Distanza

di FairySweet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mi manchi ***
Capitolo 2: *** Oro e Buio ***
Capitolo 3: *** Possiamo solo Aspettare ***
Capitolo 4: *** Non è colpa Tua ***
Capitolo 5: *** Anche da Qui ***
Capitolo 6: *** Parole al Vento ***
Capitolo 7: *** Poesia ***
Capitolo 8: *** Solo una Notte ***
Capitolo 9: *** Lacrime ***
Capitolo 10: *** Almeno ***
Capitolo 11: *** È Giusto ... ***
Capitolo 12: *** Respira Amore Mio ***
Capitolo 13: *** Tramonto ***
Capitolo 14: *** Goccia di Luce ***
Capitolo 15: *** Pensieri sussurrati al Vento ***



Capitolo 1
*** Mi manchi ***


Dragonball 1
                    Distanza






“È passato molto tempo vero?” sorrise senza staccare lo sguardo dall’acqua di fronte a sé, i capelli sciolti sulle spalle mentre il vento caldo della sera le accarezzava la pelle “Come stai?” “Stanca” mormorò scostandosi dagli occhi le ciocche di capelli, lo sentiva accanto a sé, il suo profumo, il calore del suo corpo a pochi passi da lei e il suo sguardo, quegli occhi scuri che le scorrevano violentemente sulla pelle “E tu?” domandò sfinita sorridendo ai riflessi del lago “Sto bene, ho raggiunto un accordo con re Kaio sai? Io non gli distruggo niente e lui mi permette di venire qui ogni sera” “È una bella cosa” “Già, e allora come mai non sorridi?” si voltò appena verso di lui, per la prima volta dopo tanto tempo, poteva vedere ancora il viso giovane e solare di suo marito “Sono stata da mio padre oggi” “Lo so” “Ha comprato un nuovo gioco a tuo figlio” “Ancora?” annuì dolcemente sfiorandosi il ventre piatto “Non è ancora nato e ha già un mare di giocattoli ad aspettarlo” lo vide sorridere, lo sguardo carico di gioia eppure c’era dell’altro, qualcosa che brillava timidamente ma che non aveva il coraggio di mostrarsi appieno “Ti senti bene?” “Sto bene non preoccuparti” “Davvero?” domandò preoccupato avvicinandosi di un passo a lei “Ho solo qualche nausea e mangio tantissimo ma per il resto tutto bene” “Sei sempre bellissima” era senso di colpa quello che giocava a nascondino con il suo sguardo, la malinconia si divertiva a giocare con il suo cuore mentre il senso di colpa continuava ad urlargli “L’hai lasciata sola, di nuovo, credi davvero che ti perdonerà?”  ma che altro poteva fare? Era così e basta, aveva scelto di salvare il mondo, di lottare per il diritto degli uomini a vivere e ancora una volta, aveva sacrificato lei, l’unica persona di cui gli sarebbe dovuto importare, l’unica persona che non gli chiedeva mai niente e che continuava a restare lì, che lo aspettava e lo amava indipendentemente da tutto e ora, quella stessa persona era così lontana da lui da fare male.
Non poteva toccarla, non poteva nemmeno sfiorarla e pretendere di guardarla era così doloroso da costringerlo a cercare nelle lunghe ore di allenamento una stupida risposta “Ho parlato con Ghoan sai?” “Davvero?” “Ha iniziato la scuola” esclamò sorridendole “Già, volevo aspettare ancora un po’, da quando te ne sei andato è diventato … è cresciuto in fretta e forse avrebbe dovuto prendersi un po’ di tempo per riposare” “Gli fa bene restare in mezzo ai ragazzi della sua età. Ha bisogno di questo” la vide sospirare e tornare a guardare il lago ormai colorato dai raggi candidi del tramonto “Che c’è?” “Come?” domandò confusa risvegliandosi da quel dolce torpore “Cosa c’è che non va? Sei lontana da qui e non stai affatto bene” “No è solo che … sto bene non preoccuparti” un dolcissimo sorriso mentre i capelli scuri le scivolavano teneramente davanti al volto “Credo sia ora di andare” mormorò spiando qualche secondo il cielo “Devo preparare la cena e papà ha una sorpresa da mostrarci” un debole sorriso sul volto dell’uomo di fronte a sé “Tornerai domani?” “Tornerò ogni volta che vorrai” un altro sorriso, debole, offuscato da una lacrima che aveva colto all’improvviso.
Provò a fermarla, a stringerle il polso per trattenerla ma la mano passò attraversò quella pelle candida lasciando solo l’aria calda ad avvolgerla mentre la vedeva allontanarsi sempre di più “Mi manchi” due parole sussurrate al silenzio, unico confessore, perché urlarle al vento faceva male, terribilmente male.

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Capitolo 2
*** Oro e Buio ***


Dragonball 2
                        Oro e Buio



C’era freddo, più freddo della sera prima e quei timidi raggi dorati sembravano solo dipinti nell’aria per prendere in giro le persone, la vita, lui, così concentrato sul battito del proprio cuore da chiudere fuori ogni altra cosa.

Forse se ne sarebbe dovuto restare nell’aldilà, forse lasciarla in pace era sarebbe stata l’unica scelta sensata, l’unica scelta in grado di evitarle le lacrime ma più ci provava, più cercava di chiuderla fuori da quella nuova e impalpabile vita più i suoi occhi tornavano a massacrarlo la notte.
Il sogno, l’unico attimo di riposo che il suo ricordo gli concedeva, per anni era riuscito a separare il cuore dalla mente, per anni aveva lottato, respinto chi non meritava la vita e oltrepassato talmente tante volte il limite da perderne il conto e ora che aveva più bisogno di quel guerriero forte e testardo che era sempre stato parte del suo essere doveva fare i conti con qualcosa di più grande del semplice combattimento.
Mente e cuore erano un’unica cosa e distinguere i sogni dalla realtà stava diventando più complicato che mai “Scusami” si voltò di colpo spaventato da quella voce apparsa dal nulla “Ehi, non preoccuparti, stavo pensando” “Oh” sussurrò appoggiandosi sulla roccia accanto a lui, pochi centimetri d’aria a separare la loro pelle, una stupida distanza che segnava il limite del possibile, un limite che nemmeno lui poteva oltrepassare “Che regalo era?” “Cosa?” domandò confusa sollevando lo sguardo dai fili d’erba “Che regalo ti ha fatto questa volta” un debole sorriso e niente di più “Sai, pensavo che forse sarebbe meglio se ti trasferissi da tuo padre per un po’” “E perché?” “Beh, restare da sola nelle tue condizioni e con …” “Oh non preoccuparti, sono rimasta sola tante volte, sono in grado di badare a me stessa” colpito in pieno petto, un fendente violento, una lama affilata a conficcarsi violenta nella carne “Lo so che ne sei in grado ma non ha senso restare qui” “Mancano sei mesi, è presto per preoccuparsi di qualsiasi cosa non credi?” gli occhi a sfiorarlo per qualche secondo “Come stai lassù?” bella domanda, doveva davvero risponderle? Fece un bel respiro giocherellando con un sassolino dorato “È tutto più luminoso sai? Cioè non luminoso come il sole ma ci siamo quasi. C’è tranquillità ovunque e nuvole, tante nuvole profumate” “Dev’essere bello” sussurrò sorridendo “È bello” “E non mangi?” per qualche secondo gli sembro di avere davanti di nuovo quella ragazza, la stessa di cui si era innamorato, la stessa che aveva imparato a conoscere “Perché non dovrei?” scosse delicatamente la testa mentre i capelli scivolavano dolcemente sul collo lasciando scoperta quella pelle di perla che aveva sempre amato “È solo che non riesco ad immaginarlo sai?” “Davvero?” “Non riesco ad immaginarti lassù a mangiare cosa poi? Nuvole?” le labbra si piegarono in tenero sorriso mentre i battiti del cuore acceleravano ogni minuto che passava “Non mangio nuvole” rispose scoppiando in una risata spontanea e allegra “Re Kaio è un bravo cuoco, prepara sempre ottimi pranzetti” si gratto la testa sbalordito dalle sue stesse parole “Non gliel’ho mai detto” “Forse dovresti” “Tu credi?” annuì distratta massaggiandosi il collo “A volte è importante dire quello che si pensa, non si soffre e ci si sente leggeri” rimase in silenzio bloccato da quella risposta così naturale  … Ti amo … era questo che avrebbe voluto urlare eppure, qualcosa dentro lo bloccava, stava sbagliando tutto e la cosa peggiore era la consapevolezza di farlo “Un pupazzo che profuma di menta” “Cosa?” “Mio padre ha portato un enorme pupazzo profumato di menta, l’ho messo nella cameretta accanto alla culla, non riesco a sopportare quell’odore per più di due minuti” “Ti è sempre piaciuta la menta” “È vero” mormorò stringendosi nelle spalle “Hai freddo?” “Un pochino” le sfiorò una spalla ma nemmeno il calore di quella pelle gli era concesso, era un gesto ritmico, involontario, l’aveva sempre fatto e ora rinunciarvi sembrava la cosa più difficile del mondo “Credo sia meglio che tu vada, non voglio che ti ammali” si voltò verso di lui, gli occhi concentrati sul suo viso mentre il vento le scompigliava i capelli “Ghoan ha bisogno di te” “Lo so” “Dico davvero sai? È troppo piccolo per …” pochi secondi di silenzio, una mano posata sul ventre quasi come a proteggere quella piccola vita da tutto il dolore che sentiva “ … prometti che non lo abbandoni” “Non posso …” “Promettilo” era una supplica, un respiro colorato da lacrime trattenute troppo a lungo “Te lo prometto” l’aria diventò più fresca mentre in pochi secondi, tutto scomparve, il lago, la luna e quegli occhi imploranti, davanti a lui solo luce e quelle nuvole dorate che odiava da morire.

