Ad ogni Luogo il suo Personaggio. di Piccolo Fiore del Deserto (/viewuser.php?uid=90924)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Conignomo e il suo Spettatore ***
Capitolo 2: *** La Montagna di sotto (e le sue strane leggi) ***
Capitolo 3: *** Vendetta ***
Capitolo 4: *** L'anfora di luce ***
Capitolo 5: *** Il più prezioso dei tesori ***
Capitolo 6: *** La Caduta ***
Capitolo 7: *** Questione di ordine! ***
Capitolo 8: *** L'agguato ***
Capitolo 1 *** Il Conignomo e il suo Spettatore ***
- Titolo della storia: Il Conignomo e il suo Spettatore
- Tipologia: Triple-drabble (300 Parole, almeno secondo word)
- Binomio scelto: La Tana e... il Prestigiatore
- Genere: Fantasy, leggermente nonsense (Credo, perché non
sono sicura che appartenga a questo genere)
- Avvertimenti: /
- Rating: verde
- Credits (eventuale): /
- Note dell'Autore: il Conignomo è totalmente inventato,
ovviamente. Leggerete nella storia la sua descrizione. L'ispirazione
è venuta così, ammetto per prima che forse
è una cosa folle e un po' sciocca, ma mi è
piaciuto scriverla, anche se è una storia semplice e senza
pretese. Spero che possa piacervi, in caso spero di non ricevere troppi
pomodori xD
- Introduzione: All'interno di una semplice tana, il Conignomo
prestigiatore svolge il suo particolare numero di magia, dinanzi a uno
spettatore attento, ma confuso.
Il
Conignomo e il suo
Spettatore
Guardami, guardami! Te lo mostrerò un’altra volta
ancora, così capirai com’è semplice!
Osserva con attenzione, mi raccomando! Non ti muovere dal tuo posto
però e non leccarmi, o non posso realizzare il mio lavoro ed
il tuo dono! »
Una vocina acuta proveniva dalla tana oscura; apparteneva a un ometto
piccino ma particolare per davvero! Il suo volto era tondo, dai tratti
di un bambino, ma per il suo vestiario sembrava più come
Arlecchino! Rosso come la fragola matura era il suo cappotto, mentre
color dell’erba le sue brache; legno per i suoi calzari e sul
capo un cappello di cielo alto alto e ben appuntito! Cosa ancor
più buffa, erano le due lunghe orecchie bianche e rosa, che
gli spuntavano dai bruni riccioli e due grandi denti sporgenti, simili
a quelli di un coniglio! Sul suo capo scompigliato, un lumino era
posato: una piccola lucciola vi si era adagiata e rischiarava il luogo
con la sua luce dorata.
« Un movimento così, un altro di là,
una piroetta e la mano gira, gira fino a fermarsi, et voilà,
il tuo osso eccolo qua! » disse ancora il Conignomo.
Mosse un braccio e poi l’altro, fece una piroetta e
girò la mano, ancora e ancora, ma d’un tratto la
bloccò. Come per magia tra le sue dita presto comparve un
bell’osso! Strizzò il nasino, dal quale partivano
lunghi baffi, e i suoi occhi s’illuminarono, colmo di
orgoglio.
Attese un pochino e sorrise birichino. Poi
s’inchinò come ad accogliere silenziosi applausi e
sparì nel nulla in un turbinio di polvere e scintille.
Lo spettatore, che stava seduto ad osservarlo con la lingua penzolante
e la coda scodinzolante, inclinò il capo confuso. Ben
presto, però, la sua concentrazione si spostò
sull’osso e, riappropriandosi della sua tana, prese a
rosicchiarlo con gusto!
_____________________________________
Ho deciso di riportare qui tutte le drabble che
scriverò per l'Original Challenge 1, proposto sul forum
degli Original Concorsi di Eylis e di raggrupparle in un'unica
raccolta, giacché anche se si tratta di storie diverse, il
succo è quello. C'è una Drabble, c'è
un Personaggio e un Luogo.
