Remember me Rick

di SerePellizzari
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 - Parte 1 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 - Parte 2 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Piccolo aggiornamento ***
Capitolo 27: *** Capitolo 25 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Remember me Rick



Erano al funerale del Capitano, Kate stava parlando di Roy, di quello che le aveva detto e di quello che le aveva insegnato da quando l’aveva presa sotto la sua ala protettrice al 12th.
Dopo aver ricordato una frase che Roy le aveva detto qualche giorno prima sulla fortuna di trovare qualcuno che voglia stare sempre al fianco di un poliziotto si voltò verso Castle e gli sorrise, anche lui sorrise ma poco dopo il suo viso mutò espressione, aveva notato qualcosa verso il fondo del cimitero, nascosto tra le lapidi, sì era un bagliore, voleva essere sicuro, magari era solo una sua immaginazione...invece no, eccolo di nuovo. Da buon scrittore, anzi ormai si potrebbe dire da buon poliziotto, capì subito quello che stava per succedere e senza pensarci due volte fece l'unica cosa che gli passò per la mente....

"Kate" urlò gettandosi su di lei

Sentendo Castle urlare ed anche il rumore smorzato di uno sparo istintivamente tutti si abbassarono.
Passarono pochi secondo quando Ryan ed Esposito accorsero verso Kate e Rick

"Castle togliti" disse Kate in modo brusco cercando di sollevarlo, ma nel girarlo sentì che la sua camicia era umida e poi vide il suo guanto bianco diventare sempre più rosso...

"Oddio Rick.......Rick rispondi!!!"

Sentendo il suo nome Castle riaprì gli occhi e vide che il viso di Kate era rigato dalle lacrime, cercò di alzare la sua mano per fermargliele ma non ci riuscì, la detective capì l'intento e gliela prese tra le sue

Con tutta la forza che gli rimaneva in corpo disse quelle tre semplici parole che avrebbe voluto dirle da tre anni
"Kate....ti....amo" sussurrò dopo di che i suoi occhi si chiusero

"No, no, no.....Rick non puoi lasciarci, pensa ad Alexis, a tua madre, al dodicesimo.....a me, pensa anche a me" fece una piccola pausa poi... "Rick ti amo, ti amo anche io, ma non lasciami.....non ora che si siamo dichiarati i nostri sentimenti! Io ho bisogno di te”

Dopo pochi minuti giunsero sul posto i soccorsi e Ryan ed Esposito trascinarono a lato Kate per far si che Castle fosse immediatamente soccorso.

In poco tempo arrivarono in ospedale e Rick venne portato immediatamente in sala operatoria.
Passarono ore senza avere notizie; nella sala d’attesa fuori dalla sala operatoria vi erano tutti, Ryan, Esposito, Lanie seduti da un lato mentre Martha, Alexis e Kate dall’altra parte.
Martha fissava un punto imprecisato del muro davanti a lei, non riusciva neanche a piangere. Alexis era abbracciata a Kate e quest’ultima accarezzava dolcemente il suo capo. Ad un certo punto le alzò il viso e…
“Alexis…m…mi spiace…è colpa mia s…se tuo padre si trova in quella sala……se non l’avessi incentivato a…a darmi una mano al distretto…se non l'avessi ass…econdato ogni volta…se mi fossi impuntata d…di più contro la sua richiesta……” disse singhiozzando
“Kate smettila, lo sai com’è fatto mio padre, ti avrebbe seguito in capo al mondo e ti avrebbe protetta in qualunque modo perché ti ama e non vuole vederti soffrire……e soprattutto non vuole perderti”
Kate guardo quella piccola ragazza, era così giovane ma era così matura, non le stava neanche dando la colpa per quello che è successo al padre, se fosse stata un’altra persona si sarebbe subito avventata su di lei incolpandola, Alexis invece la stava tranquillizzando.

Circa un paio d’ore dopo il dottore uscì dalla sala operatoria e tutti si alzarono di colpo in attesa di qualche bella notizia
“Il paziente ha reagito bene all’operazione per l’estrazione del proiettile, anche se ha avuto alcuni arresti cardiaci. Però il proiettile ha perforato il polmone destro causando un emopneumotorace, ovvero in seguito alla penetrazione del proiettile nella cavità pleurica si sono formati degli accumuli di sangue ed aria……”
“Dottore………si riprenderà?” lo interruppe Kate
“Al momento abbiamo applicato un drenaggio pleurico e siccome questo drenaggio è molto doloroso è tenuto in coma farmacologico ed al momento la prognosi è riservata…ora dobbiamo solo aspettare e sperare che il polmone si richiuda da solo, ma se questo non avvenisse dovremmo rioperarlo…mi spiace, non posso dire altro, dobbiamo solo avere fiducia nel tempo” affermò
“Ma possiamo vederlo?” chiese preoccupata Martha
“Certo, ma non tutti assieme. Ora scusatemi ma devo andare” disse allontanandosi

“Martha, Alexis, Kate entrate voi……noi torniamo al distretto e cercheremo di acciuffare questo delinquente”  disse Esposito guardando anche Lanie e Ryan che annuirono
“Sì, Javier ha ragione……ma mi raccomando teneteci informati” aggiunse Lanie
“Certo. Ma anche voi appena trovate qualcosa avvisatemi!” conclude Kate prima di entrare nella stanza di Castle.

Martha ed Alexis erano già sedute vicino al letto, ma Kate non riusciva ad avvicinarsi, non ce la faceva proprio a vederlo così, era inerme e tutti quei tubi attaccati……si sentiva immensamente in colpa ed una lacrima iniziò a rigarle il viso
Martha lo notò subito, le andò incontro, la prese per mano e l’accompagnò vicino al capezzale di Castle.
“Kate, il tuo posto è qui, vicino a Rick” disse facendola sedere al suo posto
Kate non riusciva a dire una parola ma la guardò e la ringraziò con un semplice sorriso
Martha ricambiò e fece cenno ad Alexis di allontanarsi per lasciarla un po’ da sola…
“Kate, io e nonna andiamo un secondo al bar perché a lei serve qualcosa di forte ed io ho un po’ fame” disse alzandosi e dirigendosi verso la parta, prima di uscire si voltò e sorrise a Kate la quale ricambiò con un cenno della testa.




Parola all'autrice

Salve,
All'inizio non credevo di pubblicare questa storia perchè pensavo di non avere abbastanza inventiva doto che è da circa due anni che sono ferma con un racconto sulla serie TV Carabinieri.
Poi però ho notato che una volta iniziato a scrivere non smettevo e le idee venivano da sole quindi ho deciso di iniziare a pubblicare il primo capitolo.
Con calma sto finendo di scrivere e ricontrollando il secondo, ma spero di riuscire a pubblicarlo entro settimana prossima.

Ah, devo fare un doveroso ringraziamento a madeitpossible per avermi dato un parere iniziale ed avermi dato dei consigli. Grazie!!!!

Beh ora mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate di questo primo episodio.
Accetto sia recensioni positive che negative, anzi se avete qualcosa da ridire non fatevi scrupoli (cosa che so non farete) e ditemelo, perchè credo che le critiche siano molto più costruttive...

Magari vi state chiedendo cosa voglia dire il titolo...beh lo scoprirete nei prossimi capitoli...
Allora alla prossima =)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Remember me Rick



Rimase per molti minuti in silenzio tenendogli la mano ed accarezzandogli dolcemente il dorso col pollice.
Lo guardò, era collegato a tantissimi macchinari che tenevano sotto controllo la situazione e a un respiratore.
Dopo alcuni secondi decise di iniziare a parlargli
“Rick, mi hanno detto che ti tengono in coma farmacologico per il tuo bene. Non so se tu puoi sentirmi…anzi, a dire la verità non ci credo…lo sai no, io sono quella che non crede a niente che non sia concreto e concepibile…però molti dicono che sia possibile quindi sono qui a parlarti” si dovette fermare un momento perché la voce si stava incrinando per la commozione
“Sai mi sento ridicola…sto parlando da sola e sto per esprimere tutti i miei sentimenti…lo sai che io non riesco ad esprimere quello che provo……” disse abbozzando un leggero sorriso, fece un altro respiro e poi
“Mi manchi Rick, mi manca sentirti parlare…mi mancano le tue battutacce…mi mancano le tue facce buffe…basta non voglio più nascondere i miei sentimenti, già quando eravamo al cimitero e tu mi hai protetta da quel proiettile ti ho detto che ti amo, ed è vero, io ti ho amato fin dal primo momento che sei entrato nel distretto, o meglio nella mia vita…ma già da molto prima tu mi facevi stare bene……sai è stato grazie ai tuoi libri che ho superato il dolore per la morte di mia madre. Lo so, avrei dovuto dirtelo tempo fa, ma non avevo mai il coraggio ed ora potrebbe essere troppo tardi………no no no…non ci voglio nemmeno pensare. Sono convinta che tu presto ti risveglierai ed allora ricominceremo tutto, ma questa volta lo faremo insieme!” disse con le lacrime agli occhi
Dopo di che  prese  la mano di lui tra le sue e si addormentò appoggiando la testa sul letto.

Passò una settimana ma il polmone non sembrava essersi ancora richiuso quindi decisero di operare nuovamente Rick.
Nel giorno prestabilito gli infermieri andarono a prendere Rick di mattina presto per prepararlo per l'operazione che avrebbe dovuto subire di lì a poco.
Passarono un paio d'ore in cui le tre donne rimasero sedute, l'una vicino all'altra, in quella piccola sala d'aspetto. Erano quasi le 10 quando il dottore uscì dalla sala operatoria e subito Martha, Alexis e Kate gli si avvicinarono per chiedere come fosse andata.
“È andato tutto benissimo, abbiamo richiuso il foro nel polmone e quindi possiamo anche non tenerlo più in coma farmacologico, ora aspettiamo che si svegli da solo…”
Poi sottovoce aggiunse “…e speriamo che…”
“Cosa ci sta nascondendo dott. Emerson?” chiese Kate sentendo quelle tre parole pronunciate sottovoce
“Signora, so che devo essere franco, e so anche che non le piacerà quello che sto per dirle…”
Fece un respiro e poi ricominciò a parlare
“Durante il primo intervento, come vi ho già detto, il paziente ha avuto degli arresti cardiaci. Durante uno di questi abbiamo dovuto rianimarlo per circa 3-4 minuti”
Si fermò un secondo e guardò le persone che lo stavano ascoltando, avevano tutte e tre degli sguardi assenti, poi riprese
“Come forse saprete, l’arresto cardiaco porta alla diminuzione di ossigeno nel sangue e quindi anche il cervello rimane senza ossigeno……se la rianimazione non fosse avvenuta nel giro di 4-5 minuti il signor Castle avrebbe sicuramente subito dei deficit cognitivi o motori, fortunatamente siamo riusciti a rianimarlo prima, ma questo non vuol dire che il cervello non abbia avuto danni…per saperlo dobbiamo solo aspettare che si svegli e sperare…” disse abbassando gli occhi

Kate teneva la testa bassa ma dentro di lei stava montando un’incredibile rabbia, chiuse talmente forte i pugni che sentì le unghie tagliarle la pelle, purtroppo non riuscì a trattenere la rabbia a lungo e quindi esplose
“PERCHÉ NON CE L’HA DETTO SUBITO???? COSA ASPETTAVA EH??? ASPETTAVA CHE MORISSE COSÌ NON AVREBBE DOVUTO AVERE PROBLEMI. O MAGARI ASPETTAVA CHE SI RIPRENDESSE E CHE NON RIUSCISSE PIÙ A CAMMINARE O A FARE LE COSE PIÙ SEMPLICI???.....PER....”
Martha ascoltò lo sfogo di Kate ma poi le si avvicinò e le poggiò una mano sulla spalla, questo semplice tocco la fece interrompere, si girò ed abbracciò la signora Castle lasciandosi andare ad un pianto disperato
“Kate, tesoro non fare così. È vero avrebbe dovuto dircelo, anzi DOVEVA dircelo…” disse lanciando un’occhiataccia al dottore “…ma ormai è andata così, pensiamo solo a stare vicini a Rick quando si risveglierà” concluse tenendola stretta in quell’abbraccio come farebbe una mamma con una figlia. Poi attirò a se anche la nipote e rimasero per un tempo indefinito tutte e tre abbracciate.

Nel primo pomeriggio arrivarono in ospedale anche Ryan, Esposito e Lanie
“Tesoro, come sta Rick” chiese il medico legale all’amica
“Oggi l’hanno operato per richiudere chirurgicamente la ferita nel polmone e l’hanno tolto dal coma farmacologico, ora dobbiamo solo aspettare che si svegli, ma…” non riuscì a finire la frase che scoppiò a piangere nuovamente
“Ma?” domandarono in coro i due detective e la ragazza
“Il dottore ha ‘dimenticato’ di dirci che nella prima operazione durante un arresto cardiaco che ha avuto hanno impiegato 3-4 minuti per rianimarlo e questa cosa potrebbe avergli causato dei problemi cerebrali" affermò Alexis avvicinandosi ai ragazzi
"Cosa????? Ma quest'uomo è da denunciare non può dimenticarsi di dire una cosa del genere...quando pensava di dirvelo???"
"Ryan calmati, ci ha già pensato Kate a rimproverarlo per bene..." disse Martha
"Chi è che avrebbe rimproverato Kate?"
Sentendo questa domanda tutti si voltarono verso il lato da cui proveniva...all'ingresso della piccola sala c'era Josh. Appena Kate lo vide ebbe un tuffo al cuore, teoricamente loro erano ancora fidanzati.




Parola all'autrice

Ok, ecco finalmente un nuovo, piccolo, capitolo della mia storia....non so se quello che ho scritto possa essere abbastanza credibile o meno, spero di sì....ho provato a documentarmi il più possibile ma purtroppo non sono riuscita a trovare molto riguardo i problemi e le cause di un arresto cardiaco...

Per il prossimo capitolo credo dobbiate aspettare un po' perchè nei prossimi giorni sono un po' impegnata e quindi non so quando riuscirò ad andare avanti, spero comunque il prima possibile

Come al solito sarei felicissima di leggere una vostra recensione (sia in positiva che in negativa)
Ringrazio tutte le persone che hanno aggiunto questa mia storia a quelle da seguire. Grazie di cuore!
Beh ora smetto di scrivere se no diventa più lungo il mio angolo che la storia in se =D
Alla prossima!!!!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Remember me Rick



“Allora, come mai nessuno mi risponde?” chiese Josh avvicinandosi al gruppo
“Ha semplicemente detto quello che pensiamo tutti al dottor Emerson, non poteva nasconderci delle informazioni sulla salute di mio padre” rispose secca Alexis
“Oh….è per Castle che siete tutti qui…beh se il dottor Emerson non vi ha detto tutto avrà avuto i suoi buoni motivi” affermo soffermandosi su quel ‘tutti’ e guardando Kate, la quale sentendo quello che Josh stava dicendo non ci vide più e sbottò un’altra volta
“PERCHÉ HAI QUALCHE PROBLEMA?” disse avvicinandosi pericolosamente a lui
“Kate è da più di una settimana che non ti sento né ti vedo mi sei mancata…”
“TI SONO MANCATA???? MA SAI COSA MI È SUCCESSO  IN QUESTA SETTIMANA? NON CREDO PROPRIO, TU NON ERI ACCANTO A ME IL GIORNO DEL FUNERALE DEL CAPITANO MONTGOMERY, TU NON ERI LÌ QUANDO MI HANNO SPARATO, TU NON ERI LÌ PER PROTEGGERMI……IO TI AVEVO CHIESTO DI VENIRE, MA TU MI HAI SEMPLICEMENTE DETTO ‘MI SPIACE MA SAI LAVORO…’ PERCHÉ IO CHE FACCIO? GIOCO TUTTO IL GIORNO???”
“CERTO CHE NON GIOCHI TUTTO IL GIORNO, SO CHE IL TUO È UN LAVORO DIFFICILE, MA ANCHE IO NON POSSO FARE QUELLO CHE MI PARE, SE SONO DI TURNO DEVO ESSERE IN OSPEDALE, E POI IO QUESTO MONGOMERY NEANCHE LO CONOSCEVO BENE…OK, ERA IL TUO CAPO ED È MORTO COME SUCCEDE A TANTI POLIZIOTTI…”
Ryan, Esposito e Lanie si girarono di scatto sentendo quell’affermazione, lo fulminarono con lo sguardo, sapevano che non dovevano intromettersi ma dentro di loro il sangue ribolliva e volevano veramente prenderlo a cazzotti, insomma come si permetteva a parlare così?
Josh fece vinta di non vedere le occhiate che tutti gli stavano mandato e continuò “…E POI LA COLPA DI QUELLO CHE TI È SUCCESSO È DI QUELLO SCRITTORE DA STRAPAZZO…È DA TRE ANNI CHE TU RISCHI MOLTO DI PIÙ, TE NE SONO SUCCESSE DI TUTTI I COLORI, HAI RISCHIATO DI SALTARE IN ARIA COME LA TUA CASA, SEI RIMASTA CHIUSA IN UNA CELLA FRIGORIFERO, HAI RISCHIATO UN’ALTRA VOLTA DI SALTARE IN ARIA PER UNA BOMBA SPORCA…DEVO ANDARE AVANTI? POI È STATO LUI A RIAPRIRE IL CASO DI TUA MADRE, SE NON L’AVESSE FATTO TU NON AVRESTI RISCHIATO NEANCHE SETTIMANA SCORSA, MONTGOMERY NON SAREBBE MORTO E…”
“NON OSARE PARLARE COSÌ DI RICK, LUI MI HA DATO UNA MANO COL CASO DI MIA MADRE, È STATO GRAZIE A LUI CHE HO POTUTO CATTURARE L’ASSASSINO, È GRAZIE A LUI CHE HO RICOMINCIATO A VIVERE, RIDERE E DIVERTIRMI, È GRAZIE A LUI CHE IO SONO ANCORA QUI, MI HA SALVATO MOLTE VOLTE LA VITA METTENDO A REPENTAGLIO LA SUA E L’ULTIMA VOLTA CHE L’HA FATTO SI È PRESO UNA PALLOTTOLA AL MIO POSTO ED ORA È IN QUELLA STANZA A LOTTARE E NOI SIAMO TUTTI QUI SPERANDO CHE DA UN MOMENTO ALL’ALTRO SI SVEGLI…” affermò con ormai le lacrime agli occhi
“…TU INVECE NON HAI CAPITO PROPRIO NIENTE DI ME IN TUTTO IL TEMPO CUI SIAMO STATI INSIEME…NON CE LA FACCIO PIÙ, NON RESISTO PIÙ………JOSH È FINITA, VATTENE DALLA MIA VITA E LASCIAMI IN PACE UNA VOLTA PER TUTTE” concluse con rabbia.
“Kate scusami non volevo dire quello che ho detto, era un momento di rabbia…io t…”
“NON PROVARE AD ADDOLCIRMI. TU VOLEVI PROPRIO DIRE QUELLO CHE HAI DETTO, TU SEI GELOSO DI RICK, PERCHÉ LUI È SEMPRE VICINO A ME, NEL BENE E NEL MALE, MENTRE TU NON CI SEI MAI STATO…”
“Ma perché mi tratti così?” chiese Josh
“PERCHÉ MI CHIEDI ANCHE? PERCHÉ NON TI AMO….ALL’INIZIO PENSAVO CHE IL SENTIMENTO CHE PROVAVO PER TE FOSSE AMORE, INVECE MENTRE I GIORNI PASSAVANO CAPIVO CHE NON ERA COSÌ”
“QUINDI IO PER TE ERO UN RIMPIAZZO? OH ASPETTA…ORA HO CAPITO…TU MI HAI USATO PER FAR INGELOSIRE CASTLE…Io sospettavo che tu provassi qualcosa per lui, ma speravo di sbagliarmi e di riuscire a conquistarti comunque, ma si vede che mi sbagliavo……beh allora addio Kate! Spero che tu sarai felice d’ora in poi” disse allontanandosi e senza voltarsi.

Kate rimase immobile a guardarlo andar via, si sentiva libera e sollevata, ma anche triste, sapeva di aver ferito quell’uomo.
Poco dopo Lanie la raggiunse e l’abbracciò
“Kate, hai fatto bene, quell’uomo non ti meritava……e poi lo sai che non mi è mai piaciuto, molto meglio Castle!!!!” disse sorridendo
La sua amica sapeva sempre come farla sorridere, un po’ come Rick. Si girò verso di lei e l’abbraccio.
“Grazie…ora torniamo dagli altri e speriamo che Rick si riprenda presto…mi manca troppo quel scrittore bambino che mi ronza tra i piedi” concluse sorridendo e dirigendosi verso gli altr.i





Parola all'autrice

Questa volta ho aggiornato molto presto, ma questa mattina mi sono svegliata con quest'idea in testa e le mie dita si sono messe a scrivere con una velocità impressionante questo capitolo, e vi giuro mentre scrivevo avevo le mani che mi tremavano dalla rabbia come se fossi io al posto di Kate =D
E poi non potevo farvi aspettare troppo sapendo che Josh era ancora in giro =).
Come avete visto questo capitolo tratta solo del litigio tra Kate e Josh, perchè non mi pareva bello inserire altre cose.
Comunque spero vi piaccia anche questo piccolo piccolo capitolo.

Via con le recensioni e....alla prossima!!!!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Remember me Rick



“Kate, come stai?”
“Tranquilla Martha, va tutto bene……volevo scusarmi per questa sfuriata, non è da me, lo so…” disse un po’ imbarazzata.
“Oh darling, quella sfuriata è stato il minimo che tu potessi fare, se fosse rimasto un altro secondo e se avesse riprovato a parlar male di mio figlio io gli avrei spaccato la faccia”
“Lo so, non avrebbe dovuto parlare così di Rick, non si doveva permettere soprattutto perché non lo conosce, e non conosce nemmeno il mio rapporto con tuo figlio”
 
Per un periodo che neanche loro riuscivano a definire rimasero tutti in silenzio, ognuno con dei pensieri differenti tra la mente, tranne uno che era il pensiero fisso di tutti…Rick, tutti speravano che si riprendesse il prima possibile per poter tornare a scherzare con lui, ascoltare quelle battutine che solo lui poteva fare.
Questi pensieri vennero interrotti dal cellulare di Esposito che iniziò a squillare.
“Esposito……salve Signore……ehm, sì siamo in ospedale……sì Signore c’è anche la detective Beckett……certo Signore, arriviamo subito” concluse riponendo il telefono.
“Javier, che voleva la Gates?” chiese Ryan avvicinandosi al collega.
“Dobbiamo tornare al distretto, pare ci sia una traccia sul…sul cecchino che ha sparato al funerale di Roy…”
“Davvero???? E allora che aspettate andate no?”
“Kate, veramente dovresti venire anche tu, il capitano ha chiesto di te”
“Cosa???? Io non posso…Rick…”
“Mi spiace, ma la Gates mi ha ordinato di portarti al distretto perché vuole parlare con te, in fin dei conti non ti ha ancora visto”
“Ma…”
“Kate tranquilla, rimaniamo qui io e nonna e se papà si sveglia ti chiamo, prometto!” affermò Alexis.
“Ok…però vado e torno” concluse iniziando ad incamminarsi verso l’uscita con gli altri due agenti.
“Ah l’amore…” sussurrò Martha ad Alexis.
 
Dopo neanche una ventina di minuti Kate, Esposito e Ryan erano arrivati al distretto.
Non fecero neanche in tempo a varcare le porte dell’ascensore che i due agenti furono subito mandati ad indagare sulla nuova pista che era arrivata e Beckett fu chiamata nell’ufficio del comandante.
“Bene detective Beckett, finalmente posso avere il piacere di incontrarla” disse la Gates facendole segno di sedersi.
“Mi scusi Signora……”
“Io qui per voi sono Signore…vedo che i suoi colleghi non l’hanno informata…”
“Ah…scusi…comunque mi spiace non essermi presentata prima, ma in questo periodo non riesco a mettere piede al distretto”
“Eh mi sa che dovrà riuscirci invece…io da domani la rivoglio qui puntuale a lavorare”
“Ma…”
“Niente ma, lei è un detective, e a quanto mi hanno detto anche la migliore del distretto, e se vuole tenere il suo posto è meglio che la prossima volta ci pensi due volte prima di assentarsi senza dire nulla al suo capo”
“Come scusi? Forse non lo sa ma io settimana scorsa ho rischiato di morire durante il funerale del Capitano Montgomery ed è stato grazie a…”
“Sì lo so, grazie al suo partner, o meglio allo scrittore Castle, che tra l’altro non dovrebbe neanche avere il permesso per collaborare, infatti non so come possa essere stato possibile, ma con me non succederà. Lui tornerà a fare il suo lavoro di scrittore, quando si riprenderà, e lei da domani qui……e puntuale!”
“Beh visto che è da domani oggi se permette, e anche se non lo permette, tornerei in ospedale, tanto ormai la giornata sta finendo…arrivederci” disse congedandosi ed uscendo dall’ufficio.
“Detective Beckett……”
Sentì la Gates che la richiamava, ma non aveva alcuna intenzione di stare un secondo di più in quel palazzo, anche perché dal giorno seguente sapeva che sarebbe stata veramente dura riprendere a lavorare, poi con un capo del genere era ancora peggio…
Prima di arrivare all’ascensore incrociò i suoi due colleghi.
“Kate dove vai?” chiese l’irlandese.
“Me ne torno in ospedale…oggi non riesco a stare un secondo di più qui dentro”
“Hai conosciuto la Gates?”
“Esposito lascia perdere….ma chi si crede di essere…‘Io da domani la rivoglio qui puntuale a lavorare’ e poi ‘Se vuole tenere il suo posto è meglio che la prossima volta ci pensi due volte prima di assentarsi senza dire nulla al capo‘” affermò cercando di imitare il tono del capitano nel ripetere quello che le aveva detto…
“Cosa????? Come se tu ti fossi assentata dal lavoro perché ti girava così…cavoli hai rischiato di morire, hai subito un trauma ed è logico che per un po’ si voglia rimanere da soli e lontano dal lavoro per recuperare” sbottò Esposito dopo aver sentito come la Gates aveva riaccolto Kate.
“È veramente una donna senza cuore” aggiunse Ryan.
“Ragazzi, lasciate stare, dobbiamo imparare a conviverci con lei, è il nostro capo, purtroppo...ah novità sul caso?”
“Purtroppo era una pista morta….non abbiamo nulla in mano” disse sconfortato Esposito.
“Vedrete che prima o poi troveremo qualcosa…io ora vado ma andate anche voi a casa” disse prima di entrare in ascensore ed uscire dal distretto.

