Figlia di Sithis

di MorwenFuinur
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tradimento ***
Capitolo 2: *** Fuga da Helgen ***
Capitolo 3: *** Rituale profano e orfanotrofio ***
Capitolo 4: *** Oscuri pensieri ***
Capitolo 5: *** Indifferenza ***
Capitolo 6: *** Svolta inaspettata:primo contratto ***
Capitolo 7: *** Cicero e l'Uditore ***
Capitolo 8: *** Finchè morte non vi separi ***
Capitolo 9: *** La fuga del Folle ***



Capitolo 1
*** Tradimento ***


Il mio nome è Morwen Fuinur,erede del Casato Fuinur.
La mia famiglia è la più potente delle quattro Casate dominanti su Morrowind. Ed io, tramite il "Rito del Sangue"-ciò che permette a noi giovani Dunmer di volare da quel nido d'infanzia ed entrare nella società adulta,con i suoi privilegi e i suoi peccati-dovevo prenderne il comando.
La mia prova,consisteva nel recarmi a Skyrim e porre fine all’esistenza di un ricco mercante nella capitale: Solitude.
Inoltre una volta superata la prova,sarei entrata nei ranghi della Confraternita Oscura,come dall’alba dei tempi usava fare il mio popolo.
La Confraternita Oscura,il grande ordine di Assassini che offriva la propria vita e quelle delle loro vittime a Sithis.
Per noi Dunmer era un onore farvi parte.
Ma le cose non andarono come previsto. Una volta compiuta la missione,mi preparai a tornare trionfante a casa. Mentre tentavo di oltrepassare il confine, fui vittima di un imboscata-“gran bell’assassina eh!?”
Venni aggredita da Dunmer che portavano lo stemma di mio zio; Drow.
Da tempo egli mirava al posto di Capocasata.
Quando rinvenni, ero legata e viaggiavo su un carro Imperiale in compagnia di Nord,che scoprii essere i ribelli Manto della Tempesta.
Probabilmente Drow doveva aver ordinato che venissi consegnata agli Imperiali.
 
“Cane traditore!Pagherà per questo,tutti loro pagheranno!”
 
Ci condussero ad Helgen e una volta arrivati,venni condannata allo stesso destino dei ribelli: decapitazione.

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Capitolo 2
*** Fuga da Helgen ***


Proprio mentre il boia calava la scure,un grido agghiacciante scosse il cielo.

Fu allora che apparve,in tutta la sua magnificenza,un possente drago.

Colsi l’occasione per fuggire,venni aiutata da un Nord di nome Ralof ,e facendoci strada tra l’inferno di fiamme e morte che la creatura aveva scatenato,riuscimmo a fuggire.

Le nostre strade si separarono ed assaporai l’aria fresca che la libertà portava.

Ma ero straniera in una terra straniera,per di più non era un segreto che a Skyrim la mia gente non era vista di buon occhio.

Non avevo ne un posto dove andare,ne una casa a cui far ritorno.

Non ancora.

E sebbene fossi accecata dall’ira,non potevo certo lasciare che la mia sete di vendetta accecasse la ragione,dovevo mantenere il sangue freddo e calcolare ogni cosa,ora più che mai.

Necessitavo di cibo,un equipaggiamento migliore,e perché no?anche di un cavallo da guerra,ma soprattutto,avevo bisogno di esperienza,addestramento e naturalmente denaro.

E ben sapevo,che l’unica strada da percorrere per ottenere tutto questo era Lui,il potente Sithis.

Così ebbe inizio la mia ricerca della Confraternita Oscura.

Così ebbe inizio la mia vita di Assassina.

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Capitolo 3
*** Rituale profano e orfanotrofio ***


Ora non so quanti di voi stanno seguendo questa piccola sciocchezza che è la mia storia,ma se lo state facendo ho solo una cosa da dirvi...

SCUSATEMI PER L'IMMENSO RITARDOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!11

Per problemi vari con i quali non voglio annoiarvi non sono riuscita a pubblicare ma ora mi rifarò promesso .

Detto questo ecco il capitolo ^^





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Come mi aspettavo trovare il Santuario non fu impresa facile.

Seguii voci,dicerie da locanda . Molte mi portarono in vicoli ciechi e mi deviarono dal mio obiettivo,altre erano troppo impastate dall’alcol per essere seguite.

