Why can't you see me? di Yume_Black (/viewuser.php?uid=128246)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Why can't you see me? - Cap. 1
Why can't you see me?
-
Aspettatemiiii!! - strillai dietro alle
mie amiche che stavano già raggiungendo il bar della scuola senza di me.
Si fermarono in mezzo al corridoio e riuscii a raggiungerle in tempo per
entrare insieme e lasciare a loro l’ingrato compito di spintonare la massa di
ragazzi in crescita.
- Io prendo solo un tramezzino, niente di
più. Perciò facciamo la coda là! - disse Morgana indicando l’alto bancone dei
panini nascosto quasi completamente dalla coda.
Ci imbucammo il più possibile nel campo
visivo di Rosa, la barista, in modo da poter attirare la sua attenzione. E
aspettammo.
Passavamo ormai tutti gli intervalli al
bar e sedute sui termosifoni appena fuori. Non c’era uno scopo preciso, ci
piaceva soltanto.
Aspettavo che Morgana riuscisse
finalmente ad avere il suo tramezzino al prosciutto, mentre Liz e Maya stavano
discutendo su non so cosa, così decisi di mettermi le cuffiette e ascoltare un
po’ di musica,vista la notevole fila.
Vediamo, la prima canzone.. Champagne
Shower dei LMFAO. Gut.
Ero completamente persa nei miei sogni,
quando mi sentii toccare i capelli da dietro. Staccai la musica e mi misi
subito sull’attenti sapendo già di trovare Jamie pronta a rompermi le scatole
con le sue domande e con i suoi baci. Cavolo, ci ho parlato una volta sul
pullman l’anno scorso e adesso non si scolla più di dosso da me e le mie
amiche.
E invece no. Dietro di me trovai un
ragazzo. Probabilmente già visto da
qualche parte. Ma dove?
Lo guardai con aria interrogativa e lui sorrise divertito. Bei denti e bel sorriso! pensai. Sì, sono strana. La prima cosa che
noto nei ragazzi sono i denti e il sorriso. Non ci posso fare nulla.
- C-Che.. - non riuscii a terminare la
frase. Avevo come un blocco in gola. Notai i suoi occhi, verdi, e i suoi cappelli, ricci.
Probabilmente rimasi a bocca aperta.
- Come sono soffici. Hai dei riflessi
rossi, giusto?
- Ehm.. - ma che vuole questo? - Non sono proprio rossi.
- Alice, vero? - ma cosa-?
Mi limitai ad annuire, deglutendo.
- Ti va di fare un giro in corridoio? Qua
c’è troppa gente per i miei gusti. - Bhè, su questo ero d’accordo. Io ho sempre
odiato i luoghi affollati e dover andare a scuola insieme ad altri 700 alunni
non è una delle mie cose preferite.
- Ok. - lo seguii fuori dal bar e
iniziammo a camminare sotto i raggi del sole proveniente dalle grandi vetrate.
L’unica cosa positiva di quella scuola. - Come conosci il mio nome? Non mi
ricordo di aver mai parlato con te. - azzardai a domandare.
- Bhè, non ci crederai, ma si possono
fare miracoli con un annuario e uno dei social network più popolare di questi
tempi.
*
- Alice, dove sei stata? Ti abbiamo
cercata dappertutto, ma senza successo! - mi rimproverò Morgana.
- Ehm.. Ero con un ragazzo. - dissi titubante arrossendo.
- COSAAA??? - urlarono le tre in coro.
- Ecco, sì.. Insomma.. - e iniziai a
raccontare.
Le ragazze ascoltarono ogni singola
parola in silenzio e, quando ebbi finito, Maya domandò - Ma non hai chiesto il
suo nome?
- Ero troppo intontita per pensare! -
scossi la testa.
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Sono tornata (?) con una storia che SPERO di riuscire a finire! xD Dai, magari questa è la volta buona..
Devo ammettere che alcuni particolari di fondo (ma che dico alcuni, QUASI TUTTI) sono reali.
