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“Baby I just don’t get it…do you enjoy being
hurt?...”
Quelle parole. Ero così ossessionata da quella canzone di
Mario che ormai l’avevo messa anche come sveglia…e quelle parole erano ormai le
uniche che sentivo, puntualmente il mio dito ogni mattina interrompeva la mia
“poesia” e mi riportava nel mondo reale, una delle tante grigie mattine di uno
dei miei tanti giorni qualunque, inutili e spenti ormai da tempo.
Mi alzai svogliata, fuori era ancora buio e faceva freddo, tipico
di Londra. Ma il lavoro, o per lo meno la speranza di trovarne uno affinchè il
mio periodo di scazzo misto a cazzeggio puro finisse, mi chiamava, perciò con
fare già stanco per essere solo le 7.30 mi trascinai in bagno e iniziai a
prepararmi, col mio solito pensiero fisso all’ennesimo vuoto che incombeva
nello schermo del mio cellulare: nessun messaggio, nessuna chiamata, sparito
nel nulla. Cazzo Kris, sono passati 10 mesi, non devi pensarci, quante volte ha sbagliato
lui, quanto dolore ti ha provocato senza curarsi di te? Quante volte lo hai
perdonato?
“Eppure la colpa è mia stavolta…”
“Pensi ancora a Ryan?” Mamma, col suo viso ancora scosso per
i miei pensieri, mi distrasse.
“Ma no mamy, riflettevo ad alta voce”
“Non farlo. Vedrai che è solo un momento, tornerai a
crederci”
Me lo ripeteva tutte le volte, eppure più sentivo quella
frase, più mi sentivo lontana dall’idea di provare ancora qualcosa del genere.
Ho sempre pensato che l’amore, quello vero, quello che ti blocca il sangue
nelle vene e che fa sì che ti annulli completamente per quella persona, possiamo provarlo solo una volta e la mia era già
arrivata, si era consumata ed era volta al termine.
Chiusi quasi con forza la porta del bagno e cercai di sciogliere
i nervi già tesi di prima mattina sotto l’acqua calda della doccia, non volevo
più uscirne ma, mio malgrado, mi asciugai in fretta e mi sistemai alla bell’e
meglio, jeans, felpa e Vans nuove, per
non far aspettare papà che mi aspettava già in macchina.
Mi sedetti di corsa al posto del passeggero e lasciai
partire il mio CD preferito:
“Quante emozioni sono
solo ormai un ricordo, che terrai stretto tra le mani..quanti gesti resteranno
ormai un ricordo, che non cancellerà il domani..”
A volte pensavo che qualcuno mi spiasse e scrivesse le
canzoni basandosi sulla mia vita, incredibile come mi ci vedevo in alcuni
versi.
E così un altro giorno noioso, alla ricerca di un lavoro in
un cazzo di tugurio pieno di computer e carte su carte, iniziava, preceduto dalla
solita colazione al bar con papà; era convinto che questo gesto, fatto da lui
inizialmente per tirarmi su il morale, che divenne routine, fosse per me una
cosa entusiasmante, ma non mi andava di smontargli quel pensiero carino nei
miei confronti con un bel
“papà, che cazzo me ne frega di dove faccio colazione, tanto
apatica ero e apatica resto!”. No, non era proprio il caso.
Entrammo nel bar, papà ordinò “il solito” mentre io mi
sedevo tirando fuori dalla mia borsa Eclipse; che culo poteva avere Bella?
Ormai i tipi come Edward si trovavano solo nei libri o nei multisala, in
qualche bel film, nella realtà invece io avevo visto solo merda, non c’era
termine più adatto.
“Era tuo il latte tiepido col cacao?” all’improvviso una
voce, calda, mi distrasse.
“Scusa?!?”
“Sei sorda? Ho chiesto se il latte era tuo”
“E a te che cazzo te ne frega?”
“Bei modi devo dire! Comunque, per la cronaca, te l’ho
chiesto perché tuo padre stava per portartelo al tavolo ma senza farlo apposta
gli sono inciampato addosso facendoglielo rovesciare sulla giacca e quindi oggi
salti la colazione, mi dispiace” disse con tono da stronzo, ma chi era sto
coglione?
“Per del latte caduto sulla sua giacca spiegami perché non potrei averne altro,
signor simpatia!”
“Ehm….perchè l’ultimo bicchiere l’ho finito io, per caso?” disse con la faccia
da schiaffi e un sorriso che mi tolse il fiato. No ma, era davvero simpatico,
giuro. Coglione.
“Ok, allora vorrà dire che mi porterai in un altro bar e me
la offrirai tu dato che oltre a farmela saltare e aver fatto sporcare la giacca
di mio padre, mi stai pure innervosendo!”
“Stai scherzando vero? Chi cazzo ti conosce, io ero solo venuto a scusarmi, ma
dati i tuoi modi da altezza reale te le sogni le scuse!” Dio che odio. Ma come si
permetteva sto deficiente? Ringraziando Dio eravamo in un luogo pubblico altrimenti
un bel pugno in piena faccia non glielo toglieva nessuno, come se fosse stata
una novità per me menare un ragazzo, certo!
“Bene, allora lasciami passare prima che ti alzi le mani
davanti a tutti, razza di sfacciato” feci per alzarmi e per uscire ed ero sulla
soglia della porta ma successe qualcosa, così in fretta che non feci in tempo
ad avere alcun tipo di reazione: mi fermò tenendomi per un braccio, si piazzò
davanti a me e con fare prepotente mi lasciò un velocissimo bacio a stampo, per
poi darsela a gambe mentre mi urlava “così non puoi dire che stamattina non hai
assaggiato qualcosa di delizioso”.
“MA IO TI AMMAZZO!!!BRUTTO VERME!” iniziai a correre per
raggiungerlo, incazzata nera e ancora sconvolta, e lui, stranamente, rallentò.
Mi stava aspettando.
“Hai ragione, non ti ho nemmeno lasciato il mio numero…”
prese la cartina di una Brooklyn che aveva in tasca e ci scrisse su il suo
numero di cellulare, me lo infilò in tasca e sorridendo compiaciuto alzò lo
sguardo mentre io restavo ancora immobile e, nonostante il respiro ancora
affannoso per la corsa, muta come una perfetta idiota,indecisa se spaccargli la faccia o piangere
per l’umiliazione.
“Non fare quella faccia, tanto so che mi chiamerai prima o
poi! Sono Robert comunque, il piacere è tutto mio vedo!” disse ridendo, e
continuando a ridere, si allontanò correndo per le vie di una Londra che
cominciava ad affollarsi di gente frettolosa e col timore di far tardi a lavoro.
Pov Rob
Correvo in mezzo alla folla, anche se non avevo una meta,
avevo davanti a me un altro noioso e grigio giorno londinese, eppure correvo e
sentivo energia arrivare da ogni parte del mio corpo; l’avevo trovata, era lei
me lo sentivo! Sapevo che era solo questione di trovarla e poi tutto l’amore
che avevo dentro sarebbe potuto esplodere! Evvai Rob cazzo, è perfetta! Certo,
aveva un bel caratterino la ragazza! Ma mi andava bene così, ormai era troppo
tardi per far considerazioni sui suoi modi. Era un colpo di fulmine, ci avevo
sempre creduto e TAAAC, era arrivato. Salii di corsa sulla metro prima che le
porte si chiudessero alle mie spalle e restai immobile, improvvisamente
consapevole di aver fatto una cazzata: “che testa di cazzo, l’hai baciata,
l’hai presa per il culo e non le hai manco chiesto come si chiama, bravo
genio!” furono le parole che mi rimbombarono nella mente. Il bello era che solo
lei aveva il mio numero e non viceversa, chissà se mi avrebbe mai chiamato. Si,
lo avrebbe fatto, me lo sentivo, o almeno, ci speravo.
cap 2 Yep! Eccomi qui con un altro capitolo! :)
Non so che dire, pensavo che la storia non sarebbe piaciuta, ma vedo
che mi volete tutte così bene da appoggiarmela (sisi lo so,
è tutto affetto il vostro, ma prometto che farò del mio
meglio per renderla bella)
Grazie alle persone che hanno recensito e ai commenti vari su facebook, mi avete motivata :)
Ho cercato di allungare questo capitolo per non lasciare due parole
messe in croce come col primo xD A me la storia sembra banale,
scontata, noiosa, però vedo che qualcuno apprezza ... e poi mi
sento di scrivere....ergo continuo xD
Ok fine del poema personale, la parola a..... leggete sotto!
Lory
Pov Kris
Il
volume della TV era alto, il presentatore faceva delle domande
velocissime e anzichè le risposte esatte per continuare il gioco
bisognava dare quelle sbagliate...il gioco naturalmente era a tempo.
Che ansia.
Cercai di non dar ascolto a ciò che veniva detto in TV e a
concentrarmi sulla cena, mamma sarebbe arrivata di lì a poco. In
effetti non riuscivo a concentrarmi nemmeno su quello, la mia testa era
altrove: stavo pensando a cosa mettere più tardi, Jack con mia
grande sorpresa mi aveva chiamata e mi aveva chiesto di uscire....non
mi fidavo di lui, era una persona ancora più fredda di me,
asociale, scontroso e sembrava non avere un briciolo di, non dico
sentimenti, ma emozioni; sapevo cosa voleva,me lo chiedeva da una vita,
ma tanto la cosa non mi toccava più. Perciò alla fine
avevo accettato, in fondo un pò di sano sesso mi avrebbe solo
fatto bene.
Il tempo passò in fretta tra le chiacchiere di mamma che
raccontava la sua giornata lavorativa, il casino dei miei fratelli che
sghignazzavano e si insultavano litigando per ottenere il telecomando
(manco fossero bambini di 4 anni!!!) e mi ritrovai presto nella cabina
armadio della mia camera, al piano di sopra, che mi fissava come per
voler dire "ti muovi a vestirti? o rimani direttamente in
reggiseno e mutande? non che i vestiti ti serviranno" risi da sola a
quel pensiero. Alla fine optai per i miei skinny, una canotta piuttosto
scollata e una camicia sbottonata sopra. Infilai le mie Converse grigie
e uscii di casa, accendendomi una Lucky mentre lo aspettavo.
Mi diede giusto il tempo della sigaretta e arrivò, salii in
macchina e mi salutò con un freddissimo "ciao", cazzo un minimo
di entusiasmo no? In fondo stavo per dargli ciò che voleva da
mesi.
Mi portò appena fuori Londra in un motel aperto da poco,
menomale che c'era la musica in macchina, non spiccicava una parola e
metteva in soggezione.
Entrammo e lui si tolse subito la maglietta.
"Ho caldo, sai, fai quest'effetto" apperò, che culo.
"Beh, io accendo la tv senò mi annoio" mi lasciò fare e
appena mi sistemai sul letto si avvicinò e iniziò a
spogliarmi....non usò solo le mani per togliermi i vestiti di
dosso, si aiutava stringendoli tra i denti come per volerli strappare,
ma era normale? Lo lascia fare anche se non mi era mai successo, non
che avessi chissà quali esperienze, tutte le altre volte erano
state solo con.....
"Ahi!" Dolore! Mi stava mordendo, in modo forte, al seno. Lo guardai in
faccia ma lui fu più veloce di me, spense la luce e senza
aspettare che io fossi pronta per riceverlo, entrò prepotente
dentro di me facendomi male come mai ne avevo sentito. Gli graffiai la
schiena con le unghie, gliele infilzai direttamente nella pelle,
dicendogli di fare piano, ma lui sembrava divertito e, nonostante il
buio, vedevo ferocia nei suoi occhi.
"Mi fai paura sai?"
"Beh, di certo il piacere devo farlo a me, mica a te" e sorrise, un
sorriso bastardo, a cui seguì una spinta così forte che
mi fece quasi fare un balzo. Cercai di scivolar di fianco a lui, mi
stava facendo male, ma il suo fisico così scolpito, perfetto e
forte non mi fece muovere di un millimetro.
"Dove cazzo vai? tu resti qui, appena finisco di divertirmi puoi
andare" e il tono che usò non era dei più rassicuranti,
suonava quasi minaccioso.
"Si ma almeno sii più delicato, sai com'è, sotto di te c'è una persona non una bambola gonfiabile"
Non rispose nemmeno. Iniziò a mordermi, in modo fortissimo, e a
graffiarmi ovunque, anche il viso...iniziò a tirarmi i capelli e
a quel gesto osai un piccolo gridolino, mi stava facendo male e mi
stava spaventando.
"Ok smettila Jack, adesso mi stai spaventando sul serio"
"Ho quasi finito, tu stai ferma e non rompere i coglioni"
Le spinte si fecero più forti e dolorose, si muoveva in modo
famelico e animalesco dentro di me, i graffi più profondi,
osò anche tirarmi qualche schiaffo quando vide le mie lacrime
silenziose rigarmi le guance, dicendo che ero solo una cagasotto che
non sapeva provare vero piacere. Ci mise ancora qualche minuto,
dopodichè si spostò di fianco dicendomi soltanto
"vestiti, ti riporto a casa che ho cose più importanti da fare"
mentre io tremavo ancora, non so se per la paura o per il dolore.
Durante il tragitto restammo in silenzio, io guardavo fuori dal
finestrino assente, da un lato mi sentivo sporca perchè,
nonostante per me ormai contasse solo il sesso, non credevo che un
episodio del genere potesse mai capitarmi, la cosa 'buffa' era che ero
stata io a concedermi; dall'altro lato ero sollevata, questione di
pochi minuti e sarebbe tutto finito.
"Comunque tranquilla, eri solo uno sfizio e ora sei già un
ricordo fra tanti" per fortuna eravamo già davanti al giardino
di casa mia.
"Tranquillo, lo stesso vale per me......grazie per....vabbè, 'notte".
Sgommò via senza degnarmi di uno sguardo e ne fui sollevata; non
entrai subito in casa, una bella sigaretta, forse anche due, mi avrebbe
aiutata a non trasformarmi in una pazza ventunenne che avrebbe di certo
dato nell'occhio. Mi sedetti sui gradini in veranda e iniziai a
piangere, mentre le parole vennero fuori da sole:
"Dove cazzo sei, eh? Sei felice adesso che la mia vita non ha
più un senso? sei felice di avermi abbandonata, sola come una
cogliona, senza più uno scopo nella vita? Perchè io in
otto anni ormai avevo fatto mille progetti, non pensavo che tu non ne
avresti fatto parte, pezzo di merda!" Quanto lo odiavo. Cercavo di non
pensarci ma più mi sforzavo più andavo in fiamme.
Non potevo rimanere ferma lì, raggiunsi la mia 500 parcheggiata
nella strada che faceva ad angolo con quella dell'entrata principale di
casa mia (la macchina era un regalo di papà, un altro capriccio
messo a tacere, amavo l'Italia, amavo il cibo italiano, le macchine
italiane i monumenti etc...ma parlo di una vita fa, ormai anche questo
non mi interessava più), misi in moto e sfrecciai per le vie di
Londra, piangendo, urlando, e maledicendomi per aver amato così
tanto uno schifo d'uomo per ben otto anni, quelli che dovevano essere i
più belli della mia vita. Lo speaker della radio annunciava una
canzone che conoscevo a malapena, provai a concentrarmi sulle parole,
ma fui fermata da altre lacrime appena la canzone partì: "Young girl, don't cry, I'll be right
here when you world starts to fall...young girl, it's all right, your
tears will dry, you'll soon be free to fly..."
"Bimba, non piangere, sarò qui quando il tuo mondo cadrà
a pezzi...piccola è tutto ok, le tue lacrime si asciugheranno e
presto sarai libera di volare...." Ma chi cazzo c'era con me? CHI? ero circondata di gente nella
mia vita, ma mi sentivo come se gridassi e nessuno mi riuscisse a
sentire, non potevo uscirne, non volevo uscirne, non avrei mai
più aperto il mio cuore a qualcuno, che si trattasse di una
confidenza da fare, un pensiero da condividere....o addirittura di
am....no, non poteva più succedere, anche perchè avevo
esaurito le dosi di amore a disposizione. Ero sola. Mi accesi un'altra
sigaretta mentre la canzone continuava e io mi tranquillizzavo nel buio
della città...la notte è complice, tutti i particolari
che non si notano durante il giorno escono a galla di notte, mentre
vaghi sola per la città, ti schiarisci le idee, provi a
riordinare i tuoi pensieri, sicura che nessuno ti stia osservando.... e
persa in queste riflessioni mi ritrovai davanti al solito bar dove
facevo tappa la mattina con papà; la luce era ancora accesa, il
bar era aperto...le dieci e sette minuti, massì, ancora è
presto per tornare a casa, una birretta magari mi avrebbe rilassata un
pò.
"Hey Ted!"
"Kris, che ci fai in giro sola?"
"Ma niente, un giretto....me la offri una birra?"
"Solo una però eh..."
"Tranqullo, non sono mica un'alcolizzata" quando volevo sapevo mentire veramente bene.
Mi porse un piccolo boccale bello fresco, uscii e mi sedetti in uno dei
tavolini vuoti lì fuori, la mia sigaretta non poteva mancare,
ultimamente fumavo più del solito, chissenefrega.
I miei occhi erano meno rossi, o forse il buio camuffava di più
lo stato pietoso in cui erano, fatto sta che anche io mi sentivo
più tranquilla mentre tornavo a casa, ignara di cosa sarebbe
successo di lì a poco.
Parcheggiai la mia 500 dov'era prima e stavo raggiungendo il vialetto
principale quando notai qualcuno seduto sui gradini, proprio dove mi
trovavo un'ora prima.
"Scusa, hai bisogno?"
"Finalmente cazzo, dov'eri finita? Sarà quasi un'ora che ti
aspetto!" Non ci potevo credere. Mi ero pure dimenticata della sua
esistenza. Volutamente.
"Tu!"
"Eh già, io! Contenta?" Ancora quel sorriso sfacciato e sicuro
di sè, non immaginava nemmeno quanto potesse darmi sui nervi.
"Senti, è stata una serata lunghissima e anche snervante,
gradirei andarmene a letto di corsa e te lo chiedo con le buone"
"Ma sentila, te lo chiedo con le buone bla bla bla gne gne gne" e scoppiò a ridere.
"Ascolta, non ho neanche le forze per tirarti uno schiaffo anche se lo
farei volentieri, te ne vai fuori dal cazzo prima che scarichi su di te
tutto il nervoso che ho addosso?"
"Come se tu fossi capace di fare anche solo il solletico a uno come me"
"Ma vaffanculo!"
"Non mi chiedi che ci faccio qui?" era la pace fatta persona, ma come faceva?
" Onesta? Non me ne frega un cazzo" gli davo già le spalle, anche se non mi mossi per entrare in casa.
"Adesso ti riconosco, beh, è passato un mese da quando ci siamo baciati e non mi hai nemmeno chiamato!"
"Scusa, chi 'si è baciato'?? Se ben ricordo uno stronzo mi ha
preso con la forza e mi ha stampato un bacio senza chiedere se io fossi
d'accordo o no e credimi, non lo ero."
"Fatto sta che non mi hai chiamato, io richiamo sempre almeno una volta le ragazze che bacio, anche se non ci esco più"
"Forse non mi sono spiegata, tu hai baciato me, SENZA IL MIO CONSENSO!"
Iniziavo davvero a innervosirmi nuovamente, ma che voleva questo da me?
"Comunque son passato, dato che non ti sei più fatta sentire, per sapere se eri viva, e per portarti a fare colazione"
"E dovrei sentirmi lusingata? Aspetta un secondo, fammici pensare.......ma fottiti!"
Lo guardai con occhi trionfanti, lo avevo lasciato senza parole e rimasi a guardarlo sempre più soddisfatta di me stessa.
"Senti, smettila di fare la difficile, gira le chiappe e vieni con me" No. la sua insistenza non me l'aspettavo.
"Eh?"
"Non hai sentito? Sei proprio sorda allora! Ho detto che andiamo a fare colazione"
"Alle undici e venti di notte"
"Perchè, qualcuno ha imposto una legge sull'orario della
colazione? Aprofitta baby, sono affamato e di buon umore, succede di
rado sai?" Ci pensai un attimo. Avrebbe pareggiato i conti per quel
'piccolo' incidente al bar il mese scorso e sarebbe sparito. Non ero
ancora entrata in casa, nessuno aveva visto...Robert (si chiamava
così il prepotente?) seduto in veranda, potevo filarmerla
e inventare una qualsiasi scusa per il mio rientro in ritardo.
"Ok, andiamo, poi però mi prometti che ti levi dalle palle, ok?"
La sua risposta fu solo una risata divertita. Sempre più simpatico.
Passeggiammo a piedi per qualche isolato, entrammo in un Mc Donald
lì vicino -che galantuomo- e ordinò due muffin, un latte
tiepido per me e un thè freddo per lui.
"Ti starai chiedendo perchè proprio in un Mc Donald, sai
com'è, a quest'ora a meno che tu non voglia ubriacarti in
qualche pub, non vedo alternative" in effetti aveva ragione; sorrisi
per quella sua giusta affermazione.
"Beh, Stewart, allora che mi dici di te, immagino che studi, sei fidanzata, quanti fratelli hai? Dimmi qualcosa"
"Come fai a sapere il mio cognome tu?"
"Non è difficile arrivarci, ho letto il cognome sulla cassetta della posta, era l'unico scritto, perciò..."
"Certo, certo...beh, sai già troppo di me, tra l'altro senza
averlo saputo da me quindi accontentati. Piuttosto, come sei arrivato a
casa mia senza sapere nemmeno il mio nome?"
"Un paio di amici in comune"
"Sarebbero?"
"Non credo tu li conosca, sanno chi sei di vista, ti hanno vista
qualche volta alla St. Hilda tempo fa, e ti ricordano con piacere, il
tuo culo parla da solo" e scoppiò di nuovo a ridere, ignorando
il mio viso paonazzo.
"Ma sarai porco, eh?!?" Mi alzai dal tavolo decisa a tornare a casa da
sola a piedi, tanto distava solo di un paio di isolati...con piacere
notai che non mi fermò come la prima volta sulla soglia della
porta.
Continuai e passai il primo isolato, per poi ritrovarmelo davanti,
all'angolo che mi aspettava, feci un passo indietro, mi aveva
spaventata.
"Secondo te ti lascio andare a casa da sola? Naah, sarai anche una stronzetta ma sei pur sempre una bimba"
"Bello, io ho 21 anni, non 12!"
"L'età non si conta su quanto tempo abbiamo già trascorso
sulla terra, e comunque io non ho un cazzo da fare quindi..."
"arrivammo davanti al mio vialetto in silenzio, ero stufa e
stanca per poter aprir bocca, specialmente con quell'essere irritante,
anche se, devo ammetterlo, era di una bellezza sconvolgente.
"Bene, io sono arrivata....grazie per l'ennesima 'colazione' rovinata,
a mai più rivederci, ti sei sdebitato quindi smammare ora"
Non disse nulla. Mi sorrise e basta. Non ricevevo un sorriso
così...dolce da....da quanto? Aveva un'espressione felice,
calda, tenera...dovetti abbassare lo sguardo perchè mi stava
mettendo in imbarazzo...sentii le sue dita sollevarmi piano il mento
mentre mi salutava, la voce bassa, ma decisa:
"Ci vediamo, ok Stew?" Ci conto" Interruppi quel momento con i miei soliti modi:
"Sogna pure, addio."
E corsi verso casa, lasciandolo di sasso un attimo prima di vederlo incamminarsi verso la stazione della metro...
"Robert!"
Corsi più veloce che potevo, gli tirai la manica del giubbotto
di jeans per farlo girare, gli sorrisi e chiudendo gli occhi appoggiai
le mie labbra sulle sue, morbide, levigate.
"Tu......"
"Sta zitto e baciami!"
Restò ancora immobile per qualche secondo, ma lo sentii
rilassarsi quando infilai la mia mano destra tra i suoi capelli e con
l'altra gli sfioravo il mento, la guancia, l'orecchio... mi strinse i
fianchi con le sue mani grandi, forti, mentre le nostre lingue si
incontravano, giocavano nella mia e nella sua bocca, era un bacio
carico di passione ma non aggressivo come l'unico bacio che riuscii a
strappare poche ore fa a quell'essere spregevole...
"Oddio, lasciami andare!"
"Che ti prende?"
"Vattene!Sparisci! Verme schifoso!"
"Mi dici che cazzo hai ora? Prima mi baci poi mi cacci?"
Non risposi, scappai subito dentro casa, senza dargli il tempo di
seguirmi; sbattendo la porta della mia camera mi lasciai andare a un
pianto isterico le cui urla furono per mia fortuna soffocate dai
cuscini; gli occhi bruciavano così tanto che fui costretta a
chiuderli e così, seppure avvolta dal mal di testa e da mille
domande, poco dopo crollai in un sonno che, come già sapevo, non
sarebbe affatto stato tranquillo.
Pov Rob
Rimasi a guardare
quella casa per quasi due ore..non riuscivo a capire, ma che le avevo
fatto? Eppure questa volta non mi ero azzardato neanche di sfiorarla,
avevo aspettato nascosto nel giardino della casa di fronte per vederla
uscire, molte ore prima, con quel cazzone di Jack. Ma chi aveva il
coraggio di uscire con uno così?
Ero convinto che mi avrebbe chiamato nei giorni successivi a quel
bacio, ma con mia profonda sorpresa e delusione non lo fece; non potevo
perdere la ragazza che già sentivo di volere solo per me, e
seguirla dopo una settimana mi era sembrata una buona idea; bar,
uffici, uffici e uffici durante tutta la mattinata, mentre il
pomeriggio se ne stava in casa, usciva poco e le poche sere che l'avevo
vista uscire tornava sempre ubriaca fradicia a orari improponibili (per
un genitore, per me erano orari normalissimi); le amiche quasi sempre
la lasciavano in giardino mezza collassata, ma lei trovava la forza di
trascinarsi a fatica in camera sua fino a due sere fa, quando vidi che
non faceva il minimo movimento e mi decisi, rischiando non so cosa, che
non potevo lasciarla lì così; l'avevo sollevata da terra
stringendola tra le mie braccia, senza sensi e con l'espressione
distrutta sul volto, l'avevo portata su in camera sua, attento a non
fare il minimo rumore e, dopo averle tolto le scarpe, le avevo
rimboccato le coperte per poi sgattaiolare fuori sentendomi un perfetto
ladro o chissà quale delinquente.
"Non la vedrò mai più conciata così". Me lo ero
promesso. Non ero uno stinco di santo, anzi, forse ero la persona
sbagliata per lei proprio perchè io stesso conducevo quello
stile di vita, ma non avrei permesso che quegli occhi verdi così
profondi, sarebbero rimasti spenti e tristi ancora per molto. Lo avrei
fatto per me, lo avrei fatto per lei. Questo mi spinse a cercarla, non
da clandestino, ma aspettandola per poterle parlare, niente di
più, cercando di avvicinarmi pian piano a lei....ma quel bacio
mi aveva spiazzato, completamente, e la sua corsa impaurita l'attimo
dopo ancora di più. Ma che le era preso? Cosa le passava per la
testa? C'entrava forse qualcosa quel Ryan che aveva nominato
incosciente quando la misi a letto due notti fa?
cap 3ECCIAO!!!! :D
Si, questo capitolo avrei dovuto pubblicarlo tra qualche giorno, maaaaa...... Roma
mi aspetta (finalmente cazz...!!!) quindi per non lasciarvi fino a
domenica senza i miei "intensissimi" (uahuahuhuha) capitoli, eccolo
qua, GODETEVELO se ci riuscite!
Grazie a Ila per il continuo spronarmi, senza di te avrei già
abbandonato tutto <3 e scusa se ho cambiato il nome del capitolo,
era più adatto non uccidermi :3 grazie a chi recensisce, a
chi commenta su facebook e anche a chi magari legge semplicemente :) la
ragione per cui continuo siete
proprio voi...
Ok, io vado a preparare la valigia, buon ponte a tutte/i, non non fate danno in questi giorni xD, peace.
Lory
Pov Rob
Ventitrè.
Ventitrè cazzutissimi giorni, potevo piazzare anche una tenda
ormai in quel giardino, nessuno si sarebbe preoccupato della mia
assenza. Perchè nessuno mi aspettava.
