Why can't you see me?

di Yume_Black
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Why can't you see me? - Cap. 1

Why can't you see me?

- Aspettatemiiii!! -  strillai dietro alle mie amiche che stavano già raggiungendo il bar della scuola senza di me.
Si fermarono in mezzo al corridoio e riuscii a raggiungerle in tempo per entrare insieme e lasciare a loro l’ingrato compito di spintonare la massa di ragazzi in crescita.

- Io prendo solo un tramezzino, niente di più. Perciò facciamo la coda là! - disse Morgana indicando l’alto bancone dei panini nascosto quasi completamente dalla coda.

Ci imbucammo il più possibile nel campo visivo di Rosa, la barista, in modo da poter attirare la sua attenzione. E aspettammo.

Passavamo ormai tutti gli intervalli al bar e sedute sui termosifoni appena fuori. Non c’era uno scopo preciso, ci piaceva soltanto.

Aspettavo che Morgana riuscisse finalmente ad avere il suo tramezzino al prosciutto, mentre Liz e Maya stavano discutendo su non so cosa, così decisi di mettermi le cuffiette e ascoltare un po’ di musica,vista la notevole fila.

Vediamo, la prima canzone.. Champagne Shower dei LMFAO. Gut.

Ero completamente persa nei miei sogni, quando mi sentii toccare i capelli da dietro. Staccai la musica e mi misi subito sull’attenti sapendo già di trovare Jamie pronta a rompermi le scatole con le sue domande e con i suoi baci. Cavolo, ci ho parlato una volta sul pullman l’anno scorso e adesso non si scolla più di dosso da me e le mie amiche.

E invece no. Dietro di me trovai un ragazzo. Probabilmente  già visto da qualche parte. Ma dove?
Lo guardai con aria interrogativa e lui sorrise divertito. Bei denti e bel sorriso! pensai. Sì, sono strana. La prima cosa che noto nei ragazzi sono i denti e il sorriso. Non ci posso fare nulla.

- C-Che.. - non riuscii a terminare la frase. Avevo come un blocco in gola. Notai i suoi occhi, verdi, e i suoi cappelli, ricci. Probabilmente rimasi a bocca aperta.

- Come sono soffici. Hai dei riflessi rossi, giusto?

- Ehm.. - ma che vuole questo? - Non sono proprio rossi.

- Alice, vero? - ma cosa-?

Mi limitai ad annuire, deglutendo.

- Ti va di fare un giro in corridoio? Qua c’è troppa gente per i miei gusti. - Bhè, su questo ero d’accordo. Io ho sempre odiato i luoghi affollati e dover andare a scuola insieme ad altri 700 alunni non è una delle mie cose preferite.

- Ok. - lo seguii fuori dal bar e iniziammo a camminare sotto i raggi del sole proveniente dalle grandi vetrate. L’unica cosa positiva di quella scuola. - Come conosci il mio nome? Non mi ricordo di aver mai parlato con te. - azzardai a domandare.

- Bhè, non ci crederai, ma si possono fare miracoli con un annuario e uno dei social network più popolare di questi tempi.

 

*

 

- Alice, dove sei stata? Ti abbiamo cercata dappertutto, ma senza successo! - mi rimproverò Morgana.
- Ehm.. Ero con un ragazzo. - dissi titubante arrossendo.

- COSAAA??? - urlarono le tre in coro.

- Ecco, sì.. Insomma.. - e iniziai a raccontare.

Le ragazze ascoltarono ogni singola parola in silenzio e, quando ebbi finito, Maya domandò - Ma non hai chiesto il suo nome?

- Ero troppo intontita per pensare! - scossi la testa.

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Sono tornata (?) con una storia che SPERO di riuscire a finire! xD Dai, magari questa è la volta buona..
Devo ammettere che alcuni particolari di fondo (ma che dico alcuni, QUASI TUTTI) sono reali.

Spero vi piaccia! :3

Your Yume_Black 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Why can't you see me? - Cap.2
Why can't you see me?

- Andiamo? Ormai è tardi. - domandò Liz. Si riferiva a Harry, il misterioso ragazzo con cui avevo fatto amicizia al bar. Erano passate ormai due settimane da allora e scendevamo ogni giorno da scuola insieme a me e la mia amica chiacchierando. Ho così scoperto il suo nome, che vive a pochi passi da casa mia e molto altro. Siamo in un certo senso simili. Abbiamo gli stessi interessi in fatto di musica, idee e molto altro.

- BUH! - feci un salto di minimo un metro cacciando un urletto quando quel ragazzo riccioluto mi apparve alle spalle. - Scusate il ritardo, la prof di italiano mi ha trattenuto per un voto. - si giustificò e ci avviammo verso casa.

