Adesso sei mia di bulma_89 (/viewuser.php?uid=25665)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sogno o realtà? ***
Capitolo 2: *** Usata ***
Capitolo 3: *** Il ballo ***
Capitolo 4: *** Fuga ***
Capitolo 5: *** Parigi, la città dell'amore? ***
Capitolo 6: *** Mio nemico amato ***
Capitolo 7: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Sogno o realtà? ***
Caroline Forbes si sentiva strana.
Era passata circa una settimana da quel suo pessimo
diciottesimo compleanno e lei non riusciva a lasciare andare le sensazioni e le
emozioni che aveva provato quel giorno.
Tristezza, sconforto e poi gioia quando i suoi amici avevano
organizzato quella piccola festicciola funerea per lei. Sollievo e batticuore
quando Tyler era venuto da lei e le aveva detto che l’amava.
Dolore, disperazione quando lui l’aveva poi morsa a morte.
Ed il suo cuore era poi una landa piatta ed asciutta mentre
soffriva, coricata nel letto della sua stanza.
Sarebbe morta e la sua vita era stata così breve e misera,
sarebbe morta per la seconda volta e il suo passaggio sulla terra sarebbe stato
presto dimenticato, un’inutile pedina in quel gioco di vite più grande di lei.
Chi era lei in fondo? Qualcuno di facilmente sacrificabile.
Poi era arrivato lui, il grande nemico, il pazzo che aveva
messo sottosopra le loro vite. Era piombato nella sua stanza offrendole la
salvezza o la morte. L’aveva posta di fronte ad una scelta e lei aveva scelto
di aggrapparsi alla sua strana, diversa vita. Lui, Klaus, il vampiro più
crudele della storia, il pazzo sadico che si divertiva a giocare con le loro
vite, le aveva offerto il braccio, le aveva sostenuto la testa e aveva permesso
che lei bevesse il suo salvifico sangue. Aveva il sapore più inebriante di
qualsiasi altra bevanda, ci era affogata e navigata dentro con piacere fino a
che un gradevole torpore non l’aveva scossa e lei si era addormentata.
Ed al suo risveglio aveva trovato quell’oggetto. Un
bracciale magnifico, un dono perfetto da parte di qualcuno da cui non si
sarebbe mai aspettata di ricevere nulla.
Da quel momento in poi non aveva potuto fare a meno di
pensarci. Klaus era sempre nei suoi pensieri, ogni volta che accarezzava
distrattamente il bracciale di diamanti. Il suo gesto era incomprensibile,
voleva qualcosa da lei? Un’alleata, una spia, una pedina. Se non fosse stato
così per quale motivo lui, vampiro senza scrupoli, le avrebbe fatto un così
gradevole dono?
Stava pensando a lui anche quel momento, mentre di accingeva
ad addormentarsi. Rivedeva il viso dai tratti nordici del vampiro, la sua bocca
sensualmente socchiusa.
Caroline chiuse gli occhi e si impose di dormire e di pensare
a qualcosa che non fosse Klaus.
Un rumore sommesso la svegliò di scatto; Caroline fece un
sussulto ed emise un lieve grido. Si guardò intorno, nella stanza buia, temendo
che ci fosse qualcuno. I suoi occhi da vampira vedevano perfettamente nell’oscurità
e non impiegò molto ad accorgersene. C’era effettivamente qualcuno.
Klaus era appoggiato contro il muro della sua stanza, le
braccia distese lungo i fianchi e le mani una sopra l’altra. L’espressione del
viso si aprì in un sorriso sarcastico.
― Mio Dio… Tu che ci fai qua? ―, esclamò
Caroline con il cuore che le batteva all’impazzata.
― Sono venuto a trovarti. Temo però che la sorpresa
sia troppa per te ―.
― Ti infili in camera mia in piena notte… Cosa dovrei
pensare? Non so cosa tu voglia da me, ti ringrazio per avermi salvata il giorno
del mio compleanno ma adesso vattene. Non voglio avere più nulla a che fare con
te ―.
Klaus si staccò dal muro e fece qualche passo verso
Caroline; il suo viso era serio e allo stesso tempo terribilmente affascinante.
Caroline tremò, non avrebbe potuto fare niente contro di lui, neppure scappare.
― Ti prego… vattene! ―.
― Sei proprio certa che si quello che vuoi? Sono
sincero, hai catturato il mio interesse, dolcezza, e mi piaci. Di solito quando
mi piace una cosa me la prendo e basta ―.
Caroline scosse la testa, ― Vattene Klaus, non
torturami oltre ―.
In un lampo il vampiro si trovò seduto sul letto, accanto a
lei. Le osservò il viso con insistenza, i suoi occhi azzurri si muovevano
veloci su di lei poi una mano salì e si appoggiò sui suoi capelli biondi.
Caroline rabbrividì e chiuse gli occhi, impaurita.
― Tu sei l’unica che non deve avere paura di me,
dolcezza ―.
La sua voce era carezzevole e in un attimo Caroline ricordò
vivamente il sapore inebriante del sangue di lui.
― Puoi averne ancora, se vuoi ―.
Caroline aprì gli occhi di scatto, sorpresa. Klaus sapeva
quello che lei stava pensando in quel momento? Conosceva ogni suo più piccolo
punto debole?
Le mani di Klaus si strinsero attorno alla sua nuca, una
stretta dolce ma allo stesso tempo decisa.
― E’ passato molto tempo da quando ho fatto l’amore
con una donna, sai? Il sesso non mi interessava più, solo il desiderio di
potere e di supremazia sugli altri essere contavano. Ma adesso, adesso tu mi
hai ricordato che ci sono altri modi per provare piacere ―.
Avvicinò il suo viso a quello di Caroline ed aspirò il suo
profumo. La ragazza tremò e questa volta non di paura. Una strana sensazione,
una strana euforia le bloccava il respiro.
Klaus forse se ne accorse, perché aggiunse: ― Anche tu
desideri fare l’amore con me e non c’è nulla di sbagliato in questo. Lasciati
andare con me e non te ne pentirai, te lo prometto ―.
La vampira scosse la testa, ― Tu non sei uno
qualunque, tu sei… tu sei Klaus! Non posso semplicemente mettere da parte tutto
quello che hai fatto solo perché mi piaci un pochino ―.
Klaus allungò le labbra in una risata divertita; ― Un
pochino? Sei simpatica dolcezza. Non è per vantarmi ma penso di essere un tipo
piuttosto irresistibile ―.
Caroline assunse un’espressione corrucciata e lo guardò
dritto negli occhi, cosa non facile visto che stava parlando con Klaus,
l’ibrido originario.
― Saresti affascinante, irresistibile, bello e sexy se
tu non fossi allo stesso modo meschino, malvagio, cinico e presuntuoso ―.
Klaus sorrise nuovamente, ― Oh ma sono proprio queste
cose a rendermi irresistibile ―.
Detto questo si avvicinò alle labbra di Caroline e
soffocando sul nascere una sua protesta, la baciò.
La vampira si dimenò sotto di lui ma l’ibrido le bloccò il
polsi con le sue mani e la costrinse a socchiudere le labbra. Infilò la lingua
nella bocca di lei e si ferì leggermente grazie ad un canino appuntito della
ragazza. Qualche goccia di sangue uscì dalla sua lingua e si mischiò a quel
bacio violento. Caroline avvertì il sapore del sangue di Klaus e non riuscì a
resistere, smise di dimenarsi e lasciò che lui la baciasse. Un gradevole
torpore la stava ormai trascinando lungo l’abisso.
Klaus si staccò da lei; ansimava.
― Io e te siamo due fuochi, Caroline, se vuoi non
arrenderti ma fatti almeno prendere ―.
Caroline si sentì salire il sangue alle guancie a quelle
parole e dentro di se si sentiva combattuta tra il desiderio di resistere e
quello di concedersi a Klaus. Era certa che il suo corpo lo desiderasse,
sentiva lo struggente desiderio di provare ancora la sensazione delle labbra di
Klaus sulle sue. Erano li, a pochi millimetri, così rosse e carnose e loro
erano soli, li nella confortevole intimità della sua camera da letto, al buio.
“ Non lo saprà nessuno”, pensò Caroline, “Attenta Caroline,
stai scherzando con il diavolo in persona”, pensò il secondo dopo.
Klaus intanto fece scendere una mano leggera lungo la sua
camicia da notte, indugiando con lentezza ed indolenza su un seno. Caroline
sospirò, poi si arrese.
― Prendimi ―, disse in un sussurro.
Non notò l’espressione soddisfatta sul viso di Klaus, mentre
calava la sua bocca sul suo collo. Lo succhiò senza morderla, mentre le sue
mani scioglievano con precisione i bottoni della camicia di Caroline. Si
posarono sul suo seno nudo e lo accarezzarono con dolcezza; Caroline mugolò di
piacere, tra la paura e l’eccitazione. Poi l’ibrido si alzò sopra di lei e con
velocità incredibile si tolse la maglia, rimanendo a petto nudo. La ragazza
osservò il candore di quella pelle e posò una mano sul torace di lui prendendo
a indagare dolcemente sulla robustezza di quei muscoli ben formati. Il cuore di
lei non poteva essere veramente fermo perché le mancava il respiro e sentiva un
emozione fortissima proprio dentro al cuore. Klaus socchiuse gli occhi beandosi
di quel tocco fresco sulla sua pelle, poi calò nuovamente il suo viso su quello
di Caroline e le cercò le labbra. Si morsero e si baciarono con ardore e la
vampira cinse la schiena dell’ibrido e gli accarezzò la nuca e i capelli mossi
mentre le mani di Klaus prendevano a risalire per i fianchi della ragazza fino
a fermarsi sui glutei sodi. Trovò il pizzo dei suoi slip e ci giocherellò; ―
Che ne dici questi di farli sparire? ―, sussurrò poi Klaus, staccandosi
dalla bocca di Caroline per guardala un attimo negli occhi. Sorrideva ed aveva
quel sorriso sghembo che a volte metteva paura. Caroline tremò e chiuse gli
occhi mentre lui le faceva scivolare gli slip lungo le gambe. Sentì prepotentemente
il tocco delle mani di Klaus sulla pelle che prima era coperta. Dapprima con
lentezza e poi con vigore, lui la esplorò e Caroline non riuscì a fare a meno
di inarcare il bacino ritmicamente verso il tocco divino dell’ibrido. L’unico
pensiero lucido che riuscì a formare il suo cervello in quel momento fu che un
piacere così forte non l’aveva mai provato in vita sua. Poi Klaus abbandonò la
sua occupazione lasciando Caroline per un attimo sconfortata. Lo vide che si
sollevava sulle ginocchia ed armeggiava con la lampo dei pantaloni. Le
sorrideva ancora, sicuro di sé ed apparentemente impassibile. In un attimo
anche quelli volarono via e Klaus rimase completamente nudo. Caroline si
sollevò appena contro lo schienale del letto, il respiro improvvisamente accelerato.
