la volontà
Nota,
IMPORTANTE! : La terrò breve: questa doveva essere una one-shot.
Adesso è una storia articolata in tre capitoli. Però. Però ha
mantenuto i caratteri di assoluta vaghezza -per quanto riguarda lo
scenario di fondo- di una one-shot. Tutti i miei personaggi però
agiscono in base all'Antefatto, quindi vi pregherei di tenere in
massima considerazione il fatto che ci troviamo di fronte a una
guerra civile ninja, che ha rotto qualsiasi alleanza, e che sta
facendo crollare il mondo degli shinobi. Altrimenti tutti i
personaggi sballano e sembrano OOC :D!
Per
il resto (ovvero il Superfluo) rimando alle note di fondo pagina.
Buona lettura!
MILLION MILES AWAY
02. LA VOLONTA' ARDENTE
La
notte ha mille porte e nella testa c'è una città intera che
soffia e che respira che soffre e che ti attira sempre più
dentro sempre più al centro sempre più in mezzo fino a che
non lo distingui più il confine tra la tua pelle e il cielo tra
quello che è a pezzi è quello che è intero
[Safari
- Jovanotti]
Anko
non era andata a dormire, né a riposarsi: con passo un po' incerto
si era diretta verso il quartiere medico. Per discutibile ironia
della sorte, l'incursione aerea che gli shinobi della Sabbia avevano
effettuato qualche settimana prima con bombe al chakra non aveva
risparmiato nulla del grande ospedale bianco, tranne l'ala
dell'obitorio. Quell'unica fetta di edificio spiccava ora grigia e
silenziosa tra i calcinacci, l'unico dente rimasto in una bocca
sdentata.
Era
la sola cosa che ancora funzionasse efficientemente all'interno del
Villaggio: a ogni ora della giornata, i corpi venivano portati
dentro, Dio solo sa per farci cosa, informi sotto i teli tesi sulle
carriole.
Anko
era entrata in punta di piedi; il sole era ancora basso e le ombre
dei ninja incappucciati, delle barelle che portavano, dei detriti
agli angoli del grande ingresso lunghe sul pavimento bianco di
polvere.
Si
era addentrata in uno degli infiniti corridoi che si snodano sotto
l'edificio; nessuno l'aveva fermata.
Mentre
cammina radente ai muri intervallati da porte a tenuta stagna è
sempre più convinta di quel che fa: anche se non la riconoscesse
sotto la pelle sbrindellata del volto, deve dare un ultimo saluto a
sua Sorella. Poi non potrà accendere un bastoncino d'incenso sulla
tomba vuota di Kurenai: di tombe, di monumenti in onore dei morti o
dei vivi -ormai ne è convinta- a Konoha non se ne costruiranno mai
più.
Butta
lo sguardo a casaccio, senza sapere dove cercare. In silenzio uno
shinobi necrofago¹ esce da una delle porte in acciaio; si richiude
dietro di lui senza un rumore. Quando la vede, la sua maschera da
avvoltoio la fissa per un lungo istante.
-Sto
cercando Kurenai Yuhi. Dove la posso trovare?-
La
maschera e i capelli del ninja puzzano di formalina e altre cose che
Anko non vuole conoscere. L'avvoltoio
rimane muto. Poi: -Se ne stanno occupando-, risponde una voce da
dietro il becco ricurvo.
-Io
ti ho chiesto dove
la posso trovare; non cosa ne state facendo-
Il
tono di Anko è pericolosamente calmo mentre in ninja continua a
fissarla, muto.
-Voglio
vedere questa persona un'ultima volta. Ora: dove
è Kurenai Yuhi?-
-Se
ne stanno occupando- gracchia nuovamente.
Il
becco adunco è pieno di ombre sotto la luce elettrica delle sbarre
al neon; sotto il primo pugno che Anko sferra si riduce a una lattina
accartocciata.
Lo
shinobi, colpito in pieno viso, si abbatte per terra come un sacco
vuoto. Non fa in tempo a muovere un dito che Anko gli è addosso,
piena di una rabbia indescrivibile.
Quando
Ibiki Morino accorre, richiamato dal personale, sotto la bandana
sgrana gli occhi dallo stupore: un ninja necrofago è a terra, il
viso un grumo di sangue; Anko Mitarashi grida come una belva ferita,
a terra pure lei, trattenuta da quattro shinobi.
Ibiki
Morino le ha chiesto perchè abbia picchiato a sangue quell'uomo.
Mentre le parla la sua voce è bassa e controllata come al solito, ma
lo sguardo... lo sguardo è quello di un lupo.