Spero vi piaccia! :3
Your Yume_Black ♥
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Why can't you see me? - Cap.2
Why can't you see me?
- Andiamo? Ormai è tardi. - domandò Liz.
Si riferiva a Harry, il misterioso ragazzo con cui avevo fatto amicizia al bar.
Erano passate ormai due settimane da allora e scendevamo ogni giorno da scuola
insieme a me e la mia amica chiacchierando. Ho così scoperto il suo nome, che
vive a pochi passi da casa mia e molto altro. Siamo in un certo senso simili.
Abbiamo gli stessi interessi in fatto di musica, idee e molto altro.
- BUH! - feci un salto di minimo un metro
cacciando un urletto quando quel ragazzo riccioluto mi apparve alle spalle. -
Scusate il ritardo, la prof di italiano mi ha trattenuto per un voto. - si
giustificò e ci avviammo verso casa.
Una volta lasciata Liz sul pullman, sulla
strada per casa, Harry mi prese per un braccio e iniziò a parlare - Senti
Alice, ho un problema..
- Di che si tratta? - lo esortai a
continuare.
- Ecco.. C’è una ragazza che negli ultimi
tempi mi bombarda di messaggi e di telefonate ad ogni ora. Io non rispondo,
però è una rottura assurda. Non la sopporto più! Mi aiuteresti? - fece gli
occhi da cerbiatto uniti a quel sorrisino completo di fossette.
Non resistetti. - Ok. Che devo fare? -
domandai sott’intendendo naturalmente il fatto che le richieste dovevano essere
entro il limiti.
- Oddio, grazie! - mi abbracciò per la
foga. Arrossii immediatamente e mi lasciò titubante per poi ricominciare - Perché
non passi da me alle 16 e ti racconto tutto?
*
Suonai. Harry abitava in un palazzo a
circa due minuti a piedi da casa mia, vicino alla Polizia di Stato. La porta
della scala era situata sotto a dei portici fatti in una specie di marmo sotto
cui passavo sempre da piccola. Risuonai. Tlack.
La porta scattò ed entrai nello stabile. Le scale dell’ingresso erano coperte
da un tappeto bordeaux sporco molto simile a quello del mio vecchio palazzo,
luogo che mi mancava molto. Arrivai al terzo piano a cui aveva accennato
qualche ora prima e lo trovai affacciato ad una delle porte. Mi invitò ad
entrare e mi fece accomodare sul suo soffice letto. Era rivestito da una
voluminosa trapunta verde acqua scuro. Il mio colore preferito.
- Come promesso sono venuta qui. Quel’è
il piano d’attacco? - dissi togliendo le scarpe come mi aveva detto e sedendomi
all’indiana per poter stare più a mio agio e mangiare una coppetta di gelato
alla stracciatella offritami.
- Bhè sì, ecco.. Vorrei che ti diventassi
la mia ragazza, per finta intendo! Così almeno mi lascerà in pace una volta per
tutte. - col suo sguardo cercò di decifrare la mia espressione probabilmente
perplessa - Accetti?
Non sapevo che rispondere. Sono sempre
stata educata a non prendere in giro gli altri quanto ad aiutare gli amici in
difficoltà. - Va bene, accetto. Spero di riuscire ad adempiere bene il mio
compito.
*
Driiin.
Driiin. Driiin.
- Ecco, è lei! Come al solito... Sono le
quattro. - mi porse il suo Blackberry incitandomi con un movimento del capo a
rispondere.
- O-Ok.. Sei sicuro? - annuì e io
schiacciai il tasto per accettare la chiamata. - P-Pronto?
Dall’altro capo silenzio.
Riprovai con più insistenza. - Pronto?
Una voce femminile rispose. - Chi sei?
- N-No, chi sei tu? - vedevo Harry che mi
faceva segno di continuare con più forza. - Perché continui a chiamare il mio
ragazzo a tutte le ore? Ho perso il conto di qualche volte ci hai interrotti!
