Million miles away

di Revan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. preludio ***
Capitolo 2: *** 02. la volontà ardente ***
Capitolo 3: *** Neve ***



Capitolo 1
*** 01. preludio ***


MILLION MILES AWAY

MILLION MILES AWAY


Kurenai era morta. L'avevano trascinata dentro le porte di Konoha col bel viso ancora chiazzato di pelle sbrindellata: un'esplosione sul campo, avevano detto.

Non c'era stato niente da fare: quando l'avevano deposta sulla branda da campo era già morta.

Anko era venuta a saperlo da un'infermiera che quella notte aveva fatto assistenza nel quartiere medico. Non si era sentita di andare a vederla, non in quelle condizioni.

"Non la riconosceresti nemmeno", le avevano detto.

Se ne era rimasta sulle mura -il turno di guardia sarebbe terminato all'alba-, con lo sguardo nel vuoto, stretta nel suo impermeabile per il vento freddo del primo inverno; gli altri non l'avevano disturbata. Quando era scesa dalla torre d'avvistamento l'orizzonte si tingeva già di quell'azzurro limpidissimo delle giornate soleggiate. Le braci dei fuochi da campo fumavano. Le tende cominciavano a frusciare nel torpore del primo risveglio. In cielo, nemmeno una nuvola.

Sarebbe stata giornata di battaglia.


°°°


C'è movimento attorno alle porte: nel fumo leggero della mattina le squadre si preparano per la battaglia.

Anko se ne sta semplicemente stretta al suo impermeabile, accanto al fuoco da campo, spento; e guarda. Non può sentire le parole dei capisquadra -nel freddo e nel silenzio del primo mattino anche la voce viene fuori in punta di piedi-, ma riesce a vedere chi ricontrolla l'attrezzatura, chi si defila per un ultimo rancio, chi tace e con lo sguardo perso nel vuoto sembra pietra. Tra i tanti riconosce anche i ragazzini, la nidiata di Asuma, Gai e gli altri. Tutti hanno stampata in faccia la risolutezza del guerriero.

Quando lo fa notare a Kakashi -le si è seduto accanto senza un rumore- ha l'espressione più triste del mondo.

-Mi hanno detto di Kurenai- mormora lui.

Studia con la coda dell'occhio ogni movimento di Anko, ogni piega del suo viso. Lei pare solo assente, con la mente in volo per chissà dove.

-Davvero?- risponde dopo un po', atona.

-Mi dispiace-

-Anche a me-

-Dovresti andare a dormire, ora-

Nel dirlo lui si allunga appena appena per poterle sfiorare la spalla, in un gesto tenero che resta sospeso nel silenzio rarefatto del campo.

-Andiamo, Anko...-

-Non vuoi salutarli?- lo interrompe lei, indicando il gruppo più avanti -Se ne stanno andando-

Partiranno tra poco: le porte si stanno già aprendo. Qualcuno saluta nella loro direzione, sembra. Ed è la cosa più triste di questa terra stare seduti nella polvere, rispondere piano con un cenno della mano, come i bambini, il cuore che non batte nemmeno più, tanto è stanco, tanto è vecchio di dolore; e già se ne sono andati. Le porte si sigillano sulla mattina limpida.

-Il tuo bambino imbecille sorride sempre-

-Naruto non è più un bambino-

Anko si gira per fissarlo.

-No? E allora come fa a ridere in continuazione? E anche gli altri? Come fanno?-

Kakashi vede nuovamente quello sguardo spento, e sa che davvero la mente dalla sua donna se ne sta volando via.

-Anko...-

-Non capisci, vero? Non ti accorgi-

No, forse capisce. Forse anche lui comincia a covare la sensazione che la molla in lui si sia rotta; non saprebbe spiegare altrimenti l'impulso di andare via, di fuggire per sempre.

Ma fuggire dove?

Un passerotto si posa sul suo braccio, pigola tre volte e in un frullio è già sparito.

Anko lo squadra dall'alto al basso e poi dice: -Ti assegneranno una missione. E' meglio che tu vada-Si avvia poi verso gli alloggiamenti, il passo un po' strascicato, lasciandolo solo.

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Capitolo 2
*** 02. la volontà ardente ***


la volontà


Nota, IMPORTANTE! : La terrò breve: questa doveva essere una one-shot. Adesso è una storia articolata in tre capitoli. Però. Però ha mantenuto i caratteri di assoluta vaghezza -per quanto riguarda lo scenario di fondo- di una one-shot. Tutti i miei personaggi però agiscono in base all'Antefatto, quindi vi pregherei di tenere in massima considerazione il fatto che ci troviamo di fronte a una guerra civile ninja, che ha rotto qualsiasi alleanza, e che sta facendo crollare il mondo degli shinobi. Altrimenti tutti i personaggi sballano e sembrano OOC :D!

Per il resto (ovvero il Superfluo) rimando alle note di fondo pagina. Buona lettura!



