Cuori di ghiaccio

di sophie97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vite quotidiane ***
Capitolo 2: *** Un incontro particolare ***
Capitolo 3: *** Il bacio ***
Capitolo 4: *** L'errore di un'assassina ***
Capitolo 5: *** Pensieri ***
Capitolo 6: *** Ferite rimarginate ***



Capitolo 1
*** Vite quotidiane ***


Vita quotidiana


 

 
In una fresca mattina di primavera, Luca stava seduto alla sua scrivania lasciandosi accarezzare dai primi raggi del sole che riscaldavano la stanza attraverso la finestra.
Era un ragazzo di appena trent’anni, laureato in giurisprudenza. Da poco aveva aperto quello studio da avvocato ma aveva già le giornate piene di lavoro…era molto in gamba.
Prese l’agenda e controllò gli impegni della giornata: ore 10.00, i coniugi Bianchi per una separazione; ore 14.15, difesa di un imputato in tribunale; ore 16.30, colloquio con il signor Luschini…che giornata! Sospirò; ne aveva passate di peggiori.
Era un bel ragazzo, alto circa 1.80, aveva i capelli corti e ricci, di un nero lucente e gli occhi scuri e sempre attenti sulle persone che lo circondavano.
Aveva un carattere un po’ particolare: era timido e introverso perché aveva sempre avuto paura di essere giudicato in modo negativo dalle altre persone…spesso non diceva le sue opinioni per non contraddire nessuno; aveva pochi amici, era infatti un tipo piuttosto diffidente; tuttavia nel lavoro era molto aperto e solare, si sentiva più sicuro.
Viveva in una graziosa casetta indipendente nel cuore di Firenze ed era orgoglioso della sua abitazione e del suo giardino, dove aveva piantato splendidi alberi da frutto.
La sua caratteristica? La curiosità! Fin da bambino amava ficcare il naso in ogni situazione.
Luca sorrise a quei ricordi lontani e in quel momento qualcuno bussò alla porta dell’ufficio: era la sua segretaria, una donna sulla quarantina perennemente stressata, che disse con la sua voce stridula:«Avvocato, i signori Bianchi sono già arrivati!».
«Come? Ma hanno mezz’ora di anticipo!»commentò Luca per poi uscire dalla stanza.
Era iniziata una giornata come tante altre.
 
 
 
Sophie era in quella piccola stanza di un motel da quattro soldi in pieno centro di Tunisi.
Squillò il telefono: sul display apparve scritto KB…rispose: «Ok Sophie, il tuo bersaglio è lo sceicco Al Kamari, vogliamo un lavoro pulito.». La voce era  di quelle criptate, ormai  Sophie conosceva solo quella di voce, la voce di una persona mai vista che le diceva soltanto “Uccidi”.
 «Va bene capo.».
«Ah Sophie, ricorda: alle 16:30 in punto.».  E poi mise giù.
Sophie guardò l’orologio: erano le  15:00; “ Che fortuna ho un bel po’ di tempo”.
Prese una borsa da sotto il letto e la aprì. Dentro c’erano tutte le armi di cui un assassino aveva bisogno e Sophie le considerava  le sue migliori amiche. Estrasse la Glock, la sua preferita, la portava sempre con lei e quella missione non avrebbe fatto eccezione; mise una M9 nell’altra fondina e poi prese il coltello, anch’esso suo inseparabile amico, e la valigetta contenete il fucile di precisione più caro che ci fosse.
Quelle armi ce le aveva da dieci anni ormai: le sue migliori amiche, spietate e fredde proprio come lei, un angelo della morte. Sophie era bellissima, aveva dei freddi occhi azzurri e morbidi capelli corvini le arrivavano alle spalle; in più anni e anni di allenamento e di uccisioni avevano reso il suo colpo slanciato e statuario, il suo generoso seno contribuiva a renderla una donna fredda e bella, senza scrupoli.
Si guardò allo specchio e raccolse i capelli in una coda di cavallo, mise un po’ di rossetto e pensò: “ Per uccidere bisogna sempre essere bellissime”.
Scese le scale, una volta nell’atrio indossò un paio di occhiali da sole firmati  e uscì con passo deciso: erano le 16:00. Prese un taxi e si fece portare nella parte più ricca di Tunisi, lo sceicco era andato lì con la famiglia prima di partire per le vacanze.
Quando arrivò erano le 16:15: il caldo africano la stava facendo sudare e così sbottonò di poco il corpetto rosso che indossava. Salì sul tetto di un palazzo e inziò a montare il fucile di precisione; fece tutto con estrema calma, pensando a quello che avrebbe fatto con i soldi che le sarebbero stati dati a lavoro fatto e canticchiando una canzone dei “Metallica”, gruppo che lei amava per i testi  delle canzoni così violenti e pazzi.
Quando  il fucile fu montato mise l’occhio vicino al binoccolo dell’arma  e osservò quello che accadeva nella stanza dello sceicco: l’uomo giocava con la figlioletta, mentre la moglie preparava le valige e sorrideva nell’osservare la scena .
Tic-Tic.
“16:30. Sceicco, che bel quadretto comunque”.
Ecco, lo sceicco cadde e a lei scappò un sorriso soddisfatto: ancora una volta aveva fatto il suo lavoro…
…La bella francese aveva colpito ancora.
 
