Proud of Daughter

di Myzar195
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rancore ***
Capitolo 2: *** Fingere per me stessa ***
Capitolo 3: *** Confessioni divertenti ***
Capitolo 4: *** Situazioni imbarazzanti ***
Capitolo 5: *** Distrazione ***
Capitolo 6: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 7: *** Cogliere l'attimo ***
Capitolo 8: *** Buio ***
Capitolo 9: *** Nella mente di un padre ***
Capitolo 10: *** Bagliore ***
Capitolo 11: *** Casa Son ***
Capitolo 13: *** Consenso ***
Capitolo 14: *** Sono orgogliosa di essere tua figlia ***



Capitolo 1
*** Rancore ***


“Trecentoquarantaquattro….Trecentoquarantacinque….”
Ansimavo per la fatica, le gocce di sudore che cadevano dalla mia fronte ricoprivano il pavimento e mi bagnavano i capelli, sentivo le forze via via abbandonarmi, ma non potevo mollare.
“Trecentoquarantasei…”
Il peso del mio corpo era diventato 300 volte più grande e mi sentivo schiacciare al suolo, ma non potevo permettere di abbattermi, dovevo riuscire a superarla dovevo rendere orgoglioso mio padre.
“Trecentoquarantasette”
Si, l’unica cosa che mi importava era quella: sentirmi dire . Quante volte l’avevo immaginato?
“Trecentoquarantotto”
Ma quel momento non era mai arrivato, da quando avevo compiuto 17 anni mi allenavo giorno e notte cercando sempre di migliorarmi e diventare sempre più forte. La rabbia invadeva il mio corpo e mi dava la forza di continuare “trecento…quaranta…nove”
Ne manca uno, ce la posso fare, e poi riproverò, riproverò a superare il limite…
”Trecentocinquanta!”
Mi lasciai cadere e sentii il corpo schiacciarsi, ma era un sollievo non dover lottare più, le mie braccia non riuscivano più a sostenermi.
“Gravità 10” ordinai ad alta voce. La luce rossa che caratterizzava la sessione di allenamento si spense e venne sostituita dalla solita luce artificiale, nonostante mi sentissi estremamente leggera rimasi a terra ancora per qualche secondo a prendere fiato. Sentii il rumore del monitor accendersi e mi rialzai velocemente, non potevo permettere che qualcuno mi vedesse a terra. Mio fratello comparve e mi squadrò con aria di rimprovero:
“Bra, devi smetterla di allenarti così tanto, succederà quando dovrà succedere. E poi sono io che finisco nei guai se papà scopre che ti alleni a gravità 300! Lo sai benissimo che al massimo puoi fino a 150”
Fece una pausa, abbassai lo sguardo e incrociai le braccia.
“Non succede finché non sarò io a decidere che deve succedere…e poi se continuo ad usarla di notte papà non dovrebbe scoprirmi” dissi e mi avviai all’uscita, ma mio fratello mi fermò:
“Basta che non ti fai male sorellina…” sorrisi di sottecchi e uscii dalla Gravity Room. Fuori era ancora molto buio, quindi avevo il tempo di farmi una doccia e andarmene a letto per qualche ora. Sgattaiolai in fretta in camera passando per la finestra e mi avviai al bagno, accesi l’acqua calda della doccia e rimasi nella penombra.

Ripensando a quel momento emisi un ringhio, i vetri della doccia vibrarono, per evitare un disastro feci un respiro profondo e mi calmai, l’unica cosa che potevo fare era finire di lavarmi e dormire, o almeno provarci…

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Capitolo 2
*** Fingere per me stessa ***


Da quando avevo 19 anni rimanevo chiusa in me stessa, liberavo la mente e nei momenti propizi sgattaiolavo a qualche migliaio di kilometri di distanza dalla città dell’ovest e tentavo di superare il limite, quel tabù maledetto che mi impediva di essere felice. avevo pure smesso di avere una vita sociale, amiche, amici.. amori..tutti abbandonati per raggiungere il mio scopo. vivevo di allenamenti, e più il tempo passava più la consapevolezza di quello che mi stava succedendo scivolava lenta come un serpente e si insinuava nei miei pensieri… la vita che mi ero imposta era purtroppo molto rigida, e ciò non rendeva felici i miei, infatti mia madre era triste perché non riuscivo più ad aprirmi con lei, perché quel problema che mi aveva resa così triste e arrabbiata non potevo scaricarlo addosso a lei, avevo un disperato bisogno di parlarne con il mio papà…che però non sembrava volermi ascoltare e invece di facilitare la riuscita del mio desiderio, rendeva il tutto ancora più difficile, e in quanto donna non mi permetteva di allenarmi come avrei voluto… ero costretta a fingere e mentire, per il mio benessere psichico, e l’unico che poteva aiutarmi era Trunks, che mi parava le spalle durante gli allenamenti notturni e io tenevo i suoi segreti. poi ovviamente c’era Goten, sempre con mio fratello, come lo era Pan con me… in particolare lui, con i suoi occhi scuri e ingenui che cercavano sempre il modo di farmi sorridere. Nonostante la mia espressione imbronciata dicesse “non scocciare, mordo” lui sfidava volentieri il pericolo e mi stappava un sorriso, non so ancora come ci riuscisse, non mi spiegavo le mie reazioni, nell’istante esatto in cui ci trovavamo a stare nella stessa stanza insieme; dapprima terribilmente irritata, lui cordialmente mi salutava e io distoglievo lo sguardo, incrociavo le braccia e rispondevo con un sonoro “TSK”. Lui mi sorrideva e io arrossivo. “Oh cavolo ho una cotta per Goten!” pensai “Goten” sussurrai nel buio della mia stanza, fissavo il soffitto oramai ero consapevole di tutto. “OH NO!” urlai e scattai in piedi coprendomi la bocca, tropo tardi, sentii quattro piedi in corsa raggiungere la mia camera e spalancare la porta “Bra! Che diavolo succede?!” chiese mio padre entrando nella stanza, dietro di lui Trunks con lo stesso sguardo arrabbiato e preoccupato. “niente, niente!” dissi cercando di placare l’ira di mio padre, che ringhiò e non so come arrossì, lo vidi chiaramente quel leggero rossore sulle guance e sul naso, poi fissai mio fratello che distolse lo sguardo e lo abbassò a terra, lo spostai anche io sulle lenzuola e… “FUORI DALLA MIA STANZA SCIMMIONI! NON LO VEDETE CHE SONO IN BIANCHERIA?!” mi infilai sotto le coperte e nascosi il viso tra le mani, ecco, potevo considerarmi una scema. “cosa succede Vegeta?” chiese mia madre facendo uno sbadiglio, probabilmente si era svegliata per il trambusto. “Tua figlia si è messa a urlare alle 4 di notte! Siamo venuti controllare che stesse bene, e ti posso assicurare che sta benissimo! Corde vocali sanissime!” disse e aggiungendo un altro ringhio se ne andò velocemente. poi silenzio, eppure Trunks era ancora li, lo percepivo chiaramente. “oddio sotterratemi” pensai. “ci penso io tesoro, torna pure a letto”… “certo mamma, buona notte” poi si rivolse a me” ‘notte Bra” e si avviò nella sua camera. rimaneva solo lei fuori dalla porta, una delle persone a cui volevo più bene al mondo, ma con cui non potevo parlare..non di tutto almeno…

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Capitolo 3
*** Confessioni divertenti ***


