Of Finding Innocence (Traduzione di Sara Izzie)

di FanficwriterGHC
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CHAPTER 1 ***
Capitolo 2: *** CHAPTER 2 ***
Capitolo 3: *** CHAPTER 3 ***
Capitolo 4: *** CHAPTER 4 ***
Capitolo 5: *** CHAPTER 5 ***
Capitolo 6: *** CHAPTER 6 ***
Capitolo 7: *** CHAPTER 7 ***



Capitolo 1
*** CHAPTER 1 ***


OF FINDING INNOCENCE 

di FanficwriterGHC

Traduzione di Sara Izzie


CHAPTER 1



“Hai intenzione di lasciarmi qui?! Kate, io non li leggo nemmeno quei libri!” protestò Madison.

“Maddy, tu mi hai trascinato qui per far autografare questo libro. Devo andare al bagno. Torno subito”.

Madison le lanciò un’occhiataccia ma annuì, e Kate passò sotto il nastro che delimitava la fila verso Richard Castle, il quale, convenientemente, si stava prendendo una pausa. Lei e Madison erano in fila da quarantacinque minuti e Madison stava diventando insopportabile. Kate non aveva veramente bisogno di andare al bagno, ma era una buona scusa per scappare dai racconti di Madison riguardo al suo ultimo ragazzo. Le voleva veramente bene, ma a volte.. per carità.. la sua vita era troppo.. no, decisamente poco carino. Non dovrebbe invidiare la vita normale di Madison.

Kate attraversò il corridoio sul retro, si infilò in bagno e fu sollevata quando vide che era vuoto. Non aveva bisogno di una lunga pausa, ma solo di una pausa. Dopo aver usato la toilette, si fermò davanti al lavandino e si lavò le mani, osservando il proprio riflesso. Le occhiaie stavano finalmente svanendo; aveva messo su un po’ di peso ed era molto meno pallida. La sua terapista aveva detto che le cose stavano andando bene.

Sospirò e frettolosamente afferrò della carta per asciugarsi, distogliendo lo sguardo dallo specchio. Non voleva pensare al perché fosse così bello che lei sembrasse più un essere umano che un cadavere vivente quel giorno: l’aveva udito fin troppo dagli tutti gli altri.

Spinse la porta per aprirla e stava per tornare in coda quando si scontrò con una massa di treccine arancioni e Mary Janes.

“Alexis!”. Udì la risata di una voce maschile. “Stai attenta a dove vai tesoro!”

“Scusa..” mormorò la bambina, alzando la testa verso Kate.

“Non fa niente. Ti sei fatta male, piccola?” chiese, guardando l’esile figura della bambina, che pareva molto pentita.

“Sto bene, grazie” rispose lei, proprio mentre un uomo alto apparve.

“Mi dispiace” sorrise lui, abbassandosi per prendere in braccio la bambina “E’ un po’ su di giri oggi”

“Oh, non c’è alcun..” Kate si bloccò non appena si ritrovò faccia a faccia con Richard Castle “.. problema..” concluse lentamente.

“Siamo appena tornati dalla California e qualcuno..” fece il solletico alla bambina e lei ridacchiò, nascondendo la testa nella sua spalla “..è un po’ scosso dal fuso orario”.

“E tu mi hai dato un biscotto” osservò lei.

“Anche quello” sorrise lui “Ti sei comportata bene mentre papà firmava gli autografi, meritavi una ricompensa”.

“Ma adesso sono agitata..” mormorò lei sbadigliando.

“Non per molto ancora, a quanto pare” disse Kate. Aveva davvero parlato? Richard Castle era davvero lì con sua figlia in braccio, discutendo degli eccessi di zucchero?

“Già, sta per crollare..”. Richard Castle scrutò la fila di gente “E ne avrò ancora per almeno tre ore”. Kate lanciò a sua volta un’occhiata e ridacchiò vedendo Madison chiacchierare con un ragazzo carino poco più indietro. Ovviamente. “Da quanto lei è qui?”

“Un paio d’ore” rispose lui, voltandosi di nuovo “Probabilmente sembrerò più impertinente di quello che sono ma..” “..speravo potesse autografarmi un libro, si” lo interruppe Kate sorridendo, mentre lui la guardò un po' impacciato.

Poi rise. “Beh, ho un pennarello. Lo firmo subito, così puoi andare a soccorrere la tua amica”.

“La mia amica?”

“Siete dietro a una trentina di persone giusto? La bionda..?”

“Uh.. si” rispose Kate sconcertata. Tutto ciò era lusinghiero – stranamente lusinghiero, e non avrebbe dovuto esserlo.

Castle sorrise e guardò sua figlia che si stava pian piano addormentando sulla sua spalla.

“Lex, puoi scendere un secondo?”. Lei scosse la testa e posò di nuovo la testa sulla sua spalla, mentre Rick le accarezzò la schiena. “E’ esausta”. “Andare avanti e indietro dalla California sarebbe faticoso per chiunque” convenne Kate. Stava davvero chiacchierando con Richard Castle riguardo a sua figlia?

“Hai portato un libro o volevi prenderne uno dal tavolo?” chiese lui. Kate frugò nella borsa ed estrasse una copia di Storm Season. “Ne ho portato uno”. Certamente l'aveva; fingeva che fosse stata Madison a trascinarla lì per quella cosa così ridicola, ma segretamente non stava più nella pelle.

Lui sorrise. “Puoi tenerlo fermo per favore? Non voglio metterla giù” aggiunse, alludendo ad Alexis.

“Certo. Grazie mille” disse lei. Aprì il libro sulla prima pagina e lo tenne sollevato per permettergli di firmarlo. “Non c’è problema” esclamò lui, la penna ferma sulla pagina. “Me ne sono completamente dimenticato.. come ti chiami?”. “Kate Beckett” rispose lei tranquilla. Dove era finita la ragazza ammaliata e senza parole che pensava sarebbe diventata di fronte a lui? E, cosa più importante, dov'era lo scrittore playboy che si aspettava di incontrare?

“Gran bel nome” mormorò lui scrivendo “Buona consonanza”.

“Grazie?” chiese lei mentre Castle richiudeva la sua penna, e strinse il libro a sé.

“Oh, è un complimento” ammiccò lui.

“Papà, sono stanca..” borbottò Alexis.

“Lo so tesoro. Tra poco avremo finito”

“Perché mamma non poteva tornare con noi?”

Kate vide Castle corrugare la fronte e accarezzare la schiena della figlia. “La mamma è dovuta rimanere in California per girare il suo film”

“Con quell'uomo?”

Il suo cipiglio si fece più profondo. “Si. Alexis, tesoro.. quando tempo hai trascorso con 'quell'uomo'?”

“Mamma mi ha lasciata da sola con lui per un po'.. è noioso.”

Castle si accigliò e sbatté le palpebre, come se avesse appena realizzato che Kate era ancora lì. “Mi dispiace” bofonchiò.

“Non c'è problema”. Il quadro della situazione che si era fatta non era dei migliori, e rimase colpita dall'idea che una donna potesse volere qualcun altro quando aveva quest'uomo. E' vero, non lo conosceva, ma lui era Richard Castle. E dato che non sembrava rappresentare in alcun modo l'immagine di playboy che gli era stata attribuita, perché lasciarlo? Perché lasciare la bambina?

Lui lanciò di nuovo un'occhiata alla coda e Kate notò che la sua guardia del corpo l'aveva intravisto e gli stava facendo segno di avvicinarsi, indicando l'orologio. “Pare che mi stiano richiamando all'appello”.

“Grazie per l'autografo”

“Grazie per non aver urlato contro mia figlia” rispose lui.

“Chi potrebbe mai urlarle contro? E' così carina..” sorrise Kate. Dubitava che sarebbe stata capace di farlo dopo aver realizzato che Alexis era sua figlia. Anche ammesso che non lo fosse, non avrebbe potuto urlare comunque contro quel piccolo viso sorridente.

“Ti dirò, è difficile odiarla” rise lui. “Ma io.. dobbiamo smetterla di pianificare tutti questi eventi dopo un viaggio” mormorò, sistemando meglio Alexis in braccio a lui.

“Papà?”

“Si tesoro?”

“Devo andare al bagno..”

Sospirò. “Alexis, perché non me l'hai detto prima?”

“Non ne avevo bisogno” rispose lei staccandosi per guardarlo.

“Uhm.. ti farò accompagnare da Paula mentre firmo gli autografi, okay?”

Alexis scosse freneticamente la testa. “No, ti prego”.

I suoi occhi si allargarono, e Kate improvvisamente si sentì come se stesse facendo molto di più che intravedere di sfuggita qualcosa della loro vita.

“Perchè?” chiese Castle.

“Parla di mamma..” sussurrò la bambina.

“Oh”. Sospirò e le accarezzò la schiena. “Lexi, non so chi altro potrebbe..”

“La accompagnerò io”. L'aveva davvero detto? Oh merda. L'aveva fatto, non è vero?

Lui la guardò. “Davvero?”

“Sono un poliziotto” balbettò, mostrandogli il distintivo che teneva sempre all'interno della giacca. “Dicono che diventerò Detective molto presto. Perciò.. si può fidare. Wow” rise nervosamente “Non è esattamente il modo in cui avevo in mente di dirlo..”. In verità non le era mai nemmeno lontanamente passato per la mente. La sua bocca aveva deciso di fare l'offerta prima che il cervello potesse realizzarlo, ma lui sorrideva, e ciò le suggerì che forse, dopo tutto, non si stava rendendo così ridicola.

Lui rise di gusto. “Okay.. un poliziotto eh? Sarebbe.. cavolo.. sarebbe grandioso”

“Non c'è alcun problema”

“Alexis..”. Le diede un colpetto affettuoso sulla schiena per richiamare la sua attenzione. “Posso farti accompagnare al bagno da Kate?”

Alexis spostò lo sguardo da lui a Kate e viceversa. “Okay”.

Castle la fece scendere e Kate le tese la mano. Aveva fatto la sua offerta; l'unica cosa rimasta da fare era portarla a termine. E davvero, con quella piccola mano tra la sua, quanto orribile poteva essere?

“Posso portarla al tavolo quando è pronta?”. Lui annuì e sollevò una mano in direzione della guardia, che li stava guardando torvo. “Grazie infinite”

Kate poté solo sorridere, la mano calda di Alexis stretta nella sua. “Non è affatto un problema, davvero”

“Fantastico” si inginocchiò all'altezza di Alexis “Sarò là al tavolo, d'accordo?”

“D'accordo” rispose lei, muovendo avanti e indietro la mano di Kate.

Si alzò e rivolse a Kate un sorriso pieno di gratitudine. “Okay.. beh, ci vediamo tra poco allora”

“Non si preoccupi. Andiamo Alexis” sorrise lei, voltandosi per guardare la bambina “Ci sono appena stata, al bagno. E' carino. Sei pronta?”

“Si” sorrise lei “A dopo papà”.

Presero direzioni opposte e Kate portò Alexis in bagno. La bambina la seguì tranquilla, guardandosi intorno e osservando gli immensi scaffali di libri che si innalzavano anche oltre Kate. “Non c'è nessuno. Hai scelto un buon momento” disse lei quando entrarono.

“Papà non è d'accordo..” disse Alexis a bassa voce, lasciando la mano di Kate ed entrando in una delle cabine.

Kate si appoggiò alla parete di fronte. “Tuo padre è solo molto impegnato, non è arrabbiato”. Non riusciva a spiegarsi il bisogno di confortare la bambina, ma qualcosa.. qualcosa l'aveva colpita nel profondo, ascoltando Alexis parlare di sua madre e della donna che apparentemente parlava di sua madre..

Sentì Alexis dare una risposta evasiva, e decise di mettere via il libro in attesa della bambina. Un minuto dopo Alexis riapparve e Kate la accompagnò al lavandino. “Ce la fai da sola?”

Alexis arrossì. “Papà di solito mi tiene sollevata”

Kate sorrise e si piegò in avanti, issandola su una gamba e tenendola in equilibrio. “Vedi? Non c'è problema”. Sembrava tutto così facile. Quando era stata l'ultima volta che aveva avuto a che fare con una bambina?

Alexis ridacchiò e si lavò le mani. “Da grande voglio essere alta”

“Lo sarai. Nemmeno io ero alta alla tua età” disse Kate, e vide il suo volto illuminarsi.

“Ma tu sei così grande!” esclamò Alexis spalancando gli occhi. Kate rise e la poggiò a terra, passandole della carta per asciugarsi. “Porto i tacchi” spiegò, sollevando un piede cosicché Alexis potesse vedere le sue scarpe tacco dieci “E sono molto più vecchia di te”.

“Quanti anni hai?” chiese Alexis. Era la perfetta immagine dell'innocenza.

“Ho solo ventitré anni” rispose Kate “E tu?”

“Ho sette anni” sussurrò Alexis “Da quattro giorni”

Kate sorrise. “Per questo eri in California dalla tua mamma?”. Era troppo invadente?

Alexis annuì. “Lei e papà mi hanno portato allo zoo”.

Sembra divertente” sorrise Kate; la prese per mano e insieme uscirono dal bagno, dirette verso la zona dei libri per bambini. “Ti sei divertita?” la incitò Kate sperando di vedere il sorriso sul volto della bambina, dato che il solo menzionare la madre sembrava averle strappato tutta la felicità. Lei annuì, poi alzò lo sguardo verso Kate con un vago cipiglio. “Litigavano tanto”.

Kate strinse la sua mano. Apparentemente era la domanda sbagliata. “Qualche volta i genitori litigano” le disse, sorpresa dalla sua stessa risposta. Era onesta, ma non eccessivamente schietta, e si chiese cosa l'avesse fatta sentire a suo agio abbastanza da parlare in questo modo a una bambina che quasi non conosceva.

Lo so..” sospirò Alexis “Lo fanno sempre..”

Kate abbassò lo sguardo su di lei e sentì il suo cuore stringersi. Questa era senza ombra di dubbio la bambina più dolce che avesse incontrato da un pezzo, e sembrava così senza speranze..

Kate non era pratica in fatto di bambini, ma sapeva che nessuno a sette anni dovrebbe sentirsi così rassegnato.

Sono sicura che tutto funzionerà, Alexis” le disse Kate mentre raggiungevano il tavolo e la rumorosa fila di donne esaltate. Le lanciarono sguardi incuriositi quando passò con Alexis e non sapeva se sentirsi un po' compiaciuta o totalmente disorientata dalla loro attenzione.

Anche papà dice così” rispose Alexis, e guidò Kate. “Da questa parte”.

Okay”. Kate alzò le spalle, lasciando che Alexis la trascinasse verso il tavolo dove Castle sedeva. Doveva averlo detto agli assistenti, perché a nessuno sembrò strano che la figlia di Richard Castle stesse portando una donna sconosciuta al tavolo. Indubbiamente Kate trovò la situazione bizzarra. Era davvero in piedi dietro a Richard Castle mentre autografava libri?

“Siamo tornate papà!” annunciò Alexis arrampicandosi su una sedia accanto a lui.

“Ciao tesoro” la salutò lui, sporgendosi per darle un tenero bacio sulla guancia mentre autografava il libro di un'impaziente donna bruna che guardava Alexis come fosse la peste. Qual era il suo problema? Alexis era adorabile!

“Grazie” mormorò quando lui le riconsegnò il libro.

Kate osservò Castle lanciare alla donna uno sguardo prima di voltarsi verso.. oh, merda. Quella era Madison.

“Kate?”

“Uh.. hey, Maddy” rispose Kate muovendosi leggermente, a disagio, mentre Alexis spostava lo sguardo dall'una all'altra.

“E' una tua amica?” chiese.

Kate annuì. Non aveva una buona spiegazione questa volta, e percepì esattamente come Madison si sentiva -scioccata, silenziosamente compiaciuta, e confusa.

“Lei è una tua amica?!” chiese Madison con gli occhi sgranati. “Oh, uh.. salve, sono Madison” aggiunse, guardando Castle “Uhm..”

“Sei con Kate giusto?” ridacchiò lui “Sei la benvenuta qui se lo desideri”

“Uhm..”. Madison li guardò. “Veramente Kate, devo andare al lavoro, ma.. tu divertiti. E chiamami dopo”.

Kate annuì e la guardò uscire. Le avrebbe fatto il terzo grado più tardi, e probabilmente anche un quarto e un quinto. Alexis la guardò. “Non si è fatta autografare il libro”.

“Non credo che Madison fosse qui per questo” rispose Castle prendendo il libro di una giovane ragazza “Come ti chiami?”

Lei sembrava sul punto di svenire. Kate sarebbe stata così, se la bambina accanto a lei non si fosse scontrata con le sue gambe?

“Mi chiamo Stacey”.

“Grazie per essere venuta, Stacey” disse lui, lanciandole uno dei suoi seducenti sorrisi che facevano arricciare i suoi brillanti occhi blu. Per essere corretti, era abbastanza per far andare in estasi chiunque.

“Amo i tuoi libri!” disse lei emozionata. Sul punto di svenire o no, Kate non si sarebbe mai comportata così. “E sai, sei ancora più attraente di come appari in copertina!”.

Kate sentì una mano tirarle la giacca e abbassò lo sguardo su Alexis, che le faceva segno di avvicinarsi. Kate si abbassò e pose l'orecchio accanto alle labbra di Alexis.

“Lo fanno sempre” sussurrò.

“Che cosa?” chiese Kate guardando la ragazza decisamente troppo estasiata, che osservava Castle come se stesse per sporgersi sul tavolo per baciarla. Lui non ne aveva la minima intenzione.

“Dire che papà è attraente”.

Kate ridacchiò e si inginocchiò così da essere parzialmente accovacciata dietro il tavolo; in quel modo la giovane ragazza non si sarebbe resa conto che Alexis parlava male di lei. Dovette però concordare. “Il tuo papà è attraente” le disse Kate con onestà.

“Beh, ovvio!” replicò Alexis “Ma.. perché glielo dicono? Sono qui per far autografare i libri”.

Kate era sconcertata. Quella bambina era abbastanza perspicace da capire che i libri di Castle e la sua persona erano due entità completamente diverse. Ne sapeva forse anche di più di Kate riguardo a ciò, dato che anche lei li aveva ritenuti una cosa sola fino a circa dieci minuti prima. Cosa poteva rispondere? “Qualche volta le persone hanno un comportamento inappropriato” decise di dirle, dopo un attimo di pausa. Sua madre.. sua madre le aveva sempre detto che la verità non può ferirti.

“Già..” convenne Alexis, risvegliandola da quell'improvvisa spirale colma di offuscati ricordi delle sue stesse lezioni di vita. “Non mi piace”

“Va bene così, Alexis” disse Kate battendole con gentilezza una mano sul ginocchio “Non sei obbligata”

“Di solito non vengo” spiegò lei lanciando uno sguardo a suo padre che stava diligentemente autografando e lanciando sorrisi seducenti. “Ma la nonna era impegnata”

“Hai qualcosa da fare quando vieni?” chiese Kate guardandosi intorno. La maggior parte delle persone era totalmente ignara che lei fosse lì; tutto ciò doveva essere di una noia a dir poco mortale per una bambina.

“Colorare libri e leggere storie” rispose Alexis “Ma Paula ha lasciato la borsa in macchina” continuò, arricciando il naso.

“Beh, questo posto è pieno di storie” disse Kate. Un attimo.. stava davvero considerando di rinunciare a metà del suo unico giorno libero solo per portarla nella sezione per bambini? Non conosceva nemmeno quelle persone.

Poi, però, gli occhi di Alexis si illuminarono. “Mi porteresti?”

Castle si voltò, apparentemente non così preso dall'autografare libri come Kate aveva pensato. “Alexis, cosa stai chiedendo a Kate?”

“Ha detto che mi porterebbe a vedere dei libri” rispose Alexis.

In verità Kate non l'aveva fatto, ma era stata sul punto di farlo, no?

“Alexis, non puoi aspettarti che Kate passi tutto il giorno con te” disse gentilmente.

Il sorriso di Alexis svanì, ma annuì comunque. “Non fa niente. Scusa papà..”

“Non devi scusarti tesoro” replicò lui, passandole una mano tra i capelli e guardandola un po' triste per un secondo prima che una donna con i capelli neri raccolti in una coda gli desse un colpetto sulla spalla. “Per quanto carina tua figlia possa essere, Rick” sussurrò, la voce abbastanza bassa per non essere udita dalla coda, che si era trattenuta, ma non da Kate. “Queste persone non sono qui per vederti fare il papà”. Wow. Quelle si che erano parole aspre.

“Paula” sibilò Castle “Hai organizzato questa cosa un'ora dopo il nostro viaggio di ritorno. Ho dovuto portarla, e se hai intenzione di parlare di mia figlia, fallo dove non ti può sentire”

“Se portassi Alexis a vedere i libri per un po', e lei venisse da noi quando ha finito?” suggerì Kate. La sua voce era uscita prima che potesse fermarla. Non voleva vedere Alexis rannicchiarsi ancora di più sulla sedia; la faceva stare male, e non aveva mai incontrato quella bambina prima. Come poteva qualcuno essere così insensibile nei confronti di un bambino, specialmente di una così carina ed educata?

Castle si voltò di scatto. “Kate, non.. ci hai appena conosciuti, non posso chiederti una cosa simile”

“Hai intenzione di lasciare che una sconosciuta si prenda cura di Alexis? Non lasci nemmeno che io mi prenda cura di lei!” replicò Paula.

“Kate è un agente di polizia” intervenne Alexis.

Kate annuì e si alzò in piedi, aprendo la giacca furtivamente in modo che solo Paula potesse vedere il distintivo. “Sono contenta di poterlo fare. Ho il giorno libero”. Non le piaceva quella donna, e ciò era totalmente irrazionale, ma erano lì, e lei doveva aiutare Alexis. Non aveva bisogno di essere in nessun altro luogo.

“Che è probabilmente il tuo unico giorno libero” aggiunse Castle “Onestamente Kate, è molto gentile da parte tua, ma..”

“Ma niente” lo interruppe lei “Saremo nella sezione per bambini. Venga da noi quando ha finito”. Tese la sua mano ad Alexis e la bambina saltò subito in piedi afferrandola.

“Posso, papà?”

Castle sembrava perplesso, ma alla fine annuì. “Okay, divertiti pumpkin. E vieni a cercarmi se qualcosa va storto” aggiunse, guardando Kate.

“Non è un problema, signor Castle” sorrise lei “Sua figlia è divertente. Ho bisogno di divertirmi”. Oh, ecco.. ancor più onestà. L'interruttore che le faceva tenere la bocca chiusa si era magicamente spento?

“Chiamami Rick. E grazie infinite Kate, davvero”.

Lei sorrise. Rick. “Andiamo Alexis, cerchiamo qualcosa da leggere”.

Guidò la bambina fuori dalla zona autografi, verso la sezione per bambini, sorridendo mentre Alexis muoveva le loro mani intrecciate avanti e indietro. C'era qualcosa di stranamente confortante in quel gesto, e Kate realizzò che l'ansia che l'aveva pervasa dal momento in cui aveva messo piede in quel posto stava svanendo.

Grazie” disse la bambina a bassa voce quando raggiunsero l'entrata della colorata sezione dei bambini, con il suo accogliente pavimento di legno e gli scaffali più bassi. Kate aveva sempre pensato che Barnes and Noble facesse un gran bel lavoro nel rendere i libri invitanti per i bambini piccoli, e ora, trovandosi lì con una di loro, si sentì spinta a cercare la storia perfetta.

E' un piacere Alexis. Come ho detto, sei simpatica” disse alla bambina, rivolgendole un piccolo sorriso.

Alexis sorrise a sua volta. “Anche tu sei simpatica”.

Kate le strinse la mano. “Forza, cerchiamo un libro”.

Alexis saltellò e la trascinò dentro alla sezione per bambini, chiacchierando eccitata, lo sfinimento di poco prima ormai dimenticato. Kate si sentì più leggera, più giovane. L'intero incontro era surreale, e il suo comportamento di certo rientrava nella categoria. Ma la bambina che esaminava ogni scaffale trascinandola qua e là era dolce, e vivace e innocente. E dopo aver inseguito ladri e criminali per tutta la settimana, c'era qualcosa di stranamente confortante nell'essere la persona più fantastica per quella piccola creatura.

Alexis si fermò davanti ad una collezione di Shel Silverstein e prese in mano un libro. “Possiamo leggere questo?”

Certo” rispose Kate “Dove vuoi sederti?”

Le beanbags* sono le mie preferite” disse timidamente.

Kate sorrise. “Anche le mie”

Trovarono una beanbag abbastanza ampia per entrambe sul retro della sezione. Kate si sedette e Alexis, felicemente, si lasciò cadere sulle sue gambe, appoggiandosi contro di lei, completamente a suo agio. Kate aprì il libro e lo tenne aperto di fronte a loro.

Me lo leggeresti?” Alexis chiese a bassa voce, con timidezza.

Certamente” rispose Kate, e sentì Alexis rilassarsi alla sua risposta “Questi sono da leggere ad alta voce. Puoi aiutarmi”

Alexis annuì e lessero una storia dopo l'altra; Kate era deliziata dalle risate e dai commenti della bambina seduta in braccio a lei. Era contenta e divertente, e seguiva Kate pagina dopo pagina. Aveva amato questi libri da bambina, e c'era qualcosa di.. nostalgico.. nel riscoprirli quel giorno, lì, con quella bambinetta che si fidava di lei tanto da volere che la tenesse al sicuro e felice per tutto il pomeriggio.

Alla fine gli interventi di Alexis si fecero meno frequenti e si addormentò, la testa ciondolante contro il suo torace. Kate la guardò e sospirò, rilassandosi nella beanbag. Era seduta a Barnes and Noble con la figlia di Richard Castle addormentata tra le sue braccia. Distrattamente passò una mano tra i capelli della bambina e osservò gli scaffali che le circondavano. Lei e sua madre l'avevano mai fatto quando era piccola? Erano spesso andate in biblioteca, se lo ricordava. Ma si era mai addormentata in una libreria? Certamente non l'aveva mai fatto con qualcuno che conosceva a malapena, ma i suoi genitori, felicemente sposati, non erano scrittori famosi.

Kate lanciò uno sguardo ad Alexis. Era giovane, spensierata e innocente. Tutto ciò che Kate non provava da un pezzo. Era a malapena in grado di camminare lungo la strada senza la sensazione che qualcuno la stesse seguendo. Ma questa bambina aveva trascorso solo dieci minuti con lei e già la riteneva sicura. Anche suo padre però, e questo era forse merito del distintivo. Avrebbe dovuto dirgli di non credere sempre alle persone con un distintivo. Alexis si mosse su di lei e la sua mano si aggrappò ai jeans di Kate.

Lei sorrise e dondolò un po' avanti e indietro. Si sarebbe preoccupata di tutto questo più tardi, quando Castle -Rick- avrebbe finito di autografare libri. In quel momento voleva solo godersi il tempo con quella bambina. Non sapeva cosa sarebbe successo, ma aveva trovato una sorta di conforto in Alexis, un conforto che era mancato.

Il suo cellulare suonò e lei si mosse per estrarlo dalla borsa. Guardò lo schermo e trovò un messaggio di Madison.

Okay, quello che cavolo era?





Note dell'autore (FanficwriterGHC)

*Beanbags: grossi cuscini imbottiti di polistirolo.

Link della storia in lingua originale:  http://www.fanfiction.net/s/7176396/1/

Questo autore è straniero e a gestire questo account è la persona che traduce le sue storie.
L'indirizzo email della traduttrice è
 sara.bresciani@aol.com
Se vuoi pubblicare su questo sito una traduzione di questo autore, e hai il suo permesso, inviami almeno il primo capitolo della traduzione completa (nel caso di fanfic one-shot, tutta la one-shot tradotta). Allora ti fornirò la password per accedere a questo account'

Note della traduttrice (Sara Izzie):

Salve a tutti :)  Sono certa che molti di voi  conoscono la fanfiction "Of Finding Innocence". Io me ne sono innamorata sin dal primo capitolo, e mi è venuta la pazza idea di tradurla. Dopo aver contattato Emma, l'autrice della storia, ed avere ottenuto la sua approvazione, eccomi qui. 

Ho cercato di attenermi il più possibile all'originale, benchè ritengo sia impossibile tradurre letteralmente molte espressioni senza alterarne la sfumatura. Come avrete notato, ho mantenuto l'appellativo "pumpkin" che Castle attribuisce ad Alexis, così come le beanbags, di cui ho fornito una brevissima spiegazione nella nota. 

Vorrei sapere cosa ne pensate della traduzione e ovviamente sono ben accette le critiche! 

Sara



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Capitolo 2
*** CHAPTER 2 ***


CHAPTER 2

Kate sospirò. Madison si sarebbe divertita un mondo con questa storia.

Li ho incontrati fuori dal bagno. Lunga storia. Ti chiamo dopo.

Scrisse goffamente il messaggio, non ancora abituata a cercare le parole già memorizzate, e premette 'invio'. Poi si rilassò, togliendo il libro dalle mani di Alexis. Lo posò su uno scaffale vicino e fece scivolare il cellulare nella borsa. Madison sarebbe stata insopportabile, e Will.. oh, wow. Come l'avrebbe spiegato a Will? Batteva già abbastanza sul fatto che lei leggesse quei libri, e l'aveva punzecchiata spietatamente per giorni quando aveva saputo che anche lei voleva farsi autografare il libro.

In realtà, in retrospettiva, da un po' di tempo ormai stava prendendo le distanze. Kate si stava preparando per diventare Detective, riusciva a cogliere al volo i dettagli. Royce le aveva sempre detto che lei era la migliore che avesse mai addestrato in queste cose. Mordicchiò una delle sue cuticole.

Royce.

Scosse la testa. Royce era finito chiuso in un cassetto con sua madre – quel cassetto a cui lei cercava di non pensare.

Un'ombra si avvicinò. Kate alzò gli occhi e vide Rick lì in piedi che sorrideva; pareva stanco ma stranamente compiaciuto della visione che gli era capitata davanti. E questo non aveva forse causato una strana sensazione nello stomaco di Kate?

“Finalmente è crollata eh?”

“Si, siamo quasi arrivate a metà di Where the Sidewalk Ends e si è appisolata” ridacchiò Kate, muovendosi leggermente così da poter parlare con lui senza disturbare Alexis.

Lui si sedette e appoggiò la schiena contro uno scaffale, passandosi una mano tra i capelli. “Non so come ringraziarti” mormorò.

“Non è stato affatto un problema. E' una bambina fantastica, C-.. Rick” rispose lei incespicandosi sul suo nome, e lui sorrise. Ma cos'altro poteva aspettarsi? Lui era il suo scrittore preferito. Grazie al cielo non era necessario che lo venisse a sapere.

“Non è stata la giornata degli autografi che ti eri immaginata, suppongo?” chiese.

Lei scosse la testa. Nemmeno lontanamente. “No, decisamente no. Ma ho trascorso un buon giorno libero”

“Quindi.. sei un agente di polizia?”

“Mi sto preparando a diventare Detective, in realtà” lo corresse lei con un pizzico d'orgoglio.

“E' incredibile. Non sei giovane per diventare Detective? Estremamente, estremamente giovane?”

Arrossì. Lo era. Ma Roy Montgomery aveva visto qualcosa di particolare in lei e le aveva offerto il posto la settimana prima. Ci sarebbero voluti altri due anni prima di diventarlo ufficialmente, ma tutti già ne parlavano alla Omicidi -la ragazza che avrebbe lasciato tutti stupefatti. Sperava di poter essere all'altezza delle aspettative.

“Si, sono giovane, ma il Capitano è convinto che io sia brava” rispose con un'alzata di spalle, un po' imbarazzata per averglielo detto e per il fatto che lui la stesse osservando con così tanta curiosità.

“Ti ci vedo nei panni di Detective” disse lui prendendola in considerazione “Probabilmente saresti brava anche negli interrogatori”

“Pensi questo solo guardandomi mentre tengo in braccio tua figlia? Santo cielo, voi scrittori siete strani”

Lui rise. Aveva una bella risata. “Touché. A proposito della bambina, devi.. non posso chiederti di..”

“Posso rimanere qui ancora per un po'” lo interruppe lei. Era comoda e rilassata, molto più di quanto era riuscita ad ottenere dopo aver trascorso settimane camminando e costringendosi a dormire più del dovuto. “Ho il tuo libro. Farei lo stesso a casa, ma senza la coperta”

Lui le fece un timido sorriso. “Non avevo intenzione di portarla qui”

“Sembra che tu non abbia avuto molta scelta. Alexis ha detto che la nonna era impegnata..?”. Che cosa c'era di così speciale in quei due da convincerla a fare domande? Non intratteneva mai una conversazione a meno che non fosse costretta; non era una persona loquace ma si sentiva a proprio agio con lui. Perché?

“Mia madre è un'attrice e ora è ad uno spettacolo pomeridiano”

“Martha Rodgers, giusto?”

Lui incontrò i suoi occhi. “Giusto”

“Ha ricevuto delle recensioni positive”. Lei e suo padre seguivano il teatro, e lui aveva sempre ammirato il lavoro di Martha Rodgers. Ma ora.. no, quel giorno non era il giorno adatto per pensarci.

