Era un sogno

di Appleeatyou
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come lettere senza francobollo - As the world turns- ***
Capitolo 2: *** Transfert pericoloso ***
Capitolo 3: *** Crr, crr disse la busta. ***



Capitolo 1
*** Come lettere senza francobollo - As the world turns- ***


Anzitutto, GRAZIE mille a chi ha recensito :)
Grazie anche a chi ha inseirto la storia in una delle tre liste :)
Infine, grazie a chi ha solo letto!
Sotto trovate tutte le spiegazioni e gli spunti di scrittura, e sono ripresi pari pari da quelli che ho mandato alla giudice. Le parole da me scelte per questa storia sono Litanie e Respinto, il prompt - frase è sempre lo stesso. Oh, dimenticavo di dire che ci sono anche piccole informazioni su BB (La giudice non aveva ancora letto Another Note), che comunque ho mantenuto anche in queste note così magari, se serve, potete rinfrescarvi la memoria.
Non parlerei proprio di coppia, c'è solo un POSSIBILE accenno alla coppia BBxMisa... nulla di definitivo :)
Buona lettura :)


Autore: Erena
Fandom scelto: Death Note
Personaggi principali: L, Ryuk per la prima storia. Misa e B per la seconda. Naomi Misora per la terza.
Genere: Generale, direi. Vagamente introspettivo, tendente al drammatico? Con una vena triste xD
Rating: Giallo.
Avvertimenti: L’ultima storia tratta la tematica del suicidio. Poi… beh, niente di che. AU le prime due storie, mentre l’ultima è ambientata dopo il capitolo 14, volume due.
Introduzione: I sogni si avverano: se non esistesse questa possibilità la natura non ci spingerebbe a sognare. (John Updike). Ma sarà davvero un bene?

Note dell'autore: (non obbligatoria) nell’altro documento. Per cui, leggere prima quello delle storie (o dopo, come preferisci. Ma le note son tutte lì, comprese le informazioni su B.)
Prompt scelti:

Transfert pericoloso: Terrore - Iena

 

Come lettere senza francobollo: Litania - Respinto

 

Crr Crrr, disse la busta: Nascondere – Respiro

 

Per tutte e tre, vale la citazione: I sogni si avverano: se non esistesse questa possibilità la natura non ci spingerebbe a sognare. (John Updike)

 

 

Buona lettura.

 

 

 

Come lettere senza francobollo.

-As the World Turns-

 

 

 

 

 

Misa Amane tenne lo sguardo basso e fisso sulle nocche bianche congiunte strettamente in grembo.

Intorno a lei, la dolce litania dei fedeli riuniti nella chiesa si spandeva in un canto di lode che si faceva più o meno forte a seconda di chi cantava: la voce del Vicario era baritonale e profonda, ma le risposte del coro giungevano molto più lontano, fin oltre le nuvole.

Misa cercò di unire la sua voce a quella del coro; generalmente era abbastanza intonata, ma in quel preciso momento la sua voce era flebile quanto quella di un uccellino. Intonò le prime note della litania con un certo vigore, ma la voce le si incrinò dopo qualche verso e si ruppe pochi secondi più tardi.

Si sentiva una nullità assoluta. Non era in grado di ricordare le parole semplici dell’Agnus Dei, anche se erano secoli che non andava in chiesa; il punto era che su madre aveva fatto parte della comunità cattolica giapponese, e lei era cresciuta con attorno le immagini dei santi e udendo le litanie liturgiche tipiche dei fedeli.

Forse per quello che, oltre a portare le croci cristiane come collane od orecchini, aveva nel suo appartamento anche un quadro della Madonna, con il cuore avvolto da una corona di spine simile a quella che portava sul capo il Cristo.

In quel momento, però, ascoltare quella litania non le risollevava il morale, proprio per nulla; anzi, aveva gli occhi umidi, e si accorse con qualche secondo di ritardo di aver cominciato a piangere sul serio.

Oh, beh. Che importanza poteva avere se qualcuno l’avesse riconosciuta mentre piangeva sconsolata durante una messa? La modella Misa Amane in lacrime, foto esclusive! – poteva quasi figurarsi un fotografo a caccia di scoop che la riprendeva di nascosto con una videocamera o un cellulare, e le mille congetture al riguardo; aveva scoperto di essere incinta, si era commossa durante la messa, aveva pestato l’alluce contro la panchetta?

No, pensò Misa, è tutto molto più semplice e sciocco. Misa Amane, la modella che sorrideva perennemente, era stata respinta. Che orribile parola, specie per lei che aveva ottenuto quasi sempre tutto quello che desiderava… ma l’affetto non si poteva "ottenere". Si doveva in larga parte guadagnare e, nonostante Misa ci avesse provato strenuamente, suo padre –il suo vero padre- l’aveva respinta.

Sua madre e il suo patrigno, che le avevano voluto un bene immenso, erano morti. Sua sorella abitava in America, e Misa l’aveva vista l’ultima volta più di un anno prima, al funerale dei genitori. Miwako non le aveva neppure chiesto se avesse bisogno di aiuto: aveva famiglia, figli e la sua carriera di manager, e nella sua vita impegnativa non ci sarebbe stato spazio per sua sorella minore che era una misera modella che viveva di servizi fotografici.

Però Misa era una ragazza forte e positiva e, nonostante l’enorme offesa che era stato il processo per l’assassinio dei genitori – assolto, un assassino assolto per mancanza di prove, come poteva succedere? Come?-, aveva deciso di provare a cercare il proprio padre biologico.

Beh, cercare era una parola grossa: Misa sapeva dove abitava, e lui aveva mandato regolarmente gli assegni per il mantenimento fino a quando lei non aveva compiuto diciotto anni. Misa era assolutamente convinta che suo padre l’avrebbe attesa alla porta con un sorriso ed un abbraccio - una visione molto infantile, da bambina, ma la concezione degli affetti familiari di Misa si era effettivamente fermata a quello stadio.

E proprio il giorno precedente, tutti i suoi sogni di bambina si erano infranti come un castello di vetro, e Misa aveva dovuto fare i conti con una realtà spiacevole; quando aveva suonato alla porta, vestita di tutto punto e in un completo molto più sobrio del solito, era effettivamente venuto ad aprirle suo padre, sorridente e rilassato proprio come nei suoi sogni.

Misa ricordava con estrema precisione quei tre secondi prima che suo padre la riconoscesse, tre secondi belli quanto un sogno immerso nell’oro, nei quali la modella aveva pensato solo a quanto suo padre sembrasse ancora giovane e simile a lei.

Poi, la realtà era piombata come un macigno, schiacciando le sue speranze: suo padre l’aveva riconosciuta, e il suo viso si era strasformato; dal sorriso era passato ad un’espressione stupita, poi ad un’emozione che Misa non aveva saputo riconoscere, all’inizio. Suo padre aveva lanciato occhiate nevose da lei alle sue spalle senza dire nulla, tanto che Misa si era sentita costretta a rompere il ghiaccio.

-" Papà, da quanto tempo!"- aveva esclamato, tendendo le braccia per stringergliele intorno alle spalle. Il volto di suo padre si era ammorbidito, e la sua voce calma aveva pronunciato il nome di Misa dolcemente, ma i suoi occhi non smisero mai di schizzare dalla figura della modella all’interno della casa, dove si sentiva un vociare indistinto.

-" Posso entrare, papà? Misa non ti darà fastidio, voglio solo…"-

-" Misa."-

La ragazza aveva sollevato lo sguardo speranzosa: se quello fosse stato un sogno, suo padre l’avrebbe sollevata tra le braccia e l’avrebbe portata dentro casa, presentandola alla sua compagna – e la vita perfetta di Misa sarebbe ritornata quella di prima, con un papà ed una mamma.

