi addormentai per l'ultima volta sul divano mentre lei occupava il mio letto pensando che sapevo almeno qualcosa in più di lei: sapevo che sua mamma si chiamava Jules e suo padre John, sapevo che aveva tre fratelli più grandi di lei, che si era diplomata tre anni prima, che parlava italiano, francese e spagnolo, che era nata a Los Angeles ma i suoi si erano trasferiti qui a Londra quando aveva solo 8 anni, che i pochi amici che aveva erano persone che lei considerava sbagliate..il che mi fece pensare che in fondo la ragazza giudiziosa, normale, con dei sentimenti e dei pensieri esisteva ancora da qualche parte, bastava solo farla tornare.

Pov Kristen

"Respira Kris, respira"
Più me lo ripetevo, più mi veniva difficile, eppure era necessarioc he lo facessi, d'altronde erano i miei genitori, era casa mia. Robert aveva ragione forse, forse non era tuto perso, qualcosa poteva salvarsi, perchè non provarci? Nel peggiore dei casi sarei tornata nel mio stato di insensibilità verso la vita.
Che tipo. Era strano forte, un secondo era stronzo, sfacciato, il secondo dopo era riflessivo, serio, quello dopo ancora incazzato, o dolce o chissà cosa. Eppure non provavo più quell'antipatia che sentivo il primo giorno che lo incontrai. In fondo non era così male, sentivo di potermi fidare di lui, forse avevo bisogno di un amico così. Mi aveva regalato tre giorni di pace assoluta, non aveva chiesto niente in cambio e non si era permesso di fare più di quanto gli avevo concesso, a parte quegli attimi di...
"Sei agitata?"
"No, va tutto bene. No ok, sono terrorizzata"
"Sono i tuoi genitori Kristen, di cosa devi essere terrorizzata? E' casa tua, andrà tutto bene, se vuoi rimango qui e vai da sola"
"No ti prego, l'ultimo favore che ti chiedo, prometto, non lasciarmi da sola, mi blocco e non so cosa dire, oppure divento aggressiva e scappo via, accompagnami tu per favore"
"Sei sicura?"
"non te l'avrei nemmeno chiesto se non lo fossi"
"D'accordo allora, almeno ti fermo se provi a scappare"
Si, avevo decisamente bisogno di un amico come lui. Salimmo in macchina e ci dirigemmo verso casa dei miei genitori, oggi mamma non avrebbe lavorato, era il suo giorno libero. Arrivammo subito, abitavo davvero vicino alla sua dependence, e parcheggiammo nella strada su cui si affacciava l'entrata principale di casa mia, davanti...alla mia macchina!
"L'hai portata tu qui??"
"Se non lo avessi fatto penso che a quest'ora sarebbe solo un privè per drogati"
"Oh, beh...io......grazie"
"Ma figurati, è una cosa da niente!"
"Allora vaffanculo" e gli sorrisi
"Adesso ti riconosco! Pronta?"
"No. Andiamo"
Chiesi a Rob di bussare alla porta per me, io avevo le mani troppo tremolanti per farlo, continuavo a muovermi guardando a terra i mattoncini del vialetto di casa mia, non avevo il coraggiodi alzare lo sguardo.
"Ciao Kristen"
"Mamma..." le parole rimasero bloccate nella mia gola, non riuscii a finire la frase
"Ti serve qualcosa, Kristen?" no mamma, non ho bisogno di niente, solo di voi.
"No, ehm..io...sono tornata"
"Ah si? Ti sei decisa finalmente? E come mai? Sentiamo" avevo immaginato per tutta la notte di trovare mia madre arrabbiata, ero scappata via di casa per l'ennesima volta senza farmi più sentire..non immaginavo però di trovare tanta freddezza.
"Voglio tornare a casa mamma, tutto qui" sentivo gli occhi che iniziavano a bruciare mentre le lacrime iniziavano a farsi vive in loro, sarei scoppiata a piangere da lì a qualche secondo. Lo stesso stava succedendo a lei.
"Pensi che questa volta possa bastare? Non è così Kristen, troppe volte hai sbattuto questa porta alle tue spalle sparendo per Dio solo sa quanto tempo, ho passato troppe notti ad aspettare che tu tornassi, a pensare a dove potessi essere, ti cercavamo ovunque, ma hai sempre fatto di testa tua" le lacrime le rigavano il volto, il suo tono era un misto tra l'arrabbiato e l'angosciato.
"Mamma ma..."
"Niente ma Kristen, io non sono tua madre solo quando decidi che forse ti fa più comodo stare a casa, ho cercato di essere la madre migliore del mondo per te, ti ho fatto studiare, ti ho dato tutto pur di vederti felice, ma tu non sei mai stata contenta e per far felice te stessa hai fatto impazzire me, adesso credimi non ho più le forze di lottare un'altra volta"
"Mamma io ho bisogno di te" adesso le lacrime scendevano sul mio viso ininterrotte
"Tu non hai bisogno di me, semmai ne avessi avuto non saresti scappata ogni volta, se davvero mi avessi voluto bene non mi avresti fatto tutto questo, saresti rimasta con me, avremmo affrontato tutto insieme"
"Signora Stewart mi scusi se.." Robert fece per dirle qualcosa vedendo che io ormai avevo anche perso la forza di parlare
"Tu non ti mettere in mezzo! Chi sei, un altro dei suoi amici di letto?" guardò Robert con uno sguardo che avrebbe incendiato un iceberg, poi si rivolse a me: "Beh allora, chi è lui? Un nuovo nome sulla tua lista? Lo sai, io mi vergogno di averti come figlia! Mi vergogno! E adeso vattene per favore, prima che tuo padre ci senta e ti allontani con la forza"
"Non lo farà signora, non finchè io sarò qui con lei! Andiamo Kristen"
"Andiamo dove Robert?? Lei è mia madre cazzo, non può buttarmi fuori di casa così, non può!!!" il cuore mi batteva così forte che temevo sarebbe potuto uscire fuori dal petto, corsi verso mia madre, l'abbracciai forte "Ti prego mamma, ti prego. Non succederà mai più, cambierò, è una promessa"
Il viso distrutto di mia madre mi provocò una stretta al cuore che credevo stessi per morire
"Non ti credo più Kristen, lo hai detto troppe volte, non ti credo più. Buona fortuna figlia mia"
E lasciando la mia presa entrò in casa lasciandomi lì fuori come una perfetta estranea.
Mia madre mi aveva cacciata di casa.
Robert soffocò le mie urla disperate facendomi alzare in piedi dopo che le gambe avevano ceduto facendomi cadere in ginocchio, stringendomi a sè e costringendomi a tenere la testa contro il suo petto, stavo impazzendo, me lo sentivo, avevo voglia di urlare, di rompere quelcosa. Anche i miei genitori mi avevano buttata via. Un battito in meno del mio cuore ogni secondo che ci pensavo.
"Calmati Kristen, è arrabbiata adesso, le passerà, prima o poi le passerà"
"Io..lei..non mi vuole più Robert..."
Non feci in tempo a capire cosa mi stesse rispondendo, il buio mi avvolse in un baleno.

Aprii gli occhi trovando Robert seduto accanto a me, era preoccupato, da quanto dormivo?
"Come ti senti?" feci mente locale, mi ero svegliata di prima mattina per sistemarmi, sarei tornata a casa mia oggi.....
"Lei non mi vuole" mi misi a sedere e le lacrime silenziose rigarono subito il mio viso, abbassai la testa per evitare di farmi vedere da lui, ma mi sollevò il mento con l'indice.
"E' solo arrabbiata Kristen, dalle tempo, ha sofferto anche lei"
"Io conosco mia madre Rob, non è come dici tu, lei è categorica su queste cose, non tornerò mai più in quella casa se ha deciso così" il mio pianto divenne più isterico, Rob si avvicinò a me e mi accolse tra le sue braccia
"Perchè? Perchè tutto a me? Perchè non posso avere una vita normale?"
"Perchè nessuno ha una vita normale, tutti abbiamo delle gioie e delle disgrazie" Mi accarezzava i capelli dolcemente mentre mi parlava, mi sentivo al sicuro in quel momento nonostante l'attimo prima il senso di smarrimento prevaleva su tutto.
"Io non conosco la parola gioia, io non so cos'è la felicità, cos'ho fatto per meritarlo?"
"Shh, calmati Kristen, arriverà anche il tuo momento, devi avere pazienza, solo pazienza"
"Lei non mi vuole...lei non mi vuole..."
"Cambieranno le cose, vedrai"
"Adesso che faccio? Dove vado, cosa diventerò? Ho paura Robert"
"Non andrai da nessuna parte, starai qui con me, sai che non mi dai fastidio, cercherò di dartene il meno possibile anche io e.."
"Tu non mi dai fastidio, non più"
"Cosa?"
"Tu non mi dai più fastidio. Sento che potremmo diventare amici, sento che posso fidarmi di te, forse." Era davvero così, mi sentivo al sicuro da ogni male lì dentro, in fondo sparire per rimanere rinchiusa in quella gabbia d'oro non sarebbe stato un sacrificio per me e di certo nessuno avrebbe sentito la mia mancanza.
"Robert, ci pensi a quanto è triste? Io sono sola..non c'è una persona in questo mondo che mi voglia bene"
"Bene, allora direi che possiamo definirci amici, solo io, sola tu, due soli che da oggi saranno 'soli insieme'.. " sapere che sarei rimasta in quel posto mi tranquillizzò all'istante, sia per il posto così rassicurante, sia perchè LUI mi trasmetteva tranquillità, era l'unica cosa di cui avevo bisogno in quel momento. Forse aveva ragione lui, il tempo avrebbe aggiustato tutto "dunque Stewart, amici?"
"Amici"




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Capitolo 6
*** Night owned my life ***


cap 6 Eh boh, ho pubblicato il quinto capitolo sabato e la notte tra domenica e lunedì mi sono rimessa a scrivere, così di getto, a mano, ed è uscita questa roba qui, un obrobrio assurdo xD
Ehm, ormai sono ripetitiva ma....grazie a tutti, a chi sopporta questa storia, a chi recensisce, a chi manda messaggi privati qui o su facebook, a chi mi scrive di darmi una mossa nel pubblicare il capitolo successivo ogni volta, a chi solo legge silenziosamente, apprezzo davvero :)
Questa volta vi metto una canzone, diciamo che la ascolto da quando ho iniziato il secondo capitolo, avrei voluto metterla prima ma boh, la metto ora, penso c'entri un pò con la nostra Kris e con la sua vita/il suo stato d'animo...e poi ascoltandola mi venivano in mente le idee x scrivere :)
Ps: questo capitolo è dedicato alla mia Francy, capirai perchè leggendolo, ti voglio bene tesoro!
Ps 2: Grazie a Ila per avermi sopportata oggi pomeriggio per due ore mentre sceglievo un titolo decente per il cpaitolo, ma poi è uscita sta roba qui -.- grazie lo stesso amora <3

Ok, ho finito con sta menata, vi lascio alla lettura... :D un bacio
Lory




Pov Kristen


Mamma correva tendendo la sua mano verso di me affinchè potessi aggrapparmi a lei, io cercavo di stare al suo passo, avevo le ginocchia sbucciate a causa delle cadute mentre correvo, e piangevo perchè non riuscivo a raggiungerla; al che lei si fermava e mi guardava da lontano, lo sguardo pieno di delusione, e spariva riprendendo a correre lasciandomi da sola in emzzo a quel largo stradone pieno di case anche se sembrava tutto  abbandonato. Il sogno, o meglio, l'incubo, finiva sempre a quel punto.
"Mamma no!" un altro piccolo gridolino, un altro brusco risveglio ; guardai l'ora riflessa sul muro che proveniva dall'orologio.laser sul comodino: le 3.12 del mattino. mi girai e guardai Robert, ormai dormivamo nello stesso letto, lui non voleva assolutamente che mi sacrificassi dormendo nel divano nonostante i miei vani tentativi nel convincerlo che non era scomodo, io non volevo che quindi fosse lui a farlo, perciò da due settimane aveva preso posto nella parte sinistra di quel grande letto. Mi aveva raccontato che usciva sempre di notte, dormiva per lo più di giorno, per qualche ora, ma da quando mi aveva riportata lì non mi aveva lasciata sola nemmeno una notte, era carino da parte sua. Dormiva beato dopo una giornata pesante passata con me, eravamo stati tutto il giorno in giro alla ricerca di un lavoro che mi desse da vivere e a comprare vestiti, sempre per me; gli avevo detto che mi bastavano i pochi che mi aveva comprato un mese fa, ma lui aveva insistito, i soldi non sembravano essere un problema per lui, Rob era pieno di soldi, il che mi provocava sensi di colpa perchè non volevo approfittare di lui e invidia, perch la sua vita era perfetta, non aveva pensieri, era semper sereno e tranquillo, come in quel momento.
La mia vita invece era una notte perenne che non ne voleva sapere di far sì che il sole sorgesse e con lui un nuovo giorno;
Chiusi gli occhi, cercai di mandare giù quel groppo che mi si era formato nella gola e di riaddormentarmi; mi girai più volte nel leto ma non riuscii, le lacrime avevano iniziato a rigarmi il viso, piangevo troppo ultimamente e odiavo  farlo, era da frignoni e io non lo ero mai stata, io ero abituata soffocare ogni sensazione, stavo perdendo il controllo.
"Robert?"
"Mmm?"
"Non riesco più a dormire, mi fai compagnia?" aprì lentamente i suoi occhi blu e mi fissò...erano così intensi.
"Ancora l'incubo?"
"Si..." i singhiozzi si fecero più forti, maledizione Kristen!
"E' solo un brutto sogno Kris, non conta niente, è solo un brutto sogno"
"Ma lei mi manca, sapere che non c'è più posto nella sua vita per me mi spegne"
"Aspettiamo ancora un pò e ci riproviamo, d'accordo?"
"Non servirà a niente, io la conosco"
"Prenditi ancora un pò di tempo, vedrai Kris, cambierà" il suo sguardo mi trasmetteva quella sicurezza che cercavo da tanto, la sua amicizia, così discreta e silenziosa, ma vera, era diventata importante per me, anche perchè era ormai l'unico amico che avevo.
"Rob?" aveva chiuso nuovamente gli occhi, ma sapevo che era acora sveglio.
"Si?"
"mi abbracci? Non ridere ti prego, abbracciami e basta" mi fece posto tra le sue braccia e mi strinse a sè
"Perchè pensi che riderei per queste cose normali?"
"Perchè io non l'ho mai chiesto a nessuno, perchè per me son sempre state cose ridicole, io avrei riso se qualcuno me l'avesse chiesto" portò il mio viso a pochi centimetri dal suo, mi fissò ncora più intensamente tanto da farmi tremare, ma non di paura.
"E' una cosa normalissima invece, la prima cosa dolce che mi dici" e fece una risata muta, stava cercando di far sorridere anche me e ci riuscì. " Me lo devi promettere, tu sei forte e non crollerai più, intesi?"
"Non posso promettere Rob, va tutto di merda, ne succede una dietro l'altra, non ho più le forze, non voglio più lottare....sai cosa vorrei? Vorrei addormentarmi e non svegliarmi più" La sua mano che accarezzava i miei capell si fermò di colpo.
"Devi reagire, non è morto nessuno, perciò smettila di dire così! Ti aiuto io, ok? FIdati di me"
"Io non...."
"Ce la farai, ma ti devi fidare di me..."
"Ok, ci proverò...." ultimamente non mi veniva difficile dargli retta nonostante sapessi che anche lui prima o poi mi avrebbe ferita, perchè succedeva sempre, ma dargli un minimo di fiducia non mi pesava più di tanto.
E poi mi piaceva. Insomma, era, wow, bellissimo, le sue spalle larghe mi facevano sentire protetta, i suoi occhi erano profondi, di un blu unico; le sue labbra quasi sempre curvate in sorrisi, erano invitanti e le sue mani....Dio, le adoravo, adoravo il modo in cui mi sfioravano.
"Rob..."
"Ti sei già pentita di avermi dettoc he ci proverai?"
"Ho voglia di baciarti".