Rick sorrise. “Si, sta andando bene”

“Ottimo” disse lei piano.

“Già..”. Calò il silenzio, e lui lanciò un'occhiata all'orologio. “Ancora cinque minuti”.

“Sembri esausto” osservò lei, anche se ciò che l'aveva fatta parlare andava oltre il suo controllo.

“Ha! Grazie” rise lui “Mi fa piacere sapere che sono presentabile oggi”

Lei scosse la testa. “No, non... in senso negativo, solo.. senza quel sorriso e il talento artistico, sembri un padre che ha trascinato la sua bambina in giro per il paese e ha speso metà del suo tempo lavorando”. Perché quello non era per niente inappropriato..

“Detective, eh?” chiese con calma, sorridendo. “Però si, sono sfinito. Voglio solo andare a casa, darle da mangiare e andarmene a dormire per sempre”

“Ne hai altri questa settimana?”

“Quattro” sospirò lui “In tutte le librerie più grandi della città”

“Lo sai, per quello che ho letto su di te.. non ne sembri molto entusiasta”. Le feste, il fascino – Richard Castle era apparentemente uno scapolo in cerca di una preda. Ma quest'uomo non pareva assolutamente come il playboy che il 'Ledger' presentava. Pareva soltanto Rick, un uomo con una figlia e molto a cui pensare.

“Abbiamo trascorso alcuni mesi difficili..” disse a bassa voce, guardando Alexis.

Kate annuì con apprensione. Ma questa volta non avrebbe curiosato. Non importava quanto si sentisse a suo agio con lui in quel momento.. non poteva chiedergli del suo divorzio o di complicate procedure legali. “Forse dovresti andare” disse lei qualche minuto dopo, dando un'occhiata al suo orologio.

Fece un breve cenno col capo. “Grazie davvero, non hai idea di quanto tu mi stia aiutando”

Kate si limitò a sorridere. “Non c'è problema. Torna quando hai finito”

“Soltanto quarantacinque minuti, lo prometto”. Lei poteva persino vederlo rimettersi la maschera da spavaldo.

Intrigante.

Non avrebbe dovuto pensarlo.

“Io sono a posto. Vai ad autografare”.

Lui le strinse il piede e poi si alzò, si passò le mani sulla giacca sistemandola e uscì a grandi passi dalla sezione per bambini. Kate lo osservò camminare, incerta su cosa pensare. Ecco quest'uomo, dipinto come il playboy tra gli scrittori di gialli; era solo un uomo normale con una figlia, che cercava di fare del suo meglio come genitore single. Il suo piede era ancora caldo nel punto in cui lui l'aveva toccata, sulla caviglia, e un sorrisetto le apparve sul volto. Non era un playboy -o almeno non era uno stronzo-, ma era.. qualcosa che non poteva definire con precisione.

Kate si strinse nelle spalle ed estrasse dalla borsa Storm Season, aprendolo sul retro della copertina per leggere la sua dedica:



A Kate,

Sorridi. Il mondo dovrebbe vederlo. E ridi, hai una risata bellissima.

Rick



Sorrise e si mordicchiò il labbro inferiore, le guance in fiamme. Avrebbe conservato quel libro per sempre. Alexis si mosse leggermente su di lei e sospirò, girando la testa. Kate voltò pagina, reimmergendosi nuovamente nella storia. Quei libri l'avevano salvata tre anni prima, quando la situazione era diventata così negativa che pensava non ne sarebbe mai uscita. Quegli omicidi che venivano risolti, che avevano una motivazione e che ottenevano giustizia.. le davano speranza.

E ora, presto, avrebbe potuto aiutare altre persone a sperare di nuovo. E aveva la figlia del suo scrittore preferito addormentata in braccio a lei. La vita era strana.

Scosse la testa e si perse nell'ultima avventura di Derrick non accorgendosi nemmeno del tempo che era passato, fino a quando un'ombra si avvicinò di nuovo a loro. Sbatté le palpebre e alzò lo sguardo, ritrovandosi faccia a faccia con Richard Castle.

Hey” mormorò lei, piegando la copertina all'interno del libro e lasciandolo scivolare rapidamente dentro la borsa.

Hey” rispose lui sorridendo “La prendo io”.

Forse dovresti svegliarla così può andare di nuovo al bagno” suggerì Kate mentre lui si chinava “Ci vorrà molto per arrivare a casa con questo traffico”. La prospettiva di ciò non la entusiasmava. Una delle parti migliori dell'essere un poliziotto era sfilare in mezzo al traffico, e non le importava quanto questo la rendesse infantile. Ma non poteva farlo per alcun motivo; aveva degli obblighi morali.

Lui annuì. “Hai ragione. Hey, Lex..” disse lentamente, accarezzando il volto della bambina “Alexis, tesoro, svegliati”

Papà?”

Hey, dormigliona..” sorrise lui, mentre lei sbatteva le palpebre e si stropicciava gli occhi.

Io e Kate stavamo leggendo una storia..” gli disse lei, la voce incerta a causa del sonno.

L'ho notato. Pronta per andare a casa?”

Devo andare al bagno..” mormorò.

Te l'avevo detto” sorrise Kate.

Rick scoppiò in una risata fragorosa. “Si, sei veramente brillante! Andiamo tesoro”. Si alzò e le tese una mano tirandola verso di sé, mentre Kate la sostenne per la schiena fino a quando non fu in piedi.

Kate si alzò a sua volta e raccolse la sua borsa, seguendoli fuori dalla sezione per bambini. Erano proprio vicino ai bagni; vide Rick dare ad Alexis una pacca sul sedere e mandarla in bagno.

Sono qui fuori, chiamami se hai bisogno”.

Si papà” sospirò Alexis.

Entrò in bagno, e lui si voltò verso Kate. “Non mi permette più di portarla nel bagno degli uomini”.

La dolce età dell'indipendenza, eh? Come fa a lavarsi le mani da sola?”. Kate cercò di immaginarselo ma non ci riuscì. Come aveva fatto lei da piccola?

Lui spalancò gli occhi. “Immagino salti sul ripiano del lavandino”. Esattamente così. E le piaceva.

Vuoi che vada a controllare?” chiese lei; perché -anche se Kate si era divertita a lottare per l'indipendenza nel lavarsi le mani- Rick non sembrava molto entusiasta all'idea.

Sospirò. “No, no. Devo lasciarle spiccare il volo, giusto?”

Se la caverà”

Lui annuì. “Raramente mi dà problemi”.

E' una bambina deliziosa, Rick” gli disse, spostando il peso da un piede all'altro.

Lui le sorrise. Un sorriso diverso, questa volta. Invece del sorriso a trentadue denti che riservava alle sue fan questo era più calmo ed esprimeva gratitudine, e lei non sapeva cosa pensare, soprattutto perché aveva un ragazzo e quelle farfalle nello stomaco non ci sarebbero dovute essere..

Grazie. Sembra più felice.. voglio dire.. quasi non ci conosciamo ma.. è solo.. questa settimana è stata particolarmente dura, ed è fantastico vederla sorridere”

Kate allungò una mano e strinse il braccio di lui. Lei cosa? “Andrà tutto bene”.

Lui sospirò e le prese la mano quando lei la lasciò cadere. “Ti ringrazio”.

Rimasero lì per un interminabile momento, fissandosi a vicenda. Kate non avrebbe potuto descrivere quello che stava succedendo, ma significava qualcosa. Quella mano era grande, calda, accogliente. Teneva la sua in modo familiare, ma non romantico. Erano solo.. due amici? Lo erano, dopotutto? Conoscenti che si prendevano cura a vicenda dei loro -o meglio, di sua- figlia? Alexis spuntò fuori dal bagno, interrompendo quella lunga serie di domande confuse.

Fatto, papà” cinguettò.

Fantastico, pumpkin” disse Rick lasciando cadere la mano di Kate per accovacciarsi. “Salta sulle mie spalle, scimmietta!”

Alexis ridacchiò e si arrampicò sulle sue spalle, ridendo quando Rick emise un grugnito e si alzò.

Non sono pesante papà!”

Se lo dici tu” sbuffò lui drammaticamente “Pronta per andare?”

Viene anche Kate?”

Kate sgranò gli occhi e l'espressione sorpresa di Rick incontrò la sua. “Io.. ah.. non lo so, tesoro”

Aveva dei piani con Will quella sera. “Non posso Alexis, ma ti ringrazio” sorrise lei. Cos'era quel senso di delusione che percepiva nello stomaco? Per cosa? Per non poter seguire quella graziosa bambina a casa e continuare a parlare con il suo misterioso padre?

Okay, ma.. presto?”

Kate spostò lo sguardo da Alexis, che era speranzosa, a Rick, che pareva confuso. “Io..”

Ecco”. Cercò qualcosa nella tasca ed estrasse due foglietti di carta e un pennarello. “Mi lasci il tuo numero e io ti lascio il mio?”

Era passata da ottenere il suo autografo ad ottenere il suo numero di telefono. La giornata aveva preso una direzione totalmente diversa da quella che lei si era immaginata. Afferrò il foglio e buttò giù il suo numero, porgendoglielo insieme al pennarello ed intascando il suo. Santo cielo.

Così possiamo invitarti a cena?” chiese Alexis felice.

Aveva il numero personale di Richard Castle e sua figlia voleva che andasse a cena da loro. E lei voleva andarci. “Si” annuì Kate sorprendendo persino sé stessa “Mi piacerebbe, Alexis”. Le sarebbe veramente piaciuto.

Una voce che ambiguamente pareva quella di Madison rideva a crepapelle dentro la sua testa.

Faremo in modo che accada allora” sorrise Rick. “Oh..” il suo sorriso svanì all'improvviso “Sono fuori tutte le sere questa settimana per firmare autografi e per i gala della stampa”

Vuoi dire che non sarai a casa per portarmi a letto?” chiese Alexis, la voce cadendo insieme al suo sorriso.

Oh, pumpkin..” sospirò Rick “Solo per qualche notte questa settimana. Ma la prossima sarò tutto tuo”

Okay papà..”

Kate sorrise ad entrambi e fu colta di sorpresa dal suono del suo cellulare. “Scusatemi” disse cercandolo nella borsa. “Pronto?”

Kate, baby! Dove sei?”

Giusto. Will. Il suo ragazzo. Dovrebbe tornare a casa da lui. “Sono ancora in libreria, sarò a casa tra poco, okay?”. Ci fu un sospiro dall'altra parte. “D'accordo. Sarà meglio che tu sia riuscita ad avere quell'autografo..”

Oh, non ne hai idea” ridacchiò lei “A dopo”. Riagganciò il telefono e alzò la testa incontrando i loro occhi. “Scusate”

Nessun problema” sorrise Rick “Quindi.. magari la settimana prossima..?”

E' perfetto” rispose lei mentre camminavano verso l'uscita della libreria.

Hai giorni di preferenza?”

Kate alzò le spalle. “Fammi sapere quando va bene per te, e vedrò cosa posso fare”. Lui aveva la bambina e lei lavorava decisamente troppo; o almeno, era quello che pensavano tutti.

Fino alla settimana prossima?” chiese Alexis impaziente, e indugiarono sulla porta.

Mi dispiace Lex” replicò il padre “Ma non è poi tanto lontano”

E' tantissimo invece..” sospirò lei “Prometti che verrai da me la settimana prossima?”

Kate annuì. Non avrebbe potuto deludere questa bambina. Non l'avrebbe sopportato. Come si poteva abbandonarla? “Te lo prometto Alexis”.

Piacere di averti incontrata, Kate Beckett” disse Rick, porgendole la mano. Lei la strinse, e le loro mani rimasero unite probabilmente più a lungo di quanto fosse socialmente accettabile. “La nostra macchina è qui fuori Alexis”.

Ciao Kate!” sorrise la bambina “E' stato un piacere conoscerti”

Anche per me Alexis” rispose Kate sorridendo a sua volta.

Altrettanto” aggiunse Rick.

A presto” disse lei. Un attimo dopo si erano lanciati sotto la pioggia. Stava piovendo?

Li guardò salire in macchina, il volto di Alexis che spuntava dal finestrino per salutarla mentre l'auto si allontanava.

Respirò profondamente. Il libro pesava dentro la sua borsa e il pezzo di carta con il suo numero premeva contro la gamba di Kate. Aveva davvero trascorso la giornata con Alexis Castle? Si, l'aveva fatto.

Lasciò la libreria e attese sotto la tenda, sorridendo mentre chiamava un taxi. Diede all'autista il suo indirizzo e si sedette sul sedile posteriore, guardando attraverso il finestrino la città che le passava accanto. Si sentiva libera da qualunque preoccupazione. Si sentiva felice per la prima volta da molto tempo. L'improvviso rimorso che sembrava sempre voler smorzare la sua felicità o la sua risata non arrivò mai. Si sentiva invece soltanto leggera e speranzosa. Era strano.

Arrivarono al suo palazzo, e pagò l'autista prima di salire le scale. Fece un cenno al portiere quando entrò e si infilò nell'ascensore, asciugandosi i capelli bagnati. Stavano diventando lunghi. Doveva forse tagliarli?

Giunse alla porta d'ingresso e la aprì, sorridendo non appena percepì l'aroma di cibo cinese che riempiva l'appartamento.

Hey” esclamò, appendendo la giacca.

Hey” la accolse Will avvicinandosi a lei con la spatola tra le mani. “Sto facendo riscaldare gli spaghetti e cucinando la mia salsa”

Mmm..” rispose lei sporgendosi per baciarlo. “Ha un profumo delizioso”

Lui alzò le spalle. “Niente di speciale” rispose con un piccolo sorriso. Gli piaceva così, a proprio agio nella sua cucina.

Lo è comunque”. Lo seguì in salotto e si fermò per estrarre Storm Season dalla borsa. Passò le dita sopra la copertina del libro. Che giornata..

Hai avuto l'autografo, quindi?” chiese Will guardandola mentre riponeva il libro sullo scaffale.

Si” rispose lei passandosi una mano sulla schiena. L'aveva fatto autografare, aveva trovato una piccola amica e incontrato un uomo che era riuscito a calmarla, che aveva placato la confusione nella sua testa..

Ci sei rimasta a lungo. Cosa ti ha trattenuta? Non mi dire che sei rimasta in fila per più di quattro ore!”. La voce di Will la riportò alla realtà. Anche lui riusciva a calmarla, ma in maniera diversa. Il suo sorriso era scherzoso e lei scosse la testa; riusciva a calmarla con i suoi sguardi e le sue labbra.

Kate alzò gli occhi al cielo e si avvicinò alla bacheca vicino alla cucina, senza la minima intenzione di venire stuzzicata. Estrasse il foglio di carta di Rick e lo appese. “L'ho conosciuto, in realtà”.

Intendi che hai avuto l'autografo?” chiese Will voltandosi di nuovo verso la salsa che cuoceva sul fornello, lanciando un'occhiata inquisitoria al foglio.

No, mi sono imbattuta in lui e sua figlia dopo essere uscita dal bagno. Anzi, lei si è imbattuta in me” si corresse Kate posando i piatti sulla tavola e cominciando ad aprire i contenitori del cibo.

Sul serio?”

Sul serio” ripeté lei con una risata di fronte alla sua espressione incredula.

Quindi.. hai incontrato questa bambina, e poi che hai fatto? Dato un'occhiata in giro?”

No, io.. heh, qui arriva la parte divertente.. diciamo che.. le ho fatto da babysitter per il pomeriggio..?”. Giusto. Si era dimenticata quanto sarebbe stato imbarazzante spiegare questo.

Doveva andare al bagno e lui doveva tornare al tavolo per autografare i libri, quindi l'ho presa io, no? Cercavo di essere gentile. E poi, lui e la sua.. Paula? Non ho idea di quale sia il suo ruolo. Ma comunque, stavano litigando per lei ed era così triste, ed era il mio giorno libero.. quindi, per dirla tutta, si è addormentata in braccio a me su una beanbag e sono rimasta lì fino alla fine”.

Già, quella spiegazione a ruota libera non le avrebbe fatto ottenere alcun punto. Doveva vincere punti? Quanto era strano? Kate si concentrò sul riso nel suo piatto, mentre Will ripensava a tutto ancora una volta. Sentire se stessa spiegarlo.. era stato davvero così strano come pensava sarebbe stato.

Fammi capire” esordì Will, guardandola da sopra la propria birra “Hai trascorso l'intera giornata con una bambina che non hai mai conosciuto prima che per caso è proprio la figlia di uno scrittore di cui dovrei probabilmente essere geloso?”

Will..” rise Kate.

Oh, andiamo. Vai a letto con i suoi libri più di quanto tu non faccia con me”

Ora, questo non è corretto” ridacchiò lei “Tu sei qui decisamente meno di loro!”

Anche lui rise. “Sul serio, Kate.. era suo il foglio che hai appeso?”

Lei annuì, all'improvviso divenuta molto più timida. “Mi hanno invitato a cena da loro la prossima settimana”.

Lui era confuso. “Cosa?”

Non è difficile da capire, Mr. FBI” scherzò lei.

Vai a cena da loro?”

Si, quindi?” chiese, trangugiando anche la seconda metà del suo egg roll. “Alexis mi ha invitata”.

Decise che non c'era nulla di strano. Era un innocuo invito di una bambina. E anche se Rick era attraente e in un certo modo affascinante, lei aveva Will e lo amava. E il tradimento, anche solo provare qualcosa per qualcun altro, non era quello che lei aveva in mente.

Alexis è la bambina?”

Si”

Non.. sto cercando di immaginarmi tu, legata così tanto ad una ragazzina in meno di un giorno, che sei persino disposta ad andare a cena a casa di un uomo qualsiasi..”

Kate roteò gli occhi. “Non è un uomo qualsiasi, Will. E' Richard Castle, e sua figlia è la creatura più dolce del pianeta”. Tra tutte le cose a cui poteva pensare..

Kate, tu non cammini nemmeno per strada guardando avanti”

Kate era adirata. Era la verità ma.. doveva proprio sollevare la questione in quel momento?

Will andiamo, non è la stessa cosa”.

Lo so. Sono solo sorpreso che tu voglia fare questo”.

Will..” sospirò lei, stanca ed irritata, e lo era sempre quando gli altri cercavano di intromettersi nei suoi problemi. Lui aveva cercato di essere diretto all'inizio, ma poi, con il tempo, avevano sviluppato questa sorta di danza e qualcosa di ciò la sfiniva sempre.

Davvero Kate. Anzi, lo vuoi sapere?” bevve un sorso e le sorrise. “E' una cosa buona”

Cosa?”. Aveva cambiato atteggiamento.

Sembra che tu stia meglio, lo sai?”

Will, il cambiamento improvviso d'umore? Non è divertente”.

Lui rise e lei si accigliò. “Niente cambiamenti d'umore, solo.. sembri più contenta oggi, Kate. Magari la bambina ti fa davvero bene”.

Kate annuì e tornò a concentrarsi sul suo piatto, troppo frustrata dalla giornata e dal suo comportamento per preoccuparsi di discutere. Anche lui non aveva lavorato tutta la settimana. E a proposito di questo.. “Hey, Will..”

Si?”

Perché mangiamo qui?”

Hmm?”

Perché stiamo mangiando qui, invece di andare fuori? Pensavo volessi uscire”. Lei alzò lo sguardo ed incontrò i suoi occhi. Oh. Oh no. Conosceva quello sguardo e non voleva vederlo, perché non prometteva nulla di buono e a lei piacevano loro due.

Kate, ho ricevuto quell'offerta oggi”.

L'hai avuta” ripeté lei piatta.

Già. Dai, Boston sarebbe magnifica, lo sai”.

Will..”

Lui posò la forchetta. “Sarebbe perfetto per te a Boston, Kate. E chi lo sa, forse ti promuoverebbero Detective anche lì”.

Will”. Lo sapeva. Sapeva che se accettato l'offerta, lei avrebbe detto di no. Lo sapeva. Ed erano lì, proprio dove lei sapeva che prima o poi sarebbero finiti. Ma aveva sperato così tanto, forse egoisticamente, che quel momento non arrivasse.

Per favore? So che hai detto che ci avresti pensato. Dimmi che l'hai fatto” la pregò lui, con gli occhi spalancati, cercando i suoi.

Kate annuì lentamente. Ma sapeva quale sarebbe stata la sua decisione sin dalla prima volta che avevano toccato l'argomento. “Ci ho pensato”.

E?”

Scosse la testa. “No, Will. Non.. io ho la mia vita qui. E sono appena entrata nel Dodicesimo Distretto. Mi piace lì. Mi piace Montgomery. E ancora.. Will, non posso”. E sua madre, e suo padre, e il totale caos che c'era nella sua vita. Non poteva alzarsi ed andarsene. Non poteva.

Kate” la implorò lui, alzandosi e muovendosi intorno al tavolo verso di lei. “Per favore. Io.. devo farlo, per la mia carriera”.

Pensavo ti piacesse il lavoro che avevi” mormorò Kate “Pensavo ti piacesse il tuo partner e New York. Perché hai bisogno di cambiare?”. Stupide, futili, egoistiche ragioni: ecco tutto quello che lei aveva.

Questa è un'enorme opportunità Kate”

Lo so” sospirò lei.

E sarebbe importantissimo per la mia carriera”

Lo so” annuì, e le mani di lui si posarono sulle sue guance “Lo so benissimo”.

Quindi devo andare. Ma Katie, potresti venire con me”.

Non posso”. E le spezzò il cuore, e anche quello di lui, giudicando dal suo tono di voce. Ma sapevano che lei non avrebbe mai accettato. Lei sperava che, essendone cosciente, avrebbe sofferto di meno. Non era successo. L'aveva colpita dritta al cuore.

Per favore, Kate?” sussurrò lui.

Lei fece un grande respiro e incontrò di nuovo i suoi occhi, che erano stati il suo rifugio per sei mesi. “No”.

Lui lasciò cadere le mani e rimase lì fermo, le ginocchia contro le gambe di lei, la testa piegata.

Questo.. è tutto?”

Potremmo tentare una relazione a distanza” mormorò Kate.

E odiarci a vicenda ancora di più per questo?”

Hai ragione”. Lo sguardo di lei percorse il suo volto, il suo torace, le sue gambe. Era l'uomo che aveva amato più di chiunque altro avesse mai incontrato. E stavano così bene insieme. Lui era accogliente e forte, e sapeva quando insistere e quando concedere spazio. E non erano perfetti, e non trascorrevano tutto il tempo insieme, ma lui c'era stato. E lei sapeva che le sarebbe mancato terribilmente una volta andato via.

Non voglio che le cose finiscano tra noi Kate”

Nemmeno io”. Posò una mano sulla sua gamba. “Nemmeno io”.

Allora?”

Non posso andarmene, Will. E non ti posso chiedere di rimanere per me”.

La prese per mano e la fece alzare, attirandola a sé. “Ti amo” sussurrò lui.

Ti amo anch'io” mormorò lei appoggiata alla sua spalla, respirando il suo profumo.

Mi mancherai da morire”.

Lo so”.

Kate, io..” si staccò da lei “Io non.. voglio che tu sappia.. che io non voglio andare, non voglio lasciarti”.

Will” sorrise lei passando una mano sui suoi capelli “Tu vuoi questo più di qualunque altra cosa, più di me. Va bene. Lo capisco. Vorrei che tu mi avessi chiesto veramente cosa intendessi fare, invece di dirmi che te ne saresti andato. Ma è così”. I suoi occhi divennero più tristi e lei si alzò sulle punte dei piedi per baciarlo dolcemente sulle labbra. Non l'avrebbe invidiato. E avrebbe fatto lo stesso se la sua carriera fosse giunta a quel bivio.

Kate” sospirò lui tirandosi indietro. Il dolore nella sua voce era troppo da sopportare.

Quando parti?” chiese lei.

Tra una settimana”.

Lei respirò profondamente ed inspirò lentamente, reprimendo le lacrime che sentiva già nei suoi occhi. “Divertiti. Mi scriverai?” chiese lei cercando di sorridere, perché non voleva rendere le cose più dolorose.

Quindi.. è finita?”. Sembrava sconfitto.

Will, io.. io non posso trascorrere una settimana così lunga, non posso darti l'addio interminabile. Facciamolo subito, okay?” mormorò lei.

Lui annuì e si sporse in avanti per baciarla, attirandola completamente contro di sé e avvolgendo le sue braccia attorno a lei. Kate sentì la tristezza e il rimorso in quel bacio, e strinse tra le mani la sua maglietta. Quando si staccarono per riprendere aria, lui appoggiò la propria fronte sulla sua.

Sei fantastica, Katherine Beckett”

Anche tu, Sorenson”. Si scambiarono un sorriso triste. Erano stati amici prima di tutto, veramente- due persone che capivano le necessità della vita al servizio degli altri e che si divertivano insieme anche dopo molte ore.

Ci terremo in contatto?”

Dipende da te. Io sarò qui” disse Kate lentamente. Lui la stava lasciando, e per quanto lei cercasse di accettarlo, faceva male.

Kate..”

No, Will. Non sono.. non sono arrabbiata”. Era una menzogna?

Lo prometti?”

No. “Si”.

Lui fece un profondo respiro. “Dovrei.. dovrei andare. Mi spedisci le mie cose?”

Si..” annuì lei, mentre lui faceva un passo indietro e infilava una mano in tasca. Ne estrasse il suo portachiavi e entrambi osservarono le sue dita togliere la chiave.

Lei tese la mano e lui gliela porse.

Pareva pesante sul palmo della sua mano.

Aveva pensato, stupidamente, che forse lui l'avrebbe tenuta per sempre.

Ci vediamo allora”.

Sarò qui” sussurrò lei, e sentì il dolore nei suoi occhi diventare sempre più forte.

Lui afferrò la sua giacca e andò verso la porta.

Ciao Kate”

Ciao Will”.

E se ne andò. La porta si chiuse e lei rimase lì da sola in cucina, ferma, a fissarla.


--Note dell'autore (FanficwriterGHC)---

Link della storia in lingua originale:  http://www.fanfiction.net/s/7176396/1/

Questo autore è straniero e a gestire questo account è la persona che traduce le sue storie.
L'indirizzo email della traduttrice è
 sara.bresciani@aol.com
Se vuoi pubblicare su questo sito una traduzione di questo autore, e hai il suo permesso, inviami almeno il primo capitolo della traduzione completa (nel caso di fanfic one-shot, tutta la one-shot tradotta). Allora ti fornirò la password per accedere a questo account'

--Note della traduttrice (SaraIzzie)---

Eccomi con il secondo capitolo, spero la traduzione vi sia piaciuta! E, per quelli di voi che leggono questa storia per la prima volta, ovviamente spero di essere all'altezza delle aspettative :)
Devo dire che, nonostante io abbia vissuto per un anno intero negli States, molte espressioni risultano comunque parecchio difficili da rendere in italiano, e richiedono una buona dose di pazienza e creatività, ovviamente senza storpiare il significato originale della frase.
Il terzo capitolo è già in fase di traduzione; questa settimana sarà un po' impegnativa quindi non sono sicura di riuscire a postarlo nel prossimo weekend, ma sicuramente lo avrete entro un paio di settimane!
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito e come al solito fatemi sapere cosa ne pensate ;)
Bye guys!

Sara


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Capitolo 3
*** CHAPTER 3 ***


CHAPTER 3:



“No Madison, mi dispiace”

“Ti dispiace!? Ti dispiace?! Kate, mi hai lasciata sola per quasi mezz'ora e poi all'improvviso ti trovo dietro al tavolo a fare la carina con sua figlia?! Aggiornami. Non m'importa che tu non abbia chiamato, solo.. santo cielo Becks, aggiornami!”

Kate si lasciò cadere sul divano e abbracciò un cuscino. Era rimasta immobile in cucina per molto tempo dopo che Will se n'era andato, e si era mossa solo quando aveva notato che il suo cellulare vibrava. Aveva ricevuto dieci messaggi da Madison. Così si era fatta forza e l'aveva richiamata; le sue orecchie se ne stavano pentendo amaramente, così come il suo fragile stato emotivo. Era abituata alle delusioni; dopo aver perso sua madre, il resto non pareva poi così male. Ma lui aveva significato molto per lei.

“Okay, uhm..” si passò una mano sul volto, il ricordo della giornata in quel momento era confuso. “Mi sono scontrata con Alexis, la bambina, fuori dai bagni. E poi Rick era.. lì.. abbiamo chiacchierato per un po'..”

“Aspetta.. Rick?”

Kate arrossì. Giusto, riguardo a quello.. “Quello viene dopo ma.. si, ci chiamiamo per nome”.

“Ho così tante domande! Così tante!”

Kate alzò gli occhi al cielo. “Vuoi farle tutte ora, o ascoltare prima tutta la storia?”

Tutta la storia. Vai avanti, per favore”.

“Okay, dunque.. stiamo chiacchierando e la guardia della fila gli sta lanciando un'occhiataccia indicando l'orologio quando Alexis dice che ha bisogno di andare al bagno”

“Tempismo perfetto”

Hey” rise Kate “Ha solo sette anni. Solo”.

“Quanto sei legata a questa bambina?”

Kate arrossì di nuovo, ma Madison non poteva vederla. Kate non aveva una risposta adatta nemmeno a questo, non si era mai sentita tanto a suo agio con qualcuno fin dal primo momento. “Comunque.. mi sono offerta di accompagnarla al bagno, così lui sarebbe potuto tornare al tavolo”.

“E te l'ha permesso?”

Il distintivo aiuta. Anche se dovremo parlare di questo”. Si mordicchiò il labbro. Forse non era sempre così confidente; sembrava un bravo padre. Ma ripensandoci.. chi manda il proprio figlio in bagno con una donna sconosciuta? Ma ancora..

Okay, paranoid Polly. Più sicurezza dopo, più chiacchiere ora” intervenne Madison interrompendo i suoi pensieri.

Kate rise. “Ecco.. io e Alexis abbiamo parlato. Le piacciono le mie scarpe, vorrebbe essere alta come me.. poi siamo tornati al tavolo passando dal retro, più o meno quando sei arrivata tu”.

“Wow, Becks. Hai avuto la giornata da sogno..! Ti ha autografato il libro?”

Oh, si. L'ha fatto prima che portassi Alexis in bagno”. E poi le aveva sorriso e scritto il messaggio più bello..

“Carino da parte sua”

Kate sorrise. “Ha detto che era il minimo che potesse fare per non aver urlato contro sua figlia”.

“Sembra che lui ti piaccia, e anche sua figlia”.

“La bambina è adorabile, e Rick.. è interessante”. Non stava più con Will. Lui poteva essere attraente ed affascinante; ma lei non era ancora pronta. Cavolo, non era nemmeno pronta a piangere per il fatto di essere di nuovo sola.

“Quindi, dopo averla riportata indietro, cosa ti ha impedito di contattarmi per un'ora?”. Il tono di Madison era accusatorio, ma Kate poteva percepire anche il suo stupore.

“Ecco, Paula.. la sua.. non so di preciso cosa faccia. Ma questa donna con l'accento nasale comincia a stroncarlo per avere portato Alexis all'evento che aveva programmato proprio dopo il loro volo di ritorno dalla California. E Alexis è sul punto di sprofondare nella sedia, sembra così piccola e ferita e io..”

“Becks, che hai fatto?”

Mi sono offerta di leggerle qualcosa per le tre ore seguenti?” disse lei con tono innocente. E tre, due, uno..

Hai fatto cosa!?”. Kate dovette staccare il telefono dall'orecchio.

“Madison” brontolò lei “Un po' di rispetto per le mie orecchie, per favore”

“Scusa. Cosa? Hai fatto cosa!?” strillò attraverso il telefono, con più calma, ma non con meno entusiasmo della volta in cui Kate aveva dato il suo primo bacio durante il primo anno di liceo.

Sono andata a leggere con una bambina triste che è appena tornata dalla California dove hanno avuto una visita intensa, e da quello che ho capito, con sua madre, che non è più sposata con il padre” disse lei con calma. Aveva fatto un bel gesto, e le aveva fatto bene.

“Katie.. sul serio?”

“Non è stato un problema. Ho.. è stato divertente, Maddy. Lei è veramente adorabile e io.. ero felice? Non riesco davvero a spiegarlo”

Sentì Madison trascinarsi verso l'altro lato del divano e mettersi comoda.

“Okay. Quindi hai letto con la bambina.. per tre ore? Davvero?”

“Si è addormentata dopo la prima, quando ti ho scritto il messaggio” raccontò lei.

“Sei rimasta seduta con la bambina in braccio per due ore?”

“Ho chiacchierato con Rick per un po', mentre era in pausa, e poi mi sono messa a leggere”

“Comoda nella sezione per bambini eh?”

Kate scosse la testa. “E' stato bello. Non stroncarmi”. Non voleva essere presa in giro per quel pomeriggio. Aver rotto con Will certamente aveva smorzato la felicità provata nella libreria, ma era ancora lì da qualche parte, e non aveva intenzione di rovinare quel ricordo.