 




Ciao a tutti!
Cominciamo col ringraziare tutte le persone che hanno letto e che leggeranno e ricordate: qualche commentino fa sempre piacere…=P
Cosa possiamo aggiungere? Ci scusiamo per eventuali ritardi negli aggiornamenti, ma scrivere una storia a quattro mani non è semplice, ve lo assicuriamo!
Grazie per l’attenzione!
Sophie97    Pakometallaro

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Capitolo 2
*** Un incontro particolare ***


Un icontro particolare


 

 
 
Sophie guardò l’orologio: 17.30.
In quel momento squillò il suo cellulare, e sullo schermo apparve la solita sigla: KB.
Rispose.
«Allora, fatto il lavoro?».
«Si, pulito come sempre, lo sceicco non vedrà mai più le sue ricchezze.».
«Torna a Parigi appena puoi e vieni alla sede. Devo parlarti.».
Sophie alzò un sopracciglio, sorpresa: di solito le spiegazioni avvenivano per telefono, il capo doveva avere in serbo per lei un compito importante.
«Entro stasera sarò lì.» rispose con voce impassibile e rimise in tasca il telefono.
 
Erano le 23.00 quando Sophie si trovò davanti a una piccola porta in legno di un palazzo abbandonato in una stradina secondaria di Parigi.
Il buio era quasi totale e il silenzio assordante. I palazzi davano vita a lunghe ombre scure sul pavimento…ma la ragazza non era certo un tipo impressionabile e non vi fece neanche caso.
Tre colpi consecutivi, due intervallati da pause brevi.
Era il segnale di riconoscimento, e la porta si aprì quasi subito.
Sophie entrò e si ritrovò in una piccola e umida stanza, illuminata solo da una candela quasi consumata.
A ridosso della parete si distingueva a malapena un lungo tavolo pieno di scartoffie, usato come scrivania. In piedi dietro a questo, si intravvedeva la sagoma di un uomo alto, dal fisico asciutto.
«Ebbene?» ruppe il silenzio la bella francese, rimasta a distanza da quell’uomo, come per mantenersi distaccata.
Lui, che le voltava le spalle, cominciò a parlare senza girarsi «Ho bisogno di te. Devi andare in Italia.».
«In Italia?» chiese lei stupita. Non aveva mai ucciso nessuno in quel paese «E chi è la vittima?» aggiunse.
«Faresti meglio a dire chi sono…devi uccidere sette persone, Sophie.» annunciò l’uomo misterioso.
Sophie non sembrò stupita…«Chi?» chiese col tono di voce più tranquillo che esistesse.
Fu allora che finalmente il capo si voltò. Ma ragazza non potè distinguere il suo volto, perché lui stava attento a rimanere sempre nell’ombra. Le sarebbe piaciuto sapere che tipo di persona fosse, essere al corrente della sua storia…ma non conosceva neanche il suo nome.
Porse a Sophie un foglio su cui era stata scritta una lista di nomi che lei non aveva mai visto o sentito prima.
L’assassina sapeva bene che presto sarebbe arrivata una spiegazione. KB non uccideva mai senza un motivo, uccideva sempre per quella che lui chiamava “giustizia”.
Perciò attese. E infatti dopo un minuto di silenzio l’uomo parlò: «Sono tutti assassini. Persone senza scrupoli, autori di omicidi di cui non sono mai stati accusati. Ma adesso è finita, ora pagheranno i loro comportamenti…con la morte. Devi andare a Firenze, hai il volo domattina, ti chiamerò io per istruzioni su ogni singolo omicidio.» concluse.
Sophie lo guardò dritto negli occhi, e lui non riuscì a sostenere a lungo quello sguardo di ghiaccio.
Poi lei si voltò e, senza aggiungere una parola, uscì.
In un attimo fu di nuovo avvolta nell’ombra.
 
 
 
Sophie scese la scaletta dell’aereo: era arrivata in Italia. Non era mai stata lì, anche se desiderava andarci fin da quando era piccola. “ Ora sono qui” disse avviandosi verso l’uscita dell’aeroporto; come al solito aveva camuffato le sue armi alla perfezione e aveva superato tutti i controlli.
Squillò il telefono e rispose senza nemmeno leggere il nome sul display «Capo, sono appena arrivata, domani mi metterò a lavoro.».
«Bene, allora buona fortuna.».
Sophie sorrise, non aveva mai sbagliato e mai avrebbe sbagliato.
Arrivò all’albergo, una vecchia villa ristrutturata; gli affreschi erano stupendi e i lucernari contenevano delle candele che emanavano una luce lieve e creavano un’atmosfera suggestiva. Erano rare le volte in cui Sophie poteva alloggiare in posti come quelli, non per mancanza di soldi, ma perché non doveva destare sospetti. Si avvicinò alla reception prese le chiavi della sua stanza; andò a dormire, l’indomani mattina si sarebbe alzata presto.
 