Prima di andare all’ospedale si diresse verso il cimitero, doveva salutare quello che lei riteneva il suo mentore, ma doveva anche sfogarsi, di solito lo faceva con Castle, ma in questo momento non poteva darle nessun aiuto.
Arrivata davanti alla lapide si inginocchiò e senza nessun preavviso le lacrime iniziarono a rigarle il viso.
“Oh Roy, sapessi quanto mi manchi…è tutto così difficile da quando te ne sei andato. Ed ora col nuovo capitano è ancora peggio.
Sai oggi sono dovuta riandare al distretto perché la Gates ha voluto vedermi…dal giorno del tuo funerale non ci avevo più messo piede, ero sempre da Rick all’ospedale…già Castle, è grazie a te se l’ho potuto conoscere ed imparare ad amare, tu non hai mai avuto da ridire con lui, anzi molte volte hai fatto finta di niente, soprattutto quando infrangevamo qualche regolamento e ci cacciavamo nei guai, perché sapevi che alla fine le sue intuizioni erano sempre azzeccate. Invece la Gates, senza neanche conoscerlo ha deciso di buttarlo fuori dalla squadra…ed io sono sicura che senza di lui tornerà tutto come prima, tutto monotono e triste ed andremo avanti solo perché è il nostro lavoro…io, Rick, Kevin e Javier ormai siamo una squadra affiatata e se dovesse mancare anche solo uno di noi non sarebbe più lo stesso…già ora che Rick è in ospedale sembra tutto più triste…Roy come posso fare senza di lui, in questi tre anni non ho mai avuto il coraggio di confessare i miei sentimenti e ora capisco che ho solo perso tempo. Sai ricordo ancora quando hai detto che noi siamo fortunati se troviamo una persona che voglia stare sempre con noi nonostante il lavoro che facciamo e magari immagino che tu tra le righe volevi dirmi che per me era proprio Rick questa persona, ed è vero, mi è sempre stato accanto, mi ha salvato molte volte la vita rischiando la sua, mi ha tirato su il morale quando ero abbattuta, insomma non mi ha mai lasciato. Devo ancora capire perché ha scelto proprio me, insomma ha tantissime donne, molto più belle di me, eppure ha scelto me……questa è una delle cose che devo assolutamente chiedergli…”

Rimase ancora qualche minuto vicino a quella bara e poi decise di camminarsi per tornare in ospedale, quando il suo cellulare squillò
“Beckett”
Kate, corri, papà si è svegliato!!!
‘Si è svegliato’, mai parole furono più belle e senza rendersene conto delle copiose lacrime scesero sulle sue guance, si girò verso la lapide di Roy, fece un grande sorriso e sussurrò un ‘Grazie’
Ehi Kate ci sei?
“Sì, sì, arrivo subito…” chiuse la chiamata e corse a prendere la macchina per arrivare il prima possibile in ospedale.





Parola all'autrice

Ok, non so se vi piace questo capitolo....io devo dire la prima parte non mi ispira troppo, ma purtroppo è venuta così e non riesco a modificarla.
Non so se ho descritto Kate un po' OOC, forse sì o forse no
Va beh...

A voi  con le recensioni e....alla prossima!!!!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Remember me Rick



Ci mise veramente poco Beckett ad arrivare all’ospedale. Non riusciva ancora a credere a quello che poco prima Alexis le aveva detto, Castle si era risvegliato. Ora poteva finalmente parlargli, dichiarargli nuovamente i suoi sentimenti e chiarirsi. Ma non poteva immaginarsi quello che sarebbe successo di li a poco.
 
Appena arrivata vede Martha e Alexis sedute davanti alla stanza di Rick, con passo un po’ incerto si avvicina
“Allora?” sussurrò.
“Sono entrati i medici a visitarlo e ci hanno detto di aspettare fuori…saranno ormai…” Martha alzò lo sguardo verso l’orologio “10 minuti che aspettiamo”
“Ehi stanno uscendo” affermò Alexis vedendo la porta aprirsi.
Il dottor Emerson si avvicinò alle tre donne e Kate notò subito che il suo sguardo era triste.
“Purtroppo le nostre paure si sono avverate……il signor Castle è rimasto troppo tempo senza ossigeno durante l’operazione……” si fermò un secondo, stava cercando di trovare le parole migliori per dire cosa fosse successo al famoso scrittore, ma non ce la fece, dovette essere diretto…prese un grande respiro e tutto d’un fiato aggiunse “ha un’amnesia totale, non ricorda nulla”
“C…come ha detto???” chiese Alexis mentre delle lacrime iniziarono a rigare il suo volto.
Il dottore  guardò la giovane ragazza dai capelli rossi, ma non riuscì a sostenere quello sguardo così innocente, quindi abbassò gli occhi e cercò di rispondere senza far trapelare l’emozione.
“Ha un’amnesia totale, non ricorda nulla, nemmeno come si chiama…è…come se fosse nato oggi”
Martha ed Alexis rimasero entrambe scioccate da questa affermazione e cercarono di metabolizzare il meglio possibile e si sedettero come se le gambe non riuscissero a tenerle in piedi.
Invece Kate aveva lo sguardo fisso sulla porta di quella stanza, non poteva crederci, non voleva crederci, ci aveva messo tre anni per riuscire a confessare i propri sentimenti a quell’uomo, anche se l’aveva fatto proprio mentre lui stava per morire, ma sapeva che quella confessione l’avrebbe aiutato a combattere e tornare da lei, mentre ora tutte quelle sicurezze erano cadute, doveva ricominciare da capo, lui non si ricordava di lei, della sua musa. È vero, odiava quella parola, ma allo stesso tempo la faceva sentire importante perché voleva dire che quello scrittore l’aveva scelta come fonte d’ispirazione per i suoi libri, aveva scelto proprio lei, lei che adorava tutti i libri scritti da quello ‘scrittore da strapazzo’, come lo chiamava spesso…si ridestò da quel pensiero e spostò i suoi occhi sul dottore.
“Mi dica…ci dica la verità, c’è una vaga speranza che la memoria gli torni?”
“Purtroppo la certezza non possiamo averla, i dati ci dicono, purtroppo, che si ha una probabilità del 15-20%, ma è una cosa teorica, perché questa percentuale varia da paziente a paziente”
“E come possiamo far tornare la memoria a mio figlio?” domandò immediatamente Martha.
“Quello che posso consigliarvi è di far rivivere al paziente dei momenti particolari, oppure delle frasi che solo voi utilizzavate, o, visto che era…è uno scrittore, fargli rileggere i propri libri, magari dal computer dove ha anche delle bozze. Ma non è comunque detto che riesca a recuperare la memoria.”
“Beh noi tenteremo il tutto per tutto per fargliela tornare. Insomma lui è Richard Alexander Rodgers, mio figlio, ma conosciuto da tutti come Richard Edgar ‘Rick’ Castle, famoso scrittore di libri gialli.” disse Martha con gli occhi lucidi.
“Certo signora, bisogna sempre fare il possibile, comunque ora se volete potete entrare, però mi raccomando non sforzatelo troppo. E tra un paio di giorni pensiamo di dimetterlo.”
“Dottore, pensa che gli possa far bene anche tornare a seguirmi nelle indagini al distretto? Sa negli ultimi tre anni è stato sempre con me.”
“Beh se è questo che faceva nella sua vita sì, basta che non sia pericoloso. Ora scusate ma devo andare”

Kate si voltò verso Martha, non sapeva cosa fare, portarlo o non portarlo con lei al distretto quando fosse tornato a casa? Doveva anche convincere la Gates di questa cosa, ma a quello aveva deciso di pensarci quando la famiglia di Castle le avesse dato l’assenso.
Alexis capì immediatamente quali dubbi attraversassero la testa della detective, si avvicinò a lei ed abbracciandola disse “Kate, papà ti seguirebbe in capo al mondo, e sono sicura che non se lo è dimenticato e quindi se questo l’aiuterà a recuperare la memoria io sono perfettamente d’accordo che tu lo porti con te, come avete sempre fatto, e credo sia d’accordo anche la nonna.”
“Certo, dobbiamo fargli fare quello che faceva fino a due settimane fa. Però darling una cosa ti domando…”
“Dimmi Martha.”
“Non cacciatevi nei guai, anche se so che il tuo lavoro è sempre pericoloso.”
“Farò il possibile.”
“E, siccome so quanto lui teneva……tiene a te e quanto anche tu tieni a lui, fagli ricordare tutti i bei momenti che avete passato assieme e tutte le volte in cui, anche se in pericolo vi siete aiutati a vicenda.”
“Avevo già intenzione di farlo, ho già rischiato di perderlo una volta per via del mio maledetto muro, questa volta non voglio perdere tempo, gli dichiarerò subito il mio amore, anche se lui non si ricorderà niente di quello che abbiamo passato.” affermò con la voce spezzata.
“Non è assolutamente vero, io sono sicura che si ricorderà tutto, sai quante volte a casa assillava me e la nonna parlando di te. Ormai anche noi ti vogliamo bene e Kate…magari non è il momento adatto per dirtelo…ma io vorrei proprio che tu facessi parte della mia famiglia. In questi anni mi hai aiutato molte volte, con te mi sono potuta confidare come una figlia farebbe con una madre” disse andando verso la detective ed abbracciandola poi aggiunse “Ti voglio bene.”
Beckett rimase completamente senza parole, non pensava che quella ragazza le volesse così bene. Dopo qualche secondo di disorientamento ricambiò l’abbraccio e sussurrò anche lei un “Ti voglio bene”.
“Ragazze entriamo a trovarlo?” concluse Martha avviandosi verso la porta della stanza di Rick.
“Certo” risposero in contemporaneamente le altre due ragazze.





Parola all'autrice

Altro piccolo capitolo.
Finalmente Castle si è svegliato ma il medico ha dato la notizia che nessuvo avrebbe voluto sentire....
Ok, non so come sia venuta, non sono mai molto convinta di quello che scrivo...
Ringrazio già da ora LadyCrazy99 per tutti gli aiuti che mi ha dato!!!

A voi con le recensioni e....alla prossima!!!!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Remember me Rick



Le tre donne entrarono contemporaneamente in quella piccola stanza troppo bianca per essere allegra e piena di macchinari che monitoravano l’uomo.
 
Appena Castle sentì la porta aprirsi voltò lo sguardo per vedere chi potesse entrare. Erano tre donne, sembravano madre, figlia e nipote, ma nessuna di quelle facce gli ricordava qualcuno, a dire la verità non sapeva neanche chi fosse lui. Si era svegliato in quel letto d’ospedale ed i medici gli avevano detto che qualcuno gli aveva sparato circa 2 settimane prima ma non gli avevano detto il perché.
Era ancora immerso in quei pensieri quando si accorse che la donna più anziana stava parlando
“Richard, Rick come ti senti?” chiese Martha cercando di rimanere la più tranquilla possibile
“Io…io…mi chiamo Richard? E cosa faccio nella vita?”
“Oh sì, tu ti chiami Richard Castle, ma tutti ti chiamano Rick e sei un famoso scrittore di libri gialli, ne hai scritto circa una trentina.”
“Capisco…aspettate ora che ci penso mi ricordo d’aver partecipato a varie feste dove presentavano un qualche libro di Richard Castle…quindi sarei io……”
“Esatto papà”
Rimasero qualche secondo in silenzio e poi Rick riprese a parlare
“Scusate la domanda, ma voi chi siete?”
Kate, anche se era stata avvisata di questa cosa ebbe un tuffo al cuore e si portò una mano alla bocca per soffocare quei singhiozzi che stavano per uscire
Martha mantenendo un atteggiamento verosimilmente tranquillo e composto, proprio come una vera attrice sapeva fare, riprese a parlargli
“Rick, io sono Martha Rodgers, tua madre…lei” indicando la giovane ragazza “è Alexis Castle, tua figlia, mentre la ragazza che rimane contro il muro” disse lanciandole uno sguardo come dire ‘che cavolo ci fai ancora lì? Vieni qui no’ “è Kate, Katherine, Beckett, la musa a cui ti ispiri per scrivere i tuoi best-seller, nonché la tua fidanzata”
 
A quest’ultima frase Kate venne scossa, Martha l’aveva proprio definita la fidanzata di Castle, non riuscì a pronunciare niente, l’unica cosa che riuscì a fare fu sorridere ed alzare la mano per salutarlo.
 
Castle posò lo sguardo su tutte e tre le donne presenti nella sua stanza, ma purtroppo nessuno di quei volti gli diceva nulla
“Scusate…ma io proprio non ricordo” affermò sconfortato
“Papà non preoccuparti, riuscirai a ricordarti di noi anche col nostro aiuto!”
Nel vedere Rick in quelle condizioni Kate non poté non essere d’accordo con la piccola Alexis
“Esatto, noi ti aiuteremo in tutti i modi possibili affinché tu possa ricordarti chi sei e chi siamo noi. Probabilmente oggi pomeriggio verranno a trovarti anche Lanie, Esposito, Ryan, sai sono i colleghi con cui lavoro, anzi con cui lavoriamo da 3 anni, da quando hai deciso di seguirmi per prendere spunti per i tuoi romanzi; e probabilmente sarà con loro anche il nuovo capitano Gates.” disse accennando un lieve sorriso
 
Passarono alcuni minuti nei quali nessuno dei quattro sapeva cosa dire o fare.
Rick continuava a posare gli occhi sulle tre donne cercando di far riaffiorare qualche ricordo
“Non è che potreste darmi un po’ d’acqua?”
“Certo” affermò Martha, sedendosi accanto a lui sul letto e prese in mano il bicchiere.
Anche se non voleva darlo a vedere Rick notò che la donna aveva gli occhi lucidi e si tratteneva per non piangere.
Questa vista gli riportò alla mente qualcosa che aveva già vissuto
 
*FLASHBACK*
Rick era seduto sul divano con un bicchiere di vino in mano quando Martha entrò in casa e si diresse verso di lui sedendosi anche lei sul divano.
Gli disse che Chet era morto e gli prese il bicchiere di vino dalle mani per berlo lei.
Dopo qualche minuto in cui parlavano Rick abbracciò la donna dicendo “Mamma, mi dispiace”
*FINE FLASHBACK*
 
“Darling tutto bene?” chiese preoccupata Martha vedendo il figlio assente e che non rispondeva alle domande che gli venivano fatte
Darling’ fu l'unica parola che sentì e sapeva di averla già sentita, ma non sapeva a chi o a cosa accostarla, però non ci volle troppo perché un nuovo ricordo riaffiorò alla sua mente
 
*FLASHBACK*
Lui e la madre erano tornati dal funerale di Chet e la madre era veramente giù perché, oltre all’aver perso una persona cara, immaginava che ora l’uomo sapesse che lei non era innamorata di lui e gli aveva mentito.
Per tirarla su di morale Rick aveva preso in mano la tavola degli spiriti che aveva sul tavolino e…
“Ora puoi chiedere a Chet qualunque cosa tu voglia sapere.” disse Rick alla madre
“Chet…darling, puoi perdonarmi?”
*FINE FLASHBACK*
 
Castle era ancora perso tra i pensieri, stava ricordando tutti i momenti passati con la madre quando venne riportato sulla terra da Martha che continuava a chiamarlo e a scuoterlo
“Rick, ti prego di qualcosa”
Lui si voltò verso di lei e pronunciò una semplice parola ovvero “Mamma” dopo di che l’abbracciò
La signora Rodgers rimase spiazzata da questo comportamento, ma non poté che contraccambiare l’abbraccio che il figlio le stava dando, qualche istante dopo lui si spostò leggermente da lei per poterle parlare
“Madre, ora ricordo chi sei…sai un tuo semplice gesto ed una parola mi hanno fatto ricordare tutto, perciò sono sicuro che prima o poi, grazie ad alcuni gesti e/o parole riuscirò a ricordarmi di tutti” affermò con un sorriso.
“Ne sono sicura papà, quando tornerai a casa riuscirai a ricordarti anche di me e degli altri” disse la ragazza correndo ad abbracciarlo
Poi l’uomo posò lo sguardo su Kate che era ancora ferma in fondo alla stanza, vedeva che la donna era ancora titubante, ma non capiva il motivo.
Anche Martha si voltò verso Kate e la invitò con lo sguardo ad avvicinarsi, in fondo anche lei era della famiglia. Notando tutti quegli sguardi Kate si decise ad avvicinarsi e Martha le lasciò il suo posto poi si rivolse alla nipote “Alexis, che ne dici di accompagnarmi a prendere qualcosa al bar, sai mi è venuta un po’ di fame”
“Certo nonna, anche io ho un certo languorino……Kate, papà noi torniamo tra poco” e detto questo uscirono lasciando ai due ragazzi un po’ di intimità





Parola all'autrice

Eccomi finalmente un nuovo capitolo, questa sera sono riuscita a finirlo...
Non so come possa essere venuto il capitolo, spero bene e soprattutto che sia attendibile....
Non so cos'altro dire quindi
A voi con le recensioni e....alla prossima!!!!

Ah non ho ancora ringraziato 1rebeccam, angelad, Caskett96, evelyn83, fhjlove97, LadyCrazy99, LaniePaciock, Luli87, minnie2287, plum90, Screec_94_, sofy_96, Vulpix e _cherry_ per aver aggiunto la mia storia tra le seguite e tutte le ragazze che la commentano!!!! Grazie!!!!!!!!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Remember me Rick



Una volta che le due donne furono uscite nella stanza calò il silenzio, ne Kate ne Castle sapevano cosa dire, era un silenzio imbarazzante. Lei ferma il fondo al letto che guardava in ogni direzione tranne lui, sembrava molto a disagio, lui di solito riusciva a sdrammatizzare in qualche modo o a portare il discorso su qualche altro argomento, ma questa volta proprio non ci riusciva, soprattutto non dopo il modo in cui Martha l’aveva presentata.
Fu Rick a spezzare quello strano silenzio
“Kate giusto?”
“Sì, esatto” rispose di rimando lei
“Guarda che mica mordo se ti avvicini eh….” disse sorridendo poi “Quindi noi due saremmo fidanzati?”
“Ehm….sì e no….insomma lavoriamo assieme da tre anni visto che tu da un giorno all’altro ti sei auto assunto come consulente civile del distretto dopo che ti avevo praticamente arrestato perché un serial killer utilizzava i tuoi libri per i suoi omicidi” disse avvicinandosi a lui
“Profumi di ciliegie. È davvero un buon profumo” affermò lui quando Kate fu abbastanza vicina
Kate si bloccò immediatamente appena sentì quella frase, lei sapeva precisamente quando Rick aveva sentito quel profumo e anche quando le aveva detto la stessa frase, era quando stavano indagando su quello strano caso della gente che pensava di essere dei vampiri il giorno di Halloween (che coincidenza)
“Kate che c’è? Perché sei così sovrappensiero?”
“Eh??? Ah no niente, mi è tornata alla mente una cosa”
“Riguarda noi?” chiese l’uomo tranquillamente
“Sì, sai la frase che mi hai detto poco fa l’avevi già pronunciata 2 anni fa durante un caso che stavamo seguendo” affermò con lo sguardo triste
“Ecco perché mi ricordava qualcosa. Kate mi spiace non riuscire a ricordarti, vorrei fosse semplice come è successo con mia madre, ma non so perché con te sembra essere molto più difficile e non so se tu vorrai aspettarmi finché non ricorderò tutto……sperando che questo avvenga”
“Rick, tu mi sei stato molto accanto in questi quattro anni, sei stato pazientemente in disparte aspettando che io mi aprissi con te ed un po’ alla volta questo è successo. Ti ho raccontato cose che poche persone sanno, anche se tu in questo momento non te ne ricordi, ma sono sicura che col tempo ti ricorderai tutto e tutto tornerà come prima ed io ti darò una mano, ti starò sempre accanto”
Castle non sapeva cosa dire, davvero una persona come Kate aveva deciso di mettersi con lui ed aveva deciso di aiutarlo anche se lui non ricordava niente della loro storia? Cavoli tutta la sua vita era come scomparsa dalla sua mente da un momento all’altro, come poteva succedere qualcosa del genere? Non si dava pace, era terribilmente dispiaciuto del fatto che non si ricordava nulla di nessuno, sperava veramente con tutto il cuore che la sua memoria tornasse prima o poi, fu destato da questi pensieri da Beckett
“Rick, non ti abbattere vedrai che ti ricorderai” disse posando la sua mano sulla guancia dell’uomo e lasciandogli una piccola e delicata carezza
“Ma come fai a leggermi dentro?”
“Devo aver imparato dal miglior maestro che esista…tu. Lo fai sempre con me”
Passarono alcuni minuti dove entrambi non sapevano cosa dirsi ed ognuno era immerso nei propri pensieri, poi Castle ruppe quel silenzio
“Kate posso farti una domanda?”
“Ma certo”
“Cosa mi è successo? I medici dicono che sono stato molto fortunato visto che il proiettile non ha colpito organi vitali, ma non mi hanno detto come mai mi hanno sparato”
Beckett si aspettava questa domanda da quando erano rimasti soli, pensava di essere pronta per rispondergli, ma non era così, appena la sentì un velo di tristezza si abbatté su di lei
“L’hai fatto per salvarmi……quel proiettile era diretto a me, ma tu ti sei accorto che qualcosa non andava e pochi secondi prima che sparassero ti sei buttato su di me e mi hai protetto…” Si fermò un momento, non riusciva a continuare a parlare per via della voce roca e delle lacrime che si stavano facendo prepotentemente avanti fino a quando non riuscirono a liberarsi rigando il viso della detective “…ma per ora basta, ti racconterò il resto più avanti quando si presenterà il momento giusto”
Rick fece un semplice cenno d’assenso con la testa ed abbracciò la donna, dopo alcuni secondi la scostò di poco da se
“Comunque credo che lo rifarei ogni qual volta succedesse qualcosa del genere. Non so spiegarmi bene il motivo, visto che purtroppo non ricordo nulla, ma dentro di me so che non voglio ti succeda nulla di grave anche se sei una poliziotta” disse, poi si avvicinò ancora di più a lei e le sfiorò le labbra con le sue.
Kate rimase spiazzata per l’ennesima volta dal gesto dell’uomo, si allontanò di poco ma già quello bastò per farle sentire la mancanza della stretta dell’uomo che aveva finalmente capito d’amare quindi si riavvicinò a lui e lo strinse in un forte abbraccio. Rick si spostò di poco per fare spazio nel letto a Kate e la fece accomodare, o meglio accoccolare, meglio accanto a lui, lei diede un altro bacio a Castle e poco dopo entrambi si addormentarono abbracciati e con il sorriso sulle labbra.





Parola all'autrice

Eccomi finalmente un nuovo capitolo, questa sera sono riuscita a finirlo...
Non è lunghissimo, è solo una pagina word, ma meglio di niete, o no?
Non credo d'aver mai scritto una cosa del genere, quindi non so come sia venuta, nel senso che a me sembra molto dolce come capitolo e di solito non mi sono quasi mai immersa in capitoli di questo genere, di solito scrivo cose drammatiche...
Non so cos'altro dire quindi...
A voi con le recensioni e....alla prossima!!!!

Ah grazie ancora a tutti coloro che seguono e recensiscono la mia storia!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Remember me Rick



La mattina seguente quando il dottore entrò nella stanza per controllare come stava il paziente, notò che l’uomo era tranquillo e sorridente, e soprattutto in buona compagnia, da quando era arrivato in ospedale quella donna non l’aveva mia lasciato un secondo, si vedeva proprio che ci teneva a lui ed era anche sicuro che con l’aiuto della giovane detective sarebbe riuscito a recuperare presto la memoria, senza fare altro rumore uscì da quella stanza.
 
Dopo altre due settimane venne dato il permesso a Rick di tornare a casa, non vi erano più motivi per tenerlo in ospedale, le ferite fisiche si erano completamente rimarginate, ora aveva solo bisogno di riposo per recuperare al meglio le forze e soprattutto di tantissima tranquillità.
Prima di lasciarli andare il dottor Emerson aveva fermato “Mi scusi se la trattengo un momento ma per quanto riguarda quella sua idea di riportare il signor Castle al distretto…”
“Non si preoccupi dottore” l’aveva interrotto Kate “prima di farlo tornare al 12th passerà un paio di mesi di assoluto riposo, so cosa vuol dire recuperare da un ferimento, poi ne devo parlare ancora con il mio capitano e solo alla fine, sempre se riuscirò a convincerla, porterò Rick al distretto”
“Bene, allora arrivederci, perché presumo che accompagnerà il signore alla visita specialistica il prossimo mese”
“Certo! Arrivederci” salutò allontanandosi.
 
Kate accompagnò Rick a casa e poi si diresse al distretto anche se ormai era quasi sera, doveva parlare al più presto col capitano Gates per informarla dell'idea avuta ed appoggiata dal dottore di far tornare Castle al distretto per fargli ritornare la
memoria, insomma ‘fuori il dente, fuori il dolore” come si dice di solito. Sapeva benissimo che al loro capitano Rick non andava a genio per il suo modo di fare e
soprattutto per il fatto che non era un poliziotto ma un personaggio famoso, ma avrebbe anche dovuto
ammettere che negli ultimi 4 anni avevano risolto numerosi casi anche grazie a lui.
 
Arrivata al distretto si avviò immediatamente verso l’ufficio e bussò per entrare.
“Avanti” pronunciò la Gates mentre alzava il capo per vedere chi fosse la persona alla porta poi “oh detective Beckett, qual buon vento? Non l’ho vista al distretto per tutto il giorno stavo iniziando a preoccuparmi, sa non vorrei doverla licenziare”
“Scusi signore, ma oggi hanno dimesso Ri…ehm…Castle ed il dottore ha voluto parlare anche con me e poi l’ho accompagnato al suo appartamento”
“Perfetto, quindi da domani può tornare a pensare tranquillamente al suo lavoro” affermò appoggiandosi allo schienale della sedia.
“Mi scusi ma devo dissentire, nel senso tornerò sicuramente al distretto a lavorare, ma non potrei mai lasciare Castle da solo, anche perché, come le ho già detto, sua madre mi ha presentato come la sua fidanzata quindi…”
“Ah già, ma vedo che a lei questo ruolo non spiace…”
Kate rimase spiazzata da quest’affermazione e non sapeva come ribattere, si schiarì la voce e riprese il discorso che aveva iniziato cercando di arrivare al punto cruciale nel minor tempo possibile, voleva tornare da Rick il prima possibile
“Comunque io oggi sono venuta qui per informarla che probabilmente dal prossimo mese tornerà al distretto anche Castle co……”
“COSA? Non se ne parla nemmeno” la interruppe Gates “io non sono come il capitano Montgomery, non acconsentirò mai che un civile, famoso per giunta, affianchi la migliore squadra che il mio distretto abbia”
“Capitano vorrei farle notare che la ‘migliore squadra’, come la chiama lei, è divenuta tale da quando vi è entrato a far parte Rick, prima eravamo tre normalissimi detective che risolvevano i casi d’omicidio.”
La Gates in questo caso non poté obbiettare nulla perché effettivamente anche i registri del distretto avvaloravano questa cosa.
“Ma tornando al discorso di prima, la scelta di riportare Castle qui più avanti quando si sarà ripreso meglio, mi è stata consigliata proprio dal dottor Emerson questa mattina perché il ritornare qui potrebbe aiutarlo a ricordare”
“Allora mi faccia avere una carta firmata da questo dottore, solo allora potrò acconsentire a questa situazione. E siccome so che lei me la farà avere il prima possibile, l’avviso già che sarà una cosa temporanea, ovvero quando il signor Castle recupererà la memoria non lo voglio più vedere in questo distretto, neanche se dovesse passare solo per venirla a prendere per andare a cena o per salutare la squadra. Chiaro?”
“Certo signore” affermò con voce dura Kate uscendo dall’ufficio
 
Prima di uscire dal distretto si diresse in obitorio da Lanie
“Qual è il soprannome della Gates?” chiese entrando
“È…cosa?” domandò Lanie colta all’improvviso dall’ingresso della detective
“Come viene soprannominata la Gates?”
“Ah…‘Iron Gates’, perché?”
“Perché mai soprannome fu più azzeccato…ti giuro se non le mettevo le mani addosso prima poco ci mancava, mi sono trattenuta solo perché è il mio capo” affermò stizzita sedendosi su uno dei tavoli
“E che è successo poi???”
Beckett rimase un paio di secondi in silenzio e poi cominciò a raccontare la discussione avuta poco prima con il capitano.
Finito il breve racconto aspettò che Lanie ribadisse qualcosa ma dalla bocca dell’amica non uscì una sola sillaba
“Lanie che hai? Ti sei imbambolata?”
“No……è che non mi immaginavo che quella donna arrivasse a tanto, insomma alla fine non può non ammettere che negli ultimi anni il nostro scrittore ci ha dato una grandissima mano”
“Eh lo so, ma non preoccuparti domani vado dal dottor Emerson e mi faccio scrivere quello che la Gates vuole avere”
“Comunque tesoro ora noi due usciamo a cena e mi racconti tutto. Come sta Castle e soprattutto come stai tu”
“Ma…”
“Niente ma…ora andiamo a cena e poi potrai tornare dal tuo scrittore, tanto al momento è a casa assieme alla famiglia, lascialo un po’ con loro, magari così recupererà la memoria della sua famiglia”
“Hai ragione, dai andiamo, mi farà bene sfogarmi un po’”
“Ora si che si ragiona!!!” affermò il patologo prendendo la giacca ed avviandosi all’uscita con l’amica




Parola all'autrice

Salve, finalmente sono riuscita a scrivere un nuovo capitolo, è più di un mese che non scrivo *me si nasconde dalla vergogna*
Tra l'altro spero che vi piaccia, lascio a voi la parola ora...

