Rilassati Kate! Siamo a Parigi!

di allison742
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Allora? Quando si parte? ***
Capitolo 2: *** Grazie, perchè nonostante tutto sei ancora qua ***
Capitolo 3: *** Hai un elicottero? ***
Capitolo 4: *** Ho interrotto qualcosa? ***
Capitolo 5: *** Certamente, forse ***
Capitolo 6: *** Con una meravigliosa luce negli occhi. ***
Capitolo 7: *** Vorrei dirti che ti amo, ma non so cosa pensi tu. ***
Capitolo 8: *** Io leggo nel tuo cuore. ***
Capitolo 9: *** Io mi fido di te. ***
Capitolo 10: *** Due bellissimi occhi marroni. ***
Capitolo 11: *** Rimarrai senza fiato. ***
Capitolo 12: *** Ora non siamo più al sicuro. ***
Capitolo 13: *** Voglio una scusa più credibile della suoneria spenta! ***
Capitolo 14: *** Eppure la amo comunque. ***
Capitolo 15: *** Due attori che fanno sul serio. ***
Capitolo 16: *** Tu sei straordinaria. ***
Capitolo 17: *** Una lacrima le rigò il volto. ***
Capitolo 18: *** Preferivo il rumore della tua risata alla mia canzone preferita. ***



Capitolo 1
*** Allora? Quando si parte? ***


1
«Indovina chi è stato scelto come guest star per partecipare all’apertura di un nuovo hotel a Parigi? Questo ragazzo!» esclamò elettrizzato Castle puntandosi i pollici addosso mentre entrava nel 12° distretto.
«Ragazzo?!» rispose Kate con la stessa faccia di quando sparava strane teorie sulla CIA o gli alieni.
«Ma si può sapere perché devi sempre smontare i miei migliori discorsi?» chiese lui fingendosi irritato.
«Migliori?!» continuò lei. Era troppo divertente.
«Basta; ormai ci rinuncio, con te è una battaglia persa in partenza…» sospirò lui sedendosi sulla sua solita sedia in parte alla scrivania della detective.
Kate non riuscì a trattenere un sorriso. Era ancora più bello quando si arrabbiava…
«E sentiamo, perché proprio te? non potevano chiedere a gente più famosa… non so… James Patterson?» azzardò lei riprendendo l’argomento, ma senza smettere di sorridere.
«Oh, sì grazie! Infieriamo pure! Pensa che come serie pensavo di portare quella di Nikki Heat… ma a ripensarci bene credo che sceglierò Storm» annunciò lui con una finta aria offesa.
«Mah, se è per me Castle tu puoi portare la serie che vuoi… tanto gli autografi sul seno gli scriverai comunque…» disse Kate restando indifferente, anche se in realtà gli sarebbe dispiaciuto se non avesse portato Nikki… per non parlare poi degli autografi sui decolté… ma quelle ragazze non avevano niente di meglio che stare intorno a Rick?!
«Io non farei tanto la disinteressata se fossi in te, mia cara detective» continuò lui ignaro dei pensieri di Kate.
«E perché? Me ne dovrebbe importare? Tu l’autore, tue le scelte.»
«Per il semplice fatto che se scelgo Nikki tu verrai con me a Parigi.» Concluse lui soddisfatto di averla lasciata senza parole.
Infatti la detective non sapeva cosa rispondere… ovvio che voleva andare con lui a Parigi, ma non poteva certo dirgli subito di sì… e soprattutto, senza averlo fatto penare.
«Mi dispiace deluderti mio caro scrittore, ma credo che rinuncerò a questa fantastica offerta.» Disse lei in tono sarcastico.
«E perché?!» stupore assoluto; eppure era sicuro che avrebbe accettato… ma i suoi assi nella manica non erano ancora finiti…
«Perché ho una marea di arretrati da compilare; lo so che nella tua mente i poliziotti fanno solo missioni segrete e sotto copertura… ma non è così, purtroppo.» Concluse lei.
«Ma se è solo per questo non c’è problema… ho già sistemato tutto io con la Gates… ha accettato di darti due settimane di ferie. Le scartoffie le compileranno Ryan ed Esposito. Allora? Adesso non hai più scuse vero?» disse lui soddisfatto e compiaciuto di se stesso.
«Due settimane?! Io e te a Parigi?! Ma sei per caso impazzito?!»
«Non preoccuparti, a Parigi staremo solo cinque giorni… quelli che avanzano considerali un regalo da parte mia… non so, potresti andare a trovare tuo padre… o semplicemente riposare…» continuò a ipotizzare lui, senza accorgersi però che sul viso della detective era spuntato un sorriso.
Era proprio dolce, aveva pensato ad ogni cosa… non poteva rifiutare; ma quella situazione stava diventando troppo divertente, così decise di tenerlo ancora un po’ sulla corda…
«Mmm, non lo so.. forse è meglio se porti Alexis o tua madre…» propose lei.
«Alexis non vuole venire… è già stata molte volte a Parigi e preferisce stare con le sue amiche e studiare; per quanto riguarda mia mamma non commento neanche… ma ti immagini cinque giorni con lei?» rispose sbuffando. «E poi sei tu la musa dei libri, sei tu che rappresenti la grande e famosa Detective Heat… sei tu che voglio, nessun altra.» Concluse sorridendo teneramente.
Kate stava quasi per cedere a quel sorriso, ma decise di continuare ancora un po’ quello spettacolo, si stava divertendo davvero.
«Ma lo sai che io non sono adatta alla vita che fai tu. Io non sono mai stata sotto i riflettori, in mezzo ai fan urlanti… non saprei come comportarmi…» continuò con una finta voce insicura.
«Non preoccuparti per questo, non ti metterò davanti al mondo se non vorrai. E per qualunque cosa ci sarò io. Devi stare tranquilla, e vedrai, sarà divertente.»
«Boh, non lo so…» continuò lei mentre rideva sotto i baffi.
«Ti prego, ti prego, ti pregooo!!» ora cercava di usare la strategia della faccina dolce.
E riuscì nel suo intento, perché Kate decise che poteva bastare, l’aveva fatto soffrire abbastanza.
«D’accordo, ma ad una condizione.» Dichiarò lei seria.
«Certo, tutto quello che vuoi.» Disse lui con gli occhi che gli brillavano per la felicità.
«Gli autografi li firmerai SOLO ed ESCLUSIVAMENTE sulla prima pagina di Heat Rises. In nessun’altro posto; chiaro?» disse lei sottolineando le parole "solo" ed "esclusivamente".
«Nella seconda non posso?» azzardò Castle.
«Scemo! Sai a cosa mi riferisco» urlò lei seria come prima.
«Va bene. Lo sai che farei di tutto per te…» concluse lui con un sorriso mozzafiato, che compì alla grande il suo dovere, perché Kate rimase letteralmente imbambolata a fissarlo.
Quando si riscosse chiese: «Allora? Quando si parte?»
 
ANGOLO DI ALLISON
Eccoci qua, come promesso, con una nuova ff!!
Spero che vi piaccia.
Commenti?
Ps: vi anticipo subito che non finirà come l’altra!! ;)
Ciao un bacio Allison <3

 
 
 

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Capitolo 2
*** Grazie, perchè nonostante tutto sei ancora qua ***




2. Grazie, perchè nonostante tutto sei ancora qua.

Kate arrivò a casa stanchissima dal lavoro; compilare rapporti era molto più faticoso che rincorrere assassini per tutta New York. Se poi mentre li compilava pensava alla settimana che la aspettava, a Parigi "sola" con Castle, allora la cosa diventava ancora più agonizzante.
Una volta chiusa la porta buttò le chiavi sul mobile e si sdraiò sul divano; guardò l’orologio: le 23:47. Tardi, troppo tardi, di nuovo.
Decise che per stanotte avrebbe dormito sul divano; era troppo stanca anche solo per alzarsi a spegnere la luce, figuriamoci per svestirsi e infilarsi il pigiama!
Appoggiò la testa sul cuscino, chiuse gli occhi e si abbandonò alla sua stanchezza.
Non riuscì neanche ad auto augurarsi la buonanotte che sentì un rumore, uno squillo.
«No dai, non adesso. Sono appena arrivata a casa, chissà cosa vorranno a quest’ora!» sbuffò Kate avvicinandosi alla giacca.
Prese il telefono e premette il tasto verde: «Beckett!» disse esasperata.
Nessuno rispose dall’altro capo; poi di nuovo quel rumore. A quel punto si rese conto che non era stato il telefono a squillare, ma il citofono.
Si avvicinò al tasto e aprì; era troppo stanca per vedere chi era quello stronzo che la disturbava a quell’ora.
Dopo pochi secondi udì bussare alla porta; la aprì e si affacciò.
«Castle! Si può sapere cosa ci fai qui?!» urlò incredula.
«Sono venuto a prenderti.» Rispose con una naturalezza che fece innervosire ancora di più la detective.
«Per andare dove?!» non riusciva a capire.
«Ti sei già dimenticata cosa ti ho detto oggi?» chiese lo scrittore sbigottito.
«Cosa?!» era troppo stanca per stare ai suoi giochi.
«Kate Beckett stai ufficialmente perdendo i colpi» dichiarò lui. «Se mi fai entrare per favore, sai, qui fuori si gela.»
Kate aprì la porta senza proferire parola, aspettando che le spiegasse esattamente cosa faceva a casa sua a quell’ora.
«Cosa?! Non sei ancora pronta?!» chiese stupito Castle.
«Pronta per cosa? Senti Castle non è il momento, sono veramente stanca…» era inutile cercare di capire.
«Sono venuto a prenderti; partiamo per Parigi!» rispose sorridendo «e, visto che, apparentemente, non sei pronta, di do un quarto d’ora per preparare i bagagli» concluse.
«Ma non partivamo domattina?»
«Ci sono stati dei contrattempi con il pilota. Il jet partirà tra un ora.»
«Il jet?» Kate non capiva.
«Sì Kate, il jet. Non so, vuoi andare a piedi a Parigi?» chiese retoricamente.
«Certo che no! Ma non ti aspettavo certo ora. D’accordo, dammi un paio di minuti e sono pronta» concluse con il primo sorriso del discorso.
«Se te ne bastano un paio…» disse lo scrittore stupito.
«Fatico ancora a capire chi è la "donna" tra me e te…» gli rispose mentre si dirigeva in camera da letto.
Aprì la porta della cabina armadio e osservò. Optò per vestiti principalmente eleganti… dal momento che doveva finire sui giornali, tanto valeva essere per lo meno "guardabili".
Mise in valigia anche la biancheria, il pigiama e un costume… con Castle non si sa mai…
Inserì anche la trousse dei trucchi, il beauty, l’accappatoio e due salviette.
Chiuse la valiga… c’era tutto.
Andò in bagno a sistemarsi e si diresse verso la sala, dove c’era Castle ad aspettarla.
«Allora? È pronta la mia detective?» chiese fin troppo pimpante per essere mezzanotte e venti.
«Prontissima!» rispose con uno dei suoi migliori sorrisi.
«Allora andiamo!» disse lui prendendole la valigia.
Spense le luci, prese la borsa, chiuse la porta dietro di se e scese le scale.
Si trovò davanti al portone un taxi già pronto per portarli all’aeroporto.
Passarono il viaggio principalmente in silenzio, osservandosi di sottecchi.
Castle era troppo felice, non si sarebbe mai aspettato che Kate accettasse di passare una settimana con lui, a Parigi per di più. Era contento che tutto stesse andando per il verso giusto. Sapeva che questa era la volta buona…
Kate, dal canto suo, ragionava sul fatto che nessuno sapeva di quel viaggio, e questo lo rendeva ancora più "avventuroso!"; per un secondo si sentì in colpa per non averlo detto nemmeno a Lanie, ma il rimorso sparì quando si girò verso il suo scrittore e vide un enorme sorriso sul suo volto… niente poteva competere con tutto ciò, niente. Era veramente felice, come non lo era da tempo… doveva ammetterlo: Castle le faceva bene. Non riusciva a immaginarsi il viaggio, la sua vita era talmente diversa da quella che avrebbe vissuto tra poche ore… ma non importava, era rassicurante il fatto che ci fosse lui a sostenerla.
«Grazie.» Disse Kate prendendo la mano di Castle.
Lui si girò stupito di quel contatto improvviso. «Per cosa?» chiese.
«Semplicemente grazie. Grazie per essermi sempre vicino, qualunque sia il mio stato d’animo, e so che non è così facile. Grazie per capire sempre quando è il momento di farsi da parte, lasciando intendere che per qualunque cosa basta una telefonata. Grazie per il caffè tutte le mattine. Grazie per aver aspettato che fossi io a parlarti di mia mamma, di non aver insistito; o quasi. Grazie per aver rispettato i  miei tempi dopo l’incidente. Grazie per Nikki Heat. Grazie per tutto questo, per Parigi. Grazie per essere così come sei. Grazie perché nonostante tutto sei ancora qua.» Kate stava piangendo, ma non le importava di farsi vedere vulnerabile, non ora.
«Per te questo ed altro.» Rispose semplicemente lui stringendo ancora di più la mano di Kate.
Non si mollarono la mano un secondo finché non furono all’aeroporto.
Scesero dal taxi, Castle pagò e si diressero verso il suo jet.
«Ahah! Non ci credo Castle!» urlò lei vedendo l’aereo «ti sei fatto fare un jet con la tua faccia sopra!» disse ridendo.
«Ovvio! Se non lo faccio io chi altro potrebbe?!» domandò divertito.
«Credo che nessuno sano di mente farebbe una cosa del genere» non riusciva a smettere di ridere.
«Io, vorrei comunicarti, che sono sanissimo di mente. Credo che il mio sia solo ego… ma adesso saliamo, sta ricominciando a nevicare e non vorrei che si rimandasse la partenza.» Detto questo diede i bagagli allo steward e fece passare Kate.
Lei, vedendo l’esterno non osava immaginari l’interno, invece, per sua sorpresa era molto sobrio come arredamento. Ricordava vagamente quello di "Criminal Minds" solo chi i toni dei mobili e dei divani erano sul rosa chiaro.
Si sistemò sul divanetto vicino al finestrino e guardò fuori: effettivamente nevicava.
«Allora? Che ne dici? Come ti sembra?» chiese lui curioso.
«Carino, mi piace.» Rispose lei con un sorriso sincero.
«Sì, anche a me piace molto, non fosse per tutto questo rosa… ma è il frutto di un patto: io potevo mettere la mia foto all’esterno solo se Alexis e Martha sceglievano gli interni… e questo è il risultato.» Disse allargando le braccia per mostrare il colore.
«Castle, non si può avere tutto.» Rispose lei diverita mentre immaginava al dialogo tra Castle, madre e figlia per scegliere come "addobbare" il jet.
«Signori viaggiatori siete gentilmente pregati di allacciare le cinture di sicurezza durante il decollo. Grazie per aver scelto la compagnia "Castle S.p.A.". vi auguriamo buon viaggio» annunciò Castle facendo ridere Kate.
Castle si sedette sul divanetto vicino al mini bar, e Kate si allacciò le cinture.
Si sentirono i motori che partivano.
Kate appoggiò il gomito al finestrino e quadrò fuori; era una cosa che le piaceva fare fin da quando era piccola, il decollo era il momento migliore.
«Tre, due, uno… Si parte!!» urlò Castle nel momento in cui il jet si staccò da terra.
«A presto New York.» Sussurrò Kate.
Sì, sarebbe decisamente stato un viaggio indimenticabile.
 





"Se hai trovato in te la felicità, può rimanere a lungo nascosta, ma non va mai perduta."
[Anna Frank]




ANGOLO DI ALLISON:
ciao a tutte ragazze!! Scusate per il ritardo ma ho avuto una settimana stra piena di verifiche.
Vorrei ringraziare prima di tutto ANGELAD… è grazie a lei se ora state leggendo questo capitolo… mi ha fatto tornare la voglia di scrivere con la sua short "Perché allora hai scelto me?" (leggetela, è stupenda!).
Cosa ne pensate del capitolo? Recensioni!! ;)
Ciao a tutte!! Ci si sente al prossimo!!
PS: per quanto riguarda anna frank non volevo che la vedeste come una cosa triste... semplicemente mi piaceva la frase, e, presa da sola (non nella storia di anna) sembrava adatta alla situazione.... ho messo il suo nome perchè quando scrivo una frase non mia, per principio, scrivo di chi è...
Un bacio Allison <3

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Capitolo 3
*** Hai un elicottero? ***


Hai un elicottero?

Castle si girò appena sul fianco e la vide.
Kate era lì in parte a lui che dormiva serenamente; sorrideva.
Le spostò una ciocca di capelli e le accarezzò il viso.
Era felice, felice per la notte appena passata, felice perché si erano dichiarati il loro amore, felice perché finalmente erano insieme.
Guardò l’orologio: le 10.30. Tra un ora avrebbe avuto un intervista, dovevano alzarsi.
«Kate, Kate…» cominciò a chiamarla dolcemente. «Kate, tesoro, svegliati.» Continuò accarezzandole la testa mentre lei cominciava a muoversi.
Non aveva ancora aperto gli occhi che lo chiamò: «Castle, Castle…» cominciò con voce sensuale; poi Rick sentì la sua voce cambiare gradualmente tono: «Castle! Castle!»
Rick sobbalzò e picchiò la testa contro il vetro del finestrino.
«Castle! Svegliati! Siamo atterrati! Vuoi un invito scritto?!» chiese lei cinicamente.
«Cosa? Io… tu… noi… la stanza d’albergo… non capis…. ERA UN SOGNO?!» disse improvvisamente massaggiandosi la testa.
«Ok, non so se voglio conoscere la trama del tuo sogno; dunque alzati dal quella poltrona che dobbiamo scendere» concluse lei con un tono che non ammetteva repliche.
«D’accordo, arrivo subito» ubbidì lui.
Scesero dall’aereo a trovarono una limousine ad aspettarli.
Si avvicinarono stupiti, nessuno ne aveva richiesta una; Castle pensava di prendere un taxi.
«Il signor Castle?» chiese l’autista.
«Sì, sono io» rispose lui cercando di capire le sue intenzioni.
«Prego, dia pure a me i bagagli e salga a bordo. Signorina» disse rivolgendo un saluto a Kate.
«Aspetti, io non capisco…»
«Oh, mi scusi signor Castle, non l’ho avvisata. Le do un passaggio fino all’hotel, un omaggio del Crillon» rispose lui con un sorriso.
«Capisco, in questo caso grazie mille»
«Si figuri, dopo innumerevoli anni di soggiornamento è il minimo che possiamo fare…» concluse l’autista.
«Aspetta, Castle! Il Crillon? Non sarò ricca ma anche io conosco gli alberghi di Parigi, e il Crillon è il migliore esattamente dal 1909; un po’ vecchiotto per un’inaugurazione non credi?» intervenne Kate che fino a quel momento era stata in disparte ad osservare la scena.
«Concordo con te, mia cara Detective. Infatti l’albergo da inaugurare è un altro.» Rispose lui senza aggiungere ulteriori informazioni.
«E perché non andiamo in quell’altro?» continuò lei sempre più convinta che Castle le avesse mentito solo per passare una settimana con lei.
«Sorpresa! Lo so che voi detective amate sapere tutto e subito, ma questi giorni li vivrai avvolti nel mistero. Ogni cosa a suo tempo.» Concluse lui con fare teatrale.
«Esatto, io voglio sapere tutto, ed ora! Altrimenti me ne torno a casa.» Annunciò Kate con fare minaccioso.
«Oh, non lo farai.» Rispose Castle sicuro di sé mentre entrava nella limousine senza ascoltare le ulteriori lamentele di Kate.
Sorrise: quella sorpresa le sarebbe piaciuta sicuramente.
 
Passarono il viaggio in silenzio, osservando il panorama, e sorridendo.
Man mano si avvicinavano all’hotel nevicava sempre di più, e il vento si alzava.
Erano felici, finalmente anche Kate era felice.
«Ci siamo quasi…» sussurrò Castle più a se stesso che a Kate.
E infatti nel giro di due minuti si trovarono davanti un immenso Hotel: il Crillon.
Kate era letteralmente a bocca aperta, ne aveva sentito parlare moltissimo, ma non ci aveva mai soggiornato. Tanto meno con Castle!
Scesero dall’auto e si ritrovarono sul vialetto che conduceva all’Hotel; intorno c’era più o meno un metro di neve, non ci avevano fatto caso per via dell’albergo, ma appena Kate la vide gli si bagnarono gli occhi dalle lacrime: ricordi di sua madre.
«Kate? Tutto a posto?» chiese Castle premuroso.
«Sì sì! Tutto bene! Entriamo che si gela?» si affrettò a rispondere lei; non era questo il momento di rivangare il passato, questa settimana sarebbe stata solo per loro, non c’era spazio per malinconia e tristezza.
«Se lo dici tu…» rispose Castle poco convinto mentre si dirigeva al portone.
Entrarono accolti da una gradevole musica francese.
Quel posto era a dir poco strabiliante; era lussuoso, moderno e allo stesso tempo accogliente e intimo: era prefetto.
«Salve. Benvenuti al Crillon. Lei è il Signor…» gli accolse il portiere.
«Rick Castle, e lei è la signorina Beckett.» Annunciò lui.
«Perfetto, salite all’ultimo piano e troverete ad aspettarvi un cameriere che vi mostrerà la vostra suite. Buona permanenza signor Castle. Signorina Beckett.» Disse l’uomo con un cenno del viso.
Entrarono nell’ascensore e Kate non resistette più, doveva chiederglielo: «La "vostra" suite? Cosa intendeva dire?»
«Oh, scusa, non te l’ho detto. Abbiamo una camera sola. L’hotel era al completo.» Disse lui con un sorriso, anche se nel frattempo si allontanò di qualche passo per evitare una reazione violenta della detective.
«Cosa?! Ma sei impazzito?! Io non dormirò con te! Ne nello stesso letto ne nella stessa stanza!» urlò lei; ammise che le sarebbe piaciuto, ma doveva mantenere la sua immagine di persona decisa, forte, e quello non era il caso di buttarsi nelle braccia di Castle.
«Mi dispiace, ma non ne avevano altre. Io ho insistito, ma, insomma, ho prenotato solo una settimana fa…  è già una fortuna che mi abbiano concesso questa …» Castle mentiva decisamente bene, in questo aveva imparato dalla madre.
«E allora?!» chiese Kate sperando ancora in una soluzione.
«E allora staremo nella stessa stanza… non preoccuparti, dormirò io sul divano…»
«Non se ne parla neanche, io…» non terminò la frase perché l’ascensore aprì le porte e si trovarono davanti un cameriere.
«Signor Castle, Signorina Beckett prego, vi accompagno alla vostra stanza.»
Lo seguirono in silenzio finchè arrivarono alla numero 276 e il cameriere aprì e li fece accomodare.
«Eccoci arrivati. I vostri bagagli sono già nella camera da letto. Per qualsiasi cosa basta chiamare la hall e arriveremo subito. Buona permanenza.» Annunciò lui con un sorriso.
«D’accordo, grazie a lei… Pierre» rispose Castle leggendo il nome sulla terghetta e allungandogli una mancia.
«Dovere.» Rispose questo e se ne andò lasciando la chiave magnetica sul mobile e chiudendo la porta.
La suite era fantastica, più grande dell’appartamento di Beckett, e rigorosamente lussuosa.
Ma Kate non si fece dissuadere: «Io me ne torno a New York; con te non dormo.» Dichiarò mentre si diresse verso la camera da letto per riprendere i bagagli.
«Kate, aspetta, ti ho detto che dormirò sul divano… dai, non andartene» la supplicò Castle… il suo piano stava fallendo, se non la fermava la sua "sorpresa" sarebbe stata vana…
«No Castle, avresti dovuto dirmelo prima»
«Ma così non saresti venuta…» si giustificò lui.
«Appunto.» Disse Kate uscendo e chiudendo la porta in faccia al povero scrittore.
«Signore e signori clienti, un attimo di attenzione prego» disse un altoparlante in tutto l’hotel.
Kate si fermò in corridoio e Castle uscì piano dalla suite per sentire meglio cosa veniva annunciato.
«Dobbiamo avvistarvi che purtroppo, pochi minuti fa, c’è stata una violenta bufera di neve, che ha bloccato tutti gli accessi dell’Hotel. Ci scusiamo per il disguido, ma fino a nuovo ordine nessuno potrà più entrare o uscire dal Crillon non essendoci nessuna via d’accesso o di fuga.
L’unico modo per abbandonare l’Hotel è con l’elicottero, dal tetto. Ma dal momento che ne siamo momentaneamente sprovvisti a causa di un guasto, dovrete usare il vostro privato. Per chi non ne avesse uno gli rimborseremo l’intera spesa del soggiorno.
Ci scusiamo ancora. Vi faremo avere al più presto notizie. Buona giornata.»
Kate rimase di pietra, mentre si girava verso Castle, che stava visibilmente sorridendo come un ebete, mentre pensava che alla fine il destino poi non era stato così crudele con lui…
«Allora Castle, hai un elicottero?» chiese Kate speranzosa.
«No Kate, ad essere sincero quello mi manca… ci farò un pensierino…» rispose lui senza smettere si sorridere…
«E…»
«E… ti toccherà stare in stanza con me».
«Altrimenti?» insistette lei.
«Mi dispiace, stavolta non esiste un’altra scelta… ci sono io!» disse alzando i pollici.
«D’accordo…» si arrese Kate sbuffando, anche se dentro di lei ringraziava madre natura per la bufera.
«Prego, Miss Beckett… entri pure nella mia umile dimora…» disse lui con fare eccessivamente teatrale eseguendo un inchino.
Kate sorrise. Si incamminò verso la suite, ma si fermò davanti alla porta.
«Che c’è?» chiese preoccupato Castle.
«Non ho qua la pistola! Sono in stanza con te è non sono armata!» disse allarmata alzando di un tono la voce.
«Oh, non ti servirà…»
 
 
 
«L’unico modo per liberarsi di una tentazione è cederle»
[Oscar Wilde]
 
 
 
 
 
ANGOLO DI ALLISON
Ciao ragazze? Come state?
Vi è piaciuto il capitolo?
Recensite!!
Per chi è interessato vi lascio il link del sito del Crillon.
Magari alcune cose che vedrete non combaceranno con la ff, ma è stata una mia scelta… altrimenti non funzionava la storia…
Grazie mille a tutte quella che mi seguono!!
Vi voglio bene!
Ciao un bacio Allison <3
 
http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=crillon&source=web&cd=1&ved=0CD8QFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.crillon.com%2F&ei=ZEUsT4-TG5KDhQf4wqH-Cg&usg=AFQjCNG0693ybwpsgZu8F6vnLquAkKJohg&sig2=Yh8plJaS35TGVDzFUMfS5g

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Capitolo 4
*** Ho interrotto qualcosa? ***


Ho interrotto qualcosa?

