You make me shine.

di swiebers
(/viewuser.php?uid=159392)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Green eyes. ***
Capitolo 2: *** Across the border. ***
Capitolo 3: *** The voice of love. ***
Capitolo 4: *** Is it real? ***
Capitolo 5: *** Something new is happening. ***
Capitolo 6: *** It's summer, baby! ***
Capitolo 7: *** Rainy day. ***



Capitolo 1
*** Green eyes. ***


- Dà, che ore sono?
- Manca un quarto d'ora all'una.
- Che palle, ma tu ci stai capendo qualcosa?
Prima che potessi rispondere, la voce tonante della professoressa di Matematica ci richiamò all'ordine.
- Cosa c'è di più interessante dei polinomi, signorina Parks?

Avrei voluto risponderle seccamente “Tutto, tutto è più interessante di questa materia!, ma siccome ero dalla parte del torto, e ne ero consapevole, mi trattenni, limitandomi ad arrossire timidamente e posare lo sguardo sul libro di testo che avevo davanti.
La professoressa continuò a guardarmi per un istante, poi si girò nuovamente verso la lavagna per continuare a spiegare la lezione: la mano ossuta di un bianco scheletrico si muoveva sulla lavagna accompagnando il gesso e creando movimenti morbidi e continui.  
Odiavo la Matematica, ma stranamente era la materia nella quale riuscivo meglio e, cosa ancora più strana, come se la professoressa fosse a conoscenza di questo rapporto conflittuale con la materia, mi aveva presa sott'occhio e ogni occasione era buona per ammonirmi o farmi domande su argomenti trattati mesi prima.
Un quarto d'ora e la campanella suonò.
Finalmente.
Quella era l'ultima ora, quindi il suono della campanella mi fu ancora più gradito.

- Scusa per prima Dà, ho fatto riprendere anche te! 
- Hahaha, figurati!

Samantha era la mia migliore amica praticamente da sempre, l'avevo conosciuta alla scuola materna e non ci eravamo più divise.
Mia mamma mi raccontava spesso che il primo giorno lei e sua madre ci portarono a scuola e si riconobbero perché erano nella stessa classe alle superiori; io e Samantha, appena ci vedemmo, ci prendemmo per mano ed entrammo in classe.
E' sempre stata un punto di riferimento per me, per ogni cosa sapevo di avere lei al mio fianco, come lei sapeva di avere me. 
La nostra era un'amicizia senza compromessi.

- Oggi hai canto?
- Sì, ma non so se ce la faccio ad andare a lezione: abbiamo una marea di compiti!
- Dovresti provare a cantare di fronte a un pubblico, non hai idea del dono che possiedi.
- Nei tuoi sogni! Non esiste che canti davanti a qualcuno, neanche fra cent'anni!
- Stai sprecando tempo e talento così, allora a che ti serve andare a lezione?
- Ci vado per migliorare, perché amo il canto, ma oltre te e Marie nessuno mi ascolterà mai.
- Chi è Marie?
- La mia insegnante, Sam! 
- Ah, giusto! Dà, io aspetto mamma che esce prima da lavoro, vuoi un passaggio?
- No, grazie, cinque minuti e sono già a casa.
- Come vuoi, ciao!
- Ciao, a domani!

Mi avviai verso casa con le cuffie nelle orecchie. Ah, la musica! Era l'unico rimedio a ogni cosa: delusione d'amore? C'era la canzone adatta che ti tirava su.
Fortunatamente, non sentivo ancora aria di delusioni per me, dato che non ero mai stata innamorata; forse era un bene, o forse no, in fondo a sedici anni bisogna anche saper relazionarsi con gli altri.
Ma non era certo colpa mia se non era scattata la scintilla con nessuno! E poi, preferivo godermi quegli anni di liceo, di amicizie, di complicità con i compagni; deprimermi per un ragazzo mi avrebbe portato via troppo tempo.
Arrivai a casa e mi fiondai in cucina: avevo una fame!
Mia madre era appena uscita per andare a lavorare, odiavo i suoi turni, la tenevano troppo lontana da me.
Mi aveva lasciato il pranzo da riscaldare nel microonde, per poi mangiarlo da sola. 
Una volta finito di pranzare, andai a stendermi sul letto per riposare: dopotutto la giornata era stata pesante. Regolai la sveglia perché suonasse alle 16:00, così avrei avuto il tempo di prepararmi per la lezione di canto. Avrei dovuto studiare, sì, ma ero troppo stanca per arrovellarmi ancora il cervello, anche se erano tanti me la sarei cavata, li avrei fatti dopo la lezione.

[...]

Era tardi, troppo tardi! La sveglia non aveva suonato ed erano le 16:39: non ce l'avrei fatta a prendere l'autobus per raggiungere la scuola di canto. Stavo già allarmandomi quando pensai: 
Danielle, fa' un respiro profondo e invece di perdere tempo a lamentarti, sbrigati!
Stranamente, riuscì a prepararmi in dieci minuti, nonostante la mia pigrizia, e così riuscii a prendere l'autobus due secondi prima che partisse. 
Questa sì che è adrenalina!
Arrivai giusto in tempo a lezione, Marie mi stava aspettando da un po'.


- Hai fatto tardi? 
- Come lo hai capito?
- Hai l'affanno. Riposati prima di cominciare.

Marie era estremamente severa come insegnante, ma era preparatissima; lei stessa cantava: si era classificata terza a una gara nazionale di canto e direi che su più di migliaia di concorrenti, tutti qualificatissimi, arrivare terzi è più che gratificante. Ma forse per lei non era stato abbastanza, voleva ottenere il massimo mettendosi in gioco a 360°, ma il suo meglio non era bastato. E riversava in me ciò che aveva appreso quel giorno: mi incitava a fare sempre di più, a curare la voce, ad esercitarmi costantemente; rari erano i complimenti, ma quando c'erano, erano sentiti. In fondo però si vedeva che mi voleva bene: lavoravamo insieme da due anni, un po' avrebbe dovuto affezionarsi.

- Danielle, non vorresti provare ad esibirti dav...

Non le lasciai neanche finire la frase.

- No, grazie.