So che le idee per le prime due drabble sono un po' folli, ma mi sono
divertita a scriverle :)
Se vi interessa partecipare, il link è questo [Original
Challenge 1]. Dovrete prima lasciare una piccola
presentazione sul forum, nella sezione apposita, e poi potrete
sbizzarrirvi con le vostre idee per questa sfida tutta particolare
:D
Ma ora basta chiacchiere, e buona lettura :P
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Capitolo 2 *** La Montagna di sotto (e le sue strane leggi) ***
- Titolo della storia: La Montagna di sotto e le sue strane
leggi
- Tipologia: Triple drabble (300 parole)
- Binomio scelto: La Montagna e … il Portinaio
- Genere: Fantasy, nonsense (Credo che qui ci stia benissimo... o
almeno penso.)
- Avvertimenti: /
- Rating: verde
- Credits /
- Note dell'Autore: Ok, non chiedetemi da dove sia uscita questa cosa,
ma adoro il mio orco portinaio! *.* L’unica cosa da dire
è che il linguaggio dell’orco è voluto;
quindi non è un errore grammaticale, ho tentato di farlo
parlare diversamente XD
- Introduzione: La Montagna di sotto ha leggi strane e incomprensibili
per chi non è del posto. Biancobecco scoprirà a
proprie spese quali effetti produce il suo sbaglio di percorso.
La
Montagna di sotto (e le sue strane leggi)
Biancobecco sorvolava la montagna, cercando il punto esatto
dove avrebbe trovato il portinaio. Aveva un incontro galante con
Alirosa e non poteva tardare! Il suo cuore cantava ed i suoi occhi
erano abbagliati dall’amore. D’un tratto scorse
un’apertura nella roccia, con uno strano appoggio, e
lì planò atterrandovi con cura.
« Poooortinaio? Poooortinaio? »
gracchiò, richiudendo le ali da passero.
Per tutta risposta ottenne un suono strano, cavernoso, che scosse le
sue piume.
« Sgrunf! »
Attese qualche istante e dall’apertura apparve il muso
scontroso di un imponente orco grigio dalle zanne bene in vista e il
capo pelato.
« Ehm, ehm. Portinaio? »
« Ti ci ho già detto Sgrunf!» rispose
sgarbato, l’orco.
« Sgrunf, equivale a sì? »
« Sgrunf è sgrunf! »
« Ohhh, ma certo! » cinguettò
Biancobecco, perplesso, ma aggiunse « Dove posso trovare il
piano sette, della Montagna di sopra? »
L’orco lo guardò con sguardo vacuo, quasi tonto, e
poi disse:
« Tu non lo ti ci trovi kui il piano sette. Kuesta non ti ci
è la Montagna di sopra » sputacchiò
dritto verso Biancobecco, che scosse le ali, colpito e schifato.
« Non è la Montagna di Sopra? » chiese,
preoccupato, spalancando gli occhi simili a due palline.
« Sgrof! Tu non ti ci senti mica! Kuesta è
Montagna di sotto ed io ora devo mangiarti! »
« Perché? »
« Perkè tu ti ci hai sbagliato! »
« E allora? »
« Allora io ti ci mangio. »
Spalancò la bocca nel tentativo di un sorriso che aveva,
però, più la parvenza di una smorfia ripugnante.
« Non vedo perché devi mangiarmi,
se…»
Biancobecco non poté completare la frase, che fu preso
saldamente dalle mani grassocce dell’orco, il quale disse:
« Kuesta è la legge! »
Senza esitare lo mangiò.
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Capitolo 3 *** Vendetta ***
- Titolo della storia: Vendetta
- Tipologia: Triple drabble (300 parole)
- Binomio scelto: La Torre e... la Cacciatrice.
- Genere: Generale, Fantasy
- Avvertimenti: /
- Rating: giallo
- Credits /
- Note dell'Autore: Ammetto che sono passata da storie folli, a una
più crudele, però ieri notte prima di
addormentarmi è uscita fuori questa ispirazione e ho deciso
di buttarla giù. Non so se si capirà o vi
piacerà, ma ci ho provato :P
- Introduzione: Una cacciatrice e il suo desiderio di vendetta, causato
dal tradimento di coloro che più amava e che hanno ridotto
in briciole il suo cuore.
Vendetta
Li aveva uccisi tutti. La lama del suo pugnale era ancora macchiata di
sangue, ma non era sazia. Mancava ancora lui, la preda più
importante.
