Let the memories live on- Il peccato più grave

di _reddy96_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Lei ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***



Capitolo 1
*** Prologo: Lei ***


Prologo

Undertaker gettò via Ciel, ridendo, quasi fosse una bambola rotta, mentre io mi avventavo su di lui,.

-sapevo che ti saresti avventato su di me.- disse. Lo vidi, il mio piccolo padroncino, volare via verso il pavimento del salone. Se non avessi cercato di prenderlo sarebbe morto. E questo non potevo permetterlo, non dopo tutta la fatica che avevo fatto per farlo diventare com’era. Non ci pensai due volte, fu quello il mio errore. Mi poggiai al corrimano della scala e saltai di nuovo verso di lui cercando di afferrare la sua mano.

- mostrami i tuoi ricordi.- diceva la voce dello shinigami. Mi sembrava così lontana. Fu solo abbassando lo sguardo che mi accorsi della punta della falce conficcata nel mio stomaco e del sangue che si espandeva come una macchia d’olio sulla camicia. Morire non faceva male. Era quasi come addormentarsi e poi risvegliarsi dopo un brutto sogno. La piccola mano di Ciel lentamente scomparve risucchiata dalle tenebre, la sua voce che pronunciava il mio nome scomparve con lei. No, anzi quella voce non scomparve. Si trasformò, diventando una voce femminile, una voce familiare.

“Sebastian… Sebastian… Salgor, lasciami!” oh, sì. Come avevo fatto a dimenticarlo? Come mi ero dimenticata di lei? Eppure era sempre con me. Come potevo, anche solo per un secondo, aver dimenticato lei? Mi sembrava incredibile, quasi impossibile sentirla di nuovo. Quanto tempo era passato? Otto, dieci, vent’anni? No, no… solo due. Due anni, sì, c’era anche il padroncino con me quando la conobbi. Fu lui a farmela conoscere. Due anime non possono conoscersi se qualcosa non le spinge a incontrarsi.

“lasciati andare. Lascia che i ricordi ritornino.” Diceva la mia voce. Oh, si ricordavo di averlo detto. Aprii gli occhi, stavo cadendo giù in un abisso senza fine. Ma lei era lì, accanto a me che mi osservava in silenzio. La guardai e lei sorrise dolcemente. Tipico di lei. Quel sorriso le stava proprio bene. Sembrava nata per sorridere.

“Prendi la mia mano.” Disse porgendomi la piccola mano bianca. Non ora, sono così stanco. Non riuscivo a muovere un solo muscolo. Ci provai, ma non riuscivo nemmeno a parlare. Chiusi di nuovo gli occhi, li sentivo pesanti. Era la prima volta in tutta la mia vita che provavo il desiderio di addormentarmi. Rise, piroettando nel vuoto.

“Non ti fidi di me?” disse. “vuol dire che dovrò costringerti.” Cosa? Costringermi a fare cosa? Mi afferrò la mano prendendola saldamente tra le sue e cominciò a volare. Da quando poteva volare? Non me lo aveva mai detto. Vedevo tante pellicole intorno a me. Tante storie conosciute. Ma certo! Era il mio Cinematic Record. Quelli erano i miei ricordi. Volti noti, Lau, Mey Rin, Ciel… lei. Fu proprio lì che si fermò.

“vuoi?” mi chiese. E sia. Lasciamo che i ricordi rivivano.

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


Capitolo I
 
Rami spezzati. Foglie secche. Pioggia battente. Questo sentiva mentre correva in una foresta interamente avvolta dalle tenebre.  Non sapeva esattamente per quale motivo stava correndo. Pericolo, questa era l’unica cosa che sapeva. Non riusciva a fermarsi e sentiva di doversi voltare.  Lentamente girò la testa, ma dietro di lei il buio, solo il buio. La foresta era nera e buia, ma spianava un sentiero di terriccio, da cui riusciva a vedere una luna piena e luminosa Perché è buio, se riesco a vedere la luna? Poi comprese. Quella non era la luna. Guardando meglio, i suoi occhi distinsero un ammasso di piccoli puntini luminosi. Sapeva bene cos’erano. Anime. La sfera di anime cambiò rapidamente forma, più e più volte e infine esplose in una pioggia di puntini. Le piccole luci entrarono nel bosco ai lati del sentiero e proiettavano ombre spaventose di uomini sofferenti. Finalmente il suo corpo si fermò voltandosi indietro per le seconda volta. Comprese che quello che aveva visto dietro di lei la prima volta, non era il buio della foresta, ma un’immensa nube oscura che si avvicinava come una tempesta di sabbia, distruggendo e annientando tutto quello che trovava sulla sua strada.
“sei mia.” Sussurrò una voce innaturale. La nube si avvicinò coprendola con i suoi tentacoli neri.
 
In mille notti,
Mille anime risplenderanno
Così la vita, lo shinigami riavrà
Ma il prezzo della vita è il peccato.
 