Pov Robert

Aveva intenzione di farmi uscire di testa, ne ero sicuro.
"Non penso sia una buona idea, forse è meglio che dormiamo" cercavo di convincere più me stesso che lei, ma la stretta sui sui fianchi si fece più decisa, prova che era tutto inutile.
"Senti, non ti st chiedendo chissà cosa, è solo un bacio"
"Perchè?"
"Perchè hai promesso; hai promesso che miavresti aiutata; adesso mi aiuterebbe un bacio" accesi la piccola luce sulla parete sopra il comodino per guardarla meglio, non potevo credere a ciò che stavo sentendo
"Ti farebbe sentire meglio??"
"Si". Sembrava sincera. Cazzo, e io ora come facevo a resistergli? Mi accarezzò il viso col dorso della sua piccola mano, la presi e intrecciai le nostre dita mentre il cuore prese a galoppare come un cavallo in piena corsa. Avvicinai ancora di più il mio viso al suo e sfiorai le sue labbra con le mie; mi allontanai sorridendole mentre con le dita le spostavo una ciocca di capelli dalla fronte; mi guardò perplessa.
"Non andava bene?"
"Certo che no! Hai fatto di meglio, cazzo!"
"Non esagerare Stew, fai la brava"
""posso almeno farti vedere cosa intendevo io?"
"Meglio di no, tu non ti fermeresti"
"Giuro, non mi spingerò oltre se non vuoi, fidati di me, io ho promesso che mi fiderò di te". Portai la testa indietro in segno di resa, non avrei dovuto farlo...se solo avessi saputo cosa sarebbe successo di lì a poco. Prese il mio viso tra le mani, che si immersero poi tra i miei capelli, e mi attirò a sè posando le sue labbra sulle mie; risposi subito al bacio stranamente dolce.  Mi sfiorò il petto e cercò la mia mano per intrecciarla nuovamente con la sua; al che la portò sul suo senò, me lo fece accarezzare, e si spostò verso la sua bocca, prese il mio indice, lo bacio, poi iniziò a leccarlo.
"Kristen....."
"Shhh......." infilò il mio dito in bocca e iniziò a succhiarlo lentamente, iniziavo a perdere il controllo, mi voleva morto. Con la mia mano libera le sfiorai le gambe nude incastrate tra le mie, salii lungo il suo piccolo sedere, perfetto, dopodichè infilai la mia mano sotto la sua canotta, accarezzandole la schiena...Dio che sensazione bellissima poterla toccare...
Portò il mio dito bagnato verso la sua intimità e lasciò che ci giocassi per un pò, il suo respiro si faceva sempre più affannoso; iniziò a leccarmi il collo, ogni tanto mi lasciava qualche piccolo morso, poi scese sul petto.
"Fa caldo qui dentro" e così si tolse la canottiera, stendendosi completamente su di me.
Era troppo tardi per fermarmi, avevo perso la ragione e la desideravo come mai avevo desirato un'altra donna nella mia vita, l'amavo, era la prima volta che amavo.
"Dolcemente Rob, sii più dolce che puoi, non farle male"

Mi misi seduto sul letto facendola mettere a cavalcioni su di me, le lasciai qualche bacio sul seno mentre lei riaffondava una mano tra i miei capelli, l'altra invece mi sfiorava le spalle, il petto.
"Ti desidero Kris....."
"Shh, baciami"
La mia eccitazione premeva contro la sua, calda e umida, solo due pezzi di stoffa le separavano, non ci pensai due volte: mi voltai facendola scivolare sotto di me, le sorrisi, lei ricambiò; si sfilò via la coulotte mentre io le accarezzavo le labbra con l'indice prima di spostarlo di nuovo più in basso, dove mi aspettava; le morsi il labbro inferiore e mi feci spazio con la lingua nella sua bocca, adesso giocavano più velocemente; mi tolse via i boxer ed entrai in lei nel modo più delicato possibile.
"Rob..." la sua voce era rotta dal desiderio
"Ti voglio Kristen..."
"Sono tua..." i miei pensieri si fecero meno lucidi di quanto già lo fossero, spinsi sempre più velocemente mentre lei inarcava il bacino e faceva su e giù insieme a me, l'estasi totale. Rallentai per permetterle di raggiungere l'apice del piacere, dopo pochi secondi la seguii e mi accasciai su di lei, entrambi col respiro affannoso e i battiti ancora irregolari.
"Grazie"
"Di cosa?"
"E' la prima volta che....si insomma che provo piacere nel farlo"
"Dici sul serio?" Mi appoggiai su un fianco per guardarla eglio negli occhi
"Si, beh...non ho mai...ehm, non ho mai avuto un orgasmo, ecco"
"Mai?!?"
"No, mai"
"Oh....." ero un misto tra la rabbia e la gioia: da un lato mi chiedevo con quale bestia fosse stata prima che non le avve fatto conoscere il bello del sesso; dall'altro lato però ero felice, non ero di sicuro la sua prima volta, ma era come se lo fosse.
"Che dici, dormiamo adesso? Sono stanca"
"Certo, come vuoi, notte Kristen"
"Notte" mi diede le spalle e dopo due minuti sentii il suo respiro più profondo, si era addormentata.

Odiavo la suoneria del mio telefonino, specialmente quando la lasciavo accesa mentre dormivo.
Guardai il display la cui luce mi abbagliò di primo impatto, una chiamata persa e un messaggio, era Marcus:
Hey amico, ho provato a chiamarti, ti devo parlare, chiamami subito appena puoi"
Ora dell'invio: 10.20. Ora sul display: 13.40.
"Marcus sono Rob, che succede? Come? Si è qui con me, sta dormendo..." mi girai verso Kristen, ancora nuda accanto a me, stesa a pancia in giù, mi sporsi per controllare che stesse ancora dormendo ed era così, dormiva tranquilla e rilassata, che sollievo per me vederla così.
"Si tranqullo sta dormendo, ma che succede me lo vuoi dire?" mi alzai dal letto e mi diressi verso il soggiorno.
Rimasi di sasso alle parole che avevo appena sentito.
"Capisco.....ci penso io, grazie amico" riattaccai.
Cercai di rimanere più fermo possibile per non farmi prendere dalla paura, fissai a lungo fuori dalla finestra, immobile, chidendomi cosa sarebbe successo. Passai più o meno mezz'ora così.
"Buongiorno"
Kristen si era svegliata e mi aveva raggiunto dopo aver preso una tazza di the. Si sedette sul divano sotto la finestra, di fronte a me e mi fissò per qualche minuto. Era tranquilla, o almeno, lo sarebbe stata fino a quel momento.
"Ok, non sono la regina del sesso forse, ma non rispondermi e non degnarmi di uno sguardo, mi sembra un pò esagerato, non credevo di fare così schifo sai?"
"Kristen" mi sedetti accanto a lei, lei si mise comoda incrociando le gambe
"Dai spara! Tanto non mi farà male, non mi feriva chi credevo di amare, figurati tu che vali poco più di niente, nonti illudere Robert, era solo sesso eh!"
"Questa notte..."
"Si, questa notte abbiamo fatto sesso, ma ti ripeto, era solo sesso! O ti sei addirittura pentito?" Scoppiò in una risata isterica
"Questa notte i tuoi 'amici' hanno avuto un incidente"impallidì di colpo.
"Kris...."
"Cosa stai cercando di dirmi Robert?"
"Kristen, Ryan è morto".


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Capitolo 7
*** I simply found the strenght ***


cap 7 Eccomi!!!!
Oh, finalmente è arrivato Natale molte di voi saranno contente immagino, chi per le vacanze da scuola, chi per il Natale in sè... a me non cambia niente xD
Comuuuuuunque, dato che domani è la vigilia e non credo che avrò tempo di postare e voi giustamente di leggere, eccovi il settimo capitolo xD mi sono sforzata nello scrivere, non ne avevo proprio tanta voglia, o meglio, avevo voglia di scrivere ma per questioni personali non sono stata un vulcano di idee(avevo pensato addirittura di cancellare tutta la FF)....quindi beccatevi sto miscuglio di cazzate passate per la mente....
Ok, finito il momento paranoia vi saluto e vi faccio tanti cari auguri di buon Natale, un abbraccio a tutti, siete fantastici TUTTI.

ps: Vi lascio questa canzone perchè il titolo dice tutto e perchè anche il video secondo me c'entra con il capitolo)

Lory



Pov Robert                

“Qualcosa di nero, mi serve qualcosa di nero” si alzò di scatto dirigendosi verso la camera dove aveva ancora le valigie colme di vestiti.

“kristen.. “
“Dunque vediamo…ecco, trovato! Questo sarà perfetto, il suo preferito” tirò fuori da una valigia un vestito nero che non era proprio ciò che si addiceva  a un funerale, era cortissimo e avrebbe lasciato scoperto gran parte del suo corpo; mi inginocchiai accanto a lei, le presi la mano per bloccarla un istante e toglierle quel miniabito che impugnava
“Questo direi che non è adatto, Kristen ti prego fermati un secondo”  ma si scansò bruscamente

“Lasciami stare!!!! Sto bene, ok? Io.sto.bene.”

“Balle, sei sotto shock, è normale, siediti e parliamone, sfogati, piangi, urla, ma non fare così”
“Tu. Tu mi hai detto che devo reagire e sto reagendo, ok?Dovresti essere contento, guardami, sorrido pure” tirò le labbra cercando di imitare un sorriso  che le riuscì malissimo.

“E’ tutto ok, era tutto ok prima e lo sarà anche adesso, ora se non ti dispiace mi preparo, hai detto che il funerale è alle 4 giusto? Bene, devo essere perfetta per lui”
Chiuse la porta del bagno alle sue spalle lasciandomi lì impalato con l’ansia che si faceva sentire sempre di più, avevo paura per lei, avevo paura che avrebbe commesso qualche stupidaggine, fragile com’era.

Mi buttai a peso morto aspettando che uscisse da quel bagno, finchè non la vidi spuntare davanti ai miei occhi togliendomi il fiato per un secondo: quel vestito era proprio l’ultima cosa che avrebbe potuto indossare quel giorno, la schiena era completamente nuda.. non portava il reggiseno, non lo portava mai; oltre alla schiena anche le sue gambe erano scoperte da metà coscia in giù, la sua pelle faceva contrasto col colore del vestito, ai piedi aveva un paio di Vans a scacchi grigie e nere, i suoi occhi erano marcati da un forte ombretto nero sopra e dalla matita sotto, sembravano più profondi…non poteva presentarsi così, anche se era bella come una dea:
“Ti prego, dimmi che non verrai conciata così”

“Punto uno tu puoi anche rimanere, punto due lui mi adorava così, quindi lo faccio per lui, non sono affari tuoi Robert!”

“Fa come ti pare, vado a cambiarmi, tu vedi di non fare cazzate in questi 30 secondi” Ero terrorizzato dal fatto che avrebbe fatto peggio di quanto avessi mai visto da quando la conoscevo.

“OK, fai pure…”  si accasciò dove ero appena stato seduto io.

Entrai in camera cercando di fare il più veloce possibile, non potevo perderla di vista per molto tempo, ci misi al massimo un minuto e tornai in salotto.

“Ok ho finito, poss…” Vidi la porta dell’ingresso spalancata, era scappata. Mi si gelò il sangue, temevo il peggio adesso…e io non ero con lei, non sapevo dove fosse scappata e avevo paura che questa volta non sarei arrivato in tempo.

“Cazzo cazzo cazzo!!!”  infilai le scarpe di corsa e corsi verso non so dove, dovevo trovarla prima che fosse troppo tardi.

 

La cercai per tutto il pomeriggio, passai da casa sua per vedere se per caso era lì ma ovviamente come temevo non si era vista, sua madre non accennò il minimo segno di preoccupazione quando le dissi che era sparita; all’ora del funerale scrutai ogni volto sperando di trovarla lì, ma niente…nessuno l’aveva notata. Passai anche dal bar dove l’avevo incontrata, ma era chiuso, figuriamoci.
Cominciava a far buio e non sapevo più dove andare, non sapevo molto di lei quindi dove si potesse essere cacciata, non volevo pensare al peggio, non potevo perderla così. L’ansia mi divorava man mano che i secondi passavano e le mie idee svanivano, non sapevo che fare, a chi rivolgermi….Marcus! Forse lui sapeva qualcosa in più di me, le sue amicizie strane mi avrebbero aiutato, ci speravo.

Dovetti rifare il numero tre volte, la paura mi faceva sbagliare a digitare i tasti

“Rispondi…rispondi amico…”
“Pronto?”
“Marcus, ho bisogno del tuo aiuto, adesso!”
“Hey Pattz che succede? Problemi con Kris?”
“Lei è…scappata.. L’ho cercata ovunque, non la trovo da nessuna parte, tu l’hai vista, sai se qualcuno potrebbe averla vista? Aiutami amico, quella ragazza sarebbe capace di tutto in questo momento”
“Hai provato a casa del suo amichetto?” cazzo! Come avevo fatto a non pensarci?

“Sei un fottuto genio, ti devo un favore, enorme!” riattaccai e corsi più veloce che potevo, sapevo dove stava quel coglione – era appena morto ma proprio non trovavo appellativo migliore – per fortuna ero vicino e arrivai in qualche minuto, più mi avvicinavo più potevo sentire ciò che stava urlando contro la finestra buia di fronte.

“…e comunque sei un pezzo di merda, lo sai? Prima di me, te ne sei andato prima di me!”

“Kristen ma che cazzo….” Lo dissi a bassa voce, non avrebbe potuto sentirmi, non avrebbe potuto in qualsiasi caso capire fatta com’era.

“Hey Rob, vieni, vieni anche tu, festeggiamo la morte di questo figlio di puttana, finalmente adesso posso vivere in pace!
“Sei ubriaca, forza andiamo via di qui!” cercai di prenderla tra le braccia per portarla via ma mi diede una strattonata e si allontanò di qualche metro. Almeno ancora riusciva a reggersi in piedi.

“Ho detto che voglio festeggiare! Devi sempre rovinare tutto? Allora, propongo un brindisi…brindiamo…..alle botte che non mi darà più, ci stai?”
“Kristen, ti prego…”
“No, hai ragione, quello è il meno…brindiamo alle corna che non mi farà più, eh? No nemmeno questo mi va…ok, brindiamo al mio cuore che oggi è finito sottoterra con lui, va bene? Si questa va bene… Salute!” e si portò il bicchiere pieno di non so cosa alla bocca per bere ciò che conteneva.

“Basta!!!!” con una manata lo feci volare sull’asfalto, mi guardò come guardano i bambini appena gli togli di mano il loro gioco preferito, abbassò la testa e temetti che di lì a qualche secondo avrebbe pianto; ma questa volta non potevo abbassare la guardia, gliel’avrei data vinta e aveva bisogno di una regolata.

“Basta cazzo! Non ce la fai proprio a stare lontana da sta merda? Sei ubriaca fradicia, parli a vanvera! E’ così che affronti il dolore?” mi guardò dritta negli occhi, rossi, lucidi, contornati di un nero sbavato:
“Per te è facile parlare così, la tua vita non è uno schifo, un piccolo contrattempo ogni tanto lo reggi bene, io no, ok? Io non ce la faccio, io preferisco bere, farmi un destro – sì, l’ho fatto anche poco fa -  piuttosto che stare ferma a subire sta vita del cazzo, tanto vale cercare di togliersi di mezzo come ha fatto lui!” se solo avessi avuto sul serio solo qualche contrattempo…ma avevo trovato la forza di  rimanere in piedi, io ce l'avevo fatta, e anche lei ci sarebbe riuscita.

“Tu credi di sapere tutto, vero? Ho una bella casa, una bella macchina, quindi la mia vita è perfetta, è tutto qui secondo te giusto?? Tu non sai niente, niente!!” Mi voltai per evitare di farle vedere i miei occhi che si facevano lucidi, li chiusi fortemente cercando di scacciare via il groppo che mi si formò in gola, ero stato a un passo dal raccontarle tutto! ma non potevo, aveva già troppi casini che la mandavano fuori di testa, non potevo farla deprimere col triste riassunto della mia vita.

Rimase in silenzio. Mi voltai nuovamente con la paura che assorto nei miei pensieri fosse scappata ancora, ma mi sbagliavo; se ne stava lì a fissare quella finestra buia, le lacrime avevano cominciato a rigargli il viso; sentii una stretta al cuore, odiavo vederla piangere, l’istinto di abbracciarla prese quasi il sopravvento ma mi fermai in tempo, non potevo farlo, non in quel momento.

“Andiamo a casa Kristen, ti prego, fa anche freddo, ti ammalerai così” si voltò tirando su col naso mantenendo la testa bassa e si sfregò gli occhi col braccio che le portò via il poco trucco che le era rimasto; fece cenno di si con la testa, ormai sconfitta:
“D’accordo”.

 

Pov Kristen

I miei occhi cominciavano a mettere meglio a fuoco le case, la strada, le miriadi di luci delle vie di Londra, già tutta addobbata per il Natale, bella merda. Io odiavo il Natale.

Guardavo la strada davanti a me ma fissavo il vuoto mentre Robert girava senza una meta per cercare di calmarmi, avevo voglia di parlare, di sfogarmi…forse più che voglia era il bisogno di farlo, con lui potevo farlo, lui non avrebbe giudicato. Mi misi comoda sul sedile con le gambe incrociate, abbassai lo sguardo concentrandomi sulle pellicine intorno alle unghie che cercavo di strappare via…

 

“Lo sai, io l’ho amato..che parolona, amore, all’inizio credevo fosse una cosa bella, ma col tempo ho imparato che è solo una punizione per certe cose brutte che puoi aver fatto nella tua vita”

“Non sai quanto ti sbagli” era tranquillo, l’espressione non era più arrabbiata come un’ora prima, menomale.
“Perchè, cosa c’è di bello? Guardami Robert….guardami…sono mezza fatta, sono una fallita, non ho un lavoro, nonh o una famiglia, tutto questo perchè l’amore mi ha incastrata nel rapporto non-rapporto con lui, dovrebbe essere una cosa bella?”

“Hai solo posato gli occhi sulla persona sbagliata, ma tornerai a crederci” sorrisi a quella sua affermazione
“Anche mia madre me lo diceva sempre”
“Sistemerai anche le cose con lei, ma devi capire che tutto dipende da te, se non fai tu il primo passo non ti muoverai di mezzo centimetro, lo capisci questo?”
“Mi sto sforzando, ma come vedi non fa per me, crollo al primo ostacolo”
“Kristen, il tuo ex ragazzo è morto da meno di ventiquattro ore, sei scossa, sei distrutta, non ti sto dicendo che devi farlo da adesso e tutto in una volta…comincia da domani, domani è un altro giorno, uhm?” parcheggiò sul lato destro dell’albergo, proprio davanti all’entrata laterale della dependance che portava direttamente alla cucina. Venne ad aprirmi la portiera, mi posò la sua giacca sulle spalle e mi sollevò dal sedile con tanta facilità, era bello sentirsi così…coccolata.

“Tu non abbandonarmi, ok? Ho bisogno di un amico Robert, da sola crollo di nuovo, già basta poco adesso, se mi lasci sola è la fine” lo guardai mentre uno dei suoi sorrisi dolci comparivano sul suo viso, adoravo quei sorrisi, emanavano serenità anche a me.