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Capitolo 3
*** Possiamo solo Aspettare ***


Dragonball 3
                    Possiamo solo Aspettare





“Che c’è che non va figliolo?” sorrise continuando a fissare le nuvole sotto di sé, la fronte posata contro le mani e sempre quell’unico stupido pensiero “Mia moglie è …” “Ah” esclamò l’altro sedendosi nel vuoto accanto a lui “Aspetta un bambino” “Lo so, lo sai anche tu” “Già” “E allora che c’è che non va?” “L’ho lasciata sola” “Hai salvato milioni di persone” “Ma l’ho lasciata sola di nuovo” re Kaio sorrise stiracchiandosi “Ah l’amore” “Come?” domandò confuso voltandosi appena verso di lui “Sei innamorato di tua moglie e ne senti la mancanza, è tanto difficile da accettare” “No ma vorrei non facesse così male” “Se così non fosse che senso avrebbe? Se tutti nell’aldilà potessero toccare, baciare o prendere a calci la persona che amano non esisterebbe il dolore e di conseguenza nessuno sentirebbe mai la mancanza dell’altro” “E lei da quando sa queste cose?” tossicchiò burbero concentrandosi sul niente “Figliolo hai sacrificato la tua vita per quella di tutti gli esseri viventi, hai sacrificato il tuo futuro per il diritto alla vita di tutti gli uomini” “Ma ho distrutto la sua” sussurrò passandosi una mano in viso “Sono sempre stato egoista con lei, sapevo che qualunque cosa fosse accaduto lei sarebbe stata sempre lì ad aspettarmi. Non mi sono mai nemmeno fermato a pensare che forse, quel dolore che vedevo negli occhi di tutte quelle persone, era quello che lei provava ogni giorno” “Puoi vederla, non è un dono che si riceve ogni giorno sai?” “Non posso nemmeno toccarla!” “Ne abbiamo già parlato ragazzo, non è una cosa che ti verrà concessa” “Mi manca” abbandonò le braccia nel vuoto mentre quella rabbia che ben conosceva iniziava a rivoltargli lo stomaco “Mi manca da morire, mi manca più di quanto mi manchi la vita stessa e tutto quello che posso fare è restare lì, come un’idiota ad osservarla, a sentire le sue lacrime come fossero pugnalate e non posso sfiorarla, non posso nemmeno …” sentiva caldo, troppo caldo, concentrato sulla sola immagine di sua moglie, sul suo viso triste abbandonato al vuoto dei ricordi, iniziava a tremare violentemente mentre quella fottuta rabbia si prendeva fino all’ultima briciola della sua ragione poi un tocco gelido, la mano di re Kaio stretta con forza attorno alla sua spalla “Non è arrabbiandoti che risolverai le cose” “Ho bisogno di arrabbiarmi altrimenti scoppierò” “Stai già scoppiando ragazzo” il sangue scorreva veloce nelle vene e il cuore batteva all’impazzata quasi come volesse schizzare fuori dal petto “Vuoi trasformarti? Vuoi farlo davvero? Non sei ancora in grado di controllare questo nuovo cambiamento, hai bisogno di tempo, hai bisogno di tranquillità per capire come fare” “E vederla piangere mi aiuterà?” urlò trattenendo quell’ultimo sprazzo di ragione “La sento piangere tutte le notti, è stanca, arrabbiata e io sono lontano, non ci sono … come può aiutarmi questo!” la mano di re Kaio si staccò di colpo da lui, la guardò qualche secondo incredulo, era piena di graffi e lungo il polso leggerissime piaghe, scottature inutili mentre il ragazzo davanti a sé cambiava, diventava qualcosa di diverso, senza controllo, carico di rabbia che non voleva cedere il passo alla tranquillità.

Che altro poteva fare? Trattenerlo? Provare a fermarlo? Nessuna di queste opzioni aveva gran senso, era arrabbiato con il  mondo, con sé stesso per non essere stato in grado di capire e probabilmente anche con lui per non averglielo permesso.
Sospirò sedendosi di nuovo mentre la potenza di quel giovane esplodeva incontrollata, ogni muscolo teso, gli occhi chiusi mentre quell’esplosione di energia sconvolgeva il suo corpo, i capelli chiari, quasi dorati mentre aria bollente l’avvolgeva da capo a piedi “Possiamo solo aspettare Bubbles nient’altro” la scimmietta al suo fianco sospirò appoggiandosi a lui “Aspettiamo”

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Capitolo 4
*** Non è colpa Tua ***


