Soul Calibur 3- il caso della spada maledetta.

di frisulimite
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo e capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2-3-4 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 5-6-7 ***
Capitolo 4: *** Capitoli 8-9-10 ***
Capitolo 5: *** Capitoli 11-12-13 ***
Capitolo 6: *** Capitoli 14-15-16 ***
Capitolo 7: *** Capitoli 17-18-19 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 20. La soluzione ***



Capitolo 1
*** Prologo e capitolo 1 ***


cap 9

Soul Calibur III

Il caso della spada maledetta.

Prologo

Io, Hercule Chairot (detto anche Chairot Hercule), mi trovo attualmente alle prese col più intricato caso che mi sia mai capitato. Nella mia lunga carriera investigativa sono venuto a capo dei casi più complessi, ho sfidato le menti criminali più geniali e perverse di questo pianeta, ho messo le manette alla gente più insospettabile ( tutti ricorderanno il caso del Sith rincoglionito), mandato al patibolo più gente di Saddam Hussein, Hitler, Mussolini, Stalin e Gorge Bush messi insieme. Eppure mi trovo ad affrontare una sfida quale il mio poderoso cervello non ha mai affrontato. L’omicidio di Siegfried Schtav… Schtuff… Sbruv… insomma quello con lo spadone. Per questo mi trovo nel mondo di Soul Calibur, accompagnato dal mio fedele capitano Mastings. Ho idea che questo complesso enigma richiederà non solo il massimo impegno delle mie celluline grigie ma anche una buona dose di bomboloni alla crema e dolcetti della mia cara Franc... ehm… del mio caro Belgio. In questo momento ci stiamo dirigendo verso la Grecia, alla volta dell’Eurydice Shrine, dove scommetto il mio metro e mezzo di statura e i miei splendidi baffetti neri che troveremo informazioni interessanti…

Capitolo 1. Due virili fanciulle.

 

 

Chairot e Mastings arrivarono all’Eurydice Shrine con passo trionfale. Il confronto fra i due era curioso: anche con la bombetta nera in testa, Chairot non arrivava alla spalla del compagno. Una volta arrivati videro una dolce fanciulla dai capelli biondi che pregava di fronte a una statua. Appena vide arrivare Chairot, ella estrasse la spada e alzò lo scudo domandando: - Chi siete e cosa volete? – Chairot sollevò il cappello e rispose: - Sono Heracle Chairot, investigatore privato belga. Avrei qualche domanda da farle signorina… - la ragazza si avvicinò e rispose: - Sophitia Alexandra, e non ho alcuna intenzione di rispondere alle sue domande. Non prima, ovviamente, di aver provato ad ammazzarla secondo le tipiche usanze greche. – Chairot prese Mastings e lo usò come scudo dicendo: - Lui è quello che deve combattere. – A quel punto arrivò un’altra graziosa fanciulla, la quale chiese a Sophitia: - Cara, cosa succede? – Sophitia rispose: - Questi signori vorrebbero farmi qualche domanda Cassandra cara. Niente di che preoccuparsi, torna a casa, ci incontreremo quando mio marito uscirà. – Cassandra obiettò: - Potrei mai lasciare la mia amata sorellina qui da sola a combattere con quegli omaccioni? – Chairot bisbigliò: - Mastings, penso che stiano parlando di te. – in quel momento le due si lanciarono addosso al povero Mastings e iniziarono con lui una battaglia furiosa. Dopo tre ore di lotta all’ultimo sangue, tutti e tre erano sfiniti e incapaci di combattere, ma a risolvere la situazione ci pensò Chairot, il quale, dopo aver finito i bomboloni alla crema, andò dalle due sorelle e le tramortì con il suo bastone da passeggio.

Quando si svegliarono, Sophitia chiese mentre abbracciava amorevolmente la sorella: - Allora, quali domande volevate farci? – Chairot prese un blocchetto per gli appunti e cominciò a chiedere: - Domanda n°1: conoscete una pasticceria che prepara dei dolci in grado di sostituire le mie paste frances… ehm… belghe? – Sophitia lo guardò un po’ stupita e rispose: - Certo! La pasticceria "Il dio goloso" giù in città. Io e Cassandruccia ci riforniamo sempre là, ma non troppo spesso perché ci teniamo alla linea. – Chairot prese appunti sul suo blocchetto e continuò: - Domanda n° 2: conoscevate Siegfried Schtaff…Schciff…quello con lo spadone? – questa volta fu Cassandra a rispondere: - Lo conosco. Una volta sono stata a casa sua. Pensa che ha provato a farmi delle avances. Ma io gli ho detto che c’era già qualcuno che mi aspettava a casa. – lanciò uno sguardo amoroso alla sorella, poi continuò: - Quel Siegfried è un vero porcone! Se volete saperne di più dovete andare a casa sua. – Chairot disse, dopo aver finito di prendere appunti: - Ci siamo già stati ed era in fiamme. C’era solo quel tipo magrolino che non ricordo come si chiamava. Se non sbaglio il narratore l’ ha detto, aiutami Mastings… – il compagno rispose: - Si chiamava Revenant signore. – Chairot esclamò: - Ah giusto! Gli ho anche offerto delle paste, ma ha rifiutato. Mi sembra di capire che non amavate il Signor Schters…Siegfried, giusto? – Cassandra rispose: - Lo odiavano tutti! Noi anzi siamo state le più buone con lui! Gli augurerei la morte però. Sa che una volta era posseduto dalla Soul Edge e che ha ammazzato un sacco di persone? Non gliene faccio una colpa, però lo vorrei vedere schiattare tra mille tormenti per quello che ha fatto! – Chairot chiese: - Allora non vi addolorerà molto sapere che è schiattato tra mille tormenti. – Cassandra esclamò portandosi le mani alla bocca: - Oh! Io non immaginavo che fosse morto! L’ ho detto ma non lo pensavo davvero! Adesso sono così dispiaciuta di non averlo accontentato quando mi chiese di fermarmi a casa sua per la notte. – Sophitia le scoccò uno sguardo omicida e sibilò: - Non devi neanche pensarle queste cose. – Chairot disse: - Avrei un’ultima domanda. Cosa sapete della Soul Edge? – un tuono squarciò il cielo, l’occhio di Sauron fece capolino tra le nuvole e iniziò una piacevole (soprattutto per Chairot) pioggia di paste e dolcetti quando il detective pronunciò quelle due parole maledette: "Cosa sapete". Cassandra e Sophitia si lanciarono uno sguardo d’intesa, poi Cassandra disse: - Nienteeee! Cos’è questa cosa che non bisogna nominare?! Ti pare che mia sorella possa aver distrutto la Soul Edge, che adesso si stia preparando a partire per fermare l’armatura di Nightmare che è stato riportato in vita da uno stralunato tizio con una falce? E ti pare che io abbia intenzione di seguirla per avere anche io la gloria imperitura? Non dica assurdità! – Chairot disse: - Bene! Direi che abbiamo concluso. Le informiamo che tutte le navi e gli aeroporti sono bloccati dall’ispettore Japp. Tranne una certa nave pirata. Quindi non riuscirete a scappare da nessuna parte. – ma le due non lo ascoltavano più perché avevano preso a sbaciucchiarsi. Chairot disse al compagno: - Adesso dobbiamo proprio andare Mastings. - - Oh, dobbiamo proprio? – rispose Mastings con la bava alla bocca. Chairot lo prese e si allontanarono da lì, diretti in Egitto.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2-3-4 ***


cap 2-4

Capitolo 2 Chairot sul Nilo.

 

 

Dopo pochi giorni Chairot e Mastings arrivarono in Egitto dove, stando alle informazioni raccolte qua e là lungo il viaggio, abitava un guerriero che aveva la pessima abitudine di stare sopra una piattaforma sospesa per aria sopra un tempio, e la ancor più pessima abitudine di provare ad ammazzare chiunque gli si trovasse intorno; ma sapeva anche qualcosa sulla spada maledetta. Chairot trovò il modo di salire sulla piattaforma ma, vedendo l’uomo venirgli incontro con fare bellicoso, disse a Mastings: - Mio caro Mastings, temo che anche questa volta ti sia richiesto il piccolo sforzo di calmare i bollenti spiriti di questo ragazzo. Poi potremo parlare con lui. – Mastings prese in mano il suo bastone da passeggio e si preparò al combattimento, quando il suo avversario gli chiese: - Prima di iniziare a scannarci secondo le tipiche usanze coreane ed egiziane, mi dici che stile di combattimento hai? – Mastings gli rispose: - Rapier francese con influenze giapponesi e un pizzico di tecniche medio orientali. Più un naturale gioco di pugni. – ciò detto gli mollò un cazzotto in piena faccia scaraventandolo fuori dal ring lasciando al narratore appena il tempo di dire: - Versus Yun-Seong -. Mentre il capitano commentava: - Bè, è stato senza dubbio più facile dell’altra volta! – Yun-Seong risalì inspiegabilmente sulla piattaforma e si scusò per averli scambiati per due oscuri emissari del male. – Egregio signor Yun-Seong, vorremmo farle qualche domanda, se non le dispiace. – disse Chairot; il ragazzo si massaggiò il mento e replicò: - Certo, certo. Scusi, ma quella bombetta nera mi aveva tratto in inganno. Sembrava Rockerduck di Topolino, e quel personaggio mi sta molto antipatico. Io preferisco Zio Paperone, e lei? – Chairot alzò il dito in segno di rimprovero e disse: - Qua le domande le faccio io. E comunque i veri intenditori preferiscono Cuoredipietra Famedoro sia a Rockerduck che a Zio Paperone. Domanda n° 1. conosce una pasticceria che vende prodotti tipici egiziani? – Yun-Seong fece segno di no col capo e rispose: - No, vede io sono coreano. Non conosco bene il luogo. – Chairot sospirò: - Pazienza, farò a meno dei dolci. Domanda n° 2. lei conosce Siegfried Schtrumpf…Schempf… oh, al diavolo! – Yun-Seong rispose: - Siegfried Schtauffen dice? Quello che una volta era Nightmare? Chi non lo conosce! Tutti lo odiano per quello che ha fatto, è un vero mostro! Vorrei vederlo morto con quella sua maledetta spada ficcata nel culo! – Chairot annotò furiosamente sul suo blocchetto e fece: - Allora sarà felice di sapere che è stato trovato morto con la sua spada ficcata nel culo. – Yun-Seong fece un balzo di tre metri e cadde di sotto. Dopo qualche secondo risalì ed esclamò: - Mio Dio è una cosa pazzesca! Solo ora mi rendo conto che in fondo era posseduto. Come mi dispiace per lui ora che lo so morto. – Mastings bisbigliò al suo amico: - Come sono volubili in questo mondo. – Chairot lo ignorò e chiese: - Lei ha mai sentito parlare della Soul Edge? – questa volta dal cielo piovvero prosciutti per la gioia di un affamato Chairot, meteore caddero sulla terra distruggendo intere città, alle due maledette parole: "Sentito parlare". Una volta terminata l’abbuffata di prosciutti, Yun-Seong rispose: - Certo. Tutti dicono che è una spada maledetta e che basti solo toccarla per finirne schiavi, ma io voglio vederlo di persona. Per questo ho deciso di intraprendere un viaggio in giro per il mondo alla sua ricerca. Così potrò toccarla e verificare se davvero si impadronisce di chiunque la tocchi. – Chairot finì di prendere appunti e chiese: - Bene. Un’ultima domanda: mi sa dire chi ha distrutto questo Tempio? – Yun-Seong rispose: - È stato Nightmare. – Chairot chiese: - Mi dica, prima di diventare un’armatura, questo Nightmare aveva un indirizzo? Un appartamento? Un villino? Un antico maniero su un lago? – Yun-Seong replicò: - Ora che mi ci fa pensare, mi pare che un tempo Nightmare abitasse in un castello in Germania o da quelle parti. Mi pare che si chiami Osthreinsburg Castle. – Chairot disse: - Bene, ho capito. Devo andare all’Ostresc… Ostrign… ma perché non scelgono nomi normali!? – ciò detto lui e il capitano Mastings si allontanarono. Yun-Seong esclamò: - Ehi, attenti! Da lì non si può scendere! Anzi, non ho la più pallida idea di come si possa scendere da qui! – ma i due si erano già buttati di sotto, lasciando Yun-Seong là sopra a patire la fame e la sete; e le statue di sfingi che mangiavano cosciotti e bevevano da gigantesche brocche non lo aiutarono certo a superare quel difficile momento.

 

 

Capitolo 3. Chairot all’Osthreinsburg Castle.

 

 

Chairot e Mastings arrivarono all’Osthreinsburg dopo tre faticose giornate di viaggio in velocipede. Mentre facevano il giro del castello a bordo di una piattaforma di legno, Mastings chiese: - Signor Chairot, mi può spiegare perché stiamo andando da un capo all’altro del pianeta? Per di più in velocipede! – Chairot disse: - Va bene, vuol dire che il prossimo viaggio lo faremo per mare. Speriamo di non fare brutti incontri. – in quel momento apparve sopra le mura del castello una ragazza dall’aria assatanata e sessualmente depressa, che esclamò: - Oh! Sembrano davvero forti! Fortissimi! Quello grosso lo do alla Soul Edge… - i soliti fulmini e terremoti alle maledette parole "Quello grosso". - …mentre il nanetto da giardino è tutto mio! – mentre la ragazza balzava sulla piattaforma, Chairot disse a Mastings: - Credo che quello grosso sia tu. Non ho idea però di chi sia il nanetto da giardino. – la ragazza agitò la sua ruota dentata ed esclamò rivolta a Mastings: - Bello quel corpo! Quello è per la Soul Edge! – fulmini e papere dal cielo alle parole "quel corpo". – Mentre quello coccolacchiottoso e tenerello me lo cucco io. Quando andremo a casa ti squarterò da parte a parte, sarà uno spasso! Prima però ti taglierò quei baffetti ridicoli, secondo la tipica usanza tedesca! – Chairot urlò in preda al panico: - NO! I MIEI BAFFI NO!! MASTINGS FÀ QUALCOSA!! – il narratore urlò "Versus Tira! FIGHT!" allora Tira diede una botta al capitano che cadde a terra svenuto. Mentre si preparava a saltare addosso a Chairot, quegli disse, alzando il bastone per difendersi: - Signorina, credo che tra noi non funzionerebbe. Io non ho intenzione di farle del male, ma se mi costringe… - Tira alzò la ruota e cominciò a farla girare mentre diceva al povero investigatore: - Mi minacci, eh? Bel porcellone maschio! Proprio di quelli violenti come piacciono a me! adesso ti taglio i baffi. – lei saltò e Chairot, preoccupato per i suoi baffi, si scansò da un lato, facendo perdere l’equilibrio alla maniaca. Vedendola sul bordo, Chairot prese l’iniziativa e le diede una pacca sul sedere, facendola cadere in acqua. Quella urlò: - Maledetto violento! Proprio così ti voglio! Più fai così più ti desidero tutto per me! altro che Nightmare! Ti voglio squartare amore! – e scomparve, nascosta dai tacchini volanti che la accompagnavano.

Mastings si rialzò, un po’ frastornato, in quel momento e chiese all’amico: - Non le abbiamo fatto neanche una domanda. La seguiamo? – Chairot urlò: - NO!!! ehm, cioè…no, tanto scapperebbe comunque. Piuttosto, ho avuto una soffiata: un tizio con la falce mi ha detto che sa qualcosa sull’omicidio Schtenz… quello là insomma. Dobbiamo andare alla Torre dell’orologio. Consolati. Visto che abbiamo sbagliato strada e hai pure perso una battaglia, non potrai incontrare Night Terror. – Mastings chiese: - Ma quale Torre dell’orologio? Ce ne sono tante! – Chairot rispose, montando in sella al suo velocipede: - In questo mondo ce n’è solo una. Non possiamo sbagliare.

E così, a bordo del loro velocipede biposto ultimo modello, Mastings e Chairot si diressero verso l’unica Torre dell’orologio del pianeta, ma, nonostante l’ottimismo del detective, sbagliarono strada diverse volte prima di trovare quella giusta.

 

 

 

Capitolo 4. L’uomo con la falce.

