You're my soulmate, Vee. di Pwhore (/viewuser.php?uid=112194)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1. ***
Capitolo 2: *** Cap 2 ***
Capitolo 3: *** Cap 3 ***
Capitolo 1 *** Cap 1. ***
-Allora,
che si fa?- mi domandò Zacky. Alzai lo sguardo dal giornale
e lo guardai, alzando un sopracciglio.
-E
che cazzo ne so?- replicai, tornando a leggere la sezione dello sport.
Zacky sbuffò e cominciò a appoggiarsi e
allontanarsi dal muro, picchiettando le dita sull'intonaco bianco.
-Zacky,
la smetti? Sei irritante-
borbottai, sfogliando il quotidiano. Baker roteò gli occhi,
scocciato, e mi venne accanto.
-Dai, andiamo fuori, sto morendo di noia- piagnucolò,
cercando
di trascinarmi via dalla sedia. Sospirai rassegnato e posai il giornale
sul tavolo accanto a me, alzandomi. Quando Zacky voleva una cosa, la
otteneva. Vuoi per i suoi occhi da cucciolo, vuoi per il suo
viso
angelico, ma facevo sempre quello che voleva; soprattutto quando mi
guardava dritto negli occhi con quel suo sguardo dolce. Anzi, direi che
allora mi era difficile perfino non saltargli addosso. Non
fraintendetemi, non sono quel tipo di persona. Non salto addosso alla
gente, voglio dire; soprattutto addosso al mio migliore amico. Solo che
Vee è così dannatamente carino, vorrei tanto
somigliargli
un po' - anche solo un po' - per poter dire, ''Cazzo, io somiglio a
quel bonazzo di Zacky V Baker'' ed essere felice. Sì, beh,
in
effetti non ci vuole molto per farmi felice, mi basta che il castano
sia nei dintorni. E' impossibile non essere contenti quando
c'è
lui, è così pieno di brio e energia che ti
riempie di
voglia di vivere fino alla punta dei capelli. O forse sono solo io che
son pazzo, boh. Non mi stupirei se fosse quello.
Ad ogni modo, mi alzai e mi stiracchiai con uno sbadiglio rumoroso,
voltandomi poi verso Vee.
-Prendo la chitarra?- domandai.
-Massì, dai, facciamo un giro sulla spiaggia e ci divertiamo
un
po'- fece lui con un sorriso, avvicinandosi alla finestra. Agguantai
velocemente la custodia dello strumento e me la ficcai in spalla,
seguendo il mio amico attraverso la porta.
-Ciao, mà!- esclamò lui, scuotendo la mano e
chiudendosi la porta alle spalle.
-Guarda che siamo a casa mia, non tua- gli ricordai ridacchiando.
-Pff, dettagli, dettagli- minimizzò lui, muovendo le braccia
con
aria teatrale. Risi, allegro, e mi guardai intorno, godendomi i raggi
splendenti di un Sole di fine giugno e dando un'occhiata alle nuvole.
-Bella giornata, vero?- ci salutò Matt, venendoci incontro
con
una bottiglia di birra sottobraccio. Zacky gli diede un pugnetto e il
ragazzo sorrise, riparandosi gli occhi con la mano libera.
-Cazzo, che sole!- si lamentò, dando un sorso alla bevanda.
-Nè? Piuttosto, passa qua- esclamò Vee,
impossessandosi della birra e mandandone giù una lunga
sorsata.
-Fa un caldo boia, a casa di Brian- disse poi a mo' di scusa. Matt
scosse la testa con aria rassegnata e mi passò la bottiglia.
-Finisci pure, tanto ne ho altre in fresco- mi concesse.
-Grazie, o grande Sander, come farei senza di te?- ribattei con aria
melodrammatica. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e
sussurrò un "perché a me?", poi ci incamminammo
verso
casa di Jimmy, fermandoci prima da Johnny. Lo stronzo non era in casa,
però.
Arrivammo da Sullivan in dieci minuti, durante i quali Zacky e Matt si
lamentarono continuamente del caldo, per poi passare improvvisamente a
parlare del party sulla spiaggia che avrebbero dato quella sera stessa.
Gli invitati eravamo solo noi, ovviamente. Sarebbe stata una cosa
intima, divertente, senza ochette che si ubriacano con l'acqua
frizzante e tamarri che cercano inutilmente di rimorchiare qualche tipa
per poi urlare al mondo intero che se la sono portata a letto. Bleah.
-Ehilà, ragazzi!- sorrise Jimmy dall'alto della finestra
della
sua camera. -Salite, forza, che fa un caldo porco lì fuori-
gridò poi, facendoci cenno di entrare. La porta era aperta,
come
al solito, e anche se fosse stata chiusa non ci sarebbero stati
problemi visto che sapevamo tutti dove sua madre teneva le chiavi.