Di lei nemmeno l'ombra.
Mi ero addormentato nel giardino di fronte quella notte, e da allora
non avevo perso di vista quella casa neanche un secondo, fatta
eccezione per le poche ore di sonno che mi concedevo la notte, giusto
il necessario per riprendermi e potermi concentrare nuovamente
sull'unico scopo che avevo: averla.
Sentii il mio telefono squillare all'improvviso, succedeva così
di rado che a volte non ricordavo neanche di averlo dietro.
"Rob, dove cazzo sei finito amico?"
"Hey Tom, come va?"
"Un pò fatto ma alla grande, tu piuttosto, si può sapere perchè sei sparito? Tiffany sta diventando sempre
più rompicoglioni".
Mi sembrava di essere stato chiaro, non me
ne fregava un cazzo di quella sciacquetta solo tette e porcherie, ero
stanco di fare il cazzone con lei.
"Dille che sono partito, dille che sono morto, dille quel cazzo che
vuoi, ma scrollatela di dosso prima che cercherà di farsi
scopare anche da te, allora sì che sarà la tua fine"
"Ok, la mando a cercarti, forse non hai capito che gli ho già detto di tutto ma i maroni li spacca peggio di prima"
"E' lì con te?"
"Hey tesoro, indovina chi è al telefono? Pattinson ha deciso di farsi vivo, vuole parlarti"
"Robert?!?"
"Te lo dico per l'ultima volta: non cercarmi, non rompere le palle al
mio amico, vai a farti una vita ovunque purchè tu mi stia
lontana, mi hai stufato!"
"Forse non ci siamo capiti bellezza, io non voglio te, io voglio il tuo
corpo, cosa ti cambia? Una scopata e tutto finisce. Non mi devi niente,
non volgio regali, non voglio...".
Riattaccai. Non avrei sopportato un attimo di più quella voce da
oca quale era, e non volevo nemmeno essere asciugato dal mio amico,
anche se gli volevo un bene dell'anima. Ma in quel momento mi avrebbe distratto.
Rimisi le cuffie alle orecchie e mi accesi una Camel mentre i miei
occhi puntavano di nuovo lo sguardo su quella finestra che tanto
invidiavo, come invidiavo qualsiasi altra cosa di quella stanza, persino il suo cuscino, il suo letto, solo per il fatto che erano a contatto con lei. Era normale essere arrivato a tanto? Forse si, forse no, in quel momento sentivo che era giusto, almeno per me.
Stavo canticchiando la canzone che era appena partita, in quel momento
non avrei chiesto altro che la mia chitarra e lei lì ad
ascoltarmi: "Can you hear me on your cloud? All my life, I've been waiting for someone to love...."
"Puoi sentirmi dalla tua nube? Per tutta la vita ho aspettato qualcuno da amare...."
Continuavo a canticchiare, ma fui interrotto da un urlo provenire
da quella stanza, tutti i sensi mi si bloccarono. Un segno di vita.
Lei era lì.
"Vai via cazzo! Io me ne vado da questo inferno, massa di stronzi!!"
Wow, era a dir poco nervosa. Fantastico.
Calò nuovamente il silenzio e la mia speranza di sentirla o
vederla stava svanendo, quando improvvisamente vidi la sua porta
spalancarsi e rimasi impietrito quando la vidi camminare di corsa verso
la
sua auto; era più magra di come la ricordavo, i capelli lunghi
raccolti
in una coda alta, perfetta anche se disordinata, una maglia a maniche
corte bianca che lasciava intravedere il suo reggiseno nero
sotto, improvvisamente sentivo caldo....shorts di jeans, un paio di
Vans. La perfezione racchiusa in
un metro e settanta più o meno. Era
stupenda. Camminava veloce, teneva il broncio e aveva gli occhi coperti
da un paio di occhiali da sole, in una mano teneva il telefono e la
chiave dell'auto, con l'altra reggeva un.....un borsone? Stava davvero
lasciando quella casa? Dove cazzo andava? Stewart rimani, dobbiamo
parlare, devo parlarti, non puoi
scappare....
Troppo tardi, aveva già dato gas e io non seppi fare altro che
rimanere immobile con la gola in fiamme, i pugni chiusi per una rabbia
inutile, come inutile sarebbe stato spuntare fuori così dal
nulla e magari farla incazzare più di quanto non lo fosse
già. Alla fine chi ero per lei? Un bacio a volte non era altro
che un bacio e basta. Non mi sopportava e la cosa mi faceva incazzare
con me
stesso per non essere qualcosa di più,
degno di lei.
Avevo bisogno di calmarmi, o forse solo di distrarmi dopo aver passato
quasi un mese fisso su di lei, sapevo che il modo non era quello
giusto, ma
in fondo una volta, dopo tanto tempo, non mi avrebbe fatto niente.
"Pronto?"
"Ciao Richard, sono Robert"
"Questa si che è una sorpresa, che ti serve Pattinson? Soldi, macchina, troie?"
"Sai benissimo che per queste cose non ho bisogno di te, ho più
soldi io di tutta la tua stirpe dalla prima generazione ai giorni
nostri."
"Allora questa chiamata finisce qui"
"Richard.."
"Cazzo vuoi?"
"Ho bisogno di qualche grammo".
"Non che mi faccia piacere farti questo favore,dato che grazie a te mi
son fatto due mesi di ferie al Grand Hotel Sbarre Nere, ma ci
guadagnerò parecchio, perchè mi pagherai a
dovere, quindi....fatti trovare davanti alla St. Hilda tra
mezz'ora"
"Ci sarò"
"Non ne dubito".
Pov Kris
Vita di merda. Famiglia di merda. Macchina di merda.
Erano le uniche parole che continuavo a ripetere nella mia mente. Non
riuscivo più nemmeno a piangere, anche del pianto avevo esaurito
le dosi, ormai ero esaurita io.
Lasciai l'auto parcheggiata a pochi metri dalla stazione di
Hammersmith con tanto di borsone e mi fiondai verso la metro, avevo bisogno di stare
laggiù, a costo di fare avanti e indietro per tutto il resto del
pomeriggio, a distrarmi guardando i passanti e commentando ogni loro
singolo particolare. E così feci.
Mi chiedevo chi cazzo fossi stata nella vita precedente per subire
tutto questo adesso, ma non trovavo risposta, non riuscivo a
distrarmi,
mi mordevo le dita e quel che rimaneva delle mie unghie ripensando a
qualche ora prima, immagini confuse che si mescolavano
velocemente;
vedevo la freddezza negli occhi di papà, in piedi davanti a me,
pur mantenendo una certa distanza, mentre tenevo il viso completamente
immerso nel water vomitando di tutto, anima compresa, nel vano
tentativo di svuotarmi, anche del dolore che avevo cercato di tenere a
freno; ne ero uscita un paio di mesi fa, non perchè stessi
meglio ma perchè avevo spento tutto, strazio compreso; i capelli
mi erano ricresciuti, ma negli ultimi venti giorni ero crollata e
vomitare mi faceva sentire meno in colpa, più leggera, anche del
peso della mia vita...vedevo la sua freddazza anche mentre mi diceva
che più il tempo passava più realizzava il fatto che io
ero un essere inutile, un incidente di percorso nel matrimonio tra lui
e mamma..eppure ci avevo creduto che almeno lui potesse volermi bene,
avevo creduto nei suoi gesti, non avevo capito che erano solo gesti che
un padre deve fare anche se non vuole...
"Ti prego papà, non voltarmi le spalle anche tu, ho bisogno di te...." Non sarei mai riuscita a pronunciare quelle parole. Ero troppo vile, forse aveva ragione lui in fondo. Pensavo ai miei fratelli Cam e Dana, una risata per ogni mia
lacrima.
L'unico che sembrava ormai avere un briciolo di rispetto per
me -se l'essere totalmente indifferente voleva dire aver rispetto- era
Taylor. Probabilmente non voleva proprio mettersi in mezzo, o temeva di
dover prendere una posizione, cosa per lui difficile da affrontare,
essendo sempre stato abituato a non dover fare delle scelte.
"Signorina, siamo al capolinea, scende o ha intenzione di passare qui anche la notte?"
"Cosa?"
"Ho detto che siamo al capolinea, si sente bene?"
Mi resi conto di cosa stava dicendo solo quando lessi la scritta
SHAREDITCH. Mi ero addormentata in metro, ma quanto avevo dormito?
Guardai l'orologio, le nove di sera. Cazzo!
Cercai di mettere a fuoco la stazione, avevo gli occhi ancora socchiusi e
assonnati, le luci erano troppo forti.
MI basto recuperare lucidità per ricordare che a pochi passi da lì
abitava lui.
Perchè no, mi dissi? in fondo non avevo niente, quindi niente da
perdere. Avevo deciso di non provare più niente, nemmeno per
lui, ma avrei avuto almeno una compagnia, mi sarei sentita al sicuro,
forse. Ringraziai il controllore e uscii a grandi passi dalla
stazione ancora intorpidita, un brivido mi percosse lungo la schiena
per l'impatto col freddo dell'esterno. Caminnai per una decina di
minuti, stavo cercando di cancellare dalla mia mente il gesto di
qualche settimana prima, che mi era saltato in mente per baciare quel
rompicoglioni? A dir la verità non mi sentivo per
niente in colpa, forse quel gesto gli avrebbe fatto capire quanto poco
mi importava di lui, quanto poco significassero i baci per me, nel suo
caso meno di zero... a pensarci bene credo che aveva fatto effetto dato
che sparì definitivamente, quella certezza fu un sollievo in
quel
momento. Non riuscivo solo a capire per quale ragione, se una esisteva, lo avessi fatto.
Non feci in tempo a pensare a una risposta sensata che
mi ritrovai davanti al portoncino della piccola casa di Ryan. Il cuore,
con stupore, cominciò a martellare come una volta, era una bella
sensazione,
sentivo che ancora un briciolo di vita in me c'era e lo dovevo a lui.
"Ryan!!! Ryan sono Kristen, ti prego apri!!! RYAN CAZZO vuoi che sfondi sto pezzo di legno con un calcio???"
Stavo davvero per farlo, ma lui aprì e il mio sorriso si spense
subito,dietro di lui spuntò una bionda ossigenata dal corpo che
in
confronto al mio, magrolino, piatto e sbiadito, pareva perfetto:
"Hey hey, che gran casino piccola! Lo sai che con me devi avere pazienza."
"Pensavo non volessi aprirmi, scusami"
"Scusami? Seve a poco scusarsi. Sapevo che mi avresti ricercato, ma non
c'è posto per te qui
puttanella. Se stai cercando William lui non c'è, mi
dispiace ma non puoi scopartelo, prova a cercarlo a casa sua, magari lo
trovi"
Sul suo viso non c'era traccia di gelosia, si leggevano solo disprezzo
e divertimento. Stranamente non mi ferì, non mi fece alcun
effetto. Restai un attimo a pensare, non mi riconoscevo più,
forse avevo davvero spento sentimenti emozioni e tutte queste cazzate
che giaravano attorno alla parola amore. Anche nei suoi confronti.
"Dammi modo di spiegarti"
"Come se me ne fregasse. Tu dicevi di essere innamorata di me. Poi ti
sei scopata il mio migliore amico, questo è quanto. Non me ne
frega un cazzo di chi ti scopi, mi fai solo ridere quando con le tue
lacrime finte dici di volermi"
Tremai a quelle parole, al ricordo di quella notte di quasi un anno fa. Perchè
esistevo? perchè facevo un danno dopo l'altro?
"Lascia che ti spieghi, ti prego...Ryan, eravamo fatti come mai prima
di allora quella notte, mi avevi abbandonata lì con gli altri e
io ero troppo devastata per capire che con me ci fosse William e non
tu, lo vuoi capire???"
Non sapevo perchè gli stavo dando delle spiegazioni, non ne
aveva voluto sapere e mi aveva abbandonata come se fossi una qualcunque
tra le tante che aveva. Stavo cercando di convincere me stessa,
perchè l'unica sensazione che riuscivo a sentire a malapena era
solo schifo per ciò che ero.
"Eddai, lo so che mi vuoi..come se ti importi con chi vado a letto..."
"Almeno questo lo hai capito, vedo"
Mi avvicinai a lui, sussurrandogli dolci parole che non meritava,
accompagnate da dei piccoli morsi appena sotto l'orecchio e sostituiti poi dalla mia lingua che faceva lentamente su e
giù per il suo collo: bastarono per farlo impazzire, fatto
com'era.
"Ok, per questa volta sei perdonata dolcezza, adesso entra, mi sei mancata"
Non c'erano altre parole che avrei voluto sentire; non volevo
più amore, nemmeno da lui, ma mi sentii accettata da qulcuno
quando stavo perdendo le speranze. Lo baciai con tutta
la passione che avevo tenuto a freno per tuto quel tempo e lui fece
altrettanto mentre mi trascinava
nella sua camera, entrambi strafottenti davanti alle sue recenti
conquiste che ci guardavano come se fosse normale per loro assistere a
quelle scene; mi buttò sul letto e mi seguì poggiandosi
sopra di me, strappandomi via i vestiti; in pochi secondi mi ritrovai
nuda sotto di lui che
entrò in me con un colpo secco; non mi baciava, non lo faceva
mai quando facevamo sesso... le sue mani toccavano ovunque,
ovviamente i modi non erano dei più delicati...arrivammo quasi
all'apice del piacere tra una spinta e l'altra quando lui come al
solito uscì e mi costrinse a continuare con le mani; lo faceva
sempre, non sapevo neanche cosa volesse dire godere, ma lui era sempre
così felice e mi bastava. Aveva il piacere stampato sul
viso mentre massaggiavo la sua
erezione e nel giro di pochi secondi venne, per poi stendersi di fianco
a me:
"Hai fatto pratica questi mesi con William, eh? Sei uno spasso piccola, sei più sexy e meno lagnosa, mi piaci"
"Quando finirai di torturami con questa storia?"
"Quando vuoi amore, tanto che scopi solo con me o con tutta Londra
è solo un problema tuo. Adesso dormo, ok piccola?"
"Va bene....Ryan?"
"Cosa c'è?"
"Grazie"
"Domani andiamo a una festa, cerca di indossare qualcosa di adeguato, tu sai a cosa mi riferisco, notte"
"Notte"
Continuavo a guardare il soffitto di quella stanza malconcia, dopo
tanto tempo sentivo le mie labbra curvarsi un sorriso, ero orgogliosa
di me stessa: avevo imparato a smettere di provare qualcosa esclusa la
rabbia, che si trattasse di dolore, gioia, amore, astinenza....
Finalmente avrei smesso di soffrire, qualunque cosa subissi, persino da
Ryan. E sorridendo mi addormentai, esausta.
cap 4EEEEEEEEEE Buonasera!!!! :D
Tornata l'altro ieri da Roma mi son messa subito all'opera xD e son scampata per un pelo al diluvio D:
Ok, taglio corto dato che dopo mi aspetta un
bel film di Stew ergo.... Buona Lettura, spero vi piaccia e grazie
sempre a tutti, per tutto <3
Lory
Pov Kristen
Le nove e mezza di sera. Mezz'ora più tardi avremmo dovuto
essere a quella festa a casa di Richard e io ero ancora imbambolata
davanti allo specchio in reggiseno e jeans; non riuscivo a togliere lo
sguardo dai lividi che avevo sulla pancia, sulle spalle e sotto il
mento. Ryan come spesso accadeva era più fatto del solito, la
droga lo mandava in bestia anche per sciocchezze come salutare un
vecchio compagno di scuola, mi chiedevo perchè poi, dato che non
gli fregava di me...io ero troppo ubriaca per avere la forza
di difendermi, così per rabbia, per sfogo o
per puro divertimento lui usava me; all'inizio mi feriva, più
che farmi a pezzi fisicamente era il mio cuore che andava in frantumi.
Ma più
il tempo passava, meno effetto mi faceva, le lacrime apparivano solo
per il dolore fisico, ma ora non sentivo più nemmeno quello,
credevo mi mancasse lui, ma adesso ero consapevole che non mi
interessava più niente, neanche di colui che avevo reputato la
persona più importante della mia vita.
Apatia e insensibilità totali. A volte mi chiedevo se era un
bene essere arrivata a non sentire più niente o se fosse un
errore, ma subito cacciavo via la seconda possibilità
ripetendomi che era l'unico modo per
sopravivvere e andare avanti in questo mondo di merda.
Mi morsi il labbro inferiore per soffocare un sorriso fiero delle mie
riflessioni da persona forte quale mi ritenevo ma mi pentii subito, era
ancora spaccato e gonfio per via dei suoi pugni, non mi ricordavo
nemmeno più di averlo così malridotto, fanculo. Lanciai
un'occhiata all'orologio appoggiato sul tavolo della cucina: le dieci
meno dieci, cazzo. Meglio sbrigarsi o avrei passato un'altra serata in
compagnia solo di Ryan e delle sue botte.
Mi fiondai in camera sua, verso la sedia accanto al letto dove avevo
buttato i pochi vestiti infilati a caso nel borsone una settimana prima scappando per l'ennesima volta di casa e
qualche acquisto fatto nei giorni successivi; sfilai i jeans per poter
mettere una minigonna che sembrava più una fascia copri inguine,
scelsi velocemente una camicia-body blu a maniche corte, infilai le mie
Converse e mi fiondai fuori casa, dove Ryan mi aspettava col resto
della sua banda; ero carica, avevo voglia di divertirmi, non pensare
più di tanto e sballarmi, non succedeva da tempo; Ryan mi venne
incontro e una volta davanti a me mi diede una pacca al culo con la
mano destra per poi farla salire fino a sfiorarmi il livido che avevo
sotto l'orecchio sinistro: mi guardò con un'espressione sprezzante
e dopo la sua solita risatina mi chiese:
"Hey dolcezza, non è carino fare aspettare i miei amici, per
metterti quegli straccetti addosso poi? A proposito, che cazzo hai
combinato, chi ti ha pestata così?"
"Io metto quel cazzo che mi pare tesoro e si da il caso che questi"
dissi indicando le macchie violacee che avevo sul corpo "me li hai
fatti tu. Ora se non ti dispiace andiamo, voglio divertirmi stasera".
Fece un'altra insopportabile risatina, ma non ci feci nemmeno caso,
avevo solo una cosa in mente: devastarmi fino a non capire niente,
volevo abbandonare il mondo reale per una notte, agire senza riflettere.
Richard aveva una casa enorme quasi in centro, quando arrivammo era
già pieno di gente e la musica si sentiva già
dalla strada parallela dove lasciai la macchina, ero l'unica ancora in
grado di guidare e con un cazzo di motore con quattro ruote. Ero
estasiata e non vedevo l'ora di far casino.
Appena entrati, con le birre già iniziate da casa di Ryan, ci unimmo subito a Will, Mark e altri suoi amici che
non conoscevo, avevano un volto familiare ma non riuscivo a ricordare
dove li avessi visti...
Dopo le prime due Tennents iniziavo a essere più allegra di
quanto già lo fossi di mio quella sera, ma non avevo intenzione
di fermarmi, perciò buttai giù tutto di un sorso il
bicchiere di sambuca che Ryan mi aveva passato, i miei muscoli
iniziavano a rilassarsi, avevo voglia di bere e ballare, salii su
quello che doveva essere un tavolo sfilandomi la maglia, faceva troppo
caldo lì dentro, cominciavo a sudare, e iniziai a ballare con qualcuno che si trovava
lì di fianco a me, Ryan di tanto in tanto mi passava un
bicchiere pieno di sambuca o di rum o di qualcos'altro che finni per non capire cosa fosse, finchè non mi tirò
giù, mi attirò a sè leccandomi velocemente le
labbra per poi offrirmi un bicchierino di vodka mentre sul dorso della
mano mi aveva versato qualcosa di bianco, a vederlo sembrava sale o
zucchero, ma quando lo leccai mi resi conto che mi stavo sbagliando,
era qualcosa di diverso, qualcosa che mi fece andare su di giri prima
di cadere nel vuoto più totale.
Pov Robert
"Questa festa è uno schifo Tom! Dove cazzo mi hai portato, sai che non faccio più certe cose!"
"Sei diventato un perfettino del cazzo Pattz, da quando sei allergico
alle feste, all'alcol e alla figa? Devo iniziare a pensare che stai
diventando frocio?"
"Prima che io divento frocio ti scopi la Regina! Ma sentilo!"
"E allora non te la menare, fatti una birra e se la trovi anche qualche
fighetta, un paio d'ore massimo e sloggiamo di qui, almeno non rompi le
palle" disse ridendo.
Cercare di portare Tom sulla buona strada era più difficile di
quanto lo sarebbe stato cavarmi dalle palle Tiffany, che ovviamente ci
aveva raggiunti a casa di Richard. Ma era il mio migliore amico, le sue
cazzate si limitavano a ubriacarsi ogni tanto, scoparsi qualche ragazza
che gliela offriva facilmente e saltare il lavoro di tanto in
tanto, in fondo non era poi così tanto grave. Io in passato
avevo fatto di peggio. Ma era passato, adesso ero un altro, ero una
persona responsabile, dovevo esserlo perchè nessuno poteva
più badare a me, potevo contare solo su me stesso e non potevo
permettermi di fare cazzate. Non avrei più passato i limiti
perdendo il controllod i me stesso. Gliel'avevo promesso....
Avevo deciso di andare a quella festa per distrarmi un pò, avevo
raccontato a Tom di quella ragazza per cui mi ero perso al primo
sguardo; non avevo sue notizie da una settimana, nessuno l'aveva vista
o aveva notizie di lei, nemmeno Marcus, il primo che l'aveva notata e
me ne aveva parlato l'anno prima; ovviamente non avevo dato peso alla
cosa, Marcus ne diceva tante di stronzate perciò non avevo
creduto al suo "se la vedi perdi la testa, è figa ed è il
tuo tipo in tutto non è come tutte le troiette che ti stanno intorno". Bravo coglione, dai poco retta agli amici eh.
Stavo letteralmente impazzendo, ero passato ogni giorno davanti a quel
vialetto, ma della sua macchina e di lei nemmeno l'ombra.
Perciò una serata senza pensarci, o almeno provare a non farlo,
mi sarebbe servita, forse.
Presi una birra fresca dal bancone frigor che si trovava in cucina,
conoscevo quella casa quanto la mia, una volta era stata la mia seconda
casa anche se adesso mi sentivo un perfetto estraneo. Tiffany non mi
mollava un secondo, non la sopportavo, non la reggevo più
nemmeno a metri di distanza, perciò con la scusa di uscire a
fumare cercai di scaricarla, mi avrebbe seguito anche al
cesso quella rompicoglioni.
"Dove vai amore?"
"Vado a fumare, torno subito, tu non ti muovere di qui, anzi, fa un
pò quello che vuoi ma lasciami due secondi in pace" camminai
più in fretta possibile deviando verso la grande sala da pranzo
anzichè nel giardino sul retro, sperando che mi avrebbe perso di
vista tra tutte quelle persone e per mia fortuna fu così.
Accesi una Camel e feci il primo tiro lungo, il fumo mi bruciò
quasi la gola, ma era bellissima la sensazione una volta buttato fuori,
era come liberarsi da un groppo. Mi guardavo intorno in cerca di una
distrazione per quella serata ma mi fermai a osservare incuriosito
quello che stava succedendo di lì a pochi mentri da me.
Avevo riconosciuto Will, un tempo eravamo amici; era inginocchiato su
una sedia, col busto abbassato verso il tavolo, di fianco a lui, sul
lato stretto del tavolo, un altro ragazzo coi jeans sbottonati e una
canotta bianca bagnata di alcol rideva di gusto e diceva qualcosa a
qualcuno che non riuscivo a vedere, mi avvicinai per capire con chi
stava parlando e il mio cuore si bloccò quando la vidi.
Era sdraiata su quel tavolo freddo, i capelli sciolti impastati di
alcol e sudore, il viso sporco di nero per via del trucco colato,
era ridotta a uno schifo, era ubriaca fradicia....ed era seminuda. Non aveva più nemmeno il
reggiseno, l'unica cosa coperta da un triangolino blu molto, molto
piccolo, era sotto l'ombelico. Era piena di macchie scure dalla pancia
in su, sulla sua pelle così chiara e delicata sembravano
dei...lividi! Chi cazzo l'aveva conciata così??
"Oh porca puttana"
Corsi verso di lei col poco controllo che mi era rimasto, volevo
portarla via di lì all'istante, ma il sangue mi si gelò
per quello a cui assistivo l'attimo successivo: con la mano sinistra
teneva una bottiglia semivuota di Vodka, beveva e rideva come una
bambina, ogni tanto si versava qualche goccia sul seno aspettando che
quei due la leccassero....con la mano destra li attirava verso di
sè, sfiorava le erezioni di entrambi e si toccava sfregando le
dita su quel piccolo triangolo blu. "Brava Kristen, così si fa piccola, sei uno schianto" E lei sorrideva compiaciuta. Kristen. Il suo nome era Kristen.
Il ragazzo coi jeans sbottonati la leccava ovunque mentre Will le
infilava la lingua in bocca per poi darsi il cambio. Mi ci vollero due
minuti buoni per capire se ero svenuto e nell'inconscio stavo avendo un incubo o ero ancora sveglio,
dopodichè senza pensarci due volte mi feci largo tra quella
folla assordante, afferrai Will per la spalla costringendolo a girarsi
verso di me e gli piazzai un pugno in piena faccia.
"Hey pezzo di merda, che cazzo fai al mio amico? Che cazzo vuoi? Perchè non..."
Gli tappai la bocca tirando un pugno anche a lui, cadde all'istante
tanto era fatto, Will nel frattempo si era sollevato da terra e mi
guardava confuso, anche lui si reggeva a malapena in piedi; lo ignorai,
mi girai verso di lei, ancora sdraiata sul tavolo mentre continuava a
bere, a ridere e a fare moine ad altri ragazzi che la guardavano con
l'eccitazione che gli usciva dagli occhi e a momenti anche da un'altra
parte.
"Questa la lasci qui e ora tu fili via con me"
"Robert!!!!! Ti aspettavo lo sai? Mi chiedevo quando saresti arrivato,
ce ne hai messo di tempo per trovarmi!" i suoi occhi, nonostante la
fatica che facevano nel rimanere aperti, erano gioiosi, sorrideva come
una ragazzina impazzita mentre
diceva quelle parole così false, dettate solo dalla fantasia
della sbronza..senza darle retta mi sfilai la camicia abbottonandola
dopo averla infilata a lei, per
fortuna arrivavava a coprirle anche il sedere. Era sudata e allo stesso
tempo la sua pelle era freddissima, dovevo portarla via di lì,
in un posto tranquillo, al caldo, al sicuro. L'idea balenò nella
mia mente in un secondo.
Non si reggeva in piedi, perciò la afferrai dalle gambe e la
sollevai per stringerla a me, sembrava una bambina in braccio al
suò papà, mi avvolse il collo con le dita e continuanado
a ridere sbiascicava stronzate a raffica "sei il mio eroe, speravo
venissi a tirarmi fuori da sta merda, magari no stasera
perchè cazzo, mi stavo divertendo da matti" La lasciavo parlare
senza dire una parola o degnarla di uno sguardo, stavo cercando di
tenere a bada la rabbia, la violenza e il peggio di me, o la serata
sarebbe finita diversamente. Il suo umore cambiò di colpo mentre
iniziava a dimenarsi e a darmi dei deboli pugni sulla schiena:
"Robert, mettimi giù, ho detto che mi stavo divertendo, lasciami
in pace cazzo, non mi toccare, fammi scendere!!!" continuava a tirarmi
calci nel sedere, ma erano così soffici che sembravano le pacche
dolci di un bambino.
Strinsi ancora di più la presa per tenerla ferma,dopodichè la misi a sedere sul sedile
della mia Mercedes SLK, chiudendola con tanto di sicura così che
non sarebbe potuta scappare semmai ne avesse avuto le forze; salii in
macchina e sgommai a tutto gas.
"Tu hai chiuso con sta merda hai capito? Adesso basta, è da un
mese che torni dai tuoi strisciando come un verme, una notte ti ho
dovuta portare io in camera tua, porca troia Kristen ma un minimo di
testa lo hai???"
