On the Wings of a Dream

di Ren2021
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Sogno Realtà Diverrà ***
Capitolo 2: *** Marmellata di More ***
Capitolo 3: *** Il Miele degli Orsi ***
Capitolo 4: *** Una Bocca di Leone ***
Capitolo 5: *** Quella Civetta delle Nevi ***
Capitolo 6: *** Quando Romba il suo Ruggito ***
Capitolo 7: *** Sotto ad un Cielo Stellato ***
Capitolo 8: *** Ambra Antica ***
Capitolo 9: *** Un Gattino in Battaglia ***
Capitolo 10: *** Rose Nere ***
Capitolo 11: *** L'Effigie di Aslan ***
Capitolo 12: *** Vecchi Amici ***
Capitolo 13: *** L'Alba di un Sogno ***



Capitolo 1
*** Il Sogno Realtà Diverrà ***


Il Sogno Realtà Diverrà
 

« .. il flusso del rotore di un campo vettoriale attraverso Σ uguaglia la circuitazione del campo lungo il bordo della superficie stessa.. E a me che importa? » domandò Ren, lanciando il libro di Analisi 2 sul letto ancora tutto sfatto. La scrivania, situata sotto la finestra, sembrava un campo di battaglia. Libri, fogli, fotocopie sparsi un po' dappertutto, insieme ad un esercito di penne e matite di ogni colore, anch'esse disseminate ovunque. Sul bordo un grosso mattone risaltava per la sua tonalità rosso infuocato. Un leone sulla copertina.
« Aslan.. » mormorò tra sé, alzando lo sguardo. Davanti a lui, oltre la finestra, si ergeva un'enorme montagna innevata, di un bianco quasi magico. Il cuore gli si riempì di una profonda tristezza.
Si vestì in fretta ed uscì di casa di gran passo. Odiava quello stato d'animo e l'unica cura era una bella passeggiata. Si diresse spedito nel bosco ai margini del paese, nel suo luogo segreto dove nessuno avrebbe potuto disturbarlo. Lì poteva fantasticare su luoghi mitici, ricchi di avventure e di eroi coraggiosi, con cavalieri, elfi e altri esseri impossibili.
Perché non posso vivere in un libro?” si chiedeva spesso Ren. “La vita vera è troppo brutta. Non mi piace. Qui non ci sono le persone speciali che ci sono lì. Qui sono tutti egoisti. Ognuno pensa al proprio tornaconto, approfittando degli altri senza il minimo scrupolo. Un mondo infame.
Giunto nel suo angulus si sedette sul solito tronco e, con la musica nelle orecchie, lasciò che la mente vagasse mentre un paesaggio innevato gli riempiva l'animo. « Se fossi nei boschi di Narnia da un momento all'altro uscirebbe il Signor Tumnus. »

 

Dopo cena Ren accese il suo computer, giusto per guardare cosa proponeva di nuovo Facebook. « Solite stronzate.. » ammise, poco sorpreso. Passò da un profilo all'altro, per noia, finché non decise di guardare un film. « E Megavideo non c'è! » esclamò, ironico. « A questo punto me ne vado a letto.. » concluse, indispettito. Si spogliò velocemente, indossando il pigiama al rovescio. Con ai piedi le pantofole a forma di Paperino fece un salto in bagno. La luce della stufa illuminava il corridoio con il suo caldo scoppiettio.
Guardò l'orologio: le 00.59. “Come fa ad essere sempre così tardi?” domandò tra sé. Spense la abat-jour e si infilò sotto al piumone. Un tenue chiarore, proveniente dalla finestra, investì la camera e ben presto sprofondò nel mondo dei sogni.

 

Ren si svegliò di soprassalto. Era buio. Fuori ancora notte. Notò subito il freddo innaturale nella stanza, esagerato. D'istinto si portò le braccia vicine, per riscaldarsi. Incuriosito, uscì dal letto e, indossate le pantofole, tentò di capire da dove provenisse un simile gelo. Percorse la camera, fino ad uscire nel corridoio, incredibilmente tiepido. Sbalordito, ritornò nella stanza e stava per tornare a letto quando, proveniente dalla fessura dell'armadio, una debole luce bianca fece capolino. Un sorriso gli si stampò sul volto mentre stava aprendo la porta che, anziché mostrare giacche e camicie, dava su uno spiazzo innevato con un singolo lampione che illuminava la zona. La neve cadeva abbondante. « Se questo è un sogno non svegliatemi! » esclamò stupefatto.
Subito entrò nell'armadio, lasciandosi alle spalle la sua buia camera. Ancora incredulo, si diresse goffamente sotto al lampione e, incurante del freddo, lo abbracciò.
« Ehi tu! Non sai che quello è sacro? » una voce infranse il silenzio che fino a quel momento aleggiava nell'atmosfera, interrotto solo dai fiocchi di neve che leggeri si poggiavano a terra. Ren si voltò di scatto e, ancor più sorpreso, rimase immobile con la bocca spalancata.
« Ma tu... tu... » iniziò, senza riuscire a concludere la frase. Davanti a lui si ergeva nel suo maestoso cavallo bianco il Re dei Re, avvolto nel sontuoso mantello rosso che ricopriva la cotta di maglia e l'armatura. Alla cintura la spada leonina, alla sinistra lo scudo. Il volto fiero e fermo. I due occhi azzurri, più splendenti della corona dorata, fissi su di lui. Non aveva dubbi su chi fosse. « Re Peter! »
« Esatto » continuò questi « e tu stai.. » si bloccò di colpo, osservando il ragazzo. « Mah.. i tuoi vestiti.. » incredulo anch'esso, si zittì. Per qualche altro istante, l'unico rumore tornò ad essere quello dei fiocchi di neve. Il Re si riprese e, spronando il cavallo, si avvicinò per osservarlo meglio. « Tu vieni dall'altro mondo! » esclamò, scendendo dal destriero con un balzo elegante.
« Io.. »
« Starai gelando! » Peter si slacciò il mantello e lo consegnò a Ren, che solo in quel momento si rese conto di battere i denti dal freddo. « Vieni » continuò, rimontando in sella. « Parleremo dopo davanti ad un bel focolare caldo. » E così dicendo gli allungò il braccio destro, affinché salisse anch'esso.

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Capitolo 2
*** Marmellata di More ***


Marmellata di More

Galopparono a lungo, per più di un'ora. Durante tutto quel tempo, Ren rimase in una sorta di dormiveglia, dove realtà e sogno si mescolano e la mente rimane annebbiata.
Ad un tratto Peter tirò le redini, con dolcezza, esortando il bianco destriero a fermarsi con un roco « Uoo.. ». Subito il cavallo rallentò e, per l'inerzia, Ren si schiacciò ancor di più contro la schiena del Re. Ciò lo destò dal torpore e, ripresosi, si guardò attorno, ancora incredulo.
Si trovavano ora in una piccola radura, avvolta da una fitta corona di alti pini imbiancati. In mezzo ad essa spiccava una piccola capanna in legno, con un comignolo fumante. Su un suo lato, una piccola stalla lasciava posto ad una sola cavalcatura, dalla quale usciva abbondante del fieno dorato.
« Benvenuto nella mia sontuosa dimora » scherzò Peter, scendendo da cavallo.
Ren lo imitò, un po' dubbioso. Il Re Supremo di Narnia abitava in un'umile baracca? Dov'era finito Cair Paraval, con il suo rigoglioso meleto? E le sorelle e il fratello del Re? Queste e molte altre domande si facevano spazio nella mente di ragazzo, che evitò di ripeterle ad alta voce, aspettando un momento migliore.
Peter lasciò libero il cavallo, che si diresse di spontanea volontà nei suoi spazi, facendo poi segno a Ren di avvicinarsi. Entrambi entrarono nella casupola, dal basso soffitto, senza proferire parola alcuna. L'intera capanna, com'era prevedibile, era costituita da un'unica stanza, riscaldata e illuminata da un grosso caminetto fatto di grigie pietre. Al centro una piccola tavola in legno, con due sedie di legno anch'esse. Spostato su un lato, un piccolo letto in paglia ricopriva in lungo l'intera parete, mentre nella parte opposta una bassa credenza si affiancava all'unica finestra presente nell'abitacolo.
« Hai fame? » domandò Peter, portando le due sedie vicino al focolare. Aggiunse della legna al fuoco, ravvivandolo con un lungo ferro dall'impugnatura in legno. « Ho del pane, un po' vecchio, e della marmellata di more, se ti va. » Così dicendo estrasse dalle ante della credenza una pagnotta, un barattolo e un coltello, che appoggiò sul tavolo. Prese poi un pentolino, lo riempì di acqua e lo mise a scaldare.
Ren osservò attento ogni singola mossa del Re, ancora incredulo. « Senti ma.. sto sognando? » domandò diretto al giovane biondo, dimenticando che si trattava di un sovrano.
Peter sembrò ignorare il mancato rispetto nelle parole del ragazzo, o perché poteva comprendere il suo stato d'animo, o perché era anch'egli eccitato nell'incontrare un altro abitante della sua stessa terra natale. Rimasero in silenzio per qualche istante, finché Peter non scoppiò in una sonora risata. « È quello che mi chiedo ogni giorno anch'io! » ammise, sorridendo. « No no, questo posto è reale, credimi » continuò, sedendosi. « O, se proprio insisti, ti tiro uno schiaffo per vedere se ti risvegli. »
In quel momento Ren si ricordo del carattere del Re Supremo, fiero, egocentrico, testardo ma gentile e coraggioso. E anche un po' stronzo, a volte.
« Grazie, sono a posto! » rispose, sorridendo. Iniziava a sciogliersi, a poco a poco, anche grazie al calore del focolare e del tè che Peter aveva appena preparato, aggiungendo all'acqua frutti e erbe essiccate. « Non mi sembra ancora vero.. »
« Anche per me i miei fratelli è stato così, all'inizio. » ammise, spalmando su una fetta di pane la scura gelatina. « Ormai sono 10 anni che siamo qui, a Narnia. » sorrise, addentando lo spuntino.
« Ma.. voglio dire.. tu.. voi.. Narnia » Ren era indeciso se dire al ragazzo che, nel suo mondo, loro altro non erano che personaggi di un libro. Un magnifico libro, certo, ma pur sempre un libro.
« Ah! » esclamò Peter, interrompendolo. « Come sai che questa terra si chiama Narnia? E come sai chi sono io? » Un leggero tono d'orgoglio sfuggì al Re Supremo in quest'ultima domanda.
« Ecco.. diciamo che.. » L'aveva messo alle strette. Cosa rispondere, ora? Di certo non poteva dirgli che, nel suo mondo, lui stesso era frutto della fantasia di uno scrittore. Decise allora di provare con la diplomazia e, tentando di essere il più smielato possibile, domandò: « Posso rispondervi in un altro momento, Sire? »
« Io non sono il tuo Re » replicò, rapido. « Per te sono e sarò sempre solo Peter. Inoltre, qui non sono quello che sono . » disse, voltando lo sguardo. Ren s'accigliò, non cogliendo appieno il senso delle parole del ragazzo biondo. Quest'ultimo, sentendo gli occhi dell'altro fissi su di lui, continuò: « Essia. Non ti chiederò come conosci già tutto su Narnia, almeno per ora... Ma cambiando discorso, non mi hai ancora detto qual è il tuo nome! »
In quel momento Ren si sentì particolarmente stupido. Era lì, seduto faccia a faccia con un sovrano, con il pigiama storto e ai piedi le pantofole di Peperino, e per giunta si era dimenticato di presentarsi! « Io.. sono un vero idiota! » esclamò, portandosi la mano destra alla fronte. « Che vergogna! Sono impresentabile, e ho pure sbagliato a vestirmi!»
Peter rise, divertito. « Ti volevo dire che hai la parte sopra rovescia, ma non sapevo se magari da voi si usasse così! » rispose questi, scoppiando in una fragorosa risata.
A quel punto, non sapendo cos'altro fare, Ren imitò l'amico, e i due risero di gusto per qualche minuto. « Comunque mi chiamo Ren, molto piacere. » E così dicendo allungo la mano, chiedendosi se l'altro capisse il senso di tale azione.
Peter gliel'afferrò, stringendola con forza. « Piacere tutto mio » ammise, sempre sorridendo.

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Capitolo 3
*** Il Miele degli Orsi ***


Il Miele degli Orsi
 

« E così da dove vieni tu la guerra è finita » disse Peter, bevendo tutto d'un fiato il poco tè rimasto nella sua tazza. Il sole ormai s'era fatto alto, e la mattina era trascorsa con le domande del giovane Re alle quali Ren tentava di rispondere in modo vago. Certo non poteva dirgli tutto, ma che non provenissero esattamente dalla stessa epoca era lampante. « E Paperino sarà amico di Topolino » continuò, indicando le pantofole dell'altro.« Eh sì! » esclamò Ren, sorridendo. Uno sbadiglio lo colpì alla sprovvista, tanto che fece appena a tempo a portarsi la mano alla bocca. Dopotutto non aveva dormito molto quella notte.
« Facciamo così.. » iniziò Peter, alzandosi in piedi. « Io ora vado al villaggio qui vicino mentre tu ti fai un bel sonnellino, okay? Non starò via molto.» Le sue parole suonarono quasi come un ordine, benché avesse le intenzioni migliori.
Ren non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che l'altro già si stava spogliando dell'armatura per indossare abiti più comuni. Ammucchiò con cura ogni componente metallico in un angolo e infine si tolse la cotta di maglia, restando con una leggera giacca di lino bianca e una calzamaglia scura addosso. « Mi chiedevo perché non te la fossi tolta prima.. non è scomoda? » domandò, ignorando quanto detto prima dal cavaliere.
« Affatto » sorrise. « Anch'io all'inizio la immaginavo estremamente pesante e fastidiosa, ma questa è stata fatta dai nani: leggerissima! ». Detto ciò aprì un grosso baule di legno dal quale estrasse degli abiti più umili. Indossò un paio di braghe marrone chiaro, abbastanza strette, una camicia bianca e sopra di essa una semplice tunica color castagna. « Oh, non nevica più » disse, guardando fuori dalla finestra.
« Comunque, non sapevo ci fossero dei villaggi sparsi per il paese » ammise Ren, restando seduto mentre l'amico si legava per bene gli stivali ai piedi.
« Ma come? Pensavo sapessi già tutto » Peter si fermò, alzando gli occhi blu verso il giovane.
Questi scosse il capo in segno di diniego. « A dire il vero io so solo cos'è successo fino a quando sei stato incoronato Re. Per il resto è buio. »
« Ah! » esclamò l'altro, stupito. « Beh.. in poche parole, una volta finito il gelo eterno della Strega Bianca molte navi provenienti oltreoceano sono giunte nella nostra terra. Navi che portavano gente come noi. Da allora umani e narniani hanno iniziato a vivere insieme come un unico popolo, raggruppandosi in villaggi con case, mercati e cose così insomma.. tutti sotto il nome di Aslan e di Cair Paravel ». Detto ciò si alzò, si avvicinò al caminetto e afferrò il mantello verde scuro appeso di lato. « Ora è meglio che vada ». Si chinò per aggiungere dell'altra legna al fuoco. « Dormi pure nel mio letto.. non sarà come i materassi ai quali sei abituato ma la paglia non è poi così male ».
« Ma non ce n'è bisogno! » disse Ren, colpito dalla sua premura « Sei fin troppo gentile ad ospitarmi, non posso approfittare anche di questo.. sto bene anche qui, seduto al caldo.. »
« Il mio è un ordine, in realtà » rispose Peter e, sorridendo, gli lanciò una coperta che colpì l'altro in pieno viso. « Ed ora.. ciao! » Si legò il mantello attorno al collo e, alzato il cappuccio, uscì di gran passo, sbattendo la porta dietro di sé.
Ren, sbigottito, fissò per qualche secondo l'apertura dalla quale l'altro era uscito. Infine, con ancora la coperta fra mani, si alzò. « Beh.. dopotutto sono ancora in pigiama » disse fra sé.

***

Si avvicinò al letto, che studiò per alcuni istanti. Un bianco lenzuolo di stoffa racchiudeva tutta la paglia, così che non pungesse. Un grosso cuscino di piume si trovava di lato, un po' stropicciato ma dall'aria morbidissima.
Data un'ultima occhiata alla stanza, Ren decise di sdraiarsi. Con sua grande sorpresa scoprì che il letto era “tutto sommato niente male” e, avvoltosi nelle calde coperte, diede le spalle all'interno, rivolgendosi così verso il muro. Rimase a pensare per qualche minuto, gli occhi spalancati. « È tutto così incredibile.. » sussurrò, prima di abbandonarsi alla stanchezza e socchiudere le palpebre. Di lì a poco fu già profondamente addormentato, ma al suo risveglio non avrebbe ricordato sogno alcuno. E dopotutto, quale miglior sogno avrebbe mai potuto fare se già si trovava in quella terra magica?