Ma Sithis fu generoso con me.

Proprio quando stavo per cedere nelle fredde strade di Windhelm,la casa dello jarl Ulfric Manto della Tempesta,legittimo Re dei Re di Skyrim e vero figlio di Skyrim,come molti lo definivano.

Windhelm,città dove quasi tutti gli appartenenti al mio popolo,che si trovavano lontano da casa,sembravano ritrovarsi.

Il quartiere Grigio lo chiamavano,ma sto divagando.

Sentii una discussione tra una Dunmer e un bambino Nord. Un certo Aventus Arentino,stava eseguendo il Rituale Profano.

 

“Dolce Madre, dolce Madre,

invia a me il tuo Figliolo,

poiché i Peccati degli indegni devono essere Battezzati nel Sangue e nella Paura."

 

Quella cantilena fu per me un richiamo alla vita.

Il ragazzo aveva curato tutto nei minimi particolari. L’effige della vittima adorna di candele e cuore umano,ripetutamente trafitta con un pugnale d’argento strofinato con della bella donna.

L’odore della cera,mischiatosi con il profumo ferroso e dolciastro del sangue,rendevano l’aria stucchevole.

Egli mi scambiò per l’assassino che tanto disperatamente invocava. Provai a  spiegare che era tutto un malinteso,che volevo solo informazioni sulla setta. Dopotutto,se Arentino fosse riuscito ad evocare un emissario della Confraternita,avrei potuto prendere contatti e sottopormi alla prova d’inizziazione.

Ma il giovane non volle sentire ragione. Per lui IO ero l’Assassino.

Ancora oggi mi chiedo se non avesse ragione a definirmi tale,se Sithis mi avesse inviato li anche se non ero una sua eletta,non ufficialmente almeno.

 

Lo feci.

 

Accettai il suo contratto.

Dovevo recarmi nell’orfanotrofio del Rift,nel quale il piccolo Nord fu mandato dopo la morte dei suoi genitori.

Odiava la direttrice e mandò me a reclamare la sua vita,e come biasimarlo?

Gredol la Gentile la chiamavano,ma di gentile aveva solo il nome.

Tiranneggiava sugli orfani e la sua voce avrebbe irritato anche il più puro e devoto servo dei Nove.

Le rughe che le disegnavano il volto sembravano una maschera di ragnatele e il fiato le puzzava d’idromele e vino scadente.

Non fu difficile rimanere sola con lei.

Finsi di voler adottare uno degli orfani e la seguii nel suo ufficio,e mentre borbottava qualcosa sul figurarsi se cedeva uno dei ragazzini ad un muso grigio,le scivolai alle spalle mentre la mia lama fece lo stesso sulla sua gola.

Non ebbe neanche il tempo di accorgersene,non un fiato,non un lamento,che già giaceva riversa al suolo in una pozza di sague scuro e lucente.

Quel suono di carne lacerata m'infuse nuova energia,sicuramente Sithis avrà notato il mio operato.
Dopo tutto,era a Lui che pensavo quando uccidevo la vegliarda,a Lui aprivo la mia anima e gliela offrivo,mentre il sangue della mia preda si mescolava alla polvere delle assi di legno del pavimento e andava a sporcarmi gli stivali in cuoio ricamato.
Tornai dal giovane Arentino per comunicargli il mio successo,curioso come dalla morte altrui pefino le anime candide dei bambini ne trovino gioia.
Passai la notte alla locanda della città e mi svegliai prima che il sole bagnasse la terra.
Le ore del mio riposo furono assai tormentate,continuavo a domandarmi se la Confraternita mi avesse notata,se avessi ricevuto un qualche segno.
Dovevo proprio essere nelle grazie di Sithis dal momento che le mie preghiere furono esaudite.
Un messaggero mi raggiunse alle porte della città per consegnarmi una nota. Non seppe dirmi da parte di chi fosse,ma che il mittente era un individuo inquietante.
Quando lessi il messaggio compresi , quasi mi commossi per la contettezza.

Successo!


Sulla carta vi era una stampa di una mano insaguinata,il marchio della Confraternita Oscura, e sotto riportato in un'elegante calligrafia : Lo sappiamo.