Dopo la lezione, presi nuovamente l'autobus per tornare a casa: tutto sommato non era tanto male prenderlo, molti si lamentavano, ma a me piaceva sedermi e guardare le facce delle persone che mi stavano accanto, cercando di immaginare dove fossero diretti, la loro storia.
Ricordo che una volta notai un anziano signore che aveva in mano dei cioccolatini e pensai che stesse andando da sua moglie per festeggiare il loro anniversario di matrimonio; chissà se avevo ragione.
A casa, mamma e papà mi stavano aspettando guardando la televisione seduti sul divano.

- Ciao Dani, com'è andata oggi?
- Bene, ma sono stanca, vado a letto.
- Buonanotte!

Gli piaceva sentire che andavo a letto presto, anche se il più delle volte non era così: non mi facevano pressioni riguardo alla scuola, anzi, volevano che mi riposassi il più possibile e che pensassi innanzitutto a stare bene. 
Anche quella sera, in realtà, non sarei andata a dormire, ma avrei passato mezza nottata sui libri, anche se per me non era un peso perché la scuola è sempre stato il mio punto di forza, mi riusciva naturale studiare e ogni cosa riguardante la didattica era impeccabile: io stessa mi stupivo di quei risultati.

[...]

Il giorno dopo arrivai a scuola in anticipo, per completare qualcosa che non ero riuscita a finire la sera precedente. Anche Samantha era già arrivata, anzi, era già in classe quando arrivai.
- Dà, sei già qui?
- Sì, devo finire due esercizi di Italiano, ieri ho fatto tardi.
- Hahah, sono qui per il tuo stesso motivo! Solo che io devo fare Latino!
- Prendi il mio libro dalla borsa, no?
- Sei un angelo, grazie!

Qualcuno bussò alla porta chiusa interrompendoci; senza aspettare un “prego”, un ragazzo alto, bruno, i cui occhi verdi erano di un colore così intenso da potercisi perdere a guardarli, entrò guardandoci perplesso.

- Non è arrivato ancora Chris?
- No, siamo noi in anticipo - rispose Samantha. Per un attimo provai un filo di gelosia: lei aveva parlato con quel ragazzo che non avevo mai visto prima, mentre io no.
- Allora lo aspetto qui, se non vi dispiace.
- No, certo, resta pure - risposi io prontamente, come se quella fosse una gara tra me e Samantha a chi parlava per prima con lui.
- Come vi chiamate, ragazze? 
- Danielle, e lei è Samantha.
- Potevo presentarmi anche da sola!
Il ragazzo sorrise, poi si presentò a sua volta: - Io sono Alex, piacere.
Mi persi in quelle labbra così perfette, nelle sue parole che fluivano dolci e armoniose. Notai che Samantha mi stava guardando, rideva.
La campanella suonò, segno che le lezioni erano cominciate, e dopo circa cinque minuti entrò Christian, il mio compagno di classe, nonché mio migliore amico, insieme a Samantha, cercato da quel ragazzo.
Proprio ora doveva arrivare... Poteva lasciarci un po' di tempo per conoscerci!
  

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Across the border. ***


Quel giorno le lezioni durarono più del solito; in effetti, non staccavo gli occhi dall'orologio, forse per questo sembravano interminabili. Per la prima volta sentivo il bisogno di vedere qualcuno, e quella persona era Alex, con cui avevo scambiato sì e no quattro parole. Colpo di fulmine? Impossibile.


Quando finalmente la campanella suonò l'inizio dell'intervallo, stranamente fui la prima ad alzarmi, precedendo persino Martha, che al “driiin” scattava come un soldato.

- Dà aspetta!
- Che c'è?
- Ho visto come guardavi quello lì, sai? Ti piace!
- Chi, Alex? Ma che dici!
- Seh, guarda che a me non la dai a bere. Ti conosco da quasi quindici anni, non credi che mi sia fatta una cultura su di te?
- Ma è impossibile, cioè, l'hai visto?
- Sì, e devo dire che non è niente male!
- Ma a te piace?
- Sì e credo di volerci uscire insieme.
- Ah.
- Ma dai, scherzo! So che ti piace, non negare!
- Ma no!

Dopo quella conversazione uscii dalla classe con la speranza di vederlo. Perché mentire a Samantha, la mia migliore amica, su qualcosa di così palese? Era chiaro che c'era interesse, ma forse volevo convincermi del contrario.
Scesi nel cortile della scuola, dove spesso si riunivano i vip e dove noi comuni mortali eravamo strattonati e spinti qua e là, perché nessuno faceva caso a noi. Come avevo potuto decidere di oltrepassare il confine senza neanche la mia migliore amica?
Camminavo da sola tra quella massa di studenti, chi mangiava, chi fumava, sembrava non essere più in una scuola ma a uno skate park.
Tra la folla riuscii a distinguere il maglione blu di Alex; feci per avvicinarmi, ma mi fermai: lui faceva parte dell' élite del liceo, era uno di quei figli di papà tutti uguali che giudicavano una persona da come si vestiva, se indossasse o meno le griffes. Eppure non mi era sembrato così.
Presi la decisione che mi sembrava più giusta e tornai in classe; sentii una strana sensazione, qualcosa misto tra delusione e tristezza, forse perché sapevo che tra me e lui non sarebbe nato mai niente: lui era un vip, e io una ragazza del dimenticatoio.


La campanella suonò nuovamente e tutti si riversarono nelle proprie classi, tutti meno il gruppetto di Alex: riuscii a intravedere dalla finestra che si erano trattenuti nel cortile ancora un po', per poi sparire nella porta d'emergenza da cui sarebbero entrati nel corridoio che portava alle classi.
Samantha notò il mio umore insolito e cercò di distrarmi lamentandosi di quanto fosse noiosa la lezione e odiosa la prof., ma io mi limitai a sorridere come se fossi in soggezione. Quella scoperta mi aveva turbata: un attimo prima avevo incontrato un ragazzo come me, un attimo dopo avevo scoperto che di comune avevamo solo il fatto di respirare; lui apparteneva a un mondo di cui non avrei mai fatto parte, un po' per mia volontà, un po' perché non mi avrebbero mai accettata, strana com'ero.
Quando tornai a casa, nonostante la fame, mangiai pochissimo, suscitando la preoccupazione di mia mamma, sempre però troppo impegnata per chiedermi cosa fosse successo.
Tipico.
Molte mie amiche dicevano di invidiarmi, di volere anche loro una vita perfetta come la mia, ma io di perfetto in quella vita ci vedevo ben poco: genitori poco presenti, un carattere troppo chiuso per esprimermi e una voragine in petto causatami da un ragazzo di cui conoscevo sì e no il nome.