"Non devo nessuna spiegazione a nessuno capito? Tantomeno a un
rompicoglioni come te, che cazzo fai mi segui alle feste?" sembrava
stesse tornando in sè, o forse era lo sfogo tipico di chi
è devastato marcio.
"No stronzetta, ci sono finito per caso, si da il caso che conosco
Richard, ringrazia Dio semmai che invece ero lì o chissà
che fine facevi stanotte, guardati cazzo!!!!" Si guardò a
malapena e un sorriso fiero le spuntò sul viso, sembrava quasi
felice di essere ridotta in quel modo; incredibile, questa ragazza era
incredibile.
"Non sono affari tuoi, sono grande abbastanza e ti dico che mi stavo divertendo!"
"piena di lividi, ubriaca, seminuda e in atteggiamenti da troia? QUELLO
LO CHIAMI DIVERTIRSI? Ma come cazzo sei messa, sembri una quindicenne
depressa, ripigliati cazzo, ripigliati!"
" SI mi stavo divertendo prima che tu venissi a rovinare tutto!!!!!! Ma
tu che cazzo ne sai, non avrò quindici anni, ma che cazzo ne
sai di come sto, eh?!? Sei nella mia testa? Non puoi lontanamente
immaginare cos'ho passato e cosa sto passando io, perciò tappati
quel cesso che hai al posto della bocca e riportami...."
"sentiamo, dove ti riporto? A casa? o da quei bastardi che chiami amici? Dimmelo tu!"
"Lasciami anche qui in mezzo alla strada, mi arrangio da sola!"
"Scordatelo, tu cammini con me."
Scesi dalla macchina, all'ingresso dell'albergo dove ormai abitavo da
mesi, caricai Kristen, che ancora blaterava, sulle spalle e mi diressi
dritto verso la mia dependence a fianco alla hall.
"Mike, portami delle asciugamani, una vestaglia e qualcosa da mangiare, per favore."
"Subito Robert" Mike per me era ormai più un parente che un
dipendente del mio albergo, a lui concedevo tutto, era l'unico di cui
mi fidavo.
"Bene, ora mi dici che cazzo ci facciamo qui?Allora? Brutto stronzo!"
Non gli risposi, la poggiai sul mio letto dirigendomi poi verso il
bagno per riempire la vasca di acqua calda, sentii un tonfo e quando
tornai di corsa in camera la trovai stesa per terra le lacrime agli
occhi nonostante stesse ridendo, poteva essere così bella anche
in quel momento così ridicolo?....la portai in braccio fino al
gabinetto, la feci sedere a terra e mentre con una mano le tenevo i
capelli, con l'altra provai a infilarle due dita in gola per farla
vomitare, almeno a qualcosa sarebbe servito.
"Lascia, faccio da sola, ci sono abituata"
"Kristen non vedi nemmeno bene"
"Ho detto che faccio da sola, sta' zitto per piacere"
Con disinvoltura si infilò le dita della mano destra in gola e
un secondo dopo intasava il gabinetto di tutto l'alcol che aveva
ingoiato fino a mezz'ora prima, sembrava soddisfatta di svuotarsi,
meglio così. La lasciai fare mentre le tenevo i capelli e le
accarezzavo la schiena, cosa cazzo stava succedendo a questa ragazza
per ridursi così? Avevo ancora troppo chiara l'immagine della
sala da pranzo a casa di Richard, le mie carezze a tratti si facevano
più pesanti, mi fermava lei che mi diceva "fa piano, ho dei
lividi sai?" ma come aveva fatto a conciarsi così? Avevo pensato
a....ma no, cercavo di scacciare quell'immagine dalla mia mente,
pensavo solo che volevo tenerla tra le mie braccia e farla addormentare
accanto a me, al sicuro.
"Adesso tu fai un bel bagno e po fili a letto, sei andata via da casa
tua una settimana fa e i tuoi 'amici' sono troppo fatti per
preoccuparsi di cercarti, perciò tu da qui non ti muovi."
"Non ho niente da mettere, cazzo sono in perizoma! E poi non mi va di fare il bagno, affogo se entro nella vasca..."
"Oh ce la farai, sei riuscita a dire stronzate fin'ora, capirai
cos'è un bagno veloce, entra nella vasca prima che ti ci butti
di forza"
"Si ma tu non guardare, mi vergogno" le sue guance si fecero rosse, si
vergognava davvero dopo quello che aveva fatto poco prima?
"Come se ormai mi resta molto altro da vedere"
"Sei uno stronzo! Esci di qui subito!" non avevo intenzione di
peggiorare le cose più di quanto fossero messe male. Questa
ragazza mi avrebbe fatto impazzire pensavo all'inizio, ma non
immaginavo quanto....c'erano troppe cose a cui pensare, troppi casini
da risolverle, eppure mi sentivo pronto, avrei fatto di tutto per lei,
perchè era ciò che volevo, prendermene cura, occuparmi di
lei, amarla e proteggerla. Dio quant'era bella, anche malconcia, anche
se piena di lividi.....no, meglio se non ci pensavo. Accesi la TV, su
MTV stavano mostrando un vecchio video di Mario, era la mia canzone
preferita, ma in quel momento quelle parole arrivarono dritte al cuore come se fosse la prima volta che le ascoltavo:
"You should let me love you, let me
be the one who, give you everything you want and need...baby good love
and protection, make me your selection, show you the way love is
supposed to be...." "Dovresti permettermi di
amarti, farmi essere l'unico che ti da ciò che vuoi e di cui hai
bisogno, piccola, un amore dolce e protezione, far di me la tua scelta,
mostrarti come l'amore dovrebbe essere...." Spensi immediatamente, non era il momento quello. Dovevo
pensare prima a farla riprendere. Io venivo in secondo piano, forse;
forse nemmeno ci sarei stato tra i suoi piani. Mentre mi rabbuiavo
considerando questa possibilità che speravo non si sarebbe
avverata notaii che dal bagno non arrivava alcun suono, mi sporsi un
pò e sentii il suo respiro pesante dovuto all'alcol e
lento....si era addormentata. La tirai fuori dalla vasca nel modo
più delicato possibile, l'avvolsi nell'accappatoio e la portai
sul letto.. l'asciugai per bene, le misi la vestaglia e le rimboccai le
coperte; feci tutto questo sforzandomi di non pensare al fatto che era
nuda
a pochi centimetri da me, non era quello il momento di fare certi
pensieri, anche se il mio "amico" lì sotto non mi aiutava di
certo a stare tranquillo.
Mi spogliai anche io, infilai i pantaloni della tuta mentre sopra
rimasi a petto nudo, dormivo sempre così, mi misi sotto le
coperte e mi avvicinai a lei avvolgendola tra le mie braccia;dormiva
profondamente, adesso il suo corpo era caldo, vellutato.... le
lasciai un bacio soffice tra i capelli sussurrandole "buonanotte
kristen", speravo almeno che
stesse sognando e che non stesse facendo degli incubi, volevo che
stesse tranquilla, almeno con me lì accanto a lei.
Chiusi gli occhi e rimasi un pò così aspettando di
addormentarmi, c'ero quasi quando la sentii stringersi di più a
me; si accasciò completamente con tutta la testa sul mio petto e
la sentii dire "Robert? Non lasciarmi da sola Robert".
Il cuore improvvisamente iniziò a battere più forte,
temevo che si sarebbe svegliata per via dei battiti troppo rumorosi e
veloci, le mani iniziarono a sudarmi e la mente si annebbiò. "Non ti fare stranee idee Rob, l'ha detto inconsciamentre mentre dorme, non penserebbe mai una cosa del genere" continuavo a ripetermi nonostante fossi già convinto di questa cosa;
"Non ti lascerò piccola, te lo prometto" non l'avrebbe mai
sentito, persa nel sonno com'era, ma avevo voglia di dirlo a voce, non
solo tenerlo nei miei pensieri, e più sicuro che mai
che d'ora in avanti mi sarei preso cura di lei, mi addormentai.
Pov Kristen
Il martellare nella mia testa non ne voleva sapere di smettere di darmi
noia, tanto che mi fece svegliare, che cazzo. Aprii gli occhi molto
lentamente per evitare di essere abbagliata da qualche luce, ma non fu
così: solo un pò di luce soffusa veniva dall'abat jour che si
trovava dall'altra parte della grande stanza, pulita, fresca ed
elegante in cui mi trovavo....come ci ero arrivata fin lì?
Possibile che non ricordassi nien......Robert! Oddio, avevo ricordi
vaghi e mischiati tra di loro, che cazzo era successo? Feci per
scendere dal letto di corsa ma dovetti aggrapparmi alla colonna del
grande letto a baldacchino per evitare di cadere, evidentemente l'alcol
non era ancora uscito dal mio corpo, che palle. Mi misi di nuovo seduta
sul letto e dopo due secondi Robert entrò dalla porta sulla sinistra.
"Buongiorno, come va oggi?" il suo tono di voce era freddissimo, non
che la cosa mi importasse dato il soggetto, ma dovevo averla combinata
grossa per rendere anche lui di malumore.
"Ancora svarioni, tanta fame, ma bene, penso che posso tornare a..."
"Tu da qui non ti muovi, non per adesso, almeno."
"E tu chi sei, mio padre? Forza, passami i vestiti, io me ne vado"
"Se li avessi i vestiti, hai solo un perizoma, sporco di alcol tra
l'altro" oh cazzo. Ma che era successo? Io ricordo vagamente di aver
avuto una grossa camicia a quadri mentre vomitavo...ma certo, era la
sua, che sciocca.
"Senti Robert, ti ringrazio per l'aiuto, davvero, dimmi quant'è
il conto per questa camera che, wo, ti dev'essere costata, però
ora ti prego riportami da Ryan"
"Io non ti riporto da nessuna parte, tu da quegli animali non ci torni
a meno che non ti piacerebbe vedermi in galera, a casa tua non vai da
una settimana e non mi sembra il caso che tu ci torni ora in questo
stato e io qui ci vivo quindi non mi devi niente, ok? stai buona e per
una volta ascolta me." Era serio, sul viso aveva un espressione triste,
arrabbiata.....e preoccupata.
"Te lo chiedo per piacere, fammi uscire di qui, non ce la faccio a stare qua con..."
"Con me, certo. So che non mi sopporti, tranquilla, non è mia
intenzione darti fastidio. Forse avrei dovuto lasciarti nella
merda stanotte, hai ragione. Ok dai, rimettiti quel perizoma, ti lascio
al primo marciapiede libero un passaggio lo troverai sicuro
conciata così..."
"E va bene, resto, contento? A una condizione però: lasciami in
pace, parlami il meno possibile, stammi alla larga e permettimi di
pagarti quando me ne andrò"
"Lo farò." il suo sguardo continuava a rimanere serio, mi
infastidiva molto la cosa, quasi quasi preferivo lo sfacciato
incontrato al bar. Rimossi il pensiero e cercai di capire dove sarei
potuta andare...riflettendoci su però, non avevo davvero un
posto in cui andare tranne casa mia;
quella stanza era così accogliente, così pulita e per la
prima volta dopo chissà quanto tempo mi sentivo al sicuro dal
resto del mondo, sopportare Robert in cambio di quel piccolo angolo di
tranquillità estraneo da tutto e tutti non sarebbe stata
un'impresa
così massacrante, almeno speravo; perciò accettai, certa
comunque che di lì a poco me ne sarei andata.
cap 5Buongiorno/buonasera/buonanotte :D come la va?
A riecchime, raffreddatissima e con un nuovo chappy (fede l'hai
chiamato tu così xD). Vi giuro, credevo che il 4 capitolo
sarebbe stato meno cagato degli altri invece sono aumentate le
recensioni, che dire, solo G R A Z I E. Siete fantastici TUTTI quanti
(ha recensito anche qualche maschietto xD) e vi lascio alla lettura,
spero vi piaccia (ci ho messo 4 giorni per scriverlo, non so perchè xD)
Besitos!
Lory
Pov Robert
"Buonasera"
"Ciao! Ho prepar.....Rob ma che cazzo hai combinato al viso? Ti hanno sfigurato!!!"
"Tranquilla, anche io ho amici maneschi, ogni tanto lo scherzo si trasforma in qualche buffetto"
"Ah beh, e poi dici a me di non frequentare certa gente, contento tu.."
La sua leggerezza e la sua apatia erano spaventose, era insensibile a
tutto, ma questa volta ero felice che fosse in questo stato. Mi sforzai
di sorriderle benchè il labbro spaccato bruciava da morire, ma
per lei era un dolore sopportabile, una sciocchezza.
Non mi andava di dirle che ero stato da Jack; Marcus la sera prima mi
raccontò che tramite le sue
conoscenze era venuto a sapere di quanto quel pezzo di merda si fosse
vantato in giro su quello che le aveva fatto; stava iniziando a
raccontarmi tutto per filo e per segno ma già dopo qualche
parola avevo sentito abbastanza, sapere come
l'aveva
toccata e avuta mi aveva fatto perdere il controllo, avevo i nervi
tesissimi e le mani avevano iniziato a tremare da sole dalla rabbia;
perciò ero andato
a cercarlo quella mattina, lo avevo aspettato sotto casa per mezza
giornata e quando ci incontrammo non gli diedi nemmeno il tempo di
aprire bocca; era un tipo tosto, ma aveva sbagliato la persona contro
cui fare il grosso, il mio viso in confronto al suo era perfetto dopo
averlo pestato. E mi fermai solo perchè pensai a lei, al fatto
che mi avrebbe odiato ancora più di quanto facesse ora....se
avessi potuto continuare a quest'ora un'altra madre avrebbe pianto
per un figlio perduto.
Ma non era ancora finita, c'era ancora il suo amichetto da sistemare,
l'avrebbe pagata cara quel figlio di puttana per averla obbligata a conciarsi e ridursi in quel modo..
"Comunque, cos'hai preparato stasera? Qualcosa di commestibile almeno vero?"
fece un linguaccia e si voltò di nuovo verso i fornelli.
"Quanta presunzione! Cucina tu allora, no? Io ho fatto un piatto
italiano, se vuoi mangiati pure qualos'altro, vorrà dire che
mangerò il doppio io, tanto non ingrasso" mi uscì
spontanea una risata, era così sfacciata, schietta, ma proprio
non le
riusciva la parte della dura nonostante ci provasse in tutti i modi,Io
vedevo solo paura e dolcezza in quel metro e 70.
La sua mancaza l'avrei sentita in un modo che al solo pensiero mi
venivano delle fitte allo stomaco. In soli tre giorni, nonostante
passassi più tempo
possibile fuori casa per evitare di irritarla standole intorno, mi ero
abituato al suo profumo nella mia dependence, alla sua voce, a lei. Ma
il giorno dopo se ne sarebbe andata, d'altronde era stata una pazzia
pensare che sarebbe rimasta con me, lei mi sopportava a malapena. In
quei giorni per sdebitarsi sebbene gli avessi detto che non mi
doveva niente non aveva fatto altro che
cucinare, sistemare la mia camera e a volte passava il tempo a guardare
fuori
dalla finestra, lo sguardo vuoto, ogni tanto triste, e la mente
chissà dove. Non avevo osato chiedergli a cosa pensasse, non la
conoscevo in fondo...anche se avrei voluto sapere di ogni secondo della
sua vita prima di conoscermi.
"Sei contenta di tornare a casa domani?"
"Non mi cambia niente tranne che dormirò di nuovo nel mio letto,
ci sarà mamma con me, almeno un viso familiare, e non disturberò qui, così
ognuno continuerà liberamente la propria vita"
Colpo al cuore. Com'era possibile che ancora non aveva capito che
quella era l'ultima cosa che volevo? Io avrei passato ogni istante
della mia vita con lei chiuso lì dentro...eppure amare a volte
vuol dire
anche lasciare andare la persona che ami...e io avrei dovuto
farlo. Per un attimo feci fatica a respirare, il groppo che avevo nella
gola mi stava soffocando. Sfregai fortemente le mani sulle mie
gambe nascoste sotto il tavolo mentre cercavo una soluzione per non
farla uscire totalmente dalla mia vita...avrei potuto fare come
nell'ultimo mese, seguirla a distanza, solo per accertarmi che stesse
bene "Rob lasciala stare, non ne hai il diritto!" coscienza di merda. Rovinava sempre tutto.
"A che pensi?" stava parlando con me??
"Dici a me?"
"No, parlavo con la TV, certo che parlo con te idiota!" Si, parlava davvero con me.
"Sempre dolcissima! Non stavo pensando a niente" Posò la
forchetta sul piatto vuoto, si alzò e venne verso di me, spinse
un pò il tavolo in modo da potervi appoggiare la schiena mentre
si sedeva su di me, una gamba da un lato e l'altra dall'altro. Iniziava
a fare caldo.
"Sei sicuro che non pensi a niente....?" portò un braccio dietro
il mio collo, con l'altra mano iniziò ad accarezzarmi lentamente
il petto e le sue labbra si avvicinarono troppo alle mie
"Se prima pensavo a qualcosa adesso non sono più in grado di
farlo" la mia voce era giù roca, bassa sopraffatta
dall'eccitazione. Chiusi gli occhi, non potevo vederla ma sentii sulla
mia guancia il suo sorriso
"Meglio così, voglio che pensi solo a me adesso, fallo Rob" non
me lo stava chiedendo, me lo stava ordinando...prese la mia mano e la
portò sul suo piccolo seno, la guidava su e giù
finchè mi lasciò fare da solo mentre iniziava a toccare
la mia erezione già gonfia al massimo, ancora qualche minuto e
non avrei più risposto di me. Solo a quel punto mi baciò
con forza e non riuscii a trattenermi, non appena dischiuse le sue
labbra infilai la mia lingua nella sua bocca mentre le mie mani
iniziarono ad esplorare dolcemente il suo corpo, passando dalla sua
schiena al suo viso per poi continuare sul sulle sue gambe magre e
lisce, sul suo seno, sulla sua intimità già calda e
umida. La sollevai e la misi seduta sul tavolo, facendomi posto tra le
sua gambe, mi slacciò i pantaloni e tirò fuori la mia
erezione cominciando ad accarezzarla col dito che si era appena
succhiata, stavo per esplodere, ne ero certo.
"Kristen, basta." L'immagine di lei stessa sotto quei due balordi mi bloccò di colpo. Non potevo continuare.
"Non dire stronzate, dai che ti faccio divertire" i suoi occhi verdi che amavo tanto erano colmi di eccitazione.
"Ho detto basta, lasciami!" mi allontanai da lei dandole le spalle e
passandomi le mani tra i capelli, non potevo credere che stesse
parlando sul serio.
"Ho fatto qualcosa che non dovevo fare?"
"QUESTO! Come cazzo fai a farlo così facilmente, ancora qualche minuto e avremmo fatto sesso!"
"Era quello che avevo in mente, dimmi, ma sei normale? Una ragazza
vuole scopare con te e tu interrompi tutto? Cos'è, sei vergine?"
fece in risolino divertito.
"E tu la fai così facile? Per te è solo divertimento?"
"E cosa dovrebbe essere allora?"
"Per me sesso è anche amore, sai cos'è?"
"Lo sapevo, una volta, adesso non conta più; tanto le due cose
per me non sono mai esistite insieme. Comunque non sono affari tuoi,
non ti va? Fa niente, sappi però che io ci ho provato a
sdebitarmi per questi tre giorni, che non ti venga in mente poi di
rinfacciarmeli" Cercai di scandire quelle parole nella mia mente per
trovarvi un senso logico; mi girai di scatto le afferrai le spalle con
le mani e la guardai dritta negli occhi, furioso:
"Tu ti stavi offrendo a me per rendermi il favore?? MA SEI IMPAZZITA?!?"
"Che c'è di male scusa? Tu mi hai ospitata io ti stavo offrendo me stessa, tutto qui"
"Tutto qui? Cioè, per te è una cosa così da
niente? Non ti rendi nemmeno conto che mi stavi offrendo il tuo
corpo, non te stessa!!!"
"Quante menate! Non fa differenza, sei poco furbo Robert, io non ci avrei pensato due volte"
"E' assurdo. Lei offre il suo corpo così, non gliene frega un cazzo, Dio!!!!"
Entrai in bagno sbattendo la porta, mi servivano un paio di minuti per
calmarmi. A lei non importava niente. Quindi quei bastardi non la
stavano nemmeno obbligando, non ne stavano approfittando perchè
era ubriaca, lo avrebbe fatto anche da lucida. Ma cos'aveva al posto
del cervello? Aveva così poco rispetto di se stessa?
No, non poteva continuare così, doveva cambiare testa, doveva
credere di nuovo in se stessa, a costo di costringerla a farlo. Mi
guardai allo specchio, cercai di cambiare espressione sul mio viso, non
volevo che mi vedesse duro con lei, era l'ultima cosa di cui aveva
bisogno "Provaci Robert, magari ti manderà a fanculo dopo due secondi che hai aperto bocca, ma almeno provaci"
Era seduta sul divano tranquilla a guardare la TV, mi aspettavo una non-reazione DEL
genere da parte sua; eppure memorizzai quell'immagine per poterla
rivivere quando lei non ci sarebbe più stata; feci un bel
respiro e mi inginocchiai davanti a lei che mi lanciò
un'occhiata inviperita.
"Spostati, non vedi che sto guardando la TV? Quanto sei pesante Robert!Si può sapere che cazzo vuoi da me?"
"Non me ne frega un cazzo della TV, adesso tu mi ascolti per due minuti"
"Non mi.."
"Non ti niente, adesso tu mi stai a sentire: io non so niente di te,
ok? Non so un emerito cazzo, l'unica cosa che ho capito solo
osservandoti in questi giorni è che a te non importa nulla. Non
ti frega niente di te stessa, non ti frega niente della tua vita, della
tua famiglia, non hai interessi, non esci....tu non vivi."
"Non pensavo ci saresti arrivato! Grande, e adesso cosa pretendi? Non c'è nessun premio per chi capisce come sto"
"Puoi fare la seria per un cazzo di minuto? Cristo, sei peggio dei
bambini!" Dovevo avere lo sguardo incazzato perchè i suoi occhi
sembrarono impauriti per un secondo, dopodichè si mise subito
composta e restò a guardarmi attenta mentre parlavo, si porse in
avanti, i gomiti appoggiati alle gambe e le mani racchiudevano il suo
viso incantevole.
"Parla, ti ascolto"
"Perfetto. Non ho molto da dirti, sono l'ultima persona che vorresti
nella tua vita e forse non ho il diritto di parlarti così, ma
cazzo, hai 21 anni, sei bellissima e non sei stupida o incapace,
perchè ti stai buttando via così?"
"Perchè io per avere solo 21 anni ho visto e subito troppo nella
mia vita e adesso non voglio più soffrire, spegnere ogni tipo di
emozione aiuta, sai?"
"La vita non è solo dolore" e io lo sapevo benissimo, nonostante
la mia vita fosse distrutta era arrivata lei a riempirmi di
gioia, quella gioia che aveva quasi cancellato tutte le ferite.
"Per me lo è, fidati"
"Ok, può anche darsi...ma per questo motivo allora cosa fai?
Peggiori le cose riducendoti a essere un corpo senz'anima che esiste ma
non vive?"
"Fa meno male"
"Allora non sei matura come credevo"
"Che cazzo dici, io sono matura, non sono una bamb..."
"Se fossi stata matura avresti accettato il dolore, lo avresti
affrontato e avresti cercato di fare qualcosa per cambiare quella che
tu chiami vita di merda"
"Non so come fare! Lo capisci? Non lo so! Ogni volta che ci provo va
tutto di merda, sono stanca cazzo!" I suoi occhi divennero tristi di
colpo, riuscivo a leggere bene anche la disperazione e la paura che
aveva di riprovarci.
"Comincia da zero, in tutto: riparti con i tuoi genitori, con i tuoi amici, anche con me se vuoi.."
"E secondo te sono così stupida che sapendo quanto si mi ferisce rischio ancora fidandomi della gente?"
"Dovresti saperlo, dato che ti reputi intelligente, che in fondo la
vita si vive rischiando..non puoi non fidarti solo perchè altre
persone ti hanno delusa; i tuoi genitori ti vogliono bene, io se avessi
voluto ti avrei già fatto di tutto, non trovi?"
"In effetti si, avresti potuto anche uccidermi, il che non sarebbe
stato così male ahahah...ok scusa, scusa!! Beh ma allora sto
già per cambiare, dai miei torno domani, con te però cosa
potrei fare? Non abbiamo nessun legame, non ti conosco, onestamente
fino a cinque minuti fa mi stavi anche sul cazzo" fino a cinque minuti
fa, i repentini cambiamenti d'idea di questa meravigliosa creatura mi
facevano andare fuori di testa.
"Uhm...Cominci da capo anche con me?"
"Cioè?" le strinsi piano la mano, era infreddolita, così
piccola e fragile dentro la mia, avevo quasi paura di farle del male.
"Piacere, io sono Robert"
"Cosa? Non stai facendo sul serio, vero?" Scoppiò in una risata
che la diceva lunga su quanto mi trovava ridicolo, ma non gli diedi
peso.
"Ho detto ricominciamo da capo, la presentazione la prima volta
l'abbiamo pure saltata, non essere infantile, sono solo quattro parole"
"Uffaaaa, ma mi viene da ridere" cercava di contenersi ma era divertita dalla situazione
"Ti muovi?"
"E va bene, ci provo: piacere, io sono Kristen"
"Kristen Stewart, giusto?" trattenne a stento un'altra risata, era bello vederla così, era incantevole.
"Si, qual'è il tuo cognome invece?"
"Pattinson"
"E' la prima volta che me lo dici, non lo sapevo prima"
"Sapessi quante cose che non sai di me!" e che avrei tanto voluto dirle, un giorno.
Continuammo quella strana ma tranquilla conversazione ancora per un
pò, quella notte mi addormentai per l'ultima volta sul divano
mentre lei occupava il mio letto pensando che sapevo almeno qualcosa in
più di lei: sapevo che sua mamma si chiamava Jules e suo padre
John, sapevo che aveva tre fratelli più grandi di lei, che
si era diplomata tre anni prima, che parlava italiano, francese e
spagnolo, che era nata a Los Angeles ma i suoi si erano trasferiti qui
a Londra quando aveva solo 8 anni, che i pochi amici che aveva erano
persone che lei considerava sbagliate..il che mi fece pensare
che in fondo la ragazza giudiziosa, normale, con dei
sentimenti e dei pensieri esisteva ancora da qualche parte, bastava
solo farla tornare.
Pov Kristen
"Respira Kris, respira" Più me lo ripetevo, più mi veniva
difficile, eppure era necessarioc he lo facessi, d'altronde erano i
miei genitori, era casa mia. Robert aveva ragione forse, forse non era
tuto perso, qualcosa poteva salvarsi, perchè non provarci? Nel
peggiore dei casi sarei tornata nel mio stato di insensibilità
verso la vita.
Che tipo. Era strano forte, un secondo era stronzo, sfacciato, il
secondo dopo era riflessivo, serio, quello dopo ancora incazzato, o
dolce o chissà cosa. Eppure non provavo più
quell'antipatia che sentivo il primo giorno che lo incontrai. In fondo
non era così male, sentivo di potermi fidare di lui, forse avevo
bisogno di un amico così. Mi aveva regalato tre giorni di pace
assoluta, non aveva chiesto niente in cambio e non si era permesso di
fare più di quanto gli avevo concesso, a parte quegli attimi
di...
"Sei agitata?"
"No, va tutto bene. No ok, sono terrorizzata"
"Sono i tuoi genitori Kristen, di cosa devi essere terrorizzata? E'
casa tua, andrà tutto bene, se vuoi rimango qui e vai da sola"
"No ti prego, l'ultimo favore che ti chiedo, prometto, non
lasciarmi da sola, mi blocco e non so cosa dire, oppure divento
aggressiva e scappo via, accompagnami tu per favore"
"Sei sicura?"
"non te l'avrei nemmeno chiesto se non lo fossi"
"D'accordo allora, almeno ti fermo se provi a scappare"
Si, avevo decisamente bisogno di un amico come lui. Salimmo in macchina
e ci dirigemmo verso casa dei miei genitori, oggi mamma non avrebbe
lavorato, era il suo giorno libero. Arrivammo subito, abitavo davvero
vicino alla sua dependence, e parcheggiammo nella strada su cui si
affacciava l'entrata principale di casa mia, davanti...alla mia
macchina!