Ma tutto quello che aveva fatto suo padre era stato uscire fuori dalla porta, farle una carezza sul volto e tacere, senza invitarla in casa.

-" Papà, posso entrare? O… disturbo?"-

-" No, Misa, non disturbi… ma preferirei che non entrassi lo stesso."-

-" Ma perché?"- aveva strillato Misa.

-" Vedi, tesoro…"- un’altra occhiata nervosa verso l’interno della casa, –" non credo che sia il caso."-

-" Ma perché? E’ la tua compagna? Non vuole vedere Misa? E’ così?"-

-" No, tesoro, lei non…"-

Dall’interno dell’abitazione, come evocata dalle loro parole, giunse una vocetta squillante, da… bambino… -" Papà? Non giochi più ai videogames?"-

-" Un attimo, Nabari!"- gridò suo padre in un tono di voce molto alto.

Era stato allora che Misa aveva capito – non era stupida, ma era una persona che molto spesso preferiva mettere dei paraocchi che riconoscere la verità – anche se in quel momento la verità era troppo evidente per poterla ignorare

Suo padre aveva avuto degli altri bambini, e Misa non se sapeva niente! Una notizia così bella!

-" Oh papà, non preoccuparti! Misa si comporterà bene con i suoi fratellini!"- esclamò lei, sentendosi elettrizzata all’idea di conoscere finalmente la nuova famiglia di suo padre – e quella sarebbe stata una famiglia da sogno, quelle che si vedono nelle pubblicità, dove la compagna di suo padre sarebbe stata un’ottima massaia bella come un’attrice e i suoi figli dei piccoli angioletti biondi, come Misa.

-" Il punto non… tesoro, so che tu…uh."- balbettò suo padre, poi si chiarì la voce e disse, guardandola fissa negli occhi: -" Tesoro, non puoi entrare. Avresti dovuto chiamarmi prima di venire… vedi, i bambini non… non sanno nulla di te."-

-" Cosa?"-

-" Io e Mikoto abbiamo preferito…"-

-" E la mia mamma! Quando la mamma di Misa è morta, che hai detto ai tuoi figli…? Oh… possibile che --- Tu non sei venuto!"- realizzò improvvisamente la modella, sentendosi terribilmente offesa da quella prospettiva - di suo padre che non era venuto al funerale della sua ex moglie nonostante sua figlia avesse avuto bisogno di lui! Strinse i pugni e corrugò la fronte, pronta ad esplodere.

-" Papà! Come hai potuto…"-

-" Sono venuto, Misa. Sia io che Mikoto. Tu però sei uscita subito dalla chiesa, non hai aspettato le condoglianze… ero in fondo, probabilmente dalla prima fila non potevi vedermi."- disse suo padre con calma. Poi proseguì: -" Misa, tesoro, non volevo che si creasse questa situazione. Perché non hai chiamato? Avrei avuto il tempo di spiegarti la situazione e di spiegarla anche ai bambini…. Sono piccoli, non posso presentarti come se niente foss…"-

-" Devo prendere un appuntamento per poter vedere il mio papà? Come dal dentista?"- disse Misa, la voce rotta dalle lacrime che le offuscavano gli occhi. Suo padre voleva una telefonata prima di vederla, proprio come se fosse un uomo che doveva valutare un’offerta più o meno vantaggiosa.


E Misa era stata di nuovo respinta, prima da sua sorella, poi dalla giustizia, poi da suo padre.

Respinta, come un pacco indesiderato o una cartolina senza francobollo.

Respinta.

-" Misa…"-

Misa avvertì il prorompente desiderio di strillare come un’aquila, di urlare fino a far rinsavire suo padre e per ottenere quello che lei voleva, come quando era bambina – ma Misa era cresciuta.

Avrebbe sempre avuto una certa verve infantile, e sempre sarebbe stata petulante e capricciosa, ma ormai era una donna, e il fatto di essere rimasta orfana l’aveva letteralmente catapultata fuori dal mondo di sogni dove lei chiedeva e c’era sempre una mamma ed un papà pronti ad esaudire i suoi desideri. Era stata brutalmente spinta in una realtà dove la giustizia era spesso latitante e dove si veniva respinti perfino dai propri genitori, dalla terra dei sogni a quella degli incubi quasi – e fu per quello che la furia di Misa evaporò.

Non sentì più nulla, né avversione verso suo padre né per quello che stava succedendo: in fondo quella era la terra degli incubi, e cose belle non potevano succedere, giusto?

Ragionando come la bambina che non era più Misa si voltò, dando le spalle a suo padre, e si incamminò, sorda ai richiami dell’uomo alla porta (il quale, tuttavia, non si scomodò a fermarla fisicamente) – e sempre agendo come la bambina che non era più, Misa si era recata in chiesa quella mattina di domenica per cercare conforto nelle litanie dei fedeli, che quando era bambina sembravano avere tutte le risposte.

Non ebbe alcuna risposta, in quel momento, ma si sentì in qualche modo… confortata.

Inginocchiata sulla panca, le mani giunte in preghiera e gli occhi chiusi, concentrata al massimo nella ripetizione della litania, si sentì più tranquilla e meno sull’attenti.

Forse per quello non si avvide dei fedeli che abbandonavano le panche, unendosi in un’unica fiumana che defluiva verso le porte della chiesa; Misa si accorse di essere rimasta sola solo diversi secondi dopo, quando non avvertì più la voce del coro che cantava. Aprì gli occhi sorpresa, trovandosi di fronte la chiesa quasi del tutta vuota, tranne per un paio di fedeli tardivi e il prete.

Uno dei fedeli era proprio seduto alla sua stessa panca, anche se Misa prima non l’aveva notato, e… la stava guardando. Misa distolse lo sguardo dal volto strano del ragazzo, pallido e con grosse occhiaie sotto gli occhi scuri, sperando che quello non fosse un suo fan – o, che almeno, non l’avesse riconosciuta.

Concentrò lo sguardo davanti a sé, dove era il prete… e dopo qualche secondo lanciò una nuova occhiata nervosa al suo fianco, e lo scoprì di nuovo intento a guardarla.

Misa, la cui pazienza era corta, esplose.

-" Cosa vuoi?"-

Il ragazzo inquietante portò il pollice alla bocca, guardandola senza battere le palpebre.

-" Consolazione."- disse semplicemente. Misa spalancò la bocca, guardando l’uomo con attenzione.

Sembrava impersonale mentre parlava, anche se aveva detto una sola parola, ma i suoi occhi erano molto freddi; era come se tentasse di sembrare privo di emozioni, ma in realtà avesse in sé così tanto odio da doverlo trasmettere in qualche modo – attraverso quei buffi occhi neri senza pupilla, per esempio.

Misa chinò il capo, sentendosi molto stupida per aver aggredito una persona che era lì per tutt’altro motivo che lei – anche se lui la stava ancora guardando con insistenza. La curiosità alla fine ebbe la meglio, e Misa si girò di nuovo verso di lui.

-" Consolazione da cosa?"-

-" Dai miei peccati."-

-" Oh?"-

Il ragazzo inquietante smise di masticare il pollice e la guardò dal basso verso l’alto: era curvo, accucciato sulla panca come una scimmia, e non contento di ciò chinava spalle e collo come se volesse fondersi con le proprie ginocchia.