Anko
tace, e in silenzio piange dandogli la schiena. La scena -la memoria
sembra provenire da un altro mondo- le ricorda quei pomeriggi
lunghissimi in accademia, quando per punizione -punizione per cosa,
poi?- doveva pulire tutte le aule del piano sotto l'occhio attento di
un maestro.
-Non
me lo vuoi dire?- chiede piano Ibiki.
E
come dirlo?
Una
lacrima le rotola lungo il naso.
Come
dire che la Sorella regalatale dalla vita, l'unica cosa bella per cui
non ha dovuto combattere con le le unghie e con i denti, le è stata
strappata via? Come fa a spiegare che lei sai -lei lo sa
perfettamente- che i suoi pezzi, raccolti in silenzio tra la neve
tinta di rosso, sono stati buttati su un tavolo dell'obitorio e
aperti scorticati tagliati ancora e ancora e ancora, per seguire il
filo contorto dei nervi e l'aggrovigliarsi delle vene, fino a
scoprire un nocciolo nudo e compatto di verità che racconti tutti i
segreti di un ninja, le tecniche, le droghe, e quant'altro? Come fa a
dire che l'idea di sapere sua Sorella un mucchio informe di carne su
un tavolo da macellaio le riempie l'animo di una rabbia così nera da
spaccare i muri, quando sa che lo stesso toccherà a Kakashi e a lei,
domani, dopodomani, o oggi stesso?
Per
questo Anko tace. Non ha parole per dire; rimangono occhi per vedere
e un animo da riempire di sgomento.
Ibiki
la scruta per quelli che paiono minuti; la stanza in cui ha
trascinato Mitarashi per impedirle di ammazzare quattro ninja medici
è una sala operatoria, di quelle usate per analizzare i cadaveri.
-Non
è da te un comportamento del genere, Mitarashi. Dovrò fare
rapporto-
Quando
lui se ne va, Anko scoppia in un pianto dirotto.
Ibiki
aveva fatto rapporto senza esitazioni. Appena ritornata agli
alloggiamenti, Anko aveva ricevuto un messaggio dallo Stato Maggiore:
il suo incarico cambiava. Non avrebbe più fatto guardia sulle mura;
era assegnata d'ufficio alla squadra d'azione A, sezione beta.
Mentre
leggeva, il corriere che le aveva recapitato il messaggio -era
sicuramente un bambino dell'accademia- aveva allungato il collo sulla
lettera.
-La
squadra A!- aveva esclamato, per poi tapparsi la bocca.
Lei
aveva appallottolato la missiva e con passo stanco si era avviata
verso il campo..
“Squadra
A” è un nome privo di significato per chi combatte. E'
l'equivalente di “prima linea” in un campo di battaglia esteso
diverse decine di chilometri.
Ad
Anko piace pensare in termini di “squadra suicida”, ma non lo
dice mai ad alta voce: ai gerarchi non piace l'ironia né la verità.
La
squadra A è l'unità di difesa fuori le mura; si frappone come una
sottile linea tra l'accampamento nemico e Konoha, in quella terra
franca piena di neve e alberi, dove gli scontri esplodono come a
casaccio. Non è quello il vero luogo della battaglia. La guerra vera
si sta combattendo nei laboratori dei due villaggi: mentre fuori si
fanno le prove generali dello spettacolo, nel segreto di uno
scantinato gli scienziati stanno dando forma all'arma definitiva,
invisibile, silenziosa, letale.
Intanto
si schierano gli eserciti per guadagnare tempo.
Anko
lo sa, ma non le importa più.
Quando
raggiunge i suoi uomini (sono otto in tutto), si siede con la schiena
contro le assi della rudimentale barricata e aspetta.
-Mitarashi
sensei, non le hanno dato delle istruzioni per la battaglia?-
Konohamaru
le si è avvicinato; parla piano per non farsi sentire dal nemico. E'
chiaro come il sole che questa è la sua prima guerra.
Lui
fa una faccia un po' imbronciata perché la jonin non lo degna di uno
sguardo.
Guarda
i suoi compagni, guarda nuovamente lei; ripete la domanda.
Silenzio.
-Ma
insomma...!- inizia, il viso da bambino rosso di rabbia.
Kiba,
che se ne è stato muto per tutto il tempo, raggomitolato in una
coperta, lo zittisce con un ringhio.
-A
quanto pare non ha ricevuto istruzioni! E ora taci-
-Ma
come ti permetti!-
Anko
getta un'occhiata veloce al ragazzo degli Inuzuka: è solo. Del suo
cane bianco nemmeno una traccia. Deve essere morto, a giudicare dal
silenzio furibondo in cui si è chiuso Kiba, stretto in quello
straccio di coperta.