Lui era splendido, sembrava un dio greco, era semplicemente
perfetto. Scese per un attimo dal letto e camminò fino a trovarsi di fianco a
Caroline.
Le afferrò il viso tra le mani e guardandola fisso negli
occhi le chiese ― Mi vuoi? ―. La sua espressione in quel momento
era serissima. Caroline per un attimo ebbe paura, forse era ancora in tempo per
tirarsi indietro.
― Io… Non lo so ―, ammise la vampira.
Klaus strisciò il suo viso contro quello della ragazza e lei
credette di impazzire. Un desiderio violento la colse come non le era mai
successo. Allargò le braccia e invitò Klaus a distendesi sopra di lei.
― Ti prego, si… ―, biascicò.
Lui fu subito disteso sopra di lei e i loro corpi si
incastrarono perfettamente. Caroline lasciò scorrere le sue mani lungo la
schiena di Klaus fino ad accarezzare i suoi glutei fermi e perfetti.
Anche l’ibridò emise un sospiro di piacere e il suo membro
iniziò a cercare l’apertura di lei agognata. Caroline allargò le gambe e le
avvinghiò al corpo dell’ibrido, spingendosi contro di lui per facilitarlo. Klaus
entrò dentro di lei e si lasciò sfuggire un sospiro, chiudendo gli occhi azzurri.
Caroline provò subito immediata gioia e quasi sorrise. L’ibrido si mosse
lentamente dentro di lei e appoggiò le sue labbra sul viso della ragazza, i
loro nasi si sfiorarono.
― Dolcezza adesso appoggerò la mia bocca sul tuo collo
e ti morderò, ma non temere il mio morso non ti causerà alcun male. Prendi
anche tu nello stesso momento il sangue da me ―.
Caroline non ebbe neanche il tempo di scuotere i suoi
pensieri dal limbo in cui erano precipitati che Klaus aprì il suo collo e prese
a succhiare il suo sangue con avidità. Il collo e il viso di lui erano
appoggiati al suo e Caroline morse e aprì leggermente una vena appena sotto l’orecchio
di Klaus. Quando il suo sangue prese a sgorgare nella sua gola capì che quello
era il più potente afrodisiaco del mondo. Si stavano scambiando la pelle e l’anima.
Klaus prese a muoversi con foga dentro di lei ed allo stesso tempo succhiava la
sua essenza. Caroline precipitò in un alone di piacere infinito, vedeva e
sentiva cose che prima non aveva mai provato o visto. Immagini non sue le
volavano davanti agli occhi mentre pensava di volare verso il paradiso. Sarebbe
valsa la pena di vivere una vita intera solo per assaporare quel momento di
gioia e piacere infiniti.
Poi Klaus inarcò la schiena, si stacco da lei ed emise un
sommesso grido di piacere mentre raggiungeva l’orgasmo. Caroline lo seguì a
ruota e dovette trattenersi per non svegliare la casa con un urlo estatico.
Dopo un istante che sembrò durare un eternità, Klaus si alzò dal letto;
Caroline lo guardò, ancora scarsamente padrona della sua mente. Tese una mano
verso di lui, sapeva solo che non voleva che se ne andasse.
― Dove vai… ―, biascicò confusa.
Klaus si avvicinò a lei e le sfiorò i capelli dorati con un
dito. Catturò poi il suo sguardo e non lo lasciò andare.
― Dormi Caroline, dormi profondamente e sogna ―.
Caroline scosse la testa e cercò di dire qualcosa ma poi un
sonno improvviso la colse e tutto divenne nero.
Un raggio di luce le invase gli occhi e la costrinse ad
aprirli. Se li stropicciò, confusa, e si chiese perché la sera prima non avesse
chiuso gli scuri delle finestre. Poi un pensiero improvviso la fece sobbalzare,
un ricordo vivido e intenso. “Klaus!”, pensò. Con sgomento si accorse che aveva
fatto un sogno stranissimo, un sogno che non avrebbe dovuto fare. Aveva sognato
di fare l’amore con il loro nemico numero 1 ed era stato il sogno migliore
della sua vita.
“ Possibile che i sogni lascino sensazioni così vive sulle
pelle?”.
Caroline si alzò ed andò in bagno, la testa le girava
leggermente. Si guardò allo specchio e si osservò il collo, non c’erano segni,
non c’era nulla.
“ E’ stato solo un sogno”, pensò la ragazza ritornando verso
il letto e sbattendo le lenzuola per rassettarlo.
Non si accorse però di un piccolo biglietto, scritto su
cartoncino rosso. Questo scivolò a terra e cadde sotto al letto.
Sopra vi erano scritte soltanto tre parole.
“Adesso sei mia”.
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Capitolo 2 *** Usata ***
Caroline uscì di casa piuttosto
confusa quella mattina. Si era svegliata con quello strano sogno in testa che
non la lasciava un attimo. Pensava di continuo a come fosse sembrato reale, a
come le mani e la bocca di Klaus sembravano vivi. Ci stava ancora riflettendo
mentre parcheggiava la sua Fiesta davanti alla scuola e sbuffando afferrava lo
zaino per entrare nell’edificio. Sembrava così superfluo pensare alla scuola
dopotutto quello che era successo negli ultimi giorni e negli ultimi tempi. Con
tristezza pensò che avrebbe potuto frequentare tutte le scuole del mondo visto
l’eternità da teenager che l’aspettava.
In classe non riuscì ad ascoltare
una parola di quanto il professore di matematica stava dicendo, ovviamente non
era mai stata la sua materia preferita a ma ora l’elemento di disturbo era
altro.
Le sue labbra rosse, così golose,
piene… Il modo in cui l’aveva accarezzata, toccata, il modo in cui l’aveva
fatta gemere, l’emozione intensa del suo sangue che scendeva lungo la gola…
Caroline quasi fece un salto sulla
sedia, non poteva essersi trattato solo di un sogno!
Il professore la guardò da sotto
gli occhialini sottili, la fronte corrucciata e severa.
― Signorina Forbes è pregata
di uscire dalla classe. Evidentemente non è interessata a quello che io sto
dicendo ―.
Caroline si guardò attorno,
imbarazzata, gli occhi dei compagni di classe tutti posati su di lei.
“ Santo cielo sono una vampira! Non
posso farmi intimidire da qualche paia di occhi incuriositi!”
Però in fondo era proprio così e
Caroline afferrò velocemente lo zaino ed uscì di corsa dalla classe.
Fuori si sentì subito meglio e
pensò che per quel giorno era meglio tornare a casa, non sarebbe neanche dovuta
uscirne al mattino. Si diresse svelta verso la sua Fiesta e per poco non notò
Bonnie che a pochi metri da lei la stava chiamando.
― Ehi Caroline! ―,
l’amica bruna sventolò una mano nella sua direzione.
Caroline aprì le labbra in un
sorriso, anche se in quel momento non aveva voglia di vedere nessuno. Pensava
che tutti le avrebbero letto in faccia le sue preoccupazioni.
― Ciao Bonnie, che sorpresa… ―.
Caroline torturò la bretella dello zaino.
La strega la osservò con interesse;
― C’è qualcosa che non va Caroline? ―.
La bionda aprì le mani verso il
cielo e sorridendo scrollò le spalle; ― Tutto a meraviglia! Adesso
scusami Bonnie ma devo proprio andare ―. La vampira aprì la portiera
della sua auto e vi salì dentro con velocità. Accese il motore, incurante di
Bonnie che la guardava stranita.
― Aspetta, devo dirti una
cosa che riguarda Kl… ―. Ma Caroline non la sentì, mentre la sua Fiesta
lasciava finalmente la scuola.
Sospirò, mentre parcheggiava
davanti casa sua. Tutta quella situazione stava incominciando a diventare
estremamente pesante. Le sue ultime storie d’amore erano malamente naufragate
in più adesso faceva anche strani sogni in compagnia di mostri crudeli… No, per
Caroline Forbes non stava andando affatto bene.
― Quindi io sarei un mostro
crudele? ―.
Una voce ruppe l’intimità
dell’abitacolo della sua auto; Caroline gridò e si voltò di scatto verso il
sedile del passeggero. Accanto a lei c’era seduto un Klaus sorridente.
― Oh mio dio! E tu quando sei
salito? ―, esclamò la ragazza.
― Mentre tu eri persa nei
tuoi tristi pensieri, mia cara. Perché poi così tristi dopo la notte scorsa?-.
Caroline impallidì e fece per
scendere dall’auto ma l’ibridò le bloccò con fermezza il braccio.
― Fossi in te non lo farei,
dolcezza… ―, sussurrò, mentre avvicinava la bocca ai capelli dorati di
lei.
― Cosa… cosa vuoi? ―,
biascicò Caroline cercando di guardare fisso di fronte a sé.
― Mia cara, è mai possibile
che tu mi riservi questa accoglienza? ―, disse Klaus avvicinandosi sempre
di più alla vampira. Il suo naso sfiorò il viso di lei; ― Io ero convinto
che ti fosse piaciuto… ―.
― Non so di cosa tu stia
parlando! ―, inveì Caroline.
Klaus rise e Caroline cercò di
dimenarsi dalla sua stretta.
― Tra di noi non c’è mai
stato niente! ―.
Klaus si prese il mento tra le
mani, come a voler rifletterci su. La ragazza non poté fare a meno di
osservarne il profilo così piacevole; immagini che voleva evitare le invasero
la mente.
― Ah ecco, devo aver esagerato
quando ti ho imposto di dormire e sognare. Mi dispiace dolcezza, comunque vedo
che ricordi tutto lo stesso. Meno male, avrei odiato di essere dimenticato così
―.
Caroline era confusa, voleva solo
nascondersi. Klaus sembrava leggere nei suoi pensieri e se era vero che tra
loro c’era stato quello che c’era stato allora era stata proprio sciocca.
― Klaus ascoltami. Siamo
davanti a casa mia, in pieno giorno. Cosa penserebbe mia madre se arrivasse in
questo momento? Io dovrei essere a scuola, ti prego lasciami in pace ―.
L’ibrido sembrò non ascoltarla.
― Caroline sei mai stata al
Louvre? ―, chiese.
La bionda lo guardò stupita per
quella domanda. Klaus era veramente fuori si senno.
― Si ci sono stata ―,
rispose poi. Il secondo dopo però rimuginò su quello che aveva appena detto.
― No è impossibile… Io sono
mai stata a Parigi in vita mia, allora perché ho questo ricordo? ―.
Caroline sbarrò gli occhi per la
sorpresa.
― Tu! ―, esclamò
puntando il dito contro Klaus. ― Questi sono ricordi tuoi, non miei!
Oddio che confusione ―.
― Cara metti in moto la
macchina, andiamo a parlare in un posto più appartato ―.