“Se avessi voluto abbandonarti non saremmo qui a discutere su come dovrai comportarti signorina” aprì la porta con una spinta data di spalle, entrò e mi lasciò a terra delicatamente

“Guarda che mi reggo in piedi, va meglio adesso”

“Ti va una sigaretta silenziosa fuori in giardino?”
“Si, prima fammi mettere qualcosa di…..adatto” feci una risatina e lui con me. Corsi verso la camera da letto, cercai tra i miei vestiti ma non trovavo niente, un maglione, una felpa che avessi voglia di mettere…

Mi alzai di scatto e aprii le ante del grande armadio che si trovava di fronte al letto, presi la prima felpa in cima a una piccola pila di vestiti stirati e piegati con cura, era grigia, col cappuccio e due grossi lacci che pendevano, al centro una scritta blu:

 Be yourself

fuck the rest

 La indossai e sentii il suo profumo all’istante, sapeva di buono. Stavo per uscire e raggiungere la cucina ma mi bloccai di soprassalto notando l’immagine che vidi allo specchio. Tornai indietro e osservai l’immagine che avevo davanti a me: il viso sbiadito, due occhiaie profonde e violacee lo marcavano e lo facevano apparire ancora più sciupato, le ossa degli zigomi quasi sporgevano, ero pallida, i capelli in disordine e quella felpa, nonostante fosse di Robert quindi come minimo di tre taglie più grandi, era fin troppo larga. Iniziai a parlare con l’immagine allo specchio, sembravo una pazza:

“E’ il momento di dare un senso a questa vita Stew, basta lagnare, forse la morte di Ryan segna la fine del tuo passato, forse con lui si chiude un capitolo…ora tocca a te.” Sorrisi orgogliosa di quel mio piccolo, patetico ma forse sensato ragionamento … sorrise anche l’immagine riflessa allo specchio. E se la vita era racchiusa in quell’immagine? Forse se avessi cominciato a sorridere anche io, anche la vita, di riflesso mi avrebbe sorriso
“Devi farlo, adesso puoi, ricomincia Stew.”

“Ma quanto..” Robert entrò in camera interrompendo i miei pensieri, bizzarri dato il tragico momento appena vissuto, ma positivi, era quello che contava, non avevo pensieri positivi da secoli ormai. Mi guardò dalla testa alla vita molto, molto lentamente e sbirciando di sottecchi lo specchio vidi che ero arrossita

“Scusa, avevo bisogno di qualcosa di più avvolgente delle mie felpe aderenti e corte”
“Non preoccuparti, è tua se vuoi”
“Sul serio?” Sgranai gli occhi per lo stupore, me la stava regalando!

“Si, puoi prenderla se vuoi” sorrise dolcemente, ancora quel sorriso.

“Beh, grazie!!!” gli sorrisi mentre lui alzò gli occhi al cielo in segno di disapprovazione “Che c’è?”
“E’ solo una felpa, mica un gioiello”
“Non mi piacciono i gioielli! E poi…..è il primo regalo che qualcuno mi fa dopo tanti anni”
 Abbassai gli occhi per non fargli notare l’improvviso velo di tristezza che era sceso a quel ricordo, lui mi sfiorò col palmo della mano e mi sollevò il viso, azzardando una debole carezza per poi ritirare la mano lasciando sul mio viso quel calore che riscaldava tutto il resto, con un solo tocco…

“Bene, cominceremo da questo allora, Ok? Sigaretta adesso, di corsa!” il velo di tristezza sparì con la stessa velocità con cui era apparso e sorrisi nuovamente

“D’accordo papà, me la offri tu però!” fece cenno di no con la testa, sorridendo divertito:

“Come non detto!” mi accese la sigaretta e me la passò, poi fece lo stesso con la sua. Ci sedemmo nelle sdraio congelate che si trovavano a pochi centimetri dalla porta finestra, fumavo continuavo a sorridere, rimanendo comunque ancora assorta nei miei pensieri..
Avevo toccato il fondo e non sarebbe stato facile tornare a galla, ma se c’era una  cosa positiva del toccare il fondo era che più in basso di così non si poteva andare, la strada adesso sarebbe stata tutta in salita e io, mi convinsi, potevo farcela.

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Capitolo 8
*** One shot ***


Cap 8

Ma buonasera gente!!!! Allora, chi di voi rotola con me dopo tutto il ben di Dioc he si è mangiato in questi primi tre giorni di festa? xD 
Ovviamente ho pensato anche a voi, infatti già la sera del 25 mi son emssa all'opera col nuovo capitolo che ho appena finito! Vi avviso, non l'ho nemmeno riletto, potrebbero esserci errori di battitura e non so nemmeno se ha un senso logico quindi prendetelo com'è e cercate di capirmi, nonostante lo odi anche per me era Natale xD 

Ok, ringrazio tutti nuovamente, dai recensori, a chi ha inserito questa storia tra le seguite, le preferite, ai miei lettori silenziosi che adoro comunque, insomma, voi gente :D Questa storia continua grazie a voi, fosse per me sarebbe già finita xD

Stavolta ho messo due canzoni, la prima è riferita al POV Kristen e poi è la loro canzone :D, la seconda, boh, mi andava di metterla perchè mi ha fatto venire in mente l'idea per il POV Robert xD che mente malata xD


Vi lascio al chappy, un bacione!

Lory

 

Pov Kristen

 

 

“Hai intenzione di dirmi dove andremo o devi fare il solito stronzo?” cercò di trattenere una risata

“Kristen, è la vigilia, contegno!”

“Oh, mi scusi signor galateo, allora: può gentilmente dirmi….dove cazzo dobbiamo andare tra mezz’ora?” mi piaceva irritarlo, mi divertiva da matti….ok, il mio modo di divertirmi era strano, ma proprio mi faceva ridere la sua ‘finta incazzatura’.

“Non ti dirò niente finchè non lo dirai in termini garbati, sei una donna, non un scaricatore di porto, forza Stewart, si corregga” e rise divertito anche lui per quel finto perbenismo

“Ok, ci provo” presi fiato “Mi scusi signor Robert Thomas Pattinson, potrebbe gentilmente dirmi dove siamo diretti fra, ehm….ventinove minuti?”
“No!”

“Non andava bene”

“No non te lo dirò”  si girò ridendo, stava per svignarsela dirigendosi verso la camera che occupava da ormai un mese e mezzo, cioè, la camera che i suoi vestiti occupavano, nella sua vera camera dormivamo entrambi ma il mio guardaroba si era fatto troppo ingombrante, a momenti dovevo appendere qualcosa al muro a mò di poster tante erano le cose che mi aveva comprato, Robert era un angelo…ma ciò non mi distrasse dal dispetto che stava cercando di farmi.

“Hei tu, brutto stronzo!” corsi verso di lui saltandogli sulle spalle e facendolo balzare in avanti, se fosse stato più debole ci saremmo ritrovati con le facce spiccicate al pavimento.

“Oh piano scimmietta, così mi strozzi!” continuava a ridere “Beh, che vuoi?” si, gli piaceva prendersi gioco di me.
“Hai promesso che mi avresti detto dove andiamo!”

“Oddio, io non ricordo di aver pronunciato la parola prometto che….”

“Forza, dimmelo!”

“E’ una specie di sorpresa…”
“Si ma mi dici almeno se è da abito e tacchi o da Converse e jeans? Sai com’è, non vorrei sfigurare con te che sarai perfetto”
“La perfezione non esiste..comunque puoi mettere quello con cui ti senti più te stessa” me stessa, potevo essere me stessa.. Nell’ultimo mese e mezzo erano migliorate tante cose, a parte mamma che continuava a non volerne sapere di me e il lavoro che sembrava essermi allergico, ero cambiata io: stavo meglio, ero più tranquilla e sì, con Robert ero me stessa, non dovevo fingere mai.
“Ok, ci penso io allora” mi staccai dalla sua presa e scesi per infilarmi di corsa in bagno, feci una doccia veloce – non ci stavo più di due minuti per evitare che certi pensieri e ricordi tornassero a galla – e mi fiondai in camera.

“Esci SUBITO di qui, su”
“Mi scusi signora pudicizia, esco esco”mi lasciò sola in camera chiudendo la porta dietro di sé. Non capivo perché, ma indossava un paio di pantaloni elegantissimi, una camicia, e scarpe altrettanto eleganti, mi aveva confuso le idee per tutto il pomeriggio passato a letto a chiacchierare e fumare sigarette. Me stessa…potevo essere me stessa.

Aprii il cassetto ed estrassi un paio di pantaloni da tuta grigi rubati a lui, mi stavano quasi enormi, ma erano comodi; infilai una maglia rossa – era pur sempre Natale – e le mie Converse grigio scure, sciolsi i capelli senza nemmeno pettinarli.

“Io sono  pronta” si girò a voltarmi e il suo sguardo mi provocò un sussulto, era come se avesse avuto un’apparizione, che esagerato.

“Sai che sei splendida?” alzai gli occhi al cielo, esasperata. Ma come faceva a dirlo?
“Sai che sei ruffiano?”

“Si certo che lo so, andiamo dai” chiuse la porta e mi precedette sereno e con quell’aria da trionfante, andò verso l’ascensore della grande hall e aspettò che le porte si aprissero davanti a noi

“Ti aspetto qui se vuoi”

“No, tu devi salire con me signorina”

“Scusa, non ti seguo…”
“Hai sentito? Forza, entra, Devo mimare il gesto?” Entrò in ascensore indicandomi e facendomi segno di raggiungerlo”
“Ufficiale, capisco sempre meno cosa tu abbia combinato”
“Non è niente di che, stiamo andando a prendere il tuo regalo di Natale” sgranai gli occhi per la sorpresa. Un regalo di Natale? Per me?

“Oh…io…io non ho fatto niente…sì insomma, non ti ho comprato niente”
“Sopportarmi ogni giorno compensa il resto che non puoi fare, tranquilla” aveva sempre la risposta giusta a portata di mano, la risposta migliore.

“Robert, non dovevi, davvero, tanto non cambia niente per me, non ricevo regali da così tanto tempo che ormai non ricordo cosa siano” i miei occhi si rabbuiarono per un istante, ma poi pensai alla promessa fatta a me stessa, niente più visi cupi o lacrime.

“Vorrà dire che battezziamo questo come il tuo primo regalo, ok?” gli sorrisi. Era impossibile non volergli bene, Robert era la dolcezza fatta uomo.

“D’accordo” uscimmo dall’ascensore e vidi solo una piccola porta, nient’altro.

“Scusa, potrei sapere dove siamo?”
“Benvenuta nell’attico dell’albergo” era impazzito, me lo sentivo.

“Ok e….cosa ci facciamo qui? Ci sono solo muri e una porta”
“Aprila” aveva l’aria felice, soddisfatta.

“Ma…”
“Aprila” non sapevo se essere divertita o iniziare a preoccuparmi del fatto che mi avesse trascinata fin lì per un brutto scherzo. Ovviamente mi sbagliavo. Me ne resi conto quando aprii la porta e vidi ciò che si trovava al di là: la stanza era enorme, ricoperta di specchi, al centro una tavola apparecchiata elegantemente per due persone e in un angolo c’era un enorme sacco ‘di Babbo Natale’, ero scioccata.

“Ok…credo tu debba spiegarmi tutto questo” abbassai lo sguardo per l’imbarazzo.
“Ci sono degli specchi, una tav….”
“Questo l’ho visto Rob, spiegami il perché” sentivo la mia voce tremare dall’emozione, non avevo ancora ben chiaro cosa avesse in mente, ma non poteva di certo trattarsi di qualcosa di brutto.

“Vieni..” mi prese la mano intrecciando le nostre dita e mi portò fino a una delle due sedie, mi fece accomodare e si sedette d fianco a me, ero impaziente di sapere cosa aveva architettato:
“Bene, la cena è offerta dall’albergo, ovvero da me, per festeggiare il Natale, ricordi? Soli insieme…..anche a Natale! Lì all’angolo ci sono i tuoi regali invece”
“Ok, ma cosa c’entrano gli specchi?”
“Gli specchi, beh….gli specchi significano che questa è la tua nuova sala di danza, hai detto che amavi ballare e una volta seguivi delle lezioni giusto? Beh, potrai ricominciare ad allenarti qui..”
“Robert, io…”
“Aspetta, non è solo una sala per ballare: guardala bene Kris, è la TUA sala, il tuo spazio…ogni volta che tu ne avrai bisogno, ogni volta che vorrai stare sola e fuggire da tutto potrai venire qui, non potrò entrare nemmeno io, è solo per te” rimasi senza parole. Uno spazio tutto per me…lui aveva fatto tutto per me. Sentii gli occhi bruciare e il groppo in gola, per la prima volta in vita mia però per la gioia.

“Sei riuscito a farmi piangere, poi però non farmi la predica dicendo che sono lagnona” sfoderò il suo sorriso dolcissimo, il mio preferito.

“Beh, in questo caso ti  concesso; comunque, ho fatto mettere degli specchi in tutte le pareti perché tu possa vedere te stessa da qualsiasi lato ti volti a guardare; nonostante tu voglia fuggire a volte dal mondo, non voglio che tu fuggi da te stessa, voglio che in qualsiasi direzione tu guardi ti possa ritrovare….Kristen, tutto ok?”
“Io….sono senza parole, davvero” mi sentivo come se le mille emozioni che provavo in quel momento si fossero sparse in ogni centimetro del mio corpo paralizzandomi, ero al settimo cielo e non meritavo tutto questo.

“Beh, mangia allora, ci sono dei regali che ti aspettano e poi anche tu dovrai fare una cosa per me” tornai in me

“Cosa?”

“Avrò tutto il tempo di chiedertelo dopo che avrai aperto i regali”

Mangiammo parlando di quella sorpresa, gli raccontai dell’ultimo Natale felice che io ricordassi, provai anche a chiedergli delle sue precedenti feste, ma come sempre Robert cambiava discorso, lo faceva ogni volta che gli parlassi della sua famiglia, sapevo solo che vivevano tutti a New York e lui per scelta era venuto a vivere qui, poi, puntualmente, cambiava discorso.

Aprii i numerosi regali, c’era di tutto in quel sacco, vestiti, cd, cappelli – io amavo i cappelli – un cellulare nuovo, una scatola di un impianto stereo già montato nella grande sala, di tutto.

“bene, adesso tocca a me ricevere il mio regalo di Natale”
“Sputa il rospo!”
Si alzò da terra e mi tese la mano per aiutarmi a fare lo stesso, andò verso il grande stereo e inserì uno dei CD che mi aveva regalato, il CD di Mario, eppure non ricordavo di avergli detto che la mia canzone preferita era….

“Balla”
“Eh?!?”
“Balla…fallo Kristen, fallo per te, fallo per me, fallo perché ami ballare”

“Ma, qui? Adesso? Io mi vergogno!” non ballavo da secoli, sarei caduta per la tensione e l’emozione”
“Tu prova, non fare la timida, piccola scaricatrice di casse dei migliori porti del mondo! Vediamo se davvero sai ballare come dici o ti dai solo le arie!” il suo sorriso sghembo, rieccolo.
“L’hai voluto tu!!” premetti play e la MIA canzone partì…cominciai a muovermi fino a prendere il ritmo e lasciarmi andare, come se non avessi mai smesso di ballare, mi sentivo leggera, libera…osai anche qualche spaccata e qualche passo più complesso che non ero sicura di fare ancora bene, il paradiso; e la faccia Estasiata di ROb mi convinse a riportare indietro la traccia per ballare ancora e ancora…
“Balla con me”
“Sei matta? Mi sto godendo lo spettacolo! E poi di fianco a me faresti una pessima figura!
“Ma sentitelo” e mi voltai leggera per continuare, non volevo più smettere e la presenza di Rob non mi intimidiva affatto.

“Grazie per aver dato vita alla mia canzone preferita”

“Hei, questa canzone non si tocca, Let me love you è mia!” tornai alla realtà un po’ stupita da quella strana coincidenza, di sicuro il ragazzo aveva buon gusto in fatto di musica…ok, non solo in quello.

“Si si certo, è tutto tuo, anche la canzone, monopolizza pure, intanto è mezzanotte e quindi Buon Natale!!” provava a fare il saccente, ma dopo due secondi gli occhi parlavano da sé mostrando l’espressione più felice che potessi vedere. Mi avvicinai a lui ancora tutta sudata e lo abbracciai forte, sentendomi ancora meglio di quanto già stessi:
“Buon Natale Robert”

 

 

 

Pov Robert

 

Non potevo credere di essere riuscito a farla felice, non credevo che le avrebbe fatto così tanto piacere. Eppure era quello che avevo ottenuto. E questo faceva felice anche me.

Ridevo da solo come un ebete mentre me ne stavo seduto sulla moquette della mia ‘seconda’ camera da letto improvvisando qualche nota con l’altra donna della mia vita, la chitarra; era tutto per me la musica, se fossi stato sordo non sarebbero bastati gli altri sensi per dare un senso alla mia vita.

Sentii il mio stomaco brontolare e decisi di alzarmi e mangiare qualcosa, avrei dovuto svegliare Kristen a breve tra l’altro; aveva un appuntamento con un certo Harold quel pomeriggio, un suo vecchio compagno di scuola che sentiva da una settimana che l’aveva invitata a pranzo fuori…e lei aveva accettato. Proprio il giorno di Natale. Non che la cosa mi dispiacesse, ci stava provando a rifarsi la sua vita: nell’ultimo mese e mezzo si era ripresa davvero, si era rimessa a cercare lavoro, aveva smesso di vomitare e la vedevo sorridere più spesso…anche questo Harold forse sarebbe stata una cosa in più per farla star bene. La cosa che proprio non mandavo giù era il fatto che non aveva pensato a me, per lei ero solo un amico, ormai mi vedeva come un fratello, niente di più.