dragonball 4
                Non è colpa Tua




Un colpo secco, il cippo si spaccò in due cadendo dolcemente per terra, si passò una mano in viso asciugando il sudore, certo sarebbe stato tutto più semplice usando i poteri ma aveva promesso di restare umano, almeno per quello che riguardava lavoretti del genere, lo doveva a sua madre, a sé stesso “Ehi piccolo!”si guardò attorno confuso, da dove diavolo veniva quella voce? Era concentrato sul tagliare la legna e nient’altro e poi quella voce dal nulla “Ehi, sono papà!” un sorriso enorme a dipingersi sul suo viso mentre l’accetta cadeva di colpo per terra “Ciao papà!” “Come stai piccolo?” “Sto bene” “Sicuro?” annuì deciso cercando un punto qualsiasi del cielo che potesse indicargli il suo papà “Com’è andata la scuola?” “Bene” mormorò titubante “Con quel tono di voce?” “Non me lo chiedi mai e non …” “Sono solo curioso tutto qui” “Come stai papà?” domandò all’improvviso “Non preoccuparti per me, io me la passo bene, sono in ottima compagnia sai?” “Papà non …” “Sto bene, puoi parlare con me quando vuoi vedi? Non abbatterti ragazzo, andrà tutto bene, tu devi solo vivere la tua vita come se io fossi lì vicino a te” “Non posso” “Cosa?” ribatté sbalordito “E come mai non puoi comportarti da bambino, piccolo umano di dodici anni?” ironico, divertente, quello era il suo papà “Non posso perché la mamma ha bisogno di me” una stretta al cuore violenta e massacrante “Ghoan per … cosa …” “Le manchi tanto papà e se ora io mi comporto come un qualsiasi bambino inutile e stupido lei starà male” “Nessuna vita è stupida” “E la sua lo è?” “Ghoan non …” “No papà! Mi hai sempre ripetuto che la vita è sacra, che bisogna difenderla a costo della propria, tu l’hai fatto, hai sacrificato la tua vita per colpa mia e così hai condannato anche la mamma” “E questo che pensi?” mormorò sfinito “Credi che la colpa sia tua?” abbassò lo sguardo, l’accetta brillava sotto i raggi del sole bollente “Ascoltami bambino mio, ho fatto una scelta, può essere sbagliata e credimi, soffro terribilmente ma l’ho fatto io. Sei stato bravo Ghoan, sei stato davvero spettacolare ma non c’era altro modo per salvare la terra” “Se non avessi perso tempo a …” “ No! non è così! Non è colpa tua mi senti?” cadde in ginocchio mentre le lacrime si abbandonavano violente sull’erba “Non è colpa tua, non lo è mai stato e non devi pensarlo perché non è così bambino mio” “Papà io …” “Tu devi solo andare a scuola, giocare, pensare a crescere tranquillo e sereno. Lo so che è difficile e so anche che essere così diversi fa male ma vedi, il potere che porti dentro è speciale figliolo. Ho sbagliato sai? Forse avrei dovuto concederti una vita diversa, forse trascinarti in una guerra non tua è stato il più grande errore della mia vita” “Oh no papà hai torto” esclamò asciugandosi il volto “Mi piace la mia vita, mi piace tutto della mia vita solo …” si rialzò sospirando “ … la mamma ha bisogno di me e non posso …” “La mamma vuole vederti felice lo capisci? È preoccupata per te!” “Se mi vede felice, se mi vede ridere allora le sue lacrime diventeranno ancora più pesanti lo capisci papà? Io la vedo piangere la sera e non posso sorriderle davanti dicendole che la vita è bella o che merita di essere vissuta perché mi sentirei un mostro” “Però” sussurrò allibito “Sei cresciuto davvero tanto bambino mio, forse perfino troppo per la tua età” “Mi dispiace papà” “Non scusarti, non farlo mai, non devi vergognarti mai di niente capito?” annuì appena alzando di nuovo il viso al cielo “Tu puoi vederla vero?” “Si Ghoan, posso vederla ogni sera ma …” si fermò di colpo quasi come se tutto quel discorso fosse ripartito da capo  “ … vedrai che si aggiusterà tutto ok?” “Me lo prometti papà?” ancora una promessa, ancora un si strappato dal cuore “Te lo prometto bambino mio, ti prometto che la vedrai sorridere di nuovo” gli occhi si illuminarono di colpo mentre il silenzio lo riportava di nuovo in quel campo, sotto la luce brillante del sole mentre il profumo della legna restituiva al suo animo di bimbo qualcosa di umano.

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Capitolo 5
*** Anche da Qui ***


dragonball 5
                Anche da Qui



“Sei in ritardo sai?” “Mi dispiace” esclamò ridacchiando “Bubbles aveva rubato la borsa di re Kaio e l’ho rincorsa fino a metà del serpentone” “Uao” sussurrò ironica “Questo almeno mi conforta sai?” “Davvero?” “Almeno so che stare lassù tra le nuvole non ti cambia” “Vero” sorrise sedendosi per terra accanto a lei “Ho parlato con Ghoan” “Lo so, me l’ha detto” “Crede sia colpa sua” si voltò verso di lui inclinando leggermente la testa “Cosa?” “Crede che tutto questo sia capitato per colpa sua. La mia morte, le notti che passi in piedi a guardare la luna” tornò a guardare l’erba pregando Dio che lui non si accorgesse di quelle lacrime insolenti che rifiutavano di obbedire “Smettila di nasconderti, lo so che stai piangendo” era dolce, tenero, in qualche modo perfino protettivo “Mi dispiace, stavo solo …” “Pensando che la colpa non sia di Ghoan ma del tempo che hai passato con me” non rispose, non si mosse nemmeno “Se dai la colpa a me tutto è più facile, arrabbiarsi con un morto non fa male come arrabbiarsi con il proprio figlio” “Non sono arrabbiata con lui, non è stata colpa sua e gliel’ho detto milioni di volte” “Arrabbiati con me, fallo, io non posso reagire, non posso piangere o urlare. Te lo lascio fare, davvero sai?” “Non ha senso” mormorò sfinita appoggiando la schiena contro la roccia gelida “Non deve averlo per forza sai?” “Perché dovrei darti la colpa?” “Perché è mia tesoro e continuare a fingere che non …” “Non voglio” “Cosa?” “Non posso lo capisci? Non sarà mai colpa tua perché sei fatto così, perché difendi questo mondo e la sua gente con la stessa passione che ci metti nel vivere la tua vita. Non vuoi mai niente in cambio, non pensi mai alle conseguenze, difendi con le unghie e con i denti qualcosa in cui credi, come posso incolparti?” e ora cosa doveva risponderle? Come poteva parlarle di nuovo? Fece un bel respiro cercando di sembrare il più naturale possibile “E il mio bambino come sta?” la vide sorridere mentre quella mano sfiorava ritmicamente il ventre, una linea dolce, appena accennata “Direi che se la passa bene” sorrise appoggiando la testa alla roccia, a lui, oltre lui, distolse lo sguardo tenendo sotto controllo le emozioni “Cosa ti piacerebbe?” “Non importa, basta che sia sano” rispose staccando un leggerissimo filo d’erba “Sicuro?” si voltò verso di lei incontrando il suo sguardo, il suo sorriso “Davvero, purché tu e lui o lei stiate bene” si soffermò qualche secondo sul suo volto, sui suoi lineamenti impreziositi dai raggi della luna “E se fosse una bambina?” “Beh, allora sarà la mia bambina” semplice, conciso e carico di tutto l’amore che un uomo poteva provare “Se sarà una bambina credo che mi divertirò a spaventare i ragazzi attorno a lei, la porterò a vedere le stelle nella radura in mezzo al bosco e le insegnerò a nuotare” “E se sarà un bambino” ci pensò qualche secondo ma poi scoppiò a ridere “Lo stesso, ovviamente non caccerò i ragazzi ma sarebbe comunque una fatica immensa” “Anche da lì?” “Anche da qui” sussurrò abbandonando nel vuoto ogni altro sorriso.

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Capitolo 6
*** Parole al Vento ***


dragon ball 6
                Parole al Vento




Parole di vetro scritte dal vento, parole che sembravano ormai così lontane e disperse, si strinse nelle spalle osservando la pioggia scendere lungo il vetro.

Il vento scricchiolava attraverso i muri frantumando il cielo e portando con sé un gelo tremendo, chiuse gli occhi abbandonandosi a un unico pensiero, immaginava il cielo, le nuvole dorate e poi lui, allegro, sorridente, lo rivedeva negli occhi di suo figlio e in un ricordo, uno sguardo triste lontano dall’uomo a cui era abituata ad avere accanto … “Come vorrei abbracciarti amore mio, stringerti così forte da toglierti il respiro ma non posso, non posso nemmeno toccarti, non posso sentire la tua pelle, il tuo respiro e il sapore delle tue labbra. Mi manchi, mi manchi da morire e non riesco a cacciarti per un secondo dalla mente “ … sentiva il battito tranquillo del cuore invadere il silenzio sovrastando il rumore del vento poi un sussulto leggero, un attimo per capire che per la prima volta, la piccola vita che portava in grembo si era mossa, un sorriso delicato a mischiarsi con il sapore delle lacrime “Oddio” sussurrò portando la mano sul ventre … Chiuse gli occhi inspirando a fondo, la sentiva ridere, la sentiva lottare per permettere alla tranquillità di vincere sulle lacrime poi quell’attimo così diverso, un brivido a percorrergli la schiena mentre un debole sorriso gli colorava il volto “È vivo” sussurrò “Il nostro bambino è diventato vita” era strano, una sensazione che non conosceva e che a dir la verità nemmeno voleva, sollevò una mano asciugando quella perla trasparente che era scesa dagli occhi, non se ne era nemmeno accorto, non era abituato a piangere, non l’aveva mai fatto … la ninna nanna della pioggia accompagnava i suoi respiri mentre il dolce tepore dei sogni la trascinava in un mondo più luminoso, il viso dolcemente abbandonato sul cuscino e la mano ancora posata sul ventre, di fronte a lei solo quella finestra invasa da gocce d’acqua, si strinse più forte nella coperta allontanandosi da quel lato vuoto del letto che sembrava più gelido che mai.  