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Capitolo 4
*** Oscuri pensieri ***


Finalmente tutte le mie ricerche estenuanti trovano una fine, tutti i giorni passati in balia dei capricci delle intemperie sarebbero cessati. Ormai era fatta, loro mi avrebbero trovata, dovevo solo avere pazienza e aspettare. Avrei superato la prova e mi sarei aperta la strada fin ai ranghii più alti della Confraternita.

Sarei divenuta Uditore!

Si, ecco il mio nuovo obiettivo, lo vedevo dinanzi a me chiaro come la neve!
Poi avrei fatto ritorno a Morrowind e con la benedizione di Sithis avrei massacrato quel lurido bastardo che osò frapporsi fra me e il posto di guida del mio popolo che per volere divino era mio.

Passarono i giorni e l'attesa fu più estenuante del previsto.
Un anno! Un anno passato a contorcermi dall'ansia ,dal dubbio ,dalla paura credendo che la Confraternita Oscura avesse smesso di cercarmi.

Ma aveva mai iniziato?

Questo pensiero logorava il mio cuore già corroso dalle esperienze passate.

Che Sithis mi avesse abbandonata?

Che avesse perso interesse nei confronti e ordinato ai  suoi Figli di rilegarmi all'oblio?
Questi miei pensieri al tempo.



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Lo ammetto i capitoli non sono mai stati lunghi, ma con questo ho superato ogni limite U////U
spero che vi piaccia comunque.

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Capitolo 5
*** Indifferenza ***


 Era passato un anno da quando ricevetti il messaggio della Confraternita e d' allora neanche più un segno.
Ormai avevo perso le speranze.
Sentì che a Riverhood richiedevano braccia per la segheria e la paga era buona. Non potevo permettermi di cedere allo sconforto per l'indifferenza che la Confraternita Oscura mi riservava.
Se non potevo prender aiuto da Sithis l'avrei cercato altrove, così decisi di ripiegare su altri lavori per iniziare i preparativi per il viaggio.
Inizialmente riuscii a comprare una spada decente (dalla Forgia Celeste di Solitude) grazie alla ricompensa che mi diede Arentino, e sulla via per Riverhood incontrai una coppia di mercanti Kajith che mi offrì 500 denari per far loro da guardia del corpo contro i ladri.
Il lavoro da manovale era duro ma nulla di insopportabile.
 Nonostante credessi ormai che Sithis avesse volto il suo sguardo mortale altrove , sussultavo ad ogni minimo rumore che l'oscurità celava nella speranza che un emissario oscuro venisse a trovarmi.
Passarono altri cinque mesi prima che accumularsi abbastanza oro per permettermi un cavallo di otto anni e una buona armatura, anche se quest'ultima diveniva ferro vecchio se messa a confronto con quelle di fattura elfica.
Ormai avevo deciso di lasciare le fredde terre di Skyrim e partire per Morrowind .
Li avrei trovato Drow e l'avrei ucciso... e sicuramente è morta nel tentativo. Sebbene possedessi grandi doti dell'arte dell'omicidio, uccidere un capofamiglia Dunmer era ben altra cosa dall'uccidere un mercante, che per quanto denaro potesse possedere era pur sempre un mercante.
Magari una volta giunta nella mia terra natia avrei trovato una soluzione, forse c'era ancora qualche elfo che mi era rimasto fedele. Sapevo che affidarmi al caso era una cosa stupida e razionale, tuttavia l'abbandono di Sithis mi aveva spinta a comportarmi in modo avventato e a non dare più peso alle conseguenze delle mie azioni.

M'ingannavo...

Dopo la mia partenza passarono otto giorni di marcia continua e dovetti fermarmi più per far riposare il cavallo che il mio corpo. Mi accampai ad una settimana di viaggio dai confini di Skyrim, il calore del fuoco di bivacco diede un lieve sollievo al torpore che la neve aveva inciso nelle mie ossa; e prima di accorgermene la vista già mi si appannava e la mente perdeva coscienza viaggiando lontano nel mondo dei sogni.

