I miei giorni migliori

di medea nc
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione: Lì dove si perde la pioggia ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prefazione: Lì dove si perde la pioggia ***




Il bene e il male non esistono.
Non esistono con quell’esclusività che credono gli uomini, che credeva lei.
Almeno prima della guerra.
Non era mai stato necessario convincersi che da una parte stavano loro, i buoni, e dall’altra, beh?! Dall’altra tutto il resto.
Ed il resto non ti vai a chiedere quello che sente, quello che prova, se sta bene, se sta male; il resto è solo il nemico, ed il nemico è sempre negativo.
Aveva creduto così, che a lei le era andata di lusso, che alla fine aveva saputo scegliere, aveva saputo scindere le amicizie buone da quelle cattive e aveva vinto.
Harry aveva vinto, Ron, Hogwarts, i buoni.
Ma per che cosa si era combattuto tanto?
Per sperare in un mondo migliore?
Per debellare definitivamente il male dalla faccia dell’universo magico?
E se sì, con la morte dell’Oscuro, ci erano riusciti?
No. Non era mai stato questo il loro scopo, non era mai stato fare i miracoli, come diceva malignamente qualcuno; era solo … far restare le cose come stavano, o farle ritornare com’erano un tempo.
Far tornare Hogwarts la scuola di magia con le sue quattro case rivali, compresa quella degli Slytherin che aveva creato non pochi problemi; camminare ancora per Diagon Alley con i negozi pieni di oggetti inutili per qualsiasi babbano e le strade gremite di maghi; passeggiare ancora per Hogsmeade immersa sotto colline di neve.
Per questo avevano combattuto, o aveva combattuto lei perlomeno.
Adesso che poteva fare un bilancio dei danni, sapeva che tutti i migliori propositi, le giustificazioni più logiche non sarebbero servite ad equiparare le perdite.
I conti, dopo una guerra, non tornano mai.
Però una cosa era certa, che non esiste per nessun essere un lato completamente giusto ed un lato completamente sbagliato.
Adesso lo sapeva.
Ora che Hogwarts era stata ricostruita, che tutti gli studenti erano ritornati nelle antiche aule della scuola di stregoneria, e tutto sembrava più intriso di quel passato glorioso che l’aveva fatta vivere per sette anni; solo adesso poteva pensare che i cattivi non lo sono sempre.
A volte vanno in ferie!
Pensò.
Adesso lo capiva, adesso che se ne stava così, appena qualche passo dietro una delle lunghe colonne del portico che si slanciavano verso il cortile interno.
Non era una bella giornata, il clima inglese è uno dei più lunatici al mondo.
Eppure non un alito di vento respirava sopra l’erba bassa; sotto il cielo nuvoloso soltanto un paio di gocce perse sopra i cornicioni alti del castello.
Draco Malfoy sedeva su una delle panchine del patio, il rifugio prediletto di qualche studente durante le pause dalle lezioni.
Il deserto intorno a lui.
Draco Malfoy non era mai stato uno che sarebbe entrato facilmente nelle sue grazie, lei sapeva che non ci avrebbe mai neanche provato, d’altronde.
Aveva degli ottimi motivi non tanto per odiarlo, odiare non è facile come si crede, odiare è anche peggio che amare, e ti consuma anche di più.
Lei non lo odiava, semplicemente lo evitava … come un neo scomodo sopra una pelle candida; come quella nuvola nera in mezzo a quella che sarebbe potuta essere una bella giornata; lo evitava come se infondo non facesse parte della sua vita; stava lì certo, dentro la sua esistenza, ma non avrebbe mai fatto parte della sua vita, quella che consumava con le sue azioni, le sue parole, i suoi gesti, giorno per giorno.
E poi vide anche Astoria Greengrass, e allora capì davvero che ci può essere bontà anche in un animo malvagio.
La piccola sorella di Daphne era una ragazzina bellissima, indiscutibilmente bellissima.
Di quelle bellezze per cui la teoria sulla relatività diventa nulla.
Un po’ come per Malfoy, che per quanto fosse ingestibile, rimaneva bello, punto, questo lo poteva e lo doveva ammettere anche una come lei.
Astoria Greengrass era uscita da qualche parte, nemmeno aveva capito da dove, ed era sgattaiolata verso il ragazzo come una cerbiatta pronta a gustarsi il suo succulento pasto ormai lontana da qualsiasi pericolo.
Gli era finita addosso, abbracciandolo teneramente e lui … lui non era più Malfoy in quel momento.
Li spiò assorta come incantata dentro ad un sogno bizzarro; come in uno di quei racconti nonsense che per quanto leggi e rileggi ti lasciano sempre così … un po’ felice ed un po’ triste, che sono talmente introspettivi che manco capisci se poi c’è un lieto fine oppure te lo sei solo immaginato tu leggendo tra le righe.
Malfoy non era quello che sapeva lei, che sapevano tutti o almeno una buona parte di Hogwarts.
Era … tenero, adesso.
L’aveva aspettata, e quando lo aveva abbracciato senza paura, lui … l’aveva accolta tra le sue braccia … e adesso la cullava un po’ … mentre le loro bocche si cercavano.
Seguì i loro gesti come quelle ragazzine civettuole, le loro mani bianche, aristocratiche, le labbra appena gonfie, e si sentì … invidiosa.
“Lurida, piccola sanguesporco!”
Era tutto quello che ricordava dei suoi contatti con Malfoy.
Se avesse fatto lei un gesto come quello della Greengrass, non verso di lui, no di certo, ma nei confronti di Ron per esempio, e lui li avesse visti, sicuramente non avrebbe mai provato quello che sentiva lei adesso, di certo avrebbe avvertito solo quel consueto ribrezzo tipico del suo sangue purissimo.
Anche lei infondo era come un neo sopra l’epidermide pulita di Malfoy, niente di più.
Ed anche se avesse preso a mentire a se stessa, conoscendo la nomea del ragazzo per le sue numerosissime avventure, tranne con lei ovviamente, sebbene parecchio bacchettona sotto quest’aspetto, poteva essere in grado di riconoscere che quello che stavano facendo quei due, in mezzo al cortile deserto, sotto una giornata uggiosa, non era nulla di paragonabile al sesso.
Sembrava … amore.
 

*

 
Le settimane divennero più lente da quel pomeriggio.
Non era qualcosa che avesse una spiegazione precisa, soltanto malessere.
Ma il malessere da dove nasce?
Questa domanda la attanagliava in maniera molesta.
Insomma, doveva essere felice, non fingere di, ma esserlo proprio, come una legge legata alla vittoria.
Lei era la vittoriosa.
Pensò subito alla mancanza che l’assenza di Harry e Ron le stava procurando da quando avevano deciso di non finire l’ultimo anno di scuola per dedicarsi a diventare Auror.
Per entrare nei dettagli, era stato più Harry ad aspirare a quel ruolo, Ron lo aveva solo seguito dopo la piega che aveva preso il loro rapporto.
Ma infondo ci sono amicizie a volte fraintese, che sembrano essere molto più di quelle che sono, e quando ti ritrovi a scoprire che rimangono tali, le senti soltanto intense, ma le chiamerai sempre amicizie.
Sì, in effetti la mancanza dei due poteva pur esserci, ma comunque li vedeva spesso nei suoi ritorni alla Tana; e poi c’era Ginny che proprio perché una ragazza, aveva con lei una sintonia anche maggiore rispetto ai due maschietti della comitiva.
Ginny era la sua amica di stanza, ed aveva esultato all’idea che anche lei volesse finire la scuola.
Anche se mai abbastanza, poteva ritenerla una degna sostituta dei suoi compagni.
Adesso se ne stavano lì, nella casa dei Gryffindor, felici di trovarsi come due sorelle.
Le vennero in mente anche i suoi genitori, ma dopo aver cancellato l’Oblivion era tornato tutto come un tempo, e non c’era Natale o parte delle vacanze estive che non avesse trascorso con loro.
Inoltre adesso era anche più impegnata, considerando che alla fine dell’anno ci sarebbero stati gli esami per i M.A.G.O.; doveva occuparsi del C.R.E.P.A.; e si stava anticipando notevolmente per gli studi successivi onde entrare nel Ministero della Magia.
Eppure non era felice.
Non si scomodò nemmeno quando Ginny esultò nella Sala Grande, durante la colazione alla lettura di un articolo in prima pagina sulla Gazzetta del Profeta.
“Qui dice che sia tu che mio fratello ed Harry con molta probabilità comparirete tra le figurine delle Cioccorane. Non la trovi simpatica come idea?”
“Altroché!” rispose con un finto sorriso.
Era evidente che anche gli Slytherin stessero leggendo la stessa notizia, e forse buona parte della Sala considerando le risatine sardoniche, gli sguardi divertiti e qualche mezzo applauso dalla platea.
Anche lui lo sapeva.
La strategia le vietava rigorosamente di girarsi, ma se li poteva sentire i suoi occhi addosso.
Perché?
Si domandò come un’imbranata.
Perché la considerazione di Malfoy doveva importarle qualcosa?
Perché da quando lo aveva visto sereno tra le braccia di Astoria, aveva capito che lui era felice, lui … e non lei.
Che Hermione J. Granger non meritasse di esserlo?
Che uno come Malfoy, dopo quello che aveva combinato,e ringraziando Merlino, anche dopo quello che non aveva combinato, meritasse di stare meglio di lei?
Perché la felicità doveva riguardargli se era stato sempre dalla parte sbagliata, e lei, che aveva sacrificato tanto, troppo, invece era  … gelosa?
Sì, cattiva e gelosa!
Si rimproverò prima di uscire dalla Sala. Avrebbe voluto mangiarseli quei pochi metri, ma sostituì l’idea di correre con una camminata veloce, rapida, purché lontana da tutti.
È tutto qui il tuo problema, Hermione?
L’invidia?
Il fatto che nessuno abbia fatto pagare a dovere i Malfoy per i loro intrighi da cortigiani, per la loro adesione alle idee quantomeno sconcertanti dell’Oscuro, per i loro tradimenti, le facce da doppiogiochisti che ancora adesso ostentano tra le mura della scuola o quelle del Ministero?
Nessuno ha fatto pagare ancora Draco Malfoy per averti disprezzata come l’ultima dei suoi servi e averla passata liscia?
Li detesti per questo? …
Lo detesti per questo?
O solo perché Astoria Greengrass ha fatto uscire un lato di lui che tu manco sapevi esistesse; ed è come averlo visto per la prima volta, come un ragazzo, simile ad un babbano, bello quanto può esserlo un individuo che sta diventando uomo, e … tenero, di una tenerezza sulla quale non avresti scommesso neanche un galeone?
 

*

 
Quando apprese la nuova legge speciale per tutti gli ex mangiamorte che il Ministero della Magia aveva approvato, confermò tutto quello di cui si era convinta ultimamente, i lati buoni e cattivi non sono mai troppo distinguibili in un essere umano.
La linea a volte, è talmente sottile che si perde il lume della ragione per cercare di fare chiarezza.
Gli ex seguaci di Voldemort, che erano anche la classe più ricca e vetusta del mondo magico, non l’avrebbero presa bene questa novità; per essere sinceri nemmeno lei.
Anche Harry avrebbe avuto parecchio da ridire, per non parlare di … Lucius Malfoy.
Aveva saputo che era ritornato alla sua carriera politica, di cui era particolarmente abile, tanto da collaborare con gli Auror per via della sua eccellenza nella conoscenza delle Arti Oscure più proibite.
Certamente il Ministero, anche se lo aveva riaccolto nel proprio seno, doveva ancora avere qualche titubanza sulla sua conversione all’idea di nascite miste.
Hermione Granger avrebbe scommesso Grattastinchi che la famiglia Malfoy, per quanto pentita ed ubbidiente volesse dimostrare di essere, infondo, sotto sotto rimaneva radicata nelle proprie convinzioni anti-babbane, e quella legge dimostrava apertamente che forse non era solo una supposizione sua.
Rilesse il testo della legge riportata pari pari sulla Gazzetta del Profeta, saltando volutamente tutti gli articoli che la correlavano.
Gli antichi sostenitori del Signore Oscuro, celibi o nubili all’atto della promulgazione, che hanno partecipato direttamente o indirettamente all’ascesa al poter di Lord Voldemort,e che hanno preso il marchio dell’Oscuro, sono obbligati, insieme ai loro futuri figli e figlie, a contrarre matrimonio solo ed esclusivamente di sangue misto.
 
 
 
Nota: Personaggi e ambientazione sono della signora J.K.Rowling, io li uso senza alcuno scopo di lucro per il corso di questa storia.
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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***



           
 
Era passato poco meno di un mese da quando aveva saputo della nuova direttiva del Ministero.
Aveva avuto anche occasione di parlarne con Harry che aveva di certo appoggiato la sua posizione, non che potesse fare granché, comunque.
L’atto del Ministero, sebbene non fosse partito con le peggiori intenzioni, in quanto voleva solo assicurarsi che certe idee classiste venissero definitivamente accantonate, di certo aveva peccato nella maniera.
Hermione sentiva che in questo modo, non era servito a niente spodestare un tiranno come Voldemort per mettere su un teatrino di persone che andava a limitare la libertà altrui.
Anche se si sarebbe fatta tagliare un braccio piuttosto che ammetterlo davanti ad un purosangue, non poteva negare, che mai come questa volta avrebbe appoggiato un po’ del loro risentimento.
Quella legge era stata creata ad arte contro i mangiamorte, e forse era anche peggio di una punizione dentro la prigione di Azkaban.
Si sorprese quando scoprì che la casa degli Slytherin non diede il minimo segno di cedimento, nessuno, nemmeno Malfoy.
Forse se avevano un lato ammirevole, questo doveva essere sicuramente l’orgoglio.
 
*
 
Per un momento aveva pensato di costeggiare solo il portico e ritrovarsi nel cortile dove lo aveva sorpreso qualche tempo prima con la Greengrass; ma aveva già assodato quanto fosse lunatico il clima inglese?
Sì lo aveva fatto.
Pioveva a dirotto. Non un acquazzone di quelli invernali che ti fanno solo desiderare di rannicchiarti sotto le coperte, ma una pioggerellina fredda e molesta che puoi sopportare anche stando senza ombrello, sempre se non sei interessato alla chioma.
Non che Hermione curasse molto questo aspetto di sé, sebbene, e per fortuna, avesse trovato un balsamo tale da ridimensionare notevolmente il cespuglio che soltanto lei definiva ancora capelli.
Non aveva nulla di morbido e liscio, ma di certo i ricci stavano di più al loro posto.
Con quel tempo, scartò l’idea che Malfoy potesse trovarsi nel patio.
Dopo aver fatto su e giù per Hogwarts, intuì che solo fuori dalle mura potesse trovarsi quello scriteriato.
Grifondoro fino in fondo, prese il suo ombrello rosso, come i toni della sua casa, e con solo la divisa ancora autunnale indosso, uscì nell’aria pungente del primo pomeriggio.
Diede un’occhiata veloce al cielo sulla sua testa, sembrava un enorme cappellaccio nero. Il tempo così la faceva sempre rabbrividire, un po’ per la sensazione delle goccioline gelide sulla pelle, un po’ perché temeva che un fulmine potesse colpirla in pieno.
Rise mentalmente.
Sei davvero stupida Hermione!
Percorse il tratto che di solito faceva quando andava a qualche partita di Quidditch o verso Hogsmeade.
Lo trovò quasi subito.
Se ne stava sotto il colonnato delle mura perimetrali della scuola, quello che affacciava direttamente su Lago Nero.
Quando era partita come una furia dalla sua camera, non avrebbe mai pensato che la rabbia del momento sarebbe riuscita a contenerla; adesso che si trovava lì, ringraziò Morgana che Malfoy se ne stesse solo di spalle.
Forse non l’aveva sentita, forse, poteva sempre ritornare sui suoi passi e parlarci dopo.
Non si sapeva spiegare perché, ma era come se sentisse un certo timore reverenziale.
Gli avrebbe rotto le scatole e lui l’avrebbe mandata via con qualche offesa gratuita, ero uno Slytherin, uno Slytherin che la disprezzava.
Lei era una Gryffindor però, semmai se lo stesse scordando.
Prese il coraggio a quattro mani e limitò le distanze.
Quando gli fu più vicino, un effluvio mascolino le investì le narici.
La pioggia rende i colori, i sapori, gli odori sempre molto intensi; anche con lui aveva fatto la stessa cosa, il suo profumo di pelle pulita, si mescolava ad una fragranza legnosa che doveva provenire da qualche colonia costosa. Il risultato era semplicemente … inebriante.
Era vestito leggero come lei, soltanto la divisa addosso, senza giacca né il lungo mantello.
Per quanto lei avvertisse ancora freddo, lui invece sembrava molto calmo; se ne stava placido sopra la panchina consunta, molto più fradicio di quanto lo fosse lei.
Probabilmente aveva camminato sotto la pioggia, poiché la camicia ed il golfino erano imperlati di gocce, ed i capelli, sempre in ordine, adesso se ne andavano per  i fatti propri.
Trovò buffo quel particolare, di solito era lei in guerra con i capelli non Draco Lucius Malfoy.
La pioggia si fece più battente, istintivamente tenne l’ombrello ancora aperto anche se era per metà al coperto.
“Ho ricevuto questa.” Disse piatta.
Non si aspettava che le rispondesse. Non l’aveva mai fatto.
Cacciò da un pugno chiuso una missiva e la passò a lui.
La carta pecora della pergamena non sfiorò nemmeno il suo braccio, stava solo così sospesa in aria dentro la mano piccola, aspettando che lui la prendesse.
Non la toccò, si limitò solo a stendere il suo palmo dove sopra Hermione ci fece cadere la lettera.
Il ribrezzo verso di lei doveva essere notevole se arrivava a questo.
Lo sentì sfogliare l’epistola.
 
Miss Hermione J. Granger,
sarebbe un piacere per noi se volesse accettare l’invito per un tè pomeridiano
presso Malfoy Manor,il prossimo sabato, dietro il permesso di Miss Minerva McGranitt naturalmente.
 
 
R.S.V.P.                                                                                    Mrs Narcissa Malfoy
 
