Wonderwall.

di StarfireE
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Like a boy. ***
Capitolo 2: *** 2. Whataya want from me? ***
Capitolo 3: *** 3. Dance time. ***
Capitolo 4: *** 4. Liar. ***
Capitolo 5: *** 5. Truth. ***
Capitolo 6: *** 6. Fight. ***
Capitolo 7: *** 7. Fault. ***
Capitolo 8: *** 8. Let me help you. ***
Capitolo 9: *** 9. Wrong. ***
Capitolo 10: *** 10. Can't stand you. ***
Capitolo 11: *** 11. Car. ***
Capitolo 12: *** 12. I need you. ***
Capitolo 13: *** 13. First night. ***
Capitolo 14: *** 14. It's my future, not yours. ***
Capitolo 15: *** 15. Don't say sorry. ***
Capitolo 16: *** 16. It's only you and I. ***
Capitolo 17: *** 17. Perfection. ***
Capitolo 18: *** 18. I don't give a fuck. ***
Capitolo 19: *** 19. Hurt. ***
Capitolo 20: *** 20. I'm not a bad person, I swear. ***
Capitolo 21: *** 21. I believe in me, and in you. ***
Capitolo 22: *** 22. Projects. ***
Capitolo 23: *** 23. Epilogue. ***



Capitolo 1
*** 1. Like a boy. ***





Dopo 17 anni, passati a viaggiare da una parte all’altra del mondo, Charlie era arrivata ad un’unica conclusione: era una sfigata.
Restava sempre sulle sue, era intelligente e diceva la propria ogni volta che poteva, ma nessuno l’aveva mai notata davvero.
Forse perché spesso, veniva scambiata per ciò che non era a causa del suo abbigliamento.
Charlie aveva uno stile piuttosto particolare.
Indossava sempre magliette molto più grandi della sua taglia e i pantaloni non erano da meno. Non lo faceva perché era con qualche chilo di troppo, anzi, forse era perfino troppo magra per la sua età.
Semplicemente non gli importava di ciò che potesse pensare di lei la gente quando passava per strada, il suo aspetto fisico non rispecchiava in realtà ciò che era.
Gli occhi erano azzurro scuro e aveva i capelli lunghi e castani, perché sua mamma le aveva severamente proibito di tagliarli, ma li odiava con tutta se stessa, per questo li raccoglieva sempre dentro a una berretta, o un cappello, oppure le bastava anche solo il cappuccio della felpa.
Suo padre le aveva abbandonate quando lei aveva solo tre anni, e da quando l’aveva visto uscire di casa con le valige aveva capito che sarebbe mai più tornato.
E così fu.
Non si fece mai più sentire o rintracciare, lasciò lei e sua madre inondate di debiti, talmente tanto che dovettero chiedere un prestito per riuscire ad arrivare alla fine del mese.
Fortunatamente la fortuna era girata, e sua mamma aveva trovato lavoro come avvocato.
Questo però provocò un continuo trasferimento da un posto all’altro, senza mai fermarsi un attimo.
Non era riuscita a farsi degli amici, ma non le importava molto.
Si sentiva spesso sola doveva ammetterlo, dato che aveva anche un pessimo rapporto con la madre, ma con il passare degli anni era riuscita a sopportarlo.
Charlie si sfogava con un’unica cosa: la danza.
Era la sua passione, fin da quando aveva mosso i suoi primi passi, li aveva trasformati in coreografie.
Ogni volta che arrivava in un posto nuovo, cercava sempre una scuola di danza.
Veniva subito accettata senza problemi, perché aveva un grande talento.
Questo sarebbe stato l’ultimo anno, poi sarebbe andata al college e sua mamma le aveva promesso che sarebbero restate lì, fino a che non si sarebbe diplomata.
Ormai, erano in quella cittadinella del sud dell’Inghilterra da tre settimane.
Wolverhampton.
Ventuno giorni, e già la odiava.
Odiava le persone, odiava le strade, perfino i piccioni per strada le provocavano fastidio.
Ma più di tutto, odiava la scuola.
Le materie, gli insegnanti, gli alunni.
Non salvava nessuno, e pregava che l’anno finisse il più presto possibile per andarsene per sempre da tutto quello schifo.
Quella mattina di ottobre era iniziata come tutte le altre.
Charlie era seduta in metropolitana, aspettando paziente la sua fermata.
Si sistemò l’ipod nelle orecchie, e accese la musica al massimo fino a non sentire più niente.
Quando finalmente arrivò a destinazione, si incamminò lenta fino all’entrata dell’edificio, dove si diresse immediatamente per appoggiare i libri.
La sua attenzione venne subito catturata da un gruppetto di ragazze vicino a lei che commentavano civettuole.
-Oh mio Dio, eccoli, quanto sono fighi.-
-Cazzo, cosa darei per stare con loro.-
La ragazza sospirò, ma non ci fece caso tornando al suo armadietto.
Stavano passando i “famosi cinque”.
Erano i classici bulli che girano in tutte le scuole.
Tutti figli di papà, tutti di bell’aspetto, tutti bastardi.
Trattavano male chiunque avessero voglia, pestavano senza problemi chi gli dava fastidio.
Ovvio, questa regola non valeva per le ragazze, erano dei vermi, ma non fino a questo punto.
Le donne erano degli oggetti per loro, ne avevano quante volevano solo schioccando le dita.
E tutte avrebbero voluto perdere la verginità, andare a letto, o perfino essere violentante da almeno uno di quel gruppo, se non da tutti.
Il più gettonato tra le alunne, sicuramente era Harry Styles.
Un riccio dagli occhi verde chiaro, il più piccolo dei cinque.
Il più vecchio invece era un certo Louis Tomlinson.
Aveva due o tre anni in più, infatti era stato bocciato più volte, ma ciò non gli impediva di non sentirsi superiore agli altri.
Poi c’era Zayn Malik.
Moro, occhi scuri, il più vanitoso e sicuro di sé.
Non aveva problemi ad avvicinare qualcuna, non aveva mai ricevuto un no in tutta la sua vita e questa cosa gli aveva donato grande sicurezza.
Il nuovo arrivato era Niall Horan.
Un biondino d’origini irlandesi, trasferitosi lì da qualche mese, grazie al padre che era un famoso produttore discografico, i quattro l’avevano subito accettato.
Infine c’era il capo del gruppo.
Il più stronzo tra gli stronzi, Liam Payne.
Incredibilmente forte, si notava che passava spesso il suo tempo libero in palestra, dopo uscire con le ragazze, ovvio.
Passavano sicuri tra i corridoi, quando il capo bloccò gli altri indicando Charlie.
Quel ragazzino gli stava cominciando a dare fastidio fin dal primo giorno, e oggi era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
 
 
Charlie raccolse una matita che era finita sul pavimento, ma quando si rialzò si trovò davanti Liam che l’osservava a braccia incrociate.
Solo allora notò che indossavano la stessa giacca.
La ragazza lo guardò spaventata, e il biondo l’afferrò alzandola da terra.
-Ci vediamo fuori.- sussurrò, facendola poi cadere e allontanandosi con il resto del gruppo.
Si alzò, mentre tutti ancora la stavano fissando a causa della scena appena avvenuta.
Si pulì i pantaloni e si avviò velocemente in classe.
Quello era un pazzo, ne era sicura.
Ma infondo non era preoccupata per quello che le aveva detto, conosceva i tipi come lui, erano tutto fumo e niente arrosto.
Si sedette al banco, e aprì il libro di fisica, cercando di cancellare quella brutta scena appena avvenuta.
Nessuno si avvicinò a chiederle come stava, a nessuno importava, e probabilmente anche i suoi compagni di classe l’avevano scambiata per un ragazzo.
Wolverhampton gli stava causando solo problemi.
 
Quando suonò la campanella dell’ultima ora, Charlie si affrettò ad uscire dalla scuola.
La strada era ancora deserta, e la ragazza cominciò ad avviarsi verso la metropolitana tranquilla.
Qualcuno l’afferrò per il braccio, bloccandola.
-Dove credi di andare bello? Hai sentito il mio amico, voleva vederti.-
Zayn la costrinse a guardarlo in faccia.
-Lasciami andare.- mormorò cercandosi di liberarsi dalla presa.
-Sì Zayn, lascialo andare. Ora ci penso io.-
Il moro la fece cadere sull’asfalto duro e freddo.
Liam si avvicinò a lei, e la tirò su per la felpa per poi sbatterla contro il muro.
Harry e Louis afferrarono ognuno un braccio, impedendole di scappare.
-Cosa vuoi?- chiese piano la ragazza, digrignando i denti.
-Solamente che tu non mi stia più tra i piedi amico.-
-Io non ti ho fatto niente.-
-Questo lo chiami niente?-
Chiese sarcastico il biondo indicando il giaccone.
La ragazza non fece in tempo a controbattere, che Liam le tirò un pugno dritto allo stomaco.
I due la mollarono e la ragazza si accasciò a terra urlando di dolore.
Il biondo si chinò di fianco a lei, per poi sputarle dritto in faccia.
-Forse così la smetterai di darmi fastidio, sfigato.- sussurrò piano.
Poi s’alzò, allontanandosi con gli altri mentre si accendeva una sigaretta.
Charlie era ancora accasciata a terra, la milza le faceva male e anche la spalla aveva iniziato a pulsarle.
Con fatica riuscì a sollevarsi per poi afferrare lo zaino e dirigersi verso casa.
Quello doveva essere uno psicopatico.
L’aveva aggredita per uno stupido giaccone! Ma chi cazzo si credeva di essere?!
Poi si ricordò di una cosa: probabilmente l’avevano scambiata per un maschio.
Si gettò violentemente a pancia giù nel letto, non appena varcò la soglia.
Pessima idea, visto che si piegò in due dal male.
In quel momento si chiese cosa avesse fatto di male per meritarsi tutto questo.
E pianse, pianse quelle lacrime che aveva trattenuto per ben diciassette anni.

 

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Capitolo 2
*** 2. Whataya want from me? ***


Charlie era ancora sdraiata sul letto dolorante, quando sentì la porta di casa aprirsi.
Sua mamma doveva essere tornata dal lavoro, così si alzò per evitare di essere tempestata di domande.
Raggiunse la cucina, come se niente fosse e si sedette al tavolo aspettando paziente il pranzo.
Poco tempo dopo si ritrovò con un piatto di pasta fumante davanti agli occhi.
Le due iniziarono a mangiare, in silenzio.
Ormai era diventata un’azione abituale, a sua mamma non importava di lei e Charlie c’aveva fatto il callo.
Poche volte si interessava di com’era andata la giornata, giusto perché doveva averlo letto su qualche “manuale per i genitori”, forse.
E quel giorno, nonostante le preghiere di Charlie perché non accadesse, lo fece.
-Come sta andando a scuola, tesoro?-
La ragazza masticò lentamente un fusillo.
-Bene.- rispose fredda e distaccata.
-Le materie come sono?-
-Fattibili, nulla di particolare.-
Annuì, e il silenzio ritornò nella stanza, spezzato solo dal rumore delle posate.
Charlie tirò un sospiro di sollievo, credendo che l’agonia fosse terminata, ma si sbagliò.
-Hai cominciato a farti nuovi amici?-
“No mamma, sai che ha relazionarmi faccio schifo, anzi no, non lo sai, non lo hai mai saputo visto che non sai un cazzo di niente sui miei 17 anni di vita. Se davvero fossi informata sapresti che hanno cominciato a prendermi di mira dei bulli del cazzo notando solo la mia espressione, e che questo posto mi fa proprio schifo.”
La mora sorseggiò l’acqua, e trattene tutte quelle parole che avrebbe voluto sputargli in faccia.
-Ci sto lavorando.-
Sua mamma annuì, poi controllò l’orologio.
-E’ tardi, devo tornare al lavoro.-
Si alzò dal tavolo, afferrando la borsa.
-Non so se ci sarò a cena, stasera inizio gli allenamenti di dan…-
La ragazza non fece in tempo a finire la frase, che la donna era già uscita sbattendo la porta.
Charlie si tolse la berretta, e si passò una mano fra i lunghi capelli castani.
Era una cosa che faceva sempre quando sentiva il bisogno di rilassarsi.
Sentiva la necessità di distrarsi, e visto che l’unico modo per farlo era la danza, senza pensarci un attimo in più preparò la borsa e si mise il giaccone.
Prima d’uscire si fermò un attimo davanti allo specchio, alzandosi la maglietta.
Appena sopra il fianco destro era già visibile un grosso livido sul violaceo.
La ragazza si sfiorò leggermente il ventre.
“Quel figlio di puttana di Payne.”
Pensò, aprendo la porta e andando contro il freddo inglese.
 

Nonostante la scuola di danza non fosse vicina, Charlie preferì andare a piedi.
Sentiva una fitta ogni volta che muoveva la gamba a causa della botta, ma teneva duro.
Il dolore non l’avrebbe fermata, aveva bisogno di ballare, e l’avrebbe fatto, anche contro il mondo intero.
Camminava leggera tra una viuzza un po’ affollata, quando il sangue le si raggelò.
Liam Payne, era a trecento passi più in là, abbracciato a una ragazza.
Sentì un brivido percorrerle la schiena.
Si passò una mano sulla testa, e notò di avere i capelli sciolti.
No, non avrebbe potuto riconoscerla.
Presa dal panico si guardò attorno, e notò un piccolo vicolo sulla sinistra.
Girò velocemente l’angolo, sperando di non essere vista.
Ma aveva davvero paura di lui?
La risposta le arrivò chiara e precisa quando Liam si voltò a guardarsi alle spalle, prima di tornare a parlare con la biondina.
Sì.
Quel ragazzo la terrorizzava talmente tanto da costringerla a nascondersi dietro un fottuto cassonetto dell’immondizia.
Finalmente i due si allontanarono e Charlie poté riprendere a respirare regolarmente.
Afferrò i capelli, e li raccolse in una coda che nascose poi nella berretta, tornando sulla strada principale.
L’era andata bene, stavolta.
Proseguì veloce, e cominciò ad intravedere la scuola in lontananza.
Ad un tratto, qualcuno l’afferrò per il braccio.
-Che ci fai qui, sfigato?-
Harry l’aveva fermata.
Charlie fece per controbattere ma il riccio la zittì.
-Non sai che adesso là c’è un corso di danza?- indicò la palestra –Solo le ragazze lo frequentano. Sei frocio per caso?-
La ragazza sentì la rabbia salirle.
-Credo che tu mi stia confondendo con te.-
Nemmeno lei riuscì a credere della risposta che gli aveva appena dato.
-Come hai detto? Ora ti faccio vedere io.-
Il ragazzo caricò il pugno, e Charlie si coprì velocemente il volto con le mani, ma qualcuno lo bloccò.
-Che fai? Vuoi farmi perdere tutto il divertimento?-
La mora aprì lievemente le dita, per vedere a chi apparteneva la voce.
Quello, o meglio, chi intravide la fece rabbrividire.
Liam e la ragazza di prima erano di fianco ad Harry, guardandola sorridendo.
-Scusami, tesoro, ci vediamo più tardi uhm? Ti chiamo stasera.- disse rivolto alla biondina, la quale annuì per poi allontanarsi lasciandoli soli.
-T’avevo detto che dovevi starci lontano, sei sordo?-  Aggiunse poi, rivolto a Charlie.
-Mi sa che qua qualcuno si stia proprio cercando i guai.- aggiunse l’amico.
Il biondo rise, mentre la ragazza era bloccata dal terrore.
-A te l’onore Harry.-
Il riccio fece un cenno beffardo all’amico, per poi tirare un pugno dritto allo stomaco della ragazza.
Charlie si piegò in due, portandosi le mani alla pancia, trattenendo le urla.
-Stai molto attento a quello che dici amico.- aggiunse Harry.
Liam le tirò su il viso, scagliandole un altro colpo diretto al labbro.
Stavolta non riuscì a trattenersi, e gemette di dolore.
-E questo è per aver offeso il mio amico.- sussurrò il biondo divertito. –Ci si vede in giro, frocetto.-
I due si allontanarono veloci.
Charlie si passò una mano sulle labbra, e notò che stava perdendo sangue.
Aprì lo zaino e prese un fazzoletto per ripulirsi.
Poi riprese la strada verso la palestra, maledicendosi di non aver preso la metropolitana.

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Capitolo 3
*** 3. Dance time. ***


Andare a scuola era diventato un incubo.
Ogni volta che svoltava l’angolo o usciva dalla classe, aveva paura di trovarsi davanti uno di quei cinque, soprattutto Liam.
Lui era stato quello che l’aveva più aggredita nell’ultimo periodo, nove volte in quattordici giorni per l’esattezza.
Charlie non era stupida, sapeva fin dal primo giorno che l’aveva fermata che la cosa non sarebbe finita lì.
La prima volta che le aveva sferrato un pugno, era convinta di aver visto così tanta rabbia e freddezza nei suoi occhi da spaventarla.
Non c’era motivo di tutto quel rancore, andiamo, per una giacca poi?
Più volte aveva pensato, sfatta dalle botte, di urlargli in faccia “sono una ragazza stronzo!”, ma ogni volta si sentiva intimorita e le parole le sfuggivano di bocca, anche perché, chi le garantiva che non le avrebbero fatto peggio?
E poi, ormai era troppo tardi.
Nel giro di due settimane, s’era guadagnata la reputazione di: pappamolle gracilino, pezzo di merda e frocio.
La cosa che però la faceva più incazzare, non era tanto cosa la gente pensasse di lei, ma purtroppo tutti i pugni e i calci che aveva preso le avevano compromesso anche delle funzioni motorie.
Nonostante a danza desse sempre il massimo, s’era resa conto che faceva molta a fare certe coreografie o passi.
Cercava di fingere che andasse tutto bene, ma molte volte i suoi occhi la tradivano, quanto si ritrovava chiusa in bagno a piangere durante i cambi d’ora per paura di essere pestata, ancora e ancora.
La vera domanda era: perché proprio lei?
Charlie se lo chiedeva in continuazione, anche quel mattino in bagno, dove cercava di bagnarsi la bruciatura della sigaretta che Liam le aveva fatto sulla mano.
Oh sì, perché era stato così carino da spegnerla su di lei, visto che buttandola sul marciapiedi avrebbe “inquinato l’ambiente”.
Mentre si passava l’acqua fredda, guardò distrattamente l’orologio, così facendo notò che era in ritardo per la lezione.
Lasciò stare tutto precipitandosi verso l’aula.
Tanto era solo una cicatrice in più.
 
 
-Ciao stronzi!-
Louis si sedette al tavolo, dando una pacca sulla testa ad Harry, occupato a mangiare una mela.
-Ciao anche a te Lou.-
Rispose il riccio grattandosi il capo.
-Come è andata stamattina?-
-Liam mi ha salvato da un quattro certo in matematica.-
Disse Niall sorridendo all’amico.
-Liam, vorresti darmi una mano in storia allora?- si intromise Zayn sedendosi con gli amici.
-Ma certo, vedi c’ho scritto “insegnante privato” sulla fronte!-
Scherzò il biondo ridendo, seguito poi dagli altri.
-Stasera che si fa?- Cambiò discorso Louis.
-Non ne ho idea, proposte?-
-Andiamo all’Eden a ballare? E’ da un po’ che non ci andiamo più, io ho bisogno di portarmi a casa qualcuna.-
Propose Zayn.
-Io ci sto.- rispose Liam sorseggiando una lattina di coca cola.
-Idem.- si unì Niall.
Louis guardò Harry interrogativo.
-Allora, te che fai?-
-Non posso ragazzi scusatemi, ho il saggio di mia sorella.-
-Eddai Hazza, non fare l’asociale è solo un balletto che sarà mai!-
Rispose Liam incitandolo ad unirsi al gruppo.
-No davvero, sono già mancato lo scorso, se non vado nemmeno a questo mia mamma mi fa il culo a strisce.-
-Oh, che bravo bambino che sei!- rise Louis, poi fulminato con lo sguardo dal riccio.
Liam fece spallucce.
-Come vuoi amico, ma se ci cerchi sai dove siamo.-
-C’è qualche figa a quel saggio almeno?- chiese Niall.
-Quelle belle, me le sono già fatte.-
I ragazzi risero.
-Guardate un po’ chi sta arrivando.-
Zayn indicò Charlie che avanzava insicura verso la mensa.
-Chi ha voglia di divertirsi un po’?- Chiese Harry.
-Io.-
Liam mandò giù l’ultimo boccone di panino e si avviò verso la ragazza, seguito dagli altri.
 
 
-Mamma io vado!-
-Ok a più tardi.-
Charlie uscì velocemente dalla porta dirigendosi a passo veloce verso la scuola di danza.
Quella sera ci sarebbe stata la prima.
Non vedeva l’ora di esibirsi, su un palco era veramente se stessa e solamente in quel momento riusciva davvero a fregarsene di tutto e tutti.
Appena arrivata, corse nel camerino a cambiarsi e a truccarsi.
Le altre erano già arrivate e alcune erano addirittura pronte.
Salutò le ragazze, e cominciò a prepararsi.
Il costume di scena era semplice: un body color rosa pelle, con come gonna un tessuto simile alla seta, che le cadeva leggero sui fianchi.
Le gambe erano coperte da collant color pelle e ai piedi aveva le classiche scarpette da ballerina.
Gli occhi erano truccati da ombretto e matita, e anche se non era solita darseli, doveva ammettere che stava molto bene.
I capelli gli cadevano leggeri sulle spalle, appena un po’ mossi, tirati indietro solo da un cerchietto color panna.
L’insegnante le venne a chiamare, ordinando di andare dietro le quinte.
Il sipario si stava per alzare.
 
 
Harry era seduto su una poltroncina rossa circa a metà sala, accanto a sua mamma Anne e al compagno.
Stava a braccia incrociate con l’aria assonnata.
Quello spettacolo sarebbe durato fin troppo per i suoi gusti, ed era obbligato a starsene lì, invece che a ballare con i suoi amici.
Per fortuna, aveva portato con sé il suo ipod, che si infilò non appena le luci in sala si spensero.
Cercò di chiudere gli occhi, ma Anne lo beccò, dandogli un pugno sulla spalla obbligandolo a vedere.
Il riccio sbuffò e spense di malavoglia il suo lettore musicale, voltandosi verso la tenda rossa che stava lentamente salendo.
 

-Charlie, vai.-
La sua insegnate l’incitò ad andare in scena, e non appena partì la musica entrò sul palco, cominciando a muoversi leggera ed aggraziata.
Era molto attenta nei movimenti, visto che doveva lei aprire lo spettacolo, sentiva un gran peso sulle spalle.
Continuò a ballare al tempo di musica, fermandosi solo quando essa finì e iniziò a sentire gli applausi.
Sorrise, e si avvicinò verso il bordo per fare l’inchino ed uscire di scena.
Solo in quel momento lo vide.
Harry Styles era proprio di fronte a lei, guardandola con gli occhi spalancati e un’espressione confusa sul volto.
 

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Capitolo 4
*** 4. Liar. ***


Charlie aveva fatto tutte le ipotesi possibili.
Era impossibile che l’avesse vista/guardata/osservata/riconosciuta.
Colei che ballava era totalmente diversa dalla Charlie quotidiana.
In più, appena finito lo show si era precipitata in camerino, aveva raccattato la sua roba in fretta e furia ed era andata via prima degli altri.
Nessuno l’avrebbe riconosciuta.
E poi diciamoci la verità, Harry era una specie di invertebrato che non usava mai il cervello, se non quando davvero ne era obbligato.
I lividi erano in parte nascosti dai collant che, anche essendo stati color pelle, non avevano fatto trapelare molto per fortuna.
Sì, ne era convinta: Styles sicuramente l’aveva scambiata per un'altra.
La mora gettò di peso la borsa sul letto, e si infilò sotto il getto dell’acqua calda della doccia, cercando di scacciar via i pensieri.
L’indomani non ci sarebbe stata scuola, quindi il riccio aveva il tempo per dimenticarsi ciò che aveva visto, no?
Afferrò un asciugamano e se lo passò sul volto, macchiandolo di mascara e matita.
Ora era davvero tornata se stessa.
 
 
Liam viveva solo in un grande appartamento in centro.
I suoi genitori glielo avevano regalato due mesi fa, per il suo diciottesimo compleanno.
Lo ritenevano matura abbastanza per badare a sé stesso.
Harry suonò il campanello insistentemente ma nessuno venne alla porta.
Tutte le volte che aveva bisogno di lui possibile che fosse occupato?
Il ragazzo sbuffò, tirando fuori il cellulare.
“Va bene Liam, a mali estremi estremi rimedi.”
-Pronto?- rispose dall’altra parte del telefono con la voce assonnata Liam.
-Scendi coglione, andiamo a fare colazione.-
-Ma che ore sono?-
-Ora di mangiare, muoviti ti do cinque minuti.-
Il biondo farfugliò qualcosa, poi annuì di malavoglia e appoggiò di nuovo il telefono sul comodino.
Accanto a lui era sdraiata una figura femminile che stava ancora dormendo.
Liam si alzò, cercando di far piano, ma andò a sbattere contro il comodino con il mignolo.
-Ahi porca tro…!-
La bionda aprì gli occhi ancora visibilmente assonati.
-Che succede?-
-Buongiorno.-
Disse il ragazzo iniziando a rivestirsi.
-Buongiorno.-
Rispose lei stiracchiandosi.
-Dove stai andando?- chiese poi.
-Sto uscendo con un mio amico, se ti serve qualcosa o hai fame è tutto nel frigo nell’altra stanza.-
-Grazie.-
-Ah, vedi di essere fuori da qui prima di mezzogiorno.-
La bionda sentì le lacrime salirle.
Lei era totalmente innamorata di Liam, e nonostante sapesse di essere usata solo per il sesso, non riusciva mai a dirgli di no.
-Ma…io pensavo che potevamo pranzare insieme.- propose diventato rossa.
Il riccio si fermò, scrutandole il volto.
-Mi dispiace tesoro, ma non posso proprio.-
La ragazza annuì seria.
Il biondo si sistemò i capelli, e si avviò verso l’uscita.
Prima di andare però si rese conto di essere stato forse troppo sgarbato, e si bloccò voltandosi di nuovo verso di lei.
-Grazie per la serata comunque, mi sono divertito Samantha.-
Uscì, sbattendo la porta di casa.
-Mi chiamo Sabrina.- sibilò la ragazza.
 
