Non vedi che sto ridendo? A guardarmi non sei tu..Tu eri sempre distratto.

di Iwantasmile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Cpitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 -Nuovo inizio. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


ERIN'S POW
“Papà, suo figlio è uno famoso..Io non ci andrei d’accordo..Tu sei sicuro di voler andare a coinvivere con Pattie?”
“Amore, possibile che a 15 anni ancora non hai capito che l’amore è come una droga? Diventi dipendente della persona che ami..E io e Pattie ci amiamo..”
Aveva lo sguardo rivolto in aria..Probabilmente  nemmeno badava a me.
“Ok basta papà. “
“Vedrai che sia tu che Justin riuscirete a sorpavvivre.”
Rasseganta andaì nella mia stanza a fare la valigia.


 
JUSTIN'S POW
“Mamma, senti so già che io ed Erin non andremo d’accordo. Per favore, io andrò a stare dalla nonna, tu e Stefano starete qui in compagnia di Erin..mi sembra un’ottima idea no?” Dissi ammiccando, ero davvero convinto che stesse per accettare quando sorrise e fece finta di essere estasiata dalla mia idea per poi dire
 “SCORDATELO, sei mio figlio e resterai con me, e poi Erin è un’amore.
“Va bene, va bene come vuoi.  Vado da Chaz..Ciao.”
“Ciao amore..Ah e vedi di tornare per cena così conoscerai Erin.”
Sbatto il portone di casa, salgo in auto e  sgommo nel vialetto
 
 
 
 
 
ERIN'S POW
Casa di Pattie e Justin è davvero enorme vista da fuori, una villa di tre pian..Con i soldi che guadagna il figlio me lo sarei dovuta aspettare che fosse così megalomane da avere due piscine, una in giardino e una in stanza..
“Erin tesoro, la tua stanza e proprio frontale a quella di Justin, sono sicura che andrete d’accordo.”
“Ti ringrazio Pattie, anche se non credo proprio che andremo d’accordo.”
Pattie è la persona più dolce e gentile che io conosca.
Sento aprire la porta di casa, quella che ormai è anche la MIA casa. Sento mio padre abbastanza emozionato, mi affaccio dalla scalinata, probabilmente è arrivato Justin.
Decido di ignorarlo e prepararmi per una bella doccia calda.. Cerco il bagno nell’immenso corridoio composto da 5 stanze..3 camere da letto, un bar e finalmente, in fondo al corridoio, il bagno.
Il bagno è  enorme, c’è un’entrata principale e poi si aprono diverse uscite una portava ad un box doccia, un’altra ad una vasca con idro massaggio e l’ultima alla lavanderia. Mai visto niente del genere,la lavanderia in casa? Superata l’entrata principale prendo delle tovaglie e le metto sopra la mia roba pulita, apro l’acqua nella stanza della vasca e la lascio riempire. Mi guardo allo specchio, il mio corpo  sembra così fragile. 
Mi infilo nella vasca e mi rilasso per un quarto d’’ora.
Stavo uscendo dalla vasca quando qualcuno entra in bagno e apre la porta della stanza, mentre io stavo uscedno dalla vasca. E’ Justin. Mi guarda. Lo guardo. Arrossisce. Urlo e ancora nuda mi diriggo verso di lui e gli do uno schiaffo che gli gira il volto. Dopo due secondi scappa fuori e solo dopo essermi rivestita, mi accorgo si aver riso tutto il tempo che è passato da quando gli ho dato lo schiaffo.
 
 
Ragazze com'è? :) Continuo?

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Capitolo 2
*** Cpitolo 2 ***


RAGAZZEEEEE VI CHIEDO SCUSA PER L’ASSENZA MA HO AUTO DEI PROBLEMI..

Non ho la minima intezione di scendere a piano di sotto mi vergogno troppo. Lui mi ha vista nuda. NUDA. Mi guardo allo specchio, come se non mi fossi mai specchiata in vita mia..I miei capelli sono lunghi fino alle spalle e sono di un colre castano molto chiaro, identico a quello dei miei occhi. La mia statura è nella norma,  ed anche il  mio peso.. Ho giocato a pallavolo per parecchi anni per cui i miei addominali (seppur femminili) sono scolpiti quanto basta..Abbandono con lo sguardo l’immagine del mio corpo allo specchio, e mi volto vero la porta, qualcuno stava entrando. Mio padre.
“Erin perché non scendi giù?”
“Papà non posso..”
“E perché mai..?” disse con preoccupazione..
“Mi vergogno troppo..Justin  c’è ancora?”
“Vuoi che se ne vada da casa sua? Erin, suvvia, fallo per me. Ti aspetto sotto tra 5 minuti.” Mi bacia sulla fronte. Amo mio padre..Il suo modo di affrontare le cose con tranuqillità e diplomazzia mi infonde sicurezza. Vedo in lui un’ancora di salvezza..
Mentre percorro la scalinata per scendere giù, mi affaccio verso la cucina e vedo Justin che aiuta Pattie a cucinare e mio padre che apparecchia la tavola.. Mi soffermo sui gradini..Dovrei esserci io al posto di Justin ad aiutare Pattie, che sono stupida! Mentre mi soffermo mi accorgo che Justin alza lo sguardo dalla pietanza che stava preparando e mi guarda ..Ci guardiamo per qualche minuto prima che lui mostri un sorrisetto da perfetto stronzo. Il suo sorrisetto scatena in me un sentimento di odio, cerco di far in modo che l’amore per mio padre sovrasti quell’odio per cui entro in cucina aiuto mio padre ad apparecchiare, e dopo poco siamo tutti seduti a tavola..
“Come ti trovi nella tua stanza Erin?” mi chiese Pattie sorridendo..
“Molto bene, è davvero bella, grazie.” Dico ricambiando il sorriso.
“Non ti abbiamo presentato Justin perché ha detto che prima come è salito in camera sua avete avuto modo di conoscervi e presentarvi”..Silenzio..Il mio cuore aumenta di 50 battiti..
“Si, infatti.”
Il resto della serata passa tra gli sguardo che io e Justin ci lanciamo e i discorsi di papà e Pattie.
Justin dopo cena sale nella sua stanza io mi occupo di sparecchiare e lavare i piatti. Anche se Pattie si è opposta mi è sembrato il minimo che potessi fare..
Finito auguro la buonanotte a  Pattie e papà e salgo su..
Apro la porta del bagno per andarea a lavarmi i denti, ma disgraziatamente non mi accorgo che nel bagno c’era già qualcuno.Justin. Nudo. Ci guardiamo per qualche secondo, lui è nel box doccia e sembra divertito, non si preoccupa minimamente di coprirsi..i gioielli di famiglia.. Afferro un’asciugamano e gliela lancio, la prende al volo se la avvolge dalla vita in giù ed esce..
“Mi dispiace volevo solo lavarmi i denti” farfuglio..
“Non preoccuparti, almeno adesso siamo pari non ti pare Erin?”
Mi soffermo a guardarlo. Nonostante tutto è un bellissimo ragazzo.L’asciugamano avvolta sopra la vita lascia intravedere le sue forme. Si incammina verso di me è sempre più vicino..mi spinge contro il lavandino e si appoggia su di me..Centimetri ci separano.
Questa coinvivenza sarà parecchio interessante” mi sussurra nell’orecchio.
“Buonanotte..” mi giro e lo spingo fuori dalla porta. Mi lavo i denti e finalmente vado a dormire.

Ragazzeeee :D mi raccomando fatemi sapere..e sopratutto ancora tante scuse per il ritardo..

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

“Erin, piccola, buongiorno..scusa ma io e Papà vogliamo parlare con te e Justin di sotto.Ti aspettiamo per colazione.”
Guardai la sveglia 08:50.. Bofonchiai qualcosa e mi girai dall’altro lato del letto.
Ok, meglio alzarsi, che ora è..12:02 porca miseria mi sono riaddormentata.
Corro al piano di sotto con ancora il pigiama addosso, ma trovo solamente Justin  sdraiato sul divano a giocare alla PSP.
“Justin dove sono Pattie e mio padre?”
Si voltò verso di me, mi guardò dalla testa ai piedi per poi annuire e sorridere.
“Tuo padre e mia madre si sono regalati due settimane di vacanze ai Caraibi. Non ti ha detto niente mia madre? Hanno fatto tutto all’improvviso, mi hanno avvertito solo sta mattina quando avevano già fatto le valigie.”
COSA? COSA? COSA? Loro ai Caraibi? (Apparte il fatto che anche io sarei voluta andare ai Caraibi) questo voleva dire che io avrei dovuto coinvivere con Justin due settimane senza che sua madre lo controllasse?..
“..Ecco cosa Pattie voelva dirmi sta mattina..”
“Ehi ti ho preparato la colazione, anche se ormai è ora di pranzo, sai cucinare?”
“Io? ..Ehmm..ordiniamo una pizza?”
“Avrei dovuto aspettarmelo..Oltre ad entrare mentre sono in bagno cos’altro hai intenzione di fare queste due settimane?” dice con un aria di superiorità.
“EhiEhi senti caro, tanto per iniziare sei stato tu il primo ad entrare in bagno quando c’ero IO  e cosa numero due io non avrei mai voluto vedere te e il tuo “amichetto” sotto la doccia.”
“Allora ascolt…Va bhe lasciamo stare, almeno per queste due settimane PACE che ne dici?”Mi porge la mano. Gliela stringo.
“E pace sia.


Poco dopo che arrivano le pizze vedo Justin perplesso come se volesse dirmi qualcosa..infatti..
“Erin, questa sera vengono un po’ di amici e amiche qui da noi, tu che pensi di fare?”
Avrei voluto gridare come una matta perché aveva invitato i suoi amici senza dirmi niente però poi mi resi conto che quella era più casa sua che mia..
“Cosa vuoi che faccia?”
“Non so, stai con noi o starai in camera tua  a guardare qualche porno?”
“Sei malato? Quella che guarda porno qua sei TU caro Justin.”
“Oh si  hai proprio ragione ragazza” l’acqua del suo bicchiere finisce sulla mia faccia..Non apro gli occhi, e cerco di auto-calmarmi..Lo sento prima trattenersi, sghignazzando, poi scoppiare in una fragorosa risata.
“Sei..Sei..Sei.. uno stupido perché mi hai bagnata ora?”
“Volevo vederti arrabbiata.”
Si alza mi scocca un bacio sulla guancia e sale di sopra. Il suo bacio non mi ha dato fastidio..certo è stato un semplice bacetto sulla guancia, però mi aspettavo una reazione diversa da me stessa..invece niente..non riesco ne a respingerlo ne ad urlare.
Passiamo il pomeriggio tra sfide alla PSP e altri giochi di società. Tutto sommato Jusitn sa essere simpatico.

DLIN-DLON
Sento le voci degli amici di Justin provenire dal piano di sotto, mi chiudo A CHIAVE nella mia stanza per avitare brutti incontri. Dopo un po’ però mi rendo conto che è passata da poco l’ora di cena e che stare nella mia stanza sola a guardare dalla finestra non è il massimo,e tra l’altro la musica che proviene dal piano di sotto è assordante, scendo, seppure per dirgli di abbassare ma scendo, per cui Jeans e Polo danno il cambio al mio pigiama, e le mie Lacoste prendono il posto delle pantofole..Metto un filo di eye-liner e sciolgo i miei capelli, ok può andare.
Scendo al piano di sotto  e vado nel salotto, la stanza è invasa da adolescenti con in mano bicchieri pieni di chissà quale bevanda..Cerco Justin, non riesco a trovarlo per cui mi dirigo verso la cucina..
Entro e trovo Justin appoggiato alla cucina ma che sta f..? Oh Dio davanti a lui c’è una ragazza, le mani di lui sembrano essere telecomandate come se sapessero già dove devono insinuarsi per far divertire la ragazza.
Lei si lascia toccare senza problemi e lo bacia nel collo mettendogli una mano fra i capelli.
Lui si volta e mi guarda, nel suo volto c’è un misto di stupore e paura.
Spinge immediatamente via la ragazza facendola scendere dalla cucina, lei si mette in angolo affianco al frigorifero e si ricompone.
“Erin io..”
“Justin non devi giustificarti con me..Non siamo davvero fratello e sorella.”
Mi volto senza aspettare una sua risposta ed esco sbattendo la porta. Perché ho sbattuto la porta? Perché sento come se dentro me ci fosse un vulcano in provinto di esplodere..? A me non importa niente di lui..Giusto? Affretto il passo verso un vaso che è stato improvvisato come tavolino, afferro un bicchiere e ne butto giù il contenuto tutto d’un fiato. Un ragazzo si presenta davanti a me, è alto biondo e i suoi occhi splendono anche se non è sotto la luce.
“Ehi ciao, tu con chi sei venuta? Ti va se saliamo a vedere i piani di sopra? Sembrano interessanti..E magari su possiamo conoscerci meglio che dici?” mi fa intendere con gli occhi che quello che voleva era tutt’altro che conoscermi.
“No grazie. Questa è casa mia non sono venuta con nessuno, per cui conosco benissimo i piani di sopra. Ma grazie lo stesso.”
“No. Io insisto, non accetto un rifiuto.” Mi afferra dal braccio e la sua presa si sempre più setretta.
“Mollami immediatamente, non vedi che è pieno di persone? Pensi di costringermi a salire con te?”
“Secondo te quante di queste persone baderà a noi dato che la metà non capisce dove si trova?”
L’altra mano del ragazzo finisce sui miei fianchi per poi alzarmi da terra e trascinarmi fino alla scalinata.
Mi agito e cerco in tutti i modi di liberarmi dalla sua presa, cerco anche di gridare invano perché la musica sovrasta la mia voce.
All’improvviso mi ritrovo atterra, vedo sangue che scorre sul mio volto e  il ragazzo che mi trascinava è finito dall’altra parte della scalinata. Justin gli si è scaraventato addosso ed ora lo stava assalendo, calci, pugni, Justin era imbestialito.. improvvisamente qualcuno li divide e il ragazzo viene cacciato fuori, la festa finisce poco dopo per via di Justin che molto bruscamente avverte che la festa è arrivata al termine..

Ragazzeeeee fate delle recensioni per farmi sapere se vi piace e se devo continuare :D Vi adoro :] -Erika.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Justin aveva da poco mandato via tutti i partecipanti della sua festa, aveva appena chiuso la porta quando si voltò verso di me, ancora distesa per terra. Lo vidi correre verso di me ed in pochi secondi me lo ritrovai vicino.
“Erin hai una piccola ferita in fronte, ti senti bene?” si stava avvicinando al mio volto molto pericolosamente.
“Justin sto bene non preoccuparti per me.” Istintivamente mi tasto la fronte e mi ritrovo il dito ricoperto di sangue. Non so perché ma sono arrabbiata nei confronti di Justin, non per la ferita, non è stata colpa sua ..non riesco a capire perché.
“Come posso non preoccuparmi per te dato che ciò che è successo è colpa mia?..” disse alzandosi anche lui.
“Non è colpa tua, basta adesso voglio solo andare a mettermi un cerotto in testa e dormire.Buonanotte Justin” detto questo mi stavo incamminando per la scalinata quando Jusitn mi afferrò da un braccio.
Mi voltai di scatto e mi attrasse a se. Il suo viso era a pochi centimetri dal mio, un respiro ci separava, sentì i miei muscoli indolensirsi e il ventre scoppiare.
“Erin, perché ce l’hai con me allora? Se non è per la ferita per cosa?” aveva cambiato espressione , adesso sembrava implorarmi di dargli una risposta che lui conosce già.
“Non ce l’ho con te lo vuoi capire?”
“Senti Erin, anche se ci conosciamo da solo tre giorni, capisco quando sei arrabbiata con me. Se ho sbgliato in qualcosa ti chiedo scusa non era mia int..”
Una raffica di parole mi uscì dalla bocca poiché non riuscìì a controllarle.
“BASTA BASTA BASTA.  Ok, va bene organizza una festa, questa casa è più tua che mia. Invita tutto il paese. Porta gli alcolici. Chiuditi in cucina con chi vuoi. Fai ciò che ti pare, noi non coinviviamo per volontà ma per necessità. Prova per cui ad ignorarmi, ti sarà tutto più facile. Da oggi non preoccuparti più per me.”
Mi voltai e salìì le scale di corsa, non so per quale motivo i miei occhi erano umidi.

La sveglia segnava le 03:45 quando il sonno mi abbandonò. Non riuscivo più ad addormentarmi, le mura della mia stanza sembravano troppo strette questa notte, per cui scesi in cucina con la speranza di trovare un diversivo e potermi riaddormentare. Tastai con la mano la ferita che ora era ricoperta da una benda che avevo messo prima di andare a dormire. Solo mentre disinfettavo la ferita mi rendevo conto di quanto era profonda..La luce in cucina era accessa, ma non diedi molta importanza a questo particolare ed entrai comunque senza notare subbito Justin addormentato sul divano. Aveva il volto appoggiato su un lato del divano ed era accoccolato su se stesso probabilmente aveva freddo.Nonostante tutto sembrava molto tenero. Decisi che lo avrei svegliato in modo che potesse andare a coricarsi in camera sua.
Gli toccai più volte la spalla con un dito, ma solo quando il tocco della mia mano si fece molto più forte lui aprì gli occhi.
“Erin, che succede?”
“Justin, stai dormendo sul divano, và in camera tua, il tuo letto sarà certamente più comodo del divano.”
“Oddio sono quasi le 5, ma tu che ci fai sveglia?”
Mi  squadrò dalla testa ai piedi, e mi squadrai anche io, avevo delle Cool-Hot  nere che coprivano per qualche millimetro i miei slip, abinati ad una canottiera sintetica nera.
Jusitn si soffermò qualche secondo sulle mie Cool-Hot e senza volerlo mi resi conto della reazione che il mio corpo quasi interamente scoperto stava provocando in lui, perché mi accorsi che c’era qualcosa di strano nei suoi pantaloni. Il suo “amichetto” aveva preso vita a quanto pare.
“Niente non riuscivo a prendere sonno,se riesci a farmi annoiare me ne torno in camera mia.”
“Non dovrei ingorarti?” ..prima lo avevo trattato da schifo, meritava delle scuse e la sua battuta ci stava.
“Già approposito di questo, mi dispiace per prima..scusa ero solo nervosa perché pensavo a quello che sarebbe potuto succedere se tu non avessi aggredito quel tipo..”
“Non preoccuparti fa niente.. comunque vuoi ancora che io ti faccia annoiare?”
“Mi faresti un favore.”
Si alza e getta uno sguardo veloce al suo “amichetto” [che sembra tornato al suo posto] dopodichè lo vedo scomparire dalla cucina per poi ritornare pochi minuti dopo con in mano una scatola.
“Ci giocavo sempre da bambino, allora si gioca in due e i giocatori devono legare la propria mano destra alla mano destra dell’altro giocatore con la catena che esce nella scatola del gioco, chiuderla a chiave per evitare che la chiusura della catena possa cedere e si devono costruire con una mano sola legata a quella dell’altro giocatore le figure che peschi dal mazzo di carte.”
“Ok va bene, ci sto.”
“Ovviamente chi finisce prima di costruire la figura vince.”
Mettiamo tutto in ordine e con la catena che c’è nel pacco ci leghiamo le mani. La catena è piuttosto spessa e pesante come quella che si trova nelle saracinesche dei negozi, ed ha una chiusura molto piccola ma spessa anche quella.
Iniziamo a giocare e Justin mi batte quattro volte prima che entrambi crolliamo esausti sul tavolo, per poi addormentarci.