Prima di cominciare a studiare mi connessi a Facebook e notai che Alex mi aveva aggiunta come amica. Wow, si era degnato di prendermi in considerazione. Non sapevo perché, ma da quando avevo scoperto a che “mondo” apparteneva era nato in me un sentimento di odio nei suoi confronti. Con quel comportamento, però, dimostravo di non essere diversa dai suoi frivoli amici.
Accettai, del resto, non avevo motivo di rifiutare. 
Dopo un po' mi contattò Samantha:
- Ehi, Alex ha aggiunto anche te?
- Già.
Come credevo, aveva aggiunto anche lei. Come potevo essere gelosa della mia migliore amica? Quel ragazzo aveva una brutta influenza su di me. 
Senza neanche salutarla, mi disconnessi e aprii il libro di Storia.
“Alessandro Magno...” Coincidenza? Ah, non sapevo neanche se “Alex” fosse il diminutivo di “Alessio” o “Alessandro”: cominciavamo bene.
- Non posso studiare con questa distrazione. Cosa faccio? - ero al culmine dell'esasperazione, cominciavo anche a parlare da sola.
Non c'era alcun dubbio: Alex aveva mandato in tilt i miei neuroni, del resto, l'amore distrugge il cuore e qualche volta anche il cervello, ma non ero convinta che quello fosse amore. Infatuazione forse, ma amore no.
Mi faceva passare persino la voglia di cantare, la cosa che più amavo, così decisi di ascoltare qualche canzone dall' I-Pod.
Wonderwall - Oasis. Ero in fissa con quella canzone, le parole ripetute come una cantilena mi aiutavano a rilassarmi e a distogliere l'attenzione dai brutti pensieri.
E infatti finii per addormentarmi accompagnata da Liam Gallagher che cantava le strofe.
Stavo diventando sempre più negligente verso la scuola, menefreghista e fredda, e tutto per Alex. Come poteva un ragazzo farmi tutto ciò?

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** The voice of love. ***


- Did you have to go, and leave my world so...alone?
- E' cold, non alone! Danielle, ma che ti prende?
- Scusa.
- E' tutto il pomeriggio che non fai che sbagliare i testi! Che hai?
- Niente, sono solo un po' stanca.
- Senti, non mi va di lavorare così, quindi credo sia meglio che tu vada a casa e ti riposi.
- No, ma...
- Niente ma, mi saresti solo d'intralcio. Ci vediamo la settimana prossima.
- Uh, ok. A Giovedì allora.
- Ciao.
- Ciao, e scusa ancora: ti ho fatto perdere tempo.

Tornai a casa col morale a terra: l'unica cosa che pensavo mi appartenesse davvero, il canto, mi stava abbandonando. Possibile?
Come di consueto mia mamma era a lavoro ma, pur essendo abituata alla sua assenza, avrei voluto si interessasse un po' di più a me e se qualche volta fosse stata invadente, non l'avrei biasimata.
Non volevo restare a deprimermi da sola in quella casa in cui quel giorno regnava il silenzio che sembrava inghiottirmi, così chiamai Samantha.
- Ehiiiiiiiiiiiiii!
- Ciao Sam, senti, mamma non c'è, non è che puoi venire a farmi compagnia?
- Ma tu non dovevi essere a lezione? Comunque mi sa che non posso, dopo l'ultimo quattro in Latino i miei a stento mi parlano, figuriamoci se mi fanno uscire!
- No, oggi è saltata - mentii, del resto non potevo dirle che ero stata mandata a casa perché troppo distratta dal pensiero di Alex - comunque non importa, magari ci sentiamo domani.
- Ok, a domani! Ciao! 
- Ciao!

Dopo aver riattaccato, pensai a cosa poter fare per mandar via la noia e la tristezza. Studiare e stare al computer furono due opzioni che scartai subito: di compiti non ne avevo, e Facebook non mi avrebbe aiutata a distogliere la mente da Alex. Decisi quindi di farmi fare compagnia da Chris (Christian), che abitava poco lontano da casa mia.
Lo chiamai e nel giro di cinque minuti si presentò alla porta: i capelli biondi, gli occhi di un azzurro quasi grigio e la statura esile ma non eccessivamente, lo rendevano così diverso da Alex e lo facevano somigliare tanto ad Heric, il co-protagonista di Rossana, un anime che guardavo sempre da piccola. L'avevo conosciuto due anni fa, all'inizio del primo anno di liceo ed era, dopo Samantha, la persona più importante che avessi.

Lo salutai con un "Ciao biondo!" che lui ricambiò con un sorriso, poi ci spostammo in camera mia e lui si mise al computer.

- Come mai mi hai chiamato?
- Samantha non poteva e non volevo stare da sola.
- Quindi sarei la seconda scelta, eh? - si finse offeso.
- Sei un pessimo bugiardo, Chris! 
- Ah, sì? 
- Sì.

Con uno scatto si alzò dalla sedia per raggiungermi sul letto dove ero seduta e torturarmi con il solletico: sapeva che era il mio punto debole.
- Ti prego, Chris! - dissi, quasi piangendo.
Smise e si sedette accanto a me. 
- Così impari a considerarmi la ruota di scorta!
- Hahahahaha, scusa.
Sorrise.
- Chris, posso farti una domanda?
- Dimmi.
- Come fai a conoscere Alex?
- Giochiamo spesso a calcio insieme. Piuttosto tu come fai a conoscerlo?
- E' entrato l'altro giorno in classe, ti cercava.
- Capisco... Dà, non è che ti piace Alex? 
- A me? No!
- Sei una pessima bugiarda.
- Ah, sì? 
- Sì - la scena di prima si era ripetuta, questa volta con i ruoli invertiti e Chris che cercava di farmi il verso ripetendo quello che avevo detto io in precedenza.
- Se vuoi ci parlo io.
- Non ci provare, Chris! Ti uccido!
- Hahahaha, stavo scherzando. Non mi immischierei mai in queste faccende amorose - disse con una smorfia di disgusto e sottolineando faccende amorose con un gesto delle mani.
- Dà, che ore sono? 
- Le cinque e mezzo.
- Cazzo! Tra dieci minuti devo essere al campetto. Vuoi venire? C'è Alex se ti interessa.
- No, e poi, cosa dovrebbe importarmene di quello? E' solo un montato che sta con i vip.
- Fidati, non è così; non ci sarei diventato amico se fosse stato come l'hai descritto tu. Ora scappo, ci vediamo a scuola! 
- Ciao Chris! 