-" Non hai peccati da farti perdonare?"-

-" No!"- replicò Misa, leggermente indignata, -" Misa Misa è una brava ragazza!"-

-" Tutti hanno qualcosa da farsi perdonare, Misa Misa-san. L’Agnus Dei è la litania cristiana più famosa, perché contiene l’intero concetto del perdono: Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis. E’ l’unica litania ad essere ripetuta in ogni messa, in ogni chiesa cristiana del mondo. Tutti hanno qualcosa da far perdonare a Dio, Misa Misa-san. E il perdono si ottiene tramite il sangue."-

-" E cosa devi far perdonare?"- chiese Misa, a quel punto decisamente curiosa. Inspiegabilmente, l’uomo si mise a ridere, uno sghignazzo strano che si interruppe bruscamente, scivolando in un’espressione corrucciata.

-" No, quella era una risata non adatta… ti è sembrata una risata non adatta?"-

-" C-che cosa?"- chiese Misa, sorpresa.

-" La risata,"- disse lentamente il ragazzo inquietante, -" ti è sembrata non adatta?"-

-" Oh… la risata… no, era solo…"-

Il tizio si sporse in avanti, e Misa pensò per un secondo che volesse buttarsi addosso a lei, ed indietreggiò precipitosamente spingendo con i piedi sul pavimento; invece, il tizio parve restare in equilibrio sulle punte dei piedi, e ricomparve anche il pollice sulle labbra, ora tese in un sorrisetto.

-" Solo?"-

-" Solo… senti, tu volevi ridere?"-

-" Huh?"-

-" A Misa Misa non sembrava che tu volessi ridere."- disse la ragazza, sperando che il messaggio fosse chiaro; il tipo batté le palpebre, poi si tirò indietro e lasciò cadere di nuovo il pollice.

-" Oh, sì. Ho capito."-

-" Ah… bene."- disse Misa, a corto di parole. Tornò allora al discorso precendente, ripetendo la domanda: –" Misa Misa ha risposto alla tua domanda, ma tu non hai risposto alla sua! Cosa devi farti perdonare?"-

-" Ho rubato, Misa Misa-san."-

-" Oh. Cosa?"-

-" Un nome."- disse il tizio con le labbra tirate in un ghigno molto strano. Misa reclinò il capo –" Rubare un nome non è un gran peccato…"-

-" No, lo è. E’ il peggiore. E’ come uccidere qualcuno dando la colpa a qualcun altro. Ma sono qui per chiedere a Dio di perdonare me, non il nome che porto."-

Misa lo trovò un concetto molto profondo; quel ragazzo sembrava decisamente una persona interessante, e che aveva sofferto come Misa. La ragazza lo guardò con attenzione, gli occhi marroni fissi in quelli neri di lui: -" E si può chiedere di non perdonare qualcuno che si è comportato male?"-

Di nuovo, il tizio ridacchiò; sempre una risata tra il falso e l’indotto, ma finalmente tirò giù le gambe dalla panca, sedendosi in una posizione normale.

-" No, Misa Misa-san. Dio non punisce su richiesta – i malvagi saranno puniti nel giorno del giudizio, ma la litania dell’Agnus Dei è un inno al perdono e alla misericordia…"-

-" Ma il papà di Misa ha respinto Misa!"- strillò lei, dimentica di trovarsi in una chiesa. -" Il papà vuole che Misa lo chiami prima di andarlo a trovare! Ho dei fratellini, e non ho mai visto neppure i loro volti! E… e…l’assassino della mia mamma è fuori, lì da qualche parte, e Misa vuole… Misa non…"-

Scoppiò a piangere. Tutte le lacrime che aveva dentro sgorgarono fuori come un fiume in piena, mentre la voce divertita del suo compagno la redarguiva, in tono molto calmo.

-" Hanno respinto anche me, per questo ho rubato quell’identità. Io non ero abbastanza qualificato per prendere il posto del mio modello, e mi hanno tralasciato come un ferro arrugginito. E… non lo trovi divertente, Misa? Il fatto che le persone possano venir respinte come se fossero lettere senza destinatario? Non è dannatamente divertente che una litania liturgica invochi la salvezza tramite un omicidio? Non è terribilmente divertente? Hen hen hen…"-

Misa lo guardò, scrutandolo attraverso il velo delle sue lacrime, e per un momento parve seriamente combattuta tra il pianto e le grida isteriche. Poi la tensione sciolse le sue membra, ed ascoltare la risata di quel ragazzo l’aiutò a vedere il lato buffo di quella vicenda, del fatto che viveva in un mondo simile al Paese delle Meraviglie, un mondo nel quale quello che era in realtà non era, e quello che non era poteva avverarsi (come i sogni) – e fu allora che unì un riso stentato a quella sguaiato dell’uomo, ridendo sempre più forte mentre le lacrime le colavano giù dalle guance picchiettando nello spazio tra i suoi piedi.

Rise assieme a quel tizio del quale non conosceva il nome, del quale sapeva solo che aveva una tendenza a ridere in maniera strana e aveva un’intelligenza inquietante – il quale però l’aveva fatta ridere dopo che perfino la litania dell’Agnus Dei l’aveva fatta piangere.

E di quell’uomo sapeva solo che, come lei, era stato respinto da qualcuno.

Oh, poco male.

In fondo, uno dei pochi sogni di Misa che la realtà non aveva ancora distrutto, era conoscere un misterioso principe azzurro – e qualche sogno, alla fine, finiva per avverarsi sul serio.


 

Note autrice____

La seconda storia è un’altra AU, sempre priva di Death Note, di un ipotetico incontro tra Misa e B in una chiesa. Perché una chiesa? Beh, Immagino che Misa sia cristiana, non tanto per le croci che porta, comunque componenti dello stile gothic, ma soprattutto perché ha dei quadri della Madonna in casa… almeno una base di cristianesimo dovrebbe avere…

Ora passiamo a B. Riporto di seguito due passi del libro Death Note Los Angeles BB Murder Case, uno dove B è solo e uno dove B interagisce con Naomi Misora.

Beyond Birthday (conosciuto anche come Backup/B, BB) è l'antagonista del romanzo Another Note, è nato con gli occhi di un Shinigami, e quindi presumibilmente sono rossi; Questo significa che può guardare al volto le persone che lo circondano e vedere il vero nome e quanto rimane loro da vivere. Con questa abilità uccide le sue vittime che in realtà erano già destinate a morire. Non si conosce come sia possibile la nascita di un bambino con occhi da Shinigami, alché Mello si chiede se sia stato un Shinigami a lasciar cadere i propri occhi sulla Terra invece che un Death Note. Ha una similarità ad L, mentre quest'ultimo va matto per i dolci, B si presume ami mangiare la marmellata. E' un orfano della Wammy's House, lui ed "A" (nome reale sconosciuto) erano in prima linea per ereditare il titolo di L, ma la esagerata pressione della Wammy's House nei confronti di A gli fa commettere il suicidio e allo stesso tempo B scappa via. Progetta il piano di surclassare L e dimostrare di non essere una sua copia, diventando il più grande criminale del mondo e impegnando L in un caso irrisolvibile.
In tutto il romanzo, il lettore è inizialmente ignaro che Rue Ryuuzaki sia in realtà Beyond Birthday, che copiava le capacità di L per passarne come una copia.
Il 22 agosto Naomi arriva sul luogo del prossimo delitto e realizza che Rue Ryuuzaki, il misterioso investigatore privato con cui lavorava, altro non era che B e che l'ultimo omicidio era in realtà il proprio suicidio; Ma Naomi riesce a fermare B che si stava bruciando vivo e lo arresta. Due anni dopo: il 21 gennaio 2004, muore d'infarto in prigione, presumibilmente uno dei tanti criminali uccisi da Kira ma data la sconosciuta natura dei suoi occhi da Shinigami potrebbe esser stato il Re degli Shinigami.

© death note world

In sostanza, B si comporta esattamente come L. Agisce come lui, accucciato con il pollice sulle labbra, mangia dolci, parla come lui e si veste come lui. Almeno davanti agli altri.

Beh, ora ti mostro come si comporta quando è solo.