Aprii il frigo alla ricerca di qualcosa di pronto, ero negato in cucina. Lo chiusi non trovando niente di speciale e decisi di ordinare qualcosa a Mike dalla cucina dell’albergo.

“Mike, portami un primo per piacere, tra dieci minuti”
Mentre aspettavo il pranzo decisi di portarmi avanti vestendomi per poter uscire subito, sarei passato da Tom sperando di non trovare Tiffany lì con lui.

Entrai piano nella camera dove Kristen ancora dormiva, alcuni vestiti erano ancora lì, presi un paio di jeans, mi voltai e mi avvicinai per guardarla mentre dormiva ma qualcosa attirò la mia attenzione: una strana chiazza scura all’altezza del bacino macchiava le lenzuola, era sangue. Probabilmente le era venuto il ciclo e aveva dimenticato di mettere, ehm….

Non era possibile. Aveva avuto il ciclo la settimana prima, me lo disse pure quando un pomeriggio a una mia domanda mi rispose male e si scusò subito dicendomi “Scusa Rob, ho il ciclo e sono lunatica”
Mi avvicinai ancora di più e mi accorsi che non respirava
“Kristen??? KRISTEN???” non rispondeva, no si muoveva. Il panico mi divorò per qualche istante, non capivo cosa le stesse succedendo, la cosa più veloce che potessi fare.
“Se perdi la calma sei fottuto”
Feci un respiro profondo, la presi in braccio così com’era, piena di sangue, le misi una coperta addosso e mi fiondai in ospedale schizzando più veloce che potevo.

 

 

“Rob….Robert….” sentii una mano accarezzarmi i capelli, aprii gli occhi e mi alzai lentamente; la vidi sdraiata su quel letto dove era stata portata poco prima. Aveva lo sguardo confuso, si era appena svegliata dall’anestesia e sembrava ancora intontita.

“Kristen…piccola, come stai?”
“Cosa mi è successo? Perché sono in ospedale?”

“Kristen, tu….” Chiusi gli occhi ripensando alle parole dei medici quel pomeriggio; ero disperato, stava cercando di rialzarsi ma iniziavo a capirla quando diceva che era difficile perché ogni volta qualcosa la ostacolava. Non sapevo come dirglielo. Mi alzai e le diedi le spalle, non volevo farle vedere le lacrime che mi avevano appena riempito gli occhi:
“Tesoro, tu hai….tu eri incinta” Silenzio.

“Coraggio Robert, per lei soprattutto” Mi voltai, mi sedetti di nuovo accanto a lei e le presi la mano tra le mie, era fredda, disegnando dei cerci sul dorso presi fiato cercando di dirglielo nel modo più delicato possibile.

“Kristen, ti ho trovata piena di sangue e ti ho portata qui di corsa, ma era troppo tardi ormai….hai perso il bambino” mi guardò confusa per un momento dopodiché il suo viso si trasformò dando spazio allo stupore, e alla delusione.
“Io…bambino….”
Le strinsi un po’ di più la mano abbassando lo sguardo, mi mancava anche il coraggio di guardarla negli occhi.

“Mi dispiace, mi dispiace davvero, forse non era proprio ciò che volevi da Ryan ma era pur sempre un bambino”

“Robert, va tutto bene, ok?” mi alzai di scatto, il suo viso era triste, ma non sembrava precedere la disperazione, non capivo

“Sei sicura? Perché io inizio a credere che hai ragione quando dici che la vita è ingiusta con te”
“Stai tranquillo, d’accordo? Non sono disperata, insomma, non sarei stata pronta a diventare madre, non so ancora badare a me stessa; se l’avessi saputo forse l’avrei fatto spontaneamente, io non voglio un figlio, non ora.”

“Ma tu stai bene? Dico, non crollerai nuovamente?”
“Se  questo che temi allora sei nel panico inutilmente, sto bene, te lo assicuro, non farò cavolate, non scapperò, non sono più quella di qualche mese fa” Quelle parole mi sollevarono; abbassai la testa e tirai su col naso mentre una lacrima scendeva lungo la mia guancia, la sua mano accarezzò nuovamente i miei capelli

“Che fai, piangi?”
“Io…si…che stupido..odiavo quel Ryan, ma sapere che comunque una creatura non potrà vedere la luce del sole…ho provato pena anche per quel coglione. E poi tu…non respiravi..mi hai terrorizzato Stew, ero nel panico, ho avuto paura..”
Abbassò lo sguardo e ritirò la mano che ancora era tra le mie, calda adesso.

“Rob..c’è una cosa che ho saputo poco tempo fa…”
“Riguarda?”
“Ryan…quando ero tornata con lui una notte mi ero ritrovata senza pillola e non volevo fare……sesso, ma lui mi disse che non avrei rischiato niente perché…”
“Perché? Il cuore mi batteva all’impazzata, temevo di aver capito cosa stesse per dirmi.

“Perché lui non poteva avere figli, Robert” il mio respiro si bloccò per un lungo, interminabile secondo.

“Kristen, tu…..il bambino…era…”
“Temo che fosse tuo……”
Vidi la stanza girare per un’infinità di secondi, quando rallentò e riuscii nuovamente a mettere tutto a fuoco la guarda, lo sguardo intimorito da una mia possibile reazione. Un figlio. Mio. Suo. Nostro.

“Tu….”

“Io non potevo saperlo, io non credevo di essere incinta, non potevo saperlo, ho avuto il ciclo settimana scorsa!

Non sentivo più niente. Avevo bisogno di lasciare quella stanza all’istante. Camminai avanti e indietro lentamente cercando di regolarizzare il respiro e i battiti del mio cuore, ma non riuscivo. Mi voltai un’ultima volta verso di lei che aveva gli occhi pieni di lacrime, non sapevo perché iniziava a sentire il dolore o per via della mia reazione

“Rob…ti prego…”

“Non…” al centro della porta si formò un buco della grandezza del mio pugno che avevo appena sferrato, la sentii singhiozzare subito dopo, l’avevo spaventata. Senza degnarla di uno sguardo spalancai la porta e scappai da quell’ospedale, una volta lontano, senza fiatone presi il mio cellulare e composi quel numero che non componevo da quando l’avevo conosciuta:
“Tom, sono Robert”
“Hey amico tutto bene?”
“Si, io…..dove sei?”
“Sto per uscire, Will da una festa”
“Ti raggiungo lì, passa da Richard e fatti dare un po’ di roba”
“Sicuro di star bene? Non tocchi quella merda da secoli”
“fatti i cazzi tuoi Tom, ok? Tu passa a prenderla e ci vediamo alla festa, porta Tiffany”
Prima di essere sommerso di altre domande inutili riagganciai e mi diressi verso casa di William, col quale tra l’altro avevo un conto in sospeso, era tempo che si prendesse la sua rivincita.

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Capitolo 9
*** The importance to be honest ***


cap9

Macciaooooo!!! Non so quanti di voi ci saranno collegti, è la vigilia di capodanno e molti di voi saranno partiti.....beh, io vi lascio questo capitolo appena sfornato, è stata una settimana piuttosto difficile, soprattutto ieri, perciò la voglia di scrivere era pari a meno dieci, ma l'ho comunque scritto.

Beh, approfitto per augurare a voi un buon anno nuovo, che vi porti amore, soldi, fortuna, e soprattutto salute, festeggiate a dovere domani, e ricordate, ciò che farete il primo dell'anno lo farete tutto l'anno! :D
Grazi a tutti quelli che recensiscono, a chi ha messo la storia tra le preferite o tra le seguite, a chi ha messo me tra gli autori preferiti, mi lusinga davvero! Grazie anche a chi legge semplicemente, non vi fate vedre ma so che leggete e vi ringrazio per questo vostro affetto silenzioso, davvero <3

Beh che dire, ci si rivede l'anno "prossimo" :))))

Ps. le canzoni sono quelle che ho sentito e che mi hanno un pò aiutata a scrivere questo obrobrio, perdonatemi, sono troppo sentimentale lo so xD

Ps 2: scusate per la scelta del titolo, è un affronto a Oscar Wilde che si starà rivoltando nella tomba poverino, ma non trovavo titolo più adatto di questo, capirete perchè.

Lory

Pov Robert

 

Bambino. Questa parola continuava a rimbombarmi nella testa, non ne voleva sapere di andare via.

Camminavo più veloce che potevo per raggiungere casa di Will, volevo dimenticare ciò che avevo sentito l’ora prima. Bambino. Nostro.

Volevo urlare, ma qualcuno mi avrebbe sentito e mi avrebbe scambiato per un pazzo che vagava in quella Londra silenziosamente festosa.

“Hey Pattz!Hai intenzione di attraversare o devo tenerti la manina?” Tom mi veniva incontro dalla strada che faceva ad angolo mentre me ne stavo fermo al semaforo aspettando non so cosa dato che il verde era scattato da qualche secondo ormai.

“Ciao amico…”

“Cazzo che entusiasmo, sembra che ti è morto il cane”
“Peggio…” lo dissi così sottovoce che credevo non mi avesse sentito, ma mi sbagliavo.

“Che è successo amico?” mi incamminai per raggiungere la festa e fu subito a fianco a me

“Beh, hai intenzione di parlare o fai al solito tuo?” mi fermai di scatto, mi accesi una Winston e sputai fuori il fumo.

“Kristen era incinta e non lo sapeva. Fino a oggi, ha perso il bambino. Il nostro bambino. Fine della storia”

“Cioè, fammi capire, tu hai messo incinta quella ragazza? Ok, mi sono perso qualcosa e devi raccontarmi qualcosa tu. La festa può aspettare, cammina con me.” In effetti l’idea di andare a quella festa non mi entusiasmava più di tanto, forse avevo solo bisogno di parlare in quel momento, e non potevo farlo con altri che con Tom.

Andammo a casa sua che stava un isolato più a sud, più che una casa era una stanza con un buco di bagno, Tom viveva da solo da quando aveva diciassette anni e io si può dire che vivevo con lui, o quasi, finchè..

“Beh, raccontami, quindi state insieme?” interruppe i miei pensieri mentre apriva il frigo per poi offrirmi una birra e andare verso la finestra. Lo facevamo sempre tempo fa, da strafatti o anche da lucidi ci godevamo una birra seduti sul muretto del minuscolo balcone parlando di tutto o di niente, ridendo, fumando o anche semplicemente stando in silenzio; era il momento di due fratelli che si estraniavano da tutto.

“Non stiamo insieme amico, è successo la notte che quel…..che il suo ‘amico’ Ryan morì. Sinceramente non so spiegare cosa le sia preso, mi ero trattenuto più di una volta perché, Dio, lei mi tentava ogni volta che poteva. Ma quella notte ho ceduto.”
“E pensavi prendesse la pillola”

“Beh, con tutti quelli che…..è stata con molti ragazzi, l’ho proprio dato per scontato”

“Tu sai che è stata con tanti ragazzi e non hai usato preservativi?”
“Figurati se ha malattie!”
“E tu che cazzo ne sai?”
“Non me ne frega un cazzo Tom, ok? Lei era incinta di un bambino che forse era mio e lo ha perso, e io non sapevo niente fino a oggi pomeriggio!!!!” Buttai con prepotenza la sigaretta giù dal balcone, ero infuriato.

“Fammi capire, tu ce l’hai con lei?”
Silenzio.

“Robert, amico, quella ragazza è sola in un letto d’ospedale, non sapeva di aspettare un figlio e tu hai il coraggio di prendertela con lei? Per cosa, eh?” in effetti non sapevo perché.

“Io…io non lo so”
“Te lo dico io perché, perché non c’è una sola ragione per cui tu possa essere arrabbiato con lei" non c'era una volta in cui Tom non avesse ragione, io in fondo non potevo avercela con lei, non sapeva niente, non era colpa sua. Come avevo fatto a trattarla così?

“Io…non so cosa mi sia passato per la testa, non ci ho visto più, l’ho odiata. Ma lei non ha colpe, lei non lo meritava”
“Questa specie di relazione ti sta mandando fuori amico, devi dirglielo e vedere cosa vuole lei”
“Non c’è nessuna relazione”
“Dici? Hai fatto sesso con lei, vivete insieme e questo cosa lo chiami?”
“Amicizia”
“Ah, se lo dici tu. Io comunque fossi in te andrei da lei, le chiederei scusa prima di tutto e le direi la verità”
“Non posso, rischio di perderla”
“Tu hai sempre rischiato nella vita”
“Non stavolta, non posso farla scappare” abbassai gli occhi guardando la bottiglia di birra che stringevo tra le mani, non volevo nemmeno pensare a non averla più intorno.

“Rob, se ti vuole bene non scappa”
“Come fai ad esserne così sicuro? Te l’ha detto lei? Lo hai letto in qualche cazzo di rivista da donne?” alzò gli occhi al cielo prima di soffocare una risata
“Non vuoi proprio farti convinto, uhm? Cioè, guarda me e Rose, lo avresti mai detto? Eppure lei mi sopporta, anche nei momenti peggiori” non avevo più scmpo, Tom mi metteva sempre con le spalle al muro.

“Cosa devo fare?”
“Sepmlice vai da lei, le dici che ti dispiace, poi cambi discorso e le dici ciò che provi”

“Non è facile”
“Amico, sei uscito dal nostro giro con facilità, ora ti spaventa dire a una ragazza che la ami? Andiamo, non prendermi per il culo!”

“E va bene. Lo faccio”
“Così ti voglio!”
“Allora vado” scesi dal muretto e mi incamminai verso il corridoio, aprii la porta d’ingresso e Tom venne a salutarmi
“Sii delicato e cerca di capirla”

“Grazie amico” mi diede una pacca sulla spalla prima che scendessi le scale di corsa trovandomi a correre come un pazzo per raggiungerla il prima possibile, l’avevo lasciata sola anche per troppo tempo quando le avevo promesso che non l’avrei fatto. Coglione, coglione, coglione!!!

Aspettai che mi passasse il fiatone osservandola attraverso la finestra della sua stanza, le persiane mi nascondevano più o meno, infatti non si girò verso di me, rimase come l’avevo trovata, fissa verso l’altra finestra, quella che quella fredda sera mostrava una luna bellissima. Ogni tanto una lacrima si posava sulla sua guancia…e stavolta era tutta colpa mia.

Aprii la porta molto piano, si girò di scatto e si asciugò il viso con la mano.

“Hey..”

“Hey..”
“Kristen, io..”
“Mi dispiace Robert”

“E di cosa?” mi sedetti sul letto, accanto a lei accarezzandole una mano.

“Di non aver capito, di non avertelo detto, di aver perso questo bambino” i singhiozzi le impedirono di parlare ancora, mi avvicinai ancora di più a lei e la accolsi tra le mie braccia, mi sentivo davvero una merda per averla fatta stare così.

“Ascoltami piccola, tu non devi scusarti di niente, capito? Non lo sapevi, come facevi a dirmelo? E poi non dirlo mai più, non dire mai più che non sei riuscita a tenerlo, sono cose che capitano sai?”
“Rob, è la seconda volta che mi succede” ebbi un sussulto ma non lasciai che quella notizia mi scombussolasse, dovevo pensare a lei”
“Un giorno anche tu lo avrai” le lasciai un bacio sui capelli e mi feci forza per finire il discorso, o meglio, iniziare il discorso successivo:
“Sono io piuttosto che devo chiederti scusa, ma non me l’ero presa con te, vedi Kristen, io..”
“Hey ragazzo, non puoi stare qui a quest’ora”
“Cosa?”
“Hai sentito, i pazienti devono riposare, sei suo parente?” iniziavo a maledire gli infermieri, arrivavano sempre nei momenti meno opportuni.

“No, ma…”
“Bene, allora devi andartene, potrai tornare domani”
“La prego, lo faccia rimanere…non ho che lui” mi abbassai a guardare Kristen, il suo sguardo non mentiva…e più faceva così, più l’amavo.
“Non posso se non è un tuo parente”
“E’ mio fratello” praticamente era come se lo fossi”

“Ok, non voglio sapere perché allora siete abbracciati come due fidanzati, ma ok. Io faccio il notturno e domani mattina stacco alle 5, lo voglio fuori di qui entro quell’ora. Potrà tornare nell’orario delle visite”
“Promesso” Era meglio di niente, sarei potuto rimanere con lei, odiava dormire sola. L’infermiera chiuse la porta e ci lasciò nuovamente soli, ovviamente Kristen non si era dimenticata che stavo per dirle qualcosa.

“Continua, stavi per dirmi qualcosa”
“Beh, si, io” mi riaccomodai accanto a lei sul letto stendendo le gambe e lasciando che lei appoggiasse la testa sul mio petto, le circondai le spalle col braccio “io non mi sono arrabbiato con te, io mi sono arrabbiato quando ho pensato alla possibilità che questo bambino potesse essere mio, nostro”
“Robert” alzò di nuovo lo sguardo e mi fissò “io non mi pento di quello che è successo, ma capisci che sarebbe assurdo”

“Non per me”
“In che senso?”
“Nel senso che ti amo”.

 

 

Pov Kristen

 

Lo guardai confusa. Avevo sentito bene?

“Rob, che stai dicendo?”
“Sto dicendo quello che sento da una vita ma che ho scoperto solo il giorno che ti ho conosciuta, io ti amo.”
“Tu non lo stai dicendo sul serio” il mio cuore prese a battere più forte, ero agitata; speravo che fosse uno scherzo perché questo avrebbe potuto cambiare le cose e io avevo bisogno di lui.

“Non sono mai stato più serio di così” Sciolsi d’impulso la presa dalle sue mani e notai che cambiò espressione, fissò le sue vuote con un velo di tristezza.