 

 

Chairot e Mastings arrivarono alla Clock Tower, ma prima il detective chiese: - Mastings, leggimi cosa abbiamo trovato fino ad ora. – Mastings, mentre pedalava furiosamente, prese il blocchetto degli appunti e lesse: - Abbiamo trovato due lesbiche con un rapporto incestuoso, un ragazzo iperattivo a cui piace menar le mani e una maniaca sessuale con un debole per i nani da giardino. Ma ha scritto solo questo?! Cosa stava annotando tutto quel tempo!?! – Chairot rispose infastidito: - Quando lo fa Berlusconi di scarabocchiare sui foglietti va bene, se lo faccio io invece vengo scannato. Mica giusto però. – La discussione non poté continuare perché il misterioso uomo con la falce che li aveva contattati urlò dall’alto: - Smettetela di parlare e salite! Ho un sacco di appuntamenti, io! - i due salirono a piedi tutte quelle scale, e quando arrivarono in cima, l’uomo con la falce disse: - Non posso permettere che un mostro come te possegga la spada. Dovrò ucciderti se non ti tagli i baffi. – Chairot urlò: - ATTENTO! Una ruota! – l’uomo con la falce gli aveva lanciato contro un gigantesco ingranaggio dell’orologio; i due fecero appena in tempo a scansarsi, quando l’aggressore saltò sulla piattaforma ed esclamò: - Siete più veloci di quanto pensassi! In guardia! – Chairot si fece avanti e replicò: - Avremmo qualche domanda da farle. – l’uomo con la falce disse: - Sentite, non posso mica stare tutta la giornata con voi! Io ho preso appuntamento qui con tutti i personaggi del gioco, devo ogni volta rimettere a posto la ruota e rilanciarla, poi fare un combattimento, scappare e far perdere le mie tracce e tornare qua e rinascondermi. Io so tutto, conosco tutti i segreti della vita e della morte, so tutte le cose che furono, sono e saranno; ma se dovessi stare a sentire tutte le domande di tutti quelli che ho attirato qui sarei finito e bla, bla, bla, bla, bla, bla… - Mentre la voce narrante diceva "Versus Zasalamel. FIGHT! – Chairot si avvicinò all’uomo con la falce mentre parlava e lo colpì nelle palle con il bastone. Il povero Zasalamel si piegò in due e bisbigliò con una vocina acuta: - Facciamo così: io scappo e se riuscite ad acchiapparmi rispondo alle vostre domande…okay? – L’uomo scappò a gambe levate senza attendere la risposta. Chairot disse a Mastings: - Quell’uomo sa più di quanto vuole dare a vedere. – nel frattempo fuori si sentiva la gente che urlava: - Ehi! Io avevo un appuntamento per le 4:00! Quand’è che quel tizio mi dirà quello che sa?! – Mastings disse all’amico: - Ehi, Chairot! Qui c’è un sacco di gente da interrogare. Tutti quelli sulla lista sono qua fuori. Possiamo fargli tutte le domande che vogliamo. – Chairot scosse il capo, cominciò a scendere le scale sgomitando tra la folla e replicò: - No. mi perderei questo avventuroso viaggio intorno al mondo in velocipede! E poi ho finito la mia scorta di bomboloni. Vedi, qui c’è un tizio, un certo Voldo, un vero animale. Pare che lui sia il servo di un uomo che in vita ha cercato la Soul Edge. – la terra si squarciò e suonarono le trombe dell’Apocalisse al suono delle due parole maledette "ha cercato". – Lui ha un appuntamento per domani e abita pure qui vicino, facciamo in tempo ad interrogarlo prima che arrivi qui. Non mi dirai, mio caro Mastings, che preferisci stare qua ad aspettare che vengano tutti i sospettati al fare un giretto in velocipede e al vedere le isolette del Mediterraneo. Su, al velocipede! – e così i due balzarono atleticamente a bordo del loro veloce e potente mezzo e pedalarono furiosamente alla volta del Secret Money Pit.

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Capitolo 3
*** Capitolo 5-6-7 ***


Cap 5-6-7

Capitolo 5. Chairot in crociera.

 

 

Arrivati al mare, nonostante il desiderio di Chairot di andare sul Money Pit con il velocipede, i due furono costretti a prendere una nave. La coppia stava litigando perché avevano divergenze di opinioni riguardo alla compagnia da scegliere. – Noi andremo con la MSC crociere. – diceva Mastings, al che Chairot controbatteva: - No! la Costa Crociere è la migliore! – dopo un’ora passata in questo modo, i due decisero di prendere una barca a vela, e nel giro di 3 ore arrivarono al Money Pit. Chairot, che non era molto agile e che non poteva scendere facilmente nelle profondità dell’isola, si fece portare in braccio da Mastings.

Dopo un’altra ora discesa i due arrivarono a un corridoio dove trovarono due ladri che stavano rubacchiando qua e là. Chairot li chiamò: - Ehi, voi! Vorremmo farvi qualche domanda. Su quest’isola vendono dei dolci da qualche parte? – i due ladri si girarono e dissero: - Non risponderemo. Non prima di aver combattuto secondo le tipiche usanze mediterranee. – Mastings prese il bastone e si preparò alla battaglia, ma il compagno lo fermò e si fece avanti dicendo: - Non preoccuparti Mastings. Io so combattere, cosa credi. Mai sentito parlare dello stile del "Nabot de jardin"*? Sono perfettamente in grado di fermare questi signori. – Così dicendo il piccolo investigatore privato corse incontro ai suoi due avversari brandendo il suo bastone da passeggio, quando i ladri tirarono fuori pugnali e bombe. Chairot fece un salto all’indietro alla vista di quelle armi e dall’aspetto poco rassicurante degli assalitori e andò a nascondesi dietro a Mastings, il quale cominciò a menare i due mascalzoni. Dopo aver massacrato i due ladri, Mastings e Chairot cominciarono a cercare il guardiano del Money Pit: il terribile Voldo. Mentre lo cercavano, i due si imbatterono in una sorpresina Kinder, l’introvabile Carlo Cucù dei fantasmini. Vedendolo Chairot esclamò: - Non ci credo! Quello è Carlo Cucù degli ovetti Kinder! L’unico che mancava alla mia collezione! Penso che nessuno si offenderà se lo prendo… - e così dicendo lo prese e se lo ficcò in tasca, ma in quel momento dal nulla spuntò un tizio con gli occhi e la bocca coperti che si avvicinò a Chairot agitando le sue armi ed emettendo suoni del tipo: - Huuahahashi! – Chairot urlò eccitato: - Ma lui parla in serpentese!! L’ ho visto ad Harry Potter! Fanno proprio così! - Mastings bisbigliò all’orecchio dell’amico: - Penso che se la sia presa per Carlo Cucù. Penso che sia muto e cieco, ma l’olfatto è sviluppatissimo, l’ ho visto nel gioco. – Voldo si tolse la mascherina che gli copriva il volto e disse con voce rauca: - Io non sono muto! Ho il mal di gola e non voglio riempire di germi la gente che mi sta di fronte mentre tossisco. Li voglio sani quando mi preparo ad ucciderli secondo lo stile mediterraneo. Ora lasciate stare Carlo Cucù! Quello è un cimelio del mio adorato maestro Verci. – Voldo sorrise sognante. – Un tempo lui non cercava la spada maledetta, bensì lui! A lungo quel pupazzetto che tenete in mano è stato ricercato più della Soul Edge. – il vulcano sconosciuto a tutti sepolto sotto il Money Pit si risvegliò ed eruttò lapilli di Caos primordiale quando vennero pronunciate le diaboliche parole "Quel pupazzetto". – Persino Nightmare l’ ha cercato per mesi, ma solo Verci è riuscito a trovarlo. Nessuno ha la collezione completa dei fantasmini Kinder! – mentre Voldo continuava ad elencare i numerosi trofei e le collezioni di Verci, Chairot urlò: - ADDOSSO MASTINGS! – Voldo si girò e cominciarono a combattere furiosamente, finchè il detective non riuscì a dare una botta in testa al malcapitato, il quale cadde a terra ansante. – E adesso ci dirai tutto ciò che sai, caro Voldemort…cioè Voldo, quello era solo un vecchio caso. – Voldo però non poteva rispondere perché preda di un attacco d’asma che gli impediva di parlare, quindi si sentivano solo i versi di prima. Chairot si avvicinò al bordo del ponte e disse: - Andiamocene Mastings. Non otterremo niente da questo cinquantenne calvo. – Voldo, che si era leggermente ripreso dall’attacco di tosse provò a dire: - Ehi…e il mio Carlo Cucù? – ma Chairot era già saltato e gli disse beffardo: - Troppo tardi caro Voldo. – e così l’investigatore e il suo compagno andarono via dall’isola, lasciando Voldo con la ferma intenzione di ritrovare Carlo Cucù come voleva il maestro Verci, di mettersi una parrucca e di smetterla di girare con la mascherina per la notte.

I due eroi, una volta tornati sulla terraferma e sul loro fido velocipede, decisero di andare a trovare il prossimo indiziato. – Chi sarebbe? – Chiese Mastings a Chairot mentre pedalava, e l’altro rispose: - Hmmm… il prossimo indiziato è un’attraente signora di 32 anni che vive da sola in Gran Bretagna. Ma noi andremo in Spagna, prenderemo una nave che ci porterà in Giappone e da lì ritorneremo in Europa in velocipede! – Mastings urlò: - NOOO!! Ma perché non andiamo direttamente da quella attraente signora inglese!?! – Chairot sorrise a Mastings: - Ma perché ti voglio bene. Tu hai detto che volevi andare in nave, ed eccoti accontentato. Non perder tempo a ringraziarmi, la luce soddisfatta nei tuoi occhi è una ricompensa più che sufficiente. E poi non ho voglia di andare in Inghilterra; gli inglesi sono privi di gusto culinario. Adesso andiamo per mare! – E così i due andarono verso la Spagna, dove avrebbero preso la nave che li avrebbe portati in Giappone.

*( "Nanetto da giardino" N.d.A. )

Capitolo 6. Viaggio con Miguel de Cervantes.

 

 

Mastings pedalava a più non posso mentre dietro il detective si ingozzava di paste alla ricotta prese in Sicilia. – Su, Mastings. Rischiamo di arrivare in ritardo al porto. – Mastings protestò tra uno sbuffo e l’altro: - Ma se…puff… è stato lei…pant!… a farci perdere tempo perché…anf… doveva prendere i dolci a Messina! – Chairot disse: - Se stai cercando di chiedermi di darti i dolcetti sei fuori strada! – in quel momento arrivarono al porto, dove era attraccata una gigantesca nave, la cui cima dell’albero maestro era ornata da una bandiera su cui era disegnato un teschio e due tibie incrociate. – Ecco, Mastings! Quella è la nostra nave! – esclamò Chairot, mentre Mastings borbottava: - Lo dicevo che era meglio la MSC. – I due salirono a bordo della nave, a bordo della quale c’era un solo uomo vestito da pirata la cui pelle era di un innaturale colorito viola. Chairot, vedendo il suo curioso vestito, disse: - Ah! Lei deve essere l’animatore! Su questa nave devono esserci rappresentazioni di storie di pirati! – l’uomo disse, senza aspettare il narratore: - Io sono Miguel de Cervantes, e non sono l’animatore bensì il capitano della nave e mi tocca fare tutto da solo. Nel tempo libero scrivo dei romanzi di cui forse avete sentito parlare. Ho pubblicato il primo volume di una storia che si chiama "El ingegnoso hidalgo don Quijote de la Mancha". – Chairot intervenne: - Bel titolo, ma penso che sarebbe meglio chiamarlo semplicemente Don Chisciotte. – Cervantes ci pensò su, poi disse: - Ottimo suggerimento, ma non basta a pagare il biglietto. – Chairot evitò l’argomento "Pagamento" e chiese: - Mi può spiegare perché deve fare tutto da solo? Non ha altri uomini qui a bordo? – Cervantes rispose: - Sì che ci sono, ma non riesco mai a trovarli! Qualcuno mi ha detto che c’è stato un certo incidente, ma se non lo so io che c’è stato un incidente chi lo deve sapere? – Chairot andò insieme a Mastings nella sua cabina, dove passarono tutta la giornata, ignorando Cervantes che urlava: - NO! IO NON DIVORERÒ LE LORO ANIME! IO POSSO FARNE A MENO!! A COSA È SERVITO SE NO STARE TRE MESI IN UN ISTITUTO PER DISINTOSSICAZIONE DA SOUL EDGE!?! – Quella notte Chairot svegliò Mastings e gli disse: - Ho l’impressione che costui abbia la Soul Edge. Dove sarà? – un tuono fragoroso colpì la nave squarciandola in due, mentre il mare si agitò al suono delle perverse parole "Dove sarà". Chairot, preoccupato, salì in coperta e vide Cervantes che cercava di muovere il timone per salvare la nave dal disastro. Il pirata urlò: - NON PREOCCUPATEVI! QUEL PEZZO DI NAVE NON MI PIACEVA AFFATTO ED ERA PURE INUTILE! PERÒ TOGLIETEMI UNA CURIOSITÀ: QUALCUNO HA DETTO "DOVE SARÀ"? – Chairot rispose intelligentemente: - Sì! L’ ho detto io!! – Cervantes urlò: - Allora vi dovrò ammazzare secondo le usanze dei pirati! Io non volevo tornare a nutrirmi di anime!! – e così dicendo balzò addosso al povero Chairot con l’intento di ammazzarlo. Il poveretto alzò il bastone da passeggio per difendersi, ma Cervantes fu più veloce e glielo fece volare via; mentre il pirata inseguiva il detective belga dicendo: - Vieni qui che ti devo scagliare nella tua umida sepoltura, anima prava! Ehi, anima prava…hmm, ci posso fare un libro su questa frase… "guai a voi anime prave"… lo potrei intitolare "la Commedia"…visto che mi hai dato questa ispirazione ti ucciderò velocemente! – in quel momento dalla cabina uscì Mastings con uno strano ciondolo dicendo: - La Soul Edge non c’era, in compenso ho trovato una pietra sacra che ne annulla i poteri… che le prende signor Cervantes? – alla vista della pietra sacra il pirata era diventato rosa (quando è normale è viola, quando impallidisce diventa rosa, no? N.d.A.), aveva mollato la spada e si era tuffato in mare, lasciando la coppia sulla nave che affondava inesorabilmente. Mastings disse a Chairot: - Con questa pietra sacra l’energia malefica ci farà un baffo. – ma il detective disse: - Vuoi dire quella cosa che sembrava tanto un dolcetto? – Mastings rispose: - Sì, dov’è finita? – Chairot fece un aggraziato ruttino con la "r" moscia e rispose a sua volta: - Non ne ho idea. – Mastings sospirò rassegnato e disse: - Adesso possiamo scegliere se tornare in Spagna in pochi minuti o andare in Giappone a nuoto. – Chairot sorrise e rispose: - Mastings come sei divertente. C’è forse da chiederlo? Nuota Mastings, nuota! – Mastings obiettò: - Ma tra noi e il Giappone c’è di mezzo l’ America che nel gioco non c’è neanche! – Chairot replicò: - Se non c’è nel gioco eviteremo di andarci! Ma sta tranquillo, non tenteremo di trovare il passaggio a nord-ovest, passeremo per lo stretto di Magellano. Mi aggrappo a te Mastings, adesso nuota! Prima arriveremo in Giappone, prima potremo interrogare il celebre guerriero Mitsurugi detto il demone, prima potremo andare dall’attraente signora scapola inglese. – l’idea dell’attraente signora inglese diede la forza a Mastings di trascinare il detective che gli stava aggrappato, diretto verso il Giappone.

 

Capitolo 7. Il Robin Hood del Giappone.

 

 

La strana coppia arrivò in Giappone dopo poco tempo poiché, mentre erano dalle parti di Rio de Janeiro, incontrarono (con grande sollievo di Mastings) una nave che era proprio diretta in Giappone, sulla quale trasportavano, tra le altre cose, dei tipici dolcetti Brasiliani. Purtroppo i due vennero rigettati in mare poco prima dello sbarco in Giappone, poiché i marinai sospettavano una connessione tra l’arrivo dei due passeggeri e l’esaurimento anzitempo delle scorte alimentari.

Ciò nonostante i due arrivarono sani e salvi (anche se Mastings durante il viaggio era deperito) sull’isola patria dei manga, dei samurai e soprattutto dei sashimi (con somma gioia di Chairot). Chairot e Mastings arrivarono alla casa di Mitsurugi, ma vi trovarono solo una signora che indossava un kimono e teneva in mano un ombrellino, la quale disse: - Se cercate il demone vi informo che non è qui. È andato con la flotta giapponese a combattere contro non si sa chi. Comunque mi dovete temere perché anche io sono un demone. – Chairot e Mastings stavano andando al porto per inseguire il samurai, quando uno strano tipo con la testa di polpo rubò al detective il suo prezioso Carlo Cucù. – Al ladro! Mi ha rubato Carlo Cucù!! – urlò Chairot, e a quelle parole tutto il Giappone si fiondò all’inseguimento del samurai con la testa di polpo alle parole "Carlo Cucù" urlando cose del tipo: - Carlo Cucù! L’unico che mancava alla mia collezione! – oppure: - Lo devo avere! È mio!! – e: - Il primo che lo piglia se lo tiene! – ma altri rispondevano: - No, è mio che l’ ho visto per primo! – in breve quindi il ladro fu circondato e mentre il narratore diceva: "Versus Yoshimitsu. FIGHT!" quello usò la sua spada e volò via salutando beffardo. Ma Yoshimitsu aveva sottovalutato Chairot, il quale fece un enorme balzo e si aggrappò alla gamba del ladro facendosi trasportare fino al suo rifugio nel Sacro Monte Fuji.