Caroline scosse la testa con
vigore.
― Ovvio che no ―.
― Tesoro, non costringermi ad
usare la forza, sarebbe disdicevole ―.
Klaus si aprì in un altro dei suoi
famosi sorrisi.
Sospirando la ragazza mise in moto
e prese a guidare verso una direzione che conduceva fuori da Mystic Falls.
― Bene, qua può andare,
imbocca quella stradina sterrata ―, disse Klaus dopo circa dieci minuti
di guida e di silenzio.
Caroline era un fascio di nervi;
temeva per quello che sarebbe potuto succedere e per quello che era già
successo tra loro. Che incredibile sbaglio!
Fermò la macchina in mezzo alla
strada di ghiaia; erano invisibili dalla strada principale poiché una piuttosto
fitta vegetazione iniziava a dare spazio al bosco.
― Eccoci qua. Cosa dovevi
dirmi? ―, disse Caroline cercando mi mantenere un tono sicuro di sé.
― Prima guardami, Caroline.
Ieri notte io e te abbiamo fatto l’amore e ci siamo scambiati il sangue. Le
nostre menti ora sono collegate, io so quello che tu stai pensando ma tu, così
giovane, puoi vedere solo parte dei miei ricordi, immagini sfuocate. Sei in mio
potere, Caroline, ogni tuo piccolo segreto, anche il pensiero più stupido, io
posso conoscerlo ―.
Caroline mantenne le mani sul
volante e si girò lentamente verso di lui.
Era pietrificata.
― Perché tutto questo? ―,
sussurrò.
― Non domandarmelo. Mi sarà
certamente utile sapere quello che tu stai pensando. Potresti rivelarmi
informazioni interessanti. Anche se tu provassi a controllare i tuoi pensieri,
infatti, non ci riusciresti mai del tutto ―.
― Mi hai… usata… ―,
sussurrò Caroline, ― Mi hai salvato la vita solo per poterne usufruire a tuo
piacimento ―.
― Non è così Caroline, io ti
ho fatto scegliere ―, rispose Klaus con voce penetrante.
Avvicinò una mano a sfiorare il
braccio della ragazza.
― Non è tutto dolcezza… Sono
venuto qua per invitarti ad un piccola festicciola che terrò nella mia nuova
casa a Mystic Falls questo sabato ―. La mano dell’ibrido salì fino ad
arrivare alla spalla di Caroline; un dito si insinuò lentamente al di sotto
della manica della T―shirt.
Caroline sussultò; ― Non ho
intenzione di venire! ―.
Klaus socchiuse gli occhi e rise
mentre la ragazza scrollava le spalle cercando di toglierselo di dosso.
― Ma verrai, ho già avvisato
anche le tue amichette e i vostri adorati Salvatore ―.
― A quale scopo? No, non mi
interessa conoscere i tuoi secondi, maledetti fini. Io voglio starne fuori ―.
― Ma tu sei già dentro, Care.
O sono io che sono dentro di te? ―.
Caroline impallidì e le sue mani si
strinsero forte sul volante.
― Ok. Mi hai usata, sei
persino venuto a letto con me, ti sei addirittura infilato nella mia testa ma
io non voglio avere più niente a che fare con te ―.
Detto questo la vampira uscì
dall’auto, sbattendo con fervore lo sportello.
Incrociò le braccia al petto e
diede le spalle a Klaus che l’aveva seguita a ruota.
― Mia cara… Tu ci sarai alla
mia festa, altrimenti potrebbe succedere qualcosa a qualcuno a cui tieni.
Vediamo… a chi stai pensando? Tua madre. Non te lo perdoneresti mai, vero? ―.
Caroline si voltò di scatto e in un
nano secondo fu addosso all’ibrido; lo colpì con forza al petto.
Dalle labbra di Klaus uscì un
respiro soffocato.
― Però… non male dolcezza ―,
disse poi lui guardando il viso adirato di Caroline a pochi centimetri dal suo.
I loro occhi si incontrarono e
Caroline cercò di evitare quello sguardo così azzurro e seducente, ma abbassando
gli occhi si trovò davanti le labbra rosse ed invitati di Klaus e per un attimo
pensò ai baci che si erano scambiati appena la notte scorsa. Sperò che lui non
se ne fosse accorto.
In un attimo le mani di Klaus si
strinsero attorno al suo viso, circondandole i capelli biondi.
La costrinse a guardalo; ―
Non starai cercando di soggiogarmi, spero ―, disse Caroline con voce roca
e sommessa.
Gli occhi di Klaus erano fermi ed
insistenti, così come la sua stretta. Caroline sapeva che avrebbe potuto romperle
il collo con facilità, o avrebbe potuto baciarla con altrettanta facilità.
Lentamente le labbra di Klaus si
fecero sempre più vicine fino ad arrivare a sfiorare le sue.
― No… ―, biascicò
Caroline. Non voleva baciarlo, non voleva essere usata. Eppure non riuscì a
trattenersi dal dischiudere leggermente le labbra. Il quel momento di contatto
percepì qualcosa dei pensieri di Klaus, un’emozione, uno squarcio di desiderio
puro ed assoluto.
Caroline cercò di ritrarsi,
sconcertata. Ma lui non glielo permise e la sua bocca si strinse con forza
sulla sua. Klaus l’attirò contro il suo petto e cercò di farsi strada per
approfondire il bacio ma Caroline decise che non avrebbe ceduto, non questa
volta…
Morse il labbro inferiore di Klaus
con violenza, fino a squarcialo. L’ibrido si staccò da lei, sorpreso.
La lasciò e con la mano si strofinò
il labbro insanguinato. Poi assunse un sorriso sghembo e la guardò. Caroline
tremò di paura.
― Sei fantastica, Care ―,
disse l’ibrido semplicemente. Dopo queste parole, senza aggiungere altro, si
avviò alla macchina aprendo lo sportello e sedendosi.
Caroline rimase immobile, incerta
sul da farsi, agitata ed incredula.
Klaus era imprevedibile, terribile,
magnifico ed incostante.
Aspettò a braccia conserte che lei
salisse e poi le sorrise.
― Andiamo? ―, disse
solamente.
Con mani tremanti la ragazza accese
l’auto e prese a guidare verso Mystic Falls. Per tutto il tempo Klaus rimase
immobile con uno strano sorriso stampato sul volto.
Caroline gli lanciava qualche
occhiata ogni tanto; ormai il labbro dell’ibrido era completamente guarito. Si
fermò davanti la nuova casa di Klaus, una dimora imponente, come quella dei
Salvatore.
Prima di scendere dall’auto Klaus
le disse: ― Mi dispiace di non poter venire a trovarti questa notte. Ma
ci vedremo presto, sabato, al ballo ―.
Caroline scosse leggermente la
testa, ― Non succederà mai più Klaus ―, disse.
Lui non rispose, il suo visto
rimase una maschera di indecifrabile compiacimento.
Caroline se ne andò da li
sentendosi stranamente sconfitta.
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Capitolo 3 *** Il ballo ***
Quando il professore di storia Alaric
Saltzman chiamò il suo nome per Caroline fu come svegliarsi da un sogno. A
tutto pensava meno che a farsi interrogare in storia. A proposito, a che epoca
erano arrivati?
― Caroline ―, disse
Alaric, ― Che ne dici di illustrarci le cause che portarono allo scoppio
della seconda guerra mondiale? ―.
Caroline batté gli occhi, confusa,
e lo guardò con aria implorante.
“ Ti prego, non a me, non a me…”.
Alaric distolse lo sguardo, era dispiaciuto per il suo evidente imbarazzo ma
non poteva farci niente, anche Caroline doveva subire un interrogazione così
come gli altri suoi compagni di classe.
Bonnie ed Elena le lanciarono delle
occhiate rassicuranti.
Caroline deglutì e cercò qualcosa
da dire. Non aveva mai aperto libro, non aveva mai ascoltato una parola di
quello che Alaric aveva detto. La sua mente era decisamente impegnata in
tutt’altri meandri.
― Ecco… ―, iniziò, ―
Si, le cause della seconda guerra mondiale, dunque… ―.
Improvvisamente un’immagine le baluginò
nella mente attraverso la sua confusione e titubanza. In realtà più che
un’immagine era una strana consapevolezza di sapere. Si, lei sapeva cosa doveva
dire!
― La Seconda Guerra Mondiale
scoppiò il 1° Settembre 1939 in seguito all’invasione della Polonia da parte
della Germania. È questo l’ultimo anello di una catena di atti aggressivi con i
quali Hitler realizzava i suoi progetti di espansione verso i territori
dell’Europa orientale. Lo scoppio dunque della Seconda Guerra Mondiale avvenne
in conseguenza della politica imperialistica posta in atto da Hitler per la
ricostruzione della potenza continentale della Germania. Tuttavia il discorso
sulle origini della Seconda Guerra Mondiale non può limitarsi all’azione del dittatore
tedesco, ma comprende anche in modo implicito le varie crisi attraverso le
quali passarono gli stati europei nel ventennio che intercorre fra il trattato
di Versailles e l’invasione della Polonia… ―, iniziò Caroline tutto d’un
fiato.
Alaric cercò di limitare il suo
stupore e con un gesto della mano la bloccò.
― Va bene Caroline, ho capito
che tu sei molto preparata, basta così ―.
Bonnie ed Elena la guardarono a
bocca aperta, così come il resto della classe. Caroline arrossì e cercò di
celare l’imbarazzo con un sorriso.
― Storia in fondo è la mia
materia preferita ―, sussurrò al suo vicino di banco.
Quando finì la lezione Caroline
cercò di dileguarsi, non voleva parlare ne con Elena ne con Bonnie, temeva che
la sua faccia avrebbe tradito quello che stava pensando. Klaus.
Era colpa e merito suo se aveva
saputo ripetere la ramanzina di storia a pennello, lui quelle cose le aveva
vissute di persona. Per questo forse avrebbe dovuto ringraziarlo.
“ No, mai!”, pensò.
― Caroline ―. A
chiamarla era stata Elena. La bionda, che se la stava svignando, si girò
sorridendo e stringendo lo zaino tra le mani.
― Elena! ―, ― che
c’è? ―.
Elena la guardò stranita. ―
Niente, è solo che… Complementi per la tua interrogazione, sei stata forte ―.
― Davvero? Oh grazie mille ―.
Elena scrollò il capo come a voler
scacciare un pensiero fastidioso.
― Volevo solo dirti di fare
attenzione domani sera alla festa di Klaus. Non ho idea di cosa lui abbia in
mente ma sicuramente non è un cortese invito ―.
Caroline impallidì a sentire
nominare Klaus.
― Tutto bene? ―, chiese
l’amica.
― Certo! Comunque non temere,
terrò gli occhi aperti ―, concluse Caroline.
― Adesso perdonami ma devo
andare! ―, detto questo si dileguò.