 
Emise un sorriso beffardo, lei lo sentì distintamente.
“Lo trovi divertente?” gli domandò acida.
“Parecchio!” le rispose tra l’ironico e una rabbia malcelata.
“Davvero? E mi spiegheresti cosa ci trovi di così simpatico in un invito di tua madre diretto a me?”
“Non ti hanno eletto ancora Miss Prodigio? È strano che una saccente come te non sia arrivata ad una conclusione da sola?!” la canzonò deliberatamente come si aspettava.
“Certo che sono arrivata ad una conclusione, ma mi sembra troppo improponibile perfino per me!”
“E perché, scusa? Infondo ti prenderesti una bella rivalsa! Ti ho sempre denigrata, ti ho sempre offesa, maltrattata; ho anche desiderato la tua morte.” Sorrise.
Sì, sorrise.
“Adesso metteresti scacco matto al re. Adesso sono i Malfoy che si inchinano al tuo sangue. Fossi in te accetterei solo per indispormi!” concluse serafico.
“Ma io non sono come te, non ti sposerei solo per farti dispetto. E non sono nemmeno come tuo padre, perché anche se il messaggio proviene da Narcissa, sono certa che le macchinazioni dietro sono di Lucius, c’è proprio la sua firma!”
Le applaudì teatrale.
“Cento punti alla spocchiosa mezzosangue che ha emesso la sua perla di saggezza anche stavolta! Evviva!”
Ora, non erano gli epiteti che serbava per lei che la pungevano, ma il modo, quella maniera strafottente le dava tanto sui nervi, tanto da farle desiderare di malmenarlo.
Era già accaduto.
Malfoy sapeva farle uscire il peggio di sé, era assurdo come ci riuscisse così bene.
“Allora la mia risposta è no, ringrazia tua madre per l’invito e dille che ha una bella grafia.”
Lui si girò appena con la testa, non dietro di sé per guardarla, ma su un lato, come se stesse seguendo i suoi discorsi con la coda dell’occhio oltreché con le orecchie.
Quel tono irremovibile al sapore di grifone Draco Malfoy lo conosceva e lo odiava in egual misura; a pensarci bene, non c’era nulla di lei che non odiasse.
Lei aveva ancora il pugno serrato come se stesse tenendo tra le mani la missiva, anche se ce l’aveva ancora lui.
Poi, fece per andarsene, i suoi passi si stavano allontanando mentre armeggiò un po’ con l’ombrello per farlo sgocciolare.
“Non ti permetterà mai di rifiutare.” Disse secco, e pure la pioggia parve reverenziale a paragone con le sue parole.
Hermione si girò di nuovo verso le sue spalle, finora aveva parlato solo con quelle.
Lo vide voltarsi appena verso di lei, finalmente; aveva una strana aria sul viso, come se fosse assorto e triste insieme.
Dopo molto tempo si alzò e reclinando il peso del corpo su un lato poggiato alla colonna, diede le spalle all’acquazzone che imperversava furioso.
Mise le mani in tasca, e quando lo faceva, lei sapeva che stava alzando ancora una volta tutte le barriere verso il mondo, verso lei.
Si squadrarono con una certa apatia.
“Cosa vuol dire che non mi permetterà di rifiutarmi?”
Quello reclinò il capo come se fosse intento a studiarla.
“Che userà qualsiasi mezzo, anche quello più sleale per farti cedere.”
“E credi che io mi farò comprare da lui?” 
“Non ti comprerà soltanto, ti minaccerà se necessario, ti obbligherà in qualche modo.”
“Io non sono come te. Non ho paura di tuo padre, come hai sempre avuto paura tu!”
Eccola lì, la classica allusione sul comportamento che aveva tenuto in sette anni di scuola, compresa la triste parentesi sulla guerra.
Se l’aspettava una reazione del genere, era la Granger, quella senza alcun tatto; anzi era perfino sorpreso che non lo avesse punito prima con le sue sentenze al sapore di acidità.
Non si lasciò toccare da quelle parole comunque.
Lui sapeva che non aveva agito solo per viltà a favore delle imposizioni dei propri genitori, e sapeva anche che proprio Lucius, oltreché Narcissa, lo amavano incondizionatamente, che non avrebbero mai scelto per la sua infelicità.
Su questo ne era certo.
“Fai come credi, Granger! Onestamente, per me è indifferente chi debba o no sposare!”
“Per me no! E non per te, ben inteso. Semplicemente trovo ridicolo e sconcertante che il Ministero abbia promulgato una legge simile, che vada a ledere non solo la libertà di un individuo, ma soprattutto venga a punire in maniera implicita tutti gli ex mangiamorte!”
“Credo che questo sia lo scotto da pagare. Insomma in qualche modo pure dovevano elargire un prezzo per la libertà che ci hanno concesso?!” sentenziò lui ovvio.
“Convertendovi con la forza a delle idee per le quali avete sempre combattuto contro?” chiese lei ancora sconcertata.
“Si chiama coercizione mezzosangue! È la classica procedura dei vittoriosi; non ti puniscono platealmente ma devi fingere di pensarla come loro.”
“E non te ne preoccupi?” gli chiese infine quasi allibita.
La sua calma la guastava, la feriva quasi.
Davvero Draco Malfoy non se ne importava della coercizione?
Il ragazzo fece spallucce.
“Tu crederesti ad un tipo come Lucius, che dopo quello che ha fatto, se ne va ancora in giro ad ostentare la sua ricchezza, il suo nome, sebbene intaccato, e la spavalderia della propria diplomazia? Insomma lo crederesti sostenitore dei babbani?”
No! No, neanche un po’!!!
Scrollò la testa in segno di diniego.
“Nemmeno io, e nemmeno il Ministero a quanto pare!” sorrise sardonico di nuovo.
“E penso che questa legge non l’abbiano fatta per i  mangiamorte, ma proprio per lui, visto che non ha avuto la delicatezza di ritirarsi dalla scena politica né di rifiutare una mano agli Auror. Il Ministero li sta mettendo alla prova, lui in primis, e poi tutti gli altri. Vuole proprio vedere dove arriverà la diplomazia di mio padre, e lui ovviamente, da esperto di intrighi l’ha capito!” decretò.
“È per questo che ha scelto subito me, vero?” domandò lei con una punta di tristezza.
“E chi altri?! Una mezzosangue nata babbana che il figlio ha sempre snobbato e offeso senza alcun ritegno. Io ho preso il marchio dell’Oscuro, quindi sono obbligato a sposarmi comunque con una come te. Allora perché non proprio te, ha pensato Lucius?! Sarebbe un bello smacco per il Ministero, senza contare che sei una strega validissima, che sei l’eroina del bene, e che potresti riscattare parecchio il nome dei Malfoy se ti unissi in matrimonio con me?!”
Non stava parlando di loro come di due persone, non c’era umanità nelle sue parole, solo razionalità, convinzione, obblighi.
Tutto era ridotto a riscattare il buon nome della famiglia, a fare bella figura agli occhi del Ministero, a dimostrare che loro erano sempre più avanti di un passo, nel bene e anche nel male.
I sentimenti … erano un dato accessorio, assolutamente sacrificabile.
“Non cambiereste mai verso di me anche se dovessi accettare. Mi disprezzereste comunque, me lo fareste capire giorno per giorno, nelle piccole cose. Sarei solo una facciata!” non era alterata, anche se dentro si sentiva ribollire.
“Non ti assicuro niente sotto questo aspetto.”
Strano, quell’affermazione non se l’aspettava; era più certa che avesse detto Sì, ti disprezzeremo sempre!
Pensò quasi che fosse stato affettuoso.
“Ad ogni modo, ora sai come stanno le cose. Quest’invito proviene dalla mente di Lucius e dalla scrittura di mia madre. Il tè è solo un espediente per farti una proposta.”
“Proposta? Di che genere?”
“Ah, questo dipenderà dalle abilità tue e di mio padre! Lui ti offrirà qualcosa, e tu potrai fare una controfferta, e non lasceremo il Manor fino a che non avrete trovato un valido accordo per far valere le vostre motivazioni.”
“Quindi tu sei certo che io accetterò?”
“Assolutamente sì!”
Era sconcertata dalla sua sicurezza.
“E …”
Quello la guardò interrogativo.
Non era mai durata tanto a lungo una loro conversazione.
Veramente non avevano mai neanche parlato per cinque minuti di fila senza offendersi o menarsi, ma Malfoy non sembrava scocciato dalle sue domande.
“E cosa?” le chiese.
“E …” quello era un dente che si doveva levare subito.
“… la tua relazione con Astoria Greengrass?”
Lo sentì respirare, e questa volta le iridi non erano più gelide come finora. Si accesero di una bella luce, diventando sempre più calde.
Anche il solo ricordo di lei ti procura questo effetto?
Si ritrovò a pensare.
“Io e lei siamo stati promessi durante l’ascesa del Signore Oscuro. Il nostro fidanzamento si è rotto una settimana fa per via di quanto accaduto nel Ministero.”
“Ma tu …”
Avvampò e Malfoy se ne accorse; un sorriso ambiguo gli si dipinse sul viso, non era canzonatorio e nemmeno troppo cattivo, solo incerto, come se la stesse interpretando.
“Ma tu ne sei innamorato.” Lo affermò, non glielo chiese.
Per la prima volta abbassò gli occhi, non riusciva più a tenere puntato il suo sguardo su di lei.
“Questi non credo siano affari tuoi, mezzosangue!” la bruciò all’istante.
“In ogni caso, se o non accetterai tu, Lucius penserà a qualcun’altra. Astoria è una purosangue, non potrebbe essere mia moglie in ogni caso.”
Astoria è una purosangue
Lo disse con una tale sottigliezza, una convinzione che non derivava solo dalle sue idee radicate di razza, ma con tutta l’ammirazione per una donna che consideri rara, merce pregiata, … unica.
Astoria, lui lo diceva in un modo così bello che sembrava un nome importante, sembrava il nome di una regina.
Non aveva bisogno che glielo dicesse in faccia.
Anche se era la più cronica delle imbranate in faccende d’amore, lei era certa che Draco Lucius Malfoy fosse innamorato di quella.
Se lo avesse sposato, avrebbe potuto riceverne il nome, i titoli blasonati, le ricchezze, il corpo, forse anche dei figli … ma mai … non avrebbe mai avuto la soddisfazione di sentire il suo nome, Hermione, non mezzosangue o Granger, con quella passione e quell’amore che ci metteva per Astoria.
Quando lui parlava di Hermione J. Granger, non la considerava una donna eccezionale, una  regina; lei nemmeno sapeva com’era il suo nome sulle sue labbra perfette; da quando lo conosceva, non glielo aveva mai sentito pronunciare.
Per lei aveva solo in serbo Babbana, piccola lurida mezzosangue e qualcos’altro di simile.


Note Autrice: Un grazie ad akane!!! (la mia giudicia), a Sarah.93, scusami, mi è più facile ricordarti con questo nick :P,
a tutte tutte le persone che seguono questa storia sebbene iniziata a postare solo ieri! Thanks Everybody 
 
 
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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***




Sapendo quanto fosse impedita nel volo evitarono le scope; rinunciarono anche ai mezzi babbani; nonché alla smaterializzazione, proibitissima ad Hogwarts.
Giunti a Hogsmeade, avrebbero usato una passaporta.
Si imbarazzò quando lui le prese una mano in un gesto quasi spontaneo, di quelli sui quali non ci pensi nemmeno.
La strinse appena e si dileguarono per ritrovarsi direttamente nel grande giardino del Manor.
Il permesso della McGranitt valeva per entrambi, ma solo fino all’ora di sera; dopo avrebbero dovuto far ritorno alla scuola.
Il brevissimo viaggio non li aveva scombussolati troppo, per cui si sistemarono appena gli abiti.
Vedendolo adesso, così’, il Manor non le faceva troppa paura.
C’era una bella luce che contornava i profili della curatissima villa.
Il ricordo di quello che aveva subito lei, l’ultima volta che c’era stata, sembrava quasi lontano.
Vista adesso, quella casa non pareva come la stessa di mesi e mesi prima, anzi quasi completamente diversa.
Quella era stata nera come la pece, buia; questa invece risplendeva di un po’ di serenità.
Spiò il viso di Draco a poca distanza da lei, camminavano quasi di pari passo, anche se ad Hermione parve che lui faticasse un po’ a mantenere l’andatura lenta della ragazza.
Quando furono all’altezza dell’ampio gazebo chiuso con enormi vetrate, si accorse che i coniugi Malfoy se ne stavano seduti placidi a conversare del più e del meno.
Un elfo domestico fu particolarmente cerimonioso e caloroso con il rampollo di casa.
“Bentornato signorino!”
Signorino!
Ragionò Hermione. Quella schiavitù intrinseca nella natura degli elfi la mandava fuori di testa.
Le si annebbiò la vista ancora di più di fronte al silenzio e all’indifferenza del ragazzo, fu lei a rimediare.
“Buongiorno.” Rispose all’elfo.
Quello allibì, e facendosi rosso in viso, cominciò ad alzare le mani all’altezza della faccia pronunciando cose che per Hermione non avevano alcun senso.
“Oh?! Mi scusi padrone, mi scusi. Punitemi per favore, punitemi come merito!” piagnucolò.
Draco lo guardò con ancora più disinteresse, dicendo appena:
“Vattene!”
E quello sparì.
“Si può sapere che cosa è successo?” mugugnò ancora esterrefatta.
“L’hai salutato quando lui aveva salutato solo me. Se mia madre lo avesse visto, lo avrebbe fatto punire senza troppe difficoltà!”
“E perché tu non l’hai fatto?”
“Per sorbirti poi tutto il tempo con le tue idee strampalate sui diritti degli elfi? No grazie!”
“Tu sai del C.R.E.P.A.?”
“Guarda che frequentiamo ancora la stessa scuola e la Gazzetta del Profeta mi arriva regolarmente ogni giorno!” fu ovvio.
Quando entrarono un silenzio tombale si spanse per la stanza.
I due coniugi avevano smesso di confabulare.
Lucius Malfoy si alzò e con il solito garbo aristocratico salutò prima il figlio con una leggera pacca sulla spalla ed un sorriso di ammirazione, poi si avvicinò alla ragazza e le fece un veloce baciamano.
Hermione rimase assolutamente senza parole, più della scena di prima con l’elfo.
Draco si avvicinò alla madre e a differenza di quanto avesse supposto lei, sulla riverenza che il ragazzo le portava, in realtà tra di loro c’era una genuina e simpatica complicità.
Lui le mise una mano dietro la nuca, infilando le dita tra i capelli biondissimi, e poi le stampò un bacio sulla fronte.
“Draco!” Sorrise la donna affabile.
“Come stai?” le chiese lui.
“Bene, grazie. Hermione!” poi esclamò Narcissa con una punta di entusiasmo, come se fosse stata una vecchia amica di famiglia.
“Sono felice che tu sia qui; mi è arrivata la tua missiva di risposta. Grazie.”
“Si figuri.” Riuscì solo a blaterare.
Il ragazzo prese posto di fronte ai suoi, anche lei fece lo stesso, i loro schienali si toccavano appena.
Non azzardò introdurre il discorso per non essere maleducata, ma fremeva all’idea della proposta di Lucius.
“Gli studi procedono bene?” domandò ancora la donna.
“Sì.”
La logorroica Granger, saputella, sapeva dire solo .
Draco la squadrò per un momento, prima di mettere un gomito sullo schienale e con la mano nascondere un lieve sorriso divertito. Lei non vi badò, per fortuna.
L’elfo intanto arrivò con un vassoio pieno di delizie.
Ore 17,00, precisione impeccabile.
Mentre il domestico riempiva le tazze, Lucius osservò l’ospite per qualche istante.
“Credo, Hermione, che tu sappia perché sia qui?!” le chiese.
La ragazza si meravigliò un po’, poi rispose:
“Io e Malfoy …”
Prima gaffe, evvai!!!
Lì erano tutti Malfoy, avrebbe dovuto dire Draco, Draco, accidenti!
Il punto era che Draco non le veniva proprio, nemmeno se ci pensava.
Nessuno la guardò di sbieco però e lasciò correre.
“ … abbiamo discusso a riguardo.”
“Oh, davvero?!” finse di stupirsi l’uomo.
“E siete arrivati già ad una conclusione?” domandò Narcissa.
“Ecco, io ho saputo della nuova legge sui matrimoni misti emessa dal Ministero. Quando mi è arrivato il suo invito signora, ho chiesto spiegazioni a Mal …”
Ancora! Ma allora sei scema?
Si rimproverò mentalmente.
“ … a suo figlio, e lui mi ha giustamente confermato i motivi per cui mi volevate qui, oggi.”
“E cosa ne pensi di questa proposta?”
Cavoli! Si aspettava di avere a che fare con Lucius non con la moglie.
I discorsi da donna a donna sono sempre più pericolosi.
“Beh?! … Credo che lei sappia che io e … suo figlio non siamo mai andati d’accordo e che mi sembra assurdo che tra tante ragazze abbiate pensato proprio a me?!” arrossì.
Lucius prese la palla al balzo, non avrebbe mai accettato un no, su questo Draco aveva ragione; e quello che Hermione stava per dire era proprio un no.
“Il matrimonio tra te e Draco può essere stipulato secondo delle convenzioni più … morbide rispetto a quelle che avvengono tra i purosangue, se volete questo?!”
Nel tentativo di rendere più soffice la richiesta.
Beh?! Lei di certo sbagliava ad usare certi termini, ma anche loro non erano da meno.
A Malfoy senior venne spontaneo dire purosangue anche se la moglie lo guardò come se volesse rimproverarlo.
Insomma l’imbarazzo e la tensione si potevano tagliare con un coltello sotto quel particolare gazebo.
“E cioè?” chiese facendo finta di nulla.
“ Potresti lavorare per esempio, se dovesse essere nei tuoi desideri. Nessuna moglie di mago lo fa. Potresti avere la libertà di frequentare il mondo bab … il tuo mondo senza problemi, ovviamente accompagnata da tuo marito. Inoltre ho saputo che sei particolarmente interessata ad entrare un giorno nel Ministero, io potrei farti da mentore.”
Scaltro!
Lucius Malfoy era l’uomo più scaltro che avesse mai conosciuto. Stava in un covo di serpi e adesso aveva a che fare con una delle peggiori.
Il marpione lo sapeva che non avrebbe mai dovuto utilizzare con lei termini come raccomandarti, mettere una buona parola, spianarti la strada, ma aveva saputo ponderare bene per ricadere su farti da mentore.
Ma lo sapeva che lei non era una stupida?
“Ed infine ho saputo anche che ti occupi di riscattare i diritti degli elfi!” esclamò.
“So che hai istituito un comitato.”
“Il C.R.E.P.A.” lo ragguagliò lei.
“Esatto. Beh?! Potrei aiutarti a far valere la tua organizzazione in Ministero, e convincere anche altre famiglie potenti di maghi a rivedere le loro posizioni sul modo in cui trattano i loro servitori?!”
Questo era un colpo basso.
Insomma, il C.R.E.P.A. era un’utopia, un’idea folle, tanto folle che non ci credeva nessuno, che non aveva nemmeno avuto il placet di Harry e Ron, e parliamo di due eroi buoni; tanto insensata che a volte anche lei la metteva in discussione; ma davvero quell’essere infimo poteva giocare così sporco?
Certo che le avrebbe dato una mano, era sicura su questo. Magari davvero avrebbe debellato la schiavitù degli elfi domestici, davvero sarebbe arrivata, grazie a lui a coronare una pazzia; ma poteva svendersi per questo?
Il mago capì di aver toccato un tasto dolente, debole, molto debole.
“Signorina Granger. Hermione, io sono certo che tu sia una ragazza molto intelligente. Forse con qualche idea balzana, alquanto discutibile, ma comunque una strega notevole. La tua presenza in un organo dello Stato così potente, dovrebbe essere quasi un passaggio obbligato, una mente come la tua davvero potrebbe rivoluzionare il pensiero di tutto il mondo magico, ed anche la messa in opera del … C.R.E.P.A. potrebbe essere un buon passo in avanti, perciò sarebbe un piacere per me aiutarti ed un dovere per te farti aiutare.”
“Dovere?” sibilò acerba.
“Sposando Draco diventeresti una Malfoy a tutti gli effetti, titoli, ricchezze, prestigio, e soprattutto un futuro assicurato per i vostri figli. Con la tua preparazione, le mura del Ministero non solo ti si aprirebbero ma si sfonderebbero al tuo passare!” esultò quasi in un ghigno di piacere.
Lucius Malfoy era uno a cui piaceva ascoltare la sua voce, i discorsi ammaliatori che riusciva a fare.
Hermione rimase immobile, inchiodata al sedile della poltroncina in vimini.
“Non è necessario che rivoluzioni il mondo con grandi imprese quando per arrivare a questi scopi dovrò costringere me stessa e suo figlio ad un matrimonio architettato da altri.”
Le sue parole gelarono ognuno di loro e le parve che per un secondo la tazza non le stesse dando più lo stesso calore di prima. Si sentiva raggelata essa stessa.
“ Entrambi ci siamo sempre detestati.”
Questa volta aveva saputo schivare magistralmente il nome del ragazzo.
“Granger.” Blaterò senza senso Draco, quasi come se volesse ricordarle di non sottolineare certi rancori fin troppo evidenti; ma lei non lo sentì.
“E non credo che insieme potremmo mai essere felici. Vorrei dirvi di più, vorrei assicurarvi che anche vostro figlio sia libero di sposare la donna che ami, e credetemi quando vi dico che avete tutta la mia solidarietà contro una legge che trovo semplicemente ingiusta; ma non posso accettare di diventare sua moglie.
Ho combattuto per la libertà, sarebbe un paradosso finire immischiata in un matrimonio che sembra più un baratto, che tiene in considerazione tutto tranne i nostri sentimenti.”
A quelle due ultime parole, a Draco gli venne istintivo girarsi a guardala e per un momento pensò che forse la Granger fosse riuscita a convincere quella testa dura ed irremovibile del padre.
Ma fu solo un momento.
Ora passerà alle minacce!
Pensò.
“Mio figlio è costretto a sposare una mezzosangue …” questa volta lo disse fermamente convinto, senza educazione.  
“O tu o un’altra non farà alcuna differenza; ma dovendo scegliere, noi preferiremmo fossi tu.”
“Ma non lo preferisco io, non lo preferisce lui!” Indicando il ragazzo, quasi con disperazione.
Insomma poteva anche fingere di aiutarla un po’, infondo stava facendo un piacere anche a lui?!
Draco rimase immobile invece.
“Se non vi sposerete alla fine del vostro ultimo anno scolastico, miss Granger, lei non si sposerà affatto.” Decretò Malfoy senior.
Adesso le dava il lei?!
“Lucius.” Affermò Narcissa con una leggera preoccupazione negli occhi.
“Me lo impedirebbe?” chiese la ragazza.
“Ovviamente. Farò in modo che qualsiasi uomo dovesse scegliere, questi la rifiuterebbe. Inoltre sa … io sono un grande esperto della … Magia Oscura e non vorrei che …”
E si fermò. Non sentiva il bisogno di aggiungere altro.
Un esperto di Magia Oscura, serpeverde incallito, Malfoy di cognome, aveva bisogno di aggiungere altro?
Era evidente l’allusione a chiare minacce non solo verso di lei, verso i suoi amici, ma anche verso … i suoi genitori.
Già, i suoi genitori!
Abbassò la testa e quando Draco la sbirciò da sotto la sua tazza capì che la forte Gryffindor era giunta alla resa.
Da una parte ne fu quasi dispiaciuto; dall’altra … beh?! Dall’altra non sapeva nemmeno lui che cosa pensare.
“Immagino che non sia nemmeno necessario doverci riflettere?! Sarebbe una proroga inutile.” Decretò palesemente sconfitta.
Insomma chi è quello che ti da il tempo per dare una risposta quando la devi fornire sotto minaccia? E infondo, a che ti serve il tempo?
“Beh?! La penso come te!” sentenziò l’uomo ridandole un tono più confidenziale, mentre sorseggiava soddisfatto il suo tè.
Tacquero tutti, nessuna congratulazione, non era necessaria tutto sommato.
 
*
 
Quando finirono, Hermione sperò con tutto il cuore di ritornare subito ad Hogwarts, anche se in quel momento avrebbe preferito un luogo remoto dove non essere trovata.
Narcissa Malfoy la prese per un braccio, invitandola a passeggiare con lei verso le aiuole che curava con tanta dedizione.
“Dovrei congratularmi, ma capisco che non sarebbe un augurio gradito.”
Non era tenera, non la teneva nemmeno con affetto, come si fa tra persone normali.
Era affabile, elegante, ma non palesava amore, nemmeno con il marito; solo con Draco.
“Se fosse dipeso da me, non sarei arrivata ai mezzi, diciamo alquanto eterodossi di Lucius.”
“Diciamo pure parecchio eterodossi.” Precisò la ragazza.
“ Il fatto è che lui aspira sempre al meglio per Draco.” Tentò di farle capire la donna.
“Ma il meglio per suo figlio non sono io, né chi sceglierà suo marito per lui. Il meglio sarebbe che potesse scegliere chi gli pare e piace.” L’affrontò Hermione.
“Ma Draco detesta … le persone …” tentò di farle capire la strega.
“Come me? Lo so!” finì per lei, la grifondoro.
“E quella legge gli impedisce di sposarsi liberamente in ogni caso.” Disse la donna.
“Sì, ma quella legge non lo impedisce a me!” decretò esasperata.
“Perché io dovrei dividere la medesima cella con lui? Perché proprio io dovrei pagare questo sacrificio insieme a voi, quando sono una delle poche che davvero non ha commesso certi errori?!” palesò con orgoglio.
Narcissa la squadrò per la prima volta con  severità; a lei non importava nulla della guerra o degli errori che lei e la sua famiglia avevano fatto, o del giudizio della gente.
A lei importava solo di Draco e quella ragazzina non amava suo figlio.
Astoria sì, li aveva visti insieme, e se non fosse stata per quella ridicola legge, la piccola Greengrass sarebbe stata la persona perfetta accanto a suo figlio; di certo molto più di quella impudente altezzosa che aveva davanti.
Ma le cose non erano andate come lei sperava.
“Faremo un patto noi due.” Parlò dopo tanto disprezzo che Hermione lesse nei suoi occhi.
“Il matrimonio non avverrà prima della fine della scuola. Pensate a diplomarvi e continuate a frequentarvi come fidanzati.
Alla scadenza dell’ultimo giorno ad Hogwarts, dopo i vostri esami, entrambi mi darete una risposta definitiva.
Questo discorso vale per te come per Draco; glielo dirò io stessa.
Se per quel momento le vostre scelte saranno le stesse decisioni di oggi, allora non potrò che esserne contenta e ti accoglierò in casa mia non come una nuora ma come figlia.
Se invece entrambi o uno dei due dovesse aver cambiato idea, e deciso di non essere pronto a questo matrimonio, allora è pregato di dirmelo. Nessuna ripercussione, nessuna vendetta, parlerò io con mio marito, sarà un problema mio annullare tutto.”
Si accorse che la ragazza la guardava stupita e fraintese.
“Non credere che perché siamo modeste e parliamo poco in pubblico, non comandiamo nulla nella nostra famiglia. Le donne Black e Malfoy hanno sempre avuto una stimata considerazione e mio marito più di altri mi ama tanto da comprendere i miei consigli.
Ti ripeto, se anche uno solo dei due non dovesse essere convinto di volere l’altro, io annullerò tutto. La tua famiglia ed i tuoi amici potranno stare tranquilli e tu potrai sposare chi più desideri.”
Quest’ultima frase la disse con una punta di cattiveria.
A Narcissa Malfoy non importava niente di nessuno, tranne che del figlio, a maggior ragione se era una nata babbana che lo rifiutava su due piedi come se fosse stato il peggiore scarto del mondo.
 