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Capitolo 7
*** Poesia ***


dragonball 7
                Poesia



“Non dovresti venire fin qui ora è …” “Pericoloso?” ribatté allegra riprendendo fiato “No solo, insomma ti mancano …” “Quattro mesi e sto bene quindi smettila di preoccuparti” “Credi sia semplice?” rispose cercando di aiutarla a sedersi ma la sua mano afferrò l’aria per l’ennesima volta “Va tutto …” si fermò qualche secondo abbozzando un leggerissimo sorriso “ … va tutto bene, posso sedermi anche da sola vedi?” mascherava il rammarico dietro a sorrisi senza mai fargli pesare quel dolore così violento che portava dentro “Sono stata da Bulma sai?” “Davvero?” slegò i capelli mentre i timidi raggi del sole foravano quella coltre scura rendendo tutto attorno a loro irreale e strano “Il suo bambino è davvero bellissimo Continua a litigare con Vegeta ma credo sia normale no? Almeno lo ama” “Vegeta che cede alle richieste di sua moglie” c’era un che di ironico nella sua voce poi quello scoppio di risate improvviso “Il guerriero più forte dell’universo che si arrende davanti ad una donna questo vorrei proprio vederlo” “È divertente” mormorò allegra iniziando ad intrecciare le lunghe ciocche di capelli scure “Per quanto tutti lo abbiano sempre considerato freddo e cinico beh, ti dirò invece che a me sembra davvero un padre fantastico” “Davvero?” “Davvero, insomma, non ride quasi mai e non credo di averlo mai visto abbracciare quel piccoletto ma gli vuole bene, lo si legge nel suo sguardo fiero” “Lui è sempre stato così orgoglioso, la nascita di un figlio lo ha cambiato, dagli tempo e lo vedrai anche sorridere” “Tu credi?” “Oh ne sono certa” rimasero in silenzio qualche secondo “Si è mosso” sollevò lo sguardo dall’erba sorridendole “Ieri sera, l’ha fatto senza preavviso e non, è stato ..” non sapeva nemmeno lei come dirlo, era da stupidi, in fondo, l’aveva già passato con Ghoan e ora invece non riusciva a mettere in fila due parole “Ti ha fatto male?” “No” chiuse gli occhi cercando di immaginare il suo bambino, lo vedeva al sicuro custodito dal corpo di sua madre, poteva quasi sfiorarlo con le dita “Domani sera non riuscirò ad essere qui” sussurrò tornando a concentrarsi sul suo viso “Re Kaio ha deciso di prolungare gli allenamenti” c’era una nota di malinconia sul suo viso ma la nascose dietro ad un sorriso “D’accordo, non è un problema, vuol dire che ci vedremo dopodomani” se avesse potuto farlo ora l’avrebbe abbracciata, stretta a sé e senza nemmeno aprire gli occhi avrebbe seguito i lineamenti del suo collo con le labbra, già, e invece, tutto quello che poteva fare era restare lì a guardarla “Ehi non fa niente sai? Non cambia niente un giorno, non …” “Mi manchi” due parole uscite senza freno, non gli aveva mai detto niente del genere, l’aveva sempre e solo lasciata intuire e ora invece, le aveva buttato addosso tutto, la vide sorridere dolcemente voltandosi verso di lui “Mi manchi anche tu” un respiro, gli occhi fusi nei suoi, era solo una poesia, vederla, studiarne il sorriso così tanto da riuscire a riprodurlo perfino in sogno,  immobili così finchè il dolce scorrere del tempo non li avesse separati di nuovo.

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Capitolo 8
*** Solo una Notte ***


dragonball 8
                Solo una Notte




“Puoi andare ragazzo” “Sta scherzando vero?” domandò confuso allentando la presa sul peso “Ho l’aria di uno che scherza?” ribatté burbero “So quant’è importante per te e non mi piace vederti così” “Sono quello di sempre” “No, sei simile al te stesso di sempre ma non lo sei realmente quindi vai” un debole sorriso “Non è un dono che si riceve tutti i giorni figliolo. Vai da lei e non sprecare il tempo concesso perché non ne avrai dell’altro” fu una reazione naturale, abbracciò il vecchio rubicondo stringendolo con forza “Ok ok ok … anche io sono contento per il tuo essere contento ma … insomma ragazzo così mi stritoli” “Grazie”  …
si muoveva lentamente cercando di non colpire qualche mobile, non aveva nemmeno acceso la luce, ricordava ogni metro di casa sua, ogni angolo, ogni stupido mobile e la cameretta di Ghoan, il viso rilassato del suo bambino che riposava sereno, lontano da guerre, lontano dal male che non meritava, sorrise socchiudendo la porta, era così strano tornare indietro, per un attimo lo rivide piccolo, indifeso, un cucciolo che tendeva le manine verso di lui ridacchiando felice.
Chiuse gli occhi bloccandosi davanti a quella porta scura,  la mano tremava sulla maniglia mentre l’ansia si prendeva gioco di lui “Puoi farcela sai? Insomma, hai salvato la terra puoi fare anche questo” di nuovo un bel respiro e poi il tenue profumo di vaniglia ad invadergli i sensi.
La camera era esattamente identica a quella che ricordava, le foto sul mobiletto, l’armadio e poi il letto e lei, quella meraviglia creata dalla natura solo per lui.
Dormiva serena, girata verso la porta, un braccio dolcemente posato sotto la testa e i capelli a coprire la pelle candida del collo, un passo e poi un altro, era terrorizzato dal poter vivere un sogno, forse, tutto quello era irreale, forse stava dormendo.
Allungò dolcemente una mano pregando che non le passasse attraverso ma la pelle della ragazza lo bloccò scatenando un sorriso, poteva sentirla, poteva accarezzarla senza più sentirsi un fantasma, la sentì tremare leggermente sotto il suo tocco forse troppo freddo e poi quegli occhi profondi a guardarlo confuso “Tu sei … cosa …” si sollevò dal cuscino cercando nel silenzio risposte che non poteva avere “Sto sognando vero?” le scostò i capelli dal viso poi le labbra sulle sue respirandone il profumo “Sei qui davvero?” sussurrò in lacrime, le labbra separate pochi millimetri, una sottilissima linea d’aria a permettergli di respirare sorrise stringendola  mentre il cuore martellava violento nel petto, le mani posate sulle sue spalle e la fronte contro la sua “Ascoltami tesoro … questo è un regalo, un regalo concesso per poco tempo” “Non importa” chiuse gli occhi sorridendo “Si che importa” le mani scivolarono dolcemente tra i suoi capelli mentre il suo profumo lo stordiva “Domani non sarò più …” si bloccò di colpo, le labbra della ragazza sulle sue “Non mi importa, non voglio saperlo” bastavano solo quelle stupide parole ad innescare una reazione che non sarebbe mai riuscito a fermare.
La strinse più forte scendendo dolcemente sul collo, quanto gli era mancato il suo sapore, il suo profumo, la sentiva sospirare, rabbrividire sotto le sue mani, le gambe avvolte attorno a lui mentre le mani percorrevano ogni centimetro della sua pelle, sorrise sfiorando il suo ventre, vi posò un bacio soffermandosi qualche secondo sulla bellezza che ne traspariva poi ancora le sue labbra, la voglia matta di averla di nuovo, di tenerla stretta a sé per l’eternità “Mi sei mancata” parole sussurrate a fior di labbra “Mi sei mancata ogni secondo di ogni giorno” sembrava cristallo puro, aveva paura di stringerla troppo forte, di farle male ma lei sorrise inarcando leggermente la schiena, gli occhi concentrati, persi nei suoi mentre la dolcezza di quelle spinte invadevano ogni loro pensiero, era consapevole dell’effetto che scatenava in lui, lo era sempre stata, giocava con il suo senso di colpa, lo usava per mostrargli quanto sbagliata fosse stata quella scelta, le gambe sode, perfette, strette con forza attorno ai suoi fianchi impedendogli di fuggire ma non aveva bisogno di farlo perché quello, era l’unico posto dove avrebbe voluto essere.