“Rob, io non posso…”
“Certo, tu esci con Harold, io lo capisco”
“E tu credi che mi importi qualcosa di Harold?” non aveva capito niente.

“Beh, si, perché non dovrebbe interessarti?” scossi la testa ridendo tra me e me.

“Robert Harold non significa niente per me”
“Ma allora perché…?”
“Perché ho promesso che avrei cambiato vita e pian piano lo sto facendo, anche frequentando diverse compagnie. Harold è solo un bravo ragazzo, gay…”
“Gay??? Tu esci con un gay???” sgranò gli occhi come se gli avessi detto chissà cosa.
“Che ci trovi di male, è un buon amico! Ma è solo questo non potrei uscire con un ragazzo etero se non come amico”
“Perché? Cioè, posso capire che magari io per te sono come un fratello, ma perché, in generale, non puoi?” gli sorrisi cercando di tranquillizzarli anche se sapevo che non sarebbe servito a niente.

“Rob, ho promesso che avrei cambiato vita e testa, lo sto facendo, con fatica ma lo sto facendo……ma non posso comandare al mio cuore di fare lo stesso, il mio cuore sembra davvero morto insieme a Ryan quel giorno”
Si sedette veloce di fronte a me e mi fissò curioso

“Pensi ancora a Ryan?!?” lo accarezzai, posai la mano sulla sua guancia e continuai ad accarezzarlo solo col mio piccolo pollice

“Certo che no, sta’ tranquillo. Ma il punto è che mi sforzo di guardare qualche ragazzo, di sentire qualcosa, ma…niente. A dir la verità una volta..” mi voltai verso la finestra “mi sono sforzata anche di vedere te con occhi diversi, con quegli occhi; voglio dire, tu sei dolce, sei premuroso, sei buono,, mi fai ridere tantissimo, ma sei anche uomo…tu sei perfetto…ma non mi scatta proprio niente, per quanto io mi sforzi, non riesco più a farmi prendere da qualcuno”
Rimase immobile a fissarmi, dopodiché sbattè le ciglia, come risvegliato da un’ipnosi e mi rispose:
“E’ normale, con tutto quello che hai passato è normale avere paura”
“Ma io non ho paura Rob, io vorrei davvero provare a sentire ancora qualcosa, ma è più forte di me”
“Succederà”
“Non ci credo molto”
“Invece un giorno, prima o poi, ti ricrederai.” Feci un sospiro, continuare a ribadire che ormai era tardi non sarebbe servito a nulla. Guardai le sue mani e le presi tra le mie sperando che non le avrebbe lasciate
“Tu adesso mi odi?”
“Per questo?”
“Già”
“Potrei mai odiarti Kris? Purtroppo su certe cose non possiamo decidere noi che fare; tu non hai deciso di amare Ryan, tempo fa, giusto?”
“Giusto”
“E non puoi decidere o sforzarti di ricambiare. Come io non ho potuto decidere di volerti”

Iniziavo a pensare che questo ragazzo fosse solo frutto delle mie illusioni, non poteva essere così perfetto. Strinsi ancora di più le mie mani tra le sue.

“Menomale, perché io ho bisogno di te”
“E io sono troppo egoista per farti scappare”
“Quindi…amici?”
“Certo, amici…resteremo così, per il bene di entrambi.” Mi sporsi dimenticando di avere la flebo attaccata al polso, il filo tirò un po’ ma era tutto sopportabile. Nascosi la faccia nel suo petto
“Grazie Robert”.

 

 

Finalmente dopo una settimana uscii da quella merda dove si mangiava male tra l’altro, mi mancava casa. Sì, potevo considerarla casa mia, non c’era altro posto in cui mi sentivo così.

Arrivai davanti all’albergo e dissi a Mike di non annunciarmi, volevo fare una sorpresa a Rob; entrai in dependance e lo trovai appisolato sul divano, indossava la sua solita canotta e i pantaloni della tuta, un brivido di freddo mi percosse lungo la schiena. Si alzò in piedi di scatto e corse verso di me sollevandomi da terra

“Questa sì che  una sorpresa Stew! Sarei passato più tardi a portarti il cambio”
“Io…finalmente mi hanno dimessa”
“Perché non mi hai detto niente, sarei venuto a prenderti! Come sei arrivata fin qui??”
“Mike mi ha chiamato un taxi”

“Mike farà i conti con me più tardi, per non avermelo detto. Hai fame?” il mio stomaco parlò al posto mio brontolando
“Direi di sì, mettiti comoda e non osare far sforzi, oggi ci penso io”
“Maddai! Non dirmi che hai imparato a cucinare”
“Diciamo che mi sono arrangiato in questa settimana”
“Ma che bravo”

Mi stesi sul divano e iniziai a cercare qualcosa di interessante alla TV; dopo mezz’ora ci sedemmo a tavola a mangiare parlando e scherzando su tutto

“Quindi non ha mangiato a dovere signorina Stewart? Allora ci vogliono le porzioni doppie”
“Non puoi immaginare, mangerei anche il tavolo, assaggiavo e buttavo tutto nel cesso”
“Bambina cattiva”
“Ma smettila, lo facevo anche a scuola quando qualcosa non mi piaceva! Lo infilavo nella tasca dei jeans e lo buttavo in bagno”
“Ma che schifo”
“Sopravvivenza” e scoppiammo a ridere. Era bello essere tornata a casa, ero felice.

A interrompere le nostre risate fu qualcuno che bussò alla porta
“Chi può essere? Mike di solito annuncia se c’è qualcuno” mi alzai e lo seguii
“Beh, vorrà dire che oggi è la giornata delle sorprese” gli accarezzai la schiena dall’alto verso il basso come per incoraggiarlo

“Può darsi” aprì la porta e restai di sasso.

“Ciao Kristen, Robert” non potevo credere che era lei, proprio il primo dell’anno, finalmente si era decisa a perdonarmi, anche se l’idea di tornare con lei, di lasciare quella dependance mi terrorizzò all’istante.

“Buongiorno signora Stewart” anche Robert era cambiato in viso, leggevo il terrore anche ne suoi occhi
“Se sei venuta per riportarmi a casa sappi che non verrò, è questa casa mia adesso” non riuscivo piàù a piangere per lei, quella donna mi aveva buttata fuori casa, quando avevo più bisogno di lei mi aveva voltato le spalle, una mamma queste cosse non le fa.

“Non ho nessuna intenzione di farti mettere piede in casa mia, da quando sei andata via regna la pace”

“Bene, allora che vuoi??” ci sedemmo in salotto, una di fronte all’altra, Robert prese posto accanto a me.
“Sono venuta a chiederti dei soldi” avevo sentito bene??
“Stai scherzando, vero? Sai che non ho un soldo bucato”
“Lo so benissimo, ma è meglio che li trovi se ci tieni a tuo padre”
“Cosa c’entra papà??”

“Chiedilo a lui, anzi no perché non può parlare, né mangiare, non può nemmeno sentirti; né te, né me nè nessun altro. Non può far niente da quando i tuoi amici lo hanno..”
“Cosa gli hanno fatto?? Eh?? Cosa??? Sentiamo ”
“Lo hanno mandato in coma a furia di botte.” Rimasi pietrificata. Papà era in coma.
“Non ti credo”
“Invece ti conviene credermi”
“Voglio vederlo, non ti credo” non mi fidavo più di mia madre, non credevo più alle sue parole, d’altronde anche i suoi ti voglio bene si erano rivelati falsi.

“Non c’è problema, le darò ciò che le serve” Robert ovviamente aveva già trovato la soluzione, lui la trovava sempre.

“No Robert!!! Tu non le darai un centesimo, mi hai sentita???”
“Robert ti ringrazio, ma è una questione tra me e mia figlia, devi sapere che è successo tutto perché il suo amichetto sepolto ha lasciato debiti in giro per la droga e l’alcol che comprava per lui e per lei…e ora cercano noi per averli”
“Io non mi sono MAI drogata, hai capito!!”
“Si e io sono nata ieri; non mi interessa ciò che fai, ti considero già morta. Ma quei soldi ci servono e dato che hanno promesso che non sarà l’unico a finire così, quindi ti conviene trovarli o dirò loro di vedersela con te” Robert non mi diede il tempo di rispondere, mi guardò in un modo che mi mise a tacere prima ancora di aprir bocca. Mi alzai e le diedi le spalle, strinsi forte i pugni cercando di mantenere la calma, aprii gli occhi che iniziavano a bruciare di rabbia e sentii Robert strappare un pezzo di carta.

“Tenga, questo è per lei, le basta?”
“Ne vogliono diecimila”
“Bene” scrisse qualcosa sull’altro assegno che staccò e glielo porse

“Questi dovrebbero bastare per saldare il debito, pagare per suo marito e per stare alla larga da Kristen d’ora in avanti.”
“Fino a prova contraria è mia figlia”
“Se davvero l’avesse considerata una figlia non l’avrebbe abbandonata nel momento più delicato della sua vita!!” aveva alzato la voce fino a urlare, quasi spaventava anche me

“Bene, fottetevi tutti e due e tu” mia madre si alzò e venne verso di me “dimenticati di avere una madre, perché per me non esisti più”
“Sarà fatto, fammi tu l’ultimo favore…esci da questa casa.”

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Capitolo 10
*** Impulsive ***


Cap10

Okokok.....scusate l'ora (è più o meno mezzanotte) ma tra lavoro e vita reale purtroppo devo postare sempre tardi la sera, forgive me! ;D

Beh, buon anno a tutti!!!!!!!!!!!!!!!!!! <3 <3 <3 spero abbiate passato il capodanno nel migliore dei modi :)

Passiamo alla storia, cpaitolo nuovo, il primo dell'anno :D Come una babba oggi ero a metà del lavoro ma non l'ho salvato quindi l'ho riscritto da capo stasera ç___ç ma alla fine ce l'ho fatta yeah! 

Avevo intenzione di chiudere la FF con questo cpaitolo, perchè sono a corto di ispirazione, idee e bravura, ma alla fine mana mano che ho scritto mi son resa ocnot che ho scritto tutto tranne che la fine (qualcuno, non so con quale coraggio, ringrazierà per la non chiusura xD)

Beh che dire, grazie a tutti, tutti e tutti :)
Spero vi piaccia, io vi ho avvisati che sono a corto di idee, fate vobis :D

Un bacio!

Lory

Ps: la canzone della festa :D

Pov Robert

 

“Kristen?” nessuno rispose. La cercai per tutto l’appartamento ma non c’era. Eppure doveva essere andata via da poco, ancora si sentiva il suo profumo. Ormai non mi agitavo più se non la vedevo ronzare per casa, sapevo che non sarebbe più scappata. E l’ennesimo biglietto lasciato sul tavolino del salotto ne era la dimostrazione:

Sono scappata…..nell’attico, raggiungimi se vuoi”

 

Sorrisi pensando a quanto in fondo, era cambiata negli ultimi tempi. Aveva trovato di nuovo il coraggio di sorridere, di reagire e di rialzarsi, era incredibile come quella creaturina leggera e così fragile potesse diventare così forte. Ed ero felice che nel mio piccolo avessi potuto aiutarla. Mancava solo che tornasse a credere nell’amore. Quello, vero, non quello che lei credeva fosse amore.

Aprii la porta della grande sala nell’attico, la lasciava sempre aperta quando mi aspettava; era sdraiata a terra con le gambe perfettamente appiccicate al muro e i piedi che le spuntavano sul davanzale della grande finestra aperta, fumava una sigaretta e sorrideva pensando a chissà cosa:
“Disturbo a quanto pare”
“Vieni qui, mettiti come me” non si voltò nemmeno, chiuse semplicemente gli occhi

“In quella posizione da non so cosa come te?”
“Capirai, non ce la fai a tenere le gambe per aria? Ti facevo più atletico!”
“E certo, adesso fai la figa solo perché hai ripreso ad allenarti” e ridendo mi misi accanto a lei in quella stessa posizione strana, ma stranamente comoda.
“Quindi ti diverti a stare così?”
“Mi rilassa e fa bene alla circolazione delle gambe, ignorante!” feci una smorfia tentando di imitarla e lei, dolcemente, mi alzò il dito medio tenendo gli occhi sempre chiusi.

“Dobbiamo stare con le gambe per aria per molto?” chiusi gli occhi e mi accesi una sigaretta, cercando di rilassarmi

“Hai ragione!” la sentii alzarsi

“Ahia! Kristen, ma che caz…alzati mi fai male!” si buttò a peso morto su di me facendomi male in mezzo alle gambe, proprio lì, e appoggiò la schiena alle mie gambe. Se non si alzava subito poteva accorgersi dell’effetto che aveva….su di me.
“Non mi alzo di qui finchè no mi dici almeno tre cose su di te!” mi prese il panico. ovviamente non le avrei detto di mio padre, tantomeno di chi mi aveva messo al mondo. La parola mamma non potevo usarla, una mamma non ti mette al mondo e basta.
“E questa da dove ti è uscita?” mi fissò quasi irritata, adoravo vederla così!

“Beh, ti ho dato dell’ignorante e ho pensato che non so nemmeno che scuola hai fatto! Cambi sempre discorso”
“Non c’è da vantarsi sul fatto che mi ero iscritto a una scuola professionale che non ho finito”
“Lo stai facendo di nuovo!”

“Cosa?”
“Cambi discorso!”

“Ma ti sto parlando della mia non istruzione”
“Ne sembri fiero”

“La scuola nella vita non  tutto. Non sarò colto, ma questo non fa di me una persona meno intelligente di un laureato” ed era vero.

“Ok Bill Gates mancato, altre tre cose”
“Ma così sono quattro!” cercò di tirarmi un pugno sul fianco, ma mi fece quasi il solletico

“Decido io, questa era la numero zero, ora dimmene altre tre”
“Ok…ho 24 anni, oltre a quest’albergo ho un appartamento a Soho e Tom è il mio migliore amico”

Mi squadrò con lo sguardo saccente “Queste cose già le so, idiota!”
“Beh, ti ho rinfrescato la memoria” dissi ridendo, amavo ‘prenderla in giro’ così, sembrava una bambina imbronciata e quell’aria innocente mi riempiva il cuore.

“Sarà, ma mi hai ripetuto solo cose banali che sapevo già”
“La mia età è banale?”
“Scemo!”

“Quanto sei graziosa. Adesso ti alzi per piacere? Non pesi poco signorina e questa posizione è alquanto equivoca, non trovi?” abbassò lo sguardo per un attimo e guardò lo strano modo in cui eravamo incastrati, arrossì.
“Scusa…” si alzò e rimase guardò fuori dalla finestra, rimase così per qualche secondo pensando a chissà cosa.

“Sai cosa facciamo adesso io e te?”
“Eh?”
“Andiamo a casa mia!” la bocca mi si aprì automaticamente, mi misi seduto e la fissai
“Cosa?”
“Hai sentito bene, andiamo a casa mia, voglio vedere come sta mio padre…in fondo è pur sempre mio padre”

“Ne sei sicura?”
“Si, ma se non ti va resta pure qui, posso farcela da sola, adesso posso” e sorrise, un sorriso orgoglioso che rendeva anche me orgoglioso.

“Sei matta? Vengo con te”
“Grazie….andiamo allora?”
“Andiamo” ci incamminammo verso la porta ma si bloccò davanti allo specchio

“Rob?”
“Si?”

“Secondo te sono bella?” alzai gli occhi al cielo, che razza di domande faceva?
“Certo che no.”
“Wow, sei sincero almeno”
“Sei bellissima.” Il cuore prese a battermi più veloce non appena pronunciai quelle parole dovevo smettere di vederla come qualcosa che non poteva essere. Nello stesso istante le sue guance diventarono rosse, si avvicinò e mi lasciò un bacio sulla guancia

“Sei dolce, lo sai?” chiuse gli occhi e sfiorò con la punta del naso il mio mento, l’incavo del mio collo..il cuore era passato da un battito veloce al galoppo. Feci un lungo sospiro.

“Kristen..smettila”  e delicatamente spostai le sue mani che si erano adagiate sul mio petto
“Tu mi piaci…” me lo aveva sussurrato sulle labbra, deglutii e cercai di rimanere lucido.

“Ti prego Kris, sai che per me non è la stessa cosa” mi allontanai e tenni lo sguardo basso sul pavimento” restò immobile per qualche secondo
“Scusa…”
“Non è successo niente, andiamo ora” Le sorrisi cercando di rassicurarla, non volevo farla sentire in colpa nonostante ogni volta che si avvicinava scatenava il finimondo.

“Andiamo”

 

 

Pov Kristen

Non ero per niente agitata, mi sarei aspettata qualsiasi cosa ormai dai miei genitori, ormai ero abituata a cose ben peggiori. Ero agitata per qualcos’altro, ma non riuscivo a capire cosa mi facesse stare così, ma più cercavo di capirlo più mi sentivo ansiosa, perciò cercai di non pensarci troppo e di concentrarmi su cosa dire ai miei.

“Sei pronta?” Robert mi distrasse del tutto

“Certo! Andiamo” scendemmo dalla macchina e facemmo giusto qualche passo per vedere la scritta

FOR SALE

 

Corsi verso la porta della cucina, la spalancai e trovai tutto ricoperto di lenzuola bianche, ne tolsi alcune da alcuni mobili e dentro le ante, nei cassetti, il vuoto più totale, solo un biglietto attaccato con dello scotch sulla credenza:

“Sappiamo che passerai, non cercarci più, siamo tornati a vivere a Los Angeles, la tua camera l’abbiamo lasciata come l’hai vista l’ultima volta, prendi ciò che vuoi.”

