Una settimana per imparare a vivere

di borntodie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** » introduzione ***
Capitolo 2: *** » l'inizio o la fine? ***
Capitolo 3: *** » la prima bugia ***
Capitolo 4: *** » caso o destino? ***
Capitolo 5: *** » la svolta? ***



Capitolo 1
*** » introduzione ***


1. d o m e n i c a s e t t e a g o s t o 2O11

Dovevano essere le 7 di mattina, i raggi di sole filtravano nella stanza e la riscaldavano accarezzandola quando apri gli occhi e realizzò che non era solo un sogno. Era lì, nella sua camera arredata nei minimi dettagli, ogni singolo particolare aveva un senso ... Anche lui. Sembrava la perfezione,  qualcosa di così soprannaturale che aveva timore a toccare per paura che scomparisse. Non c'era un giorno in cui non si chiedesse che cosa ci trovasse in lei, forse la dolcezza dei suoi timidi sorrisi o i suoi occhi da cerbiatta. Mentre era persa nelle sue fantasie Henry aprì i suoi occhi verdi lucenti, già vispi di prima mattina e le sussurrò «Buongiorno, principessa»Qualcosa di magico c'era nel suo sussurrare, apriva a malapena le sue labbra e riusciva a farla sussultare, a lasciarla senza fiato. «Buongiorno anche a te» rispose, sentendosii come se il suo saluto non fosse abbastanza. Allungò la mano per spostarle un ciocca di capelli che le copriva il viso, e accarezzandola sussurrò ancora più dolcemente «Potrei scendere giù in cucina a prepararti qualcosa di buono, magari tua madre vuole una mano» «Scherzi?» rispose lei «Mia madre non sopporta che qualcuno osi toccare i suoi preziosi arnesi da cucina, non ti farebbe più rimettere piede qui!» e gli sorrise sarcastica. «Oh, e io come farei io senza di te e queste lenzuola di seta celestine?»  «Saresti perduto» ribattè lei lasciandosi cullare nel suo oceano preferito, sentendo le sue braccia attorno al suo esile corpo e dimenticandosi del resto del mondo, era tutto così futile se paragonato ai suoi occhi. «Dovremmo alzarci» mi disse mentre delicatamente le sfiorava il naso. «Ma non lo faremo» rispose Megan, ostinata a rimanere lì per sempre. Fu allora che senti le sue mani possenti solleticarle il ventre e si chiusi in se stessa come una piccola lumaca «Lasciami!» gridava tra le risate, aveva quasi le lacrime agli occhi quando bussarono alla porta. «La colazione è pronta, Signorina Sharp» annunciò la governante, la Signora Lauren «Signor Fell» Lasciò la frase in sospeso come se fosse un cordiale saluto e richiuse la porta. Era così in imbarazzo, la vecchia signora aveva sempre uno strano effetto su di lei. «Contento?» disse ad Henry fingendosi arrabbiata e tirandogli un cuscino in faccia. Lui si trattenne e rispose «Non finisce qui, Signorina Sharp. Adesso se non le dispiace, scendo a fare colazione» poi scese dal letto con un'eleganza innata e si vestì. Lei si affacciò sul balcone per guardare il panorama. Il giardino della villa era immenso, le ricordava una reggia di Parigi o qualcosa del genere, e quando usciva di casa si sentivo diversa. Ancora non aveva deciso se in modo positivo o negativo. All'orizzonte si vedeva solo il mare, nient'altro. La affascinava pensare che migliaia e migliaia di chilometri più in là si trovava l'Australia, e poi l'Asia e il Giappone e ... Come al solito partendo da ogni piccolo particolare viaggiava con la sua fantasia alla ricerca di nuove scoperte. Non voleva che il fatto di passare la maggior parte del tempo in casa le impedisse di pensare al mondo, o almeno, al mondo che si immaginava lei. Henry era già sceso, così decise di seguirlo in cucina. I suoi genitori erano già scappati a lavoro e la cucina era tutta per loro due adesso, così pensò di giocare un po' con la sua femminilità. Afferrò una fragola e la morse sensualmente, poi lanciò uno sguardo ammiccante ad Henry che sembrava divertito da tutto ciò, e che in un attimo la raggiunse cingendole i fianchi e baciandola appassionatamente. La fragola cadde a terra ma tuttavia sembrò non rovinare quel momento. Improvvisamente Megan si interruppe ripensando alla governante dagli occhi piccoli e giudiziosi. «Forse non è il caso si essere così ... Coccolosi in cucina» Lui rispose divertito «A me piacciono le fragole» sorridendo e continuando a baciarle il collo. «Qui ho una fragola speciale' le disse facendo intuire che nascondeva qualcosa dietro la schiena. «Cos'è? Dai dimmelo!» lo pregava lei cercando di sbrirciare. «Chiudi gli occhi» sussurrò lui. Lei non voleva arrendersi «Odio le sorprese, dai ti prego!» «Ma ami le fragole, e questa la amerai. Lo spero» La incuriosì troppo ma alla fine obbedì. Chiuse gli occhi continuando a tenere le mani sul petto di lui. Fu allora che Henry le fece assaggiare una fragola buonissima, poi si inginocchio e lei sentì qualcosa infilarsi nel suo dito. In quel momento rischiò di strozzarsi con la fragola e si odiò per questo, credeva di aver rovinato tutto quando lui sussurò «Apri. E dimmi di sì» Non riusciva a crede a quello che aveva davanti gli occhi: l'uomo più bello e dolce del mondo e l'anello più brillante del pianeta. «Non so, dovrei pensarci ...» Disse lei fingendosi pensierosa. Lo scherzo non durò più di cinque secondi dato che lei si gettò tra le sue braccia non smettendo mai di ripetere «Si,si,si,si,si». Ieri, oggi, domani e sempre. Henry era tutto ciò che aveva mai desiderato, la sua vita ora era completa.

{ spazio autrice.
Ciao a tutti, se siete arrivati alla fine dell'introduzione senza addormentarvi vi prego di fermarvi un minuto in più a leggere questo. Quello che ho scritto sopra è solo l'introduzione , diciamo il prologo. La storia comincia un po' lenta, ma mi piace focalizzarmi sulle descrizioni e soprattutto sul carattere della protagonista, Megan, che man mano analizzerò per bene. Nel prossimo capitolo, che considererò come primo, introdurrò nuovi personaggi fondamentali nello sviluppo della storia, quindi spero che non mi molliate proprio ora perchè il meglio deve ancora arrivare. Spero abbiate gradito, lasciatemi pure delle recensioni :)

 

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Capitolo 2
*** » l'inizio o la fine? ***



Megan gironzolava ormai da ore per la villa, troppo entusiasta per fermarsi. Aveva rischiato di cadere per le scale un paio di volte e preso in pieno la colonna del salone almeno dieci volte perchè non riusciva a smettere di fissare l'anello. Sbrilluccicava terribilmente e sprizzava amore eterno da tutti i pori. Si sentiva come quando al suo decimo compleanno aveva ricevuto la bambola che tutte le bambine desideravano ma che solo lei aveva avuto,perchè lei aveva il papà più generoso del mondo. Non stava più nella pelle, voleva dirlo ai suoi genitori, alle amiche, a tutti. Henry era andato all'agenzia dove lavorava come vice direttore mentre lei ora danzava con il cane Boone, un adorabile barboncino. La sua migliore amica Katie stava già organizzando un fantastico addio al celibato con le altre. Sarebbe stato tutto veloce, o almeno così avevano deciso. Il matrimonio organizzato in una settimana precisa per poi andare ad esplorare finalmente l'Australia, quel posto che sognava di vedere oltre l'oceano con il binocolo sin da piccola. Dopo aver passato ore a saltellare, si sdraiò sul divano esausta. Fu in quel momento che entrò la madre, Meredith, e lasciò delle buste dello shopping alla governante mentre si sistemava la lunga chioma bruna. «Mamma!» esclamò Megan e si lanciò addosso a lei come un cagnolino che le voleva fare le feste. «Suvvia cara, un po' di contegno» disse la donna senza un filo di emozione, sistemandosi la camicia. «Fammi indovinare, ti sposi! » Improvvisamente Megan sentì qualcosa dentro di le spezzarsi e morirle dentro « ma tu come» La madre non le lasciò nemmeno finire la frase «Sono settimane che ne parliamo con Henry, abbiamo deciso che è ora che si faccia una cosa seria. Stiamo già organizzando il viaggio tesoro, tu non dovrai preoccuparti di nulla se non ad essere la bella ragazza che sei e terminata» la frase si diresse per le scale brontolando «Dio quanto sono stanca! Devo farmi proprio un idromassaggio» La ragazza senza saperlo, senza volerlo sentì i suoi occhi scuri diventare lucidi, credeva di poter esplodere e di radere al suo l'intera California, ma non accadde nulla. Solo una timida e solitaria lacrima le tracciò il viso e spense in lei tutto l'entusiasmo delle ore precedenti. Lo sapevano tutti, tranne lei. Sembra una specie di congiura, forse anche Katie lo sapeva. Forse anche i giornalisti delle riviste più importanti, i pesci dell'oceano che avrebbe solcato. Si diresse furiosa in giardino con il cellulare in mano e compose immediatamente il numero del suo principe azzurro. Squillava e squillava, ma niente. Magari lo starà dicendo a qualcun'altro, pensò. «Pronto principessa, cosa c'è? Sono a lavoro» «Lo so, ma qui tutto ad un tratto sei diventato il cavaliere nero e hai mandato all'aria la favola! Non riesco a credere che tu possa aver... » «Amore, ci sentiamo stasera, sono stato invitato a cena da te» e attaccò. Megan continuava a parlare da sola, infuriata. Perfetto, il matrimonio dei 7 giorni era stato programmato già da chissà quante settimane, non era più così romantico come sembrava.