MILLION MILES AWAY

02. LA VOLONTA' ARDENTE


La notte ha mille porte
e nella testa c'è una città intera
che soffia e che respira
che soffre e che ti attira
sempre più dentro
sempre più al centro
sempre più in mezzo fino a che non lo distingui più il confine
tra la tua pelle e il cielo
tra quello che è a pezzi è quello che è intero


[Safari - Jovanotti]



Anko non era andata a dormire, né a riposarsi: con passo un po' incerto si era diretta verso il quartiere medico. Per discutibile ironia della sorte, l'incursione aerea che gli shinobi della Sabbia avevano effettuato qualche settimana prima con bombe al chakra non aveva risparmiato nulla del grande ospedale bianco, tranne l'ala dell'obitorio. Quell'unica fetta di edificio spiccava ora grigia e silenziosa tra i calcinacci, l'unico dente rimasto in una bocca sdentata.

Era la sola cosa che ancora funzionasse efficientemente all'interno del Villaggio: a ogni ora della giornata, i corpi venivano portati dentro, Dio solo sa per farci cosa, informi sotto i teli tesi sulle carriole.

Anko era entrata in punta di piedi; il sole era ancora basso e le ombre dei ninja incappucciati, delle barelle che portavano, dei detriti agli angoli del grande ingresso lunghe sul pavimento bianco di polvere.

Si era addentrata in uno degli infiniti corridoi che si snodano sotto l'edificio; nessuno l'aveva fermata.

Mentre cammina radente ai muri intervallati da porte a tenuta stagna è sempre più convinta di quel che fa: anche se non la riconoscesse sotto la pelle sbrindellata del volto, deve dare un ultimo saluto a sua Sorella. Poi non potrà accendere un bastoncino d'incenso sulla tomba vuota di Kurenai: di tombe, di monumenti in onore dei morti o dei vivi -ormai ne è convinta- a Konoha non se ne costruiranno mai più.

Butta lo sguardo a casaccio, senza sapere dove cercare. In silenzio uno shinobi necrofago¹ esce da una delle porte in acciaio; si richiude dietro di lui senza un rumore. Quando la vede, la sua maschera da avvoltoio la fissa per un lungo istante.

-Sto cercando Kurenai Yuhi. Dove la posso trovare?-

La maschera e i capelli del ninja puzzano di formalina e altre cose che Anko non vuole conoscere. L'avvoltoio rimane muto. Poi: -Se ne stanno occupando-, risponde una voce da dietro il becco ricurvo.

-Io ti ho chiesto dove la posso trovare; non cosa ne state facendo-

Il tono di Anko è pericolosamente calmo mentre in ninja continua a fissarla, muto.

-Voglio vedere questa persona un'ultima volta. Ora: dove è Kurenai Yuhi?-

-Se ne stanno occupando- gracchia nuovamente.

Il becco adunco è pieno di ombre sotto la luce elettrica delle sbarre al neon; sotto il primo pugno che Anko sferra si riduce a una lattina accartocciata.

Lo shinobi, colpito in pieno viso, si abbatte per terra come un sacco vuoto. Non fa in tempo a muovere un dito che Anko gli è addosso, piena di una rabbia indescrivibile.

Quando Ibiki Morino accorre, richiamato dal personale, sotto la bandana sgrana gli occhi dallo stupore: un ninja necrofago è a terra, il viso un grumo di sangue; Anko Mitarashi grida come una belva ferita, a terra pure lei, trattenuta da quattro shinobi.


Ibiki Morino le ha chiesto perchè abbia picchiato a sangue quell'uomo. Mentre le parla la sua voce è bassa e controllata come al solito, ma lo sguardo... lo sguardo è quello di un lupo.

Anko tace, e in silenzio piange dandogli la schiena. La scena -la memoria sembra provenire da un altro mondo- le ricorda quei pomeriggi lunghissimi in accademia, quando per punizione -punizione per cosa, poi?- doveva pulire tutte le aule del piano sotto l'occhio attento di un maestro.

-Non me lo vuoi dire?- chiede piano Ibiki.

E come dirlo?

Una lacrima le rotola lungo il naso.

Come dire che la Sorella regalatale dalla vita, l'unica cosa bella per cui non ha dovuto combattere con le le unghie e con i denti, le è stata strappata via? Come fa a spiegare che lei sai -lei lo sa perfettamente- che i suoi pezzi, raccolti in silenzio tra la neve tinta di rosso, sono stati buttati su un tavolo dell'obitorio e aperti scorticati tagliati ancora e ancora e ancora, per seguire il filo contorto dei nervi e l'aggrovigliarsi delle vene, fino a scoprire un nocciolo nudo e compatto di verità che racconti tutti i segreti di un ninja, le tecniche, le droghe, e quant'altro? Come fa a dire che l'idea di sapere sua Sorella un mucchio informe di carne su un tavolo da macellaio le riempie l'animo di una rabbia così nera da spaccare i muri, quando sa che lo stesso toccherà a Kakashi e a lei, domani, dopodomani, o oggi stesso?

