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C’è stato un momento, una scena de “Il
Ritorno del Re”, che proprio non mi aspettavo…Per me è stata poesia. Continua a
scaldarmi il cuore ogni volta che ci penso. Questa one-shot
è la mia versione personale di quel momento. Forse la protagonista non avrebbe
nemmeno dovuto trovarsi in quel luogo, non avrebbe dovuto fare ciò che sta per
fare…ma credo che questa scelta degli sceneggiatori
della trilogia non sia stata un’offesa all’opera di Tolkien.
Spero che non
vi offendiate nel leggerne questa mia versione.
Caillean
I Giardini di MinasTirith
Cavalco lentamente,
lasciandomi trasportare da ricordi e sensi di colpa.
Io, che più volte ho
spronato Aragorn a credere nelle sue capacità, a
credere in un futuro, proprio io me ne sto andando da quel futuro.
Cavalco insieme agli ultimi
elfi, verso l’ultima nave pronta a salpare dai Porti Grigi.
Dovrei essere felice,
pensando che rivedrò mia madre…dopo decenni, secoli.
Dovrei convincermi di aver fatto già tutto il possibile.
Dovrei.
“ Non ho più il tuo amore, figlia mia? ”
Se lo facessi, renderei felici molte persone: so che mio
padre, il Signore di GranBurrone, non vuole la mia
infelicità. Ma allora perché non riesco ad evitare di
pensare con rabbia a quel dialogo? Perché lui non capisce quanto
contiAragorn per me?
“ Il punto non è che lui non lo capisca, Dama Arwen
”, mi ha detto un piccolo, grande amico, questa notte, “ il fatto è che Elrond è un padre. Io non sarei meno addolorato, al suo
posto. ”
Bilbo…Quanta energia, in quelle membra che stanno invecchiando
così velocemente, lontane dal potere dell’Unico Anello. Quanta saggezza, in quella semplicità. Rivedo il suo
volto rugoso, e mi accorgo che le stesse parole avrebbe
potuto dirmele Galadriel, se fosse stata qui a
Imladris.
Ma lei sta combattendo una guerra, a Lothlorien…e
forse è ciò che vorrei fare anche io. Forse mi sentirei viva, non un
soprammobile adatto solo alle antiche biblioteche della mia famiglia.
I cavalli sono docili, sotto
la guida mia e degli altri elfi.
Ho lasciato Asfaloth al suo vero “proprietario”, anche se Glorfindel gli avrebbe chiesto di portarmi senza batter
ciglio. Ma non volevo partire separando altre due
anime che si vogliono bene, fossero anche legate da un’amicizia appena nata.
Così non è tra Glorfindel ed Asfaloth…per
quanto quel bellissimo destriero mi voglia bene, non
potrò mai sostituirmi a Glorfindel, nel suo cuore.
Forse il tempo si arresterà davvero come ho immaginato, una volta salita
sull’ultima nave, e l’immortalità mi concederà di creare con Phanya* un legame altrettanto forte.
E’ una
giornata bellissima, i raggi del sole ci scortano nell’attraversata del ponte.
Ho cavalcato centinaia,
migliaia di volte su queste pietre…il più delle volte l’ho
fatto rientrando da Lorien, sperando di trovare il
Ramingo nelle sale di Imladris. Ora sto abbandonando
tutto questo per sempre, e ho paura di guardarmi dentro, di stabilire il
momento in cui ho preso questa decisione. Ti sei chiesta il perché di questa
tua paura?, mi ripeto. E’ la risposta, che mi
terrorizza: è il dover ammettere che tremila anni di vita non mi hanno portato
il coraggio di guardarmi dentro.
Vorrei che i miei fratelli
fossero qui con me, vorrei poter discutere con loro…Ma a cosa porterebbe, se
non a farmi sentire ancora peggio?
Siamo circa a un quarto del viaggio, quando avverto i primi segnali,
inconfondibili.
Il mio
cuore manca un battito…quel lieve
tintinnare di campanelli non mi lascia dubbi.
E’ accaduto troppe volte a
mio padre, a me e ai miei fratelli, perché possa ignorarlo. Devo mettermi in
ascolto e lo faccio, anche se con crescente agitazione. Per me le visioni sono vortici su altri mondi, difficilmente se ne vanno senza
portare con loro qualcosa di me, qualcosa di molto prezioso.
Faccio fermare Phanya, indifferente agli sguardi curiosi di chi mi sta accanto.
Le mie mani tremano, le mie orecchie sono tese.
E’ allora che lo vedo.
I maestosi tronchi delle
betulle si adornano di riflessi perlacei, poi appaiono sempre più opachi,
diventano simili a pietre grigie…poi bianche, infine sempre più immacolate.
Sono le arcate di un
palazzo, un luogo che non ho mai visitato. Non ancora, mi correggo…Comincio a
sentirle dentro di me, non mi sono del tutto estranee.
I campanelli tintinnano più forte
nelle mie orecchie, mi sembra che tutto il mondo debba essersene accorto…ma so
che non è così. I passi leggeri e la risata del bimbo che corre verso quei Giardini si innalzano soltanto nelle mie orecchie.
Le gambe mi diventano molli, tutto si annebbia ai miei occhi.
Ed io vedo solo lui, l’uomo
che si volta e accoglie tra le braccia la corsa di
quel bimbo.
