Don't wanna be without you.

di marmelade
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** If we ever meet again. ***
Capitolo 2: *** Please, not you again! ***
Capitolo 3: *** Note: you must wear shoes in the street, not slippers! ***
Capitolo 4: *** Told you: I'm a singer. ***
Capitolo 5: *** It's a very bad/good day! ***
Capitolo 6: *** And then...CARROOOOOTS! ***
Capitolo 7: *** It's gotta be you. ***
Capitolo 8: *** You can take my breath away. ***
Capitolo 9: *** Why you make me feel like this? ***
Capitolo 10: *** What are you doing here?! ***
Capitolo 11: *** I think I... ***
Capitolo 12: *** I'm loving angels instead ***
Capitolo 13: *** What is Love, for you? ***
Capitolo 14: *** I will always be with you ***
Capitolo 15: *** It's the most beautiful truth I've ever heard ***
Capitolo 16: *** My doubts are gone. You’re the only one that I want ***
Capitolo 17: *** Please, get out of my life! ***
Capitolo 18: *** When will I see you again? ***
Capitolo 19: *** I Love You ***
Capitolo 20: *** Our Song ***
Capitolo 21: *** This is our weekend! ***
Capitolo 22: *** When you love someone but it goes to waste... could it be worse? ***
Capitolo 23: *** Oh, how I wish that was you... ***
Capitolo 24: *** My heart is breathing for this Moment in time I find the words to say ***
Capitolo 25: *** Epilogue- We have founded our happiness in our eyes ***



Capitolo 1
*** If we ever meet again. ***


Ero comodamente seduta sugli scalini della grande rampa di scale che davano sul parco verde davanti a me. Mi ero momentaneamente rifugiata tra le pagine del mio libro preferito, che avevo letto almeno cinque volte. Un venticello leggero mi scompigliava i capelli, ma io non me ne curavo tanto.
Finalmente ero riuscita a scappare da casa mia dove le mie due migliori amiche, nonché coinquiline, avevano deciso di litigare.
Ogni giorno era la stessa storia. Litigavano in continuazione per delle stupidaggini del tipo “Perché hai usato il mio mascara?” e giù di lì. Così io, per non sorbirmi le loro scene madri per un misero mascara, mi rifugiavo nel mio parco.
Già, perché da un po’ di tempo a questa parte, quello era diventato il mio parco.
Un giorno, ritornando a casa dall’università, come al  solito immersa nei miei innumerevoli pensieri, mi colpì il fascino di questo verde intenso e dalla coperta di foglie autunnali che vi si posavano. E così, da quel giorno, decisi che quello sarebbe diventato il mio rifugio personale.
Anche se lo frequentavano milioni di persone poiché, vivendo a Londra centro, non solo io avrei potuto accorgermene.
E infatti, era sempre pieno di gente.
Bambini che giocavano a palla, coppiette innamorate e coppie di anziani che si godevano una romantica passeggiata mano nella mano alla luce del tramonto londinese.
Così, seduta sugli scalini e immersa nelle pagine del libro, non mi accorsi di una vocina sottile e infantile, che ormai mi stava chiamando da tanto tempo.
"Ehi, tu, signorina! Ma dico, mi senti o no?!?"
Alzai lo sguardo confuso e mi ritrovai davanti agli occhi, una figurina snella, dai capelli biondi e le guance colorate da un rossore primaverile. Era un bambino e poteva avere si o no nove anni.
"Cosa c’è?" risposi un po’ annoiata. Non amavo molto chi mi disturbasse mentre leggevo, ma si trattava di un bambino che poteva anche aver bisogno di aiuto.
Con uno sguardo furbesco, il bambino cacciò da dietro la sua schiena una rosa rossa. La guardai e non potetti fare a meno di sorridergli. "Grazie ma … non sei un po’ troppo piccolo per provarci con una ragazza più grande di te?".
A quelle parole il bambino, spalancò gli occhi blu e fece una strana smorfia. "Ma cosa hai capito? Non è da parte mia, è da parte sua! E comunque, non sei il mio tipo, anche se sei molto carina" mi rispose, indicando un punto dietro di se.
Guardai verso il punto indicato oltre la sua schiena e vidi che un ragazzo dal colore di capelli un po’ più scuro del bambino, ci guardava con un mezzo sorriso e, all’improvviso, fece un gesto di saluto con la mano. Lo fissai per un minuto, poi decisi di sorridergli anche io. In fondo, era proprio un bel ragazzo.
"E’ mio cugino, se può interessarti. Mi ha chiesto di mandarti questa rosa, se l’accetterai allora lui si siederà qui e scambierà due chiacchiere con te. Se non l’accetterai … beh, allora non sai che ti perdi!" .
Scoppiai a ridere e guardai il bambino negli occhi "Come ti chiami?" gli chiesi.
"Mark".
"Io mi chiamo Mary, piacere" dissi, tendendogli la mano. Lui la strinse e io ne approfittai per prendergli la rosa di mano. A quel gesto, sul volto di Mark si dipinse un’espressione di gioia.
"Vado a chiamare mio cugino, vedrai che non te ne pentirai!" disse correndo verso la figura del ragazzo.
Feci un mezzo sorriso, chiusi il libro e aggiustai il basco che portavo.
Era tanto che non mi accadeva qualcosa del genere. O forse, era la prima volta che mi succedeva.
 
 
 
 
 
 
 
 
 





"Allora, ci sentiamo in questi giorni" disse.
"Certo, mi farebbe piacere"
"Va bene, allora, ciao Mary. E’ stato un piacere parlare con te"
"Anche per me Robert" gli risposi, con un sorriso. "Ciao piccolo! E vedi di non fare danni!" dissi a Mark con una smorfia, che aveva tentato il suicidio almeno una decina di volte con il suo skate. "Certo che li farò! Ma tu promettimi che non farai strage di cuori adesso che ce ne andiamo!" mi rispose anche lui con una smorfia.
Li guardai andare via e ritornai al mio libro, ma non ero del tutto concentrata. Stavo ripensando a quando Robert si era avvicinato e mi aveva rivolto la parola. Era così bello. E simpatico.
Sorrisi. Da quanto non mi capitava di incontrare una persona così?!?
Robert aveva vent’anni, solo uno in più a me e studiava biologia. Gli piaceva stare all’aperto e, come me, amava quel parco meraviglioso e la lettura. E poi era dolce.
Il modo in cui si rivolgeva a suo cugino Mark e quanto si preoccupasse di lui, l’avrebbero fatto diventare un genitore perfetto.
Ed era perfetto per me.
Ripensando a Robert, ebbi un tuffo al cuore, cosa che non mi succedeva da tempo.
Mio Dio, l’avevo appena conosciuto! Cosa potevo saperne di cosa sarebbe successo dopo?!?
Io e i miei stupidi film mentali.
Scrollai le spalle, cercando di leggere per l’ennesima volta l’ennesima pagina, ma venni di nuovo interrotta.
"Scommetto che era tutto programmato".
Una voce maschile alle mie spalle mi fece sobbalzare. Non era la voce di Robert e non mi sembrava familiare.
Mi girai sbuffando. "Cos’altro c’è?!".
Due occhi verdi mi stavano fissando e, se pur coperti da una cascata di riccioli castani, riuscivo a scorgere una luce allegra in essi. Inoltre, un sorriso bianchissimo, faceva da protagonista su quel volto dai lineamenti dolci, incorniciato da due adorabili fossette.
"Ci conosciamo?" risposi guardandolo e alzando un sopracciglio. Poi ritornai al mio libro, un po’ infastidita.
Sentii il ragazzo sorridere e sedersi accanto a me. Mi sorrise e poi mi levò il libro dalle mani.
"Ehi!" mi girai immediatamente verso di lui, che sfoderava ancora il suo sorriso.
"Sai che è da maleducati non guardare in faccia una persona mentre si fa conversazione?!?"
"E a te chi ti ha detto che io voglia parlare con te?" gli risposi, cercando di riprendermi il libro, ma lui alzò le braccia, facendomi una smorfia.
"Allora devo dedurre che sei molto maleducata. Ma va bene, non importa. Mi piacciono le ragazze sfacciate!" disse, ammicando.
Lo guardai e iniziai a ridergli in faccia. "E da quando sei così convinto?!?"
"Da sempre. So di essere irresistibile al sesso opposto e, diciamocelo, lo sono anche allo stesso sesso!"
"Seh, certo. Cortesemente, mi ridaresti il mio libro, adesso?!?" dissi infastidita, enfatizzando l’ultima parola. Quel ragazzo mi irritava.
Alzò di nuovo le braccia "Quanta fretta bambina! Io volevo soltanto parlare. E comunque, no. Magari quando sarai meno maleducata nei miei confronti, cosa che, credo sia un po’ impossibile vista la tua acidità. Quindi, sii più smielata piccola! Così ti ridarò il tuo amato libro, l’unico che sembra sopportarti" e mi fece un’altra smorfia, mostrando le fossette.
Sbuffai. Incredibile,non ero mai riuscita ad odiare qualcuno in due minuti fino a quel momento. Era davvero insopportabile.
"E comunque, per me, era tutto programmato" disse, lanciando in aria il libro.
"Cosa?" chiesi, curiosa ma infastidita allo stesso tempo.
"Il tuo incontro con quell’adone di prima. Quella sottospecie di biondastro con il bambino fra i piedi. E’ un po’ di giorni che ti fissa, l’avevo già notato. E mi sa che hanno provato tutta la notte la scena, lui e il mostriciattolo con lo skate".
Mi voltai immediatamente verso di lui. Aveva origliato me e Robert?!? Quando si dice la privacy …
"Ma a te che t’importa, scusa?!? Non ci conosciamo nemmeno, ti metti a origliare le mie conversazioni con altre persone e poi, vuoi anche esprimere il tuo giudizio?!? Certo che sei strano forte!" sbottai. Mi stavo veramente arrabbiando.
"Hai ragione, scusa" rimase a guardarmi, con lo sguardo un po’ mortificato. Sembrò improvvisamente serio.
Poi, ruppe il silenzio che si era creato fra di noi con la sua voce irritabile "sono stato maleducato. Non ci conosciamo nemmeno, hai ragione. Non mi sono presentato. Mi chiamo Harry."  mi guardò con il suo sorriso, tendendomi la mano. Aveva ancora voglia di scherzare?!? Che ragazzino.
"Sei un cretino" gli risposi, alzandomi dagli scalini e incamminandomi per tornare a casa.
"E dai! Scherzavo!" fece, raggiungendomi in un batter d’occhio. "Adesso siamo pari, siamo stati tutti e due maleducati! Però io ti ho chiesto scusa!" mettendo le mani sui fianchi.
"Si, ma non mi hai chiesto scusa per quello che intendevo io! E adesso sparisci, ragazzino! Torna da mamma a farti dare il latte!" gli risposi inacidita.
"Ragazzino? Scusa, ma quanti anni pensi che abbia?!?" disse, stranito.
"Mah, per le cretinate che fai … sedici, non di più".
Rise. "Sedici?! Wow! Grazie, ma sono leggermente più vecchio. Ne ho fatti diciannove a febbraio!"
Non era possibile. Quell’idiota aveva la mia stessa età?!
"Perché tu, Miss Intelligenza, quanti anni avresti?" mi chiese, notando la mia espressione stralunata.
"Ne ho fatti diciannove a marzo, se può interessarti, ma di certo non faccio le cretinate che fai tu!"
"Mmh, per come ti comporti, ne dimostri almeno quaranta! Perché non ti diverti un po’?"
"Io mi diverto eccome, ma non credo che il mio e il tuo divertimento possano essere simili" gli dissi, continuando a camminare.
"Certo che non lo sono! Io non mi diverto a fare la calze di lana con mia nonna in una casa che puzza di muffa!" e sorrise di nuovo rimanendo, finalmente, un po’ in silenzio. Ma la mia pace sarebbe durata poco, poiché riprese a rompere. "E comunque, non mi hai ancora detto come ti chiami! Guarda che potrei chiamarti nonna a vita!"
Sbuffai e non gli risposi. Ero finalmente fuori casa mia. Miracolo! Ero riuscita a sopravvivere a quella sanguisuga rompipalle!
"Sono arrivata a casa, Harry. Ora vedi di volatilizzarti il prima possibile e non farti vedere mai più!" gli dissi.
"Oh, ma allora vedo che l’acidità non passa! Peccato! Questo vuol dire che questo libro non tornerà mai nelle mani della proprietaria" fece, allontanandosi con un sorriso beffardo.
Lo guardai scandalizzata "sei davvero cattivo, Harry".
Rise, poi si avvicinò nuovamente "non ho mai ricevuto un insulto più grave di questo".
Mi guardò negli occhi e prese a giocare con una ciocca dei miei capelli.
"Hai degli splendidi occhi castani, peccato che tu sia così acida, avrei potuto fare un pensierino su di te". Mi allontanai da lui. Che faccia da schiaffi che aveva!
"Torna a casa, Casanova. Non vorrai far attendere la tua scalpitante folla di ammiratrici!" gli dissi, sospirando.
"Hai ragione. Mi staranno aspettando" mi rispose sorridendo. "Ci si vede, nonna!" e mi lanciò il libro. Lo presi prima che cadesse a terra e rivolsi un ultimo sguardo ai suoi ricci castani.
"Mary! Mi chiamo Mary! E non chiamarmi di nuovo nonna, se non vuoi che ti rovini quel nasino alla francese che ti ritrovi!"  gli urlai dietro, prima di rientrare a casa.
 


Poggiando la borsa sulla poltroncina all’ingresso, notai che il libro si era un po’ rovinato. Bene! Il mio libro preferito rovinato da un perfetto sconosciuto! “Se lo incontro di nuovo mi sente”, pensai.
“Se mai dovessimo rincontrarci”.
Poi, mi bloccai improvvisamente.
"Oh no" sussurrai.
 
 

Con Harry fra i piedi, avevo dimenticato la rosa di Robert al parco. 

















Writer's Corner! :)

Ehilà! :D
Ciao a tutte/i!
E' la mia prima FanFiction in assoluto, quindi, prima di tutto, ci terrei a ringraziare chi ha appena sprecato il suo tempo a leggerla! *Graaaaaaziemille! :D*
Secondo, vorrei ringraziare anticipatamente chi recensirà (sempre che qualcuno recensisca! u.u) :)
Terzo e ultimo (ma non per importanza, uhuahuahuah :D) vorrei ringraziare la mia migliore amica Agnese che mi supporta e si emoziona più di me quando scrivo!
E' il mio entusiasmo e, se non fosse stato per lei, non avrei mai continuato questa storia! :')  *okkei,momentodolcezzafinito*

Anyway, un altro grazie anticipato non fa male a nessuno so...Thank you! Hope you like it! :D 
                                         ...WithLove,
                                                                  Mary :)

 

 

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Capitolo 2
*** Please, not you again! ***


“Cretina, stupida, imbecille, deficiente. Come hai potuto dimenticarti della rosa di Robert? Il gesto più bello che avessi mai ricevuto, l’hai dimenticato nel parco per colpa di uno sconosciuto rompipalle che ha provato a fracassarti l’anima tutto il tempo! Beh, ci è riuscito! Ed è riuscito anche a rovinarti la giornata! Grandissima cretina!” Ormai da circa due giorni nella mia testa, questo disco interminabile aveva deciso di tormentarmi e non farmi pensare ad altro.
Cercavo di studiare, dato che avrei dovuto affrontare un esame pochi giorni dopo, ma appena mettevo gli occhi sul libro, il disco ripartiva e mi deconcentrava. Maledetto!
Erano due giorni che non uscivo di casa e non visitavo il mio parco, per paura di incontrare di nuovo quel mostro dai riccioli d’oro maledetti, causa della perdita della rosa. Non ero mai riuscita ad odiare una persona in così poco tempo, davvero! E ogni volta che me ne ricordavo, mi veniva un forte prurito alle mani, sintomo che appena l’avrei rincontrato, gli avrei spaccato la faccia.
Decisi di chiudere il libro e scendere in cucina. Magari uno spuntino mi avrebbe stimolato lo studio e, soprattutto, farmi dimenticare Harry.
Lì trovai le mie migliori amiche, stranamente calme e senza nessun segno di guerra sul volto, cosa che mi fece dedurre che avevano comprato il mascara nuovo.
“Chi non muore si rivede!” disse Elyse sorpresa di vedermi “ma lo sai che, se non fosse stato per quelle volte che ti incrocio in bagno, ti avrei dato per dispersa?!?”. “Mmh” bofonchiai e mi sedetti a gambe incrociate su uno dei banconi della cucina dopo aver preso un biscotto al cioccolato. Lei alzò gli occhi al cielo. Aveva capito che ero un caso perso, oramai.
“A cosa dobbiamo questo silenzio?” mi chiese Helena, poggiando i piedi sul tavolo. Elyse, di rimando, le fece un’occhiataccia.
“A niente” risposi, con la bocca piena di cioccolato. “Sono stanca. Fra poco ho un esame importante, lo sapete, sono solo in ansia, tutto qua”.
Si guardarono negli occhi, poi Elyse si alzò e si fermò davanti a me con le mani sui fianchi, puntandomi addosso i suoi occhi verdi, socchiudendoli appena. La guardai anche io, consapevole del fatto che non avrei resistito a lungo. Si, perché quando Elyse faceva quello sguardo, sarebbe riuscita a far confessare anche il più furbo degli assassini!
“Che hai, Mary? Sei davvero strana in questi giorni e non provare di nuovo a cacciare la scusa dell’esame!” disse bloccandomi, dato che stavo per controbattere “lo sai meglio di me che non è questo che ti rende così! Non sei mai stata così strana prima di un esame, che ti succede? Forse qualcuno ti da fastidio?”.
Subito, l’immagine di Harry mi apparse davanti agli occhi. No, quel ragazzo non mi dava fastidio, mi irritava completamente!
La voce di Elyse, però, bloccò i miei istinti omicidi verso quel mostro. “Perché lo sai, se è così, io non ci metto niente a farlo fuori! Prima lo prendo, poi lo scaravento a terra e, infine, lo riempio di calci in cu…”
“HO CONOSCIUTO UNO! VA BENE?” sbottai improvvisamente, ancora con il biscotto in bocca. Elyse rimase bloccata, come pietrificata. Helena aveva la bocca così aperta, che per poco non ingoiò un moscerino. Poi, si alzò e si avvicinò a me ed Elyse.
“Hai visto?” le disse, sussurrando e sorridendo leggermente “che ti avevo detto? Adesso dammi le cinque sterline!”
Non potevo crederci. Avevano scommesso su di me e sul mio stato d’animo?!?
La mora alzò gli occhi al cielo, sbuffando e mise una mano nella tasca cacciando, dopo vari tentativi, la banconota. Poi si girò verso di me, facendo un mezzo sorriso, mentre la bionda intascava il suo bottino.
“Ci dispiace Mary, ma ti vedevamo troppo strana, così … e comunque è stata una sua idea, giuro!”
“Bugiarda!” E iniziarono a discutere su chi avesse dato il via alla scommessa.
Le feci continuare, guardandole e improvvisamente iniziai a ridere. Loro se ne accorsero e smisero di litigare, guardandomi allibite.
“E’ che … non ci posso credere!” dissi fra le risate “tu, la maga delle scommesse, ti sei fatta battere da una scema simile?!?” e continuai a ridere.
Mi fissarono per cinque minuti, ancora più allibite di prima, poi Elyse prese parola. “Quindi … non sei arrabbiata?” chiese flebilmente. Scossi la testa, ancora in preda alle risate. Dopo un po’ di silenzio, si unì a me, ridacchiando mentre Helena tornò alla sua postazione iniziale.
“Va bene, basta ridere!” sentenziò, mentre Elyse si accomodò in piedi vicino alla finestra “hai detto che hai conosciuto uno! Avanti, racconta!”
Così, iniziai a raccontare loro del mio incontro con Robert, di come si era presentato e di come mi aveva illuminato la giornata. Helena ogni tanto sospirava, con fare sognante, mentre Elyse sorrideva. Alla fine del racconto, la bionda unì le mani, facendo un leggero rumore.
“Che dolce! E allora, quando vi rivedete?”
“Ehm, veramente non mi ha ancora chiamata, poi io non sono uscita proprio in questi giorni …”
Subito, il suo tono di voce cambiò, battendo un pugno sul tavolo.
“E cosa aspetti? Chiamalo tu, no?”.
Mentre cercavo una risposta adatta, i miei pensieri vennero nuovamente interrotti dal rumore del citofono.
“Vado io” disse Elyse, avviandosi lentamente nel salotto. Quando tornò, un sorriso a trecentosessanta gradi faceva da protagonista sul suo volto.
“Ehm Mary, per caso, il ragazzo che hai conosciuto al parco si chiama … Harry?”
Solo sentendo quel nome, mi strozzai con il succo d’arancia rossa, mentre Helena mi dava dei leggeri colpetti con la mano sulla schiena per farmi riprendere.
“Ti prego, no!" le risposi tossicchiando “si chiama Robert! Perché me lo chiedi?”
“Beh, allora pare che tu abbia un altro ammiratore di nome Harry che, per giunta, ti sta aspettando qui sotto!”. 
A quelle parole, sbiancai completamente. Cosa voleva quel mostro da me?!? Feci una corsa nel salotto, affacciandomi alla finestra che dava sul marciapiede.
E la sorpresa, non fu per niente gradita.
Quei riccioli maledetti erano lì sotto e i suoi occhi scrutavano il portone del palazzo. Cercai di chiudere la finestra e non farmi vedere ma che, ovviamente, mi tradì facendo un rumore assurdo. Lui alzò improvvisamente lo sguardo e mi vide, facendo comparire il suo stupido sorriso, mentre con un cenno della mano, mi salutava come un bambino.
Mi diedi uno schiaffo sulla fronte e chiusi la finestra.


Perché doveva rovinarmi un’altra giornata?!?























Writer's Corner! :)



Carroooooorooooooooooots! :D

Bonsoir! u.u

Allora, prima di tutto… GRAZIE! *w*
Si, perché (cosa assurda) ci sono state 33 visite,  una recensione e una persona che segue la mia storia! *w*
Allora c’è qualcuno che legge! :D *nonsisentesolaalmondo*
Appena l’ho visto, ho iniziato a ballare la conga e a fare i salti di gioia! :)
Grazie, sul serio! Ho le lacrimucce! *-*
 
Anyway (ogni volta che lo dico mi viene in mente Louis nel Video Diary uahuahuauhauhauahuah :’D), questo capitolo non mi piace tantissimissimo, ma vabbè u.u spero di rifarmi con gli altri :) e soprattutto, spero che piaccia a voi!

Ribadisco, i grazie non sono mai abbastanza, sooo… inizio già a ringraziare chi leggerà (chi ha già letto e chi la leggerà per la prima volta), chi recensirà (chi ha già recensito e chi recensirà nuovamente) e chi seguirà!

Thank youuu! :D
 
Un ultimo grazie, come al solito, va ad Agnese, alla quale è piaciuto tantissimo questo capitolo e si è emozionata quando le ho detto che l’avevo inserita nei ringraziamenti e si è esaltata più di me quando ha saputo che questa storia aveva ricevuto una recensione e taaante visualizzazioni! :D (Lei è l’acidità in persona, un limone potrebbe ritenersi una zolletta di zucchero immerso nel miele paragonato a lei v.v uhauahuahuah :D).
 

Hope you like it! :)
 
                       
 GoodNightandmuchLove*
                                                                       
 Mary :)

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Capitolo 3
*** Note: you must wear shoes in the street, not slippers! ***


Quel mostro. Quel gran cretino, cosa cavolo voleva ancora? Farmi perdere un’altra rosa? O farmi perdere Robert completamente?
“Allora? Cosa voleva questo Harry, si può sapere?” la voce di Helena mi riporto alla realtà.
“Eh? Si, no, cioè, voleva … ehm, voleva … gli appunti, si! Gli appunti per l’esame!”  mentii.
In effetti, non gli avevo nemmeno chiesto cosa volesse, ma già l’avevo sospettato.
Rovinarmi la vita.
“Mmh, gli appunti, eh? E allora perché non lo fai salire?”
Eh? Far salire Harry in casa mia?!? Lui è il nemico, non deve salire!
“Ehm, andava di fretta!” cercai di chiudere lì la situazione, ma il citofono squillò nuovamente.
Helena si allontanò per rispondere, lasciandomi da sola nel salotto.
Cavolo! Se fosse stato di nuovo Harry, io giuro che …
“Il tuo amico non va troppo di fretta, a quanto pare" mi disse Elyse, alzando un sopracciglio "e, soprattutto, non vuole gli appunti! Chi è?”
“Solo uno che sta cercando di rovinarmi l’esistenza” le risposi sospirando, avviandomi poi di nuovo vicino alla finestra. Harry era ancora sul marciapiede, con le mani in tasca, dando dei piccoli calci ad una lattina di coca cola lì vicino. Quando aprii la finestra, che come al solito mi tradì facendo un rumore assurdo, lui alzò lo sguardo e sorrise nuovamente.
“Ehi!” e mi salutò ancora con un gesto della mano.
“Che cosa vuoi?” gli chiesi, sbuffando.
“Niente. Volevo solo salutarti!”
“Bene, adesso che l’hai fatto, puoi andare via! Ciao!” e richiusi la finestra sbattendola. Voltandomi, trovai Elyse ed Helena fissarmi sbalordite.
“Che cosa c’è?! Perché mi guardate così?!” urlai quasi. Ero in preda alla disperazione.
Mentre però, stavano per aprire bocca, il citofono squillò ancora.
Non era possibile! Cos’altro voleva?!?
Sbattei i piedi per terra, come una bambina e bloccai Elyse che stava per andare a rispondere.
“Ci penso io” le dissi, fulminandola con uno sguardo fra l’incazzato e il frustrato.
Lei intanto, mi guardò come si guarda un pazzo mentre lo si sta portando al manicomio. E forse, aveva anche pensato di rinchiudermi!
“Che cos’altro vuoi?!? Sei riuscito a stressarmi l’anima in pochi minuti, contento?” gli urlai da dentro al citofono.
“Potresti scendere? So che non vuoi farmi salire, ormai mi ritieni un tuo nemico. Non mi piace parlare in questo modo” mi rispose.
“Scordatelo! Io con te non ci parlo!”
“E allora, perché lo stai facendo?” riuscii ad immaginarmi il sorriso stupido e soddisfatto che aveva appena fatto solo pronunciando quelle parole. Sbuffai, rimanendo in silenzio qualche minuto.
“Ci sei ancora?” mi chiese.
“Vai a casa, Harry!  Non ne hai una?”
“Certo che ce l’ho ed è anche grande! E dai scendi, giuro che farò il bravo!”
Sospirai. Certo che era veramente un gran rompipalle.
“Aspettami lì, arrivo fra due minuti. E non azzardarti a salire!” e gli sbattei il citofono in faccia.
Entrai in camera mia, misi un paio di jeans e una felpa mentre Elyse ed Helena si erano avvicinate alla porta, guardandomi mentre mi preparavo.
“Mmh, appuntamento galante, eh?” ridacchiò Elyse.
Uscendo dalla porta, mi avvicinai e la incenerii con lo sguardo.
“Chiariamo subito una cosa. Io con quel verme insulso e viscido non ci uscirei nemmeno morta, non ho un appuntamento con lui e non ne avrò ne ora ne mai. E, soprattutto, decido io cosa devo mettermi o no! Chiaro?” dissi, incazzata nera. Poi, mentre loro mi rivolgevano un ultimo sguardo stupito, uscii di casa sbattendo la porta. Arrivata al portoncino, tirai un sospiro e lo aprii.
“Allora sei viva! Credevo fossi morta, ormai” disse, aprendo le braccia.
Okkei, era chiaro, l’avrei ammazzato.
“Che cosa diavolo vuoi da me, Harry?” gli dissi, avvicinandomi a lui.
“Niente. Sai, per due giorni al parco non ho sentito puzza di acidità, così mi sono preoccupato e ti sono venuto a trovare. Come stai?” mi rispose, sorridendomi.
“Fammi capire” gli chiesi, leggermente spazientita “tu sei venuto qui, sotto casa mia, bussando per tre ore al citofono, solo per chiedermi “come stai”?”
Lui annuì leggermente con la testa, facendo sobbalzare i suoi ricci, poi mi guardò, facendo gli occhi da cucciolo.
“Ho fatto male?”.
Rimasi un po’ scioccata, forse per lo sguardo da cucciolo che mi aveva appena rivolto, o forse perché si era preoccupato per me nonostante sapesse che l’odiavo.
Un momento, stavo provando compassione per quel mostro?!? Come poteva essere?!?
Sospirai e portai una ciocca di capelli dietro l’orecchio, abbassando leggermente lo sguardo. “No, non hai fatto male …”
Cos’altro potevo dirgli?!?
Lui si aprì in un sorriso. “Bene! Pensavo che mi avresti ammazzato una volta scesa, ma vedo che l’acidità sta calando. Complimenti, facciamo progressi!”.
Ecco, tutto quello che avevo appena pensato, andava letteralmente a farsi benedire. Era sempre il solito imbecille, che non aveva perso il suo modo irritabile di farmi incazzare e se, per un nanosecondo avevo provato compassione per lui, ritenendo che i suoi occhi fossero da cucciolo, adesso l’odio era tornato all’attacco.
Che nervi.
“Se ci tieni tanto, non ci metto nulla ad andare di sopra, prendere una mazza da baseball e dartela in testa fino a procurarti un trauma cranico!” gli risposi con un sorriso.
“Aaah, ma allora sei come i gamberi! Fai un passo avanti e poi ne rifai tre indietro! Non andiamo bene! E io che pensavo che la tua improvvisa dolcezza, se così vogliamo chiamarla, fosse dovuta al fatto che avessi rivisto il biondone super palestrato!” mi disse, con una smorfia.
Ed ecco la nota dolente. Robert. L’avevo completamente dimenticato, fino a quel momento. L’improvviso prurito alle mani si fece risentire e il mio istinto omicida verso di lui, era ricomparso.
“Ehi, che hai? Ho detto qualcosa di male?” probabilmente notò la mia espressione super incazzata, poiché iniziò ad indietreggiare lentamente.
“Mmh, io credo che tu sia il motivo per cui io ho dimenticato la rosa che Robert mi aveva regalato! E, per la cronaca, non l’ho rivisto perché non mi ha richiamata. E adesso, scusa, ma devo andare a studiare!” e gli diedi le spalle, con l’intenzione di chiudermi in camera mia e studiare, piangere, pensare a Robert, escogitare un piano per uccidere Harry, ma venni afferrata per un braccio dalla sua mano la quale non mi fece muovere di lì, ma mi fece voltare nuovamente verso di lui.
“Io non lo sapevo, credevo che ti avesse chiamata. L’avevo visto così interessato a te, mi dispiace”. Sembrava davvero mortificato.
“Si, dispiace anche a me, in effetti” gli dissi, con un sorrisetto, levandomi dalla sua presa.
“No, davvero. Anche i giorni in cui non sei venuta al parco, lui era lì e mi sa che ti stava aspettando, perché continuava a guardare nel posto in cui ti siedi sempre” mi rispose, come se per lui fosse la cosa più naturale del mondo.
Allora ero veramente stupida! Perché non ero uscita quei due giorni?!? Solo per paura di incontrare Harry che, per giunta, adesso, mi stava dando la notizia più bella del mondo?!?
Sul mio viso si dipinse un’espressione di gioia! Robert allora era davvero interessato a me!
“Un momento” dissi tra me e me, ritornando sul pianeta Terra “ma se gli interesso davvero, perché non mi ha chiamata?”.
“Forse …” s’intromise Harry “ha visto che non sei venuta per due giorni e ha pensato che tu non eri interessata a lui, così non ti ha voluto disturbare ulteriormente. Ma non ha capito che tu non sei venuta solo ed esclusivamente per evitare me …” concluse, facendo un sorrisino.
“Ma dai! Come hai fatto a capirlo?!? Non ti credevo così perspicace!” gli risposi, facendo finta di essere sbalordita.
Lui rise. “Vedi, ho tutte le qualità. Bello ed intelligente. Sono perfetto!” e iniziò a darsi delle arie.
“Ehi, frena ragazzino. Quando mai hai sentito uscire dalla mia bocca l’aggettivo intelligente?!?” gli risposi guardandolo scettica, smontandolo.
“Ancora con questo ragazzino! Ti ricordo che abbiamo la stessa età … nonna!” e mi fece una smorfia.
“E io ti ricordo della promessa di un pugno da parte mia sul tuo nasino alla francese nell’occasione in cui mi avresti chiamata di nuovo nonna!” gli risposi, mimando il gesto di un pugno. Avevo davvero voglia di darglielo!
“Ehi, frena, frena, frena!” disse, parandosi il viso con le braccia ed indietreggiando ulteriormente “va bene, non ti chiamerò più nonna, te lo prometto!”
“Non credo alle tue promesse, Harry” sbuffai ed incrociai le braccia.
“Ma se non mi conosci nemmeno, come fai a dire che non ci credi?” mi chiese, sbalordito.
“Semplice, perché non ho voglia di conoscerti e, adesso, fammi andare a studiare!”
“Non vuoi conoscermi, okkei, però vorrei offrirti un caffè. Lo faccio perché mi fai pena, cosa credi, si vede che non esci da giorni da casa e avresti bisogno di una sosta!”
“E tu che ne sai che io non esco da giorni?”
Si avvicinò a me e mi guardò dritta negli occhi, poi mi scrutò dall’alto verso il basso.
“Io conosco le donne meglio di quanto tu possa immaginare” mi sussurrò “e quando una donna scende di casa con i capelli arruffati, vuol dire che non esce da giorni!”
Mi allontanai da lui, alzando gli occhi al cielo. Dio, se era patetico!
“Ma sentilo! E comunque, non ho i capelli arruffati!” dissi, aggiustandomi i capelli.
Lui sorrise. “Allora, il caffè? Guarda che non ti mangio, eh!”
Sbuffai. Non avevo intenzione di passare del tempo con lui neanche se fosse stato il principe William. Ma, stranamente, aveva ragione. Avevo proprio bisogno di una sosta e soprattutto, di un caffè.
“Okkei” cedetti “vada per questo caffè! Dove lo prendiamo?”.
Mentre però mi stavo avviando verso la strada, lui mi poggiò una mano sulla spalla, fermandomi di nuovo. Mi girai annoiata verso di lui, se avesse avuto qualcos’altro da dire, lo avrei picchiato davvero.
“Cos’altro c’è? Non sono vestita nel modo giusto? Dai, sentiamo qualche altra teoria del grande Harry, se una donna scende di casa con una felpa ha ucciso qualcuno e ne nasconde il cadavere sotto?”
Lui rise abbassando lo sguardo, poi mi guardò di nuovo negli occhi.
“No, volevo solo ricordarti che per uscire si indossano le scarpe, non le pantofole”.




















Writer's Corner! :) 

Holaaaa carrooots! :D

Buonasera!
Prima di tutto, perdonatemi se non ho pubblicato il capitolo e risposto prima alle vostre stupende recensioni, ma sono suuperpiena di interrogazioni di fine quadrimestre! :S 

Cooomunque, ritornando a noi...
GRAAAAAZIE! *w*
Cioè, non è possibile che io, ogni volta che entro nel mio account per vedere chi legge e chi recensisce, rimango sempre più entusiasta!
Siete delle meraviglie, davvero!  :') *lacrimucciatime*

Anyway, anche voi oggi avete visto il video del backstage di "One Thing" ? *-*
Aaaaaaaaah, quanto vorrei esserci anche io! :D 
Vaaaabè, basta se no mi viene una cosa!

Soo, come al solito, voglio ringraziare nuovamente chi ha letto e chi ha recensito, ma anche chi leggerà e recensirà! :D 
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo e se la storia vi piace, almeno un pochiino!
Mi farebbe tanto piacere! :)
Io giuro che mi farò perdonare e posterò il prima possibile il prossimo! 

Ringrazio (come sempre) il mio bellissimo limone acidello, my best friend, Agnese. Se non ci fosse stata lei, forse non avrei nemmeno postato il primo capitolo :') 
E ringrazio anche l'altra mia migliore amica (si, ho due migliori amiche u.u) Federica, che, nonostante mi giura ogni giorno che leggerà "domani" (quando arriverà il suo domani, i don't knooow v.v), so che leggerà! :)

Hope you like it! ;D
                                   
                                                        WithLove (Always with love u.u)
                                                                                                               Mary :)




ps: ho inviato la richiesta per cambiare nick. Si, questo è fin troppo stupido -.-", quindi se dovesse apparire un altro nome...don't worry, sono sempre io! :D 
 
Niight! :)

 

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Capitolo 4
*** Told you: I'm a singer. ***


“La smetti di ingozzarti come un maiale?”.
Lo guardai stizzita e schifata allo stesso tempo.
Ero davvero infastidita. Non solo ero “uscita” con Harry, ma ora dovevo anche sopportarlo mentre si strafogava con il suo muffin al cioccolato?!?
Non riuscivo ancora a capire quale santo mi stesse trattenendo dal picchiarlo violentemente e il prurito alle mani, intanto, continuava a crescere gradatamente ogni volta che lo guardavo.
“Mmf … è … bfuoniffimo! Bficura … bfi non … bfolerne … un … pfo’?” mi guardò sbarrando i suoi occhi verde smeraldo e parlando con la bocca piena, sporco come un bambino di tre anni.
“No, grazie” gli risposi scettica “ma non eri tu quello che conosceva le donne?”
Mi guardò stranito, non capendo quello che avevo appena detto.
“Che cbfosa fenfra abesso?”.
Sbuffai.
“Non te l’ha insegnato tua madre che non ci si ingozza quando si è con una ragazza? Non è educazione e a me pare che tu ci tenga tanto, o sbaglio?” gli risposi, con un sorrisino, ricordandomi della prima volta che mi aveva dato della maleducata solo perché non avevo voglia di parlare con lui.
Lui ricambiò il sorriso, mostrandomi tutta la cioccolata che aveva in bocca.
Gli diedi uno schiaffetto dietro la testa. “Sei veramente un imbecille!”.
Lui rise, stavolta pulendosi la bocca e portandosi una mano dietro la nuca, massaggiandosi il punto dove lo avevo colpito.
“Scherzavo! E comunque, mi hai fatto male!”
“ E certo! Cosa ti aspettavi, che ti facessi bene?!?”
“Allora lo vedi che sei maleducata! Io non sbaglio mai!”.
Sbuffai e sorseggiai un altro po’ del mio caffè bollente. Eravamo seduti in un bar piccolo, ma accogliente, dalle pareti colorate di un bel colore caldo che davano a chiunque, quando si entrava,  la sensazione di essere riparati da quella fredda primavera londinese, e piene di quadri di autori anonimi. Pur essendo piccolo, era pieno di gente e la fila alle casse era lunghissima. D’altronde, il caffè era buonissimo e quella fila era completamente giustificabile.
“A che pensi?”. La voce di Harry mi riportò alla realtà.
“A niente. E’ carino qui.” Gli risposi, non distogliendo lo sguardo dai quadri.
Lui fece un sorrisetto. “Hai ragione. Sai, ci vengo spesso con i miei amici.”
Distolsi immediatamente lo sguardo dalle pareti. “Aspetta, aspetta, aspetta!” lo guardai con gli occhi sbarrati  “tu … hai degli amici?!?”.
Rise. “Certo che ce li ho, miss intelligenza!”.
Lo fissai ancora più sbalordita. “E ti sopportano?”
Fece una smorfia. “Si. A quanto pare, tu sei l’unica che non lo faccia!”
“E a quanto pare, i tuoi amici sono dei santi! Me li presenteresti? Sai, vorrei farmi dare qualche consiglio per come sopportarti meglio … o magari, per come ucciderti!” e gli sorrisi beffarda.
“Sei veramente cattiva! Non solo ti ho salvato la vita prima che tu venissi sommersa dai libri, aiutandoti a riprenderti un po’, offrendoti un caffè … e tu, mi ripaghi così?!?”.
Rimasi in silenzio, non avevo voglia di rispondergli. E, stranamente, non mi passava per la testa nessuna frecciatina da mandargli, così mi limitai a sorseggiare nuovamente il caffè e a guardare un altro quadro, fingendo indifferenza.
Lui parve accorgersene, poiché fece un sorrisino soddisfatto, ma stranamente non si vantò di avermi zittito. Per quel poco che l’avevo conosciuto, potevo giurare che non era da Harry.
“Comunque …” disse improvvisamente.
“Comunque …” gli feci da eco, con una voce flebile.
“Comunque, tu non mi conosci, quindi non puoi sapere se sono insopportabile come sembro. Ti va di conoscerci un po’?” disse entusiasta, credendo che la sua fosse un’idea assolutamente fantastica.
“No”.
Alzò un sopracciglio. “Poi sono io l’insopportabile …” disse sussurrando, ma io riuscì benissimo a sentirlo e gli rivolsi uno sguardo scettico.
“Io non sono insopportabile!” sbottai.
“Beh, però stai facendo di tutto per esserlo!”.
“Tu non mi conosci …” gli feci, imitando il suo tono di voce irritabile.
Se ne accorse e fece un mezzo sorriso, avvicinandosi al mio viso.
“Allora fatti conoscere, Mary” disse sussurrando. Potevo sentire il suo fiato leggero sul mio collo. Lo guardai intensamente negli occhi e mi avvicinai a lui ancora di più. Feci scontrare i nostri nasi leggermente e lo sentii sorridere nuovamente, vedendomi fare quel gesto. Poi, gli mollai uno schiaffo ancora più forte del primo dietro la testa e mi allontanai dal suo viso, con un’espressione soddisfatta sul volto.
“Ahi!” si lamentò, massaggiandosi la nuca per la seconda volta. “E’ la seconda botta dietro la testa che mi dai oggi! Ma che ti ho fatto?!”
“Niente, mi irriti e basta” gli risposi con un ghigno.
Sbuffò, passandosi la mano fra i suoi ricci, ravvivandoli.
“Va bene, ho capito. Non vuoi conoscermi”. Incrociò le braccia, stravaccandosi leggermente sulla sedia e mettendo su un muso lungo come un bambino capriccioso che aspetta il suo gelato nonostante i genitori gliel’abbiano proibito. Lo fissai divertita, poi ripresi a sorseggiare nuovamente il caffè, rimanendo in silenzio e distogliendo lo sguardo da lui. Sott’occhio, però, notavo le occhiate furtive che mi rivolgeva, con la fronte aggrottata.
Era insopportabile ma buffo allo stesso tempo.
E, forse, una piccola domandina per conoscerlo meglio avrei potuto fargliela …
“Canzone preferita?” gli domandai senza che lui se lo aspettasse, sempre con lo sguardo rivolto ai quadri.
Lui si animò improvvisamente, mettendosi seduto composto sulla sedia, molto probabilmente con un’espressione stranita sul volto.
“Hai parlato tu?” mi domandò, con una voce sorpresa.
Mi voltai verso di lui, con un sorrisino. “Ebbene si, anche io so parlare!”
Rise. “Ma non mi dire! Non l’avevo notato! Da quando ti conosco, potrei dire che dalla tua bocca non è uscita nemmeno una parola buona … ma solo insulti!”
“E cosa ti aspettavi, scusa?!? Che su di te, mi uscissero solo belle parole dopo che hai cercato di rovinarmi la vita?” gli risposi e lui rise nuovamente.
“Touchè …” disse in un sussurro, con un mezzo sorriso.
Poi, posò il grande bicchiere di plastica, dove era contenuto il caffè che aveva in mano, sul tavolino e iniziò a squadrarlo.
“E comunque …” riprese, senza distogliere lo sguardo da quest’ultimo “ *Free Fallin’ ,di John Mayer”.
Lo fissai per un po’ mentre ne torturava la carta che lo avvolgeva per non far scottare le dita, pensando che fosse si, un grande rompipalle, ma che almeno ascoltasse buona musica.
“E la tua?”mi domandò, voltandosi verso di me improvvisamente, cosa che fece muovere i suoi folti ricci castani, continuando, però, a torturare il bicchiere.
Sorseggiai quel poco di caffè che era rimasto nel mio bicchiere per poi posarlo sul tavolino, permettendo a Harry di torturarlo.
“ *Fix you , dei Coldplay”
“Però! Hai degli ottimi gusti in campo musicale! Peccato tu non ne abbia anche in quello sentimentale …” disse, stringendo la lingua fra i denti e mordendola leggermente.
Lo fissai per un po’, assottigliando gli occhi. “Che cosa intendi dire?”
Lui fece un sorrisetto malizioso, aprendo le braccia. “Dai, anche un bambino ci sarebbe arrivato! Parlo di quel biondo del parco, cavolo, mi sfugge il nome! Rupert, Robin …”
 “Robert” dissi, incazzata nera, incenerendolo con lo sguardo.
Lui schioccò le dita e mi puntò l’indice contro. “Ecco si! Robert …” disse, sorridendo di nuovo maliziosamente.
“Evitiamo di parlarne per piacere? Già non so chi mi sta trattenendo dal picchiarti selvaggiamente, quindi, per piacere, non parliamo di Robert!” dissi, aumentando il tono di voce e scandendo per bene le ultime tre parole.
Harry aprì di nuovo le braccia, per poi fare un sonoro rumore battendo le mani sulle gambe.
“Come vuoi. Comunque, se posso dirlo … non è tutta questa perdita!”
“HARRY!”
“Okkei, okkei, sto zitto! Non parlerò più di Robert!” disse, parandosi il viso con le mani, dato che stavo per mollargli un altro ceffone.
Mi rimisi composta sulla sedia, incrociando le braccia e guardandomi le scarpe, cercando di non fargli vedere i miei occhi lucidi. Perché non mi aveva chiamata?! Eppure, pensavo di piacergli … maledetta me e tutti i miei film mentali!
“Ehi, tutto bene?” la voce di Harry mi distolse dai miei brutti pensieri, facendomi alzare lo sguardo e incontrare i suoi occhi. Mi morsi il labbro inferiore e poi sorrisi. “Si, tutto bene …” mentii.
“Non è vero, hai gli occhi lucidi. Scusa, io non volevo …”
“Non è colpa tua, Harry, davvero. Non preoccuparti, sto bene” gli dissi facendo un mezzo sorriso, fermando le sue parole.
Lui ricambiò il mio sorriso, facendo comparire le sue fossette. “Okkei … usciamo? Ti accompagno a casa!”.
Uscimmo dopo aver pagato e, mentre ci incamminavamo verso casa, rimasi in silenzio per un po’ di tempo, pensando ancora a Robert. Intanto, vedevo Harry lanciarmi uno sguardo ogni tanto, così decisi di rompere il silenzio che si era creato.
“Allora!” gli dissi, cercando di apparire il più allegra possibile. “Film preferito?”
Distolse immediatamente lo sguardo da me, rimanendo un po’ spiazzato e rimuginando un po’ sulla risposta da darmi, poiché non immaginava che io potessi parlare all’improvviso.
 “Mmh, vediamo … ne ho due! *The Italian Job e  *Love Actually, il tuo invece?”
*Il favoloso mondo di Amelie 
Lui mi guardò con gli occhi sbarrati. “E che film sarebbe?”
Sbuffai. “E’ il film più bello del mondo! Non lo conosci? E’ francese!”
Fece una smorfia di disgusto. “Bleah, io odio i film francesi, sono … senza senso! Ma cosa ti vedi?!?”
“Cretino. Anche a me non piacciono i film francesi, ma questo è bellissimo! E’ senza senso, ma romantico allo stesso tempo! E’ strano e in pochi lo capiscono, perciò mi piace!” gli risposi entusiasta.
Lui mi fissò per un altro po’, leggermente disgustato, poi si passò una mano fra i ricci.
“Magari un giorno me lo farai vedere, così vedremo se io lo capirò o meno!”
“Non lo capirai sicuramente. Hai il cervello bacato, sei peggio di un bradipo!”
“Adesso la pensi così, poi vedremo …” disse, facendo una smorfia.
“Se giuri che non ti informerai su Wikipedia, allora te lo farò vedere!”
Batté il pugno destro sulla mano sinistra. “Cavolo! Come hai fatto a scoprire come volevo fare?!?”
Risi. “Ci avrei giurato …”
“Comunque, ti giuro che non mi informerò sul Wikipedia!” disse, baciandosi le dita e facendo una croce sul cuore. Lo fissai stranita. Sembrava un bambino!
“Senti, miss intelligenza e tu cosa fai nella vita?”
“Studio. Sai, quella cosa che si fa con i libri, oggetti che tu non hai mai visto in vita tua, fatte con delle pagine e sopra ci sono scritte delle parole abbastanza complicate per qualcuno che non sa leggere!”
Sbuffò sonoramente, arricciando le labbra. “So cos’è un libro! E cosa studieresti di tanto intelligente, di grazia?” disse, facendo un piccolo inchino e assumendo un tono da intellettuale che non gli si addiceva proprio.
“Medicina”.
“Wow! E’ difficile? So che si studia tanto …” disse, riprendendo il suo tono di voce irritabile, questa volta però, mischiato all’incuriosito.
“Si, si studia tanto, ma se una persona ha una buona volontà, ce la può fare!”
“E tu ce l’hai?”
Lo fissai per un po’. Tutto questo interesse da parte sua non me lo sarei mai aspettato.
Abbassai lo sguardo, portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro.
“Si, se ho scelto questa facoltà è perché mi sento abbastanza portata e perché ho volontà, non credi?”.
Annuii leggermente, facendo sobbalzare lo stesso i suoi ricci.
“E’ bello che tu faccia questo! Vuol dire che ti piace occuparti delle persone! Mi piace, hai tanta volontà Mary, si vede! Ti ammiro!”
“Grazie …” dissi flebilmente.
Arrossii violentemente dopo quelle parole. Possibile che Harry, dopo aver cercato in tutti i modi di rovinarmi la vita, ora mi ammirasse?!?
“E tu, cosa fai? Studi o lavori?”.
Lui abbassò lo sguardo leggermente, passandosi nuovamente una mano fra i ricci, poi mi guardò con un sorrisino stampato sul volto.
“In realtà …” rise leggermente, bloccandosi.
“Che c’è? Ti vergogni di dirmi che vivi ancora con tua madre?”
Lui rise ancora, sembrava leggermente nervoso. “Non vivo con mia madre …”
Lo fissai incuriosita. “E allora cosa c’è?”.
Mi guardò negli occhi, sfregandosi le mani.
“Io sono un cantante”.
Lo fissai ancora per un po’, rimanendo in silenzio. Ma come poteva essere così idiota?!?
Iniziai a ridere senza controllo, piegandomi in due. La gente che passava mi fissava sbalordita, credendomi pazza.
“Dai Harry, sii serio per una volta. Cosa fai nella vita?”.
Mi fissava ancora con il suo sorrisino stampato sul volto.
“Davvero, sono un cantan … NOOOOO!” urlò improvvisamente.
“Che succed …?” mormorai preoccupata, ma appena lo vidi, iniziai a ridere ancora più forte di prima, accasciandomi a terra e le lacrime agli occhi.
Un piccione aveva deciso di “rilasciare i suoi escrementi” sulla camicia di Harry.
Insomma, gli aveva cagato sulla camicia!
“Che schifo! E tu non ridere! Non è divertente!” disse, vedendomi ridere accasciata a terra.
“Non … è … colpa … mia!” gli risposi fra le risate. “E’ troppo divertente!”
Sbuffò. “Almeno fammi salire a casa tua e fammi lavare un po’ la camicia!”.
Ritornai improvvisamente seria dopo quelle parole. Lui non avrebbe mai messo piede in casa mia!
“Scordatelo! Fattela lavare da tua madre!”
“E dai! Non posso tornare a casa così! I miei amici mi prenderebbero in giro  a vita! Ti prego!”
Pensai ancora una volta che gli amici fossero dei grandi.
“No! Ci sono le mie amiche sopra e non mi va che loro pensino che noi …”
Fui bloccata dalla sua mano sulla mia bocca.
“Aspetta, aspetta, aspetta! Tu hai delle amiche?” disse, imitando il mio tono di voce e togliendomi la mano dalla bocca.
“Cretino. E comunque si, vivo con le mie due migliori amiche!”.
A quelle parole gli si illuminarono gli occhi. “E sono carine?”
Sbuffai, incrociando le braccia. “Si, ma non perderebbero mai tempo con uno come te che, per di più, si fa cagare sulla camicia da un piccione!”.
“Io ho un grande fascino con le donne, cara. E adesso, ti prego, ti scongiuro, per favore, fammi salire a casa tua per pulirmi!”.
Intanto lui, si era inginocchiato a terra, con le mani in preghiera. Lo guardai per un po’ e ruotai gli occhi al cielo, infilando le chiavi nella serratura del portoncino.
“E va bene! Ma te ne vai immediatamente!” dissi, mentre lui si alzava da terra e mi rivolgeva uno sguardo di gratitudine.
 
 
 
 
 
 
 
“Hai fatto?” gli dissi infastidita, fuori dalla porta del bagno. Era chiuso lì dentro da più di dieci minuti e, se fosse rimasto ancora due minuti in più in quella stanza, avrei abbattuto la porta e picchiato violentemente.
Lui uscì sorridente e io non potei fare a meno di notare che la macchia era quasi svanita.
“Okkei Harry” dissi, prendendolo per un braccio e scortandolo vicino alla porta. “Adesso te ne vai a casa e non ti fai vedere più, chiaro?”.
“Ehi, quanta fretta! Non mi fai conoscere le tue amiche?” rispose, guardandosi intorno per vedere dove fossero. Fortunatamente, erano uscite. Che Dio le benedica!
“No e adesso, vai via!”.
Ma proprio mentre stavo per aprirla, la figura di una Elyse indaffarata e piena di buste pesanti in mano, con lo sguardo rivolto verso terra, comparve sulla porta.
“Ehi Mary!” disse, guardando ancora a terra. “Mi aiuteresti con queste buste, sono pesantissime e fa attenzione a quella, contiene … OHMMIODDIO!”.
Lasciò cadere tutte le buste mentre alzava lo sguardo.
“Elyse! Che succede?” le chiesi preoccupata, urlando leggermente.
Notai che non riusciva a parlare e inoltre, aveva un viso pallido e gli occhi che le brillavano.
“Elyse!” cercai di smuoverla, ma lei era bloccata con uno stupido sorriso in faccia.
“Oh mio Dio, io non posso crederci! Non posso crederci!” urlò.
“Ma a cosa non puoi credere?” le chiesi. Ormai avevo perso la pazienza.
Indicò Harry con un dito tremante e prese a balbettare.
“Tu … tu … tu …”
“Tu cosa, Elyse?!?” urlai, in preda alla disperazione.
“TU SEI HARRY STYLES DEGLI ONE DIRECTION!”.
Fissai Elyse sbalordita. Come faceva a sapere il nome di Harry?!?
Sentii il fiato leggero di qualcuno sul collo. Poi, una voce irritabile parlò, sussurando.
 
“Te l' ho detto che sono un cantante”.















Writer's Corner! :)

Ma buuuonaseera  carotine bellissime! :D

Come va?
Io sono leggermente abbastanza esaurita! ç____ç    non ce la faccio più con quei vecchi pazzi animali dei prof! Mi torturano con le interrogazioni a gogo e non mi fanno scrivere e postare! T___T   *Odioprofondo*
Mi scuso ancora tantissimo per non aver postato, ma le cause ormai le sapete no?!? Spero che voi almeno abbiate dei prof sani di mente (ne dubito fortemente, non esistono!), nella mia scuola sono tutti pazzi, dalla preside alla bidella del piano terra! (la quale ha molti soprannomi del tipo Shrek /pitbull/Hitler data la sua mania di urlare contro i ragazzi, prenderli a parole, mandarli a faanc…iufolo, e chiedendo “Dove vai?” a ogni persona che passa!  *GIURO*).
Anyway, dopo avervi informati sulla mia situazione in quelle quattro mura (che spero abbatteranno presto :D) come al solito…

GRAZIE! *w*
Davvero, io credo di amarvi sempre di più ogni giorno che passa, anzi ne sono certa! :)
ILOVEYOUUU! *-*

Adeeeesso, beh... che dire del capitolo?!?
Oltre a dire che l’ho partorito duramente, scritto in taanti e taanti giorni (cause citate sopra u.u ) … sono fiera del mio lavoro!
(E’ stato difficile, ma ce l’ho fatta ;D).
Non lo so, ma mi piace tanto! :)
Coomunque, in tutto ciò, volevo come al solito ringraziare anticipatamente chi leggerà e chi recensirà e, logicamente, chi ha letto e chi ha recensito!  * Siete meravigliose, sul serio :’) *
E pooooi, (eheheheheh u.u) non può mancare il ringraziamento ad Agnese e Federica! :)
La prima è entusiasta quanto me! (forse anche di più) e la seconda … beh, finalmente è riuscita a leggere!
 
So, spero che questo capitolo vi piaccia!
Basta solo leggere e farmelo sapere! :D
 
Vi voglio bene e grazie di tutto :’)
 
 
 
 
 
Ps: nel capitolo ci sono vari asterischi!
 
*Free Fallin’ - vi consiglio di ascoltarla perché è stupenda, sul serio :)
E mi sono informata tramite un video diary, scoprendo che è la canzone preferita di Hazza!
 
*Fix You – Beh, credo non ci sia niente da dire, no? *-*
 
*The Italian Job e Love Actually- non so, ho letto da qualche parte che erano I suoi film preferiti, se ho sbagliato … perdonatemi n.n”
Il primo non l’ho visto, quindi non so dirvi niente al riguardo, ma il secondo è fantastico! *u*
 
*Il favoloso mondo di Amelie-  per chi l’ha visto, allora credo che possa capirmi quando dico che film più strano, bello, romantico, fantastico non esiste! 
Per chi non l’ha visto, allora gli consiglio vivamente di vederlo! :)
Dura 120 minuti. E ogni volta, non mi stanco mai di vederlo e di innamorarmene :’)
 
 
Spero di poter aggiornare il prima possibile! :D
 
Hope you like it! :D

NiightandLove,
                             Mary :)

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Capitolo 5
*** It's a very bad/good day! ***


“E quindi, come vi siete conosciuti?”. Elyse, seduta al tavolo della cucina, aveva di fronte a se quel gran rompipalle di Harry, comodamente stravaccato sulla sedia … in casa mia!
“Beh, ci siamo conosciuti al parco!” rispose, “lei era seduta sulle scale e aveva il naso immerso in uno di quei suoi soliti e noiosi libri, così mi sono avvicinato e lei è rimasta subito folgorata dalla mia bellezza, tanto da seguirmi fino a casa e chiedermi il numero!”.
Mi voltai immediatamente al sol sentire il suono delle bugie che stavano uscendo dalla bocca di quell’ameba.
Dio, ma come poteva una persona essere così bugiarda?!?
Elyse rimase a fissarmi con uno sguardo malizioso sul volto. “Allora è così, Mary? Però, non ti facevo così …”
“Così niente!” sbottai furiosa, evitando di farle terminare la frase che aveva pronunciato.
“Ma non lo vedi che sta dicendo un mucchio di palle?! Ti credevo un po’ più intelligente Elyse.
Come fai a fidarti di uno con questa faccia che, per giunta, nemmeno conosci?!?”.
Vidi Harry ridere silenziosamente e dopo un po’, anche Elyse si unì a lui.
Ruotai gli occhi al cielo, sbuffando. Ecco, adesso la stupidaggine di Harry aveva contagiato anche Elyse!
“Stavamo scherzando, Mary! Rilassati! E poi, perché non sopporti Harry? Io l’ho appena conosciuto e già mi sta simpatico!” disse, rivolgendogli un sorriso a trecentossessanta gradi, che il riccio ricambiò senza farselo ripetere due volte. Poi, alzò lo sguardo verso l’orologio e scattò in piedi.
“Beh, si è fatto tardi” pronunciò ed io sentii il rumore delle campane rimbombare nelle mie orecchie. Miracolo!
Elyse si alzò a ruota, subito dopo di lui, avvicinandosi per salutarlo.
“E’ stato un piacere conoscerti, Harry. Sai, non capita tutti i giorni di incontrare una persona famosa e, per di più, trovarselo in casa propria! Torna a trovarci quando vuoi!”.
La guardai con occhi furiosi. Era per caso impazzita?!? Lui non avrebbe mai più messo piede in casa mia!
“E’ stato un piacere anche per me conoscerti, Elyse, verrò a trovarvi sicuramente, ammesso che qualcuno non abbia niente in contrario …” rispose, per poi guardarmi e rivolgermi il suo stupido sorrisetto. Io, di rimando, lo guardai torva.
Elyse rise leggermente, scuotendo la testa. “Lasciala perdere, è un caso perso. Ciao Harry!” gli fece un cenno di saluto con la mano e se ne andò, lasciando me e l’ameba in salotto da soli. La guardai sparire su per le scale, poi mi avvicinai alla porta, aprendola, facendo capire ad Harry che era ora di sparire completamente, non solo da casa mia. Lui capì e sorrise, avvicinandosi a me.
“Allora, mi stai cacciando da casa tua, giusto?”.
Annuii. “E anche dalla mia vita. E poi scusa, ma non avevi detto che dovevi andare via?”.
Sorrise nuovamente. “Si, ma se magari me l’avessi chiesto, sarei rimasto”.
Lo guardai scettica. “Chiederti di rimanere a casa mia?!? Ma sei completamente fuori! Già è tanto che ti abbia fatto salire, spiegami adesso perché dovrei farti rimanere, magari anche per la cena!”.
Harry rise leggermente scuotendo la testa e facendo muovere i suoi ricci, poi si abbassò e si avvicinò al mio viso, facendo incrociare i suoi occhi verdi con i miei castani.
“ Non mi riferivo al fatto di rimanere a casa tua …” sussurrò.
Poi si allontanò, uscendo fuori dalla porta, lasciandomi un po’ interdetta sull’uscio di quest’ultima.
Mi voltai per guardarlo scendere le scale, ma lui già non c’era più.
“A mai più, Harry” sussurrai, chiudendomi la porta alle spalle.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La sveglia suonava sonoramente ormai da più di un quarto d’ora, fracassandomi i timpani con il suo rumore fastidioso ma, nonostante ciò, non avevo voglia di spegnerla. E nemmeno di alzarmi.
Si stava così bene sotto le coperte e il solo pensiero di alzarmi per poi prepararmi di fretta e furia per correre all’università, mi faceva venire il voltastomaco.
“Cazzo, l’università!” urlai in preda al panico, levandomi velocemente le coperte e poggiando i piedi sul pavimento freddo della mia stanza. Uscii di corsa, fiondandomi in bagno, dove trovai una Helena concentrata a truccarsi.
“Ehi Mary!” disse dopo avermi vista da dentro allo specchio, ancora concentrata a mettersi il mascara “Che succede, non è suonata la sveglia?”.
“La sveglia è suonata e anche fin troppe volte, per i miei gusti. Sono io che non mi sono alzata in tempo” le risposi, prima di buttarmi sotto il getto d’acqua bollente della doccia.
La vidi posare tutti i trucchi nella pochette che mise nel cassettino sotto al lavandino.
“Capisco. E comunque, ti conviene muoverti!” urlò per farsi sentire, uscendo dal bagno e chiudendo la porta dietro le sue spalle.
 
Quella non sarebbe stata di certo una bella giornata.
 
 
 
 
 
 
 
 

“Finalmente sei arrivata!” urlò Lynn, vedendomi entrare tutta trafelata dal fondo dell’aula.
L’aula era completamente gremita di gente, ciò stava a significare che io ero in fottuto ritardo.
Poggiai la grande borsa marrone che portavo sul lungo banco di legno, occupando un posto vicino a Lynn.
“Ehi, che hai? Hai due occhiaie … non hai dormito?” mi domandò, scrutando a fondo i miei occhi.
“Lasciamo perdere” le risposi, posando il cappotto blu accanto a me e levandomi il cappello beige.
Mi sistemai al meglio il ciuffo, che non voleva saperne di stare fermo dietro l’orecchio.
“Dovrei tagliarmi i capelli …” sbuffai, cercando ancora una volta di aggiustarlo.
Lynn mi guardò con gli occhi sgranati. “Più corti di così? Ma sei pazza? Che, vuoi farti rasare a zero anche questi pochi che ti rimangono?”.
“Lynn, guarda che il mio taglio è un caschetto! E poi lo sai, io ormai non li concepisco più i capelli lunghi!” ribattei, guardando i suoi, che erano lunghi, ricci e nerissimi.
Lei vide che li stavo fissando e iniziò a toccarseli, quasi a volerli coccolare.
“Scordatelo! Io non li taglierò mai corti come i tuoi! Anzi, non li taglierò e basta, ci tengo troppo …”
Sorrisi, cacciando il libro, il blocchetto degli appunti e la bic dalla borsa, buttando tutto sul banco, mentre invece Lynn aveva già tutto organizzato, come se fosse lì dalla sera prima.
“Comunque, mi spieghi perché sei arrivata in ritardo?” mi chiese improvvisamente.
“Non avevo voglia di venire, ecco qua. Ma tanto il professore non è ancora arrivato, quindi posso considerare di essere arrivata puntuale!”.
Appena pronunciai quelle parole, il professore arrivò anche lui trafelato, sbattendo la borsa sulla cattedra e levandosi il lungo cappotto nero.
“Buongiorno ragazzi e scusate il ritardo, ma stamattina la macchina non partiva perché ieri sera mi sono dimenticato la luce accesa dentro!” disse, provocando il riso generale.
Quel professore era conosciuto come il più cretino di tutta la facoltà!
“Oggi ragazzi, parleremo di come il cervello si modifica con l’età e le cause dell’invecchiamento del sistema nervoso. In più, se il tempo ce lo permette, tratteremo anche delle differenze individuali dei singoli individui, parlando e sintetizzando il metodo familiare e gemellare …”
Così, iniziò a spiegare la lezione giornaliera che si ritenne molto più interessante di quanto pensassi.
Mentre, però, stavo prendendo appunti e il professore continuava a spiegare, un cellulare suonò, facendo alzare la testa dai fogli a tutti gli studenti presenti nell’aula.
Il professore smise di improvvisamente di parlare, cercando il colpevole con gli occhi.
“Ragazzi, quante volte vi ho detto che non tollero i telefonini accesi durante le mie lezioni?”.
Finì di scrivere gli ultimi appunti e alzai lo sguardo, puntandolo verso la classe.
Chi era quel cretino che aveva lasciato acceso il cellulare?!?
Ad un tratto, sentii il gomito di Lynn affondare nel mio fianco. “Stupida,allora? Vuoi farlo squillare un altro po’ questo cellulare?”.
Cazzo!
Mi catapultai sulla borsa, cercando il cellulare come una pazza e cacciando tutto ciò che vi era contenuto, posandolo con poco garbo sul banco, facendo un rumore assurdo.
Lynn ,intanto, alzò gli occhi al cielo, si prese i capelli e iniziò ad attorcigliarli in uno chignon.
“Eccolo!” esultai quando, finalmente, lo trovai nel fondo della borsa. Non voleva proprio saperne di smettere di squillare!
Senza troppe esitazioni, vidi che il numero era sconosciuto e attaccai, spegnendolo.
“Mi scusi professore, non la disturberò ulteriormente!” dissi con un mezzo sorrisino, tutta rossa in viso, e la mia voce rimbombò per tutta l’aula.  
Lui si limitò a fissarmi per un po’, poi alzò gli occhi al cielo, sbuffando.
“… come stavo dicendo, il cervello cresce costantemente di peso sino ai vent’anni per poi decrescere costantemente; alla nascita il cervello umano ha raggiunto soltanto il 30% del peso …”
Mi fiondai nuovamente sul foglio per prendere appunti.
Quella si era dimostrata veramente una brutta giornata.
 
 
 
 
 
 
“Una figura di merda colossale!” ripetei ad alta voce, uscendo dalla facoltà.
“E’ la quarantesima volta che me lo ripeti, basta adesso!” disse Lynn in tono esasperato.
“Non lo ripetevo a te, ma a me stessa. Ho fatto la figura della cretina che non si ricorda di spegnere il cellulare! Adesso quell’uomo mi prenderà di mira e il prossimo esame non me lo farà passare, me lo sento!” dissi, quasi con le lacrime agli occhi.
“Eddai, rilassati! Oggi, semplicemente, non è la tua giornata!” mi disse, cercando di rincuorarmi, ma non fu così.
“Grazie per avermelo ricordato” le risposi in tono funebre.
“Che fai adesso?” mi chiese, cercando di farmi dimenticare la figuraccia.
“Non lo so, mi sa che mi vedo con Elyse ed Helena per pranzo. Tu?”
“Vado a pranzo con John. Oggi sono cinque mesi che stiamo insieme!” mi rispose, con gli occhi che le brillavano e non potei fare a meno di sorriderle.
“A proposito” mi chiese d’un tratto “e la tua vita amorosa, come procede?”.
Sospirai. Era meglio se non mi avesse fatto quella domanda …
“Non procede” mi limitai a risponderle, per poi rimanere in silenzio.
“Vedrai che procederà!” mi disse ottimista. Dopo aver detto questo, si alzò in punta di piedi, scrutando un punto indefinito con gli occhi leggermente socchiusi, poi la vidi salutare con la mano qualcuno.
“Vado! E’ arrivato John!” mi disse “ci vediamo domani e vedi di non fare tardi!”. Mi salutò velocemente con due baci sulle guance.
“Certo” affermai. “Tu divertiti con John, poi mi racconti domani!” le urlai dietro, dato che si era già allontanata, raggiungendo il suo ragazzo.
Sorrisi, salutando John da lontano con un cenno della mano. Lui ricambiò il mio saluto, poi cinse Lynn per i fianchi, abbracciandola e baciandola dolcemente.
Intanto mi sedetti su una panchina, aspettando Elyse ed Helena appena uscite anche loro dall’università. Nell’attesa, presi il libro e qualche appunto, cercando di sottolineare il paragrafo, ma ero del tutto deconcentrata. E i miei pensieri erano sempre rivolti ad una persona sola …
Fortunatamente, il mio telefono squillò, facendomi distrarre, non badai nemmeno al numero e risposi subito.
“Pronto” risposi, annoiata.
Dall’altra parte del telefono, una voce maschile parlò un po’ insicura.
“Pronto, Mary?”
“Si, chi è?” chiesi, leggermente incuriosita.
La voce rimase qualche minuto in silenzio, facendomi sentire vari rumori di sottofondo.
“Se è uno scherzo non ho voglia di scherzare, adesso” dissi, sbuffando.
“No, no! Non è uno scherzo! Scusami. Sono Robert, ti ricordi di me?”.
Il mio cuore prese a battere con un ritmo accelerato. Come poteva chiedermi se mi ricordassi di lui?!? Era logico, assolutamente normale, era ovvio che mi ricordassi di lui!
“… s-si! Certo che mi ricordo di te, Robert!” gli risposi, cercando di rimanere il più calma possibile, ma in quel momento era praticamente impossibile!
Lo sentii tirare un sospiro di sollievo dall’altra parte della cornetta.
“Bene! Senti, volevo chiederti senza troppi giri di parole, sai non sono molto bravo in queste cose, ma … ti andrebbe di uscire con me, stasera?”.
Se prima il mio cuore lo sentivo battere all’impazzata, in quel momento non lo sentii più. Il ragazzo che ho aspettato una settimana intera dal nostro incontro, mi ha chiesto finalmente di uscire con lui, stasera!
“SI!!” risposi, forse con troppo entusiasmo “Certo che mi va di uscire con te, Robert!”.
“Fantastico! Allora, che ne dici di vederci al parco verso le 19:30?”
“Si, ci vediamo lì” dissi, con il fiato che mi mancava per l’emozione.
“Allora, ciao Mary. A stasera!”
“Ciao Robert” conclusi, ancora senza fiato.
Mi alzai in piedi e iniziai a saltare sul posto, ballando come una pazza ed esultando. Qualche studente lì vicino mi fissava stranito, altri invece ridevano, ma io non me ne importai.
Ero felicissima. Robert si era ricordato di me e, in più, mi aveva chiesto di uscire con lui, stasera!
Lynn aveva ragione. La mia vita amorosa stava per procedere!
E Robert era quello giusto.
 
Quella si trasformò nella più bella giornata di sempre.
 
 
 
 
 
 
 
 
“E quindi, vi vedete stasera?” mi chiese Helena, seduta a gambe incrociate sulla panchina.
“Si!” risposi io, fra l’entusiasta e lo scioccato. “Ti rendi conto? Ancora non ci posso credere! E’ stato bellissimo, perché lui mi ha chiamata però io …”
“Si si, hai risposto annoiata, non avevi riconosciuto il numero e bla bla bla …” concluse Elyse, mimandone il gesto con la mano.
Portai una mano alla bocca, facendo una smorfia. “L’ho ripetuto tante volte?”
Elyse alzò gli occhi al cielo e batté una mano sulla gamba, mentre Helena si limitò a sorridere.
“Quanto intendi quando dici tanto?” rispose Elyse, acida.
“Okkei, non lo ripeterò più, promesso!” dissi, sorridendole. Poi Helena si alzò e si voltò verso di noi.
“Andiamo? Ho bisogno di un hamburger, sto morendo di fame!”.
La seguimmo a ruota anche perché, inizialmente, la notizia di Robert mi aveva chiuso lo stomaco dalla felicità, ma adesso si era riaperto e chiedeva, supplicandomi, del cibo!
Mentre uscivamo dal giardino della facoltà, Elyse si fermò di botto e dopo un po’, si avvicinò a me.
“Ehi Mary, ma Harry non lo vedi più?” chiese.
Fu come un fulmine a ciel sereno.
Si avvicinò anche Helena per sentire la mia risposta. “Ma chi, quel gran pezzo di figo degli One Direction? Quell’Harry? Harry Styles?”.
Elyse annuì. “Già, proprio lui!”.
Erano tre giorni che Harry era scomparso dopo l’ultima visita a casa mia e non mi mancava affatto. Forse aveva preso sul serio l’ipotesi di sparire dalla mia vita e lasciarmi in pace per una buona volta, grazie a Dio.
“No e non mi va di vederlo” conclusi seria.
Elyse fece un sorrisino malizioso.
“Allora pare proprio che le tue preghiere non siano state esaudite …” sussurrò.
Alzai lo sguardo e la guardai negli occhi con aria confusa.
“Che intendi dire, scusa?”.
Lei si limitò a sorridere nuovamente e a scuotere il capo, mentre Helena poggiò una mano sulla mia spalla.
“Intende dire che ti conviene guardare di fronte a te, stupida! Guarda con i tuoi occhi …”
Posai lo sguardo di fronte a me, distogliendolo da quello di Helena e … non era possibile.
Harry era appoggiato alla portiera di una grande macchina nera alle sue spalle, la gamba destra incrociata sulla sinistra, gli occhiali che gli coprivano gli occhi nonostante non ci fosse il sole, e le mani nelle tasche dei jeans.
Il riccio alzò lo sguardo verso di noi e ci salutò animatamente con un gesto della mano, togliendola dalla tasca destra dei pantaloni. Le mie amiche risposero al saluto, altrettanto entusiaste, mentre io rimasi immobile, senza dire una parola.
 
Quella era veramente una giornata di merda!












Writer's Corner! :)

Buonaseera carotine belle! :D
Mi scuso per il tremendo ritardo, avevo voglia di postare il 1 Febbraio per il compleanno di Hazza, ma il capitolo non era pronto! n.n"
Come al solito, voi avete avuto pazienza e mi avete aspettata (?)  *diciamo che la puntualità non è il mio forte u.u*
Coomunque, ancora un enorme grazie a tutte le persone che seguono, leggono e recensiscono la mia storia! 
Mi fate sorridere, sul serio, perchè vuol dire che un po' vi piace se vi fermate! 
Grazie sul serio! :')

Ritornando al capitolo, devo dire che mi piace abbastanza, lo volevo fare più lungo ma mi sono venute sei pagine di Word, quiindi credo che non sia tanto corto! v.v
Ad ogni modo, inserirò tutto quello che volevo scrivere qui nel sesto, che spero di pubblicare prestissimo! (ci sto già lavorando, don't worry u.u). Se non dovesse essere così...mi scuso in anticipo! :D
Riguardo ai personaggi, il professore esiste sul serio. Si, ed è il mio professore di italiano e l'aneddoto della macchina, è successo davvero! hahahahhaha! :'D (si, è un imbecille!)

Poooi, non saprei...mmh, avete visto il quarto video diary? Uhauhauhauhuahau, a me ha fatto scompisciare dalle risate! :'D 
Louis e Kevin..una nuova bromance! *-* (poopero Hazza ç___ç )
E il tatuaggio di Zayn? E quello di Harry? *w*  (avevo avuto la sua stessa e identica idea, solo che la stella volevo farla dietro all'orecchio! Solo che devo prima compiere 18 anni, se no mia madre mi scanna -.-")

Anyway, come al solito, vi lascio di nuovo con tanti, tantissimi ringraziamenti che credo non saranno mai abbastanza per quello che fate!
ILOVEYOUU! *w*
Ringrazio anche le mie bellissime compagne di classe Alessia, Chiara e Roberta, le quali hanno scoperto che stavo scrivendo questa storia e hanno voluto leggerla assolutamente e io le ringrazio per il fantastico supporto che mi stanno dando! :')
Per ultimo (ma non per importanza, eh u.u) ringrazio Agnese e Federica, che ormai non so più in che modo ringraziare...e non solo per il supporto a questa storia... :')

Hopeyoulikeit! :D 
LotsofLove!
                        Mary :)






 

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Capitolo 6
*** And then...CARROOOOOTS! ***


“Mi spieghi che ci fai qui?”
Quelle furono le prime parole che dissi ad Harry, avvicinandomi a lui con passo leggermente incazzato, dopo essermi ripresa dallo shock di averlo rivisto.
“Ciao anche a te! E’ bello rivederti!” mi rispose divertito, levandosi gli occhiali, come al solito con il suo solito sorriso stampato sulle labbra.
“Per me invece non lo è! Adesso porti subito il tuo culo sul sedile di quella macchina e te ne vai!” gli dissi, adesso completamente furiosa.
Nel frattempo, Helena ed Elyse, che avevano assistito alla scena da lontano, si avvicinarono a me e ad Harry per seguire meglio la nostra conversazione.
“Ciao Harry!” dissero quasi in coro.
“Ciao ragazze! La vostra amica qui mi ha appena consigliato, in termini poco gentili, di sparire!” disse, lanciandomi un’occhiatina divertita.
“Sarebbe anche arrivato il momento, non credi?” gli risposi in tono ironico, alzando gli occhi al cielo.
Le ragazze pare che si divertissero ad assistere ai nostri battibecchi, mentre io ero veramente irritata.
“Allora, dove stavate andando di bello?” chiese, rivolgendosi alle mie amiche.
“Stavamo per andare a mangia…” cercai di rispondere, ma la mia bocca fu bloccata dalla mano di Elyse, impedendomi di parlare. Intanto, cercai di liberarmi dalla sua presa, ma non ci fu niente da fare: alla presa di Elyse non ci si può ribellare!
“Io ed Elyse avremmo da fare, adesso! Infatti stavamo giusto per andare…” rispose Helena.
La guardai con gli occhi sbarrati e interrogativi, cercando di parlare nonostante Elyse avesse ancora la mano sulla mia bocca.
“Si infatti!” aggiunse la mora. “Dobbiamo proprio andare, si è fatto tardissimo!” e detto ciò, mi lasciò libera, ma prima che potessero scappare e lasciarmi sola con Harry, le fermai.
“Ferme! Dove andate? Dovevamo andare a pranzo insieme, da dove salta fuori quest’impegno improvviso?” chiesi, urlando leggermente.
“Non è un impegno improvviso!” sbottò Elyse “è un impegno che abbiamo da molto tempo e ce ne siamo appena ricordate!”.
“Già!” l’appoggiò la bionda, per poi prenderla per un braccio e trascinarla via.  “E adesso, dobbiamo proprio andare, si è fatto tardissimo! Ci vediamo dopo a casa, ciao Harry!” urlò, per farsi sentire. Il riccio le salutò con un gesto della mano, divertito per aver appena assistito a quella scena, mentre io le guardavo allontanarsi. Quando ebbero svoltato l’angolo, Harry si voltò verso di me.
“Allora, che programmi hai adesso?”
“Stare lontano da te sicuramente. Perché sei venuto qui, me lo spieghi?” gli chiesi, incrociando le braccia e assumendo un cipiglio scettico.
Lui sorrise, mostrando le fossette e portandosi una mano dietro la nuca, toccandosi i ricci.
“Mi mancav…” sussurrò, abbassando lo sguardo.
Al suono di quelle parole, rimasi paralizzata, con gli occhi sbarrati.
Aveva appena detto che gli ero mancata?!?
“Che cosa hai detto?” gli domandai flebilmente, facendo finta di non aver sentito.
Lui alzò lo sguardo e si sfregò le mani nervoso. Era leggermente rosso in viso, poi sorrise di nuovo.
“Ho detto che mi mancava la tua acidità e, dato che questi tre giorni sono stato con delle fan dolcissime, avevo bisogno di qualcuno che mi trattasse male!”.
Sospirai, roteando gli occhi al cielo. Alla fine, era sempre il solito deficiente.
“Comunque, perché mi hai staccato il telefono in faccia stamattina?” disse all’improvviso.
Posai lo sguardo su di lui, lasciando che le braccia mi ricadessero lungo i fianchi. Lo guardai stranita, non capendo a cosa diavolo si stesse riferendo.
“Che cosa?!?” gli chiesi con tono sorpreso, alzandolo leggermente.
Mi guardò ingenuamente con i suoi occhi verdi. “Stamattina ti ho chiamata, ma tu hai rifiutato la chiamata. Poi ho provato a richiamare, ma il tuo cellulare era spento”.
Provai a ricollegare ciò che mi aveva detto a quella mattina.
Mi ero svegliata in ritardo, ero arrivata all’università in fottuto ritardo e, per di più, avevo dimenticato il cellulare accesso durante la lezione, lasciando che squillasse… oh.
Ecco chi mi aveva chiamato facendomi fare una figuraccia davanti a tutti!
Harry.
In qualche modo, anche se non si era fatto vedere fino a quel momento, doveva pur sempre stressarmi l’anima, no?
Rimasi a sbuffare per un po’, squadrandolo dall’alto verso il basso, cercando di capire che cosa avessi sbagliato nella mia vita per meritarmi il continuo tormento di Harry.
“C’è qualcosa che non va?” mi chiese improvvisamente.
Lo squadrai nuovamente, lasciando che lui mi guardasse con uno sguardo fra il perplesso e il preoccupato.
“Si può sapere chi ti ha dato il mio numero, brutto imbecille?!?” sbottai improvvisamente, urlandogli contro tutta rossa in viso.
Se prima il suo sguardo era un misto fra due emozioni, adesso sul suo viso ne spuntava solo una, riconoscibile fra mille: terrore.
“Io…scusami! Non credevo potesse darti fastidio!” disse, alzando il tono di voce.
Rimasi in silenzio, senza saper bene cosa dire o cosa fare. Forse avevo esagerato, ma lui stava sicuramente esagerando nel piombarmi ogni volta davanti!
“Comunque, è stata Elyse”. Parlò con un tono di voce calmo e pacato e se non avessi visto le sue labbra muoversi, probabilmente non avrei creduto che fosse lui.
Era naturale, però, che avrei ucciso la mia migliore amica una volta tornata a casa.
“E perché te l’avrebbe dato?” gli chiesi scettica, ritornando ad incrociare le braccia e battendo il piede, impaziente della sua risposta.
Lui si ravvivò i ricci con una mano, poi mi mostrò le fossette legate ad uno dei suoi altri stupidi sorrisetti.
“Perché gliel’ho chiesto io, no?!?”.
Lo fissai per un minuto sbalordita poi, voltai lo sguardo altrove.
Perché aveva chiesto il mio numero ad Elyse? Lui mi odiava perché io lo trattavo male ed ero sicura di stargli antipatica quasi quanto lui stava antipatico a me. Eppure, appariva sempre e costantemente nelle mie giornate, nonostante ciò.
Che gli piacesse essere trattato male?
Sempre immersa nei miei pensieri, lo sentii sospirare alle mie spalle.
“Senti, io non volevo fare qualcosa di sbagliato. Volevo soltanto salutarti, tutto qua, ma se ti do così fastidio, allora me ne vado”.
Rimasi spiazzata sentendo il suo tono di voce parlare all’improvviso, stavolta deluso e mortificato allo stesso tempo. Avevo esagerato sicuramente con quella scena madre, e mi sentii stranamente in colpa verso di lui.
Ero ancora voltata di spalle, ma potei sentire benissimo i suoi passi allontanarsi e aprire la portiera della macchina.
“Aspetta!” urlai voltandomi verso di lui.
Lo vidi già pronto per andare via ma il suono delle mie parole lo bloccò, facendo posare il suo sguardo su di me.
Sospirai e lentamente, mi avvicinai alla portiera della grande macchina nera, nella quale, sul sedile di pelle, era seduto lui. Non parlò, ma mi guardò con occhi interrogativi che mi spronarono a parlare.
“Mi dispiace, non volevo trattarti male. Cioè si, volevo trattarti male ma non troppo, perché adesso tu non devi pensare che io tenga a te o cos’altro, perché tu mi irriti e non poco! Però non mi piace trattare malissimo la gente, cioè in effetti non mi piace proprio, però tu te lo meriti perché mi piombi davanti agli occhi senza che io te lo chieda e mi fai arrabbiare, mi fai venire voglia di picchiarti, prenderti quella testolina piena di quei ricci castani che ti ritrovi, che secondo me ti atrofizzano il cervello perché, insomma, non ragioni e quindi non fanno arrivare l’ossigeno a quella cosa minuscola che ti ritrovi nel cranio e il tuo unico neurone, ammesso che non sia morto di solitudine, gioca a ping pong da solo quindi, vedi, è stupido anche il tuo neurone e vorrei spaccartela in due, magari sbattendola contro un muro, sperando che non sia troppo morbido per quella testa dura che ti ritrovi, e poi…” parlavo tutto d’un fiato, gesticolando con le mani, guardando un punto indefinito con gli occhi leggermente socchiusi, senza accorgermi di niente.
Infatti, non mi accorsi che Harry era sceso dalla macchina e mi guardava, ascoltando il mio discorso e annuendo divertito.
“Nooo! Perché ti sei fermata?” disse sorridente, quando si rese conto che mi ero accorta che stava seguendo il mio discorso contorto “Volevo sapere quali fossero state le infinite cause della mia morte, magari avrei potuto sceglierne una!”.
“Per caso mi prendi in giro?” gli chiesi, aggrottando la fronte.
Lui rise e mi guardò di nuovo. “Se era un modo per chiedermi scusa, direi che ci sei riuscita alla grande”.
“Non era un modo per chiederti scusa, io non ti ho chiesto scusa e non ho intenzione di chiedertela!” risposi acida come al solito.
Scosse la testa sorridendo. “Va bene, allora ammettiamo che tu non mi abbia chiesto scusa e che io non ti abbia detto niente. Hai fame?”.
Annuii leggermente col capo. In effetti, la mia fame stava cominciando a farsi risentire, e il mio stomaco brontolava ancora più forte di prima.
“Bene, allora sali in macchina che andiamo a mangiare qualcosa” disse.
Salii nella sua macchina nera, anche se non poteva definirsi tale, con un po’ di fatica rendendomi ancora più buffa dinnanzi agli occhi di Harry, poiché quella “cosa” era più grande di me di almeno cinque volte.
“Senti” dissi all’improvviso, una volta seduta sul sedile. Lui si voltò a fissarmi.
“Mi accompagneresti al Centro Commerciale? Devo fare dei servizi…”
Lui annuii, mettendo in moto la macchina. “Okkei, ma ad una sola condizione…” disse, guardando la strada davanti a se.
Sbuffai e lo guardai, incitandolo a parlare con un gesto della mano. Chissà cosa voleva in cambio quello sporco affarista.
 “Che tu continui a trattarmi male”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Entriamo in questo qui, sembra che abbia bella roba!”.
Cosa mi era passato per l’anticamera del cervello quando avevo chiesto ad Harry di accompagnarmi a comprare un vestito carino?!?
Aveva mangiato come un porco ben due hamburger e, adesso, con la scusa del “grande intenditore di alta moda” mi stava trascinando in ogni negozio di abiti che vedeva nell’arco di dieci metri.
Ovviamente, lui si fermava solo per provarci con le commesse, che cadevano come sacchi di patate alle sue “avances”.
Veramente patetico.
Poggiai una mano sulla fronte e scossi il capo leggermente. Non ne potevo più di fare shopping con Harry che, per giunta, non mi aiutava nemmeno!
“A me sembra solo che abbia delle belle commesse, tutto qui” dissi, esasperata.
Lui continuò a guardare la vetrina, portandosi una mano sul mento.
“Si, può darsi. Adesso non fare storie ed entra!”.
Mettendo una mano sulla mia schiena, mi spinse dentro al negozio bruscamente e non caddi per pochissimo.
“Dico, ma sei imbecille?!? Stavo per farmi male sul serio!”
Ma lui si era già allontanato, iniziando a provarci con una commessa dai capelli bruni e le curve al posto giusto, la quale rispondeva ai suoi sorrisi maliziosamente.
La commessa si allontanò, dopo una richiesta di Harry e io ne approfittai per avvicinarmi a lui.
“Senti Casanova” gli dissi, puntandogli l’indice contro il petto “io non ho voglia di perdere tempo con te e le tue conquiste, quindi se proprio vuoi aiutarmi, sii serio, anche se so che ti sarà molto difficile!”
Lui prese la mano che gli avevo puntato contro e iniziò ad accarezzarla, sorridendo.
“Rilassati piccola! Fa tutto parte del piano!” disse, ammiccando. Sbuffai e levai la mano dalla sua, dirigendomi verso uno sgabello, sedendomi incrociando la gamba destra sulla sinistra.
Dopo un po’, la commessa tutta curve si avvicinò ad Harry con una pila di vestiti in mano. Lui ammiccò alla commessa, che arrossì, e si voltò verso di me tutto soddisfatto. Mi fece cenno con la testa di entrare nel camerino per cambiarmi, ma io non mi mossi. Non avrei mai provato tutti quei vestiti!
Harry parve capire le mie intenzioni e mi si avvicinò, prendendomi per un braccio, cercando di farmi alzare, ma io opposi resistenza.
“Scordatelo! Io non mi provo tutti quei vestiti!” dissi, cercando di sedermi nuovamente sullo sgabello, ma non ci fu niente da fare: Harry era molto più forte e determinato di me!
“Non fare la bambina! Tu adesso entri lì dentro e li provi tutti!” mi rispose e, con un’ultima e forte presa, riuscì a farmi alzare dallo sgabello, facendomi cadere fra le sue braccia. Cercai ancora una volta di ribellarmi e scappare via, ma lui mi prese in braccio e mi portò fin dentro al camerino, mentre io muovevo i piedi all’aria.
“Ecco fatto!” disse, una volta arrivati in camerino e avermi messa giù “adesso Katy ti porta i vestiti, tu li provi tutti e poi esci fuori e mi fai vedere come ti stanno, chiaro?”.
Sbuffai. Fare shopping con lui era molto più snervante che farlo con Helena ed Elyse.
“Ti odio” gli dissi chiudendo la tendina, dopo che mi ebbe passato un vestitino turchese.
 
