Destiny

di Silvia write
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio ***
Capitolo 2: *** Adesso ci sono io ***
Capitolo 3: *** Il ciondolo ***



Capitolo 1
*** L'inizio ***


Come poteva una semplice ragazza avere un ruolo tanto importante scritto nel suo destino, pur essendo all’oscuro di tutto?
Era forse per quello che era costretta a trasferirsi da Londra a Los Angeles con la madre?
Perché non le dava le risposte di cui aveva bisogno?
 
Aveva 15 anni, lì aveva una vita, andava a scuola, aveva degli amici, ma, più importante, a Londra c’èra la tomba di suo padre, morto quando lei aveva solo 2 anni. Era ignara della causa, ma sapeva che non era stata una malattia o qualcosa di simile a portarglielo via.
 
Ora, su un aereo, con un bagaglio ricco di ricordi e aspettative, sorvolava l’oceano, diretta a Los Angeles, diretta verso il suo destino.
 
Dopo 17 ore di volo, finalmente arrivarono nella loro abitazione. Una casa costruita più o meno negli anni ’50. Un tempo lì abitavano suo nonno e sua nonna, prima della nascita di suo padre e prima che questi si trasferissero a Londra.
Era grande e davvero  graziosa. L’esterno era di un rosa opaco, con un enorme giardino tutto intorno. All’interno erano alternati dei mobili antichi con un divano e dei quadri in stile moderno nel soggiorno,  riarredato  qualche anno prima, mentre le stanze da letto era state lasciate proprio come prima.
Emma  la trovò fantastica, nonostante fosse tanto vecchia si mescolava perfettamente con le case moderne della metropoli.
 
La mattina seguente Emma si dovette svegliare presto, avrebbe affrontato il primo giorno nella sua nuova scuola.
“Grazie mille mamma, ci vediamo stasera” disse Emma a sua madre, dopo che questa aveva parcheggiato di fronte al portone della scuola.
“Passa una bella giornata tesoro, e non temere, sono sicura che ti farai presto degli amici”. Emma adorava sua madre, era sempre tanto dolce e premurosa.
 
La campanella stava per suonare, e per evitare di essere travolta da una marea di studenti, si diresse direttamente verso l’aula 115, quella di inglese, dove avrebbe svolto la sua prima lezione.
 
In classe c’erano già dei ragazzi, ma uno colpì particolarmente la sua attenzione.

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Capitolo 2
*** Adesso ci sono io ***


Un ragazzo dagli occhi verde smeraldo se ne stava in disparte e guardava gli altri ragazzi con aria superiore. 
Appena notò  la presenza di Emma si voltò a guardarla, gli occhi verdi si accesero di una strana luce appena i loro sguardi si incrociarono .Emma in tutta risposta sussultò scossa da una sensazione inspiegabile mai provata prima, a sguardo basso si diresse su l’unico banco rimasto libero in prima fila.  
Dopo che la professoressa fu entrata e ebbe fatto l’appello scoprì che quel ragazzo si chiamava Nicholas.
Bel nome pensò, chi sa se era altrettanto una bella persona.
Non stava affatto seguendo la lezione , ma d’improvviso la voce della professoressa la riportò alla realtà.
“Nicholas, perché non fai fare un giro della scuola  alla nostra nuova studentessa?”
“Se lei è d’accordo, le farò volentieri da guida” rispose il ragazzo con una punta di speranza nella voce 
Emma alzò gli occhi sentendosi  chiamata in causa “Grazie mille, accetto. Mi sarà utile vedere l’intera scuola” disse con un sorriso imbarazzato.
“perfetto avete il mio permesso di saltare le lezioni per tutta la mattina” disse la professoressa soddisfatta.
I due ragazzi uscirono in silenzio dall’aula. Per rompere quell’imbarazzante silenzio Nicholas disse la prima scemenza che gli passò per la mente. 
“Quale armadietto ti hanno assegnato?”
“Undici” si limitò a dire la ragazza.
“Perfetto, io ho il numero dodici” rispose contento il ragazzo.
“Qui, c’è la biblioteca” disse Nicholas entrando in un’enorme stanza.
Era bellissima. Una stanza immensa piena di libri di ogni genere. Emma credeva di sognare. Aveva sempre adorato leggere, era come finire in un altro mondo.
“Fantastico verrò spesso qui. Adoro leggere e questa è la biblioteca più bella che abbia mai visto”.
Dopo che ebbero visitato l’intera scuola si recarono in un prato dietro l’imponente edificio, dove i ragazzi stavano durante la pausa pranzo o nelle ore libere. Nonostante fosse quasi novembre Emma indossava degli abiti leggeri, una maglietta di cotone azzurra, una gonna nera e un paio di ballerine basse. In quel periodo a Londra faceva sempre freddo e si sarebbe sognata un abbigliamento del genere. Il clima sempre bellissimo era una delle cose che amava di Los Angeles.
“Perché non mi racconti  qualcosa su di te? Oltre a sapere che ti chiami Emma e ti piace leggere non so altro” disse il ragazzo dagli occhi verdi guardandola intensamente.
“Non c’è molto da sapere. Sono nata a Londra e ho sempre vissuto lì, mio padre e morto quando io avevo due e ora mia madre ha deciso di trasferirsi qui per un motivo a me sconosciuto” rispose la ragazza con una naturalezza che sorprese Nicholas.
“E tu? Di te so a malapena il tuo nome”
Nicholas non sapevo se fosse il caso di dirle ogni aspetto della sua vita.
“Allora, ho sempre vissuto a Los Angeles, come credo tu abbia notato non mi integro molto nel gruppo, preferisco star solo che con quei ragazzi con cui non ho nulla in comune” Nicholas diceva la verità, ma non aveva detto tutto. Avrebbe aspettato il momento giusto.
“Ma adesso ci sono io” disse Emma guardandolo con i suoi enormi occhi marroni e sfoderando uno dei suoi soliti sorrisi, che Nicholas iniziava ad adorare.
“Finalmente”  disse  Nicholas sostenendo lo sguardo della ragazza. 