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Capitolo 6
*** Svolta inaspettata:primo contratto ***


 
Quando mi svegliai avevo la mente annebbiata.
Mi trovavo in una baracca, ma non ho memoria del come ci fosse arrivata.
Una voce, femminile e vellutata, mi salutò. Aveva un fisico longilineo , la sua armatura era come una seconda pelle tanto fasciava il corpo e aveva un cappuccio con una fascia che le copriva il volto lasciando scoperti solo due occhi d'ambra.
Se ne stava seduta su un mobile dall'aspetto marcescente e mi fissava. Mi rivelò che era un emissario della Confraternita Oscura e che era lì per me.
Ma per un motivo diverso da ciò che credevo.
Avevo rubato un loro contratto spacciandomi per ciò che non ero, ed era stata mandata lì per risolvere il problema.
E come potevo biasimarli? Ero pronta ad affrontare le conseguenze delle mie azioni.
Tuttavia, rimasi sorpresa quando mi rivelò che avevo possibilità di scelta, che volendo, potevo entrare a far parte della setta.
Dovevo solo uccidere una delle tre persone che erano in fondo alla stanza, ma capire chi dovesse morire era parte integrante della prova, quindi stava me riuscire a capire chi dovessi giustiziare.

Rischiai.
Li uccisi tutti.

Incredibile!
Era davvero così, la prova non era capire chi uccidere, ma avere il coraggio di farlo.
Evidentemente l'emissario voleva assicurarsi che la prima volta non fosse un incidente , che la mia anima, il mio intero essere fosse pronto a macchiarsi di sangue.


Sithis perdona il mio vacillare nei tuoi confronti,Madre Notte lava la  colpa da questa tua figlia indegna!
L'assassina dagli occhi d'ambra mi disse di recarmi nella parte centro-meridionale di Skyrim e nascosta in mezzo ai boschi avrei trovato l'entrata al santuario.
Una volta dentro, mi venne incontro un'argoniana che mi accolse e mi fornì un'armatura della Confraternita .
L'impressione avuta quella volta quando la vidi indosso ad Astrid, così si chiamava l'assassina dagli occhi d'ambra che poi scoprii essere il capo del santuario, era corretta.
Essa s'adattava completamente al mio corpo e ne assecondava i movimenti alla perfezione.
Ricevetti i primi contratti da un Redguard di nome Nazir. Egli, aveva un comportamento arrogante e superiore nei miei confronti ma non ne capì mai il motivo, tuttavia, oggi offrirei il mio braccio destro per lui.

Ma sto divagando...

Mentre facevo ritorno dalla mia ultima caccia, Nazir m' informò che dovevo recarmi a Markarth e cercare una donna di nome Muiri che aveva eseguito il rituale profano.
Quello fu il mio primo contratto importante.

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Capitolo 7
*** Cicero e l'Uditore ***


Si susseguirono molte lune dal mio ingresso nella Confraternita Oscura e in molte occasioni ebbi l’opportunità di provare il mio valore.

Le mie ossa ed il mio spirito si erano forgiati in un’arma di Morte silenziosa e letale.

Ma fu l’arrivo di Cicero che mise in moto gli ingranaggi del mio fato.

Egli era incaricato di prendersi cura della Madre Notte,colei che sussurrava all’Uditore il volere di Sithis.

Ma ahimè,non v’era più un Uditore da molto,troppo tempo.

Astrid non vide di buon occhio l’ingresso di Cicero nella Confraternita,era preoccupata che la  presenza di quel buffo individuo vestito da giullare potesse minare la sua  l’autorità  nel santuario.

A mio parere era una paura sciocca e infondata,Astrid era un eccellente leader sempre pronta ad ascoltare i suoi emissari e una grande stratega,ma le mie parole di conforto non servirono a dissuaderla dal pensiero che Cicero volesse spodestarla.

Così mi affidò il compito di sorvegliare il giullare , non so se mi diede il compito perché riponesse grande fiducia in me o per il semplice fatto che Cicero m’avesse preso in simpatia.

L’osservai mentre puliva e ungeva con oli profumati il corpo della nostra Empia Matrona ,ogni tanto se ne andava in giro per il santuario canticchiando ridicole canzoncine prive di significato,altre lo sentivo sussurrare al sarcofago della Madre frasi sdolcinate che lo confesso,mi preoccuparono non poco,ma a parte questi segni di squilibrio non mi parve far nulla per minare la figura di Astrid.