la sentii avvicinarsi e sedersi sul materasso, appoggiò una mano sulla mia schiena e a quel contatto così familiare, che mi mancava terribilmente in quel periodo, fui invasa da un enorme bisogno di mettermi a piangere sulla sua spalla di quanto fosse difficile questo periodo per me. aspettai che fosse lei a parlare per prima, anche se dentro di me gridavo “mamma ti prego aiutami!” la sentii sospirare “tesoro, so che non vuoi parlare con me, che stai attraversando un periodo strano e ce l’hai col mondo…” nella sua voce c’era un accenno di amarezza che mi riempì il cuore di tristezza…le stavo facendo del male… “sappi però che io ti voglio bene e sarò sempre pronta ad ascoltare i tuoi problemi” concluse la frase e sentii il bisogno di uscire con la testa dal mio nascondiglio. non le dissi nulla, mi limitai a fissarla, lei mi rivolse un sorriso e io abbassai nuovamente lo sguardo… “scusa” sussurrai, lei passò una mano sulla mia guancia e infine sui miei capelli, “sei proprio bellissima tesoro” disse sorridendomi, mi sistemò il ciuffo dietro l’orecchio e sorrisi. “ti voglio bene anche io mamma” dissi finalmente e trovai il coraggio, non so dove esattamente, per appoggiarmi alla sua spalla e ritrovai quel contatto tanto mancato. “cosa succede bimba mia?” disse lei infine non smettendo di sorridere, era evidentemente felice di aver ritrovato quel rapporto che era andato perduto. ne avevo bisogno, non potevo stare zitta ancora, nonostante non potessi parlare del mio desiderio potevo sempre dirle cosa provavo per l’amico di mio fratello… “credo di essermi innamorata” sussurrai, lei non fece una piega, rimase ad ascoltarmi in silenzio “è una cosa recente, cioè, credo di aver sempre provato questi sentimenti per lui, ma solo adesso me ne sono resa davvero conto…nonostante non sopporti il suo carattere, il suo modo di fare, quando c’è lui sto bene e dimentico per un momento il mio sogno..” ecco. Avevo parlato troppo. rimasi muta, sperando che non badasse alle mie ultime parole “lui sa che sentimenti provi?” chiese lei interrompendo i miei pensieri, arrossii… “credo di no…però spero che mi ricambi…” lei non disse nulla, però annuì, come se avesse risolto un terribile enigma “ma non è questo che ti ha fatto arrabbiare e ha dipinto sul tuo volto quell’aria malinconica che ormai da due anni porti sul tuo viso, c’è di più..” non potevo stare zitta, avevo bisogno di parlarle, di ottenere delle risposte, infondo lei papà riusciva a capirlo e spesso mi aveva spiegato il suo modo di dimostrarti dell’affetto…”mamma, perché papà ha cominciato ad allenarmi? Infondo sono solo una ragazza…” dissi amareggiata, lei mi accarezzò i capelli e sorrise, “ in effetti è una storia divertente, all’inizio io non volevo, anzi ero rabbiosa con lui per averci solo pensato. Devi sapere che quando avevi poco più di un anno e mezzo una sera, dopo averti messa nella culla sparisti” rimasi in silenzio ad ascoltare “io ero nel panico, mentre tuo padre dimostrava indifferenza incominciò a spostare le montagne per trovarti” sorrise, poi incrociò il mio sguardo sbalordito “non in senso figurato, tranquilla, mentre io e tuo fratello ti cercavamo in casa lui uscì e ti trovò a 3 kilometri di distanza pericolosamente vicina ad un crepaccio profondissimo, avresti potuto ucciderti, e anche se non lo ammetterà mai ebbe un momento di terrore nel vederti indifesa al pericolo, si avvicinò per prenderti quando ti mettesti a levitare, proprio così tu non hai avuto bisogno di lezioni di volo, lo imparasti da sola.” Mi rivolse un gran sorriso e si scostò da me “ma non cominciò li, mi ricordo perfettamente il giorno in cui mi disse che mi avrebbe allenato” aggiunsi, ricordai anche la meravigliosa sensazione che provai, mio padre voleva fare qualcosa con me. “riconobbe del potenziale in te, piccola mia, Trunks non cel’ha tutto questo potere” disse infine sorridendomi. la domanda sorse spontanea e repentina “allora perché non vuole allenarmi come desidero? Voglio raggiungere il suo livello…e beh voglio superare Pan! Ha osato trasformasi in Super Saiyan prima di me! Capisci?! Una mocciosa mi ha umiliata! Una misera meticcia!” ringhiai dalla rabbia scoprendo i denti, mia madre mi guardò sconcertata e dopo qualche secondo di stupore scoppiò a ridere come una matta, “sei proprio come tuo padre! Identica! Oddio Bra sto morendo!” si piegò in due dal ridere, le lacrime agli occhi, perché rideva del mio desiderio?! “mamma! È il mio sogno e tu ne stai ridendo!” sbottai “non rido del tuo desiderio tesoro” s’interruppe per un altro momento d’ilarità “rido perché ho avuto un flashback!” rimasi di sasso. Un flashback?! “cosa?” chiesi ad un certo punto, lei smise di ridere, ma sul suo volto c’era dipinta un’espressione divertita. “storia vecchia, ma poi dimmi, chi è il misterioso lui?” chiese infine avvicinando il suo naso al mio, sembrava una sedicenne impaziente di sentire del sano pettegolezzo “beh…è Goten” rimase nuovamente di sasso. un sopracciglio le vibrava, occhi sbarrati e pieni di stupore “ma Goten il figlio di Goku?” chiese con voce tremante “si” le risposi semplicemente, il suo sguardo divenne immediatamente comprensivo “buona fortuna” mi posò un bacio sulla fronte e si alzò dal mio letto avviandosi alla porta “buona notte piccola” aggiunse e camminò lenta fino alla sua camera. mi lasciai cadere tra le coperte e sospirai, ce la farò ripetei a me stessa, sarò in grado di raggiungere tutti i miei obbiettivi.

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Capitolo 4
*** Situazioni imbarazzanti ***


“FORZA TRUNKS ATTACCAMI!”
urlai dall’altra parte della radura, lui mi prese in parola, in un attimo divenne super saiyan e a una velocità incredibile si scagliò contro di me tempestandomi di pugni.
 riuscii a evitane un buon numero, ma non ero ancora abbastanza veloce, era ora di passare al contrattacco, con una mano creai una sfera d’energia con l’altra cercavo di tenere lontano da me mio fratello, gli puntai addosso la mano e sparai un ki blast mirando alla testa, a quei capelli dorati che non riuscivo a ottenere.
“prendi questo!”
sputai ma lui fu più veloce, mi colpì con un  pugno allo stomaco e caddi a terra ansimante.
“Bra se non ti impegni non ce la farai mai!”
 avevo le lacrime agli occhi, dovevo farcela!

“lo dici tu!”
mi rialzai e ritentai, per una, due, tre volte…ero sfinita.
lui si ritrasformò e si avvicinò a me sedendosi a terra.
“sei stata brava oggi”
 mi disse scompigliandomi i capelli.
“non abbastanza.”
Ansimai ancora,
“è questione di tempo, ce l’hai quasi fatta.”
 Fece una pausa
“io ho fame, che dici se andiamo a mangiare da Goten?”
 chiese dandosi una pacca sullo stomaco. Io abbassai lo sguardo a terra.. proprio a casa sua? Non sapevo quando ma mio fratello me l’avrebbe pagata.
“che c’è non ti piace più come fa da mangiare Chichi?”
 chiese punzecchiandomi,
“oppure…OHOHOHOHOOOH”
 gongolò,
“sta zitto e vedi se riesci a starmi dietro.”
 Partii veloce come un fulmine verso i Monti Paoz, l’unica cosa su cui non poteva battermi Trunks era la velocità nel volo, sembravo un missile sparato nell’aria a 600 kilometri orari.
“ASPETTAMI BRA!!”
mi urlò a distanza, ma era inutile anche se si fosse trasformato non mi avrebbe battuto,
“SEI LENTO!”
gridai e mi sentii libera per un momento, ancora poco e sarei arrivata, scesi in picchiata  verso il mare e alzai due muri d’acqua che prendevano i colori dell’arcobaleno quando incrociavano i raggi solari, il vento mi scompigliava i capelli e l’acqua mi bagnava la canottiera bianca.
arrivai a terra e atterrai, Goten comparve fuori dalla piccola casa e mi salutò, quando atterrai mi scrollai l’acqua dai capelli sciogliendomi la coda,
 “ben arrivata Bra, Trunks?”
 chiese,
 “è lento”
 dissi e rialzai la testa schizzando Goten.
il quale rimase a fissarmi imbambolato
 “che c’è da guardare?”
 chiesi un po in imbarazzo, lui arrossì,
 “beh Bra sei..leggermente bagnata e…beh ecco la tua maglietta è trasparente”
disse, io divenni rossa come un peperone e mi voltai di schiena
 “viva la galanteria”
 mugugnai, in quel momento atterrò Trunks  che prontamente salutò l’amico
“ciao Goten! Tua madre ci invita a pranzo?”
 chiese cordialmente, ma lui non badava a mio fratello mi fissava la schiena,
“Trunks, mi presteresti la tua t-shirt? Pare che Goten non sia capace di concentrarsi se vede una canottiera bagnata”
 dissi irritata, Trunks fissò prima me poi l’amico d’infanzia e scoppiò a ridere,
“non mi pare che tu sia così indecente Bra”
disse mio fratello
“comunque tieni”
 si tolse la camicia a quadretti che indossava sopra una maglia nera e me la porse, subito me la infilai e arrotolai le maniche, troppo lunghe per me.
“grazie”
e voltandomi mi avviai verso casa Son.
Trunks rimase a fissarmi con un grosso sorriso stampato in faccia, mentre Goten parve vedere la Madonna.
“Tua sorella diventa sempre più carina Trunks” farfugliò;con un colpo sulla schiena, mio fratello spinse l’amico in avanti facendolo sbattere contro di me.
“ma vuoi guardare dove cammini?!”
urlai irritata, ma in realtà nel momento in cui i nostri corpi si toccarono mi sentii percorrere da una scossa elettrica che mi scaldò la schiena.
“scusa Bra! Prenditela con tuo fratello”
Mi voltai nuovamente verso di loro e appoggiando le mani sui fianchi li fissai,
“Trunks non è divertente dissi”
Ma lui tirò un altro colpo mancino all’amico spingendolo nuovamente. Il povero Goten barcollò in avanti cercando di frenare la sua caduta agitando le braccia, ma fu tutto inutile…
“AAAAH! CADO!”
Disse e atterrò con il naso proprio sul mio petto, che non essendo più quello di una bambina era cresciuto notevolmente.
Successe tutto molto lentamente, sentii i muscoli delle braccia irrigidirsi, le mani si strinsero a pugno e il mio colorita candido divenne prima rosa, poi rosso, poi blu.
Con tutta la forza che avevo scagliai un pugno in testa a Goten che cadde a terra, sbuffavo dalla rabbia e nonostante non fosse colpa sua me la presi con lui
“SEI UN UOMO MORTO!”
Urlai, Trunks fece due passi indietro intuendo che dopo il suo amico sarebbe stato il suo turno.
“Bhe B-B-Bra, C-Ci vediamo a casa!”
Partì a razzo sperando di sfuggire alla mia ira, ma si sbagliava, lasciai andare il povero Goten che tenevo saldamente per il collo della maglia e  mi preparai a partire
“scusa”
Disse abbassando lo sguardo e arrossendo, non riusciva nemmeno a guardarmi negli occhi…che tenero…
“non importa…. comunque anche tu sei molto carino”
Lo lasciai con questa frase e partii, sentivo il suo sguardo gentile su di me mentre mi allontanavo, mi faceva stare bene…ma ora dovevo farla pagare a Trunks!