Per questo Anko tace. Non ha parole per dire; rimangono occhi per vedere e un animo da riempire di sgomento.

Ibiki la scruta per quelli che paiono minuti; la stanza in cui ha trascinato Mitarashi per impedirle di ammazzare quattro ninja medici è una sala operatoria, di quelle usate per analizzare i cadaveri.

-Non è da te un comportamento del genere, Mitarashi. Dovrò fare rapporto-

Quando lui se ne va, Anko scoppia in un pianto dirotto.




Ibiki aveva fatto rapporto senza esitazioni. Appena ritornata agli alloggiamenti, Anko aveva ricevuto un messaggio dallo Stato Maggiore: il suo incarico cambiava. Non avrebbe più fatto guardia sulle mura; era assegnata d'ufficio alla squadra d'azione A, sezione beta.

Mentre leggeva, il corriere che le aveva recapitato il messaggio -era sicuramente un bambino dell'accademia- aveva allungato il collo sulla lettera.

-La squadra A!- aveva esclamato, per poi tapparsi la bocca.

Lei aveva appallottolato la missiva e con passo stanco si era avviata verso il campo..

“Squadra A” è un nome privo di significato per chi combatte. E' l'equivalente di “prima linea” in un campo di battaglia esteso diverse decine di chilometri.

Ad Anko piace pensare in termini di “squadra suicida”, ma non lo dice mai ad alta voce: ai gerarchi non piace l'ironia né la verità.

La squadra A è l'unità di difesa fuori le mura; si frappone come una sottile linea tra l'accampamento nemico e Konoha, in quella terra franca piena di neve e alberi, dove gli scontri esplodono come a casaccio. Non è quello il vero luogo della battaglia. La guerra vera si sta combattendo nei laboratori dei due villaggi: mentre fuori si fanno le prove generali dello spettacolo, nel segreto di uno scantinato gli scienziati stanno dando forma all'arma definitiva, invisibile, silenziosa, letale.

Intanto si schierano gli eserciti per guadagnare tempo.

Anko lo sa, ma non le importa più.

Quando raggiunge i suoi uomini (sono otto in tutto), si siede con la schiena contro le assi della rudimentale barricata e aspetta.

-Mitarashi sensei, non le hanno dato delle istruzioni per la battaglia?-

Konohamaru le si è avvicinato; parla piano per non farsi sentire dal nemico. E' chiaro come il sole che questa è la sua prima guerra.

Lui fa una faccia un po' imbronciata perché la jonin non lo degna di uno sguardo.

Guarda i suoi compagni, guarda nuovamente lei; ripete la domanda.

Silenzio.

-Ma insomma...!- inizia, il viso da bambino rosso di rabbia.

Kiba, che se ne è stato muto per tutto il tempo, raggomitolato in una coperta, lo zittisce con un ringhio.

-A quanto pare non ha ricevuto istruzioni! E ora taci-

-Ma come ti permetti!-

Anko getta un'occhiata veloce al ragazzo degli Inuzuka: è solo. Del suo cane bianco nemmeno una traccia. Deve essere morto, a giudicare dal silenzio furibondo in cui si è chiuso Kiba, stretto in quello straccio di coperta.

Un moto istintivo di compassione la spinge a fissarlo per lungo tempo; ma è una compassione sterile, tutta avvoltolata su se stessa, che le permette solo di provare una gran pena.

-E tu che vuoi?- le dice Kiba digrignando i denti.

-Nulla. Nulla...-

Tutti gli altri compagni sono genin; forse uno è un chunin.

Siamo carne da macello, pensa Anko chiudendo gli occhi e ascoltando i ragazzini bisbigliare tra di loro. Non sembrano spaventati: si fanno coraggio l'un l'altro, si riempiono di speranza ascoltando Konohamaru e la sua professione di fede nella Volontà del Fuoco.

-Quanti anni hai, bimbo?-

Tutti si voltano verso Anko.

Konohamaru sfodera il suo più strafottente dei ghigni.

-Io non sono un bambino. E comunque ho tredici anni e sono già chunin!-

-Tredici anni... accipicchia!-

-Non mi sfottere! So combattere sai?!-

-Ah, davvero? Menomale che ci sei tu a difenderci!-

Kiba le si è fatto più vicino per ascoltare meglio.

-Certo che difenderò il Villaggio! Lo difenderò a costo della vita! E ora conosco anche il Rasengan, perciò...-

Anko vorrebbe ridere delle affermazioni del bambino, vorrebbe ridere talmente forte da stare male, vorrebbe stringergli le mani attorno al collo e vedere il volto glabro riempirsi di terrore; ma Kiba la precede. La sua voce è talmente bassa mentre parla che deve tendere l'orecchio.

-Tu non sai niente della guerra, cinno. Non sai niente di cosa vuol dire dare la vita-

Konohamaru trema dalla rabbia.