Si svegliò di soprassalto. Sentiva il sudore scorrerle sulle guance, le coperte farsi appiccicose sulle gambe. Tirò via le lenzuola e riprese fiato. Dalla finestra filtrava la luce del giorno e lentamente riprese conoscenza. Era stato solo un sogno, un orrendo sogno. Scese dal letto cercando di non tremare. Quel sogno le aveva messo paura, anche se non aveva capito per quale motivo. Entrò nel bagno annesso alla camera e si sciacquò il viso con una ciotola abbondante di acqua fredda. Lentamente la paura si dileguò e lei si ricordò chi era. Alyx ricordò di essere uno shinigami. Oh, cielo, ma che ora era? Scattò verso la sua stanza e vide che l’orologio segnava le otto e mezzo. Aveva esattamente mezz’ora per prepararsi. Velocemente riempì la vasca da bagno e vi entrò. Dopo essersi lavata, prese la camicia bianca di qualche taglia più grande, i pantaloni maschili, la cravatta e il busto. Si vestì velocemente e in un attimo Alyx era diventata Alex Frenton, shinigami della Sezione Spedizioni del Dipartimento di Londra suddivisione raccolta e giudizio anime. Era incredibile come cambiando una sola lettera del suo nome, la sua identità cambiasse completamente. L’insignificante Alyx, diventando Alex aveva potere di vita o di morte. Si guardò allo specchio sempre più soddisfatta del suo geniale travestimento. I capelli corti e marroni erano ben fissati dal gel, gli occhiali neri e spessi gli davano un’aria più da esperta. Infine il busto che portava sotto la camicia, nascondeva perfettamente le sue fattezze femminili. Si schiarì un po’ la voce per riuscire a parlare da uomo. Aveva imparato a farlo cinquant’anni prima e gli era stato molto utile in tante occasioni, in primis al lavoro. Perché si travestiva da uomo? Perché nel Reparto Spedizioni Suddivisione Giudizio e Raccolta Anime non erano ammesse donne. Per fare quello che adorava, doveva vestirsi come un uomo. D’altronde l’alternativa era fare la segretaria nel Reparto Affari Interni ed essere preda delle avance di Ronald Knox. Assolutamente no. Non credeva che avrebbe resistito più di qualche giorno prima di dargli un calcio negli stinchi. E poi si era preparata esattamente come tutti i suoi colleghi uomini, superando l’esame con AA in Tecnica Pratica, A in scritto e C in Etica per una media totale di A-. In effetti, ciò che le mancava era una morale.
Ma il prezzo della vita è il peccato.
La frase gli tornò in mente quasi all’improvviso ricordandole l’incubo di poco prima. La nube nera che le avvolgeva le braccia… rabbrividì di terrore. Riprese fiato e osservò l’orologio. Le otto e cinquanta. Accidenti! Afferrò la sua Death Schyte e si precipitò giù per le scale e corse, fuori di casa, lungo la strada, fino al dipartimento. Lì appena svoltato l’angolo, respirò profondamente, si rimise a posto i capelli e si schiarì di nuovo la voce. Si va in scena. Timbrò il cartellino con disinvoltura, ed entrando salutò tutti.
- ehi, Alan. Ciao, Eric.- disse salutando i due amici seduti sulla poltrona dell’atrio centrale a bere caffè.
- buongiorno, Alex. Caffè?- Disse Alan indicando con lo sguardo uno dei tre caffè poggiati sul tavolino. Le lo afferrò e ringraziò, poi continuò a camminare lungo il corridoio. All’inizio del Reparto centrale del dipartimento c’erano gli sportelli della sezione Affari interni. A uno di questi, Ronald Knox parlava con Arlene, una delle segretarie di reparto. Fece ad Alex un cenno di saluto con la mano e lei lo ricambiò allo stesso modo, bevendo il primo sorso di caffè mattutino. Probabilmente era l’unica persona al mondo a cui il caffè aiutava a distendere i nervi. Poi entrò nella sezione spedizioni e svoltò a destra, dove si trovava la suddivisione Giudizio e Raccolta Anime. Will stava procedendo in direzione opposta alla sua.
- Buon giorno, Will.- lo salutò. Lui si aggiustò gli occhiali. Alyx/Alex si sporse dietro – Senpai Sutcliffe.- disse in cenno di saluto all’uomo attaccato alla Death Schyte di Will.
- Alexander Frenton, cercavo proprio te.- disse lo shinigami fissandola con il suo freddo sguardo verdognolo.
- c’è qualche problema?- chiese lei.
- Temo che ti toccherà uno straordinario. - straordinario? Oh, no. Lei odiava gli straordinari. Di solito erano noiosissime stragi o incendi di enormi condomini popolari. Gente inutile e priva di alcuno scopo. Nella sua lunga vita da shinigami, gli era capitata una sola volta di salvare qualcuno che avrebbe cambiato il mondo.
- che succede Will?-
- sono in programma otto omicidi, casi particolari. - disse sfogliando il suo programma.
- particolari?- lo esortò a continuare.
- morti… in modi molto strani. Sto parlando di persone che non peseranno sul bilancio.-.
- pensi a dei demoni?- chiese lei.
- perché no, forse. Ce n’è uno particolarmente fastidioso a Londra negli ultimi tempi. Ma penso più che altro ad uno shinigami ribelle.- dissi mostrandole ciò che c’era scritto sul programma. Edward Miller 27 anni morto per incidente stradale. Nessun ricordo. Ellen Serlan ventitré anni. Omicidio. Nessun ricordo. E la lista proseguiva con sei persone che non aveva nulla in comune se non due parole. Nessun Ricordo.
- significa che non sono giudicabili. - costatò Alyx.
- significa che al nostro arrivo potrebbero essere già stati giudicati. O magari qualcuno ha scoperto un modo per distruggere il Cinematic Record di un essere umano. Devi scoprire chi è.- Alyx sorrise divertita, poi la sua faccia cambiò, in un’espressione di finta tristezza.
- e mi mandi tutto solo?- disse, sfoggiando un sorriso affilato. Will non batté ciglio. Indicò lo shinigami alle sue spalle.
- puoi portarti questo qui, se vuoi. Ma non ti garantisco che ti sarà d’aiuto.-  Grelle si alzò in piedi e piagnucolò:
- Non trattarmi sempre male. Se l’accompagno sarai più gentile con me?- disse. Will allungò la Death Schyte colpendo Grelle in pieno mento.
- Partirete stamattina stessa. Finisci il tuo caffè e scendete sulla terra.- poi si voltò e andò via. Alyx era eccitata per questa nuova missione. Finalmente qualcosa d’interessante. Si abbassò verso il senpai Sutcliffe e lo aiutò a rialzarsi.
- sta bene, senpai?- disse. Grelle quasi la baciò.
- ti ringrazio Alex, sei proprio un tesoro. Potrei mettere una buona parola con quelli del consiglio per te.-  disse facendole l’occhiolino.- finito il caffè?.- chiese.
-Si. Prendete la Death Schyte, senpai. Andiamo a Londra.-