***

Con rapidi passi Peter si allontanava dalla sua casupola, diretto al piccolo villaggio poco più a nord. Aveva preferito non portare Glacies, il suo cavallo, così che nessuno sospettasse che sotto a quell'umile mantello, un po' logoro, si celasse in realtà il Re Supremo.
Conosceva a memoria ormai la via per giungere in paese, così che, durante tutto il viaggio, poté lasciare la propria mente vagare fra altri pensieri. Era contento, certo, di avere qualcun altro del proprio mondo con cui parlare, ma a Narnia nulla succede per caso.
« Siamo forse in pericolo? È tornata Jadis? No.. impossibile. E allora perché è arrivato un nuovo “figlio di Adamo”? E se fosse.. e se fosse colpa mia? » Peter si arrestò, di colpo. Dopo qualche istante scacciò questi pensieri dalla mente, con la convinzione che tutto sarebbe stato chiaro a tempo debito. « Inutile affannarsi, per ora.. ».
Senz'accorgersene era ormai giunto a destinazione. Si risistemò il cappuccio, così che nessun ciuffo biondo fosse visibile. S'addentrò tra le strette viuzze, tentando di non attirare l'attenzione, senza alzare mai lo sguardo. Sentì frammenti di discorsi degli abitanti, perlopiù riferiti all'abbondante nevicata della notte passata e, in generale, al clima gelido. Finalmente arrivò in piazza, dove il giornaliero mercato aveva attirato gran parte degli abitanti, benché il tempo non fosse dei migliori. Ciò che vide, in quanto monarca, lo riempì di gioia. Donne umane che conversavano con signore tasso su come lavare i maglioni di lana, centauri che spiegavano ai fabbri umani come ferrare al meglio i propri cavalli, satiri che si contendevano una dolce ninfa con gare di flauto. Per Peter questa era una vista sempre gratificante.
Si diresse alla bancherella dove un giovane orso esponeva i suoi barattoli colmi di miele. « Buon pomeriggio, mio signore » disse, sorridendo.
Questi, con tono pacato e voce rauca, rispose. « Buon pomeriggio a voi, straniero. Posso esservi utile? » domandò l'orso.
Peter amava trattare con quella razza, per la loro innocenza e il loro modo di fare calmo e tranquillo. « Quanti vasetti del vostro miele migliore mi date per questo pezzo d'oro? » chiese, lanciando sul banco un sassolino dorato. Nel piccolo villaggio gli scambi venivano ancora effettuati tramite baratto, e chiunque si sarebbe insospettito di un viandante con oggetti di simile valore. Tutti tranne gli orsi, che preferivano farsi gli affari propri, e questo Peter lo sapeva bene.
« Ooh, direi molti barattoli, signore. Una dozzina almeno. »
« Ne prenderò cinque, ma del più buono che avete. »
L'orso si chinò per un istante, per poi risalire con i vasetti richiesti che contenevano il prezioso liquido. « Se mai ripasserete per queste terre, venitevi pure a prendere la parte mancante. »
« Siete molto gentile, amico mio » concluse lo straniero, afferrando i barattoli.
Peter si diresse dall'altra parte della piazza e attraversò due bancherelle, una di pesce fresco (o meglio ghiacciato) e una con enormi tappeti dai motivi bizzarri, per poi entrare in una piccola bottega seminascosta. Spalancando la porta, il piccolo campanello suonò, indicando al proprietario la presenza di un possibile cliente.
« C'è nessuno? » domandò il giovane. Gli occhi, ancora abituati alla luce dell'esterno, facevano fatica a vedere bene in quel luogo.
« Salve a voi, mio signore ». Da dietro una tenta, che probabilmente dava al resto dell'abitazione, un uomo sulla cinquantina si fece avanti. I capelli brizzolati, una folta barba che delineava le labbra quasi bianche. Un paio di occhiali rotondi sul naso adunco. « In cosa posso servirvi? Cercate forse un bel abito per la vostra fanciulla? O un bel mantello per vostro padre? »
« Nulla di tutto ciò » tagliò corto Peter. Odiava i venditori lecchini. « Mi servono semplicemente dei vestiti per mio fratello. Braghe, camicie, degli stivali, un mantello e cose così, insomma.. E' poco più basso di me, e un po' più magro ».
« Capisco.. preferenze sul colore? »
« Bah.. è lo stesso. Anzi no, magari sull'azzurro, o verde.. »
L'uomo si voltò e andò nel retrobottega. Mentre quest'ultimo cercava quanto richiesto, Peter si guardò attorno, giusto per passare il tempo. Il piccolo locale era pieno di abiti di ogni misura e fattezza, dalla lana più soffice alla seta più liscia.
« Ecco a voi, mio signore ». L'uomo sistemò il tutto sul proprio bancone ed iniziò a mettere ogni capo piegato in una sottile ma resistente borsa di cuoio. « Questa ve la regalo io. Un dono per vostro fratello, diciamo ».
Peter sorrise. Forse si era sbagliato sul vecchio. O forse l'aveva fatto solo perché tornasse ancora a comprare. « Vi bastano quattro barattoli del miglior miele degli orsi? » Quel nettare era considerato un bene molto prezioso fra gli umani. “Probabilmente perché non vengono punti se a prenderlo sono gli orsi” pensò fra sé.
« Mh.. va bene, ma solo perché mi state particolarmente simpatico! » concluse il proprietario.
« Alla prossima dunque » Il giovane afferrò la sacca, ansioso di uscire da quel negozio e, in generale, dal paese.
« È stato un piacere fare affari con voi, mio signore »
Peter ignorò il dire dell'uomo e con pochi passi si lasciò la bottega alle spalle. La civiltà lo rendeva nervoso e non vedeva l'ora tornarsene fra i boschi, senza i rompiscatole e la confusione che abitavano il villaggio.

 

Salve a tutti! Innanzitutto mi scuso per il ritardo con cui ho pubblicato la terza parte ma, causa esami, il tempo mi è nemico >.<
Sono contento che il mio racconto fino a qui vi sia piaciuto, temevo di annoiarvi! Prometto che più avanti ci sarà anche un po' d'azione, ma è ancora tutto da definire!
Per quanto riguarda i personaggi (che per ora sono solo Peter e Ren) pensavo di darvi qualche info in più, magari alla fine dei capitoli futuri (sono nuovo nel mondo delle fanfiction >.< non so se questi “spazi dell'autore” hanno un nome specifico.. che poi, “autore” è proprio un parolone!)
Come avrete capito, non sono esperto nemmeno nell'abbigliamento medievale. Fino a cotte di maglia e armature ci arrivo, ma poi zero o.ò Quindi portate pazienza se mi sono inventato un po' di abiti a caso XD
Che altro dire? Spero che continuerete a seguire le avventure di Ren nella mia Narnia!
A presto

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Capitolo 4
*** Una Bocca di Leone ***


Una Bocca di Leone


Peter socchiuse la porta. Una calda zaffata lo investì.
Negli ultimi cento metri che lo separavano da casa aveva ripreso a nevicare e fu contento di ritrovarsi finalmente al coperto. Ben presto avrebbe fatto notte e il gelo diventava sempre più acuto.
Ren dormiva ancora. Poteva sentirne il respiro regolare. Così, il giovane si scrollò di dosso i bianchi fiocchi, abbassò il cappuccio e infine, dopo aver appoggiato la borsa colma di vestiti sul tavolo, si tolse il mantello. Poche erano le braci ancora accese, perciò il ragazzo dovette armeggiare un poco con stecchetti di legno secco e leggeri soffi per ridare vita a una nuova fiamma. « Eddai.. » borbottava tra sé sottovoce, tentando di fare il minimo rumore possibile.
Finalmente il fuoco s'accese e Peter, soddisfatto, si accomodò sulla sedia lì vicino. Giocherellava distratto con un rametto di legno, mentre la sua mentre iniziò a vagare tra mille pensieri. “ Chissà come stanno andando le cose senza di me... ” iniziò a domandarsi. “ Bah, se la caveranno certamente bene ” ammise, lanciando il legnetto tra le fiamme.
Si voltò verso il giaciglio nel quale riposava ancora il suo nuovo ospite. “ E tu, si può sapere perché sei qui? ”.
Ren si rigirò nel letto, e subito Peter voltò lo sguardo. « Buongiorno.. » esclamò infine il ragazzo, mettendosi a sedere nel pagliericcio.
« Di' pure buonasera, ormai.. » replicò quello, in malo modo, rimanendo sempre di spalle.
Ren sorvolò, sia perché ancora mezzo addormentato, sia perché stava facendo l'abitudine agli sbalzi d'umore dell'amico. “ Dopotutto, io non sono da meno ” pensò. Si stiracchiò, tentando di uscire da quella trappola di coperte nella quale si era avvolto. Subito gli occhi si posarono sul tavolo e sull'invitante borsa appoggiata sopra di esso. « Cos'è? » domandò, cambiando così discorso.
Peter, accortosi di essere stato un po' sgarbato, tentò di rimediare. Si voltò sorridendo e, con voce gentile, esclamò: « Per te! ».
Ren, meravigliato, afferrò la bisaccia e l'aprì, curioso. « Ma tutto? » domandò, estraendo l'enorme quantità di abiti che conteneva. « Non dovevi! »
« Beh.. non puoi certo girare per le vie di Narnia in pigiama! » osservò l'altro, con un enorme sorriso.
« Effettivamente non ci avevo pensato.. » rispose. « Ma in ogni caso è tantissima roba.. e questo? » chiese, mostrando a Peter il barattolo dorato.
« Oh sì, quasi dimenticavo.. quello è il miele degli orsi. Assaggialo, su, è buonissimo. » lo incitò, alzandosi poi in piedi per avvicinarvisi.
Ren tentò di svitare il vasetto, che con sua grande sorpresa si aprì senza fare tante storie. “ Se non altro ho evitato una figuraccia.. ” ammise tra sé.
Senza indugiare oltre, il giovane re infilò l'indice nel denso nettare, che poi si portò alle labbra. « Non ho cucchiaini! » farfugliò, con il dito ancora in bocca, notando l'espressione perplessa dell'amico.
« Ah! » esclamò il giovane, imitandolo. Già al primo assaggio scoprì che non gli aveva mentito. Il miele era davvero ottimo, non stomachevole come quelli che aveva sempre assaggiato nel suo mondo, troppo dolci e appiccicosi. « Non ho mai mangiato una cosa così! »
Peter ridacchiò, divertito. « Avrai tempo per assaggiare le altre prelibatezze che ci sono solo qui ».

Il due chiacchierarono per oltre un'ora, durante la quale il giovane re parlò della sua visita in paese e di come si era spacciato per un viandante in cerca di abiti per il fratello minore.
« Come se non ne avessi già abbastanza, di fratelli » esclamò Ren, in tono scherzoso. « Ma.. a proposito, che fine hanno fatto Susan, Lucy ed Edmund? » domandò. Era sempre più curioso di sapere perché Il Magnifico vivesse in una casetta sperduta, e ora sentiva di essere abbastanza in confidenza per chiederglielo.
« Stanno bene, grazie. » rispose, freddo.
Io però non ti ho chiesto come stanno.. ” pensò il giovane. Evidentemente si sbagliava, non era ancora giunto il tempo per discorsi seri. « Senti.. » iniziò allora, per cambiare argomento. « Ma tu non hai sonno? Saranno quasi ventiquattr'ore che sei in piedi! » domandò, sinceramente preoccupato.
« Io non dormo più » rispose quello, tranquillo.
« Scusa? »
« Sì.. se anche mi sdraiassi, ci metterei delle ore per addormentarmi, e quando alla fine ci riesco, gli incubi mi svegliano ».
« E quindi hai deciso di non dormire più? » domandò, visibilmente perplesso.
« Esatto ».
« Non mi sembra questa grande idea.. » ammise, ora seriamente allarmato. « Dai, sdraiati un po', almeno per qualche ora.. »
« Sì, e tu che farai nel frattempo? » domandò Peter, canzonandolo.
« Io... io.. » Ren si guardò attorno, in cerca di qualcosa che lo tenesse impegnato. « Io leggerò questo! » esclamò, prendendo da una mensola in disparte un grosso libro intitolato “ Leggende sulla Lanterna Verde ”. « Quindi dormi pure ».
« Mh.. comunque non ho sonno » ribadì il giovane.
« Il mio è un ordine, in realtà » disse Ren, con un enorme sorriso.
Il giovane re, riconoscendo le sue stesse parole, si arrese e sorrise anch'esso, divertito. « Tu lo sai vero che sei l'unico che può parlarmi così in questo mondo? ».
« Che posso farci se sono speciale! » esclamò, ridacchiando.
Peter scoppiò anch'egli a ridere, divertito dal fatto di non essere l'unico con un ego a mille in quella stanza. “ Tutto sommato non siamo poi così diversi.. ” pensò.

***

Passarono delle ore, durante le quali Ren sfogliò un po' contro voglia il libro che aveva trovato. Spazientito, lo richiuse e si alzò per aggiungere dell'altra legna al fuoco. Tornò poi alla sua sedia, rivolta verso il letto nel quale Peter riposava beato. « Non mi pare abbia poi fatto tanta fatica ad addormentarsi.. » ammise, parlando sottovoce. « Uff.. è possibile trovarsi nel posto più fiquo al mondo e passare il tempo a leggere un noiosissimo mattone? » si domandò, ancora più innervosito. Un'idea si materializzò nella sua mente. « Oso? ».
Facendo il minor rumore possibile si alzo, si avvicinò al giaciglio e si assicurò che l'amico stesse ancora dormendo profondamente. Fatto ciò, si spogliò dei suoi abiti e provò ad indossare quelli acquistategli dal re. Si infilò prima le braghe, poi una grossa camicia di lana e sopra una tunica celeste, stupendosi del fatto che gli calzavano a pennello. Indossò infine gli stivaletti, si coprì con il pesante mantello e, dato un ultimo sguardo al bello addormentato, uscì di casa quatto quatto.
L'aria era fresca, il cielo limpido e una luna, che a Ren sembrò più grande del solito, rischiarava a giorno l'intera radura, aiutata dal biancore della neve, che ne rifletteva i raggi. Il giovane corse, saltando come un grillo, per poi sprofondare nella soffice distesa bianca e rialzarsi e correre ancora. Dopo un po' di tempo si accorse di essersi allontanato abbastanza e, conscio del suo pessimo senso dell'orientamento, decise di non avanzare oltre. Iniziò quindi a passeggiare tra gli alti alberi, osservandone la loro maestosità, e chiedendosi quanti secoli potessero avere.
Oltrepassò un enorme pino quando uno strano puntino colorato alla base della pianta lo colpì. Era un rosso forte, intenso e limpido, benché tutt'intorno fosse ovattato dalla pallida luce lunare. Incuriosito, il ragazzo si avvicinò, chinandosi. Ciò che vide lo lascio alquanto sbigottito: cosa ci faceva una piccola bocca di leone fiorita in pieno inverno? Era bella, sana, come quelle che, da piccolo, raccoglieva nel giardino della nonna. La tentazione di premerla sui lati era tanta, ma non poteva rovinare quel miracolo della natura. “ Okay che da noi non ci sono più le mezze stagioni.. ma non pensavo fosse così anche per Narnia! ”. Sorrise tra sé, pensando a quanto fosse pessima la sua battuta e a quanto cretino fosse.
Si rialzò in piedi, ancora dubbioso, quando sentì un'enorme presenza scaldargli il cuore, e collegò le due cose. « Aslan.. ». Non era una domanda, non poteva confondersi. Sapeva che era lui, e che gli era vicino.
« Certo, giovane figlio d'Adamo ». Le sue parole risuonavano nella mente, non nell'aria.
Ren si voltò di scatto, ansioso di vederne la folta criniera. Ma dietro a lui non c'era nessuno. Si guardò attorno, e poi capì. Quella voce proveniva dal fiore. « Aslan? ».
« Ohoh sì piccino, sono proprio io ».
Il giovane trasalì. Non era ancora abituato a sentirsi una mente estranea nella testa, e men che meno a sentirla ridere come un leone può fare.
« Sono felice di poterti parlare, benché io ti abbia sempre sentito ».
Il ragazzo non era sicuro di capire cosa intendesse, ma certo non poteva perdere tempo a ragionarci su. « Sei stato tu a portarmi qui? » domandò.
« E chi altri potrebbe? Ma questo non è il momento di porre quesiti. Ascoltami, abbiamo poco tempo. Perché hai mentito a Peter? »
« Cosa? ». Ren s'accigliò. Quando mai gli aveva mentito?
« Non gli hai detto la verità. Non gli hai detto che, dal mondo in cui provieni tu, Naria è solo un libro di cui Peter è solo un personaggio. Tacere sulla verità è come dire una mezza bugia, e un'amicizia costruita sulle menzogne non ha le fondamenta solide. Capisci? ».
Il giovane si sentì un po' in colpa. « Io pensavo di fare la cosa giusta nel.. » ma il leone lo interruppe.
« Per quanto doloroso possa essere, è sempre meglio essere sinceri. Le innocenti bugie non esistono. »
« Sì.. ma.. » Ren capì ciò che intendeva.
« Dunque ora sai cosa fare. »
« Appena vedo Peter gli dirò tutto, ma.. »
« Bravo cucciolo. Ed ora è il momento di salutarci. »
« Come, di già? Io ho ancora un sacco di cose da chiederti e.. »
« Se io ti dicessi perché sei qui non impareresti nulla. No, tutto sarà chiaro a tempo debito. »
« Mah.. e Peter? Perché vive in mezzo ai boschi? Perché non è a Cair Paravel a governare? »
« Questo puoi chiederlo a lui. Ed ora vai, ci rivedremo presto piccolo figlio d'Adamo! »
« Ma.. » non riuscì nemmeno a finire la frase che l'enorme presenza, così com'era apparsa dal nulla, scomparve. « Ma io non sono piccolo! » esclamò, al nulla. Il piccolo fiore era ancora lì, privo del colore intenso che gli pulsava fino a poco prima. « Almeno non sono pazzo » borbottò.

 

Ben ritrovarti! Ancora un gigantesco grazie a chi mi segue! Scusate se ci ho messo molto andare avanti, ma purtroppo febbraio è un mese di cacca (sessione .____.).
Innanzitutto devo precisare che, per come l'avevo pensato all'inizio, questo capitolo è incompleto. Siccome mi stavo dilungando un po' troppo, ho pensato che se avessi descritto anche il ritorno e gli avvenimenti di Ren a Peter sarebbe diventato tutto un po' troppo grosso >.< così si rimanda alla prossima volta (mi spiace per chi voleva incontrare Susan e gli altri.. dovrà aspettare ancora un po' di tempo!)
Spero che l'idea della Bocca di Leone vi sia piaciuta ( non so se avete mai schiacciato ai lati di questo fiore per fargli aprire le “fauci” XD io lo facevo sempre! ), e anzi mi sono chiesto perché Lewis in persona non abbia usato questo espediente. Ebbene? La bocca di leone in inglese si chiama “snapdragon”, e quindi ciccia.
Infine volevo precisare una cosa. Secondo la storia originale, Peter è finito a Narnia quando aveva 13 anni (mi pare). Le mie vicende, invece, sono ambientate più o meno dieci anni dopo, quindi il Re Supremo ha qui più o meno 23 anni, mentre Ren ne ha un paio di meno: la via di mezzo tra Peter e Edmund, come Susan, per intendersi.
Detto ciò, a presto!