Al mio risveglio mi riaccorgo subito di non essere in camera mia e dopo aver guardato l’orologio che segnava le 11:00 mi torna in mente la notte scorsa. Justin è affianco a me e dorme. Ancora abbiamo le mani legate dalla catena. Cerco la chiave ma non la trovo, sicuramente l’avrà posata Jusitn per evitare di perderla.
“Justin, Justin.” Dopo vari tentativi si sveglia  si guarda intorno e si volta verso di me.
“Buongiorno, a quanto pare ieri  sera oltre a me c’è stato un altro vincitore: Il sonno.”
Ridiamo entrambi di gusto,  e nonostante sia appena sveglio, e io non lo sopporti  è davvero molto carino Justin.
“Ok Justin, io vorrei andare a cambiarmi ti spiacerebbe  aprire la catena?”
“Si certo passami la chiave.” Cosa?Ho sentito bene? Spero stia scherzando.
“Non ce l’hai tu?”
“No, perché non è sul tavolo da qualche parte? Mi sembrava di averla lasciata lì”
“No non c’è ho già guardato io.”
“Porca miseria che dici ricontrolliamo.”

Ci alziamo e istintivamente lui parte per la sua destra, e io per la mia sinistra, ma la catena che ci legava il polso ci impediva di allontarci, per cui decisi di seguire Justin alla sua destra.
Mezz’ora dopo ancora della chiave non c’è traccia.
“Io non capisco, dove potrebbe essere?”
“Inutile pensarci, nel momento in cui non ci penseremo e non faremo caso a lei la chiave salterà fuori”
“Si e nel frattempo restiamo distanti per non ppiù di dieci centimetri  per colpa di una stupida catena?”
“..A me non dispiace l’idea..” dice ammiccando.
“Bhe a me si..Ok comunque cerchiamo di non pensare alla chiave e vedrai che proprio come hai detto tu salterà fuori.”
Cinque minuti dopo.
“Jusitn c’è un problema..”
“Sentiamo..”
“Io devo fare la pipì..”
“Cavolo non riesci a tratternerla?”
“Ha da quando siamo svegli che la trattengo..”
“Ok, andiamo”



Ragazzeeee :D Continuooo? Fatemi sapere :D

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Saliamo le scale uno affianco all’altro, come avrei fatto la pipì dato che avevamo la mano incatenata? Cioè, lui sarebbe entrato in bagno con me?..
Arrivimo davanti al bagno..
“Prometto che mi giro” disse ridendo..
“Cosa?  Non posso fare la pipì con te in bagno, non mi scapperebbe.”
“Senti non trovo un’altra soluzione, e francamente non credo che ci sia” disse divertito.
“Ti diverte molto questa situazione? Ricordati che è colpa tua se non troviamo più la chiave.”
“Si Erin, ma ricordati che sei stata tu a chiedermi di “Annoiarti””.. Aveva ragione..
Il biogno di andare in bagno iniziava a farsi sentire, per trattenermi stringevo le gambe. Justin lo notò immediatamente.
“Erin vogliamo muoverci? Tra poco dovrai cambiarti perché te la sarai fatta addosso, e sarà ancora più imbarazzante.”
“Ok andiamo.”
Entriamo in bagno all’unisono, ci guardiamo per qualche istante dopodichè lui prende e si contorce il braccio in modo da potersi girare dall’altra parte..Io rido e lo tiro in modo che entrambi potessimo avvicinarci al water..Che situazione imbarazzante, la mia mente si affola di problemi, avrebbe sentito il rumore della mia pipì, e se avrebbe sentito cattivo odore? Senza pensarci di getto abbasso le cortissime Cool-Hot che avevo addosso mi siedo e nel tempo che ho avrei impiegato per rispondere a quelle domando, avevo già finito.
Non ho mai odiato tanto fare pipì in vita mia come in questo momento. Tiro l’acqua.
Trascino Justin vicino al lavandino che nel frattempo  ritorna con il braccio apposto, apro l’acqua e mi lavo le mani. Avendo la mano legata molto vicina alla sua anche lui si bagna le mani. Lo vedo alzare gli occhi e fare qualche smorfia.
Mi asciugo le mani lo guardo e sorrido. Quanto non lo sopportavo, eppure stare “incatenata” alla sua mano non era così male.
“Finalmente possiamo scendere.”Disse sbuffando.
“Certo ma..C’è qualche problema?” gli chiesi.
“No, solo che io dovrei andare a lavoro oggi, sto lavorando su un nuovo brano e dovrei andare in studio.”
“Certo, va pure qui ci penso io..Ah vero.” Dissi alzando la mano per indicare la catena…
“Comunque devo andarci per forza, andiamo a vestirci”
“Justin aspetta, cosa farò io mentre tu lavorerai?”
“Erin, non possiamo dividerci per non più di dieci centimetri, cosa vorresti fare? Andare al centro commerciale? Non so..Ahahahah” Si divertiva così tanto a trovarsi in questa situazione?
“Certo. Giusto. Andiamo a cambiarci.”
Usciamo dal bagno e passiamo prima dalla camera mia, prendo  la biancheria, dei Jeans e una camicia rossa.
Entriamo nella sua stanza e vedo Justin soffermarsi davanti all’armadio.
“Ti ci vuole sempre così tanto per scegliere come vestirti?” dissi paragonangolo mentalmente ad una ragazza.
“Anzi questa volta sono stato molto svelto” prende della robba dall’armadio e me la sbatte addosso..
Lo guardo da dietro la robba che mi ha lanciato..
“E  questo per che cos’era?”chiesi inarcando un sopracciglio.
“Bhe  perchè chissà a quale ragazza mi hai paragonato.” Si divertiva, comunque ci voltiamo e ci vestiamo, mi vesto prima io, mi sfilo la canottiera e il regiseno, per infilare la biancheria pulita e la camicia, dopodichè infilo i Jeans..Dopo tocca a lui, ci impiega minimo dieci miuti  dopodiche ci voltiamo e ci guardiamo, lo vedo avvicinarsi a me, me lo ritrovo appiccicato al viso.
Afferra la mia camicia..
“Justin che stai facendo?”dissi allarmata.
“Hai abbottonato male la camicia, te la sto aggiustando”
Con tocco delicato aprì gli ultimi bottoni della mia camicia scoprendomi l’addome, un brivido si diverte a giocare a nascondino nella mia schiena quando la sua pelle incotra la mia..

“Oh grazie mille.”
“Andiamo?”
Dopo esserci lavati i denti insieme e finalmente aver ragiunto il suo studio di regitrazione, quando varchiamo la soglia della struttura enorme, tutti gli occhi finiscono su di noi. Justin inizia ad accellerare il passo finchè non raggiungiamo una stanza dove c’è un microfono e davanti un vetro da dove presumo stia il produttore.
I miei pensieri sono interrotti da una risata metallica. Viene da un microfono.
“Ehi Justin, ma allora la storia della catena era vera?”
“Certo Roman, ridi pure. Lei è Erin, la mia sorellastra.”
Sorrido e alzo la mano incatenata che trascina con se anche quella di Justin, in sengo di saluto.
“Ciao Erin.”


Passiamo il resto della mattinata lì, dopodichè usciamo per pranzo. Appena fuori dallo studio,prendiamo due frullati e ci sediamo in un parco vicino casa.
“Erin, non abbiamo mai parlato molto noi due e lo so bene,  ma non ti ho mai sentita nominare tua madre, non hai un buon rapporto con lei?.” Disse abbassado lo sguardo.
“No, non ci vediamo mai, lei non mi cerca, lei vive più serena senza me.Io le sarei solo da intralcio.” Non ne avevo mai parlato con nessuno, com’era possibile che riuscissi ad esprimermi proprio con lui?
Era la verità. Da quando ho compiuto dieci anni per mia mamma sono diventata un peso, una spina nel fianco, solitamente anche se i genitori divorziano, lottano per stare con  i propri figli, ma non nel mio caso.

Justin nota la tristezza che mi vela gli occhi e che da qualche momento all’altro potrebbe percorrermi il viso, per cui cerca di cambiare discorso pensado che io non me ne accorgessi.
“Ok posso farti un’altra domanda più personale?”
“Si Justin, sono vergine.” Sgrana gli occhi e ridacchia.
“Ehi non ti avevo ancora fatto la domanda come sapevi che sarebbe stata questa?”
“Ogni ragazzo inferiore ai 30 anni prima o poi te lo chiede.”
Nonostante tutto, sento ancora l’argomento di mia madre pesarmi negli occhi che sono umidi. Non voglio che mi veda piangere, quindi mi alzo dalla panchina, seguita da Justin, e cerco di evitarlo lasciadnolo dietro accellerando il passo. Lui si blocca di colpo e di conseguenza mi blocco anch’io.
“Ehi perché ti sei fermato?”
Senza rispondere si avvicina a me e mi abbraccia. O meglio mi avvolge con le sue braccia.
Affondo la mia testa nel suo petto caldo, e mi abbandono a questo abbraccio.
Dopo un po’ ci allontaniamo ma prima di incamminarci verso casa mi afferra la mano. Ed è così che stiamo durante il tragitto: per mano, con la testa bassa.


Passiamo il pomeriggio a cercare la chiave.
“Jusitn potremmo andare da un fabbro che ne pensi?”
“Hai ragione.”
“Ok andiamo ora.”
“Aspetta Erin, avrò anche io il diritto di andare in bagno?”
“…Andiamo..”
Lui fa tranquillamente pipì davanti a me senza darmi il tempo di girarmi e senza chiedermi di farlo. Evidentemente solo noi donne ci faccimo certi complessi.. Ok usciamo.
Arriviamo dal fabbro che sistematicamente apre la nostra catena. Ed ora? Ora che non eravamo più “incatenati” che sarebbe successo? Avrebbe organizzato altre feste? Si sarebbe messo nei guai?.. Spero di no era pur sempre il mio fratellastro. No?



Ehiiiii che ne pensateee? :D Mi raccomando fatemi sapere :D

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
Durante il tragitto verso casa nessuno dei due apre bocca..A quanto pare la magia del bel fratellino simpatico era finita lì, quando il fabbro aveva spezzato la catena.  Ora sarebbe ritornato tutto come prima. Arriviamo a casa, quella casa che senza le parole mie e di Jusitn sembra essere acnora più enorme.
Mi squilla il cellulare. Vedo Justin voltarsi verso di me e avvicinarsi allo schermo per vedere chi fosse.
Io mi allontano da lui per andare in terrazza. Era mio padre. Era solo mio padre. Perché a Justin importava chi fosse? Probabilmente pensava fossero appunto, Pattie e mio padre.
“Pronto Papà?”
“Erin amore, come stai?” la voce dall’altro capo del telefono mi  diffuse subito un’estrema tranquillità.
“Sto bene, tu invece come stai?”
“Oh io sto benissimo, ho chiamato principalmente per sentire la tua voce, e poi per dirti che purtroppo non potremmo sentirci molto spesso perché le chiamate internazionali costano molto, e pensa un po’? Qua non ricaricano la Vodafone.”
“Papà va bene non preoccuparti, non ci fa niente, fra poco ci vedremo..”
“Erin.. Io e Pattie  domani partiremo, ma non verremo a casa, prolunghiamo la vacanza, facciamo un giro di molte località andiamo anche dai nonni. Gli presenterò Pattie e lei mi presenterài suoi genitori.”
Non poteva essere vero.Avrei voluto dirgli quanto ero contraria a questo loro viaggio fin dall’inizio. Non si lasciano i figli a casa. Avrei voluto raccontargli tutto quello che era successo. Ma invece dissi soltanto:
“Ok va bene, scusa ma devo andare papà salutami i nonni e Pattie. Un bacio.”
Riattaccai senza aspettare una risposta. Ora dovevo dirlo a Justin, per cui salgo su in camera sua e busso leggermente con le nocche delle mani.
Lui mi apre la porta della tua stanza in pigiama.
“Justin ha chiamato mio padre e ha detto che prolungheranno il viaggio e che non potranno chiamarci spesso”.. il suo sguardo puntava nel vuoto.
“Ok va bene. Senti ti va di andare al cinema sta sera?”
“Ehi ti ho appena detto che dovremmo stare insieme a tempo indeterminato e tu mi proponi di andare al cinema al posto di lamentarti?” Avevo inclinato un sopracciglio. Com’è mio solito fare quando sono sorpresa.
“Inutile perdere tempo a lamentarmi. Se mi lamento non risolvo i problemi no? Allora che ne dici ti va?”
“Che film c’è?” dico rassegnata all’idea.
“Cappuccetto rosso sangue.” Dice leccandosi le labbra. Stranamente al passaggio della lingua sulle sue labbra rabbrividisco.
“Se è un film horror ti ammazzo. A dopo.” Mi giro e sto per andarmene quado lo sento dire a voce alta dalla sua stanza:
“Quindi ho un appuntamento con la mia sorellastra.?”
“Viviamo nella stessa casa per cui non è un appuntamento.” Dico sorridendo prima di chiudere la porta della mia stanza.
Lui voleva un appuntamento con me? Sarebbe stata un’opportunitàper conoscerci meglio. Solo questo?  Interrogai me stessa centinaia di volte. Solo questo? Solo questo? Solo questo?


Dopo essermi fatta una doccia rilassante, e aver indossato un top rosso abinato ad un paio di Jeans e a delle Air- Force rosse scendo sotto e trovo Justin, sdraiato sul tavolo con in mano le chiavi della sua auto.
Si volta verso di me e ci guardiamo fissi negli occhi per una manciata di secondi. Una manciata di secondi necessari a provocarmi un subuglio nello stomaco. “Erin che sta succedendo?” chiesi a me stessa. Non feci caso a quella sensazione e mi diressi verso di lui.
“Andiamo?” disse indicando le chiavi della sua auto.
Sorrido e usciamo insieme dalla porta d’ingresso.
Arriviamo in auto, lui si allaccia la cintura e sta per accendere l’auto quando si volta verso di me e si avvicina pericolosamente al mio viso. Le mani iniziano a sudarmi, il suo petto è attraversato dalla cintura, e la punta del  mio naso sta per sfiorarsi con la sua, dopodichè distoglie lo sguardo dai miei occhi afferra la mia cintura e me la allaccia. Ma certo voleva solo allacciarmi la cintura. Eppure nonostante non lo sopporti le mie mani erano completamente umide. Segno di nervosismo.


Il cinema era dall’altra parte della città, il film iniziava tra cinque minuti e la lancetta dell’auto toccava gli 8’ km/h.
“Jusitn di questo passo non arriveremo in tempo nemmeno per i titoli di coda.”
“Non fare la sarcastica. Voglio vedere te a giudare con una passeggera così pretendente.”
“Ehi, io potrei insegnarti a guidare signorino SOTTUTTOIO.”
“Vorrei proprio vedere.”
“Già, prenderesti una bella lezione.”
Eravamo davanti allo svincolo che divideva la strada dal cinema dalla strada del porto. Lo vedo svoltare verso il porto.
“Dove vai il cinema è di là?” dissi voltami verso lo svincolo ormai sorpassato.
“Non ti va di darmi qualche lezione di guida?” disse sorridendo mentre guidava, senza nemmeno voltarsi verso di me.
“ Justin, sono qasi le 7 di sera.”
“E quindi?”
Mi rassegnai, anche se quest’idea mi piaceva parecchio.

Arriviamo al porto scendiamo entrambi ognuno dal rispettivo sportello, ed una volta risalita mi ritrovo al posto giuda. Justin mi passa le chiavi, e metto la macchina in moto.
Con mio padre ho fatto pratica moltissime volte anche se ancora per la patente mi ci vuole un’anno.
Parto e faccio il giro del porto completo, cambiando e scalanto correttamente le marce.
“Non credevo te la cavassi.” Disse tornando al posto giuda.
“Te l’avevo detto che ero brava.” Dissi sorridendo.
“Ormai  il cinema è andato. Ti va di stare qua?”
“Fa freddissimo, se restiamo in auto ok.”
“Va bene. Io non ho voglia di tornare a casa.”
Era il mio fratellastro. Ero la sua sorellastra. Non sarebbe successo niente di male.
Abbassiamo entrambi i sedili per stare più comodi.  Gli ultimi giorni caldi di quest’autunno si stavano sbriciolando  davanti ai nostri occhi.
Sentìì la mano di Jusitn posarsi sulla mia. Mi voltai e ritrovai il suo viso già girato verso di me.

Volevo respingere la sua mano, ma istintivamente gliela strinsi.

Restammo la, in quel modo una buona mezz’ora. Mano nella mano. Senza dire una parola. Il nostro silenzio ci faceva intendere ogni cosa. Ad un tratto Justin si alzo si sporse verso di me e mi stampò un lieve morbido bacio sulle labbra. Non era stato proprio un bacio. Le sue labbra hanno leggermente sfiorato le mie lasciandosi dietro una scia di desiderio.


Ragazzeeee rieccomii :DD Ho pubblicato il capitolo solo oggi perché sono stata molto impegnata a studiareee. Come al solito aspetto i vostri suggerimenti e i vostri pareri. Un bacio
-Erika.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Dopo quel lieve bacio mise l’auto in moto e tornammo a casa. Avrei voluto chiedergli perché l’aveva fatto, perché mi aveva baciata, se mi odiava tanto. Anche se a pensarci bene lui non aveva mai dichiarato apertamente odio nei miei confronti. Tuttavia non gli chiesi niente, prima di parlare con lui dovevo rispondere a me stessa. Perché io non lo avevo respinto? Perché, le mie labbra avrebbero voluto avere un maggiore contatto con le labbra di Justin? Forse avevo paura di rispondere a queste domande.
Appena rientrati a casavedo Justin abbastanza pensieroso. Salgo su senza nemmeno augurargli la buonanotte, nonostante fossimo molto vicini.
Il freddo della stagione iniziava a farsi sentire. Per cui dopo essermi lavata ed ave indossato la biancheria pulita,  mi metto addosso una maglia XXL di mio padre molto pesante che mi copre il corpo fino alle cosce.
Spengo la luce ed entro nel letto. Stavo per chiudere gli occhi quando sentìì bussare alla porta.
“Entra..” Non chiesi chi era, in casa eravamo solo io e Justin per cui sarebbe stato stupido chiedere chi era.
Anche lui era in pigiama, se così si poteva chiamare la tuta che indossava per dormire. Entrò nella mia stanza lasciando la luce spenta. L’unico punto di riferimento che avevamo in quella stanza era un rifolo di luce proveniente dal corridoio.Ero in imbarazzo dopo ciò che era successo. Si sedette sul mio letto.
“Erin, senti anche tu questo freddo?”
Era venuto nella mia stanza quasi di notte,per chiedermi se avevo freddo?
Era buio ma potevo comunque intuire il colore dei suoi occhi e le forme così delicate del suo viso.
“Si, fa molto freddo sta sera. Ormai fra quache giorno sarà inverno.”
“Già..”
Sentivo la sua mano cercare la mia e dopo averla trovata la strinse.
Perchè non sono riuscita a distogliere la mia mano? Perché non riuscivo più a trovare dentro me l’odio che provavo nei suoi confronti poco tempo fa?..Stavo cambiando. Forse crescendo.
Non ho mai avuto un ragazzo vero. Un ragazzo che mi amasse e che si facesse amare a sua volta.
Sono sempre stata Erin l’amica di tutti. Forse ora stavo cambiando.
Mi mollò la mano e stava per alzarsi dal letto quando gliela afferrai e lo fermai.