Sul suo
viso, una felicità che mi scioglie il cuore. Il bimbo si abbandona all’affetto di quell’uomo, ride come un matto quando la barba gli
solletica il collo e le guance.
Li ho riconosciuti ancora
prima di vedere al collo del bimbo la gemma elfica che io ho donato all’uomo. Li
ho riconosciuti ancora prima di vederli rivolgere lo sguardo verso di me.
Gli occhi grigio-verdi di Aragorn mi sorridono, senza
giudicarmi incontrano il mio sguardo…cercano il perché.
Nostro figlio, invece, è
perplesso…meglio, imbronciato. Dentro di me, do voce a quel rimprovero. Come
potrei specchiarmi, accettare la vista del mio stesso sguardo, sapendo di aver
ignorato quell’implorazione di mio…di Nostro figlio?
Qui aImladrisAragorn è
conosciuto con un altro nome, Estel. Significa:
Speranza. Quella speranza è il futuro, è la vita di nostro figlio, alla quale
stavo per voltare le spalle.
Sprono Phanya,
chiedendole di tornare indietro. Non mi occorre altro, per rendermi conto
dell’errore che stavo per commettere.
“ Dama Arwen,
la nave…ci aspetta! ”
Non sento il bisogno di
spiegare a nessuno ciò che sto facendo.
Galadriel e Celeborn mi
sosterrebbero, mia madre capirebbe. Papà capirà.
La paura, le perdite subite, il dolore…segnano ancora
terribilmente il volto di chiunque cammini lungo queste splendide aiuole, di
questi tempi.
E’ difficile abituarsi a intravedere i primi spiragli di pace, quando per
così tanto tempo c’è stata solo guerra. E’ la sensazione che mi ha
descritto Galadriel, parlando delle battaglie che ha combattuto, che ha visto
combattere…e del vuoto che ha provato subito dopo. La speranza che sia stata
la volta buona, la delusione quando ci si rende conto che il male non muore mai
del tutto.
Eppure, Sauron è stato realmente sconfitto, questo è possibile vederlo nel
paesaggio…ma non ancora nei volti di questa gente.
Il male che il Signore degli Anelli ha portato nelle nostre vite non lo si
potrà cancellare. Non si potranno restituire alle madri i loro figli, non si
potranno ricostruire le città e le strade se non con il sudore e la fatica.
Non si può ignorare la paura che aspetta al varco tutta la gente di Gondor:
e se anche questo regnante, dopo anni di ispirato governo, cedesse a sua volta
alle lusinghe del Male?
Potrebbe succedere, alcuni di noi lo temono ancora, nel profondo.
Ma siamo al tempo stesso molto più desiderosi di sperare, ora che abbiamo
sbattuto la faccia contro un nostro grave errore: credere che gli uomini, i
Numenoreani, si fossero persi.
Non era così, è stato proprio uno di loro a dimostrarcelo con il suo modo
di essere, tormentato tanto quanto eretto, infine vittorioso. Non sono qui
soltanto per sposare quest’uomo, non sono qui soltanto perché ho visto il
nostro futuro insieme.
Sono qui soprattutto perché lo stimo, e il grave errore che stavo per
commettere pesa sulla mia coscienza come un macigno, come se avessi realmente
proseguito quel viaggio, come se fossi davvero partita per i Porti Grigi.
La comitiva di cui sono parte questa volta è ben differente da quella che si
dirigeva allora alle Bianche Torri, e che proseguì senza di me: questa volta la
gioia ha dominato i nostri cuori, i canti non sono stati solo tristi addii.
Così, ora che ci troviamo nei Giardini che conobbi nella mia visione,
dobbiamo apparire ancora di più esseri armoniosi e celestiali. Mentre siamo noi
elfi che, da un popolo come questo, avremmo solo da imparare.
“ Volevo essere il primo a ricevervi…” dichiara una voce ben nota,
distogliendomi dalla corrente di pensieri e di ricordi.
Mi chiedo da quanto tempo ci avesse affiancati il portatore di quella voce,
senza che io me ne rendessi conto.
“ Cominci subito con il voler rubare l’attenzione al nuovo sovrano,
Olòrin? ” gli domanda mio padre ridendo, mentre scende da cavallo.
“ Vedo che mi conosci bene. ” L’Istaro allunga le sue braccia,
invitandomi a scendere.
Mi sorride, e io verifico di persona quello che Galadriel mi aveva detto,
durante il
mio ultimo, brevissimo soggiorno a Lothlorien: superata la prova con il
Balrog, quello che era tornato sulla Terra di Mezzo non era Gandalf il grigio
pellegrino, ma Gandalf il Bianco. Più forte, in un certo qual modo più
giovane.
Tuttavia, il suo sorriso è sempre caldo e avvolgente: “ In realtà,
Signore di
Granburrone, intendevo rubargli soprattutto la prima immagine della Stella
del Vespro. ”
Strizza l’occhio, e riesce a far ridere di gusto mio padre, dopo tanto
tempo.
“ Mae-govannen. ” si rivolge a me direttamente.
Ricambio il saluto e ci incamminiamo.
“ Ho molti messaggi da riferire ” dico a Gandalf, mentre ci addentriamo
nelle vie della città, dove si affacciano donne e bambini vinti dalla
curiosità. “ …da parte di Bilbo. ”
“ Come sta il nostro vecchio amico? ”
“ Sempre più vecchio. ” sorride mio padre Elrond.