*
 
Se ne rimase nel giardino mentre seguiva la figura alta e aggraziata di Narcissa.
Nonostante un velo di inclemenza palesava il suo viso, non si poteva nascondere la beltà dei suoi gesti, la soavità di certi atteggiamenti che aveva visto anche nelle sorelle Greengrass, specie in Astoria.
Lei non sarebbe mai arrivata a quel grado di finezza.
Certe cose non ti vengono solo insegnate, certe cose sono innate.
Si sentiva così scoperta in quel momento, così fuori luogo.
Erano rientrati tutti in casa, forse avrebbe dovuto seguirli, forse si aspettavano questo, ma avevano dimenticato che aveva paura delle mura del Manor; avevano dimenticato che lì dentro, lei era stata torturata?
Fece un paio di passi verso l’interno e ringraziò Merlino che dopo il piccolo ingresso c’era uno studio da cui provenivano delle voci.
Costatò che fossero di Narcissa e Draco; chissà Lucius dov’era?!
Non sarebbe stata costretta ad andare oltre, per finire poi in quell’ enorme sala dove era stata brutalizzata da Lestrange.
La porta era chiusa, toni bassi e ovattati, appena sibilati rendevano la conversazione assolutamente incomprensibile.
Fece per bussare, ma s’impalò.
Draco aveva notevolmente alzato i toni della voce.
“Apprezzo le tue intenzioni madre, ma non mi presterò a farle cambiare idea facendo il carino con lei!” disse secco.
“Draco, tesoro, abbi più fiducia nelle tue doti; sono certa che appena Hermione le vedrà, si renderà conto di che bella persona sei?!”
“Non capisci, lei mi disprezza, ed il bello è che la disprezzo anch’io. Abbiamo assodato che ha già detto di e che se vuole, a fine anno può mandare tutto a monte?”
“Sì. Questo è ciò che le ho proposto all’insaputa di tuo padre, perché se non ti ama o tu non ami lei, preferirei che un’altra donna ti fosse accanto. Un matrimonio è un passo importante. Però, tu sai quanto è complicato tuo padre, andremo incontro ad uno scandalo certo, e dovremmo fare buon’ opera di convincimento perché Lucius ripieghi su qualcun’altra, … quando tu …”
“ … Io cosa, madre? Ma l’hai vista che toni usa?” ci scherzò sopra teatralmente sarcastico.
“Non farò il fidanzatino che vorrai tu, tipo sedermi nello stesso banco e cavolate del genere. Non ti prometto nulla, e non mi sforzerò più di tanto, per un semplice motivo, che se mi vorrà, dovrà accettare quello che sono!”
“Ma tu non sei solo quello che ha visto, tu sai essere …”
“Madre, quella donna ha la brillante virtù di farmi uscire fuori dai gangheri! Letteralmente; perciò ti prego, per ora lasciami un po’ in pace; poi magari ne riparleremo.” Concluse affabile.
Si stupì che Draco parlasse in quel modo con la madre, ma d’altra parte era stato pure sciocco pensare che non sapesse dire altro sì mammina, come vuoi tu, mammina!
Draco era Draco, un po’ di quel caratteraccio era congenito, gli doveva uscire spontaneo!
La donna sospirò.
“E sia! Potreste almeno evitare di chiamarvi per cognome?”
A quella richiesta ad Hermione venne da sorridere, forse lo fece anche il ragazzo al di là della porta.
“Credimi, è meglio che ci chiamiamo così che in altri modi.” Lo sentì rispondere.
 
*
 
Quando bussò e la fecero entrare, fu seguita alcuni minuti dopo da Lucius.
Il pomeriggio era finito, sarebbero ritornati ad Hogwarts.
Si salutarono affabilmente, promettendosi un prossimo incontro per un fine settimana.
Cosa che, fu proposta, ma forse non piaceva a nessuno.
Anche nello studio c’era una passaporta nei pressi della grande libreria, usarono quella.
Con la solita mano della ragazza nella sua, Draco sentì lasciare l’aria del Manor per ritrovarsi di nuovo ad Hogsmeade.
Durante il tragitto non si dissero una parola.
Lei aveva accettato la proposta/ricatto di Lucius; lui non aveva detto di apertamente ma pareva come se l’avesse fatto; tutti e due si erano aggrappati al piano di Narcissa; e sempre insieme sperarono che presto avrebbero fatto una nuova legge.
In definitiva, non avevano nulla da dirsi.
 

Voglio ringraziare le numerose persone che hanno apprezzato questa storia, mi scuso per il ritardo nel postare i capitoli, ma è stata una settimana campale. Grazie ancora. medea
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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***



 
 
Si confidò con Ginny.
Anche se era la sua migliore amica, nonché cognata mancata, non aveva ritenuto opportuno raccontarle tutto all’inizio, ma proprio tutto tutto.
Malfoy era sempre stato l’acerrimo nemico del loro gruppo, oltreché dei Gryffindor in generale.
Questo la tediava.
Il problema però era un altro, che presto, grazie alla Gazzetta del Profeta e pettegolezzi vari, comunque il fidanzamento tra lei e il serpeverde si sarebbe venuto a sapere.
Sarebbe stata maledettamente ingiusta se non avesse parlato con la rossa prima che lo avesse saputo per fonti indirette.
E poi era un bene dirlo a lei, che certamente le avrebbe spianato la strada con Harry, Ron e tutti i Weasley.
Si preparò psicologicamente.
Posso farcela!
Mezz’ora dopo.
Posso farcela, che ci vuole?!
“Ginny …”
Due ore dopo.
“Perché ti lamenti tu? Insomma me lo dovrò sposare io!”
“Se solo quel deficiente di mio fratello fosse stato un po’ più all’altezza delle aspettative!” disse indignata.
“Ma perché adesso la colpa dovrebbe essere di Ron, me lo spieghi? Che c’entra? Ci abbiamo provato, è andata com’è andata. Io ero libera quando si è presentata questa proposta!”
“Ma come fai a chiamarla così? Ci mancava solo che ti segregassero al Manor e ti cruciassero!”
“Addirittura?!” le uscì ad Hermione.
“Ascoltami! Faremo di tutto, di tutto perché tu non sposa quella serpe velenosa. Ci penserò io, lascia fare a me, appena rivedremo Harry …”
“È proprio di questo che vorrei parlarti.” Azzardò la riccia.
“Potresti cominciare a farlo tu? Non credo che avrò troppe occasioni per vederlo!”
“Oh, sì certo! Me lo vedrò io e troveremo una soluzione, a costo di far abrogare quella maledetta legge!”
E quando una Weasley si mette in testa una cosa, nessuno la ferma.
 
*
 
Nei giorni seguenti Draco non le diede la minima importanza. Era vera la storia che non solo non si sarebbe seduto accanto a lei, ma non avrebbe fatto nulla, ma proprio nulla per far sembrare loro due fidanzati.
Figuriamoci se lo avesse fatto lei!
Continuarono ad ignorarsi e per fortuna la scuola non ancora parlava di loro.
Gli Slytherin però sapevano. Glielo leggeva in faccia ad uno ad uno, Zabini, Nott, Goyle, Parkinson, … le Greengrass.
All’inizio le occhiate erano state solo di curiosità miste a qualcosa simile al ribrezzo e all’alterigia.
Con il passare dei giorni però non le sembravano più così.
Le trovava quasi … divertite; tranne quelle delle due sorelle.
Normale!
Pensò.
Spesso si soffermava a vedere Astoria persa nei suoi pensieri mentre guardava Draco, ed in quei momenti si commiserava di se stessa.
Lei era lei, e stava con un ragazzo che non l’amava, e per giunta forse, amava ancora una donna davvero bellissima come la Greengrass.
Da parte sua, Draco sembrava aver abbandonato quegli atteggiamenti equivoci con la sua ex, ma gli capitava di spiarla, e quando lo faceva non poteva che sentire un lieve magone allo stomaco.
Hermione poteva intuire che tra i due, i sentimenti non erano stati messi completamente da parte.
Forse Malfoy la stava ancora frequentando di nascosto dagli altri, forse poteva vedere chiunque senza che lei lo sapesse; infondo perché no? Perché il platinato, dopo la sua illustre carriera con le donne, avrebbe dovuto fare degli sconti perché si trovava fidanzato ad una che oltretutto detestava?
Forse solo per rispettare i suoi?!
Si rispose per convincersi e mettersi un po’ il cuore in pace.
 
*
 
Pioveva, ancora.
Lo raggiunse sotto al solito portico.
“Granger, è una costante che debba incontrarti sempre nei giorni di pioggia? Non è che porti sfiga?”
“Guarda che sei tu che mi hai mandata a chiamare. Giorno, ora e luogo l’hai scelto tu!” sbottò sarcastica.
“Questo è vero! Ma non pioveva quando ti ho spedito il gufo!”
“Infatti! A proposito di gufi, vabbé che la detestazione è reciproca, però per Merlino, stiamo nella stessa scuola, potresti anche evitare di mandarmi quell’animalaccio malefico e dirmele a voce le cose, non trovi?”
“Ah ah ah! Ti ha morso?”
Che bella risata spontanea ha a volte!
“Sì, non c’è che dire, chiunque entri a contatto con voi deve attentare alla mia incolumità!” berciò stizzita.
Lo sentì sorridere, ma le dava sempre le spalle, e per un momento pensò che lo faceva solo apposta per non darle la soddisfazione di farsi vedere divertito.
 “Allora, che volevi?”
Seguì un breve attimo di silenzio.
“Domani pomeriggio io e i miei amici andremo ad Hogsmeade per la solita uscita. Vuoi venire con noi?”
Com’è che adesso la sua voce era tutta un velluto?
Si ridestò da quel bislacco torpore; le aveva chiesto di uscire, ma non era un appuntamento, ci sarebbero stati i suoi compagni.
Pensò a Ginny che sarebbe andata in giro per negozi col resto dei grifondoro e a Luna e Neville che ormai facevano coppia fissa.
Se rifiutassi cosa accadrebbe?
Ma poi, voglio davvero rifiutare?
“Fai il carino con me perché adesso siamo fidanzati?” lo canzonò.
Quello per tutta risposta si girò leggermente adirato.
“Non ho bisogno di fare il carino; a me non me ne può fregar di meno se accetterai o no di rimanere con me; se lo farai, pazienza, farò questo sacrificio; se dovessi dirmi di no, beh?! Ringrazierò Salazar a vita e non baderò affatto a l’ira di Lucius e a quello che potrebbe farti, non mi importa molto della fine che ti farà fare!”
Era ritornato cattivo.
Cioè, lui era sempre stato questo; lei si era illusa, forse non tanto, di certo ne dava a vedere anche meno, ma dentro se stessa, sapeva di essersi un po’ illusa che per una volta, una soltanto, l’avesse guardata come guardava Astoria.
Alla faccia delle doti che avrebbe dovuto cacciare per farmi ricredere! Narcissa è stata davvero convincente!!!
Blaterò nella sua testa.
“Va bene. Ci incontreremo nell’atrio.” Disse veloce prima di sgattaiolare sotto la pioggia.
Non sapeva nemmeno lei perché gli avesse detto di , ma ormai c’era una logica in quello che faceva da alcuni giorni a questa parte?
O forse lo aveva fatto solo per chiudere la partita rispondendogli quello che lui non si sarebbe mai aspettato o non avrebbe mai voluto.
Ci sarebbe andata solo per fargli dispetto anche se l’aveva invitata lui; un ragionamento che faceva acqua da tutte le parti.
 
*
 
I suoi soliti jeans ed il cardigan lungo la tenevano molto più calda di quanto facesse normalmente la sua divisa.
Si era dispiaciuta che Ginny avesse scelto di fare la strada con Luna e gli altri; ma infondo che cosa sperava? Che la fidanzata di Harry Potter uscisse tranquillamente con il gruppo dei serpeverde dove dentro c’era anche Malfoy?
Era già sconvolgente esserci lei.
Una volta consegnati i permessi, il ragazzo le si avvicinò per farle intendere di seguirlo, ritrovandosi in mezzo a Nott e alla Parkinson, di cui dopo scoprì che stavano insieme; Goyle, solo ovviamente; e Zabini con una ragazza di Corvonero che sapeva di sfuggita, una certa May.
Non le fu difficile immaginare, a parte la confidenza che c’era tra la ragazza e Blaise, perché fosse stata invitata, una Gryffindor nel gruppo delle serpi non era facile da digerire, meglio spezzare la tensione con una di una casa neutrale.
La trovata comunque le suonò divertente.
Le Greengrass non erano presenti, ma c’era da stupirsi?
Fecero la strada verso Hogsmeade parlando del più e del meno; anche se May era attaccata al braccio di Blaise, entrambe non dissentirono dallo scambiarsi alcune confidenze.
Lei non era vicino a Malfoy, Malfoy stava da qualche parte tra Goyle e Nott, lontano da lei.
Si fermarono ai Tre Manici di Scopa per mangiare qualcosa e bere una burrobirra.
Questa volta fu inevitabile sedersi accanto al fidanzato.
Lui si era appropriato di un posto a capotavola, e lei gli era finita vicino; escludendo gli altri ovviamente, non poteva mettersi accanto a Goyle.
Le sembrò sereno, d’altra parte stava tra i suoi amici, rideva e scherzava senza quella malignità che ricordava su di sé o su Harry.
Era lei quella imbarazzata, arrossì pure un paio di volte.
La prima quando Pansy le domandò apertamente e senza malizia:
“Quando vi sposerete?”
La burrobirra le uscì un po’ dal naso, mentre Malfoy se ne stava tranquillo come se la cosa non riguardasse pure lui.
“Io … non lo so.” Disse infine.
“Avrai da studiare per i M.A.G.O.?” le venne in aiuto la galanteria di Zabini, che apprezzò molto.
“Già!” rispose.
“In effetti anche noi dovremmo studiare?!” sputò divertito, scatenando qualche risata visto che comunque nessuna media si avvicinava a quella della grifona.
“A che punto stai, Granger? Al decimo ripasso di materie che non ancora abbiamo iniziato a studiare?” la prese in giro senza cattiveria.
Si ammutolirono quando lei rispose serafica:
“Al quindicesimo.”
“No! Sei terribile!!!” disse il ragazzo, contagiando col buon umore un po’ tutti.
Insomma niente insulti, niente frecciate, come se non si fossero mai conosciuti prima.
Zabini sapeva reggere molto bene il gruppo, e trasportava tutti con i suoi modi di fare, e poi aveva un rapporto esclusivo con Malfoy, come se fossero due fratelli.
La seconda volta che arrossì fu quando allungando i piedi, la gamba destra si scontrò con un ginocchio del suo fidanzato.
Si scostò subito, ma non poté fare a meno di notare che aveva attratto l’attenzione di lui su di sé, anche se per pochi secondi.
La guardò torvo prima di ritornare a bere.
In verità arrossì anche una terza volta e pure una quarta.
Presa dalle risate della comitiva, dal clima comunque parecchio rilassato, urtò ancora col ragazzo, fino a che quello, spazientito, non le sollevò la gamba sotto al tavolo e se la portò sulla sua coscia.
Hermione avvampò ma lui se ne rimase buono.
Blaterò soltanto:
“Almeno così la finirai di scalciare contro i miei pantaloni!”
Quella si fece piccola piccola, ma continuò a tenere quella parte del suo corpo a contatto con lui, e in un momento di pura follia maledisse che non avesse la divisa della scuola.
 
*
 
Il loro rapporto non aveva nulla di intricato, nulla di sconvolgente, nulla di nulla insomma.
Non si cercavano mai, non si desideravano nemmeno ed ognuno procedeva con la propria esistenza senza problemi.
Non le aveva più fatto nessun invito particolare, in effetti mancavano anche le occasioni visto che l’ultimo anno era certamente più faticoso; soltanto si incontravano ed invece di insultarsi si salutavano appena, ma solo se finivano faccia a faccia, s’intende!
“Granger!”
“Malfoy!”
“Granger!”
“Zabini!”
E così via, anche con il resto delle serpi.
Poi arrivò la neve e con essa, manco a farlo apposta, un altro invito a villa Malfoy.
Lo raccolse dal gufo, la beccò sul dorso della mano, lo maledisse ancora una volta, quello se ne volò lontano noncurante e lei pensò che anche gli animali di casa Malfoy acquistano lo stesso carattere altezzoso e prepotente dei loro padroni.
Questa volta non si mise a cercarlo per tutta Hogwarts.
Stesso colonnato, stesso tempaccio, anche se adesso al posto della pioggia c’erano fiocchi di neve che scendevano come impazziti.
“Fine settimana dai suoceri!” disse piatta, come se fossero sposati da anni e dovessero passare la domenica a casa dei genitori di lui.
“Ho saputo!” le rispose.
Lei gli si andò a sedere accanto, ma non troppo vicino, e sospirò.
“Ti offendi se ti dico che il Manor non mi piace?” gli dichiarò.
“A parecchi fa quest’effetto.” La liquidò.
“Quando ci siamo stati l’ultima volta non mi ha spaventato tanto, un po’ perché, grazie a Merlino, siamo rimasti fuori in giardino, un po’ perché non siamo stati tanto tempo; ma adesso, due giorni.”
“Trova una scusa e non venire! Non dovresti far sapere ai tuoi del nostro …?”
 E non continuò, giocò sull’indole perspicace della ragazza.
 “Gli ho accennato qualcosa, ma meglio che ci vada cauta con loro, vorrei essere sicura della decisione che prenderò e poi fargliela sapere.”
Quello non rispose, forse non se ne importava molto, infondo.
“Tu credi che … Lucius davvero arriverà a fare del male alle persone che amo, se dovessi venir meno alla promessa fatta e se Narcissa non riuscisse a convincerlo?”
“Granger, hai bisogno della mia conferma per sapere com’è mio padre?”
 
*
 
Quel venerdì sera preparò la solita borsa che usava per andare alla Tana dai Weasley, e s’incamminò verso l’uscita della scuola raggiungendo Malfoy che la stava aspettando.
Alla fine aveva deciso di andarci, cioè, deciso no, il fatto è che una volta detto ad un accordo, il resto sono solo conseguenze.
Malfoy se ne stava svogliatamente ad un muro, quando la vide arrivare percorsero di nuovo la strada verso Hogsmeade e arrivarono al Manor grazie alla passaporta.
Non sapeva se il ragazzo si fosse ricordato del suo terrore per la villa, però ebbe l’impressione che lui l’accompagnasse passo passo, come se non volesse farla intimorire troppo dalle mura vetuste; un gesto sottinteso che la ragazza apprezzò molto.
I saluti furono più calorosi verso di lei rispetto alla volta precedente, ed ogni volta che Narcissa parlava di loro due lo faceva sempre rimarcando la frase:
“Ormai Hermione, sei della famiglia!”
In tutto questo Draco non interveniva mai.
Aveva capito che con i suoi, lui lasciava fare e correre senza troppo slancio, anche se in qualche modo, le mancava quella foga che lui metteva nelle sue cose, come la passione per il Quidditch o quando canzonava lei.
Adesso neanche quello più poteva fare; forse era se stesso solo quando stava con i suoi amici e scherzava come un bambino.
La cena fu consumata in un’ala della casa che non le sembrò avere a che fare con la sala delle torture; comunque anche il pasto passò, lento, ma passò, a volte buttato su discorsi per lei incomprensibili mentre i tre richiamavano alla memoria persone dei loro lunghissimi alberi genealogici che forse anche lo stesso Draco sapeva solo per nome.
Le fu assegnata una stanza accanto a quella del rampollo; era calda, accogliente, con un bel camino scoppiettante e un bagno annesso.
Visto così, il Manor era un involucro di ricchezza, aristocrazia e vetustà; una come lei ci avrebbe sguazzato a ripercorrerne tutte le ere, le famiglie che ci avevano abitato, la storia della discendenza Malfoy e quella dei Black a cui era legata anche la figura dell’amatissimo Sirius, uno dei migliori uomini che avesse mai conosciuto e l’unico parente di Draco che l’aveva sempre ammirata con sincerità.
Sorrise all’idea che l’uomo potesse sapere che era promessa niente poco di meno che a suo nipote.
Si rilassò e si mise a letto. Prese sonno subito, il materasso era troppo invitante.
L’ultimo pensiero fu:
Sembro una principessa delle favole babbane!
E sorrise prima di addormentarsi.
 
*
 
Buio. Una risata sinistra. Un piccolo urlo.
Quella voce era una che conosceva.
Parole sconnesse e saltò nel letto.
“Bellatrix!” sussurrò mentre il nome le moriva in gola e cominciava a sentirsi sudata.
Il fuoco si era consumato, l’oscurità l’aveva avvolta ed in essa ancora i toni gracchianti di Lestrange.
Uscì dal letto, non poteva essere lì, nella sua stanza, la sentiva lontana.
Afferrò la bacchetta e arrivò fino alla porta, ne uscì pur sentendo di stare nel panico totale.
La stanza di Draco era attaccata alla sua ma prima che potesse arrivarci, lui l’aprì da dentro.
Lo ispezionò come se fosse Malfoy il fantasma; il ragazzo assonnato la guardava con un cipiglio.
“Lestrange … è qui!” piagnucolò come una bambina.
“Non è reale, Granger!” la rassicurò.
“Quella che senti è solo la voce del suo ritratto; era pur sempre la sorella di mia madre e lei l’ha voluta tra i quadri di famiglia in un lato della casa che tu non sai.
Di solito non da così fastidio, ma credo che abbia saputo che venivi e perciò si sta scatenando. Credo che anche con la morte sia rimasta sempre pazza!” bofonchiò.
La cosa avrebbe dovuto tranquillizzarla, eppure stava ancora con gli occhi sbarrati verso le scale, quello la intercettò.
“ Granger, non vorrai mica fare mattina su quella porta? Vattene a dormire, non ti può fare niente, tranne che svegliare tutta la casa con le sue urla!”
Hermione non disse una parola ma era terrorizzata, visibilmente terrorizzata.
(Sinceramente, anche se sono un’appassionata di horror movie, mi sarei terrorizzata anch’io. N.d.a.).
Draco capì, per fortuna, perché spalancò di più l’uscio della sua stanza e le fece segno di entrare, e lei ubbidì senza farselo ripetere.
Anche la sua camera era buia, ma non sentiva paura, assolutamente; appena il ragazzo aveva chiuso la porta, anche se Bellatix non la smetteva di cianciare, il timore si era affievolito.
“Dormirò sul tappeto, basta che mi passi un cuscino.”
Non aveva freddo, la stanza era stata riscaldata bene dal fuoco nel camino.
“Perché vuoi dormire lì?” le domandò ovvio.
“Oh?! Non è giusto che mi prenda il tuo letto e tu dorma scomodo a terra!”
Quello le si parò davanti con le mani sui fianchi.
Aveva notato che era a torso nudo?
No, la scema non ci aveva fatto caso per pensare a quella squinternata della Lestrange.
Solo il pantalone in seta scurissima del pigiama e nient’altro.
Per stare mezzo nudo stava parecchio a suo agio.
“Granger, a volte queste tue cacciate mi fanno venire i brividi; davvero mettono in discussione tutta la tua intelligenza!” disse indisposto.
“Qui c’è un letto matrimoniale che accoglie tranquillamente due persone e tu vuoi che uno dei due finisca sul pavimento?”
“Cosa? E pretendi che io dorma con te?”
“Tecnicamente sei tu che dormi con me, il letto è mio e pure la stanza; ma a parte questo, se ti avessi voluta, avrei usato quella pazza scatenata come scusa?”
Poi fregandosene altamente del suo parere, si rimise a letto, a pancia in giù, con la testa immersa nel cuscino morbido.
Hermione si diede un’occhiata intorno.
Qualsiasi cosa stesse succedendo, l’unica certezza era che nella sua camera, da sola, non ci avrebbe dormito.
Sospirò esausta.
Si avvicinò ad un lato del letto e posando la bacchetta sul comodino scoprì un po’ le coperte e ci s’infilò dentro, cercando di dormire sopra il bordo anche a rischio di cadere giù.
La stregaccia malefica pronunciò nel buio il suo nome e lei tremò come una foglia.
Draco la percepì sopra il materasso e con disinvoltura si girò verso di lei cingendole la vita con un braccio.
“Tranquilla Granger, è solo un quadro!” blaterò prima di rimettersi a dormire.
Avrebbe potuto fare la matta per quel gesto, ma in quel momento, il suo famosissimo coraggio alla grifondoro se n’era andato a farsi benedire.
Menomale che c’è lui!
Pensò acquietandosi.
Lestrange continuava ad imprecare, ma lei aveva smesso di ascoltarla, col calore del braccio di Draco avvinghiato a sé, poté concedersi un riposo tranquillo.
 