___________________
Note del'autore:
salve ^^ grazie a tutti quelli che stanno cominciando a leggere questa storia,
spero che vi piacerà :)
siccome è la prima fan fiction che scrivo su queso manga,
vi prego ditemi come vi sembra! >.< mi sto impegnando seriamente per cercare di renderli così meravigliosi come nel manga e nell'anime, quindi se avete critiche da fare non risparmiatele. ;)
So Hope You Like It
Red ;D

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


Capitolo II
 
Il sole si alzava lentamente quella mattina, ma il maggiordomo era già pronto per i preparativi del giorno. Indossò i guanti bianchi e si aggiustò il colletto della marsina, guardandosi allo specchio. Quella mattina aveva uno strano presentimento. Forse era dovuto al fatto che la lettera della Regina fosse arrivata ad un orario insolito – le cinque di mattina- o forse era una sensazione passeggera. Ma mentre procedeva per il corridoio con il carrello con sopra il vassoio per la colazione del mocci… del conte e la lettera, si guardava intorno in allerta. Temeva che da un momento all’altro sarebbe spuntato un demone, o peggio, uno shinigami, o peggio Grelle! Quella era la cosa peggiore che potesse capitare in quel momento, davvero non riusciva a pensare ad altro. Aprì lentamente la porta ed entrò silenziosamente. Due minuti dopo Ciel aprì gli occhi, mentre Sebastian mescolava lo zucchero nel tè e vi aggiungeva un po’ di latte.
- buongiorno, padroncino.- disse salutando il ragazzino che lentamente si metteva seduto sul letto. Sebastian poggiò il vassoio sulle sue gambe e lo guardò in silenzio. Attese che lui vedesse la lettera. Ciel la notò quasi subito, giusto il tempo di bere un sorso di tè. La prese in mano e rompendo il sigillo di ceralacca la lesse:
Caro Conte del Casato di Phantomhive,
Ci dispiace molto di poter comunicare con voi solo in queste occasioni così meste. Come ben saprà, di recente è morto un importante esponente della camera dei Lord a noi molto caro. Ebbene, sappiate ch’egli è morto in circostanze molto particolari, che ci hanno portato a pensare ad un omicidio. Vorremmo, dunque, che si accertasse dell’effettiva fatalità che l’ha colpito. Stabiliremo la ricompensa in altra sede.
Sua Maestà Regina d’Inghilterra
E Imperatrice di tutte le Indie
Victoria
Ciel si alzò rassegnato, poggiando la lettera sul comodino. Il maggiordomo attese che lui fosse entrato in bagno per prendere la lettera e leggerla. Non diceva niente di apparentemente strano o almeno niente di diverso dal solito. Allora perché quel presentimento?
 