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Capitolo 5
*** Quella Civetta delle Nevi ***


Quella Civetta delle Nevi


« Eccomi.. ». Ren si piegò, le mani alle ginocchia. Aveva il fiatone per quanto aveva corso, ansioso di raccontare tutto a Peter. Si fermò, raggiunto finalmente il limite della radura. Il cuore pompava a mille. La luna continuava a rischiarare, solitaria. Una luce fioca traspariva dalla finestra. “ Chissà se dorme ancora.. ” si domandò, riprendendo la marcia. Camminava piano ora, per riprendersi almeno un po'.
Era ormai giunto sull'uscio, la mano destra sulla maniglia. Stava per aprire la porta quando un rumore del tutto inaspettato lo paralizzò. « Ma che diavolo.. » farfugliò, voltandosi. Silenzio. Rimase immobile ancora per alcuni lunghi istanti, ma nulla. Era ormai deciso di essersi immaginato tutto, quando lo stesso suono si rifece sentire, ora più intenso. Proveniva dalla stalla.
Cauto, Ren si avvicinò, affacciandosi. I battiti accelerati. « Meno male! » esclamò il ragazzo, espirando. Davanti a lui si mostrava una scena quasi comica. Glacies, il cavallo di Peter, stava nitrendo perché non riusciva più a raggiungere la paglia fresca senza scoprirsi dalla coperta che il suo padrone doveva avergli messo prima di sera. Il collo allungato all'impossibile, i denti bene in mostra. « Oh, povero cavalluccio! Hai finito la pappa? » domandò, nel solito tono da ebeti che si usa quando si parla al proprio animaletto domestico.
« Mi pare palese, giovane esemplare di razza umana ».
Ren rimase di sasso. Si era completamente dimenticato del dono fatto da Aslan agli esseri viventi di Narnia: il dono della parola. « Oddio mi spiace moltissimo! Non volevo... » iniziò il ragazzo, portandosi la mano alla bocca, imbarazzato.
« Non ha importanza, non ha importanza.. » lo interruppe l'animale. « Ma saresti tanto gentile da avvicinarmi dell'altro foraggio dorato prima che mi spezzi l'osso del collo? » domandò infine.
Ren afferrò un'enorme bracciata di fieno e gliela porse davanti, senza proferire suono alcuno. Rimase poi fermo, a guardare la bestia mentre iniziava a masticare l'erba secca.
« Sai, non è educato fissare qualcuno mente mangia.. » disse il cavallo, tra un boccone e l'altro.
Il ragazzo, visibilmente a disagio, si chinò lì accanto. « Scusami, è solo che.. non ci sono ancora ancora abituato.. ».
« Hihihih.. scuse accettate! » esclamò l'animale, in quella che sembrava una risata equina. « Non sai che faccia ha fatto Peter la prima volta che ci siamo incontrati. Ma dimmi, ti ha detto da quanto tempo siamo amici? » domandò, ora completamente sazio.
« A dire il vero no.. » ammise l'altro.
« Ooh.. molto strano. È la nostra storia preferita. Dunque.. tutto ebbe inizio quattro anni, sette mesi e undici giorni fa. Era una notte d'estate calda e afosa, ed entrambi ci trovavamo molto più a sud di dove siamo ora, in terre selvagge e poco ospitali. Le truppe dei narniani si stavano ritirando, dopo quella che fu forse una delle battaglie più spettacolare alle quali abbia mai partecipato. Devi sapere che io sono un prode condottiero. Ho preso parte a innumerevoli scontri, da non poter contare nemmeno fra le dita dei vostri strani zoccoli. Ma non dilunghiamoci troppo. Ebbene, stavamo affrontando le truppe di Re Mida. Quello zoticone aveva iniziato a trasformare in oro le foreste del nostro popolo! Povere ninfe, posso sentire ancora ora i loro pianti, se mi concentro... ».
Ren decise di mettersi comodo. Era evidente che la storia sarebbe andata per le lunghe.
« Insomma, il mio valoroso cavaliere stava comandando un gruppo di soldati scelti, di cui io facevo ovviamente parte, per fare un assalto alle forze nemiche. L'obiettivo era prendere prigioniero il loro re, così da porre fine alla guerra il più presto possibile. Stava andando tutto liscio quand'ecco apparire Mida in persona, nel suo enorme mantello rosso. Quell'infame stava per mettere le mani sul Re Supremo, e ci sarebbe riuscito se il mio intervento tempestivo non l'avesse fermato. Con questi stessi zoccoli ho atterrato il vigliacco! » L'orgoglio fluiva a fiumi nelle parole dell'animale.
« Devi essere molto eroico, oh cavallo ».
« Ho anche un nome, sai? Altrimenti come potranno ricordarmi nelle leggende future? Mi chiamo Glacies. »
« Molto piacere Glacies, io sono Ren » sorrise il giovane, che stava per porgergli la mano prima di capire l'inutilità del gesto. « E cos'altro puoi dirmi su Peter? » lo interrogò, gentile.
« Oh.. » iniziò, nel solito modo equino. « Io e Peter abbiamo avuto tantissime avventure. Insieme siamo imbattibili. Ti ha narrato la guerra contro i giganti durante la quale.. »
« Glacies, ancora queste storie? » una voce famigliare interruppe il racconto, ed entrambi si voltarono verso l'esterno. Lì, appoggiata ad un palo portante, un'elegante figura risaltava nel buio circostante, illuminata dai pallidi raggi lunari. « Mi annoi gli ospiti a far così ».
« Peter, arrivi giusto in tempo. Stavo per raccontare al tuo amico di come ti ho salvato da quel gigante su al nord, al confine. »
« Ma certo! » esclamò il giovane re, entrando nella stalla. « Purtroppo è tardi, e il mio ospite deve ancora cenare ». Così dicendo allungò un braccio a Ren, per aiutarlo ad alzarsi.
Il ragazzo afferrò la mano e balzò in piedi, ansioso di andarsene prima che il cavallo ricominciasse a parlare. « È stato un vero piacere fare la tua conoscenza, eroico destriero » disse, adulandolo.
« Anche per me è lo stesso.. torna pure quando vuoi! »

« Devi scusarmi » iniziò Peter, una volta entrati in casa. « Mi ero dimenticato di avvertirti di Glacies. Non parla molto spesso, ma se inizia non lo ferma più nessuno ».
« Me ne sono accorto! » esclamò Ren, sprofondando in una sedia. « Mi avrebbe tenuto lì per tutta la notte se non fosse stato per te.. »
Il giovane rise, togliendosi il mantello e gli stivali. « Non è un cattivo cavallo. Il suo unico difetto è che, a volte, tende ad esagerare.. ». Si accomodò anch'egli, sull'altra sedia.
I due rimasero un attimo in silenzio. Toccava a Ren proseguire. « Sei riuscito a dormire almeno un po'? »
« Non molto.. ti ho sentito uscire. »
In quel momento il ragazzo si ricordò del suo incontro bel bosco e scattò in piedi, gettando a terra la sedia. « Devo dirti una cosa importantissima! »
Anche Peter, allarmato, si alzò. « Che è successo? » Il suo volto era serio. Gli occhi, notò Ren, particolarmente azzurri.
« Vieni.. siediti.. tocca a me parlare per un po' adesso. » disse, sedendosi nel letto ancora caldo.
Il giovane re lo imitò, sistemandosi lì accanto. « Devo preoccuparmi? » domandò, agitato.
« Vedi.. non sono stato sincero con te. Il mondo dal quale provengo io non è lo stesso del tuo. Nel mio le vicende tue e di Narnia sono raccontante in un libro, Le Cronache di Narnia appunto, scritte da un uomo morto più di cinquant'anni fa. Si chiamava Lewis. Lo so che sembra assurdo, ma è ancora più assurdo che io sia qui. Ho letto e riletto quel libro moltissime volte, ho sognato te e Narnia per notti intere, ho sperato con tutto il cuore di venire qui. Ed eccomi, non so come e non so perché. E ho incontrato Aslan. Ci credi? Ho parlato con Aslan in persona! Cioè, non proprio con lui in carne ed ossa, ma con una bocca di leone rossissima. Sì, lo so che non ci dovrebbero essere bocche di leone fiorite in inverno, ma ti giuro che c'era.. ».
Ren continuava a raccontare senza prendere fiato, dicendo tutto quello che gli veniva in mente. Dire all'amico queste cose gli fecero capire quanto davvero fosse incredibile la sua avventura.
Le pupille di Peter si dilatarono a dismisura, tanto da oscurare quasi il mare nel quale galleggiavano.
« E così lui mi ha detto di raccontarti la verità, e che non dovevo mentirti. E che se non te lo dicevo non saremmo mai stati davvero amici, e io non voglio perderti. Non ci sono persone speciali come te nel mio mondo. Ma io pensavo di fare la cosa giusta, non sapevo come l'avresti presa. E quindi.. »
Peter lo interruppe, mettendogli una mano sulla spalla. « Calma.. non c'è problema. Tu non mi hai mentito. Se non ricordo male, tu stesso mi avevi chiesto se potevi raccontarmi tutto in un secondo momento, e io ti avevo detto di sì. Questa per me non è una bugia. E poi, se c'è qualcosa che ho imparato vivendo qui a Narnia è che ci sono innumerevoli dimensioni oltre a quella in cui viviamo. Perciò penso sia possibile che quello che succede in un mondo sia scritto nei libri di un altro, e viceversa. Non credi? »
Ren si meravigliò della reazione di Peter. Era diventato davvero un ottimo Re, razionale e obiettivo. « Io... ti ringrazio. » esclamò infine, sentendosi ora particolarmente leggero.
« Non ti preoccupare.. io avrei fatto lo stesso al posto tuo » sorrise. “ Aslan.. Da quando tempo non ti fai più vedere ” pensò Peter, ma decise di tenere per sé le proprie riflessioni.
Il loro momento di tranquillità non ebbe vita lunga, interrotto da un fastidioso ticchettio. Qualcuno stava bussando alla finestra. I due giovani si avvicinarono, e Peter la spalancò subito, una volta riconosciuto il colpevole. Una bianchissima civetta delle nevi stava battendo sul vetro con il proprio becco.
« Maestà » iniziò il volatile, chinando il capo. « Vostra sorella Susan desidera che facciate subito ritorno a Cair Paravel ».
Ren notò immediatamente lo sguardo di terrore negli occhi di Peter.

 

Dato che volevo accontentare Lovely, e poiché stasera mi sentivo particolarmente depresso, ecco a voi un nuovo capitolo! Mi spiace per chi vuole incontrare gli altri fratelli Pevensie >.< coraggio che presto arrivano! Intanto nel prossimo capitolo * spoiler * si saprà cos'ha portato Peter così lontano ( che, nella mia testa, ha la casetta più o meno qui ).

Enjoy

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Capitolo 6
*** Quando Romba il suo Ruggito ***


Quando Romba il suo Ruggito


« Devi tornare ».
« Noi non ci muoveremo. » Peter era irremovibile su questa decisione. Aveva richiuso la finestra in faccia alla civetta, senza nemmeno darle una risposta.
« Ma tua sorella è stata chiara... avrà davvero bisogno ».
« Avevo detto loro che non sarei mai più tornato. E così farò ».
« Suvvia, non puoi dire così.. Sei il re supremo, Narnia ha bisogno di te ». Ren si sforzava di rimanere calmo e di non urlare, tentando di convincere l'amico facendo leva ora su questo e ora sull'altro motivo.
« Ho detto di no. Fine! » sbraitò il ragazzo biondo. Fu lui il primo ad alzare la voce e Ren non si lasciò sfuggire l'occasione.
« No invece! Adesso tu ti prepari perché noi partiremo stasera stessa! »
« Vacci tu, se proprio vuoi. Io sto qui ».
Iniziarono a gridare, ogni voce tentava di sormontare l'altra.
« Vorrà dire che ci andrò io, dato che tu non hai le palle per fare il re! »
Peter, sentitosi ferito nell'orgoglio, non ci vide più dall'ira. « Ma tu cosa vuoi saperne? Che ne sai del perché io non voglia andarci? » esclamò, scattando in avanti e trovandosi faccia a faccia con l'altro ragazzo. I suoi occhi, un tempo azzurri, erano ora tinti di un blu oltremare.
Ren si sentiva a disagio sotto quello sguardo profondo, ma non si diede per vinto. « Beh.. Allora spiegamelo tu il perché. Qual e il problema, eh? »
Peter non rispose e i due rimasero in silenzio per qualche momento. « I miei fratelli se la caveranno bene anche senza di me » disse infine, quasi sussurrando.
« Ma Narnia ha bisogno di te! Non lo capisci? » Il giovane era ancora furioso. “ Ma quanto testardo è questo? ” domandò tra sé.
« Ma si può sapere che cazzo ti frega di Narnia? Non stai bene qui? Non è quello che hai sempre sognato? Non deve importarti ».
« Sì che mi importa, invece.. » fu Ren ora a parlare piano.
« Ah si? E perché? » domandò Peter, ma la sua domanda non ebbe risposta. « Rispondi, dai! O ti sei dimenticato dire qualcos'altro, oltre al fatto che io sarei il frutto della mente perversa di un bigotto defunto, eh? »
Queste ultime parole fecero scoppiare Ren, che non si trattenne più. « È affar mio solo perché lo è anche tuo, idiota! » Si voltò, gettando a terra la sedia dietro di lui, per poi andare dritto alla finestra a guardar il buio della notte.
L'altro giovane rimase immobile, meravigliato dalla reazione dell'amico. Incerto, si arrese, afferrò il mantello e vi avvicinò alla porta. « Vado a preparare il cavallo.. ».
Rimasto solo, Ren non riuscì a trattenere un sorriso. « Stupida mucca testarda.. » borbottò.

« Io non ci capisco più nulla! »

« Ahiiii! »
Peter, che stava spazzolando il suo amato Glacies, aveva premuto troppo. Preso dall'ira, lanciò via la spazzola, che finì a terra. Rimase immobile per qualche istante. Lo sguardo critico di Glacies fisso su di lui. « Scusami.. » disse infine.
« Non fa niente.. » rispose l'animale. Nessuno dei due parlò per un po'. « In ogni caso, non vedo perché tu debba farti tanti problemi... Tu stesso hai letto i documenti trovati nella biblioteca del Castello della Strega Bianca, no? I nani dicevano che proveniva da un mondo in fin di vita ».
« Non è questo che mi turba... » disse, abbassando lo sguardo. Sentiva di essere sotto allo sguardo pesante dell'amico. « Okay.. Forse un pochino si.. » ammise. « È solo che mi piaceva l'idea di avere qualcuno in tutto per tutto come me ».
« Hai i tuoi fratelli ».
« Non è proprio la stessa cosa, e lo sai ». Peter lo abbracciò, appendendosi al suo possente collo. Dopotutto era l'unico, oltre a Lucy, con il quale riuscisse ad aprirsi almeno un po'. « Ah, cosa farei senza di te » ammise infine.
L'animale sbuffo. « Me lo chiedo spesso anch'io » rispose, leccandogli il volto.

Ren estrasse tutto il contenuto della sua borsa. Gli dispiaceva lasciare i suoi nuovi abiti, ma c'era un lungo viaggio da fare e i viveri erano più importanti. Infilò qualche pagnotta, dei pezzi di formaggio e un po' di carne secca. Gli faceva schifo mettere tutto dentro così, senza chiudere ogni cosa nel proprio sacchettino di plastica trasparente. « Dovrò farci l'abitudine, suppongo » disse a bassa voce, senza farsi udire da Peter che stava piegando un paio di coperte.

« Ci serviranno, se non vogliamo morire di freddo ».
Si erano riappacificati, in tacito accordo, anche se ad entrambi quel piccolo battibecco non era dispiaciuto.
« Quanto ci vorrà per arrivare a Cair Paravel? » domandò Ren, non avendo ben presente la mappa di Narnia.
« Un paio di giorni, se fosse estate. Purtroppo dovremmo allungare un po' il percorso. Dormire all'aperto è impensabile in questa stagione. »
« Così tanto?! » esclamò l'altro, meravigliato.
Peter annuì. « E ritieniti fortunato che Glacies è un cavallo instancabile. Dopotutto, ci troviamo dall'altra parte di Narnia. » rispose, mettendo l'ultima coperta piegata sopra le altre. « Siamo pronti? » domandò infine, stiracchiandosi il collo.
Ren indossò il suo mantello e mise la borsa a tracolla, pronto per uscire.

Il giovane re saldò la sua spada alla sella, così che non desse impiccio. Allungò un braccio all'amico che, afferrandolo, sali anch'esso. « Tieniti forte » disse, e un attimo dopo partirono, lasciandosi la piccola casupola alle spalle.

Ren si voltò. Quel piccolo angolo di paradiso, illuminato dai fiochi raggi di luna, si faceva via via più piccolo, ma il ragazzo fu sicuro che sarebbe rimasto sempre grande nel suo cuore.

Galopparono per tutta la notte, senza proferire parola alcuna. Glacies correva imperterrito, senza mostrar segni di stanchezza.
Finalmente l'aurora si faceva strada ad est, illuminando man mano il cielo stellato, ma continuarono ancora per un altro po', finché il sole non fu alto.
Si fermarono in una piccola radura che fiancheggiava un corso d'acqua, ancora in secca. « Facciamo colazione qui » disse Peter, scendendo dal cavallo.
Ren lo imitò, balzando giù dall'animale. Pessima idea. Le gambe non gli tennero e finì con la pancia a terra.
Il giovane re non riuscì a trattenere le risa. « Succede sempre così, se non si è abituati! » esclamò, porgendogli la mano destra.
Ren l'afferrò, alzandosi. Gli dolevano ancora le gambe, e non solo quelle. « È... spiacevolissimo! » ammise imbarazzato.
Cavaliere e cavallo si scambiarono un'occhiata d'intesa, ed entrami scoppiarono a ridere in faccia al povero ragazzo che avanzava, barcollando, con la gambe spalancate.
« Maledetti..! » disse, afferrando della neve da terra. La modellò, fino a darle una parvenza pseudorotonda, ed infine la scagliò, dritta in faccia a Peter, che fu investito da quell'ondata gelida.
« Vuoi la guerra eh? » esclamò divertito, e i due iniziarono una battaglia sotto lo sguardo indifferente di Glacies.

Rimasero lì più di un'ora, consumando lentamente il loro pasto freddo sotto i raggi tiepidi del sole. Il gelo stava mollando la propria morsa, e fitti rivoli d'acqua cadevano tintinnando dai rami degli alberi.

« A quanto pare l'inverno è quasi al suo termine » borbottò Peter, guardandosi attorno. « Forse prima di arrivare a Cair Paravel vedremo il primo verde ».
« Lo sperò! » esclamò Glacies. « Sono mesi che non assaggio dell'erba fresca! »
"
Effettivamente il paesaggio sta cambiando.. ” pensò Ren, guardando dritto davanti a sé grossi cumuli di neve cadere pesanti dai pini, lieti di liberarsi da tale onere. « Quando romba il suo ruggito, gelo e inverno è ormai finito. Se lui scuote la criniera, qui ritorna primavera.. » citò infine, voltandosi verso Peter. I due ragazzi si fissarono per qualche istante, l'uno conscio di quello che pensava l'altro. Di comune accordo cambiarono discorso e allontanarono quell'idea.

Era ormai quasi buio quando giunsero ad una vecchia capanna, visibilmente abbandonata da anni. La porta scardinata lasciava intuire che non fossero gli unici passanti ad alloggiarci ogni tanto.
« Stanotte dormiremo qui, almeno ci ripareremo un po' dal gelo » disse Peter, posando borse e coperte sulle assi di legno, ormai marce.
Anche quella sera non parlarono molto, ma si concedettero il piacere di una cena calda. Ren tentò di accendere il fuoco con qualche rametto trovato nei dintorni, ma erano troppo umidi per prendere.
Finalmente, dopo lunghi sforzi, una fiamma si manifestò in tutto il suo tepore.
« Copriti » ordinò il giovane re, lanciando una delle coperte all'amico e mettendone poi un'altra sopra Glacies. « Non mi va che arrivi a palazzo tutto malaticcio ».
Si sederono vicino al focolare, vicini per scaldarsi a vicenda. « Sai, vorrei che questo viaggio durasse per sempre.. » ammise Ren mentre osservava i giochi di luce prodotti dalle fiamme. « Delle avvenute, il viaggio è sempre la parte che preferisco. Quando saremo arrivati sarà tutto diverso ».
« Che vuoi dire? » domandò Peter, curioso.
« No.. niente dai, lascia stare. È la stanchezza che mi fa parlare... » rispose, risistemandosi la coperta sulle spalle.
« Non preoccuparti, il viaggio è ancora bello lungo. Anzi, forse è meglio se dormiamo adesso » disse, sdraiandosi completamente sulla dura terra.
Ren lo imitò, accomodandosi schiena contro schiena con il giovane re. « Buonanotte.. » borbottò.
« Buonanotte. »
Nessuno dei due parlò più, benché passò ancora molto altro tempo prima che si addormentassero, entrambi assorti nei loro pensieri. Sentirono quando Glacies iniziò a russare, con il suo respiro pesante.

La mattina seguente si risvegliarono indolenziti ma di buon umore, che rimase tale per tutto il giorno e per quelli successivi. In men che non si dica si trovarono a poco più di mezza giornata di viaggio da Cair Paravel, che avrebbero raggiunto il giorno seguente. Durante il viaggio la loro intesa aumentò notevolmente, tanto da fidarsi ciecamente l'uno dell'altro. Si scoprirono molto simili, per certi aspetti, ma c'erano delle differenze che rendevano il loro rapporto più interessante. « Wordsworth o Coleridge? » domandò Ren, mentre cavalcavano su un largo ponte del Grande Fiume.