I due arrivarono dentro il Monte Fuji, dove Yoshimitsu disse: - Colpevole o no, ti ucciderò secondo le tradizioni giapponesi! Non mi ruberai Carlo Cucù, devo regalarlo ai poverelli che non hanno neanche un fantasmino. – Chairot urlò infuriato: - VUOI DARE LA SORPRESINA PIÙ RARA DELLA KINDER A DEI TIZI CHE NON HANNO MAI INIZIATO LA COLLEZIONE!!? IO ATTENDO DA ANNI DI POTERLO AVERE E LEI LO VUOLE REGALARE!?! DEVE ESSERE PAZZO!!! – Yoshimitsu guardò la sorpresina bramoso, poi disse: - Se il mondo scoprisse che Carlo Cucù è in circolazione la gente la smetterebbe di cercare la spada maledetta. La terrò io. – una luce folle balenò negli occhi di Chairot, che sollevò il bastone e fece un attacco inarrestabile al samurai, poi gli fece una presa da dietro e lo finì col suo micidiale attacco basso. Dopo aver ripreso il prezioso Carlo Cucù, Chairot fece rialzare Yoshimitsu, prese il suo blocchetto per gli appunti e domandò: - Lei conosceva Siegfried Schprimf… quello col nome tedesco che abita in Spagna? – Yoshimitsu rispose, ancora un po’ frastornato: - Vuole dire Nightmare? Quell’orribile, balordo, mascalzone, pusillanime, oppressore, malvagio e pervertito? Certo che lo conosco; è un farabutto! Gli auguro di morire con la testa infilata nel cesso! – Chairot disse: - Allora le farà piacere sapere che è morto proprio con la testa nel cesso. – Yoshimitsu esclamò: - Mio Dio! È morto!si tratta forse di un omicidio!? Che morte orribile, tra l’altro! Non la augurerei neanche al mio peggior nemico. – Chairot chiese: - Domanda n° 2. Che dolci vendono da queste parti? – Yoshimitsu alzò le spalle e rispose: - Io non mangio, ma ho sentito che i dolcetti di merluzzo sono ottimi! – Chairot vomitò nella lava e chiese: - Domanda n° 3. Sa dove posso trovare l’armatura di Nightmare? Ho l’impressione che se troverò lui saprò chi ha ucciso il signor Shpumf… Siegfried. – il samurai rispose: - Sta cercando un nuovo corpo per la spada maledetta. La Soul Calibur gli fa paura. Chissà come sarà deluso quando saprà che il suo vecchio corpo è morto. – Chairot finì di scarabocchiare sul blocchetto e chiese: - Un’ ultima domanda. Lei sa dov’è imprigionata la Soul Edge? – Yoshimitsu urlò, pallido in viso (o almeno così dice Chairot, perché il copricapo da polpo non lo faceva ben capire): - Lei è pazzo a pronunciare le parole proibite "Lei sa" in un vulcano attivo! – la piattaforma sulla quale stavano placidamente navigando lungo il vulcano volò in alto spinta dalla lava in eruzione. Chairot volò dritto in braccio a Mastings mentre il vulcano esplodeva e sprofondava negli abissi, poi il detective disse al compagno: - Aspettami un attimo. Devo comprare una cosa. – e così dicendo si fiondò in un negozio, dal quale uscì con due monocicli dicendo: - Volevo comprare un tandem ma ho trovato solo questi. Adesso corriamo al porto prima che questi signori decidano di rubarmi Carlo Cucù. – Mastings sorrise soddisfatto e disse: - Finalmente pedalerà anche lei. – Chairot sorrise e replicò: - E invece no. Ho comprato anche un gancio e una corda. – Mastings salì sul suo monociclo e cominciò a pedalare furiosamente per riuscire a trascinare il detective che mangiava dolcetti alla crema di merluzzo, trovandoli inaspettatamente buoni. – Mio caro Mastings, fatti forza! Ci sono solo due chilometri in salita tra noi e il porto. – E così i due si diressero verso il porto alla ricerca del demone Mitsurugi.

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Capitolo 4
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Cap 8-9-10

Capitolo 8. L’incontro con il demone.

 

Chairot e Mastings arrivarono al porto dopo un interminabile fatica (solo per Mastings) dove trovarono un tizio che noleggiava barche. Mastings disse: - Dovremmo andare là, non crede? – Chairot rispose: - No. Prima andiamo da quel venditore di dolcetti ripieni di merluzzo. Se vuoi te ne faccio assaggiare qualcuno. – dopo aver comprato i dolcetti necessari a sopravvivere i due andarono dal noleggiatore di barche. Chairot disse: - Vorremmo comprare una barca in grado di muoversi con facilità in una battaglia navale. – il venditore indicò la scritta sopra di lui e chiese: - Voi di solito non leggete i nomi dei negozi, vero? Se no non capisco perché veniate da un noleggiatore di barche chiedendogli di comprarne una. – Chairot tirò dal portafogli 200 € e chiese: - Questi bastano per una giornata sulla barca migliore? – l’altro li guardò con faccia stupita e chiese: - Che razza di soldi sono questi!? – Chairot li rimise nel portafogli e disse: - Senta, le do questo assegno in bianco. Io sto una giornata sulla barca, poi torno e le metto la firma. – il noleggiatore accettò senza indugio, convinto dell’onestà dell’altro, il quale, appena salito sulla barca gli urlò facendo un gesto poco educato: - Ha, ha, ha! Gonzo! Ti sei fatto fregare da un trucco vecchio come me! Con questa vado in Cina! – il noleggiatore chiese: - Senti, quand’è che hai detto che torni? – e Chairot e Mastings si allontanarono, senza preoccuparsi di spiegare al poveretto che era stato fregato.

Dopo un poco i due arrivarono nel pieno della battaglia navale; dopo aver passato un’oretta buona a cercare la nave di Mitsurugi e dopo averla trovata saltarono a bordo con enorme grazia, anzi, saltò solo Mastings, poiché il detective non era molto agile e quindi cadde rumorosamente sul ponte. Mitsurugi si girò ed esclamò: - Finalmente due avversari di valore! Soprattutto il nanetto da giardino sembra forte! Dimmi, sei Pisolo o Brontolo? Un nano che abbia solo i baffi non me lo ricordo. – Chairot stava per chiedergli qual’era il suo nome quando il narratore provvide dicendo: "Versus Mitsurugi. FIGHT!"; a quel punto Mitsurugi si fermò e commentò: - Uh, che bel nome che ho! Non ve lo dimenticate che è troppo bello. Mitsurugi! Sentite come suona bene? Adesso ascoltatelo in SI bemolle: ? Mitsurugi ?. Adesso in sillabe: Mi-tsu-ru-gi. La sillaba che preferisco è "tsu". È così minacciosa e mi dà il senso del potere. Ascoltatelo urlato: MITSURUGI! Fa accapponare la pelle a sentirlo; adesso bisbigliato: Mitsurugi. Bellissimo, voi non ce l’avete così inquietante e al contempo potente il nome. Heishiro non è granché, però c’è Mitsurugi che compensa che è una meraviglia. Adesso voglio sentire i vostri ridicoli nomi, così vi posso deridere un poco e poi uccidervi. Tu, nanetto, devi avere un nome davvero ridicolo, fammelo sentire. – Chairot rispose: - Il mio nome è Hercule Chairot o Chairot Hercule, come preferisce. – Mitsurugi stava per replicare, ma la frase beffarda gli morì in gola e quindi balbettò: - N-non è… p-possib-b-bile… t-tu hai il n-o-o-ome e il c-cognom-me che s-sono b-b-belli t-tutti e due qu-u-uanto il m-mio c-c-c-ognome… NON È GIUSTO PERÒ!!! IO CHE HO FATTO TANTA FATICA A TROVARE IL NOME GIUSTOOO!! NON POTETE IMMAGINARE QUANTE VOLTE SONO ANDATO ALL’ANAGRAFE PER CAMBIARLO!!! – fece una pausa e tra le lacrime iniziò la sua tragica storia: - All’inizio mi chiamavo Mario Cazzone, poi ho cambiato il nome in Antonio per evitare che tutti mi prendessero in giro, ma qualcosa non mi quadrava perché tutti continuavano a urlarmi "Come stai cazzone?", allora tornai all’anagrafe e diventai Heishiro Cazzone, ma la gente mi rideva ancora dietro. Allora andai di nuovo all’anagrafe convinto che fosse per il contrasto tra nome e cognome, quindi modificai il cognome per renderlo più giapponese. Da quel giorno divenni Heishiro Kazzone, ma la gente mi diceva che ero un cazzone con la K maiuscola. Io non capivo perché ridessero ancora, quindi raccontai tutta la vicenda a mia madre, la quale disse "Ma ancora non hai capito?! Sei proprio un Cazzone come tuo padre!!" io me ne andai da casa e cercai un altro nome, anche se ancora non avevo capito cosa avesse di tanto buffo il mio. Poi alla fine sentii una persona che starnutiva facendo "Mi…mi…TSÙ…RUGI! –All’inizio mi dissi che era ben strano che la gente starnutisse in quel modo, ma fui affascinato da quelle quattro sillabe, così divenni Heishiro Mitsurugi. Alcuni quando gli dicevo come mi chiamavo mi dicevano che forse mi serviva un fazzoletto, ma io fino ad ora ero orgogliosissimo del mio nome, ma adesso è venuto lei e ha rovinato tutto! TUTTO!!! Adesso vado all’anagrafe e cambio il nome in Hercule Chairot, anzi mi chiamerò Chairot di nome ed Hercule di cognome che suona meglio. – Chairot lo fermò e gli chiese: - Mi scusi, ma visto che non vuole combattere, potrei farle qualche domandina veloce velocina? – Mitsurugi rispose: - Ma certo! – Chairot tirò fuori il suo fedele taccuino e domandò: - Domanda n° 1. Le piacciono i dolcetti alla crema di merluzzo? – Mastings chiese all’amico: - Ma a cosa serve questa domanda?! – Chairot lo zittì con una mano e gli rispose: - Tu non puoi capire quali sono le domande essenziali per risolvere un caso. E poi queste domande servono anche per un sondaggio televisivo. – Mitsurugi rispose alla domanda dell’investigatore: - Sinceramente non li ho mai assaggiati. – Chairot proseguì: - Davvero?! C’è un negozio specializzato proprio vicino al porto se è interessato ai nuovi sapori. Domanda n° 2. Lei conosce Siegfried Schjemf… quello lì? – Mitsurugi rispose: - Siegfried? Vuol dire quello che una volta era Nightmare? Una volta era il mio idolo, ma da quando ha rinnegato i suoi ideali di morte e dominio e ha nascosto la spada maledetta ho iniziato a odiarlo. Quanto lo vorrei vedere morto con un vestito da clown e il trucco addosso. – Chairot domandò: - Allora le farà piacere sapere che è stato ucciso e che quando lo hanno trovato aveva il trucco da clown in faccia e i vestiti da pagliaccio addosso. – Mitsurugi esclamò: - Mio Dio! Chi può avere commesso un simile abominio!? Era un bravo ragazzo in fondo…estremamente in fondo; non meritava di morire in maniera così umiliante. – Chairot appuntò le ultime informazioni e chiese: - Mi dica, sa qualcosa della Soul Edge? – dal cielo arrivò Bahamut che distrusse la flotta col suo potente Megaflare al suono delle maledette parole "Mi dica", ma, grazie al cielo, Mastings e Chairot riuscirono a saltare giù dalla nave e a raggiungere la loro barchetta.

- Chairot, adesso dobbiamo restituire la barca a quel bravo signore che ce l’ ha data in prestito. – disse Mastings, al che Chairot rispose: - Non hai capito che questa barca ci serve per arrivare in Cina? Non la restituiremo mai! Adesso andremo da una simpatica coppietta: sono i quasi coniugi Kilik e Xianghua. – e così dicendo misero in moto la barca sgraffignata e andarono verso la Cina.

 

 

Capitolo 9. La tenera coppietta.

 

Chairot e Mastings arrivarono in Cina, terra del riso, della Muraglia, di Gengis Khan e del tè. Una volta sbarcati Chairot fece esplodere la barca per far perdere le sue tracce, poi andarono a cercare Kilik e Xianghua; dopo qualche ora di ricerca scoprirono che Kilik era andato a fare visita alla sua fidanzata, così Mastings e Chairot si diressero verso la di lei residenza. Una volta arrivati al Lotus Garden trovarono Kilik che domandava a Xianghua: - Che cosa vuoi fare stasera Xianghua? – al che lei rispose con un’espressione diabolica: - Quello che facciamo tutte le sere, Kilik. Tentare di distruggere la Soul Edge! – un fulmine colpì l’ex-guardia dell’impero cinese quando questa pronunciò le parole "Tentare di distruggere". Chairot si fece avanti e domandò: - Possiamo farvi qualche domanda? – Kilik era impegnato a fare il massaggio cardiaco alla svenuta compagna e, suo malgrado, anche la respirazione bocca a bocca; così non prestò molta attenzione al detective il quale, vedendo la faccia schifata del guerriero nel toccare con le labbra Xianghua, annotò borbottando a bassa voce: - …il sospettato è chiaramente gay…- Xianghua si svegliò e gettò le braccia al collo di un non troppo contento Kilik, il quale, con l’intenzione di distrarla, le disse: - Guarda! Ci sono dei tizi che vogliono impedirci di distruggere la spada maledetta! – la compagna si alzò di scatto, prese la spada e andò a tutta velocità contro l’investigatore privato con la chiara intenzione di ucciderlo, ma quello fu più veloce e le fece lo sgambetto mettendola K.O. Kilik prese il suo bastone e urlò: - Vi pentirete di averle fatto del male! Adesso vi ucciderò secondo le tipiche usanze cinesi!– questa volta però tocco a Mastings mettere K.O. il guerriero, con la potentissima mossa "Castrazione suprema" di cui vi faccio immaginare gli effetti. Kilik non fu particolarmente colpito da quella mossa destinata agli uomini, ma fu comunque costretto ad arrendersi.

Quando Xianghua rinvenne, Chairot cominciò a fare delle domande: - Domanda n° 1. Visto che qui in Cina c’è molto tè, ci dovrebbero essere anche molti dolcetti che servono ad accompagnarlo. Conoscete qualcuno che vende questi dolci? – Xianghua rispose: - Io conosco un negozio dove vendono anche degli ottimi dolcetti di riso. – Chairot commentò: - Questi sì che sono bene informati riguardo alle cose serie. Voi conoscete Siegfried Schprumpf… quello? – Kilik rispose: - Vuole dire quel fustacchione che una volta si faceva chiamare Nightmare? Certo che lo conosco; ho anche avuto il piacere di affrontarlo una volta. Lo vorrei tanto vedere morto con la foto di Emilio Fede tatuata sul sedere. – Xianghua intervenne: - Lo odiavo anche io! Lo vorrei vedere morto anche io, ma con la foto di Michele Santoro.- Kilik intervenne: - Cara, evitiamo di parlare di politica, lo sai che litighiamo sempre. - Chairot aggiunse: - Mi sento in dovere di informarvi che Siegfried è stato ammazzato e che aveva entrambe le foto tatuate sulle chiappe. – Kilik e Xianghua si misero le mani alla bocca ed esclamarono in coro: - Non è possibile! Chi ha compiuto una simile assurda malvagità!?! – Chairot rispose: - Non ne ho idea. Io e il mio amico Mastings stiamo indagando per scoprire chi possa essere il colpevole. Un’ultima domanda. Voi conoscete la Soul Edge? – il pianeta si squarciò in due al suono terribile delle parole "Voi conoscete". Mastings e Chairot lasciarono la Cina e andarono ai loro monocicli. Mastings domandò: - Adesso dove dobbiamo andare? – Chairot controllò sulla lista dei sospetti e disse: - Dobbiamo andare in India. Là c’è qualcuno che non potrà negare di conoscere la So…ehm… la spada maledetta. Andiamo, più veloci della luce! Verso l’infinito e oltre! – e così i due andarono in India alla ricerca di nuove e mirabolanti avventure.

 

Capitolo 10. Il pirata fallito.