Ora che anche l'altro mio migliore amico mi aveva abbandonata, ero pronta a sprofondare nell'oblio. Dormire un po' mi avrebbe aiutata a calmarmi.

POV. Christian

Mentre mi affrettavo per arrivare in orario al campetto, non riuscivo a smettere di pensare a Danielle: me n'ero innamorato dal primo giorno di scuola, ma ho sempre cercato di nascondere questo sentimento ed esserle amico. Amavo tutto di lei: mi piaceva quando rideva per questo le facevo spesso il solletico.
A volte, mentre scherzavamo, avrei voluto baciarla, ma qualcosa mi frenava. In più, ora si era aggiunto il fatto che a lei piaceva Alex, e io non avrei potuto fare niente per evitare che si mettessero insieme, tanto più che il giorno prima Alex mi aveva confessato di trovarla molto carina.

Arrivai al campetto, dove fui accolto dai miei amici che gridavano:
- Chris, muoviti!
- Va' a cambiarti, in fretta!

Nello spogliatoio c'era anche Alex, che mi chiese di Danielle.

- No, non l'ho vista. A scuola non abbiamo parlato.
- Potresti parlarle di me? Sai, mi piace tanto.
- Certo, e qualcosa mi dice che anche a lei tu piaci.
- Davvero? Ti ha detto qualcosa? 
- No, ma credo che tu le interessi. Si vede da come ti guardava quando eri in classe nostra.

Che conversazione assurda, sembravamo due ragazze. Se Alex si fosse messo ad urlare felice ed eccitato da quella notizia, non mi sarei stupito più di tanto. Ma era palese che era scattata la scintilla tra i due. Ora ci mancava solo Cupido, alias me, a dargli il colpo di grazia: avrei fatto di tutto per vederla felice. 
Il sentimento di Alex forse non era profondo quanto il mio, ma era vero, non lo avevo mai visto così preso da una ragazza. Quindi decisi di dargli una mano; avrei fatto un favore a due dei miei migliori amici, in fondo.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Is it real? ***


Era una settimana che evitavo di vedere Alex ma, nonostante non lo vedessi, il pensiero di lui mi invadeva perennemente la testa.

Quel giorno, mentre tornavo a casa da scuola, mi arrivò un messaggio di Chris:
“Dà, ti va di vederci oggi al parco? Devo parlarti”.
Cosa sarà successo?! mi chiedevo, mentre rispondevo al messaggio.

Alle 16:15 circa mi avviai verso il parco, da lontano intravidi Chris che mi salutava con la mano.
- Qual è il problema?
- Per te devono sempre esserci problemi?
- No, ma...
- Non mi lasciò il tempo di finire la frase, che mi prese per mano e mi portò al laghetto, dove eravamo soliti trascorrere gran parte del tempo quando eravamo insieme.
- Danielle, devo dirti una cosa. E sono sicuro che ti farà piacere -, disse lasciandomi la mano e sedendosi all'ombra di un pino marittimo.
- Cosa? Cosaaaa?
- In questi giorni ho rivisto Alex un paio di volte, e mi ha detto che gli piaci, voleva che ti parlassi.
- Tu scherzi!
- No, giuro! Mi è sembrato davvero cotto!
- Oddio... Che bello... Oddio!
Pronunciavo frasi senza senso, saltavo di gioia e le gambe mi tremavano per l'emozione: nessuno si era mai interessato a me, o almeno, nessuno di cui mi fosse importato.
- Allora? Ti va di conoscerlo?
- Uhm, non lo so... E se è antipatico?
- Vale la pena provare, Dà. Potresti anche scoprire un lato di lui che ti piacerà; del resto non lo conosci ancora.
- Anche questo è vero.   


Restammo in silenzio per qualche minuto, con la leggera brezza primaverile che muoveva le foglie dell'albero sopra di noi, creando uno scroscìo piacevole.
I capelli biondi di Chris si muovevano e anche i miei venivano trasportati a destra e a manca dal vento.
A vederla dall'esterno, la scena sarebbe sembrata quella di qualche manga.  

- Ti va di prendere un gelato? - mi chiese Chris.
- Certo! -



Ci avviammo verso la piazza, spesso popolata dai ragazzi della nostra scuola o di quelle della zona, insomma, persone che conoscevo. 
Stavamo per entrare nella gelateria, quando sentimmo chiamare “Chris!” ed entrambi ci voltammo di scatto.
Quei capelli nero corvino, quegli occhi verdi: era Alex. 
Guardai Chris con aria preoccupata, non sapevo come comportarmi, lui mi strinse la mano, poi la lasciò per andare incontro al suo amico.
- Ehi, che ci fai qui, Alex?

- Ero in giro con Marco e Martha - rispose, poi, guardando me, aggiunse:
- Oh, ciao! 
- Ciao - non riuscivo a pronunciare più di due parole e credevo che le gambe stessero per cedere. Chris sembrò accorgersene e ci propose di sederci sulla panchina al centro della piazza.
- Volentieri - Alex sorrise. 
 
Quanta perfezione poteva esserci in quel ragazzo?
 
- Chris, per domani ci sei? Abbiamo la partita -
- Sì, credo di... Oh, scusate, mi squilla il cellulare - Chris si allontanò, lasciandoci soli, e il silenzio incombé su di noi.
 
