Ad ogni Luogo il suo Personaggio.

di Piccolo Fiore del Deserto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Conignomo e il suo Spettatore ***
Capitolo 2: *** La Montagna di sotto (e le sue strane leggi) ***
Capitolo 3: *** Vendetta ***
Capitolo 4: *** L'anfora di luce ***
Capitolo 5: *** Il più prezioso dei tesori ***
Capitolo 6: *** La Caduta ***
Capitolo 7: *** Questione di ordine! ***
Capitolo 8: *** L'agguato ***



Capitolo 1
*** Il Conignomo e il suo Spettatore ***


- Titolo della storia: Il Conignomo e il suo Spettatore
- Tipologia: Triple-drabble (300 Parole, almeno secondo word)
- Binomio scelto: La Tana e... il Prestigiatore
- Genere: Fantasy, leggermente nonsense (Credo, perché non sono sicura che appartenga a questo genere)
- Avvertimenti: /
- Rating: verde
- Credits (eventuale): /
- Note dell'Autore: il Conignomo è totalmente inventato, ovviamente. Leggerete nella storia la sua descrizione. L'ispirazione è venuta così, ammetto per prima che forse è una cosa folle e un po' sciocca, ma mi è piaciuto scriverla, anche se è una storia semplice e senza pretese. Spero che possa piacervi, in caso spero di non ricevere troppi pomodori xD
- Introduzione: All'interno di una semplice tana, il Conignomo prestigiatore svolge il suo particolare numero di magia, dinanzi a uno spettatore attento, ma confuso.





Il Conignomo e il suo Spettatore




Guardami, guardami! Te lo mostrerò un’altra volta ancora, così capirai com’è semplice! Osserva con attenzione, mi raccomando! Non ti muovere dal tuo posto però e non leccarmi, o non posso realizzare il mio lavoro ed il tuo dono! »
Una vocina acuta proveniva dalla tana oscura; apparteneva a un ometto piccino ma particolare per davvero! Il suo volto era tondo, dai tratti di un bambino, ma per il suo vestiario sembrava più come Arlecchino! Rosso come la fragola matura era il suo cappotto, mentre color dell’erba le sue brache; legno per i suoi calzari e sul capo un cappello di cielo alto alto e ben appuntito! Cosa ancor più buffa, erano le due lunghe orecchie bianche e rosa, che gli spuntavano dai bruni riccioli e due grandi denti sporgenti, simili a quelli di un coniglio! Sul suo capo scompigliato, un lumino era posato: una piccola lucciola vi si era adagiata e rischiarava il luogo con la sua luce dorata.

« Un movimento così, un altro di là, una piroetta e la mano gira, gira fino a fermarsi, et voilà, il tuo osso eccolo qua! » disse ancora il Conignomo.
Mosse un braccio e poi l’altro, fece una piroetta e girò la mano, ancora e ancora, ma d’un tratto la bloccò. Come per magia tra le sue dita presto comparve un bell’osso! Strizzò il nasino, dal quale partivano lunghi baffi, e i suoi occhi s’illuminarono, colmo di orgoglio.
Attese un pochino e sorrise birichino. Poi s’inchinò come ad accogliere silenziosi applausi e sparì nel nulla in un turbinio di polvere e scintille.
Lo spettatore, che stava seduto ad osservarlo con la lingua penzolante e la coda scodinzolante, inclinò il capo confuso. Ben presto, però, la sua concentrazione si spostò sull’osso e, riappropriandosi della sua tana, prese a rosicchiarlo con gusto!