Credo che lei l'avesse intuito, anche se non ci ha mai chiesto niente e
ha sempre continuato a far finta che quello fosse un nascondiglio
super-sicuro. Come se ficcare le chiavi sotto un sasso fosse una cosa
impensabile e assolutamente geniale, poi. In realtà, l'unica
cosa geniale in quella casa era il nostro amico. Era qualcosa di
speciale, davvero, in un modo o nell'altro ne rimanevi colpito per
forza. Aveva un sacco di talenti, poi, oltre al fatto che era
intelligentissimo e una forza alla batteria. Non so, era davvero una
persona fuori dal comune e mi affascinava parlare con lui, senza
contare che la sua personalità mi è sempre
piaciuta.
Comunque, passando per il salotto, agguantammo un'altra chitarra e la
portammo su con noi, in caso di evenienza. Jimmy ci stava aspettando
seduto su una sedia girevole con un disco tra le mani e ci
salutò con un gesto del capo.
-Guardate che ho trovato- mormorò poi eccitato, tirando
fuori da
sotto la scrivania un enorme amplificatore mezzo scassato.
-Ma è un catorcio!- obiettò Zacky, toccandolo col
piede.
-Sì, ma non è detto che non possa ripararlo-
commentò il moro compiaciuto. Non c'era dubbio che avrebbe
rimesso a nuovo quell'attrezzo nel giro di un pomeriggio, e glielo si
leggeva in faccia.
-Hai intenzione di portarlo giù alla spiaggia, stasera?- si
informò Matt.
-Boh, dipende da come mi gira- buttò lì l'altro,
scrollando le spalle. -Probabilmente sì, comunque- aggiunse
pensieroso.
-Ce l'hai mica una birra?- gli chiesi dopo qualche minuto di silenzio,
sventolandomi la faccia con un fumetto.
-Sapevo l'avresti chiesto- sorrise Jimmy, indicando un frigo bar con la
mano. -Serviti pure-.
Mi alzai e mi chinai in avanzi, aprendo il frigo e acchiappando la
lattina più vicina a me. L'aprii e bevvi un po',
rinfrescandomi la gola.
-Cristo, fa fin troppo caldo per essere giugno- si lamentò
nuovamente Zacky, lasciandosi cadere all'indietro e posandosi le mani
sul volto accaldato in un vano tentativo di raffreddarsi.
-Lamentone- scherzò Matt, dandogli una spintarella. Vee
ricambiò la spinta e si tirò su, così
gli lanciai
una birra.
-Ci facciamo un giro?- proposi, guardando fuori e alzando le
sopracciglia
-Io passo- borbottò Sanders. -Troppa fatica-. Lo guardai
storto e rivolsi la mia attenzione a Zacky.
-Mi abbandoni pure tu?- gli domandai, sperando il contrario. Lui
scrollò le spalle e sorrise, contento che gliel'avessi
chiesto.
-Ma ti pare?- esclamò subito, come se non aspettasse altro.
Raccattò due bottiglie dal frigo-bar e mi spinse fuori dalla
stanza, seguendomi subito dopo aver lanciato un cappello sbucato dal
nulla addosso alla faccia di Matt.
-Ciao, gentaglia! Ci si sente stasera!- gridò, anche se la
camera di Jimmy era troppo lontana e i ragazzi non riuscirono a
sentirlo.
Attraversammo il salotto in silenzio e salutammo la signora Sullivan,
che stava giusto entrando con dei sacchetti della spesa.
-Vuole una mano?- le chiesi, avvicinandomi e prendendo una busta. Lei
sorrise, grata. Aveva un bel sorriso. Uno di quelli sinceri, radiosi,
che ti illuminano la giornata e che desideri non finiscano
più.
Non gliel'ho mai detto, però.
-Grazie mille, Brian. In effetti, ho comprato davvero un sacco di roba-
rise imbarazzata. Sorrisi a mia volta e finii di portar dentro la
spesa, sistemando tutto sul tavolo, poi mi voltai a guardare Zacky.
Stava parlando con la donna di quello che avremmo fatto stasera e lei
sembrava sinceramente interessata, così mi appoggiai al muro
e
aspettai che il castano finisse di elencarle tutte le vaccate che aveva
comprato in vista della festa, che erano davvero tante, tra l'altro. A
un certo punto lei si accorse di me e lasciò perdere Zacky.
-Non so se serve ricordarlo, ma se avete bisogno di qualcosa, o
chessò, cambiate idea sulla serata, casa mia è a
vostra
completa disposizione- sorrise. La ringraziammo e ci congedammo senza
troppe smancerie, io davanti e Vee subito dietro. Aprii la porta e mi
fiondai fuori, coprendomi la faccia con la mano e appoggiandomi a una
macchina, aspettando che l'altro mi raggiungesse.
-Sai cosa mi fa strano?- mi domandò lui, avviandosi verso il
centro con passo deciso.
-No, cosa?- ribattei io, camminandogli accanto.
-Che tu le dia ancora del lei. Voglio dire, la conosci da anni ormai,
è come una seconda madre per noi, e tu le dai ancora del
lei.
Devi essere proprio stupido per fare una cosa del genere-
commentò ridendo sotto i baffi.
-Che ci vuoi fare, è più forte di me. Sono
un'anima pia
in un mondo di peccatori- replicai, battendomi un pugno sul petto. Lui
rise e, mio malgrado, risi anch'io. Come battuta faceva schifo, ma
Zacky rideva per tutto e la sua allegria era contagiosa. Andare in giro
con lui ti metteva sempre di buonumore, qualsiasi cosa fosse successa.