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Capitolo 5
*** Distrazione ***


Un’altra notte, un altro allenamento estenuante nella Gravity Room.
erano passati 2 mesi, due faticosissimi mesi, ma anche molto gratificanti, i rapporti con mia madre erano migliorati notevolmente, era molto più partecipe della mia vita, cosa che non potevo dire di papà.. aveva addirittura smesso di allenarsi con me durante il giorno, preferiva andare avanti con Trunks e non rimanere indietro.
Ovviamente me lo aveva fatto capire, conversazione zero tra noi.
Però non mollavo, avevo uno stimolo in più ora, il mio ragazzo Goten mi incoraggiava e mi aiutava.
mi faceva strano pensarlo come tale, ma non potevo farne a meno era diventato una parte fondamentale della mia vita che si era spaccata in 3. Prima di tutto raggiungere il mio obbiettivo e sbatterlo in faccia a Pan, che purtroppo ero costretta a vedere più spesso frequentando casa Son; poi Goten, il mio tenero,dolce, comprensivo e ingenuo ragazzo che mi faceva sentire speciale… nessuno a parte Trunks sapeva di lui.. era meglio così.
E infine, una parte piccola e nascosta all’interno del mio cuore, chiedeva attenzioni…dal mio burbero padre…
“Bra smettila di pensarci…lo sai come dimostra affetto lui…”
Ripetei a me stessa, errore, mi distrassi e venni schiacciata a terra dalla gravità, l’impatto mi fece male…e in più le invenzioni del nonno erano efficientissime, mi spararono addosso un raggio di energia colpendomi in pieno.
“AAAH”
Gridai. Mi sentivo spaccata in due, perché? Perché mi ero distratta? Ansimavo, non riuscivo a pronunciare la frase che mi avrebbe salvata, un dolore lancinante al braccio mi impediva di muovermi...
Non sapevo cosa fare, delle lacrime cominciarono a sgorgarmi dagli occhi, il dolore aumentava e i robottini infernali si avvicinavano pericolosamente
“G-g…”
Inutile, vedevo pure annebbiato per il colpo alla testa. il fastidioso ronzio che sentivo nelle orecchie mi impediva di ragionare come avrei voluto. “cosa faccio? Cosa faccio?” pensai, perché avevo voluto strafare? Gravità 400! Ero impazzita? Come mi sarei scusata con papà? E cosa avrei detto a Trunks? Sentii i polmoni nella cassa toracica schiacciarsi, incominciava a mancarmi il respiro…
“GRAVITà 10!”
Urlò qualcuno, non so chi fosse, non riuscivo a distinguere le voci, sentivo solo un gran freddo e il ronzio diventava sempre più forte, non riuscivo a fare un pensiero logico, era tutto annebbiato…mi lascia trasportare nella nebbia oscura e persi i sensi.

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Capitolo 6
*** Sensi di colpa ***


Mi risvegliai, un sapore strano in bocca, di ferro forse? Un gran mal di testa e con fitte lancinanti al braccio destro.
Riuscii a capire dov’ero dopo un po, l’infermeria della Capsule Corporation aveva quello strano odore di disinfettante che mi urticava il naso; mi guardai intorno un po spaesata, l’ultima cosa che ricordavo era l’allenamento… una voce…
“…I tuoi figli sono in un mare di guai!”
Urlò qualcuno
“Ah ora sono i miei figli?! Guarda che buona parte del lavoro l’hai fatta anche tu!”
Strillò qualcun’altro
“sappi che non la passeranno liscia! Trunks!”
Era mio padre che urlava, cosa avevo fatto? Avevo messo dei guai mio fratello…il senso di colpa mi riempì il cuore.
“papà…”
Disse lui
“Tu sapevi di questa storia?!”
Gridò mio padre. Silenzio. Cosa avevo fatto? Ero riuscita a mettere in conflitto ancora di più le persone a cui volevo più bene al mondo. Stupida! Stupida! Stupida!
“Sai che se non l’avessi trovata sarebbe morta? Lo sai vero?”
Disse papà ancora più arrabbiato, quindi era stato lui a salvarmi? Il mio cuore si riempì di tristezza, gli avevo mancato di rispetto…avevo tradito la sua fiducia…
“si lo so.”
Un ringhiò seguì dei passi veloci che scomparvero nel corridoio, poi quelli lenti di mia madre che andarono nella direzione opposta, infine la porta della camera si aprì facendo entrare un fascio di luce, Trunks si sedette accanto al mio letto e tirò un pugno sulla scrivania.
aveva un’aria terribilmente arrabbiata e piena di tristezza, lo fissai ad occhi socchiusi, non incrociava il mio sguardo…lo avevo fatto davvero imbestialire.
“scusa”
Singhiozzai, delle lacrime cominciarono a scorrermi sulle guance rigandomi il viso, non riuscivo a trattenerle, tutta questa storia stava mettendo a serio rischio i rapporti gia difficili tra mio padre e mio fratello.
“scusami davvero…io non volevo..”
“Cosa?!”
Mi interruppe lui burbero
“cosa non volevi? Farti del male? Ucciderti? Non sai quanto ci sei andata vicina!”
Fissai il soffitto e posai la mano sana sulla fronte, non volevo niente di questo, non mi interessava del mio bene, mi sentivo in colpa per quello che avevo provocato.
“no. Non è questo. Non volevo metterti nei guai.”
Singhiozzai. Lui incrociò finalmente il mio sguardo e mi sorrise, avvicinò una mano alla mia guancia e la accarezzò dolcemente
“mettermi nei guai? Questo non è niente, mi avevi promesso che non ti saresti fatta mele Bra…se papà non ti avesse trovata…se…”
S’interruppe e strinse i pugni
“cosa avrei detto a Goten?”
Chiese infine, io abbassai lo sguardo e  afferrai la sua mano preoccupata
“non gliel’hai detto vero?”
Chiesi seria, i suoi occhi di ghiaccio si fissarono nei miei e assunsero un’espressione rigida.
“ho dovuto, ma non preoccuparti non è arrabbiato con te, è solo molto preoccupato… anche Pan lo è”
Disse infine , feci un sospiro di sollievo ignorando l’ultima parte della frase
“quando verrà a trovarmi?”
Chiesi dopo una pausa, il suo sguardo si addolcì e si liberò dalla mia debole stretta,
“presto piccola, ho cercato di non dare nell’occhio quando lo chiamavo, ma credo che a casa sua siano vibrate le montagne”
Sogghignò e mi diede un altro buffetto sulla testa, appoggiò il viso sul materasso e sbuffò
“ti do fastidio se rimango a dormire qui con te?”
Chiese prendendo un cuscino dal mobiletto dietro di lui , non potei fare a meno di sorridere, dove avrei potuto trovare un fratello migliore di lui? Il mio protettore, il mio angelo custode?
“Ti voglio bene fratellone”
“ti voglio bene sorellina”

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Capitolo 7
*** Cogliere l'attimo ***