- Danielle - cominciò lui, rompendo il ghiaccio.
Io non staccavo gli occhi da terra, sembravo intenta a guardare le mie scarpe, come se avessero avuto qualcosa di interessante.
- Danielle - continuò a chiamarmi, come se non avessi sentito.
- Sì? - risposi.
- Credo che Chris ti abbia parlato. Cioè, sì, insomma... 
- Sì, me l'ha detto - non potevo mentire, ci aveva appena visti insieme, sicuramente avrebbe sospettato se gli avessi detto che Chris non mi aveva detto niente.
- Danielle, tu mi piaci, e tanto... Mi piacerebbe davvero conoscerti meglio, perché mi sembri una persona vera, come ce ne sono poche. 
- Non so che dire...
- Ti va di prendere un gelato? 
- Certo!
Ci alzammo per raggiungere l'altra parte della piazza, per poi entrare nella gelateria, dove stavamo per recarci io e Chris precedentemente.
Quando uscimmo, mi accorsi che Chris era seduto sulla panchina e ci osservava, mentre ci avvicinavamo a lui.
- Dove eravate finiti? Pensavo ve ne foste andati! - disse ridendo, poi ci guardò meglio e aggiunse: - Oh, avete fatto amicizia! Bravi bambini! - 
- Sei sempre il solito! - risi, e lo spinsi all'indietro.
- Ragazzi, ora devo andare. E' stato un piacere conoscerti, Danielle - disse Alex dopo aver finito il gelato. Salutò Chris con un “Cinque” e me con un bacio sulla guancia, poi si avviò per una stradina stretta alle spalle della piazza.
- Allora? Che vi siete detti? - Chris era curiosissimo, sembrava una ragazza. 
 
A proposito di ragazze: Samantha! In questi giorni non la consideravo quasi più, ero sempre con Chris e non sapeva niente di tutto quello che stava succedendo.
 
- Niente, Chris, ora devo chiamare Samantha. E' un sacco che non la sento!
- “Un sacco”, ma se vi siete salutate stamattina?!
- Lo so, ma... Non puoi capire. La sto trascurando troppo!
- Capisco. Vuoi che ti accompagni a casa?
- No, grazie. Dovresti camminare tantissimo a piedi per raggiungere casa tua, poi. Non preoccuparti.
- Ok, allora a domani, Dà.
- Ciao biondo! -

Dopo aver salutato Chris, presi il telefono e chiamai Samantha.
Aveva la segreteria telefonica.
Possibile che si fosse arrabbiata?

Tornai a casa, ero sola, come al solito. Cercai di studiare, ma poi cominciai a fantasticare su Alex, su quello che mi aveva detto e mi augurai che non fosse un sogno.

Devo assolutamente parlarne con Samantha, decisi.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Something new is happening. ***


Una volta in camera, mi accasciai pigramente sul letto e cominciai a fissare il soffitto della stanza.
La luce del sole faceva capolino dalla finestra e la brezza primaverile che poco prima aveva scompigliato i capelli miei e di Chris, ora muoveva le bianche tende somiglianti a fantasmi.
“E se fosse tutto finto?” continuavo a chiedermi, mentre emozioni nuove quali la paura che qualcuno potesse allontanare da me quell'essere tanto perfetto, e la felicità diversa da quella per un buon voto preso a scuola, pervadevano il mio animo e torturavano il mio cuore, non ancora abituato a  quell'improvvisa esplosione d'amore.
 
Fui riportata alla realtà dal rumore della chiave che girava nella serratura: mamma.
- Ciao Dani!
- Ciao mamma.
- Com'è andata oggi?
- Come al solito.
 
Si diresse verso la cucina; le nostre conversazioni non andavano oltre i soliti “come stai?” e “com'è andata oggi?”, ma non ci facevo più caso.
Mentre tornavo in camera, lanciai uno sguardo distratto al display del cellulare, su cui era comparsa l'icona di un nuovo messaggio: Samantha era tornata raggiungibile.
Senza pensarci su, mi precipitai a chiamarla.
 
- Sam!
- Ehi.
- Come va?
- Bene. Devi dirmi qualcosa?
- Ehi, cos'hai? Non sarai mica arrabbiata con me, Sam?
- No, è che ultimamente sembri non avere più tempo per me; mi parli solo per aggiornarmi su cose che non mi interessano minimamente, ecco.
- Non credevo pensassi questo. E comunque, sono più di dodici anni che siamo amiche, pensavo si fosse instaurato un rapporto tale da permetterci di dire tutto all'altra, anche quello che ci infastidisce. E tu l'hai tirata così per le lunghe.
- Dà, non voglio essere cattiva, anche perché ti voglio bene. Ma ho sentito di dovertelo dire, ecco tutto; mi dispiace che tu ti sia offesa. Comunque, di cosa volevi parlarmi?
- Di qualcosa che non ti importa, scusa.
- Dai, facciamo finta che non sia successo niente: racconta.
 
Io e Samantha non avevamo mai discusso in quel modo, forse anche per quello era esplosa tutta in una volta; in fondo litigare a volte fa bene.
Ma ci passai su e le raccontai a grandi linee quello che si era persa fino a quel momento.
 
Il giorno dopo, arrivata a scuola, trovai Alex ad aspettarmi all'entrata; mi irrigidii e lo salutai con un cenno della mano, ma lui mi pose un braccio attorno al collo ed entrammo insieme.
Sentivo lo stomaco in subbuglio e mi chiedevo se tutti sentissero quella strana sensazione quando erano con una persona speciale quanto lo fosse per me Alex; intanto, stavamo attraversando il corridoio per raggiungere le nostre aule. 
Durante il percorso, Alex incontrò alcuni amici ai quali mi presentò; ma, arrivati quasi alla porta della mia classe, vide Martha, la mia compagna, si liberò da quella specie di abbraccio per correrle incontro e stamparle un bacio sulla guancia. 
La sensazione che provai non fu proprio gelosia, ma continuavo a chiedermi perché non avesse assunto lo stesso atteggiamento con le amiche di poco prima. 
“Saranno migliori amici”, ipotizzavo, poi ci dividemmo e ognuno entrò nella rispettiva aula.
 
Ad aspettarmi dentro c'era Samantha, che mi salutò con un cordiale “Buongiorno” in cui non c'era niente di amichevole. Mi limitai a ricambiare con un sorriso.
All'intervallo la vidi scendere nel cortile della scuola, cosa che non aveva mai fatto, tanto meno da sola.
Quando tornò su, la presi in disparte e cercai di capire il perché del suo strano comportamento.
 