 

 

Mastings e Chairot arrivarono in India dopo tre lunghe giornate di ininterrotte pedalate ( per Mastings). Siccome non avevano idea di dove fosse l’uomo che aveva in sé un frammento di Soul Edge, cominciarono a fare domande sulla spada maledetta. Dopo un giorno un tizio con un nunchaku li attirò vicino al porto e i due lo seguirono, pensando che uno che ha un’arma ridicola come i nunchaku non può essere pericoloso. Chairot gli chiese: - Lei sa qualcosa della Soul…- - Tu qui non fai domande, chiaro!? – esclamò l’altro, al che il detective rispose: - Guardi che io sono un investigatore privato, e le domande sono la mia specialità. – il narratore annunciò, presagendo un combattimento: "versus Maxi. FIGHT!" quindi Chairot disse: - Bene, io sono Hercule Chairot. Adesso che ci siamo presentati, può tranquillamente dirmi…- Maxi tirò fuori i nunchaku ed esclamò: - Voi volete informazioni sulla spada maledetta solo perché siete turisti e credete che sia una rinomata attrazione, vero? – Chairot obiettò: - Ma se le ho appena detto che sono un detective. – Maxi esclamò: - Aha! Prima avevi detto di essere un investigatore privato. mi avete mentito! Preparatevi ad essere uccisi secondo il tipico stile indiano! – Maxi cominciò a far roteare i nunchaku cercando di colpire Mastings e Chairot. I due all’inizio erano molto spaesati, ma quando capirono che andava completamente a casaccio non ci misero molto a mettere K.O. il pirata. Maxi si mise a piagnucolare: - Buaaahaaa!! Non solo sono un personaggio usato solo dai principianti, adesso vengo pure battuto da un nano da giardino! – Chairot sussurrò a Mastings: - Ho l’impressione che sia lui il pirata in pensione che stavamo cercando. Adesso chiedo conferma. Mi scusi, signor Maxi, ma è vero che lei ha un frammento di Soul Edge nel corpo? – l’oceano si sollevò e colpì i continenti con una forza inaudita distruggendo milioni di città. Maxi rispose: - Sì, è vero. – Chairot tirò il solito blocchetto per gli appunti e cominciò a chiedere: - Domanda n° 1. Qual è il più vicino negozio di dolci? – Maxi rispose: - Non ne ho la più pallida idea. – Chairot borbottò: - Guarda tu questo!… è il primo tra i sospetti… lo mando al patibolo… - poi domandò: - Domanda n° 2. Lei conosce almeno Siegfried Schpluffen? Non so se il cognome sia proprio questo, però è molto simile. – Maxi si alzò e cominciò a saltellare furiosamente dicendo: - Certo che lo conosco! Quel maledetto! Prima era Nightmare e ha ammazzato un sacco di persone, poi imprigiona la spada maledetta, mica la distrugge, così noi poveri buoni ci ritroviamo ancora una volta a doverla fermare, solo che il signor Schtauffen l’ ha messa in un posto introvabile. Ha fatto solo guai. Lo vorrei proprio vedere morto con i capelli rasati e una faccina disegnata a pennarello sulla nuca. – Chairot disse: - Allora non le dispiacerà sapere che Siegfried è stato assassinato proprio così. – la reazione di Maxi fu immediata: si mise le mani alla bocca ed esclamò: - No! chi potrebbe avere avuto un buon motivo per ucciderlo in modo tanto crudele?! – Chairot prese nota e rispose: - È nostra intenzione scoprirlo. Se ci saranno nuovi sviluppi la informeremo. Un’ultima cosa. Mi sembra chiaro che lei conosce molto bene la spada maledetta, quindi vorrei sapere se qualcuno che conosce ha dentro di sé un pezzo di Soul… di quella spada oppure ne possiede uno. – Maxi cominciò a scrivere una nota dicendo: - Vi scrivo su questo foglio i loro nomi. Uno si chiama Lizardman, ma non ho altre informazioni a parte il nome, quindi credo che non sarà facile riconoscerlo, comunque si trova sulla Via della Seta. Poi c’è un mio amico, non so se lo conoscete, si chiama Astaroth. È un tipo piuttosto cordiale, vive nelle rovine del Tempio di Kunpaetku, a occidente, non potete sbagliare con tutte queste informazioni che vi ho dato. – Chairot salutò e andò insieme al suo fido Mastings al monociclo. – Bene Mastings. Prepariamoci ad andare al tempio di Liu Sheng Su. – disse Chairot, al che Mastings chiese: - Ma, tutte le informazioni che ci ha dato quel signore? E poi la via della seta è più vicina. – Chairot esclamò: - Pof! Dobbiamo fare un po’ di movimento ogni tanto, no? se non facessi tutto questo moto a quest’ora sarei una palla con tutti i dolci che mangio. Invece ho una figura alta e slanciata. Adesso pedala! – Mastings cominciò quindi a pedalare, trascinandosi dietro Chairot, diretti verso il tempio di Liu Sheng Su.

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Capitolo 5
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Cap 11-12-13

Capitolo 11. La coreana scassapalle.

 

 

Chairot chiese a Mastings: - Mio buon amico, che cosa abbiamo trovato fin’ora? – Mastings prese il blocchetto e lesse: - "Un tizio con la falce molto sospetto; un collezionista di sorpresine Kinder; uno scrittore drogato di anime che per arrotondare traghetta la gente in Giappone e la deruba; un altro collezionista di sorpresine che crede di essere Robin Hood; un samurai a cui piace molto il suo nome; un cinese gay con un lungo bastone e la sua amica che lo vorrebbe tutto per sé, entrambi con una voglia matta di distruggere la spada maledetta; e un altro pirata, il quale è in cima alla lista dei sospettati poiché non conosce pasticcerie, che ha un frammento di Soul Edge dentro al corpo. –

Chairot si mise in bocca l’ultimo dolcetto di riso rimasto commentando: - Ho ragione a dire che quel pirata è colpevole. Non ci ha detto dove trovare i dolci per farci morire di fame! Questi dolci non potevano bastare per andare dalla Cina all’India e dall’ India in Corea. – Mastings, ormai ridotto a uno scheletro per via delle lunghe pedalate e dell’assenza di cibo, sussurrò esausto: - Eccoci alle rovine del tempio di Ling Sheng Su. – e cadde a terra sfinito mentre Chairot tirava fuori il suo temibile bastone e si preparava alla battaglia, disse: - Non preoccuparti, vado ad interrogare io questa signora. –

Una volta entrato una fanciulla comparve dinanzi a Chairot; appena la vide il detective disse: - Buonasera. Sono l’investigatore privato Hercule Chairot, vorrei farle qualche domandina. – l’altra prese la sua arma e strillò isterica: - Voi volete rubare i cimeli di famiglia come Yun-Seong!! Non ve lo permetterò!! Avrò perso la Favolosa Spada Senza Alcuna Capacità Speciale, ma non perderò l’altro prezioso cimelio di famiglia, il prezioso Gegè Narghilè degli Squalì Babà!! Combattete secondo le usanze coreane!! – Chairot commentò pacato: - La informo che il suo stile di combattimento non è niente di nuovo. Lei è identica a Kilik. Anzi, direi che il ragazzo è molto più dotato di lei. – Gli occhi della fanciulla, il cui nome (stando al narratore) è Seong-Mina, si riempirono di lacrime, poi il detective continuò: - E inoltre… GEGÈ NARGHILÈ!?! – Strillò Chairot all’improvviso: - OH MIO DIO!! Lo cerco da anni e anni!! Finalmente completerò anche la collezione degli Squalì Babà!! Per una buona causa come le sorpresine Kinder sono disposto a lottare! En garde!! – così dicendo Chairot balzò addosso alla povera Seong-Mina, che era in lacrime, la quale alzò il bastone appena in tempo per difendersi dal temibile attacco di Chairot. Il combattimento era furioso, Seong-Mina rispondeva colpo sul colpo agli attacchi del furioso investigatore privato, il quale disse: - Non essere ridicola, Seong-Mina. Io sono un personaggio al Top, mentre tu non sei che un personaggio medio che copia lo stile al cinesino gay, medio anche lui. – Seong-Mina piangeva disperata, quando entrò in scena Mastings, il quale fece pere aiutare Chairot nella battaglia, ma quello lo fermò dicendo: - Indietro Mastings! È una questione tra me e Gegè Narghilè… cioè, tra me e Seong-Mina. A proposito Seong, sai che il tuo amico Yun-Seong è stato molto più difficile da battere di te (bugia clamorosa). – Seong-Mina trasformò il suo dolore in furia, quindi cominciò a colpire furiosamente il detective, il quale schivava facilmente ogni colpo. Alla fine Chairot usò il movimento libero, si portò con maestria alle spalle di Seong-Mina e le fece una formidabile presa da dietro che consisteva nell’afferrarle la gola, aprirle la bocca, infilarci con violenza un bombolone alla crema e infine buttarla a terra.

Seong-Mina si arrese e disse: - Va bene, fatemi tutte le domande che volete. Però ditemi, secondo voi faccio davvero così schifo? – Chairot le diede qualche amorevole pacca sulla testa e le rispose dolcemente: - No, ci sono tanti personaggi peggiori. Tipo Rock, Maxi, Tira, Abyss…Abyss… e poi è pieno di personaggi di livello medio come te. Adesso rispondi. Domanda n° 1. Che dolci tipici vendono in Corea? – Seong-Mina rispose porgendo un vassoio stracolmo di paste: - Io ho vinto per tre volte il titolo di miglior pasticciere non professionista mondiale. Ecco la mia specialità: dolcetti di zucchero, ricoperti di zucchero, all’aroma di zucchero, ripieni di zucchero con un dolce cuore di zucchero e miele per renderli più dolci. Assaggiate. – Chairot non se lo fece ripetere due volte e cominciò ad ingozzarsi sotto gli occhi di un Mastings che non vedeva un pasto completo da una settimana, poi l’assistente, essendo riuscito ad assaggiarne uno, esclamò: - Sono più melensi di una Harry/Hermione! – Seong-Mina, che era un po’ lenta, sorrise e disse: - Sono contenta che vi piacciano. Detto fra noi, adoro le Harry/Hermione. – Chairot si pulì i baffetti dallo zucchero e chiese: - Domanda n° 2. lei conosce Siegfried Schzioz… quello dal nome strano? – Seong-Mina rispose: - Perché, gli è successo qualcosa? Magari è morto con le matite infilate nel naso come ho sempre temuto e magari si tratta di un omicidio. – Chairot rispose: - Proprio così, signorina. Il povero Siegfried è morto ammazzato. – Seong-Mina svenne mormorando: - Oh, il mio povero Siegfried… -

Dopo qualche ora Seong-Mina rinvenne e Chairot riprese a bombardarla di domande: - Domanda n° 3. Lei ha mai sentito parlare della Soul Edge? – il tempio di Ling Sheng Su crollò al suono delle diaboliche parole "Parlare della", ma i tre riuscirono a scappare, anche se Chairot fece prima un salto dentro al tempio per rubare Gegè Narghilè.

Una volta separatisi da Seong-Mina Chairot e Mastings salirono a bordo dei rispettivi monocicli preparandosi ad andare verso la Via della Seta, con un nuovo e utilissimo tesoro in borsa.

 

 

Capitolo 12. L’uomo lucertola.

 

Mastings pedalava a tutta velocità per arrivare alla Via della Seta, trascinandosi dietro Chairot che mangiava con gusto i dolcetti di Seong-Mina. – Forza, Mastings! Dobbiamo arrivare il più presto possibile. Non sarà facile riconoscere questo Lizardman, non sappiamo che aspetto abbia; con tutta questa gente che si incontra sulle rovine della Via della Seta è facile sbagliarsi. Chiediamo a quei tizi incappucciati con la pelle violacea e i pugnali. – disse Chairot poi i due scesero dai loro monocicli e andarono vicino ai due signori. Chairot li chiamò: - Scusatemi, conoscete un tizio che si chiama Lizardman? Avremmo bisogno di parlargli. – il narratore disse: "Versus Assassin. FIGHT!" Chairot esclamò allegramente: - Ah, che bei nomi! Allora, mi potete dire dove posso trovare questo tizio dal nome buffo? – i due gli andarono addosso brandendo i pugnali e l’avrebbero sicuramente ucciso se non fosse intervenuto Mastings, che con pochi colpi ben piazzati riuscì a sconfiggere i due assassini, i quali scapparono senza dare altre informazioni.

Chairot commentò: - Ma perché questi nemici da quattro soldi che incontriamo non si possono interrogare? – poi, vedendo un'altra persona in lontananza, esclamò: - Che fortuna! Qualcun altro da interrogare. Vieni Mastings, non lasciamocelo scappare! Portami in braccio! – così dicendo il detective balzò tra le braccia del compagno spronandolo a correre per raggiungere il tizio mascherato. Dopo 10 minuti di quella furiosa corsa i due raggiunsero il tizio misterioso; Chairot balzò con poca grazia a terra, si mise davanti all’individuo e disse: - Vogliamo farle qualche domanda. Ma come fa a resistere con l’impermeabile addosso con questo caldo? Se lo tolga. – così dicendo Chairot tolse l’impermeabile al tizio, che si rivelò un uomo lucertola con un’ascia e uno scudo. Chairot si rifugiò dietro le spalle di Mastings dicendo: - Mastings, c-chi è costui? – al che il compagno rispose: - Suppongo che sia il nostro Lizardman. – Chairot esclamò: - E tu che cosa ne sai? Non abbiamo la minima idea di che aspetto abbia il signor Lizardman. Aspetta che glielo chiedo. – e il detective cominciò ad emettere strani versi, rivolto all’individuo. Dopo qualche secondo Chairot si girò verso Mastings e li disse, un tantino contrariato: - Avevi ragione tu, Mastings. Non capisco come hai fatto a capire che lui è Lizardman. – Mastings chiese: - Come fa a capire cosa dice? – al che Chairot rispose: - Suvvia, Mastings. Vuoi che non sappia come si parla il greco? È una cosa essenziale nella vita, non se ne può decisamente fare a meno. – Lizardman emise dei versi che suonavano come: - G???…a????a?.– Chairot chiese, girandosi verso di lui: - Come dice signore? – Lizardman ripeté quegli strani versi, poi Chairot disse a Mastings: - Dice che se vogliamo fargli qualche domanda dovremo prima combattere contro di lui secondo le tradizioni dei greci trasformati in uomini-lucertola. Penso che questa volta tocchi a te combattere, mio caro Mastings. Io farò il tifo da quel muretto laggiù. – Lizardman balzò addosso a Mastings, il quale si difese con estrema abilità, tempestando di colpi l’uomo lucertola. Dopo qualche minuto di lotta Mastings riuscì a dare un colpo vincente, mandando K.O. Lizardman. Chairot prese il suo blocchetto per gli appunti e chiese, sempre usando la lingua delle lucertole greche, di cui porto la traduzione: - Domanda n° 1. Che dolci vendono da queste parti? – Chairot stette a sentire la risposta e riferì all’amico: - Dice che sulla Via della Seta non ci sono più negozi. – Chairot ricominciò a confabulare con Lizardman, annotando furiosamente sul suo blocchetto, poi si rivolse a Mastings dicendo: - Dice che vorrebbe vedere morto Siegfried Schfig… quello lì, insomma, con un ombrello aperto infilato in bocca, ed è rimasto piuttosto sconcertato quando gli ho detto che l’abbiamo trovato proprio così. – il detective riprese a parlare con Lizardman, poi riferì a Mastings: - Gli ho chiesto se conosceva Sophitia e Cassandra Alexandra, lui mi ha detto che le conosceva e che sospetta qualcosa, ma non ne è sicuro e vuole aspettare stasera per dirmela. Chissà perché tutti quelli che sanno qualcosa vogliono aspettare la sera per dirla. – Chairot chiese a Lizardman: - G????. ???? ?????? s??s???? ?? S??? G??????? - in quel preciso momento una cometa entrò in rotta di collisione con la Terra, spuntarono decine di migliaia di vulcani in eruzione al suono delle diaboliche parole "???? ??????” (che nella nostra lingua significano "per caso" N.d.A.).

Chairot salutarono Lizardman e tornarono ai loro velocipedi, con l’intenzione di andare al Kunpaetku Shrine Ruin. – Ma, Chairot, Lizardman doveva dirci una cosa importante. Non mi sembra il caso di andarcene in giro. Il colpevole dell’omicidio Schtauffen potrebbe volerlo uccidere se sa qualcosa di scottante. – Chairot rispose sprezzante: - Naaaaaa… lo so come vanno queste cose. Quando qualcuno sa qualcosa riguardo all’omicidio aspetta la sera per dirlo. Vedrai, grazie al nostro amico rettile risolveremo il caso in men che non si dica. – mentre il detective diceva così, sulla Via della Seta un’Ombra Misteriosa si avvicinò all’ignaro Lizardman, alzò la sua arma, che era ovviamente… - Eh, no! - intervenne l’Ombra Misteriosa: - Se dite quale arma uso lo capiscono tutti chi sono! Lasciate perdere che è meglio! – dicevo che l’Ombra Misteriosa alzò la sua arma e colpì il povero Lizardman nella schiena, lasciandolo stecchito.

 

 

Capitolo 13. Chairot al tempio maledetto.