 
Harry e Liam si sedettero in un tavolo vicino alla finestra, con il loro Starbucks fra le mani.
Il biondo iniziò a sorseggiarlo lentamente, mentre l’amico la fissava muto.
-Bè, cosa avevi di tanto urgente da farmi uscire a quest’ora? E smettila di guardarmi così, sei inquietante.-
Harry sospirò.
-Ieri sono andato allo spettacolo di danza di mia sorella.-
-Chissà che palla.-
-Sì ma non è questo il punto.-
-E allora dove vuoi arrivare?- chiese distratto Liam mentre addentava il suo cookie.
-Cazzo, fammi finire una buona volta!-
Il biondo alzò le mani in segno d’arresa.
-Vai avanti Hazza.-
-Ecco, c’era una ragazza…-
-Oh, Harry ha avuto il suo primo colpo di fulmine!-
Il moro alzò gli occhi al cielo.
Liam rise, seguito poi dall’amico che non riuscì a trattenersi.
Come era possibile stare seri con un soggetto del genere?
-Dai Liam, ascoltami per dieci secondi.-
-Va bene, hai il mio tempo, non sprecarlo e muoviti.-
-Dicevo: c’era questa ragazza, e…-
Il ragazzo si bloccò, facendosi scuro in volto.
-E? Muoviti cazzo.-
-Charlie è una ragazza.- concluse spiccio il moro.
Liam quasi si strozzò con il biscotto, iniziando a ridere come un pazzo.
-Ahahaha, che ti eri fumato prima di entrare?!-
-Liam! Non sto scherzando! Era identica di viso, solo che aveva i capelli sciolti.-
-Magari sarà stata una che gli assomigliava, dai smettila di farti seghe mentali.-
-Tu hai mai visto i capelli di Charlie?-
-No, ma Charlie è un nome da maschio.-
-E’ usato sia per gli uomini che per le donne amico.-
Il biondo si grattò il capo dubbioso.
-Aveva dei lividi, dei segni da qualche parte?-
-No ma…-
-Ecco vedi?!-
-Era coperta dalle calze! Però aveva qualcosa sulla mano, sembrava la cicatrice che le hai fatto tu con la sigaretta l’altro giorno!-
-Oppure era un tatuaggio. E smettila di riferirti a Charlie con il “lei” perché è un ragazzo.-
Harry sbuffò esasperato.
-Liam, ti rendi conto che abbiamo picchiato una ragazza?-
A quelle parole il biondo s’innervosì.
-Cazzo dici Hazza? Io non picchio le donne, non le maltratto. Se davvero fosse stata una ragazza me ne sarei accorto secoli fa’.-
-Perché non ammetti che abbiamo sbagliato? Io sono sicuro di quello che ho visto Liam.-
-Hai visto male! Punto! E ora me ne vado, mi stai iniziando a dare sui nervi.-
-Liam! Aspetta!-
Il riccio cercò di raggiungerlo, ma Liam era particolarmente veloce.
-Harry.-
Il biondo si fermò di colpo, girandosi verso l’amico che gli stava dietro.
-Non dire più queste stronzate, o sei fuori dal gruppo.-
-Ma…-
Liam lo fulminò con lo sguardo, e il moro tacque.
-Va bene.-
-Perfetto, ci vediamo domani a scuola e mi raccomando di smetterla..-
L’amico si congedò, tornando verso casa.
Harry doveva aver bevuto oppure era stato rapito dagli alieni e quello con cui aveva parlato questa mattina era un robot.
Quante cavolate aveva sparato nel giro di mezzora!
Charlie, una ragazza?
Ma andiamo, Liam sapeva benissimo come erano fatte fisicamente le donne, e quello sfigato non lo era di certo.
Nonostante tutto, non riusciva comunque a togliersi quelle parole dalla testa.
Decise di andare a bere qualcosa, cercando di non pensarci.
Entrò in un piccolo pub, e  ordinò una birra.
A qualche sgabello più in là, una ragazza rossa di capelli e con gli occhi color nocciola se lo stava mangiando con gli occhi.
 
 
Il ragazzo aprì la porta di casa veloce, facendo prima passare la ragazza.
Non era un granché, ma aveva bisogno di distrarsi, e cosa poteva esserci di meglio di una sana scopata?
La rossa appoggiò la borsa sul tavolo, e subito Liam le fu addosso, iniziandole a baciare il collo.
La tipa lo strinse, mettendogli una mano sulla cinghia dei pantoloni.
-Non vuoi sapere come mi chiamo?-
Liam odiava queste cose.
Avrebbe voluto risponderle: No, me ne fotto altamente.
Ma poi aveva capito che quella risposta avrebbe compromesso i suoi piani, così si trattenne.
-Come ti chiami?- chiese di malavoglia, scostandole un po’ la maglia.
-Charlie.-
Il ragazzo si bloccò, allontanandosi da lei.
La rossa lo guardò confusa.
-Che c’è?-
-Esci da questa casa.-
-Ma…-
-Vattene!-
La ragazza lo fulminò con gli occhi, afferrando la borsa e dirigendosi verso l’uscita.
-Stronzo!- urlò per poi andarsene.
Liam non ci fece caso, e si sedette sul divano coprendosi il volto con le mani.
Se quella rossa si chiamava Charlie, allora forse Harry aveva ragione.
Ora iniziavano ad arrivare i sensi di colpa.
Doveva scoprire la verità.

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Capitolo 5
*** 5. Truth. ***


Tempo di ricreazione, e fin’ora era andato tutto bene.
Non aveva visto né Harry né Liam né gli altri.
Sembrava che il riccio non avesse detto niente, perché nessuno l’aveva fermata per il corridoio o s’era comportato diversamente.
Quindi probabilmente non si era nemmeno accorto che quella sul palco era lei, come aveva sospettato.
S’avviò verso l’armadietto, per prendere i libri dell’ora successiva, quando un brivido le percorse la schiena.
Louis, Zayn, Niall e Harry stavano passando per il corridoio.
 

-Oh, c’è quello sfigato! Ora ci penso io!- disse Zayn tutto pimpante.
Harry lo bloccò per il braccio.
-Lascia perdere Zayn.-
I ragazzi lo guardarono confusi.
-Che stai dicendo Harry?-
-Ho detto di lasciar stare, non sta facendo niente.-
-Sta respirando, sta facendo già fin troppo.- rispose scocciato Louis.
-Ci sono i professori in giro, vale la pena mettersi nei guai per quello?-
Fortunatamente Harry era un ragazzo molto intelligente, conosceva la debolezze dei suoi amici e come prenderli.
Louis aveva già ripetuto l’anno più volte, non gli conveniva cacciarsi in guai ancora peggiori.
-Ma…-
-E poi non c’è nemmeno Liam oggi, quindi davvero non c’è motivo.-
Il riccio mise a tacere Niall che cercava di controbattere inutilmente.
La campanella suonò, e Harry tirò un sospiro di sollievo.
-Forse è meglio andare in classe, sbaglio?- disse poi rivolto agli altri.
Gli amici annuirono poco convinti e si allontanarono.
-Ti è andata bene oggi, sfigato.- sussurrò Zayn passando di fianco a Charlie.
 

La ragazza tirò un sospiro di sollievo nel sentire il rumore della campanella.
Aveva notato che la stavano puntando, ed era già pronta a scappare nel caso si fossero avvicinati troppo.
Ma per fortuna, non era successo.
La frase pronunciata dal moro però l’aveva intimorita, e nemmeno poco.
Zayn probabilmente era quello che aveva più forza di tutti, dopo Liam.
Riusciva a farle venire i lividi anche solo toccandola appena.
Chiuse con forza l’armadietto, e andò verso la classe.
-Charlie? Ti posso parlare?-
La preside della scuola la stava pazientemente attendendo davanti alla classe.
La mora annuì, e la signora la condusse nel suo ufficio.
-Prego, accomodati.-
Charlie si sedette di fronte a lei.
-Bene, senza troppi giri di parole ti ho convocata qui perché hai una situazione scolastica piuttosto grave.-
La ragazza abbassò lo sguardo.
-Lo so.-
-Non è una cosa leggera Charlie, su 7 materie ne hai 5 gravemente insufficienti, rischi la bocciatura.-
Si passò una mano fra i capelli nervosa.
-Cercherò di migliorare.-
-La mia preoccupazione è che ormai l’anno è già avviato da tre mesi, non credo che tu riesca a recuperare il programma da sola. Dimmi, c’è qualcosa che non va? Hai problemi con qualcuno qui a scuola?-
Charlie deglutì a fatica e iniziò a balbettare imbarazzata.
-No…Va tutto bene. Devo solo passare più tempo sui libri.-
La preside annuì non convinta del tutto, ma lasciò perdere.
-Va bene, ora torna in classe. Mi raccomando, inizia a studiare seriamente.-
-Sì signora.-
La mora s’alzò dalla sedia, stringendo la mano alla preside e sbattendo la porta.
“Che vita di merda.” Pensò.
 

Meno male che la giornata stava per finire.
La sua lezione di danza sarebbe iniziata alle sei, ma sentiva il bisogno di distrarsi, così andò in palestra un’ora prima.
Doveva riflettere sulle ultime parole che aveva sentito, e su cosa volesse davvero dalla vita.
Ora non solo era la preda preferita di cinque stronzi, ma rischiava anche la bocciatura.
Perfetto.
Si tolse la felpa, rimanendo solo con una canottiera aderente e si sciolse i capelli.
Mise un cd sullo stereo e fece partire la prima canzone.
Chiuse gli occhi, e iniziò a muovere i fianchi leggera a ritmo di musica.
In quel momento, il resto del mondo era rimasta fuori.
 

Liam uscì nervoso dalla palestra e si accese una sigaretta.
Quello che aveva detto Harry era vero: Charlie era una ragazza.
L’aveva seguita all’uscita della scuola, fino ad arrivare alla palestra e ora non aveva più dubbi.
Sotto quei vestiti si nascondeva un esile corpo, con i seni poco pronunciati e i fianchi non molto larghi, ma sempre donna rimaneva.
E doveva ammettere un’altra cosa: aveva un talento grandissimo per la danza.
Liam era rimasto incantato quando l’aveva vista ondeggiare e scuotere i capelli.
Fece un tiro nervoso, mentre il freddo inglese gli congelava perfino le dita dei piedi.
Era un coglione, un fottutissimo coglione.

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Capitolo 6
*** 6. Fight. ***


Charlie era stata una stupida a non farsi medicare la bruciatura.
Ora le faceva davvero male, e non aveva idea di come affrontare la cosa.
L’aveva disinfettata, ma era troppo tardi, probabilmente le sarebbe rimasta la cicatrice.
Cercò di coprila con la felpa, non voleva essere compatita dalla gente.
Si diresse verso la mensa, quando un ragazzo le bloccò la strada.
Doveva aver avuto più o meno un anno in più.
Era più alto di lei, moro con gli occhi castani.
Sembrava un armadio, da quanto era grosso.
Più volte l’aveva visto aggirarsi per la scuola, insieme ai suoi amici atteggiandosi da figo.
Bè, la verità era che tentava disperatamente di copiare la banda di Liam&Co, ma con scarsi risultati.
Ogni volta che passava per i corridoi se c’era Liam nei paraggi, cercava di farsi salutare da lui o almeno da un altro del gruppo.
Veniva accontentato di solito, ma più per esaurimento nervoso che per la sua simpatia.
Questa cosa doveva averlo caricato, e nemmeno poco, dato che da alcuni giorni stava cercando in tutti i modi di trovarsi sola con lei, e oggi c’era riuscito.
-Scusami,- disse Charlie incrociando le braccia –dovrei passare.-
Dove l’aveva trovato tutto questo coraggio, non lo sapeva neppure lei.
Il moro non mosse un muscolo, si limitò solo a sorridere beffardo.
-Oppure?-
Ma che cazzo di scuola era questa? Mai, mai, mai in 17 anni aveva trovato un posto come questo.
Bulli ovunque, che cercavano di essere fighi, ma chi glielo diceva che quello non era il modo giusto?!
Doveva essere capitata nella regione più violenta dell’Inghilterra, ne era certa.
La ragazza capì che in qualsiasi modo sarebbe andata, le avrebbe prese come sempre.
Così lo guardò seria.
-Oppure ti levi e basta, devo andare dall’altra parte della porta, se non ti dispiace.-
-Invece mi dispiace.-
Il ragazzo l’afferrò per la felpa, sbattendola contro il muro.
-Fai in fretta, devo pranzare.- sussurrò, prima di portarsi una mano davanti al volto.
Il moro rise.
-Come preferisci, frocio.-
Caricò il pugno, e Charlie stava già pensando alle dimensioni del livido, quando qualcuno lo fermò.
-Tu, fermati.-
Liam, Harry e Zayn si erano fermati osservando la scena.
Il ragazzo si voltò, guardando chi aveva osato interromperlo.
-Volete unirvi a me? Prego, fate pure.-
Fece un gesto come per invitarli.
Zayn sorrise, e fece per avvicinarsi ma il biondo lo bloccò.
-Che fai Liam?!-
-Non fare un passo in più Zayn.-
Il moro si bloccò, quasi spaventato dal tono usato dall’amico.
Charlie era immobile, spaventata.
Ora ci mancava solo che si unisse anche Liam! Perfetto, si prospettava una bella giornata!
Il biondo si avvicinò al ragazzo, che teneva ancora la mora per il maglione.
-Ti stai divertendo?- chiese sereno lui, dando una pacca leggera sulla spalla del bullo.
Lui annuì con la testa convinto, e probabilmente eccitato da quel gesto appena ricevuto che per lui stava a significare molto.
Nella sua mente ci doveva essere una bambina di tre anni con le treccine che urlava felice: oddioLiamPaynemihatoccatolaspallasonounfigononlalaveròmaipiù.
-Molto amico, questo sfigato mi fa morire dal ridere.-
Charlie guardò con gli occhi lucidi Liam, e non appena il biondo si rese conto di essere fissato spostò la sguardo altrove.
Quelle iridi azzurro scuro lo mettevano in soggezione.
-Ah sì? Per caso ho interrotto qualcosa di importante?-
-No anzi! Puoi unirti a me se vuoi, così facciamo vedere a questo frocio chi è che comanda!-
Liam rise.
Harry lo guardava insieme a Zayn in disparte, preoccupato.
“Ti prego Liam, non farlo, è una ragazza, credimi.”Pensò agitato.
-No, fammi vedere cosa sai fare, a te l’onore.-
Il ragazzo sorrise lusingato dalla proposta del suo mito, e ricaricò il pugno.
La ragazza cercò di rannicchiarsi il più possibile, aspettando l’imminente botta.
Sbam.
“Aspetta un minuto.”Pensò Charlie.
Si portò una mano sul corpo e…c’era, e tutta intera!
Levò l’altra mano dalla faccia e la scena che le era davanti la fece rimanere a bocca aperta.
Quella sottospecie di bullo era accasciato a terra, con le mani sulla guancia sinistra .
-Ma sei scemo o cosa?!- urlò arrabbiato rivolto a Liam.
Il biondo stava in piedi serio, con il pugno della mano destra ancora chiuso.
-Non osare farlo mai più, che non ti passi nemmeno per la testa.- sussurrò Liam al moro.
-Ma che cazzo fumi?- Zayn si intromise –Liam, che ti prende?!-
Harry bloccò Zayn.
-Stai zitto, non è il momento.- disse piano all’amico.
-Vaffanculo Payne.- aggiunse il bullo, mentre si rialzava a fatica.
-Come hai detto?-
-Vaffanculo!-
Liam gli scagliò un altro pugno, rivolto allo stomaco stavolta.
Il ragazzo urlò di dolore, e qualcuno afferrò Liam per il braccio.
-Hai finito di picchiare la gente?!- Disse.
Liam si voltò con la mano chiusa, pronto per scagliarsi contro quello.
Era una specie di autodifesa, odiava essere fermato o anche solo toccato in quei momenti.
Ma quando vide che la persona in questione era Charlie, già voltata dall’altra parte per evitare una botta in piena faccia, si bloccò appena in tempo.
-Che sta succedendo qui?- La voce della preside che si avvicinava spedita fece voltare tutti.
-Cazzo filiamo!- propose Zayn andando via velocemente, e con lui tutta la banda di persone che s’era fermata per la scena.
-Liam, Charlie e Micheal, nel mio ufficio. Ora.-

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Capitolo 7
*** 7. Fault. ***


-Si può sapere cosa è accaduto? Guardate Micheal come è ridotto, meno male che non è nulla di grave.-
La preside indicò Micheal con il dito, sgridando i due ragazzi che stavano seduti di fronte a lei.
-E’ semplicemente inciampato. Stavo camminando e lui non mi ha visto, è venuto indietro e io senza volere o pestato i lacci delle scarpe che erano slacciati, capita.- Rispose Liam con molta arroganza.
-Così violentemente da spaccarsi quasi il naso o da avere un occhio più nero del carbone?-
Chiese scettica la preside.
-Non è vero, non l’ascolti! E’ un bugiardo, mi ha riempito di botte senza motivo!- Esclamò Micheal, cercando in tutti i modi di fare la vittima.
-Charlie, come sono andati davvero i fatti?-
Ecco, odiava queste situazioni.
La mora si voltò verso i ragazzi, che la guardavano impassibili.
Cosa doveva dire, la verità?
Certo, così appena uscita di lì sarebbe stata pestata sia da Liam e company, sia da Micheal.
Altri lividi da aggiungere alla collezione.
Per di più, non era nemmeno brava a mentire.
-Allora Charlie?-
La ragazza sospirò.
-Micheal ha insultato Liam, lui si è solo difeso.-
-E tu che ci facevi là si può sapere?-
-Volevo fermare Liam, ma era troppo tardi. In quel momento è arrivata lei.-
-Vaffanculo stronzo! Non è vero!- urlò arrabbiato Micheal, mentre il biondo continuava a fissarla.
-Modera i termini giovanotto.-
-Mi scusi.-
La preside annuì poco convinta, e proseguì.
-Va bene, facciamo finta che io creda alla vostra versione ma…Non posso passarci sopra. Micheal, tu hai un passato da bulletto, molte persone si sono lamentate del tuo comportamento già prima d’adesso, quindi attento, perché anche se questa volta sei stata la vittima, capiterà ancora che tu sarai il colpevole.-
Il moro annuì serio e la preside gli fece cenno di poter uscire.
-Grazie signora.-
-Mi raccomando, comportati bene.-
-Lo farò.- uscì, fulminando con lo sguardo Charlie.
-Per quanto riguarda te Liam, non mi sembra il caso che tu ti vada a cacciare nei guai. Hai il massimo in tutte le materie, e sappiamo entrambi che sei molto portato per le materie scientifiche, ma il comportamento può abbassare molto la media, lo sai no?-
Il biondo fece segno di sì con la testa.
-E sai quanto teniamo sia io che tuo padre che tu fuori di qui possa andare ad un’università prestigiosa, come Harvard, Cambridge o Stanford.-
-Lo so, mamma.-
M-Mamma? Quella era sua mamma?! La preside della scuola era la sua fottutissima mamma?!
Com’era possibile che non si fosse mai accorta che suo figlio andava in giro per i corridoi picchiando la gente?!
Charlie era senza parole.
-Liam, dovrai fare del volontariato, oppure aiutare anziani o in qualche altro modo per recuperare i punti che hai appena perso nel comportamento.- Annunciò decisa.
-Ma mamma! Non voglio farlo, sai che non sono il tipo!-
-Non contraddirmi mai davanti ad altri studenti, e tu fai quello che ti dico io.-
Il ragazzo si zittì rassegnato.
-Mentre per te Charlie, come dobbiamo fare?-
La mora fece spallucce.
-Hai una media scolastica disastrosa, e credo non sia proprio il caso che tu ti cacci in altri guai.-
-Lo so signora, mi dispiace.-
-Fermi, mi è appena venuta un’idea!-
Charlie e Liam la guardarono confusi.
-Tu devi migliorare il comportamento, e tu la media. Charlie, prenderai ripetizioni da Liam, visto che ha una delle medie più alte della scuola.-
-Come?! No, no grazie, vado già ehm…a lezioni private, mi dispiace.-
-Bè, d’ora in poi non avrai più bisogno di sprecare soldi! Liam è perfetto.-
Charlie si portò una mano sul viso rassegnata.
-Potete andare ora.-
I due si alzarono, andando velocemente verso l’uscita dell’ufficio.
-Hey, aspetta!- Urlò Liam, vedendo che Charlie se la stava dando a gambe.
La ragazza si bloccò e si voltò seria.
-Senti, sappiamo che questa cosa scoccia ad entrambi, quindi non lo faremo. Io ti coprirò il gioco, dirò a tua mamma che mi aiuti, perfetto no?-
-Tranquilla, so la verità.-
-Come?-
-So che sei una…ragazza.-
-Bravo, mi fa piacere.-
Charlie si voltò di nuovo, allontanandosi.
Liam la raggiunse di corsa.
-Ma perché fai così allora?! Tranquilla, non ti farò del male!-
-Non m’importa, io non voglio passare il mio tempo con te.-
-Ma…-
La ragazza si fermò di scatto, avvicinandosi velocemente a lui.
-Se pensi che le ripetizioni siano il modo per scusarti dopo i mesi che mi hai fatto passare hai capito male. Non è che aiutandomi a scuola i tuoi sensi di colpa si allieteranno Liam.-
-Fammi vedere la mano.-
Liam afferrò la mano con la bruciatura alla ragazza, che non riuscì a sottrarsi.
-Mollami, ormai quello che hai fatto hai fatto, amen.-
-Avresti dovuto medicarla.- sussurrò lui scuotendo la testa.
La ragazza si liberò della sua presa.
-E tu avresti dovuto evitare di usarmi come portacenere!- alzò il sopracciglio -. La miglior cosa che tu possa fare è solamente una: stammi alla larga e vedrai che tutto passerà.-
Charlie si congedò con un’occhiata fulminea, prima di rientrare in classe.
Il biondo rimase fuori, solo come un baccalà.
Va bene, forse quella aveva ragione, non sarebbe cambiato niente, però cazzo, almeno una possibilità di rimediare doveva pur dargliela!
E poi, non poteva deludere le aspettative dei suoi genitori.
Sì, avrebbe sopportato tutti i pomeriggi, sere, o quanto serviva con quell’isterica per far modo che arrivasse alla sufficienza, solo per rendere orgogliosi loro.
L’avrebbe aiutata, volente o nolente.
“Testarda del cazzo.”
Pensò, prima di  uscire in cortile accendendosi una sigaretta.