Mentre guardava l’abito che aveva
scelto per la serata, Caroline scosse la testa.
Odiava che Klaus potesse leggere
ogni suo pensiero perché in quel caso doveva aver già capito tutto.
Doveva aver capito quanto una parte
di lei lo temesse tanto da tremare e quanto l’altra parte lo desiderasse. La
loro notte insieme era stata a dir poco fantastica. Ne sentiva la mancanza
fisica e temeva quello che sarebbe potuto succedere se lui l’avesse indotta
nuovamente per quella strada. Temeva ancora di più che le si leggessero in
faccia i sentimenti che provava per lui.
La vampira scosse la testa con
fervore, non doveva pensare!
Indossò l’abito, un bellissimo
vestito di un colore tra l’azzurro e il grigio. Raccolse poi i capelli e lasciò
che qualche morbido ciuffo le scendesse ad incorniciare il viso.
Infine era pronta, pronta per
affrontare quell’incognita serata a casa del principe delle incognite.
Quando arrivò alla villa di Klaus
notò che gli inviati erano molti di più di quelli che lei si aspettasse.
Sembrava che tutta Mystic Falls si fosse mobilitata per andare a casa di Klaus
quella sera.
Fece il suo ingresso leggermente
agitata e cercò subito con gli occhi qualche viso conosciuto. Il primo che vide
in mezzo a tutta quella gente fu Matt.
Si avvicinò a lui con passò
spedito. Il ragazzo teneva in mano un drink e sembrava impacciato quanto lei.
― Matt! ―, esclamò
Caroline. Il biondo si girò e la salutò. ― Ehi Care, finalmente qualcuno
che conosco ―.
― Elena e Bonnie non sono
ancora arrivate? ―.
Matt scosse la testa, ― Non
ancora, ma arriveranno presto, spero ―.
Caroline si guardò intorno,
tremando leggermente.
― Eh… Klaus? ―, chiese
apparentemente come se la cosa le importasse poco.
Matt si girò ed indicò il salone. ―
L’ho visto poco fa assieme a Tyler ―.
Caroline si guardò intorno, poi si
volse dietro di lei. Per poco la sorpresa non la fece gridare. Klaus era li e
teneva in mano due drink. Gliene porse uno con galanteria.
― Buonasera Caroline,
qualcosa da bere? ―. Il suo viso era sorridente.
La ragazza non poté fare a meno di
guardarlo, era magnifico e il suo corpo sussultò per quella vicinanza. L’ibrido
indossava uno smoking impeccabile e tutto in lui emanava sicurezza e grazia.
Caroline si riscosse quando si
ricordò che lui poteva leggere i suoi pensieri. Il labbro di Klaus si incurvò
all’insù mentre la osservava. Caroline prese il bicchiere che lui le porgeva e
senza guardare cosa fosse, bevve tutto d’un fiato. Solo in quell’istante si
accorse che Klaus non era solo e che con lui c’era Tyler.
“ Oddio”, pensò, “Come ho potuto
non accorgermi della sua presenza, non vederlo affatto?”.
Klaus ridacchiò e Caroline
impallidì.
― Forse perché ci sono io ―,
disse ad altra voce.
Matt aggrottò la fronte e guardò
Caroline; Tyler finalmente fece sentire la sua voce.
― Ciao Care ―, disse, ―
Sei molto bella stasera ―.
Caroline abbassò gli occhi, ―
Grazie… Em, splendida festa, scusate vado a cercare Elena ―.
Una presa delicata sulla sua mano
guantata la trattene. Era la mano di Klaus; Caroline risalì con lo sguardo fino
al suo viso, leggermente sorpresa.
― Non vorrai allontanarti
adesso, sta per iniziare il primo ballo della serata ―.
Caroline sembrò non capire, guardò
l’ibrido, confusa.
― Vuoi concedermi il primo
ballo? ―, le chiese Klaus.
Tyler fece un passo avanti, Matt
rimase in silenzio, evidentemente stupito. Era ovvio che l’ibrido non si
sarebbe accontentato di una risposta negativa.
Caroline stava per rifiutare ma poi
Klaus strinse la stretta sulla sua mano e la trascinò con sé lungo la pista.
Tyler li osservò fissamente e strinse forte un pugno.
La musica era lenta, dolce. Altre
coppie si avviarono per ballare, mentre Klaus appoggiava una mano dietro la
schiena di Caroline.
― Non so ballare… ―,
disse lei, cercando di non guardalo, cosa difficile, se non impossibile. Proprio
lei che solitamente era spigliata per niente timida!
― Segui me allora, Care ―.
La ragazza alzò gli occhi verso
Klaus. In quel momento non erano sarcastici, non sembravano tramare qualcosa di
sinistro. Sembravano occhi accesi e soddisfatti. E le sue labbra ferme, nessun
sorriso fastidioso, e il suo viso così attraente e i suoi capelli dovevano
essere sicuramente molto morbidi…
Caroline deglutì mentre cercava di
muoversi seguendo di passi di Klaus.
― Tyler mentiva poco fa ―,
le disse l’ibrido cercando i suoi occhi.
― Non è vero che sei molto
bella ―. Caroline lo guardò, all’istante piccata.
― Come ti permetti? Non
dovrei stare qui a danzare, a parlare con te! ―.
Klaus rise; ― Stavo
scherzando. Volevo solo dire che sei molto di più che bella. Tu sei… ―,
Klaus avvicinò la sua bocca all’orecchio di Caroline, ― Sexy… ―.
La ragazza rabbrividì al suono
della sua voce che le solleticava l’orecchio.
― Smettila Klaus, smettila di
farmi questo ―, biascicò Caroline.
Gli occhi dell’ibrido vagarono per
un attimo lungo la stanza da ballo e in quel momento la strinse più forte
contro di sé e un sorrisetto gli si dipinse sul viso.
― Che c’è? ― chiese
Caroline, improvvisamente accaldata da quella vicinanza.
― Le tue migliori amiche ci
stanno guardando con interesse. Così come i Salvatore, ah e anche Tyler. Sembra
piuttosto adirato in effetti ―.
Caroline impallidì e non poté fare
a meno di guardasi intorno; vide Elena, fasciata in un abito nero molto
elegante. Era in compagnia di Stefan e la stava guardando letteralmente a bocca
aperta. Così come Bonnie e Damon a pochi metri da lei. Per non parlare di
Tyler, sembrava sul punto di scoppiare o di trasformarsi in lupo.
Caroline deglutì, mentre la musica
andava scemando. Cercò di staccarsi da Klaus, per darsi un contegno, ma si
accorse di non riuscirci. Inspiegabilmente una sua mano rimaneva appoggiata al
braccio dell’ibrido.
― Non ti sto trattenendo,
Care ―, disse quest’ultimo abbassando gli occhi su di lei. La ragazza
rimase per un attimo immobile dentro la fissità di quello sguardo, poi scosse
la testa e gli lasciò il braccio.
Si allontanò di fretta da lui, il
più lontano possibile.
Elena la intercettò, il suo sguardo
corrucciato era quello di una che aveva tante, boriose cose da chiedere.
― Caroline, poco fa… ―.
Caroline socchiuse gli occhi ed alzò una mano come per fermare altre parole da
Elena.
― Klaus mi ha chiesto di ballare
ed io ho accettato. Tutto qua. Non è successo niente ―.
Mentiva, e questo non andava bene, soprattutto
se mentiva ad una delle sue migliori amiche.
Elena rimase per un attimo
sconcertata, poi scosse la testa.
― Okay, okay ti credo. Non
può essere altro che così ―.
― Esattamente ―,
rispose Caroline.
Un istante dopo si voltò e vide che
c’era qualcuno che si muoveva in mezzo alla gente, incurante degli invitati.
Tyler si stava dirigendo verso di lei e la sua faccia non prometteva niente di
buono.
Pochi metri dietro di lui c’era
Klaus che rideva.
Caroline si scusò con Elena e cercò
di sparire tra la gente. Voleva evitare il suo ex ragazzo a tutti i costi, non
era pronta a raccontare un'altra bugia, seppure a fin di bene.
Si mosse in mezzo alla sala e
guardandosi le spalle imbucò un corridoi scuro. Non sapeva ovviamente dove
portasse, l’importante era lontano da Tyler.
Il corridoio si rivelò piuttosto
lungo; Caroline si allontanò dalla sala da ballo fino a che non sentì che una
leggera musica di sottofondo. Si trovò davanti ad una porta e l’aprì,
richiudendosela in fretta alle spalle.
Accese la luce e vide che si
trovava in una specie di studiolo, piuttosto piccolo. C’era una scrivania sulla
quale era posato qualche libro; uno scaffale, una poltrona imponente e una
finestra.
Guardò fuori, la stanza dava sul
giardino posto sul retro della casa di Klaus. Ponderò di calarsi giù ed andarsene.
“ E dopo cosa penseranno di me? Se
me ne vado darò adito ai loro sospetti…”. Questo pensava e non si accorse la
che porta dello studio si stava aprendo ed altrettanto velocemente richiudendo.
Con un sobbalzò Caroline si voltò,
portandosi una mano suo cuore.
Klaus era davanti a lei.
― Cosa ci fai qui? ―,
chiese la vampira, arricciando le sopraciglia.
― Potrei chiederti la stessa
cosa, dopotutto questa è casa mia ―.
Klaus avanzò lentamente verso di
lei, lo sguardo era mortalmente serio.
― Cosa… c’è? ―,
sussurrò Caroline sentendosi invasa dalla paura e… da qualcos’altro. Qualcosa
di decisamente sconveniente.
― Non resistevo oltre, hai
fatto bene ad allontanarti dalla festa ―, disse Klaus mentre si fermava
davanti a lei.
Caroline scosse la testa; ―
Hai frainteso, voglio solo starmene da sola. Ho appena mentito alla mia
migliore amica, ho appena ferito il ragazzo che amo ―.
Il viso di Klaus rimase
impassibile.
― E questo dovrebbe
importarmi? ―.
Caroline strinse i pugni; ―
Ovvio che no. Lasciami stare, torna alla tua festa ―.
Klaus spinse Caroline contro il
muro della stanza, lasciandola senza fiato.
― Tyler stava incominciando a
diventare petulante. Voleva a tutti i costi sapere se c’è qualcosa tra di noi ―,
disse l’ibrido.
Caroline sbarrò gli occhi; ―
Cosa gli hai detto? ―.
Klaus sorrise; ― Che tra il
servo e il padrone, tu hai scelto il padrone ―.
La ragazza inorridì e batté una
mano sul petto di Klaus per tentare di scostarlo; ― Io non ti ho scelto! ―.
― Ma io si ―.
Gli occhi di Klaus si fecero
pressanti e si posarono sulle labbra di Caroline.
― Adesso baciami ―.
― Mai. Ti odio Klaus, ti
odio! ―, sbraitò Caroline con fervore.