«Ok, forse abbiamo cominciato con il piede sbagliato» disse Castle all’improvviso entrando nella camera, facendo voltare Kate che stava sistemando i suoi vistiti.
«Cosa hai detto?» chiese lei.
«Ho detto che non abbiamo cominciato questo viaggio esattamente nel migliore dei modi; e vorrei chiarire subito le cose, perché non voglio che passiamo cinque giorni in silenzio perché tu ti senti in imbarazzo» ripeté con dolcezza.
«Ok» rispose lei vaga. Non si aspettava una frase del genere; erano quelle situazioni in cui non sapeva cosa dire, erano quelle situazioni in cui solo lui riusciva a metterla.
«Solo ok?! Non hai niente da dire?!» chiese lui stupito.
«No, sono d’accordo con te.» disse lei annuendo ma con voce atona mentre riprese a sistemare i bagagli.
Castle si avvicinò e le prese le mani impedendole di continuare il suo lavoro.
Lei abbassò lo sguardo ma non si ritrasse.
«Guardami» disse lui.
Kate non si mosse.
«Ti prego, guardami.» Ripeté Castle alzandole il mento con due dita, per poi riprenderle subito la mano.
I loro occhi si incrociarono, e, come al solito, si persero gli uni negli altri. Era inevitabile.
«Kate, non mi piace questa situazione, non è da noi. Lo so che adesso tu ti senti in imbarazzo perché staremo in camera insieme, ma ti giuro che farò tutto il possibile per farti sentire a tuo agio. Io ti ho invitata perché ti divertissi, perché, per almeno qualche giorno, provassi una vita diversa, un’avventura… chiamala come vuoi. Devi capire che io ti voglio bene, anche se a volte può non sembrare.» Finì il discorso ancora tenendole le mani e guardandola negli occhi.
Kate non sapeva davvero cosa dire, e allora fece l’unica cosa che le venne spontanea: si avvicinò a lui e lo abbracciò; gli lasciò le mani per allacciarle dietro al suo collo, appoggiò la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi. Avrebbe passato tutta la vita così, ora non desiderava altro.
Castle non seppe come reagire; all’inizio rimase stupito dal quel gesto tanto spontaneo quanto improvviso, poi si sbrigò a stringerla a se, a rispondere all’abbraccio prima che lei si ritraesse.
Dopo interminabili e bellissimi minuti Kate si staccò leggermente dal corpo di Castle, quel che bastava per guardarlo negli occhi, ne aveva bisogno, voleva perdersi ancora in quell’azzurro maledettamente bello.
Castle allentò un po’ la presa e, quando si accorse che Kate non voleva andarsene, ma voleva semplicemente guardarlo, appoggiò la fronte contro la sua e sorrise.
Visti da fuori sembravano due innamorati che non aspettavano altro che rimanere soli, e che sapevano che avevano tutto il tempo del mondo solo per loro due. Ma infondo, non erano proprio questo?
Kate spostò lo sguardo dagli occhi dello scrittore alla sua bocca, voleva baciarlo di nuovo, voleva sentire le sue labbra, il suo sapore.
Si avvicinò piano, lentamente, per vedere le reazioni di Castle.
Lui, ovviamente, non oppose resistenza e la incitò a continuare stringendola di più a se.
Mancava poco, qualche millimetro, e il cuore di Kate stava scoppiando; quante volte si era sognata questo momento, quante volte avrebbe voluto farlo senza pensare alle conseguenze, lasciando da parte il suo lato razionale; quante volte avrebbe voluto dirgli tut…
«Signor Castle? Signorina Beckett? Siete in stanza?» i suoi pensieri vennero interrotti da qualcuno che bussava alla porta.
Kate scese dalle punte e si staccò da Castle, che intanto si sistemava la maglietta e, a malincuore, andava ad aprire.
 «Che c’è?!» chiese esasperato aprendo la porta.
Si trovò davanti il cameriere di prima con un sorriso smagliante; avrebbe voluto sopprimerlo.
«Ho interrotto qualcosa?» chiese innocentemente Pierre vedendo la faccia di Castle.
Oh, sì, decisamente sì!! Una cosa che aspettavo da anni!
«No, non c’è problema. Cosa le serve?»
«Volevo solo assicurarmi che aveste sentito il messaggio audio riprodotto nei corridoi, per quanto riguarda la bufera e l’isolamento.»
«Oh, quello.» Rispose Castle.
Ci hai interrotti per quello? Hanno riprodotto il messaggio per tutto l’hotel!! Perché proprio noi non avremmo dovuto sentirlo?
«Sì, ne siamo al corrente» rispose cercando di mantenere la calma.
«Perfetto. Dovevo verificare. Scusi il disturbo. Buon pomeriggio» e detto questo se ne andò.
Castle sbatté la porta e tornò in camera, illudendosi che quella situazione potesse ricrearsi.
E, appunto, era solo un illusione.
Quell’interruzione aveva fatto riemergere la "Kate razionale", che continuava a sistemare i bagagli.
«Chi era?» chiese come se niente fosse.
«Pierre»
«Pierre?»
«Sì, il cameriere; voleva sapere se avevamo sentito dell’isolamento.» Rispose Castle con la voce a metà tra il triste a l’arrabbiato.
«A proposito di isolamento, come pensi di fare tutte le tue "apparizioni" se non possiamo uscire da qua?» chiese Kate.
«Beh, aspetteremo… tanto l’inaugurazione è il penultimo giorno; gli altri appuntamenti li sposteremo. Al massimo staremo qui più del previsto… tanto tu hai due settimane di ferie!» rispose lui tornando allegro.
«Già! Due settimane! Ancora non ci credo!» disse Kate tornando sorridente a sua volta, anche se dentro era triste, arrabbiata, confusa e demoralizzata per quello appena successo. «E tu invece? Non hai altri impegni per la prossima settimana?»
«Kate! Io vivo in ferie!» disse Castle sospirando con aria sognante.
«Giusto. Dimenticavo il bambino.» Ribatté lei più a se stessa che allo scrittore.
«Che programmi abbiamo per la giornata?»
«Non lo so Castle, siamo chiusi in un Hotel, cosa vorresti fare?» chiese lei cinicamente.
«Oh, ce ne sarebbero di cose da fare…» disse lui in modo un po’ troppo allusivo…
«CASTLE!» urlò lei con il tono da detective.
«Dai, stavo solo scherzando… Non saprei, potremmo fare un giro per l’Hotel e vedere le attività che propone, potremmo andare a cena, potremmo fare tutto il pomeriggio su e giù con l’ascensore, potremmo andare in piscina, potremmo noleggiare un film e passare la serata davanti alla televisione, portemmo…»
«Castle! Frena!» lo riprese lei sorridendo.
«Allora detective, a lei la scelta.»
«D’accordo, io opterei per la cena perché sto morendo di fame… e poi…»
«Piscina, piscina, piscina, piscina, piscina…»  sussurrò lui speranzoso.
«No Castle! La piscina non se ne parla!» disse lei riprendendosi dai suoi pensieri. «Direi piuttosto che l’idea del film mi attira molto, a patto che lo scelgo io!» concluse soddisfatta.
«Va bene… se proprio non ti va di fare un bagnetto…» disse lui con aria da cucciolo.
«No, direi proprio di no. Non sopravvivresti a vedermi in bikini…» ripose a bassa voce mentre ancheggiando si diresse verso il bagno.
«Do-dove vai?» riuscì a chiedere quando si riprese dallo spettacolo.
«A prepararmi. Sono invitata a cena» rispose lei dal bagno.
«E da chi?» chiese Castle serio e preoccupato.
Dall’altra stanza ricevette solo una risata.
Intanto che Kate rideva per aver spiazzato e ammutolito Castle pensava alla scena di prima.
Si era sentita davvero libera, protetta, al sicuro… come non lo era da tempo.
L’unica persona che la faceva sentire così era sua mamma, l’unica che riusciva a renderla veramente felice; e adesso ne aveva incontrata un’altra, una persona di nome Richard Castle, l’uomo di cui era innamorata da tempo.
Adesso però c’era un pensiero che la tormentava e la spaventava: e se non fossero stati interrotti? Adesso dove sarebbero? Cosa sarebbe accaduto?
Dentro di lei sapeva già la risposta, e sapeva anche che sarebbe stato inevitabile: quella scena si sarebbe ripresentata.
E a quel punto? Cosa avrebbe fatto? Cosa avrebbe detto? Come si sarebbe comportata?
Decise che avrebbe semplicemente seguito il cuore, al diavolo la razionalità, al diavolo le conseguenze.
E con questa convinzione accese l’acqua della vasca.
 
 
 
 
 
"A volte non lo sopporti, non lo capisci. Ci discuti, ci litighi, ci fai persino a botte.
Ma poi ti rendi conto di quanto sia stato stupido e ridicolo tutto ciò.
Perché per quanto rancore puoi provare, in fondo sai che senza di lui non puoi stare e che nessuna incomprensione potrai mai separarvi.
Perché l'amore per lui è un legame troppo forte per essere spezzato.
Perché l'affetto che nutri nei suoi confronti non può essere esaurito.
Perché la sua presenza rende più magica la tua esistenza."
[Anonimo]
 
 
 
 
ANGOLO DI ALLISON
Ciao!! Come state belle ragazze?
Eccomi qua con il quarto capitolo? Che ne dite?
Vi prego di non tirarmi addosso niente per gli "avvenimenti" nella storia…
Insomma, non può succedere tutto subito… altrimenti che ne è della suspance? (si scrive così? ahah)
Ci sentiamo nelle recensioni….
Un bacio Allison <3
Al prossimo!

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Capitolo 5
*** Certamente, forse ***


Certamente, forse

Un ultima occhiata allo specchio e… voilà.
Era pronta.
Uscì piano dalla camera e si trovò davanti Castle con lo smoking delle grandi occasioni.
Era girato dalla parte opposta, e non la vide avvicinarsi.
Kate fece un colpo di tosse per attirare l’attenzione.
Castle sobbalzò e si voltò verso la donna. Rimase a dir poco "folgorato" dalla visione. Kate era bellissima.
Era perfetta…  straordinaria avrebbe detto; «avrebbe», esatto, perché aveva perso la capacità di proferire parola.
«Allora, sei pronto?» chiese lei interrompendo quel silenzio imbarazzante.
«E’?.... uhmm…» fu l’unica cosa che uscì dalla bocca dello scrittore.
Kate capì che sarebbe stato inutile cercare di farlo parlare; si avvicinò ancora di più a lui, e, molto lentamente, mise due dita sotto il suo mento e gli chiuse la bocca.
«Così va meglio» dichiarò mentre prendeva la giacca e si dirigeva alla porta.
Castle nel frattempo si riscosse e, presa la tessera magnetica si precipitò in corridoio per paura che qualche "cavaliere" adocchiasse la "sua" Kate.
Anche se ne era all’oscuro la sua paura era infondata, perché Kate sapeva esattamente qual’era il cavaliere con cui voleva passare il resto della vita.
Castle fece una corsa per raggiungerla e la trovò davanti all’ascensore.
«Sei bellissima»
«Cosa?!» Kate pensava di aver sentito male.
«Ho detto che sei bellissima.» Ripeté lui con un sorriso mozzafiato.
«Grazie» rispose lei abbassando lo sguardo.
«Sai, non ho avuto modo di dirtelo prima…»
«Ho notato» disse lei ironica tornando a guardarlo negli occhi.
Ecco, era successo di nuovo; ancora una volta si erano persi negli occhi dell’altro, ma la cosa strana era che nessuno dei due provava imbarazzo. Semplicemente si sentivano a proprio agio, felici e lontani anni luce dalle preoccupazioni della vita: era una sensazione impagabile e indescrivibile.
Questa sensazione indescrivibile venne però interrotta dalla campanella che annunciava l’arrivo dell’ascensore.
«Prima le signore…» disse lui galante facendo un passo indietro.
«Grazie…» rispose lei entrando.
«Posso farti una domanda?»
«Certo»
«Perché sei così elegante?» chiese curioso… insomma, non l’aveva mai vista in veste «donna da sera».
«Allora, caro il mio scrittore, lei mi ha invitato a Parigi facendomi credere di essere sotto i riflettori ventiquattro ore al giorno… cos’altro potevo indossare? Allora ho portato solo vestiti del genere… poi c’è stato quest’imprevisto e… non avevo altro da mettere» rispose.
«Oh, ma se proprio ti sono scomodi puoi anche toglierli, io non avrei nulla da obbiettare…» disse allusivo.
«Castle, ritieniti fortunato che siamo arrivati al piano ristorante, altrimenti non so cosa ti avrei fatto…»
«Sopporterei qualunque cosa a patto che me la facessi tu…» disse con lo stesso tono di prima.
«Adesso stai decisamente esag…»
«D’accordo,d’accordo! Andiamo che ho fame…» concluse uscendo di corsa e sorridendo.
Anche Kate sorrideva;
«Che uomo fantastico» pensò.
 
«E lei signorina? Desidera?» chiese il cameriere.
«Un insalata di pollo cinese, per favore»
«D’accordo, arrivo subito» concluse voltandosi e dirigendosi in cucina.
«Insalata? Scherzi?» chiese Castle alzando le sopracciglia.
«Mi tengo in forma Castle!» disse lei ridendo nel vedere la faccia dello scrittore.
«Ma siamo in vacanza! Puoi permetterti di mangiare un po’ di più! Guarda me!» rispose mentre arrivavano le sue "portate".
«Lo vedo! E’ proprio perché non vorrei la tua pancetta che mangio sano!» continuò lei ridendo. «Guarda lì! Pesce, carne, pasta… ma quante cose hai preso?!»
«Sai, è stato un lungo viaggio… ho bisogno di energie!» si giustificò.
«Guarda che per recuperare energie basta andare a letto presto, non è necessario ingozzarsi in quel modo!» Kate si stava divertendo troppo.
«Dormire? Io? Presto? Veramente avevo altri programmi…» disse in tono allusivo.
«CASTLE!» lo rimproverò lei.
«Mi dispiace, ma questa volta me l’hai proprio servita su un piatto d’argento!»
«Touchè» disse lei incassando il colpo.
Castle si guardò in giro; era davvero un posto di classe, tutto molto elegante e romantico.
Erano seduti ad un tavolino un po’ in disparte, così potevano stare più tranquilli.
Castle la guardò mentre versava del vino nel bicchiere. Era uno spettacolo solo osservarla per lui.
Sì, si era innamorato, decisamente innamorato. E sapeva che anche lei, in fondo, provava gli stessi sentimenti; la differenza era nel fatto che lui si era dichiarato, forse non nel luogo o nel momento più adatto, ma l’aveva fatto, aveva sentito la necessità di dirglielo, era terrorizzato dal fatto che probabilmente non l’avrebbe più rivista.
Ma ora erano lì, loro due, soli.
Aveva tutto il tempo di farle capire, per l’ennesima volta, come dovrebbero essere le cose tra di loro; gli avrebbe fatto capire che erano destinati a stare insieme. E, forse, la famosa "sorpresa" avrebbe aiutato.
«Stai bene?» Kate interruppe i suoi pensieri.
«Sì, sì! Tutto bene.» Rispose scuotendo la testa e riprendendo a sorridere.
«Ma quando arriva la mia insalata?! Sto morendo di fame!» si lamentò Kate.
«Se vuoi assaggiare qualcosa tra i miei piatti chiedi pure.»
«No, grazie, credo che passerò. Non mangerò quel concentrato di grassi e carboidrati.» Disse arricciando le labbra per il ribrezzo.
«Ma ti faccio così schifo?» chiese lui ridendo.
«NO! Cioè… non tu, ma i piatti… insomma… hai capito….» Ecco, l’aveva messa di nuovo in difficoltà.
Kate aveva davvero fame; vide nel cesto l’ultimo grissino e decise di prenderlo.
Anche Castle ebbe la stessa idea, e le loro mani si sfiorarono.
Kate ebbe un brivido lungo la schiena e alzò lo sguardo per fissarlo negli occhi.
Castle, nel frattempo, non tolse la mano, ma la intrecciò alla propria e la strinse.
Lei non si ritrasse, ma continuava ad osservare quegli occhi magnifici, che brillavano illuminati dalle candele.
«Castle io…» era il momento lo sapeva. Doveva dirgli tutto adesso, o non ne avrebbe avuto più il coraggio. Doveva dirgli la verità, dirgli che lo amava e che non avrebbe resistito ancora per molto senza di lui al suo fianco, senza il suo profumo, senza appoggiare la sua testa nell’incavo del suo collo, senza sentire il suo respiro la notte, senza trovarselo accanto la mattina ad abbracciarla, senza poter fare la colazione insieme, senza poter ridere e scherzare, senza amarsi.
«Cosa?» chiese lui in un sussurro; sapeva che era il momento, sapeva che era quello giusto.
«Ecco, io devo dirti una cosa… insomma, non è facile da spiegare, io…»
«Insalata di pollo cinese, vero?» arrivò il cameriere con un sorriso innocente, ignaro di aver interrotto un momento che avrebbe potuto cambiare la vita di due persone per sempre.
«Cosa?» chiese Kate ritraendo la mano da quella di Rick.
«L’insalata di pollo? Era la sua vero?» chiese preoccupato di aver sbagliato ordinazione.
«Certo! Mi scusi, non avevo capito.» Si affrettò a rispondere.
«Ecco a lei. Buon appetito!» sorrise e se ne andò.
«La ringrazio.»
«Dicevi?» tentò Castle, ma invano.
«Io?»
«Sì, hai detto io… e poi non hai terminato.»
«Oh, ecco, io… ho una gran fame! Che ne dici di prenotare il dessert intanto?» ecco, aveva perso tutto quell’incredibile coraggio che le era venuto solamente pochi minuti prima.
«Certo» rispose deluso Castle abbassando lo sguardo.
 
«E adesso che si fa?» chiese Castle.
Erano davanti all’ascensore; avevano già pagato il conto, e, nel frattempo, la tensione e l’imbarazzo erano scomparsi.
«Andiamo a prendere un film, come da accordo»
«Non è meglio andare al cinema? Se non ricordo male ce ne dovrebbe essere uno nell’Hotel… che ne dici?» propose lui.
«Mmm, non saprei… è miglio andare in stanza. Stiamo tranquilli sul divano, ci guardiamo un film e poi andiamo a DORMIRE» disse sottolineando l’ultima parola.
«Come vuole lei detective» rispose porgendole il braccio.
Kate rimase stupita, ma subito accettò ed entrarono nell’ascensore.
 
«Ma cos’è questo posto?» chiese Kate esterrefatta mentre ammirava un enorme centro commerciale, praticamente dentro all’Hotel.
«E’ la zona business! Bella vero? Quando venivo con la mia famiglia mia madre passava le settimane in questo posto! Ahah che ricordi!» esclamò ridendo.
Anche Kate rise al pensiero di Martha che passava i weekend a fare shopping.
«Eccolo, il negozio di film. Entriamo?» disse Kate trovando il posto che cercava.
«Oh, certo» rispose lui riprendendola a braccetto.
Girarono per un po’ alla ricerca di un film che piaceva ad entrambi; fu un ardua impresa, più di quello che si aspettassero.
«Ho trovato!» esclamò Castle sbucando da dietro uno scaffale con in mano un cofanetto.
Un cofanetto che Kate conosceva bene.
«Noo! Questo film è fantastico! È uno dei mie preferiti! Non dirmi che piace anche a te!» le si illuminarono gli occhi, quello era decisamente il film perfetto.
«E’ bellissimo vero? Me lo ha fatto vedere Alexis per la prima volta; pensavo fosse la solita stupidata da ragazzine e invece mi è piaciuto. È divertente, e la storia è bellissima.»
«Ahaha! Castle versione romantico.» Rise Kate.
«Allora? Deciso?» chiese lui.
«Deciso!» rispose felice mentre si dirigevano alla cassa con in mano il DVD di "Certamente, forse".
«Prendiamo questo» disse Castle rivolgendosi alla cassiera.
«Wow, si prospetta una serata romantica con la sua fidanzata…» disse indicando Kate.
«Oh, noi non siamo… fidanzati.» Si affrettò a rispondere lei.
«Non siete fidanzati?! Cavolo!» esclamò la cassiera passando un biglietto da cento dollari alla collega, che aveva un enorme sorriso.
«Avete scommesso?!» chiese Kate stupita.
«Siete entrati a braccetto, sorridendo, e con una luce strana negli occhi. Anne, la mia collega, sosteneva che eravate solo amici, ma io ero sicurissima che avevate un qualche rapporto, insomma, gli amici non si lanciano quelle occhiate vero? E così ho pensato di guadagnare cento dollari facili… e invece…» rispose sbuffando.
«Oh, non preoccuparti, non sei la prima che scommette…» disse Castle riferendosi al giro di scommesse al distretto. Nessuno lo sapeva, ma lui era al corrente di tutto, e anche Kate, naturalmente.
Pagarono e uscirono ancora imbarazzati dall’accaduto.
 
Entrarono in stanza e si precipitarono sul divano.
Erano veramente stanchi, ma non così tanto da non guardare il film.
«Pigiama?» chiese Castle rivolto a Kate.
«Pigiama!» dichiarò lei prima che si alzassero e si dirigessero, una in bagno e l’altro in camera.
 
«Tre, due, uno… Inizia!» esclamò Castle facendo partire il pulsante play e sistemandosi vicino a Kate.
Non fece in tempo ad arrivare il titolo che Kate già tremava.
«Fa freddo vero? Io sto gelando!» disse Castle.
«Già! Non ci sono delle coperte?» chiese lei.
«Vado a cercarle.» Si propose.
Tornò dopo pochi minuti con in mano una copertina rosa confetto.
«E tu? Non hai freddo?» gli chiese dopo essersi coperta.
«Ecco.. emm.. non so come sia possibile in un Hotel del genere, ma ho trovato solo una coperta. Domani ne richiederò delle altre.» Disse lui quasi con timidezza. Non voleva metterla in imbarazzo.
Kate ci rifletté un attimo e alzò un lembo della coperta invitandolo ad avvicinarsi.
«Davvero?! Non ti crea problemi?! No perché non voglio che ti senta obbligata, insomma io…»
«Sbrigati prima che cambi idea» lo interruppe sorridendo.
«Ok.» Rispose semplicemente avvicinandosi; le mise un braccio dietro al schiena e sistemò la coperta.
Kate si accoccolò nel suo abbraccio e appoggiò la testa sul suo petto. Si sentiva in paradiso, non avrebbe voluto essere in nessun altro luogo al  mondo, ne tantomeno con qualcun altro. Era protetta, al sicuro.
Rimasero così per la maggior parte del film, con il sorriso sulle labbra; finchè Kate non sentì un peso sulla propria testa, era quella di Castle: si era addormentato.
Kate era tentata, veramente tentata dal farlo; dal dire quelle parole che erano ormai quasi diventate una cosa proibita. Ma Castle dormiva, non l’avrebbe sentita, e così lo fece:
«Ti Amo» sussurrò nell’orecchio di Rick, e, stringendosi di più a lui chiuse gli occhi e si addormentò.
Finalmente in pace.
 
 
 
"Avete il pennello, avete i colori, dipingete voi il paradiso e poi entrateci"
[Kanzantzakis]
 
 
 
ANGOLO DI ALLISON
Ciao ragazze? Come state?
Vi è piaciuto il capitolo?
Lo so che adesso vorrete licenziare tutto il personale dell’hotel… ma ancora un po’ di pazienza e vedrete…
Intanto potete recensire!!
Ciao!
Un bacio, Allison <3
 
Vi lascio il link della trama del film per chi volesse vederlo… è veramente stupendo!
http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=55407

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Capitolo 6
*** Con una meravigliosa luce negli occhi. ***


Con una meravigliosa luce negli occhi.

Due persone.
Sul divano.
Illuminate da un filo di luce che penetrava tra le tende.
Abbracciate.
Strette l’una all’altra.
Innamorate; anche se ancora non avevano avuto il coraggio di dichiararsi, o quasi.
Sorridenti.
Felici, al sicuro l’uno nelle braccia dell’altro.
Con gli occhi chiusi, dormendo.
E brutalmente svegliate dal suono della sveglia di un noto scrittore.
Il cellulare si illuminò facendo tre piccoli suoni e subito tornò spento, ma questo bastò per far svegliare Castle.
Aprì gli occhi e poco a poco si rese conto della situazione in cui si trovava: teneva ancora Kate tra le braccia, erano ancora sotto la coperta rosa, ma, al contrario della sera precedente, erano sdraiati; cosa che rendeva il tutto ancora più intimo.
Castle si sporse leggermente per vedere il viso di Kate, per vedere se anche lei si era svegliata. Con sua sorpresa notò che aveva ancora gli occhi chiusi e che stava sorridendo. Era strano, di solito per il minimo rumore scattava subito, soprattutto dopo l’incidente, ma ora non aveva reagito al suono della sveglia. «Meglio, vuol dire che è serena» pensò Castle.
Le accarezzò piano il viso e si soffermò sulle sue labbra.
La guardò per un tempo indefinito… era talmente bella! Anche così, spettinata, in pigiama e senza trucco.
Passarono altri minuti e Castle decise che era ora di svegliarla…  sì, svegliarla, sembra facile da dire, ma come?! Era sicuro che si sarebbe trovata in imbarazzo a vederli così abbracciati… ma se si fosse spostato l’avrebbe svegliata bruscamente e avrebbe avuto la luna tutto il giorno… non aveva soluzioni.
«Pensa Castle… Pensa!» continuava a ripetersi.
Passò così dell’altro tempo e Kate si svegliò da sola.
All’inizio aprì gli occhi e non si rese conto subito di dov’ era, ma sapeva già con chi era… il profumo e il calore erano inconfondibili.
Le venne naturale sorridere… era… felice! Sì! Felice!
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per potersi svegliare in quel modo tutte le mattine, con lui accanto.
Mentre faceva questi pensieri si rese conto che Castle era già sveglio; allora si mosse di pochissimo, per attirare l’attenzione.
«Oh cavolo! Sono morto… lo so… sono davvero tanto tanto morto… se non ha la pistola mi ucciderà con le sue mani!! E che ne sarà di me? Un povero scrittore soffocato da una bellissima detective in una stanza d’albergo… non permetterò che succeda questo. Io ci tengo alla mia vita… e Alexis? Che ne sarà di lei quando non ci sarò più? Ho tanta paura... « mentre faceva i suoi macabri pensieri Kate si girò verso di lui, in modo da trovarsi quasi fronte contro fronte.
«Ecco che arriva il colpo… morirò da eroe…» continuava a pensare.
E qualcosa arrivò, ma che andava ben lontano dalle previsioni dello scrittore.
Infatti Kate si avvicino e gli schioccò un sonoro bacio sulla guancia, seguito da un allegro «Buon giorno scrittore! Dormito bene?»
Castle si pietrificò all’istante; non che non gli fosse piaciuto, tutt’altro… solo non se lo aspettava, non ora insomma…
«Emm… Cosa?....» fu l’unica cosa che uscì dalla sua bocca.
«Ti ho chiesto se hai dormito bene!» gli ripeté alzando il tono di voce.
Non sapeva neanche lei perché aveva fatto quel gesto… le era sembrato naturale, ma soprattutto giusto, in quel momento.
E la cosa che la meravigliava ancora di più era il fatto che adesso, dopo averlo fatto, non se ne stava pentendo, non si sentiva in imbarazzo… ma era ancora più felice di prima.
Insomma, aveva detto o no che avrebbe messo da parte la Kate razionale? Quello era solo l’inizio…
«Ovvio che ho dormito bene... cos’altro potevo desiderare?» rispose Castle che intanto si era ripreso dallo shock.
«Adesso non esageriamo con le effusioni!» disse lei sorridendo, ma con un "retro sguardo" severo.
«Posso almeno ricambiare il bacio?» chiese sottovoce.
«Certo…» disse lei maliziosa.
Castle, come il bambino più felice del mondo si avvicinò alla guancia di lei, ma un istante prima che le labbra toccassero la sua pelle, lei si alzò di colpo dal divano e, ancora sorridendo aggiunse : «…dopo la colazione!» e detto questo scappò in bagno per cambiarsi; mentre dentro di sé rideva come una matta.
Certo, voleva fare passi avanti nella loro "relazione", ma perché tutto subito? Perché senza farlo soffrire? Perché senza divertirsi un po’?
Sì, poteva sembrare un pensiero cattivo, ma ne sarebbe valsa la pena…
Castle rimase spiazzato, per la seconda volta quel giorno… e, calcolando che era appena iniziato, non andava troppo bene. Era sicuro che di lì a poco il suo cuore si sarebbe fermato.
Aveva notato però un cambiamento nella detective… non era la solita… insomma, la Kate di sempre non si sarebbe mai sognata di dargli un bacio, anche se sulla guancia. Era contento di questa mutazione… poteva giocare a suo favore…
Con questo pensiero, che gli rese allegra la giornata, si diresse verso l’altro bagno per vestirsi a sua volta.
 