[…] L’abilità di vedere la vita restante di qualcuno è l’abilità di vedere la morte. Morte, morte, morte. Beyond Birthday visse la sua vita ricordando incessantemente che tutti gli esseri umani sarebbero inevitabilmente morti.

[…]

Lui era B

Il secondo bambino della Wammy’s House.

[…]

“Naomi Misora. Naomi Misora. Le mani di L. Gli occhi di L. Lo scudo di L. Ah aha ah ah ah ah… no, così non va bene… dovrei ridere più in questo modo …. Kya hahahahaha! Sì, così è meglio.”

Ridendo follemente, Beyond Birthday cadde dal letto. Una penetrante, crudele ma innaturale risata, una falsa risata. Come se ridere fosse solo un altro compito da portare a termine.

[…]

A parte ciò, quello che mi ha spinto a legare Misa e B è…. Beh, che sono due personaggi patetici, non so ora se in senso buono o cattivo…. Però: Misa è semplicemente sfruttata da Light, e molte cose avvengono alle sue spalle, senza che lei ne sia al corrente… ho cercato di riprodurre questa Misa nella mia storia.

Cosa simile per B: essendo alla Wammy’s House come successore di L, ma non essendone all’altezza, B ha preferito diventare il miglior criminale del mondo, in opposizione ad L che è il miglior Detective del mondo. L’identità rubata alla quale fa riferimento B nel racconto è appunto quella di L, anche se non è corretto: Ryuzaki è il nome con il quale B si è presentato a Naomi Misora, e solo successivamente l’ha adottato L (infatti Il Los Angeles BB avviene nel duemiladue… è il caso al quale fa riferimento Noami Misora nel manga).

Una piccola licenza poetica XD

Ah l’Agnus Dei è una litania cristiana. Agnello di Dio, che togli i peccati dal mondo, abbi pietà di noi. Ho scelto come parole Litania e Respinto/respinta, credo che il perché si capisca… ah, l’idea del penitente in una chiesa l’ho ripresa dalla doujinshi Pieta, come anche la frase “Chiedo a Dio di perdonare i miei peccati”, solo che nella doujinshi si incontrano Misa e Light, ed è Misa a pronunciare quella parole.

Poi però la teroia di B si discosta da quella della Doujinshi.

Di nuovo, il sogno è in realtà una parola metaforica: non c’è davvero un sogno descritto, ma ho mostrato come i sogni di Misa si sono infranti. Può andare bene?

Un appunto sul titolo: il sottotitolo è “As the world Turns = come gira il mondo” perché trovo che quello sia il vero messaggio della mia fiction: insomma, il padre di Misa non è proprio da condannare, voleva solo un po’ di tempo per aggiustare la situazione con la sua seconda famiglia – è Misa ad essere tanto infantile da non accettare l’attesa. Eppure, il mondo è davvero molto strano, e le riflessioni si trovano all’interno della storia stessa. Insomma, credo che il sottotitolo sia chiaro.

E’ ripreso da una sitcomedy americana, la quale si chiama proprio così XD

 

Note post rilettura prima di pubblicare:
Ho corretto un verbo come suggerito da Fabi Fabi (grazie giudice!)... e ho eliminato un paio di "oh" di troppo. Ne avevo messi un po' troppi nei dialoghi... xD


Grazie per essere giunti fin qui, e a presto con l'ultima storia!

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Capitolo 2
*** Transfert pericoloso ***



Autore: Erena
Fandom scelto: Death Note
Personaggi principali: L, Ryuk per la prima storia. Misa e B per la seconda. Naomi Misora per la terza.
Genere: Generale, direi. Vagamente introspettivo, tendente al drammatico? Con una vena triste xD
Rating: Giallo.
Avvertimenti: L’ultima storia tratta la tematica del suicidio. Poi… beh, niente di che. AU le prime due storie, mentre l’ultima è ambientata dopo il capitolo 14, volume due.
Introduzione:
I sogni si avverano: se non esistesse questa possibilità la natura non ci spingerebbe a sognare. (John Updike). Ma sarà davvero un bene?

Note dell'autore: (non obbligatoria) nell’altro documento. Per cui, leggere prima quello delle storie (o dopo, come preferisci. Ma le note son tutte lì, comprese le informazioni su B.)
Prompt scelti:

Transfert pericoloso: Terrore - Iena

 

Come lettere senza francobollo: Litania - Respinto

 

Crr Crrr, disse la busta: Nascondere – Respiro

 

Per tutte e tre, vale la citazione:  I sogni si avverano: se non esistesse questa possibilità la natura non ci spingerebbe a sognare. (John Updike)

 

 

Buona lettura.

 

 

 

 

 

 

 

 

Transfert Pericoloso.

 

 

-” Vorrei mettere una cosa in chiaro,”- disse il cliente accucciato sul lettino dello psichiatra in tono fiacco. Non si curava dell’immagine che stava dando all’uomo che l’aveva preso in terapia, ma gli premeva chiarire qualche elemento prima che la situazione volgesse a suo sfavore, -“ non sono qui per mia volontà.”-

 

Lo psichiatra Masashi Taro, un uomo molto alto e secco, congiunse le dita davanti al volto – una posa che ad L ricordava molto Roger quando rifletteva.

-“ Signor…”- disse il medico scorrendo rapidamente la sua cartella clinica fino a trovare il suo nome, -“ …Ryuuga Hideki, la sua situazione è… molto strana. Onestamente, non ho mai visto un uomo come lei.”-

 

L non disse nulla, limitandosi a mordicchiare ancora il pollice che aveva tra le labbra. Il medico continuò: -“ Ha un quoziente intellettivo stupefacente, ma si ostina a non collaborare. Eppure dovrebbe capire che la sua fidanzata mi ha contattato per aiutarla, e se non collabora deluderà lei, non di certo…”-

 

-“ Lui. Oltretutto, non vedo come potrei deluderlo, dato che sono stato molto esplicito nel fargli capire la mia avversione per queste terapie.”- lo interruppe L. Lo psichiatra lo guardò sbalordito alla parola “lui” – omofobico?, si chiese L - e sempre più infastidito alle successive insinuazioni.

 

-“ Mi ascolti, signor Hideki. Lei ha palesi problemi di interazione sociale, ma a quanto pare alla sua… al suo ragazzo preme di più che io l’aiuti con i suoi incubi notturni. Vuole parlarmene?”-

 

L lo guardò per qualche secondo, poi spostò lo sguardo verso il soffitto, come se stesse pensando. Il medico attese, cercando di mantenere la calma nonostante il comportamento provocatorio del suo nuovo “paziente”. Non riuscì a trattenere uno sbuffo irritato, però, quando l’altro abbassò nuovamente lo sguardo e disse molto chiaramente: –“ No.”-

 

L non si curò delle sue reazioni, pensando piuttosto a Light e ai motivi per i quali l’aveva praticamente trasportato di peso in quel centro clinico. I suoi incubi mattinieri erano frequenti, ma ciò non significava che L avesse bisogno di aiuto: lavorava bene come sempre, non svegliava mai Light mentre sognava, non si svegliava mai gridando. L’unico inconveniente era che aveva ridotto ancora di più le sue ore di sonno, e sia Light che Watari erano molto preoccupati per i suoi ritmi biologici – dato che più restava sveglio, più caffeina, teina e glucosio ingurgitava.

 

Proprio quella mattina, mentre L era chiuso in un offeso ed ostinato silenzio per la richiesta assurda di rivolgersi ad un terapista, Light era sbottato: –“ Un giorno o l’altro ti scoppierà il pancreas, e ti assicuro che ti lascerò contorcere sul pavimento fino a quando non ammetterai che ti avevo avvertito.”-

(-“ E’ impressionante l’amore che Light-kun prova per me,”- aveva ribattuto L in risposta, ed era stato allora che Light, dopo un sospiro esagerato, aveva afferrato il telefono per mettersi d’accordo con il terapista.)