L’ibrido non si scompose.
― Adoro questa emozione, è
così forte, così audace, niente di paragonabile al pallido sentimento che provi
per il caro Tyler. Amo l’odio che provi per me ―.
Caroline sussultò; non poteva
muoversi, non poteva andarsene. Ed erano soli, in quella piccola stanza ed il
volto di Klaus era troppo vicino al suo.
Sospirò e socchiuse gli occhi,
mentre la bocca di lui arrivava alla sua.
Si sorprese dell’ardore con cui
rispose al bacio del suo nemico, senza rifletterci un secondo. Le labbra di
Klaus divorarono le sue senza tenerezza, mentre le loro mani cercavano il modo
per rendere quel contatto ancora più intenso, per fondere i loro corpi. L’unico
rumore della stanza era quello delle loro lingue che si incontravano e non
riuscivano a staccarsi.
Caroline ansimò; mentre Klaus
scendeva con la sua lingua sul suo collo bianco. Poi le sue mani cercarono di
infilarsi sotto al vestito di Caroline e la ragazza provò a fermalo.
― No, aspetta, non possiamo… ―,
sussurrò, mentre il calore le inondava il ventre.
― Dici una cosa ma ne pensi un'altra
―, rispose Klaus sorridendole furbescamente.
Caroline arrossì e Klaus la sollevò
in braccio e l’appoggiò poi sulla poltrona dello studio.
Si inginocchiò davanti a lei e la
guardò .
― Adesso a noi due ―,
disse.
Caroline gettò indietro la testa e
sospirò di piacere, sconfitta.
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Capitolo 4 *** Fuga ***
La bocca di Klaus lasciò una scia
umida lungo la parte interna della coscia di Caroline.
La ragazza aveva gli occhi chiusi
ed ansimava regolarmente, la mente dolcemente perduta.
Il bell’ibrido appoggiò le sue mani
sulle ginocchia di Caroline e si sollevò a guardala.
― Care…―, sussurrò con
voce roca, gli occhi lucidi e febbrili.
Caroline aprì a fatica gli occhi e
lo guardò, sembrava smarrita in un limbo dal quale non voleva uscire. Non si
era mai sentita così prima di allora.
Il viso di Klaus le apparve
davanti, talmente attraente che il cuore le si invase di gioia. Lui la percepì
e ci navigò dentro per un po’, mentre si allentava il colletto della camicia e
se la apriva per lasciare scoperto il collo. Allungo una mano verso il viso
della ragazza e le scostò una ciocca umida dal volto; lo prese poi tra le mani
per avvicinarlo a sé e baciarlo. Quando le loro bocce furono a pochi attimi di
distanza si guardarono e Klaus le disse: ― Mordimi Care, e io farò lo
stesso con te. Non voglio che il nostro legame mentale si affievolisca ―.
― Perché… ―, rispose la
ragazza, la bocca sulla sua.
Klaus le baciò l’angolo del labbro;
― Sei mia, ricordalo ―.
― No ―, rispose
Caroline, mentre passava le sue mani sulla nuca di Klaus. Gli accarezzò i
capelli, assomigliavano al miele.
Klaus le leccò il collo fino a
lasciarle un piccolo livido; ― Sai che è così ―.
Caroline fece scorrere le mani lungo
la schiena dell’ibrido; ― Dovremo tornare di la… ―.
― Sul più bello? Non ci penso
proprio ―.
Caroline avvinghiò le gambe attorno
a Klaus, cercando di districarsi dal vestito. Ormai era perduta e in quel
momento non le importava, voleva solo avere lui di nuovo dentro di sé.
Klaus mugugnò qualcosa di
incomprensibile, mentre lasciava scoperto il suo collo alla bocca di lei. La
ragazza aspirò il suo aroma e bastò questo a farla andare su di giri, era come
una droga, una sua personalissima droga. Lo baciò e con la lingua si toccò i
canini, pronti a ferire quel collo candido ed invitante, pronti ancora una
volta a succhiare quel sangue benefico e potente.
Il quel momento, però, un violento
bussare alla porta li riscosse dal loro interludio di passione.
Klaus si fece subito vigile e i
suoi occhi andarono immediatamente alla porta.
Caroline lo fissò, allarmata.
― Chi è? ―, chiese
Klaus con voce potente e che non celava l’irritazione.
― Siamo noi! Caroline dov’è? Si
trova li con te? Cosa le stai facendo? ―, a parlare era stata Elena, il
suo tono era preoccupato.
― Klaus apri questa porta o
la sfondo immediatamente ―, aggiunse Damon.
― Era questo che avevi in
mente per questa serata? ―, intervenne Tyler.
Caroline cercò di allontanarsi da
Klaus senza fare rumore; l’ibrido si alzò, visibilmente arrabbiato.
L’aria si fece all’istante pesante.
Non si diede pena di rendersi più
presentabile e in un attimo aprì uno spiraglio di porta.
― Che diavolo volete ―.
Elena lo fissò; ― Dicci dov’è
Caroline ―.
Damon fece per forzare la porta ma
Klaus lo afferrò per il bavero della giacca.
― Fossi in te non lo farei ―,
disse fissando il moro negli occhi.
Si rivolse poi ad Elena.
― Non stavo facendo niente di
male a Caroline se è questo che vuoi sapere, chiediglielo di persona ―, aggiunse
con aria furbesca.
Elena guardò la sua giacca
stropicciata e la cintura dei suoi pantaloni slacciata e non gli credette.
Spalancò la porta e gridò: ―
Caroline! ―.
Anche Klaus si voltò e la sorpresa
gli si palesò in viso.
Caroline era sparita.
I suoi occhi andarono alla finestra
semiaperta e capì.
― Maledizione! ―,
sbraitò.
― Caroline è fuggita ―,
disse Damon con soddisfazione.
Klaus guardò tutti con astio, la
sua mente ed il suo corpo pervasi dalla rabbia.
― Andatevene tutti.
Immediatamente ―.
Damon trattenne Elena
dall’aggiungere qualcosa e trascinandola con sé lasciò Klaus solo.
Tyler rimase immobile sulla porta.
― Se le hai fatto del male,
asservimento o no, io ti ucciderò in qualche modo, ti strapperò la testa dal
collo ―.
― Vattene! ―, gridò
Klaus.
Caroline si dileguò presto
attraverso il giardino della casa di Klaus.
Ci era mancato poco che i suoi
migliori amici la trovassero in compagnia dell’ibrido in atteggiamenti a dir
poco intimi. Ma cosa le stava capitando? Come era possibile che lei fosse
arrivata ad annullare i suoi scrupoli e i suoi principi per un po’ di pelle e
di calore?
Una domanda le baluginò nella
mente; e se non si fosse trattato solo di pelle e calore?
“ Se fosse così sarei perduta per
sempre”, pensò mentre correva alla velocità della luce lungo le strade di
Mystic Falls.
“ Devo andarmene, se rimango
succederà di nuovo e io non voglio che accada mai più”.
Sgattaiolò dentro camera sua,
passando dalla finestra e velocemente si tolse l’elegante vestito che portava e
con un senso di tristezza lo appallottolò dentro l’armadio. Si cambiò in
fretta, indossando qualcosa di comodo, poi prese uno zaino e ci infilò dentro
tutto quello che ci stava, comprese le preziose carte di credito che suo padre
le forniva regolarmente.
Poi, camminando di soppiatto come
un gatto, si diresse verso la camera di sua madre ed aprì lentamente la porta. La
donna dormiva profondamente, ignara di tutto. Caroline abbassò lo sguardo. “ Mi
dispiace mamma, devo lasciarti”; richiuse poi la porta della stanza ed uscì
fuori, nella notte.
Bussò alla finestra della camera di
Bonnie quando erano circa le tre del mattino. La strega era ancora sveglia,
aveva gli occhi fissi su un libro. Quando sentì qualcuno bussare, li rialzò
spaventata. Vide che era Caroline e andò di corsa ad aprire la finestra.
― Mio Dio Care! Che ci fai
qui a quest’ora? Eravamo molto in pena per te ―.
Caroline abbassò gli occhi mentre
entrava nella stanza dell’amica.
― Non dovevate, non merito la
vostra preoccupazione ―.
Bonnie scosse la testa, confusa.
― Care ma che dici? ―.
La ragazza alzò gli occhi azzurri
pieni di sconforto verso la compagna.
― Sto per andarmene e sono
qui a chiederti un favore ―.
― Ok, stop Caroline. Ora
chiamiamo Elena e le diciamo che stai bene ―, rispose Bonnie facendo per
prendere il cellulare.
― No! ―, esclamò
Caroline con fervore. Bonnie la guardò, allibita.
― Che ti succede Care… ―.
Una lacrima scese sul viso della
giovane vampira.
― Klaus… io e lui… oh se lo
sapesse Elena! Non mi parlerebbe più ―.
― Raccontami tutto Caroline ―.
Caroline si sedette sul letto di
Bonnie, asciugandosi una lacrima con il dorso della mano.
― E’ venuto da me una notte
ed era così affascinante che io… Abbiamo fatto l’amore e questa sera stava per
risuccedere ―.
Bonnie rimase a bocca aperta; ―
Ti ha ammaliata! ―.
― No, niente di tutto questo.
Sono stata io, capisci? Io ho ceduto a lui e lui è entrato dentro di me. Ho
bevuto il suo sangue e lui ha bevuto il mio, ora abbiamo un legame mentale ―.
― Caroline… Come hai potuto?
Dopo tutto quello che lui ha fatto… ―.
Il viso di Caroline si riempì di
lacrime, mentre guardava l’amica. ― Non lo so! Da quando lui mi ha
salvato la vita è sempre nei miei pensieri e persino adesso… Temo di esserne
terribilmente infatuata, non riesco… non riesco a cancellarlo ―.
― Tutto questo è grave
Caroline, non so cosa ti aspetti da me, ma non avrai di certo il mio sostegno ―.
― Lo so ―, ammise
Caroline torturandosi le mani; ― Voglio soltanto il tuo aiuto. Klaus può
leggere i miei pensieri ma il nostro legame si sta affievolendo. Io desidero
che tu faccia una magia, un incantesimo su di me che mi renda capace di
schermare i miei pensieri di modo che lui non sappia più a cosa io sto pensando
e soprattutto dove sono ―.
Bonnie camminò in tondo per la
stanza; ― Ok, lo farò, ma non perché ti perdono o ti comprendo, lo faccio
perché non voglio che lui tramite te arrivi a noi ―.
Caroline assentì con la testa e
guardò a terra, gli occhi ancora pieni di lacrime.
Bonnie aprì il suo grimorio e cercò
l’incantesimo adatto alla situazione. Trovatolo, impose la sue mani intorno
alla testa di Caroline e chiudendo gli occhi iniziò a recitare la formula
adatta.
