Break on through to the other side

di ausel dawn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Time we cried ***
Capitolo 2: *** Unhappy girl ***
Capitolo 3: *** Bird of Prey ***
Capitolo 4: *** Riders on the Storm ***
Capitolo 5: *** Waiting for the Sun ***
Capitolo 6: *** Orange County Suite ***
Capitolo 7: *** Five to one ***



Capitolo 1
*** Time we cried ***


Time we cried

 
 
 
 
Bastava solo che ti guardassi un po’ più a fondo.
Cosa sei diventata?
Non vedo più te, in quel corpo vuoto, o semplicemente pieno di macerie.
Perché l’hai fatto?
Cercavi amore, come sempre mi ripetevi, o volevi semplicemente
qualcuno che ti ascoltasse?
Forse è per questo che ti sei appoggiata a lui.
Un grido muto formato dalla fame che avevi in corpo.
Un grido quasi sussurrato, oh, sì, perché volevi fare piano,
non dovevi svegliare la bestia.
Tutto perché avevi paura.
La paura ti ha fatto segnare sempre più a fondo.
Da tre a cinque buchi, solo così saresti diventata bella.
Certo, perché te non eri bella!
Tutt’altro; cos’eri allora?
Spiegamelo, perché non lo capisco,
sai che non ci riuscirei mai.
Io non so chi siamo.
E’ per questo che ti ho chiamata in mio soccorso.
Lo ammetto, anche io ero spaventata dalla bestia,
e cosa sono arrivata a fare?
Chiamare te!
Invece di cercare di reagire ho chiamato te!
Ma a cosa mi servi?
Ecco, me l’hai fatto rifare.
Questa volta erano mandarini, oh, ma tu lo sai bene, la scelta è stata solo tua.
Come a scuola, ormai sono costretta sempre a farlo.
Mentre le mie amiche
ti guardano,
Ci guardano.
Certamente, sono costretta ad usare il “noi”.
In fondo cosa sei tu senza di me?
E cosa sarei io senza di te?
Ti voglio!
Lo sai che ho bisogno di te, tutto il discorso che sto cercando di fare per
mandarti via..
Non c’è, e non ci sarà mai più.
Come posso anche solo pensare di riuscire a vivere senza di te?!
Lo sai che se ci sei è perché lo voglio io.
O almeno cerco di darmi questa eterna convinzione,
sai, ho paura..
ho paura di essere diventata te.










Mi voglio semplicemente sfogare, non lo so come mai ho deciso di rendere pubblico tutto questo, forse lo scoprirete, forse no.
Oh, il titolo della raccolta so che è una canzone dei Doors, semplicemente mi fa stare meglio, mi è stata consigliata da un mio "amico" per cercare di stare meglio.
Ma a voi cosa frega? 
Dai, sono solo una bimbaminchia emina che vuole uccidersi e diventare Jim Morrison (molto figo con quelle poesie!1!11).
La smetto..
Bye cruel world. 

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Capitolo 2
*** Unhappy girl ***


Unhappy girl

 
 
 
 
 
Un altro anno che mi avvicina sempre più
alla fine.
Perché mai festeggiare?
Certamente, la mia ascesa arriverà prima,
il che è un punto a favore per questa festa,
però il tempo scivola via dalle mie piccole mani,
troppo deboli per non lasciarlo andare.
Oh, anche questa è colpa tua.
Per entrambe le questioni, e se ora sono bollente e medito, medito per far avverare prima i miei desideri..
la colpa rimane sempre tua.
Un altro anno passato con te.
Se non mi ucciderai
perché rimarrai?
Insomma, è questo il tuo compito.
Sai, avevamo pensato a domani come ultimo momento, il fatidico giorno,
Ironico, vero..
Di chi è stata l'idea?
Ormai non riesco più neanche a dividerci..
Siamo un essere solo, inutile, incompreso,
Ma che come dice lui, può avere una grande forza dentro.
Che poi oggi, mi ha anche lasciata lì sola, scusa, ci ha anche lasciate lì sole..
perché volermi aiutare se poi non gli importa.
La tua idea non è tanto sbagliata, sai?
Sarei una stronza a farlo, perché dover farmi comandare da te?
Stronza, stronza, stronze!
Siamo in due qui, lasciate a questo vacuo pensiero, che deve ancora essere scialacquato.
Oggi l'hai fatto ancora e tra un po' realizzerai il mio più grande incubo.
Vorrei fermarti, ma sono debole senza te, oppure sono fin troppo forte.. la questione non mi è ben chiara.
Lo prenderò?
Rispondi almeno a questa di domanda, insomma, delle risposte mi sono state promesse.
Perché non riesci a diventare la mia benefattrice?
Non importa, basta, più nulla importa.
Altro giorno, ma nuova vita.
Da piccola vedevo il compleanno come qualcosa con cui riuscire a cambiare, mi hai indicato la retta via almeno.
Un consiglio non mi è stato ancora dato?
Cosa dovrei fare?
Spiega, fa' rimbombare nella mia testa una spiegazione!
Come una campana, così forte che anche la bestia la senta.
Ora mi parli, ora cerchi di darmi delle spiegazioni.
Lo so che eri tu!
Tanto non serve più a niente nascondersi.
Il tuo messaggio, cosa me ne dovrei fare?!
Spiega, cazzo, spiega!
Affonda le mie paure, chiamale Titanic, così forti da essere distrutte da un pensiero fisso.
Che poi è quello che pensiamo?
Non so se sperarlo.
Intanto mi tengo stretto il tuo messaggio.
 