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«Esci da questa casa, e giuro che se ti rivedo da queste parti ti ammazzo! » Gridò l'uomo e sbattè la porta. L'ennesima porta in faccia che si beccava Byron. Erano settimane che si aggirava per la periferia in cerca di ospitalità, ma a quanto pareva si sarebbe dovuto arrangiare a dormire sulla spiaggia o tra l'immondizia. Era riuscito a conquistare una bella donna che lo ospitasse, si era inventata che era un cugino lontano ma ... Al marito non erano tanto piaciute le loro smancerie e così si ritrovava per le strada. Di nuovo. Il sole stava tramontando e decise di prendere quelle due cose che gli rimanevano e di andare sulla spiaggia. Magari Quinn si sarebbe fatta viva il giorno seguente con buone notizie. Da quando era arrivato in California dall'Australia non aveva ricevuto che delusioni. Il padre viveva a San Diego da anni ormai e non si era mai preso la briga di sentire il figlio, nè tantomeno la moglie che aveva lasciato al verde in una città nella periferia di Sidney. La vita non era una salita per Byron, perchè non c'era nessuna strada da salire, era costretto a continuare a cadere nell'ignoto per sempre e a trascinare con lui nel vuoto anche le persone a cui teneva di più. Quinn era la sua migliore amica e, a differenza sua, era una ragazza per bene, con tante possibilità. Bella, intelligente, vivace e sopratutto onesta. Lavorava come barista, niente di speciale, ma riusciva a pagara l'affitto di un monolocale e a mandare i soldi alla nonna che era ancora in Australia. Lui non era riuscito a concludere nulla, non aveva una famiglia e nemmeno una vita, il suo scopo era quello di aiutare la madre ma se l'era perso lungo la via. Non gli rimaneva altro che sedersi sulla spiaggia, chiudere gli occhi e sentire la brezza, l'odore del mare, il tiepido calore del sole che si apprestava a calare e lasciarsi andare. Dimenticare tutto.
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 Non appena la porta si aprì Henry trovò davanti a  se una furiosissima Megan che lo spinse in camera sua. «Ora mi spieghi perchè tutto il mondo lo sapeva tranne me» Il suo volto era sorpreso, ma non del tutto spiazzato. Tipico di Henry, aveva sempre una risposta a tutto. «Volevo che tu avessi la tua favola, che io e i tuoi ci occupassimo di tutto in modo che tu potessi pensare solo a noi. Noi due e basta» «Quindi mi stai dicendo che l'ho saputo dopo settimane perchè io potessi pensare solo a noi?» «Si» La rabbia era ancora troppa, ribolliva dentro di lei, stringeva i pugni ma .. Non sapeva cosa rispondere. Non c'erano parole per contrastare quella dannata perfezione che si trovava davanti a lei. Avrebbe voluto schiaffeggiarlo ma tutto quello che riuscì a fare fu sussurrargli «Ti amo» Lui sorrise fiero, le si avvicinò e disse '«Questo è ciò che intendevo» La accolse nelle sue calde braccia e la baciò dolcemente. Dannazione, il matrimonio ora sembrava una cosa così inutile. Loro due, così per sempre, questa era la priorità. «Amore, dobbiamo scendere» Gli sussurrò mordendogli l'orecchio. «Andiamo!» Disse entusiasta e mi portò in braccio per le scale «Largo, largo! Abbiamo la sposa più bella del mondo! » La trattava come se fosse una delicata e fragile stautetta di cristallo, la sua. Tutto ciò era davvero romantico, pensava lei. 'Henry, come sai questa famiglia è davvero onorata di averti qui, sei la persona migliore che potesse capitare a nostra figlia» diceva fieramente il padre di lei, Thomas, mentre lo guardava soddisfatto. «E sua figlia è il dono più grande che voi avreste mai potuto fare, signori Sharp » Rispose lui, il genero dei sogni. Megan era lì, ma si sentiva inesistente. Tra Henry e i suoi genitori c'era un rapporto basato sui complimenti reciprochi che lei non capiva, parlavano come se lei fosse assente, occupata a giocare con delle fanciulle tra gli dei dell'Olimpo. In quei momenti le tornava in mente come si era sentita la prima volta che era andata in città, la governante l'aveva accompagnata dalla dentista e, alla fine della visita, vide nello studio ragazzine della sua età che ridevano, si facevano scherzi e mangiavano schifezze; mentre le camminava si sentiva diversa, per la prima volta nella sua vita era a disagio, e quando quelle persone la fissavano lei capiva che non si sarebbe mai potuta confondere nella folla, fingere di essere invisibile per un istante. Lei era una Sharp, e dove abitava lei, questo contava. Anche se lei non voleva,  gli altri sentivano il suo sguardo passare su di loro dall'alto al basso e niente sarebbe mai cambiato. «Tesoro, lo vuoi il dessert sì o no? » Megan sobbalzò, non si era resa conto che tutti la stavano osservando preoccupati mentre lei si era persa fissando il suo riflesso nel calice di vino. «No grazie mamma, non voglio ingrassare nella settimana del mio matrimonio» risposi sorridendo, fingendo di essere stata con la mente in quella stanza negli ultimi venti minuti circa. Non aveva toccato nulla, in realtà aveva la nausea e non vedeva l'ora di alzarsi, ma Henry era lì e quella era una ragione per resistere. «Se sei stanca puoi andare, oggi è stata una giornata pesante, non credi? » «Mamma, mi sento bene, quando finite tutti me ne andrò» Non appena finì la frase si accorse che gli altri piatti erano tutti vuoti, i posti sparecchiati e tutti aspettavano solo lei. «Ehm, volevo dire … » era incredibile, riusciva sempre a dire la cosa sbagliata al momento sbagliato. «Avete ragione, non mi sento benissimo. Vado a dormire» Disse con aria assente e corse via da tavola senza nemmeno degnare di uno sguardo il suo amato.
Si sciacquò il viso, vi passò una crema e si guardò. Doveva esserci qualcosa che non andava in lei, anche nell'abito più bello del mondo si sentiva a disagio. Ora era sdraiata sul suo letto e fissava il soffitto aspettando che succedesse qualcosa, che uno spirito angelico o qualcosa del genere scendesse su di lei, ma in quel momentò le squillò il cellulare. Era Katie, quella maledetta non si era fatta sentire per niente! «Hey Megan! » «Hey» rispose fredda «Come sta la sposina? » «Corri un po' troppo, non credi? Non sono ancora una sposa» «Uhh, qualcuno è di cattivo umore! Quando il tuo amore ti chiama Principessa tu non lo rimproveri anche se non sei e non sarai mai una principessa. Che c'è?» «Sono stanca» «Vabbene, sto per attaccare ... Ma ti avverto che avevo delle news fantastiche sull'addio al nubilato però ... » «Sei la solita bastarda! Sputa il rospo! » «Sì, ma dovrai baciarlo perchè ti porti al castello sul suo destriero, principessina! » «Ah-Ah-Ah, ti avverto che sto per attaccare' «Ok, abbiamo deciso di farlo domani sera!' «Cooosa? » «Già, non è emozionante? Rivoluzionario! » «Stai scherzando? Innanzitutto, cos'era quel 'Abbiamo'? Chi diavolo hai invitato? » «Holly, Nina, Diana e qualcun'altra» «Wow, tutte le persone che non sopporto, con queste tue news non mi farai dormire stanotte!» «vDaii, hai detto che potevo fare quello che volevo! Inoltre poi sparirai in Australia per un mese circa con il tuo fuuuuturo marito, devo romperti un po' le scatole! » «Complimenti, ci stai riuscendo in pieno! Ah, quasi dimenticavo, l'addio al nubilato non dovrebbe farsi la sera prima della cerimonia? Mancano ancora 7 giorni! Dobbiamo rispettare le tradizioni! » «No, al contrario! Dobbiamo rivoluzionare le tradizioni così da poterne creare altre! Dico sul serio, basta vivere nell'ombra dei tuoi! Prendi l'iniziativa, cambia qualcosa! » Stavolta Megan era stata colpita in pieno. Non sopportava quando qualcuno le sbattesse così in faccia la verità. Lei era succube dei suoi genitori, ormai era grande ma non poteva fare quello che facevano Katie o le altre arpie che erano state invitate, anche se erano tutte di buona famiglia. Sentiva ancora qualcosa nello stomaco e voleva solo addormentarsi, non pensare a niente. «Senti, come ti pare! Non metterò bocca su niente, giuro! Ora attacco, domani fammi sapere dove e a che ora. E non azzardarti a noleggiare film strappalacrime o peggio ancora, degli spogliarellisti! » «Spogliarellisti? Oddio mio, non ci avevo pensato! Grazie tesoro, sogni d'oroooo! » «Katieee!» Ma non c'era più nessuno dall'altra parte, l'unica persona a cui doveva gridare contro era se stessa, tanto la sua casa era piena di specchi dove riflettersi, anche se gli stessi specchi fino ad un giorno fa le gridavano quanto era perfetta. Già, e r a. Si ripromise di fare ciò che aveva deciso, ovvero non pensare. Buttò giù un paio di pasticche e poi così fu.