“Non ti sto stroncando Becks”. Poteva praticamente sentire il sorriso di Maddy nella sua voce. “E com'è andata a finire? L'avrai lasciata andare prima o poi, a meno che tu non l'abbia portata via con te. Cosa che dubito, dato che sei così dedita alla giustizia..”

Kate rise. “Grazie. L'ho restituita. E' andata al bagno mentre io e Rick chiacchieravamo e poi.. uhm.. lui mi ha dato il suo numero e io gli ho dato il mio. Ceniamo insieme la prossima settimana”. Non credeva proprio che la voce di Madison potesse essere più acuta di quello che era.

“Hai un appuntamento con Richard Castle!?”. Allontanò il cellulare dall'orecchio. Era totalmente fuori strada.

“Madison! Abbassa il volume, diamine!”

“Scusa. Ma.. sul serio?”

“Non ho un appuntamento, Madison. Mi hanno invitato a cena da loro- lui e l'adorabile bambina con cui ho trascorso la giornata”. Era solo una cena, non un appuntamento. Non c'era nulla di squallido in tutto ciò. E se avesse continuato a ripeterselo, sarebbe andato tutto bene. A quel punto, le sue emozioni non sapevano comunque come comportarsi, e la prospettiva di una tranquilla e platonica cena era stranamente confortante.

“Oh, quindi giocherai all'allegra famigliola”.

“Madison” la ammonì lei.

“Come la prenderà Will?”

Kate sentì il proprio sorriso svanire; si stava allontanando dalla felicità per avvicinarsi alla depressione. “Non importa più” disse con calma.

“Oh, Kate. Non dirmi che..?”

“Ha avuto l'offerta”.

“E ci andrà”.

Kate annuì ed esalò un breve respiro. “Già”.

“E tu no”.

“No” sospirò lei. Non voleva piangere per lui. Erano stati benissimo insieme e avrebbe dovuto essere felice. Piangere non l'avrebbe fatto tornare: l'avrebbe solo sconvolta di più. Anche se il suo terapista l'aveva rimproverata riguardo al fatto di tenersi tutto dentro, diceva che prima o poi le sarebbe venuta un'ulcera. Ma stava bene. Aveva persino cenato..

“Stai bene?” chiese Madison un minuto dopo con tono leggero e preoccupato.

“No, ma.. lo sarò. Supererò questo momento”. L'aveva sempre fatto.

“Vuoi che venga lì? Che ti porti qualcosa da bere? Che faccia una bambola voodoo?”

Kate rise. “No, io.. farò un bagno e poi me ne andrò a dormire, andrò al lavoro.. passerà”.

“Kate, non si tratta di un raffreddore”.

“Lo so!”. Respirò profondamente cercando di controllare la voce. “Lo so, Maddy. Ma non posso fargli cambiare idea, e io non ho intenzione di andarmene da qui. Quindi..”

“Già. Mi dispiace tesoro. E tutto questo dopo una giornata così particolare..”

“Vero?” Kate ridacchiò debolmente “Ti chiamo questa settimana?”

“Va bene. Fammi sapere se hai bisogno di qualunque cosa”

“Sto bene Maddy. Grazie per essere venuta con me oggi”.

Madison scoppiò in una risata: “Non è servito ad un bel niente. Ma sono contenta che tu li abbia incontrati, sembravi felice parlando di loro”.

Kate alzò le spalle. “Sono simpatici, vedremo”. Sperava di potersi sentire bene come si era sentita uscendo dalla libreria, quando li avrebbe rivisti la volta successiva. Era stato bello e relativamente strano camminare senza preoccupazioni, anche se per i soli venti minuti del tragitto verso casa.

“Beh, ora sei single. Dovresti approfittarne”.

Kate rise. “Uh, no. Questa cosa riguarda la figlia, non il padre”. Rick era una parte di ciò, ma era Alexis quella che voleva vedere, e Alexis era colei che voleva vederla.

“Lui è molto attraente però”.

“Lo è, ma ora? Penso che abbia bisogno di un'amica, non di una ragazza. Non è molto entusiasta riguardo alla faccenda della madre”. Ricordava la sua espressione stanca e il modo in cui guardava la figlia; pensava che non fosse un uomo pronto per una relazione in quel momento, e certamente nemmeno lei lo era.

Madison sospirò. “Qualche volta sei troppo perspicace per il tuo bene, Becks”.

“E' così che si diventa Detective” ridacchiò Kate “Ti devo lasciare. Buona serata Mads”

“Okay, anche a te. E fatti un bicchiere di vino, o qualcosa..”

“Buonanotte”

“'Notte anche a te, tesoro”.

Riattaccarono, e Kate lasciò cadere il cellulare sul divano. Si guardò intorno, un po' intontita. Dopo un po' si alzò in piedi e andò a pulire i piatti che avevano lasciato sul tavolo, gettando via tutto. Non voleva mangiare avanzi di quella cena. Versò il vino e il resto della birra nel lavabo. Non aveva problemi a bere, non era preoccupata che potesse diventare come suo padre, ma si rifiutarla di usarlo come un mezzo per rifugiarsi dai propri sentimenti. Quello era pericoloso.

Si diresse in camera e poi in bagno.

Poteva entrare nella vasca. Ma poi sarebbe rimasta lì ferma nell'acqua calda, a bere, e avrebbe ricordato i bagni che aveva fatto con Will e come lui amasse la sua vasca da bagno..

Si levò i vestiti ed aprì l'acqua nella doccia, si struccò e si lavò i denti. La doccia era veloce, sarebbe stata pronta per il lavoro il giorno seguente. Dieci minuti dopo aveva finito e in quindici minuti era già a letto, con la mente che lavorava febbrile ma allo stesso tempo vuota.

Passò molto tempo prima che riuscisse ad addormentarsi, l'altro lato del letto era freddo. Sarebbe rimasto freddo per un po'. Il giorno dopo, forse, avrebbe provato a dormire nel mezzo.

(…)

“Siamo i più fortunati!” brontolò Esposito “Immersi nei cassonetti per l'immondizia, cercando gioielli..”

“Sii felice che siamo nei cassonetti e non nelle fognature” replicò Kate guardandolo mentre si asciugava il sudore dalla fronte con la manica della giacca, le guance scure di un forte colorito rosa per il clima rigido e per il calore provocato dal rovistare in un maleodorante, stretto bidone della spazzatura.

Esposito si era unito a loro circa sei mesi dopo di lei, trasferito dal 54esimo distretto. Era bravo nel suo lavoro e talvolta lei lo trovava divertente. Non erano migliori amici ma andavano d'accordo tanto quanto due poliziotti costretti a lavorare insieme.

“Come vuoi tu, ma ad ogni modo.. cavolo, non vedo l'ora di diventare Detective e non fare più tutto questo..”.

“Hai ancora tre anni davanti” sbuffò Kate “E non puoi essere certo che non lo farai anche allora”. La cosa non la infastidiva particolarmente; erano abbastanza coperti per restare liberi dai germi, e forse il loro noioso lavoro sarebbe diventato la chiave per risolvere il caso. Kate viveva di quei momenti. Facevano in modo che ne valesse la pena.

“Sarò felice di guardarti fare il tirapiedi per una volta, allora” sogghignò lui “Solo due anni per te”.

“Lo so”. Due anni a rovistare nella spazzatura, ma sarebbe valso a qualcosa.

“Ma..” sospirò e spostò un'altra borsa “Fino a quel giorno, eccoci qui..”

“...a rovistare nei cassonetti dell'immondizia” concluse lei “Non è poi così lontano, no?”

Lui tolse una buccia di banana dalla giacca. “Se lo dici tu, Becks”

“Non chiamarmi Becks, Espo”.

“Non chiamarmi Espo”.

Kate alzò gli occhi al cielo alle loro stravaganze, e continuò a rovistare. “Ho trovato qualcosa” esclamò, frugando in una borsa che sembrava essere stata infilata a forza nella spazzatura invece che gettata lì. Il luccichio di una catena metallica aveva attirato la sua attenzione; infilò una mano ricoperta dal guanto all'interno della borsa di plastica, rifiutandosi di pensare alla viscida sostanza che le era colata sul dorso della mano sinistra.

Le sue dita si chiusero attorno alla catenella di metallo e la estrasse dalla borsa trattenendo il respiro. Qualsiasi cosa fosse, quella sostanza marrone e fangosa stava marcendo e aveva un pessimo odore. Velocemente infilò la collana in una delle buste degli indizi e consegnò il resto ad un altro poliziotto, Karpowski, che lo portò via. Poi saltò fuori dal cassonetto, respirò per un attimo la fresca e rigenerante aria d'autunno e rapidamente si tolse i guanti, stando attenta a non toccare il sinistro.

“Bel lavoro” sorrise Esposito “Sempre tu, eh?”

“Devi mostrare le tue migliori attitudini” ammiccò Kate.

“Piantala” borbottò lui saltando fuori a sua volta e avvicinandosi a lei. Si levò i guanti ed entrambi li gettarono nel cestino dei rifiuti mentre tornavano alla macchina.

“Com'è stato il tuo giorno libero?”

“Piacevole. Il tuo?”

“Come al solito” rispose lui alzando le spalle “Ho incontrato una ragazza”.

“E non è scappata?”. Esposito era conosciuto per il suo atteggiamento 'amale-e-lasciale', anche se lei era abbastanza sicura che lui le facesse divertire prima di sparire. Non provava nulla di più che semplice affetto familiare per quell'uomo, ma aveva un bel fisico. E alcune donne adoravano il suo “latin lovin'”, come l'aveva definito lui qualche giorno prima.

“Abbi fede Beckett” sbuffò lui “Le ho preparato la colazione”.

“E cosa le hai preparato?”

“Pancakes”

“Ah..”. Kate rise mentre entravano nella macchina “Quindi, bell'appuntamento?”. Aveva imparato molto riguardo alla visione degli uomini sul sesso e su ciò che accadeva dopo. E i pancakes erano sempre segno di una buona notte.

“Meglio del tuo bagno con libro” ghignò lui.

Kate sorrise. Non parlava della sua vita privata al Distretto. Era troppo complicato, e quel posto era comunque pieno di uomini. “A ognuno il suo, Espo”

“Non chiamarmi Espo”.

(…)

Il resto della settimana passò in fretta, con enorme sollievo di Kate. Avevano avuto a che fare con tre omicidi che li avevano impegnati a correre sulla scena del crimine e fare il solito noioso lavoro. A Kate non importava, ma Esposito si lamentava abbastanza spesso. Era in un certo senso calmante.. frugare nei cassonetti, cercare indizi, essere parte della squadra. La letteratura russa sembrava ormai lontana quando lei pensava alla sua vita in quel momento.

Il suo cellulare squillò proprio mentre usciva dal Distretto la sera del sabato, avvolgendosi la sciarpa intorno al collo. “Beckett” rispose.

Kate?”

Sono io. Chi parla?” chiese Kate entrando in macchina.

Rick Castle”

Oh, Rick.. ciao” rispose Kate lentamente, senza prendersi la briga di mettere in moto la macchina. “Come.. come stai?”. Perfetto, balbettare era fantastico. Andiamo.. era soltanto un uomo.

“Bene. Sono appena tornato da un evento stampa e ho una bambina molto ansiosa qui con me che non desidera altro che invitarti a cena”

Kate rise e sentì Alexis esclamare “Si!” in sottofondo. La sua risposta fu immediata. “Mi farebbe molto piacere. Quando?”

“I tuoi giorni liberi sono sempre di martedì?” chiese lui.

“Lo sono”

“Quindi.. che ne dici di lunedì sera?”

“Va bene, si”. Pareva un bel modo di cominciare la sua giornata libera. E dopo quella settimana infernale avrebbe accolto qualunque momento di tregua i Castle le avrebbero potuto dare. Sperava che fosse un momento di tregua.

“Sei a casa ora?”

“In verità sto tornando a casa dal lavoro” rispose lei sistemandosi sul sedile e dimenandosi per cercare di trovare la posizione più comoda. Qualche volta c'era una molla che le premeva contro la schiena: avrebbe dovuto cercare di aggiustarla prima o poi.

“Sono le sette di sabato sera” le disse lui, come se lei non lo sapesse.

“Alcuni di noi hanno un vero lavoro, signor Castle” lo provocò lei.

Lo sentì ridere dall'altra parte del telefono. “Oh. Ouch, Detective Beckett. Mi hai ferito”.

“Puoi piangere quanto vuoi”. E questa da dove le era uscita?

“Potrei. Kate è cattiva” sussurrò ad Alexis.

“Non dirle così!” obbiettò Kate, ridendo quando udì Alexis esclamare: “No che non lo è!”

“Ottimo. Ho la sensazione che non vincerò mai con voi due intorno”

“Molto probabilmente” sorrise Kate “Perciò.. lunedì? A che ora?”

“A che ora esci dal lavoro?”

Beh, non sono obbligata a rimanere dopo le cinque” ammise. Non c'era nulla di sbagliato nel lavorare sodo. Tutto ciò che aveva affrontato per arrivare a quel punto avrebbe impressionato per quanto era inusuale, ma lei non era mai stata brava ad accettare suggerimenti sul fare le cose con calma.

“Ma di solito lo fai?”

Kate alzò le spalle. Era la cosa su cui tutti la prendevano in giro, ma era anche la ragione per cui Montgomery aveva già deciso di farla salire di grado. “Si, ma posso fare un'eccezione per questa volta”.

“Se non è un problema, intorno alle cinque e trenta?”

“Buona idea, Rick” disse lei, cercando di trattenere un piccolo sorriso.

“Fantastico!”. Poteva percepire il suo entusiasmo. “Lo dirò ad Alexis. Aspetta, aspetta..”. Ci fu un'indistinta conversazione dall'altra parte. “Può salutarti?”

“Certamente” rise Kate.

“Ciao Kate!”

“Ciao Alexis! Come stai?”

“Bene, e tu?”

“Anche io tesoro. Stai passando un buon weekend?”. Al telefono sembrava così adorabile ed entusiasta come lei l'aveva conosciuta, e Kate realizzò che la sua voce aveva la capacità di scrollare via la tensione dalle sue spalle.

“Si! Papà ha detto che domani andiamo al museo!”

“Sembra divertente”. Da quanto tempo non andava in un museo per qualcosa che non fosse un omicidio o inseguire un sospettato.

“Puoi venire?”

Kate sbatté le palpebre. “Oh, no. Tesoro mi dispiace, ma devo lavorare” Tesoro?

“Oh, okay..”

“Ma verrò per cena lunedì. Mancano solo due giorni” la rassicurò velocemente. Quanto era coinvolta esattamente?

“Evviva! Okay, papà rivuole il telefono. A presto?”

“A presto” rispose Kate.

Ci fu ancora movimento dall'altra parte. “Hey, perdonala. Tu le piaci”

“E' reciproco. Mi dispiace di non farcela, il museo sarebbe divertente”. Il museo sarebbe divertente?

“Devi lavorare, al tuo vero lavoro. Ho capito” disse lui con un falso sospiro.

“Hey! Non vale! Ora tu sei cattivo” rise lei.

“Tutto è lecito. Tu l'hai fatto prima”.

“Non ho intenzione di cominciare una discussione sul 'no, non l'ho fatto' con te, Rick Castle” affermò lei, anche se la cosa suonava decisamente divertente.

“Allora sei una donna intelligente. Ho fatto molta pratica con questa che è qui con me”

Kate rise nuovamente. “Ne sono certa. Ma sfortunatamente devo tornare a casa, i ragazzi mi stanno fissando” aggiunse, realizzando che la sua pausa prolungata sul marciapiede era destinata ad attirare attenzioni indesiderate. Una volta resosi conto che non sarebbero riusciti a portarla fuori a cena, e che nessun incitamento l'avrebbe portata a letto, gli uomini del Dodicesimo Distretto avevano cominciato a guardarla con interesse. Lei voleva esserne lusingata, ma ogni volta finiva solo per esserne irritata.

“Cosa?”

“Sono nella mia macchina”. Alzò lo sguardo verso il Dodicesimo ed era abbastanza sicura che la squadra notturna la stesse osservando dalla finestra. Che razza di ficcanaso. “E tutti mi stanno guardando. Di solito parto a tutta velocità. Sto creando un'immagine abbastanza curiosa”.

“Il Distretto è tipo una boccia per pesci rossi?”

“Per me? Si, sfortunatamente. Ma.. ci.. ci vediamo lunedì?” annaspò lei cercando le parole.

“Si. Oh, aspetta. Hai bisogno del mio indirizzo”

“Già” annuì lei afferrando la piccola agenda che teneva per gli indirizzi. “Dimmi”

“425 Broome Street in SoHo. Appartamento 504”

“Okay. Ci vediamo lunedì alle cinque e trenta, allora” disse Kate mentre scriveva l'indirizzo. Il suo appartamento doveva essere favoloso, certamente quella era una parte molto bella della città.

“Non vediamo l'ora” rispose lui “Passa una buona serata, Kate”

“Anche tu. Salutami Alexis?”. Da dove veniva questo? Che cosa le aveva ricordato di salutare anche la figlia?

“Sarà fatto”

“Ciao, Rick”

“Ciao, Kate”

Riagganciò e rimase lì seduta per un momento, cercando di trovare una spiegazione, prima di ricordarsi che la stavano osservando. Alzò gli occhi al cielo e si inserì nel traffico.

Stava per andare a cena a casa di Richard Castle. Aveva chiamato sua figlia 'tesoro' e aveva battibeccato con lui. E, se non andava errando, si sarebbe divertita con loro. Che diavolo stava succedendo?

Tornò al suo condominio e parcheggiò. Si strinse nella giacca contro il freddo del vento di fine novembre e si affrettò ad entrare, facendo un cenno a Barry mentre passava. Lui aveva sempre un sorriso per lei. Non poteva lamentarsi; c'erano stati giorni in cui quel sorriso l'aveva trattenuta dal piangere mentre saliva con l'ascensore.

Il suo appartamento era freddo. Non avrebbero acceso il riscaldamento finché non avrebbe cominciato a fare freddo, uno degli infiniti vantaggi del vivere a Manhattan. Si tolse la giacca ed estrasse dalla fondina la pistola mettendola nel cassetto, come sempre. Poi entrò in camera e si cambiò, infilandosi i pantaloni della tuta e la sua felpa -decisamente troppo grande- dell'NYPD. Andò in salotto e si guardò intorno.

Aveva messo in uno scatolone le cose di Will e le aveva spedite il giorno prima; ora i tavoli sembravano vuoti, così come gli scaffali. E nemmeno aveva poi così tante cose. Sospirò e aprì il frigorifero. Vuoto. Fantastico.

Aveva due opzioni: andare al supermercato o mangiare popcorn per cena. Si accigliò mentre si guardava intorno. Non doveva mangiare popcorn per cena. Non era più accettabile. Erano tutti felici di vederla mettere su un po' di peso ed essere più sana; non voleva davvero tornare a fare test settimanali con il medico del Distretto ed essere assillata quotidianamente dai suoi superiori. Si trovava bene nella Omicidi e non aveva bisogno di tornare esattamente come ai tempi dell'addestramento, quando le cose erano state terribili. Estremamente terribili.

Il supermercato era appena lungo la strada, poteva andarci anche vestita così. Si infilò un paio di scarpe, afferrò le chiavi e il portafogli ed uscì. La camminata fu breve, ed era riuscita a guardare avanti come una persona normale anche dopo aver attraversato due vicoli. Poteva farcela. Le stava per venire il torcicollo, ma riuscì a controllarsi.

Comprò insalata e verdure, patate e qualche pacchetto di pollo e pesce. Avrebbe fatto qualcosa di fritto a casa, cucinato qualche pasto semplice, cercato di mangiare come un essere umano invece che essere un sistema di smaltimento rifiuti. Comprò addirittura del gelato, solo per sfizio. Poteva farcela. Poteva farcela da sola. Quella fitta nello stomaco che la colpiva ogni volta che pensava a Will si fece risentire. Cercò di non pensarci e pagò, sorridendo alla cassiera. Lei sorrise a sua volta.

Kate tornò a casa, mantenendo lo sguardo costantemente fisso davanti a sé tutto il tempo. Finalmente riuscì ad arrivare all'ascensore e sospirò. Non avrebbe richiesto poi così tanta fatica. Ma il suo terapista non aveva detto il contrario? Trauma. Quella parola orribile che lei odiava. Aveva avuto un trauma, e superarlo non avrebbe richiesto solo sei mesi, o forse pochi anni. Sarebbe dovuto passare molto tempo prima di poter ritenere la sua vita di nuovo normale.

Normale come poteva esserlo quella di una poliziotta ventitreenne. Sbuffò. Già. Una vita normale non era esattamente quella che aveva scelto, no?






--Note dell'autore (FanficwriterGHC)---

Link della storia in lingua originale:  http://www.fanfiction.net/s/7176396/1/

Questo autore è straniero e a gestire questo account è la persona che traduce le sue storie.
L'indirizzo email della traduttrice è
 sara.bresciani@aol.com
Se vuoi pubblicare su questo sito una traduzione di questo autore, e hai il suo permesso, inviami almeno il primo capitolo della traduzione completa (nel caso di fanfic one-shot, tutta la one-shot tradotta). Allora ti fornirò la password per accedere a questo account'

--Note della traduttrice (SaraIzzie)---

Ehilà! Perdonate l'enorme ritardo, sono stata molto impegnata ultimamente! Non ho molto da dire, se non che spero, come sempre, che la storia vi piaccia e che la traduzione sia di vostro gradimento :)
Grazie a tutti per aver recensito!
Alla prossima!

Sara





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Capitolo 4
*** CHAPTER 4 ***


CHAPTER 4:

 

Il lunedì era stato infernale. Un doppio omicidio e due sospettati molto combattivi avevano dato vita ad una giornata decisamente tumultuosa e una grande quantità di scartoffie da riempire. Kate lanciò un'occhiata all'orologio, la testa abbandonata nella mano sinistra, la penna chiusa nella mano destra contratta, e sospirò. Erano le cinque e dieci del pomeriggio. Doveva andarsene. Guardò i documenti sulla sua scrivania e si strinse nelle spalle. Li avrebbe finiti il mercoledì; erano tutti rapporti personali, non quelli dipartimentali che dovevano essere pronti per il giorno dopo.

Cominciò a riordinare la scrivania, ed Esposito si sporse di lato. “Che succede? Katherine Beckett che stacca prima delle sei?”

“Posso farlo, Esposito” borbottò lei “Sai, alcuni di noi hanno una vita sociale”. Ficcanaso, sconsiderato idiota.

“Oh, lo so”. La guardò di traverso, e Kate scosse la testa. “Non sapevo che tu ne avessi una, però”

“Non sai molte cose di me, Esposito” replicò Kate alzandosi e indossando la giacca “Ci vediamo mercoledì”.

Kate si allontanò dalla scrivania, salutando i Detective radunati intorno alla lavagna degli omicidi. Dirigendosi verso l'ascensore passò accanto ad Egrin e si scambiarono uno sguardo amichevole. Era un bravo ragazzo- il suo cambio nel turno di notte. Se era di buonumore e la notte non impegnativa, poteva persino finire di compilare qualche documento per lei. Lo facevano l'uno per l'altra, a volte.

L'ascensore scese fino al garage e Kate entrò in macchina, cercando l'indirizzo. Il traffico era intenso e ci impiegò venti minuti buoni per raggiungere SoHo, dimenandosi nervosamente per tutto il tragitto. Era entusiasta ma anche nervosa, e si sentì sciocca per la prima cosa, e ridicola per la seconda. Ma il traffico stava mettendo alla prova la sua concentrazione, e si arrese felicemente ad una guida vigile e noncurante.

Quando finalmente ebbe raggiunto il suo isolato e trovato un parcheggio (uno dei benefici del guidare la sua Crown Vic), si tolse la divisa dell'NYPD ed indossò una leggera giacca scura sopra la sua maglietta grigia. Non era perfetta, ma era comunque meglio che presentarsi in uniforme.

Uscì dalla macchina ed entrò nell'edificio. Nessuno la guardò due volte mentre entrava. Era davvero così negligente in fatto di sicurezza? Oh, no, il portiere sapeva chi fosse; le aveva sorriso fatto un cenno con il capo. Rick doveva averglielo detto. Essere riconosciuta da persone che non aveva mai visto prima era strano. Entrò nell'ascensore e scosse la testa. Era stravagante- dorato e ricoperto di specchi. L'intero edificio sapeva di sobria, raffinata ricchezza.

Si fermò al quinto piano e si guardò intorno, vedendo il numero 504 qualche porta più in là. Si avvicinò e respirò profondamente. Stava davvero per cenare con Richard Castle e sua figlia? Ci fu un vocio all'interno e le risate di una ragazzina. Una volta sua madre le aveva accennato al fatto che i bambini spesso potevano illuminare l’oscurità; mentre stava lì in piedi e sorrideva alle risate di Alexis, Kate pensò che forse aveva capito cosa ciò significasse, almeno in parte.

Bussò.

“Vado io!”

Udì lo scivolare di piedi, poi la porta si aprì, rivelando il volto radioso di Alexis. “Ciao Kate!”

“Ciao Alexis” sorrise lei lasciandosi trascinare dentro l'appartamento. “Come stai?”

“Bene!” rispose Alexis eccitata “Mangiamo la pizza!”

Stava saltellando su e giù, con i jeans che frusciavano intorno alle piccole gambe. Kate era stata talmente attenta alla bambina da non essersi nemmeno guardata intorno.

“E' perfetto!” le rispose, e Rick si avvicinò per accoglierla.

“Ciao” disse lei alzando lo sguardo verso di lui.

“Ciao. Grazie per essere venuta” disse lui, sorridendo dolcemente. Era rilassato; indossava un paio di jeans e una camicia blu sbottonata che faceva risaltare i suoi occhi. Richard Castle nel suo habitat naturale.

“Sono felice di essere qui..”. Spostò il peso da una gamba all'altra, e realizzò che portava ancora con sé la pistola. “Uhm..”

“Alexis, tesoro, potresti portare l'insalata sul tavolo?” suggerì Rick.

“Certo papà!”. E scivolò via.

“Qualcosa non va?”

Kate gli rivolse un sorriso di gratitudine. “Ho ancora addosso la pistola, e.. dove dovrei metterla? Non posso lasciarla in macchina”. Fra tutte le cose più stupide che avesse potuto fare, aveva portato una pistola in una casa dove c'era una bambina. Come aveva fatto a non pensarci? Era un poliziotto. Avrebbe dovuto essere un'esperta in fatto di sicurezza. Sicuramente doveva avere pensato..

“Fantastico” sorrise lui.

“Scusa?”. Cosa?

“Voglio dire.. uhm.. bambina. Figlia. Sicurezza. Pistola. Giusto! Vieni con me”. Nonostante tutto lei rise e lo seguì attraverso l'ampio salotto. Un enorme divano nero in pelle occupava il centro della stanza, ricoperto di cuscini dai colori vivaci. Due poltrone erano disposte ai lati del tavolo da caffè, e i muri erano interamente ricoperti da scaffali. E lei aveva persino pensato che i suoi genitori avessero molti libri! Evidentemente si era sbagliata.

“Torniamo subito, pumpkin” disse Rick ad Alexis, facendo cenno a Kate di seguirlo attraverso una porta, verso quello che sembrava essere uno studio.

“Okay!” rispose tranquillamente Alexis.

Lui chiuse la porta e la guidò verso un altro scaffale gigantesco, dove si inginocchiò e aprì una cassaforte. “La tieni per sicurezza?”

“Sempre, quando non sono in servizio” replicò lei, estraendola dalla fondina e passandogliela insieme al distintivo. “Ti ringrazio. Non ci ho pensato, di solito non faccio caso al fatto di averla addosso”.

“Non c'è problema” disse lui, e ripose gli oggetti all'interno della cassetta.

L'ufficio era bello quanto il salotto. Copertine autografate dei suoi libri erano disposte lungo il cassettone che ricopriva il muro in fondo all'ufficio, sopra il quale vi era l'immagine di un'interminabile scala a spirale. La stanza era di buon gusto, con le stesse poltrone nere che c'erano in salotto e una grande scrivania di mogano al centro, adornato con tutti i gingilli possibili e il suo computer.

Santo cielo. Era nell'ufficio di Richard Castle, dove scriveva i suoi libri..!

“Penso sia grandioso!”

Lo fissò per un attimo e lui le indicò la cassetta di sicurezza, distogliendola dalla sua meraviglia per il luogo e perché fosse lì. “Ti piacerà il fatto che lavoro nelle forze di polizia, non è vero?”

Piacerà? Ho appena messo via una pistola per sicurezza. E' grandioso”

“Quanti anni hai, dodici..?!” rise lei divertita.

“A volte” rispose lui alzando le spalle “Ora usciamo di qui, prima che il sale diventi il principale condimento della serata”.

Pareva avere a che fare con l'infanzia. “Lo dici per esperienza?”

Lui annuì e aprì la porta, facendole segno di passare. “E' molto avventurosa in cucina, ma le manca una certa.. finezza, diciamo”.

“Sbrigatevi!” li incitò Alexis dal suo posto “Ho fame!”

Rick le indicò il posto di fronte ad Alexis e si voltò per estrarre la pizza dal forno. Lei si sedette e lo guardò portare il piatto con un gesto enfatico, regalandole un sorriso.

“E' pizza fatta in casa?” chiese Kate mentre lui appoggiava il piatto di fronte a loro. Sapeva fare la pizza? Richard Castle aveva fatto una pizza che profumava come se fosse stata appena tolta dal forno di Authentic Nick's?

“Certamente” rispose lui con disinvoltura “Mangiamo solo pizza fatta in casa nelle serate della pizza

“Mi piace più di quella normale” aggiunse Alexis “Il formaggio è filante”

“Lasceremo giudicare a Kate” rise Rick tagliandola in spicchi; per cominciare ne diede uno a ciascuno.

Rimasero pazientemente lì seduti mentre Kate prendeva in mano il suo. “Avete intenzione di guardarmi mentre la mangio?”. Era sicura che le sarebbe piaciuto, ma non era un po' inquietante, almeno per Rick?

“Dobbiamo vedere la tua reazione” disse Alexis seria.

“Concordo” ghignò Rick.

Kate assottigliò gli occhi ma ne assaggiò un pezzo. Era croccante e filante in modo perfetto, e la salsa era fatta di qualcosa di fantastico che le faceva venire voglia di gemere. Era buona. “E' deliziosa” annunciò deglutendo. “Hai aiutato tuo padre a prepararla, Alexis?” chiese trattenendo una risata, mentre Rick si pavoneggiava.

“Ho steso la pasta e preparato la salsa”

“Abbiamo grembiuli e altro” spiegò Rick “Oh, e ci sono anche insalata e bruschette”

“Tutto questo è pazzesco” sorrise Kate “Magnifico. Grazie”

“Partecipi a cene di famiglia Kate?” chiese Alexis.

Come rispondere a quella domanda? L'ultima cena di famiglia a cui aveva partecipato si era conclusa con un omicidio e aveva completamente distrutto il suo mondo. Ma quella non era la cosa giusta da dire in quel momento. Kate masticò un altro pezzo e respirò profondamente. “Direi di no” disse cauta, sperando di riuscire a mantenere la propria voce sotto controllo. “Il mio papà è molto impegnato”

“E la tua mamma?”

Kate sbatté le palpebre e respirò insicura. Per qualche strana ragione non aveva considerato l'idea che avrebbe dovuto parlarne quella notte. Ma i bambini fanno domande, e quelle di Alexis erano innocenti per tutti tranne che per Kate. “Uhm.. mia madre.. mia madre non è più con noi..”

“Oh” disse la bambina in un sussurro.

Cadde il silenzio. Alexis pareva un po' confusa ma non commentò, e Rick sembrava.. sembrava stranamente triste. “Mi dispiace” mormorò lui.

Kate alzò le spalle. “Non importa”. Si scosse mentalmente; non era il momento di affogare di nuovo in quella storia. Era lì per trovare un po' di felicità e far ridere una bambina, giusto? “Cosa hai imparato oggi a scuola, Alexis?

Alexis si rianimò, e Kate notò che Rick la stava guardando di sottecchi. “Abbiamo parlato dell'Oceano” le disse Alexis eccitata “E dobbiamo scegliere un animale per un progetto. Io voglio le tartarughe marine”

“Alexis è una fan delle tartarughe marine” intervenne Rick, con lo sguardo ancora contemplativo ma con un grande sorriso rivolto alla figlia.

“Papà dice che andremo a vederle allo zoo questa settimana e faremo le fotografie”

“Sembra una buona idea. Ma dimmi, perché le tartarughe marine?” chiese Kate, costringendosi a mangiare un altro pezzo di pizza e a far scomparire sua madre dietro il muro che si era costruita nella mente.

Alexis restò a bocca aperta. “Perché? Perché sono mitiche!”

Kate rise. “L'ho capito, ma perché sono mitiche?”

Alexis per un momento parve perplessa e Kate vide Rick prendere un enorme boccone di pizza. Alexis masticò il suo a bocca piena, poi si voltò verso Kate.