Allora alla prossima, sperando non passi un altro mese, ma non prometto nulla =)p.s

p.s.: ho deciso di inserire in questo capitolo e di conseguenza aggiungere a tutte le altre l'immagine (rimpicciolendola un po') che tempo fa mi ha creato ShipperFatale e che non smetterò mai di ringraziare

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Remember me Rick



Nello stesso istante in cui Kate usciva con la sua amica per sfogarsi, Rick nel suo appartamento si stava risvegliando dopo essere rimasto a letto tutto il pomeriggio, anche se non aveva fatto nulla di particolare si sentiva sempre stanco, magari era dovuto alla ferita ed al fatto che non ricordasse quasi nulla della sua vita, soprattutto degli ultimi anni.
Da quando si era risvegliato poteva dire di aver ricordato praticamente tutta la sua infanzia ed anche gli inizi della sua carriera, quest’ultimo grazie ai libri di Derrik Storm che aveva trovato in quello che doveva essere il suo studio.
Ma vi erano altri libri che non riusciva proprio a ricordare quando e come li avesse scritti, per il quando bastava che guardasse la data di pubblicazione, ma non sapeva come mai negli ultimi anni non faceva altro che scrivere di questa Nikki Heat, oddio sua madre ed anche la stessa Kate gli aveva detto che si ispirava proprio alla detective/fidanzata per quel personaggio da quando aveva incrociato la strada della poliziotta quattro anni prima, ma allora perché non gli tornava alla memoria niente sulla sua collaborazione al distretto, sui tre libri che aveva scritto e soprattutto sulla donna che doveva essere la sua donna?
Questo non riusciva proprio a capirlo e con un moto di stizza lanciò il bicchiere che aveva in mano contro un pannello che raffigurava la copertina di quello che dovrebbe essere il terzo libro della saga “Heat Rises”. Questo gesto fece riaffiorare dei ricordi riguardo ad una scena praticamente identica avvenuta poco tempo prima pensò lo scrittore dato che il pannello era uguale, in quel momento la sua testa non voleva smettere di fargli male quindi dovette accasciarsi a terra e prenderla tra le mani mentre dentro di essa comparvero altre immagini relative ad una litigata avvenuta con Kate quello stesso giorno
 
*FLASHBACK*
“Lascia perdere. Ti uccideranno Kate. E se non ti interessa...almeno pensa all'effetto che farà a chi ti vuole bene. […]”

 “Si, beh, se non sbaglio è la mia vita, non il tuo parco giochi personale. […]”

“Non mi conosci Castle. Pensi di si, ma invece no”

“Sai cosa siamo Castle? Siamo il passato. Adesso vattene”
*FINE FLASHBACK*
 
Nel mentre Martha aveva sentito il rumore del bicchiere lanciato contro qualcosa e accorse immediatamente nello studio del figlio, vedendolo a terra e che si teneva la testa ebbe subito paura e corse verso di lui
“Rick tesoro cos’hai?” chiese preoccupata
Rick era come in trance, quel ricordo l’aveva sconvolto parecchio, soprattutto l’ultima frase che era riuscito a capire, ma allora era ancora insieme a Kate o quest’ultima l’aveva lasciato?
Riprese il controllo della situazione solo dopo essere stato chiamato e scosso nuovamente dalla madre. “Niente madre, credo di essermi un po’ stancato e questo mi ha causato un po’ di mal di testa” affermò mentendo, ma appuntò mentalmente il fatto di dover parlare con Kate di questo ricordo che era comparso per capire come stesserò veramente le cose tra loro.
“Ok, ma ho sentito qualcosa cadere per terra”
“Ah, è che questa situazione non riesco a sopportarla e mi stressa, ho avuto un moto di stizza lanciando il bicchiere contro il pannello della copertina del libro, comunque niente di grave” concluse con un falso sorriso per far tranquillizzare la madre.
“Lo so caro, dev’essere molto difficile non riuscire a ricordare quello che si vuole, ma vedrai che col tempo tutto tornerà alla normalità!”
“E se questo non dovesse accadere?”
“Non essere così pessimista…” disse avvicinandosi al figlio e poggiandogli una mano sulla spalla “…ma anche qualora potesse succedere una cosa del genere tu non devi pensare al passato ma al futuro e sappi che io, Alexis, Kate e tutti i ragazzi del 12th ti staremo sempre accanto”
“Grazie”
“E di che? Ho semplicemente detto la verità”
“Madre, so che deve essere difficile anche per voi questa situazione, ma cercate di non farmela pesare più di quanto non lo sia già e di questo ve ne sarò sempre grato, a tutti! E spero veramente di tornare a ricordare tutto! Ora però vorrei ricordare qualcosa di mia figlia” concluse pensando quanto fosse strano pronunciare quella parola e non ricordarsi assolutamente nulla di le, la sua nascita, i primi passi, la prima parola, tutte cose che rendono orgoglioso un padre
“Nell’armadietto in parte alla scrivania tieni tutti gli album fotografici di famiglia, prova a partire da lì, sono sicura che ti aiuteranno parecchio. Io ora devo uscire, sai le prove per lo spettacolo”
“Grazie mamma! Vai tranquilla, tanto non ho nulla da fare, aspetterò che Alexis torni dal cinema guardandomi un po’ gli album come mi hai consigliato”
“Allora la tua mamma star se ne va” disse uscendo dalla stanza con il suo solito modo da superstar e facendo sorridere Rick.
Appena sentì chiudere la porta Rick si avvicinò all’armadietto ed estrasse gli album fotografici, ne prese uno e si sedette sulla poltrona davanti alla scrivania iniziando a sfogliarlo.
Le immagini gli scorrevano velocemente sotto gli occhi ed alcuni ricordi pian piano riaffioravano nella sua memoria, non poteva dimenticarsi della figlia per niente al mondo quindi bastarono le immagini di lei da piccola o di quando giocavano in casa con i laser tag, tiravano di scherma ecc. per far si che l’intera esistenza di sua figlia gli tornò in mente.
Era veramente felice per questo fatto, ma allo stesso tempo molto triste, insomma di sua madre e sua figlia si era ricordato quasi subito e con un piccolo sforzo, mentre qualsiasi cosa facesse per ricordare Kate ed i ragazzi del distretto era vano, eppure aveva condiviso con loro gli ultimi 3 anni della sua vita.
Con in testa questi pensieri e le foto della figlia si addormentò.




Parola all'autrice

Ed ecco qui un nuovo capitolo di questa storia.
Cavoli Rick ha avuto un primo flasback su Kate, certo non era dei migliori, ma sembra che piano piano inizi a ricordare.
Invece per quanto riguarda la figlia si è ricordato subito, solo guardando le foto...beh un padre è sempre un padre è veramente difficile che non si ricordi della figlia, anche se ha perso la memoria nel suo subconscio meno profondo lei è presente e quindi basta un piccolo input per far riaffiorare i ricordi (almeno spero di non essere stata troppo frettolosa e di non aver scritto cretinate, ma se no mi diventava troppo lunga e che siamo già al 9° capitolo O.O)

Beh ora è meglio che smetta di parlare se no tra un po' scrivo più della lunghezza del capitolo, anche se anche quest'ultimo non è lunghissimo =P
Quindi vi ringrazio per l'attenzione e vi do il via ai commenti belli e/o brutti!
Alla prossima
Sere

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Remember me Rick



Kate era sulla strada di ritorno verso casa Castle, visto che sia Martha che Alexis le avevano chiesto di trasferirsi da loro almeno fino a quando il loro scrittore non si fosse ripreso e stava pensando che quella appena trascorsa era una delle migliori serate da un paio di settimane a questa parte, Lanie era riuscita a farla distrarre così come succedeva prima del ferimento di Rick.
Erano circa le 22 quanto Kate entrò nell'appartamento, pareva che ne Martha ne Alexis fossero ancora rientrate dalla loro serata nonna/nipote, ma le luci dello studio erano accese quindi Rick doveva essere ancora sveglio. Si diresse immediatamente li e lo vide seduto sulla poltrona con in mano l'album di famiglia, ma non lo stava sfogliando, anzi stava proprio russando, le dispiaceva svegliarlo ma sapeva che se avesse continuato a dormire in quella posizione la mattina dopo sarebbe stato ancora più a pezzi.
“Ehi Rick sveglia” sussurrò vicino alle orecchie dello scrittore, ma sembrava dormisse come un sasso. Provò anche a chiamarlo alzando un po' la voce ma niente.
Alla fine decise di scuoterlo per risvegliarlo, e questa volta funzionò perché Castle scattò a sedersi in un baleno chiedendosi che cosa fosse successo e vagando con lo sguardo per la stanza fino a quando non incrociò lo sguardo di Kate.
“K…Kate…tutto ok?”
“Certo Castle, solo che ti ho visto addormentato qui in una posizione scomoda per la tua schiena ed ho preferito svegliarti perché così tu possa andare a stenderti a letto” affermò con un sorriso sincero sulla bocca
“Ah grazie” disse alzandosi dalla poltrona ed andando verso la scrivania
La detective che era in lei notò subito il fatto che Rick si comportasse in maniera strana, ma non sapeva se fosse dovuto al fatto che la ferita facesse ancora male o per quale motivo, comunque non sopportava l’idea di vederlo così, voleva sapere quindi fece l’unica cosa plausibile in quel momento, ovvero avvicinarsi e chiederglielo…
“Rick tutto bene? Ti vedo strano, non è che ti fa male la ferita?”
“Sì…sì tutto ok, la ferita in questo momento non mi fa male” affermò cercando di essere il più convincente possibile, poi sottovoce aggiunse “almeno quello”
Ma Kate sapeva riconoscere che stesse mentendo, in fondo era la migliore detective del suo distretto
“Rick non mentire, dai lo sai che puoi dirmi tutto”
Castle capì di non poter scampare a questo “interrogatorio” e alla fine anche lui voleva chiarire i mille dubbi che l’ultimo ricordo gli aveva causato. Prese un lungo respiro, si risedette su una delle poltrone, aspettò che anche lei si sedette e poi cominciò a raccontare
“Questa sera mentre ero qui nello studio ed avevo in mano un bicchiere ero frustrato per il fatto di non riuscire a ricordare la mia collaborazione con te al distretto, degli ultimi libri che ho scritto e soprattutto di te…”
Kate stava per rispondergli, ma sapeva di dovergli lasciare spazio, quindi rimase in silenzio ad aspettare che lui continuasse
“Ho avuto un moto di stizza ed ho lanciato il bicchiere contro quel pannello” disse indicando il cavalletto nell’angolo “e questo mi ha fatto ricordare una cosa, non so di preciso che giorno fosse, però ricordo di aver avuto lo stesso moto di stizza che ho avuto oggi e poi mi è  tornato in mente di un litigio avvenuto con te, presumo prima di quel mio gesto, in cui tu alla fine mi dicevi che siamo il passato……” concluse abbassando il viso.
“Oh Rick…” disse lei inginocchiandosi davanti a lui e poggiando le mani sulle sue ginocchia “mi spiace, quello che hai ricordato è successo il giorno in cui Montgomery è morto, tu eri venuto per dirmi di lasciare perdere il caso di mia madre perché se no mi avrebbero ucciso, ma io ero talmente accecata che non ho fatto altro che urlarti che era la mia vita e che tu avevi chiuso con me e col distretto, ma la sera quando mi sono incontrata con Roy tu eri lì, perché lui ti aveva chiamato per portarmi via da quell’hangar, e tu l’hai fatto salvandomi” concluse prendendo una mano di Rick tra le sue
“E quindi è successo uno, due giorni prima del mio ferimento giusto?”
“Sì, e se io ti avessi dato ascolto, perché avevi ragione, non sarebbe successo nulla” affermò abbassando gli occhi ripensando a quel triste giorno.
Castle se ne accorse e con la mano libera le sollevò delicatamente il viso prendendola dal mento.
“Ehi, non devi sentirti in colpa ok? Quello che è successo è passato, io ora sto bene e sono qui con te” concluse asciugandole quella lacrima solitaria che stava solcando il suo viso ed attirandola verso sé per farla sedere sulle sue gambe ed abbracciandola.
Rimasero in quella posizione per un tempo che parevano ore, poi ad un certo punto Kate scostò il viso dalla spalla di lui e dopo aver preso coraggio disse
“Rick, non riesco ad andare avanti con questa farsa…” e lo guardò con uno sguardo triste.
“Di che farsa parli?” chiese preoccupato.
“Tua madre mi ha presentato come tua fidanzata ma…ma…”
“Ma…” sempre più preoccupato.
“Oh ti prego, già è difficile da dirtelo, se poi tu mi interrompi…”
“Scusa, dai va avanti”
“Stavo dicendo, noi non eravamo fidanzati……”
Si fermò un secondo per far assimilare la notizia al suo scrittore poi continuò
“Almeno non lo eravamo ufficialmente, ma tutti e due sapevamo di provare qualcosa che andava oltre l’amicizia nei confronti dell’altro, tu mi sei sempre stato accanto anche, e soprattutto, nei momenti difficili, ma io non ero pronta ad aprirmi a te, ma se tu non mi eri lì vicino io ero triste.” Si accoccolò meglio nell’incavo del collo di lui e continuò “Ho capito che voglio provarci con te, e ne ho avuto la conferma quando il giorno del tuo ferimento mi hai protetto e mi hai detto d’amarmi, e ho capito che non potrei passare il resto della mia vita senza averti accanto,”
“Io non ricordo nulla, mi spiace”
“Rick non mi interessa se ricorderai il nostro passato, anche se mi farebbe molto piacere perché ne abbiamo passate di tutti i colori, io voglio vivere con te il presente ed il futuro possibilmente” concluse guardandolo dritto negli occhi e baciandolo.
“Ed io farò il possibile perché ciò si avveri, ma anche per ricordare il nostro passato insieme al distretto, anche per quanto riguarda gli altri ragazzi” affermò sorridendo per poi baciarla nuovamente
Quando si separarono Kate si riposizionò col volto poggiato nell’incavo del collo.
“Ti amo Rick” sussurrò dolcemente.
“Ti amo anche io……almeno su questo credo che il vecchio ed il nuovo Rick siano d’accordo” concluse sorridendo e lasciando un bacio sui capelli della sua amata.




Parola all'autrice

Ed ecco qui un nuovo capitolo di questa storia.
Pensavo di incentrare questo capitolo su Castle padre e Castle figlia, ma alla fine mi è venuta in mente questa cosa e non ho potuto non buttarla giù.
Ma il chiarimento tra padre e figlia, o meglio il rilevare che il padre si ricorda della figlia avverrà spero nel prossimo capitolo!!!
Beh se siete arrivate fino a qui vuol dire che almeno avete letto, ma spero vi sia anche piaciuta!!!!
Non sapevo se far dire a Kate che non era vero che stavano insieme oppure lasciare che facesse finta di niente, ho provato a scrivere il primo caso e mi è piaciuto, quindi ho pensato di pubblicarlo senza modifiche

Un grazie immenso a Federica (Fedss_) per aver letto in anteprima il capitolo!!!!
Vi ringrazio per l'attenzione e vi do il via ai commenti belli e/o brutti!
Alla prossima
Un abbraccio
Sere

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Remember me Rick



Erano ancora abbracciati quando a Kate sorse l'ennesimo dubbio.
“Rick, ti prego dimmi che questa situazione non è dovuta alla tua amnesia ed a quello che ha detto tua madre all'ospedale quando ti sei svegliato”
“Kate ti posso assicurare che tutto questo è vero, non c'entra nulla la mia situazione, è vero potrebbe sembrare strano, ma dal primo momento che ti ho vista al mio capezzale ho capito che per te provavo qualcosa, anche se all'inizio non riuscivo a capire bene cosa fosse, poi quando mia madre ti ha presentata come mia fidanzata un sentimento si è risvegliato in me, io ti ho sempre amato e questo non potrà mai cambiare, qualunque cosa accada, te lo prometto”
“Quindi mi starai per sempre accanto?” chiese ancora dubbiosa.
Always, o almeno finche tu mi vorrai al tuo fianco.”
“Grazie Rick, sia non riesco ancora a capire come posso meritarmi tutto questo…”
“Semplicemente perché sei straordinaria!”
 Rimasero abbracciati ancora per una manciata di minuti poi fu Rick a rompere il silenzio.
“È meglio che ci spostiamo in camera, è tardi, io sono un po’ stanco e tra poco dovrebbe anche tornare Alexis……beh con lei comunque parlerò domani.”
“Cosa devi dirle, se non sono troppo impicciona” chiese Kate sorridendo ed alzandosi.
“Tu impicciona???? Ma quando mai” la canzonò Castle “comunque devo parlarle del fatto che oggi pomeriggio mi sono ricordato anche di lei...” affermò abbassando la voce
“Ma è fantastico!!!!”
“Già, spero solo di riuscire a ricordarmi presto anche di tutti i ragazzi del distretto, di te e di quello che è successo quel dannato giorno.”
“Vedrai che con calma e con l’aiuto di tutti noi ce la farai, ma non devi sforzarti troppo, ti farebbe solo del male, e poi domani pomeriggio non hai anche la visita di controllo?”
“Hai ragione, me n’ero completamente dimenticato…se non ci fossi tu…”
“Saresti perso come sempre” concluse Kate facendogli la linguaccia.
“Cara scappa perché ora ti prendo, e se ti prendo….” disse ridendo ed iniziando a correre cercando di prenderla.
 
La mattina sopraggiunse cogliendoli ancora addormentati stretti un tenero abbraccio e con uno splendido sorriso sui loro volti.
Alle prime luci che filtrarono dalla finestra Kate si svegliò, cercando di non fare rumore uscì dal letto e si diresse verso il bagno, dopo neanche 10 minuti uscì pronta per andare al distretto, ma fu bloccata da un certo scrittore che l’abbracciò da dietro.
“Buongiorno mia musa!”
“Buongiorno, ma quante volte ti ho detto che non mi devi chiamare in quel modo perché se no ti spezzo le gambe?”
“Co…come scusa?” chiese titubante Castle.
Kate aveva pronunciato quella frase senza pensarci, ma sentendo quello che Rick le aveva risposto le era subito tornato in mente che lui, purtroppo non ricordava nulla di loro.
“Dev'essere una frase che tu mi hai già detto molte volte vero?”
Lei non poté far altro che annuire silenziosamente col capo.
“Effettivamente pensandoci qualcosa mi ricorda...”
“Davvero????”
“Sì, ma è ancora molto vago”
“Beh come ti ho già detto vedrai che ricorderai....ora però devo andare se no la Gates mi fa nera. Ci vediamo nel pomeriggio così ti accompagno alla visita.”
“Vieni anche tu?” domandò sorpreso.
“Certo, così posso anche chiedere il certificato che tanto vuole il capitano per farti tornare al distretto”
“Che certificato?”
“Quello che attesta che tu hai bisogno di tornate al distretto per riuscire a recuperare parte della memoria! Ma tu ora pensa a parlare con tua figlia”
“Non sai quanto ti amo, ti prodighi così tanto per me” disse Rick stringendola nuovamente in un abbraccio.
“Faccio solo quello che anche tu faresti, ed hai fatto, per me. Ora però devo veramente andare” disse sciogliendo mal volentieri quell'abbraccio “ma prima manca una cosa...”
Vedendo che lui non capiva si riavvicinò e posò le labbra sulle sue, dopo un paio di secondi, che però ai due parvero un eternità, si staccò.
“Mancava il bacio, ora si che è un buongiorno” affermò sorridente prima di uscire dalla camera, sapendo che  se fosse rimasta un minuto di più a perdersi in quegli occhi azzurri non ne sarebbe uscita tanto facilmente.
“Ci vediamo oggi pomeriggio allora” urlò Rick mentre si dirigeva in cucina e giusto pochi secondi prima d sentire la porta di casa chiudersi.
 
Mentre Castle stava preparando la colazione lo raggiunse in cucina Alexis.
“Buongiorno padre” disse avvicinandosi al bancone.
“Giorno a te, pumpkin.”
“S…scusa papà come mi hai chiamato?” chiese Alexis ancora shockata da quello che aveva appena sentito.
“Pumpkin…perché ho sbagliato qualcosa.”
“No, ma era da tanto che non mi chiamavi più così.”
“Mi è tornato in mente ieri sera mentre guardavo dei vecchi album fotografici.”
“Papà ma è una cosa fantastica, questo vuol dire che pian piano ti stai ricordando anche di me” affermò abbracciandolo.
“Lo so figlia mia, vorrei poter avere ricordi anche per quanto riguarda gli altri, ma sono felicissimo di ricordare in primis della mia famiglia! Alla fine tu sei sempre la mia bambina.”
“Ma non sono più una bambina però e tra un po’ andrò via di casa per il college.”
“Lo so, però io ti vedrò sempre come la mia bambina con cui andavo al parco giochi, e quanto ci divertivamo, la bambina con cui giocavo a scherma ed ai laser tag in casa, con cui facevo la maratone di film…d’horror soprattutto, la bambina con cui per tirarci su di morale mangiavamo gelato, quella che fin da piccola vinceva tantissimi premi nelle varie competizioni scolastiche, la più brava, poi come dimenticare quando ci hai dato una mano per scoprire l’assassinio della cantante dei Blue Pill e come ti sei divertita al concerto…insomma tu sei adulta, ma io mi ricorderò sempre queste cose e non potrai evitarmi di chiamarti ‘la mia bambina’.”
Alexis era rimasta completamente senza parole, guardava il padre sconvolta da quello che aveva appena sentito, era già qualcosa sapere che aveva iniziato a ricordare qualcosa di lei, ma sentirsi raccontare in un unico discorso tutta la sua vita stava a significare che ricordava praticamente tutto e questa cosa l’aveva proprio spiazzata, ma nello stesso tempo era felicissima.
“Honey ho detto qualcosa che non andava?” chiese Rick preoccupato per il fatto che la figlia non diceva nulla.
“No, no papà, è solo che questo discorso mi ha un po’ scombussolato….insomma avevo capito che avevi iniziato a ricordarti di me, non che ricordavi tutto” affermò con gli occhi lucidi.
“Scusami, è stata un po’ anche colpa mia, non ho messo le cose in chiaro dall’inizio”
“Non scusarti………oh papà non sai quanto sono contenta!!!!” concluse abbracciando il padre, o meglio più che abbracciarlo lo stava stritolando.
“Ti voglio bene papà”
“Te ne voglio anche io piccola”




Parola all'autrice

Salve,
Finalmente sono riuscita a completare l'ennesimo capitolo!!!!! E forse questa volta è anche un po' più lungo del solito.
Non so come possa essere venuta, spero di non essere stata banale....

Come mi ha consigliato la mia Marlowstle preferita cercherò di iniziare a scrivere qualcosa sull'indagine per scoprire che è il cecchino che ha sparato al funerale, così oltre che allungare di un po' di capitoli la storia non la faccio diventare troppo banale, monotona e noiosa, sperando di non cadere mantenendo l'originalità, senza andare a copiare altre ff inserite..................oddio in cosa mi sto imbattendo......mannaggia a me e a quando mi è venuta l'idea di scrivere su questo XD

Beh ora vi auguro una buona notte...ed al prossimo capitolo (se mai riuscirò a scriverlo =P)
Bacissimi
Sere

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Remember me Rick



Al distretto le indagini sul “caso Castle/Beckett” era ad un punto morto, non si riusciva a trovare alcuna pista utile e quelle poche che avevano trovato non portavano mai ad un qualcosa di concreto.
Tutti i detective erano frustati, volevano arrivare ad una conclusione il prima possibile anche perché sapevano che finché il cecchino non veniva catturato sia Rick che Kate e le persone a loro vicine rimanevano in pericolo.
Un ulteriore problema era dovuto al fatto che non avevano ancora parlato di quello che avevano scoperto su Montgomery con la Gates, e non avevano alcuna intenzione di parlarne, almeno fino a che nel caso non si smuoveva qualcosa e soprattutto finché non saltava fuori qualcosa che collegasse il cecchino al vecchio capitano.
Tutti cercavano di fare del proprio meglio e di trovare ogni piccolo indizio che potesse smuovere il caso...
“Ragazzi trovato qualcosa?” domandò Beckett andandosi a sedere alla sua scrivania
“Macché, questo tizio pare essere scomparso nel nulla” rispose Esposito e poi Ryan aggiunse “Ed ho sentito che la Gates voglia chiuderlo perché non si hanno novità”
“Come????? Non può chiudere il caso....”
“Certo che posso” intervenne il capitano “in fondo sono io che comando qui, e se in mesi di ricerche non si è scoperto nulla non so perché dovrei tenere aperto un caso e togliere forze a casi più recenti e con una risoluzione più vicina”
“Ma capo...” cercò di controbattere Kate!
“Niente ma....ormai ho deciso, finché non salterà fuori qualche novità questo caso non verrà più seguito”
concluse Iron Gates raggiungendo il suo ufficio
“Fantastico, quindi ora tu e Rick rischiate la vita se questo cecchino si ripresenta e noi non prossima fare nulla perché non ci sono novità....non riesco ad accettarlo” sbottò Ryan
“Kevin lascia perdere, sono ordini, non possiamo fare altrimenti……almeno per ora”
“Kate ha ragione, finché non riusciamo ad avere qualche nuovo indizio non possiamo fare nulla” confermò Esposito
“Beh ma io non smetterò di indagare” precisò Kate “solo che non lo farò quando sono in servizio, diciamo che è un po’ come ho fatto, e come ha fatto anche Rick, per il caso di mia madre…voglio trovare quel bastardo!”
“E noi saremo con te! Giusto fratello?”
“Giusto! Conta su di noi!”
“Grazie ragazzi! Io ora vado, voglio accompagnare Rick alla visita di controllo”
“Ma tornerà vero?” domandò speranzoso Ryan
“La Gates vuole una richiesta scritta dal dottore ed io gliela farò avere…insomma anche Rick fa parte della squadra!”
 