“ E smemorato ” aggiungo io, “ Mi avrà ripetuto una ventina di volte
ciò che avrei dovuto dire a Frodo e ad Aragorn. ”
“ Bene, allora vi porto subito da loro, così ti leverai il peso della
responsabilità. ”
“ Mithrandir! ” grida la voce di un bambino, interrompendoci.
Il bambino corre verso di noi, una sacca di lana rossa che rimbalza sulle
gambe in movimento. Resta come pietrificato, a bocca aperta, quando vede la
nostra comitiva e lo stendardo di Gondor che essa ha l’onore di portare. “
Scu…scusate! ”
“ Bergil, è successo qualcosa di grave? ” chiede Gandalf,
accarezzandogli la chioma arruffata.
“ No, anzi, signore. La donna che stavi curando sta molto meglio, mio padre
e il signor Peregrino mi hanno mandato a dirtelo. ”
“ Peregrino? Il signor Peregrino Tuc? ” domando, sorridendo nel pensare
al piccolo, grande membro della Compagnia dell’Anello.
Il ragazzino sposta gli occhi su di me. “ Sì, proprio lui. Piacere di
vederla, mia signora. ” E’ divenuto rosso come la sacca che si porta appresso.
“ Il piacere è tutto mio, nobile signore. Vorresti accompagnarmi a
incontrare i quattro hobbit? Ho dei messaggi da riferire loro. ”
“ Dovere, mia Signora. ”
“ Difendila a costo della tua stessa vita, Bergil. Sai chi è? ”
Getto un’occhiata a Gandalf, pregandolo di non andare oltre. Lui si
zittisce, e il mio prode accompagnatore sembra non volerlo sapere più di tanto.
“ Certo, Mithrandir, lo farò! ” gli risponde.
Voltiamo le spalle allo stregone e al resto della comitiva, e Bergil mi guida
sotto le arcate di pietra. Ci mischiamo ai venditori di frutta e verdura, alle
donne che portano ampi cesti di biancheria, alle corse di bambini molto più
piccoli di lui.
Camminiamo per una buona decina di minuti, durante i quali Bergil soddisfa
alla perfezione ogni mia curiosità. Mi dice con orgoglio che suo padre è stato
affrancato dalla colpa di aver disobbedito agli ordini del vecchio
Sovrintendente, che Sire Aragorn ha saputo vedere il suo buon cuore e la sua
fedeltà al capitano Faramir, che stava per essere arso vivo.
Queste cose le so già, in realtà quello di pochi minuti fa non è stato il
primo incontro con Gandalf, dopo la distruzione dell’Anello. Lo stregone si è
recato da noi cavalcando il vento con il suo Ombromanto, per avvertirci che
Minas-Tirith aveva il
suo re, di nuovo. Sono molte le cose che so già, ma è piacevole sentire
narrare dalla
voce argentina di questo ragazzo.
“ Siamo arrivati, dolce Signora. Sono tutti qui. ”
“ Grazie, Bergil. ” lo saluto, mentre se ne va con il sorriso sulle
labbra.
E’ vero, sento molte voci divertite oltre la porta. Sento risate e battute.
So che in qualche modo sarò responsabile di una piccola rottura, nel momento in
cui mi farò riconoscere.
Certo non mi aspetto quello che invece accade, quando quella voce rude, quasi
cavernosa, mi raggiunge alle spalle. “ Voi elfi siete davvero tutti curiosi,
molto curiosi. ”
“ Ehm, amico…questa non è un’elfa come tutte le altre…” s’affretta
a specificare un’altra voce.
Ritraggo la mano dalla maniglia e mi volto. Legolas mi sorride, poi alza al
soffitto gli occhi chiari: “ Devo ancora imparare i tempi giusti per frenarlo,
prima che dica cose di cui sicuramente si pentirà…”
“ So gestire perfettamente la mia voce, grazie. ”
“ Non si direbbe proprio. ”
Mi porto un dito alle labbra, sperando che la loro discussione non richiami
fuori gli altri della compagnia. Troppo tardi, la porta si apre alle mie spalle,
e una mano forte mi tira dentro alla stanza.
E’ davvero Aragorn, l’uomo che sta di fronte a me?
Un grazie grazissimo a: RAVENNA, JULY ANEKO e KIKIETTA91, per le vostre
recensioni!
Spero che vi piaccia anche questo incontro alternativo tra Arwen e la
Compagnia dell’Anello, poco prima del matrimonio con Estel.
Questa mia ff era nata come una one-shot…mi sono resa conto dalle vostre
recensioni di essermi dimenticata di scrivere: completa. Poco male, perché
avevo altre idee in mente!
Così ho deciso di narrare le mie versioni di alcuni momenti che – dal
libro – è solo possibile immaginare. In questo e nei chap successivi tornerò
ad essere un po’ più fedele al libro, infatti Arwen non arriva come sorpresa
all’incoronazione di Aragorn, ma pochi giorni dopo.
I suoi capelli cominciano ad ingrigire, sulla sua pelle si è
disegnata una rete di sottili, nuove rughe.
Ma i suoi occhi hanno una lucentezza che non credo di aver mai scorto,
neppure al nostro primo incontro a Imladris. Brillano di vita, dietro a quel
velo di lacrime.