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Capitolo 8
*** 8. Let me help you. ***


-Mamma, io esco vado a danza!-
Urlò Charlie, sapendo che non avrebbe ottenuto una risposta.
Così afferrò il borsone e aprì la porta, ma qualcuno le sbarrò la strada.
-Cazzo ci fai qui?!-
-Non ti ricordi? Ripetizioni.- Disse serio Liam con il libro di matematica in mano.
-Come diamine hai fatto a scoprire dove abitavo?!-
-Oh, mia mamma è la preside, ha gli indirizzi di tutti te lo ricordo!-
La mora lo guardò scocciata.
-Sì va bene ok, ma mi sembra di essere stata chiara sul fatto che non voglio avere lezioni private da te, sbaglio?-
-No, non sbagli, ma a me servono dei crediti.-
-Allora vai a fare assistenza al centro anziani, io ho da fare.-
Charlie si scansò, riuscendo a sorpassare Liam che si mise ad inseguirla.
-Fermati, dobbiamo fare matematica!-
-Non se ne parla, devo andare a danza!-
-Ci andrai dopo!-
La ragazza si bloccò e fece un bel respiro, aspettando che Liam la raggiungesse.
-Cazzo, sei veloce ragazza.- disse poi prendendo fiato.
-Sai com’è, a forza di scappare dai bulli ho aumentato il mio passo.- rispose seria, fulminandolo con gli occhi.
-Ti ho chiesto scusa, ma che cazzo vuoi ancora?!- disse arrogante il biondo.
-Che cazzo voglio?! Che tu mi lascia in pace cazzo! Basta, per due mesi mi hai usata come zerbino, ora che finalmente hai iniziato ad usare i neuroni e hai capito che non ho le palle credo di meritarmi un po’ di tempo lontana da te, e dal tuo gruppetto di amici!- Charlie si rese conto solo dopo di averlo urlato.
Liam abbassò lo sguardo.
Quella ragazza lo metteva decisamente a spalle al muro, cosa che lo faceva innervosire e non poco.
Lui aveva sempre l’ultima parola.
-Se tu mi avessi detto che eri una ragazza, non ti avrei nemmeno sfiorata con un dito!-
-Già, ma te la saresti presa con un altro ragazzo, che l’unico sbaglio che davvero avrebbe fatto sarebbe stato quello di passarti davanti!-
-Tu non sai niente di me.- rispose lui digrignò.
-Potrei dire la stessa cosa, ma la gente come te, si riconosce ovunque.- concluse, tornando a camminare.
-Ma fammi il piacere! Forse sei tu che sei un disastro non credi? Guarda come ti vesti, non ho mai visto nessuna ragazza vestirsi così!- la indicò.
-Ma io non sono “nessuna”, sono Charlie e basta.-
Una piaga, Charlie era una spregevolissima piaga che si era scontrata con la sua vita, bloccandone il meccanismo.
La odiava, era una delle persone più insopportabili che avesse mai conosciuto.
-Meno male che ti ho anche difeso davanti a quello, grazie del ringraziamento eh!-
-Davvero credi che con una cosa del genere, avresti sistemato tutto?-
-No, sì, cioè…-
-Liam.-
La ragazza si avvicinò a lui, guardandolo negli occhi.
-Se non avessi scoperto che ero una ragazza, tu avresti continuato a riempirmi di botte senza problemi, lo sai benissimo. E se non ci sarei stata io, ci sarebbe stato qualcun altro. Sei un violento del cazzo Payne, è  inutile che ora fai il santarellino solo per ordine di mamma.-
Davvero era un violento?
Macchè, quella cercava solo di confondergli le idee.
Lui semplicemente aveva un carattere forte, di certo non si faceva mettere i piedi in testa facilmente ecco tutto.
Quella era una psicopatica.
Mentre rifletteva su queste cose, si accorse solamente dopo che lei era già andata avanti di un bel po’.
La raggiunse di nuovo di corsa.
-Senti.- la bloccò per una spalla. –Io non piaccio a te, e tu non piaci a me; però dobbiamo collaborare. Io voglio e devo avere il massimo in tutte le materie e tu hai un bisogno enorme di farti un po’ di cultura.-
Charlie incrociò le braccia, aspettando dove volesse andare a parare.
-Facciamo così, una lezione a settimana, di una materia a tua scelta. Appena prenderai una sufficienza, la cosa terminerà lì. Io per la mia strada, tu per la tua, e non ci saranno più incontri. Va bene?-
La ragazza ci rifletté un attimo.
Di certo Liam era uno dei ragazzi più cocciuti che avesse mai conosciuto.
Però aveva ragione stavolta: doveva alzare la media, perché non poteva basarsi sulla danza per il suo futuro.
E se una lezione alla settimana avrebbe migliorato la situazione, allora avrebbe di certo fatto lo sforzo si sopportarlo.
Infondo, erano solo circa ventotto ore al mese, no?
-Va bene, ci sto. Ci vediamo allora.-
Lo stesso Liam rimase sorpreso della risposta.
Finalmente!
Ora sarebbe andato di nuovo tutto alla perfezione.
I suoi sarebbero stati contenti, e i sensi di colpa sarebbero pian piano spariti.
-Ok, allora ci vediamo alle…? Charlie?!-
Quando Liam alzò lo sguardo la ragazza era già entrata in palestra, lasciando fuori da solo, per la seconda volta.
 
 

-Buongiorno Liam!- Disse Niall insieme agli altri vedendolo entrare con il casco della moto in mano.
-Buongiorno ragazzi.-
Gli amici iniziarono a parlare di ragazze, stavano contando quelle che si erano fatte nell’ultima settimana, e sembrava che Harry fosse in vantaggio.
-E te Liam, a quanto sei?- Chiese scherzando Louis.
-C-Come?- il biondo tornò sul pianeta a terra solo allora.
Era dalla sera prima che pensava alle parole di Charlie.
-Come è andato questo Weekend? Con quante ragazze hai scopato?-
Liam si grattò il capo.
Era passato un Weekend, e lui non se n’era nemmeno accorto.
-Ehm, una o due, non ricordo.-
Zayn lo guardò torvo.
-Tutto bene amico? Sei un po’ strano nell’ultimo periodo…-
Harry abbassò lo sguardo.
-Sì tutto bene.- concluse Liam frettoloso.
In quel momento, passò Charlie.
-Scusatemi.-
Il biondo si congedò andando verso la ragazza.
-Ma che sta facendo?- Chiese Louis sorpreso.
-Shhh, lascialo andare.- concluse Harry.
Liam si mise di fianco all’armadietto della ragazza.
-Ciao Charlie.-
-Payne.- fu il suo unico saluto.
-Senti per oggi, a che ora ci vediamo?-
Charlie stava per rispondere, quando qualcuno la spinse contro l’armadietto, facendole sbattere violentemente la spalla.
-Ahi, cazzo.-
Disse portandosi una mano dove aveva preso la botta.
-Così me la paghi, figlio di puttana.- sputò Micheal che stava in piedi davanti a loro.
Niall, Zayn, Louis ed Harry osservavano la scena senza parole.
Liam aiutò Charlie ad alzarsi, ignorando le prese in giro che stavano uscendo dalla bocca di Micheal.
Il biondo la prese per la vita, conducendola verso l’infermeria.
-Ecco la verità, siete due froci del cazzo!- urlò.
A quelle parole, Liam non ci vedette più.
Lasciò andare Charlie, e si diresse verso il moro, scagliandoli un pugno dritto in volto.
Cadde a terra bestemmiando.
-E’ una ragazza, stronzo.-

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Capitolo 9
*** 9. Wrong. ***


-Liam, Liam fermati cazzo!- urlò Niall cercando di tenere il passo.
Per sua sfortuna Liam era uno dei corridori più veloci della scuola.
L’insegnate di educazione fisica credeva che avesse un grande futuro, specie nell’atletica.
-Liam!- Anche Zayn cercò di catturare la sua attenzione.
A quel punto, il ragazzo si voltò esasperato.
-Cosa c’è?!-
-Perché non c’hai detto prima la verità su Charlie?! Da quanto lo sapevi?!- chiese acido Louis.
Harry guardò Liam negli occhi per un secondo, poi abbasso triste lo sguardo.
-L’ho saputo anche io ieri sera, ve l’avrei detto stamattina se ne avessi trovato il tempo.- mentì.
-Tu mi stai dicendo che ho picchiato una ragazza per mesi?!- domandò nervoso Zayn.
-Lo abbiamo fatto tutti, non solo te.- rispose cupo Harry.
-Vado a chiederle scusa.-
-Fermo.-
Liam bloccò il moro per il braccio.
-Lasciale sbollire un po’ la rabbia prima, davvero, altrimenti rischi che ti risponda male.- continuò.
Zayn annuì, infondo aveva ragione l’amico.
-Dove vai ora?- Chiese Harry.
-Vado a lezione, ci vediamo a pranzo, ciao.-
-Liam asp…-
Il riccio aveva già svoltato l’angolo.
-Ma perché fa così ultimamente?- Chiese Louis a i ragazzi.
-Lou, ti ricordo che è stato lui ad iniziare sta storia con quella ragazza. Avrà i sensi di colpa che lo staranno mangiando vivo.- rispose serio Harry.
-Ma…-
-Gli passerà vedrai.- Il riccio diede una pacca sulla spalla all’amico.
-Rivoglio il vecchio Liam.- strinse i pugni Zayn.
-Mi sa che devi rassegnarti amico, qua non si tratta di vecchio o nuovo, ma del vero Liam Payne.-
Concluse Niall avviandosi verso l’aula seguito dagli altri.
 
 
Liam ascoltava svogliatamente l’argomento del giorno di inglese.
Fortunatamente era un ragazzo molto intelligente, non gli serviva molto stare attento in classe, visto che con nemmeno un’ora di studio riusciva ad avere una media tra le più alte della scuola.
Scarabocchiava distratto sul suo brogliaccio, quando una voce femminile dal davanti chiamò il suo nome.
-Psss, Liam!-
Il ragazzo alzò lo sguardo, e la ragazza gli allungò un foglietto piegato in quattro parti.
L’afferrò, aprendolo lentamente.
“Stasera alle nove, va bene? Baci Sabrina”
Liam dovette fare mente locale.
Chi era Sabrina?
Una ragazza bionda in seconda fila alzò il volto sorridendogli, solo allora capì.
Se l’era portata a letto un paio di volte negli ultimi mesi, ma non era seriamente interessato a lei.
E poi, non si chiamava Samantha?
Boh, infondo non gli importava.
Strinse la matita, e scrisse veloce la risposta.
“Non posso, mi dispiace.”
Poi ripiegò il foglio e lo passò alla ragazza davanti a lui, che lo passò a quello davanti e cosi via, fino ad arrivare alla giusta destinataria.
La biondina lo lesse piena di speranza, ma i suoi occhi si spensero non appena ebbe finito di leggerlo.
Il ragazzo fece spallucce quando lei si voltò verso di lui.
“Vaffanculo.”Pensò Sabrina, appallottolando il biglietto.
 
 
-Allora è semplice, se io ho 3x-3y+3, posso ridurre tutto per tre e poi sostituire, capito?-
-Ma che bisogno c’è di ridurlo?- chiese Charlie svogliatamente.
-Perché così l’equazione si semplifica, e basta fare Kramer alla fine.- rispose paziente Liam.
-Basta fare chi?-
Liam roteò gli occhi sbuffando, cosa che fece innervosire la ragazza.
-Senti vabbè, lascia perdere.- la mora chiuse il libro con forza alzandosi dalla sedia.
-No aspetta, tu ora vieni qui e fai questa fottuta espressione finchè non ti viene.-
Rispose serio il ragazzo, indicandole di tornare a sedere.
Charlie alzò il sopracciglio.
-La matematica e io non siamo compatibili, mi dispiace.-
-Non dire cazzate e torna qui.-
-No.-
Liam si alzò nervoso dalla sedia prendendola per il polso.
-Muoviti.- sussurò a qualche centimetro dal suo viso.
Charlie si liberò della presa e lo fulminò con lo sguardo.
-Non osare toccarmi mai più.-
Liam ricambiò la frase con un’occhiataccia.
-Devi imparare a fare algebra.-
-Io l’imparerò quando tu imparerai a moderare la tua rabbia del cazzo Payne.-
Il ragazzo non ebbe tempo di risponderle, perché la madre di Charlie entrò nel salotto.
-Charlie posso…? Oh, scusatemi, non sapevo avessi visite.- disse imbarazzata la donna accorgendosi della presenza di Liam.
-Non importa mamma, non hai interrotto niente di importante.- rispose acida tornando a sedere.
-Mmh, va bene. Tesoro, posso buttare via questa foto? Era sul tuo letto in camera, è tutta rovinata.-
-No, dammela.-
-Ma guarda, qui è strappata!-
-Ti ho detto di darmela cazzo!- urlò.
Liam strabuzzò gli occhi.
Non l’aveva mai vista così arrabbiata, nemmeno con lui.
La madre di Charlie sbuffò, e gliela diede in mano.
-Mi scuso per il comportamento brusco di mia figlia ehm, come ti chiami?- chiese riferendosi al ragazzo.
-Liam signora.-
-Liam. Ecco Charlie, prendi esempio da questo bravo ragazzo.-
“Cara mamma, ti informo che hai appena dato del bravo ragazzo a uno che mi ha bullizzata per mesi.” Pensò.
Charlie si alzò, spingendo fuori dalla porta sua mamma.
-Ciao ciao.-
Concluse, chiudendole poi la porta in faccia.
Il ragazzo tornò a sedersi.
-Smettila di fissarmi così, che c’è, mai avuto una lite con tua madre?-
-Anche troppe.-
-Bene allora non guardarmi come se fossi un’aliena, grazie.- disse tornandosi a sedere di fianco a lui.
-Chi sono?- chiese Liam indicando la foto.
-Non sono affari tuoi.-
Liam sì alzò spazientito, afferrando la giacca.
-Ci si vede.-
-Dove vai?-
-Senti, io sto cercando di essere educato, di scusarmi con te, ma visto che te ne infischi di tutto e di tutti, allora ciao, fanculo.-
La ragazza fece un respiro profondo.
-Sono io con mia nonna quando avevo cinque anni.-
Liam si bloccò, voltandosi verso di lei.
-E’ morta due mesi dopo, questa è l’unica foto che me la ricorda.-
Il ragazzo la fissò, notando che aveva gli occhi lucidi, ma, come sempre, lo mettevano alquanto a disagio.
-Era molto importante per te?-
-Era l’unica che mi abbia mai voluto bene, ero la sua Lily.-
-Lily?-
-Sì, mi chiamava sempre così.-
Il biondo annuì tornando accanto a lei.
-Che ne dici ora di concentrarti sull’algebra?- tentò un sorriso, che uscì di più come una smorfia.
-Proviamo.-
 
 
Chi cazzo era quella? O forse quello?
No Liam non era omosessuale, ne aveva avuto la prova sulla sua stessa pelle.
Quindi doveva essere per forza una lei la tipa che lo salutava dalla porta.
Sabrina l’aveva seguito fino a che non l’aveva visto entrare in quella casa.
Di certo, quella doveva stragli lontano o sarebbe finita molto male per lei.
Nessuno poteva darle buca.
Nessuno poteva mentirle.
Nessuno, nemmeno Liam Payne.





***Ci tenevo ad augurarvi un felice Natale, e scusatemi davvero se non riesco mai a spiegarvi quanto è importante per me vedere che in così tante seguite la mia storia. Ogni volta, ogni capitolo, spero solo di non deludervi e voi siete troppo carine a farmi tutti quei complimenti, davvero GRAZIE MILLE.
E ancora, un FELICE NATALE a tutte voi e alla vostra famiglia.
With Love, E. xx

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Capitolo 10
*** 10. Can't stand you. ***


 

-Allora, cosa hai scoperto?-
Sabrina si stava sistemando in bagno il lucidalabbra, quando la sua amica Rebecca entrò.
-Si chiama Charlie, è arrivata qua solo da qualche mese.-
-Quindi è una ragazza no?-
-Sì.-
-E’ lesbica?-
-Non credo, anche se le mie fonti non mi hanno detto niente di preciso.-
Sabrina sbuffò, mettendo il lucido nella borsa.
-Allora informati meglio, non mi hai detto nulla di nuovo o significativo!-
-Ma…-
-Basta, mi hai stancata. Ci vediamo a ricreazione, bye.-
-Bye.-
L’amica alzò la mano in segno di saluto rassegnata, qualsiasi cosa facesse a Sabrina non andava mai bene.
La bionda uscì dal bagno, iniziando a passeggiare nei corridoi cercando con gli occhi Liam.
Quello che le capitò a tiro però fu ancora meglio.
Charlie era appena arrivata, e si stava dirigendo decisa verso l’armadietto.
-Scusami, tu sei Charlie giusto?-
Disse la biondina appoggiandosi di peso accanto a lei.
-Esatto. E tu saresti?-
Chiese scettica la mora.
-Mi chiamo Sabrina, e sono la fidanzata di Liam.-
Charlie alzò il sopracciglio, chiedendosi dove volesse andare a parare con quel discorso inutile.
-Va bene, ci vediamo.-
-Aspetta!-
La ragazza si bloccò, voltandosi verso di lei.
-Noto che state passando un po’ di tempo insieme, un po’ troppo forse.-
La mora alzò gli occhi al cielo.
-Mi sta dando una mano in matematica, sotto ordine della preside.-
-Solo questo? Giuralo.-
Charlie trattenne una risata.
Davvero quella ragazza era così gelosa e possessiva di un ragazzo così maleducato e antipatico?
Ma per carità, se lo poteva tenere tutto!
Quella scuola era frequentata da psicopatici.
-Giuro, parola di Boyscout! Ci vediamo eh!-
Charlie sgattaiolò via, non lasciando a Sabrina il tempo di ribattere.
Liam Payne era considerato  una specie di dio greco, ne era convinta.
Sembrava che tutto, tutte e tutti in questa scuola ruotassero intorno a lui.
Chi cercava di imitarlo, e chi era gelosa se parlava/guardava/respirava con qualcuna che non fosse lei.
Nessuno si era accorto della persona di merda che era.
Possibile che solo lei avesse un cervello lì dentro?
Sì, a quanto pareva.
Già era una scocciatura passarci un’ora assieme al giorno per quei cavolo di compiti, figuriamoci come sarebbe stata tutta la vita!
Ormai era una settimana, lui veniva a casa sua per darle una mano, ma non avevano ancora fatto grossi progressi.
A scuola, semplicemente si evitavano.
Liam non la salutava nemmeno, non che la cosa le dispiacesse, anzi, si sentiva sollevata a non dovere affrontare lui con la sua banda di amici/seguaci.
I giorni trascorrevano sereni infondo, era tutto un ciclo: scuola/danza/Liam/dormire.
Qualche volta, capitava che Liam si distraesse del suo dovere di “insegnate” ma Charlie lo rimetteva subito in riga, non dandogli corda.
Era lì per insegnarle algebra, niente di più.
La mora si stava avviando in classe, quando una voce familiare la chiamò.
-Hey.-
-Che c’è?-
Liam si avvicinò a lei, curandosi di non essere visto da nessuno.
-Tranquillo, non c’è nessuno in giro.- disse Charlie quasi leggendogli nel pensiero.
-Ma no, non era per quello.- farfugliò il ragazzo cercando di nascondere la bella figura appena fatta.
-Cosa vuoi?-
-Per oggi, ti va bene se anticipiamo la lezione alle 3, a casa mia però? Dopo ho da fare.-
-Non posso, finisco a danza alle 3.30. Possiamo fare solo mezz’ora? Tanto per una volta…-
Il biondo ci rifletté un minuto, poi annuì.
-Va bene, ci si vede oggi allora.-
Charlie non rispose ed entrò in classe.
Bene, il problema era risolto.
Nel pomeriggio Liam avrebbe dovuto incontrarsi con il preside di Harvard, la scuola che i suoi genitori tenevano tanto che facesse finito le superiori.
Harvard.
Solo il nome gli faceva venire i brividi.
 
 
 
-No, non si fa così, devi prima moltiplicarlo.-
Charlie sbuffò, correggendo gli errori.
-Ma se io…-
-Ti ho detto che si fa così!- sbottò Liam nervoso.
La ragazza lo fulminò con gli occhi.
-Mi dispiace.-
-Lascia perdere, controlla questo esercizio va.- concluse secca la mora, togliendosi la beretta.
Di solito non lo faceva, ma l’appartamento di Liam era veramente caldo, perfino troppo nonostante fosse inverno.
Non appena il riccio ebbe finito di segnare gli errori sull’esercizio, lo sguardo si precipitò subito su Charlie, che stava ricopiando distratta un’altra espressione, non rendendosi conto di essere osservata.
Era strano vederla con i capelli sciolti, le cambiavano totalmente la fisionomia del viso.
Nonostante stesse combattendo contro la sua forza di volontà doveva ammetterlo: Charlie era una ragazza con un grande potenziale.
-Liam, e questo come va? Si fa così?-
Il ragazzo si schiaffeggiò mentalmente concentrandosi di nuovo sui libri.
-Continui a fare gli stessi errori! Ma non è possibile! Sei proprio un caso perso!-
Charlie incrociò le braccia.
Solo allora Liam si rese conto di ciò che aveva detto.
-Mi dispiace.-
-E’ già la seconda volta che me lo dici, sei un po’ troppo monotono per i miei gusti.-
-Scusami, è che sono nervoso. Tra poco ho un appuntamento importante.-
-Capisco.-
Liam la guardò perplesso.
-Non ti interessa sapere su cosa?-
-Quanto a te piace darmi ripetizioni di matematica.- ironizzò lei.
-E’ il direttore dell’università di Harvard.-
-Non te lo chiesto.-
-E io te lo dico lo stesso.-
La ragazza alzò gli occhi al cielo.
Era fottutamente testardo.
Per qualche minuto regnò il silenzio, e Charlie si fece un esame di coscienza.
Forse era stata un po’ troppo stronza?
-Tanto andrà bene.-
Liam alzò la testa, fissandola confuso.
-Come?-
-Andrà tutto bene, hai il massimo in tutte le materie, per lui sarà un onore avere uno studente come te.-
Il ragazzo sospirò.
-Già…-
Per sua sfortuna, Charlie era fin troppo brava a capire le persone.
-Che c’è che non va?-
-Niente.-
-Non prendermi per il culo.- disse lei secca.
Il riccio sbuffò.
-Non sono ancora convinto del mio futuro, sono i miei che lo stanno programmando. Non so cosa voglio fare, ma non mi va di studiare ancora per altre 3 o 5 anni.-
-Perché non glielo dici allora?-
Liam si passò una mano fra i capelli nervoso.
-Non è così semplice. Tutti hanno grandi aspettative per me, fin da quando sono nato. Sono sempre stato pronto ad accontentare il volere dei miei, anche quando mi hanno “cacciato a vivere da solo” per responsabilizzarmi.-
-Ma non è il loro futuro, è il tuo.-
-E’ inutile, non riusciresti a capire.-
-No di certo se tu lasci le frasi a metà. Dai avanti, parlarmi. -
Il ragazzo si stupì dell’ultima frase.
Charlie lo fissava sincera, e lui non aveva mai visto così tanta semplicità negli occhi di nessuno prima d’allora.
Liam abbassò lo sguardo.
-Ecco vedi…-
Il discorso fu interrotto dal rumore del citofono.
Il riccio s’alzò.
-Chi è?-
-Siamo noi tesoro, c’è anche il direttore.-
Charlie sentì le parole della madre di Liam e s’alzò per andarsene.
-Puoi restare se vuoi…- Disse il ragazzo.
-No grazie, preferisco andare.-
Annuì, aprendo la porta e il cancello.
-Cazzo, la borsa!- la ragazza si portò una mano sulla fronte in segno di dimenticanza –vado via subito, un attimo.-
Disse correndo nell’altra stanza per recuperare la sua roba.
Nel frattempo, erano già entrarti il direttore e i genitori.
-Liam tesoro, ti presento il preside di una prestigiosa università che tanto conosci.-
-Salve.-
Disse il ragazzo stringendogli la mano.
Il signore ricambiò.
-Ho sentito tanto parlare di te, Liam Payne. Tutta la Gran Bretagna ne parla.-
Liam arrossì, cercando di sminuire modesto.
-Lascia che io mi presenti. Mi chiamo John, John Mayer.-
Si udì un rumore di vetri che si infrangono provenire dall’altra stanza.
-Liam, c’è qualcuno di là?-
Chiese severo il padre.
-Vogliate scusarmi per un secondo.- si congedò veloce il ragazzo per correre nell’altra stanza e vedere cos’era successo.
-Charlie ma che…?-
La ragazza si reggeva al tavolo, con lo sguardo fisso davanti a lei senza espressione.
Per terra, il vaso dei fiori era in mille pezzi.
Liam si avvicinò a lei.
-Charlie?-
Non rispondeva.