*
 
Fu lui a svegliarsi per primo.
Si accorse che non erano più nella stessa posizione nella quale si erano addormentati, poiché aveva le sue spalle contro il petto, con il fondoschiena che urtava … contro la sua intimità.
La teneva ancora avvolta in un abbraccio caldo mentre la sua faccia era sprofondata tra i capelli di lei.
Strano!
Pensò.
Non avrei mai detto che fossero così morbidi!
Si sciolse cautamente dalla ragazza e senza aprire le tende, giusto per lasciarla dormire, si lavò e si vestì sbrigativo.
Lei non si accorse di niente.
Si fermò solo un momento, impalato al lato del letto sul quale dormiva beata.
Poteva pensare che fosse bellissima presa così senza che aprisse bocca, ma era meglio non lasciarsi andare a bizzarre sensazioni.
Uscì dalla stanza lasciandola sola.
Quando si svegliò le grida di Bellatrix erano solo un incubo che finiva con la luce del sole, anche se di sole lì non ce n’era.
Pensò che fosse ancora presto, e sentì uno strano freddo che mise a fuoco solo dopo.
“Draco.” Blaterò subito, e inconsapevolmente, il ragazzo si perse quella volta in cui lo aveva chiamato per nome.
Prese coscienza che stava nella sua camera, prese coscienza anche di quanto fosse accaduto la notte prima, ma lui non c’era e non lo sentiva dal bagno.
I rintocchi di un orologio a muro la fecero sobbalzare.
9,30.
“Cavoliii!!!” gridò.
L’elfo domestico glielo aveva pure raccomandato dopo la cena che la colazione veniva servita alle nove in punto.
Era già tanto che Lucius e Narcissa facessero lo sforzo di aspettarli per lasciarli dormire un po’ di più, chissà che avrebbero pensato adesso di lei, che era la solita pigrona scansafatiche fuori dalla scuola.
Si vestì alla bene e meglio e scese le scale senza smettere di maledire Lestrange.
Andava a casaccio, come sempre; non ancora conosceva bene quella villa perciò non ci si poteva aspettare altro.
Approfittò di una porta aperta e di un elfo domestico infilarsi dentro con un vassoio pieno di caraffe.
Lo seguì e si ritrovò Malfoy junior a sorseggiare una spremuta mentre leggeva la Gazzetta del Profeta.
Si avvicinò al lungo tavolo e si andò a sedere accanto a lui mentre se ne stava a capotavola, spiandola appena un attimo da sopra il giornale.
“Perché non mi hai svegliata? È tardissimo!” sibilò con fare cospiratorio al suo orecchio.
“Perché avrei dovuto?” le chiese piatto mentre era concentrato sulla terza pagina.
“Non lo so, forse perché i tuoi fanno colazione alle nove in punto e adesso sono quasi le dieci?”
“Anch’io ho fatto più tardi; non è che ci cruciano se non rispettiamo alla lettera gli orari?!” le rispose con la solita ovvietà.
Adesso leggeva la pagina dello sport e lei sapeva che lui adorava il Quidditch. Lo vide rilassarsi e fece uguale.
“E adesso dove sono?”
Perché parlava ancora a bassa voce?
“Ah, credo che si stiano occupando di Lestrange! Gli ho detto quanto ha rotto stanotte e così loro stanno spostando il suo quadro in un’altra parte della casa sperando che non dia fastidio pure da lì. Comunque tranquilla, non penso che ti scoccerà ancora!”
“Tu … gli ha parlato di stanotte?”
Non rispose, era preso da una battuta dell’articolo.
“Malfoy cavoli, ascoltami quando parlo!” sibilò abbassandogli il giornale.
“Cazzo Granger, ma che hai stamattina, il ciclo?” berciò.
“Abbassa la voce e fatti gli affaracci tuoi su queste cose. Ti ho chiesto se sanno di me e te stanotte?!”
“Tra me e te non c’è stato niente Granger. E no comunque, non lo sanno, gli ho detto solo che Bellatrix non ti ha fatto dormire. Ed ora se hai finito con l’interrogatorio, gradire finire di leggere!”
Quella si appoggiò allo schienale della sedia, un po’ tranquillizzata ed un po’ indispettita.
Lui, la stava semplicemente ignorando mentre finivano la colazione.
 All’improvviso arrivarono i suoi suoceri.
“Buongiorno Hermione.” Disse la donna.
Lucius fece giusto un cenno elegante del capo.
“Buongiorno!” se ne uscì lei, per farlo intendere a tutti e due.
“Sono rammaricata per mia sorella, davvero! Spero che la sua nuova sistemazione non provochi altri fastidi!” la rassicurò.
“Oh, non è successo nulla di grave!” tentò di non farla sentire troppo in colpa.
“Ipocrita!” farfugliò Draco di modo che potesse ascoltarlo solo lei.
In risposta gli diede un calcio sotto al tavolo.
“Grrr, porca miseria Granger, che Merlino ti maledica!” blaterò.
“Che ne dite di andare a Diagon Alley?” propose contenta la signora Malfoy.
“Tra meno di due settimane sarà Natale, dovremmo sbrigarci con i regali!”
Comincio ad amare questa donna!
Pensò in un moto di gioia, la ragazza.
Che bello andare per negozi, scegliere i doni per i miei e fermarmi in tutte le librerie!
“È un’ottima idea!” disse subito entusiasta.
“Davvero?” chiese Narcissa.
Hermione non poté non costatare quanto la madre di Draco fosse davvero bella, specie adesso che chissà per quale motivo la vedeva più rilassata, più serena; non come ai tempi della guerra dove aveva un costante cipiglio ed un velo di preoccupazione quasi palpabile.
Adesso era allegra, un po’ vivace, per quanto una Malfoy potesse esserlo.
In effetti, in quel momento le diede proprio l’impressione di una Black, una Black anni luce lontana da Bellatrix, e sempre più vicina alla soavità e alla gentilezza di Sirius.
Sono cugini? Adesso poteva dire: “ sì lo sono!”
“Voi due verrete con noi, vero?” chiese ancora la suocera.
Draco non rispose, Lucius fece un mezzo sorriso di accondiscendenza.
Strano?! Con la moglie era quasi … affettuoso.
Quante sorprese!
Pensò sinceramente più rilassata.
 
*
 
Non camminavano a braccetto come i genitori del ragazzo, se ne stavano solo vicini, seguendo lo stesso passo.
Era inevitabile che non fosse così, per quanto volessero mantenere le distanze, la calca sui marciapiedi li faceva desistere dallo staccarsi troppo o si sarebbero persi.
Non insistette su nessun negozio in particolare e dopo un’ora, Narcissa propose di dividersi.
“Non posso acquistare i vostri regali se state con noi!” disse ovvia.
A dire il vero Hermione non sapeva nemmeno se le toccasse prendere qualcosa per loro oppure no, in effetti il Natale l’avrebbe passato con i suoi che tornavano a Londra, dopo un breve saluto ad Harry e ai Weasley.
Quando si divisero, tentò di saperne di più da Draco.
“Pensi che debba prendergli qualcosa?”
“No tranquilla, ci penserò io per tutti e due!” le disse placido.
Ah finalmente, almeno in questo mi da una mano!
Pensò soddisfatta.
Si fermarono a prendere il regalo a Lucius, una penna d’oro con piume d’oca rarissime che costò una cifra assurda per le sue tasche.
Pagò Draco e solo in quel momento si rese conto che anche ai Tre Manici di Scopa lui aveva pagato anche per lei.
Chissà perché le venne questo pensiero?!
Poi passarono a ritirare l’ordinazione di Draco in una nota sartoria, uno scialle lavorato al telaio a chiodi di un verde scurissimo e alcune perline cucite all’interno, davvero qualcosa di fine ed elegante. Era il loro dono per Narcissa.
“Non mi va che paghi solo tu!”
“Granger, l’ultima cosa che avrei bisogno da te è il denaro!” la canzonò.
“Non è una questione di denaro, Malfoy, ma di principio!”
Non voleva litigare con lei anche sulle questioni banali così tagliò corto:
“Bene, allora facciamo una cosa, i regali per i tuoi, che penso dovrebbero essere pure a nome mio, li pagherai tu!”
Tanto sapeva che Hermione non avrebbe speso quelle cifre stratosferiche come aveva fatto lui e, in ogni caso non avrebbe obiettato i suoi gusti.
Per carità! Dopo chi se la sorbiva!!!
Entrambi non si comprarono nulla, e non perché avrebbero dovuto farlo l’uno all’insaputa dell’altra, ma solo perché erano certi che non era da loro fare certe cose.
 
*
 
“Allora, potremmo organizzarci in questo modo …”
Questo era l’ennesimo tentativo di Narcissa di ospitare Hermione per le feste.
Con quel modo di fare, anche se un po’ distaccato, aveva anche proposto tra le mille cose, di portare con sé i genitori il giorno di Natale, a villa Malfoy.
Bah?!
Alla fine la caparbietà della donna trovò la soluzione.
“… Natale con i tuoi, ma il giorno dopo le feste ti vogliamo qui, anche perché ci saranno tutti gli amici di Draco che si fermeranno fino al ritorno a scuola.”
“Va bene.” Rispose imbarazzata.
Infondo si trattava di trascorrere un fine settimana al Manor.
Narcissa le sorrise sinceramente felice per la prima volta, mentre lei era sempre più confusa.
Avrebbe giurato che proprio la donna mantenesse un certo disinteresse verso di lei, come se si stesse preparando al peggio, ad affrontare l’ira di Lucius una volta che lei o Draco o tutti e due si fossero rifiutati di sposarsi; invece, sembrava come presa da quel fidanzamento, come se fosse certa che quella coppia sarebbe durata.
Anche quella sera se ne andò a dormire evitando accuratamente certi posti della casa.
Una leggera paura le fece venire i brividi ma la voce di Lestrange non la raggiungeva più.
Per un momento sorrise al pensiero che chissà dove avessero buttato il suo ritratto, ma durò poco perché il ricordo di quella tortura non smetteva mai di ossessionarla completamente.
Si addormentò. Si addormentò e sognò.
C’erano lei e Draco a Diagon Alley, la stoffa pregiata dello scialle di Narcissa, la confusione della gente.
I compagni del ragazzo insieme a loro. Harry, Ron e Ginny che la salutavano da lontano.
“Mezzosangue!” la voce sinistra di Bellatrix.
Un sussulto nella notte, il suo, mentre sa di dormire e di sognare quell’incubo.
Draco che la guarda mentre Lestrange la tortura.
Un urlo agghiacciante in mezzo alle lacrime.
“Lasciami!”
E si ritrovò in mezzo al letto col cuore che le andava all’impazzata.
La porta della sua stanza si aprì e anche nel buio più tetro riconobbe Draco davanti a lei.
La osservò solo un momento, poi con fare un po’ scocciato le disse:
“Ancora?”
Quella non rispose, che avrebbe dovuto dirgli? dovresti passare quello che ho passato io?
Il ragazzo andò a richiudere l’uscio dietro di sé e poi si avvicinò al letto.
La sua disinvoltura nel fare le cose anche più sconcertanti la stizziva.
Lo seguì con gli occhi infilarsi sotto le coperte e starsene a pancia in su cercando di addormentarsi subito.
“Stai prendendo delle cattive abitudini!” ebbe pure il coraggio di rimbeccarla.
Ad ogni modo, anche se avesse voluto cruciarlo davvero, non poté non constatare che adorava il suo corpo accanto al suo.
Pensò che per la seconda volta avesse messo un pigiama idiota rispetto alla classe che sfoggiava il rampollo, ma forse il disinteresse fisico che Draco mostrava apertamente per lei era solo perché non era una gran bellezza, di certo non come Astoria.
Sospirò, bastava già quella matta cronica di Bellatrix a tenerla sveglia, non ci si doveva mettere anche lei con strane elucubrazioni sul nipote.
Cercò di rilassarsi e prendere finalmente sonno.
 
Nota: Questo capitolo l'ho amato da quando lo stavo scrivendo, e proprio perché ci sono affezionata, lo dedico a Sarah, che ha voluto bene a questa storia dalle prime battute, e non ha mai disdegnato di lasciarmi un commento, fosse stato anche solo per un saluto. ;)
           

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


 
 

Si svegliarono quasi contemporaneamente.
Questa volta lei se ne stava placida sul suo petto nudo e lui le cingeva i fianchi con le braccia lunghe.
Solo una cosa era rimasta la stessa, che in qualche modo i suoi capelli dovessero finirgli sempre in bocca.
“Granger!” sibilò ancora mezzo assonnato.
Quella mugugnò un po’ prima di aprire gli occhi.
“Alzati dal mio stomaco e toglimi quella coscia infilata tra le mie gambe!”
Hermione sobbalzò appena prima di ritrarsi lasciandolo al freddo.
Forse era meglio farla restare ancora!
Pensò poi, sinceramente seccato con se stesso.
Si alzò controvoglia e dando una sbirciata all’orologio constatò che erano le otto e trenta all’incirca.
“A scanso di equivoci, ti avverto solo che hai mezz’ora di tempo per scendere in orario e fare colazione con i miei!” le sibilò da vera serpe qual’era.
Quella si raddrizzò tesissima e corse in bagno.
Quando ne uscì, Draco se n’era già andato.
Con sua somma gioia, arrivò in perfetto tempismo nella sala.
Narcissa era seduta al tavolo, mentre Lucius sorseggiava un tè sulla poltrona leggendo come aveva fatto il giorno prima il figlio.
In quel momento Hermione costatò quanto quei due si somigliassero.
Gentili e con quella educazione che non era proprio calore, si salutarono e lei prese posto versandosi del latte.
Quando il ragazzo li raggiunse, lo guardò con aria truce.
Senza un motivo apparente, di mattina Draco Malfoy la metteva di malumore.
Come se nelle altre ore facesse eccezione!!!
Lo vide salutare e dare un bacio alla madre.
“Non saluti anche Hermione?” le chiese quella con un fare ancora troppo elegante per sembrare civettuolo.
La ragazza avvampò ma lui se ne uscì con la solita diplomazia alla Malfoy.
“Ci siamo già salutati.”
E se ne andò a sedere al solito posto.
La strategia non glielo permetteva, ma avrebbe voluto ridere di fronte alla faccia adirata della ragazza, si limitò a sorriderle sornione prima di versarsi la sua solita spremuta.
 
Il padre gli passò la Gazzetta del Profeta prima di andarsene al Ministero, ed in quel momento la grifona intuì quanto fosse viziato quel maledetto ragazzo.
“Rimarrete fino a domani mattina?” all’improvviso domandò la strega, certa che avrebbero passato un’altra notte al Manor per ritornare ad Hogwarts il mattino dopo, in tempo per le lezioni.
Forse Draco faceva così di solito, le venne da pensare alla Granger.
Non si espose lasciando decidere al ragazzo che prontamente, sempre con gli occhi incollati sulla Gazzetta disse piatto:
“No, ritorneremo stasera. Vorrei dormire per otto ore di fila!”
Hermione stava per cadere dalla sedia.
Viscido!
Lo chiamò mentalmente mentre le sue iridi accigliate s’incontravano con quelle divertite di lui.
Menomale che Narcissa non indagò e poco dopo li lasciò soli alla villa, impegnata in qualcosa che a Draco e ad Hermione non importò molto.
“Ti ho mai definito serpente a sonagli?” lo rimbeccò.
“Non mi ricordo, me ne hai dette tante!” le rispose piatto.
Poi lo vide mettere da parte il giornale e finire il suo succo.
“Vieni con me Granger, ti faccio vedere una cosa.”
In effetti il giro della casa le mancava.
Camminò dietro di lui, infilandosi nelle stanze e passando per lunghi corridoi.
Il Manor era semplicemente incantevole, specie se visto così, con le tende aperte e la luce che filtrava dai vetri limpidi.
Statue, dipinti, arazzi e tappeti, vasellame pregiato e lusso, tanto lusso.
Passarono per la biblioteca, la porta era aperta. Hermione non aspettò che lui le facesse strada, per la verità Draco l’aveva saltata volutamente.
Quella rimase incantata ad osservare gli scaffali enormi che distavano a pochissimi metri dal soffitto tanto che erano alti.
“Per Morgana!” esclamò.
“Veramente non è qui che volevo portarti!”
Quella lo guardò stralunata; strano, lei ci avrebbe giurato.
“Avrai tutto il tempo per passare le tue giornate qui dentro!” le disse lapidario, senza riferirsi al matrimonio.
“È un altro il posto che voglio farti vedere.”
Poi uscì dalla grande stanza ed Hermione a malincuore dovette seguirlo.
Molto più infondo lo vide aprire un uscio e quando vi si ritrovarono dentro l’oscurità li avvolse.
Rabbrividì improvvisamente e ricordò.
La sala dove Bellatix Lestrange l’aveva torturata pochi mesi prima. La memoria come non mai vivida, addirittura perfino l’odore ferroso del suo sangue quando la marchiò, le parve di risentire senza indugio.
Voleva piangere, le uscì solo un pensiero cattivo.
“La tua trovata è di pessimo gusto, Malfoy!”
Quello sospirò, si aspettava una tale reazione.
Lo vide allontanarsi da lei e percorrere l’ampia sala, era vicino alla lunghe finestre e lo sentì distintamente spalancare le stoffe pesanti delle tende.
Entrambi furono accecati dalla luce del giorno che illuminò ogni angolo.
Ora come ora, a guardarla così non sembrava più la stanza delle sue torture, ma una comune sala dove accogliere gli amici, dove stare in compagnia. Le mura curate, i dipinti sulle pareti, il mobilio in legno pregiatissimo.
“Le paure si affrontano, Granger!”
Le disse convinto, mentre tagliava il pavimento con il suo passo deciso.
Lei rimase semplicemente immobile, aspettando che lui la guidasse, l’aiutasse.
Lui, Draco Lucius Malfoy capace di combattere al suo fianco i propri mollicci.
“M’infastidisce che tu venga qui controvoglia o peggio ancora con la paura per questa casa, la mia casa. “ sottolineò.
Poi le prese entrambe le mani e la spinse verso di sé.
Era molto galante in quel momento, e poteva anche sembrare un principe delle fiabe se non fosse stato per quello sguardo malandrino stampato sulla faccia.
Si portò le braccia di lei sulle sue spalle e cingendole i fianchi, la fece danzare in un valzer improvvisato.
Piroettarono accanto ad una parete.
“Questo è Arcturus Black, il capostipite della famiglia di mia madre.” La informò sorridendo.
“Per Merlino, Draco che stai facendo con quella ragazza?” gli rispose il quadro.
“Le presento la famiglia!” e volteggiarono sorridenti.
“Qui abbiamo Belvina e Herbert! Non ci crederai, ma da questi due discende la famiglia di Lenticchia!”
“Davvero?” chiese curiosa Hermione.
“Draco tesoro, è la tua fidanzata?” domandò la donna nel quadro.
“Ancora non lo so!” rispose sornione il furbastro.
Volteggi.
“Cygnus e Druella!”
“Draco, Per tutte le serpi di Salazar, che ci fai con quella babbana?” lo rimbeccò l’uomo austero nel ritratto. Doveva avere un occhio clinico per loro.
“Nonno i tempi sono cambiati, adesso il loro sangue è più prezioso del nostro!” lo ragguagliò simpaticamente, e se non fosse stato già morto, il nipote rischiava di fargli venire un infarto.
Ancora qualche passo.
“Walburga! La madre di zio Sirius.”
Qui Hermione si fermò per qualche istante ammirando la bellezza della donna.
“La mamma di Sirius.” Blaterò un po’ triste che non ci fosse anche lui.
Draco l’afferrò di nuovo per evitarle momenti spiacevoli e con altri giri passarono per quasi tutta la genealogia dei Black fino a che non toccarono un punto della parete vuoto.
“ … E qui ci stava la tua prediletta Bellatrix che dopo gli strilli dell’altra notte sarà finita nelle segrete o nelle cantine Malfoy, chissà?!”
A quella eventualità Hermione rise di gusto, non avrebbe mai scommesso sulla simpatia del ragazzo.
“E l’albero genealogico della famiglia Malfoy?” gli chiese infine, con un leggero affanno.
“Ah, quelli stanno in un’altra stanza. Magari li vedremo la prossima volta, ci porteremo la musica per allora!”
Le scappò da ridere, prima di salutare tutti i ritratti e rifare il percorso del ritorno.
“Lo so perché l’hai fatto.”
Gli disse quasi sottovoce mentre percorrevano il corridoio.
Era ancora qualche passo dietro di lui. Lo vide fermarsi, irrigidire un po’ le spalle.
“Non ho mai creduto nell’assolutezza delle cose. Anche il bene e il male nelle loro tinte hanno almeno una sfumatura inevitabile.”
Le rispose serio.
 
*
 
“Mi sto innamorando.”
La sua serietà non era mai stata più cristallina.
Ginny la guardò solo confusa. Si potrebbero utilizzare migliaia di aggettivi per spiegare come la sua mente si sentisse in quel momento, ma erano talmente tanto scatenanti tra loro che alla fine disordinata era quello più congeniale.
“Mi verrebbe da piangere per questo … ma è così.”
Disse serafica con una strana calma che non era dettata dalla certezza che avrebbe sposato l’uomo che amava, o che quell’affetto fosse ricambiato, no, lei con Malfoy non aveva mai avuto e non aveva nemmeno adesso alcuna sicurezza; c’era solo una cosa, una costante che la faceva parlare così accomodante, che lei lo amava; che alla fine dei conti il suo bilancio dava una sola cifra, lo amava. Lei amava Draco Malfoy.
Non era passata un’eternità dal ritorno di quel fine settimana e i suoi rapporti col ragazzo erano rimasti stabili, normali se si può definire tale un amore fatto di silenzio, di indifferenza, di assenza.
Da quando era tornata, anche quel periodo breve in cui non lo viveva come lo aveva vissuto al Manor, era stato utile per farle capire la realtà delle cose, per metterla finalmente davanti ad una verità indiscutibile.
Le mancava tutto di lui, e non era solo una questione fisica, non era solo quella; era il solo piacere di tenerlo accanto, sapere che lui c’era, che lui viveva nella sua stessa casa, respiravano la stessa aria.
Le mancava viverlo, vivere proprio lui che doveva essere solo un passaggio fugace e da dimenticare nella sua esistenza.
Le mancavano le colazioni assurde, i giri per la casa, le notti con la paura di Lestrange, perfino le cose che lì per lì aveva trovato più noiose, come i pasti con i suoi o le sfilze di nomi delle famiglie Black e Malfoy; da quando era tornata a scuola non chiedeva altro che vivere al Manor. Assurdo!
“Io ho parlato con Harry e Ron …” la povera Ginny, presa così, in contropiede non sapeva davvero che dire a riguardo.
Arrancò in discorsi che di fronte al quella dichiarazione adesso, non avevano alcun senso.
“ … Sono rimasti sconcertati ed hanno detto che faranno di tutto per aiutarti contro Lucius, anche parlare alle alte cariche del Ministero per far abolire quella legge. Ma se tu mi stai dicendo che … ti va bene così …” ad ogni pausa i suoi toni diminuivano sempre di più.
Hermione le sorrise affabile.
“Penso che questo venerdì vedrò di persona Harry e Ron, però … mi va bene così!”
 