Le sue mani calde stringono le mie in una presa delicata, che rivela tutta
l’emozione di questo momento. Non trovo parole che possano spezzare il silenzio,
non ci sono parole che non rischino di disperderlo, di rovinarlo.
Aragorn deve pensarla allo stesso modo, perché le sue labbra si richiudono
dopo un attimo di esitazione, e quello che stava per dire resterà sempre dentro
di lui.
Mi accarezza il mento, sfiorandolo con il palmo della mano destra.
Sorrido, nel vederlo incredulo quanto me che questo giorno sia veramente
giunto.
La porta si richiude, dopo che Gimli e Legolas si sono uniti ai quattro
hobbit. Ora gran parte della compagnia dell’anello è intorno a noi, muta e
immobile per un istante che mi pare eterno. Tutto è sospeso, e per lunghi attimi
torniamo ad esistere solo Aragorn ed io.
E’ lui a far ripartire il tempo, avvicinandosi a me ancora di più…E mi
ritrovo nel suo abbraccio. “ Sei qui…” sussurra, mentre mi bacia e mi fa girare,
rinsaldando il contatto.
“ Sei qui…” ripete, forse per accertarsene una volta per tutte.
Il macigno di tutte le mie paure si sgretola, il magone originato dal nostro
ultimo incontro si scioglie.
“ Sì. ” riesco finalmente a dire.
Mi sento protetta, amata…e compresa in tutto: il dolore, il desiderio…tutto
quello che provo, so che arriva a lui. Perché è lui la sola anima che possa
completarmi, e finalmente realizzo che questo momento è realtà.
Dopo un intreccio infinito di sogni e speranze, la vita può ripartire. Avrà
il volto di Aragorn, il volto dei suoi sorrisi, dei messaggi che quegli occhi
grigi sanno trasmettermi.
Avrà il volto di nostro figlio.
Un altro bacio, stavolta sono io a cercarlo. La sua barba – ora bagnata di
lacrime -mi solletica la pelle. Le sue palpebre sono serrate, le sue labbra
leggermente tremolanti.
Sciogliamo quell’abbraccio molto prima di quanto vorremmo, ma non ce ne
pentiamo veramente.
Incontro con gioia lo sguardo di Legolas.
“ Elen sìla lumenn’ omentielvo ” gli dico.
Anche il suo viso non è stato ancora abbandonato dalla tensione della
battaglia.
C’è ancora tanto da fare, prima di esser certi che queste terre siano sicure,
finalmente in pace. Ma il suo sorriso scaccia per un istante tutto il peso degli
ultimi
scontri, mentre si inchina leggermente.
Uno dei quattro hobbit lo imita, impacciato. I suoi riccioli biondi si
illuminano ai caldi raggi che penetrano dalla finestra.
“ Samwise Gamgee, sono felice di rivederti ” Insieme ad Aragorn mi porgo
verso di lui e lo invito a rialzare la testa.
Mi rendo conto che non potrà mai abituarsi agli onori che ha realmente
meritato. Rivela in ogni sua espressione la disarmante semplicità che Bilbo mi
ha fatto conoscere…ognuno di questi piccoli, immensi eroi porta dentro di sé la
bellezza della Contea.
“ Samwise l’impavido ” mi corregge scherzosamente Frodo Baggins, il
Portatore, con quel suo pacato e un po’ triste sorriso.
Gli sorrido, annuendo “ Senza i vostri sacrifici non saremmo qui. ”
“ Dama Undòmiel, io…” C’è qualcosa che vorrebbe dirmi, ma improvvisamente si
blocca. Il mio sguardo cade sulla fasciatura alla mano sinistra, e ricordo come
in un lampo quello che Gandalf mi ha riferito.
“ Sono solo Arwen per voi, Frodo…” guardo lui, poi ognuno dei membri della
compagnia, sorrido ad Aragorn, “ I suoi amici sono anche amici miei. ”
Lui mi stringe affettuosamente la mano che tiene ancora fra le sue.
“ Bilbo non mi perdonerebbe un minuto in più di ritardo; devo assolutamente
riferirvi i messaggi che mi ha dato per ognuno di voi. ”
“ Non prima di esservi sistemata, Signora. ” risponde la voce burbera di
Gimli. Mi indica Aragorn, inclinando la testa: “ Questo pover’uomo vi ha atteso
per troppo tempo. ”
“ Gimli! ” esclama Peregrino, “ sei incorreggibile. ”
“ Senti chi parla, Mastro Tuc! Andiamo fuori di qui, coraggio. ” conclude
mettendo un braccio attorno alle spalle di Sir Meriadoc. Li sento ridere di
gusto, nell’allontanarsi passeggiando lungo il corridoio.
Così, rimango con Aragorn, Frodo e Sam in questa bellissima stanza. I due
hobbit stanno per andarsene, ma Aragorn scuote la testa. “ Restate, vi prego. ”
“ Granpasso, avremo tutto il tempo di parlare…” replica Sam. “ Gimli ha
ragione, non la vedi da mesi. ”
“ Ci sono cose che non possono aspettare, Sam, hai ragione. I messaggi di
Bilbo sono una di queste: restate. ”
Ancora a disagio, Samwise Gamgee accetta di sedersi davanti a me, sul lato
destro del letto. Frodo lo affianca. Non evita il mio sguardo, ma è comunque
molto teso, troppo teso.