Una volta lasciata Liz sul pullman, sulla strada per casa, Harry mi prese per un braccio e iniziò a parlare - Senti Alice, ho un problema..

- Di che si tratta? - lo esortai a continuare.

- Ecco.. C’è una ragazza che negli ultimi tempi mi bombarda di messaggi e di telefonate ad ogni ora. Io non rispondo, però è una rottura assurda. Non la sopporto più! Mi aiuteresti? - fece gli occhi da cerbiatto uniti a quel sorrisino completo di fossette.

Non resistetti. - Ok. Che devo fare? - domandai sott’intendendo naturalmente il fatto che le richieste dovevano essere entro il limiti.

- Oddio, grazie! - mi abbracciò per la foga. Arrossii immediatamente e mi lasciò titubante per poi ricominciare - Perché non passi da me alle 16 e ti racconto tutto?

 

*

 

Suonai. Harry abitava in un palazzo a circa due minuti a piedi da casa mia, vicino alla Polizia di Stato. La porta della scala era situata sotto a dei portici fatti in una specie di marmo sotto cui passavo sempre da piccola. Risuonai. Tlack. La porta scattò ed entrai nello stabile. Le scale dell’ingresso erano coperte da un tappeto bordeaux sporco molto simile a quello del mio vecchio palazzo, luogo che mi mancava molto. Arrivai al terzo piano a cui aveva accennato qualche ora prima e lo trovai affacciato ad una delle porte. Mi invitò ad entrare e mi fece accomodare sul suo soffice letto. Era rivestito da una voluminosa trapunta verde acqua scuro. Il mio colore preferito.

- Come promesso sono venuta qui. Quel’è il piano d’attacco? - dissi togliendo le scarpe come mi aveva detto e sedendomi all’indiana per poter stare più a mio agio e mangiare una coppetta di gelato alla stracciatella offritami.

- Bhè sì, ecco.. Vorrei che ti diventassi la mia ragazza, per finta intendo! Così almeno mi lascerà in pace una volta per tutte. - col suo sguardo cercò di decifrare la mia espressione probabilmente perplessa - Accetti?

Non sapevo che rispondere. Sono sempre stata educata a non prendere in giro gli altri quanto ad aiutare gli amici in difficoltà. - Va bene, accetto. Spero di riuscire ad adempiere bene il mio compito.

 

*

 

Driiin. Driiin. Driiin.

- Ecco, è lei! Come al solito... Sono le quattro. - mi porse il suo Blackberry incitandomi con un movimento del capo a rispondere.

- O-Ok.. Sei sicuro? - annuì e io schiacciai il tasto per accettare la chiamata. - P-Pronto?

Dall’altro capo silenzio.

Riprovai con più insistenza. - Pronto?

Una voce femminile rispose. - Chi sei?

- N-No, chi sei tu? - vedevo Harry che mi faceva segno di continuare con più forza. - Perché continui a chiamare il mio ragazzo a tutte le ore? Ho perso il conto di qualche volte ci hai interrotti!

- Esortai, sperando di non far sentire che stavo mentendo.

La ragazza dall’altro capo farfugliò qualche scusa e riattaccò. Strano, mi aspettavo una scenata di quelle potenti.

- Non ti scoccerà più d’ora in poi. - affermai rimettendogli il telefono in mano. - Mi merito un gr- non appena gli posai il cellulare sul palmo, lui mi afferrò per il polso, mi attirò a sé premendo le sue labbra sulle mie. Al termine del lungo bacio, il mio primo bacio, mi staccai e lo guardai stranita. Sfoggiava quel suo sguardo beffardo abbinato ad un sorriso completo di fossette.

- Al telefono hai detto che eravamo stati interrotti, tanto valeva fare qualcosa, no?

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Ed ecco a voi il secondo capitolo su cui ho lavorato a pezzi. xD Spero di non metterci sempre così tanto (?)!

Aspetto le vostre recensioni,

Your Yume_Black 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Why can't you see me? - Cap.3
Why can't you see me?

 

Erano passati due giorni da quel bacio. La mia reazione era stata immediata: scappai. Lo evitai per tutto il week-end, ma ormai era domenica sera e il giorno dopo avrei dovuto affrontarlo sicuramente. Non sapevo che fare, perciò chiesi aiuto alla mia amica Morgana, una ragazza che la sa lunga (di sicuro più di me) sui ragazzi. Stando alle sue indicazioni avrei dovuto parlare chiaro. Insomma, non ero stupida, e mi ero accorta eccome del fatto che Harry mi faceva proprio battere il cuore. Dovevo solo appurare se anche lui provava le stesse cose, o era solo un gioco il suo. Quella notte non dormii. Avevo paura, troppa paura. Forse paura di sapere la verità.