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Ho deciso di riportare qui tutte le drabble che scriverò per l'Original Challenge 1, proposto sul forum degli Original Concorsi di Eylis e di raggrupparle in un'unica raccolta, giacché anche se si tratta di storie diverse, il succo è quello. C'è una Drabble, c'è un Personaggio e un Luogo.
So che le idee per le prime due drabble sono un po' folli, ma mi sono divertita a scriverle :)
Se vi interessa partecipare, il link è questo [Original Challenge 1]. Dovrete prima lasciare una piccola presentazione sul forum, nella sezione apposita, e poi potrete sbizzarrirvi con le vostre idee per questa sfida tutta particolare :D 

Ma ora basta chiacchiere, e buona lettura :P

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Capitolo 2
*** La Montagna di sotto (e le sue strane leggi) ***


- Titolo della storia: La Montagna di sotto e le sue strane leggi
- Tipologia: Triple drabble (300 parole)
- Binomio scelto: La Montagna e … il Portinaio
- Genere: Fantasy, nonsense (Credo che qui ci stia benissimo... o almeno penso.)
- Avvertimenti: /
- Rating: verde
- Credits /
- Note dell'Autore: Ok, non chiedetemi da dove sia uscita questa cosa, ma adoro il mio orco portinaio! *.* L’unica cosa da dire è che il linguaggio dell’orco è voluto; quindi non è un errore grammaticale, ho tentato di farlo parlare diversamente XD
- Introduzione: La Montagna di sotto ha leggi strane e incomprensibili per chi non è del posto. Biancobecco scoprirà a proprie spese quali effetti produce il suo sbaglio di percorso.





La Montagna di sotto (e le sue strane leggi)




Biancobecco sorvolava la montagna, cercando il punto esatto dove avrebbe trovato il portinaio. Aveva un incontro galante con Alirosa e non poteva tardare! Il suo cuore cantava ed i suoi occhi erano abbagliati dall’amore. D’un tratto scorse un’apertura nella roccia, con uno strano appoggio, e lì planò atterrandovi con cura.
« Poooortinaio? Poooortinaio? » gracchiò, richiudendo le ali da passero.
Per tutta risposta ottenne un suono strano, cavernoso, che scosse le sue piume.
« Sgrunf! »
Attese qualche istante e dall’apertura apparve il muso scontroso di un imponente orco grigio dalle zanne bene in vista e il capo pelato.
« Ehm, ehm. Portinaio? »
« Ti ci ho già detto Sgrunf!» rispose sgarbato, l’orco.
« Sgrunf, equivale a sì? »
« Sgrunf è sgrunf! »
« Ohhh, ma certo! » cinguettò Biancobecco, perplesso, ma aggiunse « Dove posso trovare il piano sette, della Montagna di sopra? »
L’orco lo guardò con sguardo vacuo, quasi tonto, e poi disse:
« Tu non lo ti ci trovi kui il piano sette. Kuesta non ti ci è la Montagna di sopra » sputacchiò dritto verso Biancobecco, che scosse le ali, colpito e schifato.
« Non è la Montagna di Sopra? » chiese, preoccupato, spalancando gli occhi simili a due palline.
« Sgrof! Tu non ti ci senti mica! Kuesta è Montagna di sotto ed io ora devo mangiarti! »
« Perché? »
« Perkè tu ti ci hai sbagliato! »
« E allora? »
« Allora io ti ci mangio. »
Spalancò la bocca nel tentativo di un sorriso che aveva, però, più la parvenza di una smorfia ripugnante.
« Non vedo perché devi mangiarmi, se…»
Biancobecco non poté completare la frase, che fu preso saldamente dalle mani grassocce dell’orco, il quale disse:
« Kuesta è la legge! »
Senza esitare lo mangiò.

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Capitolo 3
*** Vendetta ***


- Titolo della storia: Vendetta
- Tipologia: Triple drabble (300 parole)
- Binomio scelto: La Torre e... la Cacciatrice.
- Genere: Generale, Fantasy
- Avvertimenti: /
- Rating: giallo
- Credits /
- Note dell'Autore: Ammetto che sono passata da storie folli, a una più crudele, però ieri notte prima di addormentarmi è uscita fuori questa ispirazione e ho deciso di buttarla giù. Non so se si capirà o vi piacerà, ma ci ho provato :P
- Introduzione: Una cacciatrice e il suo desiderio di vendetta, causato dal tradimento di coloro che più amava e che hanno ridotto in briciole il suo cuore.