Sophie si stiracchiò: aveva dormito da favola e si sentiva rigenerata, pronta all’azione. Prese il suo computer e aprì il file dove aveva tutti i nomi delle sue sette vittime. “Ambarabaccicicocò, uhm si…“ cliccò sulla foto di  Marco De Angelis; era un ex camorrista, ne era uscito dopo aver patteggiato, ma non aveva perso il vizietto di uccidere. Era un ostacolo e Sophie lo avrebbe rimosso senza problemi: doveva iniziare a pedinarlo e capire i suoi spostamenti abituali; si alzò, mise una camicia e un jeans: voleva sembrare una turista, “una turista letale” pensò uscendo dalla porta. Camminava con passo deciso ma guardava comunque tutto e tutti; la sua attenzione cadde su un ragazzo alto all’incirca un metro e ottanta, aveva gli occhi neri e bellissimi…si soffermò a guardarlo quasi incantata poi ripartì.
Arrivò in un vicolo squallido, si arrampicò su una scaletta e si appostò sul tetto di un capannone che affacciava su un palazzo pieno di appartamenti; individuò quello della vittima: si stava vestendo. Quando fu pronto uscì.
Lo pedinò tutta la mattinata: non fece nulla di interessante, andò al bar, fece qualche chiacchiera, andò a comprare dei vestiti, ma all’ora di pranzo accadde qualcosa...l’uomo si incontrò con un tipo losco con una cicatrice sul viso; portava una giacca lunga e nera da cui cacciò una pistola che diede a Marco, poi scomparve.
Sophie continuò a pedinare la vittima ma non accade niente. Quando ormai erano le 20:30 l’uomo tornò a casa sua e anche Sophie tornò in Hotel; si sedette al bancone del bar e ordinò una Tequila, che lei la amava.
Dopo qualche minuto a fianco a lei si sedette lo stesso ragazzo che aveva visto la mattina; c‘era qualcosa in lui che attirava la fredda francese, che in italiano disse «Ciao».
Luca si voltò di scatto e i due si guardarono negli occhi: “Wow sembrano ghiaccio “ pensò Luca.
La ragazza si morse il labbro in attesa di risposta: «Ciao»rispose Luca sorridendo imbarazzato.
«Cosa hai ordinato?».
Luca rispose in modo perplesso «Cognac con ghiaccio.».
Sophie era l’assassino per eccellenza, riusciva a capire una persona anche dall’alcolico che beveva e inquadrò subito il ragazzo come uno riservato «Lo sai, il ghiaccio è superfluo…comunque Sophie.».
«Non sai quante volte me lo hanno detto…comunque Luca.».
I due parlarono per qualche ora: Sophie trovava quel ragazzo intrigante e si divertì a parlare con lui tra un bicchiere e l’altro…                       
 
 




Ciao a tutti!
Dunque, speriamo vivamente che questo capitolo vi piaccia perché ci siamo impegnati moltissimo, nemmeno un’improvvisa influenza ci ha fermati…quindi fateci sapere cosa ne pensate!=P
Grazie a tutti coloro che stanno seguendo la storia e in particolare a chi ha lasciato le recensioni!
A presto!
Sophie & Pakometallaro

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Capitolo 3
*** Il bacio ***


Il bacio

 

 
Sophie sbuffò alzando gli occhi al cielo: erano quasi tre ore che seguiva la sua vittima cercando di capire quando e dove avrebbe colpito per poi ucciderla ma invano. Non riusciva a ricavare nessuna informazione dai suoi comportamenti.
Era di cattivo umore, doveva essersi svegliata con il piede sbagliato: l’unico pensiero che la divertiva era il ricordo della serata precedente, passata a ridere e chiacchierare con un ragazzo di nome Luca che nemmeno conosceva. Però era simpatico e si era trovata bene con lui.
Sorrise e tornò alla sua occupazione: origliare. Marco De Angelis era infatti entrato ormai da mezz’ora in una stanza nascosta all’interno di un bar e stava parlando con una persona…dalla voce Sophie dedusse che si trattava di un uomo sulla quarantina e dal tono capì che aveva un carattere molto sicuro di sé. L’assassina era un’esperta e per lei capire una persona dalla voce e dal modo di parlare era facile come bere un bicchier d’acqua.
Finalmente l’informazione tanto attesa arrivò.
“Ci penso io.” sentì dire da Marco.
“Oggi alle 14.00 dev’essere tutto fatto, nel garage di Via Atellano, ricorda…e poi chiamami.” rispose l’altro.
A questo punto il criminale uscì dalla stanza e Sophie fece appena in tempo a nascondersi dietro una colonna per non essere vista.
“Alle 14.00 in via Atellano”…non sarebbe mancata all’appuntamento con la sua vittima.
 
 
13.56:
Sophie si era procurata una moto, nera e bellissima, ed era sopra la sua sella dentro al garage, aspettava la sua vittima, pronta ad entrare in azione.
Finalmente scorse a una decina di metri da lei due figure. Riconobbe quella più robusta di Marco, affianco ad un ragazzo di circa trent’anni. Era alto e molto magro ma a causa della poca luce emanata dai neon del garage, Sophie non riusciva a distinguerne i lineamenti.
Attese, ormai “attendere” era diventata la parola d’ordine di quella lunga giornata.
I due uomini parlarono a lungo.
«Ho fatto tutto ciò che mi hai chiesto. Adesso voglio i soldi.» disse poi il più giovane.
«Fatto tutto? Tu mi hai cacciato nei guai! E vorresti anche essere pagato?» ribattè De Angelis con tono brusco.
«Sarebbe il minimo!».
«Ma che razza di faccia tosta!» e con queste parole Marco estrasse la sua pistola dall’ interno della giacca e la puntò contro il ragazzo: «Addio moccioso!».
Fu allora che Sophie entrò in azione.
Rapida e agile come una pantera, si diresse con la moto verso la sua vittima.
Questo stava per premere le dita sul grilletto, quando venne abbagliato dai fari della moto.
Sophie si diresse a tutta velocità verso di lui sparandogli dritto al cuore.
Un attimo…e il criminale cadde a terra lasciando la pistola.
Un attimo…ed la vita di un uomo era volata via.
Un attimo…ed era tutto finito.
Un attimo…per un attimo Sophie e il ragazzo che grazie a lei era appena fuggito da morte certa si guardarono negli occhi.
Lui con uno sguardo cercò di capire chi era quella donna che si nascondeva dietro un casco imponente, chi era e perché lo aveva salvato.
Quegli occhi freddi e bellissimi lo misero in soggezione. Guardondoli rimase senza parole. Così profondi, così…diversi. Si, perché il ragazzo non aveva mai visto uno sguardo come quello, così intenso, che incute timore e nello stesso tempo dà pace…chiunque avrebbe potuto pensare senza conoscerla che si trattasse degli occhi di un angelo…ma sottovalutando il fatto che in realtà appartenevano ad un angelo della morte.
Con uno sguardo le disse semplicemente “grazie”…ma lei era già lontana.
 