 

-“ Posso capire il motivo della sua ritrosia,”- riprese il medico, -“ il registratore innervosisce molti miei pazienti – temono tutti che io registri le loro “confessioni” per ricattarli in un secondo momento…”- ridacchiò; L non ci trovò assolutamente nulla di divertente, senza contare che le risatine di quell’uomo sembravano un’eco che lo riportava ai suoi incubi, e quella non era affatto una cosa buona.

 

–“ Tutto ciò che direte qui è vincolato dal segreto professionale, senza contare che esprimere i suoi pensieri potrebbe essere liberatorio. Non trova?”-

 

-“ No.”-

 

-“ Perché non ne vuole parlare?”- insisté il dottor Taro. -“ Cosa la spaventa al punto da non voler condividere le sue paure neppure con il suo ragazzo?”-

 

L tacque, fissando il medico con i suoi occhi che sembravano biglie di vetro. Il dottore fu il primo ad abbassare lo sguardo, ma non smise di parlare – e perché, poi, avrebbe dovuto? L’arma degli psichiatri era la parola, no?

 –“ Il terrore non è un sentimento da “deboli”, perché ogni uomo lo prova, in mille occasioni della sua vita. Non deve considerare una “debolezza” qualcosa che fa parte dell’essere umano e sul quale spesso non si ha controllo. Come il pianto, o gli scoppi d’ira – tutti questi sentimenti indicano solo che lei è umano come tutti gli altri. Non deve temerli o cercare di ignorali, non farebbe che negare la sua umanità.”-

 

L non cambiò minimamente espressione. Quel discorso era assolutamente inutile, nel suo caso, perché a lui interessava poco della paura e in che misura essa indicava che, sotto la scorza del detective, c’era un uomo dotato di cuore e sentimenti come tutti gli altri. A mostragli il suo nocciolo di essere umano ci aveva già pensato prima Watari e soprattutto Light, con il suo amore; ma se quel sentimento L l’aveva accettato per quello che era, fondamentalmente irrazionale e così tanto in linea al suo carattere ( possessivo e soprattutto infantile), non riusciva a trovare posto per accettare quegli incubi assurdi.

Non era la paura, o il terrore a renderlo indisponente; no, quello che a lui premeva sapere era la motivazione.

 

-“ Oltretutto, signor Hideki, l’applicazione delle teorie dei quali siamo rappresentanti ci permette di trovare le cause di questi movimenti della psiche intenzionali, e capire cosa cerca di comunicarle il suo inconscio. Vuole descrivere il contenuto manifesto del suo sogno? Cercheremo insieme di giungere al contenuto latente. Cominciamo con le libere associazioni?”-

 

L non ebbe il tempo di rispondere perché il ricevitore posto sulla scrivania del dottore suonò, per palesare che la segretaria aveva un messaggio da comunicare al medico.

 

Il dottor Taro schiacciò il pulsante.

-“ Sono con un paziente, Sachiko.”-

 

La voce metallica dell’infermiera – segretaria filtrò dall’apparecchio, impersonale quanto quella di L quando camuffava la sua voce: -“ Vi desiderano all’ingresso. E’ urgente.”-

 

Il medico emise un sospiro nervoso, poi mormorò qualche parola di scuse verso L e uscì rapidamente dalla stanza, non mancando di chiudere accuratamente la porta – notò L.

 

Il detective si guardò intorno con blando interesse, osservando le macchie di Rorschach che erano incorniciate alle pareti come se fossero quadri; erano vagamente ripetitive, ed L non ci vedeva assolutamente nulla dentro – né una farfalla, né un fiore, né tantomeno due gatti impegnati a fare sesso (due gatti maschi), però non significava che quelle fossero semplicemente macchie d’inchiostro. Probabilmente avevano un loro significato, e uno psichiatra avrebbe saputo dare un senso anche quella sua apparente non-interpretazione, ma altrettanto probabilmente L non avrebbe condiviso la conclusione del medico – perché lui ci vedeva davvero solo uno schizzo d’inchiostro su fondo bianco.

 

Era la stessa cosa per i sogni. Gli psichiatri ne attribuivano un senso preciso, e probabilmente nella maggior parte dei casi gli incubi avevano un significato. Ma l’incubo di L non era composto da immagini, almeno non da qualcosa che si riconosceva chiaramente. Erano delle macchie di Rorschach, né più né meno, accompagnati da una risata simile allo stridio di cardini male oliati.

Una risata da iena, quelle hyaenidae necrofaghe  che presagivano morte

E la cosa più strana era il terrore che quegli incubi gli inducevano – un terrore tale che preferiva dormire sempre meno piuttosto che affrontarli.

In verità non c’era nulla da combattere: era un insieme confuso di ombre nere, fatto di sussurri che sembravano ripetersi ciclicamente ogni volta che si addormentava – e il sogno era sempre lo stesso, identico in tutto e per tutto. Confusione, terrore, una risata gracchiante … e forse qualcos’altro. Un’entità, lì da qualche parte, nascosta nel buio e protetta da uno squallido sghignazzo.

 

L non poté riflettere oltre: il medico rientrò a capo basso, sedendosi nuovamente alla poltrona e dandogli le spalle; il detective vide sporgere un gomito da uno dei braccioli, un gomito molto sottile e dalle ossa sporgenti. A quanto pare il dottore si era messo comodo, e di sicuro era di nuovo sul piede di guerra.

 

-“ Procediamo? Mi racconta i suoi incubi?”-

 

Il sesto senso affinato di L recepì qualcosa di strano nella voce e nella posa del dottore. Taro Masashi era troppo rilassato, la postura stranamente sciolta e la voce più stridente di prima – sembrava quasi che qualcuno stese cercando di fare una mediocre imitazione del dottore.

Eppure, il viso era suo, di questo L ne era assolutamente sicuro.

 

-“ Per caso sente ridere? Ridere così? Hyuk Hyuk hyuk!”- trillò il medico, voltandosi di botto con un giro di centottanta gradi sulla sua sedia – e di fronte agli occhi di uno stupefatto L si stagliò il suo volto contratto in un ghigno divertito.

 

C’era qualcosa di strano nel suo volto, tuttavia – era come se la pelle fosse lucida, e tesa sulle ossa di un volto troppo grande…

Il dottore (o qualunque cosa fosse entrata al suo posto) alzò una mano verso il proprio volto, strappandosi letteralmente via la pelle che si staccò come se fosse attaccata alla carne da una semplice graffetta. Ciò che apparve sotto a quel primo involucro di pelle portò L vicino a gridare, più degli incubi, più di quella risata – un grido di terrore autentico e primordiale.

 

Un volto bianco, occhi sporgenti come quelli delle rane – gialli e rossi, lucidi come specchi in cui L si vedeva riflesso -, ossa grosse e una bocca molto ampia, quasi quanto quella del Joker in quel vecchi fumetti di Batman. E i denti… oh, i denti affilati come aghi – quel tipo di denti che potrebbero facilmente strappare via la carne marcia da un corpo morto…

 

Una iena ridens umanoide era quello che L vedeva davanti a sé, quasi distesa sul tavolo per giungere a lui e…

 

L cadde giù dal lettino, mentre il terrore invadeva la sua mente e la sua bocca si spalancava in un grido senza voce, e la creatura emergeva dal corpo del dottore - liberandosi della sua pelle come se fosse una muta.

 

Un potente senso di deja-vù colpì L, mentre la risata rimbombava nella piccola stanza e le luci si spegnevano improvvisamente, tutte insieme, e l’unico suono dell’universo era quella risata da iena pronta alla caccia.