Vendetta




Li aveva uccisi tutti. La lama del suo pugnale era ancora macchiata di sangue, ma non era sazia. Mancava ancora lui, la preda più importante.
Sapeva dove trovarlo, lo aveva visto scappare quando aveva capito che sarebbe stato il prossimo. Sul suo volto la superbia era svanita e comparve il suo vero aspetto: quello di un codardo che si era rintanato nella sua torre dorata, pensando di essere al sicuro, ma era uno sciocco a credere che una cacciatrice con il suo fiuto e il suo desiderio di vendetta potesse perderlo di vista.
Iniziò a salire le scale, senza fretta, come pregustandosi il momento in cui avrebbe trafitto quel cuore marcio, che tanto aveva offeso e dilaniato il proprio. La scala proseguiva a chiocciola e la torre, che da fuori appariva lucente, all’interno era buia e stretta ed emanava un tanfo nauseabondo, come se vi fosse qualcosa di lurido… e lei sapeva a chi riferirsi.
Raggiunta la stanza più alta, lo trovò nascosto in un angolo e, scorgendola, lo vide spalancare gli occhi in preda a una folle paura. Lui cercò una via di fuga, ma ben presto si accorse che la sua accogliente dimora era divenuta una prigione.
Gli si avvicinò, e si chinò su di lui, sorridendogli trionfante. Nei suoi occhi nocciola c’era una luce malsana.
“Ora avrò la mia vendetta” gli sussurrò, poi sorridendo, sollevò il pugnale, la cui lama riverberò nell’oscurità, e gli trafisse il cuore.

In quel momento si svegliò, ma il sorriso non scomparve.
Forse era stato soltanto un sogno, ma per una volta era lei la cacciatrice e gli altri le sue prede. Non doveva più subire e aveva ottenuto così la sua vendetta, contro quel tradimento causato da chi aveva amato profondamente e aveva calpestato senza farsi troppi problemi i suoi sentimenti.


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Se siete interessati ai concorsi per storie Originali, se volete partecipare a Challenge, e semplicemente trovare un forum su cui parlare di scrittura, disegni e altri argomenti artistici o meno, passate qui:
Original Concorsi
Troverete concorsi di generi diversi, tutti basati sull'utilizzo di un binomio, inerente un luogo e un personaggio, o due temi particolari, o ancora due scene da inserire nella vostra storia; ma ci sarà anche la possibilità di partecipare a divertenti Challenge per mettervi alla prova.
Che aspettate?


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Capitolo 4
*** L'anfora di luce ***


- Titolo della storia: L'anfora di luce
- Tipologia: Triple drabble (310 parole)
- Binomio scelto: L'Anfora e... la Fata.
- Genere: Fantasy (e forse leggermente nonsense)
- Avvertimenti: /
- Rating: verde
- Credits /
- Note dell'Autore: è una storia un po' assurda forse, per questo ho messo "leggermente nonsense" ma solo per un particolare (metto una nota alla fine della storia per spiegare*). 310 parole vanno ancora bene, ho letto, vero? Altrimenti, amen XD per una volta non sono stata nelle 300. Infine, forse non è tutta ambientata nell'anfora, ma l'ho intesa come luogo per uno dei personaggi... spero che possa andare bene.
- Introduzione: George trova un'anfora particolare, priva di dipinti, semplice e spoglia. Tuttavia, qualcosa al suo interno lo lascerà senza parole.