Sapeva dove trovarlo, lo aveva visto scappare quando aveva capito che
sarebbe stato il prossimo. Sul suo volto la superbia era svanita e
comparve il suo vero aspetto: quello di un codardo che si era rintanato
nella sua torre dorata, pensando di essere al sicuro, ma era uno
sciocco a credere che una cacciatrice con il suo fiuto e il suo
desiderio di vendetta potesse perderlo di vista.
Iniziò a salire le scale, senza fretta, come pregustandosi
il momento in cui avrebbe trafitto quel cuore marcio, che tanto aveva
offeso e dilaniato il proprio. La scala proseguiva a chiocciola e la
torre, che da fuori appariva lucente, all’interno era buia e
stretta ed emanava un tanfo nauseabondo, come se vi fosse qualcosa di
lurido… e lei sapeva a chi riferirsi.
Raggiunta la stanza più alta, lo trovò nascosto
in un angolo e, scorgendola, lo vide spalancare gli occhi in preda a
una folle paura. Lui cercò una via di fuga, ma ben presto si
accorse che la sua accogliente dimora era divenuta una prigione.
Gli si avvicinò, e si chinò su di lui,
sorridendogli trionfante. Nei suoi occhi nocciola c’era una
luce malsana.
“Ora avrò la mia vendetta” gli
sussurrò, poi sorridendo, sollevò il pugnale, la
cui lama riverberò nell’oscurità, e gli
trafisse il cuore.
In quel momento si svegliò, ma il sorriso non scomparve.
Forse era stato soltanto un sogno, ma per una volta era lei la
cacciatrice e gli altri le sue prede. Non doveva più subire
e aveva ottenuto così la sua vendetta, contro quel
tradimento causato da chi aveva amato profondamente e aveva calpestato
senza farsi troppi problemi i suoi sentimenti.
________________________________________________________________
*Pubblicità!*
Se siete
interessati ai concorsi per storie Originali, se volete partecipare a
Challenge, e semplicemente trovare un forum su cui parlare di
scrittura, disegni e altri argomenti artistici o meno, passate qui:
Troverete concorsi
di generi diversi, tutti basati sull'utilizzo di un binomio, inerente
un luogo e un personaggio, o due temi particolari, o ancora due scene
da inserire nella vostra storia; ma ci sarà anche la
possibilità di partecipare a divertenti Challenge per
mettervi alla prova.
Che aspettate?
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Capitolo 4 *** L'anfora di luce ***
- Titolo della storia: L'anfora di luce
- Tipologia: Triple drabble (310 parole)
- Binomio scelto: L'Anfora e... la Fata.
- Genere: Fantasy (e forse leggermente nonsense)
- Avvertimenti: /
- Rating: verde
- Credits /
- Note dell'Autore: è una storia un po' assurda forse, per
questo ho messo "leggermente nonsense" ma solo per un particolare
(metto una nota alla fine della storia per spiegare*). 310 parole vanno
ancora bene, ho letto, vero? Altrimenti, amen XD per una volta non sono
stata nelle 300. Infine, forse non è tutta ambientata
nell'anfora, ma l'ho intesa come luogo per uno dei personaggi... spero
che possa andare bene.
- Introduzione: George trova un'anfora particolare, priva di dipinti,
semplice e spoglia. Tuttavia, qualcosa al suo interno lo
lascerà senza parole.
L'anfora
di luce
Avevano scavato a lungo e con assoluta solerzia e alla fine
erano riusciti a trovare diversi reperti della Grecia antica, tra cui
alcune anfore ancora quasi perfettamente integre. Per alcune ci
sarebbero voluti dei lavori di restauro, ma era stato uno scavo
fortunato.
George, un ragazzo dai corti capelli scuri e due occhi
d’un azzurro chiaro, stava ripulendo con più cura
possibile una delle anfore che aveva trovato personalmente.
L’aveva scelta poiché, a differenza delle altre,
non presentava dipinti con figure nere stilizzate, bensì era
spoglia, semplice, quasi priva di attrattiva.
Tuttavia sembrava essere chiusa da una sorta di grosso tappo
in sughero con al centro un foro dal quale proveniva
un’insolita luce.