« Coleridge, senza dubbio » rispose Peter.
Il giovane era stupido. Come poteva conoscere già tutti questi poeti? Dopotutto aveva lasciato Londra quando aveva appena tredici anni!
« Nooo è troppo petulante con quel suo Ancient Mariner! Molto meglio Wordsworth! »
« Ma scherzi? Quella ballata è magnifica. Altro sì che i daffodils che danzano.. »
Per tutto il viaggio si interrogarono sul loro passato, e Peter racconto di vari aneddoti successi durante i suoi anni monarchia.
« Ma mi dici perché te ne sei andato? » la domanda uscì tanto spontanea che lo stesso Ren si accorse di averla detta quando ormai l'aveva finita.
« Suppongo sia il caso, ormai » rispose il giovane, concedendosi qualche secondo per riordinare le idee.
Glacies rallentò il trotto, sia per riprendersi un po', sia per lasciar parlare il suo valoroso cavaliere.
« Vedi.. come ben saprai governare un regno non è proprio una passeggiata. All'inizio era bello, ero io stesso entusiasta. Combattere per il proprio popolo, vivere mille e mille avventure. Un sogno. Ed io ero felice, almeno durante la campagna. Il problema era quando stavo a palazzo. Intrighi politici e cose di questo genere mi rendono.. nervoso. Dovevo passare le mie giornate a leggere noiosissimi rapporti su questo e quello, e il grano e le mele. Certo, avevo i miei fratelli. Ma le decisioni più importanti aspettavano a me. E io.. qualche volta.. temevo di sbagliare. È difficile, molto difficile assecondare tutti. Impossibile direi. Così, piano a piano, ho iniziato a sentire dell'astio nei miei confronti. Non tanto dai narniani, quanto dagli altri umani provenienti da altre terre. Inoltre.. » Peter si fermò, lasciando la frase incompleta per qualche istante. « Inoltre i vari consiglieri facevano pressione su di me e mia sorella Susan affinché ci sposassimo con principi e principesse vicine. Ma l'idea di sposare qualcuno per convenienza no, non è da me ».
Ren iniziava a capire quali fossero i reali problemi di un sovrano, ma non perché avesse lasciato così il proprio regno. “ Peter non è un tipo che fugge, non lui! ”.
« Il mio umore peggiorava giorno dopo giorno. Ero scontroso, e molto arrogante. Ora posso ammetterlo. Trattavo male chiunque mi passasse vicino. Ho addirittura mandato Edmund nelle Sette Isole solo per togliermelo di mezzo per qualche tempo! » ridacchiò.
« E così hai pensato fosse meglio sparire per un po'? » azzardò il giovane.
« Esatto. Mi stavi inimicando troppe persone, e questo non andava bene. I rapporti con Calormen si facevano sempre più tesi, non ascoltavo nemmeno più i loro ambasciatori. In ogni caso volevo evitare una guerra, se possibile. E così ho preso la mia decisione: andarmene. Ero sicuro, e lo sono tutt'ora, che Susan e gli altri se la sarebbero cavata egregiamente, anche senza di me. Chissà cosa dirà la gente di Narnia sul mio conto adesso.. ».
« Dicano ciò che vogliono, tu lo hai fatto per il loro bene. Io sono orgoglioso di te ».
« Eheh.. grazie ». Peter accennò ad un sorriso anche se l'amico non poté notarlo, stando ancora seduto dietro.
Dopo poco tempo Glacies riprese a correre spedito, lasciando così gli amici ai propri pensieri. “ È riuscito a migliorare il proprio carattere... ”.

Era ormai pomeriggio inoltrato quando scorsero l'inconfondibile palazzo di Cair Paravel. Il cavallo si fermò di colpo, ansimando affaticato. Gli intensi raggi di sole illuminavano l'intera costruzione, facendola sembrare d'oro puro. Ormai tutta la neve era sparita e un rigoglioso verde si faceva strada tra la scura terra, pronta a rinascere.

Ren poteva sentire il cuore di Peter accelerare i battiti, agitato.
« È il momento della verità.. » disse il giovane re, mentre Glacies riprendeva il galoppo.

 

Riecco a voi un nuovo capito, e mi scuso per l'enorme attesa >.< purtroppo ho avuto vari impegni che mi hanno portato lontano dal mio computer, ma spero di rimediare con questa parte un po' più lunga delle altre (almeno credo).
Ciò che aveva detto Headlong mi aveva lasciato l'amaro in bocca >.< spero di non essere più OOC!
I dialoghi non mi convincono tantissimo, e so già che qualcuno rimarrà deluso dalle motivazioni del giovane re! Ma, citando Peter stesso: “ È difficile, molto difficile assecondare tutti ”.
Detto ciò, alla prossima! 

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Capitolo 7
*** Sotto ad un Cielo Stellato ***


Sotto ad un Cielo Stellato

Finalmente giunsero all'entrata dell'imponente Cair Paravel, ricoperta da quelli che sarebbero diventati rigogliosi alberi di meli, donati ai re e alle regine di Narnia da Pometa, anni prima. Il sole si rispecchiava sulle pietre dorate della costruzione, riflettendosi, e dando così un'atmosfera onirica all'intero ambiente.

Lì, nei loro meravigliosi abiti confezionati con sete preziose, aspettavano Susan, Edmund e Lucy, con le splendenti corone simbolo della loro regalità.
I due giovani avventurieri si fermarono a pochi passi, scendendo da cavallo, ma restando fermi.
Fu Susan a fare il primo passo, accorrendo verso il fratello. « Peter! » esclamò la ragazza, abbracciandolo forte con gli occhi lucidi. Il Re Supremo ricambiò la stretta, lieto dopotutto di riabbracciare la propria sorella. Anche Lucy ed Edmund accorsero, senza però mancare di notare il compagno sconosciuto.
Fu ora il momento della piccola Pevensie monopolizzare l'attenzione del fratello maggiore, per la quale quest'ultimo aveva sempre avuto un debole. L'alzò da terra, benché non fosse più una bambina. « La mia piccola Lucy! » esclamò. « Sei cresciuta tantissimo! Ormai sei una giovane donna.. »
Lucy arrossì leggermente, imbarazzata ma felice allo stesso tempo.
Vedendo quel quadretto famigliare, Ren decise di rimanere in disparte ad accarezzare il povero Glacies, esausto.
Rimaneva ora soltanto Edmund, fermo in posa in una parvenza di fierezza. « Fratello.. ».
Peter fece un cenno con il capo nei suoi confronti, ma subito dopo portò l'attenzione sull'“intruso”. « Vi presento Ren. » iniziò. « È amico mio, e viene dal nostro stesso luogo d'origine » concluse, attendendo la reazione dei fratelli, che non tardò a mancare.
Subito i tre Pevensie spalancarono gli occhi, increduli. Passò qualche istante prima che qualcuno si riprendesse, e la prima fu Lucy che si avvicinò al giovane con falcate veloci. « Lieto di fare la tua conoscenza, Ren ».
« Il piacere è tutto mio, regina Lucy » disse, accennando ad un inchino nei suoi confronti.
Poi toccò Susan, che avanzò con passi lenti e misurati.
Da vicino, Ren notò quanto davvero fosse bella: gli occhi profondi quanto il fratello, le labbra rosee e carnose ed infine quella corona d'oro che sovrastava il suo dolce viso la rendevano ineguagliabilmente magnifica. « Mi parlarono della vostra bellezza, ma non mi dissero quanto fossero vere quelle parole » disse, chinandosi per baciarle la mano ma senza riuscire a staccarle lo sguardo di dosso.
La regina non ebbe l'occasione per rispondere a queste lodi, interrotta dalle acide osservazioni di Edmund il Saggio. « Tenta di ingraziarsi nostra sorella solo con qualche parola gentile » iniziò, rivolto a Peter. « Fratello, pensavo che il tempo vi portasse consiglio. Come potete fidarvi della prima persona che dice di venire da un altro mondo? Avete delle prove? No di certo, sarà di sicuro una spia. Bisogna farlo rinchiudere! »
Ren non riusciva a credere a quelle parole. Certo, Edmund non gli era mai stato simpatico nel libro, ma non pensava potesse essere così fastidioso! Stava per rispondergli per le rime quando, con meraviglia di tutti, Peter prese le sue difese in modo del tutto inaspettato.
« Edmund? » domandò il fratello maggiore, in tono ironico. « Ti ricordo che sono sempre io il Re Supremo qui. Ora che sono tornato puoi tornare ad occuparti delle tue faccende ».
Il giovane Pevensie stava visibilmente ribollendo d'odio, diventando tutto rosso in volto, ma non rispose all'ammonimento che accettò con diplomazia.
Ren godette soddisfatto per il modo in cui Peter aveva messo a tacere quel ragazzino con una sola frase, e per di più detta in tono calmo e controllato.
« Penso sia il caso di entrare.. » propose Susan, alleviando così la tensione tra i due, com'era solita fare da anni. « Parleremo dopo di tutto ciò. Sarete certamente stanchi ed affamati! »
Il gruppetto si indirizzò verso l'interno del palazzo, il re Supremo con le sorelle a braccetto, Ren dopo di loro ed infine Edmund, che diffidente non toglieva gli occhi di dosso dal nuovo ospite.

Camminavano ora lungo un ampio corridoio, i cui muri laterali erano tappezzati da affreschi e altre illustrazioni che mostravano le stagioni e le ninfe, animali meravigliosi ed infine un enorme raffigurazione di Aslan, dipinto con colori così carichi da farlo sembrare vero. Peter raccontava di come avesse incontrato l'amico lì, sotto al loro lampione, e di come lo avesse convinto lui stesso a farlo tornare. « Se non fosse stato per lui, ora non sarei qui! » esclamò, voltandosi verso il ragazzo.

Edmund, ancora cauto e circospetto, lanciava qua e là qualche frecciatina al fratello su come fosse diventato un allocco e si fosse troppo rabbonito in quei mesi.
Peter ignorava ogni singola parola, non badandolo più del necessario. « Se ti dà fastidio dimmelo » sussurrò a Ren in un orecchio, senza farsi vedere dagli altri Pevensie.

Erano ormai giunti nella Sala Centrale quando vennero raggiunti da un magnifico centauro, proveniente dal lato opposto della stanza.

« Maestà » iniziò il mezz'uomo, inchinandosi ai re e alle regine.
« Chirone! » esclamò Peter, alla vista di quella vecchia conoscenza.
« Re Peter » continuò, senza mostrare emozione alcuna. « Sono felice di rivedervi sano e in forze. Peccato che il momento sia funesto ».
Il Re Supremo si accigliò. Dopotutto, nessuno aveva ancora parlato del perché fosse dovuto accorrere a casa! « Già » rispose quindi, neutro.
Ren si avvicinò all'animale mitologico, tutto estasiato. « Ma voi siete quel Chirone? » domandò, immaginando di essere al cospetto del famoso maestro di Ercole e di altri grandi eroi.
Questi rimase un attimo interdetto, non sapendo bene come comportarsi in presenza di un ragazzo accompagnato dai suoi re e regine, che poteva parlare così liberamente. Decise infine di procedere con naturalezza e, scoppiando in una sonora risata, rispose. « Ahaha no.. sono solo il nipote ». Detto ciò continuò per la sua strada, con il permesso dei sovrani.
Peter, notando l'espressione perplessa del giovane amico alla risposta inaspettata del centauro, gli si avvicinò. « Tu non hai specificato quale Chirone fosse » disse sorridendo, lasciando Ren ancora più incerto. « Voglio dire, qui metà dei centauri portano questo nome, e non penso che nessuno di loro sia stato maestro di eroi in Grecia ».

Giunsero infine davanti alla porta di legno della Sala del Consiglio, finemente decorata da bassorilievi raffiguranti i meravigliosi luoghi di Narnia. Al suo fianco, due enormi orsi bruni in assetto di guerra proteggevano l'entrata, pronti a scattare al minimo sospetto.

« Finalmente scoprirò perché mi avete fatto venire qui » disse Peter, in quello che era più un'osservazione personale che un commento.
« Tempo al tempo, fratello » rispose Edmund.
Il Re Supremo ignorò il giovane Pevensie, rivolgendosi a Ren. « Appena saremo dentro guarda il soffitto, ci sono raffigurate tutte le costellazioni visibili da Cair Paravel » esclamò, lui stesso entusiasta.
« Cosa? Non vorrai farlo partecipare ad una riunione segreta come questa! » continuò Edmund, mettendosi davanti al gruppo per bloccare l'entrata con il proprio corpo.
« E perché no? Lui ha il tuo stesso diritto di partecipare » rispose Peter, categorico.
« È riservata ai re e alle regine di Narnia e ai loro consiglieri, non agli amichetti trovati per strada ».
Ren aggrottò la fronte. “ Mi stai dando del barbone? ” pensò tra sé.
« Lui è il mio consigliere fidato, problemi? » continuò il giovane biondo, scattando in avanti per essere faccia a faccia con il fratello, sovrastandolo in altezza.
Le sorelle non dissero nulla, abituate a questo genere di battibecchi, quasi nostalgiche
Ren, dal canto suo, notò la stessa reazione che aveva avuto giorni prima, nella casa dall'altra parte di Narnia, quando tentava di convincerlo a tornare a palazzo. “ Forse era meglio se non insistevo.. ”. « Sentite, io non voglio creare problemi » disse, mettendosi in mezzo ai fratelli Pevensie. « Me ne starò buono qui fuori ad aspettare.. » continuò, rivolto a Peter.
Quest'ultimo lo fisso, amareggiato nell'abbandonarlo in questo luogo nuovo per lui. Ma non aveva altra scelta. « Aspettami in camera mia ».
Il giovane annuì, s'inchinò nella direzioni di Lucy e Susan, lanciò un'occhiataccia ad Edmund ed infine si voltò, allontanandosi di gran passo.

« Stupido, vigliacco, idiota marmocchio petulante... baah! Mi domando come abbiano fatto a sopportarlo per tutti questi anni... Fossi stato io al posto di Peter, quel pallone gonfiato, quell'acida zitella l'avrei spedito oltre le Isole Solitarie! »

« Ehi tu! » Una vocina stridula interruppe il monologo di Ren, che stava errando per i corridoi del palazzo inveendo contro il Pevensie minore.
Il giovane si voltò di scatto, ma dietro di sé vide solamente un arazzo rosso con lo stemma del leone e davanti un'armatura in ferro.
« Sono qui sotto » ridisse la voce, e Ren sentì tirarsi la tunica.
Il ragazzo abbassò lo sguardo, scoprendo che a parlare era un tasso. L'animale indossava una cuffietta rosa in testa e un grembiule bianco con i merletti, che il giovane osservò essere un bellissimo soprammobile per la cucina della nonna.
« Chi sei tu? Non lo sai che di qua si va nelle cucine? »
« Io.. io.. » balbettò, chinandosi. « Io sono Ren, e sono un amico del Re Supremo Peter » disse, allungandole la mano. « Stavo cercando la sua stanza, ma mi sono accorto di non conoscere la strada ».
« Oh per Aslan! » rispose l'animale, sospirando. « Sei il giovane figlio d'Adamo che il Magnifico ha portato dal suo ultimo viaggio.. »
Il giovane, sentendosi definire souvenir, decise di tagliare corto, volenteroso di starsene un po' per conto suo fino al ritorno di Peter. « Già.. per caso potreste indicarmi la via, gentile signora? » domandò, infine.
« Io sono Margarina, sono a capo delle cucine del palazzo, e sono lieta di fare la tua conoscenza » rispose, iniziando a camminare nel verso opposto al quale Ren era arrivato. « Se vuoi seguirmi, ti accompagno a fare un buon bagno caldo. Di certo non posso permetterti di entrare nella camera del nostro Re in quello stato! » esclamò, indicando gli abiti del giovane.

Re Peter e i fratelli sedevano attorno ad un ambia tavola ellittica, circondati da alti ufficiali e consiglieri in abiti ricercati. Un'enorme mappa di Narnia, in rilievo, ricopriva il tavolo, mentre il primo comandante delle truppe di terra indicava ora una zona, ora un'altra.

Spero abbia trovato la mia stanza.. ” pensò Peter, ricordandosi di non aver dato indicazioni all'amico.
« È d'accordo Maestà? ..Maestà? »
Il contatto del piede di Susan lo fare tornare in sé. « Sì, senz'altro. » rispose. Aveva sempre odiato quelle lunghe e noiose riunioni, durante le quali si parlava e parlava senza giungere mai ad una conclusione.

Il lungo bagno caldo lavò via la stanchezza dal corpo di Ren, che si rilassava in quella piccola stanza dalla luce soffusa. « Da quanto tempo.. » borbottò estasiato, mentre galleggiava in quella strana vasca che usavano i Narniani.

Appena entrato, infatti, il giovane si era trovato davanti una depressione nel pavimento, riempita con acqua calda, con delle scalette scavate nella roccia per scendere. “ Una specie di piscina”, osservò.
Si trovava lì immerso ormai da mezz'ora, quando decise di uscire. Ripercorse gli scalini all'incontrario, avvolgendosi in un grande e bianco asciugamano che gli era stato offerto da Margarina. Indossò dei vestiti puliti, che Ren suppose appartenere a Edmund per le dimensioni, ma che accettò lo stesso, ed uscì.
« Oh.. ora sembri un'altra persona! » esclamò la signora tasso, che lo stava aspettando. « Ed ora, seguimi. C'è già un bel piatto caldo che ti aspetta ».

Ren salutò la Signora Tasso, ringraziandola. Si trovava ora davanti alla porta d'ingresso della camera del Re Supremo, cosa che lo incuriosiva ma allo stesso tempo lo intimoriva un po'. « Chissà quanti prima di me hanno avuto quest'onore » borbottò, appoggiando la mano sulla maniglia.

Entrò, quasi di soppiatto. L'interno della stanza era magnifico: davanti a lui, un'enorme letto a baldacchino, dall'aria comodissima, sormontava un preziosissimo tappeto che ricopriva quasi l'intero pavimento. Una grande libreria copriva invece l'intera parete di fondo, piena di libri, con in mezzo una modesta scrivania in legno scuro. « Ci avrei scommesso.. » osservò il giovane, riconoscendo in quell'arredamento lo spirito di Peter. Vi si avvicinò, notando su di essa dei fogli di carta giallastra e una boccetta di inchiostro scuro. La tentazione di provarlo era grande, ma la fame si fece sentire e il giovane deviò verso il vassoio posto lì vicino.
Mangiò a sazietà le squisite pietanze, non smettendo di guardarsi attorno. In un angolo, una stupenda armatura dorata splendeva nella sua gloria. La spada e lo scudo, entrambi con le effigie del leone, erano lì allocate. Accanto ad esse, un grosso armadio in legno e più in là, sull'altra parete della stanza, un'enorme vetrata dava su di un balcone. Voleva uscire, ma la stanchezza era tanta e decise così di aspettare l'amico seduto nel suo letto. « Non credo gli dispiaccia.. » borbottò.
Trovò quel letto particolarmente comodo, tanto che si sdraiò, deciso a chiudere gli occhi solo per riposarli per qualche istante.
Peter, quando ritornò dalla riunione, trovò il ragazzo profondamente addormentato. Aveva tantissime cose da dirgli, ma decise di non svegliarlo. Si spogliò rapidamente e si tolse gli stivaletti. Si avvicinò a Ren, lo alzò di peso e lo infilò sotto le coperte. Aggirò il letto e si infilò anch'esso, trovando il respiro regolare dell'amico particolarmente soporifero.

Salve a tutti di nuovo! Ecco qui la famiglia Pevensie al completo! Che ve ne pare? Si sente quanto io ami Edmund? Buhah...

Innanzitutto vorrei chiedere scusa a Lewis per ciò che ho fatto dire a Peter nel penultimo capitolo >.< l'altra volta me n'ero dimenticato... perdono!
Spero vi sia piaciuto questo capitolo, e vi avverto già da subito che voglio concludere la storia entro poco tempo! Se riesco, entro il 4 marzo ci sarà il decimo capitolo e il the end, sempre se tutto va secondo i piani.
A presto dunque!