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Capitolo 3
*** » la prima bugia ***


2. l u n e d ì o t t o a g o s t o 201

C'era qualcosa di affascinante nel passeggiare solo sulla riva mentre il sole sorgeva, qualcosa che gli ricordava che,nonostante tutto, la vita andava avanti e il sole sorgeva di nuovo, non importava cosa tu avessi perso o ritrovato la sera precedente. Cosa ne sarebbe stato della sua vita? Venticinque anni passati a giustificare i suoi fallimenti lo avevano portato ad un vicolo cieco, cosa ne sarebbe stato di lui, purtroppo, nemmeno il tempo poteva dirlo. Si interrogava da solo da ore, si fermò e si sedette vicino ad uno stabilimento, adesso la gente cominciava a popolare la spiaggia, ed ecco bambini, giovani coppie e anziani cominciare le loro giornate piene di tutto e di niente, lui d'altronde non aveva idea di cosa significasse passare una giornata normale dove accadeva tutto e niente, per quanto continuava ad atteggiarsi a uomo vissuto, la vita a lui era una cosa sconosciua. Ma una cosa la conosceva, la sofferenza ... E la solitudine. I suoi occhi azzurri si erano persi nell'oceano quando all'improvviso un sorriso più raggiante del sole di giugno si accese a pochi centimetri da lui. «Ma buongiorno! Come puzzi, per caso hai dormito con qualche gamberetto nell'oceano stanotte?» Quinn esordì, sedendosi di fronte a lui. «Come siamo spiritose di prima mattina, tu si che sai come farmi star meglio!» «Già, dici bene!» Disse porgendogli un cornetto caldo «L'ho fregato per te dal bar!» «Sei impazzita? Se ti licenziano per colpa mia?» «Relax, non se ne accorgono mai!» Rise di gusto dando un morso al croissant che le stringeva tra le sue piccole mani. Erano sempre stati amici, dal primo istante, nel bene o nel male lei era l'unica che non l'aveva mai abbandonato, l'unica che non se ne sarebbe mai andata. Una parte di lui era contenta, ma l'altra parte lo uccideva perchè sapeva bene che Quinn avrebbe voluto essere di più che la sua migliore amica, ma lui non poteva non essere sincero con lei, non l'aveva mai guardata nel modo in cui un ragazzo guarda la ragazza che ama , ma ciò non cambiava il fatto che lei era la persona più importante della sua misera vita. «Allora, ho fatto un giro in centro per vedere se c'è qualcuno disposto ad assumere un pazzo come te!» «Quinn, ti avevo detto che me sarei cavata da solo!» «Ma non lo stai facendo, perciò è qui che entra in gioco la tua amica che ti salva il sederino! Dovresti essere contento!» «Sono contento del fatto che tu sia così solare ed entusiasta dal fatto di vedermi lavorare in qualche posto puzzolente tipo una pescheria, ma un modo lo troverò!» «Bè, in effetti, l'idea di vederti ricoperto di merluzzi mi eccita parecchio!» Lei rideva di gusto e lo guardava, lo guardava e  ... Non sapeva cosa vedesse, ma la faceva ridere e ne era grato. «Stasera per festeggiare ... Uhm in realtà non c'è niente da festeggiare, ma sicuramente prima o poi ci sarà perciò ... Anticipiamo la festa! Ti porto in un posto mooolto cool, quindi vedi di metterti in tiro e di farti una doccia, chiaro? Anzi, levati questo broncio e vieni da me, ti sistemi e ti riposi. Io devo lavorare nel pomeriggio ma stasera ce la spassiamo, chiaro? E non ti lascerò dormire in spiaggia con degli ubriaconi, piuttosto ti accoccoli sul tappeto di casa mia»' L'aveva detto tutto d'un fiato e non so come avesse fatto, ma alla fine aveva ragione ... Lo aveva convinto. «Ok, ma solo perchè puzzo!» 'Tanto ti dovrai lavare con il bagnoschiuma femminile, perciò non so cos'è peggio!» Tra una risata si diressero verso l'appartamento di Quinn.
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«Scusami per ieri, ero esausta!» «Non preoccuparti Principessa, stasera avrai tutto il tempo di riposarti. Io sto controllando alcune cose per il viaggio» «Veramente stasera ho l'addio al celibato, Katie ha deciso di creare nuove tradizioni quindi andiamo ... In realtà non so dove, ma farò tardi » «Ma sei d'accordo sul fatto di andare stasera? Insomma, cosa ne pensano i tuoi?» «Non ho più quindici anni, posso decidere da sola dove andare o non andare con  le mie amiche» «Sì, certo. Solo che mi sembra che ... Lasciamo stare, forse non è un buon momento, ti sento strana. Ti chiamo più tardi, divertiti a cambiare le tradizioni» Era strana? Stava sbagliando? Dio, il mondo doveva essersi capovolto e aver aumentato la velocità del suo giro perchè si sentiva intrappolata su una giostra che le faceva venire la nausea e non riusciva più a scendere. Anche stasera avrebbe dovuto fingere di essere normale, indossare il suo sorriso migliore e scherzare o spettegolare mentre avrebbe voluto prendere a pugni tutti. Questo teatrino stava diventando asfissiante e sapeva che prima o poi il palco avrebbe ceduto e i burattini si sarebbero ritrovati a gambe all'aria. In quel momento le arrivò l'atteso messaggio «Ore 21:3O al Fairytale Pub, tavolo 12. Fatti bella! Xoxo Katie» Sarebbe stato un perfetto disastro, se lo sentiva. E inoltre, cosa si indossava ad eventi del genere?
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«Sei impazzita? Io non ci vado nemmeno per sogno!» Byron stava gridando al telefono con Quinn, era esasperato! «Ti prego, io ormai ho prenotato ma non posso lasciare il bar, mi licenziano! Stasera c'era un tipo famoso, mi sono dimenticata, ti prego, mi sto inginocchiando e ti sto supplicando perdono! Ma tu hai idea di quando costa prenotare un tavolo a quel Pub? Non farmi sprecare tutti quei dollari, indossa qualcosa e vai a divertirti così sto più tranquilla!» Ci fu un momento di silenzio, poi la risposta «Ok, solo perchè hai pagato. Allora, hai detto tavolo 13?» «Esatto! Dai, farai strage di cuore tra quelle miliardarie!» «Sì, soprattutto con questo profumo di ananas e cocco addosso, ma per piacere!» «Dai, i frutti esotici sono sexy!» «Mi venidicherò, Quinn, guardati le spalle!» «'E tu divertiti anche per me, idiota! Ricordati di dire il mio cognome e soprattutto indossa almeno un bel giacchetto!» «Sicuramente, ora lo vado a rimediare nella spazzatura!» «Scemo, cerca bene nell'armadio e guarda cosa troverai. Ora scappo, ciao burlone!» Byron era confuso ma si diresse verso il guardaroba, c'era una giacca di pelle nuova. «Quanto diavolo avrà speso quella pazza!» Si accorse che dalla tasca spuntava un bigliettino Questa volta aveva esagerato sul serio, adesso lo faceva sentire troppo importante ed era una sensazione così strana e ... Nuova. Ma piacevole, sicuramente. Indossò la giacca e si guardò allo specchio dando una sistemata ai capelli. «Fairytale Pub sto arrivando! Che i frutti esotici siano con me!» Esordì soddisfatto, riconoscendo che nonostante ultimamente non si fosse curato molto aveva ancora un bell'aspetto e si piaceva. Uscì dal monolocale sentendosi un ragazzo nuovo.
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Se era uno scherzo era davvero di cattivo gusto, pensò Megan. Era passato un quarto d'ora e nessuna delle ragazze si era presentata, la cosa si faceva sempre più strana e imbarazzante, aveva già ordinato un paio di drink ma non si vedeva un'anima. C'erano un paio di ragazzi che la fissavano maliziosi, lei evitava i loro sguardi cercando di essere vaga. In quel momento le arrivò un messaggio e per un secondo esitò. Lei, Megan Sharp, ebbe paura. Poi si fece coraggio e lo aprì «Scusami, ho avuto un contrattempo in palestra non ce la faccio a venire, divertitevi! Xoxo Holly'» -Fuori una- pensò. Mentre sorseggiava il terzo drink le arrivarono altri due messaggi, il primo era di Diana che diceva di dover passare la serata con il padre e si scusava, l'altro era di Nina che diceva di aver litigato con il fidanzato e di sentirsi male, quindi nemmeno lei sarebbe venuta. Ne mancava solo una ... Sentì il cellulare squillare «Pronto? Dove diavolo sei!?» «Scusami, non puoi capire cos'è successo! Sembra che domani ci sia il matrimonio di un importante collega di papà e vuole che faccia un discorso, ma ti rendi conto? Insomma io nemmeno li conosco, non so cosa scrivere! Come al solito mio padre si è inventato un sacco di bugie, ora tutti credono che io abbia vinto chissà quanti concorsi di scrittura quando so a malapena scrivere il mio cognome! Sono nei guai! Mi perdoni?» Megan fece un respiro profondo «Sì, non c'è problema. Tanto qui mi sto divertendo tantissimo con le ragazze, davvero non c'è problema. Comunque per il discorso cerca qualcosa su internet no?» «Già, hai ragione! Allora divertitevi, un bacio!» «Ciao Katie» Megan si sentì malissimo, per l'ennesima volta in questi due giorni abbandonata a se stessa quando udì una voce dietro di lei che la fece trasalire «Tu e le ragazze? O Sono già ubriaco oppure sei sola» Megan deglutì, non degnò nemmeno di uno sguardo lo sconosciuto che doveva essere seduto al tavolo dietro al suo e rispose fredda «Non ti conosco e tu sei ubriaco» «Strano» rispose lui con una voce calda e accogliente come una coperta in pieno inverno «Non ho nemmeno ordinato dell'acqua tonica» Megan non rispose stavolta, anzi, fece per alzarsi quando lui le disse «Non volevo importunarti, mi dispiace se vai via per colpa mia» Lei si girò innervosita dall'ego dello sconosciuto e rispose acida «Veramente io non sto ... » La frase le rimase in gola e sentì il respiro venirle a mancare quando vide l'essere umano più bello della terra, i suoi occhi erano talmente belli che dovevano essere illegali, e anche se le luci erano soffuse riconobbe nel volto del ragazzo dei tratti eleganti, labbra sulle quali morire e un sorriso sghembo ma allo stesso tempo gentile. In quel momento si rese conto di non aver terminato la frase, cercò di cancellare i pensieri che aveva fatto su di lui e si concentrò su qualcosa di senso compiuto da poter dire. Osservo che sul tavolo di lui c'erano già un paio di bicchieri vuoti e rispose sarcastica «O sei qui con qualche ragazza che è scappata oppure devi aver già bevuto qualcosa, che mi dici?» «La mia ragazza deve essere scappata con le tue amiche allora» Odiò il fatto che lui sapeva come risponderle, lei doveva avere l'ultima parola «Allora perchè non la vai a riprendere?» «In tal caso vuoi che vada a recuperare anche le tue amiche perdute? O invisibili?'» Il sorriso più arrogante del mondo si accese sul viso di un angelo che aveva la voce del male «No,grazie. Ci penso io» Disse voltandosi, anche se c'era una forza superiore a quella di gravità che la teneva incollata su quella mattonella, lì da sola, con quell'arrogante sconosciuto che probabilmente non sapeva nemmeno chi fosse lei. Gli porto qualcosa?» gli chiese una cameriera spuntata dal nulla «Prendo quello che prende lei» Megan, nonostante fosse voltata, sentì il suo sguardo su di lei, la stava studiando, la stava stuzzicando ... La stava sfidando. Lei si voltò e accettò il guanto di sfida «Vodka alla pesca, bello freddo. Grazie» La cameriera si volatilizzò tra le sagome che erano presenti nel pub e Megan si avvicinò al tavolo senza distogliere mai lo sguardo da quello di ghiaccio del ragazzo. «Allora, cosa ci fai qui da sola?» «Credi davvero che te lo dirò? Non so chi tu sia» «Mi chiamo Byron, ora me lo dici?» Disse lui sorridendo e inclinando un po' la testa verso destra. «Sembra che tutti abbiano da fare qualcosa di meglio quando si tratta di stare con me» «Benvenuta nel club» rispose lui divertito. «A te potrà anche andar bene Buron, o come diamine ti chiami, ma io sono Megan Sharp e tutti vogliono aver a che fare con me» «Allora mi devo ritenere fortunato, Miss Sharp» «Tu non hai niente a che fare con me, sto solo aspettando la mia vodka al tavolo con te» «Ma io non ho niente di meglio da fare che stare con te, non c'è una lista d'onore?» «In ogni caso non saresti al primo posto» «E chi c'è al primo posto? Il principe azzurro?» Megan trasalì «Tu come fai a saperlo?» «Sapere cosa? è ovvio che quelle come te hanno una principe azzurro anche se ... Devo dire che mi trovo confuso, di questi tempi si usano ancora i cavalli bianchi oppure si è passati direttamente alle limousine?» «Non sei divertente» «Tantomeno tu, non fai altro che dirmi che non sono divertente» «Uhh, ecco la Vodka» disse lei in modo acido e sorseggiandola senza mai abbassare lo sguardo. Lui però la guardava in un modo che ... Non doveva pensare quello che pensava di lui, perchè non era giusto, era stupido ed infantile. «Se ti sto annoiando puoi anche andartene» Lei sorseggiava nervosamente sentendosi come sollevata da terra, un corpo fluttuante che stava per crollare 'Senti Buron ..» 