Nel pomeriggio Kate e Rick si recarono in ospedale per la visita di controllo.
Il dottor Emerson fu molto contento di sapere che aveva recuperato la memoria sulla sua famiglia e reputava questo miglioramento un grande passo avanti verso il recupero della memoria, certo la strada da fare era ancora lunga visto che doveva ricordarsi ancora di tutti gli amici e soprattutto degli ultimi 4 anni, però stando al dottore, ce l’avrebbe fatta, con l’aiuto di amici e parenti
“Dottore, a proposito di aiuto, si ricorda che le avevo accennato la possibilità di farlo tornare al distretto? La ritiene ancora una buona idea?” domandò Kate sperando che non avesse cambiato opinione
“Certo che la ritengo una buona idea, in fondo lui ha passato molto tempo al distretto negli ultimi anni”
“Perfetto, però ci sarebbe un piccolo problema…”
“Quale sarebbe?” domandò il dottore
“Vede, subito dopo il ferimento di Richard al distretto è arrivato il nuovo capo e quest’ultimo non è molto favorevole al ritorno di Castle al distretto e mi ha riferito che lo accetterà solo dopo aver letto una richiesta scritta da lei”
“E dove sta il problema, basta dirlo, passi nei prossimi giorni e troverà quello che le serve e se vuole redatto anche di cartella clinica del paziente dove elenco il da farsi per il completo recupero”
“Grazie dottore”
“E di che?” disse sorridendo, poi rivolgendosi a Rick “Ah signor Castle, capisco la sua smania di ricordare tutto, ma non si sforzi troppo, ed anche quando ritornerà al distretto vada coi piedi di piombo. Noi ci vediamo tra un paio di mesi”
“Certamente dottore, grazie ed alla prossima!” concluse Rick avviandosi verso l’ascensore
“Ah dottore” lo bloccò Kate “anche se sono passati alcuni mesi, volevo chiederle scusa per lo sfogo che ho avuto dopo la seconda operazione, sa in quel momento non capivo più nulla”
“Cara detective, non deve scusarsi, quello purtroppo è stato un mio errore, e se potessi tornare indietro vi direi subito tutto, comunque l’importante è che tutto sia e stia andando per il meglio.” Poi prima di allontanarsi “Le auguro una buona giornata”
“Anche a lei e grazie!”
 
Dopo 2 giorni la richiesta per poter far reintegrare Castle nella squadra ed i relativi documenti erano pronti e la detective Beckett, arrivata al distretto di buon ora, la sistemò sulla scrivania del capitano in bella vista così che appena la Gates fosse arrivata l'avrebbe vista.
Intanto Ryan ed Esposito alle loro scrivanie stavano discutendo sull'organizzazione della festa di bentornato per Castle nel pomeriggio, tutti gli agenti al distretto non vedevano l'ora di riabbracciare il loro scrittore preferito, a tutti era mancato in quei mesi e tutti avrebbero dato una mano per fargli tornare la memoria.
Un ora dopo Kate era nuovamente nell'ufficio del capitano
“Allora detective vedo che è riuscita nel suo intento. A questo punto non posso contestare la richiesta, ma posso assicurare che appena il signor Castle combinerà qualcosa di scorretto o sbagliato, o metterà in pericolo la sua o la vita degli altri detective farò in modo che non riesca più a mettere piede in questo distretto. Sono stata chiara?”
“Certo capitano!”
“Bene ora torni al lavoro, o meglio ad organizzare la festa di bentornato per oggi pomeriggio” concluse congedando Kate
Appena quest'ultima fu uscita dal suo ufficio Victoria si lascio cadere sulla sua poltrona
“Certo che  tenere in alto l'appellativo di Iron Gates e quindi essere così severa è molto dura...magari tra un po' gli farò conoscere il vero Capitano Gates” concluse appoggiandosi allo schienale con un sorrisetto sulle labbra...




Parola all'autrice

RULLO DI TAMBURI........
Et voilà Serena ha finalmente pubblicato!!!!!!
*ola in corso*
Salve, da quanto tempo non ci si vede eh....
Scherzi a parte, scusate il maxi ritardo ma purtroppo ho problemi a casa, oltre che impegni vari tra animazione ecc...
Ho scritto questo capitolo e Cris ha detto che va bene, quindi fidandomi di lei, ho deciso di pubblicarla =D
Beh da come si intuisce dal prossimo capitolo Rick tornerà al distretto e poi....e poi boh, si vedrà man mano...

Alla prossima =)
Sere

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 - Parte 1 ***


Remember me Rick



Era quasi tutto pronto per il ritorno di Castle al distretto, quelli appena trascorsi erano stato mesi molto pesanti anche per gli agenti del 12th, tutti avevano sentito la mancanza di quel pazzo scrittore con le sue teorie sui complotti della CIA, su alieni e cose simili.
Ora per molti di loro era diventato un eroe a tutti gli effetti, si aveva salvato la vita a Kate anche altre volte, ma al funerale del capitano, se si può dire, aveva superato se stesso rischiando in prima persona molto più delle altre volte.
La festa che gli stavano preparando era comunque sobria, un po' perché non volevano una strigliata dalla Gates e un po' perché non sapevano come avrebbe reagito Rick.
 
Nello stesso istante a casa Castle Richard si stava preparando per il suo ritorno.
“Ma come posso tornare in un luogo che non mi ricordo nemmeno?”
“Figliolo, piantala di preoccuparti, al distretto ti vogliono tutti bene e di sicuro non ti faranno pesare il fatto che tu per un po' non ti ricordi di loro”  lo rassicurò Martha.
“Ma se non dovessi mai più ricordarmi di loro??? Non credo di essere pronto a quest'evenienza.”
“Come hai ricordato di me ed Alexis ti ricorderai anche i loro, hai bisogno solo di tempo e di riprendere le tue vecchie abitudini” affermò sedendosi accanto al figlio.
“E quali sarebbero queste vecchie abitudini?”
“Beh fare il bambino capriccioso e cacciarti sempre nei guai” concluse con un sorriso sulle labbra.
“Ora vai a finire di prepararti che tra poco Kate sarà qui.”
“Grazie madre, ti voglio bene” disse Castle alzandosi dal divano e dando un bacio alla madre.
Martha rimase stupita da quell'azione ed anche dall'affermazione fatta dal figlio e Rick se ne accorse.
“Che ho detto di male??” chiese preoccupato.
“Niente Richard, solo che non sono abituata a sentirmi dire 'Ti voglio bene'. Le uniche volte che l'hai fatto degli ultimi quattro anni è stato quando eri in pericolo di vita”
“Mi spiace” ammise Castle abbassando gli occhi.
“Oh darling, non devi. Lo devo ammettere non sono stata una brava madre quando tu eri piccolo, ti ho fatto vagare per tutta l’America per via del mio lavoro e non posso immaginare quando sia stato duro per te, poi il fatto di non aver avuto una figura paterna ha peggiorato la cosa.”
“Ma non è vero, non mi hai mai fatto pesare queste cose” affermò alzando lo sguardo sulla madre, ma quando vide lo sguardo indagatore di essa non poté non precisare una cosa.
“Ok, forse quando ero piccolo, fino alle medie, il fatto di non aver avuto una figura paterna un po’ mi è pesato, soprattutto quando vedevo gli altri genitori venire a prendere i figli all’uscita da scuola o alle varie feste organizzate per le famiglie…”
“Beh anche perché, oltre al fatto che non ci fosse tuo padre, praticamente neanche io sono mai venuta a prenderti o ho partecipato a qualche festa…e di questo me ne farò sempre una colpa, ma in quegli anni ero molto presa dal mio successo.”
“Ma poi ho trovato il modo per non farmi pesare più questa cosa.”
“Sì immaginandoti tuo padre come una persona ogni volta diversa e con mille mestieri.”
“Ma, ammettilo tutti mestieri fantastici…agente della CIA, astronauta e chi più ne ha più ne metta” concluse ridendo e facendo ridere anche la madre.
 
“Richard, voglio svelarti una cosa…” disse Martha dopo alcuni minuti, facendosi più seria e sedendosi sul divano “non è vero che non so chi sia tuo padre come ti ho sempre fatto credere, è che non avevo il coraggio di dirtelo e negli ultimi quattro anni è stato ancora peggio…”
“Perché me lo vuoi dire proprio ora?” chiese Rick sedendosi anch’esso sul divano.
“Non lo so il perché, ma non riesco più a tenermi dentro questa cosa, anche se so che tuo padre, purtroppo, è morto anni fa…” dopo aver pronunciato questa frase si fermò per far assimilare al figlio quanto appena detto, poi riprese...
“Ci siamo conosciuti 43 anni fa, lui era già sposato ed aveva un figlio, la nostra è stata una storia di un paio di mesi, ma furono molto intensi. Dopo quattro mesi lui però decise di troncare perché vedeva che stava facendo soffrire la moglie e non voleva anche perché era ancora molto innamorato di lei, ed anche per questo motivo che non gli dissi che ero incinta…”
“Ma tu l’amavi?”
“Sì, te l’ho detto, quei mesi sono stati bellissimi ed intensi, lui era molto affettuoso, ma non l’ho incolpato per quello che ha fatto, in fondo ero io nel torto perché lui era già sposato, ed io non volevo rovinare quella che era già una famiglia, quindi mi sono fatta da parte. Poi non ho più sentito parlare di lui o della sua famiglia, fino a quattro anni fa, quando ho risentito il suo cognome. All’inizio pensavo che fosse una coincidenza, ci sono tantissime persone con quel nome, poi però ho chiesto alla persona in questione se conoscesse Michael e mi confermò che era suo padre. Logicamente mi chiese come facessi a conoscerlo ed io gli dissi semplicemente che era un amico. Ed è stato lì che ho saputo che era morto”
“E quale sarebbe il cognome di Michael?” chiese Rick con un po’ di timore nella voce.
Martha prese un grosso respiro e poi pronunciò quel nome che mai nessuno avrebbe immaginato.
“Si chiamava…Michael…Michael Montgomery” ammise abbassando lo sguardo.
“Montgomery???” chiese con stupore dopo essersi ripreso da quella confessione, ma subito dopo alcuni pezzi del discorso gli tornarono alla mente.
“Aspetta…hai detto che hai risentito questo nome quattro anni fa…ma…ma è quando io ho iniziato a lavorare al distretto……e l'unico Montgomery al distretto era Roy………ciò vuol dire che………” ma si bloccò non riuscendo a finire la frase.
Martha annuì per confermare quello che stava passando nella testa del figlio.
 
Quella notizia sconvolse non poco Rick, non poteva credere di essere un parente del capitano Montgomery, o meglio il fratello minore...poi gli sorse un dubbio...
“Caro ho già capito qual è il tuo dubbio. È un caso raro, ma può capitare è successo perché i miei cromosomi hanno predominato su quelli del padre.”
“Ecco perché ho preso questa vena artistica” disse Rick cercando di allentare la situazione.
“Già……comunque tesoro, spero che tu non ce l’abbia con me ora che sai la verità.”
“Madre come potrei avercela con te, in tutti questi anni mi hai sempre aiutato e sostenuto. Se tornassi indietro non vorrei cambiare nulla di quanto è successo.”
“Grazie! Sei un bravo figlio” disse abbracciandolo.
 
Qualche secondo dopo il campanello della porta suonò...
“Questa dev’essere Kate, vai da lei ora, e se vuoi parlale di quello che ti ho detto” concluse la madre avviandosi verso la propria camera.





Parola all'autrice

Woo incredibile, sono già riuscita ad aggiornare, è un miracolo =P
A parte gli scherzi, quella che avete appena letto è un'idea bislacca che mi è venuta in mente l'altro ieri, credevo fosse una boiata ma Cri sembra essere piaciuta e mi fido della sua opinione =D
Mi ha anche consigliato di suddividere il capitolo in due parti, questa e quella che sto scrivendo in questi giorni con il ritorno di Rick al distretto...spero di riuscire a inserirla tra 2-3 settimane.

Beh detto questo spero che il capitolo vi sia piaciuto...
Ora vi auguro una buona settimana

Alla prossima =)
Sere

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 - Parte 2 ***


Remember me Rick



Rick si diresse verso la porta d’ingresso, era ancora sconvolto da quanto rivelatogli dalla madre, ma non si sentiva ancora pronto a condividere questo segreto con altre persone.
Arrivato davanti alla porta cercò di ricomporsi il più possibile per non far preoccupare Kate ed aprì la porta.
“Ciao Kate, già qui?”
“Ho deciso di venire un po’ prima per vedere se fosse tutto a posto, ed ho fatto bene, visto che tu sei ancora mezzo svestito” ridacchiò guardando Rick con la camicia mezza fuori dai pantaloni, la cravatta allentata e ancora scalzo.
“Dai che ti do una mano, se no non arriveremo in tempo” affermò avvicinandosi sistemandogli la cravatta e la camicia nei pantaloni
“Ma perché tutta sta fretta???”
“Castle te l’avevo già detto…la Gates ti vuole vedere per le 14 anche perché dopo è impegnata” disse Kate, ed in parte era vero, la Gates voleva veramente vedere Castle, ma non aveva dato nessun orario particolare
“Ah già…”
Dieci minuti dopo lo scrittore era pronto…
“Madre io vado” urlò da in fondo alle scale per farsi sentire da Martha che era ancora in camera, la quale scese subito a salutare il figlio
“Buona giornata” poi avvicinandosi per abbracciarlo “come stai?” sussurrò all’orecchio del figlio
“Meglio, anche se devo ancora metabolizzare bene la cosa”
“Però non tenerti tutto dentro, parlane con qualcuno quando ti sentirai pronto, va bene?”
“Certo mamma…ci vediamo questa sera”
“Mi raccomando stai attento…” poi rivolta alla detective “Kate lo affido a te”
“Cercherò in tutti i modi di tenerlo buono, non preoccuparti Martha”
Nell’uscire di casa Kate mandò un messaggio a Esposito per avvisarli che stavano per arrivare senza farsi vedere da Castle.
 
Nel giro di dieci minuti i due arrivarono al distretto.
Castle era smarrito, non si ricordava quasi nulla del posto.
“Kate……non ce la faccio” disse appoggiandosi ad una colonna, continuando a guardarsi intorno sperando di riuscire a vedere un particolare che potesse risvegliare la sua memoria, neanche quando i suoi occhi si posarono sull’ascensore che avevano usato per tutti gli anni scatto una qualche scintilla.
“Rick, calmati. Qui nessuno di noi vuole metterti fretta, tutti sappiamo che non ti ricordi degli anni passati qui, ma spero ti basti sapere che io ti starò sempre accanto, qualsiasi decisione tu prenderai”
“Grazie Kate, per me è un periodo veramente difficile, ma sapere che tu mi sei vicina è un grande aiuto” concluse avvicinandosi a lei e lasciandole un delicato bacio sulle labbra
“Rick ti prego siamo al distretto” disse non smettendo di arrossire
“Scusa ma ne avevo bisogno…e poi ho ricambiato l’imbarazzo che mi hai fatto provare tu prima” ma vedendo che Kate non capiva aggiunse “Insomma mi hai sistemato la camicia nei pantaloni, io non ero preparato ad una cosa del genere” concluse mostrando uno dei suoi sorrisi più smaglianti
“Ehm….si forse hai ragione…però ora andiamo se no la Gates si arrabbia del ritardo” disse dirigendosi verso l’ascensore tirando Castle per la mano.
 
Appena le porte dell’ascensore si aprirono Castle rimase spiazzato, il distretto era completamente vuoto, ma Kate non se ne preoccupava ed andava avanti come se niente fosse
“Ma Kate qui non c’è nes…” ma le sue parole vennero bloccate da un coro che si alzò in tutto il distretto
“BENTORNATOOOO!!!!!!!!” urlarono tutti gli agenti saltando fuori dai posti più disparati e raggiungendo lo scrittore per salutarlo, abbracciarlo e stringergli la mano.
Gli ultimi a salutarlo furono Ryan ed Esposito.
“Yo Castle, bentornato nella squadra” disse abbracciandolo
“Grazie ragazzi, non me l’aspettavo proprio” disse visibilmente commosso
“Beh se ora andiamo in sala relax ci sono un po’ di paste per festeggiarti” si intromise Ryan
“Ok, andiamo” concluse Castle seguendo gli altri
“Immagino lei sia il signor Castle, dovrebbe seguirmi nel mio ufficio” disse una voce alle spalle dell’uomo.
Castle si bloccò immediatamente e lentamente si voltò in direzione della voce
“Ah detective Beckett naturalmente deve venire anche lei”
“Certo capitano arriviamo”
“Quella è la famosa Iron Gates?” sussurrò Castle a Beckett
La detective annuì semplicemente col capo e continuò a camminare verso l’ufficio.
 
“Bene, chiudete pure la porta” affermò il capitano andandosi a sedere alla scrivania
“Signor Castle, forse la detective Beckett gliel’avrà riferito, ma io non lo rivolevo in questo distretto, ho acconsentito solo perché mi è arrivata una richiesta scritta da parte del suo medico curante. Però voglio mettere in chiaro delle cose, non voglio assolutamente casini dovuti alla sua presenza nelle indagini, io non sono come il capitano Montgomery chiaro?”
La mente di Castle all’udire quel nome volò al discorso avuto nel primo pomeriggio con la madre
“Signor Castle ha capito?” lo richiamò il capitano
“Eh…sì mi scusi ero un momento sovrappensiero……” si scusò immediatamente lo scrittore
“Sì sì ho capito benissimo, e le prometto che non cercherò mai di mettermi nei guai e soprattutto non intralciare la detective Beckett e la sua squadra”
“Bene, lei può andare a festeggiare, noto che i detective Ryan ed Esposito la stanno aspettando” disse guardando fuori dall’ufficio “Ah, bentornato in squadra signor Castle”
“Grazie capitano. Però aspetto anche lei a festeggiare” concluse sorridendo ed uscendo dall’ufficio
 
“Capitano, volevo assicurarle che lo terrò d’occhio” si permise di parlare Kate una volta che Rick chiuse la porta
“Beckett, ne sono assolutamente convinta. E sono anche convinta che lei farà un ottimo lavoro, sia come detective sia come aiuto per far ritornare la memoria a Richard”
“Cercherò di fare del mio meglio”
“Kate, devo essere sincera, ho preso informazioni su di te anche grazie a Montgomery, io e lui eravamo molto amici e quando mi chiamava mi parlava molto di te, di quello che hai passato e di come stavi. Quando Roy  ha accettato di avere Castle tra i piedi era sicuro che lui sarebbe riuscito a far diventare la vostra una vera famiglia non solo al lavoro, ma soprattutto nel trovarsi assieme anche dopo, ma soprattutto a farti sorridere di più…ed infatti aveva ragione, mi raccontava che negli ultimi anni non pensavi solo a risolvere l’omicidio di tua madre ma pensavi molto di più a vivere, pensa che Roy mi ha anche rivelato che si vedeva lontano un miglio che tra voi poteva esserci qualcosa di più oltre che l’amicizia, ma tu non riuscivi ad aprirti a causa della tua infanzia.”
Kate era praticamente senza parole, stava ascoltando il suo capitano come in trance. Victoria si alzò dalla sua poltrona e si accomodò accanto alla detective sul divano
“Roy mi ha detto che Rick ti ha aiutato in tutto questo, standoti sempre accanto ma lasciandoti il tuo spazio per capire, non ha mai forzato i tuoi tempi, anzi molte volte ha rinunciato…”
“Aspetti ma il capitano Montgomery aveva capito tutte queste cose e gliele ha riferite?” chiese Kate incredula
“Sì, come ti ho detto noi eravamo molto amici, ci confidavamo molte cose. Comunque posso dire di essere d’accordo con quanto mi ha detto. Ho visto fin dal primo momento che sono entrata in questo distretto quanto tu, Kevin, Javier e Lanie siete legati a Richard, dal primo momento si sono messi all’opera per catturare chi ha premuto quel grilletto, tu non lo lasciavi mai solo, appena finivi il servizio andavi al suo capezzale o a casa quando è stato dimesso ed hai fatto di tutto per farlo tornare qui.”
“Si ma lei era contraria….”
“Devo avere una facciata da dura per farmi rispettare, in fondo sono il capitano di questo distretto, e poi se smettessi di comportarmi così non potreste più chiamarmi Iron Gates. Ora andiamo a festeggiare se no gli altri si domanderanno dove siamo finite” affermò sorridendo
“Grazie capitano” concluse la detective alzandosi insieme e dirigendosi insieme al capitano verso la sala relax.
 
Erano giunti alla fine della giornata, tutti al distretto erano tranquilli e rilassati, il ritorno di Castle aveva portato una ventata di freschezza.
Rick era appoggiato allo stipite della porta della sala relax, dopo il colloquio con il capitano e la festa di benvenuto, poteva finalmente rilassarsi ammirando Kate che si preparava un caffè, quandosentì un braccio cingergli il collo ed un qualcosa di freddo e duro premere contro la sua tempia
“Ora io me ne andrò con lui….lo libererò solo quando mi sentirò al sicuro e non provate a seguirci” affermò il delinquente che era stato arrestato poco prima ma che era riuscito a rubare la pistola ad uno dei due agenti che lo stavano scortando in cella.
Appena Kate udì quelle parole il suo cuore si fermò e la tazza che teneva in mano cadde a terra rompendosi, si voltò verso quella voce portando la mano alla fondina sul suo fianco.
“Io non lo farei se fossi in lei detective” continuò l’uomo arretrando verso l’ascensore trascinandosi dietro Castle
“Peter lascialo andare” urlò uno degli agenti da cui era stato arrestato
“Ve l’ho detto, io non ci torno in galera”
La tensione al distretto aumentò, molti poliziotti arrivarono, pistole puntate, a dar man forte ai colleghi.
“Signor Sloan, lo sa vero che così si sta scavando la fossa da solo” cercò di scoraggiarlo Kate “Se lo lascia andare vedrò di mettere una buona parola su di lei col procuratore”
Ma Peter Sloan sembrava sempre più nervoso infatti la stretta al collo di Rick aumentava.
Lo scrittore non resistette più e con un movimento veloce del capo tirò una testata al suo aguzzino riuscendo a liberarsi.
Peter, sorpreso da questa mossa e a causa della botta ricevuta, cadde a terra lasciando la pistola e dando il tempo agli agenti di essergli addosso ed arrestarlo.
 
Kate si avvicinò immediatamente a Rick che si stava massaggiando la testa
“Che bel fine giornata eh?” commentò scherzando lo scrittore
“Avrei preferito che fosse finita 15 minuti fa”
“Hai ragione. Comunque grazie, è la seconda volta che mi salvi da una situazione del genere, ed almeno questa non è finita disastrosamente”
“Eh già è la second……aspetta ti ricordi???” chiese sorpresa
“Mentre mi teneva sotto tiro mi sono ricordato di quanto accaduto anni fa……posso dire che se fino a mezz’ora fa non ero convinto che tornare qui mi aiutasse, ora devo cambiare assolutamente idea. Spero solo che i ricordi non mi tornino solo quando qualcuno attenta alla mia vita”
“Spero proprio di no, se no poi chi la sente la Gates”
“Beh ora non vorrei essere nei panni dei due agenti che si sono fatti scappare Sloan” poi prendendo sotto braccio Kate “Ora però andiamo a casa?”
“Oh sì, è stata una giornata pesante”
E detto questo si avviarono verso l’ascensore per tornare a casa.
 
 
“Sono stufo di avere questi tra i piedi, com’è possibile che il cecchino migliore al mondo non sia riuscito ad uccidere quella dannata detective?”
“Non ci è riuscito solo perché quello scrittore che è sempre alle costole della Beckett è riuscito a capire le sue intenzioni ed anticiparlo”
“Ancora peggio, si è fatto scoprire da uno scrittore da quattro soldi”
“A quanto dice è stata colpa del sole che gli ha causato un riflesso sul mirino, però anche a lui non è andata giù questa cosa e vuole mettere le cose a posto”
“Bene, allora contattalo e digli di tenere d’occhio quei due e che ha carta bianca per quello che vuole fare, ma deve tornare con i documenti che sono spariti da casa di Montgomery, nessuno deve riuscire a leggerli se no potrei ritrovarmi già domani la polizia sotto casa”





Parola all'autrice

Ed ecco che invece di asppettare 2-3 settimane, come detto l'altra volta, il capitolo è già pronto. E' più lungo del solito, ma ultimamente devo dire di avere parecchia ispirazione *me felice* =D
Ho già scritto un capitolo che andrà inserito più avanti (anche se non so ancora bene dove e quando), ora vedrò di riuscire a scrivere il prossimo capitolo, probabilmente lo incentrerò sulle indagini e sulla vita al distretto, ma vedrò cosa mi dice il mio neurone solitario quando mi metterò a scrivere =P

Beh detto questo spero che il capitolo vi sia piaciuto...

Alla prossima =)
Sere

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Remember me Rick



“Che bello riavere Castle tra noi, si sentiva la sua mancanza!” parlò improvvisamente Ryan.
“Siamo tornati la grande squadra che eravamo tempo fa, anche se Rick non si ricorda di noi” aggiunse Esposito.
“Per ora si ricorda solo dei momenti successi qui, per esempio ieri si è ricordato di Coonan avendo rivissuto quell'esperienza...ma sono sicura che anche col nostro aiuto si ricorderà anche di tutti noi” concluse Kate.
Dall'ascensore uscì un Castle sorridente e fischiettante con in mano due caffè, si avvicinò a Kate e gliene porse uno.
“Sono passato davanti alla caffetteria qui sotto e mi è parso normale portartene uno, è un macchiato freddo con zucchero di canna, spero ti piaccia”
“Rick è il mio preferito, e tu me lo portavi ogni giorno!” concluse commossa nel vedere che un po' alla volta stava recuperando la memoria
“A voi invece ho portato questi” disse allungando una busta ai due detective
“Grazie Bro!!!!! Sono i biglietti per la prima partita Yankees con i posti dietro il ricevitore. Li avrai pagati tantissimo”
“No, ho scoperto di avere amicizie molto altolocate, tra cui il presidente degli Yankees...ah e quelli non sono i biglietti per la prima partita....”
I due detective lo guardarono con aria confusa non capendo a cosa so riferisse, vi era scritto Yankees sopra quei fogli, cos'altro potevano essere????
“Quelli sono gli abbonamenti per l'intera stagione” concluse Castle nel vedere i volti dei due amici che da un'espressione confusa passarono ad un'espressione di puro stupore e gratitudine.
“Ma come hai fatto???? Li avevamo cercato ovunque ma erano finiti”
“Infatti ve l'avevo sentito dire una sera che siete venuti a trovarmi a casa e così me ne sono ricordato quando il mio amico mi ha chiesto se poteva fare qualcosa per me”
“Ma è fantastico!!!! È il più bel regalo dopo quello che ci hai fatto l'anno scorso” aggiunse senza pensarci Ryan.
A quella frase Castle abbasso il capo triste, aveva fatto dei regali ai suoi amici e non si ricordava niente.
Ryan noto subito la gaffe che aveva appena commesso…
“Rick scusa, l'ho detto senza pensarci...”
“No non devi scusarti……non è colpa tua” disse con un tono auto-commiseratorio.
“Ma non è neanche colpa tua quello che è successo” aggiunse Esposito.
“Dai ragazzi torniamo al caso…voglio trovare quel bastardo” si intromise Kate.

“Scusi è lei la detective Beckett?” domandò un agente.
“Sì, ha bisogno”
“Ieri il capitano Gates mi ha detto di andare a recuperare i video di sorveglianza delle telecamere sulla strada del cimitero e di portarle a lei appena li avessi avuti” disse allungando uno scatolone
“Grazie!”

“Ryan questi sono i video delle telecamere di sorveglianza presenti sulla strada del cimitero che ci sono appena stati portati, dagli un occhio…magari riusciamo a vedere qualcosa di strano.”
“Subito Kate” concluse l’irlandese sedendosi alla sua scrivania ed iniziando a visionare i filmati.
“Dai Bro ti do una mano…dammi un po’ di video da visionare” disse Esposito avvicinandosi alla scrivania del collega.