L'anfora di luce





Avevano scavato a lungo e con assoluta solerzia e alla fine erano riusciti a trovare diversi reperti della Grecia antica, tra cui alcune anfore ancora quasi perfettamente integre. Per alcune ci sarebbero voluti dei lavori di restauro, ma era stato uno scavo fortunato.
George, un ragazzo dai corti capelli scuri e due occhi d’un azzurro chiaro, stava ripulendo con più cura possibile una delle anfore che aveva trovato personalmente. L’aveva scelta poiché, a differenza delle altre, non presentava dipinti con figure nere stilizzate, bensì era spoglia, semplice, quasi priva di attrattiva.
Tuttavia sembrava essere chiusa da una sorta di grosso tappo in sughero con al centro un foro dal quale proveniva un’insolita luce.
Curioso, lo tolse e spalancò gli occhi di fronte a ciò che scoprì. L’interno di quella particolare anfora era riccamente decorato e ammobiliato come un’insolita casa. Vi erano sedie, tavoli e un piccolo letto creati con rami intrecciati, fiori e foglie, che si presentavano anche come ulteriori elementi decorativi sulle pareti. Ma la cosa più strana era la luce emanata da un piccolo essere: era difficilmente distinguibile, ma a una visione più attenta, George poté scorgere una figura piccina, femminile, dal corpo ben modellato e fasciato da una bianca tunica. Due ali semitrasparenti sbattevano freneticamente alle sue spalle e lunghi capelli dorati le scivolavano fino ai piedini nudi.
L’anfora era, quindi, la casa di una fata che, accorgendosi di un intruso nel suo territorio, volò rapida fino al naso del giovane e iniziò a emettere gridolini e suoni acuti di difficile comprensione. Il suo volto radioso sembrava contorcersi in espressioni furenti, mentre l’indice della mano destra veniva puntato più volte verso di lui, come a rimproverarlo.
Non appena fu soddisfatta, prese il tappo in sughero – con sorprendente forza e agilità - e tornò rapidamente nella sua dimora, chiudendo la porta e lasciando George sbigottito e senza parole.








*nota: forse è insolito per una fata vivere all'interno di un'anfora, sotto terra. Però, penso che se si lavora di fantasia chi può porre limiti? E poi le fate sono misteriose e provengono anche da mondi paralleli e sotterranei. Ecco tutto XD (io credo nelle fate! Ok, fine pazzia)

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Capitolo 5
*** Il più prezioso dei tesori ***


- Titolo della storia: Il più prezioso dei tesori.
- Tipologia: Double-Drabble (200 Parole)
- Binomio scelto: L'Anfora e... la Cacciatrice.
- Genere: Fantasy, generale.
- Avvertimenti: /
- Rating: verde
- Credits /
- Note dell'Autore: è nata da un'immagine che mi è sorta nella mente non appena ho letto il binomio. Non so se sono riuscita a rappresentarla al meglio, e mi auguro che rispetti tutti i parametri. Spero che si capisca :)
- Introduzione: Un dipinto misterioso e nascosto. Un amore folle, o forse no?


Il più prezioso dei tesori.




Sola e all’oscuro. Nessun compagno al suo fianco, né suono. Immobile su quella parete rossiccia e perfettamente levigata, tendeva lo sguardo verso la sua preda, una rapida e pelosa lepre immortalata nell’atto di saltare. Lunghi capelli neri e lisci le scivolavano lungo la schiena, appena smossi dal vento; la sua pelle era scura, quasi d’ebano. Solo due lembi di stoffa gialla, tagliati rozzamente, le fasciavano il corpo agile e insolitamente muscoloso per una donna, ma lei era la… cacciatrice. Era armata di arco e freccia, nell’atto di incordare e mirare alla sua preda.
Così appariva agli occhi dell’unica persona che riusciva a scorgerla, un abile pittore che, innamorato della lei reale, aveva scelto di ritrarla all’interno di un’elegante anfora di ceramica. L’aveva dipinta con estrema cura e perfezione nei dettagli, tanto da farla sembrare vera. Avrebbe guadagnato di certo l’ammirazione di tutti, prestigio e denaro se l’avesse mostrata, ma aveva scelto di nasconderla al mondo. Gelosia, ossessione, o forse solo timidezza? La cacciatrice non lo sapeva ma, immota, fissava la sua preda che mai avrebbe preso e che mai sarebbe saltata, se non per magia o pura immaginazione; mentre il biondo artista la contemplava come il più prezioso dei tesori.














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Ancora un'altra storia e finisco anche il secondo scalino, e posterò qui il bannerino meraviglioso creato da Eylis! *_*
Intanto faccio un po' di pubblicità a un mio contest. L'ho aperto soltanto ieri e non è difficile, quindi perché non passate? Si tratta di scegliere una frase di Sergio Bambarén (un autore che vi consiglio!) - tra quelle che ho segnato - e di scriverci una storia. Nulla di più facile no? Forza forza, non fate morire la mia idea!!! Non mangio nessuno!
Se vi ho attirati, andate qui! Vi attendo!