- Esortai, sperando di non far sentire
che stavo mentendo.
La ragazza dall’altro capo farfugliò
qualche scusa e riattaccò. Strano, mi aspettavo una scenata di quelle potenti.
- Non ti scoccerà più d’ora in poi. -
affermai rimettendogli il telefono in mano. - Mi merito un gr- non appena gli
posai il cellulare sul palmo, lui mi afferrò per il polso, mi attirò a sé premendo
le sue labbra sulle mie. Al termine del lungo bacio, il mio primo bacio, mi
staccai e lo guardai stranita. Sfoggiava quel suo sguardo beffardo abbinato ad
un sorriso completo di fossette.
- Al telefono hai detto che eravamo stati
interrotti, tanto valeva fare qualcosa, no?
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Ed ecco a voi il secondo capitolo su cui ho lavorato a pezzi. xD Spero di non metterci sempre così tanto (?)!
Aspetto le vostre recensioni,
Your Yume_Black ♥
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Why can't you see me? - Cap.3
Why can't you see me?
Erano passati due giorni da quel bacio.
La mia reazione era stata immediata: scappai. Lo evitai per tutto il week-end,
ma ormai era domenica sera e il giorno dopo avrei dovuto affrontarlo
sicuramente. Non sapevo che fare, perciò chiesi aiuto alla mia amica Morgana,
una ragazza che la sa lunga (di sicuro più di me) sui ragazzi. Stando alle sue
indicazioni avrei dovuto parlare chiaro. Insomma, non ero stupida, e mi ero
accorta eccome del fatto che Harry mi faceva proprio battere il cuore. Dovevo
solo appurare se anche lui provava le stesse cose, o era solo un gioco il suo. Quella
notte non dormii. Avevo paura, troppa paura. Forse paura di sapere la verità.
Arrivarono presto le sette di lunedì
mattina, mi preparai come al solito, in preda al sonno, e uscii. Era piuttosto
presto, perciò mi permisi di rallentare e fare il mio solito tragitto da due
minuti in più di cinque minuti facendomi accarezzare il volto dalla timida
brezza mattutina. Quando arrivai, lui era già là. Mi impanicai, non sapevo che
fare. Provai con un debole saluto che lui ricambiò subito. Poi calò il silenzio
tra noi. La tensione era palpabile, eccome!
- Per quello che è accaduto venerdì.. -
Harry mi bloccò immediatamente e iniziò lui a parlare.
- Ciò che ho fatto ho fatto, e lo volevo
fare. Mettiamo le cose in chiaro, non ti voglio prendere in giro e provo
davvero qualcosa per te.
- S-Sul serio? Cioè, davvero ti piaccio?
- domandai sbalordita. Tutto ciò era assurdo, Harry si stava dichiarando alla
fermata alle sette del mattino? Non ci potevo proprio credere.
- Tu che dici? - che risposta del cavolo,
pensai. Alzai lo sguardo verso il suo volto in penombra e provai uno strano
impulso. Di colpo buttai le braccia attorno al suo collo e lo baciai. C’eravamo
solo noi due investiti dal freddo vento che si alzava al passaggio delle
macchine, ma non lo sentivamo, eravamo fusi in una cosa sola. Mi staccai
sorridente e guardai quei fantastici occhi verdi risplendere dalla felicità
davanti a me.
*
- Ma quindi state ufficialmente insieme?
- arrivata a scuola le mie tre amiche mi tempestarono di domande in una maniera
assurda. Domande a cui spesso non avevo una risposta. Mi ero limitata a fare
spallucce praticamente sempre e dopo un po’ capirono che in fondo neanche io
sapevo di che morte morire (?).
Arrivò l’intervallo e girovagai per i
corridoi della scuola con le mie amiche come al solito. Quando tornai indietro
i miei compagni mi avvertirono che un ragazzo era venuto a cercarmi poco prima
e me lo descrissero: alto, riccioli castani e occhi verdi. Harry. Presi per un
braccio Morgana e la trascinai alla ricerca della sua classe. Diamine, ero da
quasi due anni in quella scuola, ma mi sembrava sempre così immensa.