- Ehi, mi stai controllando per caso?
- No, ma...
- Sono solo andata a salutare una mia amica.
- E' una di loro?
- L'ho conosciuta al corso di recupero di Latino, e smettila di etichettare tutti, Danielle! Ricorda che stai con Alex.
- Non stiamo insieme, e poi, lui è diverso.
- Mh.
 
Non mi aveva mai chiamata per nome, ero sempre stata “Dà” per lei. Quello era il segno che qualcosa si stava rompendo tra noi, e che il sentimento che fino a qualche giorno fa ci aveva unite, stava scemando lentamente.
Corsi fuori dall'aula, dove c'era Chris, intento a parlare con degli amici. Appena mi vide, mi afferrò per un braccio e disse:
- Dove vai, Dà? Tra poco entra il prof.
- Sì, ora rientro.
- Cos'hai?
- Niente.
- Seh. Dai, a me puoi dirlo.
- Samantha.
- Avete litigato? Dai, che tra meno di due minuti ritornerete ad essere inseparabili.
- E' diverso stavolta, Chris.
- Comunque, non abbatterti. Ti va se ci vediamo oggi al parco, così mi racconti tutto?
- Stesso posto, stessa ora?
- Stessa ora, stesso albero!
Rise, poi mi abbracciò teneramente. Amavo starmene tra le sue braccia, mi facevano sentire sicura e, ora che Samantha sembrava non esserci più, sentire Chris vicino mi faceva stare bene.
 
Come da accordo, alle cinque ci ritrovammo all'ombra del pino marittimo che il giorno prima aveva fatto da sfondo a una scena non poco romantica.
Ero sdraiata sulle gambe di Chris, intenta a fissare il vuoto, quando lui mi chiese:
- Allora, cosa è successo con Samantha?
- E' strana ultimamente - risposi.
- Definisci “strana”.
- Ha conosciuto una ragazza, credo sia una di quei montati, e che la stia cambiando.
- Dà, non la conosci nemmeno! Non fermarti ai pregiudizi!
- Lo so, ma non mi ha mai detto che la infastidisce quello di cui parlo, né che sono ossessiva e sembra che la controlli.
- Forse lo ha sempre pensato e non te l'ha mai detto, e ora che non state passando più così tanto tempo insieme pensa “Che mi importa, ora le dico tutto”.
- Mh, sarà. Ma non voglio rovinarmi ulteriormente la giornata, dai. Cambiamo argomento.
- Parliamo di Alex!
- Ha-Ha. Spiritoso! A proposito, sai cosa c'è tra lui e Martha?
- Ehi, calma con la gelosia! Sono molto amici, mi sembra.
- Io non sono gelosa! - gli diedi una spinta che lo fece cadere all'indietro a pancia in su, mi alzai e andai a mettermi sopra di lui.
- Ti ho in pugno! -
Rise.
- Sono seria, ora ti faccio vedere io! -
E cominciai a fargli il solletico; contrattaccò e iniziò a farlo anche lui a me, provocandomi una risata inarrestabile. 
Ci fermammo, entrambi col fiatone, poi lui si rivolse verso di me e disse:
- Quanti fiori ci sono nel parco?
- Cosa vuoi che ne sappia io?! Saranno infiniti!
- Ecco, questo è quanto ti voglio bene.
- Come sei scontato! - lo presi in giro io, - Ti voglio bene anch'io -.
 
Ci unimmo in un abbraccio che avrei voluto durasse per sempre: due cuori che battevano sincronicamente e due corpi che sembravano fondersi. Questo eravamo io e Chris. Fratelli? Amici? Io stessa non riuscivo a spiegarmi cosa fosse quel legame indissolubile che ci univa, ma mi auguravo che non finisse. Mai.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** It's summer, baby! ***


I giorni successivi furono infernali per me: io e Samantha non parlavamo più come prima, ci sentivamo solo per scambiarci opinioni sui compiti e le interrogazioni e, per di più, ogni giorno si incontrava sempre con quella, scendendo sempre in cortile all'intervallo, forse consapevole che la cosa mi dava alquanto fastidio.
Trascorsero così gli ultimi giorni di Maggio, tra indifferenza e profonda freddezza tra due che, meno di un mese prima, erano state inseparabili.
Alex, al contrario, sembrava perfetto ogni giorno che passava, e il mio rapporto con lui anche.

[...]
 
La scuola era finita da pochi giorni, quando Alex mi chiese se avessi avuto voglia di una giornata al mare con lui e alcuni dei suoi amici.
- Ci saranno anche Chris e Martha, che sono in classe con te. Non ti sentirai sola neanche un minuto, promesso!
- Uhm... Se lo hai promesso ci credo!
 
Risi e lo abbracciai. Dopo qualche secondo si staccò e ci baciammo, per la prima volta da quando uscivamo insieme.
- Ora stiamo insieme al 100%, vero? No, perché sono ancora un po' confusa.
 
Mi rispose con un altro bacio, poi, dalla piazzetta in centro dove eravamo, ognuno prese la strada per raggiungere casa propria.
 
Arrivai all'uscio e bussai, quasi ignorando il fatto che i miei genitori non c'erano.
Che stupida!, pensai, Sono a lavoro.
Mentre cercavo le chiavi tra le cianfrusaglie che invadevano la mia borsa, notai un'ombra dietro di me.
 
- Boo! 
- Chris! Mi hai fatta spaventare!
- Hahaha, dovresti vedere la tua faccia!
- Smettila! Che ci fai qui?
- Stavo tornando a casa, ho deciso di prendere la scorciatoia che passa di qui.
- Capisco... Ti va di entrare a farmi compagnia?
- Scusa, Dà, ma mamma mi aspetta per cena. Ci vediamo domani, magari. Ah, no, domani no. Devo andare al mare con Alex.
- Ci vengo anch'io, sai?
- Davvero?
- Sì, ormai sono la sua ragazza, mi porta ovunque.
- “La sua ragazza”, che formalità!
- Zitto, intanto ci siamo baciati ed è tutto ufficiale. Domani passi a prendermi?
- Ok, poi andiamo insieme alla stazione dei treni per raggiungere la spiaggia. Alex e gli altri saranno lì.
- Perfetto, a domani allora.
- Ciao, Dà!
 