“Justin aspetta..” dissi cercando il suo volto nel buio.
“Dimmi..”
“Resta con me questa notte.”
Lo avevo invitato a dormire nel mio letto. Già, non so perché ma quella decisione mi sembrò la più sensata della mia vita, fino a quel momento.
“Stai dicendo sul serio?..Vuoi dormire con me?”
“Si, sempre se ti va..”
Non avevo pensato che potesse respingere la mia proposta. Mollò la mia mano e lo vidi sparire nel buio della mia stanza. Poco dopo me lo ritrovai accanto.
Mi accarezzò la testa e giocò con i miei capelli molte volte prima che entrambi ci addormentassimo.
Quella notte dormimmo abbracciati, nessuno dei due sentì freddo, era l’intesa che c’era tra noi a scaldarci.

Quando aprìì gli occhi il profumo dell’ammorbidente che avevo usato per lavare le lenzuola mi riempì le narici. Iniziai a respirare profondamente e  a distendere le gambe per stirarmi… Mentre mi stiravo la mia gamba destra incontrò qualcosa sotto le lenzuola. La gamba di Justin.
Mi esco scordata che la notte precedente avevamo dormito insieme. Mi alzo e lo guardo. Lui stava ancora dormendo, per cui decido di alzarmi per andare a farmi una doccia.
Si dice che sotto la doccia le persone riflettono. Eppure nella mia mente c’è un caos totale. Il rapporto tra me e Justin si stava evolvendo. Questo è stato l’unico pensiero che la mia mente ha prodotto sotto la doccia.
Quando scendo al piano di sotto trovo Justin impegnato a preparare due tazze di latte e cereali.
“Buongiorno.” Disse voltandosi verso di me sorridendo.
“Buongiorno, oggi fai il casalingo?” dissi cercando di spezzare il ghiaccio con qualche punta di comicità. Anche se nella mia battuta di comicità se ne trovava ben poca.
“Sto preparando la colazione. E a te oggi tocca preparare il pranzo, dobbiamo smetterla di mangiare sempre pizze panini e gastronomie varie.”
“Cosa? Scusa ma tu sei la stessa persona che vinceva i bonus del fast-food per essere il cliente più abituale?”
Dissi iniziando a giocherellare con il cucchiaio.
“Da oggi si cambia” dise versando il latte in entrambe le tazze.
Non facevo colazione con qualcuno da parecchio tempo perché solitamente mi sveglio all’ora di pranzo.
“Ok sono le 9 in punto. Io devo andare a lavoro” disse buttando la sua tazza di latte e cereali ormai vuota nel lavandino.
“Ok va bene, ci vediamo per pranzo quindi?”dissi con molta noncuranza.
“Si certo. Ma Erin tu non vai a scuola?” chiese mentre si infilava il giubbotto.
“Frequento il privato e sono avanti di due anni, praticamente posso decidere quando iniziare e soprattutto se iniziare. Per i prossimi due anni potrei anche non fare niente.”
“Sei avanti di due anni? Acci picchia.Io scappo a dopo.”
Lo salutai con un cenno della mano. Lui era quasi fuori dal pianerottolo quando, prima di chiudere la porta, si voltò verso di me e mi sorrise. Un caldo sorriso che mi contagiò. Sorrisi anch’io dopodichè chiuse la porta.


Quella era la prima volta che ero sola in casa.. Non ce l’avrei mai fatta a cucinare io per cui decisi di uscire per fare un giro al ceentro commerciale..
Mi comprai delle creme per il corpo, un profumo, delle riviste, e dopo aver girato migliaia di negozi passo dalla gastronomia e prendo da mangiare.
Cibo sano? Avrebbe cominciato da domani. Nel momento in cui esco dal centro commerciale, che era dall’altra parte della città, inizia a piovere a dirotto. Percorro tutta la città senza un ombrello, con gli acquisti  nella borsa.
Appena arrivo a casa mi accorgo di aver dimenticato la chiave, per cui suono il campanello.
Mi aspettavo Justin, invece ad aprirmi la porta fu una bionda con i capelli lunghi fino al fondoschiena, alta 50 cm in più di me, con addosso solo una felpa di Justin.
“Posso aiutarti?” mi disse.
“Mi sa che è il contrario, questa è casa mia, posso aiutarti io?” le dissi quasi in procinto di prenderla a calci e cacciarla fuori.
Dalla scalinata scese Justin, in boxer.
Avevo capito tutto.  O forse non avevo capito niente, fatto sta che dopo oggi Justin si era rivelato per quello che è sempre stato: una delusione.
Senza dire una parola e ancora fradicia nei miei vestiti attraverso le scale e quando a metà scalinata incontro Justin, mi afferra da un braccio.
“Erin aspetta, posso spiegarti non è come sembra.” Disse agitato.
“Mi sembra di aver già vissuto questa scena, al tuo fantastico “Festino” ricordi?..Ma non mi interessa non le devi a me le spiegazioni.”
“Aspetta per favore..Erin”
“Scusa, ma come vedi sono leggermente inzuppata d’acqua mi piacerebbe andare a cambiarmi. Divertitevi.”
Mi scrollai la sua mano di dosso e mi diressi verso la mia stanza. Chiusi la porta a chiave alle mie spalle e mi ci appoggiai contro, pian piano scendevo fino a ritrovarmi con il sedere a terra e le spalle contro la porta.
Il mio viso era bagnato per via della pioggia, allora perché sentivo gli occhi bruciare?
Non avrei mai potuto piangere per lui. Non piangevo da quando i miei genitori hanno divorziato.
In quel momento riuscivo solo a sentire un fuoco dentro, era molto acceso nonostante io fossi bagnata fradicia dalla testa ai piedi.
Mi cambiai i vestiti  velocemente dopodichè misi in ordine tutto ciò che avevo acquistato. Guardai le due pizze che avevo in mano e decisi che non potevo morire di fame per lui. Afferrai le pizze, e mi diressi al piano di sotto attraversai il salotto isolato e un pensiero mi attraversò la testa. “Probabilmente si saranno spostati in camera di lui.”
Metto la pizza nel forno e mi distendo sul divano.
Apro la televisione e la guardo per due minuti, giusto il tempo di riscaldare la pizza.
Poi metto il mio DVD preferito, La ricerca della felicità, e inizio a mangiare.
La visione del film viene interrotta da Justin che spenge il televisore e si siede affianco a me.
“Erin posso spiegarti, almeno?” disse gesticolando.
“Non c’è nulla da spiegare, a me non interessa cosa fai con le ragazze.”
“Erin quella ragazza è la fidanzata di un mio amico Chaz. Eravamo io lei e Chaz che stavamo tornando dallo studio di registrazione  a piedi, quando ha iniziato a piovere, e Chaz mi ha detto che sarebbe andato a casa sua a prendere la macchina, di portare lei a casa mia e di farla cambiare che sarebbe passato poco dopo a prenderla. Infatti è passato poco prima che tu scendessi.Io ero in boxer, perché anche io ero fradicio e mi stavo cambiando, quando ho sentito la tua voce però sono sceso sotto per spiegarti.”
Quanto sono scema. Me l’ero presa per niente. Mi sentìì ridicola.Ma non gli avrei dato sazio di credere che io ero gelosa.
“Ok sono affari vostri. Di là c’è la tua pizza.” Involontariamente mi sfuggì un sorriso. Lui se ne accorse.
“Quanto sei scema.” Si alzò dal divano e mi schioccò un sonoro bacio sulla guancia prima di alzarsi dal divano e scomparire in cucina.. Il mio sguardo lo seguì fino a che non scomparve dietro la porta della cucina. Mi tastai la guancia. Scottava.

Ragazzeeee :D Questo capitolo è uno dei miei preferiti, spero piaccia anche a voi.
Fatemi sapere. Un bacio.
-Erika.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Mi sono fidata di lui. Ho creduto subito alla sua storia. Avrò fatto bene? Ci sarebbe un unico modo per scoprirlo, il problema è che non posso fargli capire che mi interessa.
Per dare pace alla mia coscienza, prendo il telefono di Justin dal tavolino, ci avrebbe impiegato pochi minuti per la pizza, e l’avrei fatta.. Ma sarebbe stata una cosa giusta? Erin fermati non puoi rubare il numero di Chaz. Non è da te. Rubrica. Chaz. Tin-Tin. Messaggio. Il mio dito scorre velocemente sullo schermo. È proprio Chaz. Senza pensarci apro il messaggio. Era un mio diritto non essere presa in giro. Non sapevo come comportarmi dato che non sono una grande esperta di ragazzi.
“Bro, senti Laura ti ha detto qualcosa su di me quando era a casa tua?Sta sera voglio portarmela a letto. Consigli?”
Cazzo. Che avevo fatto? Non solo avevo dubitato della sincerità di Justin, ma avevo anche frugato tra le sue cose.  Sono una stupida. Blocco la tastiera e aspetto che Justin torni dalla cucina per dirgli tutto.
“Eccomi. Ero affamato, che c’è in TV?”disse sedendosi sul divano.
“Justin devo dirti una cosa.” Si voltò verso di me preoccupato.
“Dimmi..”
“Io, io..io… penso che dovremmo guardare un DVD perché in TV non c’è niente” Codarda. Non avevo detto nulla, temevo la sua reazione.  Tin-Tin, altro messaggio.
Prende il telefono, lascia scorrere gli occhi sullo schermo per qualche istante per poi voltarsi verso di me.
“Erin dice Chaz se sta sera andiamo a cenare con lui e la sua ragazza?”
“Io? Perché devo esserci anch’io?”
“Avanti, preferisci stare a casa sola..?”
Non era una bella aspettativa quella di stare in casa sola di sera, e poi mi sentivo in debito verso Justin dopo quello che avevo fatto.
“Ok va bene”
Sorrise e compose con il dito delle parole sullo schermo del telefono.
Posò il telefono e si voltò verso di me.
“Ora che hai letto il messaggio ti fidi di me?”
Come faceva a saperlo? Ma certo, avevo semplicemente bloccato la tastiera senza rimuovere il messaggio, perché ero convinta di dirglielo.
“Justin mi dispiace. Non so perché l’ho  fatto. Scusa” dissi  con noncuranza aprendo il televisore e facendo ripartire il DVD.
“Non mi interessa. Puoi anche leggere tutti i miei messaggi dal primo all’ultimo.” Si voltò e passammo il pomeriggio a guardare DVD.

“Erin sei pronta? È tardi.” Gridò Justin dal piano di sotto.
Scesi le scale e mi fermai davanti a lui. Ci guardammo. Era davvero bello. Non so perché lo fece, mi prese la mano e uscimmo insieme dal portone di casa.
Appena arrivati di Chaz ad aprirci la porta fu la sua ragazza. La ragazza che già avevo conosciuto a casa mia.
Justin la salutò ed entrò in casa. Io la guardai. Le sorrisi. Dopotutto gli dovevo delle scuse.
“Ciao, io sono Laura. Piacere.”
“Piacere mio. Erin.”
“Che bel nome.”
“Grazie.”
Sembrava molto dolce. Ma l’apparenza può anche ingannare.
La serata passò velocemente tra risate e uno stufato andato a male. Laura si rivelò molto simpatica, ci scambiamo anche i numeri di telefono.
Tuttavia nella strada di ritorno a casa Justin era abbastanza pensieroso. Appena tornammo a casa ci augurammo la buonanotte e ognuno andò nella propria stanza.
Durante la notte sentìì dei rumori provenire dal corridoio. Mi alzai ed uscì fuori.
Justin si era seduto in una sedia del corridoio ed in mano aveva un quaderno di appunti.
“Che fai sveglio a quest’ora?” Alzò gli occhi e sorrise davanti alla mia figura.
“Scusami non volevo svegliarti. Mi è venuta l’ispirazione e mi sono messo a scrivere qua in corridoio perché nella mia stanza si è fulminata la lampadina.”
Lo guardai storto mi girai e tornai nella mia stanza. Spalancai la porta e accesi la luce.
“Puoi scrivere nella mia stanza, appoggiato ad una scrivania ansicchè farti venire la gobba.”
Mi guardò sorridendo e poi si alzò seguendomi nella mia stanza.
Io mi coricai nel letto e lui prese posto nella scrivania.
Il resto non potrei raccontarlo perché mi addormentai.
Quando la mattina mi svegliai, Justin stava dormendo sulla mia scrivania. Mi avvicinai a lui e non potei fare a meno di leggere alcune frasi di quello che c’era scritto in quel quaderno.

“Amo il modo in cui mi parli. Amo il tuo taglio di capelli. Amo vederti sorridere quando parlo di te. Amo il modo in cui hai sempre ragione. Amo il fatto che non mi abbandoni. Amo il fatto che sai ricrederti. Amo il fatto chi tu mi abbia stretto la mano quando ne avevo bisogno. Amo guardarti dormire. Amo vederti stare bene, perché fa stare bene anche me. Amo sforarti durante il giorno. Forse perché un po’ amo te?”

Wow. È davvero bravo. Come ogni ragazza avrebbe fatto al posto mio, mi chiesi a chi era destinato tutto quell’amore. Forse a me? Che illusa. Ma chi vuoi prendere in giro non riesci nemmeno ad ammettere a te stessa il fatto di esserti innamorata di lui, come pretendi che lui ti ami?
Mi sentivo fuoriposto. Così mi cambiai presi la borsa e uscii di casa. Passai la giornata a passeggiare sulla spiaggia. Non so perché. Mi trasmetteva serenità. In quest’ultimo periodo sono successe molte cose. Mio padre si è innamorato e ci siamo trasferiti. Ed io mi sono adeguata. Seppur litigando mi sono adeguata a Justin e ho accettato Pattie proprio come se fosse mia madre. Perché nessuno poteva adeguarsi a me..?
Il freddo si faceva sentire e il mio telefono squillava in continuazione da ore. Justin. E dei  messaggi di Laura. Non risposi a nessuno dei due e quando la sera tornai a casa trovai Justin a camminare avanti e indietro nel salotto.
“Si può sapere dov’eri finita?” disse  guardandomi e avvicinandosi a me a tal punto da farmi indietreggiare .
“Sono stata in spiaggia.” Dissi scansandolo.
“Con questo tempo? Sei pazza. Avrai la febbre.”
Mi appoggiò una mano sulla fronte. Ora che ci facevo caso mi sentivo stanca e infreddolita, i miei stupidi pensieri mi impedivano di sentire gli allarmi che il mio corpo mi mandava.
“Scotti Erin.”
“Non morirò per una febbre.” Mi voltai e me ne andai in camera mia. Mi misi addosso due felpe e scesi in cucina. Mangiammo entrambi in silenzio. Nessuno rifiatò. Dopodichè io me ne andai in camera mia.
Era infuriato nei miei confronti. Non l’avevo mai visto così.
La febbre era scesa e io mi addormentai facilmente.
TOC-TOC
Nel bel mezzo della notte Justin bussò in camera mia.
“Justin che c’è?”
“Erin che ti è successo oggi?”
Non volevo dirglielo ma la mia bocca rovesciò tutte le parole che da questa mattina mi ribollivano dentro.
“Justin, io credo di essermi innamorata di te. Anche se una cosa come questa non è possibile perché io ti odiavo, e infondo ancora ti odio.” Mi abbracciò, mi strinse forte, io cercai di sfuggire al suo abbraccio, cercai di divincolarmi.
“Perché mi odi?”

“Perché so che non posso averti.” Dissi pentendomene subito. Era così che ci si dichiarava? Non lo sapevo se era giusto, non mi ero mai dichiarata a nessuno. E non ero mai stata innamorata di nessuno, per cui non avevo mai baciato nessuno. Tranne il bacio, se bacio si può chiamare che Justin mi diede al porto.
“Tu puoi avermi.”
Si alzò e si sedette nel mio letto accanto a me.
“Erin anche io mi sono innamorato di te.”
Allora ciò che avevo letto era per me?..Allora non ero una completa illusa? Allora potevo iniziare ad amare qualcuno come ogni persona?
Nessuno dei due disse niente. Finchè lui non si voltò verso di me.

“Erin, voglio stare con te. Abbiamo passato un sacco di cose insieme. Io voglio te.”
Avevo voglia di baciarlo di poterlo sapere mio. Avevo voglia di lui. Era normale? Chiesi a me stessa. Si lo era. L’amore prima o poi porta a QUESTO.

Avevo due felpe ma accanto a lui bruciavo.
Mi spogliò.
Mi vergognavo a farmi vedere, insomma era l’unico uomo che avessi mai amato e l’unico a cui mi mostravo;
Mi disse: “Non vergognarti, sono solo io”.
Lo spogliai.
Eravamo nudi l’uno davanti all’altro.
Era la prima volta per me, e fu davvero bella perché lo feci con la persona che amavo veramente.
E con un filo di voce mi disse: “Sei bellissima.”

Quella notte scoprì l’amore. Come può trasformarsi in piacere e complicità.
Scoprì l’amore che ti fa diventare migliore. L’amore che ti porta a lottare. L’amore verso lui che mi era stato accanto. Ora potevo ammetterlo a me stessa. Ora potevo dire di aver lo capito.
Lo amavo.


:’) Spero vi piaccia. A me piace molto.Farò l'altro capitolo molto presto. Fatemi sapere, scappo un bacio.
-Erika

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

Ci risvegliamo l’uno abbracciato all’altra, eravamo nudi, ma nessuno dei due si vergognava.
Quella era stata la mia prima volta, ed ero felice perché mi ero concessa ad una persona che avevo conosciuto prima come nemico giurato, successivamente come amico , poi come qualcosa di più e infine come ragazzo.
Lo amavo. Era il mio primo amore. Il primo ragazzo che mi abbia fatto accelerare i battiti. In sedici anni era stato l’unico ragazzo della mia vita. Sarò scontata ma a me sembra una cosa molto  bella.
Ero pazza di gioia, ma allo stesso tempo spaventata,  se questo fosse stato il suo unico obbiettivo? Se mi ha solo usata? Se dopo sta notte sarebbe finito tutto? Misi a tacere i miei dubbi rievocando nella mente le parole che Justin mi disse prima di farmi cedere a lui:
“Erin, voglio te, abbiamo passato un sacco di cose insieme. Io voglio te”
Rievocare quelle parole mi fece salire un brivido, ma non mi convinse del tutto, mi alzai e mi rivestii mentre lui dormiva. Trovai sulla scrivania il foglio che aveva scritto due notti fa, lo lessi e lo rilessi talmente tante di quelle volte che riuscì a farmi convincere del tutto che dovevo vivere questa storia senza tormentarmi con insicurezze assurde.