Sarà perché ho sempre avuto un rapporto molto
stretto con
lui, ma mi viene difficile pensare alla mia vita senza essere costretto
a pensare alla sua figura, e quando lui non è nei paraggi mi
sento tremendamente solo. Siamo sempre stati amici, noi due. Molto
più che con gli altri, a dire il vero, e questo lo capivano
anche loro. Non ricordo neanche la prima volta che vidi Zacky,
semplicemente per me lui c'è sempre stato. E' come se
fossimo
gemelli, nati e cresciuti insieme, e non ci è mai sembrato
strano sapere tutto l'uno dell'altro e riuscire a indovinare i pensieri
tra di noi. Secondo mia madre, la prima volta che ho visto Vee ero
troppo piccolo per memorizzare qualcosa, ma gli ero andato incontro e
non mi ero staccato da lui per tutta la giornata. E' che
Zacky
è il mio angelo custode, se vogliamo dirla tutta. E' sempre
lì quando ho bisogno di lui e non si stanca mai di stare con
me,
senza contare che mi rende immensamente felice. E' come se fosse una
parte di me che mi ha abbandonato quando ero ancora piccolo per andare
a abitare in un bambino magico, che crescendo sarebbe diventato un
bellissimo chitarrista, nonché il mio migliore amico. La
verità è che sono convinto che io e lui
condividiamo la
stessa anima spezzata in due, e che siamo destinati a rimanere amici
fino alla fine. E lo intendo davvero, quando dico che lui è
la
cosa più bella che mi sia mai capitata. Sono completamente
grato
alla vita per avermi dato Zacky; è come un angelo sceso dal
cielo per me, anche se la cosa sembra davvero dannatamente romantica. E
lo so di sembrare uno stupido quando lo dico, ma Vee è la
cosa
più meravigliosa che abbia mai visto e che mai
vedrò, e
sono più che orgoglioso di essere suo amico.
Ecco, se uno di scuola leggesse questa roba, verrebbe da me e mi
sputerebbe in faccia chiamandomi ''checca''; poco ma sicuro. Visto che
siamo sempre insieme, ci sono vari gruppetti di coglioni convinti che
io e Zacky siamo una coppia e che quindi ci rompono le palle tutto il
tempo. A me non da' molto fastidio perché ho imparato a non
dar
retta a quello che dice la gente, ma credo che sotto sotto Vee ci
soffra. Non tanto per il pensiero di essere fidanzato con me, ma
perché la nostra amicizia non viene presa sul serio e questo
lo
ferisce profondamente. E' più dolce di quanto si possa
immaginare, lui, anche se lo dimostra raramente; e questo è
un
bene, perché così non devo aver paura di andare
da lui e
parlargli, quando mi sento giù. Lui mi ascolta sempre, non
importa cosa stia facendo. E' una cosa bellissima da parte sua,
specialmente visto che nessun altro di noi lo fa. Cioè, lo
faccio anch'io con lui, ma il nostro non è un rapporto del
tipo
"io faccio una cosa e tu fai lo stesso", proprio per niente. Ogni cosa
che facciamo ci viene spontanea, e non ci impegnamo per essere noi
stessi. Voglio dire, se non ti viene subito in mente di aiutare un tuo
amico quando sta male, che amico sei?
Ad ogni modo, decidemmo di andare a fare un giro nella zona commerciale
della città, in modo da vedere se era uscito qualche nuovo
videogioco o roba simile. La strada non era lunga e in un'oretta ci si
arrivava tranquillamente, anche se ti fermavi a mangiare un gelato. Per
sua sfortuna, però, Vee dovette constatare che il gelataio
era
chiuso, così ci mettemmo molto meno. Eravamo circa a
metà
strada quando il ragazzo mi afferrò per il braccio e mi
trascinò sulla destra, dirigendosi verso una stradina.
-Zacky, ma che diavolo..?- cominciai. Zacky m'interruppe posandomi un
dito sulle labbra e si fece piccolo piccolo contro il muro.
-C'è Musglow- sussurrò. Musglow era un coglione
di classe
nostra, uno di quelli che ci prendevano sempre in giro. Un pallone
gonfiato, ad esser sinceri, ma lui si credeva dannatamente figo e se la
tirava un sacco.
-C'è anche la sua cricca?- domandai. Non girava mai da solo,
si
portava sempre dietro qualcuno. Per mostrare a tutti quanto fosse
simpatico e interessante, diceva lui; perché se la faceva
sotto
senza una scorta, dicevamo noi. Comunque sì, c'era anche la
sua
cricca di cretini e alcuni di loro sembravano anche parecchio sbronzi.
Diedi uno sguardo veloce a Vee. Aveva il volto contratto in una smorfia
seccata e non era per niente contento di dover incontrare quei cinque
polli, quindi non mi feci pregare e cambiai strada. La parallela era
una via più piccola e anonima, certo, ma puzzava
terribilmente
di piscio. Zacky non ci fece caso e continuò a camminare, ma
io
ebbi l'impressione che prendersi tutta quella fatica per un gruppo di
sedicenni senza cervello fosse inutile. Tenni la bocca chiusa e
precedetti il castano, rompendo il silenzio con un respiro profondo.