***
Sebastian aiutò il padroncino ad indossare la giacca e gli porse cilindro e bastone. Moriva dalle risate a guardarlo indossare il cilindro, visto che Ciel lo indossava solo per sentirsi più alto. Vedendolo sorridere il conte lo fulminò con l’occhio sano. Il maggiordomo si schiarì la voce e riprese un’espressione seria.
- dove andiamo, signorino?- chiese per sviare il discorso.
- da Undertaker. Lui saprà darci qualche informazione utile. - Ciel uscì dalla porta, ma mentre Sebastian stava per seguirlo, si bloccò sul vialetto.
- ah, Sebastian.- Disse. -se c’è qualcosa che ti fa tanto ridere, tienila per Undertaker, non ridere da solo come fanno gli stupidi e i pazzi. - detto ciò riprese a camminare, per arrestarsi di nuovo di fronte alla carrozza, aspettando che il maggiordomo gli aprisse la portiera. Lui fece esattamente così, come se recitassero un copione e salì sulla carrozza di fronte al conte. Il viaggio proseguì in silenzio, del resto nessuno ha voglia di parlare di mattina presto, men che meno il piccolo conte, che nonostante il suo titolo nobiliare era pur sempre un bambino di tredici anni e come tale odiava andare a letto presto e svegliarsi alle sei di mattina. Percorrendo le strade affollate, la carrozza si fermò all’inizio dell’East End. Di lì il conte e il maggiordomo dovevano procedere a piedi, un po’ perché le strade erano troppo strette e un po’ perché con una carrozza avrebbero dato troppo nell’occhio. Percorsero velocemente le strade strette e sporche dell’East End, e una decina di persone gli chiesero l’elemosina. Ciel passò oltre, come se non li vedesse nemmeno. Camminarono per una decina di minuti prima arrivare alla bottega del becchino.
 -eccoci. - annunciò il maggiordomo.
-come se non lo sapessi, sciocco.- ribatté Ciel. Si avvicino alla porte, ma il maggiordomo lo spinse via fulmineamente prima che un’ombra calasse davanti a loro, coperta dall’ombra dell’insegna. Un paio di occhi dorati brillarono nell’ombra.
- finalmente ti ho trovato…- la figura usci alla luce.-Sebas-chan!!!- in un attimo Sebastian comprese qual’era il suo brutto presentimento. Che cosa poteva essere se non Grelle? Lo shinigami dai capelli rossi gli corse incontro ma Sebastian lo evitò prontamente, e lui finì contro il muro.
- Senpai, sta bene?- disse una voce alle spalle dei due, che intanto si erano voltati a guardare Grelle. Si voltarono di nuovo, a guardare da chi provenisse quella voce. Quello che videro era un altro shinigami, molto diverso da Grelle, per fortuna. Indossava una camicia enorme per lui, chiusa in una giacca nera e cravatta e un paio di pantaloni di taglio classico. Aveva capelli marroni molto corti e apparentemente fissati con una quantità industriale di gel. I suoi occhi erano identici a quelli di Grelle, ma i suoi occhiali erano neri e spessi. Ciò che più colpiva però era la sua corporatura, era alto e molto esile, così esile da sembrare una donna. Lo shinigami allungò la Death Schyte, un’enorme e spessa sciabola, fino a che non toccò la spalla del suo superiore a terra. Grelle si alzò e il tipo misterioso gli andò incontro ignorando sia il conte sia il maggiordomo.
- ti ringrazio, Alex. Sei un tesoro.- disse Grelle. Ciel li guardava visibilmente infastidito.
-chi siete voi?- chiese il conte. Sebastian guardava in religioso silenzio le due figure, studiando Alex, il nuovo personaggio. Era molto strano.
- ehm…- iniziò lo shinigami imbarazzato. -ci dispiace per il fastidio che…- si fermò di colpo e guardò meglio Sebastian. -… un demone?- Gli lanciò uno sguardo di pieno disprezzo e Sebastian resse il suo sguardo guardandolo con astio. Lo shinigami sorrise. -allora, no, non ci dispiace. -
-infatti! Come mi sei mancato, Sebas…- Grelle fece per tuffarsi di nuovo su Sebastian. Il maggiordomo lo gelò con lo sguardo e contemporaneamente Alex lo trattenne dal fiondarsi di nuovo sul demone. Poi lo shinigami misterioso si voltò verso il conte.
- tu mi hai chiesto chi fossi, giusto, piccolino?- la figura enorme si chinò a dare un buffetto sulla guancia a Ciel.
- ma che fai, lasciami. E poi non sono piccolo. Sono il conte di Phantomhive, io.- disse, respingendo la mano che si piegava per accarezzarlo.
- scusami, piccolo, è che sei così carino.- poi si schiarì la voce e si alzò.- io sono Alex Frenton, shinigami di terzo livello, Reparto Spedizioni, Dipartimento di Londra, Suddivisione Giudizio e Raccolta Anime. Voi invece siete…?- Sebastian fece un passo verso Alex e disse:
- lui è Ciel Phantomhive, conte del casato di Phantomhive. Ed io sono il suo mero maggiordomo, Sebastian.-
- il suo maggiordomo o il suo cagnolino?- disse Alex lanciandogli un altro sguardo di astio. – e comunque sia, cosa ci fanno un demone e un bambino, anzi un conte bambino, nell’East End? Non è posto per bambini nobili e demoni questo.- continuò riponendo la sua Death Schyte in un fodero dietro la schiena.