Dopo un minuto si stacco da lei e
disse: ― Fatto ―.
Caroline sospirò, ― Grazie.
Ora vado… ―. Lanciò a Bonnie un’occhiata penetrante, come se desiderasse
che l’amica dicesse qualcosa, ma la strega si voltò, dandole le spalle e disse
semplicemente.
― Buona fortuna Caroline ―.
Klaus suonò al campanello di casa
Forbes.
Lo sceriffo gli aprì la porta con
un sospiro.
― Te l’ho già detto Klaus,
non so dove sia ―.
Klaus guardò la donna con occhi di
ghiaccio.
― Lei non ha idea di dove sia
andata, giusto? ―.
― No, te l’ho detto anche
stamattina. Quando mi sono svegliata Caroline non c’era più. Sinceramente
inizio ad essere veramente preoccupata nonostante lei… si insomma se la sappia
cavare. Ma perché ti interessa così tanto? ―, rispose lo sceriffo Forbes
sulla difensiva.
Klaus socchiuse gli occhi,
irritato.
― Questo non è importante. Io
voglio solo sapere dove è andata ―.
― Mi dispiace, purtroppo non
lo so e anche se lo sapessi non sono convinta che tu saresti la prima persona
al quale lo andrei a riferire ―.
Klaus in un attimo si fece di
fronte allo sceriffo; la donna emise un gemito spaventato.
― L’unica cosa che mi
trattiene dal farle del male è sua figlia, se lo ricordi per la prossima volta
che mi vedrà. Potrebbe non essere più così fortunata ―.
Detto questo Klaus voltò le spalle
allo sceriffo e se ne andò con passo svelto.
La madre di Caroline scrollò la
testa, spaventata, preoccupata per sua figlia e con una nuova domanda in mente.
Cosa voleva Klaus dalla sua
Caroline?
L’ibrido era furioso. Il legame
mentale con Caroline sembrava essere stato troncato di netto e lui voleva
assolutamente trovare la ragazza. Non si spiegava nemmeno lui questo forte interesse
e questo spasimo che l’aveva preso da quando lei lo aveva lasciato. Non sapeva
neanche se la stava cercando per ucciderla o per amarla.
Diede un calcio ad una sedia di
legno che si spezzò in due parti.
Poi un’idea prese piede nella sua
mente.
Suonarono alla porta e Bonnie andò
ad aprire.
Quando vide davanti a lei Klaus,
tentò di richiudere immediatamente il portone.
― Ah ah, mossa sbagliata ―,
disse l’ibrido infilando un piede nella porta.
― Che diavolo vuoi da me? Non
ti inviterò ad entrare ―, disse Bonnie.
Il viso di Klaus si fece fermo e
serio.
― Voglio sapere dov’è
Caroline ―.
Bonnie scosse la testa. ― Io
non lo so e non è affar mio ―.
― Oh invece lo è. Vedi questo
cellulare? Basta che io prema un tasto per far partire una telefonata, una
semplice telefonata. Non ci sarà neppure bisogno di parole, il mio ibrido è già
istruito a far partire una bomba che distruggerà la scuola di Mystic Falls ad un
mio semplice squillo ―.
Bonnie deglutì, non poteva
permettere che per colpa di Caroline e del suo pazzo amante tante persone ci
rimettessero la vita. Klaus non era tipo da far minacce a vuoto.
― Io non so dove sia Caroline
e non mi interessa saperlo. Non so cosa le sia successo, sinceramente mi è
incomprensibile pensare che abbia potuto avere…. qualcosa con te ―.
Klaus sorrise. ― Questo non
mi importa. Se non sai dove sia la troverai. Con un incantesimo ―.
Bonnie fissò Klaus. ―
Caroline non vuole essere trovata, penso proprio si sia pentita della sua
leggerezza ―.
Klaus afferrò il cellulare e
appoggiò un dito sul tasto verde.
― Ricorda strega, un solo
squillo ―.
Bonnie si arrese.
― Ho bisogno di qualcosa di
suo, meglio un capello ―.
Klaus tirò fuori una bustina di
plastica trasparente dalla tasca. Dentro c’era un lungo capello dorato.
Lo porse a Bonnie quasi con
reverenza. ― Questo è suo, era rimasto impigliato nella mia giacca, dalla
notte scorsa ―.
La strega lo guardò stranita.
― Tu aspettami qua fuori, non
ti permetterò mai di entrare un casa mia ―.
Klaus sorrise ed incrociò le
braccia al petto.
Bonnie tornò dopo circa mezz’ora;
aveva il viso stanco e tirato.
― Caroline si trova a Parigi
in questo momento ―.
Klaus la fissò con sospetto; ―
Spero che tu non mi stia mentendo altrimenti nessuno in questa piccola
cittadina potrà più considerarsi al sicuro ―.
― Non ti ho mentito. Ti dico
soltanto una cosa: Se farai del male a Caroline neanche tu potrai più
considerarti al sicuro, neppure nell’alto della tua immortalità ―,
rispose Bonnie.
Klaus rise e scrollando le spalle
se andò.
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Capitolo 5 *** Parigi, la città dell'amore? ***
Caroline era incantata ed
affascinata dalla “ Vergine delle Rocce” di Leonardo da Vinci. Da circa
mezz’ora era ferma di fronte a quel quadro e non riusciva a staccarvisi.
― Bellissimo dipinto, non
trovi? Credo sia semplicemente perfetto ―.
Caroline sobbalzò quando sentì
qualcuno rivolgerle la parola. Si voltò verso il suo interlocutore e la
sorpresa le rimbalzò nella gola.
Dietro di lei c’era Klaus, le mani
infilate nelle tasche del giacchetto lasciato aperto, una borsa a tracolla che
gli pendeva da un braccio.
― Che ci fai tu qui… ―,
chiese Caroline quasi senza voce, il corpo e la mente pervasi da un tumulto
indescrivibile. ― Come hai fatto a trovarmi ―.
― Beh, speravo in un saluto
un po’ più caloroso. Davvero mi merito solo questo?
Perché sei fuggita, Care ―,
rispose Klaus.
Caroline si allontanò da lui,
dandogli le spalle.
― Non avresti mai dovuto
cercarmi. Ogni singola cosa con te è stato un errore ―.
― Di cosa stai parlando ―,
rispose Klaus seguendola. Si inoltrarono in mezzo a dipinti storici di cui in
quel momento ignorarono entrambi la presenza.
Caroline non rispose e prese
l’uscita del Louvre.
― Caroline ―, riprese
Klaus con voce irata. ― Fermati immediatamente ―.
La ragazza si fermò e si voltò
verso di lui.
― Ma cosa vuoi da me Klaus?
Si può sapere perché mi cerchi? Vuoi rovinarmi? Beh ci sei riuscito. Per colpa
tua ho penso la fiducia delle mie più care amiche e l’amore e il rispetto di
colui che amavo. Sono stata terribilmente sciocca, così idiota a cedere a te… ―,
Caroline scosse la testa, non voleva che l’emozione le si rivelasse con lacrime
sul viso; ― Per cosa poi? Se stai cercando di portarmi dalla tua parte,
beh non ci riuscirai. Avrò forse anche perduto il rispetto degli altri, ma non
arriverei mai a tradirli ―.
La persone intorno a loro si
muovevano davanti alla piramide di vetro del museo; ogni tanto qualcuno dava
un’occhiata alla giovane coppia che sembrava in preda dei tormenti dell’amore.
― Caroline smettila
immediatamente di usare questo tono con me ―, rispose Klaus a denti
stretti.
― Altrimenti? Mi ucciderai
qua e forse nessuno se ne renderà neppure conto ―; Caroline riprese a
camminare, a testa bassa.
― Ho sempre desiderato
visitare questa città. Fin da bambina Parigi è stata la città dei miei sogni e
pensavo che un giorno ci sarei sicuramente venuta, o in compagni di amici o in
fuga romantica con il mio ragazzo. Ma niente di tutto questo si è avverato e si
avvererà mai. Nessuno si fiderà mai più di me ―.
Klaus in un attimo fu davanti a lei
e le bloccò il passo. Le inchiodò gli occhi ai suoi.
― Ma io si Caroline. Non ti
basta quello che ho io da offrirti? Con me puoi avere tutto ―.
La ragazza scosse la testa. ―
A quale prezzo? Rinunciare per sempre a tutto quello in cui credo,
all’amicizia, ai sentimenti veri? ―.
― Quelle sono solo debolezze
Caroline. Con me avrai il potere, ma non capisci? Sopra di noi non ci sarà
nessun altro ―. L’ibrido passò una mano candida sul viso di Caroline.
Bastò quel contatto a fargli desiderare di avere di più, da lei.
Caroline si scostò freddamente; i
suoi occhi divennero gelidi. ― Non mi interessa affatto tutto questo. Io
voglio qualcosa che tu non sarai mai in grado di darmi ―.
― Di cosa stai parlando? ―,
chiese Klaus, ferito.
― La felicità e l’amore ―.
Caroline fissò il viso dell’ibrido
che rimase immobile. I suoi occhi tradirono però un tic nervoso e una strana
lucentezza.
La ragazza si allontanò poi da lui;
― Addio Klaus ―, disse, poi staccò qualcosa dal suo polso.
Il braccialetto di diamanti che lui
le aveva donato ondeggiò tra le sue mani. Caroline glielo lanciò; ―
Questo è tuo ―. Detto questo si allontanò svelta, mischiandosi al
traffico cosmopolita di quella magica città europea.
Caroline fece in fretta e furia i
bagagli, asciugandosi di tanto in tanto le lacrime che non accennavano a
smettere di scendere. Le era costato tanto dire quelle cose a Klaus quando in
realtà avrebbe soltanto voluto abbracciarlo e sentire ancora la sua pelle
vicina alla sua. Le era mancato terribilmente ma la medicina era necessaria per
dimenticalo; lei forse lo amava ma da lui non avrebbe mai ricevuto nulla di
simile. Era contro la sua natura, era contro ciò che era stato per secoli.
Si infilò gli occhiali da sole per
schermare gli occhi pesti e si diresse alla reception dell’hotel. Non poteva
rimanere un secondo di più in quella città, il sapere che era li anche lui
avrebbe potuto farle compiere atti folli e avrebbe potuto farle distruggere
tutte le difese che si era costruita negli ultimi giorni.
― Lascio la mia stanza ―,
disse all’impiegato.
― Di già signorina Forbes?
Aveva detto che si sarebbe trattenuta per una settimana ―.
― Ho cambiato idea, tenga ―,
porse all’uomo la sua carta di credito per pagare.
Questi osservò stranito la bella
ragazza bionda che si trovava davanti e scrollò le spalle.
“ Tipica americana milionaria”,
pensò poi, strisciando la carta di credito.