- Eccola! - urlai indicando una porta
delle porte aperte davanti a noi e mi avvicinai tenendo stretta la mano di Momo.
Incrociai un ragazzo che avevo visto spesso insieme Harry, perciò gli chiesi
dove potevo trovarlo e lui mi indicò un ricciolino che arrivava dalle scale. In
quattro e quattro otto gli piombai di fronte facendolo quasi spaventare.
- Mi stavi cercando? - chiesi un po’
affannata quasi stritolando la mano della mia amica.
- Esattamente tre minuti fa sì. - rise.
Abbassai lo sguardo imbarazzata e
arrossii di brutto. - E perché? È successo qualcosa?
- Oh, no. Cioè, sì, ma nulla di
terribile! - scosse un po’ la testa e si sistemò i capelli con la mano destra.
Pensai di essere morta all’istante. - Dopodomani, cioè domenica, ho una partita
di calcio. Sei libera? Mi piacerebbe che tu venissi a tifare per me.
All’improvviso sul mio volto si dipinse
un sorriso grande da orecchio a orecchio e il cuore continuò a battermi sempre
più forte. - C-Certo! Verrò sicuramente!! - parlai in modo troppo euforico e mi
feci una figuraccia davanti ai presenti sicuramente.
Rise e mi passò una mano tra i capelli
per levarmeli dal viso. - Allora poi scendendo ti spiego tutto.
Annuii e balbettando che la campanella
era già suonata da un po’ me ne andai trascinando la povera Momo.
*
- Guarda quello che figo! - Morgana era
molto gasata nel vedere dei ragazzi sudati calciare un pallone da una parte
all’altra del campo, mentre io ero costantemente concentrata sul mio ragazzo sudato.
La partita si teneva in uno stadio
decisamente poco piccolo formato da un campo verde smeraldo e degli fantastici
spalti tutt’attorno. Harry ci aveva riservato due posti abbastanza vicini ai
giocatori, in modo da, parole testuali, notare
meglio la sua perfezione in campo. Modesto il ragazzo!
Vinsero la partita per 2 a 3 e le squadre
si andarono a cambiare. Prima di andare via Harry ci fece segno di aspettarlo
fuori dallo spogliatoio. Ne uscì all’incirca mezz’ora dopo, a causa delle
menate dell’allenatore sui vari schemi eccetera. Appena lo vidi varcare la
porta gli saltai praticamente addosso buttandogli le braccia al collo e urlando
il suo nome. Ero felice per la sua vincita e in campo era stato fantastico, per
quanto io possa aver capito. Di tutta risposta lui mi baciò con foga e poi mi
guardò - Stasera festeggiamo? Ho casa libera finalmente!
Io annuii, mi scollai a forza dal mio
ricciolino tutto sudato e andammo alle rispettive macchine che ci aspettavano
fuori.
- E così festeggiate stasera? - Momo usò
quel tono di voce tipico da doppio senso e io bloccai le sue insinuazioni sul
nascere.
- Hai capito male! Il nostro concetto di
festeggiare in casa consiste in una pizza & Coca davanti a dei film horror
e nel farci le coccole sul divano. Nulla di più. - sorrisi.
Morgana non rispose, lasciandomi
intendere che non credeva molto a ciò che avevo appena detto. Amen, io ci avevo
provato!
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Bene,
scusate per l'attesa! Ho perso il conto dei giorni che sono passati dal
secondo capitolo, ma sono andata piuttosto avanti..
Spero vi piaccia C:
Yume ♥
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Why can't you see me - Cap. 4
Capitolo
4
Per la nostra serata di relax e
festeggiamenti vari mi vestii, su richiesta personale di Harry, molto comoda.