 
 
 
 
“Hai finito con questo si o no?”
Aprii la tendina bruscamente e mi diressi verso lo specchio, dove mi attendevano un Harry impaziente e la sua nuova “amica” commessa.
Mi guardai allo specchio, scrutando a fondo il mio corpo in quel vestitino giallo dalle maniche a tre quarti, stretto leggermente sotto il seno e lasciato ricadere morbido fin sopra le ginocchia.
Nel riflesso dello specchio, notai Harry che mi stava fissando, con un piccolo sorriso sul volto che, però, non lasciava nascondere le sue fossette.
“Allora?” gli chiesi, voltandomi, facendo prendere aria al vestito.
“Sei meravigliosa!” commentò, con una vocina acuta, la commessa entusiasta che ormai era praticamente cotta del riccio. Dio, che oca.
“Katy, potresti prendere quel vestito bianco che ho visto prima? Sai, vorrei farglielo provare…” disse Harry. La ragazza annui, sorridendogli, e si allontanò da noi.
Mi voltai nuovamente verso lo specchio, sorridendo. Quel vestito era veramente bellissimo.
Vidi Harry avvicinarsi a me sempre dal riflesso dello specchio.
“Ti sta benissimo” disse, sorridendomi.
“Si, in effetti piace anche a me” gli risposi, senza distogliere lo sguardo dall’altra me.
Poggiò una mano sulla mia spalla, toccandomi i capelli dolcemente.
“Ti sta bene anche perché tu sei castana e non chiarissima di carnagione. Su di te ci vogliono i colori forti e colorati… un po’ come te…” disse, sussurrando quelle ultime parole, senza smettere di toccarmi i capelli.
Arrossii violentemente alle sue parole e rimasi in silenzio. Possibile che Harry, in quel momento, mi stesse facendo un complimento?!?
Lui parve accorgersene e sorrise, appoggiando il mento sulla mia spalla, facendomi sentire i suoi capelli ricci solleticarmi il collo.
“Stasera ti andrebbe di venire a casa mia con Elyse ed Helena? Ti presenterò i miei amici che vuoi tanto conoscere”.
Per un attimo, fui tentata di dirgli di si, ma ricordai improvvisamente l’appuntamento con Robert.
“Non posso…” gli risposi, flebilmente, mordendomi il labbro inferiore.
“Perché?” mi chiese, e forse si aspettava che gli rispondessi acidamente.
“Ho un appuntamento. Con Robert”.
Vidi il volto di Harry passare da sorridente a… non seppi definirlo nemmeno io. Levò il suo mento dalla mia spalla, i suoi capelli finirono di solleticarmi il collo e la sua mano smise di toccarmi i capelli.
Si allontanò e si mise di fianco a me, parlando con l’altra me che si trovava nello specchio.
“Spero che tu ti diverta stasera. Lo aspettavi da tanto, no?” mi chiese.
Annuii leggermente con il capo, poi mi guardai i piedi e rimasi in silenzio.
“Harry, ti ho portato il vestitino che mi avevi chiesto!” la voce della commessa interruppe quello strano silenzio che si era creato fra di noi. Harry si voltò verso di lei, rivolgendole un sorriso.
“Grazie Katy. Perché non lo provi, Mary? Potrebbe starti bene…”
Presi il vestito dalle mani della commessa, che guardava Harry con gli occhi a cuoricino.
Mi avviai in camerino per provarlo, questa volta ancora meno entusiasta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Aspetta! Fermiamoci!”
Quelle furono le prime parole che dissi ad Harry una volta usciti dal negozio di vestiti. Alla fine avevo comprato un vestito blu, che avrei indossato quella sera e il vestito giallo, del quale, ormai, ero completamente innamorata.
Mi avvicinai al vetro di una grande libreria, spiaccicandoci il naso contro, con gli occhi che brillavano.
Lì dentro c’erano un’infinità di libri che aspettavano solo di essere letti, toccati e annusati da me.
“Che succede?” chiese Harry, che si era avvicinato a me.
“Succede che questa è casa mia e io devo assolutamente entrarci!” gli risposi, senza distogliere lo sguardo dalla moltitudine e dalle montagne di libri.
“No, ti prego! Tutto, ma non una libreria!” disse, portandosi le mani sugli occhi.
Mi voltai verso di lui con la fronte aggrottata.
“Cos’hai contro le librerie?” gli chiesi.
“Niente è che sono noiose… e silenziose, fin troppo per i miei gusti!”
“Gusti o non gusti, tu adesso entri qui con me!”
Lo presi per un braccio e lo trascinai dentro, mentre lui dietro di me sbuffava.
Appena entrati, un odore di libri nuovi misto ad un profumo lavanda, mi colpì. La libreria era molto più grande di quanto sembrava, con tavolini e poltroncine per chi volesse sedersi e leggere.
Le pareti erano di un giallino chiaro, ricoperte di grandi scaffali suddivisi in varie categorie.
C’era un silenzio incantevole, disturbato solo da una leggera musichetta dal volume bassissimo per non far deconcentrare i vari lettori che vi si trovavano, seduti sulle poltroncine.
Chiusi gli occhi e cercai di godermene il silenzio e il profumo. C’era un’atmosfera meravigliosa.
“Mi dici perché sei voluta entrare qui dentro?! E’ un mortorio!”
Ovviamente, Harry non voleva farmi godere “casa mia”, poiché doveva esprimere sempre il suo stupido giudizio.
“Siamo in una libreria, Harry, non in un mortorio. E i libri vanno lasciati in pace, quindi devi abbassare la voce o meglio ancora, stare zitto!” sussurrai.
“Hai appena parlato dei libri come se fossero persone, lo sai?” mi sussurrò, probabilmente prendendomi per pazza.
“I libri sono persone, almeno per me. E adesso, vado a parlare con qualcuno di intelligente, che di certo non sei tu” gli risposi, allontanandomi verso uno scaffale. Lui rimase appoggiato al bancone della cassa ancora interdetto per quello che gli avevo detto.
Avevo una passione indefinibile e indecifrabile per i libri e quasi nessuno riusciva a capirmi. Mi piaceva soprattutto passare le ore in libreria o in biblioteca a leggere, circondata solo dal rumore assordante ma piacevole del silenzio. Mi piaceva anche affittare libri vecchi dalla biblioteca, cosa che ormai non faceva quasi più nessuno, solo per sentirne l’odore dell’usato delle pagine rovinate, immaginando la persona che l’avesse tenuto prima di me.
Girovagai per gli scaffali in cerca di qualcosa che mi colpisse, prendendo ogni singolo libro, girandolo per due tre volte fra le mani, leggerne una pagina a caso e odorarla, ma fino ad ora, nessuno mi aveva colpito in particolare.
Mi avvicinai ad un altro scaffale abbastanza rovinato, scrutando a fondo ogni singolo libro, poggiando un dito sulle labbra.
Poi, lo vidi.
Era un po’ più in alto degli altri e feci una fatica tremenda per prenderlo, data la mia bassa statura che ogni giorno maledivo. Ma dovevo riuscire a prenderlo o me ne sarei pentita amaramente.
Dopo vari tentativi, il libro cadde nelle mie mani, aprendosi e mostrandomi una pagina a caso.
Chiusi gli occhi e la odorai. Sapeva di nuovo, nonostante il libro fosse stato messo in uno scaffale vecchio e le sue pagine erano sottili ma capaci di creare un bellissimo rumore ogni volta che le si toccava o che le si voltassero. Avevo una paura tremenda di romperlo solo sfiorandolo, così decisi di leggere quella pagina apertasi a caso.
 
*“Dimenticalo, dài! Non vale la punta del tuo mignolo!” Tamar tirò un po’ su il plaid, ripensando con piacere all’ultima conversazione avuta con l’amica a proposito dell’amore. “No, non interrompermi! Lascia che te lo dica una volta per tutte!”
“Ma me l’hai detto già mille volte” aveva esclamato Tamar stringendo le ginocchia contro il petto.
“Il tuo errore è che cerchi un ragazzo che sia un artista, non è vero?”
“Non dico di no.”
“Ma che bisogno hai di uno come te, dimmi? Cos’è questa scemenza dell’”anima gemella”? Dovrebbe essere proprio il contrario. Tu, ascolta, tu… Lo sai di cos’ hai bisogno?”
“Di cosa?” Tamar non riuscì a trattenere un sorriso a quel ricordo e si coprì la testa con il plaid, perché Shelly non vedesse.
“Hai bisogno di uno con una mano grande così” aveva sentenziato Leah, “e sai perché?”
“Perché?” Ora sarebbe arrivata la spiegazione.
“Uno che se ne sta con la mano alzata, forte, ferma, come la statua della Libertà ma senza quel cono gelato. Solo con la mano aperta, in alto, e allora tu…” Leah sollevò la sua mano squadrata, ruvida, con le unghie rosicchiate  l’agitò, come fosse un uccellino in volo, “…tu, da lontano, da qualsiasi punto della terra, vedrai quella mano e saprai che lì potrai posarti e riposare. E’ vero o no?”
 
I miei occhi erano umidi e lucidi, e una lacrima silenziosa solcò le mie guance rosate. La asciugai immediatamente, per paura che potesse cadere sul libro e bagnarlo. Chiusi il libro e lo appoggiai al petto, vicino al cuore che batteva all’impazzata. Mi avviai verso altri scaffali, con passo veloce e deciso, tenendolo stretto a me, quasi avessi paura di perderlo.
Quello era stato l’unico libro che avesse capito di cosa avessi bisogno in quel momento.
 
 
 
 
“Alleluja! Ce l’hai fatta! Allora, adesso andiamo via?”
Mi avvicinai alla cassa, con tre libri in mano, pronta per pagare, quando Harry disse quelle parole e mi fissò sbalordito.
“Hai preso tutti questi libri?” mi chiese.
“Ringrazia che non abbia comprato tutta la libreria!” risposi, sorridendogli leggermente.
“E poi, guarda che ne ho presi pochissimi, per i miei gusti. Sono capace di comprare molti più libri, sai?”.
Sorrise anche lui. “Beh, io ti aspetto qui fuori. Non metterci troppo e soprattutto, non prenderne altri!”. Lo guardai uscire, mentre una signora sulla cinquantina si avvicinò a me da dietro al bancone. Era bassina e grassottella, dagli zigomi pronunciati e i capelli tinti di un rosso accesso. Aveva degli occhi azzurri incredibili nonostante fossero cerchiati dalle rughe. Sembrava una chioccia.
“Salve!” mi disse, rivolgendomi un sorriso, “serve una mano?”
Le misi davanti i tre libri, facendole capire che dovevo pagare, ma lei si limitò a sorridermi nuovamente, prendere i libri e metterli in una busta di plastica blu.
“Quant’è?” chiesi, iniziando a trafficare con le mani nella borsa, cercando il portafogli.
“Nulla. Hanno già pagato”.
Alzai immediatamente lo sguardo dalla borsa al suo viso ancora sorridente e gli occhi che le brillavano.
“In che senso, scusi? Io non ho pagato…” le chiesi incuriosita.
Lei annuii col capo. “Lo so. Infatti ha pagato quel bel ragazzo riccio per te”.
La fissai confusa. “Come, prego?”.
“Si, mi ha dato dei soldi, dicendomi che pagava lui per te”.
Non potevo crederci. Harry aveva pagato i libri che avevo preso?!
“Ti ha fissata tutto il tempo, sai?” disse la signora, guardandomi sorridente. Lei parve capire il mio sguardo interdetto e continuò. “Mentre tu sceglievi i libri. Lui non ha smesso di fissarti nemmeno per un minuto e sorrideva. Poi, quando ha visto che stavi per tornare, si è girato verso di me ed ha pagato per te. Poi mi sono allontanata, ma con la coda dell’occhio, ho visto che ti fissava ancora.”
La signora sorrise ancora una volta, mentre io la fissavo sbalordita.
“Deve essere un fidanzato perfetto, non è vero?” mi domandò.
“NO!” urlai e lei rimase con un’espressione stranita sul volto.
“Cioè… non saprei. Lui non è il mio ragazzo…” le risposi, cercando di risolvere la situazione. Ci mancava solo che Harry venisse scambiato come il mio fidanzato!
Le si dipinse un’espressione dispiaciuta sul volto. “Che peccato. Siete così carini insieme!” disse, porgendomi la busta contenente i libri.
“Però, se posso darti un consiglio…” continuò, sussurrando, mentre afferrai la busta “lo farei un pensierino su di lui! E’ gentile e premuroso e poi, è un bel ragazzo!”.
Non potei fare a meno di guardare fuori dalla libreria e vedere Harry voltato di spalle, con i ricci disordinati e le mani nelle tasche. Mi voltai e sorrisi alla signora.
“Ci penserò…” mentii.
D’altronde, cos’altro potevo dirle, che mi stava antipatico?!? Mi avrebbe preso per una cretina ingrata, che non apprezzava il gesto di quel ragazzo che lei definiva “tanto carino”.
Come si vedeva che la signora non lo conosceva.
Uscii dalla libreria, mentre mi augurava buona giornata.
Mi avvicinai ad Harry lentamente, ma lui si voltò e, appena mi vide, batté le mani.
“Finalmente! Menomale che ti avevo chiesto di metterci poco! Hai comprato qualche altro libro?” chiese.
Gli sorrisi e mi aggiustai i capelli da sotto al cappello. “No. Veramente ho parlato un po’ con la signora…”.
Lui arrossì leggermente e parve capire. Si aggiustò i ricci con una mano e prese le chiavi della macchina con l’altra.
“So che non puoi stasera, quindi ti chiedo… li vuoi conoscere i miei amici, adesso?”.
Annuii con il capo. “Perché no?!? Sai che già li adoro perché ti torturano!” gli risposi con una smorfia.
Lui ricambiò la smorfia e si allontanò verso l’uscita. “Allora muoviti!” urlò.
Sorrisi nuovamente e lo seguii.
Aveva sicuramente capito.
 
 
 
 
 
 
“E tu questa me la chiameresti casa?!?”.
Avevo una reggia davanti a me e la stavo fissando sbalordita.
Il grande cancello di ferro si aprì, lasciando che Harry entrasse con la sua macchina e la parcheggiasse.
“Come dovrei chiamarla, scusa?” chiese ridendo.
Mi voltai verso di lui, con la bocca aperta per lo stupore.
“No, dico… ma tu l’hai vista?!? Questa non è una casa è… è…”
“E’ una casa” continuò lui, “dove abitano cinque ragazzi” e scese dalla macchina.
Scesi anche io, con meno facilità di lui, e lo seguii mentre si avviava ad aprire la porta.
Mi guardai intorno. Quella che lui chiamava “casa” era, appunto, enorme, fatta di mattoni di un colore chiarissimo e tutt’intorno, l’avvolgeva un grande giardino.
“Questa non è una semplice dimora, Harry!” gli dissi, avvicinandomi a lui, “è una reggia! Non ho mai visto una casa più grande di questa!”.
“Ti piace?” mi chiese, sorridendo.
“Scherzi?!? E’ bellissima, come potrebbe non piacermi?! Quasi mi metto vergogna di averti fatto vedere il mio piccolissimo appartamento! Se solo l’avessi saputo prima…” gli risposi, entusiasta.
“A me, casa tua piace” disse “sarà anche piccola, ma è accogliente! E poi, voi ci vivete in tre! Noi siamo cinque ragazzi, uno più disordinato dell’altro. Anzi, a proposito, io…”
“Non preoccuparti, l’avevo già capito. A me non interessa se è disordinata o meno, anzi! Certe volte dovresti vedere casa nostra quando…”
“No, non è per questo” mi zittì, impedendomi di continuare “Sai, Mary, noi abbiamo delle strane abitudini, nel senso che…”
“Dai, Harry, non fare il timido! Prima mi chiedi se voglio conoscere i tuoi amici e poi, tentenni dicendo che avete delle strane abitudini, che la casa è disordinata… Te lo ripeto, non m’importa. Ti capisco, non sei l’unico che convive con degli amici, sai?” gli dissi, zittendolo io questa volta.
Che, per caso uccidevano ogni ospite che entrava?!?
Harry sospirò e si passò una mano fra i ricci. Poi, mise le chiavi nella toppa.
“Come vuoi. Ma ti avverto, sta’ attenta…”
Lo guardai confusa, mentre girava le chiavi nella serratura e apriva la porta. Entrò e si guardo intorno nervoso, poi si voltò verso di me e con un cenno della mano, mi invitò ad entrare dopo di lui. Entrai piano, ma non notai nessun cadavere appeso a testa in giù sui muri.
Quando d’un tratto, sentii dei passi pesanti venire verso di noi, come se qualcuno stesse correndo, accompagnati da un urlo.
E’ GUERRAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!”
Sentii Harry esclamare un “Oh no!” mentre fui colpita in pieno viso da una carota.













Writer's Corner! :)

Ma buuonaseeera, carotissime mie! :D
Vas Happenin’ ??
*siinginocchiaepiangedisperatamente*
Chiedo perdono, taaaaanto perdono! Ç_____ç
Cioè, sono sei giorni che non aggiorno… SEI!
Siete disposte a perdonarmi?? Vi preeeego! *w*
 
Vabbè, che dire? Per farmi perdonare, ho scritto un capitolo luuunghissimo! :D 
*9 pagine di Word, per precisare u.u *
 
Anyway, il mio scopo iniziale era quello di farlo abbastanza tenero, peerò boh!
Non saprei come mi è uscito, so solo che ci ho lavorato tantissimo e l’ho finito oggi alle 16:00 *sssseh u.u*
Però, la fine devo dire che mi piace tanto, uhauhauhauhauhauhauhah!
Agnese si è scompisciata di risate appena l’ha letta! :D
Poooi, ho passato un luuungo pomeriggio con il mio amante Socrate e il suo amico demone ;D
Vabbè, ma a voi non interessa u.u
 
So, volevo ringraziare tantissimo chi legge, recensisce e segue la mia storia! :)
Siete meravigliose *w*
E grazie anche per aver avuto pazienza, ma ormai avete capito che la puntualità non è il mio forte u.u
Vi voglio bene <3
 
Gli ultimi grazie vanno ad Alessia e Chiara, che si sono anche iscritte sul sito per recensire e seguire! *Loveya*
E a Federica e Agnese che… che non ci sono parole per quello che fanno per me! :’)
 
GodBlessYouCarrots! :D

#MuchLove.
-M.
 
 
 
Ps: l’asterisco stavolta si riferisce al passo del libro “Qualcuno con cui correre” di David Grossman.
Io lo stavo leggendo, pooi mi sono bloccata! Ç____ç
Però, da quelle poche pagine che ho letto, vi consiglio di leggerlo assolutamente! E’ magnifico :)
Ah e voglio dedicare questa frase ad Agnese, che ama alla follia questo libro e questa frase, sperando che trovi la sua “anima gemella”.
E dedico questa frase anche a me, dopotutto :) 








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Capitolo 7
*** It's gotta be you. ***


“Mio Dio Louis! Ma sei idiota?!?”
“Io… scusa Harry! Non sapevo che fossi in compagnia! Potevi avvertire che avresti portato una “preda” nella tana!”
“Ehi! Sia ben chiaro a tutti…” esclamai, mentre mi massaggiavo il punto in cui ero stata colpita “io non sono la preda di nessuno!”.
Il ragazzo moro dagli occhi azzurri mi si avvicinò con sguardo mortificato.
“Perdonami. Noi abbiamo delle strane abitudini, ci piace accogliere così i nostri ospiti!” disse, aprendosi in un bellissimo sorriso a quelle ultime parole.
Sorrisi di rimando. “Non preoccuparti, non mi sono fatta niente”.
“Si, ma comunque hai sbagliato Louis, poteva farsi male sul serio e dopo erano cavoli amari!” intervenne Harry, alzando leggermente il tono di voce.
“Forse Styles, sarebbe più corretto dire carote amare, giusto per rimanere in tema!” disse il ragazzo, assumendo un tono di voce saccente, puntando il dito in alto.
Io iniziai a ridere, anche per tutta la faccenda della carota volante, mentre Harry stava per scagliarsi contro il suo amico.
“Vas’ Happenin?”.
Smisi di ridere e ci girammo tutti e tre verso il punto da cui provenne la voce dall’accento abbastanza strano.
Rimasi a bocca aperta quando vidi chi parlò.
Un ragazzo dai capelli neri come la pece, sparati in testa senza nemmeno un capello fuori posto, si avvicinò lentamente a noi tre, massaggiandosi il ventre scoperto, facendo intravedere i suoi addominali ben scolpiti e mostrando un tatuaggio sul pettorale destro.
“Niente Zayn. E’ Louis che è il solito idiota!”
Il ragazzo sbadigliò. “Cosa hai combinato questa volta, Louis?” disse quella che, secondo me, doveva essere una visione.
“Assolutamente niente! Harry è entrato in casa e io, per spaventarlo, volevo colpirlo con una carota ma, invece di colpire lui, ho colpito…” rimase zitto per un secondo con sguardo perplesso, poi si girò verso di me, “come hai detto che ti chiami?”.
Presa alla sprovvista, mi feci trovare ancora con la bocca spalancata. A quel punto, anche la visione parve accorgersi di me, voltandosi a guardarmi.
“Ehm, in realtà non l’ho detto…” dissi, chiudendo la bocca e cercando di ricompormi, cosa un po’ impossibile, dato che mi trovavo di fronte ai due ragazzi più belli che avessi mai visto “comunque, mi chiamo Mary”.
Il lanciatore di carote mi si avvicinò sorridente. “Io sono Louis” disse, tendendomi la mano, che afferrai “e, scusa ancora per la carota. Come puoi aver ben capito, non eri tu il vero bersaglio!”.
Risi nuovamente. “Mi ritengo abbastanza fortunata. Non capita tutti i giorni di essere colpiti da una carota volante in pieno viso!”. Louis si unì alla mia risata e mi lasciò la mano, mentre vidi che la visione si stava avvicinando a me sorridendomi.
“Ciao. Io sono Zayn”.
Afferrai la sua mano immediatamente, con un’espressione da ebete stampata sul volto.
“M..Mary” balbettai. Volevo cercare di sembrare più intelligente, evitando di non balbettare, ma era praticamente impossibile con quei due davanti!
Harry intanto, parve notare il mio imbarazzo, mentre Zayn mollava la presa della mia mano, e mi guardò ridendo. Lo fulminai con uno sguardo.
Sicuramente, lui non era bello come i suoi amici.
“Dove sono Liam e Niall?” chiese il riccio.
“In cucina, credo. Forse staranno facendo fuori quantità enormi di gelato” disse Zayn.
“Niall sicuramente!” esclamò Louis “vado ad impedirgli di finirlo!” e si diresse correndo in modo buffo verso la cucina, mentre Zayn lo seguì a ruota.
Intanto, io ammirai casa di Harry. Era bella, le stanze erano grandi e luminose e i mobili erano modernissimi.
“Ti piace?” chiese la voce di Harry, avvicinandosi a me.
Distolsi lo sguardo dalle pareti e mi voltai verso di lui.  
“Tantissimo. Ti ho già detto che mi vergogno di averti fatto vedere casa mia?”.
Lui rise leggermente. “Forse… però ripetimelo, mi fa sentire superiore!” e gonfiò il petto per darsi delle arie.
Gli diedi uno schiaffetto sul braccio, sbuffando e ridendo. “Si, certo. Tu sei il superiore fra tutti i cretini, casomai! E ti ricordo, che hai detto che casa mia ti piace!”.
“Non so cosa mi stesse passando per la testa quando l’ho detto!” rispose, facendo finta di giustificarsi.
“Vieni, ti presento gli ultimi due che rimangono all’appello!”.
Così dicendo, lo seguii verso una porta scorrevole leggermente socchiusa e, quando si aprì, la stanza sembrava essere reduce di una guerra.
Trovai Louis che minacciava con un cucchiaio un ragazzo dal colore di capelli castano chiaro, che urlava come un pazzo, mentre Zayn e un ragazzo biondo erano piegati in due dalle risate.
“Ehm… ragazzi?!?” esordì Harry imbarazzato, ma non sconvolto. Era sicuramente abituato a quel tipo di scene.
“Hazza!” sospirò sollevato il ragazzo che Louis stava minacciando, dato che quest’ultimo, al nostro ingresso, aveva posato il cucchiaio e gli altri due avevano smesso di ridere.
“Dove sei stato tutto questo tempo?” domandò il biondo, che dall’accento sembrava irlandese.
“A rimorchiare qualcuna, come al solito!” rispose l’altro del quale non sapevo ancora il nome.
“Infatti ha rimorchiato!” s’intromise Zayn con un sorrisetto malizioso sul volto. Oh no.
Si avvicinò a me, che ero rimasta tutto il tempo dietro Harry senza che i ragazzi se ne accorgessero, e mi prese per mano portandomi al centro della cucina.
“Lei è Mary, ragazzi. La nuova ragazza di Harry!”
Gli altri due mi guardarono entusiasti, poi il biondo si avvicinò ad Harry, prendendolo e strofinandogli la testa.
“Oh Harold! Perché non ce l’hai detto prima?!?”
“Perch..ahi…per..ahia!” Harry cercava di controbattere, ma la presa del biondo sembrava molto forte.
“Perché io non sono la sua ragazza!” esclamai, facendo si che il biondo lasciasse la testa riccioluta di Harry.
“Che peccato!” esclamò l’altro, battendo le mani “speravamo davvero che Hazza avesse trovato la ragazza giusta! Comunque piacere, io sono Liam” concluse, sorridendomi.
“E io sono Niall!” disse il biondo, porgendomi la mano.
“Mary!” risposi, afferrandogliela.
“Io lo bbsapebo che non efra la bsua ragabzza!” intervenne Louis, che intanto stava strafogando un pacchetto di patatine.
“E come lo sapevi, scusa?” gli chiese Niall.
“Semplice” iniziò, ingoiando l’ultima patatina “uno: me l’ha detto lei. E due… è fin troppo carina per stare con Harry!”.
“In effetti…” disse Zayn, squadrandomi attentamente. Divenni rossa come un peperone per l’imbarazzo.
“Veramente, è solo perché non avrei tanta pazienza per sopportarlo!” risposi, cercando di riprendermi e tornare del mio colorito naturale.
“Giusto anche questo” affermò Liam, indicandomi con l’indice.
“E anche perché Harry è solo tuo, non è vero Louis?” disse Niall.
Louis fece un sorrisetto malizioso, avvicinandosi ad Harry e lo abbracciò, toccandogli i ricci.
“Giusto!” disse “Harry è solo mio!” e gli scoccò un sonora bacio sulla guancia.
Ridemmo tutti, me compresa. Quei ragazzi mi stavano già simpatici, ed erano tutti uno più bello dell’altro. Tranne Harry, ovviamente.
“E come vi siete conosciuti tu ed Harry?” mi chiese Liam, che sembrava il più tranquillo del gruppo.
“Oh, beh…al parco” risposi, presa alla sprovvista “lui mi ha stressata per tutto il tempo e mi ha seguita fin sotto casa!”
Si girarono tutti verso di me con sguardo allibito.
“Da quando sei diventato uno stalker, Harold?” gli chiese Louis, con lo sguardo più allibito di tutti.
“Non sono uno stalker!” ribatté il riccio.
“Aspetta…” chiesi, causando il silenzio generale “come l’hai chiamato?”.
Mi fissarono confusi, compreso Harry, che aveva assunto un colorito leggermente rosato.
“Stalker” sussurrò Louis preoccupato come se avesse detto qualcosa di sbagliato.
Scossi il capo, sorridendo leggermente. “Intendevo il nome con cui l’hai chiamato…”
Harry sbarrò gli occhi e prese Louis da dietro, impedendogli di parlare.
“Non dirglielo Louis o butto tutte le maglie a righe che hai!”
Louis, intanto, si dimenava cercando di liberarsi dalla presa del riccio e assunse un colorito violaceo.
“Lascialo Harry! Non vedi che sta soffocando?!?” dissi, avvicinandomi a loro, liberando Louis.
Una volta libero, il ragazzo sospirò, riprendendo un colorito normale e un respiro regolare.
“Grazie Mary” disse, cercando ancora di riprendersi. Tossicchiò leggermente, poi si voltò verso Harry.
 “Adesso devo dirlo! Te lo meriti, stavo per morire!”.
Il riccio nascose il viso fra le sue mani, scuotendo la testa.
“L’ho chiamato Harold” disse Louis, voltandosi verso di me con un sorrisino soddisfatto stampato sul volto.
“Ha…Harold?!?” chiesi ridendo leggermente, guardando Harry.
Niall annuì. “Harold è il suo nome completo!”
Harold Edward Styles, per essere precisi!” s’intromise Liam.
Scoppiai in una risata fragorosa, mentre loro mi guardavano ancora più allibiti.
“Perché ridi? Non lo sapevi?” chiese Zayn curioso.
Scossi la testa fra le risate. Quando mi ripresi, guardai Harry che aveva ancora il viso fra le mani.
“Diciamo che me l’aveva tenuto nascosto…” dissi, asciugandomi le lacrime.
“Oooh, perché Harry?!” gli chiese Louis, avvicinandosi e cingendogli una spalla “Harold è un nome così carino!”
Scoppiamo tutti a ridere, tranne Harry che levò il viso dalle mani e ci fulminò con uno sguardo.
“Vi odio” disse, voltando lo sguardo verso di me subito dopo aver guardato in cagnesco gli amici.
“Oh, è reciproca la cosa!” gli risposi sorridente.
“Ti prego Harry…” gli chiese Niall, ancora fra le risate “posso sposare questa ragazza?!?”
Sorrisi leggermente, mentre Harry scuoteva il capo come rassegnato.
Fra le risate, gli scherzi e le varie chiacchierate, non mi resi conto dell’orario e, quando alzai lo sguardo distrattamente verso l’orologio, quasi mi prese un accidente. Mancavano solo due ore all’appuntamento con Robert ed io ero praticamente in alto mare!
“Ragazzi, vorrei davvero rimanere con voi, ma devo scappare!” dissi ad un certo punto, mentre Louis discuteva con noi su quanto le carote facessero bene alla pelle.
“Dai! Rimani a cena con noi!” mi supplicò Liam.
“Si dai, giuriamo che non ti faremo mangiare schifezze del genere!” disse Zayn, indicando le quantità di cibo-spazzatura che si trovava sul loro tavolo.
Risi. “Vorrei davvero rimanere, sul serio e mangerei anche quelle schifezze…” dissi, guardando Zayn “ma davvero non posso”.
“Perché non puoi?” chiese Louis, curioso e dispiaciuto allo stesso tempo. 
“Perché…”
“Perché ha un appuntamento” concluse Harry al posto mio.
Mi voltai a fissarlo e lo vidi appoggiato ad un bancone della cucina, le braccia incrociate e lo sguardo rivolto fuori dalla finestra.
“Wow! Allora, buona fortuna Mary!”
“Lou, non si dice buona fortuna per un appuntamento!” lo rimproverò Liam, mentre io ero ancora di spalle guardando Harry ,“beh, divertiti allora!”.
Mi voltai verso di lui e sorrisi. Quei ragazzi erano davvero adorabili. “Grazie ragazzi, sul serio. Ho trascorso davvero un bel pomeriggio con voi!”
“Speriamo di rivederti al più presto!” mi disse Niall “e vieni a trovarci quando vuoi!”
“Si, ma forse sarebbe meglio che tu avvertissi prima, così metteremo in ordine la casa!” intervenne Zayn.
“…ed eviteremo le carote volanti!” concluse Louis.
Risi e li salutai nuovamente per poi avviarmi verso la porta, mentre Harry mi seguiva a ruota.
“Ti accompagno a casa” disse.
“Non fa niente, posso prendere un taxi o un pullman” gli risposi, già sull’uscio della porta.
“E quanto intendi aspettare prima che arrivino?!” disse sorridendo “dai, ti accompagno io, non fare storie”.
Così, mi ritrovai nuovamente seduta sul sedile di pelle della sua grande macchina nera, ma quella volta fu diverso, non come all’andata. Harry aveva lo sguardo puntato solo verso la strada, stringendo forte il volante fra le mani, mentre io guardavo fuori dal finestrino. Tutto questo, senza rivolgerci la parola, nemmeno per un piccolo insulto, senza ridere. Dal riflesso del finestrino, notai che Harry mi lanciava degli sguardi veloci, sospirava e ritornava a guidare, fissando solo la strada, senza parlarmi. E fu così per tutto il tragitto.
Non vedevo l’ora di scendere e, quando la macchina si fermò sotto casa mia, fui sollevata.
“Eccoci qua” disse, senza un minimo di entusiasmo, senza degnarmi di uno sguardo.
“Eccoci qua” ripetei, facendogli l’eco e sospirando.
Rimanemmo per un po’ in silenzio, interrotti solo dal rumore del tocco delle sue dita sul volante.
“Senti Harry…” gli dissi, cercando di iniziare una vera conversazione. Lui non si voltò a guardarmi e rimase con lo sguardo fisso in avanti.
Sospirai e ripresi il mio tentativo di conversazione.
“Volevo ringraziarti. Si, ti sembrerà strano che io ringrazi proprio te ma, stranamente, sei l’unico che se lo merita fra i due. Nonostante tu mi abbia fatto arrabbiare per avermi fatto fare una figuraccia davanti a tutti all’Università, facendo squillare il mio telefono senza che io ti dessi il numero, mi hai accompagnata al Centro Commerciale, aiutata a scegliere qualcosa per stasera anche se ci hai provato tutto il tempo con ogni commessa che ti passava davanti. In più, anche se hai fatto storie all’inizio, sei entrato con me in libreria e mi hai anche pagato i libri. Si, me l’ha detto la signora…” dissi, quando notai il suo sguardo confuso attraverso il parabrezza “inoltre, mi hai fatto conoscere i tuoi amici, che sono le persone più adorabili e simpatiche che conosca, ovviamente tu non sei come loro, quindi non ti vantare adesso…” aggiunsi e vidi il suo viso aprirsi in un sorrisino leggero. “Beh, volevo solo dirti questo. Ho passato un bel pomeriggio. E mi costerà tanto ridirtelo, però… grazie”.
Scesi dalla macchina senza aspettare una sua risposta, senza voltarmi a guardarlo.
“Ehi Mary!” urlò improvvisamente.
Mi voltai e mi avvicinai di nuovo al finestrino, curiosa di ascoltare cosa volesse dirmi.
“Domani voglio sapere come ti è andato l’appuntamento con il biondo. Quindi, attenta al telefono!” disse sorridendo.
Risposi al suo sorriso, senza aggiungere nient’altro. Poi lui mise in moto e lo guardai sparire dietro l’angolo. Mi voltai e mi diressi verso il portoncino, infilandone le chiavi nella serratura, sperando di non ricevere un’altra carota in pieno viso. Sorrisi involontariamente, ripensando a tutto il tempo che era trascorso dalla mattina fino a quel momento.
Si, era stata davvero una bella giornata.
 
 
 
 
 
 
“Voglio sapere, voglio sapere, voglio sapere!”
La voce di Helena rimbombò per tutto il pianerottolo. Avevo appena aperto la porta e lei mi si era praticamente scagliata contro, urlando entusiasta. Sussultai, presa alla sprovvista ed entrai in casa posando le buste contenenti i vestiti e i libri. Lei, intanto, mi seguiva come un cane da tartufo.
“Che vuoi sapere, che vuoi sapere, che vuoi sapere?!” dissi, voltandomi verso di lei e imitando il suo stesso tono di voce.
“Indovina?!?” disse, continuando a seguirmi fino ad arrivare in camera mia.
“Vuoi sapere se ho comprato il vestito per stasera?!? Si, l’ho fatto e sono anche in ritardo, se proprio ti interessa saperlo!” le risposi, tutta impegnata a cercare la roba per prepararmi.
“Ma io non intendevo sapere questo!”
Mi voltai verso di lei, trovandola seduta sul letto a gambe incrociate e sul volto, una smorfia che avrebbe fatto invidia ad ogni bambina capricciosa. La guardai confusa, cercando di capire cosa volesse sapere.
“E allora cosa?” dissi, ritornando a esplorare la mia camera.
“Voglio sapere se tu ed Harry vi siete baciati!”
Il suo urlo mi fece alzare di scatto la testa, andando a finire contro il comodino. Mi massaggia la nuca e puntai lo sguardo verso di lei, che adesso si era alzata in piedi sul letto e aveva appoggiato le mani sui fianchi, questa volta peggio di una madre.
“Allora?”  chiese curiosa, socchiudendo gli occhi.
“Allora dico che sei una gran cretina Hel, tu e le tue domande inutili! Ma come ti viene in mente di chiedermi cose del genere?!?”.
Lei fece un ultimo salto sul mio materasso, poi balzò giù per terra sul pavimento, avvicinandosi a me.
“Quindi vi siete baciati…” disse, scrutandomi il viso.
Sbuffai e tornai ad esplorare la mia camera. “Non mi va nemmeno di risponderti…” sussurrai.
“Quindi vi siete baciati!!” urlò entusiasta. Poi uscì dalla stanza correndo verso la cucina.
 “Elyse! Mary ed Harry si sono baciati, te l’avevo detto io!”
Subito, sentii altri passi correre verso la mia stanza, accompagnati a quelli di Helena.
“Sul serio vi siete baciati?!?”.
Mi voltai a guardarla. Era ferma sulla porta che mi guardava con occhi sbarrati, mentre Helena saltellava avanti e indietro per il corridoio.
Cercai di rimanere il più calma possibile, ma in quel momento, non mi sembrava proprio il caso.
“Mi spiegate cosa avete in quel cervellino bacato?!? Secondo te, io ed Harry potremmo mai baciarci o metterci insieme o formare una famiglia?!? 
NON CI PENSO NEMMENO!” urlai.
Helena smise di saltellare e, con sguardo deluso, si avvicinò alla porta fermandosi vicino ad Elyse.
“Quindi… non vi siete baciati?” chiese Helena, delusa come il suo viso.
“Ho la faccia di una che ha baciato o che bacerà Harry?!?” chiesi seria e incazzata allo stesso tempo. Senza ricevere una risposta, le superai per entrare in bagno e prepararmi. Chiusi la porta e aprii l’acqua per farla riscaldare, mentre preparavo le asciugamani. Improvvisamente, la porta si aprì, rivelando nuovamente le mie amiche.
“Tu non puoi uscire con Robert!” urlò Elyse.
“Come prego?!?” chiesi, voltandomi verso di loro.
“Tu non puoi uscire con Robert!” fece l’eco Helena.
“E perché non dovrei?!” chiesi stizzita.
“Perché tu devi stare con Harry e lo sai!” intervenne Elyse.
“Mi spiegate cosa vi siete fumate oggi?!” dissi, prima di buttarmi sotto il getto caldo dell’acqua.
Sentii Elyse sospirare.
“Usciamo Hel. Quanto mi fa arrabbiare quando non vuole ammettere la verità…”
Dopo qualche istante, la porta si chiuse, lasciando che il getto d’acqua calda della doccia lavasse via tutti i miei strani pensieri.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
19:32.
Ci sono solo io in questo parco. Non verrà, me lo sento.
19:33.
No Mary, lui verrà, sono passati solo tre minuti.
19:34.
Non verrà, lo so. Sono passati quattro minuti adesso, e di lui non si vede nemmeno l’ombra.
19:35.
Magari gli si è bucata la ruota della macchina.
19:36.
E se venisse a piedi, che scusa inventerebbe?!
19:37.
Mi si sta congelando il sedere seduta su questi gradini ad aspettare qualcuno che non verrà.
19:38.
Eccolo! E’ lui! Finalmente è arrivato!
19:39.
Era soltanto una persona che faceva footing. Sono la solita sfigata…
19:40.
Basta. Sono passati solo dieci minuti, è vero, ma non ne posso più.
 
Presi la borsa e mi alzai dagli scalini delusa, iniziando ad avviarmi verso l’uscita del parco, quando qualcuno mi venne addosso mentre stava correndo.
“Mi scusi, non l’avevo vis… Mary!”
Alzai lo sguardo, incontrando due profondi occhi castani, visibili anche nel buio, illuminato solo da qualche lampione dalla luce ormai fioca.
“R…Robert!”
Sorrisi. Allora non si era dimenticato del nostro appuntamento!
“Ciao!” mi disse sorridendo “Stavi andando via?”
“Ehm… io… no, certo che no!”
“Dì la verità, stavi andando via” disse, ancora con il sorriso sulle labbra.
Mi morsi il labbro inferiore. “Credevo te ne fossi dimenticato…” ammisi sussurrando, abbassando lo sguardo.
“Ma scherzi?!? E’ solo che ho fatto un po’ tardi, sai, mi hanno trattenuto alcuni amici, ma non avrei mai potuto dimenticarmene!”.
Sorrisi nuovamente. Era ancora più bello di quanto me lo ricordassi.
“Questa è per te…” disse, cacciando qualcosa da dietro la schiena. Lo fissai curiosa, finché l’oggetto non comparve davanti ai miei occhi. Più che un oggetto era…
“Una rosa rossa…” sussurrai, prendendola dalle sue mani.
“Si. Sai, l’ho presa rossa perché è stata la prima che ti ho regalato il giorno in cui ti ho vista in questo parco, solo che te la diede Mark. Ho voluto ripetere la situazione ma, stavolta, dandotela io di persona”.
Annusai la rosa, socchiudendo gli occhi. Quando li aprii, guardai Robert negli occhi, sorridendo.
“E’ bellissima, grazie!”
“Non sarà mai bella quanto te” sussurrò.
Arrossii a quelle sue parole dette dolcemente. Poi si avvicinò a me e mi porse il braccio destro, nel quale appoggiai immediatamente il mio.
Ci incamminammo fuori dal parco verso la strada illuminata e una Londra che aspettava solo di essere vissuta da noi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Eccoci arrivati. Io abito qui”.
Eravamo arrivati sotto casa mia, ma non avevo voglia di lasciare Robert.
La serata era stata davvero perfetta, avevamo parlato, riso e scherzato, accorgendoci che amavamo praticamente le stesse cose.
Dicevamo le stesse cose, pensavamo le stesse cose ed era come se ci conoscessimo da una vita.
Volevo passare altro tempo insieme a lui, anche solo per guardarlo negli occhi e far parlare il silenzio. Avevo bisogno di qualcuno che mi capisse solo guardandomi negli occhi, proprio come aveva fatto lui.
“Mi sono divertito stasera” disse.
“Anche io, tanto” gli risposi.
“Mary…” iniziò, guardandomi negli occhi. Rimasi immobile, quasi senza respirare, sentendo solo il mio cuore battere all’impazzata.
Fece un lungo sospiro, poi riprese.
“Non sono mai stato così bene in vita mia con una ragazza al primo appuntamento. Dal primo momento che ti ho vista, ho capito subito che eri tu quella giusta; poi abbiamo parlato e sono rimasto davvero colpito da te. Stasera mi sono reso conto che parlare con te è la cosa più bella del mondo, anzi… stare insieme a te e sentirti vicina è la cosa più bella del mondo. Sei intelligente, spiritosa e bellissima e mi è bastata solo una sera per capire che con te ne passerei altre cento, mille!” si avvicinò al mio viso, appoggiando la sua fronte sulla mia. Potevo sentire il suo respiro sulle mie labbra e i suoi occhi nei miei.
“Forse ti sembrerà stupido perché è la prima volta che usciamo insieme, ma vorrei davvero passare altre giornate e serate come queste con te. Tu che ne pensi?”.
Ero completamente incapace di parlare. Chiusi gli occhi e annuii leggermente con il capo, quando li riaprì, gli sorrisi.
“Penso che è come se ti conoscessi da sempre… e che voglio passare tanto tempo insieme a te…”
Lui si aprì in un sorriso luminoso e i suoi occhi sprizzavano felicità da ogni parte.
Mi cinse dolcemente i fianchi, mentre io mi alzavo sulle punte per eliminare la distanza che ci separava.
Mi accarezzò una guancia, per poi riportare la mano sulla mia vita e appoggiare le sue labbra fresche sulle mie per poi coinvolgermi nel più bel bacio di tutta la mia vita.
















Writer's Corner! :)

Buonaseera miei bellissimi cucchiaini carini! :D                                                                                                                                                                           
Vas' Happenin? u.u
Mi scuso per il tremendo ritardo *si, sono consapevole di non essere la reincarnazione di un orologio svizzero (??)*
e mi odio profondamente anche io per avervi fatto aspettare! ç__________ç
Peerò, eccomi qua! :D con un bel capitolo luungo!
*sempre 9 pagine di Word, da quanto ho capito, amate i capitoli lunghi*
L'ho appena finito di scrivere :)

Alloooora, cosa devo dire su questo capitolo?
Assolutamente nothing! :D 
Sinceramente, non so davvero che dirvi, se non che è taaanto lungo ed è stato taanto lavorato dalle mie manine cinesi e dal mio piccolo cervellino :) e che ne ho scritto una piccola parte mentre ascoltavo il nostro amazing Lou alla radio! *-*

Anyway, iniziando con i tanti e lunghi ringraziamenti, inizio sempre col dirvi che siete davvero meravigliose!
A tutte le recensioni che lasciate, a tutte quelle 18 persone che seguono la mia storia, a tutte quelle 10 che l'hanno messa tra i preferiti ma soprattutto a tutte quelle che si soffermano a leggere anche un rigo della mia storia...
Grazie :')
Per me siete importantissime, sul serio :)  
Vi voglio bene <3

Pooooi, ringrazio come sempre Alessia e Chiara che aspettavano da tanto questo capitolo e che amano questa storia! *Loveyou*
E, ad Agnese e Federica che vabbè...non sto qui ad elencare le tante cose che fanno per me :)


In più spero che abbiate passato un buon S.Valentino! 
(Io ed Agnese festeggeremo domani u.u)
Happy Valentine Day! :D 


So..
Hope you like it! :D


ps: una cosa che volevo scrivere dal primo "angolino" del primo capitolo ma che, puntualmente, dimentico di scriverlo
(se ho una memoria a breve termine?!? Naaah...si! u.u) è che ho aumentato l'età di Harry, ma gli anni della "carriera" sono sempre quelli, cioè questi! 


#muchLove.
-M.

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Capitolo 8
*** You can take my breath away. ***



                                                                                                                                                                      {...Would you tremble if I touched your lips?
                                                                                                                                                                                                           Hero-Enrique Iglesias}.



Il giardino era coperto di foglie autunnali appena cadute da alberi, adesso colorati da una spruzzata di verde chiaro.
I fiori erano freschi, appena sbocciati da sotto lo strato di neve gelata invernale, emanando un profumo primaverile.

I miei piedi nudi erano poggiati sull’erba fresca e inumidita da qualche goccia di rugiada, caduta delicatamente da qualche ramo.
Non capivo bene cosa stessi facendo lì. Ero sola, in compagnia di qualche piccola margherita, ma non c’erano persone. C’era solo silenzio.
Assoluto silenzio.
Un venticello leggero faceva muovere rami e fiori, rimasti immobili.
Il cielo era limpido, senza nemmeno un piccolo accenno di nuvole o pioggia.

Il sole era tiepido e riscaldava le mie braccia scoperte e il mio corpo racchiuso in un vestito bianco e leggero, come il vento di quel giorno.
Iniziai a dirigermi verso un punto indefinito, camminando piano e quasi in punta di piedi, come a non voler schiacciare i fiori.
 Mi sentii improvvisamente bambina, così decisi di fare una giravolta, permettendo alla gonna del mio vestito di prendere aria.
Quella fu la prima di tante giravolte, che mi fecero venire mal di testa.
Caddi sul prato fresco, rimanendo in silenzio.
E poi risi. Come non ridevo da tanto tempo.
Non era una risata falsa, ma una risata piena di gusto, di gioia, quella che fa venire i mal di pancia e le lacrime agli occhi.
Ridevo di gioia per una stupida caduta.
Gli occhi erano chiusi e pieni di lacrime, che ricadevano veloci sulle guance rosate, le braccia aperte appoggiate sull’erba ei piedi scaldati dal tepore del sole.
Aprii gli occhi e voltai lo sguardo verso destra, facendo si che anche la mia guancia avesse un contatto con l’erba. Mi alzai immediatamente, rimanendo seduta e poggiando le mani sul terreno.
Una figura indefinita si stava avvicinando lentamente a me.
Mi alzai in piedi, dirigendomi verso di essa. Ero tranquilla.
Finalmente vicini, la figura mi prese le mani.
Le sue erano grandi, calde e morbide.
Alzai lo sguardo verso il suo viso per perdermi nei suoi occhi, ma non li vidi.
Il suo volto era come circondato da un alone di nebbia, impedendomi di guardarlo ma, nonostante ciò, non ebbi paura e non ero spaventata.
Mi abbandonai fra le sue grandi braccia, che subito mi avvolsero, cingendomi i fianchi e le sue mani mi massaggiavano lentamente e dolcemente la schiena.
Mi alzai sulle punte e affondai il mio volto nell’incavo del suo collo, perdendomi nel suo profumo.
“Hai paura?”.
La sua voce, pur se maschile, era angelica e melodica. Avrei potuto ascoltarla per ore, senza mai stancarmi.
Scossi il capo, ancora immersa nell’incavo del suo collo.
“Perché dovrei? Sono con te”.
Lo sentii sorridere e attirarmi ancora di più a se, stringendomi delicatamente.
Poggiai la testa sulla parte sinistra del suo petto. Potevo sentire il suo cuore battere all’unisono con il mio.
Premetti ancor di più il mio orecchio al suo petto, per ascoltare meglio quella dolce melodia che il suo cuore mi stava cantando.
Chiusi gli occhi per godermi la sensazione di calore e di felicità che mi travolgeva. Sentivo il suo respiro caldo e leggero sfiorarmi i capelli.
Alzai nuovamente verso il suo volto coperto e mi sentii ancora più tranquilla.
Era come se conoscessi tutto di lui: i contorni del suo viso, i suoi occhi, le sue labbra.
Come potevo avere paura?
Gli sorrisi, certa che lui riuscisse a vederlo e capire che era un sorriso di felicità.
Poggiai nuovamente l’orecchio contro il suo cuore, sentendolo battere ancora più forte.
“Sei felice di essere qui con me?”.
 Avevo paura che lui non lo fosse quanto me e che mi avrebbe lasciata sola in quel posto sconosciuto.
“Non mi sentirei felice se non fossi con te, in questo momento”.
Mi prese per mano e iniziammo a camminare lentamente per il parco.
 Anche il silenzio con lui era meraviglioso.
Quando si fermò, mi fece voltare nuovamente verso di lui. Cercai di poggiare l’orecchio sul suo petto, ma lui mi fece alzare il mento con un dito, permettendomi di guardare il suo volto coperto.
“Non sei spaventata dal fatto che non riesci a vedermi?”
Scossi la testa lentamente e lo sentii sorridere.
“Perché?”
Cercai di immaginarmi i suoi occhi e di parlare con loro, di esprimere tutto quello che sentivo.
“Perché è come se ti conoscessi già. Come se conoscessi tutto di te. E non ho paura di non vedere il tuo viso, perché non ho bisogno di amarti per il tuo aspetto esteriore. Io sono felice da quando sei qui con me”.
Il palmo della sua mano morbida sfiorò delicatamente la mia guancia rosea.
“Scapperesti via con me, senza guardarti indietro? Lasciare qui tutto, venire via con me per sempre. Essere felice per sempre.
Rideresti, se ti facessi ridere? La tua risata è il suono più bello dell’armonia creata dalle sfere celesti.
Piangeresti, se mi vedessi piangere? Asciugheresti le mie lacrime amare e salate e rimanere con me?”
Presi la sua mano e la strinsi forte fra la mia , facendo si che diventassero una cosa sola. Annuii lentamente col capo. Sarei scappata con lui da qualunque parte e mi sarei nascosta negli angoli più scuri di questo mondo, senza aver paura, perché lui sarebbe stano al mio fianco.
 “Tremeresti, se adesso ti sfiorassi le labbra?”
Mi alzai in punta di piedi, avvicinando il mio volto al suo.
Riuscii a scorgere la luce di gioia e felicità nei suoi occhi coperti, che avrei amato, nonostante tutto.
 
 
 

“Ehi? Ehi? Sveglia!”
Una voce diversa da quella melodica del sogno, mi disturbò.
Mi giravo insistentemente fra le lenzuola colorate, ora completamente disordinate.
Mi misi a pancia sotto, nascondendo entrambe le mani sotto il cuscino e il volto girato verso destra, rivolto verso il muro.
Cambiai nuovamente posizione dopo aver constatato che il braccio destro si era completamente addormentato nella posizione precedente, così mi rigirai sul fianco sinistro, le gambe rannicchiate allo stomaco, il braccio destro penzolone che usciva fuori dal letto e la mano sinistra appoggiata al materasso e sulle lenzuola calde e trapuntate.
 “A quanto pare qualcuno non ha voglia di alzarsi stamattina…” disse la voce con un ghigno.
Arricciai il naso e la bocca. Odiavo quando qualcuno cercava di svegliarmi parlando.
O quando la sveglia suonava insistentemente.
Insomma, odiavo essere svegliata e basta.
Sentii qualcuno spostarmi il braccio penzoloni sul cuscino, per poi sedersi sul letto accanto a me.
Cercai di riaddormentarmi, ma la mano della persona sconosciuta si posò delicatamente sul mio viso, spostandomi una ciocca di capelli, posatasi sugli occhi.
Avvicinai una mano alla bocca, appoggiando delicatamente le nocche delle dita sulle labbra, mentre la mano della persona accanto a me, iniziò ad accarezzarmi i capelli.
C’era dolcezza nei suoi movimenti e, nonostante non sapessi chi fosse, lo ringraziai mentalmente, poiché il tocco dolce della sua mano sui miei capelli mi stava facendo riaddormentare.
L’altra sua mano era appoggiata sul mio cuscino, così, con un movimento pigro del braccio, la feci incrociare con la mia.
Sentii la persona sorridere e continuare il dolce movimento sulla mia nuca, cosa che mi fece sorridere anche ad occhi chiusi.
“Non hai voglia di alzarti nemmeno se ti dico che giù in cucina c’è un cornetto caldo alla Nutella che aspetta solo te?”. La voce, stavolta, parlò avvicinandosi al mio orecchio scoperto.
Non potevo resistere ad un cornetto caldo, per di più con la Nutella, ma non avevo voglia di alzarmi dal letto.
E non avevo voglia di darla vinta alla persona che stava cercando di svegliarmi.
“Solo se me lo porti qui…” bofonchiai, con la voce impastata dal sonno.
“Non ci penso nemmeno” sussurrò nel mio orecchio, ridacchiando.
Sbuffai, facendo tremare le labbra per poi serrarle. Non avevo voglia di parlare, soprattutto a prima mattina.
“E se ti dicessi che se non ti alzi, farai tardi all’Università?”
Il suono di quelle parole, mi fece gelare il sangue e sentii il cuore salirmi in gola.
Spalancai gli occhi e cercai di liberarmi velocemente dalle lenzuola, ormai appiccicate al mio corpo.
“Cacchio, cacchio, cacchio! Ma perché non riesco ad alzarmi mai in tempo?!”
“Perché sei talmente tanto pigra, che non ti sei accorta nemmeno che oggi è sabato”.
Mi voltai verso la voce, ancora con gli occhi sbarrati.
Con quel solito ghigno stampato in faccia, incorniciato dalle sue fossette, Harry era seduto sul mio letto, con la mano ancora intrecciata alla mia.
Staccai immediatamente la presa delle nostre mani e lo guardai socchiudendo gli occhi.
“Che ci fai tu qui?” gli chiesi, con la voce ancora piena di sonno e, soprattutto, nervosa.
“Sono venuto a svegliarti, mi sembra ovvio!”
Mi aggiustai i capelli, portando il ciuffo all’indietro che però, cadde nuovamente sul mio viso.
“Intendevo qui, a casa mia”
“Passavo per di qui con i ragazzi e ho pensato di venirti a trovare. Ho portato dei cornetti, pensando che avessi fame, ma arrivo e ti trovo che dormi ancora!” rispose, sorridendo.
Mi gettai all’indietro, cadendo con la schiena sul materasso e misi le mani in faccia.
“Sono stanca!” mugugnai “Però ho fame, quindi il tuo cornetto lo mangerò!”
Harry si stese accanto a me a pancia sotto sul letto. Levai le mani dal viso e notai che i suoi occhi verdi mi stavano fissando.
“Che vuoi?” gli chiesi acida.
Sbuffò sonoramente. “Sei acida anche di prima mattina! Ma sei incredibile!”.
“Io sono sempre acida, ricordalo. Soprattutto di prima mattina!” gli dissi sorridendo soddisfatta.
Si alzò con uno scatto veloce dal materasso, facendo sobbalzare leggermente me e il letto.
Si voltò verso di me e allungò le braccia, inclinando leggermente la testa da un lato.
“Non avevi detto che il mio cornetto l’avresti mangiato?”
Il mio stomaco brontolò talmente forte al sol sentire la parola cornetto, che anche Harry riuscì a sentirlo e iniziò a ridere.
Feci una smorfia imbarazzata, poi risi anche io.
Mi alzai in piedi sul letto e presi le sue mani, ancora tese verso le mie. Saltai giù dal letto e mi fermai proprio di fronte a lui, ridendo ancora.
“Pare proprio che ci abbia pensato il mio stomaco a risponderti!”
Abbandonai la presa delle sue mani e, mentre stavo per dirigermi verso la porta, mi voltai verso di lui.
“Chi arriva per primo, mangia due cornetti!” urlai, prima di iniziare a correre e sentire i passi di Harry cercare di raggiungermi.
 
 
                                                                                                                          *
 

“Primo!”
Harry si fermò accanto al tavolo della cucina, afferrando un cornetto, mentre io gli corsi incontro cercando di fermarlo e prendermi ciò che mi spettava.
“Non vale, Harry! Mi hai fatto cadere per le scale!”
“In amore e in guerra tutto è lecito!” disse, mentre dava un morso al cornetto.
Sbuffai guardandolo mentre mangiava quello che doveva essere mio.
“Non è giusto! Avrei vinto io, hai barato!” dissi, avventandomi su di lui per prendermi il cornetto.
“Hai detto bene: avresti! Ma sei caduta…” rispose, alzando le braccia impedendomi di afferrare quello che doveva essere il mio bottino.
“Bugiardo! Mi hai fatta cadere tu! E adesso, dammi il cornetto!”
Mi alzai in punta di piedi, saltellando per arrivare alle sue braccia, ma non ci riuscii. Harry, intanto, rideva per i miei buffi movimenti e tentativi di riconquista e alzava ancora di più le braccia.
“Sei bassa, Mary! Arrenditi, il cornetto è mio adesso!”
“Questo lo dici tu!”
Mi misi dietro di lui e saltai agilmente sulla sua schiena, aggrappando le gambe attorno alla sua vita e poggiando le braccia sulle sue spalle per poi circondargli il collo.
Preso alla sprovvista, Harry sussultò e non riuscì a sottrarsi alla mia presa, ma teneva ancora lontano il cornetto da me.
“Ma sei pazza! Che stai facendo?!?” urlò.
“L’hai detto tu, no…” dissi, cercando di afferrare il cornetto dalle sue mani “in amore e in guerra tutto è lecito! E adesso, dammi ciò che mi spetta, prima che ti tiri i capelli!”
Harry si avvicinò al tavolo della cucina e ne posò il cornetto, poi, mi fece scendere dalle sue spalle non so in quale modo.
Con gli occhi che brillavano, mi avvicinarmi al tavolo e prendermi il mio bottino, ma venni afferrata all’improvviso per la vita, lasciando che i miei piedi scalciassero in aria, e venni condotta verso il salotto.
“Mollami subito!” urlai, cercando di liberarmi dalla presa delle sue braccia che stringevano forte i miei fianchi.
“Solo se tu stai lontana dal mio cornetto…!”
“Non ci penso nemmeno, il cornetto è mio!”
“E’ meglio se ci stai lontana…!” disse ansimando “perché non sei per niente leggera come una piuma!”
Riuscii a liberarmi dalla sua presa e, appena poggiai i piedi in terra, mi voltai verso di lui.
“Ripeti quello che hai detto, se ne hai il coraggio…” dissi, cercando di rimanere il più calma possibile.
Sul volto di Harry si dipinse un ghigno. “Cosa, che non sei leggera come una piuma?!? Ho tutto il coraggio di ripeterlo: non sei leggera come una piuma!” disse, scandendo per bene le ultime parole.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso.
In un secondo gli fui addosso, mentre lui, cercando di liberarsi di me, mi cingeva nuovamente i fianchi.
“L’hai voluto tu, Styles!” urlai.
Fu un attimo.
Harry perse l’equilibrio andando a sbattere contro il bracciolo del divano e cadde su di esso, seguito a ruota da me, che gli caddi addosso, dandogli una gomitata nello sterno che lo fece piegare in due.
“Ahia! Mi hai fatto male!”
“Te lo meriti! Così la prossima volta impari a metterti contro di me!” gli dissi, puntandogli l’indice contro e con un ghigno soddisfatto stampato sul volto. Feci per alzarmi, ma le mani di Harry mi bloccarono nuovamente.
“Adesso me la paghi…” disse fra i denti, mentre uno stupido sorrisino gli si disegnò sul viso.
Le sue mani si posizionarono sui miei fianchi e iniziarono una tortura agonizzante per i miei gusti.
Il solletico.
“No…Har…Harry…ti…pre…go!” dissi fra le risate “tut…to ma non…il sol…letico!”.
“L’hai voluto tu!” rispose ghignando e mi posizionò sotto di lui.
Cercai di liberarmi dalla sua presa malefica, muovendomi e ribellandomi in continuazione, ma le sue mani sembravano non voler smettere, impedendomi di muovermi, mentre lui godeva del fatto che stessi soffrendo.
I miei occhi lacrimavano senza sosta e le mie e le sue risate, miste anche alle mie urla acute, invadevano il salotto completamente deserto.
“Bas…basta Harry…ti scon…giuro!”
“Allora posso mangiare il cornetto che mi spetta?!?” disse, continuando a farmi il solletico.
“S-si! Ades..so smettila, perfav…ore!”
Sorrise soddisfatto e smise di farmi il solletico, mentre io cercavo di riprendere il respiro regolare di sempre. Quando finalmente mi arrivò ossigeno al cervello, che durante la tortura era completamente svanito, constatai che avevo appena donato il mio bottino al nemico.
“Imbroglione che non sei altro!” urlai, ridendo “hai approfittato della mia debolezza, per farti dare il permesso di prendere qualcosa che non ti spetta?!?”
Lui ghignò. “Si, credo di averlo appena fatto…!”
Lo guardai sconvolta, ancora ridendo.
“Che bastardo! Adesso ti faccio vedere io, brutto…” e così dicendo, mi tolsi da sotto il suo corpo pesante e mi posizionai in ginocchio sui cuscini del divano, iniziando a dargli degli schiaffetti sulle braccia.
Harry rise, mentre i miei schiaffi passarono sulla sua schiena e infine, sulla sua nuca, dove gli tirai leggermente i ricci. Lui si voltò verso di me che ancora rideva e con una finta espressione sconvolta.
“No, i ricci no! I ricci no!” urlò ridendo, mentre mi prese per i polsi e si scaraventò nuovamente su di me.
“Guarda che ti faccio di nuovo il solletico…!” minacciò, mentre io scalciavo e battevo i piedi sui grandi cuscini del divano. Chiusi gli occhi, aspettando un altro attacco di solletico da parte sua, ma non accadde nulla.
La presa sui miei polsi si allentò, mentre le sue mani andarono ad intrecciarsi con le mie.
A quel caldo contatto, aprii gli occhi, che subito si incrociarono ai i suoi verdi intensi.
Li scrutava attentamente, come se volesse studiarne i particolari, scoprire i segreti più profondi e io, inevitabilmente, feci lo stesso con i suoi.
Brillavano, come non avevo mai visto, sarebbero riusciti ad illuminare una città per la luce che emettevano.
Guardandoli ancora più a fondo, si potevano scoprire tutti i pensieri e tutte le emozioni che provava, e ne ebbi paura.
Tremai. Non seppi se per la paura o per il contatto con i suoi occhi, che trasmettevano qualcosa in me che non riuscii a definire.
Harry se ne accorse e sorrise, avvicinando il suo viso al mio, facendo incrociare ancora di più i suoi misteriosi e bellissimi occhi ai miei, che in quel momento, facevano trasparire tutte le emozioni che stavo provando. Il suo respiro si mischiò al mio, che era sempre più irregolare. Per tutto il tempo, non staccò il contatto visivo. I nostri volti erano fin troppo vicini, talmente tanto che riuscivo a vedere le sue piccole e invisibili imperfezioni.
Sentivo il suo cuore battere forte almeno quanto il mio, il che mi fece tremare ancora di più.
Socchiuse gli occhi leggermente, senza impedirmi, però, di non vederli più.
Riuscivo ancora a perdermici dentro e da un lato, la cosa mi preoccupava.
“Ehm, ragazzi?!? Per caso, interrompiamo qualcosa?”
La voce improvvisa di Zayn, fece sussultare entrambi. Mi alzai di scatto e andai a finire contro la fronte di Harry, che era ancora vicina al mio viso.
Ci voltammo verso la porta e trovai Elyse, Helena e Louis ancora fermi sull’uscio di quest’ultima con le buste della spesa tra le mani.
“N-NO!” dissi, alzando il tono di voce. Mi alzai velocemente dal divano, cercando di aggiustare la felpa del pigiama “non avete interrotto nulla, perché lo chiedete?”
“Non saprei…” iniziò Louis, entrando in casa e scrutandola attentamente “forse… perché eravate fin troppo vicini?!?” concluse, puntandomi contro il suo sguardo alla Sherlock Holmes, inarcando un sopracciglio.
“N-noi, ehm… n-noi…” tentennai, iniziando a sudare freddo.
“Te lo dico io, Louis…” s’intromise Elyse, avvicinandosi al moro “loro stavano semplicemente controllando se i loro rispettivi nasi erano pieni di brufoli! Non è così, ragazzi?” concluse guardandoci entrambi, dato che intanto Harry si era avvicinato a me e continuava a guardarsi le scarpe con la testa bassa. Louis scoppiò a ridere, seguito a ruota da Helena e Zayn.
“Stava per cadere e io l’ho presa al volo, ma sono caduto anche io!” sbottò Harry “cosa dovevo fare, lasciarla cadere?!?”
“Oooh, ma quanto sei un gentiluomo, Harreh!” disse Zayn, avvicinandosi a lui con una faccia da cucciolo, mentre gli stritolava le guance.
“Z-Zay..n, bi bfai bale!” cercò di controbattere il riccio.
Sospirai sollevata. Fortunatamente ci avevano creduto. Che poi, in parte era la verità, anche se aveva cambiato il soggetto della caduta, facendo passare me per l’impedita che non sapeva stare in equilibrio. Me l’avrebbe pagata, soprattutto per il cornetto.
Presi le borse della spesa e le portai in cucina, lasciando che i ragazzi torturassero ancora un po’ Harry.
“Ciao” dissi entrando, dato che trovai Helena ed Elyse che mettevano a posto quello che avevano comprato.
“Ehi” rispose Helena, mentre Elyse si limitò ad un cenno della testa.
“Bel risveglio, vero?” chiese Helena, con un’espressione maliziosa in viso.
Mi voltai verso di lei, ridendo leggermente “che intendi dire, scusa?” chiesi, cercando di capire a cosa alludesse.
Roteò gli occhi al cielo e riprese a sistemare la roba nelle mensole e nel frigo, mentre Elyse si appoggiò ad un bancone.
“Sta dicendo che è stato un bel risveglio trovarsi Harry accanto, capito adesso?!?”.
Risi ancora. “Per niente”
“Mio Dio, Mary!” sbottò Elyse all’improvviso, tanto da farmi cadere il pacco di biscotti dalle mani. “Quando capirai che tu ed Harry siete fatti per stare insieme?!?”
“Mai” le risposi, raccogliendo in pacco da terra “perché non è per niente vero!”
“Ma dai! Non dire palle!” s’intromise Hel “ma, hai visto come ti guarda?! E come eravate vicini, a un passo da sfiorarvi labbra!”
“Chiariamo subito: io e lui ci odiamo da quando ci siamo incontrati la prima volta, non facciamo che punzecchiarci di continuo reciprocamente. Ed eravamo vicini solo perché sono caduta e lui mi ha presa. Fine della storia!” conclusi, scandendo per bene le ultime tre parole.
“Ehi ragazze, scusate se non vi abbiamo aiutato con la spesa” la voce di Zayn parlò dietro la mia schiena. Mi voltai e vidi i ragazzi fermi dietro di me, Harry si guardava ancora le scarpe appoggiato alla porta, mentre Louis e Zayn erano entrati in cucina, prendendo posto sugli sgabelli.
“Ma dove sono Liam e Niall?” domandai.
“Già, dove sono andati a finire?” domandò la voce di Harry mentre prendeva anche lui posto su uno degli sgabelli.
“Si sono avviati in sala prove e, in effetti, dovremmo andare anche noi” puntualizzò Zayn, che si soffermò a guardare Louis che, intanto, si stava ingozzando di latte e cereali.
Lou alzò lo sguardo dalla tazza, con gli occhi spalancati.
“Oh no, io rimbmangbo qbui finbché Mary nbon bi rabbconta dell’appuntambento!” disse, con la bocca piena di cibo.
“Giusto, Mary…” iniziò Elyse, prendendo posto accanto a Louis e passandogli un tovagliolo “dovresti raccontarci del tuo appuntamento di ieri con il ragazzo dei tuoi sogni!”
In effetti, avevo praticamente dimenticato di aver detto ai ragazza che sarei uscita con Robert e, quando Louis me lo ricordò, il mio cuore prese a battere velocemente e sentii le guance andare in fiamme.
“Beh, non c’è molto da dire, in effetti…” iniziai, sfregandomi le mani nervosamente. Notai che tutti erano in attesa del continuo, Louis in particolare, mentre Harry era a testa bassa che si toccava i ricci, ma sentivo addosso il calore e lo sguardo dei suoi occhi. Lo fissai per un po’, poi scossi il capo e continuai.
“Mi ha portata in un ristorante davvero carino. Luci basse e soffuse e c’era musica dal vivo, davvero fantastica. E poi era pieno di…”
“Si, vabbè ma noi non vogliamo sapere questo!” mi interruppe Zayn, alzando il tono di voce “vogliamo i particolari indecenti!” concluse, provocando il riso generale.
“Non ci sono particolari indecenti, Zayn!” risposi fra le risate “e, comunque, abbiamo parlato tutta la sera, ridendo e scherzando. Lui è gentilissimo e dolcissimo e mi ha fatto divertire per tutto il tempo. Sono stata benissimo con lui. E, quando mi ha riaccompagnata qui sotto…” rimasi in silenzio, mordendomi il labbro inferiore esorrisi leggermente al ricordo del bacio della sera prima, arrossendo nuovamente.
“Quando ti ha riaccompagnata qui sotto…?!?” mi fece eco Helena, mentre tutti gli altri attizzarono le orecchie incuriositi e si sporsero in avanti per ascoltare meglio.
Abbassai lo sguardo e mi portai la solita ciocca ribelle di capelli dietro l’orecchio destro.
“Ci siamo baciati” conclusi, guardandoli e mostrando un ampio sorriso.
La cucina fu invasa da vari “oooh” generali, misti a commenti vari, soprattutto da parte di Louis, che sembrava davvero aver preso a cuore la mia situazione sentimentale.
“E quindi, come siete rimasti?” domandò Elyse, che cercava di far calmare Lou.
La guardai confusa. “In che senso?”
“Nel senso che: state insieme o no?” continuò Zayn, ancora più curioso.
Rimasi un po’ interdetta alla loro domanda. In effetti, non me l’ero posta nemmeno io.
Io e Robert stavamo insieme, o no?
Lui mi aveva baciata, certo. Inoltre, mi aveva detto che stava bene con me e che aveva voglia di passare altro tempo insieme, almeno quanto ne volevo io. Ma non avevamo discusso sulla nostra “probabile relazione”.
“Allora?!?” chiese Helena, riportandomi sul pianeta terra.
“I-io… non saprei! Insomma, era la prima volta che uscivamo!” risposi, balbettando, ancora confusa.
“Mmh, hai ragione Mary!” intervenne Lou, dopo essersi calmato “però se state bene insieme e c’è affinità, come pare che ci sia, la cosa verrà da sé, sta tranquilla!” concluse, notando la mia espressione confusa, visibile sul volto, ma anche dentro di me.
Sorrisi nervosa. Louis aveva ragione, la cosa sarebbe sorta pian piano se io e Robert volevamo provare a stare insieme sul serio.
Concludemmo lì la conversazione che riguardava me e la mia situazione sentimentale, mentre Zayn ed Helena e Lou ed Elyse, parlavano come se si conoscessero da una vita. Li guardai sorridendo e mi soffermai a pensare che sembravano davvero affiatati, nonostante si conoscessero da un’ora.
L’unica voce che non avevo ancora sentito e che non sentii durante tutta la conversazione, fu quella di Harry, ancora a testa bassa, con il suo iPhone fra le mani, intento a scrivere un messaggio.
Mi avvicinai allo sgabello dove era seduto e gli tirai leggermente i capelli, per attirare la sua attenzione.
“Ehi” disse, con tono leggermente sorpreso, voltandosi verso di me.
“Ehi” gli risposi “per caso ti hanno mangiato quella lingua biforcuta che ti ritrovi?”
Accennò un sorriso. “Meglio così, no?! Così eviterai di sentire la mia voce irritabile” rispose, imitando il mio tono di voce alle ultime parole, poi mi rivolse una smorfia.
Risposi alla sua smorfia e gli diedi uno schiaffetto dietro la nuca.
“Cretino!”
Sorrise di nuovo, poi abbassò di nuovo la testa e rimase in silenzio. Per quel poco che lo conoscevo, potevo dire con certezza che Harry si stava comportando in modo davvero strano.
“Beh, ragazzi, io direi che è arrivato il momento di andare via”. La voce di Zayn parlò all’improvviso, facendomi distogliere il pensiero dal comportamento anomalo di Harry.
Ci dirigemmo tutti verso il salotto, accompagnando i ragazzi verso la porta.
“E voi dove andate?” chiesi ad Elyse ed Helena quando vidi che si infilarono anche loro i cappotti.
“Oh, Mary, giusto…” disse Elyse, con un sorriso a trecentosessanta gradi “Louis e Zayn ci hanno invitate allo studio di registrazione con loro”
“Perché non vieni anche tu?” mi chiese Louis.
“Beh, dovrei farmi una doccia prima, poi non saprei. Magari vi chiamo e vi faccio sapere, d’accordo?”.
Annuirono e iniziarono ad avviarsi verso le scale.
“Allora ci vediamo dopo, forse. Se non sarà così, ci rivedremo presto!” mi disse Zayn, salutandomi con due baci sulle guance.
“Sicuramente! E salutate Liam e Niall!” urlai, mentre li guardai svanire verso le scale.
Mi voltai e trovai Harry dietro di me, ancora occupato a mettersi il cappotto. Quando lo infilò, si avvicinò a me, ancora vicina alla porta aperta.
“Allora, ci vediamo presto…” gli dissi.
Lui sorrise leggermente. “Cerca di venire in studio, anche se so che ti sarà difficile”.
Annuii delicatamente con il capo, poi alzai lo sguardo e mi persi nuovamente nei suoi occhi.
Brillavano, come sempre, ma stavolta la luce che emettevano era triste e malinconica, come se avessero subito un male incurabile.
La sensazione indefinibile, si fece risentire nuovamente al contatto con i suoi occhi verdi, e ne distolsi immediatamente lo sguardo a malavoglia.
Harry mi accennò di nuovo un sorriso.
“Ciao Mary…” disse, uscendo e avviandosi verso le scale del palazzo.
“Ciao Harry” sussurai, prima di chiudere la porta dietro le mie spalle, lasciando che il silenzio s’impossessasse di me e della casa.
                                                                                                                                                 
                                                                                                                                                 
                                                                                                         *
 

Mi diressi verso la cucina, con lo stomaco in mano.
Per colpa di Harry, non ero riuscita a mangiare nulla e adesso vagavo come una disperata in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti.
D’un tratto, mentre aprivo l’ennesima dispensa, notai un pacchetto bianco su un bancone, decorato e chiuso da un fiocchetto dorato.
Quando lo aprii, un dolcissimo profumo invase le mie narici, cosa che mi fece avidamente aprire ancora di più il pacchetto.
Un cornetto alla nutella si trovava sul fondo di esso.
Lo presi tra le mani e iniziai a gustarlo, sporcandomi il viso e le mani di cioccolata. Anche se freddo, era pur sempre buonissimo.
Guardai ancora nella busta, speranzosa di trovarne un altro, ma l’unica sorpresa fu un bigliettino posto nel fondo di essa.
Era stato scritto di fretta e furia, probabilmente e la calligrafia non era delle migliori, ma riuscii a decifrare quel messaggio, che mi fece sorridere, nonostante tutto.
 
“Eccoti, come promesso, il tuo buonissimo cornetto. Sono riuscito a sottrarlo dalle fauci di quelle belve dei miei amici, prima che lo divorassero senza pietà.
Vedi, certe volte anche io so essere dolce!
Goditelo, anche se non sei per niente leggera come una piuma! Harry xx.”











Writer's Corner! :)
Buonaseera miei piccoli panda! :D
Vas'Happenin?
Sì, lo so... sono da uccidere.
E per questo, non mi ribellerò a tutte le critiche e agli insulti che mi rivolgerete, perchè sono consapevole di essere una cacca! ç____ç
E' non so quanto tempo che non aggiorno e vi giuro che siete state il mio unico pensiero per tutto questo tempo! 
Mi sento veramente in colpa! Perdonatemi, se potete! ç.ç

Anyway, nonostante tutto questo tempo, la mia storia riceve tantissime visualizzazioni e in più ci sono 22 persone che la seguono, 19 che hanno recensito, 5 che l'hanno messa nelle ricordate e 12 che l'hanno messa nelle preferite! :D
Ma, ditemi... Quanto posso amarvi io, eh?!? *w*
Non ho più parole, siete meravigliose, sul serio.
Grazie di tutto! :'D
ILoveUsoMuuch! :D

In tutto ciò, per farmi perdonare, questo capitolo è il più lungo che abbia mai scritto e il più sudato e lavorato, ma alla fine ce l'ho fatta! :D 
In più, c'è da aggiungere che la canzone che si trova all'inizio del capitolo, mi ha ispirata tantissimo! Per chi non la conoscesse, consiglio di andarla a sentire...E' stupenda! *w*
Spero che mi perdonerete per tutta questa bruuutta e lunghissima attesa!

Come al solito, ci tengo tantissimo a ringraziare chi segue, recensisce e chi si sofferma a leggere questa storia, anche solo i primi due righi! :D 
#taantotaaantoamore!
Ringrazio Alessia e Chiara che mi hanno supportata per tutto questo capitolo e che mi hanno spronata a scriverlo il prima possibile! :3 *Loveya*
Poooi, come sempre, Agnese&Federica che sopportano me e i miei momenti di sclero all days!
*alldayallnightDjMalik*
Okkeei, sto sbroccando e parlando troppo! :D

NightandLove :)

Per farmi perdonare ancora di più, eccovi una foto del nostro bellissimo Hazza, che vi ringrazia per la pazienza e per esservi soffermate a leggere! :D

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*se non si vede, non picchiatemi! Non sono pratica con queste cose! n.n*

-YoursM.