"L'hai portata tu qui??"
"Se non lo avessi fatto penso che a quest'ora sarebbe solo un privè per drogati"
"Oh, beh...io......grazie"
"Ma figurati, è una cosa da niente!"
"Allora vaffanculo" e gli sorrisi
"Adesso ti riconosco! Pronta?"
"No. Andiamo"
Chiesi a Rob di bussare alla porta per me, io avevo le mani troppo
tremolanti per farlo, continuavo a muovermi guardando a terra i
mattoncini del vialetto di casa mia, non avevo il coraggiodi alzare lo
sguardo.
"Ciao Kristen"
"Mamma..." le parole rimasero bloccate nella mia gola, non riuscii a finire la frase
"Ti serve qualcosa, Kristen?" no mamma, non ho bisogno di niente, solo di voi.
"No, ehm..io...sono tornata"
"Ah si? Ti sei decisa finalmente? E come mai? Sentiamo" avevo
immaginato per tutta la notte di trovare mia madre arrabbiata, ero
scappata via di casa per l'ennesima volta senza farmi più
sentire..non immaginavo però di trovare tanta freddezza.
"Voglio tornare a casa mamma, tutto qui" sentivo gli occhi che
iniziavano a bruciare mentre le lacrime iniziavano a farsi vive in
loro, sarei scoppiata a piangere da lì a qualche secondo. Lo
stesso stava succedendo a lei.
"Pensi che questa volta possa bastare? Non è così
Kristen, troppe volte hai sbattuto questa porta alle tue spalle
sparendo per Dio solo sa quanto tempo, ho passato troppe notti ad
aspettare che tu tornassi, a pensare a dove potessi essere, ti
cercavamo ovunque, ma hai sempre fatto di testa tua" le lacrime le
rigavano il volto, il suo tono era un misto tra l'arrabbiato e
l'angosciato.
"Mamma ma..."
"Niente ma Kristen, io non sono tua madre solo quando decidi che forse
ti fa più comodo stare a casa, ho cercato di essere la madre
migliore del mondo per te, ti ho fatto studiare, ti ho dato tutto pur
di vederti felice, ma tu non sei mai stata contenta e per far felice te
stessa hai fatto impazzire me, adesso credimi non ho più le
forze di lottare un'altra volta"
"Mamma io ho bisogno di te" adesso le lacrime scendevano sul mio viso ininterrotte
"Tu non hai bisogno di me, semmai ne avessi avuto non saresti scappata
ogni volta, se davvero mi avessi voluto bene non mi avresti fatto tutto
questo, saresti rimasta con me, avremmo affrontato tutto insieme"
"Signora Stewart mi scusi se.." Robert fece per dirle qualcosa vedendo che io ormai avevo anche perso la forza di parlare
"Tu non ti mettere in mezzo! Chi sei, un altro dei suoi amici di
letto?" guardò Robert con uno sguardo che avrebbe incendiato un
iceberg, poi si rivolse a me: "Beh allora, chi è lui? Un nuovo
nome sulla tua lista? Lo sai, io mi vergogno di averti come figlia! Mi
vergogno! E adeso vattene per favore, prima che tuo padre ci senta e ti
allontani con la forza"
"Non lo farà signora, non finchè io sarò qui con lei! Andiamo Kristen"
"Andiamo dove Robert?? Lei è mia madre cazzo, non può
buttarmi fuori di casa così, non può!!!" il cuore mi
batteva così forte che temevo sarebbe potuto uscire fuori dal
petto, corsi verso mia madre, l'abbracciai forte "Ti prego mamma, ti
prego. Non succederà mai più, cambierò, è
una promessa"
Il viso distrutto di mia madre mi provocò una stretta al cuore che credevo stessi per morire
"Non ti credo più Kristen, lo hai detto troppe volte, non ti credo più. Buona fortuna figlia mia"
E lasciando la mia presa entrò in casa lasciandomi lì fuori come una perfetta estranea.
Mia madre mi aveva cacciata di casa.
Robert soffocò le mie urla disperate facendomi alzare in piedi
dopo che le gambe avevano ceduto facendomi cadere in ginocchio,
stringendomi a sè e costringendomi a tenere la testa contro il
suo petto, stavo impazzendo, me lo sentivo, avevo voglia di urlare, di
rompere quelcosa. Anche i miei genitori mi avevano buttata via. Un
battito in meno del mio cuore ogni secondo che ci pensavo.
"Calmati Kristen, è arrabbiata adesso, le passerà, prima o poi le passerà"
"Io..lei..non mi vuole più Robert..."
Non feci in tempo a capire cosa mi stesse rispondendo, il buio mi avvolse in un baleno.
Aprii gli occhi trovando Robert seduto accanto a me, era preoccupato, da quanto dormivo?
"Come ti senti?" feci mente locale, mi ero svegliata di prima mattina per sistemarmi, sarei tornata a casa mia oggi.....
"Lei non mi vuole" mi misi a sedere e le lacrime silenziose rigarono
subito il mio viso, abbassai la testa per evitare di farmi vedere da
lui, ma mi sollevò il mento con l'indice.
"E' solo arrabbiata Kristen, dalle tempo, ha sofferto anche lei"
"Io conosco mia madre Rob, non è come dici tu, lei è
categorica su queste cose, non tornerò mai più in quella
casa se ha deciso così" il mio pianto divenne più
isterico, Rob si avvicinò a me e mi accolse tra le sue braccia
"Perchè? Perchè tutto a me? Perchè non posso avere una vita normale?"
"Perchè nessuno ha una vita normale, tutti abbiamo delle gioie e
delle disgrazie" Mi accarezzava i capelli dolcemente mentre mi parlava,
mi sentivo al sicuro in quel momento nonostante l'attimo prima il senso
di smarrimento prevaleva su tutto.
"Io non conosco la parola gioia, io non so cos'è la felicità, cos'ho fatto per meritarlo?"
"Shh, calmati Kristen, arriverà anche il tuo momento, devi avere pazienza, solo pazienza"
"Lei non mi vuole...lei non mi vuole..."
"Cambieranno le cose, vedrai"
"Adesso che faccio? Dove vado, cosa diventerò? Ho paura Robert"
"Non andrai da nessuna parte, starai qui con me, sai che non mi dai
fastidio, cercherò di dartene il meno possibile anche io e.."
"Tu non mi dai fastidio, non più"
"Cosa?"
"Tu non mi dai più fastidio. Sento che potremmo diventare amici,
sento che posso fidarmi di te, forse." Era davvero così, mi
sentivo al sicuro da ogni male lì dentro, in fondo sparire per
rimanere rinchiusa in quella gabbia d'oro non sarebbe stato un
sacrificio per me e di certo nessuno avrebbe sentito la mia mancanza.
"Robert, ci pensi a quanto è triste? Io sono sola..non c'è una persona in questo mondo che mi voglia bene"
"Bene, allora direi che possiamo definirci amici, solo io, sola tu, due
soli che da oggi saranno 'soli insieme'.. " sapere che sarei rimasta in
quel posto mi tranquillizzò all'istante, sia per il posto
così rassicurante, sia perchè LUI mi trasmetteva
tranquillità, era l'unica cosa di cui avevo bisogno in quel
momento. Forse aveva ragione lui, il tempo avrebbe aggiustato tutto
"dunque Stewart, amici?"
"Amici"
cap 6Eh
boh, ho pubblicato il quinto capitolo sabato e la notte tra domenica e lunedì mi sono
rimessa a scrivere, così di getto, a mano, ed è uscita questa roba
qui, un obrobrio assurdo xD Ehm,
ormai sono ripetitiva ma....grazie a tutti, a chi sopporta questa
storia, a chi recensisce, a chi manda messaggi privati qui o su
facebook, a chi mi scrive di darmi una mossa nel pubblicare il capitolo
successivo ogni volta, a chi solo legge silenziosamente,
apprezzo davvero :) Questa
volta vi metto una canzone, diciamo che la ascolto da quando ho
iniziato il secondo capitolo, avrei voluto metterla prima ma boh, la
metto ora, penso c'entri un pò con la nostra Kris e con la sua
vita/il suo stato d'animo...e poi ascoltandola mi venivano in mente le idee x scrivere :)
Ps: questo capitolo è dedicato alla mia Francy, capirai perchè leggendolo, ti voglio bene tesoro!
Ps 2: Grazie a Ila per avermi sopportata oggi pomeriggio per due ore
mentre sceglievo un titolo decente per il cpaitolo, ma poi è
uscita sta roba qui -.- grazie lo stesso amora <3
Ok, ho finito con sta menata, vi lascio alla lettura... :D un bacio Lory
Pov Kristen
Mamma
correva tendendo la sua mano verso di me affinchè potessi
aggrapparmi a lei, io cercavo di stare al suo passo, avevo le ginocchia
sbucciate a causa delle cadute mentre correvo, e piangevo perchè
non riuscivo a raggiungerla; al che lei si fermava e mi guardava da
lontano, lo sguardo pieno di delusione, e spariva riprendendo a correre
lasciandomi da sola in emzzo a quel largo stradone pieno di case anche
se sembrava tutto abbandonato. Il sogno, o meglio, l'incubo,
finiva sempre a quel punto.
"Mamma no!" un altro piccolo gridolino, un altro brusco risveglio ;
guardai l'ora riflessa sul muro che proveniva dall'orologio.laser sul
comodino: le 3.12 del mattino. mi girai e guardai Robert, ormai
dormivamo nello stesso letto, lui non voleva assolutamente che mi
sacrificassi dormendo nel divano nonostante i miei vani tentativi nel
convincerlo che non era scomodo, io non volevo che quindi fosse lui a
farlo, perciò da due settimane aveva preso posto nella parte
sinistra di quel grande letto. Mi aveva raccontato che usciva sempre di
notte, dormiva per lo più di giorno, per qualche ora, ma da
quando mi aveva riportata lì non mi aveva lasciata sola nemmeno
una notte, era carino da parte sua. Dormiva beato dopo una giornata
pesante passata con me, eravamo stati tutto il giorno in giro alla
ricerca di un lavoro che mi desse da vivere e a comprare vestiti,
sempre per me; gli avevo detto che mi bastavano i pochi che mi aveva
comprato un mese fa, ma lui aveva insistito, i soldi non sembravano
essere un problema per lui, Rob era pieno di soldi, il che mi provocava
sensi di colpa perchè non volevo approfittare di lui e invidia,
perch la sua vita era perfetta, non aveva pensieri, era semper sereno e
tranquillo, come in quel momento.
La mia vita invece era una notte perenne che non ne voleva sapere di
far sì che il sole sorgesse e con lui un nuovo giorno;
Chiusi gli occhi, cercai di mandare giù quel groppo che mi si
era formato nella gola e di riaddormentarmi; mi girai più volte
nel leto ma non riuscii, le lacrime avevano iniziato a rigarmi il viso,
piangevo troppo ultimamente e odiavo farlo, era da frignoni e io
non lo ero mai stata, io ero abituata soffocare ogni sensazione, stavo
perdendo il controllo.
"Robert?"
"Mmm?"
"Non riesco più a dormire, mi fai compagnia?" aprì
lentamente i suoi occhi blu e mi fissò...erano così
intensi.
"Ancora l'incubo?"
"Si..." i singhiozzi si fecero più forti, maledizione Kristen!
"E' solo un brutto sogno Kris, non conta niente, è solo un brutto sogno"
"Ma lei mi manca, sapere che non c'è più posto nella sua vita per me mi spegne"
"Aspettiamo ancora un pò e ci riproviamo, d'accordo?"
"Non servirà a niente, io la conosco"
"Prenditi ancora un pò di tempo, vedrai Kris, cambierà"
il suo sguardo mi trasmetteva quella sicurezza che cercavo da tanto, la
sua amicizia, così discreta e silenziosa, ma vera, era diventata
importante per me, anche perchè era ormai l'unico amico che
avevo.
"Rob?" aveva chiuso nuovamente gli occhi, ma sapevo che era acora sveglio.
"Si?"
"mi abbracci? Non ridere ti prego, abbracciami e basta" mi fece posto tra le sue braccia e mi strinse a sè
"Perchè pensi che riderei per queste cose normali?"
"Perchè io non l'ho mai chiesto a nessuno, perchè per me
son sempre state cose ridicole, io avrei riso se qualcuno me l'avesse
chiesto" portò il mio viso a pochi centimetri dal suo, mi
fissò ncora più intensamente tanto da farmi tremare, ma
non di paura.
"E' una cosa normalissima invece, la prima cosa dolce che mi dici" e
fece una risata muta, stava cercando di far sorridere anche me e ci
riuscì. " Me lo devi promettere, tu sei forte e non crollerai più, intesi?"
"Non posso promettere Rob, va tutto di merda, ne succede una dietro
l'altra, non ho più le forze, non voglio più
lottare....sai cosa vorrei? Vorrei addormentarmi e non svegliarmi
più" La sua mano che accarezzava i miei capell si fermò
di colpo.
"Devi reagire, non è morto nessuno, perciò smettila di dire così! Ti aiuto io, ok? FIdati di me"
"Io non...."
"Ce la farai, ma ti devi fidare di me..."
"Ok, ci proverò...." ultimamente non mi veniva difficile dargli
retta nonostante sapessi che anche lui prima o poi mi avrebbe ferita,
perchè succedeva sempre, ma dargli un minimo di fiducia non mi
pesava più di tanto.
E poi mi piaceva. Insomma, era, wow, bellissimo, le sue spalle larghe
mi facevano sentire protetta, i suoi occhi erano profondi, di un blu
unico; le sue labbra quasi sempre curvate in sorrisi, erano invitanti e
le sue mani....Dio, le adoravo, adoravo il modo in cui mi sfioravano.
"Rob..."
"Ti sei già pentita di avermi dettoc he ci proverai?"
"Ho voglia di baciarti".
Pov Robert
Aveva intenzione di farmi uscire di testa, ne ero sicuro.
"Non penso sia una buona idea, forse è meglio che dormiamo"
cercavo di convincere più me stesso che lei, ma la stretta sui
sui fianchi si fece più decisa, prova che era tutto inutile.
"Senti, non ti st chiedendo chissà cosa, è solo un bacio"
"Perchè?"
"Perchè hai promesso; hai promesso che miavresti aiutata; adesso
mi aiuterebbe un bacio" accesi la piccola luce sulla parete sopra il
comodino per guardarla meglio, non potevo credere a ciò che
stavo sentendo
"Ti farebbe sentire meglio??"
"Si". Sembrava sincera. Cazzo, e io ora come facevo a resistergli? Mi
accarezzò il viso col dorso della sua piccola mano, la presi e
intrecciai le nostre dita mentre il cuore prese a galoppare come un
cavallo in piena corsa. Avvicinai ancora di più il mio viso al
suo e sfiorai le sue labbra con le mie; mi allontanai sorridendole
mentre con le dita le spostavo una ciocca di capelli dalla fronte; mi
guardò perplessa.
"Non andava bene?"
"Certo che no! Hai fatto di meglio, cazzo!"
"Non esagerare Stew, fai la brava"
""posso almeno farti vedere cosa intendevo io?"
"Meglio di no, tu non ti fermeresti"
"Giuro, non mi spingerò oltre se non vuoi, fidati di me, io ho
promesso che mi fiderò di te". Portai la testa indietro in segno
di resa, non avrei dovuto farlo...se solo avessi saputo cosa sarebbe
successo di lì a poco. Prese il mio viso tra le mani, che si
immersero poi tra i miei capelli, e mi attirò a sè
posando le sue labbra sulle mie; risposi subito al bacio stranamente
dolce. Mi sfiorò il petto e cercò la mia mano per
intrecciarla nuovamente con la sua; al che la portò sul suo
senò, me lo fece accarezzare, e si spostò verso la sua
bocca, prese il mio indice, lo bacio, poi iniziò a leccarlo.
"Kristen....."
"Shhh......." infilò il mio dito in bocca e iniziò a
succhiarlo lentamente, iniziavo a perdere il controllo, mi voleva
morto. Con la mia mano libera le sfiorai le gambe nude incastrate tra
le mie, salii lungo il suo piccolo sedere, perfetto, dopodichè
infilai la mia mano sotto la sua canotta, accarezzandole la
schiena...Dio che sensazione bellissima poterla toccare...
Portò il mio dito bagnato verso la sua intimità e
lasciò che ci giocassi per un pò, il suo respiro si
faceva sempre più affannoso; iniziò a leccarmi il collo,
ogni tanto mi lasciava qualche piccolo morso, poi scese sul petto.
"Fa caldo qui dentro" e così si tolse la canottiera, stendendosi completamente su di me.
Era troppo tardi per fermarmi, avevo perso la ragione e la desideravo
come mai avevo desirato un'altra donna nella mia vita, l'amavo, era la
prima volta che amavo. "Dolcemente Rob, sii più dolce che puoi, non farle male"
Mi
misi seduto sul letto facendola mettere a cavalcioni su di me, le
lasciai qualche bacio sul seno mentre lei riaffondava una mano tra i
miei capelli, l'altra invece mi sfiorava le spalle, il petto.
"Ti desidero Kris....."
"Shh, baciami"
La mia eccitazione premeva contro la sua, calda e umida, solo due pezzi
di stoffa le separavano, non ci pensai due volte: mi voltai facendola
scivolare sotto di me, le sorrisi, lei ricambiò; si sfilò
via la coulotte mentre io le accarezzavo le labbra con l'indice prima
di spostarlo di nuovo più in basso, dove mi aspettava; le morsi
il labbro inferiore e mi feci spazio con la lingua nella sua bocca,
adesso giocavano più velocemente; mi tolse via i boxer ed entrai
in lei nel modo più delicato possibile.
"Rob..." la sua voce era rotta dal desiderio
"Ti voglio Kristen..."
"Sono tua..." i miei pensieri si fecero meno lucidi di quanto
già lo fossero, spinsi sempre più velocemente mentre lei
inarcava il bacino e faceva su e giù insieme a me, l'estasi
totale. Rallentai per permetterle di raggiungere l'apice del piacere,
dopo pochi secondi la seguii e mi accasciai su di lei, entrambi col
respiro affannoso e i battiti ancora irregolari.
"Grazie"
"Di cosa?"
"E' la prima volta che....si insomma che provo piacere nel farlo"
"Dici sul serio?" Mi appoggiai su un fianco per guardarla eglio negli occhi
"Si, beh...non ho mai...ehm, non ho mai avuto un orgasmo, ecco"
"Mai?!?"
"No, mai"
"Oh....." ero un misto tra la rabbia e la gioia: da un lato mi chiedevo
con quale bestia fosse stata prima che non le avve fatto conoscere il
bello del sesso; dall'altro lato però ero felice, non ero di
sicuro la sua prima volta, ma era come se lo fosse.
"Che dici, dormiamo adesso? Sono stanca"
"Certo, come vuoi, notte Kristen"
"Notte" mi diede le spalle e dopo due minuti sentii il suo respiro più profondo, si era addormentata.
Odiavo la suoneria del mio telefonino, specialmente quando la lasciavo accesa mentre dormivo.
Guardai il display la cui luce mi abbagliò di primo impatto, una chiamata persa e un messaggio, era Marcus: Hey amico, ho provato a chiamarti, ti devo parlare, chiamami subito appena puoi" Ora dell'invio: 10.20. Ora sul display: 13.40.
"Marcus sono Rob, che succede? Come? Si è qui con me, sta
dormendo..." mi girai verso Kristen, ancora nuda accanto a me, stesa a
pancia in giù, mi sporsi per controllare che stesse ancora
dormendo ed era così, dormiva tranquilla e rilassata, che
sollievo per me vederla così.
"Si tranqullo sta dormendo, ma che succede me lo vuoi dire?" mi alzai dal letto e mi diressi verso il soggiorno.
Rimasi di sasso alle parole che avevo appena sentito.
"Capisco.....ci penso io, grazie amico" riattaccai.
Cercai di rimanere più fermo possibile per non farmi prendere
dalla paura, fissai a lungo fuori dalla finestra, immobile, chidendomi
cosa sarebbe successo. Passai più o meno mezz'ora così.
"Buongiorno"
Kristen si era svegliata e mi aveva raggiunto dopo aver preso una tazza
di the. Si sedette sul divano sotto la finestra, di fronte a me e mi
fissò per qualche minuto. Era tranquilla, o almeno, lo sarebbe
stata fino a quel momento.
"Ok, non sono la regina del sesso forse, ma non rispondermi e non
degnarmi di uno sguardo, mi sembra un pò esagerato, non credevo
di fare così schifo sai?"
"Kristen" mi sedetti accanto a lei, lei si mise comoda incrociando le gambe
"Dai spara! Tanto non mi farà male, non mi feriva chi credevo di
amare, figurati tu che vali poco più di niente, nonti illudere
Robert, era solo sesso eh!"
"Questa notte..."
"Si, questa notte abbiamo fatto sesso, ma ti ripeto, era solo sesso! O
ti sei addirittura pentito?" Scoppiò in una risata isterica
"Questa notte i tuoi 'amici' hanno avuto un incidente"impallidì di colpo.
"Kris...."
"Cosa stai cercando di dirmi Robert?"
"Kristen, Ryan è morto".
cap 7Eccomi!!!! Oh, finalmente
è arrivato Natale molte di voi saranno contente immagino, chi
per le vacanze da scuola, chi per il Natale in sè... a me non
cambia niente xD
Comuuuuuunque, dato che domani è la vigilia e non credo che
avrò tempo di postare e voi giustamente di leggere, eccovi il settimo
capitolo xD mi sono sforzata nello scrivere, non ne avevo proprio tanta
voglia, o meglio, avevo voglia di scrivere ma per questioni personali
non sono stata un vulcano di idee(avevo pensato addirittura di
cancellare tutta la FF)....quindi beccatevi sto miscuglio di cazzate
passate per la mente....
Ok, finito il momento paranoia vi saluto e vi faccio tanti cari auguri
di buon Natale, un abbraccio a tutti, siete fantastici TUTTI.
ps: Vi lascio questa canzone perchè il titolo dice tutto e
perchè anche il video secondo me c'entra con il capitolo)
Lory
Pov Robert
“Qualcosa di
nero, mi serve qualcosa di nero” si alzò di scatto dirigendosi verso la camera
dove aveva ancora le valigie colme di vestiti.
“kristen.. “
“Dunque vediamo…ecco, trovato! Questo sarà perfetto, il suo preferito” tirò
fuori da una valigia un vestito nero che non era proprio ciò che si
addicevaa un funerale, era cortissimo e
avrebbe lasciato scoperto gran parte del suo corpo; mi inginocchiai accanto a
lei, le presi la mano per bloccarla un istante e toglierle quel miniabito che
impugnava
“Questo direi che non è adatto, Kristen ti prego fermati un secondo” ma si scansò bruscamente
“Lasciami
stare!!!! Sto bene, ok? Io.sto.bene.”
“Balle, sei
sotto shock, è normale, siediti e parliamone, sfogati, piangi, urla, ma non
fare così”
“Tu. Tu mi hai detto che devo reagire e sto reagendo, ok?Dovresti essere
contento, guardami, sorrido pure” tirò le labbra cercando di imitare un sorriso
che le riuscì malissimo.
“E’ tutto ok,
era tutto ok prima e lo sarà anche adesso, ora se non ti dispiace mi preparo,
hai detto che il funerale è alle 4 giusto? Bene, devo essere perfetta per lui”
Chiuse la porta del bagno alle sue spalle lasciandomi lì impalato con l’ansia
che si faceva sentire sempre di più, avevo paura per lei, avevo paura che
avrebbe commesso qualche stupidaggine, fragile com’era.
Mi buttai a
peso morto aspettando che uscisse da quel bagno, finchè non la vidi spuntare
davanti ai miei occhi togliendomi il fiato per un secondo: quel vestito era
proprio l’ultima cosa che avrebbe potuto indossare quel giorno, la schiena era
completamente nuda.. non portava il reggiseno, non lo portava mai; oltre alla
schiena anche le sue gambe erano scoperte da metà coscia in giù, la sua pelle
faceva contrasto col colore del vestito, ai piedi aveva un paio di Vans a scacchi
grigie e nere, i suoi occhi erano marcati da un forte ombretto nero sopra e
dalla matita sotto, sembravano più profondi…non poteva presentarsi così, anche
se era bella come una dea:
“Ti prego, dimmi che non verrai conciata così”
“Punto uno tu
puoi anche rimanere, punto due lui mi
adorava così, quindi lo faccio per lui, non sono affari tuoi Robert!”
“Fa come ti
pare, vado a cambiarmi, tu vedi di non fare cazzate in questi 30 secondi” Ero
terrorizzato dal fatto che avrebbe fatto peggio di quanto avessi mai visto da
quando la conoscevo.
“OK, fai
pure…”si accasciò dove ero appena stato
seduto io.
Entrai in
camera cercando di fare il più veloce possibile, non potevo perderla di vista
per molto tempo, ci misi al massimo un minuto e tornai in salotto.
“Ok ho finito,
poss…” Vidi la porta dell’ingresso spalancata, era scappata. Mi si gelò il
sangue, temevo il peggio adesso…e io non ero con lei, non sapevo dove fosse
scappata e avevo paura che questa volta non sarei arrivato in tempo.
“Cazzo cazzo
cazzo!!!” infilai le scarpe di corsa e
corsi verso non so dove, dovevo trovarla prima che fosse troppo tardi.
La cercai per
tutto il pomeriggio, passai da casa sua per vedere se per caso era lì ma
ovviamente come temevo non si era vista, sua madre non accennò il minimo segno
di preoccupazione quando le dissi che era sparita; all’ora del funerale scrutai
ogni volto sperando di trovarla lì, ma niente…nessuno l’aveva notata. Passai
anche dal bar dove l’avevo incontrata, ma era chiuso, figuriamoci.
Cominciava a far buio e non sapevo più dove andare, non sapevo molto di lei
quindi dove si potesse essere cacciata, non volevo pensare al peggio, non
potevo perderla così. L’ansia mi divorava man mano che i secondi passavano e le
mie idee svanivano, non sapevo che fare, a chi rivolgermi….Marcus! Forse lui
sapeva qualcosa in più di me, le sue amicizie strane mi avrebbero aiutato, ci
speravo.
Dovetti rifare
il numero tre volte, la paura mi faceva sbagliare a digitare i tasti
“Rispondi…rispondi
amico…”
“Pronto?”
“Marcus, ho bisogno del tuo aiuto, adesso!”
“Hey Pattz che succede? Problemi con Kris?”
“Lei è…scappata.. L’ho cercata ovunque, non la trovo da nessuna parte, tu l’hai
vista, sai se qualcuno potrebbe averla vista? Aiutami amico, quella ragazza
sarebbe capace di tutto in questo momento”
“Hai provato a casa del suo amichetto?” cazzo! Come avevo fatto a non pensarci?
“Sei un
fottuto genio, ti devo un favore, enorme!” riattaccai e corsi più veloce che
potevo, sapevo dove stava quel coglione – era appena morto ma proprio non trovavo
appellativo migliore – per fortuna ero vicino e arrivai in qualche minuto, più
mi avvicinavo più potevo sentire ciò che stava urlando contro la finestra buia
di fronte.
“…e comunque
sei un pezzo di merda, lo sai? Prima di me, te ne sei andato prima di me!”
“Kristen ma
che cazzo….” Lo dissi a bassa voce, non avrebbe potuto sentirmi, non avrebbe
potuto in qualsiasi caso capire fatta com’era.
“Hey Rob,
vieni, vieni anche tu, festeggiamo la morte di questo figlio di puttana,
finalmente adesso posso vivere in pace!
“Sei ubriaca, forza andiamo via di qui!” cercai di prenderla tra le braccia per
portarla via ma mi diede una strattonata e si allontanò di qualche metro.
Almeno ancora riusciva a reggersi in piedi.
“Ho detto che
voglio festeggiare! Devi sempre rovinare tutto? Allora, propongo un
brindisi…brindiamo…..alle botte che non mi darà più, ci stai?”