“ Non sono cattive notizie, quelle che vi devo dare ” anticipo ai due amici.
“ Bilbo vuole tanto rivedervi, prima di compiere il suo ultimo viaggio. ”
“ E’ malato…” Il volto di Sam si incupisce.
“ E’ molto vecchio, Sam… ” lo correggo “ Molto vecchio e bisognoso di riposo.
Galadriel e mio padre Elrond hanno ottenuto per lui un posto sull’ultima nave
che salperà alla volta di Valinor, dai Porti Grigi. ”
Gli occhi di Frodo si spalancano. “ E’ già partito? ”
“ No, Frodo. Non prima di vedervi…e di darvi il suo libro. Vuole che sia tu a
terminarlo, a riordinare i suoi appunti e aggiungere qualcosa di tuo. ”
“ Io non…”
Aragorn scruta silenzioso le reazioni dei suoi piccoli amici.
“ Fa male, troppo male ricordare quello che è successo ” conclude Frodo.
“ Perché Frodo? ” gli chiede Aragorn a questo punto, “ Sauron è stato
sconfitto. Ora potrete tornare alla Contea sapendo di aver fatto tutto il
possibile. E di aver avuto successo. ”
“ Io ho fallito, Aragorn. ”
La tranquillità con cui il Portatore ha pronunciato queste parole mi
sconvolge. “ Se Gollum non fosse arrivato a prendermi l’anello, io lo avrei
tenuto per me. Avevo ceduto, avevo già ceduto a tutto il suo male. ”
“ Padron Frodo, non dite così. ”
“ Perché no, Sam? E’ la verità. Tutti hanno avuto più fiducia in me di quanta
ne meritassi. ”
Aragorn gli prende la mano mutilata. “ Hai meritato molta più stima e fiducia
di quanto potremo mai riporre in te, Frodo…anche solo per il tuo sì iniziale a
quella missione. Là sul Monte Fato avremmo ceduto tutti quanti…E per quanto mi
riguarda, credo avrei ceduto anche prima. ”
“ Gandalf mi ha detto della pietà che hai avuto per Gollum, Frodo ”,
intervengo io, “ e ti dico una cosa: è stato lì che hai confermato di meritare
la fiducia di tutti. Anche tu, Sam…Frodo si avviava a diventare un nuovo Gollum
” li vedo rabbrividire entrambi alle mie parole, ma le ritengo necessarie e
proseguo: “ Tu hai continuato a credere in lui, a stargli accanto. ”
Accanto a me, Aragorn annuisce con vigore.
“ Non è andata così? ” domando, pensando ancora una volta a quanto valore è
possibile ritrovare in quelle persone speciali che si chiamano così umilmente
Mezz’uomini.
E’ Frodo a rialzare lo sguardo per primo e ad annuire.
“ Basta con la disperazione, allora. ”
E il Portatore torna a sorridere, questa volta con maggior convinzione. “ Il
Regno di Gondor avrà un re e una regina degni del più alto rispetto. ”
“ Per ora vi devo confessare una cosa, ” ammetto imbarazzata, “ Ho una gran
voglia di festeggiare come una bambina. Ho voglia di danzare e di ascoltare le
migliori ballate…elfiche e hobbit. Dovrete aspettare domani, per avere una
regina accettabile. ”
Continua…
Eccomi qui con il terzo chap…Eccomi qui a ringraziarvi per le bellissime
recensioni:
LORD SAMURAI, ESTEL, SILNEN e KEIRA….GRAZIE per le vostre bellissime parole!
Spero di non deludervi, con questo capitolo e con gli ultimi due che seguiranno.
Una Contea di abbracci e sorrisi, tutti per voi! Caillie
Ogni dolore recato dal parto
è già un debole ricordo, spinto verso gli angoli della memoria dalla forza
dirompente di quel primo sorriso. Anzi, da quei due primi sorrisi, perché anche
il sorriso sulle labbra di Aragorn
è del tutto originale.
Il volto di
Estel – mi piace continuare a chiamare il mio Aragorn con il nome che gli diedero a Granburrone
– è trasformato, ringiovanito da quel sorriso di meraviglia. Leggo nei suoi
occhi che non ha alcuna intenzione di nascondere
questo suo imbarazzo.
Non potrebbe nemmeno farlo,
di fronte alle persone che stanno per arrivare a farci visita.
Eldarion assume un’espressione quasi di paziente
sopportazione, quando il padre lo solleva un po’ goffamente e incrocia il mio
sguardo. “ Non ti fidi di me, eh? Nemmeno se ti assicuro che non lo farò
cadere? ”
Sorrido e scuoto la testa.
“ Senti un po’ che mamma ti
ritrovi, povera anima…” Lo bacia sulla fronte, incapace di smettere. “
Benvenuto, Eldarion. ”
Si rivolge di nuovo a me, e
sono i suoi occhi a ringraziarmi ancora prima delle sue parole. “ Hanon-le. ”
La notte estiva è fresca,
sull’ampia terrazza davanti all’ingresso del palazzo. L’Albero Bianco di Gondor attrae molto lo sguardo attento di
Eldarion, che ha appena tre mesi di vita.