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Capitolo 6
*** La Caduta ***


Titolo della storia: La Caduta
- Tipologia: Triple-Drabble (306 Parole)
- Binomio scelto: La Torre e... la Fata
- Genere: Fantasy
- Avvertimenti: /
- Rating: verde
- Credits /
- Note dell'Autore: La notte porta ispirazione, ed ecco quello che è emerso. Ho tratto ispirazione da una leggenda che narra come le fate siano angeli caduti, non abbastanza crudeli da essere relegati all'inferno, ma destinati a vagare sulla terra, ma anche da un'immagine... E questo è quello che ho tirato fuori. :) Spero che sia comprensibile.
- Introduzione: Un errore commesso. Un responso crudele. Una caduta e poi... la trasformazione.



La Caduta




La torre avorio spiccava tra le nuvole del cielo. Era maestosa, con scale esterne che formavano una spirale apparentemente senza fine. La sua sommità era perfettamente appuntita e raggiungeva il Palazzo di Luce, dimora del Signore Supremo, mentre la base sprofondava nella terra, tra gli umani che però non potevano scorgerla, poiché perennemente ammantata di nebbie impenetrabili.
Al suo interno non v’erano piani, né altre scale, né stanze.
L’avevano legata con corde argentate così leggere ma perfettamente aderenti alla sua pelle d’un bianco perlaceo da farle male, e il giovane angelo dall’aspetto femmineo attendeva il responso degli Altissimi Giudici, per conoscere il suo destino. La sua colpa? Aver provato sentimenti ed essersi concessa il libero arbitrio che non poteva avere. Le creature celesti dovevano fare il bene, quelle infernali il male, solo gli umani avevano scelte. Non aveva, però, commesso crimini così efferati da essere scagliata all’inferno, né poteva rimanere nel cielo.
Silenziosa, preda della paura, attendeva il responso e, quando gli Altissimi Giudici ammantati di luce le comparvero dinnanzi, ebbe un tremito.
I loro occhi totalmente bianchi e privi di pupilla le donavano soggezione, ma non dissero nulla. La liberarono dalle corde e lei si ritrovò a cadere nel baratro oscuro della torre.
Volare non le era permesso, gridare neppure e ben presto fu colta da una nuova consapevolezza. Il suo corpo perfetto e totalmente bianco assunse sfumature più azzurrine; i suoi capelli dorati divennero pallidi come neve, la sua stessa forma si fece sempre più minuta. Infine, le sue amate ali bianche, maestose e splendenti, iniziarono a perdere le loro piume e a mutare: non più grandi ma piccole, non più angeliche ma simili a quelle di una farfalla, del medesimo colore ma con punte nerastre.
Mai più angelo, ma per sempre una fata dell’aria relegata tutta la vita a vagare tra i mondi.







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Il Secondo gradino è completato, ma per passare al terzo dovrò scrivere un'altra storia! Argh.
I binomi del terzo poi sono difficilissimi, oltre al fatto che si dovranno scrivere altre 6 storie... ma pian piano spero che Madama Ispirazione venga in mio soccorso. Voglio vincere questa sfida contro me stessa!

Nel frattempo spero che le mie storie siano gradite e posto qui il bellissimo banner fatto da Eylis per il secondo gradino:

banner

A presto!

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Capitolo 7
*** Questione di ordine! ***


- Titolo della storia: Questione di ordine!
- Tipologia: Triple-Drabble (310 Parole)
- Binomio scelto: La Metafora e... il Portinaio
- Genere: nonsense
- Avvertimenti: /
- Rating: verde
- Credits /
- Note dell'Autore: è una storia assurda in modo esagerato, lo comprendo. Però, da quando mi è venuta in mente si è bloccata nella testa e se non la buttavo giù e pubblicavo non ero contenta. Probabilmente non piacerà, e quasi sicuramente la metafora non è descritta bene... ma ci ho voluto provare, anche se penso che come luogo non lo userò più XD Spero che si capisca chi sia il portinaio e che sia originale... Be', non tiratemi pomodori ç_ç
- Introduzione: Una sala scura che racchiude un grande tomo. Un portinaio particolare deciso a mettere ordine tra gli "strani inquilini" che arrivano a chiedere responsi.