Finalmente eravamo usciti da quel vicolo angusto. Le stradine piccole
mi mettevano ansia, era come se ci fosse sempre qualcuno pronto a
tenderti un agguato. O forse vedevo troppi film, boh.
Comunque ero contento di vedere di nuovo la luce del sole e di essermi
liberato di quell'odore schifio, così accellerai il passo
ancora una volta. Zacky trotterellò dietro di me,
guardandosi attorno con aria distratta. Mi raggiunse dopo qualche
istante, posandomi una mano sulla spalla e respirando affannosamente.
-Non
c'è bisogno di correre- ansimò. Lo guardai in
faccia e risi sotto i baffi. Non ci voleva molto per stancarlo,
soprattutto se il sole picchiava forte.
-Come
vuoi- acconsentii, rallentando e passandogli una mano fra i capelli. Mi
piaceva la sensazione che ne ricavavo, e la cosa divertiva Vee. Gli
sembravo un perfetto idiota, lo diceva ogni volta.
-Brian,
quel rompicazzo di Musglow è qui intorno- obiettò
lui improvvisamente, allontanando la mia mano.
-E
allora? Non ho intenzione di stare ai suoi stupidi comodi- ribattei,
abbassando comunque la mano. -Come vuoi, però- mi arresi.
Zacky sospirò e mi agguantò per il polso,
trascinandomi in avanti.
-Forza,
si corre- annunciò. Sorrisi. Zacky sapeva quanto mi sentivo
bene nello sfiorare i suoi capelli e anche a lui non dispiaceva che io
lo facessi, quindi aveva deciso di faticare un po' e rendermi felice.
Erano queste piccole cose che mi facevano capire quanto il ragazzo mi
volesse bene, se mi fossi messo ad accarezzare i capelli di Jimmy lui
mi avrebbe guardato come se fossi pazzo e mi avrebbe scansato via con
aria scandalizzata. In effetti, non è che toccare i capelli
alla gente fosse una cosa così normale però boh,
insomma, i capelli di Vee erano meravigliosi e io li amavo.
Ci
mettemmo a correre per qualche minuto, il vento che ci rinfrescava e i
pensieri che volavano via insieme alle nuvole. Correre libera la mente
e il cuore, se ci fate caso. Voglio dire, dopo una corsa vi sentite
più schiariti, leggeri. Più o meno come quando si
torna a casa da un concerto e ti sembra di essere in paradiso, che
tutto sia soffice e positivo. O forse è ancora la mia
pazzia. Comunque corremmo per cinque minuti circa prima di fermarci a
riprendere fiato. Il caldo ci faceva sudare come maiali, inutile dirlo,
quindi ci avvicinammo a una fontana e c'infilammo la testa dentro.
Zacky tirò fuori la sua, ridendo, e io lo schizzai,
proteggendomi poi il volto con le mani.
-Dai,
Bri, non voglio farti niente- rise lui. Mi spostai le mani da davanti e
lo guardai, ma lui si era seduto sul bordo di marmo e sembrava perso
nei suoi pensieri. Mi sedetti accanto a lui e alzai gli occhi al cielo,
quando sentii una spinta e caddi dentro l'acqua sollevando un sacco di
schizzi.
-Zacky!-
esclamai, riemergendo e sputacchiando acqua. Vee cominciò a
ridere di gusto e si portò una mano alla bocca, come a
nascondere la risata.
-Sei
uno stronzo!- lo apostrofai, boccheggiando per qualche secondo,
trattenendo le risa. Mi avvicinai al ragazzo e mi feci allungare una
mano, ma al posto di uscire dalla vasca ce lo tirai dentro di peso,
facendolo finire accanto a me.
-Coglione-
scherzò Zacky, schizzandomi dell'acqua in faccia.
-Senti
chi parla- ribattei allegro, scuotendo la testa e uscendo dalla
fontana. Mi strizzai i capelli e la maglietta, poi scossi le gambe a
mo' di cane, facendo ridere il mio amico.
-Sei
proprio strano- commentò, saltando fuori e scuotendo
velocemente la testa. Sorrisi, alzando gli occhi al cielo, e lo
raggiunsi.
-Andiamo,
sirenetta, abbiamo ancora mezz'ora di strada davanti- lo informai,
circondandogli le spalle con un braccio e riprendendo il cammino.
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Capitolo 2 *** Cap 2 ***
Tornammo
da Matt che erano ormai le sette e mezza suonate. Il padrone del
negozio aveva aspettato che ci fossimo asciugati per bene prima di
farci entrare, per non rischiare di rovinare i videogiochi con l'acqua.