 
 
Quella sera Luca andò di nuovo al bar; ci andava tutte le sere, nella speranza di rivedere Sophie, quella ragazza che nemmeno conosceva ma con cui gli era sembrato di avere una bella intesa…ma anche quella sera niente, non la vedeva da una settimana ormai.
Andò al bancone, allo stesso posto dove era seduto la sera che aveva incontrato Sophie e poi ordinò di nuovo Coganc con ghiaccio.
 
 
 
Sophie era buttata sul letto con lo sguardo perso a guardare il soffitto.
Pensava a Luca, non si era tolta quel ragazzo dalla testa: era un ragazzo speciale e ricordava spesso quella sera e anche il giorno in cui lo vide prendere l’autobus…e non  riusciva nemmeno a dimenticare il suo sguardo e quegli occhi neri che mettevano in soggezione anche lei e che la facevano arrossire. “Basta” disse alzandosi dal letto  “Incontrerò di nuovo quel ragazzo, mi piace troppo”  a quel pensiero Sophie arrossì…com’era possibile? Lei era un’assassina fredda e spietata, i sentimenti non erano ammessi per lei, eppure non faceva che pensare a quel ragazzo e aveva nostalgia del suo sguardo e del suo sorriso.
Stava scendendo le scale in direzione del bar quando vide i suoi ricci, i ricci di Luca. Le iniziò a battere forte il cuore, iniziò ad arrossire e per la prima volta non seppe cosa fare; finì di scendere le scale e si convinse che doveva avere sicurezza, si avvicinò a passo spedito verso il bancone e poi toccò la spalla di Luca, che sussultò nel sentire il contatto con quella morbida mano.
«Allora non mi hai dimenticata!» disse lei con voce velata di commozione.
«E come potrei».
Lei si sedette e ordinò da bere, i due si guardavano negli occhi senza battere ciglio: lei si perse in quegli occhi neri come la pece, dolci e profondi mentre lui non poté far altro che ammirare i bellissimi lineamenti del viso di Sophie, lineamenti delicati e un viso tondo e bellissimo con un ché di misterioso: «Allora Sophie che ti porta a Firenze?».
Sophie non ci pensò due volte e con voce allarmata rispose: «Affari, sono una manager.».
«Una manager così bella?» rispose Luca, che si pentì di quello che disse; non era abituato a parlare così agevolmente con le ragazze sempre per il problema della timidezza.
I due bevvero fino a tarda notte, bevevano e parlavano di cose futili e piano piano  si conoscevano e si affezionavano l’uno all’altra.
Erano le due quando Sophie si alzò dalla sedia per andare a letto; il bar era deserto e c’erano solo loro due. Le candele ormai esaurite emanavano una luce fioca sulle tele e gli affreschi; Sophie barcollando cadde tra le braccia di Luca, che fu pronto a prenderla “Che braccia forti, va in palestra di certo…è così caldo e io ho freddo, il battito del suo cuore sembra una culla”.
«Sophie ci sei?».
Lei alzò la testa e fu a pochi centimetri dalle sue labbra; si avvicinò ancora e lo baciò. Le sue labbra erano morbide e calde…Sophie non baciava un uomo da molto anni ormai e quel bacio fu come se fosse il primo: aprì le labbra e le loro lingue si incontrarono per scambiarsi un bacio appassionato.
Quando si ritrassero Luca disse: «Voglio rivederti, domani sul Ponte Vecchio, alle cinque.».
Poi i due si separarono.
 




Ciao a tutti!
Intanto scusateci per il ritardo ma c’è stato qualche problema di organizzazione!
Pensiamo che i prossimi aggiornamenti avranno più o meno cadenza settimanale!
Tornando al capitolo…ecco che sboccia l’amore tra questi due ragazzi…come proseguirà?
Grazie mille a chi ci sta seguendo e in particolare agli autori delle recensioni…come faremo senza di voi?!
A presto!
Sophie & Pakometallaro

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Capitolo 4
*** L'errore di un'assassina ***


L’errore di un’assassina


 