Ecco Charlie durante le ripetizioni:
 

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Capitolo 11
*** 11. Car. ***


Nell’ Audi R8 regnava il silenzio più totale, spezzato solo da qualche vecchia canzone alla radio.
Liam guidava tranquillo per le strade di quella cittadina, tenendo lo sguardo fisso davanti a sé, mentre Charlie si torturava le mani.
-Mi dispiace per il vaso.- sussurrò lei.
Il ragazzo la guardò di sottocchio.
-Non importa, spero che tu stia meglio ora.-
-Sì grazie, potevo prendere la metro, non c’era bisogno che mi accompagnassi.-
-Certo, mi sei quasi morta in casa e io ti lasciavo girovagare per i sottofondi della città. Ma secondo te?!-
Charlie arrossì visibilmente, rimettendosi il berretto.
-Mi spieghi cosa ti è preso?- chiese lui, fermandosi ad un semaforo.
La mora guardò altrove.
-E’ stato solo un calo di zuccheri, non avevo fatto in tempo a pranzare oggi…- farfugliò.
-Capita spesso?-
-Cosa? Il calo di zuccheri?-
-No, il tuo “non mangiare”.- disse lui serio, rimettendo in moto la vettura.
-Non credo che la mia dieta sia affar tuo.- rispose acida.
-Infatti è un affare tuo, se ti porta addirittura a star male!-
La ragazza scosse la testa in segno di disapprovazione.
-Sto bene.-
-No, non è vero.- rispose immediato il ragazzo senza pensarci.
-Ma insomma! Non è il tuo corpo cazzo!- sbottò lei nervosa.
Liam si voltò completamente verso di lei, lasciando perdere la strada per alcuni secondi.
-Ti rovinerai!-
-Andiamo Liam! Tu non puoi capire!-
-Ecco perché eri cosa gracilina quando…-
Charlie lo interruppe.
-Quando mi sbattevi al muro?-
Solo allora Liam si rese conto di averlo detto ad alta voce, e spostò lo sguardo.
-Comunque sia, smettila.-
-Non sei mio padre. Tu sei bravo a scuola, hai un sacco di amici, hai un brillante futuro davanti a te. Io ho solo la danza, quello è il mio futuro. Se mi togli questa, cosa mi rimane? E’ fondamentale essere del peso giusto.- rispose tranquilla la mora.
Il ragazzo non sapeva come controbattere.
Probabilmente, era meglio che stesse zitto, perché non sopportava le persone che si sminuivano così tanto.
In più, cosa avrebbe potuto fare?
Quella ragazza era testarda quanto…quanto lui.
-Credo che tu abbia un’idea alquanto sbagliata della mia persona.- annunciò sicuro il biondo.
-Non credo proprio, tu sei proprio ciò che dimostra il tuo aspetto e il tuo apparire.-
-Ah sì? Bé, sentiamo allora come pensi che io sia.-
Charlie lo guardò perplessa.
Cosa gli importava saperlo?
Vabbè, infondo non aveva di meglio da fare.
-Tu sei il classico figlio di papà, che ha sempre ottenuto tutto ciò che voleva. Dai giocattoli, ai soldi, alle ragazze. Nessuno ha mai detto no al famoso: Liam Payne.-
Il ragazzo ridacchiò, interrompendola.
-Ti prego, continua.- disse lui ironico.
La mora alzò gli occhi al cielo.
-Cerchi di essere più forte schiavizzando le persone, come quel tuo gruppo di amici, e dimostrando la tua superiorità con quelli che sai che non riusciranno a tenerti testa.-
-Hai finito?-
-Prima mi chiedi un parere, e poi non lo vuoi sentire?!- sbuffò la ragazza incrociando le braccia.
-Allora finisci su, voglio la conclusione.- rispose lui con quello sguardo da: nonmenefregauncazzoinrealtà.
-Conclusione? Bene, sei un ragazzo con un mucchio di pare mentali e insicurezze del cazzo, che cerca di nasconderle maltrattando gli altri.-
Liam fece finta di non badare molto alle parole della ragazza, ma qualcosa gli si scatenò dentro.
Certo, nemmeno lo conosceva bene, ed era diventata già un’esperta in materia, come no!
“Presuntuosa del cazzo.” Pensò, scuotendo la testa.
-Che c’è? Sei rimasto sotto shock?- ironizzò la mora.
-Tu sei fuori di testa.-
-Nah, credo che sia tu ad avere un’idea completamente sbagliata di me.- sorrise.
-Tu sei la classica ragazza che cerca di distinguersi dalla massa, sentendosi superiore in tutto. Ti vesti come se non te ne fregasse niente di ciò che pensa la gente, ma in realtà, sei ossessionata da ciò che le persone possano pensare di te.-
-No, non me ne frega un cazzo.-
-Cavolate, il tuo modo di atteggiarsi ti tradisce.-
-Detto da uno che prende a botte la gente, di certo mi ferisce.- rise lei sotto i baffi.
-Lasciami indovinare, deludi le persone fin da subito in modo che loro non si aspettino niente da te, vero?-
La ragazza lo fissò.
-Più o meno.- rispose sincera.
Il ragazzo alzò il sopracciglio.
-Bah…-
-Come è andato il colloquio poi?- Charlie cercò di cambiare discorso il più velocemente possibile.
Quella chiacchierata si stava trasformando in un discorso che non era assolutamente pronta per affrontare.
-Bene, gli sono piaciuto.-
-Mi fa piacere.-
Liam annuì.
Perfetto, di nuovo silenzio totale.
Era davvero così lontana casa sua?
Dovevano averla spostata, sicuramente.
Charlie voleva solo scendere da quell’auto, e smetterla con questa tortura.
-Mi piace questa canzone, alza un po’!- disse poi entusiasta la ragazza.
Liam alzò tranquillo il volume della radio, e la mora iniziò a canticchiare.
-I said maybe, you’re gonna be the one who saves me?-
Il ragazzo sorrise fra sé e sé a vederla cosi spensierata.
-There are many things that I would like to say to you, but I don’t know how…-
Continuò Liam, tra la sorpresa più totale della ragazza.
Dopo qualche secondo, si ritrovarono a cantare assieme a squarciagola quella melodia.
-And all the roads that lead to you were winding …And all the lights that light the way are blinding.
There are many things that I would like to say to you but I don't know how…I said maybe, you’re gonna be the one who saves me? And afterall, you’re my wonderwall.-

Quel momento non durò che alcuni minuti.
Non appena la canzone terminò, i due si ritrovarono nell’imbarazzo più totale.
Per fortuna Charlie riusciva ad intravedere casa sua.
Tirò un sospiro di sollievo, curandosi di non essere sentita o vista dal ragazzo.
Liam frenò delicatamente davanti all’abitazione della mora, che scese subito dall’auto.
-Grazie.- disse lei.
-Figurati.-
Charlie annuì.
Cercò di chiudere la portiera, quando il ragazzo la bloccò.
-Ah Charlie…-
-Sì?- s’immobilizzò.
-Hai degli ottimi gusti musicali.-
La ragazza sorrise spontaneamente, così tanto che Liam si stupì.
Non aveva mai visto il suo sorriso “naturale” prima d’allora.
Solitamente somigliava di più a una smorfia.
La mora sbatté la portiera ed entrò in casa.
Il ragazzo mise in moto, uscendo dal viale della ragazza.
Che giornata pesante.
 
 


-Liam?-
Sabrina richiamò la sua attenzione, mentre si girava e rigirava nel letto.
Liam era in piedi davanti allo specchio, rivestendosi.
-Dimmi.-
-Chi è Charlie?-
Come diavolo faceva a sapere di Charlie?!
-Nessuno.-
La ragazza si alzò, abbracciandolo da dietro.
-Ti va di restare qua stanotte?-
-Non posso.- rispose, togliendo il più delicato possibile le braccia della ragazza attorno al suo bacino.
La bionda sbuffò, sedendosi sul letto.
-Mi sono rotta.-
-Cosa?-
-Vieni da me solo per scopare!- urlò lei, obbligandolo a voltarsi.
-Credevo di essere stato chiaro su questa faccenda.- rispose lui tranquillo.
-Ma io…-
-Senti, mi sembrava che c’avessimo già provato parecchio tempo fa, no? Non è andata bene. Tu poi hai detto che non volevi perdermi, e io ti ho proposto questo patto, stop.-
-Sono cambiata d’allora…- sibilò Sabrina.
Liam scosse la testa.
-Dammi un’opportunità.-
Il ragazzo le accarezzò il viso.
-Non funzionerebbe.-
-Certo, perché quella Charlie…-
Liam la bloccò.
-Charlie non c’entra un cazzo, nemmeno siamo amici. Perché sei così fissata con lei?-
La ragazza s’alzò, stringedogli le mani.
-Perché tu non mi hai mai guardata in quel modo.-
Il ragazzo la guardò torvo.
Si liberò dalla sua presa e afferrò la giaccia, avviandosi verso l’uscita.
-Tu sei pazza Samantha.- disse infine, sbattendo la porta e lasciandola sola.
La bionda strinse i pugni nervosa.
-Mi.Chiamo.Sabrina.- digrignò.
 
 


***Ciao a tutte ragazze. Allora com’è? (: vi piace o secondo voi sto peggiorando? Voglio una risposta sincera.
Innanzitutto però ci tenevo ad avvertirvi che domani partirò per Roma, e non aggiornerò fino ai primi di gennaio.
Quindi, ci tenevo ad augurarvi un FELICISSIMO ANNO NUOVO, ed a ringraziarvi per il vostro supporto e l’amore che mi dimostrate sia per questa storia, che per Promises: I scratched so deep.
Grazie per le 137 recensioni.
Grazie alle 37 persone che hanno messo questa storia fra i preferiti.
Grazie per le 6 persone che la ricordano, e alle 52 che la seguono.
Grazie anche a tutte quelle che semplicemente la leggono, e si sono appassionate ad essa senza essere registrate o altro in questo sito.
Di nuovo, auguri di un buon 2012, che sia un anno meraviglioso per voi.
Siete semplicemente fantastiche.
Baci e a presto, Eli.
xx

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Capitolo 12
*** 12. I need you. ***


-E così sai anche cantare.- disse serena Charlie mentre completava l’esercizio assegnato dal ragazzo.
Liam rise.
-Oh, ho cantato nel coro della chiesa fino alla seconda media, porta rispetto!- scherzò.
Charlie scosse la testa trattenendo una risata.
-C’è qualcosa che non sai fare? Sei bravo a scuola, canti,…-
Il ragazzo si grattò la testa riflettendo.
-Mmh…No, hai ragione, so fare tutto.-
La mora rise, colpendolo sulla spalla.
-Eddai! Mi fai sentire uno scarto sociale così!-
Liam sorrise.
Doveva ammettere che con il passare dei giorni, la presenza di Charlie non era poi così sgradevole come aveva immaginato.
-Ho trovato.- concluse dopo qualche minuto.
La ragazza lo guardò confusa.
-Cosa?-
-So una cosa che non so fare.-
-Sentiamo.- la mora alzò il sopracciglio scettica.
-Non so…Ok, devo ammettere che sono una frana totale a ballare.- Liam abbassò lo sguardo.
Non era solito fare confessioni su cosa sapeva e non sapeva fare.
-Non ci credo!- esclamò Charlie portandosi una mano alla bocca per lo stupore.
-Non fare la stronza!- rise il ragazzo, seguito poi dalla mora.
-Ma ti ci vedo in calzamaglia!- ironizzò la ragazza.
-Anche io sai? Ma non ho ordinamento braccia-gambe.-
-Tutti riescono a ballare.- sorrise tranquilla Charlie.
-Io no.-
-E’ impossibile, almeno che tu sia un alieno, tutte le persone hanno senso del ritmo e con un po’ di impegno, vedrai che ci riuscirai anche tu.-
-Ne dubito, davvero, dici così solo perché non mi hai mai visto.-
I due risero all’unisono.
-Perché non mi insegni tu?- azzardò Liam.
Charlie strabuzzò gli occhi stupita.
-Ehm, certo perché no?- arrossì la ragazza.
Il biondo le sorrise, tornado poi alla matematica.
In quel momento, la mamma di Charlie bussò.
-Avanti.-
-Charlie tesoro, ah ciao Liam, tesoro, dobbiamo parlare.-
La ragazza annuì alzandosi dalla sedia.
-Liam, ci vediamo domani? Tanto un’ora di lezione l’abbiamo fatta.-
Il ragazzo controllò l’orologio, poi annuì uscendo dalla stanza.
-A domani.-
 
 

-Veh chi si rivede!- ironizzò Zayn, dando una pacca sulla spalla all’amico.
-Ciao Malik!- Liam lo salutò cordiale, e fece lo stesso con tutti i gli altri.
-Ma che stai facendo? Non ti si vede più in giro…- Disse Niall.
-Ho avuto molto da fare in questi giorni.-
-Con Charlie?- Chiese Louis.
Liam scosse la testa.
-No, sapete com’è, lei ha bisogno d’aiuto e mi sembra il minimo per sdebitarmi. Infondo, le ho fatto passare tre mesi d’inferno.- prese un respiro profondo –Poi ora si è messa in mezzo anche i problemi con l’università, e mi rimane poco, pochissimo tempo libero.-
I ragazzi annuirono capendo la situazione.
-Certo, dicono tutti così…- rise Zayn seguito a corda dagli altri.
Il ragazzo scosse la testa imbarazzato.
-Beh, io vado in classe, ci vediamo dopo va bene ragazzi?-
-Ok a dopo.-
I cinque si separarono, e finalmente dopo tanto tempo, erano tutti sereni.
 
 
Liam cercava con lo sguardo Charlie.
La sala mensa si stava riempiendo a poco a poco, ma di lei non c’era ancora nessun segno.
-Non è venuta a scuola oggi.- disse Harry sedendosi accanto all’amico –Non era in classe, mi hanno detto.-
-Ma io non stavo…-
Harry alzò il sopracciglio e Liam rise.
-Dai, con m puoi dirlo, ti piace?-
Il ragazzo non fece in tempo a rispondere, che gli altri si unirono, ricreando il vecchio gruppo.
-Oh, guardate chi sta spogliando con gli occhi Liam…- alluse Zayn, indicando Sabrina che era seduta qualche tavolo più lontano.
Il riccio scosse la testa in segno di esasperazione.
-Sono giorni che mi sta addosso, non ce la faccio più.- bisbigliò agli amici.
-Perché non ti ci fidanzi? Stai insieme qualche settimana e poi la lasci, e poi stop.- consigliò Niall addentando una mela.
Liam scosse la testa.
-No, c’avevo già provato ma non ha funzionato.-
-Bè, dai, puoi assumere un serial killer per farla fuori!- scherzò Harry, mentre tutti risero sonoramente.
-Styles, sei davvero un caso perso.- disse il ragazzo ridendo, per poi bere la sua coca cola.
Sabrina lo continuava a fissare, e lui si stava sentendo a disagio.
Quella ragazza lo inquietava, e nemmeno poco.
Così si alzò, ed afferrò lo zaino.
-Dove vai?-
-A fare due passi, ci vediamo più tardi.-
 
 

Liam bussò più volte a casa di Charlie, ma nessuno rispondeva.
Provò a sbirciare dalle finestre, ma le tende erano tirate.
Trasalì quando sentì la porta aprirsi.
-Salve signora, c’è sua figlia in casa?-
La mamma di Charlie era seria in volto e i suoi occhi trasmettevano rabbia.
Con la mano stringeva un piccolo trolley.
-E’ al piano di sopra, entra pure, io esco.-
Rispose secca, per poi andarsene.
Il ragazzo la guardò allontanarsi perplesso, per poi salire sulle scale che ormai conosceva molto bene.
-Charlie?-
-Chi è?-
La voce proveniva dal bagno.
-Liam.-
Il ragazzo udì un sospiro.
-Vai via.-
-Che succede?-
-Liam per favore, vai via non è il momento.-
Il ragazzo si appoggiò alla porta del bagno.
-Aprimi, o la butto giù.-
-Liam…-
-Aprimi!-
La sentì aprire il rubinetto, e lavorare con la serratura.
La porta si aprì.
Charlie era struccata, con i capelli sciolti che lo guardava con aria rassegnata e triste.
I suoi occhi erano lucidi, e Liam capì subito che aveva appena finito di piangere.
-Charlie, che hai?- chiese sinceramente preoccupato.
-Lascia perdere Liam.-
-No, e sai che non ti conviene continuare così, tanto non ci mollo facilmente.-
-Per favore.-  lo supplicò lei.
Si sentì incredibilmente imbarazzato quando il suo sguardo lo traforò.
Non l’aveva mai vista così…fragile.
-Andiamo, non puoi tenerti sempre tutto dentro.-
Le lacrime cominciarono a scendere dal suo volto.
Odiava mostrarsi così debole alla gente.
-Mia mamma ha avuto una promozione.-
-E quindi?- la guardò confuso il ragazzo.
-Quindi se ne andrà in Cina per sei mesi, e io starò qui da sola, ancora.-
I singhiozzi le impedivano di scandire per bene le parole.
Liam non sapeva che fare.
-Sono stanca di vedere la gente che va e viene!- urlò ad un tratto la ragazza – Nessuno! Non c’è mai nessuno per me! A nessuno importa di lasciarmi in questo cazzo di paese di merda da sola, sono solo un intralcio per lei e per la sua carriera! Vorrei solo non essere mai nata!-
A quelle parole, Liam mollò lo zaino per terra e la strinse forte a sé.
Charlie appoggiò il volto sul suo petto, continuando a piangere ininterrottamente.
Il ragazzo le accarezzò i lunghi capelli delicatamente.
-Shh, andrà tutto bene, vedrai. Sono sicuro che hai frainteso, se tua mamma fa queste cose, le fa per te.-
La ragazza sollevò il viso, strofinandosi gli occhi.
-Liam?-
-Dimmi?-
-Ti va di restare qui, con me, stanotte?- chiese timidamente, mentre cercava di asciugarsi le lacrime dalle guance.
Liam sorrise dolcemente.
-Resterò tutte le notti che vorrai.-

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Capitolo 13
*** 13. First night. ***


Liam era tornato a casa per prendere dei vestiti e cose per l’igiene.
Non sapeva esattamente quanto sarebbe rimasto con Charlie, ma non se ne sarebbe andato finché non sarebbe stata lei a chiederlo.
Infondo, che senso aveva passare poi la notte da solo?
In più, così anche se Sabrina sarebbe andato da lui non l’avrebbe trovato in casa, e sarebbe stata una rottura in meno.
In fin dei conti, Charlie non era così pessima come aveva pensato.
La ragazza acida e fredda stava lentamente svanendo, per far spazio ad un’altra più serena e aperta.
Sapeva benissimo quanto le era costato piangere davanti a lui; lui per primo non mostrava mai i suoi sentimenti o i suoi stati d’animo, quindi capiva benissimo come si era sentita imbarazzata.
Mise un borsone nel baule della macchina e salì, in direzione casa di Charlie.
Pioveva a catinelle ormai da qualche ora, e la giornata era piuttosto fredda anche s’era inverno effettivamente.
Arrivato, si tirò su il cappuccio e afferrò la borsa, per poi correre a suonare il campanello.
Si stava letteralmente inzuppando.
Charlie non ci mise molto ad aprire per fortuna, e gli fece spazio per lasciarlo passare.
-Dai entra che sennò prendi una polmonite.- disse tranquilla.
-Grazie.-
Liam appoggiò la sua roba sul divano, sfregandosi le mani per riscaldarmi.
-Tieni – Charlie gli allungò una coperta –E’ molto calda, e se hai bisogno il bagno sai dov’è, io vado a preparare la tua camera.-
Il ragazzo annuì sorridendo, e la mora si allontanò con delle fodere e delle coperte in mano.
Liam andò in bagno con un cambio asciutto, e fece una doccia veloce per riscaldarsi.
Mentre si asciugava il viso, guardandosi alla specchio gli vennero in mente tremila ricordi.
E pensare che fino a qualche mese fa aveva scambiato Charlie per un ragazzo, l’aveva picchiata, insultata, umiliata.
E adesso invece, era nel bagno di casa sua e sarebbe rimasto da lei per consolarla.
L’aveva vista piangere, urlare, litigare, sorridere, ridere e scherzare.
Non ci stava davvero capendo più niente in quella storia.
Provava cose che non aveva mai sentito prima d’allora, e questo lo spaventava.
Anzi, lo terrorizzava.
Forse, stava iniziando a piacerle, un po’.
Ciò poteva diventare un vero casino.
Sì, ci sapeva fare con le ragazze, ma non aveva la minima idea di come tenersi stretta qualcuna.
Le sue passate relazioni non erano durate più di alcune settimane, e solo ora stava pensando a qualcosa di più serio.
Liam scosse la testa, cercando di far uscire quella folle idea.
Non erano nemmeno amici ancora, figuriamoci se potevano diventare qualcosa di più.
Stava diventando pazzo, ne era sicuro.
Si sistemò i capelli e uscì dal bagno.
Scese in salotto, e trovò Charlie che frugava tra delle cassette.
-Che stai facendo?-
Quasi la fece trasalire.
-Sto cercando di accendere il camino, ma sta vincendo lui.-
Liam si avvicinò, afferrando un pezzo di legna.
-Devi metterlo così vedi.- gli mostrò come fare –Poi con la carbonella accendi il fuoco, togliendo velocemente la mano.-
Prese l’accendino, e lasciò che la fiamma crescesse, per poi porle sopra un grosso pezzo di legna.
-Ma prende fuoco secondo te? E’ troppo grosso.-
-Vedrai, si accenderà.-
-Io ne dubito.-
-Scommettiamo?-
-E che cosa?- la mora alzò il sopracciglio.
-Se si accende…Ho il diritto di farti tre domande.-
-Va bene, ma se non si accende, io te ne posso fare quante mi pare.-
-Ma così non è equo!-
-Prendere o lasciare!-
Il ragazzo ci rifletté un attimo, poi accettò sbuffando.
Charlie sorrise.
-Intanto andiamo a mangiare, ho ordinato una pizza.-
-Da bere?- Chiese lui.
-Acqua.-
-Lo sapevo, per questo ho portato la birra.-
-Mi dispiace, sono astemia.-
-Pazienza, la berrò tutta io allora.- rise il ragazzo.
La mora scosse la testa divertita, e si avviarono verso la sala da pranzo.
 
 
 
-Non ci credo!- rise divertita la mora.
-Te lo giuro, gli ho detto che non ci credevo a lui ci ha rinunciato!- continuò Liam, mentre ritornavano nel salotto.
La pizza era ottima, anche se Liam aveva dovuto praticamente imboccare Charlie, visto che ne aveva mangiato solamente una fetta.
-Guarda!- Charlie indicò il camino.
-Oh merda.- esclamò il ragazzo.
La mora rise.
-Ora sei fottuto, avanti siediti, dobbiamo parlare.- si sedette sul divano, facendogli spazio con un gesto della mano.
Liam scosse la testa.
Andò verso il fuoco, e ci mise dell’altra carbonella.
Finalmente si accese e si andò a sedere di fianco alla ragazza.
-Sarà una cosa lunga?- chiese lui scherzando.
-Peggio di un interrogatorio.- rispose seria, cercando di spaventarlo.
Lui stette al gioco.
-Allora vediamo…Sei figlio unico?-
-No ho una sorella.-
-E dov’è ora?-
-Lavora a New York, è un’imprenditrice di successo.-
La mora annuì, mentre pensava a domande più…piccanti.
-Altre cose?- chiese il ragazzo.
-Ehm…Come hai conosciuto i tuoi amici?-
Liam fece mente locale, e poi rispose tranquillo: -Harry lo conosco fin dai tempo dell’asilo, siamo sempre stati uniti; Louis l’ho conosciuto due anni fa, perché me lo sono ritrovato in classe. Nonostante la sua non brava condotta scolastica, è un tipo molto divertente; Zayn me l’ha presentato Harry, con lui non è stato subito un colpo di fulmine diciamo, ma poi le cose sono migliorate; poi Niall è arrivato qui quest’estate, e mi sono subito affezionato a lui, è un ragazzo davvero in gamba.- concluse.
-Ho capito, e come hai conosciuto la tua ragazza?-
Il giovane la guardò perplesso.
-La chi?-
-La tua ragazza, quella bionda che sembra una Barbie…-
-Sabrina?-
-Sì lei!-
-Non è la mia ragazza.- rispose serio.
Charlie lo guardò torvo.
-Lei mi ha detto di sì…-
-E’ una pazza psicopatica, non ci far caso.-
Charlie lo fulminò.
-Cosa hai fatto per illuderla che era la tua ragazza?-
-Assolutamente niente.-
La ragazza alzò gli occhi al cielo.
-Oh andiamo, una ragazza non si fa castelli per aria senza un motivo! Sii onesto.- disse lei seria.
Liam iniziò a giocherellare con le dita.
-Forse ci sono stato a letto…Una o due volte…- farfugliò.
-Liam!- esclamò Charlie.
-Che c’è?!-
-Non si trattano così le ragazze!-
Il ragazzo alzò il sopracciglio.
-Bè, ma solo una volta…-
-Non mi interessa! Poverina, chissà quanto l’hai ferita!-
-Esagerata!-
Charlie lo guardò, incrociando le braccia.
-Possiamo cambiare domanda?- chiese lui imbarazzato.
-No.-
Sbuffò nervoso.
-Perché fai così?-
-Oh senti, non sono affari tuoi! Non ci sei stata a letto tu con me! Quindi ora non venirmi a fare la predica per favore, tu che di relazioni non sai proprio niente!-
Liam sputò quelle parole, così velocemente che si rese conto solamente dopo dell’ultima frase.
Il voltò della ragazza si incupì.
-Mi dispiace…Io non volevo dirlo.- cercò di giustificarsi Liam.
-Invece volevi proprio.- sorrise amareggiata –Vabbè, io vado a letto, ho finito le domande. Ci vediamo domani, la tua camera è infondo al corridoio.-
Charlie si alzò, e salì le scale.
Liam rimase seduto sul divano, con lo sguardo fisso al fuoco.
Sentì la porta di sopra sbattere violentemente.
Si passò una mano fra i capelli.
“Coglione, sei uno stupido coglione Liam”pensò nervoso.
Prese il pacchetto di sigarette, e uscì dal balcone accendendone una.
La nicotina non riusciva comunque a dargli sollievo.
Sì, era stato proprio un bastardo.
Ma se l’era cercata cazzo, con le sue domande idiote!
Anche se effettivamente, cosa mai aveva chiesto di tanto pungente?
Aveva solamente difeso l’orgoglio femminile essendo una ragazza.
Ecco, ora tornavano di nuovo i sensi di colpa.
-Al diavolo.- sussurrò spegnendo la sigaretta e rientrando in casa.
Il ragazzo salì su dalle scale, e bussò alla camera di Charlie.
La ragazza non rispose, ma decise di entrare comunque.
-Non mi sembra di averti dato il permesso di entrare.- disse lei assonnata.
-Non mi importa.- rispose lui, sedendosi sul letto accanto a lei.
-Che stai facendo?- si strofinò gli occhi.
-Mi dispiace per prima, davvero.-
-Ti ho detto che non importa.-
-Sì ma…-
La ragazza si drizzò, guardandolo con una strana luce negli occhi.
-Perché mi guardi così?-
-Ti sei sentito in colpa, Payne?-
Fregato.
-No ma…cioè sì però…anche se in realtà…-
Charlie lo interruppe.
-Va bene, accetto le tue scuse.-
Il ragazzo sorrise comprensivo, per poi alzarsi e uscire dalla camera.
-Liam.-
La ragazza lo chiamò, e lui si fermò, voltandosi verso di lei.
-Ti devo fare un’ultima domanda.-
-Sentiamo.- disse alzando gli occhi al cielo.
-La tua camera è fredda, vieni a dormire qui?- disse arrossendo.
Liam sgranò gli occhi.
Di certo quella era l’ultima domanda che si aspettava.
Il ragazzo chiuse la porta, e si sdraiò accanto a lei.
-Perché non ti sei arrabbiata prima? Qualsiasi altra persona l’avrebbe fatto.- sussurrò lui.
Lei lo guardò sorridendo dolcemente.
-Perché io sono una che non se la prende, se qualcuno gli dice la verità.-
Liam notò che i suoi occhi erano spenti, nonostante il sorriso.
Lui le sorrise.
-Bé, che ne dici di dormire ora?- annunciò lei per concludere il discorso.
Il ragazzo annuì, e Charlie spense la luce.
Liam, dopo un primo ripensamento la strinse forte.
A fanculo tutte le sue paranoie del cazzo.
A fanculo Sabrina.
A fanculo quello che i ragazzi avrebbe detto.
A fanculo quello che poteva dire/pensare/fare la gente.
A fanculo anche sé stesso, visto che era la prima volta che dormiva con una ragazza senza averci fatto sesso.
Fu un sollievo per lui quando sentì Charlie ricambiare la presa e accucciarsi sul suo petto.
Erano realmente soli finalmente, per la prima volta.
Il rumore dei loro respiri era spezzato solamente dalla pioggia, che batteva forte sul tetto.
E Liam giurò di non avere mai udito prima rumore più bello.
 