 

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Capitolo 9
*** Why you make me feel like this? ***


Maledetto cellulare!
Perché devi squillare sempre nei momenti meno opportuni?!
In questo caso, mentre mi trovo sotto la doccia?!?
Uscii di fretta e furia, avvolgendo il grande asciugamano bianco intorno al corpo, mentre il più piccolo lo arrotolai intorno ai capelli a mo di turbante.
Le goccioline d’acqua scivolavano ancora ribelli sul mio viso, mentre qualche capello usciva fuori dall’asciugamano.
Mi avvicinai al lavandino mentre cercavo di aggiustarli ma loro, imperterriti, continuavano a uscirne fuori. Al diavolo.
Non feci caso al numero, per paura che il cellulare potesse smettere di squillare da un momento all’altro per poi farmi perdere la chiamata.
“Pronto?” risposi, affannata.
“Ehi Mary, buongiorno! Ti disturbo?”
La voce di Robert dall’altro lato della cornetta, mi fece sentire immediatamente le farfalle nello stomaco.
“Contieniti, Mary, contieniti!” pensai.
“Ehm, no non preoccuparti! Sono appena uscita dalla doccia!”
“Ah, beh allora ti chiamo più tar…”
“NO!” urlai, bloccandolo. Lo sentii ridere leggermente e mi resi conto della figuraccia che avevo appena fatto. “non c’è problema. Buongiorno anche a te” dissi, addolcendo il tono di voce.
“Ari-buongiorno. Se passo fra una mezz’oretta da te, sei pronta? Vorrei parlarti…”
A quelle parole mi si gelò il sangue.
“Si, certo. Il tempo di asciugarmi i capelli e ho fatto. Solo…è successo qualcosa?” chiesi, debolmente.
“No, non è successo niente. Voglio solo parlarti di una cosa importante…e, soprattutto, vederti”.
Sorrisi a quelle ultime parole che, da un lato mi tranquillizzarono, ma dall’altro mi incutevano paura.
“Bene, allora vado a prepararmi! A fra poco!”
“A fra poco” rispose lui, concludendo la telefonata.
Attaccai il telefono, mentre mi diressi di fretta e furia nella mia stanza ancora in disordine dopo la visita di Harry.
Frizionai velocemente i capelli, per poi lasciarli cadere morbidi, ma ancora bagnati, sulle spalle scoperte.
Mentre mi asciugavo i capelli, pensai a cosa mettermi, ma c’era soprattutto una cosa alla quale la mia mente non smetteva di pensare: cosa doveva dirmi Robert di tanto importante?
Mi avrebbe sicuramente detto che non poteva più vedermi per cause di forza maggiore, ad esempio il suo cane era improvvisamente diventato cieco e lui doveva occuparsi a tempo pieno di lui, non potendosi allontanare; oppure che lui in realtà non era una persona umana, ma un alieno che si trovava sulla terra solo per studiare il territorio nemico per poi chiamare tutti gli altri suoi amici alieni e conquistare il mondo; o peggio ancora: lui sembra una persona normale, ma in realtà è Superman e io non sono la sua Lana Lang, ma peggio: sono la sua kryptonite, dalla quale lui deve stare alla larga se non vuole morire!
Si, ma allora se non voleva più vedermi, perché mi aveva baciata?!?
Insomma, è vero che gli uomini sono tutti dei gran deficienti che non ragionano con il cervello ma con quel “cosino” che si trovano in mezzo alle gambe, ma Robert non poteva essere così bastardo!
Ma non gliel’avrei fatta passare liscia, se intendeva mollarmi dopo avermi baciata.
Neanche per sogno!
Avrebbe dovuto darmi delle valide motivazioni e, allora, avrei accettato. Ma non avrei sopportato una scusa banale e stupida che non si reggeva nemmeno in piedi come, ad esempio, quelle che avevo pensato io.
Finì di asciugarmi i capelli e mi avviai in camera mia. Infilai velocemente un maglione blu largo e lungo, un paio di jeans azzurro chiari e le converse basse nere, il tutto accompagnato dal solito basco nero. Dopo aver colorato gli occhi con una semplice matita nera, presi le chiavi di casa e uscii, avviandomi verso il portoncino, pronta a scoprire cosa volesse dirmi Robert, ma soprattutto, pronta a non essere illusa nuovamente.
 
                                                                                                              *
 
“Aspetta qualcuno, per caso?”
Seduta sugli scalini che si trovavano sotto il portoncino del mio palazzo e con lo sguardo fisso ad ammirare il marciapiede, non mi resi conto di un paio di scarpe che si erano improvvisamente avvicinate a me, e che adesso si trovavano sotto il mio naso.
Alzai lo sguardo e non potei fare a meno di sorridere.
Robert era di fronte a me, che mi tendeva la mano per aiutare ad alzarmi da terra. L’afferrai e mi alzai, mentre lui mi rivolgeva un bellissimo sorriso. Fin troppo bello.
“Ciao!” dissi.
“Ciao anche a te!” rispose, guardandomi negli occhi, mentre avvicinava il suo viso al mio per poi darmi un leggero bacio sulle labbra. Rimasi scioccata, ma allo stesso tempo ero serena.
Forse non voleva proprio mollarmi subito.
Iniziammo ad incamminarci, ma io ero completamente nervosa e continuavo a sfregarmi le mani da sotto alle maniche del lungo maglione, che le coprivano. Lui parlava, come se non fosse successo niente, mentre io invece continuavo a pensare al discorso da fargli quando avrebbe finalmente deciso di dirmi la cosa tanto importante.
Ci sedemmo su una panchina in un parco di fronte ad un piccolo laghetto, dove un bambino aveva deciso di sporcarsi le mani. Si divertiva e rideva innocentemente, contento delle sue imprese, mentre la sua mamma lo era un po’ meno. Gli si avvicinava e lo sgridava, lui abbassava gli occhi e stava zitto, facendo il finto dispiaciuto e giocando con altri giochi. Quando, però, la mamma si voltava a parlare con la signora seduta accanto a lei sulla panchina, il bambino si alzava da terra e correva verso il laghetto, bagnandosi le mani e sporcandole di terra, facendo brillare e ridere i suoi occhi pieni di gioia. Lo fissai per un po’ in silenzio, sorridendo.
Quella luce negli occhi del bambino era visibile anche da lontano, ma quando la mamma gli andava vicino per sgridarlo, svaniva, lasciando che la tristezza e la delusione se ne impossessassero.
Quella luce, mi parve improvvisamente familiare, mentre due occhi verdi si fecero spazio fra i miei pensieri.
Solo pensandoli e vedendoli nei miei pensieri, la strana sensazione s’impossessò di me, facendomi tremare.
“Ehi, hai freddo?”
La voce di Robert mi riportò alla realtà. Scossi la testa, lasciando che il pensiero di quella luce nei suoi occhi e la strana sensazione, scivolassero via dalla mia mente.
“Nono, non preoccuparti” gli risposi, rivolgendogli un mezzo sorriso.
Ricambiò il mio sorriso, poi mi prese le mani e mi guardò negli occhi.
“Senti Mary, ti avevo detto a telefono che dovevo dirti una cosa importante”
Sostenni il suo sguardo, facendo finta di nulla, mentre mille emozioni si facevano spazio dentro di me. Lui abbassò lo sguardo e iniziò a sfregarsi le mani nervosamente. Cattivo, cattivissimo segno.
“Beh, ecco… io…, Mary io…”
“Senti, Robert, ascoltami un attimo tu” dissi improvvisamente. Non seppi da dove mi stava uscendo tutto quel coraggio, ma ormai lui aveva posato di nuovo i suoi occhi sui miei, quindi dovevo continuare quello stupido discorso che non mi ero preparata e che dovevo portare a termine.
Respirai profondamente per far arrivare un po’ di ossigeno al cervello che, in quel momento, non ne stava ricevendo affatto, data la mia stupida spavalderia. Maledetta me!
“Se tu sei venuto qui solo per scaricarmi, allora sappi che io lo accetterò e non farò la stalker, come fanno tante altre ragazze che hanno un’infatuazione per qualcuno. Io ho una dignità e, anche se non sembrerebbe, non ho peli sulla lingua e dico tutto quello che penso. In questo momento, penso che il nostro incontro sia stata una fortuna e che io vorrei davvero provare a passare un po’ di tempo con te, ma se tu non provi tutto questo, beh…chi sono io per costringerti a stare con me?!? Accetterò ogni decisione che prenderai, ma sappi che odio le persone che mi prendono in giro o mi illudono. Quindi, se mi hai baciata solo perché ti facevo pena o cos’altro, sappi che questa è una cosa che non accetterò, ne ora e ne mai. Mi hanno illuso troppe persone, e non voglio altre delusioni da qualcuno che ha deciso di non rimanere nella mia vita”.
Sembravo stranamente decisa, anche se dentro avevo una paura fottuta ed inspiegabile. Cercai di rimanere calma e aspettare cosa avesse da dirmi, ricevere una reazione. Credevo di averlo demoralizzato e che se ne andasse senza nemmeno salutarmi, senza degnarmi di uno sguardo.
E invece lui sorrise.
Un sorriso a trecentosessanta gradi, rimanendo lì, seduto sulla mia stessa panchina, accanto a me.
Mi prese nuovamente le mani, che stavolta non gli tremavano più, e mi guardò negli occhi.
“Veramente, dopo tutto questo discorso, ho capito davvero che chiederti di diventare la mia ragazza era la cosa più giusta da fare”
Al suono delle sue ultime parole, rimasi con gli occhi spalancati, senza riuscire a muovere un muscolo, completamente immobile.
Lui mi guardò e rise ancora. “Che c’è? Non te l’aspettavi?”, riuscì a scorgere un leggero nervosismo nelle sue parole e nelle sue risate.
“In effetti, no…” dissi flebilmente, portandomi una mano davanti alla bocca e abbassando lo sguardo, imbarazzata. Avevo fatto una scenata assurda per le mie solite, stupide paranoie, pensando che lui non volesse più vedermi e invece lui…
Lui voleva che io diventassi la sua ragazza!
Spostò la mia mano dalla bocca e la prese, facendola aderire con la sua. Alzai lo sguardo lentamente e incrociò i miei occhi. Un sorriso si fece spazio sul suo viso, mentre il suo sguardo si fece più deciso, trasmettendomi la sua stessa sicurezza.
“Te lo dirò senza interruzioni stavolta…” disse, stringendo ancora di più le mani e respirando profondamente.
“Mary, vuoi diventare la mia ragazza?”
A quella richiesta, le farfalle iniziarono a svolazzare tranquillamente nel mio stomaco e le mie guance avvamparono improvvisamente, sentendole rosse e calde. Gli occhi divennero lucidi e mancò davvero poco alla discesa di una lacrima. Morsi il labbro inferiore, per evitare la caduta libera delle lacrime, lo guardai a fondo e sorrisi. Un sorriso vero, a trecentosessanta gradi, pieno di gioia e felicità, proprio come mi sentivo in quel momento, proprio come era quel momento.
“Si, certo che voglio”
 Una risposta semplice, ad una domanda semplice.
Robert mi guardò e sorrise, ancora più felice di prima, mentre portava il dito indice della mano destra sotto il mio mento, per avvicinarlo al suo viso. Le nostre mani, ancora intrecciate, giocavano tra di loro, senza smettere. Mi guardò ancora una volta negli occhi e poi posò delicatamente le sue labbra sulle mia coinvolgendomi, come la sera prima, in uno splendido bacio.
Stavolta, però, in un bacio ufficiale.
 
                                                                                                                           *
 
“Ragazze? Siete a casa?”
Entrai in casa dopo che Robert mi ebbe riaccompagnata, con la promessa di rivederci la sera stessa.
Alla mia domanda non ricevetti nessuna risposta, quindi dedussi che non erano ancora tornate, mentre il silenzio s’impossessò nuovamente di me e della casa.
Ero una pila elettrica.
Finalmente, Robert mi aveva chiesto di essere la sua ragazza e non ci avevo pensato due volte.
Era la cosa che più desideravo, trascorrere del tempo con una persona che avesse le mie stesse passioni e i miei stessi pensieri, qualcuno che completasse le frasi al posto mio, nel modo giusto.
Robert era tutto questo. E io ero euforica.
Mi sedetti sul divano, in attesa delle mie amiche per poi, annunciare la bella notizia. Accesi la televisione giusto per avere qualcosa che mi facesse compagnia e da sottofondo ai miei pensieri.
Ero un po’ preoccupata per la loro reazione dato che, fino a poche ore fa, parteggiavano spudoratamente per Harry, con il quale c’era solo un rapporto di punzecchiamenti vari.
Avrebbero accettato la mia attuale felicità?
In più, avrei dovuto dirlo anche ad Harry.
Insomma, lui mi aveva accompagnata a compare gli abiti per l’appuntamento e non si era schierato contro di me alle mie scelte, rimanendo neutrale, nonostante fosse chiaro che non sopportasse Robert, date tutte le frecciatine che gli aveva rivolto.
Guardai impaziente l’orologio, tamburellando velocemente con le dita sul bracciolo del divano.
Si era fatta l’ora di pranzo, e di Elyse ed Helena non se ne vedeva ancora l’ombra.
Presi il cellulare dalla tasca dei jeans e scorsi il numero di Helena dalla rubrica.
Nessuna risposta, come al solito.
Sbuffai sonoramente, mentre componevo il numero di Elyse.
Portai il telefono all’orecchio, in attesa di una risposta.
“Pronto?” la voce squillante di Elyse, finalmente rispose, dopo tre eterni squilli.
“Elyse! Ma dove diavolo siete?!?” urlai.
“Ehi, Mary, stai calma!”
“No, non sto per niente calma! Dove siete?”
“Potrei farti la stessa domanda. E comunque, siamo ancora con i ragazzi in sala di registrazione. Andiamo a mangiare qualcosa con loro, fra un po’. E, per la cronaca, sei peggio di mia madre!” rispose scocciata.
“Aspetta un minuto, Mary…” poi la sentii discutere con qualcuno, ridendo “no, aspetta, che stai facen…Louis!”
“Senti qua, Mary” disse improvvisamente la voce di Louis dall’altra parte del ricevitore “posso capire il fatto che tu non sia voluta venire in sala di registrazione, anche se non lo concepisco, ma se non ti catapulti qui entro un microsecondo di tempo, io giuro che ti vengo a prendere immediatamente in qualunque posto in cui ti trovi in questo preciso istante, e ti trascino per le orecchie! E’ chiaro?!”
“E da quanto siamo così violenti, Lou?” dissi, fra le risate.
“Da quando non ti sei presentata qui, stamattina. Ti aspettavamo tutti!”
Sospirai sorridendo, quel ragazzo era incredibile. Era riuscito a farmi cambiare umore in un secondo con poche parole.
“Sei morta?” disse all’improvviso, dato il mio silenzio.
“No, sono ancora qui. Dove si trova lo studio?”
“Allora vieni?” chiese tutto eccitato, facendo scatenare un brusio generale che sentii dall’altra parte del telefono.
Sbuffai ridacchiando. “Non saprei… forse potrei fare un salto per salutarvi…!”
“Vieni Mary, ti prego!” sentii la voce di Niall, mentre qualcun altro lo zittiva.
“Zitto Niall, se lo dico io verrà sicuro! Ti prego Mary, ti supplico, vieni!”
Quello era sicuramente Liam.
“Ragazzi, ma la smettete?! Sto parlando io!” li zittì Louis, leggermente stizzito.
“Comunque, lo studio è a Piccadilly, subito dopo lo Starbucks, a cinque minuti da lì”.
Cercai di fare mente locale mentre Louis mi spiegava dove si trovasse il posto.
“Okkei, ho capito” dissi, una volta individuata mentalmente la strada.
“Sei sicura? O devo mandare Harry a prenderti?” chiese e riuscì a scorgere una punta di malizia nell’ultima frase pronunciata, mentre sentivo la risata di Elyse attraverso il telefono dopo le parole di Louis.
Sbuffai. Quei due andavano veramente d’accordo. Inoltre, avevano una cosa in comune.
Erano due emeriti imbecilli.
“Non ho bisogno della tata, fra un po’ sarò lì”.
Attaccai, senza aspettare la sua risposta, gettando il cellulare nella borsa marrone e uscendo di casa.
Non ero poi così impedita da potermi perdere.
 
                                                                                                                         * 
 
Okkei, era ufficiale.
Ero impedita.
Completamente impedita.
Come potevo perdermi nella mia città, dove ero nata e cresciuta?!
Londra era immensa, vero.
Ma, diavolo, avevo passato l’infanzia a Piccadilly!
Misi la mano sulla fronte, coprendo gli occhi dal sole fastidioso.
Strizzai gli occhi in cerca dello studio. Mi trovavo davanti al grande Starbucks, proprio come mi aveva indicato Louis. Avevo fatto avanti e indietro per tre volte, ma non avevo trovato nessuno studio. Ed ero fin troppo orgogliosa per richiamare Elyse e dirle che mi ero persa.
Avevo provato a chiedere a qualche passante, ma nessuno sembrava aver visto questo “famoso studio”.
Sbuffai scocciata. Non avevo altra scelta.
Misi da parte l’orgoglio e presi il telefono, componendo velocemente il numero di Elyse.
Dio, quanto mi costava farlo.
“Ti sei persa, vero?” disse la voce dall’altra parte del telefono, che non riuscii a riconoscere, dato tutto il casino fuori da Sturbucks.
“Chi diavolo è, adesso?!” chiesi, alterandomi.
Sentii il tipo sbuffare.
“La tua fata madrina” disse, cercando di imitare una voce femminile dal tono fin troppo acuto, poi rise.
“Sono Harry, no?! Non senti la mia voce per qualche ora che subito la dimentichi!”
Alzai gli occhi al cielo. Ecco, ci mancava anche l’altro imbecille, adesso.
“E’ impossibile dimenticare la tua voce irritante. E comunque, per tua informazione, non mi sono persa. Solo che non riesco a trovare questo cavolo di studio!”
Harry rise nuovamente.
“Sei veramente un’impedita…”
“Non sono un’impedita!” urlai “ho fatto avanti e indietro fin troppe volte, ma qui non c’è nessuno studio di registrazione!”
Rimase un po’ in silenzio, come se stesse pensando. Cosa molto insolita da parte di Harry.
“Per caso, è stato Louis a spiegarti la strada?”
Sbuffai nuovamente.
“Si, è stato Louis, ma non capisco cosa cavolo c’entri ades…”
“C’entra invece” m’interruppe Harry, ridendo.
“E cosa? E non ridere Harry, o ti tirerò i ricci appena arrivo!”
“E’ solo che Louis dimentica il fatto che tu non sei mai venuta con noi…” continuò, sempre ridacchiando.
“Okkei, ma cosa c’entra, si può sapere?” chiesi, leggermente spiazzata. Qualunque cosa fosse successa, Louis me l’avrebbe pagata.
“Quando ti ha spiegato la strada, Louis non ti ha accennato un palazzo grande e marrone, subito dopo un negozio di vestiti, vero?”
Ricordai la spiegazione di Louis, e non aveva minimamente accennato al palazzo che diceva Harry.
Battei la mano sulla fronte, mordendomi il labbro inferiore.
“Appena lo vedo, giuro che lo ammazzo!”
Harry rise di nuovo più forte e, stavolta, contagiò anche me.
“Comunque, lo studio e al terzo piano, la porta sinistra. Adesso vado, che devo provare. E vedi di muoverti!”
Attaccò, senza darmi il tempo di dire niente.
Posai il telefono nella borsa e m’incamminai verso il palazzo, escogitando un piano per ammazzare Louis.
 
                                                                                                                  * 
 
Eccolo lì.
Terzo piano, porta sinistra.
“Syco Music Studio” diceva il cartello appeso fuori la porta.
Bussai piano, quasi come se avessi paura di disturbare i ragazzi.
Che poi, non si sarebbe nemmeno sentito.
Sentii dei passi avvicinarsi velocemente alla porta, aprendola dopo aver tolto il catenaccio che la bloccava completamente.
Una ragazza bionda, con le gambe più lunghe del collo di una giraffa, messe ben in mostra dalla gonna nera aderente che le arrivava un po’ più su delle ginocchia, mostrava il suo sorriso perfetto grazie ai suoi denti bianchissimi.
“Salve” disse “cerca qualcuno?”
Rimasi a bocca aperta per un po’, rischiando che qualche moscerino ne entrasse improvvisamente. Dovevo sembrare veramente stupida o forse, sembravo uno di quei maschi in calore che pareva non avessero mai visto una donna in vita loro, dato che quella mi guardò scettica, inarcando un sopracciglio.
Dio, avercela la fortuna ad essere bella e alta come quella!
“Allora?” domandò impaziente, incrociando le braccia al petto.
Si, bella quanto antipatica, pensai.
“Ehm, mi scusi, io cercavo…”
“Mary!”
La bionda si voltò, mentre io guardai oltre le sue spalle, alzandomi sulle punte e scoprì che era stato Niall a parlare.
“Ehi, Niall!” dissi sorridendo, ignorando la ragazza, mentre lui si avvicinava alla porta, e notai il pacchetto di patatine fra le sue mani.
“Quindi, lei sarebbe la famosa Mary?” intervenne la bionda, indicandomi, per poi voltarsi verso di me e squadrarmi dalla testa ai piedi con un’espressione schifata, manco avessi tre teste e sbavassi da ogni bocca.
Niall annuì, infilando una manciata di patatine in bocca e masticandole rumorosamente.
“Già”
La bionda guardò ancora più schifata Niall, poi si voltò verso di me, strizzando gli occhi e aggrottando la fronte, guardandomi male. Io di rimando, le sorrisi, ma non era per niente un modo per essere gentile. Anzi, tutt’altro.
Lei si scostò lentamente dalla porta, lasciandomi passare.
“Prego…” disse, squadrandomi dalla testa ai piedi.
Entrai velocemente e Niall mi abbracciò stritolandomi, mentre la tipa si allontanò.
“Ma questa tratta sempre così la gente?!” chiesi, una volta sciolto l’abbraccio, mentre con un cenno della testa, indicai la tipa che, fortunatamente, era sparita dalla mia visuale.
Lui rise e mi circondò le spalle con un braccio.
“Non fare caso a Sarah, è una tipa un po’ strana” sussurrò, forse per paura che lei potesse sentirlo per poi fulminarlo con uno sguardo.
Lo fissai un po’ scettica. “Scusa se te lo domando, ma cosa intendi tu quando dici un po’?!”.
Niall rise di nuovo, con quella sua risata fragorosa, contagiando anche me. Era praticamente impossibile riuscire a non ridere quando lo faceva lui.
“Andiamo di là, gli altri ti stanno aspettando” disse, una volta smesso di ridere, e mi condusse verso una porta alla fine dello stretto corridoio.
La sala di registrazione era enorme. Tutta piena di macchinari, che io non avevo mai visto in vita mia. Non sapevo dove mettere i piedi, dato che c’erano vari fili sparsi a terra.
“Ehi ragazzi, guardate chi è arrivato finalmente!” annunciò Niall, una volta entrati nella stanza.
Si voltarono tutti curiosi verso di me e il biondo. Feci un cenno della mano come saluto generale, mentre Liam mi si avvicinò.
“Mary! Finalmente!” disse abbracciandomi.
“Ciao Liam!” risposi al suo saluto a fatica dato che, come Niall, aveva una stretta fin troppo forte.
Zayn, stravaccato sul divano, mi salutò con un cenno del capo, sorridendomi, mentre accanto a lui, con mia grande sorpresa, c’era Helena, con un braccio del ragazzo avvolto intorno alle sue spalle. Lei mi salutò con un cenno della mano e mi guardò con gli occhi a cuoricino e un sorriso enorme stampato in volto. Le sorrisi, capendo che una volta tornate a casa, mi avrebbe raccontato tutto.
“Tu” dissi, rivolgendomi a Louis, puntandogli contro l’indice.
Lui mi guardò impaurito, nascondendosi dietro una sedia, mentre io lo raggiunsi correndo, facendo attenzione a dove mettessi i piedi.
“Mi spieghi perché non mi hai detto che lo studio si trovava in un palazzo?” gli chiesi, alzando il tono di voce.
“Io…scusa! Avevo dimenticato che non eri mai venuta qui!” rispose, ancora nascosto dietro la sedia.
Sospirai, scuotendo il capo.
“Sei un caso perso, Lou…”
Lui mi guardò con i suoi occhioni azzurri, con la faccia da cane bastonato.
“Allora sono perdonato?” chiese, speranzoso.
Lo fissai per un po’, cercando di trattenere le risate, ma non ci riuscii. Gli sorrisi e gli tesi la mano per farlo uscire dal suo nascondiglio.
“No, sei solo un grande imbecille!”
Lui sorrise e mi abbracciò, sollevandomi in aria.
“Anche io ti voglio bene, Mary!” disse, per poi allontanarsi e sedersi vicino ad Elyse su un altro divanetto più piccolo.
“La smettiamo con tutte queste smancerie e proviamo, per piacere?!”.
Sarah, seduta su una sedia girevole con le gambe incrociate, sembrava veramente scocciata mentre si limava le unghie.
I ragazzi la guardarono inarcando un sopracciglio mentre Louis, come suo solito, le faceva il verso senza farsi accorgere, scatenando risolini silenziosi generali.
“Dov’è Harry?” chiese la bionda, cercandolo con lo sguardo.
“Sarà andato un attimo al bagno…” ipotizzò Zayn.
“O forse stava solo cercando di stare lontano da te il più possibile…” sussurrò Louis, facendo scatenare di nuovo il riso generale.
Sarah parve sentirlo poiché lo guardò con disprezzo, ma non gli disse nulla, tornando a concentrarsi sulle sue unghie.
“Dio, che oca!” commentò Elyse, avvicinandosi a me “è tutta la mattina che fa questo. Harry di qua, Harry di là, Harry su, Harry giù… e poi l’hai vista?! Crede di essere Miss Universo!” roteò gli occhi al cielo, esasperata.
“Lasciamola sprofondare nella sua convinzione, Elyse” le risposi ridendo.
“Harry! Ma dove sei stato?” disse all’improvviso Liam.
Mi voltai e lo vidi entrare dalla porta, con una bottiglina d’acqua in mano.
Sorrisi involontariamente appena entrò. I capelli ricci in disordine come al solito, che lui cercava di aggiustare in tutti i modi con un gesto della mano e il suo sorriso, sempre e costantemente presente sul viso.
“Ho preso l’acqua” disse, alzando la mano che stringeva la bottiglina. Poi, si voltò e mi vide per poi avvicinarsi a me e sorridermi.
“Ciao…” sussurrò, una volta che mi fu vicino.
Non so se fu lui a costringermi o fui io a volerlo, ma alzai lo sguardo e lo guardai negli occhi, perdendomi nuovamente dentro di essi.
“Ciao” risposi, cercando di sembrare il più tranquilla possibile, ma dentro non lo ero affatto.
“Allora non ti sei persa. Sai, stavo iniziando a preoccuparmi!” disse, ritornando al tono di voce irritante.
Sbuffai e mentre cercavo di rispondergli a tono, ma venni improvvisamente interrotta.
“Haaaaarry! Ma dove sei stato?” .
Sarah si avvicinò a noi e, dopo avermi squadrato di nuovo dalla testa ai piedi, iniziò ad accarezzare il braccio ad Harry.
“Ho comprato una bottiglina d’acqua” le rispose annoiato, mentre si allontanava da lei, impedendole di accarezzarlo ancora.
Lei parve delusa, ma non si scoraggiò.
“Comunque, Paul dice che devi provare il tuo assolo nella canzone. Dopo andiamo a mangiare qualcosa insieme?” gli chiese speranzosa.
Harry si passò una mano fra i ricci, ravvivandoli.
“Mi dispiace Sarah, ma devo andare a pranzo con i ragazzi. Magari un’altra volta” le fece un mezzo sorriso e si allontanò, raggiungendo la postazione dietro il grande vetro insonorizzato per iniziare a provare.
Raggiunsi Elyse e Louis, che si trovavano proprio di fronte al vetro, prendendo posto di fronte alla figura di Harry.
Lo guardai infilarsi le cuffie, per poi far incrociare di nuovo i suoi occhi con i miei, e mi sorrise al di là del vetro. Risposi al suo sorriso, mentre lui avvicinava la bocca al microfono, pronto per cantare. Quando Paul gli diede il via, lui mi guardò nuovamente, folgorandomi con la luce dei suoi occhi, ancora più splendente. Non riuscii a staccare il contatto visivo che si era creato tra di noi e, in quel momento, la cosa che più desiderai, era rimanere persa per sempre nei suoi occhi.
 
Baby you light up my world like nobody else
The way that you flip your hair gets me overwhelmed
But you when smile at the ground it ain’t hard to tell
You don’t know
You don’t know you’re beautiful.
 
Al solo sentire la sua voce cantare, m’immobilizzai.
Era come se non avessi mai sentito il suo tono di voce irritante quando parlava.
Dimenticai tutte le parole che mi aveva rivolto con il suo solito tono, beandomi della voce diversa che avevo appena sentito.
Fui percossa improvvisamente da brividi, che non erano collegati al freddo.
Ma all’emozione.
Un’emozione strana, che scatenava in me qualcosa di nuovo e misterioso, ma bello.
Forse fin troppo bello.
Era come se il mix fra il suo sguardo penetrante, i suoi occhi luminosi e la sua voce perfetta, mi rendessero improvvisamente impotente, impedendomi di fare qualsiasi cosa.
La sua voce era la più meravigliosa che avessi mai ascoltato.
Perfetta; calda e dolce allo stesso tempo.
Le sue corde vocali creavano una melodia meravigliosa ed inspiegabile, che avrei ascoltato per ore e ore, senza mai stancarmi.
“Allora, che te ne pare?”.
La voce di Elyse mi portò nel mondo reale, nel mondo dove non avevo mai ascoltato Harry cantare, dove non avevo mai sentito un’armonia più bella di quella.
Scrollai le spalle, cercando di riprendermi e mi voltai verso Elyse quando finalmente riuscii a muovermi.
“E’ bravo, molto…”mentii, cercando di rimanere il più indifferente possibile. In realtà, “molto bravo” era fin troppo riduttivo per descrivere ciò che avevo appena sentito.
Lei annuì, guardando ancora oltre il vetro.
“Io sono stata qui tutto il giorno e ti assicuro che sentirli da vicino fa ancora più effetto che sentirli alla radio. Sono fantastici!”
Riposi anche io lo sguardo oltre il vetro, guardando Harry togliersi le cuffie con un sorriso soddisfatto e felice stampato sul volto. Quando uscì, cercò di venirmi incontro, e io sentii le mani tremare ancora più forte.
“Bravo Harry, sei stato meraviglioso oggi!”
La voce acuta e la presenza fastidiosa di Sarah sbarrò la strada a Harry, che non la degnò uno sguardo, rivolgendole solo un “grazie Sarah” di sfuggita.
“Sarah ha ragione, sei stato molto bravo…” dissi, una volta che mi fu di fronte, accennando con la testa la figura della ragazza, che ci guardava incazzata nera.
“Grazie” sussurrò.
 Notai che le sue guance divennero improvvisamente di un colore rosso acceso e abbassò lo sguardo, passandosi nuovamente una mano tra i capelli.
Lo fissai un po’, poi iniziai a ridere.
“Sei imbarazzato!” dissi, puntandogli un dito contro.
Harry alzò lo sguardo e divenne ancora più rosso per l’imbarazzo.
“Non è vero!” cercò di controbattere, incrociando le braccia al petto.
“Si che è vero! Sei più rosso tu che un peperone!”
“E invece no!”
“E invece si!”
“No!”
“Si!”
“Ehm, ragazzi, non vorrei intromettermi in questa vostra intelligentissima conversazione, ma noi staremmo leggermente morendo di fame…”. Liam ci interruppe e il suo tono di voce era fra lo scandalizzato e l’ironico. Ci voltammo entrambi dopo quelle parole e notammo che gli altri ci guardavano allibiti, comprese Elyse ed Helena.
“Giusto, fame…!” dissi, avviandomi verso la porta, allontanandomi da Harry, che tossicchiava nervoso.
Gli altri si avvicinarono alla porta e a me. Louis ed Elyse uscirono velocemente, parlottando e ridendo tra di loro, seguiti a ruota da Zayn ed Helena, ancora abbracciati, e da Niall e Liam. Harry mi fece cenno con la testa di uscire per prima e non ci pensai due volte. Raggiunsi Liam e Niall, incrociando le mie braccia sotto le loro ma le mie mani, purtroppo, tremavano ancora e non riuscivano a liberarsi da quella strana emozione.
 
                                                                                                                          *
 
“Dio mio, Niall, ma quanto cavolo mangi?!”
Helena lo guardava allibita, come anche me ed Elyse, del resto.
Era stato capace di mangiare due hamburger, quattro porzioni di patatine e due fette di pizza.
Più che mangiate, le aveva ingurgitate senza pietà.
“Quando mangiamo da Nando’s, Niall non risparmia nulla, nemmeno i piatti!” c’informò Liam, facendo ridere tutti.
“Mba…bio ho bfame…!” si giustificò Niall “e pboi non mbangio cofì tanbto!”
Louis roteò gli occhi al cielo.
“Almeno abbi il coraggio di dirlo senza cibo in bocca, porca miseria! Così sarai più credibile, almeno!”.
Quei ragazzi erano qualcosa di incredibile. Erano gentili, simpatici e divertenti e stare in loro compagnia era davvero piacevole.
Louis, con la sua parlantina sciolta e veloce, ci intratteneva con le sue stupidaggini che gli venivano spontanee; Liam, dolce e gentilissimo, che lo rimproverava ad ogni cosa che dicesse o facesse, finendo, però, per ridere anche lui; Zayn, che era tutto l’opposto di quel che sembrava: all’apparenza, sembrava un ragazzo bastardo e strafottente, ma in realtà era molto tenero e premuroso. Niall;  invece era il più cucciolo del gruppo, con una risata contagiosa al massimo, anche se ingurgitava quantità enormi di cibo.
E poi c’era Harry.
Harry, il rompicoglioni, quello che cercava ogni scusa per punzecchiarmi, quello che era capace di deridermi davanti agli altri, quello che aveva la faccia da schiaffi e la testa dura. Quello che rideva e scherzava con chiunque, ma che ogni tanto si rinchiudeva nel suo silenzio, abbassando la testa, quello che faceva la faccia da cane bastonato quando voleva qualcosa. Quello con i ricci sempre in disordine e il sorriso perfetto, sempre e costantemente sulle labbra, quello dal nasino alla francese da far invidia a chiunque, quello con il tono di voce irritante quando emetteva una parola, ma con la voce meravigliosa quando cantava, capace di far emozionare anche il più insensibile di tutti gli uomini.
Quello dagli occhi verdi bellissimi.
Quello che, con quegli occhi, emetteva una luce accecante, ma incantevole.
Quello che riusciva a farmici annegare ogni volta che incontravo il suo sguardo, che io lo volessi o meno.
Eppure, per quanto potesse essere un rompipalle coi fiocchi e antipatico da morire, non riusciva mai a non farmi desiderare di rimanere lì, persa nei suoi stupendi, brillanti e incantevoli occhi verdi.
Le risate dei ragazzi mi portarono di nuovo sul pianeta terra.
Scrollai le spalle e il mio sguardo si posò nuovamente su Harry che rideva, seduto di fronte a me, col capo girato verso Louis, intento a dire una delle sue solite stupidaggini. I ricci che gli ricadevano morbidi sulla fronte e gli occhi chiari e allegri, lo facevano sembrare un bambino di cinque anni.
Sembrava diverso da tutte le altre volte e questa cosa mi incuriosiva a tal punto, da non farmi distogliere lo sguardo da lui, e studiare i contorni del suo volto.
Scossi la testa, cercando di riprendermi.
Perché stavo guardando Harry come se fossi una psicopatica?!?
Guardai i ragazzi uno per uno, e decisi.
Mi alzai in piedi, tossicchiando per attirare la loro attenzione, ma niente. Louis li stava ancora intrattenendo. Tossicchiai più forte e, finalmente, parvero accorgersi della mia presenza.
“Ehm…ragazzi, io dovrei dirvi una cosa…” iniziai, sfregandomi nervosamente le mani, coperte dal maglione.
Loro mi guardarono ancora più incuriositi, avvicinandosi di più a me.
“Che succede, Mary?” domandò Liam.
“Non mi dire che hai rotto la mia tazza preferita!” s’intromise Hel.
“O, forse, hai fatto un incidente con la macchina?” ipotizzò Zayn.
“Al massimo con la bicicletta…” disse Elyse.
“OHMIODDIO! Non dirmi che sei incinta!!” urlò Louis alzandosi in piedi e provocando di nuovo il riso generale.
“No…” dissi, quando smettemmo tutti di ridere.
“E allora, cosa c’è?” domandò Niall.
Sentii lo sguardo di Harry, l’unico che non aveva parlato, posarsi su di me.
Ero completamente in imbarazzo, così chiusi gli occhi e feci un lungo sospiro.
Una volta riaperti, li guardai nuovamente uno per uno.
“Io e Robert ci siamo messi insieme”.








Writer's Corner! :)
Buonsalve mie belle carote! :D
Como estàs?
Si, lo so che adesso starete tutte con i forconi in mano, pronte ad uccidermi, e non vi do torto! ç___ç
Mi sento troppo una schifezza, perchè non riesco mai a postare prima e vi faccio aspettare fin troppo, e questa cosa mi fa incazzare! 
Vorrei tanto essere una di quelle che posta due capitoli a settimana, che risponde immediatamente alle vostre recensioni, ma non ce la faccio mai!
Okkei, è vero che sono proprio io ritardataria di natura, ma giuro che sui capitoli ci "lavoro" ogni giorno, anche a scuola e se non posto prima è perchè voglio che vi piacciano, quindi cerco di descrivere bene i dettagli, anche perchè io non amo le cose arronzate!
Mi scervello, scrivo, cancello ogni due minuti e quando sono finalmente sicura di quello che ho scritto, aggiorno! Solo che questo richiede fin troppo tempo e io davvero, non vorrei farvi aspettare tanto! 
Ad ogni modo, nonostante tutto il tempo passato, ogni volta vedo che ci sono sempre più visualizzazioni e recensioni e questa cosa mi fa emozionare! 
Siete meravigliose, sul serio! 
Grazie mille, vi voglio bene *w*

Anyway... beh, che dire del capitolo? u.u
Non saprei, forse è un po' troppo lungo, ma so che voi amate i capitoli lunghi! (se non è così, fatemelo sapere e rimedierò all'istante! :D)
E poooi, mmmh... che cosa succede alla nostra piccola Mary? u.u 
Bah, chi la capisce è bravo u.u 

Per concludere, i ringraziamenti non sono mai abbastanza, so:
Un grazie particolare ed enorme a voi, che leggete la mia storia nonostante non l'aggiorni spesso, che avete avuto pazienza e l'avete messa tra le preferite e le seguite e che la recensite con parole meravigliose! 
Grazie veramente, di tutto! :)
Poooi, passiamo a quelle due pazze di Alessia e Chiara che ogni volta che leggono, il giorno dopo mi riempiono sempre di bellissime parole e che, per di più, hanno visto prendere vita questo capitolo sotto i loro nasini piccini! (Alessia, in particolare, mi ha riempita di insulti ogni volta che coprivo il quaderno con un braccio, impedendole di leggere uahuahuahuh :'D *cattiveriatimeu.u*)
Love you babies! :D
Anche alla mia Berry, che mi ha aiutato a scegliere il titolo del capitolo e che mi riempie sempre di complimenti dolcissimi! :)
E, per finire, ad Agnese e Federica che, nonostante tutto, sono sempre accanto a me :)

Hope you like it! :D
Byeeee!

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#muchLove.
-YoursM

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Capitolo 10
*** What are you doing here?! ***


“Wow…”
“Beh, era ovvio che vi sareste messi insieme…”
“E’ una cosa bella!”
“Si, già… Congratulazioni!”
“E quindi non sei incinta?!”
Ridemmo di nuovo alle ultime parole di Louis.
Li guardai nuovamente uno per uno e sorrisi. L’avevano presa abbastanza bene.
Più che altro, ero leggermente preoccupata per le reazioni di Elyse ed Helena e invece loro non avevano esposto nessun commento negativo.
Certo, erano rimaste un po’ scioccate appena avevo dato la notizia, come il resto dei ragazzi, ma fortunatamente, le loro reazioni si erano dimostrate positive.
Mi sedetti soddisfatta, mentre gli altri continuarono a mangiare e a ridere, mentre io non vedevo l’ora di telefonare a Robert e invitarlo a casa per presentargli Helena ed Elyse.
Alzai lo sguardo dal mio panino, che si posò involontariamente sulla testa riccia e ciondolante di fronte a me.
Harry era stato l’unico a non emettere nessuna parola, positiva o negativa, e si era richiuso nel suo solito e strano silenzio.
In un primo momento, fui tentata di lasciarlo perdere e ritornare a mangiare il mio panino o ascoltare e ridere alle stupidaggini di Louis, ma qualcosa alla bocca dello stomaco me lo impediva.
Era come se dovessi parlare con Harry, chiedergli la sua opinione, avere un confronto con lui, nonostante avessi fame. Guardai l’ultima volta il mio panino e sospirai, alzando gli occhi al cielo.
Mi alzai e mi avvicinai ad Harry, prendendo posto accanto a lui e tirandogli i capelli, proprio come avevo fatto quella stessa mattina.
“Ciao” dissi, facendogli la linguaccia, cercando di sembrare il più simpatica possibile.
“Ehi…” rispose lui, sorridendo, ma senza accennare un minimo di entusiasmo.
“Che stai facendo?” gli chiesi, cercando di essere interessata a qualunque cosa stesse facendo.
“Niente” disse, posando il suo iPhone in tasca.
Okkei, di certo non potevo far finta di essere interessata al suo “niente”.
Harry portò lo sguardo dalla sua tasca al muro di fronte a se, richiudendosi nel suo strano silenzio.
Lo fissai per un po’, studiando nuovamente i contorni del suo viso roseo. Scrollai le spalle, cercando di riprendermi e farlo parlare. Non poteva stare zitto ed ignorarmi per sempre.
“Alloora… che fai dopo?” gli chiesi, enfatizzando la prima parola.
Lui fece spallucce, sospirando, senza distogliere lo sguardo di fronte a se.
“Mah, non saprei…”
“Magari potresti uscire con Sarah! Lei sarebbe sicuramente contenta” dissi, cercando di farlo reagire con una delle sue stupide battutine. Almeno così, sarei riuscita a capire se il vero Harry fosse stato rapito dagli alieni.
Rise leggermente, facendo muovere le spalle.
“Già, potrei… peccato che non lo sarei io, però”
Sorrisi anche io. In effetti, nessun uomo sano di mente avrebbe potuto essere felice di uscire con un’oca come lei. Poteva essere bella quanto voleva, ma il titolo di “Miss Insopportabile” non gliel’avrebbe tolto nessuno.
“E tu?” chiese, voltandosi improvvisamente verso di me, mostrandomi i suoi occhi nei quali, inevitabilmente, annegai, lasciando che il mio cervello andasse in standby.
“I-io cosa? Se fossi felice di uscire con Sarah? Ma neanche morta!”
Harry rise ancora, stavolta con più entusiasmo.
“No! Io intendevo cosa farai dopo! Lo vedi che sei proprio stupida?!” disse, una volta che si riprese dalle risate.
Divenni rossa come un peperone per l’imbarazzo e gli diedi un colpetto sul braccio, facendo la finta offesa.
“Io non sono stupida, forse ti stai confondendo con te stesso! E comunque, non so, forse esco con Robert…”
Harry abbassò di nuovo lo sguardo, torturandosi un po’ le mani.
“Giusto, adesso sei fidanzata…” sussurrò, quasi come se lo volesse ricordare a se stesso.
“Già…” sussurrai anche io.
“Che peccato!” disse, alzando lo sguardo e sorridendo, mostrando le fossette “adesso non potrò più prenderlo in giro!”
“Meglio per te, se no avresti dovuto subire la mia ira!” e gli sorrisi anche io.
“Oddio, tremo dalla paura!” disse, facendo una finta espressione di terrore, allungando le mani verso di me, facendole tremare.
“Cretino!” risi e gli diedi un colpetto sonoro sulla mano destra, che lui ritrasse subito dopo.
“Comunque, mi fa piacere…” disse ad un tratto, abbassando di nuovo lo sguardo e aggiustandosi i ricci.
“Cosa?” chiesi, guardandolo con un’espressione incuriosita.
Alzò lo sguardo, facendo incrociare di nuovo i suoi occhi chiari con i miei castani, creando uno strano contrasto.
“Che tu stia con Robert. Insomma, era quello che volevi, no?”
Lo guardai ancora negli occhi, che mi fecero tremare. Perché erano così belli?!?
“Si… era quello che volevo…” sussurrai, senza impedirgli di sentire la mia risposta.
Mi guardò ancora un po’, come se volesse farmi del male facendomi perdere nei suoi occhi meravigliosi, poi sorrise e si alzò.
“Beh, adesso devo andare. Ci sentiamo.”
“Certo” dissi, cercando di riprendermi.
Salutò i ragazzi e si avviò verso la cassa per pagare.
“Harry!” urlai, quando lo vidi avviarsi verso l’uscita, poco distante dal nostro tavolo. Lui si voltò all’improvviso, facendo muovere i suoi ricci perfetti, come se stesse facendo la pubblicità dello shampoo.
Gli sorrisi, salutandolo con un gesto della mano.
“Ti prego, promettimi che una volta che andrai via di qui, non uscirai con Sarah!”
Sorrise anche lui, mostrando il sorriso perfetto, incorniciato dalle fossette. Rispose al saluto, anche lui con un cenno della mano ed uscì, lasciando che i miei occhi lo guardassero andare via verso una meta sconosciuta.
                                                                                                                         
                                                                                                                      *

Era passata una settimana dall’ultima volta che avevo visto Harry.
Avevo provato a chiamarlo negli ultimi due giorni, dato che lui non l’aveva fatto, ma non rispondeva mai.
Evitava le mie chiamate, così come evitava me.
Eppure non gli avevo fatto niente, non l’avevo preso in giro o punzecchiato come al solito.
Stesa sul letto con lo sguardo rivolto verso il soffitto, pensavo a lui e ai suoi occhi.
Era strano come, solo ad immaginarli, mi venivano i brividi.
Quella loro luce misteriosa e incantevole allo stesso tempo, non riuscivo a toglierla dalla mente.
Chiusi gli occhi e me li ritrovai davanti, chiari e belli nella loro naturalezza.
Li aprii improvvisamente, scrollando la testa.
Girai il capo verso destra e allungai la mano verso il comodino, dove si trovava il cellulare, e scorsi il numero di Harry dalla rubrica.
Uno, due, tre squilli.
Sembravano infiniti.
Quattro, cinque, sei.
Nessuna risposta.
Ad un tratto, la solita voce registrata che avevo sentito miliardi di volte in quegli ultimi due giorni, m’informò che “l’utente non era al momento raggiungibile”. Come se non lo sapessi!
Buttai il cellulare sul letto, sbuffando.
Harry mi stava evitando e stava a riuscendo a farmi irritare più del solito.
D’un tratto, sentii suonare il campanello della porta, che venne aperta dopo poco. Mi sedetti a gambe incrociate sul letto, con le orecchie in ascolto per riconoscere le voci che provenivano dal piano di sotto. Sentivo varie risate e parole pronunciate ad alta voce, fino a riconoscere una parlantina sciolta e veloce.
Mi alzai immediatamente dal letto, fiondando verso la porta e scendendo di corsa le scale, saltando ogni due scalini. Arrivai in salotto, quasi cadendo sul pavimento, e rimasi leggermente delusa.
“Ciao Mary!” mi salutò Zayn, abbracciandomi e lasciandomi due baci sulle guance.
Risposi al suo saluto, come a quello di Louis, Liam e Niall.
Mi guardai intorno, sperando che quella testa riccia comparisse da un momento all’altro, ma niente.
Harry non c’era.
“Come mai qui ragazzi?” domandai, mentre presi posto accanto a Liam sul divano.
“Passavamo da queste parti e poi, volevamo salutare le nostre regazze…” rispose Zayn, circondando le spalle di Helena con un braccio, lasciandole un piccolo bacio sulla guancia, che divenne subito rossa dopo quel contatto.
Già, Helena e Zayn si stavano frequentando, proprio come Elyse e Louis, e andavano davvero d’accordo. Due coppie bellissime, pur se diverse tra loro:
Zayn ed Hel, erano più i tipi da coccole e tenerezze, davvero dolcissimi, mentre Louis ed Elyse, data la loro natura burlona, erano la coppia più buffa che avessi mai visto, sempre a scambiarsi battute, ridendo e scherzando anche se, non mancavano i momenti di tenerezza tra di loro.
Ero davvero felice per le mie amiche, poiché avevano trovato dei ragazzi perfetti per loro, tutti e due fantastici.
“Ma sbaglio, o manca qualcuno?” domandò Elyse, seduta sulle gambe di Louis, che le circondava la vita con le braccia.
Elyse mi aveva salvata.
Avevo voglia di sapere dove fosse Harry e perché non rispondesse alle mie telefonate, ma non avevo avuto il coraggio di domandarlo. Le parole mi morivano in gola ogni volta che cercavo di aprire bocca per fare quella dannatissima domanda. rimasi in attesa di una risposta, impaziente, torturandomi le mani.
“Oh beh, noi pensavamo che te l’avesse detto, Mary…” disse Niall, voltandosi verso di me, come fecero il resto dei ragazzi, comprese Helena ed Elyse, guardandomi incuriosite.
Lo guardai stranita.
“C-cosa avrebbe dovuto dirmi?” chiesi, mentre il nervosismo cresceva sempre di più dentro di me.
“Harry è partito” disse Liam.
Sbarrai gli occhi e mi voltai verso di lui.
“Cosa?! E quando?”
“Qualche giorno fa. Diceva di aver bisogno di una vacanza…”
“E dove è andato?!” chiesi, alterandomi un po’.
“Ad Holmes Chapel” disse Zayn, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“E c’era bisogno per andare fino nel Chesire per prendersi una vacanza?!” domandai, voltandomi verso Zayn, socchiudendo leggermente gli occhi.
“E’ andato a trovare la sua famiglia. Lui viveva lì prima” rispose Niall, facendomi posare lo sguardo su di lui. Sembrava una partita di tennis.
“In effetti, era un po’ strano…” commentò Louis, seminascosto dietro Elyse.
Mi voltai verso di lui, ancora più incuriosita e nervosa, incitandolo a continuare il discorso con uno sguardo.
“Era quasi sempre silenzioso e fin troppo serio. Ogni volta che gli domandavo cosa avesse, faceva il vago, rispondendomi che non aveva niente, che andava tutto bene. Il suo comportamento era talmente strano, che ho iniziato a preoccuparmi seriamente. Poi, qualche giorno fa, l’ho visto fare le valigie e, la mattina stessa, è partito, dicendoci che andava trovare la famiglia per stare con loro un po’ di giorni”.
Mi voltai verso i ragazzi, guardandoli uno ad uno come per chiedere conferma di ciò che Louis avesse appena detto. Loro parvero leggere la mia domanda negli occhi e annuirono, senza dire una parola.
“E… quando torna?” domandai flebilmente, tossicchiando.
“Stasera o forse domani. Quando l’ho chiamato stamattina non lo sapeva ancora”.
A quelle ultime parole di Louis, il mio cuore ebbe un sussulto.
Mi si gelò il sangue nelle vene e sentii il calore sparire dalle mie guance.
Rispondeva solo alle telefonate degli altri e non alle mie, chiamava e si faceva vivo con tutti, tranne che con me.
Non riuscivo a capire cosa gli avessi detto o fatto di male, ma di una cosa ero sicura al cento per cento.
Harry mi stava ufficialmente ignorando.   
 
                                                                                                                   
                                                                                                                *
 
 Ero di nuovo stesa sul letto, con lo sguardo fisso verso il soffitto.
Era l’unica cosa che riuscivo a fare dopo quello che mi aveva detto Louis.
Mi sentivo stranamente in colpa, pur non avendo fatto niente. E allora, perché Harry non rispondeva alle mie telefonate?!?
In un primo momento, avevo pensato che non rispondesse solo per il fatto che volesse passare del tempo con la sua famiglia senza essere disturbato, dato che non la vedeva mai, cosa assolutamente comprensibile.
Ma quando Louis aveva detto di avergli parlato quella mattina stessa, non avevo capito più nulla. Ero andata nel pallone e, con una scusa, ero salita in camera, nella quale mi trovavo ormai da un’ora.
Sentivo ancora le voci dei ragazzi giù, che si stavano sicuramente divertendo con qualcosa di stupido e, per quanto ne avessi voglia anche io, non riuscivo ad alzarmi da quel maledetto letto che mi teneva lì ferma ed immobile, come se avessi delle catene di ferro invisibili legate ai polsi, con lo sguardo sempre rivolto verso un unico punto indefinito.
Mi sentivo una grande ed emerita deficiente!
“Ehi, possiamo?” nemmeno la voce di Hel dall’altro lato della porta mi fece distogliere lo sguardo dal soffitto. Mugugnai un si e la porta si aprì lentamente, mettendo in mostra le figure di Elyse ed Helena.
Sentii Hel sedersi sul letto, accanto a me, mentre Elyse si sedette sul tappeto di fronte ad esso, incrociando le gambe.
“Non ti senti bene?” chiese Helena, posando la sua mano fredda sulla mia fronte.
Scossi la testa lentamente, senza guardarla.
“E cosa ti senti?” chiese ancora, quasi sussurrando, levando la mano dalla fronte.
“Mal di stupidità” risposi di getto, senza pensarci “hai presente?”
Lei rimase un po’ spiazzata.
“Certo che ce l’ha presente! Lei ne soffre tutti i giorni!” esclamò Elyse, facendo comparire un piccolo sorriso sulle mie labbra.
“Stupida!” sbuffò Hel, lanciandole un cuscino in faccia.
Rimanemmo un po’ in silenzio, lasciando che venisse interrotto solo dal ticchettio dell’orologio.
“Perché dici di sentirti stupida?” chiese Elyse all’improvviso.
“Non lo so. Forse lo sono e basta”
“Problemi con Robert?” domandò Helena.
Scossi il capo. “Con lui va tutto a meraviglia. E’ perfetto e mi fa stare bene”
“E allora cosa c’è?” domandò ancora una volta Elyse.
“E allora c’è che non lo so!” sbottai, alzando la schiena e guardandole in faccia.
“C’è che uno fa di tutto per fare del bene a tutti, e poi viene fottuto. C’è che una persona si preoccupa per un’altra, e quella se ne frega. C’è che uno chiama in continuazione qualcuno per sapere come sta, se è vivo o morto, e quello ignora le telefonate. C’è che mi sento in colpa, e non so il perché. C’è che adesso sto facendo tutto un discorso contorto che voi non starete capendo. C’è che sono piena di inutili paranoie e l’unico che potrebbe capirle non c’è…”
Quell’ultima frase mi uscii spontanea.
Non avevo intenzione di dirla e non mi era passata nemmeno per l’anticamera del cervello, eppure l’avevo detta. Era uscita dalla mia bocca, intonata dal il mio tono di voce e non potevo negarlo.
“A chi ti riferisci, Mary?” domandò Helena, guardandomi scettica.
Rimasi in silenzio, abbassando lo sguardo, fissandomi i piedi, senza sapere cosa dire.
Non avevo una risposta a quella domanda così complicata.
“Ti riferisci a Harry…”
Il sussurro di Elyse fu un colpo per me.
Era stato detto a bassa voce, eppure era come se l’avesse urlato, facendolo sentire al modo intero, colpendo il mio cuore come fosse un proiettile.
Erano vere le sue parole, le sue supposizioni?
Ero talmente nel pallone che non riuscivo a capire nemmeno chi ero io.
Helena mi guardò incuriosita, mentre Elyse aspettava una mia risposta.
E io non sapevo cosa dirle.
“Mary…” sussurrò Hel “ti riferisci a Harry?”
“Non lo so…” risposi con la voce tremante, mentre sentivo le lacrime pungere contro gli occhi.
Abbassai di nuovo lo sguardo per evitare di piangere e cadde di nuovo un silenzio tombale nella mia camera. Era rotto solo dai nostri innumerevoli sospiri, il mio più irregolare di tutti.
D’un tratto, Elyse si alzò dal tappeto, avvicinandosi alla porta.
“Mary” disse, facendomi alzare leggermente lo sguardo.
“So che non mi saprai rispondere, ma è una domanda che vorrei farti da tanto tempo…”
Anche Helena la guardò a quel punto, mentre io divenni sempre più inquieta.
“Ti stai innamorando di Harry?”
Rimasi come pietrificata.
Quello che mi aveva domandato, era una cosa assurda ed impossibile.
Per quanto potesse essere bello e avere i suoi lati positivi, che sembrava tener nascosti solo a me, non avrei mai potuto innamorarmi di Harry. Eravamo uno l’opposto dell’altro, sempre a litigare per cose inutili, sempre punzecchiandoci a vicenda.
Eppure, era l’unico che, guardandomi negli occhi, riusciva a trasmettermi emozioni nuove e misteriose ma affascinanti, l’unico che sembrava capirmi con uno sguardo, l’unico che sapeva farmi tremare con il suo sguardo.
Guardai Elyse e scossi il capo lentamente, senza dire una parola.
Lei sospirò.
“Come immaginavo…” poi uscì, lasciando la porta aperta.
Helena si voltò verso di me e mi sorrise comprensiva, accarezzandomi una guancia, poi si alzò dal letto e uscì anche lei, chiudendo la porta alle sue spalle.
Mi abbandonai di nuovo al mio silenzio, gettando la schiena sul materasso e la testa sul cuscino.
Elyse aveva ragione.
A quella domanda, non sapevo proprio dare una risposta.
 
                                                                                                                           *

Un suono insistente disturbò il mio sonno abbastanza tormentato.
In un primo momento, con la mente ancora annebbiata dal sonno, non capii bene che rumore fosse, e lasciai che continuasse. Poi realizzai.
Era la suoneria del mio cellulare.
Era Harry.
Mi girai velocemente verso la mia destra e presi il cellulare dal comodino e, senza badare al numero, premetti il tasto verde per poi rispondere.
“Pronto?!?” esclamai, con la voce ancora impastata dal sonno.
“Ehi piccola, dormivi?”
Da una parte rimasi delusa, ma dall’altra fui contenta di sentire quella voce. La voce di Robert.
“Si, sonnecchiavo un po’” risposi sbadiglianti.
“Sei stanca, vero?” L’Università ti sta uccidendo, immagino” disse preoccupato.
Che meraviglia di ragazzo.
“Già. Fra un po’ ho un altro esame. Sono esausta!”
“Povera la mia piccola!” disse, facendomi ridere leggermente. Poi, un’idea mi balenò in testa.
“Senti Robert, perché stasera non vieni a cena da me? Ti presento le mie migliori amiche”.
Lo sentii pensarci un po’ su, poi rispose entusiasta.
“D’accordo! Va bene se arrivo tra mezz’ora?”
Guardai l’orologio appeso al muro. Le sette e mezza.
“Perfetto! Il tempo di una doccia veloce e sono pronta”
“Va bene. Allora a fra poco, piccola” disse dolcemente.
“A fra poco” risposi, chiudendo la telefonata.
Ero quasi sul punto di sciogliermi. Robert era dolcissimo quando mi chiamava “piccola”, nomignolo che mi aveva attribuito da poco. In effetti, lui era dolce sempre.
“Elyse! Hel!” urlai, fiondandomi al piano di sotto. Probabilmente i ragazzi erano andati via, dato il silenzio profondo che c’era in cucina.
“Ben svegliata, Mary!” mi accolse Hel.
“Sisi, adesso non possiamo perdere tempo. Robert viene a cena qui, stasera… tra mezz’ora!”
“Tra mezz’ora?!? Ma come cavolo facciamo?” esclamò Elyse.
“Ce la facciamo, ce la facciamo! Io vado a farmi una doccia voi, intanto, iniziate a preparare qualcosa!” conclusi, salendo le scale e avviandomi verso il bagno, mentre le sentivo trafficare con le pentole.
Nonostante tutto, loro erano sempre lì per me, pronte ad aiutarmi.
 
                                                                                                                    *
 
 “E quindi anche tu studi Biologia, Robert?”
Helena gli rivolgeva sempre più domande, mentre Elyse si limitava a studiarlo attentamente.
Dio, pensavano che mi fossi messa con un serial killer o cos’altro?!?
“Si, studio Biologia. Ve l’ha detto Mary?”
Elyse annuì col capo, mentre masticava l’insalata. Non ricordavo di averglielo detto e avevo la strana sensazione che si fossero informate tramite investigatore privato.
Quelle due erano capaci di fare di tutto.
“Sai, anche io studio Biologia” disse Helena, mentre spezzò un pezzo di pane con le mani, infilandoselo in bocca.
“Davvero?! Non ti ho mai vista!” rispose Robert, nervoso quasi quanto me, se non il doppio.
Ma com’era possibile che le mie amiche incutessero più terrore di due genitori?!?
“Oh, da ora in poi avrai tante occasioni per vederla. Ormai sei il ragazzo di Mary, quindi diciamo che ci avrai quasi sempre tra i piedi!” disse Elyse, rivolgendogli un sorrisetto e iniziando a togliere qualche piatto dalla tavola.
Robert rispose al suo sorriso e mi prese la mano da sotto al tavolo, come se dovessi impartirgli coraggio, che in quel momento, era svanito anche a me.
Avevo bisogno di qualcuno che me lo desse, e invece lui lo cercava!
“E lavori, oltre a studiare?” domandò nuovamente Hel, socchiudendo gli occhi.
“S-si, ogni tanto aiuto mio padre con il suo locale..”
“Interessante!” s’intromise Elyse “magari qualche volta veniamo, non ti dispiace vero?”
Lui scosse immediatamente la testa. “No, certo che no!”
Elyse lo guardò ancora attentamente, mentre Robert le fece un mezzo sorriso, stringendomi ancora di più la mano. Mi voltai verso di lui e vidi che era pallido.
Quelle due erano incredibili.
“Beh, allora magari ci organizziamo anche con i nostri ragazzi e potremmo fare un’uscita tutti insieme! Tu cosa ne pensi, Mary?”.
Voltai lo sguardo vero le mie amiche, che sorridevano soddisfatte del loro lavoro.
Aggrottai le sopracciglia.
Me l’avrebbero pagata cara.
“Penso che sia una pess… ottima idea!” dissi, fingendo un sorriso.
Mimai un “bastarde” con la bocca, senza farlo accorgere a Robert, che sembrava veramente in soggezione. Loro si guardarono ancora più soddisfatte, battendosi il cinque sotto il tavolo.
“Beh, io credo che si sia fatto tardi. Vero, Robert?” dissi all’improvviso alzandomi dal tavolo, cercando di salvarlo.
“Oh, si, credo di si. Domattina devo alzarmi presto e…”
“No dai! Rimani ancora un po’!” insistette Elyse.
“Già, almeno per il dolce!” l’appoggiò Helena, seguendo me e Robert sull’uscio della porta.
Volevano avvelenarlo, me lo sentivo.
“Si, il dolce l’ha fatto Hel! Lei è un ottima cuoca!”
Era chiaro, volevano avvelenarlo.
Helena non sapeva cucinare nemmeno un uovo sodo.
“Ha appena detto che domani deve alzarsi presto, non insistete…” dissi fra i denti.
Dopo le avrei uccise.
“Magari sarà per la prossima volta!” esclamò Robert.
“Sarà sicuramente per la prossima volta!” rispose Elyse, ma la sentii aggiungere un “se ci sarà” sussurrato. Feci per darle un calcio alle spalle di Robert, ma lei lo schivò, facendomi la linguaccia.
“E’ stato un piacere conoscerti, Robert!” disse Helena, salutandolo con un cenno della mano, mentre scendevamo giù per le scale.
“Anche per me ragazze, a presto!” rispose lui, mentre le ragazze chiudevano la porta, sogghignando e sghignazzando.
“Ho passato l’esame?” mi chiese Robert, una volta usciti dal portoncino.
“Tu sei stato perfetto, loro un po’ meno…!”
“Dai, sono simpatiche!” disse ridendo.
Già, come un calcio in culo, pensai.
“Si, ma a volte lo sono di più!” dissi, cingendogli le braccia intorno al collo e alzandomi leggermente sulle punte “sai, in questo periodo anche loro sono un po’ stressate con gli esami. Una Biologia, l’altra Matematica, io Medicina… , diciamo che quando siamo sotto periodo esami, casa nostra è paragonabile a un manicomio!”
Robert rise di nuovo di gusto, questa volta senza un accenno di nervosismo, cingendomi anche lui i fianchi.
“Beh, potrei aiutare te a superare il tuo stress, adesso…” disse, facendo un mezzo sorrisino malizioso.
Lo guardai negli occhi, sorridendo anche io.
“Ah, si?! E come?”
Lui non disse più nulla, chiuse gli occhi ed eliminò quella poca distanza che ci separava con un bacio dolce e intenso, mentre la mia mano destra si poggiò sulla sua guancia fresca, accarezzandola teneramente.
“Se mi curi così ogni volta che sono sotto stress, potrei fare esami tutti i giorni!” dissi, una volta terminato quel bellissimo bacio.
Robert rise nuovamente e mi accarezzò una guancia anche lui.
“Adesso devo andare sul serio. Si è fatto tardi…”
Volevo che rimanesse con me tutta la notte, e il giorno seguente. Ma cercai di sdrammatizzare.
“Va bene. Io intanto vado su ad ammazzare quelle due!”
“Non essere troppo crudele con loro!” disse, ridendo leggermente.
“Quanto basta…” risposi, con un finto tono angelico.
Mi avvicinai di nuovo a lui e gli lasciai un bacio morbido sulle labbra ancora calde del bacio precedente.
“Buonanotte…” dissi, allontanandomi verso il portoncino.
“Buonanotte piccola”
Chiusi il portoncino dietro le mie spalle e salii le scale con un sorriso stampato sul volto.
Robert era perfetto per me.
Su questo, non c’erano dubbi.
 
                                                                                                                         *
 
 Sobbalzai dal letto, aprendo gli occhi improvvisamente.
Il suono del citofono sembrava non voler smettere di squillare, come se stesse cercando di disturbare il mio sonno.
Mi avviai verso la porta, guardando l’orologio dalla forma tondeggiante appeso al muro.
L’una e mezza.
Aprii la porta e anche Elyse ed Hel erano in piedi, tutte in sonnecchiate ma con un’espressione preoccupata sul volto. Quel suono non l’avevo sognato, allora. E non aveva disturbato solo me.
“Chi può essere a quest’ora?” domandai flebilmente, leggermente impaurita.
“Non saprei…” rispose Elyse, inquieta quanto me.
“E se fossero i ladri?!” disse Hel, sussurrando.
Ci voltammo verso di lei, tutte e due guardandola scettica.
“Hai mai visto dei ladri bussare al citofono per venirti a derubare?!” sussurrai alterandomi.
“Magari sono dei ladri educati…”
Elyse alzò gli occhi al cielo, battendosi una mano sulla fronte.
“Sei più stupida di Lou, Hel!”
La bionda cercò di controbattere, ma il citofono suonò ancora più insistente. Sussultammo tutte e tre allo stesso momento e ci guardammo negli occhi, poi scendemmo le scale in fila indiana. Elyse davanti a tutti, io dietro di lei, ed Helena aggrappata alle mie spalle.
“Hel, mi fai male!” dissi sussurrando, cercando di farle mollare la presa.
“Scusa Mary, ma ho paura!”.
In effetti non era l’unica, ma lei tremava più di tutte. L’abbracciai, cercando di tranquillizzarla.
“Vedrai che sarà qualcuno che abita qui e che ha dimenticato le chiavi del portoncino”.
Lei parve tranquillizzarsi leggermente, mentre Elyse mi guardò inarcando un sopracciglio, come se avessi detto la stronzata più grande di tutte. Cercai di farle capire con uno sguardo che la mia scusa poteva essere credibile, ma lei si voltò improvvisamente e, con la mano tremante, prese il citofono e rispose.
“C-chi è…?” domandò flebilmente.
Qualcuno dall’altro lato rispose. Lei sgranò gli occhi e io la guardai ancora più preoccupata, immaginando le cose più brutte che fossero potute accadere. Mi guardò anche lei.
“Si, salite…” disse, senza distogliere lo sguardo dal mio e posando il citofono.
“Elyse…” domandai con la voce tremante “c-chi era?”.
Lei si limitò a fissarmi, mentre Helena accanto a me, tremava ancora di più per la paura.
“Chi era, Elyse?” domandò stavolta Hel.
“Adesso vedrete…” rispose, avvicinandosi a me ed Hel.
Rimanemmo in silenzio, ascoltando dei passi veloci che si avvicinavano sempre di più alla nostra porta, facendoci salire sempre di più l’ansia e la paura.
D’un tratto, il campanello della porta suonò.
Sobbalzammo nuovamente, anche se ce l’aspettavamo. Ci guardammo di nuovo ed Elyse mi fece cenno con il capo di aprire la porta, mentre lei abbracciava Helena, che tremava ancora più di prima.
Mi avvicinai alla porta e, con la mano che tremava, la aprii lentamente, abbassando lo sguardo per paura di vedere chi fosse.
Cinque valigie, ognuna di vario colore, furono la prima cosa che mi si pararono di fronte.
Rimasi leggermente spiazzata, non capendo bene.
La paura c’era, ma non quanto prima.
Alzai lo sguardo e, anche se nella penombra, riuscii a riconoscere quelle cinque figure familiari che mi stavano di fronte.
Davanti a tutto c’erano Liam, Louis e Niall, che ansimavano dalla fatica e dietro di loro riconobbi Zayn e Harry, che respiravano trafelanti.
Li guardai incuriosita, e nessuno di noi riusciva ad emettere una parola.
Io, per la paura, loro per la fatica e dalla loro bocca, uscivano solo frequenti sospiri.
Quando finalmente mi ritornò il coraggio, riuscì ad emettere solo una frase, alterando leggermente il tono di voce.
Ma cosa diavolo ci fate voi qui a quest’ora…?!”







Writer's Corner! :)
Ollèèèèèèèèèèèè! :D
Ma quanto sono soddisfatta di aver pubblicato dopo solo tre giorni?! Taaaaanto! :D
Cioè, è la prima volta che mi succede! *piangecomeunafontanella!*
Mi sento tanto... così! :D

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Avete capito come, no?! 
Anyway, lasciamo da parte il mio sclero e parliamo della vostra infinita meraviglia, su u.u
Cioè, io non posso credere che ci sono state tutte queste visualizzazioni e recensioni in così poco tempo! 
Mi dite quanto vi amo io, eh? Me lo dite?
Vabbè, ve lo dico io...
TAAANTO! :D
Oramai non so più come ringraziarvi, mi fate sempre emozionare e sorridere davanti a questo pc!
ILoveusomuch! *w*

Paaassiamo al capitolo!
Sinceramente. volevo farlo un po' più corto, pero boooh!
Mi è uscito così!
E devo dire che lo finito in pochissimo tempo (non so quale santo mi abbia aiutata) anche se volevo pubblicarlo prima, dato che l'ho finito stamattina, ma sono tornata poco fa da canto e prima ero immersa nel Latino con Plauto! :S
Comunque, boh, in questi giorni sto scrivendo tantissimo, già sto lavorando all'undicesimo :D    
*Gogo!*
Quiiindi, meglio no?! Sapete quanto odio farvi aspettare!

Soo, passiamo agli ultimi e soliti ringraziamenti:
A voi, che leggete e recensite la mia storia, che la mettete tra le preferite e le seguite, un grazie davvero enorme e sincero.
Vi voglio bene :)
Ad Alessia e Chiara, che saranno contente della velocità con la quale ho pubblicato il capitolo :)
Loveyoubabies!
E poi a Federica e Agnese (la bambola, hahahahhahah :'D) che...che non ci sono più parole per ringraziarle :)


Hope you like it! :D

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Questi cinque vi amano, tanto quanto me :)
#muchLove.
-YoursM.

 

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Capitolo 11
*** I think I... ***


Quella mattina scesi le scale più assonnata del solito.
Camminavo ad occhi socchiusi e quasi non vedevo gli scalini, andando a sbattere dappertutto.
Ci mancava solo una caduta quella mattina!
Quella notte non ero riuscita a prendere sonno. Avevo fatto un sogno assurdo e impossibile, ma che sembrava talmente reale da farmi spaventare e, una volta sveglia, controllai se nella mia stanza fosse tutto a posto.
E, fortunatamente, era tutto normale.
Una volta tranquillizzata, mi avviai giù, come ogni mattina, per fare colazione per poi prepararmi e andare all’Università.
Eppure, qualcosa alla bocca dello stomaco, mi diceva che quella non sarebbe stata una mattina uguale alle altre.
Dovevo smetterla di mangiare pesante la sera!
Erano supposizioni assurde, cosa poteva mai succedere di tanto negativo?!
Con gli occhi ancora socchiusi, capii di aver superato l’ultimo scalino ed essere arrivata in salotto.
Aprii gli occhi e finalmente capii il sogno e la strana sensazione alla bocca dello stomaco.
Tre valigie aperte e disordinate, facevano da protagoniste sul pavimento del salotto.
Una brandina accanto al tavolino centrale, sistemata alla bene e meglio, accoglieva il corpo di Niall, che russava beatamente. Su un divano era steso Liam, che sembrava il più tranquillo anche mentre dormiva e sul bracciolo dell’altro, invece, era appoggiata una testa piena di ricci castani e disordinati mentre, il resto del corpo, era spaparanzato lungo tutto il divano.
Harry.
Stropicciai gli occhi sperando, ancora una volta, che tutto quello fosse solo un sogno.
Li riaprii e, purtroppo, la stessa identica scena mi si parò davanti.
Battei una mano sulla fronte.
Non era per niente tutto normale.
 
                                                                                                                          *
 
“Ma cosa diavolo ci fate voi qui a quest’ora…?!”
Ancora fuori la porta, i ragazzi cercavano di riprendere fiato.
“Se ci fate entrare vi spieghiamo tutto…” esordì Zayn, l’unico che sembrava essersi ripreso.
Mi scostai dalla porta, permettendo loro di passare. Entrarono, uno dopo l’altro, con le valigie in mano. L’ultimo ad entrare fu Harry, che chiuse la porta dietro di se, senza degnarmi di uno sguardo.
“Allora, che succede?” domandò Elyse, che si era avvicinata a Louis. Intanto, Helena era già tra le braccia di Zayn, mentre io avevo preso posto comodamente sul divano, incrociando le gambe.
“Beh, quando siamo andati via di qui, siamo tornati a casa” iniziò Liam, torturandosi le mani “tutto normale, abbiamo mangiato, riso e scherzato come al solito. Poi, ci ha chiamati Hazza verso le dieci e mezza, informandoci che il suo treno sarebbe arrivato mezz’ora dopo…” ci voltammo tutti verso Harry che annuì, come per confermare quelle parole, poi Liam riprese.
“Quando siamo arrivati a casa, però, ci siamo accorti che qualcosa non andava e, quando Niall è entrato per controllare…”
“Ci ha informati che era scoppiata la caldaia!” concluse Louis.
“E’ scoppiata la caldaia?! E come è successo?” domandò Hel.
“Non lo sappiamo, Hel” rispose Zayn “sappiamo solo che, per adesso, staremo senza casa per un po’!”
“Precisamente… quanto intendi per un po’?” domandai preoccupata.
Avevo già capito cosa ci facessero in casa nostra in piena notte.
“Beh, due settimane, o forse un mese. Più o meno, questi dovrebbero essere i tempi” rispose Niall.
“E quindi noi… ci chiedevamo se potevate ospitarci!” disse Louis, tutto d’un fiato, sorridendoci.
“Ma certo che…”
“Non se ne parla neanche!” sbottai, interrompendo Hel e alzandomi dal divano. I ragazzi so voltarono verso di me, guardandomi con sguardo supplichevole.
“Perché no, Mary?” domandò Elyse, abbracciando Louis.
In realtà, non lo sapevo neanche io.
Cioè, in realtà lo sapevo, ma era solo una persona che non volevo ospitare in casa mia.
“P-p-perché… ehm… p-perché…” tentennai, lasciando che le mie guance s’infiammassero improvvisamente. Loro intanto, mi guardavano come se fossi una cretina.
E in quel momento, lo sembravo davvero!
“P-perché qui non c’è posto per dormire, ecco, si…” dissi, cercando di apparire il più sicura possibile.
“Beh…” intervenne Elyse, allontanandosi da Lou e portando una mano sul mento, con la faccia di una che aveva già organizzato tutto.
“Abbiamo una brandina, che potremmo sistemare l’” e indicò lo spazio tra i due divani “e poi, due si possono sistemare sui due divani e…”
“E gli altri due dove li mettiamo?” domandai, sperando che il posto per Harry non uscisse.
“Zayn potrebbe dormire con me” propose Helena, tutta rossa in viso per l’imbarazzo. Subito partì un coro di “oooh” generale da parte degli altri quattro e da Elyse.
“E a questo punto, Lou dorme con me!” disse quest’ultima, abbracciando nuovamente il suo ragazzo.
“Allora, tutto risolto, no?” domandò speranzoso Lou.
“Giuriamo solennemente che non ti daremo problemi!” dinne Niall, prima che potessi rispondere, portandosi una mano sul petto.
Liam gli si avvicinò, spostandogli la mano destra verso sinistra, posizionandola nel modo giusto, cioè sul cuore. Niall mi guardò con una smorfia imbarazzata stampata sul viso, sorridendo.
“Iniziamo bene…” sussurrai, portando una mano sulla fronte con fare esasperato.
“Laveremo i piatti!” aggiunse Liam.
“E faremo anche il bucato!” disse Zayn.
“E io so cucinare!” esordì Louis, sbracciandosi animatamente.
Elyse bloccò il suo entusiasmo, posandogli una mano sul petto e guardandolo, inarcando un sopracciglio.
“Tu?! Ti prego, già abbiamo Helena che cucina male, spiegami perché devi metterti a competizione per poi farci morire tutti!”.
Louis fece il finto offeso, e ridemmo tutti, me compresa.
“E tu cosa farai, Harry?” gli domandò Hel.
Avevo anche dimenticato la sua presenza, dato il suo silenzio tombale.
“Beh, io sono un’ottima casalinga, quindi so fare di tutto!” disse, dandosi delle arie “cucinerò, senza avvelenarvi, laverò a terra, farò il bucato… e soprattutto, cercherò di non dare fastidio a nessuno…”
Mi voltai verso di lui dopo quelle parole, cercando un contatto visivo, ma lui abbassò lo sguardo e si passò una mano fra i ricci, come suo solito.
Possibile che si riferisse solo a me?
“Allora, possiamo rimanere?” domandò Niall, mentre tutti aspettavano impazienti la mia risposta.
Scrollai le spalle, sospirando.
“Vedetevela voi con la brandina. Io torno a letto”.
In poco tempo, si scatenò il putiferio.
Elyse e Louis ballavano felici per tutto il salotto e Zayn abbracciò Helena dopo averla presa in braccio. Niall mi diede un sonoro bacio sulla guancia prima che io salissi in camera, poi tornò a scatenarsi con gli altri, nonostante fossero le due di notte.
Una volta sulle scale, mi voltai e vidi Harry fissarmi.
Non capii bene se quello sul suo viso fosse un mezzo sorriso o una strana smorfia, fatto sta che gli sorrisi anche io, prima di dileguarmi e rifugiarmi nella mia stanza.
Sentivo ancora i loro festeggiamenti e scossi il capo prima di coricarmi nel letto.
Quella sarebbe stata davvero una difficile, strana e divertente convivenza.
 
                                                                                                                         *
 
Sorseggiavo lentamente il caffè bollente mattutino, l’unico che avrebbe potuto aiutarmi a superare quella giornata stressante, proprio come le altre.
Come ogni mattina, seduta sullo sgabello a fare colazione, pensavo alle mille e infinite cose che avrei dovuto fare quel giorno.
Presi un foglio vicino al tavolo, e iniziai a scrivere tutte le cose che avrei dovuto comprare una volta uscita dall’Università.
E ricordare di prendere almeno il triplo della spesa, dato che i nostri ospiti mangiavano fino allo sfinimento totale.
“Buongiorno” disse, all’improvviso, la voce ancora piena di sonno di Elyse.
La salutai con un cenno del capo, data la mia pigrizia mattutina nel parlare.
Abituata ai miei silenzi non disse nulla, si versò un po’ di caffè in una tazzina e poi prese una merendina confezionata, iniziando a scartarla mentre si sedeva sullo sgabello di fronte al mio.
“Cosa dobbiamo comprare, oggi?” domandò.
Mi limitai a passarle il foglio della spesa, senza parlare, per poi prendere un altro biscotto al cioccolato iniziando a mangiarlo.
“Mmmh, sai che dovremmo comprare almeno il triplo di questa roba?” disse, guardando la lista.
Annuii con il capo, pulendomi la bocca da qualche briciola.
“Io non posso andare oggi, non so che ora faccio all’Università. Tu puoi?” mi domandò ancora, portando un pezzo di merendina in bocca.
Scossi il capo. Quella sarebbe stata una giornata piena per me.
“Vuol dire che manderemo qualcuno dei ragazzi a fare la spesa…” disse, per poi sorseggiare un po’ di caffè.
Rimanemmo un po’ in silenzio. Lei, tutta presa nel fare colazione e io, senza la voglia di parlare.
“Louis dorme ancora?” domandai all’improvviso.
Elyse annuì col capo.
“E’ stanco morto. Dovresti sentire come russa!”
Sorrisi al solo pensiero di un Lou stravaccato nel letto, steso a quattro di bastoni che russava sonoramente. Povera Elyse.
“Helena? E’ sveglia?” domandai ancora.
“Non saprei, ma dovrebbe alzarsi a momenti se non vuole fare tardi”
Annuii, poi mi alzai dallo sgabello e posai la tazzina sporca nel lavandino.
“Vado a vedere se è sveglia” dissi, dirigendomi verso il salotto.
I ragazzi dormivano ancora beatamente. E profondamente, dato il loro sonoro russare!
Salii le scale e aprii lentamente la porta della camera di Hel, cercando di non farla cigolare.
La stanza era ancora in penombra, ma si riuscivano a intravedere due figure rannicchiate sul letto.
Mi avvicinai a loro e notai che Zayn abbracciava forte a se Helena, la testa appoggiata alla sua schiena e le mani di Helena intrecciate alle sue.
Sorrisi nel vederli così dolci. Erano bellissimi, e un po’ mi dispiaceva rovinare quell’atmosfera così meravigliosa.
Poggiai una mano sulla spalla di Hel, cercando di stare attenta a non sfiorare Zayn, e iniziai a scrollarla animatamente.
“Hel! Helena, svegliati! Hel…!” sussurrai piano.
“Mmmmh…” bofonchiò, levando la mia mano dalla sua spalla.
“Che vuoi?” domandò con la voce assonnata.
“Devi alzarti, se no fai tardi all’Università!” sussurrai ancora.
“Vai via, Mary, sei peggio di mia madre…!”
“Già… anche della mia!” disse la voce di Zayn, anch’essa impastata dal sonno.
Risi leggermente. Ormai era sveglio anche lui.
Alzai le mani in segno di resa e indietreggiai verso l’uscio della porta.
“Okkei, vado via. Helena, dopo non prendertela con me se fai tardi!”
Socchiusi la porta della stanza, lasciando che ne entrasse uno spiraglio di luce. Indietreggiai ancora un po’, e andai a finire contro Elyse.
“Scusa Elys… oh…”
Harry era di fronte a me con gli occhi socchiusi, assonati e stanchi. I capelli ricci scompigliati e in disordine, a torso nudo, con solo un pantalone da ginnastica che gli copriva le gambe lunghe.
“Scusami. Non ti avevo visto…” dissi imbarazzata.
Non mi capitava tutti i giorni di trovarmi di fronte un ragazzo a torso nudo!
“No, non preoccuparti. Scusami tu” rispose, con la voce bassa e assonnata.
Rimanemmo in silenzio per un po’. Lo fissavo mentre si stropicciava gli occhi stanchi e si stiracchiava per svegliarsi un po’.
Mi avvicinai di più alla porta del bagno, che si trovava di fianco a me alla mia destra, ma una mano si posò sulla mia mentre cercavo di abbassare la maniglia. Mi voltai e vidi che anche Harry cercava di aprirla.
Scostò subito la sua mano, e lo stesso feci io con la mia.
“Devi entrare?” chiese, accennando alla porta con il capo.
Annuii lentamente.
“Anche tu?” domandai.
Annuì anche lui e aprì la porta, mentre con la mano mi fece cenno di entrare.
“No, vai prima tu, io devo prepararmi” disse, scuotendo il capo.
Lui non se lo fece ripetere due volte ed entrò, chiudendosi la porta alle spalle, mentre io mi avviai in camera per scegliere la roba da indossare.
Harry non mi parlava, mi ignorava e cercava di non incontrare il mio sguardo. Era strano e, per quanto fosse assurdo, mi mancava il vecchio Harry.
Era cambiato, e io ne sentivo stranamente la mancanza.
Scrollai le spalle e mi avviai nuovamente verso il bagno, aspettando il mio turno.
D’un tratto, sentii la porta scattare ed aprirsi, mostrando la figura di Harry, ancora assonnato.
Incontrai i suoi occhi per la prima volta da quando si trovava a casa mia.
Sembravano spenti e tristi e non emettevano più quella loro luce meravigliosa.
Erano bellissimi lo stesso, ma diversi.
“Puoi entrare adesso” disse, facendomi distogliere lo sguardo dai suoi occhi.
“Oh, si, certo…”
Si spostò dall’uscio della porta, permettendomi di passare e se ne andò, senza dirmi nient’altro.
Lo guardai scendere le scale velocemente, per poi chiudermi nel bagno sospirando e iniziandomi a preparare.
Avevo voglia di parlargli, di scherzarci insieme, di punzecchiarlo e ridere con lui. Avevo voglia di guardarlo negli occhi e basta, annegandoci dentro, ma lui non mi permetteva di fare niente di tutto ciò.
All’improvviso, qualcuno bussò forte alla porta, facendomi sobbalzare.
Non mi diede neanche il tempo di chiedere chi fosse, che la voce di Helena urlò probabilmente con tutto il fiato che aveva in gola.
“Mary, apri subito questa porta! Sono in un ritardo fottuto!”
Scossi il capo e aprii la porta, mentre Helena entrò velocemente.
Certe cose non sarebbero cambiate mai.
 