Sbattei le palpebre freneticamente, mi sentivo i capelli attaccati alla fronte per il sudore, il cuore mi batteva forte…deglutii, la gola secca e mi scendevano le lacrime…
Era un sogno? Un terribile incubo… boccheggiavo per il caldo, sembrava un forno quella stanza, la luce era soffusa, filtrata dalle tende, mi misi seduta e mi guardai intorno alla ricerca di acqua.
Niente a destra, niente a sinistra.
“fantastico..”
Boffonchiai, posai i piedi a terra e quando mi alzai fui colta da un tremendo capogiro che mi fece barcollare in avanti, ma quanto avevo dormito?
Sbattei contro la parete accanto alla porta, la superficie fresca mi diede un po di sollievo, quindi decisi di starmene un po li,scivolai con la schiena contro il muro fino a sedermi sul pavimento di mattonelle bianche.
Chiusi gli occhi e rimasi a godermi quella piacevole sensazione, tanto che mi rilassai non accorgendomi dei passi in corridoio, la porta si aprì lentamente facendo entrare dell’aria fresca, un folto ciuffo nero si sporse in avanti e vedendo il letto vuoto spalancò la porta del tutto
“Bra?!”
Chiamò Goten facendo tre passi dentro la stanza, lo fissavo a occhi socchiusi, lo vedevo per intero, indossava una maglia bianca e dei pantaloni neri che ne slanciavano la figura, repentino si voltò verso la porta e mi vide a terra, il suo sguardo terribilmente dolce e preoccupato si fissò su di me e con un movimento fluido e armonico si avvicinò a me inginocchiandosi
“Bra? Piccola? Stai bene?”
Mi chiese preoccupato, gli rivolsi un leggero sorriso, lui mi posò una mano sulla fronte imperlata di sudore, al suo contatto sentii il cuore battere ancora più veloce, dimenticando la sensazione di abbandono che provai mentre sognavo..
“oh piccola hai la febbre…ci penso io”
Disse e si frugò nelle tasche, non riuscivo a smettere di guardarlo, “ti amo” pensai, ma non potevo continuare a pensarlo dovevo dirglielo, trovare il coraggio di esternargli ogni mio sentimento, cercando di abbattere la barriera d’orgoglio che mi impediva di essere totalmente sincera con lui.
“ma dove li ho messi?”
Farfugliò lui non badando alla mia espressione. Nonostante sapesse benissimo cosa provavo per lui non mi aveva mai chiesto di dirglielo apertamente. Sapeva interpretare le mie espressioni meglio di chiunque altro.
“eccoli!”
Esultò e voltandosi verso di me, mi mise sotto il naso una specie di fagiolo e delicatamente mi aprì la bocca  posandomi sulla lingua quel legume.
“masticalo”
Mi suggerì, io obbedii  e lo masticai lentamente, era duro, ma ce la feci, infine lo ingoiai…un momento! Sentii le energie tornare rapidamente e spalancai gli occhi, la sensazione di bruciore o il male al braccio sparirono in un istante. Lo fissai basita e lui mi rivolse un sorriso sincero, uno dei miei preferiti che mi riempiva il cuore di felicità.
Non ci pensai due volte, mi chinai velocemente in avanti e le mie labbra si posarono sulle sue,erano calde e morbide, dopo un primo momento di stupore anche lui si lasciò rapire e mi posò le mani sulle guance.
sentivo la sua presenza..il suo corpo e il mio si muovevano in sincronia come se fossimo due calamite mi avvicinai di più a lui e gli posai le mani sul petto, sul suo cuore puro e pieno d’amore.
Era uno dei baci più belli che avessi mai dato e ricevuto, con un leggero crescendo, che declinavano dolcemente fino a che i nostri sguardi non si catturavano di nuovo. Le nostre labbra si scostarono le une dalle altre ma non smettemmo di guardarci, di comunicare senza il bisogno delle parole, la mia mano si mise a scorrere sul suo collo fino ad arrivare alla sua testa, infilai le dita nei suoi capelli e mi aggrappai a lui.
“ti amo”
Sussurrai a fior di labbra, poi fu lui a riavvicinare il suo viso al mio, ci scambiammo un’altro bacio, più rapido di quello di prima, ma comunque molto dolce.
“anche io Bra”
Sussurrò, e lo sapevo. Ne avevo la certezza assoluta, come se quelle parole fossero state scritte nella pietra per rimanerci fino alla fine dei tempi, indelebili.

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Capitolo 8
*** Buio ***


Mi ritrovai a correre nel vuoto, inspiegabilmente.
Il buio attorno a me mi impediva di riconoscere quel luogo sospeso chissà dove, c’era un gran freddo  e un vento glaciale mi soffiava addosso sospingendomi indietro.  Ma dove ero capitata? Mi fermai a guardarmi intorno, cercando una luce, un qualcosa che mi potesse aiutare.
feci un passo indietro e sentii il terreno sotto di me sbriciolarsi, velocemente tornai nella posizione originaria.
“che diavolo succede!?”
Urlai al vuoto, ero completamente privata dei sensi, oppressa, facevo troppo affidamento sulla vista, quindi provai a percepire un’aura.
niente, assolutamente niente! Ero sola in quel posto buio con un precipizio alle spalle.
mi chinai in avanti e provai a tastare il pavimento, il suolo era ricoperto di sassi e sabbia, gelidi al tatto, ma per evitare di sprofondare toccando zone fragili distribuii il mio peso sedendomi a terra.
Chiusi gli occhi e appoggiai la testa fra le gambe, dovevo pensare, trovare una soluzione.
E poi come ci ero finita in quel posto? Trunks sarebbe venuto a cercarmi, Goten sarebbe venuto.
era questione di tempo e qualcuno mi avrebbe trovata.
un’altra folata di vento mi colpì in pieno, cominciavo a tremare per il freddo e l’agitazione.
“Calma ragazza..”
Dissi a me stessa, non dovevo farmi prendere dal panico.  Sospirai e tentai di muovere le dita delle mani, si stavano anchilosando per il freddo.   “eh no” pensai, cominciai a muoverle ignorando le fitte che mi procuravo e tornai a far scorrere il sangue, infine mi alzai e aprii gli occhi, non potevo resistere ancora per molto e avevo bisogno di luce.
Tesi una mano e creai una sfera di energia,
“AH!”
Ansimai, perché non ci riuscivo? Ci riprovai ancora, ma era inutile non ci riuscivo! Fui pervasa dalla rabbia.
“QUALCUNO MI AIUTA?!”
Gridai, quello che ottenni fu solo l’eco delle mie parole, uno stupido eco! L’urlo misto a ringhio che mi scappò tra i denti risuonò ancora, l’eco si moltiplicò, quasi a schernirmi.
Cominciai a sentire i miei pensieri rimbombare in quel posto oscuro
“Pan. an..an.. Perché lei si? Ei si…ei si..”
“BASTAA!”
Quella presa in giro mi mandava fuori dai gangheri, perché non ci riuscivo?! Se solo fossi stata capace di trasformami…
“non avresti risolto niente.”
Disse una voce interrompendo i miei pensieri. Lapidaria e terribile riconobbi la voce di Pan.
“Cosa ci fai qui?! Sei stata tu?!”
Gridai cercando di localizzarla, ma non c’era nessun’aura
“al contrario Bra, è tutta opera tua.”
Disse ancora la voce della mia nemica, girai su me stessa, credendo di trovarla dietro di me, ma c’era solo buio.
In un istante tutto cambiò, mi trovai di fronte una luce incredibilmente forte e il vento gelido che mi sferzava addosso venne sostituito da quello ustionante provocato dalla luce dorata davanti a me, fui costretta a coprirmi gli occhi, e con la mano filtrai quella luce tanto bella quanto terribile.
Sentii l’urlo di Pan mentre incrementava la sua potenza, la vidi proprio di fronte a me con i suoi capelli biondi e i suoi occhi celesti. Si stava prendendo gioco di me?
“SMETTILA!”
Urlai,questa presa in giro mi rendeva rabbiosa, provai anche io a incrementare la mia potenza, ma non ottenni nulla, anzi mi sentii se possibile ancora più debole e mi accasciai su quella ghiaia fredda.
Lei mi fissava dall’alto e non diceva nulla, le braccia mi tremavano i denti stridevano per la forza con cui li serravo. Un istante dopo altre due luci si accesero accanto a lei, erano Trunks e Goten entrambi mi guardavano senza espressione, entrambi trasformati in super saiyan.
“Goten aiutami!”
Gridai tendendo una mano verso di lui, ma non si mosse, anzi si ritrasformò e scomparve nel tenebre. Delle lacrime cominciarono a rigarmi il viso, avevo il cuore spezzato, mi aveva abbandonata…ma io lo amavo…
“Trunks!”
Supplicai, ma anche lui si ritrasformò e scomparve, lascia cadere il braccio e sentii un’altra fitta tremenda al cuore..non poteva abbandonarmi..lui era mio fratello..perchè erano scomparsi?
“Goten…Trunks…”
Singhiozzai appoggiando la testa sulle ginocchia, e mi ritrovai nuovamente a l buio, inghiottita dal gelo di quel posto inospitale.
Sola.