Arrivarono presto le sette di lunedì mattina, mi preparai come al solito, in preda al sonno, e uscii. Era piuttosto presto, perciò mi permisi di rallentare e fare il mio solito tragitto da due minuti in più di cinque minuti facendomi accarezzare il volto dalla timida brezza mattutina. Quando arrivai, lui era già là. Mi impanicai, non sapevo che fare. Provai con un debole saluto che lui ricambiò subito. Poi calò il silenzio tra noi. La tensione era palpabile, eccome!

- Per quello che è accaduto venerdì.. - Harry mi bloccò immediatamente e iniziò lui a parlare.

- Ciò che ho fatto ho fatto, e lo volevo fare. Mettiamo le cose in chiaro, non ti voglio prendere in giro e provo davvero qualcosa per te.

- S-Sul serio? Cioè, davvero ti piaccio? - domandai sbalordita. Tutto ciò era assurdo, Harry si stava dichiarando alla fermata alle sette del mattino? Non ci potevo proprio credere.

- Tu che dici? - che risposta del cavolo, pensai. Alzai lo sguardo verso il suo volto in penombra e provai uno strano impulso. Di colpo buttai le braccia attorno al suo collo e lo baciai. C’eravamo solo noi due investiti dal freddo vento che si alzava al passaggio delle macchine, ma non lo sentivamo, eravamo fusi in una cosa sola. Mi staccai sorridente e guardai quei fantastici occhi verdi risplendere dalla felicità davanti a me.

 

*

 

- Ma quindi state ufficialmente insieme? - arrivata a scuola le mie tre amiche mi tempestarono di domande in una maniera assurda. Domande a cui spesso non avevo una risposta. Mi ero limitata a fare spallucce praticamente sempre e dopo un po’ capirono che in fondo neanche io sapevo di che morte morire (?).

Arrivò l’intervallo e girovagai per i corridoi della scuola con le mie amiche come al solito. Quando tornai indietro i miei compagni mi avvertirono che un ragazzo era venuto a cercarmi poco prima e me lo descrissero: alto, riccioli castani e occhi verdi. Harry. Presi per un braccio Morgana e la trascinai alla ricerca della sua classe. Diamine, ero da quasi due anni in quella scuola, ma mi sembrava sempre così immensa.

- Eccola! - urlai indicando una porta delle porte aperte davanti a noi e mi avvicinai tenendo stretta la mano di Momo. Incrociai un ragazzo che avevo visto spesso insieme Harry, perciò gli chiesi dove potevo trovarlo e lui mi indicò un ricciolino che arrivava dalle scale. In quattro e quattro otto gli piombai di fronte facendolo quasi spaventare.

- Mi stavi cercando? - chiesi un po’ affannata quasi stritolando la mano della mia amica.

- Esattamente tre minuti fa sì. - rise.

Abbassai lo sguardo imbarazzata e arrossii di brutto. - E perché? È successo qualcosa?

- Oh, no. Cioè, sì, ma nulla di terribile! - scosse un po’ la testa e si sistemò i capelli con la mano destra. Pensai di essere morta all’istante. - Dopodomani, cioè domenica, ho una partita di calcio. Sei libera? Mi piacerebbe che tu venissi a tifare per me.

All’improvviso sul mio volto si dipinse un sorriso grande da orecchio a orecchio e il cuore continuò a battermi sempre più forte. - C-Certo! Verrò sicuramente!! - parlai in modo troppo euforico e mi feci una figuraccia davanti ai presenti sicuramente.

Rise e mi passò una mano tra i capelli per levarmeli dal viso. - Allora poi scendendo ti spiego tutto.

Annuii e balbettando che la campanella era già suonata da un po’ me ne andai trascinando la povera Momo.

 

*

 

- Guarda quello che figo! - Morgana era molto gasata nel vedere dei ragazzi sudati calciare un pallone da una parte all’altra del campo, mentre io ero costantemente concentrata sul mio ragazzo sudato.

La partita si teneva in uno stadio decisamente poco piccolo formato da un campo verde smeraldo e degli fantastici spalti tutt’attorno. Harry ci aveva riservato due posti abbastanza vicini ai giocatori, in modo da, parole testuali, notare meglio la sua perfezione in campo. Modesto il ragazzo!