 
 
L’amica sfrecciava veloce fra i corridoio, guardandosi intorno nervosa.
Dov’era Sabrina?
L’aveva cercata dappertutto, eppure non era riuscita ancora a trovarla.
Provò a chiamarla sul cellulare, e la ragazza rispose solamente dopo qualche minuto.
-Che c’è?! Mi sto mettendo lo smalto in bagno, per l’amor del cielo lasciami un po’ in pace!-rispose arrogante Sabrina.
-Sabri, vieni in aula proiezioni, dobbiamo parlare.-
-Più tardi, sono occupata ora!-
-Ma è importante!-
-Allora dimmelo adesso!-
L’amica della ragazza sospirò, e prese un bel respiro.
-Entro domani che devo anche darmi il lucidalabbra.- disse impaziente dall’altra parte del telefono Sabrina.
-Ecco vedi…-
-Muoviti cazzo, un po’ di fegato!-
-Non ti piacerà molto.-
-Mi stai irritando, hai cinque secondi, poi chiudo il telefono. Uno, due…-
-Ok, ok va bene ascolta…Oggi Liam e Charlie sono venuti a scuola insieme.-
Il silenzio regnò per alcuni secondi.
-Sabri, ci sei ancora?-
-Come insieme?-farfugliò dall’altra parte la ragazza.
-Gli ho visti scendere entrambi dalla macchina di Liam.-
-Sei sicura che era la sua macchina?-
-Sì…Mi disp…-
L’amica non riuscì a terminare la frase, che Sabrina aveva già buttato giù la cornetta del telefono.
Si prospettava una lunga giornata.

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Capitolo 14
*** 14. It's my future, not yours. ***


-Liam, amico!-
Niall gli corse incontro vedendolo passeggiare tranquillo per i corridoi.
-Ciao irlandese!- rispose scherzoso l’amico.
-Oh, siamo di buon umore stamattina!- il biondo gli diede una pacca sulla spalla.
Liam annuì sereno.
-E’ successo qualcosa, non è vero? Magari con Charlie…-
-Oh, sì, sicuramente è successo qualcosa visto che vi ho visto arrivare insieme stamattina.- Harry si aggiunse al discorso, proveniente dal’aula di informatica.
-Davvero?!- chiese entusiasta Niall.
Liam rise, forse un po’ imbarazzato.
-Oh cazzo! Ci hai fatto sesso? Racconta, racconta!- esclamò Harry.
-Non ci ho fatto sesso!-
-Allora è una cosa seria!- disse Niall alzando il sopracciglio.
L’amico fece spallucce.
-Può darsi, chi lo sa…- farfugliò nel panico Liam.
-Oh, Liam innamorato, che cosa carina!-
Il suo nome affiancato da quell’aggettivo suonava davvero strano.
Era davvero…innamorato?
No, la cosa era un po’ troppo prematura.
Forse, era spaventato più che cotto.
Non era mai stato così bene con una ragazza in vita sua, nemmeno con sua madre.
Mai prima d’allora era riuscito ad essere davvero sé stesso, mai.
Solo con Charlie si era aperto completamente.
Nonostante avesse riflettuto molto prima di farlo, e una parte del suo cervello che gli suggeriva di fermarsi, di non fare cavolate, lui non gli aveva dato ascolto.
Si era lasciato andare, e cosa peggiore, non se ne era pentito.
Harry e Niall continuavano a sfotterlo amichevolmente, e dopo poco anche Louis e Zayn si unirono al gruppo.
Liam sorrideva sotto i baffi nel vedere la scena.
Sì, erano un branco di coglioni.
Diverse usanze.
Diverse lingue.
Diversi accenti.
Diverse religioni.
Eppure, erano i migliori amici che avesse mai potuto desiderare.
-Oh Cenerentola, hai finito di fantasticare? Ci aspetta l’interrogazione di storia, e sai che mi serve il tuo aiuto!- disse Zayn, riportandolo alla realtà.
L’amico scosse la testa divertito e rientrò in classe.
E per la prima volta nella sua vita, non gli importava più cosa avrebbe preso in quella stupida materia.
 
 
 
Charlie giocherellava con la matita spensierata.
La professoressa di arte aveva appena iniziato a spiegare il nuovo capitolo, ma la sua mente era altrove.
Davvero aveva dormito con Liam la scorsa notte?
Oddio, sentiva dei brividi lungo la schiena solo a ripensarci.
In fin dei conti, Payne non era poi così male, era quasi…passabile.
La sua compagna di banco le passò un bigliettino.
Charlie si guardò attorno confusa.
Chi poteva averglielo mandato?
Dall’altra parte della classe, notò Harry che le sorrideva.
La mora aprì il foglio, e dovette trattenere una risata.
“Devi avere avuto del fegato per dormire con Liam, complimenti ora hai tutta la mia stima!”
La ragazza lo ripiegò e cercò Harry con lo sguardo.
Il riccio rideva e lei scosse la testa divertita.
Styles era un pazzo, un pazzo furioso.
Però era simpatico, conoscendolo meglio era uno dei più simpatici della scuola.
Qualcuno dietro le picchiettò sulla spalla.
La mora si girò.
Due ragazze la stavano guardando con gli occhi spalancati.
-E’ vero che tu e Liam Payne state insieme?- chiese una della due visibilmente stupita.
-No, non stiamo insieme.-
-Ma vi abbiamo visto scendere dalla stessa auto!- esclamò l’altra.
-Mi ha dato un passaggio visto che era di strada, tutto qui.- mentì Charlie.
Le due annuirono poco convinte, ma lasciarono perdere.
Così Charlie si voltò di nuovo verso l’insegnante.
Alla faccia della gente curiosa!
 
 
 
 
“Cambio d’ora, grazie!”
Liam fece un sospiro di sollievo quando udì la campanella suonare.
Quella lezione era stata una delle più pesanti in vita sua.
Sabrina l’aveva fulminato vivo appena entrato ma Zayn era intervenuto per trascinarlo via, prima che quella cozza s’appiccicasse facendogli tremila, ma che tremila, tre milioni di domande e accuse.
Probabilmente doveva la vita all’amico.
No, non stava esagerando.
-Grazie.-
-Figurati, è un piacere.- scherzò il moro dandogli una pacca sulla spalla.
I due uscirono dal corridoio chiacchierando allegri.
-Oh, guarda chi c’è.- esclamò Zayn indicando Charlie che stava riordinando l’armadietto.
Liam sorrise.
-Che ci fai ancora qui? Vai!- lo incitò l’amico.
Il biondo annuì e si avviò verso di lei.
-Liam, dobbiamo parlare.-
Una voce femminile lo obbligò a fermarsi.
-Non ora mamma.- rispose lui, passando avanti.
-Ora invece.- l’afferrò per il braccio –Nel mio ufficio, muoviti.-
Il ragazzo sbuffò.
Vabbè, infondo Charlie l’avrebbe vista tutta la giornata no?
Seguì la preside fino al suo studio.
-Siediti.- disse lei, incitandolo ad accomodarsi.
-Che c’è?-
-Così non va Liam.-
Il ragazzo la guardò torvo.
-Come?-
-Pensavi che non venissi a conoscenza del tuo misero sette in storia?-
Liam alzò gli occhi al cielo.
-E’ un sette mamma, discreto. Non vedo dove sia il problema.-
-Con quel votaccio hai abbassato la media, ti rendi conto? Ti rendi conto che la tua ammissione ad Harvard potrebbe essere a risch…-
Il ragazzo non le fece terminare la frase.
-Oh piantala mamma! Smettila di stressarmi, dimmi, qual è il problema eh?! Io, io non ci voglio nemmeno andare a quell’università di merda!- sbottò, fuori si sé.
Sua mamma lo fulminò.
-E’ colpa della tua compagnia sbagliata, tesoro.- disse tranquilla, facendo finta di non averlo sentito.
-Taci.-
-Vedi? Inizia a portare rispetto. Frequenti gente troppo immatura e stupida, in confronto alla tua intelligenza amore…-
-Non ti permettere di insultare i miei amici.-
-Ma non è per loro caro, ma mi è giunta voce che stai frequentando una brutta infulenza…Quella Charlie.-
A quelle parole, Liam andò su tutte le furie.
-Non metterla in mezzo, lei non c’entra niente.-
-Dimmi la verità, è stata lei ad impiantarti in testa questa stupida idea di non fare l’università, vero?-
Il ragazzo scosse la testa.
-No, lo volevo già da prima.-
-Non è quello che abbiamo deciso per…-
-Appunto mamma! Voi avete deciso, non io! Non voglio diventare un medico mamma! Lo vuoi capire?-
-Tu lo diventerai.- rispose decisa.
Liam si alzò dalla sedia, dirigendosi verso l’uscita.
-Dove vai, torna qui!- gli urlò la donna.
-Vado lontano da te mamma, e della vita che mi hai programmato!- urlò furioso.
Il biondo sbatté forte la porta.
 “Vaffanculo, genitori di merda.” Pensò.
Certo, come se Charlie fosse la causa di tutto.
Sua mamma non sapeva.
Non sapeva che persona violenta era prima, e che doveva ringraziare solamente la ragazza per essersi fermato.
Si passò una mano fra i capelli nervoso.
Aveva bisogno d’alcool.

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Capitolo 15
*** 15. Don't say sorry. ***


Liam non era rientrato nel pomeriggio.

La cosa non preoccupava più di tanto Charlie, infondo lui aveva la sua vita, aveva i suoi amici e i suoi doveri.
Cominciò a preoccuparsi solo quando, giunta l’ora della sua lezione, Liam ancora non si era fatto vivo.
Né un messaggio né una chiamata.
Così la mora decise di farsi un bagno, dimenticando i problemi.
Probabilmente era occupato, tutto qua.
Di certo non voleva fare la figura della fidanzatina possessiva e gelosa che doveva sapere perfino che aria respirasse.
Oddio, davvero si era attribuita il termine “fidanzatina”?
Charlie rise nell’immaginare lei e Liam come fidanzati, dato che non si erano nemmeno baciati ancora, ed era sicura che ciò non sarebbe mai avvenuto.
Era estremamente convinta che a lui non interessasse nulla di lei.
Sicuramente aveva accettato di passare la notte da lei perché le aveva fatto pietà e compassione, non per altro.
Afferrò l’asciugamano e iniziò a pettinarsi i capelli lunghi e bagnati, quando sentì la porta d’ingresso sbattere.
Allora si infilò velocemente gli slip e una maglia lunga, che le arrivava appena sopra delle ginocchia.
Quello era stato il regalo di sua nonna al suo ultimo compleanno, dove le aveva detto che non l’avrebbe vista crescere e che per compensare, le aveva comprato una maglia che le sarebbe andata sempre bene.
Si sentiva ancora il suo odore.
Charlie scosse la testa allontanando i ricordi per ritornare nel presente, e legò i capelli in uno chignon alto in modo che non bagnassero l’indumento e tutto il resto.
Poi scese giù dalle scale tranquilla.
Liam era sdraiato sul divano con una mano sugli occhi.
La ragazza si avvicinò a lui, sedendosi ai bordi.
-Stai bene?- chiese lei tranquilla.
-Ti sembro uno che sta bene?- farfugliò.
La mora annusò l’aria.
-Puzzi di alcool misto a fumo, l’aula della mensa ha un profumo migliore.-
-Lasciami in pace.- rispose, nascondendo il volto con il cuscino.
-Cosa è successo? Avanti, dimmelo.-
-Non sono affari tuoi.- rispose acido.
-Sei ubriaco.-
-Anche questo non è affar tuo.-
-Mi dovevi aiutare con la matematica, ricordi?- chiese lei, cercando di addolcirlo almeno un po’.
Il ragazzo sbuffò.
-Tanto sei un caso perso, non sarebbe stata questa lezione a salvarti il culo.- concluse brusco.
Charlie alzò gli occhi al cielo.
Probabilmente in un’altra situazione gli avrebbe risposto per tono, insultandolo e maledicendolo.
Ma visto che era ubriaco fradicio, non aveva per niente voglia di mettersi a discutere.
Si alzò dal divano, dirigendosi verso la cucina.
-Vado ad apparecchiare, quando ti chiamo vieni a mangiare.-
-Cosa c’è per cena?- chiese incuriosito.
-Bistecca, bellamente scaldata al microonde.-
-Che schifo.- sbottò lui.
Va bene che la pazienza è la virtù dei forti, ma ora quello stronzo stava davvero esagerando.
Se pretendeva di essere servito e riverito aveva capito male.
-Scusami se non sono una chef culinaria a cinque stelle!- urlò ironica dall’altra stanza.
Sentì il ragazzo sbuffare e alzarsi dal divano, ma non ci fece caso.
Liam si appoggiò a muro della cucina.
-Ti serve una mano?-
Charlie sobbalzò, non l’aveva sentito arrivare.
-No, faresti solo casino.- rispose brusca mentre sistemava i piatti sul tavolo.
-Scusa per…-
-Liam sono stufa delle tue cazzo di scuse! Scusa per questo, scusa per l’altro…Scusa se ti ho trattata male, scusa se ti picchiata a sangue, scusa se e bla bla bla! Guardati, sei ubriaco fradicio e hai anche il coraggio di venire qui a dirmi che non ti va bene questo e quell’altro, mentre ti fai controllare come un burattino dai tuoi genitori! Ma per favore!-
Le parole le uscirono furiose dalla bocca.
Dicono che quando si è arrabbiati si dice quello che non si pensa, bè non era il suo caso.
Lei tutto quello che aveva detto lo pensava davvero, ogni minima virgola.
E in un certo senso si sentiva sollevata nell’essere riuscita a dirglielo.
Liam la fulminò con lo sguardo.
-E io che pensavo che sarebbe stato cortese aiutarti…In tutti i sensi. Sei un’ingrata del cazzo!-
-Nessuno ti ha obbligato a restare.-
-Hai ragione, sono io il bravo coglione che si è lasciato intenerire da una sfigata che si nasconde dietro a dei vestiti orrendi e con un’acidità midiciale!-
-E allora vattene no?!- sbottò lei furiosa.
Liam corse di sopra a prendere la sua borsa; poco importava che ci fosse tutto dentro o no, voleva solo andarsene da quella casa e dalla psicopatica.
Scese le scale altrettanto di fretta e uscì sbattendo la porta, lasciando Charlie sola.
La  ragazza appoggiò violentemente il piatto sul tavolo, che si frantumò, e graffiò la sua mano.
“Vaffanculo Payne, davvero. Sei la cosa peggiore che mi potesse capitare!”



Il ragazzo evitò di prendere la macchina visto che se l’avrebbero fermato sicuramente gli avrebbero ritirato la patente visto l’alcool presente nel suo corpo, un po’ più superiore alla norma consentita.
Sarebbe passato a riprenderla l’indomani.
Camminava veloce per le vie della città, mentre stava iniziando a piovere.
Sì, forse era un po’ brillo ma non così tanto da lasciarsi trattare in quel modo.
Chi cazzo pensava di essere quella? Come si permetteva di dire a lui, il solo e unico Liam Payne tutte quelle cose assurde?
Nessuno poteva trattarlo così, nessuno.
Se stava iniziando a pensare che Charlie fosse una bella ragazza, ora stava cercando di cancellarlo dalla mente.
No, non riusciva proprio a sopportarla.
Aveva ragione sua madre, quella lì gli aveva fatto il lavaggio del cervello.
Prima che arrivasse lei la sua vita era già tutta programmata: Harvard, laurea, medico, matrimonio con una di nobile famiglia, figli, vecchiaia e infine morte.
Una vita tranquilla e serena, tutti avrebbero sognato una cosa del genere.
E lo voleva anche lui.
Invece quella ragazzina di provincia si era intromessa, vestendosi come un ragazzo e facendogli venire dei sensi di colpa.
Per di più, se ne era andato via così da casa sua, lasciandola vinta e lei.
Non esisteva che Liam perdesse.
Doveva essere lui a chiudere il discorso, quella sgualdrina non poteva averla vinta.
Si bloccò, e fece dietro front verso la casa di Charlie.
Adesso, glielo avrebbe fatto vedere lui.



-Dove cazzo sono le bende?- sibilò Charlie mentre frugava in un cassetto.
La ferita bruciava, e non riusciva a trovare i medicamenti.
Ecco cosa aveva procurato Liam, oltre al dolore mentale anche quello fisico.
Lo odiava, lo odiava davvero.
Finalmente riuscì a trovare qualche benda, tenuta veramente male, e si sedette al tavolo, iniziando a fasciarsi la ferita.
Forse tirò un po’ troppo, perché la banda si ruppe.
-Cazzo!- urlò nervosa, dando un pugno al tavolo con l’altra mano.
Le lacrime cominciarono a scenderle.
Oddio, davvero stava piangendo per Liam? O forse era per la ferita? O per il nervosismo?
Non lo sapeva, sta di fatto che se non fosse mai venuta in una cittadina del genere tutto questo non sarebbe mai successo.
Se fosse stata una persona normale, come le sue coetanee ora sarebbe stata in giro con una maglia aderente e una minigonna puntando qualcuno.
Invece no, perché lei non era normale.
Ogni persona che provava da avvicinarsi a lei, riusciva a scacciarla.
Prima con la sua stessa madre, ora anche con Liam.
Un fallimento: ecco cos’era la sua vita.
Sentì la porta d’ingresso aprirsi e sbattere di nuovo.
Ma non si alzò, non le andava di vedere chi fosse, non le importava nemmeno.
Tirò su con il naso, cercando di ricomporsi.
-Un’ultima cosa! Chi ti ha dato il permesso di…-
Liam si bloccò, quando gli apparve sotto gli occhi la visuale di Charlie bagnata dalle lacrime.
Aveva gli occhi gonfi e rossi.
Si era ripromesso che gliene avrebbe dette di tutti i colori, ma ora era come se qualcuno gli avesse fatto un nodo in gola e le parole non riuscissero ad uscire.
Charlie si alzò dalla sedia per andarsene, ma Liam le bloccò il passaggio.
-Ho capito Liam, ho capito, ora lasciami andare ti prego.- singhiozzò la ragazza, tenendo lo sguardo basso.
Il ragazzo le sollevò il viso obbligandola a guardarlo negli occhi.
Stettero in silenzio a fissarsi per alcuni secondi, che sembrava interminabili.
-Mi dispiace.- ripeté ancora Liam.
Charlie alzò gli occhi al cielo.
-Ho capito, ti dispiace per quello che hai fatto e…-
Liam la interruppe.
-No, mi dispiace per quello che sto per fare ora.- concluse.
Con la mano sinistra le spinse i fianchi, avvicinandola a lui.
Con l’altra mano le sfiorò la guancia, e portò le sue labbra sopra quelle di Charlie.

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Capitolo 16
*** 16. It's only you and I. ***


Liam era sdraiato accanto a Charlie che dormiva ancora.

La luce che proveniva fioca dalla finestra le illuminava leggermente il viso, esaltandone i lineamenti dolci.
Ancora non riusciva a credere a cos’era successo la scorsa notte.
Dopo giorni, finalmente aveva trovato il coraggio per baciarla.
Inizialmente era stato titubante, magari gli sarebbe arrivato uno schiaffo dritto in faccia.
Invece, con sua grande sorpresa era stato ricambiato.
Charlie non gli aveva mai dato segnali, quindi rimase sorpreso quando sentì le sue braccia stringergli la schiena.
Sorpreso per il verso buono, ovviamente.
Ora aveva avuto le certezze che gli servivano.
Non sapeva come spiegarselo, ma nonostante non l’avesse ancora “portata a letto”, si sentiva…felice.
Fino a quel momento, era stata la cosa più bella che gli fosse capitata in tutta la sua vita.
E strano, ma i vecchietti ci azzeccavano sempre.
Nel momento in cui meno te lo aspetti, arriva qualcuno che riesce a sconvolgere tutto quello per cui tu hai lavorato, portando la felicità.
Charlie era stato il fulmine a ciel sereno di cui tutti hanno bisogno almeno una volta nella vita.
E Liam era felice che era stato il suo turno.
Percorse  le sue labbra con il pollice, orgoglioso di sapere che sapore avevano.
Molto più buono di tutti gli altri.
Controllò l’ora, erano le nove passate e doveva andare.
Sì alzò dal letto, cercando di non fare rumore ma Charlie si sfregò gli occhi mettendo a fuoco l’immagine di Liam che si vestita.
-Dove vai?- farfugliò lei con la bocca ancora impastata dal sonno.
-Esco un attimo.-
-Ma torni vero?-
Il ragazzo si voltò verso di lei, per poi ributtarsi sul letto, cosa che fece ridere Charlie.
Le passò le mani dietro la schiena in modo da stringerla a sé.
-Certo, ora che ci sei come ti vorrei, figurati se ti lasciò andare.- sussurrò prima di darle un bacio ed uscire.




Harry stava attendendo Liam da Starbucks.
L’amico gli aveva mandato un messaggio ieri notte, dove gli proponeva di andare a mangiare qualcosa insieme a colazione, e lui aveva subito accettato.
Infondo le domeniche erano solite essere lunghe e noiose.
Il riccio era seduto con due cioccolate calde già sul tavolo, aveva ordinato per entrambi perché ormai sapeva i gusti di Liam a memoria.
Il ragazzo arrivò estremamente puntuale, come suo solito e si sedette di fronte a lui.
-Buongiorno Hazza!- disse Liam sorridendo.
-Ciao Liam.- ricambiò cordiale l’amico.
Sorseggiarono un po’ la cioccolata, poi Liam prese in mano il discorso.
-Grazie per aver ordinato anche per me.-
-Figurati, sapevo che volevi solo quella da bere. Ma come mai mi hai chiamato? Vengono anche gli altri?-
Liam scosse la testa.
-No, volevo parlarti un attimo soli.- disse tranquillo.
-Va bene, di cosa si tratta?-
-Ecco, volevo scusarmi per come ti ho trattato quando mi hai detto di Charlie. Avrei dovuto darti ascolto subito e fidarmi di te. Invece ti ho trattato come se fossi pazzo. Mi dispiace davvero.-
Harry sorrise comprensivo.
-Tranquillo, capisco benissimo che non dev’essere stato facile per te, infondo l’avevi presa di mira da un sacco di tempo e lei non ti aveva mai detto nulla a riguardo, quindi…-
Liam lo interruppe.
-Sei il mio migliore amico da una vita, non ho scuse per quello che ho fatto, non provare a difendermi.- rispose il ragazzo con tono pacato.
Il riccio sorrise ancora di più, fissandolo con un’aria di divertimento.
-Perché mi guardi così?- chiese curioso.
-Perché è la prima volta che ti sento scusarti con qualcuno, soprattutto con me.-
Liam rise.
-Ultimamente non sto facendo altro se proprio lo vuoi sapere.- rispose sereno, portandosi alla bocca un po’ di cioccolata calda.
Harry scosse la testa divertito.
-Colpa di Charlie, vero?-
Liam annuì.
-Mi sa proprio di sì.-
-Ma allora… Come va con lei?-
Il ragazzo arrossì, ma quasi in modo impercettibile.
-Ieri sera ci siamo baciati, per la prima volta.-
Harry strabuzzò gli occhi.
-L’hai baciata? Cioè intendi contatto di labbra?-
Liam rise.
-Sei scemo? Quali altri contatti conosci?! Ovvio!-
Il riccio non seppe resistere alla risata dell’amico, e si unì anche lui.
-Ma come è successo?- chiese curioso.
-Eh, una storia lunga.-
-Sì ma è stata una cosa improvvisa?-
-Assolutamente sì…Cioè io ero incazzato, lei anche. Ma invece di urlarle in faccia ho finito per baciarla.-
-Cazzo, anche io quando litigo con una ragazza voglio finire così!- disse il riccio sarcastico.
L’amico rise di gusto.
-Mi fa piacere per voi.- disse sincero.
-Grazie, davvero.-
Harry guardò l’orologio.
-Cazzo è tardi, devo andare ad aiutare mia mamma! Merda, ci vediamo domani allora.-
Il ragazzo annuì, prima che Harry sparisse dalla porta.
Era fortunato ad avere amici del genere.