«Sei pronta?! Ho una gran fame!» chiese Castle spazientito; Kate non era ancora uscita dal bagno.
«Eccomi sono pronta! Quanto stufi!» sbuffò lei uscendo dalla stanza con un altro strepitoso vestito.
«E, per inciso, non posso credere che tu abbia ancora fame. Hai la minima idea di quanto hai mangiato ieri sera?!» chiese ironica.
Castle non seppe rispondere. Era ancora abbagliato dalla sua bellezza, e, per l’ennesima volta, rimase a bocca aperta.
Kate, mentre aspettava una risposta, si rese conto che non avrebbe ottenuto altro che degli strani versetti in quel momento, dunque soffiò per la pazienza che doveva mantenere con quell’uomo e, dirigendosi verso la porta gli gridò: «Raccogli la mandibola da terra, chiudi la porta e scendi a fare colazione!».
 
«Castle, trattieniti… vedi di ordinare lo stretto necessario…» lo ammonì Kate alla vista del cameriere che si avvicinava.
Erano già scesi al ristorante e si erano seduti ad un tavolo, per gentile richiesta del signor Castle, vicino al buffet.
«Ok, ok!! Te lo prometto!» sbuffò lui poco convito.
«Buon giorno signori! Dormito bene?» chiese il cameriere avvicinandosi al loro tavolo.
«Oh, altroché!» rispose Castle allusivo.
«Benissimo grazie!» si intromise Kate con un sorrisino tirato mentre fulminava Castle con lo sguardo.
«Volete ordinare o passo dopo?» chiese il cameriere.
«Mi scusi, ma che fine ha fatto il tablet per le ordinazioni? Perché ha in mano un block-notes gigante?» domandò Castle curioso.
«Oh, questo. Ecco… il mio collega mi ha fatto presente le sue ordinazioni di ieri e io… ecco… quando una persona ha tante richieste preferisco scriverle a mano. È molto più veloce e risparmio spazio.» Concluse con un sorriso innocente.
Mentre pronunciava queste parole la bocca di Kate pian piano si aprì in un enorme sorriso di scherno e stupore… era uno spettacolo impagabile!
Intanto Castle, preso alla sprovvista e in pre dall’imbarazzo cominciava a balbettare, e Kate decise di aiutarlo.
«Per me un caffè» disse al cameriere.
«Desidera anche un dolce?»
«Una ciambella, per favore»
«E lei signore?» disse rivolgendosi a Castle.
«Oh, un succo d’arancia, grazie» rispose calmo.
«E…» continuò il cameriere.
«Basta! Direi basta!» rispose con una finta convinzione.
«Oh… allora… arrivo subito.» Rispose il cameriere stupito andandosene da dove era venuto.
A quel punta Kate scoppiò in una risata liberatoria; si era trattenuta per via del cameriere, ma ora poteva prenderlo in giro liberamente.
«No comment Kate, no comment.» Furono le uniche parole che uscirono dalla bocca dello scrittore, indignato dalla situazione. Parole che furono coperte dal suono della risata di lei.
 
«E adesso? Che facciamo?» chiese Kate una volta rientrati nella siute.
«Io averi una vaga idea…» propose Castle con un sorrisetto.
«Castle!» lo sgridò lei, ma non con il solito tono… con un tono più… divertito.
«A parte gli scherzi detective… ti mi devi ancora un bacio.»
«Io non ti devo proprio niente...» Disse seria; poi la sua espressione si trasformò in un sorriso e aggiunse: «al massimo sei tu che devi darmi un bacio!» concluse.
«Credo che tu abbia ragione…» disse Castle in un sussurro mentre si avvicinava a lei «… come sempre d’altronde…» finì la frase un attimo prima di posare le sue labbra sulla guancia di Kate.
Indugiò sul suo viso decisamente più del dovuto, e questo non dispiacque a nessuno dei due.
Quando Castle ruppe quel contatto Kate si sentì improvvisamente come se le mancasse un pezzo… una cosa vitale.
Non poteva più farne a meno, era arrivata ad un limite di sopportazione.
Ora quel muro era caduto, ora era finalmente in pace con se stessa e sapeva esattamente cosa voleva.
Se aspettava ancora c’era il rischio di continuare a buttare giù un muro che non esiste, e di conseguenza si sarebbe distrutta da sola.
Ora niente gli impediva di seguire il cuore, non più…
Mente Castle si stava staccando da lei aumentando le distanze, Kate lo prese per la vita e lo trascinò a se, abbracciandolo, stringendolo come non aveva mai fatto con nessuno prima d’ora.
Castle ricambiò l’abbraccio e le baciò la testa, i capelli che profumavano di ciliegia…
Era un momento magico.
Ma soprattutto era un momento speciale per entrambi.
E come era usanza ultimamente, anche stavolta il momento magico venne interrotto dal suono di un cellulare… il cellulare di Castle.
«Non rispondere, ti prego.» Lo supplicò Kate.
«Scusami, lo vorrei tanto… ma se è Alexis? Siamo via da due giorni, se le fosse successo qualcosa?» dalla faccia si vedeva che era dispiaciuto, ma allo stesso tempo preoccupato.
«D’accordo, hai ragione.» Disse lei con un sorriso; sapeva esattamente in che stato si trovava Rick, aveva sperimentato cos’era la preoccupazione.
«Davvero? Non sei arrabbiata?» chiese lui
«Davvero. So quanto è importante Alexis…» rispose lei con un sorriso sincero.
«Grazie» disse ricambiando.
«Pronto?»
«Salve signor Castle. Sono il direttore dell’hotel. Volevo informarla che è stato ufficialmente invitato nella libreria del Crillon! Dal momento che non si può uscire pensavamo di fare un po’ di intrattenimento; per questo le chiedo se potrebbe venire a firmare autografi e fare qualche fotografia. Finirà tutto in mattinata… solo un paio d’ore… che ne dice?»
«Ecco… io, non so… avevo altri impegni… ecco…» cercò di giustificarsi.
Kate nel frattempo aveva sentito la conversazione e decise di intervenire facendo segno a Castle di accettare l’invito. Alla fine loro avrebbero avuto tutto il tempo dopo… per una mattinata potevano concedersi un po’ di divertimento.
«Davvero?» chiese Castle sottovoce a Kate.
«Sì» rispose lei.
«D’accordo. Ci vediamo alla libreria tra mezz’ora.» Disse Castle all’interlocutore.
«La ringrazio infinitamente, non sa come mi ha reso felice! La aspetterò allora! a dopo» concluse chiudendo la telefonata.
«Dunque… c’è una libreria che ci aspetta.» Disse Castle prendendo Kate sottobraccio e uscendo dalla suite.
Si incamminarono verso l’ascensore.
A braccetto.
Sorridendo.
Con una meravigliosa luce negli occhi.
 
 
 
 
«Ed io credo ancora nei sogni;
Credo che l’amore non finirà mai.
E come il fiume trova il mare
Ero persa e ora sono libera
Perché credo in te e in me.»
[Whitney Houston, I Believe In You And Me]
 
 
 
 
ANGOLO DI ALLISON
Ciao ragazze!! Allora? che ne dite??
Recensioni!! ;)
Lo so che vi sto facendo soffrire… ma ne varrà la pena vedrete!!
Ve lo prometto!!
Ora scappo!!
Ciao!
Un  bacio, Allison <3

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Capitolo 7
*** Vorrei dirti che ti amo, ma non so cosa pensi tu. ***


Vorrei dirti che ti amo, ma non so cosa pensi tu.

«E tu sei?»
«Emily!» urlò la ragazza.
«Emily… perfetto, ecco a te!»
«La ringrazio signor Castle! Davvero, è stato un onore conoscerla… arrivederci!» salutò la ragazza ancora elettrizzata da quell’incontro.
Kate e Castle erano arrivati nell’immensa libreria dell’hotel e furono accolti con calore dal proprietario del Crillon, che li condusse al tavolino dove Castle avrebbe dovuto accomodarsi.
Quando arrivarono c’era già una fila incredibile… Castle non pensava che ci fossero tante persone nell’hotel…
Erano seduti a quel tavolino da più di due ore… e, dopo l’autografo di Emily, decisero che era ora di fare una pausa.
«Certo che alcune sono proprio strane! Insomma, voglio dire… lo so che sono bellissimo e irresistibile… ma tante volte sembra che si trovino davanti a qualche Dio!» disse Castle a Kate quando furono da soli nel bar della libreria.
«Oh oh! Il grande Richard Castle che viene infastidito da migliaia di ragazzine che gli cadono ai piedi! Questa mi è nuova!» rispose Kate ridendo.
«Non sono assolutamente infastidito… solo io non adorerei mai in quel modo una persona… per quanto importante sia, rimane pur sempre una persona… ecco tutto!» concluse.
«Ok, ora mi stai seriamente spaventando con i tuoi discorsi. Guarda che è normale per una tua fan essere eccitata quando ti incontra.» Disse lei.
«E pensare che una volta ero così anche io! E adesso ti ho sempre fra i piedi! Com’è strana la vita!» aggiunse scherzando.
«Ma smettila! Almeno ammetti che ti piaccio ancora!»
«Può darsi…» disse Kate girandosi e uscendo dalla porta per tornare alle lettrici di Castle.
 
«Posso avere un autografo anche sul braccio?» chiese una ragazza dai lunghi capelli biondo platino e con le tette rifatte.
«Oh! Certo! Vieni qua» Castle stava decisamente cominciando a fare lo stupido; il suo lato da play boy stava riemergendo…
«Grazie!» disse lei ridendo come un’oca. «E posso averne uno anche sulla gamba?»
«Ummm… come rifiutare una simile offerta?» ora stava decisamente facendo lo scemo.
«Hihi!» rideva lei intanto che le mani del suo scrittore toccavano le gambe di un’altra.
«E un ultimo qui, che ne dici?» disse indicando il seno.
«Ma certo!» esclamò lui.
Ma nel momento in cui la punta del pennarello toccò la pelle della donna, Castle si ricordò della promessa che aveva fatto a Kate prima della partenza.
In automatico si girò verso di lei, che ricambiava con uno sguardo di fuoco… ma con un retrogusto di delusione.
«Questo è davvero troppo!» disse alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso l’uscita.
«Kate! Aspetta!» urlò Castle, ma lei era già arrivata in fondo al corridoio, triste, delusa, con una lacrima che le rigava il contorno perfetto della guancia.
«Oh, lasciala perdere! Non mi sono mai piaciute quelle troppo gelose!» disse la ragazza bionda riportandolo alla realtà.
«Scusa, devo andare!» le rispose Castle precipitandosi fuori dalla porta.
«Ehi! Il mio autografo!» gli urlò dietro lei; ma lo scrittore neanche la sentì.
Doveva andare a rimediare ad uno stupido sbaglio che avrebbe potuto rovinare per sempre la sua vita.
 
Kate era corsa nella suite e si era chiusa dentro. Non voleva che nessuno la vedesse piangere, tantomeno Rick.
Era arrabbiata, d’accordo, ma più che altro era delusa dal comportamento di Castle.
Lei aveva preso sul serio quella promessa; era stata l’inizio di quella favolosa avventura. E lui aveva rovinato tutto.
Forse non aveva il diritto di essere così arrabbiata, in fondo non erano fidanzati, ma tutte la parole che si erano detti in quei due giorni, la notte passata insieme, i loro momenti… non poteva non significare nulla!
Aveva sbagliato un'altra volta a fidarsi di lui. Si era ripromessa che non doveva giocare troppo con il fuoco, e, come previsto, era riuscita a scottarsi.
Non voleva più soffrire, non per amore almeno.
 
«Kate? Kate! Dai… apri… lo so che sei li dentro!» erano dieci minuti che Castle bussava incessantemente alla porta della camera.
«Ascolta, mi dispiace ok? Ti prego… se solo mi lasciassi spiegare…»
«Spiegare cosa?» urlò lei aprendo improvvisamente la porta, lasciando di stucco la scrittore. «Spiegare perché facevi lo scemo con quell’oca rifatta? Spiegare perché non hai mantenuto la promessa? Spiegare perché alla fine io ci casco sempre? O magari vuoi semplicemente dirmi di andarmene per restare solo con quella donna?!» Kate era fuori di sé, non ragionava più. Quel terribile miscuglio di sentimenti la stava uccidendo.
Castle non sapeva cosa rispondere. Ok, si era arrabbiata e ci era rimasta male, ma non si aspettava una reazione del genere; non aveva la minima idea che Kate l’avesse presa in questo modo.
Era mortificato; per lui era stato naturale reagire così, in libreria; ma, se solo avesse saputo le conseguenze di quel gesto… l’ultima cosa che voleva era farla soffrire…
E adesso? Come spiegargli le cose senza farla ulteriormente arrabbiare?
«Dai Castle! Sei uno scrittore! Ti dovrebbe pur venire in mente qualcosa!» continuava a ripetersi; ma la scena di Kate davanti a lui, con le lacrime che non smettevano di scendere, gli impediva qualsiasi pensiero logico.
Era maledettamente arrabbiato con se stesso.
«No Kate! Non è come pensi!» riuscì a dire.
«E allora dimmelo tu com’è!» gli rispose alzando il tono di voce.
«Non possiamo entrare prima?» azzardò lui.
«No, lo voglio sapere ora!»
«Ok, come vuoi.» Si rassegnò.
«Allora? Niente da dire scrittore?» lo incitò lei con tono arrabbiato e impaziente, sottolineando il fatto che, essendo uno scrittore, avrebbe già dovuto trovare le parole.
«Sì, vorrei dirti molte cose ad essere sincero. Vorrei dirti che ho commesso un terribile errore, prima, in libreria, e che se avessi saputo quanto ti ho fatto soffrire, avrei evitato; vorrei dirti che mi dispiace tantissimo di averti ridotto in questo stato, e che non mi sono affatto dimenticato della promessa, del patto. Ora so cosa significa per te; vorrei dirti che ho passato la mattina a pensare cosa sarebbe successo se quella telefonata non ci avesse interrotti; vorrei dirti che sei la cosa migliore che mi sia mai capitata, che senza di te non riuscirei a vivere; vorrei dirti che so perfettamente che ricordi tutto, te lo si legge in faccia; vorrei dirti che non resisterò ancora molto senza poterti abbracciare, baciare e svegliarmi al tuo fianco. Vorrei dirti che ti amo, ma non so cosa pensi tu.» Dopo il discorso ci furono lunghi attimi di silenzio. Attimi nei quali Castle non aveva altro che la speranza. Poi arrivò il verdetto.
«E invece sai perfettamente cosa penso.» Disse lei gettandosi al collo di Rick.
Finalmente, dopo anni di desideri repressi, le loro labbra si incontrarono.
Fu come un esplosione, un miscuglio di emozioni maledettamente piacevoli che li trasportavano in altro mondo, un mondo nel quale avrebbero dovuto mettere piede molto tempo prima: il mondo dell’Amore.
Erano attratti l’uno dall’altro, come calamite; di senso opposto ma che non riescono a respingersi.
Si staccarono esattamente quando ad entrambi mancò ossigeno.
«Wow detective!» riuscì a dire Castle sottovoce, rubandole subito un altro bacio.
«Non vedevo l’ora!» rispose lei riprendendo a baciarlo, con trasporto.
«Vedi caro, ci rimborsano le spese e in più allestiscono degli spettacoli nei corridoi. Hai fatto proprio bene a scegliere il Crillon.» Esclamò una vecchietta rivolta al marito, mentre passeggiavano a braccetto per il corridoio.
Kate e Rick si staccarono di colpo, e arrossirono come due ragazzini.
In effetti si erano completamente dimenticati di essere sull’uscio della suite.
Non ebbero tempo di dare spiegazioni ai signori che questi erano già scomparsi dietro l’angolo.
A quel punto, Kate e Castle si guardarono negli occhi  e scoppiarono a ridere.
Erano felici, magari come due adolescenti, ma felici.
«Forse è meglio se entriamo» disse Castle.
«Forse sì» rispose lei tra le risate.
Entrarono e si chiusero la porta alle spalle, lasciando all’esterno le preoccupazioni, la tristezza e i problemi.
Erano solo loro.
Non più un "io e te", ma un "noi".
 
 
 
"Non sono innamorato di te… Io ti amo.
Per questo sono sicuro.
Nell’amare ci può anche essere una fase di innamoramento, ma non sempre nell’innamoramento c’è vero amore.
Io ti amo.
Come non ho mai amato nessuno prima.
E sono anche innamorato di te."
 
[Fabio Volo, "E' una Vita che ti Aspetto"]
 
 
 

ANGOLO DI ALLISON
Ciao bellissime!! Come state?
Che ne dite del capitolo?
Scommetto che in ogni vostra recensione ci sarà la parola FINALMETE!
Lo aspettavate da solo… 7 capitolo no?? Ahah
Ok, io ora scappo!!
Però vi aspetto al prossimo!! Recensite intanto!!
Ciaooo!
Un bacio, Allison <3

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Capitolo 8
*** Io leggo nel tuo cuore. ***


Io leggo nel tuo cuore.

«Ehi, Rick! Guarda! Ho fatto portare il pranzo in stanza! Pensavo volessimo rimanere un po’ da soli e così… Stai bene?» disse Kate preoccupata cambiando improvvisamente argomento quando vide Castle sul divano con un’espressione triste.
«Cosa?» si riscosse dai suoi pensieri.
«Ti ho chiesto se stai bene! E’ successo qualcosa?!» continuò lei appoggiando il vassoio sul tavolino e sedendosi accanto a lui.
«Niente! E’ tutto ok, non preoccuparti!» rispose lui con un finto sorriso avvicinandosi per darle un bacio.
«Bugiardo! So capire quando menti, ormai ti conosco!» disse Kate sottraendosi da lui un istante prima che le sue labbra la toccassero.
«Davvero, non è niente! Allora… che si mangia?» provò a cambiare discorso.
«Non si mangia niente finchè tu non mi dici cosa c’è che non va. Non ho voglia di vivere una relazione cominciata tra bugie e omissioni. Prima mi hai detto che mi ami, ma ora voglio che me lo dimostri, e il primo passo è quello di aprirsi e avere fiducia nell’altra persona. Dunque ti ripeto la domanda: cosa c’è che non va?»
Castle si commosse da quel discorso tanto deciso quanto dolce e profondo.
Non poteva deluderla, non ora.
Decise allora di parlare, anche se quello che le stava per dire non era esattamente allegro, ma Kate aveva ragione; loro adesso erano una coppia, e come tale dovevano condividere i propri pensieri, siano essi felici o tristi.
«Ecco, vedi… per me non è facile da dire…» cominciò Castle un po’ titubante.
Lei gli prese la mano per fargli coraggio e lo guardò dritto negli occhi, senza aggiungere altro.
«Perché non hai mai voluto aprirti? Perché non mi hai mai permesso di conoscere i tuoi sentimenti, e, quando ho tentato di farlo mi hai sempre tenuto lontano chiudendomi ogni accesso del tuo cuore? La mia vita non aveva più un senso lontano da te.» disse Castle con una dolcezza infinita.
«Io non volevo respingerti. Anzi, mi sono resa conto di amarti fin dal primo momento, ma ho voluto resistere a questo sentimento; sembrava che mi indebolisse, che mi rendesse troppo vulnerabile e fragile, e la mia vita mi ha insegnato a non mostrare mai, a nessuno, alcun tipo di debolezza.
Non avevo paura di aprire il mio animo, ma temevo ciò che avresti trovato; tu non ti rendi conto di cosa provo, di ciò che passa nella mia mente; tu non sai cosa significhi convivere e allo stesso tempo combattere con i miei fantasmi. E allora mi sono chiesta come potrei mai legarmi ad un’altra persona se non so gestire neanche i miei sentimenti. Ma ora tutto è cambiato, ora ci se tu qui con me; ora ci sei tu ad aiutarmi a gestire questi terribili sentimenti che mi hanno solo allontanata da quello più importante: l’Amore.» Per Kate ara stato difficile ammettere tutto questo, ma era convinta di ciò che aveva fatto, non se ne sarebbe pentita.
Ora stava piangendo, anzi, piangevano entrambi, e si tenevano per mano.
Castle la tirò a se e la baciò, la abbracciò, le ripeté quanto l’amava.
Nessuno prima d’ora si era aperto in quel modo con lui; nessuno aveva rischiato di mostrare le proprie debolezze, nessuno tranne Lei. E questo la rendeva ancora più forte.
Quando sciolsero l’abbraccio si guardarono negli occhi.
«Non è tutto. Vero?» chiese Kate intuendo ancora un briciolo di tristezza.
«Ehi, che fai? Leggi nella mente adesso?» disse lui scherzando cercando di nuovo di sviare l’argomento.
«No, io leggo nel tuo cuore.» Rispose semplicemente, facendo una lieve pressione sulla sua mano per incitarlo a continuare.
«Io voglio stare con te, voglio abbracciarti, baciarti, averti tutta per me, lo voglio più di ogni altra cosa. Però voglio che anche tu desideri tutto ciò senza… senza venire influenzata dal mio passato.» Era stato complicato ammettere anche questa sua paura, ma grazie alla forza di Kate era riuscito ad esprimersi.
«Il tuo passato?» Kate non capiva.
«Sì. Insomma, tutti sanno i trascorsi amorosi di Richard Castle. E non voglio che tu ti ritenga una delle mia tante conquiste. Tu sei la donna che amo davvero, sei fantastica, straordinaria. E ho paura che tu non possa ritenerti tale.» Si spiegò lui.
«Non è come pensi, per me tu sei ciò che conosco. Io ti guardo negli occhi e vedo un uomo innamorato, innamorato davvero. E a questo punto non mi importa sapere coma hai passato la vita prima d’ora, non mi importa ciò che hai vissuto e con chi, di qualunque cosa si tratti.» Lo rassicurò lei con le lacrime agli occhi.
«Di qualunque cosa? Sai cosa vuol dire?» chiese lui poco convinto.
«Significa che ti amo scrittore! E che ti amerò sempre, qualunque cosa il destino ci riservi. E questo amore ci darà la forza di superare qualsiasi dolore, qualsiasi delusione, qualsiasi malinteso. E ora smettila di tormentarti. I tuoi dubbi, le tue paure sono infondate, te lo assicuro. Io so cosa provi per me, lo so davvero. E so anche cosa provo io. Ti amo, più di quanto tu possa immaginare, e in questo momento il calore che provo nel cuore potrebbe sciogliere tutta la neve che ci circonda. Ti amo come nessuno potrà mai amarti, ne su questa terra ne su un altro mondo.» Ora stava di nuovo piangendo.
«Stringimi,Kate, dammi la forza di credere che niente potrà mai separarci» rispose lui prendendole entrambe le mani.
Lei si buttò letteralmente tra le sue braccia e si sedette sulle sue gambe. Lo strinse come non mai, come solo una persona veramente innamorata poteva fare.
Lo amava sì! Lo amava, e non si sarebbe mai stancata di urlarlo, di dirlo, di pensarlo.
«Ehi. Tu lo sai quali sono le migliori relazioni?» chiese dopo un tempo indefinito Castle spostandole una ciuffo di capelli che si era incollato al viso per via delle lacrime.
«Quali?» disse lei posandogli una mano sul petto.
«Quelle che cominciano come la nostra, dove si chiariscono tutti i dubbi all’inizio; dove non ci sono più incomprensioni. Dove non ci sono segreti o sotterfugi di alcun genere.» Ripose Castle baciandole la fronte.
«Forse ancora una cosa ci sarebbe…» cominciò Kate.
«No, lo so già» la precedette Castle.
«Ma… come…? Non l’avevo detto a nessuno.» Si stupì lei.
«L’ho capito Kate, semplicemente l’ho capito. Sai, non sei l’unica qui a saper leggere nel cuore.»
«Te l’ho mai detto che sei un uomo fantastico?» chiese lei portando la conversazione sul ridere; non ne poteva più di piangere, anche se erano lacrime di felicità erano pur sempre lacrime, e lei ne aveva già versata una dose decisamente superiore per gli anni che aveva.
Lui, capendo i suoi pensieri la assecondò: «No, ma lo sapevo già. Insomma sono o non sono Richard Castle?!»
«Sì, sei Richard Castle, ma ora sei diverso da prima.» Disse decisa.
«Ah sì? E cosa sarei?»
«Sei mio!» concluse soddisfatta con un bacio.
 