Unhappy girls
Don't have happy birthdays..

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Capitolo 3
*** Bird of Prey ***


Bird of Prey

 
 
 
 
La doccia animava il mio corpo ardente.
Era lì, davanti a noi,
ci fissava incredula,
sarebbe diventata nostra,
e noi stavamo per infondere il nostro
corpo su di essa.
Avevamo paura, lo sai,
io dentro di noi stavo cercando di
resistere a quell’impulso apparentemente
inumano.
Tu, dal canto tuo,
forse provavi ad avvicinarla al nostro braccio,
inerme alla sua propria potenza.
Doveva essere indolore.
Ma così non fu.
Il respiro accelerava, il cuore sussultava.
Ma del sangue neanche l’ombra.
Volevi continuare,
spolparmi era il tuo sogno.
Non subito però.
Ti fermavo, la lotta non cessava,
proprio come il dolore al braccio.
L’acqua mi doveva ripulire da quello che
Tu mi avevi fatto.
Gliel’avremmo detto domani.
Forse è proprio per questo che (me) l’hai fatto (fare).
Per parlare con lui.
Per sperare di avere una mano tesa,
tra le altre che ignoriamo.
I miei pensieri irrefrenabili si concentravano sul
Da farsi, mentre tu cercavi di compiere la tua missione.
Non funzionava, per niente, il sangue era concentrato solo sulle
Vene, dentro.
Solo pochi segni.
Avevo paura.
Ormai mi possedevi, cos’altro avrei dovuto fare?!
Il mio piccolo dito
Soffrì per farti capire, che
Quel sangue versato..
 
Non so che altro dire
(sei tornata?)

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Capitolo 4
*** Riders on the Storm ***


Riders on the Storm




Il cuore sussultava.
Un respiro irregolare
turbava l'aria tremante.
Lui ci guardava
disperatamente.
Non dovevo ascoltare
le mie amiche.
Ti eri fatta convincere
da loro, così ingenua
nel tuo amore.
Decisi di dirglielo,
forse il mio consenso
non turbó particolarmente
la nostra scelta..
ma di chi era?
 
«Non voglio più aiutarti!»
 
Il nostro fragile
cuore fu turbato
da quelle sue 
parole insulse.
Il nostro mondo 
cadde, così come
la nostra speranza in
lui.
Doveva farci stare meglio
invece eccolo lì
che ci uccideva.
Che poi forse
non era neanche vero,
i nostri sentimenti per
lui non erano certi.
Come niente altro..
l'incertezza ci corrodeva
come quell'acido muriatico
che la notte ci usciva
dagli occhi.
 
«È uno stronzo!
Vada a fanculo!»
 
In un giorno potevo
cancellare dalla 
mia vita
i miei sentimenti
vacui, ma pur sempre
preziosi,
così li definiva.
Una lacrima cadde
sul water,
il pavimento appicicaticcio
mi invogliava a rifarlo,
non avevo più nessuno
che potesse convincermi
a smettere.
Era passato un mese
da quella barriera
maggiore di trent'anni.
Troppi, ma non desideravo
una storia d'amore,
un abbraccio mi sarebbe 
bastato.
Non lo capiva.
In quel bagno umidiccio
ritrovai la pace
insieme la ritrovammo.
Tu compiesti la 
missione,
il vomito non cessava
mentre la mia anima si
rivoltava.
Colpi alla porta
che ti risvegliarono.
Una voce nota,
no, basta!
Ti dicevo,
basta!
Hai avuto il tuo momento,
e non hai più voluto
parlarmi.
Tu inceve lo incitavi.
Anche questo dovevi
portarmi via?!
Eri arrivata alla disfatta,
ed ora volevi fare
reset.
Lui ci avrebbe aiutate!
Entró.
Non fece mai piano,
come quando ci mandó 
alla sbando.
Non poteva entrare
in punta di piedi.
Era anche per questo che 
in lui trovammo
il padre.
Tornó e
non bussó.