                                                                                                                              *
 
Casa mia sembrava quasi un miraggio.
Avevo paura che quel portoncino nero fosse solo frutto della mia fantasia o della mia stanchezza.
Solo quando appoggiai le mani su di esso e ne infilai le chiavi nella toppa, capii che era tutto vero.
Terra!
Finalmente quella giornata era finita!
Avevo passato un pomeriggio intero all’Università e dire che ero stanca morta, era davvero riduttivo.
Salii le scale lentamente, con i piedi doloranti per la stanchezza e con l’infinita voglia di buttarmi sul letto e non alzarmi mai più.
Aprii la porta di casa, sperando di non ricevere brutte sorprese, ed entrai.
“Ciao!” urlai, posando le chiavi su un tavolino, facendo capire a tutti che ero viva.
O meglio, lo sarei stata ancora per poco.
“Ciao Mary!” disse Niall, venendomi incontro “com’è andata la giornata?”.
Solo quando mi fu vicino, notai che aveva indosso il grembiule per la cucina, completamente sporco di qualche sostanza indefinita.
“Male, molto male!” gli risposi stiracchiandomi e avviandomi verso la cucina.
“Ehm, Mary , perché non vai a farti una doccia?! Immagino tu sia stanca!” tentennò, bloccandomi la strada.
Lo fissai per un po’ con gli occhi aggrottati e le mani sui fianchi.
“Che avete combinato, Niall? Mi avete bruciato la cucina?”
“N-no, perché dovremmo aver combinato qualcosa?” chiese nervoso.
“E allora perché non vuoi farmi entrare in cucina?” risposi sorpassandolo, avviandomi verso la di essa. E forse, era meglio se non fossi mai entrata.
Era tutto sottosopra. Tutte le pentole erano fuori posto, alcune erano persino per terra, e i banconi erano completamente sporchi.
Avevo ritrovato una cucina diversa da quella che avevo lasciato quella mattina.
“Beh, ci sono stati dei piccoli problemi di percorso, ma risolveremo tutto!” continuò Niall, cercando di giustificarsi.
Mi voltai verso di lui.
“Tutto questo tu lo chiami un piccolo problema di percorso?!” domandai, cercando di rimanere il più calma possibile, indicando quel gran macello.
“Pulirò personalmente, anche se non sono stato l’unico!” disse, alzando le mani “e poi, volevamo prepararvi una cenetta noi per ringraziarvi della vostra ospitalità e per farvi rilassare dopo questa lunga e stressante giornata”.
Non c’era niente da fare. Essere arrabbiati con Niall era praticamente impossibile.
Sbuffai, per poi rivolgergli un sorriso.
“Sono perdonato, allora?” chiese ancora, stavolta mostrandomi i suoi grandi occhioni azzurri da cucciolo.
“Solo perché sei tu!” risposi, dandogli un bacio sulla guancia destra, per poi dirigermi nuovamente verso il salotto.
“Gli altri dove sono?” chiesi, ancora voltata.
“Elyse ed Helena sono tornate poco fa anche loro, e credo si stiano mettendo in pigiama. Erano abbastanza stressate e stanche come te. Zayn e Louis sono di sopra ed Harry e Liam sono usciti, torneranno tra un po’”.
“Avete fatto la spesa stamattina?” domandai ancora.
“Si. Abbiamo comprato tutto quello che hai scritto sulla lista, stai tranquilla!”
“Bravi!” dissi voltandomi “vedo che siete delle ottime casalinghe, a parte tutto il macello che c’è lì dentro. Ora dobbiamo solo vedere se sapete cucinare…” e indicai la cucina, ridendo.
“Oh, beh, io credo che per stasera potremmo mangiare la pizza! Che ne dici?” domandò, leggermente nervoso.
Risi di nuovo e annuii.
“Ottima idea! Vada per la pizza!” dissi, facendo finta di sbuffare.
La pizza era proprio quello che ci voleva.
Il volto di Niall s’illuminò e il suo splendido sorriso spuntò nuovamente. Si avvicinò a me e mi abbracciò, lasciandomi una scarica di baci sulla guancia.
“Grazie Mary, grazie grazie grazie! Vado a chiamare subito Liam e gli dico di prendere le pizze! Preferenze?” domandò, dopo essersi allontanato a prendere il cellulare.
“Va bene di tutto!” urlai, per farmi sentire, ma lui aveva già iniziato a parlare entusiasta con Liam, ordinando le varie pizze che avrebbe mangiato sicuramente solo lui.
 
                                                                                                                           *
 
“E quindi, questa è stata la mia terribile giornata!” concluse Elyse, portandosi un pezzo di pizza in bocca.
Era stata l’ultima a parlare della sua giornata all’Università e avevamo constatato che era stata davvero tremenda.
“Povera la mia ragazza!” disse Louis, abbracciandola e dandole un bacio.
“Bene!” dichiarò Liam, alzandosi in piedi “dichiaro che Elyse è stata quella che ha avuto la giornata più orribile di tutti, quindi… l’ultimo pezzo di pizza va a lei!”
Battemmo tutti le mani, tranne Niall che era furioso, e partì una standing ovation da parte di Louis.
I ragazzi avevano avuto la “brillante” idea di indurre una gara di chi avesse avuto la giornata più brutta, e tutti dovevano raccontare la propria.
Beh, la loro non era stata di certo la più terribile, dato che avevano passato tutto il tempo a giocare alla Xbox!
“Perché quella faccia, Niall?” gli domandò Helena.
“Perché lo volevo io l’ultimo pezzo di pizza! Non è giusto!” rispose tutto imbronciato.
“Ma se tu hai passato tutto il tempo a giocare ai videogames!” dissi ridendo.
“E la chiami una cosa facile?! Guarda che cercare di battere Zayn è una cosa che richiede tanta fatica!” ribatté.
“Si, in effetti è vero, battermi non è facile!” s’intromise Zayn, dandosi delle arie “e poi sono anche bello!”
Helena si voltò verso di lui, guardandolo scettica.
“E questo cosa c’entra, scusa?!”
“Beh, c’entra. Niall non è riuscito a battermi perché: uno, sono imbattibile e due, perché mentre giocava non riusciva a togliermi lo sguardo di dosso, data la mia naturale ed infinita bellezza!” rispose, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Alle sue parole, si scatenarono le risate generali, mentre lui rimase sconvolto.
“Questa è la cosa più assurda che abbia mai sentito! Ma da dove le cacci?!” gli domandò Elyse fra le risate.
“Ma è la verità!” ribatté lui.
Hel gli si avvicinò col viso al suo, e gli stampò un bacio sulle labbra.
“Non starli a sentire Zayn, sono solo invidiosi!” disse, per poi continuare a ridere anche lei.
Zayn fece il finto offeso, ma rideva anche lui sotto i baffi.
“Ehi, volete sapere ieri sera chi è venuto a cena, prima che voi piombaste in casa?” disse Elyse, sorridendo beffarda.
Mi strozzai con la coca cola che stavo bevendo non appena disse quelle parole. Liam mi diede dei colpetti leggeri dietro la schiena per farmi riprendere, ma questo non fermò Elyse, che rimase a fissarmi per un po’ prima di iniziare a parlare.
Si voltò di nuovo verso i ragazzi, che la guardavano incuriositi.
“Il caro fidanzato di Mary, Robert, ieri sera ci ha allietate della sua presenza!” disse sorridendo.
Partirono subito domande e commenti a raffica da parte dei ragazzi.
“Davvero?!” disse Liam, quasi incredulo, voltandosi verso di me. Annuii imbarazzata.
“Voglio conoscerlo anche io!” esordì Zayn.
“Oh, non vi perdete niente di speciale…” commentò Elyse, dopo aver bevuto un po’ di coca cola.
“Già” l’appoggiò Helena “l’abbiamo torturato tutto il tempo! E’ stato divertentissimo!”
Le guardai furiosa. L’avevano davvero combinata grossa.
“Nooo! Non è giusto!” disse Louis all’improvviso.
Lo guardai speranzosa, credendo che lui volesse appoggiarmi.
“Cosa non è giusto, Lou?” gli domandò Elyse.
“Non è giusto che l’avete torturato senza di me! Voglio dire… io sono esperto nel fare queste cose!”
Scossi la testa, mentre tutti ridevano nuovamente. Quando si dice l’affetto degli amici…
“Avrai la tua occasione Lou! Potremmo invitarlo di nuovo a cena, tu che dici Mary?” disse Elyse, accarezzando dolcemente i capelli del suo ragazzo, che sorrideva beffardo.
“Dico che è una pessima idea! Lo avete traumatizzato!” risposi, causando nuovamente le risate generali.
D’un tratto, fra tutte quelle risate e chiacchierate, una sedia si spostò dalla tavola, facendo rumore. Harry si era alzato in piedi, come se volesse allontanarsi dalla tavola.
“Scusate…” disse, guardandoci uno per uno “ma adesso devo andare via”.
“Dove vai, Harry?” gli domandò Louis, alzando la testa dalla spalla di Elyse.
“A fare un giro” rispose allontanandosi da noi, per poi aprire la porta ed uscire senza dire nient’altro.
Rimanemmo un po’ in silenzio, poi la voce di Niall disse qualcosa, che io non seguii, e tutti risero di nuovo. Fissavo ancora incredula la porta, sperando che Harry sarebbe entrato da un momento all’altro, ma era praticamente impossibile.
All’improvviso, mi alzai anche io e mi fiondai verso la porta velocemente.
“Mary! Dove stai andando?” mi domandò Liam, ma io chiusi la porta dietro di me senza rispondergli, e corsi giù per le scale.
Harry non poteva andarsene così, senza darmi una valida motivazione.
Non poteva andare via come se non fosse accaduto nulla. E io dovevo scoprire che cosa avesse, perché si comportasse così.
Aprii il portoncino e subito il vento gelido e pungente mi venne incontro.
Ero stata stupida a scendere solo con il maglione, senza una giacca addosso, ma non avevo avuto il tempo di pensare a nulla, se non al pensiero di seguire Harry.
E, su quello, non ci avevo pensato due volte.
Incrociai le braccia al petto, sperando che riuscissero a riscaldarmi, e corsi il più veloce possibile per trovarlo e raggiungerlo.
D’un tratto, vidi la sua chioma riccia e ancora più disordinata a causa del vento, e corsi ancora di più.
“Harry!” urlai, con tutto il fiato che avevo in gola, ma lui non si voltò.
“Harry! Harry!” urlai ancora, mentre sorpassavo le persone davanti a me, che mi guardavano sconvolte, cercando di raggiungerlo.
“Harry!”
Lui si fermò e si voltò lentamente. Finalmente mi aveva sentito.
“Fermati, ti prego” dissi flebilmente da lontano, alzando le mani e cercando di bloccarlo.
Lui parve capirmi e si fermò, aspettando che mi avvicinassi a lui.
“Che c’è?” mi domandò burbero, una volta che gli fui vicina.
Cercai di riprendere fiato dopo tutta quella corsa. Volevo guardarlo negli occhi, ma lui aveva lo sguardo altrove.
“Che c’è?! Hai anche il coraggio di chiedermelo?!” urlai con tutto il fiato possibile, tanto che lo feci voltare verso di me, finalmente capace di guardarmi.
“Dovrei chiederlo io a te che cosa c’è! Che ti prende, Harry?! Non sei più lo stesso, sei cambiato! Non mi guardi più in faccia e mi saluti a malapena! Eviti il mio sguardo ed eviti me. Tutte quelle telefonate che ti ho fatto mentre non c’eri, le hai completamente ignorate, come adesso ignori me. C’è che non mi parli più, c’è che non ridi più insieme a me e questo, stranamente, mi manca. E, pensa, mi manca anche il modo in cui mi prendevi in giro. Si Harry, mi manca il modo in cui eri prima, mi manca il vecchio te, e il nuovo Harry non mi piace affatto. Adesso posso sapere che cos’hai?!”.
Rimase un po’ spiazzato, poi sorrise beffardo, alzando gli occhi al cielo.
“E’ impossibile che tu non l’abbia capito!” disse.
Lo fissai un po’, scettica e curiosa allo stesso tempo.
“Non sono una maga, Harry, non riesco a penetrare nella tua testolina contorta e scoprire i  tuoi pensieri più segreti!”
Lui rise leggermente nervoso e, finalmente mi guardò negli occhi, anche se il suo sguardo non era quello che poteva dirsi felice, e i suoi occhi ne erano la prova.
“Possibile che tu non abbia capito che mi sto innamorando di te, Mary?”
Quelle sue parole mi fecero bloccare il fiato.
Era come se non riuscissi più a parlare e a muovermi.
Improvvisamente, non sentii più freddo.
Non sentii più nulla, se non quelle sue parole che rimbombavano nella mia mente, senza smettere.
“Tu… c-cosa?” domandai flebilmente, sperando che quelle parole non fossero mai uscite dalla sua bocca.
Ma era impossibile.
“Sembra assurdo, vero?” disse, sorridendo leggermente, scostandosi i ricci dalla fronte.
Volevo rispondergli, ma non riuscivo a parlare più. Lo fissavo incredula e basta.
“Eppure è vero” continuò, avvicinandosi di più a me. “E tutto questo mi spaventa, ma allo stesso tempo mi emoziona e mi fa sentire vivo. Io non so come sia potuto succedere ma, ogni volta che sono vicino a te, è come se il mio cuore prendesse la rincorsa, e poi inizia a battere forte contro il petto. Sai, a volte ho avuto anche quella stupida paura che tu riuscissi a sentirlo…” sorrise un po’, forse ricordandosi della volta in cui i nostri visi e i nostri cuori erano vicini.
“Ed ho sempre la paura che tu, da un momento all’altro, esca dalla mia vita. Lo so, sono stato un bastardo per tutte le volte che mi hai chiamato e io non ho risposto, ma non era perché volevo ignorarti. Si, forse è vero, in un primo momento è stato così, sono partito all’improvviso perché volevo vedere se tutto quello che iniziavo a provare per te, fosse vero o no, se fosse una cotta e basta o qualcosa in più. Ma poi mi sono reso conto che ogni volta, che stessi con la mia famiglia o meno, mi venivi in mente tu. Sei stata il mio pensiero fisso tutto il tempo che sono stato lontano e, quando cercavo di non pensarti, chiudevo gli occhi e mi ritrovavo davanti i tuoi, quei meravigliosi occhi color cioccolato che sono e saranno sempre il mio punto debole…”
“Credevo che starti lontano fosse la cosa più giusta da fare, ma la lontananza da te mi ha fatto sentire ancora peggio, perché non potevo averti vicina. E mi è mancata la tua risata sonora e cristallina, le tue battutine sarcastiche, il modo in cui mi prendevi in giro, i tuoi complessi e le tue continue paranoie. Mi sono mancati i tuoi occhi profondi, che non potevo ammirare da vicino, e mi sei mancata tu. E tutto questo è strano proprio quanto il mio innamoramento verso di te…”
Fui travolta improvvisamente dalla sensazione strana di sempre.
Era strano come Harry fosse riuscito a farmi emozionare con quel suo discorso, pur sapendo di non contraccambiarlo.
“Harry, i-io…”
“Lo so, tu non provi tutto quello che provo io per te…” disse flebilmente, facendo un mezzo sorriso.
“Lo so perché tu hai un ragazzo adesso, e so che gli vuoi bene. Ma sappi che io non mi arrenderò e che proverò qualcosa per te, qualunque cosa succeda. E che non smetterò di starti vicino, perché starti vicino è l’unica cosa che mi fa stare bene in questo momento…”
Mi accarezzò una guancia e mi sorrise, quasi dolcemente, poi voltò le spalle e se ne andò senza dirmi più nulla, proprio come aveva fatto a casa.
Lo guardai voltare l’angolo e sparire, e subito mi venne la voglia di inseguirlo nuovamente.
Ma le mie ginocchia tremavano dalla paura e dall’emozione in quel momento, e fui incapace di fare qualsiasi cosa, se non rimanere immobile.
Harry si stava innamorando di me.
Le sue parole e il suo discorso non volevano scivolare via dai miei pensieri e rimanevano lì, facendomi tremare ancora di più, al solo pensiero del suo tono di voce.
Mi voltai improvvisamente per tornare a casa, anche se non ne avevo voglia.
Camminavo lentamente, come se fosse l’unica cosa che potesse farmi riprendere, ma la figura di Harry era sempre nella mia testa e non voleva proprio sparire.
Più camminavo e più i suoi occhi mi ritornavano in mente.
Una lacrima amara e salata, solcò le mie guance, seguita da un’altra e poi da un’altra ancora, bagnandomi le labbra. Scendevano lentamente, per poi essere asciugate dal freddo pungente, che mi bruciava le ossa.
Harry si stava innamorando di me.
E il muro di certezze che mi ero costruita, crepa dopo crepa, stava per disfarsi.




Writer's Corner! :)

     Tatatataaaaaaaan! *sisentetantounacretina*
Buonsalve bellissimi fratelli e sorelle di Kevin (?)
Eh beh, che dire...
Se siete arrivati qui, vuol dire che avete appena finito di leggere questo capitolo...
Se siete qui, ma non avete ancora letto...
NON CONTINUATE A LEGGERE QUI!
Potrei spoilerare e non vorrei essere così cattiva da rovinarvi la sorpresa çwç

Ad ogni modo...
Spero con tutto il cuore che l'abbia scritto abbastanza bene e che vi piaccia perchè, non saprei! :/
Ho cercato di essere il più romantica possibile e spero che mi sia uscito!
Cooomunque...
Eh beh, ci voleva un po' di "azione", no? u.u
Cioè, nel senso che uno di quei due doveva pur darsi una mossa, che diavolo!

E poi, un'altra cosa...
Sono riuscita a pubblicare di nuovo presto, avete visto?! :D
Del tipo che mi sento troppo soddisfatta! :D
In questo preciso istante sono più o meno... così!
       
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E vorrei ringraziarvi per tutte le meravigliose recensioni che lasciate alla mia storia :)
Ogni volta che le leggo mi sento come una bambina di cinque anni! Mi brillano gli occhi davanti al pc, ed è solo merito vostro! :')
Mi scuso infinitamente se non rispondo prima, ma ormai mi conoscete e credo che siete ancora più meravigliate di me per la velocità con la quale sto pubblicando! :D

Ancora un grazie infinito a chi legge e mette la mia storia fra i preferiti e le seguite e, ovviamente, a chi recensisce! :)
Se non fosse stato per voi, non avrei mai pubblicato così velocemente :)
Grazie davvero :)
Vi voglio bene :D

Ancora altri ringraziamenti (come al solito u.u)
a Chiara e Alessia, che mi incitano sempre di più a continuare :D
Loveyoubabies! 
E a Federica e Agnese (dovete ringraziare quest'ultima per la frase finale del capitolo!)
che mi fanno sempre sorridere :)

Volevo fare dei ringraziamenti più lunghi e parlare di più (ma credo che vi siate anche scocciate di leggere questi monologhi luuunghissimi u.u)
Soo...
Goodnight carrots!

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L'immagine parla da sola <3

ps. non mi picchiate, ma risponderò domani a tutte le vostre meravigliose recensioni! Sono stanca morta!
#muchLove
-YoursM.

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Capitolo 12
*** I'm loving angels instead ***


Quei giorni dopo la dichiarazione di Harry, furono un vero e proprio tormento per me.
Vederlo mi faceva male, perché era sempre triste e malinconico. Gli altri non sapevano nulla e, quando gli chiedevano cosa avesse, rispondeva sempre di non avere niente e mi rivolgeva quegli sguardi profondi, che solo io potevo capire, e che mi facevano ancora più male.
Mi mettevano in soggezione i suoi occhi tristi, perché sapevo di esserne la causa.
Avevamo ripreso a parlarci, se così poteva definirsi salutarsi la mattina e la sera prima di andare a dormire.
Parlavamo, ma limitatamente, poiché non erano più le nostre chiacchierate solite, che mi mancavano ogni giorno di più.
Guardarlo mi faceva sempre quella strana sensazione, che poi non mi permetteva di togliergli lo sguardo di dosso.
Solo standogli vicino, non riuscivo a muovermi, rimanevo attaccata a lui come fossi una calamita.
Era tutto sempre più strano, ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo.
E io non riuscivo ancora a spiegarmelo.
Quel giorno ero rimasta a casa, dato che era sabato e non avevo nessun corso da seguire. Nonostante il giorno libero, mi ero dovuta alzare presto per dare una ripulita a quella casa che, da quando era stata invasa dai ragazzi, diventava ogni giorno più sporca.
Fatte le undici del mattino, iniziarono man mano ad alzarsi tutti, uno per uno. Ma, così come si alzarono, così sparirono immediatamente, cacciando fuori scuse assurde quando chiesi loro una mano per pulire.
“Ti aiuto io” disse una voce alle mie spalle, dopo che la porta si chiuse.
Quando mi voltai, vidi che l’unico che era rimasto lì era Harry.
“No, non preoccuparti. Faccio da sola” gli risposi.
Rimanere sola con lui, non sarebbe stata la cosa più giusta.
“Ma io voglio aiutarti!” ribatté sorridendo, iniziando a mettersi all’opera.
Sbuffai rassegnata e ripresi a lavare il pavimento del salotto.
Lo sentii avviarsi verso la cucina, poco distante dal salotto e, poco dopo, sentii scorrere l’acqua del rubinetto seguito da un rumore di pentole e piatti.
Non volevo avvicinarmi a lui perché sapevo che, una volta guardato, non sarei più riuscita a distaccare lo sguardo da lui. Eppure, ero tentata dal voltarmi, perché volevo guardarlo, volevo perdermi nei suoi occhi, volevo parlargli.
Volevo semplicemente stargli vicino, ma sapevo che quella era la cosa più insensata e ingiusta per me.
“Cosa devo fare, adesso?”
La sua domanda improvvisa mi fece sobbalzare. Cercai di rimanere il più calma possibile.
“La lavatrice dovrebbe essere pronta fra poco. Potresti stendere i panni” dissi, ancora di spalle, senza guardarlo.
Lo sentii avvicinarsi a me e io mi scansai, facendomi più avanti, continuando a lavare il pavimento.
Non potevo, non dovevo. Eppure volevo.
“Adesso sei tu che cerchi di evitarmi…” sussurrò, soffiando sul mio orecchio destro.
Il contatto con il suo fiato caldo, mi fece perdere un battito e arrossire violentemente.
“I-io non sto cercando di evitarti…” balbettai, cercando di sembrare il più sicura possibile.
Ma non ci riuscii, dato che lui ridacchiò leggermente e si avvicinò nuovamente al mio orecchio.
“Mmmh, davvero?! Allora perché non mi guardi più in faccia?”
Sospirai e mi voltai lentamente verso di lui, tremando.
Mi ritrovai i suoi splendidi occhi di fronte e le mie mani tremarono ancora di più.
Era impossibile come Harry riuscisse a provocarmi un uragano di emozioni solo con uno sguardo.
Lui sorrise, senza distogliere il contatto visivo.
Sapeva che mi stava facendo impazzire.
“Contento, adesso?” sussurrai inacidita. Dovevo pur sempre mantenere la mia dignità.
“Potrei ritenermi abbastanza soddisfatto, si…” rispose con un ghigno.
Feci una smorfia e mi voltai nuovamente, riprendendo a lavare a terra, ma lui mi afferrò leggermente un polso, costringendomi a voltarmi nuovamente verso i suoi occhi.
“Che altro vuoi, Harry? Non vedi che sono occupata?” dissi, indicando il pavimento.
“Ho detto che sono abbastanza soddisfatto, non pienamente…” rispose, sussurrando nuovamente.
Mollai la sua presa, allontanandomi da lui e appoggiando il mocio al tavolo, abbastanza vicino a me, per poi posare le mani sui fianchi, aggottando gli occhi.
“E per essere pienamente soddisfatto, di cosa hai bisogno?” chiesi, sbuffando sonoramente.
Harry si avvicinò nuovamente a me, facendo incontrare di nuovo i nostri occhi.
La situazione stava diventando fin troppo pericolosa.
“Per sentirmi pienamente soddisfatto, avrei bisogno di fare qualcosa che tu non mi permetteresti mai di fare…” sussurrò, socchiudendo leggermente gli occhi e appoggiando la sua fronte alla mia, facendo incrociare le nostre mani.
Il battito del mio cuore accelerò al contatto con le sua calde e grandi mani e con la sua fronte appoggiata alla mia. Cercavo di evitare il suo sguardo, ma quello si posava inevitabilmente sul mio, costringendomi a guardarlo negli occhi.
E fu lì che crollai.
Harry fissava costantemente le mie labbra, facendo scontrare il suo naso con il mio.
Non dovevo cedere, non potevo.
Mi accarezzò una guancia leggermente con il dito indice, sorridendomi dolcemente.
Quel suo sorriso, mi fece perdere il controllo della mia mente. Adesso lui era capace di potermi fare qualsiasi cosa, nonostante io non dovessi cedere.
Eppure non potevo impedirglielo. Non ci riuscivo, o forse, non volevo semplicemente.
Sentivo il suo fiato leggero e caldo soffiare contro le mie labbra. Sapevo che stava per succedere qualcosa, eppure non mi muovevo. Ero ferma immobile davanti a lui, con gli occhi persi nei suoi e con i  nostri cuori che battevano all’unisono.
Stavo per arrendermi a quello che sarebbe accaduto da lì a poco, ma qualcosa mi salvò.
Il sonoro rumore del citofono.
Entrambi sobbalzammo, dato che non ce l’aspettavamo, e lasciai immediatamente la presa di Harry che, intanto, si allontanò per rispondere al citofono. Cercavo di far riprendere battiti regolari al mio cuore, ma non ci riuscii. Era stata un’emozione strana, fin troppo forte.
“Chi era?” chiesi, avvicinandomi a lui.
“Non lo so, era per te… mi pare di aver sentito una consegna…” rispose.
“Ma sei stupido?! Apri alla gente così, senza domandare?!” dissi alterata.
“Ma certo che ho chiesto! E’ una consegna, se no non avrei aperto!”
Sbuffai e mi voltai, iniziando ad avviarmi verso la cucina.
“Dove vai?” mi domandò improvvisamente.
“A bere, non posso?!” risposi, ancora di spalle.
“Ma la consegna è per te!”
“Apri tu, come hai aperto al citofono! Così impari!” ribattei, entrando in cucina, quando sentii la porta suonare e chiudersi poco dopo una breve conversazione tra Harry e la persona estranea.
Entrò in cucina e, quando mi voltai, quasi sputai l’acqua che stavo bevendo.
Un mazzo enorme di rose rosse si trovavano tra le braccia di Harry.
Emettevano un profumo dolce ed intenso ed erano di un rosso forte, tutte aperte e con grandi petali.
Nonostante non amassi le rose rosse, dovetti ammettere che quelle erano veramente stupende.
“Te l’avevo detto che era una consegna per te…” disse Harry, seminascosto dietro l’immenso mazzo di rose.
Mi avvicinai lentamente a lui, prendendo un bocciolo e sfiorando con un dito un petalo morbido, annusandolo.
“L’hai mandato tu?” domandai, alzando lo sguardo e poggiandolo sul suo viso.
Lui sorrise leggermente.
“Se te l’avessi mandato io, sarei stato molto più romantico, non credi?!” ghignò.
Sbuffai e mi porse il mazzo di rose che, dopo averlo ammirato ancora un po’ da vicino, appoggiai sul tavolo accanto a me.
Annusai ancora una volta un bocciolo, chiudendo gli occhi e godendomene il profumo.
Quando li riaprii, Harry era accanto a me, con una rosa tra le mani.
“Sono belle, vero?” domandò.
Annui sorridendo, posando di nuovo lo sguardo sul mazzo, e portando una ciocca di capelli sbarazzina dietro l’orecchio sinistro.
“Si, ma io preferisco quelle bianche, anche se significano solitudine”.
Harry ridacchiò leggermente e io mi voltai verso di lui, socchiudendo gli occhi e facendo una strana smorfia.
“Che hai da ridere?”.
Lui alzò le braccia e si stiracchio, posando una mano dietro la nuca e alzando l’altra in senso di scusa.
“Nulla. Pensavo al significato della rosa bianca…” sogghignò nuovamente, ma stavolta lo lasciai perdere, ammirando di nuovo il mazzo di rose che mi si trovava di fronte.
“Lì c’è un biglietto, comunque” disse Harry, indicando un piccolo foglio bianco tra le rose.
Non l’avevo proprio notato.
Allungai la mano e lo presi. Quando lo aprii, emanò un profumo dolce ed intenso.
Sapeva anch’esso di rosa.
 
Spero che questo piccolo regalo, sia stato utile per svegliarti.
Vorrei essere io a svegliarti, adesso, così “loro” ti faranno le mie veci.
Come lo hanno fatto la prima volta che ti ho vista.
Buongiorno, piccola.
Con amore, Robert.
 
Sorrisi, portando il bigliettino sul cuore.
Avevo il ragazzo più splendido e dolce del mondo e non avevo intenzione di perderlo.
Quello era stato il buongiorno più bello che avessi mai ricevuto in vita mia.
“E’ il biondo, vero?”
Quando Harry parlò, mi si gelò il sangue nelle vene.
Dio, che cretina!
Avevo praticamente dimenticato la sua presenza!
Annuii lentamente, voltandomi verso di lui e posando il bigliettino sul tavolo, con fare indifferente.
Non volevo farlo soffrire, eppure ci stavo riuscendo alla grande.
Harry si avvicinò di più a me e alla tavola, sfiorando con un dito il bigliettino, poi mi guardò negli occhi.
“Fossi in te, avrei già bruciato tutto, comprese le rose!” disse sogghignando.
Aggrottai la fronte e gli diedi uno schiaffo sulla nuca, che lui si massaggiò poco dopo.
“Ahi! Che ho fatto, adesso?!” domandò, ancora con la mano dietro la testa.
“Sei un vero imbecille, Harold!” dissi, sorpassandolo e cercando di avviarmi nella mia stanza.
Sentii i suoi passi avanzare veloci dietro di me.
“Ho solo esposto la mia opinione!” disse, alzando le mani, cercando di giustificarsi.
Quando fui sui primi scalini, mi voltai verso di lui, sbuffando.
“La lavatrice è pronta. Vai a stendere i panni” conclusi, per poi dileguarmi di sopra, salendo le scale, ancora con il suo sguardo posato su di me.
 
                                                                                                                           *
 
 Una bella passeggiata che mi distogliesse dal pensiero fisso di Harry, ci voleva proprio.
Scesi le scale di soppiatto e con un veloce “esco!” mi ero dileguata giù per le scale, chiudendo velocemente la porta.
Quando il vento fresco mi sfiorò il viso, chiusi gli occhi e subito mi venne in mente la sera della dichiarazione.
Ormai quella scena ritornava ogni volta traditrice tra i miei pensieri quotidiani.
Vale a dire, che ce l’avevo fissa nella testa ogni singolo istante di ogni singola giornata.
Era assurdo come una cosa del genere mi fosse rimasta tanto impressa, non solo nella mente, ma anche nel cuore.
Mi aveva colpito profondamente, entrandomi nel petto e nel cuore senza chiedermi il permesso, senza bussare. Era entrata velocemente e irruentemente, facendomi male.
Forse più che male, mi aveva colto all’improvviso, senza che io me ne capacitassi, senza rendermene conto.
Non me n’ero ancora fatta una ragione, mi sembrava assurdo, completamente folle.
Mi sembrava impossibile il fatto che uno come Harry, si stesse innamorando di me, giorno per giorno.
Ero proprio l’opposto di ragazza che potesse piacergli.
Prima di tutto: non ero bella da mozzare il fiato come una modella.
Ero discretamente carina, così mi avevano definito al liceo, e da allora ero sempre rimasta tale.
Carina, discretamente carina, accettabile, piacevole e giù di lì. Non avevo mai dato importanza agli aggettivi qualificativi che mi affibbiavano, perché non mi era mai davvero interessato il giudizio delle persone.
Avevo avuto un solo ragazzo in vita mia al liceo, con il quale ero stata un anno e mezzo, e la nostra storia era finita male. Davvero male.
Morale della favola? L’avevo mandato al diavolo, senza ripensamenti.
Era da allora che non mi fidavo più degli uomini e che non credevo più alle loro promesse.
Non avevo voglia di illudermi ed essere approfittata solo per farmi portare a letto da quegli inutili esseri. Ecco perché ero rimasta sola per tanto tempo. Per totale mancanza di fiducia.
Però adesso c’era Robert.
Con lui stavo bene, mi faceva ridere ed eravamo praticamente uguali.
Ma c’era anche Harry.
Il bastardo dagli occhi meravigliosi. Che era innamorato di me.
Seconda cosa strana: ad Harry piaceva il mio carattere.
Era una cosa assurda. La prima volta che parlai con lui, mi definì subito un’acida e una nonna!
Okkei si, forse era vero, non ero proprio quel tipo di ragazza che si può definire caratterialmente un angelo, però anche io avevo i miei aspetti positivi.
Ero abbastanza simpatica e, con chi se lo meritava, sapevo tirar fuori tutta la dolcezza nascosta in qualche angolino profondo della mia anima. Sapevo dare il mondo, donare tutta me stessa alle persone che davvero ricambiavano il mio amore, ma donavo totale indifferenza a chi non sapeva tenerselo stretto. Potevo definirmi divertente e quasi mai musona dato che avevo imparato, con tutte le esperienze, l’importanza vitale del sorriso costante.
Ero acida, forse era vero; piena di paranoie e complessi, questo era assolutamente sicuro, logorroica alla massima potenza; eppure era proprio questo che piaceva ad Harry.
Camminando, quasi non mi accorsi del parco.
Voltai lo sguardo verso destra e lo vidi, in tutta la sua bellezza.
Il mio parco.
Era da tempo che non ci entravo, precisamente dall’appuntamento con Robert, così decisi di fare una lunga e lenta passeggiata lì. Il colore dell’erba era sempre quello, verde intenso, forse più chiaro dell’ultima volta.
Proprio come gli occhi di Harry.
Scossi la testa velocemente. Non dovevo pensare a lui.
Man mano che mi ci addentravo, il profumo dei fiori, misto a quello dell’erba e degli alberi, si faceva sempre più forte e meraviglioso. Arrivai finalmente a quella scalinata.
La scalinata del nostro primo incontro.
Mi sedetti proprio in quello stesso punto di quella volta e i ricordi riaffiorarono immediatamente nella mia testa.
La prima rosa di Robert, la nostra prima chiacchierata, le cadute di suo cugino Mark, il suo primo sorriso che mi rivolse. Il suo profumo, che non era cambiato nemmeno di un po’, il suo preoccuparsi del cugino, la sua risata. Tutto quello, mi fece sorridere involontariamente. Era strano come se, da un giorno all’altro, la mia vita fosse cambiata completamente. I giorni in cui non mi chiamava e mi faceva disperare e, finalmente, il giorno in cui mi chiamò e la felicità che mi travolse. Tutto quello sembrava così lontano, anche se non era passato molto tempo.
Mi guardai ancora intorno. Quel giorno, i raggi del sole illuminavano ogni singolo bambino che vi si trovava lì, tutti quanti intenti a giocare, senza accorgersi minimamente della realtà che li circondava.
Proprio come successe a me, poco tempo fa, proprio quel giorno di inizio primavera.
I suoi occhi. Le sue labbra. Il suo viso. Le sue fossette.
Tutto di lui, mi fece pensare che fosse un ragazzo dolce, dati i suoi lineamenti.
Poi lo conobbi meglio.
E allora capì davvero il significato del detto “L’apparenza inganna”.
Harry era il ragazzo più cocciuto, insopportabile, irritante, meschino e imbecille che avessi mai conosciuto.
Eppure, quello era l’unico imbecille che sapesse capirmi, che sapesse guardarmi, che sapesse farmi emozionare. L’unico che mi provocava emozioni fortissime, che ancora non riuscivo a spiegarmi.
In un modo o nell’altro, quel giorno aveva cambiato completamente la mia esistenza.
E quei due, ne erano stati la prova.
Robert mi aveva cambiato la vita.
Ma Harry me l’aveva completamente travolta.
                                                                                                                                       
                                                                                                                      *
 
Tornai a casa, con le idee ancora più confuse di prima.
Non sarebbe cambiato mai niente, finché non avessi capito che cosa mi passava in quella sottospecie di banana che mi ritrovavo al posto del cervello.
Aprii la porta lentamente, cercando di non farmi sentire da Harry, ma qualcuno dall’altro lato, stava abbassando la maniglia e cercava di aprirla.
Chiusi gli occhi, strizzandoli, parandoli con le mani.
Addio tentativo di nascondino!
“Mary! Che fai con le mani davanti agli occhi?”
Li aprii all’improvviso, trovandomi davanti l’unica figura che poteva farmi quella domanda e che, soprattutto, cercava di ostacolare il mio tentativo “evita Harry”.
Louis.
“Ehm… niente!” risposi, mettendo le mani in tasca, con fare indifferente “volevo vedere se fossi stato tanto abile da riconoscermi! Bravo, Louis, meriti proprio una bella scorpacciata di carote a pranzo!” ed entrai in casa, sorpassandolo, dandogli delle pacche sulla spalla destra.
Lui rimase spiazzato e confuso. Lo vidi scrollare le spalle e chiudere la porta, raggiungendomi in cucina.
“Ah Mary, prima che me ne dimentichi, ti ha telefonata Robert” disse mentre si versava l’acqua in un bicchiere.
Sbarrai gli occhi. Come aveva fatto Robert a scoprire il numero di casa mia?!
“Ha telefonato a casa?”
“No, sul tuo cellulare. L’hai dimenticato qui”
“E… hai risposto tu?” domandai.
Lui scosse il capo mentre beveva, poi posò il bicchiere sul tavolo una volta finito.
“Stavo per rispondere, ma Harry mi ha preso il telefono dalle mani ed ha risposto lui”.
All’improvviso, sentii il cuore fermarsi e il sangue gelarsi nelle vene.
“Dov’è Harry?” sussurrai, con quella poca voce che mi uscii.
“E’ di sopra, ma tu sei sicura di stare bene?” domandò, inarcando un sopracciglio.
Annuii con il capo e mi fiondai fuori dalla cucina, salendo le scale ogni due gradini. Una volta in corridoio, la figura snella di Harry uscì dal bagno.
“Ma cosa diavolo ti passa per l’anticamera del cervello?! Ammesso sempre che tu ce l’abbia!” urlai, una volta che gli fui addosso.
Lui parve sorpreso e confuso, e inarcò un sopracciglio.
“Cosa ho fatto, adesso?”
Roteai gli occhi al cielo e sbuffai.
“Non fare il finto tonto che è appena sceso dalle nuvole! Cosa hai detto a Robert?”
Harry sospirò e mi sorrise.
“Non gli ho detto proprio niente, a parte che non c’eri. Nient’altro”.
Posai lo sguardo su di lui, che sorrideva ancora. Sembrava davvero sincero e io avevo fatto la figura della cretina, come al solito!
“Oh… ne sei sicuro?” domandai, inarcando un sopracciglio.
Lui rise leggermente, passandosi una mano fra i ricci.
“Sicurissimo. Non rovinerei mai quello che ti rende felice…”
Lo guardai ancora un po’.
Quello che aveva appena detto, era una cosa dolcissima. Non me lo sarei mai aspettato da lui.
Gli feci un mezzo sorriso, poi mi avvicinai al suo viso e gli lasciai un bacio sulla guancia.
“Grazie…” sussurrai al suo orecchio, mentre gli facevo una carezza.
Lo sentii sorridere, per poi passare dolcemente una mano tra i miei capelli. Ero tentata nel rimanere tra le sue braccia, ma non potevo.
Mi allontanai velocemente da lui, fiondandomi nella mia camera e prendendo il telefono. Scorsi il numero di Robert dalle ultime chiamate ricevute e portai il cellulare all’orecchio, aspettando che mi rispondesse.
“Pronto?” disse la sua bellissima voce.
“Ciao!” quasi urlai, tutta pimpante.
“Ehi piccola! Che fine avevi fatto?” mi chiese, e lo sentii sorridere.
“Sono andata a fare una passeggiata, ne avevo bisogno” risposi, attorcigliando una ciocca di capelli.
“Capisco. Quando mi ha risposto Louis mi ha detto solo che eri uscita e avevi dimenticato il telefono a casa…”
Rimasi leggermente interdetta.
“Lo-Louis?!” domandai confusa.
“Si, ha risposto lui al telefono, prima. E’ il ragazzo di Elyse, giusto?”
“S-si, è il ragazzo di Elyse…” sussurrai, e una strana ipotesi mi balenò in testa.
Harry aveva fatto finta di essere Louis per non farmi litigare con Robert.
Ecco perché aveva detto che non sarebbe mai stato capace di rovinare ciò che mi rendeva felice.
E io che avevo dubitato di lui, che quasi non gli avevo creduto e che lo avevo attaccato.
Mi sentivo ancora di più una cretina. Harry non meritava affatto tutto quello e io lo facevo soffrire. E, questa cosa, faceva soffrire anche me.
“Ehi, ci sei?”
Scrollai le spalle e scossi la testa dopo la domanda di Robert, distogliendo la mente dai sensi di colpa.
“Si, scusami. Stavo pensando alla mia sbadataggine!” risposi.
Lui rise. “Si, in effetti sei abbastanza sbadata!”
“Solo perché sei il mio ragazzo, non hai il diritto di affermare la mia offesa autonoma, sai?!”
“Oooh, scusami allora, non lo farò più! Comunque, avrei una proposta da farti…” disse, lasciando la frase in sospeso.
“Se è indecente, sappi che non ci sto!”
“Non è indecente!” disse ridendo “volevo chiederti se stasera ti va di venire al ricevimento del matrimonio di mia cugina!”
Non mi sarei mai aspettata una proposta del genere. Insomma, andare al matrimonio della cugina insieme a lui sarebbe stata una sorta di presentazione alla famiglia.
“Questo significa che mi presenterai anche ai tuoi genitori e al resto della famiglia?” domandai.
“Diciamo di si. E poi, ti porto perché sei la mia fidanzata e tutti devono sapere che ragazza meravigliosa ho accanto”.
Sorrisi e diventai tutta rossa. Era la prima volta che mi chiamava “la sua fidanzata”. Ed era una sensazione magnifica.
“D’accordo. Per che ora devo essere pronta?” dissi, mentre il rossore cresceva costantemente sulle mie guance.
“Per le otto. Il ricevimento non inizierà tardi”.
“Va bene. A stasera!”
“A stasera, piccola” concluse lui, e spensi la telefonata.
Non mi sembrava possibile. Quella sera avrei conosciuto la famiglia del mio ragazzo, quindi sarebbe stata una cosa più che ufficiale!
Uscii dalla mia stanza, in cerca di Helena ed Elyse per annunciare la bella notizia e per un consiglio sul vestito da mettere.
Poi però mi sorse un dubbio. Un enorme dubbio.
E se non fossi piaciuta alla sua famiglia? Alla mamma, soprattutto. E se iniziasse ad urlarmi contro di lasciar stare il suo bambino pucci pucci e mandarmi, in modo poco gentile, al diavolo?! E se al padre fossi completamente indifferente, oppure se iniziasse a farmi domande strane alle quali non avrei saputo rispondere?!
“Mary? Che fai impalata in mezzo al corridoio?”
Alzai lo sguardo dai miei piedi e vidi Harry, appoggiato allo stipite della porta della camera di Elyse.
Scrollai le spalle, come per riprendermi da quei brutti pensieri.
“Nulla. Dov’è Elyse?” domandai, avvicinandomi alla porta.
“E’ dentro con Louis. Non ti conviene disturbarli…” rispose, indicando la porta dietro le sue spalle.
“E allora tu che ci fai appoggiato alla porta della sua camera?!” domandai nuovamente, fissandolo scettica.
“Aspettavo te…” sussurrò, per poi sorridermi.
“Ehm… hai visto Helena, allora?” gli chiesi, cercando di deviare la sua risposta.
“Ha appena chiamato. Lei e Zayn mangiano fuori” rispose, mettendo le mani in tasca, allontanandosi dalla porta.
Roteai gli occhi al cielo. Cavolo, proprio quando avevo bisogno di una mano!
“Va bene” dissi, voltandomi e avviandomi nuovamente in camera mia, ma sentii poggiarsi la mano di Harry sulla mia spalla, cosa che mi fece fermare immediatamente.
“Se hai bisogno di una mano, posso aiutarti io” disse, una volta che mi voltai verso di lui.
Gli sorrisi. In effetti, lui era l’unico che potesse aiutarmi in quel momento.
“Okkei. Stasera devo andare al ricevimento del matrimonio della cugina di Robert, ergo ci sarà tutta la sua famiglia, alla quale lui mi presenterà come sua fidanzata. Ora, facendo il punto della situazione, non ho un vestito abbastanza elegante da indossare, quindi volevo chiedere un vestito in prestito ad una delle mie amiche, ma loro non ci sono, chi con la mente, chi fisicamente. Poi, la paura più grande che ho, è quella di non piacere alla sua famiglia, soprattutto alla madre. Si, soprattutto a lei, perché si sa no, come sono le madri per quanto riguarda i loro figli maschi. Sono iperprotettive e odiano chiunque ragazza che stia al loro fianco, anche se fosse una santa! E poi, ho paura della reazione che potrebbe avere il padre, insomma, potrebbe iniziare a farmi domande assurde e farmi uscire pazza e così tutti mi definirebbero la fidanzata psicopatica di Robert facendomi scappare via da lì, ma mi perderei sicuramente e allora un camionista ciccione e puzzolente mi darebbe un passaggio, ma in realtà, mi violenterebbe e basta e poi potrebbe uccidermi e occultare il mio cadavere, e poi…”
Harry mi tappò la bocca e io sbarrai gli occhi presa alla sprovvista. Cercai di parlare e ribellarmi, ma mi uscirono solo dei mugugni soffocati.
“Primo: il vestito lo chiederai a una delle due quando saranno libere. Helena tonerà prima che inizi il ricevimento ed Elyse… beh, credo che lei e Lou finiranno per quell’ora no?!” disse sghignazzando, senza levare la mano dalla mia bocca. Roteai gli occhi al cielo. Era patetico.
“Secondo: piacerai sicuramente a tutta la sua famiglia perché, anche se sei una grande rompipalle, sei la tipica ragazza che tutte le madri e i padri vorrebbero al fianco del proprio figlio e, se ti faranno domande assurde o cos’altro, tu saprai benissimo cavartela. Quindi, puoi stare tranquilla che non ti violenterà e/o ucciderà nessun camionista ciccione e puzzolente”.
“Terzo e ultimo: sei talmente meravigliosa quando ti crei complessi e paranoie assurde, che mi viene voglia di baciarti…” concluse, sorridendo leggermente, mostrando le fossette.
Rimasi con gli occhi sbarrati per un po’, poi tolsi la sua mano dalla mia bocca e respirai profondamente.
Forse, era meglio se chiudevo la bocca e stavo zitta, per una buona volta.
                                                                                                                                 
                                                                                                                                  * 

Non riuscivo a credere ai miei occhi.
Quella non potevo essere io.
Quella non ero io.
Io ero completamente diversa.
E allora, perché quella tizia dentro lo specchio, aveva la mia stessa espressione sbalordita?!?
“Allora? Che ne pensi, ti piace?”
La figura di Elyse, riflessa anch’essa nello specchio, fece capolino dietro quella che doveva essere la mia.
Mi voltai verso di lei che aspettava pazientemente una mia risposta, mentre io avevo ancora
un’espressione sbalordita sul volto.
“Come potrebbe non piacermi?! E’… é…”
“Si, è stupendo, lo sappiamo!” concluse Hel, seduta a gambe incrociate sul mio letto, appoggiata con la schiena contro il muro, che trafficava con una limetta cercando di aggiustarsi le unghie.
Mi voltai nuovamente verso lo specchio, scrutandomi a fondo.
Il vestito blu dal tessuto leggero, era lievemente incrociato sul petto e mi fasciava dolcemente in vita, per poi scendere morbido fin sopra le ginocchia. Le spalle erano coperte solo dalle bretelle spesse del vestito, a giro maniche e le scarpe nere, dal tacco abbastanza alto, mi fingevano più alta di dieci centimetri.
Alzando lo sguardo e passai al mio viso, che non sembrava per niente quello di tutti i giorni.
I miei occhi castani erano stati colorati solo un po’ più del solito mentre le mie guance avevano preso un colore più rosato. Le labbra, quasi sempre al naturale, quel giorno erano state colorate di un bel rosso, che mi accendeva il viso. I capelli castani, erano ancora più corti del solito, dato l’improvviso cambiamento dal liscio naturale al bellissimo boccolo riccio  e voluminoso, che sarebbe durato poco.
“Abbiamo fatto un ottimo lavoro!” disse Elyse, avvicinandosi ad Hel e schiacciandole il cinque.
Mi voltai verso di loro, sorridendo. Avevano ragione, erano state bravissime.
“Dio, Mary, non ti ho mai visto così bella!” disse Hel, alzandosi dal letto.
“Infatti!” l’appoggiò Elyse “ti sottovaluti sempre! Guarda come sei bella con un po’ più di trucco!”
Sorrisi nuovamente e mi avvicinai a loro, per poi stringerle in un grande abbraccio. Erano pochi i nostri momenti di dolcezza, ma quando le abbracciavo, sentivo sempre che potevo andare avanti e superare le cose peggiori. In tutte le cose che avevo fatto in vita mia, anche se mi criticavano o non accettavano le mie scelte, mi erano sempre state vicino e mi avevano aiutato.
“Grazie…” sussurrai, e loro mi strinsero di più.
Trovare delle amiche come loro, era stata la cosa migliore che potesse capitarmi in vita mia.
Di questo, ringraziavo ogni giorno.
 
                                                                                                                                       *
 
“Mary! Scendi, è arrivato Robert!”
La voce di Hel dal piano di sotto, risuonò sonora fino alla mia camera.
“Arrivo!”
Presi la borsa nera e mi guardai un ultima volta allo specchio. Ero irriconoscibile.
Mi avviai verso le scale e le scesi piano, dato che con quei tacchi potevo uccidermi con le mie stesse mani solo con una semplice caduta.
Quando arrivai in salotto, i ragazzi erano tutti lì che mi aspettavano sotto le scale, e mi guardavano sbalorditi, quasi quanto me. Anche loro non erano abituati a vedermi così ben curata e vestita. Elyse ed Helena sorridevano soddisfatte, mentre Liam si avvicinò di più a me, che avevo terminato la scalinata senza cadere.
“Wow, Mary! Sei fantastica!” disse entusiasta.
“Fantastica è riduttivo!” aggiunse Niall.
“Sei proprio une bella carota!” disse Louis, provocando il riso generale.
“Grazie, però basta complimenti!” risposi imbarazzata. Tutti quei complimenti in un solo colpo mi fecero diventare tutta rossa.
“Su, Mary, muoviti! Non vorrai far aspettare il tuo principe azzurro!” disse Elyse, spingendomi fino alla porta con le mani dietro la schiena. Presi il cappotto nero e aprii la porta, ma venni fermata da una mano sulla spalla.
“Che fai? Te ne vai senza il mio giudizio?!” sussurrò la sua voce al mio orecchio.
Mi voltai e i suoi occhi verdi mi folgorarono. Aveva il suo solito sorrisetto stampato sul volto, con le fossette che glielo incorniciavano.
“Che te ne pare, allora?” gli domandai.
Prese un riccio tra le sue dita e lo arricciò ancora di più, poi passo il palmo del dito sulla mia guancia fresca e colorata e mi sorrise.
“Sei bellissima…” sussurrò, guardandomi negli occhi, e non potei fare a meno di sorridergli.
Infilai il cappotto e con un ultimo saluto, chiusi la porta dietro le mie spalle, lasciando lì dentro anche gli occhi di Harry.
Scesi le scale, cercando di non farmi male e, quando aprii il portoncino, vidi la figura di Robert girata di spalle. Aveva una giacca nera, come i pantaloni, e dei mocassini.
Mi avvicinai lentamente a lui, che parve non accorgersi della mia presenza, e gli misi le mani sugli occhi.
“Indovina chi sono?” dissi, cercando di camuffare la voce.
Lo sentii sorridere e poggiare le sue mani sulle mie.
“Mmmh, magari una fidanzata scema che, appena mi volterò verso di lei, sarà più bella del solito?!” rispose, levando le mie mani dai suoi occhi.
Si voltò verso di me e sorrise, cosa che feci anche io.
“Visto? Non sbaglio mai!” disse, baciandomi dolcemente sulle labbra.
Lo abbracciai forte, perdendomi nel suo bellissimo profumo maschile. Mi diede un bacio sulla guancia sinistra e si staccò, lasciando però il suo braccio intorno alle mie spalle.
“Forza principessa! La famiglia reale ti attende!” disse, aprendomi la portiera della macchina.
Ed ecco che la paura, risalì nuovamente dentro di me, sempre di più.
 
 
                                                                                                                                 *
 
And through it all
she offers me protection
A lot of love and affection
Whether I'm right or wrong
And down the waterfall
Wherever it may take me
I know that life won't break me
When I come to call
she won't forsake me
I'm loving angels instead
 
 La canzone finì e gli sposi smisero di ballare al centro della pista. Lo sposo, diede un bacio alla sua neo-moglie e lei sorrise. Erano dolcissimi ed innamoratissimi, lo si vedeva dai loro occhi che brillavano come delle stelle.
Applaudimmo tutti, mentre loro tornavano al loro tavolo mano nella mano.
“Sono belli, vero Mary?”
La mamma di Robert mi rivolse quella domanda, che sembrava più un’affermazione. Annuii con il capo, mentre mi sedevo composta sulla sedia.
“Davvero bellissimi” confermai.
Lei mi sorrise. Mi ero fatta delle paranoie inutili, perché non c’era proprio niente per cui preoccuparsi. La famiglia di Robert era magnifica.
La madre, Sheila, aveva gli stessi capelli color biondo scuro di Robert e la sua stessa bocca carnosa, dalle labbra piccole. Gli occhi, a differenza di quelli del figlio, erano di un meraviglioso azzurro cielo, perfettamente truccati. Era ancora una bellissima donna, giovanile e simpatica con tutti.
Robert era la fotocopia del padre invece, il signor Thomas. Lo stesso taglio degli occhi, solo contornato da più rughe ed un paio di occhiali, lo stesso castano, le stesse ed identiche espressioni, la forma del viso e la anche la forma fisica, entrambi alti e slanciati. Il carattere invece, era completamente opposto. Il signor Thomas sembrava il classico padre severo, ma buono in fin dei conti. Non era giovanile e moderno come sua moglie, ma simpatico lo stesso, un uomo di immensa cultura ed intelligentissimo.
“E’ una vera fortuna che una ragazza come Lucy abbia trovato la sua anima gemella e che l’abbia sposata! Non sei d’accordo, Tom?” disse la madre di Robert, riferendosi al marito. Anche stavolta sembrava un’affermazione.
“Fantastico…” rispose il marito, senza darle un minimo di soddisfazione, sorseggiando il suo vino rosso. Lei parve essere abituata alle risposte distaccate del marito, e non fece una piega. D’altronde, erano sposati da più di quindici anni e, se non avevano divorziato fino a quel momento, voleva dire che, pur se diversi, si amavano.
Sheila si alzò all’improvviso, mostrando le sue gambe lunghe racchiuse in un pantalone elegante. Si avvicinò alla sedia del marito e lo prese per un braccio, cercando di alzarlo. Lui alzò lo sguardo dal suo vino e la guardò confuso, non capendo bene cosa volesse fare.
“Forza, Tom! Alzati da quella sedia, fai poco l’aristocratico antipatico e vieni a ballare con me!” sentenziò la moglie, quasi fosse un ordine.
“Ma, Shei…”
“Niente ma, Tom! Questa è la nostra canzone, ricordi? Mi andrebbe infinitamente di ballarla con mio marito dopo quindici anni di matrimonio!”
Tom sbuffò e si alzò dalla sedia, mentre la moglie sorrideva soddisfatta.
“Ci vediamo dopo, Mary” disse Sheila, sorridendomi, mentre si avviava entusiasta verso il centro della pista con il marito al seguito, che lo sembrava un po’ meno.
Li guardai ballare per un po’ o meglio, era Sheila che ballava mentre Tom, si limitava a dei piccoli passettini sforzati di danza. Lei non parve soddisfatta e vidi la sua bocca mimare un qualcosa come “balla meglio” e “non è questo il Tom di quindici anni fa”.
Risi leggermente, guardandoli ancora. Quei due erano una delle coppie più divertenti che avessi mai conosciuto.
Mi guardai intorno. La sala era grande ed illuminata. I tavoli rotondi erano pieni di persone e, al centro di esso, vi si trovavano vari tipi di fiori. La pista da ballo era gremita di gente, con al centro gli sposi. Cercai con lo sguardo Robert, del quale non si vedeva l’ombra, ma niente. Era come scomparso. Sbuffai e abbassai lo sguardo sulle mie unghie per niente curate, quando d’un tratto, il tocco di una manina leggera sulla mia spalla me lo fece voltare su un viso già noto.
“Ciao Mark!” dissi, guardando il bambino negli occhi.
“Ciao Mary, cerchi Robert?” mi chiese subito.
Annuii con il capo, sorridendogli.
“L’hai visto?”
“Certo che l’ho visto!” rispose, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Stavo per chiedergli dove fosse, ma lui rispose alla mia domanda prima che pronunciassi parola, quasi come se me l’avesse letto negli occhi.
“E’ fuori in giardino che ti aspetta. Mi manda lui”.
Mi alzai dalla sedia e scompigliai i capelli biondi di Mark, come per ringraziarlo, e lo vidi aggiustarseli poco dopo. Sorpassai la gente che ancora ballava al centro della pista e uscii fuori, facendo si che il venticello leggero mi colpisse il viso e le spalle scoperte.
Riconobbi la figura di Robert anche al buio e mi avvicinai a lui lentamente.
“Ehi” dissi, abbracciandolo da dietro.
“Ti aspettavo…” disse, voltandosi verso di me e toccandomi i capelli.
“Adesso sono qui” sussurrai, circondandogli di nuovo la vita con le braccia. Lo sentii sorridere e lasciarmi un dolce e caldo bacio sulla testa.
“Devo dirti una cosa…” disse all’improvviso, portandomi un dito sotto il mento, facendo si che lo guardassi dritta negli occhi.
I miei occhi lo guardavano incuriositi, attendendo con impazienza ciò che dovesse dirmi.
Mi sorrise, prendendomi le mani e incrociando più a fondo i suoi occhi con i miei.
“Io ti amo, Mary”.
Rimasi senza parlare per un po’, presa alla sprovvista da quella affermazione. Quelle parole risuonavano sicure e sincere e mi entrarono dentro subito, improvvisamente, creando un vortice di emozioni meravigliose. Lo guardai con gli occhi lucidi per la felicità, e gli sorrisi.
“Anche io ti amo, Robert”.
Mi alzai sulle punte, avvicinando di più il suo viso al mio, facendo incontrare le nostre labbra.
Lui era la mia certezza più grande.
E, in quel momento, l’unica cosa che volevo era ripetergli all’infinito quelle parole.






Writer's Corner! :)
Buonsalvesalvino ragazzuole carotose! :D
Avete visto? Sono finalmente tornata in me stessa con il mio solito ritardo cronico! 
YEEEEEEEE! 
Non siete pronte ad ammazzarmi di botte?!?
Dai, fatelo, ho sentito troppo la vostra mancanza e so di meritarmi taaanti calci in culo! :D
Hahahahahah, no seriously, adesso mi scuso sul serio!
Non avete idea di quanto ho avuto da fare in qeusta settimana, pensate che non ho avuto nemmeno il tempo di sputarmi in un occhio (?)

Anyway...
IO VI AMO!
Se potessi, vi sposerei tutte all'istante! :D
Cioè, ma siete delle meraviglie! *w*
Nonostante tutto questo tempo, voi leggete la mia storia, la inserite tra le preferite, seguite e ricordate e la recensite!
Ci sono state otto recensioni allo scorso capitolo...
OTTO! 
ASDFGHJKLJHGFDSD.
Basta, vi sposo!

Coooomunque, il capiitolo...
Eh, il capitolo...
E'... bello!
Cioè, qui si dichiarano tutti! *evvaaaaaai*
okkei, basta, la smetto di sclerare!

Come al solito, i ringraziamenti non sono mai abbastanza
A voi, che seguite, preferite, ricordate, recensite la mia storia e che ne leggete anche solo il primo rigo, 
Grazie :)
Senza di voi, non sarei in grado di continuarla :)
Pooi, passiamo a Chiara e Alessia, che mi riempiono sempre di troppi complimenti 
LoveyouBabies!
E, per finire, a quelle due scellerate delle mie migliori amiche, Federica e Agnese, senza le quali non ce la farei :)

Sooo, spero che questo capitolo vi piaccia! :D
Gooodbye carrooots!

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ps. ho creato una pagina per vari aggiornamenti alla fanfic :D
Dato che mi sento sempre in colpa perchè non riesco mai ad aggiornare quando dovrei, ecco un modo semplice ed immediato (?) di rimanere in contatto con voi, conoscervi meglio e farmi conoscere meglio :)
Se vi va, passateci e lasciate un "mi piace" :D
Ecco il link!
http://www.facebook.com/LeiCredeNeiMiracoli
(se non si vede, non uccidetemi, vi prego! Non sono pratica! Vabbè, se non dovesse apparire, la pagina si chiama "Lei crede nei miracoli? 
∞")
Significherebbe tanto per me!
pps. il nome del capitolo, forse non c'entrerà un emerita mazza (ne sono abbastanza consapevole u.u) però, è presa dalla canzone che ho ascoltato mentre lo scrivevo e cioè Angels di Robbie Williams, che è presente anche in questo capitolo! :)
e poi perchè piaceva ad Agnese e quiiindi, meglio non contraddirla! 



#LotsofLove
-YoursM.

 

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Capitolo 13
*** What is Love, for you? ***


I raggi della luna colpivano il mio viso, in quel momento rilassato e morbido. Gli occhi, venivano solo un po’ accecati da quella luce leggera, ma abbagliante.
Mi rigirai nel letto nuovamente, questa volta sul lato destro.
Nella penombra, erano distinguibili gli oggetti della mia stanza, che vedevo quotidianamente, le foto attaccate alle pareti, la scrivania e l’armadio.
Era tutto uguale, come ogni giorno, come sempre.
Feci aderire meglio la guancia sul cuscino, alzandolo e posando le mani sotto di esso, ma niente.
Non riuscivo a dormire.
Mi voltai lentamente sul lato sinistro, facendo si che le lenzuola si disordinassero ancora di più.
Fissai il muro di fronte ai miei occhi. I raggi lunari notturni, lo colpivano e lo utilizzavano come palcoscenico per far si che le ombre dei rami degli alberi esterni, venissero riflesse su di esso, facendolo, in qualche modo, animare.
Lo sfiorai prima con un dito, e sentii la parete fredda sotto di esso poi, poggiai l’intero palmo della mano per godermi meglio quel contatto, sperando che mi favorisse il sonno.
Chiusi gli occhi, portandomi la mano, adesso completamente fredda, dal muro alla mia guancia.
Ma il sonno non arrivò.
Sbuffai e mi misi seduta nel letto, rimanendo così per un po’. Poi, mi tolsi tutte le coperte di dosso e, senza infilare i piedi nelle pantofole, mi avvicinai alla porta e la aprii, per poi avviarmi verso la scalinata.
Scesi le scale in punta di piedi, cercando di non fare rumore e, soprattutto, di non cadere dato che il pantalone del pigiama, fin troppo lungo e largo per le mie gambe, andava a finirmi sotto il palmo dei piedi.
Arrivata a metà scala, sentii dei rumori provenire dalla cucina.
Rimasi ferma ed immobile per qualche secondo, incapace di muovere qualsiasi muscolo per la paura. E se fossero stati i ladri?
Non avevo il coraggio di controllare, così mi voltai per tornarmene di sopra, quando i rumori si fecero leggermente più forti.
Dovevo scendere a controllare, anche se disarmata.
Feci un sospiro lungo ed intenso, sperando che mi trasmettesse coraggio, e scesi piano le scale. Cercai in tutti i modi di pensare positivo in quel momento, del tipo che i ladri normalmente, si sarebbero consultati tra di loro sussurrando, e io non avevo sentito nient’altro, se non rumori.
O forse, che erano solo dei ladri affamati, dato che si trovavano in cucina e avrebbero risparmiato me, la casa, i ragazzi e tutti gli oggetti in cambio di una torta.
No, niente di tutto ciò poteva sembrare credibile.
Ed io, ero un’idiota. Una grandissima idiota.
Mi avvicinai piano allo stipite della porta della cucina, tremando. Chiusi gli occhi  per la paura, sperando che non ci fosse nessuno, e mi sporsi leggermente verso la stanza, attenta a non farmi scoprire.
Quando lentamente li riaprii, una figura di spalle si trovava davanti ai miei occhi.
La guardai dall’alto verso il basso e, solo arrivata al punto della testa, la riconobbi.
Era la testa piena di ricci di Harry.
Feci un sospiro di sollievo ed entrai in cucina, senza farmi sentire. Me l’avrebbe pagata.
Mi avvicinai piano a lui, in punta di piedi e, all’improvviso, gli misi le mani sui fianchi, che lo fecero sobbalzare dalla paura.
“Ma sei impazzita?!” urlò sussurrando, quando si voltò verso di me e vide che stavo ridendo per la sua reazione spaventata.
“Dovevo farlo!” sussurrai a mia volta “mi hai fatto prendere uno spavento con tutti i rumori che hai fatto, animale! Mi sono solo vendicata”.
Lui sospirò e chiuse gli occhi, portandosi una mano sulla fronte.
“E’ dura vivere con te…”
Gli diedi uno schiaffetto sul braccio, facendo una smorfia da offesa.
“Ehi, non sono io l’idiota alla quale si è rotta la caldaia senza sapere come! E ringrazia che ti sto ospitando!” dissi, puntandogli il dito contro il petto e, solo in quel momento, mi accorsi che si trovava a torso nudo. Arrossii violentemente dopo averlo constatato e, tolto velocemente il dito dal suo petto, mi allontanai da lui, avvicinandomi alle mensole dove si trovavano i bicchieri.
Harry parve notare il mio imbarazzo e il mio rossore, visibile anche nella penombra della stanza e sogghignò.
“Fa caldo, vero?” disse, sghignazzando.
Mi voltai verso di lui, fulminandolo con uno sguardo mentre mi versavo l’acqua nel bicchiere.
“E’ meglio che ti metta una maglia, potresti prendere la broncopolmonite” dissi, cercando di fare l’indifferente.
Lui, per tutta risposta, mi si avvicinò di più, prendendo una ciocca dei miei capelli tra le sue mani.
“E a te dispiacerebbe, se la prendessi?” sussurrò al mio orecchio. Il contatto con il suo fiato caldo, mi fece arrossire nuovamente.
“Per niente. Anzi, è meglio se la prendi, così magari ti levi da davanti alle scatole” risposi, sorseggiando l’acqua e allontanandomi da lui.
Harry si sedette su uno sgabello, appoggiando i gomiti sul tavolo e il mento sui palmi delle sue grandi mani, come se mi volesse aspettare.
Cercai di fare finta che lui non ci fosse e, una volta finito di bere, posai il bicchiere nel lavandino e mi avviai fuori dalla cucina.
“Perché sei venuta in cucina?” mi chiese, quando fui sull’uscio della porta.
Mi girai e posai lo sguardo su di lui, che si torturava un riccio.
“Non riuscivo a dormire. E tu?”
“Anche io. Niall russa troppo stasera; è davvero insopportabile”.
Risi leggermente. In effetti quella sera, Niall stava dando il meglio di se con il suo sonoro russare.
Lo vidi alzarsi improvvisamente dalla sedia e raggiungermi.
“Adesso hai sonno?” mi domandò.
Scossi il capo lentamente. Nemmeno un sano bicchiere d’acqua mi aveva aiutata.
“E tu?” gli chiesi, indicandolo con un cenno della testa.
Si limitò anche lui a fare cenno di no con la testa, muovendo i ricci di qua e di là.
Sembrava un bambino, mentre muoveva il capo, mordendosi dolcemente il labbro inferiore.
Lo scrutai a fondo, partendo dal suo viso fino ad arrivare al suo torso nudo, limitatamente visibile a causa della penombra.
“Potresti infilarti una maglia, per piacere? Sai, sarebbe molto più comodo!” sussurrai.
“Che c’è, ti metto in imbarazzo per il mio fisico perfetto?” chiese maliziosamente, ghignando.
“No, mi mette in imbarazzo il fatto che io abbia un fisico molto più asciutto del tuo!”.
Harry sbuffò, portando le mani sui fianchi scoperti.
“E va bene, me la metto! Sei di una pesantezza unica!” disse, avviandosi verso il salotto e prendendo una semplice maglietta bianca da sopra al bracciolo del divano infilandosela velocemente, per poi tornare da me.
“Contenta?!” disse ironico, portando il petto all’infuori e toccandosi la maglia.
“Molto” risposi spingendolo , per poi sorpassarlo e uscendo dalla cucina.
Mi avviai verso il divano dove dormiva Harry e mi sedetti a gambe incrociate su di esso, prendendo un plaid appoggiato alla sua estremità, che appoggiai sulle spalle scoperte, avvolte solo da una maglia leggera a giro maniche.
Harry mi fissò per un po’, poi mi raggiunse, sedendosi accanto a me, con i piedi sul grande cuscino del divano.
Mi coprii il viso completamente con il plaid, lasciando intravedere solo gli occhi, per poter guardare Harry e perdermi nell’immensità dei suoi occhi.
“Hai freddo?” mi chiese sussurrando, avvicinandosi lentamente a me.
Annuii con il capo, evitando di parlare per non svegliare Liam e Niall che dormivano beatamente, uno sullo brandina e l’altro steso sul divano accanto.
“Vuoi una felpa?” chiese ancora.
Scossi il capo, lentamente.
“Grazie, sto bene così” bofonchiai, con la bocca coperta dal plaid.
Presi un cuscino, che era appoggiato al divano, e ci infilai i piedi sotto, per permettere al mio corpo di provare ancora più calore. Sentii Harry sorridere di fianco a me e, lentamente, fece passare un suo braccio intorno alle mie spalle.
Mi voltai immediatamente verso di lui dopo quel suo gesto, e il suo mezzo sorriso era ancora stampato sul suo volto.
“Non voglio che tu muoia di freddo, tutto qua” disse, anticipando la mia domanda.
Cacciai fuori tutto il viso dal plaid e lo chiusi meglio intorno al mio petto.
Eppure il braccio di Harry, pur se appoggiato dolcemente attorno alle mie spalle, mi riparavano da tutto il freddo possibile ed immaginabile che potesse esserci in quella casa.
Era come se mi riscaldasse anche solo averlo vicino, ed era una strana ma bella sensazione.
“Posso farti una domanda?” gli chiesi all’improvviso, sussurrando, facendo si che lui si voltasse verso di me, facendo aderire e incrociare i suoi occhi meravigliosi con i miei.
Quel contatto, fece provare ancora più calore dentro di me.
Si limitò ad annuire e i suoi occhi, aspettavano curiosi la domanda che gli avrei rivolto da lì a poco.
“Sei mai stato innamorato?” gli chiesi, tutto d’un fiato.
La mia domanda mi parve fin troppo stupida una volta pronunciata, e lui parve accorgersene. Ovvio che lo era stato, se pochi giorni fa mi aveva confessato che si stava innamorando di me!
Harry aprì la bocca per rispondere, ma io alzai la mano come per bloccare le sue parole.
“Cioè, non mi sono spiegata bene, forse. Intendo prima di… me” sussurrai flebilmente, soprattutto quell’ultima parola. Me.
Posò lo sguardo di fronte a se, perdendolo nel vuoto mentre pensava ed elaborava una risposta da darmi.
Scrutai a fondo il suo profilo.
Non c’era niente di sbagliato in lui.
I ricci che gli ricadevano morbidi sulla fronte, incorniciavano il suo viso dai lineamenti dolci e forti allo stesso tempo, e quelle imperfezioni, invisibili e piccolissime, lo rendevano ancora più bello.
Sorrisi leggermente.
Harry era bello, e non lo si poteva negare.
Si voltò improvvisamente verso di me, senza che io me lo aspettassi, e mi ritrovò che lo fissavo con un’espressione inebetita sul volto. Fin troppo inebetita.
Sorrise anche lui e, al contatto con i suoi occhi, sentii le mani che iniziarono a tremare.
Quel contatto era sempre così dannatamente strano e meraviglioso allo stesso tempo.
“Forse si, forse no. Non saprei risponderti. So solo che quello che sto provando adesso, è nuovo per me e non l’ho mai provato con nessun’altra ragazza. Cioè, l’ho provato ma non così… forte e vero come lo sto provando adesso per te”.
Le sue parole erano sincere, lo si sentiva dal suo tono di voce e dalle sue parole, pur se basse e sussurrate, che trasmettevano emozioni ad ogni singola, minima parte del mio corpo.
Gli occhi mi si riempirono di lacrime.
Le parole di Harry mi facevano battere il cuore, quasi quanto i suoi occhi, e io non capivo assolutamente più nulla.
Non ero più sicura delle certezze che mi ero creata, delle mie ambizioni, dei miei sogni, del mio futuro.
Perché non riuscivo a capire davvero cosa c’era al centro del mio cuore?
“E tu?” mi domandò improvvisamente, facendomi distogliere dai miei pensieri complessi e confusi.
Scossi il capo leggermente per riprendermi.
“Io cosa?” chiesi a mia volta, torturandomi le mani.
“Sei mai stata innamorata?”
Lo fissai meglio, rinchiudendomi nelle spalle, per poi circondare le mie gambe con le braccia, portandole al petto, appoggiando la bocca sulle ginocchia.
“Si…” bofonchiai, spostando la testa di lato per guardarlo meglio.
“Io credo di amare Robert” continuai “lui mi ha detto di amarmi, e sono sicura di amarlo anche io. Mi fa stare bene e mi tratta come non l’ha mai fatto nessuno. Siamo completamente uguali, ed è questo che mi piace di più. Completa le frasi al posto mio, nel modo giusto”.
Harry prese una ciocca dei miei capelli tra l’indice ed il pollice e iniziò a giocarci, ma io non mi ritrassi. Mi piaceva quel contatto così dolce con lui.
“Io credo che non sia questo l’amore, almeno per come la vedo io” disse sorridendo.
“E come lo vedi tu, allora?” gli domandai, pericolosamente vicina al suo viso.
Lui fece un sospiro, cercando la risposta da darmi a quella domanda così difficile, socchiudendo gli occhi.
“Sembra la consegna di un tema!” disse, ridendo leggermente.
Fece ridere anche me. In effetti, sembravamo due adolescenti alle prese con delle crisi esistenziali!
“Si, forse è vero. Però non cercare di deviare la mia domanda…!” dissi, puntandogli contro l’indice.
Harry fece un mezzo sorriso e lasciò la mia ciocca di capelli, che portai dietro l’orecchio, mentre lui si ravvivò i ricci.
“Per me l’amore è ricercarsi dentro a vicenda, giorno per giorno, scoprendo i segreti più profondi dell’altra persona. L’amore si forma quando due persone totalmente diverse tra di loro, ma è proprio questo che serve: due persone completamente diverse si completano a vicenda, l’uno con l’altro. L’amore è litigare ogni singolo giorno, ma fare pace con uno sguardo. E’ capire le emozioni e i pensieri dell’altro solo attraverso gli occhi. E’ un sentimento che nasce dentro ogni secondo o minuto che passi e che può durare in eterno, se vero. L’amore è quando parli della persona che ami senza sosta e senza stancarti, facendoti brillare gli occhi talmente forte, che quella luce può illuminare una città intera, ma l’unica cosa che vorresti, è che quella luce illuminasse il cuore della persona che ami”.
Rimasi immobile, senza muovere un muscolo. Quello che aveva appena detto era bellissimo e mi emozionai al solo pensiero che lui provasse tutte quelle cose per me. Mi sentii improvvisamente un’ingrata per non contraccambiarlo e anche un’ignorante.
Harry aveva ragione. Forse era quello il vero amore.
Sorrisi e gli accarezzai una sua guancia, calda e morbida. A quel contatto, lui chiuse gli occhi, come se volesse godersi a fondo quel tocco e quel momento.
“Conosci il mito degli Androgini?” gli domandai, ritraendo la mano dalla sua guancia e spostarla sul mio ginocchio.
Lui aprì gli occhi e mi guardò confuso, limitandosi a scuotere il capo.
“E’ un mito filosofico, riportato da Platone nel Simposio. Parla dell’amore”.
Lessi la curiosità nei suoi occhi, che mi incitarono a continuare.
“Simposio significa banchetto conviviale, al quale vi si trovavano filosofi come Socrate, Pausania, Aristofane e Platone stesso. Durante il banchetto, ognuno di questi filosofi si alzò, e iniziò ad esporre la propria opinione sull’amore. Dopo vari interventi, Aristofane iniziò a raccontare questo mito, intrattenendo e suscitando l’attenzione degli altri ospiti. Gli androgini, erano degli esseri con due teste, quattro braccia, quattro gambe e due sessi, ed erano uniti tra di loro. Non erano uomini o donne, ma appartenevano ad un terzo genere neutro, non figli del Sole come gli uomini e ne figli della Terra come le donne, ma figli della Luna, che partecipavano alla natura di questi ultimi. Un giorno questi esseri, dotati di una forza immane essendo uniti, si misero in testa di scalare il cielo e raggiungere gli dei, ma Zeus fermò la loro stupida impresa e, colpendoli con i fulmini, separò ciascuno di loro in due metà, rendendoli infelici. Da quel momento in poi, ciascuna metà andò alla ricerca disperata dell’altra metà e non trovava pace fin tanto che non l’aveva trovata”.
Rimanemmo in silenzio per un po’, che veniva interrotto solo dal russare di Niall, e dai lenti sospiri di Liam.
“Bello…” sussurrò Harry, facendomi distogliere lo sguardo da qui due e costringendomi a posarlo nei suoi occhi. Annuii leggermente con il capo dopo il suo apprezzamento, per dargli ragione.
“E’ uno dei miei miti preferiti” dissi “ci fa capire quanto siamo ossessionati dalla ricerca dell’anima gemella”.
“Perché, tu non ne sei stata ossessionata?” mi chiese, sorridendo.
“Non posso dire di no, certo, ma sono stata in grado di rimanere da sola per un po’. Mi auto convincevo del fatto che se l’anima gemella doveva davvero arrivare, sarebbe arrivata. Sarebbe stata solo una questione di tempo”.
Lui sorrise ancora e mi sfiorò una guancia con un dito, facendomi divampare, ma lo ritrasse immediatamente, come se non volesse farmi del male o forse, come se non volesse darmi fastidio.
“E alla fine è arrivata?” mi domandò sussurrando, e appoggiando la fronte sulla mia.
Il mio cervello andò il blackout non appena incontrai nuovamente i suoi occhi e mi ci persi dentro.
Se voleva farmi impazzire, ci stava riuscendo alla grande.
Mi riscossi da quel breve momento di incapacità mentale, e annuii con il capo, poco sicura di me.
D’altronde, i suoi occhi mi facevano sempre dimenticare tutto, accidenti!
Harry fece uno strano sorrisetto, fra il disturbato e l’ironico e approfondì il contatto con i miei occhi.
“E a t-te?” balbettai.
Ormai non ricevevo più ossigeno al cervello.
Mi sfiorò leggermente la mano, sorridendo ancora.
“Si, io ho trovato l’anima gemella. Peccato che, in questo momento, appartenga a un altro…”
Ed ecco un’altra fitta al cuore.
Si riferiva a me, e io lo facevo soffrire.
Mi morsi il labbro inferiore e alzai gli occhi al cielo, disperata.
Perché era tutto così complicato?!
“Non sai quanto si sente in colpa la tua anima gemella, in questo preciso istante…” sussurrai, guardandolo ancora negli occhi.
“Lei è perfetta, solo che non ha ancora capito chi è davvero la sua anima gemella. E vorrei tanto farle passare questo senso di colpa che si porta dentro…” sussurrò lui a sua volta.
Si avvicinò più pericolosamente a me, al mio viso, alle mie labbra, ai miei occhi.
“E c-come vorresti farglielo passare?” chiesi, con un filo di voce, chiudendo gli occhi.
Immaginavo già la sua risposta, ma speravo non fosse quella.
Lo sentii sorridere e spostarmi una ciocca di capelli dal viso, portandola dietro l’orecchio destro. Il tocco con la sua mano calda sulla mia pelle fredda, mi fece rabbrividire, ma trasmise calore a tutto il mio corpo. Soffiò dolcemente sulle mie labbra e appoggiò completamente il palmo della sua mano sul mio viso. Mi attirò di più a se e, proprio mentre sentii il suo fiato ancora più vicino alle mie labbra, mi resi conto dello sbaglio che stavo per fare.
“Non posso…” sussurrai flebilmente, abbassando lo sguardo, con la voce quasi rotta dal pianto.
Mi accarezzò meglio la guancia, come se volesse consolarmi, ma non si allontanò da me. Mi rimase vicino, con la fronte ancora appoggiata alla mia.
“E’ per Robert, giusto?” chiese, ma la sua voce non sembrava triste, solo rassegnata.
Annuii lentamente, incapace di parlare, fissandomi ancora i piedi.
“E se non ci fosse stato lui nella tua vita, mi avresti baciato?” sussurrò ancora, ma sembrò urlarlo.
Quella sua domanda mi colpì dritta nel petto, traforandomi il cuore.
Non avevo una risposta.
Non sapevo se volessi baciarlo o meno, fatto stava che ogni volta che mi trovavo di fronte ai suoi occhi, le sue labbra, o semplicemente lui, perdevo completamente il controllo di me stessa.
Aprii la bocca, cercando di rispondere alla sua impossibile domanda ma, prima che potessi farlo, mi bloccò, poggiando il dito sulle mie labbra.
“No, non voglio saperlo, almeno non adesso. Sarai tu a dirmelo, non voglio rovinare niente di ciò che è importante per te”.
Alzai meglio lo sguardo e gli sorrisi, torturandomi i capelli.
L’importante adesso, era capire cosa volessi davvero.
Feci un sospiro lungo e sbadigliai. Tutta quella lunga conversazione con Harry, mi aveva fatto tornare il sonno. Guardai l’orologio posato sul tavolino davanti a noi.
Le quattro del mattino.
“Hai sonno adesso, vero?” mi chiese.
Voltai lo sguardo verso di lui e annuii.
“Fin troppo, domattina devo alzarmi presto” risposi.
“Anche io. Devo andare in sala di registrazione, mancano solo poche canzoni da registrare”.
Rimanemmo un po’ in silenzio, senza dirci nulla, come se fossimo uno più in imbarazzo dell’altro.
D’un tratto, non seppi spiegarmi il perché, poggiai la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi. Lo sentii sorridere accanto a me e prese ad accarezzarmi i capelli, facendomi stendere lentamente lungo il divano, come se non volesse disturbarmi.
Mi coprì con un altro plaid e lo sentii allontanarsi.
“Harry…?” dissi, aprendo gli occhi.
Si voltò verso di me e si avvicinò al divano, mettendosi in ginocchio per guardare meglio il mio viso. Gli sfiorai un suo dito, poggiato sul cuscino del divano, con il mio indice.
Parve capire subito la mia richiesta tramite i miei occhi, e sorrise.
Si sedette sul divano e si stese accanto a me, circondando le mie spalle con il suo lungo braccio.
Mi diede un lungo bacio morbido sulla nuca, dopo che lo sentii sorridere.
“Buonanotte, Harry…” sussurrai, poggiando una mano sul suo stomaco.
“Buonanotte, Mary…” sussurrò anche lui, mentre mi avvicinai al suo petto e poggiai l’orecchio sul suo cuore, che batteva incessantemente.
Chiusi gli occhi e, quasi immediatamente, mi addormentai con la più bella melodia di sempre.






Writer's Corner! :)
Ollelèè ollalààà... cel'ho fatta si, ce l'ho fatta yeee! :D
Okkei, si..basta .____.
Ma io mi sto sentendo trrroppo realizzata, cioè...
Ho aggiornato dopo soli quattro giorni, QUATTRO! *w*
cioèè, *w* 

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Eccomi adesso u.u

Coooooomuuunque, per il capitolo volevo dirvi che è un po' più corto degli altri, infatti doveva essere più lungo ma l'ho "tagliato" e inserito nel quattordici, che sto scrivendo u.u 
L'ho tagliato peerchè, questo è abbastanza pienotto, no?! u.u 
Cioè, non volevo rovinare il momento..
OOKKEI BASTA!

Anyway, vi avverto da subito che non credo lo pubblicherò con molta velocità perchè domani devo stare nove ore a scuola ç_ç e domenica non ci sarò, ma vi prometto che lunedì ci lavorerò all day! 
*alldayallnightDjMalik*

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Vabbè, stop.