 
“Sul ponte vecchio, alle cinque”…Sophie si ripeteva quella frase in testa da ore ormai, non era nemmeno riuscita a prendere sonno la sera precedente da quanto era agitata.
Ripensò alla chiacchierata con Luca e poi a quel bacio meraviglioso…per un attimo aveva dimenticato di essere una spietata assassina.
Si era innamorata. Ormai ne era sicura. Ma questo avrebbe compromesso il suo “lavoro”?
Prese il suo computer portatile e diede una rapida occhiata alla lista delle vittime. Cancellò il nome di Marco De Angelis e si soffermò sul nome di una donna: Dora Ferres.
Sorrise e scrisse su un foglio l’indirizzo della signora.
“Vediamo se riusciamo a eliminarla entro oggi, così poi posso andare all’appuntamento con Luca”pensò mentre si raccoglieva i lunghi capelli mossi in una coda di cavallo e metteva una pistola nella fondina e un coltello nella borsetta che si portava sempre dietro.
Mise una leggera riga di matita nera sugli occhi, il rossetto sulle labbra e uscì dalla camera.
Una volta raggiunta l’abitazione della vittima la seguì al lavoro.
La donna era una giornalista; Sophie ricordava di cosa l’aveva accusata KB: aveva aiutato un uomo a compiere una rapina a mano armata durante la quale era rimasta uccisa una ragazza di quindici anni e la madre era andata in coma. Tuttavia la sua colpevolezza non era mai stata provata…
Dora disse a un suo collega che durante il pomeriggio sarebbe andata a rilassarsi guardando due vetrine dei negozi…proprio quelli vicino al Ponte Vecchio!
“Sarò lì mia cara giornalista…mi viene giusto comodo ma non penso che per te saranno momenti rilassanti…” pensò Sophie, spietata come sempre.
 
 
“16:30” era l’ora segnata sull’orologio di Sophie, che non stava più nella pelle al pensiero di incontrare Luca.
Uscì dalla sua camera; quando fu sulla strada iniziò a camminare con passo  deciso: il suo albergo non era molto distante dal “Ponte Vecchio” ma lei in camera stava impazzendo e il desiderio di rivedere Luca era troppo grande.
Erano le 16:45 quando Sophie arrivò sul Ponte Vecchio, aveva un largo anticipo e l’attesa la stava divorando; aveva voglia di guardare gli occhi di Luca, immergersi  in quei bellissimi occhi neri e lucenti, accarezzargli il viso e magari dargli un bacio e provare di nuovo quelle bellissime emozioni…“ Ma che sto dicendo, se divento tenera come farò a fare l’assassi…”. I suoi pensieri si fermarono quando vide Luca in lontananza che arrivava: il sole gli illuminava il viso e lui sorrideva. Quel sorriso era raggiante e a Sophie parve di essere al settimo cielo.
«Ciao Sophie».
«Ciao bel ragazzo» disse lei stuzzicandolo.
“Dopotutto sono ancora  bella e fredda“.
Luca arrossì e poi abbracciò la ragazza.
La giornata passò in modo piacevole e loro si iniziavano a conoscere sempre meglio; a poco a poco Sophie capiva che era ormai innamorata di quel ragazzo dolce e timido con i capelli ricci che le faceva sciogliere quel freddo cuore da assassina.
Risero e scherzarono e intorno alle sette decisero di andare a prendere un aperitivo.
Si sedettero fuori, in un bar molto carino con dei tavolini di ferro verdi. Il sole tramontava e i due ragazzi si abbracciarono e si godettero quello spettacolo: i suoi raggi colorarono l’Arno di arancione e poi di rosso.
Sophie baciò Luca: chiuse gli occhi e visse il momento come se fosse stata la prima volta, le sue labbra dolci e morbide…Sophie aprì gli occhi e in quel momento la vide, vide Dora Ferres che camminava con delle buste in mano.
Sophie aveva con sé la pistola e decise che avrebbe fatto il suo lavoro proprio in quel momento, si ritrasse dal bacio e con la scusa di andare in bagno si alzò.
Dal bagno  sgattagliolò dalla finestra  e quando fu fuori vide la donna passarle davanti. “ Poco male non dovrò nemmeno rincorrerla e farle troppo male“ . Avvicinò la donna,  mise la mano nella borsetta e prese la pistola per appoggiarla alla schiena della donna:
«Okay, vieni con me o non farai mai più shopping.».
Dora non si scompose e continuò ad avanzare piena di sé. Sophie le sussurrò: «Non voglio soldi, sappilo, e poi quella ragazza oggi sarà vendicata.».
Sophie sapeva come mettere paura alle sue vittime: guardandole dritte negli occhi, oppure sussurrando loro parole come quelle.
Spinse la donna in un vicoletto; poi con un sorriso soddisfatto la colpì al collo con un calcio. Bastò quello perché la donna stramazzasse al suolo senza vita. Sophie però voleva essere sicura e divertirsi un po’, così continuò con i calci finché non fu spettinata e con la fronte lucida di sudore.
Tornò da Luca che l’aspettava da ormai dieci minuti: «Ehy ma che fine hai fatto?» disse lui con tono dolce; Sophie sorrise e facendogli l’occhiolino rispose: «Sono andata a farmi bella per te.».
Luca con un tono scherzoso disse: «Bellezza, sei spettinata e hai la camicia sgualcita, sembra che tu abbia preso qualcuno a calci.».
Sophie sussultò: quel ragazzo non era stupido e lei ci aveva messo troppo: «Fatti gli affari tuoi.».
Il tono era stato involontariamente brusco e Luca parve colpito: «Grande Sophie, comportamento maturo il tuo, scomparire per un quarto d’ora senza spiegazioni per poi ritornare come se avessi picchiato qualcuno!».
Luca si alzò e se ne andò, lasciando Sophie con i suoi pensieri…“Sei solo patetico Luca“.
 