-Sei sicuro? Guarda che non ti obbliga nessuno.-
-No, voglio farlo e basta.- rispose Liam tranquillo mentre guidava verso la scuola.
Charlie era seduta nel sedile accanto, torturandosi le mani.
-Ma poi la gente parlerà e giudicherà e…-
Il ragazzo la interruppe.
-Non me ne frega un cazzo della gente, voglio far vedere a tutti che…-
Charlie lo interruppe a sua volta.
-Ma rischieresti la tua “popolarità”!-
-Non mi importa.-
La ragazza sbuffò e Liam non seppe trattenere una risata.
-Non c’è da ridere, sei un testardo del cazzo.- disse lei facendo finta di essere offesa.
-Pensavo ti facesse piacere.-
-Infatti, però non voglio che tu dopo te ne penta.-
-Non lo farò, sono sicuro di questo.-
-Se lo dici tu.- rispose lei sollevando il sopracciglio sinistro.
Liam sorrise e parcheggiò in un posto che fortunatamente vicino ancora libero.
Si slacciò la cintura e guardò Charlie.
-Sei sicuro allora? Ma proprio sicuro?- chiese di nuovo lei.
Lui rise e la baciò sulle labbra.
-Mai stato più sicuro.-
I due scesero dalla macchina.
Liam la raggiunse dall’altro lato e le strinse forte la mano, avviandosi verso l’entrata della scuola.
Il ragazzo camminava sicuro, senza mollare la presa.
Charlie era più titubante, e si sentiva un po’ a disagio visto che ogni persona che li vedeva li fissava incredula.
Ma alla fine, che le importava? Aveva Liam.
Incrociò Zayn e Niall che erano appoggiati agli armadietti.
-Ciao ragazzi!- salutò Liam con l’altra mano.
I due li guardarono dapprima stupiti, poi sorrisero e fecero l’occhiolino.
La ragazza si sentì sprofondare, e Liam l’aveva notato visto che rideva sotto i baffi.
L’imbarazzo si trasformò in ghiaccio quando entrambi notarono che Sabrina li stava fissando da non molto lontano con le braccia incrociate, squartandoli vivi con lo sguardo, specialmente Charlie.
Liam la trascinò via di lì e si fermò solo quando fu sicuro che Sabrina non fosse intorno.
-Dai, non è stato così terribile come credevi no?- chiese lui tranquillo.
-Spiegami solo una cosa: perché hai voluto farlo?-
-Volevo che tutti sapessero che ora non sei più disponibile, sei mia e basta.-
La ragazza arrossì visibilmente.
Liam sorrise, le faceva troppo tenerezza.
La campana della prima ora suonò proprio in quell’istante.
-Scappo, ho un compito.- disse freddoloso lui prima di stamparle un bacio.
Charlie sollevò il braccio in segno di saluto, poi anche lei s’avviò in classe, quando qualcuno l’afferrò per un braccio.
-Credo che noi dobbiamo scambiare quattro chiacchiere, che dici?- disse Sabrina con un tono d’ironia.
Ora iniziavano i guai.






*** No, un attimo ferme tutte.
Sogno o son desta? BEN 34 RECENSIONI PER UN SOLO CAPITOLO? Oddio, ditemi che non sto sognando vi prego. **
Comuuunque, ho deciso di postare subito per tre motivi.
1)    Oggi è stata una giornata a dir poco meravigliosa per me, ma ovviamente voi direte: che c’è ne frega? Lol avete ragione, scusate ma dovevo condividere la mia gioia.
2)    Perché domani inizia la scuola, e purtroppo non vi garantisco che riuscirò a postare ogni due giorni, per questo volevo farmi perdonare mettendo subito il nuovo capitolo (?).
3)    E infine, perché cavolo, è la prima volta che ricevo più di trenta recensioni ed è seguita da 100 persone. Vi rendete conto, 100 PERSONE?!
Quindi ho voluto farvi un piccolo regalo. (:
Vi amo, no davvero, non so come ringraziarvi, spero solo di non deludervi.

Alla prossima.
Baci, Eli.
xx

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Capitolo 17
*** 17. Perfection. ***


-Non dovresti avere un compito in classe?- Charlie incalzò Sabrina, che le impediva di andare a lezione.

-Sì, ma ho deciso di non entrare oggi.- rispose passandosi una mano fra i capelli –Che ne dici di andare a fare un giro fuori?-
-Non credo proprio, mi dispiace.- esclamò la mora, pensando di riuscire a scansarla.
La bionda l’afferrò per un braccio, obbligandola a fermarsi.
-Per favore, giuro che non ti farò niente. Voglio solo parlare un po’.-
Charlie sbuffò.
Cosa doveva fare?
Il suo cervello le stava urlando di rientrare, di non fidarsi di quella barbie ambulante, ma dall’altra parte non aveva scelta.
Sabrina non si sarebbe arresa tanto facilmente e lei alla prima ora aveva educazione fisica, non le dispiaceva per niente perderla.
Si guardò attorno, notando che erano rimaste solo loro due nel corridoio.
Ormai era troppo tardi per rientrare comunque.
Accettò e seguì la bionda che la conduceva fuori dall’edificio.
-Allora, cosa avevi da dirmi?-
-Come hai fatto?-
-A fare cosa?-
La biondina la guardò con faccia ovvia.
-A metterti con Liam, che domanda!-
Charlie si grattò la testa confusa.
-Non ho “fatto qualcosa” è successo e basta.- farfugliò lei.
Infondo non lo sapeva per bene.
La barbie vivente la fulminò.
-Certo, come può preferire stare con un essere come te che con una come me? Insomma, sei piatta, troppo magra e ti vesti da schifo. Io invece…-
La mora la interruppe spazientita.
-Forse, è andato al di là delle apparenze, no?-
Sabrina rise.
-Vediamo se davvero le apparenze non contano niente, quando avrai mille cicatrici ovunque.-
Charlie la guardò torva e confusa.
Riuscì a capire il significato della frase solo quando vide sbucare da un angolo Micheal accompagnato da altri ragazzi, che cercavano di farsi un nome in quella scuola.
Un brivido le percorse la schiena.
Micheal si avvicinò a lei, superandola in altezza.
-Ciao Michi.- salutò la bionda.
-Ciao Sabri.-
Charlie fece per rientrare, ma gli amici di quei due le bloccavano la strada.
-Ciao Lily, ti ricordi di me vero? Sono quello che ha avuto un richiamo dalla preside per colpa tua e di quello stronzo di Payne.- disse scorbutico.
La mora annuì.
-Già, quello che ha cercato di pestarmi. Ah, e non chiamarmi Lily, non osare nemmeno.- rispose lei, cercando di mantenere la calma.
Il ragazzo rise sadicamente.
-Ci sarei riuscito, se il tuo cazzo di ragazzo non si fosse impicciato.-
Charlie sbuffò.
-Che cosa vuoi anche tu? Si può sapere?-
Sabrina si intromise nel discorso.
-Lui voleva una piccola vendetta, e io gli ho dato il mezzo per compierla.-
-Come?- sibilò lei.
-Questa bambola mi ha pagato per picchiarti, detto in breve, e io sono più che felice di farlo. Poco me ne frega che tu sia maschio, femmina o invertebrato.- concluse Micheal
-Wow, vedo che hai letto qualche volta il libro di scienze!- disse sarcastica.
-Fai la furba? Ora ti faccio vedere io!-
Caricò un pugno, ma la bionda lo fermò.
-Non ancora, prima devo rientrare, non voglio finire nei casini.-
Sabrina tirò fuori dallo zaino centocinquanta sterline, e le consegnò al diretto interessato.
Si avviò di nuovo verso il portone principale, quando si voltò ancora una volta verso di loro.
-Ah Micheal, fai in modo che sia irriconoscibile.- disse lei con orgoglio, prima di sparire.
Il ragazzo rispose solamente facendole l’occhiolino.
Charlie fu braccata dagli amici di quell’armadio, che la sbatterono di forza contro il muro, facendole cadere il berretto.
I capelli caddero lunghi sulle spalle.
Micheal le se avvicinò, prendendole il volto fra le mani.
-Però…Hai proprio un bel faccino, sarà un peccato rovinarlo.-
Charlie non rispose, gli sputò solamente in faccia.
Poco le importava la sua reazione, tanto sapeva che l’avrebbe prese in tutti i modi.
Infatti, come aveva previsto, il moro si infuriò, scagliandole un calcio dritto nello stinco.
Charlie si piegò in due, trattenendo le urla.
Non gli avrebbe dato la soddisfazione di sentirla urlare.
-Mike, Robin tenetela ferma, voglio che non si muovi nemmeno.-
I due obbedirono tirandola su e tenendola per le braccia.
-Ora ci si diverte viso d’angelo.- sussurrò Micheal prima di sferrarle una serie di cazzotti.







-L’hai vista?-
Zayn scosse la testa rassegnato.
-Ho guardato ovunque, anche nel bagno delle ragazze ma non l’ho trovata.-
Liam non aveva visto Charlie dall’entrata e non aveva la minima idea di dove fosse sparita.
-Nemmeno noi l’abbiamo vista.- si aggiunsero Niall e Louis, provenendo dalla sala mensa.
-Harry mi ha detto che non si e presentata in classe oggi, e nemmeno Sabrina c’era.- disse preoccupato il ragazzo agli amici.
-No, Sabrina l’ho vista prima chiacchierare con una sua amica, lei c’è.- rispose con tono pacato Zayn.
-Hai provato a chiamarla?- chiese Niall.
Liam annuì.
-E’ spento.-
Louis si guardò attorno con aria sospetta.
-Senti, tu vai a vedere se è a casa. Ti compriamo noi amico.-
Harry si unì al gruppo, avendo sentito il discorso.
-Liam, fai attenzione. Se ti beccano uscire ora rischi l’espulsione.- lo avvertì il riccio.
Il ragazzo sorrise lievemente.
-Oh, allora mia madre andrà su tutte le furie.- rispose ironico provocando le risate degli altri.
Non si ricordavano mai che in realtà la preside era anche sua mamma.
Liam li ringraziò e andò di passo svelto verso il parcheggio, avendo cura di non essere visto da nessuno.







Charlie si guardava allo specchio disgustata.
Il suo corpo era un insieme di graffi e ferite che le bruciavano terribilmente.
Appena quei tre l’avevano abbandonata per la strada, lei si era fatta forza ed era riuscita a tornare a casa.
Era subito corsa in bagno, dove si era levata la maglietta per guardare bene la gravità della situazione.
In reggiseno e jeans davanti allo specchio, la scena si presentava drammatica.
Per sua fortuna il viso era intatto, visto che era riuscita a pararselo con le mani.
Solamente il labbro era leggermente gonfio, ma non le importava più di tanto.
Quello che non riusciva ad accettare erano le varie ferite sull’addome e sulla schiena.
Il taglio più profondo era dietro alla spalla, di fianco alla spallina sinistra del reggiseno.
Non aveva idea se avrebbe dovuto farsi dare dei punti.
Ma non aveva la ben che minima idea di andare all’ospedale, odiava quei posti.
L’ultima volta che c’era stata aveva visto sua nonna in un letto agonizzante, faticava addirittura a parlare.
Da quel giorno, si era ripromessa che non c’avrebbe messo più piede.
Un altro punto disgustoso era il livido enorme sopra il fianco destro.
Stava già assumendo il colore violaceo che tanto aveva visto nei mesi precedenti.
Sì passò una mano sulla pancia, odiava il suo corpo.
Sabrina aveva ragione, era troppo magra e non aveva nulla di bello.
Nonostante le ferite non l’avrebbe accettato comunque.
Improvvisamente sentì sbattere la porta d’ingresso, cosa che la fece sobbalzare.
-Charlie, sei qui?-
La ragazza corse per chiudere la porta del bagno, ma fece cadere il bagnoschiuma e di conseguenza Liam la sentì, incominciando a salire le scale.
Afferrò di scatto l’asciugamano, nascondendo il suo corpo.
-Ma che cazz…?-
Il ragazzo non riuscì a terminare la frase, vedendo Charlie ridotta in quel modo.
Le braccia e il collo erano sommersi di graffi e lividi.
La ragazza teneva lo sguardo basso.
-Cosa merda è successo Charlie?!- chiese lui preoccupato.
La mora farfugliò qualcosa che non riuscì a comprendere nemmeno lei.
-Fammi vedere…-
S’avvicinò lui, cercando di levarle l’asciugamano.
La ragazza lo strinse ancora più forte attorno a sé.
-Nulla, sto bene.-
-A me non sembra proprio.- disse afferando un lembo del tessuto.
-Liam ti prego…-
Lui non le diede ascolto e tirò giù l’asciugamano di forza.
Charlie sentì improvvisamente gli occhi inumidirsi.
-Mio Dio…- esclamò il ragazzo.
-Sì lo so, faccio schifo.-
-No, mi fa schifo quello che ti hanno fatto.-
-Fidati, farebbe schifo comunque.-
Concluse lei per poi stringersi il ventre con le braccia quasi per autodifesa e andando di nuovo verso lo specchio.
Liam le si piazzò dietro, osservando l’immagine di entrambi riflessa.
Si chinò verso di lei, baciandole il taglio sulla spalla.
-Sei bellissima.- sussurrò sempre con le labbra a contatto con la sua pelle.
-Come?-
-Sei, eri, sarai comunque bellissima.- ripeté più forte.
Charlie si voltò verso di lui, lasciandosi cullare tra le sue braccia.
Liam la strinse a sé più forte che poteva, stando attento a non farle male.
Le baciò leggermente le labbra, ma stavolta nessuno dei due aveva intenzione di staccarsi dall’altro.
Il bacio si trasformò man mano in qualcosa di sempre più passionale, carnale.
Il ragazzo scese lentamente a baciarle il collo, e Charlie gli passò le mani sotto la maglietta.
La sollevò delicatamente, dirigendosi verso la camera da letto.
Si sedette, con la ragazza a cavalcioni sulle sue gambe.
Charlie levò la maglietta a Liam, che si ritrovò a petto nudo.
Era perfetto, molto meglio di quanto avesse minimamente pensato.
Lui le ridisegnò i contorni del reggiseno con la lingua, mentre lei sfiorava ogni suo minimo particolare.
La schiena, le spalle, tutto.
Non si sarebbe persa niente.
Liam si stese, mentre Charlie iniziava a baciargli il petto.
Il ragazzo portò una mano sui suoi jeans, slacciandoli.
Charlie si liberò completamente di essi, gettandoli sul pavimento, rimanendo solamente in biancheria.
Liam le slacciò anche il reggiseno, inumidendole l’ombelico per poi salire sempre più in alto, fino al suo seno.
Sentì la ragazza sospirare leggermente, e si rituffò sul suo collo.
Più volte aveva portato a letto una ragazza, ma questa volta era diverso.
La persona in questione era Charlie, non una qualunque.
Ogni mossa che faceva, temeva il suo rifiuto.
Si sentì sollevato quando sentì le mani della ragazza tirargli giù la cerniera dei jeans, che stavano diventando troppo stretti.
La fece sdraiare, godendosi la visuale del corpo quasi nudo della ragazza, della sua ragazza.
Giurò di non aver visto niente di più perfetto, niente e nessuno.
-Tutto ok?- chiese timidamente lei, vedendo che s’era bloccato.
Liam sorrise scuotendo la testa, tornado a baciarle con foga il petto.
Charlie gli tastava ogni minimo particolare del suo corpo, forse perché inesperta, ma anche perché non voleva lasciar scappare niente di quel momento di assoluta perfezione.
Il ragazzo portò cautamente una mano dentro i suoi slip, accarezzandogli il sesso.
La sentì gemere, e l’atmosfera si fece più calda.
Le sfilò completamente le mutande.
Sorrise nel vederla arrossire.
Le infilò un dito, vedendola chiudere leggermente gli occhi e stringere il cuscino.
Iniziò a fare dei movimenti cauti, stando attento a non farle male.
Poi, inifilò anche un altro dito.
-Liiiiam!- esclamò gemendo la ragazza.
Il ragazzo aumentò il ritmo, amando osservarla in ogni sua minima espressione e notando che stava cominciando a sudare.
Ormai non riusciva più a trattenersi e si tolse i boxer.
Charlie cambiò posizione, sfiorandogli il pene.
Liam gemette leggermente, mentre la ragazza continuava a fare movimenti sempre più decisi.
-Charlie.. –farfugliò lui, con una voce sul mistico.
-Dimmi?-
Il biondo s’alzò, avvicinando il proprio viso a quello di Charlie.
-Ti amo.-
L’aveva detto, l’aveva detto davvero.
Per la prima volta in vita sua era innamorato.
Ecco perché aveva sempre paura di fare la mossa sbagliata, ecco perché non sentiva le farfalle allo stomaco ogni volta che la guardava negli occhi, ma dei bisonti.
Il ragazzo prese la mora per i fianchi, avvicinando il suo sesso a quello della ragazza.
Charlie gli strinse le spalle, baciandogli prima le labbra poi scendendo sul collo.
La ballerina lo senti entrare, interrompendo il rumore dei loro respiri in piccoli gemiti e grida.
Liam iniziò a spingere, sempre di più.
Arrivarono all’orgasmo all’unisono, con le dita intrecciate il più stretto possibile.
Charlie si sdraiò esausta accanto a lui e Liam le prese il volto fra le mani, stampandole un bacio che racchiudeva tutto quello che gli aveva fatto provare in quei mesi.
L’aveva insultata, odiata, picchiata e ora amata.
-Anche io ti amo Liam.-
Sussurrò Charlie, accarezzandogli dolcemente le gote ancora sudate.

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Capitolo 18
*** 18. I don't give a fuck. ***


Liam aveva obbligato Charlie ad andare all’ospedale.

Per fortuna le ferite non era nulla di grave, dolori che sarebbero svaniti entro due, massimo tre giorni.
L’unica cosa di cui l’avevano rimproverata era la sua eccessiva magrezza.
Appunto per questo al ritorno il ragazzo s’era ripromesso che da quel giorno in poi sarebbe stato lui l’addetto a colazioni, pranzi e cene.
La mora aveva provato a ribattere, ma Liam non sentiva ragioni.
Il suo desiderio era quello di rompere qualcosa a Micheal, ma Charlie glielo aveva esplicitamente proibito.
C’aveva messo dei mesi a “riabilitarlo” ora non avrebbe mandato tutto a quel paese per una cosa del genere.
Stessa cosa con Sabrina, s’era fatta ripromettere al ragazzo che non l’avrebbe toccata con un dito.
E il biondo, a suo malgrado aveva dovuto accettare.
La vendetta migliore sarebbe stata quella dell’indifferenza secondo Charlie.
E così fu.
I giorni successivi procederono normalmente, e i due erano più uniti che mai.
Anche Louis, Zayn, Niall e Harry ormai avevano imparato a rispettare, sostenere e a voler bene a Charlie.
A loro modo, avevano tentato tutti di scusarsi.
Il timore di Liam inizialmente era quello che i suoi amici non l’avrebbero più voluto fra loro, ma in realtà sapeva benissimo che non l’avrebbero mai fatto.
Lui aveva minacciato di isolare Harry.
 Stronzo del gruppo, era stato lui che gli aveva sempre costretti a picchiare qualcuno.
Ed ora, finalmente era giusto arrivato il tempo di lasciare tutto al passato, o forse no?
No decisamente era arrivato il momento.
Charlie era stata quella ventata di aria fresca di cui aveva bisogno.
Con tre semplici parole, aveva sconvolto la sua vita: stop, respira, ama.
E lui, bè le aveva seguite alla lettera.
Soprattutto l’ultima, che sembrava la più difficile, alla fine era quella che aveva rispettato di più.
Il giorno dopo che Charlie le aveva prese da quegli stronzi, erano entrati a scuola abbracciati.
Avevano sfilato davanti a Sabrina sulle venti, forse trenta volte.
Liam si divertiva a vedere la sua faccia color rosso fuoco dalla rabbia.
E Zayn si divertiva soprattutto a sfotterla in classe.
Già, in certi momenti sembrava quasi che i suoi amici tenessero di più alla sua relazione con Charlie che lui stesso.
Infatti negli ultimi giorni erano quasi stati dei perfetti boyguard per la ragazza, quando era assente.
Ormai viveva da Charlie.
Il suo appartamento non lo vedeva mai, praticamente aveva portato quasi tutta la sua roba a casa sua.
Ora alla sera, invece che ubriacarsi o fumare come un turco, stava con lei e passavano le nottate a scherzare.
Oppure a guardare un film.
O a parlare per ore.
Oppure, bé, a fare cose private.
Charlie e i suoi amici erano diventati il suo tutto, e non esisteva “tutto” migliore.










Micheal era seduto ad un pub in centro, con una birra quasi finita.
I suoi amici erano appena andati via, perché erano ormai le due di notte passate.
Lui aveva flirtato tutta sera con la barista, forse troppo ubriaco per accorgersi che aveva circa vent’anni in più di lui.
Ovviamente lei non c’era stata, e il ragazzo aveva dovuto uscire sconfitto da quel luogo.
S’incamminò verso casa, mentre stava iniziando leggermente a piovere.
-Non è prudente per una femminuccia girare sola a quest’ora.-
Una voce lo fece bloccare, voltandosi di scatto mezzo traballante.
Louis era appoggiato al muro con le braccia incrociate, fissandolo beffardo.
-Vai a casa frocio, o finisce male.- rispose Micheal di tutto tono.
-Oh, dovrei avere paura adesso?- Louis gli rise in faccia.
-Ti conviene.- rispose acido, avvicinandosi a lui a passo svelto, cercando di spaventarlo.
-Credo che sia tu quello che dovrebbe iniziare a pisciarsi nei pantaloni, sai?-
Niall spuntò fuori da un angolo buio, andando accanto all’amico.
-Cazzo volete voi due?!- disse nervoso Micheal, cercando di mantenere la calma.
-Solo due? Io direi tre.-
Harry si aggiunse al gruppo, passando accanto al moro.
-Quattro, per l’esattezza.-
Infine anche Zayn raggiunse gli altri.
-Siete pazzi, siete quattro pazzi!-
Micheal fece per andarsene, ma Niall essendo il più veloce del gruppo dopo Liam lo bloccò all’istante, impedendo che fuggisse.
-Non toccarmi pezzo di merda!- sbottò il ragazzo, cercando di scansarlo.
-Io direi che il pezzo di merda in questione qua sei tu.- sibilò Harry, avvicinandosi a lui.
Zayn si posizionò davanti a Micheal.
-Vi a mandato quello stronzo di Payne?- chiese in preda al panico, anche se non lo dava a vedere.
-No amore bello, anzi, Liam ci ha detto di non toccarti per volere di Charlie, che è stata fin troppo buona e caritatevole nei tuoi confronti secondo noi.- rispose Zayn.
-Allora seguite il volere di Liam, no?- cercò di trovare una via di fuga verbale, anche se sembrava impossibile.
-Oh, non puoi dirci queste cose…- alluse Louis sussurrandogli nell’orecchio sinistro –Dovresti sapere che siamo noi qui i cattivi ragazzi  e che non prendiamo ordini da nessuno, noi facciamo quello che ci pare e piace.- finì orgoglioso il moro.
-E se ora vogliamo sbatterti al muro, lo facciamo.- concluse Harry sorridendo.
-Ma, - riprese il discorso Niall –per tua fortuna non vogliamo farti niente del genere.-
Micheal sospirò sentendosi sollevato.
Lo sapeva che quei quattro finocchi senza Liam non volevano niente.
-Vogliamo farti molto peggio.- disse infine Zayn.
Il breve momento di felicità scomparve non appena udì quell’ultima frase.
-Non si toccano le ragazze, pezzo di merda!- urlò infine il moro.
Micheal non ebbe nemmeno il tempo di elaborare la cosa, che un primo pugnò gli arrivò dritto allo stomaco, seguito poi da un’altra serie.