Indossai la mia maglia a maniche corte dell’Italia dei mondiali del 2006, una
felpa con cappuccio blu, il paio di jeans strappati e con sotto il pizzo che
amavo di più in assoluto, misi le sneaker bianche, viola e verde acqua di tutti
i giorni e lasciai i capelli sciolti con cerchietto; secondo Harry stavo
benissimo così.
Una volta pronta lo raggiunsi
immediatamente a casa sua un po’ perplessa: i miei non stavano facendo storie
sul fatto che ci frequentavamo, cosa molto strana.
Harry mi accolse con uno dei suoi abbracci
inimitabili dove il calore del suo corpo pervadeva il mio sempre gelido e mi
dava delle emozioni incredibili. La sua casa era più fantastica del solito: un
basso tavolino di legno e vetro posizionato sopra un morbido tappeto al centro
del soggiorno era stato apparecchiato e l’intera sala era in penombra con solo
qualche lucetta rossiccia accesa in basso e delle candele profumate rosse e
bordeaux sopra i mobili e dentro alcune delle loro vetrinette. Harry mi fece
segno di sedermi sul divano e mi porse una rosa.
- Ma sei tu il festeggiato stasera! -
risposi sorpresa dal suo gesto mentre anche lui si adagiava vicino a me.
- Sì, ma festeggiamo insieme. E comunque
mi piace essere galante e gentile con te! - detto ciò mi mise una mano dietro
la schiena e mi attirò a sé, il mio naso sfiorò il suo e il suo respiro
solleticò la mia pelle. Non resistetti e lo baciai. Le nostre bocche si fusero
assieme alle nostre lingue, eravamo un'unica cosa e non ci dispiaceva affatto.
I minuti passarono velocemente e quando ci staccammo lo convinsi a iniziare a
mangiare. Mi correggo, non ci staccammo di nostra volontà, fu il mio stomaco
vuoto a porre fine alle effusioni.
Aprii pian piano gli occhi e mi ritrovai
ad osservare un soffitto bianco troppo lontano illuminato da qualche raggio di
sole. Avevo un braccio sopra la pancia e, quando mossi di poco la testa, sentii
il respiro di Harry sferzarmi lievemente in faccia; aveva ancora gli occhi
chiusi, ma non appena mi mossi leggermente (cosa che mi provocò un dolore
lancinante alla schiena) strinse di più la presa sul mio bacino, portando il
suo petto a stretto contatto con il retro del mio piccolo corpo. Sentivo
piccole scariche elettriche unite a brividi lungo la spina dorsale e,
riprendendo a poco coscienza, iniziai a ricostruire la serata precedente.
Stavamo guardando la tv abbracciati a terra quando ci siamo addormentati, stavo
bene, in pace, come non mai.
Harry P.o.V. (Point of View)
Dopo aver giocato una partita di calcio
come poche e aver passato una serata spettacolare con la mia ragazza, mi
svegliai dopo una sogno di quelli che ti sembra di poter ricordare a vita, ma
che in realtà dimentichi nell’istante in cui apri gli occhi. Ma ero felice e questo
mi andava bene. Notai che anche Ambra aveva un’espressione solare dipinta sul
volto. Le diedi un’occhiata più approfondita e sbottai con la voce ancora un po’
rauca – Ambra, i tuoi occhi! Perché sono così rossi?
Lei scatto in piedi e si avvicinò allo
specchio più vicino spalancando quelli che erano gli occhi iù rossi che avessi
mai visto in vita mia.
Si scrutò ancora incredula sulla
superficie. – N-Non lo so.. Erano
normali ieri sera!
Mi avvicinai e notai che stava tremando,
perciò l’abbracciai. – Sei anche molto calda, quasi ustionante. Sei sicura di
stare bene? Come ti senti?
- Normalissima! Ho solo un leggero
prurito agli occhi e, ora che mi ci fai pensare, ho molto caldo. Sento anche un
leggero fischio, come in lontananza… Non riesco a capire cosa sia.