Buonasera a tutti!
Allora, comincia a sciogliersi questo cuore di ghiaccio? O prevarrà sempre la fredda e crudele assassina?
Grazie a tutti coloro che ci seguono e in particolare ai recensori!=)
Ciao!
Sophie & Pakometallaro

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Capitolo 5
*** Pensieri ***


Pensieri


 

 
Luca era seduto sulla sua sedia, lo sguardo perso nel vuoto, e pensava; pensava all’incontro finito male con Sophie “Ma perché si è comportata così? Cosa le ho fatto?”. Luca non ce la faceva più, voleva risposte, ma di chiamare Sophie non se ne parlava nemmeno; lei non lo aveva mai chiamato nei giorni che erano passati dopo quell’incontro e lui non avrebbe ceduto.
Dalle finestre entrava un sole caldo e confortante e Luca si fece baciare dai suoi raggi, ricordò la bellissima sensazione che aveva provato quando aveva baciato Sophie e si accorse di quanto gli mancasse.
“No, lei  mi ha trattato male e senza motivo, quindi con lei è finita a meno che non mi spieghi tutto per bene.” Luca era testardo e per nulla al mondo avrebbe ceduto; amava Sophie, in cuor suo lo sapeva, ma ormai aveva deciso. Si guardò intorno e quando posò lo sguardo sull’orologio che aveva in studio capì di essere in ritardassimo “Cavolo, la difesa in tribunale è tra mezz’ora, Sophie anche a lavoro mi fai brutti scherzi!”.
Arrivò alla fermata degli autobus giusto in tempo; Luca aveva la macchina ma preferiva spostarsi in città con i mezzi pubblici.
Mentre saliva vide Sophie che camminava e gli venne l’idea di fermarla e chiarire con lei ma non lo fece, salì sull’autobus e la guardò camminare con uno sguardo fiero e deciso, come sempre.
“Chissà dove starà andando, magari ha un altro…ma certo! Tutto quadra: scompare per un bel po’ di tempo, si comporta in modo strano e per alcuni giorni non si fa né vedere né sentire…“  Luca cercava di trovare altre soluzioni ma gli veniva in mente solo quella, era la più plausibile; il suo volto si fece triste e cupo.
Sophie lo aveva tradito in partenza, certo non era ancora del tutto legata a lui ma a Luca fece male scoprire che Sophie molto probabilmente lo tradiva. Ora quella ragazza non gli mancava più, avrebbe solo voluto dirle quanto la disprezzasse.
 
 
Erano le 14:30 quando Sophie smise di pulire le sue armi; quando era nervosa puliva le armi, era il suo passatempo.
Con Luca non si sentiva da giorni e non lo avrebbe chiamato di certo per chiedergli scusa; ai suoi occhi ora era solo un bamboccio geloso, ma Sophie sapeva di essere in torto “Oh basta pensare a lui, pensiamo al lavoro”.
Sbirciò la lista e si fermò sul nome di Pietro Lavini: imprenditore che aveva ucciso moglie e due figli e poi era uscito di prigione dopo aver sborsato un ingente somma di denaro.
Sophie uscì dall’albergo e si diresse verso la casa della vittima.
Era un uomo magro e brizzolato con delle leggere rughe sul viso e gli occhi azzurri.
Sophie iniziò a pedinarlo: quell’uomo era noiosissimo, stava sempre con i suoi soci e non si staccava mai dal telefono. La fredda assassina lo tampinò fino a sera poi, quando decise di ritornare in albergo, la giornata ebbe una svolta: un uomo lo avvicinò e gli mise una busta gialla nella giacca. Sophie fu veloce, affiancò l’uomo e gli rubò la busta senza che questo se ne accorgesse.
In albergo lesse la lettera, che conteneva un fohlio su cui era scritto: “Ci vediamo domani sera alle 23:30 al bar del Ponte Vecchio per concludere l’affare dell’oro bianco…“.
Ecco, Sophie sapeva quando agire.
 
 
Erano le 23.00 quando Sophie arrivò al bar, e fu sorpresa di vedere la sua vittima già lì, con mezz’ora di anticipo. Ma questo avrebbe giocato a suo favore.
Pietro Lavini imboccò una via secondaria, fumando distrattamente una sigaretta.
La criminale lo seguì, estrasse la pistola, ma prima che potesse sparargli alle spalle, l’uomo si voltò.
I due rimasero a osservarsi per qualche istante.
«Chi sei?» chiese poi lui.
Sophie rimase ferma, puntandogli contro la pistola…si sentiva a disagio, non parlava mai con le sue vittime prima di ucciderle.
Eppure non premette il grilletto come avrebbe potuto fare da un momento all’altro, ma rispose: «Io so chi sei tu, e questo basta.».
L’uomo mise una mano in tasca, cautamente: «E potrei almeno sapere cosa hai intenzione di fare con quell’arma?».
«Semplice…» disse lei. “Ucciderti” avrebbe aggiunto, ma la sua mente fu improvvisamente invasa dai ricordi di Luca. Chissà se lui avesse scoperto la sua vera identità come avrebbe reagito? C’era mancato poco qualche giorno prima. E chissà se…
I pensieri di Sophie vennero interrotti da un brusco movimento da parte di quella che doveva essere la sua vittima: l’uomo tirò fuori dalla tasca un coltello e con scatto fulmineo si mosse verso la ragazza.
Alzò il braccio e poi lo abbassò velocemente, ferendo Sophie ad un fianco.
Lei nello stesso istante sparò, uccidendo il criminale.
Ci fu un attimo di silenzio, caddero entrambi a terra.
 