Cooomunque, io credo di amarvi davvero, sisi :)
Cioè, io vi rapisco e vi sposo tutte! (l'ho gia detto?! vabbè, lo ripeto u.u)
IO VI SPOSO! *w*
Vi ringrazio sul serio, anche a chi si ferma solo a leggere e pensa "che schifo", 
io vi ringrazio, perchè sprecate del vostro tempo per me e io...
e io vi voglio bene! :')
Quiindi, come al solito
A MASSIVE THANK YOU! 
:')

Altri ringraziamenti, come al solito, vanno a:
Chiara e Alessia (che finalmente ha tagliato i capelli, yeah! :D)
A Rebecca, che è una fiiga assurda che amo e stimo troppo! *w* e che ringrazio per avermi fatto pubblicità tramite twitcam :)
Sei una meraviglia, babe :D
E Agnese&Federica :')
Cantiamo un "Buon Compleanno" a quest'ultima che domani compie diciasette anni! *w*
TAANTI AUGURI A TEE, TANTI AUGURI A TEE, TANTI AUGURI FELDUURIICA..
TANTI AUGURI A TEEE! :D

Il miio bellissimo Camel :)

Vabbè, detto tuutto ciò, io me ne andrei dai, che vi ho rotto troppo :)
Grazie ancora, davvero :D

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Ecco, questo è quello che vorrei darvi io, adesso per tutto il supporto :)
Anche se lo preferireste da quei cinque come, d'altronde, anche io *w*

#muchLove.

ps. se volete, potete passare nella mia pagina per seguire me e lo sviluppo della storia, o per eventuali aggiornamenti u.u
Mi fareste contenta! :D

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-Y
oursM.




 

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Capitolo 14
*** I will always be with you ***


“Secondo me, stanno insieme…”
“Stai farneticando, vero Lou?”
“Ma li vedi?! Non sono mai stati così dolci l’uno con l’altro, e adesso…”
“Non vuol dire che se adesso hanno dormito insieme, sono fidanzati!”
“Beh, tutto è possibile Elyse! Magari stanno cercando di porre fine ai loro battibecchi e fare una tregua…”
“Seh, proprio loro?! Li conosci questi due, non finiranno mai di punzecchiarsi!”
“Io credo che stiano insieme e non vogliono dircelo…”
“Fatti meno canne, Lou!”
Le loro parole e il loro discorso, disturbarono il mio sonno.
Dio, quei due non riuscivano nemmeno un secondo a chiudere quella boccaccia che si ritrovavano!
Mugugnai un qualcosa di completamente incomprensibile e affondai il viso in qualcosa di profumato e morbido. Cercai di riconoscere cosa fosse con gli occhi ancora chiusi, sfiorandolo con il naso, ma nulla.
Aprii gli occhi e subito, mi ritrovai davanti l’incavo del collo di qualcuno, ma non riuscii a capire. Alzai lo sguardo leggermente e vidi una cascata di riccioli castani disordinati, poi il suo viso rilassato ed infine, i suoi occhi chiusi.
La luce dei raggi solari, che filtravano allegri attraverso la finestra, gli illuminavano il viso addormentato, mettendogli in risalto le piccole imperfezioni.
“Mary? Sei sveglia?”.
Mi voltai verso Elyse e Louis, che a loro volta, mi fissavano sconcertati.
Non risposi e ripresi a guardare Harry, addormentato di fianco a me.
Notai che il suo braccio mi cingeva le spalle e mi teneva stretta a se, contro il suo petto, dove avevo ancora la testa appoggiata, mentre il mio cingeva dolcemente la sua vita.
Mi alzai improvvisamente, mettendomi seduta sul divano, con lo sguardo corrucciato e fisso di fronte a me.
“Mary! Guardaci, diamine!” urlò improvvisamente Lou.
Voltai lo sguardo verso di loro e li trovai che mi fissavano ancora. Poggiai le mani sugli occhi e li stropicciai forte, sbadigliando.
“Tieni” disse Elyse, porgendomi una tazza che emanava un profumo forte di caffè, proprio quello di cui avevo bisogno in quel preciso istante.
Presi la tazza ancora fumante dalle sue mani e, dopo averla odorata, ne bevvi un sorso.
Dolce nettare meraviglioso, musica per le mie papille gustative!
“Perché hai dormito con Harry?” domandò Louis, dopo qualche minuto di silenzio.
Scrollai le spalle dopo un altro sorso di caffè.
“Ieri notte non riuscivo a dormire, lui era sveglio, così abbiamo parlato e poi ci siamo addormentati. Fine della storia”.
Louis aggrottò la fronte e si portò una mano sul mento, come se stesse pensando qualcosa, cosa fin troppo strana da parte sua.
“Dimmi la verità…” disse, fissandomi nuovamente, stranamente serio. Sostenni il suo sguardo, incuriosita per la stupidaggine che stava per sparare.
“Tu e riccioli d’oro qui…” continuò, indicando con un cenno del capo Harry, che dormiva ancora “state insieme?”.
Quasi mi strozzai con il caffè che avevo in bocca, e iniziai a tossire, dandomi dei piccoli colpetti sul petto.
“C-certo che no!” dissi, cercando di riprendermi “come ti vengono in mente certe cose?! Io ti ricordo che sono fidanzata, Louis!”
“E a me chi me lo dice che tu e curly boy stanotte non abbiate combinato niente, eh?!?” disse ancora.
Roteai gli occhi al cielo. Dio, se era idiota.
“A me pare proprio che stanotte non abbiamo sentito nessun rumore equivoco, Lou…” s’intromise Elyse “e credo che abbiano anche la coscienza di farlo in camera di Mary e non sul divano con Liam e Niall che potevano svegliarsi da un momento all’altro e coglierli sul fatto!”
“Elyse!” sbottai imbarazzata.
 Ma quante se ne stavano inventando?!
“Che c’è, ti sto solo difendendo dalle stronzate che spara questo qui!” si difese, dando uno schiaffetto dietro alla nuca del suo ragazzo.
“Si ma ne stai sparando più di lui! Ascoltate…” dissi, puntando l’indice contro di loro “io e Harry non avevamo sonno stanotte, abbiamo solo parlato un po’ per cercare di addormentarci, tutto qua”.
“Sicura che non avete fatto niente, allora?” domandò Louis, inarcando un sopracciglio.
Sospirai, alzando gli occhi al cielo.
“Dì un po’, Lou, non sarai mica geloso?” gli domandai, con un sorrisino beffardo.
“Ovvio che lo sono, ma tu adesso rispondi!”
Risi leggermente e lo guardai di nuovo.
“Sicurissima, al cento per cento. Puoi chiederlo anche a lui, se proprio vuoi esserne sicuro, vedrai che non ti mentirà” dissi, facendo un leggero sorrisetto.
Elyse e Louis si avviarono in cucina e sentii lei dare dello “stupido imbecille che non mi sta mai a sentire” al suo ragazzo.
Mi voltai verso di Harry, che aveva cambiato improvvisamente posizione. Sembrava che mi stesse cercando con la mano e, quando si rese conto che non ero più vicina a lui, fece un musetto leggermente imbronciato e si portò il braccio che mi aveva cinto per tutta la notte la vita sul petto, voltandosi sul lato sinistro.
Sorrisi involontariamente.
Era davvero dolcissimo, quando dormiva.
“Ah, Mary?” disse improvvisamente Elyse dalla cucina.
Spostai lo sguardo da Harry a lei, guardandola incuriosita.
“Tu non avevi un esame, stamattina?”
Cazzo!
Sbiancai improvvisamente dopo le sue parole. L’avevo completamente dimenticato!
Mi alzai velocemente dal divano, cercando di non far svegliare Harry con i miei delicati movimenti, tranquillamente paragonabili a quelli di un elefante in calore, e posai la tazza sul tavolino li davanti.
Sentii Harry mugugnare qualcosa di disappunto, ma non lo capii. In quel momento, l’unica cosa importante era il mio esame, del quale mi ero completamente dimenticata!
Mi fiondai verso le scale correndo come una forsennata, salendo gli scalini due alla volta.
“L’avevo detto che aveva un esame…” sentii dire ad Elyse, mentre mi maledicevo per la mia continua distrazione.
 
                                                                                                                         *
 
“Non ci provare nemmeno ad entrare, Zayn!”
“Ma Mary…”
“Niente ma! Adesso serve a me!”
Ero chiusa in bagno da un quarto d’ora, ma da cinque bloccavo la porta, appoggiata con tutto il mio peso contro di essa.
Il motivo?
“Apri questa porta Mary, o giuro che la sfondo!” urlò Zayn.
“Neanche morta! Io ho un esame tra poche ore e devo prepararmi!”
“La mia questione è molto più importante!” urlò ancora.
Roteai gli occhi al celo, sbuffando.
“E sentiamo, sarebbe quella di specchiarti, vero Narciso?!”
Sentii il silenzio dall’altra parte della porta, e dedussi che avevo indovinato.
“B-beh, i-io…” tentennò.
“D’accordo Zayn, facciamo così…” dissi sospirando “mi infilo il jeans e poi puoi entrare, se devi solo specchiarti. Se devi fare altro, allora aspetta il tuo turno!”
“Okkei Mary, muoviti ad infilarti il jeans che ho il disperato bisogno di specchiarmi!”
Risi leggermente, mentre mi infilavo i pantaloni, ancora appoggiata alla porta. Zayn era imprevedibile quando si trattava del suo bisogno di specchiarsi, e avrebbe potuto aprire la porta.
Quando mi scostai e cercai di aprirla, Zayn lo fece prima di me, travolgendomi quasi.
“Scusaa!” urlò, quando fu dentro al bagno.
Si piazzò davanti allo specchio e sorrise malizioso al suo riflesso, mentre si aggiustava i capelli.
“Tu sei veramente un cretino, Zayn Jawaad Malik” gli dissi con tono scettico, avvicinandomi a lui.
“Grazie Mary, anche io ti voglio bene!” disse, senza distogliere lo sguardo dal suo riflesso.
Sospirai e aprii il cassetto al di sotto del lavandino, prendendo i trucchi.
Rimanemmo un po’ in silenzio mentre lui continuava a specchiarsi, e io mi coloravo gli occhi leggermente con una matita nera.
“Ho saputo che stanotte hai dormito con Harry. Notte di fuoco, eh Mary?!”.
Gli rivolsi un occhiata che avrebbe potuto tranquillamente fulminarlo, se solo avesse potuto.
Lui se ne accorse osservandomi dallo specchio, e parve leggermente preoccupato.
“Che c’è?! Questa è la notizia che mi è arrivata stamattina!” disse, cercando di giustificarsi.
“Ah, così le notizie circolano in fretta in questa casa?! Potrei sapere chi te l’ha detto, per piacere?”
“Beh, Louis ed Elyse, ovviamente…” disse, facendosi piccolo piccolo.
Roteai gli occhi al cielo. Ecco come quei due non tenevano mai la bocca al suo posto!
“Certo, ovviamente…” sussurrai imbestialita. Me l’avrebbero pagata.
“Stammi a sentire, Narciso…!” dissi, facendo voltare Zayn verso di me e puntandogli l’indice contro il viso, quasi toccando la punta del suo naso.
“Io e Harry stanotte non abbiamo fatto assolutamente niente! Nothing. Nada. Rien de rien. Quindi, puoi anche informare gli altri che io e riccioli d’oro, non abbiamo scopato, ma solo chiacchierato e dormito! Ma dormito proprio! Sai quell’azione che si fa quando si è stanchi da morire, si chiudono gli occhi e si cade in un sonno profondo, sognando tanti piccoli orsetti del cuore tutti colorati, che ti salutano gioiosamente dal mondo dei sogni?! Ecco, quello significa dormire, ed è ciò che abbiamo fatto io e Harry stanotte! E’ chiaro?!”
“C-chiarissimo, Mary” balbettò Zayn, spaventatissimo per la mia improvvisa reazione.
Scostai l’indice dal suo viso e gli sorrisi soddisfatta, avvicinandomi alla porta.
“Bene. Adesso scusa, ma ho un esame da dare!” dissi, uscendo velocemente dal bagno.
“In bocca al lupo!” urlò Zayn dietro le mie spalle, mentre entravo in camera e prendevo la mia adorata borsa. Mi aggiustai la maglia a righe che indossavo, ed il mio inseparabile basco nero. Scesi le scale di fretta e furia quando alzai lo sguardo verso l’orologio e mi resi conto dell’orario, e capii di essere in un fottuto ritardo.
Quando arrivai in salotto ed entrai in cucina per salutare quei pochi ragazzi che si erano alzati, non vidi nessuno. Probabilmente, erano tutti sopra a costringere Zayn ad uscire dal bagno e smettere di specchiarsi. Presi una sciarpa, che si trovava sull’attaccapanni di fianco alla porta d’ingresso, e notai che Harry dormiva ancora.
Aveva la stessa, identica espressione di quando l’avevo lasciato poco tempo prima, con la sola differenza che una mano era semi appoggiata alle labbra corrucciate.
Mi avvicinai a lui e lo guardai per un po’, sorridendo.
Sembrava un bambino piccolo ed indifeso, quando dormiva.
Solo ed esclusivamente quando dormiva, infatti, perché sapeva tranquillamente essere insopportabile.
Diedi un’ ultimo sguardo alle scale, con la paura che potesse scendere qualcuno e, solo dopo che mi fui accertata che erano tutti di sopra e che non sarebbero scesi prima di un quarto d’ora, infilai una mano tra i riccioli castani e morbidi di Harry, sporgendomi in avanti verso il suo viso, cercando di non farmi scoprire e sentire.
Gli lasciai un bacio lungo e dolce sulla fronte, proprio come aveva fatto lui quella notte.
Lo sentii sospirare più forte e, quando mi alzai, notai un piccolo sorriso, probabilmente appena nato, sulle sue labbra rosse.
Mi avvicinai alla porta e, quando stavo per chiuderla, notai che il suo sorriso era ancora lì.
Sorrisi involontariamente anche io, chiudendo la porta alle mie spalle.
Mi aveva sicuramente sentito.
 
                                                                                                                            *
 
Quando uscii dalla metro, corsi il più veloce possibile per arrivare in tempo e non perdere l’esame. Avevo il disperato bisogno di un’agenda, cavolo, se no avrei finito anche col dimenticarmi la testa la mattina!
Arrivai all’Università con l’affanno e, quando entrai nella sala, era già piena di studenti che aspettavano il loro turno.
Mi accasciai su una sedia, senza più le forze. Potevo aver perso anche due chili con quella corsa, ma non m’importava. L’unica cosa importante, in quel momento, era il mio esame, che speravo vivamente di poter fare.
Cercai Lynn con lo sguardo ma, fra tutte quelle persone, non l’avrei mai trovata. Così, presi il cellulare e composi il suo numero, ma il suo cellulare risultava spento, e dedussi che stava facendo l’esame.
Presi il libro dalla borsa e iniziai a ripetere, ma mi assalirono vari dubbi.
E se avessero già chiamato il mio nome?
Non me lo sarei mai perdonato.
Certo, avrei potuto rifarlo, ma avrei dovuto aspettare quattro mesi e non mi andava di ripeterlo in estate, proprio nel pieno di agosto.
Iniziai di nuovo a ripetere e mi fiondai con la testa nel libro, cercando di scacciare via quei brutti ed orribili pensieri, ma venni interrotta da una voce squillante.
“Mary! Ciao!”
Alzai lo sguardo dal libro e, quando vidi la figura davanti a me, quasi non la riconobbi e rimasi stupita.
“L-Lynn?! Ma cosa hai fatto?” dissi, alzando leggermente il tono di voce.
Lei si aprì in un ampio sorriso soddisfatto, mettendo in mostra il suo viso dalla pelle chiara, che risaltava ancora di più poiché non era più coperto dai suoi lunghi ricci neri.
“Hai visto? Li ho tagliati!” disse tutta pimpante.
La guardai meglio, e dedussi che stava molto meglio con quel taglio. Aveva rasato tutti i capelli, ma il ciuffo era rimasto lì, diventando ancora più riccio.
“Ho preso spunto da un taglio di Rhianna” spiegò, notando la mia confusa curiosità.
“Ieri stavo studiando ma, a un certo punto, mi sono sentita talmente esaurita che ho preso la foto e sono andata dal parrucchiere pregando di tagliarmeli!”
La guardai con gli occhi sbarrati. Gli esami facevano proprio un brutto effetto!
“Sei impazzita, vero Lynn?”
Lei scosse il capo, sorridendo.
“Allora gli alieni hanno rapito la vera Lynn!” dissi, alzandomi improvvisamente, e l’abbracciai forte.
“E’ assurdo! Prima mi criticavi se mi tagliavo i capelli di un centimetro e adesso… sei tu che hai fatto un taglio radicale!”
Lynn rise, poi mi guardò di nuovo.
“Beh, avevi ragione. Ogni tanto ci vuole. Allora, come sto?” e fece una giravolta, facendo muovere i capelli, ormai corti.
“Stai benissimo, ancora più bella di prima!”.
Lynn si sedette accanto a me, dopo che mi fui seduta nuovamente, stravaccandomi sulla sedia.
“Hai già fatto l’esame?” le chiesi, mentre mi levavo il basco dalla testa, che mi stava facendo esplodere il cervello con tutto quel calore che emanava.
Lei scosse il capo velocemente, mangiucchiandosi un’unghia già corta.
“Sono qui da stamattina presto, ma ancora niente. Sto morendo dall’ansia!”.
Annuii come per darle ragione, mentre sentivo la paura e l’ansia crescere costantemente dentro di me.
“Per caso, hanno già chiamato il mio nome? Non vorrei farlo ad agosto e rovinarmi l’estate!” le chiesi, torturandomi una ciocca di capelli.
Lei scosse il capo lentamente, e fui improvvisamente sollevata.
“Tranquilla, non hanno ancora chiamato ne me, ne te. Dobbiamo soffrire ancora per un po’!”.
Feci un lungo sospiro cercando di far placare il terrore, l’ansia e la paura dentro di me, ma niente.
Mi stavano divorando viva.
“Sei preoccupata, eh?” mi chiese Lynn, notando la mia espressione vuota.
Annuii lentamente con il capo, mordendomi un dito.
“Si vede tanto?!” domandai con la voce tremante.
Lynn fece una risata nervosa, mentre si sfregava le mani, torturandole.
“Ti sta sudando il naso ma, aspetta un altro po’, e colerà anche dai capelli!”.
Alzai gli occhi al cielo, sospirando ancora più forte.
Avevo il disperato bisogno di un antistress, in quel preciso istante.
Ripetemmo per quelle che mi parvero ore infinite, ma il nostro nome non veniva ancora pronunciato. Quando fu passato mezzogiorno, Lynn chiuse improvvisamente il libro facendo rumore, che per me fu assordante, e mi fece sobbalzare dalla sedia.
Ero già in ansia per conto mio, poi sentivo anche questi rumori che mi facevano spaventare ancora di più!
“Basta ripetere, adesso!” annunciò sicura, prendendo il libro dalle mie mani e chiudendolo.
“Ma, Lynn…” dissi, cercando di controbattere e la guardai con la bocca aperta.
“Niente ma! Sappiamo tutto, potremmo tranquillamente laurearci in questo momento, ma se ripetiamo ancora per un altro minuto, giuro che mi suicido! E poi, tu devi raccontarmi come va con Robert…”  disse, facendo un sorrisino malizioso a quelle sue ultime parole.
“Beh, i-io…” iniziai, portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, leggermente rossa in viso.
“Alt, qui le domande le faccio io!” m’interruppe Lynn, alzando una mano per bloccare ciò che stavo per dire.
“Allora, adesso state insieme…” disse, e io annuii con il capo.
“Mmh, si, questo lo sapevo. Quindi avete già…” alzò gli occhi al cielo maliziosamente, lasciando il discorso in sospeso.
Roteai gli occhi e mi morsi il labbro inferiore, rimanendo in silenzio.
Lei se ne accorse e iniziò a scuotermi per le spalle.
“Rispondimi, Mary! Avete già…?”
 “Okkei, okkei, sta calma! Non abbiamo fatto ancora niente, per ora!” dissi, e lei smise di scuotermi.
“Cosa vuol dire quell’ancora per ora?!” domandò, socchiudendo gli occhi.
“Prima o poi capiterà, no?” le risposi, facendole una mezzo linguaccia, grattandomi la nuca.
Mentre lei stava per ribattere, mi suonò il cellulare.
Era Robert.
“Quando si parla del diavolo…” disse, mettendosi di nuovo a ripetere.
Risi leggermente e poi risposi.
“Ciao amore! Come stai?” dissi, anticipando la sua domanda.
“Ehi piccola, io sto bene, tu dove sei?” mi chiese.
“All’Università. Devo fare un’ esame, ma non mi hanno ancora chiamata e sto morendo di paura!”.
“Vedrai che andrà benissimo, ne sono certo. E se prendi un bel voto, stasera festeggiamo!”
“Perché, se prendo un voto basso, non vuoi vedermi?” gli chiesi, facendo la finta offesa.
“Certo che voglio! Io voglio sempre vederti e ti vorrei sempre con me…” sussurrò.
Sorrisi a quella sua risposta. Anche io volevo passare più tempo con lui.
“Va bene, perdonato. Adesso vado a ripetere, spero che fra un po’ mi chiameranno per fare l’esame. Ti chiamo quando torno a casa!”.
“D’accordo, piccola. In bocca al lupo, so che andrai alla grande. Ti amo”.
Sussurrò quelle ultime parole dolcemente e arrossii. Nonostante me l’avesse già detto, ogni volta sentivo le farfalle nello stomaco al sol sentire pronunciare quelle splendide parole.
“Crepi! Ti amo anche io” sussurrai, per poi chiudere la telefonata.
Lynn stava ancora ripetendo e non fece commenti. Presi il libro e mi buttai in una concentrata ripetizione, fin quando non portai una mano alla bocca e sentii uno strano profumo, che non era certamente il mio.
Avvicinai la mano al naso, annusandola meglio, e un dolce profumo di albicocca mi invase le narici.
Non ricordavo di avere uno shampoo o un bagnoschiuma di quel genere, o di averlo usato.
“Lynn, è tuo questo profumo?” le chiesi, avvicinandole la mano sotto il maso.
Lei lo annusò e socchiuse gli occhi, per scrutarne meglio l’odore, poi allontanò il viso dalla mia mano.
“No, non è mio” disse, per poi ritornare a ripetere.
Avvicinai di nuovo la mano al naso, lasciando che il dolce profumo ne invadesse nuovamente le narici.
D’un tratto, sentii che avevano pronunciato il nome di Lynn e, dopo averle fatto il solito “in bocca al lupo”, ritornai a scrutare il profumo.
Quando l’annusavo, sentivo un dolce calore invadere il mio corpo, ed era una sensazione familiare.
Ritornai con la mente a quella mattina, cercando di ricordare che bagnoschiuma avessi usato, poi mi si parò improvvisamente quella scena davanti.
Il bacio sulla sua fronte, il suo piccolo accenno di sorriso, e la mia mano appoggiata ai suoi morbidi capelli ricci.
Era il suo profumo. Il profumo di Harry.
L’avevo sentito tutta la notte, persa con il viso nell’incavo del suo collo e, da quella mattina, il profumo non era ancora svanito dalla mia mano.
All’improvviso, dissero il mio nome, e la paura si fece nuovamente spazio dentro di me.
Mi alzai, con le gambe che tremavano e non riuscivo a reggermi in piedi.
Arrivata allo stipite della porta, feci un lungo sospiro, chiudendo gli occhi.
Appoggiai nuovamente la mano alla bocca, e il profumo di Harry entrò nelle mie narici per la cinquantesima volta.
Aprii gli occhi e sorrisi dolcemente, toccandomi la guancia con quella mano, ed entrai nella sala, dove il professore mi attendeva.
Le mie paure, ansie e timori, sparirono immediatamente.
Avevo il suo profumo addosso e, in quel preciso istante, capii che avrei potuto superare di tutto.
 
                                                                                                                      *
 
Alle sei e mezza, finalmente, tornai a casa.
Quello era l’ultimo esame di quel mese e, finalmente, avrei potuto completamente rilassarmi per una settimana, che avrei utilizzato per recuperare tutto il sonno perso.
Aprii lentamente la porta per la stanchezza, ma non volevo darlo a vedere, se no mi avrebbero tartassato di domande.
“Ciao…” dissi, una volta entrata, con un tono sconsolato e triste.
In un attimo, Niall mi fu addosso, alzandosi velocemente dal divano, dove erano seduti Liam, Zayn ed Hel, mentre a terra c’erano Louis, Elyse ed Harry.
“Allora?!” domandò Niall impaziente, mordendosi un labbro, mentre anche gli altri si sporsero in avanti per ascoltare la mia risposta.
“Allora niente…” risposi sconsolata.
Helena roteò gli occhi al cielo e si alzò dal divano, avvicinandosi a me.
“Cosa è successo, Mary?” domandò, accarezzandomi una spalla dolcemente.
Rimasi in silenzio, che veniva interrotto solo dai nostri vari respiri.
“L’esame…?” domandò Liam.
Lo guardai per poi riabbassare subito lo sguardo verso il pavimento, rimanendo ancora in silenzio.
“Dio Mary, ti prego, dacci una risposta!” esordì Louis, alzandosi in piedi.
“Voi volete davvero saperlo..?” dissi, ancora più triste.
Annuirono tutti in silenzio, senza proferire una parola.
“Certo che vogliamo saperlo, potremmo aiutarti…” propose Zayn, sorridendomi dolcemente, come se volesse trasmettermi conforto.
Incrociai le braccia al petto e feci un sorrisino forzato, proprio per non deluderlo.
“Okkei, allora ve lo dico…” dissi, e feci un lungo, lunghissimo sospiro, chiudendo gli occhi.
Loro si avvicinarono ancora di più, tutti pronti a consolarmi per la mia risposta, e rimasero in attesa, impazienti.
Aprii gli occhi e li guardai uno per uno. Potevo leggere la curiosità e il nervosismo sui loro volti.
All’improvviso, il mio viso si aprii nel più ampio sorriso di sempre, un sorriso vero e gioioso.
“HO PRESO TRENTA E LODEEEE!”
Fu un attimo.
Il caos si scatenò in quel piccolo salottino accogliente, grazie alle loro urla e schiamazzi felici.
Mi feci trascinare in quella caotica e divertente situazione, lasciando che Liam mi prendesse in braccio, facendomi roteare in aria.
Louis salì sul divano, saltando leggermente e alzando le braccia in aria.
“E per Mary, hip hip…”
“Hurràà!” urlarono gli altri.
“Hip hip…”
“HURRAAAA’!”.
Louis scese dal divano, facendo un ultimo salto quasi cadendo, mentre Liam mi abbracciò forte.
“Anche se te n’eri dimenticata, sapevamo che saresti riuscita tranquillamente a passare l’esame. Congratulazioni, Mary. Siamo tutti orgogliosi di te!”.
Lo strinsi più forte, quasi come se volessi rompergli le costole.
In poco tempo, mi ero affezionata a quei ragazzi, anche se mi avevano invaso casa all’improvviso. Ma, grazie a quello, avevo trovato altri amici e confidenti su cui contare, ognuno con i loro ottimi pregi, e assurdi difetti.
“Okkei, gente adesso basta con tutte queste smancerie!” esordì Louis, all’improvviso. Fece uno strano sorrisino e alzò di nuovo le braccia al cielo.
“Abbraccio di gruppo!” urlò, e fu subito addosso a me e a Liam.
All’improvviso, tutti gli altri ci furono addosso, e mi sentii sommersa dall’amore e dall’affetto.
Chiusi gli occhi per godermi quel momento, fino all’ultimo minuto.
“Ehi, scusate ragazzi, ma io adesso dovrei chiamare Robert…!” dissi, quasi soffocando.
“Uuuh, il fidanzatino deve sapere i risultati della sua ragazza, eh?” scherzò Zayn, dandomi un pizzicotto sulla guancia una volta sciolto quell’enorme abbraccio.
Gli feci una linguaccia e presi il cellulare e, mentre gli altri si avviarono in cucina, io inviai un messaggio a Robert, comunicandogli il mio brillante risultato.
D’un tratto, sentii qualcuno soffiarmi sul collo, e mi voltai spaventata.
Incontrai quei due bellissimi fari verdi, che illuminavano il salotto.
“Ehi” disse, facendo un sorriso.
“Ehi..” gli risposi, mentre quella sensazione si faceva spazio dentro di me.
“Congratulazioni per l’esame. Sapevo che saresti andata alla grande…”
“Io, grazie..” sussurrai, abbassando lo sguardo.
“Senti Mary, potresti venire un minuto con me, di sopra?” disse all’improvviso, facendomi alzare lo sguardo, per poi perdermi di nuovo nei suoi occhi.
Annuii senza fiatare e lui sorrise, facendomi cenno di seguirlo.
Arrivammo nella mia stanza, in disordine proprio come l’avevo lasciata quella mattina; Harry si avvicinò al mio letto e prese qualcosa da sotto al cuscino, e se lo portò dietro la schiena.
Lo guardai curiosa mentre faceva quelle azioni, e incrociai le braccia al petto.
“Io, ti avrei preso un regalo per il tuo esame…” disse, imbarazzato, mentre le sue guancie prendevano un colorito ancora più roseo del solito.
Cacciò una piccola scatolina blu da dietro alla schiena, chiusa con un fiocchettino argentato, che fissai per un po’ prima di prenderla tra le mani.
“Prendila, giuro che non è una bomba!” disse, e mi fece sorridere.
Presi la scatolina dalle sue grande mani e sciolsi con cura il fiocco, quasi come se non volessi romperlo e, finalmente, aprii la scatolina.
Era un ciondolo d’oro giallo chiarissimo e lucente, che rappresentava una stella piccola, appoggiata delicatamente su uno sfondo soffice e bianco.
Rimasi come pietrificata.
Non avevo mai ricevuto un regalo bello come quello.
Guardai Harry negli occhi e gli sorrisi.
“E’ bellissima…” sussurrai.
Lui sorrise nuovamente, e si avvicinò ancora di più al mio viso.
“Ti piace sul serio?” mi chiese dolcemente.
Annuii con il capo, mentre lui prendeva il ciondolo fra le sue mani, per poi farlo passare intorno al mio collo e chiuderlo lentamente.
Mi guardai allo specchio con il ciondolo al collo, che splendeva quasi quanto gli occhi di Harry.
“Appena l’ho vista, ho pensato subito a te” disse lui, appoggiando le sue mani intorno alla mia vita, abbracciandomi da dietro.
“Grazie” sussurrai, sfiorando leggermente il ciondolo.
Sentii i capelli di Harry solleticarmi il collo e il profumo all’albicocca che avevo sentito quella mattina, invase nuovamente le mie narici, stavolta ancora più forte e più vicino.
Chiusi gli occhi per godermelo fino in fondo, e sorrisi.
“Sai che mi hai portato fortuna, stamattina?” sussurrai, aprendo gli occhi.
Harry mi guardò con sguardo interrogativo, e io gli accarezzai leggermente una guancia, sorridendo.
“Il tuo profumo. Mi è rimasto tra le mani questa mattina, e non svaniva più. In qualche modo, mi hai portato fortuna, anche se non eri con me…”.
Sorrise anche lui, e mi diede un bacio morbido sulla guancia destra, stringendomi più forte.
“Adesso ti porterà fortuna il ciondolo, quando non sarò con te. Significherà che ti starò sempre vicino, anche quando sarò lontano”.
Sciolse quel caldo abbraccio e si avvicinò alla porta, aprendola, per poi rivolgermi un ultimo sorriso e sparire.
Rimasi a fissare la porta per un po’, poi mi voltai di nuovo verso lo specchio, ammirando il ciondolo.
Non l’avrei più tolto.
D’un tratto, il mio cellulare vibrò, riportandomi alla realtà.
“Grande! Lo sapevo che avresti spaccato, piccola! Vengo a prenderti alle otto per una cena romantica a casa mia.
Sono fiero di te!
Ti amo. Robert”.

 
                                                                                                                              *


Dopo una sana e lunga doccia rilassante e aver indossato un semplice vestito abbinato a delle comode ballerine, salutai i ragazzi e scesi velocemente le scale.
Robert era lì, sotto al palazzo che mi aspettava da dieci minuti, ma non fece storie sul mio leggero ritardo.
Appena mi vide, sorrise e mi abbracciò forte a se, baciandomi dolcemente e complimentandosi nuovamente.
Durante il tragitto da casa sua a casa mia, ci fece compagnia la radio con le canzoni assolutamente adatte a quella sera.
Passare del tempo con Robert, era l’unica cosa che volevo in quel momento.
Quando arrivammo a casa sua, era già tutto pronto.
Aveva organizzato quella serata solo per noi, e non avevo voglia di stupide interruzioni.
Casa sua era piccola, ma accogliente e il tavolo del salotto, era stato adornato con una bellissima tovaglia bianca, sulla quale vi si trovavano due calde candele appena accese.
Luci soffuse e musica lenta e bassa, un’atmosfera stupenda, che non volevo si rovinasse per nulla al mondo.
La serata passò scorrevole e tranquilla, tra risate e varie chiacchierate, tra i racconti della giornata appena trascorsa, a vari divertenti aneddoti, anche inventati.
Una volta finito di cenare, ci stendemmo sul divano, coccolandoci un po’, proprio come le coppie sposate, guardando un po’ di tv e commentando i vari programmi, quando smettevamo di baciarci.
D’un tratto, un bacio passò da lento e tranquillo, a più passionale e veloce.
E così un secondo.
Ed anche un terzo.
Mi alzai dal divano lentamente e presi Robert per le mani, facendo alzare anche lui.
Lo baciai nuovamente, con più trasporto e passione, mentre mi faceva indietreggiare verso il corridoio.
Aprì una porta alla sua sinistra e mi fece entrare, continuando a baciarmi. Misi le mani intorno al suo collo, sentendo le sue vagare dalla mia schiena alle mie gambe, e viceversa.
Gli sbottonai lentamente la camicia, bottone dopo bottone, fino a mostrare il suo corpo scolpito e ben definito, visibile anche nella penombra della stanza. Gli lasciai un bacio morbido sul collo, mentre mi faceva indietreggiare, fino a farmi finire contro il letto.
Abbassò la zip del mio vestitino, facendolo scivolare lungo il mio corpo, ormai coperto solo dall’intimo.
“Lo vuoi davvero?” mi chiese, un po’ incerto.
Feci parlare un semplice e lungo bacio, e lui capì.
Si stese su di me e ci levammo insieme gli ultimi indumenti che coprivano il nostro corpo.
Chiusi gli occhi mentre lui mi faceva sua e mi travolgeva in un vortice di emozioni.
D’un tratto, mi toccai il petto, sentendo qualcosa a contatto con la mia mano.
Lo sfiorai per un po’, cercando di capire cosa fosse.
Mi bastò toccarlo un altro po’, e finalmente capii.
E, senza che io lo volessi, una lacrima salata solcò il mio viso, bagnandomi le labbra e scendendo sul petto, proprio su quella parte sinistra, dove batteva incessantemente quello che,ormai, non riconoscevo più.








Writer's Corner! :)
Dire che mi sento potente è poco... troppo poco! 
Cioè, dai, ma come si fa?
Mi dite come si fa?
Quando mai sono stata così veloce a pubblicare?!
Forse solo all'inizio u.u 
Ho raggiunto un nuovissimo record! *w*
E mi sento potente per la prima volta in vita mia, quindi vi prego, 
NON SMONTATEMI!
hahahahah, okkei, basta dai, la finisco u.u

Buuuonasera, miei dolciosi cucchiaini pieni di zucchero dolcioso (?)
Io credo di amarvi tanto, ma proprio tanto! *w*
Allooora, inzio col dire che non sono mai stata così felice in vita mia!
Sii, perchè questa storia, proprio questa qui che state leggendo adesso, è
-Seguita da sessanta persone!
-Ricordata da nove!
-Preferita da trentadue!
Cioè, adesso spiegatemi come si fa a non amarvi! 
E' impossibile! *w*
E io vi ringrazio e vi ringrazierò sempre :)

Ma passiamo avanti, se no mi escono le lacrimuccie piccine u.u
Il capitolo, beh, come considerarlo?
Io credo che faccia abbastanza schifo, insomma, dai u.u
Mi sa tanto di "capitolo di passaggio" o anche "capitolo che non c'entra nulla" , però vabbè dai u.u 
La storia procederà! :D

Anyway, passiamo ai tanto attesi e soliti ringraziamenti, che non smetterò mai di fare!
-A voi, che leggete, recensite, seguite, preferite e mettete tra le ricordate questa storia. 
E' tutto merito vostro se pubblico così in fretta in questo periodo!
Grazie di cuore! :D
-Alessia&Chiariina, che mi riempiono di troppi complimenti, che non merito proprio! Vi voglio bene :)
-A quella fiiiga di Rebecca, che mi fa morir dal ridere ogni volta, tutti i giorni! E maledico quella cavolo di distanza che ci divide! <3
-E poi a quelle due scellerate senza cervello di Agnese&Federica, che sopportano i miei complessi e le mie continue paranoie! :)

Eh beh, insomma, vi lascio dai! 
Se potete e, soprattutto, volete, passate nella mia pagina di Facebook dove scrivo tuuutti gli aggiornamenti!
http://www.facebook.com/LeiCredeNeiMiracoli
Buona lettura!
Hope you like it! :D

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Loro vi amano, tanto! <3
#LotsofLove.

-YoursM.

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Capitolo 15
*** It's the most beautiful truth I've ever heard ***


Qualcosa di caldo mi sfiorò il viso, accecandomi gli occhi ancora chiusi.
Li aprii lentamente, e i raggi del sole mi diedero fastidio.
Chiusi gli occhi di scatto, coprendoli con una mano, affondando meglio la testa nel cuscino.
Li aprii nuovamente e di malavoglia, ancora più lentamente e il mio sguardo assonnato, si posò verso il soffitto, che era diverso da quello della mia stanza.
Voltai la testa verso destra, e mi accorsi che quelli non erano i miei mobili. Così, posai lo sguardo verso sinistra, e finalmente capii.
La schiena nuda di Robert era accanto a me e si alzava ed abbassava lentamente, accompagnata da sospiri lunghi, rilassati e calmi.
Sorrisi e lo guardai ancora un po’ in silenzio, soffermandomi sui suoi capelli biondo scuro, quasi come se fosse sporco. Mi avvicinai ancora di più al suo corpo e presi ad accarezzargli dolcemente la schiena, per poi passare ai capelli e viceversa, finche non lo sentii sospirare più profondamente e mugolare qualcosa, segno che si era svegliato.
Smisi di sfiorarlo e lo guardai voltarsi lentamente verso di me, con gli occhi ancora leggermente socchiusi, accompagnati da un piccolo sorriso sulle sue labbra.
Si passò una mano sugli occhi, sfregandoli piano, per poi aprirli definitivamente, e posare lo sguardo su di me.
Gli sorrisi dolcemente e lui fece passare un braccio intorno alla mia vita, attirandomi forte a se.
“Buongiorno piccola” sussurrò, con la voce ancora impastata dal sonno.
“ ‘Giorno” sussurrai a mia volta, per poi lasciargli un piccolo bacio sul meno e ritornare con la testa appoggiata al suo petto nudo.
Lui sorrise e mi lasciò un bacio sulla nuca, massaggiandomi dolcemente la schiena.
Chiusi gli occhi per godermi meglio quella situazione.
Era una sensazione stupenda trovarsi tra le braccia di qualcuno che amavi, dopo aver condiviso qualcosa di così importante, come l’amore.
“E’ una bella cosa svegliarsi la mattina con la persona che ami accanto, non credi?” mi domandò, alzandomi il viso con un dito, facendo incrociare i nostri sguardi.
Gli diedi un leggero bacio a stampo sulle labbra, poi gli sorrisi.
“Bellissima…” sussurrai.
Mi strinse ancora più forte a se, facendomi perdere ancora di più nel dolce profumo mattutino della sua pelle, ancora calda d’amore.
“Soprattutto dopo aver passato una notte come questa, non ti pare?” disse, sorridendo malizioso.
Sorrisi anche io, e gli diedi un forte pizzico sul braccio, facendogli una linguaccia.
“Cretino!” dissi ridendo. Lui prese a farmi il solletico e torturarmi, facendomi ridere ancora di più fino a farmi scendere delle lacrime sulle guance.
Era stata una notte magnifica, e lui lo sapeva.
Sapeva quanto mi fosse piaciuto rimanere lì con lui, provare insieme quelle emozioni, ma forse avevo troppa vergogna per dirglielo, per ammetterlo.
Feci parlare solo le mie risate, sperando che capisse.
“Ehi, aspetta…” dissi all’improvviso, dopo un altro infinito bacio.
Robert mi fissò con sguardo interrogativo, mentre mi mettevo seduta nel letto, coprendomi il petto con le lenzuola azzurrine. Guardai la sveglia sul comodino, situato alla mia destra, e quasi sbiancai.
Le sette e mezza del mattino.
Se i ragazzi si fossero alzati e non mi avrebbero trovata, avrebbero iniziato a fare domande continue e stupide battutine allusive.
“Cosa c’è, piccola? Ti senti bene?” mi domandò Robert, mettendosi seduto anche lui, baciandomi una spalla.
 Mi voltai verso di lui, con gli occhi sbarrati.
“Devo tornare a casa, immediatamente!” dissi, levandomi velocemente le lenzuola di dosso e scendendo dal letto, mostrandogli nuovamente il mio corpo nudo.
“Ma come?! Non vuoi rimanere con me?” mi chiese nuovamente, rimanendo ancora seduto.
“Certo che voglio!” risposi, mentre mi infilavo il reggiseno.
“E allora, perché devi tornare a casa? Che fretta c’è?”
Scossi il capo, facendo un piccolo sorrisino.
“Perché potrei essere presa in giro a vita, e non mi conviene tanto” gli risposi nuovamente, mentre infilavo il vestitino, che avevo indossato la sera prima.
“Perché dovrebbero prenderti in giro, scusa?” chiese lui, facendo un mezzo sorriso.
Pensai ai ragazzi e a quello che avrebbero potuto dire sulla notte che avevo passato con Robert.
Ci sarebbero state sicuramente battutine maliziose e risate a non finire per giorni interi, o forse settimane, o mesi, finché non avessero raggiunto il loro unico obbiettivo, ovvero quello di portarmi all’esasperazione più totale.
“Perché loro sono cattivi e mi vogliono torturare!” dissi, immaginando già la scena delle battutine, sentendo echeggiare nelle mie orecchie, il rumore delle loro grasse ed infinite risate.
“Scusa ma… chi sono i cattivi?” domandò, inarcando un sopracciglio, con un’espressione confusa sul volto che cercava di interpretare le mie paranoie.
Mi voltai, dandogli le spalle e sbarrando gli occhi, portandomi una mano sulla bocca, come per maledire tutto quello che avevo appena detto.
Robert non sapeva che cinque ragazzi, uno più bello dell’altro, vivevano a casa mia ormai da un bel po’ per colpa di una caldaia rotta. E non doveva assolutamente saperlo.
Mi voltai velocemente verso di lui, facendo un ampio sorriso e grattandomi la nuca.
“Ho detto cattivi? Scusa, volevo dire cattive. Sai quanto sono insopportabili Helena ed Elyse a volte, no? Sono peggio dei miei genitori, quando vogliono! Ti riempiono di domande assurde e… insomma, hai capito!” dissi e a quelle ultime parole, smisi di grattarmi la nuca e feci cadere il braccio lungo il corpo.
Robert mi guardò un po’ stranito, poi annuì, come se avesse creduto a quella sottospecie di bugia.
“Capisco. Allora, ci vediamo oggi pomeriggio?” chiese speranzoso.
Mi sedetti con le ginocchia sul materasso e mi avvicinai a lui, dandogli un lungo bacio.
“Assolutamente..” sussurrai, e lo sentii sorridere.
Dopo esserci salutati nuovamente con un bacio, corsi verso la porta prendendo la borsa e uscendo da casa sua, avviandomi verso la metro, consapevole del fatto che avrei ricevuto tante, forse troppe, battutine e risolini sarcastici.
Arrivai fuori il portone dopo una lunga ed intensa corsa dalla metro fino a casa mia.
Respiravo a fatica mentre aprivo velocemente il portoncino e salivo le scale di corsa, evitando di far rumore.
Una volta davanti alla porta, presi le chiavi dal fondo della borsa e la aprii piano, per non farmi sentire.
Cigolò appena quando la spinsi, ma a me parve un rumore assurdo e sul mio volto, nacque un’espressione di terrore. Speravo davvero che non mi avessero sentito, o sarebbero stati guai.
Tolsi le ballerine dai piedi e chiusi la porta dietro le mie spalle, scrutando a fondo il salotto.
Sembrava tutto tranquillo e i ragazzi, fortunatamente, dormivano.
Feci un sospiro di sollievo, portandomi una mano sul cuor e mi avviai verso le scale in punta di piedi per salire in camera mia e fare finta di niente.
Passai davanti alla cucina, ma non feci caso a nulla.
Mi sembrava tutto così tranquillo e silenzioso, che pensai che non mi avrebbero mai scoperta.
“Oh ma buongiorno, Mary!”
Come non detto.
Mi voltai di scatto, spaventata, dopo aver sentito la voce di Lou, acuta anche di prima mattina.
Ora erano davvero uccelli senza zucchero!
In cucina c’erano Louis in piedi, appoggiato a un bancone che si strafogava con una tazza di latte e cereali che teneva tra le mani; Zayn stravaccato su uno sgabello,  con gli occhi ancora stanchi e la testa poggiata contro il petto di Helena, che gli accarezzava dolcemente i capelli; Elyse beveva il suo caffè bollente mattutino, fissandomi con uno sguardo malizioso e Liam, seduto anche lui su uno sgabello, che mangiava i cereali e beveva il latte in due tazze diverse, senza utilizzare il cucchiaio.
Feci un piccolo sorrisino, come se volessi infondere sicurezza a me stessa, ma non ci riuscii.
“B-buongiorno anche a voi, ragazzi…!” balbettai.
Dio, come mi mettevano in soggezione!
“Hai fatto le ore piccole, eh Mary?” disse Liam, sghignazzando.
“Ore piccole?!” domandai, facendo finta di nulla “di cosa stai parlando?”
“Oh, bnon bfare bfinta… di non sabefrlo!” intervenne Louis, ingoiando l’ultimo boccone di latte e cereali “sappiamo che sei appena tornata!”.
A quelle parole sbiancai. Adesso non c’era proprio più niente da fare!
“Avete ragione…” dissi “sono uscita stamattina presto per fare una passeggiata. Sapete, fa tanto bene camminare di mattina presto con l’aria fredda! Aiuta la circolazione!” mentii, facendo un altro sorrisino.
Helena roteò gli occhi al cielo, sbuffando.
“E’ incredibile…” sussurrò.
“C-cosa è incredibile, Hel?” domandai, mordendomi il labbro inferiore.
“E’ incredibile come tu possa ancora pensare di prenderci in giro con tutte queste palle, Mary!” intervenne Zayn alzando il tono di voce, ma rimanendo con la testa sul petto della sua ragazza.
“E’ vero, forse qualcuno qui non è intelligentissimo…” e guardò Louis di soppiatto, che continuava a strafogarsi, stavolta facendo fuori un muffin “ma sappiamo che stanotte non hai dormito qui!”.
Louis alzò lo sguardo dal suo muffin, guardandoci uno per uno con gli occhi sbarrati, e  i contorni della bocca sporchi di briciole di cioccolata.
“Giubsto!” sentenziò, ingoiando il boccone che aveva in bocca “come vedi, Zayn non è intelligente, ma ha capito anche lui che non hai dormito qui, stanotte!”.
Zayn scosse il capo ed Elyse roteò gli occhi al cielo, avvicinandosi al suo ragazzo e passandogli un tovagliolo.
“Sappiamo che sei rimasta da Robert, Mary, perché fai finta di niente?!” disse Helena.
“Hai diciannove anni ed è tuo diritto dormire dal tuo ragazzo dopo che ci hai fatto sesso insieme, no?”.
Guardò gli altri e loro annuirono, come per darle ragione per la cosa giusta che aveva detto.
“Vado a farmi una doccia…” dissi, avviandomi fuori dalla cucina.
“Ah, Mary?” disse all’improvviso la voce di Elyse.
Mi voltai verso di lei con sguardo curioso ed impaziente, mentre vedevo i ragazzi sghignazzare leggermente, tranne Zayn, che sembrava essere ritornato nel suo profondo coma.
“Niente, volevo solo avvertirti che hai messo il vestito al contrario”.
 
                                                                                                                       *
 
I ragazzi tornarono a casa per l’ora di pranzo dopo le prove, e fu inutile dire quanto brontolavano i loro stomaci per l’immensa ed infinita fame.
Si sedettero al tavolo e strafogarono qualunque cosa trovarono davanti ai loro occhi, ma soprattutto davanti a quella che loro chiamavano bocca, ma che io definivo “forno senza fondo”.
Una volta sazi, si portarono le mani ai loro rispettivi stomaci, felici per averli finalmente saziati, ma continuando a lamentarsi di aver mangiato fin troppo.
Dopo le loro continue battutine allusive e maliziose sulla mia nottata fuori casa, salii in camera mia per evitare di ascoltarle ancora ma, soprattutto, per sfuggire allo sguardo triste di Harry, che proprio non riuscivo a sopportare.
Mi buttai a capofitto sul mio letto, con lo sguardo rivolto verso il soffitto.
Odiavo vedere i suoi occhi tristi e malinconici, che smettevano di emanare quella loro luce allegra ed intensa solo ed unicamente per causa mia. Mi sentivo in colpa, perché non potevo ricambiare tutto quello che lui provava per me. Non ne ero in grado, lui aveva bisogno di altro, di meglio e non di una stupida ragazzina che, per giunta, l’aveva trattato anche male.
Sarei stata un’incoerente, una pazza masochista, se mi fossi innamorata di lui.
Harry non aveva bisogno di me, aveva bisogno di una ragazza che gli somigliasse, che fosse perfetta e bellissima; non aveva bisogno di una ragazza bassa e abbastanza complessata, piena di stupide ed inutili paranoie e dubbi. Lui aveva bisogno di una ragazza che fosse determinata, che sapeva cosa volesse nella vita, che fosse sicura di poter costruire un futuro con lui, un futuro felice, che era una delle cose che più gli auguravo.
Gliel’avrei detto, e lui avrebbe dovuto accettarlo.
Gli avrei fatto solo un favore a sparire dalla sua vita, a non inciampare più nei suoi pensieri.
Essere sua amica era quello che più desideravo, passare del tempo insieme a lui, perdermi nei suoi occhi infiniti, ma niente di più.
Sarebbe stato difficile accettarlo, ma con il tempo, l’avrebbe superata.
Avrebbe trovato la sua vera anima gemella e si sarebbe dimenticato di me, rinchiudendomi in un posto infondo al suo cuore.
Gli avrei parlato il prima possibile. Non potevo più andare avanti così, in quel modo.
Mi alzai dal letto, sicura di me e, quando aprii la porta, mi ritrovai Harry davanti a me con la mano chiusa in un pugno, pronto a bussare.
“Ciao” disse, abbassando il braccio, facendo un mezzo sorriso.
“Ciao…” gli risposi, abbassando lo sguardo. Se avessi incontrato i suoi occhi, sarebbe stata la fine.
Rimanemmo in silenzio per un po’; lui fermo sullo stipite della porta che si torturava i ricci con una mano ed io, che mi guardavo la punta dei piedi, con lo sguardo fisso verso terra.
“Io devo dirti una cosa…” sussurrai, con lo sguardo ancora rivolto verso il basso.
Lo vidi annuire di sottecchi e, con un cenno del capo, lo invitai ad entrare in camera mia.
Mi sedetti sul letto, con la testa e la schiena appoggiate al muro, mentre lui si stendeva delicatamente sul materasso.
Mi morsi il labbro inferiore, mentre uno stato di ansia si faceva spazio dentro di me.
“Cosa devi dirmi?” chiese flebilmente.
Alzai gli occhi al cielo per evitare che una lacrima scendesse traditrice sul mio viso, accompagnata poi da altre, infinite.
Sospirai a fondo, mentre sfioravo il ciondolo a forma di stella che mi aveva regalato.
Lo sentii avvicinarsi di più a me, toccandomi un ginocchio dolcemente, come se volesse spronare il mio discorso.
Finalmente lo guardai, e i suoi occhi mi colpirono come al solito, ma questa volta più intensamente.
“Harry…” dissi, torturandomi le mani, ma non riuscii a dire altro per due minuti.
Ma lui aspettò.
Mi diede il tempo di formulare l’inizio di quel discorso così complesso e stupido, che nessun’altro avrebbe voluto ascoltare. E invece lui rimase lì, accanto a me, che mi incitava a continuare con i suoi occhi verdi.
Sospirai ancora, questa volta prendendo più coraggio possibile.
“Harry, io non merito tutto quello che tu provi per me”.
Rimanemmo in silenzio ancora un po’, e io feci un altro lungo ed immenso sospiro.
Sospirò anche lui e chiuse gli occhi, premendo ancora di più la mano sul mio ginocchio.
“Ti prego, non odiarmi per questo. Io non so che mi succede, so solo che tu meriti di meglio, non me. Meriti una ragazza bella, perfetta, magari una bionda, alta e con le curve al punto giusto. Non meriti una complessata come me, una piena di paranoie continue, con i capelli sempre in disordine e il trucco sciolto. Odio il fatto che mi guardi con gli occhi tristi, mi sento in colpa perché non riesco a provare quello che tu provi per me”.
Aprì gli occhi e mi guardò ancora, più intensamente, per poi mettersi in ginocchio sul materasso e sedersi accanto a me, appoggiando la sua testa alla mia.
“Non ci riesci proprio?” domandò flebilmente.
Rimasi in silenzio per un po’, interrotto solo dai nostri leggeri respiri e dal ticchettio dell’orologio.
“Io… non lo so. So che ti voglio bene e che voglio averti tra i piedi, ma come amico”.
I suoi ricci mi solleticavano l’incavo del collo e mi facevano tremare.
“Solo come amico…” ripeté, sussurrandolo piano.
Quelle parole, mi fecero sentire ancora più in colpa. Le avevo dette io, ma sentirle pronunciate dal suo tono di voce, mi fece un effetto stranissimo, quasi come se volessero farmi rendere conto che erano sbagliate e crudeli.
D’un tratto, sentii le sue dita sotto il mio mento e voltò il mio viso verso il suo, costringendomi a guardare i suoi occhi. Mi teneva ferma lì, incastrata dentro di essi, e non riuscivo a muovermi.
Si avvicinò ancora di più al mio viso, appoggiando la fronte contro la mia, con le dita che sfioravano ancora il mio mento.
Deglutii. Il contatto con le sue dita, con i suoi occhi, mi provocavano sempre qualcosa che non riuscivo a capire, a spiegare.
“Mary…” sussurrò, sfiorandomi una guancia.
Sentivo il suo respiro caldo battere contro le mie labbra e tutto ciò mi procurava dei brividi lungo la schiena, espandendosi in tutto il corpo.
“Mary, io ti…”
Bloccai sul nascere le sue parole, posandogli una mano sulla bocca, chiudendo gli occhi per evitare di piangere.
“Ti prego…” sussurrai “non rendere le cose più complicate di quanto non lo siano già…”
Lui sospirò ancora, affondando meglio le dita sulla mia guancia, per poi farle scendere a sfiorare il mio collo. Ritrasse la mano quando sentì i brividi percorrere lungo la mia pelle. Alzai lo sguardo e lo guardai negli occhi.
Erano lucidi.
Un’altra fitta mi perforò il cuore. Quegli occhi volevano piangere, e solo per colpa mia.
Abbassai lo sguardo, sentendo le lacrime pungere contro i miei occhi, e lo sentii scendere dal letto, avvicinandosi alla porta.
“Sappi che non rinuncerò a te…” disse, all’improvviso, cosa che mi costrinse a guardarlo.
“E non voglio una ragazza perfetta. Io voglio la ragazza più imperfetta di questa terra, perché è questo che mi ha fatto innamorare di lei. Non riuscirei a starle lontano per nessuna cosa al mondo, anche se lei mi vuole solo come amico. E più le starò vicino, più l’aiuterò a farle capire che anche lei, infondo, riuscirà a provare qualcosa per me…”.
Fece un ultimo sorriso ed uscì dalla mia camera, lasciandomi da sola.
Mi stesi di nuovo sul letto, a fissare intensamente il soffitto ma, ogni volta, mi si paravano davanti i suoi occhi verde smeraldo.
Sembrava così maledettamente determinato e convinto di ciò che aveva appena detto che, per un attimo, fui tentata dal credergli anche io.
 
                                                                                                                        * 
 
Avevo bisogno di uscire.
Avevo bisogno di incontrare altri occhi, di perdermi in altri occhi, ma non in quelli di Harry.
Sarei stata troppo male, e non avevo più voglia di soffrire.
E non volevo nemmeno veder soffrire lui.
Chiamai Robert e gli chiesi di vederci per stare un po’ insieme. Fu entusiasta della mia proposta e l’accettò, senza troppi indugi.
Avevo bisogno di vederlo, anche se erano passate poche ore dal nostro ultimo incontro.
Infilai una maglietta a mezze maniche blu e scesi le scale di corsa.
Trovai Liam, Zayn e Niall seduti a terra e sul divano, con quattro buste di patatine accanto a loro e qualche sandwich e li sgranocchiavano mentre giocavano con la xbox.
“Cavolo Niall, a giocare con te non c’è gusto! Sei troppo scarso!” urlò Zayn, buttando il joystic sul cuscino del divano, mentre addentava il sandwich.
“Ma non è vero Zayn, sei tu che imbrogli!” replicò il biondo.
“Basta ragazzi, dai, è solo un videogioco!” s’intromise Liam, cercando di instaurare la pace.
“Solo un videogioco?! Liam, ti ricordo che abbiamo fatto una scommessa e, chi perdeva, doveva sganciare cento sterline!” disse Niall.
Liam scosse il capo.
“E allora voi evitate di scommettere, no?”.
Gli altri due cercarono di controbattere, ma io interruppi il loro intelligentissimo discorso.
“Ehm ragazzi, credetemi, non vorrei per niente al mondo interrompere la vostra lite così profonda e saggia, ma volevo solo avvertirvi che io esco per un po’ con Robert. E poi, dove sono Elyse ed Helena?”.
“Oh, Louis ed Elyse sono andati a fare una passeggiata, mentre Hel è andata a comprare qualcosa per stasera” disse Zayn, infilando una mano nella busta delle patatine, prendendone una manciata e portandosele in bocca.
“Haaaaaaaaarry! E’ pronto il mio sandwich?!” urlò Niall, spaparanzandosi sul divano con le mani sullo stomaco.
“Arriva subito!” urlò l’altro a sua volta dalla cucina.
Cavolo, dovevo scappare prima di incontrarlo!
“Mary, mi faresti un favore?” disse improvvisamente Niall, facendomi ritornare sul pianeta terra.
“Mmh?” chiesi, guardandolo con sguardo interrogativo.
“Mi andresti a prendere il sandwich in cucina, per favore?” mi chiese, facendomi gli occhi da cucciolo.
Non potevo entrare in cucina. C’era Harry, e io non potevo incontrarlo!
Niall continuò ancora di più a fare gli occhi da cucciolo, implorandomi.
Dio, perché erano sempre gli occhi che mi fregavano?!
Sbuffai, roteando gli occhi al cielo e avviandomi verso la cucina, mentre vidi Niall sorridere.
Harry era di spalle, che metteva qualcosa nel sandwich del biondo. Non mi aveva sentita entrare.
“Niall, vieni a prender… oh” disse, quando si voltò e mi vide di fronte a lui.
“Ciao” dissi, facendo finta di nulla.
Presi il piatto con il sandwich dalle sue mani, ma lui oppose una leggera resistenza.
“E’ di Niall” mi disse, facendo un piccolo sorriso.
“Lo so. Mi ha chiesto di prenderglielo” ribattei, senza un minimo di entusiasmo.
“In questo caso…” disse sussurrando, porgendomi il piatto, che afferrai immediatamente.
Feci per andarmene e uscire al più presto da quella cucina, ma venni bloccata dalla sua mano che si posò sulla mia spalla.
Mi voltai di scatto e mi persi, come al solito, nei suoi occhi.
“Voglio farti una domanda…” sussurrò ancora, in modo che potessi sentirlo solo io anche se non ce n’era bisogno, poiché i ragazzi avevano ripreso a fare casino.
Gli domandai con gli occhi cosa volesse chiedermi, e lui parve capirlo.
“Sei stata a letto con Robert stanotte, vero?”.
E fu lì, dopo quelle sue parole, che mi cadde il mondo addosso.
Avevo provato a fare di tutto per non farlo soffrire e per non farglielo scoprire, ma niente.
L’aveva capito o forse, l’aveva sentito dire da Louis.
Il suo tono era triste, misto alla delusione e alla malinconia.
Non ero stata capace di dirglielo di persona, e mi sentivo una codarda per questo.
“Rispondimi, ti prego…” sussurrò ancora, premendo la fronte contro la mia.
Lo sentivo tremare, ed abbassai lo sguardo per evitare di fargli leggere la verità nei miei occhi.
Mi sentivo ancora più tremendamente in colpa.
Annuii lentamente, ancora con lo sguardo rivolto verso il basso, con le lacrime che pungevano contro gli occhi, desiderose di scivolare via.
Harry sospirò più forte e si allontanò dal mio viso, prendendo il piatto con il sandwich dalle mie mani. Solo a quel punto, alzai lo sguardo con fare interrogativo, e lo vidi rosso in viso, completamente.
“Lo porto io a Niall, tu stai tranquilla. Devi uscire con Robert, no?” disse, con tono freddo ed indifferente, guardandomi negli occhi.
Annuii con il capo, incapace di parlare. Seguii i suoi ordini ed uscii velocemente dalla cucina, salutando di sfuggita i ragazzi quando passai attraverso il salotto.
Sbattei forte la porta dietro le mie spalle e mi avviai giù per le scale, evitando di cadere.
Una volta fuori dal portoncino, corsi per la strada il più veloce possibile. Sentii il vento pungere forte contro il mio viso, contro le mie labbra, contro i miei occhi, ma io non ci feci caso.
Avevo bisogno di correre e lasciarmi tutto alle spalle.
Avevo bisogno di scappare via da i guai, che avevo creato con le mie stesse mani.

                                                                                                           
                                                                                                             *
 

Quando arrivai al bar dove ci eravamo dati appuntamento, Robert era già lì che mi aspettava.
Presi un po’ di fiato dopo quella corsa e mi avvicinai al tavolo, dove si trovava la sua figura.
“Piccola! Finalmente sei arrivata!” mi disse appena mi vide, per poi alzarsi e salutarmi con un bacio.
“Scusa” risposi, recuperando un po’ di fiato “ho avuto un piccolo problema”.
Abbassai lo sguardo.
Quello non era per niente piccolo. Era il problema più enorme del mondo.
“Pensavo te ne fossi dimenticata, stavo per preoccuparmi” disse, alzandomi il viso.
Sorrisi, e gli diedi un altro bacio. Dovevo smettere di pensare a quello che era accaduto prima.
“Ho preso questo tavolino qui fuori, giusto per prendere un po’ d’aria. Ti va bene?”.
Annuii, facendo un altro mezzo sorriso.
Robert mi prese per mano e mi condusse verso il tavolino, facendomi sedere.
Ordinammo due succhi di frutta all’arancia rossa e qualche stuzzichino, poi iniziammo a raccontarci le nostre rispettive giornate.
Mi raccontò che aveva aiutato il padre con il locale prima di incontrarci e che, pochi giorni dopo, avrebbe dovuto dare un esame.
Mi disse anche che la madre continuava a chiedere di me e che voleva rincontrarmi.
Il padre era entusiasta quanto la moglie, e avevano voglia di invitarmi una sera a cena.
Gli risposi che andava bene, e che anche io avevo voglia di rincontrarli e cenare con loro una sera.
Inoltre, mi raccontò che aveva parlato di me ai suoi amici, che volevano conoscermi.
Ma le sue parole, ormai, erano solo un sottofondo ai miei pensieri.
Lo guardavo, annuivo, ma non lo ascoltavo.
Cercavo di fissare il suo viso, studiarne i contorni ma, ogni volta, mi si paravano davanti solo delle iridi verdi.
Quelle iridi verdi.
Erano davanti a me, davanti ai miei occhi e avevano recuperato quella loro solita luce allegra, come se non fossero mai stati tristi. Finalmente, brillavano di nuovo, più di prima, prima di aver attraversato quel brutto periodo di tristezza e malinconia, che mi torturava l’anima.
“Mary, amore? Mi stai ascoltando?”.
Ritornai alla realtà, solo dopo che sentii la voce di Robert che mi chiamava.
Scossi il capo e scrollai le spalle, per togliermi le immagini dei suoi occhi dalla mente.
“Si, scusami…” sussurrai, ancora con lo sguardo perso nel vuoto.
“Chi ti ha regalato questo ciondolo?” domandò incuriosito, sfiorando con un dito la stella che mi aveva regalato Harry.
Non potevo dirgli che me l’aveva regalato il ragazzo che viveva con me e che, per giunta, era innamorato di me!
“Ehm… i-il mio migliore amico…si! Il mio migliore amico!” tentennai in difficoltà, per poi riprendermi all’ultimo. Feci un mezzo sorriso, e sperai che non mi chiedesse nient’altro.
“E’ davvero molto bello! Perché non me lo presenti?” disse.
A quella richiesta, sgranai gli occhi e sbiancai.
E adesso, che cavolo avrei dovuto inventarmi?!
“Ehm, n-non posso…” balbettai, sudando freddo.
“Perché?”
“P-perché lui… lui abita a Manchester, e ci vediamo mooolto raramente!” mentii ancora.
“Mmh, peccato…” sussurrò Robert.
“Già…” dissi, fingendo di essere delusa, ma in realtà le mie viscere stavano ballando la conga.
“Allora descrivimelo!” urlò entusiasta, con gli occhi che gli brillavano.
Sbiancai nuovamente. Ero nella merda più totale!
“I-in che s-senso?” balbettai, domandando spaventata.
“Nel senso che devi descrivermelo! Parlami di lui! Come si chiama?”.
Mise le braccia conserte, proprio come un bambino in ascolto, impaziente della favoletta della buonanotte.
“J-Jake…” mentii.
Era il primo nome che mi era passato per la testa, di certo non potevo dire Harry.
“Bene!” disse, battendo il pugno sul tavolo “parlami di Jake! Come vi siete conosciuti?”.
Sembrava davvero curioso ed entusiasta, ma non geloso.
Feci un lungo ed intenso sospiro, chiudendo gli occhi.
Presi il ciondolo a forma di stella tra l’indice e il pollice, come se riuscisse a trasmettermi coraggio.
Ed iniziai ad inventare.
Inventai che io e Jake, alias Harry, ci eravamo conosciuti da bambini poiché le nostre famiglie erano amiche da anni. Inventai ancora, che eravamo cresciuti insieme ma che lui, una volta finito il liceo, era andato a vivere a Manchester per frequentare l’Università lì.
Robert mi guardava ed annuiva, ascoltando con interesse, facendo qualche domanda che, ogni tanto, mi spiazzavano.
Ripresi il mio discorso, come se Jake esistesse sul serio, inventando altre storie della nostra infanzia e della nostra adolescenza passata assieme, ma non smisi nemmeno un secondo di pensare ad Harry.
 Era come se non mi annoiassi, come se lo conoscessi a memoria, da sempre.
Ricordai il nostro primo incontro mentre parlavo del finto incontro con Jake, e mi venne quasi da ridere.
Mi ricordai i suoi occhi luminosi, che incontrai per la prima volta, che mi colpirono, ma non come mi colpivano adesso.
Ricordai del nostro primo litigio, di come lui riuscisse a stressarmi l’anima dicendo solo una parola, di quando si era fatto trovare sotto casa mia e io volevo mandarlo al diavolo e che alla fine, andai a prendere un caffè con lui.
Ricordai quando aveva conosciuto Elyse ed Helena, di come gli avevo detto per la cinquantesima volta di non farsi vedere mai più e di come lui si fece trovare fuori l’Università.
Quando mi aveva accompagnata al centro commerciale, aiutandomi a scegliere il vestito per l’appuntamento, e di come mi avesse pagato i libri.
Quando mi aveva presentato i ragazzi, quando era sparito, quando era tornato ed era venuto a vivere a casa mia e di quando si era dichiarato, dicendomi che era innamorato di me.
Raccontai tutta quella storia, frutto della mia fantasia, ma ricordando tutti gli avvenimenti, tutti i momenti passati con Harry.
“Deve essere come un fratello per te, questo Jake” disse Robert, quando smisi di inventare.
Lo guardai con sguardo interrogativo, tenendo il ciondolo ancora tra il pollice e l’indice.
“Si…” sussurrai, facendo un mezzo sorriso, pensando ancora ad Harry “perché me lo chiedi?”
“Perché mentre ne parlavi, ti brillavano gli occhi”.
Non sentii nient’altro dopo quelle sue ultime parole.
Parole che, per me, significavano una grande verità, ma anche un grande shock.
Se solo Robert avesse saputo la verità, se solo avesse saputo che Jake in realtà, era un’altra persona, se avesse saputo il significato del brillare degli occhi quando si parlava di qualcuno.
Quando parlavo di Harry mi brillavano gli occhi.
E quella fu la più grande, sconvolgente, scioccante, assurda, meravigliosa verità che avessi mai sentito in vita mia.








Writer's Corner! :)
Buonsalevesalviiino, mie belle carote! :D
Vas' Happenin?
Io sono gasata, forse fin troppo gasata! 
Cioè, quando mai io sono riuscita a pubblicare dopo quattro giorni?!
E' il secondo capitolo che pubblico, questa settimana! *w*
aaaaaaaaaaaaaaaah, ma ma ma...
okkei, basta.
L'avete capito, no?!
Sono contentissima! 
E non solo per questo!
Cioè, l'altro capitolo (quello che io ritenevo un capitolo di passaggio) 
ha ricevuto 12 recensioni! *o*
E io non ho mai ricevuto 12 recensioni ad un capitolo!
Never! 
Non potete immaginare quanto sono felice!
Mi sento una bimba di cinque anni che ha appena ricevuto l'uovo di Pasqua che desiderava da tempo! *w*
Beh, siamo in tema u.u
(io voglio l'uovo di Glee, ma mia madre non me lo vuole comprare perchè sto a dieta -.-" )

A proposito di Glee...
Io sapevo che era solo un rumor, ma hanno confermato che nella puntata del 10 Aprile (credo u.u) canteranno...
WHAT MAKES YOU BEAUTIFUL! 
Ci credete che quando l'ho saputo, ho iniziato ad urlare come una cogliona e a ballare per casa tipo, così...?

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O forse anche peggio di così u.u
Fatto sta che sono super gasata e soprattututto se ero in ansia prima per la puntata che ho aspettato per più di un mese
(si, amo Glee, è il mio telefilm preferito u.u)
figuratevi adesso! *w*
Tipo che lo sto dicendo a tutti quelli che incontro, hahah! :D

Maa, andiamo avanti...
Il capitolo...
Beh, il capitolo è... 
IL CAPITOLO! :D
Hahaha, no vabbè dai u.u 
A me piace e, soprattutto, perchè c'è l'accenno di qualcosiina! v.v
#nonvogliospoilerare.

So, passiamo ai soliti, immancabili e chilometrici ringraziamenti:
-A voi, che mi riempite di tutti quei complimenti che non merito, che recensite la mia FF e che la mettete tra le seguite, preferite e ricordate!
Grazie, davvero :)
-A Rebecca, la mia pazza moglie, che sento sempre più vicina, nonostante sia lontana :)
-Ad Alessia e Chiara, che mi fanno sempre ridere :)
-E ad Agnese&Federica, che sono le migliori amiche migliori del mondo :') 
*si ma tanto vi schifo lo stesso u.u*

Adesso vado via, belle ragazzuole! :D
Per chi volesse ricevere aggiornamenti o solo conoscermi meglio, qui c'è la mia pagina Facebook:
http://www.facebook.com/LeiCredeNeiMiracoli

Hope you like it! :D 
Byeee!

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#muchLove
-YoursM.


 

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Capitolo 16
*** My doubts are gone. You’re the only one that I want ***


                                                                                                                                                                                     {...I don’t know why I’m scared,
                                                                                                                                                                                                                                                                           I’ve been here before,
                                                                                                                                                                                                                                                                                   Every feeling, every word,
                                                                                                                                                                                                                                                                                  I’ve imagined it all,
                                                                                                                                                                                                                                                          You’ll never know if you never try,
                                                                                                                                                                                                                                              To forgive your past and simply be mine.
                                                                                                                                                                                                                                                                           One and Only, Adele}

             




Non poteva essere.
Era impossibile.
Praticamente impossibile.
Teoricamente impossibile.
Scientificamente provato, testato, o come cavolo si dice.
Era la cosa più assurda che potesse capitarmi.
La cosa più assurda, strana e shoccante del mondo, della terra, dell’Universo, del sistema solare, di tutto!
Perfino gli extraterrestri avrebbero detto che sarebbe stata una cosa infinitamente impossibile.
I migliori psichiatri mi avrebbero definito una pazza incoerente.
Iomi definivo una pazza incoerente.
Non potevo. Non dovevo.
Non poteva essere successo così, da un giorno all’altro, all’improvviso, senza che io me ne rendessi conto.
Perché non ero stata più attenta, accidenti?!
Non poteva essere accaduto sul serio, era impossibile. Magari era solo frutto della mia fervida immaginazione, magari era un sogno, magari mi sarei svegliata da un momento all’altro e sarebbe tornato tutto normale, come al solito.
Ma non era così, e io lo sapevo bene.
Non dovevo.
Non dovevo cedere a quello che la mia stupida mente pensava, immaginava, sognava.
Non dovevo lasciarmi trascinare dalle mie stupide fantasie impossibili, dalle stupide storie che parlavano dell’amore in quel modo.
Proprio in quel fottuto modo, proprio come mi sentivo io!
Non era vero, non era possibile, non era normale, andava oltre i limiti dell’impossibile, una cosa che andava contro natura, oltre natura, oltre tutto!
Non stava scritto ne in cielo ne in terra che doveva capitarmi, che poteva capitarmi, che voleva capitarmi.
Io volevo?
Non sapevo darmi una risposta.
Volevo, o non volevo?
Volevo davvero perdermi costantemente nei suoi occhi, averlo vicino ogni minuto, ogni secondo in ogni istante?
Volevo davvero sentire il suo cuore battere all’unisono con il mio, producendo la stessa meravigliosa ed armonica melodia, quella melodia chiamata anche amore?
Volevo davvero sfiorargli il viso, il collo, le labbra, i capelli, il petto, le mani, le dita, la pelle morbida e candida, quando volevo solo sentirlo accanto a me?
Volevo davvero abbracciarlo, baciarlo, sentirlo mio, ascoltare il suo profumo, quel mix splendido tra il suo solito bagnoschiuma alla frutta e il suo amore?
Volevo davvero dormire con lui, passare una notte insonne a parlare senza sosta, senza mai stancarci?
Volevo davvero passare una notte senza dormire,  senza dire nulla, solo stare zitti ad ascoltare il ritmo crescente dei nostri innumerevoli sospiri, del battito incessante dei nostri cuori, solo guardandoci negli occhi, e addormentarsi ognuno nelle braccia dell’altro?
Volevo davvero litigare con lui, ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo, per ogni minima cosa, anche la più stupida, per poi fare pace solo con uno sguardo?
Volevo davvero parlare di lui ininterrottamente a tutti quelli che incontravo?
Volevo davvero urlare al mondo quanto lo amassi?
Volevo davvero far sapere a tutti, lui cos’era per me?
Volevo davvero passare il resto della mia vita, della mia esistenza con lui, amandolo sempre di più?
Volevo davvero scrivere di lui su ogni muro, rendendolo ancora più colorato solo scrivendo il suo nome; su ogni foglio bianco e vuoto, riempiendolo solo di lui?
Volevo davvero piangere, ridere fino alle lacrime, scherzare su ogni cosa, arrabbiarmi per ogni cosa per poi fare pace, insieme a lui?
Volevo davvero stare insieme a lui?
Volevo davvero amarlo, quasi quanto lui amava me?
Ne sarei stata capace, almeno un minimo?
E, soprattutto, sapevo rispondere a quella complicata, assurda e meravigliosa domanda?
Potevo pensarci e ripensarci sopra, ma una risposta dovevo darla.
E, quando finalmente lo capii, non ci fu nient’altro da sapere, da domandare, da dire o da spiegare.
Mi bastava solo quello per fare spazio alle varie emozioni dentro di me.
Potevo, dovevo, ma soprattutto… volevo.
 
Volevo innamorarmi di Harry.
 
                                                                                                              *

Passai la notte senza chiudere un occhio, nemmeno per una frazione di secondo.
L’avevo passata tutta in bianco, a pensare e ripensare a quello che mi stava accadendo, che io non reputavo ancora normale.
Non riuscivo a farmene una ragione.
Quelle nove ore che potevo usufruire per dormire e rilassarmi dopo un’intensa settimana all’Università, tra esami e stress vari, le avevo passate ad immaginarmi il suo volto.
Quei suoi dolci e forti lineamenti, quelle sue splendide imperfezioni invisibili, quella sua bocca sottile, dalle labbra rosse e carnose e, soprattutto, i suoi occhi.
Quei suoi occhi verdi, quel verde smeraldo meraviglioso, che mi facevano pensare al mare.
Annegavo dentro di essi, ma era come se fossero anche la mia ancora di salvezza, una roccia sulla quale mi appoggiavo quando ero stanca, e che era sempre disposta ad accogliermi.
Lui era così.
E i suoi occhi ne erano la prova.
Ogni volta che stavo male, che soffrivo, che volevo piangere, che volevo ridere, che volevo impazzire, che volevo farmi delle inutili paranoie… loro erano lì.
Pronti ad ascoltarmi, anche se sapevano già tutto.
Lui sapeva sempre tutto di me.
Mi capiva con uno sguardo, perché eravamo totalmente diversi, e sapeva cosa mi mancasse.
Mi mancava la mia metà.
La mia vera metà.
Quell’anima gemella che avevo tanto pazientemente aspettato, era arrivata, e io non me n’ero resa conto.
L’avevo scambiata per un’altra.
Dio, che cretina.
L’avevo avuta sotto il naso prima per ore, poi per giorni, poi per settimane, per mesi ed infine… quella, era venuta a vivere sotto il mio stesso tetto!
Che fosse un segno del destino?! Forse.
Ogni tanto, allora, il destino creava belle situazioni.
E, in quel caso, l’aveva creata davvero perfetta.
Voltai lo sguardo verso la parete di fronte a me e guardai l’orologio, che segnava le otto e mezza del mattino. Di sotto, qualcuno doveva essersi svegliato, perché sentii vari rumori di pentole.
Mi alzai dal letto, togliendomi le lenzuola, che mi si erano appiccicate addosso, nonostante la notte passata a rigirarmi ogni cinque minuti, senza chiudere occhio.
Non ero assonnata, ero abbastanza sveglia e lucida per capire cosa succedesse intorno a me, cosa alquanto strana.
Scesi comunque pigramente le scale, a piedi nudi, con il pigiama che ne andava a finire sotto il palmo.
Arrivata in cucina, trovai un Louis indaffarato con una pentola sul fuoco, Niall che aspettava impaziente la prelibatezza che Lou stava preparando e Liam che, probabilmente, stava controllando cosa avrebbero dovuto fare quella mattina.
“Ehi, buongiorno Mary!” disse quest’ultimo, alzando lo sguardo dal loro programma mattutino quando mi sentì inveire contro i miei pantaloni del pigiama, che avevano cercato di farmi cadere.
“Mmmh” bofonchiai, stropicciandomi gli occhi svegli, aggiustandomi i pantaloni.
Presi posto su uno sgabello di fronte a Liam, che mi sorrideva, poi appoggiai con poca grazia la testa sul tavolo, che fece rumore.
“Non hai una bella cera, Mary” disse Liam preoccupato.
“Davvero?! Non me n’ero accorta” gli risposi sarcastica, ancora con la fronte appoggiata al tavolo.
Lo sentii sospirare e, probabilmente, tornò a leggere il programma poiché non parlò più.
“Non hai dormito stanotte?” chiese Niall, mentre mi accarezzava dolcemente i capelli.
Scossi il capo senza dire nulla.
“Come mai?” chiese ancora, ma mi limitai nuovamente a scuotere il capo in segno di negazione.
“Vedrai che questi ti tireranno su!” intervenne Louis, tutto pimpante.
Alzai lo sguardo e lo vidi di spalle, che metteva qualcosa in un piatto abbastanza grande.
Quando si voltò, aveva un largo sorriso sul viso e in mano un piatto pieno di…
“Et voilà! Pancakes!” disse, entusiasta del suo lavoro.
Allungai le braccia verso il piatto, che Louis aveva ancora tra le mani, e lo presi tra le mie.
Presi un piatto di carta che si trovava sul tavolo e lo riempii con quattro pancakes, ancora caldi.
Afferrai lo sciroppo d’acero e lo misi brutalmente su quelle morbide frittelle.
Senza pensarci due volte, afferrai forchetta e coltello e iniziai a strafogarli, sotto lo sguardo sconvolto dei ragazzi.
Li fissai per un po’ anche io, con la bocca sporca di sciroppo e zucchero a velo.
“Che bc’è? Ho bfisogno di abfebtto!” affermai, con la bocca piena.
“Mmmh, sbaglio o sento profumo di pancakes?”.
Sbiancai, al solo sentire quella voce.
La sua voce.
Non riuscivo a muovermi, ero come paralizzata.
Sentivo solo il mio cuore che batteva all’impazzata.
“Harreeh!” urlò Louis, scaraventandosi addosso a quest’ultimo, appena entrato.
“Buongiorno Hazza! Dormito bene?” gli chiese Liam, quando si sedette accanto a lui dopo essersi liberato dall’attacco di Louis.
“Si, benissimo…”.
Alzai lo sguardo, ed incontrai i suoi occhi.
Erano circondati da profonde occhiaie nere, erano stanchi, ma svegli. Proprio come i miei.
Stava mentendo.
Nemmeno lui aveva dormito, quella notte. Mi era bastato un solo sguardo per capirlo.
“Allora, ci sono altri pancakes per me, o li ha finiti tutti Niall?” domandò, facendo finta di nulla.
“Veramente, chi li ha quasi finiti è stata Mary” disse quest’ultimo, sentendosi chiamato in causa.
Harry si voltò verso di me, come se si fosse accorto che anche io ero lì, anche se lo sapeva, ma non mi aveva guardata in faccia per tutto il tempo.
Non disse nulla, e prese qualche pancake dal grande piatto, senza guardarmi ulteriormente.
Odiavo il fatto che mi stesse evitando, di nuovo.
Soprattutto adesso, che mi ero resa conto di quello che provavo realmente per lui.
Continuò a non rivolgermi una parola, ne uno sguardo per tutto il tempo che fui li, nemmeno quando si svegliarono Elyse, Helena e Zayn ed iniziarono ad animare la cucina.
Non riuscii più a sopportare quella situazione e salii in camera per prepararmi ed uscire.
Volevo stare da sola.
Dovevo rendermi conto degli sbagli che avevo commesso, delle sofferenze che gli avevo procurato, e dovevo recuperare.
Dovevo davvero fargli capire cos’era diventato finalmente per me.
 