Zacky l'aveva rassicurato più volte dicendogli che non ci
sarebbero stati problemi e che non avremmo toccato niente, ma quello
niente, non voleva proprio farci entrare. Non che lo biasimassi,
comunque, non tutti avrebbero lasciato accedere al proprio negozio due
sedicenni fradici fino al midollo con delle facce ben poco
raccomandabili. Beh, per la cosa delle facce mi riferisco
più alla mia, visto che quella di Vee è
incredibilmente dolce, ma avete capito. Il tipo ci aveva fatto entrare
decisamente tardi, quindi ce n'eravamo andati intorno alle sei e venti
e non eravamo potuti rientrar prima. Semplice. Non che gli altri
avessero sentito troppo la nostra mancanza, comunque. Quando tornammo
li trovammo a casa di Matt a giocare alla Playstation - tranne il moro,
che sfogliava un vecchio fumetto con aria interessata. Zacky
scivolò accanto a Johnny con un rumoroso
‘ciao’, ma quello lo ignorò, continuando
a fissare lo schermo. Stava sfidando Matt a uno sparatutto e aveva
bisogno della massima concentrazione, così Vee decise di
lasciarlo in pace e si spaparanzò sul pezzo di divano che
gli era stato concesso. Mi avvicinai a Jimmy e gli picchiettai sulla
spalla con un dito finché lui non si girò.
-Uh?-
mormorò. -Quando siete tornati?- domandò,
sporgendosi per vedere anche Zacky.
-Ora-
sorrisi. -Andando al negozio di videogiochi abbiamo deciso di farci un
bagno nella fontana, quindi ci abbiamo messo un po' di più-
spiegai, ridendo tra me e me. Jimmy mi guardò un attimo con
aria persa, poi mi mise una mano sulla spalla e mi guardò
negli occhi, serio.
-Voi
state male- commentò, scuotendo la testa e lasciandosi
scappare un sorriso divertito.
-Già,
ce lo dici spesso- gli feci notare, strizzandogli l'occhio. -Ah,
già, sei poi riuscito a mettere a posto quell'attrezzo?- gli
domandai, riferendomi alla cassa.
-Certo!-
esclamò prontamente il moro con gli occhi che brillavano.
-È stato facile!- aggiunse poi, fiero di se.
‘Già,’ sorrisi, ‘dimenticavo
che lui è James Aggiustatutto Sullivan e che può
sistemarti qualsiasi cosa nel giro di tre minuti’.
-La
porti giù, stasera?- domandai. Lui annuì,
convinto.
-La
faccio portare a Matt, per me è troppo pesante-
chiarì. -Comunque ho raccattato in giro dei cuscini e dei
sacchi a pelo, così stiamo più comodi quando
dormiamo- aggiunse, accennando alla pila di roba con il capo.
-Dovreste
cominciare a portare qualcosa- commentò il moro, a volume
abbastanza alto perché i ragazzi lo sentissero. Matt
mollò il joystick sul tavolo accanto a se e si
avvicinò a noi, sbadigliando.
-Che
devo fare?- domandò.
-Devi
portare l'amplificatore- disse Jimmy, indicandoglielo e facendogli un
sorriso d'incoraggiamento. Matt impallidì un secondo, poi
andò avanti e prese l'oggetto sulle spalle, avviandosi verso
la porta.
-Qualcuno
mi apra- biascicò, affannato.
-Arrivo
subito!- esclamai, raccattando la borsa del cibo e precedendo il
ragazzo. Aprii la porta e aspettai che uscisse, quindi salutai
velocemente gli altri e me ne andai con lui.
Faceva
molto caldo, a dir la verità, ma Matt non si
lamentò neanche una volta. Stette zitto per tutto il tempo,
tranne in qualche rara occasione in cui imprecò contro il
sole che gli brillava negli occhi. Per sua fortuna la strada che
portava alla spiaggia era leggermente in discesa e non faceva curve,
così riuscì a rimanere sui bordi senza problemi.
Non che passasse qualcuno a quell'ora, ma vabbè. Avevamo
percorso ormai 800 metri, quando il ragazzo alzò lo sguardo
e mi chiese quanto mancasse.
-All'incirca
quattrocento metri- constatai. -Fai molta fatica?-.
-Beh,
nsomma, 'sto coso non è mica un fuscello- sbuffò
lui, -ma potrebbe andarmi peggio-. Questa era una delle cose migliori
di Matt: non si lamentava mai. Era un ottimista convinto e sapeva usare
benissimo il cervello, quindi non alzava quasi mai le mani per primo.
Inoltre aveva una voce bellissima, nasale e profonda, che mi colpiva
ogni volta e che ogni giorno mi faceva pensare a come sarebbe stata in
una band. Voglio dire, se mai ne avremmo fatta una, Matt e Zacky
sarebbero stati quelli fighi mentre io, Johnny e Jimmy quelli normali.
Ci avevo pensato spesso a 'sta cosa della band, a dire il vero, ma mi
sembrava di non essere abbastanza bravo per propormi come chitarrista e
quindi tacevo, per paura che a loro l'idea piacesse e che potessero
sostituirmi con qualcun altro. So che non l'avrebbero mai fatto,
però il dubbio rimaneva e non volevo assolutamente pensarci,
quindi rinchiudevo quel timore in un angolo della mente e mi
concentravo su qualcos'altro. Non che funzionasse sempre, certo, ma era
sempre meglio di stare lì a rodersi lo stomaco. Comunque,
fatto sta che non avevo mai chiesto ai ragazzi di fondare una band e
probabilmente non l'avrei mai fatto, però era una cosa che
ti veniva subito in mente sentendo la voce soffice di Sanders.