In quel momento non pensai minimamente ad avvertire Samantha e magari a chiederle di unirsi a noi; non che lo avessi fatto di proposito, ma forse proprio il nostro recente allontanamento aveva fatto in modo che fosse l'ultimo dei miei pensieri.
 
Più tardi rincasarono mamma e papà.
- Dani, ci sei?
- Sì! - urlai dalla mia camera. Mi ricordai giusto in tempo della giornata al mare, così che chiesi loro il permesso.
- Mamma, domani posso andare al mare con i miei amici? 
- Quali amici? Ci sarà anche Samantha?
- I compagni di scuola, mamma. Samantha? Sì, verrà anche lei.
- Beh, ok. Per te va bene? - disse rivolgendosi a mio padre.
- Sì. Divertiti - rispose lui.
- Grazie! Grazie! Grazie! -.
 
Il giorno seguente, Chris venne da me molto presto.
- Buongiorno, signorina. Andiamo?
- Certo!
 
Arrivammo alla stazione, dove c'erano Alex e i suoi amici, ma mancava ancora Martha.
Io e lui ci baciammo, poi chiesi: 
- E Martha? Non viene?
- No, sta arrivando, mi ha appena chiamato - rispose Max, un amico di Alex.
- Ah, beh, allora aspettiamo! - dissi io.
 
Pochi minuti dopo la mia affermazione, la ritardataria arrivò. Ci salutammo con un timido “ciao” (non eravamo molto in confidenza, anche se eravamo nella stessa classe), poi entrammo in stazione.
Per un attimo provai un po' di invidia nei suoi confronti: aveva lunghi capelli castani che quel giorno aveva lasciato sciolti, e indossava un bikini che le stava benissimo, essendo lei estremamente magra. 
Ma neanch'io ero questo gran disastro: capelli neri, più corti dei suoi e un corpo esile ma un po' più formoso del suo; insomma, non potevo lamentarmi.
 
Il treno procedeva veloce mentre io, seduta accanto ad Alex, guardavo la sconfinata campagna fuori dal finestrino, che si estendeva per tutto il viaggio.
Dopo mezz'ora arrivammo nel paesino in cui c'era la spiaggia.
Prenotammo due ombrelloni, qualche sdraio e scendemmo.
 
Mi fermai a guardare il mare, poi Alex mi si avvicinò dicendo: - Ci tuffiamo? -.
Mi prese la mano e mi portò in acqua, o per meglio dire, mi scaraventò in acqua.
Cominciammo a schizzarci e tuffarci, prendendoci ogni tanto una “pausa” che consisteva in effetti in un abbraccio.
Passò quasi un'ora prima che uscissimo dalla fredda distesa di acqua salata; mi avvolsi in un telo da mare e andai a sedermi accanto a Chris.
- Che hai? Sei silenzioso.
- Niente, Dà, davvero.
- Daaaaaaaai! Dimmelo!
- Non è niente.
 
Fummo interrotti da Alex, che gridò: - Noi andiamo al bar, venite? -
- No, io resto qui ad asciugarmi al sole! - risposi.
- Io non ho voglia di alzarmi - rispose ridendo Chris.
- Come volete - disse Alex, allontanandosi con tutta la compagnia.
 
Io e Chris eravamo rimasti soli. Cioè, soli con almeno un altro centinaio di persone che però, al contrario dei nostri amici, non facevano caso a noi né ai nostri discorsi.
 
- Oi, allora? Mi dici o no che ti prende?
- No.
- Ha-ha, spiritoso.
 
Mi alzai per riporre il telo, quando Chris con un gesto rapidissimo mi prese per i fianchi, mi strinse a sé e mi baciò con così tanta foga che avrei pensato volesse farmi male.
In quel momento, l'unica cosa che potei (o volli) fare fu chiudere gli occhi e ricambiare il bacio.
Le lingue si intrecciavano in una sorta di danza, e sembravo condividere più complicità con Chris che con Alex.
Ci staccammo giusto in tempo per vedere Alex e gli altri che scendevano in spiaggia e ci raggiungevano.
Per favore, fa' che non ci abbia visti! Fa' che non ci abbia visti!” pensavo, mentre non riuscivo minimamente a volgere lo sguardo verso Chris.
Alex si sedette accanto a noi e mi mise un braccio attorno al collo, con aria di chi non sospettava neanche lontanamente che la sua ragazza ed il suo migliore amico si fossero baciati pochi minuti prima.
Gli sorridevo, mentre pensavo: “Danielle, ma che cazzo hai fatto?!”.
 
Quella giornata fu interminabile, non vedevo l'ora di tornare a casa e piombare in un sonno profondo che avrei voluto durasse per tutta l'estate.
E, a rendere ancora più amara la pillola, contribuiva la mia impossibilità di parlare con Samantha. 
Mi avrebbe di sicuro mandata a quel paese se mi fossi presentata con le solite storie che parlavano di me e le mie paranoie.
 
Cosa faccio ora?”, pensai per tutto il viaggio di ritorno, mentre il ricordo di quel bacio di poco fa non accennava ad abbandonare la mia mente. 
Perché era stato bellissimo, e, anche se volevo convincermi del contrario, avevo provato qualcosa di strano e diverso.
Ma non volevo perdere Alex.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Rainy day. ***


Passarono così i tre giorni successivi, tra ansie, rimpianti e timori: non volevo che Alex pensasse a me come a quella che lo aveva tradito con il suo migliore amico, né volevo illudere Chris, al quale ero davvero legata.
Il lunedì successivo, mentre stavo a rimuginare e a biasimare me stessa, come al solito, decisi di incontrarmi con Samantha, ma senza accennare a quanto successo e senza parlare di me. Volevo ricostruire il rapporto che prima avevo con lei, che si era perso per il nostro orgoglio.
La chiamai.
 
- Pronto?
- Sam... Uhm, Samantha...
- Danielle, ciao!
- Ciao, senti... Ti va di venire a casa mia oggi, così, per stare insieme?
- Oggi? Ok.
- Davvero? Wow, cioè, mi fa piacere. E... Come va?
- Beh, bene, sì, a te?
- Lo stesso.
- Danielle, scusa, c'è mia mamma che mi sta chiamando per andare a pranzare, ci vediamo oggi.
- Certo. Ciao!
 