 

 

Dopo infinite fatiche, i due arrivarono alle rovine di un tempio. – Hmm, forse questa è una località turistica, e se lo è ci saranno sicuramente dei venditori di dolci all’interno. – commentò Chairot mentre entrava nel tempio; Mastings disse: - Penso che questo sia il Kunpaetku Shrine. – Chairot si accarezzò i baffi e replicò: - Magari non è ridotto così male come dicono, forse vendono dei dolci del luogo. – e così dicendo i due entrarono. Il tempio sembrava deserto, quando un coso enorme e con la testa a martello scivolò di soppiatto alle loro spalle ridacchiando e borbottando in modo piuttosto udibile: - Mamma mia come sono aggraziato e silenzioso. Eheheh, non si sono accorti che li sto per ammazzare, che gonzi! – il bestione alzò l’ascia per colpire, quando Chairot si girò tenendo il bastone alzato per difendersi, ma non ce ne fu bisogno perché il narratore esclamò: "Versus Astaroth. FIGHT!" così il povero Astaroth fece un balzo di tre metri per lo spavento. Chairot alzò il suo bastone e cominciò a prendere a botte il gigante, il quale lo supplicò: - Non fatemi del male! Farò tutto quello che volete, ma non uccidetemi! Vipregovipregovipregoviprego… - Chairot tirò fuori il suo blocchetto per gli appunti, prese la penna e cominciò a domandare: - Domanda n° 1. Che dolci vendono da queste parti? – Astaroth si sollevò e disse: - Non ne ho idea. Io non ho bisogno di mangiare, non sono che un golem. – Chairot chiese: - Domanda n° 2. Come fa a essere così alto se non mangia? – Astaroth rispose, indicando il petto con la mano: - perché ho un frammento di Soul Edge nel corpo. – la volta del tempio crollò, nella terra si aprirono degli squarci enormi al suono delle parole "Nel corpo". Chairot scappò a gambe levate con al seguito Mastings e Astaroth; mentre correvano per sfuggire agli enormi rapaci che erano sbucati dal nulla, Chairot chiese al gigante: - Domanda n° 3. lei conosce Siegfried Schiulp… quello là? – Astaroth rispose, sempre correndo: - Certo! Una volta era una brava persona, con l’abitudine di ammazzare un sacco di gente, poi è diventato uno di quei buoni patetici. Quanto vorrei vederlo morto con delle pinzette per i panni attaccate al naso alle orecchie e al… - Chairot lo interruppe per evitare che riuscisse a completare la frase: - Lo sa che è stato assassinato e che quando lo abbiamo trovato aveva le pinzette proprio come dice lei? – Astaroth esclamò: - Oooh… mi dispiace molto! Anche se aveva scelto i mettersi sulla retta via, io speravo sempre che tornasse a uccidere la gente. Adesso no ne ha più la possibilità. – Chairot cercò di scrivere qualcosa sul suo taccuino, ma siccome stava correndo non riuscì a scrivere nulla se non degli strani scarabocchi.

Una volta usciti dal tempio Chairot salutò Astaroth, salì a bordo del suo monociclo dicendo al fido Mastings: - Bene! Con questa testimonianza sento che siamo più vicini che mai alla soluzione. Ma si sta facendo sera, è meglio se andiamo a vedere se Lizardman ha delle nuove informazioni. Pedala, Mastings! – e così dicendo i due tornarono, non senza grande fatica di Mastings, sulla Via della Seta, dove trovarono Lizardman a terra in un bagno di sangue. Chairot si avvicinò al corpo, lo esaminò e disse: - È stato pugnalato circa ieri. La ferita è profonda, è sicuramente morto da un pezzo. – Mastings intervenne: - Ma allora perché continua ad emettere questi strani versi? – Chairot si avvicinò alla testa di Lizardman, lo schiaffeggiò e gli urlò: - NESSUNO TE L’ HA DETTO CHE SEI MORTO IERI!? EH!? Non lo sai che sei morto!!? – stava per dargli il colpo di grazia quando il poveretto disse: - G?????aa?? ???aa???! – Chairot gli chiese, nel greco degli uomini-lucertola (che come al solito mi prendo la briga di tradurre): - Cosa? – ma il povero Lizardman non fece in tempo a ripetere perché era schiattato. Mastings chiese: - Che cosa ha detto? – Chairot alzò le spalle e rispose: - Boh? Ha farfugliato qualcosa riguardo alla sua ombra che sarebbe misteriosa, poi ha detto qualcosa tipo incesto, ma non ho ben capito a cosa si stesse riferendo. Adesso pensiamo alle cose serie; come pensi che sarebbero degli spiedini fatti con la carne di un greco trasformato in uomo-lucertola? – Mastings non fece in tempo ad esprimere la sua opinione che Chairot si era già fiondato sulla carne di Lizardman e aveva cominciato a tagliarne grosse fette e ad infilzarle su degli spiedini. Una volta finita quella complicata operazione, Chairot si alzò e disse: - Bene! Abbiamo finito. Questi li arrostiamo stasera sul fuoco e ce li mangiamo. So che così offendiamo la memoria di Lizardman, ma abbiamo esaurito la scorta di dolci quando siamo andati al Kunpaetku Shrine, qualcosa dovremo pur mangiare. E poi è solo una lucertola, nient’altro. Adesso saliamo sui nostri monocicli e andiamo in Romania. – Mastings, il quale si era appena ripreso dallo shock subito nel vedere Chairot che squartava quello che una volta era stato un uomo, chiese: - Ma, cosa c’è da fare in Romania? La prossima indiziata non è la signora inglese? – Chairot si accomodò sul suo monociclo e disse: - No. Ho notato che c’è molta energia malefica in giro, e io ho la capacità di purificarla. – Mastings chiese: - Mi sono perso una puntata? Da quando lei sa purificare l’energia malefica? – Chairot rispose: - Da quando ho mangiato la pietra sacra sulla nave di… cioè, da quando ho mangiato uno strano dolcetto sulla nave di Cervantes (chi non se lo ricorda vada a leggere il capitolo 6). Quindi, siccome ho scoperto che c’è un castello che terrorizza i paesi vicini e che quel castello è controllato da un nostro indiziato, un francese emigrato in Romania, ho deciso di purificare un poco e di interrogarlo. – quindi i due andarono a tutta velocità, a bordo dei loro potenti monocicli, verso la Romania.

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Capitolo 6
*** Capitoli 14-15-16 ***


cap 14-15-16

 

 

 

Cos’è? Un miraggio? Un’allucinazione? No, signori e signore, è il nuovo capitolo del "Caso della spada maledetta"!

 

Capitolo 14. Il signore oscuro.

 

 

Chairot e Mastings, per arrivare dalla Via della Seta alla Romania, avevano fatto un lungo viaggio culinario attraverso la Russia, l’Ucraina e la Bielorussia. Quando arrivarono al castello dell’Oscuro Signore Malefico i Cui Fini Sono Veramente Oscuri e Malefici videro che il suddetto castello era sotto assedio. La battaglia non infuriava, o meglio, c’era molto chiasso, ma nessuno combatteva, in realtà, visto che da un lato c’era un esercito di schiappe, e sopra un coso non meglio identificato c’era l’avversario, cioè Raphael (l’Oscuro Signore), e siccome nessuno era intenzionato a raggiungerlo la battaglia non era manco iniziata.

Il nostro eroico detective decise di evitare la folla che pretendeva di incontrare Raphael passando dalla porta sul retro, e così fece; Mastings atterrò silenziosamente alle spalle di Raphael, ma lo stesso non si può dire di Chairot, che cadde con molto fragore.

Raphael si girò e disse: - Benvenuti! Celebriamo la vostra dipartita. – e avanzò roteando la spada come un idiota. Mastings era pronto a parare il colpo, ma Chairot per una volta si dimostrò più utile, e fermò Raphael lanciandogli in faccia la sua bombetta.

Raphael si alzò e domandò: - Ma cosa volete? Non vedete che sono impegnato a non sostenere una battaglia? – Chairot rispose, sorridendo affabilmente: - Vorremmo farle qualche domanda, se non le dispiace. – Raphael ghignò e replicò: - Prima dovrete combattere nel tipico stile dei francesi emigrati in Romania! – e così dicendo provò a infilzare Chairot, ma il colpo andò a vuoto perché il detective si spostò, così il Signore Oscuro perse l’equilibrio e cadde a terra, in perfetto stile "cattivo imbranato dei cartoni animati". Mastings, a un cenno di Chairot, aiutò Raphael ad alzarsi, poi il detective prese il suo taccuino e disse: - Domanda n°1: che dolci vendono in Romania? – Raphael ghignò, mostrando i suoi canini sporchi di sangue. – Niente dolci. Sola carne al sangue… o anche solo sangue! – Chairot guardò disgustato Raphael e chiese: - Lei conosceva Siegfried Splampfl… Splemf… quello lì. – Raphael si diede una lisciatina ai capelli e rispose: - Siegfried Schtauffen, lo ricordo bene… era insopportabilmente buono, lo detestavo e avevo anche in programma di eliminarlo. Ho sempre sperato che morisse fulminato da una lavatrice a forma di Pikachu. - - Le farà piacere sapere che è morto proprio così, allora. – disse Chairot. – No! Non è possibile! Dopotutto era quasi mio parente. Era il figlio della sorella della madre del cugino della nonna della figlia della zia del nipote acquisito della mia figlioccia Amy! – esclamò Raphael, e Chairot corse a dargli delle pacche sulle spalle (diciamo sulla gamba, non arrivava alla spalla di Raphael). – Su, non si angusti, guardi il lato positivo: ci sono io, che ho il potere di purificare l’energia malefica, e posso salvare lei e sua figlia da questa triste sorte. – Raphael gridò: - Non voglio essere curato! Sto benissimo! Non fermerà il mio piano! Io e Amy siamo trattati male per via dell’energia malefica e dei suoi effetti collaterali… - - Quali effetti collaterali? – chiese Chairot. – Diventiamo molto cattivi, abbiamo un forte desiderio di succhiare sangue umano e io da quando sono stato infettato sono… - Raphael s’interruppe e abbasso la voce finchè non divenne un flebile sussurro: - … sono impotente… - Chairot scoppiò a ridere additando l’Oscuro Signore, poi domandò: - Perché allora non si lascia curare? Risolverebbe tutti i suoi problemi. – Raphael scoppiò a ridere. – No! Ho già un piano geniale! Siccome io ed Amy non possiamo vivere in questo mondo estenderemo la trasformazione malefica a tutto il mondo! – Chairot rimase in silenzio per un po’, poi obiettò: - Non sarebbe più semplice curare voi? – Raphael rimase a bocca aperta di fronte a quella logica sconcertante, ma nonostante tutto ribatté: - Lei mi faccia delle domande sull’omicidio di Siegfried, non su come devo risolvere i problemi miei e di Amy. – sguardo dolce e sognante verso una finestra del suo castello, dietro la quale si intravedeva una ragazza coi capelli rossi che, vedendo Raphael guardarla in quel modo piuttosto inquietante, sparì all’istante.

Chairot borbottò tra sé: - Ormai il problema degli immigrati è pure qui in Romania. Questi francesi clandestini… mah. – poi disse: - L’ultima domanda: cosa mi sa dire della Soul Edge? – la terra si spaccò, l’esercito di nullafacenti contadinozzi che aspettavano che Raphael li degnasse d’ attenzione precipitarono nel baratro infernale, il castello di Raphael si spaccò in due e cadde anch’esso nell’enorme spaccatura. Chairot e Mastings avevano incorporato nel loro velocipede un paracadute, ma non servì a molto perché precipitarono comunque nel baratro, anche se lentamente, al contrario di Raphael, che si era tuffato a pesce nelle tenebre eterne causate dalle diaboliche e demoniache parole "Cosa mi sa dire".

- Davvero una scena scioccante. Munch, chomp. – commentò Chairot mangiando un bombolone. – Chairot, - disse Mastings – come faremo a uscire da questo baratro? - il detective guardò verso l’alto e rispose: - Basterà aggrapparci alla corda che quella simpatica ragazza coi capelli rossi e gli occhi mostruosi ci sta lanciando. –; così Chairot e Mastings cominciarono a salire lungo la corda. Alla fine, nonostante le difficoltà causate dal considerevole peso di Chairot, i due uscirono dal baratro.

- Mademoiselle, la ringrazio davvero di cuore. – disse Chairot alla ragazza, che lo fissava con aria imbambolata. – Posso sapere il suo nome? – domandò il detective, al che la ragazza rispose con un debole: - Amy. – Chairot si erse in tutta la sua scarsa statura, prese il taccuino e disse: - Amy, eh? Lei è la figlioccia di Raphael, dunque? – la ragazza rispose: - Amy. – il detective ridacchiò nervosamente, poi chiese: - Mi dica, lei conosce qualche pasticceria? - - Amy. – fu la pronta risposta di Amy. – Eh, eh, eh… sì, capisco… bene. Bene! – farfugliò Chairot scarabocchiando sul taccuino. – E… ehm… per caso conosce Siegfried Schulp… Schelp… Schyonf… accidenti, mademoiselle Amy! Lei mi innervosisce, finirò col sbagliare il nome… Siegfried… Scht… Schtauffen… insomma, quello! – Mastings guardò il detective con aria sorpresa e gridò: - C-Chairot! Lo ha chiamato Schtauffen! - - Sì, sì, lo so, Mastings, non è quello il nome. Volevo dire Schplimplen. – tagliò corto Chairot, poi tornò a rivolgersi ad Amy: – Allora, vuole rispondermi? – Amy lo guardò attentamente, poi, dopo aver ponderato a lungo la risposta, disse: - Amy. – Chairot, in preda a una furia omicida, strangolò Amy, la quale implorò: - Amy! Amy! Amy! – ma il detective era implacabile, e l’avrebbe sicuramente uccisa se non fosse arrivato Raphael (non si sa come fosse uscito dal baratro), che si avvicinò dicendo: - Vhoglio shucchiare il tuo shangue. – Chairot, intimorito, mollò il collo di Amy (che espresse il suo sollievo con un: - Amy. -) e corse (si fa per dire) al velocipede, seguito a ruota da Mastings.

- Chairot, adesso andiamo dalla signora inglese? – domandò speranzoso Mastings. – Mioc aro Mastings, certo che no. Devi desiderare davvero tanto di andare da quella simpatica signora, perciò più attenderai maggiore sarà il piacere di vederla. – rispose Chairot sorridendo dolcemente all’amico, poi aggiunse: - Avanti, pedala! Hop, hop! –

 

 

Capitolo 15. Chairot al Lakeside Coliseum

 

Dopo qualche ora di viaggio il duo arrivò nei pressi di un’arena dove erano radunati "guerrieri forti". Chairot, purtroppo per Mastings, aveva capito che lì erano radunati "grossi panforti", perciò si fiondò nell’arena, dentro la quale si trovava un enorme tizio dall’aria piuttosto stupida.

- Bonsoir, monsieur, lei dev’essere un pasticciere di Siena, vero? Avrei qualche domanda da farle sui suoi dolci… - disse Chairot, quando Mastings lo interruppe con un bisbiglio: - Non dovrebbe fargli qualche domanda sull’omicidio Schtauffen? - - Ma sì, Mastings. Anche quelle, però dopo. – rispose il detective, rivolgendosi poi all’enorme… "coso": - Allora, monsieur, è disposto a prestarmi attenzione? – il narratore annunciò. "Versus Rock! Fight!" mentre il bestione (appunto Rock) diceva: - Maledetto nano, se vuoi sperare di farmi qualche domanda devi prima combattere secondo le tipiche usanze degli enormi borghesi inglesi cresciuti in una tribù indigena. –

Rock si avvicinò al detective con fare poco rassicurante, quando Mastings intervenne: - Signore, è pregato di stare indietro. – poi diede all’omone una lieve spinta, spinta che però fu sufficiente ad atterrarlo. – Ahi! Non uccidetemi! Non uccidetemi! – gridò Rock massaggiandosi il punto in cui Mastings l’aveva toccato. – Mon Dieu! Lo facevo più forte questo Rock, a giudicare dall’aspetto. Ora vuole rispondere alle mie domande? – Rock disse: - Tutto quello che volete, ma non fatemi del male! – Chairot sorrise, prese nuovamente il blocchetto degli appunti e chiese: - Mi sa dire quali dolci sono la sua specialità, monsieur Rock? – il bestione fece una faccia perplessa e rispose: - Io non faccio dolci! – il detective guardò con odio il "guerriero" davanti a lui, poi, dopo aver fatto un paio di respiri profondi per calmarsi, domandò: - Lei conosceva Siegfried Schkartoffen… Shcloppete… insomma, Siegfried Con Lo Spadone? – Rock, sentendo il nome dell’odiato Siegfried, si alzò in tutta la sua enorme statura e rispose: - Certo che lo conosco! Come vorrei che morisse avvelenato con del cianuro, per poi venire sparato e infine preso a bastonate. - - Le farà piacere, allora, sapere che è morto proprio così. – commentò Chairot, quand’ecco che Rock cadde di nuovo a terra, balbettando: - V-vuole dire che Siegfried è… è morto? – Chairot scrisse qualcosa sul suo taccuino e rispose: - Eh, pare proprio di sì. Ancora un’ultima domanda. – Mastings interruppe il detective, implorando: - Chairot, è proprio necessario fare questa domanda? Lo sa come va a finire se la fa, quindi per un capitolo solo, possiamo evitarla? – Chairot sorrise al compagno di disavventure e rispose: - No che non la possiamo evitare, caro Mastings. Dunque, monsieur Rock, c’è la possibilità che lei conosca la Soul Edge? – in quell’esatto momento… non successe assolutamente niente. – S-siamo vivi? – domandò incredulo Mastings. – Ma certo che sì, mi pare ovvio. Non c’è nulla di male in quella domanda. Anzi, adesso la rifaccio: c’è la possibilità che lei conosca la SOUL EDGE!? - Nell’esatto momento in cui Chairot disse le malefiche parole "c’è la possibilità" il Lakeside Coliseum collassò su un diverso piano temporale, portando il caos nel già abbastanza travagliato mondo di Soul Calibur e distruggendo tutto ciò che si trovava presso l’arena, eccezion fatta per Chairot, Mastings e Rock.