“Kristen, ti prego…”
“No, hai ragione, quello è il meno…brindiamo alle corna che non mi farà più,
eh? No nemmeno questo mi va…ok, brindiamo al mio cuore che oggi è finito
sottoterra con lui, va bene? Si questa va bene… Salute!” e si portò il
bicchiere pieno di non so cosa alla bocca per bere ciò che conteneva.
“Basta!!!!”
con una manata lo feci volare sull’asfalto, mi guardò come guardano i bambini
appena gli togli di mano il loro gioco preferito, abbassò la testa e temetti
che di lì a qualche secondo avrebbe pianto; ma questa volta non potevo
abbassare la guardia, gliel’avrei data vinta e aveva bisogno di una regolata.
“Basta cazzo!
Non ce la fai proprio a stare lontana da sta merda? Sei ubriaca fradicia, parli
a vanvera! E’ così che affronti il dolore?” mi guardò dritta negli occhi,
rossi, lucidi, contornati di un nero sbavato:
“Per te è facile parlare così, la tua vita non è uno schifo, un piccolo
contrattempo ogni tanto lo reggi bene, io no, ok? Io non ce la faccio, io
preferisco bere, farmi un destro – sì, l’ho fatto anche poco fa -piuttosto
che stare ferma a subire sta vita
del cazzo, tanto vale cercare di togliersi di mezzo come ha fatto
lui!” se solo
avessi avuto sul serio solo qualche contrattempo…ma avevo
trovato la forza di rimanere in piedi, io ce l'avevo fatta, e
anche lei ci sarebbe riuscita.
“Tu credi di
sapere tutto, vero? Ho una bella casa, una bella macchina, quindi la mia vita è
perfetta, è tutto qui secondo te giusto?? Tu non sai niente, niente!!” Mi
voltai per evitare di farle vedere i miei occhi che si facevano lucidi, li
chiusi fortemente cercando di scacciare via il groppo che mi si formò in gola,
ero stato a un passo dal raccontarle tutto! ma non potevo, aveva già troppi
casini che la mandavano fuori di testa, non potevo farla deprimere col triste
riassunto della mia vita.
Rimase in
silenzio. Mi voltai nuovamente con la paura che assorto nei miei pensieri fosse
scappata ancora, ma mi sbagliavo; se ne stava lì a fissare quella finestra
buia, le lacrime avevano cominciato a rigargli il viso; sentii una stretta al
cuore, odiavo vederla piangere, l’istinto di abbracciarla prese quasi il
sopravvento ma mi fermai in tempo, non potevo farlo, non in quel momento.
“Andiamo a
casa Kristen, ti prego, fa anche freddo, ti ammalerai così” si voltò tirando su
col naso mantenendo la testa bassa e si sfregò gli occhi col braccio che le
portò via il poco trucco che le era rimasto; fece cenno di si con la testa,
ormai sconfitta:
“D’accordo”.
Pov Kristen
I miei occhi
cominciavano a mettere meglio a fuoco le case, la strada, le miriadi di luci
delle vie di Londra, già tutta addobbata per il Natale, bella merda. Io odiavo
il Natale.
Guardavo la
strada davanti a me ma fissavo il vuoto mentre Robert girava senza una meta per
cercare di calmarmi, avevo voglia di parlare, di sfogarmi…forse più che voglia
era il bisogno di farlo, con lui potevo farlo, lui non avrebbe giudicato. Mi
misi comoda sul sedile con le gambe incrociate, abbassai lo sguardo
concentrandomi sulle pellicine intorno alle unghie che cercavo di strappare
via…
“Lo sai, io
l’ho amato..che parolona, amore, all’inizio
credevo fosse una cosa bella, ma col tempo ho imparato che è solo una punizione
per certe cose brutte che puoi aver fatto nella tua vita”
“Non sai
quanto ti sbagli” era tranquillo, l’espressione non era più arrabbiata come
un’ora prima, menomale.
“Perchè, cosa c’è di bello? Guardami Robert….guardami…sono mezza fatta, sono
una fallita, non ho un lavoro, nonh o una famiglia, tutto questo perchè l’amore mi ha incastrata nel rapporto
non-rapporto con lui, dovrebbe essere una cosa bella?”
“Hai solo
posato gli occhi sulla persona sbagliata, ma tornerai a crederci” sorrisi a
quella sua affermazione
“Anche mia madre me lo diceva sempre”
“Sistemerai anche le cose con lei, ma devi capire che tutto dipende da te, se
non fai tu il primo passo non ti muoverai di mezzo centimetro, lo capisci
questo?”
“Mi sto sforzando, ma come vedi non fa per me, crollo al primo ostacolo”
“Kristen, il tuo ex ragazzo è morto da meno di ventiquattro ore, sei scossa,
sei distrutta, non ti sto dicendo che devi farlo da adesso e tutto in una
volta…comincia da domani, domani è un altro giorno, uhm?” parcheggiò sul lato
destro dell’albergo, proprio davanti all’entrata laterale della dependance che
portava direttamente alla cucina. Venne ad aprirmi la portiera, mi posò la sua
giacca sulle spalle e mi sollevò dal sedile con tanta facilità, era bello
sentirsi così…coccolata.
“Tu non
abbandonarmi, ok? Ho bisogno di un amico Robert, da sola crollo di nuovo, già
basta poco adesso, se mi lasci sola è la fine” lo guardai mentre uno dei suoi
sorrisi dolci comparivano sul suo viso, adoravo quei sorrisi, emanavano
serenità anche a me.
“Se avessi
voluto abbandonarti non saremmo qui a discutere su come dovrai comportarti
signorina” aprì la porta con una spinta data di spalle, entrò e mi lasciò a
terra delicatamente
“Guarda che mi
reggo in piedi, va meglio adesso”
“Ti va una
sigaretta silenziosa fuori in giardino?”
“Si, prima fammi mettere qualcosa di…..adatto” feci una risatina e lui con me.
Corsi verso la camera da letto, cercai tra i miei vestiti ma non trovavo
niente, un maglione, una felpa che avessi voglia di mettere…
Mi alzai di
scatto e aprii le ante del grande armadio che si trovava di fronte al letto,
presi la prima felpa in cima a una piccola pila di vestiti stirati e piegati
con cura, era grigia, col cappuccio e due grossi lacci che pendevano, al centro
una scritta blu:
Be yourself
fuck the rest
La
indossai e sentii il suo profumo all’istante, sapeva di buono. Stavo per uscire
e raggiungere la cucina ma mi bloccai di soprassalto notando l’immagine che
vidi allo specchio. Tornai indietro e osservai l’immagine che avevo davanti a
me: il viso sbiadito, due occhiaie profonde e violacee lo marcavano e lo
facevano apparire ancora più sciupato, le ossa degli zigomi quasi sporgevano,
ero pallida, i capelli in disordine e quella felpa, nonostante fosse di Robert
quindi come minimo di tre taglie più grandi, era fin troppo larga. Iniziai a
parlare con l’immagine allo specchio, sembravo una pazza:
“E’ il momento
di dare un senso a questa vita Stew, basta lagnare, forse la morte di Ryan
segna la fine del tuo passato, forse con lui si chiude un capitolo…ora tocca a
te.” Sorrisi orgogliosa di quel mio piccolo, patetico ma forse sensato
ragionamento … sorrise anche l’immagine riflessa allo specchio. E se la vita
era racchiusa in quell’immagine? Forse se avessi cominciato a sorridere anche
io, anche la vita, di riflesso mi avrebbe sorriso “Devi farlo, adesso puoi, ricomincia
Stew.”
“Ma quanto..”
Robert entrò in camera interrompendo i miei pensieri, bizzarri dato il tragico
momento appena vissuto, ma positivi, era quello che contava, non avevo pensieri
positivi da secoli ormai. Mi guardò dalla testa alla vita molto, molto
lentamente e sbirciando di sottecchi lo specchio vidi che ero arrossita
“Scusa, avevo
bisogno di qualcosa di più avvolgente delle mie felpe aderenti e corte”
“Non preoccuparti, è tua se vuoi”
“Sul serio?” Sgranai gli occhi per lo stupore, me la stava regalando!
“Si, puoi
prenderla se vuoi” sorrise dolcemente, ancora quel sorriso.
“Beh,
grazie!!!” gli sorrisi mentre lui alzò gli occhi al cielo in segno di
disapprovazione “Che c’è?”
“E’ solo una felpa, mica un gioiello”
“Non mi piacciono i gioielli! E poi…..è il primo regalo che qualcuno mi fa dopo
tanti anni” Abbassai gli occhi per non fargli notare
l’improvviso velo di tristezza che era sceso a quel ricordo, lui mi sfiorò col
palmo della mano e mi sollevò il viso, azzardando una debole carezza per poi
ritirare la mano lasciando sul mio viso quel calore che riscaldava tutto il
resto, con un solo tocco…
“Bene,
cominceremo da questo allora, Ok? Sigaretta adesso, di corsa!” il velo di
tristezza sparì con la stessa velocità con cui era apparso e sorrisi nuovamente
“D’accordo papà, me la offri tu però!” fece cenno
di no con la testa, sorridendo divertito:
“Come non
detto!” mi accese la sigaretta e me la passò, poi fece lo stesso con la sua. Ci
sedemmo nelle sdraio congelate che si trovavano a pochi centimetri dalla porta
finestra, fumavo continuavo a sorridere, rimanendo comunque ancora assorta nei
miei pensieri..
Avevo toccato il fondo e non sarebbe stato facile tornare a galla, ma se c’era
una cosa positiva del toccare il fondo
era che più in basso di così non si poteva andare, la strada adesso sarebbe
stata tutta in salita e io, mi convinsi, potevo farcela.
Ma
buonasera gente!!!! Allora, chi di voi rotola con me dopo tutto il ben
di Dioc he si è mangiato in questi primi tre giorni di festa?
xD
Ovviamente ho pensato anche a voi, infatti già la sera del 25 mi
son emssa all'opera col nuovo capitolo che ho appena finito! Vi avviso,
non l'ho nemmeno riletto, potrebbero esserci errori di battitura e non
so nemmeno se ha un senso logico quindi prendetelo com'è e
cercate di capirmi, nonostante lo odi anche per me era Natale xD
Ok,
ringrazio tutti nuovamente, dai recensori, a chi ha inserito questa
storia tra le seguite, le preferite, ai miei lettori silenziosi che
adoro comunque, insomma, voi gente :D Questa storia continua grazie a
voi, fosse per me sarebbe già finita xD
Stavolta
ho messo due canzoni, la prima è riferita al POV Kristen e poi
è la loro canzone :D, la seconda, boh, mi andava di metterla
perchè mi ha fatto venire in mente l'idea per il POV Robert xD
che mente malata xD
Vi lascio al chappy, un bacione!
Lory
Pov Kristen
“Hai intenzione di dirmi dove andremo o devi fare il solito
stronzo?” cercò di trattenere una risata
“Kristen, è la vigilia, contegno!”
“Oh, mi scusi signor galateo, allora: può gentilmente
dirmi….dove cazzo dobbiamo andare tra mezz’ora?” mi piaceva irritarlo, mi
divertiva da matti….ok, il mio modo di divertirmi era strano, ma proprio mi
faceva ridere la sua ‘finta incazzatura’.
“Non ti dirò niente finchè non lo dirai in termini garbati,
sei una donna, non un scaricatore di porto, forza Stewart, si corregga” e rise
divertito anche lui per quel finto perbenismo
“Ok, ci provo” presi fiato “Mi scusi signor Robert Thomas
Pattinson, potrebbe gentilmente dirmi dove siamo diretti fra, ehm….ventinove
minuti?”
“No!”
“Non andava bene”
“No non te lo dirò”si girò ridendo, stava per svignarsela dirigendosi verso la camera che
occupava da ormai un mese e mezzo, cioè, la camera che i suoi vestiti
occupavano, nella sua vera camera dormivamo entrambi ma il mio guardaroba si
era fatto troppo ingombrante, a momenti dovevo appendere qualcosa al muro a mò
di poster tante erano le cose che mi aveva comprato, Robert era un angelo…ma
ciò non mi distrasse dal dispetto che stava cercando di farmi.
“Hei tu, brutto stronzo!” corsi verso di lui saltandogli
sulle spalle e facendolo balzare in avanti, se fosse stato più debole ci
saremmo ritrovati con le facce spiccicate al pavimento.
“Oh piano scimmietta, così mi strozzi!” continuava a ridere
“Beh, che vuoi?” si, gli piaceva prendersi gioco di me.
“Hai promesso che mi avresti detto dove andiamo!”
“Oddio, io non ricordo di aver pronunciato la parola
prometto che….”
“Forza, dimmelo!”
“E’ una specie di sorpresa…”
“Si ma mi dici almeno se è da abito e tacchi o da Converse e jeans? Sai com’è,
non vorrei sfigurare con te che sarai perfetto”
“La perfezione non esiste..comunque puoi mettere quello con cui ti senti più te
stessa” me stessa, potevo essere me stessa.. Nell’ultimo mese e mezzo erano
migliorate tante cose, a parte mamma che continuava a non volerne sapere di me
e il lavoro che sembrava essermi allergico, ero cambiata io: stavo meglio, ero
più tranquilla e sì, con Robert ero me stessa, non dovevo fingere mai.
“Ok, ci penso io allora” mi staccai dalla sua presa e scesi per infilarmi di
corsa in bagno, feci una doccia veloce – non ci stavo più di due minuti per
evitare che certi pensieri e ricordi tornassero a galla – e mi fiondai in
camera.
“Esci SUBITO di qui, su”
“Mi scusi signora pudicizia, esco esco”mi lasciò sola in camera chiudendo la
porta dietro di sé. Non capivo perché, ma indossava un paio di pantaloni
elegantissimi, una camicia, e scarpe altrettanto eleganti, mi aveva confuso le
idee per tutto il pomeriggio passato a letto a chiacchierare e fumare
sigarette. Me stessa…potevo essere me stessa.
Aprii il cassetto ed estrassi un paio di pantaloni da tuta
grigi rubati a lui, mi stavano quasi enormi, ma erano comodi; infilai una
maglia rossa – era pur sempre Natale – e le mie Converse grigio scure, sciolsi
i capelli senza nemmeno pettinarli.
“Io sonopronta” si
girò a voltarmi e il suo sguardo mi provocò un sussulto, era come se avesse
avuto un’apparizione, che esagerato.
“Sai che sei splendida?” alzai gli occhi al cielo,
esasperata. Ma come faceva a dirlo?
“Sai che sei ruffiano?”
“Si certo che lo so, andiamo dai” chiuse la porta e mi
precedette sereno e con quell’aria da trionfante, andò verso l’ascensore della
grande hall e aspettò che le porte si aprissero davanti a noi
“Ti aspetto qui se vuoi”
“No, tu devi salire con me signorina”
“Scusa, non ti seguo…”
“Hai sentito? Forza, entra, Devo mimare il gesto?” Entrò in ascensore
indicandomi e facendomi segno di raggiungerlo”
“Ufficiale, capisco sempre meno cosa tu abbia combinato”
“Non è niente di che, stiamo andando a prendere il tuo regalo di Natale”
sgranai gli occhi per la sorpresa. Un regalo di Natale? Per me?
“Oh…io…io non ho fatto niente…sì insomma, non ti ho comprato
niente”
“Sopportarmi ogni giorno compensa il resto che non puoi fare, tranquilla” aveva
sempre la risposta giusta a portata di mano, la risposta migliore.
“Robert, non dovevi, davvero, tanto non cambia niente per
me, non ricevo regali da così tanto tempo che ormai non ricordo cosa siano” i
miei occhi si rabbuiarono per un istante, ma poi pensai alla promessa fatta a
me stessa, niente più visi cupi o lacrime.
“Vorrà dire che battezziamo questo come il tuo primo regalo,
ok?” gli sorrisi. Era impossibile non volergli bene, Robert era la dolcezza
fatta uomo.
“D’accordo” uscimmo dall’ascensore e vidi solo una piccola
porta, nient’altro.
“Scusa, potrei sapere dove siamo?”
“Benvenuta nell’attico dell’albergo” era impazzito, me lo sentivo.
“Ok e….cosa ci facciamo qui? Ci sono solo muri e una porta”
“Aprila” aveva l’aria felice, soddisfatta.
“Ma…”
“Aprila” non sapevo se essere divertita o iniziare a preoccuparmi del fatto che
mi avesse trascinata fin lì per un brutto scherzo. Ovviamente mi sbagliavo. Me
ne resi conto quando aprii la porta e vidi ciò che si trovava al di là: la
stanza era enorme, ricoperta di specchi, al centro una tavola apparecchiata
elegantemente per due persone e in un angolo c’era un enorme sacco ‘di Babbo
Natale’, ero scioccata.
“Ok…credo tu debba spiegarmi tutto questo” abbassai lo
sguardo per l’imbarazzo.
“Ci sono degli specchi, una tav….”
“Questo l’ho visto Rob, spiegami il perché” sentivo la mia voce tremare
dall’emozione, non avevo ancora ben chiaro cosa avesse in mente, ma non poteva
di certo trattarsi di qualcosa di brutto.
“Vieni..” mi prese la mano intrecciando le nostre dita e mi
portò fino a una delle due sedie, mi fece accomodare e si sedette d fianco a
me, ero impaziente di sapere cosa aveva architettato:
“Bene, la cena è offerta dall’albergo, ovvero da me, per festeggiare il Natale,
ricordi? Soli insieme…..anche a Natale! Lì all’angolo ci sono i tuoi regali
invece”
“Ok, ma cosa c’entrano gli specchi?”
“Gli specchi, beh….gli specchi significano che questa è la tua nuova sala di
danza, hai detto che amavi ballare e una volta seguivi delle lezioni giusto?
Beh, potrai ricominciare ad allenarti qui..”
“Robert, io…”
“Aspetta, non è solo una sala per ballare: guardala bene Kris, è la TUA sala, il tuo spazio…ogni
volta che tu ne avrai bisogno, ogni volta che vorrai stare sola e fuggire da
tutto potrai venire qui, non potrò entrare nemmeno io, è solo per te” rimasi
senza parole. Uno spazio tutto per me…lui aveva fatto tutto per me. Sentii gli
occhi bruciare e il groppo in gola, per la prima volta in vita mia però per la
gioia.
“Sei riuscito a farmi piangere, poi però non farmi la
predica dicendo che sono lagnona” sfoderò il suo sorriso dolcissimo, il mio
preferito.
“Beh, in questo caso ticoncesso; comunque, ho fatto mettere degli specchi in tutte le pareti
perché tu possa vedere te stessa da qualsiasi lato ti volti a guardare;
nonostante tu voglia fuggire a volte dal mondo, non voglio che tu fuggi da te
stessa, voglio che in qualsiasi direzione tu guardi ti possa
ritrovare….Kristen, tutto ok?”
“Io….sono senza parole, davvero” mi sentivo come se le mille emozioni che
provavo in quel momento si fossero sparse in ogni centimetro del mio corpo
paralizzandomi, ero al settimo cielo e non meritavo tutto questo.
“Beh, mangia allora, ci sono dei regali che ti aspettano e
poi anche tu dovrai fare una cosa per me” tornai in me
“Cosa?”
“Avrò tutto il tempo di chiedertelo dopo che avrai aperto i
regali”
Mangiammo parlando di quella sorpresa, gli raccontai
dell’ultimo Natale felice che io ricordassi, provai anche a chiedergli delle
sue precedenti feste, ma come sempre Robert cambiava discorso, lo faceva ogni
volta che gli parlassi della sua famiglia, sapevo solo che vivevano tutti a New
York e lui per scelta era venuto a vivere qui, poi, puntualmente, cambiava
discorso.
Aprii i numerosi regali, c’era di tutto in quel sacco,
vestiti, cd, cappelli – io amavo i cappelli – un cellulare nuovo, una scatola
di un impianto stereo già montato nella grande sala, di tutto.
“bene, adesso tocca a me ricevere il mio regalo di Natale”
“Sputa il rospo!”
Si alzò da terra e mi tese la mano per aiutarmi a fare lo stesso, andò verso il
grande stereo e inserì uno dei CD che mi aveva regalato, il CD di Mario, eppure
non ricordavo di avergli detto che la mia canzone preferita era….
“Balla”
“Eh?!?”
“Balla…fallo Kristen, fallo per te, fallo per me, fallo perché ami ballare”
“Ma, qui? Adesso? Io mi vergogno!” non ballavo da secoli,
sarei caduta per la tensione e l’emozione”
“Tu prova, non fare la timida, piccola scaricatrice di casse dei migliori porti
del mondo! Vediamo se davvero sai ballare come dici o ti dai solo le arie!” il
suo sorriso sghembo, rieccolo.
“L’hai voluto tu!!” premetti play e la
MIA canzone partì…cominciai a muovermi fino a prendere il
ritmo e lasciarmi andare, come se non avessi mai smesso di ballare, mi sentivo
leggera, libera…osai anche qualche spaccata e qualche passo più complesso che
non ero sicura di fare ancora bene, il paradiso; e la faccia Estasiata di ROb
mi convinse a riportare indietro la traccia per ballare ancora e ancora…
“Balla con me”
“Sei matta? Mi sto godendo lo spettacolo! E poi di fianco a me faresti una
pessima figura!
“Ma sentitelo” e mi voltai leggera per continuare, non volevo più smettere e la
presenza di Rob non mi intimidiva affatto.
“Grazie per aver dato vita alla mia canzone preferita”
“Hei, questa canzone non si tocca, Let me love you è mia!” tornai alla realtà un po’ stupita da quella
strana coincidenza, di sicuro il ragazzo aveva buon gusto in fatto di
musica…ok, non solo in quello.
“Si si certo, è tutto tuo, anche la canzone, monopolizza
pure, intanto è mezzanotte e quindi Buon Natale!!” provava a fare il saccente,
ma dopo due secondi gli occhi parlavano da sé mostrando l’espressione più
felice che potessi vedere. Mi avvicinai a lui ancora tutta sudata e lo
abbracciai forte, sentendomi ancora meglio di quanto già stessi:
“Buon Natale Robert”
Pov Robert
Non potevo credere di essere riuscito a farla felice, non
credevo che le avrebbe fatto così tanto piacere. Eppure era quello che avevo
ottenuto. E questo faceva felice anche me.
Ridevo da solo come un ebete mentre me ne stavo seduto sulla
moquette della mia ‘seconda’ camera da letto improvvisando qualche nota con
l’altra donna della mia vita, la chitarra; era tutto per me la musica, se fossi
stato sordo non sarebbero bastati gli altri sensi per dare un senso alla mia
vita.
Sentii il mio stomaco brontolare e decisi di alzarmi e mangiare
qualcosa, avrei dovuto svegliare Kristen a breve tra l’altro; aveva un
appuntamento con un certo Harold quel pomeriggio, un suo vecchio compagno di
scuola che sentiva da una settimana che l’aveva invitata a pranzo fuori…e lei
aveva accettato. Proprio il giorno di Natale. Non che la cosa mi dispiacesse,
ci stava provando a rifarsi la sua vita: nell’ultimo mese e mezzo si era
ripresa davvero, si era rimessa a cercare lavoro, aveva smesso di vomitare e la
vedevo sorridere più spesso…anche questo Harold forse sarebbe stata una cosa in
più per farla star bene. La cosa che proprio non mandavo giù era il fatto che
non aveva pensato a me, per lei ero solo un amico, ormai mi vedeva come un
fratello, niente di più.
Aprii il frigo alla ricerca di qualcosa di pronto, ero
negato in cucina. Lo chiusi non trovando niente di speciale e decisi di
ordinare qualcosa a Mike dalla cucina dell’albergo.
“Mike, portami un primo per piacere, tra dieci minuti”
Mentre aspettavo il pranzo decisi di portarmi avanti vestendomi per poter
uscire subito, sarei passato da Tom sperando di non trovare Tiffany lì con lui.
Entrai piano nella camera dove Kristen ancora dormiva,
alcuni vestiti erano ancora lì, presi un paio di jeans, mi voltai e mi
avvicinai per guardarla mentre dormiva ma qualcosa attirò la mia attenzione:
una strana chiazza scura all’altezza del bacino macchiava le lenzuola, era
sangue. Probabilmente le era venuto il ciclo e aveva dimenticato di mettere,
ehm….
Non era possibile. Aveva avuto il ciclo la settimana prima,
me lo disse pure quando un pomeriggio a una mia domanda mi rispose male e si
scusò subito dicendomi “Scusa Rob, ho il ciclo e sono lunatica”
Mi avvicinai ancora di più e mi accorsi che non respirava
“Kristen??? KRISTEN???” non rispondeva, no si muoveva. Il panico mi divorò per
qualche istante, non capivo cosa le stesse succedendo, la cosa più veloce che
potessi fare. “Se perdi la calma sei fottuto” Feci un respiro profondo, la presi in braccio così com’era, piena di
sangue, le misi una coperta addosso e mi fiondai in ospedale schizzando più
veloce che potevo.
“Rob….Robert….” sentii una mano accarezzarmi i capelli,
aprii gli occhi e mi alzai lentamente; la vidi sdraiata su quel letto dove era
stata portata poco prima. Aveva lo sguardo confuso, si era appena svegliata
dall’anestesia e sembrava ancora intontita.
“Kristen…piccola, come stai?”
“Cosa mi è successo? Perché sono in ospedale?”
“Kristen, tu….” Chiusi gli occhi ripensando alle parole dei
medici quel pomeriggio; ero disperato, stava cercando di rialzarsi ma iniziavo
a capirla quando diceva che era difficile perché ogni volta qualcosa la
ostacolava. Non sapevo come dirglielo. Mi alzai e le diedi le spalle, non
volevo farle vedere le lacrime che mi avevano appena riempito gli occhi:
“Tesoro, tu hai….tu eri incinta” Silenzio.
“Coraggio Robert, per
lei soprattutto” Mi voltai, mi sedetti di nuovo accanto a lei e le presi la
mano tra le mie, era fredda, disegnando dei cerci sul dorso presi fiato
cercando di dirglielo nel modo più delicato possibile.
“Kristen, ti ho trovata piena di sangue e ti ho portata qui
di corsa, ma era troppo tardi ormai….hai perso il bambino” mi guardò confusa
per un momento dopodiché il suo viso si trasformò dando spazio allo stupore, e
alla delusione.
“Io…bambino….”
Le strinsi un po’ di più la mano abbassando lo sguardo, mi mancava anche il
coraggio di guardarla negli occhi.
“Mi dispiace, mi dispiace davvero, forse non era proprio ciò
che volevi da Ryan ma era pur sempre un bambino”
“Robert, va tutto bene, ok?” mi alzai di scatto, il suo viso
era triste, ma non sembrava precedere la disperazione, non capivo
“Sei sicura? Perché io inizio a credere che hai ragione
quando dici che la vita è ingiusta con te”
“Stai tranquillo, d’accordo? Non sono disperata, insomma, non sarei stata
pronta a diventare madre, non so ancora badare a me stessa; se l’avessi saputo
forse l’avrei fatto spontaneamente, io non voglio un figlio, non ora.”
“Ma tu stai bene? Dico, non crollerai nuovamente?”
“Sequesto che temi allora sei nel
panico inutilmente, sto bene, te lo assicuro, non farò cavolate, non scapperò,
non sono più quella di qualche mese fa” Quelle parole mi sollevarono; abbassai
la testa e tirai su col naso mentre una lacrima scendeva lungo la mia guancia,
la sua mano accarezzò nuovamente i miei capelli
“Che fai, piangi?”
“Io…si…che stupido..odiavo quel Ryan, ma sapere che comunque una creatura non
potrà vedere la luce del sole…ho provato pena anche per quel coglione. E poi
tu…non respiravi..mi hai terrorizzato Stew, ero nel panico, ho avuto paura..”
Abbassò lo sguardo e ritirò la mano che ancora era tra le mie, calda adesso.
“Rob..c’è una cosa che ho saputo poco tempo fa…”
“Riguarda?”
“Ryan…quando ero tornata con lui una notte mi ero ritrovata senza pillola e non
volevo fare……sesso, ma lui mi disse che non avrei rischiato niente perché…”
“Perché? Il cuore mi batteva all’impazzata, temevo di aver capito cosa stesse
per dirmi.