“Dovresti dormire” “Se lo faccio allora non ti potrò più toccare” lo strinse più forte, il ventre appiccicato al suo mentre un debole sorriso provava a mascherare la stanchezza “Accadrà lo stesso, è solo una notte e ...” “Lo so ma fino ad allora posso sentirti” le sfiorò il viso con le labbra lasciandovi una tenera scia di baci “L’ho sentito sai?” aprì gli occhi sorridendo “Si è mosso” le mani intrecciate sul suo ventre mentre una piccola spinta giocava a nascondino con loro “Ehi piccolo” mormorò ridendo “Lo so che è tutto strano lì dentro, senti tutto mille volte più forte ma devi stare tranquillo amore mio perché non accadrà mai niente di brutto a nessuno di voi, il tuo papà non lo permetterà mai” la mano posata sulla sua mentre un legame più forte del sangue riempiva il suo cuore “Sarò sempre qui bambino mio te lo prometto, ti guarderò da lassù e sarà orgoglioso di tutto quello che farai”  di nuovo un leggerissimo movimento, impercettibile, tenue, sollevò lo sguardo sorridendo ma lei si era addormentata, persa nella dolcezza dei sogni, le mani ancora intrecciate alle sue “Non vi accadrà niente di male te lo giuro” stretto a lei con il terrore di venirne separato, sarebbe accaduto lo sapeva bene, sarebbe accaduto e non avrebbe potuto fare niente per evitarlo.
I minuti passavano lenti, il respiro del vento oltre i muri e un leggerissimo scroscio d’acqua ad accompagnare quella miriade di pensieri, un groviglio immenso che non riusciva a riordinare, continuava a guardarla, ne spiava ogni più piccolo movimento, sorrise dandosi dello stupido, per anni aveva dormito con lei e mai, mai si era fermato a comprendere quanto bella potesse essere durante la notte.
Forse la colpa era di questa stupida distanza, non aveva mai capito l’importanza di una carezza sulla pelle, non fino a quando il destino aveva deciso di strappargli la cosa più bella del mondo, sua moglie, Ghoan, gli anni che avrebbe dovuto passare accanto a lui e poi quel bambino che non avrebbe mai conosciuto il viso di suo padre, i suoi primi passi, la prima parola, chiuse gli occhi cercando di respirare ma più ci provava, più l’aria rifiutava di entrare nei polmoni “Ti amo” due parole sussurrate al silenzio, incatenate dentro a quella stanza che avrebbe custodito per sempre quella dolcissima confessione.

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Capitolo 9
*** Lacrime ***


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                        Lacrime




Immobile con le mani strette attorno al bordo del tavolo, era rimasto lì quasi tutta la notte fino ad ora, fino a quando i primi timidi raggi del sole non avevano deciso di rompere quella coltre fitta e pesante.

Continuava a sorridere mentre lei si nascondeva da quella debole luce, gli occhi chiusi e le labbra leggermente arricciate poi quel gesto naturale, la mano destra a sfiorare il lato vuoto del letto, un brivido improvviso che la costrinse ad aprire gli occhi.
Nella penombra della stanza solo il vuoto a darle il buon giorno, si strinse nella coperta soffocando un singhiozzo, e poi lui, invisibile, così lontano da lei eppure tanto vicino da poter sentire le sue lacrime.
Lo sapeva, sapeva che sarebbe stato così e si era ripromesso di non guardarla, di andarsene prima che quelle perle d’argento lo colpissero dritto al cuore “Va tutto bene tesoro mio” mormorò sorridendo ma quelle parole non le sarebbero mai arrivate perché era l’alba, perché lui doveva ritornare al giusto posto, un ricordo doloroso, quello e nient’altro.
Si alzò lentamente massaggiandosi il collo “Andrà tutto bene amore mio non preoccuparti, presto dimenticherai anche le lacrime” ma lei continuava a piangere incurante del sole, incurante della sua presenza “È ora di ritornare figliolo”  “Stavo solo …” si fermò di colpo pugnalato al petto da quegli occhi profondi a pochi centimetri dal suo viso “ … stavo solo, volevo salutarla” “L’hai fatto”  annuì debolmente allontanandosi di un passo da lei, in piedi, ferma a guardare la sua immagine riflessa nello specchio, le mani posate sul ventre mentre calde lacrime le torturavano il viso “Figliolo devi venire via da lì, il tempo che ti è stato concesso purtroppo è finito”  un debole sorriso prima del niente più assoluto.

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Capitolo 10
*** Almeno ***


Almeno
Almeno


“Almeno l’hai stretta tra le braccia” “Già” ribatté ironico sollevando un enorme peso “E a cosa mi è servito? L’ho fatta soffrire per l’ennesima volta” “È questo che credi?” non rispose nemmeno, si concentrò sui suoi esercizi lasciando a re Kaio la possibilità di divagare “Io credo che sia stato meglio così figliolo. Rendere la vostra distanza meno dolorosa non è forse meglio che lasciarla nell’incertezza? Ora sa che non sei solo un fantasma che la incontra la sera ma un uomo, un uomo che ama da morire la sua famiglia, è tanto brutto da accettare?” “Sono stato egoista, l’ho fatto di nuovo” “Oh io credo che ..” “La volevo, volevo lei per cancellare il dolore, per costringerlo a restare incatenato in fondo all’anima, la volevo per me stesso, volevo sentire la sua pelle sotto le dita e poi i suoi baci …” chiuse gli occhi lasciando cadere il peso “ … mi mancava da morire e ora …” una mano tra i capelli e l’altra a coprire il volto “ … sapevo che avrebbe pianto, sapevo che il risveglio sarebbe stato orribile e mi ero detto: non andare da lei! Non puoi farle del male ancora! E invece, come un’idiota mi sono ritrovato lì, a stringerla, ad amarla e per cosa? Una notte di ricordi?” “Una notte per capire quanto lei faccia parte di te” mormorò il vecchio sedendosi accanto a lui “Non hai fatto niente di sbagliato figliolo. La ami, perché non riesci ad ammetterlo?” “L’ho fatto io …” “No, le hai sempre e solo detto:
tornerò presto te lo prometto … oppure … mi sei mancata anche tu ,  ma non le hai mai detto ti amo, perché?” “Ha importanza?” “Se il continuo senso di colpa che hai mi tiene sveglio la notte si!” esclamò burbero dandogli un pugno sulla spalla “Ti sento di notte sai? Non fai altro che camminare avanti e indietro e perfino mentre dormo riesco a sentire i tuoi pensieri” “Mi dispiace non …” balbettò confuso “ … davvero sente i miei …” “Oh ci puoi giurare ragazzo!” “Questo vuol dire che lei … ieri lei …” “Levatelo dalla testa!” sorrise lasciando uscire l’aria dai polmoni “Meno male, per un attimo ho temuto che lei avesse …” “La notte dormo figliolo! Quello che fai tu con tua moglie è ben lontano dai miei pensieri credimi” “Beh, questo è positivo” “Altroché” “No davvero sa? Se fosse stato il contrario sarei stato costretto a prenderla a pugni per aver origliato” l’altro scoppiò a ridere divertito “Sei geloso” “È mia moglie!” “È una buona cosa sai? Vuol dire che almeno ci tieni a lei” “Ma che … è impazzito per caso?” domandò confuso voltandosi verso di lui “Sei geloso, la proteggi e le dai il permesso di conoscere la luce del tuo cuore ma non la dici ti amo” le lunghe antenne vibrarono qualche secondo poi ancora un sorriso enorme  a dipingersi sul suo viso rubicondo “Sai cosa penso figliolo?” “Cosa?” “Penso che tu non le abbia mai detto quello che provi perché ne sei spaventato” “Ho affrontato guerrieri di forza esagerata e non ho mai avuto paura” “Si, ma sapevi contro cosa combattevi ma qui …” si alzò traballante da terra pulendosi la lunga veste “ … qui andiamo ben oltre. Conosci l’arte della lotta, sai affrontare trasformazioni che spingono il corpo a sforzi estremi e con estrema facilità le controlli e usi per disperdere il male, sei riuscito a salvare la terra innumerevoli volte ma non sei mai riuscito a dirle ti amo, e il motivo è semplice sai?” continuava a fissarlo in silenzio cercando di concentrarsi sulle sue parole ma tutto diventava tremendamente difficile “Pronunciare quelle parole vuol dire legarsi in modo definitivo a lei” “L’ho fatto, questa mattina io ho …” “Non poteva sentirti, non poteva vederti e tu l’hai detto al silenzio. Non è così che funziona figliolo, non è continuando a scappare che risolverai le cose” “Non c’è bisogno di dirle queste cose, insomma, lo sa che io ..:” “Che la ami? Oh certo che lo sa ma c’è una differenza ragazzo, lei te l’ha detto e tu hai sorriso e l’hai baciata ma non le hai risposto” “Non serve!” “Ah no? E allora come mai pensi continuamente a quello?” colpito e affondato, forse re Kaio aveva ragione, forse era davvero quello “Cambiamo discorso vuoi?” “Come?” “Fossi in te mi allenerei sodo figliolo perché il torneo è molto vicino e non voglio essere preso in giro, di nuovo, dagli altri re Kaio chiaro?” un ultimo sorriso e poi di nuovo la faccia sonnecchiante di Bubbles “Beata te scimmietta, non ti devi preoccupare di niente” Bubbles lo guardò confusa qualche secondo prima di tornare a dormire “Già, non devi preoccuparti di nessuno …” 