PS Scegliere i titoli è sempre difficile >.<
PPS Il nome Margarina m'è venuto solo perché prima stavo sfogliando un libro di torte >.< appena ho aggiunto questa storia mi metto a fare la Sacher :Q_

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Capitolo 8
*** Ambra Antica ***


Ambra Antica

Premessa: il periodo in cui è ambientata la storia è narrato ne “ Il cavallo e il ragazzo ” ( libro che, ad essere sinceri, non mi ha entusiasmato molto, forse perché non parlava molto dei fratelli Pevensie, e men che meno di Peter >.< ). Tutto questo per dire che nomi e luoghi non sono del tutto inventati da me, quindi chi ha visto solo il film deve credermi sulla parola!


Il sole entrava caldo attraverso la vetrata, inondando il viso di Ren. Il caldo tepore dei suoi raggi lo svegliò, tra un mormorio di mugoli. Si stiracchiò le braccia, com'era solito fare, ma questa volta il suo gomito colpì qualcosa di particolarmente morbido.

« Buongiorno anche a te! ».
Il giovane riconobbe la voce dell'amico, e realizzò così di aver colpito Peter in pieno volto. « Ciao.. » rispose questi, assonnato e ancora mezzo intontito. Si guardò intorno un paio di volte, prima di capire dove realmente si trovasse. « Dio.. ti stavo aspettando e mi sono addormentato sul tuo letto! Non volevo, scusami tanto! »
Il giovane Re sorrise. « Ma figurati, non c'è problema. Fosse la prima volta che dormi nel mio letto » rispose, canzonandolo.
Ren non colse l'ironia nelle parole dell'amico e, preso alla sprovvista, tentennò a rispondere. « Sì.. beh vero.. ma intendevo.. nel tuo letto ufficiale.. e sì, non è educato dormire nei letti dei re senza il loro permesso.. non che volessi chiedertelo, ma.. »
Peter non riuscì a trattenere le risa. « Ma stavo scherzando! » esclamò, dandogli uno scappellotto dietro la nuca. « Puoi fare tutto quello che ti pare.. ».
Il giovane finse di prendersela un po', dopotutto era abituato a essere preso in giro, anche nel mondo reale. Infine decise di prendere alla lettera le parole dell'amico. « Senti.. i vestiti che ho addosso di chi sono? »
« Edmund suppongo, perché? »
« Posso toglierli? »
Peter rise ancora, divertito. « Fa' come vuoi! Guarda nel mio armadio se trovi qualcosa che ti sta ».

Ren si stava mettendo uno degli abiti trovati quando qualcuno bussò alla porta. Peter, che aveva già indossato i suoi, con voce forte e solenne disse di entrare.

« Buongiorno Sire, buongiorno signorino » esclamò la signora tasso che Ren aveva conosciuto il giorno prima, entrando con un enorme vassoio ricco di prelibatezze. « Avete dormito bene? »
« Sì grazie, Margarina » rispose il giovane, sorridendole.
Il ragazzo biondo si stupì che l'amico la conoscesse di persona, ma non disse nulla e si limitò a poche parole di cortesia. Era deciso a conoscere i dettagli in un secondo momento.
Margarina lasciò tutto quel ben di dio in un tavolino vicino all'entrata, e poi uscì.
« Ti stai conquistando l'intero palazzo, eh? » domandò Peter, avvicinandosi alle vivande.
« A dire il vero ho conosciuto solo lei! » esclamò il giovane, allungando una mano su una fetta di pane già imburrata.
« Tsé.. dovrò guardarmi le spalle.. » rimbeccò il primo, sempre burlandosi di lui.
Ren non rispose, affondando i denti nella sua colazione.
« Senti.. » riprese Peter, in tono un po' più cupo. « Ti va di sapere cos'è stato detto alla riunione di ieri? »
« Ovvio! » esclamò il giovane. « È da quando mi sono svegliato che volevo chiedertelo.. »
L'altro ragazzo sorrise. « Beh, meglio se ci sediamo. Sarà lunghetta come cosa » disse, prendendosi qualche istante per riordinare le idee mentre entrambi si accomodavano nel letto. « Allora.. tu sai che a sud Narnia c'è la terra di Archen, e poi ancora oltre l'impero di Calormen, vero? E sai anche che non siamo mai stati in buoni rapporti con i popoli che lì vi abitano. Sono violenti, inclini alla guerra. Ti basti sapere che adorano un dio assetato di sangue e mezzo uccello! Beh... in poche parole il loro re ci ha dichiarato guerra, o meglio la loro regina. Le nostre spie dicono che l'imperatore Tisroc si sia da poco sposato con una donna molto... particolare. Voci dicono che sia una strega. Probabilmente sono solo fandonie, ma il pericolo che il loro esercito stia avanzando verso di noi è reale. Ieri, insieme ai nostri migliori guerrieri, abbiamo scelto la strategia più opportuna. A quest'ora i miei fratelli avranno già organizzato le schiere e preparato le provviste per la campagna. Questa mattina ci hanno lasciato dormire per riprenderci dal lungo viaggio, ma sappi che siamo in guerra, amico mio. Partiremo a mezzogiorno. »
Queste parole spiazzarono Ren. « Ma sei serio? »
Peter annuì.
« E io posso venire con voi? » domandò il ragazzo, quasi incredulo.
« Fosse per me ti lascerei qui. Ma tanto so che faresti comunque di testa tua, quindi non ti dico nulla. Sai tirare di spada? »
Ren deglutì. « Ho fatto tennis per cinque anni.. »
L'amico sospirò. « Suppongo sia meglio di niente » disse, guardandolo per un istante. « Dai, vieni... » continuò, scompigliandogli i capelli. « Andiamo a sceglierti almeno qualche arma ».

Giunsero nell'enorme armeria, che ora appariva terribilmente spoglia. La parete, che in tempo di pace doveva essere colma di alabarde, era ora letteralmente nuda. Si inoltrarono nella stanza, fino a giungere nella parte in cui vi erano riposte le spade.

« Ma ci sarà rimasto qualcosa per me? » domandò Ren, vedendo che lo spettacolo iniziale non pareva migliorare.
« Sì, non preoccuparti. Non abbiamo molti condottieri della tua misura nelle nostre schiere » rispose Peter, in tono neutro.
« Lo prendo come un complimento! » esclamò il giovane, tentando così di alleviare la tensione dell'amico, visibile nei suoi occhi.
Se Peter apprezzò lo sforzo del ragazzo, non lo diede a vedere. Si fermo anzi, davanti ad un armadietto mezzo scardinato. « Eccoci qua. Mostrami il braccio ».
Ren ubbidì, allungando l'arto destro in tutta la sua estensione.
Il giovane re misurò approssimativamente la sua lunghezza, e scelse una delle spadine con maestria, offrendogliela. « Questa dovrebbe andare ».
L'amico soppesò l'arma, soddisfatto. « Leggermente più pesante di una racchetta ».
« Ti serve un arco adesso » tagliò corto, allontanandosi da lì con grandi falciate.
Ren lo seguì, e quando lo raggiunse lo trovò già con un arco e una faretra sulle spalle.
« Adesso ti mancano solo gli abiti.. Oh Ebanino, proprio te cercavo »
Da dietro una porta un giovane castoro si fece avanti. Indossava un lungo grembiule in pelle scura e portava nelle zampe degli abiti piegati. « Mio Signore, ho qui quello che mi avevate chiesto » disse, porgendo il fagotto al proprio re.
« Gentilissimo... ed ora, Ren, spogliati ».
L'ordine lasciò il ragazzo un po' perplesso, che alzò un sopracciglio. Si tolse la tunica che portava da meno di mezz'ora e indossò una specie di armatura in cuoio rinforzato offertagli dall'amico.
« Ne ho cercate di simile alla mia e a quella dei miei fratelli, ma non ce ne sono purtroppo. Quelle vere sarebbero state troppo pesanti, quindi conto sulla tua agilità » continuò Peter, mentre Ebanino annuiva al suo dire.
Il giovane ringraziò di cuore il castoro per la sua gentilezza, accarezzandolo.
Questi, sotto la folta pelliccia, arrossì un po', lieto delle attenzioni da parte di quello strano ragazzo amico del re.

Attraversarono il lungo corridoio, che dall'armeria portava dritto fino alla Sala Centrale. A loro si unirono molti ufficiali umani, centauri e di altre razze anche sconosciute agli occhi di Ren.

« Signore, i fauni e le driadi ci hanno confermato il loro appoggio ».
« Molto bene ».
Il giovane, estraneo a tutto quello, restava un po' in disparte, mentre Peter veniva assalito da messaggeri con questa o quella notizia. Tuttavia, si sentiva soddisfatto in quegli abiti, pronto a combattere contro gli aggressori e armato della sua nuova spada e del suo arco. Stava già fantasticando su come sarebbe stato quand'ecco che, da una porticina seminascosta, spuntò fuori Margarina, tutta agitata.
« Pss, pss... ehi tu! »
Ren riconobbe immediatamente la figura dell'amica, e vi si avvicinò. « Margarina! » esclamò, lieto di rivederla prima di partire.
« Sta' molto attento, figliolo, e mi raccomando.. prenditi cura del nostro Re ».
« Lo farò senz'altro » disse sorridendo, e avvinandosi alla bestiolina, le diede con grosso bacio in fronte.
« Tieni » continuò questa, frugando nella tasca del suo grembiule. Afferrò quindi un polso del ragazzo, mettendogli in mano un pezzo d'ambra sferico.
« Oh.. ma è meraviglioso! »
« Ti porterà fortuna » disse, sparendo poi dalla stessa fessura dalla quale era uscita, prima che Ren potesse ringraziarla adeguatamente.

Il corteo era ormai giunto nell'atrio del palazzo. Ancora un passo e sarebbero usciti dall'edificio di Cair Paravael. Fuori dal portone si intravedeva già l'enorme esercito dei Narniani, tutti schierati e pronti a difendere le proprie terre. I tre fratelli Pevensie erano già lì, a cavallo dei loro possenti destrieri, nelle loro fulgide armature.

Peter si fermò, e tutti lo imitarono. Si voltò, in cerca dell'amico, che raggiunse con pochi passi. « Ren » iniziò, in tono basso così che solo il destinatario potesse capire. « Questo è il mio pugnale personale. Mi è molto caro, e mi ha protetto in innumerevoli occasioni. Ora spero faccia lo stesso anche per te » disse, allungandogli la nuova arma.
Ren lo afferrò e lo osservò, meravigliato. « Ma.. è bellissimo! » esclamò, notando le ricercate venature che ricoprivano la lama, affilatissima, e che risalivano all'impugnatura finendo in una testa di leone, da sempre simbolo di Narnia, e quindi di Peter.
« Trattalo bene ».
Il giovane si chinò, inserendo la leggerissima lama nello stivale destro. Ora era pronto ad affrontare qualsiasi nemico.

Uscirono, tra gli esulti generali dei Narniani, poi tutti tacquero appena Re Peter alzò il braccio al cielo.

Glacies era già lì ad aspettarlo, anch'esso in tenuta di guerra. Sembrava quasi feroce, osservò Ren, in quei finimenti aguzzi.
« Vieni » incitò Peter al ragazzo, salendo a cavallo.
« Cavalco con te? » domandò questi, perplesso.
« Perché, sai cavalcare tu? » domandò, allungandogli la mano destra. « Dai sali, se non altro ti tengo d'occhio qui ».
Ren obbedì, si mise l'arco a tracolla e salì, attento a non ferire con le nuove armi il povero Glacies.
Peter, assunta ora la tipica posizione di orgoglio e fierezza degna del più grande dei re, si rivolse ora al suo popolo. « Narniani! Come tutti sapete i Calormeniani, collerici per natura, hanno osato profanare le nostre foreste, i nostri laghi, la nostra terra. Oggi vi chiedo di aiutarmi a ricacciarli negli infami luoghi dai quali sono usciti, per la pace del nostro regno e per Aslan »
« PER ASLAN! »


Riecco qui un nuovo capitolo, che svela finalmente cosa sia successo durante l'assenza del nostro amato re da Cair Paravel. So che non è ancora eccitante, ma spero lo diventerà in futuro!

Mi sono inventato del tutto il pugnale personale di Peter, ma mi sembrava carina come cosa >.< come anche il portafortuna di Margarina ( che tra parentesi, io ho sparato un po' a caso, ma in un sito che ho appena trovato ci sta come cosa >.< almeno nelle prime tre righe che ho letto )
Ditemi cosa ve ne pare!
A prestissimo!

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Capitolo 9
*** Un Gattino in Battaglia ***


Un Gattino in Battaglia

« Cosa stringi in mano? » domandò Peter. Stavano cavalcando ormai da ore, diretti negli stessi luoghi dove anni prima gli attuali re e regine di Narnia, allora fanciulli, sconfissero la Strega Bianca. I due erano davanti, seguiti a ruota da Lucy e Susan e dall'esercito intero.

Doveva essere uno spettacolo assai inquietante, pensò Ren, vedere quella moltitudine di razze umane e non attraversare l'intera foresta. Ogni specie di volatile seguiva il loro cammino dall'alto, aguzzando la vista per prevenire imboscate.
« Eh? » domandò il giovane, sovrappensiero.
« Dicevo, cos'è che stringi in mano? È da quando siamo partiti che continui a rigirartela »
In quel momento il ragazzo si ricordò del portafortuna donatogli dall'amica tasso. « È una gemma d'ambra che mi ha dato Margarina prima di partire » disse, mostrandogli l'oggetto con la destra, mentre con il braccio sinistro si teneva saldo al suo torace.
« Ti ha fatto un dono prezioso, qui vengono chiamati Occhi di Aslan » osservò il Re. « Si dice che queste pietre colleghino l'anima dei singoli individui all'energia universale, quindi vedi di farne buon uso ».
Ren trovò il suo modo di parlare davvero insolito, diverso da come si era abituato nei giorni precedenti. “ Sarà la tensione della battaglia imminente ” pensò. « Lo farò senz'altro » rispose.

Passò ancora molto tempo, ma verso sera giunsero nel luogo predisposto. I due eserciti erano accampati ad una distanza di qualche chilometro, il minimo per la sicurezza della notte.
Mancava poco al tramonto, momento in cui i rappresentanti dei Narniani e dei Calormeniani avevano appuntamento a mezza via per le ultime trattative.
« Ci siamo quasi » disse Peter ai fratelli.
Ren trovò quel silenzio e quell'attesa decisamente snervanti. Erano giunti da pochi minuti ma sembravano lì da ore.
Il Re Supremo aveva deciso di andare egli stesso all'appuntamento, con i fratelli e una ventina di soldati, benché i consiglieri temessero un tranello nemico.
Finalmente, da dietro ad una bassa collina, comparve lo stendardo di Calormen, opposto al leone che sventolava nei vessilli ai loro lati. Poco dopo il gruppetto si trovava ad una decina di passi da loro, composto solamente da un uomo a cavallo – probabilmente un ambasciatore – al quale facevano seguito, a breve distanza, una magnifica donna su una portantina sorretta da quattro schiavi e quello che doveva essere Tisroc in persona, avvolto in numerose sete rossastre.
La donna aveva il viso coperto da una maschera di metallo, ma in resto del corpo, perfettamente proporzionato, lasciava intendere la sua bellezza. Indossava dei veli bianchissimi che lasciavano vedere attraverso ed un corpetto, di metallo anch'esso, che ne esaltava le curve.
La compagnia si fermò, e solo il primo uomo continuò fino a giungere a pochi passi da Peter. « Salute a Voi, valoroso popolo. In nome del nostro imperatore Tisroc e della nostra regina, la Gloriosa Stella del Nord, arrendetevi e avrete salva la vita » disse, con voce calma e decisa, ma che a Ren suonò quasi finta.
« Mai » rispose Peter, secco. « Io, Re Peter, Signore di Cair Paravel e Imperatore delle Isole Solitarie, propongo un duello fra Me Stesso e il vostro miglior condottiero, per decretare le sorti di questa guerra senza inutili spargimenti di sangue ».
Il giovane, che benché stesse seduto dietro all'amico aveva visto la scena, sorride al suo dire. “ Resta Peter fino in fondo.. ”.
« La Vostra richiesta non può essere accettata, Maestà. Il nostro re aveva previsto una tale domanda, e ha già preparato la risposta più adeguata: dormite sereni, perché questa sarà l'ultima notte in cui dormirete. Domani, all'alba, verrete annientati in nome di Tash! » e così dicendo voltò il cavallo, tornando indietro. Un attimo dopo il corteo scomparve da dov'era arrivato poco prima.

Quella notte nessuno dormì. I preparativi erano molti, e Ren trascorse la sera nel campo, aiutando dov'era necessario. Giunse alla tenda di Peter, dove i fratelli Pevensie e numerosi altri comandanti conversavano animatamente.

« E tu Susan dirigerai gli arcieri, come sempre. Lucy, tu ed Edmund resterete con la fanteria, mentre io seguirò la cavalleria. Cosa mi dite dei fauni? Spero arrivino in tempo.. »
Il giovane decise di non entrare, continuando ad errare senza una meta precisa. La gemma di Margarina stretta fra le dita. Si trovava quasi al margine orientale dell'accampamento quando sentì un rumore roco alle sue spalle. Non si voltò, ma allungo la mano alla cintura, pronto ad afferrare la spadina, che non c'era. Si maledì per non averla portata. Il cuore batteva a mille. La luna rischiarava la zona, ma la sua luce era a malapena sufficiente a creare un'intricata rete di ombre sinistre. Si chinò di scatto per prendere il pugnale nello stivale e si girò, mettendosi con le spalle contro un grosso albero. Non vide nulla, se non due occhi gialli che luccicavano nell'oscurità.
« Che stai facendo? » La voce di Edmund era inconfondibile.
Ren guardò nella direzione in cui provenivano le parole del giovane Pevensie. « No niente.. camminavo e.. penso di essermi perso » disse. Si voltò di nuovo, ma i due puntini brillanti erano spariti.
« Farai meglio a tornare indietro. Non sei ad un campeggio qui.. ». Il ragazzo non rispose, così che toccò di nuovo all'altro continuare. « Forza vieni, se ti succedesse qualcosa mio fratello non mi perdonerebbe mai ». Così dicendo, i due si allontanarono, ma Ren non riuscì a non girarsi più e più volte.

Quella notte nessuno fece sonni tranquilli. Ren si svegliò un'ora prima dell'alba, più stanco di quando era andato a letto.

Peter era già in piedi e stava addentando un pezzo di pane di secco.
« Buongiorno » azzardò il giovane, attirando così l'attenzione dell'amico, girato di spalle.
« Già sveglio? » domandò, fingendo interesse.
Ren indossò rapidamente i propri vestiti. Faceva freddo, molto freddo, e probabilmente presto avrebbe anche piovuto. Quel giorno non ci sarebbe stato il sole.
Si legò gli stivaletti, vi infilò dentro l'amato pugnale, si accertò che la spada fosse ben salda alla cintura e mise l'arco a tracolla. Infine si avvicinò a Peter, che quella mattina non era di molte parole. « Pronto? » disse, posandogli una mano sulla spalla.
« No. » rispose secco. « Mi preoccupano mille cose, mille imprevisti ed eventualità alle quali non ho pensato ».
« Stai tranquillo, andrà tutto bene. Dopotutto, tu sei Peter, e non c'è nessuno migliore di te ».
« Così non mi aiuti.. »
Il giovane si incupì, dimenticando le inquietudini che l'amico gli aveva svelato giorni prima. « Non preoccuparti.. »
« Senti » iniziò deciso, guardandolo dritto negli occhi. « Se dovesse succedermi qualcosa.. »
« Non succederà nulla » esclamò l'altro, interrompendolo. Non voleva neppure pensare a quell'eventualità.
« No, adesso mi ascolti. Se dovesse capitarmi qualcosa, promettimi di non fare l'eroe. Prendi Glacies e fuggi più lontano che puoi. Tu non devi rimetterci per questa faccenda. Promettimelo! »
« Sai che non lo farò »
« Ti prego, ho già un popolo sulle spalle, non voglio avere anche te ».
« Mah.. e i tuoi fratelli? »
« Non correranno pericoli, sanno il fatto loro. Hanno molte più protezioni di quante tu possa immaginare, e inoltre non combatteranno in prima linea, mentre tu... »
Ren sbuffò. « E va bene, te lo prometto. Ma tanto quest'eventualità non ci sarà ».