Chissà se lo pensava anche lui. Voglio dire, quando una
persona si sente parlare tutti i santi giorni a un certo punto impara
ad apprezzare la sua voce, no? E se non ad apprezzarla, a conoscerla,
ma vabbè, ste cose sono solo il mio punto di vista, quindi
non dovete essere d'accordo. Ad ogni modo, come stavo dicendo prima di
divagare completamente, eravamo già praticamente arrivati.
Percorremmo le ultime centinaia di metri con calma e facemmo una breve
pausa, visto il notevole fiatone di Matt. Volevo propormi per portare
la cassa ma sapevamo entrambi che non ce l'avrei mai fatta, quindi
tacqui e fissai il cielo. Cinque minuti dopo eravamo in spiaggia. Matt
lasciò cadere l'amplificatore vicino alla parete rocciosa,
in modo da proteggerla dal vento, e si stiracchiò. Fece
scrocchiare le ossa della schiena e fece qualche esercizio per
scacciare il dolore e far rilassare i muscoli, poi respirò a
fondo e si sedette sul muretto accanto alla strada. Nascosi il cibo
sopra la cassa, fuori dalla portata di quell'idrovora di Johnny, e mi
avvicinai all'oceano. Socchiusi gli occhi e sentii l'odore della
salsedine penetrarmi dentro la pelle, fin dentro le ossa, e sospirai,
felice. Il mare mi ha sempre fatto stare meglio, è come un
calmante per me. Grazie al cielo vivo vicino all'acqua,
sennò chissà che farei.
-Quando
arrivano gli altri?- la domanda di Matt ruppe il silenzio che aleggiava
nell'aria. Mi voltai e scrollai le spalle, storcendo la bocca.
-Boh,
non mi hanno detto un cazzo. Credo presto, comunque. Bisogna sistemare
la roba prima che sia troppo buio per vederci, quindi arriveranno a
momenti- buttai lì. L'altro annuì poco convinto e
si levò le scarpe, andando poi a rinfrescarsi i piedi in
acqua. C'era una bella temperatura, molto fresca per essere giugno, ma
si stava bene ugualmente. Comunque decisi di non bagnarmi e di sedermi
sul muretto ad aspettare i ragazzi, in caso fossero carichi di roba e
avessero bisogno di aiuto. Dopo un quarto d'ora scorsi Johnny, che
arrivava tenendo i sacchi a pelo tra le braccia. Dietro a quella pila
colorata sembrava ancora più basso, ma non glielo feci
notare.
-Vuoi
una mano?- domandai. Johnny scosse la testa, tranquillo.
-Nah,
non ti preoccupare. Piuttosto, aiuta Jimmy con la legna, o stasera ce
lo sogniamo il falò- sorrise. Mi ficcai le mani in tasca e
risalii verso casa Sullivan, incrociando il moro a metà
strada.
-Ehy,
dove la trovo la legna?- chiesi, fermandolo.
-In
giardino. C'è una catasta di rametti vicino al portone,
porta un po' di quelli- ordinò.
-Va
bene- mormorai, riprendendo a camminare. Arrivai su in dieci minuti,
raccattai più legna possibile e tornai alla spiaggia quasi
correndo, per timore che Johnny potesse mangiarsi tutto quanto.
Esagero, ovviamente, però quel nanetto mangiava davvero un
sacco. Comunque, appena giunsi in spiaggia potei constatare che andava
tutto bene. Matt e Jimmy avevano preparato la base del falò
e mancavano solo i miei rami, e Zacky e Johnny stavano giocando a carte
su una roccia. Mio malgrado tirai un sospiro di sollievo e mi avvicinai
ai due inginocchiati, posandogli la legna accanto.
-Tutto
okay?- domandai. Matt annuì.
-Lo
accendiamo appena fa buio- m'informò, guardando Jimmy per
ricevere una conferma.
-Dovrebbe
rimanere acceso per un paio d'ore, se tutto va bene- aggiunse il moro.
-Di sicuro brucerà per almeno tre ore- concluse, voltandosi
a guardarmi con un sorriso.
-Avete
preparato i letti?-
Scossi
la testa.
-Non
c'abbiamo neanche pensato- ammisi. -Lo faccio subito però-
dissi, alzandomi in piedi e tirando giù i sacchi a pelo
dalla cassa. Li sistemai lontano dal fuoco, su un praticello sotto la
parete rocciosa, non troppo distanti dalla strada.
-I
cuscini li metto dopo- annunciai, tornando dai ragazzi. -Piuttosto,
quando si mangia?-
Matt
indicò le provviste con il capo. -Quando ti pare,
non abbiamo orari- disse, scrollando le spalle. Annuii e andai a
prendermi un sacchetto di patatine dalla busta, dirigendomi poi verso
Zacky e Johnny.
-Chi
vince?- domandai, dando uno sguardo alle carte.