'Mi chiamo Byron» 'Ok, Byron, non sono annoiata, sono solo innervosita perchè tu continui ad interrompermi e a ficcare il naso nei miei affari» Disse lei tutta d'un fiato, poi rendendosi conto di essere stata parecchio scortese, abbassò lo sguardo imbarazzata. Anche lui sorseggiava la vodka, ma stavolta non fiatò. Ci fu un minuto di silenzio tra i due, la musica di sottofondo si sentiva sfocata, come se loro si trovassero in una grande bolla dimenticata sul fondo dell'oceano. Gli occhi di lui non la studiavano più, erano diventati timidi e inespressivi, sembrava un manichino. Allora dentro lei Megan sentì una scossa, una vibrazione dal profondo che la spinse a parlare e a mettere da parte l'orgoglio e l'imbarazzo che dentro lei stavano facendo a pugni in quel momento «Scusami, sono nervosa ... Il fatto è che ...» Di nuovo le parole le rimasero in gola, anzi, forse un po' più su e si sentì morire e rinascere allo stesso tempo. Chi era quell'arrogante giovane che nel giro di dieci minuti le stava rendendo stranamente piacevole quella patetica serata? «Non sei obbligata a parlarne con me, ma se ti interessa sono bravo ad ascoltare, riguardo ai consigli invece no ... Ma se vuoi sfogarti con uno sconosciuto sappi che nessuno verrà a saperlo» Stavolta era sincero, profondo e comprensivo. Voleva davvero ascoltarla, non sapeva chi fosse ma era disposto a sentire i suoi problemi, cosa di cui nessuno si curava ultimamente. Così parlò, stavolta le parole erano valanghe di neve e allo stesso tempo palle di fuoco, qualcosa che usciva e la liberava, qualcosa che però poteva anche ferire « Questo sarebbe dovuto essere il mio addio al nubilato, una totale schifezza. Non si è presentata nemmeno un'invitata, questi giorni sono un stati un inferno. Mi sento una marionetta, nemmeno il mio futuro marito ha tempo per me, sono tutti occupati a preparare la cerimonia. Io sono d'accordo con loro, voglio che tutto sia perfetto, sento davvero che è la cosa giusta, quello che mi merito, la cosa più importante della mia vita, capisci? Lui, quel nome che ti fa scuotere tutta, il nostro matrimonio, una famiglia ... La favola! Capisci?» Lui aveva lo sguardo confuso ma comunque interessato, sembrava che le sue parole fossero uscite come lame taglienti e lo avessero fatto in tanti pezzettini «In realtà non capisco, non capisco questa favola. A cosa serve una cerimonia perfetta se vi amate già così tanto? A cosa ti servono un addio al nubilato e delle amiche quando ora potevi stare con il tuo principe? E poi, è davvero un principe? Questa è davvero una favola? Cosa intendi tu per favola? Io non ci credo, scusa, io proprio no. Solo perchè è scritto da qualche parte non significa che sia giusto» Anche Megan ora si sentì spezzata in due da quelle parole crude, e una grande muraglia si abbattè come un uragano su di lei. «Non lo voglio perchè l'ho letto, Byron, lo voglio perchè è giusto che sia così, lo voglio perchè è la mia certezza ed è ciò che sogno da quando ero piccola. è qualcosa di perfetto» «Le persone crescono, le certezze non esistono, sono solo illusioni e il nostro porto sicuro in realtà non lo troveremo in nessun'altra persona, ma siamo noi. La parte di noi più oscura che nemmeno conosci, quella forte a cui devi tutto. Scusa, forse le mie parole non ti potranno incoraggiare, ma questo è quello che io conosco, tutto quello che so e che ho vissuto» «Io conosco me stessa, non ho parti oscure, solo cose di cui mi vergogno, ma c'è la luce ovunque. Io sono forte in ogni parte di me, questo è quello che ho imparato, è questo ciò che so» A Byron scappò un sorriso e lei non ne capì il motivo ma si sentì comunque rincuorata, non voleva ferire quel mezzo amico ormai ... «Ho 25 anni, vengo dall'Australia, un paesino vicino Sidney, lì c'è mia madre, sono qui per fare ... Non ricordo bene, ma comunque per combinare qualcosa, come la mia migliore amica Quinn' «Wow, e questa presentazione a cosa la devo esattamente?» «La devi al fatto che sei diversa da me, e mi piace conoscere cose diverse» «Mmm, allora io sono Megan Sharp, ho 25 e studio per diventare avvocatessa e lavorare in uno studio legale come mia madre, vivo qui da quando sono nata e sto per sposarmi con Henry, un trentenne britannico che mi rende felice in ogni momento' «Sei parecchio più ambiziosa e fortunata di me» «Sei tu ad essere pessimista! Hey, adesso però non puoi dire niente di ciò che ti ho detto in giro! Ricordi?» Lui rise e finse di cucirsi la bocca, era una cosa buffa! Allora rise anche lei. 'Potresti fare il bagnino!» 'E se ti dicessi che non so nuotare?' «Non ci crederei! Sei Australiano porca miseria!» «Guardi troppa tv!» «Dimmi la verità!» «In effetti, non per vantarmi ma sono un egregio surfista!» «Ahh! Allora è vero quello che si dice degli austrliani, tutti pieni di sè!» «Scherzi? Chi lo dice?' Lei scoppiò in una fragorosa risata che per un momento sovrastò tutte le altri voce del locale «Siete anche creduloni e suscettibili?» «Non è poi così divertente, voi californiani credete di essere spiritosi?» «Hey! Noi lo siamo!» «Ok, te lo concedo ... Ma aggiungerei anche presuntuosi!» «Io? Scherzi! Io sono un'umile donna!» «Sentiti come sei presuntuosa Miss Sharp!» «Se solo tu la smettessi di chiamarmi così!' «No, mi piace» E continuavano a ridere di cose stupide senza rendersi conto di quanto in realtà non fossero affatto divertenti, solo che oramai aveveno preso il via ed ogni sillaba di uno faceva scoppiare l'altro a ridere. «Dannazione!» Esclamò Megan e Byron continuò a ridere quasi piegato in due «No, seriamente! Si è fatto davvero tardi ed io domani ho una riunione importantissima!» «Oh, ma davvero? La smetta di vantarsi!» disse il ragazzo senza cercare di trattenere la sua risata fragorosa. In quell'istante Megan si alzò dalla sedia, presa la borsa e lasciò una ricca mancia sul tavolo senza dare peso a Byron. «Hey, ti sei offesa?» «No, te l'ho detto, si è fatto tardi e devo andare! è stato divertente, dopotutto!» Disse girandosi di colpo, leggermente in imbarazzo. «Tutto qui? Solo divertente?» «Che ti aspettavi!?!» Lui non rispose, sembrò confuso, forse offeso o semplicemente stanco. «Quindi, è stato un piacere e arrivederci a mai più?» «Mi stai chiedondo di rivederci per un altro non appuntamento?» Disse Megan sgranando gli occhi incredula. «Bè, che c'è? è stato divertente ... Dopotutto!» Forse era l'orario, lo stress o semplicemente la confusione che c'era dentro il pub e nella sua testa, ma aprì frettolosamente la borsa, prese un bigliettino e lo lasciò lì sul tavolo. «Ma non sei libero di rompermi le scatole quando vuoi, Ok?» Lui sorrise beffardo «Hai un bigliettino da visita? Che figata! Bè, purtroppo io no ... Ma posso sempre scriverlo a mano se non ti infastidisce» Disse lui prendendo un tavogliolo di carta e scrivendo a penna il suo numero di telefono. «Tu invece, sei libera di disturbarmi a qualsiasi ora per qualsiasi motivo» sussurrò accennandole un sorriso. «Buonanotte» Lei rimase un secondo immobile, cercando di dare un senso a tutto ciò, ma dato che l'alcool stava facendo il suo dovere si disse di smettere di pensarci troppo «Notte anche a te» Riuscì a girare i tacchi, finalmente, e ad uscire da quel luogo dove avrebbe dovuto passare una terribile serata, che invece, dopotutto, aveva dato i suoi frutti. Quali fossero era ancora da scoprire, ma poteva dormire serena ora, anche se ne era certa, il giorno dopo avrebbe avuto un gran mal di testa; e mal di pancia, perchè, anche se odiasse ammetterlo, erano secoli che non rideva così di gusto. All'una in punto varcò la soglia di casa, lasciò cardigan sul divano e si diresse in camera sua. Si infilò in fretta il pigiama, dato che non c'era Henry non c'era bisogno di essere sexy, così indossò la cosa più comoda che aveva e si infilò sotto le coperte. Lasciò la lampadina accesa per qualche minuto, ma poi si ricordò di aver lasciato il tovagliolo con il numero di Byron nel cardigan di sotto, quindi per evitare domande e fraintendimenti corse di sotto e lo afferrò di corsa, poi si precipitò di nuovo sulle scale. Appena la porta della camera fu chiusa dietro di lei fece un sospiro di sollievo, si voltò e fece un balzo. Henry era sdraiato sul suo letto ad aspettarla. Per la sorpresa le cadde il cardigan a terra. «Amore, non volevo spaventarti!» Megan sorrise timidamente «Oh, ma guarda come sei sexy col pigiamone della nonna!» «Ah-Ah-Ah Come sei adorabile quando fai il cretino» Disse andando a sedersi accanto a lui 'Com'è andata la serata?» Lei si sentì colta alla sprovvista, e anche se non fosse successo niente di particolare con Byron, decise comunque di mentire. E fu la prima bugia che gli avesse mai detto, e in realtà non era poi così necessaria. «Sono stata bene con le ragazze» 'Niente di imbarazzante?» 'Bah, lo sai come sono! Non hanno esagerato ... Le avevo minacciate » rispose Megan accoccolandosi tra le braccia del fidanzato. «Ero solo passato per farti venire un infarto e darti la buonanotte veramente, ma sto seriamente valutando di rimanere» «Domani devo andare all'università a ritirare la mia iscrizione ad un esame che ci sarà quando saremo in Australia, magari mi accompagni?» Lui sospirò «Domani mattina ho un incontro importante di lavoro e poi passo con tua madre dal fioraio, quindi non posso. Ma ti prometto che domani pomeriggio sarò tutto tuo!» 'E anche domani notte» rispose lei sorridente. «Intanto abbiamo questa di notte' Le sussurrò lui baciandole il collo e cingendola forte a sè.