Il giovane uscì dalla tenda, lasciando così Peter solo a prepararsi in libertà. Il cielo era scuro, e l'aria così umida da formare goccioline ovunque nel campo.

Non ebbe nemmeno fatto pochi metri che una strana figura gli sbarrò la strada. Si trattava di una giovane ninfa, osservò il ragazzo, eterea eppure tangibile allo stesso tempo. Rimase imbambolato, non sapendo come comportarsi in presenza di quella creatura fantastica. Dopotutto era la prima volta che ne vedeva una! Decise di salutarla normalmente, come se fosse una persona qualsiasi, ma non appena aprì la labbra per parlare questa gli si avvicinò, baciandolo in bocca. Ren sentì la vita scorrergli attraverso le vene, e la forza della natura entrargli dentro. Era una sensazione magnifica, fresca e allo stesso tempo intensa.
« Il mio nome è Diana, ricordalo. Se lo dirai ad alta voce, nessuna tua freccia mancherà mai il proprio bersaglio ».
Il giovane annuì, intontito ed incapace di rispondere alla ninfa che sparì un attimo dopo, lasciando al suo posto una dolce fragranza di muschio bianco.

L'aurora, dietro alle nubi grigie e cupe, doveva aver già rischiarato il cielo. Mancavano pochissimi minuti all'alba, e i due eserciti erano già schierati nei lati opposti del campo di battaglia. Gli stendardi si affrontavano, mossi da forti raffiche di vento.

Ren sedeva dietro a Peter, l'eccitazione alle stelle.
Ad un tratto un corno suonò, roco, e poi un altro ed un altro ancora. Lo scontro ebbe iniziò, Calormeniani e Narniani correvano gli uni verso gli altri, preceduti da raffiche di frecce che sferzavano l'aria con il loro sinistro ronzio.

La battaglia infuriava in ogni direzione. Cadaveri di entrambi gli schieramenti ricoprivano in egual numero il terreno. Soldati di Calormen sputavano in continuazione, come funghi, e solo questa fu la sensazione di Ren, in quel turbinio di volti.

Peter era già sceso da cavallo e combatteva con scudo e spada. Chiunque osasse avventarsi su di lui finiva a terra, ferito dall'inarrestabile lama del Signore di Cair Paravel.
Pochi altri Narniani erano con loro, tutti impegnati in diversi fronti. L'intero conflitto era costituito da piccoli nuclei separati, senza un ordine preciso.
A cavallo di Glacies, il giovane non badava ai gruppi vicini, attento a colpire con il proprio arco chi sopraggiungeva. La sua prima freccia, destinata ad un soldato che stava assalendo l'amico di spalle, finì a pochi centimetri dal volto di Peter. Ren si sentì raggelare il sangue: lo aveva mancato per un soffio! Si ricordò quindi del suggerimento della ninfa, invocò il suo nome e da allora ogni dardo seguì la giusta via. Ben presto le frecce scarseggiarono. Gliene erano rimaste appena tre. Voleva scendere, per combattere corpo a corpo, ma Glacies non glielo permise.
« Non posso lasciartelo fare » esclamò il cavallo, schiantando i propri zoccoli sull'ennesimo avversario.
Il ragazzo si guardò attorno per capire come stava andando la situazione. Tutti erano impegnati, ma nessuno sembrava avere la meglio. Ad un tratto, dietro ad un grosso albero al limite della foresta, il giovane intravide una figura tigrata. Si trattava di un piccolo gattino, probabilmente ferito, che stava lì rannicchiato. A Ren venne subito in mente il suo amato felino che aveva lasciato nell'altro mondo e, mosso da quel potente atto d'amore, saltò a terra, incurante degli ammonimenti del valoroso destriero, sguainò la spada e gli corse incontro. Durante il cammino diversi Calormeniani tentarono di sbarragli la strada, ma finirono tutti a terra: non sopportava vedere gli animali sofferenti.
Raggiunto l'albero, lasciò cadere la spada a terra, e si chinò. « Ooh forza, forza.. » esclamava, prendendo il micetto in braccio. Il suo cuoricino batteva, ma debole.
In quello stesso istante un soldato nemico lo stava aggredendo alle spalle, la lama già alzata e pronta ricadere sulla sua schiena. Ren si voltò appena in tempo per vedere il suo aggressore negli occhi, quand'ecco che una sottile punta metallica apparve nel torace nell'uomo.

Dietro al corpo esanime apparve l'allegra figura di Lucy. « Buon pomeriggio! » disse, pulendo la sua arma nella casacca del nemico.

« Lucy! Meno male che sei tu! » esclamò il giovane, correndole incontro. « Hai ancora la tua pozione magica? Ti prego, aiutalo! » continuò, mostrandole il giovane gatto. Era molto magro, e con il respiro sempre più difficoltoso.
La ragazza frugò sotto i suoi abiti, slegando la boccetta di diamante dalla cintura. Poche gocce furono sufficienti perché l'animale riaprisse gli occhi, rinato.
« Fatto! » disse, rimettendo il prezioso liquido sotto le vesti.
« Non so come ringraziarti! »
« Non c'è problema. Ora devo andare, riguardati! » esclamò, correndo via.
Rimasto solo con il gattino, Ren provò a chiedergli come si sentisse, ma questo non rispose. « Sei forse muto? » domandò, ma ancora niente, nessuna reazione. Lo guardò negli occhi, accesi, simili a quelli che aveva visto la notte precedente. « Eri tu? ». L'animale gli si arrampicò addosso, mettendosi a cavallo del suo collo, come una sciarpa. « Se non altro posso usare la spada.. » disse, raccogliendola da terra. Era molto leggero, e poiché non lo ostacolava decise di tenerlo con sé.

Peter era in preda all'ira. « Dove diavolo sei stato?! » esclamò, correndo verso l'amico. Era pieno di lividi e di piccoli tagli in volto, mentre una grossa ferita sulla tempia gli riempiva l'occhio destro di sangue.

Ren non rispose, preoccupato. « Sei tanto ferito? »
« Non è niente » commentò, acido. « Ti avevo detto di non scendere mai da Glacies, e invece mi giro e sei sparito. Che ti è saltato in mente? ». Urlava, facendo sentire in colpa l'amico.
« È per lui.. » disse, indicando il gatto arrotolato nelle sue spalle. « Non parla.. ». Il giovane si stava già preparando ad un'altra strigliata, che però non arrivò. Una moltitudine di soldati Calormeniani sbucò da ogni dove, accerchiandoli. I due amici sguainarono le loro spade, pronti a difendersi. Ad un tratto, però, una strana fuliggine luccicante si alzò da terra, circondandoli. Quella densa polvere nera li isolò dal resto della battaglia, avvolgendoli nel suo nero turbinio. Le raffiche si facevano sempre più forti, costringendoli a socchiudere gli occhi.
Finalmente quella strana bufera sembrava scemare, e quando poterono di nuovo guardare scoprirono di non essere più lì, nel campo di battaglia, ma all'interno di un'inconsueta costruzione in pietra.
« Benvenuti nella Casa di Aslan » disse una voce femminile che a Peter suonò stranamente famigliare.
 

Questa parte l'ho completamente pensata la scorsa notte >.< avevo anche già iniziato a scriverla su carta, e perciò mi è bastato ricopiarla! A questo punto l'idea di concludere tutto nei 10 capitoli mi pare un'utopia! Mi sta troppo prendendo 'sta storia :D
Chi sarà la strega sposa di Tisroc? Chi è la voce femminile famigliare a Peter? Si accettano scommesse!

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Capitolo 10
*** Rose Nere ***


Rose Nere

« Non è possibile ». Peter non ci poteva credere. Era lei? Jadis? La Strega Bianca sconfitta più di dieci anni prima? « Non puoi essere tu! » esclamò, puntandole contro la punta della spada. Erano lì, in quell'impossibile luogo scavato nella pietra, soli e faccia a faccia con la regina di Calormen.

Ren, che non aveva conosciuto dal vivo quella terribile nemica, studiò la stanza, in cerca di una possibile via di fuga. Il felino, suo compagno, combatteva tra le sue braccia, dimenandosi finché non gli sfuggì di mano per rifugiarsi in qualche corridoio. D'istinto, il ragazzo mosse un passo per seguirlo ma si fermò di colpo quando notò che l'intero pavimento – tutte le pareti – erano ricoperte da uno strano cespuglio di rovi. Incredulo, osservò quell'inquietante groviglio di rami fitto di spine dove qua e là sbocciavano meravigliose rose nere.
« Peter, non hai imparato le buone maniere? Non ci si comporta in questo modo aggressivo nei confronti di una signora »
Quella voce irritante mandò il giovane re su tutte le furie: impugnò salda la sua arma e tentò di avanzare contro di lei, deciso. Sfortunatamente, il suo gesto non ebbe né inizio né fine. Come animate da una volontà propria, fronde spinose si staccarono dalle pareti per avvinghiarsi alle caviglie e ai polsi del giovane, immobilizzandolo. La spada gli sfuggì di mano, mentre questi fu trascinato violentemente contro il muro, schiantandosi.
« Peter!! » esclamò Ren, accorrendo in soccorso dell'amico. Cercò la propria spada per liberarlo, ma invano.
« Nessun'arma comune è ammessa nella Casa di Aslan, giovane figlio di Adamo » commentò la donna.
Il ragazzo si voltò. « Liberalo! »
« Potrei anche farlo.. ormai non mi serve più » disse portando avanti la mano e aprendo il palmo. Subito la lama di Peter si alzò da terra, soggetta al potere della Strega. « Che arma magnifica » commentò, piegandola in più e più direzioni per osservarla meglio.
« Chi sei? » domandò furibondo. « E cosa vuoi da noi? »
« Ma come? Non mi riconosci, Ren? »
Il ragazzo non si mosse. “ Come sa il mio nome? ” pensò tra sé. Osservò meglio la donna ora che, spostatasi, veniva illuminata dalla luce di una tenue fiaccola. I lunghi capelli chiari, l'altezza sproporzionata. Non poteva sbagliare. « Tu... tu sei morta! »
« Suvvia, non dire sciocchezze Ren. Non ti sembro viva? Io sono immortale! » disse, provando un immenso piacere nel pronunciare quell'ultima parola. Non aveva più in volto quella scomoda maschera d'acciaio, benché tenesse ancora il suo succinto corpetto. Attorno al collo, un'elaborata collana in argento si concludeva con un'enorme ametista viola, grande quanto una grossa noce.
« Ren, fuggi! » esclamò Peter, prima che un altro ramo gli tappasse la bocca, ferendolo ovunque.
« Ma che maleducato! » esclamò la regina. « Interrompere una conversazione così piacevole.. »
« Perché siamo qui?! » sbraitò il giovane, preoccupato per la situazione dell'amico.
« Non ti fa piacere la mia compagnia, Ren? »
« No. »
La donna sorrise. « Mi piace il tuo carattere, sono sicuro che diventeremo ottimi amici! » esclamò, sempre maneggiando l'arma del Re Supremo. « Purtroppo ora ho una guerra da portare a termine. Parleremo domattina, per questa notte alloggerete qui » concluse, mentre compariva di nuovo la stessa polvere nera che lì li aveva portati.

Susan e Lucy non potevano crederci. I Calormeniani sventolavano bandiera bianca! Com'era possibile che si fossero arresi dopo così poco tempo? Le due ragazze si abbracciarono dalla gioia, la guerra era finita, Narnia aveva trionfato! Corsero a cercare in fratelli, mentre il loro popolo esultava per la vittoria.

Ren e Peter si ritrovarono in una cella scavata nella roccia, dove spesse sbarre in ferro avvolte da fitti rovi bloccavano l'uscita. Tali tentacoli vegetali avevano origine da un punto in mezzo alla stanza, dal quale spuntava un'altra magnifica rosa, dello stesso colore delle tenebre. Il fiore emanava un profumo leggero ma allo stesso tempo insistente, che premeva costantemente nella mente dei due con una fragranza estremamente invitante.

Il giovane re, liberato dalla trappola mortale, cadde a terra esausto. Ren si avvicinò all'amico per controllarne lo stato di salute. Era pallido, molto pallido, e scottava in fronte. Le spine di quella strana pianta erano entrate in profondità nella sua carne, ma per fortuna parevano non aver toccato nessuna vena principale. Ciononostante, il sangue correva copioso lungo il suo corpo, sia dagli arti che dai lividi nel volto. Il giovane dagli occhi cerulei tentò di rialzarsi, ma ogni singola mossa gli provocava intense fitte di dolore.
« Sta' fermo! » lo riproverò l'altro, sorreggendolo. Doveva fermare l'emorragia, in qualche modo. Si guardò attorno, ma non trovò nulla. Decise così di togliersi la camicia, che tentò di strappare in strisce, ma invano. « Nei film ci riescono sempre! » esclamò impotente. Stava andando in panico. Era solo, in un luogo sconosciuto, in compagnia di colui che sempre l'aveva aiutato ed ora non era in grado di ricambiare. Il suo migliore amico stava soffrendo, perdendo litri di sangue e lui non sapeva cosa fare.
« Il... coltello.. »
« Shh... shh.. non sforzarti » Il giovane si tastò lo stivale. Il coltello era ancora lì! Lo sfilò, iniziando a fare a brandelli la propria camicia per coprirgli i tagli. La lama era così affilata che trapassava la tela senza il minimo sforzo. Legò quelle bende improvvisate, che subito da bianche diventarono rosso scarlatte. Ben presto la materia prima finì, così passò ad accorciarsi le braghe.
Un rumore dei passi si faceva via via più intenso. Ad un tratto un uomo alto, scuro e armato di tutto punto apparve davanti alla loro cella, con due enormi vassoi. « La Strega Bianca vi vuole in forze » disse, facendoli scivolare sotto le sbarre.

Mangiarono e bevvero a sazietà. Peter sembrava riprendersi, in un modo esageratamente rapido. Dopo un'ora aveva già un colorito sano, e la febbre sembrava sparita. Ren decise che era il momento di cambiare la medicazione e sciolse le bende. Il timore del giovane s'era avverato: ogni ferita, ogni minimo taglio si era rimarginato, come se non ci fosse mai stato.

« Incredibile! » esclamò Peter entusiasta. « Forse nel cibo c'era una qualche pozione miracolosa, magari come quella di Lucy! »
L'altro giovane non ne era convinto, ma decise di tenere per sé i propri pensieri. « Ora dobbiamo trovare un modo per uscire ».
« Abbiamo il pugnale » commentò Peter, con un'eccessiva fiducia.
« Già, perché è rimasto? Jadis aveva detto che le armi erano proibite nella Casa di Aslan.. »
« Che importa? Dammelo su, possiamo tagliare le sbarre » disse, allungando la mano.
« Non penso sia il caso » rispose questi, allontanandosi d'istinto dall'amico.
« Che c'è? Che hai? Non fare il saccente, suvvia.. »
« Peter, sul serio. Penso sia meglio che lo tenga io.. » la sua voce si faceva via via più flebile.
« Non fare storie! » La sua mano afferrò il polso del giovane in una stretta morsa.
Questi tentò di divincolarsi spingendolo, ma invano. « Smettila! » Una spallata ben assestata, con una torsione del busto, permisero a Ren di liberarsi.
Il giovane re rimase immobile, intontito. « Che sto facendo? » si domandò, rendendosi conto delle proprie azioni. « Ho... ho mal di testa... » continuò, portandosi la destra alla fronte.
« È quella rosa, il suo profumo! » rispose, avvicinandosi con rapidi passi al fiore. Il pugnale di Peter stretto in pugno.
La pianta, percependo la minaccia imminente, intensificò la gabbia di rovi attorno a sé, ma invano. Con falciate rapide e precise, Ren decapitò ogni tentacolo spinoso, fino a giungere al nucleo dal quale aveva origine. « Alla faccia tua, Baudelaire! » esclamò, recidendo la rosa nefasta.
In quello stesso istante, ogni petalo e ogni ramo all'interno della cella si dissolse, scomparendo come polvere all'aria.
Il giovane si voltò verso il re, soddisfatto. Questi giaceva a terra. Subito corse da lui, riponendo il coltello nello stivale. Si chinò e gli alzò il capo: fortunatamente non aveva perso conoscenza. « Peter.. ».
L'amico accennò ad un sorriso.
La famigliare sensazione di sentirsi osservato costrinse Ren a guardare verso il corridoio sul quale dava la cella. Lì, a pochi passi dalle sbarre, il gatto tigrato stava osservando la scena. Le iridi giallognole puntate sui due ragazzi. Il giovane provò a sostenere lo sguardo dell'animale, che dopo qualche istante si voltò, sparendo nel buio.

Mi scuso per il capitolo breve, ma ho bisogno di spezzare le cose >.< Spero vi sia piaciuto il gusto macabro del roseto nero parassita che ha invaso la Casa di Aslan. A volte il mio lato oscuro torna a galla u.ù

Ah! La Casa di Aslan teoricamente è stata costruita dove si trovava la Tavola di Pietra mooolti anni dopo che si fu spezzata. Io ho accelerato un po' la tempistica, così che fosse già edificata per i miei sporchi comodi.
Ancora a presto!

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Capitolo 11
*** L'Effigie di Aslan ***


L'Effigie di Aslan

« E perché mai su di te non faceva effetto? » Peter ora stava meglio. Camminava avanti e indietro nella cella, tentando di dare una spiegazione logica agli ultimi avvenimenti.

« Non ne ho idea » rispose l'altro giovane, seduto a terra, mente osservava il via vai dell'amico. « Forse ho il raffreddore » ammise ironico.
« Beh, meglio così! Altrimenti chissà come ci saremmo ridotti.. Adesso dobbiamo pensare a come agire. Dunque.. abbiamo il tuo pugnale.. »
« Il tuo pugnale.. »
« Il mio.. ma preferisco che lo tenga tu.. » continuò, sorridendogli.
« Dubito riusciremo ad uscire da qui finché non lo deciderà la Strega Bianca.. »
« A tal proposito. Non riesco a capire come possa essere ancora viva! È stata sconfitta da Aslan stesso.. io ero presente. Tu.. » iniziò, un po' titubante. « Tu ne sai niente? »
« Io ne so quanto te » ammise, capendo a cosa si riferiva. « Piuttosto il mio gatto.. non ha un comportamento inusuale? » domandò, ricordando quanto aveva letto ne “ Il cavallo e il ragazzo* ”.
« Perché non parla? Non tutti gli animali parlano a Narnia.. »
« Lo so, ma volevo dire che.. no nulla, lascia perdere ».
« Mh.. » Il giovane re si portò la mano destra al mento, appoggiando il braccio sull'altro, conserto.
I loro dialogo fu presto interrotto dall'arrivo dello stesso soldato che aveva portato la cena, qualche ora prima. Infilò la grossa chiave nella serratura, che girando emise il roco suono dello scatto. « La Regina vuole parlare con il non-re ».
I due ragazzi si guardarono in faccia per un istante, dopodiché Ren fece forza sulle gambe, per alzarsi.
« Oh no, non andrai da solo! » disse Peter, mettendosi davanti a lui per bloccargli la strada.
« Non preoccuparti, non mi succederà nulla. Ricordi cos'ha detto? Di te non ha più bisogno, se non fai come dice potrebbe.. ». Le parole gli morirono in bocca.
Uscì dalla cella. Era deciso e non aveva paura. Avrebbe salvato l'amico, anche se ancora non sapeva come. Non sarebbe stato solo, forse. Lo scossone della guardia lo distolse dai suoi pensieri, costringendolo ad avanzare con violenza.