Tra baci, effusioni e abbracci erano arrivate le sei e Castle e Kate erano, in pigiama, abbracciati sul divano davanti alla tv.
C’era un clima di pace, si tranquillità e di amore incredibile.
Clima brutalmente interrotto dal brontolare della stomaco di Castle.
«Mmm… qualcosa mi dice che hai fame!» disse Kate tra le risate.
«C’è poco da prendere in giro. È da stamattina che non mangio. Il pranzo si è raffreddato a forza di parlare con te»  si lamentò come un bambino.
«Perché? Vuoi dire che non ti è piaciuto il discorso?» chiese lei.
«Non dirlo neanche per scherzo!» le rispose stringendola ancora di più a se.
«Allora, ti va di andare a cena?»
«E’ un appuntamento detective?» chiese Castle con un tono che aveva tutt’altro che innocenza.
«Può darsi, dipende da come ti comporti…» lo stuzzicò lei. Cavolo! Si divertiva un mondo!
«Vado a cambiarmi così evito di commentare.» Disse lui fingendosi offeso alzandosi dal divano.
Era già arrivato alla porta del bagno che sentì Kate chiamarlo: «Non dimentichi niente?»
Allora tornò indietro e, mettendosi in piedi davanti al divano contò fino a tre e poi di tuffò, letteralmente, su Kate, che intanto stava urlando e ridendo allo stesso tempo.
Quando le fu sopra cominciò a baciarla, sempre con più trasporto e passione.
«Dobbiamo andare a cena…» provò a dire lai tra un bacio e l’altro.
«Oh, aspetterà…»
 
«Allora? Ti è piaciuta la cena?» chiese Castle una volta entrati in ascensore.
«Mmm… ho preferito l’accompagnatore.» Rispose con tono malizioso.
«Vorrei ben dire…» commentò lui più a se stesso.
«Per fortuna che si sono aperte le porte, credevo di soffocare in mezzo a tutto quell’ego…» disse uscendo dal cubicolo, mentre rideva sotto i baffi.
«Ehi! Aspetta! Vuoi dire che io sarei egocentrico?» le chiese lui.
Come risposta lei si limitò a guardarlo.
«Ok.. forse un pochino…» ammise lui mostrando una piccola fessura tra il pollice e l’indice.
Kate a quel punto scoppiò a ridere. Quanto lo amava.
Era così felice che si avvicinò a lui e gli diede un colpetto leggero con la spalla, un segno d’affetto.
Castle però, impedito com’era nei movimenti agili, dopo quella lieve spinta si sbilanciò e cadde.
Cadendo inciampò nel tappeto, e volò letteralmente addosso all’acquario, che precipitò a terra –insieme allo scrittore- rompendosi in mille pezzi.
Kate, dopo aver appurato che Rick stesse bene, scoppiò in una risata che non finiva più.
«Non c’è niente da ridere!» obbiettò lui, ma non ebbe il tempo di dire altro che sentì il cameriere imprecare.
«Cos’è stato quel rumore?»
Prima che l’uomo svoltasse l’angolo Kate prese Castle per un braccio e lo trascinò via correndo verso la loro suite.
«Cosa diavolo è successo qui? Chi è quel disgraziato che ha fatto morire tutti i pesci… se scopro il responsabile lo farò pentire di aver scelto il Crillon…» ma ormai le urla del cameriere divennero sempre più distanti fino a scomparire del tutto.
Castle e Kate erano entrati di corsa e, ancora ridendo, si erano buttati sul letto della camera.
Quando finirono di ridere si guardarono negli occhi e, come attratti da una forza invisibile presero a baciarsi.
Cominciarono a spogliarsi e a sentire la passione che cresceva in loro.
Si misero sotto le coperte e lì, in una gelida notte, all’interno di una lussuosissima suite del più famoso hotel di Parigi, passarono la loro prima "vera notte".
Insieme.
 
 
 
«Lo sai perchè sono felice?
Perchè finalmente hai avuto il coraggio di uscire dai miei sogni,
finalmente posso vederti anche durante il giorno senza dover chiudere gli occhi la notte.
Sono felice perchè finalmente posso toccarti,
sentire il tuo calore senza immaginarlo, senza stringere il cuscino.
Sono felice perchè ora posso guardare i tuoi occhi;
Felice perchè il mio cuore ora può battere,
fiero di aver desiderato qualcosa di così bello…»
[Ejay Ivan Lac]
 
 
 
ANGOLO DI ALLISON
Ciao!!! Come state??
Che ne dite del capitolo?? Lo so, per quanto riguarda la storia, con la sorpresa eccetera non e un capitolo decisivo…. Ma c’era bisogno di un po’ di dolcezza… quella da carie!! :D
Comunque, tornado seri, dove precisare che alcuni pezzi sono stati ispirati dal libro L’ULTIMA LEGIONE.
Se volete leggerlo è carino….
Ok, ho detto tutto!!
Allora buona notte!!
Recensite in tante, mi raccomando!!
Ciao!
Un bacio, Allison <3
scusate!! aggiornamento dell'ultimo minuto!! mi sono dimenticata di dirvi che, quando, Castle le dice "sì, lo so", alludeva al "Ti amo" detto da lui quando Kate stava per morire. Castle le dice che lui sa che lei ricorda. (Che ragionamento contorto) :D

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Capitolo 9
*** Io mi fido di te. ***


Io mi fido di te.

«Rick…Rick» lo chiamò Kate con la voce impastata dal sonno, picchiettando il suo petto. «Rick… ti sta squillando il telefono…»
Erano ancora abbracciati, nel letto, con le gambe intrecciate, così come le loro mani. Coperti solo da una trapunta rosa antico, che profumava di lavanda.
Avevano appena trascorso la notte migliore della loro vita. Avevano appena vissuto quel momento tanto atteso da entrambi, tanto desiderato.
C’era qualcosa di magico nell’aria, qualcosa di terribilmente giusto che aveva fatto in modo che due cuori si incontrassero.
Ma non era forse questo il compito di Parigi?
Il cellulare continuava a squillare ininterrottamente, e Castle non aveva ancora aperto gli occhi.
Kate decise allora di usare le maniere forti. Ok, stavano insieme, ma non era ancora pronta a fargli da segretaria.
Uscì dall’abbraccio dello scrittore e si diresse verso il bagno.
Tornò con un bicchiere contenente acqua gelata e, tolte le coperte, la versò sulla faccia di Castle.
«AH!! Ma cosa fai?!» urlò lui alzandosi di scatto.
«Il tuo cellulare squilla da un minuto e tu non ti svegliavi. Sbrigati a rispondere!»
«E che ne è stato del "Ciao Amore! Dormito bene?"»
«Rispondi!» disse lei lanciandogli il cellulare addosso, sorridendo.
«Pronto?»
«RICK! SI PUO SAPERE DOVE SEI FINITO?!» urlò una voce femminile. Castle dallo spavento allontanò il telefono dall’orecchio.
«Cosa?!»
«Dove sei? Avresti dovuto venire qui ieri per sistemare le ultime decorazioni e di te non ho visto neanche l’ombra!»
«Lo so, lo so! Il fatto è che nel mio Hotel sono state bloccate tutte le uscite a causa della bufera. Non so come sia dall’altra parte di Parigi, ma qui non ha ancora smesso!»
«E avvisare è passato di moda?!» chiese la donna ironica.
«Scusa, hai ragione. Ho avuto diciamo… degli imprevisti, meravigliosi imprevisti.» Disse guardando nella direzione di Kate, che si sedette in parte a lui e gli prese la mano.
«Ah… ci mancava solo questa! Lo scrittore innamorato!»
«Ehi! Come hai fatto a capire…»
«Mio caro! Sono un tantino più vecchia di te! Ne ho viste e passate tante… e, soprattutto ti conosco! Hai la voce da innamorato. Adesso sei seduto accanto a lei e le tieni la mano come è vero che mi chiamo Ellen!» disse ridendo.
«Ma cos’hai?! Un binocolo radar? Devo preoccuparmi?»
«Più che altro dovresti preoccuparti dei tuoi impegni! Hai già saltato ieri, quando pensi di venire a supervisionare?»
«Mi fido del tuo istinto. Lascio a te il comando vecchia!» rispose ridendo.
«Vecchia a chi?» urlò lei. Non era arrabbiata, ormai loro due facevano così; si conoscevano da tanto di quel tempo che Ellen era quasi una seconda madre.
«Ahaha!! Dai, lo sai che scherzo!» rispose lui mentre Kate lo guardava curiosa.
«Comunque… adesso concentrati, lo so che per te è difficile, ma dobbiamo fare un discorso serio, ce la fai?» chiese Ellen prendendolo in giro.
«Allora! la smetti di sottovalutarmi in quel modo?!» disse Castle facendo il finto offeso.
«Mi hai mai dimostrato la tua serietà?»
«Touchè!» concluse, mentre Kate era scoppiata a ridere; non conosceva quella donna, ma già le piaceva.
«Allora avevo ragione!! E’ lì accanto a te! La sento ridere!» disse soddisfatta.
«Va bene, mi arrendo! Sì, è qui con me e ci amiamo alla follia… e allora?»
«E allora deduco che la "sorpresa" salta…»
«SCHERZI?! Neanche per sogno! Tu farai tutto quello che ti ho detto e per quel giorno deve essere tutto pronto! Chiaro?»
«Ok, ok! Stavo scherzando, non serve che ti scaldi tanto!»
«Allora siamo d’accordo. Tu prepara tutto e io mi farò sentire. Promesso!» concluse sollevato.
«Quando il signor Richard Castle manterrà una promessa la terra invertirà la sua rotazione e il sole emetterà radiazioni azzurre!»
«Ahah! Fai la spiritosa tu, poi vediamo chi vince!»
«Io, sempre e comunque» disse calma e tranquilla Ellen.
«Meglio se non commento. Ciao vecchia!»
«Ciao scrittorino da quattro soldi!» lo salutò lei ripagandolo con la stessa moneta chiudendo la chiamata.
«Mi ha chiamato scrittorino!» disse con uno sguardo offeso rivolgendosi a Kate.
«Sì, ma sei il mio scrittorino.» Gli rispose buttandosi tra le sue braccia e dandogli il primo bacio del giorno.
Castle lanciò il telefono per terra, la strinse a se e invertì le posizioni.
Ecco, stava succedendo un’altra volta… si stavano di nuovo lasciando trasportare dalla passione e dall’amore che provavano l’uno per l’altro...
Kate gli mise le mani nei capelli e lo strinse ancora di più a se, impossessandosi delle sue labbra e del suo corpo.
Si staccarono per necessità di aria, ma Rick continuò a darle dei piccoli baci sul collo, che facevano impazzire la detective.
«Rick… aspet…» provò a dire lei tra un bacio e l’altro, ma la cosa stava diventando davvero complicata.
Castle riprese il possesso della sua bocca e fece finta di non sentire la voce di Kate.
«Rick… CASTLE!» urlò staccandosi per attirare l’attenzione dello scrittore, che nel frattempo si alzò sui gomiti preoccupato di averle fatto male.
«Tutto ok?»
«Sì! Solo che non mi ascoltavi»
«E sentiamo, cosa avevi da dire di così importante proprio in "quel" momento?» chiese cinico lui.
«Esigo spiegazioni sulla telefonata di prima» annunciò sgusciando fuori dalle braccia di Castle e sedendosi a gambe incrociate sul letto.
«Ah si? E da quando la signorina Beckett esige?» chiese lui con aria di sfida mettendosi a sua volta seduto.
«Da quanto ho il totale potere su di te» rispose semplicemente.
«Tu cosa? Ahah tu non hai nessun pote…» ma venne interrotto da Kate che gli prese un orecchio e lo strinse con quanta forza aveva.
«MELE! MELE! MELE! MELE! MELE!» urlò lui alzando le braccia in segno di arresa.
«Lo vedi? Ho il pieno controllo su di te. Ed ora racconta, chi era quella donna?»
«Si chiama Ellen. E’ una specie di zia per me. E’ stata, ed è tuttora la migliore amica di mia mamma. Lei l’ha conosciuta nel periodo in cui abitavamo qui, quando avevo più o meno otto anni… poi noi siamo partiti per l’America e lei è voluta restare a Parigi. Ma ci sentiamo spesso, siamo rimasti in contatto… soprattutto lei con mia mamma. Ellen, di lavoro, ha sempre fatto la manager, e da quando sono diventato famoso è lei che organizza i miei programmi.»
«Dalla Francia? E poi la tua manager non era Paula?»
«Ufficialmente è Paula, ma prima di prendere decisioni importanti chiedo sempre ad Ellen… soprattutto perché è più "matura" – come ama definirsi lei – e poi mi da consigli che nessun altro potrebbe darmi, probabilmente per il fatto che mi vuole davvero bene.»
«Tieni molto a lei da come parli» disse Kate con dolcezza prendendogli la mano.
«Sì, ci volgiamo bene a vicenda. Mi è stata molto vicino soprattutto quando ero piccolo e abitavamo qui.»
«E adesso ti sta dando una mano con una certa "sorpresa" a quanto ho capito…»
«Esatto!»
«E…»
«E niente! Non aspettarti che ti venga a dire cos’è!» sbuffò come se quello appena detto fosse ovvio.
«Ma dai… alla tua Kate?» chiese facendo una faccia da cucciolo prendendogli anche l’altra mano.
«Non usare quella tecnica con me! Stavolta non funziona. E dal momento che la sorpresa è per la "mia Kate" non ho la minima intenzione di svelarti il segreto… dovrai aspettare!» concluse con l’aria di chi non ha più niente da dire.
«Vorrà dire che lo scoprirò da sola…»
«Tanto non ce la farai mai... e anche se fosse? Perché devi rovinare tutto? Ti ho detto che è una sorpresa… e ti chiedo di aspettare pochi giorni… vedrai che poi sarai contenta di aver aspettato.» Disse diventando improvvisamente serio.
Kate rimase senza parole; non si aspettava una discorso del genere da Castle… ma non era forse anche per questo che l’amava così tanto?
«D’accordo. Io mi fido di te. Aspetterò.» disse sorridendo.
«Ripetilo per favore»
«Cosa?»
«Quello che hai appenda detto.»
«D’accordo!»
«Nono, dopo»
«Aspetterò» rispose sorridendo sotto i baffi; in fondo sapeva già cosa voleva sentirsi dire.
«No, prima! Quello in mezzo!»
«Io mi fido di te»
Si avvicinò e la baciò. Fu un bacio romantico, un bacio di ringraziamento, per tutto.
«E io ti amo, da impazzire! Mi hai rubato il cuore detective!» le disse prima di riprendere a baciarla.
Kate gli cinse la vita e si avvicinò a lui.
«Ti amo anche io! Ricordalo, sempre» gli sussurrò prima di appoggiare la testa sulla sua spalla e perdersi nel suo magnifico profumo.
 
Rimasero abbracciati per un tempo indefinito finchè Castle si alzò e andò verso il bagno.
«Dove vai?»
«Vado a prepararmi» rispose lui prendendo i vestiti dall’armadio.
«Perché? Dove andiamo?»
«Al massimo dove VADO!» disse sottolineando l’ultima parola.
«Da solo? E io cosa dovrei fare?»
«Vai a fare la sauna, un bagno in piscina, in palestra, a fare un massagio… non so; rilassati Kate! Siamo a Parigi!»
«Ma da sola non è divertente, anche se sarebbe magnificamente silenzioso senza di te» disse maliziosa.
«Così mi offendi» rispose dal bagno mentre accendeva l’acqua della doccia.
«E sentiamo, tu dove andresti tutto solo? Perché sarai solo non è vero?» chiese con tono severo.
«Sì sì! Sarò solo! Non preoccuparti. Devo andare a fare delle… commissioni!»
«E perché non potrei venire?»
«Perché… sorpresa!»
«No dai! Già ne devo sopportare uno di segreto, ma due non penso di riuscirci… dammi almeno un indizio»
«Ok, non puoi venire perché una delle "commissioni" è per te! sei contenta adesso?»
«Abbastanza» rispose sorridendo al pensiero che Castle usciva a prenderle un regalo solo per lei.
Passarono i minuti e di Rick neanche l’ombra, finchè non sentì scattare la maniglia e lo vide uscire dal bagno vestito di tutti punto.
«Non ti senti un po’ troppo elegante per andare a fare la spesa?» chiese lei scherzandolo.
«Con il termine "fare la spesa" hai appena ucciso tutta la magia che c’era un questo gesto. Comunque, come te, non ho portato vestiti comodi, dunque mi dovrò accontentare di essere magnifico.» Rispose passandosi una mano tra i capelli.
«Ciao! Ci vediamo tra un paio d’ore, tu rilassati ok?» disse dopo essersi ripreso dal suo memento di "ego assoluto".
Le diede un leggiero bacio e si diresse verso la porta.
«Ti amo!» le urlò prima di sparire nel corridoio.
«Anche io» sussurrò lei più a se stessa, perché era rimasta sola nel letto.
«Allora tanto vale rilassarci!» disse tirandosi le coperte fino al collo e chiudendo gli occhi.
 
«Salve signore, desidera?»
«Salve! Sono qui per ritirare la collana che avevo fatto preparare»
«A nome di…»
«Castle. Richard Castle»
«Arrivo subito. Solo qualche minuto grazie.»
«Non si preoccupi, faccia con comodo.»
Castle era arrivato, dopo una breve colazione, alla gioielleria, dove aveva fatto costruire una catenina per Kate.
Mentre aspettava si guardò intorno alla ricerca di un regalo per Alexis e sua mamma, lo aveva promesso ad entrambe.
All’improvviso, mentre era impegnato ad osservare gli orecchini di Swarovski partì una musica altissima, una musica da night club.
Si rese conto solo dopo qualche secondo che quella musica proveniva dal cellulare della commessa.
Si mise a ridere «Che suoneria assurda» pensò tornado ai suoi orecchini.
In quel momento si sentì vibrare il telefono e guardò il display: Kate.
«Non riesce proprio a starmi lontana…»
«Ciao! Ti mancavo già non è vero?» chiese mentre il suo ego occupava piano piano la stanza.
«A dire la verità volevo dirti che hai dimenticato il portafogli sulla sedia… ma cos’è questa musica?»
Prima che lui potesse rispondere arrivò la commessa dal retro urlando con una voce provocante e maliziosa: «Allora Signor Castle, vuole pagarmi in contanti o con la carta?»
A quel punto il sorriso scomparve dalle labbra di Kate, che fece due più due e gli urlò: «Per fortuna che dovevi andare a fare "commissioni" peccato che non avevi specificato il tipo! Sei sempre il solito. Siamo insieme da un giorno e mezzo e già vai nel club notturni… beh, sai una cosa?! Divertiti! Ma non aspettarti di trovarmi qui quando torni!» e chiuse la telefonata, mentre le lacrime scendevano senza freni, bruciavano le guance, ma, soprattutto, bruciavano nel cuore.
Una cosa però non sapeva: non era mai stata troppo brava in matematica.
Castle rimase spiazzato dalla conclusione affrettata della detective e, una volta riscosso, prese il cofanetto e disse: «Metta sul mio conto! E risponda a quel maledetto telefono!» poi uscì di corsa dirigendosi verso le scale; l’ascensore ci avrebbe messo troppo.
 
Arrivò davanti alla porta e la trovò aperta.
Stava già pensando al peggio quando la vide seduta sul letto, piangeva, ma per lo meno era ancora lì.
«Kate…» tentò.
«Vattene!»
«Aspetta, lasciami spiegare… c’è stato un malinteso… posso piegare tutto.»
«No, non serve che spieghi… è tutto chiaro, grazie… ora capisco a cosa sono davvero andata incontro, ora capisco a cosa…» non riuscì a terminare la frase perché Castle la interruppe.
«Vuoi diventare ufficialmente la mia fidanzata?» chiese all’improvviso aprendo il cofanetto e mostrando una bellissima collana di oro bianco, con appeso un ciondolo a forma di ciliegia. All’interno della ciliegia c’era inciso un cuore, che a sua volta aveva nell’interno la lettera K. Sul retro della ciliegia invece era incisa la lettera A.
Kate rimase senza parole, incantata a guardare quella meraviglia, vergognandosi del suo comportamento infantile.
«La musica che hai sentito era la stramba suoneria della commessa, e la voce era la sua… forse era un po’ provocante, ma non ho potuto fare niente… tu mi ha aggredito.»
«Io…»
«No, Kate. Adesso tocca a me parlare. Io ti amo, e questo credo di avertelo già dimostrato, ma non sono sicuro di riuscire a sopportare una scenata ogni volta che hai dei dubbi, infondati tra l’altro. Dunque credo che forse è meglio se chiariamo subito: io mi fido di te, ciecamente, e gradirei facessi lo stesso con me. Ti amo troppo anche solo per pensare ad un'altra. Io non voglio più nessuno nella mia vita a parte te, nessuno. Spero che adesso questo ti sia chiaro.»
Kate gli saltò al collo e scoppiò in lacrime; lacrime di felicità, amore, vergogna e umiliazione.
«Scusa! Ti amo tanto, non volevo. Sono stata davvero esagerata, è che avevo paura di perderti, di soffrire di nuovo. Ma ora mi è tutto chiaro…e sì! Voglio essere la tua fidanzata!» esclamò guardandolo negli occhi, per poi tornare a stringerlo più forte.
Quando si staccarono Kate riportò la sua attenzione sulla collana. Era davvero meravigliosa.
«Grazie, io… grazie!» disse prendendola fra le mani.
Solo allora si accorse della lettera A.
«E questa cosa significa?»
«Always» rispose lui. «Sì, ecco, scrivere la mia iniziale mi sembrava un po’ troppo da adolescenti, così ho messo la lettera A, per farti capire che ci sarò sempre, qualunque cosa succeda.»
Lei si avvicinò e lo baciò.
Si staccò però di colpo, tossendo.
«Kate? Stai bene?» chiese preoccupato.
Lei non rispose, ma continuò a tossire, appoggiandosi al letto.
«Kate! Kate rispondimi!» urlò lui prendendola per il bacino, per sorreggerla.
Lei smise di colpo di tossire e svenne accasciandosi a terra.
Castle si gettò su di lei, con le lacrime agli occhi.
Non dava alcun segno di vita, solo un lievissimo respiro. Le toccò il polso, era debolissimo.
«Kate!! Kate!! Non lasciarmi! Stai con me Kate!» continuò a urlare, inutilmente, perché la detective non riusciva a sentire niente.
«Qualcuno chiami un medico!» urlò Castle quando vide che si era formata una folla in corridoio, incuriosita dalle sue grida.
«L’abbiamo già chiamato! Sta arrivando» gli rispose un uomo sulla cinquantina.
Castle era nel panico, non poteva perderla, non ora che si erano appena trovati.
Le toccò di nuovo il polso e sentì che il battito si era ancora più indebolito.
«Kate! Non lasciarmi Kate! Ti amo! Ti amo! Non lascirmi…» ma ormai il suo era solo un sussurro, un lamento, annegato dalle lacrime che continuavano a scendere.
La strinse a se e pianse, pianse come non aveva mai fatto in vita sua…
 
 
 
"Ama!
Vivi la tua storia d’amore come la più bella delle favole.
Raccogline l’incanto.
Colleziona piccoli momenti importanti, fanne un grande tesoro di ricordi e di esperienza.
La vostra vita insieme dev’essere il più bello dei viaggi, un percorso, saggio e folle….
SI!
Vivi la follia dell’amore con una grande consapevolezza:
non si è MAI TROPPO FOLLI e soprattutto mai troppo folli d’Amore!"
[Anton Vanligt]
 
 
ANGOLO DI ALLISON
Ciao ragazze!! Scusate il ritardassimo!!
Ho avuto due settimane stra piene di verifiche e interrogazioni… ma ora eccomi qui!
spero che il capitolo vi piaccia!! L’ho fatto più lungo del solito per compensare l’assenza… almeno spero di esserci riuscita!
Aspetto le vostre recensioni!!
Ciao!!
Un bacio, Allison <3

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Capitolo 10
*** Due bellissimi occhi marroni. ***


Due bellissimi occhi marroni.

«Signor Castle?»
«Come sta?» chiese subito lo scrittore balzando in piedi preoccupato. Il medico lo aveva fatto uscire dalla camera da letto mentre la visitava.
«Stia tranquillo e si sieda per favore» rispose lui calmo facendogli cenno di accomodarsi con lui sul divano della suite.
«La prego, mi dica cos’ha! Perché ha smesso di respirare? Cosa le sta succedendo?»
«Mi ascolti signor Castle, io le spiegherò tutto, ma è fondamentale che lei si tranquillizzi, pensa di farcela?»
«D’accordo» rispose prendendo un lungo respiro.
«Allora, sua moglie…»
«Fidanzata!» lo interruppe puntualizzando.
«Sì, la sua fidanzata ha avuto una crisi allergica, probabilmente per qualcosa che ha mangiato nelle ultime ventiquattrore. Ora, non è importante sapere cosa, perché la cura sarebbe la stessa per questo tipo di crisi, il vero problema è riuscire a trovare il tipo di medicinale che serve per guarirla.» Fece una pausa per assicurarsi che lo scrittore avesse capito.
«E quale sarebbe il problema?» chiese lui ricominciando ad agitarsi.
«Il problema sta nel fatto che non è un medicinale comune, dunque non è reperibile nella farmacia dell’hotel… dovrei andare a prenderlo in un ospedale; e dal momento che siamo in isolamento non credo che sia possibile.» Concluse lentamente, scrutando le espressioni di Castle.
«E… non possiamo farcelo portare dall’ospedale?» tentò.
«Non credo sia possibile… per ritirare medicinali del genere serve un cartellino che attesti il titolo di medico, senza di esso non sono autorizzati a venderlo.»
«Capisco… ma non facciamo niente allora?» Castle stava cercando con tutte le sue forse di mantenere la calma, doveva farlo per Kate.
«Temo di no. Possiamo solo attendere e vedere gli sviluppi della signorina…»
«Kate»
«…Kate.» Annuì il medico.
«E senza questo antidoto cosa potrebbe succederle?»
«E’ pressoché impossibile stabilire con la massima esattezza cosa capiterà; ma, in linea di massima le opzioni sono due.» Fece una lunga pausa, sapeva che quello che stava per dirgli non sarebbe piaciuto allo scrittore.
«E quali sarebbero?» osò chiedere in un sussurro, aggrappandosi al divano pronto a ricevere un eventuale colpo.
«La prima consiste nella ripresa autonoma della paziente; in pratica il sistema immunitario agisce come dovrebbe ed elimina il virus, cancellando il problema alla fonte.» Spiegò con pazienza,  facendo seguire una pausa, in attesa che lo scrittore reagisse.
«Ma il suo sistema immunitario non ha agito come avrebbe dovuto, altrimenti non avrebbe avuto quella crisi prima. Dunque questa ipotesi è la meno probabile, e di conseguenza…» Castle non ebbe il coraggio di continuare la frase; aveva paura a pronunciare le parole che sarebbero seguite.
Ci pensò il medico a concludere: «Di conseguenza rimane la seconda ipotesi.»
«Che, a rigor di logica è la più probabile, giusto?»
«E’ così» rispose semplicemente il dottore.
«E consiste nel…» sussurrò Castle; stava sudando freddo ancora prima di aver ricevuto la risposta.
«Come lei mi ha giustamente fatto notare, nel sistema immunitario della signorina Kate c’è qualcosa che non va. Questo implica la propagazione del virus, che andrebbe ad intaccare gli organi ancora sani. Il suo organismo si indebolirà poco alla volta. E tutto questo porterà all’inevitabile conclusione…»
«Morirà non è vero?!» lo interruppe Castle scattando in piedi.
«Questo non potrò mai confermarlo con certezza.» Detto questo si alzò e si diresse a testa bassa verso la porta, lasciando solo il povero scrittore.
Castle si sedette sul divano per lo shock, doveva ancora realizzare il tutto.
Non era un medico, ma non era così stupido da non capire la gravità della situazione.
Una lacrima fece strada sulla sua guancia, seguita a ruota da un’altra, e un’altra ancora…
Si rese conto solo dopo alcuni minuti che era ancora sul divano.
Si alzò per dirigersi verso la camera da letto.
Arrivò sull’uscio e sbirciò al suo interno: Kate era stesa sul letto, aveva le braccia lungo i fianchi e il volto rilassato.
Sembrava un angelo.
Si avvicinò e si sedette sulla poltrona occupata dal medico mentre la visitava.
Le prese la mano e le accarezzò il volto.
Era così bella, sembrava in pace… forse troppo in pace.
Non si capacitava ancora del fatto che, forse, non l’avrebbe più rivista viva, non avrebbe più potuto abbracciarla, baciarla… avere una splendida vita con lei.
Quel pensiero innescò un pianto improvviso, disperato… ma che sapeva di speranza.
Il destino era stato davvero tanto, troppo crudele.
Li aveva appena fatti avvicinare e adesso?
Adesso la stava allontanando per sempre?
Perché?
Cosa aveva fatto di male per meritarsi tutto ciò? Tutto questo dolore?
Le lacrime non smettevano di scendere, creando sulle lenzuola una pozzanghera di tristezza e frustrazione.
Se fosse stato per lui, se solo fosse dipeso da lui avrebbe dato anche la vita per poterla salvare… ma purtroppo non era così semplice.
 