“Ragazzi ho trovato qualcosa” esultò Ryan alzando lo sguardo dal monitor del pc.
Kate e Rick si fiondarono subito verso la postazione del collega.
“Abbiamo visionato i video tenendo conto dell’ora a cui è avvenuto l’incidente. Circa due minuti dopo lo sparo, la telecamera presente all’incrocio immediatamente dopo il cimitero ha ripreso questo tizio.”
“In quel borsone potrebbe benissimo starci un fucile” constatò Castle.
“Non potrebbe, c’è…” intervenne Esposito “Quella è una custodia per fucili, di solito la utilizzano i ragazzi che fanno soft-air, ma è molto utilizzata anche da tutte quelle persone che hanno un fucile.”
“Ryan potresti ingrandire quel quadretto bianco che si vede al centro del borsone?” chiese Castle ancora intento a visionare il fotogramma.
Ryan eseguì subito quanto richiesto, ingrandendo e mettendo a fuoco il più possibile la nuova immagine.
“Per essere un cecchino esperto non è tanto furbo eh” sorrise lo scrittore vedendo una patch con il nome ben scritto sul borsone.
“Sì finalmente ha fatto una mossa sbagliata” esultò Kate “Espo fai tutte le ricerche possibili immaginabili su questo C. Maddox.”
Due ore dopo l’ispanico non era ancora riuscito a trovare nulla, ma intanto Ryan cercava di seguire l’uomo attraverso le telecamere di sorveglianza installate ai vari incroci.
“Kate” la chiamò l’irlandese “Ho seguito il percorso che ha effettuato Maddox partendo dal cimitero di Green-Wood. Come vedi è uscito dal cimitero sulla 7th Ave, ha svoltato sulla 21th St, poi ha girato sulla 6th Ave ed è entrato nell’edificio 695 705 sulla 6th. Poi però l’ho perso di vista perché non l’ho mai visto uscire.”
“È già qualcosa…io e Rick andiamo a controllare questo edificio. Grazie Ryan!” concluse Kate prendendo la giacca ed avviandosi con Rick verso l’ascensore.
“Ah Kate, prima potremmo passare un momento da casa mia? Vorrei controllare se mi è arrivata una mail importante da Gina” chiese l’uomo appena le porte dell’ascensore furono chiuse.
“Certo…basta che sia una cosa veloce” affermò avvicinandosi e poggiando la testa sulla spalla di lui.


Il Drago era intento a vagliare alcuni documenti quando il telefono squillò, alzò la cornetta…
“Capo, abbiamo un problema……la detective ed il suo fedele scrittore si stanno dirigendo verso ‘l’ufficio’ di Maddox” lo mise al corrente senza aspettare che rispondesse.
“Io non lo vedo come un problema…anzi. Avvisa il nostro uomo del loro arrivo, lui avrà sicuramente qualche idea per metterli fuori gioco, almeno per un po’” affermò il drago con un sorriso sul volto e concludendo la telefonata.
“Questi due stanno scoprendo troppe cose…spero che Maddox riesca a bloccarli, se no ho in mente altre belle sorprese per loro…ma per prima cosa devo ritrovare quei dannati documenti…”


Kate parcheggiò sotto il palazzo di Castle il quale scese molto velocemente e si diresse, senza aspettare la sua musa, verso l’appartamento.
Superando l’ingresso salutò il portiere e notò che nella cassetta delle lettere vi era un grosso pacco, appena lesse il nome del destinatario per poco non svenì, ma subito si riprese perché notò l’ingresso di Kate nell’edificio.
“Rick tutto bene?” chiese vedendolo più pallido del solito
“Eh?......Sì sì tutto bene. Ora è meglio che andiamo su, controllo e poi ci dirigiamo verso l’edificio di Maddox”
“Va bene” concluse poco convinta Kate e seguendolo verso l’ascensore.

Appena entrati in casa Castle si rifugiò nel suo studio dove nascose il pacco nella cassaforte, lo avrebbe letto al suo ritorno più tardi insieme a Kate, ma fino ad allora gliel’avrebbe tenuto nascosto, dopo di che accese il pc e controllò la posta, stranamente Gina non aveva ancora scritto.
Anche in questo caso Kate entrò poco dopo…
“Gina, stranamente, non ha ancora scritto…quindi se vuoi possiamo andare.”
“Ma sei sicuro che vada tutto bene? Da quando siamo scesi dalla macchina mi sembri più strano del solito”
“Non preoccuparti, va tutto bene” disse cercando di sembrare il più convinto possibile.
“Se lo dici tu….va beh, allora andiamo a controllare quell’edificio” concluse sempre meno convinta ma capendo che l’uomo non aveva, per il momento, intenzione di parlare con lei.




Parola all'autrice

Salve,
Ed eccomi nuovamente qui....
Il capitolo di per se non mi dispiace, però la parte relativa al drago la cancellerei molto volentieri...
Non so perchè ma non riesco molto a scrivere su di lui...o forse il perchè lo so...non ho idee su questo fatto...
Beh il prossimo capitolo è già pronto da un po' di tempo, quindi non dovrei metterci troppo a pubblicare.
Alla prossima =)

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Remember me Rick



Parcheggiarono di fronte ad un grande magazzino che sembrava abbandonato.
“Non so perché ma ho un brutto presentimento…” commentò Rick
“Dai non fare sempre il guastafeste, non può andarci sempre tutto male…” concluse Kate estraendo comunque la pistola dalla fondina.
Ispezionarono tutto l’edificio in una buona mezz’ora, ma non trovarono nulla, era tutto tranquillo e soprattutto abbandonato.
“Questa è un’altra pista morta, deve aver abbandonato questo luogo da mesi ormai......non lo troveremo mai quel dannato che ti ha ferito…e di conseguenza nemmeno il Drago” sospirò Beckett
“Ma no, vedrai che farà anche lui una mossa falsa prima o poi, e quando succederà noi saremo lì a catturarlo e dopo dovrà dirci tutto sul suo mandante” affermò abbracciando Kate
In quel momento una raffica di spari li raggiunge
“Rick corri, c’è un container, possiamo ripararci lì dentro!” urlò la detective mentre correva verso il container aperto cercando di evitare i proiettili che arrivavano un po’ da tutte le direzioni.

Una volta entrati Kate avvicinò il portellone tenendo sempre la pistola spianata, ma invece di vedersi spalancare la porta, quest’ultima si chiuse con un colpo secco.
 
“Ora voglio proprio vedere come faranno ad uscire! Ottimo lavoro ragazzi” sogghignò Maddox agli altri scagnozzi prima di allontanarsi dal palazzo per chiamare il capo avvisandolo di quanto avvenuto
 
Beckett cercò subito di riaprirlo ma fu tutto inutile.
“Castle dai dammi una mano…” affermò per poi voltarsi verso l’uomo
Ma Rick era seduto appoggiato ad una parete e sul suo volto era dipinta una smorfia di dolore
“Rick che c’è?” chiese preoccupata avvicinandosi
Arrivata a pochi passi da lui notò che sulla sua camicia all’altezza della spalla sinistra si era formata una chiazza rossa
“Oddio” esclamò avvicinandosi notando il foro d’uscita di un proiettile
“Rick, devo tamponarti la ferita per cercare di bloccare almeno in parte l’emorragia, anche se sarebbe meglio effettuare la compressione dell'arteria succlavia(*), ma non so quando ci troveranno e non posso tenere compressa per troppo tempo l’arteria” disse guardandosi intorno per cercare qualcosa con cui poter tamponare, ma non vi era nulla che potesse tornar utile.
“Kate……strappa un pezzo della mia camicia” le suggerì alzando un lembo della camicia.
La detective non poté far altro che accettare il consiglio e strappargli la camicia. Un pezzo lo posizionò sul foro d’ingresso, aiutata da Rick che si era spostato dal muro per facilitarle l’operazione, ed un sul foro d’uscita.
Quando compresse i due lembi sulla ferita Castle non riuscì a trattenere un grugnito di dolore.
“Scusami” sussurrò la detective lasciandogli un live bacio sulla guancia.
 “Non preoccuparti…sto bene…tu cerca di tirarci fuori da qui” disse con un mezzo sorriso.
Kate stava per rispondere quando un lieve bip attirò la sua attenzione, seguito da un rumore di ventole, si voltò in direzione del primo suono e vide sulla parete un termometro che segnava -12.
“Merda……è….è una cella frigorifera” sbottò alzandosi mentre il termometro scattò segnando -13.
“Devo trovare un modo per tirarci fuori da qui…” prese in mano il cellulare ma come poteva immaginare dentro quella cella non c’era campo “Dannati cellulari” sbottò.
Nel mentre Castle si era assopito e la sua mente sua mente lo riportò a vivere una situazione simile a quella in cui era….
 
*FLASHBACK*
“Credi che torneranno?”
“Perché dovrebbero?”
[...]
“Il tuo telefono prende?”
“No........aspetta aspetta....no...il tuo?”
“No”
“Che temperatura ci sarà qui dentro?”
“A giudicare dal freddo che c'è direi diversi gradi sotto zero”
“Per quanto resisteremo vestiti così?”
“Al massimo un paio d'ore”
“Immaginavo”
[...]
“Castle, in questo momento avrei bisogno del tuo solito ottimismo”
“Va bene............credo di averlo perso”
[...]
“Castle ci sei???”
“Sì...sì...sto bene, ci sono”
“Non sento più niente.........ho sempre pensato che sarei morta per una pallottola.........non credevo di morire congelata”
“Ehi n...non siamo ancora morti”
“Vorrei che fosse uno dei tuoi romanzi e che tu potessi riscrivere il finale”
“Mi....mi...dispiace”
“Per cosa?”
“Per come sono...per aver fatto di testa mia e averti trascinata qui. Se non fossimo venuti da soli noi....”
“Shhh, Castle no, ok...shhh...avevi ragione, abbiamo trovato la bomba, siamo solo arrivati tardi”
“Castle...”
“Sì?”
“Grazie...per esserci stato”
“Ci sarò sempre”
“Voglio che tu sappia quanto....”
“Ehi Kate, resta con me....resisti ti prego”
*FINE FLASHBACK*
 
Kate si accorse che Castle si era addormentato e corse immediatamente da lui per riuscire a svegliarlo, sapeva che se avesse continuato a dormire tra le ferite ed il freddo non avrebbe resistito a lungo.
“Castle…” lo chiamò scuotendolo lievemente.
“Ehi Rick, resta con me….resisti ti prego......dai svegliati……” aggiunse con le lacrime agli occhi.
Passarono alcuni secondi un cui Kate pensò veramente che Castle fosse morto, era talmente disperata che non si era accorta del lieve movimento del torace dell’uomo.
“Siamo……bloccati…nuovamente…in una cella frigo?” chiese ancora con gli occhi chiusi, poi vedendo che Kate non rispondeva li aprì e notò lo sguardo spaesato di lei.
“Ho avuto…….dei flashback…..dove eravamo rinchiusi in una cella frigo come questa…” poi aggiunse “Dobbiamo uscire da qui” cercando di alzarsi.
“No Rick, stai fermo, la ferita potrebbe riaprirsi. Dobbiamo solo sperare che ci trovino …….tu devi essere curato, ed io non so che fare per dare l’allarme affinché arrivino in fretta” constatò sconsolata.
“Fa…fa freddo…e…sono stanco.”
“Hai ragione……fa freddo” disse Beckett dando un’occhiata al termostato, la temperatura era scesa, ora segnava -15.
Non potevano fare assolutamente nulla dall’interno, dovevano aspettare i colleghi si accorgessero della loro assenza e sperare che arrivassero in tempo.
Kate si sedette accanto a Rick e lo strinse a se cercando di trasmettergli un po’ del suo calore “Ti prego non addormentarti, non lasciarmi sola.”
“Kate…grazie per essere accanto a me.”
“Always.”
 





*Si pratica nel caso di ferite alla spalla o detroncazioni del braccio. Il soccorritore si posiziona dietro la schiena dell'infortunato e introduce le dita nella cavità dietro la clavicola comprimendo con forza verso il basso




Parola all'autrice

Salve,
Questa volta ho aggiornato prima del solito.....ma questo capitolo mi piace troppo ed allora non potevo non pubblicarla =D

Ora però forse è meglio che mi nasconda......non vorrei subire le ire di qualcuna di voi....
Alla prossima, però questa volta non so quando riuscirò a pubblicare.....
Sere <3

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Remember me Rick



Erano passate circa 2 ore da quando Kate e Rick erano usciti dall’ufficio e non si erano ancora fatti sentire.
A Ryan ed Esposito questa cosa non piaceva, non era da loro stare via così tanto e non avvisare degli sviluppi.
“Dove sono Beckett e Castle?” chiese improvvisamente la Gates
“Capo non lo sappiamo, due ore fa sono usciti per andare a controllare l’indirizzo che abbiamo trovato, ma da quel momento non abbiamo può ricevuto loro notizie”
“Avete provato a chiamarli?”
“Sì, ma i cellulari risultano staccati” affermò Esposito
“Andate a vedere cosa può essere successo, dobbiamo ritrovarli”
 
La temperatura all’interno della cella frigorifera continuava a calare, ormai avevano toccato quasi i -20, e questo non andava affatto bene, soprattutto per la salute di Rick.
Kate era veramente preoccupata, e soprattutto non riusciva a pensare a nulla tranne che al fatto di tirare fuori in fretta Castle da lì, non voleva perderlo un’altra volta.
Pensò ad Alexis e a Martha che le avrebbero dato sicuramente la colpa per quello che era successo, nel giro di un paio di mesi aveva rischiato la vita 2 volte, troppe per una persona normale.
“Kate…”
“Rick, non sforzarti…tra poco sono sicura verranno a prenderci!” disse avvicinandosi nuovamente a lui ed accarezzandogli il viso
“N…nella cassaforte…a casa…c’è un pacco…”
“E’ il pacco che hai ricevuto oggi?”
“S…sì. Volevo parlartene e..ed aprirlo…quando t…tornavamo a casa”
“Non preoccuparti, lo faremo appena usciamo da qui” disse sfregandosi le mani per il freddo
“Il mittente è…è…Montgomery, e la data è…il giorno che…che è stato ucciso”
Al sentire quel nome Kate trattenne il fiato, l’unica cosa che poteva contenere quel plico erano i documenti riservati che il drago stava cercando, ma perché erano arrivati proprio a lui? Beh ora non era il momento di pensare a queste cose, prima doveva tirare fuori lei e Rick da quella dannata cella.
Non ce la faceva più a stare con le mani in mano, avrebbe fatto di tutto e di più, ed era sicura che prima o poi ce l’avrebbe fatta.
 
Ryan ed Esposito raggiunsero l’edificio in pochissimo tempo
“Questa è la macchina di Beckett” disse Esposito scendendo dalla sua vettura
“Se l’auto è ancora qui loro dovranno pur essere qui intorno, speriamo stiano bene” aggiunse Ryan
Perlustrarono tutte le stanze, ma dei due amici neanche l’ombra.
Il pensiero che fossero stati rapiti ormai si faceva sempre più largo nelle menti dei due detective.
Stavano per lasciare anche l’ultima stanza quando l’ispanico fece ribaltare un piccolo mobiletto il quale nascondeva un pertugio nelle mura, ispezionarono attentamente la parete, ma non vi trovarono particolari meccanismi di apertura, ma notarono delle sporgenze somiglianti a dei cardini e  attraverso l’apertura si vedeva distintamente una stanza, dall’arredamento che riuscivano ad intravedere poteva sembrare una macelleria…era veramente strano che qualcuno avesse cementato un ingresso.
Stavano per andarsene non trovando alcun modo per entrare nella stanza attigua e soprattutto non avendo alcun motivo per abbattere il muro quando sentirono un rumore di sparo ammortizzato.
“Espo l’hai sentito anche tu?”
“Sì, ma da dove veniva?” chiese guardandosi intorno
“Sembrava dalla stanza dietro questa parete”
In quell’istante avvertirono un altro colpo di pistola
“Diamine di là potrebbe esserci qualcuno….nella stanza attigua ho visto due piccozze, valle a prendere che dobbiamo buttare giù il muro”
 
“Maledizione” imprecò Kate “perché questa dannata porta non vuole cedere???”
“K…Kate che…che fai?” chiese con un filo di voce risvegliandosi
“Voglio tirarci fuori da qui…tu stai peggiorando a vista d’occhio ed anche io non reggo più questo freddo” rispose avvicinandosi a lui
“Ma i proiettili…potrebbero….rimbalzare, rischi di…ferirti anche tu”
“Tu non preoccuparti! Ora però è meglio che ti cambi la fasciatura, non credo riesca ad assorbire, soprattutto perché purtroppo la ferita si è riaperta, e poi devo controllare che non si sia infettata”
Detto ciò tolse il pezzo di stoffa ormai intriso di sangue dalla spalla del compagno, pulì i bordi della ferita, constatò che per fortuna non era infettata e quindi prese un pezzo di stoffa pulita e lo riapplicò sulla spalla di Rick.
Mentre lo medicava Kate vide il viso di Rick farsi sempre più pallido, non avrebbe resistito ancora a lungo, poteva solo sperare di riuscire ad aprire quella maledetta porta oppure che qualcuno fosse arrivato a tirarli fuori.
“Ho freddo…e sonno” esclamò ad un certo punto Rick
Kate si tolse la sua giacca e la usò a mo’ di coperta su Rick
“No, così….avrai freddo tu” disse cercando di riconsegnarla a Kate
“Taci e tieni indosso sta giacca” concluse
 
Dopo alcuni minuti in cui Kate continuava a camminare avanti ed indietro per la cella cercando di riscaldarsi e di pensare a qualcosa, non togliendo mai lo sguardo da Rick, sentì dei rumori provenire dall’esterno.
Saranno i buoni o i cattivi??? Fare o non fare rumore??? Questi erano i pensieri che passarono per la testa a Kate in quel momento, ma poi riguardando Castle decise di correre il rischio, tanto se fossero stati i cattivi sarebbero morti comunque….
Perciò corse verso la porta ed iniziò a battervi contro ed a urlare, sperando di non  essersi immaginata tutto e che fa fuori la sentissero.
Passò pochissimo tempo dal sentire la porta scattare ed i cardini cigolare, Beckett arretrò subito vicino a Castle ed estrasse la pistola.
“Beckett finalmente ti abbiamo trovata” affermò Ryan entrando
“Ragazzi finalmente ci avete trovato!!!! Presto, chiamate un ambulanza…Rick va portato subito in ospedale”
“Esposito li sta già chiamando non preoccuparti, intanto usciamo da qui” concluse togliendosi la propria giaccia e passandola a Kate che subito indossò ed uscì da quella cella.
Subito dopo entrò anche Esposito ed aiutò il collega a trasportare fuori anche Castle.
Arrivati tutti e quattro all’esterno dell’edificio adagiarono lo scrittore a terra e lo coprirono subito con la giacca dell’ispanico.
“Javi quanto ci mettono ad arrivare??? Rick non sta respirando…”




Parola all'autrice

Aspettate un secondo.......
*Serena si defila, ora è il suo neurone bacato che scrive*
Ok, ora potete prendervela tranquillamente con lei, tanto non è presente....anche se sono io la mente malvagia...*risata malefica del neuroncino*

No scherzi a parte, non preoccupatevi, non sono così cattiva da far morire nuovamente Castle (o forse sì???? Beh in fondo ho già scritto una one-shot dove moriva....)
Cosa succederà ora??? Lo scoprirete solo leggendo il prossimo capitolo, che tra l'altro non è ancora stato scritto e solo il pezzettino iniziale è ben disegnato nella mia mente...
Alla prossima ragazze!!!!
Notte
Sere <3

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Remember me Rick



Rick non sta respirando”  Quelle parole le martellarono incessantemente nella mente, in quel momento per lei non esisteva altro al mondo, neanche il suo stato di salute. Aveva gli occhi fissi su Rick sperando di vedere anche un minimo, impercettibile movimento del torace, perché voleva dire che quello che aveva appena sentito non era assolutamente vero, ma questo non avvenne, Castle non dava alcun segno di ripresa.

Da una finestra del palazzo di fronte stava assistendo alla stessa scena Maddox…
“Maledizione, li hanno già trovati, se avessero ritardato giusto un paio di minuti almeno l’uomo sarebbe morto…il capo non sarà affatto contento” così dicendo prese il telefono e compose il numero per avvisare della situazione che si era venuta a creare in quel momento.

Appena l’ambulanza arrivò un paramedico corse immediatamente verso Castle mentre l’altro diede una coperta a Beckett la quale tremava vistosamente, sia per il freddo che per la paura di perdere l’uomo che amava.
“Paziente in grave stato d’ipotermia, ha una ferita d’arma da fuoco alla spalla sinistra” disse uno dei paramedici al collega il quale avvisò l’ospedale del loro imminente arrivo.
“Porta qui subito una barella e la metallina…”
“Cosa sarebbe?” chiese Ryan
“Vede le metalline, o coperte isotermiche, sono coperte che agiscono per rifrazione e impediscono ogni ulteriore dispersione di calore” spiegò il paramedico
Con molta attenzione lo posizionarono sopra la barella, lo coprirono con molta cura utilizzato la metallina ed anche coperte normali e lo caricarono in ambulanza.
“Signorina le viene con noi o si fa accompagnare dai suoi colleghi?”
“No, no vengo con voi” disse improvvisamente Kate risvegliandosi dallo stato catatonico in cui era caduta
“Va bene signorina, presto salga” concluse il paramedico facendo salire la detective per poi chiudere il portellone, mettersi alla guida e partire a sirene spiegate verso l’ospedale seguiti da Ryan ed Esposito.

Durante il trasporto in ambulanza adottarono tutte le misure necessarie per non far abbassare ulteriormente la temperatura corporea di Castle e registrarono tutti i dati e gli interventi effettuati sull’apposita scheda, in modo che una volta arrivati al pronto soccorso anche i medici avessero indicazioni di quanto effettuato.
Kate era sempre accanto a Rick e gli teneva una mano per farle capire che gli era vicino.
“Ti prego Rick non mollare!!!!” sussurrò mentre stringeva più forte la sua mano.

Nel giro di pochi minuti arrivarono in ospedale, appena varcarono la soglia del pronto soccorso alcuni medici corsero subito incontro.
“La temperatura corporea è di 31° C, troppo bassa…e la ferita alla spalla non aiuta di certo” disse il medico controllando la scheda che gli era stata consegnata dai paramedici.
“Che intende fare dottore?”
“Lo portiamo in sala operatoria per bloccare l’emorragia e suturare la ferita ed intanto continuiamo ad applicare le tecniche di riscaldamento passivo con coperte e metalline ed anche la tecnica di riscaldamento attivo interno tramite ossigeno riscaldato”

“Vado subito a preparare la sala operatoria” concluse  un altro medico correndo verso la sala operatoria.
Kate seguiva a poca distanza tutto questo senza capire quasi nulla, meccanicamente seguiva la barella, ma ad un certo punto si sentì bloccare da qualcuno.
“Mi spiace ma qui non può entrare” disse l’infermiera alla donna facendola sedere sulle poltroncine li vicine.
“Appena ci saranno novità le farò sapere” concluse la donna prima di sparire dietro la porta della sala operatoria.

Ryan ed Esposito raggiunsero quasi subito la collega, la trovarono immobile con i gomiti appoggiati alle ginocchia ed il viso sostenuto dalle mani, ma soprattutto con lo sguardo perso nel vuoto…
“Vedrai che ce la farà anche questa volta” affermò Esposito sedendosi accanto a lei.
“Devo avvisare Martha e Alexis”
“Non preoccuparti  le abbiamo già avvisate ed abbiamo mandato una pattuglia a prenderle.”

Dopo circa mezz’ora arrivarono in ospedale anche Martha ed Alexis, appena videro Kate le corsero incontro e l’abbracciarono, poi le due donne Castle si sedettero vicino alla detective, si presero per mano ed aspettarono pazientemente che qualcuno uscisse dalla sala operatoria a dare loro qualche notizia, nessuno parlava.

Passò un’altra mezz’ora quando finalmente le porte della sala operatoria si aprirono, immediatamente le tre donne, insieme agli altri presenti si alzarono e raggiunsero immediatamente il dottore che stava uscendo.
“Immagino siate tutti qui per il signor Castle” fece una piccola pausa guardando tutte le persone davanti a lui poi riprese “l’intervento è andato bene, abbiamo bloccato l’emorragia e ricucito i fori lasciati dal proiettile. Per il momento lo teniamo in terapia semintensiva perché purtroppo la temperatura interna non si è alzata di molto, siamo passati dai 31° di quand’era arrivato ai 34 °C però siamo praticamente sicuri di potarla ad almeno 36° entro un paio di ore, questa notte lo terremo comunque sotto osservazione per evitare che vi siano ulteriori dispersioni di calore e domani mattina potremmo dimetterlo.”
“Quindi è andato tutto bene?” chiese Kate più per autoconvincersi che per altro.
“Certo detective, anche calcolando i suoi precedenti di salute, è stato molto fortunato, se fosse rimasto in quella cella ancora per 5-10 minuti non so come sarebbe andata a finire. Ora scusate vado a vedere se l’hanno portato in stanza…ah essendo in terapia semintensiva non potrete entrare tutti assieme e comunque vi sono degli orari da rispettare, appena sarà tutto sistemato vi manderò a chiamare da un’infermiera.”
“Grazie dottore” rispose Martha a nome di tutti.

Nel frattempo Kate si spostò accanto ai suoi colleghi.
“Non vi ho ancora ringraziato ragazzi, se non fosse stato per voi…” non riuscì a finire la frase perché le si formò un groppo in gola.
“Ehi…voi siete ‘mamma e papà’, non potremmo mai lasciarvi nei guai” disse Javier mimando il segno delle virgolette sulle parole mamma e papà.
Ryan invece si avvicinò semplicemente alla donna e l’abbracciò seguito a ruota da Esposito, in un primo momento lei rimase sorpresa da questo gesto ma subito dopo lo ricambiò sentendo anche le lacrime rigarle il viso.




Parola all'autrice

Mah...Cristina dice che questo capitolo è bellissimo...io ho ancora qualche dubbio, mi sembra troppo "pesante" da leggere...
Ora non so quando riuscirò ad andare avanti, magari, visto che da martedì sarò ancora più ferma rispetto ad ora dato che dovrò andare in giro con le stampelle, riesco a continuare, o meglio, iniziare il nuovo capitolo...
Intanto vorrei sapere cosa ne pensate di questo!!!

Ah un grazie infinito alle ragazze del Made of che non ho mai ringraziato *me si nasconde per la vergognoa*
Se riescono a sopportare una come me devono farle tutte sante!!!!!

Buona serata!!!
Sere

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Remember me Rick



Rick venne tenuto sotto osservazione per tutta la notte in terapia semintensiva, fortunatamente le sue condizioni non erano così critiche e quindi in mattinata, notando che la temperatura corporea si era rialzata e stabilizzata decisero di dimetterlo, naturalmente assicurandosi che rimanesse a riposo per un paio di giorni e che ci fosse qualcuno a tenerlo d'occhio.
 
Al distretto intanto si stava indagando su quanto successo all'interno dell'edificio.
"Sono sicura che centra Maddox e il drago" affermò Kate esaminando la lavagna
"Detective, io sono certa che lei abbia ragione, ma senza prove non prossima imbastire assolutamente nulla" ribatté il capitano
"Lo so, è per questo che ho mandato Ryan ed Esposito a cercare anche l'inizio più insignificante, avrà sbagliato in qualcosa, e se è così noi quel qualcosa lo troviamo e lo useremo contro di loro" concluse Beckett dirigendosi verso la sala relax per prendersi un caffè.
Il capitano Gates rimaneva ogni giorno più colpita da quella donna. All'inizio non avrebbe scommesso neanche un dollaro su di lei, soprattutto vedendo come si era comportata al suo arrivo non presentandosi al distretto per giorni perché doveva stare accanto a quello scrittore che aveva avuto il permesso del sindaco di stare al distretto con loro, ma poi con il passare del tempo le cose erano migliorate e doveva ammettere che anche Castle contribuiva alle risoluzioni dei casi nonostante non fosse addestrato.
Doveva anche ammettere però che quei due se non si cacciavano in qualche guaio non erano contenti e quando questo non capitava erano i guai a cercare loro, ma alla fine riuscivano sempre a cavarsela e a tirarsi fuori in un qualche modo.
In questo caso sperava vivamente di riuscire a beccare coloro che avevano causato tutti questi casini e dolori a Beckett e Castle, chiuderli in gattabuia e gettare le chiavi, perché anche se i suoi uomini (e donne) sembravano all'apparenza molto forti caratterialmente, sotto sotto ci soffrivano tantissimo di questa situazione, soprattutto i due indesiderati protagonisti.
 