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Capitolo 9
*** Nella mente di un padre ***


Rimasi a fissare Trunks, non incrociava il mio sguardo, colpevole.
“Sai che se non l’avessi trovata sarebbe morta? Lo sai vero?”
Dissi rivolgendomi a lui, lo vidi stringere i pugni e irrigidire i muscoli delle braccia, infine incrociò il mio sguardo, nei suoi occhi, così simili ai miei vidi tutto il rispetto che provava per me, tentennare per un istante.
“si lo so”
Era troppo, anche Bulma capì ciò che stava succedendo e mi posò una mano sulla spalla per frenare la mia reazione, stranamente quel tocco mi calmò.
mi sfuggì un ringhio e me ne andai, scrollandomi la mano di dosso.
si stavano prendendo gioco di me? I miei figli! Sangue del mio sangue! Nonostante non avessi mai dimostrato molto affetto nei loro confronti sapevano che li amavo, che li avrei protetti! Che avrei sacrificato la mia vita per loro!
Se non l’avessi trovata…se… per chissà quale motivo mi ero alzato quella notte. Mi sentivo in colpa per averle detto che non l’avrei più allenata.
socchiusi la porta della sua camera come facevo quando era piccola e spiai dentro credendo di vederla assopita su un fianco con le gambe rannicchiate al petto, i capelli celesti come quelli della madre sparsi sul cuscino, ribelli, e le coperte che le arrivavano fino al naso, ma niente.
Nel buio emisi un ringhio ed entrai nella sua camera, vidi la finestra aperta e le tende che sventolavano per il vento, mi affacciai e notai con la code dell’occhio la luce sopra la porta della Gravity Room accesa, significava che c’era qualcuno dentro e si stava allenando.
Con un balzo uscii dalla finestra e volai fino ai piccoli oblò per cogliere in flagrante quella figlia ribelle.
Non vidi nulla, strinsi i denti per la rabbia, non era possibile!
Mi avviai alla porta e la aprii, fui subito preso alla sprovvista da quella gravità fortissima, 350? 400 volte superiore alla norma? Ma io ero il principe dei saiyan! Non era niente in confronto a quello che facevo di solito!
Mi rimisi in piedi e scrutai con attenzione il pavimento della stanza e la vidi, schiacciata a terra, sanguinante.
“gravuità 10!” urlai, mi precipitai da lei e mi inginocchiai, fui colto dal terrore, le posai una mano sulla testa era debole, ma non era in pericolo di vita.
“Bra?”
Chiesi burbero, ma non mi rispose, allora me la caricai in spalla e con un ki blast feci saltare la porta d’ingresso, il trambusto si sentì in tutta la Capsule Corporation, Bulma raggiunse la porta e la vidi sgranare gli occhi
“Cosa è successo Vegeta?!”
Strillò e si precipitò da nostra figlia esaminando le sue ferite
“si stava allenando nella Gravity Room, c’è mancato poco Bulma..”
Dissi, ma le parole mi morirono in gola, velocemente la trasportai fino all’infermeria dove Bulma le fasciò le ferite e la esaminò.
Niente era paragonabile a ciò che provai nel vederla in quelle condizioni, mi sentivo terrorizzato, immobilizzato. E non era da me.
“sarai contento spero”
Disse cinica Bulma dandomi le spalle, fui colto di sorpresa da quelle parole
“i nostri figli hanno ereditato il gene della pazzia!”
Disse, incominciarono a scenderle delle lacrime, le vidi cadere sulle lenzuola.
“possibile che voi scimmioni siate così portati a farvi del male? Che non comunichiate! Non riuscite a leggervi, siete degli stupidi!”
Singhiozzò ancora, infine si voltò verso di me e mi puntò un dito addosso
“è colpa tua Vegeta! Se solo avessi voluto aiutarla a raggiungere il suo stupido scopo…”
Quale scopo? Io non ne sapevo nulla!
“Ehi donna! Non credere che non sia preoccupato! E non so un bel niente di questa storia!”
Lei assunse uno sguardo ancora più arrabbiato
“lo credo bene! Non la ascolti! Pensi solo ai tuoi stupidi allenamenti! E mi starebbe anche bene se non fosse che sei stato tu a chiedermi di allenarla 18 anni fa!”
Fece una pausa e assunse un’aria triste
“e quale sarebbe il suo scopo?”
Chiesi infine
“diventare super saiyan”
Rispose lapidaria, che cosa? Una super saiyan? Mi voltai verso la porta deciso a concludere la conversazione, ma Bulma mi fermò ancora.
“non voglio perderli Vegeta…sento che si stanno allontanando”
La sua voce era piena di tristezza, e in qualche modo io provavo le stesse cose
"Trunks non mi preoccupa, lui starà bene ovunque andrà..ma Bra.."
Non mi voltai a incrociare il suo sguardo, rimasi in ascolto
"Bra ha bisogno di questo. è capace, forte.."
Fui percorso da un moto di rabbia
"nostra figlia vive in un mondo di fantasia!"
La interruppi, strinsi i pugni per l’irritazione
"Come te! Guardati Vegeta, sei un Guerriero che osserva il mondo dall'alto aspettando una nuova battaglia! sei distante, e ostico..ma anche tu provi sentimenti...quando ti renderai conto, che tua figlia è uguale a te?"
Mi urlò in risposta e ripensai a quel periodo in cui mi allenavo notte e giorno per raggiungere Kakaroth, per superarlo, e per quanto mi ferissi non mollavo, volevo superarlo. Perché io ero il principe dei saiyan, il più forte! Colui che era nato per vincere ed era destinato alla grandezza..
Sentii due timidi passi alle mi spalle e la sua mano che si posò sulla mia spalla contratta.
"...ed è per questo che la amo tanto, perchè è esattamente come te"
Sussurrò. Concluse la frase dandomi un bacio sul collo, non mi mossi. Sentivo il bisogno di quel contatto, non sapevo nulla dei miei figli, e non riuscivo a capire nemmeno lei.
Quell'insulsa umana che era riuscita a cambiarmi legando le nostre vite insieme...
Sospirai, ma ora dovevo saperne di più di questa storia.
“dov’è Trunks? Devo parlargli”
Dissi infine, Bulma si scostò da me e mi rispose
“sta chiamando Goten che gli porti dei fagioli di Balzar”
Bene. Perché era in un mare di guai, volevo delle spiegazioni

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Capitolo 10
*** Bagliore ***


Goten mi salutò con un altro bacio e uscì dalla finestra prendendo il volo, sospirai, mi sarebbe mancato terribilmente fino a che non l’avrei rivisto due giorni dopo.
Vedevo tutto rosa, e mi sedetti sulle lenzuola con aria sognate ripensando a ogni secondo passato con lui, a ogni bacio a ogni carezza…arrossii e scossi la testa, non potevo chiedere di meglio.
Quel momento venne interrotto da due colpi sulla porta, venni catapultata a terra. Ero in un mare di guai e non avevo ancora assaggiato l’ira dei miei genitori…specialmente quella di mio padre….deglutii rumorosamente.
“avanti”
Dissi trovando la voce, mio padre entrò nella camera puntandomi addosso i suoi occhi neri, la sua solita espressione regnava su quei lineamenti spigolosi che mi avevano sempre dato sicurezza, che non avevo mai visto addolcirsi.
I muscoli sul collo rilassati, le braccia incrociate. In quel momento non riuscivo a incontrare il suo sguardo severo, la spada di Damocle che portavo sulla testa era troppo pensate.
sentivo la sua energia stranamente tranquilla. “oh papà” pensai…quanto mi mancava stare con lui poter passare le giornate con quell’uomo burbero ma che mi rendeva la figlia più speciale del mondo… “ti voglio tanto bene…” pensai ancora. Perché queste cose non potevo dirgliele, non avevo sufficiente coraggio.
“Bra. Mi hai deluso”
Disse lapidario, sentii una fitta al cuore, tutta la felicità che avevo accumulato prima venne spazzata via da quella parola “deluso”..lo avevo deluso..deluso.. sentivo il bisogno di piangere, ma non potevo, non davanti a lui. Lo avrei deluso ancora di più.. rimase ancora in silenzio, ma non si mosse, sentivo il suo sguardo sulla testa.
“mi dispiace papà…”
Sussurrai, la mente completamente svuotata..
“Tsk. Non pensavo fossi così stupida, credevi davvero che non ti avrei scoperto? Mi hai disubbidito. Non sei degna di essere la figlia del principe dei saiyan. Non più.”
Non riuscii più a trattenere le lacrime, cominciarono a scorrere copiose sulle mie guance e colarono sul pavimento..cosa potevo fare? Non potevo perdere mio padre, il mio eroe, la mia sicurezza..poi sentii risuonare nella testa una frase che mi aveva detto Trunks anni e anni prima “il sogno di papà era di superare Goku..” solo quelle parole, ma bastarono
“papà, io voglio superare Pan”
Sentii il suo respiro interrompersi, e i pugni stringersi facendo scricchiolare le nocche
“volevo renderti orgoglioso di me. Superando la figlia di Goahn… io sono più forte di lei, ma non riesco a trasformarmi, ho passato dei mesi ad allenarmi duramente, ma non ci sono mai riuscita..”
Rimanemmo entrambi in silenzio, ora sentivo determinazione e alzai lo sguardo incrociando il suo, sul suo viso non c’era espressione, dai suoi occhi traspariva dello stupore.
“quindi vuoi diventare super saiyan”
Disse ad un tratto, annuii, distolse lo sguardo e fissò fuori dalla finestra, poi tornò a guardarmi, assunse un’espressione indecifrabile.
si avvicinò alla finestra a passo svelto e saltò fuori con un balzo
“seguimi”
Disse e cominciò a volare velocissimo, lo seguii a ruota accorciando subito la distanza, fuori era quasi il tramonto, il celo cominciava a colorarsi di rosa…quando arrivammo in una zona deserta atterrò e incrociò nuovamente le braccia. Aspettandomi.
Atterrai di fronte a lui a qualche metro di distanza, rimasi a fissarlo interrogativa, mi sistemai una ciocca di capelli dietro l’orecchio e distesi le braccia lungo i fianchi.
La luce che lo colpiva sulla schiena ne risaltava i muscoli e la sagoma dei capelli neri
“vediamo il frutto dei tuoi allenamenti”
 disse ad un tratto. Scattò in avanti e la luce che gli illuminava la schiena mi colpì in pieno viso accecandomi, sentii un colpo nello stomaco che mi piegò in due dal dolore, sputai e ansimai.
“credevo avessi ereditato una certa velocità”
Disse e me lo trovai a pochi centimetri dal viso, provai a contrattaccare sferrandogli un pugno sul viso
“ah!”
Lo avevo preso, poi vidi la sua mano a pochi centimetri dal suo naso fermare il mio pugno. Come diavolo aveva fatto? Sgranai gli occhi e feci un salto in dietro, accumulai dell’energia e scattai in avanti velocissima colpendolo con una raffica di pugni, non se l’aspettava! Riuscii a colpirlo più volte, ma anche lui contrattaccò sferrandomi un calcio sul fianco. Mi scaraventò indietro, ma non potevo lasciarmi battere aumentai la velocità e lo colsi alle spalle con un colpo energetico che lo scaraventò a terra.
Sogghignai, lui si voltò verso di me e fece un sorrisetto, sentii la sua potenza incrementare velocemente, e i sui capelli da neri corvini divennero dorati e splendenti, un bagliore meraviglioso, l’unico super saiyan che ammiravo mi stava mostrando tutta la sua bellezza, la sua potenza.
Le sue iridi azzurre incorniciate da delle sopracciglia dorate che rendevano il viso più severo si fissarono nei miei occhi.
“dimostrami quello che sai fare. Prova a trasformarti”
Disse severo, ma non ne ero capace!
“non sono capace papà!”
Gridai, lui emise un ringhio e incrementò ancora di più la sua potenza gia enorme
“non mi interessa! Provaci!”
Gridò, io feci un respiro profondo e  in silenzio chiusi gli occhi, la terra sotto di noi vibrò, il vento cominciò ad alzarsi, ma non sentivo arrivare quella scossa elettrica, non riuscivo a vedere dentro di me quel bagliore.
“IMPEGNATI!”
Urlò di nuovo,  dovevo riuscirci! Per mio padre! Dovevo renderlo orgoglioso di me!
“sei debole! Hai solo perso tempo nella garvity room! Non raggiungerai mai la nipote di Kakaroth se continui di questo passo!”
“NO!”
Gridai
“Ce la posso fare! Lo voglio fare per te! Per renderti orgoglioso!”
Un ringhiò uscì dai miei denti, il vento cominciò a soffiare, la terra a spaccarsi sotto i miei piedi
“non fai altro che deludermi! Questa non è la potenza di mia figlia! Questa è la potenza di una misera terza classe!”
Una terza classe?! Io non ero come Pan! io discendo da una stirpe reale! Sono più forte di lei! E finalmente, la vidi. Quella scintilla dentro di me, quel bagliore dorato, quella potenza.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHH”
Una luce dorata esplose nella sera illuminando il celo come un esplosione dorata, mi sentivo invincibile. Aprii gli occhi e fissai davanti a me, vidi lo sguardo fiero di mio padre,  e il sorriso che aveva stampato in faccia mi rese la figlia più felice del mondo
“cel’ho fatta papà!”
Gridai e senza che lui potesse prevederlo o impedirlo sfrecciai verso di lui e lo abbracciai. Quel contatto mi riempì di felicità, lui si scostò da me
“che diavolo stai facendo!? Aaah sei proprio come tua madre!”
Sorrisi e mentre si allontanava ritrasformandosi  lo guardai volare verso casa
“ti voglio bene!”
Urlai verso di lui, un sonoro “Tsk!” risuonò nella notte. Ero finalmente riuscita a essere quello che volevo, grazie al mio burbero padre.
potevamo finalmente brillare insieme.