Sophie avvertì un dolore terribile al fianco sinistro, le si appannò la vista.
Rimase a terra, immobile per qualche istante.
Osservò il corpo di Pietro Lavini, che giaceva senza vita...
Cominciò a fare respiri profondi, guardò la sua maglietta che era completamente inzuppata di sangue.
Stava per perdere i sensi, sentiva tutto quello che la circondava più lontano…quando sentì dei passi avvicinarsi.
“Qualcuno ha sentito il colpo…devo sparire…” pensò.
Si alzò a fatica, trattenendo a stento un grido di dolore.
E si allontanò barcollando verso l’albergo.
 
 
Erano le 23.30 quando Sophie entrò nella sua camera e si distese sul letto, distrutta.
La ferita continuava a sanguinare e faceva molto male…rimase ferma per qualche minuto guardando il soffitto.
Improvvisamente sentì bussare alla porta.
Indossò una felpa per nascondere la ferita e chiese: «Chi è?».
La risposta la meravigliò, non se lo aspettava: «Sono Luca…devo parlarti.».
Sophie aprì la porta e si trovò davanti a quel ragazzo che non vedeva ormai da qualche giorno, di cui si era perdutamente innamorata, anche se faceva fatica ad ammetterlo persino a sé stessa
Eh si, alla fine Luca era andato da lei, ma non per riconciliarsi…
«Come sei pallida, tutto bene?» chiese lui appena entrato.
Sophie annuì. Era incridebile come quel ragazzo capisse sempre se c’era qualcosa che non andava.
«Cosa ci fai qui?» chiese lei fredda, ignorando la domanda di Luca.
«Sophie, voglio sapere chi sei.».
L’assassina alzò un sopracciglio sorpresa da quella richiesta e lui continuò: «Ho letto il giornale ieri. È stato trovato il corpo di una donna che è stata uccisa qui a Firenze.».
«E allora?».
«Allora quella donna è stata uccisa il giorno che noi due ci siamo incontrati, nella strada su cui si affaccia il retro del bar dove siamo stati e alle 19.15…quando tu ti sei allontanata per andare in bagno.» spiegò Luca, un misto di rabbia e preoccupazione negli occhi.
«Non capisco dove tu voglia arrivare…» disse la criminale che invece si sentiva scoperta.
Luca fece un attimo di silenzio, poi respirò profondamente: «L’hai uccisa tu?» chiese tutto d’un fiato.
«Pensi davvero una cosa del genere? Tu pensi…Luca, credevo che ti fidassi di me.».
«Sophie, io non so niente di te! Mi hai detto che sei una manager ma io non so se è la verità! Io non ti conosco…» esclamò il ragazzo.
Sophie annuì. Non voleva perderlo…e non gli avrebbe mai detto chi era lei veramente.
Fece un passo verso di lui…ma inciampò.
Cadde tra le sue braccia e gridò per il male al fianco che quella maledetta coltellata gli provocava.
Luca la guardò, subito non capì.
Ma quando si guardò le mani rimase a bocca spalancata: erano sporche di sangue!
«Ma tu sei ferita! Sophie!».
Di nuovo alla ragazza si appannò la vista, sentiva che le forze la stavano abbandonando.
Lui era in preda al panico. Avrebbe voluto chiamare un’ambulanza, ma aveva dimenticato il cellulare. Doveva uscire dalla stanza.
«Resisti…io…vado a chiamare qualcuno, arrivo.» balbettò posando Sophie sul letto.
«Non…ne me laisse pas…je t’aime…» sussurrò lei, prima di chiudere gli occhi.
 
 


Buonasera!
Allora, sta perdendo colpi la nostra assassina? Luca adesso è molto sospettoso e lei è ferita, così la situazione si complica…cosa accadrà?
Grazie a tutti coloro che ci seguono e in particolare ai recensori per i loro commenti e i preziosi consigli!
Sophie & Pakometallaro

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Capitolo 6
*** Ferite rimarginate ***


Ferite rimarginate

 