Le ore passarono, e Castle non si spostò una sola volta dalla sedia accanto a Kate.
Quanto a lei, non aveva fatto un minimo movimento.
Rick guardò l’orologio appeso al muro: erano le 6.30 di sera… era passato troppo tempo, e con esso anche le speranze di Castle, che non trovava in Kate nessun miglioramento.
Ma non voleva cedere, non poteva cedere a quella terribile tentazione che lo portava a pensare che ormai era tutto perduto.
Lui voleva cercare di poter sperare fino in fondo, finchè lei non avrebbe aperto quei suoi bellissimi occhi e non gli avesse stretto la mano, chiamandolo per nome.
Perché in fondo al cuore sapeva che sarebbe andata così, o almeno lo sperava.
Decise che doveva fare qualcosa, altrimenti sarebbe davvero caduto in depressione, e doveva resistere, almeno per lei.
Si ricordò che anche le persone apparentemente incoscienti a volte riescono a sentire quello che gli si viene detto.
Allora decise di tentare, tanto male non poteva fare.
«Sai Kate, è strano parlare con te senza poterti guardare negli occhi, senza poter sentire la tua voce che contesta tutto ciò che dico…» cominciò titubante, gli faceva un certo effetto. Ma poi prese coraggio e proseguì, più deciso: «La prima volta che ti ho vista, in quel locale ho pensato "Che donna!"… ok, forse stavo pensando anche a quanto eri sexy quando cercavi di tenermi testa, di fare la prepotente, anche se vedevo che avevi difficoltà, perché io ero il grande Richard Castle, il tuo scrittore preferito –ebbene sì, lo sapevo anche se non me lo hai mai detto espressamente- e per non mostrarti vulnerabile facevi la dura.
Poi con il tempo ho imparato a conoscerti, a vedere anche l’altra tua personalità, quella nascosta. Ogni tanto ti scoprivi, mi facevi spazio per poter guardare dentro di te, per conoscerti davvero, come nessun’altro aveva mai fatto.
Con il tempo si è creato un certo rapporto tra di noi… inizialmente più che altro di amicizia: non eravamo più solo collaboratori, ormai ci vedevamo anche fuori dal lavoro… io ti ho fatto conoscere la mia famiglia, e tu, in qualche modo, la tua.
Di tempo però ne è trascorso ancora, e io cominciavo rendermi conto che mi stavo innamorando, innamorando della donna più straordinaria che abbia mai incontrato.
Subito dopo aver realizzato che ero perdutamente innamorato di te ti ho chiesto di passare l’estate insieme, ma tu eri impegata… allora io ho fatto la più grande cavolata della mia vita, cavolata che ci è costata un allontanamento, e non solo a livello fisico.
Poi è arrivato il momento in cui mi sono accorto che anche tu eri innamorata di me, te lo si leggeva in faccia. Abbiamo passato anni a negarlo, a cercare di cacciare indietro quel sentimento reciproco… finchè tu non hai rischiato di morire.
Ho avuto paura di perderti per sempre, come ora del resto; mi sono gettato su di te senza ripensamenti, senza pensare alle conseguenze. In quel momento contavi solo tu.
Ho realizzato in pochi secondi che se fossi morta, lì, tra le mie braccia, non avresti mai saputo cosa provavo per te. E questo faceva ancora più male.
Allora ho deciso di dichiararmi, ti ho detto cosa sentivo. Ti ho anche chiesto di non lasciarmi.
E in quei brevi attimi, ho visto scorrere sul tuo volto una lacrima, seguita da un accenno di sorriso… poi è arrivato il nulla: hai chiuso gli occhi e i tuoi muscoli si sono lasciati andare.
Ho pensato che ti fossi arresa, ma io conosco la vera Kate, e so che combatte anche quando non vede nessuna via d’uscita. E così è stato.
Ti sei svegliata.
E adesso siamo qui, insieme. Niente ci può separare.
Per il semplice fatto che io ti amo! Nient’altro conta Kate! Noi ci amiamo, e non ti permetterò di arrenderti proprio ora… proprio adesso che hai trovato la felicità.» Era riuscito a non piangere fino ad ora. Ma finito il discorso si rigettò in un pianto silenzioso, stringendo ulteriormente la mano di Kate.
«Ti amo… non lasciarmi ti prego… sei la cosa migliore che mi sia capitata… ti amo, non mi stancherò mai di ripetertelo…»
Appoggiò la testa sul letto e riprese a piangere.
Ad un certo punto sentì un lieve movimento nella sua mano.
Ma orami si credeva pazzo, probabilmente era solo frutto della sua immaginazione, non alzò nemmeno la testa.
«Rick…» un lievissimo sussurro, quasi impercettibile lo fece sobbalzare.
Alzò di colpo lo sguardo e li vide: due bellissimi occhi marroni.
«Kate…» disse in un soffio…
 
 
 
"Un giorno ti ho dato il mio cuore;
Molte volte è stato male per colpa mia o tua…
non ha mai smesso di amarti, in qualsiasi momento…
Molte volte ho fantasticato, sognato, che non sarebbe ma successo nulla di brutto tra di noi…
Ma alla fine è bastato un soffio per farmi credere di averti perso per sempre.
Quante lacrime ho versato per paura di perderti, una paura che mi lacerava il cuore…
Adesso sono qui, di fianco a te, con il timore di non rivedere più i tuoi occhi.
Ma l’amore ci ha tenuto uniti, sempre.
Ed è quello che farà anche stavolta…"
[Anonimo]
 
 
ANGOLO DI ALLISON
Ciao belle ragazze!!
Ecco a voi il 10° capitolo!!
Spero vi piaccia… anche se è un po’ cortino rispetto agli altri!
Niente… che dire… aspetto le vostre recensioni!! :)
Ciao!!
Un bacio, Allison <3
 
Ps: vi lascio il link di un video che ho fatto oggi pomeriggio su Castle e Beckett… se avete voglio di darci un’occhiata…
http://www.youtube.com/watch?v=S9pWgFvzXp0&feature=plcp&context=C4ad06ebVDvjVQa1PpcFP3LhHOb7ocTDTeXyYEo5FfNX-pzPLynN8%3D
:D

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Capitolo 11
*** Rimarrai senza fiato. ***



Nell’episodio precedente…

«Morirà non è vero?!» lo interruppe Castle scattando in piedi.

«Ti amo… non lasciarmi ti prego… sei la cosa migliore che mi sia capitata… ti amo, non mi stancherò mai di ripetertelo…»

«Rick…» un lievissimo sussurro, quasi impercettibile lo fece sobbalzare.

«Kate…» disse in un soffio…
 
 
 
Rimarrai senza fiato.

«KATE! Oh mio dio, Kate! Stai bene?
» urlò Castle all’improvviso, troppo contento e sollevato per rendersi conto di aver alzato troppo la voce.
«Rick…» ripeté lei con la voce debole.
«Sì, sono io! Sono qui, stai tranquilla… è passato tutto…» le rispose abbassando la voce a stringendola tra le braccia.
«Cosa è successo?» chiese in un sussurro quasi percettibile.
«Non lo so di preciso… tutto ad un tratto hai cominciato a tossire, e poi sei svenuta e non ti sei più risvegliata, e il medico mi ha detto che c’era la possibilità, oltretutto la più probabile, che non ti rivedessi mai più, ma poi ti sei svegliata, e ora io…»
«Ehi, frena! Stai tranquillo, ora sto bene.» Lo interruppe lei con u sorriso prendendogli la mano.
«Non sai quanta paura ho avuto…» rispose scoppiando in un pianto silenzioso e stringendola ancora di più.
«Ascolta… che ne dici di chiamare il dottore adesso? Vorrei essere sicura di stare bene…»
«D’accordo, vado subito» rispose alzandosi e dirigendosi verso la porta.
Ma subito tornò indietro, si avvicinò al letto e le posò un bacio sulla fronte, seguito da un leggiero «Ti amo».
Fatto ciò uscì, precipitandosi verso l’infermeria dell’hotel.
Kate appoggiò la testa al cuscino e fece un lungo respiro.
Ora si sentiva bene, o quantomeno meglio.
Aveva pochi e disordinati ricordi di quello che aveva «vissuto» durante il coma; che, per lo più, potevano essere facilmente paragonati a degli incubi.
C’era però un’immagine nitida e ben definita, un ricordo piacevole, quasi realistico: c’era un uomo, un uomo bellissimo, che gli si era avvicinato e le aveva preso la mano; aveva poi cominciato a parlarle della loro vita insieme, le raccontava di come l’aveva conosciuta e di come si era innamorato di lei. Quell’uomo era arrivato a cacciare i fantasmi che le stavano riempiendo i sogni. La sua voce aveva un qualcosa di musicale e bellissimo.
Poi l’aveva pregata di non lasciarlo, perché lui l’amava.
E lì, Kate, aveva fatto la sua scelta: poteva decidere se rimanere in quel vortice surreale o tornare da quell’uomo che la stava pregando di  non arrendersi.
Fece la scelta giusta, e decise la vita.
A quel punto si sentì trascinare via dal quello stano mondo parallelo, e vide l’uomo allontanarsi sempre di più.
Solo allora realizzò che non voleva lasciarlo, che non voleva andarsene.
Urlò e protese la braccia verso di lui, cercando di combattere quella forza invisibile che la stava portando via…
«Noo! Non voglio andarmene! Ti prego, fai qualcosa…»
Lui le afferrò una mano e la strinse forte. «Non preoccuparti, ci rivedremo prima di quanto pensi.»
Ma per lei ormai tutto ciò che diceva non aveva più senso.
Le mani si lasciarono.
L’uomo si divenne sempre più piccolo, fino a diventare una minuscola ombra nera su quell’universo bianco.
«Noooo!!» urlò disperata.
Poi tutto svanì.
Questo era l’unico ricordo che aveva Kate di quel giorno, quanto al resto, non aveva idea di cosa fosse successo.
Ma ora aveva capito le parole di quell’uomo, aveva capito chi era.
Sentì qualcosa tra le dita.
Estrasse la mano dalle coperte e la aprì.
Sulla stessa mano che l’uomo le aveva afferrato brillava una piccola ciliegia.
 
«Signorina Kate!» urlò il dottore facendo irruzione nella stanza.
«Si?»
«Oh Signore! Si è svegliata da sola! Che miracolo è mai questo?» disse mettendosi le mani tra i capelli.
«Come sta?» disse dopo essersi ripreso dallo shock.
«Alla grande direi, dal momento che aveva già fissato la data del funerale» rispose lei sarcastica.
«Beh… non era nelle migliori condizioni… insomma… io… ecco…»
«Ma si può sapere perché si è messo a correre in quel modo?!» urlò Castle irrompendo nella suite con il fiatone, senza sapere di aver salvato il medico da un momento di imbarazzo.
«Ero in pensiero per la paziente.» Si giustificò lui.
«Kate, ti senti meglio?» disse Rick avvicinandosi e prendendole una mano.
«Sì, sì, molto meglio, e il qui presente dottore mi stava per fare la visita di controllo, non è vero?»
«Oh… certo! Certo.» Disse avvicinandosi per sentirle il battito e i polmoni.
«Qui sembra tutto a posto, credo sia ora che vada… per qualsiasi cosa non esiti a chiamare. Siamo d’accordo?»
«Sarà fatto! Grazie dottore.» Rispose Kate con un cenno della mano.
«Ma è possibile che non riesci a stare dietro neanche a un signore di circa settant’anni?»
«Io cosa?» chiese Castle voltandosi.
«Hai ancora il fiatone…» disse mentre rideva.
«Lui ha preso l’ascensore… a me sono toccate le scale!» si giustificò.
«Ma se ci sono più ascensori in quest’hotel che in tutta New York!» si stava davvero divertendo.
«Erano occupati!»
«Sì, certo!» riuscì a dire tra una risata e l’altra.
Castle si sedette con lei sul letto, che ormai si era alzata appoggiando la schiena sui cuscini.
«Non sai quanta paura ho avuto di perderti.» Disse facendosi improvvisamente serio.
«Lo, so. Ma adesso sono qui, è questo l’importante.» Gli rispose accarezzandogli una guancia.
«Adesso sei qui, lo so. Ma cosa avrei fatto se te ne fossi andata davvero?! Ho già sperimentato una volta cosa si prova a sapere che forse non ti avrei mai più visto; e pensavo che non ci sarebbe stato niente di più doloroso, e invece ho scoperto che c’è: ed  è il fatto di rischiare di perderti una seconda volta; soprattutto adesso che sei mia.»
«Saresti andato avanti a vivere, e mi avresti ricordato come la migliore cosa che ti sia mai capitata, insieme alla tua famiglia. Ma non mi sembra il caso di pensare a ciò che non è avvenuto. Te l’ho già detto, l’importante è che sono qui e che ti amo più di ogni altra cosa.»
Detto questo si avvicinò a lui e gli diede un bacio… tenero, romantico, paragonabile a una boccata d’aria.. sì, perché finalmente avevano entrambi ripreso a respirare.
«Mmmm… Rick… aspetta…» riuscì a dire Kate tra un bacio e l’altro.
«Ti ha fatto male?» chiese lui preoccupato alzandosi di colpo da lei.
«No… non preoccuparti. Volevo chiederti un piccolissimo favore…» rispose facendo una bellissima faccia da cucciolo.
«Lo sai che farei di tutto per te.»
«Andresti anche a prendermi qualcosa da mangiare? E da stamattina che non tocco cibo. Sto morendo di fame.»
«A una condizione.»
«E sarebbe?» chiese scettica.
«Voglio un altro bacio»
Kate si avvicinò sorridendo e fece ciò che le era stato chiesto.
«L’insalata andrà benissimo» sussurrò ancora sulle sue labbra.
«Della serie: ecco come rovinare momenti fantastici.» Disse Castle facendo una finta faccia delusa.
«Dai… lo sai che ti amo!»
Lui le diede un ultimo bacio e si alzò dal letto.
«E fai bene! Anche io mi amerei se fossi in te!» detto questo uscì dalla suite trascinandosi dietro anche il suo ego, che ultimamente lavorava troppo spesso.
«Kate, Kate, Kate… dove lo trovi un altro così?!»
Davvero… non riusciva ancora a capacitarsi di come abbia fatto a vivere tutti quegli anni facendo a meno di lui…
Con questi pensieri che le riempivano il cuore e la testa di felicità, con un magnifico sorriso sulle labbra, e in mano una collanina, chiuse gli occhi e si addormentò.
 
«Ma cosa cavolo…» Kate si alzò di colpo dal letto, spaventata da un rumore improvviso.
Si accorse subito dopo che quel rumore era un cellulare, ma non il suo.
«Che stordito! Era così preso a lodare se stesso che l’ha dimenticato il stanza.»
Lo prese dal mobile e guardo il display: era Ellen.
Era indecisa se rispondere o no… alla fine optò per il sì; le avrebbe fatto comodo sapere aneddoti di Castle bambino – sempre se era possibile diventarlo più di così! –
«Pronto?» chiese tutibante.
«Richard? Sei tu?»
«No, sono Kate… sono la detective che Castle sta seguendo per i suoi libr…»
«La sua fidanzata!»
«O la fidanzata, esatto.» Faceva un certo senso ammetterlo così, ma era stupendo.
«Castle non è lì?»
«No, è uscito un attimo a prendere da mangiare. E’ successo qualcosa?»
«A dire il vero sì… ma non posso parlarne con te. Vedi cara, io lo farei volentieri… ma quel testone mi ha fatto promettere di non farmi sfuggire niente… soprattutto con te.»
«Ah, ho capito, riguarda la famosa sorpresa!»
«Sì, una cosa del genere.»
«D’accordo, allora la faccio richiamare appena torna.»
«Oh, sì, sarebbe fantastico. Ma devi sapere che puoi darmi tranquillamente del tu… Richard di solito mi raffigura vecchia e rimbambita, ma non sono affatto così»
«Questo non lo dubitavo.» Rispose Kate sorridendo; era proprio una donna simpatica.
«E ci mancherebbe…» disse ridendo a sua volta.
«Lo sa che lei… tu… sei davvero simpatica?»
«E tu sei bellissima, mia cara.»
«Ma se non mi ha ancora visto!»
«Lo dici tu questo! Non ci crederai, ma io ti conosco meglio di tuo padre! Non sai quanto Richard mi abbia parlato di te!»
«Davvero?!»
«Non ne hai idea.»
«E, precisamente, cosa ti avrebbe detto?»
«Tralasciando l’intera storia della tua vita, ogni minima espressione del viso, e ogni tua parola, la cosa che mi ha detto più frequentemente è quanto sei bella.»
«Oh…» non sapeva cosa rispondere, non aveva parole per descrivere la felicità che provava in quel momento.
«Già… ti ama tanto lo sai? Forse questa è la cosa che non ha mai detto espressamente, ma la si leggeva nel suo sguardo, nei suoi occhi, nel modo che aveva di parlare di te.»
«Lo so, anche io lo amo» era stupita anche lei. Fino a quel momento non aveva mai detto a nessuno – a parte lui – che lo amava. Ma il fatto di essere riuscita ad aprirsi anche con un’ estranea dimostrava solo una cosa: ormai non c’era più niente per il quale non valeva la pena di vivere questa meravigliosa avventura.
«Kate? Sei ancora lì?»
«Sì! Eccomi… scusa, stavo pensando.»
«Pensando al lui, non è vero?»
«Questo immagino sia uno dei super poteri di cui ma parlava Rick… dico bene?»
«Ahaha! Sì, esatto! Non è facile mentire a Ellen, mia cara… non dimenticarlo mai!»
«Non lo farò»
«Scusa, ora devo scappare, senza di me quegli scansafatiche dei miei dipendenti non combinano niente di utile. Mi raccomando, fammi richiamare! Ti saluto. Baci…»
«Anche a te. ciao!» e chiuse la telefonata.
«Che donna straordinaria!» pensò Kate rimettendosi sotto le coperte.
Ora che ci pensava sembrava proprio di parlare con Martha… non faticava a credere che erano inseparabili.
 
«Kate! Puoi venire ad aprirmi?» urlò Castle dal corridoio.
Kate si alzò dal letto e andò verso la porta.
Quando la aprì vide una montagna di borse, e, dietro a queste, intravide la faccia di Castle.
«Avevo chiesto un insalata, non l’intero supermercato.» Disse facendolo entrate e prendendogli qualche borsa che gli stava cadendo.
«Lo so, ma ho pensato di fare la spesa.»
«La spesa?! Ahah Castle, hai idea che siamo in un Hotel con il RISTORANTE?»
«Lo so, ma dal momento che c’è il frigorifero in stanza, perché non riempirlo?» disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«E’ inutile, sei irrecuperabile.» Aggiunse ridendo dirigendosi verso il salotto.
«Cara la mia detective, sei tu che mi hai scelto!» rispose andando a sua volta a sedersi sul divano.
«E non me ne pento, ne ora ne mai!» disse prima di saltargli addosso, facendogli perdere l’equilibrio.
«Aspetta!» urlò prima di baciarlo.
«Cosa?» chiese stupito lui.
«Ha chiamato Ellen»
«E’ successo qualcosa?» chiese preoccupato.
«Sì, ma non ha voluto dirmi cosa…»
«Brava la mia vecchia rimbambita!»
«Ha detto che avresti detto anche questo…» aggiunse con un sorriso.
«Lo sai che ci vogliamo bene!»
Si alzò e prese il telefono.
«Scusa, Kate, ma riguarda la tua sorpresa… vado in camera a parlare.»
«Ok, non preoccuparti, tanto ormai mi sono rassegnata a scoprirlo!» rispose baciandolo.
«Ti amo!» concluse Castle prima di spostarsi verso l’altra camera.
 
«Richard? Sei tu? Si può sapere dove ti eri cacciato?»
«Ero a fare la spesa!»
«In un hotel?»
«Lascia perdere... Allora, è successo qualcosa?»
«Direi di sì!» poi assunse un tono terribilmente serio e proseguì: «Sei pronto per quello che sto per dire?»
«Ti prego, lascia perdere la suspense.»
«Rimarrai senza fiato.»
E così fu.
 
 
 
 
«Ma alcune volte la realtà supera addirittura le aspettative, a volte quello che ci aspettiamo al confronto con quello che non ci aspettiamo impallidisce.
Dovremo chiederci perché ci attacchiamo alle nostre aspettative, perché quello che ci aspettiamo ci fa restare fermi in attesa... quello che ci aspettiamo è solo l'inizio.
Quello che non ci aspettiamo invece è quello che cambia la nostra vita.»
[Grey's anatomy]
 


 
ANGOLO DI ALLISON
Ciao!!
Scusate per il ritardo… ma sono stata impegnatissima con la scuola, e non sono riuscita a scrivere! :D
Allora, che ne dite?
Chissà cosa gli avrà detto Ellen per lasciarlo senza fiato?
Lo scopriremo nel prossimo!!
Ora lascio a voi la parola!!
Ciao!
Un bacio Allison <3
 
 
 
 
 

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Capitolo 12
*** Ora non siamo più al sicuro. ***


Ora non siamo più al sicuro.

«E adesso che cavolo centra Josh?!»
«Calmati Richard, calmati.» Cercò Ellen, invano, di farlo ragionare.
«Ok, ma adesso spiegami cosa ci fa a Parigi! E’ forse venuto a rovinare tutto?»
«Non lo so, Richard. Io so solo cosa mi ha detto.»
«Potresti ripetermelo per favore? Devo essere sicuro.»
«Ma te l’ho già detto tre volte! Io non sono qua a farmi prendere in giro!» poteva non sembrare, ma quando Ellen si arrabbiava diventava un’altra persona.
«Per favore» la supplicò lui cambiando il tono di voce e sedendosi sul letto.
«D’accordo. Ma solo perché so che parte ha Josh in tutta questa storia.»
Castle spostò il telefono da un orecchio all’altro e si preparò all’ascolto.
Non si era però accorto che Kate, sentendolo urlare il nome del suo ex fidanzato, si era accostata allo stipite della porta ancora aperta.
«Allora, qualche ora fa si è presentato da me questo tipo, che diceva di chiamarsi Josh; a quel punto, dopo aver visto il fisico, ho fatto due più due e ho capito che era quel dottore-motociclista di cui tu mi parlavi tanto. Gli ho chiesto in cosa potevo essergli utile, e lui ma ha risposto che voleva sapere dov’era Kate.
Io gli ho detto che non era affar suo, ma lui ha insistito dicendo che voleva riconquistarla, che aveva fatto un grosso errore a lasciarla andare così. Allora io gli ho detto che non lo sapevo, e lui, con modi tutt’altro che garbati, mi ha urlato in faccia che l’avrebbe trovata da solo, con o senza il mio aiuto.»
«E poi se ne è andato?»
«Sì, ma prima di uscire dalla porta si è voltato, mi ha fissato negli occhi e mi ha detto: "Per me quel Castle, o come si fa chiamare, non conta niente; Kate è mia, e io me la riprenderò" detto questo ha girato i tacchi e se ne è andato definitivamente.»
«Ma perché è venuto proprio lì da te? Come ha fatto a trovarmi?»
«Richard! Svegliati! Io sono qui, a lavorare per l’inaugurazione di un Hotel, che guarda caso è proprio quello in cui tu sei l’ospite d’onore! Qui introno è tappezzato di tue foto! Perfino uno scemo poteva arrivare a te!»
«Scusa, hai ragione. E’ che sono preoccupato, non tanto per me, ma per Kate.»
«Lo so, ma per adesso voi siete in isolamento, non potrà darvi fastidio finchè non uscirete di lì»
«Se quello stronzo farà saltare la mia sorpresa per…»
«Non preoccuparti, tutto andrà come da programma! Kate avrà la sua sorpresa – che qualcuno sta pazientemente preparando – e tu sarai l’uomo più felice del mondo. Non si scherza con Ellen! E il signorino Josh lo capirà presto.»
«Grazie Ellen, davvero, sei un angelo. Non so cosa farei senza di te.» disse lui addolcendo il tono.
«Ehi ragazzino, vedi di non diventare troppo smielato! Ricorda chi sono io!» rispose lei scherzando.
«Va bene. Ci sentiamo presto, qualunque cosa succeda. Ciao Vecchia»
«Così va meglio. Ciao Richard. Ah, un consiglio da una vecchia rimbambita… di tutto a Kate… cioè, non della sorpresa, ma del ritorno di quell’uomo… è giusto che lo sappia.»
«Lo so, le parlerò io. Chiariremo tutto, vedrai.»
«Lo spero.» E detto questo chiuse la telefonata.
Castle appoggiò i gomiti sulle ginocchia e mise la testa tra le mani; questa proprio non ci voleva.
Era un ostacolo che ormai credeva superato… e invece?
Non era che non si fidasse di Kate, anzi, ormai loro erano insieme e si amavano; più che altro non si fidava di quel Josh… aveva paura che potesse diventare violento, come aveva dimostrato all’ospedale.
All’improvviso sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla.
La prese e la strinse forte.
Quando si girò si fissarono negli occhi.
«Hai sentito tutto, non è vero?» chiese Castle titubante.
Lei annuì con il capo e non aggiunse nient’altro, in attesa che lui le spiegasse.
Continuava però a fissarlo negli occhi, facendogli capire che lei ci sarebbe sempre stata, qualunque cosa sarebbe successa.
Always.
 