 
“Non ci posso credere” Rob interruppe il silenzio, era come se avesse pensato ad alta voce, continuava a guardarsi intorno ed era in stato di shock. Era buffo. Scoppiai a ridere per la situazione, i miei che come immaginavo mi avevano fregata, Rob che cadeva in depressione al posto mio. Si voltò a guardarmi incuriosito

“Ridi?”
“Cosa dovrei fare? Mi aspettavo una cosa del genere,  sapevo che mia madre mentiva l’ultima volta che l’ho vista”
“Come fai a dirlo?”
“Secondo te sarebbe stata così tranquilla se mio padre davvero fosse stato in coma?”

“Kristen, ognuno ha i suoi modi di reagire”
“Li conosco Rob, è da loro fare così.”
“E la cosa non ti sconvolge?”
“Rob, mia madre mi ha abbandonata, mio padre mi ha detto che sono uno sbaglio per loro, dovrei sentirmi male perché finalmente non sentirò più la loro presenza nonostante non vivessi più con loro? Credimi questo silenzio sarà meglio di tutto quello che mi han detto”
“Ok ok. Va bene, che vuoi fare ora?”
“Due cose”
“Sarebbero?” Non risposi nemmeno, salii le scale di corsa e mi fiondai nella mia camera, era davvero come l’avevo lasciata l’ultima volta, persino il letto disfatto.

Raccolsi le cose a cui tenevo di più, ovvero quasi tutte le mie scarpe preferite, i miei jeans, qualche felpa, qualche cappello, i miei CD preferiti, il mio IPod e qualche altra cianfrusaglia. Rob mi aveva seguita e se ne stava seduto sul letto cercando forse di capire cosa stessi facendo
“Prendi un lenzuolo da uno dei mobili”
“Per farci cosa?”
“Inventiva zero eh!” Sorrisi “appoggiamo tutte queste cose e lo leghiamo a mò di sacco, no?
“Giusto. Arrivo” si allontanò e perlustrai la stanza sperando di non dimenticare niente. Robert rientrò dopo un minuto, chiudemmo tutto dentro il lenzuolo e presi un pennarello.
“Possiamo andare”
“E la seconda cosa?”
“Appena scendiamo” uscimmo in giardino e mentre Rob sistemava il sacco in macchina cominciai a scrivere sul primo cartello il mio numero di cellulare

“Cosa? Hai intenzione di venderla a nome tuo?
“I miei saranno già dall’altra parte del mondo, qui non abbiamo nessun parente e loro non credo torneranno…almeno con questi soldi potrò comprarmi un appartamento e togliere il disturbo” l’idea era giusta, ma pensare di rimanere sola mi terrorizzava.

“Fai quello che vuoi, ma da casa mia non ti muovi, lo sai che mi fai compagnia”
“Ci penseremo più avanti, intanto questi soldi li avrò io”
“Donna d’affari!” Sorrise e mi abbracciò; ricambiai l’abbraccio alzandomi sulla punta dei piedi

“Ok, per oggi pomeriggio hai deciso tu cosa fare, adesso tocca a me”

“Cos’hai in mente?”
“Questa sera andiamo nel mio appartamento a Soho, io, tu e i miei amici, diamo una festa!”
“Parli sul serio? Robert Pattinson da una festa?”
“Oh no cara, TU darai una festa!” ero sorpresa, io non avevo mai organizzato una festa, io mi ero sempre ritrovata a delle feste e i ricordi sono pochi e sfocati dati i pochi momenti lucidi che vi passavo.

“Ok, ma mi darai una mano”
“Certo, io chiamo chi di dovere, tu fai il resto, vediamo cosa ne esce fuori”
“Mi sfidi? D’accordo” avrei dato la mia prima festa. In effetti avevo voglia di festeggiare, mi sentivo rinata dopo tanto tempo e non perché i miei erano scappati, in generale la mia vita stava prendendo una piega giusta, facevo cose normali in modo normale, stavo decisamente meglio. E questo meritava di essere festeggiato.

“Ma posso comprare alcolici”
“Per questa sera, nei limiti, te lo concedo, ci sarò io con te tanto”
“Wow, oggi sei sorprendente sai?”
“E io che credevo di esserlo sempre! Sbrighiamoci, abbiamo poche ore”
E scherzammo ci lasciammo alle spalle quella casa che rappresentava la mia vecchia vita.

 

 

Pov Robert

 

“Cazzo, a momenti non si riesce a camminare!” Toma era costretto a urlare a causa della musica altissima che rimbombava in tutto l’appartamento. Quel minuscolo appartamento era pieno di gente, volti familiari si mischiavano ad altri mai viti prima, ma poco importava. Quella festa era pazzesca. E il merito era di Kristen. La raggiungemmo nel salotto che avevamo svuotato per renderlo più spazioso, ballava con Rose e di fronte a loro c’erano Marcus ed Emma, la sua nuova ragazza.

La raggiunsi e le porsi una birra fresca, la bevve quasi tutta d’un sorso.
“Beve la bambina eh?” Lanciai un occhiataccia a Tom
“Si si, scusa scusa”
“Stasera è con me quindi può fare quello che vuole” e poi anche io ero quasi ubriaco, mi ero scolato un bel po’ di birre mentre aspettavamo che tutta quella gente arrivasse
Ma dovetti fermarla appena vidi che prese una bottiglia di vodka appoggiata sulla mensola poco più sopra di lei

“Hey, piano o stanotte dovrò tenerti i capelli mentre tu farai discorsi seri col cesso!”
“Tanto l’ahi detto tu che potevo, no?” mi sorrise e si avvicinò a me
“Ecco perché mi ricordavo di Marcus, sua sorella veniva nella mia scuola, dev’essere passato di lì qualche volta!” gliel’aveva raccontata per bene la cazzata, non osavo immaginare che reazione avrebbe avuto se avesse saputo che andava lì per…tenerla d’occhio.

“Ah si?” Beh, quant’è piccolo il mondo!”
“Balliamo Rob!” mi prese per mano e mi trascinò verso il centro del salotto mentre partiva una canzone dei Black Eyed Peas rimasi immobile appiccicato a lei, non ero un granchè nel ballo

“Non fare la mummia! Salta, fai qualcosa!” iniziò a saltare anche lei mentre avvolse il mio collo con le sue braccia e si avvicinò di più a me potevo sentire il suo respiro. La seguii saltando, ridevamo e cantavamo, o meglio urlavamo, parole inventate di quella canzone che non conoscevamo bene. Era bellissima; la accarezzai tentando di toglierle un po’ di sudore che le imperlava il viso, i suoi occhi erano contornati di nero per via del trucco un po’ sbavato. Mi avvicinai a lei avvolgendole la schiena col braccio
“Andiamo a bere qualcosa, si muore di caldo qui” Non dovevo farla esagerare, ma finchè si trovava con me potevo star tranquillo. Le presi la mano per non perderla in mezzo a quella folla, lei intrecciò le sue dita con le mie e mi seguì, non potevo vederla perché le davo le spalle, ma ero sicuro che stesse sorridendo, così come stavo facendo io.

Andai verso la cucina e presi altre due bottiglie di Tennent’s, ma lei mi passò avanti tenendo con la mano libera una bottiglia di Rum
“L’ho sfilata a uno sfigato che ballava, oggi non dirmi di no Rob, non fare anche tu lo sfigato” La guardai e mi bastò per sciogliermi.

“D’accordo, ma non la finiamo”
“Promesso” e se la portò alla bocca mentre mi trascinava verso il terrazzo. Mi accesi una sigaretta e mi passò la bottiglia di Rum

“Scaldati con questo, fa freddo qui fuori” lei prese una delle birre dalla mia mano e anche la mia sigaretta, fece qualche tirò e me la rimise in bocca, continuando a bere, insieme a me.

 

 

 

 

“Kristen dove vai?” la mia vista ere quasi appannata, non vedevo granchè anche se mi era rimasta ancora un po’ di lucidità, lei invece era completamente ubriaca, ballava e si strusciava su di me come non aveva fatto mai. In fondo era la prima volta che eravamo a una festa insieme.

“Balliamo dai, voglio ballare” mi tirava e mi avvolgeva il collo con le mani lasciando cadere la testa all’indietro, rideva e rialzava la testa per guardarmi. Si morse il labbro e si avvicinò annullando quasi completamente lo spazio che ci separava, giusto qualche millimetro. La festa era finita da ore ma la musica ancora andava e lei non ne voleva sapere di smettere di ballare, eravamo rimasti solo noi due, Marcus e Tom, rinchiusi in qualche altra stanza a pomiciare con le rispettive donne.

“Kristen, è tardi, siamo ubriachi fradici”
“E chissenefrega” mi lasciò un bacio sul collo e rise

“Non cominciare, sono ubriaco perciò non sono sicuro di potermi controllare”
“Non ti sto chiedendo niente”
“Ecco brava”
“Sto facendo di testa mia” e scese di nuovo sul mio collo, alternando morsi e labbra. Girai gli occhi prima di chiuderli e portare la testa all’indietro, la seguii nei movimenti stringendole i fianchi con le mani e avvinghiandomi a lei, lei fece lo stesso. Abbassai il viso fino a trovarmi di fronte a lei, poggiai la fronte sulla sua

“Tu sei pazza, lo sai?” sorrise maliziosa

“Si!” e scoppiò a ridere prima di guardarmi nel modo più intenso possibile. Le bloccai la testa infilando una mano tra i suoi capelli e poggiai le mie labbra prepotentemente sulle sue, aprì subito la sua bocca per lasciare che la mia lingua entrasse, subito si trovò a contorcersi con la sua, a tratti lentamente e poi velocemente, la sollevai dai fianchi e lei strinse le gambe attorno alla mia vita continuando a baciarci in modo famelico. Cercai una stanza che non fosse occupata barcollando un po’ per via dell’alcol, nel frattempo le sfilai la canottiera e le presi il seno con una mano, come al solito non portava il reggiseno. L’unico posto che trovai libero fu il bagno, in quel momento poteva andare bene anche quello. La adagiai a terra e mi tolsi la felpa e la maglia ormai bagnata di sudore, le stesi sul pavimento freddo e la feci adagiare sopra, dopodiché la coprii col mio corpo cominciando a stuzzicare i suoi capezzoli prima con le dita, poi con la punta della lingua.

Scesi a baciarle anche la pancia, mentre le sfilavo via i jeans giù fino alle caviglie, lei mi accarezzava i capelli con una mano, salii e la guardai negli occhi per un lungo istante, ridemmo entrambi dopodichè le morsi il labbro inferiore per poi leccarglielo, lei poggiò una mano sulla mia erezione che era ormai gonfia da un po’.

“Rob…”
“Kristen…”
“Mi viene da vomitare…”

“Cazzo!” mi alzai di scatto per permetterle di inginocchiarsi verso il water. Fece appena in tempo; ci impiegò una ventina di minuti per rimettere quasi tutto, si sdraiò nuovamente appoggiando la guancia sul pavimento freddo, aveva gli occhi rossi e gonfi dovuti allo sforzo per vomitare, la lasciai così per qualche secondo per potermi sciacquare il viso e riprendere un po’ di lucidità; la vestii e le avvolsi la mia felpa, la presi in braccio e mi diressi verso la mia camera che ormai era libera:
“Adesso ci facciamo una bella dormita io e te, direi che per oggi abbiamo dato abbastanza”
L’adagiai sul mio vecchio letto lasciandole un cuscino, l’altro lo appoggiai a terra e mi sdraiai

“Dormi con me”
“Krsiten, siamo ubriachi, se mi avvicino ancora a te finiamo il casino che stavamo facendo prima”
“Giuro di no, e poi voglio dormire, ma dormi con me, ormai ci sono abituata..”
“E va bene..” mi alzai e barcollai per qualche secondo, mi infilai nel letto e l’abbracciai come facevo di solito prima che si addormentasse. Chiusi gli occhi.

“Ti amo..” sussurrai dettato dall’istinto o dall’alcol, sicuro che tanto non mi avrebbe sentito.

“Ti amo anche io, Rob..” spalancai gli occhi e la guardai..respirava a bocca aperta, quasi russava. L’alcol iniziava a farmi brutti scherzi, come farmi sentire quelle quattro parole che non erano altro che il frutto della mia fantasia.

Gnegnegnegne! :D

Secondo voi gliel'ha detto? :D
Vediamo che succede nel prossimo chappy xD Adios!

Via doro!
Lory

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Capitolo 11
*** Believe in love, believe in me ***


cap 9

Ma buonasera!!!! :) 

Ecchime qui con l'undicesimo capitolo, scritto tutto di getto oggi pomeriggio mentre guardavo film vari al pc, no ma mi concentro molto eh xD ecco perchè poi vengono delle cagate xD
Cari lettori vi avviso, non manca molto alla fine, tranquilli non è questo l'ultimo capitilo, verrete avvisati :) Che dire, godetevelo, spero vi piaccia. Non so perchè, non odiatemi se per voi non sarà così, ma questo capitolo stranamente mi piaciucchia (ah, notare il titolo del chappy :) )

La canzone l'ho scelta perchè l'ho ascoltata ripetutamente mentre scrivevo e perchè il titolo, boh, è indicato :)

Bon, ho finito! :D 

Buona lettura e grazie a tutti voi, siete semplicemente fantastici.

Lory

Pov Kristen

 

Ero rinchiusa nella sala che Robert mi aveva regalato da giorni ormai. Lo avevo lasciato dormire in quel lettino stretto quella mattina e mi ero rifugiata da tutto e da tutti. Non volevo vedere nessuno, non volevo parlare con nessuno. Non che avessi una vita sociale così soddisfacente. Non volevo proprio vedere lui, non dopo quello che gli avevo detto. Perché ero sicura che quel debole ‘ti amo anche io’, detto nemmeno so perché, lui lo avesse sentito.

Sapevo di doverlo affrontare il prima possibile ma non sapevo cosa dirgli; mi ero fatta mille discorsi in testa, ma nessuno sembrava convincente o degno di essere chiamato discorso. Avevo rovinato tutto per qualcosa che nemmeno sentivo; gli volevo bene, ok, ma era un amico, niente di più. L’alcol fa davvero brutti scherzi.

Mi guardai per l’ennesima volta allo specchio
“Sei un totale casino, sei un totale casino” feci un respiro profondo e decisi che era passato anche troppo tempo per riflettere, era il momento di parlargli. Anche se lui non mi aveva cercata per niente dopo quella notte.

Raccolsi la felpa da terra e corsi fino alla porta, la aprii e sobbalzai per lo spavento
“Mike! Cosa ci fa qui??” avrei preferito vedere Robert.
“Stavo per lasciarti dei vestiti puliti Kristen, l’ho fatto ogni giorno come mi è stato detto di fare”
“Oh…beh, sto andando in dependance, per cui non ne ho bisogno, ma grazie lo stesso” era sempre un passo avanti a me. E ogni secondo che passava io mi sentivo sempre più in debito con lui, trovando sempre più difficile il modo di ricambiare. Gli avrei parlato subito, glielo dovevo.

Entrai in casa ma non lo trovai. Decisi di chiamarlo e raggiungerlo ovunque si trovasse, improvvisamente sentivo il bisogno di vederlo, di abbracciarlo.
“Robert?” nessuna risposta. Feci un giro veloce ma niente. Faceva piuttosto freddo e il dubbio che non fosse lì da giorni cominciò a prendere spazio tra i pensieri. Provai a chiamarlo sul cellulare ma rispose la segreteria.

“Ok, calmati” in fondo era casa sua, il suo albergo, non dovevo agitarmi così. Eppure più ripetevo a me stessa di star tranquilla più il panico si faceva spazio. L’ultima cosa di cui avevo bisogno era che lui mi lasciasse sola.

Uscii e andai verso la reception, Mike sicuramente sapeva dove trovarlo

“Mike, ma dov’è Robert?”
“Lui è…”
“E’ cosa?? Non farmi spaventare ti prego!!”
“Non gli è successo niente, tranquilla. Lui è solo….andato via…qualche giorno fa”
“Come sarebbe? Dove cazzo è andato?”
“Non posso dirtelo Kristen, mi dispiace. Ho solo una cosa da darti da parte sua.” Estrasse dal cassetto della sua scrivania un foglio ripiegato, glielo strappai di mano ansiosa e tornai indietro leggendo quelle poche righe:

“Ciao Kristen,

ti scrivo queste parole solo per assicurarti che sto bene, che starò bene. Stai tranquilla e anche se ormai  lo è…fai come se fossi a casa tua, non farti problemi. Non fare cavolate, non avere colpi di testa, ti prego. E non pensare a me. Io…

Ciao
Robert”

 

Una lacrima cadde su quel foglio. Se n’era andato anche lui. Avevo fatto scappare anche lui, la persona più buona del mondo. Ero davvero così pessima?

Alzai lo sguardo, mi trovavo in mezzo al corridoio. Dovevo scegliere in che direzione andare. Tornare in casa e aspettare non so cosa; o andare a cercarlo, ovunque, ma farlo, e sentirmi meno in colpa. Perché lui se n’era andato per colpa mia, per colpa di quel ti amo.

Non ero più la persona di una volta, ero più forte, ma una parte di quella vecchia Kristen ancora esisteva, perciò decisi di non starmene con le mani in mano e scelsi di percorrere il corridoio verso l’uscita, dovevo cercarlo, a tutti i costi.

 

 

 

Il primo posto in cui andai era casa di Tom, convinta che si trovasse lì, ma era troppo ovvio per trovarcelo. Anche lui non sapeva dove si fosse cacciato, mi aiutò a cercarlo anche a Soho, a casa di Marcus, ma niente. Continuammo a perlustrare quasi tutta Londra ma non sapevamo  dove potesse essersi cacciato.