Dopo essermi rivestita mi ri-infilai nel letto, e rimasi imprigionata nel profumo della sua pelle. Quella pelle che la notte prima era stata anche la mia pelle. La pelle di quel corpo che avevo visto fremere di piacere sopra di me, non l’avrei più scordata.

Restai sveglia a guardarlo dormire un’altra mezz’ora. Poi si svegliò. I suoi occhi, così perfetti, mi fissarono per qualche minuto, dopodiché sentì le sue mani, ormai da uomo, afferrare i miei fianchi e abbracciarmi forte.
“Erin, stai bene?”.. mi sussurrò nell’orecchio.
“Io sto bene, perché?” non capivo che volesse dire..
“Non so, quando per le ragazze è la prima volta, forse poi non stanno bene, non so, ho paura di dire qualcosa di sbagliato.” Tutti i suoi tentativi di farmi QUELLA domanda stavano fallendo.
“Justin, vuoi spiegarti meglio?” dissi cercando di spingerlo a farmi QUELLA domanda.
“Erin, ecco…Io ti ho fatto male? Come dire..Sono stato troppo aggressivo?”
Risi. Risi di gioia.
“No scemo. È stata la mia prima volta, ed è stata ancora meglio di come una ragazza possa sognare..E poi non crederti così dotato..”
Non volevo essere  volgare, volevo solo aggiungere una punta di comicità, per sterzare un po l’atmosfera amorosa.
“Ehi ragazza non credi che io sia dotato? Non dicevi così sta notte.”disse aggiustandosi i capelli, e ammiccando con le sopraciglia.
“Quanto sei scemo” gli lanciai il cuscino addosso. Iniziammo a ridere come due bambini.
Il suo busto usciva dalle coperte, mentre il resto del corpo era ancora nudo sotto le coperte del mio letto.
Non provavo vergogna a saperlo nudo. E lui non provava vergogna ad esserlo.
Decisi di lasciarlo qualche istante da solo. Andai in bagno, e al mio ritorno lo trovai in boxer che raccoglieva la sua robba dal pavimento. Mi afferrò il viso e mi diede un morbido, quasi vellutato, bacio sulle labbra.
“Vado a fare la doccia. A dopo” Gli dissi spingendolo di peso fuori dalla porta.
“Sei sicura di volerla fare sola?” disse facendomi l’occhiolino.
“Infatti non sono molto sicura di volerla fare sola. Credo che telefonerò al vicino, per chiedergli se vuole fare la doccia con me. Peccato che non ricordo il numero. Justin tu lo ricordi?” Dissi mettendomi la mano sul mento per mimare un gesto di perplessità.
Spalancò del tutto la porta e mi trascinò gridando nel letto, dopodiché iniziò a farmi il solletico nel mio punto debole: i fianchi.

“Justin basta per favore. Perdono. Stavo scherzando.” Dissi ridendo.
Ridevo talmente tanto di gioia che le lacrime iniziarono a scorrere sul mio viso.
Lui se ne accorse smise di farmi il solletico.
“Scusa Erin ti ho fatto male? Non volevo. Perché stai piangendo.”
“Ma no stupido, non mi hai fatto male. Io sono così, quando mi fanno il solletico, le scorrono a suon di risata.” Mi asciugai le ultime due lacrime.
Si distese completamente su di me, e senza pensarci due volte, il mio cervello diede il comando alle labbra. Gli sussurrai nell’orecchio:
“Justin, ti amo.” Lo dissi.. era la prima volta che lo dicevo in vita mia. E quelle parole mi fecero provare la sensazione più bella e libera del mondo. Lo sentì respirare. Il silenzio era riempito dal suo respiro. Dopodichè mi morse un orecchio e mi sussurrò:
“Ti ho amata prima io.” Lo spinsi in modo che si alzasse. Dovevo farmi la doccia.
“Vai scemo, devo farmi la doccia.” Uscì sbuffando dalla mia stanza.
Sotto la doccia pensai a quanto mi rese felice quella notte. A quanto è bello sentirsi amati, ma soprattutto a quanto fa venir voglia di amare.
Sentìì l’acqua scorrere nell’altro bagno. Anche lui si stava facendo la doccia. Quando fini scesi al piano di sotto e lo trovai davanti al tavolo con le due tazze di latte e cereali della mattina precedente.
“Ancora con questo latte e cerali?” dissi facendo qualche smorfia.
“Ehi shh,  non parlare e sì grata.” Disse unendo le mani di fronte al petto e chinandosi imitando un’antica tradizione cinese.
Consumammo la colazione tra insulti e risate.
Nonostante quello che era successo tra noi, riuscivamo comunque ad essere gli stessi di sempre. Senza imbarazzo o vergogna.
“Justin ma adesso, io e te, cosa siamo?” dovevo chiederglielo. Ogni ragazza al mio posto lo avrebbe fatto. Lo amavo senza dubbio e speravo che mi dicesse di stare con lui, ma avevo paura di essere insistente. Lui in fin dei conti, era famoso, poteva avere tutte le ragazze più belle del mondo, data anche la sua abbagliante bellezza.
“Non c’è più “IO E TE” adesso siamo “NOI” sempre che tu lo voglia.” Sorrise e mi fissò interrogativo. Se lo volevo? accidenti se lo volevo.
Sorrisi e feci cenno di si con la testa.
“Anche se nei panni di sorellastra non sei niente male.” Disse attaccandosi la tazza alle labbra. Quando si staccò dalla tazza aveva le labbra coperte dalla schiuma del latte. Si passò la lingua sulle labbra, si alzò sdraiandosi con mezzo busto sul tavolo per sporgermi su di me e mi baciò. La sua bocca sapeva di latte, latte e una sensazione di fresco. Mi staccai dal suo bacio.
“Justin, ora c’è un solo problema. Dobbiamo dirlo a Pattie e Stefano.”
“..Non la prenderanno molto bene..o forse si.”
“Glielo diremo al loro ritorno.”
Appoggiò la sua fronte alla mia, e ci scambiammo intensi sguardi.


Ragazze scusatemi, so che è più corto di quelli precedenti, ma a causa della scuola devo fare i salti mortali per poter dedicare un po’ di tempo a tutto questo. Continuate a leggere ragazze, vi voglio davvero bene.
-Erika.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

Mio padre dopo la volta in cui mi ha detto che avrebbero prolungato la vacanza, non si è più fatto sentire.
Sarebbero potuti tornare oggi stesso, o tra un mese, per quanto ne so io.
Come gli avremmo detto, io e Justin, che stiamo insieme?..Decisi di non pensarci.
“Senti, Justin, appena sono arrivata in questa casa non ho potuto fare a meno di stare ad osservare la tua vasca idro-massaggio, che hai in stanza. Che ne diresti se noi la usammo?”
“Dico, ti sei attontita tutta d’un tratto? Erin, è inverno. Ok potremmo anche accendere i riscaldamenti, ma farebbe comunque freddo.” Nonostante stessimo insieme, tra di noi c’era sempre quel lato un po’ da fratello e sorella litigiosi. Ed era meglio così, non avrei cambiato niente del nostro rapporto.
“Va bhè come ti pare. Vado in camera mia a trovare qualcosa da fare.”
Stava sgranocchiando delle patatine sul divano.  Odio il rumore delle patatine sotto i denti.
Lui avrebbe potuto dedicarmi più attenzione al posto di stare a guardare quello stupido programma dove trasmettono solo sue interviste.
Salgo su e mi siedo sul letto. Ancora disfatto da sta notte. Prendo le lenzuola, il piumone e quant’altro, entro nella lavanderia e metto tutto a lavare. Stavo aspettando che finisse quando Justin entrò allarmato urlando.
“Erin, Erin, ti prego corri in camera mia non so come sia potuto succedere.” Mi prese la mano e mi trascinò correndo per il corridoio. Nel suo volto riconobbi un’espressione di panico.
Appena entrati nella stanza mi guardai intorno per capire cos’era successo, poi sentii una forte spinta gettarmi verso terra, o meglio verso la vasca idro-massaggio.
Il mio corpo sprofondò nell’acqua. Non era gelida, anzi era molto calda, e il suo contatto sulla pelle cnon mi creò alcuna reazione. Solitamente le vasche idro-massaggio non sono profonde, perché questa lo era? Risalì a galla e lo guardai sghignazzare, mi aveva buttata nella vasca dopo avermi dato della tonta, dicendomi che non era possibile fare il bagno perché era inverno. Lo avverrai dalla caviglia e lo trascinai in acqua lentamente evitando che potesse cadere,  non aspettò che io lo trascinassi completamente perché si tuffò lui, trascinandomi con se. Risalimmo a galla in fretta.
“Sei un tale scemo..” gli dissi schizzandolo.
“Ha parlato l’intelligente che mi ha creduto appena l’ho chiamata di venire nella mia stanza”
“Ci tengo a precisare che non mi hai chiamata mi hai trascinata.” Mi avvicinai al bordo della vasca. Quella vasca era fatta forse per massimo 5 persone, eppure era abbastanza profonda. Io toccavo solo negli angoli dell’idro-massaggio, per il resto dovevo nuotare.  Ero dal lato apposto dell’idro- massaggio quando Justin si avvicinò a me e mi spinse con le spalle al muro. Stava per appoggiare le sue labbra sulle mie quando sentimmo un gran baccano provenire da sotto e delle voci. Quelle voci. Pattie e mio padre erano tornati.
“Justin, sono loro che facciamo.” Mi guardò per qualche istante.
“Erin stanno salendo vai giù, sotto l’angolo infondo, in modo che non possano vederti. Io gli dirò che sei in bagno a fare una doccia e che uscirai tra poco.”
“Justin io non so trattenere il respiro molto a lungo ti avverto. La combiniamo grossa me lo sento.”
“Senti Erin, ok che vogliamo dirglielo, ma se ci facciamo beccare nella vasca insieme, vestiti, allora la loro mente andrà oltre qualsiasi immaginazione.”
“Ok va bene..”
Stavano salendo le scale , erano vicinissimi quando presi fiato fino a riempirmi i polmoni e scesi giù.
“Oh Justin amore.” Sentì provenire da fuori.
“Ciao mamma.”
“Come stai? Bene mamma, Stefano?”
“E sotto sta aggiustando le valige e cercando Erin, sai dov’è
“Sta facendo la doccia, tu scendi sotto io vado a chiamarla e vi raggiungiamo in un baleno.”
Non ce la facevo più tra qualche secondo sarei svenuta.
“Ok, amore ma perché fai il bagno vestito?”vidi dal basso Justin osservarsi e poi scuotere la testa.
“Oh, è una lunga storia.”

Non ce la feci più risalì a galla e respirai profondamente. Pattie era da poco uscita dalla stanza e Justin mi indicava con la mano di fare silenzio.
“Erin, corri in camera tua, mettiti un accappatoio, non so fa qualcosa.”
“Vado.”
Uscii dalla vasca mi precipitai in camera mia mi infilai un accappatoio, e scesi giù.
“Pattie, papà che bello vedervi, non vi aspettavamo proprio oggi.” Dissi sfoderando il mio sorriso migliore.
“Già, non ho potuto avvertirti in tempo. Comunque come ‘è stato convivere con Justin in questo periodo?
“Niente male, apparte il fatto che il suo unico interesse sia la PSP, e poi è stato molto a lavorare per cui..”
“Ho capito. Forza prepariamo il pranzo.”
Preparammo il pranzo e ci sedemmo tutti e quattro a tavola. Avevo Justin di fronte.
Nessuno dei due alzò gli occhi dal tavolo per tutta la cena, ci limitammo ad annuire alle domande e ai racconti sul viaggio di Pattie e mio padre. Non potevamo guardarci in faccia senza sghignazzare o scambiarci intensi sguardi, se ne sarebbero accorti. Stavamo per alzarci dal tavolo quando Pattie accese la TV su una telenovelas che amava tanto. C’erano un ragazzo e una ragazza, approssimativamente di 20 anni, a me sembrarono due fidanzati.
“Che cosa squallida.” Disse Pattie.
“Perché?” aggiunse mio padre.
“Il padre di lei e la madre di lui convivono da un sacco di tempo e stanno per sposarsi. È una cosa inammissibile che questi due ragazzi stiano insieme.”  Non mi voltai verso di lui, ma ugualmente sentii Justin deglutire molto rumorosamente.  In quel momento decisi che non avremmo mai più acceso la TV a tavola.

Mio padre scosse la testa e iniziò a sparecchiare. Il dubbio mi assalì, forse Pattie l’aveva capito e voleva farci uscire allo scoperto?..Non credo.
Aiutai anche io a sparecchiare dopodiché salì in camera mia.
TOC-TOC.
“Avanti” dissi, aspettandomi mio padre che voleva informazioni più approfondite sul periodo trascorso a casa. Stavo per inventarmi qualche bugia (Haimè) quando vidi Jusitn entrare in punta di piedi e chiudersi la porta alle spalle.
“Erin forza vai giù e dì che stai andando a dormire.” Mi disse sottovoce.
Non gli chiesi nulla. Sapevo perché dovevo farlo e lo feci. Risalìì nella mia stanza e lo trovai letteralmente “Stravaccato” sul mio letto.
Mi sdraiai accanto a lui.
Ci infilammo nelle coperte pulite che poco prima avevo messo e iniziammo a parlare sottovoce.
“Credi che, mia madre lo abbia capito? disse avvolgendomi in un caldo abbraccio.
“Non penso.” Dissi lasciandomi avvolgere.

“Hai sentito cosa pensava di quei ragazzi? Come glielo diremo?” c’era una nota di preoccupazione nella sua voce. Forse ci teneva a me,altrimenti se ne sarebbe fregato.
“Con il tempo, glielo diremo quando sarà il momento giusto.”
Sentimmo dei passi  provenire dalle scale e poi scivolare nel corridoio davanti alla mia porta. Sempre più vicini alla mia porta.
“La porta della tua stanza è aperta?”gli chiesi sottovoce.
“Mi fai così stupido?” mi mostrò la chiave della sua stanza che aveva in tasca.
TOC-TOC
Le mie previsioni si erano avverate mio padre saliva.
Lo spinsi sotto le coperte, lui adagiò il suo corpo sul mio, come se fossimo un unico corpo. Avevo già provato quella sensazione si uniformità, ma sentirmi la sua testa appena sotto il mio seno mi faceva comunque salire i brividi.
La porta si aprì.
“Erin sono papà posso entrare?”disse affacciandosi.
“Papà vieni..” entrò e si sedette proprio accanto a me(e a Justin.)
“Senti Erin, volevo chiederti se nel frattempo che non ci siamo stati è andato tutto ok? Tu e Justin eravate silenziosi a pranzo.”
Justin mi stava letteralmente respirando contro la parte alta dello stomaco. Poi mi alzò la maglietta e  iniziò a baciarmi partendo da proprio sotto il seno, fino all’ombelico, e poi di nuovo su. Dovetti reprimere il mio istinto di abbassarmi sotto le coperte e saziarmi con il suo corpo.
Iniziai a dare botte molto forti sul piumone, facendo finta di doverlo aggiustare, invece volevo solo far capire a Justin che doveva smetterla, così ci avrebbe scoperti.
“No è stato tutto ok. Con lui mi trovo proprio bene, in questi giorni si è comportato proprio come un fratello maggiore avrebbe fatto.” Dissi sorridendo.

Justin continuava a baciarmi, ed ora si era spostato sul fianco destro.
Continuai a dare botte al piumone.
“Erin, è tutto ok?” disse guardando il piumone.
“Si tranquillo, dicevamo?” sorrisi.
“Sono contenta che voi due abbiate risolto i vostri problemi, meglio così. Ti immagini se tu e lui finireste per piacervi?” Ci guardammo e scoppiammo in una risata molto sonora. Soprattutto io, ridevo talmente forte e istericamente che mi avrebbero sentita anche i vicini.
“Ehm ok Erin, allora io e Pattie usciamo, facciamo un giro da alcuni amici, andiamo a portare dei Souvenirs, ce ne sono anche per te e Justin al piano di sotto.”
“Fantastico.” Dissi sorridendo. Mi baciò la fronte e uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Justin alzò una piccola parte del piumone che mi lasciava intravedere il suo viso, sorrideva.
“Stupido.” Senza rispondermi mi trascinò con se sotto le coperte e ci baciammo. Ci baciammo intensamente dopodiché restammo accoccolati tutto il tempo necessario per farci stare bene.

Questa convivenza sarebbe stata parecchio difficile, già lo sapevo, eppure non avrei mai rinunciato a lui. Non avrei mai rinunciato a ritagliare quel piccolo spazio di tempo per lui. Seppur di nascosto, avrei continuato a baciarlo a stare con lui e a sentirlo mio.