- Che peccato. Pace all’anima di quei poveri pasticcieri… - mormorò Chairot mentre lui e Mastings si allontanavano dai resti dell’arena.

- Chairot, qual è la nostra prossima tappa? – domandò Mastings quando furono sufficientemente lontani dal Lakeside Coliseum. – Ebbene, Mastings, - esordì Chairot. – Credo che adesso rimangano da interrogare solo la signora inglese, monsieur Nightmare e il misterioso uomo con la falce. – Mastings prese la cartina con aria esultante ed esclamò: - Benissimo, allora andiamo subito in Inghilterra! – Chairot borbottò: - Uff… non abbiamo più dolci! Dovrò attingere alla mia scorta segreta di emergenza di bomboloni. E non credo che in Inghilterra troveremo buoni dolci… proprio no. – e così il duo si diresse verso l’Inghilterra… almeno, così credevano.

 

 

Capitolo 16. Chairot nel Gran Labirinto.

 

- Chairot! Dove ci troviamo? – domandò con aria allarmata Mastings. – Non ne ho idea, Mastings. Questa landa desolata non assomiglia a niente che io abbia mai visto. – rispose il detective guardandosi intorno; deserto ovunque, neanche un sasso. Chairot prese la cartina e disse: - Ecco, la nostra ultima tappa è stata il Lakeside Coliseum, poi siamo andati di qua e infine… santo cielo, Mastings, perché hai smesso di segnare la strada che abbiamo fatto? - - Che dice, Chairot? Ho segnato passo per passo la strada che abbiamo fatto. – protestò Mastings, ma si sbagliava: sulla mappa non era segnato più niente. – Mon Dieu! Siamo perduti nel bel mezzo dell’Europa, e non sappiamo nemmeno in che stato ci troviamo! – esclamò Chairot guardando con aria preoccupata la cartina, quand’ecco che la cartina mutò aspetto: i confini degli stati svanirono, e la penisola europea s’allargò a tal punto da riempire per intero la mappa. – Cos’è, la Mappa del Malandrino? – domandò Mastings. – Non dire sciocchezze, Mastings. Nell’ordine ufficiale dei miei gialli il caso su Potter viene dopo questo. – ma ecco che Chairot vide un… una… beh, tanto si capisce dal titolo del capitolo che c’è un labirinto, quindi vi dico direttamente che era l’entrata di un labirinto. – Guarda, Mastings! Un misterioso labirinto dall’aria inquietante nel bel mezzo di una bizzarra quanto deserta Europa! Entriamoci subito. – propose Chairot entrando allegramente nel labirinto, seguito a malincuore da Mastings.

- Mastings? Sei qui? – domandò Chairot in un corridoio del labirinto terribilmente buio, ma molto buio, buio buio buio. Praticamente buio. – Accidenti, qui è buio. – commentò sagacemente Chairot in quel corridoio buio, quando urtò contro qualcuno. – Oh, Mastings, sei tu? – chiese Chairot torcendo il naso dell’individuo per verificare se corrispondeva a quello di Mastings. – No, sono l’uomo nero. – rispose l’individuo. – Dai, Mastings, non fare lo spiritoso. – disse Chairot dando uno schiaffo all’individuo, che disse nuovamente: - Guardi, io sono davvero l’uomo nero. Ora glielo dimostro. – l’Uomo Nero schioccò le dita, e venne illuminato da una luce. La reazione di Chairot fu immediata: - AAAAAH! Un’ombra misteriosa! - - No, l’Ombra Misteriosa è l’assassino. Io sono l’Uomo Nero, è diverso. – disse pacatamente l’Uomo Nero, mentre un’altra luce illuminava anche Chairot. – Uuuuuh! Un numero musicale? – domandò Chairot all’Uomo Nero. – No, una battaglia all’ultimo sangue, al buio, con un tipo irritabile di cui non saprai mai la vera identità e con la possibilità di cadere di sotto piuttosto elevata. - - Oh, pensavo a un numero musicale. – commentò Chairot, visibilmente deluso. – E invece no! È una battaglia all’ultimo sangue, al buio, con un tipo irritabile di cui non saprai mai la vera identità e con la possibilità di cadere di sotto piuttosto elevata! - - Quindi non è un numero musicale. – fece notare Chairot. – Esatto! Si tratta di una battaglia all’ultimo sangue, al buio, con un tipo irritabile di cui non saprai mai la vera identità e con la possibilità di cadere di sotto piuttosto elevata. – Chairot domandò: - Quindi io dovrei fare con lei una battaglia all’ultimo sangue, al buio, con un tipo irritabile di cui non saprai mai la vera identità e con la possibilità di cadere di sotto piuttosto elevata? Non è meglio che balli e canti? - - NO! Lei deve fare una battaglia all’ultimo sangue, al buio, con un tipo irritabile di cui non saprai mai la vera identità e con la possibilità di cadere di sotto piuttosto elevata! – l’Uomo Nero saltellò istericamente in giro per il corridoio finché non cadde in acqua come un imbecille. – Oh, poveretto, è decisamente negato per la danza. – commentò Chairot uscendo dal corridoio con un’aggraziata piroetta.

Dopo essersi riunito a Mastings, che vagava per il Labirinto vaneggiando di aver trovato in ogni corridoio uno dei sospettati con l’intenzione di ucciderlo, Chairot scese sempre più nel Labirinto, finchè non arrivò in una strana stanza nella quale si trovava un tipo con la testa d’un uccello. – Chairot, mi verrebbe da fare una battutina simpatica riguardo all’ultima affermazione dell’Autore. – disse Mastings ridacchiando, quando l’individuo si alzò dicendo: – Avete intenzione di ostacolarmi, quindi preparatevi a essere uccisi secondo il tipico stile dei potenti guerrieri con la testa d’uccello rinchiusi in un labirinto dagli dèi. – Mastings continuava imperterrito a ridacchiare pensando alla sua divertentissima battuta, senza curarsi della solita voce narrante che diceva: "Versus Olcadan! Fight!". Olcadan atterrò con un calcio Mastings, che, nonostante tutto, continuava a ridere, poi si girò verso Chairot, e gli si avvicinò con fare bellicoso. – La avverto, monsieur, sono più forte, giovane e magro di quello che sembro. – disse Chairot agitando il suo bastone da passeggio in direzione di Olcadan, che, dal canto suo, stava scegliendo, tra le innumerevoli armi di cui disponeva, quella più adatta per uccidere il corpulento detective. – E ora preparati ad essere ucciso! – esclamò Olcadan, quand’ecco che Chairot prese del mangime per uccelli e cominciò a metterlo davanti al potente guerriero. – Cip cip cip, vieni qui. Prendi il becchime bell’uccellino. – disse Chairot, mentre Olcadan saltellava intorno guardando con aria famelica il becchime. – Lo vuoooi? – domandò Chairot, e a quelle invitanti parole Olcadan si fiondò sul becchime, mangiandolo avidamente. – Buono, eh? Ti ho anche comprato una gabbietta. C’è anche il nido! Poi compriamo una bella pappagallina e fate tanti begli ovetti che io mangerò in camicia, fritti, strapazzati e soprattutto alla coque. – Olcadan non seppe resistere ed entrò saltellando nella gabbietta, per poi appollaiarsi placidamente su un trespolo. – Aha! – esclamò Chairot chiudendo di scatto la porta della gabbietta. – Ti ho fregato! Adesso sei prigioniero. La pappagallina ci sarà, comunque. Alle uova alla coque non rinuncio. - - Accidenti. Come farò io, potentissimo guerriero rinchiuso in un labirinto dagli dèi per contenere la mia potenza, a distruggere questa gabbietta? – si domandò Olcadan mentre Chairot lo accarezzava sotto il becco. – Bell’uccellino, direi che tu non hai bisogno di informarmi dei dolci locali, visto che la tua futura moglie mi darà un sacco di uova da mangiare, però mi sento in dovere di domandarti cosa sai di Siegfried Shkotiomkin... cioè Schmolotovribbentrop… quello là! – Olcadan rispose: - Beh, so solo che era un potente guerriero. Non l’avrei mai voluto vedere morto. Tranne che per mano mia, ovviamente. – aggiunse poi il gufetto. – Le interesserà sapere che è morto proprio così. – annunciò Chairot. – Cosa? Ma che sta dicendo? Non può essere morto così! - - Lo so, lo so, stavo scherzando. Che divertimento! Questo non la esime dai sospetti. Ordunque, cosa sa della S-O-U-L E-D-G-E? – l’unica, terribile parola "della" generò un buco nero all’interno del labirinto, che inghiottì tutto, tranne Chairot, Mastings e Olcadan, che uscirono di lì in meno di un minuto.

- Bene, Mastings. Adesso abbiamo anche un animaletto domestico. – disse Chairot accarezzando Olcadan. – E non ci resta che un’altra persona da interrogare, anche se io ho già un’idea precisa di chi sia il colpevole. Anzi, a dire il vero ho un’idea precisa sin dal prologo. – il detective caricò sul retro del velocipede la gabbietta, salì sul sedile posteriore e attese che Mastings cominciasse a pedalare.

- Via, verso l’odiata Inghilterra e verso la fine di questo giallo! – gridò Chairot mentre Mastings pedalava.

 

Ebbene sì, alla fine ho ripreso mano a questa storia. Visto il suo improvviso successo, e visto che siamo quasi alla fine, ho deciso che prima finirò questa, poi riprenderò gli altri miei progetti. Vorrei ringraziare i recensori che mi hanno spinto a rivalutare il primo giallo di Chairot. Dubito che l’avrei mai continuata senza il vostro appoggio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Capitoli 17-18-19 ***


cap 17-18-19

Capitolo 17. Chairot e la signora inglese

 

Ben presto il duo arrivò in Inghilterra, con immensa gioia di Mastings, che non vedeva l’ora di incontrare la tanto sospirata signora inglese. – Mastings, mi raccomando, non far notare a mademoiselle Valentine quanto lei è inferiore, essendo inglese. Dobbiamo essere garbati verso i nostri inferiori. – disse Chairot. – Chairot, sono inglese anch’io! – protestò Mastings. – Ecco perché ti tratto sempre bene. Ora andiamo. – il detective prese la gabbietta contenente Olcadan ed entrarono in casa di Isabelle Valentine.

La signora inglese indossava un vestito piuttosto… uhmm… bizzarro, somigliava a una meretrice al funerale del protettore, ma non era questa la cosa più strana, quanto l’attività in cui era impegnata; stava fustigando senza pietà Tira (vedi capitolo 3). – Sì, Ivy! Più forte! Più forte! – strillava Tira, mentre Chairot e Mastings assistevano basiti, ognuno con reazioni differenti; Mastings sbavava, Chairot protestò: - Ehi! Lei si chiama Ivy, non Isabelle Valentine! L’Autore ha mentito! E anche lei ha mentito! Tutti hanno mentito! Vi mando tutti al patibolo! – a sentire la melodiosa voce del detective, Tira alzò lo sguardo con aria affamata. – Ooooh… è lei. – mormorò Tira, per poi afferrare la sua ruota dentata e scagliarsi addosso al detective, che si limitò a spostarsi e a farla cadere al piano inferiore. – Bon, mademoiselle Valentine, vorremmo farle qualche domanda. – disse Chairot. – Sì, quanto prende per due ore? – intervenne Mastings leccandosi le labbra. Chairot colpì l’amico col suo bastone, poi Ivy si alzò agitando la sua frusta. – Prima dovrete combattere secondo il tipico stile delle figlie di pirati che possiedono la Soul Edge, adottate da una famiglia inglese e con tendenze sadiche. – disse Ivy avvicinandosi. – Fa niente, gli inglesi combattono tutti nello stesso modo, suppongo. Si lanciano dei pudding e… - - Taci, nano! – lo interruppe Ivy frustandolo. – Ahi! Mi hai fatto male, ma sei scema? – disse Chairot massaggiandosi la mano. Delle lacrime spuntarono agli occhi di Ivy, che domandò: - D-davvero pensi che io sia scema? - - Certo che lo penso! Sei un inglese, che ti aspetti? – rispose Chairot, mentre Ivy cadeva a terra in lacrime. – Nessuno mi capisce, ecco perché sono così aggressiva. – piagnucolò Ivy, mentre Mastings la accarezzava un po’ ovunque molto dolcemente. – Posso considerarla sconfitta, mademoiselle Valentine? O forse dovrei chiamarla… - pausa carica di suspence. - … IVY?! – domandò Chairot con aria trionfante. – Mah, faccia un po’ lei. – sospirò Ivy. – Bene, IVY! Inutile chiederle che dolci vendono in Inghilterra, vero? Tutto uno schifo uguale. – disse Chairot prendendo il blocchetto degli appunti. – Eh beh, in effetti… - ammise Ivy. – Lei cosa sa di Siegfried Schpappolen? – domandò Chairot. – Siegfried? Vuole dire quel grande spadaccino che assaltò insieme alla sua banda un gruppo di soldati di ritorno da una battaglia e decapitò in quella battaglia suo padre, per poi trovare la Soul Edge, diventare Nightmare, causare terrore, distruzione e morte, poi imprigionare la Soul Edge (mica distruggerla, furbacchione), portarsela in giro per il mondo e infine farsi ammazzare in tanti modi assurdi? - - Proprio lui. – rispose Chairot. – Ah, no, mai sentito. – disse Ivy. – Oh, che peccato. Io credevo che lei sapesse qualcosa. Ma forse la confondo con Isabelle Valentine, non è vero… IVY!? – Ivy guardò il detective con un misto di sorpresa e terrore, poi il detective disse: - Beh, nonostante lei non conosca Siegfried, mi duole dirle che gli è successo tutto quello che ha detto lei, comprese le morti assurde. - - NO! Siegfried? È morto in quel modo? – esclamò Ivy al colmo della disperazione. – Ma come, non aveva detto di non conoscerlo? – domandò Chairot scribacchiando qualcosa sul taccuino. – Ma non diciamo sciocchezze, certo che lo conoscevo, solo che ora non lo conosco perché è morto. – disse Ivy, al che Chairot, trionfantissimo, esclamò: - Aha! E chi le ha detto che è morto? - - Lei venti secondi fa… - rispose Ivy con aria depressa. - … La sua situazione si aggrava, mademoiselle Valentine… o forse preferisce… IVY!? - - E che due palle! – esclamò Ivy frustando nuovamente Chairot.

- Un’ultima domanda, mademoiselle Valentine… o forse dovrei dire… IVY?! – disse Chairot mentre Ivy scoppiava nuovamente in lacrime. – Lei sa qualcosa della… - esordì Chairot, mentre Mastings sospirava: - Eccolo lì… - - … della spada maledetta? – e in quel preciso momento non successe niente. Mastings esultò, ma proprio quando Ivy stava per rispondere Chairot disse: - O forse dovrei dire… della SOUL EDGE? - - NOOOO! – strillò Ivy. – L’ha detto! Ha detto le malvagie parole "dovrei dire"! – e infatti, in quell’esatto momento, una mandria composta da ogni tipo di animali selvatici fece irruzione nella casa di Ivy, distruggendo tutto. – Accidenti, sembra un film. - disse Chairot una volta uscito dalla casa, per poi aggiungere: - O forse dovrei dire… Jumanji? – Ivy si rimise a piangere, ma Chairot non le badava (Mastings invece sì), poiché aveva appena avuto un’illuminazione. – Mastings, amico mio, finalmente so dove si trova la spada maledetta! – esclamò Chairot. - … Embè? – disse Mastings continuando a "consolare" Ivy. – Quel luogo è perfetto per svelare a tutti chi è l’assassino. – spiegò Chairot, per poi rivolgersi ad Ivy. – Mademoiselle Valentine… o forse dovrei dire… - - No, non mi chiami Valentine. Mi chiami Ivy, prego. – lo interruppe Ivy, per porre fine a quella faccenda. – Va bene, mademoiselle Ivy, le consiglio di andare nell’unica cattedrale presente nel mondo di Soul Calibur. Sarà facile trovarla, si trova in mezzo al nulla in un continente non precisato. – disse Chairot, al che Ivy esclamò: - Ah, sì, ho capito di quale cattedrale parla. Andrò subito. – e così dicendo si allontanò, lasciando Mastings un tantino deluso.