 

Vinsero la partita per 2 a 3 e le squadre si andarono a cambiare. Prima di andare via Harry ci fece segno di aspettarlo fuori dallo spogliatoio. Ne uscì all’incirca mezz’ora dopo, a causa delle menate dell’allenatore sui vari schemi eccetera. Appena lo vidi varcare la porta gli saltai praticamente addosso buttandogli le braccia al collo e urlando il suo nome. Ero felice per la sua vincita e in campo era stato fantastico, per quanto io possa aver capito. Di tutta risposta lui mi baciò con foga e poi mi guardò - Stasera festeggiamo? Ho casa libera finalmente!

Io annuii, mi scollai a forza dal mio ricciolino tutto sudato e andammo alle rispettive macchine che ci aspettavano fuori.

- E così festeggiate stasera? - Momo usò quel tono di voce tipico da doppio senso e io bloccai le sue insinuazioni sul nascere.

- Hai capito male! Il nostro concetto di festeggiare in casa consiste in una pizza & Coca davanti a dei film horror e nel farci le coccole sul divano. Nulla di più. - sorrisi.

Morgana non rispose, lasciandomi intendere che non credeva molto a ciò che avevo appena detto. Amen, io ci avevo provato!

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Bene, scusate per l'attesa! Ho perso il conto dei giorni che sono passati dal secondo capitolo, ma sono andata piuttosto avanti..

Spero vi piaccia C:

Yume ♥

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Why can't you see me - Cap. 4

Capitolo 4

 

Per la nostra serata di relax e festeggiamenti vari mi vestii, su richiesta personale di Harry, molto comoda. Indossai la mia maglia a maniche corte dell’Italia dei mondiali del 2006, una felpa con cappuccio blu, il paio di jeans strappati e con sotto il pizzo che amavo di più in assoluto, misi le sneaker bianche, viola e verde acqua di tutti i giorni e lasciai i capelli sciolti con cerchietto; secondo Harry stavo benissimo così.

Una volta pronta lo raggiunsi immediatamente a casa sua un po’ perplessa: i miei non stavano facendo storie sul fatto che ci frequentavamo, cosa molto strana.

Harry mi accolse con uno dei suoi abbracci inimitabili dove il calore del suo corpo pervadeva il mio sempre gelido e mi dava delle emozioni incredibili. La sua casa era più fantastica del solito: un basso tavolino di legno e vetro posizionato sopra un morbido tappeto al centro del soggiorno era stato apparecchiato e l’intera sala era in penombra con solo qualche lucetta rossiccia accesa in basso e delle candele profumate rosse e bordeaux sopra i mobili e dentro alcune delle loro vetrinette. Harry mi fece segno di sedermi sul divano e mi porse una rosa.

- Ma sei tu il festeggiato stasera! - risposi sorpresa dal suo gesto mentre anche lui si adagiava vicino a me.

- Sì, ma festeggiamo insieme. E comunque mi piace essere galante e gentile con te! - detto ciò mi mise una mano dietro la schiena e mi attirò a sé, il mio naso sfiorò il suo e il suo respiro solleticò la mia pelle. Non resistetti e lo baciai. Le nostre bocche si fusero assieme alle nostre lingue, eravamo un'unica cosa e non ci dispiaceva affatto. I minuti passarono velocemente e quando ci staccammo lo convinsi a iniziare a mangiare. Mi correggo, non ci staccammo di nostra volontà, fu il mio stomaco vuoto a porre fine alle effusioni.

 

Aprii pian piano gli occhi e mi ritrovai ad osservare un soffitto bianco troppo lontano illuminato da qualche raggio di sole. Avevo un braccio sopra la pancia e, quando mossi di poco la testa, sentii il respiro di Harry sferzarmi lievemente in faccia; aveva ancora gli occhi chiusi, ma non appena mi mossi leggermente (cosa che mi provocò un dolore lancinante alla schiena) strinse di più la presa sul mio bacino, portando il suo petto a stretto contatto con il retro del mio piccolo corpo. Sentivo piccole scariche elettriche unite a brividi lungo la spina dorsale e, riprendendo a poco coscienza, iniziai a ricostruire la serata precedente. Stavamo guardando la tv abbracciati a terra quando ci siamo addormentati, stavo bene, in pace, come non mai.

 

 

Harry P.o.V. (Point of View)

 

Dopo aver giocato una partita di calcio come poche e aver passato una serata spettacolare con la mia ragazza, mi svegliai dopo una sogno di quelli che ti sembra di poter ricordare a vita, ma che in realtà dimentichi nell’istante in cui apri gli occhi. Ma ero felice e questo mi andava bene. Notai che anche Ambra aveva un’espressione solare dipinta sul volto. Le diedi un’occhiata più approfondita e sbottai con la voce ancora un po’ rauca – Ambra, i tuoi occhi! Perché sono così rossi?