“Sono vecchie; vivono fino a quando sono molto vecchie. E.. nuotano nelle correnti per spostarsi, vanno molto lontano per deporre le uova. E si prendono cura delle uova finché non si schiudono, come delle brave mamme. E.. uhm.. sono rettili ma vivono nell'oceano e nuotano velocissimo, anche se sono lente sulla terra?”

“Sembrano dei validi motivi per ritenerle mitiche” replicò Kate impressionata. All'età di Alexis si sarebbe fermata al 'vivono fino a quando sono molto vecchie'.

“Anche a me” aggiunse Rick.

“Qual è il tuo animale marino preferito Kate?” chiese Alexis “E perché?”

Oh, era una bambina intelligente, non è vero? “Pinguini” rispose Kate tranquilla, sorpresa per la sua stessa risposta. Si fermò un momento per riordinare i pensieri e sorrise. Da bambina le piacevano molto i pinguini. “Sono veloci in acqua, come le tartarughe marine, e anche loro vanno molto lontano a deporre le uova. Sono intelligenti e trattengono il calore durante l'inverno. E il papà si prende cura delle uova una volta che la mamma le depone. E rimangono insieme tutta la vita” aggiunse, dopo averci pensato un attimo.

“Stare insieme tutta la vita è importante per il tuo animale preferito?” chiese Rick.

Kate incrociò il suo sguardo. Ci fu qualcosa che non riusciva esattamente a definire. “Direi di si”

“Hmm” fece lui.

“Hmm” ripeté lei. Alexis ridacchiò. “Cosa c'è di così divertente?”

“Voi due siete sciocchi” spiegò Alexis “Borbottare a cena..”

“Cosa c'è di sbagliato nel borbottare?” chiese Rick prima di cominciare a canterellare  la canzone di Star Wars.

“Papà! Non di nuovo!” esclamò Alexis drammaticamente “Lo fa sempre

“Canticchiare la canzone di Star Wars?” rise lei, spostando lo sguardo dall'uno all'altra.

“Si. E' ossessionato”.

“E tu non lo sei?”. Pensava che Richard Castle, il quale apparentemente era un fanatico, avesse fatto il lavaggio del cervello a sua figlia per convincerla ad amare qualsiasi saga fantascientifica.

Alexis alzò le spalle. “Sono dei bei film”

“Li hai visti tutti?”. Cavolo, quando era stata l'ultima volta che aveva guardato quei film?

“L'educazione a Star Wars comincia presto nella famiglia Castle” si intromise Rick, interrompendo il suo intervento solo per prendere un altro trancio di pizza.

“Lo vedo” annuì Kate “Qual è il tuo film preferito, Alexis?”

“Me ne piacciono molti, ma non vedo l'ora di vedere il film di Harry Potter” rispose lei “Hai letto i libri? Papà ed io abbiamo finito il quarto”

“In realtà si” sorrise Kate. Aveva ignorato l'essere presa in giro per questo; amava quei libri. “Non vedo l'ora che esca il quinto”

“Anche io!”. Era davvero impressionante per una bambina di sette anni. Quei libri erano complicati e lunghi.

“Leggi Harry Potter?” chiese Rick, osservandola con interesse.

Kate si voltò verso l'uomo borbottante. “L'ho appena detto a tua figlia. Non ascolti?”

“Solo quando lo reputo necessario” sogghignò lui “Allora, ti piacciono?”

“Sono dipendente. Lo sono da quando il primo è stato pubblicato” ammise lei. Non ricordava perché avesse deciso di comprare il primo, ma dopo quella volta doveva sapere cosa sarebbe successo al ragazzino con la cicatrice a forma di saetta.

“A me piace Hermione” disse Alexis.

“Anche a me” rispose Kate “E' molto intelligente”. In quella ragazza vedeva un po' della sé stessa legata ai libri, e immaginava che per Alexis fosse lo stesso.

“Più intelligente dei ragazzi” concordò Alexis.

“Posso dirti un segreto?” le chiese Kate. La bambina annuì entusiasta. “Le ragazze sono più intelligenti dei ragazzi. Punto.”

“Hey!” esclamò Rick “Non dirle così! Questo non è vero, Alexis”

“Quindi i ragazzi sono più intelligenti delle ragazze?” gli chiese lei.

Hah! Prova a uscirne ora, Rick Castle! “No, intendevo solo.. ecco.. le ragazze non sono sempre più intelligenti dei ragazzi. Qualche volta i ragazzi sono più intelligenti” affermò lui.

“Raramente” mormorò Kate mentre beveva.

“Non mi sei d'aiuto”

“Perché non sono d'accordo. Sto cercando di dare a tua figlia vere lezioni di vita” lo rassicurò lei, facendo l'occhiolino ad Alexis.

“Esatto papà. Vere lezioni di vita” annuì Alexis sorridendo.

Lui alzò le mani al cielo. “Volete il dessert? Perché sono un po' riluttante a darvelo, ora come ora”

“No! No! Io lo voglio!” lo pregò Alexis “Mi dispiace papà!”

“A me non dispiace, ma mi piacerebbe il dessert, se è un'offerta aperta a tutti” gli disse Kate “Era tutto buonissimo”. Si sentiva confortevolmente piena e soddisfatta, che era molto più di ciò che poteva dire per la maggior parte dei pasti che cucinava da sola. Sapeva cucinare, ma non le piaceva.

Lo sguardo minaccioso di lui si addolcì, e sorrise. “Mi fa piacere. Sei sempre la benvenuta”.

Lei sorrise a sua volta, osservandolo mentre si avvicinava al frigorifero e tornava con una piccola cheesecake. Avrebbe dovuto fare il doppio di esercizi il giorno dopo per smaltirla.

“Cheesecake!” squittì Alexis “La mia preferita!”

“Come se non lo sapessi..!” rise Rick, tagliando tre fette e mettendole nei piatti “A te va bene la cheesecake, Kate?”

“Si da il caso che sia anche la mia preferita” rise lei. Non mangiava una fetta di quella torta da secoli.

Alexis le sorrise radiosamente; Rick passò loro i piatti e andò a riporre il resto della torta in frigorifero. Mentre Alexis si lanciava all'assalto della sua fetta, Kate ne assaggiò un pezzo e chiuse gli occhi in segno di approvazione. Avrebbe dovuto scoprire dove l'aveva presa. Anzi, no, non l'avrebbe fatto. Se l'avesse saputo avrebbe messo su un centinaio di chili. Sarebbe stato meglio godersi l'unico pezzo di quella torta cremosa, friabile e deliziosamente liscia e poi andarsene.

“Allora.. quali sono i tuoi piani per il Ringraziamento?” chiese Rick qualche minuto dopo.

“Lavoro” rispose Kate.

“Devi lavorare il giorno del Ringraziamento?!” chiese Alexis senza fiato.

Kate spostò lo sguardo dall'uno all'altra, entrambi ugualmente inorriditi. “Facciamo a turno. Quest'anno sono libera a Natale, ma non al Ringraziamento”. Qualche volta dimenticava che non era normale rinunciare alle vacanze per girovagare cercando assassini e raccogliendo parti di corpo smembrato.

“Oh..” annuì Alexis pensierosa.

Rick sbatté le palpebre. “E' terribile”.

Kate alzò le spalle. “Capita”. Preferiva fosse così. Il lavoro le permetteva di evitare la solitudine delle feste, perché senza sua madre, lei e suo padre non festeggiavano- non che lui fosse in buono stato negli ultimi tempi. E lavorare rendeva tutto più facile, non doveva pensarci..

“Kate?” chiese Alexis qualche minuto dopo.

“Si?” sorrise lei tornando alla realtà.

“Cosa fai al lavoro?”

Kate deglutì e bevve un sorso d'acqua. Come doveva rispondere? Lanciò un'occhiata a Rick in cerca d'aiuto, ma lui pareva tanto intrigato quanto Alexis. “Aiuto a catturare i criminali” disse lentamente.

“Ma come?”

“Raccolgo indizi e vado sulla scena del crimine prima che i Detective arrivino”.

“Come uno scout?”

“Si” sorrise Kate. Era una buona analogia. “Esatto. E qualche volta devo rovistare per cercare oggetti”

“Rovistare?” chiese Rick.

“Ho passato quasi tutto mercoledì in un cassonetto, ad essere sincera” rispose Kate ridendo alla vista dei suoi occhi sbarrati.

Alexis arricciò il naso. “Non sembra molto divertente!”

“Non lo è stato. Ma la collana che ho trovato si è rivelata molto importante per l'indagine” le disse lei. Alexis scosse la testa e contrasse il volto in una smorfia, disgustata. Con il vivo ricordo di quel sacco della spazzatura, Kate si rese conto di non voler più quell'ultimo piccolo pezzo di cheesecake.

“In che modo?” intervenne Rick.

Kate si voltò verso di lui. “Perché lo vuoi sapere?”

“Sono interessato” rispose lui tranquillo “Il crimine mi affascina”.

“Qualche volta papà si lega da solo” le disse Alexis.

“Davvero?” le chiese Kate guardando Rick con le sopracciglia alzate. Lui arrossì. “E perché mai?”

Oh, si stava muovendo sulla sedia. Questa si che doveva essere bella.

“Vuole assicurarsi che Derrick riesca a risolvere una.. situazione scomoda?” rispose Alexis cercando conferma nel padre.

“Si. Una situazione scomoda. Buona memoria, pumpkin” le sorrise Rick evitando lo sguardo di Kate “Mi piace fare ricerche”.

“Legandoti ad una sedia?” chiese lei incredula.

“E dentro un armadio” aggiunse Alexis.

Kate lo fissò e poi guardò Alexis. “E cosa fai mentre papà è legato?”

“Oh, la nonna mi porta fuori a fare shopping” ridacchiò Alexis “E se non è uscito prima del nostro arrivo lo slega lei.. ma solo dopo la ramanzina”.

“Già, quelli sono i giorni divertenti” affermò Rick alzandosi e raccogliendo i piatti. “Perché voi due non andate in sala mentre pulisco?”

“Kate può rimanere a guardare un film?” chiese Alexis eccitata.

“Non lo so tesoro. Dobbiamo chiederlo a lei”.

Alexis si voltò verso di lei e la guardò con i suoi grandi occhioni blu. “Puoi restare?”

“Sicuro” sorrise Kate. Si stava divertendo e non aveva alcuna fretta di tornare al suo desolato e freddo appartamento. “Andiamo a sceglierne uno mentre tuo padre riordina la cucina”.

“Okay”

Si lasciò portare da Alexis verso l'ala del salotto dove un'impressionante collezione di pellicole sotto gli scaffali attendeva la loro accurata scelta. Alexis setacciò commentando i vari film con Kate e chiedendo la sua opinione. Alla fine decisero per L'Incantesimo del Lago; erano passati anni dall'ultima volta che Kate l'aveva visto. Alexis lo fece partire e trascinò Kate con sé sul divano; si lasciò cadere e indicò il posto accanto a lei.

Kate si sedette e subito Alexis si accoccolò al suo fianco. Rimase per un attimo sbigottita ma poi si rilassò, accarezzandole i capelli. La bambina emanava calore contro di lei e Kate si sentì più leggera. Il suo giorno libero sarebbe stato il successivo, e a differenza della maggior parte dei lunedì -quando ci impiegava ore a rilassarsi- si trovava lì, già tranquilla e beata.

“Sbrigati papà! Devo essere a letto per le nove!” lo chiamò Alexis.

Kate udì Rick ridere mentre si avvicinava loro e sedeva accanto a Kate, lanciando un'occhiata a sua figlia. “Non ti dimentichi mai l'ora della nanna eh, piccola?”

“No. Perché se io non me lo ricordo, tu te lo dimentichi”

Lui ridacchiò e incontrò lo sguardo di Kate. “E' okay?” chiese alludendo alla posizione in cui si trovava Alexis. Kate annuì e Rick afferrò il telecomando, facendo partire il film.

L'Incantesimo del Lago. Di nuovo?”

“Hey, a me piace questo film” obbiettò Kate dandogli un piccolo colpo con il gomito.

“Esatto!” concordò Alexis.

“Non vincerò mai più” brontolò lui sprofondando nei cuscini. Lei non riuscì a trattenere il piccolo sorriso apparso sul suo volto: quello era davvero un duo particolare.

Kate lo osservò con la coda dell'occhio nel corso del film e, anche se all'inizio le era sembrato annoiato, lo aveva sorpreso a mormorare sottovoce le canzoni e i dialoghi. Alexis fece la stessa cosa per un po', finché Kate la sentì lasciarsi andare contro il suo fianco.

“Qualcuno si sta addormentando qui, piccola miss” disse lei dopo circa due-terzi del film.

“Uh-huh” borbottò Alexis.

“E' ora di andare a letto” sorrise Rick “Ora sei contenta di aver fatto il bagno dopo scuola, eh?” chiese lui alzandosi e prendendola in braccio.

“Si” sussurrò lei mezza addormentata.

Rick guardò Kate mentre lei afferrava il telecomando per fermare il film. “Io.. uh..”

“Kate?” chiese Alexis.

“Si tesoro?”

“Mi accompagni anche tu?”

Kate sbarrò gli occhi e scambiò uno sguardo sorpreso con Rick. Lui annuì, quasi a dirle “Decidi tu”. L'intera serata era stata bellissima e aveva provato quella strana sensazione di normalità che non si sarebbe mai aspettata, come se li conoscesse da molto più che qualche giorno. Ma sarebbe stato sbagliato accompagnarla a letto? Era una cosa innocente, come la cena. No?

“Certo” rispose Kate dopo un attimo. Rick sorrise e lei li seguì su per le scale. Svoltarono l'angolo e Rick aprì una porta rivelando una camera di colore viola che conteneva più giochi di quanti Kate avesse mai potuto usare. La libreria nell'angolo, però, conteneva più libri che giochi. Quello era esattamente ciò che avrebbe amato da bambina.

Rick posò Alexis sul letto ricoperto da cuscini e pupazzi. “Devi lavarti i denti, pumpkin

Alexis annuì e saltò giù, sgusciando via nel bagno adiacente e chiudendo la porta. Rick si voltò verso Kate mentre lei si guardava intorno.

“Grazie, io..”

“Non c'è problema” lo interruppe lei incontrando i suoi occhi e sorridendo.

“No, intendo.. lo so. E' solo che.. lei.. di solito.. non si fa prendere così facilmente. Voglio dire.. non fraintendere; tu sei fantastica, ma..”

Il suo divagare fece ridere Kate. “Tranquillo, ho capito. E non è un problema. Mi sono divertita stasera”. Si era davvero divertita, e percepì un piccolo fremito nello stomaco alla vista del sorriso riconoscente dipinto sul suo volto.

“Si?”

“Si”

Alexis uscì dal bagno indossando una camicia da notte blu, asciugandosi la bocca sulla manica. “Fatto!” sorrise.

Rick la issò sul letto e la infilò sotto una pila di coperte, mentre Kate li guardava un po' malinconica. Suo padre l'aveva fatto con lei quando era una bambina. Ora.. no, non quella sera. Non ci avrebbe pensato quella sera. “Caldo abbastanza?” chiese Rick.

“Si” ridacchiò Alexis.

“Vuoi che ti legga una storia stasera?”

Alexis scosse la testa e fece segno a Kate di avvicinarsi. Kate si mosse lentamente e rimase in piedi accanto al letto, mentre Rick si sedette sul bordo a fianco della figlia.

“Grazie per essere venuta Kate” disse Alexis chiudendo gli occhi.

“E' stato un piacere” le disse Kate spostandole delicatamente una ciocca di capelli dalla fronte, quasi distrattamente.

“Tornerai la settimana prossima?” il sussurro fu flebile, ma percepibile.

“Io..” guardò Rick, che alzò le spalle. “Sei assolutamente la benvenuta”.

Kate fece un respiro profondo. Era quello che voleva? Si era divertita davvero molto. E lì, in quella casa.. non c'erano omicidi o criminali, solo maghi cattivi e risate. “Certamente Alexis, mi piacerebbe”.

“Bene”

Il suo respiro rallentò e la guardarono addormentarsi. Rimasero lì per un attimo ad osservarla. Poi entrambi realizzarono cosa stavano facendo e Rick si alzò, facendo segno a Kate di seguirla fuori dalla stanza. Premette l'interruttore mentre uscivano, e Kate sorrise vedendo alcune piccole lucine illuminare la stanza non appena la lampada si fu spenta.

“Carine le luci” sussurrò lei quando lui chiuse la porta.

“Non le è mai piaciuto il buio e, beh.. mi piace rendere il tutto speciale” rispose lui con un'alzata di spalle mentre scendevano le scale.

Rimasero in piedi nell'atrio l'uno di fronte all'altra. “Mi sono divertita” disse lei dopo un minuto imbarazzante, facendo dondolare le braccia lungo i fianchi.

“Anche io” concordò lui.

“Tutto questo è..”. Si interruppe, incapace di trovare le parole adatte.

“.. strano? Non sembra strano in sé” disse lui.

“No, è solo.. insolito?”

Lui annuì. “Vada per insolito. Vuoi sederti? O devi andare a casa?”

Kate scosse la testa. Non doveva andarsene, e realizzò che effettivamente non ne aveva ancora voglia. “Non devo andare da nessuna parte. Possiamo sederci”.

Lo seguì in salotto e si accomodò sul divano dopo di lui. Sedevano l'uno di fronte all'altra con le gambe sollevate per rannicchiarsi sui cuscini. Dopo un altro minuto di silenzio, Rick tese la mano.

“Ciao. Mi chiamo Rick”

Kate rise ma gli diede la mano, rincuorata dal fatto che avesse trovato un modo per rompere il ghiaccio. Non voleva sentirsi imbarazzata con lui. “Kate”.

“E’ un piacere conoscerti.. non ad una giornata di autografi”

“Anche per me” sorrise lei “Tua figlia è adorabile”

“E’ totalmente presa” rise lui “Non riusciva a smettere di parlare di te”

“Diciamo che sono presa anche io, se non è troppo.. strano”. Presa in realtà non rendeva onore; aveva completamente perso la testa per quella bambina. Chi non l’avrebbe fatto?

Lui scosse la testa. “E’ difficile staccarsi da lei. Solo.. beh, è bello che sia..”

“Che sia?” lo incalzò lei quando si interruppe bruscamente.

Sospirò e si passò una mano sul volto. “Sua madre.. fermami pure se stiamo andando oltre, ma.. sua madre non è molto presente, capisci?”

Kate annuì. “L’avevo intuito” disse tranquillamente, preparandosi per quella che pareva essere una confessione difficile.

“E quindi.. torniamo da questa vacanza orribile, e incontra te. Una donna fantastica, gentile e dolce, che le ha letto una storia e ha lasciato che si addormentasse in braccio a lei, ed è innamorata di te. E tu sei venuta per cena, e sei adorabile, capisci?”

Kate fece un timido sorriso. Era preoccupato che lei lasciasse cadere sua figlia come una pietra.

“E’ fantastica, Rick”.

“Sono contento che lo pensi. E’ solo che.. non so nemmeno come dirlo. Normalmente non faccio conoscere ad Alexis persone con cui esco. Ma noi due non usciamo insieme”.

Kate rise nervosamente. “No, infatti”. Non riguardava loro. Ma non poteva ignorare la piccola vocina che le sussurrava ‘non ancora’ nel profondo del suo subconscio. Cacciò via in fretta quel pensiero, impedendogli di tornare; aveva sempre funzionato.

“Perciò, non ho idea di quale sia il protocollo..” disse lui calmo, alzando lo sguardo per incontrare il suo “E tu non sembri il genere di persona che si prenderebbe gioco dei sentimenti di una bambina”.

“Non lo sono” rispose subito Kate.

“Già, ottengo vibrazioni positive da te”.

Kate sbuffò. “In realtà dobbiamo parlare proprio di questo, prima o poi”. La “vibrazione positiva” non era una buona ragione per permettere a qualcuno di avvicinarsi a sua figlia.

“Sei una criminale?” chiese lui con vivo desiderio.

“No! Ma dobbiamo anche parlare della ragione per cui persino questo ti fa esaltare” rise lei “Al negozio, quando ti ho fatto vedere il mio distintivo.. è vero. Ma ci sono molte persone che ne userebbero uno falso, lo sai?” aggiunse con tranquillità, cercando di essere d’aiuto ma non pedante. Odiava essere trattata con condiscendenza più di qualunque altra cosa, e faceva lo sforzo di risparmiarlo anche agli altri.

Lui sogghignò. “Ti ho fatta monitorare”.

“Cosa?” boccheggiò lei.

“Ci sono telecamere ovunque in quella libreria. Sapevano di dover tenere d’occhio Alexis”.

Kate sbatté le palpebre. Beh, quello.. migliorava decisamente le cose, e forse rendeva anche il tutto un po’ strano.. “Oh”.

“Non preoccuparti, sono incredibilmente affabile, non ingenuo” sorrise lui.

“E vanitoso” replicò lei.

“Qualche volta” ridacchiò Rick. “Ma grazie” aggiunse serio “E’ carino da parte tua coinvolgerla”

“Ne vale la pena” gli disse onestamente. Quella bambina ne valeva la pena, e non ci aveva impiegato molto per capirlo.

“Il che ci riporta di nuovo al protocollo” sospirò lui “Sono veramente felice di poterti conoscere. Sei intelligente, e interessante, e mia figlia pensa che tu sia fantastica. E.. tu sei fantastica con mia figlia. La cosa del ‘perché’ a cena? Geniale”.

“Grazie” arrossì lei. Le era semplicemente venuto in mente.

“Comunque, io..”

“Puoi chiederlo, se vuoi” disse lei calma, realizzando che lui si sentiva tanto spaesato quanto lei.

“Hai intenzione di dare buca alla mia bambina? Perché.. non fraintendermi, penso che tu sia fantastica almeno quanto lo pensa lei, ma non posso.. non posso lasciare che si leghi a te per poi vederti andare via. E.. voglio dire.. capisco che questa cosa è abbastanza seria considerando che è la tua prima cena qui, specialmente dal momento che ti abbiamo appena conosciuta, ma lei.. comincerà ad essere un po’ appiccicosa, e non lo sopporterei se si affezionasse e tu te ne andassi”. L’aveva detto velocemente, vergognandosi, come se fosse qualcosa di cui sentirsi male.

Kate non sapeva esattamente cosa pensare. Era lì per quella bellissima cena con quell’uomo così carino e con sua figlia, e tutto ad un tratto stava stringendo un patto per restare nella vita della bambina? Era quello che voleva? Sarebbe corsa via e avrebbe risparmiato loro la sofferenza se tutto fosse diventato troppo per lei? Sarebbe diventato troppo? Quanto le sarebbe costato cenare con loro qualche volta al mese, o andare al museo nel weekend? Le avrebbe fatto male avere quel tipo di innocenza nella sua vita, l’amore di una bambina e l’amicizia di un uomo così gentile? Perché poteva decisamente dire che lei e Rick sarebbero andati d’accordo.

“Voglio dire.. non dico che tu debba firmare un contratto per essere la sua nuova madre” . Rick la distolse dai suoi pensieri.

“Lo so” sorrise Kate. Respirò profondamente e riordinò la mente. Sarebbe potuto essere un bene per lei, sarebbe stato un bene. “Sai cosa? Ci sto”.

“Ci stai?”

“Cenare e passare un po’ di tempo con tua figlia ogni settimana o una volta ogni tanto? Posso farlo, Rick. Mi farebbe bene”.

“Tende a farti stare bene” annuì lui. “Quindi, siamo a posto?”

“A posto”

“Okay. Bene. Uhm.. vuoi del vino, o qualcos’altro?”

“In realtà sto bene così” sorrise Kate. Non le piaceva nemmeno bere per evitare certe cose. Avrebbe cercato di lavorare sui suoi problemi con l’alcool.

Lui alzò le spalle. “Okay”. Rimasero seduti in silenzio per un minuto. “Um.. sai, per essere uno scrittore, mi ritrovo beffato in questo momento”.

“Perché?”

“Non sono bravo a chiacchierare”.

Lei sbuffò. “Mi prendi in giro”. Richard Castle, il re dei tabloid, non era in grado di chiacchierare? Per favore.

“Chiacchierare per provarci con qualcuno? Ci sono. Chiacchierata pubblicitaria? Ci sono. Chiacchierare nel vero senso della parola riguardo a cose reali con una persona reale che è fatta di più di semplice silicone? Non direi”.

Kate strabuzzò gli occhi. “Oh, ecco.. te la stai cavando bene”. Se la stava cavando decisamente meglio di lei.

Lui sollevò la testa. “Scusami, sono odiosamente imbarazzante”.

Kate rise. “Non preoccuparti. È rinvigorente”.

“Rinvigorente?”

“E’ meglio che avere gente che cerca di far colpo su di te o che ti prende in giro tutto il giorno”. Rispetto alla squadra al Dodicesimo, avere quella conversazione leggermente imbarazzante con Rick era come tuffarsi in una piscina fresca e pulita.

“La vita al Distretto di una bella donna in uniforme, immagino?”

Bella. Pensava che lei fosse bella? “Già. Essere una donna non è la cosa più semplice del mondo lì. Non è male, solo.. è un mondo maschile, non so se mi spiego”.

“Sono certo che tu sia all’altezza”

“Grazie”. Non arrossì, né percepì farfalle nello stomaco, e se ne sarebbe andata da lì con la sua dignità intatta. Ci sarebbe riuscita.

“Dunque, Katherine Beckett. Cosa fai quando non sei al Distretto?”

Lei scoppiò a ridere. Era una conversazione imbarazzante, ma funzionava. “Non molto. Leggo. Mi piace stare all’aperto, andare al parco. Onestamente, non molto..”

“Sembra sia abbastanza per rilassarsi” disse lui tranquillo, mettendosi comodo sul divano, appoggiando la testa sulla mano.

“Lo è” annuì lei “Qualche volta vado a farmi autografare i libri”.

Lui sorrise. “Ora.. quello è divertente”.

“Interessante, almeno” concordò lei “Cosa fai tu quando non sei accerchiato dalla stampa?”

Lui alzò le spalle. “Scrivo. Mi prendo cura di mia figlia, e gioco ai videogames”.

“Videogames?”. Sul serio? Beh, non si sarebbe dovuta stupire più di tanto, considerando quel barlume di mania che era riuscita a cogliere in precedenza.

“Hey, sono giovane. Sono un uomo. Posso giocare ai videogames” protestò lui.

“Non ti sto giudicando” ridacchiò lei. Oh, ma lo stava facendo, giusto un pochino.

“Si che lo stai facendo”

“No”

“Si”

“Questo è divertente” disse lei per interrompere la discussione. “Quindi, videogames e scrittura? Nessuna cena formale, nessun appuntamento galante?”. Dove diavolo era il playboy? E se non esisteva, come aveva fatto il Ledger ad immortalarlo sempre fuori ed in giro? Però, ora che ci pensava, non era stato molto in giro negli ultimi tempi.

Lui scosse la testa. “No, non molto. Lo faccio per pubblicità qualche volta durante l’anno, ma di solito mi piace starmene tranquillo a casa. Ad Alexis.. non piacciono molto queste occasioni”.

“Molte serate fuori?” chiese Kate.

“Esatto. All’inizio le andava bene, quando eravamo io e sua madre a farlo insieme, ma ora che sono solo io, a lei.. non piace che io esca”. Il suo volto perse improvvisamente un po’ di giocosità e Kate sentì le sue dita contrarsi, quasi volesse allungare la mano e afferrare la sua. Cosa c’era di così speciale in quell’uomo?

Kate annuì tristemente. “E’ comprensibile”.

“Già..”

“Sembri stanco” osservò lei.

“Perché sei l’unica persona che me lo dice oltre a mia madre?” gli chiese lui “Sul serio. Tutti gli altri pensano che io sia il come il coniglio della Energizer”.

“Probabilmente perché hai il sorriso a mille watt” rispose Kate con una risata “Ma davvero, sembri stanco. Dovresti andare a dormire”.

“Stai cercando di svignartela dalla nostra deliziosa non-imbarazzante conversazione, miss Beckett?”

Kate alzò gli occhi al cielo. Nemmeno per sogno. “No, sto solo cercando di fare in modo che tu ti svegli in tempo per portare quella bambina a scuola in tempo domani mattina”.

Lui sorrise. “Touché. Okay, si, mi dispiace”. Sbadigliò. “Sono distrutto”.

“Anche io” ammise lei, cominciando a sentire il  peso della settimana gravare su di lei.

“Andiamo a prendere la tua pistola allora, Annie”.

“Bel riferimento” rise lei seguendolo nello studio.

“Ah, una donna che conosce il teatro!” sorrise lui consegnandole la pistola e il distintivo, osservandola mentre li rimetteva via. “E questo è comunque grandioso”.

“E tu sei ancora abbastanza inquietante per pensarlo” rispose lei. Lui sembrava parecchio affascinato mentre lei infilava la pistola nella fondina, e se non fosse stato uno scrittore di gialli miliardario si sarebbe preoccupata. Ma, date le circostanze, ne era divertita.

“Eh..”. Lui si strinse nelle spalle. “Quindi.. uhm.. sei libera anche il prossimo lunedì?”

Kate annuì. Realizzare che Richard Castle la voleva di nuovo per cena avrebbe richiesto un po’ di tempo. Le farfalle nello stomaco, comunque, non ebbero bisogno di alcuna preparazione, ed esplosero liberamente dentro di lei mentre sorrideva. “Si, sono libera”.

“Vorresti venire un’altra volta a cena?” chiese lui, e sembrava esaltato.

Lei sorrise. Si che lo voleva. “Sarebbe fantastico”.

Lui si illuminò. Si avvicinarono alla porta insieme.

“Bene. Uhm.. è stato bello, grazie per essere venuta”.

“E’ stato un piacere. Mi sono divertita molto” disse lei, infilandosi di nuovo la giacca e togliendo i capelli dal colletto. Si accorse che aveva seguito i suoi movimenti e sbattuto le palpebre prima di guardarla negli occhi.

“Settimana prossima alla stessa ora?”

“Si, perfetto”. Cominciare un’altra giornata libera in quel modo pareva stupendo.

Lui tese la mano e lei la strinse. E rimasero lì, con le mani saldamente unite, per un lungo attimo, studiandosi a vicenda. La mano di lui era calda e grande esattamente come la settimana prima, ma questa volta Kate percepì qualcosa di diverso tra di loro; non sapeva però definire cosa fosse.

“Buonanotte Rick” disse Kate infine, quando realizzò che non stavano facendo nient’altro che ciondolare davanti alla porta d’ingresso.

“Anche a te, Kate” rispose lui lasciando andare la sua mano e aprendole la porta. “Grazie per essere venuta”.

“Il piacere è mio”.

Si sorrisero e lei uscì, avviandosi verso l’ascensore. Entrò, e mentre premeva il tasto per il piano terra udì il rumore della sua serratura. Le opulenti porte si chiusero e cominciò a scendere, allontanandosi dal grande appartamento dell’uomo e della sua adorabile figlia. Sospirò e lasciò che un sorriso le comparisse sul volto. Aveva trascorso una serata meravigliosa.

Quanto lunga poteva essere una settimana?

 

 

 

--Note dell'autore (FanficwriterGHC)---

Link della storia in lingua originale:  http://www.fanfiction.net/s/7176396/1/

Questo autore è straniero e a gestire questo account è la persona che traduce le sue storie.
L'indirizzo email della traduttrice è 
 sara.bresciani@aol.com
Se vuoi pubblicare su questo sito una traduzione di questo autore, e hai il suo permesso, inviami almeno il primo capitolo della traduzione completa (nel caso di fanfic one-shot, tutta la one-shot tradotta). Allora ti fornirò la password per accedere a questo account'

--Note della traduttrice (SaraIzzie)---

Perdonate il ritardo vergognoso, cari/e lettori/lettrici. Avevo tradotto questo lunghissimo capitolo che poi è andato perso insieme ad altri documenti causa problemi pc, l'ho riscritto e l'avevo pronto da qualche settimana ormai ma per un motivo e per l'altro non l'ho più postato. 
Per gli assidui lettori di questa fanfiction nella sua versione originale: spero la mia traduzione sia soddisfacente! 
Per coloro che la seguono qui: spero vi piaccia la storia! :)
Bye bye a tutti/e :)
Sara

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** CHAPTER 5 ***


 

CHAPTER 5:



 

“I ragazzi mi hanno detto che te ne sei andata presto lunedì..?”

Kate si voltò e vide Lanie Parish, la nuova assistente medico, appoggiata alla sua scrivania. Avevano preso un caffè insieme qualche volta da quando lei era arrivata. Kate la trovava simpatica, anche se un po’ sfacciata. Era bello avere un’altra ragazza intorno, qualcuno che la incoraggiasse ad essere anche femminile, una volta ogni tanto. Karpowski l’aveva preparata bene e insieme tenevano testa ai ragazzi, ma certamente non era il tipo da pettegolezzi.

“E se l’avessi fatto?” replicò Kate pacatamente.