Ecco il suo incubo, perfettamente riprodotto nella realtà in tutto e per tutto, proprio come si presentava quelle rare volte che scivolava nel sonno; l’unica differenza è che durante gli incubi ci si poteva svegliare, ed era esattamente quello che L aveva fatto, rifiutandosi di conoscerne la conclusione. Ora non poteva svegliarsi perché quella era la realtà, e stava finalmente per scoprire la fine del suo personale incubo.

 

E la risata da iena risuonava, ed era l’unico suono in tutto l’universo.

 

Improvvisamente le luci si riaccesero di botto, e la iena antropomorfa che fino a quel momento pareva pronta a sbranare L si ritrasse fino a sedersi nuovamente sulla poltrona comoda del dottore; tra gli artigli stingeva ancora la pelle del suo viso, e il detective poté vederne i brani di carne ancora attaccati e la delicata ramificazione dei capillari al di sotto degli strati di epidermide più superficiali.

 

-“ Voi esseri umani siete così divertenti!”- disse in tono stridente la iena umanoide, ancora più divertita di prima. L ingoiò un groppo di saliva, alzandosi con circospezione. Raggiunse nuovamente il lettino, ci si accucciò sopra e avvicinò il pollice alla bocca, tenendo d’occhio la strana creatura – che pur sempre aveva ucciso, almeno il dottore.

 

-“ Io sono Ryuk, molto piacere.”-

 

-“ Ryuuga Hideki.”-

 

Quella risposta scatenò una reazione strana nell’hyaenidae: rise di nuovo, quell’orribile sghignazzo che L odiava e temeva in equal misura – nel quale non c’era traccia di raziocinio, quanto piuttosto di una rudimentale intelligenza che andava al di là della comprensione umana.

 

-“ Proprio Ryuuga Hideki!”- disse la iena inspiegabilmente, e un nuovo senso di terrore strisciante strinse il cuore di L in una morsa; quel mostro sapeva che quello di L era un alias e… perché si ostinava a guardare sulla sua testa, come se ci fosse un cappello stravagante sopra o qualcosa del genere?

 

-“ Sei qui per uccidermi?”-

 

-“ Ucciderti?”- chiese la iena umanoide sembrando sorpresa. –“ Perché dovrei? Questa è un’altra delle assurde convinzioni di voi umani… io non ti farò nulla.”-

 

-“ E’ strano sentirsi dire una cosa del genere.”-

 

-“ Huh?”-

 

-“ Hai in mano ancora la… pelle… del dottor Taro.”-

 

Il mostro guardò per qualche istante l’artiglio che reggeva il volto squartato, poi sollevò quegli occhi che sembravano specchi e rise di nuovo.

 

-“ Non so se mi crederai, ma non ho fatto io questo. L’ha fatto lui da solo.”-

 

L non replicò.

 

-“ L’ha fatto su ordine del Death Note.”-

 

L si tolse il pollice di bocca, ignorando le ultime parole della iena: –“ Dov’è l’assistente del dottore? Potrebbe essere un testimone.”-

 

-“ Oh, è morta, credo. Ho scritto che si sarebbe suicidata subito dopo…”-

 

-“ Scritto?”- disse L, sporgendosi in avanti come prima aveva fatto Ryuk – il quale sembrava essere un vero e proprio esemplare della specie della iena ridens… infatti, rise di nuovo.

 

-“ Scritto, sì.”- rispose, mostrando un quaderno nero. Lo aprì, e sull’ultima pagina scritta, L lesse Sachiko Taki chiama il dottor Taro Matsui alle ore 17,45. Si suicida tagliandosi la gola con un fermacarte.

Ancora più sotto: Masashi Taro consegna a Ryuk i suoi abiti e la pelle del suo volto. Morte per arresto cardiaco.

 

L alzò lo sguardo lentamente, cercando di tenere a bada il terrore: se una minima parte di quello che era scritto si realizzava effettivamente, quel Death Note era un’arma di distruzione di massa pari alla bomba atomica – e la prova della sua efficacia era ancora stretta tra gli artigli di Ryuk.

La pelle del volto del dottor Taro.

C’era la possibilità che quello lì non fosse altro che un assassino evaso da qualche manicomio, magari un mutante… e che ora fosse giunto fin lì per uccidere L. Onestamente, non sapeva cosa era peggio: un assurdo quaderno assassino, o un sicario mutante?

Però, come poteva credere ad un quaderno che uccideva? Cose del genere esistevano… beh, esistevano solo nei sogni, o negli incubi; ma nella realtà…?

 

-“ Vuoi sentire la mia proposta?”- disse Ryuk vivacemente.

 

L si portò nuovamente il pollice alla bocca, mentre osservava dritto negli occhi la iena; avevano occhi simili, tondi ed impersonali e morti, in qualche modo. Senz’anima.

Avrebbe dovuto sognare quando ne aveva avuto la possibilità, almeno avrebbe saputo cosa aspettarsi.

 

-“ Lo prendo per un sì… hyuk hyuk hyuk! Un Quaderno della Morte è davvero molto… interessante per voi umani. Basta che tu scriva il nome di chi vuoi uccidere e le condizioni della morte, ed esse si avverano esattamente come hai scritto. Non credi che potrebbe essere interessante usarl..?”-

 

-“ In cambio di cosa?”-

 

Ryuk mostrò un sorriso fatto di denti –“ In cambio di divertimento. Ho sempre trovato divertente vedere come vuoi uomini giocate con il mio Death Note… è uno spasso!”-

 

-“ Perché?”-

 

-“ Uh?”-

 

-“ Il motivo per cui sei qui, per il quale mi hai cercato e mi hai testato con quegli incubi. Perché hai ucciso due persone. Perché desideri così tanto divertirti. La tua motivazione.”-

 

-“ Beh…”- disse Ryuk, grattandosi distrattamente il capo. –“ Non è ovvio? Mi annoio.”-

 

-“ Ma io non ho bisogno del Death Note.”- ribatté L gelidamente.

 

-“ Sai… una volta ho consegnato il Death Note ad un altro essere umano, e poco prima di morire lui mi disse che per usarlo correttamente c’era bisogno di una grande determinazione; ebbene, di tutti gli esseri umani che ho visitato, tu sei stato l’unico a non cedere ai miei incubi… ma non vantarti; ho scelto te solo perché pensavo che avresti saputo usare il Death Note in modo divertente. E’ stato solo un caso – ma anche una certa fortuna… non credi?”-

 

L rimase in silenzio, pensando che tutto era nato da un respinto incubo premonitore che era sfociato in una realtà quasi onirica, ma pur sempre reale. Il terrore era andato via, ed L era ancora terribilmente scettico, ma la iena ridens Ryuk era dannatamente presente e tangibile, e tangibile era anche il Death Note.

 

Per provarne la veridicità, non doveva fare altro che provarlo… no…?

 

Gli occhi di L, lucidi come bocce di vetro, si specchiarono negli occhi vitrei della iena, e questi ultimi vennero riflessi dalle iridi scure e sporgenti dell’essere umano.

Occhi di iena in occhi di essere umano, in cerca di un accordo che legava un uomo al suo incubo.

 

FINE




Appunti di stesura:

Transfert Pericoloso

 

Questa storia deve il titolo ad un libro davvero molto particolare, dal quale è stato tratto un film, che ha proprio quel titolo.

Cosa significa quella parola, transfert?

E’ un concetto di Psicologia: Il transfert è praticamente una normale proiezione che può essere positiva (transfert positivo), con connotazioni di stima, affetto, amore per il partner della relazione, oppure avere una valenza negativa (transfert negativo) quando le emozioni che vengono messe in gioco dal transfert sono per lo più di competitività, invidia, gelosia, aggressività.