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Capitolo 11
*** Casa Son ***


4 mesi dopo
“papà, mamma. Devo dirvi una cosa importante”
Dissi alzandomi dal tavolo, mamma mi guardò con aria confusa e mio padre Goku allontanò il viso dal piatto finendo di ingoiare l’enorme boccone che aveva in bocca.
“mmm..dimmi figliolo”
Disse a bocca piena, il suo sguardo ingenuo si fissò su di me.
Cominciai a fissarmi le mani e arrossii..
“beh..dovete sapere che esco da quasi un anno con una ragazza.. e..”
Mia madre mi interruppe
“chi?! Quella brunetta della città dell’ovest? Lo sai che non mi è mai piaciuta!”
sbraitò picchiando le mani sulla tavola, papà la fissò e rise
“dai Chichi lascialo parlare”
Sogghignò e tornò a rivolgermi il suo sguardo
“no, non ho mai parlato di lei, è una storia diciamo..segreta e beh..penso sia quella giusta. Voglio chiederle di sposarmi”
Dissi tutto d’un fiato, mamma spalancò gli occhi e mi fissò ancora stupita, papà non cambiò espressione, sorrideva.
“buon per te figliolo”
Disse alzandosi e dandomi una pacca sulla spalla
“ormai sei un uomo ed è ora che metta su famiglia!”
Ma mia madre non disse ancora nulla.
“sentimi un po figlio sciagurato! Se vuoi chiedere a una ragazza di sposarla devi farlo per bene! Hai già l’anello? Hai chiesto il permesso a suo padre?! Sono cose che non vanno trascurate!”
Venni colto di sorpresa, non ne sapevo niente di queste faccende, l’anello potevo trovarlo, ma chiederlo a suo padre mi metteva una fifa blu. Sbiancai e mi si drizzarono i capelli in testa.
Papà notò la mia tensione e mi fissò
“coraggio Goten! Non devi avere paura! Ricordati che sei molto forte e puoi resistere a un pugno sferrato da un terrestre!”
Abbassai ancora di più lo sguardo
“non si può saltare la parte del permesso del padre?”
Chiesi speranzoso, ma mia madre rispose categorica
“ovviamente no! E poi chi è la famosa ragazza? La conosciamo?”
Chiese curiosa, ero paralizzato dalla fifa
“Goten non ti facevo così fifone! “
Alzai lo sguardo e dissi sarcastico
“lo saresti anche tu se dovessi chiedere il permesso a Vegeta”
Il silenzio calò nella stanza mia madre e mio padre mi fissarono basiti. Era ovvio che avessero capito di chi stavamo parlando.
“ma-ma-ma ci stai dicendo che è Bra?! Bra la figlia di Bulma e Vegeta?!”
Chiese papà facendo due passi indietro.
“Beh si”
Dissi infine, papà cadde a terra per lo stupore e rialzandosi velocemente mi sorrise
“uuuuuuuuuuuuuurcaaa! Sei in un mare di guai figliolo!”
Poi si rivolse a mia madre
“dai Chici sai com’è  fatto Vegeta, non si potrebbe fare a meno per questa volta?”
Mia madre scattò in piedi e strinse i pugni!
“mai! Le tradizioni vanno rispettate e siccome io non ho cresciuto dei barbari lui rischierà la vita se necessario!”
“ma io non ho dovuto chiederlo al tuo, avanti tesoro..”
Mia madre scagliò un pugno nell’aria terrorizzandoci
“non l’hai fatto perché sono stata io a chiederti di sposarmi!  E non mi interessa! Goten non seguire l’esempio di tuo padre che è un teppista! Segui le orme di tuo fratello e rendi fiera la tua mamma”
Concluse la frase annuendo e risedendosi composta sulla sedia.
“figliolo, non mi resta che augurarti buona fortuna hehehe”
Si strofinò i capelli e incrociò le braccia dietro la testa. sospirai, dovevo farmi coraggio, dovevo farlo per Bra. La amavo troppo per non sposarla.

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Capitolo 13
*** Consenso ***