«E adesso cosa pensi di fare?»
Erano abbracciati, nel letto.
Castle le aveva detto tutto, senza omettere niente; non voleva più segreti tra di loro.
Le aveva raccontato per filo e per segno la conversazione tra Ellen e Josh, e di come lui avrebbe fatto di tutto per riprendersela.
Kate aveva ascoltato con pazienza, senza mai lasciargli la mano, e alla fine aveva chiesto solo cosa pensava di fare.
«Non lo so Kate, non lo so.» Rispose lui sospirando, posandole un bacio sulla testa.
«Adesso ascoltami Rick» disse Kate sciogliendo l’abbraccio per girarsi e guardarlo negli occhi «non sei più tu! Questa faccenda ti sta distruggendo, e lo sta facendo dall’interno. Non voglio vederti in questo stato. Ci siamo promessi di esserci, sempre, in ogni caso, e adesso io sono qui per te; sono qui per farti reagire a tutta questa storia. Fino ad ora sei stato sempre tu ad aiutarmi e a farmi sorridere, invece adesso tocca a me. Dunque non voglio che l’uomo che ci ha tenuti lontani per tanto tempo torni solo per rovinare tutto ciò che si è creato tra noi… non lo permetterò. Non importa quale sia il prezzo da pagare, io ci sarò. Qui. Per te. Per noi. Il suo unico intento è quello di riconquistarmi, ma non ce la farà, non più. Vuole rovinare la sorpresa? Che faccia pure! Non mi importa; perché io ho già avuto la mia sorpresa, la migliore di tutte: tu.»
Le lacrime di Castle non smettevano più di scendere. Era commosso. Ora poteva capire appieno il significato della parola Amore.
Si avvicinò e la baciò.
Fu un bacio lungo, dolce e romantico.
Ora era consapevole che quella minuscola A scritta sulla collana valeva per entrambi.
Ora aveva visto l’ennesimo, e bellissimo, lato di Kate.
Ora sapeva che era lì, per lui.
E per nessun’altro.
«Te l’ho mai detto quanto ti amo?» chiese Castle sorridendo, malgrado le lacrime continuassero a scendere.
«Sì, ma non mi stancherò mai di sentirtelo dire. Ti prego, ripetilo.»
«Ti amo!» e la baciò di nuovo.
A questo punto anche Kate cedette al pianto.
Le loro lacrime si fondevano, come i loro cuori e le loro anime.
Erano un’unica cosa.
E, per quel che valeva, erano felici di essere lì, insieme.
 
«Attenzione prego, attenzione. Siamo lieti di annunciare a tutti gli ospiti che l’hotel non è più in stato di isolamento. Grazie agli aiuti dei soccorsi è stata rimossa la neve che bloccava tutte le entrate. Vi ricordiamo che siamo disposti a rimborsare le spese a causa del disguido. La direzione augura una buona continuazione. Grazie per aver scelto il Crillon.»
Sentendo gli altoparlanti Kate e Rick si alzarono a sedere sul letto, per poter ascoltare meglio.
Ascoltarono il tutto con attenzione, rimanendo abbracciati.
Al termine dell’avviso si guardarono negli occhi; erano spaventati, entrambi.
«Ora non siamo più al sicuro.» Annunciò Kate con il tono grave.
Castle la strinse ancora più a se, cercando di mascherare la paura, per farla sentire meglio.
«Non hai nulla da temere. Io sono qui, con te. Sei al sicuro»
«No, non siamo al sicuro, tu non sai cosa è in grado di fare quell’uomo.»
«Ho visto com’è, in ospedale. Sarà anche palestrato, ma credo che un minimo di buon senso ce l’abbia, dico bene?»
«No Rick, no. Tu non hai la più pallida idea! Ci sono cose che tu non sai…» disse soffocando il pianto nella sua maglietta.
«E penso sia il caso di dirle…»
Kate prese un bel respiro e cominciò a raccontare: «Quando ci siamo lasciati abbiamo litigato. Come succedeva molto spesso ormai, ma quella volta era diverso. Sapevamo entrambi che era finita ormai da un pezzo la nostra storia, anche se non ufficialmente; lui però non voleva accettarlo… voleva avermi a tutti i costi.
Cominciò a scaldarsi sempre di più, soprattutto quando gli dissi che era finita.
A quel punto esplose: mi disse che non poteva essere vero, che noi eravamo destinati a stare insieme, che io l’avevo lasciato solo per te… insisteva sul fatto che era una cotta passeggera, che i sentimenti che provavo per te erano offuscati da un’illusione, e che tale sarebbe rimasta. Io gli dissi che si sbagliava, che volevo rompere con lui per il semplice fatto che non c’era mai, soprattutto quando aveva bisogno di avere qualcuno accanto; a quel punto gli feci notare che, dove avrebbe dovuto esserci lui, la maggior parte delle volte c’eri tu. Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso. Diventò violento, cominciò a tirare pugni alla porta, rovesciò i soprammobili. Andò verso la libreria e strappò gran parte dei tuoi libri. A quel punto tirai fuori la pistola dal cassetto e lo minacciai di andarsene e di non farsi vedere mai più. Allora lui si diresse verso la porta, e prima di uscire si voltò dicendo: "Tu sei mia, non di quel Castle. Farò di tutto a costo di riaverti con me, anche se questo significherebbe distruggere lui." Detto questo uscì e io non ne sentii più parlare fino ad ora.»
Kate si strinse ancora di più a Castle, che la cingeva con le braccia.
Stava piangendo, piangendo a causa di quei terribili ricordi.
«E perché non me ne hai mai parlato?»
«Perché pensavo che sarei riuscita a cavarmela da sola… sono un poliziotto, ho una pistola… non poteva succedermi niente. Quanto a te, ti ho fatto controllare da una pattuglia in borghese… avevo paura potesse succederti qualcosa…»
«Ehi, adesso calmati. Non preoccuparti. Non ci succederà niente. Se vuoi possiamo tornare anche subito a New York.»
«No, ne se ne parla nemmeno. Non permetterò a quel mostro di rovinarci la vacanza. Se ci sarà l’occasione, lo affronteremo. Insieme, come sempre.» Rispose sicura, facendo seguire un bacio.
Si coccolarono per un po’, poi Castle non riuscì a trattenersi, voleva sapere: «Kate…»
«Sì?»
«Lui non ti ha mai picchiata vero?»
Lei alzò gli occhi per incontrare quelli di lui e assunse uno sguardo serio: «Sarebbe già tre metri sotto terra.»
Poi sorrise.
 
 
 
 
 
"E’ inutile tentare di tenere chiusa la porta ai ricordi.
Perché questi hanno le chiavi, ed entrano quando vogliono…"
[Anonimo]
 
 
 
ANGOLO DI ALLISON
Non ve l’aspettavate vero? Josh è tornato!!!
Muahahahaha!! Sono malefica!!!
A parte gli scherzi…. Che ne dite?? Vi è piaciuto o l’avete ritenuto noioso… magari è un po’ sdolcinato… però a me piace questo lato di loro due… mi aiuta a superare le delusioni del telefilm!!
Ora recensite!!!
Ci sentiamo al prossimo!!
Ciao!!
Un bacio, Allison <3
 
Ps: dedico questo capitolo a Cristina (LadyCrazy), perché mi ritiene una persona che non la tradirà mai!!
Ti voglio bene!!! <3
(Ah, al frase non l’ho usata non perché mi sono dimenticata, ma perché ho già in mente a quale capitolo sta benissimo!! :D 

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Capitolo 13
*** Voglio una scusa più credibile della suoneria spenta! ***


Voglio una scusa più credibile della suoneria spenta!

Come ogni coppia che si rispetti, Kate e Rick dormivano abbracciati sotto le coperte.
Come ogni mattina che si rispetti, non poteva non essere interrotta dal suono di un telefono; di nuovo.
E, come ogni donna che si rispetti, non poteva essere che Kate a svegliarsi per prima, dal momento che Castle non si alzava neanche se fosse saltato in aria l’albergo.
«E adesso chi sarà?» sussurrò a se stessa.
Prese il telefono di Castle e vide il display scuro. Non era quello dello scrittore.
«Ma come diavolo…»
Poi si rese conto che a squillare, non era il telefono di Rick, bensì il suo.
Entrò nel salotto e vide una luce sul tavolino.
Le andò in contro e, una volta preso in mano il cellulare, fisso il display: Lanie.
«Pronto!» urlò Kate, felice di risentire la sua amica.
«Non esaltarti tanto signorina! Ti sembra questo il modo di comportarti con la tua migliore amica?! Sei sparita senza dire niente e nessuno e sono giorni che non so più nulla di te! Potresti essere in pericolo, potrebbero averti rapita, potresti anche essere morta! Qui siamo tutti preoccupati per te! Certo che almeno un bigliettino potevi lasciarlo!»
«Ehi, calmati Lanie… perché non hai provato a chiamarmi invece?»
«COSA?! PERCHE’ NON HAI PROVATO A CHIAMARMI?! Ma se sono giorni che cerco di chiamarti, di rintracciarti, e suonava sempre libero!»
Kate, perplessa, spostò il cellulare dall’orecchio e le vide: 27 chiamate perse!
«Ma come… CASTLE!» sussurrò senza farsi sentire da Lanie.
Era stato lui, non c’era dubbio, le aveva tolto la suoneria per non essere disturbati! E l’aveva rimessa ieri sera, prima di uscire a fare la spesa!
Ma allo scrittore avrebbe pensato dopo, ora c’era Lanie da affrontare, e l’idea non le piaceva per niente.
«Sì, mi dispiace… avevo il silenzioso…»
«Avevi il silenzioso?! E’ questa la tua scusa?! Come detective dovrai fare molto meglio per convincermi!»
«Scusa Lanie, io…»
«Tu niente! Ti perdonerò solo se in questo istante sei con Castle, in una lussuosa stanza d’albergo, e avete fatto sesso sfrenato tutta la notte. Se non è così… beh… VOGLIO UNA SCUSA PIU’ CREDIBILE DELLA SUONERIA SPENTA!» continuò Lanie, cercando il vero motivo per cui Kate non si era fatta più sentire; non sapeva però di aver fatto centro, o quasi.
«In tal caso credo di essere perdonata. Sono con Castle,e  in una lussuosa stanza d’albergo. Ma non abbiamo fatto sesso sfrenato tutta la notte; almeno non questa notte.»
 «Ho detto che voglio una scusa credibi… TU COSA?!»
«Non te lo ripeterò.» Disse Kate, ancora incredula di aver confessato tutto alla sua migliore amica.
Era stata una cosa impulsiva. Dettata dalla felicità, forse. Ma era contenta di averglielo detto. Si era tolta un grosso peso.
E poi confessarlo a qualcuno, non  rendeva forse la loro relazione una cosa seria? O quantomeno confermata?
«Come sarebbe a dire "almeno non questa notte". SEI ANDATA A LETTO CON LUI?» chiese  quando si riprese dallo shock.
«Sì.» Ora era ufficialmente diventata rossa.
«FINALMENTE!» esclamò.
«Questa è l’unica cosa che riesci a dire?! Non fai domante, non critichi…. Ma esulti?!»
«E cos’altro dovrei fare?! Tu hai la minima idea che ho appena vinto un patrimonio?! Potrei vivere di rendita per il resto della mia vita! E poi, mia cara, era ora! Sono quattro anni che vi correte dietro!»
«Scommettevi anche tu? La mia migliore amica scommetteva su me e Castle?!»
«Tesoro! Apri gli occhi! Quando la posta ha incominciato ad alzarsi sono entrata anche io! Ho pensato: "Chi meglio di me, la sua migliore amica, che la conosce e può condizionarla, potrebbe vincere tutte le scommesse?" Ed eccomi qua!»
Kate non era affatto arrabbiata, era…. stupita.
«Ma adesso racconta! Dove siete?»
«A Parigi.»
«A PARIGI?! Ti prego, dimmi tutte le notizie shoccanti in una volta sola.»
«Sei sicura, potrebbe venirti un infart…»
«ORA!»
«Ok. Sono a Parigi, con Castle, nell’hotel più lussuoso della città; siamo felicemente fidanzati e ci amiamo. Siamo rimasti in isolamento un paio di giorni. Nel frattempo sono stata in coma più o meno 10 ore, ma poi mi sono risvegliata. Lui sta preparando una misteriosa sorpresa per me, aiutato dalla migliore amica di sua madre; sorpresa che, tra l’altro, Josh sta cercando di rovinare. Da ieri non siamo più in isolamento. Stanotte abbiamo dormito e tu ci hai svegliati, o meglio, mi hai svegliata. Ti basta come riassunto?»
«Oh no… direi di no… io voglio i dettagli!»
 
«E così vi siete fidanzati, eh?»
«Già.»
«E cosa pensi di fare con Josh? E’ un bel problema…»
«Non lo so… vedremo quando si presenterà la minaccia.»
«Stai attenta però, mi raccomando. Ci sentiamo presto, ok?»
«Te ne vai già?»
«Scusa, ma devo andare a ritirare dei soldi che mi spettano… ti mando un bacio tesoro, a presto!»
«A presto.» disse Kate sorridendo.
Appoggiò il telefono e tornò sotto le coperte.
«Chi era?» chiese Castle spaventandola.
«Ehi, pensavo dormissi!»
«Facevo finta… non mi andava di alzarmi.»
«Sempre il solito… comunque era Lanie.»
«Lanie?! E cosa voleva?»
«Volava sapere come stavo, visto che mi avevano già data per rapita o morta.»
«Che esagerati!» commentò cambiando posizione.
«Non lo sarebbero stati se io avessi risposto alle loro telefonate!»
«E perché non lo hai fatto?»
Kate lo guardò storto e non commentò.
«Ok, scusa, mi dispiace… ma volevo che il mondo ci lasciasse in pace… solo io e te…» si avvicinò pericolosamente e lei «mi perdoni?» chiese in un soffio prima di baciarla.
«Può darsi…» rispose lei ancora sulle sue labbra.
Poi il bacio si fece più intenso, e si ritrovarono, senza sapere come, uno sopra l’altra.
Erano indescrivibili le sensazioni che provavano in quei momenti.
Era come se si eclissassero, se passassero in un universo parallelo, un universo solo per loro.
Era come se la passione tenuta a freno per quattro, interminabili anni uscisse allo scoperto in un momento solo.
Era come se si amassero da sempre, e finalmente era arrivato il momento di ritrovarsi, di completarsi a vicenda.
«Non hai idea di quanto mi senta bene con te.»
«Si, una vaga idea penso di averla. I nostri sentimenti sono forti Kate, così forti che riesco a sentire anche i tuoi.»
Lei lo baciò un’altra volta.
«Però non sai quanto mi sento in pace in questo momento, nonostante tutto; dopo quello che ho passato non sai cosa significhi.»
«No, non lo so. Ma posso immaginarlo.» Rispose con un sorriso sincero; il più bel sorriso del mondo.
«Mmm… che altro voleva sapere Lanie?»
«Sei consapevole che hai rovinato un momento… magico?»
«Scusa, ero troppo curioso…»
«Voleva sapere se avevamo fatto sesso.» Rispose lei tranquilla. Sembrava un’altra persona.
«E…»
«Le ho detto la verità. Tutta la verità.» Disse come fosse la cosa più ovvia del mondo.
«Kate, stai bene?»
«Certo! Perché?»
«Non sembri tu… ecco… la Kate che conosco sarebbe diventata rossa a parlare di cosa private, avrebbe avuto un minimo di imbarazzo, per lo meno avrebbe balbettato… invece niente! Però sono contento… vuol dire che non ti vergogni di me, di noi…»
«Dovrei?»
«No, certo che no! Solo che mi sembra strano da parte tua…»
«Ascoltami Rick, tu mi hai cambiata. In meglio. Non ho alcuna vergogna a far sapere al mondo quanto ti amo. Forse può sembrare strano da parte mia… ma è così. Io ti amo, e voglio che tutti ne siano a conoscenza.»
«Vieni qui…» disse lui avvicinandosi e stringendola tra le braccia.
Lei nascose il viso nell’incavo del suo collo e respirò a fondo il suo profumo.
Sì, era veramente cambiata.
Lui l’aveva cambiata.
Ad un tratto sentirono bussare alla porta.
Sbuffarono entrambi e non si mossero per alcuni secondi.
«Dai Rick… vai tu.»
«Non ci penso nemmeno. Nessuno di noi aprirà quella porta. Sono stufo che i camerieri continuino a interromperci.»
«Magari è importante…»
«Solo perché me lo chiedi tu…» disse, rassegnato, mentre si alzava dal letto.
Mentre si infilava la maglietta aggiunse: «Come minimo sarà quello stordito di Pierre che vorrà assicurarsi che abbiamo sentito della fine dell’isolamento.»
«Ahaha!! Dai scemo… trattalo bene…» disse Kate tra le risate; in fondo le dispiaceva per quel cameriere…
Castle si mise davanti alla porta e preparò un sorriso da cartellone pubblicitario.
Prese la maniglia e la aprì.
Il sorriso gli si spense in un istante.
A venti centimetri da lui c’era l’ultima persona che avrebbe voluto vedere.
Serrò i pugni e, a denti stretti disse: «E tu che ci fai qui?»
Come risposta questo alzò la pistola e, con il calcio, lo colpì in faccia.
Cadde a terra.
Svenne.
L’ultima cosa che riuscì a sentire era l’urlo disperato di Kate che chiamava il suo nome.
Poi il buio.
 
 
 
"Nel momento in cui proviamo della rabbia, abbiamo già smesso di lottare
per la verità e abbiamo iniziato a lottare soltanto per noi stessi."
[Shi Jin Mei]
 
 
 
ANGOLO DI ALLISON
Ciao a tutte!!
Che ne dite del capitolo?
Lo so… è un po’ corto e non dice un gran che, ma mi serviva un capitolo "di mezzo" diciamo, per sistemare alcune cose… infatti la parte finale è un momento cruciale…
Chi sarà questo tizio? Ma io credo che lo sappiate già… vero??
Ora lascio a voi la parola…
Ci sentiamo presto! (almeno spero!)
Ciao a tutte!!
Un bacio, Allison <3
 
Ps: Per il capitolo precedente… sono consapevole del fatto che ho cambiato  - e di molto -  il carattere di Josh.
L’ho fatto perché mi serviva per la storia… e un po’ perché mi stava sul… antipatico, diciamo! ;)
A presto!! :) 

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Capitolo 14
*** Eppure la amo comunque. ***


Eppure la amo comunque.

«RICK!» urlò Kate quando lo vide cadere a terra.
Non credeva ai suoi occhi: quello non era il Josh che conosceva.
«Eccoti puttanella!» disse Josh con un ghigno terribile.
«Vattene! Ora!»
«E tu a chi credi di dare ordini?! Ma guardati! Sei solo una sgualdrina! Hai appena chiuso una relazione a già ti trovo a letto con un altro? Sei solo una puttana!» urlò scaraventandosi su Kate, bloccandole i polsi.
Lei si dimenava, urlava, scalciava.
Ma nessuno nell’intero Hotel sembrava sentirla. E, a causa della convalescenza, era troppo debole per lottare.
Josh la legò al letto con una corda e, presa una sedia, si posizionò di fronte a lei, sedendosi a cavalcioni.
«Allora, Kate, che mi racconti?» chiese con una risata terrificante.
«Lasciami andare, stronzo!»
«Vedremo, vedremo. Ma prima dovremmo mettere delle condizioni… non credi?»
«Cosa hai fatto a Rick?!» urlò lei ignorando la domanda.
«Oh, adesso lo chiami Rick? Ahah sei patetica!»
Lei, di tutta risposta gli sputò in faccia.
«Ohoh! Aggressiva la ragazza! Ascoltami bene» disse avvicinandosi al suo viso «se vuoi che nessuno qui si faccia male, dovrai portare rispetto. E fare quello che dirò io. Chiaro?»
Lei non rispose. Si limitò ad uno sguardo gelido.
«CHIARO?!» ripeté alzando la voce.
«Vai a farti fottere!» fu la risposta.
«No Kate. Questa non è la risposta esatta. Avresti dovuto dirmi: "Certo che farò quello che dici tu. Andremo via insieme, solo tu ed io". Ecco cosa avresti dovuto dire.»
«Io non andrò da nessuna parte senza Rick!»
«Ancora lui?! Ma non capisci che per me potrebbe anche morire in questo istante? Lui non è niente!» disse in tono terribilmente calmo; il classico tono da killer psicopatico.
«STRONZO!»
«Come vuoi. Ti do dieci minuti per scegliere: o verrai via con me, e a quel punto potrei decidere di risparmiare la sua vita» disse facendo un cenno verso Rick, ancora steso a terra «oppure, se ti ribellerai, morirete entrambi.»
«Vaffanculo»  fu l’unica parola che uscì dalla bocca di Kate.
«Hai nove minuti e 59 secondi»
Kate lo fissò con tutto l’odio che poteva provare per una persona.
Era letteralmente diventato un altro; era violento, minacciava di ucciderli. Tutto per una gelosia infondata… ma no, questa non era gelosia, questa era psicosi!
Doveva fare qualcosa, subito.
Spostò lo sguardo su Castle, disteso a terra.
Pregò con tutta se stessa che si alzasse e che facesse qualcosa per salvarli.
Sussurrava il suo nome.
Come per magia le sue preghiere si avverarono, ma non esattamente come aveva previsto.
Rick si sentiva in una bolla, era stordito… vedeva sfocato.
Aprì piano gli occhi e dovette sbatterli più volte per mettere a fuoco l’immagine: Kate legata al letto.
Ma non riusciva a vederla bene, perché tra loro due c’era la sedia di Josh che faceva da ostacolo.
Fece la prima cosa che gli venne in mente, e , forse, la più sbagliata: «Kate!» urlò il suo nome.
Josh si girò di scatto e puntò d’istinto la pistola verso Castle.
«Stai fermo, o ti sparo in fronte. E, fidati, in questo momento non c’è cosa che desideri di più.»
«Lasciala andare» sibilò tra i denti.
«Ahaha! Un altro che pensa di dare ordini! Certo che siete proprio simili voi due… ma non farti illusioni, lei è solo mia!»
«No, non più»
«Stai zitto stronzo!» urlò dandoli un calcio nello stomaco.
Castle non emesse alcun suono, non voleva spaventare Kate.
Il suo tentativo però non funzionò, perché lei vide tutta la scena.
Doveva assolutamente fare qualcosa prima che Rick si facesse male, di nuovo.
Provò a tirare le corde, ma erano troppo resistenti.
Allora diede uno strattone deciso; la spalla le fece una male incredibile, ma in compenso sentì allentarsi il nodo.
Ora non poteva permettere che Josh si girasse.
Cercò Castle con lo sguardo.
Quando anche lui la guardò mosse le labbra quasi impercettibilmente, sussurrando: «Distrailo»
Castle capì al volo le intenzioni della detective e eseguì gli ordini.
«Perché sei qui?» chiese a Josh con tono provocatorio.
«E me lo chiedi? Sono venuto a riprendermi ciò che è mio! E che tu mi hai rubato!»
«Io non ho rubato proprio niente! E’ stata lei a lasciare te! E sai una cosa? Se se ne è andata è stata solo colpa tua! Sei tu che non sei stato in grado di fare la tua parte da "fidanzato", se così ti si poteva chiamare.»
«Non dire stronzate! Piuttosto siete stati tu e il tuo finto fascino a portarla via da me, a distoglierla da ciò che realmente provava.»
«Ciò che realmente provava? Hai la minima idea di come si sentisse sola? Sai quanto volte  è stata male e tu non c’eri? Sai quante volte, dopo un caso, avesse un disperato bisogno di un abbraccio ma era sola, SOLA CAPISCI?! E l’unica cosa che poteva abbracciare era un cuscino! Hai la più pallida idea di come si sentisse quando pensava a sua madre o quando tentava di risolvere quel caso, lo sai? No, perché eri in giro per il mondo! Quelle volte c’ero io! Ci sono sempre stato! Ed ero lì a coprire il tuo posto!»
Kate, nel frattempo, era quasi riuscita a sciogliere il nodo. Mancava poco ormai…
«Sai meglio di me che non ero in giro per il mondo andando a puttane! Quello eri tu! Io ero a salvare vite! A dare una speranza, benché minima, a quei poveri bambini che non avevano più niente! Io ero via per loro!»
«So dov’eri, ma non ti è mai saltato in mente che magari anche Kate avesse bisogno di te ogni tanto?! Non ci hai mai pensato?!» Castle era veramente arrabbiato. Quel discorso non era solo un diversivo… stava tirando fuori tutto ciò che pensava, che provava. «Non ti è mai scattato un meccanismo in quella testa da dottorino che ti dicesse che magari avresti potuto lavorare in ospedale come tutti, e la sera tornare da lei? No! Perché tu non la ami, tu non l’hai mai amata! Non sai cosa significa…» disse quest’ultima frase in un sussurro.
Il nodo era quasi sciolto, la spalla le bruciava da morire… ma continuava a forzare la corda perché cedesse. Mancava davvero poco… doveva farlo per lui!
«Cosa stai dicendo?! Io la amo! Più di ogni altra cosa! Solo che tu non vuoi accettarlo! Perché sei geloso che abbia scelto me!»
«No, tu non la ami. Se fosse così adesso non sarebbe legata al letto. Anzi, non saremmo neanche qui, perché lei non sarebbe scappata da te!»
«Non è stata lei a scappare! Sei stato tu che me l’hai portata via! TU! Solo per la tua stupida gelosia! E adesso lei crede di aver trovato in te l’amore della sua vita… ma si sbaglia. Sarò io a portarla all’altare, non tu!»
«Cosa faresti? Ma sai che prima di sposare una donna bisogna saperla amare?! LO SAI QUESTO?! E tu non hai la minima idea di cosa vuol dire amarla. IO LA AMO! Io amo la vera Kate… perché conosco tutto di lei… ogni facciata del suo carattere io l’ho sperimentata… in prima persona. Ho visto il meglio e il peggio di lei; l’ho vista allontanarsi, prendersi del tempo per riflettere; l’ho vista poi ritornare e, a suo modo, chiedere perdono. L’ho vista morire, tra le mie braccia. L’ho vista ridere, l’ho vista felice; come non lo era mai stata. L’ho vista anche piangere, e le ho fatto capire che ci sarei stato, sempre e comunque. Le ho offerto un abbraccio quando si sentiva sola, e anche me stesso quando aveva bisogno di litigare e sfogarsi. L’ho vista tra le braccia di altri uomini, sarei potuto andarmene, ma sono rimasto, per lei. Ho visto il suo modo di affrontare il dolore, di cercare a tutti i costi di essere forte; ho cercato di cambiare questo suo lato, ma alla fine mi sono arreso e l’ho accettata così com’è. Ho visto quel muro che aveva dentro crollare a poco a poco, fino a sgretolarsi, permettendomi di entrare nel suo cuore. L’ho vista lottare con tutta se stessa per trovare l’assassino di sua madre, ma l’ho vista anche uccidere l’unica persona che aveva la risposta solo per salvare me. Ho visto ogni sua minima espressione del volto, e ho imparato a leggerle dentro, semplicemente guardandola negli occhi. L’ho vista aprirsi e raccontarmi il suo passato, la sua storia, nonostante ci fossimo appena conosciuti lei si era fidata.
L’ho vista cambiare, in quattro anni lei è cambiata; ci sono stati alti e bassi, momenti in cui ha ceduto e altri in cui, determinata, è arrivata fino in fondo.
L’ho vista rischiare la sua vita parecchie volte. Ma tutte quelle volte io ero lì con lei.
L’ho conosciuta poco alla volta, ma adesso la conosco meglio di se stessa.
Ho visto i suoi lati peggiori, ogni faccia del suo carattere; eppure sono ancora qua. Eppure la amo comunque.»
«Sei solo un pagliaccio…» sibilò Josh, realizzando però, che tutto ciò che aveva detto, era maledettamente vero.
Kate era riuscita a disfare il nodo, ma si era immobilizzata ad ascoltare le parole di Rick.
Riusciva a commuoverla anche in momenti come quello.
Castle la vide ferma e le fece un cenno con la testa.
Lei si riscosse, gli sorrise e gli sussurrò, come prima, un «Ti amo».
Poi, una volta liberata una mano, slegò anche l’altra e si alzò dal letto.
Fece, il più lentamente possibile, piccoli passi verso la sua valigia, che si trovava nell’altra stanza.
Attraversò la camera da letto e arrivò nell’anticamera, fuori dalla visuale di Josh. Se per caso si fosse voltato il loro piano sarebbe fallito.
Si avvicinò al suo trolley rosso e aprì il sottofondo. Calò la mano e la trovo: la sua pistola.
La prese e si diresse verso il salotto.
Il freddo del metallo le fece venire i brividi. Ma forse la causa non era solo quello.
Arrivò alle spalle di Josh e vide Rick ancora steso a terra.
Era una scena straziante.
Si avvicinò sempre di più a passo lento e, quando era abbastanza vicina, disse calma: «Getta la pistola»
Lui non fece nessun movimento, non girò neanche la testa.
Allora Kate appoggiò la sua pistola sulla nuca di Josh, ripetendo: «Gettala subito.»
Lui non ebbe scelta, obbedì agli ordini e lasciò cadere la pistola, "casualmente" sullo stomaco di Castle, ancora dolorante per il calcio ricevuto prima.
A quel punto Rick urlò dal dolore… non era riuscito a trattenersi questa volta.
«Stronzo!» urlò Kate caricando l’arma.
Josh indietreggiò, senza però togliersi quel ghigno dalla faccia.
«No Kate! Non farlo… non ne vale la pena…» disse Rick capendo al volo le intenzioni della detective.
«Sarebbe la fine di tutti i nostri problemi…» sussurrò lei avvicinandosi ulteriormente a Josh.
«Lo sarebbe anche se andasse in carcere… non rovinarti la vita per lui…»
«Ma non capisci Rick… basterebbe una leggera pressione del dito e… puff! Scomparso.»
«Kate…» sussurrò lui.
Lei si avvicinò ancora di più.
«Sei solo un verme» gli disse in un orecchio.
Poi sparò.
Il colpo risuonò in tutto l’edificio.
Josh cadde contorcendosi per il dolore.
Kate lasciò cadere la pistola a terra e rimase immobile, osservandolo.
Rick trasse un respiro di sollievo.
 