Tuttavia,il mio rapporto su Cicero non parve placare le sue paure,mi disse infatti che aveva sentito Cicero parlare  nella sua camera e ora temeva che stesse complottando con una dei nostri fratelli,così mi ordinò di nascondermi nella sua stanza ed attendere che i traditori si rivelassero tali.

Appena entrata nella sua camera privata mi accorsi che oltre il letto e il sarcofago della Madre Notte non vi era nulla,e di certo non potevo nascondermi sotto il letto,quel tale era sicuramente pazzo ma non certo stupido!

Che Sithis mi perdoni ,mi nascosi nel giaciglio di riposo della Matrona…e maledissi Astrid con tutta me stessa quando scoprii che il bisbigliare che Astrid sentiva erano solo i soliti vaneggiamenti di quel pagliaccio.

E poi accadde,la Madre Notte mi parlò e fui riconosciuta come Uditore.

Astrid non fu molto contenta della cosa e mi sembrò alquanto scettica,d’altro canto Cicero non faceva altro che gironzolarmi intorno canticchiando “ Uditore,Uditore!! Sei tu l’Uditore!”

Ancora mi rincresce e provo un senso di reponsabilità per quello che accadde dopo,poiché fu conseguenza della mia nomina.

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Capitolo 8
*** Finchè morte non vi separi ***


Gli ordini della Madre Notte erano chiari, dovevo recarmi da Amaund Mottierre a Volunruud.
Il volere di Sithis era stato emesso.
Tuttavia, Astrid non era dello stesso avviso. Ella mi aveva ordinato di non andare a cercare quest'uomo.

Non so cosa stia succedendo qui, ma tu prendi ordini da me. Siamo intesi? aveva sentenziato.

Siamo intesi Astrid,siamo intesi.
 
Al tempo avrei fatto qualsiasi cosa per lei, se solo fossi stata più attenta, magari non si sarebbe arrivato a tanto.
Buffo. Un’assassina, no, l’Uditore tormentato dai sensi di colpa.
Sarebbe quasi divertente se non fosse cosi dannatamente patetico, ma come al solito lascia troppo spazio al divagare della mia mente…porta ancora un po’ di pazienza e ti racconterò il seguito della storia.
 
Astrid mi disse che aveva bisogno di tempo per valutare la situazione e nel frattempo mi mandò a lavorare per Nazir.
Intanto nel Santuario si era sparsa la voce della mia “nomina” ad Uditore e di certo non mancarono le affettuose parole di scherno. Non fraintendere, i membri della setta erano una famiglia per me e la cosa era reciproca, di questo ne ero assolutamente certa e nemmeno Sithis in persona mi avrebbe convinta del contrario. Ma, forse per il nostro lavoro o per i nostri trascorsi, non potevamo a meno di esprimerci con  l’immancabile vena di cinismo .
 
Sarai anche l’Uditore,
 ma è Astrid la tua Signora.

E così sei l’Uditore eh?

 

Uditore o no, è Astrid la nostra Padrona.

 
 
Ma quelle parole non mi turbavano affatto, dentro di me sapevo che loro non dubitavano della mia lealtà alla Confraternita, alla famiglia.
 
Nazir mi indirizzò versò un bardo stonato , un orco di cui neanche ricordo il nome e poi mi misi alla prova con un vampiro. Ma il figlio della Notte non rappresentò un grosso problema per la mia lama.
 