Ehiiii allora, vi piace come sta proseguendo? :D fatemi sapereeee.
-Erika.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

Era giusto continuare a nascondere tutto. O almeno lo sembrava. Se dire la verità voleva dire dovermi separare da Justin, bhè credo che avrei continuato a peccare, mentendo.
Restammo  abbracciati sotto le coperte del mio letto, per un tempo indefinito. Sapevamo che con Pattie e mio padre in casa sarebbe stato tutto più complicato. Non stavamo insieme da molto eppure mi sarebbe mancato poter viverlo liberamente. Avremmo continuato a nasconderci? E se lui presto si sarebbe stancato di tutto ciò?..Ormai il mio cervello non rispondeva più agli impulsi nervosi che il mio corpo gli restituiva..
Posso dire di non aver mai mentito a mio padre, forse perché non avendo avuto ragazzi non ho mi sentito la necessità di farlo. L’amore ti porta a fare tutto, nel bene e nel male.
Justin mi diede un ultimo bacio dopodiché si alzò ed andò ad aprire a Pattie e mio padre.
“Ragazzi, che avete fatto pomeriggio? Erin sai che i Richard mi hanno chiesto di te?Sopratutto suo figlio sembrava molto interessato.” Dopo aver detto queste deprimenti parole, mio padre, mi fece l’occhiolino.
“Ah..bene!” dissi voltandomi verso Justin che stava mordicchiandosi le unghie.
Sua madre gli diede uno schiaffo sulla mano e lo fulminò con lo sguardo.
“Ragazzi che vi va di fare sta sera? Non ditemi che starete nelle vostre stanze a deprimervi ascoltando chissà quale canzone guardando chissà quale foto di chissà quale tipo o tipa.” Ok Pattie era letteralmente fuori di testa. Quanti “Chissà”  c’erano nella sua frase?
“Ehi perché non facciamo qualche gioco di società?” propose mio padre.
“Justin, ricordi quel gioco che facevi quand’eri piccolo? Quella della catena come si chiamava?.” Disse Pattie sforzandosi di cercare il nome. Justin arrossì terribilmente e si girò verso di me.
“Ehm no mamma l’ho dato via, quel gioco.”
In conclusione non trovammo niente da fare entro l’ora di cena.
Mi trovavo nel ripostiglio,a cercare un album di foto che Pattie voleva mostrarmi, quando sentii aprire la porta. Justin entrò dentro e si chiuse la porta alle spalle. Spense la luce e mi baciò. E lo baciai. Ad un tratto lo fermai e lo allontanai.
“Fermati, hai il cervello bacato per caso.?? Loro sono di là Justin.”dissi assaporando la sua essenza leccandomi le labbra.
“Quando una cosa è proibita, mi attira ancora di più.” Mi baciò di nuovo. Questa volta non lo respinsi, mi arresi e lo baciai a mia volta. Sentivo il calore delle sue mani sui miei fianchi. La mia mano si fece largo nei suoi capelli. Sapevo che era il suo punto debole, come lui sapeva qual’era il mio. Tra la foga di un bacio e l’altro lo sentì gemere al passaggio della mia mano sotto i suoi capelli. Si staccò dalla mia bocca e si fece strada fino al mio punto debole: il collo. Gli strinsi i capelli tra le mani. Lasciò il mio collo e ritornò sulle mie labbra sempre  più affamate di lui. Mentre mi baciava, sentì la pressione del suo corpo sul mio, mi spinse fino ad un tavolino attaccato al muro, dai suoi movimenti capì quello che dovevo fare. Mi sedetti sopra e aprì le gambe in corrispondenza al suo corpo, per farlo aderire al tavolo. Ci baciammo ancora, e ancora, io gli scompigliai i capelli e lui mi torturò il collo. Infine con molta fatica ci distaccammo l’uno dall’altra e tornammo in cucina.
Solo dopo essere rientrati in cucina mi resi conto che le mie mani nei capelli di Justin avevano lasciato l’impronta del loro passaggio. Aveva i capelli completamente scompigliati, non tanto davanti quanto la parte dietro. Stava parlando con mio padre, che facendo facce buffe glieli osservava, da lontano, cercavo di farli dei segnali, mi aggiustavo i capelli, lo indicavo e quando finalmente lo capì sospirai.
“Erin amore vieni qua.”
“Eccomi papà dimmi.”Mi avvicinai a loro.
“Potresti darmi una mano qua in cucina, ho detto a Pattie che gli avrei mostrato il mio famoso  Polpettone questa sera.”
“Certo.”
Mi voltai afferrai un elastico e mi raccolsi i capelli.
Vidi  Justin sobbalzare, e proprio mentre mio padre voltò la testa verso di me, Justin mi mise una mano sul collo. Mio padre lo guardò. Io lo guardai.
“Justin che c’è?” dissi.
“Che carina questa collana, dove l’hai comprata?”
“Me l’ha regalata una mia amica.”
“Bellissima davvero.” Si voltò e diede un’occhiata a Pattie impegnata a preparare un dolce dopodiché sparì nel salotto.
“Eriiiiiiiiiiiiiiiiiiin, non riesco ad accendere il telefono puoi darmi una mano?” Sentii gridare dopo due secondi e nemmeno.
“Scusa papà torno subito.” Appoggiai il grembiule sulla cucina e uscii.
“Justin che c’è?” dissi guardandolo fisso negli occhi.
“Ma sei scema o cosa? Come ti viene in mente di legarti i capelli con tutti i succhiotti che hai nel collo?” disse slegandomeli.
“Cosa, tu mi hai fatto dei succhiotti? Sei impossibile Justin, prima i tuoi capelli ora i succhiotti, tutto ciò è molto pericoloso dovremmo smetterla.” Dissi aggiustandomi i capelli.
“Non la smetterò mai, io , di stare con te.” Disse sottovoce sporgendosi verso di me. Pattie arrivò in salotto feci finta di niente e salii in camera mia a mettere una sciarpa.

Durante la cena..
“Erin, allora che ne pensi del figlio dei Richard?” disse improvvisamente mio padre. Sputai l’acqua che stavo bevendo.
“Papà, non ho avuto molti ragazzi io per cui non mi va.” Che scusa ridicola, avrei potuto cercarne un’altra ma mia aveva presa alla sprovvista.
“Erin, che io sappia non hai avuto un ragazzo perché non hai voluto, perché a quanto pare a casa le rose a San Valentino non mancavano, e nemmeno le lettere che trovavo nella cassetta della posta.” Sentii Justin deglutire molto rumorosamente, per la seconda volta.
“Papà, potremmo cambiare discorso?” dissi serrando i denti.
“Erin è ora che tu ti trovi un ragazzo amore, e il figlio dei Richard, Simone, è davvero un bravo ragazzo, di bell’aspetto.” Perché doveva insistere?
Sentii Justin innervosirsi e picchiettare molto rumorosamente con la forchetta nel piatto. Pattie se ne accorse.
“Justin è tutto apposto.?”
“Si.”

Non aprimmo più il discorso. Dopo un po’ percpepii dei movimenti sotto il tavolo, Justin cercava il mio piede, e per sbaglio prese quello di mio padre.
“Oh che bellezza, è la prima volta in vità mia che qualcuno mi fa il famoso “piedino”, Pattie sei tu?”.. chiese mio padre guardando sotto il tavolo.
“Justin? Ehi ragazzo sei sicuro che sia tutto ok?”
Justin sbiancò.
“N..No. Volevo farle capire di prendere il polpettone senza che mamma sentisse.”
“Oh vero, grazie, vado a prenderlo.”

Lo guardai ridendo, non riuscii a trattenere le risate. Ricambiò il mio sguardo divertito.
Poco dopo un altro argomento scandaloso attraversò la mente di mio padre per poi arrivare alla bocca.
“Erin, amore siamo in famiglia ormai, posso farti una domanda un po’ personale?” Ecco, già sapevo qual’era, e non mi sembrava il posto adatto avrebbe potuto farmela in privato.
“Dimmi.”dissi seccata.
“Hai perso la verginità?” chiese tossendo fortemente sulla parola  V E R G I N I T A’.
Sentii Justin tossire a sua volta molto pesantemente, Pattie si voltò di botto e inizio a battergli nella schiena.
Si stava strozzando, gli versai un bicchiere d’acqua e poco dopo si riprese, tuttavia era talmente imbarazzato che non alzò lo sguardo dal piatto.

Non risposi a mio padre, che mi fissava interrogativo, mi alzai e sparecchiai.
Dopo cena Justin venne nella mia stanza, come al solito. Iniziammo a baciarci, era vero, più una cosa era proibita, e più ti attirava. Aveva infilato la mano sotto la mia maglietta quando sentimmo aprire la porta e ci voltammo entrambi di scatto.

Ragazzeeeeee :D ahahaha mi sono divertita molto a scrivere questo capitolo perché tutti gli inconvenienti che apitano ad Erin e Justin sono davvero spassosi. Spero piaccia anche a voiii :D Un bacio.
-Erika

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

Era Pattie. Vidi Justin cambiare subito espressione, e levare immediatamente la mano dalla mia maglietta.
Pattie ci guardò sgranando gli occhi. Justin iniziò a balbettare.
“Ma..Ma..Mamma..”
“Ragazzi, ma allora voi due?” ci scambiammo delle occhiate.
“Pattie, ecco..” cercai di spiegare, invano.
“Mamma prima o poi avremmo dovuto dirvelo. Stiamo insieme. Lei è la mia ragazza. Io sono il suo ragazzo.”
Da quando stavamo insieme, apparte quella volta in cui mi disse che ormai esisteva solo un NOI, non avevamo più aperto discorso ragazza-ragazzo, e mi faceva stare bene sentire che lui mi senitva sua. La sua ragazza. E che si definiva mio. Il mio ragazzo.
“Ragazzi ok, ragioniamoci su prima di dirlo a Stefano.” Si chiuse la porta alle spalle e si sedette con noi.
“Non c’è da ragionare mamma. C’è solo da  accettare.”
“Da quanto va avanti questa storia?” chiese.
“Da due giorni dopo la vostra partenza.” Dissi io prendendo finalmente la parola.
“Ragazzi, voi due, vi amate davvero? Sapete cosa voglia dire amarsi?” chiese alternando il suo sguardo tra me e Jusitn.
“Mamma, sicuramente io e Erin ne sappiamo più di te e Stefano sull’amore. Alla nostra età le esperienze si devono fare.”
“Justin, e se tra voi andasse male? Dovremmo rovinare l’equilibrio familiare?”
“Pattie, ascoltami, non c’è mai stato un equilibrio in questa famiglia. Io e lui ci odiavamo e tu e mio padre volevate che le cose cambiassero. Ora che sono cambiate il problema qul’è? Secondo voi proibirci di stare insieme migliorerebbe le cose?” dissi non curandomi della forte stretta alla mano che Justin mi stava provocando.
“Va bene, allora se davvero credete di volervi bene, io penso che si potrebbe fare. Ad una condizione, lo direte a Stefano entro la fine di questa settinama.” Disse minacciandoci con un dito.
“Lo faremo.” Dissemo in coro. Dopodichè si alzò e uscì dalla stanza. Justin mi baciò di nuovo, mi prese il volto tra le mani e iniziammo a ridere di felicità. Pattie rientrò.
“Justin, però, ecco..potresti ora andare nella tua stanza.?”
Justin mi diede un bacio in fronte, sicuramente perché imbarazzato dalla presenza della madre, e se ne andò. Pattie mi augurò la buonanotte dalla porta dopodichè uscirono insieme.
Mi avvicinai alla porta sicura che si sarebbero detti qualcosa riguardo me, infatti..
“Justin, spero solo che tutto questo sia giusto. Lei ha 16 anni, te ne rendi conto?”
“Mamma, io la amo. Non ho mai provato una sensazione uguale a quella che provo quando sto con lei. Quando gli stringo la mano, o quando i suoi occhi incrociano i miei..Lei è tutto per me. Ora ho solo paura della reazione di Stefano.”
“Tranquillo, se è l’uomo di cui mi sono innamorata, saprà accettare il vostro amore. Quando glielo direte?.”
“Devo parlarne con Erin, ma prima glielo diciamo meglio è. Spero domani.”
Si augurarono la buonanotte e la conversazione finì.
Lui mi amava davvero. O così sembrava.  Andai a dormire per non essere assillata dai pensieri.
La mattina seguente fui svegliata da Justin, che entrò nella mia stanza e si sdraiò nel mio letto.
“Buongiorno Erin, ascolta pensavo di dirlo oggi  a tuo padre.”
“Già, è prorpio un’ottima idea.”
Quest’argomento non era l’ideale per discuterne appena svegli, però parlare con Justin mi fa iniziare bene la mattinata. Mi stava accarezzando i capelli quando mio padre spalancò la porta.
Rimase attontito, Justin ritirò immediatamente la sua mano dai miei capelli e si alzò dal mio letto.
“Che sta succedendo qui?” disse guardandoci.
Strinsi la mano di Jusitn e iniziai a parlare.
“Papà, io e Justin stiamo insieme.” Ero stata troppo secca e me ne pentii subito, ma girare attorno ai discorsi non era il mio forte.
“Erin, stai scherzando?” si avvicinò a me.
“No. È così.” Era troppo vicino a me. Guardò Justin.
“E tu esci dal letto di mia figlia subito.” Jusitn si alzò ma non abbandonò la mia stanza. Avevo il cuore a mille. Non lo avrebbe toccato, mai. Non era da mio padre usare la violenza, eppure il mio cuore stava soffrendo.
“Voi due siete pazzi, Pattieeeeeeeeeeeeee Sali qui.”
“Lei sa già tutto, è stata lei a dirci di parlare con te.” Disse Justin.
“E così sentiamo, dovrei accetare il folle amore tra mia figlia e il mio figlioccio?”
“Smettila papà.” Dissi alzando i toni della voce.
“Erin, non potete permettervelo. Se doveste litigare..”
Lo interruppi.
“Allora? Se litigassimo? Siamo adolescenti, e inoltre non venire a farmi la morale perché quello che ha divorziato sei tu.” Mi ero spinta troppo  oltre forse..mio padre mai mi aveva privato di qualsiasi cosa in particoalre dell sue attenzioni, sopratutto da quando ha divorziato da mia madre. Non mi ha mai voluto mettere in mezzo a questa storia, infatti non so nemmeno il motivo del divorzio, ero piccola quand’è successo, ma successivamente non ne ho mai saputo niente.  Sapevo solo che mia madre non mi voleva, e che non mi aveva mai voluta, per sapere questo non c’erano bisogno di spiegazioni, i bambini nonostante siano innocenti capiscono molte cose. Il fatto che mia madre mi rinnegò parecchie volte, pr me è tutt’ora un duro colpo. Ma non ci penso quasi mai. Ora mio padre voleva togliermi Justin, non avrebbe potuto.
“Erin,  la pensi così? Be sappi comunque che sono tuo padre e che questa storia finisce qui intesi? Non voglio più vedervi insieme ci siamo capiti? Quando vi sarete sbolliti allora potrete iniziare a parlare” disse stringendo i pugni delle mano, come un bambino che si indispettisce.
“Stefano, viviamo nella stessa casa, dobbiamo vederci per forza.” Si  intromise Justin.
“Lo vedremo.” Prese e trascinò Justin fuori dalla mia stanza dopodichè si sbattè la porta alle spalle.
Era normale sentire il proprio stomaco urlare? Avevo la nausea.  Sentivo qualcosa salire lungo la trachea, corsi in bagno e diedi di stomaco. Non so perché ma quando avevo finito rimasi seduta accanto al Water e piansi, piansi a lungo. Forse pretendevo troppo, ma a Justin ci tenevo troppo, non poteva portarmelo via, sono stanca di essere abbandonata in continuazione dalle persone.  Perché io e la delusione camminavamo a braccetto?.. Rimasi seduta accanto all’acre odore proveniente dal mio stomaco fino all’ora di pranzo, quando Pattie salì nella mia stanza.
“Erin che stai facendo? Ti senti bene?” mi chiese alzandomi. Fissavo il vuoto, non per spaventarla, ma perché fissare il vuoto mi rilassava. Mi alzò e mi aiutò a sciacquarmi la faccia.
“Erin, amore lo so, tuo padre ha esagerato, ma mettiti un po’ nei suoi panni”
Non risposi. Non volevo scendere di sotto ma Pattie mi convinse. Scesi di sotto e mi sedetti a tavola. Justin aveva cambiato posto. Non era più di fronte a me, adesso mi stava affianco, cosìcchè, secondo mio padre non potessimo scambiarci occhiate.
Mio padre si alzò a prendere i primi piatti, ne approfittai per voltarmi verso Justin, anche lui si voltò verso di me. I suoi bellissimi occhi erano totalmente rossi e gonfi, mi sorrise debolmente  la mano per rassicurarmi, dopodichè una lacrima gli scese lungo il viso. Non potevo crederci, una lacrima, probabilmente il turbamento aveva vinto sull’orgoglio. Non avevo mai visto un ragazzo piangere ed in quel momento lui mi sembrò così fragile che per proteggerlo avrei fatto qualunque cosa. Ma non potevo fare niente.
Essere divisi così è bruttissimo, sai di amarlo, sai di essere amata, però sai che entrambi non potete stare insieme. Se una cosa non ci fosse non potresti desiderarla, ma lui c’è e io lo desidero più di ogni altra cosa al mondo.

Mio padre ritornò con in mano i piatti, Jusitn fece finta aggiustarsi i capelli e si asciugò la lacrima. Pattie ci guardava sorridendo debolmente. Non toccai cibo per tutto il pranzo.
“Erin, devi mangiare qualcosa..” disse Pattie allungandomi un piatto con dentro della carne.
“Non mi va grazie.” Rifiutai e scossi la testa.
“Erin posso capire che non hai voglia di mangiare, per cui puoi risalire in camera tua.” Disse mio padre senza guardarmi in volto.
Mi alzai dal tavolo e salìì in camera mia dove rimasi chiusa per tutta la giornata. Non restai a piangere, come ogni ragazzina avrebbe fatto, ma mi misi a pensare che forse pian piano tutto i sarebbe risolto. Vedere Justin quel poco tempo a pranzo e a cena non mi bastava e non mi sarebbe bastato mai.

Ok, non è uno dei migliori capitoli però fa da introduzione al prossimo :P Spero vi piaccia comunque.
Baci.
-Erika

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13
Forse la mia reazione era troppo esagerata. Come avevo vissuto prima senza di Justin potevo benissimo vivere ora..Mi sbaglio. Prima non avevo conosciuto la bellezza dell’amore, non avevo conosciuto lui, per cui era ovvio che non potevo desiderarlo e reagire.. Iniziavo ad avere paura di peggiorare le cose.
Durante il pomeriggio realizzai che stare chiusa dentro la mia stanza non mi avrebbe aiutata molto  per cui decisi di scendere sotto.
Mio padre e Pattie erano abbracciati nel divano a discutere, mi fermai nella gradinata per ascoltare. Da quando mi ero innamorata avevo iniziato a mentire, a origliare, a frugare tra le cose degli altri anche se credo che ci siano cose moto peggiori che una ragazza possa fare.
Sentii mio padre..
“Pattie, io non ho niente contro i ragazzi, ma tu immagini che succederebbe se loro..insomma se loro..
Avevo capito che voleva dire. Mi spiace deluderti papà ma era già successo.
“Stefano, sono cose che succedono tra ragazzi, se io dovessi scegliere preferirei che Justin lo facesse con una ragazza che conosco,che è molto pulita igienicamente parlando, che so che non ha malattie ,e soprattutto che so che lo ama.” Silenzio. Davvero Pattie la pensava così? Io pensavo che Pattie fosse quella più contraria.
Si amano?” chiese mio padre.
“Credo di si. Io mi ero accorta subito appena eravamo tornati che tra loro il rapporto era cambiato. Sguardi, tensione, sfioramenti da pelle d’oca, sono tutte cose stupende, e anche noi lo abbiamo provato Stefano altrimenti non saremmo qui.” Si baciarono.
“Hai ragione, ma non possiamo permetterlo, potrei mandare Erin da sua nonna, non credi?”
No, non poteva farlo. Non poteva mandarmi dalla nonna. Mia nonna è la persona più buona e sincera di questo mondo, non ti porta rancore per nessuna delle tue malefatte, ti sorride sempre anche se dietro a lei sta scoppiando la fine del mondo. Già da piccola ero la sua nipote preferita, perché al contrario dei miei cugini, io avendo problemi con mia madre, ero più chiusa e distante e lei veniva sempre a giocare con me da sole. Per quanto amassi mia nonna non potevo allontanarmi da Justin.
“Stefano mi sembra esagerato, questa casa senza Erin sarebbe vuota.”
“Non lo so devo pensarci, mi ha deluso profondamente.”
Sentii un flusso di sangue salirmi al cervello, e senza pensarci due volte mi intromisi, errore grandissimo.
“Allora è questo che pensi? Io ti avrei deluso perché mi sono innamorata?” dissi gridando, e sentendo gli occhi umidi. Non stavo piangendo..ancora.
“Erin, stavi ascoltando? Non si spiano le conversazioni.” Disse mettendosi una mano sulla fronte e abbassando il capo in segno di stanchezza.
“Papà, tu vuoi impedirmi di essere innamorata è così? È questo che vuoi?”
“Erin smettila, non esiste amore tra adolescenti, c’è solo attrazione fisica che porta a fare sesso, mi capisci? L’amore alla vostra età non esiste.Se mi sarebbe caduto un palazzo addosso mi avrebbe fatto meno male di quelle parole.
“Papà esiste l’amore, esiste eccome alla mia età ed io e Justin, non siamo legati solo da attrazione fisica. Lo capisci?” dissi sentendomi le vene esplodere.
“Erin, non sapete amare, non potete saperlo, guarda io e tua madre, ci eravamo fidanzati alla tua età e guarda come siamo finiti. Erin, pensa se tu e Justin un giorno finirete a letto insieme, che succederebbe?”
“Ormai è troppo tardi.” Oh no, avevo esagerato, come al solito, ma mi aveva tirato le parole di bocca.
“Cosa, Erin tu e Justin siete stati a letto insieme? Erin dimmi che stai scherzando.”
Ormai il guaio era ben combinato, non sarei ritornata sui miei passi.
“Si. Si papà. Hai capito bene. E adesso chiama la nonna, chiama chi ti pare, qualunque posto sarà meglio che qui con te, l’unico dolore sarà lasciare Justin.”
La sua mano, pesante e da uomo colpì la mia guancia destra, facendomi voltare il viso.
“Erin, non pensavo che tu lo avessi fatto davvero, non potevo lontanamente immaginarlo. Sali in camera tua, domani stesso andrai da tua nonna.” Si voltò e se ne andò in cucina.
Pattie si alzò e mi abbracciò, non avrei pianto per nessun motivo. La ringraziai e salii in camera mia.
Successivamente mio padre tornò a dirmi di preparare i bagagli, domani mattina sarei andata da mia nonna.  Misi in valigia, nemmeno metà della mia roba, nessuno dei miei trucchi ed un unico paio di scarpe, il resto era solo biancheria.