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Capitolo 4
*** » caso o destino? ***


m a r t e d ì  n o v e a g o st o 2 0 1 1

«Voglio che mi racconti ogni signolo dettaglio della serata, capito burlone?» gridò Quinn nelle orecchie di Byron «Veramente ora non ne ho voglia!» «Scherzi? Dopo tutto quello che ho dovuto fare per strapparti un sorriso? Me lo merito! » «Non ti meriti un bel niente, mi hai ingannato! » «Ho giocato sporco per farti divertire, e dato che sei tornato così tardi credo proprio di aver fatto centro! Allora? » Dopo qualche secondo, alla fine Byron cedette. «E va bene. Sì. Mi sono divertito»' «Che cosa? Non ho sentito bene! » «Misonodivertito» «Gridalo! Scandiscilo! » «M i s o n o d i v e r t i t o! » «Waaa! Avete sentito gente? Byron si è d i v e r t i t o! » «Che diavolo ti strilli! Siamo ad un bar mica al mercato! » «Ahh, ecco che ricomincia a fare il noioso. Guarda che non posso pagarti una serata in un pub ogni sera! » «Infatti la prossima volta offro io» «Ah sì, e con cosa? » «Un lavoro lo troverò' Aggiunse con un sospiro. «Ok, parliamo d'altro. Oggi lavoro solo stasera perciò, possiamo fare qualcosa di divertente» «tipo? » «Non so, passeggiare mentre mi racconti che diavolo hai combinato» «Mmm, sarebbe un'ottima idea ma mi sfugge la parte divertente di tutto ciò» «Dai, ti devo forse torturare? Guarda, non costringermi a farti del male! » Disse quindi fingendo di prenderlo a pugni. «D'accordo. Ho ... Diciamo sì .. Insomma c'era una ragazza che ... »' Quinn si sforzò di continuare a sorridere, ma non sapeva più se desiderava conoscere i dettagli «Sono stato bene, ma non credo che la rivedrò mai più, perciò ... »' Quinn fissava il suo drink e Byron avrebbe tanto voluto sapere a cosa stesse pensando, ma forse lo avrebbe ferito ancora di più. «Che mi dici di questa passeggiata? Ti porto in centro? » Quinn prese fiato, poi sorrise e si alzò da tavolo «Andiamo, voglio sfruttare queste ore in cui sarai di buon umore per fare questo benedetto giro in centro» Byron si alzò, la prese sotto braccio e si diressero verso una fermata dell'autobus.
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Il mondo scorreva veloce sotto gli occhi di Megan mentre si trovava a bordo di una Mercedes guidata dalla Signora Lopez, la vice governante. Era una donna sudamericana che non parlava quasi mai, ma il silenzio che c'era non era mai imbarazzante, anzi, aveva un nonsoche di piacevole. «Siamo arrivati, accosto qui Signorina' «Grazie'. Era una giornata soleggiata, piuttosto afosa , Megan si metteva spesso in tiro per andare in centro, ma quel giorno aveva optato per dei pantaloni bianchi, una camicia colorata e dei sandali. Ovviamente non potevano mancare i suoi occhiali da sole preferiti. Fortunatamente non c'era fila, i ragazzi erano sicuramente tutti sulla spiaggia, c'era un venticello adatto per surfare. In quel momento ripensò al ragazzo della sera precedente, ricordò che si era vantato di essere un egregio surfista e dopo avevano riso per ore. Magari era solo una bugia. Scacciò quel pensiero e ritirò subito l'iscrizione da quell'esame che aveva tanto aspettato e allo stesso tempo temuto. «Signorina Sharp, è sempre un piacere vederla' la salutò una ragazza della segreteria della quale ignorava il nome «Come mai si perde quest'esame? Se non sbaglio è l'ultimo che le mancava per ottenere la specializzazione' «No, non sbaglia, solo che un esame è molto più facile da rimandare rispetto ad un matrimonio' Gli occhi della ragazza si illuminarono «Oh, congratulazioni! Allora tanti auguri e figli maschi!' Megan rispose un po' confusa «Oh grazie, anche se ... Io sogno di avere una bambina' 'Bè certo, mi sembra ovvio ... Comunque era solo un modo di dire!'  «Ah ... Sì certo ...Lo sapevo' Rispose lei poco convincete «Allora arrivederci!' Salutò e uscì veloce come il vento, montò in auto e si sentì arrossire. «Tutto bene?' chiese preoccupata la signora Lopez «Alla grande, voglio tornare a casa ora' «Certo, sì' Infastidita da se stessa, da questo suo disagio con le persone che non erano come lei chiuse gli occhi e cercò di dimenticare le espressioni delle ragazze alla segreteria; quelle nullità la invidiavano, la guardavano da lontano e sognavano di essere come lei, ma la deridevano anche, e la temevano. L'unica persona che non l'aveva fatta sentire a disagio, con la quale aveva detto ogni dannata cosa che gli passasse per la mente era quello sconosciuto, ormai mezzo conosciuto di Byron. Erano già due volte che pensava a lui oggi, forse avrebbe potuto parlargliene ... Forse Lui avrebbe capito. Ma ancora una volta si sentiva una stupida, nessuno si interessava a lei senza avere un secondo fine, così dimenticò quella pazza idea di chiamarlo. Proprio mentre faceva questi pensieri l'auto si fermò ad un semaforo e lo riconobbe. Non era un ragazzo qualsiasi, era proprio quel Byron. Ed era in compagnia, e che compagnia! Una ragazza dai capelli biondi con un taglio scalato, un fisico da spiaggia ed un sorriso stampato in faccia lo stava abbracciando proprio ora. E lui rideva, proprio come l'altra sera. Chissà, magari quella tipa l'aveva agganciata come a lei, facendo battute idiote e dei sorrisetti ammicanti, offrendole da bere e ficcando il naso nei suoi affari. Ed ora ridevano di gusto, non si fermavano più, e lei pendeva letteralmente dalle sue labbra. Forse prendevano in giro i passanti, oppure si raccontavano aneddoti divertenti, o peggio ancora quel tipo avrebbe potuto rivelarle tutto ciò di cui avevano parlato la sera precedente e magari stavano prendendo in giro proprio l e i. L'auto ripartì e Megan scansò lo sguardo da quell'immagine. Aveva fatto stupide considerazioni, come se lui fosse stato un suo ex oppure un amico d'infanzia di cui era cotta da quando aveva apparecchio e brufoli (cosa che fortunatamente non le era mai accaduta).  Giunta a casa pensò di rilassarsi un po' in piscina per poi andare in spiaggia nel pomeriggio, Henry sarebbe stato tutto suo, gliel'aveva promesso. E così anche quella notte, e così anche tutta la vita.
«Quell'hot-dog faceva schifo! » «Scherzi? Dirgli schifo sarebbe fargli un complimento! Ma io dico, li chiamano hot perchè dovrebbero essere caldi, quel tipo secondo me li conservava in frigo! » Quinn e Byron erano seduti su un muretto vicino alla spiaggia e scherzavano come al solito mentre sopra di loro c'era un sole che picchiava fortissimo. «Più tardi mi andrei a fare un bagno, oggi fa parecchio caldo! » « Se solo avessi una tavola da surf, io ci vivrei nell'oceano! » disse Byron, guardando nostalgico l'orizzonte. «A proposito di vivere, come fai stasera? » chiese preoccupata Quinn «Come faccio cosa? » «Dove dormi, voglio saperlo! » «Dove capita» «Non se ne parla, ti lego dentro casa mia se è necessario, ma per strada non ci dormi! » «E chi ha parlato di strada! » «La strada, la spiaggia, quello che ti pare, non voglio che te ne stai così in giro» «Sembri mia madre ... » «Tua madre non si è mai preoccupata per te Byron, io sto cercando di aiutarti» «No, mi stai trattando come un gattino abbandonato che ha tanto bisogno d'aiuto quando invece …» «Invece cosa Byron? Vuoi fingere che tutto va bene? Che non hai bisogno d'aiuto? Te lo dico io di cosa hai bisogno! Hai bisogno di un cervello! Hai bisogno di tanta buona volontà! Posso anche pagarti dei vestiti, il pranzo e una bella serata ad un pub ma questo non cambia la realtà! Forse sei troppo ottimista o troppo menefreghista per capirlo, ma la realtà è questa e sai cos'è? E' una merda! Ok? Quindi cerca di trovare una soluzione, io te lo dico perchè ti voglio bene, e la mia porta sarà sempre aperta, ma sappi che non è questa la via giusta! E nemmeno dormire per strada! Questa è solo la cosa più facile, la cosa giusta è la più difficile. Cerca di capire cosa vuoi fare della tua vita Byron! »' «Quinn senti …» «Non voglio più ascoltare! » disse lei fissandolo coni suoi occhi grandi e tristi, prima di scendere dal muretto e di andarsene chissà dove. «E la nostra nuotata? » «Lasciami in pace » gridò lei sparendo tra la folla. Era riuscito a combinare un disastro, come al solito. Quella ragazza che si doveva sposare che stanotte non l'aveva fatto dormire, ed ora la sua migliore amica che si era stufata di lui. Ci voleva davvero un colpo di fortuna, anzi, la cosa di cui aveva bisogno era solo una : c u l o .