Un
moto istintivo di compassione la spinge a fissarlo per lungo tempo;
ma è una compassione sterile, tutta avvoltolata su se stessa, che le
permette solo di provare una gran pena.
-E
tu che vuoi?- le dice Kiba digrignando i denti.
-Nulla.
Nulla...-
Tutti
gli altri compagni sono genin; forse uno è un chunin.
Siamo
carne da macello, pensa Anko chiudendo gli occhi e ascoltando i
ragazzini bisbigliare tra di loro. Non sembrano spaventati: si fanno
coraggio l'un l'altro, si riempiono di speranza ascoltando Konohamaru
e la sua professione di fede nella Volontà del Fuoco.
-Quanti
anni hai, bimbo?-
Tutti
si voltano verso Anko.
Konohamaru
sfodera il suo più strafottente dei ghigni.
-Io
non sono un bambino. E comunque ho tredici anni e sono già chunin!-
-Tredici
anni... accipicchia!-
-Non
mi sfottere! So combattere sai?!-
-Ah,
davvero? Menomale che ci sei tu a difenderci!-
Kiba
le si è fatto più vicino per ascoltare meglio.
-Certo
che difenderò il Villaggio! Lo difenderò a costo della vita! E ora
conosco anche il Rasengan, perciò...-
Anko
vorrebbe ridere delle affermazioni del bambino, vorrebbe ridere
talmente forte da stare male, vorrebbe stringergli le mani attorno al
collo e vedere il volto glabro riempirsi di terrore; ma Kiba la
precede. La sua voce è talmente bassa mentre parla che deve tendere
l'orecchio.
-Tu
non sai niente della guerra, cinno. Non sai niente di cosa vuol dire
dare la vita-
Konohamaru
trema dalla rabbia.
-E
tu che cosa ne sai, botolo, eh?! Non hai tanti anni in più di me!-
-E'
vero. Ma questa è la mia seconda guerra, e ci ho perso tante cose
dentro-
Gli
occhi di Kiba sono ficcati in quelli di Konohamaru; le parole escono
fuori dalla sua bocca come un ringhio.
-Hai
sentito parlare della battaglia del ponte Kozuyo, quella in cui è
andata distrutta la squadra di ricognizione B? Beh, io c'ero. E c'era
anche il tuo amico Naruto. Bene tu immagina: c'è nebbia ovunque, il
fiume sotto non si vede nemmeno, ormai si fa buio; del nostro
obbiettivo nemmeno una traccia. Poi ecco: quando è già sera e
decidiamo di tornare indietro perché non ci vediamo più un cazzo e
nemmeno col Byakugan si vede tanto così dal naso, Naruto salta su e
fa: “Proseguiamo!”. Sì, proseguiamo, perché gli diamo retta,
perché così sono gli ordini, perché siamo delle teste di cazzo,
perché...-
Deve
prendere fiato per proseguire.
-Ma
poi compaiono dei ninja della Sabbia; dal nulla, come se fossero
sempre stati lì, a guardarci nel buio. Ci ammazzano. Così
velocemente che non hai nemmeno tempo di capire che hai un coltello
alla gola. Io riesco a fuggire, uno mi insegue, allora mi volto e lo
affronto, ma...-
Ha
il respiro corto.
-...ma
ne arrivano altri, e sono ovunque, ed è tutto buio, e le urla, le
urla sono agghiaccianti! Sono le urla dei miei compagni, capisci?
Urlano urlano, e io non ho idea di dove sono, e quando cerco
Akamaru... è per terra, il pelo che gronda sangue. Io non mi ero
nemmeno accorto che l'avevano ammazzato! Ho ucciso tutti quelli che
erano attorno a me, li ho uccisi finché non si vedeva rosso sulla
neve persino nella notte. Ma quando sono arrivato al campo...-
Intorno
il silenzio è totale.
-...arrivato
al campo lei non c'era. Non c'erano tanti altri. Ma lei non
c'era più. Li avevo lasciati tutti indietro. Ma c'era lui, Uzumaki.
Lui c'era, era sopravvissuto-
Kiba
si ritira nuovamente nella coperta, gli occhi allucinati ancora
inchiodati su Konohamaru.
Il
silenzio della foresta è picchiettato dalla neve che a grappoli cade
dai rami.
Anko
può fiutare nell'aria l'odore animale della paura; i bambini alle
sue spalle stanno tremando. Uno di loro ha vomitato e ora piange.