                                                                                                                    *
 
L’unico posto nel quale potevo rifugiarmi senza problemi, era il mio parco.
Robert quella mattina aveva un esame da dare, quindi fui abbastanza sicura di non poterlo incontra lì.
Harry era andato a fare le prove per registrare con i ragazzi, anche se avevo voglia di stare con lui.
Dovevo stare da sola.
Dovevo riflettere sui miei sentimenti, su quello che avrei dovuto fare per farmi perdonare da Harry, su come dirgli che provavo qualcosa per lui.
Mi sedetti su una panchina nascosta all’ombra di un albero, dove il venticello leggero mi sfiorava il viso.
Era tutto così dannatamente complicato.
Stavo con Robert, ma non provavo più niente per lui.
Avevo mentito a me stessa per un mese intero credendo di amarlo, avevo mentito a lui, dicendo di amarlo, e mi sentivo una gran cretina.
Ogni volta che stavo con lui, mi veniva in mente Harry e desideravo più di ogni altra cosa raggiungerlo, ovunque fosse.
Sapevo di non amare Robert. L’avevo capito, ormai, e me n’ero fatta una ragione.
Dopo tutto il tempo passato insieme, provavo solo un grande affetto per lui, ma niente di più.
Eravamo troppo simili, finalmente l’avevo capito e per amarsi, c’erano bisogno di due persone completamente diverse, che si completassero l’uno con l’altro.
“E’ occupato questo posto?”.
Alzai lo sguardo quando sentii una voce femminile, vicina a me.
Una signora anziana si trovava di fronte a me, che sorrideva gentilmente.
“No, certo che no. Si sieda pure” le dissi, rivolgendole lo stesso sorriso.
Si avvicinò piano alla panchina e si sedette accanto a me, scrutando a fondo il prato di fronte a lei.
La guardai per un po’.
La pelle della sue mani era raggrinzita, il suo volto era ricoperto di rughe di vecchiaia.
Si voltò verso di me, sorridendo ancora, e io divenni rossa dall’imbarazzo.
Dio, perché dovevo fare sempre delle brutte figure?
“Continua a fissarmi, cara. Non mi da fastidio” disse gentilmente.
Le sorrisi, cercando di rimediare alla brutta figura che avevo fatto.
I suoi capelli erano corti, mossi ed argentati. Forse aveva rinunciato da tempo a colorarsi i capelli del colore che aveva avuto un tempo. La pelle era candida e delle rughe le contornavano i profondi occhi.
Solo quando la guardai negli occhi, il mio cuore ebbe un sussulto.
Erano verdi.
Più scuri dei suoi, ma emanavano la stessa luce. La sua stessa luce.
Era come se quegli occhi, le illuminassero il viso, facendola ringiovanire di almeno dieci anni.
Rimasi immobile di fronte a tale bellezza. Mi ricordavano lui.
“Cosa c’è, cara? Devo alzarmi?” chiese la signora, notando la mia espressione inebetita, pronta per andare via.
“Nono, stia pure, e mi scusi tanto…” dissi, bloccandola con una mano.
La signora si sedette nuovamente e mi sorrise dolcemente, aggiustandosi un po’ i capelli.
“Perché ti scusi?” domandò. Sembrava davvero incuriosita.
“Beh, fissavo i suoi occhi…” dissi imbarazzata “mi ricordano tanto… oh, lasci perdere”.
Non volevo annoiare quella signora con i miei discorsi da paranoica.
E a lei, sicuramente, non sarebbe importato.
Rimanemmo un po’ in silenzio, in sottofondo le urla dei bambini che giocavano.
“Ti ricordano gli occhi del tuo ragazzo, vero?” disse, all’improvviso.
Sbiancai.
Come aveva fatto a indovinare?
Era tanto evidente?
“B-beh, in teoria… non sarebbe il mio ragazzo” dissi, balbettando.
Magari parlando con lei, avrei capito cosa mi stesse accadendo.
“Allora, è il ragazzo che ti piace, giusto?” chiese ancora.
Cavolo, me lo si leggeva negli occhi?
“Ehm… i-insomma, i-io…”
“In pratica, si” concluse la signora, facendo una sonora risata.
Fece ridere anche me. Era abbastanza contagiosa.
“Beh, credo di si. Insomma, si. Cioè, forse. I-io non saprei, è tutto così…”
“Complicato?” aggiunse.
Annuii con il capo.
“Esatto. Complicato è l’aggettivo giusto” dissi, quasi sussurrandolo a me stessa.
Lei scosse il capo, sorridendo.
“Non è complicato. Tu pensi che lo sia, ma non lo è. E’ facile. Devi solo domandare a te stessa cos’è questo ragazzo per te. Cosa provi quando sei con lui?”.
Rimasi leggermente spiazzata. Una signora sconosciuta, si stava preoccupando per me.
“I-io… beh, io non lo so…” balbettai.
“Oh, si che lo sai cara! Devi solo scavare dentro te stessa! Avanti, chiudi gli occhi e pensa a lui. Dimmi cosa senti, non c’è bisogno di vergognarsi!”.
Feci un lungo sospiro e chiusi gli occhi, proprio come mi aveva detto la signora.
Subito, l’immagine di Harry mi si parò davanti.
Il suo volto, i suoi capelli ricci, le sue labbra rosse e morbide, che avrei voluto baciare e i suoi occhi, che mi trasmettevano l’emozione più forte e bella del mondo.
“Pensa a lui che ti parla, che ti stringe forte a se, e che poi… ti dia un lungo bacio…” disse la signora.
Feci come aveva detto lei.
Immaginai quelle scene e, poco dopo, un vortice di emozioni si fece spazio dentro di me.
Le farfalle nello stomaco, battevano le ali più forte che mai, le mani mi tremavano dall’emozione e dei brividi mi percossero la schiena ed il corpo.
“Cosa senti?” chiese.
“Sento… che sono la ragazza più felice del mondo, in questo momento, tra le sue braccia” dissi.
E non c’era verità più vera.
“Adesso apri gli occhi, cara”.
Quando li aprii, era tutto normale, tranne le emozioni che provavo, che erano rimaste dentro di me.
La signora fece un sorriso dolce, e mi accarezzò una guancia con una sua mano ruvida.
“Mentre immaginavi, sorridevi” disse.
“Io credo che tu sia innamorata di questo ragazzo e, credimi, non c’è cosa più bella dell’amore. Vedi, io sono vedova da tanti anni ormai, e non ho amato nessun’altro uomo dopo la morte di mio marito. Vengo sempre qui, perché questo è stato il posto dove ci siamo incontrati da giovani, e ci abbiamo passato una vita intera qui dentro. Adesso che lui non c’è più, venire in questo parco è l’unica cosa che mi consola, perché è come se lo avessi vicino tutti i giorni. Nella mia mente ci parlo ancora, ci rido, ci scherzo. Ma la notte, piango.
Piango per la sua assenza, lo maledico perché mi ha lasciata sola, ma poi mi alzo la mattina e riprendo ad amarlo, come ho sempre fatto.
Non lasciare che le tue paure verso l’amore, ti impediscano di amare ciò che tu ami davvero.
Fidati di me quando ti dico che tu, questo ragazzo, lo ami davvero”.
Sorrisi, mentre delle lacrime si facevano spazio sul mio viso, bagnandolo di felicità.
Le asciugai con il pollice, e sentivo il cuore battere all’impazzata.
“Va da lui…” disse la signora, sorridendomi ancora.
Annuii con il capo, mentre mi asciugavo le ultime lacrime.
“Grazie…” sussurrai alzandomi.
“Io non ho fatto niente, cara. Hai fatto tutto da sola. Ti ho solo aiutata a capire chi ami davvero” disse, facendomi l’occhiolino.
L’abbracciai forte, perdendomi nel suo dolce profumo, bagnandole un po’ la maglia con le mie lacrime di felicità.
Aveva anche lei gli occhi lucidi.
“Buona fortuna” sussurrò al mio orecchio.
Quando mi staccai dal suo abbraccio, le sorrisi ancora e la salutai con un cenno della mano, che lei ricambiò.
 Mi voltai ed iniziai a correre, come non avevo mai fatto.
Dovevo rincorrere ciò che amavo di più, che non mi sarei fatta scappare per nessun motivo al mondo.
 
                                                                                                                 *
 
Arrivai sotto casa con gli occhi pieni di lacrime, il viso sudato, le mani che tremavano.
Non m’importava nulla di tutto ciò.
L’unica cosa che m’importava, in quel momento, era dire ad Harry la verità.
E cioè, che ci era riuscito.
Era riuscito a farmi innamorare di lui.
Aprii velocemente il portoncino e mi fiondai all’interno del condominio, travolgendo il signore che abitava al terzo piano, che stava uscendo per buttare la spazzatura.
Mi guardò come se fossi una pazza, imprecando non so quale animale inventato.
“Mi scusi!” urlai, mentre salivo le scale, con un sorriso stampato sul viso.
Quando fui fuori la mia porta, sospirai intensamente e l’aprii, fiondandomi dentro velocemente.
Trovai Liam, Niall e Louis seduti sul tappeto del salotto, davanti alla tv, mentre Elyse era seduta sul bracciolo del divano, dietro le spalle di Lou e Zayn ed Hel, seduti sui due cuscini grandi, che si abbracciavano, coccolandosi.
Parlavano e ridevano e, quando mi videro entrare tutta trafelata, quasi si spaventarono.
“Ciao Ma…”
“Dov’è Harry?” domandai, bloccando il saluto di Niall.
Era l’unico che mancava in salotto.
I ragazzi assunsero un’espressione stranita, forse perché non si aspettavano la mia domanda.
“Vas’ Happenin, Mary?” domandòZayn.
“Succede che ho bisogno di vedere Harry!” esclamai “dov’è?”.
I ragazzi rimasero in silenzio per un po’, mentre Louis abbassò lo sguardo.
“E’ di sopra…” disse, con lo sguardo rivolto verso terra.
Annuii, e mi avviai verso le scale, ma la mano di Elyse, poggiata su una mia spalla, mi fece voltare.
“Mary, non ti conviene andare di sopra…” sussurrò.
La guardai stranita.
“Perché non dovrei? Ho bisogno di parlare con lui, è urgente!” esclamai ancora.
Intanto, anche Helena si avvicinò a me, con una strana espressione sul volto, che non seppi decifrare.
“Ti prego, Mary, non andare…” sussurrò.
“Ma cosa diavolo avete oggi tutti?! Io devo vedere Harry, ho bisogno di vederlo e di parlargli!” urlai.
“Almeno, aspetta un po’, Mary… siediti qui con noi” intervenne Liam.
Scossi il capo.
“No, non posso aspettare. Io devo vederlo” dissi, e mi avviai su per le scale velocemente, salendo i gradini due alla volta.
L’emozione era troppa.
Stavo per dire alla mia vera metà che, finalmente, l’avevo trovata e che avevo capito davvero chi fosse. Non mi sarei fatta più fermare da nessuno.
Avevo bisogno di dirglielo, avevo bisogno di guardarlo negli occhi e avevo bisogno di baciarlo.
Avevo bisogno di far amare il mio cuore, ma di far amare lui.
Quando finalmente fui nel corridoio, sentii degli strani urletti, come se fossero soffocati.
Sentii il rumore di qualcosa che sbatteva, ma non riuscivo a capire.
Mi avvicinai lentamente ad ogni porta, ma non proveniva da nessuna di esse.
Il rumore continuava a crescere costantemente, così come quelle urla soffocate.
Il mio cuore batteva all’impazzata. Dalla paura, dall’amore, non lo sapevo.
In quel momento, non capii più nulla.
All’improvviso, mi avvicinai alla porta della camera di Elyse e ne appoggiai l’orecchio.
Quegli strani rumori si facevano sempre più vicini, e fui sicura che provenissero da lì.
Aprii lentamente la porta, spiando leggermente, ma non riuscii a capire.
Era tutto così confuso.
D’un tratto, feci un grande respiro e presi coraggio, aprendo completamente la porta, che fece un gran rumore, spaventando le due figure che si trovavano nella camera.
Sbiancai improvvisamente, quando incontrai i suoi occhi.
E il cuore che prima batteva forte dentro di me, era completamente in pezzi.





Writer's Corner! :)
Ta ta taaaaaan! 
E adesso?
Che succeeeede?
Vi giuro, sono una foglia! Sto tremando dalla testa ai piedi! :S
Non volevo lasciarvi con la suspance, però...
Però la mia testolina mi ha detto di fare così!
Sto per piangere! :'(

Anyway, vi ringrazio davvero per le vostre splendide recensioni!
14! *w*
Ci rendiamo conto?! 
Basta, vi amo! 
:D

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Si, questo è quello che vi farei in questo momento u.u 

Cooomunque, la canzone all'inizio è bellissima, vi consiglio di ascoltarla se non l'avete mai sentita u.u
Io amo quella donna! *w*
Mi ha ispirata durante il capitolo, ecco perchè è abbastanza triste e depresso :(

Beh, bellezze, adesso vado via :)
Spero di scrivere il prima possibile il prossimo, perchè non voglio farvi rimanere troppo sulle spine!
Quindi, mi metto subito all'opera!

Ringrazio voi, che leggete, recensite, seguite e preferite la mia storia! :')
Senza di voi, non avrei mai contiuato 
Grazie, vi voglio bene :)
Ringrazio Rebecca, perchè grazie a lei ho scritto e postato subito questo capitolo, anche se triste :)
Ad Alessia e Chiara, che mi sono sempre vicine :D
E a Federica&Agnese, che non ci sono più parole per ringraziarle :) <3

Qui c'è la mia pagina Facebook, per chi volesse contattarmi o altro :D
http://www.facebook.com/LeiCredeNeiMiracoli

Goodnight! :)
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Loro vi amano, <3

muchLove.
-YoursM.









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Capitolo 17
*** Please, get out of my life! ***


I suoi occhi si spensero all’improvviso.
Il mio cuore si fermò, facendomi gelare il sangue nelle vene.
Ero ferma immobile sullo stipite della porta.
Lui era fermo, ancora sulla figura che gli stava sotto, e mi guardava con i suoi occhi pieni di tristezza.
Il mio respiro si bloccò. Non riuscivo a respirare, a dire una minima parola.
Tremavo.
Non più dall’emozione o dall’amore, ma dalla tristezza.
In quel momento, l’unica cosa che rimbombava nelle mie orecchie, era il silenzio.
Quell’orribile silenzio che si era creato tra di noi.
“Mary…” sussurrò, con quella voce piena di malinconia.
Quella voce che avevo amato tanto, adesso, mi sembrava così traditrice.
Sentii le lacrime pungere contro gli occhi, desiderose di scivolare via, mostrandogli tutto il mio dolore, che mi stava divorando viva.
L’unica cosa che riuscì a fare, fu allontanarmi lentamente dallo stipite della porta, con le mani che tremavano ancora.
“Mary… ti prego…” sussurrò ancora. Non volevo più sentirlo.
Lo vidi alzarsi dalla figura agilmente e indossare qualcosa velocemente, per poi avvicinarsi a me.
Non volevo farmi toccare da quelle mani traditrici, così corsi in camera mia quando lo vidi avvicinarsi sempre di più.
Mi lasciai cadere sul pavimento con le gambe che non si reggevano più in piedi, con la schiena appoggiata alla porta chiusa dietro le mie spalle, lo sguardo perso nel vuoto, che riusciva solo a farmi rivedere quella scena schifosa davanti ai miei occhi.
Più li chiudevo, più me la ritrovavo davanti, e più stavo male.
D’un tratto, sentii dei sonori colpi sulla porta, che mi fecero sussultare.
Poi la sua voce che urlava, quasi rotta dal pianto.
“Mary! Ti prego, apri questa porta!”.
Non gli risposi.
Non volevo più parlargli, doveva sparire.
“Ti prego! Ti posso spiegare, apri!” urlava ancora, ma sentirlo mi procurava solo la nausea.
“Apri, ti prego…” sussurrò, per poi urlarlo ancora.
Non ce la feci più.
Doveva smetterla di supplicarmi.
Iniziavo ad odiarlo, anche se non ci sarei mai riuscita sul serio.
Mi alzai dal pavimento e asciugai quelle poche lacrime che erano scese.
In quel momento, sentii tutta la rabbia crescere dentro di me, mista alla tristezza.
Aprii di scatto la porta e lo vidi avvicinarsi, ma lo bloccai con un sonoro schiaffo in pieno viso, pieno di delusione.
Harry si portò una mano sulla guancia colpita e dolorante, sgranando gli occhi.
“Ti prego, ascolt…”
NO!” urlai, piena di rabbia.
Avevo gli occhi nuovamente pieni di lacrime, ma non volevo dargli la soddisfazione di piangere.
Iniziai a spingerlo fuori dalla stanza, picchiandolo sulle braccia, sul petto, sul viso, dappertutto; su qualunque parte del suo corpo che mi trovassi davanti.
“Tu… sei… la più… grande… merda… che io… abbia mai incontrato, Harry Styles!” urlai, mentre lo picchiavo.
“Dicevi di esserti innamorato di me e invece… ti fai trovare a letto con un’altra! Vedo che ci hai messo poco a rimpiazzarmi! Devo dire che il tuo amore per me era davvero forte!”.
“Ti prego, ascoltami solo per un secondo…” disse, bloccandomi le mani, cercando di placare la mia rabbia.
Strinsi gli occhi e cercai di liberarmi dalla sua presa, che si faceva man mano più forte.
Scalciai i piedi contro di lui, colpendogli un ginocchio nel tentativo di fargli male e mollare la presa, ma non ci riuscii. Trattenne il dolore del calcio, serrando le labbra, e la presa con le mie mani.
“Ero disperato. Avevo scoperto che tu e Robert eravate stati a letto insieme e così…”
“Robert è il mio ragazzo, Harry!” urlai “sapevi che sarebbe successo, non è una buona scusa!” scalciai ancora, ma lui si ritraeva sempre di più.
“Si, ma sei stata tu a dirmi di cercare un’altra!”
“E io ti ricordo che tu hai detto che non l’avresti fatto, perché non avresti mai rinunciato a me!”.
Mi liberai dalla sua presa, che si era indebolita dopo le mie parole.
I suoi occhi erano pieni di lacrime, proprio come i miei.
Intanto, sentii dei passi sulle scale. Probabilmente, i ragazzi avevano sentito le nostre urla.
Sei uno stronzo! Devi andare via da questa casa e stavolta devi sparire per sempre dalla mia vita!” urlai, mentre sentii la mano di qualcuno sulla mia spalla.
“Mary…” disse la voce di Elyse, sussurrando.
“Lasciami stare, ti prego…” le dissi, voltandomi verso di lei, notando le espressioni spaventate degli altri ragazzi.
“Che succede, Harry?” domandò Niall.
“Succede che è il ragazzo più schifoso che esista su questo pianeta, sempre se può considerarsi tale!” urlai, rispondendo prima di Harry.
“Prima dice che è innamorato di me e poi… si scopa un’altra! Una puttana, ecco cos’è quella! Una puttana! Perché solo le puttane possono venire a letto con te! Vorrei proprio vederla in faccia, dato che non ho avuto questo grande onore, e sai perché?! Perché le stavi sopra, cazzo!”.
Harry abbassò lo sguardo, quasi fosse mortificato.
“Mary, calmati adesso…” disse Louis, avvicinandosi a me, mantenendomi le spalle.
“Come faccio a calmarmi, Lou? Spiegamelo! Lui… lui… lui stava scopando con un’altra, porca puttana! Con un’altra! Dice di essere innamorato di me, e poi si comporta così!” gli urlai quasi in faccia.
Louis capì che non sarebbe mai riuscito a calmarmi, così si allontanò da me e circondò le spalle di Elyse con un braccio, che tentava di calmarmi anche lei.
“Voglio sapere chi è! Dimmelo, ti prego. Fammela vedere, voglio sapere chi è!”.
“Mary…”
Voglio saperlo, Harry!”.
Sentivo le lacrime pungere più forte contro gli occhi, ma non riuscivo a farle scendere.
Harry sospirò e andò in camera di Elyse, forse per chiamare la tizia con la quale stava scopando.
Attesi impaziente, battendo il piede sul pavimento.
Quando uscii, capii tutto.
Una chioma bionda e arruffata, incorniciava quel bellissimo volto da modella. Le gambe erano sempre slanciate e magre e il suo corpo, era racchiuso in un semplice jeans chiaro, con una maglia blu più grande di lei di qualche taglia.
Gli occhi si riempirono ancora di più di lacrime, così li chiusi, per evitare di piangere.
“E’ bello rivederti, Sarah…” sussurrai, con la voce quasi rotta dal pianto.
Lei sembrava davvero imbarazzata di trovarsi in quella situazione, ma non disse nulla.
Aprii gli occhi e feci un sorrisino beffardo, rivolto ad Harry.
“Beh, potevi scegliertene una che te l’avrebbe data meno facilmente, sai. Pensavo ti piacessero le sfide…”.
“Io non la do a tutti facilmente!” s’intromise Sarah, con quella sua voce stridula da oca.
La guardai dalla testa ai piedi, proprio come faceva lei, poi alzai gli occhi al cielo.
“Ti prego, Sarah, non dire cazzate! Hai le gambe più aperte tu che uno schiaccianoci!”.
Lei rimase interdetta con la bocca spalancata e gli occhi sgranati.
“Harry, difendimi! Mi ha appena della ragazza facile!” urlò, con una vocetta ancora più stridula.
Harry si guardò intorno, non sapendo bene cosa dire e cosa fare.
“Ma sta’ zitta, escort! Come se non fosse vero! Se lui è venuto con te, è solo perché sapeva che gliel’avresti data all’istante!” dissi, roteando gli occhi.
Sarah batté un piede per terra, entrò in camera di Elyse e prese la sua borsa firmata, per poi fulminarmi con uno sguardo appena uscì, e si diresse giù per le scale incavolata nera.
Poco dopo, sentimmo la porta sbattere, e quel rumore fece sussultare tutti.
Rimanemmo per un po’ in silenzio, interrotto solo dai nostri sospiri irregolari, soprattutto il mio.
“Mary, perché non cercate di chiarire, adesso?” propose Helena.
Mi voltai verso di lei, scuotendo il capo.
“Non ho voglia di chiarire con lui. Lasciateci soli, ma non spaventatevi ulteriormente delle urla che sentirete…” dissi.
Loro si guardarono uno per uno, poi annuirono e scesero giù in salotto.
Rimanemmo solo io e Harry in quel piccolo e stretto corridoio, l’uno di fronte all’altro.
Lui si avvicinò a me, e cercò di prendermi una mano, ma io mi scansai.
“Non… devi… toccarmi…” biascicai tra i denti, scansandomi da lui.
“Mary…” sussurrò.
“Sta’ zitto, Harry…” mormorai.
“Mary, ti prego…”
Ho detto che devi stare zitto!urlai.
Lo fissai ancora, ma fu più difficile delle altre volte. Stavolta, di fronte a me, avevo il ragazzo che mi aveva spaccato il cuore in mille pezzi.
“Non voglio sentire più la tua schifosa voce, non voglio vederti mai più! Devi sparire dalla mia vita, ma sul serio stavolta, non tornare mai più in questa casa, allontanati per sempre da me e dimenticami! Fa come se non mi avessi mai conosciuta, come se non mi avessi mai parlato quel giorno al parco, perché è questo quello che farò io: dimenticarti!”.
“Perché vuoi dimenticarmi?! Ho fatto solo quello che mi hai chiesto di fare! Non sei contenta?!” urlò anche lui.
La rabbia salì ancora di più dentro di me, e chiusi le mani in due pugni.
“Tu avevi detto che non avresti mai rinunciato a me, Harry, per nessun’altra! Mi hai mentito, hai solo giocato con i miei sentimenti, con il mio cuore! Tu credi che io non sia una ragazza sensibile e fragile?! Beh, hai sbagliato a supporre, Harold! Anche io soffro, non sono un robot privo di emozioni!”.
“Tu… hai ragione…” sussurrò, con la testa bassa.
“Ma ho sofferto tanto anche io, sai?” urlò, alzando lo sguardo, posandolo su di me.
“Vederti con Robert mi ha sempre fatto stare male, dall’inizio! E se non me ne sono andato prima dalla tua vita, era per il semplice fatto che non riuscivo a stare senza di te!” urlò.
“E adesso non ho più voglia di essere sottomesso a una bambina capricciosa come te!”.
Non ci vidi più.
“Io sarei la bambina capricciosa?! IO?! Tu sei il più grande bugiardo, meschino, irritante, stronzo e bastardo su questa terra, e io sarei la bambina capricciosa?! Tu hai detto di esserti innamorato di me e io, come una cretina, ci ho anche creduto! Sei tu quello che si è fatto trovare a letto con una zoccola che te l’ha data appena gliel’hai chiesta!”.
“Io non sapevo cosa facevo, Mary! Ero distrutto!” urlò.
“Se fossi stato tanto innamorato di me come dicevi, avresti aspettato almeno qualche ora prima di portarti a letto Sarah!” urlai a mia volta.
“Perché avrei dovuto soffrire un minuto di più, Mary?! Mi sono ‘consolato’ come potevo! Non volevo più stare male! Tu non sei innamorata di me!”
E questo chi te lo dice?!”.
Cadde improvvisamente il silenzio tra di noi.
Portai una mano alla bocca, quasi come per ritirare quello che avevo appena detto.
Gli avevo quasi confessato il mio amore per lui, ma questo non avrebbe cambiato le cose.
Non l’avrei perdonato.
“Mary…” sussurrò, guardandomi con quei suoi occhi verdi che tanto amavo, avvicinandosi nuovamente a me.
“Vattene…” mormorai, sussurrando.
Le lacrime non ce la fecero più, e iniziarono a scendere lentamente, come fossero una tortura.
“Mary… tu…”
Ho detto vattene via!” urlai, con la voce rotta dal pianto.
Iniziai a singhiozzare leggermente, e lui cercò di prendermi una mano, ma io mi scansai.
“Sparisci dalla mia vita, ti prego. Non ho voglia di soffrire ancora…” sussurrai tra i singhiozzi, che si facevano sempre più frequenti.
“Io non ti farò più soffrire, te lo prometto…” disse sussurrando, anche lui con la voce rotta dal pianto.
Scossi il capo, con le lacrime che scorrevano lente sul mio viso.
“Non ti credo, Harry, io non ti credo più…” sussurrai a mia volta.
Lo sentii sospirare profondamente, forse per trattenersi dalle lacrime.
“Ti prego…”
“Vai via… perfavore…!”.
Sentivo il viso bagnato, lo sguardo era rivolto verso terra. Non avevo più il coraggio di guardarlo negli occhi.
Lo sentii andare in camera di Elyse e indossare velocemente quegli indumenti che gli mancavano, per poi uscire da lì e rivolgermi un ultimo sguardo.
Sospirò ancora e lo sentii scendere le scale di corsa, poi il rumore della porta che si chiudeva dietro le sue spalle.
Mi accasciai a terra, con la schiena appoggiata alla parete fredda, e piansi.
Piansi come non avevo mai fatto in vita mia, in preda ai singhiozzi forti e costanti, con le lacrime che scendevano veloci sul mio viso, bagnandolo ancora di più.
Come quando da piccoli ci si sbucciavano le ginocchia, e la mamma medicava la ferita.
Questa volta, però, non erano state le ginocchia a sbucciarsi, ma il mio cuore, ridotto in polvere, distrutto dall’amore.
Non ci sarebbe stata nessuna mamma a curarmi, o nessun’altra persona.
Dipendeva tutto da me.
Ma in quel momento, non avevo la forza di fare nulla.
Harry era andato via. E non sarebbe più tornato.
Era andato via, senza un addio, senza dire nessuna parola.
Non c’era stato il lieto fine come nelle favole, anzi… tutt’altro.
Lui era andato via.
E si era portato con se la metà più grande del mio cuore infranto.





Writer's Corner! :)
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Beeeeene...
Chi vuole uccidermi e spaccare la testa, alzi la mano!
*alzalamano*
Si, mi ucciderei.
Parliamoci chiaro, questo capitolo fa cagare, non è venuto come volevo e per di più...
è cortissimo!
Oltre ad essere triste e malinconico al massimo

Come si vede che il diciasette porta sfortuna!
(io non ci ho mai creduto e non ci credo, ma date le circostanze...)
Allora:
-Capitolo 17: è orribile, è corto, è triste e per dipiù, non riuscivo a pubblicare perchè la connessione mi va da schifo stasera! ç_ç
peggio di così! 

Vabbè, lasciamo da parte le mie continue paranoie e passiamo a parlare della vostra infinita bellezza!
Dio, quindici recensioni allo scorso capitolo!
Quindici! *w*
Io non le ho mai viste quindici recensioni, mai!
Vi amo, basta... vi amo e vi sposo tutte! *o*

Poooi, beh, non saprei che altro dirvi oltre a questo...
Ah si..
Voglio scusarmi nuovamente per la bruttezza del capitolo, ma se lo allungavo veniva davvero orribile e dopo mi sarei sentita ancora più in colpa!
Quindi, meglio corto e brutto, che lungo e orribile! :)
Vi posso solo dire che sto già scrivendo il diciotto, che credo di fare abbastanza lungo! :D
E che spero di pubblicare presto! 

Stasera sono abbastanza giù di morale per questo capitolo...
Beh, diciamo che le cose non sono andate per il verso giusto!
Però, mai dire mai! :)

Anyway, passiamo ai soliti ed infiniti ringraziamenti!
-A voi, che sopportate me e questa storia e, nonostante la brutta piega che sta prendendo, continuate a leggerla e a seguirla! :)
Grazie di cuore!
-A Rebecca, che mi sprona sempre a scrivere i capitoli e a pubblicarli (con minacce, ma mi sprona u.u hahah),
alla quale voglio un mondo di bene, anche se è lontana :)
-Ad Alessia e Chiara, che mi aiutano sempre :)
-E ad Agnese&Federica, che sanno capire cosa provo solo con uno sguardo
<3

Cercherò di rispondere tramite cellulare alle vostre meravigliose recensioni, se no domani sicuramente! 
L'unica cosa buona, è che domani è l'ultimo giorno di scuola!
Yeeeah! :D

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Spero che almeno una foto di questi cinque, vi faccia passare la voglia di uccidermi! 

Goodnight! :)
#LotsofLove

-YoursM.

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Capitolo 18
*** When will I see you again? ***


                                                                                                                              Ad Agnese e Federica.
                                                                                                                                                     che sono le "Elyse&Helena" della mia vita,
                                                                                                                                             e che non riuscirò mai a ringraziare abbastanza.                      
                                                                                                                                                                     Vi voglio bene.

                                                                                                                                                                                                                                                      



                                                                                                                                                                                                                                                                          Don’t you remember?
                                                                                                                                                                                                                                                                The reason you loved me before,
                                                                                                                                                                                                                                                         Baby, please remember me once more...
                                                                                                                                                                                                                                                                         {Adele- Don't You Remember?}                                                                                                                                                                                                                                                             





                                                                                                                                                 
Era passata già una settimana da quando avevo cacciato Harry di casa.
Ne sentivo la mancanza, tanto, ma cercavo di non darlo a vedere.
Mi distraevo in tutti i modi possibili ed immaginabili per evitare di pensarlo.
Andavo all’Università, mi ammazzavo di studio e seguivo tutti i corsi, anche quelli che non dovevo seguire; andavo in palestra, cosa che non avevo mai fatto in vita mia; andavo a correre e uscivo, ma avevo iniziato ad evitare il parco.
Avevo paura di poterlo incontrare ma, ancor di più, avevo paura di poterlo ricordare.
Harry doveva sparire dai miei pensieri, dalla mia mente, ma soprattutto dalla mia vita.
Intanto, stavo ancora con Robert.
Non avevo avuto il coraggio di lasciarlo, anche perché speravo che stare con lui mi avrebbe aiutato a dimenticare Harry, e magari col tempo, avrei iniziato ad amarlo sul serio.
Non volevo sfruttarlo, d’altronde lui era davvero innamorato di me, ma era l’unico in grado di farmi riprendere da quella enorme batosta.
Louis, Zayn, Liam e Niall, invece, vivevano ancora con noi.
Non parlavamo molto di quello che era successo, anzi, non ne parlavamo affatto.
Subito dopo quella litigata, mi ero chiusa in camera per tutto il resto della giornata ma, quando ero uscita, loro non avevano fiatato e non mi avevano guardato con occhi compassionevoli, ma avevano ripreso a scherzare e ridere come al solito, come se non fosse cambiato nulla.
E io, gli ero fin troppo grata per questo.
Avevano capito che volevo dimenticare l’accaduto e tutto il resto e non esprimevano il loro giudizio sulla mia difficile decisione, ma mi aiutavano a non farmelo pesare, anche se sapevo perfettamente che erano contrari.
Avevo sempre la paura di poter incontrare Harry per strada e sfiorarlo con la spalla fra tutto il via vai di persone, e non riconoscerlo.
Avevo paura del nostro incontro come due perfetti sconosciuti, come se non ci fossero mai conosciuti, come se non ci fossimo mai amati.
Eppure, avevo la paura di incontrare i suoi occhi e soffrire ancora.
Avevo paura di poter solo riconoscere quel suo dolce profumo all’albicocca da lontano, ed innamorarmene ancora di più.
Avevo paura del fatto che non  avrei più saputo mai più quando l’avrei rivisto, se l’avessi rivisto, anche se non volevo.
Avevo paura di innamoramene sempre di più, nonostante la sua assenza.
Ecco perché stavo ancora con Robert.
Per colmare quel vuoto immenso che si era creato dentro di me, che aveva creato fin troppo malessere.
Ero consapevole del fatto che non sarei mai riuscita a colmare quel vuoto, ma era l’unico modo per cucire quell’enorme ferita. Sapevo che non si sarebbe più rimarginata, oramai, ma almeno curarla per il resto della mia vita, mi avrebbe aiutata ad andare avanti.
In casa mia, però, le cose non mi aiutavano.
Tutto sapeva di Harry.
Ogni minimo centimetro di ogni misera stanza, sapeva del suo profumo e lo immaginavo lì, che mi aspettava a braccia aperte, per poi farmi sedere sulle sue ginocchia, carezzandomi dolcemente i capelli mentre io gli raccontavo della mia giornata, per poi addormentarmi sul suo petto.
Più cercavo di dimenticarlo, più le cose più piccole ed inutili, m’impedivano di farlo.
Era come se volessero farmi ricordare di Harry per sempre, ma io non dovevo.
Non dovevo cedere.
Un giorno l’avrei dimenticato, come avrebbe fatto lui con me, e ci saremmo incontrati più grandi e più sconosciuti di prima, magari senza riconoscerci, magari camminando spalla a spalla e scambiandoci uno sguardo che ci avrebbe fatto ricordare di tutti i momenti passati insieme. Magari ci saremmo fermati a chiacchierare delle vite che avevamo intrapreso, senza più rancori; o magari ci saremmo riconosciuti ma, per la paura di farci del male di nuovo, avremmo ripreso a camminare per la nostra strada. E non ci saremmo incontrati mai più.
Perché la maggior parte delle storie d’amore finiscono così.
Avrei ricordato tutto quello che stavo passando e l’avrei raccontato ai miei figli, o nipoti, giusto per il gusto di riviverlo attraverso i ricordi.
Ma, adesso, avevo bisogno di lasciarlo da parte.
Ricordare, mi avrebbe fatto solo ancora più male.
La ferita era ancora fresca ed aperta, e sarebbe bastato poco a farmi soffrire ancora.
Ero sola in casa.
I ragazzi erano in sala prove, ed Elyse ed Helena erano con loro.
Non avevano nemmeno provato a farmi la proposta di andare con loro, anzi, non mi avevano proprio detto che andavano a registrare.
L’avevo trovato scritto sull’agenda di Liam, casualmente lasciata aperta sul tavolino del salotto, proprio quando mi ero seduta sul divano a guardare un po’ di tv.
Sapevano che io sapevo, ma erano stati clementi da non invitarmi e farmi soffrire ancora.
Camminavo avanti ed indietro per il corridoio, non sapendo bene nemmeno io cosa stessi facendo.
Scesi le scale e andai in cucina per mangiare qualcosa, così aprii lo sportello del frigorifero per preparami qualcosa, ma lo richiusi subito. Non avevo fame.
Sbuffai sonoramente, poiché non avevo nulla da fare.
Andai in salotto e mi avvicinai alla libreria , sfiorando con un dito tutti i libri.
Li avevo letti tutti.
Sbuffai ancora, quando d’un tratto, un libro cadde all’improvviso dallo scaffale, e si aprì.
Sembrava una scena di quei film d’amore strappalacrime, dove lei prende un libro e trova una lettera, che si trovava lì chissà da quanto, da parte del suo grande amore che le chiedeva scusa.
Allora lei andava da lui, tutta sudata per quella stancante corsa e lo baciava, come non aveva mai fatto in vita sua.
E vissero per sempre felici e contenti, e tutte quelle cose lì.
Segni del destino, e bla bla bla.
Il destino non serve a nulla, ormai l’avevo capito. Mi aveva praticamente fottuta, e io avevo smesso di crederci. Era roba per cretini, e io lo ero stata o forse, lo ero ancora.
Presi il libro da terra, e decisi di leggere quella pagina che si era aperta.
La odorai, come mio solito, chiudendo gli occhi, che si riempirono di lacrime quando la lessi.
 
 
(*)Per me fu un giorno memorabile, perché mi cambiò molto. Ma in ogni vita succede lo stesso. Immaginiamo un giorno a scelta isolato dal contesto e pensiamo a come sarebbe stato differente il corso della vita. Fermati, lettore, e rifletti a lungo sulla lunga catena di vil metallo o oro, spine o fiori, che non ti avrebbe mai legato, se non fosse stato per la formazione di quel primo anello in quel giorno memorabile.
 
Chiusi il libro di scatto, dopo che avevo bagnato quella pagina.
Asciugai la lacrima sulla guancia con il dorso ruvido della mano, e posai il libro nella libreria velocemente, nascondendolo.
Qualunque cosa mi ricordava Harry.
Quella frase era così dannatamente perfetta per quell’orribile situazione.
Mi sedetti a gambe incrociate sul tappeto davanti alla finestra, con lo sguardo fisso verso fuori.
Il giorno che incontrai Harry fu memorabile.
Chissà cosa sarebbe successo se non l’avessi mai incontrato, se lui non mi avesse disturbato mentre leggevo con le sue stupide supposizioni, se non mi avesse seguita sotto casa.
Sarebbe stato un giorno qualunque, un giorno come gli altri.
Uno dei soliti giorni in cui andavo al parco per leggere e scappare di casa, rifugiandomi tra le pagine del mio libro preferito, chiudendomi in un mondo tutto mio.
Avrei incontrato Robert e, magari, avrei saputo come amarlo ma, dentro di me, avrei capito che qualcosa non andava, che mi mancava la vera parte di me.
E allora avrei lasciato Robert dopo tanti anni, magari dopo un matrimonio che si sarebbe rovinato, e mi sarei messa alla ricerca del vero grande amore.
E l’avrei incontrato?
Sarebbe stato davvero lui, magari più vecchio, con la barba e i capelli ingrigiti dal tempo?
Forse, ma l’avrei amato lo stesso.
L’avrei amato per i suoi occhi che sapevano trasmettermi emozioni che mai nessuno mi aveva trasmesso, perché quei suoi occhi verdi sapevano capire e comprendere ogni mio singolo stato d’animo. E sarebbe stato così, anche con il passare del tempo.
Ma, adesso, non c’era tempo di stare con lui.
Non potevo vendergli di nuovo il cuore per farmelo distruggere, adesso che stavo iniziando a ricomporlo.
Mi alzai da terra, stiracchiandomi un po’ una volta in piedi, e mi avvicinai alla radio, accendendola.
Magari la musica mi avrebbe fatto compagnia ma, soprattutto, da consigliera.
Dopo aver trovato una stazione decente, sembrava davvero che tutto il mondo ce l’avesse con me.
Quelle lacrime che avevo cercato tanto di trattenere, scesero traditrici, finalmente libere di esprimere tutto il dolore che provavo da giorni.
 

When will I see you again?
You left with no goodbye, not a single word was said,
No final kiss to seal any seams,
I had no idea of the state we were in
 
Non sapevo quando avrei rivisto di nuovo Harry, se l’avrei rivisto.
Ci eravamo lasciati così; senza nessuna parola, senza nessun discorso poetico, senza nessun bacio d’addio, ma solo con delle lacrime amare.
E non avevo davvero idea dello stato in cui fossimo.
 
I know I have a fickle heart and bitterness,
And a wandering eye, and a heaviness in my head
 
Sapevo di avere un cuore che cambiava idea, forse fin troppo spesso.
Prima credevo di amare Robert, poi ho scoperto di amare Harry.
Sapevo di essere complicata, di avere troppi complessi nella mia testa, ma ero convinta di amare Harry.
Solo lui, nessun’altro.
 
But don’t you remember?
Don’t you remember?
The reason you loved me before,
Baby, please remember me once more
 
Sembrava che quella canzone fosse stata scritta per noi, per il brutto momento che stavamo passando.
Avrebbe ricordato?
Una volta che si fossero calmate le acque, avrebbe ricordato questo brutto periodo?
Avrebbe ricordato il suo amore verso di me, la ragione per cui mi amava?
Quella ragione che era svanita quando si era portato a letto Sarah, ma che da qualche parte profonda della sua anima, esisteva ancora, ne ero certa.
Ma l’avrebbe dimenticata, o forse no.
L’avrebbe potuta ricordare tutta la vita, anche se non l’avessimo passata insieme.
Avrebbe ricordato me e quelle mie paranoie assurde, che lui tanto amava?
Forse.
Speravo di si.
Perché io avrei ricordato lui, i suoi immensi pregi, ed ogni infiniti difetti.
 
When was the last time you thought of me?
Or have you completely erased me from your memory?
I often think about where I went wrong,
The more I do, the less I know
 
Chissà se mi aveva pensato da quando eravamo lontani.
Se mi aveva immaginato solo chiudendo gli occhi, come avevo fatto io, o che qualunque cosa gli ricordasse me, in qualunque posto si trovasse in quel momento.
O forse, mi aveva già dimenticata.
Forse per lui era stato più facile dimenticarmi, forse mi aveva rimpiazzata con Sarah, o peggio ancora, con un’altra ragazza che aveva appena conosciuto.
Sapevo di aver sbagliato.
Ma non ero stata l’unica.
Sono sempre stata convinta del fatto che quando accade qualcosa, si è sempre in due a sbagliare.
Lui aveva la colpa di essere stato incoerente e di non avermi aspettata come mi aveva promesso, ma anche io ero consapevole del fatto di aver sbagliato.
Non gli avevo detto immediatamente la verità.
Non gli avevo detto personalmente che ero stata a letto con Robert, e non gli avevo detto che lo amavo.
 
I gave you the space so you could breathe
I kept my distance so you would be free
And hope that you find the missing piece
To bring you back to me
 
Tutta quella settimana passata a non vederci, mi stava facendo morire dentro.
Era la cosa più giusta da fare, ma la mancanza che sentivo dentro di me, era troppa.
Mi ero mantenuta alla larga, così che lui potesse capire quanto male mi avesse procurato, e se mi amava davvero.
Ma speravo vivamente, che anche lui sentisse che gli mancasse qualcosa dentro, come se avesse un vuoto che nessun’altro poteva colmare.
E che, finalmente, tornasse da me.
 
When will I see you again?
 
La canzone finì,  e io mi accasciai nuovamente sul pavimento, a piangere ancora.
Sapevo che non l’avrei rivisto, ne ero certa.
Sapevo che mi sarebbe sempre mancato, ma stare di nuovo a contatto con lui, mi avrebbe fatto troppo male.
Speravo che tutto quel dolore passasse, come se non fosse mai successo nulla, ma era praticamente impossibile.
Harry avrebbe sempre fatto parte di me.
E sapevo che non l’avrei mai potuto dimenticare come volevo.
 
                                                                                                                                 * 
 
 “Mary? Mary? Svegliati!”
“E se fosse morta?”
“Io credo che nemmeno Lou ti batte in fatto di stupidaggine Hel! Come può essere morta?!”
“Beh, forse per la disperazione, avrebbe potuto ingoiare cinque o sei scatole di antidepressivi e psicofarmaci e…”
“La finisci di dire stupidaggini?! Non lo vedi che respira?! Si sarà solo addormentata!”.
Aprii lentamente gli occhi, e mi ritrovai davanti due figure abbastanza sfocate, ma non troppo da riconoscere Elyse ed Helena, accovacciate accanto a me.
“Mary, dai, apri gli occhi!” disse Helena, che sembrava abbastanza preoccupata.
Elyse roteò gli occhi al cielo con fare esasperato, e sbuffò.
“Dio, Hel, ma sei scema? E’ sveglia, non lo vedi?!”.
L’altra parve offendersi, ma non disse nulla, se non limitarsi ad un sospiro.
“Mmmmh, avete ancora intenzione di parlare?!” dissi, con la voce ancora impastata dal sonno.
Helena batté le mani completamente euforica.
“E’ viva!” urlò, e mi abbracciò una volta che mi fui tirata su dal pavimento, dove mi ero addormentata.
Elyse roteò ancora una volta gli occhi al cielo e sussurrò qualcosa a proposito della stupidaggine di Helena, per poi darle uno schiaffetto dietro la nuca.
L’altra fece una strana smorfia, fra il disappunto e il dolore, e si alzò da terra per poi allungare le braccia verso di me, tendendomi le mani.
“Alzati Mary, su! Dobbiamo parlarti” disse, facendo un leggero sorrisino.
Mi morsi il labbro inferiore e afferrai la sua presa, alzandomi goffamente. Mi pulì i pantaloni da ginnastica che portavo con le mani, ed Elyse mi fece cenno di sedersi accanto a lei sul divano.
Non mi mossi, ma Helena mi spinse, facendomi cadere sul grande cuscino beige, per poi sedersi alla mia sinistra.
“Allora…” iniziò Elyse, con fare solenne.
Incrociai le gambe e presi un cuscino tra le mani, per poi abbracciarlo e nasconderci la bocca, lasciando intravedere solo i miei occhi.
“Come stai, Mary?” domandò Hel dolcemente, mentre mi carezzava i capelli.
Alzai le spalle e non dissi nulla.
“Questa non è una risposta!” sbottò Elyse.
Sbuffai e alzai gli occhi al cielo. Con quelle due, era impossibile discutere.
“Bene…” mormorai, con la bocca ancora nascosta nel cuscino.
Rimanemmo un po’ in silenzio. Avevano capito.
“Mary…” disse Helena, ancora più dolcemente “dì la verità. Siamo le tue migliori amiche, sappiamo come ti senti sul serio…”.
A quel punto, gli occhi mi si riempirono nuovamente di lacrime, ma non dissi nulla, e affondai ancora di più la bocca nel cuscino, tenendolo stretto al mio petto.
“Se lo sapete già, perché me lo chiedete?” bofonchiai ancora.
“Perché vogliamo sentirlo dire da te, cavolo!” sbottò nuovamente Elyse.
“Ti rifaccio io la domanda. Come ti senti, davvero?”.
Rimasi in silenzio per un po’, e pensai ad Harry. Sentii una lacrima scorrere sul viso , e finalmente sbottai.
“Come potrei sentirmi, secondo voi?! Sto di merda, cavolo!”.
Affondai completamente il viso nel cuscino, bagnandolo completamente, e sentii Hel carezzarmi ancora più dolcemente i capelli.
“Mary…” disse Elyse, poggiandomi una mano sulla spalla, facendomi voltare verso di lei.
“E’ solo che…” iniziai, con la voce rotta dal pianto “è solo che avevo finalmente capito cosa provavo per lui, e invece…”.
Ricominciai a piangere, stavolta un po’ più sonoramente.
Se prima avevo avuto vergogna, in quel momento avevo capito che piangere davanti alle mie migliori amiche mi avrebbe fatto solo bene.
“Tu sei innamorata di lui, vero?” domandò sussurrando Helena.
Annuii col capo, mentre le lacrime scendevano a bagnarmi il collo.
“Come non ho mai amato nessuno…” sussurrai.
“E perché non glielo dici?” disse Elyse.
“Perché ormai è troppo tardi!” risposi, alzando il tono di voce.
“E’ troppo tardi, perché lui adesso starà con Sarah, e io sono stata una stupida a non accorgermene prima…”.
Helena mi asciugò il viso con le sue mani fredde, che però sembrarono riscaldare il mio viso dato tutto l’affetto di quel gesto.
“Non è mai troppo tardi, Mary. Che ne sai adesso come sta lui, cosa starà facendo… magari è distrutto quanto te”.
Scossi il capo, sentendo gli occhi riempirsi nuovamente di lacrime.
“Lui non è distrutto. Lo so, me lo sento. Ha tutto quello che vorrebbe avere: ama il suo lavoro, perché è la sua passione, ama i suoi amici, ama la sua famiglia e amerà Sarah o qualunque altra ragazza che incontrerà nella sua vita. Ha tutto quello che lo rende felice, adesso…”.
“E’ vero, forse avrà tutte queste cose, ma non ha la cosa più importante…” disse Elyse, accarezzandomi una guancia.
La guardai con occhi interrogativi, gonfi per le lacrime.
“Lui non ha te, adesso. E sappiamo perfettamente che non è felice…”.
“Non ci credo nemmeno se lo vedo…” sussurrai, asciugandomi gli occhi.
“Beh, allora ti conviene crederci!” disse Hel.
“Perché dovrei? Voi lo state dicendo solo perché siete le mie migliori amiche e non vorreste vedermi più così triste…”.
Elyse sbuffò, roteando nuovamente gli occhi al cielo, battendosi una mano sulla fronte.
“Dio, Mary , perché sei sempre così dannatamente testarda e cocciuta?!”.
“Oggi siamo andate di nuovo in studio a salutare i ragazzi…” iniziò Helena, torturandosi una ciocca dei suoi lunghi capelli biondi.
Sapevo già cosa volesse dirmi, e strinsi le labbra assottigliandole, chiudendo gli occhi.
“Inutile dirti che c’era anche lui” continuò Elyse.
L’immagine di Harry nello studio che si sbaciucchiava con Sarah, mi fece venire il voltastomaco.
Feci un enorme sospiro, misto tra la rabbia e la tristezza, stringendo ancora di più il cuscino al petto.
“E… come sta…?” sussurrai, con la voce ancora rotta dal pianto, poi aprii gli occhi, cercando di trattenere le lacrime.
Elyse sospirò profondamente, poi mi guardò.
“Ha i tuoi stessi occhi gonfi e rossi…”.
Non ce la feci più, sentivo gli occhi doloranti, e feci scendere quelle lacrime silenziose.
“Te l’abbiamo detto, è distrutto” s’intromise Hel “oggi l’abbiamo sentito piangere in bagno. Poi è uscito e ha fatto finta di nulla, ma gli occhi l’hanno tradito. Zayn mi ha detto che quando fanno le battute o altro, lui ride, ma non è più lo stesso”.
“Come vedi, non sei l’unica a soffrire, Mary…” disse Elyse.
“Si ma lui non ha sofferto quanto me!” sbottai singhiozzando.
“Insomma, facciamo un passo indietro nel tempo. E’ la seconda volta che mi capita! Vi ricordate Nick, al liceo?”.
Loro annuirono, rimanendo serie. Era praticamente impossibile che si fossero dimenticate di lui.
“Beh, ricordate la storia. Siamo stati insieme un anno e mezzo e poi, mi ha lasciata subito dopo che ho perso la verginità con lui, dicendo che si era innamorato di un’altra, che non voleva farmi soffrire, che voleva rimanermi amico…! Ricordate quanto ci sono stata male?!”.
Singhiozzai nuovamente e al sol pensiero di Nick, sentii un prurito alle mani.
L’esemplare perfetto del maschio bastardo.
“E adesso, Harry. Mi aveva detto che non avrebbe mai rinunciato a me per nessun’altra, che avrebbe fatto di tutto per farmi innamorare di lui. E, proprio quando lo capisco, lo trovo a letto con Sarah! Sono destinata a soffrire…”.
“Harry non è Nick, Mary! Devi capirlo!” disseHelena.
“Ricordi quante volte ti abbiamo detto di lasciare Nick e tu non ci sei mai stata a sentire?! Beh, con Harry possiamo dire il contrario! Lui ci tiene davvero a te, se no non avrebbe pianto e non si troverebbe con i tuoi stessi occhi gonfi, in questo momento!”.
Fissai il vuoto per un po’, senza sapere bene cosa rispondere. In realtà, non sapevo nemmeno cos’altro domandare.
“Ricordi quando ti domandai se eri innamorata di Harry?” disse all’improvviso Elyse.
Mi voltai verso di lei, e la guardai nei suoi occhi verdi, così simili a quelli di Harry.
Annuii con il capo. Era impossibile dimenticare.
Me l’aveva chiesto quando Harry era andato dalla sua famiglia, senza rispondere alle mie chiamate e il giorno dopo, mi aveva confessato di essere innamorato di me.
Elyse sospirò profondamente, facendo un mezzo sorriso.
“Beh, diciamo che io sapevo già che tu eri innamorata di lui…”.
Le rivolsi uno sguardo scettico e sconvolto.
“Ma se non lo sapevo nemmeno io, come facevi a saperlo tu?!”.
Lei sorrise ancora, e aprì le braccia come se volesse giustificarsi.
“Lo sai che io sono intuitiva alla massima potenza! Comunque, ricordi che tu mi rispondesti di no e io dissi che me lo immaginavo?! Beh, non mi riferivo alla tua risposta…”
Anche Helena la guardava sconvolta e curiosa allo stesso tempo, proprio come me.
“Non mi guardate così! E’ solo che avevo capito che ti stavi innamorando di lui! Mi bastava guardarti quando ci parlavi o litigavi, sembravi… diversa. Non come quando stavi con Robert”.
Rimanemmo un po’ in silenzio, senza sapere cosa dire o fare.
Veniva solo interrotto dai nostri sospiri e dal ticchettio dell’orologio.
D’un tratto, Helena sospirò, e interruppe quello strano e profondo silenzio.
“Harry sa cosa provi per lui?”.
Scrollai le spalle.
“Non lo so. Gliel’ho quasi detto durante la litigata, ma non so se abbia capito o meno. Fatto sta, che adesso non importerebbe più di tanto. Devo dimenticarlo, anche se sarà difficile…”.
“Perché devi se non vuoi?!” sbottò Elyse, alzando il tono di voce.
“Perché non voglio soffrire ancora…” sussurrai, piangendo nuovamente.
Lei sospirò, e io appoggiai il capo sulla sua spalla, continuando a piangere.
Dopo poco, sentii Helena circondarmi la vita con le braccia, appoggiando la sua testa sulla mia spalla.
Elyse appoggiò la testa alla mia, e mi asciugò qualche lacrima dal viso.
“Passerà tutto questo, vedrai. Ti aiuteremo a superarlo standoti vicino, come abbiamo sempre fatto”.
Hel mi strinse più forte, mentre le lacrime ricadevano ancora veloci.
“E quando sarai pronta, lo perdonerai. Perché tu lo ami fin troppo, e non rinuncerai mai a lui”.
Aprii le braccia e le circondai in un grande abbraccio, bagnando il viso di tutte e due con le mie lacrime infinite.
“Grazie…” sussurrai fra i singhiozzi, e loro mi strinsero più forte.
Erano le uniche che sapevano consigliarmi davvero, le uniche che ci tenevano a me, accettandomi con i miei pregi ed i miei difetti, con le mie paranoie e i miei complessi.
Il loro abbraccio, mi aiutò a farmi capire cosa avrei dovuto fare sul serio.
E, per un attimo, le ultime parole pronunciate da Helena, mi sembrarono la più grande verità di sempre.






Writer's Corner! :)
Buuuonaseera! :D
Vas' Happenin' potatoes? u.u
hahahah, mi ricorda troppo Liam! *w*
Ma, andiamo con ordine u.u

Mie bellissime patate, ciiiao! (di nuovo v.v)
avete visto come ho fatto in fretta? 
eeh, ormai sto diventando un orologio svizzero! :D
Coomunque, vi giuro che mi sono sentita troppo triste per il capitolo precedente..
cioè, il giorno dopo averlo pubblicato, mi sentivo malinconica ò.ò

Maa, eccomi quua! :D
Okkei, so che questo capitolo non è il massimo e che può essere considerato tranquillamente un capitolo di passaggio,
ma era giusto per far capire lo stato d'animo di quei due! 
cioè, un po' serviva dai u.u
maa, restate sintonizzate (?)
perchè nel prossimo capitolo le cose potrebbero smuoversi! v.v
(io non so nada u.u non l'ho nemmeno iniziato a scrivere!)

Andiamo avanti, dai!
Nonostante l'ultimo capitolo sia stato una vera delusione (almeno per me u.u)
ci sono state quindici recensioni! *w*
aaaaaaah, ma quanto vi amo io, eh?!
TANTO!
Vi ringrazio tantissimo, sul serio! :)

Come avrete notato, in questo capitolo c'è un asterisco, 
che sta per l'inizio del libro
One Day di David Nicholls
ma che è tratto da "Grandi Speranze" di Charles Dickens
e che mi sembrava perfetta per questa situazione!
 (poi, non so u.u)

Un'altra cosa:
E' presente anche la canzone di Adele 
Don't you remember
io amo quella donna, e amo la canzone, che mi ha ispirata davvero tanto! :D

Anyway, non mi resta che passare ai miei soliti ed infiniti ringraziamenti! :)
-A voi, che continuate a seguire e leggere questa storia, e che l'amate più di me!
(o almeno lo spero!)
-A Rebecca, la mia meravigliosa moglie, che mi invia i "buongiorno" più belli del mondo, 
che mi fanno sempre sorridere e mi illuminano la giornata!
-Ad Alessia , che mi ha fatto amare Adele quasi quanto la ama lei, e che mi ha aiutata ad ispirarmi,
E a Chiara, che è la mia piccola scema e che sta piena di topo! (hahahahaha xD)
-E ad Agnese&Federica, che non sto qui a spiegare quanto fanno per me :)

Detto ciò, mie belle pulzelle, se volete passate nella mia pagina Facebook

http://www.facebook.com/LeiCredeNeiMiracoli

Hasta Luegoo! :D
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Hahahahahah, amo questa Gif!  :'D

#muchLove.
-YoursM.

 

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Capitolo 19
*** I Love You ***


                                                                                                                                                                                                  ... And I love you, I love you, I love you,
                                                                                                                                                                                                                                                       Like never before
                                                                                                                                                                                                                                                            {Songbird- Fleetwood Mac}






Un’altra settimana passò lentamente.
Da quando Harry era andato via, per me i giorni erano sempre gli stessi, e le ore e i minuti sembravano che non passassero mai.
E invece, erano passati.
Sarebbe stato così fin quando non mi fossi dimenticata di lui, ciò voleva dire per ancora molto, forse fin troppo, tempo.
Tempo.
Solo tempo.
Col tempo si sarebbero rimarginate le ferite interne, col tempo avrei dimenticato, col tempo avrei imparato ad amare, a crescere.
Col tempo avrei imparato a perdonare.
Perdonare.
Perdonare quell’unica persona che faceva ancora battere quella metà intatta del mio cuore, quell’unica persona che vagava ancora nella mia mente e nei miei pensieri.
Quella persona che sognavo tutte le notti, che mi faceva piangere e soffrire al buio.
Solo al buio avrei potuto piangere.
Solo all’oscurità avrei potuto confessare il mio dolore, perché era nero, come il buio.
E solo l’oscurità avrebbe potuto capire il mio stato d’animo, colorato improvvisamente di nero.
Ma, con il tempo, la notte passava. E arrivava il giorno.
E allora scendevo giù in cucina, dopo aver passato una notte a piangere, e facevo finta che non fosse successo nulla, che fosse passato tutto.
Sorridevo, e nascondevo il dolore nel profondo della mia anima.
Ma non era passato assolutamente niente, ed Elyse continuava ad avere ragione.
Perché dovevo dimenticare, se non volevo?
Perché ero una stupida masochista, che voleva farsi del male da sola.
La vita era troppo breve per preoccuparsi e stare male.
Volevo dimenticare l’unico che avrebbe potuto aiutarmi ad amare di nuovo.
Perché lui mi amava ancora, quasi quanto lo amavo io.
E non volevo stare senza di lui.
Volevo averlo fra i piedi ogni mattina appena alzata, volevo fare colazione con lui, volevo passare la notte in silenzio assieme a lui, senza dirci niente, solo guardandoci negli occhi, facendo parlare i nostri cuori.
Volevo litigare con lui, e farci pace, ma senza quelle stupide romanticherie assurde.
Volevo farci pace litigandoci ancora e ancora, finché non fossimo scoppiati a ridere.
Volevo ridere con lui, fino a piangere dalle risate, volevo passare una vita intera ad annusare il suo dolce profumo, del quale non mi sarei mai stancata.
Volevo passare una vita intera ad amarlo.
Ma non all’oscurità.
Io volevo amarlo alla luce del giorno, volevo che il nostro amore fosse illuminato dai raggi del sole, anche se sarebbe stato il nostro amore ad illuminare tutto.
Volevo passare il resto della mia vita a perdermi nei suoi occhi verdi infiniti, quel verde smeraldo che ogni volta, mi faceva perdere il controllo della mia mente, e di me stessa.
Quegli occhi dal colore così intenso, che solo io avrei potuto amare in quel modo.
Quegli occhi che mi capivano solo scontrandosi con i miei, quegli occhi che riuscivano a scavare dentro la mia anima e scoprirne i segreti più profondi.
Quegli occhi che mi mancavano terribilmente, giorno per giorno.
Quegli occhi che erano legati a lui, che mi mancava ogni secondo, ogni minuto e giorno che potesse passare.
Passò un’altra notte, l’ennesima senza di lui, l’ennesima passata completamente a piangere.
Scesi in cucina, stropicciandomi gli occhi ancora gonfi e bagnati, facendo finta di essermi appena svegliata.
“Buongiorno Mary!” disse Liam, quando sentii i miei passi lenti.
Si voltarono anche Zayn ed Helena, che continuavano a scambiarsi effusioni; Niall, che mangiava qualcosa di indefinito come al solito; Elyse, che alzò la testa dalla lista della spesa che stava scrivendo e Louis, che era alle prese con qualcosa che stava cucinando.
“ ‘Giorno” risposi, facendo un mezzo sorriso.
Scrutai la cucina, come a sperare che lui comparisse da un momento all’altro, ma era inutile.
Quella stanza era piena in quel momento, ma così vuota senza di lui e la sua risata.
Presi posto su uno sgabello di fronte a Liam, che mi prese una mano e mi sorrise comprensivo.
Cercai di rispondere al suo sorriso, ma sentii gli occhi riempirsi nuovamente di lacrime.
Sapevano perfettamente come stavo, e forse volevano parlarne.
Ma io, non ne avevo voglia.
Non volevo riversare il mio infinito dolore su di loro, sulle persone che mi volevano bene.
“Come hai dormito, Mary?” mi chiese Zayn, sorridendo anche lui.
“Bene…” mentii.
In realtà, non avevo dormito affatto.
“Mmmh… dabla tua fbaccia… non si direbbe proprio!” disse Niall, dopo aver ingoiato l’ultimo boccone, scrutandomi a fondo.
Abbassai lo sguardo, cercando di non farmi guardare in viso, portando una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro.
“Invece ho dormito. Non preoccupatevi per me” dissi, una volta che alzai il viso da terra, e feci un altro sorrisetto forzato.
Elyse roteò gli occhi al cielo e si fiondò a finire di scrivere la lista della spesa, mentre Helena cercava di non badarci e fare storie, continuando ad abbracciare Zayn.
“Vuoi qualcosa da mangiare, Mary? Ho fatto le uova strapazzate!” mi chiese Louis, mostrandomi la padella.
L’odore era invitante, ma avevo lo stomaco completamente chiuso.
Scossi il capo lentamente.
“No, grazie Lou, non ho fame”.
“Dì la verità, è solo perché hai paura che possa avvelenarti!” disse, sorridendo.
Risi leggermente, e scossi ancora il capo.
“Davvero Lou, non è per te. Ho lo stomaco chiuso, non mi va di mangiare…”
“A quanto pare non ti va nemmeno di parlare, Mary…” disse Liam, mentre il suo sguardo era posato sul giornale che stava leggendo.
Lo fissai un po’ scettica, per poi abbassargli il giornale, costringendolo a guardarmi in faccia.
“Cosa intendi dire, con questo?” gli chiesi.
Lui sbuffò un po’, e posò il giornale sul tavolo con fare esasperato.
“Oh andiamo, Mary! Non possiamo più andare avanti così! Siamo tuoi amici, viviamo insieme a te e ti vogliamo bene, non vogliamo vederti così triste e malinconica!”.
Abbassai nuovamente lo sguardo, e qualche lacrima scese sul mio viso.
Liam aveva ragione.
Li stavo facendo preoccupare, e loro ci tenevano a me. non potevo continuare a fare la bambina per sempre. Li guardai uno per uno, quando finalmente alzai il capo, e asciugai le lacrime.
“Cosa volete che vi dica, ragazzi?! Che sto bene?! Che continuo a non pensare a lui, giorno e notte?! Che non piango e non ho gli occhi gonfi?! Beh, se ve lo dicessi, sarebbero tutte bugie, quindi è inutile parlarne…”.
“Invece è utilissimo, Mary…” disse Niall, avvicinandosi a me e circondandomi le spalle con un braccio, stringendomi a se.
“Ti assicuro che se tu parlassi con noi, adesso, noi ti daremmo dei consigli e ti aiuteremo a superare tutto questo” concluse, lasciandomi un bacio sulla nuca.
“Già…” disse Zayn, mostrandomi un sorriso comprensivo “se no cosa ci stiamo a fare qui, oltre che divorarti l’intera dispensa?!”.
Ridemmo tutti, me compresa. In effetti, da quando c’erano loro in casa, non rimaneva mai niente!
“Non so che dirvi, ragazzi, davvero. Avete capito come mi sento, ed è inutile dirvi che sto male e sto soffrendo, ma passerà. Passerà con il tempo e spero di riuscire a fare a meno di lui…”.
Sussurrai quelle ultime parole, come se fossi indecisa.
Sapevo che non sarei mai riuscita a fare a meno di Harry.
“Io non credo che dovresti, Mary…” intervenne improvvisamente Louis, appoggiato su un bancone della cucina, con le braccia conserte.
Lo guardai per un po’, chiedendogli il motivo con uno sguardo.
“Insomma tu… tu lo ami… e lui ama te! Non vedo perché dovresti fare a meno di lui se entrambi provate qualcosa di forte l’uno verso l’altro. Harry è il mio migliore amico e so che quando si mette in testa qualcosa è difficile fargli cambiare idea, è testardo da morire. Ma tu, non sei da meno! Sei cocciuta e non vuoi ammettere che ti manca. Ti sento piangere la notte, come sento piangere lui attraverso il telefono o quando ci vediamo. E non far finta che non è vero, perché lo sappiamo! Ti vediamo tutti i giorni con gli occhi gonfi e rossi, sempre pieni di lacrime, come se volessero scoppiare da un momento all’altro, proprio come ha fatto la nostra caldaia…” e rise, forse a quel pensiero così buffo “ed Harry, la stessa cosa. Porta quasi sempre gli occhiali da sole per non mostrare i segni della sua sofferenza, ma io lo so che sta male. E’ che siete due testardi cocciuti, troppo orgogliosi per guardarvi negli occhi e ammettere che vi amate alla follia”.
Rimasi in silenzio, come tutti gli altri presenti in cucina, e un’altra lacrima silenziosa solcò il mio viso, le mie guance, fino ad arrivare a bagnarmi il collo.
 Fu solo la prima di tante altre, che scesero più velocemente, sotto gli occhi dispiaciuti dei ragazzi.
“Passerà tutto, Mary, vedrai…” disse Zayn, prendendomi una mano.
Lo guardai, sorridendo leggermente tra le lacrime, e gli sussurrai un “grazie”.
Sorrise anche lui e tenne ben stretta la mia mano, finché non mi alzai dallo sgabello e mi avvicinai a Louis, ancora appoggiato al bancone.
Ci fissammo per un po’ rimanendo in silenzio, senza sapere bene cosa dire o cosa fare.
D’un tratto, mi fiondai tra le sue braccia, abbracciandolo forte e piangendo nell’incavo del suo collo.
Lui mi strinse a sua volta, e prese ad accarezzarmi i capelli dolcemente.
Chiusi gli occhi, sentendo le lacrime bagnare ancor di più il viso e la maglia bianca di Louis.
“Lo so che ci vorrà del tempo, ma sono sicuro che riuscirai a perdonarlo… ti voglio bene, Mary”.
Mi strinsi ancora di più a lui, intensificando quell’abbraccio così pieno d’affetto.
“Ti voglio bene anche io, Lou…” sussurrai al suo orecchio sinistro, con la voce rotta dal pianto.
Louis aveva ragione.
L’unica cosa di cui avevo bisogno, in quel momento, era solo tempo.
 
                                                                                                                         *
 
“Quindi, adesso… non c’è nessuno su da te, giusto?”.
Sbuffai nuovamente a quella domanda di Robert. Era il suo tono malizioso che mi irritava.
“Non lo so, credo di no. Ma te l’ho già detto un milione di volte: devo studiare” gli risposi annoiata.
Robert si avvicinò di più a me, e prese a baciarmi il collo, lasciandomi anche qualche morsetto.
“Ma studi tutti i giorni! Se ti prendi una pausa per un secondo, che problema c’è?” disse, fra un bacio e un altro.
Sospirai, scuotendo il capo.
“Dai Robert, finiscila…” dissi infastidita, cercando di allontanarlo.
Ma lui sembrò non capire, ed intensificò i baci.
“Che c’è? Ti sto solo aiutando a rilassarti… e potrei aiutarti meglio se andiamo di sopra…”.
Sbuffai ancora e mi allontanai bruscamente da lui, che rimase perplesso.
“Ho detto che non ho voglia, non insistere. Devo studiare e non mi va di rilassarmi!” dissi, cercando di rimanere il più calma possibile.
“Ehi piccola, ma che hai? Sono un po’ di giorni che sei strana… è successo qualcosa?” chiese, avvicinandosi a me e prendendomi una mano.
E’ successo che il ragazzo che amo davvero non è con me, volevo dirgli, ma feci l’unica cosa che mi riusciva meglio in quell’ultimo periodo nei suoi confronti: mentire.
Gli strinsi la mano e feci un sorrisetto forzato.
“Non ho niente, non preoccuparti. Sono solo un po’ stanca e stressata, tutto qua. Ho bisogno di dormire… e di studiare!”.
Robert parve credere alla mia stupida scusa e annuì, facendo un sorriso anche lui.
“Va bene, piccola. Ci sentiamo stasera!” disse, lasciandomi un bacio morbido sulle labbra.
Gli feci un ultimo sorriso e mi voltai, avviandomi verso il grande portoncino nero del mio palazzo, aprendolo e mi ci fiondai dentro velocemente.
Quando aprii la porta di casa, mi colpì subito il grande silenzio che vi regnava dentro, e dedussi che i ragazzi fossero tutti usciti.
Chiusi la porta dietro le mie spalle e posai la borsa sulla solita poltroncina all’ingresso, prendendo il cellulare e spegnendolo.
Robert avrebbe sicuramente chiamato, e io non avevo voglia di sentirlo.
Mi torturai i capelli con la mano destra e presi il libro di Biologia, sedendomi in cucina e cercando di iniziare a studiare.
Ma quegli stupidi appunti e pagine da studiare e imparare, non ne volevano proprio sapere di entrare nel mio cervello e rimanere fissi lì.
L’unica cosa che continuava a tormentarmi, erano i suoi capelli ricci, le sue labbra rosse e morbide, i suoi occhi infiniti, lui.
Lui, lui, lui.
Continuava a rimanere fisso nei miei pensieri, come se non volesse saperne di andare via, di sparire. Era come se volesse farmi del male, facendomi ricordare di lui.
Ogni volta che ero andata a letto con Robert durante quelle due settimane della sua assenza, cercando di dimenticarlo, era sempre più difficile.
Ogni volta che Robert mi toccava o mi baciava, immaginavo le grandi mani di Harry sul mio corpo, le sue labbra sulle mie, i suoi ricci che mi solleticavano il collo.
Non riuscivo a farne a meno.
Non riuscivo a fare a meno di piangere ogni volta che io e Robert andavamo a letto insieme, perché immaginavo Harry, ed era come se lo sentissi davvero, come se fosse lui.
Mi sentivo infinitamente in colpa nei confronti di Robert, poiché lo stavo sfruttando, e avevo avuto la tentazione di lasciarlo.
Ma ogni volta che lo vedevo felice quando stava con me, mi passava la voglia di dirgli la verità, preferendo il mio dolore al suo.
Lui mi amava, e io lo stavo sfruttando perché non volevo rimanere ancora una volta da sola.
Quando finalmente decisi di riprendere a studiare, presi l’evidenziatore tra le mani ed iniziai a sottolineare le cose più fondamentali ed importanti di quella stupida pagina.
Ma fui interrotta e, stavolta, non dai miei pensieri, bensì dal campanello della porta, che bussava incessantemente.
Buttai l’evidenziatore sul libro infastidita, e mi presi la testa tra le mani, torturandomi i capelli.
“Dio, cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo fastidio, oggi?” dissi, alzando gli occhi al cielo.
Intanto, il campanello continuava a bussare incessantemente.
Era sicuramente uno dei ragazzi che aveva dimenticato le chiavi o, peggio ancora, Robert che era venuto a controllare se stessi studiando sul serio.
Mi alzai dallo sgabello e percorsi a piedi nudi il tratto dalla cucina alla porta d’ingresso.
“Cosa hai dimenticato stavolta, Ni…?”.
Improvvisamente, mi si bloccò il fiato dall’emozione, dalla paura, dalla tristezza, dalla gioia.
Il sangue mi si gelò nelle vene e sbiancai.
Tremavo come una foglia, o forse peggio, e gli occhi mi si riempirono ancora una volta di lacrime.
Volevo piangere per la gioia, per la delusione, per l’emozione, per la tristezza.
Non sapevo bene cosa stessi provando in quel preciso istante, fatto sta che non mi fu per niente indifferente.
Quella metà intatta del mio cuore perse un battito quando, finalmente, si ritrovò davanti quell’altra metà dopo tanto, troppo, tempo dalla sua assenza.
Rimanemmo così per un po’, in silenzio, senza sapere bene cosa dirci o cosa fare.
Sembravano secondi e minuti intensi.
“Ciao…” sussurrò.
Lo scrutai a fondo.
Sembrava leggermente dimagrito durante quelle ultime settimane passate, o forse era solo la mia impressione. Fatto sta, che quella maglia a mezza maniche blu sembrava che gli andasse troppo lunga, nonostante mettesse in risalto i suoi muscoli delle braccia poco accennati e i jeans, portati come al solito a vita bassa, sembravano che gli andassero troppo larghi.
Neppure i suoi occhi sembravano gli stessi.
Elyse aveva ragione, riconoscevo nei suoi lo stesso rossore e gonfiore dei miei, adesso così simili ai suoi, tranne per il colore.
 “C-ciao…” sussurrai a mia volta, balbettando.
Rimanemmo ancora una volta in silenzio, presi dall’imbarazzo di quella situazione.
Dio, quanto mi era mancato.
Averlo davanti a me, sembrava quasi una cosa impossibile.
“C-che ci fai tu qui?” sussurrai ancora, mentre sentivo le lacrime pungere contro gli occhi.
L’ultima volta che gli avevo parlato, gli avevo detto di sparire per sempre dalla mia vita.
“Sono venuto a prendere la mia roba…” rispose, alzando lo sguardo e guardandomi “sai, sono stato dalla mia famiglia ad Holmes Chapel, ma non è stato facile farsi sette ore di viaggio al giorno per venire a provare, così adesso sto in un Hotel qui, a Londra”.
Io annuii col capo, non sapendo cosa dire e mi feci leggermente da parte per farlo passare.
Lui entrò, e mi inebriò le narici con quel suo solito profumo di albicocca.
Le mani mi tremarono ancora di più, ma feci l’indifferente e chiusi la porta.
“Non so dove sia la tua roba, dovresti cercarla” gli dissi.
Lui annuì, facendo muovere i suoi ricci, come se volesse affermare ciò che avevo appena detto.
“Lo so. Faccio da solo, non preoccuparti” disse, facendo un mezzo sorriso e avviandosi di sopra.
Lo guardai svanire e subito tornai in cucina per studiare, ma il mio cervello in quel momento non voleva e non poteva proprio saperne niente.
Harry era in casa mia, sotto il mio stesso tetto, ancora una volta.
Il ragazzo che mi aveva spezzato il cuore, ma che amavo ancora, era di nuovo lì.
Non sapevo cosa dirgli, come comportarmi. Volevo abbracciarlo, baciarlo e dirgli che doveva rimanere con me, che nessun’altro avrebbe preso il suo posto, ma era impossibile.
Mi avrebbe preso davvero per una bambina capricciosa che rivuole indietro il suo giocattolo perché si è stufata di quello nuovo.
Ma lui per me, non era per niente un giocattolo.
E io non ero la stessa senza di lui.
D’un tratto, sentii i suoi passi scendere le scale, così presi velocemente l’evidenziatore e posai lo sguardo sul libro, facendo finta di studiare, chinando la testa per evitare il suo sguardo.
Lo sentii arrivare in cucina, ma io non alzai lo sguardo, anche se i miei occhi erano tentati nell’incontrare i suoi.
“Io avrei fatto…” disse, cercando di attirare la mia attenzione.
Il solo sentire la sua voce, mi fece andare in tilt il cervello.
“Mmmh…” bofonchiai, facendo finta di nulla, passandomi una mano nei capelli.
Rimanemmo in silenzio, ascoltando solo i nostri sospiri irregolari. Avevo paura che lui potesse sentire il battito accelerato del mio cuore.
Si schiarì la voce, forse solo per far capire che era ancora lì, ma io non alzai lo sguardo.
Dovevo tenere duro.
“Posso… prendere un bicchiere d’acqua?” chiese, con la voce che tremava.
Annuii con il capo, tenendo la testa china sui libri.
Harry entrò in cucina a passo lento, quasi trascinandosi e lo vidi prendere un bicchiere da una mensola con la coda dell’occhio.
Il suo profumo mi faceva quasi male.
Era troppo vicino, e la tentazione di dirgli che lo amavo era troppa.
Gli occhi mi facevano male, le lacrime volevano scivolare via, ma strinsi gli occhi per evitare tutto ciò.
Sentii Harry posare il bicchiere nel lavandino e sciacquarlo, dopo aver bevuto lentamente, forse perché pensava che così avrei iniziato una conversazione con lui.
“Allora… io vado…” sussurrò, e a quel punto alzai lo sguardo.
Non andare, ti prego… avrei voluto dirgli, ma ero una codarda.
“Si… va bene…” sussurrai invece, e mi scese una lacrima.
Rimase un po’ impalato davanti a me, poi fece un sorriso e si avviò verso la porta.
Stai facendo andare via la tua vita, il tuo respiro, la tua metà, il tuo vero amore… pensai, ma non riuscivo a muovere un muscolo.
Solo quando sentii la porta aprirsi di scatto, capii che quella era la mia ultima occasione e che dovevo prenderla al volo, o l’avrei perso per sempre.
“Harry!” urlai, alzandomi dallo sgabello e raggiungendolo, per evitare che andasse via.
Lo vidi voltarsi verso di me, con sguardo interrogativo.
Rimasi in silenzio per un po’, poi presi il grande borsone che stava a terra.
“Hai… stavi per dimenticare questo…” sussurrai, porgendogli il borsone.
Sei un’emerita imbecille!  Disse la mia coscienza, e ne ero al corrente.
Harry fece un mezzo sorriso e mi si avvicinò, prendendo il borsone dalle mie mani e mettendoselo in spalla.
“Solo questo…?” domandò, troppo vicino al mio viso.
Annuii, insicura ed incerta, abbassando lo sguardo, evitando di incontrare i suoi occhi.
Lo sentii allontanarsi piano, quasi come se volesse rimanere lì, proprio quello che volevo io.
Quando fu vicino alla porta, capii che stavo sbagliando tutto e che non potevo farlo andare via.
Al diavolo Robert, al diavolo il tempo, al diavolo quello che mi aveva fatto.
Lui era l’unico che volevo, e non volevo più stare senza di lui.
“Harry…” lo chiamai ancora, prima che potesse chiudere la porta dietro le sue spalle e sparire per sempre.
Si voltò ancora una volta, e fece un mezzo sorriso.
Quando incontrai i suoi occhi, capii che era il momento giusto.
Gli feci cenno di entrare e lui chiuse la porta, posando il borsone a terra.
Quando fummo abbastanza vicini da poterci guardare negli occhi, le lacrime iniziarono a scivolare via e bagnare il mio volto. Dalla felicità.
“Non andare, ti prego…” sussurrai, prendendogli una mano, e portandola sul mio viso.
Lui asciugò le mie lacrime e tenne ben salda la presa con le mie mani.
“Non ne ho l’intenzione…” sussurrò, e sorrise ancora.
Feci un sorriso anche io, e mi persi ancora nei suoi occhi, cosa che non accadeva da tempo.
Mi erano mancati, mi era mancato quel contatto con lui, mi era mancato lui.
“La verità è che… ci sei riuscito…” sussurrai sorridendo ancora, e lui parve capire.
Mi abbracciò e mi tenne stretta a se, facendomi sentire il ritmo del suo cuore battere all’impazzata, quasi quanto il mio.
Rimanere per sempre tra le sue braccia era l’unica cosa che volevo in quel momento.
Gli bagnai la maglia con le mie lacrime di gioia e felicità, ma non importò a nessuno dei due.
C’eravamo solo noi, in quel momento, e nessuno avrebbe potuto rovinarcelo.
“Non voglio stare senza di te…” sussurrò, con la voce che tremava dalla felicità, e sentii il mio cuore battere ancora di più.
Mi strinsi più forte a lui, perdendomi nel suo dolce profumo, e chiusi gli occhi.
“Neanche io… mai più…”.
Alzai lo sguardo dal suo petto e mi persi nei suoi occhi.
Finalmente, erano tornati a brillare, e mi stavano illuminando l’anima.
Sorrisi, e lui insieme a me.
Sciogliemmo quell’abbraccio durato un’eternità e mi alzai sulle punte, entrando ancora più in contatto con i suoi occhi.
Le nostre mani erano unite e nessuno avrebbe potuto scioglierle, il suo dito indice sfiorò la pelle fresca del mio viso.
Sentivo il suo fiato caldo contro le mie labbra, e tutto ciò mi fece rabbrividire.
Chiusi gli occhi per godermi quel momento.
Finalmente, tutto quello che avevo desiderato, si avverò.
Le nostre labbra si unirono dopo mesi e settimane di agonia e di assenza.
Si unirono come se fossero una cosa sola. Perché erano una cosa sola.
Si unirono come desideravano da tanto, dimostrando a l’uno con l’altro che quello che provavamo era vero e meraviglioso per entrambi.
Le sue labbra morbide e fresche, finalmente, stavano baciando le mie.
E non c’era sensazione più bella.
Sentii i fuochi d’artificio esplodere nel mio stomaco, mentre le mie mani finirono nei suoi capelli ricci e una sua mano finì sulla mia schiena, spingendomi contro di se, per approfondire meglio quel bacio.
Quel momento era infinitamente nostro, solo nostro.
Continuammo a baciarci, mentre salivamo di sopra, salendo le scale con abbastanza difficoltà, ma non c’importò di nulla, in quel momento.
L’unica cosa di cui avevamo realmente bisogno, eravamo solo noi.
Con le labbra ancora unite, Harry aprì la porta della mia stanza ed entrammo dentro.
Chiuse la porta e spense la luce.
Volevamo stare da soli, sentendo il nostro amore cantare solo per noi e per nessun’altro.
Volevamo essere una cosa sola, in quel momento.
Volevamo stare l’uno accanto all’altro e nessuno dei due poteva nasconderlo.
Il battito del nostro cuore aumentò sempre di più, e smettemmo di baciarci per guardarci negli occhi.
Eravamo sicuri di quello che stavamo per fare, e lo volevamo entrambi.
Ci guardammo negli occhi, riuscendo a scorgere la felicità in essi, visibile anche nella penombra della stanza.
Presi a sfilargli la maglia, e lui fece lo stesso con la mia camicetta.
Le mie mani tremavano al tocco con la pelle del suo petto, così perfetto e liscio.
I miei occhi lacrimavano ancora dalla felicità, così come i suoi.
Unimmo ancora una volta le nostre labbra, mentre i nostri corpi aderivano meglio, indietreggiamo e finimmo sul letto.
Ci guardammo negli occhi, sorridendo, le nostre labbra non volevano smettere di baciarsi.
Era come se stessi rifacendo tutto per la prima volta.
Le emozioni erano diverse, più intense, più forti e più vere.
Stavolta, lo stavo facendo con la persona giusta, perché lui era l’unico che amavo.
E lo stesso fu per lui.
C’eravamo solo noi e nessun’altro.
Non eravamo più io e lui, Mary ed Harry, ma noi.
Una cosa sola.
Quell’unica cosa che adesso, stava provando l’emozione più bella di tutta la vita: l’amore.
Quell’unica cosa che stava rendendo nostro quel momento, che sarebbe rimasto per sempre.
 
                                                                                                                       *
 
La testa poggiata sul suo petto, il suo braccio intorno alle mie spalle.
Il battito del suo cuore contro il mio orecchio, la sua mano tra i miei capelli.
Le mie dita sul suo petto nudo, che tracciavano lentamente dei disegni invisibili, il suo mento appoggiato alla mia nuca.
D’un tratto, un suo bacio dolce e morbido sui miei capelli, mi fece voltare lo sguardo verso di lui.
“Che stai facendo?” mi chiese curioso, inarcando un sopracciglio.
“Disegno…” risposi, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, facendogli una linguaccia.
 “E cosa disegni?” chiese ancora, stavolta ricambiando la mia smorfia.
Ripresi a disegnare dei cerchi invisibili sul suo petto, facendo finta di nulla.
Sapevo che gli piaceva.
“Non lo so. Disegno e basta, non si può?”.
Harry rise, e mi abbracciò ancora più forte.
“Certo che si può!”.
Sorrisi e gli diedi un bacio sulle labbra.
Adesso che era finalmente mio, non l’avrei più lasciato.
Ci guardammo negli occhi ancora una volta, che finalmente brillavano.
Adesso quegli occhi, erano finalmente solo miei.
Potevo perdermici quanto volevo, perché sarebbero stati sempre accanto a me.
“Devo dirti una cosa…” dicemmo all’unisono e, dopo esserci guardati ancora una volta, ridemmo ancora.
“Vai, dì prima tu…” disse Harry, ma io scossi il capo e affondai una mano nei suoi ricci.
“No… dilla prima tu…” risposi, dandogli un altro bacio, e sorridergli.
Harry rispose al mio sorriso, e mi toccò dolcemente i capelli.
Rimase un po’ in silenzio, e io aspettai impaziente ciò che doveva dirmi.
Mi fece voltare lo sguardo verso di lui, e mi guardò profondamente negli occhi.
“Ti amo, Mary”.
Rimasi leggermente spiazzata e mi misi seduta nel letto, in mezzo alle lenzuola disordinate.
Posai lo sguardo di fronte a me, perdendolo nel vuoto.
Non era possibile.
Sentii il mio cuore battere all’impazzata. Non mi sembrava vero.
“Ehi… stai bene?” mi chiese Harry, dati i miei minuti infiniti di silenzio.
D’un tratto, mi voltai verso di lui sorridendo.
Sbuffai, ancora con il sorriso sulle labbra, e roteai gli occhi al cielo.
“Dio, Styles, perché devi sempre copiarmi?”.
Harry parve non capire, e assunse uno sguardo tra lo scettico e il curioso.
Si mise seduto anche lui nel letto come me, guardandomi negli occhi.
“Che cosa intendi dire?” domandò, con tono interrogativo.
Sbuffai ancora una volta. Possibile che fosse così stupido?
Mi persi ancora una volta nei suoi occhi infiniti, gli presi una mano, incrociandola con la mia, e gli sorrisi.
Finalmente, ero felice.
“Ti amo anche io, Harry”.
Quella luce emanata dai suoi occhi, causata dalla gioia e dalla felicità di quel momento, fu indescrivibile, imparagonabile ad ogni cosa che rendesse felice un uomo.
Mi abbracciò forte, e quasi piansi per tutto quello che mi stava accadendo.
Mi baciò ancora una volta, per rendere ancora più nostro quel momento, e facemmo un’altra volta l’amore.
 