*
 
Non litigò con loro; c’erano discorsi sopra i quali i ragazzi non avrebbero mai intrapreso nessuna guerra con Hermione, e la sua fermezza sulla propria vita privata rientrava tra queste.
Erano preoccupati però, e non per lei, non per la sua sincerità, ma per quanto potesse ferirla Malfoy, lui era quello sul quale non avrebbero scommesso neanche un galeone.
Ma ad una persona innamorata non le si può dir niente; ad una persona innamorata si offrono solo le proprie orecchie per ascoltarla, qualche consiglio mai troppo invadente, ed una spalla, se le cose dovessero andare male.
E loro avrebbero fatto uguale, avrebbero atteso gli eventi sperando di gioire della felicità della loro amica e pregando affinché invece non soffrisse.
Anche questa è amicizia.
Hermione trascorse il Natale con i genitori appena ebbe lasciato la Tana.
Ad entrambi regalò delle cose semplici ma utili e di certo molto più economiche dei regali che Draco aveva preso per i suoi.
Omise volutamente il nome del ragazzo anche se si sbilanciò un po’ di più in questa fantomatica figura che aleggiava intorno a lei, Ron ed Harry esclusi.
I Granger non indagarono, non avrebbero mai immaginato cosa ci fosse sotto a quell’infatuazione adolescenziale, come l’avrebbero chiamata.
Rimase con loro anche il giorno dopo ed avvisò i Malfoy che sarebbe passata al Manor per il fine settimana.
Quando si materializzò nella villa, emise un respiro di piacere.
Era contenta di essere lì.
Narcissa la stava già aspettando.
“Sono arrivati tutti, mancavi solo tu.” Disse affabile.
Ogni volta che s’incontravano si ammorbidiva sempre di più.
L’accompagnò fuori, sotto la neve.
Si diressero al gazebo, e quando entrarono gli occhi si puntarono su di lei, specie quelli di Draco.
“Figliolo, Hermione è qui!” disse pacata la strega.
La ragazza non aspettò che la invitasse, figurarsi se lo avesse fatto!
Si slacciò il cappotto e si andò a sedere accanto a lui, il quale palesò solo uno strano mezzo sorriso.
“Malfoy, ma per Salazar, nemmeno un bacio dai alla tua ragazza?”
Blaise Zabini aveva pensato che era un tipo galante?
Hermione si rimangiò tutto. Si fece paonazza mentre stringeva i pugni sopra le ginocchia.
Anche Narcissa sorrise di quella sparata, ma Draco se ne restò tranquillo, continuando a giocare a scacchi magici con Nott, mentre berciava:
“Zabini, smettila di fare l’idiota, io e Granger non diamo mica spettacolo, vero mia piccola piaga?” girandosi al suo fianco e guardando la ragazza.
Lo odiava quando la metteva in imbarazzo davanti agli altri, specie se c’era anche la madre presente.
Non rispose e se ne rimase buona per tutta la mezza giornata, sperando di evitare le battute di Zabini.
Parlottò per parecchio tempo con Pansy; non l’avrebbe mai detto, e notò l’assenza di May. Dalla Parkinson venne a sapere che lei e Blaise avevano deciso di passare le vacanze separati.
“Stanno un po’ a freddo!” aveva commentato la Parkinson.
Nemmeno Goyle c’era, per cui a Zabini sarebbe toccato reggere il moccolo.
Ma visto che lei e Malfoy non erano proprio una coppia con tutti i crismi, forse il moccolo l’avrebbe retto lei a loro due.
Sperò di no.
Sempre dalla sua compagna di conversazioni aveva saputo che la comitiva era arrivata solo quella mattina e che sarebbe rimasta fino al lunedì successivo, come ogni anno.
“Ogni anno?” domandò.
“Eh, sì! È un rito per noi venire al Malfoy Manor per gli ultimi giorni di vacanza.” Rispose con un sorriso candido Pansy.
 
Per la cena arrivò anche Lucius che salutò parecchio garbatamente la sua futura (forse) nuora.
Per apparire bello davanti agli altri!
Pensò la ragazza.
Dopo il pasto più allegro del solito, si diressero tutti nello studio.
Hermione si era accorta che Lucius era parecchio affabile con gli amici del figlio, con i quali conversava volentieri e si fermava a fare qualche battuta con loro.
Non era mai stato così con i suoi amici e con lei.
Come potevano essere strane le persone a seconda dei punti di vista dai quali si guardavano.
Solo perché li riteneva suoi pari, quei ragazzi non avevano mai subito i suoi brutti modi.
“Ovviamente, come sempre, il giorno di Natale solo i nostri regali sono stati scartati, ma i vostri sono tutti qui, intatti, in attesa che li apriate!” disse Narcissa.
Regali!
La cosa la lasciò alquanto incerta.
“Hermione, io e Lucius non ti abbiamo ancora ringraziato per gli splendidi doni che ci hai fatto insieme a Draco.” Le sorrise.
Per tutta risposta, la ragazza avvampò.
“Beh, io …” era imbarazzata, infondo non c’entrava niente con quelle scelte e voleva evitare che tutti lo capissero.
“Avevi ragione tu sullo scialle con le perle. Mia madre ha apprezzato molto, le perle vanno di moda quest’anno!” intervenne Draco.
Si guardarono negli occhi e lei lo ringraziò per averla salvata in calcio d’angolo.
Anche se aveva visto i regali, di certo non sapeva niente di quello che andasse per quest’anno oppure no.
Con l’uscita del ragazzo almeno dimostrava un certo interesse per i doni dei coniugi.
Sperò che almeno qualcuno se la fosse bevuta quella baggianata.
“Oh sì grazie, cara!” continuò Narcissa.
Cara!
Quella donna era una continua sorpresa.
“Bene. Adesso tocca a voi, manteniamo viva la nostra tradizione!” disse allegra la donna.
Hermione si avvicinò a Malfoy.
“Quale tradizione?” gli sussurrò ad un orecchio.
Il biondo, prendendo un enorme cesta piena di pacchetti le disse tranquillo:
“Si fa un regalo a chi si vuole, lo si mette qui dentro e poi ognuno deve indovinare dal pacco che gli verrà dato, chi glielo ha regalato. Ovviamente questo vuol dire che ci deve essere …”
“ … uno che conosce i regali di tutti!” finì lei.
“Esatto Granger, sempre sveglia!”
Poi cacciando la cesta disse:
“Quest’anno il sapiens della serata sarà Nott!”
Un applauso di incoraggiamento partì dalla platea.
Hermione era imbarazzata, notò il cerchio di ragazzi sopra al tappeto, mentre Narcissa e Lucius se ne stavano tranquilli sulle poltrone.
Il camino faceva un bel rumore.
Alla fine si andò a sedere accanto al fidanzato.
“Malfoy, io non ho comprato nessun regalo.” Gli dichiarò rossa come un peperone.
“Rilassati Granger, non stai davanti alla McGranitt!”
Da una parte doveva rallegrarsene, infondo era certa che ci aveva pensato ancora lui per lei, e ciò le avrebbe evitato l’ennesima figuraccia; dall’altra però rimase parecchio contrariata.
Questo gesto le dimostrava apertamente che lui la tagliava fuori da tutto, che rimediava per lei all’ultimo momento giusto per evitarle il disagio con gli altri, ma preferiva comunque sbrigarsele da solo certe cose piuttosto che chiedere non un suo parere, sarebbe stato un sacrilegio per i suoi finissimi gusti, ma almeno la compagnia quando li andava a comprare.
Se ne restò buona buona, vedendo gli altri giocare.
Il primo regalo lo ricevette Pansy.
Lo toccò, era abbastanza grande come pacco; lo scosse un pochino e poi disse un nome:
“Zabini.”
Theodore e Blaise risero di gusto confermando la scelta.
La Parkinson ci aveva preso.
Ad Hermione suonò strano, avrebbe scommesso che il fidanzato le avesse preso qualcosa.
Quando lo aprì ne uscì un mantello meraviglioso da strega.
“Secondo regalo.” Disse Nott e consegnò il pacco a Narcissa.
“A me? Ma io vi avevo chiesto di non farmi nulla?” disse la donna.
“Naaa. Che sono queste slealtà?” Sentenziò il sapiens.
La donna fece lo stesso gioco di Pansy e poi disse:
“Theodore!”
E quello rise per la seconda volta.
“Come ha fatto, signora?”
“Mi è bastato vedere la tua faccia!” disse divertita.
Uno strano cappello che se Narcissa lo avesse indossato, Hermione l’avrebbe giudicata ammattita, ma la donna parve apprezzare.
“Terzo regalo. Sono incerto se fare il gentiluomo oppure no; ma penso che Hermione mi perdonerà.” Disse senza che la ragazza afferrasse i suoi discorsi.
“Draco.”
Il ragazzo sorrise e prese il pacchetto minuscolo.
“Dentro un piccolo regalo si nasconde sempre qualcosa di prezioso.” Sentenziò Narcissa.
Non lo scosse, non lo tastò più di tanto, ma disse sicuro:
“Parkinson.”
“Wow che occhio!” rispose Nott.
Lo aprì, una coppia di gemelli in oro.
“Grazie Pansy!” le rispose dandole un bacio su una guancia.
“Di nulla, tesoro.” Disse quella tranquilla.
Tesoro!
Sorrise Hermione. Sapeva che Pansy era senza malizia, e che voleva bene al fidanzato di un affetto sincero.
“Ancora un altro. Hermione, a te!” asserì Theodore.
“Per me?” chiese incerta.
“Naturalmente!” le rispose quello.
“Dai, Hermione, indovina, indovina!” la spronò Pansy.
Prese il dono, era un libro ne era certissima.
Non si sarebbe soffermata sui volti dei presenti, voleva studiare l’involucro.
Sfiorò con le dita sottili il materiale in cui era avvolto il libro.
“Carta pregiata fiorentina, sigillo in cera lacca.”
Tutti erano catturati dalla sua conoscenza, dal fatto che sapesse apprezzare il buono, che non era una goffa mediocre.
Poi alzò gli occhi caldi e disse:
“Narcissa.” E si guardarono negli occhi.
Entrambe sorrisero e anche Draco parve apprezzare quel momento; solo Lucius continuava a sorseggiare il suo whisky incendiario con fare distaccato.
Quando vi cacciò fuori il testo, per poco non le veniva da piangere.
“Il Richard III di Shakespeare, una delle edizioni più antiche che ci sono.”
Sentiva le lacrime proprio stare appese alle palpebre.
“Ho sentito dire che è un poeta molto apprezzato nel … tuo mondo.” Disse la donna.
Hermione alzò gli occhi.
“Poeta? Drammaturgo, genio. Il Riccardo III, per Merlino!”
E sfogliò le pagine con un’accortezza impressionante.
“Cavoli, Hermione e quanto ti emozioni per un libro!” disse Pansy.
“Perché tu non sai di chi stiamo parlando!” le rispose sorridendo senza alcuna intenzione di offenderla.
“Nessuno qui lo sa, solo tu!” rispose Lucius con la sua calma piatta.
Il compiacimento di Draco e Narcissa per la scelta di quel dono, scomparve all’improvviso dai loro sguardi.
Hermione guardò l’uomo dritto negli occhi.
“È un peccato, di sicuro il vostro buon gusto apprezzerebbe parecchio un esemplare come Shakespeare, anche se babbano.”
Quello le sorrise divertito dalla risposta e anche Draco per aver tenuto testa all’irriverenza del genitore.
“Altri tre, signori!”
Draco passò un regalo a Theodore che proveniva da Lucius.
Una penna spara inchiostro commestibile che in realtà aveva comprato Draco.
Un altro venne dato allo stesso Lucius.
L’uomo rimase incerto e disse istintivo:
“Draco!” ma il figlio negò con la testa.
“Hermione.” Disse il ragazzo.
Lucius rimase per la seconda volta senza parole.
Scartò il dono e vi trovò un fermaglio in argento con sopra inciso lo stemma dei Malfoy e che sarebbe stato un valido ornamento come chiudi mantello.
“Immagino che Draco ti abbia aiutato nella scelta?” la mise alla prova.
Hermione placidamente rispose:
“Naturalmente!”
Come se la complicità tra lei ed il figlio fosse scontata.
“Ed io purtroppo dovrò indovinare che regalo ho avuto!” sentenziò Blaise.
“É il pegno per l’ultimo. Se già sai chi te l’ha fatto, devi indovinare che cos’è?” lo illuminò Nott.
Zabini guardò Draco e disse:
“Feccia … Cioè … Amico mio, sono certo che in questa scatola piccola e di lusso tu mi abbia regalato uno splendido viaggio!”
Draco gli sorrise divertito.
“I biglietti per i mondiali di Quidditch! Caz … sei un grande!”  e lo abbracciò quasi stritolandolo.
“Ma ci andremo insieme, vero?” gli chiese poi.
“Ovvio.” Lo rassicurò il biondo.
“Io già sono munito, non vedo l’ora che venga la fine dell’anno!” disse entusiasta Nott.
“Maschi!” commentò sarcastica Pansy rivolgendosi ad Hermione.
La ragazza le sorrise appena.
Non che avesse da obiettare infondo e poi le piaceva molto Draco scherzare in quel modo con i suoi amici, stava così bene, era così rilassato da cambiare proprio fisionomia.
 
*
 
Quella notte i ragazzi si misero a giocare per tutto il tempo, lasciando che le ore passassero così.
Era questo il bello delle vacanze natalizie!
Il giorno dopo si sarebbero potuti pure svegliare tardissimo.
Alla fine della serata, i tre erano ancora arzilli, mentre Pansy se ne stava sul divano dormendo profondamente ed Hermione sulla poltrona a fare esattamente la stessa cosa, con il libro aperto che Narcissa le aveva regalato.
Draco provò un po’ di tenerezza vedendola raggomitolata con le pagine sulla tragedia.
Le chiuse il libro deponendolo sul tavolino da tè e la prese in braccio.
Non si curò molto degli sguardi degli amici, anzi, li salutò come al solito senza accompagnarli nelle loro stanze, loro conoscevano bene il Manor.
“Buonanotte merde!” cianciò prima di scomparire con Hermione rannicchiata sul suo petto.
Quando la lasciò scivolare nel letto, le tolse le scarpe sbrigativo e la studiò solo per pochi minuti.
“Datemi un cavallo …. Il mio … regno per … un cavallo.” La sentì mugugnare nel sonno.
Sorrise a quelle parole, non sapeva che provenissero dal Riccardo III ma non gli fu difficile immaginarselo, e avvicinandosi un po’, le soffiò ad un orecchio:
“Domani lo andremo a prendere, ora dormi!”
Stava per alzarsi, quando la ragazza lo afferrò per una manica.
Era in un dolce dormiveglia.
“Malfoy … vai a dormire?”
“Sono le quattro del mattino Granger, e ho sinceramente sonno!”
“Mm … sì giusto, ti faccio spazio!” e senza esserne conscia si scostò su un lato del letto lasciandogli davvero il necessario per dormire accanto a lei.
Non era fatto apposta, se lo avesse fatto apposta, Hermione Granger non lo avrebbe proprio fatto, e lui lo sapeva.
Era il suo inconscio che parlava per lei, infondo non c’era stata notte al Manor che non avessero passato insieme.
Draco rimase parecchio incerto, non voleva approfittare di quella situazione, anche se il suo istinto desiderava dividere il letto con lei.
Lo desidero?
Finì per domandarsi.
Davvero mi piace così tanto dormire con la Granger?
Si scompigliò i capelli con una mano, e dopo un tempo che parve lunghissimo, se ne andò nella sua stanza lasciandola sola.
 
*
 
Quei giorni passarono veloci, tranquilli e divertenti.
Malfoy le mostrò i ritratti della famiglia del padre, come le aveva promesso, senza musica però, né balletti; le fece dare una sbirciatina nella loro antichissima biblioteca, ma parecchio fugace per paura che la Granger ci restasse tutto il week end.
In uno di quei momenti lei si scusò perfino della bugia che aveva rifilato a Lucius sul regalo e Draco la tranquillizzò che era quello che lui si era aspettato che facesse.
 
Uscirono per Diagon Alley.
Era una tipica giornata di dicembre, fredda e umida per via del cielo nebuloso, anche se si erano convinti che non avesse promesso pioggia.
Mangiarono in un pub.
Hermione si fermò per più di mezz’ora al Ghirigoro e fece un saluto veloce a George nel suo negozio Tiri Vispi Weasley.
All’improvviso goccioloni cominciarono a bagnare i tetti delle case e scendere dalle grondaie facendoli desistere dal continuare la passeggiata.
Con l’aiuto della magia, Draco trasformò i suoi guanti in un ombrello verde (giusto per contrastare con quello rosso di lei) e si ripararono in una stradina in attesa che spiovesse.
La ragazza rabbrividì.
“Hai freddo, Granger?”
“Sì, mi succede sempre quando piove!” sorrise un po’ imbarazzata.
Il ragazzo si slacciò la sua lunga sciarpa nera come la pece e gliela sistemò intorno al collo.
“Appena avrà smesso di piovere ne andremo a comprare una un po’ più femminile!”
La rassicurò, quella ancora interdetta disse solo:
“No, non è necessario!”
“Avanti Granger, voglio solo regalarti una sciarpa mica l’anello di fidanzamento?!”
Il solito sornione che si toglieva d’impiccio con le sue sgroppate da ronzino.
“Inoltre non ti ho regalato nulla per Natale!” aggiunse.
“Allora preferirei tenere questa se non ti dispiace!” indicando l’indumento del ragazzo.
Draco la squadrò incerto, poi le sorrise canzonatorio.
“Va bene Granger, come vuoi tu!”
Nascose il naso sotto la lunga stoffa, lana morbidissima con un intenso profumo mascolino; si stava inebriando e per un secondo sentì una leggera emozione pensando a quanto le piacesse qualsiasi cosa provenisse da quel ragazzo.
 
*
 
Quando ritornarono a scuola, le uscite col gruppo dei serpeverde s’intensificarono e in classe erano anche diventati più simpatici con le loro battute.
Pansy aveva preso la sana abitudine di parlottare sempre un po’ con lei almeno una volta al giorno e ad Hermione non dava fastidio.
Nemmeno i gryffindor sembravano così scostanti; considerando che oramai lei si divideva tra le due case, riusciva a tenere saldi i rapporti con vecchie e nuove compagnie.
Grazie anche al carattere aperto di Luna, anche Neville non fu più canzonato e Ginny era più rilassata quando li incontrava. Qualche volta la Parkinson divideva le sue conversazioni anche con loro.
May stava ancora con Blaise e questo fu un bene, perché in questo modo avevano smesso un po’ tutti di dividersi a seconda delle case, ma potevano interagire l’un l’altro molto di più senza darsi problemi, fare un tifo meno accanito durante le partite, ma prenderla molto più sullo scherzo e soprattutto potevano anche condividere i lunghi tavoli durante lo svolgimento dei compiti dopo le lezioni, ma senza esagerare!
Tutto questo sotto gli occhi vigili e più rilassati della preside McGranitt che non ancora ci poteva pensare a quella tregua.
 
Quando era stata a Diagon Alley con Draco e gli altri, aveva sentito conversare il fidanzato con Blaise riguardo ad un paio di guanti nuovi da Quidditch; da qui ebbe l’idea di regalarglieli per ricambiare il preziosissimo regalo che lui le aveva fatto.
Scelse quel modello nuovo e costoso che un esperto come Draco avrebbe di certo apprezzato, ovviamente con la complicità di Pansy e all’insaputa di tutti.
Era passata meno di una settimana dal loro week end e quella era la mattina dell’incontro tra Corvonero e Serpeverde.
Quando lo andò a cercare presso i dormitori, Blaise, intenzionato a far cambiare idea a May sul tifo che avrebbe dovuto fare per lui andando contro la sua casa, le disse che Draco non era lì.
In quel momento ritenne opportuno lasciare all’amico il suo regalo, certa che, una volta recatasi in biblioteca, difficilmente lo avrebbe incontrato prima dell’incontro.
“Tu ci sarai, vero?” chiese Zabini ricevendo il pacchetto.
“Certo!” disse la riccia.
“E non tiferai per Draco, per i Serpeverde?” la guardò cercando una valida alleata.
“Ma neanche per sogno, Blaise Zabini. Io tifo solo per i Grifondoro! In alternativa, nessun altro!”
Quello la osservò allibito mentre May se la rideva.
Quando uscì per ripercorrere i corridoi della scuola, le venne un lampo di genio.
Il solito portico, forse era lì.
Si diede della stupida per non averci ragionato sopra subito.
Strano!
Pensò, anche se fredda, era una bella giornata.
Percorse rapida il colonnato e si ritrovò di fronte alla classica panchina dove si fermava lui, e anche se ancora parecchio distante, s’impalò di fronte a quello che vide.
Astoria Greengrass stava allacciando un braccialetto sottile al suo braccio.
Non era certa, ma notò che lui stava muovendo il labiale mentre a lei sfuggì una lacrima, prima che lui le prendesse il viso tra le mani e le baciasse la fronte.
Non era arrabbiata, di fronte ad una scena così non senti la rabbia; non senti nemmeno tristezza o vero e proprio dolore, c’è solo … vuoto.
Ti manca la terra sotto ai piedi, ed è come rimanere sospesi nell’aria senza appigli.
Inspirò ossigeno come se ad un tratto non ne avesse a disposizione, poi le venne istintivo accovacciarsi ad un muro, e con le ginocchia attaccate al petto … piangere come una bambina.
 
*
 
Le diede l’impressione che Ginny la stesse aspettando apposta, come se avesse saputo ancora prima di lei quello che aveva visto al colonnato.
Non parlarono, era necessario di fronte al suo viso trasfigurato dalle lacrime, arrossato e sconvolto?
Si andò a sedere sul bordo del letto, l’amica fece uguale, senza chiederle niente, con quella discrezione, quella delicatezza, quel tatto che solo un amico vero potrebbe avere, le si avvicinò e l’abbracciò, lasciandola sfogarsi per tutto il tempo di cui aveva bisogno.
L’ultimo pensiero prima di prendere sonno in mezzo al pianto fu:
Ogni volta che ha incontrato me sotto quel portico ha sempre piovuto a dirotto, adesso che c’era lei, il sole li stava baciando.
Ha ragione lui, gli porto sfiga!
 