-E tu che cosa ne sai, botolo, eh?! Non hai tanti anni in più di me!-

-E' vero. Ma questa è la mia seconda guerra, e ci ho perso tante cose dentro-

Gli occhi di Kiba sono ficcati in quelli di Konohamaru; le parole escono fuori dalla sua bocca come un ringhio.

-Hai sentito parlare della battaglia del ponte Kozuyo, quella in cui è andata distrutta la squadra di ricognizione B? Beh, io c'ero. E c'era anche il tuo amico Naruto. Bene tu immagina: c'è nebbia ovunque, il fiume sotto non si vede nemmeno, ormai si fa buio; del nostro obbiettivo nemmeno una traccia. Poi ecco: quando è già sera e decidiamo di tornare indietro perché non ci vediamo più un cazzo e nemmeno col Byakugan si vede tanto così dal naso, Naruto salta su e fa: “Proseguiamo!”. Sì, proseguiamo, perché gli diamo retta, perché così sono gli ordini, perché siamo delle teste di cazzo, perché...-

Deve prendere fiato per proseguire.

-Ma poi compaiono dei ninja della Sabbia; dal nulla, come se fossero sempre stati lì, a guardarci nel buio. Ci ammazzano. Così velocemente che non hai nemmeno tempo di capire che hai un coltello alla gola. Io riesco a fuggire, uno mi insegue, allora mi volto e lo affronto, ma...-

Ha il respiro corto.

-...ma ne arrivano altri, e sono ovunque, ed è tutto buio, e le urla, le urla sono agghiaccianti! Sono le urla dei miei compagni, capisci? Urlano urlano, e io non ho idea di dove sono, e quando cerco Akamaru... è per terra, il pelo che gronda sangue. Io non mi ero nemmeno accorto che l'avevano ammazzato! Ho ucciso tutti quelli che erano attorno a me, li ho uccisi finché non si vedeva rosso sulla neve persino nella notte. Ma quando sono arrivato al campo...-

Intorno il silenzio è totale.

-...arrivato al campo lei non c'era. Non c'erano tanti altri. Ma lei non c'era più. Li avevo lasciati tutti indietro. Ma c'era lui, Uzumaki. Lui c'era, era sopravvissuto-

Kiba si ritira nuovamente nella coperta, gli occhi allucinati ancora inchiodati su Konohamaru.

Il silenzio della foresta è picchiettato dalla neve che a grappoli cade dai rami.

Anko può fiutare nell'aria l'odore animale della paura; i bambini alle sue spalle stanno tremando. Uno di loro ha vomitato e ora piange. Konhamaru è rimasto a boccheggiare, come se l'aria si fosse fatta più sottile.

Anko pensa che quella di Kiba non sia una storia nuova; è il ritornello di un disco rotto.

Ma lì, nel campo di battaglia dove le storie vecchie e nuove si mescolano con la neve che cova i cadaveri, è facile immaginare ombre irte di occhi e di mani e di denti e di coltelli; la guerra diventa reale come il freddo e la fame, come la sporcizia sotto le unghie, come le ossa che senti già rompersi sotto un colpo anonimo.

Non voglio morire!, gridano in coro tutte le fibre del corpo.

Anko li guarda, ma il pensiero le vola leggero a Kakashi. “Ti aspetto”, le aveva sussurrato piano all'orecchio, davanti alle Porte. Le aveva accarezzato i capelli come alla mattina, poi l'aveva stretta a sé, con la fronte nell'incavo del suo collo. Lei gli aveva posato una mano sulla schiena, con la mente lontana anni luce.

-Stanno arrivando- dice.

Non c'è dubbio che siano ninja della Sabbia.

Konohamaru è paralizzato dalla paura; rivolgendosi ad Anko sussurra: -Che cosa facciamo?-

Anko si alza. Si tocca per un attimo il collo: le sembra di sentire ancora il naso lungo di Kakashi sfiorarle la guancia e la sua voce stranamente acuta dirle: non fare la scema. Io ti aspetto.

-Inuzuka. Inuzuka tirati su. Inuzuka-

Lo ha afferrato per un braccio e ora lo strattona.

-Ho bisogno del tuo olfatto. Alzati, ho detto! Se non vuoi farlo per te, fallo per lei, per quella che non ha fatto ritorno al campo!-

Kiba la guarda. Si libera dalla stretta di Anko e continua a fissarla.

Le labbra di Anko sono l'unica cosa che vede: vendicala.

Kiba chiude gli occhi.

-Sono quindici, cinquecento metri in avanti in linea d'aria. Vengono nella nostra direzione. Probabilmente ci hanno individuati-

-Grazie, Kiba. E ora, ragazzini- Anko si china nella neve senza rivolgere loro uno sguardo -se farete come vi dico non morirete. Siete pronti?-

Non hanno tempo di rispondere: Konohamaru la vede scomparire in uno sbuffo di fumo.