Rick era giunto da poco a casa e si sistemò subito sul divano, era stanco anche se non aveva fatto nulla.
Quell'ultima avventura aveva peggiorato, se pur di poco, la ripresa dopo la sparatoria avvenuta mesi prima, senza pensare che anche in questo caso si era beccato una pallottola.
"Certo che sono proprio fortunato in quest'ultimo periodo eh" pensò tra sé e sé
"Richard tesoro, hai bisogno di qualcosa?" domandò Martha comparendo dalla cucina
"No grazie. Se tu devi andare a lezione vai tranquilla, mi rilasso un po' qui e più tardi magari vado nello studio a scrivere un po', tanto una mani posso ancora usarla, e poi credo che tra poco arriverà anche Kate"
"Come va con lei?"
"Come vuoi che vada? Mi ricordo poco e niente di lei è degli anni passati assieme, vorrei veramente recuperare definitivamente la memoria. Insomma lo vedo che lei ci rimane male ogni volta che parlando di qualcosa del nostro passato io non so a cosa si riferisca anche se mi ha detto che non è un problema. Poi vorrei anche ricordarmi degli altri ragazzi"
“Oh Richard, vedrai che riuscirai a ricordarti tutto e di tutti, bisogna solo avere un po’ di pazienza”
“La mia sta raggiungendo il limite, sono passati 5 mesi e le uniche cose che mi sono tornate alla mente, a parte di te e Alexis, sono dei piccoli spezzoni di momenti in cui io e lei eravamo in pericolo, ma non ricordo assolutamente nulla dei momenti belli passati assieme” disse con sconforto
“So che te lo diranno tutti e che siamo ripetitivi, ma non abbatterti ok? Tutti noi siamo sicuri che tutto tornerà come prima….ora devo scappare, ciao darling ” concluse Martha lasciando un bacio sulla guancia al figlio per poi uscire da casa
“Ciao madre” la salutò Rick sprofondando ancora di più nel divano ed addormentandosi
 
Dopo circa 2 ore Ryan ed Esposito tornarono al distretto, entrambi scuri in volto, purtroppo non avevano trovato assolutamente nulla che potesse collegare quando successo a Kate e Castle con Maddox e questo non piaceva a nessuno dei due, volevano porre la parla fine a quella dannata storia, ma non ci riuscivano in alcun modo.
Appena Kate vide le loro facce capì che la perquisizione non aveva portato a nulla di buono.
Maddox ed il drago erano sempre un passo avanti a loro, non poteva sopportarlo, ed in quel momento aveva bisogno di staccare un po’ quindi prese la giacca e si avviò verso l’uscita
“Ragazzi io vado da Rick, ditelo voi alla Gates e aggiornatela su quello che avete o non avete trovato, a me lo direte domani”
“Va bene Kate”
 
Beckett aveva veramente bisogno di passare un po’ di tempo con Castle, dopo l’ennesima disavventura avuta, anche per il fatto che quest’ultima poteva causare una ricaduta sulla sua ripresa, soprattutto per quanto riguarda la memoria.
Eh sì, Kate aveva paura che dopo quanto successo il giorno prima lui non volesse più ricordare il suo passato pensando che fosse in tutto e per tutto simile a quello che stava succedendo loro in quei momenti, e non è che ne aveva tutti i torti visto le numerose volte che si erano ritrovati in pericolo, però preferirebbe di gran lunga che lui ricordasse anche tutti i momenti belli, dalle serate all’Old Haunt alle varie missioni sotto copertura.
E poi c’è ancora la questione dei documenti, ora che sa che si trovano a casa di Castle sa di essere ad un passo dalla soluzione del caso di sua madre, ma non sa se esserne felice o meno.
Non sa se una volta concluso il caso più importante della sua vita avrà ancora la voglia di fare la detective, e se questa voglia le scomparisse cosa potrebbe mai fare?
«Insomma Kate basta pensare a queste cose, ci tornerai sopra quando sarà il momento» pensò tra se e se mentre entrava nel palazzo di Castle.
 
Come Maddox si aspettava il capo non prese affatto bene il suo fallimento, però conoscendolo gli concesse un’altra occasione, ma se anche questa volta avesse fallito ne avrebbe pagato personalmente le conseguenze, per questo motivo ora era rintanato in casa sua a cercare di mettere in piedi un piano infallibile per potersi sbarazzare una volta per tutte di quei due.



Parola all'autrice

Piccolo regalo di capodanno, non so come sia venuta, ma questo è quello che ho scritto....
Devo però ammettere che io mi sento sempre ripetitiva e mi pare che la storia non vada in alcun modo avanti...

Ora spero di continuare presto, ma non garantisco nulla...
Baci
Sere

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Remember me Rick



Arrivata al pianerottolo dell’appartamento di Castle, Kate fece un grande respiro cercando di scacciare definitivamente i pensieri che l’avevano tormentata durante il viaggio fino a li. Cercò nella borsa le chiavi dell’appartamento che Rick le aveva lasciato per ogni evenienza ed aprì la porta d’ingresso.
Appena varcata la soglia, notò lo scrittore addormentato sul divano e, facendo il più piano possibile, si tolse la giacca e la poggiò con la borsa all’attaccapanni, poi si avvicinò all’uomo.
Si fermò ad ammirarlo, era d’avvero bello quando era così rilassato, avrebbe voluto vederlo per sempre così, ma purtroppo le situazioni in cui stavano vivendo non glielo permetteva, poi lo sguardo cadde sulla spalla fasciata, l’ennesimo segno indelebile di tutto quello che stavano affrontando, ma Kate ne era sicura, prima o poi tutto questo sarebbe finito e allora sarebbe stato come nelle favole: «tutti vissero felici e contenti». In fondo anche loro se lo meritavano.
Stava per allontanarsi per andare a recuperare una coperta da appoggiare sull’uomo, quando notò che quest’ultimo stava per svegliarsi, perciò decise di sedersi sul pavimento ed aspettare il risveglio del suo amante.
 
Rick sbatté alcune volte le palpebre per riuscire a capire bene dove si trovasse, questa volta i suoi sogni non erano stati movimentati, ma la sua mente l’aveva riportato al discorso avuto con la madre  giorni prima sulla vera identità di suo padre, forse era giunta l’ora di parlarne con qualcuno…
Spostò lo sguardo per la stanza finché i suoi occhi non ne incontrarono altri due di un verde smeraldo che li stavano aspettando
“Sei qui da tanto?” chiese ancora con la voce impastata
“No, sono appena arrivata…non volevo svegliarti e allora mi sono seduta qui ad ammirarti”
“Lo sai vero che è inquietante?”
“Perché con tutte le volte che l’hai fatto tu con me cosa dovrei dire???”
“Touché” concluse ridendo per poi alzarsi e dirigersi verso la camera da letto per darsi una rinfrescata mentre Kate andò in cucina a preparare qualcosa per la cena.
Mangiarono con tranquillità tra una battuta dello scrittore ed un’occhiataccia della detective, se qualcuno li avesse visti in questo momento sembravano i soliti Beckett e Castle dei quattro anni precedenti, sempre pronti a punzecchiarsi.
 
“Mi mancavano questi momenti” asserì alla fine della cena Kate
“In che senso?” chiese Castle alzando lo sguardo dai piatti che stava inserendo della lavastoviglie
“Sì insomma, mi mancavano i nostri battibecchi scherzosi, o quando tu dicevi una battuta stupida ed io ti incenerivo con lo sguardo”
“Addirittura mi incenerivi??? Erano così brutte le mie battute?” chiese scherzosamente, ma quando vide il viso di Kate farsi più triste cercò di correre subito ai ripari
“E comunque se questi momenti sono tornati vuol dire che pian piano sta ritornando anche il vecchio Castle”
“Hai ragione…poi mi mancava il mio scrittore da strapazzo, ma pian piano sta tornando!” e così dicendo si avvicinò a lui abbracciandolo alle spalle.
Rick si girò lentamente fino a ritrovarsi la sua musa davanti agli occhi per poi baciarla teneramente
“Ti amo da morire, e dovrò trovare un modo per sdebitarmi, sono poche le persone che sarebbero rimaste al mio fianco come hai fatto tu in questo periodo” le disse quando si staccarono per recuperare un po’ d’aria
“Non devi sdebitarti, perché lo fai già ogni singolo giorno accettandomi e volendomi al tuo fianco e poi questo discorso vale anche per te, negli scorsi quattro anni sei stato tu quello a rimanermi sempre vicino, anche nelle situazioni più difficili”
“Quindi siamo pari anche in questo caso?”
“Beh, direi proprio di sì!”
 
Si spostarono sul divano dove decisero di guardare qualcosa in tv.
Decisero di optare per una di quelle serie di CSI, ad entrambi piacevano molto, durante gli episodi fecero a gara su chi scopriva quale fosse il vero colpevole, era comunque una lotta alla pari perché più o meno lo capivano sempre tutti e due all’inizio e questo causava numerose risate da parte dei due fidanzati.
All’improvviso però lo scrittore divenne pensieroso e Kate se ne accorse subito
“Rick tutto bene?”
“Stavo pensando…in questi anni ci siamo mai tenuti dei segreti?”
La detective non si aspettava minimamente questa domanda, più che altro non ne capiva il senso, ma decise comunque di rispondergli
“E’ successo, ma alla fine sono sempre venuti a galla, come quando durante il nostro primo anno di collaborazione tu decidesti di indagare sulla morte di mia madre anche se ti avevo detto esplicitamente di non farlo”
“E com’è finita?”
“Che tu sei venuto da me per dirmi che avevi scoperto delle cose molto importanti, io ti ho detto che avevamo chiuso, ma non hai voluto darmi retta e cocciuto come sei alla fine ho dovuto riaccettarti al mio fianco perché comunque formavamo una squadra imbattibile! Ed anche grazie a questo siamo riusciti a capire chi fosse colui che ha sparato a mia madre”
“Coonad, giusto?”
“Coonan, Castle….Coonan”
“Eh dai ho sbagliato una lettera” constatò sorridendo, ma subito si incupì nuovamente “però per colpa mia hai dovuto ucciderlo e non ti ha potuto rivelare l’identità del mandante dell’omicidio di tua madre”
“Rick, ripeto quello che ti dissi quel giorno...‘Se non fosse stato per te, non avrei mai scoperto l'assassino di mia madre. E un giorno non lontano, troverò l'uomo che ha mandato Coonan a ucciderla. E quando lo farò, mi piacerebbe averti accanto.’…” disse avvicinandosi a lui, dandogli una leggera carezza sul viso ed abbracciandolo
“…E come allora confermo quello che ti dissi subito dopo…”
“…‘Faccio un lavoro duro, Castle, e averti intorno lo rende un po’ più divertente’” la interruppe Rick concludendo la frase e stringendola di più a se
Kate sorrise contro il petto dell’uomo pensando che si era ricordato un altro pezzo della loro vita
“Veramente io intendevo dire che ‘Se dici a qualcuno quello che sto per dirti ci sarà un'altra sparatoria...’”
“D’oh…così mi ferisci” rispose ridendo “comunque ora sapremo chi è quell’uomo…” concluse sciogliendo l’abbraccio e dirigendosi verso il proprio studio.
Ne uscì poco dopo con una busta in mano che Kate immaginò fosse quella di cui gli aveva accennato mentre erano rinchiusi nella cella frigo.
“Però prima di vedere questi documenti, sempre se te la senti ovviamente…” si fermò un secondo a guardare la sua musa che ancora fissava quel plico poggiato sul tavolo “…devo svelarti una cosa che ho saputo da poco” concluse andandosi a sedere sul divano massaggiandosi la spalla che iniziava a dargli fastidio.
“Da fastidio?” chiese lei raggiungendolo
“Un po’, ma ormai ci sono abituato” rispose con un lieve sorriso abbassando poi lo sguardo
“Che cosa devi dirmi?”
“E’ difficile da dire…non so da che parte cominciare”
“Semplice, dall’inizio, con calma, abbiamo tutto il tempo a nostra disposizione”
“Ma…”
“Non preoccuparti abbiamo tempo anche per visionare i documenti nei prossimi giorni, oggi non me la sento…” concluse accoccolandosi alla sua destra e poggiando la testa sulla sua spalla mentre lui la circondava col braccio sano
“D’accordo…” prese un respiro, anche per raccogliere un po’ le idee
“Tu sai che non ho mai saputo chi era mio padre e che anche mia madre affermava sempre di non sapere chi fosse…” si fermò un’altra volta, non riusciva ancora a parlarne senza soffrirne
“Rick, non abbiamo mai parlato di questa cosa, non devi farlo per forza ora”
“Devo farlo…tu forse avevi notato che ogni volta che ne parlavo o mi chiedevano qualcosa io cambiavo discorso con una battuta, questo è il mio muro personale, mi comportavo così, facevo finta di non pensarci e di pensare che mio padre potesse essere chiunque per non soffrire, ho iniziato fin da piccolo e da allora non ho mai smesso…ma dopo quanto mi è successo in questi mesi ho capito che, come io ho aiutato te ad abbattere il tuo muro, tu potresti aiutare me…”
Per Kate era la prima volta che sentiva il suo uomo aprirsi in questo modo, in tutti gli anni trascorsi assieme doveva ammettere che non aveva mai considerato questa cosa, ma era vero anche Rick aveva un suo muro personale…
“Scusami” sussurrò la detective posando un delicato bacio nell’incavo del collo
“Perché?”
“Perché in tutti questi anni non mi sono mai accorta che anche tu avevi un muro, ma pensavo solo al mio…” Rick stava per ribattere ma lei lo bloccò “…lasciami finire per favore…tu mi sei stato sempre vicino per aiutarmi ad abbatterlo, ed ora tocca a me”
“Ehi…tranquilla…tu sei la miglior detective quindi non credo che non te ne sia accorta, magari sono stato io a non dartene la possibilità in fondo, diciamolo, ho una vena teatrale eccellente” disse mettendosi a ridere e trascinando con se anche la donna “e comunque tu mi sei sempre stata vicina anche se non te ne rendevi conto” concluse stringendola più a se…
“Ma per finire ho tirato fuori questo discorso perché il giorno del mio ritorno al distretto mia madre mi ha confessato che lei invece sa chi è mio padre, anche se è morto anni fa…”
“Quindi ora sai chi sia…è una bella cosa!”
“Sì certo…ho anche scoperto di aver….aver avuto un fratello.” a questo punto dovette fermarsi, gli si era formato un groppo in gola a ripensare al fratello
“E’ morto anche lui?” chiese timidamente Kate
“L’anno scorso…mia madre mi ha raccontato che la loro storia durò solo un paio di mesi e di non aver più sentito parlare di lui da quando aveva deciso di tornare dalla moglie e dal figlio, non gli aveva neanche detto di essere incinta, fino a quattro anni fa quando ha risentito il suo cognome e ha capito che la persona che aveva davanti era il figlio di mio padre”
Kate stava assimilando tutte le cose e mettendole assieme.  nella sua mente comparve solo un nome, ma non poteva essere…
Rick spostò lo sguardo su di lei e notò subito il suo volto corrucciato
“Direi che ti si è accesa una lampadina vero?”
“Ma non può essere…”
“Michael, mio padre si chiamava Michael Montgomery, e sì era il padre di Roy” concluse fugandole ogni dubbio
“Ma…ma…”
“Sembra strano ma può succedereperché i cromosomi di mia madre hanno predominato su quelli di mio padre…”
“Tu come l’hai presa?”
“Non lo so, credo di dover ancora metabolizzare bene la cosa...”
“Ne avrai tutto il tempo ed io ti darò una mano, sempre…ma ora andiamo a letto, io sono veramente stanca”
“Hai ragione siamo entrambi molto stanchi…” concluse alzandosi dal divano e dando una mano anche a le
“A questi ci penseremo nei prossimi giorni” disse prendendo i documenti  e riponendoli nuovamente in cassaforte. Poi insieme a Kate, si ritirarono nella stanza da letto.
 




Parola all'autrice

Ecco un nuovo capitolo, stranamente da ieri sera ho una buona ispirazione e alcune idee carine...spero comunque che l'ispirazione mi rimanga per un bel po' di tempo!!!!
Ah un grazie infinito a Federica (fedss) per la correzzione visto che l'eppo l'ho scritto quasi tutto ieri notte tra mezzanotte e le una e quindi avrò inserito una miriade di strafalcioni....
A presto
Sere

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Remember me Rick



Il drago, nonostante l’ora tarda, era seduto alla scrivania del suo ufficio, aveva comunque una copertura da portare avanti, non poteva pensare solo alla detective, ma era veramente sicuro che questa volta Maddox sarebbe riuscito a porre fine al suo problema, tanto loro non potevano sapere che fosse veramente lui, finché non avessero trovato i documenti, ma non sapeva che loro i documenti li avevano già.
 
Kate era stesa a letto, ma non riusciva a prendere sonno. Davanti a Rick aveva fatto finta di niente, ma la scoperta di chi fosse il padre di lui l’aveva scioccata, non si immaginava minimamente quest’ipotesi, aveva pensato a varie possibilità, ma mai le era passato per la testa che potesse essere parente di Montgomery.
Non sapeva cosa pensare o cosa dirgli, lo vedeva che anche lui era rimasto particolarmente colpito da questa notizia, insomma, sia lei che Rick consideravano Roy come un padre, soprattutto Kate, l’aveva aiutata ad integrarsi nel distretto e le aveva sempre dato una mano e l’aveva sempre sostenuta, ma il ripensare a lui non poteva non farle spuntare un lieve sorriso sulle labbra, e quel sorriso e quei pensieri la accompagnarono nel mondo dei sogni dove, dopo molto tempo, tornò a sognare il suo capitano.
 
Anche Rick non era ancora riuscito ad addormentarsi, aver detto a qualcuno di suo padre aveva alleggerito un po’ il peso che sentiva addosso, ma non poteva accettare di non averlo saputo prima, ma ormai era andata così e non poteva farci assolutamente nulla.
Questi pensieri avevano però messo in moto la sua mente che gli aveva fatto riportare a galla tutti i momenti felici passati insieme a quello che ora sapeva essere suo fratello.
Non riusciva più a rimanere in quel letto, quindi decise di alzarsi cercando di non svegliare la donna sdraiata accanto a lui, si vestì ed uscì di casa.
Nel giro di una decina di minuti raggiunse finalmente la sua meta, pagò il taxista e si avviò lungo la strada, quindi imboccò il primo sentiero e senza sapere di preciso come raggiunse il luogo dove tutto il suo calvario era iniziato mesi prima.
Si fermò davanti a quella lapide…
“Roy Montgomery…Il padre, amico, fratello, compagno che chiunque avrebbe voluto avere”
Questo era quello che aveva fatto incidere la famiglia di Roy su quella lapide ed ora Rick in un certo senso si sentiva parte di quella famiglia.
Lo scrittore si sedette sul prato accanto alla lapide ed incominciò a parlare mentre le lacrime solcavano già il suo volto.
“Anche uno scrittore con tanta immaginazione come me non avrebbe mai pensato ad una trama del genere sai Roy…
I documenti che hai spedito mi sono arrivati, nei prossimi giorni scopriremo finalmente chi è il Drago e tutto questo finirà, e Johanna finalmente avrà ottenuto giustizia.
Sai in questi giorni mia madre mi ha rivelato finalmente l’identità di mio padre, anche questo da grande scrittore quale sono non l’avrei mai immaginato…come saprai io ho sempre fantasticato sull’identità di mio padre…un agente della CIA, l’inventore della panna spray e così via, ma mai e poi mai avrei immaginato che mio padre fosse…fosse…” si dovette fermare un momento perché anche se prima con Kate era riuscito a parlare tranquillamente, ora non riusciva proprio a far uscire quelle parole. Prese un grande respiro e poi continuò “…fosse anche tuo padre.
Roy mi sembra così strano da dire, io e te fratellastri, anzi fratelli, la parola fratellastri non mi piace, è un dispregiativo………non ti dispiace vero se mi fermo un po’ qui accanto a te?” chiese sbadigliando e sedendosi sul terreno e poggiandosi alla fredde pietra “Sai se avessi saputo prima questa cosa mi sarebbe veramente piaciuto sapere com’era mio...nostro padre, ma se è vero il detto «tale padre tale figlio» immagino sia stato come te, integerrimo, leale, sempre pronto a dare una mano a chi ne aveva più bisogno…” sbadigliò un’altra volta “…ed un ottimo padre” sussurrò prima di addormentarsi.
 
Kate si rigirò nel letto per cercare il contatto con l’uomo che amava, ma il suo lato era freddo.
Fu subito colta dalla preoccupazione, non l’aveva sentito alzarsi cosa molto strana perché lei di solito ha il sonno leggero, corse verso il bagno ma non lo trovò, in compenso venne attratta dall’assenza dei suoi vestiti dalla sedia su cui erano stati riposti poche ore prima.
Era uscito di casa senza dirle nulla, ma dove mai sarebbe potuto andare a quell’ora della notte?
Si spostò velocemente in salotto sperando di trovare un biglietto lasciatogli dall’uomo ma anche questa volta le sue aspettative non furono attese.
Stava veramente iniziando a preoccuparsi, non era da lui scappare in questo modo, soprattutto senza lasciare messaggi, ma ad un certo punto un’idea le balzò alla mente, poteva mai essere? Senza pensarci due volte si vestì, prese le chiavi della macchina e corse verso la meta dove sperava/immaginava fosse Castle.
In pochi minuti, anche grazie alle strade praticamente quasi deserte, raggiunse il cimitero.
Se aveva imparato un po’ a conoscere Rick, così come lui conosceva lei, dopo aver scoperto una notizia simile e soprattutto dopo averla condivisa con una persona che non fosse la madre, si sarebbe diretto dalla persona che  aveva imparato a conoscere come amico prima di un fratello.
Si addentrò nel cimitero diretta verso la tomba del suo mentore, prima di arrivare da lui si fermò sulla tomba di sua madre, era solo un paio di file davanti a quella del capitano, alzò lo sguardo verso quella tomba e lo vide addormentato appoggiato ad essa.
“Ciao mamma, scusa ma oggi non mi posso fermare molto a parlare con te, devo riportare a casa il mio uomo” disse sottovoce poi si avviò verso Rick.
Percorse quegli ultimi metri che la dividevano da Rick tenendo sempre gli occhi puntati su di lui, non lo aveva mai visto in quello stato, sul viso si scorgevano ancora le lacrime che fino a poco prima avevano solcato le guance.
Era lì solo ed indifeso, gran parte della sua corazza era crollata quando la madre gli aveva rivelato il nome del padre, durante la giornata voleva comunque continuare a farsi vedere come il solito Castle, ma Kate aveva notato che da quando era uscito dall’ospedale sembrava essere molto più pensieroso, logicamente pensava fosse per via di quanto successo nei giorni precedenti, non avrebbe mai immaginato una cosa del genere, ma quello che sapeva ora era che doveva stargli vicino ed aiutarlo in tutti i modi possibili.
 
“Rick” sussurrò abbassandosi vicino a lui “Rick dai svegliati”
All’uomo bastò sentire quel delicato richiamo ed una mano poggiarsi sul suo braccio per riaprire gli occhi
“Kate…come mai sei qui?” chiese ancora assonnato
“Mi sono svegliata e non ti ho trovato a letto, ti ho cercato in tutta la casa e poi ho pensato che tu fossi venuto da lui” concluse spostando lo sguardo sulla lapide
“Scusa, devo averti spaventato, ma non riuscivo a dormire…questa cosa mi sembra ancora così assurda”
“Non posso negarti che non sia assurda, nessuno di noi poteva mai immaginare che Roy fosse tuo fratello, credo che neanche lui lo sapesse, anche se magari qualche domanda sul motivo per cui tua madre chiedeva di suo padre se la possa essere fatta”
“Anche se facevo finta che non mi interessava io avrei veramente voluto saperlo prima, almeno avrei potuto avere qualche notizia su mio padre”
“Beh puoi sempre chiedere alla moglie di Roy, lei sicuramente l’avrà conosciuto no?” disse sorridendo
“Hai ragione, non ci avevo pensato…”
“Dai ora torniamo a casa, possiamo riposare ancora un paio d’ore, e poi io inizio ad avere un po’ freddo…” concluse rialzandosi e porgendo la mano all’uomo per aiutarlo ad alzarsi
“Sì andiamo…devo dire che non è molto comodo come letto eh” disse stiracchiandosi dopo essere stato troppo tempo in quella scomoda posizione
“Molto meglio il nostro letto con una bella coperta addosso vero?”
“Assolutamente” affermò avvicinandosi alla donna e lasciandole un delicato bacio sulle labbra per poi stringerla a se ed avviarsi verso l’uscita del cimitero.
 
Nascosto dietro un albero un’altra persona aveva osservato quella scena…
«Quindi Montgomery era il fratellastro di Castle, posso utilizzare questa notizia a mio vantaggio…» pensò tra sé e sé «Ed ora credo anche di sapere dove si possono trovare i documenti che vuole il capo» concluse il pensiero con un ghigno stampato in volto, questa notizia era quello che serviva a Maddox per portare a termine il suo piano.
Raccolse le sue cose e si diresse verso l’uscita dopo essersi assicurato che la detective e lo scrittore se ne fossero andati.




Parola all'autrice

Nuovo capitolo....
Ultimamente sto anche scrivendo decentemente, almeno credo... =D
Ho un paio di idee per proseguire e con calma vado avanti
Baci
Sere

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Remember me Rick



La mattina seguente Kate chiese il permesso al capitano Gates di rimanere a casa perché voleva stare vicino a Rick in questo momento particolare, naturalmente il capitano non ebbe nulla in contrario, sapeva benissimo che in questi momenti era sempre meglio contare su una persona cara al proprio fianco che cercasse di mantenere il morale un po’ più alto o che lo facesse pensare ad altro.
Quello che non poteva sapere però era che vi era un ulteriore motivo per il quale Kate chiese di rimanere a casa quel giorno, ovvero prendere visione dei documenti che Montgomery aveva spedito a Castle prima di morire.
Per far ciò però decise di chiamare nell’appartamento anche Ryan ed Esposito così che fossero messi al corrente anche loro su questo caso che tanto gli stava a cuore.
 