- affari nostri. - rispose Ciel, diffidente. Subito Alex estrasse la sciabola e la puntò contro il conte. Stavolta il demone non mosse un muscolo per difenderlo. Si limitò a incrociare le braccia alzando un sopracciglio.
- indaghiamo su una morte misteriosa. - rispose il piccolo Ciel, vedendosi la morte in faccia.
-maddai! Non posso crederci! Noi stiamo facendo la stessa cosa! Questo è un segno del destino, mio adorato Sebas-chan!!!- esultò lo shinigami rosso, attaccandosi al braccio del maggiordomo.
- senpai il destino non esiste. Noi siamo il destino. E se loro sono qui, non è una casualità. – disse Alex, correggendo il suo superiore. Continuava a guardare gli occhi cremisi del maggiordomo, che a sua volta lo studiava in silenzio, pronto ad attaccare al primo segnale. Si era accorto della differenza tra i suoi occhi e quelli di Grelle. Alex aveva delle pagliuzze marroni negli occhi che brillavano di ironia e sagacia. Se lo shinigami fosse stato umano non avrebbe esitato a fare un patto con lui. Aveva un’aria pericolosamente deliziosa. -Non è che per caso, cercate di scoprire qualcosa sulla morte di Lord Ebord Faler?- chiese, accennando a un piccolo sorriso trionfante. Ciel sgranò per un attimo gli occhi, ma quasi subito riprese la sua espressione impassibile.
-ottima deduzione.- rispose il maggiordomo, applaudendogli lievemente. Grelle saltellò un po’ fino a toccare la testa del suo sottoposto.
- oh, si è la sua specialità. Può dedurre, dove sia stato fatto un oggetto semplicemente osservandolo. Per questo è già uno shinigami di terzo livello.- gli arruffò un po’ i capelli e Alex gli sorrise. Lo divertiva molto quello shinigami così insolito e allegro.
- veramente, senpai, non l’ho dedotto. L’ho intuito.- disse passandosi una mano sui capelli per farli tornare alla loro forma iniziale. - quante morti misteriose possono esserci a Londra nella stessa notte? E se questo è il ragazzino di cui mi hai parlato e quello è il suo maggiordomo, non si scomoderebbero di certo a venire fin qui, se non per qualcosa di grosso. E cosa può esserci di più importante di…- Grelle lo interruppe, terminando la frase a modo suo.
- … di otto morti accidentali di persone senza Cinematic Record?- Alex per poco non gli saltò addosso. Grelle si tappò la bocca, voltandosi a guardare i due. Lo shinigami bruno si passò una mano sulla fronte, massaggiandosi le tempie. Grelle si voltò verso di lui e capì di aver rivelato qualcosa d’importante.- scusa, Alex.- chiese quasi piagnucolando.
-beh, non importa. Ormai lo sapete quindi… dove siete diretti?- chiese rassegnato lo shinigami, poggiandosi sull’impugnatura della sciabola che aveva come unico punto di sostegno parte del filo della lama. Sebastian intuì che se riusciva a rimanere poggiato in perfetto equilibrio, doveva essere molto più magro di quanto appariva. E se quegli abiti…
- proprio qui, in realtà.- disse Ciel, tranquillo. Grazie all’errore di Grelle, aveva ripreso in mano la situazione. Si sentiva più tranquillo. Scambiò uno sguardo d’intesa con il suo maggiordomo, il quale annuì in silenzio e si avvicinò allo shinigami, il quale era scattato in piedi, stringendo il pugno intorno all’impugnatura dorata, in posizione di attacco. Ma il demone non attaccò. Fece in leggero inchino.
- il padroncino vorrebbe che vi spostaste. Dovremmo passare. - Alex era incredulo. Si era inchinato? Iniziò a ridere, spostandosi. Il maggiordomo non batté ciglio. Si limitò a fare spazio al suo signorino. Anche lui restò impassibile, percorrendo il piccolo tratto di strada che lo separava dalla sua fonte d’informazioni. Notò, con la coda dell’occhio, che Sebastian fissava Grelle e il suo sottoposto, sfidandoli con gli occhi cremisi. Ma poi Alex, che intanto aveva smesso di ridere, entrò anche lui nella bottega di Undertaker, proiettando un’altissima ombra nera sulla parete di fronte al conte.  Ciel si guardò intorno. Nella bottega buia e disordinata, c’erano molte bare. Quando Grelle chiuse la porta alle sue spalle, il piccolo conte si sentì catapultato tra le tenebre, perché quella bottega, nonostante fosse pieno giorno, sembrava perennemente proiettata nella notte. Il vecchio bancone era vuoto e impolverato, segno che Undertaker non amava pulire. No. Quello stupido becchino adorava nascondersi, ridere e sgranocchiare biscotti per cani. Infatti, dopo due minuti di silenzio assoluto, Undertaker uscì da una delle bare alle spalle di Ciel e Alex facendo sobbalzare lo shinigami. Il conte rimase impassibile, ormai abituato agli scherzi del becchino.
-salve, conte. Avete finalmente deciso farvi fare la bara?- 