- Chairot, andiamo anche noi? – domandò Mastings salendo sul velocipede. – Certamente, mio caro Mastings. Sto per risolvere questo caso, finalmente. – disse Chairot sedendosi sul sedile posteriore del velocipede insieme alla gabbietta contenente Olcadan.

- Via! Verso l’infinito e oltre! – gridò Chairot, mentre Mastings pedalava verso la misteriosa cattedrale e verso la soluzione del caso.

 

Capitolo 18. Chairot’s destined battle.

 

Chairot e Mastings arrivarono nei pressi della Lost Cathedral dopo un lungo (o breve, non si sa) viaggio, un viaggio in luoghi che nessuno si era mai preso la briga di segnare su una cartina.

- Bene, Mastings. Eccoci qua. Ora entriamo. – disse Chairot entrando nella cattedrale, seguito da Mastings. – E porta anche Edvige. – disse Chairot a Mastings, indicando Olcadan. – Mi chiamo Olcadan, non Edvige. - - Ah, non Edvige? – domandò Chairot. – No, mi chiamo Olcadan, non Edvige. – disse nuovamente Olcadan. – Beh, mi sembra di capire che ti chiami Olcadan, non Edvige. - - Esatto, mi chiamo Olcadan, e non Edvige. - - Ok, quindi tu sei Olcadan e non Edvige. – disse di nuovo Chairot. – E finiamola! – disse Unico Lettore. – Pardon. È solo che mi sembrava di capire che lui si chiamasse Olcadan, e non Edvige. Evidentemente mi sbagliavo. Vieni, Edvige. - e così dicendo Chairot, Mastings e Olcadan entrarono nella cattedrale, stavolta senza interruzioni.

- Questo posto è molto pittoresco. – notò Chairot guardandosi intorno. – Guardate questo stile… sembrano decollage di Mimmo Rotella… e poi quella gabbia che cade dall’alto è davvero superba, non trovi, Mastings? Mastings? – Mastings era finito dentro la gabbia. – Chairot, aiuto, mi tiri fuori! – supplicò Mastings. – Mastings, siamo nel mondo di Soul Calibur, dovresti essere in grado di piegare quelle sbarre di titanio in un secondo. Io vado avanti, poi mi raggiungi. – disse Chairot trotterellando verso la stanza successiva. – NOOOOOOOO!!! – gridò Mastings vedendo Chairot che se ne andava.

- Dum-de-de dum… Au clair de la lune…. Mon ami Pierrot… - canticchiava Chairot, quando qualcuno uscì dall’ombra. – Ti stavo aspettando, Hercule. – disse quel qualcuno uscito dall’ombra. – AAAAH! Un’ombra misteriosa! – gridò Chairot sollevando il bastone. – No. – disse stancamente il qualcuno. – Ombra Misteriosa è l’assassino, io sono Qualcuno che Esce dall’Ombra, alias il tuo acerrimo rivale, a.k.a…- pausa di suspence. - … Jessica Fletcher! – l’odiosa musichetta della Signora in Giallo partì in quel preciso momento, con grande orrore di Chairot. – Non ammetto la TUA colonna sonora nei MIEI gialli! – disse Chairot agitando il bastone. – Non saresti dovuto venire, Hercule. Il giallo lo risolverò io. – disse la bionda tinta ridacchiando. – Come sei arrivata qui, Jessica? – domandò Chairot, senza distogliere lo sguardo dalla Fletcher. – È una lunga storia. Ero stata invitata qui dal figlio della mia cugina di terzo grado, Siegfried Schtauffen. Stavo passando un piacevolissimo soggiorno nella sua casa in fiamme, quando, purtroppo, e del tutto inaspettatamente, qualcuno lo ha ammazzato, e hanno accusato la mia bisprozia acquisita dell’omicidio. – spiegò la Signora in Giallo girando intorno a Chairot, che le lanciava occhiate assassine. – Non illuderti, Jessica. Il giallo ormai l’ho risolto, devo solo umiliare tutti i sospettati e rivelerò a tutti l’identità dell’assassino. – disse Chairot. – Se vuoi risolvere il giallo, dovrai affrontarmi! – disse la Fletcher estraendo dal nulla un ombrello a quadrettoni molto minaccioso e puntandolo addosso a Chairot. "Chairot’s Final Battle! Fight!" annunciò il narratore, e la lotta iniziò.

I due facevano più rumore di Nightmare e Siegfried mentre combattevano, una lotta senza esclusione di colpi; la Fletcher sferrò un potente attacco dove si trovava la testa di Chairot, imitando lo stile di Setsuka, ma Chairot, per una volta, fu più rapido e si scansò rotolando a terra. – Dannazione! Usi il movimento libero con me, maledetto nano? – disse la Signora in Giallo sferrando un calcio a Chairot, che poi si alzò e le sferrò un colpo di bastone da passeggio al mento della Fletcher. Quella violentissima battaglia veniva ogni tanto interrotta da fugaci apparizioni delle mani della Fletcher che battevano a tempo con la musica su una macchina da scrivere di epoca precolombiana.

A un certo punto la Fletcher infilò l’ombrello nella bocca di Chairot e lo aprì, mandando al tappeto il detective. – Visto, Hercule? Sono sempre la migliore. E ora, soccombi, detective dei miei stivali! – disse la Fletcher tenendo alta sopra la testa la sua macchina da scrivere, quando Chairot, in preda al panico, fece un ultimo, disperato tentativo di salvarsi: - Jessica! Un dinosauro gigante alle tue spalle! – la Fletcher si girò e vide… Lizardman! Esatto, Lizardman, vivo e vegeto, che spalancò la bocca e staccò la testa della Signora in Giallo. – Uff, merci, monsieur Lizardman. Però le faccio notare che la sua presenza qui è paradossale. Lei è morto. – disse Chairot, al che Lizardman, col suo tipico accento greco, borbottò qualcosa, per poi cadere a terra morto. La testa della signora Fletcher tornò al suo posto, ma Chairot aveva comunque vinto. – Hercule, sii ragionevole, non puoi risolvere questo giallo senza di me. Io sono troppo intelligente! Io sono Jessica Fletcher, la Signora in Giallo e… - ma Chairot le diede una violenta botta sulla testa col bastone da passeggio, per poi dirigersi verso la sala dove era custodita la Soul Edge prigioniera (non distrutta, ovviamente).

Capitolo 19. L’inizio della fine del caso.

Nell’ultima sala si trovava una strana armatura con un braccio simile a una pianta carnivora. – Lei dev’essere l’armatura di Nightmare, n’est pas? – disse Chairot tendendo la mano a Nightmare, per poi ritrarla vedendo cos’era il braccio destro dell’armatura. – Decisamente lei non fa modellismo, non fa il massaggiatore e non ama i castelli di carte, giusto? – dedusse Chairot osservando da vicino il braccio di Nightmare. – Voglio il tuo corpo! – esclamò Nightmare rivolto a Chairot. – Oh, no! Un altro pervertito. – sospirò Chairot, ma Nightmare non se ne curò e tese il braccio destro verso il detective. – Ah, no! – disse Chairot prendendo del diserbante e versandolo sul braccio di Nightmare. – NOOO! Il mio braccio! Il mio braccio! – gridò il povero Nightmare mentre il braccio gli diventava secco, marroncino e cadeva a terra. – Bene, ora che ci siamo presentati, vorrei farle qualche domandina sull’omicidio Schupercalifragilisti… no, aspetta, ci sono: il caso di Siegfried Schopenhauer! – Nightmare guardò con aria perplessa il detective, per quanto un’armatura senza faccia possa avere una faccia perplessa. – Allora, cosa sa di Siegfried Schopenhauer? – domandò nuovamente Chairot, quando Nightmare lo corresse: - Forse intende dire Arthur Schopenhauer? - - Accidenti, per 18 capitoli sono stato convinto che si chiamasse Siegfried, e invece si chiama Arthur. Allora, lei cosa sa di Arthur Schopenhauer? Ah, e mi permetto di consigliarle uno sciroppo per il mal di gola. – disse Chairot. – Beh, Arthur Schopenhauer (Danzica, 22 febbraio 1788 - Francoforte sul Meno, 21 settembre 1860) fu uno dei più eminenti filosofi tedeschi. Figlio di un ricco mercante, Heinrich Floris, e di una scrittrice, Johanna Henriette Trosiener, nel 1805, alla morte del padre, si stabilì a Weimar con la madre. Qui conobbe Christoph Martin Wieland e Georg Wilhelm Friedrich Hegel. Contrario ad ogni mondanità, si ritirò in solitudine per portare a termine gli studi – spiegò Nightmare, ma questa frase insospettì Chairot. – Come fa a sapere tutte queste cose di Schopenhauer, eh? Non è ancora nato! - - Lei mi ha detto che è morto! – protestò Nightmare. – Allora lei mi doveva parlare della morte di Schopenhauer, non della nascita! – rispose Chairot. – Benone, allora. – disse Nightmare. – Schopenhauer morì di pleurite nel 1860. Contento? - - Per niente. La sua situazione è sempre più grave. Schopenhauer fu assassinato! – esclamò Chairot, ma, per nostra fortuna, tutti gli altri sospettati entrarono contemporaneamente nella cattedrale. – Ehi, fatemi passare! – diceva Cervantes. – No, c’ero prima io. – protestavano Kilik e Xianghua. – Cosa dite? La precedenza ai francesi! – esclamò Raphael. – Non ho ragione, Amy? – domandò alla figlioccia. – Amy. – rispose questa, sorridendo. – Esatto, Amy. Amy! – esclamò Raphael sgomitando.

In quel momento apparve l’uomo con la falce. – Sono impressionato che TUTTI, e dico TUTTI, ma proprio tutti tutti, siate giunti fin qui. Niente male. Il mio sogno si sta realizzando! È la cosa che bramo di più. – Zasalamel si mise a cantare. – È giunto il momento, del mio insediamento… cioè, volevo dire. Voi non siete degni di assistere a questo glorioso momento. Andatevene da questo posto. Anzi, non vi lascerò il tempo di andarvene. Vi ammazzerò tutti! Avanti, chi è il primo? – disse poi saltellando in giro agitando la falce. – Fermi! – gridò Chairot salendo sopra le spalle di Nightmare. – Mi scusi, monsieur Nightmare, ma in mancanza di Mastings… - bisbigliò all’orecchio (?) dell’armatura, per poi annunciare. – Ora che tutti voi siete presenti, posso rivelare il nome dell’assassino! – tutti trattennero il fiato, compreso Nightmare, che è un’armatura e non respira. – L’assassino è tra di noi! – rivelò Chairot, e il silenzio si fece ancor maggiore, fatta eccezione per il pianto di un bambino. – Potrei rivelare il nome dell’assassino. Dirvelo così, a bruciapelo. Farvi morire per l’emozione, financo finire in fretta questa storia. – Voldo svenne per il non respirare. – Ma non lo farò! – tutti ripresero a respirare. – Prima vi devo fare una preparazione psicologica che prenderà un paio di capitoli almeno. – tutti smisero di respirare, tranne Ivy, che esclamò: - Che palle! - - Silenzio, prego. – disse il detective, mentre Voldo ri-sveniva. – L’assassino è qui con noi, e il suo nome è… - anche Nightmare svenne, o meglio, le componenti della sua armatura si staccarono, facendo cadere a terra Chairot. – Dicevo, l’assassino è qui con noi, e il suo nome è… ve lo dico dopo la pubblicità! – annunciò Chairot, sorridendo in modo insopportabile, mentre tutti i sospettati, e anche Unico Lettore, lo guardavano male.

 

Ebbene, siamo quasi alla fine del giallo. Pazientate ancora un po’ (molto), e poi riacquisterete il sonno perduto. Chi ha ucciso Arthur Schopenhauer? Come mai Siegfried Schtauffen si è preso la pleurite? E come faceva ad essere ancora vivo nel 1860? E come ha fatto Schopenhauer a morire prima di nascere? Queste e altre domande troveranno (forse) risposta nel prossimo capitolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 20. La soluzione ***


soluzione

 

 

 

Capitolo 20. La soluzione

 