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Ormai erano giorni che non passavano un vero e proprio pomeriggio insieme, e in quel momento stare lì seduti sulla spiaggia era la cosa più bella del mondo. «Purtroppo l'incontro con il fiorario non è andato bene» sospirò a malincuore Henry «Dovremmo cercare da qualche altra parte» « E' un vero peccato, ma sono sicura che riuscirai a risolvere tutto come sempre' «Certo, ti ho promesso la perfezione e l'avrai» «Mi basta essere felice, ed ora lo sono» rispose Megan allungando il braccio e accarezzando il viso al suo fidanzato. Il tempo era cambiato, tirava un vento più forte e il mare era agitato, ma il sole non aveva smesso un secondo di splendere e di riscaldare quel pomeriggio estivo. Quel silenzio, quello scambio di sguardi stavano colmando il senso di vuoto che aveva sentito dentro di lei nei giorni precedenti, e che era scomparso solo quando quello sconosciuto l'aveva fatta ridere. Di nuovo scacciò quel pensiero dalla testa, quel ricordo che le martellava le tempie e le faceva accelerare il battito cardiaco ... Aveva mentito al suo futuro marito, alla persona a cui non avrebbe mai voluto far del male, alla persona più leale del mondo. Ma la cosa peggiore di tutto ciò, era che ne ignorava il motivo. Per quanto si sforzasse di fingere che non era stato niente di che, dentro di lei moriva dalla voglia di rifarlo un'altra volta, un non appuntamento all'insegna del divertimento e ... nient'altro. Una serata senza pensieri. Ma poi un altro ricordo la raggiunse e le fece fermare il cuore per un istante lungo una vita ... Quella ragazza splendida che scherzava con Byron, quella ragazza che forse poteva sapere tutto su di lei, quella ragazza che l'avrebbe potuta prendere in giro e ridere di gusto. «Tutto bene? » Chiese Henry un po' preoccupato dal pensieroso sguardo di Megan «Sì, solo un po' di stress» «Sei passata a ritirare quell'iscrizione oggi? » «Sì» sospirò lei «Era proprio Domenica, il giorno delle nozze ... Anche se devo ammettere che sarebbe stato meraviglioso dare l'esame vestita da sposa! » Scoppiò a ridere la ragazza, ma vedendo che ciò non faceva ridere Henry si bloccò. «Cos'ho detto di sbagliato? Chiese lei confusa «'Non è niente, solo che ... ecco ... Pensavo che avresti sostenuto l'esame a casa, o almeno, così aveva detto tuo padre »  «Ho discusso a lungo con lui, non voglio essere prigioniera in casa solo perchè sono una Sharp» «Ma sai benissimo che da questa parte della costa conta » «Lo so, solo che ... Quelle ragazze, non so .. Ma è come se mi temano. E questo mi piace, ma mi spaventa e ... » « Lasciamo perdere quest'argomento, tanto presto ci faremo una bella vacanza in Australia dove potrai sperimentare la fantastica esperienza di essere una ragazza normale ... Vedrai che dopo una settimana vorrai di nuovo tornare qui a terrorizzare la gente con il tuo cognome » Lei rise alla battuta che in realtà non trovò divertente. Suo padre possedeva mezza città e questo non l'aveva mai disturbata, soprattutto se le permettava di comprarsi abiti costosi ... Ma adesso voleva scoprire cosa voleva dire essere Megan e basta, non Megan Sharp, la figlia di Logan Sharp. «Hey, ma chi è quel tipo laggiù? » Chiese Henry circospetto «Chi? » «Quel tipo vicino all'ombrellone rosso, sembra che ti stia salutando' La ragazza rimase pietrificata, ci vollero circa trenta secondi per mettere a fuoco quell'immagine e ricollegarla alla sera precedente. Byron era lì, e la stava salutando come un idiota. Lei era stata chiara, non aveva il permesso di infastidirla quando ne aveva voglia, ed ora lo stava facendo. «Deve sbagliarsi, non l'ho mai visto in vita mia » «Davvero curioso » « No, niente affatto. Amore ce ne andiamo? Il vento mi da fastidio e la sabbia mi entra negli occhi » «Ok » rispose Henry perplesso, poi la prese per mano e insieme se ne andarono dal bar, mentre Megan sentiva lo sguardo di Byron su di lei, non aveva il coraggio di guardarlo, così promise a se stessa che avrebbe dimenticato la sera precedente, tutto ciò che le aveva rivelato e quei suoi occhi che l'avevano costretta come sotto ipnosi a sedersi al tavolo con lui. E proprio in quel momento mentre il sole si tuffava a picco nel mare, Byron sentì dentro di lui qualcosa sprofondare,forse un grido rimastogli in gola che scivolò e gli si disciolse nello stomaco, pentendosi di averlo fatto, sentendosi un ingenuo. Doveva trovare Quinn, doveva fare pace con lei, farsi perdonare in qualche modo perchè senza di lei non ce l'avrebbe mai fatta.
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«Che strano, quel tipo sembrava proprio conoscerti » «Ti sto dicendo che non l'ho riconosciuto! Non so chi sia, possiamo cambiare argomento? » Chiese lei acida. «D'accordo» concordò lui sedendosi sul divano di casa Sharp «Volevo farti una domanda» «Ok, avanti» «Stamattina, quando tu ancora dormivi, come sai mi sono alzato presto e sono uscito' «Sì, e allora? » «Ho raccolto il tuo cardigan, ed ho trovato questo» Doveva essere una specie di persecuzione, ma quel Byron la seguiva ovunque sia fisicamente che materialmente. Henry aveva in mano il numero di telefono del ragazzo, ed aveva uno sguardo confuso. Megan cercò di mantenere la calma e di trovare una scusa che calzasse a pennello con la situazione. «Byron 781-8890-5869 ... Chi diavolo è? » Nella sua furia, comunque, l'uomo era calmo, parlava pacatamente anche se le sue parole gli uscivano con un retrogusto amaro dalla bocca. «Te ne volevo appunto parlare » «Di cosa? Quando? » «Il fatto è che ... Io mi sento un po' inutile in tutta questa faccenda della preparazione alla cerimonia, e così ... Volevo farti una sorpresa insomma!» «Chi diavolo è Byron? » «Ecco, l'ho conosciuto l'altra sera, quando stavo con le ragazze al Fairytale Pub, era al tavolo vicino al nostro e ho scoperto che lavora da un fioraio, forse lo conosci il Golden Garden ... Mi ha detto che avrebbe parlato con il suo capo per vedere se poteva fornirci lui i fiori .. Il fioraio è nuovo e lavorare per noi potrebbe fargli un'ottima pubblicità, così avevo pensato di organizzare un incontro» Terminato il monologo Megan fece un respiro profondo, chiedendosi dov'è che aveva imparato a mentire così bene, era sempre stata una pessima bugiarda! Henry era incredulo, si sentì sollevato e finalmente parlò « Tesoro, ti ho lasciato fuori perchè non volevo che diventassi una di quelle donne che si rovinano il matrimonio perchè diventano matte durante la preparazione, non perchè dovessi organizzare incontri segreti con dei fiorai da quattro soldi! Ma se credi che questo sia il tipo giusto che cerchiamo ... » «Sì lo credo davvero. Un ragazzo alla mano e pieno di voglia di lavorare, insomma, quello che fa al caso nostro! » Aggiunse lei per autoconvincersi, la verità era che aveva decisamente perso il controllo. «Ok, se ne sei convinta allora .. » «Sì,sì. Lo sono! » «Ok, allora prendo io il numero, domani lo chiamo e ci mettiamo d'accordo» «Fantastico!» «Fantastico! » «Sì, fantastico! » «Amore, credo che possa bastare! » «Ok, perfetto sì. Ora mi sento un po' ... Ehm ... Sai mi gira la testa, scendo giù a prendermi qualcosa ok? » «Vengo con te, tanto ora devo andare, ti accompagno» «Fantastico» «La ami così tanto questa parola? » «Cosa? Quale parola? » Si affrettò a rispondere lei nervosa «Niente va, andiamo a prenderti un'aspirina. Non è che hai tipo battuto la testa? » «Io? Figurati no! » «D'accordo» rispose lui mentre scendevano le scale della villa.