Liam era tornato un attimo a casa a prendere dei vestiti puliti.
La lavatrice a casa di Charlie era guasta, e non avevano trovato il tempo di chiamare un tecnico per ripararla.
Prese le chiavi dell’appartamento ed entrò tranquillo, quando notò che la luce in camera era accesa.
Il ragazzo cominciò a muoversi cautamente.
Chi poteva essere entrato senza scassinare nulla?
Doveva essere per forza qualcuno che conosceva.
-Ciao Liam.-
Quella voce confermò tutti i suoi sospetti.
Sua madre era seduta sul suo letto, guardandolo torvo.
-Che ci fai qui?-
-No, la vera domanda è che ci fai tu qui?-
Liam la guardò senza capire.
-I vicini- proseguì –mi hanno detto che non stai più a casa tua da un po’ di tempo. O meglio, che quando vieni non ci stai più di dieci minuti. Io ero passata a farti una sorpresa ma…L’appartamento era vuoto.-
Il ragazzo s’appoggiò al muro, pensando a come potere controbattere.
-Sì, non sto più qui da qualche settimana.-
-E dove sei ora?-
-Non credo che questo sia un affare che ti riguardi. Ho diciotto anni, gestisco io la mia vita.-
Sua mamma sbuffò.
-Stai con quella Charlie, vero?-
-E anche se fosse?-
-Liam tesoro ascolta, quella ragazza ti porterà sulla cattiva strada.-
-Questo è quello che dici tu mamma.-
-Che dicono tutti amore! Cosa pensi, mi sono informata su di lei! Si è sempre spostata, non ha mai vissuto in un posto fisso per più di un paio d’anni, il padre è praticamente assente e…-
Il ragazzo la interruppe.
-Sai anche il suo codice fiscale per caso?-
-Liam, non sto scherzando.-
-Nemmeno io.- rispose serio.
-Non fare il furbo con me, te ne pentirai. Il tuo futuro…-
Liam sbatté forte il pugno contro il comò.
-Il mio futuro lo decido io cazzo, non tu, io!-
A quelle parole, sua madre perse il controllo.
S’alzò dal letto, raggiungendo il figlio che la superava comunque in altezza.
-Visto che hai diciotto anni e vuoi essere indipendente e non vuoi fare quello che io ho deciso facciamo così caro: io smetto di pagarti l’affitto, la retta scolastica e le bollette. Vediamo se davvero tieni così tanto a quella ragazza da perdere i tuoi lussi.-
Liam le scoppiò a ridere in faccia.
-Davvero mamma credi che io sia così superficiale come te?-
La donna lo fulminò con lo sguardo.
-Quello che sto tentando di dirti è che la vita non è cos facile senza i soldi, e non ti prenderanno da nessuna parte se tu non vai all’università. Però ovvio, se rinunci a Charlie tutto tornerebbe come prima.-
Liam si avviò verso l’armadio, dove prese un paio di maglie e qualche jeans.
-Che stai facendo ora?- chiese lei osservando i suoi movimenti.
-Sai una cosa? Tieniti tutti i tuoi fottutissimi soldi. Io preferisco vivere una vita felice nella misera, che una vita di merda mantenuta da te.-
Concluse il ragazzo, sbattendo la porta.

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Capitolo 19
*** 19. Hurt. ***


-Liam, mi stai ascoltando?-

Charlie era seduta sul divano accanto a lui, raccontandogli la sua giornata.
-Sì.-
-Sicuro? C’è qualcosa che non va?- chiese lei sospetta.
Il ragazzo sospirò.
-Nulla.-
-Liam.- la mora lo guardò con faccia ovvia, alzando il sopracciglio.
-Niente di che, una piccola discussione con mia madre.-
-Ovvero?-
Il biondo sbuffò, passandosi una mano fra i capelli.
-Su dimmelo, tanto lo vorrei a scoprire comunque.- disse lei con tranquillità.
-Mia mamma non mi darà più nemmeno un finanziamento.-
-P..Perchè?- domandò, anche se forse non voleva sapere la risposta.
-Perché non voglio fare quello che vuole lei.- rispose cupo.
-E’ colpa mia.-
-No, non è vero. Tu mi hai solo spronato a dirle quello che pensavo.- ribatté frettoloso.
Non voleva assolutamente che Charlie si auto-incolpasse per ciò che avrebbe dovuto fare lui già da tempo.
-Se non ci fossi stata io ora tu…-
-Ora io starei facendo un’esistenza inutile, priva di significato. Sarei in un pub a ubriacarmi, picchiando il primo che mi passa affianco, maledicendomi per non aver fatto quello che volevo.- la interruppe.
-E tu cosa vuoi, adesso?-
-Voglio stare con te.- rispose senza pensarci nemmeno un attimo.
Si avvicinò a lei, passandogli un braccio intorno al bacino, stringendola forte a sé.
-Dico davvero Liam, cosa pensi di fare?-
-Non lo so.- rispose sincero.
-Avrei dovuto lasciarti andare, lasciarti fare quello che avevi già programmato.-
-La vuoi smettere?-
-No, perché…-
-Ma che cazzo Charlie! Prima mi dici che devo seguire il mio cuore, poi ti rimangi tutto?! Forse dovresti chiarirti le idee, non credi?!- sbottò lui, lasciando la presa.
-Sì ma non pensavo che portasse a farti finire su una strada Liam! Rifletti un secondo, come puoi andare avanti senza un minimo di reddito?! La vita non è come quella nei film!-
Ora quella ragazza lo stava davvero irritando.
Proprio ora che aveva mandato a quel paese mezzo mondo per stare con lei doveva fare la moralista?
Pensava che dandogli quella notizia avrebbe fatto i salti di gioia nel sentire che aveva rinunciato a tutto per lei, invece le stava voltando le spalle.
-Ah quindi preferiresti che io parta per Boston, dall’altra parte del mondo, per frequentare medicina, lasciandoti qui da sola?-
Queste domande retoriche non funzionavano con lei.
-No, non ho detto questo. Semplicemente credo che tu debba pensare un po’ a cosa tu voglia fare della tua vita!-
-E tu invece, cosa vuoi farne della tua? Guardati, sei in una scuola dove hai praticamente la media del quattro, non sai fare niente in casa nemmeno cucinare, e punti la tua vita su quel stupido balletto! Ma lo capisci o no che non ti porterà mai a niente la danza?! Dimmi, davvero pensi di esibirti alla scala di Milano come prima ballerina oppure al Moulin Rouge a Parigi?! Ma torna con i piedi per terra!-
Quelle parole gli uscirono come una cascata nel pieno della sua potenza.
Non rifletté a lungo, non pensò che forse stava ferendo i suoi sentimenti.
Disse semplicemente quello che aveva tenuto dentro da fin troppo.
Charlie si alzò dal divano, dirigendosi verso la camera.
Tornò in salone con il borsone di Liam, buttandoglielo sulle ginocchia.
-Ritorna a casa Liam.- disse cercando di non far trapelare nessuna emozione, anche se i suoi occhi la tradivano.
L’aveva ferita, forse per la prima volta davvero.
Sapeva benissimo che probabilmente il suo futuro era il primo ad essere incasinato, ma non era ancora abbastanza matura per affrontare un discorso del genere.
Teneva davvero a lui, ma per il suo bene era meglio che non la frequentasse.
Lei rovinava le persone.
Liam si alzò, afferrando furioso la sua roba.
-Vaffanculo Charlie.- disse, avviandosi verso la porta –Sei davvero una vergogna.-
-Lo so.- concluse lei, sbattendo la porta.








Cominciò a suonare il campanello ininterrottamente.
Qualcuno sarebbe venuto ad aprirgli prima o poi, no?
Niall si affacciò alla finestra, vedendo Liam per strada.
-Liam, che ci fai qui?-
-Scendi, ho bisogno di te.-
L’irlandese annuì, uscendo di casa.
Raggiunse l’amico, che gli sorrideva triste.
-Cosa è successo?-
-Ho litigato con Charlie.-
-Come mai?- chiese lui, mentre si incamminavano verso il parco.
-E’ una stronza, prima scaglia il sasso e poi nasconde la mano. Mi ha fatto litigare con mia madre, rinnegando le sue parole.-
-Ok ma cosa è successo esattamente?-
Niall voleva davvero venire a capo della situazione.
-Ha detto che devo ascoltare mia madre, quando è stata la prima a dirmi di non farlo.-
-Per il fatto dell’università?-
-Sì.-
Il biondino sbuffò, guardando Liam.
-Scommetto che volevi a mandare puttane gli studi, vero?-
L’amico annuì, tenendo lo sguardo basso.
-Liam, Charlie sono sicuro, intendeva di fare quello che ti piace, non di abbandonare tutto per fare una vita del cazzo. Trova un’altra facoltà.  Fai quello che vuoi, ma fallo.-
-Niall, senti non ti ci mettere anche tu.-
I due si sedettero su una panchina, il parco si stava poco a poco affollando.
-Davvero amico, non gettare tutto per una ragazza. Senza offesa, ma non sai nemmeno se starete insieme da qui a qualche anno.-
Niall aveva ragione.
Ma ora Charlie era una delle poche cose a cui teneva veramente.
Era come se avesse due prosciutti sugli occhi.
Il discorso fu interrotto, quando entrambi videro un ragazzo all’incirca della loro età, spingere a terra un altro ragazzo più piccolo.

-Come osi metterti i miei stessi pantaloni eh?!- urlò il più grande a quello che stava accasciato a terra spaventato.

Flashback.
Liam aveva già vissuto quella scena.
Aveva reagito più meno alla stessa maniera, la prima volta che aveva “parlato” con Charlie.
Gli si formò un nodo in gola.
-Andiamo via Liam.- lo incitò l’amico, vedendolo turbato dalla scena.
-No, aspetta.- lo bloccò il ragazzo.

-Ora ti riempio di botte, finché non capirai che non puoi permetterti di andare in giro come ti pare e piace!- il ragazzone si preparò per scagliarli un pugno.

“-Cosa vuoi?- chiese lei spaventata.
-Solamente che tu non mi stia più tra i piedi amico.-
-Io non ti ho fatto niente.-
-Questo lo chiami niente?- indicai il giaccone, già pronto a farle male.
E poi sbam, un pugno dritto allo stomaco di Charlie.”


Liam si alzò, dirigendosi verso i due ignorando Niall che gli diceva di non intervenire.
-Hey, che stai facendo?- chiese.
-Affari tuoi?- rispose il ragazzo bruscamente.
-Lo diventeranno presto se non lasci andare quel povero ragazzo. Ma non ti vergogni? Avrà due anni in meno di te.-
-Non mi rompere il cazzo, io faccio quello che mi pare. Vuoi finire male anche te?-
-Oh, sto tremando tutto.- disse ironico Liam incrociando le braccia.
-Fai il furbo, bene, ora ti faccio vedere io.-
Il ragazzo si scagliò contro Liam.







Charlie stava tentando in tutti i modi di non pensare alla discussione con Liam di qualche ora fa.
Aveva provato a leggere, cantare, ballare.
Ma non funzionava niente.
Si era appena sdraiata sul divano, quando qualcuno suonò alla porta.
-Oh, ciao Louis.- disse sorridendo.
-Charlie.-
Louis aveva gli occhi spenti, gli si leggeva in faccia che qualcosa non andava.
-Cosa c’è? Che è successo?-
-Liam è all’ospedale.-

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Capitolo 20
*** 20. I'm not a bad person, I swear. ***


Louis guidava nervoso in direzione dell’ospedale.

Charlie gli era seduta accanto mangiucchiandosi le unghie.
-Manca tanto?-
-Hai finito di chiedermelo? Ancora due giri a sinistra, poi la prima rotonda a destra poi siamo arrivati.-
-Mi stai ripetendo lo stesso percorso da venti minuti, stiamo girando in tondo per caso?!-
Non voleva davvero essere così brusca, ma era seriamente preoccupata, così tanto che non riusciva a controllarsi.
Per fortuna Louis capiva il suo stato d’animo, e si tratteneva dal risponderle a tono.
Era diventato davvero gentile con lei.
-No, sei tu che me lo chiedi ogni tre secondi, per questo la strada ti sembra sempre uguale.- disse cercando di rimanere il più calmo possibile.
La ragazza sbuffò, passandosi una mano fra i capelli che non aveva avuto il tempo di nascondere.
-Almeno ti hanno detto cos’ha?- chiese esasperata.
Il ragazzo scosse la testa.
-No, Niall mi ha solo detto che si è messo in mezzo ad una rissa al parco, non ho idea poi di come si sia ridotto.-
-Una che?! Un’altra rissa?!-
Il moro fece spallucce.
-Non cambierà mai, mai.- disse fra sé e sé Charlie, ma Louis la sentì.
-Fidati, questo non è niente. Prima che arrivassi tu, erano almeno tre risse al giorno.- disse con nonchalance.
-E nessuno di voi è mai finito all’ospedale?- domandò dubbiosa.
-No, devo ammetterlo.-
Louis non la stava per niente rassicurando.
Va bene, prima lui le ne aveva dette di ogni, ma cavolo, Liam era sempre Liam.
E lei, lo amava.
Per la prima volta in tutta la sua vita, aveva capito cosa significava tenere davvero ad una persona, che non fosse sua nonna.
Probabilmente in un altro momento se l’avesse trovato davanti lo avrebbe pesantemente insultato, ma non era il momento giusto ora.
E poi, aveva già pensato qualcun altro a dargliene di santa ragione a quanto pareva.
Finalmente Charlie riuscì ad intravedere la tipica croce rossa di tutti gli ospedali.
Louis parcheggiò in una zona vietata, ma il più vicino possibile all’ingresso.
Non avevano tempo da perdere, e pregò solo di non ricevere una multa.
La ragazza scese di corsa dall’auto, seguita a ruota dal moro e si avviarono verso il piano.
-A che reparto è?-
-Non lo so, Zayn ha detto che è al quarto piano.-
-Non c’è tempo per prendere l’ascensore, muoviti saliamo a piedi.- lo incitò la mora.
Louis sbuffò appena ma poi si arrese seguendola.
Arrivati, Charlie intravide Harry, Niall seduti su delle sedie e Zayn appoggiato al muro.
La ragazza aumentò il passo nervosa.
-Charlie!- esclamò Harry vedendola-
-Dov’è? Come sta?- chiese lei preoccupata.
-Ha un polso rotto e il ginocchio sinistro fratturato. Ora gli stanno mettendo a posto il polso. Poteva andare molto peggio.- disse con un tono tranquillo Niall.
-Ma come è successo?- domandò Louis che intanto si era unito al gruppo.
-Eravamo al parco e non so che gli è preso, ha visto uno che stava maltrattando un ragazzino e si è messo in mezzo per fermarlo, ma era molto più forte di lui.- raccontò l’irlandese.
-Cavolo…Ma perché lo ha fatto?-
Niall fece spallucce e Charlie si sedette accanto ad Harry.
Un rumore di tacchi a spillo invase la silenziosità della sala d’attesa.
Tutti si alzarono, l’operazione doveva essersi conclusa, e l’infermiera stava arrivando per annunciarlo.
Una donna dai capelli biondi con gli occhi marroni fece il suo ingresso.
Un brivido percorse la schiena di Charlie.
Aveva gli stessi occhi penetranti del figlio.
-Che ci fai tu qua?- La madre di Liam sputò fuori le parole con odio. –E’ tutta colpa tua se mio figlio è in queste condizioni! Sei una disgrazia per lui, e per la nostra famiglia!-
Gli occhi le si fecero lucidi, ma cercò di trattenersi.
Infondo, la preside le stava solamente dicendo la verità.
-Non parlarle così, lei non era presente, non poteva saperlo.- la difese Zayn senza pensarci troppo.
-Intanto Malik non provare nemmeno a darmi del tu, ti ricordo che sono la preside in qualunque situazione.- rispose acida.
-Mi scusi.- digrignò fra i denti, ma non sembrava affatto volersi scusare.
-E tu, vai via di qui. Non sei la benvenuta!- disse poi riferendosi a Charlie.
-E’ un luogo pubblico, può stare dove le pare.- aggiunse Louis.
La madre di Liam iniziò a infuriarsi ancora di più, vedendo che nessuno dei ragazzi sembrava appoggiarla.
-Signora mi ascolti la prego, tengo molto a suo figlio e le giuro che se avessi saputo cosa stava facendo avrei fatto di tutto per fermarlo.- disse timorosa la ragazza.
La donna le se avvicinò, fissandola dritta negli occhi.
-Non ti scusare nemmeno. E’ colpa tua se mio figlio è diventato un ribelle! Tu l’hai rovinato! Hai rovinato il suo futuro i suoi progetti! Non osare nemmeno avvicinarti più a…-
-Mamma.-
La voce di Liam fece calare il silenzio nella sala.
Il ragazzo si avvicinava a loro accompagnato da un’infermiera.
-L’intervento è andato bene Signora Payne, deve solo stare un po’ a riposo.- disse l’infermiera.
La preside annuì e la ringrazio, così l’impiegata lasciò la sala.
-Oh Liam tesoro, sono felice che…-
-Come ti permetti di parlarle così eh?! Come?! Sei la prima a pretendere rispetto, e la prima a non darlo!- gli urlò in faccia il ragazzo.
Zayn, Harry, Niall e Louis si guardarono fra loro preoccupati.
Non l’avevano mai visto rispondere così alla madre.
-Fammi un favore mamma, vai a casa, e stacci.-
La madre di Liam fulminò Charlie con lo sguardo.
-Liam…E’ una teppista.-
-Vattene.- sibilò con un velo di nervosismo.
-Devi allontanarti da lei, vedrai che ad Harv…-
-Ti ho detto di levarti dal cazzo!- urlò ancora più forte, così tanto che alcune persone di passaggio si fermarono ad osservare la scena.
La donna si rimise la giacca e si avviò verso l’uscita, imbarazzata per la brutta figura che il figlio le aveva appena fatto fare.
-Non finisce qui.- disse prima di andarsene.
Nessuno riuscì a capire se quella frase si riferisse a Liam, o a Charlie.
Od ad entrambi.
Charlie si voltò verso di lui guardandolo con disapprovazione.
-Sei un disastro Liam Payne.-
-Lo so.- rispose, andando ad abbracciarla.

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Capitolo 21
*** 21. I believe in me, and in you. ***


-Louis, fermati…No! Non ci provare nemmeno!-

Il moro sghignazzava divertito, seguito dagli altri e da Charlie.
Liam provava a fermarlo esasperato.
-Smettila! Guarda che ho ancora l’altro polso buono!-
Si erano recati tutti a casa di Charlie, appena i medici avevano dato il permesso a Liam di lasciare l’ospedale.
Nessuno aveva osato nominare del litigio fra lui e la ragazza.
Infondo, non era neppure affar loro.
L’allegria però regnava sovrana nell’abitazione.
Tutti erano felici che Liam non si fosse fatto niente di grave.
-Ok, Tomlinson dopo questa sei ufficialmente morto.- disse in tono minaccioso Liam all’amico.
Louis rise.
-Ma dai, che vuoi che sia…-
-Mi hai disegnato un pene sul gesso!- esclamò cercando di fare l’offeso, cosa che non gli uscì molto bene visto che la risata del moro era contagiosa.
-Ora è il mio turno!- disse entusiasta Harry.
-Hazza, provare a disegnarmi cazzate e sei morto.-
-No, ti prometto che farò il bravo.- rispose lui ridendo fra i baffi.
La ragazza era seduta silenziosa osservando la scena.
Non voleva intromettersi, era un momento perfetto già così, senza di lei.
Le piaceva vedere i ragazzi scherzare, Liam ridere.
Era il sorriso più bello al mondo, non aveva alcun dubbio.
Ancora non aveva capito se si erano chiariti o meno, ma ora non le importava.
Si alzò dal divano, andando ad ordinare della pizza per tutti.
Mangiarono in salone, e a fine serata la casa sembrava un porcile.
Ma Charlie aveva severamente impedito ad ognuno di loro di dargli una mano.
Quella doveva essere una bella serata, e non voleva che si rovinasse a causa delle pulizie.
Accompagnò i ragazzi fuori, insieme a Liam.
Li salutarono tranquillamente, poi tornarono all’interno.
Avrebbe voluto chiedere tante cose al ragazzo.
Perché aveva fatto quel gesto da folle?
Gli era scoppiato un embolo per caso?
E soprattutto, davvero pensava che con la danza non sarebbe arrivata a nulla?
Quel ragazzo, il suo ragazzo, credeva in lei?
Tutti i filmini mentali che si era fatta mentre ripuliva il salotto, sparirono dalla sua mente quando salì in camera per andare da Liam e lo vide in camera dormire beatamente.
Gli sorrise dolcemente, rimboccandogli le coperte come una mamma faceva con il figlio.
Era stata una giornata pesante per entrambi, specie per lui, lo capiva benissimo.
Così si sdraiò accanto a Liam, spegnendo la luce.
In pochi minuti, Morfeo aveva già fatto il suo lavoro.










I tiepidi raggi di sole gli scaldarono leggermente gli occhi.
Li sfregò di malavoglia, per poi mettere a fuoco la figura sdraiata al suo fianco.
Charlie dormiva ancora, con un’espressione beata.
Sì alzò, cercando di non svegliarla e si avviò verso la cucina.
Era suo dovere prepararle la colazione, e lo avrebbe fatto anche con tutte e due le mani rotte se era per quello.
Prese del pane dalla credenza per tostarlo, e della marmellata che aveva acquistato.
Accese il tostapane, quando una voce lo fece sobbalzare.
Non l’aveva sentita scendere.
-Stai fermo, non vorrai romperti anche l’altro polso spero.- disse Charlie con ancora la bocca impastata di sonno.
Liam sorrise lievemente.
Anche di prima mattina era intollerabile.
-Faccio io.- annunciò poi avvicinandosi a lui, che si scansò leggermente per lasciarla fare.
-Quante fette vuoi Liam?- chiese tranquilla.
-Due bastano, grazie.-
La ragazza annuì, mettendo il pane nel macchinario.
Liam appoggiò i piatti sul tavolo con un po’ di fatica, ma non si lamentò.
Charlie aspettò paziente che il pane cuocesse, e intanto mise la marmellata accanto ai piatti.
Una volta pronto, mise il tutto sopra il tavolo e si sedette di fronte al ragazzo.
I due iniziarono a mangiare silenziosamente.
L’atmosfera per la prima volta si fece davvero imbarazzante.
Tutti e due volevano dire qualcosa, ma nessuno ne aveva davvero il coraggio.
Charlie mandò giù un boccone, poi si decise a parlare.
-Perché lo hai fatto Liam?-
-Fatto cosa?-
-Perché ti sei immischiato in cose che non ti appartenevano?-
Il ragazzo sospirò, passandosi una mano fra i capelli.
-Quel ragazzo stava maltrattando quel ragazzino…- farfugliò.
-Va bene, ma potevi starne fuori!- esclamò tranquilla, l’ultima cosa che voleva era litigare.
-Non c’è lo fatta…E’ che…Niente, lascia perdere.- concluse mordendo il pane.
-No, ora me lo dici. Non lasciare le frasi a metà.-
Liam si arrese.
-Mi ricordava troppo te. Mi sono rivisto in quel bulletto, ho visto me stesso come ti trattavo qualche tempo fa e ho sentito la paura di quel ragazzino. Non avrei voluto che finisse così.-
-Oh Liam, non devi fare l’eroe. Quello che è stato è stato. Non importa, io ti ho perdonato già da molto. Smettila di auto-colpevolizzarti. Per favore.- rispose la ragazza con un leggero velo di pietà in quelle parole.
-Ti ho trattata malissimo, prima di uscire. Io…Ero furioso. Quelle cose, non le pensavo davvero, credimi.-
Charlie annuì, giocherellando con la marmellata.
-Guarda che è colpa tua se le ho prese, sono fuori allenamento.- disse poi ironico.
La mora rise, non tanto perché la cosa la divertiva, ma perché aveva bisogno di allentare le tensione che si era formata.
-Dovresti trovare un modo per sfogare la tua rabbia, sai? Non voglio che ogni volta che tu ti innervosisci ti sfoga poi su di me o su te stesso.- rispose riferendosi evidentemente alla ferite del ragazzo.
A Liam si illuminarono gli occhi.
-Ho un’idea.- annunciò poi con entusiasmo.
La ragazza lo guardò incuriosita.
-Cioè?-
-So cosa voglio farne del mio futuro.-









Liam si sentiva nervoso.
Se stava per fare quello che stava per fare era tutta colpa di Charlie.
L’aveva minacciato che l’avrebbe lasciato se non l’avrebbe fatto.
Non era da lui.
Ma riflettendoci per bene, la ragazza aveva ragione.
Non avrebbe avuto senso continuare così.
Prese un bel respiro, e suonò il campanello.
I secondi seguenti sembravano interminabili.
Sentì la serratura scattare, e per la prima volta, il panico lo invase.
Sua madre aprì la porta, e lo fissò con aria di superiorità.
-Cosa vuoi?- disse lei, non avendo la minima intenzione di farlo entrare.
-Devo parlare con te.-
-Riguardo a…?- chiese la donna
-Al mio futuro.- disse cercando di mantenere la calma.
-Se questo “futuro” non ha in programma l’università, sappi che non voglio ascoltarlo.- rispose lei accigliata.
-Invece l’ha in programma, ma quella che voglio io, quella che in realtà ho sempre voluto fare.-
-Immagino che tu non stia parlando di Cambridge o Harvard, sbaglio?- chiese cupa.
-Esatto, non riguarda nessuna delle due mamma.-
La preside sbuffò.
-Non c’è niente e nessuno che riuscirà mai a farti cambiare idea, vero?-
-Temo proprio di no…-
-E per Charlie?- chiese preoccupata.
-Anche.- rispose sincero.
Le aveva mentito per quasi diciannove lunghissimi anni, ora era davvero stufo di farlo.
-Tieni davvero a lei?-
-Più di quanto tu possa immaginare.-
-Liam ascoltami, io semplicemente non credo che…-
-Mamma- la interruppe, cercando di mostrarsi sereno e tranquillo – ascoltami tu per una volta, per favore.-
La signora Payne si appoggiò alla porta, facendogli segno di proseguire.
-Charlie ora fa parte della mia vita. Non l’ho scelto io, non l’ha scelto lei. E’ capitato e basta. Ma ora, ora che per la prima volta mi sento felice, seppure con un ginocchio mezzo andato e un polso rotto, non ho intenzione di scacciare via tutto questo perché qualcuno pensa che sia una cattiva ragazza, cosa che comunque non è assolutamente vera. Ora, ho bisogno di lei. Tu cosa hai provato quando hai conosciuto papà? Ecco, io ho la stessa sensazione. Quindi, volente o nolente, Charlie rimarrà ancora per un bel po’, o l’accetti, o fai come ti pare, io non ho intenzione di ascoltarti.- concluse, riprendendo fiato.
Sua madre lo fissava in silenzio, senza far trapelare la minima emozione.
-Ma guardati.- disse poi, accarezzandogli dolcemente la guancia.- Il ragazzino è sparito. Ora ho davanti a me un uomo.-
Liam le sorrise ancora timoroso sull’esito finale della discussione.
-Credimi mamma, non ho mai voluto farti soffrire. Mi dispiace essere una delusione per te…-
La donna lo strinse forte, impedendogli di continuare.
Gli occhi le si inumidirono, ma cercò di non mostrarsi così fragile davanti a suo figlio.
-Tesoro…-
-Mamma, stai piangendo?-
Beccata in pieno.
Lasciò andare le lacrime che stava trattenendo da troppo tempo.
-Non piangere, non voglio vederti così.- disse Liam visibilmente a disagio.
-Devo essere stata davvero una mamma orribile, se ti ho portato a credere che tu per me sia stato solamente una delusione.- rispose con la voce scossa dai singhiozzi.
-No mamma, tu sei sempre stata presente.- disse riabbracciandola più forte –Dovevi solo comprendere che ora tocca a me, iniziare a gestire la mia vita.-
-Già,- tirò su con il naso la donna –non potevo tenerti sotto una cupola di vetro per sempre.- concluse sorridendo lievemente.
-Ti voglio bene mamma.- disse sincero.
-Anche io tesoro mio, e ti prego, non credere di essere stato un cattivo figlio, tu, Liam, sei la cosa più bella che io abbia mai creato.- rispose.
Il ragazzo la strinse ancora di più, sentendo la sua testa appoggiarsi sul suo petto e le lacrime inumidirgli la maglietta.
La mamma si liberò della presa, asciugandosi gli occhi.
-Allora,- iniziò poi ricomponendosi –Non mi dovevi raccontare di qualcosa?-

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Capitolo 22
*** 22. Projects. ***


Charlie si mangiucchiava le unghie nervosa, passeggiando per casa.