Quella notte la passai in bianco. E quando al mattino mio padre venne a chiamarmi, pensai subito che prima di andarmene dovevo salutare Justin, ero io a doverglielo dire.  Sembra che mio padre mi lesse nel pensiero, mi aiutò ad alzarmi da terra, e mi scortò fino al piano di sotto trasportando i miei bagagli.
Mentre stavo uscendo dalla porta di casa mi voltai un’ultima volta verso la porta della stanza di Justin, lui, scherzo del destino, la aprì e mi fissò, scese i gradini e me lo trovai davanti. Aveva il viso ricoperto di lacrime. Stavo per abbracciarlo quando mio padre mi trascinò in macchina, gli sorrisi e cercai di fargli percepire tutte le parole che avrei voluto dirgli. Solo mentre salivo in macchina notai che era ancora in pigiama, che era sceso a piedi nudi, e che i suoi capelli non erano in ordine come al solito. Era stupendo, come sempre.
La macchina partì e ciò che rimase furono le lacrime di Justin che scorrevano sulla spalla di Pattie.


T.T Che capitolo tristeeeeeeeeeeeeeeeeee Ahhahahahah Ma sappiate che non finisce qui, oggi stesso pubblicherò il seguito, leggetelo mi raccomando. Baci.
-Erika.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

Il viaggio per arrivare dalla nonna durò tre ore.. Tre lunghissime ore di silenzio in macchina con mio padre.
Per distrarmi durante il viaggio, misi le cuffiette e accesi la radio. Per ironia della sorte alla radio mettono proprio lui. Mettono proprio Never Say Never. Mi ero già riproposta di non piangere, per cui stringo gli occhi in modo da trattenere le lacrime, che maledettamente poco dopo abbattono i miei occhi e scivolano nel mio viso.
Stavo male a pensare che avrei risentito la sua voce soltanto tramite delle cuffiette. Stavo male a pensare che non l’avrei mai più sentito fare discorsi. Spensi la radio a metà canzone e mi levai le cuffiette.
Ero seduta nel sedile posteriore, non volevo sedermi accanto all’uomo che mi aveva cresciuta senza l’aiuto di una donna e che poi mi aveva spezzato il cuore. Lo amavo e lo amo tantissimo. Nonostante tutto è mio padre e quando avrebbe potuto abbandonarmi in un istituto non lo ha fatto, mi ha presa con se. Anche se l’amore iniziava a convivere con il rancore.
L’auto si fermò proprio davanti a Villa Elise, casa di mia nonna.
Appena sentì il rumore dell’auto la nonna si precipitò fuori casa, correndo e agitando le braccia, era l’arzilla e vivace donna di sempre. Papà dopo aver calorosamente salutato la nonna,mi diede la mia unica valigia e si avvicinò a me per baciarmi sulla fronte. Lo scansai mi voltai presi la mia valigia e mi incamminai verso la porta. Senza voltarmi seppi  che se n’era andato, che ormai non potevo più tornare indietro, perché sentii il rumore dell’auto abbandonare il vialetto di Villa Elise. Una lacrima sfuggì al mio autocontrollo, ma ci pensò la mia mano a cancellarla subito. Mia nonna mi diede un abbraccio profondo e mi baciò la fronte.
“Le poche volte che ti vedo, mi rendo conto di quanto tu ti faccia sempre più bella.” Sorrisi.
“Grazie nonna.”
“Andiamo in casa amore.”
Entrammo in casa, subito i miei polmoni furono invasi dall’odore tipico che tutte le case delle nonne hanno, e che io amavo.
“Saliamo su voglio mostrarti la tua stanza.”
Al piano di sopra la mia stanza si trovava al centro del corridoio, ed era la stanza più bella e luminosa della casa.
Avevo il bagno all’interno della stanza, proprio come a casa di Pattie e Justin e inoltre affianco al mio letto c’era una finestra enorme che affacciava su una spiaggia bellissima, purtroppo però l’inverno era finito da poco per cui il tempo dei bagni in spiaggia era lontano. Dopo aver sistemato le valige scesi al piano di sotto e mi sedetti accanto al focolare, assieme a mia nonna.
“Erin, non vorrei infierire, ho capito che è successo qualcosa, voglio solo dirti che se ti va di parlarne io ci sono.” La sua mano avvolse la mia.
“Nonna, non è successo niente i particolare, sono i soliti problemi che l’adolescenza porta.” Dissi chinando il capo.
“E lui com’è raccontami?” Disse sorridendo. Aveva già capito che c’era di mezzo l’amore, e un ragazzo.
Oh si nonna, lui è bellissimo. E nonostante lo abbia visto spettinato, sudato, in pigiama e con le labbra sporche di cioccolato, posso ugualmente affermare che è il più bello..” Quando dissi il più bello la voce giocò a nascondino con le mie corde vocali, non riuscii a scandire bene la parola, poiché dovetti deglutire.
“Sai, qualunque sia il problema non devi abbatterti. Non voglio annoiarti, ma devi sapere che quando io e tuo nonno ci innamorammo, avevamo la tua età, lui apparteneva ad una famiglia poco benestante, mentre come sai mio padre aveva due case per ogni città. Per quattro lunghi anni, fummo costretti a vederci di nascosto, dopodiché io rimasi incinta di tuo padre. Come puoi immaginare per la mia famiglia era una vergogna, incinta senza essere sposata e per  di più con un poveretto. Mio padre era indignato, e quando gli presentai tuo nonno lo trattò malamente accusandolo di aver nominato il nome della nostra famiglia. Quando tuo padre nacque tuttavia, mio padre si rassegnò e accolse bene il nonno e diede una mano alla sua famiglia. Io e il nonno ci sposammo, e poi il resto della storia la sai. Questo per farti capire che non devi arrenderti amore mio.” La sua storia mi diede coraggio, non quanto bastava a superare la faccenda ma mi tirò su di morale.
“ Nonna, il ragazzo di cui mi sono innamorata, è il figlio di Pattie, la compagna di papà.”
“Quindi tu e il tuo fratellastro siete innamorati? È romantico da pazzi.” Disse con gli occhi sognanti.
Mi sarei aspettata una ramanzina, invece passammo il resto della giornata a parlare e a ridacchiare,  io le raccontai di Justin, limitandomi alle parti raccontabili.
La sera dopo cena salii nella mia stanza, ma nonostante fossi molto stanca non riuscii a prendere sonno, mi addormentai solo quando i miei occhi furono illuminati dalla luce del giorno.
“Erin, amore buongiorno, avevo dato un’occhiata alla tua valigia e siccome avevo visto i pochi vestiti che avevo, questa mattina pensavo che ti andava di uscire a fare shopping con la nonna.”
Mi alzai e uscimmo insieme, ci comprammo un sacco di vestiti, lei disse che i soldi non erano un problema perché ormai alla sua età si era resa conto che non sarebbe servito a niente portarseli nella tomba.
Mi comprai delle gonne e dei pantaloni, ed anche delle magliette, nonostante il mio armadio a casa, traboccasse di vestiti. Lei pure si comprò di Foulard e dei completi da signora.

I primi sei mesi a Villa Elise volarono, tuttavia i miei sentimenti e il mio stato d’animo restarono tali.
I giorni passavano in modo lento e vorace davanti alla finestra della mia stanza.
Fino a quando un bel giorno, mia nonna acquistò una rivista che diceva:
“Scoop, idolo delle ragazzine si mostra in pubblico con la sua nuova ragazza, invidiata da tutti.”
L’articolo era affiancato da una foto di Justin che camminava affianco ad una ragazza che le stringeva il braccio, nonostante il suo atteggiamento, fosse freddo e distaccato da lei, sentii una forte fitta allo stomaco. Le palpebre avrebbero voluto chiudersi, per non riaprirsi più. Non ci potevo credere, io lo amavo a tal punto da aver ignorato qualsiasi proposta che mi veniva offerta dai ragazzi che abitavano qui vicino, lo amavo a tal punto da farmi mandare da mia nonna pur di non negare il suo amore, lo amavo a tal punto da non rispondere alle telefonate di mio padre da sei mesi ,e lui stava con un’altra? Noi non c’eravamo lasciati. Almeno per quanto mi riguarda. Mi sentivo a pezzi fisicamente, perché il mio dolore era nel cuore.
Mi guardai allo specchio, il mio corpo era cambiato rispetto a sei mesi prima, nell’adolescenza si cresce così velocemente,? Avevo compiuto 17 anni solo qualche mese fa..Eppure il mio seno si era formato completamente arrotondandosi, le mie gambe si erano sfilate e persino il mio viso sempre non essere più quello di una volta. Non poteva abbandonarmi così, non poteva distruggere tutto quello che avevamo costruito. O forse..l’unica  a costruire ero stata io..già costruire castelli di sabbia.
Una settimana dopo aver letto la notizia di Justin e quindi aver avuto il cuore spezzato, mio padre telefona a mia nonna (dato che io non ho mai risposto alle sue telefonate) per dire che sarebbe passato a prendermi nel pomeriggio: Tornavo a casa.
Preparai le valigie, già la nonna dovette prestarmi una sua valigia, perché tute le cose acquistate nel periodo che ero stata con lei non entravano nella mia di valigia. Proprio mentre percorrevo la gradinata, sentii l’auto di mio padre suonare nel vialetto. Mi era mancato tantissimo mio padre, e nonostante non avessi risposto alle sue telefonate avevo avuto una grandissima voglia di parlare con lui. Non ci siamo mai separati per molto tempo.
Mi abbracciò, e questa volta non lo scansai, tuttavia non ricambiai l’abbraccio. Salutai la nonna che si fece sopraffare dalla commozione dopodiché, mio padre diede gas e partimmo. La salutai ancora dal finestrino, dopotutto era grazie a lei se avevo avuto un piccolo sospiro di serenità.
Dopo tre ore, in cui mio padre tentò di aprire conversazione, arrivammo a casa. Appena entrata mi resi conto che la casa era uguale a come l’avevo lasciata, già le case non cambiano molto spesso..invece le persone si. In casa non c’era nessuno, forse era meglio così.
“Erin, sono venuto a prenderti perché volevo scusarmi, mi sono reso conto di essere stato esagerato nei vostri confronti siete ragazzi, siete liberi di frequentarvi, solo che non potevo accettare e capire che il vostro amore è vero.” Delle lacrime iniziarono a bagnare il mio viso, lui credette che fossero di felicità, in realtà era perché ora che mio padre acconsentiva, lui stava con un’altra. Ma perché allora mio padre non lo sapeva?..Forse era un tranello. Era troppo strano che lui acconsentisse proprio ora.
Lo ringraziai e non dissi niente di ciò che avevo visto nel giornale. Poi salii nella mia stanza, che era ancora più bella di come l’avevo lasciata e disfai i bagagli. Quando scesi sotto sentii la chiave girare nella toppa della porta. Qualcuno stava entrando.A distanza di mesi, ricnobbi la scarsa delicatezza. Justin. E ora? Come avrebbe reagito? Come avrei reagito?..


:D Ehilààà che ne diteee? Vi piace? Continuo? Fatemi sapere :D
Vi voglio proprio bene.
-Erika

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

Justin entrò. Indossava dei Jeans a vita bassissima dai quali uscivano i suoi boxer. Sopra aveva una maglietta a maniche corte molto semplice. Haimè devo ammettere che la sua bellezza mi abbagliò.  Dopo sei mesi che non lo vedevo ne sentivo, era diventato ancora più bello di quanto non lo fosse già.  Mi stavo lasciando abbindolare dalla sua bellezza fisica quando, riaffiorò nella mia mente quel giornale.
Appena mi guardò, piombò in un silenzio tombale e sgranò gli occhi in maniera molto evidente. Dopodichè si voltò verso mio padre e il suo sorriso svanì.
“Justin, volevo parlare anche con te. Ho già parlato con lei, volevo farti sapere che se da oggi in poi, volete frequentarvi potete farlo tranquillamente, per me non ci sono più problemi. Solo una cosa. Fai soffrire mia figlia e saranno guai.” Scoppiarono in una fragorosa risata.
Mio padre se ne andò al piano di sopra, e Justin si stava dirigendo verso di me quando io mi alzai gli voltai le spalle e corsi in camera mia.
Mi chiusi la porta alle spalle. Avevo paura, avevo paura di sentirgli dire che si era innamorato di un’altra, che non mi amava più, che per lui ormai non ero niente. Avevo paura di sapere. Io mi ero completamente concessa a lui, non poteva farmi questo. Stavo respirando profondamente quando bussarono alla porta.
Aprii. Era Justin, entrò senza aspettare che io acconsentissi.
“Erin che cos’è successo? Perché sei scappata?”. Non dissi una parola, presi la rivista che avevo messo sotto alcuni libri e gliela tirai addosso.
“Forse io dovrei chiederti cos’è successo?” dissi mettendo le mani sui fianchi.
“No, aspetta Erin fammi spiegare per favore.”
Mi voltai  e gli diedi le spalle per asciugarmi le lacrime che bagnavano il mio viso. Si alzò e mi abbracciò da dietro. Le sue braccia erano più forti e muscolose dell’ultima volta e sentirmi avvolta da esse era una sensazione stupenda. Non avevo contatti fisici con lui da tanto ormai, e questo contatto inaspettato e sorprendente per me fu importante. Iniziai a scottare sotto le sue braccia, lui mi baciò la testa.  Di colpo mi ritornò in mente quella foto con quella ragazza e mi distaccai, spingendolo fuori.
“Erin,  io non sapevo che tuo padre alla fine dei conti avrebbe acconsentito. Come potevo saperlo? Sono uscito con quella ragazza per fargli credere che tra noi due non c’era più niente, per fargli capire che non c’era più interesse. Ti prego credimi.”
“E io dovrei crederti? Sai che direbbe una ragazza della mia età a quest’ora? SEI UGUALE A TUTTI GLI ALTRI. Già ma io non posso dirtelo perché dei così detti altri non so niente, perché l’unico ragazzo che abbia mai avuto in testa sei tu. Che stupida sono..”
“Vuoi smetterla Erin? Questa è la pura verità. Tu a chi credi che abbia  pensato in questi sei mesi giorno e notte? Credi che uscendo con lei mi sia sentito mai a mio agio? Ha anche cercato di baciarmi, e l’ho respinta. Perché le uniche labbra che desideravo erano le tue. Non gli ho mai stretto la mano, perché l’unica mano che avrei voluto tra la mia, era la tua. Uscire con un’altra è stato un sacrificio per me, e l’ho fatto solo perché pensavo che se tuo padre mi avesse visto disinteressato ti avrebbe riportata qui.”
“Ma fammi il piacere, quale ragazzo si sente sacrificato ad uscire con una ragazza carina? Nessuno. Justin tu sei famoso, sei sicuro di esserti davvero innamorato di me? Di me che non sono nessuno? Non voglio essere presa in giro..” Dissi  indicandomi.
“Nessuno? Erin, tu per me sei tutto.Erin, non voglio perderti perché ho sbagliato a pensare che in quel modo ti avrei avuta indietro.”
Justin, io sono seriamente innamorata di te..Solo che ci sono tante cose da tener conto. Questa storia della ragazza, il fatto che non mi hai cercata, e che non hai risposto a nessuno dei miei messaggi.. “
“Erin fammi spiegare, tuo padre..” Lo spinsi definitivamente fuori e chiusi la porta. Diede dei pugni forti contro la mia porta, e poi lo sentii sedersi  con le spalle verso essa.
Io ovviamente, lo amavo ancora, ma non volevo credergli ed essere presa in giro. Doveva dimostrarmelo quello che diceva. Dovevo farlo ingelosire almeno un po’ per fargli capire cosa di provava, ma soprattutto dovevo  metterlo alla prova per vedere se avrebbe lottato per me, per avermi al suo fianco.