I risvegli nati dal dolore non sono mai piacevoli. Il suo lo fu ancora meno.
Blaise Zabini l’aveva cercata per tutta Hogwarts fino a che non aveva approfittato della bontà di May.
“Draco, credo non si senta molto bene, per noi ha la febbre altissima, forse per via della pioggia di domenica.
Comunque Blaise vorrebbe non farlo giocare ma lui insiste e non vuole andare nemmeno da Madama Chips.”
Aveva detto tutto talmente d’un fiato che non si era nemmeno accorta dei residui del dolore di Hermione.
Rimase un po’ dubbia quando la riccia le rispose con una certa freddezza:
“E cosa dovrei farci io?”
“Non lo so, forse preparargli qualcosa di potente da far abbassare un po’ la temperatura, tu conosci centinaia di pozioni.” Disse convinta.
Hermione si alzò dal letto e blaterò solo:
“Vieni tra mezz’ora nella’aula di Pozioni, ti darò quello che gli serve!”
“Va bene.” Sentenziò la Corvonero parecchio stralunata.
Era naturale che non riuscisse a dare un senso al malumore della grifondoro.
All’appuntamento si presentò Blaise, al quale consegnò l’intruglio.
“Non garantisco nulla. Può fare scendere la febbre ma comunque sarebbe più opportuno andare in infermeria, o almeno saltare la partita.” Asserì apatica.
“È quello che gli ho detto anch’io ma lui ha una testaccia dura, per questo volevo portarti da lui; sei la fidanzata, avrai i tuoi metodi per convincerlo.” Le rispose ammiccante.
“Non io, prova con la minore delle Greengrass. I suoi metodi sono più persuasivi!”
Quello capì l’antifona e non insistette, ma quando arrivò alla porta, le disse:
“Comunque gli ho consegnato il tuo regalo e credimi sulla parola quando ti dico che lo ha apprezzato molto.”
Poi le fece l’occhiolino e scomparve nei corridoi.
Non aveva intenzione di andare a seguire la partita, ma la curiosità di sapere se alla fine avesse giocato era molto attraente.
Salì sugli spalti dei gryffindor cercando di non farsi notare da nessuno.
Lui ovviamente, stava giocando.
Che non stesse bene era palese, anche un bambino se ne sarebbe accorto, ma era il modo in cui portava avanti la partita che era strano, sembrava visibilmente adirato.
Aveva i suoi guanti però. Questo lo notò subito.
Come cercatore, si destreggiava abilmente sulla scopa nuova di zecca per prendere il boccino d’oro, non si era accorto di lei, ma ogni tanto guardava distrattamente in direzione dei grifondoro.
Poi lo vide tentare di afferrare la sfera, quella saettò in alto, verso le nuvole scure e lui la seguì.
Riuscì a prenderla ma dal basso nessuno se ne accorse, quando stava per scendere però, avvertì scariche di vertigini annebbiargli la vista.
La presa ben salda era ancora sul trofeo e sul manico di scopa per non cadere, ma aveva perso l’equilibrio e gli mancavano le forze per atterrare. Si sentì precipitare.
All’altezza delle tribune, quando ormai mancava poco per schiantarsi al suolo, privo di volontà, si sentì raccogliere come tra le braccia di qualcuno e venire adagiato a terra con una certa delicatezza.
“Granger.” Biascicò prima di perdere completamente i sensi.
Non corse da lui; lasciò che i suoi amici gli stessero intorno.
Ginny l’aveva notata tra la folla.
“Non andrai da lui?”
“E perché dovrei.” Rispose piatta.
Quella si concesse qualche secondo di silenzio mentre la guardava circospetta.
“Forse solo per far smettere il tuo cuore di essere così in ansia?!”
Ginny, la piccola, tenera, forte Ginny, quella che non aveva mai avuto bisogno di imprese eclatanti, quella a cui le bastava fare un gesto di umanità, con la sua umanità, per farsi amare disinteressatamente.
Questo molti l’avevano capito, compreso lei, compreso Harry.
Harry che poteva avere chiunque, anche la bella ed esotica Cho, ed invece aveva scelto una piccola donna, non eroina, non sorprendente, ma solo … umana.
Una di quelle persone che ti dice sempre quello che pensa e che come Luna Lovegood riesce a guardare lontano, più lontano di quanto guarderesti tu.
 
*
 
Non andò in infermeria, o meglio lo portarono lì fino a che non riprese conoscenza, poi, lasciò Madama Chips senza troppe spiegazioni.
Stava meglio rispetto a prima, ma si sentiva accaldato e infreddolito in pochi sprazzi di tempo.
Si andò a coricare e quando ripensò a quello che gli era successo, era certo che lì c’era stato l’aiuto della grifona.
Un braccio lo appoggiò sopra la fronte, il braccialetto che Astoria gli aveva regalato luccicava tiepidamente.
Lo osservò per un po’ e ricordò quello che le aveva detto.
“Mi dispiace che le cose siano andate così!
Ero certo che io e te … Beh?! … ci saremmo sposati!
Adesso c’è lei, e non so come si metteranno le cose.”
Poi una sola domanda e si sentì lacerare.
Tra tutto quello che Astoria avrebbe potuto chiedergli, volle sapere soltanto:
“Ma tu la ami?”
Lì per lì non le aveva risposto; se n’era uscito con un tenero abbraccio ed un bacio sulla fronte; ma adesso, adesso doveva essere sincero con se stesso, adesso doveva fare chiarezza, e a prescindere da quelle assurde imposizioni del padre, aveva bisogno di capire che cosa Draco, non Lucius, Draco Malfoy volesse davvero.
Ti amo Granger?
Ricordò quando Blaise l’aveva bersagliata di neve durante l’ultimo fine settimana al Manor; di come lei giocasse così schifosamente male a scacchi magici; delle chiacchierate con Pansy riguardo a come potesse domare quel cespuglio ribelle che aveva in testa; ai sorrisi teneri con Narcissa; alle frecciate tra lei e Lucius; a Nott che la prendeva in giro perché era la solita sgobbona.
Ripensò a quando gli aveva messo il braccio sotto al suo a Diagon Alley, un gesto involontario, ma che aveva apprezzato molto; e poi gli venne da sorridere quando le aveva detto che non si sarebbe mai fidato ad andare in quelle auto babbane se lei fosse stata alla guida, anche se in quel momento gli aveva puntualizzato che era una guidatrice bravissima e lui l’aveva punzecchiata ricordando quanto facesse pena con il volo.
Ed i ricordi si mischiarono, si confusero nella memoria tra quelli più recenti e quelli che sembravano lontani al punto tale che pensò che Granger infondo era sempre stata nella sua vita … che non riusciva ad immaginarsi completamente da solo, adesso che l’aveva vissuta così da vicino.
Pare proprio di sì!
Sospirò infine tra i suoi pensieri; si sfilò il bracciale di Astoria lasciandolo scivolare sul comodino e prima di addormentarsi finse che stesse al Manor e che di lì a poco lei si sarebbe accoccolata accanto a lui per paura di Lestrange.
 
*
 
“Perché mi hai mandato a dire per Blaise quell’allusione su Astoria?”
Erano fuori dall’aula di Difesa Contro le Arti Oscure.
“Forse perché vi ho visti pomiciare come due quindicenni?”
Era tornata la vecchia, agguerrita grifondoro, senza peli sulla lingua e con gesti di acclamata bontà solo per  chi si comportava rettamente; e lui, ovviamente, non rientrava tra questi.
“Quando?” le chiese sapendo già la risposta.
“Quando ti ha regalato questo!” e prese il suo polso per mostrare il gingillo, ma niente, il braccio non aveva più niente.
Rimase impalata come una rimbambita mentre lui sorrideva col solito ghigno che la mandava fuori dai cardini.
“Ce l’avevi, te lo ha messo lei stessa e tu le hai dato pure il bacino di ringraziamento.” Sputò velenosa, ma quello non sembrava infastidito.
“Gelosa, Granger?”
“Affatto! Detesto solo che non soltanto mi devo sposare con un uomo che non ho scelto, ma che sente anche il bisogno di ridicolizzarmi frequentando altre donne.”
“Io non frequento nessuna.”
Era ancora calmo, lo si vedeva da come se ne stava appoggiato ad un davanzale svogliatamente.
“È la verità. Sono stato con Astoria, e allora? Era la mia promessa sposa, come lo sei tu adesso, e se avessi altre donne, credo che si saprebbe per Hogwarts, le mie avventure hanno sempre fatto parecchio scalpore; metterebbero su un polverone di pettegolezzi, ed invece … non credo proprio che tu abbia sentito qualcosa del genere?!”
Le disse ovvio.
“Forse non con le altre, ma con lei hai un rapporto particolare.” Lo rimbeccò.
“Ce l’avrebbe chiunque  se sapesse che la donna che doveva sposarlo, adesso non può più farlo e nonostante tutto è ancora innamorata di lui!” le rispose arcigno.
“Non lo so quanto l’abbia amata, e non so nemmeno quanto mi piacciano le nozze con te, ma sono sinceramente dispiaciuto quando la vedo soffrire a causa delle cazzate di mio padre!” disse con un tono sopra di un’ottava.
“Evviva! Draco Malfoy ha ritrovato la sua umanità!” esclamò caustica.
Fu cattiva, fu davvero cattiva; lui la fissò con disprezzo, lo stesso di qualche mese prima.
 “È così assurdo che io possa esserlo, Granger?
Che forse la prerogativa dei buoni e lo stemma della Divina Carità siano solo tuoi o di quel cretino di Potter? Spero che tu riveda davvero le tue posizioni, perché anche se avrò sbagliato a consolare una ragazza che per me è stata qualcosa, tu di certo non ti stai dimostrando come l’eroina indiscussa dispensatrice di bene e compassione! E di fronte a questo aspetto che mi hai fatto vedere oggi, posso solo dedurre che nel tempo passato con me non hai capito proprio niente di come sono fatto! … Grazie per il Wingardium Leviosa, ci si vede!”
 
*
 
I giorni che seguirono furono uno strazio.
Passò dalla gelosia, alla compassione, alla frustrazione per quello che le aveva detto, alla malinconia.
Se esisteva una certezza in mezzo al suo malessere, questa era certamente il sentire la sua mancanza.
Non l’aveva mai cercata, adesso la evitava volutamente e non ci sarebbe stato nessun fine settimana a salvarla.
Anche se li vedeva di meno, scoprì da Pansy che Blaise passava alcune notti con May e che Nott era quasi fisso nella sua stanza.
Chiese aiuto ad una serpeverde e quella volta che venne a sapere che Draco sarebbe rimasto solo, andò da lui.
Era sera e avrebbe dovuto rispettare il coprifuoco restandosene nella sua stanza.
Bussò alla sua porta.
“Zabini, lurida feccia, che altro ti serve?”
Poi aprì la porta parecchio scocciato, se la ritrovò davanti e sentì la sorpresa invaderlo.
“Posso entrare?” disse sottovoce.
“Come sei entrata qui, Granger?” le chiese piatto come se non avessero mai smesso di comunicare, come se non ci fosse stata alcuna indifferenza tra di loro per tutti quei giorni.
“Pansy.” Rispose con un filo di voce.
La fece entrare allargando un braccio.
“Che vuoi?”
Odiava quell’interrogativo; è una domanda che ti espone.
Quando tu hai già difficoltà a parlare, a mettere in fila due parole, arriva quel che vuoi? che sembra così indelicato.
Che vuoi? Ma secondo te che può volere una donna che viene nella tua stanza nel cuore della notte, mentre si sente impacciata e con un magone per come l’hai trattata l’ultima volta, e che da quel momento non le hai più rivolto la parola?
Cosa può volere?
Una partita a scacchi? Una sbronza come vecchi compagni di camerata? Giocare a giro giro tondo?
“Mi dispiace per quello che è successo la scorsa settimana. E anche di essere la causa dello stato di Astoria, e del tuo.”
Diplomatica come poche.
Lui sorrise sornione, se una grifondoro sapeva essere scaltra non doveva crogiolarsi troppo quando era entrata spontaneamente nella tana di un serpeverde.
Mise le braccia incrociate sul petto.
“Perché dovresti essere tu la causa dei miei malesseri o di quelli della mia ex? Semmai è mio padre. Tu sei una vittima, come noi!”
Le rispose placido.
No che lei non era una vittima, lei lo amava, cavoli!
Semmai avesse mai potuto pensare di ringraziare Lucius Malfoy nella sua vita, l’avrebbe fatto certamente per quello, per averla voluta accanto al figlio.
Si rimirò i piedi e annuì vigliaccamente.
“E allora scusami solo per le mie basse insinuazioni!”
Poi si girò per andarsene ma quello la trattenne per una manica della divisa.
Si guardarono per un istante.
“Tu poi sei più riuscita a dormire bene da quando abbiamo condiviso il letto al Manor?”
Che domanda era?
Le venne istintivo negare con la testa.
“Neanch’io.”
Poi se la portò sul bordo del materasso e lei blaterò:
“Ho ancora la divisa.”
Ma come se Draco già sapesse di quell’ intoppo, le passò la lunga camicia in seta di un suo pigiama, mentre lui ne aveva indosso solo i pantaloni.
La prese e se la studiò tra le mani, verde scuro, leggerissima e profumata.
Lo vide voltarsi e con le mani sui fianchi disse:
“Dimmi quando posso girarmi!”
Le scappò un sorriso e si svestì veloce.
“Fatto!” sentenziò infine.
Quello si voltò appena fingendo di non guardarla mentre apriva le coperte.
Draco era parecchi centimetri più alto di lei, per cui la sua camicia addosso al suo corpo minuto sembrava un vestitino che le scopriva quasi interamente le gambe.
Non lo diede a vedere, ma questa cosa che lei mettesse roba sua addosso e che, le stesse anche bene, lo eccitava non poco.
Quando entrarono nel letto, le stoffe costose si sfiorarono con le parti dei loro corpi esposti.
La seta dei pantaloni di Draco urtava con le gambe liscissime di lei, mentre il petto morbido e caldo di lui con la morbidezza della sua camiciola inventata.
“Qui non hai un quadro di Lestrange, vero?”
Gli scappò da ridere senza alcuna inibizione, mentre aveva ancora la testa sopra ad un braccio piegato.
“No, Granger, non ce l’ho!”
Poi la sentì avvicinarsi a lui, e senza alcuna remore, addormentarsi sopra una sua spalla.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


 
 
Stavano insieme?
E chi poteva dirlo? Manco loro se lo chiedevano.
Vivevano soltanto, semplicemente, senza pensare al domani.
Il loro domani era pensare a cosa inventarsi da fare insieme per quel giorno.
Bello così, davvero bello!
Non erano ancora finiti a fare l’amore, anche se dormivano nello stesso letto una notte sì e l’altra pure; non si erano nemmeno mai dati un bacio, questione di orgoglio, cosa che comunque mandava in escandescenza Zabini, il quale ogni volta si domandava se Draco era ancora il suo amico di sempre, quello che riscuoteva successo con le donne, o qualche creatura che il Mondo della Magia non ancora aveva scoperto; e ovviamente non si erano dichiarati in maniera plateale. Scusate, non si erano dichiarati affatto!
In compenso però stavano insieme, e quando dico stavano insieme intendo non per forzature derivanti dal loro obbligo, ma perché lo volevano.
Si cercavano; si distruggevano in sciorinate assurde e il più delle volte nate per cavolate che solo loro due potevano prendere in considerazione; sbraitavano; litigavano; poi facevano pace, in qualche modo; si evitavano e si ritrovavano.
Alla loro maniera, come nessun altro avrebbe compreso.
Al mattino quando si svegliavano, lei si rivestiva veloce e correva nella Sala Grande per fare colazione con i grifoni; dopo un po’ arrivava anche lui con compagnia al seguito; si facevano un cenno con gli sguardi che non era come dirsi buongiorno, né ci vediamo dopo o chissà che altro, era un cenno che non voleva dire nulla ma che facevano lo stesso.
A lezione s’ ignoravano, quando non litigavano.
Il pomeriggio studiavano insieme, sempre.
Lui passava qualche ora con lei in biblioteca con la scusa di approfondire gli studi in vista degli esami; lei andava a vedere le sue partite di Quidditch, per distrarsi, diceva.
La sera si ritrovavano nella sala comune dei serpeverde, o in qualche angolo a parlottare insieme ai grifondoro.
Ginny ragguagliava Harry e Ron di queste nuove amicizie che adesso cominciava a considerare simpatiche, i due Auror rimanevano solo allibiti per un tempo infinito.
Passarono un paio di mesi quando Harry mandò un messaggio ad Hermione.
Quel fine settimana l’aspettava alla Tana.
Dobbiamo parlare di un argomento della massima urgenza.
Aveva chiuso la missiva con i soliti saluti.
La riccia andò prima da Ginny a chiederle qualche spiegazione, ma la ragazza era visibilmente ignara di tutto, così dovette fare affidamento su Draco.
Al solito colonnato, il ragazzo lesse l’epistola con un viso piatto che non faceva trapelare alcuna emozione.
“Beh?! Non ti spiega nulla, quindi non c’è altro da fare che andare da lui e controllare che vuole?!”
“Sì lo so, ma, non so per quale motivo, penso che sia qualcosa che riguardi la nostra situazione; cioè, non mi sembra un buon presentimento questo messaggio.”
“Granger, da quando fai la Cooman?” le sorrise tranquillo.
“È da parecchio che non vedi Potter e quell’altro; consideralo come un viaggio veloce di piacere e non pensare al contenuto dell’invito.” La rassicurò, bislaccamente riuscendoci.
“E tu?”
“Al Manor.” Tagliò corto.
“Mi annoierò un po’, ma forse Zabini verrà con me!”
Quella lo squadrò minacciosa.
“Che c’è spocchiosa? Che hai da guardare così?”
“Non è che avete intenzione di combinare qualcosa di trasgressivo, voi due?”
“Come metterci abiti da donna ed avere rapporti sodomiti?”
“Bleah?! Malfoy ma che dici?”
“Ah ah ah, cavoli Granger sei uno spasso quando fai quelle smorfie da puritana!”
“Smettila e torna serio!”
“Mi spieghi che diamine potrei fare al Manor con Blaise? Tranne che giocare a scacchi, addestrarci un po’ per il Quidditch e berci il whisky incendiario di mio padre?”
Quella sorrise divertita.
“Invecchiato di ventidue anni, wow!!!” aggiunse simpaticamente.
 
*
 
“Entro due mesi c’è la possibilità che annulleranno la legge sui matrimoni misti.”
Harry lo aveva detto con la sua solita calma olimpionica, senza fretta e cadenzando bene le parole affinché Hermione avesse il tempo di assorbire l’evento.
 
“Cosa?” domandò incerto Draco, con un filo di voce che Narcissa interpretò molto sofferto, mentre la faccia di Lucius era un miscuglio di giocondità.
Voleva essere il primo a mettere al corrente il figlio e si era giocato la carta
dell’ anticipazione come aveva fatto Harry con la ragazza.
Il biondino rimase a contemplare il vuoto mentre Blaise al suo fianco sembrava stordito quanto lui.
Solo Narcissa pareva rilucere di un’aria certa, l’aria della tristezza.
 
“Chi te l’ha detto?” domandò subito, un po’ indisciplinata, un po’ con la voce strozzata.
 “Al Ministero sono arrivate parecchie lamentele, non solo dai ceti più ricchi ed in vista ma anche da quelli più bassi; insomma pare che questa norma sia stata etichettata come una presa di potere infondata da parte del Ministero, creando così il malcontento generale. Diciamo che con questa entrata in vigore ci si aspettava di più una reazione da parte degli ex mangiamorte o comunque dei purosangue convinti, tipo Malfoy; ed invece loro hanno dimostrato di mantenere i nervi saldi accondiscendendo a quanto stabilito, ma ovunque si vada non si fa che parlare male di questa forma errata di farsi giustizia.”
 
“Non avrei mai immaginato che il Ministero riuscisse a raccogliere così tante critiche; è affascinante vedere per le strade gente che non fa che parlarne male.
La fortuna, ancora una volta, è dalla nostra figliolo, e tu in meno di sessanta giorni, potrai sciogliere il tuo fidanzamento con quella ragazza.”
Draco lo ringraziò mentalmente che non avesse usato uno dei suoi soliti spregiativi, adesso che la Granger non gli serviva più.
“Speriamo che il vecchio Greengrass voglia ridarti la figlia!” blaterò mentre si versava un bicchiere.
 
“Dentro le mura del potere non si fa che discutere sulla convocazione plenaria per l’abrogazione della legge. Appena la data sarà stabilita, la legge cadrà quasi certamente, sono pochi quelli che ormai l’appoggiano, ed il Ministero non può permettersi brutte figure.”
Sentenziò Potter.
 