Da qualche parte, più avanti nella foresta, esplode un urlo agghiacciante.


***




¹necrofago: mangiatore di cadaveri, ovvero l'equivalente di un ninja inseguitore. Si occupa di scoprire e preservare i segreti delle tecniche utilizzate dai ninja morti sul campo di battaglia.






Note 2, ovvero il Superfluo

Ufff, che fatica! Arrivare in fondo a questo capitolo è stata veramente un'impresa. Ho scritto ben tre bozze di capitolo diverse! Comunque per adesso è andata xD !

Allora, qualche considerazione:

1) Il capitolo è stato influenzato molto da: “Gli eredi della volontà del Fuoco”, ovvero il terzo film shippuden di Naruto. La “Volontà del Fuoco” è la Volontà Ardente lasciata da Asuma a Shikamaru, e dal Villaggio a tutti i suoi ninja. Per la mia Anko però la volontà ardente sta diventando qualcosa di strano. Di estraneo, in un certo senso. Spero che sia riuscita a farvi cogliere il suo conflitto, con questo capitolo. Sennò... fa niente. Vi arrangiate :P !

2) Per quanto riguarda Kiba: la ragazza che viene nominata... beh, io ho in mente una ben precisa kunoichi. Ma voi potete pensare a quella che preferite!

3) il clima è violento è cupo. Mi dispiace molto, non mi piacciono le situazioni troppo crude... ma siamo in guerra. Vi prometto però che nel prossimo capitolo i toni saranno più delicati :) .


Vorrei scrivere tante altre cose, ma smetto o non la finisco più!



E ora, i Ringraziamenti:


Watashiwa: bè, che dire. Grazie :D! Purtroppo hai ragione: Kakashi e Anko qui su EFP non vengono considerati come coppia :( . Se ti interessa il pairing, ti consiglio caldamente -se non l'hai già letta- “Gelato alla Fragola” di eleanor89. Parola di esperta, è una fiction DOC!

Non so che altro scriverti, perchè ti ho già “risposto” nella pagina delle recensioni al capitolo precedente.

Ancora grazie e... recensisci anche questo capitolo se ti va ;)

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Capitolo 3
*** Neve ***


KxA 3






MILLION MILES AWAY

03. NEVE




Le lenzuola erano ovunque, il letto era tutta la stanza, e il mondo era chiuso fuori.
Kakashi l'aveva acciuffata per i fianchi nudi prima che riuscisse a mettere piede per terra e l'aveva trascinata di nuovo tra le coperte.

Lasciami, dai, scemo! Lasciami, che devo prepararmi!” aveva riso Anko, e continuava a ridere e dibattersi.
Si erano aggrovigliati tra le lenzuola, finché se l'era trovata sopra, coi denti snudati dal riso in quel modo così ferino, le cosce strette tra le sue mani.
Si era lasciata posare un piccolo bacio alla base del collo. Il silenzio era rotto solo dal fruscio di un cuscino che cadeva. Le aveva baciato le labbra, mentre si guardavano a occhi socchiusi.

Resta qui, stanotte” le aveva detto Kakashi.
E lei non gli aveva risposto, ma gli aveva stretto la testa al seno, carezzandogli piano i capelli.
Il soffitto era basso. Le pareti lontanissime, i piedi del letto allagati dalla penombra.
Il tepore era dentro e tutto il freddo fuori.


Di tutto questo mondo accerchiato, di tutti i culi e cazzi e tette; di tutti i cadaveri, e di tutti i giorni, e di tutte le parole, questa è l'unica poesia d'amore che Kakashi conosca. Se la porta anche tra la neve delle trincee. La coltiva nel cerchio quieto e rosso del fuoco da campo, mentre i compagni tremano silenziosi sotto gli alberi sprofondati nel buio.


Le lenzuola erano ovunque, il letto era tutta la stanza, e il mondo era chiuso fuori.


Tutto l'amore per lei, tutta la speranza, tutti i suoi giorni sono sigillati in quella stanza dal soffitto basso; ogni cosa si rimescola alle lenzuola, a una sua mano sul ventre bianco, a un sogno sereno nel segreto delle sue braccia...

Una vita fa.

Pensa ad Anko anche mentre la terra esplode e una dozzina dei suoi viene scaraventata tra gli alberi. Pensa a lei e pensa a-

-Kakashi! Sulla destra!-

Scavalca di corsa due corpi. Una scarica di shuriken, li schiva. Due shinobi: para un paio di colpi, pianta un kunai nel collo del primo; per l'altro basta un calcio nello stomaco.

-Sensei, Shikamaru e gli altri sono...-

-Naruto, vai avanti! Ci raggiungeranno-

-Ma non possiamo...-

-Vai!- ruggisce Kakashi in direzione dell'allievo.

Errore: i ninja sono tre, perché dalla neve è balenata una mano che gli ha afferrato la caviglia. In un attimo il suolo gli viene addosso: naso rotto, caviglia slogata, coltello e fiato dello shinobi a un millimetro dal viso.