Il giorno seguente decisi di andare a trovare il figlio dei Richard, Simone, il ragazzo che piaceva tanto a mio padre. Era seduto in giardino a leggere un libro. Meglio, non sarei dovuta entrare in casa, mi sarei vergognata moltissimo. Simone era abbastanza carino, ma con Justin non teneva il paragone.
“Ciao Simone, io sono Erin, la figlia di Stefano..” Mi interruppe.
So chi sei..” disse sorridendo.
“Ah..Ehm..senti ti va se oggi pranziamo insieme, per conoscerci meglio?” Si alzò.
“Se mi va? Ovvio, andiamo. Ti va di pranzare all’Eirenes?”
“Si certo dove ti pare.”
Mi camminava affianco, ma non provavo niente. Nessuna delle tante emozioni che si presenta quando sto con Justin si presentò in quest’occasione. Non riuscivo nemmeno a capire cosa dicesse, con l testa annuivo, ma con la mente ero fra le braccia di Justin.
Solo appena arrivammo all’Eirenes mi resi conti che era la pizzeria davanti allo studio di registrazione di Justin. Simone continuava a parlare ma io non capivo nulla di ciò che dicesse. Ebbi paura che Justin ci vedesse, ma poi mi resi conto che era proprio quello il mio scopo, volevo fargli capire cosa si provava? Facendolo di nascosto non l’avrebbe capito mai. Ordinammo, o meglio ordinò lui per me, cosa che odio, e ci sedemmo al tavolo  più esterno, affianco alla vetrinata che affacciava sulla strada. Iniziammo a mangiare, lui parlava di continuo, e io annuivo senza capire, fingendomi interessata. Un ragazzo mi fissava dall’esterno della vetrina trasparente. Justin.  Sul suo volto un’espressione che non avevo mai visto mi fissava. Entrò nel locale. Si avvicinò al nostro tavolo.
“Ciao scusami, Erin, potresti venire un secondo, devo dirti una cosa.”
Mi scusai con Simone a mi allontanai con Justin. Era dannatamente bello, il mio istinto mi diceva di saltargli addosso, ma fortunatamente l’autocontrollo ha avuto la meglio contro l’istinto.
“Erin che stai facendo? Vuoi farmela pagare? Ti prego non così, mi distruggi in questo modo.” Sembra sincero. Molto sincero.
“Justin, non voglio fartela pagare, sono solo uscita a pranzo con un mio amico.” Dissi.
“Erin non farmi questo..Vai la saluta quel tipo e filiamocela, andiamo dove vuoi io e te insieme.” Era molto allettante la sua proposta. Ma dovevo rivendicare i miei diritti di donna. Sarei  andata  in qualsiasi posto insieme a lui, ma prima doveva dimostrarmi che ci teneva a me.
“Non dire sciocchezze. Scusa ma devo andare. Ci vediamo a casa.” Mi voltai a malincuore e tornai a sedermi con Simone.
Justin si accasciò su un tavolino e si strinse il volto tra le mani, però restò li non abbandonò il locale, fummo io e Simone a farlo. Uscimmo dal locale, e andammo a casa sua, a quanto pare voleva farmi leggere delle poesie che aveva scritto lui. Non ci si fida così dei ragazzi, andai a casa sua perché mio padre conosceva benissimo la sua famiglia, e soprattutto perché sapevo che Justin ci stava seguendo.  Mi accomodai nel gazebo e lui entrò in casa a prendere le poesie. Il gazebo era grande per non più di 5 persone, mi sedetti dentro attendendo il suo ritorno. Era una noia mortale stare con quel ragazzo, ma era necessario. Tornò con in mano dei fogli che iniziò a leggere non appena si sedette accanto a me.  Lesse tre fogli prima che la sua mano scivolasse sulla mia gamba..La scostai, e mi allontanai un po’, lui sempre leggendo si riavvicinò a me e mi posò una mano sulla coscia, poi gettò a terra i fogli e si voltò completamente verso di me. Mi mise le mani dietro la schiena e attrasse il mio corpo al suo. Cercai in tutti i modi di liberarmi dalla presa, dandogli calci e pugni, ma la sua forza era superiore alla mia. Mi stava baciando il volto, era una cosa orribile. Io gli diedi parecchi calci e pugni che non lo ammaccarono nemmeno. Volevo liberarmi era viscido, non lo avrei baciato per nessuna cosa al mondo, io ero di Justin, almeno credevo. Gettai delle urla fortissime e mi sussurrò nell’orecchio che in casa sua non c’era nessuno e che nessuno mi avrebbe sentita urlare per cui avrei fatto meglio a concedermi a lui. Mi alzò la maglietta quando gettai un urlo fortissimo e dal gazebo entrò qualcuno.

:D Eheh vi voglio lasciare leggermente sulle spine.Aahahha Apparte gli scherzi, spero vi piaccia.!!
Vi adorooooo.
-Erika

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

Stava per infilare la mano sotto la mia maglietta, quando qualcuno gli si scaraventò addosso e iniziò a colpirlo molto brutalmente  su tutto il corpo. Avrei riconosciuto quella figura ovunque, quel corpo così perfetto era nella mia mente già da molto tempo. Justin stava assalendo Simone, non riuscivo a vedere motlo perché i loro movimenti erano confusi, Justin era saduto a cavalcioni su Simone quando gli copì il viso. Poi si alzò, con una mano lo teneva fermo e con l’altra rimepiva di calci lo stomaco di Simone.
Era solo colpa mia se ci trovavamo in quella siatuazione per cui interevenni su Justin, lo tirai dal braccio.
La sua forza ovviamente era superiore alla mia per cui non riusciii a fargli mollare Simone.
Allora mi avvicinai a lui, che conitnuava a dare calci, con la mano destra gli presi il viso tirandolo dal mento e lo baciai. Lui si fermò subito, la scarica di calci si era completamente fermata. Abbandonò completametne Simone e mi avvolse tra le sue braccia, continuando a baciarci. Avrei voluto restare stretta in quel bacio per tutta la vita. Tuttavia mi distaccai e gli sorrisi, uscimmo insieme dal gazebo. Questa volta l’avevo fatta grossa. Avevo esagerato. Volevo fargliela pagare, ma uscire con Simone era stato un errore madormale.
Justin era nervoso e camminava avanti a me a passo veloce. Lo raggiunsi e lo fermai.
“Justin dove stai andando?” chiesi perdendomi nei suoi occhi carichi di rabbia.
“Da tuo padre, deve sapere tutto.”
“Justin aspetta, per favore, voglio parlare con te..” Si distaccò e mi lasciò indietro, anche se entrambi stavamo andando a casa. Appena arrivati a casa ci arcoggemmo che non c’era nessuno. Adesso era lui a non volermi parlare? Non sono stata io quella a non rispondere ai messaggi per uscire con un altro ragazzo.
Salii in camera mia e mi sedetti sul letto. Pensando a ciò che sarebbe potuto accadere, mi venne da piangere. In questo periodo ero diventata peggio della protagonista del Mondo di Pattie, piango molto spesso...Dopo dieci minuti decisi di scendere sotto a guardara la TV, stavo scendendo le scale, lui le stava salendo. Non sapevo più chi aveva torto e chi ragione, non sapevo se ce l’avevo con lui o se lui ce l’aveva con me.. A metà scala ci passammo accanto, stavo per proseguire, quando lui mi afferrò dal braccio e mi fermò.
“Stai bene?” Mi chiese senza guardarmi in viso.
“Per niente.” Dissi.
“Erin, l’importante e che lui non sia andato oltre ciò che ha fatto..” disse finalmente rivolgendo il suo sguardo a me.
“Non centra nulla Simone, almeno in parte, il mio chiodo fisso sei tu.”
“Spiegati.”
“Justin, sono uscita con Simone solo per farti capire come mi ero sentita io a vederti con quella ragazza..Capisci? Ma io non ho mai smesso di amarti.”
“Erin, io nemmeno ho mai smesso di amarti. Ti va di mettere una pietra, o meglio uno scoglio, su tutta questa storia.”
“Sarebbe l’ideale.”
Ci abbracciammo, per la prima volta ero più alta di lui, che era un gradino sotto di me. Gli baciai la testa e subito dopo lui mi alzò dai fianchi e mi prese in braccio..Avvolsi le mie gambe attorno alla sua vita.
Entrammo nella mia stanza e lui si buttò nel letto con me , ancora avvinghiata al suo corpo. Ci sdraiammo a pancia in giù e dopo poco io interruppi il silenzio.
“Gliele hai proprio suonate..”dissi ridacchiando.
“Erin, non scherzare, a pensare le sue mani sul mio corpo mi viene voglia di tornare indietro e di rompergli tutte le ossa.”
“Sul TUO corpo? Ehi ehi aspetta, il copro che lui stava toccando, era il MIO Justin.” Dissi ridendo.
“Il tuo corpo, carissima Erin, è solo MIO. Vuoi capirlo?”
Disse buttandosi addosso a me e facendomi il solletico. Passammo un pomeriggio meraviglioso a scherzare in camera mia. Forse avevo sbagliato a perdonarlo? Non lo so. Per ora stare con lui mi sembrava l’unica cosa giusta.
Quando Pattie e mio padre tornarono, scendemmo al piano di sotto e dopo aver salutato Pattie, guardai mio padre e gli dissi:
“Papà allora io e Justin possiamo, frequentarci?”
“Per quanto mi riguarda è ok.” Disse accarezzandomi il viso. Poi si voltò verso Pattie.
“Pattie tu che ne pensi?” gli chiese.
“Io ero d’accordo già dall’inizio.” Disse abbracciando me e Justin insieme.

Quella sera io e Justin saremmo andati al cinema insieme. Ricordo l’ultima volta che, al posto di andare al cinema, Justin mi portò al porto e mi diede il nostro primo bacio. Salutammo Pattie e mio padre e uscimmo.
Justin si mise alla guida della sua auto e accese il motore.
“Questa volta non svolteri di botta all’incrocio tra il porto e il cinema vero?” Dissi ridendo.
“Questa volta non ho l’ansia di darti un primo bacio” rispose sorridendo.
Dal mio posto passegero, lo guardavo, e mi rendevo conto di quanto io sia fortunata ad averlo al mio fianco.
Improvvisamente mi voltai in avanti e vidi una bambina attraversare la strada, sentii i freni della macchina fare un rumore assordante, e poi sentii un vetro in frantumi. Avevo gli occhi chiusi, ma mi resi conto senza aprirli che non mi trovavo più nell’auto, e che ero distesta. Qualcosa mi faceva male nella gamba ma non riuscivo a capire cosa..Mi alzai leggermente e mi resi conto che a farmi male era un ferro, che mi aveva trafitto la gamba. Lo tolsi dalla mia gamba che molto velocemente si dissanguò, poi il dolore fù totale ed uniforme in tutto il corpo. Percepii solo le mani di Justin sporche di sangue sul mio volto e molte voci intorno a noi. Il resto è buio. Non potrei raccontarlo nemmeno se lo volessi.

Ehilà.
Perché sono così catastrofica? Perché non faccio in modo che questi ragazzi vivano in pace? Ahahaha Li metto sempre nei guaiiii :D Spero vi piaccia anche questo capitolo. Questa sera pubblico il prossimo.
Un abbraccio.
-Erika

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

Quando aprii gli occh,i a tenermi compagnia c’era un BIP-BIP-BIP-BIP, continuo e straziante..
La classica domanda che chiunque si sarebbe posta è :”Dove mi trovo?”..Io non avevo bisogno di pormi quella domanda, sapevo benissimo di essere in ospedale, ricordo perfettamente l’incidente, il sangue, la folla..e Justin. Già, non so perché anche quando dovrei pensare a quali danni l’incidente mia ha provocato penso a lui. Non ricordo se lui si è fatto male. Mi guardai le braccia, c’erano dei fili collegati ad una boccetta da cui lentamente scendeva un liquido. Entrò un infermiera.
“Buongiorno Erin, come ti senti?”..che domanda era come mi sento? Non lo vedeva..? Bhe forse era una battuta.
“Sono stata meglio. Ma i miei familiari non ci sono?”..chiesi anziosa di ricevere una risposta.
“Tuo padre è stato qua tutta la notte con una donna, sono usciti poco fa a prendere una boccata d’aria. È rimasto solo tuo fratello.”.. Mio fratello? Ma certo Justin..
“Può chiamarmelo per piacere?” Dovevo assolutamente vederlo. Mi sorrise, e dopo aver controllato che il liquido scendesse nel tubicino legato al mio braccio uscì. Dopo poco la porta si riaprì. Entro Justin.
“Erin..” disse avvicinandosi a me e mettendosi una mano sul viso.
“Justin..” non sapevo cosa dire, mi bastava vederlo per stare bene..
“Erin, scusami.. è colpa mia se sei qua dentro..io..mi dispiace..”
“Cosa? E perché sarebbe colpa tua? Sentiamo, avresti la colpa di aver salvato la vita ad una bambina?” dissi storcendo un sopracciglio. Già perché avevamo investito contro, non so perfettamente cosa, per evitare di investire una bambina. Si sedette accanto a me. Solo quando il suo viso fu accanto al mio mi accorsi dei vari tagli che aveva,  e dei cerotti che gli ricoprivano la fronte.
“Ma tu come stai Justin..?”
“Io sto bene, ho solo qualche taglio qua e la..” mi accarezzò la testa.
“Nemmeno io sto tanto male, ho solo un buco nella coscia se non ricordo male.” Mi tastai la gamba e sentii delle bende. Mi ricordavo bene.
“Già apparte la gamba e dei vari tagli, hai solo battuto la testa per terra.”
Non era il momento più opportuno per pensare a che aspetto avessi, tuttavia gli ingranaggi del mio cervello si concentrarono su questo argomento. Mi lisciai i capelli, e mi tastai il viso.
“Sei bellissima..” mi disse Justin.
“Justin, senti non è che per caso io potrei darti un bacio, o almeno avere un contatto con te? Ha da quando sei entrato che sei distaccato.”
“Bhe è solo che ho paura di farti male..”
Si chinò su di me e ci abbracciammo, finalmente ero tra le sue braccia. Adesso avrebbero anche potuto dimettermi, stavo talmente bene.
Entrò mio padre con Pattie, che subito corse ad abbracciarmi..Dopo vari baci e carezze Pattie e Justin uscirono. Restai sola con mio padre.
“Erin amore, stai meglio?”
“Si papà, ho solo un leggero dolore alla testa e alla gamba, per il resto..Sto bene!” dissi sorridendo.
“Sono contento..”
“Papà non possono dimettermi? Cioè cambierò le bende, userò le stampelle. Io non voglio stare qui.”
“Erin amore..devo dirti una cosa..” mi spaventai subito. Che succedeva? Credeva che fosse colpa di Justine  voleva riportarmi dalla nonna?
“Papà non è colpa di Justin, ha salvato la vita di una bambina “ dissi io.
“Lo so lo so.. La madre della bambina è stata in ospedale fino a poco fa, per ringraziare Justin e per vedere come stavi..”
“Che carina..” dissi sorridendo.
“Erin, devi sapere che quest’incidente, è stato una fortuna. Infatti grazie ad esso, il dottor Bartolini ha scoperto che c’è qualcos’altro che non va nel tuo corpo, che non centra nulla con l’incidente..”
Cosa..? Che cosa c’era nel mio corpo che non andava bene?..
“Cosa c’è che non va?” cheisi preoccupata.
“Hai una malattia, che può colpire vari organi, in particolarele articolzioni, il sangue e i reni.  C’è una diffusione del sistema immunitario, che invece di proteggere il tuo corpo da virus e batteri, lo attacca. Questa malattia la rincontrano solitamente le bambine al di sotto dei  cinque anni, e in rarissimi  casi delle adolescenti.. Ma sta tranquilla non  è niente che non si possa curare..” Disse abbassando lo sguardo. Non era vero. Sapevo benissimo che non si poteva, era la stessa malattia presa dalla sorella di papà. Non ricordo il nome. E non voglio ricordarlo. Ora la zia non c’è più.
“Papà, ho capito. È la stessa malattia che ha ucciso zia Mery vero?..” dissi. Non riuscii a sentire le lacrime salire, percepii che stavo piangendo solo quando avevo il volto bagnato.
“Tranquilla Erin, grazie all’incidente ce ne siamo accorti in tempo, prima che distruggesse il tuo corpo dall’interno..ma...”
“Ma non è detto che io ce la faccia no?..Giusto.. Scusa papà, potresti lasciarmi sola ora?”  gli chiesi chinando la testa.. Lui mi baciò la fronte, si alzò  e se ne andò.
Appena chiuse la porta aspettai che si fosse allontanato e iniziai ad urlare. Mi spinsi il cuscino contro la faccia sperando che nessuno potesse sentirmi, ed urlai, mi sfogai. Gettai a terra il vaso di fiori che avevo accanto, e lanciai tutte le mie lenzuola a terra, scoprendo il mio corpo completametne graffiato. Perché a me? Perché..sapevo bene che non era una malattia mortale, che si poteva curare..Ma sapevo anche che la probabilità di essere curati era bassissima..Ero informata perché questa malattia si era portata via mia zia Mery.. Entrò un’infermiera, io mi calmai perché avevo paura che proprio come nei film mi soministrasse qualche tranquillante. Mi calmai e lei mise in ordine la mia stanza. Ecco perché Justin era giù di morale. Lui lo sapeva, o forse no..?
Dopo qualche ora, che io passai a fissare il soffito, Justin entrò di nuovo.
Gli sorrisi..
“Amore.. “ mi disse. Fin’ora ci eravamo sempre chiamati per nome, e sentirmi chiamare amore era davvero piacevole.
“Ehi..”Risposi io. Aveva gli occhi gonfi e rossi, come se avesse pianto.
“Ti amo.” Mi disse.
“Ti amo anch’io.” Mi abbracciò, e lo abbracciai. Iniziai a piangere sulla sua spalla. Altro che Laura Esquivel, adesso il motivo per cui piangevo era davvero serio. Avevo paura di dovermente andare e lasciare mio padre, Pattie, mia nonna …e  lui..Justin.