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Capitolo 11
*** È Giusto ... ***


Dragonball 11
                È giusto ...



“Ehi” un sorriso enorme a colorarle il volto mentre il fiatone le spezzava il respiro “Scusami, Ghoan ha elegantemente picchiato un suo compagno di scuola” “Come ha … sta bene?” “Oh non preoccuparti, se la caverà bene, gli ho già fatto la ramanzina a dovere sai?” “No” ribatté confuso “Non nostro figlio ma il …”  “Starà bene, non è successo praticamente niente, solo qualche pugno” “Qualche pugno di Gohan è diverso da qualche pugno di qualsiasi altro bambino” “Non preoccuparti” ribatté allegra sedendosi sulla roccia “Non è successo niente” “E perché non è successo il niente di cui parli?” domandò guardingo studiandone il volto “Hanno litigato tesoro, capita tra ragazzini sai?” “Avanti credi davvero di riuscire a cavartela così?” sbuffò alzando gli occhi al cielo “Allora, hai scelto il nome?” lo vide tremare leggermente per quel cambio improvviso di discorso “Il nome?” “Mancano due mesi sai?” “Lo so, non preoccuparti non me lo sono dimenticato” una punta di malinconia a colorargli la voce “Non è così grave sai? Insomma, puoi vederlo anche da lassù giusto? Andrà bene lo stesso” gli sfiorò il viso, un gesto leggero, naturale ma la reazione non fu altrettanto naturale, la mano passò attraverso il suo viso senza darle tempo di riflettere “Allora” finta allegria a mascherare il disagio “Hai scelto un nome?” scosse dolcemente la testa concentrandosi sul proprio respiro “Sai, forse è meglio che lo scelga tu” “Perché?” domandò confusa posando la fronte sulle mani “Perché si, perché è normale e giusto così, sei sua madre”  “E tu sei il padre e allora? Come la mettiamo?” “Voglio solo che sia tu a scegliere il nome tutto qui. Lo porti dentro da sei mesi, è parte di te e credo sia giusto così” poi un leggerissimo suono, una parola dolce come non mai “Mamma!” si voltarono entrambi verso il gruppo di alberi alle loro spalle “Gohan?” “Che ci fai qua fuori?” domandò preoccupato avvicinandosi a lei “Non dovresti essere qui” “Stavo …” sollevò lo sguardo incrociando gli occhi dell’uomo “ … avevo bisogno di riflettere tutto qui” “Puoi farlo in casa mamma” la strinse per la vita aiutandola ad alzarsi “Gohan non credi che sia …” “Hai bisogno di riposare! Ricordi cos’ha detto il dottore?” si mordicchiò leggermente le labbra pregando che lui non si fosse accorto di niente ma lui era già lì, in piedi dietro al figlio, le braccia conserte e gli occhi piantati nei suoi “Ti sei scordata di dirmi qualcosa?” non rispose, si limitò a sorridere lasciando che Gohan la tirasse dolcemente verso la stradina “Andiamo mamma, ti preparo qualcosa di caldo e poi parliamo un po’” il viso del bambino si illuminò di colpo, non era quello che aveva immaginato per lui, era ancora così piccolo, avrebbe dovuto giocare assieme agli amici, correre allegro e pensare solo a scegliere il colore dei suoi giochi e non sostituire suo padre.

Già, forse era quella la sua punizione, vedere gli unici gioielli della sua vita perdere il loro splendore giorno dopo giorno, Dio cosa avrebbe dato per vederli sorridere!
Pregava ogni maledetto giorno che il suo bambino ritrovasse la voglia di saltare, di correre felice tra i campi assieme ai suoi amici fantasticando sul mondo, immaginando cose che solo un bambino può creare, pregava di vedere sua moglie serena, in pace con sé stessa, lontana da tutto quel fottutissimo dolore che lo attanagliava, pregava per i loro sorrisi, per quelle dannate lacrime che non li lasciavano in pace nemmeno per un secondo, pregava e basta, perfino ora, mentre con il cuore a pezzi la guardava camminare lontano, la mano stretta in quella del figlio cercando di mascherare con un sorriso le lacrime.

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Capitolo 12
*** Respira Amore Mio ***


dragonball 12
Respira Amore Mio



Di nuovo una contrazione, di nuovo la mano chiusa con forza attorno al lenzuolo, il respiro accelerato mentre quel dolore profondo lacerava ogni suo senso.

Si avvicinò lentamente a lei cercando di non sembrare agitato o spaventato ma come poteva non esserlo? Lui era lì, in piedi vicino a quel fottuto letto incapace di parlarle, di respirare mentre quegli occhi spaventati cercavano nel suo viso aiuto “D’accordo, è in arrivo un’altra contrazione ma questa volta non devi spingere ok?” mormorò il  medico accennando un leggerissimo sorriso “Non spingere, resta tranquilla e non preoccuparti di niente, andrà tutto bene, mi occuperò io del tuo bambino” un debolissimo assenso, chiuse gli occhi voltando il viso verso di lui, la mano posata a pochi centimetri dal volto.
Avrebbe voluto stringerla, tenerla stretta con tutte le sue forze ma non gli era permesso, già essere lì era un regalo immenso “Fai un bel respiro, trattieni l’aria finché non passa la contrazione” la voce rassicurante del medico non riusciva a tranquillizzarla, la contrazione arrivò più forte della precedente, la vide tremare violentemente trattenendo il respiro, ogni muscolo contratto mentre una lacrima insolente fuggiva all’autocontrollo “Sei bravissima amore mio” mormorò a pochi centimetri delle sue labbra, un debole sorriso a intromettersi nel dolore poi un’altra contrazione “Ho bisogno che tu non spinga ok? Il bambino è bloccato” “Sta … cosa …” era sfinita, distrutta dalle troppo ore di travaglio “Sta bene, starà bene, devi solo resistere un altro po’” ma le lacrime scoppiarono violente rompendole il respiro “Va bene tesoro, ce la faremo” le sorrise paralizzato a pochi passi da lei, non sapeva cosa fare, come muoversi o cosa dirle.
Che diavolo poteva fare? Aveva combattuto contro i più grandi guerrieri dell’universo e non aveva mai avuto tanta paura, un impeto improvviso, posò la mano sulla sua stringendola con forza, la ragazza aprì gli occhi di colpo, il respiro rotto dal pianto mentre lo sguardo si fondeva al suo, le mani strette, incatenate l’una all’altra senza lasciare all’aria la possibilità di separarli “Che diavolo …” balbettò confuso ma la stretta della ragazza si rafforzò di colpo “Non ci riesco” mormorò tra le lacrime “Si che ci riesci” sorrise scostandole dal viso le ciocche di capelli, la pelle fresca, imperlata di sudore scorreva veloce sotto le dita lasciandolo stordito e spaventato “Sei riuscita a sopportarmi puoi fare anche questo” “No che non posso” “Ascoltami …” le sorrise sollevandole dolcemente il volto “ … sei riuscita a cavartela da sola tesoro, tutte le volte che ti ho lasciato per salvare vite umane, tutte le volte che non ho riflettuto condannando anche te ad una vita non giusta, tutte quelle volte amore mio sei riuscita a rialzarti” un altro sorriso, debole, indifeso “Sei forte amore mio, lo sei sempre stata e ora, ora hai bisogno di quella forza perché il nostro bambino ha bisogno di te” un’altra contrazione poi la voce rassicurante del dottore “Ci siamo, ancora due spinte e avrai il tuo bambino” pochi minuti lunghi un’eternità “Resti qui con me?” gli occhi scuri piantati nei suoi, stanchi, imploranti “Non vado da nessuna parte piccola, sono qui e non vado da nessuna parte” ancora una contrazione e poi quel pianto liberatorio a riempire l’aria.
Sorrise mentre la voce di suo figlio gli riempiva i sensi “È nato” sussurrò tra le lacrime mentre quella piccola vita lottava per respirare.