Esplosione: la testa dello shinobi schizza via dal collo e rotola lontano.

Kakashi si toglie i pezzi del ninja di dosso.

-Tutto bene, sensei?- urla Tenten; corre rapida tra i rami, un lembo del rotolo che le svolazza alle spalle.

-Sì. Grazie- risponde lui. La maschera è zuppa del sangue che gli cola dal naso.

Fa un gran respiro: dalle retrovie stanno arrivando le squadre di supporto.

-Tenten, torna da Shikamaru e gli altri. Dì loro che ci troviamo al C4 tra venti minuti-

-Os!-

-Chi è in grado di procedere mi segua-

-Kakashi-

-Naruto, dopo-

-No, adesso: trovarsi al C4 con le squadre di supporto è un errore. Un perdita di tempo ed energie. Siamo a tanto così dal campo base di Suna: dobbiamo tornare indietro, recuperare la retroguardia e attaccare insieme. Non possiamo lasciarli sol...-

-Non li sto lasciando soli!-

Il viso di Kakashi esprime una furia che Naruto non gli ha mai visto.

-Non li sto lasciando soli. Come cazzo credi che possa fare una cosa del genere?-

-Io...-

-Gli stiamo aprendo la strada, non capisci? Gli sto facilitando il lavoro. Ci incontreremo con le squadre dove meno se l'aspettano, e da lì -dopo aver raccolto le forze- sferreremo l'attacco-

Gli alberi nudi si stagliano in alto contro il cielo smaltato d'azzurro e la neve è di un bianco abbacinante: tra qualche ora lunghe ombre la strieranno di nero, e tra i corpi induriti zampetteranno i corvi.

Gli shinobi della Foglia corrono silenziosi.

Naruto si è portato alla testa del gruppo; ogni tanto getta un'occhiata dietro la spalla per cercare Kakashi, ma lo trova sempre in coda, solo.

Non capisci?” pensa Kakashi, senza ricambiare lo sguardo dell'allievo “Non capisci che tutto questo è per voi? Non capisci che tutto questo è per lei? E' la prima lezione che ti ho insegnato: chi abbandona i propri compagni è feccia della peggior specie

Senza una parola Gai gli si è fatto a fianco. Le orme del gruppo di avanscoperta si inerpicano sulla collina: le gambe affondano in un metro di neve dura, sfavillante. E' una domenica pomeriggio, che importi o meno.

Avanzano assieme, e Gai gli si fa un po' più vicino: si vede la lunga ferita sul polpaccio destro.

-Non voleva dirlo, e non voleva offenderti; lo sai anche tu- gli dice con voce ferma. Lo guarda senza imbarazzo.

-Dovrebbe conoscermi per sapere che non farei mai... che non potrei...-

-Lo sa. Ma in questo momento non c'è di testa, come tutti. Questa guerra, questa missione sono sfibranti-

Gai si è conquistato, col tempo, il diritto di dire quello che vuole: se l'è meritato con la furia della sua amicizia.

-Ci fidiamo di te, Kakashi: andrà tutto bene-

Kakashi prende una boccata d'aria. Quando Gai gli da una pacca sulla spalla non può che rispondergli con gratitudine: e al pollice alzato, risponde con il pollice alzato. Gai lo guarda per un secondo e poi esplode in una gran risata: il volto spossato gli si distende in un sorriso enorme.

-Alla fine, anche tu hai imparato ad apprezzarlo- ride, sventolando il pollice a mezz'aria.

Kakashi scuote piano la testa, ma quando lo vede trotterellare verso l'avanguardia della squadra, ridicolo nella calzamaglia verde tutta buchi, pieno di forza e coraggio e fede per sé e per tutti gli altri, pensa che davvero si è conquistato il diritto di dire ciò che gli pare. E che c'è ancora speranza, quando ci sono compagni come lui o Obito: con questa notte i giochi si concludono. E domani...

...resta qui, stanotte”.

L'avrebbe stretta un po' più forte al petto e l'avrebbe accarezzata in silenzio, mentre lei si lasciava fare, immobile nel buio della stanza. Avrebbe buttato fuori tutto: tutto il resto fuori, ma loro dentro, con il dolore di lei avvoltolato nel suo amore. Sarebbe bastato, il suo amore sarebbe bastato, domani, domani domani...


Lovers, keep on the road you're on
Runners, until the race is run
Soldiers, you've got to soldier on
Sometimes even right is wrong
[Lovers in Japan - Coldplay]




Anko fa un passo verso lo shinobi della Sabbia. Lui tenta di rialzarsi, facendo leva contro il tronco d'albero, ma non c'è niente da fare: ricade penosamente, con le gambe tremanti aperte in una strana angolazione. I suoi balbettii sono l'unico suono nel bosco.

Il sole pallido viene per un attimo coperto dalla figura scura di lei, per poi ricomparire alto tra i rami.