-Seward-
commentò Vee storcendo la bocca. -Sto stronzo ha avuto una
mano da paura- esclamò. Johnny rise e mi fregò
una patatina.
-Che
ci vuoi fare, quando uno è bello come me si becca tutte le
carte migliori- si pavoneggiò. Zacky scosse la testa,
divertito, e buttò una carta per terra. Continuarono a
giocare sotto il mio sguardo attento per circa cinque minuti, poi
decisero di smettere.
-Si
sta facendo buio- osservò il più basso.
-Già,
fra poco si festeggia- esclamò contento Baker, avvicinandosi
alla cassa e passandoci delicatamente una mano sopra. -Questa bellezza
funziona anche senza prolunghe- c'informò. -Meglio di
così!-
-Vacci
piano, Vee, voglio che arrivi tutta intera a stanotte- gridò
Jimmy da lontano, guardandoci con la coda dell'occhio.
-Sta
tranquillo, Sullivan, non la sfioro neanche- ribatté
l'altro, togliendo la mano. -Hai visto la birra, per caso?- chiese poi.
Jimmy annuì, indicando la cima della cassa con la testa.
Zacky esclamò un grazie e tirò giù un
pacco da 6, dando una lattina a me e Johnny.
-Forza,
che stasera non ho alcuna intenzione di essere sobrio- rise,
tracannando tutta la lattina in un colpo solo. Feci lo stesso e la
stessa cosa valse per Seward, così tirammo giù un
paio di pacchi e ci sedemmo in riva al mare. La serata cominciava bene.
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Capitolo 3 *** Cap 3 ***
Alle
dieci e mezzo eravamo più o meno tutti ubriachi. Io lo reggo
bene, l'alcol, quindi ero ancora piuttosto cosciente, ma Matt e Johnny
sembravano completamente fuori. Anche Jimmy non scherzava, a dire il
vero, ma non so cosa dire di Zacky. Lui sembra ubriaco anche quando
è sobrio, a dirla tutta, quindi. Eravamo seduti attorno al
fuoco e guardavamo le fiamme divorare l'aria, con la musica a palla e
la birra tra le mani. Ridevamo come matti per qualsiasi cosa,
com'è giusto che sia, e Johnny continuava a cadere
all'indietro, trascinando con se Jimmy. Matt li ritirava su e rideva,
senza stancarsi mai. Zacky invece era più tranquillo, anche
se in faccia aveva una perfetta espressione da ebete, e aveva
appoggiato la testa sulla mia spalla, per godersi meglio l'aria
frizzante della serata. Non so cosa mi sia preso in quel momento, ma
sentii un impulso che non riuscii a ignorare avvolgermi le viscere per
poi salirmi fino in gola. Così lo baciai. Un piccolo bacio
in fronte, sia chiaro, ma comunque un bacio. La cosa peggiore fu che
non riuscii a smettere. Gli baciai la fronte, l'orecchio, e poi andai a
cercare le sue labbra, sfiorandole con le mie. Fu come un colpo al
cuore per lui, che scattò all'indietro sudando freddo. Beh,
vorrei anche vedere; aveva più che ragione. Mi avvicinai
nuovamente, portando il mio viso a una ventina di centimetri dal suo e
gli sorrisi.
-Brian..
Bri, che fai?- mi domandò il ragazzo con voce spezzata,
visibilmente colto alla sprovvista. Lo ignorai e mi avvicinai di
più, posando le mani sulle sue cosce. -Ragazzi, ehy, dite
qualcosa!- esclamò quello, senza sapere come reagire.
-Ma
lascialo fare, è più ciucco del solito e di certo
non lo fa apposta- buttò lì Johnny, passando
un'altra birra a Matt. Buon vecchio Johnny, diceva sempre quello che
volevo sentire. Jimmy si limitò a ruttare e alzarsi, invece,
cadendo poi addosso agli altri due.
-Sì,
ho capito, ma..- mormorò Zacky. -Lui è il mio
migliore amico- sussurrò, in preda al panico più
nero.
-E
allora? È fuori come una campana, assecondalo.
Chissà che non ti piaccia- ridacchiò Matt,
lanciando lontano l'ennesima lattina. Zacky non era completamente
convinto, così gli presi il volto tra le mani e gli sorrisi.
Non ero ubriaco per niente, ma il sapore delle sue labbra era troppo
buono per assaggiarlo una volta sola. Mi avvicinai di più e
lo baciai a fondo, dolcemente, cercando di tranquillizzarlo. I suoi
muscoli rimasero tesi per un po', poi si rilassarono e il ragazzo si
calmò. Le prime volte non ricambiò i baci, ma
alla terza m'infilò la lingua in bocca e fece del suo meglio
per rendere il bacio il migliore che avessi mai ricevuto. Mi prese il
viso tra le mani e si accoccolò sulle mie ginocchia,
baciandomi a fondo e accarezzandomi il volto. Arrossii di brutto e mi
godetti il bacio con ogni cellula del mio corpo, conscio che anche lui
era completamente sobrio. Non lo feci notare e lo strinsi a me,
ignorando gli sguardi degli altri. Cazzo, se ero felice.