“Se ti chiedesse di scappare dove gli diresti di andare?” Tom si girò a guardarmi dapprima stupito, poi ci pensò su un attimo

“Non ne ho idea, io lo farei sbronzare in qualche pub come facevamo prima che..”
“Prima che cosa?”
“Prima che uscisse da questa merda!”
“Quale merda? Di che parli?”
“Lui non ti ha detto niente vero?”
“Lui non mi ha mai raccontato niente di se stesso, dovresti saperlo”
“Strano, lui parla tantissimo” lo osservai sbigottita

“Forse non stiamo parlando dello stesso Robert”
“Oh si ti assicuro. Comunque non c’è da sapere molto, in poche parole prima faceva la vita che facevo io prima di incontrare Rose.”

Mi sedetti su una panchina, faceva freddo ma non avevo voglia di entrare da nessuna parte, restare in strada voleva dire avere più possibilità di incontrarlo piuttosto che stare chiusa da qualche parte. Tom mi imitò e si accese una sigaretta offrendone una anche a me.

“Bleah! Odio le Camel, ne prendo una delle mie, grazie. Continua.”
“Non c’è molto da dire, tranne che eravamo due cazzoni nullafacenti che fumavamo come bestie, bevevano e si facevano cani e porci.” Non capivo perché, ma l’ultima cosa che disse mi diede uno strano fastidio, forse perché ero abituata a vedere Robert come galantuomo, sempre gentile, mai ubriaco –a parte quella notte- e mai strafumato.

“Hai capito l’uomo per bene!”

“Col cazzo per bene, mi ha trascinato nella merda insieme a lui quello stronzo!” e sorrise, forse pensando ai vecchi tempi o a ciò che gli avevo portato via, un amico, un fratello.

“Tu mi odi, vero?” si girò di scatto guardandomi come se gli avessi chiesto la cosa più assurda del mondo.
“Cosa?? E perché dovrei odiarti?”
“Perché io te l’ho portato via. Si insomma, da quando vivo con lui praticamente si è privato di tutto, persino dei suoi amici…per non lasciarmi sola.”
“Forse posso avercela un po’ con te perché sei l’unica persona che abbia mai amato in vita sua e tu non lo capisci, ma un giorno capirai”
“Tom, io non potrò mai amarlo e lui non ama me. L’amore non esiste, esiste l’idea dell’amore, esiste l’illusione..ma ho già dato, non posso rischiare di nuovo e rovinare la nostra amicizia”
“Perché tu sei convinta così, prova a pensare senza di lui chi saresti” non gli diedi ascolto, non volevo farmi incantare dalle sue parole. Sapevo che non avrei più amato in vita mia, non potevo permettermelo e anche volendo sapevo che non ne sarei più stata capace, non avrei più sentito niente.

“Quando è cambiato? Voglio dire, quando ha smesso di fare ciò che faceva?”
“Ha smesso quando suo….hey! Kristen, sei un genio!”
“Eh?”
“Si! So dove trovarlo, forza sbrighiamoci!” Si alzò di scatto dalla panchina e iniziò a camminare veloce, dovetti correre per stare al suo passo

“Mi spieghi cos’ho detto?”
“Ti spiegherà tutto lui, tu seguimi!”

 

“Ok, adesso dovresti spiegarmi cosa ci facciamo fuori dall’Emirates” eravamo arrivati davanti all’Emirates Stadium e capivo sempre di meno cos’avesse in mente Tom.

“Lo scoprirai presto, guarda dov’è.” Mi indicò con l’indice un ragazzo di spalle seduto sul marciapiede che fumava una sigaretta, era lui. Improvvisamente il mio cuore battè più velocemente.
“Credo che io posso tornare indietro o Rose penserà che la sto tradendo con te. Non essere dura con lui.”

“Ma..”
“Va’ da lui, ci si vede Kris” e tornò verso la sua macchina correndo.

Mi voltai nuovamente verso Rob e mi avvicinai, se ne stava seduto lì immobile e non si voltò nemmeno quando fui a pochi passi da lui. Mi sedetti accanto a lui e mi accesi una sigaretta aspettando che iniziasse a parlare.

 

 

Pov Robert

 

“Mio padre mi portava sempre qui a vedere la mia squadra del cuore quando ero piccolo, ci divertivamo come matti. Non che facessimo granchè, guardavamo la partita e una volta finita mi portava sempre a mangiare un panino, ma era il nostro momento.” Non riuscivo a guardarla in faccia, le lacrime mi rigavano il viso e non volevo che mi guardasse negli occhi, non volevo mostrarle la mia debolezza.

“Io pensavo ce l’avessi con me per…..l’altra notte….dov’è tuo padre, Robert?”
“Un bastardo, ubriaco e strafumato, lo ha portato via da me un mese prima che ti conoscessi. Oggi avrebbe compiuto 56 anni.” La osservai con la coda dell’occhio e vidi i suoi occhi bagnarsi, mi girai e sorridendole l’abbracciai.

“No Robert, non puoi sempre consolarmi tu, anche adesso che sei tu ad averne bisogno”
“Non devi piangere, ok?”
“Perché non me lo hai mai detto?” le accarezzai la guancia col dorso della mano, lei abbassò lo sguardo tirando su col naso.

“Perché tu eri già troppo distrutta dalla tua vita, non potevo farti cadere più in basso raccontandoti questa cosa. E poi è passato.”
“Ma  passato poco tempo!” cominciò a singhiozzare, e strinsi la stretta attorno alle sue spalle, poggiai il mento sulla sua testa.

“Kristen, dopo un mese dalla sua morte sei arrivata tu e io ho ricominciato a vivere. Forse tu non ti rendi conto di quello che sei per me, ma voglio dirti grazie lo stesso.”

“Come puoi dirmi grazie? Ti sto torturando, ti ho portato via tutto con i miei stupidi capricci e tu mi ringrazi?”
“Niente è un capriccio, ne hai passate così tante, io al tuo posto non ce l’avrei fatta” forse era vero. Io non avevo mai sofferto, a parte per la perdita di mio padre, ma subito lei era arrivata nella mia vita per riempire quel vuoto; non si rendeva nemmeno conto di quanto avesse fatto. Quindi la mia sofferenza si fermava a un solo mese in quasi 25 anni. Lei aveva sofferto per una vita intera, non potevo nemmeno immaginare cos’avesse passato. Eppure aveva ricominciato da zero. Lei si che era forte.

“Perché sei venuta a cercarmi?”
“Forse perché al contrario di ciò che pensi di te mi importa?” mi lasciò a bocca aperta, specialmente perché mentre lo disse mi prese la mano.

“Non devi preoccuparti per me, sto bene”
“Robert, come puoi star bene dopo quella notte? Non so ancora come scusarmi, non so perché l’ho detto, davvero. E voglio scusarmi per il fatto che me lo rimangio, so che ti ferisce ancora di più”
Si voltò a sinistra mentre lo disse, allungai la mano e sfiorandole il mento la costrinsi a voltarmi.

“Cosa senti per me?”
“Io ti voglio bene” continuava però a tenere gli occhi fissi sull’asfalto.

“So che mi vuoi bene, ma sono un amico e basta per te?”
“Robert, sai che non posso di più”
“Non puoi, Kristen.. o non vuoi?” la fissavo ansioso di sapere la verità, ma allo steso tempo con la paura di sentire ancora una volta quelle parole che già una volta mi disse.
“Non posso e non voglio.” mi si formò un groppo in gola, cercai di farlo sparire, respirai a fondo e guardai ancora la mia mano tra le sue

“Allora perché mi baci? Perché abbiamo fatto sesso? Perché mi hai cercato?””
“Perché mi piaci, non lo nascondo. Te l’ho già detto, ma evidentemente non mi hai dato retta.”
“Kristen io ascolto ogni singola sillaba che esce dalla tua bocca, per me tutto ciò che dici è importante. Quindi so che lo hai già detto. Ma non puoi dire che mi vuoi bene, che ti piaccio, ma che sono solo un amico. Non puoi.”
Lasciai la presa della sua mano e mi alzai dirigendomi verso la macchina, non volevo vederla, mi faceva troppo male ed erano stati giorni alquanto pesanti gli ultimi.
“Dove vai? HEY!”
“Da qualche parte, ho bisogno di stare solo, ti prego”
“Mi lasci sola?”
“Non sei sola, sai che ci sono, ma…io ho bisogno di farmi passare questa cosa Kris, altrimenti divento pazzo”
“Non lasciarmi ti prego” mi bloccai. La stessa frase che mesi fa disse nel sonno, quattro parole che avevano il potere di farmi tornare indietro. Non ci pensai per molto. Mi voltai e corsi verso di lei, le strinsi i fianchi e le accarezzai il collo portandola a me e banciandola con prepotenza. Fece dei gemiti di protesta inizialmente e cercò di respingermi, ma dopo qualche secondo la sentii rilassarsi e cominciò a ricambiare il bacio. Socchiusi la bocca sperando che non smettesse e così fece, infilò la sua lingua che iniziò a contorcersi con la mia, il cuore iniziò a battermi velocissimo.

“Lo vedi?” mi staccai da lei mentre ancora cercava il mio viso con le mani, desiderosa di avermi. Rimase in silenzio stupita, mi guardò confusa.

“Non puoi dirmi che non vuoi, cerca di fare chiarezza con te stessa Kristen.”
“Robert, posso anche stare con te, con la testa e fisicamente….ma non ce la faccio proprio ad amarti, io non posso più farlo” Chiusi gli occhi, avvicinai di nuovo il mio viso al suo sfiorando quasi le sue labbra.

“Torna a crederci Kristen, ti prego. Credi nell’amore, credi in me.”
“Non ce la faccio..” sentii con la punta del naso il suo viso che iniziò a bagnarsi, l’abbracciai e scoppiò in un pianto che mi fece capire che non mentiva. Ci stava provando, ma era più forte di lei.

Ma avevo anche capito che per quanto rifiutasse l’idea di riprovarci o non ne avesse le capacità, provava qualcosa. E stava a me farlo venir fuori, a costo di farmi del male.

Le accarezzai la schiena e respirai il profumo dei suoi capelli. Aspettai che si calmasse per dirle a cosa avevo pensato.

“Facciamo una cosa?”
“Cosa?” lo disse piano, contro la mia felpa ormai inzuppate dalle sue lacrime. Mi scostai un po’ e le tenni il viso, coi pollici le asciugai le lacrime.
“Intanto smetti di piangere.”
“Scusami Rob, avevo promesso che non l’avrei più fatto..”
“Non devi scusarti, non sei un robot”
“Cos’hai in mente Rob?”
“Sei libera. Puoi fare ciò che vuoi con me, a una sola condizione.”
“Quale?”
“Devi volerlo, devi credere in quello che fai.”
“Rob io..”
“Non ti sto chiedendo di stare con me, ti dico solo di fare ciò che vuoi di me, purchè sia una cosa che vuoi davvero. Ci stai?”
“Perché?”
“Perché è l’unico modo che ho per convincerti che sei ancora capace di sentire qualcosa, qualunque cosa sia”

“Non posso Robert, ti farei troppo male”
“Kristen, non pensare a me. Io sto bene.”
“Ne sei sicuro?” ero sicuro del contrario. Ma dovevo farlo per lei.

“Si.”

 

Pov Kristen

 

“Va bene” mi feci guidare dall’istinto, come mi aveva suggerito Robert. Mi avvicinai a lui e presi le sue mani, intrecciai le mie dita con le sue e iniziai a guardarlo; guardai ogni singolo centimetro del suo viso, volevo conoscerlo, memorizzare tutto. Volevo cominciare da lì
Forse avevano ragione lui e Tom, forse ero diventata troppo severa con me stessa, forse dovevo lasciarmi andare. Ci avrei provato; non sarebbe stato per niente facile, avevo il terrore di lasciarmi andare, ma a piccoli passi forse qualcosa avrei sentito di nuovo. E Robert forse era la persona più indicata per farmelo scoprire, in fondo gli volevo bene davvero.

Restammo a guardarci a lungo, avevo voglia di fargli capire ciò che mi passava per la testa senza dover aprir bocca, i suoi occhi mi sorridevano di tanto in tanto; a tratti diventavano carichi di passione e scatenavano dei brividi lungo la schiena che non sapevo spiegarmi, così come non mi spiegavo perché facevo fatica anche a deglutire mentre studiavo la sua pelle, il suo naso, le sue labbra…mi venne voglia di baciarlo.

Mi avvicinai lentamente tenendo sempre gli occhi aperti, posai le mie labbra sulle sue e non fece una mossa. Cominciai a muoverle dolcemente finchè lo fece anche lui, aprii leggermente la bocca per ricevere la sua lingua che non tardò ad arrivare, cominciò ad attorcigliarsi con la mia lentamente, non avevo nessuna fretta, non volevo andare oltre, non quella sera.

Continuavo a guardarlo negli occhi mentre un’altra lacrima mi rigò il viso. Non ce l’avrei mai fatta.

“Scusami…” fu tutto quello che riuscii a dire. Cercai di ricacciare indietro le lacrime, ma era ormai troppo tardi, mi rigavano il viso
“Va tutto bene Kristen, va tutto bene”

Lo abbracciai alzandomi sulla punta dei piedi e mi sentii subito al sicuro, continuavo a maledire il destino che non me lo aveva fatto incontrare quando ancora tutto nella mia vita andava bene, forse sarei stata capace di amarlo, forse adesso sarei stata felice.

Portai il mio viso di fronte al suo

“Mi credi almeno quando ti dico che ti voglio bene?”
“Si. Io credo in te.”
“Non dovresti, io sono un disastro”
“E’ vero. Ma sei un disastro che vale la pena di essere vissuto.” Il mio cuore perse un battito a quelle parole. Mai nessuno mi aveva detto una cosa simile, mai nessuno mi aveva detto che valevo qualcosa.

“Non so come ringraziarti Robert, per tutto.”
“Se solo ci credessi..”
“Dammi tempo. Ma prometto,c i proverò.”
“A proposito, ti voglio bene anche io Kristen.”

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Capitolo 12
*** There's always a first time ***


cap12

Ciao tesori!!!!!! Sono in ritardissimo, lo so....ma a volte la realtà ci costringe ad affrontare certe cose per cui dobbiamoa ccantonare le passioni che abbiamo....però son tornata!
Allora, piccolo anticipo, preparate qualcosa per la carie ai denti perchè mi sono sbilanciata nello scrivere questo capitolo in modo smieloso; ma sapete, a volte capitano delle situazioni nella vita che ti fanno immaginare cose che magari sono esagerate, ma che ti aiutano a credere che a volte un sogno è possibile, che qualcosa di positivo c'è là fuori e non è tutto sempre così impossibile. A volte ci aggrappiamo a questo quando cerchiamo 1 sorriso, a volte può sembrare noioso ma leggere un bell'episodio è quello che ci vuole.....ergo, ecco il capitolo 12.

Ok, ho finito di asciugarvi con le mie fisse mentali, vi lascio al capitolo e alla canzone che non vedevo l'ora di mettere, smielata come l'episodio ihihihihiihiiihihihihi ma le parole ci stanno TUTTE. Scusate se fa cagare, non è un bel periodo quindi non mi sono sforzata molto per farlo uscire carino, lo ammetto.

Giuro che ho finito di stressarvi, adios!
Ovviamente sempre un grazie di cuore a TUTTI, siete dei tesorini!
Lory

Pov Kristen

 

“Mi devi delle spiegazioni” mi guardò curioso, ma sapevo che mentiva.

“Non fare quella faccia da cazzo, Pattz, sputa il rospo!” il suo sguardo da curioso diventò divertito, mi stava chiaramente prendendo in giro e la cosa come sempre lo divertiva da morire, cosa ci trovava di divertente poi nel farmi incazzare ancora non lo so.
“Non so di cosa tu stia parlando”
“Vediamo se ti rinfresco la memoria: sveglia all’alba e due valigie” era chiaro che stessimo andando da qualche parte, ma non avevo idea di dove mi stesse portando e soprattutto perché, il che mi metteva una strana ansia, piacevole però.
“Beh, pensa a che giorno è oggi”
“E’ martedì”  alzò gli occhi al cielo e sbuffò, lo guardai ancora più curiosa. Accostò salendo praticamente su un marciapiede e mi guardò dritto negli occhi.

“Possibile che non ti ricordi quand’è il tuo compleanno?” restai a bocca aperta, io me ne ero completamente dimenticata, non avevo più la concezione del tempo da quando vivevo con lui.

“E tu ti sei ricordato?”
“E’ una data importante…” sorrisi alla sua affermazione.

“Che c’è?”
“Niente, pensavo che l’ultima volta che qualcuno si è ricordato del mio compleanno andavo ancora all’asilo, credo”
“Vuoi dirmi che..?”
“Già, mai festeggiato” cercai di sorridergli, ma la mente mi riportò agli anni precedenti, a quel 9 aprile che iniziavo a maledire. Mamma e papà non mi degnavano neanche degli auguri, i miei fratelli meno di loro, e Ryan di solito mi prometteva megafeste organizzate da lui ma poi finiva per sparire tutto il giorno a drogarsi chissà dove e tornava devastato e con la sola voglia di sfogarsi su di me. A poco a poco quindi avevo cercato di dimenticarmi del giorno in cui “per errore” venni al mondo, in fondo a quanto pare era stata una disgrazia per tutti, me compresa.  
Ma adesso lui me lo aveva ricordato.

“Quindi…BUON COMPLEANNO, Stewart.” Sorrise e i suoi occhi untati su di me mi costrinsero ad abbassare il viso per l’imbarazzo. Provai a parlare per paura che in quel silenzio avrebbe sentito il mio cuore che batteva all’impazzata.