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Capitolo 13
*** Tramonto ***


Dragonball 13                 Tramonto




Non aveva mai avuto tanta paura in vita sua, si era scontrato con mostri orrendi, esseri in grado di distruggere la Terra in meno di cinque minuti e suo figlio, era bastato lui a farlo tremare come una foglia scossa dal vento gelido.

Vederlo nascere, restare accanto a lei, sentire la sua paura e la sua rabbia era stato più massacrante di qualsiasi altra cosa.
Ora se ne stava lì, gli occhi persi sull’acqua increspata del lago, pensieri contorti e strani, pensieri che non si addicono ad un morto, incrociò le mani sotto al mento cercando di trovare un filo logico in quella miriade di sensazioni che si prendevano gioco di lui ma non c’era niente di logico in tutta la sua vita.
Cresciuto da solo, abituato a combattere fin da bambino, innamorato della guerra e di quel continuo mettersi alla prova, già, finché non incontrò lei, il suo sorriso e la sua voglia matta di vita più forte di qualsiasi sfida.
Lei così decisa e forte, una ragazza adatta a lui, adatta agli sbalzi di carattere del guerriero più forte dell’universo intero eppure, nonostante questo, era sempre stata lei a soffrire, a perdere le speranze, a restare sola.
Oh certo, non era colpa sua, non era così che si era immaginata la vita con lui ma che poteva farci? Sorrise sfiorando l’erba fresca con le dita, fresca come la sua pelle, il suo sorriso … era mattina, una fresca a luminosa mattina di primavera, dalle finestre aperte un lieve venticello a prendersi gioco di loro, di lei stretta con forza tra le sue braccia, continuava a ridere nascondendo il viso sul suo petto mentre il vento le sfiorava la schiena nuda. Era rimasto sveglio tutta la notte osservandola, studiandone le espressioni, il modo buffo che aveva di arrotolarsi nelle coperte, il calore che emanava il suo corpo esile e delicato “Se non la smetti di ridere ti verrà il singhiozzo” “Oh andiamo!” “Lo sai che succederà, ti viene sempre il singhiozzo quando ridi troppo” esclamò divertito facendole il solletico “Oh ceto, divertiti pure guerriero ma sappi che essere un super uomo biondo o moro a scelta, non ti da il diritto di prendermi in giro!” lo spinse via ma per quanti sforzi facesse, le sue mani restavano prigioniere di quell’uomo forte e testardo “E così, è questa la tua forza? Devo ammettere che sono deluso sai? Un grande guerriero merita una moglie alla sua pari” poi una scintilla nei suoi occhi, uno sguardo carico di sfida che conosceva bene e che amava da morire “E così …” sussurrò avvicinando le labbra alle sue “ … non sono alla tua altezza vero?” un contatto delicato e lieve mentre i corpi cambiavano posizione, da soli, senza fretta alcuna, quasi come se quel gioco di parti fosse all’ordine del giorno “E ora? Cosa dice l’uomo più forte dell’universo? Sua moglie è alla sua altezza?” “No” rispose ridacchiando mentre la pressione delle sue gambe aumentava contro i fianchi “Per ora mia moglie è seduta su di me e ride” “Allora immagino che se tua moglie fa questo …” le labbra posate sul suo petto salivano lentamente fino al collo fino a cercare il suo viso “ … è considerata non adatta alla tua forza” la fronte posata contro la sua e una sottile scia d’aria fresca a separare le labbra “Io credo di avere accanto la ragazza più bella del mondo intero” le sfiorò la schiena salendo fino alle spalle, brividi gelidi che la costrinsero a tremare leggermente “Hai il singhiozzo” mormorò divertito baciandole il collo “Non è vero!” “Oh io credo di si” un lievissimo tremito, scoppiò a ridere abbracciandola con forza mentre il suono fresco di quelle parole riempivano l’aria attorno a loro … lasciò cadere le mani nel vuoto ridacchiando “Ehi” si voltò di colpo incontrando i suoi occhi “Che ci fai qui? Dovresti riposare e non correre via ogni volta che …” “Che cosa?” ribatté ironica sedendosi accanto a lui, tra le braccia, il regalo più bello che la vita gli aveva fatto “Come ti senti?” “Bene, stiamo bene” una manina rosea si posò sulla sua, era così piccola, così indifesa, distolse lo sguardo, continuare a spiarli senza poter toccarli era una punizione più che sufficiente “Non ho avuto più quelle strane nausee e il dottore ha detto che il piccolo sta bene” “Bene, questo è importante” un altro sguardo rubato “Allora amore, hai deciso il nome?” scosse leggermente la testa sorridendo “No, non ancora” il bambino si strofinò gli occhi, le labbra arricciate e il respiro accelerato “Cos’ha?” “Credo abbia fame” slacciò la camicetta senza staccare gli occhi da lui “Cosa c’è?” “Io? Non ho niente, sto solo guardando mio figlio tutto qui” “Ma davvero?” mormorò guardinga “Non stai per caso lasciando che il senso di colpa si prenda gioco di te vero? Te l’ho già detto un sacco di volte, va bene così, stiamo bene vedi?” ma lui non rispose, si limitò a sorridere abbassando di nuovo lo sguardo “Come diavolo fai ogni volta a …” “Mi credi davvero così sciocca?” “No è solo strano tutto qui” “Sono tua moglie, credi davvero che sia difficile per me capirti? Ti conosco bene amore mio, ti si legge in faccia ogni emozione” sfiorarle il viso sorridendo, era questo quello che desiderava nel profondo del cuore ma sapeva che quello, sarebbe stato solo un maledetto desiderio “Ne abbiamo già parlato ricordi? Ce la caveremo bene e poi …” si soffermò un secondo sul viso del piccolo “ … loro possono sentirti no? Vedrai che andrà bene” “Lo so ero solo … pensavo al tramonto” bugiardo, bugiardo ed egoista “Allora …” riprese stringendo più forte il piccolo “ … penseremo al tramonto insieme” un sorrido dolce come il miele mentre i teneri raggi dorati le coloravano il volto.

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Capitolo 14
*** Goccia di Luce ***


Dragonball 14                   Goccia di Luce




Dio come avrebbe voluto essere laggiù con loro, tenere per mano il piccolo Goten mentre, traballante ed insicuro, si alzava in piedi cercando di muovere i primi passi.