“Sono solo curiosa di sapere come mai” rispose lei con un’alzata di spalle, sistemandosi la divisa. “Stando a quello che mi hai raccontato, e che gli altri dicono, non stacchi mai presto”.

“Non ho staccato presto, in realtà” ribatté Kate, passando in rassegna i documenti che Egrin aveva finito per lei. Avrebbe dovuto comprargli una bibita. “Per una volta me ne sono andata ad un orario decente”.

“Non fa differenza per te” insistette Lanie, lasciandosi cadere sulla sedia che Kate ed Esposito tenevano in mezzo alle loro scrivanie. “Ed è una giornata tranquilla oggi, niente cadaveri. Quindi.. sputa il rospo”.

“Perché pensi sempre che ci sia dietro qualcosa?” chiese Kate riordinando i documenti “Sarei potuta andare a casa a farmi una dormita. E’ stata una settimana dura”. Era combattuta fra punzecchiare la sua nuova amica e voler mantenere la sua vita privata così com’era: privata.

“Ma non l’hai fatto. Sembri troppo rilassata per non aver fatto altro che dormire per un giorno e mezzo”.

Kate scosse la testa. “Ti rendi conto che non ha alcun senso, vero?”

Lanie rise. “Zitta e sputa il rospo”.

“Sono andata a cena da un amico” rispose lei alzando le spalle. Era vero, o almeno.. era la cosa che più si avvicinava alla verità.

“Quale amico?”

“Perché t’importa?”

“Perché non vuoi dirmelo?”

Si lanciarono un’occhiataccia. “Beckett, dì alla tua amica perché te ne sei andata presto così ce ne possiamo tornare tutti al lavoro in pace, eh? Queste chiacchiere femminili mi stanno facendo venire il mal di testa” brontolò Esposito.

“Chiudi il becco Esposito” risposero Kate e Lanie all’unisono.

“Suscettibili..” mormorò lui.

“Comunque” sorrise Lanie voltandosi di nuovo verso Kate e facendole l’occhiolino. “Chi è il tuo nuovo amico?”

Kate sospirò. Se avesse resistito, Lanie l’avrebbe punzecchiata ancora di più.

“Rick Castle” rispose con calma.

“Scusa?!”

 “Rick Castle” ripeté, lanciando un’occhiata a Lanie “E non ingigantire la cosa”. Per favore, per favore, stai calma e tranquilla e..

“Hai avuto un appuntamento con Rick Castle?!” squittì Lanie.

Kate la incenerì con lo sguardo non appena molti si furono voltati verso di loro. “No” rispose ad alta voce, girandosi verso gli altri poliziotti, che velocemente si ritirarono sulle loro scrivanie. “Davvero, Lanie”.

“Perdonami” sorrise lei “Ma.. sul serio? Hai cenato con lui? Lo scrittore?”

“Ho cenato con lui e sua figlia. E’ stata solo.. solo una cena”. Era stata una cena bellissima che le aveva regalato il sorriso sul volto per giorni. Ma era stata comunque solo una cena.

“Sua figlia? Castle ha una figlia?”

“Si” rispose lei calma “E’ adorabile”.

“E come è successo?”

“Già, Beckett. Per favore, raccontacelo. Muoriamo tutti dalla voglia di saperlo” aggiunse Esposito sporgendosi verso di lei.

“Vuoi che ti faccia le treccine ai capelli mentre lo racconta, o preferisci che ti molli un pugno prima, Esposito?” sbottò Lanie.

Lui indietreggiò e Kate ridacchiò vedendolo lanciare un’occhiataccia a Lanie con trepidazione. “Dai Lanie, andiamo in sala relax. Non è necessario dare dell’altro cibo ai pesci”.

Condusse l’assistente lungo il corridoio fino alla sala relax, e chiuse la porta. “Prima regola? Mai aprire loro una porta. Prenderanno delle pinze e la scardineranno per poter rientrare dopo che l’hai chiusa” disse con un piccolo sospiro.

“Scusa” rise Lanie sedendosi sul divano “Ma dico sul serio, come è successo?”

“Li ho incontrati quando sono andata a farmi autografare il suo libro e ho passato un po’ di tempo con sua figlia, così mi hanno invitata a cena. Ci sono andata, ed è stato bello” disse Kate imbarazzata, in piedi al centro della stanza, spostando lo sguardo dal tavolo scassato all’abissale macchina del caffè.

“Bello?”

“Si. Abbiamo cenato e guardato un film”. Probabilmente minimizzare avrebbe reso l’interrogatorio meno invadente, no?

“Quale film?”

L’incantesimo del lago” rispose Kate, e un sorriso le comparve sul volto.

“Scherzi?” chiese lei ridendo.

“Hey, l’ha scelto una bambina di sette anni”.

Lanie si rilassò sul divano. “Santo cielo, sono passati anni dall’ultima volta che l’ho visto”.

“Vero?”. Kate si lasciò cadere accanto a lei, sentendosi un po’ più a suo agio. A questo servivano le amiche, e doveva cercare di sentirsi bene nel condividere quel genere di cose. Era davvero bello. “E’ stato divertente”.

“Li vedrai di nuovo?”

Kate annuì, giocherellando con le dita e guardando fuori dalla finestra. “Il prossimo lunedì, sempre per cena”.

“Ci andrai ogni settimana?”

Kate incontrò il suo sguardo. “Non lo so. Forse”. Lo sperava davvero, e la giornata tra il lunedì e il mercoledì l’aveva aiutata ad accettarlo; si poteva concedere di essere in trepidante attesa per serate divertenti piene di risate: era una cosa buona per lei.

“Sembri così felice!” le disse Lanie “E come sta il tuo ragazzo, Will? Come l’ha presa?”

“Se n’è andato a Boston” rispose lei, e il suo sorriso svanì. Infatti lui, guarda caso, era partito proprio il giorno prima, anche se lei fingeva di non aver tenuto il conto.

“Oh”

“Quindi.. non è esattamente un problema” rise Kate tristemente.

“Mi pareva ti piacesse molto”.

Kate annuì. “Già”. Era così, e il pensiero le strinse il cuore in una morsa.

“Mi dispiace”. Lanie posò una mano sulla sua gamba, e Kate le rivolse un debole sorriso. “E’ tutto okay. Succede”. Le persone se ne andavano. Era ciò che la vita le aveva insegnato, e nessun pensiero positivo poteva cambiarlo.

“E’ brutto comunque”

“E’ vero. Ma..”. Guardò Lanie. Parlarne non l’avrebbe reso meno brutto, era tempo di cambiare discorso. “Tu piuttosto, come stai?”

Lanie si illuminò. “Ho incontrato un ragazzo carino”

“Oh, davvero?”

“Anthony. Un pompiere”

“Ooooh, era sul calendario?” chiese lei, alzando un sopracciglio con un sorriso malizioso.

“Maggio dello scorso anno”

“Complimenti!”. Kate le diede il cinque. Lanie era semplice, divertente. “Dimmi di più”. I cercapersone di entrambe suonarono nello stesso momento. “Ripensandoci, che ne dici di bere qualcosa insieme questa settimana?”

Lanie annuì. “Domani? Una piccola, falsa festicciola del Ringraziamento?”

Kate sorrise, le sarebbe piaciuto. Era sincera: i sandwiches al tacchino del Distretto non erano niente male. Non le sarebbe importato perdere la vera festa. E comunque non aveva nessuno da cui tornare, specialmente ora che Will se n’era andato. Ma non era il momento di lasciarsi prendere da quello. “Perfetto Lanie. Alle sette domani?”

“Ottimo. Una noia quando i cadaveri si mettono in mezzo, vero?”

“Se così non fosse sarebbe troppo semplice” rise Kate alzando le spalle. Era la loro vita, e sapeva benissimo che Lanie non l’avrebbe cambiata per nulla al mondo almeno quanto lei.

“Come vuoi tu” ridacchiò Lanie mentre uscivano dalla sala relax e si separavano.

Forse Kate poteva stare da sola. Non aveva più Will, ma aveva Lanie, e lunedì avrebbe avuto Rick e Alexis, e anche Madison era sempre disponibile.. poteva farcela.

 

(…)

 

“Vado io! Vado io! Papà, no! Vado io!”

La porta si aprì davanti al sorriso di Richard Castle. Era bello tanto quanto lo era sulle copertine dei suoi libri, indossando una camicia a righe e un paio di jeans. Avrebbe fatto un quadretto niente male, se non fosse stato per la bambina tenuta a testa in giù sotto il braccio. 

“Ciao Kate”

“Ciao” rise lei mentre Alexis la salutava con la mano e squittiva, le treccine svolazzanti.

“Papà! Mettimi giù!”

“Scusa, che hai detto?” chiese lui facendo un passo indietro per far entrare Kate e poi chiudendo la porta. “Non ti ho sentita..!”

“Mettimi giù!” ripeté Alexis ridacchiando.

“Oh, questo è quello che hai detto! Perdonami”. La rimise dritta e la posò per terra. “Va meglio?”

Alexis sbuffò e incrociò le braccia, guardandolo. “Volevo solo aprire la porta, non dovevi catturarmi”.

Lui rise. “Mi perdoni, signorina”.

“Grazie”. Lei si voltò di nuovo verso Kate che li stava osservando, sorridendo e mordendosi il labbro. Erano così carini. “Come stai Kate?”

“Bene, Alexis” disse Kate, ancora un po’ sorpresa dalla scena “E tu, ora che sei di nuovo dritta?”

“Bene!” esclamò lei “Papà ha portato me e Paige al parco dopo la scuola”

“Paige è una tua amica?”

“E’ la mia migliore amica” sorrise Alexis. Kate guardò Rick, che muovendo le labbra stava silenziosamente specificando ‘inseparabili’. “Facciamo quasi tutto insieme”.

“Beh, mi pare proprio che sia la tua migliore amica” rispose Kate. Anche lei e Maddy erano state così da bambine. “Cosa avete fatto al parco?”

“Abbiamo inseguito i piccioni”

“Davvero?”. L’aveva mai fatto? Non ricordava. Probabile. E’ quello che facevano i bambini che vivevano in città.

“Papà ne ha inseguiti di più”

Oh, sul serio? Kate si voltò verso Rick che stava diligentemente mescolando qualcosa in una pentola. “L’ha fatto?”

“Si. Faceva molto rumore e tutti lo guardavano divertiti. E’ stato imbarazzante” le disse Alexis, e sembrava infastidita.

“Immagino” rise Kate. Quella scena impressa nella sua mente era senza prezzo.

“Hai allestito un bello spettacolo, non è vero?”

Lui la guardò tranquillo. “Devi fermarti un attimo nel mio studio?”

Kate sorrise: autodifesa mascherata da preoccupazione, com’era furbo. “In effetti si”

“Alexis, potresti per favore tirare fuori l’argenteria? Torniamo subito”.

Alexis obbedì felicemente e Rick condusse Kate di nuovo nel suo studio.

“Grazie per essertene ricordato” disse Kate mentre lui apriva la cassaforte e lei estraeva pistola e distintivo. La stanza era in disordine quel giorno, con fogli sparsi sulla scrivania e alcune strane pagine appese con mollette dello stendi abiti. Probabilmente Rick era troppo bravo per il vecchio stereotipo del pannello di sughero. Ma era strano comunque.

Prese la sua pistola e il suo distintivo e li chiuse all’interno. “Non c’è problema. Mi divertirò a farlo”. Si alzò e la guidò fuori dalla stanza prima che potesse chiedere dei fogli.

Kate scosse la testa. “Tanto quanto ti diverti a rincorrere i piccioni?” chiese mentre entravano in cucina, decidendo di concentrarsi sull’obbiettivo a portata di mano: prendere in giro il grande, cattivo Richard Castle, lo straordinario cacciatore di piccioni.

Rick alzò le spalle e andò a spegnere i fornelli. “La cena è pronta. Oh, e non mi pento di nulla, le ragazze hanno riso per un sacco di tempo. Non capisco perché tu fossi imbarazzata”

“Perché era stupido, papà” spiegò Alexis prontamente mentre prendevano posto e Rick cominciava a servire gli spaghetti.

“Spero che gli spaghetti ti vadano bene” disse lui dando a Kate una generosa porzione. “Abbiamo un numero limitato di opzioni” aggiunse, accennando ad Alexis.

Kate sorrise. “Il cibo fatto in casa va sempre bene, e questo sembra fantastico. Che sugo è?”. Aveva un profumo assolutamente grandioso, e, se la cena precedente era stata un indizio, allora avrebbe probabilmente amato qualsiasi cosa cucinata da lui.

“Quella vera” rispose Alexis “Papà non usa sughi già pronti”.

“Sei per caso un cuoco, signor Castle?” chiese Kate alzandosi e prendendo il sugo con il cucchiaio, mentre lui rimetteva la pentola sui fornelli. “Dimmi quando, Alexis”.

“Quando!”

Kate smise di versare e si spostò sul suo piatto di spaghetti. Sugo fatto in casa, che sorpresa. Sapeva che l’avrebbe messa sulla pizza, ma questa volta era diverso. Aveva sempre ritenuto che il sugo fosse la cosa più difficile, perché si poteva rovinare facilmente- cosa che lei solitamente faceva.

“A tempo perso” disse lui avvicinandosi di nuovo al tavolo. “Oh, grazie, sono a posto così” aggiunse, mentre ne versava anche per lui.

Si sedette e cominciarono a mangiare. Il sugo era spettacolare. Non aveva nulla del sapore piccante a cui era abituata. E c’erano anche pezzetti di pomodoro. Quando era stata l’ultima volta che aveva mangiato un pezzo di pomodoro? “Rick, è ottimo”

“Dici?”

“Si” rispose lei prendendone un altro po’.

“Papà lo cucina benissimo. La nonna no” aggiunse Alexis.

“Si, diciamo che la nonna tende ad essere.. creativa, in cucina” sorrise Rick.

“Puzzava di piedi, papà. Non è creativo, è disgustoso”

Rick scoppiò a ridere. “Ha ragione”

“Io non sono capace di preparare il sugo” disse Kate “Quindi mi fido di voi. Ma questo è veramente delizioso”.

Rick la studiò attentamente mentre si puliva una piccola sbavatura di rosso sulla guancia. “Cucini molto?”

Lei alzò le spalle. “Dipende da cosa intendi per molto”. Se ‘molto’ contava quanto ‘quasi mai’, allora si, cucinava.

Lui sorrise. “Regina dell’asporto, eh?”

“A me piace l’asporto” intervenne Alexis “Mi piacciono i pancakes del ristorante cinese”

“Pancakes cinesi?” chiese Kate, troppo presa dall’idea per preoccuparsi dell’occhiata che Rick le stava lanciando per colpa della sua mancata assunzione di cibo fatto in casa. Almeno era uscita e aveva comprato del cibo vero la settimana prima.

“Pancakes al porro” spiegò Rick “Li adora”

“Quelli, e anche gli spaghetti” annuì Alexis “Li prendiamo tutte le settimane”

“Anche a me piacciono gli spaghetti” rispose Kate “Ma anche il maiale Mushu”. Le notti a base di cinese erano le sue preferite, anche se la lasciavano un po’ troppo piena e gonfia il giorno dopo.

“Disgustoso” mormorò Alexis con una smorfia.

Rick fece una risata mentre Kate sorrideva di fronte alla sua onestà. “Non è carino Lexi. A Kate potrebbero non piacere i tuoi cibi preferiti, ma non penso che li definirebbe disgustosi”

“Scusa Kate” disse subito Alexis.

“Non fa niente Alexis. Quali sono i tuoi preferiti, Rick?” chiese lei, voltandosi verso di lui mentre risucchiava uno spaghetto.

“Anche io sono un grande fan del Mushu, e delle costolette” disse, portandosi una mano davanti alla bocca. Kate si domandò se le sue buone maniere fossero altrettanto buone senza la figlia intorno.

“Andresti d’accordo con Esposito” sorrise Kate “Lui le inala, quasi”

“Chi è Esposito?” chiese Alexis.

“E’ il mio.. compagno di squadra? Facciamo insieme quasi tutto al Distretto”. La terminologia era tanto vaga quanto la loro relazione, a metà tra amichevole e giocosamente litigiosa.

“Compagno di squadra, non partner?” chiese Rick.

Kate arricciò il naso. “Mi ucciderei piuttosto che avere Esposito come partner. Ha bisogno di un amico, non di una mamma”.

“Ha la tua età, Kate?” chiese Alexis.

“Più giovane di un anno” rispose Kate “Ma a volte sembra che ne abbia cinque” aggiunse con un sospiro, in parte per effetto, in parte perché era vero.

“So cosa vuol dire” annuì la bambina.

“Davvero?”

“Anche papà è così”

A Rick andò di traverso il suo drink e cominciò a tossire, mentre Kate rideva. “Oh, Rick, non hai speranze con lei, non è vero?”. Sicuramente Alexis comandava in casa sua, e non sembrava che a lui importasse granché.

“No” sorrise Alexis “La nonna dice che l’ho avuto sotto controllo sin dal primo giorno”

Kate le sorrise. “Va bene così, anche io mi comportavo allo stesso modo con il mio papà”. Poteva solo sorridere e suo padre ci sarebbe cascato in pieno. Non aveva mai sfruttato quell’abilità però, e quando avevano cominciato a staccarsi nel periodo della sua adolescenza, le erano mancati i giorni in cui un sorriso aveva il potere di spazzare via tutto il resto.

“Sicuramente” mormorò Rick.

“Zitto, uomo piccione” lo ammonì Kate con un ghigno.

“Oh, dai. Quello no. Tutto, ma non quello!” si lamentò con un’impressionante dimostrazione di petulanza.

“Io penso che suoni bene, tu che dici Alexis?” disse lei facendo l’occhiolino alla bambina.

Alexis ridacchiò. “Si, uomo piccione!”

“Non potete far comunella contro di me, è completamente ingiusto!”

“Perché?” chiese Alexis dolcemente.

Rick spostò lo sguardo dall’una all’altra. “Perché… perché.. ti allei già con la nonna, non puoi avere anche Kate! Anche io devo avere qualcuno dalla mia parte”

“E pensi che io sarei dalla tua parte?” chiese Kate prendendo l’ultimo pezzo di pane all’aglio e offrendolo ad Alexis, che annuì. “Le ragazze stanno insieme, Rick” spiegò, spezzandolo e passandone metà dall’altro lato del tavolo.

“Anche io volevo il pane!” piagnucolò lui.

Alexis sorrise. “Le ragazze stanno insieme papà”

“E tu stai facendo il bambino” aggiunse Kate con una risata, mettendo in bocca un pezzo di pane. Punzecchiarlo era due volte più divertente.

Rick le lanciò un’occhiataccia. “Ti invito a casa mia, ti nutro col mio cibo, e mi ripaghi così? Rubando l’ultimo pezzo di pane e alleandoti con mia figlia?”

Kate finse di pensarci su. “Uh.. si, diciamo di si”

Lui strinse gli occhi. “Ti riavrò indietro”

“Buona fortuna” rispose Kate scoppiando a ridere, mentre Alexis imitava i loro sguardi.

“Devo pulire” annunciò lui ridacchiando alla vista di sua figlia “Voi due trovatevi qualcosa da fare intanto che preparo il dessert. Anche se –di nuovo- non mi sento di dover premiare questo tipo di comportamento”

“Kate ha avuto l’idea” disse subito Alexis.

“Visto come ti voltano le spalle velocemente?” chiese Rick a Kate, alzando un sopracciglio.

“Solo perché hai giocato sporco con lo zucchero” replicò lei. Oh, wow, quello era.. sporco.

Lui sbatté le palpebre. “Avrei molte risposte pronte, e nessuna di quelle è appropriata ora”

Kate rise. Non aveva avuto l’intenzione di dargli quell’opportunità. Ma sembrava proprio che stesse vincendo quella sera, e sicuramente le stava piacendo la competizione. E anche quelle piccole occhiate che lui le continuava a lanciare non erano poi tanto male. “Andiamo Alexis, lasciamo tuo padre in balìa dei piatti”.

Alexis annuì e saltò in piedi, mentre Kate raccoglieva i piatti e li portava sul mobile della cucina. Guardò Alexis correre ed abbracciare Rick da dietro, sbattendo la testa contro la sua schiena.

“Ti voglio bene papà. Anche se Kate dice che le ragazze stanno insieme” sussurrò, tanto flebilmente quanto una bambina di sette anni può sussurrare.

Rick sorrise ed incrociò lo sguardo di Kate. Lei percepì un sorriso dispiegarsi sulle sue labbra mentre Rick si voltava e sollevava Alexis per stamparle un bacio sulla guancia. Le mancava tutto ciò- le mancava suo padre. Era meraviglioso vedere Rick e Alexis insieme, ma le si stringeva il cuore.

“Anche io pumpkin” disse lui a bassa voce.

Alexis sorrise radiosa, e lui la posò di nuovo per terra. Si affrettò a raggiungere Kate e la prese per mano. “Vuoi vedere il sistema solare che io e papà stiamo costruendo?”

“State costruendo il sistema solare?” chiese Kate sorpresa.

Alexis annuì e la guidò su per le scale, la piccola mano calda in quella di Kate. “Torniamo subito papà”

“Fate con calma!” rispose lui.

Kate si lasciò trascinare da Alexis al secondo piano e in fondo al corridoio in quello che pareva essere un altro studio. Non aveva ben compreso quanto grande fosse l’appartamento l’ultima volta che era stata lì. Era enorme. Il secondo piano doveva avere almeno cinque stanze; il suo appartamento aveva solo una camera da letto, ed era considerato grande. Il salotto da solo era un primo reale possedimento, ed era stata fortunata ad averlo trovato ed acquistato con il blocco degli affitti.

Alexis la condusse nel suo studio e Kate sorrise alla vista della confusione che l’accoglieva. C’erano sfere di carta sparse per tutta la stanza, quotidiani ricoprivano il pavimento; c’erano secchi di pittura contro il muro più lontano, ammucchiati accanto alla scrivania di mogano. Immagini dei pianeti coprivano gli scaffali lungo le pareti e Kate scorse un manuale di istruzioni sulla scrivania stranamente pulita.

“Dove metterete questo sistema solare? I pianeti sono grandi” osservò, guardando i diversi pianeti, alcuni pitturati e altri ruvidi e bianchi, che stavano asciugando e attendevano il tocco artistico dei due ambiziosi Castle. Aveva costruito alcuni notevoli diorami da bambina, ma niente di tanto elaborato.

“Sono modellini in scala” le disse Alexis. “Quella è la Terra” aggiunse, additando il terzo pianeta sulla destra “Anzi, sarà la Terra una volta che l’avremo pitturata”

“Quando avete intenzione di pitturare gli altri?” chiese Kate.

“Quando abbiamo tempo” rispose lei con un’alzata di spalle “E’ per divertimento”

“Voi due costruite modellini in scala dell’intero sistema solare solo per divertimento?”. Richard Castle, straordinario cacciatore di piccioni e super papà.. doveva smetterla di essere sorpresa, ma non poteva farne a meno. Quanti altri lati nascosti aveva quell’uomo?

Alexis le fece un sorriso. “Li appenderemo in camera mia e poi papà dice che potremo fare la Via Lattea sullo sfondo, con le stelle che si illuminano”.

Kate si ritrovò per un attimo spiazzata. Certamente Rick era un bravo papà: Alexis ne era la prova vivente. E anche le lucine e l’interminabile pazienza nel guardare film già visti un milione di volte erano dei buoni segnali. Ma stavano costruendo un sistema solare. Era.. era davvero.. al diavolo, Kate non era troppo vecchia per dire che era fantastico.

“E’ fantastico Alexis, da quanto tempo ci state lavorando?”

“Un paio di settimane” rispose lei, rilasciando la mano di Kate per camminare vivacemente sulle pagine dei quotidiani. Si avvicinò ad una delle sfere e la toccò lentamente. “Probabilmente possiamo pitturarle tra un giorno o due. Le ultime dovevano asciugare”.

“Sembra molto divertente” esclamò Kate. Lo era; aveva amato i progetti da bambina, e quello era il paradiso dei progetti.

“Infatti” disse Alexis “Papà pensa sempre ai progetti più belli”

“Tipo?” chiese Kate mentre Alexis le passava accanto ed usciva dalla stanza. Kate spense le luci e la seguì lungo il corridoio bianco con appese copertine di libri incorniciate e posters autografati.

“Abbiamo fatto delle fate il mese scorso e papà ha trovato una ricetta per le torte così io e Paige siamo potute andare al parco e ne abbiamo lasciate un po’ per le fate” raccontò felicemente Alexis.

Si avviò verso la sua stanza e Kate la seguì, cercando di immaginare il grande, virile Rick Castle con addosso una corona e ali di fata. Era un’immagine mentale piuttosto divertente. Entrò nella stanza e guardò Alexis mentre cercava qualcosa nel suo armadio, estraendo un set di ali fatte in casa e certamente fatte bene. Erano viola e fatte di qualcosa che pareva crinolino, e risplendevano alla luce, facendo brillare il tappeto felpato color lilla.

“Abbiamo messo la polvere di fata e tutto il resto” spiegò, portandole le ali e una corona “Papà ha messo i brillantini, ma io ho fatto la corona”

Kate allungò una mano e passò le dita sopra le ali, mentre Alexis gliele porgeva affinché le potesse vedere più da vicino. “Sono magnifiche Alexis. Hai visto le fate nel parco?”

Alexis strinse gli occhi. “Le fate non esistono, Kate”.

“Ma tu hai detto di aver portato loro la torta” disse lei innocentemente.

“L’abbiamo fatto, ma fingevamo, no?”. Fece un sospiro disturbato. “Papà cerca sempre di farmi credere a tutto, ma alcune cose non esistono” disse pazientemente “Anche tu sei come papà?”

“Come papà in che senso?” la incalzò lei, domandandosi dove Alexis volesse arrivare.

Alexis ripose le ali nell’armadio. “Credi nelle cose dei bambini?”

“Quali di preciso?”. Le cose dei bambini abbracciavano un ampio numero di categorie.

“Come le fate e la magia e il vivere per sempre felici e contenti?”

Kate studiò la bambina di fronte a sé. Teneva le mani sui fianchi, le sue treccine le ricadevano davanti, e aveva uno sguardo calcolatore. Era una bambina i cui genitori avevano divorziato abbastanza recentemente, e la cui madre era tutt’altro che perfetta, da ogni punto di vista.

Credeva nella magia? No.

Credeva nel vivere per sempre felici e contenti? No. Non esattamente.

Credeva nel trovare una via di ritorno dalla tragedia ed imparare ad essere felice? Si.

“Penso che ognuno si crei da sé il proprio ‘vivere felici e contenti’” rispose Kate con calma “Penso che ognuno crei la propria magia, e penso che qualunque cosa in cui crediamo sia vera, anche se gli altri dicono che non è così”.

Alexis la squadrò per un attimo prima di sorridere e saltellare avanti per avvolgerla in un abbraccio inaspettato. “Grazie”.

“Per cosa?” chiese Kate sbigottita, toccata e confusa da tutto ciò.

“Per dirmi la verità. Qualche volta papà non lo fa”.

Kate abbassò lo sguardo verso la bambina e sorrise. “Ti dirò sempre la verità, al meglio che posso fare”. La promessa era uscita dalla sua bocca senza ripensarci due volte. Era ciò che sua madre le aveva sempre detto. Non sapeva se Johanna avesse mai rotto quella promessa per proteggerla, ma l’aveva fatta sentire al sicuro per tutta l’infanzia: perché la verità non poteva davvero ferirti, poteva solo aiutare.

Alexis la strinse più forte ancora per un attimo, e Kate si sentì allo stesso tempo oppressa e confortata dalla fiducia che la bambina le dava. Terrificante e magnifica. Non era ciò che sua madre le aveva sempre detto riguardo ai bambini?

La voce di Rick la distolse dai suoi pensieri mentre gridava verso le scale: “Ho fame!”

Kate rise e Alexis la lasciò andare per prendere la sua mano tesa. “Andiamo e facciamo mangiare il dessert a tuo padre, o potrebbe non sopravvivere”.

“Papà è così drammatico” ridacchiò Alexis mentre si avviavano in cucina “Fa sempre rumore e fa finta di morire”.

“Non sempre” controbatté Rick raggiungendole al tavolo, tre scodelle preparate per loro insieme ad un bicchiere di latte. “Qualche volta sono solo ferito”

“O intrappolato in un armadio” aggiunse Kate.

“Anche quello” rise lui consciamente. “Ma, cambiando argomento.. spero ti piaccia la torta biscotto..?”

Kate guardò il miscuglio davanti a lei e sbatté le palpebre. Sembrava un gigantesco biscotto al cioccolato, ma era ovviamente un po’ diverso ed era ricoperto di panna montata. “Io.. uh.. non ho mai mangiato una torta biscotto prima d’ora”.

“Mai?” esclamò Alexis senza fiato “Davvero?”

“Non mangio il dessert molto spesso” rispose Kate “Ma questo sembra buono, sotto la coperta di panna montata”. Avrebbe dovuto cominciare ad allenarsi di più se le serate con i Castle fossero state tutte così.

“Ma la panna montata è la parte migliore!” protestò Rick “Non puoi mai averne mai abbastanza”.

Kate gli lanciò un’occhiata e i loro occhi si incontrarono. Lei arrossì e Rick spalancò gli occhi, mentre le loro menti andavano dritte a quello, dimenticandosi dell’ignara Alexis.

“Uh, sicuro. Come dici tu, Rick” disse Kate dopo un attimo. Guardò di nuovo la sua scodella e si fece coraggio, agguantandone un pezzo con la forchetta e portandolo alla bocca. “Oh, wow, è fantastica!” disse, mandandola giù. Il sapore era esattamente quello che aveva immaginato vedendola. Era a metà tra il disgustosamente dolce e il deliziosamente decadente, come un biscotto al cioccolato inzuppato in pastella per la torta. Ed era deliziosa.

“Ti piace?”

“Piace non rende l’idea. La amo” disse allegra “E’ spettacolare”.

“E’ una ricetta di papà”.

“Saresti disposto a condividere la suddetta ricetta?” chiese Kate guardandolo. Lui aveva già fatto sparire metà della sua.

“Potrei. Ma ti costerà qualcosa”

“Che cosa?” domandò Kate stringendo gli occhi.

“Alexis, hai qualche suggerimento?” la interrogò Rick, e Kate si accigliò.

Alexis rifletté per un attimo, prendendo un pezzo della propria torta. “Deve venire a pattinare con noi la settimana prossima”.

Rick sorrise e si voltò verso Kate. “Ecco la risposta”.

“Quando la prossima settimana? Non sei a scuola, Alexis?” chiese Kate. Non era totalmente contro quell’idea, ma.. i suoi pattini erano.. imbarazzante- alla pari con l’imbarazzo della caccia ai piccioni. E avevano solo cenato insieme due volte.

“La prossima settimana ci sono le vacanze di Natale, Kate” disse Alexis lentamente, come se Kate fosse una completa idiota a non saperlo.

“Già?” chiese Kate voltandosi verso Rick “Così presto?”. Lei era mai uscita tanto presto? Non avrebbe potuto; aveva frequentato le scuole pubbliche fino al liceo, e le vacanze non erano mai così lunghe.

“Scuola privata” rispose lui “Paghi di più, ottieni di meno. E’ strano. Ma significa che l’avrò per più tempo tutta per me, quindi non mi lamento”. Sorrise, tendendo la mano ad Alexis, che la batté con la sua in una strana stretta di mano.

“Quindi andremo a pattinare la settimana prossima” disse Alexis una volta finito quello strano gioco di mani “E se vuoi la ricetta devi venire”.

Quei due ricattatori! Kate guardò padre e figlia e improvvisamente non fu più sicura di se stessa. Le piaceva pattinare, non era tanto male. E non l’aveva più fatto da un po’ di tempo. Alexis era speranzosa e sembrava che Rick volesse veramente che lei andasse con loro, se poteva considerare come indizi il luccichio nei suoi occhi e il sorriso trionfante sul suo volto. Cosa avrebbe ferito? Pattinare pareva divertente. Ed era comunque sicura che sarebbe valso la pena vedere Rick Castle cadere dritto sul proprio fondoschiena.

“Sarei felice di venire a pattinare con voi, Alexis. Però.. se tu.. intendo, io devo lavorare” disse lentamente.

“Il tuo giorno libero è martedì giusto?” chiese Rick.

“Si”

“Perciò, che ne dici se la settimana prossima andiamo a pranzo e a pattinare, invece che cenare insieme?”

Sarebbe comunque andata lì per cena il lunedì seguente. Avrebbe dovuto preoccuparla? Aveva accettato di diventare parte della vita di Alexis, ed era strano ogni volta che ricordava quella conversazione. Dunque realizzò che aveva senso: lui aveva pensato che lei ci sarebbe stata. A lei andava bene?

“Possiamo andare a Mars2112?” chiese Alexis “E’ troppo forte Kate! E’ una nave spaziale e degli alieni servono da mangiare!”

Kate sbatté le palpebre. “Uh.. suppongo di si? Dove si trova?” . Le era uscito dalla bocca prima che potesse fermarlo.