Una volta tornata Nazir mi disse che Astrid voleva parlarmi. Finalmente si era decisa ad adiempere al volere di Sithis , sebbene ancora titubante, mi ordinò di recarmi alle antiche rovine e vedere cosa voleva da noi questo Mottierre.
Il viaggio verso Voluruund non fu facile, trovai Morttierre  in una rientranza della caverna umida e fredda.
Mi consegnò una lista di soggetti da eliminare ed in pegno mi diede un amuleto che si rivelò essere del Consiglio degli Anziani.
Ora, tutto quel teatrino serviva ad uccidere ...l'Imperatore !! Ma infondo, i capi vanno e vengono no?  Tornai da Astrid e le riferii quello che sapevo, mi disse che il primo bersaglio era la cugina dell’ Imperatore , Vittoria Vici.
La morte doveva essere pubblica. Un pugnale dietro la schiena, una freccia nella gola, non aveva importanza. L’importante era che avvenisse difronte tutti gli invitati del ricevimento.
Le urla di terrore e sorpresa che si levarono dalla folla, che impotente assisteva alla morte della loro Signora mi accompagniarono durante la  fuga. Uccidere in pubblico era eccitante, ma aveva sempre i suoi svantaggi. Per non contare il fatto che al ricevimento era presente un ingente numero di soldati imperiali, per questo dovetti precipitarmi alle porte della città dove rubai un cavallo dalle scuderie e riuscii a seminare facilmente i miei inseguitori.
Fatto ritorno al santuario Astrid mi premiò con un incantesimo di evocazione sorprendente, potevo ora avvalermi dei servigi di Lucien Lachance, un potente assassino dei tempi antichi.
Era uno dei cinque Oratori della Mano Nera, quando ancora la Confraternita Oscura era temuta e il nome del nostro Padre Temibile veniva sussurrato con timore riverenziale alle ombre della notte.
Ma i tempo di Lucien erano morti, la Sua confraternita non esisteva più e lui non poteva far altro che osservare impotente .
Tuttavia fu entusiasta di scoprire che il suo nuovo padrone era l’Uditore.
 
Si susseguirono altri bersagli e devo ammettere che i consigli di Lucien furono molto utili per affinare le mie tecniche .
Gli raccontai la mia storia, dei miei piani di vendetta nei confronti di mio zio.
Fui felice quando mi disse che , se lo desideravo, avrei avuto il suo appoggio. Ma in cambio mi chiese un favore: Questa non è la vera Confraternita, i 5 dogmi, il modo di ottenere i contratti. Non c’è nulla della gloria di un tempo…è da molto che non è presente un Uditore, ma ora Sithis ha deciso di intervenire a sistemare le cose. Ci ha mandato te, tu rappresenti la fulgida luce che riporterà le Tenebre al loro giusto dominio. In tuo nome si innalzerà una luna di sangue e Sithis potrà tornare a dominare gli animi degli uomini.

 Quel giorno, quella promessa. Un nuovo contratto fu stillato , la firma tracciata.

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Capitolo 9
*** La fuga del Folle ***


Ero ancora nelle mie stanze quando Astrid mi mandò a chiamare.

Dopo l’ultima caccia erano passati diversi giorni , che avevo passato in tranquillità-troppa a detta di Lucien- nelle rassicuranti mura del Santuario.