“Perché lui non poteva avere figli, Robert” il mio respiro
si bloccò per un lungo, interminabile secondo.
“Kristen, tu…..il bambino…era…”
“Temo che fosse tuo……”
Vidi la stanza girare per un’infinità di secondi, quando rallentò e riuscii
nuovamente a mettere tutto a fuoco la guarda, lo sguardo intimorito da una mia
possibile reazione. Un figlio. Mio. Suo. Nostro.
“Tu….”
“Io non potevo saperlo, io non credevo di essere incinta,
non potevo saperlo, ho avuto il ciclo settimana
scorsa!”
Non sentivo più niente. Avevo bisogno di lasciare quella
stanza all’istante. Camminai avanti e indietro lentamente cercando di
regolarizzare il respiro e i battiti del mio cuore, ma non riuscivo. Mi voltai
un’ultima volta verso di lei che aveva gli occhi pieni di lacrime, non sapevo
perché iniziava a sentire il dolore o per via della mia reazione
“Rob…ti prego…”
“Non…” al centro della porta si formò un buco della
grandezza del mio pugno che avevo appena sferrato, la sentii singhiozzare
subito dopo, l’avevo spaventata. Senza degnarla di uno sguardo spalancai la
porta e scappai da quell’ospedale, una volta lontano, senza fiatone presi il
mio cellulare e composi quel numero che non componevo da quando l’avevo
conosciuta:
“Tom, sono Robert”
“Hey amico tutto bene?”
“Si, io…..dove sei?”
“Sto per uscire, Will da una festa”
“Ti raggiungo lì, passa da Richard e fatti dare un po’ di roba”
“Sicuro di star bene? Non tocchi quella merda da secoli”
“fatti i cazzi tuoi Tom, ok? Tu passa a prenderla e ci vediamo alla festa,
porta Tiffany”
Prima di essere sommerso di altre domande inutili riagganciai e mi diressi
verso casa di William, col quale tra l’altro avevo un conto in sospeso, era
tempo che si prendesse la sua rivincita.
Macciaooooo!!!
Non so quanti di voi ci saranno collegti, è la vigilia di
capodanno e molti di voi saranno partiti.....beh, io vi lascio questo
capitolo appena sfornato, è stata una settimana piuttosto
difficile, soprattutto ieri, perciò la voglia di scrivere era
pari a meno dieci, ma l'ho comunque scritto.
Beh,
approfitto per augurare a voi un buon anno nuovo, che vi porti amore,
soldi, fortuna, e soprattutto salute, festeggiate a dovere domani, e
ricordate, ciò che farete il primo dell'anno lo farete tutto
l'anno! :D
Grazi a tutti quelli che recensiscono, a chi ha messo la storia tra le
preferite o tra le seguite, a chi ha messo me tra gli autori preferiti,
mi lusinga davvero! Grazie anche a chi legge semplicemente, non vi fate
vedre ma so che leggete e vi ringrazio per questo vostro affetto
silenzioso, davvero <3
Beh che dire, ci si rivede l'anno "prossimo" :))))
Ps.
le canzoni sono quelle che ho sentito e che mi hanno un pò
aiutata a scrivere questo obrobrio, perdonatemi, sono troppo
sentimentale lo so xD
Ps
2: scusate per la scelta del titolo, è un affronto a Oscar Wilde
che si starà rivoltando nella tomba poverino, ma non trovavo
titolo più adatto di questo, capirete perchè.
Lory
Pov Robert
Bambino. Questa parola continuava a rimbombarmi nella testa,
non ne voleva sapere di andare via.
Camminavo più veloce che potevo per raggiungere casa di
Will, volevo dimenticare ciò che avevo sentito l’ora prima. Bambino. Nostro.
Volevo urlare, ma qualcuno mi avrebbe sentito e mi avrebbe
scambiato per un pazzo che vagava in quella Londra silenziosamente festosa.
“Hey Pattz!Hai intenzione di attraversare o devo tenerti la
manina?” Tom mi veniva incontro dalla strada che faceva ad angolo mentre me ne
stavo fermo al semaforo aspettando non so cosa dato che il verde era scattato
da qualche secondo ormai.
“Ciao amico…”
“Cazzo che entusiasmo, sembra che ti è morto il cane”
“Peggio…” lo dissi così sottovoce che credevo non mi avesse sentito, ma mi sbagliavo.
“Che è successo amico?” mi incamminai per raggiungere la
festa e fu subito a fianco a me
“Beh, hai intenzione di parlare o fai al solito tuo?” mi
fermai di scatto, mi accesi una Winston e sputai fuori il fumo.
“Kristen era incinta e non lo sapeva. Fino a oggi, ha perso
il bambino. Il nostro bambino. Fine della storia”
“Cioè, fammi capire, tu hai messo incinta quella ragazza?
Ok, mi sono perso qualcosa e devi raccontarmi qualcosa tu. La festa può
aspettare, cammina con me.” In effetti l’idea di andare a quella festa non mi
entusiasmava più di tanto, forse avevo solo bisogno di parlare in quel momento,
e non potevo farlo con altri che con Tom.
Andammo a casa sua che stava un isolato più a sud, più che
una casa era una stanza con un buco di bagno, Tom viveva da solo da quando
aveva diciassette anni e io si può dire che vivevo con lui, o quasi, finchè..
“Beh, raccontami, quindi state insieme?” interruppe i miei
pensieri mentre apriva il frigo per poi offrirmi una birra e andare verso la
finestra. Lo facevamo sempre tempo fa, da strafatti o anche da lucidi ci
godevamo una birra seduti sul muretto del minuscolo balcone parlando di tutto o
di niente, ridendo, fumando o anche semplicemente stando in silenzio; era il
momento di due fratelli che si estraniavano da tutto.
“Non stiamo insieme amico, è successo la notte che
quel…..che il suo ‘amico’ Ryan morì. Sinceramente non so spiegare cosa le sia
preso, mi ero trattenuto più di una volta perché, Dio, lei mi tentava ogni
volta che poteva. Ma quella notte ho ceduto.”
“E pensavi prendesse la pillola”
“Beh, con tutti quelli che…..è stata con molti ragazzi, l’ho
proprio dato per scontato”
“Tu sai che è stata con tanti ragazzi e non hai usato
preservativi?”
“Figurati se ha malattie!”
“E tu che cazzo ne sai?”
“Non me ne frega un cazzo Tom, ok? Lei era incinta di un bambino che forse era
mio e lo ha perso, e io non sapevo niente fino a oggi pomeriggio!!!!” Buttai
con prepotenza la sigaretta giù dal balcone, ero infuriato.
“Fammi capire, tu ce l’hai con lei?”
Silenzio.
“Robert, amico, quella ragazza è sola in un letto
d’ospedale, non sapeva di aspettare un figlio e tu hai il coraggio di
prendertela con lei? Per cosa, eh?” in effetti non sapevo perché.
“Io…io non lo so”
“Te lo dico io perché, perché non c’è
una sola ragione per cui tu possa essere arrabbiato con lei" non c'era
una volta in cui Tom non avesse ragione, io in fondo
non potevo avercela con lei, non sapeva niente, non era colpa sua. Come
avevo
fatto a trattarla così?
“Io…non so cosa mi sia passato per la testa, non ci ho visto
più, l’ho odiata. Ma lei non ha colpe, lei non lo meritava”
“Questa specie di relazione ti sta mandando fuori amico, devi dirglielo e
vedere cosa vuole lei”
“Non c’è nessuna relazione”
“Dici? Hai fatto sesso con lei, vivete insieme e questo cosa lo chiami?”
“Amicizia”
“Ah, se lo dici tu. Io comunque fossi in te andrei da lei, le chiederei scusa
prima di tutto e le direi la verità”
“Non posso, rischio di perderla”
“Tu hai sempre rischiato nella vita”
“Non stavolta, non posso farla scappare” abbassai gli occhi guardando la
bottiglia di birra che stringevo tra le mani, non volevo nemmeno pensare a non
averla più intorno.
“Rob, se ti vuole bene non scappa”
“Come fai ad esserne così sicuro? Te l’ha detto lei? Lo hai letto in qualche
cazzo di rivista da donne?” alzò gli occhi al cielo prima di soffocare una
risata
“Non vuoi proprio farti convinto, uhm? Cioè, guarda me e Rose, lo avresti mai
detto? Eppure lei mi sopporta, anche nei momenti peggiori” non avevo più scmpo,
Tom mi metteva sempre con le spalle al muro.
“Cosa devo fare?”
“Sepmlice vai da lei, le dici che ti dispiace, poi cambi discorso e le dici ciò
che provi”
“Non è facile”
“Amico, sei uscito dal nostro giro con facilità, ora ti spaventa dire a una
ragazza che la ami? Andiamo, non prendermi per il culo!”
“E va bene. Lo faccio”
“Così ti voglio!”
“Allora vado” scesi dal muretto e mi incamminai verso il corridoio, aprii la
porta d’ingresso e Tom venne a salutarmi
“Sii delicato e cerca di capirla”
“Grazie amico” mi diede una pacca sulla spalla prima che
scendessi le scale di corsa trovandomi a correre come un pazzo per raggiungerla
il prima possibile, l’avevo lasciata sola anche per troppo tempo quando le
avevo promesso che non l’avrei fatto. Coglione,
coglione, coglione!!!
Aspettai che mi passasse il fiatone osservandola attraverso
la finestra della sua stanza, le persiane mi nascondevano più o meno, infatti
non si girò verso di me, rimase come l’avevo trovata, fissa verso l’altra
finestra, quella che quella fredda sera mostrava una luna bellissima. Ogni
tanto una lacrima si posava sulla sua guancia…e stavolta era tutta colpa mia.
Aprii la porta molto piano, si girò di scatto e si asciugò
il viso con la mano.
“Hey..”
“Hey..”
“Kristen, io..”
“Mi dispiace Robert”
“E di cosa?” mi sedetti sul letto, accanto a lei
accarezzandole una mano.
“Di non aver capito, di non avertelo detto, di aver perso
questo bambino” i singhiozzi le impedirono di parlare ancora, mi avvicinai
ancora di più a lei e la accolsi tra le mie braccia, mi sentivo davvero una
merda per averla fatta stare così.
“Ascoltami piccola, tu non devi scusarti di niente, capito?
Non lo sapevi, come facevi a dirmelo? E poi non dirlo mai più, non dire mai più
che non sei riuscita a tenerlo, sono cose che capitano sai?”
“Rob, è la seconda volta che mi succede” ebbi un sussulto ma non lasciai che
quella notizia mi scombussolasse, dovevo pensare a lei”
“Un giorno anche tu lo avrai” le lasciai un bacio sui capelli e mi feci forza
per finire il discorso, o meglio, iniziare il discorso successivo:
“Sono io piuttosto che devo chiederti scusa, ma non me l’ero presa con te, vedi
Kristen, io..”
“Hey ragazzo, non puoi stare qui a quest’ora”
“Cosa?”
“Hai sentito, i pazienti devono riposare, sei suo parente?” iniziavo a maledire
gli infermieri, arrivavano sempre nei momenti meno opportuni.
“No, ma…”
“Bene, allora devi andartene, potrai tornare domani”
“La prego, lo faccia rimanere…non ho che lui” mi abbassai a guardare Kristen,
il suo sguardo non mentiva…e più faceva così, più l’amavo.
“Non posso se non è un tuo parente”
“E’ mio fratello” praticamente era come se lo fossi”
“Ok, non voglio sapere perché allora siete abbracciati come
due fidanzati, ma ok. Io faccio il notturno e domani mattina stacco alle 5, lo
voglio fuori di qui entro quell’ora. Potrà tornare nell’orario delle visite”
“Promesso” Era meglio di niente, sarei potuto rimanere con lei, odiava dormire
sola. L’infermiera chiuse la porta e ci lasciò nuovamente soli, ovviamente
Kristen non si era dimenticata che stavo per dirle qualcosa.
“Continua, stavi per dirmi qualcosa”
“Beh, si, io” mi riaccomodai accanto a lei sul letto stendendo le gambe e
lasciando che lei appoggiasse la testa sul mio petto, le circondai le spalle
col braccio “io non mi sono arrabbiato con te, io mi sono arrabbiato quando ho
pensato alla possibilità che questo bambino potesse essere mio, nostro”
“Robert” alzò di nuovo lo sguardo e mi fissò “io non mi pento di quello che è
successo, ma capisci che sarebbe assurdo”
“Non per me”
“In che senso?”
“Nel senso che ti amo”.
Pov Kristen
Lo guardai confusa. Avevo sentito bene?
“Rob, che stai dicendo?”
“Sto dicendo quello che sento da una vita ma che ho scoperto solo il giorno che
ti ho conosciuta, io ti amo.”
“Tu non lo stai dicendo sul serio” il mio cuore prese a battere più forte, ero
agitata; speravo che fosse uno scherzo perché questo avrebbe potuto cambiare le
cose e io avevo bisogno di lui.
“Non sono mai stato più serio di così” Sciolsi d’impulso la
presa dalle sue mani e notai che cambiò espressione, fissò le sue vuote con un
velo di tristezza.
“Rob, io non posso…”
“Certo, tu esci con Harold, io lo capisco”
“E tu credi che mi importi qualcosa di Harold?” non aveva capito niente.
“Beh, si, perché non dovrebbe interessarti?” scossi la testa
ridendo tra me e me.
“Robert Harold non significa niente per me”
“Ma allora perché…?”
“Perché ho promesso che avrei cambiato vita e pian piano lo sto facendo, anche
frequentando diverse compagnie. Harold è solo un bravo ragazzo, gay…”
“Gay??? Tu esci con un gay???” sgranò gli occhi come se gli avessi detto chissà
cosa.
“Che ci trovi di male, è un buon amico! Ma è solo questo non potrei uscire con
un ragazzo etero se non come amico”
“Perché? Cioè, posso capire che magari io
per te sono come un fratello, ma perché, in generale, non puoi?” gli
sorrisi cercando di tranquillizzarli anche se sapevo che non sarebbe servito a
niente.
“Rob, ho promesso che avrei cambiato vita e testa, lo sto
facendo, con fatica ma lo sto facendo……ma non posso comandare al mio cuore di
fare lo stesso, il mio cuore sembra davvero morto insieme a Ryan quel giorno”
Si sedette veloce di fronte a me e mi fissò curioso
“Pensi ancora a Ryan?!?” lo accarezzai, posai la mano sulla
sua guancia e continuai ad accarezzarlo solo col mio piccolo pollice
“Certo che no, sta’ tranquillo. Ma il punto è che mi sforzo
di guardare qualche ragazzo, di sentire qualcosa, ma…niente. A dir la verità
una volta..” mi voltai verso la finestra “mi sono sforzata anche di vedere te
con occhi diversi, con quegli occhi;
voglio dire, tu sei dolce, sei premuroso, sei buono,, mi fai ridere tantissimo,
ma sei anche uomo…tu sei perfetto…ma non mi scatta proprio niente, per quanto
io mi sforzi, non riesco più a farmi prendere da qualcuno”
Rimase immobile a fissarmi, dopodiché sbattè le ciglia, come risvegliato da
un’ipnosi e mi rispose:
“E’ normale, con tutto quello che hai passato è normale avere paura”
“Ma io non ho paura Rob, io vorrei davvero provare a sentire ancora qualcosa,
ma è più forte di me”
“Succederà”
“Non ci credo molto”
“Invece un giorno, prima o poi, ti ricrederai.” Feci un sospiro, continuare a
ribadire che ormai era tardi non sarebbe servito a nulla. Guardai le sue mani e
le presi tra le mie sperando che non le avrebbe lasciate
“Tu adesso mi odi?”
“Per questo?”
“Già”
“Potrei mai odiarti Kris? Purtroppo su certe cose non possiamo decidere noi che
fare; tu non hai deciso di amare Ryan, tempo fa, giusto?”
“Giusto”
“E non puoi decidere o sforzarti di ricambiare. Come io non ho potuto decidere
di volerti”
Iniziavo a pensare che questo ragazzo fosse solo frutto
delle mie illusioni, non poteva essere così
perfetto. Strinsi ancora di più le mie mani tra le sue.
“Menomale, perché io ho bisogno di te”
“E io sono troppo egoista per farti scappare”
“Quindi…amici?”
“Certo, amici…resteremo così, per il bene di entrambi.” Mi sporsi dimenticando
di avere la flebo attaccata al polso, il filo tirò un po’ ma era tutto
sopportabile. Nascosi la faccia nel suo petto
“Grazie Robert”.
Finalmente dopo una settimana uscii da quella merda dove si
mangiava male tra l’altro, mi mancava casa. Sì, potevo considerarla casa mia,
non c’era altro posto in cui mi sentivo così.
Arrivai davanti all’albergo e dissi a Mike di non
annunciarmi, volevo fare una sorpresa a Rob; entrai in dependance e lo trovai
appisolato sul divano, indossava la sua solita canotta e i pantaloni della
tuta, un brivido di freddo mi percosse lungo la schiena. Si alzò in piedi di
scatto e corse verso di me sollevandomi da terra
“Questa sì cheuna
sorpresa Stew! Sarei passato più tardi a portarti il cambio”
“Io…finalmente mi hanno dimessa”
“Perché non mi hai detto niente, sarei venuto a prenderti! Come sei arrivata
fin qui??”
“Mike mi ha chiamato un taxi”
“Mike farà i conti con me più tardi, per non avermelo detto.
Hai fame?” il mio stomaco parlò al posto mio brontolando
“Direi di sì, mettiti comoda e non osare far sforzi, oggi ci penso io”
“Maddai! Non dirmi che hai imparato a cucinare”
“Diciamo che mi sono arrangiato in questa settimana”
“Ma che bravo”
Mi stesi sul divano e iniziai a cercare qualcosa di
interessante alla TV; dopo mezz’ora ci sedemmo a tavola a mangiare parlando e
scherzando su tutto
“Quindi non ha mangiato a dovere signorina Stewart? Allora
ci vogliono le porzioni doppie”
“Non puoi immaginare, mangerei anche il tavolo, assaggiavo e buttavo tutto nel
cesso”
“Bambina cattiva”
“Ma smettila, lo facevo anche a scuola quando qualcosa non mi piaceva! Lo
infilavo nella tasca dei jeans e lo buttavo in bagno”
“Ma che schifo”
“Sopravvivenza” e scoppiammo a ridere. Era bello essere tornata a casa, ero
felice.
A interrompere le nostre risate fu qualcuno che bussò alla
porta
“Chi può essere? Mike di solito annuncia se c’è qualcuno” mi alzai e lo seguii
“Beh, vorrà dire che oggi è la giornata delle sorprese” gli accarezzai la
schiena dall’alto verso il basso come per incoraggiarlo
“Può darsi” aprì la porta e restai di sasso.
“Ciao Kristen, Robert” non potevo credere che era lei, proprio
il primo dell’anno, finalmente si era decisa a perdonarmi, anche se l’idea di
tornare con lei, di lasciare quella dependance mi terrorizzò all’istante.
“Buongiorno signora Stewart” anche Robert era cambiato in
viso, leggevo il terrore anche ne suoi occhi
“Se sei venuta per riportarmi a casa sappi che non verrò, è questa casa mia
adesso” non riuscivo piàù a piangere per lei, quella donna mi aveva buttata
fuori casa, quando avevo più bisogno di lei mi aveva voltato le spalle, una
mamma queste cosse non le fa.
“Non ho nessuna intenzione di farti mettere piede in casa
mia, da quando sei andata via regna la pace”
“Bene, allora che vuoi??” ci sedemmo in salotto, una di
fronte all’altra, Robert prese posto accanto a me.
“Sono venuta a chiederti dei soldi” avevo sentito bene??
“Stai scherzando, vero? Sai che non ho un soldo bucato”
“Lo so benissimo, ma è meglio che li trovi se ci tieni a tuo padre”
“Cosa c’entra papà??”
“Chiedilo a lui, anzi no perché non può parlare, né mangiare,
non può nemmeno sentirti; né te, né me nè nessun altro. Non può far niente da
quando i tuoi amici lo hanno..”
“Cosa gli hanno fatto?? Eh?? Cosa??? Sentiamo ”
“Lo hanno mandato in coma a furia di botte.” Rimasi pietrificata. Papà era in
coma.
“Non ti credo”
“Invece ti conviene credermi”
“Voglio vederlo, non ti credo” non mi fidavo più di mia madre, non credevo più
alle sue parole, d’altronde anche i suoi ti
voglio bene si erano rivelati falsi.
“Non c’è problema, le darò ciò che le serve” Robert
ovviamente aveva già trovato la soluzione, lui la trovava sempre.
“No Robert!!! Tu non le darai un centesimo, mi hai
sentita???”
“Robert ti ringrazio, ma è una questione tra me e mia figlia, devi sapere che è
successo tutto perché il suo amichetto sepolto ha lasciato debiti in giro per
la droga e l’alcol che comprava per lui e per lei…e ora cercano noi per averli”
“Io non mi sono MAI drogata, hai capito!!”
“Si e io sono nata ieri; non mi interessa ciò che fai, ti considero già morta.
Ma quei soldi ci servono e dato che hanno promesso che non sarà l’unico a
finire così, quindi ti conviene trovarli o dirò loro di vedersela con te”
Robert non mi diede il tempo di rispondere, mi guardò in un modo che mi mise a
tacere prima ancora di aprir bocca. Mi alzai e le diedi le spalle, strinsi
forte i pugni cercando di mantenere la calma, aprii gli occhi che iniziavano a
bruciare di rabbia e sentii Robert strappare un pezzo di carta.
“Tenga, questo è per lei, le basta?”
“Ne vogliono diecimila”
“Bene” scrisse qualcosa sull’altro assegno che staccò e glielo porse
“Questi dovrebbero bastare per saldare il debito, pagare per
suo marito e per stare alla larga da Kristen d’ora in avanti.”
“Fino a prova contraria è mia figlia”
“Se davvero l’avesse considerata una figlia non l’avrebbe abbandonata nel
momento più delicato della sua vita!!” aveva alzato la voce fino a urlare,
quasi spaventava anche me
“Bene, fottetevi tutti e due e tu” mia madre si alzò e venne verso di me
“dimenticati di avere una madre, perché per me non esisti più”
“Sarà fatto, fammi tu l’ultimo favore…esci da questa casa.”
Okokok.....scusate
l'ora (è più o meno mezzanotte) ma tra lavoro e vita
reale purtroppo devo postare sempre tardi la sera, forgive me! ;D
Beh, buon anno a tutti!!!!!!!!!!!!!!!!!! <3 <3 <3 spero abbiate passato il capodanno nel migliore dei modi :)
Passiamo
alla storia, cpaitolo nuovo, il primo dell'anno :D Come una babba oggi
ero a metà del lavoro ma non l'ho salvato quindi l'ho riscritto
da capo stasera ç___ç ma alla fine ce l'ho fatta
yeah!
Avevo
intenzione di chiudere la FF con questo cpaitolo, perchè sono a
corto di ispirazione, idee e bravura, ma alla fine mana mano che ho
scritto mi son resa ocnot che ho scritto tutto tranne che la fine
(qualcuno, non so con quale coraggio, ringrazierà per la non
chiusura xD)
Beh che dire, grazie a tutti, tutti e tutti :)
Spero vi piaccia, io vi ho avvisati che sono a corto di idee, fate vobis :D
Un bacio!
Lory
Ps: la canzone della festa :D
Pov Robert
“Kristen?” nessuno rispose. La cercai per tutto
l’appartamento ma non c’era. Eppure doveva essere andata via da poco, ancora si
sentiva il suo profumo. Ormai non mi agitavo più se non la vedevo ronzare per
casa, sapevo che non sarebbe più scappata. E l’ennesimo biglietto lasciato sul
tavolino del salotto ne era la dimostrazione:
“Sono scappata…..nell’attico, raggiungimi
se vuoi”
Sorrisi pensando a quanto in fondo, era cambiata negli
ultimi tempi. Aveva trovato di nuovo il coraggio di sorridere, di reagire e di
rialzarsi, era incredibile come quella creaturina leggera e così fragile
potesse diventare così forte. Ed ero felice che nel mio piccolo avessi potuto
aiutarla. Mancava solo che tornasse a credere nell’amore. Quello, vero, non
quello che lei credeva fosse amore.
Aprii la porta della grande sala nell’attico, la lasciava
sempre aperta quando mi aspettava; era sdraiata a terra con le gambe
perfettamente appiccicate al muro e i piedi che le spuntavano sul davanzale
della grande finestra aperta, fumava una sigaretta e sorrideva pensando a
chissà cosa:
“Disturbo a quanto pare”
“Vieni qui, mettiti come me” non si voltò nemmeno, chiuse semplicemente gli
occhi
“In quella posizione da non so cosa come te?”
“Capirai, non ce la fai a tenere le gambe per aria? Ti facevo più atletico!”
“E certo, adesso fai la figa solo perché hai ripreso ad allenarti” e ridendo mi
misi accanto a lei in quella stessa posizione strana, ma stranamente comoda.
“Quindi ti diverti a stare così?”
“Mi rilassa e fa bene alla circolazione delle gambe, ignorante!” feci una
smorfia tentando di imitarla e lei, dolcemente,
mi alzò il dito medio tenendo gli occhi sempre chiusi.
“Dobbiamo stare con le gambe per aria per molto?” chiusi gli
occhi e mi accesi una sigaretta, cercando di rilassarmi
“Hai ragione!” la sentii alzarsi
“Ahia! Kristen, ma che caz…alzati mi fai male!” si buttò a
peso morto su di me facendomi male in mezzo alle gambe, proprio lì, e appoggiò
la schiena alle mie gambe. Se non si alzava subito poteva accorgersi dell’effetto
che aveva….su di me.
“Non mi alzo di qui finchè no mi dici almeno tre cose su di te!” mi prese il
panico. ovviamente non le avrei detto di mio padre, tantomeno di chi mi aveva
messo al mondo. La parola mamma non potevo usarla, una mamma non ti mette al
mondo e basta.
“E questa da dove ti è uscita?” mi fissò quasi irritata, adoravo vederla così!
“Beh, ti ho dato dell’ignorante e ho pensato che non so
nemmeno che scuola hai fatto! Cambi sempre discorso”
“Non c’è da vantarsi sul fatto che mi ero iscritto a una scuola professionale
che non ho finito”
“Lo stai facendo di nuovo!”
“Cosa?”
“Cambi discorso!”
“Ma ti sto parlando della mia non istruzione”
“Ne sembri fiero”
“La scuola nella vita nontutto. Non sarò colto, ma questo non fa di me una persona meno intelligente
di un laureato” ed era vero.
“Ok Bill Gates mancato, altre tre cose”
“Ma così sono quattro!” cercò di tirarmi un pugno sul fianco, ma mi fece quasi
il solletico
“Decido io, questa era la numero zero, ora dimmene altre
tre”
“Ok…ho 24 anni, oltre a quest’albergo ho un appartamento a Soho e Tom è il mio
migliore amico”
Mi squadrò con lo sguardo saccente “Queste cose già le so,
idiota!”
“Beh, ti ho rinfrescato la memoria” dissi ridendo, amavo ‘prenderla in giro’
così, sembrava una bambina imbronciata e quell’aria innocente mi riempiva il
cuore.
“Sarà, ma mi hai ripetuto solo cose banali che sapevo già”
“La mia età è banale?”
“Scemo!”
“Quanto sei graziosa. Adesso ti alzi per piacere? Non pesi
poco signorina e questa posizione è alquanto equivoca, non trovi?” abbassò lo
sguardo per un attimo e guardò lo strano modo in cui eravamo incastrati,
arrossì.
“Scusa…” si alzò e rimase guardò fuori dalla finestra, rimase così per qualche
secondo pensando a chissà cosa.
“Sai cosa facciamo adesso io e te?”
“Eh?”
“Andiamo a casa mia!” la bocca mi si aprì automaticamente, mi misi seduto e la
fissai
“Cosa?”
“Hai sentito bene, andiamo a casa mia, voglio vedere come sta mio padre…in
fondo è pur sempre mio padre”
“Ne sei sicura?”