“Non sei mai stata a Mars2112?” chiese Rick atterrito, e il suo sorriso arrivava da un orecchio all’altro. Oh, aveva accettato di andare, non è vero?
“Non ho mai visitato i punti di ristoro legati allo spazio nella nostra leale città, no” rispose lei. Apparentemente sarebbero andati a pranzo e poi a pattinare. Huh.

“Bene, allora dovremo portarti lì. E’ fantastico”.

Kate lo squadrò. “Perché ho la sensazione che tu sia più entusiasta di lei?”

Lui sorrise. “Vieni a mezzogiorno e poi ci avviamo insieme?”

Dire di no a quel punto non era più un opzione, ed entrambi sembravano così eccitati che non ne aveva comunque il coraggio. Avrebbe avuto la mattina per dormire e la sera per rilassarsi; non avrebbe perso l’intera giornata. E avrebbe avuto lunedì sera. I ragazzi al Distretto l’avrebbero tormentata per essersene andata ‘presto’. Quella notte si sarebbe rilassata e avrebbe fatto un bagno.

Martedì, a quanto pareva, sarebbe andata dai Castle. “E’ perfetto”.




--Note dell'autore (FanficwriterGHC)---

Link della storia in lingua originale:  http://www.fanfiction.net/s/7176396/1/

Questo autore è straniero e a gestire questo account è la persona che traduce le sue storie.
L'indirizzo email della traduttrice è 
 sara.bresciani@aol.com
Se vuoi pubblicare su questo sito una traduzione di questo autore, e hai il suo permesso, inviami almeno il primo capitolo della traduzione completa (nel caso di fanfic one-shot, tutta la one-shot tradotta). Allora ti fornirò la password per accedere a questo account

--Note della traduttrice (SaraIzzie)---


Heilà! Per fortuna sono riuscita a terminare la revisione del capitolo, ci tenevo a postarlo prima del weekend :)
Ho ben poco da dire, se non un grazie a tutti coloro che hanno recensito e che leggono questa traduzione. Sono veramente contenta che la storia vi piaccia e sono felice di poterla condividere anche con coloro che non la conoscono in lingua originale!
A presto con il nuovo capitolo!
Buon weekend a tutti :)

Sara

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Capitolo 6
*** CHAPTER 6 ***


CHAPTER 6:



Beckett” disse Kate al telefono mentre chiudeva la porta del suo appartamento.

Ciao Katie” fu la flebile risposta.

Oh, ciao papà” mormorò Kate fermandosi. Non lo sentiva da un mese; la sua chiamata nel giorno del Ringraziamento non aveva avuto risposta. Se l’era fatto scivolare addosso ed era andata avanti. Lui non era mai stato particolarmente propenso a richiamare, cosa che aveva reso la sua chiamata di due settimane dopo assolutamente normale. “Come stai?”

Io sto bene Katie. Tu come stai?”

Kate sospirò mentalmente e si sfilò la giacca. “Sto bene, papà. Sono appena tornata dal lavoro”

E’ il tuo giorno libero domani, vero? Dev’essere fantastico per te” commentò lui mentre lei si liberava della pistola e la metteva via, voltandosi per dare un’occhiata all’appartamento.

Era totalmente disordinato. Era andata e tornata per tutta la settimana trovando del tempo libero giusto per vedere Madison e Lanie, senza preoccuparsi di casa sua. C’era del cibo d’asporto nella spazzatura e odorava di tailandese andato a male. Delizioso. Il tavolo era ricoperto dalla posta e da vari documenti che aveva rubacchiato dal Distretto, cercando di mettere insieme i pezzi dell'omicidio da sola. Ci era arrivata vicino.

Il mio.. si, è il mio giorno libero domani” rispose Kate. Camminò verso la cucina e tenne premuto il telefono contro l'orecchio con la spalla, in modo da poter chiudere il sacco della spazzatura. Poi afferrò il Lysol e ne spruzzò un po' nell'aria per coprire il fetore, aspettando che suo padre parlasse. Non avrebbe preso lei l'iniziativa questa volta.

Cosa farai di bello?” chiese lui. Si erano ridotti a questo? Piccole conversazioni sul suo giorno libero? Fantastico. Semplicemente fantastico.

Io..”. Huh. Avrebbe fatto bene a dirgli del pattinaggio? Voleva coinvolgerlo nella propria vita in quel modo? Lui sapeva che lei avesse degli amici. Sapeva che stava insieme a Will. Ma, con l'alcool, tutti gli appuntamenti degli Alcolisti Anonimi a cui non era andato, e con l'essersi presentato sbronzo alla loro ultima cena, lei non era proprio incline ad aprirsi di nuovo. Non poteva continuare a prendersi cura di lui, doveva essere lei la bambina qualche volta.

Vado a pattinare con degli amici” le disse. Era abbastanza generico.

Ci sarà anche Will?”

Kate si sedette al tavolo e fissò la sedia su cui di solito sedeva Will. Non riusciva ancora a considerarla solo una sedia qualunque. Aveva cominciato a dormire di notte però, ed era già qualcosa.

Uh, no, non verrà” disse Kate con calma.

Va tutto bene Katie?”. Sembrava preoccupato.

Io..”. Ma lui era suo padre, giusto? Era suo padre e poteva dirgli di aver rotto con il suo ragazzo. Poteva farlo. Non si sarebbe esposta troppo. “Will e io ci siamo lasciati, papà”

Oh Katie. Mi dispiace tanto, tesoro”

Anche a lei dispiaceva. “Grazie papà”

Sei.. vuoi che ti raggiunga? Stai bene?”

Kate percepì un sorriso sul suo volto, anche se piccolo. Si, era ancora suo padre. Era lì, da qualche parte, nascosto sotto l'alcool e la depressione. “No papà, sto bene. Grazie comunque”

Okay.. beh, fammi sapere se cambi idea..?”

Kate annuì e giocherellò con il bordo di una bolletta sul tavolo. Avrebbe dovuto dedicarsi anche a quelle il giorno seguente, o il mercoledì. “Lo farò, papà”

Devo andare. Volevo solo controllare che stessi bene, ma io.. sarai fiero di me Katie. Andrò ad un incontro degli Alcolisti Anonimi”

E' fantastico papà!” rispose lei entusiasta, mentre nella sua mente alzava gli occhi al cielo. Lo faceva spesso- dirle fieramente di voler cavalcare l'onda del successo, per poi cadere una settimana dopo. “Sono contenta”

Ho anche uno sponsor. Non salto un incontro da settimane”

Sono fiera di te” gli disse lei. Era ciò che aveva bisogno di sentire, e non era importante che lo fosse davvero o meno, no? L'aveva detto la terapista. Non doveva fare molto, solo.. supportarlo.

Quindi.. devo andare. Ma sei sicura di stare bene, Katie?”

Sto bene papà. Vai all'incontro, passa una buona serata”

Okay. Buonanotte Katie”

Buonanotte papà”

Il telefono si spense e Kate si guardò intorno, cercando di distogliere la mente dalla preoccupazione per il padre; aveva bisogno di qualcosa su cui concentrarsi. La cucina puzzava ancora; il Lysol non era così efficace. Sospirò e si alzò in piedi, sgranchendosi la schiena e mettendo a posto la camicia. Raggiunse la cucina, estrasse il sacco dell'immondizia dal cestino e si avviò verso la porta. Si infilò un paio di ciabatte, afferrò le chiavi e si avviò a passo veloce lungo il corridoio fino al condotto della spazzatura, dove lasciò cadere il sacco con un sorriso. Ecco fatto, era in grado di prendersi cura di sé stessa.

Tornò al suo appartamento, ignorando la musica che proveniva dalla porta accanto. Non gliene importava nulla, ma se fosse rimasta troppo a lungo in corridoio, Gary, che abitava di fronte a lei, sarebbe uscito e l'avrebbe trascinata in una lunga conversazione su quanto sconsiderato fosse Jon ad ascoltare musica a così alto volume. E quel genere di conversazioni le facevano sempre venire il mal di testa; quindi aprì la porta dell'appartamento ed entrò.

Rimase ferma per un attimo nella sala. La settimana era stata intensa. Le vacanze stavano per cominciare e, come ogni anno, criminali e assassini e malcontenti sarebbero comparsi all'improvviso per dare all'NYPD il regolare bonus natalizio. Kate aveva arrancato tra fanghiglia e ghiaccio, spazzatura e neve, centri commerciali e negozi, raccogliendo indizi, cercando testimoni e seguendo piste non troppo rilevanti. Avevano chiuso due casi, cosa alquanto fantastica. Montgomery l'aveva personalmente ringraziata per aver notato delle fibre di abbigliamento in cima alla ringhiera del vicolo, venerdì. Li aveva aiutati ad identificare il tipo di giacca che il killer indossava, e da lì avevano ottenuto una sequenza sul traffico che aveva fornito loro l'immagine di parte del volto.

Kate la considerò quindi una settimana prospera. Anche Jacobs, il più freddo del gruppo, che non era molto felice ad averla lì, a trovare indizi prima di lui, riuscì a rivolgerle un sorriso. Forse sarebbe riuscito a dire qualcosa prima della fine dell'anno. Kate sbuffò e tornò in cucina, e aprì il frigo per estrarre la pasta che aveva preparato qualche giorno prima. Il giorno in cui Jacob le avesse detto “buongiorno” era quello in cui i maiali si sarebbero messi a volare. Era un grande misogino.

Infilò il contenitore nel microonde e trovò un bicchiere, riempiendolo di succo. Non era decadente e non era salsa di pomodoro fatta in casa, ma era cibo, e lei doveva pur mangiare ad un certo punto.

Versò la pasta in una scodella non appena fu pronta e la portò con sé sul divano, mettendosi comoda e accendendo la televisione. Avrebbe mangiato, guardato qualcosa di stupido e leggero, e poi fatto un bagno. Lanie forse sarebbe stata in città, ma Kate voleva passare una serata tranquilla: il giorno seguente sarebbe già stato sufficientemente intenso.

Guardò un vecchio episodio di Friends distrattamente. Pensieri su suo padre tornavano di soppiatto come ragni in una crepa delle pareti. Non sarebbe rimasto attaccato al muro come sua madre e Will. Poche settimane, e forse ce l'avrebbe fatta questa volta. Forse avrebbe davvero smesso di bere e lei avrebbe riavuto indietro suo padre. Sospirò e posò la scodella vuota sul tavolino, rannicchiandosi sotto la sua coperta. Era una donna cresciuta. Si prendeva cura di sé stessa da qualche anno ormai. Non aveva bisogno di suo padre.

Ma le mancava. Le mancava chiacchierare con lui durante il brunch della domenica, aspettando sua madre nel suo ristorante preferito. Le mancava il modo in cui i suoi occhi si increspavano quando sorrideva. Oramai sorrideva di rado. E quando lo faceva era un sorriso dovuto alla sbornia, abbattuto e affondato. Lei era stata in terapia, si era rimessa in riga, aveva ottenuto un buon lavoro. Perché lui non poteva fare lo stesso?

Rimase lì sdraiata per un'ora intera, lasciando che il suono della televisione irrompesse nella sua mente mentre metteva il broncio. Non l'avrebbe negato. Era di cattivo umore. Non si aspettava che la richiamasse il giorno del Ringraziamento, e il tempo trascorso con Lanie era stato comunque piacevole. Ma lui era suo padre. Le feste non sembravano più le stesse, non senza entrambi i suoi genitori.

Lo capiva, davvero. Lei aveva perso sua madre, ma lui aveva perso sua moglie, l'amore della sua vita, il suo tutto. E lui non era forte quanto lei; forse era proprio la parte più dura da digerire, a vent'anni non si sarebbe mai aspettata di diventare lei il genitore di suo padre. La vita non funzionava in quel modo. Ma nemmeno sua madre sarebbe dovuta essere uccisa, e persone mondane non diventavano poliziotti.

Kate scosse la testa e si alzò: era ora di fare un bagno. Aveva bisogno di rilassarsi e di uscire da quella depressione, o non avrebbe mai avuto la forza di gironzolare con Rick e Alexis il giorno seguente. Sorrise a quel pensiero e poi corrugò la fronte. Come poteva essere così facile sorridere al sol pensiero di quella bambina? Friends era divertente, ma non la faceva sorridere in quel modo.

Ma questo era esattamente il motivo per cui aveva accettato di farlo- per essere loro amica; la facevano sorridere. Rick era spassoso e divertente e.. beh, nemmeno il fatto che fosse bello era poi tanto male. Kate si strinse nelle spalle. Non cercava quello da Rick, no?

Portò i piatti in cucina e il suo sguardo cadde sulla sedia di Will. No, non le serviva un ragazzo. E non importava quanto bello, affascinante e attraente Rick Castle fosse, non era pronta a buttarsi a capofitto in un'altra relazione, per poi uscirne con il cuore a pezzi. Sarebbero stati amici. Erano anni che non aveva un amico maschio, e questo era persino ben equipaggiato con una deliziosa bambina che lo seguiva passo dopo passo, che era quasi più divertente dell'uomo stesso.

In più, potevano comunque flirtare. Era lecito. Kate posò i piatti nel lavandino e poi si voltò per andare in bagno, dove si sarebbe rilassata nella vasca, e poi, forse, si sarebbe fatta una bella dormita. Se ci fosse stato un modo per liberare la mente abbastanza da farla appisolare, ci avrebbe provato. Ne aveva proprio bisogno.

---

Il giorno seguente, Kate era in piedi in jeans e reggiseno, con le mani sui fianchi. Il suo armadio era un mare di dolcevita e maglioni a maniche lunghe. Andava bene, dato che era inverno, ma avrebbe dovuto fare sicuramente un bel po' di shopping con l'arrivo della primavera. Il problema, ora, era avere troppe opzioni. Una maglia con il collo a V e una sciarpa? Dolcevita e giacca? Cosa era appropriato? Non era un appuntamento, ma voleva comunque essere carina. Maddy una volta le aveva detto che il blu le donava.

Kate allungò la mano e afferrò un dolcevita blu cobalto. Lo indossò e si sedette alla sua toilette da camera per farsi il trucco. Non troppo pesante- non era un appuntamento- ma almeno il fondotinta e il correttore per nascondere le borse sotto gli occhi. Alla fine non era riuscita a dormire così tanto. Okay. Non ne aveva bisogno. Ma non era necessario che R ick e Alexis lo sapessero.

Terminò legandosi i capelli in una coda di cavallo, un lusso che non si permetteva molto spesso. Era pericoloso lasciare i capelli sciolti; qualcuno avrebbe potuto atterrarla facilmente semplicemente afferrandole la coda. Ma pattinare con i capelli negli occhi era altrettanto pericoloso, quindi se li legò felicemente. Osservò il suo riflesso e fu sorpresa da quanto giovane e quasi libera sembrasse. Con del trucco leggero, una coda di cavallo e un sorriso, le sembrava quasi di avere di nuovo vent'anni.

Si alzò e si allontanò dallo specchio, verso l'armadio, lontana da qualsiasi cosa potesse rifletterla. Beh, la maggior parte delle cose, almeno: i pattini al neon che aveva tolto dal fondo della sua scarpiera certamente risplendevano alla luce. Kate li sollevò e si morse il labbro. Erano fantastici, davvero. Non erano imbarazzanti, o verdi brillanti, o.. avrebbe davvero incontrato Rick e Alexis con quelli?

Studiò i pattini: erano usati ma non malridotti. Erano appariscenti, si, ma anche forti. Alexis li avrebbe adorati, e Rick.. le avrebbe detto qualcosa di più su fate e sull'inseguire piccioni, ma lei sarebbe uscita vincitrice; anche se l'elemento figlia gli faceva guadagnare punti.

Kate lanciò un'occhiata all'orologio e realizzò che non aveva più tempo. Lanciò i pattini in una borsa insieme alla sciarpa e ad un paio di mezzo-guanti. Poi afferrò le chiavi e il telefono, indossò un cappotto pesante nero, e si infilò un paraorecchie di maglia grigio. Chiuse a chiave la porta e chiamò l'ascensore, scendendo nella sala d'ingresso, con la gamba tremolante e le dita che tormentavano la manica della giacca. Sarebbe stato divertente, si sarebbero divertiti.

Il vento stava tirando mentre Kate usciva dall'edificio, e sorrise alzando la testa. New York era bella d'inverno, quando lei non arrancava nei vicoli e non si trascinava nella fanghiglia. La città brillava. Non puzzava così tanto in inverno e tutti sembravano troppo felici o impegnati per preoccuparsi di essere belligeranti. O forse lo pensava solo perché era il suo giorno libero: i criminali erano fin troppo belligeranti durante la normale settimana lavorativa.

Kate chiamò un taxi ed entrò, non voleva guidare nel traffico di mezzogiorno. Diede al tassista l'indirizzo di Rick e poi si rilassò contro il sedile, osservando tutto passarle accanto, qualcosa che di solito non faceva. Era felice di essere senza pensieri, di guardare fuori dal finestrino fino all'arrivo. Pagò e saltò fuori dal taxi, lottando contro il vento per entrare nell'edificio. Era tutto delizioso, innevato e bello, ma il vento era tremendo.

Nonostante fosse tutto assai ricco, Kate ammirò quello che la circondava mentre entrava nel complesso e nell'ascensore. Erano normali, i Castle, ed era difficile a volte ricordare che fossero ricchi sfondati, quando Alexis le parlava dei suoi progetti speciali e Rick raccontava di una sua vittoria ai videogames in modo concitato. Ma stava davvero per trascorrere la giornata in compagnia di Richard Castle, scrittore di bestsellers, e sua figlia. La sua vita era incredibile. Era tutto ciò che poteva dire.

Kate raggiunse il loro piano e camminò verso la porta. Suonò il campanello e si sistemò la borsa sulla spalla, ascoltando il chiacchiericcio dall'altra parte.

Dai papà! Sbrigati!” chiamò Alexis.

Kate scosse la testa e cercò di nascondere un sorriso mentre un intenzionalmente forte rumore di passi si avvicinava alla porta. Erano ridicoli.

Oh salve, signorina Kate. Come sta oggi?” chiese Rick aprendo la porta. Indossava un maglione rosso scuro e un paio di jeans, e le rivolse un sorriso a trentadue denti, mentre Alexis faceva capolino da dietro i suoi fianchi.

Bene, e voi?” chiese, salutando Alexis con la mano.

Noi stiamo bene! Ma papà ci ha impiegato un sacco a prepararsi!”

Kate ridacchiò e incontrò lo sguardo di Rick. “Non è vero. Sta ingigantendo la cosa”

Ne dubito” rispose Kate facendo un passo avanti, dopo che lui le ebbe fatto segno di entrare.

Alexis era adorabile. Indossava un piumino viola, dei bei jeans con fiori ricamati, e un piccolo berretto blu sulla testa. Era l'immagine dell'infanzia d'inverno.

Mi piace il tuo giubbotto, Alexis” le disse Kate, mentre Rick indossava il suo cappotto e prendeva a sua volta un berretto e mezzo-guanti.

Grazie” sorrise Alexis eccitata “Anche a me piace il tuo!”

Kate le rivolse un sorriso. “E' solo un cappotto nero”

E' un cappotto nero molto attraente” intervenne Rick afferrando la loro borsa “Andiamo? E' meglio se arriviamo lì presto, così la fila non sarà troppo lunga”

Fila?” chiese Kate mentre la facevano uscire velocemente dall'appartamento. Si muovevano rapidamente, i Castle.

C'è sempre la fila a Mars2112” le disse Rick, e Alexis afferrò la sua mano.

Vogliamo fare il viaggio, giusto papà?”

Giusto” annuì lui, premendo il tasto per chiamare l'ascensore.

Papà.. cosa vuol dire attraente?”

Kate ridacchiò e guardò Rick, stringendo la mano di Alexis. “Già, Rick. Spiegacelo”

Per un momento lui le lanciò un'occhiataccia. “Era un complimento. Attraente vuol dire bello, Alexis”

Oh”. Fece di si con la testa. “Pensi che Kate sia bella?”

Kate spalancò gli occhi e il suo sorriso cadde all'improvviso, mentre le porte dell'ascensore si aprivano e loro entravano. Era dolce, ma oh, Alexis, non era proprio il momento per una cosa del genere.

Certo” rispose Rick tranquillo “Kate è molto bella”

Lo penso anch'io” s'illuminò Alexis.

Uh.. grazie ragazzi” balbettò Kate. Si muovevano rapidamente e la disorientavano, i Castle. “Aspettate”. Il suo cervello si era ripreso. “Viaggio?”

Si” disse Rick animatamente “Si può fare il viaggio su uno space shuttle all'interno del ristorante, è fantastico. Ti piacerà un sacco”

Le porte dell'ascensore si aprirono e Alexis la condusse fuori mentre seguivano Rick all'ingresso. Tutti li guardavano passare, sorridendogli. Il portiere sorrise radiosamente mentre uscivano e Rick si guardò intorno per un attimo. Kate stava ancora cercando di capire cosa implicasse un viaggio su uno space shuttle all'interno di un ristorante e perché mai dovessero farne uno.

Ma nel frattempo veniva trascinata in un'automobile da città. Stavano uscendo con l'automobile da città di Richard Castle. Rimase lì impalata a fissarla mentre Alexis saltava dentro.

Dopo di te” disse Rick gentilmente, facendole segno di entrare prima di lui.

Io..”

Non c'è nessun problema” rispose lui ridendo “Attireremo meno l'attenzione in questo modo”

Sbattendo le palpebre realizzò che lui indossava un paio di occhiali e un berretto. La stampa lo prendeva di mira? Non l'aveva nemmeno considerato.

Oh, beh.. già” balbettò, rivolgendogli un timido sorriso, e si infilò dentro dopo Alexis.

Mi piace l'automobile da città” le disse Alexis mentre Kate si sedeva accanto a lei “E' più comoda del taxi”

Non ne ho mai provata una” ammise Kate “La usate spesso?”

Alexis annuì: “A papà non piacciono molto i taxi. Si fermano troppo spesso, e qualche volta le persone fanno fotografie, o..” si avvicinò e Kate si abbassò verso di lei “qualche volta le donne prendono d'assalto la macchina”

Sul serio?” chiese Kate, mentre Rick si infilava dentro a sua volta.

Uh-huh. E' stupido” la informò Alexis.

Cosa è stupido?” chiese Rick mentre si allontanavano dal cordone del marciapiede e la mente di Kate frullava. Rick Castle era famoso-davvero famoso.

Quando donne strane ti ronzano intorno” rispose Alexis.

Kate sentì Rick irrigidirsi un attimo accanto a lei. Sedevano abbastanza vicini da sfiorarsi le spalle, ma non tanto vicini da essere schiacciati nella spaziosa ma sorprendentemente sobria automobile da città.

Oh, si tesoro, è stupido”.

Per questo mi piace l'automobile, perché non entrano nell'automobile, giusto?”

Giusto pumpkin”.

Kate guardò Rick e lo trovò leggermente accigliato.

E' una macchina molto bella” disse lei.

Lui incontrò il suo sguardo. “Già. Fa.. fa il suo lavoro, no?”

Sembra proprio di si. Deduco che non dovremo preoccuparci di manipoli di donne a questo Mars2112?”

Il sorriso di lui tornò all'improvviso e le restituì lo sguardo, toccandole leggermente la spalla con la sua. “Hai ragione, Detective Beckett”

Lei scosse la testa. “Non sono ancora una Detective”

Ma lo sarai” disse Alexis confidente.

Kate abbassò lo sguardo verso di lei. “Grazie per il sostegno”

Alexis alzò le spalle. “Non è mica una sorpresa. Sei brava a notare molte cose”

Kate annuì e guardò la città scorrere accanto a lei mentre Alexis e Rick si stuzzicavano a vicenda sui diversi tipi di alieni che vivevano su Marte. Rick optava per alieni blu, mentre Alexis riteneva che ovviamente fossero verdi. Tutti i Marziani erano verdi, come Marvin. Kate... Kate non fece altro che sorridere, cos'altro poteva fare? L'avevano coinvolta e in qualche modo resa parte del loro strano mondo. Il suo equilibrio era scombussolato e fu un po' sorpresa di scoprire che erano già arrivati a Times Square quando la macchina accostò e Rick saltò fuori, porgendole la mano.

Lascia qui le tue cose, non avrai bisogno della borsa lì dentro” le disse. Kate annuì e posò la borsa, lieta che il suo portafoglio fosse nella giacca.

Prese la sua mano e uscì, facendo la stessa cosa con Alexis, che afferrò la sua mano felice e la trascinò su per le scale di un piazzale che si protendevano verso un alto edificio. C'era un'altra serie di scale che conduceva in un cortile che Kate non aveva mai visto prima. E lì, a fissarla, c'era l'appariscente entrata di Mars2112, decorata con alieni e navicelle spaziali e luci.

Benvenuta al ristorante più bizzarro che tu abbia mai visto” le disse Rick. Lei si voltò e lo trovò estremamente vicino a lei mentre si fermavano di fronte al ristorante.

Non preoccuparti, ti divertirai”

Ne sono sicura” rispose lei.

Su, dai!” esclamò Alexis, interrompendo il momento. Avevano avuto un momento? Kate non lo sapeva con precisione.

Rick, dal canto suo, non fece alcun accenno alla loro mancanza di spazio personale, e rimase incollato a loro mentre si mettevano in fila per il “Viaggio nella navicella spaziale”. C'erano parecchie famiglie davanti a loro, con bambini che urlavano, che scavalcavano le barriere e lottavano. Due ragazzini si stavano praticamente scazzottando e i loro genitori li ignoravano bellamente.

Kate abbassò lo sguardo verso Alexis e sorrise. Aspettava pazientemente, sembrava felice e ballava lentamente sul posto.

Non vedi l'ora?” chiese Kate.

Già” rispose Alexis, voltando la testa per guardarla “Ma questa è la tua prima volta”.

E' vero” convenne lei “Devo preoccuparmi?”

E' un po' rumoroso la prima volta, vero papà?”

Rick annuì. “Ma non preoccuparti, ho come l'impressione che Kate sia un osso duro”

Kate sbuffò. “Sul serio? Un osso duro?”

Oh, andiamo! Passi l'intera giornata a guardare cadaveri. Sei temprata”

Non sono temprata!” protestò lei mentre avanzavano nella fila, osservando un ampio gruppo di circa sedici persone passare attraverso le grandi porte spaziali sotto l'insegna. Era notevole: sembrava una vera astronave, e Kate intravide di sfuggita alcune poltrone rosse come quelle dei cinema all'interno, prima che la porta si chiudesse con uno sbuffo di fumo.

Okay, forse temprata non è il termine giusto. Sei.. stoica”

Richard Castle..!”

Shh!” la zittirono loro in coro.

Kate sbatté le palpebre. “Oh, mi.. dispiace?”

Rick ridacchiò e le mise una mano sulla schiena mentre avanzavano ancora. “Non preoccuparti. E' solo che.. beh, non farlo se non vuoi ritrovarti a Pagina Sei domani come 'la nuova mamma di Alexis Castle'”.

Alexis ridacchiò e Kate si irrigidì. “Non è abbastanza vecchia per essere la mia mamma!”

Stai dicendo che io sono vecchio?” chiese Rick con finto orrore.

Kate espirò. Era solo per dire, non significava nulla. Non sarebbe finita a Pagina Sei, giusto?

Si, papà” rispose Alexis.

Hai sentito?! Mia figlia ha detto che sono vecchio” si lamentò Rick.

Giusto, Rick e Alexis erano ancora lì. Non stavano avendo un attacco di panico, e lei doveva essere presente, non preoccuparsi della stampa. “Beh”. Lei rimase un secondo in silenzio “Tu.. sei più vecchio di me”

Di quanto, sei anni?” chiese Rick indignato.

Non lo so. Quanti anni hai?” replicò Kate con aria innocente.

Lui strinse gli occhi. “Lo sai già, non è vero?”

Lei non leggeva la sua biografia tutte le volte che comprava un libro. Era assurdo. Non lo faceva. Okay, invece lo faceva eccome, ma non era necessario che lui lo sapesse. “Non so per quale motivo tu possa sospettarlo”

Lui la guardò per un attimo e aprì la bocca per rispondere, ma un grande alieno era appena uscito dalla porta, circondato da fumo, e stava facendo loro segno di entrare.

Vieni Kate! Dobbiamo sederci davanti!” disse Alexis velocemente, trascinandola verso la prima fila di quel piccolo teatro. Si sedette e Kate prese posto accanto a lei in una delle poltrone rosse.

Si muovevano- realizzò mentre si legava la cintura. “Perché mi sto legando la cintura?” chiese, aiutando Alexis ad allacciare la sua “Che viaggio sarebbe questo?”

E rovinarti la sorpresa?” sorrise Rick alla sua sinistra “Nemmeno per sogno”

Alexis?” chiese Kate.

No no. Sono d'accordo con papà. Devi aspettare”.

Kate sbuffò e guardò la parete di fronte, su cui vi era uno schermo gigantesco. Pareva una sorta di incrocio tra un cinema privato e la piattaforma di carico di una reale astronave. Era del colore della latta e i muri avevano travi trasversali e finte saette; le poltrone si trovavano su una sorta di piattaforma. Si sarebbe mossa e li avrebbe sbattuti di qua e di là, giusto?

Cittadini del pianeta Terra!”. Una voce rimbombò attraverso un altoparlante, e le porte si chiusero. “Vi diamo il benvenuto al vostro viaggio su Marte. Vi suggeriamo di reggervi forte, a volte l'atterraggio può essere un po'.. bump.. bump..”. Ci fu un'interferenza e la voce all'improvviso non si udì più.

Si parte!” sussurrò Rick, mentre il pavimento sotto di loro cominciava a tremare.

Le luci si spensero e lo schermo di fronte a loro si illuminò, rivelando un'immagine del pianeta Marte che si stava avvicinando sempre di più ad ogni secondo. Il pavimento iniziò a muoversi più violentemente, e la sedia di Kate si muoveva a destra e a manca; l'immagine divenne più luminosa finché pareva che fossero diventati una sfera di fuoco in procinto di precipitare sul suolo.

Per favore rimanete calmi. Stiamo per schiantarci! Stringetevi ai vostri cari e attenti alle creature!”

Kate rise e si strinse ad Alexis e Rick mentre venivano sballottati qua e là e sobbalzavano; le luci lampeggiarono e del fumo penetrò dai condotti agli angoli del soffitto. Dopo un minuto di rumoroso rovesciamento, la piattaforma si fermò e le luci si accesero lentamente.

Kate guardò Alexis, che stava sorridendo, e poi Rick, il quale -fu sorpresa di scoprire- le teneva la mano. Oh, lei l'aveva afferrata. La mano di lui era grande sotto la sua, e stava sorridendo.

Ti è piaciuto?”

E' stato fantastico” rise Kate. Tutto il suo disagio e le sue preoccupazioni erano state spazzate via. Chi sapeva che esistesse un posto del genere? E che modo bizzarro di entrare in un ristorante.

Alexis si era tolta la cintura e aveva allungato la mano verso di lei prima che Kate potesse riprendersi dalla sorpresa; si alzò, tirando Rick dietro di sé, mentre le porte si aprivano dalla parte opposta del piccolo teatro. Seguì Alexis di fuori e si trovarono all'entrata di un'enorme stanza.

Sembrava Marte, davvero. Kate boccheggiò guardandosi intorno, osservando i grandi muri di “pietra”, luci verdi e viola molto bizzarre che illuminavano da alcune lampade 'spaziali' messe casualmente sul pavimento, e separé dalla forma di affioramenti di rocce. Fedeli al resto, degli alieni camminavano tra i tavoli portando vassoi di cibo servito su dischi spaziali, e i bambini correvano ovunque con bambole aliene e elmetti spaziali.

Cosa ne pensi?” chiese Rick, e Kate percepì il suo respiro caldo contro il suo orecchio mentre lui si inciampava e finiva contro la sua schiena, spinto dai bambini urlanti che avevano avuto davanti a loro.

Quei bambini sono maleducati” disse piano Alexis aspettando in fila per la cameriera.

La pagheranno, gli alieni mangiano i bambini come loro” le disse Rick.

Alexis rise e Kate si unì a lei. “Tutto questo è surreale”

Vero? Ti domandi cosa hai fatto per perderti una cosa simile da bambino” sorrise lui.

Intendi nell'età della pietra?” scherzò lei.

Lui la guardò torvo. “Ti rimane una sola vecchia battuta oggi. Tienila per quando andremo a pattinare”

Perché? Sai già che cascherai per terra?”

Si” rispose lui tranquillo “Ma prima mi riempirò lo stomaco. Chiedi un séparé tesoro”

Alexis guardò la direttrice di sala con i suoi occhioni dolci e un piccolo ammaliante sorriso. “Potremmo per favore avere un séparé per tre persone?”

La donna la guardò, chiaramente scioccata dalla calma, raccolta e gentile richiesta. “Certamente” sorrise “Emily, puoi fare strada a questa perfetta famiglia verso il séparé nell'angolo? E accertarti che Andrew li serva?”