Questione di ordine!




Quel mattino c’era un vero e proprio caos nel corridoio centrale della Società Grammatica e Sintassi. Parole di tutti i colori e forme creavano un flusso ininterrotto in attesa che la porta della sala Metafora si aprisse. Non dovettero attendere molto: con un tonfo i battenti scarlatti si spalancarono e le parole entrarono provocando ancor più confusione. La sala era scura e al centro troneggiava un grosso tomo lucente sulle cui pagine bianche sostava una grande piuma d’oca dorata. Il brusio prodotto dalla moltitudine dei presenti fu interrotto dal tono imperioso di una voce che sembrava provenire da ogni angolo del luogo. Seguì il silenzio e la piuma d’oca si mosse, intinse la sua punta sull’inchiostro nero e iniziò a vergare freneticamente qualcosa sulla carta e, come per magia, la voce risuonò ancora forte tutt’intorno.
« Suvvia, un po’ di ordine! Formate brevi frasi e comparite dinanzi a me, solo così potrò indicarvi la vostra dimora! »
Le parole iniziarono a mescolarsi tra di loro e, una volta pronte, avanzarono fino al tomo. La piuma d’oca sembrò guardarle e, per ogni frase, scriveva il suo responso.
« Nessun come è ammesso qui. Voi dovete uscire e recarvi da Similitudine, quella è la vostra sede! » disse una volta, facendo tinger di giallo la povera parola incriminata.
« Oh, ma qui c’è un errore! Gomma intervieni!!!! » strillò con voce acuta, scrivendo sulla pagina bianca tanti punti esclamativi colta da una strana frenesia.
La forma morbida e bianca di Gomma giunse rapidamente per fare il suo lavoro: cancellare la parola sbagliata. Questa impallidì, ma ben presto fu eliminata.
Così la piuma d’oca continuò nel suo lavoro di portineria e tutte le parole furono destinate alla loro rispettiva dimora, o cancellate.
A fine di giornata il tomo si chiuse e sulle pareti della gran sala brillarono parole dorate che costituivano deliziose metafore.

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Capitolo 8
*** L'agguato ***


- Titolo della storia: L'agguato.
- Tipologia: Double-Drabble (210 Parole)
- Binomio scelto: Il Pavimento e... la Cacciatrice
- Genere: generale
- Avvertimenti: /
- Rating: verde
- Credits /
- Note dell'Autore: Nulla da dire. Diciamo che la realtà è fonte perfetta di ispirazione.
- Introduzione: Una cacciatrice elegante e la sua preda.


L'agguato



Sdraiata sul pavimento la cacciatrice osservava con attenzione l’oscillare incessante della sua preda. Aspettava, immota, il momento opportuno per compiere il balzo. Solo i lunghi baffi bianchi vibravano leggermente, mentre gli occhi si sgranavano e le pupille si dilatavano adombrando come un'ombra cupa l’ambra che li decorava.

Tese le orecchie all’indietro e sprofondò le zampe sul freddo pavimento di piastrelle bianche, screziate di una tinta rosata, ma ancora non si mosse. Il silenzio regnava sovrano. Un unico atto sbagliato avrebbe minato il suo scopo.

Si concentrò, valutando ogni cosa, incantata e cauta. Quando il movimento della preda si affievolì fino ad arrestarsi di colpo, agì: con le zampe posteriori si diede la spinta e il suo corpo sinuoso volò in aria, ricadendo con eleganza sulla preda, arpionandola con gli artigli. I suoi movimenti erano una pura danza, un’armonia di forme, un silenzio di perfezione.

Deliziata dal buon esito, sprofondò i denti aguzzi sulla rosea carne, provocando un terribile urlo che la spinse a sgattaiolare via velocemente.

Tornò a sedersi sul candido pavimento e si leccò una zampina bianca con noncuranza, chiedendosi il motivo per cui il padrone avesse reagito così: gli umani erano davvero strani e così rumorosi! Poi, sollevatasi da terra, si allontanò come se nulla fosse accaduto.

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