Klaus aveva passato la notte nella
stanza d’albergo che aveva preso in affitto. A terra e su un tavolino di legno
erano sparse diverse bottiglie vuote di Jack Daniel. L’ibrido era steso su un
divanetto color ruggine e teneva in mano un’altra bottiglia ormai mezza vuota.
Aveva pensato a lei tutta la notte.
Come aveva fatto a ridursi così?
Come aveva potuto quella ragazzina ferirlo così tanto da fargli sanguinare il
cuore? Lui pensava di averla in pugno invece lei si era rivelata più in gamba e
più forte. Lui la desiderava ardentemente mentre lei aveva saputo rinunciare a
lui.
“Io voglio qualcosa che tu non
sarai mai in grado di darmi”, aveva detto lei quel pomeriggio.
Era vero, lui non era in grado di
amare come gli altri desideravano essere amati eppure amava in modo molto più
distruttivo. Amava la sua famiglia, i suoi fratelli, ma loro non l’avevano mai
compreso; desiderava sinceramente l’amicizia di Stefan ma era riuscito soltanto
a farsi odiare profondamente da lui.
Voleva Caroline, ma lei non era
disposta a stare con lui. Lasciò cadere a terra il bicchiere di cristallo che
si ruppe in mille schegge taglienti.
Si alzò e tentennando si diresse
alla finestra; Parigi si stendeva sotto di lui in tutta la sua magnificenza. Il
dolore per la mancanza di Caroline era qualcosa di fisico, in ogni momento
desiderava che lei fosse li con lui per baciarla e per fare ancora l’amore.
L’alba tagliò il cielo, eliminando
i residui di quella notte disperata.
Klaus guardò la città risvegliarsi
e decise che l’avrebbe trovata.
All’ennesimo hotel stava quasi per
perdere le speranze.
― Alloggia qui una ragazza
bionda di nome Caroline Forbes? ―.
L’impiegato alla reception guardò
l’uomo davanti a lui con interesse. Aveva la faccia di uno che doveva aver
sofferto le pene dell’inferno nelle ultime ore ma il suo abbigliamento era
impeccabile. Decise quindi di dargli l’informazione che aspettava.
― Esattamente, o meglio,
alloggiava. La signorina Forbes ha lasciato l’albergo ieri, nel tardo
pomeriggio ―.
Klaus socchiuse gli occhi; ―
Come, se n’è andata? ―.
― Proprio così signore, mi
dispiace ―.
― Non sa dove possa essere
andata? ―.
L’impiegato scosse la testa, ―
Ovvio che no signore, buona giornata ―.
Klaus lanciò un’occhiata penetrante
all’impiegato dell’albergo e finalmente decise di andarsene.
Uscì fuori e estrasse il suo
cellulare dalla tasca.
Lei se n’era andata senza dagli il
tempo di un ulteriore confronto, senza dagli il tempo di dirle quello che
voleva.
“ Non prova niente per me, è
evidente”, pensò l’ibrido componendo un numero di telefono.
Al sesto squillo qualcuno rispose
alla sua chiamata.
― Tyler era ora. Devi venire
immediatamente a Parigi. No, non accetto obiezioni, è un ordine. Alloggio
all’Hotel de Vigny ―. Detto questo Klaus chiuse la conversazione.
Con passò strascicato entrò in un
bar.
Era mattino presto quando Tyler
bussò alla porta della stanza in cui alloggiava Klaus.
L’ibrido aprì immediatamente.
― Era ora ―, disse
serio.
― Ho fatto il prima
possibile. Cosa c’era di così urgente da farmi spostare dall’America a qua? ―.
Klaus con un cenno della mano
invitò Tyler ad entrare.
― Caroline. E’ stata qua ―.
Tyler scrollò le spalle. ― E
perché dovrebbe importarmi? Vuoi umiliarmi ulteriormente raccontandomi di come
te la sei spassata con la mia ragazza? ―.
Klaus afferrò Tyler per il bavero
del giacchetto e lo sbatté contro al muro.
― Stai attento Tyler.
Caroline è venuta qua da sola e non certo per vedere me. E’ fuggita da Mystic
Falls per colpa mia ―.
― Non so cosa vuoi da me,
amico ―.
― Voglio che tu la trovi,
voglio che la riporti a casa ―.
― Scordatelo ―, rispose
Tyler ancora attaccato al muro, ― Lei mi ha tradito con te e adesso mi
dispiace ma non mi interessa più. Ci sono stato troppo male ―.
Klaus lasciò Tyler ma non si scostò
da lui.
― Io l’ho soggiogata Tyler.
L’ho soggiogata a venire a letto con me ―.
Tyler rimase a bocca aperta.
― Cosa dici… Non è possibile,
non ti facevo così disperato ―.
Klaus si voltò, trattenendo a
stento la voglia di uccidere qualcuno.
― Adesso tu la troverai. La
chiamerai fino a che lei non ti risponderà e non ti dirà dove si trova ―,
disse l’ibrido.
Si voltò poi verso Tyler.
―Questo è un ordine ―.
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Capitolo 6 *** Mio nemico amato ***
Alla ventesima chiamata Caroline
decise di rispondere.
― Tyler, che c’è? ―,
chiese.
― Finalmente Care! E’
tutto il giorno che ti cerco. Ma che fine hai fatto? Siamo tutti preoccupati
per te ―.
― Ho bisogno di starmene un
po’ da sola Tyler… ―.
― So quello che è successo
―.
― Se lo sai allora è meglio
che non mi cerchi per un po’ ―.
― No Caroline, voglio solo
parlarti. Dimmi dove sei ―.
― Lontano, molto lontano ―.
― Dove? ―
Caroline sbuffò. ― In Italia,
a Roma ―.
― Perfetto! Ti raggiungo
li allora ―.
― Aspetta Tyler, ma che stai
dicendo? Come mi raggiungi qua? ―.
― Prendo il primo aereo,
quando sono all’aereoporto ti chiamo ―.
― Tyler no! ―, aggiunse
Caroline, ma il ragazzo aveva giù chiuso la conversazione.
Caroline fece un grosso respiro e
scosse la testa.
Evidentemente non riusciva proprio
a starsene da sola.
Camminava in tondo davanti al
Colosseo, mentre aspettava l’arrivo di Tyler che l’aveva chiamata qualche ora
prima dicendole di essere arrivato.
“ Ci ha messo relativamente poco
dall’America”, pensò Caroline continuando a camminare.
Poi un pensiero le baluginò nella
mente. “ E se dietro a tutto questo ci fosse Klaus?”.
Mossa sbagliata, appena il nome
Klaus si fece largo tra i suoi pensieri capì di aver infranto la promessa che
si era fatta appena qualche giorno prima: Non pensare affatto a lui.
Eppure era difficile, se non
impossibile, visto che anche il fatto che fosse andata a Parigi e poi a Roma
era un po’ merito di Klaus. La sera del suo compleanno, infatti, quando lui
l’aveva salvata, le aveva parlato di città grandiose e posti che meritavano di
essere visti. Poi quando si erano scambiati il sangue i suoi ricordi erano
entrati in lei e l’avevano inconsciamente spinta verso i luoghi in cui lui era
già stato.
Si torturò le mani, agitata. Non
sapeva se essere contenta di questa improvvisata di Tyler oppure no.
Si erano dati appuntamento davanti al
Colosseo e Tyler era già in ritardo di dieci minuti. Proprio Caroline non
sapeva cosa aspettarsi.
Finalmente lo vide arrivare, aveva
le mani in tasca ma le estrasse per abbracciarla non appena la vide.
― Caroline! ―, esclamò,
il suo viso era sinceramente felice di vederla.
Anche lei sorrise ed andandogli
incontro si fece abbracciare.
Tyler la guardò negli occhi. ―
Caroline ma… Come ti è saltato in mente di venire qua? Siamo stati tutti in
pena per te, soprattutto tua madre ―.
Caroline distolse lo sguardo e si
ritrasse dall’abbraccio.
― Avevo bisogno di tempo per
riflettere ―.
― Caroline ―, iniziò
Tyler scuotendo la testa.
― Mi dispiace di essere stato
così stupito da pensare che… ―.
Caroline lo guardò, attenta.
― Cosa Tyler? ―.
― Da pensare che tu avessi
potuto, si insomma, stare con Klaus ―.
Caroline scosse la testa e sorrise
sorpresa; ― Cosa intendi dire―.
Intanto intorno a loro i turisti si
affannavano a scattare foto al monumento beandosi di quella perfetta giornata
di sole.
Tyler strinse le spalle di Caroline
e la guardò dritto negli occhi.
― Lui mi ha detto tutto,
Caroline, mi ha detto che ti ha soggiogata per stare con lui, che altrimenti tu
non avresti mai ceduto ―.
Caroline impallidì e confusa voltò
le spalle al ragazzo.
― Ti ha detto proprio così? ―.
― Si. E’ stato meschino da
parte sua fare una cosa del genere, veramente di bassissimo livello.
Ma, evidentemente ha deciso di
rimediare perché mi ha espressamente chiamato da Parigi per raggiungerlo ―.
Uno strano e fastidioso groppo alla
gola invase Caroline. Cercò di scacciarlo ma non riuscì.
― E dov’è lui, adesso? ―,
chiese con voce tentennante.
― All’aeroporto. Siamo
arrivati insieme a Roma ma poi lui ha detto che se ne sarebbe andato per un
po’, da solo ―.
― Dove? ―, chiese
Caroline concitata, voltandosi di nuovo verso di lui.
Tyler scrollò le spalle; ―
Non lo so Caroline, non me l’ha detto. Ma non devi aver paura, io ti aiuterò a
dimenticare quello che hai dovuto subire ―.
L’abbracciò, stringendola a sé. ―
Mi dispiace tantissimo, Care… ―, sussurrò accarezzandole i capelli.
Caroline rimase immobile e fredda
come una roccia, sommersa da un tumulto di emozioni da cui non riusciva a
districarsi. Capì però qualcosa, con nitidezza. Quello che sentiva per il
ragazzo che la stava abbracciando era affetto sincero, profonda amicizia, ma
non era affatto amore.
L’amore era il sentimento disperato
che sentiva di provare nei confronti dell’ibrido che stava partendo. Sarebbe
stato facile fare finta di niente e lasciarlo andare. Ma l’avrebbe mai
dimenticato veramente?
“ No”, la risposta si palesò
lampante nella sua mente. Doveva fare in fretta.
Si staccò bruscamente da Tyler e lo
guardò; ― Mi dispiace Tyler, io devo andare ―.
Lui la osservò stupito; ―
Dove Care? ―.
Lei scosse la testa e prese a
cercare un taxi con frenesia.
― Da lui. Non è così, non mi
ha mai soggiogata! ―.
― Care ma che dici! ―,
gridò Tyler mentre la ragazza si allontanava a fermare un taxi.
― Tyler perdonami! Ma io lo
amo ―, disse Caroline un secondo prima di salire sull’auto.