« Come sono spariti? »

« Abbiamo trovato solo Glacies, Signora. È sotto shock e non vuole parlare ».
Lucy non poteva crederci. Lo sguardo fisso all'orizzonte. Cosa poteva essere successo? « D'accordo, Susan non deve sapere nulla. Ed ora portatemi da Edmund ».

Ren fu condotto nella sala principale, la prima in cui erano stati. La Strega Bianca era seduta su di un sontuoso trono, molto alto, e poggiava i piedi su quelle che, secondo il giovane, erano le due parti della Tavola di Pietra. L'oltraggio fece ribollire il sangue del ragazzo.

« Mio caro figlio d'Adamo, sono lieta di rivederti in forma. Siediti. » disse, e il corpo del giovane obbedì, senza che lui avesse scelta. « Avevo proprio voglia di fare due chiacchiere con te, da amici. »
« Noi due non siamo amici » tagliò corto l'altro. Era stufo di tutti quei giri di parole effimeri. Quando sarebbe arrivata al dunque?
« Forse non ancora » ammise la donna, accennando ad un sorriso. « Ma lo saremo, e chissà, magari sarai tu il mio nuovo re ».
Ren non riuscì a trattenere le risa. Dopo Edmund anche lui? Era fissata su quel punto. « Temo dovrò rifiutare, mia signora. Dopotutto, voi avete già un marito. Sbaglio? » Se proprio doveva andare a finire male, voleva almeno avere più informazioni possibili su questa storia.
« Non sbagli, Ren. Ma sai, in questi tempi i re non hanno vita lunga. Tutte queste congiure, tutte questi trabocchetti.. capita spesso che un calice di vino avvelenato finisca tra le mani di un sovrano. » concluse, sorridendo. « Ma suvvia, non è per questo che ti ho chiamato. Ho bisogno che tu faccia qualcosa per me ».
Ci siamo ” pensò il giovane. Il cuore iniziava a battere più intensamente, gli occhi fissi su quelli della Strega. « Qualcosa del tipo? »
« Un lavoretto semplice semplice. Nulla di difficile, ma te ne parlerò dopo. Ti va un tè? »
Ren annuì. Non aveva ancora scoperto quali fossero i piani della donna, ma non importava. Lei aveva bisogno di lui: aveva una carta da giocarsi.
Un piccolo nano dalla lunga barba grigia comparve all'improvviso alle sue spalle, portando una vassoio in argento che lasciò lì accanto.
« Mia signora » iniziò il giovane. « Posso chiedervi come hanno fatto le ferite di Peter a guarire tanto rapidamente? » Era sicuro che avrebbe risposto, la regina voleva conquistarsi la sua fiducia.
« Domanda lecita » rispose la donna, prendendo la sua tazza. « Vedi, le mie rose hanno degli effetti.. molto particolari. Il loro profumo cura le ferite, risveglia gli istinti, aizza gli animi. Ma tutto questo sono sicuro che lo hai già capito da te, Ren ». Si interruppe, tenendo gli occhi fissi sul giovane. « Ma forse non sai che una volta tagliate ricrescono più rigogliose... »
Ren rimase a bocca aperta, lasciando cadere la propria tazzina che si ruppe il mille pezzi. Tentò di alzarsi, ma era come incollato. « Lasciami andare!! »
La regina rise. « Non preoccuparti, il nostro caro Peter sta bene ».
« Liberalo! »
« Oh.. non posso, mio piccolo Ren. È la mia garanzia.. »
« Se farò ciò che vuoi, lo lascerai andare sano e salvo? »
La donna si concesse degli istanti di riflessione, le iridi sempre fisse in quelle del ragazzo. « Affare fatto » rispose questa, in un tono tanto sensuale da farlo quasi arrossire.

« Ne siete certi? »

Il portavoce delle aquile reali stava informando la regina Lucy sui loro avvistamenti. « Sì maestà, nessuna traccia di Re Peter ».
« Va bene, grazie mille. Potete andare » disse, congedando l'animale.
« Sono stati quei sporchi Calormeniani, ne sono certo! » iniziò Edmund, che fino a quel momento era stato zitto.
Lucy respirò profondamente. « Che facciamo ora, fratello? »
« Suppongo dovremo dichiarare di nuovo guerra a quel popolo.. ma non è così semplice. I nostri stanno già festeggiando la vittoria. Come faremo a dir loro di impugnare di nuovo le armi? » domandò allarmato.
« Ma non possiamo restare con le mani in mano! Peter è chissà dove, è stato rapito Edmund! Come fai a restare così calmo? ». La regina era diventata paonazza in volto.
« Calma sorella, ti chiedo solo di aspettare qualche giorno. Magari non è successo nulla e compariranno domattina sani e salvi.. »
« O magari sono stati fatti prigionieri! »
« Ma si sono arresi, sorella! Hanno dichiarato la loro sconfitta, non possono fare prigionieri, è contro le regole.. »
« E da quanto in qua i Calormeniani rispettano le leggi di guerra? » esclamò, lasciando il fratello senza argomenti validi per rispondere.

Ren camminava negli scuri corridoi, seguendo le indicazioni della Strega Bianca. Gli aveva dato il permesso di andare a trovare l'amico prima di svolgere quel compito di cui non gli aveva ancora spiegato nulla. Era timoroso di come avrebbe trovato Peter, ora che conosceva le strane proprietà delle rose nere. « Spero solo stia bene » borbottò tra sé, tirando un calcio ad ciottolo lì presente. Il sassolino tintinnò, battendo qua e là. Il ragazzo guardò la sua traiettoria, finché capitò in una zona non illuminata, in un angolo, e non lo vide più. Al suo posto, però, due occhi giallo ambra brillavano nell'oscurità. « Ancora tu? » domandò, riconoscendo l'ormai famigliare gatto. « Mi stai seguendo? » continuò, ma questi si voltò e sparì.

Giunse allora davanti alla cella di Peter. Non osava quasi alzare lo sguardo, timoroso di quello che avrebbe potuto vedere. Si fece coraggio, e guardò. Le sue paure si erano realizzate, un enorme groviglio di rovi aveva interamente ricoperto la stanza. Al posto della rosa solitaria che Ren aveva tagliato qualche ora prima c'era ora un grosso cespuglio, con ben tre esemplari di quel fiore maledetto. Il giovane re era accerchiato da quell'intreccio di rami dotati di spine, avvolti nella sua pelle in più punti. Gli arti e il torace completamente immobilizzati. Era lacerato qua e là, ma non sanguinava: merito di quella pianta, che curava e feriva allo stesso tempo.
« Peter! » esclamò il giovane alla vista dell'amico immerso in quel macabro equilibrio di vita e morte.
« Ren.. sei tu? » rispose, in un filo di voce.
« Oh Peter.. mi dispiace tantissimo.. » le lacrime gli stavano annebbiando la vista.
« Devi dispiacerti »
Queste parole lasciarono il giovane di sasso. Dopotutto doveva aspettarselo, il profumo era mostruosamente intenso ora. « Ti prometto che andrà tutto bene. Farò ciò che la Strega Bianca vuole e poi ci lascerà andare e.. »
« C'avrei scommesso. Stai con lei adesso, vero? Lo sapevo, lo sapevo.. finisce sempre così. Prima, quando hanno bisogno, tutti in cerca di Peter, e poi basta. Divento un peso da lasciar marcire in una prigione. Colpa mia, che pensavo che questa volta sarebbe andato diversamente, ci avevo sperato. Sono uno stupido... Anzi no, non mi era mai interessato. Sapevo che mi avresti tradito prima o poi, ho fatto bene a non affezionarmi a te. Sei come tutti gli altri.. »
« Ma Peter.. no, non dire così. È per le rose, stai delirando.. »
« E allora dimostramelo! Liberami, taglia questa pianta come hai fatto per salvare te stesso!! » Stava urlando.
« Io.. io non posso farlo.. » Qualche lacrima iniziava a rigargli il viso.
« Ecco, come pensavo! Sei un infame, un lurido traditore.. »
Ren non poteva sopportare altro, si voltò ed iniziò a correre nella direzione dalla quale era venuto.
« .. E non ho mai tenuto a te! ».
Furono le ultime parole che sentì, le più pesanti.

« Non è incredibile il potere delle parole? »

Una voce orrendamente famigliare fece fare un soprassalto a Ren, che si era fermato in un qualche cunicolo secondario. Aveva corso finché aveva fiato, imboccando direzioni a caso.
« Sono solo suoni, ma feriscono più delle spade. E forse più profondamente. » La Strega Bianca appoggiò una mano sulla spalla del giovane.
« Non era lui a parlare. Sono le tue maledettissime rose.. » rispose, facendo un passo in avanti per scrollarsi la mano della donna di dosso.
« Al contrario, mio caro Ren.. Le mie magnifiche piante rimuovono i freni dell'anima. Lasciano che le persone siano se stesse, togliendo ogni inibizione. Perciò, ogni parola detta in loro presenza è sempre vera.. »
No, non poteva essere vero. Quello non era Peter, non erano i suoi pensieri!
« Non sempre la verità è piacevole, mio piccolo Ren. Ma ora ci sono io.. » continuò la donna, avvolgendolo con le sue gelide braccia. « La verità, per quanto dolorosa possa essere, è sempre preferibile alle menzogne ».
Queste parole ricordarono al ragazzo la conversazione avuta, giorni prima, con Aslan. Lì, in quel luogo lontano da tutto e da tutti. Lì, dove tutto era perfetto.
« Ti è famigliare questo argomento? »
Un brivido freddo corse lungo la colonna vertebrale del giovane. Si voltò, per guardare la Strega in viso. Gli occhi spalancati. « Tu.. »
La donna rise. « Sì, mio piccolo Ren. Ero io »
Non poteva essere. “ No, non anche questo.. no.. ”. Tale rivelazione gli fece cadere il mondo addosso. Non sapeva più cosa pensare, non sapeva più in cosa credere. Le gambe non gli ressero, e si sedette nella nuda terra, fuggendo all'abbraccio della regina.
« A questo punto posso rivelarti tutto » iniziò la donna, affiancandosi anch'essa al giovane. Il bianco vestito si sarebbe sicuramente sporcato. « Dimmi Ren, mi credi cattiva? »
Il ragazzo non rispose. Fece spallucce, continuando a fissare il vuoto.
« Sì, lo pensi. Ma ascolta la mia storia, e forse cambierai idea. Ti hanno sempre detto che Aslan è il bene, lui è buono. Aiuta il suo popolo. Ebbene, dov'era durante quest'ultima guerra? Dov'era mentre io distruggevo i suoi adorabili seguaci? Dov'era mentre schiacciavo i suoi re e regine? Dov'era, mentre io stessa ho spezzato il collo alla sua amata Lucy? » diceva, sussurrandogli ormai nell'orecchio.
« Lucy.. »
« Ho dovuto, Ren. Dovevo sbarazzarmi dei rappresentanti di questa... di questa eresia! Aslan non esiste più, ormai. E i vostri abitanti, continuando a credere in un finto dio, si rammolliscono. Non sono più pronti ad una vera guerra! Se ad attaccare fossero stati altri eserciti, Narnia si sarebbe estinta. Ma io non voglio questo, oh no.. io voglio fare di Narnia e Calormen un unico grande impero. Forte e potente, che non tema eguali. I Calormeniani hanno già abbandonato le loro divinità, hanno dimenticato Tash, eleggendo me come loro vera dea. Io ho il potere, io sono presente. Non è forse meglio credere in qualcosa di reale, anziché in un entità supposta? È troppo semplice lasciar risolvere ad un essere superiore ogni nostri piccolo problema. »
« Aslan esiste.. »
« Lo hai mai visto? Ti rispondo io, no. Non c'è più, ormai. È solo un simbolo, così come lo è Tavola di Pietra. È impregnata di magia antica, certo, ma non significa niente. Egli vive solo grazie alle leggende tramandate, e permettimi di dire, totalmente inventate, dai tuoi cari re e regine. Metà della popolazione non ci crede più. È tutto solo una grande tradizione ».
« Io non ti credo ».
« Non serve, non ora almeno. Lo vedrai con i tuoi occhi, prima o poi. Sei qui per questo, dopotutto. Io stessa ti ho portato in questo mondo, com'era tuo desiderio. Io stessa ti ho mostrato quanto siano infami i tuoi amati re. Io stessa ti ho mostrato chi sia davvero il tuo caro Peter. Tu, che ti affanni per aiutarlo e lui che ti parla in quel modo. La gente è malvagia dentro. Ma ora sei qui, con me, e insieme creeremo un mondo migliore. Di me potrai sempre fidarti »
« Non serve che tenti di convincermi, avevo già detto che ti avrei aiutato ». Ren era stufo di tutti quei giri di parole. Non gli interessavano quelle questioni politico-religione, voleva solo salvare Peter. Gliel'aveva promesso.
« Devi rompere l'effigie di Aslan per me ».

* In questo libro, Aslan compare sotto forma di gatto grassottello per aiutare Shasta – o, per gli amici, Sasha – il ragazzo appunto.


Mi scuso per il ritardo >.< ma in questi giorni sono stato un po' più impegnato del previsto! Mi preparo alla valanga di critiche per questo capitolo.. rendere verosimili le motivazioni della Strega Bianca è stata un'impresa.. ma non posso dire nulla di più >.<
Keep calm!

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Capitolo 12
*** Vecchi Amici ***


Vecchi Amici

« Rompere l'effigie di Aslan? » ripeté il giovane. Si aspettava una richiesta terribile, ma non così blasfema! In fin dei conti, Aslan gli era sempre stato simpatico e sapeva quanto contava per quella gente.

« Esatto » rispose la Strega Bianca, in tono orribilmente smielato. « Lo farai per me, Ren? »
« Lo farò per Peter » rimbeccò lui, freddo.
« Oh, sei così adorabile quando ti arrabbi! » disse la donna, premendogli una guancia con le dita ghiacciate tanto forte da fargli quasi male.
« E dove si trova questa statua? » continuò il ragazzo. Doveva cavarsela in fretta, prima di cambiare idea.
« Calma dolce figlio d'Adamo. Ti occorrono le giuste nozioni prima.. » rispose quella, mentre i suoi occhi penetranti studiavano l'animo del giovane. Era come se gli entrasse nella mente attraverso lo sguardo. « Innanzitutto per distruggere quell'immonda effigie avrai bisogno di un'arma... come dire, a te molto cara. È giunta l'ora che sia tu ad impugnare la spada di Peter! ».
Ren impallidì. Sarebbe riuscito a fare una cosa tanto sacrilega con un arma così pura? « E.. E perché devo distruggerla? »
« Vedi.. l'effigie racchiude lo spirito di Aslan, o almeno quello che ne rimane. Distruggendola, esso scomparirà, portando l'idea stessa di Aslan con sé nell'oblio. Nessuno ricorderà più chi era, e allora il nostro dominio sarà completo » concluse la Strega, passando la sua mano sotto il mento del giovane.
« Non mi interessa il potere, voglio solo che tutta questa storia finisca in fretta. Dimmi dove si trova.. ».
« Nel più profondo dei corridoi. Purtroppo a me la via è celata, ma a te apparirà come se fosse sempre stata nella tua mente. Devi solo seguire il tuo istinto, e non sbaglierai. »
« Posso chiederti perché proprio io? Perché tra tutti hai scelto proprio me? Non poteva essere qualcun altro a distruggere la statua al mio posto? »
« Era già stato tutto scritto, piccino. Ma ora.. » iniziò, mentre da dietro all'angolo comparve il nano cameriere, lo stesso che aveva portato il vassoio ore prime, ma che ora aveva con sé la spada dalla testa di leone. « Tieni » disse la donna, afferrando la lama per poi porgerla al ragazzo. « È tua ora ».

« Allora deciso, agiremo domattina ».

Lucy ed Edmund conversavano nella tenda di quest'ultimo. Loro sorella Susan era ancora allo scuro di tutto, e speravano di non doverle dare brutte notizie. Una delle loro spie, un piccolo colibrì di nome Pollicino, aveva scoperto che, a differenza dell'imperatore Tisroc, la regina si trovava in una strana costruzione non molto lontana con un manipolo di soldati. Nessuno aveva idea di quale fosse questo luogo, ma dalle indicazioni date dal piccolo volatile doveva essere, più o meno, nelle stesse parti della Tavola di Pietra.
Avevano così deciso di fare un sopralluogo la mattina successiva, alle prime luci dell'alba, giusto per assicurarsi che fosse tutto tranquillo. Ma nel profondo del suo animo Lucy sapeva cos'avrebbe trovato, e conosceva già il nome dell'artefice di tutto ciò.

Ren camminava lungo i bui corridoi della costruzione. La spada di Peter stretta nella mano destra lo faceva sentire meno solo.

Avanzava già da più di mezz'ora, passo dopo passo, lasciandosi guidare dalle proprie gambe. La Strega Bianca gli aveva detto che sarebbe stata più lunga di quanto avrebbe potuto pensare, ma non pensava così tanto! Il giovane non sapeva che, in realtà, quel luogo era molto più grande dentro di quanto non fosse fuori.
Ormai si stava perdendo d'animo. Ma quanto mancava ancora? Le tenui fiaccole non illuminavano a sufficienza la via, buone solo a lanciare sinistre ombre nel terreno. Molto spesso mancavano addirittura, lasciando il ragazzo nel più profondo buio per lunghi tratti. Non c'erano finestre, ma ciononostante l'aria non ne risentiva, restando sempre fresca e respirabile.
Aveva ormai perso la cognizione del tempo e non sapeva più da quanto stesse avanzando. Ore? Giorni? Non ne era sicuro. Ad un tratto, due piccoli bagliori color ambra apparvero nell'oscurità. Ren non si stupì più, né si domandò cosa potessero essere. Si avvicinò, anzi, senza timore. « Ancora tu? » domandò, mentre il felino uscì dal suo nascondiglio per strusciarsi sulle gambe del giovane. La sua voce uscì roca per essere stato in silenzio per troppo tempo. « Che fai, mi segui? » continuò, iniziando a fargli i grattini dietro le orecchie. L'animale, in risposta, cominciò a fare le fusa. « Almeno dimmi se sei un amico o un nemico! » esclamò.
« Miao ».
Sbuffò. « Mh.. e va bene, se non altro mi terrai compagnia » disse alzando il gattino, attento a non toccarlo con la spada. Ora poteva riprendere la marcia: il felino sotto ad un braccio e la lama di Peter nell'altra mano.

Il corridoio sembrava essere giunto al proprio termine. Davanti a lui si apriva in una specie di cappella circolare, con il soffitto a cupola. Al centro ardevano due grandi focolari di luce rossa, intensa, viva. Questi illuminavano la tanto attesa effigie di Aslan, situata tra i due. La statua, terribile e magnifica allo stesso tempo, rappresentava il dio in tutta la sua maestosità. Non era di marmo, né granito. Anzi, sembrava quasi in creta, ma Ren sentiva che era più resistente del diamante.

