Questo è il mio destino

di Franz3v
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Occhi di ghiaccio ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Erano le due di notte, una normale notte a Londra, la luna piena rischiarava il cielo notturno, le nuvole danzavano attorno ad essa formando una spirale, un leggero vento muoveva piano le foglie verdi smeraldo degli alberi, che essendo piena primavera iniziavano a fiorire.La città era completamente deserta, oltre che silenziosa,nessuna macchina, niente persone, nemmeno animali, il silenzo regnava in quel quartiere, le luci delle case erano spente, solo i lampioni che illuminavano le strade erano accesi.
 
 Una figura si muoveva in quello spazio isolato e silenzioso, un ragazzo sui 18 anni, alto circa un metro e ottanta , aveva il respiro pesante, era appoggiato su un muro per riprendere fiato, ma non appena si accorse che il suo inseguitore lo stava raggiungendo, ricominciò a scappare da qualcuno, sempre se così poteva essere definito, era uno strana creatura, la pelle di un marrone scuro ricoperta da scaglie, degli artigli affilati come rasoi, una lunga coda anch'essa ricoperta di scaglie con la forma di un tridente alla fine.
 
“Per quanto pensi di scappare?Sai di non poterci sfuggire”  gridò l’essere, aveva una voce strana, sembrava quasi che avesse due voci che si mischiavano tra di loro.
 
Il ragazzo continuò a correre, ma ad un certo punto si fermò in mezzo alla strada con le spalle rivolte verso il suo inseguitore.Ora si trovava sotto la luce di un lampione, grazie al quale ora si potevano intravedere i capelli neri pece, la felpa verde scuro che indossava con le maniche tirare su fino ai gomiti, le braccia fasciate completamente,o almeno fin dove si poteva vedere a causa della felpa, eccetto mezze dita, i jeans lunghi strappati, le all star nere e il suo fisico ben proporzionato.
 
“Ti sei arreso finalmente?” chiese l’essere, un sorriso sadico comparve sul volto del ragazzo, seguito da una grossa risata allo stesso modo sadica.
 
”Pensi davvero che IO mi arrenda? Ho affrontato bestie peggiori di te” la luce del lampione iniziò ad affievolirsi, quando si spense l’essere cacciò un urlo di dolore immenso, quando la luce si riaccese, si poteva vedere il braccio del ragazzo immerso nel petto dell’essere.Il sangue che colava da esso e percorreva tutto il braccio, ed alcune goccie avevano sporcato il viso e i vestiti del ragazzo , che era rimasto impassibile , il cuore dell’ essere  venne strappato via dal corpo, e in seguito spappolato, fatto ciò l’essere sparì nel nulla.
 
“Non ti capisco, se davvero vuoi riavermi dovresti venire a prendermi di persona, dannazione a te, e anche per colpa tua che parlo in questo modo,per causa tua devo scappare, causa tua che desidero distruggerti, è il pezzo di te e della tua maledetta razza, in realtà spero di non incontrarti mai” .Un sorriso comparve sul suo volto mentre fissava il cielo, le nuvole erano scomparse, ora la luna risplendeva più che mai, accompagnata dalle stelle, come piccole lanterne.
”Madre volevi questa fine per me? Beh non importa… spero di non trovare problemi in questa città, non voglio che sparisca come l’altra”. il ragazzo osservò la luna, era davvero splendente, ed il colore acceso della luna si rispecchiava nei suoi occhi rossi come il sangue, tristi e freddi come il ghiaccio dell’inverno.
 
Una pioggia leggera iniziò a scendere bagnandogli il viso, pulendolo dal sangue ma lasciandogli l’odore addosso, e sui vestiti dove il sangue non andò via ma rimase impresso, sia lì che nella sua mente , il ragazzo si diresse verso casa, sperando che la sua continua fuga prima o poi possa terminare.
 
Ma questo è il suo destino, una fuga perenne dalle sue colpe, colpe non sue.

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Capitolo 2
*** Occhi di ghiaccio ***


Violette venne svegliata dal suono della pioggia che batteva sulla finestra come un orologio impazzito senza arrestarsi nemmeno un secondo il suo ritmo incessante. Non appena aprii gli occhi rivolse il suo sguardo verso il soffitto, azzurro chiaro come il resto della stanza, con gli occhi ancora mezzi serrati e i ricordi ancora sul sogno che aveva fatto, vedeva la sagoma di un ragazzo un po’ più alto di lei, con una strana aura oscura intorno a sé, ma non ricordava i dettagli. Aveva una brutta sensazione al riguardo ma dopotutto era solo un sogno quindi non se ne preoccupava minimamente. La voce della madre di Violette arrivò alle sue orecchie:
 
“Violette scendi subito, altrimenti farai tardi a scuola, oggi hai anche l’interrogazione di matematica, quindi sbrigati a scendere.”
 
Anche se di malavoglia Violette si alzò dal letto, aprì le tende ed oservò il cielo grigio, e la pioggia che cadeva, riempiendo le strade di pozzanghere, e facendo riaffiorare in lei ricordi che aveva rimosso e che ad ogni giornata come quella tornavano.
Il ricordo era quello del giorno in cui suo fratello scomparve dal nulla, in una giornata grigià con la pioggia che quel giorno aveva coperto le lacrime sul suo viso ma che aveva spazzato via la sua felicità, di lui venne ritrovato solo il braccio destro, e non si seppe più nulla.
 
Una lacrima solitari rigò il suo candido viso, che asciugò subito, dopodichè si diresse verso il bagno per lavarsi, e si fermò un secondo ad osservare la sua immagine riflessa nello specchio, capelli castani corti, corporatura esile, un seno poco sviluppato, odiava molto la sua corporatura, perché molti ragazzi la consideravano deboleper questo aspetto.
 