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Capitolo 5
*** » la svolta? ***



 

4. m e r c o l e d ì d i e c i a g o s t o 2 0 1 1

Camminava da una parte all'altra della stanza ad un ritmo velocissimo, si era piastrata e poi fatta i ricci, truccata e ristruccata almeno 3 volte, vestita e ricambiata tutto nel giro di venti minuti per cercare di dimenticare il casino che aveva creato. Ora aveva le gambe stese sul muro ed era a testa in giù sul letto, come quando aveva 6 anni, era una posizione che adorava e che sperava l'avrebbe aiutata a trovare una dannata soluzione. Mentre fissava il soffito se lo sentì crollare addosso e soffocarla, era questo ciò che sarebbe successo. Insomma, olte ad aver mentito, adesso aveva mentito riguardo alla bugia e il che dava come risultato una menzogna al quadrato, ovvero tanti guai. Tra poco tempo Byron avrebbe ricevuto la chiamata di Henry pensando che fosse lei, non immaginava nemmeno cosa avrebbe detto. Sicuramente non le avrebbe retto il gioco, magari non vedeva l'ora di umiliarla dopo che lei aveva fatto finta di non conoscerlo l'altro pomeriggio. Un totale disastro, la fine del mondo era imminente e non c'era niente che lei potesse fare per evitare la strage, e se c'era una cosa che odiava più della cellulite, quella era proprio l'impotenza.

La sua missione Facciamo-pace-con-Quinn non era andata a buon fine, o per meglio dire, non aveva avuto nemmeno un vero e proprio inizio. Al monolocale non c'era, al bar nemmeno e al cellulare non rispondeva. Chissà, forse doveva solo lasciarla un po' da sola, dopotutto le aveva dato fin troppe preoccuazioni ultimamente. Una parte di lui era convinta che lei ora lo stesse pensando, che volesse tanto rivederlo, ma quella parte doveva sbagliarsi, perchè la cosa migliore che a Quinn potesse capitare era liberarsi di lui, o almeno così la pensava Byron. In quel momentò sentì il telefono squillare e per un momento si illuse che fosse lei, invece si trattava di un numero che non aveva memorizzato, così rispose cauto «Pronto? » «Salve, parlo con Byron? » «Sì, sono io. Chi è? » «Sono il fidanzato di Megan, la ragazza che ha conosciuto al Fairytale pub qualche sera fa » Per un secondo il ragazzo credette che Henry volesse fargli una ramanzina, o peggio incontrarlo per sfidarlo a duello o una cosa simile, ma cerco di mantenere la calma «Certo, Megan. Come mai mi ha chiamato? » «Oh ti prego, dammi del Tu! Chiamo perchè so che lavori al Golden Garden figliolo, e Megan ha detto che siete interessati a fornirci i fiori per la cerimonia, ho detto bene? » Ci fu un attimo di silenzio nel quale Byron cercò di immagazzinare bene l'informazione, poi rispose «Ma ci deve essere un errore, in realtà io non ... » Ma poi si ribloccò, pensando che questa potesse essere l'occasione che aspettava da tempo e si schiarì la voce, poi parlò così «Dicevo, sì lavoro proprio per il Golden Garden e aspettavamo ansiosi la tua chiamata' «Bene, posso parlare con il capo? » «Vedi, al momento non mi trovo a lavoro, ma potrò chiamarti nel pomeriggio per darti delle informazioni, ora sono solo le 9 del mattino e io attacco più tardi, ti va bene? » «Figliolo, come ti pare! L'importante è che io abbia i miei fiori, ok? Fammi sapere in tempo per le 17 al massimo! Il matrimonio è domenica» «D'accordo, grazie Signore! » Terminata la chiamata fece un respiro profondo. Si era appena finto una persona per bene e con un lavoro, ora mancava solo diventarlo davvero. Prima di tutto cercare questo Golden Garden, farsi assumere e esporre la questione ... Sarebbe stato facile, dopotutto tutti i fiorai morivano dalla voglia di abbellire il matrimonio della giovane Sharp, magari sarebbero apparsi sul giornale locale o sul New York Times, pensò Byron. Si diresse verso il centro per chiedere informazioni, sperando vivamente che quel fioraio esistesse davvero e non fosse stato solo un'invenzione di quella mente malata di Megan. A proposito, perchè si era inventata una cosa del genere? Insomma, cosa voleva questa ragazza che gli aveva incasinato ma salvato la vita allo stesso tempo?


Squillò il telefono. Dannazione, era proprio lui! A Megan tremavano le mani ed era sul punto di piangere, sull'orlo di una crisi si fece coraggio e rispose «Hey » «Hey? Ti senti bene? » «Alla grande, è solo ... niente mi facevo un pisolino! » «Ho parlato con quel Byron » disse lui, sembrava sereno. «E quindi? » «Quindi mi fa sapere oggi pomeriggio, ancora non era a lavoro» «Ah, capisco. Allora niente, tienimi informata! » «Ovviamente! Ti sento strana però... Vabbene, ho capito, ti lascio riposare. Ti amo» «Anch'io» Attaccò il telefono e fece un respiro talmente profondo che si sentì i polmoni diventare due palloncini sgonfi, si lasciò cadere a peso morto sul letto e fissò il soffitto. Dopotutto era ancora lì, non era crollato, anzi, sembrava sorriderle. Poi capì di aver abbracciato la follia, insomma, come diavolo faceva uno stupido soffitto a sorriderle? A volte i suoi pensieri la facevano sentire una patetica tredicenne. Chiuse gli occhi come per spegnerli tutti, poi ripensò in quale buffa situazione avesse cacciato quel povero Byron, sarebbe stata davvero curiosa di vedere come se la stava cavando un tipo come lui, ad improvvisarsi fioraio. Sarebbe stato divertente.


«Chi diavolo sei tu ragazzo?» «Sono il ragazzo che farà diventare famoso questo posto! » «Non capisco di cosa tu stia parlando, spara questa cavolata e poi lasciami lavorare in pace' Il tipo del fioraio era un uomo sulla cinquantina, capelli bianchi e pieno di rughe, portava un cappello con la viseria e lo guardava seccato. « Se mi assume posso farle guadagnare parecchi soldi! Sono in contatto con gli Sharp e stanno cercando qualcuno che curi piante e fiori al matrimonio di Megan e Henry Fell, se non ci crede ecco il numero! » Disse mostrandogli il cellulare. « Senti moccioso, se stai cercando di fregarmi giuro che ti chiudo nella serra! » Che strano modo di dire, pensò Byron, forse erano cose che si dicevano tra fiorai, avrebbe dovuto prendere appunti? « Giuro di no! Entro le 17 devo fargli sapere se ci state. Allora? » Il fioraio che aveva detto di chiamarsi George, o Bourge,non aveva ben capito, corrugò le sopracciglia, poi sospirò e disse « Senti, non sto cercando novellini da tenermi qui in giro ma ... Almeno le piante le sai annaffiare? » « Sissignore! » « Allora fatti un giro laggiù, curale e dopo ti mando da questi Sharp così mi dici che fiori vogliono, poi mi riporti quello che ti dicono e io gli faccio un preventivo, tutto chiaro pivello? » « Sissignore! » rispose Byron, emozionato di poterlo dire finalmente, sentendosi un grande lavoratore « Se non la pianti di parlarmii così ti licenzio subito! » « Nossignore, ok» E girò i tacchi dirigendosi verso delle ... Non aveva idea di che piante fossero, ma tanto che importava? L'acqua era uguale per tutti, pensò, sperando che funzionasse come per gli essere umani.ùù