© Wiki.

Cosa significa? Semplicemente che un paziente proverà sentimenti di vario genere verso il terapeuta, in base però a quali episodi evoca la sua figura; se per esempio il paziente associa la figura del terapeuta a quella del padre, con il quale aveva magari un rapporto conflittuale, allora il paziente proverà una inspiegabile avversione verso il terapeuta – antipatia apparentemente senza spiegazione, ma in realtà la  catena associativa, in questo caso il rapporto tra il padre padrone e lo psichiatra, è stata fatta dall’inconscio.

 

“Un legame strano e inspiegabile, infinitamente forte, è venuto d’un tratto a stabilirs tra Gunther e me, un legame di gratitudine e di tenerezza quasi filiali. Non soltanto quell’uomo mi aveva svelato a me stesso, facendo di me ciò che era lui…[…]” queste sono le parole di uno degli ultimi paragrafi di Transfert pericoloso, che riassumono un poco quel che accade durante il transfert. Spero sia più chiaro ora.

 

 

Nella versione originale di questa storia, la quale credo si capisca che è una AU capovolta, ovvero con L che a quanto pare entra in contatto con il Death Note per primo, il detective accettava la proposta di Ryuk.

Il finale però è aperto per un semplice motivo: non avevo la minima idea sul come rendere L Ic pur facendolo cedere al Death Note – non vedo L come un tipo che scende a compromessi. Non lo vedo disposto ad usare un Death Note e a sottostare a mille regole e ai mille problemi che quel quaderno comporta, specie perché immagino che non troverebbe più divertimento nelle indagini…

Insomma, ho preferito lasciare un finale aperto: voi immaginate quello che vi piace di più. Per me L accetta XD

 

Questa prima storia subisce una buona fetta d’ispirazione da “Il babau”, un racconto di Stephen King, e anche Death Note Oneshot, che immagino tutti abbiamo letto. Il discorso di Ryuk, quello in merito alla forza di spirito necessaria per usare un Death Note, è ripreso pari pari dalla storia autoconclusiva.

 

Altro particolare: spero di aver centrato il tema, anche se non ho propriamente descritto il sogno. In tutte le storie in realtà ho cercato di creare un legame diverso con il tema del concorso, non limitandomi a descrivere un incubo ma fondendolo con la realtà. In fondo tutte queste storie sono incubi o sogni che dir si voglia.

La pura e semplice realtà è che non ci vedevo proprio L mentre raccontava all’analista un suo incubo XD E non mi andava di cambiar personaggio perché… beh, il “cosa sarebbe successo se L avesse trovato per primo il Death Note” è un tarlo che mi rode spesso la mente. Tutto qui.

Le parole inserite sono Iena e Terrore. Beh, il terrore è facile da capire, e la iena… beh, guarda l’immagine in allegato. Non è terribilmente simile a Ryuk quella iena incavolata? XD


La iena in questione è questa qui ->




Il guidizio sarà nell'ultima storia (in tutto sono tre). Come ho già detto, mi sono classificata terza su ventitré... e devo dire di esserne davvero sorpresa! Davvero, mi apsettavo un punteggio più basso, non sono sicura su queste shot... a voi il giudizio.
Ci rivediamo tra non molto, grazie per aver letto ! :)

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Capitolo 3
*** Crr, crr disse la busta. ***


GRAZIE A CHI HA RECENSITO!
Ultima storia, che tra parentesi ha vinto il premio Titolo (che figata, ne?). Parla di Naomi Misora e quel che le è successo dopo il primo gennaio, ed è molto corta.
Spero vi piaccia - e sì, sono tornata dopo mesi di assenza, e vabbè :D

Autore:
Erena
Fandom scelto: Death Note
Personaggi principali: L, Ryuk per la prima storia. Misa e B per la seconda. Naomi Misora per la terza.
Genere: Generale, direi. Vagamente introspettivo, tendente al drammatico? Con una vena triste xD
Rating: Giallo.
Avvertimenti: L’ultima storia tratta la tematica del suicidio. Poi… beh, niente di che. AU le prime due storie, mentre l’ultima è ambientata dopo il capitolo 14, volume due.
Introduzione: I sogni si avverano: se non esistesse questa possibilità la natura non ci spingerebbe a sognare. (John Updike). Ma sarà davvero un bene?
Note dell'autore: (non obbligatoria) nell’altro documento. Per cui, leggere prima quello delle storie (o dopo, come preferisci. Ma le note son tutte lì, comprese le informazioni su B.)
Prompt scelti:
Transfert pericoloso: Terrore - Iena

Come lettere senza francobollo: Litania - Respinto

Crr Crrr, disse la busta: Nascondere – Respiro

Per tutte e tre, vale la citazione:  I sogni si avverano: se non esistesse questa possibilità la natura non ci spingerebbe a sognare. (John Updike)


Buona lettura.


Crr Crr, disse la busta.


January, 1st
Not to bother anyone else
Suicide in a secret place that only she knows of.
Body will be difficult to find
Will think to suicide henceforth
Death within 48 hours




Era un sogno.

Poteva essere solo un sogno, dato che i contorni degli oggetti erano smussati e i suoi intorno a lei ovattati; quel casolare in costruzione, un misero scheletro di muri portanti e pavimentazione ancora da completare era parte integrante di quel sogno: grigio e tetro, reso inquietante dalla rossastra luce del tramonto, agli occhi di Naomi Misora sembrava invitante… ma la donna non si soffermò a pensare al casolare; in verità non pensava e basta.

La sua mente era incentrata solo su di un unico, ossessivo mantra, e l’unico suono in quel luogo solitario era il suo stesso respiro che si rarefaceva nel freddo di Gennaio e il rumore della busta che veniva stropicciata nelle sue mani.

Crrr, crrr. Le sue dita si serravano ritmicamente sulla plastica, contraendosi e rilassandosi come a voler imitare la sistole e la diastole del suo cuore straordinariamente calmo.
Lontano, il rumore di gocce d’acqua che cadevano sul pavimento in costruzione, una tubatura guasta forse – ma Naomi Misora non se ne curò.

Pensava solo ad una cosa.

Crrr crrr, una contrazione di dita, come se confermassero la veridicità dell’affermazione.

Naomi Misora camminò lentamente lungo la pavimentazione che doveva essere stata costruita da poco, gli occhi scuri vitrei come specchi  e le labbra comicamente serrate, l’espressione lievemente corrucciata e il respiro affrettato. C’era un minuscolo tarlo, laggiù nella sua mente, come se lei desiderasse in realtà svegliarsi dal suo sonno – aveva sperimentato una cosa simile qualche anno prima, quando una mattina non era riuscita in alcun modo ad aprire gli occhi e a svegliarsi, ed era piombata in un dormiveglia nel quale si erano fusi insieme il sonno e la realtà, terrorizzandola per l’incapacità di svegliarsi ma senza esserne pienamente cosciente; quella strana mattina c’era stato un piccolo segnale di allarme nella sua mente, che era riaffiorato come il cadavere di un annegato negli sprazzi di coscienza. Quello sentiva in quel momento: un piccolo fastidioso mormorio di protesta, laggiù dove conservava la sua razionalità, ma Naomi Misora sapeva che tutto quello non era che un sogno e non c’era nulla di cui preoccuparsi; no, in realtà non lo sapeva. Non sapeva nulla, pensava solo ad una cosa.

Crrr Crrr, disse la busta.

Naomi Misora giunse davanti alla voragine che si apriva nel punto nel quale il pavimento si interrompeva, mostrando le fondamenta in cemento. Quella era la sua meta, le sue gambe l’avevano portata lì.