Perché quella notte, feci l’amore per la prima volta.









Writer's Corner! :)
Okkei, se siete arrivate fin qui, vuol dire che avete letto tuuutto il capitolo...
Se invece siete arrivate qui, ma non avete letto il capitolo...
NON LEGGETE QUI!
Potrei spoilerare e non voglio! ç_ç




Bene, detto ciò...
In quante siete così, in questo momento?

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O così...?
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Beh, io sono in tutti e due i modi, adesso! :D



AAAAH, FINALMENTE CE L'ABBIAMO FATTA!! 
Evvivaaaa yeeee! :D
Finalmente questi due caproni hanno ammesso di amarsi! :D

Ammetto che mentre lo scrivevo mi tremavano le mani e avevo le farfalle nello stomaco!
E mancava poco alle lacrime! :)
Immagino adesso voi come state!
Credo più o meno come me, dai u.u

Cooomunque, beh..
che dirvi?
Lascio a voi i commenti a questo capitolo, che avete aspettato da tanto, troppo tempo! :D
Quasi quanto me! :D
Io credo di essere abbastanza soddisfatta, dai! :)
Quiindi, per adesso, sto zitta! :D

Non saprei che altro dirvi, oltre che sono euforica alla massima potenza e felicissima!
(Sembro un'impazzita!)
Quiindi, passerò direttamente ai ringraziamenti:
-A voi, che mi fate troppi complimenti, che non merito, e che continuate a seguire la storia di Harry e Mary, e vi emozionate forse più di me!
Sempre a voi, che leggete, recensite, inserite tra le preferite, seguite e ricordate! :D
Grazie mille, se non fosse stato per voi, non avrei continuato! :)
-A Rebecca, la mia splendida moglie, che mi sta facendo compagnia con la sua twitcam mentre scrivo questo "piccolo angolino" ,
e che mi sprona sempre a scrivere :)
Ti voglio bene <3
-A Chiara&Alessia, che si sono commosse con l'ultimo capitolo e giuro che non me lo sarei mai aspettato! 
hahahaha xD
-E a Federica&Agnese... che sono il mio entusiasmo :)

Detto ciò, mi dileguo bellezze! :D
Spero che il capitolo vi piaccia e che vi faccia emozionare, quanto ha fatto emozionare me :')

Qui c'è la mia pagina Facebook, per chi volesse seguirmi! :)
http://www.facebook.com/LeiCredeNeiMiracoli

Grazie ancora di cuore, sul serio :)

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Loro vi amano, quanto io amo voi! :D

#LotsofLove.
-YoursM.

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Capitolo 20
*** Our Song ***


                                                                                                                                                            My gift is my song and this one's for you. 
                                                                                                                                                                                                                                                  {Your Song- Elton John}

 
                                                                                                                                                                                                           
 



La mattina dopo, mi svegliai con il cuore che batteva a mille.
Le emozioni che avevo provato quella notte, non le avevo mai provate con nessuno.
Amavo Harry, lo amavo più di ogni altra cosa al mondo.
E, finalmente, lo avevo capito.
Mi rigirai nel letto, coprendomi ancora meglio con le lenzuola, cercando con una mano il suo corpo caldo accanto al mio, facendo un piccolo sorrisino.
Ma quel piccolo sorrisino, svanì improvvisamente quando non trovai Harry accanto a me.
Lo cercai ancora un po’ con la mano, poi decisi di aprire gli occhi per vedere dove fosse.
Harry non c’era.
Rimasi leggermente delusa, dato che volevo recuperare tutto il tempo che avevamo perso, e iniziare da un bacio mattutino, non mi sembrava una cattiva idea.
Corrucciai le labbra e strinsi gli occhi, facendo una strana smorfia, contrariata per la sua assenza.
Mi misi seduta fra le lenzuola, guardando a destra e sinistra, non sapendo bene cosa fare.
Mi passai una mano tra i capelli e sbadigliai, stiracchiandomi, cosa che fece cadere le lenzuola dal mio corpo, mostrando la mia nudità.
Me le rimisi subito contro il petto, per paura di essere vista, nonostante fossi più che sicura di essere sola in casa, dato che vi regnava un assoluto silenzio.
Volevo che Harry fosse lì con me in quel momento, ma non sapevo nemmeno dove si fosse cacciato.
Mi buttai nuovamente a peso morto sul materasso, fissando il soffitto con gli occhi spalancati, ma qualcosa a contatto con la mia nuca, mi fece sobbalzare e rimettere nella posizione precedente.
Voltai lo sguardo verso quello che avevo sfiorato, che si trovava da quella piccola parte dove aveva dormito Harry quella notte.
Era un pacchetto giallino chiaro, con un nome ripetuto più volte sopra, così dedussi che quello doveva provenire da una pasticceria.
Aprii il pacchetto e scoprì di aver indovinato: c’era un cornetto, abbastanza caldo, alla Nutella, proprio come piaceva a me.
Sorrisi e lo presi in mano, iniziando a gustarmelo per bene, leccandomi le dita sporche di cioccolata, proprio come una bambina.
Era la seconda volta che Harry mi lasciava un cornetto, e quasi mi venne da ridere al ricordo della prima volta.
La lotta per chi dovesse avere due cornetti, la prima volta che mi persi nei suoi occhi, la prima volta che provai quella strana sensazione al solo contatto con i suoi occhi, e che provavo ancora.
Solo quando ne ebbi mangiato metà, mi accorsi di un bigliettino sul fondo del pacchetto, proprio come la prima volta.
Lo presi tra le mani ancora sporche di cioccolata, e iniziai a leggerlo.
 
“Se stai leggendo questo bigliettino, allora vuol dire che ti stai ingozzando (come tuo solito) con il cornetto che ti ho lasciato. Adesso, quando avrai finito di massacrare quella povera brioche, guarda alla tua destra e leggi il foglio che si trovava sotto il pacchettino. Non l’avrai sicuramente visto, data l’avidità con la quale stavi mangiando quel povero cornetto! Io ti osservo! H.”
 
Sorrisi, mentre scuotevo il capo.
Era sempre il solito idiota che doveva prendermi in giro. Se non fosse stato per l’amore che provavamo entrambi l’uno verso l’altro, non era cambiato niente dal nostro primo incontro.
Non avevamo mai smesso di punzecchiarci, e non avremmo smesso.
Odiavo le relazioni basate solo sulle coccole e romanticherie.
Ci volevano anche il litigio, gli scherzi e le prese in giro per mandare avanti una relazione.
Bisognava sapersi moderare, ed ero sicura che io e Harry ce l’avremmo fatta.
Dopo aver finito la mia colazione, posai la carta della pasticceria sul comodino e mi sporsi verso destra, dove aveva dormito Harry.
Prima di prendere il foglio, odorai il cuscino e chiusi gli occhi.
Sembrava che lui fosse ancora lì, poiché il suo profumo era rimasto sulla federa, e mi inebriava le narici, facendomi sentire le farfalle nello stomaco.
Quando presi il foglio tra le mani, notai che dalla parte di Harry, c’erano matite e penne sparse sul materasso e, sul pavimento, c’erano altri fogli strappati o accartocciati come pallottole.
Scrollai le spalle e scossi il capo.
Era sempre il solito disordinato e, quando sarebbe tornato, avrebbe rimesso a posto tutto quel casino.
Notai che il foglio che tenevo tra le mani, era stato piegato in due con cura e sopra, la scrittura di Harry, aveva inciso il mio nome, quasi a farmi capire che dovevo aprirlo solo io.
Aprii il foglio, e subito mi colpii la scrittura di Harry, ma quando iniziai a leggere, gli occhi mi si riempirono ancora una volta di lacrime, facendomi sorridere.
 


“Cara Mary…
No cavolo, perché uso questo cara?! Sembra tanto che io debba inviare una lettera ad un’azienda importante o altro, mentre io devo solo scrivere a te.
Non che tu non sia importante, eh, non fraintendermi!
Proprio adesso che finalmente ci siamo detti entrambi che ci amiamo, non posso reputarti per niente una persona non importante della mia vita.
Anzi, casomai il contrario.
Credo che tu sia sempre stata importante, per me.
Insomma, Mary, ti svelerò questo piccolo segreto: ti ho osservata per tanti, troppi mesi prima di presentarmi. 
E, ogni giorno che passava, era come se ti conoscessi sempre di più.

Le prime volte che ti ho vista al parco ho sempre pensato “Devo conoscerla”.
Mi hai colpito immediatamente, dalla prima volta che ti ho vista entrare trafelata come al solito, con un paio di occhiali spessi dalla montatura nera e sobria (che non hai messo più, forse perché erano finti e li mettevi solo per farti notare), i capelli corti e scompigliati sotto quel cappello blu, la sciarpa enorme che avvolgeva il tuo collo esile, quasi come se ti stesse risucchiando, il naso rosso per il freddo invernale, e le mani ruvide che stringevano un libro.
Ti sei guardata intorno, un po’ spaesata, e ti sei seduta su quella grande gradinata, che sarebbe diventata il tuo posto da quel momento in poi, a gambe incrociate e non hai guardato più nessuno.
Giravi pagina dopo pagina lentamente, quasi come se volessi rigoderti quelle parole lette e rilette  precedentemente, nonostante le conoscessi a memoria, e sorridevi.
Forse l’ho sempre notato solo io quel sorriso che ti spuntava ogni volta che leggevi, e ogni volta mi sentivo come se quello fosse il mio unico segreto da custodire e ammirare, come se fosse l’unica cosa che conoscevo di te.
Sentivo che solo io conoscevo quel lato così dolce di te, anche se non ti conoscevo affatto.
Ogni giorno, tornavo in quel parco solo con la speranza di incontrarti e di vederti, magari di parlarti.
Ogni giorno mi guardavo allo specchio e pensavo “Oggi è la volta buona che le parlo e mi presento!”, ma ogni volta era la stessa storia.
Ti vedevo arrivare, trafelata come al solito, con il naso immerso in quei libri ogni giorno diversi, e allora pensavo che preferivo guardarti da lontano e ammirare il tuo sorriso, che disturbarti.
Ma la verità è che sono sempre stato un codardo patentato.
E’ che non volevo annoiarti con la mia stupidità, con le mie battute idiote, perché ho sempre pensato che non avrei voluto mai vederti annoiata.
Poi però, è arrivato quel giorno d’ inizio Aprile. Lo ricordo come fosse ieri.
Quel giorno, il venticello leggero ti scompigliava i capelli, che continuavano a coprirti gli occhi mentre cercavi di leggere, ma sembrava non ti desse fastidio.
Quando ho visto Robert che parlava con te, mi sono sentito immediatamente geloso, perché quello che volevo fare io, lo stava facendo lui dopo nemmeno pochi giorni che ti aveva notata.
E io, che ero stato tutti quei mesi a bearmi della tua tranquillità, dovevo starmene con le mani in mano?!
Non ci ho pensato due volte e, subito dopo che se n’è andato, ho preso coraggio e mi sono avvicinato a te.
Quanto mi hai odiato le prime volte, eppure io mi divertivo a vederti così irritata dalla mia presenza!
Non pensare che io sia cattivo, adesso! E’ solo che mostravi quel lato di te che non sembravi dimostrare quando leggevi.
Ed ecco perché mi sei piaciuta all’istante.

Perché sapevi tenere testa a me e alle mie provocazioni, senza mai cedere.
All’inizio ho pensato che esserti amico mi bastasse, parlarti mi bastasse, ma poi ho sentito qualcosa dentro che non riuscivo a spiegarmi.
Ogni volta che raccontavi di Robert, ero geloso e mi chiudevo in me stesso, senza parlare con nessuno.
Però tu te ne accorgevi, e mi venivi vicino, chiedendomi cosa avessi, ignara di tutto.

Quante volte avrei voluto dirti cosa iniziavo a provare per te, ma ogni volta mi bloccavo.
Non volevo rovinare quella felicità che stavi provando, e passare per il cattivo della situazione.
Poi quella sera, ti ho vista venirmi incontro dopo che me n’ero andato via per la rabbia e la disperazione.
Eri così piccola e fragile, più del solito, che avrei voluto darti il mio cappotto per non farti prendere freddo, abbracciarti e donarti tutto l’amore del mondo.

E non ce l’ho fatta più.
Mi sono perso ancora una volta nei tuoi occhi castani, e finalmente ti ho svelato quel grande segreto che mi portavo dentro da tanto, forse fin troppo tempo. Tu eri così spiazzata, non sapevi cosa dirmi, così ho preferito scappare.
Ho provato tante volte a farti cedere, ma tu hai sempre resistito.
E io, come uno stupido, m’innamoravo di te ogni giorno di più.
Quando però, sentii Louis ed Elyse parlare sottovoce di quello che era successo tra te e Robert, avrei voluto spaccare ogni cosa che mi fossi trovato davanti, urlare al mondo la mia rabbia, cacciarla fuori. Ma l’unica cosa che ho fatto, è stata soffrire in silenzio.
Quando poi tu me l’hai confessato, mi sono sentito così perso e solo, che per la disperazione sono andato da Sarah, credendo che potessi sfogarmi.
Ma non è stato così.
Ho pensato a te tutto il tempo, sentendo che stavo commettendo lo sbaglio più enorme della mia vita.
E, quando sei entrata, ho capito che potevo solo morire in quell’istante.

Ti ho detto cose durante quella litigata che non pensavo, e mi sono sentito tremendamente in colpa per tutto quello che ti avevo fatto.
Sono scappato via ancora una volta, lontano da te, ma piangevo ogni notte.
La tua assenza diventava ogni giorno più agonizzante e pesante e non riuscivo a sopportarla.
Mi mancavi, ogni giorno, ogni minuto o secondo che passasse.
Volevo sentire il tuo respiro, il profumo della tua pelle, volevo poter perdermi nei tuoi occhi.
Ma quando ti ho rivista, ho pensato che il mondo forse voleva darmi un’altra opportunità e che, finalmente, mi stesse sorridendo.
Quando stanotte abbiamo fatto l’amore e hai detto di amarmi, sono stato il ragazzo più felice su questa terra.
Ho capito ancor di più che tu sei l’unica che mi rende felice, e che lo farai sempre.

Ero talmente euforico tanto da non crederci, ecco perché stanotte sono rimasto completamente sveglio senza chiudere occhi, per paura che fosse solo un sogno.
Ti ho ammirata mentre ti addormentavi dolcemente sul mio petto, corrucciando le labbra leggermente, con una mano ancora incastrata alla mia.
E proprio mentre ti accarezzavo i capelli, ho avuto l’ispirazione.
Ti ho ammirata ancora un po’ e, finalmente, ho preso carta e penna e ho composto una canzone.
Che dedico solo ed unicamente a te.
Sei stata tu ad ispirarmi, e io ho voluto parlare di te, di noi e di questa notte passata insieme.
Sono solo pochi versi, ma l’ho scritta di getto mentre ti guardavo dormire, e intanto pensavo a quello che avevamo fatto poco prima.
Pensavo all’amore che abbiamo provato l’uno verso l’altro questa notte, e non mi sono fatto sfuggire nulla.
Ho racchiuso tutte le emozioni provate , tutti i nostri momenti, in poche e semplici righe.

Spero che tu ami questa canzone quanto la amo io, quanto ho amato i momenti che abbiamo passato insieme, dall’inizio fino ad adesso, fino a quello che siamo.
E quanto io amo te.
Tuo, Harry.”
 
 
 
Mi asciugai una lacrima che era scesa sul mio viso.
Quel ragazzo era impossibile!
Mi faceva piangere anche per le cose belle!
La lettera era la cosa più bella che avessi mai ricevuto in vita mia.
Harry l’aveva scritta con il cuore, e si vedeva, poiché mi aveva fatta piangere.
Aveva messo dentro tutte quelle emozioni represse, parole mai dette. Mi aveva svelato pian piano, con quelle poche righe, come si era innamorato di me, come gli facevo battere il cuore.
E io stupida che non me n’ero mai accorta di niente.
Fortunatamente, si è sempre detto ‘Meglio tardi che mai’.
E in effetti, era vero.
Se non mi fossi mai accorta dell’amore che provavo verso Harry, se non l’avessi mai perdonato e se l’orgoglio avesse prevalso su di me e sul mio cuore, avrei sofferto per sempre la mancanza della mia vera metà.
Ma, fortunatamente adesso, lui era con me.
E non se ne sarebbe più andato.
Girai il foglio, dove Harry mi aveva scritto la lettera, e iniziai a leggere quei pochi versi che aveva scritto della canzone.
Aveva ragione.
Quella canzone parlava della nostra notte, di noi, dei nostri momenti più belli.
Parlava di come ci sentivamo quando eravamo vicini, e di quanto fossimo felici.
Quella canzone parlava del nostro amore infinito.
E già me n’ero innamorata.
All’improvviso, così, senza nessuna costrizione, naturalmente, solo leggendo quelle prime righe.
Proprio come mi ero innamorata di Harry.
Con le lacrime agli occhi, piene di felicità, portai quello spartito sul cuore, che batteva più forte che mai.
Quella sarebbe stata la nostra canzone.
Per sempre.

    



Writer's Corner! :)
Buuonasera mie belle biimbe!
Avete visto come sto diventando puntuale?!
*esulta*
Prima di tutto:
Auguri di Buona Pasqua (anche se in ritardo u.u) e Pasquetta! :D
Sperco che queste vacanze vi abbiano fatte rilassare, perchè tra un po' ricomicerà il manicomio! :S
(Lo so che adesso starete tutti con i fucili puntati verso di me perchè vi ho ricordato questa cosa, ma io sono una persona realista e veritiera u.u)

Detto ciò, volevo chiedervi..
Secondo voi, quanto vi amo io?
No perchè se non lo sapete, vi chiarisco immediatamente le idee eh, non ci vuole tanto, basta chiedere u.u
TANTO! TROPPO!
Vi dirò di più:
Vi amo quanto si amano Harry&Mary, anche di più! :D
E ho detto tutto!

Cioè, ma mi spiegate io quando le ho viste mai 19 recensioni ad un capitolo?!
Solo nel precedente! *w*
E i miei occhi brillavano e io ero tipo così! 

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Anche peggio, sicuro u.u
Che poooi, adesso ho notato (e devo farvelo notare anche a voi, eh u.u)
Ma in uno di quei cartelloni dietro Hazza (si, lo so che non potete fare a meno di distogliere lo sguardo da lui, nemmeno io ci riesco *o*)
C'è Noemi! 
ASDFGHJK. 
Una cantante italiana dietro Hazza! *w*
Vabè, la smetto u.u

Anyway, passiamo ai ringraziamenti, infiniti ma sempre importanti! 
-A voi, come sempre, che seguite la vicenda "appassionante" di quei due caproni di Mary&Harry, e li amate più di me! :)
Sempre a voi, che vi soffermate a leggere, recensire, inserire tra le preferite e seguite questa FF,
facendo emozionare la writer qui presente! :D 
*siindicaconipollici* 
e rallegrandole la giornata, dopo che ha passato Pasquetta con la famiglia del ragazzo che le piaceva -.-"
*siindicasempreconipollicimaconmenoentusiasmo*
Si, se ve lo state chiedendo, sono proprio una sfigata! -.-"

-A Rebecca, che ha appena finito la sua quarta FanFiction, che mi ha fatto piangere ed emozionare con una bambina, 
e che ama questa storia più di me!
Alla quale dico sempre di dare sempre il meglio, perchè lei può fare tanto! :)
Ti voglio bene <3

-Ad Alessia&Chiara, che hanno pianto leggendo lo scorso capitolo, 
e che continuano sempre a farmi piangere dalle risate :)

-E ad Agnese&Federica, che non si arrendono mai :)

Spero che questo capitolo vi piaccia, e so che è corto, ma se lo continuavo veniva veramente bruttissimo! ç_ç
Vi dico solo che avrà un ruolo abbastanza importante per il continuo della storia! u.u
*Nondicoaltro!*
Se volete, passate nella mia pagina Facebook! :D
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Questi cinque idioti vi amano! :D

#LotsofLove.

-YoursM.




























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Capitolo 21
*** This is our weekend! ***


“Ho una proposta da farti”.
Alzai lo sguardo dal libro di Biologia, posandolo sul volto di Harry, che sembrava terribilmente serio.
Aggottai la fronte e lo guardai curiosa, torturando l’evidenziatore tra le mie mani.
“Non vorrai mica chiedermi di sposarti, vero?!”.
Lui sgranò gli occhi ed aprì la bocca talmente tanto da permettere l’entrata facilitata ai moscerini.
“Perché devi sempre rovinarmi le sorprese?!” esclamò, roteando gli occhi al cielo.
Il mio cuore perse un battito, e le mie mani presero a tremare, così come il resto del mio corpo.
“Ti sei per caso bevuto il cervello, Harold?! Siamo troppo giovani, io non ho nemmeno un lavoro, non mi sono ancora laureata e non intendo mettere su famiglia a diciannove anni! E poi ci sarebbero troppi preparativi, e io devo studiare e poi dov…”.
Mi bloccai quando lo vidi sghignazzare sotto i baffi, con quel suo solito sorrisino di scherno.
Lo fissai con uno sguardo scettico e leggermente nervoso.
Possibile che prendeva sempre tutto sottogamba?!
Il mio sguardo divenne sempre più curioso e nervoso, e lui non mi aiutava affatto.
Quando finalmente smise di ridere, mi guardò ancora con uno sguardo serio.
“Ci sei cascata…” disse ancora serio, per poi farmi una linguaccia.
Rimasi completamente paralizzata sulla sedia.
Solo Harry Styles poteva giocare su queste cose, facendomi prendere un colpo.
“Te lo chiederò solo una volta, giusto per non complicarti le cose…” dissi, chiudendo gli occhi e puntandogli contro l’indice.
Ma sei idiota?!” urlai, con tutto il fiato che avevo in gola.
Harry rise ancora di più, prendendo posto sulla sedia di fronte a me.
Io, invece, ero serissima.
“Più che chiederlo, me l’hai urlato in faccia…” disse, con il sorriso ancora stampato sulle labbra, prendendomi una mano.
“Ti ho risparmiato, sai, potevo essere molto meno delicata e gentile” risposi, sospirando e sbuffando, e riprendendo a studiare, mollando la sua presa.
Lui si alzò dalla sedia e si sedette accanto a me, circondandomi le spalle con un braccio.
“Non vuoi saperla la mia proposta?” disse, dopo avermi lasciato un bacio sulla nuca.
“Solo se è sensata. E dubito che lo sia, dato che stiamo parlando di te, che mi hai appena fatto credere che volessi sposarmi!” risposi, continuando a sottolineare e a leggere.
Lo sentii ridere ancora di più, mentre mi accarezzava dolcemente i capelli.
“Tanto te la dico lo stesso…” sussurrò al mio orecchio.
Feci una smorfia, senza degnarlo di uno sguardo e ripresi a sottolineare, ma la sua mano sotto il mio mento, mi costrinse a voltarmi verso il suo viso, incrociando i suoi occhi.
“Ce ne andiamo via, solo io e te?” disse, quasi come se fosse un’affermazione, mostrandomi quel sorriso che tanto amavo.
Aggottai nuovamente la fronte.
“Cosa intendi dire, scusa?” domandai, in tono interrogativo.
Harry sbuffò e alzò gli occhi al cielo, incrociando le braccia al petto.
“Poi sono io lo stupido…” sussurrò, corrucciando le labbra.
Feci una smorfia e gli diedi un sonoro schiaffo dietro la testa, che lo fece sobbalzare e voltare di nuovo verso di me.
“Ahi! Mi hai fatto male!” disse, mentre si massaggiava il punto in cui l’avevo colpito.
“Io non sono stupida, che ti sia ben chiaro!” lo minacciai, puntandogli l’indice contro il petto.
Sospirò ancora una volta, roteando gli occhi al cielo, poi mi guardò.
“Va bene. Non sei stupida, contenta?” disse, facendo un sorrisino forzato.
Lo fissai per un po’, scrutando attentamente il suo volto per vedere se mi stava ancora prendendo in giro o meno.
“Adesso si!” dissi sorridendo, facendo spallucce e riprendendo a studiare.
Sentii il suo sguardo posato su di me, che scrutava a fondo i contorni del mio viso.
Sapevo quanto gli piaceva guardarmi mentre studiavo.
Diceva che vedermi impegnata mentre facevo qualcosa che fosse importante per me o che mi piacesse, lo rendeva felice.
Dopo vari minuti di silenzio, lo sentii sospirare nuovamente, mentre faceva affondare il suo indice nella mia guancia più volte, come per richiamare la mia attenzione.
“Allora, hai riflettuto abbastanza sulla mia proposta?” chiese.
Posai l’evidenziatore sul libro e mi voltai verso di lui.
Mi veniva ancora un colpo al cuore quando me lo trovavo davanti in tutta la sua bellezza.
“In realtà, si… ma non capisco ancora dove tu voglia arrivare…” risposi sospirando.
Harry mi prese ancora una volta la mano, facendo giocare le nostre dita.
“Voglio arrivare al fatto che questo weekend lo passiamo da soli, solo io e te. Senza nessuno che ci disturbi, o altro. Dobbiamo recuperare tutto il tempo che abbiamo perso, o no?” disse, sorridendo.
Sorrisi anche io, e gli diedi un bacio a stampo su quelle labbra perfette.
“Giusto… per una volta hai detto qualcosa di intelligente, Harold Edward Styles! Questo giorno è da segnare sul calendario!”.
Lui rise e iniziò a darmi dei leggeri schiaffetti sulle braccia, che io ricambiai, ma molto più forte.
Finita quella finta lotta, Harry si portò una mano sul mento, assumendo uno sguardo pensieroso.
“Mmmh, stavo pensando…”
“Dio, Harry, ancora?! Non sono abituata a tutte queste emozioni nel giro di pochi minuti!” esclamai, facendogli una linguaccia, che lui ricambiò.
“Dai, fammi finire!” m’implorò, e io sospirai, permettendogli il continuo con un gesto della mano.
“Dicevo…” continuò, dopo essersi schiarito la voce “dato che tu hai conosciuto la famiglia di Robert… perché non conoscere la mia, adesso?” finì, completamente entusiasta della sua idea.
Quasi mi strozzai con la mia stessa saliva, e sgranai gli occhi, perdendo lo sguardo nel vuoto.
Sarei stata messa nuovamente in soggezione, nuovamente riempita di domande e di sguardi dalla testa ai piedi!
“Allora… che ne pensi…?” domandò quasi sussurrando, dopo vari minuti di silenzio.
Mi voltai immediatamente verso il suo viso, che presi violentemente tra le mani, facendo incrociare i nostri occhi mentre gli stritolavo le guance, trasformando il suo volto ‘angelico’ in una buffissima smorfia dagli occhi sgranati.
“Penso che sia una bruttissima idea, Harry! Sai quanto mi mettono in imbarazzo le presentazioni ufficiali con la famiglia e con i parenti! Con Robert è stato traumatico, ma con te potrebbe esserlo ancora di più! Sicuramente tua madre mi odierà, perché ti sei rifugiato lì quando io ti ho cacciato di casa e le avrai raccontato tutta la storia, allora lei adesso mi squadrerà dalla testa ai piedi, mi guarderà malissimo e parlerà male di me a tutti, così che gli altri mi guardino anche loro sotto una cattiva luce! E poi potrà urlarmi contro appena aprirà la porta, picchiandomi selvaggiamente con una borsa, o magari con le sue stesse manine che tu credevi fossero buone solo per fare torte e manicaretti, ma in realtà possono sterminare un’intera generazione di fidanzate, e potrebbe dire ‘Lascia stare il mio povero bambino piccino! Ha già sofferto abbastanza, sta’ lontana da lui!’
E allora mi caccerebbe fuori da casa sua a calci nel sedere, e ti direbbe di lasciarmi!
E tu lo faresti per non deluderla perché, si sa, mai mettersi contro una mamma! E io starei male, cadrei in depressione, inizierei a drogarmi e frequentare brutta gente, per poi morire di overdose e nessuno mi seppellirà anzi, peggio: sarà tua madre a bruciare il mio corpo, per vendetta!
Ti è più o meno chiaro il concetto?! Forza, parla!”.
Harry fece delle strane smorfie e cercava di parlare, mentre io gli tenevo ancora il viso tra le mani e, impaziente di una sua risposta, iniziai a muovergli velocemente la testa.
“Cavolo, Harry, perché non parli adesso?! Prima mi proponi questa cosa assurda e poi quando io ti spiego il motivo per il quale non voglio venire, tu non parli! Sei impossibile!”.
Lui intanto, continuava ad emettere strani versi gutturali e incomprensibili.
“Mba bse… btu bnon bmi lascbi la bfaccia…” iniziò, poi prese un po’ di fiato “io cbome cabolo fbaccio?!” concluse, facendo una smorfia ancora più strana.
Solo in quel momento, mi accorsi che le mie mani avevano una presa troppo stretta intorno al suo viso, che divenne violaceo.
“Oh… scusa!” esclamai, lasciandogli un veloce bacio a stampo prima di mollare la presa.
Quando fu finalmente liberò, iniziò a massaggiarsi lentamente la mandibola, che non sentiva più.
“Quindi, stai dicendo che se tu conoscessi mia madre e la mia famiglia, moriresti?” chiese, in tono curioso e sarcastico allo stesso tempo.
Annuii col capo, mordendomi leggermente il labbro superiore.
“Esattamente. E tu non vuoi la mia morte, vero?” chiesi, facendo gli occhi dolci.
“In realtà, no” disse, e io feci un sospiro di sollievo “ma voglio anche che tu conosca la mia famiglia”.
A quelle ultime parole, mi si gelò nuovamente il sangue nelle vene.
“Tu vuoi davvero la mia morte…” sussurrai, facendogli un’ occhiataccia, che lo fece sorridere.
Mi prese una mano e mi fece voltare nuovamente verso il suo viso, poggiando una mano sotto il mio mento, sfiorando la pelle del mio viso con le dita.
“Non voglio la tua morte, e tu sai bene che non sarà così tragica la cosa. Hai solo paura che mia madre ti dica che tu non sei fatta per me e, credimi, mia madre non direbbe mai una cosa del genere. Sa quanto tengo a te e, pensa, ti ha dato ragione quando le ho raccontato la nostra ‘triste vicenda’ e mi sono rifugiato da lei. Ha detto che avevo sbagliato e non mi ero comportato da persona matura, così mi ha costretto a tornare qui a Londra per parlare con te”.
Sorrisi, mordendomi il labbro inferiore, mentre annegavo nei suoi occhi infiniti.
“Davvero..?” chiesi, sussurrando.
Harry annuì e sorrise anche lui.
“Ha detto che mi avrebbe cacciato a calci nel sedere e poi mi avrebbe trascinato per le orecchie lei, se non fossi tornato da te”.
Sorrisi ancora una volta, roteando gli occhi al cielo e sbuffando, facendo muovere qualche capello ribelle.
“E quando dovremmo partire?” domandai, tenendo sempre lo sguardo puntato verso l’altro.
Lo vidi sorridere e, nel giro di due secondi, mi stava già stritolando tra le sue braccia, facendomi mozzare il respiro.
Mi persi ancora una volta nel suo profumo, poggiando il capo nell’incavo del suo collo quando la sua presa si allentò dopo aver visto il mio colorito violaceo.
“Grazie…” sussurrò dolcemente al mio orecchio, e io gli diedi un bacio sulla guancia come risposta.
Rimasi così, ancora tra le sue braccia, beandomi di quel momento così perfetto, quasi dimenticandomi di quello che avrei dovuto affrontare.
 
                                                                                                                              * 
 
“Hai preso tutto, Harry?”.
Era la millesima volta che gli facevo quella domanda, data la sua sbadataggine che mista alla mia, era micidiale.
Lui sbuffò in risposta, facendo muovere qualche riccio.
“Si, mamma!” rispose sospirando.
Gli feci una linguaccia, prima di dargli un buffetto sulla guancia, per poi tirargliela.
“Bravo bambino” dissi ridendo, mettendo l’ultimo borsone nel cofano, che lui richiuse sonoramente.
“Sei nervosa?” sussurrò al mio orecchio, abbracciandomi da dietro, tenendomi per la vita.
“N-no! Cosa te lo fa pensare?” risposi balbettando.
Dire che ero nervosa era riduttivo.
Harry rise leggermente e mi diede un bacio sulla guancia destra.
“Stai sudando perfino sul naso. E tremi dalla testa ai piedi” rispose, con estrema naturalezza, per poi avviarsi verso la portiera della macchina.
Sospirai per cercare di calmarmi, poi mi avvicinai anche io alla portiera del passeggero.
“Te l’ho detto: gli incontri con la famiglia mi mettono in soggezione e in estremo imbarazzo”.
Salii sul sediolino di quella macchina enorme, dove Harry già aveva preso posto.
Mi prese una mano, come per infondermi quel coraggio che mi mancava, guardandomi dietro i suoi occhiali scuri.
“Dai che andrà benissimo” disse, per poi baciarmi la mano.
Gli feci un leggero sorrisino forzato, che sembrava più una smorfia di disappunto, e mi misi più comoda sul sediolino allacciandomi la cintura.
Quando lui mise in moto, mi sentii ancora più nervosa.
Mancavano solo quattro ore al nostro arrivo ad Holmes Chapel e sarebbero state le quattro ore più lente, stressanti ed agonizzanti di tutta la mia intera vita.
I ragazzi non sapevano nulla di noi e del nostro weekend.
Avevamo deciso di tenerlo nascosto almeno per un po’, infatti Harry alloggiava ancora in un Hotel a Londra e veniva a casa solo quando non c’era nessuno, o ci vedevamo di nascosto.
Per il weekend, invece, avevamo inventato due scuse diverse: lui aveva detto che andava a trovare degli amici d’infanzia e io che andavo dai miei genitori, che non vedevo da tempo.
I ragazzi, fortunatamente, ci avevano creduto, ma noi sapevamo che iniziavano a sospettare qualcosa. Erano peggio di Sherlock Holmes e Watson, soprattutto Elyse e Louis, che avevano iniziato a fare domande su domande.
Volevamo tenere tutta per noi quella relazione, godercela al massimo e recuperare il tempo perso, fino a quando non l’avremmo detto a tutti, che si sarebbero sicuramente intromessi.
Inoltre, nemmeno Robert sapeva nulla.
Non avevo avuto ancora il coraggio di dirgli tutto e di lasciarlo e ne avevo anche parlato con Harry, che mi aveva consigliato di dirglielo quando sarei stata pronta.
Stranamente, non si era arrabbiato, ma mi aveva aiutata e aveva compreso le mie insicurezze e le mie paure.
E far star male una persona, era la mia paura più grande.
Quando avevo raccontato a Robert del falso weekend che avrei trascorso con i miei genitori, lui aveva insistito per venire e presentarsi come ‘fidanzato della loro figlia’.
Mi si era gelato talmente tanto il sangue nelle vene, che per poco non gli raccontavo dove andavo davvero. Così, mi ero inventata che volevo passare del tempo da sola con i miei, che mi avrebbero portata a visitare qualche vecchia zia che non vedevo da tanto.
Lui se l’era presa un po’, pensando che io non volessi rendere ufficiale la nostra storia, ma poi si era scusato, capendo le nostre necessità.
Il suono del cellulare mi riportò alla realtà, facendomi sobbalzare.
Lo presi dalla tasca dei jeans che portavo e lessi sullo schermo l’unico nome che non avrei voluto leggere.
Iniziai a tremare dal terrore, non sapendo bene cosa fare.
“E’ lui?” chiese Harry, senza distogliere lo sguardo dalla strada.
Annuii lentamente con il capo, giocando con il cellulare tra le mani.
“Che devo fare?” gli domandai, scrutando il profilo del suo viso, mordendomi il labbro inferiore.
“Non rispondere” rispose, sorridendo, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Sul mio volto si dipinse un’espressione scandalizzata, mentre il cellulare continuava a suonare.
“Hai idea di quante volte chiamerà durante questi due giorni?! Che faccio, non risponderò mai?” dissi, assumendo un tono di voce leggermente alterato.
Harry sorrise, continuando a guardare di fronte a se.
“E tu spegni il cellulare!” propose ancora, sempre con molta naturalezza ed entusiasmo.
Aprii la bocca per poter controbattere, ma lui mi bloccò nuovamente con le sue parole.
“Tu hai idea di quanto io ho immaginato questo momento?! Per me è importante, tu sei importante. E io non voglio che per un idiota del genere, iper possessivo e super geloso, noi dobbiamo rovinarci il weekend! Stiamo cercando di recuperare il tempo perso?! Bene. Robert non esiste! Ti consiglio di spegnere il cellulare, poi al nostro ritorno, gli dirai che la linea a casa tua non prendeva, o che il cellulare era quasi sempre scarico o che tuo padre non sopporta i telefonini che squillano in continuazione. La saprai dire una bugia, no?!”.
Il cellulare, intanto, smise di suonare dopo innumerevoli squilli.
Guardai per un po’ lo schermo e decisi di seguire il consiglio di Harry.
Infondo, aveva assolutamente ragione.
Lo spensi e lo infilai nuovamente nella tasca dei jeans, voltandomi verso Harry, che aveva notato la mia azione e aveva un sorrisino soddisfatto stampato sul volto.
“Le bugie non le so dire, ma come vedi i consigli li seguo quando sono utili…” dissi, rivolgendogli un ampio sorriso.
Il sorrisetto soddisfatto sul suo volto, si trasformò in una leggera risata e passò la sua mano sinistra dal volante alla mia, che strinse forte.
Slacciai la cintura e mi avvicinai al suo viso perfetto, lasciandogli un bacio morbido accanto all’angolo delle labbra, per poi poggiare la testa sulla sua spalla.
“D’altronde, questo è il nostro weekend, no?” sussurrai dolcemente.
Appoggiò la sua testa alla mia, lasciandomi un bacio sulla nuca per poi continuare a guardare dinnanzi a se e guidare.
“Giusto. Questo è il nostro weekend…” sussurrò a sua volta.
Rimasi in quella posizione per tutto il viaggio.
Quello sarebbe stato il weekend più speciale di tutti, perché l’avrei passato con lui.
E, finalmente, ero tranquilla.
 
                                                                                                                          *
 
“Ti prego, non dirmi che siamo già arrivati!” dissi speranzosa, con gli occhi chiusi e strizzati.
Harry sbuffò, e cercò ancora una volta di farmi scendere dall’auto.
“Dai Mary, non fare la bambina e scendi!” esclamò, incrociando le braccia, assumendo un cipiglio scettico.
Scossi il capo velocemente, da destra verso sinistra.
“Non ci penso nemmeno! Non hai la più pallida idea di come mi senta in questo preciso istante!”.
Harry sbuffò ancora una volta, e cercò di tirarmi per il braccio, ma io opposi resistenza.
Lui abbandonò la presa, levandosi gli occhiali da sole e roteando gli occhi al cielo.
“E sentiamo, come ti senti adesso?” domandò sospirando.
“Mi sento come se avessi appena preso un calcio nel sedere! E poi muoio dalla vergogna e dalla paura, non voglio scendere!” esclamai in preda al panico.
Harry rise sonoramente, forse per la mia reazione esageratamente uguale a quella di una bambina di cinque anni che fa i capricci.
Gli rivolsi un’occhiataccia che l’avrebbe potuto tranquillamente incenerire o fargli prendere fuoco.
“Certo, tu te la ridi perché non sei tu quello che verrà sottoposto alle domande più assurde e strane che nessuno ha fatto mai! Non sei tu quello che verrà ridicolizzato e messo in soggezione! Perché tu già li conosci, cavolo!”.
Lui rise ancora di più a quelle mie ultime parole, cosa che gli provocò uno schiaffo dietro la nuca.
“Certo che sei strana forte! E’ normale che già li conosco, è o non è la mia famiglia?!” rispose tra le risate, massaggiandosi il punto in cui l’avevo colpito.
“Non sei divertente, Harold!” lo rimproverai, anche se sapevo di aver detto una cosa completamente idiota.
Rise per altri cinque minuti, ma dalle occhiatacce che gli rivolsi, parve capire il mio turbamento.
“Okkei, giuro che la smetto, adesso” disse, alzando le mani in segno di resa, dopo aver smesso di ridere e sghignazzare.
Lo fissai ancora un po’ turbata, poi sbuffai.
“Guarda che non ti mangiano! E poi, scusa, fino a dieci minuti fa mi hai detto che eri tranquilla e serena, e adesso…?”.
Sbuffai ancora una volta, facendo svolazzare qualche capello del mio ciuffo.
“Dieci minuti fa erano dieci minuti fa. Adesso è adesso. E si, in effetti ero tranquilla e serena, ma dopo aver visto casa tua non lo sono più!” risposi, iniziando a tremare nuovamente dalla testa ai piedi.
Rimanemmo un po’ in silenzio, senza sapere cosa dire, poi Harry si rimise gli occhiali e aprì la portiera della macchina, facendomi voltare verso di lui con sguardo incuriosito.
“Va bene. L’hai voluto tu!” disse, prima di scendere dall’auto con un sorrisetto beffardo sul volto, che mi fece preoccupare.
E, infatti, avevo fatto bene a preoccuparmi.
Si avvicinò pericolosamente alla portiera del mio lato e, quando capii il suo scopo, abbassai velocemente la sicura elettronica, per poi rivolgergli una linguaccia da dietro al finestrino.
Lui parve sorpreso ma, dopo nemmeno un minuto, ricambiò la mia smorfia e gli si ridipinse nuovamente sul volto quel sorrisetto beffardo e, prima che potessi accorgermene, aprì la portiera con le chiavi e mi prese in braccio, senza che io potessi opporre resistenza.
“Lasciami Harry, o urlo talmente forte da farti sanguinare i timpani!” ribattei, scalciando a destra e a manca con lo stomaco poggiato sulla sua spalla.
Lui, per tutta risposta, mi diede una pacca sul sedere come per farmi stare zitta, cosa che mi fece scalciare ancora di più.
“E’ inutile che ti ribelli, tanto non ti lascio!” esclamò ridendo.
“Giuro che appena mi molli, io…”
“Tu cosa, mi picchi?! Beh, fallo pure, ma per quell’ora avrai già conosciuto metà della mia famiglia!”.
“Quando torneremo a Londra, dirò a Louis di ficcarti una carota su per il…”
“Harry! Finalmente siete arrivati!” disse una voce dolcissima, che non avevo mai sentito in vita mia.
“Ciao mamma!” rispose Harry, entusiasta, togliendosi gli occhiali, mentre io rimasi paralizzata in quella posizione.
Ecco, prima figura di merda!
La madre di Harry rimase per un po’ in silenzio, forse osservando me e il figlio in quella strana ed assurda posizione e la immaginai con un’espressione sconvolta sul volto.
“Lei deve essere Mary, giusto Harry?” domandò la madre, per niente sconvolta e sorpresa.
“In realtà, questo sarebbe il mio sedere, però si…!” ribattei, prima che il riccio potesse rispondere, quasi soffocando, dando uno schiaffo dietro alla schiena di Harry, che non parve sentire dolore.
Pensavo che mi avrebbe ammazzata dopo averle dato quella risposta e invece lei rise sonoramente. Aveva la stessa risata di suo figlio, che rise insieme a lei.
Finalmente, Harry mi mise giù e io mi aggiustai la leggera maglietta gialla, che indossavo quel giorno.
Mi voltai più imbarazzata che mai, completamente rossa in viso.
“Beh, il tuo sedere era bello, ma il tuo viso lo è ancora di più!” esclamò la madre, mostrando un sorriso mozzafiato.
Se Harry era bello, si capiva immediatamente da dove aveva ereditato la bellezza una volta conosciuta la madre.
Aveva degli splendidi capelli neri, che quel giorno aveva deciso di legare in uno chignon lasciando delle ciocche di capelli libere, che le incorniciavano il volto sorridente. Gli occhi erano di un bellissimo blu profondo e le gambe erano lunghe e fasciate da un abito bianco, che metteva ancor di più in risalto la sua altezza.
“S-salve, signora…” dissi, completamente in imbarazzo dopo averla vista.
Il suo viso era dolce e non c’era per niente bisogno di preoccuparsi. Quella donna trasmetteva allegria e tranquillità, oltre al fatto che non si era per niente sconvolta alla vista di quella strana posizione.
“Signora?! No, ti prego, così mi fai davvero sentire vecchia! Chiamami Anne, per piacere” disse, sorridendo ancora.
Non potei fare a meno di ricambiare quel sorriso così cordiale, e mi portai una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro.
“D’accordo…” risposi, mentre l’imbarazzo iniziava a svanire.
Anne annuì, facendo un sorrisino soddisfatto, poi si voltò verso Harry.
“Adesso, potrei sapere perché la stavi portando in quel modo?! Tutta l’educazione che ti ho insegnato dove è andata a finire, eh?” disse, rivolgendo un’occhiataccia al figlio.
Harry si portò una mano dietro la testa, grattandosi la nuca come se volesse cercare una soluzione, mostrando il suo tatuaggio a forma di stella all’interno del suo braccio sinistro.
“Beh, lei non voleva scendere dall’auto e così… ho dovuto arrangiarmi!” spiegò, rivolgendole un sorrisino sghembo dei suoi.
Lei gli rivolse un’altra occhiataccia, molto peggiore della mia.
“Non è una buona scusa! La prossima volta, sii più gentile, è chiaro?” lo rimproverò, mantenendo la sua improvvisa severità.
“Mi sei mancata, mamma!” esclamò Harry, abbracciando la madre, quasi stritolandola, ma lei ricambiò il suo abbraccio.
“Anche tu, amore! E sono contenta che finalmente abbia trovato la ragazza giusta!” disse, sciogliendosi da quell’abbraccio, e mi circondò le spalle con un braccio, per poi abbracciare anche me. Ricambiai il suo abbraccio, leggermente sorpresa, perdendomi nel suo dolce profumo, misto all’affetto che mi stava donando. Era meravigliosa.
“Forza, entrate! Vi stavamo aspettando tutti!” esclamò, entrando velocemente in casa.
Harry mi circondò la vita con un braccio, lasciandomi un leggero bacio sulle labbra, che io ricambiai, premendo sulle sue labbra morbide e rosse.
“Hai visto? Non c’era bisogno di preoccuparsi tanto, già ti adora!” disse, facendomi entrare in casa.
“Si, però adesso c’è un’altra cosa che mi preoccupa…”.
Harry sbuffò, ma il suo sguardo incuriosito mi permise di continuare.
“Chi sono quei tutti che ci stavano aspettando?”.
Non appena feci la domanda, ci ritrovammo dinnanzi ad una porta finestra che dava su un grande giardino dal prato curato, dove vi si trovavano un mucchio di persone che parlottavano tra di loro, ridendo e raccontandosi aneddoti divertenti, ma la maggior parte dei presenti, avevano lo sguardo  rivolto verso di noi.
Io ed Harry ci guardammo stupiti negli occhi, completamente ignari di quella situazione, capendo finalmente chi ci stesse aspettando.
 
                                                                                                                            *
 
“Io credevo che fosse un pranzo di famiglia, Harry!”
“Beh, lo credevo anche io…”
“E allora mi spieghi che ci fa tutta questa gente qui?! Non può appartenere tutta alla tua famiglia!”.
Erano già cinque minuti buoni che eravamo fermi su quella porta, con sempre più gente che ci guardava sorridenti, mentre noi eravamo in uno stato di completo shock.
“Senti, io non lo so cos’abbia combinato mia madre ma credimi, non ne sapevo nulla!” disse, con estrema calma.
“Io lo sapevo che non dovevo venire! Me lo sentivo che qualcosa sarebbe andato storto!” sospirai, sempre più nervosa, torturandomi le mani che ormai grondavano di sudore.
“Ascolta…” iniziò Harry, prendendomi le mani e facendomi voltare verso di lui, perdendomi nei suoi occhi, che m’infondevano sicurezza.
“Stai accanto a me, e basta! Mia madre sarà stata talmente tanto contenta della tua visita, che ha voluto condividerlo con i suoi amici. Se tu stai con me, vedrai che andrà tutto bene e riuscirai a cavartela”.
“Harry io… ho vergogna…” sussurrai, ma lui prese il mio viso tra le sue mani, e mi diede un leggero e veloce bacio sulle labbra.
“Ehi, questo è il nostro weekend, e nessuno deve rovinarcelo…” sussurrò, sorridendo sulle mie labbra.
Sorrisi anche io, perdendomi nuovamente nei suoi occhi, prendendogli la mano.
Con un gesto abile e veloce, lui aprì la porta finestra, facendo entrare un brusio veloce ed assordante.
“Harry! Finalmente!” disse un signore bassino ed abbastanza cicciotto, venendoci incontro ed abbracciando Harry.
“Ciao Robin!” esclamò il riccio, ricambiando l’abbraccio del signore.
“E questa signorina deve essere Mary, giusto?” disse il signore, rivolgendosi a me.
Annuii con il capo, facendo un sorrisino imbarazzato.
“Mary, lui è il mio patrigno, Robin” disse Harry, indicandolo con una mano.
“Robin lei è Mary… la mia ragazza…” concluse.
Arrossi violentemente dopo le sue ultime parole. Era la prima volta che mi presentava come la sua ragazza.
“So già tutto di te, Mary” disse Robin con un sorriso “Harry ci ha parlato tanto di te, ed Anne è super entusiasta! Siamo contenti di averti qui con noi e, per piacere, dammi del tu!” concluse, per poi abbracciarmi calorosamente.
In quella famiglia erano tutti così espansivi e calorosi, e io mi ero fatta troppi problemi.
Entrammo in giardino, sotto lo sguardo curioso ed entusiasta dei presenti. Harry mi strinse forte le spalle, e io mi sentii improvvisamente sicura e tranquilla.
Mi presentò sua sorella Gemma, praticamente la sua copia al femminile, simpaticissima e cordiale, proprio come il resto della famiglia che conobbi.
Le zie e gli zii, gli innumerevoli cugini e cugine, erano tutti talmente simpatici e gentili verso di me, che la mia paura d’imbarazzo era svanita, e mi ero aperta con tutti.
Improvvisamente, nonostante le proteste di Harry, Anne mi portò con se per presentarmi il suo gruppetto di amiche.
Mi presentò come la bellissima fidanzata di suo figlio, riempendomi di complimenti, che mi fecero arrossire.
Dieci minuti dopo quella chiacchierata con le sue amiche, posai lo sguardo verso Harry, abbastanza lontano da me, che parlava con una ragazza bionda.
Strinsi gli occhi, per scoprire di quale cugina si trattasse, ma non la riconobbi, così dedussi che non me l’aveva ancora presentata.
“Scusate…” dissi improvvisamente ad Anne e alle sue amiche, richiamando la loro attenzione.
“Io vado a recuperare il mio ragazzo, ci vediamo tra poco” conclusi sorridendole, e loro annuirono comprensive.
Mi avviai lentamente verso la figura di Harry, che rideva e scherzava con quella ragazza.
“Ehi, Mary! Vieni qui!” esclamò vedendomi, e anche la ragazza si voltò verso di me.
Era bella, aveva dei lunghi capelli sciolti, che ricadevano sulle spalle, e degli occhi color verde scuro grandi e ben truccati.
Harry mi circondò le spalle con un braccio quando gli fui vicina.
“Mary, lei è Cassie. Cassie, lei è Mary, la mia ragazza!”.
La ragazza fece un gran sorriso, che io ricambiai.
“Ciao!” dissi porgendole una mano, che lei afferrò.
“E’ un vero piacere conoscerti, Mary! Harry mi stava parlando proprio di te, in questo momento” disse.
“Spero proprio che ti abbia detto tutte cose buone, altrimenti dovrò prendere provvedimenti!” risposi, ma qualcosa dentro di me mi stava trafiggendo lo stomaco.
Che fosse gelosia?
Cassie fece una risata, scrollando i lunghi capelli biondi.
“Non preoccuparti, parla benissimo di te. Sei davvero fortunata ad avere un ragazzo del genere. Adesso devo proprio andare, però! E’ stato un piacere conoscerti, Mary. Ci vediamo, Bunny!”.
E si allontanò, muovendo i capelli al vento come la pubblicità dello shampoo, cosa che alimentò quella strana sensazione, che continuò a crescere dentro di me.
Ci vediamo, Bunny” dissi, guardando Cassie allontanarsi e sparire, imitando il suo tono di voce, mentre Harry rideva sonoramente.
“Cosa c’è, sei gelosa?” domandò tra le risate.
“Mmmh, no, sto solo cercando una spiegazione al perché una ragazza sconosciuta, chiami il mio ragazzo Bunny” risposi tranquilla.
Lui rise ancora di più e mi abbracciò.
“Siamo amici da tanto e mi chiama Bunny da sempre perché dice che da piccolo assomigliavo ad un coniglio” spiegò.
“E non siete mai stati insieme?” chiesi, allontanandomi da lui, lanciandogli un’occhiataccia.
Lui fece un sorrisino e si grattò la nuca.
“Beh, per un po’, ma non è mai stato niente di serio, te lo giuro” disse immediatamente, alzando le mani, notando la mia espressione.
Lo guardai ancora un po’ di traverso, e lui mi sorrise.
“E’ stato tanto tempo fa!” ribatté, cercando di giustificarsi.
“A quanto pare hai sempre avuto un debole per le bionde…” constatai, ricordandomi di Sarah.
Harry rise ancora e mi abbracciò di nuovo, guardandomi negli occhi e storcendo il naso.
“Si, forse è vero” disse, facendo la linguaccia.
Gli diedi un buffetto sulla guancia e poi sul braccio, un po’ più forte.
“Però adesso sto con una mora…” sussurrò, avvicinandosi alle mie labbra.
Sbuffai verso la sua bocca per farlo allontanare, ma lui non si mosse.
“Devo farmi bionda per piacerti di più?” domandai ironica, circondandogli il collo con le braccia.
Harry rise ancora, poggiando le sue mani su i miei fianchi.
“Non pensarci nemmeno” sussurrò e io lo attirai più a me, baciandogli quelle sue labbra perfette, che sapevano d’amore.
Quel suo bacio meraviglioso, che mi aveva persino fatto dimenticare dove ci trovassimo in quel preciso istante.




Writer's Corner! :)
Ooooh yeah, bambine! ;D
Okkei, basta... giuro che la smetto.
E' la fame che mi fa brutto effetto! ç_ç

Ciiiao belle bimbe, taanto taanto belle! :D
Vas' Happenin'?
Avete visto come sono veloce?! u.u
Mi sto emozionando io della mia incredibile velocità, cioè...
io, la ritardataria per eccellenza, che pubblica ogni due giorni! :D
E sapete chi è che mi fa pubblicate così presto?

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Siii, mie belle patate!
Proprio voi e le vostre recensioni! *o*
AAAAAAAAH, ma quanto vi amo?!
Cioè, del tipo che io rimango ferma immobile davanti al pc incredula! 
Ancora non ci credo, davvero!
Mi fate emozionare, cavoletti di Bruxelles! :')

Okkeeei, bimbe...
è sicuramente la fame che mi fa quest'effetto, sisisi u.u
So, don't care about me! ;D

Anyway, parlando del capitolo...
Mi sono divertita troppo a scriverlo, non lo so perchè! :D
Cioè, mostra la loro "relazione" che non si basa solo sulle coccole e romanticherie *o*
Almeno, io la vedo così! u.u
Fatto sta, che mi sono divertita tanto mentre lo scrivevo, anche perchè io Anne la immagino proprio così! *w*
Cosa non è quella donna, mammamiiia! :D
Quiiindi, posso ritenermi abbastanza soddisfatta del mio lavoro, dai u.u 
*esulta!*
E vi do anche una buona notizia!
Sto già iniziando il 22esimo capitolo! *esultaancoradipiù!*

Come al solito, ringraziamenti infiniti ma sempre utili ed essenziali!
-A voi, che nonostante tutto, seguite ancora questa storia, recensendola con parole bellissime, inserendola tra le preferite, ricordate e seguite! :)
Siete voi che mi fate andare avanti, quindi un 
Grazie sincero ed enorme! :')
-A Rebecca, che scrive meravigliosamente e che ha appena pubblicato la sua quinta FF! *w*
che mi fa sempre ridere, ed è la moglie migliore del mondo! :)
-Ad Alessia&Chiara, che si mettono a commentare i miei capitoli in classe, riempendomi di complimenti :)
Riuscirò a far piangere Chiara alla fine, me lo sento! è.é
-E, come al solito, ad Agnese&Federica, che fanno tanto, anche troppo per me :)

Detto ciò mie belle bambine, non mi resta che chiedervi di passare nella mia pagina Facebook
http://www.facebook.com/LeiCredeNeiMiracoli
E di ringraziarvi ancora per tutto il supporto :)

Adesso vado finalmente a mangiare! :D 
*ilmiostomacoballalacongaa!*

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Amatemi solo per questa gif *w*

#muchLove.
-YoursM.


 

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Capitolo 22
*** When you love someone but it goes to waste... could it be worse? ***


                                                                                                                                                                           That’s what crazy is
                                                                                                                                                                          When it’s broken, you say there’s nothing to fix
                                                                                                                                                                      And you pray, pray, pray that everything will be okay
                                                                                                                                                                                                 Why you’re making all the same mistakes?
                                                                                                                                                                                                                  {Same Mistakes- One Direction}






Mi svegliai improvvisamente, aprendo gli occhi di scatto, come se avessi fatto un incubo.
Eppure, non ricordavo nulla.
Fissai il soffitto per qualche secondo, abbagliato ed illuminato dai raggi lunari, che filtravano attraverso la finestra.
Decisi di voltarmi sulla mia destra, così che potessi abbracciare Harry e riaddormentarmi, ma lui non c’era.
Sbuffai. Ogni volta che volevo addormentarmi sul suo petto o abbracciarlo, lui non c’era mai.
Mi alzai lentamente dal letto, poggiando i piedi nudi sulla moquette fredda della camera di Harry, e presi una sua felpa dalla sedia, infilandomela sulla canotta.
Scesi le scale evitando di far rumore e svegliare Anne, Robin e Gemma, che dormivano tranquilli nelle loro stanze.
Una volta arrivata in cucina, presi un bicchiere di carta e vi versai dell’acqua da una bottiglia, poggiata su un bancone.
Bevvi lentamente, cercando di ricordare cosa avessi sognato di tanto spaventoso da farmi svegliare, ma nulla.
Il mio inconscio aveva rimosso tutto.
Mi domandai dove fosse andato a finire Harry e, prima di tornarmene di sopra, aprii lentamente la porta finestra per uscire in giardino e prendere una boccata d’aria.
Il venticello era leggero, e non sentivo nemmeno un po’ di freddo con quella felpa calda addosso.
Guardai a destra e a sinistra e, dopo poco, mi accorsi di una testa riccia che si trovava su una grande altalena.
Sorrisi e scossi il capo. Ecco dov’era finito.
Mi avvicinai a lui lentamente, poggiando i piedi nudi sull’erba fresca del giardino.
“Però! Vedo che abbiamo avuto lo stesso pensiero” dissi, una volta che gli fui vicina.
Harry sobbalzò, preso alla sprovvista, e sorrise quando vide che ero io.
“Non volevo svegliarti, scusami” disse, facendomi segno di sedersi accanto a lui.
Scossi il capo, mentre prendevo posto su quella grande altalena.
“Non mi hai svegliata, infatti. Credo di aver fatto un brutto sogno” risposi, poggiando la testa sulla sua spalla, e lui iniziò a toccarmi i capelli dolcemente, arricciandone una ciocca ogni tanto.
“Come credo?! O l’hai fatto, o non l’hai fatto!” disse, ridendo leggermente.
Sbuffai, roteando gli occhi al cielo.
“Come sei pignolo, Styles! Non me lo ricordo, va bene?”.
Harry ridacchiò ancora, dandomi un bacio leggero e morbido sulla nuca, come solo lui sapeva fare.
“Come mai sei qui?” gli chiesi, dopo che smise di ridere.
Lo sentii scrollare le spalle.
“Non riuscivo a dormire così, dopo averti ammirata per un po’ mentre dormivi, non ho voluto più disturbarti e sono venuto a prendere un po’ d’aria”.
Chiusi gli occhi, perdendomi nel suo dolce profumo.
“Sarebbe bello vivere soli io e te, in una casa che magari dia su un prato come questo, o sul mare, senza nessuno che ci disturbi o altro. Passare del tempo insieme sulla veranda, ammirando le onde che s’infrangono contro gli scogli, quel meraviglioso rumore che ci fa da sottofondo mentre ci raccontiamo cose dette e stra dette, solo per il gusto di sentire ognuno la voce dell’altro. Sarebbe bello che tu mi aspettassi sulla soglia della porta, o seduto sulla veranda, magari mentre componi una canzone, ispirandoti alle onde del mare di fronte a te. Io tornerò, a casa trafelata come mio solito, magari arrabbiata per la giornata andata male e ti troverò lì, tutto preso a comporre e rimarrò lontana, sorridendoti e guardandoti mentre ti applichi, con i ricci che ti coprono gli occhi, ma io riuscirò a scrutare il tuo profilo perfetto, e poi mi avvicinerò piano per non disturbarti. Mi siederò accanto a te, continuando a sorridere, toccandoti dolcemente i capelli. Magari rimarremo fino a tardi su quella veranda, fin quando tu non finirai e poi, non essendo ancora abbastanza stanchi, staremo lì, a bearci della luce delle stelle che c’illuminerà i visi. E il giorno dopo sarà lo stesso.
Uscirò presto la mattina, lasciandoti dormire senza disturbarti, ma con il solo desiderio di tornare e trovarti su quella veranda, perché so che ti troverò li. Come so che resterai per la vita”.
Rimanemmo in silenzio per un po’, beandoci solo dei rumori notturni.
Harry mi sfiorò una guancia con le dita e mi fece voltare verso il suo viso, per poi poggiare le sue labbra fresche e morbide sulle mie, che approfondii il contatto.
Gli sfiorai anche io una guancia con la mano, per avvicinarlo di più a me e sentirlo più vicino.
“Quindi, stai dicendo che vorresti vivere con me?” chiese, dopo aver terminato il bacio.
Appoggiai la mia fronte alla sua e annuii lentamente, mordendomi il labbro inferiore.
“Infondo, è già successo. Perché non riprovarci?” risposi, guardandolo negli occhi, che brillavano più che mai.
“E ricominciare tutto daccapo…” sussurrò, spostandomi una ciocca di capelli.
“Non vuoi?” domandai, con il cuore che palpitava e per poco non usciva fuori dalla gabbia toracica.
Magari non desiderava ciò che io volevo da tanto, ma non voleva dirmelo per farmi soffrire.
Ma mi sbagliavo.
Sul suo viso, si dipinse un sorriso a trecentosessanta gradi, ampio e meraviglioso, che non avevo mai visto prima.
“Certo che voglio…” sussurrò ancora una volta, e sorrisi anche io.
Lo abbracciai forte, sentendo il suo cuore battere all’unisono con il mio, come fossero una cosa sola.
Stare tra le sue braccia, era la sensazione più meravigliosa che avessi mai provato in vita mia.
Sapeva d’amore e di affetto, di familiarità e calore, che solo lui poteva donarmi.
Rimasi stretta al suo petto per istanti che sembravano infiniti, e che volevo che durassero per sempre, ma d’un tratto lui si staccò.
Guardai incuriosita il suo volto, divenuto improvvisamente serio.
“Solo che… sai che adesso che torneremo a Londra, torneremo alla realtà di sempre, dove io e te ci ignoriamo ancora, non ci parliamo e non ci amiamo?”.
Sospirai sonoramente. Dopo solo un giorno passato completamente assieme a lui, avevo già dimenticato la nostra ‘reale situazione’.
“Ascolta…” cominciò, prima che io potessi dire qualcosa.
“Io non ce la faccio più a vivere questa situazione, e nascondere la nostra relazione mi uccide. Nonostante i ragazzi abbiano già capito tutto, ma non ci dicono nulla per lasciarci godere questi momenti insieme, io voglio viverla alla luce del sole, portarti con me in sala registrazione, alle feste e da qualunque altra parte presentandoti come la mia fidanzata. Voglio che i paparazzi ci facciano le foto, mentre camminiamo tranquilli per le strade di Londra mano nella mano e non m’importa di tutti i gossip che usciranno sulle copertine di qualche stupido giornale con il titolo ‘Harry Styles e la sua nuova fiamma! Quanto durerà?’, perché l’importante è solo che noi sappiamo che durerà.
Voglio vivere con te ogni momento della nostra vita, voglio convivere in una casa assieme a te, voglio litigare perché abbiamo entrambi dimenticato di comprare il latte, voglio fare pace andando a comprare quel latte tanto desiderato, che poi tu nemmeno bevi…” si fermò per un po’, ridendo leggermente e io feci lo stesso, poi mi guardò ancora negli occhi, continuando il discorso.
“Voglio dormire con te la notte, abbracciandoti per la vita, guardando la tua bocca corrucciarsi per un brutto sogno, così che tu possa stringerti a me ancora di più. Voglio svegliarmi la mattina e averti accanto, passare una giornata intera senza vederci per i nostri impegni, ma tornare a casa la sera e cenare insieme, raccontandoci rispettivamente le nostre giornate, coccolarsi sul divano e guardare la tua espressione trasformarsi da dolce a maliziosa, mentre andiamo in camera e facciamo l’amore, per poi addormentarci l’uno accanto all’altro. Voglio trovarti il giorno dopo accanto a me e ripetere la giornata precedente, ma trasformarla diversamente, scoprendo che cosa ci riserverà. L’unica cosa di cui sarò sempre convinto, è che ti amerò anche il giorno dopo, e il giorno ancora, e quello successivo, senza stancarmi mai”.
I suoi occhi erano lucidi, ma non quanto i miei.
Volevamo entrambi la stessa cosa, e non avevamo paura di ammetterlo.
Poggiai una mano sulla sua guancia e feci un sorrisetto.
“Quindi, stai dicendo che vorresti vivere con me?” dissi, imitando il suo tono di voce e lui parve accorgersene, poiché rise e mi abbracciò.
“Esattamente questo…” sussurrò al mio orecchio destro, provocandomi dei brividi lungo la schiena. Mi posò un dolce bacio sul collo, e continuammo a coccolarci.
Presi le sue braccia e le strinsi ancora di più intorno al mio petto, chiudendo gli occhi.
“Harry…?” sussurrai, richiamando la sua attenzione.
Lui fece un suono con la gola, come se mi stesse domandando cosa volessi.
Feci un sospiro immenso, ancora con gli occhi chiusi.
“Appena torniamo a Londra lascio Robert”.
Lo sentii sorridere sulla mia nuca, mentre mi arricciava una ciocca di capelli.
“Speravo che mi dicessi questo…” sussurrò, per poi alzarsi dall’altalena e tendendo le mani verso di me, che mi alzai, e tornammo in camera.
Finalmente, potevamo dormire tranquilli.
 
                                                                                                                                     *

Il viaggio di ritorno, non fu per niente tranquillo.
Presi dalla felicità e dalla gioia della nostra decisione di dire a tutti che stavamo insieme, passammo quelle quattro ore a scatenarci e a ballare su tutte le canzoni che passavano alla radio o al cd scelto da Harry.
Avevamo promesso ad Anne che saremmo tornati presto, magari anche con il resto della combriccola, dato che lei era curiosa di conoscere anche Elyse ed Helena.
Eravamo talmente felici, che avevamo quasi dimenticato di portare le valigie con noi e, se non fosse stato per Robin, le avremmo tranquillamente dimenticate sul marciapiede di fronte casa di Harry.
Ci faceva ridere ogni cosa, anche quella più stupida ed assurda.
E io, non mi ero mai sentita più completa e gioiosa in vita mia.
Harry era finalmente tutto quello che avevo desiderato per una vita intera, e non potevo chiedere di meglio, se non continuare ad averlo con me per il resto dei miei giorni.
Eravamo una di quelle coppie che si divertivano assieme, che ridevano fino alle lacrime, che sapevano distinguere i momenti divertenti da quelli tristi, da quelli pieni di coccole a quelli pieni di risate e insulti.
Ci completavamo.
Lui completava me, e io completavo lui.
Questa era l’unica cosa che importava.
Arrivammo a Londra la sera tardi, completamente sfiniti da quel lungo viaggio movimentato, durato anche di più di quattro ore a causa del traffico.
Mi lasciò sotto casa, dandomi un lungo bacio e, senza farsi accorgere, se ne andò via, mentre io salivo le scale ed entravo in casa.
Quando aprii la porta, trovai ancora tutte le luci accese, così dedussi che erano tutti svegli e che mi stavano aspettando.
E infatti, pur se con gli occhi stanchi, erano quasi tutti svegli seduti sul divano e sul tappeto.
Infondo, mi erano mancati.
“Maaaaaryy!” urlò Niall, non appena sentì lo scatto della porta che si apriva, e mi corse incontro buttandosi addosso.
“N-Niall! Quanto entusiasmo!” esclamai, quasi soffocando per la sua stretta.
“Si! Ho bisogno di un abbraccio, mi sei mancata!” disse, dandomi dei baci sulle guance.
“Oh, ma anche tu mi sei mancato, Niall!” risposi, stringendolo più forte.
Quando mi lasciò, gli altri si erano quasi tutti svegliati, eccetto Zayn, che ronfava come un ghiro.
“Voleva aspettarti, ma non ce l’ha fatta…!” sussurrò Hel per non farlo svegliare, dato che si trovava accanto a lui. Risposi con un sorrisino, mentre posavo il borsone sul pavimento.
“Allora, Mary…!” iniziò Louis, avvicinandosi a me.
“Com’è andato il weekend con i tuoi genitori?” domandò, con il suo solito fare da investigatore, sottolineando quelle ultime parole.
Ed ecco che iniziavano le innumerevoli domande.
“Bene, benissimo! Non sono mai stata meglio!” risposi con un sorriso, abbastanza sicura di me.
Louis mi girò intorno, scrutandomi dalla testa ai piedi con una mano sul mento.
Se voleva mettermi in soggezione, ci stava riuscendo alla grande!
“Mmmh, e loro… cos’hanno detto quando hanno visto la loro ‘tenera bambina che non dice mai bugie’?” domandò ancora, e storsi il naso a quell’ultima domanda.
C’era qualcosa che non andava.
“Beh, sono stati… contenti…” risposi in tono scettico.
“Contenti…” sussurrò, fermandosi davanti a me, scrutandomi ancora a fondo.
“Si, contenti Lou, contenti! Non capisco perché mi fai questa domanda…” risposi, ma qualcosa dentro di me mi disse che qualcosa non quadrava.
“Sentito, Lou?” s’intromise Elyse, avvicinandosi al suo ragazzo, che mi guardava sorpreso.
“Lei non capisce perché le stai facendo questa domanda!” disse, rivolgendomi un sorrisino beffardo.
“Peccato…” disse Louis, assumendo la stessa espressione della sua ragazza.
Volsi lo sguardo anche verso Helena, Liam e Niall, seduti sul divano, che però sghignazzavano tra di loro.
Scossi il capo, mentre il terrore s’impossessava di me.
“Cosa peccato?” domandai, cercando di tranquillizzarmi, ma era praticamente impossibile.
Quei due erano terribili insieme!
“Peccato che tu stia cercando ancora mille scuse, tutte non credibili!” esclamò Elyse.
Li guardai scettica, ma dentro di me, il terrore cresceva ancora di più.
“Perché dovrei cercare mille scuse? Potreste farmi capire, per piacere?!” chiesi sbuffando, incrociando le braccia.
“Oh si, Mary, sarò tanto buono e clemente da spiegartelo brevemente…” s’intromise nuovamente Louis, facendo un passo verso di noi.
“Ieri pomeriggio, verso le cinque, è squillato il telefono. Pensavamo fosse qualcuno che cercava noi, che ci trovavamo in casa. Quando Elyse ha risposto, però, non cercavano ne lei, ne me, ne Helena o gli altri componenti che vivono qui…” iniziò, poggiando di nuovo la mano sul mento.
“E… c-chi cercavano?” domandai balbettando. Iniziavo a temere sul serio.
“Te” rispose Louis, facendo un sorrisino beffardo “e sai chi ti cercava tanto urgentemente?!”.
Scossi il capo lentamente, chiudendo gli occhi. Avevo la vaga impressione di chi potesse essere, ma speravo non fosse vero.
“Tua madre”.
A quelle parole, mi crollò il mondo addosso.
Adesso ero veramente nella merda!
“Eppure, se non ricordo male, il giorno prima di partire avevi detto che andavi a trovare il tuoi genitori, questo weekend… o sbaglio?!” domandò ancora, mentre sentivo gli altri sghignazzare.
Scossi ancora una volta il capo lentamente, abbassando lo sguardo verso il pavimento.
“Mi fa piacere che tu l’abbia ammesso. Sai, quando ha chiamato, ho creduto improvvisamente di essere diventato pazzo…”.
“E… voi cosa le avete d-detto?” domandai flebilmente.
“Che eri uscita. Siamo stati ancora una volta buoni e gentili, nonostante tu ci avessi detto una bugia…” s’intromise Elyse, seduta sul bracciolo del divano accanto a Liam.
“Solo che, adesso che ci penso bene, ragazzi… non vi ricordate anche voi che Harry aveva detto che proprio questo weekend, andava a trovare degli amici di famiglia?!” parlò ancora Louis, rivolgendosi agli altri quattro, che annuirono mentre sghignazzavano ancora.
A quel punto, capii davvero di essere fottuta.
“Oh, ma che strana coincidenza, non è vero Mary?!” disse sarcasticamente.
Feci un sorrisino forzato, mentre sentivo le gambe diventare gelatina.
“Già, proprio strana…” risposi con la voce che tremava.
“Avanti, Mary sputa il rospo!” disse Hel, facendo un sorrisetto malizioso.
“Dove sei stata questi due giorni e soprattutto… con chi…!” s’intromise Liam.
“Tanto lo verremo a scoprire, meglio che ce lo dici tu, no?!” esclamò Niall, e gli altri annuirono.
“Già, Mary…” parlò ancora Lou “ti conviene dirci dove sei stata e con chi sei stata questo weekend, sarebbe brutto venirlo a sapere da terze persone!”.
Mi morsi il labbro inferiore, mentre loro aspettavano impazienti una mia risposta in silenzio, interrotto solo da sonoro russare di Zayn.
Feci un gran respiro per far passare quel fastidioso tremolio alle mani, che grondavano di sudore.
“Sentite…” iniziai, mentre mi torturavo le dita “non posso dirvi nulla, almeno non stasera. Se aspettate solo domani mattina, vi giuro che vi spiegherò e racconterò tutto. Adesso sono stanca e poi domani, capirete meglio tutta la situazione. E’ una storia lunga, e io ho bisogno di dormire”.
Quando smisi di parlare, loro mi fissarono per un po’, poi Hel alzò le spalle, scrollandole.
“D’accordo, Mary, hai ragione. E’ tardi adesso, e anche noi dobbiamo andare a dormire…”
“Ma sappi che domani vogliamo sapere tutto!” la interruppe Louis, e lei gli rivolse un’occhiataccia.
Sospirai, finalmente tranquilla e poi gli rivolsi un sorriso.
“Vi giuro che vi dirò tutto, davvero. Buonanotte!” conclusi, avviandomi verso le scale, prendendo il borsone e mettendomelo in spalla, mentre gli altri rispondevano al mio saluto, ma li sentii chiacchierare ancora un po’ su quella strana situazione, una volta che fui salita su.
Sorrisi leggermente mentre entravo in camera e mi buttavo a peso morto sul mio letto.
Accesi il cellulare e mi arrivarono immediatamente più di quaranta chiamate perse da parte di Robert. Lo stavo trattando davvero malissimo, e questa cosa non era da me.
Ma il giorno dopo, sarebbe cambiato tutto.
Mi vennero i brividi lungo la schiena e per il resto del corpo al solo pensiero di quella giornata e della notizia che avremmo dovuto dare, così gli inviai un messaggio.
“Giusto il tempo di mettere il piede in casa, che già hanno fatto domande e capito tutto.
Siamo stati scoperti, cavolo! Accidenti a te e alle tue idee malsane, che si riversano sempre contro di me! Buonanotte, idiota!”
Infilai lentamente il pigiama, guardandomi allo specchio e massaggiandomi tutti i punti della pelle che Harry aveva sfiorato durante quei due giorni. Avevo ancora il suo profumo addosso, e sembrava davvero che fosse lì con me, che quasi non ne sentii la mancanza.
Sfiorai con le dita il ciondolo a forma di stella che mi aveva regalato, quando fui interrotta dal rumore del mio cellulare, che mi avvertii dell’arrivo di un messaggio.
Mi fiondai sul letto, con il sorriso stampato sul volto, che mi rimase quando lessi quelle poche righe e mi fece addormentare, finalmente felice.
“Sei tu che non sai dire nemmeno una bugia senza farti scoprire! Domani mi racconti.
Mi sa che devo farti un corso accelerato di ‘come inventare una bugia e saperla strutturare in poche, semplici mosse!’.
Se proprio decidessi di fare un incubo, stanotte, sappi che ti sognerò! (è un complimento, eh!).
Buonanotte, brutta cretina che non sa nemmeno mantenere in piedi un gioco. Già mi manchi”.
 
                                                                                                                           *
 
La mattina dopo, ero più eccitata e felice che mai.
Avevo ancora il sorriso stampato sulle labbra, come la sera precedente, e non era svanito.
Pensare che da lì a poco, sarei stata la ragazza a tutti gli effetti della persona che amavo di più, mi sembrava quasi un’utopia.
Ballai per tutta la casa e mentre svolgevo le mie solite azioni mattutine.
Ero talmente felice, che tutto il mondo doveva saperlo.
Quando entrai in cucina, saltellando, trovai Elyse ed Helena già sveglie, che mi guardavano stranite.
Si guardarono per un secondo negli occhi, per poi scrollare le spalle e sospirare.
“Ma buongiorno!” esclamai, abbracciandole entrambe nello stesso momento.
“Non è una giornata meravigliosa?” dissi ancora, mentre mi versavo il caffè in una tazza.
“Veramente… c’è il rischio che venga a fare un temporale da qui a poco…” rispose Elyse scettica, guardandomi ancora più stranita.
“Oh…” risposi, guardando fuori dalla finestra e fissando le nuvole che stavano per esplodere.
“Vorrà dire che mi porterò un ombrello!” conclusi, facendo un gran sorriso.
Nemmeno la pioggia avrebbe potuto ostacolare il mio umore e renderlo triste.
“Di solito le brutte giornate ti mettono sempre di cattivo umore…” constatò Hel, affondando il cucchiaio nei cereali “come mai stamattina sprizzi gioia da tutti i pori?”.
Alzai le spalle, ancora con il sorriso sulle labbra.
“Perché la vita è bella!” esclamai, facendo una giravolta su me stessa.
“Mary…” mi chiamò Elyse, posando una mano sul mio braccio, bloccando sul nascere un’altra giravolta.
“Quale strana sostanza hai ingerito, bevuto o fumato per stare così, stamattina?” chiese scettica.
“Sono solo felice!” risposi, mentre ridevo sonoramente.
“No, tu sembri una strafatta!” intervenne Hel, con uno sguardo scioccato sul volto.
Risi ancora di più, poi feci un grande sospiro.
“Lo scoprirete tra qualche ora e vedrete che sarete felici quasi quanto me!” dissi, dando un leggero buffetto sulla guancia di Elyse, che aveva gli occhi fuori dalle orbite.
Si allontanò da me, e la vidi fare il gesto come per dire ‘è impazzita’ ad Helena, che annuì.
 Sbuffai, uscendo dalla cucina, avviandomi verso il salotto, poi mi fermai sullo stipite della porta, voltandomi verso di loro, che continuarono a fare colazione.
“Per vostra informazione… non sono impazzita!” esclamai, per poi saltellare avviandomi verso la porta.
Presi l’ombrello dal portaombrelli accanto alla porta, fissandolo per un po’.
Feci un sorrisetto e lo rimisi a posto, facendo un rumore assurdo e chiudendomi la porta dietro le spalle.
Non avevo bisogno dell’ombrello per riparami dalla pioggia.
A quello, ci avrebbe pensato la mia felicità.
 
                                                                                                                                *
 
Dopo aver inviato un messaggio a Robert dicendogli che dovevamo vederci, mi riparai dentro un bar, comprando un muffin al cioccolato.
Sarebbe stato difficile spiegargli tutto, ma non potevo continuare a trattarlo in quel modo.
L’avrei fatto solo soffrire, come stavo facendo, e raccontargli tutto sarebbe stata la cosa migliore.
Uscii dal bar dopo aver pagato, aggiustandomi la maglietta a mezze maniche da sotto all’enorme felpa blu che indossavo, infilandomene il cappuccio, che mi copriva il viso.
Decisi di andare da Harry e raggiungerlo all’Hotel per svegliarlo, e ricordargli di non dimenticarsi di venire a casa quel pomeriggio, dato che avremmo finalmente dato quella splendida notizia.
Corsi velocemente quando la pioggia si fece più fitta, fin quando non arrivai all’Hotel dopo un tempo che mi parve interminabile.
La hall era enorme e spaziosa, illuminata dai grandi lampadari che vi si trovavano appesi al soffitto, che mi colpirono immediatamente.
Tolsi il cappuccio dalla testa, mentre ammiravo quei grandi lampadari e mi avvicinavo alla reception.
Un signore sulla quarantina, abbastanza stempiato, dal naso lungo dove vi si trovavano degli occhiali dalla montatura spessa, aveva la testa abbassata verso un qualche foglio che sembrava davvero importante.
Cercai di richiamare la sua attenzione schiarendomi la gola per varie volte, ma nulla.
Lui parve non sentire.
Quando lo ripetei per l’ennesima volta, lui alzò lo sguardo dal bancone sospirando, alzando gli occhi al cielo.
Ci mancava solo che gli desse fastidio!
“Si?” mi domandò, sospirando nuovamente.
“Salve” salutai, facendo un sorrisino cordiale, anche se quel tipo sembrava davvero insopportabile.
Lui sospirò ancora una volta, poggiando sul bancone la penna che aveva tra le mani.
“Serve una mano?” domandò ancora.
Annuii con il capo.
“Avrei bisogno della chiave della stanza di una persona che alloggia qui…” risposi, ma quello storse il naso.
“E chi sarebbe, scusi?” chiese annoiato.
“Harry, Harry Styles”.
Al suono delle mie parole, lui fece una faccia scandalizzata.
“E lei chi è per volere la chiave della stanza del signor Styles?! Una di quelle solite fan che…”
“Sono la sua ragazza” risposi, interrompendolo e guardandolo male.
Lui fece una faccia ancora più scandalizzata e scettica.
“La sua ragazza…” ripeté sussurrando e scrutandomi dalla testa ai piedi.
Di certo, non ero in una condizione presentabile, dato che avevo i vestiti fradici!
“Già” risposi, sostenendo il suo sguardo.
Lui sospirò ancora e mi fece segno di aspettare, mentre si voltava e mi dava le spalle.
Tamburellai sonoramente le dita sul bancone, mentre mi mordevo il labbro inferiore.
Il tipo tornò, posando sul bancone una chiave sotto il mio naso.
“Stanza 315, quarto piano. Si goda il suo ragazzo” disse in tono sarcastico.
Gli rivolsi un occhiataccia, poi decisi di fargli un sorriso falsissimo.
“Lo farò!” risposi di rimando, voltandomi e avviandomi verso l’ascensore, storcendo il naso.
Non vedevo l’ora che Harry tornasse da me, per evitare di vedere di nuovo quel tizio.
Entrai in ascensore e premetti il bottone con su il numero quattro, che mi avrebbe portato direttamente sul piano dove si trovava la stanza di Harry.
Quando si aprirono le porte, mi ritrovai su un immenso e lungo corridoio larghissimo, pieno di enormi porte color panna.
Uscii dall’ascensore e mi avviai verso una di quelle porte, cercando la stanza 315.
Girai per un po’, facendo avanti e indietro per il corridoio, finché non la trovai.
Infilai la chiave nella toppa e la girai lentamente, per non fare rumore.
Aprii piano la porta, stando ben attenta a non farla cigolare così da non svegliare Harry, ma a quanto pare, era già sveglio.
E quello che mi si parò davanti agli occhi, fu come un fulmine a ciel sereno.
 