Curioso, lo tolse e spalancò gli occhi di fronte
a ciò che scoprì. L’interno di quella
particolare anfora era riccamente decorato e ammobiliato come
un’insolita casa. Vi erano sedie, tavoli e un piccolo letto
creati con rami intrecciati, fiori e foglie, che si presentavano anche
come ulteriori elementi decorativi sulle pareti. Ma la cosa
più strana era la luce emanata da un piccolo essere: era
difficilmente distinguibile, ma a una visione più attenta,
George poté scorgere una figura piccina, femminile, dal
corpo ben modellato e fasciato da una bianca tunica. Due ali
semitrasparenti sbattevano freneticamente alle sue spalle e lunghi
capelli dorati le scivolavano fino ai piedini nudi.
L’anfora era, quindi, la casa di una fata che,
accorgendosi di un intruso nel suo territorio, volò rapida
fino al naso del giovane e iniziò a emettere gridolini e
suoni acuti di difficile comprensione. Il suo volto radioso sembrava
contorcersi in espressioni furenti, mentre l’indice della
mano destra veniva puntato più volte verso di lui, come a
rimproverarlo.
Non appena fu soddisfatta, prese il tappo in sughero
– con sorprendente forza e agilità - e
tornò rapidamente nella sua dimora, chiudendo la porta e lasciando
George sbigottito e senza parole.
*nota: forse
è insolito per una fata vivere all'interno di un'anfora,
sotto terra. Però, penso che se si lavora di fantasia chi
può porre limiti? E poi le fate sono misteriose e provengono
anche da mondi paralleli e sotterranei. Ecco tutto XD (io credo nelle
fate! Ok, fine pazzia)
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Capitolo 5 *** Il più prezioso dei tesori ***
- Titolo della storia: Il più prezioso dei tesori.
- Tipologia: Double-Drabble (200 Parole)
- Binomio scelto: L'Anfora e... la Cacciatrice.
- Genere: Fantasy, generale.
- Avvertimenti: /
- Rating: verde
- Credits /
- Note dell'Autore: è nata da un'immagine che mi
è sorta nella mente non appena ho letto il binomio. Non so
se sono riuscita a rappresentarla al meglio, e mi auguro che rispetti
tutti i parametri. Spero che si capisca :)
- Introduzione: Un dipinto misterioso e nascosto. Un amore folle, o
forse no?
Il
più prezioso dei tesori.
Sola e all’oscuro. Nessun compagno al suo fianco,
né suono. Immobile su quella parete rossiccia e
perfettamente levigata, tendeva lo sguardo verso la sua preda, una
rapida e pelosa lepre immortalata nell’atto di saltare.
Lunghi capelli neri e lisci le scivolavano lungo la schiena, appena
smossi dal vento; la sua pelle era scura, quasi d’ebano. Solo
due lembi di stoffa gialla, tagliati rozzamente, le fasciavano il corpo
agile e insolitamente muscoloso per una donna, ma lei era
la… cacciatrice.
Era armata di arco e freccia, nell’atto di incordare e mirare
alla sua preda.
Così appariva agli occhi dell’unica persona che
riusciva a scorgerla, un abile pittore che, innamorato della lei reale, aveva
scelto di ritrarla all’interno di un’elegante
anfora di ceramica. L’aveva dipinta con estrema cura e
perfezione nei dettagli, tanto da farla sembrare vera. Avrebbe
guadagnato di certo l’ammirazione di tutti, prestigio e
denaro se l’avesse mostrata, ma aveva scelto di nasconderla
al mondo. Gelosia, ossessione, o forse solo timidezza? La cacciatrice
non lo sapeva ma, immota, fissava la sua preda che mai avrebbe preso e
che mai sarebbe saltata, se non per magia o pura immaginazione; mentre
il biondo artista la contemplava come il più prezioso dei
tesori.
________________________________
Ancora un'altra storia e finisco anche il secondo scalino, e
posterò qui il bannerino meraviglioso creato da Eylis! *_*
Intanto faccio un po' di pubblicità a un mio contest. L'ho
aperto soltanto ieri e non è difficile, quindi
perché non passate? Si tratta di scegliere una frase di
Sergio Bambarén (un autore che vi consiglio!) - tra quelle
che ho segnato - e di scriverci una storia. Nulla di più
facile no? Forza forza, non fate morire la mia idea!!! Non mangio
nessuno!
Se vi ho attirati, andate qui!