“Si, ma se non ti va resta pure qui, posso farcela da sola, adesso posso” e
sorrise, un sorriso orgoglioso che rendeva anche me orgoglioso.
“Sei matta? Vengo con te”
“Grazie….andiamo allora?”
“Andiamo” ci incamminammo verso la porta ma si bloccò davanti allo specchio
“Rob?”
“Si?”
“Secondo te sono bella?” alzai gli occhi al cielo, che razza
di domande faceva?
“Certo che no.”
“Wow, sei sincero almeno”
“Sei bellissima.” Il cuore prese a battermi più veloce non appena pronunciai
quelle parole dovevo smettere di vederla come qualcosa che non poteva essere.
Nello stesso istante le sue guance diventarono rosse, si avvicinò e mi lasciò
un bacio sulla guancia
“Sei dolce, lo sai?” chiuse gli occhi e sfiorò con la punta
del naso il mio mento, l’incavo del mio collo..il cuore era passato da un
battito veloce al galoppo. Feci un lungo sospiro.
“Kristen..smettila”e
delicatamente spostai le sue mani che si erano adagiate sul mio petto
“Tu mi piaci…” me lo aveva sussurrato sulle labbra, deglutii e cercai di
rimanere lucido.
“Ti prego Kris, sai che per me non è la stessa cosa” mi
allontanai e tenni lo sguardo basso sul pavimento” restò immobile per qualche
secondo
“Scusa…”
“Non è successo niente, andiamo ora” Le sorrisi cercando di rassicurarla, non
volevo farla sentire in colpa nonostante ogni volta che si avvicinava scatenava
il finimondo.
“Andiamo”
Pov Kristen
Non ero per niente agitata, mi sarei aspettata qualsiasi
cosa ormai dai miei genitori, ormai ero abituata a cose ben peggiori. Ero
agitata per qualcos’altro, ma non riuscivo a capire cosa mi facesse stare così,
ma più cercavo di capirlo più mi sentivo ansiosa, perciò cercai di non pensarci
troppo e di concentrarmi su cosa dire ai miei.
“Sei pronta?” Robert mi distrasse del tutto
“Certo! Andiamo” scendemmo dalla macchina e facemmo giusto
qualche passo per vedere la scritta
FOR SALE
Corsi verso la porta della cucina, la spalancai e trovai
tutto ricoperto di lenzuola bianche, ne tolsi alcune da alcuni mobili e dentro
le ante, nei cassetti, il vuoto più totale, solo un biglietto attaccato con
dello scotch sulla credenza:
“Sappiamo che passerai, non cercarci più,
siamo tornati a vivere a Los Angeles, la tua camera l’abbiamo lasciata come
l’hai vista l’ultima volta, prendi ciò che vuoi.”
“Non ci posso credere” Rob interruppe il silenzio, era come
se avesse pensato ad alta voce, continuava a guardarsi intorno ed era in stato
di shock. Era buffo. Scoppiai a ridere per la situazione, i miei che come
immaginavo mi avevano fregata, Rob che cadeva in depressione al posto mio. Si
voltò a guardarmi incuriosito
“Ridi?”
“Cosa dovrei fare? Mi aspettavo una cosa del genere,sapevo che mia madre mentiva l’ultima volta
che l’ho vista”
“Come fai a dirlo?”
“Secondo te sarebbe stata così tranquilla se mio padre davvero fosse stato in
coma?”
“Kristen, ognuno ha i suoi modi di reagire”
“Li conosco Rob, è da loro fare così.”
“E la cosa non ti sconvolge?”
“Rob, mia madre mi ha abbandonata, mio padre mi ha detto che sono uno sbaglio
per loro, dovrei sentirmi male perché finalmente non sentirò più la loro
presenza nonostante non vivessi più con loro? Credimi questo silenzio sarà
meglio di tutto quello che mi han detto”
“Ok ok. Va bene, che vuoi fare ora?”
“Due cose”
“Sarebbero?” Non risposi nemmeno, salii le scale di corsa e mi fiondai nella
mia camera, era davvero come l’avevo lasciata l’ultima volta, persino il letto
disfatto.
Raccolsi le cose a cui tenevo di più, ovvero quasi tutte le
mie scarpe preferite, i miei jeans, qualche felpa, qualche cappello, i miei CD
preferiti, il mio IPod e qualche altra cianfrusaglia. Rob mi aveva seguita e se
ne stava seduto sul letto cercando forse di capire cosa stessi facendo
“Prendi un lenzuolo da uno dei mobili”
“Per farci cosa?”
“Inventiva zero eh!” Sorrisi “appoggiamo tutte queste cose e lo leghiamo a mò
di sacco, no?
“Giusto. Arrivo” si allontanò e perlustrai la stanza sperando di non
dimenticare niente. Robert rientrò dopo un minuto, chiudemmo tutto dentro il
lenzuolo e presi un pennarello.
“Possiamo andare”
“E la seconda cosa?”
“Appena scendiamo” uscimmo in giardino e mentre Rob sistemava il sacco in
macchina cominciai a scrivere sul primo cartello il mio numero di cellulare
“Cosa? Hai intenzione di venderla a nome tuo?
“I miei saranno già dall’altra parte del mondo, qui non abbiamo nessun parente
e loro non credo torneranno…almeno con questi soldi potrò comprarmi un
appartamento e togliere il disturbo” l’idea era giusta, ma pensare di rimanere
sola mi terrorizzava.
“Fai quello che vuoi, ma da casa mia non ti muovi, lo sai
che mi fai compagnia”
“Ci penseremo più avanti, intanto questi soldi li avrò io”
“Donna d’affari!” Sorrise e mi abbracciò; ricambiai l’abbraccio alzandomi sulla
punta dei piedi
“Ok, per oggi pomeriggio hai deciso tu cosa fare, adesso
tocca a me”
“Cos’hai in mente?”
“Questa sera andiamo nel mio appartamento a Soho, io, tu e i miei amici, diamo
una festa!”
“Parli sul serio? Robert Pattinson da una festa?”
“Oh no cara, TU darai una festa!” ero sorpresa, io non avevo mai organizzato
una festa, io mi ero sempre ritrovata a delle feste e i ricordi sono pochi e
sfocati dati i pochi momenti lucidi che vi passavo.
“Ok, ma mi darai una mano”
“Certo, io chiamo chi di dovere, tu fai il resto, vediamo cosa ne esce fuori”
“Mi sfidi? D’accordo” avrei dato la mia prima festa. In effetti avevo voglia di
festeggiare, mi sentivo rinata dopo tanto tempo e non perché i miei erano
scappati, in generale la mia vita stava prendendo una piega giusta, facevo cose
normali in modo normale, stavo decisamente meglio. E questo meritava di essere
festeggiato.
“Ma posso comprare alcolici”
“Per questa sera, nei limiti, te lo concedo, ci sarò io con te tanto”
“Wow, oggi sei sorprendente sai?”
“E io che credevo di esserlo sempre! Sbrighiamoci, abbiamo poche ore”
E scherzammo ci lasciammo alle spalle quella casa che rappresentava la mia
vecchia vita.
Pov Robert
“Cazzo, a momenti non si riesce a camminare!” Toma era
costretto a urlare a causa della musica altissima che rimbombava in tutto
l’appartamento. Quel minuscolo appartamento era pieno di gente, volti familiari
si mischiavano ad altri mai viti prima, ma poco importava. Quella festa era
pazzesca. E il merito era di Kristen. La raggiungemmo nel salotto che avevamo
svuotato per renderlo più spazioso, ballava con Rose e di fronte a loro c’erano
Marcus ed Emma, la sua nuova ragazza.
La raggiunsi e le porsi una birra fresca, la bevve quasi
tutta d’un sorso.
“Beve la bambina eh?” Lanciai un occhiataccia a Tom
“Si si, scusa scusa”
“Stasera è con me quindi può fare quello che vuole” e poi anche io ero quasi
ubriaco, mi ero scolato un bel po’ di birre mentre aspettavamo che tutta quella
gente arrivasse
Ma dovetti fermarla appena vidi che prese una bottiglia di vodka appoggiata
sulla mensola poco più sopra di lei
“Hey, piano o stanotte dovrò tenerti i capelli mentre tu
farai discorsi seri col cesso!”
“Tanto l’ahi detto tu che potevo, no?” mi sorrise e si avvicinò a me
“Ecco perché mi ricordavo di Marcus, sua sorella veniva nella mia scuola,
dev’essere passato di lì qualche volta!” gliel’aveva raccontata per bene la
cazzata, non osavo immaginare che reazione avrebbe avuto se avesse saputo che
andava lì per…tenerla d’occhio.
“Ah si?” Beh, quant’è piccolo il mondo!”
“Balliamo Rob!” mi prese per mano e mi trascinò verso il centro del salotto
mentre partiva una canzone dei Black Eyed Peas rimasi immobile appiccicato a
lei, non ero un granchè nel ballo
“Non fare la mummia! Salta, fai qualcosa!” iniziò a saltare
anche lei mentre avvolse il mio collo con le sue braccia e si avvicinò di più a
me potevo sentire il suo respiro. La seguii saltando, ridevamo e cantavamo, o
meglio urlavamo, parole inventate di quella canzone che non conoscevamo bene.
Era bellissima; la accarezzai tentando di toglierle un po’ di sudore che le
imperlava il viso, i suoi occhi erano contornati di nero per via del trucco un
po’ sbavato. Mi avvicinai a lei avvolgendole la schiena col braccio
“Andiamo a bere qualcosa, si muore di caldo qui” Non dovevo farla esagerare, ma
finchè si trovava con me potevo star tranquillo. Le presi la mano per non
perderla in mezzo a quella folla, lei intrecciò le sue dita con le mie e mi
seguì, non potevo vederla perché le davo le spalle, ma ero sicuro che stesse
sorridendo, così come stavo facendo io.
Andai verso la cucina e presi altre due bottiglie di
Tennent’s, ma lei mi passò avanti tenendo con la mano libera una bottiglia di
Rum
“L’ho sfilata a uno sfigato che ballava, oggi non dirmi di no Rob, non fare
anche tu lo sfigato” La guardai e mi bastò per sciogliermi.
“D’accordo, ma non la finiamo”
“Promesso” e se la portò alla bocca mentre mi trascinava verso il terrazzo. Mi
accesi una sigaretta e mi passò la bottiglia di Rum
“Scaldati con questo, fa freddo qui fuori” lei prese una
delle birre dalla mia mano e anche la mia sigaretta, fece qualche tirò e me la
rimise in bocca, continuando a bere, insieme a me.
“Kristen dove vai?” la mia vista ere quasi appannata, non
vedevo granchè anche se mi era rimasta ancora un po’ di lucidità, lei invece
era completamente ubriaca, ballava e si strusciava su di me come non aveva
fatto mai. In fondo era la prima volta che eravamo a una festa insieme.
“Balliamo dai, voglio ballare” mi tirava e mi avvolgeva il
collo con le mani lasciando cadere la testa all’indietro, rideva e rialzava la
testa per guardarmi. Si morse il labbro e si avvicinò annullando quasi
completamente lo spazio che ci separava, giusto qualche millimetro. La festa
era finita da ore ma la musica ancora andava e lei non ne voleva sapere di
smettere di ballare, eravamo rimasti solo noi due, Marcus e Tom, rinchiusi in
qualche altra stanza a pomiciare con le rispettive donne.
“Kristen, è tardi, siamo ubriachi fradici”
“E chissenefrega” mi lasciò un bacio sul collo e rise
“Non cominciare, sono ubriaco perciò non sono sicuro di
potermi controllare”
“Non ti sto chiedendo niente”
“Ecco brava”
“Sto facendo di testa mia” e scese di nuovo sul mio collo, alternando morsi e
labbra. Girai gli occhi prima di chiuderli e portare la testa all’indietro, la
seguii nei movimenti stringendole i fianchi con le mani e avvinghiandomi a lei,
lei fece lo stesso. Abbassai il viso fino a trovarmi di fronte a lei, poggiai
la fronte sulla sua
“Tu sei pazza, lo sai?” sorrise maliziosa
“Si!” e scoppiò a ridere prima di guardarmi nel modo più
intenso possibile. Le bloccai la testa infilando una mano tra i suoi capelli e
poggiai le mie labbra prepotentemente sulle sue, aprì subito la sua bocca per
lasciare che la mia lingua entrasse, subito si trovò a contorcersi con la sua,
a tratti lentamente e poi velocemente, la sollevai dai fianchi e lei strinse le
gambe attorno alla mia vita continuando a baciarci in modo famelico. Cercai una
stanza che non fosse occupata barcollando un po’ per via dell’alcol, nel
frattempo le sfilai la canottiera e le presi il seno con una mano, come al
solito non portava il reggiseno. L’unico posto che trovai libero fu il bagno,
in quel momento poteva andare bene anche quello. La adagiai a terra e mi tolsi
la felpa e la maglia ormai bagnata di sudore, le stesi sul pavimento freddo e
la feci adagiare sopra, dopodiché la coprii col mio corpo cominciando a
stuzzicare i suoi capezzoli prima con le dita, poi con la punta della lingua.
Scesi a baciarle anche la pancia, mentre le sfilavo via i
jeans giù fino alle caviglie, lei mi accarezzava i capelli con una mano, salii
e la guardai negli occhi per un lungo istante, ridemmo entrambi dopodichè le morsi
il labbro inferiore per poi leccarglielo, lei poggiò una mano sulla mia
erezione che era ormai gonfia da un po’.
“Rob…”
“Kristen…”
“Mi viene da vomitare…”
“Cazzo!” mi alzai di scatto per permetterle di
inginocchiarsi verso il water. Fece appena in tempo; ci impiegò una ventina di
minuti per rimettere quasi tutto, si sdraiò nuovamente appoggiando la guancia
sul pavimento freddo, aveva gli occhi rossi e gonfi dovuti allo sforzo per
vomitare, la lasciai così per qualche secondo per potermi sciacquare il viso e
riprendere un po’ di lucidità; la vestii e le avvolsi la mia felpa, la presi in
braccio e mi diressi verso la mia camera che ormai era libera:
“Adesso ci facciamo una bella dormita io e te, direi che per oggi abbiamo dato
abbastanza”
L’adagiai sul mio vecchio letto lasciandole un cuscino, l’altro lo appoggiai a
terra e mi sdraiai
“Dormi con me”
“Krsiten, siamo ubriachi, se mi avvicino ancora a te finiamo il casino che
stavamo facendo prima”
“Giuro di no, e poi voglio dormire, ma dormi con me, ormai ci sono abituata..”
“E va bene..” mi alzai e barcollai per qualche secondo, mi infilai nel letto e l’abbracciai
come facevo di solito prima che si addormentasse. Chiusi gli occhi.
“Ti amo..” sussurrai dettato dall’istinto o dall’alcol,
sicuro che tanto non mi avrebbe sentito.
“Ti amo anche io, Rob..” spalancai gli occhi e la
guardai..respirava a bocca aperta, quasi russava. L’alcol iniziava a farmi
brutti scherzi, come farmi sentire quelle quattro parole che non erano altro
che il frutto della mia fantasia.
Gnegnegnegne! :D
Secondo voi gliel'ha detto? :D
Vediamo che succede nel prossimo chappy xD Adios!
Capitolo 11 *** Believe in love, believe in me ***
cap 9
Ma buonasera!!!! :)
Ecchime
qui con l'undicesimo capitolo, scritto tutto di getto oggi pomeriggio
mentre guardavo film vari al pc, no ma mi concentro molto eh xD ecco
perchè poi vengono delle cagate xD
Cari lettori vi avviso, non manca molto alla fine, tranquilli non
è questo l'ultimo capitilo, verrete avvisati :) Che dire,
godetevelo, spero vi piaccia. Non so perchè, non odiatemi se per
voi non sarà così, ma questo capitolo stranamente mi
piaciucchia (ah, notare il titolo del chappy :) )
La
canzone l'ho scelta perchè l'ho ascoltata ripetutamente mentre
scrivevo e perchè il titolo, boh, è indicato :)
Bon, ho finito! :D
Buona lettura e grazie a tutti voi, siete semplicemente fantastici.
Lory
Pov Kristen
Ero rinchiusa nella sala che Robert mi aveva regalato da
giorni ormai. Lo avevo lasciato dormire in quel lettino stretto quella mattina
e mi ero rifugiata da tutto e da tutti. Non volevo vedere nessuno, non volevo
parlare con nessuno. Non che avessi una vita sociale così soddisfacente. Non
volevo proprio vedere lui, non dopo quello che gli avevo detto. Perché ero
sicura che quel debole ‘ti amo anche io’, detto nemmeno so perché, lui lo
avesse sentito.
Sapevo di doverlo affrontare il prima possibile ma non
sapevo cosa dirgli; mi ero fatta mille discorsi in testa, ma nessuno sembrava
convincente o degno di essere chiamato discorso. Avevo rovinato tutto per
qualcosa che nemmeno sentivo; gli volevo bene, ok, ma era un amico, niente di
più. L’alcol fa davvero brutti scherzi.
Mi guardai per l’ennesima volta allo specchio
“Sei un totale casino, sei un totale casino” feci un respiro profondo e decisi
che era passato anche troppo tempo per riflettere, era il momento di parlargli.
Anche se lui non mi aveva cercata per niente dopo quella notte.
Raccolsi la felpa da terra e corsi fino alla porta, la aprii
e sobbalzai per lo spavento
“Mike! Cosa ci fa qui??” avrei preferito vedere Robert.
“Stavo per lasciarti dei vestiti puliti Kristen, l’ho fatto ogni giorno come mi
è stato detto di fare”
“Oh…beh, sto andando in dependance, per cui non ne ho bisogno, ma grazie lo
stesso” era sempre un passo avanti a me. E ogni secondo che passava io mi
sentivo sempre più in debito con lui, trovando sempre più difficile il modo di
ricambiare. Gli avrei parlato subito, glielo dovevo.
Entrai in casa ma non lo trovai. Decisi di chiamarlo e
raggiungerlo ovunque si trovasse, improvvisamente sentivo il bisogno di
vederlo, di abbracciarlo.
“Robert?” nessuna risposta. Feci un giro veloce ma niente. Faceva piuttosto
freddo e il dubbio che non fosse lì da giorni cominciò a prendere spazio tra i
pensieri. Provai a chiamarlo sul cellulare ma rispose la segreteria.
“Ok, calmati” in fondo era casa sua, il suo albergo, non
dovevo agitarmi così. Eppure più ripetevo a me stessa di star tranquilla più il
panico si faceva spazio. L’ultima cosa di cui avevo bisogno era che lui mi
lasciasse sola.
Uscii e andai verso la reception, Mike sicuramente sapeva
dove trovarlo
“Mike, ma dov’è Robert?”
“Lui è…”
“E’ cosa?? Non farmi spaventare ti prego!!”
“Non gli è successo niente, tranquilla. Lui è solo….andato via…qualche giorno
fa”
“Come sarebbe? Dove cazzo è andato?”
“Non posso dirtelo Kristen, mi dispiace. Ho solo una cosa da darti da parte
sua.” Estrasse dal cassetto della sua scrivania un foglio ripiegato, glielo
strappai di mano ansiosa e tornai indietro leggendo quelle poche righe:
“Ciao Kristen,
ti scrivo queste
parole solo per assicurarti che sto bene, che starò bene. Stai tranquilla e
anche se ormailo è…fai come se fossi a
casa tua, non farti problemi. Non fare cavolate, non avere colpi di testa, ti
prego. E non pensare a me. Io…
Ciao
Robert”
Una lacrima cadde su quel foglio. Se n’era andato anche lui.
Avevo fatto scappare anche lui, la persona più buona del mondo. Ero davvero
così pessima?
Alzai lo sguardo, mi trovavo in mezzo al corridoio. Dovevo
scegliere in che direzione andare. Tornare in casa e aspettare non so cosa; o
andare a cercarlo, ovunque, ma farlo, e sentirmi meno in colpa. Perché lui se
n’era andato per colpa mia, per colpa di quel ti amo.
Non ero più la persona di una volta, ero più forte, ma una
parte di quella vecchia Kristen ancora esisteva, perciò decisi di non starmene
con le mani in mano e scelsi di percorrere il corridoio verso l’uscita, dovevo
cercarlo, a tutti i costi.
Il primo posto in cui andai era casa di Tom, convinta che si
trovasse lì, ma era troppo ovvio per trovarcelo. Anche lui non sapeva dove si
fosse cacciato, mi aiutò a cercarlo anche a Soho, a casa di Marcus, ma niente.
Continuammo a perlustrare quasi tutta Londra ma non sapevamodove potesse essersi cacciato.
“Se ti chiedesse di scappare dove gli diresti di andare?”
Tom si girò a guardarmi dapprima stupito, poi ci pensò su un attimo
“Non ne ho idea, io lo farei sbronzare in qualche pub come
facevamo prima che..”
“Prima che cosa?”
“Prima che uscisse da questa merda!”
“Quale merda? Di che parli?”
“Lui non ti ha detto niente vero?”
“Lui non mi ha mai raccontato niente di se stesso, dovresti saperlo”
“Strano, lui parla tantissimo” lo osservai sbigottita
“Forse non stiamo parlando dello stesso Robert”
“Oh si ti assicuro. Comunque non c’è da sapere molto, in poche parole prima
faceva la vita che facevo io prima di incontrare Rose.”
Mi sedetti su una panchina, faceva freddo ma non avevo
voglia di entrare da nessuna parte, restare in strada voleva dire avere più
possibilità di incontrarlo piuttosto che stare chiusa da qualche parte. Tom mi
imitò e si accese una sigaretta offrendone una anche a me.
“Bleah! Odio le Camel, ne prendo una delle mie, grazie.
Continua.”
“Non c’è molto da dire, tranne che eravamo due cazzoni nullafacenti che fumavamo
come bestie, bevevano e si facevano cani e porci.” Non capivo perché, ma
l’ultima cosa che disse mi diede uno strano fastidio, forse perché ero abituata
a vedere Robert come galantuomo, sempre gentile, mai ubriaco –a parte quella notte- e mai strafumato.
“Hai capito l’uomo per bene!”
“Col cazzo per bene, mi ha trascinato nella merda insieme a
lui quello stronzo!” e sorrise, forse pensando ai vecchi tempi o a ciò che gli
avevo portato via, un amico, un fratello.
“Tu mi odi, vero?” si girò di scatto guardandomi come se gli
avessi chiesto la cosa più assurda del mondo.
“Cosa?? E perché dovrei odiarti?”
“Perché io te l’ho portato via. Si insomma, da quando vivo con lui praticamente
si è privato di tutto, persino dei suoi amici…per non lasciarmi sola.”
“Forse posso avercela un po’ con te perché sei l’unica persona che abbia mai
amato in vita sua e tu non lo capisci, ma un giorno capirai”
“Tom, io non potrò mai amarlo e lui non ama me. L’amore non esiste, esiste
l’idea dell’amore, esiste l’illusione..ma ho già dato, non posso rischiare di
nuovo e rovinare la nostra amicizia”
“Perché tu sei convinta così, prova a pensare senza di lui chi saresti” non gli
diedi ascolto, non volevo farmi incantare dalle sue parole. Sapevo che non
avrei più amato in vita mia, non potevo permettermelo e anche volendo sapevo
che non ne sarei più stata capace, non avrei più sentito niente.
“Quando è cambiato? Voglio dire, quando ha smesso di fare
ciò che faceva?”
“Ha smesso quando suo….hey! Kristen, sei un genio!”
“Eh?”
“Si! So dove trovarlo, forza sbrighiamoci!” Si alzò di scatto dalla panchina e
iniziò a camminare veloce, dovetti correre per stare al suo passo
“Mi spieghi cos’ho detto?”
“Ti spiegherà tutto lui, tu seguimi!”
“Ok, adesso dovresti spiegarmi cosa ci facciamo fuori
dall’Emirates” eravamo arrivati davanti all’Emirates Stadium e capivo sempre di
meno cos’avesse in mente Tom.
“Lo scoprirai presto, guarda dov’è.” Mi indicò con l’indice
un ragazzo di spalle seduto sul marciapiede che fumava una sigaretta, era lui.
Improvvisamente il mio cuore battè più velocemente.
“Credo che io posso tornare indietro o Rose penserà che la sto tradendo con te.
Non essere dura con lui.”
“Ma..”
“Va’ da lui, ci si vede Kris” e tornò verso la sua macchina correndo.
Mi voltai nuovamente verso Rob e mi avvicinai, se ne stava
seduto lì immobile e non si voltò nemmeno quando fui a pochi passi da lui. Mi
sedetti accanto a lui e mi accesi una sigaretta aspettando che iniziasse a
parlare.
Pov Robert
“Mio padre mi portava sempre qui a vedere la mia squadra del
cuore quando ero piccolo, ci divertivamo come matti. Non che facessimo granchè,
guardavamo la partita e una volta finita mi portava sempre a mangiare un
panino, ma era il nostro momento.” Non riuscivo a guardarla in faccia, le
lacrime mi rigavano il viso e non volevo che mi guardasse negli occhi, non
volevo mostrarle la mia debolezza.
“Io pensavo ce l’avessi con me per…..l’altra notte….dov’è
tuo padre, Robert?”
“Un bastardo, ubriaco e strafumato, lo ha portato via da me un mese prima che
ti conoscessi. Oggi avrebbe compiuto 56 anni.” La osservai con la coda
dell’occhio e vidi i suoi occhi bagnarsi, mi girai e sorridendole l’abbracciai.
“No Robert, non puoi sempre consolarmi tu, anche adesso che
sei tu ad averne bisogno”
“Non devi piangere, ok?”
“Perché non me lo hai mai detto?” le accarezzai la guancia col dorso della
mano, lei abbassò lo sguardo tirando su col naso.
“Perché tu eri già troppo distrutta dalla tua vita, non
potevo farti cadere più in basso raccontandoti questa cosa. E poi è passato.”
“Mapassato poco tempo!” cominciò a
singhiozzare, e strinsi la stretta attorno alle sue spalle, poggiai il mento
sulla sua testa.
“Kristen, dopo un mese dalla sua morte sei arrivata tu e io
ho ricominciato a vivere. Forse tu non ti rendi conto di quello che sei per me,
ma voglio dirti grazie lo stesso.”
“Come puoi dirmi grazie? Ti sto torturando, ti ho portato
via tutto con i miei stupidi capricci e tu mi ringrazi?”
“Niente è un capriccio, ne hai passate così tante, io al tuo posto non ce
l’avrei fatta” forse era vero. Io non avevo mai sofferto, a parte per la
perdita di mio padre, ma subito lei era arrivata nella mia vita per riempire
quel vuoto; non si rendeva nemmeno conto di quanto avesse fatto. Quindi la mia
sofferenza si fermava a un solo mese in quasi 25 anni. Lei aveva sofferto per
una vita intera, non potevo nemmeno immaginare cos’avesse passato. Eppure aveva
ricominciato da zero. Lei si che era forte.
“Perché sei venuta a cercarmi?”
“Forse perché al contrario di ciò che pensi di te mi importa?” mi lasciò a
bocca aperta, specialmente perché mentre lo disse mi prese la mano.
“Non devi preoccuparti per me, sto bene”
“Robert, come puoi star bene dopo quella notte? Non so ancora come scusarmi,
non so perché l’ho detto, davvero. E voglio scusarmi per il fatto che me lo
rimangio, so che ti ferisce ancora di più”
Si voltò a sinistra mentre lo disse, allungai la mano e sfiorandole il mento la
costrinsi a voltarmi.
“Cosa senti per me?”
“Io ti voglio bene” continuava però a tenere gli occhi fissi sull’asfalto.
“So che mi vuoi bene, ma sono un amico e basta per te?”
“Robert, sai che non posso di più”
“Non puoi, Kristen.. o non vuoi?” la fissavo ansioso di sapere la verità, ma
allo steso tempo con la paura di sentire ancora una volta quelle parole che già
una volta mi disse.
“Non posso e non voglio.” mi si formò un groppo in gola, cercai di farlo
sparire, respirai a fondo e guardai ancora la mia mano tra le sue
“Allora perché mi baci? Perché abbiamo fatto sesso? Perché
mi hai cercato?””
“Perché mi piaci, non lo nascondo. Te l’ho già detto, ma evidentemente non mi
hai dato retta.”