*
 
“Hai ragione tu, porto sfiga!”
Lo sorprese quando lo trovò al colonnato davanti alla pioggia.
Sentì un leggero sorriso, anche se per quel poco, era carico di amarezza.
“Granger, siamo a marzo, è normale che piova!”
Questa volta che si era lamentata lei, voleva farla sentire meno in colpa.
Hermione si andò a sedere accanto a lui.
“I tuoi presentimenti erano giusti.” Le disse.
“Già! Tuo padre ti avrà aggiornato?!”
“Altroché!”
“Immagino la gioia?!” le rispose con una punta di acidità, ma quello la lasciò spiazzata quando rispose:
“La sua?”
Si girò a guardarlo un po’ incerta.
“Beh?! Soprattutto.” Se ne uscì diplomatica.
Passò un tempo lunghissimo mentre continuavano a farsi scivolare stille di pioggia sul viso.
“Lo sai che in tutto questo tempo davvero ti ha aiutato con gli elfi?!” le disse infine.
“Che vuoi dire?”
“Che ho letto un paio di bozze che ha buttato giù riguardo al trattamento degli elfi domestici. Avrà parlato davvero alle famiglie di maghi e di certo aveva intenzione di esporre al Ministero qualche disegno di legge a favore del C.R.E.P.A.!”
La guardò mentre le sorrideva felice.
“Allora è un peccato che vogliano abrogare questa legge sui matrimoni?!”
Gli rispose senza far intuire al ragazzo se fosse una domanda o un’affermazione.
Draco continuava a guardarla, con una strana intensità e lei se ne uscì dall’impiccio nella maniera più sleale.
“Adesso potrai sposare Astoria!” sorrise falsa.
“Le famiglie si metteranno di nuovo d’accordo, e per paura che caduta questa legge, chissà che altro s’inventerà il Ministero, credo che me la faranno sposare anche prima degli esami per i M.A.G.O.!”
“Faranno sposare? Ti dispiacerebbe?” glielo chiese con un filo di voce come se l’avesse presa in contropiede e lei avesse domandato per istinto.
“Mi dispiace non poter scegliere da me!” e la lasciò da sola, sotto al portico, in mezzo alla pioggia.
Quella sera lei non si presentò nella sua camera e quelle ore furono un chiaro segnale per Draco che ordine andava fatto per una volta e per sempre.
Al padre non aveva ribattuto nulla quando gli aveva proposto ancora una volta la piccola Greengrass, ed anche con Hermione era stato evasivo e sfuggente, nulla di nuovo, era il suo carattere, ma adesso era stanco di farsi manipolare, era stanco di ubbidire soltanto a Lucius e mai farsi prendere in considerazione da lui.
Scrisse alla madre, spedì la missiva e alle luci del mattino andò a cercare la Granger.
Era adirato, quando l’aspettò sulle scale mentre scendeva per la colazione la prese per un braccio:
“Perché non sei venuta?”
Non era necessario dire altro, non si dovevano spiegare niente.
“Non mi è sembrato il caso visto il ripiego che hanno preso gli eventi.” Gli rispose fingendo di mantenere un certo contegno; anche lei non aveva chiuso occhio, era plateale.
“Gli eventi non hanno preso nessuna piega. Siamo ancora fidanzati per la cronaca!” alzò la voce di un tono.
Quella se lo portò verso un lato del corridoio semideserto per non farsi sentire da nessuno.
“La legge l’abrogheranno e lo sai anche tu, altrimenti né Harry, né tuo padre si sarebbero esposti. Mi pare inutile e doloroso continuare a far finta di stare insieme quando in meno di due mesi finirà tutto e tu tornerai con la Greengrass!”
“Non vedi l’ora, eh?!” la rimbeccò caustico.
Hermione lo squadrò con perfidia.
“Io? Non eri tu quello innamorato, quello che la compativa perché ancora pazza di te, quello che prima che saltasse fuori questa storia della legge sui matrimoni era smanioso di sposare Astoria?”
“Come fai a dire che ero smanioso?” chiese acido.
“Perché ti ho visto come la guardavi, ti ho visto com’eri felice tra le sue braccia, e anche quando hai saputo di noi due, hai continuato ad amarla.”
“Questo è pretestuoso da parte tua, Granger! La guardavo, ci stavo insieme, ero felice, va bene, ci sta. Ma chi ti dice che la volevo anche dopo di te?”
“Perché non avresti dovuto?! Non sono bella ed elegante come lei, non sono una sanguepuro e mi hai sempre odiata. E poi non ci vuole molto per capirlo. Quando la nominavi ti brillavano sempre gli occhi come se stessi parlando di chissà chi; invece con me? Qual è stata la cosa più carina che mi hai detto? Sanguesporco? Mezzosangue? Babbana? O Granger? Non riesci nemmeno a dire il mio nome!”
Stava quasi sul punto di piangere mentre quello la guardava solo piatto, non arrabbiato o frustrato, ma piatto, nessun senso di colpa dentro i suoi bellissimi occhi.
“Da quand’è che ti interesso tanto, Granger?” le chiese infine con il solito sarcasmo che non aveva mai perso.
Hermione lo analizzò come se fosse stato un insetto sgradevole.
“Non lo so, Malfoy! Ma qualsiasi cosa sia successa tra noi, ho fatto bene a mettere la parola fine non venendo stanotte nella sua stanza!”
Era una gryffindor, poteva ferirlo se voleva, poteva farlo tanto quanto lo facesse lui a lei.
Fece per andarsene, ma Draco le afferrò un braccio e senza darle il tempo di finire addosso al suo petto le sue labbra trovarono quelle di lei.
Un bacio.
In quel momento si rese conto che quel gesto è il contatto più intimo tra due persone, che i baci hanno qualcosa per cui non sono mai univoci, non sono mai completamente unidirezionali, ma s’incontrano sempre, finiscono sempre insieme.
Lui l’aveva baciata e lei … lo stava baciando.
Rude, travolgente, dolce?
Non lo sapeva, non riusciva a capirlo, il cervello era finito in pappa; c’era solo una consapevolezza … non smettere mai.
Quando si staccò da lei, la guardò con quel classico ghigno alla Draco che nemmeno tra un milione di anni sarebbe riuscito a copiare qualcun altro; era solo suo, personale.
“Granger, perché non ammetti che io ti piaccio?!” la rimproverò con fare ironico.
“Perché sto aspettando prima che lo faccia tu!”
Ecco la grifona!
Sorrise tra i denti.
“Mi piaci Granger, e penso che anche il tuo sangue non sia niente male!”
“Vuoi assaggiarlo?” gli domandò simpatica.
“Lo farò, ma sto ancora aspettando.”
Hermione intuì e istintivamente abbassò la testa. Draco la intercettò e prendendole il mento tra due dita, gli occhi castani li fece finire ancora su di sé.
“Che c’è?” chiese quasi preoccupato.
“Ecco, il fatto è che tu … non mi piaci!”
Quello le lasciò il viso come se fosse diventato di fuoco e l’analizzò con disprezzo.
“Mi piaci un po’ troppo per come intendi tu!” gli disse infine.
Draco sorrise rilassandosi.
“Vuoi dire che ti piaccio più di quanto tu possa piacere a me?” incrociò le braccia.
“Esatto!”
“Come fai a dirlo? Che ne sai di quanto mi piaci?”
“Beh?! Ti piaccio meno di Astoria!”
“Ancora? Mi stai macinando non dico cosa, con questa fissa sulla Greengrass!”
“Sì, ma tuo padre te la farà sposare e tu l’amavi!”
“Ecco, brava! Amavo, mi piaceva, mi rendeva felice! Ti dice qualcosa questo tempo verbale???”
“Forse perché non sono tanto passati come mi vuoi far credere?!” puntualizzò.
“Pensala come vuoi, ma non ho intenzione di sposare Astoria, né di accordare ogni scelta a mio padre. Per quanto allucinante possa sembrare la cosa, con te ho un rapporto che mi attrae moltissimo e non ci voglio rinunciare!”
“Davvero? Tipo canzonarmi di continuo, chiamarmi con i nomi più assurdi tranne il mio e avere sempre l’ultima parola?”
“Riconoscerai anche tu che è una convivenza stimolante!” sorrise.
“Direi snervante!” precisò.
“Ma no! ...” la prese tra le braccia facendo aderire i loro petti.
“ … Mia piccola, impudente grifona senza buongusto!”
Quella lo strattonò e lo colpì sopra al petto.
“Ha parlato il rampollo Malfoy, viziato e senza tatto!”
“Vedi, è questo che ti dicevo convivenza stimolante, almeno con te non mi annoio mai!”
“Grazie! Ti serviva un parafulmini per le tue cattiverie!”
“No.”
E questa volta se la riportò vicino prima di parlare con voce più suadente.
“Mi serviva una donna!”
 
Ecco, a quella frase lei avrebbe ceduto, avrebbe ceduto al suo fascino serpentesco e lo avrebbe lasciato fare, peccato solo che si fossero baciati per la prima volta meno di un’ora dall’inizio delle lezioni, perciò non poteva approfittare di starsene per parecchio tempo con lui.
Non fece altro che pensare a quella frase per tutto il giorno, però.
Mi serviva una donna!
Lei per lui era una donna; non una bambina impudente, una ragazzina sfrontata, una mocciosa saguemisto, ma una donna.
Quel termine la completava, la mandava in estasi e la faceva rabbrividire se soltanto lo pensava insieme a tutti i baci che le aveva dato, a tutte le chiacchiere che ci aveva messo accanto, simpatiche, sovente mordaci, pungenti, ma andavano bene così … rendevano il loro rapporto stimolante come diceva lui, e lui su queste cose ci azzeccava sempre.
Prima di lasciare la Sala Grande dove aveva appena finito di cenare, notò come per la prima volta Malfoy si fosse alzato dal suo tavolo e avvicinandosi a lei le avesse detto secco:
“Ci vediamo dopo Granger, non fare tardi come al solito o ti vengo a prendere per le orecchie in quella dannata biblioteca!”
Al che rimase talmente sconcertata che non ebbe nemmeno la bravura di mettere in fila due parole.
Si presentò da lui quella sera, ovvio.
Se ne stavano nella sala comune dei Serpeverde, oramai conosceva tutte lo loro parole d’ordine, i ragazzi la tenevano aggiornata.
Quando entrò e si andò a sedere accanto a lui, Draco fece scivolare una mano sulla sua spalla e avvicinandosi la baciò sopra un orecchio.
“Tutto qui? State ancora a questo?”
“Blaise, un paio di ettari di cavoli tuoi, no?” lo rimproverò Malfoy.
“Ma è possibile che state da Novembre insieme e non vi ho visto darvi nemmeno un bacio decente? Ma che fate oltre a litigare?”
“Rifacciamo pace!” asserì serafica Hermione riscuotendo il sorriso compiaciuto di Draco.
“Vieni dai, piccola impudente!” alzandosi poi e prendendola per mano.
Quella ubbidì mentre Blaise diede la sua ultima stoccata della serata.
“Uscirà qualcosa da quella stanza stasera, non so un oh, sì ti prego!!!” li prese in giro deliberatamente; dalla camera Draco gli lanciò una cuscinata che lo stordì.
“Ti piace quello che è uscito?”
E chiuse la porta dietro di sé.
Non c’era nulla in programma, nemmeno deflorare Hermione, soprattutto quello.
Anche se Draco poteva essere un tipo piuttosto esigente sotto quell’ aspetto, con lei non aveva mai dimostrato di avere delle esigenze necessarie per cui dovesse farlo ogni sera, anzi era da un po’ che non aveva una notte come si deve.
Però in tutto questo entrambi non si erano mai posti il problema.
Il piacere non è solo un atto sessuale in sé, il piacere può venire anche dalla semplice compagnia, dal dormire insieme senza alcuna malizia, dal ridere e scherzare nel letto senza arrivare alla completezza.
Infondo quello era un lato nuovo che lui non aveva mai vissuto con nessuna, forse perché tutte si erano poste il problema che perché stavano con Draco Lucius Malfoy, dovessero per forza dargliela.
Lei non si era mai concessa e lui non aveva mai preteso, andava bene così, un giorno si sarebbero incontrati, come la prima volta sotto al colonnato, come per tutte le altre occasioni, come per il bacio di quella mattina.
Si sdraiarono nel letto, come sempre, lei continuava a non portarsi il pigiama e lui continuava a prestarle le sue camicie.
Si accoccolarono sentendosi appagati perché si erano ritrovati, e parlarono di tante cose mescolando ed addolcendo ogni discorso con i baci versatili che Draco le dava, facendola ogni volta emozionare.
“Cosa faremo?” gli domandò mentre se ne stava sul suo petto nudo.
“Continueremo a stare insieme.” La baciò in mezzo ai capelli.
“E quando aboliranno quella legge?”
“Continueremo a stare insieme anche allora.”
“Tuo padre …”
“Lo so! … Ma dai Granger! Abbiamo altri due mesi per pensarci, che ne dici di goderci questo momento e nel frattempo, con calma cerchiamo di spianarci la strada.”
“Cioè?”
“Io parlerò con mia madre. Lei si aspettava una risposta da noi, ricordi?”
“Sì, doveva aiutarci nel caso non avessimo voluto questo matrimonio! Adesso dovrà aiutarci perché lo vogliamo!” rise senza rendersi conto di quanto si fosse esposta.
Il suo amore per il ragazzo le faceva dimenticare troppo in fretta che serpe lui fosse.
“Ah, adesso arriviamo proprio alle dichiarazioni?!” sorrise divertito.
La risposta fu un pugno nello stomaco e la solita sgroppata alla Granger che lo metteva con le spalle al muro.
“Perché tu sei rimasto dell’idea di non volermi sposare?”
“Io voglio sposarti Granger.”
Questa frase la fece rabbrividire di gioia, per poco non piangeva.
“Il fatto sai qual è? Che io e te facciamo le cose all’inverso!”
“Cioè?”
“Prima ci mettiamo insieme e poi ci frequentiamo, prima decidiamo di dividere lo stesso letto e poi ci baciamo, prima decidiamo di sposarci e poi ci dichiariamo, mi viene il mal di testa a stare con te!”
“Perché non ci siamo dichiarati?”
“Eh no, almeno non con quelle parole di rito che usano tutti, che ovvietà!”
“Aspetta un attimo, ma se tu parlerai con Narcissa per convincere Lucius a lasciarci sposare, io che dovrò fare?”
“Stai cambiando volutamente discorso grifona!” la rimbeccò docile.
“Comunque, tu dovrai cercare una pozione o un incantesimo abbastanza potente da renderlo innocuo diciamo per i prossimi quarant’anni! Almeno in extremis abbiamo l’alternativa.”
“Spiritoso, però vedrò che si può fare!”
“Brava! Allora, me la fai questa dichiarazione d’amore o no?”
“Perché non prima tu?”
“Perché stamattina sono partito io e adesso tocca a te!”
“Hai tre anni!”
“Se guardi nei mie pantaloni no però!”
“Volgare!” altro pugno sul petto.
“Morirò prima di sentire qualcosa di dolce uscire dalla tua bocca.”
Piagnucolò un poco per il dolore mentre si tastava il torace.
“T … a …o!”
“Come?”
“Ho detto che ti a …o!”
“Granger parli come mia nonna Druella quando perse i denti!”
“Non è facile!”
“Ce la puoi fare, siamo tutti con te!” la incoraggiò.
Sorrise, poi le venne naturale guardarlo negli occhi.
“Ah, vuoi fare la cosa romantica!” la canzonò.
Gli occhi castani divennero iracondi.
“Mi smonti che è una bellezza!”
“Hai ragione, sono un deficiente. Scusami!” mimò un fintissimo tono serio.
“Anche se non te lo meriti, e non sei il ragazzo può dolce di questo mondo e nemmeno di quello dall’altra parte, e sebbene ci sposeremo sapendo che dovrò avere a che fare con un essere furbastro, viscido e serpe fino al midollo come nessun altro, la verità spudorata è che … io ti amo Draco!”
Il ragazzo rimase spiazzato, dopo un po’ riuscì a risponderle:
“Sebbene l’introduzione abbia peccato un po’ troppo di dolcezza e affetto che davvero non merito, le uniche cose che ho sentito sono state ti amo Draco!”
E questa volta era serissimo.
Le prese la testa tra le mani e le baciò la fronte con una tenerezza sconvolgente.
“Grazie piccolina! Ma io ti amo di più!”
Ecco, lo sapeva, aveva tre anni, doveva sempre mettersi sopra.
Lo lasciò fare, era il suo cucciolo, quella parte di lui che lei avrebbe sempre coccolato e mai, mai ne sarebbe stata infastidita.
Si mise a dormire su di lui mentre i loro respiri a poco a poco diventavano più regolari.
Poi cominciarono a sognare cose bellissime.
“Comunque mi piaci quando dici il mio nome.”
Blaterò nel sonno e lei lo sentì da qualche parte nella testa, e sorrise.


Nota dell'autrice: Devo chiedere scusa a molte persone; in primis a quanti seguono questa storia, ed ancora di
più a quante ragazze hanno recensito il mio ultimo capitolo ( mi dispiace molto non aver risposto ad una ad una, ma davvero
è un periodo parecchio carico per me).
Voglio cogliere l'occasione per rassicurare chi segue anche le altre mie storie, di cui cercherò davvero di postare
i capitoli successivi quanto prima. Un caro saluto va a:

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


 
 
Narcissa ricevette la lettera del figlio ed un sorriso compiaciuto le si dipinse sul bel viso curato.
Draco aveva dato finalmente libero sfogo ai suoi sentimenti, nemmeno con Astoria era stato così esplicito.
Nella missiva le annunciava anche che avrebbe parlato presto con la ragazza e che le avrebbe dichiarato la sua scelta.
La donna non temeva affatto che il figlio potesse essere rifiutato da Hermione e non per vanità o per la troppa considerazione nei confronti di Draco, ma semplicemente perché aveva capito, prima ancora che ci arrivassero i ragazzi, che si erano innamorati.
Lo aveva capito quasi subito, dal primo incontro e poi confermato dalle altre volte, che quei due avevano solo bisogno della spinta giusta.
Narcissa era sempre stata del parere che l’indifferenza è l’arma peggiore, quella che distrugge, ma quando si ama e quando si odia, si gioca sempre allo stesso livello, perché vuol dire che sotto si sente comunque qualcosa; e poi, un uomo ed una donna che si odiano, possono permettersi più facilmente di metamorfosare quel sentimento in amore.
Non aveva bisogno di sapere se anche la ragazza ricambiasse quell’affetto, lo sapeva e non voleva conferma.
Il suo piano sarebbe stato convincere Lucius a lasciarli sposare.
Per un momento maledisse il fatto di non aver sfruttato prima quella legge per maritarli, invece di aspettare; ma ad ogni modo non voleva dividere quei due.
Le idee del marito le condivideva certo, ma fino ad un limite, e quel limite portava il nome di suo figlio.
“La felicità di Draco prima di tutto!” sentenziò da sola, prima di riporre la lettera ed andare nello studio dov’era il marito.
 
“Hai già parlato con Greengrass?” gli domandò tra un sorso ed un altro.
“Non ancora! Voglio essere certo che quella norma venga abrogata e dopo occuparmi di un nuovo accordo. Ci ripulirà il vecchio per farci ridare la figlia in sposa a Draco, ma preferisco questo piuttosto che un matrimonio con la mezzosangue!”
“Sei sicuro di quello che fai?” le chiese insinuando un dubbio che lo molestava.
Narcissa non era una stupida e sapeva bene quali tasti suonare per persuadere il marito; se gli avesse parlato di sentimenti, di Draco invaghito della ragazza e della sua felicità avrebbe giudicato lei troppo melenso ed il figlio un rammollito, ed invece non doveva accadere né l’uno e né l’altro; doveva pungerlo con le sue stesse armi.
“Cosa vuoi dire?”
“Pensaci, il Ministero ti lascia l’ardire di non finire ad Azkaban, di continuare la tua carriera politica e di aiutare gli Auror. In qualche modo, non ce la fa pagare per quello che abbiamo fatto, però …” e qui fece una pausa per cuocerlo per bene.
“ … dall’oggi al domani mette in vigore questa legge sui matrimoni misti. Certo di fronte ad un simile atto non si può che obbedire, ma intanto si crea il malcontento.
Sai cosa mi stupisce?”
“Cosa?”
Oramai la curiosità di Lucius era alle stelle, aveva sempre apprezzato l’indole arguta della moglie e adesso pendeva dalle sue labbra.
“Che il Ministero non abbia previsto un tale scompiglio!” sorrise.
“Insomma, come si fa a creare una simile norma, certamente antidemocratica e non aspettarsi una reazione del popolo? Non pensi sia stato sconsiderato?”
“… Sì, credo di sì!” rispose per la prima volta un po’ confuso.
“Oppure, era tutto premeditato!” decretò la donna a voce bassa, come se stesse arrivando a quel ragionamento solo in quel momento, anche se non era così.
“Cioè?”
“A mio parere il Ministero ha sempre saputo che questa legge non sarebbe durata a lungo, che avrebbe creato uno stato di lamentele, però l’ha emanata lo stesso e adesso, dopo pochissimi mesi, la ritira! Insomma Lucius, tu sei un politico, possibile che non ci sia ancora arrivato?” domandò allargando le braccia.
Quello parlò dopo un tempo infinito.
“Ci stanno mettendo alla prova.” Sentenziò.
“Esatto, mio caro; ci stanno proprio mettendo alla prova. Vogliono vedere noi purosangue fino a che punto arriviamo.
Non ci puniscono come meritavamo, anzi ci lasciano i posti di comando ancora importanti; però … ci tengono d’occhio, e poi fanno entrare in vigore questa norma, aspettandosi chissà quali tumulti da noi.
Quando si sono accorti che tutti gli ex mangiamorte non si sono tirati indietro, tu per primo, la abrogano perché sanno che è ingiusta, eppure …” e qui si fermò apposta.
“ … eppure vogliono vedere se noi maghi purosangue saremo in grado di mantenere ancora le nostre promesse oppure no!” finì per lei.
“Precisamente!” disse Narcissa.
“Quindi pensi che ci hanno tratto in inganno?”
“Assolutamente sì. Emanata la legge o ci ribellavamo, dimostrando che odiamo ancora i babbani, o accettavamo. Chi ha accettato, come noi, ha voluto far sapere la cosa, per farsi pubblicità e dimostrare che non la pensiamo più come una volta; il fidanzamento di Draco è finito sulla Gazzetta del Profeta, come volevamo. Adesso che elimineranno la legge, secondo te che cosa penserà il Ministero se noi annullassimo il fidanzamento per far sposare nostro figlio con una purosangue?”
Se Draco ed Hermione l’avessero sentita, in quel momento a Narcissa le avrebbero dato centodieci e lode con bacio accademico.
 
*
 
“Pensi le debba scrivere?”
“No, l’avrà capito da sola che sei pazza di me!”
“La tua modestia mi sconcerta!”
Il ragazzo sorrise ammiccante mentre sorseggiava il suo tè nel locale delizioso di Madama Piediburro.
La saletta era gremita di coppiette di Hogwarts a quell’ora, ma loro due ormai, era da una vita che si facevano vedere insieme, da prima ancora che si fossero dichiarati.
Trascorsero il loro pomeriggio libero per Hogsmeade, e se ne tornarono a scuola per studiare, tra due mesi ci sarebbero stati gli esami finali.
 