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Angolino dell'autore
salve a tutti! provo a postare un'altro capitolo sperando in un riscontro positivo. grazie a tutte le persone che l'hanno letta e grazia a Christine_Heart che l'ha recensita.se non vi piace non risparmiatemi, per favore. ogni critica è un'occasione per migliorarmi. grazie a chi lo leggerà. 

Hope You Like It 
Red

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


-salve, conte. Avete finalmente deciso farvi fare la bara?- disse Undertaker ridacchiando. Alex era impietrito, Sebastian notò anche che aveva inarcato leggermente la schiena.
- sai perfettamente perché sono qui, Undertaker.- rispose Ciel, guardando l’uomo in nero con i capelli d’argento. Lui sorrise e si diresse verso il bancone.
- gradite un thè?- versò in una tazzina bianca il contenuto di una teiera e lo mescolò. Camminò con quella tazzina in mano fino al conte, stringendo tra le mani solo il piattino bianco che faceva risaltare le unghie delle mani nere e lo strano anello che aveva al dito. Sebastian notò che Alex fissava quell’anello, e cercò di capire cosa potesse vedere in esso. Aveva già dimostrato di avere un intuito particolarmente sviluppato, il che era abbastanza atipico per gli shinigami, che di sviluppato hanno solo  la pigrizia. Forse lui sapeva qualcosa che loro non sapevano. Fece un passo verso di lui, che si girò fulmineamente, gelandolo con lo sguardo. Come aveva fatto a capire che si stava avvicinando a lui? Sebastian finse di guardare Undertaker, e Alex sorrise trionfante. Era più intelligente di quanto sembrasse.
- no, Undertaker, gradirei invece sapere cosa sai della morte di quell’uomo, Lord Faler.- disse Ciel cercando di essere educato. Undertaker metteva a dura prova la sua pazienza perché si comportava come un bambino. Non prendeva mai niente sul serio! A Ciel dava sui nervi il fatto che fosse sempre così allegro. Ma cosa aveva mai da ridere? Il mondo fuori era un inferno in terra e lui rideva!
-e voi sapete cosa io gradisco in assoluto.- rispose il becchino maliziosamente. Ciel non se lo fece ripetere due volte.
- Sebastian.- il maggiordomo fece un passo avanti e Alex restò perplesso. Cosa aveva intenzione di fare?  
- vi prego di uscire.- disse semplicemente. Tutti seguirono il suo consiglio, anche Grelle seppure dopo una decina di minuti passati a lamentarsi.
***
Sebastian uscì dalla bottega del becchino dopo cinque minuti con un ghigno di trionfo. Si rivolse immediatamente al padrone.
- signorino…- disse aprendogli la porta. Il piccolo conte lo oltrepassò senza degnarlo nemmeno di uno sguardo e dietro di lui anche Alex e Grelle, che lo degnò di molto più di uno sguardo. Ciel si guardò intorno vedendo il becchino che rideva estasiato su una bara aperta.
- Parla, avanti.- disse il piccolo conte. All’improvviso Alex si voltò verso Sebastian sorridendogli. Questo era strano. Poi comprese che forse si era voltato a guardarlo solo dopo aver visto quella scena ironica e quel sorriso non fosse altro che il postumo di una risata.
- ah… quel corpo è splendido. Il più bel cadavere che io abbia mai visto. Pensate, non ha neppure… hi hi hi.. neppure una ferita!- disse Undertaker ancora divertito. Alex aggrottò le sopracciglia. Era molto strano tutto ciò. Sentiva che c’era qualcosa fuori posto. Era solo una sensazione, non aveva prove concrete, ma sapeva che non c’era da riporre fiducia in quell’uomo. Nella sua vita Alyx aveva sempre avuto un sesto senso per le persone. Sapeva perfettamente ad una sola occhiata chi era affidabile e chi no. Non si era mai sbagliata su questo. Era il  suo intuito? Era sempre sembrata strana, lei. Sin da quando aveva dieci anni aveva dimostrato di avere una grande capacità cognitiva, un istinto tipico dei demoni, un intuito tipico degli angeli, una tecnica da shinigami professionista. Ma non aveva mai avuto un’etica e di certo non aveva mai avuto un bel carattere. Era molto vendicativa, estremamente, e tendeva ad essere scontrosa verso i suoi colleghi. Il senpai Sutcliffe ed Eric Slingby erano gli unici di cui davvero si fidava, a cui voleva bene, se di bene si poteva parlare. E poi c’era quello nuovo, Alan Humphries. Era davvero un bravo ragazzo lui, gli avrebbe affidato la sua vita, se fosse stato necessario. Aveva legato tanto con Eric in quel periodo, lui lo considerava come un maestro. Per Alan tutti erano una fonte d’ispirazione e anche lei aveva assistito più volte alle operazioni che gli avevano affidato. Aveva talento. Il filo logico dei suoi pensieri fu interrotto da una voce alle sue spalle.
- è morto di infarto, è normale che non abbia ferite.- disse Grelle. Ecco un’altra regola infranta. Alyx si massaggiò le tempie alla ricerca di un fulmine che colpisse il suo superiore alla testa. Perché, nonostante fosse simpatico e divertente, si chiedeva, continuava a chiedersi disperatamente come potesse lui essere un suo superiore. Perché, accidenti, era proprio un errore da pivellini rivelare dettagli sulla morte di qualcuno, specie in presenza di un demone. Se poi il demone era vecchio, come lo era quello, allora potevano ufficialmente considerarsi già con un piede nella fossa.
- ih, ih, ih… ma io non intendevo quel tipo di ferite…- rispose Undertaker.- no, no. Le anime spesso si riflettono nei corpi. Ciò non vuol dire che valga il contrario. Ih, ih, ih. Se volete cercare partite da qui.- ecco cosa Alyx non capiva. Lui era molto più di quello che sembrava. E non ne era sicura, ma c’erano buone probabilità che lui sapesse più di quanto avesse detto.
- chiedo scusa.- e così Alyx seguendo quella sensazione opprimente puntò l’enorme sciabola alla gola del becchino.-ora dimmi cosa sai di più.- il becchino rise, rise fino alle lacrime. Sebastian e Ciel si chiesero perché quella reazione improvvisa. Undertaker per tutta risposta ad Alyx scoppiò a ridere, sdraiandosi, letteralmente in una bara.
- ih, ih, ih… accidenti… anche tu non scherzi con le battute… ih, ih,ih…-  disse tra gli spasmi. Poi all’improvviso smise di ridere. Inizio a cantare una canzoncina.- Sen no yoru ni sen no tamashii Hanatsu hikari ga. -  all’inizio Alyx non capì. Poi cerco di identificare la lingua di appartenenza di quella frase. Arabo? Aramaico? No, no, era più spigoloso. Allora il tedesco? No, no. Giapponese. Si, era giapponese. E significava…
Alyx sgranò gli occhi e gettò a terra la Death Schyte. Corse via, più veloce che potè, lontano da quelle parole.
Sen no yoru ni
sen no tamashii
Hanatsu hikari ga.
 