Vi attendo!
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Capitolo 6 *** La Caduta ***
Titolo della
storia: La Caduta
- Tipologia: Triple-Drabble (306 Parole)
- Binomio scelto: La Torre e... la Fata
- Genere: Fantasy
- Avvertimenti: /
- Rating: verde
- Credits /
- Note dell'Autore: La notte porta ispirazione, ed ecco quello che
è emerso. Ho tratto ispirazione da una leggenda che narra
come le fate siano angeli caduti, non abbastanza crudeli da essere
relegati all'inferno, ma destinati a vagare sulla terra, ma anche da
un'immagine... E questo è quello che ho tirato fuori. :)
Spero che sia comprensibile.
- Introduzione: Un errore commesso. Un responso crudele. Una caduta e
poi... la trasformazione.
La
Caduta
La torre avorio spiccava tra le nuvole del cielo. Era maestosa, con
scale esterne che formavano una spirale apparentemente senza fine. La
sua sommità era perfettamente appuntita e raggiungeva il
Palazzo di Luce, dimora del Signore
Supremo, mentre la base sprofondava nella terra, tra gli
umani che però non potevano scorgerla, poiché
perennemente ammantata di nebbie impenetrabili.
Al suo interno non v’erano piani, né altre scale,
né stanze.
L’avevano legata con corde argentate così leggere
ma perfettamente aderenti alla sua pelle d’un bianco perlaceo
da farle male, e il giovane angelo dall’aspetto femmineo
attendeva il responso degli Altissimi Giudici, per conoscere il suo
destino. La sua colpa? Aver provato sentimenti ed essersi concessa il
libero arbitrio che non poteva avere. Le creature celesti dovevano fare
il bene, quelle infernali il male, solo gli umani avevano scelte. Non
aveva, però, commesso crimini così efferati da
essere scagliata all’inferno, né poteva rimanere
nel cielo.
Silenziosa, preda della paura, attendeva il responso e, quando gli
Altissimi Giudici ammantati di luce le comparvero dinnanzi, ebbe un
tremito.
I loro occhi totalmente bianchi e privi di pupilla le donavano
soggezione, ma non dissero nulla. La liberarono dalle corde e lei si
ritrovò a cadere nel baratro oscuro della torre.
Volare non le era permesso, gridare neppure e ben presto fu colta da
una nuova consapevolezza. Il suo corpo perfetto e totalmente bianco
assunse sfumature più azzurrine; i suoi capelli dorati
divennero pallidi come neve, la sua stessa forma si fece sempre
più minuta. Infine, le sue amate ali bianche, maestose e
splendenti, iniziarono a perdere le loro piume e a mutare: non
più grandi ma piccole, non più angeliche ma
simili a quelle di una farfalla, del medesimo colore ma con punte
nerastre.
Mai più angelo, ma per sempre una fata dell’aria
relegata tutta la vita a vagare tra i mondi.
_______________________________
Il Secondo gradino è completato, ma per passare al terzo
dovrò scrivere un'altra storia! Argh.
I binomi del terzo poi sono difficilissimi, oltre al fatto che si
dovranno scrivere altre 6 storie... ma pian piano spero che Madama
Ispirazione venga in mio soccorso. Voglio vincere questa sfida contro
me stessa!
Nel frattempo spero che le mie storie siano gradite e posto qui il
bellissimo banner fatto da Eylis per il secondo gradino:
A presto!
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Capitolo 7 *** Questione di ordine! ***
- Titolo della storia: Questione di ordine!
- Tipologia: Triple-Drabble (310 Parole)
- Binomio scelto: La Metafora e... il Portinaio
- Genere: nonsense
- Avvertimenti: /
- Rating: verde
- Credits /
- Note dell'Autore: è una storia assurda in modo esagerato,
lo comprendo. Però, da quando mi è venuta in
mente si è bloccata nella testa e se non la buttavo
giù e pubblicavo non ero contenta. Probabilmente non
piacerà, e quasi sicuramente la metafora non è
descritta bene... ma ci ho voluto provare, anche se penso che come
luogo non lo userò più XD Spero che si capisca
chi sia il portinaio e che sia originale... Be', non tiratemi pomodori
ç_ç
- Introduzione: Una sala scura che racchiude un grande tomo. Un
portinaio particolare deciso a mettere ordine tra gli "strani
inquilini" che arrivano a chiedere responsi.