 
«Sophie, Sophie! Svegliati ti prego…».
 Sophie era distesa a terra, svenuta. Luca era nel panico, la ragazza che amava era ferita e lui non sapeva cosa fare, annaspava e non riusciva a pensare a niente, se non a gridare a gran voce il nome della bella francese e scuoterla nel tentativo di farla rinvenire.
La prese in braccio e si sorprese di quanto fosse leggera, nonostante il fisico tonico e scolpito. “Si tiene in forma” pensò mentre adagiava la ragazza sul letto.
Si passò una mano nei capelli, passeggiando nervosamente avanti e indietro. Dalla finestra  entrava la fioca luce emanata dalla luna, che illuminava parzialmente il viso dolorante della ragazza. Luca vinse l’imbarazzo ed alzò la maglietta di Sophie, scoprendo la sua brutta ferita dalla quale era fuoriuscito molto sangue. Era ufficialmente nel panico,  si sentiva mancare e Sophie era ancora svenuta.
Le lacrime gli salirono lentamente agli occhi, mentre cercava di comprimere  la ferita «Sophie, svegliati per favore. Io ti amo.».
Lei si mosse leggermente e Luca perse un battito nel vederla riaprire gli occhi, le accarezzò la fronte e cercò di parlare, ma fu anticipato da lei che disse: «Allora Luca se vuoi che io viva fai quello che ti dico, intesi?»disse dolorante mentre si tastava la ferita. «C’è una borsa nell’armadio, è rossa. Prendila.». Luca non capiva niente, era un automa e ormai faceva solo quello che diceva Sophie. Prese la borsa e l’aprì. «Prendi quell’acqua ossigenata e disinfetta la ferita, subito però, non rimanere lì imbambolato!». Luca disinfettò la ferita causando, involontariamente, dolore alla ragazza. Fu poi il momento dei punti che Luca riuscì a mettere nonostante la mano tremante.
«Sei stato bravo, cosa sei, un sarto?»disse la ragazza abbozzando un sorriso e sdrammatizzando. Luca continuò a prendersi cura di lei finché non si fu stabilizzata. I due ragazzi si guardarono negli occhi, gli occhi ceruli  e freddi di lei e quegli occhi grandi e scuri di lui si incatenarono in uno sguardo denso di significati: rabbia, amore, passione e mille altre emozioni. Luca rapito da quegli occhi cercò le labbra di Sophie, si avvicinò lentamente a lei ma fu respinto:
«Luca, non è il momento per delle smancerie inutili». Luca era sorpreso da quell’atteggiamento, sapeva che Sophie fosse fredda ma non fino a quel punto.
«Sophie non capisco, ti ho salvata, ero venuto qui per chiederti scusa».
«Non voglio baciarti.». Luca era arrabbiato e deluso, non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere.
«Bene non baciarmi, ma ora devi rispondere alle mie domande!».
«Non sono tenuta a dirti niente!».
«Che lavoro fai Sophie? Chi sei?».
«Non fare il bambino Luca, sai benissimo chi sono e che lavoro faccio.».
«La manager eh? Ferita a tarda sera e con una borsa di pronto soccorso? Sophie non puoi darmela a bere. Dimmi cos’è successo!».
«Certo che ne dai di fastidio, sono stata quasi rapinata da una baby gang, ho risposto prendendoli a schiaffi e a calci, ma mi hanno ferita ed ora eccomi qui!». La storia quadrava, del resto Firenze era una grande città e si potevano correre questi pericoli.
«Davvero sei una manager?».
«Si, lo sono.».
 

Sophie guardò l’orologio: 8.30. Aveva dormito malissimo, non faceva altro che pensare alla sera precedente e all’incontro con Luca.
Non le piaceva per niente la situazione che si stava creando: quel ragazzo non si fidava più pienamente di lei e aveva troppi sospetti, prima o poi avrebbe scoperto la verità.
Sentì il cellulare vibrare e rispose senza neanche leggere il nome sul display: «Pronto KB?!».
«Sophie, a che punto sei?». Come immaginava, lui.
«Ho eliminato il quarto della lista.».
«Vedi di fare in fretta, ti voglio a Parigi entro la fine della settimana.»e chiuse la chiamata, senza nemmeno darle il tempo di replicare.
La ragazza sospirò e accese il computer alla ricerca della vittima sucessiva. Scelse un giovane di appena ventun anni, accusato di aver assassinato i suoi genitori ma poi assolto.
Non sarebbe stato difficile per un’ esperta come Sophie toglierlo di mezzo.
Si alzò con una smorfia di dolore causata dai punti della ferita e, dopo essersi preparata e raccolta i capelli, prese uno zainetto e uscì.
Pedinò il ragazzo per tutta la mattina. Egli seguì una lezione all’università di legge che frequentava e, una volta uscito, fece qualche commissione nel centro di Firenze.
In realtà non aveva per niente l’aria dell’assassino ma, d’altra parte, se KB aveva ordinato di ucciderlo doveva esserci un motivo ben preciso.
Parlò al telefono per un po’ con un’amica, l’avrebbe incotrata la sera stessa alle 20.00.
“Mi dispiace, ma temo che oggi non sarai presente all’appuntamento…” pensò Sophie. Avrebbe agito nel tardo pomeriggio, da quanto aveva capito la vittima doveva uscire per fare visita in ospedale ad un suo nonno malato. Perfetto! Bastava cogliere il momento giusto, magari dopo la visita. Il giovane abitava in una stradina secondaria e non l’avrebbe notata nessuno.
Avrebbe agito nell’ombra, come sempre.
Perché in fondo tutta la sua vita era sempre rimasta nell’ombra, a cominciare dal suo passato…Sophie scosse il capo allontanando quei pensieri che non le permettevano di concentrarsi sul lavoro.
Lasciò che il ragazzo rientrasse in casa e sospirò.
Non c’era più niente da scoprire sulla sua vittima.
Guardò l’orologio.
Sorrise tra sé e sé e si avviò verso l’albergo per preparare il colpo.
 



Salve a tutti!!
Eccoci con il nuovo capitolo, finalmente si riprende a scrivere! :)
Cosa possiamo dirvi? Questo è un capitolo di passaggio, speriamo vi piaccia ugualmente ^^ Luca sospetta sempre di più…bel guaio per la fredda assassina!
Per tutta la prossima settimana non potremmo aggiornare causa vacanze, scusate…aspettiamo di sapere cosa ne pensate! =P
Ciao! :D
Sophie & Pakometallaro
 

PS: questo capitolo e quasi tutto merito di Pako, quindi i complimenti vanno a lui ;)
Sophie

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