Konhamaru è rimasto a boccheggiare, come se l'aria si fosse fatta
più sottile.
Anko
pensa che quella di Kiba non sia una storia nuova; è il ritornello
di un disco rotto.
Ma
lì, nel campo di battaglia dove le storie vecchie e nuove si
mescolano con la neve che cova i cadaveri, è facile immaginare ombre
irte di occhi e di mani e di denti e di coltelli; la guerra diventa
reale come il freddo e la fame, come la sporcizia sotto le unghie,
come le ossa che senti già rompersi sotto un colpo anonimo.
Non
voglio morire!,
gridano in coro tutte le fibre del corpo.
Anko
li guarda, ma il pensiero le vola leggero a Kakashi. “Ti
aspetto”, le aveva sussurrato
piano all'orecchio, davanti alle Porte. Le aveva accarezzato i
capelli come alla mattina, poi l'aveva stretta a sé, con la fronte
nell'incavo del suo collo. Lei gli aveva posato una mano sulla
schiena, con la mente lontana anni luce.
-Stanno
arrivando- dice.
Non
c'è dubbio che siano ninja della Sabbia.
Konohamaru
è paralizzato dalla paura; rivolgendosi ad Anko sussurra: -Che cosa
facciamo?-
Anko
si alza. Si tocca per un attimo il collo: le sembra di sentire ancora
il naso lungo di Kakashi sfiorarle la guancia e la sua voce
stranamente acuta dirle: non fare la scema. Io ti aspetto.
-Inuzuka.
Inuzuka tirati su. Inuzuka-
Lo
ha afferrato per un braccio e ora lo strattona.
-Ho
bisogno del tuo olfatto. Alzati, ho detto! Se non vuoi farlo per te,
fallo per lei, per quella che non ha fatto ritorno al campo!-
Kiba
la guarda. Si libera dalla stretta di Anko e continua a fissarla.
Le
labbra di Anko sono l'unica cosa che vede: vendicala.
Kiba
chiude gli occhi.
-Sono
quindici, cinquecento metri in avanti in linea d'aria. Vengono nella
nostra direzione. Probabilmente ci hanno individuati-
-Grazie,
Kiba. E ora, ragazzini- Anko si china nella neve senza rivolgere loro
uno sguardo -se farete come vi dico non morirete. Siete pronti?-
Non
hanno tempo di rispondere: Konohamaru la vede scomparire in uno
sbuffo di fumo.
Da
qualche parte, più avanti nella foresta, esplode un urlo
agghiacciante.
***
¹necrofago:
mangiatore di cadaveri, ovvero l'equivalente di un ninja inseguitore.
Si occupa di scoprire e preservare i segreti delle tecniche utilizzate
dai ninja morti sul campo di battaglia.
Note
2, ovvero il Superfluo
Ufff,
che fatica! Arrivare in fondo a questo capitolo è stata veramente
un'impresa. Ho scritto ben tre bozze di capitolo diverse! Comunque
per adesso è andata xD !
Allora,
qualche considerazione:
1)
Il capitolo è stato influenzato molto da: “Gli eredi della volontà
del Fuoco”, ovvero il terzo film shippuden di Naruto. La “Volontà
del Fuoco” è la Volontà Ardente lasciata da Asuma a Shikamaru, e
dal Villaggio a tutti i suoi ninja. Per la mia Anko però la volontà
ardente sta diventando qualcosa di strano. Di estraneo, in un certo
senso. Spero che sia riuscita a farvi cogliere il suo conflitto, con
questo capitolo. Sennò... fa niente. Vi arrangiate :P !
2)
Per quanto riguarda Kiba: la ragazza che viene nominata... beh, io ho
in mente una ben precisa kunoichi. Ma voi potete pensare a quella che
preferite!
3)
il clima è violento è cupo. Mi dispiace molto, non mi piacciono le
situazioni troppo crude... ma siamo in guerra. Vi prometto però che
nel prossimo capitolo i toni saranno più delicati :) .
Vorrei
scrivere tante altre cose, ma smetto o non la finisco più!
E
ora, i Ringraziamenti:
Watashiwa:
bè, che dire. Grazie :D! Purtroppo hai ragione: Kakashi e Anko qui
su EFP non vengono considerati come coppia :( . Se ti interessa il
pairing, ti consiglio caldamente -se non l'hai già letta- “Gelato
alla Fragola” di eleanor89. Parola di esperta, è una fiction DOC!
Non
so che altro scriverti, perchè ti ho già “risposto” nella
pagina delle recensioni al capitolo precedente.
Ancora
grazie e... recensisci anche questo capitolo se ti va ;)
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