Il drago era abbastanza preoccupato, erano passati troppi giorni e non avevano ancora recuperato i documenti ni quali vi era scritto il suo nome, non poteva essere scoperto in questo momento, aveva troppe cose in ballo.
“Avanti” disse dopo aver sentito bussare alla porta
“Buongiorno capo”
“Novità Maddox?”
“Credo d’aver capito dove sono finiti i documenti che cerchiamo…” fece una breve pausa per essere sicuro di avere la totale attenzione da parte dell’uomo e poi riprese “…ho scoperto che Montgomery era il fratellastro del signor Castle, quest’ultimo non lo sapeva, ma sono convinto che il capitano lo sapesse e quindi sono quasi certamente sicuro che i documenti li abbia lui”
“Bene, allora vedi di recuperarli prima che li leggano” concluse deciso il drago
 
Nello stesso momento i due detective riuscirono a liberarsi e a presentarsi al loft.
“Oh buongiorno signori, Katherine e Richard vi stanno aspettando” li salutò la padrona di casa facendoli entrare
“Buongiorno Martha, tutto bene?”
“Non ci si lamenta” rispose sorridendo “Tesori, vi lascio da soli, io raggiungo Alexis di sopra” concluse scomparendo su per le scale
 
“Ciao ragazzi, vi stavamo aspettando” disse Beckett appena la raggiunsero in salotto
“Scusaci Beckett, ma non siamo riusciti a liberarci prima”
“Non preoccupatevi…noi, più Rick veramente, non abbiamo passato proprio una bella notte e quindi abbiamo usato queste ore per riposare un po’”
“Sempre a causa delle ferite eh?” chiese ingenuamente Javi
“Magari ve lo spiegherà direttamente lui” rispose evasiva
 “Ciao ragazzi” salutò Rick uscendo dallo studio con un plico in mano
“Yo Castle, come va?”
“Va abbastanza bene ragazzi” rispose con un mezzo sorriso
Con calma tutti e quattro si sedettero  sul divano e le poltrone presenti al centro della sala.
“Allora cosa dovete farci vedere e dirci?” chiese alla fine Ryan
“Questo” disse Castle posizionando al centro del tavolo il plico
Ryan ed Esposito si guardarono l’un l’altro non capendo cosa potesse contenere, ma quando posarono lo sguardo sull’indirizzo scritto in alto nella busta riconobbero subito la calligrafia
“Non è possibile, questi sono……” iniziarono in coro
“I famosi documenti di Montgomery” concluse Kate per loro
“Ma perché li ha mandati proprio a te e non a uno di noi o a Beckett direttamente?” domandò sorpreso Javi
 
A questa domanda Kate guardò con preoccupazione Castle, lei sapeva il motivo della scelta di Roy e sapeva anche che quello che stava per rivelare avrebbe scosso tutti, così come era successo a lei quando Rick gliel’aveva raccontato e, soprattutto, che lo scrittore non era ancora riuscito a metabolizzare completamente la cosa, anche se ormai lo sapeva già da una settimana circa.
Rick si voltò verso di lei e mosse impercettibilmente il capo facendo anche un mezzo sorriso per farle capire che stava bene e che era pronto per confidare anche agli altri due la notizia bomba.
Prese un grande respiro e cercò di trovare le parole migliori per spiegare quanto sapeva dopo di che cominciò il racconto.
 
I due detective rimasero per tutto il tempo in silenzio, ascoltando attentamente le parole che stavano uscendo dalla bocca del loro amico, all’inizio non capirono bene quello che stava dicendo loro, parlava di suo padre e cose simili, ma non riuscivano a collegarlo con il pacco che Montgomery aveva mandato a lui, poi quando si decise a dire il nome, o meglio il cognome, di suo padre i tasselli trovarono il loro posto ed entrambi si trovarono a bocca aperta per lo stupore.
Finito il racconto nel loft calò un silenzio spettrale, Rick aspettava una qualche reazione dai due detective, la quale però tardava ad arrivare, erano rimasti veramente scioccati.
“Ma quindi Roy sapeva che tu eri suo fratello?” domandò dopo un po’ Ryan
“Non lo so…non so veramente nulla al riguardo”
“E non sei andato a parlare con la moglie o qualche parente?”
“Se e come faccio? Mi presento alla porta dicendo ‘Salve io sono Richard Castle, il fratellastro di Roy, mi potrebbe raccontare di suo padre?’…mi prenderebbero per pazzo” concluse con una risata amara Rick
 
Rimasero in silenzio ancora un paio di minuti finché non intervenne Kate, che fino a quel momento era rimasta in disparte
“Bene, ora che sapete il motivo per cui il pacco è arrivato a Rick che ne dite di aprirlo e vedere quello che c’è scritto?” disse cercando di non far trasparire la sua impazienza
“Hai ragione, vi abbiamo chiamato qui per questo…” aggiunse Castle, poi prendendo in mano la busta la porse verso la detective “Kate a te l’onore”
 
Maddox stava guidando alla volta del loft continuando a domandarsi che lo scrittore avesse già trovato, o addirittura aperto il plico e letto i documenti al suo interno scoprendo così il nome del drago.
Se questo fosse successo sarebbero stati tutti in un bel pasticcio, e soprattutto non immaginava come avrebbe reagito il capo…spinse a tavoletta l’acceleratore, doveva raggiungere quella casa il prima possibile.
Dopo neanche dieci minuti, finalmente, giunse a destinazione, ma appena ebbe parcheggiato notò uscire la detective coi due fidi colleghi.
«Non possono aver già letto i documenti, infondo lo scrittore è appena tornato a casa dall’ospedale. No sicuramente sono passati per prendere la detective o vedere come stava Castle» pensò tra sé e sé «Beh l’importante è che se ne stanno andando così posso agire indisturbato»
 
Aspettò che la macchina con in detective a bordo avesse svoltato l’angolo e si incamminò verso il loft deciso a portare a termine la sua missione.




Parola all'autrice

Ragazzi finalmente sono riuscita ad aggiornare...non ci credo è passata una vita dall'ultima volta.
Mi scuso veramente per il maxi ritardo, ma non ho veramente avuto tempo di aggiornare.
Al prossimo capitolo, sperando che non dobbiate aspettare così tanto =P
Baci
Sere

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


Remember me Rick



Durante il tragitto verso il distretto tutti e tre rimasero in rigoroso silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri.
Nessuno si aspettava quel nome, era sempre stato un esempio per tutti i poliziotti, per l’FBI e per la CIA, sempre ligio al dovere e super parte, non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, e guai a pensare che fosse aiutato da qualche particolare partito.
Invece ora tutte quelle certezze per i tre detective erano crollate come un castello di carte abbattuto da un soffio d’aria.
Giunti davanti al distretto scesero contemporaneamente dall’auto e si fermarono a guardare per l’ennesima volta la busta che Kate teneva tra le mani tremanti.
Aveva finalmente scoperto il vero mandante dell’omicidio di sua madre e ora poteva mettere una volta per tutte la parola fine a questa storia, bastava consegnare tutto al capitano Gates che avrebbe fatto partire sicuramente un’indagine nei confronti di quell’individuo.
E poi cos’avrebbe fatto? Questo continuava a domandarsi la detective Beckett…avrebbe continuato sicuramente il suo lavoro di poliziotta, ma lo avrebbe fatto con la stessa determinazione ed intensità di prima? Per il momento non poteva saperlo, ma sperava fosse così.
 
Martha scese al piano di sotto dopo aver sentito i ragazzi e Kate uscire di casa, lentamente si avvicinò al divano sul quale era ancora seduto Richard
“Darling come stai?” chiese poggiando una mano sulla spalla del figlio per poi andarsi a sedere accanto a lui
“Non lo so. Sto bene perché ho rivelato anche a Espo e Ryan l’identità di mio padre, ma l’aver scoperto chi è stato il mandante dell’omicidio della madre di Kate mi ha sconvolto…”
Martha stava per chiedergli se gli poteva confidare il nome di questa persona quando il campanello suonò e Rick si alzò per andare ad aprire.
Appena aprì la porta si ritrovò puntata contro una pistola ed alzando lo sguardo riconobbe immediatamente il cecchino che tutta la polizia stava ricercando.
“Salve scrittore, spero che tu ti ricorda di me, ma forse ti ricordi meglio il proiettile che hai preso al posto della tua bella detective un anno fa vero?” affermò con un ghigno dipinto in volto Maddox entrando in casa e spingendo Castle verso il centro del salotto
“Richard, caro, chi ci….” iniziò a parlare Martha, ma alzando lo sguardo si bloccò subito
“Oh ma che tenera mammina…” disse guardando negli occhi la donna, poi si rivolse nuovamente a Castle “So che tu hai i documenti che Montgomery…li voglio…dimmi dove li hai messi o sarà peggio per voi” concluse puntando la pistola prima contro Rick, poi contro Martha e viceversa.
 
Nello stesso momento Kate aveva deciso che era giunto il momento di rendere partecipe il capitano delle ultime novità, poi era altresì sicura che grazie ai documenti avrebbero potuto riaprire ufficialmente le indagini, e non rischiare di invalidare le prove fin lì raccolte. Già il capitano aveva acconsentito a riaprire il caso in maniera semi-ufficiale quando lei e Rick vennero rinchiusi nella cella frigo, ma in quel caso vi erano solo congetture e niente di concreto.
Per questo appena le porte dell’ascensore si aprirono si fiondò nell’ufficio della Gates.
Le raccontò tutto, per filo e per segno, compreso il fatto che avevano disobbedito ad un ordine diretto continuando ad indagare, ma non potevano far finta di nulla quando uno di loro era preso di mira.
La donna ascoltò attentamente tutto quello che la giovane detective le stava dicendo, dal suo viso non traspariva nulla, ma dentro di lei era veramente orgogliosa di avere degli elementi così nella sua squadra, nonostante tutto non avrebbero mai lasciato un collega da solo, anche a rischio di perdere il lavoro.
Era quasi arrivata a condividere con lei il nome del mandante quando il cellulare le squillò, si scusò col capitano e rispose.
Man mano che la telefonata andava avanti sul suo viso compariva un’espressione sempre più preoccupata e tesa e l’agitazione stava prendendo il sopravvento su di lei.
La Gates la guardava, anch’essa, preoccupata. Per aver causato un così repentino cambiamento d’umore nella detective doveva veramente essere successo qualcosa di molto grave.
A telefonata conclusa Kate stava letteralmente tremando, non per il freddo, ma per la paura, il capitano non fece neanche in tempo a domandarle cosa fosse successo che lei la anticipò
“Era Alexis al telefono, mi ha detto che Maddox è a casa loro e ha preso come ostaggi Rick e Martha…vuole i documenti…”
Nel sentire queste parole Victoria Gates si alzò immediatamente dalla sua sedia e corse fuori dall’ufficio seguita a ruota da Beckett.
“Forza, tutti gli agenti disponibili si rechino a casa del signor Castle, il cecchino che stiamo cercando da mesi è lì” urlò mentre raggiungeva l’ascensore.
 
Intanto nel loft di Castle l’aria si tagliava con un coltello.
Rick e Martha erano seduti sul divano con le mani legate dietro la schiena mentre Maddox continuava a sbraitare di volere i documenti.
Rick però non voleva rivelargli nulla e quindi continuava a fingere di non sapere di cosa stesse parlando
“NON PRENDERMI IN GIRO” urlò a un tratto il sequestratore “LO SO CHE IL CAPITATO MONTGOMERY ERA TUO FRATELLO E SONO ALTRETTANTO SICURO CHE LUI ABBIA INVIATO I DOCUMENTI A TE, SEI L’UNICA PERSONA CHE NESSUNO DI NOI AVREBBE SOSPETTATO”
Castle era completamente sconcertato, non riusciva a capire come avesse fatto a scoprire questa notizia, infondo a parte Kate, Espo, Ryan e la madre nessun’altro lo sapeva.
“Ti ho spiazzato eh” sogghignò soddisfatto il cecchino “sai non sono bravo solo a sparare, ma anche a pedinare”
“Beh a sparare non tanto visto che hai mancato il tuo bersaglio” si rischiò ad affermare lo scrittore
Come risposta ricevette un violento colpo in viso col calcio della pistola che gli procurò un taglio lungo tutto la guancia e lo fece cadere a terra
“RIIICK” urlò impaurita la madre
In cima alle scale Alexis dovette mettersi una mano sulla bocca per cercare di non farsi sentire. Odiava il fatto di dover rimanere immobile e nascosta mentre uno squilibrato stava facendo del male alla sua famiglia e poi la notizia appresa poco prima l’aveva lasciata di stucco…aveva uno zio…Roy Montgomery era suo zio.
Castle, con qualche difficoltà, riuscì a rimettersi seduto cercando di tranquillizzare la madre, ma non ci riuscì completamente visto il vistoso taglio che aveva in faccia.
 
La detective Beckett sembrava una pilota di formula 1, guidava a tutta velocità verso il loft di Rick, incitata anche dalla Gates che le sedeva accanto.
Entrambe volevano arrivare il prima possibile per cercare di evitare possibili spargimenti di sangue, sapevano benissimo di che pasta era fatto Maddox, ma anche Rick non era da meno.
In pochi minuti arrivarono a destinazione.
Appena furono tutti pronti entrarono nel palazzo ed iniziarono a salire le scale. Kate apriva la fila, seguita dal capitano, Ryan, Esposito e tutti gli altri poliziotti in tenuta antisommossa.
Arrivati davanti alla porta di casa la detective estrasse dalla tasca la propria copia delle chiavi e cercando di fare meno rumore possibile l’aprì.
 
“Mi hai veramente stufato scrittore…vorrà dire che metterò a soqquadro questo tuo bell’appartamento e li troverò da solo…ma voi ora siete di troppo e, come forse sai, non posso lasciare testimoni…quindi…siete morti…” terminò puntando la pistola contro Rick.
 
Nell’aria si sentirono solo due colpi e l’urlo di una giovane ragazza.




Parola all'autrice

Giusto due parole...
Ed ecco un nuovo capitolo, sono stata più svelta questa volta a pubblicare vero??? =D
Ma ora devo per caso iniziare a correre verso casa di qualcuno???? Chi è che mi ospita e mi salva da un gruppo di ragazze un pelo arrabbiate?????
Beh alla prossima
Baci
Sere

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


Remember me Rick



Alexis corse giù dalle scale mentre i poliziotti entrarono in casa e bloccarono Maddox, che era stato da Kate.
Rick, invece, era completamente paralizzato. Guardava fisso davanti a se e non vedeva nulla di quello che stava succedendo, l’adrenalina aveva lasciato spazio alla paura nel momento in cui si era visto la pistola puntata contro.
Si dice che quando si sta per morire ti scorra davanti tutta la vita, e questo è quello che era successo a lui in quel breve lasso di tempo…
Quando si “risvegliò” da quello stato comatoso poteva sicuramente affermare di aver recuperato interamente la propria memoria, si ricordava dei suoi amici, di Lanie, Espo, Ryan, ma soprattutto di Kate
Si voltò verso Martha per appurare che stesse bene, ma notò una chiazza di sangue formarsi poco sopra l’altezza del cuore.
“Mamma…” riuscì a dire prima di sentire Kate abbracciarlo mentre continuava a scusarsi con lui come se fosse stata colpa sua.
Esposito aveva bloccato Alexis alla fine delle scale per tenerla lontana da quella visione e Ryan avvisò che i soccorsi stavano arrivando, e fino all’arrivo di quest’ultimi Castle sembrava un disco rotto, continuava a chiamare la madre.
 
La corsa verso l’ospedale a Rick sembrò lunga eterna…non l’avevano fatto salire in ambulanza perché era troppo agitato e avevano paura che avrebbe intralciato il lavoro dei paramedici durante il trasporto.
Per convincerlo acconsentirono che a salire sull’ambulanza fosse Esposito, mentre lui, Alexis e Ryan li seguivano seduti sull’auto di Kate.
Appena arrivati in ospedale Martha venne portata d’urgenza in sala operatoria.
Le uniche cose che riuscì a sentire Castle mentre correva dietro la barella furono “grave emorragia interna” e “due arresti cardiaci”.
Queste parole più la sua esperienza riguardo a quelle ferite non fecero altro che aggravare i suoi pensieri, ma sua madre non poteva morire, no, non poteva lasciarlo solo, come avrebbe fatto se lei se ne fosse andata? Con chi si sarebbe sfogato? Con chi avrebbe bevuto un buon bicchiere di vino o di altro la sera?
Per scaricare tutta questa sua rabbia e frustrazione tirò un violento pugno alla parete così forte che lasciò un buco nella parete.
“Rick…” lo chiamò Kate avvicinandosi e prendendogli la mano per vedere se si era fatto male,  mentre tutti gli altri si voltavano verso di lui.
Appena gliela toccò l’uomo fece una smorfia di dolore, doveva essersela rotta perché non riusciva neanche a muovere un dito, si era subito gonfiata e si erano formati dei lividi.
“Dai andiamo a medicare questa mano”
“Non posso…non posso allontanarmi da qui, devo esserci quando uscirà da quella sala” constato tra le lacrime lo scrittore
“Ehi bro…ci siamo noi qui, se ci saranno qualche novità mentre tu sei via ti avviseremo subito, ma tu devi farti vedere quella mano” constatò Espo
“Ha ragione papà, tu vai, qui ci siamo tutti noi” aggiunse Alexis cercando di trattenere le lacrime per essere uno dei sostegni sul quale il padre poteva aggrapparsi.
Richard fece un lieve cenno di assenso col capo e mesto si avviò verso il pronto soccorso insieme alla sua musa.
 
Arrivati al pronto soccorso gli fecero i raggi per constatare l’entità del trauma, il risultato arrivò poco dopo e come immaginava era rotta, ma a lui non interessava più di tanto, voleva solo tornare da sua madre.
Il dottore con molta calma iniziò ad applicare uno strato di garza fin sotto il gomito, poi prese un rotolo blu, lo immerse nell’acqua per un paio di secondi e poi iniziò a fasciare anche con questo il braccio.
Rick era spazientito, sembrava stesse facendo tutto troppo lentamente…
“Abbiamo finito?” sbottò ad un certo punto
“Un momento, sto finendo di applicarle il gesso in vetroresina, è molto più leggero del gesso normale, ma nonostante le garze che le ho applicato suderà perché la vetroresina non è traspirante…ah…e tenga il braccio il più possibile asciutto”
 
Appena usciti dalla stanza Kate riuscì a convincere l’uomo ad uscire dall’ospedale e prendersi una boccata d’aria andandosi a sedere su una panchina sotto un albero nel giardino adiacente prima di tornare davanti alla porta della sala operatoria.
“Rick, mi spiace…è colpa mia…” dichiarò dispiaciuta
“Non è vero…se tu non l’avessi colpito lui avrebbe sparato a me e mi avrebbe ucciso…tu hai fatto solo il tuo lavoro”
“Sì ma facendolo ho messo a repentaglio la vita di tua madre, avrei dovuto prendere in considerazione anche questa possibilità, ma non l’ho fatto. L’unica cosa che vedevo in quel momento era la sua pistola puntata su di te”
“Ma non è solo colpa tua…anche io ho tirato troppo la corda, se gli avessi dato subito i documenti…”
“Se gli avessi dato subito i documenti vi avrebbe sparato subito e a quest’ora non saremmo qui a parlarne”
“Sarebbe stata un’opzione, magari se ne sarebbe andato senza farci del male e ci avrebbe lasciato stare convinto che non avevamo più nulla tra le mani, senza sapere che noi una copia dei documenti l’abbiamo fatta e saremmo riusciti ad incastrarlo lo stesso”
 
Lasciarono cadere quell’argomento e passarono diversi minuti in cui entrambi rimasero in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri…
 
“Ricordo tutto” disse ad un tratto Castle
Kate si voltò verso il proprio uomo non riuscendo a capire di cosa stesse parlando e lui capendo i suoi dubbi continuò
“Sai…si dice, quando si è sul punto di morire ti passa davanti tutta la vita, ed è quello che mi è successo. Mentre Maddox mi puntata la pistola per uccidermi ho rivisto tutta la mia vita…”
“Qui…quindi ora ricordi t…tutto tutto???” chiese con un velo di speranza nella voce
Rick annuì col capo e poi sul suo volto si aprì il primo sorriso sincero di quella giornata e Kate non riuscì a far altro che abbracciarlo e baciarlo
“Oddio ma è una bellissima notizia……”
“E sarebbe ancora più bella se mamma non fosse in quella sala operatoria” aggiunse mesto Castle
“Se, come mi hai sempre detto, tu hai preso da lei sono sicurissima che se la caverà, avete entrambi la pelle dura…”
“Hai ragione…sai non so che farei senza di te” concluse abbracciandola
 
Rimasero seduti abbracciati su quella panchina per alcuni minuti fino a quando il cellulare di Rick squillò…quando lesse il nome di chi lo chiamava la tranquillità che era riuscito ad ottenere in quel breve periodo sparì
“Espo dimmi”
“Torna qui, ci sono novità”
 




Parola all'autrice

Ok...sono riuscita ad aggiornare..finalmente direi...
Però non sono affatto convinta di quanto scritto, mi sembra tutto quanto banale e stupido....boh...a voi i commenti.
Ci vediamo al prossimo capitolo (qual'ora riuscirò a scriverlo....
Baci
Sere

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


Remember me Rick



In men che non si dica Castle e Beckett raggiunsero la sala d’attesa in cui vi erano tutti gli altri, ad attenderli c’era anche il chirurgo che era appena uscito dalla sala operatoria.
“Salve, lei deve essere il sig. Castle, il figlio della signora Martha Rodgers.”
“Sì sono io…”, rispose con ancora un po’ di fiatone per la corsa, “…come sta?”
“Considerando tutto sta bene, il proiettile è passato tra cuore e polmone mancandoli tutti e due e uscendo poi dall’altra parte, se solo avessero mirato un centimetro più a destra o a sinistra, mi duole dirlo, ma in questo momento non saremmo qui a parlarne.”
“Praticamente un miracolo”, constatò Rick andandosi a sedere su una delle sedie e tirando un grosso sospiro di sollievo.
Alexis scoppiò in un pianto liberatorio, aveva veramente creduto di perdere anche sua nonna, dopo suo padre, per mano di quell’assassino.
“Possiamo vederla?”, chiese poco dopo il figlio della donna.
“Certo, al momento sta ancora riposando, ma dovrebbe svegliarsi entro breve, però mi raccomando, non affaticatela troppo, è ancora debole.
In questo momento sta uscendo dalla sala operatoria e tra poco la porteranno in stanza, potete già aspettarla lì.”
“Grazie infinite dottore, per tutto!”, aggiunse Kate mentre insieme agli altri si dirigeva verso l’ingresso.
 
Passarono alcune settimane da quell’ultimo incidente avvenuto in casa Castle, Martha si stava riprendendo molto bene, ma aveva deciso di prendersi una piccola vacanza negli Hamptons accudita da Alexis.
Maddox, invece, non aveva voluto rivelare nulla, anzi, una volta richiuso in carcere aveva deciso di impiccarsi con le lenzuola pur di non tradire il suo capo.
Il drago aveva seguito tutto dall’alto della sua posizione, sperava di riuscire ad eliminare la detective e il fidato scrittore e recuperare i documenti, ma purtroppo niente era andato secondo i piani, ora si trovava senza uno dei suoi uomini migliori, i documenti erano al distretto e in poco tempo il suo nome sarebbe saltato fuori.
“E’ sempre così alla fine, le cose migliori sono quelle fatte da sé”, commentò ad alta voce.
 
Il giorno seguente, appena arrivati al distretto, Rick, Kate e i bro si precipitarono nell’ufficio della Gates…
“Signor Castle, come sta sua madre?”, chiese Victoria appena tutti si furono accomodati.
“Sta bene, grazie, al momento è nella nostra casa negli Hamptons per un po’ di riposo.”
Vi furono vari secondi di silenzio, poi il capitano riprese la parola.
“Detective, quando ha un momento vorrei che finissimo il discorso iniziato prima che succedesse tutto questo.”
“Capitano, credo che questo sia il momento adatto…”
“Cosa intende?”, chiese confusa Gates.
“Ero qui per farle vedere i documenti di Montgomery.”
“Aspettate, voi mi state dicendo che avete quei documenti? Ma com’è possibile?”
“Ecco…vede…Roy li ha spediti a me prima che morisse”, spiegò Castle.
“E come mai proprio a lei e non alla detective Beckett o a qualcuno qui al distretto?”
I quattro si aspettavano questa domanda, era normale infondo, spedire un plico importante ad una persona che non è un poliziotto non è usuale.
Kate, Ryan ed Espo si voltarono contemporaneamente verso Rick, loro non sapevano cosa fare, dire la verità o inventarsi una scusa?
Rick, con tranquillità si fece avanti e spiegò tutta la storia al capitano, la quale ascoltò rimanendo a bocca aperta.
“Dunque lei mi sta dicendo che il capitano Montgomery era suo fratellastro?”, chiese ancora sconcertata.
“Si signore. L’ho scoperto io stesso da poco. Io non ho mai saputo chi fosse mio padre e a dire la verità non mi sono mai posto il problema, ma dopo l’incidente che ho avuto mia madre ha voluto svelarmi il segreto che per tutti questi anni si è tenuta dentro.”
“Capisco…beh allora vediamo chi c’è dietro tutta questa storia”, concluse prendendo in mano il fascicolo.
Non fece nemmeno in tempo ad aprire il fascicolo che scattò l’allarme antincendio.
 
Nel giro di qualche minuto tutti gli agenti presenti nel distretto si riversarono in strada, mentre una figura uscì dallo sgabuzzino e si diresse con tranquillità verso l’ufficio del capitano, raggiunse la scrivania e adocchiò subito il fascicolo, lo inserì nella valigetta che aveva con sé e con la stessa tranquillità con cui era entrato uscì dal distretto senza essere visto da nessuno.
 
Nello mentre i pompieri, allertati tempestivamente di quanto successo, constatarono che non vi era alcun incendio all’interno del palazzo, ma qualche bontempone aveva deciso di fare uno scherzo inserendo un fumogeno all’interno di uno dei bagni.
 
“Ma proprio ora dovevano farci questo scherzo?”, commentò Esposito mentre, assieme agli altri, risaliva al 4 piano.
Rick e Kate si guardarono, ambedue non erano convinti che quello fosse solo un semplice scherzo, era troppo strano, insomma proprio nel momento in cui erano nell’ufficio del capo e stavano per svelargli il nome del famigerato drago era scattato l’allarme, no sicuramente qualcosa non tornava.
Ma ci misero molto poco a capire cosa fosse realmente successo, perché appena si aprirono le porte dell’ascensore videro il capitano Gates corrergli incontro…
“Ragazzi avete per caso preso voi il fascicolo mentre uscivamo dall’ufficio?”, domandò speranzosa in una risposta affermativa, ma tutti risposero scuotendo negativamente il capo.
“Merda! Qualcuno è riuscito ad introdursi e rubare i documenti.”
“Cosa???”, esclamarono tutti in coro.
“Ma noi quelle carte le abbiamo viste, può valere lo stesso no?”, aggiunse Ryan.
“Purtroppo no, come sai, senza prove scritte nero su bianco la giuria non valuterà neanche per un secondo quello che diremo.”
“Quindi siamo punto e a capo”, constatò sconsolato Esposito.
“No…”, affermò intromettendosi Castle, “prima di consegnarvi il plico io avevo fatto una copia di parte dei documenti e li ho nascosti in cassaforte.”
“Signor Castle mi sta dicendo che possiamo ancora sapere il nome del drago?”
“Sì, fortunatamente Maddox non ha avuto la possibilità di rovistare per casa, però, come dicevo, non ho avuto il tempo di copiare tutti i fogli e quindi, purtroppo, il nome è presente solo in uno di questi e negli altri non vi è spiegato bene tutto quello che ha fatto in questi anni, mi spiace.”
“Castle non devi scusarti, è già tanto che abbiamo scritto nero su bianco il suo nome” constatò Espo.
 
A fine turno si ritrovarono a casa di Rick per poter far finalmente vedere i documenti al Capitano, che però non era ancora arrivata.
“Ragazzi, non so come la prenderà la Gates…”
“Purtroppo non lo sapremo finché non leggerà il nome, di sicuro sarà un duro colpo.”
 