Un luogo nascosto. Nascondere. Un luogo difficile da trovare. Un posto che solo lei sa – la casa che aveva pensato di comprare con Raye.

Raye è morto.

Crrr crrr, confermò la busta.

Ma questo è un sogno. Nel sogno non ci sono morti. Ci sono solo… solo… luoghi in cui nascondersi.

Dove un corpo non potrà essere trovato.

Naomi Misora saltò il breve dislivello che sarebbe stato riempito di cemento la mattina dopo. C’era un piccolo anfratto, prima della fine del pavimento, un punto molto piccolo nel quale lei aveva sentito le piastrelle sollevarsi un poco al di sotto dei suoi piedi. C’era un angolino oscuro là sotto, piccolo abbastanza da poterla contenere stesa a malapena.

Però era un angolo davvero molto ben nascosto.

Un posto dove nessuno avrebbe mai potuto pensare di trovare un cadavere.

Un luogo simile alla tana del coniglio di Alice nel Paese delle Meraviglie – e Alice stessa non aveva forse sognato quel magico paese? Forse, se Naomi fosse entrata là sotto, anche lei avrebbe sognato qualcosa di ancora migliore, un sogno immerso nella gloriosa luce dell’alba nel quale Raye non era morto e lei non dove nascondere un corpo – il proprio corpo.

Ma Naomi Misora poteva pensare solo ad una cosa. A nascondere.

Crr crr.

Strisciò al di sotto del piccolo dislivello, entrandoci e lasciando perfino un margine di spazio al bordo. Nessuno avrebbe visto, nessuno avrebbe mai guardato al di sotto della pavimentazione. Ci avrebbero buttato dentro un po’ di cemento e basta.

Si distese guardando quello che ora era il soffitto, e strinse un’ultima volta la busta tra le dita.

L’ultimo Crr crr, un suono da sogno, l’ultimo saluto della busta.

Poi la calò lentamente sul suo volto, legando poi i bordi al di sotto del suo collo.

Naomi Misora guardò il mondo attraverso la plastica, che rendeva tutto evanescente come nel migliore dei sogni. Il respiro divenne un’opzione fastidiosa, caldo sul bordo di plastica e bagnato sulle sue guance. La busta si appannava e di schiariva al ritmo dei suoi respiri, eppure… perfino il grigio diveniva quasi un colore perlaceo al di sotto della busta.

Faceva caldo – il suo respiro divenne pesante. Sembrava quasi che quel sogno la stesse uccidendo, ma i sogni non riflettevano la realtà, vero? Erano… solo sogni.

Tossì leggermente, sentendosi soffocare: il suo respiro si spezzò in una serie di singulti strozzati, mentre la confusione che le regnava in testa da due giorni si mescolava alla poca ossigenazione del cervello. Il caldo divenne insopportabile, il suo respiro affannoso, e una mano tremolò fino a premersi vicino alla busta, un ultimo e disperato tentativo di salvarsi… ma ricadde pochi secondi dopo.

Il Death Note aveva vinto. Kira aveva vinto.

Intorno a lei il gelido pavimento, e il gelido ed impietoso Gennaio. La sua mente si spense, mentre il suo respiro si spegneva con lei.
Per la prima volta da quando aveva incontrato l’uomo che aveva decretato la sua morte, Naomi Misora ebbe un solo, fugace pensiero razionale.

I sogni si avverano. Se così non fosse, la natura non ci spingerebbe a sognare.

Il respiro si era fermato. C’era un silenzio tombale nella testa di Misora e nel casolare abbandonato, e in quel momento sentì la voce di Raye, lo vide calmo e sorridente su di una poltrona d‘albergo a parlare di sport, e Naomi desiderò avvicinarsi a lui, di avverare quel sogno d’amore che Kira aveva distrutto.

C’era un solo modo per farlo: continuare a sognare.

Chiuse gli occhi – e non si accorse neppure di morire.




Fine
 


Note di stesura dell'autrice (che rileggendo la storia dopo MESI ha il magone...)
Ora, la terza storia… è molto corta. Racconta della morte di Naomi Misora.

Beh, cosa posso dire? Che comunque non si sa che fine abbia fatto Naomi Misora, cioè dove sia il suo cadavere… io ho dato questa versione dei fatti, anche se mi sono presa delle libertà poetiche (non ho la più pallida idea sul come si compongano i pavimenti…).

Di nuovo, il sogno è… parziale. Naomi Misora pensa di agire in un sogno, ma solo perché il Death Note le ha imposto la sua volontà – infatti quello che Light scrisse si trova all’inizio della storia {traduzione: 1 Gennaio: senza avvertire nessuno, si suicida in un posto segreto che solo lei conosce. Il corpo sarà difficile da trovare, e penserà unicamente al suicidio. La morte avverrà entro 48 ore.)… e in quest’ultima shot la citazione è pienamente scritta.



Che altro dire?
Beh, la citazione è presente in tutti e tre i testi, che vanno considerati indipendenti ma legati proprio da essa. O, per meglio dire, ho cercato di interpretare la citazione: ovvero, nella prima shot un incubo di L diventa realtà, e la citazione è sott’intesa; Nella seconda, i sogni di Misa potrebbero realizzarsi, e la citazione è espressa solo in parte; nell’ultima, quello che Naomi Misora credeva un sogno diventa realtà.
Sono giusto giusto quindici pagine in tutto XD

Non ho altro da dire XD
Spero solo che le shot siano accettabili^^




Come promesso, ecco il giudizio della giudice :)


Grammatica e sintassi: 9.2/10
Stile: 10/10
Originalità: 15/15
 

Caratterizzazione dei personaggi: 15/15  
Sviluppo della trama: 10/10
Gradimento personale: 10/10 
Utilizzo dei prompt: 10/10 


Totale 79.2


Una cosa che ho notato sia nella tua storia che in un’altra è il doppio uso delle virgolette per indicare i dialoghi: -". Non ho capito il motivo sinceramente, perché?

Riguardo alla storia invece, ho trovato una frase tra parentesi, non ho capito perché sinceramente, forse avevi pensato di toglierla? È questa: (-“ E’ impressionante l’amore che Light-kun prova per me,”- aveva ribattuto L in risposta, ed era stato allora che Light, dopo un sospiro esagerato, aveva afferrato il telefono per mettersi d’accordo con il terapista.)

La caratterizzazione è ottima, nella prima one shot mi è piaciuto il paragone tra Ryuk e la iena, forse per chi conosce bene il fandom la cosa è nota, ma per me è stata un’illuminazione. Hai uno stile molto fluido, le descrizioni fisiche, degli ambienti  e degli stati d’animo sono ottime.

Dal punto di vista grammaticale la storia è davvero buona, c’è comunque qualche errore, te li elenco:  ‘Misa sapeva dove abitava, e lui mandava regolarmente gli assegni per il mantenimento fino a quando non aveva compiuto diciotto anni’, l’azione si è conclusa, avresti dovuto scrivere ‘aveva mandato’; c’è un punto ‘.’ All’inizio di una frase; ‘c’era sempre una mamma ed un papà pronti ad esaudire ‘, c’erano sempre una mamma e un papà’ o ‘c’era sempre una mamma o un papà’; la frase ‘quello sentiva in quel momento’ non suona bene, avrei sostituito qualche parola al posto tuo.

La tua Misa mi è piaciuta molto, è stato interessante vederla in quel momento particolare, trovo che tu l’abbia caratterizzata molto bene.La storia che mi è piaciuta di più però è l’ultima, quella su Naomi. Mi ero sempre chiesta dove fosse andata una volta a casa, mi ha colpito e sicuramente è una storia che mi resterà nel cuore per molto tempo.

L’inserimento del sogno, della citazione e dei prompt è ottimo. Complimenti.








Grazie a TUTTI :)
E.




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