Non mi stancherei mai di
guardare Aragorn coccolare e scherzare con suo
figlio. E’ questo il miglior ringraziamento che potessi
mai ricevere, probabilmente perché risponde con bellezza e semplicità ai dubbi
che ebbi tempo fa. E mi assicura di aver preso la
decisione più saggia.
“ Il piccolo re vuole già dare un occhio alle sue future terre? ”
Aragorn si volta di scatto, e scoppia a ridere. “ Siete già
qui? ”
Mi prende per mano e ci
avviciniamo insieme a quel resta della Compagnia dell’Anello.
Da bravi
giocherelloni, Peregrino e Meriadoc si concentrano
sul piccolo festeggiato, svegliandolo ancora di più di quanto non avesse fatto
il padre.
Gimli e Legolas stringono la mano
a me e ad Aragorn.
“ Eravamo pronti a falciare
decine di orchetti, se solo
avessero provato a farci tardare…” ci assicura Gimli.
“ Non dubito che lo avreste
fatto ” rispondo io, mentre lascio Eldarion nelle
braccia degli zii. Il mio piccolo uomo emette gridolini
di pura soddisfazione, tutt’altro intimidito dai
nuovi arrivati.
“ Gimli,
la tua ascia non lavora già a sufficienza nei dintorni di Moria? ” esclama Legolas.
“ Avete avuto dei problemi?
” chiede loro Aragorn, accigliandosi un pochino.
“
Problemi…? Non conosco questo termine, e tanto meno lo conoscono la mia
ascia e il suo arco ” risponde Mastro Nano strizzandomi
l’occhio. “ Forse ritarderanno un poco Faramir e Dama
Eowyn, credo attenderannoSam nell’Ithilien, per fare il
resto del viaggio insieme. ”
“ Verranno anche Rosie e i piccoli? ”
“ Ehm, Sam
ha provato a convincerla, ma lei è una vera Hobbit
fin nel midollo. Sarà difficile strapparla alla Contea. ” risponde Pipino, poi ad un tratto si lamenta. “ Piccolo, questa è una
mia ciocca di capelli, non una corda da arrampicata! ”
Ridiamo tutti quanti, ma Eldarion è proprio concentrato e intenzionato a risalire la
testa di Pipino, così dobbiamo staccarlo a forza dall’hobbit.
“ E
la tua sposa, Peregrino Tuc…? ” gli chiedo mentre lui
si massaggia il capo riccioluto, “ Come sta Diamante di Lungo Squarcio? ”
“ Bene, Dama Arwen. Scoppia di salute, lei…! ”
“ Io direi che…” Aragorn prende la manina di Eldarion e la agita per salutare tutti noi,“ per questo ometto è ora di andare a letto.
Buonanotte a tutti! ”
Prendo in braccio Eldarion e lo bacio sulla fronte. “ Andiamo? ”
Ci avviamo all’ingresso del
palazzo, poi Aragorn si volta indietro a fare un
cenno a Legolas: “ Lo addormentiamo e torniamo
subito. ”
“ Quel pargolo potrebbe non
essere molto d’accordo, ma se ci credi tu…” commenta l’elfo, prima di riportare
lo sguardo sulla notte stellata di Minas-Tirith.
“ Ma
dico, guardatelo! Mi sento offeso: Granpasso non era
così coccolone e pacifico mentre ci portava a farci mangiare da quelle bestie
assassine delle Terre Selvagge! ”
“ Merry,
” osservò il Nano dopo un colpo di tosse, “ è
difficile restare pacifici con dei combina-guai come
lo siete stati voi. ”
Un’ora dopo, o poco più, ci
ritroviamo nuovamente sul parapetto della grande
terrazza, dove Aragorn ha ricevuto la corona dalle
mani di Gandalf meno di cinque anni fa.
Ho la netta impressione che
anche lui stia ricordando proprio ora quel momento, e
lo vedo molto più nostalgico del solito. “ Estel…”,
mi decido a parlarne, prima che arrivino gli altri, ai quali Mirime deve aver mostrato le loro stanze.
Aragorn si riscuote e mi sorride. “ Scusami,
stavo solo…”
“ …riflettendo. ” termino io
per lui“ C’è qualcosa che non mi hai detto? ”
“ Ho paura che Gimli e Legolas non abbiano detto tutto…La regione a cavallo delle Miniere di
Moria non può essere già così tranquilla come loro vogliono farci credere. ”
“ Mi sembrano abbastanza
determinati a ripulirla dal male, però…”
“ Sai cosa penso, quando ho
di fronte il viso di Eldarion?
”
“ Che
presto dovrai separartene, anche se per poco. ”
“ Sono davvero un libro
aperto, allora…”
“ Ricordatelo, quando
cercherai di nascondermi qualcosa. ”
“ Inutilmente ”.
“ Bravo, vedo che hai capito
” confermo io.
* * *
Sono passati sei anni, e
cerco con tutta me stessa di ricordare i sereni dialoghi di quella notte,
mentre passeggio lungo la stessa terrazza. Non posso fare a meno di voltarmi
ogni due o tre passi verso le finestre del palazzo che io so corrispondere alla
stanza mia e di Aragorn.
Estel è ancora incosciente, dopo la ferita ricevuta nel
corso del suo ultimo viaggio. Radagast il Bruno si
trovava per nostra fortuna nelle terre di Gondor,
quando il distaccamento dell’esercito è rientrato alla Cittadella. Aragorn viaggiava dietro a Legolas,
che lo aveva fatto legare a se perché non cadesse durante la corsa a cavallo.