*
 
“Niente Quidditch oggi?”
“Hanno annullato gli allenamenti per via di questo dannato vento, è troppo pericoloso volare con questa bufera!”
Si andò a sedere accanto a lei nella biblioteca, e aperti i volumi che gli servivano per ripetere, si mise a studiare.
Hermione lo spiò di sottecchi, adorava quando si metteva a leggere, seduto un po’ scomposto sulla sedia, con il libro tra il tavolo e il petto e con un braccio a mantenerlo dritto davanti a sé.
Adorava specialmente quella mano che si pettinava svogliata i capelli liscissimi mentre era più assorto.
“Smettila di guardami, Granger!” blaterò.
“Non ti piace che una ragazza ti ammiri in tutta la tua beltà?”lo punzecchiò per uscire d’impiccio.
Quello non si scomodò ad osservarla, intento ancora con la lettura.
“Non quando abbiamo gli esami M.A.G.O. e voglio che questa ragazza li superi brillantemente!”
“Davvero?” sorrise serafica.
“Certo! Mi scoccerebbe che io li passassi e tu dovessi fare un altro anno qui ad Hogwarts!”
La indispettì come al solito.
“Quando ci sarà la partita?”
“Tempo permettendo, sabato prossimo!”
Poi finalmente fu catturato da lei.
“Perché, pensi di venire a fare il tifo per me?”
“ Beh?! Sarebbe molto poco alla grifondoro.” Gli disse dubbiosa.
“Sì, ma sarebbe parecchio carino come fidanzata!”le sorrise sornione.
“Stai sfruttando ancora una volta il tuo sex appeal per scatenare la serpe che è in te!”
“Ovvio! Ognuno usa le armi che ha!”
E ritornò a leggere il capitolo che gli interessava.
Quel sabato andò a tifare serpeverde.
Cioè, era sui loro spalti insieme a Pansy e anche May (ormai le serpi stavano conquistando tutta Hogwarts. A poco a poco avrebbero dovuto riassemblare le tribune per non farli pendere sul lato delle serpi).
Non indossava la sciarpa verde e argento però, si era lasciata la sua.
Quando la vide, perse per un secondo l’equilibrio sul manico di scopa e la notò divertirsi in risposta.
Poi le volò accanto, era tra le prime file, perché una cosa o la fai bene o è meglio che non la fai proprio, e lei poteva anche rimanere indifferente ai giudizi della sua casa.
“Granger, sei una fonte di stupore!!!”
“Me ne sono accorta. Adesso non è che perché sono qui, farai una figuraccia?”
“Mocciosa, ma per chi mi hai preso?”
E se ne volò lontano, in attesa della partenza.
Ovviamente non perse, figurarsi!
Il boccino d’oro era suo, sarebbe finito sulla mensola della propria stanza al Manor, a far compagnia agli altri.
Aspettati i vincitori fuori dal campo, Hermione e le altre ragazze si avviarono verso la scuola.
Ovviamente non sentirono altro che i discorsi dei maschietti su tutte le sequenze della partita; cioè, erano insaziabili, non solo avevano giocato, ma dovevano anche fare la telecronaca sinottica.
Quando le fu più vicino, Hermione lo baciò sulle labbra, un bacio veloce a stampo, che per fortuna, Blaise non intercettò.
“Granger, sono tutto sudato!”
“Hai un buon odore!” gli rispose spiazzandolo un po’.
“Questo non mi farà desistere dal buttarmi sotto la doccia appena arriverò a scuola!”
“Davvero? Nemmeno se ti provocassi?”
“Perché dovresti, non ti piacerei di più bello pulito e profumato?”
“Il fatto Malfoy, è che tu mi piaci anche così, sporco di fango!”
“Era meglio che questa cosa non me la dicessi, adesso ho un gran desiderio di farti rotolare nel terreno!” sorrise beffardo.
“Rotolarci?” si domandò quella fintamente pensosa e lui la capì subito.
Quando stavano per entrare nella sala comune dei serpeverde, Draco lasciò che Blaise e Theodore prendessero le loro cose prima di filare nei bagni maschili. Essendo le serpi parecchio perspicaci, entrambi si portarono anche i cambi, giusto per lasciare la stanza libera al biondo; forse era stato lui stesso a chiedergli così anche se Hermione non aveva notato nulla di strano.
“Tu nella mia casa con quella sciarpa non ci entri?”
“Guarda che vengo a dormire da te ogni notte con la divisa che porta questi colori!” lo rimbeccò nel giusto.
“Sarà, ma quella sciarpa è troppo sfrontata, quindi toglitela!” le ordinò senza il minimo sorriso.
“Ragazzi, niente spogliarelli; è vero che siamo serpi, ma un po’ di contegno!” blaterò Nott.
Hermione si lasciò scivolare dal collo l’indumento incriminato mettendolo in una tasca del cappotto ed entrò nella sala comune.
Quando finirono nella sua stanza, Draco l’agguantò prima ancora che potesse chiudere la porta alle sue spalle.
“Oh, Granger! Eri troppo invitante sugli spalti a tifare serpeverde!”
“Anche tu eri molto eccitante. Veramente anche adesso lo sei!”
La continuava a baciare.
“Sì ma … devo andarmi a lavare, devo proprio!”
“Davvero?”
“Sono tutto sporco!”
Ma in risposta la ragazza gli lasciò approfondire il bacio e con frenesia farsi leccare ogni angolo scoperto della sua pelle pulita.
Odorò Draco.
Per Merlino! Come fai ad avere un buon profumo anche dopo una partita di Quidditch???
Lui fece per staccarsi, ma lei lo trattenne per le maniche.
E poi … cominciò a spogliarlo e farsi spogliare.
Lo sentiva ancora incerto però, come se non avesse voluto sfruttare quel momento, ma un altro.
“Granger, fammi andare a …”
“No.” Categorico, e lo spiazzò.
Lo guardò con gli occhi languidi, umidi e vogliosi e gli disse:
“Ti voglio adesso!”
E lo baciò, e lo accarezzò, e finì di spogliarlo, e si lasciò fare lo stesso senza tregua, senza pace, come se tutto dovesse accadere, come se ci fosse l’urgenza di stare insieme. Non c’era nessuna parte di loro stessi che in quel momento non volesse farlo, anche Draco ormai era partito; i cervelli non facevano che carburare per pensare a stare insieme, i desideri più viscerali, i corpi, i loro cuori, stavano tutti lì, lì per quel momento.
Si ritrovarono nudi, spaesati e meravigliati delle loro bellezze.
Si ritrovarono tra lenzuola morbide, bramosi delle loro carni e sereni.
Si ritrovarono nell’intreccio dei loro umori, dei loro sensi vividi, dei loro piaceri e amori, si ritrovarono, come si erano ritrovati sempre, pieni di sapori buoni e … felici.
Cavoli, se felici!!!
 
*
 
Il tempo non si conta quando si sta bene, ha valore solo quando si è tristi, depressi, soli.
Quando stai insieme alla persona che ami, e ci stai bene, ci stai così bene che anche quel per sempre ti sembra troppo poco; ed allora le ore, i giorni, le settimane perdono qualsiasi connotazione.
Da quando aveva spedito quella lettera a sua madre, non aveva ricevuto alcuna risposta, eppure era passato un mese, un mese è tanto.
Ecco quando si dice, che il tempo lo calcoli solo per le cose negative.
Era certo che a questo punto la donna, sebbene avesse fatto di tutto, non fosse riuscita a convincere il marito di desistere dai suoi piani.
Ed ogni volta era sempre più difficile rispondere ad Hermione che Narcissa non gli aveva spedito niente.
Poi un giorno arrivo l’ennesimo invito al Manor.
All’inizio parve una bella trovata, ma quando Draco vide la data dell’appuntamento si rese conto che forse davvero non c’era nulla da fare; si sarebbe dovuto scontrare con suo padre se voleva restare con la Granger.
L’invito era per dopo gli esami M.A.G.O.
La fatidica risposta che loro avrebbero dovuto dare a Narcissa, si era praticamente invertita.
Quando lo disse alla ragazza, anche lei ebbe un moto di dispiacere e l’unica cosa che riuscì a fare, sebbene fosse una logorroica incallita, fu quella di infilare la testa nel petto di Draco e farsi cullare come una bambina.
Dopo una notte insonne alla fine decisero che era meglio non pensarci, era meglio affrontare un problema alla volta. Hermione a riguardo stilò un elenco.
 
Lista dei problemi:
 
1)    Superare i M.A.G.O. (possibilmente con il massimo dei voti! Parla per te, mezzosangue! Nota di Draco)
2)    Tenersi aggiornati con la Gazzetta del Profeta per sapere se la legge verrà abrogata o no (cancellata volutamente da me perché tanto lo sappiamo che sarà abrogata! Nota di Draco.)
3)    Tenersi aggiornati con la Gazzetta del Profeta per sapere se la legge verrà abrogata o no (e non ti azzardare a cancellarla ancora o ti crucio!!! (Nota di Hermione.) (fa come ti pare!nota di Draco.)
4)    Andare al Manor!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
(Hermione)
Andare al Manor!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
          ( Draco)
5)    Scannarsi con Lucius!!! ( Spero lo faccia Draco. Nota di Hermione.) ( Io veramente pensavo lo volessi fare tu, insomma non potrei mai toglierti questa soddisfazione! Nota di Draco.)
6)    Annunciare le nozze ( ???)  (Sperando che mio padre non ci uccida prima!nota di Draco.)
7)    Ma si può sapere che cazzo avete scritto??? ( nota di Blaise).
 
Un mese dopo il punto 1 fu superato alla grande da entrambi.
Hermione era fiera di sé, lei la secchiona per antonomasia aveva preso il massimo, ma chissà per quale motivo, era più contenta per Draco; anche lui se l’era cavata benissimo, ( si chiama amore, Granger!Nota di Draco).
Esatto, proprio per quel sentimento era diventata così altruista verso di lui, al punto tale da sentirsi orgogliosa per i suoi progressi come se fosse dipeso da lei, ed in parte era stato così perché avevano studiato sempre insieme negli ultimi tempi.
Sui punti 2 e 3 Hermione dovette dar ragione alla nota di Draco in quanto la legge venne definitivamente abrogata e lo vennero a sapere anche prima che uscisse sulla Gazzetta, grazie ad Harry.
Il punto 4 era lo scoglio arduo, ma quello 5 ancora di più.
Quando arrivarono i complimenti dei loro genitori tramite i gufi, in quella dei coniugi Malfoy non vi era nessun accenno alla norma, ma solo il rinnovo dell’invito.
“Ci tocca!” spezzò la tensione Draco mentre lei lo guardava mesta.
Poi il ragazzo si rivolse a Blaise.
“La cerimonia dei diplomi avverrà martedì, se per quel giorno non ci vedrai arrivare vuol dire che mio padre ci ha avadakedavrizzati entrambi, perciò avvisa parenti ed amici, e cancella i punti 4, 5 e 6 dall’elenco che ho in camera!”
Al che Hermione non seppe se prenderlo sul serio o farsi una risata; si portò semplicemente una mano alla fronte sentendosi un po’ esaurita.
Non so se siano peggio le minacce di Lucius o Draco da sopportare per tutta la vita!
“Posso prendermi i gemelli che ti ha regalato Pansy a Natale se dovessi morire?”
Gli domandò Blaise con il suo classico savoir faire.
 
Stessa procedura: Hogsmeade-smaterializzazione- Manor.
“Tranquila Granger, siamo in due!”
“Numericamente?” chiese lei frastornata.
“Anche.” Rispose lui serio.
In due per lui significava solo una cosa, che erano insieme, punto.
La villa era tranquilla e gaia come qualsiasi residenza enorme nei primi mesi caldi.
Radiosa così, si lamentò solo che in mezzo a quella bellezza ci fosse ancora il ritratto di Bellatrix da qualche parte.
“Draco?”
Ecco, l’aveva detto di nuovo.
Possibile che lo mandasse in estasi quando diceva il suo nome.
Era talmente inconsueto che quella volta che accadeva, se lo godeva tutto quel momento.
“Che c’è?”
“Se tuo padre dovesse ammazzarci a tutti e due, potresti chiedere a tua madre di non mettere i nostri ritratti vicino a Lestrange?”
Per tutta risposta, al ragazzo gli scappò una risata irriverente.
“La paura fa fare la spiritosa anche a te?”
Quella ammiccò.
Entrarono nello studio dove li attendevano i genitori di Draco.
Serenità. Tutto era sereno.
Narcissa sorrise ai due giovani e li fece accomodare mentre gli elfi portavano qualcosa di fresco.
Anche Lucius si avvicinò, ed anche se aveva il solito cipiglio, stranamente si congratulò per primo con tutti e due.
“Ho saputo che sono andati benissimo!”
“Sì, ho preso un voto che non mi aspettavo, ma Granger mi ha aiutato parecchio, per cui dovevo solo crederci!”
“Già! Avrai preso il massimo?!” le rivolse la parola l’uomo.
“Sì.” E quando rispose notò un leggero sorriso nel suo interlocutore come se fosse soddisfatto di lei.
Lo so a cosa stai pensando Lucius!
Almeno se dovrà prendersi mio figlio, anche se è una mezzosangue, rimarrà la prima strega di Hogwarts!!!
Fece galoppare il cervello Hermione.
Si accomodarono e parlarono per un’ora del più e del meno, di quello che era successo in quei mesi, di quanto si facessero vedere e sentire poco; insomma di tutto tranne che di rompere il fidanzamento, anche se entrambi stavano solo aspettando il momento in cui Lucius gli avrebbe lanciato la bomba.
“Hai sentito Draco, hanno annullato la legge sui matrimoni misti?!” fece entrare volutamente nei loro discorsi il padre.
Il ragazzo rimase interdetto mentre Hermione impallidì soltanto, immobile sulla poltrona.
“Sì, ho sentito padre. Mi sembra una buona cosa, credo che le persone debbano essere libere di scegliersi chi desiderano al proprio fianco.”
E guardò la ragazza mentre un sorriso furbastro si dipinse sui bei lineamenti.
“Lo trovo giusto anche per i miei figli, un domani, che non debbano essere costretti, per via del sangue o che altro, a sposare chi in realtà non desiderano!”
Aggiunse sempre più convinto e sentendosi forte dell’appoggio di Hermione.
Poi il silenzio calò su tutti e quattro e allora davvero i due si convinsero che Lucius avrebbe decretato la rottura del loro fidanzamento.
All’improvviso si sentì la voce appena pungente dell’uomo che diceva:
“Avete già stabilito la data per le nozze?”

:) RINGRAZIO le numerosissime persone che seguono questa storia, mi fate davvero davvero molto piacere!
   Un saluto speciale lo meritano tutte coloro le quali mi lasciano un commento, è bellissimo leggere le vostre emozioni
   che "I miei giorni migliori" riesce a suscitarvi.
   A tutte quelle a cui dispiace doverci avvicinare al finale ( ormai manca solo l'epilogo) voglio rassicurare
   che ho messo in cantiere un'idea che spero troviate originale e che vi dirò alla fine di questa storia.
   Avendo trovato questo capitolo divertente, spero vi faccia cosa gradita come anticipo di una SERENA SANTA PASQUA.
 
  
 
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Capitolo 8
*** Epilogo ***


I miei giorni migliori
 
 
“Il cinque giugno è perfetto come data!” decretò ancora una volta mentre si muoveva nel letto.
“Tu la trovi perfetta solo perché è il tuo compleanno, così da essere certo che ti ricorderai del nostro anniversario!” si alzò dal suo petto per guardarlo negli occhi.
“Non è vero, donna di malafede! Anche il tuo compleanno mi ricorderei se me lo dicessi!”
“Diciannove settembre!”
“Allora ci sposeremo il diciannove settembre prossimo!”
“Dobbiamo vedere se i tuoi sono d’accordo, perché loro volevano sposarci dopo i M.A.G.O. , anche se il cinque di giugno mi sembra troppo vicina come data.”
In effetti l’unico che puntava sicuro era Draco, lei navigava in alto mare.
“Senti, allora faremo così, proponiamo il cinque, se non ci sono problemi organizziamo subito una cena con i tuoi e gli diciamo del matrimonio.”
“Sì, così gli facciamo venire un infarto!”
“Allora ordineremo in un ristorante vicino al San Mungo!”
Ebbe un pugno nello stomaco e un No categorico per risposta.
“Non credo che a noi tocchi fare altro; cioè dovremmo solo provare i vestiti e dirlo ai tuoi. Per il resto se lo vedrà mia madre, lo sta organizzando da un anno questo matrimonio!” sorrise.
“Già! Chissà poi se davvero ci avrebbe dato una mano se la legge fosse rimasta in vigore ed io e te avessimo continuato a detestarci?”
Draco non le rispose, era già da qualche parte sotto le lenzuola a cercare di farla capitolare al suo fascino.
 
Il matrimonio fu celebrato il cinque di giugno, come voleva Draco, due giorni dopo la cerimonia dei diplomi.
Ai Granger non era venuto nessun infarto grazie a Narcissa che si era messa in contatto con loro già da parecchie settimane, precisando il rapporto che c’era tra i due ragazzi, e le intenzioni di convolare a nozze.
E no, non li avrebbe mai aiutati a rompere il fidanzamento, ma solo perché sapeva che non ce ne sarebbe stato bisogno!
Ad un certo punto, Narcissa trovò più difficile convincere i Granger ad acconsentire, riconoscendo che i ragazzi erano comunque piccoli, piuttosto che Lucius.
Fu una cerimonia molto emozionante, un po’ perché i Malfoy e i Black non erano così numerosi come Hermione aveva creduto e sebbene ci fossero parecchi conoscenti, che lei non conosceva, invece di quattrocento persone, come aveva ipotizzato, ce n’erano un trecento circa.
Gli amici di sempre erano tutti lì accanto a loro.
Harry e Ron salutarono con parecchio calore la ragazza sapendo quello che provasse per l’ora marito, grazie ai ragguagli settimanali di Ginny.
Andarono anche a salutare Draco e stranamente lui ricambiò la premura con la solita eleganza che proprio a Potter e Weasley non aveva mai riservato.
Blaise non si prese più i gemelli di Draco, in quanto il ragazzo era ancora vivo e vegeto, ma cancellò davanti a loro i punti 4, 5 e 6.
Poi diede un bacio sulla fronte ad Hermione biascicando un tenero:
“Grazie.”
Al che la ragazza chiese:
“Per cosa?”
“Perché so già che mi ospiterete a casa vostra per le vacanze estive, il Natale e tutte le feste comandate; che vi ricorderete del mio compleanno e anche che mi farete fare da padrino ad uno dei vostri figli, o anche a tutti, mi va bene!”
Hermione e Draco sorrisero imbarazzati.
“Ma soprattutto ti ringrazio di amarlo!” le sussurrò ad un orecchio prima di essere abbracciato forte dalla neosposa.  
Poi si rivolse a Draco e gli blaterò soltanto:
“Rifiuto di mago, mi raccomando, eh?!”
“Feccia, che fai mi minacci?”
“Non è necessario, la Granger ti farà rigare!!!”
Anche con Harry, Ron e Ginny, e strano a dirsi, ma perfino con Pansy e Nott, con Goyle che non le aveva quasi mai rivolto la parola, e con Luna e Neville e con May, divenne difficile salutarli.
Hogwarts era ancora troppo vicina per dimenticarla, per non soffrirne la mancanza.
Davanti alla McGranitt  le scappò una lacrima.
Stava cominciando una nuova parte della sua vita e ne era felice, era felice che la potesse condividere con l’uomo che amava e che la ricambiava a sua volta, ma avrebbe voluto tanto continuare a vivere dentro le mura protettive della sua scuola adorata; andarsi ad intrufolare nel letto di Draco tutte le sere e a svegliarsi presto al mattino per non farsi beccare; infondo si era sposata a quasi diciotto anni.
Si sentiva ancora bambina, sapeva che anche il ragazzo la poteva capire.
 
*
 
Dopo due settimane passate tra il Manor e la residenza di Londra dei Granger, e dopo essere stati un po’ con i loro amici, prima di andare a vivere nella loro nuova casa, un rifugio caldo ed accogliente vicino a Diagon Alley, giusto per rimanere sul confine tra il mondo babbano e quello magico, Draco decise di fare a sua moglie un piccolo regalo, un ultimo viaggio per Hogwarts.
Hermione ne fu profondamente felice, tanto che rimase con il naso appiccicato al finestrino per tutto il tempo e si emozionò quando ripercorse l’atrio della scuola.
Gli studenti si stavano preparando a lasciare quelle mura per le vacanze estive ed un magone si presentò sulla bocca dello stomaco.
All’improvviso s’incontrarono con Astoria Greengrass intenta a tirarsi i propri bagagli per far ritorno a casa.
Draco intercettò lo sguardo di Hermione e sebbene certi che l’ex fidanzata di Malfoy li avrebbe sorpassati veloce, si stupirono quando la videro avvicinarsi e salutarli con la sua consueta educazione.
“Non ho avuto modo di farvelo sapere, ma vorrei congratularmi per le vostre nozze!”
Aveva la voce un po’ rotta, ma sembrava sincera e per la prima volta Hermione si stupì che fosse una serpeverde, quella ragazza aveva un qualcosa di leale.
Amava ancora Draco era evidente, ma riusciva a mantenere la propria dignità intatta ed era felice per lui.
“Grazie Astoria!” rispose Draco.
Hermione non le disse nulla, sentì solo il desiderio di abbracciarla.
Quella rimase incerta ma poi si lasciò andare a quel gesto così fraterno.
“Passerà.” Le disse solo la grifona e lì la Greengrass dovette faticare a non farsi scivolare una lacrima.
“Beh?! Addio ragazzi!” disse infine, lasciando con passo veloce i corridoi.
 
Il resto della mezza giornata la passarono a ripercorrere tutti i posti in cui erano stati, rivivendo ogni ricordo insieme o che uno o l’altra avessero vissuto con i loro amici di sempre.
“Beh?! Almeno loro potremmo sempre vederli, non credo ce ne sbarazzeremo tanto facilmente!” sentenziò Draco ricordando quanto avessero invaso la loro casa i grifoni, i serpeverde e anche gli amici smistati nelle altre case.
Questo era vero, di Harry, Blaise, Ron, Theodore e di tutti gli altri non si sarebbero mai liberati.
Quando Draco fu trattenuto dal nuovo prefetto dei serpeverde, Hermione scivolò dalla conversazione rifugiandosi in un posto che amava molto.
Alla fine della chiacchierata, il ragazzo si accorse di aver perso la moglie chissà dove.
La trovò al colonnato che affacciava su Lago Nero.
“Granger, che ci fai qui seduta a scalciare con quelle gambe scoperte!”
Da quando si era tolta la divisa ed aveva iniziato a vestirsi di più come una donna invece che come una ragazza, si era accorta che il marito ne era parecchio geloso.
Fece spallucce, respirando l’aria pulita della primavera.
“Ricordavo … e pensavo!”
Il ragazzo si andò a sedere accanto a lei, come Hermione aveva fatto tante volte con lui.
“E cosa ricordavi?”
“Tutti i migliori momenti che ho passato qui, propri qui, sotto questo colonnato.”
Lo guardò con un sorriso leggero sul viso.
Draco ricambiò sapendo quante cose fossero successe proprio lì sotto.
Poi osservarono l’orizzonte, dove Hogwarts si tuffava placida nelle acque del lago come una donna bellissima in una vasca.
“E a cosa pensavi invece, Hermione?” le chiese poi cercando ancora i suoi occhi.
Lei lo ricambiò immediatamente con le iridi calde, aveva detto il suo nome per la prima volta, e lo aveva fatto meglio di come aveva pronunciato tempo fa quello di Astoria.
Era avvenuto con una passione che andava al di là dell’ammirazione, era un tono … innamorato.
Lui la intercettò mentre lei, un po’ emozionata gli rispose solo:
“Che oggi è una bella giornata!”   
 
 
 
 
 
Ci sono giorni che partono talmente bene ma talmente bene che ti dispiace quasi che finiscano, per paura che il giorno dopo non potrà mai essere come quello passato.
 
Poi ci sono quelli che partono male e finiscono ancora peggio, e quelli vanno tassativamente maledetti, fidatevi!
Una buona imprecazione è l’unico modo per esorcizzare il dubbio che qualche potenza divina ce l’abbia proprio ma proprio con voi quel giorno, che si sia messa d’impegno!
 
E poi ci sono quelli che partono male o senza vita, però per uno strano caso, finiscono dannatamente bene, e prendono dei risvolti talmente nuovi e buoni che sono meglio delle giornate iniziate alla grande.
Questi giorni sono giorni importanti, perché anche se non te lo sai spiegare, alla fine sono quelli che ricordi di più.
 
La cosa giusta è amare questi giorni, quelli che io definisco i giorni migliori!
Quando Hermione J. Granger venne quel pomeriggio, sotto al portico, in un giorno di pioggia … quello fu uno dei giorni migliori della mia vita!
 
Draco Lucius Malfoy
( Serpeverde incallito ma marito strafelice di una grifondoro )

Nota Autrice:
Ragazze, è finita! 
Per la sorpresa, beh, lasciatemi un po' di tempo per elaborare e spero davvero che arrivi presto!
Nel frattempo però non vi anticipo nulla, chi mi ama mi segua! :)
 

AVVISO 24/07/2012


Care lettrici,
come promesso
la mia sorpresa è arrivata.
Le mie intenzioni erano quelle di creare una storie
originale sulla falsa riga di "I miei giorni migliori",
una sorta di immagine speculare con personaggi
inventati da me di sana pianta.
Il titolo è "Il mio tempo di qualità" (similare al titolo
precedente).
Per chi fosse interessata, la può trovare nelle storie romantiche originali o andando sul mio profilo.
Spero di avervi fatto un dono gradito!
medea nc 
Nota: Vorrei solo ricordare che i personaggi e l'ambientazione sono di J.K.Rowling, usati da me per questa ff senza scopo di lucro.
Se volete leggere di me, sapete dove cliccare:

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