Camminare accanto a loro, sfiorare i capelli di sua moglie sorridendo quando la mano scendeva sul collo e un tremito lieve scatenava le sue risate, stringerla tra le braccia lasciandosi avvolgere dal suo profumo, dal calore che quel corpo perfetto era in grado di dare e poi Gohan e il suo viso, le sue emozioni, il terrore e le insicurezze di ogni ragazzino che si affaccia alla vita, quella vera, quella fatta di scelte, di amici, di primi amori.
Una vita che lui, per troppo tempo, aveva dimenticato, messo in secondo piano perché la sicurezza di avere comunque al suo fianco  una persona, aveva cancellato ogni incertezza, già, e lui cosa doveva a questa persona? Quante volte l’aveva lasciata sola, quante volte aveva permesso alla rabbia, alla guerra, alla cattiveria di prendere il sopravvento, di trascinarlo lontano abbandonandola sulla Terra, da sola per l’ennesima volta.
Eppure ora più che mai, avrebbe desiderato tornare ad essere quel guerriero, perché quel guerriero perdeva il controllo, si allontanava da ogni sentimento diventando un animale e non era costretto a guardare la vita.
Il primo Natale di Goten, il suo sorriso allegro e curioso quando, per la prima volta, le manine sfiorarono la neve, poi il primo compleanno, i primi dentini e quella parola tanto dolce da massacrarlo dentro “Mamma”.
Una parola, un milione di emozioni racchiuse dentro a semplici lettere e ora, per la prima volta in tutta la sua maledetta vita, si era reso conto di quanto quella donna fosse una madre meravigliosa.
La vedeva serena, dolcemente concentrata sul suo piccolo, sorridente cercando di dimenticare, chiudendo per un attimo ogni brutto pensiero fuori dalla mente.
Quanto male le aveva fatto, quanti pianti e quante delusioni eppure, lei era lì, seduta a gambe incrociate sul tappeto, con una mano a reggere suo figlio mentre l’altra cercava di invogliarlo a lasciare la presa “Sei meravigliosa amore mio” ma la dolcezza di quell’attimo perfetto non venne intaccata dai suoi sospiri.
I fantasmi non posso interferire con la vita dei mortali lo sapeva bene, ma in fondo al cuore, dove l’amore e la gioia erano imprigionate dietro al gelo, sperava ardentemente che sua moglie potesse sentirlo, che lo ascoltasse perché ripeterlo al tramonto non poteva bastare, non per lei, goccia di luce in un universo di buio e guerra.

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Capitolo 15
*** Pensieri sussurrati al Vento ***


                                                    Pensieri sussurrati al Vento





Ci aveva pensato milioni di volte, si era costretto a parlare con le nuvole, con le stelle provando e riprovando quel discorso così leggero e privo di emozione che per tutta la vita, era rimasto chiuso a chiave nel cuore.
Grazie amore mio … si concentrò sulle nuvole candide che gli accarezzavano il volto, che giocavano spinte dal vento mentre il mondo sotto di loro si era appena addormentato. La luna saliva leggera a est illuminando d'argento quei prati verde smeraldo, accarezzando con la sua luce le stelle e le punte innevate dei monti … grazie amore mio per essermi stata accanto. Grazie per i sorrisi, per le lacrime, grazie per la forza immensa che mi hai regalato e che troppo spesso, ho finto di non vedere. Mi dispiace, credimi mi dispiace davvero. Lasciarti era l'ultima cosa che volevo ma forse, inconsciamente, pensavo che avrei avuto tutta la vita per dirti queste cose … sorrise mentre il vento fresco si insinuò tra i pensieri cancellando certezze, rivoltando sentimenti e paure … sono stato uno sciocco. Non mi sono nemmeno fermato a pensare, a riflettere su quanto il dolore delle mie scelte ti avrebbe massacrato, sulle conseguenze che ti avrebbero portato solo lacrime. Non era quello che volevo, non era farti piangere che desideravo ma di una cosa puoi essere certa, tu sei stato il mio ultimo pensiero. Era il tuo viso che avevo davanti agli occhi, le tue labbra, il tuo sguardo. Sei stata la mia salvezza, la mia ancora mortale che costringe ogni giorno questo cuore che ora è solo polvere a battere, a correre all'impazzata quando i tuoi occhi tornano nei sogni, quando il freddo mi costringe a tremare e d'improvviso, sento sotto le dita il calore della tua pelle.
Non è una vita la mia, spiare il mondo, vederti crescere, cambiare senza di me, no amore mio, non è una vita questa.
Vorrei stringerti tra le braccia, vorrei ascoltare il tuo respiro e non sai quanto male mi fa, vedere sul tuo viso un sorriso falso, una piccola perla di luce che urla al mondo: va tutto bene, sto bene.
Lo fai per i nostri figli, lo fai per te stessa, perché le mie scelte hanno cancellato di colpo quella luce stupenda che ti portavi dentro …
inspirò lentamente, quasi come se l'aria fresca della notte potesse aiutare quei pensieri a fluire meglio, ad abbandonare le catene del raziocinio per volare alte nel cielo.
Conosceva a memoria quei pensieri perché tutte le notti ci lottava, aveva sbagliato, aveva sbagliato su ogni cosa, su di lei, sulla certezza di averla accanto perché così facendo, si era perso parte dei suoi sorrisi, si era perso quella dolce insicurezza di lasciare la casa perché era certo, che al proprio ritorno, l'avrebbe trovata lì e invece, non aveva calcolato quell'assenza imposta, quel doloroso distacco che si mangiava velocemente ogni loro ricordo … Ti chiederò scusa per l'eternità amore mio. Ti chiederò scusa ogni giorno finché il cielo me lo permetterà perché questo è l'unico modo che ho per restarti accanto, per restare accanto ai nostri figli. Ma non temere, resterò sempre vicino a te, potrai vedermi ogni volta che alzi gli occhi al cielo, ogni volta che spii il volo di una farfalla pensando a quella mattina fresca in riva al lago. Porto nel cuore ogni tuo respiro, ogni gioia che mi hai regalato e so di non avertelo mai detto ma ti amo, ti amo così tanto amore mio e per quest'amore, ti prometto che le stelle ricorderanno per sempre il tuo nome, che ogni tuo giorno sarà pieno di vita e di dolcezza perché non è questo distacco la fine della tua voglia folle di vivere.
Non sarai tu a pagare per il peso di questo dolore, te lo giuro amore mio, non sopporterai più niente di tutto questo perché sono abbastanza forte per tutti e due.
Tu vivrai, imparerai di nuovo ad amare e sarai la madre meravigliosa che i nostri figli amano e adorano, perché è questa il tuo futuro, è per questo che sei nata, per dare amore, per rendere il mondo, il nostro mondo un posto migliore …
sorrise appena passandosi una mano in viso.
Sentiva crescere dentro la voglia folle di piangere, di scendere da quel letto di sogni e abbracciare di nuovo i suoi figli, la sua bellissima sposa, la sua vita.
Sogni e fantasie che i fantasmi non possono avere, non possono provare; punizione infinita per un cuore che forse, non meritava tutto quel dolore ma c'era così tanto male nel mondo, così tante ingiustizie, le stesse che l'avevano costretto a scegliere.
Vita o morte, lei o l'eternità senza di lei, alla fine aveva scelto il mondo, il terzo incomodo che regnava sovrano su ogni sua decisione.
Aveva perso lei, i suoi figli, gli amici, aveva perso ogni cosa per un sacrificio che avrebbe potuto evitare, ma come poteva farlo? Come poteva reprimere il suo essere così attaccato alla razza umana? Come poteva fingere indifferenza davanti ai bambini e alle persone indifese? Aveva scelto, l'aveva fatto ma per ogni scelta c'è una conseguenza, la sua? Le lacrime di sua moglie.
I pianti soffocati che portavano via le sue notti, i pensieri spenti, cupi, la voglia maledetta di rivederlo che molte volte la distoglieva dalla realtà.
Non poteva tornare indietro, non poteva andare avanti, bloccata tra due mondi, incastrata a terra con un macigno sul cuore, quel macigno immenso che lui aveva creato anno dopo anno e che ora, pesava più di una montagna.
Come avrebbe voluto liberarla da quel peso enorme ma i fantasmi non piangono, i fantasmi non aiutano gli esseri umani, nemmeno quando questi sono la metà esatta del proprio cuore.
Così, se ne stava lì, a ripetere minuto dopo minuto quelle parole, le sussurrava al vento con la segreta speranza che arrivasse fino a lei, che in qualche modo, toccasse il suo cuore restituendole almeno in parte, l'amore profondo che per anni li aveva uniti e che nonostante la distanza, costringeva un uomo e una donna a piangere silenziosi mentre le stelle, uniche spettatrici di quella tragica commedia, restavano in silenzio ad ascoltare il battito dei loro cuori.

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