Dopo due giorni chiamai Trunks
“hei guarda chi si fa risentire!”
“hem gia.. senti Trunks i tuoi sono in casa oggi? Devo parlare con loro…”
“beh si. Ma perché vuoi parlarci?”
“mmm….tuo padre di che umore è?”
“sembra tranquillo oggi, si sta allenando, ma perché?”
Riflettei un secondo
“senti è un segreto, quindi tieni la tua boccaccia chiusa! Voglio chiedere a tuo padre il permesso di sposare Bra”
Silenzio dall’altra parte della cornetta
“hahahahahaha! Buon per te amico! Ti faccio le mie congratulazioni!”
“sssssh! Stai zitto è una sorpresa!”
“aaah scusa!scusa! allora ti aspetto oggi, passi dal prete a farti dare l’estrema unzione prima?”
“ha.ha.ha. spiritoso come sempre! Ciao!”
“ciao!”
Chiusi la conversazione e mi preparai per uscire; anello in tasca, fagioli di Balzar pure…ok potevo partire.
Spiccai il volo e con molta calma mi diressi alla Capsule Corporation.  Non avevo pensato a cosa avrei detto a Vegeta! Provai a formulare un discorso
“Vegeta! Voglio sposare Bra!”
No ok così mi avrebbe incenerito all’istante
“Vegeta, potentissimo prin…”
No ok troppo troppo…
“aaaaah cosa faccio!?”
Mi passai le mani nei capelli, sperando che giungesse una risposta, ma niente. Avrei improvvisato .. sentivo i brividi salire furtivi lungo la mia schiena punzecchiandomi. Ero morto. Fantastico.
Giunsi a destinazione e atterrai lentamente. Mi posai una mano sulla gola e sospirai, dovevo stare calmo…calmo…
“hei Goten finalmente!”
Gridò Trunks spuntandomi alle spalle, il balzo che feci mi catapultò a 100 metri di distanza, il cuore in gola.
“Trunks io ti ammazzo se lo fai ancora!”
Gridai, lui rimase basito a fissarmi
“mamma mia amico! Non pensavo avessi così paura di mio padre!”
Mi fissai la punta delle scarpe, nemmeno io pensavo di avere così paura, eppure in quel momento mi terrorizzava…
Sbuffai e mi diressi verso la porta, accompagnato da Trunks che rimase in silenzio dietro di me, finalmente aveva capito che non si trattava di uno scherzo e che ero davvero intenzionato a fare le cose per bene. Ripensai per un momento alle minacce di mia madre mentre mi puntava un mattarello in faccia, ripetendomi che se non avessi seguito le tappe si sarebbe vendicata.
Mi fermai davanti alla porta e il mio migliore amico mi diede una pacca sulla spalla, una spinta verso l’ignoto.
“tranquillo amico, se la situazione si fa pericolosa intervengo io”
Disse cercando di tranquillizzarmi, ma la fifa mi aveva piombato i piedi a terra. Chissà dove ritrovai il coraggio e mi diressi a passo infermo verso il salotto di quell’enorme casa. Varcai la soglia e incrociai Bulma intenta a leggere degli appunti meccanici
“ciao caro, che ci fai qui?”
Chiese fermandomi, notò subito il mio sguardo e sorrise
“che c’è ragazzo? Ti sei morso la lingua?”
Scappo o resto? Scappo o resto?
“ehm…dovrei parlare con te e Vegeta se non ti dispiace…è una cosa piuttosto importante”
Il suo sguardo divenne serio e incrociò le braccia al petto
“certo, Goten”
Poi distolse lo sguardo e alzò la voce per farsi sentire nell’altra stanza
“Tesoro? Vegeta? Puoi scendere per qualche minuto, è importante!”
Disse, dal piano di sopra sentii arrivare un grugnito
“che c’è?!”
Ed ecco arrivare la mia morte personale, occhi neri come la notte e capelli a punta, scendeva le scale irritato, deglutii rumorosamente.
Bulma studiò la mia espressione e prima che il marito la raggiungesse mi fece un occhiolino.
“coraggio”
Mi sussurrò, io feci un passo avanti e mi avvicinai a Vegeta che mi fissò stranito.
“Goten che ci fai qui? Ti vedo troppo spesso per i miei gusti di recente”
Lo sguardo burbero di Vegeta si posò prima su di me e poi sul figlio che rimase immobile dietro di me.
“quindi? Che succede?”
Chiese irritato, Bulma lo raggiunse e si aggrappò a un suo braccio sempre sorridendo.
“credo che debba chiederci qualcosa tesoro”
Disse invitandomi a continuare la frase, non so come ma ce la feci
“in effetti è così, beh Vegeta tu sai quanta stima io provo per te…”
“taglia corto ragazzo, ho da fare!”
Mi fissai i piedi e pensai a Bra, a  quanto volevo renderla felice e non l’avrei mai lasciata…ma perché invece di pensare non glielo dicevo?
“Vegeta, devi sapere che io e Bra stiamo insieme gia da un anno e beh…io la amo e quindi voglio chiederti il permesso di sposarla”
Chiusi gli occhi e mi parai il viso aspettando l’esplosiva reazione che mi aspettavo. Niente. Socchiusi un occhio e vidi il suo viso diventare rosa poi rosso poi viola…mi chiedevo se stesse respirando e perché non reagisse, pure Bulma si voltò verso di lui a guardarlo scostandosi un poco, un istante dopo esplose in una carica di energia trasformandosi in super saiyan sempre senza dire una parola, afferrò però Bulma che prese a sventolare come una bandiera per la forza che stava sprigionando
Trunks si piegò in avanti e si coprì gli occhi per il vento che nasceva dall’aura dorata che sprigionava, anche io mi trasformai, non sapendo bene cosa dovevo fare, o lo avrebbe visto come una minaccia!? Ero morto.
“VEGETAAAA!”
Strillò Bulma, a un metro e mezzo da terra
“Calmati Vegeta!”
Dissi cercando di placarlo, ma riuscii solo a farlo arrabbiare di più. Il trambusto che generarono i mobili scagliati contro le pareti fece accorrere Bra che spalancò la porta.
“papà! Che stai facendo?!”
Gridò, la mia Bra, bella e..
“AAAAAAAAAH!!”
Strillò e si trasformò in super saiyan.
“adesso ci diamo tutti una regolata qui!”
Disse posandosi le mani sui fianchi, poi si voltò verso di me e mi fissò con aria arcigna, corrugando la fronte e creando due pieghette, terribilmente carine tra le sopracciglia.
“si può sapere che hai fatto?!”
Chiese, ma ero imbambolato sui suoi occhi azzurri e i capelli biondi che raccolti in una coda si alzavano, anche il ciuffo aveva preso una piega buffa, ma terribilmente bella.
Notò il modo in cui la fissavo e arrossì, poi voltò la testa spostando lo sguardo verso il muro e facendo una lieve smorfia..sempre mantenendo quel rossore purpureo che le riuscivo a strappare solo quando la baciavo.
“piantala di fissarmi Goten! Mi irriti.”
Fingeva ancora, ma non sapeva cosa avevo appena fatto.
“non c’è bisogno che menti Bra! So tutto”
Ci voltammo tutti verso Vegeta che gelò entrambi con uno sguardo di ghiaccio.
Bra lo fissò con gli occhi fuori dalle orbite e il rossore che  aveva solo sulle guance si estese in tutto il viso e coprendoselo cominciò a strofinarlo sulle mani. Doveva essere terribilmente imbarazzata.
Mi avvicinai a lei e le misi una mano sulla spalla, lei tuffò il viso sul mio petto cercando di coprirsi dalla vergogna. Vegeta rimase interdetto.
Bra scoppiò in lacrime e si aggrappò alla mia maglia, la fissai e feci un sorriso, la mia principessa…bellissima, fortissima e terribilmente timida.
Il vento cessò. Bulma atterò e rimase a terra per i giramenti di testa. fissai lo sguardo negli occhi di Vegeta ancora trasformato, vedevo dello shock, della gelosia. Si chiedeva perché la sua bambina non fosse corsa tra le sue braccia. Come faceva quando era piccola e aveva paura dei tuoni durante le notti di tempesta; oppure quando si intrufolava nel letto dei genitori e sentiva il bisogno di sentirsi protetta, allora si creava un piccolo rifugio tra le braccia del padre. Sapevo tutto ciò perché Bra me ne aveva parlato, aveva condiviso i suoi ricordi con me. I più felici. Inutile, rimpiazzato.
Sentii il bisogno di ritrasformarmi. Non c’era motivo per rimanere super saiyan. Pure Bra si ritrasformò.
Vegeta era immobile davanti a me, in silenzio. Tutti lo eravamo, l’unico rumore erano i singhiozzi di Bra attutiti dalla mia maglia.
“so che ti prenderai cura di lei”
Disse infine Vegeta. Orgoglioso e potente. Anche lui non vedeva più la necessità della trasformazione e tornò normale.
Incrociò le braccia al petto e fissò prima me, poi Trunks e poi soffermò lo sguardo su Bra, accennò un sorriso.
“se la fai soffrire…ti spezzo le gambe”
Disse e voltandosi uscì dalla stanza più simile a un campo di battaglia che a un salotto.
Toccò la porta che cadde a terra e si avviò nel corridoio, io e Trunks ci scambiammo uno sguardo prima interdetto poi complice.
“ma non dovevi tirarmi fuori dai guai?”
Chiesi, lui rise
“non sapevo quanto mio padre potesse mettermi paura”
Disse giustificandosi. Lo capivo. Anche io mi ero sentito nello stesso modo. Spiazzato dalla paura, ma il pensiero di poter vivere per sempre con la ragazza meravigliosa che stringevo tra le braccia mi aveva tolto ogni paura.
“hai visto Goten? Basta prenderlo per il verso giusto”
Disse ad un tratto Bulma alzando la testa dal pavimento.
“oh mamma!”
Disse Trunks accorrendo in suo aiuto, ma stava bene, solo un po scossa.
Bra riemerse dalle mie braccia e mi fissò
“ti amo”
Disse, sorrisi e le diedi un bacio sulla fronte. 
“ti amo”
Sussurrai.
Mi sentii degli occhi puntati addosso, Trunks sorreggeva la madre che aveva gli occhi pieni di lacrime, e mi faceva segno di continuare…oh la proposta!
Mi scostai da Bra che rimase interdetta, poi mi frugai nelle tasche e trovai la scatoletta di velluto. Ne accarezzai la superficie morbida e feci un sospiro.
Mi inginocchiai davanti a lei, mi rivolse uno sguardo incuriosito.
“che fai?”
Chiese, poi tirai fuori la scatolina e la aprii davanti a lei che rimase a fissarmi basita.
“Bra Brief. Sei la ragazza più testarda, affascinante e intraprendente che io abbia mai conosciuto.Sei terribilmente emotiva…”
Feci una pausa e sentii Bulma singhiozzare
“dolce, splendida..e ti amo con tutto il cuore. Ho sfidato la morte venendo qui oggi a chiedere il permesso a tuo padre, quindi spero che la tua risposta sia un si altrimenti potrei morirne, mi vuoi sposare?”
I nostri sguardi erano intrecciati e lo scintillio che emanavano i suoi mi fece sorridere, lei non rispose, si chinò semplicemente in avanti e mi baciò gettandomi le braccia al collo, poi scostandosi mi sussurrò
“certo che ti voglio sposare, scemo”