Erano le 18 in punto quando suonò il campanello di casa Sharp, Henry andrò ad aprire la porta e si trovò davanti un ragazzo sconosciuto « Suppongo che lei sia il Signor Fell, giusto? » esordì Byron «E suppongo che tu sei ancora il tipo del fioraio che si ostina a darmi del Lei, entra pure figliolo! » «Ehm, ho le scarpe sporche! » «E la servitù che ce l'hanno a fare? Entra ragazzo, vieni in salotto. Posso offrirti qualcosa? » Chiese cortese mentre Byron si sedeva timido sul divano in pelle. Era incredibile, la stanza era grande e luminosa, c'erano due divani e altrettante poltrone, mobili antichissimi ma allo stesso tempo eleganti, alcuni quadri che dovevano provenire dalle più prestigiose gallerie d'arte della California e c'era addirittura un acquario con una specie di squalo che faceva avanti e indietro. «Se pazienti un secondo salgo su a prendere la lista dei fiori e a chiamare Megan» disse voltandosi e dirigendosi verso le scale, poi esitò un secondo e si voltò con fare sospettoso «Ti ho già visto da qualche parte ragazzo? Ho come l'impressione di ... Bah forse mi confondo solo, vado e torno!' Byron era rimasto lì seduto, aveva il corpo leggermente sollevato dal divano, aveva quasi timore di sporcarlo con il suo modo di essere. Mentre si guardava attorno con gli occhi che erano sul punto di saltargli fuori dalle orbite sentì delle voci provenire dalle scale, poi dei rumori, e quando cessarono si ritrovò faccia a faccia con i futuri sposi. Megan indossava dei jeans blu attillati e una semplice maglia bianca, portava dei vestiti così casual con una tale grazie ed eleganza che avrebbe potuto sfilarvici su qualsiasi passerella e conquistare tutti. Ora che c'era tutta la luce che potesse desiderare, fu grato che al pub non ce ne fosse stata troppo perchè altrimenti non sarebbe stato in grado si pensare ad altro in quei giorni, perchè i lineamenti del suo viso erano tanto semplici ma allo stesso tempo ricercati, i suoi occhi erano piccoli, ma allo stesso tempo riempivano perfettamente il suo viso fine, ed erano in grado di catturare l'attenzione di chiunque. Ora aveva solo un poco di mascara, ma il suo sguardo era affilato e la sua espressine era tanto sorpresa quanto felice. Chissà, forse anche lei stava ripensando a quanto non se lo ricordasse così, a quanto avrebbe voluto rincontrarlo per potersi rimmergere nell'oceano che rappresentavano i suoi occhi. « Salve Byron, sono contenta che il suo capo abbia deciso di fornirci i fiori per la cerimonia! » disse Megan sorridente, mettendo un pizzico di sarcasmo nelle sue parole, scambiandosi uno sguardo di intesa con il ragazzo, condividendo quel loro piccolo segreto, quella bugia che li aveva portati a rincontrarsi di nuovo. « Le assicuro che è un piacere Miss Sharp » Rispose lui, abbozzando un sorriso, ripensando a quel nome che tanto li aveva fatto ridere. « Ora mi ricordo dove ti ho visto! » esordì Henry con un espressione soddisfatta sul viso « Sei il tipo che ci ha salutati quando stavamo sulla spiaggia! Giusto? » « Eh.. Si, credevo di essermi sbagliato. Ma non dovevo disturbarvi, ho agito di impulso » disse Byron, cercando di giustificarsi. « Giuro che proprio non ti avevo riconosciuto! Comunque proseguiamo, tesoro, mostragli la lista di fiori che abbiamo scelto » « Certo, questa è la lista » disse l'uomo porgendogli un blocchetto. « Perfetto, lo porterò al mio capo e poi vi farò avere il preventivo entro domani pomeriggio, d'accordo? » « Grazie mille, vuoi qualcosa da bere? » Propose Henry. Byron esitò un secondo, ma poi rifiutò. « Devo andare ora, è stato un piacere! E tanti auguri! » Disse stringendo la mano ad entrambi. « Tesoro, perchè non avverti mia madre che rimani a cena? Io accompagno Byron all'uscita del giardino. Sai com'è, potrebbe perdersi in questa foresta! » domandò Megan « Ma è un fioraio, sarà esperto no? » « Bè, in realtà mi piacerebbe farle delle domande riguardo alcune piante che ho visto, posso mostrarvele? » Megan rivolse uno sguardo al suo uomo che poi acconsentì. « Non perdetevi! » Disse Henry mentre si avviava in cucina. Quando furono soli la ragazza esordì « Chi non muore si rivede! » « Ammetti che lo desideravi» « Ah sì, non ci ho dormito la notte Byron! » Disse in tono sarcastico conducendolo fuori dalla porta e incamminandosi lungo il viale illuminato dal sole che tramontava. « Allora, scommetto che muori dalla voglia di sapere perchè ora ti ritrovi a lavorare da un fioraio» « Ah, quindi puoi darmi una spiegazione logica? » « Giuro che dirò solo la verità e nient'altro che la verità, ci stai? » « Ok, spara! » « Per sbaglio Henry ha trovato il tuo numero nel mio cardigan, e dato che credeva che l'addio al nubilato l'avessi passato con le amiche, allora ho inventato una scusa. Ho detto che ti avevo conosciuto lì fuori per caso e che lavoravi per questo fioraio, sfruttando il fatto che a noi servivano i fiori! Allora? » « Che mente diabolica Signorina Sharp! Davvero, sono allibito » « Dillo che ti ho salvato la vita! » « In realtà sì' sospiro sincero Byron « Adesso lavoro davvero per il Golden Garden» « Questo significa che non brucerai il blocchetto che ti abbiamo dato e che avrò davvero quei fiori alla mia cerimonia? » « Esatto, e questo significa che finalmente posso mettere qualche soldo da parte. Odio ammetterlo ma ... Ti devo molto » Megan si sentì fiera di lei, per una volta non aveva combinato un terribile disastro, aveva addirittura aiutato qualcuno! Dire qualche bugia infondo poteva portare benefici « Ma invece tu non dovevi mostrarmi delle piante? » « Hey, vacci piano! Faccio il fioraio da mezza giornata, so a malapena distinguere una rosa da un cactus! » « Bè, è già un buon segno no? » « Sì, sono sicuro che il tipo rugoso del negozio mi lascerà il suo giardino fiorito in eredità, con tanto di uccellini canterini! » « Noo, ci sono gli uccellini? » « Non li ho mai visti, ma suppongo siano loro che dopo pranzo emettono quei rumorini fastidiosi, ti giuro che sto progettando di sterminarli tutti! » « Ohh! ma sentiti! credo che il primo grande passo per diventare un vero fioraio sia amare e rispettare la natura! » « Ma solo gli esseri che non respirano! » «Odio contraddire la tua teoria ma anche le piante respirano, sai? Mai sentito parlare di fotosintesi clorofilliana? » « Ahh, speriamo che non mi facciano fare un esame sulle piante prima di darmi lo stipendio, sono proprio ignorante! » « Puoi sempre cercarmi per delle lezioni extra se vuoi! » Byron si fermò rendendosi conto di essere arrivato al cancello, così anche Megan si fermò e aspetto che rispondesse qualcosa. « A proposito di lezioni extra ... Volevo chiederti se ti andava di ripetere il nostro non appuntamento, magari in un luogo meno costoso del Fairytale Pub ... Che ne dici? » In quel momento fu come se miliardi di stelle cadenti e meteoriti si stesserono scontrando nella testa di Megan, i corpi celesti si erano frantumati e dispersi ovunque, qualcosa le diceva che non c'era nulla di sbagliato, un'altra le gridava di non farlo perchè avrebbe dovuto mentire ad Henry ancora una volta. Ma poi ci riflettè: perchè doveva mentirgli? Non poteva semplicemente dirgli che usciva con un amico? Lui avrebbe capito. « Dove volevi andare? » « In realtà non lo so, dipende dal giorno e dagli orari che ho a lavoro » « Ah giusto. Ora sei un ragazzo in carriera già ... » Disse imbarazzata spostando lo sguardo verso un cespuglio « Magari potremmo ... » Cominciò lui. « Senti ti chiamo io, ok? » propose Megan. « Per me è ok. Ti ... Ti farò sapere insomma » « Certo, sì » « Ok' Disse Byron aprendo il cancello, ma poi si voltò di nuovo verso di lei ridendo. « Cosa c'è di così divertente? » domandò lei incuriosita. « In realtà nulla, solo che ... Non hai più il mio numero » « Ah, giusto. Ehm, stavolta lo memorizzo direttamente sul cellulare » Disse porgendoglielo, Byron lo scrisse e glielo restituì. Ci fu un secondo di imbarazzo, poi Byron si voltò augurandole una buona serata e sparì dietro le sbarre del cancello, lasciandola lì sola, nella casa che a lungo era stata la sua prigione. Quando vi era con Henry si trasformava in un paradiso, ma quando ne usciva non gli mancava quel luogo. Se fuori era in buona compagnia sapeva divertirsi. Stava imparando ad essere Megan e basta, e dopotutto l'inferno che c'era al di là della recinzione non era poi così male, e bruciare tra quelle fiamme poteva essere piacevole. Quel diavolo poteva essere un angelo, pensò, mentre si dirigeva a passo svelto verso il portico dove l'aspettava il suo paradiso personale.

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