Dopo una decina di minuti il capitano bussò alla porta del loft, Rick la fece accomodare sul divano dove gli altri erano già seduti.
“Eccoci tutti qui…allora ragazzi dove sono questi famosi documenti?”, chiese il capitano andandosi a sedere accanto a Beckett.
“Sono qui! Purtroppo, come avevo già detto, non sono riuscito a copiare tutte le pagine presenti nel dossier ma troverà il nome sulle ultime pagine” rispose Castle allungandogli una busta marrone.
Per un tempo indefinito rimasero tutti in rigoroso silenzio, mentre Victoria Gates sfogliava con accuratezza ogni pagina.
Su di esse vi era riportato un’infinità di movimenti bancari, vi erano tutti i dati raccolti sull’assassinio di Johanna Beckett e tutte le altre persone uccise e i vari poliziotti corrotti.
Quando lesse il nome del capitano Montgomery dovette fermarsi, il pensiero che il suo predecessore, conosciuto da tutti con un uomo integerrimo e ligio al dovere, fosse stato uno dei poliziotti corrotti, non riusciva ancora a digerirlo.
Poi riprese a sfogliare i documenti fino a giungere alla pagina che più le interessava, quella dove vi era scritto nero su bianco il nome del mandante, soprannominato da tutti come drago.
“Non…non può essere…”, sussurrò, “Non può esserci lui dietro a tutto questo, questi documenti sono contraffatti!”
“Mi spiace capitano, ma è così, non vi è alcun errore”, dovette confermare Kate.
“Ma io lo conosco, Michael non ha mia fatto male ad una mosca, è sempre stato molto corretto, non ci posso credere, devo andare a parlare con lui.”
“No capitano non può”, intervenne Esposito, “Se venisse a scoprire che noi sappiamo chi è non saremo più quel passo avanti rispetto a lui, come invece siamo ora. Immagino sia molto dura per lei, ma questa è l’unica soluzione, dobbiamo tenere questa cosa per noi e trovare un modo per incastrarlo definitivamente.”
“Hai ragione Esposito. Allora ragazzi come avete intenzione di comportarvi?”
“Beh pensavamo di continuare a fare finta di nulla durante la giornata, ma appena abbiamo un turno libero o quando stacchiamo la sera possiamo venire qui e cercare d’andare avanti con le indagini”, spiegò velocemente Kate.
Il capitano acconsentì a questa soluzione con un semplice cenno del capo e poi si alzò per avviarsi verso la porta.
Prima di uscire però si girò nuovamente verso il gruppo
“Mi raccomando non fatevi scoprire e nascondete il più bene possibile quei documenti, il drago non sa che ne abbiamo una copia e se lo venisse a scoprire sarebbe la fine.”
 
Rick si alzò per accompagnarla e giunti alla porta si scusò con lei per quanto successo, in parte si sentiva in colpa.
“Signor Castle quello che è successo non è assolutamente colpa sua, queste persone avevano già preso le loro decisioni molto prima che lei entrasse a far parte delle nostre vite, soprattutto in quella del detective Beckett, quindi non si senta in colpa e cerchi di dare il massimo in questo sprint finale nei confronti del drago”, disse prima di uscire dal loft, lasciando lo scrittore fermo sulla porta a ripensare a quanto il capitano gli aveva appena detto.
Dopo alcuni interminabili minuti si ridestò, chiuse la porta e ritornò in salotto.
 
Appena si voltò Kate notò che qualcosa lo stava torturando ma decise di aspettare che anche Ryan ed Esposito fossero usciti di casa per poterglielo chiedere.
Ovviamente questa cosa ai due detective non passò inosservata e quindi poco dopo si congedarono dicendo che avevano delle scartoffie da finire di compilare ed uscirono.
 
Rimasti da soli Kate continuò a seguire con lo sguardo i movimenti che Castle compiva, era tormentato, agitato, ormai l’aveva capito bene, quando iniziava ad aggirarsi senza meta per la casa c’era sempre qualcosa che non andava.
“Rick che c’è?”, chiese ad un certo punto.
“Assolutamente nulla”, rispose lui senza nemmeno pensarci un secondo e continuando a muoversi per la sala
“CASTLE!”, lo richiamò Kate, poi con un tono di voce più pacato aggiunse, “Non mentirmi, ormai ti conosco, c’è qualcosa che ti sta tormentando, ti prego dimmi cos’è.”
“Ormai non posso nasconderti proprio niente eh”, constatò con un sorriso tirato, poi prese un sospiro e iniziò a raccontare quello che lo turbava, “Ripensavo a tutto quello che è successo in questi ultimi anni, e soprattutto quanto successo negli ultimi mesi. Alla fine tutto questo è successo soprattutto per colpa mia, se quattro anni fa non avessi voluto a tutti i costi riaprire il caso di tua madre non si sarebbe scatenato tutto questo putiferio.”
“Rick, smettila di crogiolarti in questo tormento, te l’ho già detto e per ben due volte, non devi sentirti in colpa, se non fosse stato per te non avrei mai dato una svolta al caso di mia madre.”
“Lo so, ma ammettilo, da quando sono entrato nella tua vita quante volte hai rischiato di lasciarci le penne? Direi troppe, eppure sei ancora qui al mio fianco, mi sei rimasta accanto anche in questo ultimo periodo, quando non ricordavo assolutamente nulla di noi ed è soprattutto grazie a te sono riuscito a recuperare la memoria, ma nonostante tutto non riesco a capire come tu possa voler ancora stare insieme ad una persona come me”, concluse voltandosi nuovamente verso la finestra e dandole le spalle.
“Per il semplice fatto che grazie a te io ho ripreso a vivere quella vita che avevo chiuso in un cassetto da 14 anni, e se mia madre fosse ancora tra noi sono sicura che ti adorerebbe, come ti adoro io!”, dichiarò avvicinandosi a lui e abbracciandolo da dietro, “Ora però andiamo a riposare, siamo entrambi stanchi”, concluse lasciandogli un bacio sulla scapola.
“Peccato, avevo in mente qualche idea per passare le prossime ore”, rispose maliziosamente.
 
I giorni si susseguirono sempre con la solita routine al distretto, qualche caso da risolvere, tante scartoffie da sistemare e così via, solo una cosa si differenziava dal normale, il fatto che la squadra di Beckett ogni volta che aveva un momento libero si buttava a capofitto nel caso più importante che avevano, riprendendo in mano tutti i documenti e ricontrollandoli di continuo.
Anche il capitano ogni tanto si univa a loro, voleva capire se veramente suo cugino fosse stato realmente capaci di tutti quei crimini pur di raggiungere i vertici dell’FBI.
Purtroppo, però, Michael Gates era molto bravo a nascondere le proprie tracce, agli occhi di tutti era un esempio da seguire.
Se si chiedesse a qualche conoscente di descrivere in poche parole il direttore dell’FBI gli aggettivi che verrebbero usati sarebbero: integerrimo, altruista, buono, bravo e molti altri.
«Se solo sapessero la verità» questo si ripetevano in continuo i detective leggendo quei documenti, ma prima o poi sarebbero riusciti ad incastrarlo.
Un’altra cosa che bloccava le indagini era proprio il fatto che il drago era a capo di una delle organizzazioni militari più importanti d’America, se solo si fossero azzardati a fare qualche allusione o qualche domanda sbagliata tutto il loro lavoro sarebbe andato in fumo.
E così il tempo passava senza che loro avessero neanche uno straccio di prove in più rispetto ai documenti.
 
Da quando aveva recuperato i documenti, il direttore Gates si sentiva molto più sicuro, ma comunque continuava a tenere sott’occhio la cugina e la sua squadra, era sicuro che stavano nascondendo ed architettando qualcosa per riuscire ad incastrarlo.
Nell’ultimo periodo le relazioni che il suo infiltrato gli mandava erano molto discordanti, da una parte sembrava che il detective Beckett e la sua squadra avessero accettato la sconfitta e deciso di lasciar stare la ricerca del famigerato drago, ma dall’altra vi erano dei loro strani movimenti, soprattutto quando non erano impegnati in dei casi.
“Allora sei riuscito a capire cosa stanno combinando?” chiese all’agente infiltrato.
“Purtroppo no signore, riescono sempre a tenere tutto nel più stretto riserbo ed ogni volta che qualcuno si avvicina o gli passa accanto cambiano discorso o abbassano ancora di più la voce.”
“Io voglio, anzi DEVO saperlo, quindi trova un modo per scoprire cosa stanno facendo, non posso stare troppo tranquillo con quelli, possono avere un asso nella manica.”
“Farò il possibile.”
“Devi fare più del possibile, entra a far parte del loro gruppo, fatti amico lo scrittore, qualunque cosa ma…FAMMI SAPERE OGNI LORO MOSSA.”
“Va bene.” concluse il ragazzo nascondendo il cellulare usa e getta uscendo dall’archivio.
 
Il capitano Gates ancora non si capacitava di quando aveva scoperto, il suo adorato cugino, colui che con grande impegno era arrivato ai vertici dell’FBI, era il principale sospettato di una serie di brutali omicidi avvenuti negli ultimi 15 anni, dell’omicidio della madre della sua miglior detective, del tentato omicidio di quest’ultima e di Richard Castle.
Quando poteva dava una mano ai ragazzi, al distretto però notava che alcuni poliziotti erano divenuti sospettosi quindi aveva consigliato di continuare le ricerche al di fuori del luogo di lavoro e così quasi ogni sera si ritrovavano o a casa dello scrittore o all’Old Haunt.
 
Anche Kate era diventata sospettosa soprattutto nei confronti di un poliziotto che continuava a girare loro intorno, o meglio cercava sempre di parlare con Castle, sembrava volesse carpire informazioni su quello che stavano facendo così una di quelle sere in cui si trovarono tutti decise di esporre il problema, anche gli altri concordavano su quanto stesse pensando ed insieme arrivarono ad un’unica soluzione…quel poliziotto era in combutta con il drago.
Il capitano era sconvolta, già non riusciva ad accettare la posizione del cugino, e sapere che lui manovrava uno dei suoi uomini per remare contro Beckett era ancora peggio, non poteva assolutamente permetterlo, bisognava assolutamente trovare un modo mettere la parola fine a quella situazione, il tutto, possibilmente, senza altro spargimento di sangue.




Parola all'autrice

Non dite nulla, sono assolutamente imperdonabile, ho fatto passare ben 4 anni prima di pubblicare un nuovo capitolo di questa storia infinita 🙈🙈🙈🙈
Il prossimo capitolo è già quasi completamente scritto su carta ed anche trascritto su pc, quindi spero (salvo impegni lavorativi e di studio) di riuscire a pubblicarlo prima di far trascorrere altri 4 anni.
Dopo di che credo che scriverò ancora giusto un paio di capitoli per riuscire ad arrivare ad una degna conclusione (finalmente), poi credo che appenderò la penna al chiodo, salvo non arrivi una fulminea ispirazione, ma al momento (vedendo i risultati di questi ultimi anni) penso che la mia carriera come scrittrice coinciderà con la fine di questa storia!

Beh ora vi lascio, e alla prossima!
Sere

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Capitolo 26
*** Piccolo aggiornamento ***


Parola all'autrice

Salve a tutti,
a distanza di ben 3 anni sono nuovamente qui a scrivere per avvisarvi che ho deciso di riprenderla in mano e cercare di portarla a termine in tempi congrui (spererei in un paio di mesi massimo, lavoro e problemi famigliari permettendo).
Al momento sto rileggendo e risistemando (dove necessario) i vecchi capitoli, cosa che presumo mi impegnerà circa una settimana, quindi, se vi va, ci si legge nei prossimi mesi!
Serena

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Capitolo 27
*** Capitolo 25 ***


Remember me Rick


I mesi passavano e con essi sfumava sempre di più la convinzione che la squadra aveva di poter inchiodare al più presto il famigerato drago, infatti, eccetto il nome scritto su uno dei fogli del dossier che Rick era riuscito a copiare prima che riuscissero a rubarli, non avevano assolutamente nulla in mano per poterlo arrestare.
Kate però non riusciva a credere che Montgomery non avesse nessun’altra opzione per farla arrivare alla soluzione del caso più importante della sua vita, sia lei che il resto della squadra erano sicuri che il loro Capitano avesse nascosto da qualche parte altri indizi, il problema era scoprire dove.
Nel compenso il vedere che il tempo passava ma a casa sua non si facevano vedere poliziotti e detective aveva rincuorato il drago, nessuna visita voleva dire che non erano ancora riusciti ad avere prove su di lui, ma comunque aveva contattato il suo agente nel distretto per assicurarsi che continuasse a tenerli d’occhio.

Era un venerdì pomeriggio come tanti altri, dopo aver finalmente messo la parola fine ad un caso che li teneva occupati da quasi un mese, si erano ributtati a capofitto sul “loro” caso.
Erano da poco entrati nell’ufficio che si erano ricavati vicino allo studio di Lanie, così da non essere disturbati da persone indiscrete quando il Capitano Gates li raggiunse, sapeva che era stato un periodo duro per tutti quindi gli comunicò che avevano l’intero weekend libero.
All’inizio rimasero spiazzati, non si aspettavano assolutamente di ricevere ma notando che il loro capitano era assolutamente serio non se lo fecero ripetere due volte, Ryan decise di passare il fine settimana con la famiglia, magari a Disneyland come aveva promesso da tempo a sua figlia, Esposito e Lanie decisero di andare a Los Angeles per godersi la bellissima spiaggia di Venice, mentre Rick e Kate si diressero a casa e si buttarono letteralmente sul divano, erano sfiniti.

Il loft era completamente vuoto, Martha era in tournée col suo nuovo spettacolo ed Alexis era rimasta al college per poter studiare in vista di un importante esame.
I due rimasero per parecchi minuti accoccolati l’uno all’altra in religioso silenzio, solo per godersi la vicinanza della persona amata, poi Castle ruppe il silenzio
“Sai Kate, stavo pensando…” iniziò per poi fare una pausa per vedere se aveva attirato l’attenzione della detective “...a causa dell’ultimo omicidio, e di tutto il resto, è da parecchio che non ci spostiamo da New York. E sì, insomma, pensavo di seguire l’idea di Kevin e Javier.”
“Ovvero?”
“Prendiamo ed andiamo per il weekend negli Hamptons, ti va?”
“E mi chiedi pure se mi va? Assolutamente sì, ce la meritiamo proprio una piccola vacanza lontano dal caos della città.”
“Fantastico!!! Allora su su, corriamo a preparare le valige che si parte subito.” Concluse Rick scattando in piedi e correndo verso la camera da letto trascinandosi dietro una ridente Kate.

Prepararono i due borsoni tra scherzi e battute, non ridevano così tanto da parecchio tempo e dopo un’ora erano a bordo della Ferrari direzione Hamptons.
Durante il viaggio non parlarono molto, Kate, come ogni volta che intraprendevano il viaggio verso la casa al mare, era completamente estasiata dal paesaggio.
Ricordava ancora la prima volta che l’aveva portata lì, era successo poco dopo che lui aveva recuperato la memoria, e appena la vide rimase a bocca aperta, non si sarebbe mai immaginata una villa del genere, però ripensandoci non poteva meravigliarsi troppo, si stava parlando sempre e comunque di Richard Castle.
Si ricordava anche che appena entrati in casa le si era insinuato un tarlo in testa: «quante donne ha portato qui?», continuava a ripetersi e, anche quella volta, Rick fu in grado di leggerle dentro, infatti le confermò che non era la prima donna ad aver portato in quella casa, ma che nessuna era come lei, perché lei era la donna che aveva sempre amato, anche quando aveva perso la memoria.

Castle invece durante il viaggio non fece altro che ripensare a quanto gli era capitato negli ultimi anni, dal periodo in ospedale dopo il ferimento, la perdita della memoria, la difficoltà nel vedere le persone che gli volevano bene stare male perché lui non si ricordava di loro, l’essere riuscito a recuperarla, ma soprattutto la sua storia con Kate, stavano bene insieme, ma lui ora voleva qualcosa di più, sebbene tutti li considerassero fidanzati, contando anche il fatto che sua madre gliel’aveva presentata così quando si era risvegliato in ospedale, lui non era ancora riuscito a regalarle il vero anello di fidanzamento, doveva rimediare il prima possibile.

Arrivati a destinazione Kate notò che una persona stava uscendo dalla casa.
“Come mai è qui tua madre?” chiese voltandosi verso lo scrittore.
“So che in questi giorni mette in scena lo spettacolo qui vicino, magari ha deciso di fare un salto qui per prendere qualcosa” dichiarò cercando di essere il più impassibile possibile.
“Oh che sorpresa trovarvi qui.” affermò l’attrice arrivando vicino a loro.
“Ciao madre, come mai qui?”
“Sai caro, avevo dimenticato delle cose a New York e allora, visto che sono qui vicino, ho pensato di venire qui a vedere se per caso ho dei doppioni anche qui, ma purtroppo no, quindi mi tocca andare a comprarli. Darling ti va di venire con me?” concluse girandosi verso Kate.
“Non vorrei lasciare Rick da solo.”
“Non preoccuparti, tanto devo sistemare alcune cose, e poi abbiamo tutto il weekend per stare insieme:”
“Su Kate andiamo a fare shopping e poi verrai a vedere le prove dello spettacolo.” dichiarò Martha prendendo Kate sottobraccio ed avviandosi con lei verso il centro.

La detective riuscì a rientrare a casa solo per l’ora di cena.
“Scusami tesoro, ma tua madre non mi lasciava andare” disse mentre entrava, chiuse la porta e nel voltarsi verso l’interno della casa si bloccò rimanendo a bocca aperta.
Lungo il corridoio erano sparsi in vari angoli candele e petali di rose, in altri punti c’erano anche delle boccette con oli essenziali e legnetti d’incenso che rilasciavano nell’aria uno straordinario aroma esotico.
Nella sala il caminetto era acceso ed emanava una bellissima sensazione di calore, e come ciliegina sulla torta un sottofondo musicale con tutte le canzoni più importanti per loro.
Si voltò verso la finestra che dava sul patio, dove si aveva una bellissima vista sull’oceano, e proprio lì era posizionato il tavolo tondo in legno massello.
Quest’ultimo era apparecchiato con una stupenda tovaglia di lino color beige, dei tovaglioli color bianco sporco e un bellissimo servizio di porcellana.
Anche sul tavolo vi era un candelabro ed un bouquet di ortensie bianche, mentre a lato del tavolo era posizionato un secchiello con all’interno una bottiglia di spumante fresco.

In quel momento dal piano di sopra giunse Castle.
“Oh sei arrivata finalmente.” disse avvicinandosi a lei ed abbracciandola da dietro.
“Sì, scusa, ma tua madre mi ha fatto girare tutti i negozi di abiti, come puoi ben notare” aggiunse indicando le buste poggiate vicino al divano.
“Oh povere le mie carte di credito.” aggiunse lo scrittore con fare melodrammatico.
“Ma hai fatto tu tutto questo?” chiese voltando il volto verso di lui e lasciandogli un piccolo bacio sulla mandibola pur rimanendo con la schiena appoggiata al suo petto.
“Sì, voglio che questa sera sia memorabile, quindi spero che mia madre ti abbia fatto prendere anche un bel abito da sera, quindi perché non vai a prepararti mentre io riscaldo la cena” concluse facendole l’occhiolino.
“Tu e tua mamma vi siete messi d’accordo eh…ma cosa…”
“No, no, no, le domande dopo, ora vai” la interruppe prendendole le borse e spingendola verso le scale.

Dopo un bagno ristoratore indossò uno degli abiti che Martha le aveva fatto prendere, e una volta pronta scese al piano di sotto.
Rick aveva posizionato sul tavolo i piatti da portata e la stava aspettando in piedi accanto al tavolo con due bicchieri di spumante in mano.
“Te l’ho mai detto che mi stupisci ogni giorno di più?”
“E’ quello che voglio!” e dopo averla guardata mentre si avvicinava “Io te l’ho mai detto che sei meravigliosa, propongo un brindisi.” 
“E a cosa brindiamo?”
“Mi pare ovvio…a noi, alla nostra storia, al nostro futuro insieme, ma soprattutto a te…a te perché in tutti questi anni mi sei stata accanto nonostante tutto.”
“Ma brindiamo anche a te, che da quando ci siamo conosciuti quel giorno al tuo party mi ha sopportato, supportato, ma soprattutto aspettato, perché ho dovuto vederti prendere quel proiettile al mio posto e, di conseguenza, perdere la memoria, per capire veramente quello che provavo per te!”

Si sedettero a tavola ed iniziarono a cenare, chiacchierando del più e del meno.
Mangiarono l’antipasto tra risate e scherzi e alla fine Kate non poté che fare i complimenti al cuoco.
Dopo una breve pausa Rick si alzò per andare a prendere la portata principale.
“Woow Rick, sembra delizioso, posso chiederti cos’è?”
“È una delle mie specialità, Rose al gorgonzola e funghi con granella di pistacchi, spero ti piaccia” disse mentre serviva le porzioni.
“Se è come l’antipasto stai sicuro che quando l’ho finito te lo lascio lì” rispose Kate facendogli l’occhiolino
“Ma perché devo aspettare? Te lo prendo via subito” aggiunge Castle restando al gioco e allontanando il piatto da Kate
“Ehi così non vale!” concluse lei cercando di riprendersi il piatto, senza però riuscirci dato che Rick continuava ad allontanarglielo.
Ad un certo punto però si fece serio, poggiò il piatto, prese un boccone e lo porse alla detective, la quale non ci pensò due volte e lo addentò, per poi rubare il piatto dalle grinfie dello scrittore facendogli la linguaccia.
Castle in un primo momento rimase spiazzano da quel gesto, ma poi scoppiò in una fragorosa risata, seguito a ruota da Beckett.
“Kate credo che ti faccia male stare con me, ti stai Castlellizzando!”
“Sai come si dice no ‘Chi va con lo zoppo impara a zoppicare’ e tu sei peggio di uno zoppo” disse avvicinandosi a lui “tu sei come l’aria che non può mancare” concluse dandogli un delicato bacio sulla guancia.
“Poi sarei io quello sdolcinato eh?”
“Ho capito, il mio fidanzato non apprezza, vorrà dire che mi troverò un altro” concluse allontanandosi, ma venne trattenuta da Castle
“Dove credi di andare?” disse facendola sedere sulle sue gambe “dopo una cosa dichiarazione così fatti almeno ringraziare per bene” e la baciò “ti amo.”

Ridendo e scherzando arrivarono al momento del dessert e, soprattutto, al momento che Rick aspettava da tutto il giorno e questo lo rendeva parecchio agitato.
“Eccoti il dolce” disse entrando in sala e cercando di mascherare il più possibile l’ansia che aveva.
“Ma è fantastico…la Red Velvet? Dopo questa cena posso confermare a tutti che sei proprio un uomo da sposare” constatò senza nemmeno pensare a quello che stava dicendo, ma appena se ne rese conto si pentì, Castle era già stato sposato due volte, quindi, poteva non sentirsi ancora pronto per fare nuovamente quel grande passo che invece lei sperava.
“Dai dai assaggia e dimmi se è buona come quella della pasticceria” deviò facendo finta di non pensare a quello che lei aveva appena detto.
Kate ci rimase comunque male, sperava che potessero iniziare ad affrontare il discorso, ma sembrava proprio che lui non fosse pronto al passo successivo, però continuava a sperare che prima o poi la proposta le venisse fatta.
Prese la forchetta con qualche riluttanza, perché se solo avesse potuto avrebbe lasciato li la torta, anche se lui continuava a guardarla speranzoso e non ne capiva proprio il motivo.
Prese un paio di bocconi, doveva ammettere che era molto buona, quasi meglio dell’ultima che aveva preso in pasticceria.
Stava per prendere un altro boccone quando la forchetta cozzò contro qualcosa di duro, e nel controllare trovò un sacchettino di plastica.
“Ma stai diventando vecchio? Ora ti dimentichi anche la plastica nell’impasto?” commentò ritrovando il sorriso.
Lui fece una faccia strana, come per dire che non ne sapeva nulla, allora Beckett estrasse quel sacchettino dalla fetta di torta
“Ma che…” esclamò mentre si rigirava tra le mani quel piccolo sacchetto trasparente.
Rick glielo prese dalle mani e ne scartò il contenuto.

Dopo secondi che per entrambi parevano secoli, Kate prese in mano quel bellissimo solitario che Rick stava tenendo sollevato dopo averlo scartato.
Rick sapeva che non amava le cose appariscenti, infatti questo era un bellissimo solitario con un infinito in oro bicolore con applicato un diamante e guardando più attentamente all’interno vi era incisa quello che era il loro modo di dirsi ti amo, “Always”. (https://www.orsinigioielli.it/wp-content/uploads/2017/10/2442g.jpg)

“So che questo può non essere il momento adatto pensando a tutto quello che abbiamo passato, e stiamo passando tutt’ora, ma per me lo è. Sono passati 3 anni, e nonostante tutto quello che è successo, tutte le pene dell’inferno che ti ho fatto passare…” iniziò riprendendo in mano il solitario.
“Tutto successo perché volevi proteggermi…” puntualizzò
“Dettagli trascurabili, comunque dov’ero?” si domando strofinandosi il mento con la mano “Ah sì! Dicevo, dopo aver perso la memoria etc. etc.…se no dobbiamo stare qui fino a domattina per elencare tutto” scherzò alla fine per stemperare la situazione un po’ troppo imbarazzante per lui, e strappò un sorriso anche a Kate.
“Insomma, tutto questo per dire che, con tutto quello che è successo tu mi sei sempre stata accanto, e so che il passo successivo viene da sé, anche se non è obbligatorio, e posso immaginare che qualcuno possa pensare che possa essere l’ennesimo mio capriccio, visto i miei precedenti, ma ho capito che non ti voglio come semplice compagna, ma come la donna della mia vita, la sola e l’unica donna della mia vita. Per ciò…” sì alzò dalla sedia è si inginocchiò di fronte a lei
“Katherine Houghton Beckett, vuoi concedermi l’onore di essere tuo “one and done”?”

Kate rimase a bocca aperta, non riuscì pronunciare nemmeno una sillaba, tanto era la commozione che provava in quel momento.
Durante tutta la serata aveva come il sentore che lui volesse dirle qualcosa di importante, sperava che le chiedesse di sposarla ed essendo uno che ci sa fare con le parole sapeva che l’avrebbe lasciata senza parole, ma addirittura ricordarsi quelle che lei aveva usato in una pausa di una delle loro prime indagini quando le aveva chiesto se si fosse già sposata.
Si riprese dai ricordi di quella giornata e vide Castle in trepida attesa di una sua risposta ancora in ginocchio e con l’anello alzato verso di lei…
“Richard Edgar Alexander Rodgers Castle…”
“Ouch, il nome completo…” la interruppe
“Piantala di interrompermi, dovrebbe essere un momento serio ed importante”
“Hai ragione, scusa”
“Dicevo” fece una piccola pausa “Richard Edgar Alexander Rodgers Castle, mi hai totalmente spiazzato, o meglio, da una parte ci ho sperato durante tutta la cena, ma man mano che arrivavamo al termine perdevo le speranze; invece mi hai nuovamente fregato” aggiunse sorridendo “solo tu sei sempre riuscito, e riesci tutt’ora, a farmi ridere e incavolare nel giro di poco, quando ti ho conosciuto mi sei sembrata una persona superficiale e egocentrica, come un bambino viziato ti sei intrufolato nella mia vita obbligandomi ad averti sempre tra i piedi, ma pian piano mi hai fatto conoscere un lato di te che non rendi visibile a molte persone, e di questo ne sono onorata. Mi sono innamorata di quel bambino viziato, ma che è anche un padre e uomo meraviglioso, quindi la risposta è sì, sarei onorata di diventare tua moglie!” concluse abbracciandolo e baciandolo.


Parola all'autrice 
Eh sì, a volte ritornano =)
Sto cercando di portare a termine questa storia, che da troppo è ferma con le quattro frecce e pian pianino mi sembra di riuscire ad arrivare ad un punto; quindi per ora torno con questo capitolo, in attesa di riuscire a completare il prossimo.
Non posso darvi una data precisa per il continuo, ma spero di non farvi aspettare anni, magari un paio di mesi sì però, tutto sta a come si mette la mia ispirazione e soprattutto gli impegni di lavoro; al momento devo studiare per 2 certificazioni.
Quindi per il momento vi dico solo a presto.
Serena

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