 In mille notti
mille anime
 irradiano luce.
 
Come faceva lui a saperlo? Come faceva a sapere di quell’incubo? Come conosceva quelle parole? In realtà non gli importava. Voleva solo conoscerne il significato. Il significato di quell’incubo. Come poteva sapere, poverina, che quello era solo l’inizio della fine?
 
_________________________
Angolo dell’autrice.
Rieccomi con un altro capitolo della fan fiction. Spero vi stia piacendo, perché questo è solo l’inizio. Ne avremo ancora per parecchiooo. Grazie ancora una volta a chi la sta seguendo e a chi recensisce. Spero di non avere commesso errori cercando di caratterizzare i personaggi., nel caso fatemelo sapere.
 
Hope You Like It
Red

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


Salve. Oggi l’angolo dell’autrice è  spostato in alto perché da qui devo fare una premessa. I capitoli sono divisi in due momenti. In the morning e at night perché la storia assume due corsi paralleli. In the morning racconta delle indagini sul caso, at night della storia tra i personaggi. Quindi i capitoli saranno un po’ più lunghetti, mi dispiace ^^” cerco di ridurre il più possibile le sequenze, ma sono comunque piuttosto lunghe. Spero che continuerete comunque a leggerlo. 
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Red
 
Capitolo III
 
In the morning: il maggiordomo, geniale
 
Cinque minuti dopo, Ciel stava soppesando il da farsi. Undertaker non gli aveva dato molte informazioni e a detta di Sebastian quella strana frase che aveva pronunciato, una filastrocca, non voleva essere un indizio,ma un insulto o una provocazione. Di effettivo in mano non avevano niente. Pensò alla possibilità che quello shinigami rosso e il suo amico collaborassero con lui. Certo, potevano ampiamente compromettere la riuscita del suo incarico. 
- è tutto a posto, padroncino?- chiese il maggiordomo accanto a lui. Ciel si voltò a guardarlo incontrando uno sguardo a dir poco malizioso.- siete piuttosto pensieroso.- continuò l’uomo sollevando gli angoli della bocca in un ghigno.
- sono pedine bianche o nere, Sebastian?- gli chiese il piccolo conte. Sebastian inarcò uno splendido sopracciglio corvino e il ghigno si fece malizioso.
- non credete che prima di chiedermi il loro colore dovreste capire voi, se siete bianco o nero?- Ciel lo guardo con occhi assassini, ma poi il suo sguardo si posò altrove e un sorriso nostalgico si dischiuse sulle sue labbra.
- io? Io ormai sono fin troppo nero.-  e poi il piccolo conte aggrottò le piccole sopracciglia e il sorriso divenne di sfida.- è un ordine, Sebastian. Scopri se sono intenzionati a collaborare oppure no. Nell’ultimo caso ti ordino di convincerli ad aiutarci.- disse ad alta voce. Sebastian fece un leggero inchino dicendo:
- Yes, my lord.- in realtà però, il maggiordomo era scettico riguardo alla collaborazione. Gli shinigami e i demoni sono sempre stati nemici giurati e questo il moccio… il suo padroncino lo sapeva. Si diresse verso lo shinigami rosso, che quasi si gettò contro di lui. 
- sebas-channnnnnn!- gridò. Senza batter minimamente ciglio, Sebastian si tolse un guanto e prese lo shinigami per una ciocca di capelli per attirarlo a sé. Sfoggiò una delle sue facce migliori e tutta la sua pazienza, anche, per sembrare gentile. Sorrise.
- Sarei onorato di poter collaborare con te in questo problema… così potremmo… approfondire… la nostra… conoscenza…- ci era voluto anche tutto il suo coraggio per pronunciare quelle parole. Grelle fece tre facce. Una di stupore, una di appagamento e l’altra… sorvoliamo su quest’ultima.
- Sebas-channnn…- disse di nuovo. Poi fece un paio di saltelli e Sebastian giurò di aver visto degli sbuffi di fumo uscirgli dalle orecchie.- non vedo l’ora di dirlo ad Alex. Lui sarà così felice, ci divertiremo un mondo.- disse tutto d’un fiato. Sebastian ebbe una fulminazione. Già. Era Alex il problema. Come accidenti l’avrebbe convinto, quello, a collaborare? Quel mocc… moccioso! non poteva dargli incarico più difficile. Si girò un attimo e immediatamente dopo lo shinigami rosso era sparito. Sentì la sua voce stridula dietro un vicolo lì vicino. La sua e quella di quell’altro shinigami. 
- assolutamente no!- diceva una.
- ma… ma… ci stanno offrendo una mano… meno straordinari e poi… sebas-chan…- diceva l’altra
- la prima regola di uno shinigami è mai collaborare con il nemico, senpai. Io non investigo insieme a quel demone.- Sebastian decise che era il momento di entrare in scena. Si schiarì la voce attirando l’attenzione dei due su di sé.
- immagino che stiate discutendo riguardo alla mia proposta.- disse sondando il terreno. Lo shinigami bruno estrasse la sciabola e attaccò fulmineamente Sebastian prima che potesse accorgersene, riuscendo a fargli un taglio sulla guancia. Alex era completamente in preda alla rabbia, un po’ troppo sulla difensiva per i gusti del demone. Sarebbe stato difficile farlo sciogliere. O avrebbe dovuto dire farla? Bene.
- tu… brutto…- disse Alex in uno scatto d’ira.- non so cosa tu abbia in mente, ma sappi che con me non attacca. Se hai intenzione di darci ancora più fastidi, sta sicuro che io…-
- io non vi darò fastidi. Potete tenervi tutte le anime che riavrete indietro, non ne bramo alcuna di quelle, se è ciò di cui hai paura.- rispose il maggiordomo interrompendola. Alyx rimase spiazzata. Non si aspettava una risposta del genere. Lei capiva chi mentiva e chi no. E lui non mentiva. 
- non.. non.. –disse riprendendo fiato.- non vuoi nessuna di quelle anime? E allora perché vorresti aiutarci?-
-perché il mio padroncino vuole così.-
-per una sola anima, te ne lasceresti sfuggire otto? A chi vuoi darla a bere?- Alyx fece per andarsene ma le parole del maggiordomo la immobilizzarono
-sono sicuro che se tu dovessi giudicare l’anima del mio piccolo padroncino, sarebbe una delle poche in questo mondo che sceglieresti di salvare. Credimi se dico che non riusciresti a capire quello che vedo io.-
- provamelo.- rispose Alyx sfidandolo con lo sguardo. Sebastian non fu da meno. La guardò con una gentilezza immensa e le indicò il suo padroncino che muoveva deliziosamente il piede in modo impaziente.
- guarda. Tu vedi un ragazzino di 13 anni. Io vedo la sua storia. Ha perso i genitori a 11 anni e ha fatto un patto con me. Sai cosa ha chiesto in cambio?- nella sua voce c’era quasi ammirazione.- vendetta. Quanto odio può provare un bambino del genere nei confronti delle persone che lo hanno ridotto in quello stato? E quanto può cambiare il mondo un bambino del genere? Lui merita non solo tutta la mia attenzione, ma anche tutta la mia fedeltà. Capirai che con una cosa del genere per le mani, quelle tue anime sono… rifiuti.- 
- da come lo hai descritto verrebbe voglia di assaggiarlo anche a me.- disse Alyx osservando il ragazzino. Quando Sebastian si voltò a guardarla giurò di aver visto nei suoi occhi una screziatura rossa. Aggrottò le sopracciglia e quando Alyx si girò e lo guardò con disprezzo.
- che accidenti stai facendo?- chiese aspramente.
- è solo che…- la guardò e pensò subito che non era il caso di farla innervosire ancora. Sorrise.- volevo sperare di averti convinto.- lei sorrise inaspettatamente, e il sorriso si trasformò in un ghigno.
- e io voglio sperare che fidarmi sia una buona scelta.-
-Io non mento mai.- rispose il demone.
 