E' giovane. Giovane come i ragazzi di Kakashi.

Sta farfugliando qualcosa nel dialetto di Suna, ma non ha importanza.

Anko guarda per un istante le sue gambe sghembe, ridicolmente piegate verso l'esterno.

Hanno importanza invece la bocca spalancata senza fiato, gli occhi che gli schizzano fuori dalle orbite quando lei gli pianta un tallone sul ginocchio. Un altro colpo, e questa volta Anko si premura di girare il tallone come se stesse schiacciando una cicca di sigaretta; il ragazzo si contorce, ritrova fiato sufficiente per urlare, ma il dolore di un secondo piede sull'altro ginocchio lo ammutolisce.

Annaspa per trovare dell'aria, dell'aria anche solo per svuotare i polmoni dal terrore che ora lo piega in avanti, la lingua di fuori e le dita arpionate alle cosce.

Lontano, delle grida.

Stanno così, in quella strana posizione, lui spasmodicamente immobile, lei in piedi sulle sue gambe.

I respiri di lui sono più lenti, ora, più regolari, e con la lingua rossa prova ad articolare un verso -è una supplica, questa volta ne è sicura- ma nel momento in cui Anko si molleggia sulle punte dei piedi, china su di lui, i respiri gli si fanno sempre più inconsulti, strozzati, finché un urlo agghiacciante gli esplode in gola. In un attimo Anko gli è addosso, ed è inutile che lui si dibatta e gridi e gridi e gridi parole che lei non capisce; le mani sono ancora strette al suo collo quando il silenzio è bucato solo dagli ansiti di Anko, e le gambe livide di lui sono immobili nella neve sfatta.

Anko si rialza lentamente; le urla si sono allontanate.

Getta un'occhiata al corpo riverso per terra. La neve le è entrata ovunque, punge sul collo e sulla schiena.

I cadaveri hanno sempre la stessa brutta faccia, con le labbra viola congestionate e gli occhi vitrei.

Il ragazzo ha la pelle di un pallore... di un pallore come quello del suo Maestro.

Orochimaru.

Se pensa a lui, Anko non prova più niente: non è lei la bambina che la squadra speciale trovò in uno scantinato, delirante e coperta di sangue, non è lei la donna che venne reinserita con clausola nei ranghi della Foglia dopo anni di “riabilitazione comportamentale”.

Era da tempo che non pensava a lui, ma ora, di fronte al ragazzo affogato nella neve, le torna in mente -perché, poi, proprio ora?- il vecchio Maestro.

Rimane così, per lungo tempo, a guardare il cadavere, accoccolandosi nella neve.



Sensei, non posso”

Non puoi?”

No. Non... non si dovrebbe...”

Anko. Anko, cosa ti ho detto a proposito di ciò che hai imparato al Villaggio?”

Che devo dimenticare tutto”

Brava. Tutto”

Sì, ma questo...”

Anko aveva guardato giù, al di là della ringhiera: l'arena, molti metri più sotto, era buia, ma si sentivano perfettamente le urla dei ragazzini che stavano combattendo.

Anko, ti ho scelta perché sei la migliore. E' ora che tu me lo dimostri”

La voce di Orochimaru la invitava a non fare i capricci. Anko non avrebbe mai scordato quel tono.

Avanti”

In dieci minuti l'arena era divenuta silenziosa: al centro una matassa di serpi avvolgeva quel che rimaneva di un bambino.

Anko se ne era rimasta impietrita, in piedi, imbrattata di cose che non voleva sapere.

Devi sciogliere la tecnica, Anko, quando ha avuto l'effetto che volevi” le disse gentilmente Orochimaru. Senza un rumore le si era fatto vicino, e ispezionava interessato lo spazio circostante.

Hai capito?”

Sì, sensei”

Ma Anko si mosse. Conosceva il bambino che... i serpenti...

Conosceva anche gli altri. Avevano giocato assieme. Qualche volta; non le stavano simpatici.

Ma i serpenti... i serpenti... li...

Rigettò la cena si piedi di Orochimaru.

Oh, ma dai!” berciò lui.

Era troppo. Troppo tutto: troppo piccola lei, troppo piccolo il suo corpo, troppo grande il sentimento che ora le veniva fuori dallo stomaco, e sapeva, sapeva con certezza che non sarebbe mai andato via. Mai. Mai via. Per sempre.

Orochimaru dopo essersi tolto come poteva il vomito dai sandali, guardò l'allieva. La sua voce tornò dolce quando si accovacciò accanto all'affarino tremante sui lastroni dell'arena. Disse:

Anko, ti svelerò un segreto. Ora non lo capirai, ma più tardi, quando sarai grande, sarai d'accordo con me, e rideremo assieme di questa sceneggiata.