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Capitolo 5
*** Waiting for the Sun ***


Waiting for the Sun

 
 
 
 
Apatia che si irradia.
La pazzia oramai dilaga,
senza darmi pace,
senza mai lasciarmi
sola.
La mia solitudine
sta proprio in questo,
il nostro mondo
fatto da confusione
che ci impone
di non continuare.
Cosa?
Cos'ho appena detto,
mi hai presa tra la
tua gelida morsa,
  senza respiro.
Apatia, accorri!
Aiutami a 
non soccomberti,
aiutaci a 
portarci alla morte.
Anche se non fosse
 quello che voglio...

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Capitolo 6
*** Orange County Suite ***


Orange County Suite

 
 
 
 
 
 
Anche quest’anno niente festa
per noi, vero
anti-ausel?
Ormai ne siamo abituate,
ma perché te dovresti soffrire?
Perché mai dovresti provare
questa più che malinconica
solitudine che ormai mi
trascina giù, inesorabile,
verso la mia fine?
Forse perché così
morirai anche tu?
Oh, ma che ti dovrebbe importare..
Questo è il tuo unico stimolo,
vivi per morire, per questo forse ho
paura di te (?).
Facce felici, quelle che io non indosserò
mai..
«Sai che sono finte»..
mi dici..
«Non saranno mai come te.
Sei speciale, lo sai,
te lo dice anche lui.. »
mi sussurri all’orecchio,
silenziosa, sinuosa,
invitante..
Cosa fai?
Prima cerchi di uccidermi,
ed ora sarei diventata
quella ragazza speciale.
Chi me l’ha detto?
Sei stata tu, anti-ausel?
Ho i miei seri dubbi..

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Capitolo 7
*** Five to one ***


Five to one

 
 
 
 
 
 
 
Acqua che consumava lentamente
le mie braccia.
Non erano più state offese, da
troppo (troppo) tempo.
Potevo sentire la mancanza di quella
scongiura, mi invogliavo a riprenderla,
a farmi possedere, di nuovo, per poi smettere.
Tanto sapevo che non mi sarei più
fermata.
Sentivo un dolore al braccio,
il braccio consunto, addomesticato
in malo modo.
Pulsava.
Proprio sulla ferita,
ormai aveva lasciato la sua vita tempo addietro,
ma sentivo, sentivo quella vena pulsare,
consumarmi un’ultima volta.
Volevo (dovevo) riprendere il mio amico
fidato, mi serviva sarebbe stato l’unico modo
per placare la mia instancabile vita.
Appesa ad un filo,
fu lei a placarmi.
Uscì, rigidamente, il sangue riempiva i vetri
appannati della doccia.
Schizzava, trasudava da fuori il sangue
che volevo placare, o dissanguare.
Mi si attorcigliava,
il respiro mi mancava, nuova vita sarebbe sorta,
da una morta.
Bianca, ero bianca.
Erano forse quelli i miei ultimi respiri?
Un nodo alla gola, quella vena diventò la corda della mia
salvezza (o almeno così pensavo tempo addietro).
Stringeva, il pallore non cessava.
Perché?!
Cos’avevo fatto di tanto sbagliato.
La mia vita doveva arrivare al termine,
voluttuosamente, ma pur sempre destreggiandosi
nel suo più grande compito:
dovevo soffrire.
Perché!?
Chi me l’aveva fatto fare?!
Dov’era, lo desideravo, con tutta me stessa.
Lo volevo, tra le mie braccia,
lo dovevo possedere.
«Basta! Lasciami vivere!
Oh, anti-ausel, fammi vivere!
Basta!»
Urla soffocate da quel nodo,
sempre più stretto.
Doveva finire.
Urla, urla tempestate
dalle mie lacrime,
ancora più amare.
Si placò.
La doccia mi possedeva ancora,
animava ancora la mia anima, inquieta.
Un sogno, un preavviso.
Sarebbe arrivata?
Mi avrebbe fatto male?
Chi può dirlo se non la mia stessa
Vita?

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