“Kristen io ascolto ogni singola sillaba che esce dalla tua bocca, per me tutto
ciò che dici è importante. Quindi so che lo hai già detto. Ma non puoi dire che
mi vuoi bene, che ti piaccio, ma che sono solo un amico. Non puoi.”
Lasciai la presa della sua mano e mi alzai dirigendomi verso la macchina, non
volevo vederla, mi faceva troppo male ed erano stati giorni alquanto pesanti
gli ultimi.
“Dove vai? HEY!”
“Da qualche parte, ho bisogno di stare solo, ti prego”
“Mi lasci sola?”
“Non sei sola, sai che ci sono, ma…io ho bisogno di farmi passare questa cosa
Kris, altrimenti divento pazzo”
“Non lasciarmi ti prego” mi bloccai. La stessa frase che mesi fa disse nel
sonno, quattro parole che avevano il potere di farmi tornare indietro. Non ci
pensai per molto. Mi voltai e corsi verso di lei, le strinsi i fianchi e le
accarezzai il collo portandola a me e banciandola con prepotenza. Fece dei
gemiti di protesta inizialmente e cercò di respingermi, ma dopo qualche secondo
la sentii rilassarsi e cominciò a ricambiare il bacio. Socchiusi la bocca
sperando che non smettesse e così fece, infilò la sua lingua che iniziò a
contorcersi con la mia, il cuore iniziò a battermi velocissimo.
“Lo vedi?” mi staccai da lei mentre ancora cercava il mio
viso con le mani, desiderosa di avermi. Rimase in silenzio stupita, mi guardò
confusa.
“Non puoi dirmi che non vuoi, cerca di fare chiarezza con te
stessa Kristen.”
“Robert, posso anche stare con te, con la testa e fisicamente….ma non ce la
faccio proprio ad amarti, io non posso più farlo” Chiusi gli occhi, avvicinai
di nuovo il mio viso al suo sfiorando quasi le sue labbra.
“Torna a crederci Kristen, ti prego. Credi nell’amore, credi in me.”
“Non ce la faccio..” sentii con la punta del naso il suo viso che iniziò a
bagnarsi, l’abbracciai e scoppiò in un pianto che mi fece capire che non mentiva.
Ci stava provando, ma era più forte di lei.
Ma avevo anche capito che per quanto rifiutasse l’idea di
riprovarci o non ne avesse le capacità, provava qualcosa. E stava a me farlo
venir fuori, a costo di farmi del male.
Le accarezzai la schiena e respirai il profumo dei suoi
capelli. Aspettai che si calmasse per dirle a cosa avevo pensato.
“Facciamo una cosa?”
“Cosa?” lo disse piano, contro la mia felpa ormai inzuppate dalle sue lacrime.
Mi scostai un po’ e le tenni il viso, coi pollici le asciugai le lacrime.
“Intanto smetti di piangere.”
“Scusami Rob, avevo promesso che non l’avrei più fatto..”
“Non devi scusarti, non sei un robot”
“Cos’hai in mente Rob?”
“Sei libera. Puoi fare ciò che vuoi con me, a una sola condizione.”
“Quale?”
“Devi volerlo, devi credere in quello che fai.”
“Rob io..”
“Non ti sto chiedendo di stare con me, ti dico solo di fare ciò che vuoi di me,
purchè sia una cosa che vuoi davvero. Ci stai?”
“Perché?”
“Perché è l’unico modo che ho per convincerti che sei ancora capace di sentire
qualcosa, qualunque cosa sia”
“Non posso Robert, ti farei troppo male”
“Kristen, non pensare a me. Io sto bene.”
“Ne sei sicuro?” ero sicuro del contrario. Ma dovevo farlo per lei.
“Si.”
Pov Kristen
“Va bene” mi feci guidare dall’istinto, come mi aveva
suggerito Robert. Mi avvicinai a lui e presi le sue mani, intrecciai le mie
dita con le sue e iniziai a guardarlo; guardai ogni singolo centimetro del suo
viso, volevo conoscerlo, memorizzare tutto. Volevo cominciare da lì
Forse avevano ragione lui e Tom, forse ero diventata troppo severa con me
stessa, forse dovevo lasciarmi andare. Ci avrei provato; non sarebbe stato per
niente facile, avevo il terrore di lasciarmi andare, ma a piccoli passi forse
qualcosa avrei sentito di nuovo. E Robert forse era la persona più indicata per
farmelo scoprire, in fondo gli volevo bene davvero.
Restammo a guardarci a lungo, avevo voglia di fargli capire
ciò che mi passava per la testa senza dover aprir bocca, i suoi occhi mi
sorridevano di tanto in tanto; a tratti diventavano carichi di passione e
scatenavano dei brividi lungo la schiena che non sapevo spiegarmi, così come
non mi spiegavo perché facevo fatica anche a deglutire mentre studiavo la sua
pelle, il suo naso, le sue labbra…mi venne voglia di baciarlo.
Mi avvicinai lentamente tenendo sempre gli occhi aperti,
posai le mie labbra sulle sue e non fece una mossa. Cominciai a muoverle
dolcemente finchè lo fece anche lui, aprii leggermente la bocca per ricevere la
sua lingua che non tardò ad arrivare, cominciò ad attorcigliarsi con la mia
lentamente, non avevo nessuna fretta, non volevo andare oltre, non quella sera.
Continuavo a guardarlo negli occhi mentre un’altra lacrima
mi rigò il viso. Non ce l’avrei mai fatta.
“Scusami…” fu tutto quello che riuscii a dire. Cercai di
ricacciare indietro le lacrime, ma era ormai troppo tardi, mi rigavano il viso
“Va tutto bene Kristen, va tutto bene”
Lo abbracciai alzandomi sulla punta dei piedi e mi sentii
subito al sicuro, continuavo a maledire il destino che non me lo aveva fatto incontrare
quando ancora tutto nella mia vita andava bene, forse sarei stata capace di
amarlo, forse adesso sarei stata felice.
Portai il mio viso di fronte al suo
“Mi credi almeno quando ti dico che ti voglio bene?”
“Si. Io credo in te.”
“Non dovresti, io sono un disastro”
“E’ vero. Ma sei un disastro che vale la pena di essere vissuto.” Il mio cuore
perse un battito a quelle parole. Mai nessuno mi aveva detto una cosa simile,
mai nessuno mi aveva detto che valevo qualcosa.
“Non so come ringraziarti Robert, per tutto.”
“Se solo ci credessi..”
“Dammi tempo. Ma prometto,c i proverò.”
“A proposito, ti voglio bene anche io Kristen.”
Ciao
tesori!!!!!! Sono in ritardissimo, lo so....ma a volte la realtà
ci costringe ad affrontare certe cose per cui dobbiamoa ccantonare le
passioni che abbiamo....però son tornata!
Allora, piccolo anticipo, preparate qualcosa per la carie ai denti
perchè mi sono sbilanciata nello scrivere questo capitolo in
modo smieloso; ma sapete, a volte capitano delle situazioni nella vita
che ti fanno immaginare cose che magari sono esagerate, ma che ti
aiutano a credere che a volte un sogno è possibile, che qualcosa
di positivo c'è là fuori e non è tutto sempre
così impossibile. A volte ci aggrappiamo a questo quando
cerchiamo 1 sorriso, a volte può sembrare noioso ma leggere un
bell'episodio è quello che ci vuole.....ergo, ecco il capitolo
12.
Ok,
ho finito di asciugarvi con le mie fisse mentali, vi lascio al capitolo
e alla canzone che non vedevo l'ora di mettere, smielata come
l'episodio ihihihihiihiiihihihihi ma le parole ci stanno TUTTE. Scusate
se fa cagare, non è un bel periodo quindi non mi sono sforzata
molto per farlo uscire carino, lo ammetto.
Giuro che ho finito di stressarvi, adios!
Ovviamente sempre un grazie di cuore a TUTTI, siete dei tesorini!
Lory
Pov Kristen
“Mi devi delle
spiegazioni” mi guardò curioso, ma sapevo che mentiva.
“Non fare quella
faccia da cazzo, Pattz, sputa il rospo!” il suo sguardo da curioso diventò
divertito, mi stava chiaramente prendendo in giro e la cosa come sempre lo
divertiva da morire, cosa ci trovava di divertente poi nel farmi incazzare
ancora non lo so.
“Non so di cosa tu stia parlando”
“Vediamo se ti rinfresco la memoria: sveglia all’alba e due valigie” era chiaro
che stessimo andando da qualche parte, ma non avevo idea di dove mi stesse
portando e soprattutto perché, il che mi metteva una strana ansia, piacevole
però.
“Beh, pensa a che giorno è oggi”
“E’ martedì”alzò gli occhi al cielo e
sbuffò, lo guardai ancora più curiosa. Accostò salendo praticamente su un
marciapiede e mi guardò dritto negli occhi.
“Possibile che
non ti ricordi quand’è il tuo compleanno?” restai a bocca aperta, io me ne ero
completamente dimenticata, non avevo più la concezione del tempo da quando
vivevo con lui.
“E tu ti sei
ricordato?”
“E’ una data importante…” sorrisi alla sua affermazione.
“Che c’è?”
“Niente, pensavo che l’ultima volta che qualcuno si è ricordato del mio
compleanno andavo ancora all’asilo, credo”
“Vuoi dirmi che..?”
“Già, mai festeggiato” cercai di sorridergli, ma la mente mi riportò agli anni
precedenti, a quel 9 aprile che iniziavo a maledire. Mamma e papà non mi
degnavano neanche degli auguri, i miei fratelli meno di loro, e Ryan di solito
mi prometteva megafeste organizzate da lui ma poi finiva per sparire tutto il
giorno a drogarsi chissà dove e tornava devastato e con la sola voglia di
sfogarsi su di me. A poco a poco quindi avevo cercato di dimenticarmi del
giorno in cui “per errore” venni al mondo, in fondo a quanto pare era stata una
disgrazia per tutti, me compresa.
Ma adesso lui me lo aveva ricordato.
“Quindi…BUON
COMPLEANNO, Stewart.” Sorrise e i suoi occhi untati su di me mi costrinsero ad
abbassare il viso per l’imbarazzo. Provai a parlare per paura che in quel
silenzio avrebbe sentito il mio cuore che batteva all’impazzata.
“Ehm…grazie…Immagino
tu abbia un piano quindi” alzai nuovamente lo sguardo e sentii un sorriso
debole comparire sul mio viso.
“Preferivi forse
startene chiusa in casa a far finta che oggi non è un giorno da festeggiare?
“Non che mi sarebbe cambiato molto” risi vedendo come iniziava a irritarsi.
Presi il suo viso tra le mani e lo avvicinai al mio
“Quindi dove andiamo? Perché ho capito che le valigie hanno a che fare col mio
compleanno”
“Lo deciderai
tu!” Mi allontanai un po’ e lo osservai con fare curioso.
“In che senso?”
“Nel senso che
andiamo in aeroporto, scegli un volo tra quelli disponibili e partiamo” Il suo
gran sorriso a mille denti era la conferma che mi aveva spiazzata. Iniziavo a
dubitare che fosse reale quel ragazzo.
“Ma sei pazzo?”
“So che ne hai bisogno, so che forse staccare ti farà bene, so che tutti
meritano di festeggiare il proprio compleanno e so che non ti avrei lasciata
andare sola”
Mi venne
improvvisamente voglia di baciarlo; il nostro ‘accordo’ era stato messo in atto
durante le ultime tre settimane, ma non mi ero più spinta oltre a qualche bacio
sulle labbra anche se sarei voluta andare fino in fondo, avevo un bisogno
strano di lui che non riuscivo a spiegarmi, o non volevo farlo.. Mi intristivo
sempre quando magari usciva per lavoro, sempre vestito in modo elegante, e non
poteva portarmi con sé. E quando tornava provavo una strana gioia, come se lo
avessi aspettato anche per troppo tempo ed ero felice che finalmente fosse lì
con me.
Sapere che non
mi avrebbe mandata chissà dove da sola ma lui sarebbe stato con me mi tranquillizzò.
Pensai per un secondo alla possibilità di staccarmi da lui per qualche giorno
immaginando come sarebbe stato e…smisi di pensarci dopo qualche secondo per la
paura. Momento di silenzio.
Non è la prima volta, Kristen, che ti prende?
Mi avvicinai a lui cogliendolo di sorpresa, chiusi gli occhi e posai le labbra sulle sue provando un brivido lungo la schiena,
dapprima si irrigidì, poi chiuse gli occhi e si lasciò andare; portai una mano
sul suo viso e gli accarezzai la guancia col pollice, lui perse il mio viso tra
le mani come per volerlo portare ancora di più verso di sé, aprì un po’ di più
la bocca permettendo alla mia lingua di entrarvi e trovare subito la sua, ma mi
interruppi.
“Piano piano
Rob…”
“Ok, scusami…andiamo adesso?”
“D’accordo” Ci riaccomodammo sui nostri rispettivi sedili e Robert mise di
nuovo in marcia.
Arrivammo a
Parigi con mezz’ora di ritardo, ma poco importava, eravamo già stati fortunati
ad aver trovato disponibilità per il volo…e per l’albergo a Disneyland. Avevo
scelto quella meta perché se proprio dovevo staccare dal mondo reale, dal mondo
degli adulti, non ce’era posto più perfetto in Europa. Credevo che Robert mi
avrebbe presa quando decisi la meta, invece era più felice di me all’idea di
andare in uno dei pochi posti in cui suo padre non lo aveva portato.
“Come mai tra tutti
i posti che hai visto tuo padre non ti ha mai portato qui?”
“Beh i suoi erano viaggi di lavoro, mi portava perché di solito si prendeva
qualche giorno in più in modo da poter fare anche qualche giro turistico e gli
faceva piacere che lo accompagnassi. Penso che lo facesse anche per non
lasciarmi solo con Mike.”
“Tua madre veniva con voi?” i suoi occhi persero la vivacità in un secondo e
con la mente andò chissà dove, ma fu questione di attimi, il solito Rob, il mio Rob, tornò nel giro di poco.
“Quindi sei
pronta per vivere in una favola?” Scendemmo dal taxi che ci portò davanti alla
grande entrata del parco, Rob prese le nostre valigie lasciandomi a mani vuote.
“Quanto sei
esagerato!”
“E’ o non è il
regno delle fiabe?”
“Quelle sono
solo nei libri che leggevo da bambina, questa piuttosto chiamiamola illusione,
finzione”
“Allora perché sei voluta venire qui? Non capisco, non sembra ti piaccia”
“Chi lo dice? E’ bello perdersi ogni tanto in un mondo non reale…e qualcuno non
mi concede altri modi per farlo” lo guardai di sottecchi aspettando un altro
cazziatone ma sorrise.
“Almeno mi dai
retta ogni tanto”
“Ogni tanto”
“Comunque
entriamo adesso o vogliamo stare qui tutta la settimana?” mi incamminai verso
quel parco lasciandomi alle spalle tutto e lui mi seguì.
Una settimana
volava in fretta e noi eravamo giunti all’ultima sera in quel mondo
spettacolare, la mattina seguente saremmo tornati a Londra. Avevamo passato le
giornate tra un’attrazione e l’altra, ‘giocando’ talvolta anche per i fatti
nostri. Ce ne stavamo chiusi in quel parco 24 ore su 24 e il nostro rapporto in
quei giorni era diventato qualcosa di più che una semplice amicizia, Robert si
tratteneva sempre più a fatica quando ogni tanto mi sbilanciavo nei suoi
confronti con una carezza, un bacio o anche solo una sguardo. Mi faceva male
essere così provocatrice, ma avevo bisogno di un contatto con lui, più passava
il tempo più non potevo farne a meno, in quei giorni il desiderio e la voglia
di lui aumentarono a dismisura, il mio cuore prese a battere per ogni suo
singolo respiro. Non ne ero contenta perché mi stavo lasciando andare mio
malgrado, ma avevo deciso che gliene avrei parlato, lui meritava di sapere, nel
bene e nel male.
Quella sera gli
proposi di andare in giro per le strade di Parigi, non ci ero mai stata e
volevo vedere qualcosa prima di andar via. E avevo bisogno di tornare nella
realtà, con lui.
Passeggiavamo
sotto la Tour Eiffel
che dava spettacoli di luce, sembrava in festa, quando a un certo punto gli
presi la mano, lui non la lasciò, strinse la presa anche se sul suo viso
l’espressione sorpresa non tardò ad arrivare.
“Come mai? Dico,
la mano..”
“Ne ho voglia, se non ti sfioro per troppo tempo mi sento a disagio”
“Ah si?” si
fermò davanti a me e abbassò il viso per avvicinarsi al mio
“Si..”
“Come ti senti adesso?”
“Non lo so Rob, sto bene..”
“Sei felice?”
“Si chiama così questo stato? Felicità?”
“Già..”
“Tu sei felice?”
“Da morire” sorrisi e posai le labbra sulle sue, ormai mi veniva spontaneo e
ogni volta che lo facevo sentivo lo stomaco aggrovigliarsi, mi sentivo leggera
e tutto sembrava bello intorno a me come non lo era mai stato. Stava succedendo
nonostante credevo fossi convinta del contrario; mi veniva troppo facile con
lui e non me ne pentivo, perché lui era buono. Lui era bellissimo. Iniziavo a
convincermi che lui mi amava davvero, di un amore pulito, innocente, dolce. Me
lo aveva dimostrato in tanti piccoli gesti, lo aveva sussurrato al mio cuore
anche se ero stata troppo annebbiata dalla rabbia per capirlo, aveva fatto
tutto così silenziosamente…era entrato in me in punta di piedi, senza che me ne
rendessi conto. E adesso lui era il mio
amico, era la mia famiglia, era tutto per me. Non credevo sarei stata capace di
sentirlo così, respingevo l’idea da tempo ormai, ma era successo senza che io
potessi scegliere. Il mio cuore aveva scelto al posto mio aveva scelto lui. Ma
tutto questo non faceva altro che terrorizzarmi.
Rimasi con le
labbra posate sulle sue, avvicinai il mio corpo ancora di più al suo e gli
strinsi i fianchi abbassando lo sguardo cercando di prendere fiato.
“Non so come sia
possibile…”
“Cosa?”
“Io….io…”
“Tu cosa?”
“Niente, non ce la faccio” era tutto inutile, non riuscivo nemmeno a dire tre
parole così semplici, a volte mi meravigliavo di quanto potessi essere stupida.
Rob mi prese anche l’altra mano, ed ecco che come al solito era lui che dava
conforto e tranquillità a me e mai viceversa.
“Kristen,
coraggio…cos’hai?”
“Beh…”
“Mi sto
innamorando” posò le labbra sui miei capelli lasciandovi un bacio, mi strinse
fra le braccia.
“Kristen, siamo
in vacanza in un mondo non reale, questo è compreso?” silenzio. Silenzio.
Silenzio.
Respirò sui miei
capelli ancora una volta, forse deluso di non aver sentito risposte da parte
mia, e prima che potesse parlare nuovamente alzai lo sguardo e trovando non so
dove la forza lo guardai con gli occhi lucidi per l’emozione…o l’angoscia.
“Ho scelto di
venire qui stasera proprio perché fossimo nel mondo reale e ci avessi
creduto…mi sto innamorando di te Robert” avevo paura che sentisse i battiti del
mio cuore “ma non va bene”.
“Perché?” feci qualche passo evitando il suo sguardo fisso su di me, rischiavo
di non farcela se lo stavo a guardare. Tremavo, ma ero convinta che non fosse
per il freddo, non quella sera.
“Perché non l’ho deciso io, perché è una cosa che è nata senza il mio
controllo, che non riesco a gestire; perché so che non porterà niente di buono
e..”
“Shh…basta. Stai
dicendo una marea di stronzate, lo sai?” mi prese tra le sue braccia e subito
un po’ dell’ansia che si stava impadronendo d me svanì, era come magico.
“Perché Rob?
Dammi tu dei buoni motivi per cui non dovrei avere paura! Succederebbe qualcosa
che rovinerebbe tutto, ne sono certa, perché ogni volta che ho anche solo
pensato alle parole ‘essere felice’ è successo qualcosa che me ne abbia fatto
pentire” le lacrime rigarono il mio viso e a queste seguirono alcuni
singhiozzi; avevo cercato di trattenermi per mostrargli che non ero più
fragile, ma mentirgli, come ormai sapevo, era difficile.
“Non accadrà stavolta”
“E tu come lo sai?”
“Perché sono un fottuto egoista che pensa solo alla sua felicità. Ma adesso la
mia felicità dipende dalla tua, quindi diciamo che lo farò per me, ti renderò
felice perché lo sia io, ok?” poggiai le mani sul suo petto e lo fissainonostante le lacrime mi stessero devastando.
“Tu non mi lascerai sola? Tu non mi farai del male? Non mi tradirai? Perché io
non potrei più sopportaretutto questo
un’altra volta, non ce la farei Rob..”
“Non avrei più il coraggio di vivere”
“Dimmi che mi
ami Rob, ti prego” poggiai la testa sul suo petto e sentii i il suo cuore
battere più velocemente. Il mio cuore rispose a sua volta.
Pov Robert
Rimasi in
silenzio e sentii il suo cuore rispondere al mio con dei piccoli battiti veloci
che si susseguivano. Non potevo crederci, fino a qualche momento prima non
avevo pensato a cosa potesse succedere, ma stava accadendo, lei si stava
lasciando andare. E io ero l’uomo più felice del pianeta. La strinsi di più a
me, come per volerla imprigionare tra le mie braccia per farle capire che mai e
poi mai l’avrei fatta scappare, e il suo corpo si adattò al mio.
“Era ora Stew…ti stavo aspettando”
“Scusa se ci ho messo tanto”
“Non le accetto le tue scuse” scostò il viso di qualche centimetro giusto per
guardarmi stupita.
“Non se me lo
dici così”
“E come dovrei dirtelo?” mi avvicinai nuovamente ai suoi occhi, le nostre
labbra quasi si sfioravano
“Che ne dici se
mi dai questo primo bacio?”
“Ma ti ho baciato altre volte!”
“Si, ma questo sarebbe il ‘nostro’ primo bacio, finalmente” e mentre posava sorridente
le sue labbra sulle mie la vidi arrossire.Risposi subito al bacio muovendo le labbra dolcemente sulle sue,
dischiuse appena la bocca e infilai piano la mia lingua che si incontrò con la
sua subito. Infilai una mano tra i suoi capelli morbidi, il cuore ormai sentivo
che sarebbe potuto esplodere dall’emozione, ero al settimo cielo.
“Dio quanto sei
bella….” Aveva ancora gli occhi chiusi, trascinò fino al mio mento la fronte,
dove lasciai un bacio piccolissimo.
“Lo dici tanto
per dire…”
“Scherzi? Tu sei
bella. Semplice. E semplicemente mia.”
“Tutta tua?” le
presi il viso tra le mani e la guardai pieno di desiderio.
“Solo mia.” Mi
voltai verso due passantipoco distanti
da noi e prendendola per mano li raggiunsi.
“Lei è solo mia, solo mia, SOLO MIA!!!!!” la sentii ridere mentre quei due mi
guardavano impauriti, non l’avevo mai sentita così allegra, non avevo mai visto
il suo viso così sereno.
“Rob ma che fai?”
“Devo dirlo a ogni singola persona di questo mondo che tu sei mia, a chiunque!”
“Sei pazzo”
“E’ colpa tua”
“Beh, sono abituata a prendermi le colpe per ogni cosa”
“Una cosa buona l’hai fatta però” si fermò tirando la mia mano e costringendomi
a voltarmi verso di lei. Stava aspettando una risposta, come al solito. Sapevo
che amava sentirselo dire, forse perché queste parole non gliele aveva mai
dette nessuno, forse perché aveva bisogno di certezze, ma farlo per me era solo
motivo di gioia, quella gioia che ti scalda anche se ti trovi nel posto più
freddo del mondo, quella gioia che spazza via tutti i problemi, che ti fa
sentire come se avessi appena ottenuto tutto dalla vita; quella gioia che
niente e nessuno può minacciare perché è così forte che supera tutto.
“Non ti è
chiaro? Mi hai reso l’uomo più ricco del pianeta.”
“Ma tu sei già ricco, sfondato per giunta”
“Ma il tuo amore è la mia vera ricchezza” senza pensarci due volte si avvicinò
a me e posò pesantemente le labbra sulle mie, non mi lasciò neanche il tempo di
dischiuderle che infilò la sua lingua, una sua mano si era intrufolata tra i
miei capelli e li stringeva con forza, l’altra invece la appoggiò prima al
petto, poi scese sempre più giù,fino ad
avvicinarsi al punto in cui la mia erezione cresceva.
“Kristen…” la
voce roca mi impedì di continuare, sentivo i suoi gemiti tra un bacio e
l’altro, non volevo smettere, l’avrei posseduta anche lì in mezzo alla
strada……se fosse stata un’altra. Riprese a baciarmi e a sfiorarmi ovunque,
fremeva dal desiderio e io con lei…ma non potevo.
“Tesoro, non
qui, non è il momento….nè il luogo giusto”
“Chissenefrega, troviamo un posto più isolato Rob, non ce la faccio più ad
aspettare”
“Tipo?”
“Tipo una
panchina, la metro, il sottopassaggio, la Senna, il Louvre, la punta della Tour Eiffel. Ti
voglio Rob, adesso.”
“No”
Si staccò
improvvisamente da me, sembrava leggermente delusa e scioccata.
“Credevo mi
volessi..”
“Ed è così infatti, senti…” portai la sua mano sulla mia erezione che pulsava
da dentro i pantaloni, la vidi sorridere compiaciuta.
“Ma non farò
sesso con la mia ragazza in un posto qualunque.”
“Io sarei la tua
ragazza?”
“E chi senò?”
“E’ la prima volta che qualcuno mi chiama così”
“E’la prima volta che chiamo qualcuno così”
“E’ la sera
delle prime volte?”
“A quanto are piccola lo è….e sarà anche la prima volta che non farai sesso”
sgranò gli occhi e la bloccai prima che partisse in quarta col cazziatone,
“Frena frena
frena! Fami finire, no?” le sorrisi e lei si calmò subito.
“Sarà la prima
volta che non farai sesso perché…..sarà la prima volta che farai l’amore.” Alzò
gli occhi al cielo e sbuffò, sembrava un bambina quando faceva così, una
bambina adorabile.
“Mi spieghi che
differenza c’è?”
“Lo scoprirai tesoro, presto. E poi sarà anche per me la prima volta”
“Non sapevo riacquistassi la verginità Pattz!” scossi la testa ridendo
“Scema, non intendevo questo, ma…..sarà la prima volta che faccio l’amore con
una donna che amo, LA donna che amo”
Mi guardò a bocca aperta come se avessi annunciato chissà cosa e un istante
dopo vidi i suoi occhi diventare lucidi, si rifugiò nel mio petto e scoppiò a
piangere, non capivo perché però. Allargai il giubbotto per farle un po’ di
spazio e coprirla in quel freddo gelido e le accarezzai ai capelli dolcemente.
“Piccola, ho detto qualcosa che non va?”
“No, no…è che…Rob, perché ho il terrore che tutto finisca?”
“Non devi aver paura tesoro, non sempre nella vita va tutto storto…e io ne sarò
la prova…se tu vuoi”
“Ma io voglio! Solo che ho paura”
“E’ normale, sai? Ma col tempo ti fiderai, l’importante è che tu ci credi” tirò
su col naso e guardò l’orologio.
“E’ tardi, uffa!
Dobbiamo rientrare nel mondo della finzione e abbandonare questa realtà che mi
piaceva?”
“Non c’è bisogno di fingere, adesso sei libera di sognare, amore mio.”
Mi prese per mano e si incamminò alla ricerca di un taxi che ci portasse in
quel piccolo mondo incantato, anche se adesso tutto era magico anche al di
fuori di quei cancelli.
“Io ci credo”
“A cosa?”
“A noi, Rob, io ci credo, voglio crederci.”
“Grazie”
“Per averci creduto?” le strinsi la mano costringendola a fermarsi, mi misi di
fronte a lei e abbassai il viso fino a raggiungere il suo.
“Per avermi permesso di entrare nel tuo cuore.”