Forse ora mi odi perché ti ho fatto uccidere i tuoi amichetti, e forse credi che se fossi rimasta a casa, con il maestro Sarutobi e tutti gli altri nel Villaggio, le cose sarebbero state diverse; che questa cosa enorme -si chiama senso di colpa, ma anche paura, e dolore- non ti sarebbe mai capitata; che non avresti mai provato una disperazione così grande da non riuscire a farla stare tutta dentro la tua pelle. Beh, il segreto è proprio questo: non è vero” .

Anko non sentì la mano di Orochimaru posarsi sulla sua schiena. Le lacrime le colavano lungo il naso, e la guancia era immersa nel suo stesso vomito. La pietra fredda a contatto con la pelle sembrava rallentarle i battiti del cuore, ma nelle orecchie aveva i tamburi e dovette trattenere il respiro per sentire il bisbigliare di Orochimaru.

Tutto quello che credi non è vero: io e loro siamo uguali, e tu sei come noi. Ti avrebbero fatto combattere le loro battaglie, come io ti farò combattere le nostre, e avresti ucciso e sofferto e gioito come ora. La loro Volontà del Fuoco è una bugia, una bugia gigantesca: hanno bisogno di credere di essere dalla parte del giusto per uccidere. Io no: un morto è un morto, che lo si ammazzi con le buone o con le cattive intenzioni, che si usi un coltello o una tecnica proibita.
Io e loro siamo uguali, Anko. E tu sei come noi”

Si alzò piano, sfiorandole i capelli. La lasciò nel buio.



Anko rimane così, per lungo tempo, a guardare il cadavere. Poi si alza.

Vecchio stronzo” mormora, mentre si incammina verso il Villaggio. La bocca congestionata del corpo abbandonato nella neve ha tutta l'aria di aver detto qualcosa di particolarmente divertente; se la ride in silenzio, Orochimaru, stampigliato sul volto violaceo dello shinobi di Suna. Cosa ci sia da ridere, lo sanno solo lui e Anko.





Angolo Autrice:

Quando arrivo all'Angolo Autrice mi sento sempre molto sollevata, perché significa che un altro capitolo è andato e finito. Soddisfazione? Sì. Per il punto fermo di aver concluso un capitolo. Per il risultato... ma andiamo con ordine!

Avviso, prima di tutto: questa fiction si allunga sempre di più! Un altro capitolo c'è di sicuro; spero di poter concludere con quello e stop.


Per quanto riguarda il capitolo stesso, vorrei essere breve:

  1. Kakashi ti odio! Sei... impossibile. Per cercare di centrare la sua personalità ho dovuto andare di cesoie su una cosa come 3 bozze. 3 capitoli, quasi. E sul risultato sono tutt'ora molto in dubbio E questo è il secondo punto,

  2. perché, come mi è stato detto altrove, ho la tendenza a “tagliare troppo” sull'aspetto emotivo-sentimental-romantico, di modo che le mie fiction sembrano un elenco della spesa di gesti e avvenimenti perlopiù poco significativi ed emotivamente aridi. Idem per i personaggi. E devo dire che comincio a convincermene anche io. Solo che... per me le cose dovrebbero parlare da sé. O meglio: nella mia fervida immaginazione, la crosta delle cose dice già metà di ciò che bisogna sapere; ovvero che non esiste un modo per gli esseri umani -per gli shinobi- di capirsi, di entrare in contatto davvero gli uni con gli altri. Quindi tutto ciò che i miei poveri personaggi possono fare è urlare le loro azioni nella speranza di essere compresi. Come Kakashi, che è muto nel suo amore per Anko, e si esprime solo -nei fatti- carnalmente, proprio perché pur volendolo non ha altri mezzi. Voi cosa ne pensate?
    Ok, è una giustificazione, e dovrei mettere tutto questo nella fiction, non nell'angolo autore. Però volevo chiarire il perché di queste spigolosità.

  3. Le ispirazioni. Dunque, per quanto riguarda il Kakashi POW la canzone che fa da accompagnamento a tutto il pezzo è sicuramente “LOVERS IN JAPAN dei Coldplay; si può dire però che tutta la fiction sia da leggere ascoltando l'album "Viva la Vida", da cui è tratta la stessa “Lovers in Japan”. Ovvero: io l'ho scritta rimbecillendomi su quell'album. Voi fate come volete :D !

    Il pezzo di Anko è ispirato vagamente a un passo fondamentale de “Il signore delle mosche” di Golding: Simon che si trova faccia a faccia con il Signore delle mosche. Qui invece sono solo Anko e Orochimaru.



Watashiwa: beh, grazie, mio unico recensore xD! Mi fa piacere sapere che mi segui, e ancora di più se continuerai a farlo! Pe Anko... beh, ho dovuto un po' improvvisare, visto che di lei non viene detto quasi nulla. Dici che è un po' troppo piagnona? 



Non mi rimane che ringraziarvi per aver letto e invitarvi gentilmente (alla maniera Mitarashi) a lasciare una recensione, anche critica.

Lol :D!


Al prossimo capitolo!


Rev


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