Lei scatto in piedi e si avvicinò allo specchio più vicino spalancando quelli che erano gli occhi iù rossi che avessi mai visto in vita mia.

Si scrutò ancora incredula sulla superficie. – N-Non lo so..  Erano normali ieri sera!

Mi avvicinai e notai che stava tremando, perciò l’abbracciai. – Sei anche molto calda, quasi ustionante. Sei sicura di stare bene? Come ti senti?

- Normalissima! Ho solo un leggero prurito agli occhi e, ora che mi ci fai pensare, ho molto caldo. Sento anche un leggero fischio, come in lontananza… Non riesco a capire cosa sia.

- Ti porto immediatamente a casa.

Spazio autrice

Stavo pensando oggi al fatto che la lunghezza dei miei capitoli sta quasi diventando direttamente proporzionale al mio tempo libero. Ergo poca.
Mi sono dimenticata che cosa dovevo scrivere in questo spazio, purtroppo ora sono troppo impegnata a capire come ho fatto a farmi una taglio profondo sul mio indice sinistro. Chissà..
Hope you like,

Yume ♥

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Why can't you see me - Cap. 5

Capitolo 5

 

Harry P.o.V.

 

- Buongiorno, come sta?

- Harry, sei stato qui due ore fa, è nelle stesse condizioni degli ultimi giorni. Dorme tutto il tempo…

- … Si alza a mezzanotte in punto, gironzola per cinque minuti e poi torna a letto. Il sonno sempre agitato, vero? – ormai conoscevo le sue condizioni a memoria, passavo quasi tutto il giorno lì e spesso saltavo scuola per recarmi da lei, ma la situazione non cambiava. Febbre alta, fremiti e scosse lungo tutto il corpo. I dottori non sanno che dire, neanche all’ospedale sanno dove mettere le mani e l’hanno rimandata a casa.

- Esattamente. Vai, ormai sai dov’è la sua camera. Tieni, è ora di merenda anche per te. – disse la madre di Ambra porgendomi un vassoio con dei biscotti e della coca-cola.

- Grazie mille, compenserà il pranzo veloce di un’oretta fa. – sorrisi e mi avviai verso quella stanza in cui, negli ultimi giorni, avevo passato più tempo possibile. Volevo essere lì quando si risvegliava. Se si sarebbe mai risvegliata.

Poggiai la borsa vicino alla scrivania, socchiusi la porta e mi sedetti sulla sedia che avevo lasciato vicino al suo letto l’ultima volta che ero stato lì.

Probabilmente mi addormentai per un’ora dopo aver mangiato, ma all’improvviso venni svegliato da degli scossoni: Ambra stava avendo delle convulsioni più forti che mai.

                                          

Ambra P.o.V.

 

Vagavo nel buio, provai a stendere le mani e trovai degli ostacoli ai miei lati, probabilmente delle pareti, pareti fredde, umide e appiccicose. Poi una luce calda apparve e mi attirò a sé.


Aprii gli occhi e mi ritrovai quelli di Harry, stanchi, increduli e spaventati, puntati davanti. Provai a rialzarmi, ma tutti i miei muscoli erano indolenziti al massimo e il risultato fu che ricaddi sdraiata sul letto, in più il mio Crocerossino insistette per farmi rimanere così ancora un po’.

Nei minuti successivi appresi, fra un terribile malditesta, il dolore ai muscoli e la nausea più forte cha abbia mai avuto, che avevo dormito ininterrottamente per giorni e che Harry aveva fatto le ore piccole cercando di aiutarmi e stando vicino a me il più tempo possibile.

 

*

 

Erano passati giorni dal mio “sonno profondo” ed ero anche tornata a scuola, date le mie condizioni stabili. Quella mattina Harry volle per forza portarmi a fare colazione al bar, perciò mi preparai e aspettai il suono del campanello.

 

-  Bello questo posto, non c’ero mai stata!

- Mai? Dai, non ci credo.

Lo guardai come per dire “Ti sembra  una presa in giro?” (o il classico “Are you f*****g kidding me?”) .

- Passami lo zucchero, và. – dissi cambiando discorso e voltandomi a guardare un uomo che stava urlando davanti ad una di quelle MacchinetteMangiaSoldi. Presi poi la bustina di zucchero che Harry mi aveva messo vicino alle mani e lo ringraziai.

- Per cosa? – chiese spalancando gli occhi.

- Per lo zucchero!

- Io non l’ho neanche toccato; mi sono girato e non c’era già più.

- L’avrò preso inconsciamente allora…

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