Quelle poche parole dette al telefono non poterono che riempirmi di gioia: magari era la volta buona che le parlavo e chiarivo con lei, e chissà, forse sarei anche riuscita a dimenticare per un po' la storia di Alex e Chris.
 
Nel pomeriggio, come d'accordo, Samantha venne da me.
 
- Pensavo non ricordassi più la strada, è tanto che non vieni a trovarmi -.
Sorrise.
- In effetti...
- Dai, entra!
 
Ci divertimmo un mondo, tra chiacchiere, MTV, foto, e tutto quello che due amiche fanno di solito.
Mi sembrò di non averci mai litigato.
Più tardi, poi, mentre guardavamo “La vita segreta di una teenager americana” gustandoci una pizza, Samantha mi parlò, forse per la prima volta in modo serio da quando era venuta:
- Sai, Danielle, in questo mese che ci siamo allontanate ho capito quanto abbia bisogno di una migliore amica.
- Che coincidenza, anch'io, sai? Solo che io lo sapevo già da prima di aver bisogno di qualcuno che fosse più di una semplice compagna di banco, e il nostro litigio ha solo contribuito a rafforzare la mia convinzione.
- Beh, io volevo chiederti scusa per come mi sono comportata ultimamente, è che le ripetizioni, la scuola, eccetera, mi hanno tenuta impegnata molto e non connettevo quasi più.
- No, non quasi, tu non connettevi davvero più!
- Hahahahahah, sei sempre la solita. Mi perdoni, allora?
- Sam, io non ho niente per cui portarti rancore, perché hai semplicemente espresso ciò che pensavi davvero di me, quel giorno. E non posso che ringraziarti per avermi fatto scoprire tratti del mio carattere che non conoscevo.
- Sarò ancora tua amica?
- La migliore.
 
Ci abbracciamo e capii che in fondo Samantha non se n'era mai andata. Come avevo potuto pensare, anche solo per un attimo, che potesse aver smesso di essere la mia migliore amica?  
In un rapporto, che sia d'amore o di amicizia, ci sono sempre alti e bassi, l'importante è superarli, proprio come avevamo fatto noi, e ciò aveva reso la nostra “alleanza” più solida e unita, e sarei stata pronta a scommettere che niente e nessuno sarebbe stato in grado di distruggerla.
 
- Dopo questo momento sdolcinato, che ne dici di un po' di pettegolezzi? Come va con Alex? - mi chiese Samantha dopo un po'.
- Uhm, sicura di volerlo sapere?
- Ovvio! Sono rimasta un po' indietro, non trovi? Racconta -.
 
Così le parlai di quanto successo, aggiungendo le mie scuse per non averla invitata al mare con noi, e fornendole le giuste motivazioni.
 
- Ma dai, non preoccuparti! E' stato un periodo “no” per entrambe. Comunque... Non posso credere che Chris abbia fatto questo!
- Sì, sì, ma non dirlo in giro, ti preeeeego!
- C'è anche da chiederlo? E' ovvio che non lo dirò!
- Grazie! Il problema è che ora non so come comportarmi con loro, non mi va di perderli...
- Io credo che dovresti continuare a stare con Alex, in fondo sembravi persa per lui, e stare con il ragazzo che ti piace è un'opportunità più unica che rara, ovviamente, dal punto di vista di una single hahahahah!
- Credo che tu abbia ragione, però... Come riuscirò a guardare Chris negli occhi, Sam? Si sentirà quasi offeso, credo. Cioè, ci siamo baciati, e non è poco.
- Mi dispiace per lui, ma ha sbagliato questa volta. Sa che stai con Alex, se avesse voluto farsi avanti l'avrebbe fatto prima. Non ci sono scusanti che lo assolvano!
- In effetti...
- Dà, che ore sono?
- Le dieci e mezzo.
- Ahhh! Sta' sicura che mia mamma mi ammazza! Non dovevo fare tardi, la mia punizione è ancora in corso! Che palle. Scusa, devo andare!
- Tranquilla, ti accompagno alla porta.
- Allora ci vediamo, Dà, pensa bene a cosa fare, mi raccomando!
- Lo farò, e grazie. Ti voglio bene.
- Anche io!
 
Il giorno seguente Alex mi chiese di uscire con lui e la sua compagnia; accettai a malincuore, dato che ci sarebbe stato anche Chris e non avevo idea di come comportarmi con entrambi, ma almeno riuscii a portarmi Samantha.
Ci riunimmo tutti a casa di Alex, ma prima che uscissimo cominciò a piovere e l'uscita saltò.
- Che facciamo? - chiese Alex annoiato.
- Io ho chiamato i miei, me ne vado -, rispose qualcuno.
- Sì, anch'io -, aggiunse un'altra voce.
 
Nel giro di mezz'ora eravamo rimasti in quattro: io, Alex, Chris e Samantha. 
Quest'ultima propose un gioco da tavolo da fare insieme; Alex accettò di buon grado e, trascinandomi con sé, andò a prendere il Monopoli.
Non avevo mai visto la camera di Alex fino a quel giorno, era più grande della mia, di colore azzurro cielo in contrasto con il bianco della scrivania e del letto in ferro battuto. E la cosa che mi stupì fu che era ordinatissima.

- Ecco il Monopoli - esclamò, estraendo la scatola dall'armadio. Poi, notando che non smettevo di guardarmi intorno, aggiunse: - Rimasta sorpresa della mia camera? -, sorrisi.
Lui fece lo stesso e mi stampò un bacio sulle labbra, un bacio che non mi lasciò indifferente e che mi fece capire che il mio posto era con lui. Mi amava, forse, e io amavo lui; non avrei potuto desiderare di meglio, e non avrei di sicuro rinunciato a lui per un bacio con il mio migliore amico che tra l'altro non mi aveva più rivolto la parola da quel giorno al mare.
Tornammo in salotto, dove Samantha e Christian stavano chiacchierando; non so di preciso di cosa parlassero, ma dagli sguardi che rivolsero a me e ad Alex e dal modo in cui si zittirono appena percepirono la nostra presenza capii che parlavano di noi, o di me. 
Più tardi a Samantha sarebbe toccato un lungo interrogatorio.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=934844