Il Guaritore di Palazzo mi ha garantito che lo avrebbero cercato anche di
notte, se necessario.
Non oso pensare a come avrebbe reagitoEldarion se fosse
stato presente al loro arrivo. Invece si trovava – si trova ancora – nell’Ithilien, a casa di Faramir ed Eowyn.
Traggo un profondo respiro e
mormoro a bassa voce la mia preghiera ai Valar,
perché proteggano il mio Aragorn. Sono passati già
tre giorni, e il Guaritore continua a tenermi informata del più piccolo
miglioramento…ma Estel ancora non si risveglia.
So che sta facendo anche
l’impossibile, e per questo non lo ringrazierò mai abbastanza. Ma non mi sento in colpa a rivelare quanto vorrei che anche Gandalf fosse qui.
Sono appena scesa dalla
camera, dove ho vegliato Aragorn fino a poco fa…Mirime ha dovuto fare la voce grossa, per convincermi a
prendere una boccata d’aria.
Non sta servendo a molto, i
pensieri cupi vorticano attorno a me, e io ho paura di non riuscire a
contrastarli per molto ancora. Sono un fascio di nervi, me ne rendo conto: il
mio scatto quando sento i passi alle mie spalle giunge solo a conferma del mio
prossimo crollo.
“ Legolas…Perdonami,
non…”
Lui scuote la testa e si
avvicina. Mi ritrovo a piangere sul suo petto, mentre lui mi accarezza i
capelli sciolti e un po’ disordinati. “ Sssst, andrà
tutto bene.”
Resta immobile, per un po’
non aggiunge altro. So che anche lui ha paura, ma nonostante essa riesce comunque a essere una volta di più un punto di riferimento,
per me, oltre che un caro amico.
“ Mamma! ”
La voce che arriva alle mie spalle mi convince ad asciugarmi le guance da lacrime che
non voglio mostrare. “ Vuoi che pensi io, aEldarion? Posso portarlo un po’ a cavallo
” mi sussurraLegolas.
“ Non sarà sufficiente, Legolas. ” risponde l’Istaro
avvicinandosi. “ Eldarion sa che suo padre non sta
bene. Ma guarirà, vero principe? ”
La mano di
Eldarion mi tira la stoffa del vestito.
“ Sono tornato, mamma. ” mi
dice con fierezza.
Gli accarezzo la testolina
castana, e sorrido vedendo che porta sempre il ciondolo che donai ad Aragorn, e che lui gli ha messo al collo al compimento dei
quattro anni.
Gli occhi verdi che mi avevano fissato, quasi sgridato, anni fa nella visione, ora
mi vogliono tranquillizzare. “ Ho accompagnato Radagast
il più in fretta possibile. Andrà tutto bene! ”
Lo abbraccio a lungo, e
quando rialzo gli occhi oltre le sue spalle mi accorgo
dell’arrivo di altri viaggiatori. Rimango incredula, nel vedere SamwiseGamgee e la bella hobbit che lo affianca, una
mano amorevole sulla testolina del figlio più piccolo che tiene sul petto.
E’ la loro primogenita che
raggiunge per prima me ed Eldarion. Non credo di aver
mai visto una bambina più bella, da quando mi trovo a Minas-Tirith.
Ricordo le parole usate da Aragorn
per descrivermela, al ritorno dal suo viaggio nella Contea di due anni fa.
Ora Elanor deve avere sei anni, e i suoi boccoli
biondi incantano anche Eldarion.
Ha un attimo di esitazione, prima di saltare al collo di Sam.
Stringo la mano a Rosie e do un buffetto alla piccola Rosa. Sento una mano di
Legolas premermi dolcemente sulla spalla. “ Credo che
Eldarion starà meglio con questi nuovi amici, mentre
noi parliamo con Radagast. ”
“ Mae-govannen,
amici ” li accolgo. “ Grazie di essere qui. ”
Sì, comincio ad aver fiducia
che andrà tutto bene.
Continua…
Ho abbandonato
temporaneamente la Terra di Mezzo, ma solo per entrare in un mondo parallelo e finire
un’altra ff…Noi sognatori non
ci riusciamo a stare solo in un mondo alla volta, vero?
Mando a
tutti quelli che leggono questa mia pazzia un grosso bacione:
LAILA, LOTHIRIEL, KIKIETTA91 ( grazie per la tua mail!
), GALADWEN, LORD SAMURAI, ESTEL, SILNEN, KEIRA, JULY ANEKO e RAVENNA. Grazie
delle vostre recensioni…Buone vacanze!
“ Non è ancora il momento di
abbandonarmi, Sire Aragorn ” sussurro nella notte, dopo
essermi ricavata un momento che sia tutto nostro. “ Non provare a voltarmi le
spalle, chiaro? ”
Mi sento esausta, mi sento
sfibrata, mi sento in collera con lui.
Da quando la mia mente,
nella preoccupazione, ha ricordato una dopo l’altra le nostre conversazioni,
anche quelle apparentemente insignificanti…da allora, non riesco
a togliermi dalla testa quello che Aragorn veramente
è.
E’ l’ultimo dei Numenoreani, la stirpe che ha ricevuto un dono bellissimo e
terribile al tempo stesso: la scelta del momento in cui morire.