Mastings, che era riuscito a rompere le sbarre di titanio della gabbia, arrivò in quel momento, e Chairot approfittò all’istante delle sue spalle per sembrare più alto. – Madame e messieurs, - esordì Chairot. – è giunto il momento di rivelare il nome dell’assassino. Ma prima dovete essere informati di una cosa. – Mastings sospirò. – Tutti avevano un motivo per uccidere Siegfried Schopenhauer. I personaggi buoni gli rimproveravano le passate azioni, i cattivi gli rimproveravano l’essere diventato buono, ed entrambi i gruppi gli rimproveravano l’aver imprigionato la Soul Edge. La domanda che mi posi, dunque, era questa: chi potrebbe averlo ucciso? – Yoshimitsu commentò: - Davvero? Strano, è stato mandato qui per trovare l’assassino di Siegfried e lei si è domandato chi avrebbe potuto ucciderlo? Sorprendente. - - Silenzio, monsieur Yoshimitsu. Mi dica, lei è un ladro, vero? – disse Chairot. – Certo, ma rubo ai ricchi per dare ai poveri. – rispose Yoshimitsu. – Lei, monsieur Yoshimitsu, mi ha subito insospettito. Lei ha dimostrato un passione per le sorpresine degli ovetti Kinder, vero? – domandò il detective, al che il samurai rispose: - Sì, sono un gran collezionista. E allora? - - Glielo dico io cosa significa questo! – esclamò Chairot. – Quando il vulcano dove ci siamo incontrati per la prima volta è esploso, ho visto qualcosa uscire, e quel qualcosa erano delle sorpresine Kinder! – Yoshimitsu era sorpreso, ma mantenne il controllo. – E allora? Le ho detto che sono un collezionista, il fatto che io abbia tante sorpresine Kinder è strano per lei? – domandò Yoshimitsu. – Ebbene, monsieur Yoshimitsu, il povero Arthur Schopenhauer possedeva la collezione completa degli gnomi Kinder, proprio quella che lei non è mai riuscito a completare. – spiegò Chairot, infervorandosi. – Per lei sarebbe stato facilissimo introdursi in casa Schopenhauer, darle fuoco, uccidere Siegfried nel modo più assurdo immaginabile, RUBARE LA SUA COLLEZIONE E POI DARSI ALLA FUGA!! Ma temo che non sia andata così, quindi lasceremo perdere. – Voldo riprese a respirare; grosso errore, perché così facendo attirò su di sé l’attenzione del detective. – Lei, lei ha poco da respirare, monsieur Voldo. – disse Chairot, al che l’interpellato rispose con un paio di sibili incomprensibili. – Ho sempre trovato sospetto il suo Carlo Cucù. Nessuno era mai riuscito a trovarne uno, fatta eccezione per Schopenhauer e il suo Maestro Verci. – Voldo, sentendo nominare il suo maestro, fece le fusa soddisfatto. – Monsieur Verci era un gran collezionista, dalle schede telefoniche, ai tappi di bottiglia, fino alle sorpresine Kinder. Lui le ordinò di portargli Carlo Cucù, lei andò a casa di Schopenhauer E LO UCCISE BRUTALMENTE! Grazie al cielo non è andata così, messieurs. – il detective cominciò a passeggiare, guardando i presenti con aria indagatrice. – Perché mai scagionare Yoshimitsu e Voldo, direte voi? Molto semplice: quando io e Mastings siamo andati a casa Schopenhauer ho trafugato tutte le sorpresine Kinder. Ma allora, una volta scagionati Yoshimitsu e Voldo, chi poteva mai essere l’assassino? – tutti ricominciarono a trattenere il fiato mentre il detective parlava così. – Quand’ecco che la mia attenzione si posò su… lei! – esclamò il detective indicando col suo bastone Tira. – Io, bel maschione? – disse la ragazza leccandosi le labbra e agitando la sua ruota. – No, sul tacchino volante che l’accompagnava. – rispose Chairot addentando uno dei tacchini di Tira. – Però, ora che mi ci fa pensare, la mia attenzione poi si posò proprio su di lei, mademoiselle Tira. Sì, monsieur Schopenhauer possedeva la Soul Edge, e lei è una fedele servitrice della spada maledetta, vero? – domandò Chairot girando intorno a Tira, che lo guardava con aria bramosa. – Sì, m’immagino la scena… Mastings, vai a prendere i filmati esplicativi che ho preparato e proiettali sulla parete della cattedrale. – disse Chairot al suo fedele amico, che fece quanto ordinatogli. Nel filmato proiettato c’era Tira che si strofinava le mani con aria maligna, osservando l’ignaro Siegfried dalla finestra. – Nightmare è sempre stato il sogno erotico di Tira, questo lo sappiamo tutti, - spiegò Chairot, mentre la vera Tira gli accarezzava i radi capelli. – ho svolto delle ricerche sul suo conto, mademoiselle, e ho scoperto una cosa straordinaria! Lei sosteneva di dover trovare un nuovo corpo per la Soul Edge, ma il suo vero obiettivo era farsi possedere da questa! – esclamò il detective allontanando da sé Tira, che disse: - Non dica sciocchezze, signor Chairot. Perché avrei dovuto perdere me stessa per farmi possedere da una spada? – Chairot sorrise beffardo, e rispose: - Lei ha ingannato tutti in questo modo, lei in realtà intendeva farsi possedere dall’incarnazione della Soul Edge, ovvero Nightmare, e qui torniamo al suo sogno erotico. Ma monsieur Nightmare non aveva intenzione di instaurare una relazione seria con lei, perciò lei ha pensato di ricattarlo usando la Soul Edge, quindi è andata a casa di Siegfried e L’HA UCCISO SENZA ALCUNA PIETÀ! – strillò Chairot, mentre i presenti guardavano con aria perplessa un video che riprendeva Tira nell’atto di fulminare Siegfried con una lavatrice a forma di Pikachu. Tira abbassò lo sguardo, poi disse: - E va bene, signor Chairot. Volevo avere Nightmare solo per me, ma lui mi respingeva, perciò ho tentato di ricattarlo con la Soul Edge. La sera dell’omicidio di Siegfried ero effettivamente vicino a casa sua… poi però ho cambiato idea, dato che passava da quelle parti un’attraente ragazza… - Chairot sorrise con aria soddisfatta. – Infatti, come stavo per dire, la mia era un’ipotesi priva di fondamento. Ma quell’attraente ragazza altri non era che… madame Sophitia! – esclamò il detective indicando, appunto, Sophitia. – I-io, cosa c’entro io? – domandò la ragazza. – Oui, madame, lei e sua sorella Cassandra. Monsieur Schopenhauer stava per informare il marito di madame Sophitia del suo curioso legame con la sorella…- Chairot si fermò e bisbigliò, rivolto a Mastings. – Metti il video di Schopenhauer che va a casa di madame Sophitia. – dopodiché, mentre sulla parete appariva Siegfried intento a parlare animatamente con Sophitia e Cassandra, Chairot disse: - Madame Sophitia non poteva permettere che la sua relazione venisse scoperta, così si recò insieme alla sorella a casa di Schopenhauer E LO UCCISE NEL MODO BRUTALE CHE TUTTI CONOSCIAMO! – mentre gridava in questo modo il video mostrava Sophitia e Cassandra mentre infilavano la testa di Siegfried nel cesso. – Tutto questo è quello che non è mai successo. – disse Chairot ridacchiando. – Qui tra noi c’è qualcuno che conosce il nome del colpevole, però… - mormorò il detective riprendendo a passeggiare, per poi fermarsi di fronte ad Amy. – Lei, mademoiselle Sorel! – esclamò il detective, al che la fanciulla rispose con un perplesso: - Amy? - - Oui, mademoiselle. Lei sa il nome del colpevole, vero? – domandò Chairot. – Lasci stare la mia Amy. – intervenne Raphael mettendosi in mezzo ai due, ma Chairot non si fece intimidire, e spostò il padre adottivo di Amy con un colpo di bastone in pancia. – E ora, mademoiselle Sorel, vuole dirci il nome del colpevole? – domandò Chairot. Amy abbassò lo sguardo, sospirò e rispose: - Amy… - - A-ha! Ebbene, ecco a voi la colpevole. – disse Chairot indicando Amy. – Lei, come tutti, odiava monsieur Schopenhauer. Per lei sarebbe stato facilissimo recarsi a casa sua, ammaliarlo coi suoi begli occhini PER POI TRUCIDARLO! Questo è un chiaro esempio di ucronia, ora passiamo alle cose serie. – spiegò Chairot, mentre tutti i presenti sbuffavano. Raphael, spazientito dal comportamento del detective, disse: - Signor Chairot, la vuole smettere con questi giochetti? Vuole dirci chi è il colpevole, o no? – Chairot si girò verso Raphael e rispose: - Ma certo, monsieur Sorel, ma non credo che a lei farà piacere sapere chi è il colpevole. - - Cosa intende dire? – domandò Raphael con aria allarmata. – Voglio dire che lei, come tutti, aveva ottimi motivi per uccidere monsieur Schopenhauer. – proferì Chairot. – Lui possedeva la Soul Edge, che a lei serviva per attuare il suo bizzarro piano e… Mastings, facciamogli vedere il video in cui Raphael va da monsieur Schopenhauer, capiranno meglio com’è andata. – bisbigliò poi rivolto al fedele amico, che prontamente proiettò sulla parete il video dell’omicidio; curiosamente Raphael nel video era grasso e goffo, particolare che non sfuggì ai presenti. – Per quale motivo Raphael è così grasso in quel video? – domandò Kilik. – Beh, non abbiamo trovato un attore abbastanza somigliante per la parte di Raphael… - si giustificò Chairot abbassando lo sguardo. – Ma non divaghiamo, - disse poi il detective. – monsieur Sorel ha cercato invano di convincere monsieur Schopenhauer a cedergli la Soul Edge. La discussione divenne sempre più animata, finchè non degenerò in un litigio, e monsieur Sorel, SPAZIENTITO DAL COMPORTAMENTO DI MONSIEUR SCHOPENHAUER, LO UCCISE!! Non è così, monsieur!? – gridò Chairot. – E va bene, ammetto di aver tentato di estorcere a Siegfried la spada maledetta, ha ragione lei praticamente su tutto. Avevo già organizzato l’omicidio, ma ho desistito, per un unico, semplice motivo; erano già le 6 del pomeriggio, e io dovevo mettere a letto la mia piccola Amy. – mentre diceva ciò, Raphael lanciò uno sguardo amorevole alla sua figlioccia. – Sapete, non riesce ad addormentarsi se non le leggo una bella favola. – spiegò Raphael. – Ma io sapevo benissimo tutto ciò, volevo solo metterle paura. – disse Chairot sorridendo affabilmente. L’odio verso il detective era tangibile, ma Chairot non se ne curava, e proseguì col suo monologo: - I miei sospetti, a quel punto, caddero su mademoiselle Valentine. Era una persona sospetta, ha sempre mentito a tutti. – disse il detective, mentre Ivy sospirava. – Già, molti di voi la conoscevano come Isabelle Valentine… ma in realtà non esiste nessuna mademoiselle Valentine! Avanti, mademoiselle, vuole dire a tutti qual è il suo vero nome? – domandò Chairot, infervorato più che mai, ma Ivy rimase in silenzio. – Ebbene, ve lo dico io qual è il suo vero nome. Lei non è mademoiselle Valentine, lei è… - momento carico di tensione. - … Ivy! – un paio di persone svennero per l’emozione, ma Chairot non ci badò, e proseguì, con aria trionfante: - Oui! Lei in realtà non è mademoiselle Valentine! Lei è Ivy! Lo dica a tutti! – Ivy scoppiò a piangere, mentre Chairot proseguiva: - Già, perché creare un’identità fittizia come quella di mademoiselle Valentine? Mi pare ovvio. Sotto le mentite spoglie di Isabelle Valentine lei è giunta a casa di monsieur Schopenhauer, L’HA UCCISO, ILLUDENDOSI CHE NESSUNO AVREBBE COLLEGATO ISABELLE VALENTINE AD IVY! – Ivy protestò: - Ma non è andata così! - - E chi ha mai detto che è andata così? – domandò Chairot, col solito ghigno insopportabile stampato in faccia. – Insomma, basta! – gridarono tutti i sospettati a quel punto. – Signor Chairot, deve dirci il nome del colpevole. – disse Xianghua.

 

Chairot sospirò e disse: - Ebbene, messieurs, l’assassino è tra noi, e il suo nome è… - nessuno dei presenti trattenne il fiato, poiché erano tutti convinti che ancora una volta Chairot non avrebbe rivelato un bel niente. - … Heishiro Mitsurugi. – Tutti si voltarono verso Mitsurugi, che, superato il primo momento di sorpresa, sorrise e disse: - Ma che fantasia, signor Chairot. Avanti, voglio divertirmi: mi dica, secondo lei, perché io avrei dovuto uccidere Siegfried. – Chairot si avvicinò a Mitsurugi dicendo: - Oui, monsieur, glielo spiegherò subito. Il movente va cercato, prima di tutto, nella sua passione per i nomi dal bel suono. Lei mi ha raccontato la storia del suo nome, e ricordo benissimo la sua reazione quando ha realizzato che il mio nome è molto più bello del suo. - - E questo cosa vuol dire? Non invidiavo di certo il nome di Siegfried Schtauffen. – protestò Mitsurugi, ma Chairot aveva la risposta pronta. – Lei sta mentendo! Mademoiselle Lemon, mia fidata collaboratrice, ha raccolto delle interessanti informazioni sul suo conto: lei, prima di prendere il nome di Heishiro Mitsurugi, si faceva chiamare Siegfried Schopenhauer! – Mastings intervenne: - Veramente si faceva chiamare Siegfried Schtauffen. - - Non fa differenza, Mastings. Aveva in ogni caso preso il nome di monsieur Come-Si-Chiama-Lui. – dichiarò Chairot. – E va bene, ammetto di aver portato per breve tempo il nome di Siegfried. E allora? L’invidia di un nome non è un motivo sufficiente per ammazzare qualcuno, non trova? – domandò Mitsurugi, ridendo. – Ha ragione, monsieur, ma lei non ci ha detto un’altra cosa, - continuò Chairot. – non ci ha parlato di sua sorella! – Mitsurugi sbarrò gli occhi con aria sorpresa, poi chiese: - Di quale sorella farnetica, Chairot? Io non ho sorelle. Non esiste nessuna persona al mondo, a parte me, col cognome di Mitsurugi. - - Monsieur Mitsurugi, lei ci ha rivelato che il suo nome un tempo era Mario Cazzone, lo ricorda? – disse Chairot, ma Mitsurugi rispose: - Come vuole lei, controlli pure se esiste una sorella di Mario Cazzone. Non troverà niente. – Stavolta toccò a Chairot sorridere. – Lei credeva di fregarmi, vero, monsieur? Oui, il suo piano sembrava perfetto, nessuno avrebbe mai scoperto la sua identità. È vero, Mario Cazzone non aveva nessuna sorella, ma lei ha commesso un’imprudenza. Sul fianco della sua nave c’era un nome, che è stato risolutivo per il caso. – Mitsurugi intervenne: - Il nome sulla mia nave è semplicemente Mitsurugi! - - Si sbaglia, monsieur! – esclamò Chairot. – Sotto il nome Mitsurugi c’era, difficilmente visibile, il nome "Abbot"! – Mitsurugi rimase a bocca aperta, poi mormorò: - Questa è pazzia… - - In seguito alla nostra discussione mi sono chiesto come mai non ci aveva parlato del nome Abbot… così mi sono preso la libertà di indagare su quel cognome, e cosa ho scoperto? Che ci sono due Abbot in vita. Uno è Mario Abbot, meglio conosciuto col nome di Heishiro Mitsurugi, l’altro è… Mary Sue Abbot! – Mitsurugi gridò: - Cosa va farneticando, Chairot!? Non ho sorelle, io, e non vedo come questo possa centrare col caso! – Chairot lo ignorò e proseguì: - La sorella di monsieur Mitsurugi era Mary Sue, quindi era perfetta, bellissima, intelligentissima, dotata di poteri straordinari e amata da tutti. Suo fratello la odiava, essendo lei così perfetta e lui piuttosto mediocre; un giorno però, come è destino che accada a una Mary Sue, uno dei personaggi principali di Soul Calibur si innamorò di lei. Quel personaggio era monsieur Schopenhauer. – Chairot fece una pausa, poi riprese il discorso: - Per monsieur Mitsurugi ciò era insopportabile. La sua perfetta sorella era fidanzata con una delle poche persone di cui lui invidiava il cognome. Così, in un funesto giorno, monsieur Mitsurugi uccise in mille modi diversi monsieur Schopenhauer, ma sua sorella lo scoprì; a quel punto monsieur Mitsurugi fu costretto a uccidere anche la sorella, per eliminare l’unica testimone, per poi nasconderne il cadavere. Lui aveva cambiato nome molte volte, nessuno poteva ricordarsi di lui come di Mario Abbot, e la sua ultima parente in vita era morta. Se non fosse stato per quel nome non perfettamente cancellato sul fianco della sua nave, nessuno avrebbe mai ricollegato lei a Mary Sue. - Mitsurugi guardavo dritto negli occhi Chairot, e quando questi ebbe finito di parlare, disse: - Ma che fantasia, signor Chairot. Le sue teorie sono perfette, tranne per un piccolo dettaglio: vede, lei non ha alcuna prova. – Chairot sorrise con aria beffarda. – Monsieur, le sue impronte digitali su tutte le armi del delitto mi sembrano una prova sufficiente. – disse il detective, e la reazione di Mitsurugi fu immediata: - Non è possibile, io avevo i guanti! – il guerriero si rese conto troppo tardi di essere caduto nella trappola del detective, che continuava a sorridere. Mitsurugi abbassò lo sguardo e disse: - E va bene… sono stato io. Ma nessuno sentirà la mancanza di Siegfried, né di mia sorella! Siegfried aveva fatto solo danni, tutti lo volevano morto, e mia sorella… chi potrebbe mai sopportare una Mary Sue? – domandò, rivolto a tutti i presenti. – Monsieur, - esordì a quel punto Chairot. – sua sorella portava effettivamente gravi danni nel mondo delle fan fiction, ma questa non era una buona ragione per ucciderla. – - Ma io non sono morta. – intervenne una voce. Un momento dopo apparve una bellissima ragazza: i suoi capelli erano neri, ma con riflessi rossi, e a seconda dell’illuminazione sembravano castani, ma in certi momenti erano chiaramente biondi. Gli occhi erano di un azzurro intenso, che a volte diventavano di uno splendido verde o castano, anche se a tratti sembravano grigi. Il suo corpo era superbo, piena di curve ma magra. Aveva un’aria fragile, ma forte, i suoi occhi esprimevano timidezza, ma anche forza di volontà, e tutta la sua figura emanava una rassicurante bontà mista a un’inquietante malvagità. – M-Mary Sue? – balbettò Mitsurugi mentre la sorella si avvicinava. – Proprio io, Heishiro. Pensavi davvero di potermi uccidere? Ti farò pagare caro l’omicidio del mio amato Siegfried! – disse lei, poi alzò il braccio e schioccò le dita; un momento dopo Mitsurugi divenne un misero mucchietto di polvere. – Mademoiselle Abbot, lei non può farsi giustizia da sola, faccia tornare monsieur Mitsurugi in vita, la prego. – disse Chairot alla ragazza, che domandò: - Altrimenti cosa fa? - - Chiamo la polizia di EFP e la faccio arrestare. – rispose Chairot sorridendo affabilmente. Mary Sue lo guardò con odio e schioccò nuovamente le dita, e un istante dopo Mitsurugi era di nuovo vivo. – Mademoiselle, le assicuro che monsieur Mitsurugi verrà processato e probabilmente giustiziato. – disse Chairot, rivolto a Mary Sue, poi aggiunse: - Ma le dico una cosa, mademoiselle: io odio le Mary Sue, e se lei prova a portare scompiglio in qualche fandom, giuro che la farò arrestare. – Mary Sue guardò il detective e sorrise. – Perfetto. Allora alla prossima, Hercule. – disse lei, per poi svanire in una nube di petali rosa.

- Mastings, sento che con mademoiselle Mary Sue non è finita. La rincontreremo presto, temo. – sentenziò Chairot rivolto all’amico. – Beh, messieurs, chi di voi mi aveva ingaggiato per risolvere questo caso? – domandò a quel punto il detective, ma la risposta fu: - Nessuno, ha fatto tutto da solo. – Mastings guardò Chairot con odio; il detective se ne accorse e mormorò: - Beh, almeno abbiamo fatto un giro interessante, no, Mastings? – ma l’amico provò a strangolarlo, inferocito com’era. Il detective per la prima volta nella sua vita cominciò a correre, prese la gabbietta di Olcadan, balzò in sella al velocipede e, inseguito da Mastings che gli lanciava oggetti contundenti, cominciò a pedalare, sorridendo nel tramonto, diretto verso il suo ufficio e nuove appassionanti avventure.

 

FINE

 

Non credevo che sarei mai riuscito a mettere la parola "fine" a questa storia, e invece ce l’ho fatta! C’è voluto praticamente un anno, ma alla fine anche il primo giallo di Chairot è concluso. Grazie a Arèdhel, ghigno92, A tomejo, ale_lol, LawrenceTwosomeTime e Dagger per le recensioni, ribadisco che senza di voi non avrei mai continuato.

 

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