Tyler rimase immobile e la osservò
andare via, sconfitto.
L’aeroporto era pieno zeppo di
gente e Caroline si sentì subito sconfortata. Come avrebbe fatto a trovarlo in
mezzo a tutto quel marasma? Magari se n’era già andato…
Chiuse gli occhi e tentò di fare
l’unica cosa sensata in quel momento: sfruttare i suoi sensi da vampira. Aveva
un super olfatto, una super vista, era ora che li usasse!
Pensò a Klaus, come poteva
trovarlo? Cosa c’era di lui che si ricordava così bene da…
“ Ci siamo!”, pensò poi, quasi
saltellando. “Il suo profumo, l’aroma inconfondibile del suo sangue…”. Soltanto
quel piccolo pensiero bastò e farle venire i brividi e a tormentarla con scene
piuttosto scandalose.
Scosse la testa e si concentrò. Non
era una cosa facile, visto l’immane quantità di persone e quindi di sangue e
profumi diversi presenti in quel luogo. Chiuse gli occhi per concentrarsi
meglio e dopo circa un minuto lo avvertì; il sollievo le diede quasi alla
testa.
Aprì la palpebre e si volse nella
direzione dalla quale proveniva il suo odore. Dalla fila per le prenotazioni
dei voli, evidentemente Klaus stava ancora scegliendo dove andare.
Caroline si diresse li di filata ed
osservò ogni persona della fila, scavalcando tutti e beccandosi anche qualche ingiuria.
― Ehi signorina! Si rimetta
al suo posto! ―.
― Ma che modi, che screanzata
―.
― Queste ragazze moderne… ―,
aggiunse un’anziana signora.
― Sorry, sorry… ―,balbettò
Caroline che non capiva quello che le era stato detto ma lo intuiva con
facilità.
Finalmente lo vide, era quasi in
cima alla fila, prossimo a prenotare il suo volo. Davanti a lui solo una
famiglia con una bambina.
― Klaus! ―, esclamò
Caroline.
Lui si voltò, stupito. Rimase per
un istante a guardarla e poi si volse nuovamente.
― Cosa ci fai qui. Perché non
sei rimasta con Tyler ―. Il suo tono era piatto, privo di vita.
Una piccola ferita si aprì nel
cuore di Caroline.
― Non sei contento di
vedermi? ―.
― E perché dovrei. Ti ho
ridato quello che volevi, pensavo ti bastasse ―, rispose lui senza
guardala.
― Klaus tu gli hai mentito,
ma l’hai fatto per me… Ti ringrazio ma io non posso stare con lui ―.
L’ibrido si voltò verso di lei. ―
E perché mai ―.
Intanto la famigliola davanti aveva
finalmente deciso dove andare. Tirarono fuori i documenti per le prenotazioni.
― Perché non lo amo. E’
assurdo ma penso proprio di essere innamorata di te ―.
Gli occhi di Klaus tradirono un
lieve sussulto.
― Vattene Caroline. Non sono io
sono quello giusto per te, l’hai detto tu stessa ―.
La ragazza fu presa dall’angoscia;
afferrò il braccio di Klaus e lo strinse.
― Forse tu non mi ami, questo
lo so. Ma io si e in ogni caso volevo dirtelo ―, disse, cercando gli
occhi dell’ibrido.
― Care ―, Klaus passò
un dito sulla guancia di Caroline.
― Non era mia intenzione
amarti. Era l’ultima cosa che pensavo di fare ed è anche l’unica cosa che non
sono riuscito a controllare. Tu hai preso del potere su di me e per me è una
cosa assurda e fa male. Fa male pensare che dopo secoli la mia vita possa dipendere
da te. Io voglio che tu stia bene e di certo non succederà se rimani con me ―.
― Ma tu ormai sei dentro di
me, il tuo sangue è dentro di me, i tuoi ricordi sono dentro di me…
Io voglio stare con te, Klaus.
L’amore è una cosa bella, non è una debolezza… ―.
La famiglia davanti a loro pagò e
se ne andò. L’impiegata dell’aeroporto guardò i due americani e sospirò. Quel
giorno non aveva potuto vedere la solita puntata di “Centovetrine” ma
evidentemente stava assistendo a qualcosa di altrettanto strappalacrime. Era
ovvio che quei due spasimavano l’uno per l’altra. L’unica cosa strana era che
l’uomo parlava di “secoli di vita”. Bah, doveva essere un tipo singolare.
Comunque dietro di loro c’era la fila ed anche se era bello starli a sentire
dovevano darsi una mossa.
― Ehm, scusate, signore ha
deciso che volo prendere? ―.
Klaus lanciò un’occhiataccia alla
dipendente.
― Non ancora ―.
Lei scrollò le spalle; ― Le
do soltanto un minuto ―.
Klaus la fissò; se solo avesse
saputo a chi stava parlando… Ma in quel momento aveva cose più importanti a cui
pensare. Caroline, davanti a lui le stava offrendo il suo amore. Sarebbe stato
egoista per lui prenderlo, catturarlo e tenerlo con sé ma era proprio quello
che voleva fare. Dopotutto l’egoismo era un piccolo viziaccio al quale non
voleva rinunciare.
― Scusami… ―, riprese
Caroline, ― Avevo paura dei miei sentimenti per te quando a Parigi ti ho
allontanato da me ―. La ragazza passò poi la sua mano su quella di Klaus,
lievemente.
Quel piccolo contatto bastò a lui
per decidere; prese la mano di Caroline e se la portò alle labbra. Chiuse gli
occhi e la baciò con dolcezza.
― Dove vuoi andare, dolcezza?
―.
Caroline rise di gioia.
Klaus aprì gli occhi, guardandola
intensamente.
― Mi dispiace interrompervi
nuovamente ma la fila dietro di voi si è fatta recalcitrante. Dove vuole andare
signore? ―, riprese l’addetta dell’aereoporto.
― Care che ne dici di
riprendere da dove siamo rimasti l’ultima volta che ci siamo visti? ―.
― Stai dicendo che… vuoi
tornare a Parigi? ―, rispose Caroline con occhi lucidi.
Klaus sogghignò e si rivolse
all’impiegata. ― Due biglietti per Parigi. Solo andata ―.
Dentro di sé la donna sospirò e
pensò “ Era ora!”.
N.d.A. : Okay, forse questo
finale è troppo idilliaco quando si parla di Klaus… Ero indecisa, avevo pensato
di farli soffrire ancora un po’, poi però avevo già scritto questo cap…
Voi cosa ne pensate?
Spero di non avervi deluso!
Cmq questo non sarà l’ultimo
capitolo… ;-), quindi rimanete con me!
Lua
|
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Capitolo 7 *** Epilogo ***
Epilogo
Bonnie suonò a casa di Elena.
La ragazza andò immediatamente ad
aprirle; ― Ciao Bonnie, il tè è pronto ―.
Bonnie salutò l’amica con un cenno
della mano ed entrò. Sapeva che quanto stava per farle vedere l’avrebbe per
così dire… turbata.
Bonnie si tolse la giacca e
l’appoggiò sopra una sedia. Si sedette poi attorno al tavolo e afferrò una
tazza piena di tè, ancora scottante.
Elena la guardò grave; ―
Notizie di Caroline? ―, chiese.
Bonnie fissò l’amica per lunghi
istanti. ― E’ proprio di questo che volevo parlarti ―.
Elena si sedette e sospirò.
― Dimmi tutto ―.
― Ecco, Caroline manca da
Mystic Falls da… ―.
― Un mese e mezzo ―,
rispose pronta Elena, ― Non è da lei Bonnie fare una cosa del genere ―.
― E da un mese e mezzo manca
anche Klaus ―.
Elena alzò un sopraciglio. ―
Non vorrai farmi credere che quell’assurdità che va in giro a raccontare Tyler
è vera ―.
Bonnie tamburellò con le dita sulla
tazza.
― Purtroppo si. Caroline e
Klaus sono insieme ―.
― Oh mio dio, non può essere
Bonnie, mi rifiuto di credere che Caroline possa veramente… ―.
― Guarda Elena ―, la
interruppe la strega.
Dalla borsa estrasse una busta e ne
rovesciò sul tavolo il contenuto.
― Questo è tutto quello che
mi ha spedito Caroline negli ultimi tempi. Ovviamente io non le ho mai chiesto
niente ma… ―.
Elena prese in mano una foto; vi
erano ritratti una Caroline a dir poco raggiante in compagnia di un Klaus
sorridente. Dietro di loro si stendeva la Senna.
Scuotendo la testa Elena prese in
mano una cartolina, senza guardare da che luogo provenisse la voltò e lesse:
Cara Bonnie, so che forse non ti
interesserà sapere dove sono e cosa sto facendo ma io sento di dovertelo dire
lo stesso. Era incredibile anche per me ma Klaus non è solo quello che sembra e
con me è fantastico, mi sta regalando dei momenti meravigliosi…
… Ah io lo amo Bonnie…
…Salutami Elena, a lei proprio
non ho il coraggio di scrivere.
Spero che un giorno possiate
entrambe perdonarmi e capire.
Elena gettò sul tavolo la cartolina
e si portò una mano alla fronte.
― Ma come… come è possibile
tutto questo? E’ assurdo! Mi rifiuto di credere che Klaus sia improvvisamente
diventato un angelo. Bonnie, Caroline è stata plagiata ―.
Bonnie guardò Elena in tralice.
― E’ stato difficile anche
per me crederci, all’inizio, ma se fosse proprio così? Se fossero veramente
innamorati? In fondo Caroline sta tenendo lontano Klaus da Mystic Falls e da
quando non c’è qua si respira quasi aria di normalità ―.
Elena sbuffò; ― Klaus è
Klaus. Prima o poi torneranno, non pensi? Allora cosa succederà, Klaus
costruirà un nido d’amore per loro due soltanto e vivranno felici e contenti? ―.
Bonnie alzò le spalle e bevve un
sorso di tè.
Le due amiche rimasero in silenzio
per qualche tempo, perse nei loro pensieri.
Il trillo di un cellulare ruppe
quella silenziosità.
― E’ il mio―, disse
Bonnie estraendo il cellulare dalla tasca dei pantaloni.
I suoi occhi mandarono un lampo di
sorpresa quando videro scritto il nome della persona che la stava chiamando.
― Chi è? Forza Bonnie
rispondi ―, la incitò Elena.
Bonnie tenne gli occhi inchiodati a
quelli dell’amica, mentre rispondeva.
― Pronto… Ciao Caroline ―,
disse.
Dopo qualche secondo chiuse la
conversazione.
― Allora? ―, Elena non
stava più nella pelle.
Bonnie la guardò con aria grave.
― Caroline sta tornando a
casa. Anzi stanno tornando a casa ―.
Elena si lasciò andare sulla sedia,
il momento della verità stava arrivando.
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