                                                                                                                          * 

Sentii il cuore andare in frantumi ancora una volta dentro di me, quando vidi la chioma bionda di Cassie avvinghiata a la sua figura maschile, tutti e due in piedi.
Sperai davvero che fosse solo frutto della mia fantasia, che avessi sbagliato stanza, ma purtroppo non era così, e io lo sapevo.
Gli occhi mi si riempirono di lacrime e lasciai cadere la chiave sul pavimento, che fece rumore, facendo voltare di scatto le due figure.
I suoi occhi si spensero ancora una volta appena videro la tristezza imminente sul mio volto.
Non riuscivo a parlare e a muovermi.
Ero come paralizzata.
Fu come rivivere un deja vù, ma stavolta era mille volte peggio.
Cercò di avvicinarsi, ma io corsi fuori da quella stanza che sapeva di tradimento, non lasciando scendere nessuna lacrima.
Sentii i suoi passi veloci dietro di me e la sua presa intorno alla mia vita.
“Lasciami!” urlai, scalciando i piedi in aria.
“Ti giuro che non è stata mia intenzione!” rispose, cercando di tenermi ferma.
“Non me ne frega niente! Ti ho detto che devi lasciarmi, adesso!”.
“Sveglierai tutti se urlerai ancora, ti prego… fammi parlare!”
“Ho detto di no!” urlai ancora più forte, quasi come se volessi farglielo apposta, e riuscii a liberarmi dalla sua presa.
Mi voltai verso il suo viso, pallido e spento, e non ci pensai due volte.
Gli mollai un sonoro ceffone su quella guancia morbida, lasciandogli il segno delle cinque dita, come la prima volta.
Solo che, stavolta, era ancora più pieno di rabbia.
Harry si massaggiò il punto in cui l’avevo colpito, e mi bloccò il polsi per evitare di ricevere altri schiaffi.
“Ti giuro… non sono stato io! Mi si è letteralmente buttata addosso un minuto prima che entrassi tu! Secondo te, ti avrei fatto una cosa del genere?”.
Si, cazzo! L’hai già fatto una volta, non vedo perché non dovresti rifarlo!” urlai, con tutto il fiato che avevo in gola.
Mi aveva illusa di nuovo, e stava riuscendo a spaccarmi sempre di più il cuore.
“Non avrei mai fatto una cosa del genere…!”.
E invece l’hai fatto, guarda un po’! Non trattarmi come un’idiota Harry, non illudermi ancora! Sono stata una cretina a fidarmi di te dopo quello che avevi fatto! Ho deciso di perdonarti, beh… a quanto pare ho sbagliato! Speravo che fossi cambiato e invece sei sempre lo stesso! Hai fatto ancora lo stesso errore, e lo ripeterai sempre!” urlai ancora, lasciando che le lacrime scorressero veloci sul mio viso.
Harry non disse una parola e cercò di asciugarmi le lacrime, ma io lo bloccai violentemente con una mano dopo essermi liberata dalla sua presa, e lo guardai in cagnesco.
“Non devi toccarmi mai più!”.
Il suo viso divenne ancora più pallido, mentre apriva la bocca per cercare di ribattere.
“Mary… ti prego…”
Non pregarmi, Harry, non sono la Madonna e non faccio miracoli!” urlai, sovrastando la sua voce.
“E se li facessi, vorrei che qualcuno per una buona volta mi amasse davvero!” dissi, tra le lacrime e i singhiozzi.
“Io ti amo, perché non mi credi?!” urlò, con la voce rotta dal pianto.
Smettila di dire stronzate! Tu non mi ami, non mi hai mai amata e mai mi amerai! Mi hai voluto solo prendere in giro e io come una deficiente ti ho creduto e mi sono innamorata di te!”
“Perché dici questo…?” sussurrò flebilmente.
“Perché se mi avessi amata sul serio, non l’avresti fatto nemmeno una prima volta….”.
Si avvicinò ancora di più a me dopo vari minuti di quello strano silenzio che si era creato tra di noi, ma io mi allontanai.
“Dimenticati di me, dei nostri progetti futuri, del modo in cui ci baciavamo e ci abbracciavamo, del modo in cui litigavamo e ridevamo, del modo in cui facevamo l’amore e di come dormivamo insieme…” sussurrai decisa “dimenticati del modo in cui ti sei innamorato di me, e dimenticati tutto quello che ci ha legati, che ti ha legato a me fino a questo momento…”.
I miei occhi volevano lacrimare ancora, ma io glielo impedii.
Quella era la decisione più difficile della mia vita, ma anche la più giusta.
“Io… non posso, Mary… non posso…” sussurrò, mentre dai suoi occhi scendeva qualche lacrima.
“Se mi ami davvero, puoi. Ed è questo quello che farò io, perché ti amo, ma non posso più soffrire così, Harry. Ci vorrà del tempo, ma è la cosa migliore per tutti e due…”.
“Non è vero, tu sai che non è vero…!” disse, alzando il tono di voce.
Rimasi immobile davanti a lui. Non avevo più la forza di litigare e alzare la voce per errori che erano già stati commessi in precedenza.
“Forse hai ragione, ma non voglio che continuiamo a farci del male a vicenda. Fidati, è meglio così…”.
Abbassai lo sguardo verso il pavimento. Guardarlo mi faceva male e perdermi nei suoi occhi, in quel momento, avrebbe potuto ferirmi ancora di più.
“Io… io non voglio stare senza te, Mary…”.
Erano le stesse parole che mi aveva detto quando avevamo fatto pace.
Sentire quelle sue parole, intonate dal suo tono di voce, mi fecero scendere alcune lacrime amare.
Nemmeno io volevo stare senza di lui, ma dovevo riuscirci.
“Ci riusciremo entrambi. Sarà difficile trovare qualcuno come te e dimenticarti, ma ci riusciremo…”
Harry scosse il capo, mentre alcune lacrime solcavano il suo viso.
“Io non ci riuscirò mai…”.
Era riuscito a sussurrare una grande verità, ma io ero troppo orgogliosa per ammetterlo, sia a lui che a me stessa.
Mi allontanai ancora di più dalla sua figura, scrutandola attentamente, quasi come se volessi imprimerla ancora meglio nei miei ricordi.
“Ti auguro di trovare qualcuno che ti ami più di quanto ti abbia amato io… anche se sarà impossibile…” sussurrai, mentre le lacrime scendevano senza paura sul mio viso.
Harry si morse il labbro inferiore, piangendo ancora.
Non disse una parola e non mi fermò.
Mi avviai verso le scale e mi voltai ancora una volta, quasi come se non volessi lasciarlo.
Rimasi ferma immobile senza muovere un solo muscolo, poi feci un gran respiro e iniziai a scendere le scale lentamente, infilando di nuovo il cappuccio in testa, quasi come se volessi coprirmi da tutto il male e non farmi vedere mai più.
Uscii fuori dall’Hotel, camminando lentamente e inspirando profondamente l’aria che sapeva di pioggia, con le braccia conserte attaccate al petto, come se volessi ripararmi da qualcosa che potesse procurarmi ancora più male al cuore.
I goccioloni d’acqua scendevano ancora più rapidi e fitti su di me, bagnandomi completamente, ma io non sentivo nulla.
Si posavano sul viso, mischiandosi e mescolandosi di continuo con quelle emozioni tristi e con le lacrime amare, piene di delusione e di mancanza d’amore.
Harry se n’era andato di nuovo, e stavolta per sempre.
Ed ero consapevole che quella, era stata l’ultima volta che l’avrei rivisto. 





Writer's Corner! :)
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In quante vogliono la mia morte, stasera?
Mi sa tante, compresa me...

Bene signorine, questo potrebbe essere il penultimo o terzultimo capitolo di questa FanFiction...
E, a quanto pare, almeno questo capitolo non finisce meravigliosamente.
Lo so che vorreste ammazzarmi per la piega che ha preso questa storia con questo capitolo
si è ribaltata tutta la felicità del precedente e dell'inizio.

Non avete idea di quanto io sia triste in questo momento
e, in effetti, lo sono da giorni perchè sta finendo...
Si, ne scriverò altre, certo, ma questa è stata la mia prima Fan Fiction, la prima che ho pubblicato...
Ed è come se ne andasse un pezzo di me.

Beh, che dirvi?
Il capitolo è un po' una delusione, ma bisogna aspettare il prossimo per vedere come andrà a finire, se bene o male...

Sono di poche parole stasera, dato che sono un po' di giorni che mi sento come se il mondo intero ce l'avesse con me..
non lo so, magari è questo brutto tempo che mi porta ad essere così triste
ma passerà! :)

Un ultima cosa: non so quando pubblicherò il prossimo, vi prometto che inizierò a scriverlo già da stasera, 
ma la settimana prossima sono piena di interrogazioni e ho un turno pomeridiano venerdì! ç_ç
Cercherò di postare il prima possibile, davvero, perchè so che non posso lasciarvi con il fiato sospeso, come stasera!
Quindi, perdonatemi già se non riuscirò a postare con la velocità di quest'ultimo periodo! 

Passiamo ai ringraziamenti, che non sono mai abbastanza:
-Come sempre, a voi, che continuate a seguire questa FF, nonostante sia arrivata alla fine.
Grazie a chi la segue dall'inizio, a chi ha iniziato a seguirla da poco o a metà :)
Grazie per le splendide recensioni e tutti i complimenti, che non merito :)

-A Rebecca, che non si arrende mai e che non deve arrendersi mai, perchè è meravigliosa!
Ti voglio bene <3
-Ad Alessia&Chiara, che hanno seguito questa storia con un entusiasmo che non mi sarei mai aspettata :)
-E ad Agnese&Federica, che sono sempre accanto a me :)

Dopo questo lungo sproloquio, io vado prima che voi mi picchiate!
Sappiate che vi voglio bene! :D

Se volete, qui c'è la mia pagina Facebook! 
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Mi perdonate con questa gif? *w*

#muchLove.
-YoursM.


 

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Capitolo 23
*** Oh, how I wish that was you... ***


                                                                                                                                                                                                       Whenever you kiss him
                                                                                                                                                                                                                                                                                       I'm breaking                                                                          
                                                                                                                                                                                                                                                                 Oh, how I wish that was me...

                                                                                                                                                                                                     {I Wish- One Direction}



Sei mesi dopo..

 


Novembre era meno freddo del solito, quell’anno.
Certo, Londra non era mai stata la città più calda del mondo, questo era risaputo, però quell’anno la temperatura giornaliera era davvero strana.
In effetti, quell’anno era stato completamente strano.
In tutti i sensi.
Era strano ed assurdo come la vita, il destino, potessero toglierti improvvisamente tutto quello che ti aveva reso felice, anche se per poco tempo.
Nonostante ci avessi provato e riprovato, Harry era un pensiero fisso nella mia testa contorta.
Lo sognavo la notte, sperando di poterci parlare come un tempo, come quando ci amavamo.
Nonostante tutto quel tempo, non ero ancora riuscita a farmene una ragione.
Più passavano i minuti, i giorni, i mesi, più ne sentivo la mancanza e più il mio cuore non si rimarginava.
Purtroppo, era successo tutto in fretta, senza che me ne godessi nemmeno un po’.
Harry era da godere giorno per giorno, erano da godere le sue battute, la sua risata, i suoi momenti buffi, i suoi momenti tristi. Era l’unica persona capace di farti cambiare umore in un attimo, sia in positivo che in negativo.
Harry era l’unico capace di farti addormentare felice, anche se la sua buonanotte non era stata per niente romantica.
Era l’unico che procurava delle emozioni indescrivibili solo guardando negli occhi una persona.
E, quella persona, ero sempre io.
Che non era riuscita a dimenticare del tutto.
Ma dovevo riuscirci.
Quei sei mesi, mi erano stati quasi d’aiuto, dato che li avevo passati tutti senza vederlo o incontrarlo, come lo era stato anche Robert.
Io e lui stavamo ancora insieme.
Ma mi sentivo un’ingrata e stupida opportunista, che si stava approfittando di quel ragazzo.
Dopo quell’addio disastroso, dovevo vedermi con Robert per lasciarlo, ma quando arrivai all’appuntamento, non ce la feci e iniziai a piangere. Lui non mi disse nulla e mi abbracciò, e fu allora che capii che lui avrebbe potuto aiutarmi.
Non fece mai domande su quel pianto così disperato, ne tantomeno su quella mattinata e sul weekend precedente. Non gli raccontai mai nulla, perché quello era rimasto il segreto di Harry e mio.
Non avrei tradito per nulla al mondo Harry, le emozioni e i momenti che passammo assieme, nemmeno dopo il nostro addio.
Sarebbero rimaste per sempre parte di me e parte di lui.
Parte di noi, che ormai esisteva solo nei nostri ricordi.
Sarebbe stato il ricordo più bello che avessi mai avuto, quel noi che comprendeva tutti i nostri momenti, la nostra canzone e le emozioni provate.
Non avrei mai raccontato niente di lui, di noi, poiché quello doveva essere solo il mio, il nostro ricordo migliore.
Casa mia era vuota, stranamente.
In quei sei mesi, ne aveva viste di tutti i colori, di gente che andava e veniva, di feste organizzate, di notti passate in bianco e di mattine frettolose.
Sembrava uno zoo, o anche un manicomio, eppure la situazione era sempre divertente e tranquilla.
Liam, Louis, Niall e Zayn sarebbero dovuti partire la settimana dopo per il tour che comprendeva varie tappe dell’Inghilterra, e saremmo rimaste sole. Almeno io, che avrei dovuto studiare, non avevo il tempo di andarli a vedere ma soprattutto, non potevo, mentre Elyse ed Helena sarebbero sicuramente andate a qualche tappa per supportare i loro ragazzi.
Ero sola in casa e stavo rimettendo a posto varie cose in camera mia.
I ragazzi erano a firmare delle copie del loro primo cd “Up All Night” uscito da poco, che aveva già raggiunto le vette della classifica dei dischi più venduti nel Regno Unito.
Ero felicissima per loro.
Meritavano quello e anche di più, perché erano pieni di talento, spirito ed allegria.
Sarebbero stati una band perfetta e indissolubile anche in futuro, come lo erano già.
Helena ed Elyse, invece, li avevano accompagnati a quell’incontro tanto importante per loro.
Io potevo solo supportarli da lontano.
Avrei voluto abbracciarlo, dargli un bacio sulla guancia e dirgli “Sono fiera di te”, così come lo ero degli altri.
Eppure, non potevo.
Ero fiera di lui, ma da lontano, dove lui non avrebbe potuto vedermi, parlarmi e rispondermi “grazie”.
Sarei stata sempre contenta del suo successo, perché era quello che gli auguravo maggiormente.
Mentre mettevo a posto la stanza, completamente in disordine, canticchiavo qualche canzone, delle quali non sapevo neanche il nome e ne sbagliavo il motivetto.
D’un tratto, urtai qualcosa che cadde dalla scrivania e si aprì.
Mi voltai improvvisamente presa dallo spavento di quel rumore e, dopo essermi ripresa, m’inginocchiai sul pavimento e raccolsi la scatolina che era caduta.
Sembrava familiare, ma non sapevo cosa ci fosse dentro, così decisi di aprirla.
Sentii improvvisamente gli occhi riempirsi di lacrime, quando quella piccola stellina mi si presentò davanti. Dopo averla ammirata un po’ in tutta la sua lucente bellezza, la sfiorai appena con le dita, cercando di non fare pressione.
Era fresca e la sua forma era perfetta, proprio come l’avevo lasciata l’ultima volta, come avevo lasciato lui.
Nonostante i mesi passati, quel giorno era proprio impossibile dimenticarlo e rimuoverlo dai miei pensieri.
Ero tornata a casa senza dire una parola, piangendo soltanto. Avevano cercato di chiedermi cosa fosse successo, avevano tentato di fermarmi, ma niente. Ero salita di sopra, mi ero chiusa dentro e avevo strappato la collana dal mio collo una volta che mi ero accorta di portarla ancora.
L’avevo buttata a terra e mi ero scaraventata a peso morto sul letto.
Probabilmente per ritornare nello scatolino, qualcuno come Elyse o Helena, era entrato in camera mia mentre non c’ero e l’avevano trovata, rimettendola a posto.
La presi tra le mani, dopo tutto quel tempo, e sapeva ancora di lui.
L’appoggiai sul cuore e sapeva ancora trasmettermi quelle emozioni che provavo una volta e che, da sei mesi a questa parte, non provavo più.
Mi avvicinai allo specchio e la rimisi al collo, ammirandola ancora come se non l’avessi mai vista e fosse la prima volta che la indossavo.
Immaginai Harry dietro di me che l’allacciava e mi toccava dolcemente i capelli.
Scossi il capo e mi rimisi a pulire la stanza.
Per quanto fosse impossibile, dovevo smettere di pensarlo.
Dopo aver riempito tre sacchi della spazzatura e averli portati giù da sola con tanta fatica, ritornai in camera e mi fermai sullo stipite della porta con le mani sui fianchi, guardando soddisfatta la mia camera, finalmente pulita.
Entrai nella stanza, stranamente in ordine, consapevole che non sarebbe durato molto.
Mi guardai intorno e aprii i cassetti e l’armadio per godermelo a fondo.
Quando, però, aprii il terzo cassetto della scrivania, il destino aveva deciso di giocarmi un altro brutto scherzo.
Sul fondo del cassetto, sotto vari fogli e quaderni, spuntava un angolino di quella che doveva essere una foto. Era leggermente arrotondato, quasi rovinato, così decisi di prenderla tra le mani.
Appena la voltai, due visi felici e sorridenti erano guancia contro guancia.
Erano i nostri visi.
Harry aveva il suo viso appoggiato al mio mentre mi abbracciava da dietro, tenendomi per le spalle.
Quella foto era stata scattata durante il “nostro weekend” passato dalla sua famiglia.
Era stata scattata all’improvviso, e se non ce ne fossimo accorti saremmo venuti malissimo.
Ma quella foto era bella perché era spontanea.
Era spontanea perché, anche se non eravamo il massimo della bellezza, esprimeva quanto potessimo amarci in quell’istante e negli istanti che vennero dopo, anche se avevamo due facce buffe e sorridenti.
Sfiorai con un dito il viso fotografato di Harry, immortalato con quel suo solito e stupendo sorriso.
I capelli ricci e morbidi che sfioravano la fronte e i contorni del suo viso, le sue braccia grandi che mi stringevano a lui, il suo petto poggiato contro la mia schiena.
E i suoi occhi.
I suoi occhi verdi che, in quel momento, brillavano anche dietro un misero pezzo di carta.
Era impossibile come potessi rivivere tutte quelle emozioni anche con una foto.
I momenti in cui l’avevo odiato, i momenti in cui mi aveva fatto irritare talmente tanto che ero pronta a prenderlo a pugni, quando avevo iniziato ad apprezzarlo, quando mi aveva fatta disperare, quando avevamo iniziato a parlare da persone civili, quando mi aveva dichiarato il suo amore e io l’avevo respinto, quando io avevo finalmente capito di amarlo ma non era finita bene, quando l’avevo perdonato e avevamo iniziato a vivere il nostro amore, e quando purtroppo era stato stroncato sul nascere.
Guardai ancora un po’ la foto, poi decisi di riposarla nello stesso cassetto.
Non avrei mai dimenticato quei momenti, e non avrei bruciato o strappato la foto, come non avrei mai buttato la collanina.
Erano cose che, in un certo senso, mi legavano ancora a lui e anche se dovevo in parte dimenticarlo, avrebbe vissuto per sempre nei miei ricordi.
 
                                                                                                                               *
 
La mattina dopo, la casa era nuovamente vuota.
Erano sempre tutti impegnati, mentre io non avevo mai niente da fare, oltre che studiare.
Ma quella mattina, non ne avevo assolutamente voglia.
Telefonai a Robert e gli proposi di fare una passeggiata, e lui accettò con piacere.
D’altronde, lui pensava che tra noi andasse tutto perfettamente, ma io no.
Ero una bugiarda meschina che si stava approfittando dell’aiuto di una persona che mi amava sul serio.
Mi lavai e vestii quasi in tempo record, cosa che non era da me.
In effetti, erano mesi che non ero me stessa.
Ero veloce quando dovevo prepararmi per uscire, mi alzavo presto la mattina ed ero quasi sempre attiva, avevo iniziato a mettere in ordine la mia stanza un giorno si e uno no, e cose varie.
Tutte cose che non avevo mai fatto in vita mia.
La cosa che più mi addolorava, era quella di aver ripreso ad evitare il parco.
Il mio parco, il nostro parco.
Quel parco che ci aveva fatto incontrare per la prima volta.
Ogni tanto Robert aveva provato a portarmi, ma io inventavo delle scuse, alle quali lui credeva quasi sempre.
Ero strana, ormai da vari mesi, e me lo dicevano tutti.
Le mie amiche mi guardavano come fossi un’altra persona, i ragazzi non riuscivano a dare delle spiegazioni al mio comportamento, i miei genitori credevano che io fossi diventata pazza. Robert continuava a fare finta di niente, ma più e più volte aveva provato a chiedermi se fossi davvero io.
Sapevo di essere radicalmente cambiata, ma purtroppo non era stata una mia decisione.
Forse il mio inconscio, forse il destino, forse la vita.
Tutte cose che non sapevo spiegarmi.
Il citofono mi riportò alla realtà, facendomi sobbalzare e, dopo essermi infilata una sciarpa e un cappello, scesi da Robert, che mi aspettava sotto il palazzo.
“Buongiorno piccola!” mi salutò sorridente, dandomi un bacio stampo, al quale mi ritrassi quasi subito “dormito bene?”.
“Mai dormito meglio…” mentii, facendo un piccolo sorrisino forzato.
In effetti, avevo passato la notte a guardare la collana e ad immaginare Harry accanto a me.
Scossi il capo, cercando di non ricordarmi di lui, almeno non in quel momento.
“Fa freddo stamattina, vero?” chiese, mentre passeggiavamo mano nella mano, cercando di intavolare un discorso, dato che io non emettevo nemmeno una sillaba.
Annuii con il capo, ma in realtà a me la temperatura sembrava sempre la stessa.
Come mi sembrava sempre la stessa giornata quando la passavo con lui.
Robert riprese a parlare, ma ovviamente io non lo ascoltai.
In quegli ultimi mesi, era diventato davvero noioso, almeno per me.
O forse lo era sempre stato e io non me n’ero mai accorta, poiché ero uguale a lui una volta.
Sembrava che parlasse sempre delle stesse cose, che facesse sempre le stesse cose.
E i suoi amici, se possibile, erano anche peggio.
Erano quasi tutti degli egocentrici che criticavano tutte le cose che si trovavano sotto il loro naso.
Trovavano da ridire su tutto, anche sulla loro stessa madre.
E Robert, stava diventando come loro.
Ogni volta che uscivo insieme alla sua comitiva, mi veniva la nausea e per poco non vomitavo addosso alle loro camice o gonne firmate.
Erano quelle persone che mi facevano passare la voglia di uscire.
E mentre loro discutevano su quanto fosse costata l’ultima borsa appena comprata di Burberry o l’ultima cinta Fendi, io pensavo a quanto fossi una cretina ad uscire con loro invece di fingere una malattia infettiva, che m’impediva sfortunatamente di vederli.
Robert poteva essere dolce e romantico quanto volesse, ma era anche un grande rompipalle!
Ogni cosa bisognava programmarla nei minimi dettagli minimo due settimane prima e bisognava seguire un programma ben dettagliato per visitare perfettamente un posto, perché lui odiava le cose organizzate all’ultimo momento.
Se solo gli avessi chiesto di andare in un posto il giorno prima per il giorno dopo, avrebbe iniziato a fare tante di quelle storie e dirmi che io ero una “persona disorganizzata che cambiava idea ogni due minuti”. E io odiavo chi mi giudicasse o cosa.
Mi piaceva prendere al volo le occasioni, anche all’ultimo minuto.
Proprio come quella volta.
Quando in un solo giorno, riuscimmo ad organizzare il weekend più bello della mia vita, senza averlo minimamente programmato o pensato.
Sorrisi a quel ricordo, e Robert se ne accorse.
“Perché ridi?” mi chiese, storcendo il naso.
Alzai lo sguardo da terra e lo fissai sorpresa, come se fossi appena scesa dalle nuvole.
“Non stavo ridendo” risposi tranquillamente.
Lui riprese a guardare di fronte a se.
“Beh, stavi sorridendo. Che c’è, ti faccio ridere?” chiese ancora.
Roteai gli occhi al cielo. Quando si diceva la pesantezza e la precisione di una persona…
“Si, mi fai ridere…” dissi, facendo un sorrisino ironico.
Ma lui parve non cogliere il senso della mia battuta di scherno, anzi, sembrò contento.
“Mi fa piacere che ti faccia ridere, però sembravi distratta…”.
“Oh, non ero distratta, ti seguivo…” mentii, guardandolo negli occhi “infatti stavo ridendo per la tua battuta!”.
Lui mi guardò scandalizzato, sgranando gli occhi e bloccandosi all’improvviso.
“Ti fa ridere il fatto che siamo in crisi economica e che il prezzo della benzina aumenti sempre più, facendo aumentare questa crisi?!”.
“Oh io… beh… volevo dir… non senti anche tu questa musica?” dissi improvvisamente, mentre cercavo una scusa.
Fortunatamente, qualcuno aveva deciso di aiutarmi, levandomi da quella situazione!
“Ma… Mary…” cercò di dire, ma io non lo ascoltavo più.
Quella musica mi aveva colpita, e cercai di capire da dove provenisse.
D’un tratto, notai una folla di gente, soprattutto di ragazzine adolescenti, che si avviava verso un’altra folla ancora più gremita.
Erano tutte eccitate e felici, quasi con le lacrime agli occhi, e correvano per raggiungere quella folla.
Spinta dalla curiosità, seguii due ragazze che parlottavano eccitate di quella strana musica che proveniva da non molto lontano. Riuscii ad afferrare parole come “tra una settimana inizierà il tour” e “hai comprato il cd? Io l’ho portato, voglio farmelo autografare!”.
Non riuscii bene a capire, così le seguii fin quando non mi ritrovai davanti ad un grande palco in uno spazio abbastanza largo per permettere di guardare a chiunque.
Sul palco, c’era un grande cartellone viola con su scritto “Believe in Magic” in bianco.
Sembrava una manifestazione di beneficenza, anche se erano presenti soprattutto ragazze dai tredici anni in su. Avevano tutte un braccialetto viola al polso e riuscii a leggere la stessa scritta che vi si trovava sul cartellone, così capii che era sicuramente qualcosa in beneficenza.
Mentre mi guardavo in giro, voltando il capo da destra verso sinistra, notai una bancarella con una fila lunghissima, dove probabilmente si vendevano i braccialetti e mi parve di vedere una chioma di capelli color biondo cenere portati lunghissimi e sciolti sulle spalle, fin troppo familiare.
Scossi il capo e scrollai le spalle, ma d’un tratto, si alzò un boato eccitato da quella folla, così mi voltai verso il palco, e il mio cuore si fermò, per poi riprendere a battere forte.
Non era possibile.
“Ciao a tuttiii!” disse Liam, con la voce amplificata dal microfono, e si alzò ancora di più il boato.
“Grazie per essere qui stamattina e per aver sprecato un po’ del vostro tempo per stare con noi ed aiutarci a raccogliere fondi per l’associazione ‘Believe in Magic’, che aiuta i bambini malati. L’ingresso è aperto a tutti ed è gratuito, basta solo comprare il braccialetto che potrete trovare in quella bancarella organizzata dalle nostre amiche Helena ed Elyse! Vi ringraziamo ancora per il vostro supporto, io e i ragazzi siamo sicuri che oggi, passeremo una bellissima giornata insieme!”.
Quando Liam concluse il discorso, nemmeno quel fracasso riuscì a farmi riprendere.
Ero ferma ed immobile, mentre tutti e cinque salutavano la folla e mandavano baci.
Riuscivo solo a tenere lo sguardo fisso su di lui e sulla sua figura.
Erano sei mesi che il mio cuore non batteva così forte, sei mesi che avevo sperato di poterlo rivedere, sei mesi che avevo bisogno di lui.
Era l’unica cosa, l’unica persona che riuscivo a riconoscere in quel momento.
I capelli ricci e disordinati come al solito, la sua figura alta e snella, messa in risalto da una maglia bianca e da una giacca blu, il solito sorriso stampato sulle labbra, le solite ed adorabili fossette che glielo incorniciavano e che, in quel momento, sembravano non far impazzire solo me.
Il solito Harry, che mi mancava ogni giorno.
All’improvviso, sentii qualcuno che mi si scaraventò addosso con poca grazia, e mi spaventai.
“Sapevo che saresti venuta!”.
Se non avessi riconosciuto la voce, probabilmente avrei preso a calci quella persona dalla delicatezza di un elefante mista a quella di un ippopotamo.
“Dio, Elyse, tu farai morire la gente in questo modo!” esclamai, portandomi una mano sul petto.
“Si, anche io sono contenta di vederti!”.
“E tutto questo entusiasmo da parte tua?! Ti ricordo che viviamo insieme, mi vedi tutti i santi giorni!” dissi scettica.
“Si però… sai, è strano vederti qui… a pochi metri da…”.
“Ciao Elyse!” la salutò Robert, che a quanto pareva aveva deciso di raggiungermi.
Il viso di Elyse si trasformò da entusiasta a deluso ed annoiato.
“Oh, ci sei anche tu, Robert. Non ti avevo visto…” lo salutò, ma con molto meno entusiasmo.
“Si, sono venuto a recuperare Mary…” spiegò, dandomi un buffetto sulla spalla, ma io mi scansai.
Recuperare?! Cos’ero, il suo cane, per caso?!
“Andiamo?” mi disse, tendendomi la mano.
“No” s’intromise Elyse “Mary deve rimanere qui. Lo vedi quel bel moretto dagli occhi azzurri con le bretelle sulla camicia, e quell’altro scuro di capelli con un completo nero? Beh, si da il caso che il primo è il mio ragazzo, il secondo è quello di Helena e sono grandi amici di Mary, come lo sono tutti e cinque, che tra meno di una settimana partiranno per un tour in tutto il Regno Unito! E, dato che lei non verrà, dovrà vederli esibire… adesso!” concluse, facendogli un sorriso falsissimo, di quelli che sono lei poteva rivolgere a qualcuno che non sopportasse.
Le diedi una leggere gomitata nel fianco quando Robert scrutò annoiato ed infastidito la folla di ragazze.
“Ma sei scema?!” digrignai tra i denti “io non posso rimanere qui, e tu lo sai bene!”.
Elyse mi rivolse un sorrisino soddisfatto per poi darmi un buffetto sulla guancia.
“Si che puoi! E devi! Adesso vado, che Hel senza di me non ce la fa a vendere tutti i braccialetti, la conosci, è un caso perso! Oh, e non provare ad andare via, guarda che ti vedo da lì!”.
Cercai di controbattere, ma lei era già sparita tra la folla.
“Dobbiamo rimanere per forza?” chiese improvvisamente Robert annoiato, e io gli rivolsi un’occhiataccia, annuendo.
Lui sospirò e ci avvicinammo di più al palco, in una posizione dove avrei potuto scrutare meglio il suo viso perfetto.
D’un tratto, una musica nuova riprese a suonare, e Zayn iniziò a cantare, mentre Robert mi circondava le spalle con un braccio, quasi come se non volesse farmi muovere.
 
He takes your hand, I die a little
I watch your eyes, and I'm in riddles
Why can't you look at me like that
 
In quel momento, pensai che quella canzone fosse stata scritta per noi, per quell’orribile situazione, e i miei occhi si riempirono di lacrime.
 
When you walk by I try to say it
But then I'll freeze, and never do it
My tongue gets tied, the words get trapped
 
Quando Liam cantò quella parte, pensai davvero che il destino ce l’avesse con me.
Sembrava tutto così legato a noi.
D’un tratto, notai che gli occhi di Liam si posarono su di me, quasi scioccati, e poi verso di Harry, che si stava preparando alla sua parte, guardando tra la folla.
E allora si sarebbe accorto di me.
 
I hear the beat of my heart gettin' louder, whenever I'm near you
 
E così fu.
I suoi occhi verdi, tristi e dalla luce spenta, si posarono nei miei, uguali ai suoi in quel momento.
Gli si bloccò quasi il fiato alla mia vista, e rimase perplesso.
Erano mesi che eravamo lontani, mesi che sentivamo l’uno la mancanza dell’altro e viceversa.
E dopo mesi, i nostri cuori ricominciarono a battere quando ci trovammo l’uno di fronte all’altra.
 
But I see you with him
Slow dancin'
Tearin' me apart, cause you don't see
Whenever you kiss him
I'm breaking
Oh, how I wish that was me
 
Sapevo quanto stesse male.
Lo sentivo dal suo modo di cantare quelle strofe, dalla sua voce incrinata, dai suoi occhi lucidi.
Sapevo quanto stavo male io quando lo vedevo in quel modo.
Sapevo che gli aveva sempre fatto male vedermi con Robert.
Quasi quanto faceva male a me, in quel momento.
 
He looks at you, the way that I would
Does all the things, I know that I could
If only time could just turn back
 
Forse quelle parole, fecero più male di quanto ne facessero le altre.
Guardava solo me mentre cantava.
Mi guardava come se ci fossi stata solo io lì, in quel momento, come se ci fossimo solo noi.
Volevo di nuovo lui, che mi guardasse come solo lui sapeva fare.
Volevo essere baciata solo da lui, fare tutte le cose che voleva e poteva fare anche lui.
Se solo avessimo potuto tornare indietro…
 
Cause I've got three words, that I have always been dying to tell you
 
‘Vorrei tanto sentirtele urlare al mondo, Harry, quelle maledette tre parole che ci hanno uniti quella notte, come ci hanno uniti per sempre’  pensai.
Eppure, sarebbe stato da sciocchi farci ancora del male.
Robert mi strinse più a se, dopo che fu ripetuto nuovamente il ritornello, ma io avevo occhi solo per il ragazzo che amavo sul serio.
Harry se ne accorse e abbassò lo sguardo, impugnando più forte il microfono come se volesse frantumarlo.
 
Oh, how I wish that was me
With my hands on your waist, while we dance in the moonlight
I wish it was me that you are calling around, cause you wanna say goodnight
Quanto volevo che fossero le sue mani sui miei fianchi, in quel momento.
Quanto volevo ballare con lui di notte, facendoci prendere per due pazzi, ma innamorati.
Quanto volevo che ritornassero i nostri ‘buonanotte’ per niente romantici.
Quanto volevo passare la notte con lui, guardandoci solo negli occhi, senza dirci nulla.
Sentivo i suoi occhi verdi puntati su i miei.
Quanto mi era mancato il suo sguardo, e quanto mi mancava ancora.
Nonostante tutto, quando lui mi guardava, mi sentivo ancora amata, anche solo per un secondo.
La canzone stava per finire, ma Harry non riusciva a distogliere lo sguardo dalla mia figura, come io non riuscivo a farlo con la sua.
Intonò le sue ultime strofe con quella sua voce armoniosamente perfetta, ma sembrava non gli bastasse.
E quando Zayn si preparò per finire la canzone con la sua parte, Harry mi guardò ancora e cantò insieme all’amico, sussurrando quelle poche, ma vere ed importanti parole, muovendo solo le labbra, come se nessuno dovesse accorgersene, come se lo dovessi vedere solo io.
 
Oh, how I wish that was me…
 
La canzone finì, ma io non riuscivo a muovermi.
Le fan iniziarono ad urlare più forte, chiedendo il bis o altre canzoni, ma io non spiccicavo parola.
Se avessi fatto scendere le lacrime, Robert avrebbe iniziato a fare mille domande, e io non volevo dargli mille spiegazioni.
I nostri sguardi erano ancora persi l’uno negli occhi dell’altro.
Nemmeno lui riusciva a muoversi e a parlare, così decisi di andarmene.
Lui doveva cantare e io non potevo impedirglielo con la mia stupida ed inutile presenza.
Robert mi prese per mano e, imprecando contro quelle povere ragazze, mi portò via da lì, quasi trascinandomi.
Non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso, e lui faceva lo stesso.
Sentii una lacrima solcare il mio viso quando vidi la sua figura rimpicciolirsi, segno che ci stavamo abbandonando e perdendo di nuovo.
‘Oh, Harry… come vorrei che fossi tu…’
 
                                                                                                                     *
 
“Allora, di che dovresti parlarmi di tanto urgente?”.
Robert si sedette sulla sedia del tavolino che avevamo occupato, annoiato.
Quel giorno in cui avevo rivisto Harry, non riuscii a dormire.
Pensavo solo ed unicamente a lui, e non riuscivo a togliermelo dalla testa.
Sapevo che, dopo quei lunghi sei mesi della sua assenza, non avrei mai potuto dimenticarlo, con o senza l’aiuto di Robert.
Feci un gran sospiro, portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Quando aprii la bocca per iniziare a parlare, lui m’interruppe.
“Possiamo fare velocemente? Dovrei aiutare papà al locale tra un quarto d’ora e non vorrei fare tardi…” disse, incrociando le braccia al petto.
Sentii la rabbia crescere costantemente dentro di me.
Avrei tanto voluto prendere a pugni quella faccia con un’espressione di superiorità stampata sul volto, ma mi trattenni, anche perché dopo avrei dovuto pagare i danni al bar, ma almeno avrei risparmiato il mondo da un altro idiota!
Cercai di placare la rabbia conficcandomi le unghie nella carne del palmo della mano, e gli rivolsi un sorrisino.
“Oh, visto che ci tieni tanto sarò breve e concisa… ti lascio”.
L’espressione sul suo volto si trasformò da annoiata a sorpresa, con tanto di sgranamento di occhi, come nei migliori film.
“Mi prendi in giro, vero?” domandò.
Scossi il capo, facendo un sorrisino soddisfatto. Mi stavo liberando finalmente di un idiota!
“Tu… tu… io voglio dei validi motivi! Non puoi lasciarmi senza un perché!” esclamò, alzando il tono di voce.
“Non andavi di fretta?” domandai tranquilla, guardandomi le unghie.
“Si, ma questa cosa è molto più urgente! Insomma, non capisco cosa ci sia di sbagliato in noi! Guardaci: siamo la coppia modello per tutti i nostri amici! Andiamo d’accordo, la pensiamo praticamente allo stesso modo su tutto, stiamo benissimo insieme, la mia famiglia ti adora, ti ho sempre trattata da principessa, il sesso va talmente bene tra di noi che potremmo tranquillamente scopare anche qui davanti a tut…”.
Interruppi quel suo discorso così cretino e maschilista, che mi faceva venire il voltastomaco.
Quanto avrei voluto prenderlo a calci!
“Uno: quelli che tu chiami ‘nostri amici’ sono solo tuoi amici, che per giunta mi stanno anche sulle palle. Io ho i miei amici, che non sono per niente dei fighetti come lo sono i tuoi e, mi dispiace dirtelo, ma come lo sei anche tu. Due: non la penso per niente come te. Sei talmente egocentrico e narcisista, che non ti accorgi nemmeno che io non seguo mai i tuoi orribili discorsi senza senso.
E tre: appunto, sesso. Io e te insieme abbiamo potuto solo fare sesso, ma mai l’amore.
Perché io l’amore l’ho fatto con una persona sola”.
Finalmente gli stavo dicendo tutto quello che mi ero tenuta dentro per sei lunghissimi mesi, o forse anche di più. Mi sentivo libera e senza più nessun peso sullo stomaco che avevo da mesi.
Stavo finalmente bene con me stessa.
Robert non riusciva a spiccicare una parola e rimase con la bocca aperta per qualche minuto.
D’un tratto, iniziò ad urlare facendo voltare tutti i presenti in quel bar, ma io non lo ascoltavo.
Avevo come dei tappi nelle orecchie, che m’impedivano di sentire tutte le volgarità e gli insulti che mi stava rivolgendo quell’ameba dai capelli biondo cenere.
Quando finalmente smise, completamente rosso in viso, lo guardai con ancora un sorrisino soddisfatto sul volto.
“Hai finito?” gli chiesi tranquilla.
Lui annuì col capo, incapace di parlare.
Allontanai la sedia dal tavolo e mi alzai, infilandomi il cappotto, il cappello e la sciarpa di lana, mettendomi la borsa marrone sulla spalla.
Mi voltai verso di lui e lo fissai ancora un po’, poi gli sorrisi ancora.
“Ottimo. Ti auguro una buona giornata!”.
Lo lasciai lì, seduto a quel tavolino che mi guardava sconcertato, senza dirgli nient’altro, mentre io mi voltai e andai fuori, lasciando che il vento di Novembre mi colpisse il viso.
Finalmente, avevo imparato a cacciare via le persone inutili dalla mia vita, anche se mi ci era voluto un po’ di tempo per capirlo ed agire.
‘Vedi, Harry? Ogni tanto le so mantenere le promesse…’







Writer's Corner! :)
PREMESSA!
PREMESSA!
PREMESSAAAAAA!

Questo che avete letto è il penultimo capitolo di questa FanFiction!
Ebbene si, signorine!
Questa storia sta volgendo a termine! ç_ç
Non avete idea di come sono triste!
Cioè cavolo, la mia prima FF e... insomma, mi sento come se ne stesse andando via una parte di me! ç_ç

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Anyway, lasciando stare la mia disperazione, io ho delle scuse da farvi!
Ma dovete sapere che questo mio "ritardo" non è stato voluto da me, ma dalla mia connessione che ha deciso di prendersi qualche giorno di malattia, mentre mi faceva disperare!
Fortunatamente, quell'anima pia e pura del fidanzato di mia sorella è riuscito a risolvere tutto pochi minuti fa, e adesso la connessione va benissimo come prima! :D
*siesalta!*

Poooi, che altro ho da dirvi?
Ah, si!
Mi scuso ancora per non aver risposto immediatamente a tutte le vostre meravigliose recensioni!
Risponderò il prima possibile a tutte! 
Ad alcune sarà arrivata la mia risposta perchè ero connessa dal cellulare, usando abusivamente una rete libera di un vicino :D
*venerailvicino*
ma non prendeva nemmeno benissimo e io non mi trovo a scrivere con il cellulare, quindi se c'è qualche errore nelle mie risposte, sorry! n.n"

E, so che non c'entra, ma io so che voi avete odiato Robert più del solito in questo capitolo perchè vi dico una cosa:
l'ho odiato anche io! u.u
*rivelazionesconvolgentetatataaaaaaaaaaaaaaaaa*

Ancora un'ultima cosa:
Se riesco, cercherò di postare domani L'ULTIMO capitolo! ç_ç
(anche se non vorreii! ç_ç)
e dopodomani l'epilogo! :)
Ho già tutto pronto da ieri, tipo, dato che non avevo nulla da fare e l'ho finita! :)
Inoooltre, ne ho iniziata un'altra che non so quando pubblicherò, perchè devo svilupparla almeno un po', quiiindi..
penso dopo la gita, cioè verso il 29 o 30 Aprile! :D

Biien, non mi resta che salutarvi e ringraziarvi come al solito, per tutto quello che fate e siete rimaste con me e con questa storia fino agli ultimi sgoccioli! :)
Siete davvero meravigliose! *w*
Gli altri ringraziamenti come al solito vanno alla mia Rebecca, che non sento da giorni (causa: connessione di cacca) e che mi manca taaaanto ç__ç
Ad Alessia e Chiara, che hanno seguito questa storia con tanto entusiasmo che non mi sarei mai aspettata! 
E ad Agnese&Federica, che stamattina hanno appreso la notizia della fine di questa FF! 
E che sono sempre con me :)

Buueno, chicas!
Dopo tutto questo luuungo sproloquio, vado via e vi lascio godere questo penultimo capitolo *bwaaaaaaaç___ç*
*piangeesidisperasidisperaepiange*

Se volete, potete passare tutte qui, nella mia pagina Facebook! :D
http://www.facebook.com/LeiCredeNeiMiracoli
Grazie ancora di tutto, davvero!
#muchLove.

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Ma quanto è bello quel Kevin! *o*

-YoursM.

 

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Capitolo 24
*** My heart is breathing for this Moment in time I find the words to say ***


                                                                                                                                                                     Tears stream, down your face
                                                                                                                                                                                                                    I promise you I will learn from my mistakes
                                                                                                                                                                                                                                    tears stream down your face and I…
                                                                                                                                                                                                                                       Lights will guide you home
                                                                                                                                                                                                                                              and ignite your bones
                                                                                                                                                                                                                                                                     and I will try to fix you...
                                                                                                                                                                                                                                                                      {Fix You- Coldplay}






Avevo deciso di andare via per un po’, lasciarmi tutto dietro le spalle.
Ero partita così, senza dire nulla a nessuno, durante una mattina presto, fredda e cupa.
Avevo lasciato un bigliettino sul tavolo della cucina, rivolto ad Elyse ed Helena, spiegando che andavo a trovare i miei per un po’, questa volta sul serio.
Ero partita il giorno dopo che avevo lasciato Robert, ed allontanarmi da casa mia, sembrava un ottimo inizio per quella nuova vita.
Passare del tempo con i miei a Bristol sarebbe stato perfetto.
Lontana dalla Londra caotica e rifugiarmi in un piccolo paesino vicino Bristol, sembrava la cosa migliore da fare.
Avevo maturato l’idea di lasciare quella città così grande e trasferirmi nella casa nuova dei miei, continuando i miei studi lì, ma in quel momento, era solo un pensiero.
I miei genitori erano stati contentissimi di riavere la loro bambina da coccolare per un po’ di tempo, dato che gli avevo detto che avrei voluto passare del tempo con loro.
Durante la mia permanenza, non gli avevo raccontato né di Harry né tantomeno di Robert.
Magari gliene avrei parlato, ma non subito. Avrei aspettato un po’ di tempo, dopo che le acque si sarebbero finalmente calmate e io avrei iniziato a vivere lì.
Erano cinque giorni che ero a Bristol e avevo spento il cellulare, per godermi la pace e la quiete giornaliera di quella cittadina.
Avevo iniziato ad arredare quella stanza degli ospiti nella mia stanza personale, e avrei portato mano a mano tutti i miei oggetti, da Londra a lì.
Avrei sentito la mancanza di casa mia, dell’Università e di tutto ciò che mi apparteneva e circondava, ma non potevo più sopportare quella situazione.
D’un tratto, sentii il tocco dolce di mia madre bussare alla porta, che si aprì poco dopo.
“Amore, ci sono…”.
“Non preoccuparti, Lia, tu spostati… ce ne occupiamo noi!” urlò una voce familiare e decisa dal fondo del corridoio, seguita da passi svelti e pesanti.
E, infatti, le mie paure si erano avverate.
Elyse scaraventò quasi mia madre quando comparve sullo stipite della porta, accompagnata da Helena, puntandomi contro l’indice.
“Tu… alza immediatamente il tuo fottuto culo da quel letto e portalo fuori da questa stanza, adesso!!!”.
Se mia madre non le avesse conosciute, mi avrebbe sicuramente chiesto che tipo di gente frequentavo dopo aver visto quelle due, che sembravano due tori imbufaliti.
“Perché dovrei?” risposi, rimanendo seduta sul materasso.
“Perché devi tornare con noi a Londra, immediatamente!” esclamò Hel.
Scrollai le spalle, abbassando lo sguardo.
“E se io non volessi?”.
Elyse per poco non mi si scaraventò addosso, ma mia madre le mise una mano sulla spalla per fermarla.
“Sono calma, Lia, ti giuro che sono calma. Non la prenderò a schiaffi, né tantomeno a calci mentre la insulto, almeno non adesso…” disse, cercando di tranquillizzare mia madre.
“COME TU NON VUOI?! TU DEVI E BASTA!”.
“Non urlare Elyse, disturbi il vicinato!” esclamai, tappandomi le orecchie.
“Oh, non c’interessa del vicinato, adesso! Tu stai mandando all’aria il tuo amore, Mary, lo capisci si o no?!” disse Helena, roteando gli occhi al cielo.
“Io non sto facendo proprio niente! Sto solo cercando di dimenticare!” risposi, alzando il tono di voce.
“E lo chiami niente?!?” esclamò Elyse, sbarrando gli occhi.
“Ascolta, Mary, ti ricordo quanti giorni sono passati da quando te ne sei andata, e soprattutto che giorno è oggi…” aggiunse dopo un po’ di silenzio, sospirando e abbassando il tono di voce.
Vedevo lo sguardo perplesso di mia madre, che non capiva per niente quella situazione.
“Sono passati cinque giorni da quando sei andata via, cinque! E oggi inizia il tour, diavolo! Devi venire con noi e devi chiarire con l’unica persona che ami davvero, perché stai male, te lo si legge in faccia, ed è passato fin troppo tempo!”.
Abbassai lo sguardo, tamburellando le dita sul piumone.
D’un tratto, il cellulare di Helena squillò, interrompendo quello strano silenzio che si era ricreato.
“Zayn! Si, siamo arrivate e stiamo cercando di riportarla a Londra. Oh certo, è la solita testarda che non vuole venir… ehi!”.
 “Da’ qua, ci penso io…” disse Elyse, che le strappò il telefono dalle mani, con uno sguardo incazzato.
“Tu, Pakistano, passami immediatamente Tomlinson! Fa’ immediatamente come ti ho detto e non controbattere, ho bisogno di parlare con qualcuno che abbia il mio stesso quoziente intellettivo!”.
“Quindi pari a zero…” sussurrai scettica.
“Tu zitta! Devo confrontarmi con il mio ragazzo per trovare un modo di tirarti fuori di qui e portarti da Harry!” rispose, puntandomi nuovamente l’indice contro e avviandosi verso un’altra stanza, mentre la sentivo parlare con Louis.
Mia madre mi si avvicinò e si sedette accanto a me, con uno sguardo ancora più perplesso.
“Mary, ma cosa sta succedendo? Perché devono portarti da questo Harry?”.
Sospirai, scrollando le spalle.
“Nulla, mamma. Sono queste due che sono delle cretine!”.
“Due cretine?! Credi che noi siamo due cretine?!” esclamò Hel, con gli occhi sbarrati.
“Noi ti stiamo facendo capire che stai abbandonando tutto quello che ti fa stare bene, Mary! Noi vogliamo riportarti dal tuo unico vero amore, e tu dici che siamo due cretine?! Perdonaci, se ti stiamo solo aiutando a recuperare la tua felicità!!”.
Abbassai lo sguardo, e subito mi scesero le lacrime, accompagnati da piccoli singhiozzi.
Mia madre posò una mano sulla mia spalla, dandomi dei leggeri colpetti per cercare di calmarmi.
“Se è questo Harry che ti rende felice, che aspetti?! Corri a riprendertelo…”.
Quel suo sussurro, rivolto solo ed unicamente a me, mi diede finalmente quella forza che ormai avevo abbandonato da sei lunghissimi mesi.
Asciugai le lacrime con il dorso della mano ed alzai lo sguardo, rivolgendole un sorriso e abbracciandola, perdendomi nel suo dolce profumo materno.
Lei ricambiò il mio abbraccio, stringendomi più forte a se.
“Lo farò…”.
La sentii sorridere e mi accarezzò i capelli dolcemente, poi mi alzai dal letto sotto lo sguardo felice di Helena, mentre Elyse tornava in camera a passo svelto.
“Allora, Louis dice che se non ti alzi immediatamente da quel letto, lui viene qui e ti prende a sprang…?”.
Sorrisi a tutte e due, mordendomi il labbro inferiore.
“Se non avete nient’altro da dire, io sarei pronta…!” dissi.
In pochi secondi me le ritrovai addosso, che mi abbracciavano felici, come solo le vere amiche sanno fare. Perché le vere amiche fanno questo: ti aiutano in ogni momento, anche se tutto ti va di merda, e ti fanno risollevare.
E loro fecero questo.
Non erano due cretine, lo ero stata io, perché loro avevano sempre avuto ragione su me, su Harry, su tutto. E non mi avevano mai abbandonata.
“Lia, ringraziaci se non ti ritroverai più una figlia con la faccia storpiata ed irriconoscibile per tutte le botte che le avremmo dato se non fosse venuta con noi!” esclamò Elyse, facendo ridere di gusto mia madre.
“Possiamo andare, allora?” domandò Hel, dandomi un buffetto sulla guancia, e io annuii.
“Si parte gente!” urlò Elyse, alzando le braccia in aria “andiamo a riconquistare l’amore!”.
Uscimmo da quella piccola stanza, chiudendoci la porta alle spalle.
Dopo aver salutato mia madre, ci mettemmo in macchina, guidata da Elyse.
Finalmente, stavo per riconquistare il mio unico, vero amore.
 
                                                                                                                           *
 
Quando eravamo tornate a casa dopo cinque ore di viaggio, compreso lo stress del traffico, le mie amiche non avevano perso tempo e si erano messe all’opera, organizzando l’incontro con Harry.
Sarebbe stata una sorpresa per entrambi, dato che nemmeno io sapevo cosa dovessi fare.
Ero seduta in cucina su uno sgabello che mi torturavo le mani, mentre sentivo Elyse organizzarsi al telefono con Liam e Louis, ed Helena era al piano superiore a scegliere un vestito mentre veniva consigliata da Zayn.
Non sapevo che fare.
Finalmente avrei rincontrato l’unico che sapeva farmi battere il cuore, ma non sapevo come comportarmi, cosa dirgli.
Se lui mi avesse rifiutata, mi sarei davvero trasferita a Bristol, abbandonando la mia vita ed iniziarne una nuova.
“Allora, questo è il piano…!” intervenne Elyse, battendo una mano sul tavolo, facendomi sobbalzare.
“Adesso ti prepari e andiamo lì, poi quando il concerto finirà, parlerai con Harry e succederà quel che succederà!”.
Tamburellai le dita sul tavolo nervosamente.
“E dove sarebbe il concerto?” domandai, con la voce che tremava.
“Al St. James Park”.
Alzai lo sguardo improvvisamente dopo le parole di Elyse.
il concerto si sarebbe tenuto nel nostro parco, dove tutto ebbe inizio.
Era come se il destino avesse voluto farci un regalo, iniziare da capo dove era iniziato tutto.
“Che hai, Mary? Sei pallida” disse Elyse, scrutando a fondo il mio viso.
Sorrisi e mi portai una ciocca di capelli dietro l’orecchio, alzandomi dallo sgabello.
“Nulla, stavo pensando a quanto il destino sia stato meraviglioso, stavolta…” risposi, mentre uscivo dalla cucina.
Lei alzò le spalle e mi guardò confusa, come se non riuscisse a capire.
E, in effetti, in quel momento non avrebbe potuto.
Andai al piano superiore in camera mia, ma Helena mi bloccò, mostrandomi un suo vestito.
“Che te ne pare?” domandò entusiasta.
Scrutai a fondo quel vestito verde, era molto bello, ma non poteva andare.
Scossi il capo ed entrai in camera mia, aprendo il mio armadio e scegliendo qualcosa da mettere, quando lo vidi in un angolino dell’armadio, mai toccato e mai messo.
Lo presi tra le mani.
Il tessuto era morbido, proprio come l’avevo preso tra le mani la prima volta.
Harry l’avrebbe riconosciuto.
Mi vestii velocemente, indossando quel vestito giallo che comprammo insieme, e mi truccai leggermente gli occhi con una matita nera, abbinando delle ballerine nere.
“Sei pronta per andare?” disse Hel, ferma sulla porta, che mi guardava sorridente.
Annuii leggermente con il capo, nervosa e felice allo stesso tempo, mentre lei mi metteva un braccio intorno alle spalle.
‘Ti giuro che potremmo finalmente amarci come si deve, Harry. E’ una promessa’.
 
                                                                                                                        *
 
Arrivammo correndo in quel parco completamente allestito mentre il concerto era già iniziato.
C’erano milioni di persone, tutte entusiaste che aspettavano i ragazzi.
Io, Elyse ed Helena, entrammo dietro le quinte con dei pass che i ragazzi avevano dato loro in quei cinque giorni che non c’ero stata.
A quanto pareva, avevano organizzato tutto per bene.
Ero nervosissima e super tesa.
Tremavo dalla testa ai piedi, perché non vedevo l’ora di parlargli e di amarlo di nuovo.
Il concerto era iniziato già da due ore, ormai, e mancava poco alla fine.
Avevano intrattenuto il pubblico come solo loro sapevano fare, con battute ed imitazioni varie di loro stessi, facendo ridere tutti i presenti.
Quando arrivai dietro le quinte, mi nascosi per bene, cercando di non farmi scoprire, ma guardavo Harry da lontano.
Sembrava così felice di aver realizzato finalmente il suo sogno, quello che aveva desiderato per una vita intera.
Mi venne quasi da piangere quando lo vidi per la seconda volta.
Dio, se mi era mancato!
Controllai la scaletta delle loro esibizioni e, dopo la fine di “What Makes You Beautiful” , ci sarebbe stata una canzone che non avevo mai sentito in vita mia.
Quando la folla finì di cantare insieme a loro le ultime note della canzone, dopo aver ballato ed essersi scatenati per tutto il tempo, Liam avvicinò di nuovo il suo microfono alla bocca per parlare.
“Il concerto sta per finire, ma prima vogliamo lasciarvi con una canzone nuova che non è uscita nel cd, ma nello speciale! L’ha scritta in nostro Hazza e speriamo che vi procuri le stesse emozioni che procura a noi!”.
Quasi non riuscii a credere alle parole di Liam, e buttai la scaletta a terra, avvicinandomi di più all’inizio delle quinte.
Quando la musica iniziò, subito quelle note dolcissime mi colpirono e Liam iniziò a cantare quelle parole che conoscevo a memoria.
 
Shut the door, turn the light off
I wanna be with you, I wanna feel your love
I wanna lay beside you, I cannot hide this
Even though I try.
 
Niall si accorse della mia presenza lì vicino, e mi sorrise.
Guardò Zayn, che aveva avuto lo stesso accorgimento del biondo, e annuii col capo.
Niall mi fece segno con una mano di andare sul palco, mentre Liam riprese a cantare.
 
Heart beats harder, time escapes me
Trembling hands touch skin
It makes this hard, girl
And the tears stream down my face
 
Presa dalla sicurezza che m’infondevano quelle parole così familiari per me e per il mio cuore, feci un sospiro e mi avviai verso il palco lentamente, quasi come se non volessi farmi accorgere.
Louis sorrise felice, e fece un cenno col capo verso Harry, che era l’unico che non aveva capito cosa stesse succedendo, e si voltò verso di me, mentre iniziava ad intonare le sue strofe.
 
If we could only have this life for one more day
If we could only turn back time…
 
Mi guardò sorpreso, e i suoi occhi tornarono a brillare come sempre.
Quando mi fu finalmente vicino, appoggiò la sua fronte contro la mia, facendomi perdere nei suoi occhi verdi, che mi erano mancati tanto.
Mi sfiorò il viso con un dito, mentre continuava a tenere il microfono accanto alle sue labbra, che intonavano la nostra canzone.
 
You know I'll be
Your life, your voice, your reason to be
My love, my heart is breathing for this
Moment, in time I'll find the words to say
Before you leave me today
 
Ci guardavamo e basta, senza dire una parola, perdendoci ognuno negli occhi dell’altro sussurrando il resto della canzone in silenzio, labbra contro labbra, senza farci accorgere da nessuno, ma solo da noi stessi per far battere ancora una volta i nostri cuori, insieme.
 
Close the door, throw the key
Don't wanna be reminded, don't wanna be seen
Don't wanna be without you, my judgement's clouded
Like tonight's sky
 
Undecided voice is numb
Try to scream out my lungs
It makes this harder
And the tears stream down my face
 
If we could only have this life for one more day
If we could only turn back time, you know I'll be
 
Your life, your voice, your reason to be
My love, my heart is breathing for this
Moment, in time I'll find the words to say
Before you leave me today
 
Flashes left in my mind
Going back to the time
Playing games in the street
Kicking balls with my feet
 
Dancing on with my toes
Standing close to the edge
There's a pile of my clothes
At the end of your bed
 
As I feel myself fall
Make a joke of it all
 
You know I'll be
Your life, your voice, your reason to be
My love, my heart is breathing for this
Moment, in time I'll find the words to say
Before you leave me today
 
You know I'll be
Your life, your voice, your reason to be
My love, my heart is breathing for this
Moment, in time I'll find the words to say
Before you leave me today.
 
La canzone si concluse con l’ultima strofa intonata da Harry, che manteneva ancora il contatto visivo con me.
Non avevamo smesso di guardarci, di sfiorarci, di amarci ancora per tutto il resto della canzone.
Quella era la nostra canzone, che parlava di noi e dei nostri momenti.
La folla dei fan iniziò ad esultare e ad urlare, ma Harry non si voltò.
Mi sfiorò ancora una volta il viso con il suo indice, e io sorrisi sulle sue labbra.
Eravamo ancora una volta noi.
Lo presi per mano e, senza che ci dicessimo una sola parola, come se mi avesse letto nel pensiero, capii le mie intenzioni, e ritornammo dietro le quinte, correndo.
Senza che nessuno potesse fermarci, uscimmo fuori da quella grande impalcatura e ci ritrovammo lungo la nostra distesa verde.
Ci guardammo negli occhi e riprendemmo la nostra corsa verso quel posto che ci aveva fatti incontrare e che ci aveva fatti innamorare.
Arrivammo su quelle scale, che avevano fatto da testimoni al nostro incontro, forse voluto da quel destino tanto odiato ma amato allo stesso tempo.
Ci sedemmo lì, nello stesso posto della prima volta, senza lasciare la presa unita delle nostre mani.
Ci guardammo ancora una volta negli occhi, fronte contro fronte, lasciando che i nostri respiri si calmassero.
“Pensavo che fosse finito tutto, che non ti avrei più rivista… ma non ho mai smesso di sperare” disse, sfiorandomi ancora il viso.
Sorrisi sulle sue labbra, aggiustandogli qualche riccio ribelle.
“Sono stati i sei mesi più lunghi e malinconici della mia vita, senza di te…”.
Sorrise anche lui, abbracciandomi e tenendomi stretta al suo petto, facendomi sentire il calore e la familiarità del suo amore così grande.
“E’ che noi siamo così orgogliosi e testardi, che non ammettiamo di stare male quando non siamo vicini. Tendiamo a nascondere il nostro dolore, ma in realtà sentiamo sempre la mancanza ognuno dell’altro, ognuno della propria metà. Perché tu sei la mia vera metà, Mary…”.
Mi strinsi più forte a lui, sentendo il suo cuore battere quanto il mio.
“Non voglio più stare senza te, Harry. Che se ne vadano al diavolo Sarah, Cassie, Robert e tutte le altre persone che ostacoleranno il percorso della nostra vita insieme…”.
Harry mise un dito sotto il mio mento, facendomi alzare il viso per guardarlo meglio.
“A proposito di Robert…”.
Posai una mano sulle sue labbra, bloccando il suo discorso, sorridendogli.
“Non devi più preoccupartene. L’ho lasciato”.
Lui spalancò gli occhi, levando la mia mano dalla sua bocca.
“L’hai lasciato sul serio?!” chiese sorpreso.
Annuii con il capo, ridendo leggermente.
“Già. Ma adesso c’è un altro ragazzo che devi aiutarmi a conquistare…”.
Harry sorrise, come se avesse già capito tutto.
“Non preoccuparti. Quel ragazzo l’hai già conquistato da tanto, troppo tempo…” sussurrò, soffiando sulle mie labbra.
Risi di gusto, dandogli un buffetto sulla sua guancia morbida.
“Perché, tu lo conosci?” dissi, facendogli una linguaccia, e lui ricambiò il buffetto, trasformandolo in una vera e propria lotta, come solo noi sapevamo fare, che si trasformò in un altro abbraccio.
“Nemmeno io voglio stare più senza di te. Voglio passare il resto della mia vita con te, imparando ad amarti ancora di più di quanto ti ami adesso, giorno per giorno, minuto per minuto, secondo per secondo. Ti prometto che imparerò da i miei errori passati e futuri, non ti farò piangere mai più e curerò tutte le tue ferite più profonde. Perché è questo che si fa, quando si è innamorati”.
Alzai lo sguardo e posai nuovamente i miei occhi nei suoi, che mi trasmisero quelle emozioni che solo loro potevano donarmi.
“Giurami che non soffriremo più, che ci ameremo sul serio. Che non finiremo come quelle coppie sposate che litigheranno tutti i giorni della loro vita, dimenticando la ragione per cui si amavano.
Giurami che tu la ricorderai sempre, così come la ricorderò io. E se proprio vuoi curarmi una ferita profonda, parti dal mio cuore, che ha sofferto fin troppo la mancanza della sua metà.
Perché solo tu sai come curarlo, adesso…”.
Harry mi sfiorò il petto, poggiando una mano sul mio cuore, che aveva ripreso finalmente a battere e a stare bene con la sua sola presenza.
Poggiai una mano sul suo viso, mentre lui posava nuovamente lo sguardo su di me, appoggiando la sua fronte contro la mia, una sua mano ancora sul mio cuore e l’altra intrecciata alla mia, sapendo che non l’avrebbe più lasciata.
Mi sorrise, con quel suo sorriso splendido e pieno d’amore, che sapeva illuminare qualunque strada buia.
Avvicinò le sue labbra perfette alle mie, che sorridevano ancora.
And I will try to fix you…”.
Intonò quella promessa con la sua voce perfetta ed armoniosa.
Sorrisi anche io e chiusi gli occhi, per godermi quel momento, che sarebbe stato eternamente nostro.
Finalmente, le sue labbra s’incontrarono nuovamente con le mie, unendosi perfettamente come fossero due pezzi di puzzle, allontanati dal tempo.
Sembrava che le nostre labbra erano state fatte per completarsi a vicenda, proprio come eravamo stati fatti noi.
Perché quando io ed Harry ci baciavamo, poteva esplodere anche il mondo, ma noi non ci saremmo mossi di lì.
Lui era la mia luce nelle tenebre, che avrebbe saputo indicarmi sempre la strada, facendomi ritornare nel tepore di una casa, ristabilendo le mie ossa e tutto il dolore che mi avrebbero procurato, curandolo giorno per giorno.
E avrebbe curato tutte quelle ferite, tutto quel dolore con quell’unico sentimento, quell’unica strada vera e sincera, che poteva unire due persone come noi in un’unica cosa:
Quella strada a senso unico, alla quale tutti danno comunemente il nome di Amore.









Writer's Corner! :)
Mi sembra ieri che ho pubblicato per la prima volta...
Mi sembra ieri il 22 Gennaio 2012, mentre ero a telefono con Agnese e le dicevo "stasera pubblico il mio primo capitolo".
Mi sembra ieri l'entusiasmo del giorno dopo, correndo verso di lei e dicendole "ci sono state 19 visualizzazioni!"
Mi sembra ieri il momento in cui vidi la prima recensione al primo capitolo e iniziai a ballare la conga per la casa
Tutta questa storia, mi sembra di averla pubblicata solo pochi giorni fa, ed averla finita in così troppo poco tempo...
Certo, sono quasi 3 mesi che dura, eppure tutto questo sembra iniziato ieri...

Vi rendete conto?
Tre mesi fa ho pubblicato per la prima volta il mio primo "Writer's Corner!" e questo invece è il penultimo!
Mi ricordo ancora la disperazione, perchè non sapevo che nome dargli, sia alla storia che al piccolo angolino (che non è mai stato piccolo u.u)
Tutto come fosse ieri...

Questi personaggi, che ho "modellato" con le mie stesse mani, cercando di far uscire capitolo per capitolo il loro carattere, che a volte è stato davvero insopportabile, e tante altre volte divertente.
Ho modellato una storia d'amore che aveva i suoi alti e bassi, perchè nella vita non è tutto rose e fiori, non esiste sempre il lieto fine...
ma esiste l'amore.
Ed esiste la voglia di vivere giorno per giorno, la voglia di amare giorno per giorno.
Quel "Carpe Diem" detto e stradetto, che racchiude la più grande verità di sempre.

Lo so che vi sto facendo una testa tanta con i miei inutili discorsi filosofici, ma non avete idea della tristezza e della gioia che sento in questo momento.
La tristezza, perchè una grande parte di me sta andando via.
E la gioia, per il lieto fine che esiste in questa FanFiction.

Non avrei mai creduto di poter pubblicare sul serio una storia, di mostrare a tutti il mio modo di scrivere...
Era una cosa che mi tenevo dentro, e la cacciavo fuori quando potevo, mostrandola a pochissime persone.
Ma, credetemi, non sono mai stata più felice in vita mia di averla condivisa con voi!

Avete reso voi questa storia sempre più bella, con le vostre parole e la vostra presenza.
E' come se vi conoscessi da una vita, anche solo dietro ad un computer e non ci siamo mai viste!
Siete state la mia ancora di salvataggio quando non avevo ispirazione, quando pubblicavo tardi, eppure voi continuavate a stare lì, a leggere e ad aspettare con pazienza questi capitoli!

Insomma, avete amato Harry e Mary quanto me, come se la stesse vivendo voi,
avete amato Elyse e Louis;
Zayn ed Helena;
Niall e Liam...
Ma avete odiato Robert, Cassie e Sarah e credetemi...
Li ho odiati anche io! :D

Vorrei guardarvi negli occhi e ringraziarvi una ad una, per il vostro immenso ed infinito supporto, ma purtroppo non posso...
Quindi, non mi resta che ringraziarvi così...
Attraverso ad un computer, che vi trasmette la mia graditudine ed il mio bene infinito verso di voi!

Grazie, sul serio.
Non so che altro dirvi, anche se ve lo ripeterò all'infinito!
Vi voglio bene :)

Ringrazio tantissimo Rebecca (è questo il fuxia, vero?? hahahah xD), che ho conosciuto sempre di più giorno per giorno, che mi ha aiutata davvero, mi ha spronata con le sue parole e mi ha fatta ridere da morire mentre guardavo le sue favolose twitcam, che mi facevano compagnia mentre scrivevo i capitoli!
E' la ragazza più meravigliosa che io abbia mai conosciuto!
Ti voglio bene, moglie <3

Ringrazio Alessia, Chiara ed Arianna, che hanno voluto leggere a tutti i costi questa storia, seguendola capitolo per capitolo ed emozionandosi molto più di me, e che mi hanno aiutata a sorridere in ogni occasione!
Grazie, davvero :)

E poi...
beh, e poi...
Poi ci sono loro.
Cavolo, che dire su di loro?!
Il problema è che su di loro non posso dire niente, perchè non so cosa dire!
Non credete che io sia un'ingrata, adesso! u.u
E' solo che, pur riempendole di aggettivi positivi o negativi che siano, non riuscirei mai a mostrare la loro "grandezza".

Federica, che non ha quasi letto niente di questa storia, che mi ha sempre promesso che avrebbe letto ma l'ha fatto poche volte, a meno che non la facevo sedere davanti alla sedia del mio pc e la costringevo a leggere!
Eppure, anche se ha sempre promesso il falso, mi ha aiutata a continuare e ad andare avanti, ma non solo per la FanFiction... :)

Agnese, invece, mi ha sempre supportata, ha sempre letto e si è emozionata quanto me la prima volta che pubblicai! 
Non le dico quasi mai "ti voglio bene" , perchè infondo lo sappiamo tutte e due che ce ne vogliamo, e non abbiamo bisogno di ripetercelo ogni due minuti! 
Anche perchè se no, la nostra reputazione andrebbe a puttane! (hahahahahha xD)

Ma, in questo caso, va detto, a tutte e due.
Vi voglio bene, Elyse&Helena della mia vita.

Bueno, adesso che ho concluso questo lungo corner, direi che posso anche andarmene :)
Tra pochi giorni pubblicherò l'epilogo di questa storia, e poi sarà completa...
L'ultima cosa che voglio dirvi, è che il titolo è preso da "Moments" (come avrete notato), ma ho cambiato quel "will" perchè, finalmente, 
Harry e Mary si dicono tutte le parole che non si sono mai detti.
Ma che, infondo, già sapevano di conoscere :)


Vi voglio bene, Directioners :)

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-LavostraMary<3
 

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Capitolo 25
*** Epilogue- We have founded our happiness in our eyes ***


                                                                                                                                                                                                                I was her, she was me 
                                                                                                                                                                                                                                   we were one 
                                                                                                                                                                                                                                               ...we were free
                                                                                                                                                                                                                  {She's the One- Robbie Williams}





Due anni dopo..
 



Settembre arrivò presto, quell’anno.
Era come se volesse togliere e strappare alle povere persone la totale tranquillità delle vacanze estive, facendoci tornare alla vita di sempre, tra mattine frettolose e pomeriggi troppo corti.
L’aria londinese era ancora abbastanza calda per essere a metà mese, la solita routine stava per iniziare nuovamente e, come ogni regola d’oro che dovesse rispettarsi, bisognava dimenticare le vacanze tanto amate almeno fino a Natale.
Ma quell’anno, nonostante la disperazione pre- ‘ributtiamoci a capofitto nello studio’, era completamente diverso.
“Forza, ragazzo! Un po’ di entusiasmo a portare quei mobili, la casa è la tua, dovresti essere contento!”.
“Lei… non ha… idea… della… fatica!”
“Oh, certo che ce l’ho! Sono anni che faccio questo lavoro, ma non mi sono mai lamentato!”
Sorrisi e scossi il capo sentendo quelle parole, e mi affacciai dal grande terrazzo, guardando quella buffa scena sotto di me.
“Signorina, il suo fidanzato si stanca troppo facilmente!” urlò il signor Logan, appoggiato alla porta del grande furgone dietro le sue spalle, mentre si godeva anche lui quella scena.
“Lo faccia lavorare, signor Logan, gli fa bene!” esclamai di rimando, sorridendo.
La faccia di Harry contratta per la fatica, nascosta da quel grande mobile che portava tra le mani, si posò su di me, sbucando improvvisamente da lì dietro.
“Perché non scendi a darci una mano, invece di goderti la scena da lì sopra?!”
“Oh, avanti ragazzo, non fare il pappamolle! La signorina ha già fatto abbastanza negli ultimi due giorni, lasciala riposare e occupatene tu!” rispose il signor Logan al posto mio.
Guardai il viso di Harry mentre sbuffava e si corrucciava per la risposta ricevuta e per la fatica, mentre entrava nel palazzo, aiutato da uno dei dipendenti di quella ditta.
“Grazie, signor Logan!” esclamai, e lui fece una specie di inchino.
Rientrai nel grande salotto luminoso, ancora abbastanza spoglio e pieno di cartoni  e scatoloni con su scritto ‘fragile’.
Mi sedetti a gambe incrociate sul parquet marroncino e respirai a fondo quell’odore di novità.
Casa nostra.
Presi uno scatolone già aperto ed iniziai a cacciare fuori tutti gli oggetti che avrebbero ornato i mobili del nostro salotto.
Iniziai a mettere delle foto in alcune cornici serie che ci avevano regalato ai rispettivi compleanni o a Natale, o in quelle che avevamo comprato da soli, ovviamente buffe e divertenti.
Presi una foto che raffigurava me ed Harry abbracciati sotto la Torre Eiffel in una delle nostre solite vacanze assieme dopo che io ebbi dato un esame e lui finito una singing, e la misi in una cornice dal bordo nero e spesso.
Ne cacciai fuori ancora un’altra, dove c’eravamo sempre noi con due facce talmente buffe da far invidia ad un pesce palla.
Sorrisi guardando i nostri visi e la misi in una cornice buffa proprio come quella foto, alzandomi e mettendola accanto a quella che ci avevano scattato durante il nostro primo weekend.
La nostra prima foto assieme, che sarebbe stata l’inizio di tante altre.
Sembrava impossibile come potessero essere passati due anni da quando io ed Harry stavamo insieme, anche se ogni giorno era un’avventura con lui.
E, finalmente, il nostro sogno di vivere assieme, si stava avverando.
Dopo la sera che ci rimettemmo insieme, vivemmo ancora per un po’ con i ragazzi, anche perché non ci sentivamo ancora pronti per comprare una casa tutta nostra e condividerla in due, così decidemmo di sperimentare nuovamente una convivenza a più persone.
D’un tratto, dei passi pesanti e trascinati, mi riportarono alla realtà, facendomi voltare verso la porta d’ingresso.
“Questo… mobile… pesa… un casino!” disse Harry, posando il mobile sul pavimento ed appoggiando la schiena al muro, asciugandosi il sudore dalla fronte con il dorso della mano.
“Non credevo che il trasloco fosse così difficile!”.
Mi avvicinai a lui sorridendo e afferrando le sue guance morbide, stringendole tra le mani.
“Vedrai che ne varrà la pena!” dissi, facendogli una linguaccia ed avviarmi verso la cucina.
Harry si massaggiò la mandibola e mi seguì.
“Ma ceerto che.. no! Al solo pensiero che dovrò condividere questa casa con un’antipatica come te, mi vengono i brividi!”.
Mi voltai verso di lui, rivolgendogli un’occhiataccia delle mie.
“Ti ricordo che io dovrò sorbirmi i tuoi piedi puzzolenti tutte le notti! Chi sta messo peggio, eh?”.
Harry fece un sorrisino, facendo una piccola smorfia.
“Beh, l’antipatia si può curare, i piedi puzzolenti un po’ di meno quindi… no aspetta, ritiro tutto quello che ho detto, sto messo molto peggio io!”.
Alzai gli occhi al cielo e battei una mano sulla fronte, lasciandolo annegare nella sua convinzione.
“Ah, stasera andiamo a mangiare fuori con i ragazzi!” disse, mentre entravamo in cucina.
“Perché, Elyse e Louis sono tornati?” domandai, mentre pulivo i piatti pieni di polvere.
Harry annuii col capo, facendo ciondolare i suoi ricci.
“Da poche ore, credo. Vorranno sicuramente raccontarci di quanto sia stata stupenda la loro vacanza alle Seychelles!” disse, ruotando gli occhi al cielo.
Risi leggermente per quella sua reazione.
“Che c’è? Ti da fastidio che loro siano potuti rimanere di più in vacanza, mentre noi siamo dovuti tornare prima a causa del trasloco?”.
Lui fece una strana smorfia, e si avvicinò a me passandomi qualche piatto.
“No è che… beh, avrei voluto un po’ più d’aiuto da parte dei miei amici!”.
“E perché non gliel’hai chiesto, scusa?” domandai, aggiustandogli qualche riccio.
“Seh, figurati se venivano ad aiutarci! Liam e Danielle sono tornati ieri sera da Barcellona ed erano troppo stanchi; Niall sarebbe venuto, ma dopo avrebbe voluto l’abbonamento da Nando’s per lo sforzo, e Zayn ed Helena li conosci anche meglio di me, sono troppo pigri! E poi… volevo arredarla solo con te…” disse, avvicinandosi di più al mio viso.
Sorrisi sulle sue labbra e gli diedi un buffetto sulla guancia, per poi lasciargli un tenero bacio a stampo.
“Beh, più o meno è quello che abbiamo fatto, anche se io ho lavorato molto più di te!” dissi, afferrandogli il naso, per poi allontanarmi da lui e avvicinarmi al frigo, che avevamo montato io ed il signor Logan, ed aprirlo.
“Cavolo, Harry, ti avevo chiesto di comprare il latte!” esclamai, dopo aver scrutato a fondo i vari ripiani e chiudendo di scatto il frigorifero.
Harry batté una mano contro la sua fronte, chiudendo gli occhi.
“Mi è praticamente passato dalla mente! Però potevi comprarlo anche tu, eh!” esclamò e io lo guardai con gli occhi sbarrati.
“Ma se io ho lavorato come una pazza per questo trasloco, come facevo a muovermi di qui?! Sei incredibile, Harry, non posso fare sempre tutto io!” dissi, alterandomi leggermente.
“Come se io non stessi facendo nulla! Ti ricordo che ho appena portato un mobile pesantissimo qui sopra, e non è stato facile!” rispose lui, alzando il tono di voce.
Sbuffai, roteando gli occhi al cielo e posando il piatto sul tavolo, che fece rumore.
“Se fossi andato a comprare il latte cinque minuti, sarebbe stato molto più facile per te” dissi, uscendo fuori dalla cucina e avviandomi fuori al grande terrazzo.
Il signor Logan e i suoi dipendenti stavano prendendo qualche altro mobile da portare su, scaricandolo da quel grande furgone bianco.
L’arietta leggera accarezzava il mio viso, scompigliava i miei capelli e la camicia a quadri che indossavo, dopo averla abusivamente sottratta dal guardaroba del mio ragazzo.
D’un tratto, le braccia di Harry mi strinsero le spalle, abbracciandomi da dietro, e le sue labbra mi diedero un leggero bacio sul collo, che mi fece rabbrividire.
“Non abbiamo nemmeno iniziato la convivenza, che già litighiamo come una coppia sposata da anni…” sussurrò al mio orecchio destro, facendomi ridere.
“Per il latte, poi…” dissi, stringendo di più a me le sue braccia.
“Che tu nemmeno bevi…” concluse ridendo leggermente, e io mi unii alla sua risata.
Mi diede un bacio sulla guancia mentre i suoi ricci mi solleticavano il collo.
Rimanemmo in silenzio a goderci quella meravigliosa distesa verde di fronte a noi del St. James Park, ammirando i bambini che giocavano felici e le coppiette anziane che facevano una passeggiata, mentre altri ragazzi più giovani ed appena conosciuti iniziavano una conversazione, che li avrebbe portati ad un’amicizia o ad un qualcosa di più, come l’amore.
Proprio come era successo a noi.
“Signorina, ma cosa fa?! Il suo fidanzato deve scendere a lavorare e a darci una mano, forza! Non si lasci ingannare!” urlò improvvisamente il signor Logan dopo averci visti sul terrazzo, facendo ridere entrambi.
“Glielo mando subito, signor Logan, non si preoccupi!” esclamai di rimando.
“Mi dia solo un minuto, e scenderò immediatamente per darle una mano, signor Logan!” urlò Harry.
Il signor Logan roteò gli occhi al cielo ed unì le mani che fecero rumore, accompagnato da un commento di cui riuscì solo a capire ‘ah, questi giovani d’oggi!’, poi riprese ad inveire contro qualche suo giovane dipendente.
Ridemmo ancora un po’ per quella scena, poi Harry mi strinse ancora più forte a se.
“Ci pensi, Mary? Abitiamo di fronte al posto in cui ci siamo incontrati…” sussurrò.
“E dove ci siamo ritrovati…” aggiunsi, lasciandogli un bacio nell’angolo delle labbra.
Harry si voltò e fece aderire le sue labbra morbide e rosse con le mie, procurandomi quelle meravigliose emozioni che solo lui sapeva donarmi.
Sorrise sulle mie labbra una volta terminato quel bacio, e mi fece perdere nei suoi occhi verdi.
“Ti amo, Mary” sussurrò, e gli diedi un altro bacio.
“Ti amo anche io, Harry”.
Sorridemmo nuovamente, poi ci voltammo ancora verso quella distesa verde, così simile ai suoi occhi.
Il destino aveva voluto donarci un’altra opportunità perché in qualche modo, sapeva che io ed Harry ci completavamo perfettamente, l’uno con l’altro.
Eppure, era strano come il tempo e tutti i vari avvenimenti, mi avessero fatto cambiare ogni minima idea e convinzione, portandomi a qualcosa di inaspettato e meraviglioso.
Non avrei mai immaginato di potermi innamorare di qualcuno che, inizialmente, avevo odiato.
Eppure, quel qualcuno, era l’unico in grado di rendermi felice, solo guardandomi negli occhi.
Perché quella strana e meravigliosa sensazione che provavo ogni volta che mi perdevo negli occhi immensi ed infiniti di Harry, era felicità.
Quella piccola ma grande felicità che avremmo vissuto e condiviso insieme giorno per giorno, per sempre.









 
Writer's Corner! :)
Cavolo, questo è il mio ultimissimo Writer's Corner! ç_ç
Il mio ultimissimo writer's corner alla fine della mia prima FanFiction! ç_ç
Adesso sono depressa, ma proprio tanto! ç_ç
Cioè, sono depressa, ma sono anche felice :)
Felice perchè tutto è andato per il verso giusto, alla fine!

Ebbene, i nostri giovani eroi (Dio, sembra tipo l'inizio delle legende di re Artù e i cavalieri della tavola rotonda, o dello zodiaco, io li ho sempre immaginati cosi u.u)
Okkei, dimenticate tutto ciò che ho scritto!
Stasera sono preda dello sbrocco più totale! 

Come stavo dicendo, sono felice perchè finalmente questa FF si è conclusa nel migliore dei modi :D
Ma mi mancherà!
Mi mancherà scriverla, mi mancherà il ritardo con il quale pubblicavo e le infinite scuse,
mi mancherà il modo con cui stavo aggiornando, così velocemente,
mi mancheranno i miei personaggi, queste storie d'amore...
e mi mancherete voi.

Si, voi, che avete sempre seguito questa storia, emozionandovi molto più di me!
Mi mancheranno le vostre recensioni, il vostro meraviglioso supporto che mi ha sempre dato la forza di andare avanti,
le vostre splendide parole e i vostri messaggi!
Davvero, siete voi che avete dato a questa storia la possibilità di continuare, arrivando alla fine!

E quindi, non mi resta che dirvi

GRAZIEEEE!

Davvero, di tutto :)
Siete state delle sorelle, delle amiche per me, anche se ci conosciamo solo attraverso uno stupido pc :)

Pooi, chi altro dobbiamo ringraziare?
Beh, prima di tutto...
La mia splendida moglie, Rebecca, che mi è sempre stata d'aiuto e mi ha sempre spronata a continuare questa FF, e io l'ho fatto.
Perchè ho sempre saputo che lei avrebbe letto e avrebbe continuato sempre, anche se la storia faceva schifo! :)
E che mi è sempre vicina, nonostante questa stupida lontananza :)
Ti voglio bene <3

Ad Alessia, Chiara e Arianna, che non immaginavo seguissero questa storia con tale entusiasmo e che continueranno sempre a farmi ridere, aiutandomi a superare tutto nel migliore dei modi, con una semplice risata e con un sorriso.
A voi va anche un grazie particolare, perchè dovete subirmi cinque ore su cinque per sei volte a settimana, compresi sbrocchi mentali e quaderni "segna capitoli!" :D
Vi voglio bene, patate :)

E pooi, passiamo alle ultime, ma non importanti (uhuhauhau xD)
Agnese&Federica
che non posso più dire e ringraziare per tutto quello che fanno :')

Io, insomma...
direi di finirla qui :)

E' stato un vero piacere condividere questa storia, queste parole e queste emozioni con voi.
Non dimenticherò mai tutto quello che avete fatto per me :)

Se volete, potete seguirmi su Twitter!
(finalmente l'ho creato, yeee :D)
https://twitter.com/#!/Marypuuff
lasciate perdere il nome idiota, per favore u.u 

Vi voglio bene, Directioners... tanto :')

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-LavostrapazzawriterMary<3


ps. ma io adesso dovrei mettere "si" all'opzione "Completa?" ç_ç
bwaaaaa, non ci riiiescoo! 
ç____ç

 

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