Ogni tanto Babeth mi veniva a trovare, ansiosa di sentire le mie storie. Quella sinistra ragazzina…ragazzina, solo in apparenza magari.
In realtà la cara fanciulla era un vampiro già dapprima che i miei genitori nascessero.
Quel suo aspetto così infantile e  delicato ,fuorviava totalmente le sue vittime e questo faceva di lei un’assassina di alto livello.
Con mia grande sorpresa, ultimamente anche Nazir si ammorbidì nei miei riguardi.
Spesso ci allenavamo insieme e devo ammettere che le ore passate insieme furono inaspettatamente piacevoli.
Anche Lucien pareva aver una buona considerazione di lui, un giorno mi disse che avrei dovuto fare totale affidamento su quel redguard e che forse avrei dovuto prendere più in considerazione lui invece di riporre tanta fedeltà in Astrid.
Ovviamente quella conversazione non portò a nulla di buono, certo Lucien non aveva mai fatto nulla per celare la sua poca simpatia nei confronti della Padrona del Santuario, ma io credevo fermamente in Astrid,la mia lealtà era assoluta e la mia lama si sarebbe tinta del sangue delle vittime che ella mi avrebbe indicato.
Quando gli risposi lo spettro s’infuriò dicendo che ero accecata dai sentimenti, che IO l’Uditore, che IO avrei dovuto comandare il Santuario…dopotutto l’Empia Matrona aveva scelto ME.
Come se non bastasse , si aggiunse al coro anche Cicero. Anche il giullare infatti non vedeva di buon occhio Astrid e i suoi modi nei miei riguardi.
Ma da parte mia , ritenevo la donna una valida guida ,così troncai li la questione .
Ora Astrid richiedeva ancora la mia assistenza per portare avanti il piano di Mortierre, questa volta avrei dovuto assassinareGaius Maro, il figlio del Comandante Maro e mettergli addosso una falsa lettera, che lo accusava di tradimento verso l’Impero.
Potevo ucciderlo come meglio ritenevo, ma sarebbe stato meglio se l’avessi fatto in una delle grandi città in modo tale da far scoprire  il corpo quando era ancora caldo…e naturalmente le carte incriminanti.
Il pedinamento di Maro si rivelò una vera noia e feci non poca fatica per trattenere l’impazienza di Lucien.
E non aveva tutti i torti, quell’uomo era più lento di un grasso horker. Resistemmo fino a Solitude-evidentemente quella città ispirava la mia vena omicida- poi attesi che il sonno calasse sulla caserma e mi arrampicai lungo le mura, giù attraverso una delle finestre lasciate provvidenzialmente aperte.
L’Imperiale dormiva profondamente nei morbidi cuscini di piume d’oca , avvolto dalle coperte finemente ricamate. Ignaro che di li a poco sarebbe divenuto una pedina in un gioco più grande di lui . Un gioco fatto d’inganni e tradimenti, di sangue e lacrime che avrebbe cambiato le sorti di tutti noi.
Con leggerezza mi avvicinai alle sue labbra e gli bagnai la gola con poche gocce di estratto di belladonna.
Il tempo di due respiri e Gaius Maro giaceva morto nel suo lussuoso letto, come ordinatomi sostituii i documenti con quelli contraffatti in mio possesso , infine scivolai in silenzio fuori dalla stanza e mi recai nuovamente al santuario.
Quando giungemmo davanti la porta nera Lucien sembrava inquieto. Sentiva l’odore del sangue nell’aria…e questo non era un buon segno.
Mi affrettai ad entrare e mi corse incontro Gabriella, ansimante e visibilmente provata. Mi disse di affrettarmi ad andare a parlare con Astrid…bhe, più che altro lo urlò.
Raggiunsi gli altri e li trovai tutti radunati attorno a Veezara, l’Argoniano riportava una profonda ferita alla gamba e nonostante la fasciatura , perdeva ancora una notevole quantità di sangue. Ma quella lucertola aveva la pellaccia dura e non avrebbe avuto problemi a rimettersi in forze.
Intanto che gli altri assistevano il nostro fratello ferito, Astrid mi prese da parte e m’informò del fatto che Cicero aveva tradito il Santuario.
Aveva gridato qualcosa a proposito del fatto che lei non era la vera Signora del Santuario e che stava conducendo la Confraternita,già in rovina, sull’orlo dell’ Oblio.
Le si era scagliato contro e Veezara l’aveva fermato ingaggiando un duello con il pazzo, ma durante la colluttazione Cicero ferì il nostro fratello e fuggi , inseguito da suo marito, che però non aveva ancora fatto ritorno.
Mi precipitai negli alloggi di Cicero e subito l’occhio mi cadde sul sarcofago della Madre.
Cicero adorava la nostra Oscura Signora, non avrebbe mai fatto nulla che potesse danneggiarla o allontanarlo dalla sua presenza. Allora perché aveva fatto una cosa simile?
Fin dal suo arrivo al santuario, fui l’unica che prestasse attenzione ai suoi vaneggiamenti, tra noi si era creato un legame molto simile all’amicizia. Come mai aveva agito senza nemmeno consultarmi?
Ma che domanda stupida, ovvio che pensasse che avrei tentato di fermarlo…e aveva ragione. Ma arrivare a tanto.
La voce di Lucien mi stroppò dai miei pensieri, era in piedi davanti un vecchio baule e lo indicava con il suo indice azzurrognolo ed etereo.