Si lavò i denti e la faccia, aprii l’armadio che si trovava dal lato opposto della stanza rispetto al letto, prese un paio di leggins neri, una maglietta a maniche corte bianca e sopra di essa si infilò una felpa blu elettrico. Indosso il suo giubotto nero, si caricò lo zaino sulle spalle che pesava un quintale a causa di tutti i libri e quaderni che conteneva, uscì dalla stanza con una certa fretta e scese le scale frettolosamente, non fece nenache in tempo a sentire arrivare alle orecchie il saluto dei suoi genitori che si ritrovò subito all’esterno, invasa da un freddo pungente nonostante la stagione non troppo fredda, infatti era strano che quel giorno era così freddo ma non se ne preoccupò.
 
Arrivò a scuola appena in tempo per vedere tutti che stavano entrando con una certa fretta, tranne alcuni che rimanevano fuori per finirsi la sigaretta. In mezzo a quel via vai di gente intravide una ragazza dai capelli biondi lunghi con un fisico ben proporzionato, letterlmente avvinghiata ad un ragazzo dai capelli castani.
 
“Sempre così devo trovarli quei due” sbuffò Violette ma allo stesso tempo facendosi scappare una risatina, dopodichè alzò il braccio sperando di farsi vedere:”Costance!Jake!”
 
I due ragazzi appena sentirono la voce della ragazza interrupperò quel bacio, che se non fosse stato per Violette sarebbe durato ancora a lungo, la cercarono con lo sguardo e appena videro la sua esile mano che salutava si diressero verso di lei, e la abbracciarono, a quel punto il castano prese la parola:
 
“Ehi Violette, come va oggi?studiato per il compito?”
 
“Si tranquillo” rispose Violette con un sorriso “piuttoso voi due” iniziò vedendoli bagnati dalla testa ai piedi senza un ombrello” vi prenderete un raffreddore colossale se vi bagnate ancora un po’ “ finì la frase trattennedo una rista e guardandoli con uno sguardo alquanto divertito.
 
“Beh questo è vero” rispose l’amica che stava ridendo “però è molto romantico baciarsi sotto la pioggia non credi? dovresti trovarti un ragazzo cara amica mia, hai tutta la scuola ai tuoi piedi praticamente”

”Nessun ragazzo mi interessa in particolare, e poi tutti guardano il mio aspetto esteriore e non quello che ho dentro, mi credono debole, per questo li evito” rispose con tono secco, il suo sorriso era scomparso e i suoi occhi si erano spenti, e avevano smesso di fissare quelli degli amici.
 
I due amici la osservarono con uno sguardo triste, mentre era immersa nei suoi pensieri, tutti i ragazzi erano interessati solo al suo aspetto e alla sua fragilità, da quella volta che era stata violentata, ma nonostante quello che era successo lei tirava avanti, era una ragazza molto forte.
 
I tre rimasero immobili come fossero in un quadro, sotto la pioggia che in quel lasso di tempo si era placata un pochettino,fino a quando la campanella non li risvegliò da quello stato e li fece correre verso l’interno della scuola. Entrarono in classe dove trovarono il resto della loro compagnia di amici, dove iniziarono a parlare del più e del meno, le interrogazioni e compiti da fare per quel giorno e altre cose così. Il professore entrò in classe facendo sedere tutti gli alunni ai loro rispettivi posti, Costance e Jake erano vicini di banco, in ultima fila, mentre Violette era da solo nella penultima vicino alla finestra che dava sul parco della scuola. Appena si sedette al suo posto, iniziò ad osservare come ogni giorno il cielo e si perse in esso, sognando di sorvolarlo di poter librarsi in aria come gli uccelli, sentire il vento leggere scompigliarle i capelli e sentirsi finalmente libera da ogni problema, libera da ogni cosa che possa farle male, libera dal mondo intero.
 
La sua mente venne riportata in quella stanza con l’apertura della porta, seguita dall’entrata di un ragazzo molto altro, con i capelli castani lunghi che gli coprivano quasi gli occhi, che rano di un colore azzurro come il cielo limpido e un bel fisico; indossava una felpa nerda , dei jeans strappati, tenuti su da una cintura marrone scuro e infine delle scarpe blu-scuro con lacci neri. Il professore si girò verso il ragazzo

”Ah sei già arrivato vedo” successivamente si rivolse verso la classe:”Ragazzi lui è Zack Trevis e da oggi in poi farà parte di questa classe quindi mi raccomando fate in modo che si ambienti presto” rivolse ancora una volta il suo sguardo su Zack:”Puoi metterti vicino a Violette, in penultima fila”.

Appena sentii pronunciare il suo nome, diresse il suo sguardo prima sul professore e poi su Zack, e il suo cuore si fermò, il blu del mare dei suoi occhi si perse nel cielo di quelli di Zack, era come se quegli occhi la incatenassero al loro interno, ormai non vedeva più i suoi compagni o il professore che li fissava, ormai erano rimasti solo lei e Zack. Sentiva lo stomaco contorcersi, il cuore batterle all’impazzata, provava un calore indescrivibile.
 
Zack andò a sederis di fianco a Violette, che ancora non riusciva a calmarsi, era tutta rossa e ansimava, era quasi come se avesse perso il respiro, ma piano piano si calmò definitivamente, e diresse il suo sguardo in quelli di Zack, osservandoli più da vicino notò uno sguardo di ghiaccio ma anche triste allo stesso tempo, voleva capire perché si sentiva così, era una sensazione magnifica, le parole le uscirono di bocca:”Io sono Violette”
 
“Zack…Zack Trevis”.

 

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