***
At night: il maggiordomo, ricerche
 
-Sebastian…- la chiamata di Ciel era stata molto silenziosa, il maggiordomo quasi non la sentì. Entrò nello studio e vide il suo padrone ancora piegato su delle scartoffie.
- non dovreste lavorare ancora a quest’ora della notte, avete bisogno di ripo…-
-sciocchezze.- lo fulminò, Ciel. Poi si voltò verso il suo maggiordomo con un sorriso.
- hai fatto un ottimo lavoro con quei due. Non mi aspettavo che addirittura li avresti convinti a venire qui alla villa. Comunque il tuo lavoro non è ancora finito.- disse il padroncino girando un po’ sulla sedia.
- c’è altro, padroncino?-
- loro non vogliono darci informazioni… ma se si fidassero…perché non provi a fraternizzare con loro?- Sebastian alzò lo sguardo abbastanza allarmato. Ma poi riprese la sua estetica e sorrise gentilmente.
- beh… gli shinigami sono piuttosto restii a fraternizzare con i demoni.-
- e allora? Puoi distruggere la luna e non puoi fraternizzare con uno shinigami?-
- è un po’ più complicato di così padroncino. Perché non ci provate voi, se proprio volete ottenere informazioni?- rispose Sebastian provocando il suo signorino.
- non mi interessa , ma voglio, anzi, ti ordino di scoprire tutto quanto puoi su di lui. Tutto.- Sebastian sorrise e si inchinò.
- yes, my lord.-
***
Alyx non riusciva a prendere sonno. Era terrorizzata. Quel sogno la terrorizzava. Non sapeva perché, in fondo non era niente di che, ma le faceva venire i brividi soltanto pensarci. Decise allora di alzarsi per prendere un po’d’aria. Non credeva che a quell’ora ci fossero persone sveglie in quell’enorme maniero e quindi decise che non era il caso di rimettersi la divisa. E poi era un ottimo modo per conoscere il campo. Se proprio doveva accettare l’ospitalità di un demone era meglio guardare la sua tana. Uscì, dunque dalla sua stanza. Percorse il corridoio, le tende erano aperte  e la luna rifletteva i suoi raggi sul pavimento. Camminò per un po’ finchè non giunse al salone centrale.  Scese le scale ed entrò in cucina. Qualcosa da bere gli avrebbe fatto bene. Qualcosa di forte.
-cosa ci fai tu qui?-

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