Uditore,qui! Credo che siano i suoi diarii…

Infatti trovai alcuni quaderni rilegati in pelle…uno era riempito a poco più della metà, riportava della mia nomina di Uditore e del suo disprezzo per come gli altri membri si rivolgevano alla Madre Notte…del suo disgusto per la loro poca fede.
E del suo odio ceco nei confronti di Astrid, di come trovava nauseante la sua arroganza, il suo deridere le vecchie leggi.
Un po’ riuscivo a capire i sentimenti di Cicero, proveniva da insegnamenti troppo antichi per poter essere soppressi in favore delle leggi del nuovo mondo, del mondo di Astrid e veder calpestare così ciò in cui credeva doveva averlo mandato fuori di testa…più di quanto non lo fosse.
Lessi che Cicero voleva andare al vecchio Santuario di Dawnstar e fu li che mi diressi in tutta fretta.
Non avevo mai avuto l’occasione di osservare le abilità combattive di Cicero, ma  Arnbjorn era un licantropo oltre che un ottimo combattente e il giullare aveva attentato alla vita della sua donna. Sicuramente non si sarebbe risparmiato i colpi.
Mi affrettai da Astrid e mi diede il suo destriero per recarmi più velocemente a Dawnstar.
Appena uscita dal Santuario, l’acqua del laghetto che si trovava nelle vicinanze dell’entrata prese ad incresparsi e si tinse di un nero pece. Da quei fluidi oscuri ne uscì fuori un magnifico animale, con la muscolatura ben scolpita e guizzante.
A quanto pare doveva essere una vecchia conoscenza di Lucien, perché appena lo vide l’animale gli corse incontro , strofinando il muso d’ossidiana contro il suo petto.

 Shadowmere…

In quell’unico nome c’era tutto.

Malinconia, tristezza, amarezza…

Mi confessò che ai tempi in cui era ancora vivo , lui stesso l’aveva affidato all’Uditore ancora in carica. Un suo pupillo, tanto tempo fa.

Forse è un segno, l’Uditore che servì un tempo portò la Confraternita ai grandi fasti, che con gran rammarico la tua adorata Astrid ha gettato nel Vuoto.

Ci risiamo, il grande assassino mi mostrava nuovamente il suo disprezzo per il mio capo.
Ma ero troppo in pena per ciò che era accaduto per prestagli attenzione.
Così lanciai Shadowmare in una folle corsa verso l’antico santuario, divisa tra la voglia di aiutare Arnbjorn e quella di trovare Cicero ancora in vita.
Arrivata davanti la porta del santuario lasciai il destriero nero al suo meritato riposo e mi affrettai verso quello che riconobbi in Arnbjorn.
Era disteso sul nudo terreno, macchiato dal suo stesso sangue che fuoriusciva copioso dalla ferita procuratagli da Cicero.
Mi disse che era riuscito anche lui a ferirlo e che l’uomo si era rifugiato nelle profondità del Santuario.
Lanciai un Incantesimo curativo sul licantropo , dicendogli che, non appena se la sarebbe sentita, poteva usare Shadowmare per far ritorno a casa.
A Cicero avrei pensato io.

Uccidilo!

Erano questi gli ordini di Astrid, ma varcata la porta nera, non ero più sicura che li avrei eseguiti.
L’interno del santuario era freddo, buio e l’umidità permeava le pareti scavate nella roccia nuda.
Non feci in tempo a fare il primo passo che subito degli spettri degli antichi assassini, che secoli prima abitavano quella cupa dimora. Fortunatamente avevo Lucien al mio fianco, con poche mosse ricondusse al Vuoto i nostri aggressori.
Più ci addentravamo nel Santuario , più ci scontravamo con gli assassini del passato che tentavano di proteggere il loro luogo sacro e più la voce di Cicero si faceva chiara e nitida. Segno che era vicino.
Lo trovai nella zona più interna, riverso sul pavimento poroso di pietra.
Mi disse che era consapevole del fatto che non avrebbe avuto possibilità contro di me, per cui si arrendeva e si rimetteva al mio giudizio.

Uccidimi o voltati e lasciami qui. Di ad Astrid che sono morto, non verrà mai a saperlo.

Mi voltai verso Lucien in cerca di consiglio, non riuscendo a prendere da sola una tale decisione.
L’assassino mi parlò con fare paterno, un calore che ormai non sentivo da tempo.

Non è necessario che avvenga per mano tua.
Ucciderò questo giullare se lo desideri, ma sappi che avverto un fremito nel Vuoto….Il Padre Temibile non lo vuole!

Non so se Lucien disse la verità a proposito di Sithis, ma si leggeva chiaramente , tra le linee corrugate del suo volto, che non approvava la prematura dipartita di Cicero.
Lo spettro era indubbiamente più sensibile di me ai moti del Vuoto.
Fidarmi di lui ciò che mi aveva detto e assecondare il volere di Sithis,anche se ciò significava tradire Astrid, oppure rinnegare Sithis e confermare nuovamente la mia lealtà verso la Signora del Santuario.

Questa era la scelta dinnanzi cui Lucien mi aveva posto.

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