“Ehm…grazie…Immagino tu abbia un piano quindi” alzai nuovamente lo sguardo e sentii un sorriso debole comparire sul mio viso.

“Preferivi forse startene chiusa in casa a far finta che oggi non è un giorno da festeggiare?
“Non che mi sarebbe cambiato molto” risi vedendo come iniziava a irritarsi. Presi il suo viso tra le mani e lo avvicinai al mio
“Quindi dove andiamo? Perché ho capito che le valigie hanno a che fare col mio compleanno” 

“Lo deciderai tu!” Mi allontanai un po’ e lo osservai con fare curioso.
“In che senso?”

“Nel senso che andiamo in aeroporto, scegli un volo tra quelli disponibili e partiamo” Il suo gran sorriso a mille denti era la conferma che mi aveva spiazzata. Iniziavo a dubitare che fosse reale quel ragazzo.

“Ma sei pazzo?”
“So che ne hai bisogno, so che forse staccare ti farà bene, so che tutti meritano di festeggiare il proprio compleanno e so che non ti avrei lasciata andare sola”

Mi venne improvvisamente voglia di baciarlo; il nostro ‘accordo’ era stato messo in atto durante le ultime tre settimane, ma non mi ero più spinta oltre a qualche bacio sulle labbra anche se sarei voluta andare fino in fondo, avevo un bisogno strano di lui che non riuscivo a spiegarmi, o non volevo farlo.. Mi intristivo sempre quando magari usciva per lavoro, sempre vestito in modo elegante, e non poteva portarmi con sé. E quando tornava provavo una strana gioia, come se lo avessi aspettato anche per troppo tempo ed ero felice che finalmente fosse lì con me.

Sapere che non mi avrebbe mandata chissà dove da sola ma lui sarebbe stato con me mi tranquillizzò. Pensai per un secondo alla possibilità di staccarmi da lui per qualche giorno immaginando come sarebbe stato e…smisi di pensarci dopo qualche secondo per la paura. Momento di silenzio. 

Non è la prima volta, Kristen, che ti prende?

Mi avvicinai a lui cogliendolo di sorpresa, chiusi gli occhi e posai le labbra sulle sue provando un brivido lungo la schiena, dapprima si irrigidì, poi chiuse gli occhi e si lasciò andare; portai una mano sul suo viso e gli accarezzai la guancia col pollice, lui perse il mio viso tra le mani come per volerlo portare ancora di più verso di sé, aprì un po’ di più la bocca permettendo alla mia lingua di entrarvi e trovare subito la sua, ma mi interruppi.

“Piano piano Rob…”
“Ok, scusami…andiamo adesso?”
“D’accordo” Ci riaccomodammo sui nostri rispettivi sedili e Robert mise di nuovo in marcia.

 

Arrivammo a Parigi con mezz’ora di ritardo, ma poco importava, eravamo già stati fortunati ad aver trovato disponibilità per il volo…e per l’albergo a Disneyland. Avevo scelto quella meta perché se proprio dovevo staccare dal mondo reale, dal mondo degli adulti, non ce’era posto più perfetto in Europa. Credevo che Robert mi avrebbe presa quando decisi la meta, invece era più felice di me all’idea di andare in uno dei pochi posti in cui suo padre non lo aveva portato.

“Come mai tra tutti i posti che hai visto tuo padre non ti ha mai portato qui?”
“Beh i suoi erano viaggi di lavoro, mi portava perché di solito si prendeva qualche giorno in più in modo da poter fare anche qualche giro turistico e gli faceva piacere che lo accompagnassi. Penso che lo facesse anche per non lasciarmi solo con Mike.”
“Tua madre veniva con voi?” i suoi occhi persero la vivacità in un secondo e con la mente andò chissà dove, ma fu questione di attimi, il solito Rob, il mio Rob, tornò nel giro di poco.

“Quindi sei pronta per vivere in una favola?” Scendemmo dal taxi che ci portò davanti alla grande entrata del parco, Rob prese le nostre valigie lasciandomi a mani vuote.

“Quanto sei esagerato!”

“E’ o non è il regno delle fiabe?”

“Quelle sono solo nei libri che leggevo da bambina, questa piuttosto chiamiamola illusione, finzione”
“Allora perché sei voluta venire qui? Non capisco, non sembra ti piaccia”
“Chi lo dice? E’ bello perdersi ogni tanto in un mondo non reale…e qualcuno non mi concede altri modi per farlo” lo guardai di sottecchi aspettando un altro cazziatone ma sorrise.

“Almeno mi dai retta ogni tanto”
“Ogni tanto”

“Comunque entriamo adesso o vogliamo stare qui tutta la settimana?” mi incamminai verso quel parco lasciandomi alle spalle tutto e lui mi seguì.

 

Una settimana volava in fretta e noi eravamo giunti all’ultima sera in quel mondo spettacolare, la mattina seguente saremmo tornati a Londra. Avevamo passato le giornate tra un’attrazione e l’altra, ‘giocando’ talvolta anche per i fatti nostri. Ce ne stavamo chiusi in quel parco 24 ore su 24 e il nostro rapporto in quei giorni era diventato qualcosa di più che una semplice amicizia, Robert si tratteneva sempre più a fatica quando ogni tanto mi sbilanciavo nei suoi confronti con una carezza, un bacio o anche solo una sguardo. Mi faceva male essere così provocatrice, ma avevo bisogno di un contatto con lui, più passava il tempo più non potevo farne a meno, in quei giorni il desiderio e la voglia di lui aumentarono a dismisura, il mio cuore prese a battere per ogni suo singolo respiro. Non ne ero contenta perché mi stavo lasciando andare mio malgrado, ma avevo deciso che gliene avrei parlato, lui meritava di sapere, nel bene e nel male.  

Quella sera gli proposi di andare in giro per le strade di Parigi, non ci ero mai stata e volevo vedere qualcosa prima di andar via. E avevo bisogno di tornare nella realtà, con lui.

Passeggiavamo sotto la Tour Eiffel che dava spettacoli di luce, sembrava in festa, quando a un certo punto gli presi la mano, lui non la lasciò, strinse la presa anche se sul suo viso l’espressione sorpresa non tardò ad arrivare.

“Come mai? Dico, la mano..”
“Ne ho voglia, se non ti sfioro per troppo tempo mi sento a disagio”

“Ah si?” si fermò davanti a me e abbassò il viso per avvicinarsi al mio

“Si..”
“Come ti senti adesso?”
“Non lo so Rob, sto bene..”
“Sei felice?”
“Si chiama così questo stato? Felicità?”
“Già..”
“Tu sei felice?”
“Da morire” sorrisi e posai le labbra sulle sue, ormai mi veniva spontaneo e ogni volta che lo facevo sentivo lo stomaco aggrovigliarsi, mi sentivo leggera e tutto sembrava bello intorno a me come non lo era mai stato. Stava succedendo nonostante credevo fossi convinta del contrario; mi veniva troppo facile con lui e non me ne pentivo, perché lui era buono. Lui era bellissimo. Iniziavo a convincermi che lui mi amava davvero, di un amore pulito, innocente, dolce. Me lo aveva dimostrato in tanti piccoli gesti, lo aveva sussurrato al mio cuore anche se ero stata troppo annebbiata dalla rabbia per capirlo, aveva fatto tutto così silenziosamente…era entrato in me in punta di piedi, senza che me ne rendessi conto.  E adesso lui era il mio amico, era la mia famiglia, era tutto per me. Non credevo sarei stata capace di sentirlo così, respingevo l’idea da tempo ormai, ma era successo senza che io potessi scegliere. Il mio cuore aveva scelto al posto mio aveva scelto lui. Ma tutto questo non faceva altro che terrorizzarmi.

Rimasi con le labbra posate sulle sue, avvicinai il mio corpo ancora di più al suo e gli strinsi i fianchi abbassando lo sguardo cercando di prendere fiato.

“Non so come sia possibile…”
“Cosa?”
“Io….io…”
“Tu cosa?”
“Niente, non ce la faccio” era tutto inutile, non riuscivo nemmeno a dire tre parole così semplici, a volte mi meravigliavo di quanto potessi essere stupida. Rob mi prese anche l’altra mano, ed ecco che come al solito era lui che dava conforto e tranquillità a me e mai viceversa.

“Kristen, coraggio…cos’hai?”
“Beh…”

“Mi sto innamorando” posò le labbra sui miei capelli lasciandovi un bacio, mi strinse fra le braccia.

“Kristen, siamo in vacanza in un mondo non reale, questo è compreso?” silenzio. Silenzio. Silenzio.

Respirò sui miei capelli ancora una volta, forse deluso di non aver sentito risposte da parte mia, e prima che potesse parlare nuovamente alzai lo sguardo e trovando non so dove la forza lo guardai con gli occhi lucidi per l’emozione…o l’angoscia.

“Ho scelto di venire qui stasera proprio perché fossimo nel mondo reale e ci avessi creduto…mi sto innamorando di te Robert” avevo paura che sentisse i battiti del mio cuore “ma non va bene”.
“Perché?” feci qualche passo evitando il suo sguardo fisso su di me, rischiavo di non farcela se lo stavo a guardare. Tremavo, ma ero convinta che non fosse per il freddo, non quella sera.
“Perché non l’ho deciso io, perché è una cosa che è nata senza il mio controllo, che non riesco a gestire; perché so che non porterà niente di buono e..”

“Shh…basta. Stai dicendo una marea di stronzate, lo sai?” mi prese tra le sue braccia e subito un po’ dell’ansia che si stava impadronendo d me svanì, era come magico.

“Perché Rob? Dammi tu dei buoni motivi per cui non dovrei avere paura! Succederebbe qualcosa che rovinerebbe tutto, ne sono certa, perché ogni volta che ho anche solo pensato alle parole ‘essere felice’ è successo qualcosa che me ne abbia fatto pentire” le lacrime rigarono il mio viso e a queste seguirono alcuni singhiozzi; avevo cercato di trattenermi per mostrargli che non ero più fragile, ma mentirgli, come ormai sapevo, era difficile.
“Non accadrà stavolta”
“E tu come lo sai?”
“Perché sono un fottuto egoista che pensa solo alla sua felicità. Ma adesso la mia felicità dipende dalla tua, quindi diciamo che lo farò per me, ti renderò felice perché lo sia io, ok?” poggiai le mani sul suo petto e lo fissai  nonostante le lacrime mi stessero devastando.
“Tu non mi lascerai sola? Tu non mi farai del male? Non mi tradirai? Perché io non potrei più sopportare  tutto questo un’altra volta, non ce la farei Rob..”
“Non avrei più il coraggio di vivere”

“Dimmi che mi ami Rob, ti prego” poggiai la testa sul suo petto e sentii i il suo cuore battere più velocemente. Il mio cuore rispose a sua volta.

 

Pov Robert

 

Rimasi in silenzio e sentii il suo cuore rispondere al mio con dei piccoli battiti veloci che si susseguivano. Non potevo crederci, fino a qualche momento prima non avevo pensato a cosa potesse succedere, ma stava accadendo, lei si stava lasciando andare. E io ero l’uomo più felice del pianeta. La strinsi di più a me, come per volerla imprigionare tra le mie braccia per farle capire che mai e poi mai l’avrei fatta scappare, e il suo corpo si adattò al mio.

 “Era ora Stew…ti stavo aspettando”
“Scusa se ci ho messo tanto”
“Non le accetto le tue scuse” scostò il viso di qualche centimetro giusto per guardarmi stupita.

“Non se me lo dici così”
“E come dovrei dirtelo?” mi avvicinai nuovamente ai suoi occhi, le nostre labbra quasi si sfioravano

“Che ne dici se mi dai questo primo bacio?”
“Ma ti ho baciato altre volte!”
“Si, ma questo sarebbe il ‘nostro’ primo bacio, finalmente” e mentre posava sorridente le sue labbra sulle mie la vidi arrossire.  Risposi subito al bacio muovendo le labbra dolcemente sulle sue, dischiuse appena la bocca e infilai piano la mia lingua che si incontrò con la sua subito. Infilai una mano tra i suoi capelli morbidi, il cuore ormai sentivo che sarebbe potuto esplodere dall’emozione, ero al settimo cielo.

“Dio quanto sei bella….” Aveva ancora gli occhi chiusi, trascinò fino al mio mento la fronte, dove lasciai un bacio piccolissimo.

“Lo dici tanto per dire…”

“Scherzi? Tu sei bella. Semplice. E semplicemente mia.”

“Tutta tua?” le presi il viso tra le mani e la guardai pieno di desiderio.

“Solo mia.” Mi voltai verso due passanti  poco distanti da noi e prendendola per mano li raggiunsi.
“Lei è solo mia, solo mia, SOLO MIA!!!!!” la sentii ridere mentre quei due mi guardavano impauriti, non l’avevo mai sentita così allegra, non avevo mai visto il suo viso così sereno.
“Rob ma che fai?”
“Devo dirlo a ogni singola persona di questo mondo che tu sei mia, a chiunque!”
“Sei pazzo”
“E’ colpa tua”
“Beh, sono abituata a prendermi le colpe per ogni cosa”
“Una cosa buona l’hai fatta però” si fermò tirando la mia mano e costringendomi a voltarmi verso di lei. Stava aspettando una risposta, come al solito. Sapevo che amava sentirselo dire, forse perché queste parole non gliele aveva mai dette nessuno, forse perché aveva bisogno di certezze, ma farlo per me era solo motivo di gioia, quella gioia che ti scalda anche se ti trovi nel posto più freddo del mondo, quella gioia che spazza via tutti i problemi, che ti fa sentire come se avessi appena ottenuto tutto dalla vita; quella gioia che niente e nessuno può minacciare perché è così forte che supera tutto.

“Non ti è chiaro? Mi hai reso l’uomo più ricco del pianeta.”
“Ma tu sei già ricco, sfondato per giunta”
“Ma il tuo amore è la mia vera ricchezza” senza pensarci due volte si avvicinò a me e posò pesantemente le labbra sulle mie, non mi lasciò neanche il tempo di dischiuderle che infilò la sua lingua, una sua mano si era intrufolata tra i miei capelli e li stringeva con forza, l’altra invece la appoggiò prima al petto, poi scese sempre più giù,  fino ad avvicinarsi al punto in cui la mia erezione cresceva.

“Kristen…” la voce roca mi impedì di continuare, sentivo i suoi gemiti tra un bacio e l’altro, non volevo smettere, l’avrei posseduta anche lì in mezzo alla strada……se fosse stata un’altra. Riprese a baciarmi e a sfiorarmi ovunque, fremeva dal desiderio e io con lei…ma non potevo.

“Tesoro, non qui, non è il momento….nè il luogo giusto”
“Chissenefrega, troviamo un posto più isolato Rob, non ce la faccio più ad aspettare”
“Tipo?”

“Tipo una panchina, la metro, il sottopassaggio, la Senna, il Louvre, la punta della Tour Eiffel. Ti voglio Rob, adesso.”

“No”

Si staccò improvvisamente da me, sembrava leggermente delusa e scioccata.

“Credevo mi volessi..”
“Ed è così infatti, senti…” portai la sua mano sulla mia erezione che pulsava da dentro i pantaloni, la vidi sorridere compiaciuta.

“Ma non farò sesso con la mia ragazza in un posto qualunque.”

“Io sarei la tua ragazza?”
“E chi senò?”
“E’ la prima volta che qualcuno mi chiama così”
“E’la prima volta che chiamo qualcuno così”

“E’ la sera delle prime volte?”
“A quanto are piccola lo è….e sarà anche la prima volta che non farai sesso” sgranò gli occhi e la bloccai prima che partisse in quarta col cazziatone,

“Frena frena frena! Fami finire, no?” le sorrisi e lei si calmò subito.

“Sarà la prima volta che non farai sesso perché…..sarà la prima volta che farai l’amore.” Alzò gli occhi al cielo e sbuffò, sembrava un bambina quando faceva così, una bambina adorabile.

“Mi spieghi che differenza c’è?”
“Lo scoprirai tesoro, presto. E poi sarà anche per me la prima volta”
“Non sapevo riacquistassi la verginità Pattz!” scossi la testa ridendo
“Scema, non intendevo questo, ma…..sarà la prima volta che faccio l’amore con una donna che amo, LA donna che amo”
Mi guardò a bocca aperta come se avessi annunciato chissà cosa e un istante dopo vidi i suoi occhi diventare lucidi, si rifugiò nel mio petto e scoppiò a piangere, non capivo perché però. Allargai il giubbotto per farle un po’ di spazio e coprirla in quel freddo gelido e le accarezzai ai capelli dolcemente.
“Piccola, ho detto qualcosa che non va?”
“No, no…è che…Rob, perché ho il terrore che tutto finisca?”
“Non devi aver paura tesoro, non sempre nella vita va tutto storto…e io ne sarò la prova…se tu vuoi”
“Ma io voglio! Solo che ho paura”
“E’ normale, sai? Ma col tempo ti fiderai, l’importante è che tu ci credi” tirò su col naso e guardò l’orologio.

“E’ tardi, uffa! Dobbiamo rientrare nel mondo della finzione e abbandonare questa realtà che mi piaceva?”
“Non c’è bisogno di fingere, adesso sei libera di sognare, amore mio.”
Mi prese per mano e si incamminò alla ricerca di un taxi che ci portasse in quel piccolo mondo incantato, anche se adesso tutto era magico anche al di fuori di quei cancelli.
“Io ci credo”
“A cosa?”
“A noi, Rob, io ci credo, voglio crederci.”
“Grazie”
“Per averci creduto?” le strinsi la mano costringendola a fermarsi, mi misi di fronte a lei e abbassai il viso fino a raggiungere il suo.
“Per avermi permesso di entrare nel tuo cuore.”

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