Rick ridacchiò, mentre la giovane cameriera bionda prendeva tre menu e li conduceva in fondo al ristorante, chiacchierando con Alexis riguardo al suo 'viaggio' su Marte, con Rick e Kate che le seguivano.

Penserai che mi debba servire del mio nome, ma no: tutto quello che la bambina deve fare è dire 'per favore' e otteniamo tutto. E' strabiliante”.

Beh, lei è deliziosa. E la gente farebbe qualunque cosa per un sorriso, a New York” concordò Kate. Era adorabile- abbastanza adorabile da non averle fatto registrare il commento sulla famiglia.

Ecco a voi” disse loro Emily facendoli sedere attorno ad un grande tavolo rotondo. “Andrew sarà da voi tra un minuto, ed eccovi i vostri menu”. Diede a ciascuno un largo e coloratissimo menu, mentre Kate si infilava dopo Alexis, Rick in coda dietro di loro. “Divertitevi”

Grazie Emily!” rispose Alexis.

La cameriera sorrise e si allontanò, sussurrando qualcosa ad una collega e recandosi al piano principale. Entrambe guardarono indietro verso il loro tavolo e Kate trattenne un sorriso mentre apriva il grande menu. E tutto era in tema Marte- era scioccata.

Ridacchiò leggendo le varie descrizioni del “Mars burger” e delle “Martian fries” con piante spaziali -lattuga-, e sangue dei viaggiatori -ketchup-. Sembrava fantastico.

Gli hamburgers sono buoni?”

Rick incontrò il suo sguardo. “Alcuni dei migliori che io conosca”

Allora per me va bene” sorrise Kate chiudendo il menu “Cosa prendi Alexis?”

Martian tenders” rispose lei “Hanno la forma di alieni e ti portano anche sangue dei viaggiatori e budella aliene”

Mostarda” spiegò Rick.

E non pensi sia disgustoso?” le chiese Kate.

Disgustoso?” biascicò lei “E' fantastico!”

Kate rise. Temeraria e incredibile, ecco cosa era Alexis. Lei era fantastica. “Batti il cinque” disse Kate allungando una mano verso di lei.

Alexis la batté con gusto e le sorrise radiosa. “Quindi, ti piace?”

E' grandioso” rispose onesta “E' divertente e strano e semplicemente così.. marziano”

Alexis era completamente disperata la prima volta che siamo venuti” le disse Rick.

Papà!”

E' vero! Si nascondeva nella mia spalla”

Avevo tre anni, papà” sbuffò Alexis “E c'era tanto rumore”

Rick scoppiò a ridere. “Non ti sto prendendo in giro pumpkin

Si invece”

No”

Si!” lo incenerì lei con lo sguardo.

Ragazzi” li zittì Kate mentre un giovane con la faccia ricoperta di brufoli si avvicinava.

Benvenuti a Mars2112” disse gioviale. Era vestito con un'uniforme da Capitano e rivolse loro un largo sorriso, mostrando tutti i denti. “Il mio nome è Colonnello Andrew Carter, e sono qui per prendere le vostre ordinazioni in questo piacevole giorno marziano. Cosa posso portarvi per rinfrescarvi?”

Rick e Kate guardarono Alexis, che sorrise timidamente al ragazzo alto ed allampanato. “Posso avere uno Starship Shake per favore?”

Ma certamente, bella umana!” rispose lui “E per voi due?”

Per me una Diet Coke, grazie” disse Kate.

E per me una Coca Cola Float” aggiunse Rick “Bell'uniforme”

Grazie” sorrise il ragazzo “Ho appena ricevuto una promozione”. Si voltò verso Alexis “Ora faccio volare l'astronave”

Alexis ridacchiò e Andrew estrasse un blocco appunti, scribacchiando le loro ordinazioni. “Siete pronti a darmi le vostre coordinate di sustentamento?”

Posso avere dei Martian Tenders per favore?” chiese Alexis.

Ma certo!”

Io prendo il Mars burger con patatine fritte, per favore, mediamente al sangue” disse Kate quando il ragazzo si voltò verso di lei.

Per me lo stesso, ma al sangue” aggiunse Rick.

Saranno da voi alla velocità della luce!” disse loro Andrew “Beh, magari a quella del suono. La velocità della luce è fin troppo”

E' perfetto” rispose Rick.

In cucina!”. E il ragazzo corse via, un braccio teso davanti a lui ad imitazione di Superman.

E' divertente” annunciò Alexis una volta che si fu allontanato “E buffo. Non può davvero far volare un'astronave”

Tu e la tua realtà” sospirò Rick “Non mi permette mai di stare al gioco!”, disse a Kate con un lamento.

Beh, perché lei è quella ragionevole. Non è vero, Alexis?”

Già!”

Non mi piace questa cosa di voi che fate comunella” replicò Rick “Quindi vi sfido a disegno”

A disegno?” chiese Kate, realizzando solo in quel momento che la loro tovaglia era fatta di carta e c'era una scatola di pastelli in centro al tavolo. Alexis aveva già allungato le mani, e Kate la tirò verso di loro cosicché potesse prenderla.

Il primo che disegna la navicella più impressionante sceglie il dessert per tutti”

Ci sto” replicò Alexis “Tu ci stai, Kate?”

Kate spostò lo sguardo dall'uno all'altra; due paia di occhi azzurri la guardavano a loro volta, con un'espressione di sfida. “Oh, ci sto”.

Ciascuno di loro scelse un pastello. Spinsero i loro menu dall'altro lato del tavolo -il grande cameriere li aveva dimenticati- e si misero dritti, pronti a disegnare.

Ai vostri posti, pronti, disegnate finché arriva il cibo!” annunciò Rick.

Poi ci fu una gran frenesia nel disegnare. Kate non riusciva a ricordare l'ultima volta che aveva colorato qualcosa in un ristorante. Cavolo, non riusciva a ricordare l'ultima volta che avesse fatto altro dallo scrivere su un blocco degli indizi. Si trovò a ripensare al suo disegno originario qualche minuto dopo però, quando diede un'occhiata alla sua sinistra e vide che Rick aveva già disegnato un'astronave e stava ora abbozzando una seconda navicella. Alexis, alla sua destra, era ancora intenta a fare la sua astronave, ma aveva otto ali e dettagliatissime leve e ombreggiature. Il modello di Kate, triangolare e a due ali, sembrava proprio triste in confronto a quello.

Non fermarti Kate” la incitò Alexis “Abbiamo almeno altri cinque minuti. Forse riesci a disegnare una pista di atterraggio”

Kate le sorrise e tornò al suo disegno. Non avrebbe vinto, ma tutto ciò era stranamente divertente. Disegnarono e sospirarono e alzarono le loro teste finché Andrew riapparve.

Gara di disegno?” chiese, tenendo facilmente in equilibrio i loro piatti, un alieno dietro di lui con un cestino di fette di pane a forma di astronave.

Si” rispose Rick guardandolo “Vuoi essere il giudice? Così è imparziale”

Andrew alzò le spalle e posò tutti i piatti dall'altro lato del tavolo; poi si sporse in avanti. “Quello rosso. Sicuramente quello rosso”

Ha!” esclamò Alexis, alzando un pugno in aria.

Anche se, devo dire signore, il vostro è abbastanza intricato” riconobbe Andrew, dando un'occhiata alla foresta di navicelle e aeroplani e macchine volanti disegnata da Rick. “Il suo potrebbe essere più realistico, però” aggiunse Andrew rivolto a Kate “Sembra la più aerodinamica”

Quella di Kate -pensò lei- sembrava più funzionale. “Ma Alexis vince comunque”

Oh, si, decisamente. Pronta per il cibo, vincitrice?”

Alexis annuì, sorridendo, e ridacchiò quando Andrew simulò i rumori di un atterraggio e le passò il piatto. Rick e Kate non ottennero lo stesso trattamento, e Kate era divertita notando che Rick era un po' imbronciato. Andrew si lasciò con un inchino e Kate si voltò verso il suo piatto, meravigliata dall'enorme dimensione.

Una persona non può mangiare così tanto” disse. Alexis e Kate la guardarono increduli, ed entrambi sollevarono un pezzo di cibo verso le loro bocche. “Okay, mi correggo” concesse lei ridendo; Rick le fece un cenno di approvazione e Alexis mormorò “Già” mentre mangiava un alieno di pollo.

Alla fine si era rivelato quasi troppo, ma decisamente troppo buono da lasciare indietro. Kate mangiò l'intero hamburger (il quale, nonostante il nome marziano, era normale e completamente delizioso) e le patatine fritte, e aveva anche abbastanza spazio per uno di quei Sundaes che Alexis aveva reclamato come premio per la sua vittoria.

Mangiò tutto con gusto. Il fatto che sarebbero andati a pattinare e che avrebbe potuto smaltirlo non faceva parte dei suoi piani, nemmeno un po'. Alla fine del pasto Rick non le permise di dividere il conto, o contribuire, o pagare nulla. Lei lo pregò, lo pregò, ma lui rifiutò.

Pago io l'entrata alla pista di pattinaggio allora” gli disse quando lui le condusse fuori dal ristorante con una mano sulla schiena di lei, salutando Andrew, Alexis sgusciando davanti a loro.

Kate, siamo stati noi a convincerti a uscire” mormorò lui, e Alexis si guardò intorno mentre percorrevano la piattaforma di carico che portava all'uscita del ristorante. “Non dovresti pagare”

Ma io voglio farlo. Metà e metà. Tu hai pagato il pranzo, io il pattinaggio. Niente discussioni”

Si guardarono intensamente finché lui annuì. “La prossima volta pago io, però” brontolò, mentre Alexis li incitava ad 'andare più veloce'.

Kate alzò distrattamente le spalle e si fece condurre su per le scale e di nuovo nell'automobile.

La prossima volta- apparentemente ci sarebbe stata una prossima volta.

Si infilò vicino ad Alexis, Rick dopo di lei.

Sembra che non andiamo a pattinare da una vita” disse Alexis mentre si immettevano nel traffico.

Da due sole settimane tesoro” rise Rick rovistando nella sua borsa “Aha!”

Estrasse un secondo paio di occhiali da sole e li passò a Kate. “Uh.. grazie?” rispose lei, rigirandoli tra le mani. Erano bellissimi- grandi e stilosi e certamente nascondevano buona parte del viso. “Perché?”

Rick si stava rimettendo il berretto e infilando i suoi occhiali. “Anonimato. Alexis non ne ha bisogno, perché è adorabile, ma tu potresti averne bisogno in caso qualcuno ci notasse”

Oh”

Provali Kate!” ridacchiò Alexis.

Kate obbedì in modo quasi assente e infilò gli occhiali sul volto, voltandosi verso Alexis. “Come mi stanno?”

Benissimo” le sorrise lei radiosa “Sembri una star del cinema!”

Davvero?” rise Kate. Si voltò verso Rick. “E lei che ne dice, signore?”

Sono d'accordo con lei. Sembri Audrey Hepburn, solo con un paraorecchie”.

Kate arrossì. “Grazie”. Vide il suo riflesso negli occhiali di Rick e doveva ammetterlo: non era affatto male. E, se fossero serviti a tenerla lontano dalla Pagina Sei, li avrebbe indossati. Avrebbe indossato una rete se fosse stato necessario.

La macchina si arrestò e Rick si abbassò, afferrando entrambe le loro borse.

Posso portarla..” protestò Kate.

Segui la bambina in viola saltellante e lasciami fare il galante” rispose lui.

Non so se trovo la tua galanteria affascinante o irritante” gli disse lei uscendo dopo Alexis e prendendola per mano.

Trovala affascinante, così risparmierà dolore ad entrambi” ghignò lui. “Ora sbrighiamoci. Abbiamo un'altra fila da fare”.

Camminarono verso Madison Square Garden e si misero in fila. Kate si guardò intorno, verso i giganteschi alberi e le luci scintillanti, e percepì una fitta. Era venuta lì con sua madre qualche settimana prima che.. e avevano pattinato, e lei era caduta dritta sul sedere facendosi tanto male da rimanere seduta su un cuscino per una settimana intera. Poteva ancora sentire sua madre ridere ma provare ad essere gentile mentre cercava di riaccompagnarla al taxi che avevano preso per tornare all'appartamento invece di camminare.

Va tutto bene?” chiese Rick a bassa voce. Alexis era troppo presa a guardare una coppia fare acrobazie sul ghiaccio per notare quanto Kate fosse diventata silenziosa.

Oh, si” rispose lei, scuotendo leggermente la testa “Solo.. ricordi”

Belli, brutti?” chiese lui con dolcezza, prendendola per mano.

Le sembrò un gesto così naturale che lei gli strinse la mano in segno di ringraziamento. “Entrambi” sussurrò.

Mi dispiace”

Lei incontrò il suo sguardo. O meglio, occhiali da sole incontrarono occhiali da sole. “Non fa niente. Ci sono già tornata prima di oggi. Non è.. non è così terribile”

Potremmo fare qualcos'altro” suggerì lui.

Alexis la tirò per l'altra mano. “Hai visto?!” chiese meravigliata. Kate lanciò un'occhiata alla pista e vide l'uomo sollevare la sua partner sopra la testa e farla girare, la donna sicura e allo stesso tempo fluida tra le sue braccia.

E perdermi questo?” disse rivolta a Rick, annuendo ad Alexis che saltellava accanto a loro. “Nemmeno per idea”

Lui sorrise. “Andiamo allora”. La fila si mosse ed entrarono nell'area di attesa. “Dai Alexis, cerchiamo una panchina e mettiti i pattini”

Kate li seguì e si sedette accanto ad Alexis, mentre Rick si inginocchiava ed estraeva i suoi pattini. Alexis si tolse gli stivali e allungò un piede verso Rick, dimenando le dita davanti alla sua faccia.

Non voglio annusare i suoi piedi, Lexi” rise lui afferrandole un piede e tenendolo fermo “Sono puzzolenti”.

Non è vero!” replicò Alexis “I tuoi lo sono!”

Kate rise e si tolse i suoi stivali, esitando per un momento. Stava davvero per tirar fuori i suoi pattini al neon, non è vero? Ma poi Rick fece il verso di una renna e Alexis rise e rise. Improvvisamente non le importò molto. Se li allacciò e si voltò verso di loro, trovando Rick che le fissava i piedi, fermo a metà dei suoi, mentre Alexis si muoveva avanti e indietro.

C'è qualche problema?” chiese Kate tranquillamente, infilando gli stivali nella borsa.

No.. nessun problema” rispose lui guardandola negli occhi “I tuoi pattini sono luminosi”

E?”

Lui alzò le spalle. “E niente”.

Andiamo, Alexis” disse Kate, allungando una mano verso la bambina “Mettiamo questi in un armadietto e paghiamo mentre il tuo lento padre finisce di mettersi i pattini”

Ho quasi finito!” protestò lui, e Alexis saltò su afferrando la mano di Kate.

Chi dorme non piglia pesci Rick” rispose lei mentre barcollavano “Tuo padre è ridicolo”

Non dirlo a me” annuì Alexis saggiamente.

Kate rise e inserì alcune monete dentro un armadietto, rimosse la chiave e infilò dentro le loro cose, mettendo la chiave in tasca. Camminarono verso la cassa e Kate comprò tre biglietti. Poteva permetterselo, era a malapena una spesa.

La campanella suonò e l'ultimo gruppo iniziò a sfilare sul ghiaccio mentre loro stavano in piedi accanto all'ingresso. Kate non riusciva a vedere Rick nella folla che si avvicinava, e Alexis stava quasi per cadere in avanti, cercando di entrare in anticipo.

Potrebbe per favore tenere questo per l'uomo alto con un berretto bianco, grossi occhiali da sole e un cappotto nero?” chiese all'addetto con un sorriso.

Il giovane annuì prontamente. “Sicuro”.

Grazie mille”. Sembrava che gli avesse rallegrato la giornata. Forse essere carini non era un'arma che solo Alexis poteva sfoderare, dopotutto.

Quando la campanella suonò di nuovo, fu trascinata sul ghiaccio. Entrambe furono scosse per un attimo cercando di trovare l'equilibrio, ma presto Alexis stava tirando Kate con sé.

Sei molto brava Alexis” notò Kate vedendo la bambina pattinare accanto a lei con facilità. “Sei molto fluida per una bambina della tua età”

Pattino da una vita” sorrise Alexis “Mi piace tantissimo. A te?”

Kate sorrise. “Anche a me. Di solito lo facevo.. venivamo qui spesso quando ero piccola”

Davvero?”

Si”. Kate intravide Rick inciamparsi nel venire verso di loro“E mio padre barcollava proprio come il tuo” rise lei mentre lui le raggiungeva, sbuffando, le guance dipinte di rosa dal freddo.

Avreste potuto aspettarmi” disse loro afferrando l'altra mano di Alexis “Ero circa sette persone dietro di voi. Grazie per avere affascinato l'addetto per me”

Di nulla” ridacchiò Kate.

Ce la fai a starle dietro?” chiese alzando il mento. Kate annuì, ed insieme sollevarono Alexis, facendola poi scendere; squittiva dal divertimento.

Beh, starle dietro è una parola grossa” rispose Kate, sorridendo ad Alexis “Diciamo che lei mi sta trascinando”

E non sto nemmeno andando veloce!” disse tutta eccitata “Vuoi vedermi andare veloce?”

Sicuro?” chiese Kate.

Okay. Torno subito!” esclamò lei. Poi le lasciò andare prontamente la mano e sgusciò via, facendosi strada tra la folla con un'accuratezza che era insieme notevole e un po' agghiacciante.

Spaventoso, eh?” chiese Rick pattinando verso di lei in modo che fossero fianco a fianco.

Si” concordò Kate “Le hai insegnato tu?”

Lui annuì. “Mia madre non deve pattinare se vuole salvarsi la vita, e sua madre.. beh, diciamo solo che ho del materiale compromettente se mai ne avrò bisogno”

Kate rise. “Sembri abbastanza bravo, una volta preso l'equilibrio”

Anche tu, Lanterna Verde”

Sul serio?” commento lei sarcastica, e vide Alexis raggiungerli da dietro “Tra tutti i supereroi, devi proprio scegliere quello?”

I tuoi pattini sono verdi al neon, Kate” ghignò lui, tendendo una mano per afferrare quella che Alexis aveva allungato alla sua sinistra. Prese velocemente la mano di Kate quando la spinta di Alexis lo trascinò in avanti, tirando Kate dietro di sé. “Preferisci che ti chiami Strega Cattiva?”

Preferirei che tu non prendessi in giro i miei bellissimi pattini” disse lei tirando su col naso.

Io penso siano proprio forti” le disse Alexis.

E io penso che tu sia velocissima” rispose Kate.

Mi piace andare veloce” spiegò lei con un sorriso radioso “Posso continuare ad andare papà?”

Certo pumpkin” disse lui “Ma fatti vedere, okay?”

Okay!”. Ed era sgusciata via di nuovo.

Qualche volta pattina con me, ma di solito le piace volar via” disse lui mentre facevano un altro giro della pista, ancora mano nella mano.

E' magnifica” rispose Kate guardando quella piccola scia di rosso che spuntava in mezzo alla folla zigzagando qua e là.

Già” sorrise lui. Poi finì contro di lei quando un'orda di bambini gli sfrecciò accanto. Kate afferrò il suo braccio per reggersi e traballarono per un attimo, finché non trovarono nuovamente l'equilibrio.

Rick la prese sottobraccio. “Così non ci separiamo” disse.

Come vuoi tu” rispose Kate. Il suo corpo era caldo e forte accanto a lei, ed era.. era bello.

Allora, venivi qui da bambina?” chiese.

Ogni domenica” rispose lei.

Ti sarai divertita un mondo”

Lei annuì e si strinse leggermente a lui mentre una coppia passava accanto a loro. “Ai miei genitori piaceva tanto. E, beh.. io ero un po' come Alexis”

Ti ci vedo a saettare in giro in quel modo”

Kate rise. “Ho fatto prendere un bello spavento ai miei più volte”

Precipitata e distrutta huh?”

Oh, si” ridacchiò lei. Non aveva bisogno di dirgli che la sua ultima grande caduta risaliva a quando lei aveva diciannove anni. “Ma pensavano fosse divertente”

Tu..” si interruppe lui.

Cosa?” chiese lei.

Vedi spesso tuo padre?” domandò lui guardandola.

Kate trattenne il respiro. “Oh”.

Non sei obbligata a rispondere” aggiunse in fretta “Solo.. okay, dimentica tutto. Scusami”

No, no”. Lei strinse il suo gomito. Poteva farle bene condividere quelle cose con qualcuno, specialmente alla luce della conversazione che lei e suo padre avevano avuto la sera prima. E Rick.. c'era qualcosa di così confortante in lui, in un modo nel quale nemmeno Will lo era stato. E non era una cosa romantica, era solo.. che cosa aveva quell'uomo da renderla propensa a parlare?

Lui.. ha preso male la morte di mia madre. E noi.. non è più stato lo stesso”

Mi dispiace”

Lei annuì. “Anche a me. Ma sai, le persone ritornano, giusto? Ne uscirà prima o poi”

Ne sono sicuro” le disse Rick “Se è forte almeno la metà di quanto sembri esserlo tu, allora ne sono certo”

Lei lo guardò. “Sei affascinante, non è vero?”

Lui sorrise. “Stai pensando di prendermi, non è così?”

Oh, vedrai quando ti prenderò, Richard Castle” disse lei a bassa voce. Improvvisamente era diventato troppo. Poi intravide Alexis sfrecciare accanto a loro. “Ma prima, sarai tu a dovermi prendere, vecchiaccio!”. Lasciò il suo braccio e saettò accanto alla figlia di lui, sentendolo ridere dietro di lei.

Piccoli passi. Avrebbero fatto piccoli passi. E, non appena lui la afferrò per la vita e insieme caddero per terra in un intreccio di braccia e gambe, con Alexis che ridacchiava sopra di loro, Kate capì che forse, solo forse, poteva farcela a piccoli passi.



--Note dell'autore (FanficwriterGHC)---

Link della storia in lingua originale:  http://www.fanfiction.net/s/7176396/1/

Questo autore è straniero e a gestire questo account è la persona che traduce le sue storie.
L'indirizzo email della traduttrice è 
 sara.bresciani@aol.com
Se vuoi pubblicare su questo sito una traduzione di questo autore, e hai il suo permesso, inviami almeno il primo capitolo della traduzione completa (nel caso di fanfic one-shot, tutta la one-shot tradotta). Allora ti fornirò la password per accedere a questo account

--Note della traduttrice (SaraIzzie)---

Come promesso, ecco il nuovo capitolo. Finalmente ce l'ho fatta, nonostante tutti gli impegni! Farò del mio meglio per postare in fretta il successivo! ;)
Buona domenica a tutti!

Sara









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Capitolo 7
*** CHAPTER 7 ***


CHAPTER 7:




“Okay, ripetimelo un'altra volta. Come puoi, esattamente, avere tempo di fare shopping con me?” chiese Madison mentre svoltavano l'angolo sulla 5th avenue, passando un gruppo di cantori di Natale.

Kate schivò un uomo più anziano che indossava una gonfia giacca rossa e strinse la sciarpa intorno al collo. Il vento soffiò, increspando i fogli che i cantori tenevano in mano e portando con sé l'inconfondibile aroma di castagne proveniente da un venditore ambulante in fondo al blocco.

“Egrin aveva bisogno della serata libera ieri per andare alla cena di gala di sua moglie, quindi l'ho coperto io” spiegò lei storcendo il naso. Odiava le castagne.

“Sei riuscita a dormire almeno? Il suo turno è di notte, no?”

Kate annuì. Aveva dormito più o meno sette ore quando era arrivata a casa alle sei quella mattina, lasciandosi cadere distrutta sul suo letto, ancora in uniforme. Poi si era alzata e aveva raggiunto Maddy alle quattordici e trenta, come avevano pianificato. “Ho dormito. Più del solito, in realtà” aggiunse, cercando di farlo sembrare più sano di quel che era. Nessuno pareva approvare la sua abitudine di fare turni lunghi un'intera giornata. Divertente.

“Già, è quello che succede quando stai in piedi tutta la notte. Pazza” rise Maddison, afferrandole il gomito e dirigendola verso un negozio per bambini in cui non erano mai state prima. “Dai, devo prendere qualcosa a mia nipote dato che Brad insiste per riunire tutta la mia famiglia”.

Kate alzò un sopracciglio. “Credevo ti piacesse tua nipote”.

Madison si voltò verso di lei con aria colpevole mentre la trascinava in una zona dedicata alle bambole, guidandole in un mondo rosa e violetto. Era quasi troppo luminoso, troppo femminile. Anche da bambina, Kate non era mai stata il tipo da bambole.

“Infatti mi piace. E' mia cognata che non sopporto, lo sai”

“Si”. Aveva sentito parlare di Kayla davvero troppo spesso, e in modi davvero troppo negativi da potersene dimenticare. “Lo so”.

“Solo.. non potevano far visita alla sua famiglia?”

“Mi pare l'abbiano fatto l'anno scorso” commentò Kate prendendo una bambola dallo scaffale. Questa poteva partorire. Letteralmente. Si poteva rimuovere un piccolo bebè dalla pancia e rimettere il lembo, lasciando Barbie in perfetta forma e con un piccolo, inquietante neonato di plastica. “Questa... è abbastanza terrificante”.

Madison le lanciò un'occhiata e sbuffò. “Oh, sono così tentata..!”

“Madison! E' orribile! La spaventerai!”

“Brad dice che le piacciono le nascite e i bambini” rispose Madison con un'alzata di spalle, allungando la mano verso la scatola.

Kate la allontanò da lei. “Non posso fartela comprare. Gli amici non lasciano che gli amici comprino regali di Natale facendosi del male”.

Madison strinse gli occhi ma lasciò cadere la mano. Kate annuì e rimise la bambola, causa di turbamento, al suo posto, girando la scatola dall'altra parte. Era semplicemente sbagliato. “Prendile la ballerina. Non hai detto che a Shelby piace ballare?”

“Come fai a ricordartelo?” chiese Madison esaminando la serie ininterrotta di scatole e nomi colorati in cerca di una ballerina. “Io a malapena riesco a ricordare quello che ti ho detto di Michael un'ora fa”.

“Me la cavo con i dettagli” fece spallucce Kate, indicando una scatola cinque ripiani più in alto “Ecco la tua ballerina”.

Madison afferrò la bambola e si voltò di nuovo verso Kate. “Cosa farei senza di te, Becks?”

Kate sorrise. “Moriresti di fame e feriresti i tuoi parenti”.

Madison le diede una leggera spinta, e presero a camminare verso l'uscita del negozio. Kate si guardò intorno, osservando genitori dall'aria smarrita volteggiare tra gli scaffali, alcuni trascinando dietro di sé dei bambini, altri rincorrendoli. Nel negozio c'era molto rumore, e la moltitudine di colori, suoni, luci e fronzoli era un vero colpo agli occhi. Rendeva Kate abbastanza sollevata di non avere figli suoi, e di non aver bisogno di programmare decine di gite in negozi come questo per trovare il regalo perfetto.

Si fecero largo a forza verso la fila dall'altra parte del negozio e si unirono alla calca. Kate lanciò un'occhiata verso il bancone e il suo sguardo fu catturato da una vetrina di animali marini. La varietà era impressionante, ma Kate si ritrovò a fissare la parte più lontana del gruppo. Sotto un'enorme beluga era appesa una tartaruga marina.

“Mads, devo prendere una cosa. Puoi tenermi il posto?” chiese Kate, mentre le tornavano in mente le parole di Alexis.

“Becks?”

Ma Kate si era già mossa verso la vetrina e stava prendendo la tartaruga marina. Era graziosa; verde, con il guscio blu e macchie color verde acqua. Era morbida -quasi in un modo inimmaginabile- e a Kate ricordò un cane di peluche che aveva avuto da bambina e che era fatto dello stesso soffice materiale. Sollevo l'etichetta e cercò il prezzo. Poteva permettersi di spendere venti dollari. Era fattibile, giusto? Quell'oggetto era adorabile. Forse aveva una bambina per cui andare in quei negozi, dopotutto.

Infilò la tartaruga sottobraccio e si fece largo di nuovo verso la fila alla cassa, infilandosi dietro a Madison. Ignorò tranquillamente i grugniti alle sue spalle. Lei era in fila.

“Cosa hai preso?” chiese Madison mentre avanzavano “E perché compri qualcosa?”. Kate aprì la bocca per rispondere, ma Madison fu più rapida. “Aspetta.. è per la figlia di Castle?”

“Alexis. E' il suo nome” rispose Kate “E si, è per lei”.

“E che cos'è?”. Kate sollevò il gioco in modo che lo vedesse. “Sarebbe quello il tuo regalo? Una tartaruga marina?”

“Hey” protestò Kate, contenendo un sorriso “Le tartarughe marine sono mitiche”.

Madison si strinse nelle spalle. “E' carina”

“E' perfetta” replicò Kate “Cercavo di capire cosa prenderle, ed eccola”.

“Perché le compri qualcosa, comunque?” chiese Madison mentre avanzavano ancora “Li conosci da tipo un mese”.

“E allora?” chiese Kate. Alexis era una bambina. Si comprano i regali ai bambini.

“Perché è Natale” rispose Kate “Anche a te faccio regali”.

“Mi conosci da una vita” controbatté Madison “E sarà meglio che tu me ne faccia uno”

“Grazie Maddy, come sei affettuosa..”. Kate alzò gli occhi al cielo. Non era complicato. Voleva prendere un regalo di Natale ad Alexis perché voleva.. cosa voleva? Vederla sorridere? Farla felice? Sentirla ridere ed abbracciarla forte? Importava davvero? Alexis era una bambina, un'amica. Agli amici si fanno regali.

“Hai capito cosa intendo” la interruppe Madison con un gesto della mano “Noi siamo amiche”.

“Anche Alexis è un'amica”

“Alexis ha sette anni”

“E tu sei a metà strada verso i cinquanta” replicò Kate. Questo dovrebbe farla tacere..

“La pagherai Beckett”

Kate rise. “Vai, sei la prossima” disse, spingendo Madison verso la cassa quando la persona davanti a loro se ne andò. Non era ridicola. Ed erano solo venti dollari. Cos'erano venti dollari?

La parte realista di lei diceva che venti dollari equivalevano a tre pasti. La parte di lei che aveva sorriso tutto il giorno mercoledì per essersi divertita tanto a pattinare il martedì con i Castle diceva che quei venti dollari avrebbero reso Alexis felice. E dato che aveva trascorso la notte precedente a sorvegliare due drogati e un Babbo Natale che pensava di poter volare, immaginò di poter dare ascolto al lato ottimista di sé stessa.

“Hai intenzione di uscire con questo tipo?” chiese Maddy mentre uscivano dal negozio qualche minuto dopo, entrambe stringendo le proprie borse verde fluorescente, facendosi strada nel traffico dello shopping.

“Chi?” domandò Kate, allungando il collo per accertarsi che un taxi di passaggio non le centrasse in pieno mentre attraversavano velocemente la strada, prima che il semaforo diventasse rosso.

“Rick Castle”

“No, Maddy” rispose immediatamente Kate.

“Perché potresti avermi preso in giro” continuò Madison “Compri un gioco per sua figlia. E martedì sei andata a pattinare con loro”.

“Sono divertenti” replicò Kate sospirando.

“Divertenti o divertenti?” la punzecchiò Madison.

“Solo divertenti, Mads. Non cerco una relazione in questo momento”. Rick Castle e il suo grande, buffo sorriso erano grandiosi. Lui era divertente, scherzoso e spensierato. Ma non significava che volesse andarci a letto.

“Perché, sai, stai sorridendo mentre pensi a lui ora” osservò Madison.

“Stai zitta Maddy” brontolò Kate “Io sorrido quando penso a te” aggiunse.

“Santo cielo, spero non in quel modo!” rise Madison.

Kate si accigliò e accelerò il passo verso la tavola calda più vicina, lasciando una ridacchiante Madison dietro di lei.




(…)



“Amico, stai scherzando!?”. Kate lanciò un'occhiata ad Esposito, che stava parlando animatamente al cellulare, sul volto un enorme sorriso mentre picchiava un pugno sulla scrivania. “Hai due copie!? No amico, le prendo! Quando? Davvero? Ti sono debitore amico. Si, ci vediamo tra poco. Grazie mille Dan.”.

Spense il telefono e si voltò verso di lei, sorridendo. “Che succede?” chiese Kate nascondendo un sorriso alla vista della sua esuberante felicità.

“Era il mio amico Dan. E' un pezzo grosso dei videogame, e mi ha preso due copie di Halo. Sono esaurite dappertutto”.

Kate fece un breve cenno col capo fingendo di capire. “E'.. fantastico?”

“Fantastico?!”. La guardò incredulo. “Beckett, questo è il gioco del momento. E non lo puoi prendere ovunque! E ora ne ho due!”

“Che te ne fai di due?” chiese lei.

Lui alzò le spalle. “Perché? Ha detto che me ne avrebbe dati due. Non mi faccio sfuggire quest'occasione”.