Questione
di ordine!
Quel mattino
c’era un vero e proprio caos nel corridoio centrale della
Società Grammatica e Sintassi. Parole di tutti i colori e
forme creavano un flusso ininterrotto in attesa che la porta della sala
Metafora si aprisse. Non dovettero attendere molto: con un tonfo i
battenti scarlatti si spalancarono e le parole entrarono provocando
ancor più confusione. La sala era scura e al centro
troneggiava un grosso tomo lucente sulle cui pagine bianche sostava una
grande piuma d’oca dorata. Il brusio prodotto dalla
moltitudine dei presenti fu interrotto dal tono imperioso di una voce
che sembrava provenire da ogni angolo del luogo. Seguì il
silenzio e la piuma d’oca si mosse, intinse la sua punta
sull’inchiostro nero e iniziò a vergare
freneticamente qualcosa sulla carta e, come per magia, la voce
risuonò ancora forte tutt’intorno.
« Suvvia, un po’ di ordine! Formate brevi frasi e
comparite dinanzi a me, solo così potrò indicarvi
la vostra dimora! »
Le parole iniziarono a mescolarsi tra di loro e, una volta pronte,
avanzarono fino al tomo. La piuma d’oca sembrò
guardarle e, per ogni frase, scriveva il suo responso.
« Nessun come è ammesso qui.
Voi dovete uscire e recarvi da Similitudine, quella è la
vostra sede! » disse una volta, facendo tinger di giallo la
povera parola incriminata.
« Oh, ma qui c’è un errore! Gomma
intervieni!!!! » strillò con voce acuta, scrivendo
sulla pagina bianca tanti punti esclamativi colta da una strana
frenesia.
La forma morbida e bianca di Gomma giunse rapidamente per fare il suo
lavoro: cancellare la parola sbagliata. Questa impallidì, ma
ben presto fu eliminata.
Così la piuma d’oca continuò nel suo
lavoro di portineria e tutte le parole furono destinate alla loro
rispettiva dimora, o cancellate.
A fine di giornata il tomo si chiuse e sulle pareti della gran sala
brillarono parole dorate che costituivano deliziose metafore.
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Capitolo 8 *** L'agguato ***
- Titolo
della storia: L'agguato.
- Tipologia: Double-Drabble (210 Parole)
- Binomio scelto: Il Pavimento e... la
Cacciatrice
- Genere: generale
- Avvertimenti: /
- Rating: verde
- Credits /
- Note dell'Autore: Nulla da dire. Diciamo che
la realtà è fonte perfetta di ispirazione.
- Introduzione: Una cacciatrice elegante e la
sua preda.
L'agguato
Sdraiata sul pavimento la cacciatrice osservava con
attenzione l’oscillare incessante della sua preda. Aspettava,
immota, il momento opportuno per compiere il balzo. Solo i lunghi baffi
bianchi vibravano leggermente, mentre gli occhi si sgranavano e le
pupille si dilatavano adombrando come un'ombra cupa l’ambra
che li decorava.
Tese le orecchie all’indietro e
sprofondò le zampe sul freddo pavimento di piastrelle
bianche, screziate di una tinta rosata, ma ancora non si mosse. Il
silenzio regnava sovrano. Un unico atto sbagliato avrebbe minato il suo
scopo.
Si concentrò, valutando ogni cosa,
incantata e cauta. Quando il movimento della preda si
affievolì fino ad arrestarsi di colpo, agì: con
le zampe posteriori si diede la spinta e il suo corpo sinuoso
volò in aria, ricadendo con eleganza sulla preda,
arpionandola con gli artigli. I suoi movimenti erano una pura danza,
un’armonia di forme, un silenzio di perfezione.
Deliziata dal buon esito, sprofondò
i denti aguzzi sulla rosea carne, provocando un terribile urlo che la
spinse a sgattaiolare via velocemente.
Tornò a sedersi sul candido
pavimento e si leccò una zampina bianca con noncuranza,
chiedendosi il motivo per cui il padrone avesse reagito
così: gli umani erano davvero strani e così
rumorosi! Poi, sollevatasi da terra, si allontanò come se
nulla fosse accaduto.
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