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Capitolo 3
*** Il ciondolo ***


Rimasero a fissarsi per un tempo che non seppero definire. Quel momento che da dolce si stava tramutando in imbarazzante venne interrotto dalla campanella che definiva l’inizio dell’ ora di pranzo.
\---\
 
 
Passarono due settimane, Emma instaurò una bellissima amicizia con Nicholas. 
Una sera, frugando tra gli scatoloni rimasti in quella casa trovò un ciondolo, con un simbolo sopra e all’interno la foto di suo padre.
“Mamma cos’è questo?” chiese Emma curiosa.
Appena la mamma lo vide si irrigidì, affrettandosi a rispondere “Era il ciondolo di tuo padre, appartiene alla famiglia da secoli, ora che l’hai riportato alla luce è bene che lo abbia tu, come avere una parte della famiglia e di tuo padre sempre con te!”
Emma fu felice della risposta di sua madre, ma notò che non le aveva detto tutta la verità. Però non chiese spiegazioni, sapeva che comunque non le avrebbe ricevute. 
“Grazie mamma, lo mostrerò subito a Nicholas” rispose Emma, gli occhi che luccicavano all’idea di rivedere il ragazzo.
“Il momento si avvicina” sussurrò la madre, cercando di non farsi sentire dalla figlia.
“che cosa?” chiese Emma stranita. La mamma si comportava in uno strano modo ultimamente e non capiva perché.
“ oh niente. Ora vai non far attendere Nicholas”
Emma non se lo fece ripetere due e volte e senza lasciare il tempo alla madre di aggiungere qualcosa si catapultò fuori dalla porta e si diresse in un parchetto davanti casa, dove aveva appuntamento con Nicholas.
Nicholas era ormai diventato il suo migliore amico, l’unico a Los Angeles. Però sentiva che il loro rapporto si stava trasformando in qualcosa di più che una semplice amicizia, anche se non lo ammetteva a se stessa.
Il ragazzo stava seduto su una panchina del parco, appena la vide le fece cenno di raggiungerlo. Emma  si sedette accanto a lui e ,dandogli il tempo di dirle solo “ciao”, tolse il ciondolo che aveva appeso al collo e glielo mostrò.  
“Guarda, l’ho trovato in soffitta. È un ciondolo che appartiene alla mia famiglia da secoli, o almeno è quello che dice mia madre. E questo …” –disse la ragazza aprendolo e mostrando la foto- “è mio padre”.
Gli occhi di Emma si riempirono di lacrime e Nicholas istintivamente l’abbracciò forte, un abbraccio ricco di significati diversi. 

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