 
 
"C'è una forma di pazzia che consiste nella perdita di tutto, fuorché della ragione."
[Frassineti]
 
 
 
 
ANGOLO DI ALLISON
Ciao!!
Allora… che ne dite di questo capitolo??
Alla fine gli ha sparato visto…? Ma cosa succederà poi? E il "sospiro di sollievo" di Rick cosa vorrà dire?
Beh… lo scoprirete nel prossimo!! :)
Ora lascio a voi la parola… vorrei solo aggiungere che nel telefilm Josh non era così violento… sono stata io a modificare il suo carattere… Colpa mia!!
Ok, adesso vi lascio sul serio!!
Ciao!!
Un bacio, Allison <3

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Capitolo 15
*** Due attori che fanno sul serio. ***


Due attori che fanno sul serio.

Rick si alzò a fatica, mentre Kate si gettò tra le sue braccia.
«E tutto finito, è tutto finito» le sussurrava, mentre la stingeva a se.
«Oddio Rick! Ho avuto tanta paura… ti amo!»
«Ti amo anche io Kate, non sai quanto. Ma non preoccuparti, ci sono io adesso.»
Josh era ancora a terra, che gridava per il dolore.
«State bene?» urlò un’agente francese entrando, con la pistola alzata, nella siute.
«Sì, stiamo bene, è tutto sotto controllo. Io sono il detective Kate Beckett, della polizia di…»
«Lo so chi è lei. Sono stata avvisata»
«Mi scusi?»
«Una signora, una certa Ellen, ci ha chiamati alla centrale qualche ora fa, chiedendoci di tenere sotto controllo voi due; poi mi ha raccontato tutta la storia. Ho visto il ragazzo entrare, ma non sapevo avesse una pistola. E quando ho sentito lo sparo siamo corsi qui.»
«Capisco» disse Kate, che era ancora abbracciata a Castle.
«Piacere, agente Dubois.» Disse la donna stendendo la mano.
«Piacere, Rick Castle» rispose lo scrittore stringendola.
«Piacere, mi chiami Kate» disse al suo turno.
«Magalie» rispose l’agente con un sorriso.
«Agente Dubois, l’ambulanza è arrivata.» Disse un uomo facendo irruzione nella stanza.
«Grazie Philippe, falli entrare.»
A quel punto entrarono nella stanza due paramedici che lo caricarono su una barella.
«Dove le fa male?» gli chiesero.
«La spalla…» sospirò Josh.
«Non si preoccupi, è solo una lesione… guarirà presto.»
«Lo so, sono un medico!» sbraitò contro il ragazzo.
Questo non disse più nulla e, fatto un cenno al collega, lo portarono via.
«Mi porterete in centrale?» chiese Kate.
«No, non ce n’è bisogno… a quanto vedo è stata legittima difesa.» Dichiarò; poi assunse un espressione amichevole e aggiunse: «E stando a quanto mi ha raccontato Ellen ha fatto bene.» Disse facendole l’occhiolino.
«La ringrazio Magalie.» Rispose Kate con un sorriso sincero.
«Si figuri… siamo colleghe, giusto? Dovrò farle comunque qualche domanda per ricostruire i fatti.»
«Certo, nessun problema… che ne dice di spostarsi nel salotto? Io la raggiungo subito.»
«D’accordo. Vado.» Concluse dirigendosi verso i divanetti.
«Kate… vuoi che venga con te?»
«No grazie. Preferisco da sola.»
«Sei sicura?» chiese mettendole le mani sul volto.
«Sì. Stai tranquillo, me la caverò. Intanto tu vedi se riesci a sistemare questo casino, ok?» disse facendo un cenno verso la camera da letto. Dove c’era ancora disordine.
«Come vuoi. Ma per qualsiasi cosa chiama, ok?»
«Ok. Ti amo» rispose baciandolo.
«Anch’io, anch’io…» Disse sulle sue labbra, per poi stamparle ancora un altro bacio.
«Ora vado a parlare con l’agente.»
E si staccò da lui per dirigersi verso il salotto.
Castle rimase per un tempo indefinito a fissare quelle due donne che discutevano sull’accaduto.
L’agente Magalie Dubois era una donna attraente, sulla trentina.
Era alta e magra. Aveva un viso molto dolce, ricoperto da lentiggini.
I suoi capelli erano raccolti in un perfetto chignon, decorato da una frangetta che arrivava fino alle sopracciglia. Ma la cosa che lo aveva colpito di più era il colore di quei capelli… di un arancio bellissimo, non troppo acceso, ma che risaltava perfettamente i suoi lineamenti. Un arancio simile a quello di Alexis…
«ALEXIS!» disse tutt’a un tratto, come risvegliandosi da un trance. «Ecco chi dovevo chiamare!» continuò picchiettandosi la testa.
Si spostò nella camera da letto e prese il sue telefono dal comò.
Compose il numero si sua figlia e aspettò.
Non rispondeva nessuno.
Le lasciò un messaggio in segreteria e ripose il telefono.
L’avrebbe richiamata.
Si guardò intorno. C’era davvero confusione e molto disordine.
Si abbassò per raccogliere il lenzuolo, ma una fitta allo stomaco gli impedì il movimento.
Gli avvenimenti si erano susseguiti troppo in fretta, e si era dimenticato del dolore.
Si sedette sul letto e prese lunghi respiri, mentre il male pian piano si allentava.
Ad un tratto entrò nella stanza un ragazzo, avrà avuto vent’anni, con il camice bianco.
«E’ lei il signor Richard Castle?» chiese titubante.
«Sì, perché?»
«Ed è quello che ha subito un aggressione?»
«Direi di sì!» rispose con un sorriso amaro, annuendo.
«Allora ho l’ordine di portarla in infermeria, deve farsi curare.»
«Finalmente qualcosa che funziona in questo hotel!» esultò alzandosi e facendosi aiutare dal ragazzo a camminare. Lo stomaco gli faceva un male tremendo. «Ma tu non sei troppo giovane per essere medico?» chiese curioso nonostante in dolore.
«Sto ancora studiando. Per adesso sto facendo uno stage come aiutante….» Gli rispose mentre attraversavano il corridoio diretti verso l’ascensore.
«Ho capito… chiamami Rick»
«Piacere, io sono Bastien.» Rispose il ragazzo premendo il pulsante che li avrebbe portati in infermeria.
 
«Eccolo qua il nostro malato.» Disse scherzando Kate, mentre entrava in infermeria.
Castle era sdraiato sul lettino e, appena la vide, il suo sguardo si illuminò.
«Non facciamo tanto gli spiritosi, che non sono io quello caduto in coma per un’insignificante allergia.» le rispose ridendo.
Kate gli si avvicinò e gli posò un leggiero bacio sulle labbra.
«Come stai?»
«Meglio… avevo male al petto, ma mi hanno dato varie medicine – e non chiedermi il nome perché non ne ho la più pallida idea – ed ora sto meglio. Forse anche grazie alla non piccola dose di antidolorifici. Per la botta in faccia mi hanno dato del ghiaccio. In generale sto bene, ho solo lievi lesioni… non mi ricoverano neanche.
Vedi, non sono in fin di vita… mi dispiace per te, ma dovrai ancora sopportarmi per molto tempo.» Concluse scherzando.
«Vorrà dire che farò questo immane sforzo… basta che tu farai il bravo… non scordarti che ho una pistola…» sussurrò in un orecchio.
«A proposito di pistole… non mi avevi forse detto, all’inizio della vacanza, che l’avevi dimenticata a New York?» chiese con una faccia soddisfatta di aver messo Kate in difficoltà.
Lei invece, sicura di se, senza esitazione rispose: «Volevo che abbassassi la guardia…»
A quel punto fu Castle a rimanere senza parole.
«Allora Signor Castle… a quanto vedo sta già meglio… che ne dice di tornare in stanza? Se la sente?» sopraggiunse il medico dall’altra stanza.
«Non saprei…»
«La devo avvisare che sta per arrivare un’anziana signora con gravi problemi di intestino… veda lei.»
«Kate, mi aiuti ad alzarmi?» chiese immediatamente, dopo aver cambiato espressione del viso… ci mancava solo il problema di intestino…
Il dottore intento rideva sotto i baffi, e fece l’occhiolino a Kate, che lo ringraziò con gli occhi.
Aveva bisogno di Rick vicino, anche se non era nelle migliori condizioni aveva bisogno di lui… e questo il medico l’aveva capito all’istante.
«La ringrazio dottore.» Disse Castle stendendo la mano.
«Non c’è di che. E per qualsiasi cosa chiami, d’accordo?»
«Sarà fatto!» sopraggiunse Kate, salutando il medico e trascinando Rick fuori dall’infermeria.
«Allora… che si fa?»
«Non lo sa Kate… saranno le due e mezza… non hai fame?»
«Un po’ si… ma siamo ancora in vestaglia… non sarà meglio cambiarci?»
«Credo che tu abbia ragione.» Annuì Rick guardandosi l’abbigliamento… effettivamente non si erano ancora cambiati.
«Hai risolto tutto con l’agente Dubois? Avete parlato per due ore!»
«Sì, ha detto che non succederà niente… farà il verbale dichiarando la legittima difesa, e Josh verrà sbattuto in carcere per violenza e tentato omicidio.»
«Tentato omicidio?»
«Rick… in fondo ha minacciato di ucciderci entrambi no?»
«Hai ragione… e tu? Come stai?» chiese facendosi serio.
«Meglio… anzi, direi quasi bene!» rispose abbassando lo sguardo.
Entrarono in ascensore e si diressero verso il loro piano.
«Rick… posso farti una domanda?»
«Certo… tutto quello che vuoi…»
«Quello che hai detto a Josh… era solo per distrarlo o lo pensi davvero?»
«Hai bisogno di chiederlo? Certo che lo penso davvero. Io ti amo. E dal momento che conosco anche i tuoi difetti ti amo ancora di più.»
Kate lo abbracciò forte, e gli sussurrò un «ti amo» nell’orecchio.
Le porte si aprirono, e si trovarono davanti i due vecchietti di qualche giorno prima.
«Tesoro! Guarda! Sono gli stessi attori! Solo che adesso sono in pigiama!» esclamò la signora, picchiettando il petto del marito.
Kate diventò rossa in viso e, preso Castle per mano, sgusciò fuori e corse verso la camera.
«Vedi Kate… ci definiscono anche attori!» scherzò Castle.
«Beh… due attori che fanno sul serio allora…» rispose lei baciandolo, chiudendosi la porta alle spalle.
«Andiamo a pranzo?»
«D’accordo… ma prima ho bisogno di un bagno… vieni con me?» chiese maliziosa, mentre si slacciava il laccetto dei pantaloni del pigiama.
«Kate… aspetta…» si fece improvvisamente serio.
«C’è qualcosa che non va?»
«No, no, non preoccuparti… ma io devo chiedertelo… vuoi tornare a New York?»
«Rick…» cominciò avvicinandosi a lui e prendendogli le mani. «Te l’ho già detto… io voglio finirla questa vacanza… io voglio vivere con te questa avventura… e non ce ne andremo per colpa di un problema… problema che, tra l’altro, ora si trova in carcere… ok?»
«Ma dopo quello che è successo… io lo dico per te… sei sicura?»
«Sicurissima.» Lo rassicurò con un bacio.
Poi  si avvicinò al suo orecchio e aggiunse: «…E poi voglio la mia sorpresa…»
Detto questo si voltò e si diresse verso il bagno, seguita da Rick.
«Sai… non mi capitano spesso donne così determinate… tu sei la prima…» scherzò Castle prendendola per mano.
«E anche l’ultima!» dichiarò lei aprendo l’acqua della vasca.
 
 
 
 
"Buonanotte a chi pensa che domani è un'altra storia, e chissà come andrà finire…
Intanto per stanotte se ne va punto a capo tenendosi vicino una penna già pronta per ricominciare...
Lo sai,c'è un'alba da disegnare , un nuovo giorno da raccontare e un foglio bianco da riempire...
Tu puoi chiamarla vita solo se sai come si scrive..."
[4tu]
 
                                                         
 
 
ANGOLO DI ALLISON
Ciao!! Visto? Pubblico dopo un giorno!!
Ahah, no dai… l’ha fatto perché questo è un capitolo di passaggio, e perché probabilmente per tre o quattro giorni non riuscirò a scrivere (causa scuola -.-")
Comunque eccoci qua! Che ne dite?
Per chi – come me fino a poco fa – non capisce niente di fancese…. L’agente Magalie Dubois si legge Magalì Debuà!
Ecco, ho detto tutto.. lascio la parola a voi!
Ci sentiamo al prossimo!!
Ciao!!
Un bacio, Allison <3

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Capitolo 16
*** Tu sei straordinaria. ***


Tu sei straordinaria.

«Signor Castle! Quanto tempo!» esclamò il cameriere vedendolo entrare nel ristorante.
«Buongiorno a lei!»
«Buongiorno!» lo salutò allegra Kate, che era entrata tenendo per mano Rick.
«Signorina.» Rispose con un inchino accennato.
«Prego, accomodatevi pure a quel tavolo. Arrivo subito per le ordinazioni.»
Castle e Kate si sedettero uno di fronte all’altra, senza mai lasciarsi le mani.
«Sai Rick, credo che per oggi sia meglio se tu ti limitassi nel mangiare… sai, teoricamente sei ancora in convalescenza…» disse il più delicata possibile.
«Hai ragione… teoricamente!»
«Sei sempre il solito! Ti prego, fallo per me…» lo supplicò.
«Oh oh! Attenzione prego! La più spietata e terribile detective di New York si preoccupa per me!» esclamò ridendo.
«Smettila! E io non mi preoccupo affatto per te…» sussurrò, mentre le sue guancie diventavano magicamente color rosso.
«Avevo ragione! Stai arrossendo! Ma non devi vergognarti. Se ti preoccupi per la mia salute vuol dire che, almeno un pochino, tieni a me. E di questo sono felice.»
«Forse hai ragione… ma più che per te mi preoccupo per me!»
«Capisco… non riusciresti a restare lontana da me per più di un minuto, è logico che mi vuoi sano e forte... è un profitto personale!»
«Perché stiamo parlando di tutto ciò?!»
«Guarda che sei stata tu a cominciare… quando mi hai chiesto di mangiare poco!»
In quel momento arrivò il cameriere.
«Allora, avete scelto?»
«Io non ho molta fame, credo che prenderò un Margarita.»
«Un cocktail a pranzo?!» esclamò Castle.
«Sì… non mi va di mangiare.»
«Ok! Allora ti farò compagnia. Per me in Cosmopolitan, per favore.» Disse alzando le spalle.
«A posto così?»
«Sì grazie!» risposero insieme.
Il cameriere sorrise e sparì dalla loro visuale.
 
«E adesso?»
«Adesso credo che riproverò a chiamare mia figlia. Non mi sono ancora fatto sentire da quando siamo partiti!»
«Ok. Io intanto vado in stanza. Quando hai finito mi raggiungi?»
«Non vedo l’ora!» sussurrò prima di baciarla.
Si allontanò da lei sfilando il telefono dalla tasca e premendo il pulsante delle chiamate rapide.
Alexis rispose al primo squillo: «Papà!»
«Tesoro! Come stai?»
«Tu come stai, piuttosto!» disse con un tono autoritario, ma per nulla arrabbiato, era felice di sentirlo.
«Io benissimo, mi sto divertendo molto!»
«Sono contenta… e il "fattore Kate", come sta andando?»
«Alla grande! È già caduta nelle mie braccia! D’altronde, cos’altro poteva fare? Sono l’uomo più affascinante che ci sia!»
«Ehi, frena! Il tuo ego stra trapassando i buchi del telefono!» ridacchiò lei.
«E la nonna? Se la cava?»
«Lei va abbastanza bene… insomma, casa, teatro, casa, teatro, bar, teatro… la solita routine!»
«Perfetto. È tutto sotto controllo allora! Sono contento!»
«E per quanto riguarda la sorpresa?»
«Ci vorrà ancora un po’ di tempo… ci sono stati degli "spiacevoli imprevisti"… quando torno ti spiegherò tutto!»
«Devo preoccuparmi?»
«Assolutamente no! Anche qua è tutto sotto controllo!»
«Farò finta di crederci! Comunque, mi passi Kate? Vorrei fargli le mie condoglianze e farle sapere che le sono vicina.»
«Perché?» chiese Castle allarmato.
«Perché vivere con te non è affatto facile!» esclamò ridendo.
«Che simpatica la mia figlioletta! Chissà da chi ha preso…»
«Smettila! Me la passi o no?»
«No, è in camera adesso…»
«Ok, non importa, salutamela tu, va bene?»
«D’accordo, ci penserò io! Ora vado. Ti voglio tanto bene! E salutami la nonna!»
«Ok. Ciao! Ti voglio bene anche io.»
Rick rimise il telefono in tasca a sospirò, orgoglioso di avere una figlia come Alexis.
 
«Allora? Cosa ti ha detto?»
«Niente… è tutto a posto. Mi ha detto di dirti che lei ti è sempre vicino.»
«Perché?»
«Perché sei fidanzata con me»
Lei scoppiò a ridere; quanto adorava quella ragazzina.
«Ahah! Ringraziala, e dille che ne avrò presto bisogno della sua vicinanza! Non ti sopporto già più!» continuò ridendo.
Castle fece l’offeso, o almeno ci tentò.
Vedendo quella faccina tanto dolce la detective non resistette, e gli saltò al collo, prendendo possesso della sua bocca.
«Mmm… non erano queste le reazioni previste per quella faccia, ma adesso che lo so la farò più spesso…»
«L’importante è che tu la faccia solo con me…» sussurrò Kate sulle sue labbra, in tono decisamente provocante.
«Cos’è? Sei gelosa?»
«Assolutamente no!» rispose decisa, staccandosi per riuscire a guardarlo negli occhi.
«Dovresti, sono un uomo affascinante io…»
«Invece io mi fido di te. E questo mi basta.» Rispose seria, ignorando il tono scherzoso di Castle.
«Wow… tu sei straordinaria!»              
E la baciò di nuovo. Con più passione, tanto che, senza neanche rendersene conto si trovarono sdraiati sul letto.
Kate cominciò a sbottonargli la camicia, molto lentamente, facendogli capire che avevano tutto il tempo del mondo. Solo per loro.
Rick la lasciò fare, lasciandole una scia di baci sul collo, per poi riappropriarsi della bocca.
Come succedeva orami da tempo, però, il telefono di Castle cominciò a suonare.
Tutti e due cercarono di ignorarlo, andando avanti a fare ciò in cui erano impegnanti.
Questo però non voleva cedere, continuava a squillare incessantemente, tanto che la situazione divenne alquanto insopportabile.
«Forse dovresti rispondere…»
«Adesso no… adesso siamo solo io e te…»
«Ok…»
Ma il telefono non smetteva, e Kate si staccò da lui, si alzò dal letto e prese la sua giacca.
Glielo lanciò sul letto; Rick lo guardò e rispose: «Sai che hai interrotto un momento particolarmente interessante?»
«E tu sai che sei davvero insopportabile?!»
«Non sono io quello insopportabile, sei tu quella vecchia e bisbetica! Che vuoi?»
«Com’è andata con il motociclista?»
«Tutto a meraviglia. Adesso è in carcere, e ci resterà per molto tempo.»
«E Kate, come sta?»
«Lei tutto bene. Io invece sono mezzo rotto, ma mi sento meglio…»
Ellen sospirò: «Sicuramente avrai fatto l’eroe…»
«Non esattamente, ma se ce ne fosse bisogno, per Kate le farei subito…»
«Ah… com’è bello vederti innamorato…»
«Invece non è altrettanto belle venire disturbato per chiedermi se sto bene…»
«Imbecille!» sbraitò ridacchiando.
«Ah sarei io l’imbecille?! Sei tu che mi tratti sempre come se fossi un buono a nulla…»
«E’ la diretta conseguenza dell’essere imbecilli!»
«Ok, adesso riaggancio…»
«Aspetta….aspetta….» lo interruppe lei con un tono calmo, consapevole del fatto che non avrebbe riattaccato per la curiosità.
«C’è altro? Avrei da fare…» sbuffò.
«Hai soffiato… sei di mal’umore?»
«No, fino a cinque minuti fa…»
Lei ignorò il suo commento e disse: «Vorrà dire che ci penserò io a farti sorridere!»
«Sentiamo!»
«E se ti dicessi che è tutto pronto per la sorpresa? E se ti dicessi che la facciamo stasera?»
«Sarei l’uomo più felice del mondo e correrei subito da te per abbracciarti!» esclamò alzandosi in piedi sul letto e cominciando a saltellare.
«Bene! Allora è deciso… a stasera!» e chiuse il telefono.
Castle lanciò l’Iphone a Kate a continuò a saltellare gridando: «Sì!»
«Vogliamo condividere la causa di tutta questa gioia?»
«Preparati Kate! Tra poco partiamo!»
«E dove si va?»
«All’inaugurazione del nuovo Hotel… è per questo che siamo qui, no?»
«E sei così felice solo per questo?» chiese non del tutto convinta.
«Perché non dovrei esserlo? Forza Kate! Preparati!» ripetè spingendola in bagno e chiudendole la porta.
Poi tornò in camera e aprì la cabina armadio.
Quella sarebbe stata la loro serata, il momento tanto atteso da entrambi, il momento della sorpresa; solo che lei non lo sapeva ancora…
 
 
 
"Pronunciare il suo nome era diventato incredibilmente facile.
Non sapevo bene cosa fosse cambiato.
Forse dipendeva dal fatto che non avevo intenzione di sopravvivere a lungo senza di lui."
[Stephanie Meyer]
 
 
 
ANGOLO DI ALLISON
Ciao ragazze!!
Chiedo scusa per il ritardo, ma sono stata moooolto impegnata con la scuola… credo anche di avervi avvisato nel capitolo precendente… boh… non importa…
Allora? che ne dite?
Ci siamo quasi!! Tra poco sarà il momento della sorpresa!!
Ora vi lascio la parola!!
Ps: scusatemi per tutte le recensioni a cui non ho risposto… giuro che le ho lette tutte… appena ho un briciolo di tempo risponderò! I’ll promise!
Ora scappo!
Ciao!
Un bacio, Allison <3

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Capitolo 17
*** Una lacrima le rigò il volto. ***


Una lacrima le rigò il volto.