Entrò nella stanza. Appena mise piede in quel luogo, un'enorme aurea di sacralità lo investì, togliendogli il fiato. Altre piccole fiaccole, a partire dalla porta dalla quale era entrato, si accesero una ad una, fino a ricoprire l'intera circonferenza della sala. Agli occhi del giovane apparve uno spettacolo incredibile: il muro era interamente ricoperto da bassorilievi che, da quello che poté capire il giovane, dovevano narrare le storia di Narnia.
Iniziò il giro, dalla sua sinistra. La prima sequenza raffigurava, in una camera tipica del suo mondo, due bambini ed un uomo arcigno. Poi, davanti ad uno scenario apocalittico, una donna esageratamente alta teneva per mano i due fanciulli. Immediatamente il giovane ricordò ciò che aveva letto ne “ Il nipote e il mago ”. Avanzò frettolosamente, fino ad arrivare al momento in cui Aslan in persona creava Narnia. Poteva vedere il suo ruggito fecondo far crescere alberi e piante, e il piccolo lampione salire fino alla sua altezza massima, tutto così vivo e nitido come lo aveva immaginato, tempo prima. Ad un tratto si sbalordì: come aveva fatto a non notare che i bassorilievi si stavano muovendo? E, soprattutto, come aveva fatto a non accorgersi che vedeva i colori e sentiva i suoni come se fosse presente lui stesso?
Fece un passo indietro, e tutto scomparì.
Avanzò ancora, superando le avvenute dei fratelli Pevensie. Si fermò, solo per un istante, per vedere com'era Peter da piccolo avvolto in quella grossa pelliccia, la prima volta che aveva messo piede nella terra di Narnia. « Potessi fare una foto! » esclamò, ridacchiando. Gli ci volle poco per reprimere quella sua inopportuna euforia.
Continuò, fino a fermarsi davanti alle scena che attendeva fin da quando aveva iniziato. Davanti a lui, scolpito nel muro, poteva vedere ritratto sé stesso con un gatto scodinzolante sotto il braccio sinistro e la spada leonina stretta in pugno. Guardò oltre, per sapere cos'avrebbe dovuto fare, quale sarebbe stata la mossa giusta, ma nulla. Ai suoi occhi si mostrava solo la nuda roccia.
« Non è giusto che gli uomini conoscano il loro destino, piccolo mio ».

Tadaaaan! Finalmente siamo alle ultime puntate. Questo dovrebbe essere, forse, il penultimo capitolo al quale si aggiunge al massimo un epilogo (spero)!

Di chi sarà l'ultima frase? Amici o nemici? Si dia il via alle telefonate!
PS: Ora posso capire come si sente Peter >.< uno dei roseti di mia nonna mia ha appena graffiato, e non è piacevole no! 

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Capitolo 13
*** L'Alba di un Sogno ***


L'Alba di un Sogno

Il giovane si voltò di scatto, ma non vide nessuno. Le parole risuonavano ancora cristalline nella sua mente. Si trattava di Aslan? O dell'ennesimo artificio della Strega Bianca? No, non c'erano dubbi. Si sentì invadere da una pace paradisiaca, e da un calore capace di sciogliere i ghiacci più profondi. « Dove sei? » domandò. Abbassò lo sguardo verso il suo braccio, dove fino a poco prima stava il giovane gatto, ma che ora era sparito. Si guardò attorno per capire dove fosse finito, finché non lo notò seduto sulla groppa della statua.
« Ohoh sì, cucciolo. Sono io. » Ancora una volta la sua voce non viaggiava attraverso l'aria, bensì telepaticamente.
« Aslan! » esclamò « non sai quanto io sia felice di risentirti! La Strega Bianca mi aveva detto che.. e io non sapevo più cosa fare.. »
« Va tutto bene ».
« Ma lei sa tutto! Conosce la nostra conversazione, conosce ogni cosa. Non so più a cosa credere.. »
« Questo spetta a te ».
« Mi ha detto di distruggere la tua effigie.. »
« Puoi farlo, se vuoi ».
« Ma.. »
« Nessuno può dirti cos'è giusto e cosa no, questo deve venire da te. Quando sei nel dubbio guarda dentro al tuo cuore, la risposta c'è sempre. Io non posso trattenermi, riesco a parlarti solo grazie all'energia che mi infonde questa stanza. Sappi solo che fino ad ora ti sei comportato in modo eccellente. Tra non molto Lucy ed Edmund arriveranno in vostro soccorso. »
« Lucy? Ma come, la Strega Bianca aveva detto che.. »
« Avrai modo di verificare con i tuoi occhi, ma non è di questo che devi preoccuparti. Fa' ciò che devi fare, e vedrai che andrà tutto bene, piccolo mio. »
Dette queste ultime parole, la possente entità svanì. Il felino scese dalla statua, si avvicinò alle gambe del giovane ed iniziò quindi a fargli le fusa. « Grazie » sussurrò all'animale, grattandogli la nuca. « Suppongo sia giunto il momento » disse tra sé. Afferrò salda l'impugnatura della spada di Peter, la osservò per un momento, notandone il brillio riflesso dalle fiaccole. Si posizionò davanti all'effigie e divaricò le gambe. Alzò la lama, alta sopra la sua testa. Un ultimo respiro, profondo, prima di calare l'arma dritta sopra l'obiettivo. Un sibilo acuto tagliò l'aria, seguito da un boato assordante.

I frammenti volarono ovunque, distruggendo in parte i bassorilievi della stanza e le fiaccole. Un'onda d'urto scaraventò Ren indietro di parecchi metri, per poi propagarsi in tutti i corridoi della Casa di Aslan e spazzando via con sé ogni singola foglia del roseto maledetto. Il rombo grave venne udito in ogni punto di Narnia e più in là, oltre i mari sconosciuti.
Passò qualche minuto prima che il ragazzo potesse riprendersi. Infine si alzò, barcollando. “ Peter! ” fu il suo primo pensiero, che lo portò a riaddentrarsi in quel labirinto di cunicoli tutti uguali. Ogni fiamma era stata spenta dallo spostamento d'aria, così da rendere il ritorno ancora più difficoltoso. Finalmente riemerse dal dedalo e, in pochi passi, raggiunse l'ormai famigliare cella dell'amico.
Il giovane re giaceva ancora lì, privo di sensi. Con un solo fendente infranse la serratura, ed entrò. « Peter! » esclamò, lasciando cadere a terra la spada.
« Mh.. »
Il ragazzo gli alzò la testa, sperando così di fargli riprendere i sensi. « Come ti senti? »
« Dove sono? » domandò questi, riaprendo gli occhi. Fece leva sulle braccia, per mettersi a sedere, ma con grande fatica.
« Oh.. sono così contento che tu stia bene! » esclamò ancora, quasi strozzandolo per la felicità. « Se ti fosse successo qualcosa i tuoi fratelli mi avrebbero cacciato senza pensarci due volte! » continuò, sdrammatizzando.
« Probabile » rispose neutro, ancora un po' confuso dalla situazione. « Ma che è successo? »
Una voce sibilante, fredda e cadaverica interruppe la loro conversazione. « È successsso..... ».
I due amici alzarono gli occhi, e davanti a loro si parò uno spettacolo più che macabro. L'un tempo potente e bellissima Strega Bianca si mostrava ora paurosamente vecchia, esanime e con la pelle tutta segnata da una lunga ragnatela di profonde crepe, come una candida maschera di gesso colpita nel suo punto debole. « Ce l'hai fatta.. » continuò. I respiri affannati, i passi corti e traballanti.
Subito Peter afferrò la propria arma e si alzò in piedi, animato da chissà quale forza. « Non preoccuparti, l'ho già sconfitta una volta » disse a Ren, mettendosi tra lui e la Strega.
« Illuso, non ti fare ingannare dalle apparenze. Posso ancora distruggerti in un battito di ciglia. Quella tua spada non ha alcun valore ormai, Aslan è... MORTO! » esclamò e, con un unico gesto della mano destra, il giovane re fu scagliato di lato. La lama gli sfuggì dalle dita, andando a conficcarsi in un ammasso di rocce lì accanto.
Lo spostamento alzò un cumulo di sabbia che costrinse Ren a chiudere gli occhi. Quando li riaprì si rese conto di non essere più nella cella nella quale si trovavano prima, ma di essere ora nella sala principale, dove la Strega sedeva nel suo trono marmoreo.
« Ora che sono l'unica divinità » iniziò, accarezzandosi la solita collana dal pendente violetto « voi tutti dovrete obbedire ai miei voleri. Suvvia, mio piccolo amico, inchinati! » disse, rivolta al ragazzo rimasto immobile. La sua voce era tornata ora calma, come se avesse già recuperato le forze benché il suo aspetto fosse rimasto immutato.
« Se non sbaglio avevamo un accordo » cominciò Ren.
« Ho detto INCHINATI! »
« Negativo » rispose scuotendo la testa, per poi accorrere dall'amico che nel frattempo si era rialzato. « Avevi promesso che ci avresti lasciati andare sani e salvi »
« Non ricordo nulla di tutt.. »
La frase venne interrotta dal suono di un corno di battaglia. “ Lucy! ” pensò il giovane. Allora era tutto vero! Dovevano essere quasi lì. “ E ora, chiudiamo questa faccenda.. ”. « Hai perso, Jadis. Lasciaci andare e vattene da questa terra. Aslan ha trionfato, ancora. »
« Menti! Aslan è morto! E lo hai ucciso tu stesso! »
Ora tutto iniziava ad avere un senso nella mente di Ren. Guardò la spada di Peter: le rocce nelle quali era incastrata altro non erano che parti della Tavola di Pietra, ora ricostruita, dove al centro, splendente, brillava la lama del Re di Narnia. « Ti sbagli. Io l'ho liberato! » esclamò, allungando la mano verso lo stivale per estrarvi il suo fedele pugnale. Lo alzò alto, caricò portando indietro il braccio e scagliò l'arma in direzione della Strega.
« NOOOO! » La donna portò le mani in avanti, per ripararsi, ma invano. Il pugnale si conficcò per l'intera lunghezza al centro del suo petto, nel pendente, mandandolo così in mille pezzi. Una cupa nuvola nera uscì dall'amuleto, avvolgendola del tutto. Le urla di dolore invasero la stanza, mentre un'anima violastra sembrava volar via dal suo corpo, dissolvendosi. Tutto ciò che restava della Strega Bianca era un semplice involucro di gesso, che dopo qualche istante si tramutò in sottile polvere rapita da un soffio di vento.
Ren rimase ad osservare la scena, sorreggendo con un braccio il malconcio Peter, entrambi stupefatti dall'ironica rivelazione: la tanto temuta regina di Calormen altro non era che una finta copia, un'emanazione, un simulacro dell'originale sconfitta anni prima.
Un ulteriore suono, ora più vicino, riscattò i due. Il sole stava per nascere, e le prime luci stavano per illuminare l'elsa della spada conficcata nella roccia.

« È finita! » esclamò Peter, ancora incredulo.
« Peter! Peter! ». Una famigliare voce femminile si faceva via via più vicina.
« Lucy! » rispose il giovane re. Si voltò, e nello stesso istante comparve alle loro spalle la sorella minore, tutta equipaggiata per la battaglia. Il pugnale legato al fianco sinistro, la spadina stretta nella mano destra.
« State bene? » domandò la giovane, fermandosi a pochi passi dai due per riprendere fiato. « Eravamo così in pensiero! »
« Sì » rispose il fratello, annuendo. « Grazie a lui ».
Lucy guardò meravigliata l'altro ragazzo, che in quel momento si sentì particolarmente in imbarazzo, ed arrossì.
« È stato lui ad uccidere la Strega! »
I tre non si erano accorti che, durante la loro conversazione, i potenti raggi solari avevano man mano iniziato a riempire la stanza, fino ad inondare quasi completamente la Tavola di Pietra. La lama, ora in completa balia di quella calda luce dorata, risplendeva luminosa rischiarando per parecchi metri. Ad un tratto il bagliore crebbe d'intensità, attirando l'attenzione degli amici che furono costretti a ripararsi gli occhi.
Ben presto la luminosità si affievolì, lasciando il posto ad una figura che andava via via definendosi.
« Aslan! » esclamò Lucy per prima, correndogli incontro.
« Ohoh piccola mia! » rispose questi, scendendo dalla sacra pietra. Era feroce, possente ed incredibilmente imponente nella sua magnificenza.
« Sei.. sei.. sei proprio tu? » domandò Ren, avvicinandosi anch'esso.
« Sì, giovane figlio d'Adamo. Grazie a te. Rompendo quell'effigie hai permesso al mio corpo di ricongiungersi al mio spirito. Ti sei battuto bene, ma quella che hai sconfitto non era, come avrete ben capito, la vera Jadis. Il suo odio e la sua malvagità impregnano ancora questo mondo, e spesso possono racchiudersi in oggetti carchi di magia. Purtroppo ella possiede ancora dei servi devoti che riescono, con arti oscure, a creare un suo simulacro. Questa stessa arte aveva intrappolato il mio corpo, operando in verso opposto. Ella credeva che, distruggendo la mia effigie, il mio stesso essere sarebbe stato annientato. Se tu non avessi creduto in me, ciò sarebbe successo. »
« Tutto è bene quel che finisce bene ».
I tre amici si voltarono e videro Edmund, appoggiato ad un muro, giunto da poco tempo.
« Ed! » esclamò Peter, sinceramente felice di rivedere il fratello minore.
« Abbiamo controllato il perimetro dell'edificio: a quanto pare non c'è più nessuno » continuò il giovane re, avvicinandosi agli altri e ad Aslan.
« Meglio così » rispose Peter. « E ora, che ne dite di uscire da qui? Mi sembra di esserci rinchiuso da un'eternità! » esclamò. Il suo sguardo si fermo sulla propria spada. « Posso riprenderla? » domandò, poco fiducioso.
« Ci sarà certamente bisogno di quell'arma, in futuro. Ma per ora godetevi la pace ritrovata, giovani figli di Adamo ed Eva. Essa rimarrà qui, al sicuro, e nessuno di indegno potrà mai usarla.

Passeggiavano ormai da qualche minuto, sulla collina che stava dietro la Casa di Aslan, in silenzio. La soffice erba, verdissima, si piegava muta sotto le possenti zampe del leone, affiancato dai due giovani, uno per parte. Il cielo era limpido, senza nuvola alcuna.
Ren deglutì. Odiava quel genere di situazioni, ma non osava rompere quell'atmosfera. Sapeva ciò che sarebbe accaduto da lì a poco.
Peter, al contrario, sembrava estremamente rilassato. Per un istante il suo sguardo incrociò quello dell'amico, e gli sorrise. « E ora che farai Aslan? Resterai con noi o ripartirai subito? »
« Purtroppo, mio coraggioso figlio di Adamo, il mio posto si trova molto lontano da qui. È giusto che ogni cosa torni al proprio posto ».
« Non puoi fermarti neppure per qualche giorno? » domandò ancora, appoggiando una mano sulla sua folta criniera. In quel momento noto negli occhi di Ren il profondo turbamento che lo affliggeva. Lo fisso, ma senza riuscire a capire quale fosse la causa.
« E suppongo sia giunto anche per me il momento di tornare a casa.. »
Aslan si fermò, e i ragazzi con lui. Erano ormai arrivati in cima alla collina.
« E perché mai? » iniziò Peter. « Tu puoi restare finché vuoi, ormai è Narnia casa tua. Vivrai a Cair Paravel, abbiamo tante stanze. Ti insegnerò a cacciare e a combattere come si deve, non a caso come hai fatto negli ultimi tempi. Potresti farmi da consigliere... »
Il leone lasciò che il giovane re terminasse il suo discorso. « Ren ha portato a termine il proprio compito, ed ha imparato tutto quello che doveva imparare da Narnia. Ora è giusto che faccia ritorno al proprio mondo. Ma questo già lo sai, non è vero? » concluse, volgendo il capo verso il ragazzo.
« Ma perché? » continuò Peter. « Non mi sembra necessario! Infondo è stato lui a liberarci dalla Strega Bianca, o da quello che era! »
« Narnia funziona così, e lo capirai anche tu » disse Ren, senza giri di parole. Il cuore gli batteva all'impazzata.
« Se volete dirvi addio, potete farlo. Io vi aspetterò qui ».
Il giovane re afferrò l'amico per un braccio, trascinandolo di qualche passo. Aslan rimase lì, immobile. Il capo leggermente sollevato, come per annusare il completo risveglio della Natura e il rapido avvicinarsi della primavera.
« Allora ci siamo.. » commentò Ren, accennando ad un finto sorriso mal riuscito.
« Io ancora non capisco perché debba andare a finire in questo modo ».
« Le regole sono regole, purtroppo. Funzionano così ».
« Allora funzionano male! » esclamò Peter, seccato.
« Ho passato dei giorni magnifici qui, un sogno! Ma ormai sta giungendo l'alba. »
« Ti pare il momento di... di poesieggiare? » domandò, abbozzando lui ora un sorriso. « Mi mancherai ».
« Figurati tu.. »
« Comunque.. se davvero ti stai per svegliare, e questa è la fine del tuo sogno, prometti di non dimenticartelo appena giunge il mattino? »
« Mi ricorderò di ogni dettaglio! » esclamò il giovane, per poi venir travolto dalla forte stretta di un abbraccio amico.
« Di' un po', hai ancora l'Occhio di Aslan? »
« Il che? »
« Sì.. l'Occhio. Il pezzo d'ambra ».
« Ah.. penso di sì » rispose, frugandosi nelle tasche. « Eccolo! »
« Ecco, bravo. Portalo con te. Forse un giorno ci farà rincontrare, magari nel tuo mondo.. »
Si separarono, e lenti si incamminarono fino a raggiungere il maestoso leone. « Sei pronto, giovane figlio d'Adamo? »
Ren annuì, volgendo un ultimo sguardo a Peter. « Addio. » Gli occhi gli si riempirono di lacrime, ma in quello stesso istante un'enorme folata di vento sì levò, ed un istante dopo si ritrovò a guardare le ante del proprio armadio, nella sua stanza. Indossava il proprio pigiama, storto, e le sue pantofole. Nulla sembrava essere successo, nessun indizio. Tranne l'ambra sferica stretta in pugno.
Calde gocce salate gli rigarono il volto mentre si sdraiava nel letto, ancora tiepido. Sapeva che quella notte non si sarebbe più riaddormentato, e forse neppure le notti successive: si avvicinò alla scrivania, accese il computer e decise di iniziare a scrivere quanto gli era successo, così da non dimenticare nulla di quel magnifico sogno e dei suoi protagonisti.

Fine


Eccoci qui, giunti finalmente alla conclusione. Inutile dire che quasi mi sono commosso nello scrivere queste ultime righe, colpa anche di canzoni come questa e questa.
Lo so, è stato un parto difficile completarla, c'ho davvero messo tantissimo >.<
Ringrazio tutti coloro che mi hanno seguito, capitolo dopo capitolo, senza tirarmi addosso oggetti appuntiti: davvero non capisco come siate riusciti a sopportarmi :D
Ci sarà un seguito? Non so, non penso. E in ogni caso non credo che scriverò ancora per moooolto tempo.
Odio quando finiscono le cose, ma si sa: quando si chiude un porta si apre un portone.
Arrivederci dunque,
con affetto.

ReN 

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