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Capitolo 14
*** Sono orgogliosa di essere tua figlia ***


Respiravo a malapena con quel vestito terribilmente stretto in vita, nella penombra di quella saletta color panna.
Ero rimasta sola, stavano prendendo tutti posto in sala. Aveva cercato di rendere questa cosa meno sfarzosa possibile, tentando di contenere mia madre e Chichi prese dall’entusiasmo.
non sentivo il bisogno di una cerimonia in grande stile. Mi bastava avere la mia famiglia e gli amici, di sentire vicini i miei genitori, mio fratello e ovviamente il mio Goten.
mi ammirai davanti allo specchio e sistemai le pieghe del velluto bianco della gonna, diedi un’altra controllata ai capelli e al trucco…
PANICO. Fui presa da un attacco di paura in piena regola; la timidezza che stavo cercando di nascondere uscì da ogni poro,mi sentii accaldata e ansante e quel maledetto vestito non mi faceva respirare. Trascinai i piedi fino alla porta e pensai di socchiuderla per far entrare un po di aria, e se qualcuno mi avesse vista? Meglio stare accanto all’uscio per evitare invasioni di parenti che in quel momento non volevo proprio vedere.
socchiusi appena la porta che si spalancò improvvisamente facendo cadere mio padre all’indietro evidentemente colto di sorpresa.
si rialzò velocemente e chiuse la porta dietro di se. Mi trattenni da una risata fragorosa, che sapevo non mi avrebbe perdonato.
mi limitai a sorridere, lui ringhiò e rimase a fissarmi, poi addolcì lo sguardo facendolo scorrere dalla testa fino ai piedi.
Quando si rese conto che mi ero accorta del suo apprezzamento voltò repentino la testa e arrossì. Lo vidi chiaramente.
“fa caldo”
Dissi sventolandomi la mano davanti al viso, lui si limitò a grugnire. Mi feci passare una mano sulla fronte e notai che era umida.
“devo prendere un po d’aria altrimenti il lavoro di ore andrà a quel paese...”
Feci una pausa aspettando una sua reazione, niente. Come sospettavo.
“c’è nessuno fuori?”
Chiesi ad un certo punto, lui scosse la testa e si scansò dalla porta invitandomi ad uscire.
Rimasi a fissarlo sperando che capisse che volevo uscire con lui. Prendere un po d’aria…con il mio papà…
Non so come ma lo capì, sbuffò e aprì la porta precedendomi, lo seguii lenta.
La saletta adiacente era decisamente più luminosa, con un grande balcone che dava su un prato e su di esso c’erano allestiti un baldacchino fiorito e una fila interminabile di sedie bianche ricoperte di cuscini anch’essi bianchi.
Fuori non c’era ancora nessuno. Probabilmente erano al rinfresco, aprii la portafinestra decisa a fare un volo fuori a prendere un po d’aria, ma quel vestito non voleva proprio darmi pace, provai a levitare sul posto, ma facevo una fatica incredibile.
mi inginocchiai a terra per lo sforzo e ansimai, chiusi gli occhi,
“no così non può andare avanti altrimenti questo non sarà un matrimonio ma un funerale!”
Non feci nemmeno caso alle mani che mi afferrarono le braccia e mi sollevarono a un metro da terra, volando lentamente verso la collina davanti a noi , l’aria che mi arrivava in faccia mi diede un po di sollievo.
sotto di me l’ampio vestito bianco sventolava silenzioso.
lo scollo a cuore, coperto da un ventaglio di seta si muoveva sinuosamente producendo anch’esso un po si di brezza che mi colpiva le spalle e il collo nudo.
Papà atterrò su una roccia posandomi delicatamente a terra, mi sistemai l’abito stirando la gonna con le mani e alzai lo sguardo verso quell’uomo burbero che fissava l’orizzonte, che non dimostrava emozioni ma che con un semplice gesto ti faceva capire tutto l’affetto che provava per te, mi scostai un ciuffo dagli occhi e feci due passi infermi verso di lui.
Fece finta di non sentirmi, ma non mi importava. Sapevo che il solo fatto che condividesse con me quel momento era un modo per dirmi “ti voglio bene” che si preoccupasse per me, che mi stesse vicina in questo momento tanto speciale.
Rimasi a fissare la sua schiena muscolosa, coperta da una giacca nera e le gambe anch’esse fasciate da un pantalone dritto. Lo smoking gli donava moltissimo.
“è tardi. Devo riportarti alla cerimonia”
Disse interrompendo il silenzio. Rimasi un po scossa da quell’interruzione brusca, ma annuii mi ero calmata, ora potevo affrontare amici e partenti e diventare grande.
Papà si voltò verso di me e levitando mi afferrò per la vita questa volta alzandomi e prendendomi in braccio, gli misi le mani intorno al collo e fissai la sua espressione seria, gli posai la testa nell’incavo della spalla annusando il suo profumo.
“ti voglio bene”
Dissi, e mi stupii del sorriso che fece.
“anche io vi voglio bene”
Incredibile. Ero interdetta. Aveva detto a me che voleva bene a noi tutti. Mamma, Trunks e me.
Notò la mia espressione e s’incupì. Si era gia pentito di averlo detto… abbassai lo sguardo. Avevo rovinato quel momento… senza pensarci gli posai un bacio sulla guancia e sorrisi, senza dire niente, bastava.
Mi posò dolcemente a terra e si diede due colpi sulla giacca, poi si avviò in silenzio verso l’uscita.
come aprì la porta mamma entrò come un furia e scansando papà mi raggiunse.
“mi vuoi dire dove eri finita? E dov’è il velo?”
Chiese, ma la mia attenzione gravitava altrove, il mio sguardo era fisso sulle spalle di papà.
Si voltò verso di lui e lo guardò, poi fissò di nuovo la mia espressione.
“cosa avete combinato voi due?”
Chiese improvvisamente, la guardai e sorrisi
“non lo saprai mai”
Dissi, e le feci una linguaccia che alleggerì quel momento. Finii di prepararmi, indossai il velo e mamma mi allentò i lacci sulla schiena permettendomi di respirare, poi mi accompagnò alla porta che sarebbe stata la mia uscita.
Bouquet in mano e velo davanti agli occhi ero ferma, paralizzata dalla paura, mamma mi soffiò un bacio e uscì andandosi a sedere in prima fila, sbirciai e vidi tutti i posti pieni, accanto a mia madre c’era il posto vuoto di mio padre e un velo di tristezza si dipinse sul mio volto. Poi guardai la fine della navata e vidi Goten. L’unica ragione per cui stavo per mettermi in ridicolo davanti a tutti era per lui. Perché lo amavo troppo.
Mio fratello comparve da dietro la colonna e mi prese a braccetto.
“entriamo in campo?”
Mi chiese sorridente, ma io non sorridevo. La sedia era ancora vuota in prima fila. Trunks scrutò dall’uscio e vide che in effetti mancava papà, poi si rivolse a me e mi accarezzò la guancia
“sarà nascosto da qualche parte. Sai che non mancherebbe mai”
Disse, ma anche lui non era certo delle parole che stava dicendo.
“va bene, andiamo”
Dissi sospirando, ma mentre stavo per fare un passo una voce ci colse di sorpresa
“Trunks. Mi vuoi dire perché stai prendendo il mio posto?”
Ci voltammo e vidi mio padre sistemarsi una rosa bianca all’occhiello e scansando Trunks mi afferrò il braccio. Mio fratello lo fissò e sorrise.
“hai ragione papà, vado a sedermi”
Mi lasciò il braccio e uscì dalla porta correndo verso il posto vuoto accanto a mia madre che si voltò verso l’uscio e sorrise.
La musica partì e insieme percorremmo la navata verso Goten, mi lasciò all’altare e prima di sedersi accanto a Trunks squadrò il mio futuro marito che non smetteva di sorridergli.
La cerimonia fu veloce, o forse non mi accorsi del tempo che volava, ero totalmente felice e persa negli occhi neri dell’uomo che amavo.
“Si, lo voglio”
Promettemmo, scambiandoci gli anelli e infine un bacio che scatenò gli applausi di tutti.
Non potevo chiedere di meglio, il giorno più felice della mia vita. Ero sposata con l’uomo che amavo, tutti i miei amici erano presenti.
Mia madre e la mia neo-suocera non smisero un attimo di piangere e tutto andava per il meglio.
Ero riuscita a realizzare i miei sogni, e avevo ottenuto anche di più! L’amore, l’amicizia, il rispetto…l’orgoglio.
Si perché avevo reso fiero di me mio padre…e io ero orgogliosa di essere sua figlia.


fine.

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