Kate annuì e tornò ai suoi documenti. Era stata una lenta giornata, e sperava di togliere di mezzo quel cumulo in modo da poter trascorrere un sabato notte rilassante. Karpowski stava battendo la penna sulla scrivania di nuovo, e Kate fece una smorfia, concentrandosi sul suo obbiettivo. Odiava quando Karpowski faceva così, il rumore la faceva impazzire.

Perciò, quando Esposito si alzò, se ne andò e tornò venti minuti dopo, Kate se n'era a malapena accorta. Si era isolata dal mondo e velocizzato il lavoro, usandolo come mezzo per sfuggire al ticchettio, ai brontolii e al tossicchiare che la circondava. C'era poi un videogame in cima alla pila di scartoffie.

“Scusami?” disse lei prendendo in mano il gioco.

“Quello è per te” disse lui convinto.

“Scusami?” ripeté, voltandosi per guardarlo. “Sei.. Esposito, perché lo dai a me? Non ce l'ho nemmeno una console per videogame!”

Lui alzò un sopracciglio. “Mi aspetto che tu ci giochi, lo ami e torni qui per parlarne con me” replicò lui.

Kate lo fissò. “Cosa?”

Lui sospirò. “Gesù, cerchi di fare un regalo in anticipo a qualcuno e questi sono i ringraziamenti?”. Si voltò nuovamente verso la scrivania e afferrò una cartella, aprendola.

Kate rigirò il gioco tra le mani. Sembrava violento e strano, e onestamente non era molto propensa per i videogame. Ma... un attimo.. Rick non giocava ai videogame?

“Grazie, Esposito” disse a bassa voce.

Lui la guardò e le fece un piccolo sorriso. “Mi piacerebbe avere quei biscotti che hai fatto a settembre”.

Lei annuì e infilò il gioco nella borsa, prima di tornare ai documenti. Sentì un sorriso aprirsi sul volto e lanciò un'occhiata ad Esposito. Era un rompiballe a volte, ma era anche un bravo ragazzo. Gli avrebbe fatto una doppia porzione di biscotti, solo per quello.




(…)



“Beckett” rispose, dopo aver afferrato il telefono dal tavolino la domenica sera.

“Ciao, Kate” risuonò la voce serena di Rick.

“Hey, Rick” rispose Kate, rimettendosi comoda sul divano. Afferrò il telecomando e silenziò il televisore, lasciando Kramer a blaterare silenziosamente sullo schermo. “Che c'è?”

“Beh, prima di tutto.. come stai?”

“Bene” disse lentamente “Uh.. tu come stai?”

“Anche io sto bene” rispose velocemente.

Lei piegò la testa. Era strano. Non che conoscesse le cadenze della sua voce al telefono, ma sembrava... teso. “Che succede?” chiese di nuovo.

“Ecco.. mi chiedevo se avessi per caso dato un'occhiata al giornale oggi..”

Kate sbatté le palpebre. Cosa? “Uh.. no, onestamente no. Sono tornata un'ora fa. Perché?”

Lo sentì muoversi dall'altra parte. “Prendi il Ledger?”

“Si” rispose lei dubbiosa, alzandosi e andando verso il tavolo, dove aveva abbandonato il giornale quella mattina. “Perché ho un cattivo presentimento?”

“Beh.. non è una cosa brutta” disse lui in fretta “Ma ho pensato di fartelo sapere, sai..”

“Farmi sapere cosa, di preciso?” domandò, guardando il giornale. Sembrava tutto normale. Un altro titolo sull'aumento della sicurezza negli aeroporti durante le vacanze sotto la data, ricordandole che mancava solo una settimana a Natale.

“Vai a pagina sei” rispose lui.

Kate corrugò la fronte. In qualche modo una chiamata da Rick Castle sulle news a pagina sei non pareva una buona notizia. Sfogliò il giornale ed estrasse la sezione dei gossip. Una grande foto in bianco e nero la accolse. La fissò. Di fronte a lei c'era un'immagine di lei e Rick a gambe all'aria sul ghiaccio, con Alexis che ridacchiava sopra di loro.

“E' stato giorni fa” fu la prima cosa che riuscì a dire. Che diavolo..?! Perché quella fotografia era lì? I suoi occhi furono attirati dal titolo, e grugnì. “Richard Castle fa shopping per una nuova musa?”

“Mi dispiace molto” disse lui a bassa voce.

“Io..” farfugliò lei “Non.. davvero, perché è qui!? E' stato giorni fa

“Anche al gossip piace fare classifiche durante le feste” rispose lui “Amano il quadretto familiare, e, beh, la mia bambina è adorabile”.

Kate guardò furtivamente la fotografia, sé stessa. Non era davvero possibile dire se fosse lei. Il corpo imponente di Rick oscurava gran parte del suo, e grazie al cielo il colore non tradiva il fatto che i suoi pattini fossero verdi. Gli occhiali da sole che indossava le nascondevano il volto e il paraorecchie copriva la testa. Non era riconoscibile, sarebbe potuta essere una qualunque donna senza un volto preciso.

“Mi dispiace davvero” aggiunse lui “Giuro che stavo guardando, ma non ho visto nessuno dei soliti e io..”

“E' tutto a posto” rispose Kate. Lo era, giusto? Poteva negarlo fino alla fine, e chi al Dodicesimo Distretto si sarebbe preoccupato di leggere qualcosa su Richard Castle, a parte lei? Madison sarebbe stata tutta un'altra storia, e Lanie.. oh cielo, Lanie.

“Sul serio?” la sua voce aprì un varco nel panico precedente in cui lei era caduta.

“Non si capisce che sono io” disse lei alzando le spalle. Le erano capitate cose ben peggiori. “Mi sorprende che non abbiano cose migliori da stampare”

Lui rise. “Anche a me. Sempre”

Lei sentì la sua stretta di ferro sul giornale allentarsi e si lasciò andare in una risata che la sorprese. Il titolo era ridicolo, ora che ci pensava. “Nuova musa? Chiamano così tutte le tue donne?”

“E' nuova, in realtà” spiegò lui “Ma devo dire che mi piace. Vorresti essere la mia musa, Kate?”

“No” sbuffò lei “Mi piacerebbe essere la senza nome e senza volto Kate Beckett, grazie”.

“Oh, dai!” gemette lui “Sarebbe magnifico. Potrei seguirti, prendere appunti..”

“Nei tuoi sogni, uomo piccione”.

Rick si lamentò e Kate rise mentre si sedeva al tavolo, spostando su un lato la montagna di bollette e documenti di cui si era preoccupata il mercoledì. “Devi smetterla di chiamarmi così”.

“E' quello oppure 'vecchio', Rick. Scegli” sorrise lei. Non stava impazzendo. No. Che le prendeva?

“Ho quasi trent'anni Katherine, non sessanta”.

“Mi sono meritata davvero quel 'Katherine'?” chiese lei, alzando gli occhi al cielo. Nessuno la chiamava Katherine. L'unica volta che Will ci aveva provato lei gli aveva piegato il braccio all'indietro così forte che lui era stato costretto a chiamare tregua.

“Se te lo meriti..” rispose Rick.

“Non chiamarmi Katherine” disse lei ferma.

“Non chiamarmi uomo piccione”

“Bene”

“Bene”.

Rimasero in silenzio per un minuto, e Kate cercò di riordinare i suoi stranamente calmi pensieri. Non era sconvolta per l'articolo. Una piccola parte di lei era persino contenta, ma dovette reprimerla. Richard Castle era solo un ragazzo con una dolce bambina, ecco tutto. Non era il suo autore preferito, e non c'era nulla di eccitante nell'essere finita sul giornale, ed essere chiamata la sua musa. Era un insulto, in realtà, essere paragonata a qualche sorta di oggetto di affetto o creatività. Ed era l'invasione di un senso di privacy che le piaceva.

“Quegli occhiali ti stanno bene” disse lui.

Kate scosse la testa all'improvviso complimento. “Grazie?”

“Sto solo guardando la foto. Stanno bene sul tuo volto”

“Sono contenta che mi coprano così tanto” rispose lei chiudendo il giornale e lanciandolo a lato. Non l'avrebbe incorniciato. Magari l'avrebbe tagliato e infilato nel libro che lui aveva autografato; ma non c'era bisogno che lui lo sapesse.

“Sono tuoi, tutte le volte che vuoi uscire con noi” le disse “Cosa che spero.. ecco perché ho chiamato”

“Oh?”

“Volevo assicurarmi che ti andasse ancora di vederci per il brunch martedì. So che non usciremo a mangiare, ma volevo dirtelo, così ti saresti calmata.. ma non sembri infastidita”.

“Nessuno saprà che sono io” rispose Kate “E ne sarei felice”.

“Grandioso!”. Lei riuscì a sentire il sorriso nella sua voce. Il sorriso che di rimando si aprì sul suo volto fu abbastanza imbarazzante. “Grazie per non essertela presa”

“Se avessero scritto il mio nome, mi avessero chiamato la nuova mamma di Alexis, e parlato del mio passato, sarebbe stato diverso”

“Giusto”.

Kate si morse il labbro e si domandò se volesse davvero chiederglielo. Avrebbe dovuto. Non sarebbe stato giusto per nessuno di loro se non l'avesse fatto e poi si fosse arrabbiata dopo. “Uhm.. quante probabilità ci sono che accada, comunque?” chiese, emettendo la domanda con un respiro veloce.

Lui rimase in silenzio per un attimo. “E'.. potrebbe succedere”

“Giusto” rispose lei, abbassando la testa. Proprio come aveva pensato.

“Dirò a Paula di fare quello che può per tenerti fuori da tutto questo però. L'ho già fatto, in realtà” le disse lui “Ha detto che se ne sta occupando”.

“Paula cosa fa di preciso?” chiese Kate, curiosa.

“E' la mia agente, e si occupa della stampa”

“E organizza le tue giornate di autografi, giusto?”

“Giusto” rise lui “Buona memoria. Sul serio però, faremo ciò che possiamo per assicurarci che tu non venga messa sui giornali”

“Grazie” rispose lei. Non era la promessa che non sarebbe successo prima o poi, ma almeno lui si assicurava che qualcuno se ne occupasse. “Per fortuna non sei molto famoso” scherzò lei.

“Scusami?”. Sembrava altamente offeso.

“Intendo.. costantemente seguito. Ti usano solo come rimpiazzo”.

“Rimpiazzo? Rimpiazzo?! Io sono famoso” protestò lui.

“Non puoi essere così famoso” lo derise lei, divertendosi. “Hanno tenuto quella fotografia per cinque giorni!”. Scherzarci sopra era meglio che pensare davvero a quello in cui si sarebbe andata a cacciare. Se ne sarebbe preoccupata a tempo debito. La negazione poteva essere davvero bella.

“Stavano aspettando il momento giusto” replicò lui “Io sono una grande notizia”.

“Certo.. no, non lo sei” ridacchiò lei alzandosi e ritornando sul divano “L'avrei sicuramente sentita se lo fossi, e l'immagine mostrerebbe chi sono”.

“Possiamo sistemarla in un minuto martedì” ribatté lui “Potrei prenderti, baciarti e farti finire su tutti i giornali”.

Kate aprì la bocca più volte, cercando le parole. Aveva davvero insinuato che.. “Mi assicurerò che Alexis sia figlia unica” riuscì a dire dopo una trentina di secondi.

Lui scoppiò a ridere. “D'accordo allora. Per il bene dei miei eredi, mi tratterrò dal baciarti appassionatamente a Times Square questa settimana”

“Grazie”

“Di nulla”. Sentì Alexis che lo chiamava in sottofondo mentre entrambi rimanevano in silenzio, più che incerti sulla conversazione che avevano appena avuto. “Devo andare” le disse lui “Qualcuno sta infrangendo il coprifuoco. Ci vediamo martedì”

“A martedì”.

Riagganciò, e Kate rimase lì seduta, incredula. Aveva davvero..? E lei..? E poi..?

Scosse la testa e riaccese il televisore. Dimenticare che ciò fosse successo era certamente la soluzione migliore.

(…)




Kate era in piedi di fronte all'appartamento 504 quel martedì, spostandosi da una gamba all'altra mentre reggeva la borsa e i regali tra le braccia. Allungò la mano libera e bussò, rimanendo in ascolto. Non riusciva a sentirli chiacchierare dall'altra parte della porta come accadeva di solito. Ma era in anticipo di qualche minuto, il traffico era stato leggero.

Aveva avuto un lunedì infernale ed era felice di trascorrere il giorno libero con l'innocenza fanciullesca dei Castle. Quando uno degli elfi di Babbo Natale uccide tre collaboratori davanti a più di quaranta bambini e tu sei la prima ad arrivare sulla scena del crimine, sei sempre più che felice di lasciare il covo di matti il prima possibile. Si, lunedì era stato un inferno. Rick lo avrebbe probabilmente trovato affascinante. Lei lo trovava semplicemente orribile.

Kate fu distolta dai suoi pensieri dal suono di tacchi sul pavimento verso l'ingresso. La porta si aprì e si trovò faccia a faccia con l'attrice di Broadway Martha Rodgers.

Si fissarono per un momento. “Salve..” riuscì a dire Kate “Sono qui per il brunch..?”. Uscì più come una domanda che come un'affermazione, e si domandò come potesse essere così calma e composta con Rick, ma balbettante di fronte a sua madre.

“Tu devi essere Kate” si illuminò la donna “Certamente! Vieni dentro”. La fece entrare e chiuse la porta. “Sono nello studio a fare chissà cosa” le disse “Posso portarti qualcosa da bere?”

“Oh, no. Grazie per l'offerta, comunque” rispose Kate appendendo il cappotto e mettendo la borsa sul tavolino vicino all'ingresso. “Sono Kate Beckett” aggiunse seguendola verso il ripiano della cucina.

Martha Rodgers annuì. “Ho saputo”. Le tese la mano. “Martha Rodgers, ma chiamami Martha”.

Lei la strinse e fece un sorriso. La stretta di mano di Martha era salda e molto simile a quella di Rick. Avrebbe cercato un modo per dirglielo, prima o poi.

“Mia nipote mi ha detto tutto di te” continuò Martha “Sei un poliziotto?”

“Si” rispose Kate “Al Dodicesimo Distretto, Omicidi”

“Ah, ecco perché vai così d'accordo con mio figlio” ridacchiò lei “Alexis ha trascurato quel dettaglio”.

“Non le ho spiegato tutti i dettagli” sorrise Kate “Credo sia compito di Rick”.

Martha la studiò. “Non ho sentito molto su di te da mio figlio”.

Kate si strinse nelle spalle. Cosa avrebbe potuto dire? Non aveva idea di come rispondere a quello, o come comportarsi con Martha. Sembrava molto gioiosa e accogliente, ma anche calcolatrice, in un modo che metteva Kate leggermente a disagio.

“Ora, questo non significa nulla. Probabilmente è perché non abbiamo parlato molto nelle scorse settimane, siamo stati molto impegnati. Non dovrei nemmeno essere qui oggi, ma hanno cancellato il nostro Matinee per un evento di beneficenza”

“Ho sentito che lo show sta andando bene, però” intervenne Kate. Forse potevano condurre una conversazione senza parlare di Rick. Avrebbe preferito non essere esaminata, se di questo si trattava.

Martha le rivolse un grande sorriso. “Già! Ti ringrazio. Vai spesso a teatro?”

“Vorrei poterlo fare” rispose Kate onestamente “Ma mi piace andare quando ho tempo e possibilità”

“Beh, quando vuoi dei biglietti, non esitare a chiedere” le disse Martha “Dillo a Rick, e lui me lo farà sapere”.

“Grazie” rispose lei, attonita per la generosa offerta “E' molto gentile da parte tua, davvero”.

Martha sventolò la mano dalle unghie dipinte di rosso in segno di noncuranza.“Non è niente tesoro. E' bello vedere mia nipote sorridere di più”.

Era un'affermazione molto importante. Kate sbatté le palpebre e cercò di pensare ad una risposta, ma ci fu un rumore dallo studio, la porta si spalancò e Alexis cadde di fuori.

“Nonna!” gridò. Martha si voltò ma l'attenzione di Alexis si era già spostata su qualcun altro. “Kate!” esclamò, slittando in avanti per stringere le braccia attorno a Kate. “Papà mi stava tenendo in ostaggio! Devi arrestarlo!”

Kate abbassò lo sguardo verso la bambina stretta a lei e rise. “E per quale motivo ti stava tenendo in ostaggio?”

“Perché ho preso l'ultimo biscotto” le disse lei “Ma poi mi ha legato alla sedia e mi faceva girare, anche se continuavo a dirgli di smetterla!”

Rick emerse dallo studio; sembrava calmo e composto. Sorrise quando vide Kate. “Ciao Kate”

“Ciao” rispose lei “Davvero hai catturato tua figlia e l'hai costretta a forza a girare per il tuo studio sulla sedia?”

Lui alzò le spalle. “Mi avvalgo del diritto di non rispondere” rispose lui avvicinandosi per dare un bacio sulla guancia a sua madre. “Ti aspettavo?”

“Evento di beneficenza” spiegò Martha.

“Non lo arresti?” chiese Alexis tirando Kate per il maglione mentre si allontanava.

Kate le rivolse uno sguardo dispiaciuto e alzò le mani. “Non ho portato le manette oggi, mi dispiace”

Alexis sbuffò e si voltò verso il padre. “Fortunato”.

Lui rise e si avvicinò a loro, allungando la mano. “Tregua? Puoi avere la fetta di torta più grande stasera”.

Alexis strinse gli occhi ma allungò a sua volta la mano. Poi la sollevò, mettendosela sulle spalle. “Come stai Kate?” chiese, ignorando gli squittii e le risate di Alexis.

Kate lo fissò. “Tutto bene. Sono contenta che sia martedì. Tu?”

“Non mi lamento” sorrise lui “Hai conosciuto mia madre..?”

“Qualcuno doveva pur farmi entrare” rispose Kate “E apparentemente tu eri troppo occupato a torturare tua figlia”

“Esatto” intervenne Alexis.

“Richard, davvero” disse Martha dal bancone “Lasciala andare e vai ad aprire la porta”. Sentirono bussare. “E' arrivato il cibo!”

Kate incontrò lo sguardo di Martha, mentre Rick faceva scendere Alexis. “Ho chiamato per ordinare e messo il timer” rise Martha “Ma mi piace sembrare una chiaroveggente di tanto in tanto. Puoi preparare il tavolo Alexis?”

Alexis annuì e oltrepassò Kate per mettere al proprio posto i piatti, che erano già impilati sul tavolo. Rick andò ad aprire la porta e prese quattro borse di cibo mentre Martha prendeva i bicchieri, lasciando Kate imbarazzata, in piedi nel salotto, che li guardava mentre preparavano tutto per il brunch.

“Vieni a sederti!” la incitò Rick.

Kate si sedette al solito posto di fronte ad Alexis, accanto alla quale sedeva Martha. La varietà di cibo era incredibile: c'era di tutto, da waffles ad hashbrowns a sandwiches.

“E' tantissimo!” disse Kate.

“Di solito esageriamo con il brunch” rispose Rick con un'alzata di spalle “Puoi portare qualcosa a casa, o al Distretto”

Kate incontrò il suo sguardo e afferrò un muffin. “Potrei, grazie. Sarebbe un buono snack per tutti”

“Brutte cose al lavoro?” chiese lui.

Non poteva dirgli del Tolkien Trauma, come lo chiamavano i ragazzi- un nome che non le piaceva particolarmente. La loro propensione a scegliere nomi sgradevoli peggiorava sempre più. Invece di dire qualcosa di sostanziale, annuì. “Sono le feste”.

“Che vuol dire?” spuntò Alexis.

Kate la guardò mentre Rick e Martha acutamente prendevano bocconi più grandi per nascondere il sorriso. “Vuol dire che si è più impegnati del solito”

“Ci sono più uomini cattivi a Natale?”

Kate si sentì in trappola e guardò Rick, ma lui la stava semplicemente fissando, ovviamente in attesa di una sua risposta. Martha sembrava quasi affascinata dallo scambio di battute. Erano decisamente d'aiuto.

Non voleva dire ad alta voce che più persone venivano uccise nel periodo delle feste, perché era un po' macabro anche per la figlia di uno scrittore di gialli. Ma doveva dire qualcosa. “C'è più crimine durante le feste. Non so se ci sono più uomini cattivi, solo.. gli uomini cattivi sono più impegnati”

Alexis annuì contemplativamente. “E' perché Babbo Natale ci guarda e loro si sono già comportati male? Come quando papà ha tre biscotti invece che due, perché ne ha mangiati tanti comunque?”

Kate la guardò. Era una teoria straordinariamente convincente per una bambina di sette anni, e si ritrovò spiazzata per un secondo.

Rick ridacchiò. “Si, Alexis. Significa esattamente quello” sorrise “Ma ti sarei grato se non mi paragonassi ad un piccolo criminale”.

Lei si girò per guardarlo con un sorrisetto dolce “Se te lo meriti, papà..”

Martha scoppiò in una fragorosa risata e posò una mano sulla testa di Alexis. “Sei troppo intelligente per lui, tesoro”. Alexis sorrise e allungò la mano per prendere altro bacon. “Quindi lavori alla Omicidi, Kate?” chiese Martha rivolgendosi a lei.

“Si” rispose Kate. Apparentemente era la giornata 'fai una domanda a Kate'.

“Lavoro noioso?” continuò Martha.

“A volte” annuì Kate.

“Kate entra nei cassonetti della spazzatura” aggiunse Alexis.

Martha alzò un sopracciglio. “Davvero?”

“Qualche volta” ripeté Kate “Dipende. Ora stiamo facendo più ricerche nei banchi di neve, sfortunatamente”

“Parecchio freddo” commentò Rick.

“Lo è. Ti dirò, è molto meno divertente che fare pupazzi di neve” gli disse lei “Ma è parte del lavoro, quindi non è così male”.

“Noi abbiamo fatto dei pupazzi di neve ieri” si intromise Alexis.

“Si? Dove?”. Kate era più che felice di deviare la conversazione su un altro argomento che non fosse lei.

Martha continuò a lanciare sguardi scrutatori e Rick aveva quel luccichio negli occhi che si era risolto con una spiegazione di venti minuti sulla procedura delle impronte digitali della settimana precedente. Tra loro due, Kate non era sicura di essere a suo agio a parlare del proprio lavoro, specialmente non di fronte ad Alexis. Perciò fu lieta di chiedere alla bambina della giornata che lei e Rick avevano trascorso al parco, dove avevano costruito i loro pupazzi di neve, e cos'altro avevano fatto. Era davvero interessata, ma sfruttava le incredibili abilità di racconto della bambina per deviare la conversazione dal proprio lavoro, dalla pistola e dal distintivo.

Riuscì a fare qualche domanda sulla carriera di Martha a Broadway e l'ultima impresa di Rick, ma tutti sembravano molto più interessati ad Alexis. E a Kate andava benissimo. Martha però pareva più interessata alle domande che Kate poneva e alle risposte che riceveva. Tutte le volte che faceva spiegare qualcosa ad Alexis, Martha sorrideva. Tutte le volte che Alexis rideva, Martha rideva. Kate era confusa, e alla fine del pasto non era più sicura del motivo per cui fosse stata messa sotto esame, se per essere parte della vita di Rick o di Alexis.

Quando ebbero finito di mangiare, Alexis insistette affinché Kate la raggiungesse in salotto per guardare l'albero di Natale, mentre Rick sparecchiava. Martha le seguì, osservando Kate che guidava Alexis verso il suo regalo.

“Vieni Kate! Voglio fartelo vedere! E' grandissimo quest'anno!” le disse Alexis mentre entravano nella stanza.

L'albero era enorme e il salotto profumava di pino. Era un vero albero alto sette piedi, e si trovava nell'angolo della stanza, contro lo scaffale dei libri. Era decorato con fili d'argento e rossi, con luci multicolori che brillavano da ogni angolo e fessura tra gli aghi. Gli ornamenti erano un miscuglio di fronzoli di ogni tipo: fatti in casa, molto costosi, molto economici e particolari. Kate ne intravide alcuni che dovevano essere di vero cristallo, e altri fatti da spazzolini e colla e ricoperti di brillantini.

“L'abbiamo scelto e trascinato fino a casa!” esclamò Alexis.

“E' magnifico, Alexis” mormorò Kate. Non prendeva un albero da un po' di anni -tre, per l'esattezza-, e suo padre.. c'era poco da festeggiare a Natale in casa Beckett.

“A Richard piace esagerare” commentò Martha da dietro di loro.

Kate si voltò verso di lei e notò il resto della stanza. Era ornata con festoni e agrifogli. Delle calze erano attaccate ad una mensola e i muri erano ricoperti da poster di Natale e altre cose che certamente non avevano l'ultima volta che era stata lì.

“E' bello” ammise Kate.

“Tu decori?” chiese Martha.

Kate scosse la testa. “Vivo da sola e mio padre non è molto.. ah.. interessato alle festività” rispose cautamente. Non voleva che Alexis le facesse domande, ma non voleva neppure dare a Martha risposte criptiche.

“Bene, sei la benvenuta a condividere il nostro spirito natalizio quando vuoi” disse Rick entrando nella stanza e portando la sua borsa dei regali. “Vogliamo sederci?”

Kate lasciò che Alexis la conducesse sul divano e si sedette accanto alla bambina, lanciando occhiate alla borsa di Rick con trepidazione. La sua fece qualche crepitio quando la posò a terra, e realizzò con un sobbalzo che non aveva nulla per Martha. Ma non ebbe tempo di pensarci, perché Alexis si era alzata, aveva preso un pacchetto accuratamente incartato dalla mano di Rick e l'aveva posato sulle sue gambe.

“Buon Natale Kate” disse timida. Si arrampicò di nuovo sul divano e guardò le mani di Kate prendere il pacchetto.

“Alexis, non dovevi prendermi nulla” le disse Kate.

“Ma lo volevo” fu la felice risposta.

“Beh, ti ringrazio” sorrise lei.

“Non ringraziarmi finché non l'hai aperto, sciocchina!”

Kate fece una risata tremante e guardò il regalo. Era piccolo e avvolto in carta di agrifoglio, e i segni che portava indicavano che era finita in piccole mani. Kate lo scartò cautamente, insicura di cosa sarebbe successo. Alexis non avrebbe dovuto comprarle nulla, non aveva bisogno di nulla.

L'incarto si lasciò andare ed ecco che sulle sue gambe c'era un braccialetto di perle fatte in casa. Kate lo prese in mano e lo avvicinò per guardarlo meglio. Il laccio era elastico e le perle erano fatte di creta, alternate ad altre di plastica d'argento che risplendevano alla luce.

“Alexis, è bellissimo” disse piano. Era ovvio che la bambina l'aveva fatto da sola e Kate si ritrovò con meno aria nei polmoni del normale. Quella bambina le aveva fatto un regalo?

“Le perle hanno anche delle lettere” le disse Alexis.

Kate guardò la bambina e infilò il braccialetto sul polso. “Lo adoro. Grazie mille, tesoro”.

Alexis sorrise radiosa e poi, di comune accordo, si abbracciarono. “Sono contenta che ti piaccia!”

“Lo adoro. Nessuno mi ha mai fatto un braccialetto prima” le disse Kate. Non sapeva cosa pensare e nemmeno cosa dire, quindi aprì la sua borsa e diede ad Alexis il regalo che aveva incartato quella mattina. “Anche io ti ho preso qualcosa”.

Alexis prese il pacchetto dalle sue mani con gli occhi spalancati, e poi guardò il padre per un attimo. “Kate mi ha preso un regalo!”

“Lo vedo, pumpkin” rispose Rick sorridendo. Incontrò lo sguardo di Kate e lei fu sorpresa di vedere la gratitudine nei suoi occhi blu. Aveva solo preso un regalo ad Alexis, non era niente di che. E certamente non era speciale come farne uno da sé. Alexis le aveva fatto un braccialetto.

Guardò di nuovo Alexis e si accorse che aveva quasi finito di scartare il suo regalo. Tolse di mezzo l'ultimo pezzo di carta viola e squittì, portandosi la tartaruga al cuore.

“E' bellissima!” proclamò “Grazie! Grazie!”. E poi stava abbracciando di nuovo Kate, con la tartaruga bloccata tra di loro.

Kate rise alla sua vivacità e sorrise quando incontrò il suo sguardo. “Prego. Buon Natale”.

Alexis fece un grande sorriso e saltò giù dal divano, correndo intorno al tavolo da caffè per raggiungere Martha. “Guarda! Kate mi ha preso una tartaruga marina!”

“Vedo, vedo!” sorrise a sua volta Martha, afferrando il gioco che le veniva offerto “E' magnifica”.

“Si chiama Hamilton” le disse Alexis.

“E' quello che dice sull'etichetta?” chiese Rick.

“No” rispose Alexis indignata “E' solo il suo nome”

Hamilton la tartaruga marina. Alexis sapeva il fatto suo. Kate sorrideva mentre guardava Alexis correre per la stanza con il giocattolo, relativamente incurante del fatto che fossero tutti ancora lì. Fu distolta dal suo fantasticare quando Rick si alzò le porse un pacchetto.

“Rick, non dovevi..” disse, accettandolo. Lui alzò le spalle e lei lo contemplò per un secondo, prima di darsi una scossa mentalmente e aprire a sua volta la borsa. “Anche io ho qualcosa per te”

“Non avresti dovuto” disse lui velocemente, ma accettandolo a sua volta.

“Siete ridicoli” osservò Martha mentre si sedevano, tutti e due fissando il regalo che non si erano aspettati di ricevere.

Kate lanciò un'occhiata a Martha. “Scusa?”

“Niente” sorrise Martha, bevendo un sorso del suo drink “Niente di niente. Apriteli”

Kate e Rick si guardarono e annuirono, aprendo i loro regali nello stesso momento. Kate tolse la carta rossa e sollevò un libro rilegato. Lo girò e sorrise. The Thin Man era uno dei suoi preferiti. Rick stava ancora scartando il suo con notevole contenimento, quindi lei aprì il libro dopo la copertina e sussultò. Era autografato! Le aveva regalato una copia autografata del suo libro preferito! Come aveva fatto?

“Come..!?” chiesero entrambi nello stesso momento.

Si fissarono, tra le mani i loro regali, e le stesse espressioni di stupore dipinte sul volto. “Io..”

“Questo è fantastico!” riuscì a dire Rick “Come hai fatto ad avere una copia di Halo? Nemmeno io sono riuscito a trovarne una!”

“Io..”. Kate scosse la testa cercando di venirne a capo. Le aveva procurato una copia autografata... “Conosco un tipo che conosce un tipo..” rispose lei.

Lui sorrise radioso. “E' grandioso! Grazie mille!”

“Grazie a te” disse lei, stringendo a sé il libro “Non riesco neanche ad immaginare.. come lo sapevi?”

“Quando siamo andati a pattinare hai detto che ti piacciono i gialli, e sei venuta alla mia giornata degli autografi.. ho pensato che fosse un colpo sicuro” rispose lui tranquillo “Ti piace?”

“Da morire” gli disse, consapevole che in quel momento stava sorridendo come un'idiota. “E' uno dei miei preferiti in assoluto”.

Lui sorrise di rimando. “Sono contento”

Martha si schiarì la voce e Kate la guardò; Rick strinse gli occhi. “Hai qualcosa da dire, madre?”

Martha scosse la testa mentre Alexis ridacchiava in sottofondo, completamente presa dalla sua tartaruga. “Niente. Sono felice che tu sia qui, Kate”.

Kate sbatté le palpebre e passò le dita sul libro, con il braccialetto di Alexis che si muoveva sul suo polso. “Grazie, anche io sono felice di essere qui” rispose onestamente.

Martha semplicemente sorrise.





--Note dell'autore (FanficwriterGHC)---

Link della storia in lingua originale:  http://www.fanfiction.net/s/7176396/1/

Questo autore è straniero e a gestire questo account è la persona che traduce le sue storie.
L'indirizzo email della traduttrice è 
 sara.bresciani@aol.com
Se vuoi pubblicare su questo sito una traduzione di questo autore, e hai il suo permesso, inviami almeno il primo capitolo della traduzione completa (nel caso di fanfic one-shot, tutta la one-shot tradotta). Allora ti fornirò la password per accedere a questo account

--Note della traduttrice (SaraIzzie)---

Ebbene si, sono ancora viva XD Mi scuso per la mia mancata perseveranza nella traduzione di questa storia. Purtroppo tra il non avere un computer mio, l'università e altri impegni, il tempo per tradurre mi manca. Non scrivevo nè traducevo da un bel po' di tempo, ma sapevo che era ora di postare e nelle poche ore libere mi sono data da fare. Non abbandonerò questa fanfiction per nulla al mondo, ma non farò promesse su quando posterò il capitolo successivo, perchè sicuramente non le rispetterei XD
Vi ringrazio di essere stati così pazienti e spero che anche la traduzione di questo capitolo sia stata di vostro gradimento :)
Mi impegnerò al massimo per tornare presto con l'ottavo capitolo :)

Buona domenica a tutti!

Sara




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