«Kate! Muoviti!» urlò per l’ennesima volta, bussando alla porta.
«Calmati! Sono quasi pronta!» gli rispose sbuffando.
Dopo altri cinque minuti finalmente la porta del bagno si aprì, e Castle vide uscire la creatura più bella che avesse mai visto.
Rimase a bocca aperta ad osservarla.
Indossava un abitino color rosa antico che scendeva fin quasi alle ginocchia. Senza spalline, e con una cintura alta e bianca sotto il seno.
I capelli le scendevano morbidi sulle spalle, per risaltare al meglio il suo viso.
Truccata con il solito eye-liner, ma, come sfondo, un ombretto rosa che richiamava il vestito.
Decolté laccate bianche, semplici, ma con l’immancabile tacco 12.
Era a dir poco bellissima.
«Hai perso le parole?» chiese ridendo sotto i baffi.
«Sì… cioè… no… cioè… sei bellissima vestita così!»
Lei si avvicinò al viso dello scrittore e, ad un soffio dalle sue labbra disse: «Perché non hai ancora visto cosa ho sotto…» poi si allontanò, prese il cappotto – bianco doppiopetto – e uscì dalla camera.
«Un giorno o l’altro questa donna mi farà morire…»
 
«Buona serata!»
«Grazie. Anche a lei» risposero all’unisono Kate e Rick, mentre uscivano dall’Hotel tenendosi per mano.
Superarono la porta, scesero gli infiniti gradini che li dividevano dalla strada a si trovarono davanti ad una Limousine.
«E questa?» domandò Kate curiosa.
«Fa parte del programma…» rispose vago.
«Permette, signorina?» chiese l’autista aprendo la portiera e porgendo la mano.
Kate decise di stare a quello strano gioco che Rick aveva preparato. Prese la mano dell’autista e salì in macchina, ringraziando.
Castle salì dall’altro lato e le si sedette accanto.
«Niente domande detective?»
«No… ho deciso di lasciarti condurre la serata… solo per stavolta, sia chiaro.»
«Mmm… sarà più facile del previsto…» sussurrò a se stesso.
«Cosa hai detto?»
«Niente! Che ti amo!»
«Scemo!» esclamò lei prendendogli la mano e tornando a guardare fuori dal finestrino.
Poi sorrise.
 
«Siamo arrivati!» annunciò l’autista scendendo dalla macchina per aprire le portiere agli ospiti.
«Dove siamo?» chiese Kate. Quel posto le ricordava qualcosa… era come se l’avesse già visto… ma non riusciva a fare mente locale. D’altronde, erano anni che non vedeva la Francia.
Si trovavano in una strada abbastanza trafficata, che non aveva niente di particolare… i soliti Cafè, i soliti negozi, le solite case… eppure…
«Siamo vicino ad un posto bellissimo. Vieni, ci arriviamo a piedi.»
«E perché non in auto?»
«Perché ho voglia di fare due passi con te… così possiamo parlare… No?»
«Ok.» Si rassegnò prendendolo a braccetto. «Allora, di cosa parliamo?»
«Di te.» rispose sicuro.
«Non sai già abbastanza cose di me?»
«Nessuno conosce mai del tutto una persona.»
«Uhu… quanta saggezza!»
«Non fare tanto la spiritosa detective… allora sentiamo, tu potresti dire di conoscermi?»
«Certo! Sei il mio fidanzato… insomma se non ti conosco io, chi potrebbe?»
«Ottima risposta. Ma non ne sarei tanto sicuro… ci sono cose su di me che non conosci neanche tu.» Obbiettò sorridendo.
«Sarebbe a dire?»
«Per esempio non sai che io so che la tua ultima vacanza con tua madre è stata in Francia, esattamente a Parigi. Non sai che io so che voi adoravate andare a teatro. Non sai che io so che la vostra opera preferita era Amleto. E non sai che io so che l’ultima volta che si siete andate insieme era proprio qui.» Disse fermandosi.
Kate alzò lo sguardo e lo vide.
Un enorme monumento che si ergeva davanti a loro. Con le due statue ai lati del tetto che lei ricordava bene, come fosse ieri: il "Théâtre de l'Opéra".
Una lacrima le scese involontaria, mentre stringeva ancor di più il braccio di Rick.
Lui la strinse a se, abbracciandola.
Non le chiese nulla; sapeva che in quel momento stava rivivendo dei bellissimi ricordi, non voleva disturbarla.
Quando sentì il suo cuore rallentare si staccò da lei e le asciugò le lacrime.
«Forza, andiamo. Amleto sta per iniziare.» Le disse dolcemente.
«Ma non è possibile… ormai qui dentro si esibiscono solo orchestre e ballerini.»
«Stai dimenticando che io sono Rick Castle!» rispose sorridendole.
Lei rimase sbalordita.
«Tu… tu hai fatto questo per me?»
«E lo rifarei altre mille volte se serve a renderti felice.»
Lei gli saltò al collo e lo baciò, esprimendo tutta la sua gratitudine in quel bacio.
Si staccarono e, tenendosi per mano, si diressero verso l’entrata.
Fecero i biglietti e salirono le scale.
«Sei stato capace di far fare uno spettacolo teatrale in un posto come questo ma non sei stato capace di prendere i posti in platea?» chiese Kate ridendo.
«Aspetta a vedrai…»
Arrivarono davanti ad una porticina ed entrarono.
Si trovarono su un loggione, uno dei più alti. Non aveva esattamente la vista migliore, non era al centro e di sicuro non era dei più costosi.
Ma Kate si bloccò all’entrata, si ricordava perfettamente di quel luogo… e come dimenticarlo?!
Fu l’ultima volta che venne a teatro con Lei, prima della sua scomparsa.
«Grazie. Tu non sai cosa significa per me.»
«No, ma posso immaginarlo.»
Si sedettero insieme sui divanetti.
Mentre le luci si spensero Castle l’attirò a se, facendole appoggiare la testa sulla sua spalla.
Kate era felice.
Provava una felicità di quelle con la F maiuscola, di quelle che solo una persona speciale può farti sentire.
Quell’uomo l’aveva salvata. Aveva abbattuto insieme a lei quel muro che la divideva dalla vita. L’aveva aiutata a risalire da quell’oblio in cui era caduta, e in cui era rimasta per dieci lunghi anni.
Era riuscito a farla tornare a vivere, a respirare, a godersi ogni attimo come un tempo.
E lì, in un loggione dell’Opéra, abbracciata a quell’uomo che tanto amava, Kate si sentì finalmente libera, libera dal passato, libera dall’oppressione, libera da ogni forma di tristezza.
E una lacrima le rigò il volto.
 
«Era  questa la sorpresa che avevi preparato? Perché se il tuo intento era cogliermi di sorpresa e rendermi felice… beh… allora devi sapere che il tuo dovere l’hai fatto alla grande.» Gli disse Kate una volta tornati in macchina.
«Mi dispiace deluderti signorina… ma la sorpresa è un'altra… diciamo che questa era una parte della sorpresa, la parte sentimentale, ecco; quella emotiva e con un significato… l’altra parte è più materiale… ma vedrai che ti piacerà.» Rispose baciandola.
«Non ne dubito…»
«Prima di questa seconda parte però voglio portarti in un posto.»
«Ma tu non avevi un Hotel da inaugurare?»
«Quello stasera… intanto c’è ancora tempo per noi.»
«Ok. E quale sarebbe questo posto?»
«Niente indicazioni! Ti dico solo che è un posto magico.»
«Mmm… fammi indovinare… la Tour Eiffel?» chiese ridendo sotto i baffi.
Lui fece il finto deluso, e poi aggiunse: «Non per niente sei diventata detective.»
Poi sentì solo il suono delle sue risate, che riecheggiavano nella sua testa: era il suono più bello e armonioso che avesse mai sentito.
 
«Ma non potevamo prendere l’ascensore?» si lamentò Castle, ansimando dietro alla detective, mentre salivano gli scalini della Torre.
«C’era troppa coda! E se ce la faccio io con i tacchi non vedo come non possa farcela tu!» rispose ridendo.
«Ok, ma almeno rallenta!»
«Forza Castle! Mancano pochi gradini… ecco guarda che bello! Non ti senti più soddisfatto ad esserci arrivato a piedi?»
«Mi sento solo più stanco!»
«E’ inutile…» si rassegnò.
Rimasero a bocca aperta per un paio di minuti ad ammirare Parigi dall’alto. Era un sogno.
Kate si allontanò da lui e andò ad appoggiarsi alla ringhiera «E’ meraviglioso» sussurrò al vento.
«Cosa?» chiese Castle avvicinandosi e abbracciandola da dietro.
«Ho detto che è meraviglioso…»
«Come te…» rispose baciandole una guancia.
Ecco, era successo di nuovo. Sentiva ancora quella bellissima sensazione di libertà, di felicità, di protezione che solo lui le sapeva dare.
Si lasciò andare e appoggiò la schiena al suo petto.
«Sai una cosa?» gli chiese all’improvviso.
«Sì?»
«Adesso, se qualcuno me lo chiedesse, potrei finalmente dire di conoscerti davvero.»
«E cosa gli risponderesti?» chiese Castle curioso di sentirla.
«Beh, gli risponderei, innanzitutto che sei il mio fidanzato, l’uomo che amo, che mi fa stare bene. Gli direi che sei egocentrico fin quasi al limite, che sei un eterno bambino, che vuoi ogni cosa che vedi, che non hai il senso del valore del denaro, che hai un’immaginazione illimitata, ma che è anche per questo che ti amo; gli direi che sei un padre eccezionale, e che un giorno vorrei che lo fossi anche per i miei figli; gli direi che sei l’unica persona che riesce a farmi pensare al passato senza sentire troppo la mancanza; gli direi che nessuno ha mai fatto tanto per me in una vita come tu hai fatto in pochi giorni. Gli direi semplicemente che ti amo, e se questa persona ha già sperimentato cosa vuol dire il vero amore… beh, non c’è bisogno che gli dica altro.»
Lui la ascoltò in silenzio e si impresse bene nella memoria quelle parole, ogni virgola, ogni sfumatura della sua voce… tutto!
Non l’avrebbe mai dimenticato, qualunque cosa fosse successa.
Lei piegò la testa di lato e lo baciò, mentre davanti a loro calava il sole.
Fu il più bel tramonto di tutti i tempi.
 
 
 
 
 
"Lui mi ha salvata. In tutti i modi in cui una persona può essere salvata."
[Titanic]
 
 
 
 
ANGOLO DI ALLISON
Ciao ragazze!! Come state?
Lo so… è passato tanto tempo dall’ultimo aggiornamento, e so anche che dovevo rispondere alle vostre recensioni… ma giuro che lo farò, almeno prima che finisca la storia!! ;)
Vi ho fregato con il titolo eh?   Muahahaha sono malefica!! Ahah :P
Allora, per quanto riguarda il capitolo, non volevo farvi arrivare subito all’effettiva sorpresa, dunque vi ho anticipato solo la prima parte…. Ma sarà nel prossimo!! GIURO!! :D
Ora vi lascio la parola!!
Ciao!!
Un bacio, Allison <3

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Capitolo 18
*** Preferivo il rumore della tua risata alla mia canzone preferita. ***


Preferivo il rumore della tua risata alla mia canzone preferita.

«Rick! Sono già le otto! A che ora pensi di andare all’inaugurazione?» chiese Kate mentre erano nella limousine diretti verso la "seconda parte della sorpresa".
«Infatti è lì che siamo diretti!»
«E la mia sorpresa?»
«Tu fai troppe domande, Kate!» rispose baciandola.
Intanto la macchina rallentò fino a fermarsi.
Kate si staccò e si guardò intorno perplessa. Ma non riuscì a formulare nessuna domanda perché il separatore si aprì.
«E’ il momento signor Castle!» disse l’autista sporgendosi verso di loro.
«Grazie mille. Prosegui pure.»
L’autista richiuse il separatore e l’auto partì.
«E’ il momento di cosa?»
«Di mettere questa!» Esclamò lo scrittore entusiasta facendo apparire una fascia nera. «Se deve essere una sorpresa voglio che lo sia fino in fondo.» Spiegò.
Kate non obbiettò e si girò per permettere a Rick di bendarla.
«Ti chiedo solo un favore.» Gli disse.
«Dimmi.»
«Tienimi la mano.»
Rick rimase un attimo spiazzato da quell’assurda richiesta, ma obbedì.
Kate capì il suo bisogno di sapere e spiegò: «Da quando mi hanno sparato, per essere tranquilla, devo avere sempre sotto controllo ciò che accade intorno a me. Non chiedermi il perché, non l’ho ancora capito neanche io. Però adesso non voglio rovinarti i piani, ti lascerò fare, ma voglio sentirti vicino a me. Perché di te mi fido, e so che non permetteresti per niente al mondo che mi accada qualcosa.»
Rick le strinse la mano con dolcezza: «Non preoccuparti, ci sono qua io. Sempre.»
E subito dopo il viso le si rilassò.
 
«Rick, stiamo salendo?»
«Sì. Su una collina precisamente.»
«E quanto manca?»
«Pochi minuti. Dunque preparati, rimarrai senza parole.»
«Mi spaventi.» Rispose stringendogli la mano.
«Non preoccuparti, rilassati e sii te stessa. ECCO! Siamo arrivati! Rimani lì e non muoverti!» Urlò Castle preso dall’eccitazione mentre usciva dall’auto.
Dopo pochi secondi sentì aprire il suo sportello e qualcuno che le stringeva la mano, era Lui.
La strinse a sua volta e uscì dalla limousine.
Il freddo le gelò le ossa.
Si strinse a lui, intimorita dal fatto di non sapere cosa aveva davanti a sé o dove si trovava.
«Devi fare ancora qualche passo… ecco qua! Preparati, ti tolgo la benda, ma tu tieni gli occhi chiusi, ok?»
Lei annuì, mentre la sua testa si liberava dalla fascia.
«Sei pronta? Allora al tre! Uno, due…»
«NON SONO PRONTA!» urlò all’improvviso.
Rick sbiancò, questo era decisamente fuori programma.
«Cos’hai?» sussurrò, per paura della risposta.
«Non mi stai tenendo la mano.» Rispose sorridendo, mentre tendeva la sua verso un punto indefinito, dal momento che non vedeva nulla.
Rick trasse un sonore respiro di sollievo e gliela strinse.
«Ok, riproviamo, al tre! Uno… due… TRE!»
Kate aprì piano gli occhi.
All’inizio vide tutto nero, causa del troppo tempo passato tenendoli chiusi.
L’immagine sfuocata cominciò a prendere forma.
Quando realizzò il tutto la sua mente fece due più due e si sentì svenire… non era possibile! Era una cosa stratosferica  e assolutamente esagerata; ma allo stesso tempo era una cosa decisamente da Richard Castle.
Un immenso Hotel si ergeva davanti a loro.
Era di lusso, molto più del Crillon; ma era anche moderno, accogliente e romantico.
Ma la cosa che aveva attirato l’attenzione di Kate era un’altra, quella per la cui aveva la bocca aperta da diverso tempo.
Sulla sommità brillava luminosissimo il nome dell’Hotel, quel nome che li aveva accompagnati per tutta la loro storia, quel nome che era un diversivo per dirsi "Ti amo", quel nome che per loro aveva un significato profondo, più che per chiunque altro. ALWAYS.
Senza neanche rendersene conto stava piangendo.
Si voltò verso di lui, spalancando ancor di più – se possibile – gli occhi.
«MI HAI REGALATO UN HOTEL?!»
«Tecnicamente sì, ma non è tuo tuo… insomma, è tuo, ma non devi gestirlo tu, ci sono delle persone apposta per questo, tu non devi far altr…»
Kate lo zittì stampandogli un bacio sulla bocca.
«MI HAI REGALATO UN HOTEL?!»
Non aspettò una risposta, ma gli saltò addosso, baciandolo come non aveva mai fatto.
In quel momento partirono gli applausi.
Lei non si era accorta, ma c’era un’infinità di gente intorno a loro.
Si staccò un attimo, li guardò e sorrise, riprendendo da dove aveva lasciato.
Quando gli applausi terminarono si guardarono negli occhi, sorridenti più che mai.
«Ti amo Richard Castle, e so che tu mi ami come nessun’uomo abbia mai amato una donna!»
«Può darsi, ma ricordati che lui è solo mio!» esclamò una donna che, silenziosamente, si era avvicinata.
Rick scosse la testa sorridendo: «Kate, ti presento Ellen.»
«Vieni qua tesoro!» disse la donna tirandola a se, mentre Kate si sentiva in imbarazzo. «Come sono contenta finalmente di vederti di persona! E devo dire che sei molto più bella di come Rick mi abbia raccontato, anche con il mascara sulle guance.»
Kate sorrise e si asciugò le lacrime: «Credo sia la diretta conseguenza di avere un uomo come lui.» Rispose facendo intrecciare le loro mani.
«Allora ragazzo spera solo che tutte le lacrime che usciranno dagli occhi di questa dolce fanciulla siano causate da felicità e gioia, altrimenti  verrò a cercarti in capo al mondo per fartela pagare.»
«Non credo ci saranno problemi per questo, con tutta la fatica che ho fatto per conquistarla.» Rispose Rick, guardando negli occhi Kate.
Ellen sorrise e mise le sue mani sopra quelle dei due innamorati: «Godetevela, perché ve la siete meritata.»
«Cosa?» chiesero all’unisono.
«Una vita insieme.» E detto questo sparì esattamente com’era arrivata.
 
Era sera e cominciava a fare un freddo insopportabile, così gli invitati all’inaugurazione entrarono, seguiti da Kate e Rick.
L’interno era spettacolare, più della facciata, avrebbe osato dire la detective.
Lui la condusse nel salone dove si teneva il ricevimento.
Era enorme, con al centro i tavoli del buffet.
In fondo alla stanza c’era un palco, sul quale erano posizionati i manifesti del nuovo libro dir Rick.
Appena entrarono partì un altro applauso da parte degli ospiti.
Kate stavolta si sentiva in imbarazzo… non era abituata a essere al centro dell’attenzione in quel modo; si strinse a Rick e proseguirono in mezzo alla gente così, abbracciati.
Quando arrivarono sotto al palco lui la guardò negli occhi. «Adesso devo fare il discorso. Aspettami qua.» E si congedò con un bacio.
Nel momento in cui salì partì – per l’ennesima volta – un enorme applauso, che riecheggiava in tutto il salone.
«Grazie. Grazie.» Disse lui facendo cenno con le mani di smettere.
«Grazie a tutti per essere venuti stasera, è molto importante per me. Come avete già potuto vedere, non è solo l’inaugurazione di un Hotel o la presentazione di un libro, ma è un regalo che ho fatto alla mia fidanzata. Questa giornata l’ho dedicata interamente a lei, ed è per questo che è speciale.»
Cercò i suoi occhi e sorrise, poi proseguì.
«Come tutti sapete sono uno scrittore, e come tale scrivo racconti. Di solito tendo per il genere giallo-poliziesco, ma stasera farò un’eccezione. Perché stasera voglio raccontarvi una storia, una storia che mi ha cambiato la vita.
C’era una volta una detective della squadra Omicidi. Era bellissima, sexy e particolarmente attraente. Aveva solo un difetto, non sorrideva mai. Ma come ogni cosa negativa, anche questa aveva una spiegazione, e, sicuramente, un rimedio.
La spiegazione è complicata, non serve andare nei particolari, basta sapere che aveva un passato diciamo… poco tranquillo. Il rimedio invece era semplicissimo: uno scrittore!
Ed ecco che entra in scena lui, il più famoso autore di gialli di New York, che grazie all’amicizia con il sindaco riuscì ad ottenere il permesso di seguire passo passo questa detective, che diventerà la musa della sua prossima serie di libri.
All’inizio lei non ne fu per niente contenta, ma poi cominciò a farci l’abitudine ad avere un bambino un po’ troppo cresciuto al suo fianco. Capì che poteva alleggerirle la giornata, renderla meno noiosa e monotona.
Cominciò così a sorridere alle prime strambe teorie dello scrittore o alle scene buffe in cui lui la coinvolgeva.
Passarono i giorni, e i due diventarono un po’ più di colleghi, si potrebbe addirittura dire amici.
E poi arrivò quel giorno, quel giorno nel quale spararono alla detective. Per lo scrittore il mondo si fermò. Mentre la teneva fra le braccia gli passarono per la testa tutti i momenti passati insieme: quando rimasero bloccati in una cella frigorifera, quando si diedero il prima bacio, nonostante sia stato sotto copertura, quando avevano cantato Piano Man a squarciagola per il distretto, quando si erano sostenuti a vicenda nei momenti di debolezza, quando, in silenzio, si perdevano uno negli occhi dell’altra, quando lui si era reso conto di amarla.
E allora lì, in quel cimitero, con lei sanguinante tra le braccia, le aprì il suo cuore, confessandole tutto ciò che provava.
Fu un semplice "Ti amo", ma raccolse dentro di se tutti i sentimenti repressi in quattro anni.»
Fece una pausa, per prendere fiato e cercare le parole adatte.
Kate lo guardò sorridendo, con gli occhi pieni di lacrime, che da un momento all’altro sarebbero cadute.
Si sentì prendere la mano.
Si girò. Era Ellen che le sorrideva e, con gli occhi, le diceva "Sono qui per te."
Kate sorrise a sua volta e, stringendole la mano, si voltò di nuovo verso il palco, impaziente di sentire la continuazione di una storia di cui sapeva già il finale.
«Ci vollero tre mesi, TRE, prima che la detective si decidesse a parlargli di nuovo, forse perché aveva paura di aprire il suo cuore, forse perché non era pronta, o forse perché semplicemente non ne aveva il coraggio.
Ma poi le cose, pian piano, tornarono alla normalità. O quasi.
Perché durante una vacanza a Parigi, la detective capì cosa si era persa a rimandare per così tanto tempo la loro storia.
E rimediò ai suoi errori aprendo il suo cuore all’unico uomo che era riuscito a farla sorridere di nuovo. A quell’uomo che aveva saputo amarla per quello che era, con il suo carattere a volte ingestibile, con i sui fantasmi del passato e con i suoi difetti.» Si fermò di nuovo, contemplando il pubblico che ascoltava rapito il racconto. Poi proseguì.
«Sai che c’è Kate? C’è che preferivo il rumore della tua risata alla mia canzone preferita, e tutto questo mi preoccupava.
Poi ho realizzato che ti amo, e niente al mondo potrà cambiare questo fatto. Io voglio stare con te per il resto dei miei giorni. Voglio svegliarmi e averti accanto, voglio sentire il tuo profumo nel mio letto, voglio vederti lottare per avere il bagno per prima.
Ti voglio accanto quando piangerò perché Alexis se ne andrà di casa o perché mia mamma non se ne andrà mai.
Voglio litigare con te perché io vorrò le tende rosse e tu le vorrai rosa. Voglio vederti ridere quando andremo a correre insieme perché riuscirai a girarmi intorno mentre corri. Voglio essere accanto a te quando chiuderemo per sempre questa faccenda con il tuo passato. Voglio vedere il sorriso di tuo padre quando scoprirà che qualcuno ti ha reso di nuovo felice. Voglio scherzare con te quando mi comparirà la prima ruga o quando tu farai la prima tinta. Voglio passare la mia vecchiaia con te, sulla veranda di una casa al mare a bere tisane e sfogliare riviste.
Voglio tutto questo per il semplice fatto che ti amo.»
Un applauso si alzò nella sala, mentre le lacrime di Kate si confondevano con il suo bellissimo sorriso.
Ellen la sorresse e l’abbracciò, con gli occhi lucidi anche lei.
Rick avrebbe voluto che lei salisse sul palco, ma sapeva che non le piaceva essere al centro dell’attenzione, dunque ringraziò tutti di nuovo e scese gli scalini per raggiungerla.
Lei si staccò da Ellen e gli corse incontro, stringendolo forte.
«Ti prego dimmi che non c’è altro, perché non credo che il mio cuore resisterebbe.» Gli disse ridendo, mentre le lacrime continuavano a scendere.
«Un’altra cosa ci sarebbe…» disse piano mentre le luci si abbassavano e dal soffitto scendeva una pioggia di brillantini.
Subito dopo partì una canzone lente e romantica.
Castle la strinse a se e cominciarono a ballare, subito seguiti da tutti gli invitati.
Cominciarono a girare, perdendosi negli occhi dell’altro e lasciando ogni contatto con la realtà.
C’erano loro, solo loro, in quel vortice sublime e difficilmente raggiungibile chiamato AMORE.
 
«E’ stata la giornata migliore della mia vita.» Ammise lei una volta entrati nella loro suite del nuovo Hotel.
«Vedrai che con me ne passerai anche di migliori.»
«Mi era mancato oggi quel lato egocentrico di te… seriamente, non so se riuscirei a farne a meno.»
«Forse di lui si… ma di me no.»
Lei scosse la testa. «La vacanza invece è stata… strana»
«Strana?»
«Dai Rick, vuoi dirmi che è stata una normalissima vacanza?… le abbiamo passate tutte! E per fortuna che un uomo molto saggio, giorni fa, mi disse "Rilassati Kate! Siamo a Parigi!"» disse imitando il tono di voce di Rick.
«Ahah sì, forse hai ragione… ma l’importante è che sia tutto finito.» Rispose ridendo mentre si lanciava su di lei facendola sdraiare sul letto.
Finalmente erano davvero soli e potevano liberare le loro emozioni anche in modi meno casti e innocenti.
Lui cominciò lentamente a spogliarla, partendo dalla cintura.
«Aspetta!» disse lei.
«Tutto bene Kate?»
«Sì, certo. Ma prima devi sapere una cosa?»
«Cosa?»
«Tutto quello che hai detto sul palco… te lo ricordi?»
«Come dimenticarlo…»
«Ecco, tutto ciò lo voglio anche io. Ti amo Rick.»
«Anche io ti amo. E sei l’unica persona che amo più di me stesso… e se ci pensi bene, questo è eccezionale da parte mia.»
Lei rise, ma la sua risata venne soffocata dalla bocca di Rick, che riprese da dove si era interrotto, continuando quella bellissima danza.
 
Qui termina una storia. Qui, forse, nasce una leggenda.
 
 
 
 
 
"Dio mio se avessi un pezzo di vita, non lascerei passare un solo giorno senza dirti che ti amo.
Vivrei innamorato dell’amore.
Mostrerei agli uomini quanto sbagliano quando pensano di smettere di innamorarsi man mano che invecchiano, non sapendo che invecchiano quando smettono di innamorarsi."
[Gabriel Garcìa Marquez]
 
 
 
ANGOLO DI ALLISON
Ciao ragazze!! Ecco a voi l’ultimo capitolo!!! Che tristezza! Mi viene da piangere :’(
Scusate se non vi ho avvisato che era l’ultimo, pensavo di dividerlo in due… ma visto la lunga assenza – causa vacanza a Roma – ho deciso di farvi un regalo.
Spero vi sia piaciuta tutta la storia.
Ringrazio tutte quelle che hanno seguito e recensito! E anche grazie a voi che mi viene voglia  di scrivere. Vi voglio bene! :)
Ora vi lascio parlare.
Prometto che ci sentiremo più presto del previsto con una nuova ff.
Ciao!
Un bacio, Allison <3

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