Forse non era stata poi una buona idea spedire Liam dalla madre, ma voleva che anche lei fosse al corrente dei suoi progetti.
Erano passate però già quasi due ore da quando era uscito.
Magari sua mamma l’aveva mangiato vivo.
Oppure ora Liam si trovava su un aereo diretto in Paraguay con una nuova identità.
Ok, stava leggermente degenerando.
Ma era davvero preoccupata.
E se…Liam l’avesse cacciata via di casa?
No, non poteva farlo visto che quella era la sua stessa casa.
Il telefono squillò.
Charlie corse a rispondere.
-Pronto Liam?!-
-Liam chi?-

-Oh, ciao mamma.- la sua voce si fece improvvisamente cupa.
-Non tutta questa emozione, ti prego!- disse ironica dall’altra parte sua madre.
-Cosa vuoi?- andò dritta al sodo.
-Volevo solo sapere come sta andando lì…-
-Non dire cazzate, sei via da due mesi e mi hai chiamato solamente due volte, con questa.
- rispose brusca.
-Sto tornando.- rispose sincera la donna dall’altra parte del telefono.
-C-Come?-
-Sì, mi hanno rispedita a casa.-
-Non dovevi stare via sei mesi?!
- esclamò furiosa.
-Ma cos’hai?! Si può sapere?! Non vuoi rivedere tua madre?!-
-No, non voglio!- urlò fuori di sé.
Per alcuni secondi regnò il silenzio.
-Sei una delusione Lily. Si può sapere cosa ho fatto si sbagliato per meritarmi una figlia come te?- domandò retoricamente.
-La cosa è reciproca.- disse trattenendo la rabbia.
-Lily, vergognati.-
-Non mi chiamare con quel nome! Non pensarci nemmeno! Quel nome a te non ti deve nemmeno passare per l’anticamera del cervello! Tu sai bene che solo mia nonna l’usava, perché è stata l’unica persona nella mia vita che mi abbia mai amato! Non osare rovinarmi anche questo ricordo, porca puttana!-
gridò accigliata.
-Ti voglio fuori di casa mia.-
-Casa tua? Come fai a definire una casa tua se nemmeno ci sei stata più di un mese dentro? Eh?-
-L’affitto lo pago io signorina, e se dico che sei fuori, sei fuori. Tu, tu non sei la figlia che volevo.-

A quelle parole, Charlie scoppiò in lacrime.
Sbatté la cornetta del telefono, accasciandosi poi contro al muro seduta a terra.
Si nascose il viso fra le ginocchia, non riuscendo a smettere di piangere.
Improvvisamente, sentì un corpo caldo accanto al suo.
-Da quanto sei qui?- chiese lei fra i singhiozzi.
-Da un po’.- rispose Liam sincero.
-Mi dispiace, non volevo che tu…-
-Shhh.- il ragazzo la obbligò a stare zitta, stringendola forte a sé.
Charlie sfogò tutta la sua rabbia in quei minuti, mentre Liam attendeva paziente che si calmasse.
-Va meglio?- chiese dopo un po’, accarezzandole i capelli.
-Hai sentito tutto, vero?-
Il ragazzo annuì, abbassando lo sguardo.
-Perché mi odia Liam? Sono davvero una persona così orribile?-
Il biondo scosse la testa energicamente.
-Non ti ha mai conosciuta davvero, ecco tutto.- rispose dandole un bacio sulla fronte.
-Come puoi non conoscere la figlia dopo 17 anni di vita?-
-Purtroppo le persone sono menefreghiste.- disse abbassando lo sguardo.
-Ma l’istinto materno che fine ha fatto?-
-Credo che non l’abbia mai avuto. Non lo dico per farti male, ma non voglio che…-
-Sono stanca di tutto questo.-lo interrupe -Ora la mia stessa madre mi sbatte fuori di casa…-
-Non ti preoccupare, verrai a stare da me, nel mio appartamento.-
-Come? Non potrei mai, mi sembrerebbe di approfittarmi di te.-
-Non dirlo nemmeno Charlie.-
La ragazza cercò di ribattere, ma Liam non voleva sentire storie.
-Sai? Mi dispiace.- disse poi lui.
-Per cosa?- chiese senza capire lei.
-Mi dispiace per tua madre. Non conoscerà mai la splendida persona che si è lasciata scappare.-
Charlie lo strinse.
-Sai che a quest’ora senza di te probabilmente sarei a ballare la lap-dance in uno squallido pub, vero?-
-E tu sai che io invece sarei in prigione invece?-
I due si guardarono negli occhi e poi scoppiarono a ridere.
Charlie si ricompose, asciugandosi le lacrime.
-Cosa ha detto tua madre poi?- domandò.
-All’inizio non era molto entusiasta, ma poi quando le ho spiegato cosa avevamo ideato, mi ha appoggiato su tutta la linea.-
-Non ci credo.- disse eccitata la ragazza.
-Te lo giuro.- esclamò lui sorridendo.
Charlie gli saltò addosso, baciandolo.
-Oddio!- aggiunse ancora felice per la notizia.
-E’ fatta, ora il mondo sta aspettando per noi.- annunciò orgoglioso, stringendole le mani.
-Lo hai già detto hai ragazzi?-
-No, non ancora, sto aspettando il momento giusto. Ho chiamato solo Harry, per dirgli di radunarli tutti che dovevamo parlare….E non ci crederai mai…-
-Cosa?-
Liam tratteneva a fatica le risate.
-Crede che gli stiamo per annunciare che ci sposiamo.-
I due risero all’unisono.
-Certo, non è che crede che io sia incinta per caso?-
-Non lo dire nemmeno per scherzo questo!- disse il ragazzo ancora soffocato fra le risate.
Charlie si alzò, allungando la mano per tirare su Liam.
Lui l’afferrò, tirandosi su.
-Sei sicuro di volerlo fare per davvero?-
-Mi sembra di aver sentito già un discorso del genere…Ah sì, tempo fa una ragazzina mi aveva detto di non girare mano nella mano per la scuola con lei.-
Charlie sorrise scuotendo la testa.
-Certo che sono sicuro di volerlo fare. E tu?-
-Io sono felice, e non chiedo altro.-
Liam sorrise e afferrò la giacca preparandosi ad uscire.
-Ah Charlie, ti devo chiedere una cosa.-
-Sì?- domandò lei distratta cercando la sciarpa.
-Posso chiamarti Lily?-









-Mi dovevi fare venire proprio adesso? Stavo per concludere con una bella bionda, cazzo!- esclamò Zayn sedendosi al tavolo con Harry, Niall e Louis.
-Non fare la femminuccia piagnucolosa, te la farai un’altra volta!- disse Niall ridendo.
Il moro sbuffò scuotendo la testa, cosa che fece provocare le risate generali.
In quel momento Liam e Charlie fecero il proprio ingresso, avviandosi sereni verso i ragazzi.
-Ciao bello, come va?- Harry lo abbracciò forte.
-Ciao Hazzino.-
-Vuoi dire cazzino, vero?- rispose Louis provocando le risate generali di tutti.
Harry lo fulminò.
-Non fare quella faccia, sai che tu sarai sempre il mio ragazzo preferito.- continuò il ragazzo facendogli l’occhiolino, così anche il riccio si unì alle loro risate.
-Bè allora? Che è successo da farci venire così in fretta?- chiese Niall.
-Ecco, esatto.- aggiunse Zayn ripensando alla biondina.
-Volevamo dirvi che, facciamo una festa e siete tutti invitati.-
-Tutto qua…?- chiese Harry un po’ deluso.
-No.- rispose Charlie.
Liam le sorrise.
-La verità è che ho bisogno di voi per fare una cosa, sempre se ci state.-
-Di cosa si tratta?-
Una voce femminile si intromise nella discussione.
Sabrina era in piedi di fianco al tavolo, con le braccia incrociate e lo sguardo arrabbiato.
-Che cazzo vuoi ancora tu? Eh?- l’incalzò subito Liam.
-Calmati.- Charlie lo incitò a trattenersi.
-Cos’è? Ora ti fai pure comandare a bacchetta da lei?- disse ironica con un piccolo accenno di gelosia.
-Non hai di meglio da fare? Che ne dici di andare a giocare a mosca cieca sull’autostrada, eh?- propose Zayn.
I ragazzi risero.
Charlie notò che gli occhi si Sabrina si fecero lucidi.
-Ci potete scusare un attimo?- disse poi, alzandosi dal tavolo.
La guardarono tutti confusi.
La mora fece uno sguardo rassicurante al ragazzo, che le rispose con un cenno della testa.
La ragazza afferrò Sabrina per il braccio, conducendola fuori.
-Lasciami brutta puttana!- esclamò lei.
-Rilassati, per favore.- disse con tono pacato Charlie fermandosi all’ingresso del locale.
-Io non prendo ordini da gente come te.-
-Infatti, ti so solo chiedendo di ascoltarmi.-
La bionda si calmò leggermente, e  Charlie colse la palla al balzo.
-Senti,io non ho voglio che tu stia male a causa mia…-
-Prima che tu arrivassi andava tutto bene. Tutto. Eravamo io e Liam, solamente noi due ed eravamo felici. Tu mi hai strappato via quell’allegria che tanto avevo desiderato.- disse acida tenendo lo sguardo basso.
-Hai mai provato a vedere oltre i tuoi occhi?-
-Non usare questi concetti filosofici con me.-
-Guardati intorno. Ci sono altri ragazzi oltre Liam, che aspettano solamente di trovare una bella ragazza come te.-
-Ma io voglio Liam.-  controbatté brusca –Esci dalla sua vita, e dalla mia.-
-Non posso farlo Sabrina.-
-Perché?-
-Perché…Io sono innamorata di lui.- concluse sincera.
La bionda la fulminò con lo sguardo, per poi allontanarsi.
-Non finisce qua tesoro!- urlò.
Charlie si grattò il braccio, scuotendo la testa.
-I ragazzi sono entusiasti! Non vedono l’ora di iniziare!- esclamò al settimo cielo Liam, raggiungendo la ragazza fuori dal locale.
-Bene, mi fa piacere.- si sforzò di sorridere, ma probabilmente il risultato fu una smorfia.
-Che c’è? Cosa ha fatto quella stronza ancora?- chiese il ragazzo cambiando completamente espressione.
-Niente, ma… Credo che sia una ragazza molto infelice. Ho paura che non riuscirà mai a star bene con sé stessa di questo passo.- rispose sincera.
-Quello sarà un affare suo.-
-Sì ma…-
-Ma niente. Lei ti ha trattata peggio di un animale, non merita che io la compatisca. Non avverrà mai.-
-E’ innamorata di te Liam, è comprensibile.-
-No, non lo è se questo amore ti porta a malmenare la ragazza del ragazzo in questione.- disse serio.
Liam non dava segni di cedimento.
Charlie non stava difendendo Sabrina, stava solo cercando di mettersi nei suoi panni.
Lei prima di tutte sapeva cosa voleva dire non sentirsi amata.
-Spero solo che…-
-Che riprovi a mettersi in mezzo in questo progetto, e vedrai che stavolta finisce male. E tu non guardarmi con quegli occhioni da Bambi, tanto non cedo.-
La ragazza rise e il biondo non riuscì a trattenersi.
-Non lo so Liam…- la ragazza ritornò seria –Io non sono abituata a star ferma in un posto per così tanto tempo. Ho sempre girato in lungo e in largo e…Non so se riuscirò a rimanere ferma qua, per tutta la vita.-
-Io non ti posso obbligare Lily, ma…Mi farebbe molto ma molto piacere che tu rimanessi al mio fianco.-
La mora sorrise, e Liam le cinse i fianchi avvicinandola a sé.
-Ho solo una domanda…- sussurrò lei a pochi centimetri dalle sue labbra.
-Dimmi.-
-Se io andassi via, tu mi aspetteresti?-
Lui sorrise e la baciò dolcemente.
-No, io verrei con te.-





  

***Vi informo che manca solo l'epilogo, e che dopo la storia è conclusa. (:
E. 

 

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Capitolo 23
*** 23. Epilogue. ***


Diciotto mesi dopo.





Harry guidava veloce per le strade della cittadina, con la radio a tutto volume.
Si fermò ad un semaforo, maledicendosi fra sé e sé di non aver preso la tangenziale.
-Porca troia, arriverò tardissimo. Liam mi ammazza.- pensò.
Finalmente le macchine cominciarono a ripartire e il riccio non perse tempo, sorpassandole una ad una.
Parcheggiò non poco lontano da un edificio, e si avviò dentro di esso veloce.
La musica proveniente dal piano di sopra gli confuse per un attimo le idee.
-Muoviti, sei in un ritardo fottuto Hazza.- lo incalzò Liam, sbucando dal corridoio principale.
-Arrivo, mi cambio è…-
-Non c’è tempo, vieni così.-
-Così?! Ma sei pazzo?!-
Liam rise scuotendo la testa, trascinando l’amico in un’enorme stanzone fatto a palestra.
Le pareti erano di quattro colori diversi per i quattro lati, ed ognuna aveva uno stile differente.
Questo perché, erano stati i suoi migliori amici a dipingerla.
Niall aveva fatto la parete a Nord, Louis a Sud, Zayn quella a Est ed Harry la Ovest.
Tutte avevano la loro privata storia, e unendole insieme avevano formato quella di Liam.
I ragazzi avevano fatto un ottimo lavoro, e si erano rivelati entusiasti quando lui gli aveva proposto di dare un tocco più personale all’edificio grigio che aveva acquistato.
Il suo piano, era andato ben oltre alle aspettative.
In una panchina erano seduti sulla quindicina di bambini tra i sette e i dieci, che guardavano i due amici entrare impazienti.
Liam obbligò Harry a togliersi le scarpe, mentre lui si avviava verso i piccoli.
-Ciao tutti, io sono Liam.-
-Ciao!- i bimbi lo salutarono con entusiasmo, focalizzando anche la figura del riccio che si stava avvicinando sempre di più a loro.
-E lui è il mio amico Harry.-
-Ciao Harry!- esclamarono all’unisono.
Il riccio sorrise e sollevò la mano in segno di saluto.
-Vi do il benvenuto, al primo corso di autodifesa della stagione.-
Il ragazzo prese fiato prima di riniziare a parlare.
-Venite tutti qui, come prima cosa, vi voglio dettare le regole.-
I bambini si sedettero per terra davanti a lui.
-Prima regola: tutto quello che diremo e faremo qua dentro, va usato solo in caso di pericolo, se venite attaccati o qualcuno a scuola vi ha preso di mira e vi fa sempre del male, non deve MAI essere usata per scopi personali e per fare del male a qualcuno per divertimento, ci siamo capiti?-
Annuirono, impazienti di incominciare.
-Seconda regola: non scordatevi mai un cambio pulito e di togliere le scarpe prima d’entrare.-
Fece una piccola paura.
-E infine, l’ultima regola, ma anche la più importante…Divertitevi.
I bimbi risero entusiasti e si alzarono in piedi già pronti per iniziare.
Liam si scaldò le mani, sorridendo in modo beffardo ad Harry.
-Oh no…- esclamò lui capendo solamente ora i suoi scopi.
-Oh sì invece!- sorrise orgoglioso, trattenendo una risata.
-Allora bambini,- continuò poi rivolgendosi a loro –Ora vi mostrerò come si fa a bloccare un avversario quando tenta di attacarvi da dietro. Harry, attaccami.-
-Devo proprio…?- lo supplicò il riccio, ancora sperando di potersela svignare.
-Sì, devi.-
Il ragazzo sbuffò, poi prese la rincorsa e colpì Liam alle spalle, il quale l’immobilizzò le mani e lo fece cadere a terra.
La faccia di Harry tra il mistico e il rassegnato scatenò le risate generali dei bambini.
Anche Liam rise aiutando l’amico a rialzarsi.
-Grazie per essere venuto.- gli sussurrò.
Harry sorrise cordiale, massaggiandosi il sedere con la mano.
-Grazie a te per avermi invitato.-
Il ragazzo ricambiò il sorriso, tornado poi ai bambini.
-Allora, ora ve lo faccio rivedere lentamente…-










-Le punte, attenta Rebecca che ti fai male sennò.-
Charlie stava aiutando una bambina a tenere la giusta posizione.
La classe era composta da ben venticinque bimbe, tutte dell’elementari.
Era stato il numero più alto fino ad allora di tutte le classi che aveva avuto.
Forse perché era una buona insegnate, capace e cordiale e la notizia si era presto diffusa.
La sua sala da danza era larga e luminosa, color rosa chiaro con a nord un enorme specchio in modo che le allieve potessero osservate i loro movimenti.
Accese la musica, e mostrò un grand fouetté en tournant alle ragazze che lo eseguirono a loro volta.
Una figura appoggiata alla porta d’ingresso la distrasse per un momento.
La focalizzò, poi controllo l’ora, notando che erano le sei passate.
Il tempo era terminato.
-Andate bambine, ci vediamo domani alla stessa ora.- disse serena mandandole a cambiare.
Charlie corse incontro a quella sagoma, che l’afferrò scattante in braccio, dandole un bacio.
-Sempre la solita ritardataria.- disse Liam scherzando.
La mora rise.
-Non è colpa mia se a differenza tua io faccio qualcosa!- rispose facendogli la linguaccia.
-Come è andato l’allenamento?- chiese poi lei.
-Bene- sghignazzò- ho solo malmenato un po’ Harry.-
La ragazza alzò gli occhi al cielo.
-Povero!-
-Ehi, toccava a lui! Zayn, Niall e Louis l’hanno già fatto le volte scorse, non posso perdere i miei migliori amici picchiandoli tutti i giorni!- scherzò.
Zayn e Louis avevano aperto un loro piccolo pub lì vicino, e appena avevano del tempo libero andavano a trovarli.
Harry studiava ancora, era andato ad Edimburgo a fare l’università, ma appena aveva un weekend tornava a casa per rivedere i suoi amici.
Niall dopo un breve periodo dove era ritornato in Irlanda, aveva finalmente capito che la sua vita ormai era lì con loro, e aveva mollato tutto andando a lavorare come tecnico informatico.
Si vedevano spesso, tutti quanti.
Charlie e Liam avevano aperto la loro palestra ormai da una decina di mesi.
Era grande ed a due piani, sotto Liam allenava i piccoli, mentre sopra Charlie spartiva lezioni di danza.
Vivevano insieme, nell’appartamento del ragazzo ormai stabilmente.
La mamma di Charlie si era fatta viva, solamente quando aveva scoperto che la figlia stava con un ragazzo di famiglia benestante.
Come risposta, la ragazza l’aveva definitivamente mandata a quel paese.
I rapporti con la madre di Liam invece erano molto migliorati.
Aveva accettato la ragazza, anzi, le stava quasi simpatica ormai.
Sabrina era sparita dalla circolazione.
Alcuni dicevano che era partita appena finita la scuola per l’America, altri che era entrata in un brutto giro.
A Charlie un po’ dispiaceva che non avesse avuto il tempo per iniziare un rapporto d’amicizia con lei, ma ormai non aveva idea di come rintracciarla.
Liam nel frattempo studiava scienze motorie e storia dello sport in un’università lì vicina, sempre con il massimo dei voti.
-E dov’è andato ora Harry?- chiese lei, ancora fra le sue braccia.
-Va a trovare Zayn e Louis, poi più tardi va anche Niall- rispose.
La ragazza annuì.
-Andiamo anche noi dopo, no?-
-Possiamo andare anche subito se ti va.- affermò sereno il ragazzo.
-No no.- disse baciandolo–Prima dobbiamo fare un’altra cosa.- sorrise.
-E sarebbe?- chiese lui perplesso.
-Ti ricordi che ti avevo promesso che ti avrei dato lezioni di danza?-
-Oddio, pensavo te ne fossi dimenticata…- farfugliò il ragazzo.
-Invece no, muoviti!- lo incitò entusiasta.
Liam strisciò i piedi, ma poi ci rinunciò.
Charlie era testarda quanto lui.
La ragazza mise su la musica e gli prese le mani.
La canzone partì e Liam le sorrise dolcemente sentendo la canzone.
-Non ci credo.- esclamò.
-Eh, invece sì.-
-Come fai a ricordarti tutto? La prima canzone che abbiamo sentito insieme!-
La mora rise, iniziando a muoversi e a muoverlo a tempo.
-I said maybe…You’re gonna be the one who saves me.- iniziò a canticchiare il ragazzo.
-And afterall…- proseguì lei volteggiando.
-You’re my wonderwall.- concluse.
Liam strinse forte a sé la ballerina, avvicinandosi sempre di più al suo viso.
-Tu sei stata la mia ancora di salvezza, Charlie.- sussurrò, per poi baciarla dolcemente.
La musica proseguì e anche i loro movimenti che diventarono sempre più fluidi e leggeri.
Lasciarono fuori il mondo a fare da spettatore; e anche se non avesse gradito il loro spettacolo, loro avrebbero continuato a ballare contro tutto il resto.











Ok.
Voi ci credete che è ufficialmente finita? Perché io ancora no.
Bé, che dire?
Spero che vi sia piaciuta, e che il finale non vi abbia deluso.
Volevo ringraziarvi di cuore per tutto il sostegno che mi avete dato in questa FF.
Twitter, Facebook, qua dentro.
Ovunque.
Siete davvero incredibili, grazie davvero! (:
Per Liam e Charlie questa è la fine, il resto lo lascio all’immaginazione di ognuna di voi. (:
Per chi volesse seguirmi ancora, o altre due Fan Fiction in corso:
1.    The agreement: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=912462&i=1 .
2.    Somewhere (continuo di Promises I scratched so deep): http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=932937&i=1
Poi ne ho un’altra ancora in fase di lavorazione, posso solo anticiparvi che avrà come protagonisti Niall, Harry, Zayn e Sun.
Il riccio si trasferisce in Irlanda dal cugino Niall, che gli farà da guida nonostante i due non vadano molto d’accordo.
L’irlandese gli impone una sola regola: di non frequentare i Malik, la feccia della zona.
Nucleo famigliare di drogati e spacciatori, che non si fa problemi ad eliminare chi si intromette troppo.
Sun e Zayn sono cugini, lui è un violento che la protegge da tutti e da tutte, e sono legati da un profondo legame che nessuno riesce a capire, sospettando anche che si tratti d’incesto.
Harry ascolterà i consigli del cugino? Niall si ricrederà sulla reputazione dei ragazzi? Cosa si nasconde davvero dietro il legame dei cugini?
Lo scoprirete solo leggendo, quindi chiunque di voi voglia essere informata su quando posterò questa storia me lo dica (o nella recensione o per messaggio) e appena la posterò sarà fatto! (:
 Quindi, se continuerete a seguirmi, ci vediamo presto bellezze.
Altrimenti, grazie a tutte, è stato davvero bello, ciao. :3
E.

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