- Ti porto immediatamente a casa.
Spazio autrice
Stavo
pensando oggi al fatto che la lunghezza dei miei capitoli sta quasi
diventando direttamente proporzionale al mio tempo libero. Ergo poca.
Mi sono dimenticata che cosa dovevo scrivere in questo spazio,
purtroppo ora sono troppo impegnata a capire come ho fatto a farmi una
taglio profondo sul mio indice sinistro. Chissà..
Hope you like,
Yume ♥
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Why can't you see me - Cap. 5
Capitolo
5
Harry
P.o.V.
- Buongiorno, come sta?
- Harry, sei stato qui due ore fa, è
nelle stesse condizioni degli ultimi giorni. Dorme tutto il tempo…
- … Si alza a mezzanotte in punto,
gironzola per cinque minuti e poi torna a letto. Il sonno sempre agitato, vero?
– ormai conoscevo le sue condizioni a memoria, passavo quasi tutto il giorno lì
e spesso saltavo scuola per recarmi da lei, ma la situazione non cambiava.
Febbre alta, fremiti e scosse lungo tutto il corpo. I dottori non sanno che
dire, neanche all’ospedale sanno dove mettere le mani e l’hanno rimandata a
casa.
- Esattamente. Vai, ormai sai dov’è la
sua camera. Tieni, è ora di merenda anche per te. – disse la madre di Ambra
porgendomi un vassoio con dei biscotti e della coca-cola.
- Grazie mille, compenserà il pranzo
veloce di un’oretta fa. – sorrisi e mi avviai verso quella stanza in cui, negli
ultimi giorni, avevo passato più tempo possibile. Volevo essere lì quando si
risvegliava. Se si sarebbe mai risvegliata.
Poggiai la borsa vicino alla scrivania,
socchiusi la porta e mi sedetti sulla sedia che avevo lasciato vicino al suo
letto l’ultima volta che ero stato lì.
Probabilmente mi addormentai per un’ora
dopo aver mangiato, ma all’improvviso venni svegliato da degli scossoni: Ambra
stava avendo delle convulsioni più forti che mai.
Ambra
P.o.V.
Vagavo nel buio, provai a stendere le
mani e trovai degli ostacoli ai miei lati, probabilmente delle pareti, pareti fredde,
umide e appiccicose. Poi una luce calda apparve e mi attirò a sé.
Aprii gli occhi e mi ritrovai quelli di Harry, stanchi, increduli e spaventati,
puntati davanti. Provai a rialzarmi, ma tutti i miei muscoli erano indolenziti
al massimo e il risultato fu che ricaddi sdraiata sul letto, in più il mio
Crocerossino insistette per farmi rimanere così ancora un po’.
Nei minuti successivi appresi, fra un
terribile malditesta, il dolore ai muscoli e la nausea più forte cha abbia mai
avuto, che avevo dormito ininterrottamente per giorni e che Harry aveva fatto
le ore piccole cercando di aiutarmi e stando vicino a me il più tempo
possibile.
*
Erano passati giorni dal mio “sonno
profondo” ed ero anche tornata a scuola, date le mie condizioni stabili. Quella
mattina Harry volle per forza portarmi a fare colazione al bar, perciò mi
preparai e aspettai il suono del campanello.
-
Bello questo posto, non c’ero mai stata!
- Mai? Dai, non ci credo.
Lo guardai come per dire “Ti sembra una presa in giro?” (o il classico “Are you
f*****g kidding me?”) .
- Passami lo zucchero, và. – dissi
cambiando discorso e voltandomi a guardare un uomo che stava urlando davanti ad
una di quelle MacchinetteMangiaSoldi. Presi poi la bustina di zucchero che
Harry mi aveva messo vicino alle mani e lo ringraziai.
- Per cosa? – chiese spalancando gli
occhi.
- Per lo zucchero!
- Io non l’ho neanche toccato; mi sono
girato e non c’era già più.
- L’avrò preso inconsciamente allora…
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