Ma non può, imploro, non può aver deciso di restituire
adesso la sua vita. Non può farmi questo, non può
privare Eldarion di suo padre.
Mi accorgo di essere sul
punto di piangere e con decisione mi allontano dal letto. La stanchezza e la
fragilità degli ultimi giorni, decine di ore trascorse
a vederlo immobile, nel nostro letto, mi fanno temere che qualsiasi mio
cedimento possa spingerlo verso quella scelta.
Continuo a ripetermi di essere forte per Eldarion, per
il popolo che Aragorn ama quasi più di se stesso.
Devo essere forte, ma non so come fare per scacciare gli spettri che infettano
i miei sogni.
Sprofondata
in quell’oblio che ormai è quasi apatia, non avverto
subito il tocco della mano rugosa sulla mia spalla.
“ Dama Arwen,
mia regina. Dovete riposare. ”
“ Radagast,
sì…io…”
“ La respirazione sta migliorando, non vi mentirei mai…”
“ Lo so,
mi fido di te. Non pensare che non lo creda in buone
mani. E’ che…” Mi ritrovo a confidargli la mia paura più grande, e
dentro di me ho il timore che lui la avvalori. Vorrei che lui mi dicesse con il
suo tatto che sono una sciocca, accetterei persino che
mi ridesse in faccia…farei di tutto, pur di scoprire che la mia paura non può
concretizzarsi.
Ma lui annuisce, comprendendo appieno il mio dubbio. “
Capisco, è proprio perché Aragorn non si risveglia,
nonostante fisicamente sembri stare meglio, che siete
così angosciata. ”
Vengo attraversata da un lungo brivido.
Radagast si avvicina al letto, e allunga una mano a coprire quella immobile di Aragorn. “ Sì, ”
dice, “ il dono che sa di possedere è molto pericoloso. ”
Mi sento morire, ma impongo
a me stessa di non cedere.
“ Ma
tu sai cosa può fargli decidere per la vita, Dama Arwen.
”
Registro solo dopo un
secondo che l’Istaro ha abbandonato la forma di
rispetto del ‘lei’, per
continuare a parlarmi. In quell’attimo, forse ad un
livello molto profondo della coscienza, percepisco quelle parole come se
fossero state più persone, a pronunciarle.
“ Come hai detto? ”
“ Arwen,
tu sei Figlia dei Valar, per quanto tu abbia deciso di non recarti nelle Terre imperiture,
conserverai per sempre la saggezza degli Eldar. E’
stata questa che ti ha dato la forza per quella scelta, negli anni bui della
Guerra dell’Anello.
“ Una scelta di quell’importanza non può non avere conseguenze. ”
Ho il terrore di comprendere
dove voglia andare a parare.
Radagast mi prende le mani tra le sue, un gesto che anni fa compì
mio padre.
“ Arwen,
non sto dicendo che i Valar vogliano farti pagare
questa decisione. Sto dicendo che forse stanno mettendo alla prova la tua
convinzione. E stanno mettendo alla prova quella di Aragorn, prima di tutto. Credi a sufficienza nel vostro
rapporto? Hai la riposta in te, Arwen. ”
“ Io…”
“ Dentro di te ” insiste
dolcemente. “ Sai quello che devi fare perché lui continui a sentirti. ”
Mi bacia sulla fronte e si
dirige alla porta.
Mi siedo sulla poltrona e
accarezzo la mano di Aragorn,
il mio Estel…la mia Speranza. Con
le labbra tremanti, comincio a sussurrargli un altro dono, quello che io
ricevetti nelle tenebre. Forse è l’unico dono che possa
fargli sentire la mia presenza. L’unico che gli faccia
sentire la mia fede.
* * *
“ Attento! ” grida una voce
di donna.
Sorrido, avendola
riconosciuta prima ancora di vedere la dama alla quale appartiene.
Le due figure seguono divertite lo scatto in avanti di mio figlio,
affiancate dalla piccola Finduilas. Sembra che lei
tenga molto più dell’amico all’etichetta
Le colonne di pietra grigia abbracciano
la corsa di Eldarion, accompagnandolo
verso di me. Mi sorride e fa per avvolgermi, quando la sua attenzione viene
catturata dall’uomo alle mie spalle.
Io so che per loro è come
vedersi per la prima volta.
Solo quando Radagast gli ha assicurato che il padre si sarebbe ripreso,
solo allora Eldarion ha accettato di partire per l’Ithilien, dove Faramir ed Eowyn lo hanno ospitato e trattato come un figlio.
Il nostro Eldarion è cresciuto. Mi guarda per un istante, come
temendo che io possa offendermi del suo desiderio di correre incontro ad Aragorn.
“ Vai ” gli dico, e lui
passa oltre.
“ Adar! ”
Aragorn si volta, dando le spalle al paesaggio visibile dalla
balaustra di pietra, e gli va incontro. Quello che accade tra loro l’ho visto molto tempo fa, tuttavia non riesco a restare
indifferente.
Come potrei ignorare la
bellezza di quel semplice saluto? Come potrei dimenticare quel dono che mi ha
permesso di richiamare Aragorn? Forse quel dono veniva
proprio da Eldarion, pur se ancora non nato…E’ stato
da sempre il suo regalo alla famiglia che desiderava, per aiutarla nei momenti più
critici, nei suoi giorni oscuri.