Mi
svegliai abbracciato a lui, la testa sul suo petto e la mano sul suo
stomaco. Lo ascoltai respirare per qualche minuto, quindi alzai il
volto e lo guardai.
-Zacky..
Sei sveglio?- sussurrai, strizzando gli occhi per scacciare la luce. Il
ragazzo annuì e mi guardò, sbadigliando.
-Dormito
bene?- domandò. Annuii, accennando un sorriso.
-Zacky,
devo dirti una cosa- lo avvertii, tirandomi a sedere.
-Cosa?-
fece lui, seguendo il mio esempio e giocherellando con la sabbia.
-Quello
che è successo ieri.. Ecco, io non ero ubriaco..-
Vee sussultò, sgranando gli occhi.
-E
mi dispiace se mi sono comportato così, non so che mi
è preso..- aggiunsi, abbassando lo sguardo.
-Però
vedi, Zacky, io.. Io credo di amarti- continuai. -Non volevo rovinare
il nostro rapporto e mi son sempre detto che la nostra è
solo una semplice amicizia, però mi sono dovuto ricredere e
ho accettato la realtà. Sono innamorato di te più
di quanto lo sia mai stato finora. Mi dispiace per quello che ho fatto
e mi dispiace di aver rovinato tutto, quindi sei libero di schifarti di
me e abbandonarmi, se vuoi. Ti giuro, riuscirei a capirti, avresti solo
ragione. Volevo solo dirti che mi dispiace aver rovinato tutto quanto
un'altra volta.-
Zacky
tacque, assimilando l'idea e squadrandomi da capo a piedi. Abbassai lo
sguardo e mi morsi il labbro, lo stomaco che mi faceva più
male che mai e la testa che girava. Perché l'avevo fatto?
Perché non avevo continuato a fingere di essere solo suo
amico? Perché dovevo sempre rovinare tutto con le mie stesse
mani? Mi alzai in silenzio e mi avviai verso casa, senza riuscire
più a tollerare quella calma opprimente. Mi sentivo un peso
enorme sul cuore e facevo fatica a non scoppiare a piangere, ma era
meglio se me ne fossi andato. Non volevo sentire la risposta di Vee,
non volevo che mi dicesse che mi odiava o che non mi voleva
più come amico. Volevo solo tornare indietro e rivivere il
suo bacio da capo, mille e mille volte ancora, senza stancarmi mai.
Scossi la testa, allontanandomi dalla spiaggia. Ero un cretino
patentato, cazzo. Mi meritavo tutto quello. Mi asciugai un occhio e mi
sentii improvvisamente abbracciare da dietro, dolcemente. Mi voltai di
scatto, il cuore che batteva a mille, e lo vidi. Zacky. Il ragazzo
più bello del mondo. Mi baciò la schiena e mi
sorrise, allegro.
-Sai,
ci ho pensato a lungo ieri notte, e mi pare più corretto
dirti che neanch'io ero ubriaco. E anche se mi hai preso alla
sprovvista, devo dire che quello che ho provato col tuo bacio non
l'avevo mai provato prima, e quindi boh, ti sto dicendo che mi piaci
tanto anche tu e che vorrei che stessi con me- esclamò
velocemente, alzando le sopracciglia e sorridendo con tutta la faccia.
Dire che sgranai gli occhi è dire poco. Sentii due lacrime
calde scorrermi sul volto e lo abbracciai, inspirando il suo odore e
riempiendomene i polmoni. Vee sorrise e sprofondò il viso
nel mio petto, rilassato. Mi staccai da lui e lo guardai, felice.
-Zachary
James Baker, mi hai appena reso il ragazzo più felice del
mondo- sussurrai, stringendolo forte a me.
-Non
ne ho dubbi- rise lui, ricambiando l'abbraccio.
-Sì,
beh, ti amo, stronzo- ribattei divertito. Lo strinsi forte a me, chiusi
gli occhi e lo baciai.
Forse
per voi era ovvio che la storia finisse così, ma per me non
lo era. Non avevo mai seriamente pensato che tra noi sarebbe potuta
finire così; mi son sempre detto che tra me e Vee c'era solo
amicizia e che sarebbe stato così per sempre. Quindi
raccontare tutto questo mi fa un sacco strano, perché non mi
sono mai reso conto dei miei sentimenti in 16 anni di vita e poi puf,
una sera, così, ho finalmente aperto gli occhi e capito che
volevo che Zacky fosse più di un amico per me. Buffo, no?
Quasi come il fatto che stia scrivendo tutto questo su un foglio che
sigillerò in una bottiglia e poi lancerò in mare.
È una sorta di coming out, di ammettere a me stesso e agli
altri che amo Zacky e che non ho intenzione di abbandonarlo.
Affiderò il mio segreto alle onde, e da loro
dipenderà il mio destino. Anzi no, perché da ora
in poi il mio destino sarà solo mio. Non ho paura di
ammettere quello che sono, ed è una cosa che avrei dovuto
fare tanto tempo fa. Io sono Brian Haner Jr e amo il mio migliore amico
da quando ho memoria. Questo è tutto quello che avrete mai
bisogno di sapere su di me.
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