:’’) Ragazzeeeeeeeeeeee *_*
Ma quanto vi adoro? Ongi volta che trovo una recensione in più mi sento sempre meglio.
Purtroppo ieri sera non ho potuto pubblicare.. Spero vi piacciaaaa :D
Vi adoro.
-Erika

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18
 Due settimane dopo, nonostante le ferite causatemi dall’incidente stessero guarendo, mi trovavo comunque nella mia stanza d’ospedale, a lottare contro una malattia che si stava facendo notare solo ora.
Fuori dalla finestra si estendeva un panorama, che se fossi stata fuori avrei sicuramente osservato per ore.. tuttavia visto da qua dentro,anche il panorama sembrava stesse perdendo lentamente la sua bellezza.
Proprio come me.. stavo perdendo le forze. La terapia a cui mi stavano sottoponendo mi indeboliva moltissimo.. Mentre ero immersa nei miei pensieri entrò il medico seguito da mio padre, Pattie e Justin. A quanto pare non mancava nessuno.
“Buongiorno Erin.” Mi disse il dottore. Era molto simpatico, e in quei pochi istanti che ogni giorno passavo con lui riusciva sempre a farmi sorridere.
“Buongiorno.” Alzai lo sguardo verso Justin. Dall’espressione del suo viso riuscii a capire quanto fosse stanco. Mi sorrise e mi fece l’occhiolino, mascherando tutta la stanchezza che io riuscivo a leggergli nelgli occhi.
Il dottore mi cambiò le bende nella gamba e mi disse che la ferita si stava rimarginando.
“Erin, i risultati della terapia di queste due settimane non sono stati molto buoni, il tuo corpo non ha risposto ad essa. Per cui dovremmo sottoporti ad un ulteriore terapia. A te va di farla?”
Fu un durissimo colpo per me sapere che il mio corpo non rispondeva alla terapia d’inizio. Mi sentii persa, come se per me non ci fosse speranza, d’altronde, se il mio corpo non aveva risposto alla prima terapia perché avrebbe dovuto farlo alla seconda?..Perchè le cose non possono andare bene? Perché quando finalmente tutto sembrava stesse andando per il verso giusto, si è messa in mezzo questa malattia.
“Certo..” risposi molto freddamente come se tutto ciò non mi toccasse, ma dentro mi sentivo morire.
“Allora inizieremo domani, tra poco verrà un’infermiera a farti delle domande, non preoccuparti ok? È tutto apposto.” Mi salutò ed uscì. Mio padre,Pattie e Justin sembravano stanchissimi.
“Andate a casa per favore, non posso vedervi così, mi sento solo peggio.Stando qui non risolverete niente. Andate tranquilli, ci vedimo domani ,tanto io sto bene e per qualsiasi cosa c’è sempre un’infermiera fuori dalla mia porta.” Dissi guardandoli fissi uno ad uno.
“Erin non possiamo lasciarti qui sola..” disse Pattie.
“Andate, non sarà sola. Starò io qua con lei, voi verrete domani mattina e mi darete il cambio.”disse Justin assumendo un’espressione molto seria.
“Va bene, farmi una doccia e dormire un po’ non mi farà male.” Disse mio padre..
Mi salutarono per mezz’ora di fila e se ne andarono, lasciandomi in quella stanza. Le settimane precedeni, la notte era sempre rimasto mio padre, o Pattie, avevano sempre fatto a turni, e Justin aspettava fuori fin quando l’infermiera non lo cacciava. Ma questa sera, Justin era con me, e sarebbe rimasto con me tutta la notte.
Dopo poco entrò un infermiera, come aveva detto il dottore, e mi sottopose a delle domande..
Età, peso, altezza ecc.. furono le domande che mi aspettavo, e invece "Stato di verginità, prima mestruazione,e tempi dei raporti sessuali" furono le domande che ricevetti. Justin era imbarazzatissimo, lo capii perchè fissava il pavimento. L'unico ragazzo con cui avevo avuto rapporti era lui, e lo sapeva bene. Quando risposi "No" alla domanda "Sei vergine?", Justin si coprì il viso e si mise a ridere.
Erano le 20:30 quando un’infermiera mi portò un vassoio con della pasta e altre pietanze varie che non mangiai.
“Erin devi mangiare..Credi che fare la terapia senza nutrirsi faccia bene?” Mi disse lui indicando anche il mio vassoio. A chi stava ad assistere i pazienti l’ospedale non forniva da mangiare, lui sarebbe restato senza cena.
“Tu credi che sia il fatto che io non mangi a rubarmi le forze?” dissi sorridendo amaramente.
“Certo, sei debole perché non assumi niente, apparte quello che la flebo ti può far assumere.”
“ Sei convinto che nutrirmi mi farebbe tornare in forze? Non credo, dato che la malattia e la terapia fanno a gara per chi debba distruggermi prima..” mi voltai verso la finestra.. Lui mi afferrò il viso.
“Erin guardami, mi vedi? Io non sono niente senza te, io non posso stare senza te. Tu devi nutrirti, devi sorridere e devi lottare per vincere contro questa stupida malattia. Hai capito? Non devi abbatterti, non devi scoraggiarti, perché non puoi permettertelo. Non puoi permettertelo hai capito? Devi tornare a casa il prima possibile, per prenderti cura di Pattie, di Stefano…e di me. Soprattutto di me. Fatti forza Erin, fallo per me.
” Restai impressionata dalle parole che avevo sentito. Non potevo permettermi di abbatermi..Non feci in tempo a rispondergli che un’infermiera entrò a controllare la mia flebo. Sorrise ed uscì.
Mi voltai verso di lui.
“Ok, io mangio la pasta. E tu mangi tutto il resto.!” Dissi aprendo le posate.
“No, quella che deve recuperare le forze sei tu.”
“Non mi sembra che tu abbia un bell aspetto. Forza, o mangi con me, o non mangio nulla nemmeno io hai capito? Questo è un ricatto mio caro.” Iniziammo a scherzare e a ridere. Era talmente bello, il sorriso che gli ricopriva il volto mi inondò il cuore E nonostante la stanchezza, ormai, si facesse sentire su di lui, continuò a ridere e a scherzare. Non mi accorsi nemmeno che il cibo dell'ospedale era inmangiabile.
Mi raccontò della prima volta in cui aveva fatto a botte all’asilo, quanto entrò il dottore per il solito controllo prima di andare a dormire.
Mi controllò le ferite e la flebo.
“ Ok, è tutto apposto. Tu ragazzo, ti voglio fuori di qui entro dieci minuti chiaro? Buonanotte Erin a domani.”
“Buonanotte.” Risposi.
Justin non poteva stare dentro la mia stanza, perché effettivamente  Pattie  e mio padre non erano sposati, e lui non era quindi un mio familiare.
Lui non fece caso a ciò che il dottore avsse detto e i dieci minuti passarono abbondanti. Infatti poco dopo entrò l’infermiera, che ormai conoscevo bene. Mio padre aveva pagato un servizio 24 ore su 24 ..Conoscevo benissimo quell’infermiera,Deborah, le ultime due settimane le avevo passate parlando molto anche con lei, le avevo raccontato della mia storia con Justin e lei mi aveva raccontato della sua di storia.
“Erin scusa, ma il ragazzo deve uscire.” Disse parlando a bassa voce.
“Deborah per favore, ti prego, solo per questa notte, può restare. Non darà fastidio, e domani mattina uscirà prima che il dottore venga..Per favore.” Dissi unendo le mani sotto il mento e facendo gli occhi dolci.
“Già per favore. Non dirò una parola, le farò solo compagnia, per favore.” Anche Justin si unì alle suppliche.
“Ragazzi, in che guaio mi metterete voi..” disse coprendosi il viso.
“Grazie” esclamammo in coro io e Justin.
“Domani mattina verrò io a chiamarti prima che il dottore inizi il giro. Mi raccomando non deve uscire una parola di questo, o mi licenzieranno.”
“Tranquilla e grazie ancora.” Disse Justin.
“Buonanotte ragazzi.”
“Buonanotte.”
Già, quella fu davvero una buona notte. Feci spazio a Justin nel mio letto, si mise sotto le coperte, mi avvolse nelle sue braccia e mi accarezzò i capelli. I nostri corpi, seppur vestiti si desideravano tremendamente, ma  eravamo consapevoli che ciò non era possibile. Quando alzai lo sguardo mi resi conto che la stanchezza aveva avuto il sopravvento su di lui. Dormiva, ed era davvero bello. Lo guardai per qualche minuto, contemplando la sua bellezza, e constatai che la perfezione esisteva, ed io ce l’avevo davanti. Fu proprio quella notte che decisi che avrei lottato per superare la malattia. Che avrei mangiato tutti i giorni e che avrei fatto di tutto per riprendermi. Già perché io non potevo arrendermi , dovevo lottare per riavere la mia vita di prima. Dovevo lottare per poter tornare a casa. Dovevo lottare per poter vivere la mia storia con Justin. Erano migliaia i motivi per cui dovevo lottare, tuttavia non feci in tempo ad elencarli perché il calore  e la sicurezza che il corpo di Justin mi trasmettevano, mi fecero addormentare come un sasso.

Ehilààà :D
Fatemi sapere che ne pensateeee.
Il solito bacio.
-Erika

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19
Mi stavo sottoponendo alla seconda terapia, tuttavia sapevo già che il mio corpo non avrebbe retto. Questa era la prima seduta, e per quanto ne sapevo, poteva anche essere l’ultima. C’erano dei fili collegati al mio petto. Di fronte a me una vetrinata da cui potevo vedere Pattie papà e Justin. Gli sorrisi. I dottori mi fecero abbassare il collo ed entrare in una specie di tunnel, che se non avevo capito male, avrebbe bruciato tutti i batteri del mio corpo. Sentii il rumore della macchina che veniva azionata e dopo pochi minuti sentii tutto il corpo bruciare, iniziai ad urlare. Oltre alle urla, iniziai anche a piangere, e capii che non ero  l’unica a piangere quando percepii un pianto provenire da fuori. Era qualcuno dei miei parenti. Volevo sapere chi, anche se ormai non aveva più importanza.. Il bruciore diventò plateale, e mi accorsi che i medici correvano da una parte all’altra. Forse avevo intuito bene?? Questa sarebbe stata l’ultima terapia per me..Forse non avrei rivisto più il volto delle persone che amavo. Improvvisamente provai una sensazione di felicità e sicurezza, non avevo più paura di niente, anche se ormai non riuscivo più ad aprire gli occhi. Sentii ancora quel forte pianto. Lo riconobbi, era Justin.
Fui riportata alla realtà da un tocco leggero sul viso. Deborah. Quando aprii gli occhi e mi resi conto che era stato tutto un sogno sospirai profondamente.
“Erin, potresti svegliare il tuo amico e dirgli di uscire? Il dottore inizierà il giro tra qualche minuto.”
“Certo, grazie mille Deborah..”
Mi volta verso Justin, e mi accorsi che adesso non ero più io ad essere avvolta tra le sue braccia, ma era lui ad essere avvolto tra le mie. Lui mi faceva forza, e mi incoraggiava, perché forse in quel modo incoraggiava anche se stesso. Lo chiamai varie volte, ma non voleva saperne di svegliarsi.
“Justin, svegliatiii devi uscire.” Niente.
Solo quando gli diedi un forte ceffone aprì gli occhi.
“Erin sei pazza?” mi chiese alzandosi e guardandosi intorno.
“Ma che pazza, muoviti vai fuori tra un po’ arriverà il dottore..” Si alzò e mi diede un bacio. Il suo alito sapeva di fresco e pulito nonostante fosse appena sveglio. Si mise le scarpe,si pettinò ed uscì fuori.
Dopo qualche minuto sentii il dottore avvicinarsi alla mia porta..  Infatti entrò seguito da Justin.
“Buongiorno Erin.” Disse aprendo un block-notes, come fanno i conduttori televisivi, quando devono cambiare argomento.
“Buongiorno dottore.”
“Allora oggi iniziamo la terapia va bene?..Devi sapere che questa terapia è diversa da quella di prima, infatti non saranno più delle soministrazioni giornaliere, ma la terapia inizierà e finirà oggi stesso.” Disse fissandomi negli occhi. Io deglutii rumorosamente.
“Quindi  in termini giovanili..o la va o la spacca?” dissi io.
“Hai capito..” disse il dottore spostando il suo sguardo dal pavimento a me.
“Quindi questo potrebbe essere il mio ultimo giorno di vita?..”
“Erin, sarò sincero con te. Questa terapia è molto forte, e poche persone ce la fanno a superarla, però quando la superano, la malattia scompare per non ritornare più. Al contrario chi non si sottopone ad essa, morirà ugualmente per via del disgregamento di tutti gli organi del proprio corpo..”
“Quindi se io non la superassi..” sentii il sangue raggelarmi nelle vene.
“Erin noi dottori siamo molto positivi. Adesso sta tranquilla ce la farai. Ci vediamo alle 15:00. Verrano degli infermieri a prenderti..e mi raccomando, consuma il pranzo.” Si voltò ed uscì seguito da Deborah.
Justin rimase dentro.
“Erin, ehi sta tranquilla..andrà tutto bene.” Disse sedendosi accanto al mio letto.
“Non hai sentito forse? Le probabilità sono scarse..è un chiaro modo per dire: Erin saluta tutti prima di andare a fare la terapia.”
“Non dire sciocchezze” Avevo deciso ieri sera che avrei lottato, ma quando ti dicono che questo potrebbe essere il tuo ultimo giorno di vita, la voglia di lottare si perde tra le righe di una diagnosi troppo crudele.
Entrarono Pattie e Stefano.
“Amore buongiorno.” Dissero in coro.
“Ho parlato con il medico poco fa, allora sei pronta? Dopo la terapia, domani stesso potrai tornare a casa.” Disse mio padre ammiccando.
Avrei voluto dirgli che era quasi impossibile che io tornassi a casa, che ormai era quasi certo che non ce l’avrei fatta, tuttavia decisi che essere pessimista non mi sarebbe servito a niente, e che l’unica cosa ora era sperare in un miracolo.
“Già..non vedo l’ora.” Dissi sorridendo. Justin andò a casa a farsi una doccia, nel frattempo io Pattie e papà parlammo tantissimo, su ciò che avrei voluto fare tra qualche anno, dato che ormai avevo 17 anni.. Dissi i lavori più assurdi, le professioni più impossibili, perché sapevo che il mio futuro potevo solo immaginarlo, per cui mi misi a giocare con esso.
Le persone dovrebbero vivere ogni giorno sapendo ch al 99% delle possibilità potrebbe essere l’ultimo, così penserebbero di meno e agirebbero di più. Tuttavia io non potevo agire, perché non potevo muovermi dal mio lettino.
Erano le 12:00 in punto quando mi accorsi che Deborah non veniva a portarmi il pranzo. Poco dopo entrò Justin, con in mano un sacchetto.  Aveva i capelli pettinati a regola d’arte, non c’era un capelli fuori posto. Indossava una tuta grigia e il suo solito cappellino.
“Erin, oggi cambiamo menù.” Aprii il sacchetto con il simbolo del McDonald’s e tirò fuori quattro panini, quattro bevande e quattro porzioni di patatine.
Mio padre e Pattie lo guardarno ad occhi aperti. Poi Pattie intervenì.
“Justin non sappiamo se Erin può..”
“Ho già parlato con il dottor Bartolini, per lui va più che bene, Erin può mangiare ciò che preferisce, l’importante è che mangi.”
Sorrisi, e quella fu la prima volta, da due settimane che mangiavo di cuore e che mi sentio davvero in famiglia. Mangiare con Justin mio padre e Pattie mi fece spuntare il sorriso, anche se tutto ciò sembrava un pranzo d’addio. Finimmo di mangiare e Pattie ripulì tutto. Restammo a parlare di varie sciocchezze fin quando alle 14:45 iniziai a sentirmi pervasa da una forte ansia. Nonostante avessi mangiato molto, mi sentivo un vuoto nello stomaco, avevo i battiti accellerati e dovevo inspirare ed espirare in continuazione.
Come il dottore mi aveva detto alle 15:00 in punto entrò un infermiere. Mi aiutò ad alzarmi e a sistemarmi su una barella. Mi accompagnò fino alla porta di una stanza, seguito da Justin Pattie e mio padre. Quei metri che mi separavano dalla stanza in cui avrei fatto la terapia mi sembravano essere diventati centimetri.
Prima di entrare l’infermiere si allontanò per favorire un po’ di privacy. Pattie e mio padre mi baciarono e mi dissero di stare tranquilla. Anche loro sapevano che era quasi impossibile rivedermi, tuttavia si vollero mostrare tranquilli, anche se l’agitazione si poteva intravedere in loro. Justin non si avvicinò a me, e quando l’infermiere tornò a prendermi, si limitò a sorridere e a dirmi “A dopo.”
Gli sorrisi, sperando proprio che avesse ragione.
Entrai in quella sala completamente bianca e piena di macchinari, dove riconobbi subito il dottor Bartolini.
“Erin, i tuoi parenti saranno al di fuori di quella vetrata, potranno vederti e potrai vederli una volta finito.”
Mi disse.
“Spero proprio che sia come dite voi.” Dissi.
Era tutto come nel mio sogno, la vetrata, il tunnel..avevo paura che anche il finale fosse lo stesso.
Mi inserirono all’interno del tunnel, e iniziai a pregare. Non ero molto religiosa, tuttavia capii che l’unica cosa che mi avrebbe potuta salvare era un miracolo. Per cui iniziai a pregare. I battiti aumentarono quando un infermiere mi mise sopra il pigiama un camice. Mentro ripetevo l’ennesima preghiera, sentii il rumore del macchinario che iniziava la mia terapia. O meglio che iniziava ad uccidere tutto ciò che c'era all'interno del mio corpo.
Avrei voluto alzarmi e scappare, per poi vivere quel poco che mi rimaneva accanto alle persone che amavo.
Avrei fatto qualsiasi cosa per poter passare con loro qualche altro istante.
Ma come sarebbe stato vivere sapendo di avere una data di scadenza?..
Smisi di pregare quando, proprio come nel sogno, sentii il corpo bruciare. Urlai, ma non piansi, avevo painto talmente tante volte che credevo di aver finito le lacrime.  Era come se del fuoco mi stesse scorrendo nelle vene. Quando per qualche istante smisi di gridare mi accorsi che qualcuno piangeva ed urlava in lontananza.
Strinsi i denti e  voltai il collo verso la vetrinata. Era Justin. Piangeva e si dimenava, Patti e mio padre lo tenevano per le braccia. Non lo avevo mai visto urlare e piangere in questo modo. Si accorse che lo stavo guardando e si appiccicò al vetro. Mi sorrire, e fu come se tutto fosse finito. Immaginai noi due insieme che camminiamo, tenendo per mano un bimbo. Già perché era questo che volevo, vivere un futuro ed avere una famiglia, con lui sempre al mio fianco.. nonostante sentivo il mio corpo esplodere, ricambiai il sorriso, dopodichè mi voltai nuovamente. Sentii le vene gonfiarsi sul collo e sul tutto il corpo. Poi una sensazione di sfossatezza prese il sopravvento. Decisi che le mie palpebre si sarebbero chiuse solo dopo che avrei rivolto un ultimo sguardo a Justin. Sentii il rumore del macchinario farsi più forte, e mi voltai verso di lui, lo cercai con lo sguardo. Incontrai il suo sguardo e ci fissammo per qualche istante, necessario a farmi sentire meglio di come si può sentire una a cui hanno appena bruciato tutti gli anticorpi e tutti i batteri. Sentivo che il mio corpo stava cedendo, e così pensai che tutto sarebbe fnito. Tutte le lotte che avevo fatto, sarebbero state vane, soprattutto la lotta più grande e più importante della mia vita, adesso sembrava vana. Infatti avevo lottato per stare con Justin ed ora lo stavo perdendo..  I medici correvano da una parte all’altra..e i miei occhi stavano per chiudersi definitivamente quando quello che avevo pensato non mi stava più bene. Non potevo perdere Justin. Riaprii di botta le palpebre, strinsi forte i pugni tanto da lasciarmi i segni con le unghie. Io dovevo vivere. Strinsi forte i pugni, e il bruciore che aveva raggiunto il culmine si affievolì lentamente. Il rumore della macchina si spense, e i dottori si precipitarono su di me.
Ce l’avevo fatta..?


Ok, devo ammettere che mentre scrivevo questa canzone, ascoltavo Superhuman di Cris Brown,e mi sono sentita infinitamente depressa. Ahaahahaha x’’D Pubblicherò al più presto.Vi adoro.
-Erika.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20
Il miracolo era accaduto.  Pochi secondi dopo che il rumore del macchinario si era spento, venni tirata fuori da quel tunnel. Tutti i medici si precipitarono su di me, e restarono stupiti quando si accorsero che i miei occhi erano aperti. Il dottor Bartolini si fece spazio tra i suoi colleghi.
“Erin mi senti.?” Ero così contenta adi avercela fatta. Io facevo parte di quell’1% che riusciva a superare la terapia. Avevo paura che fosse tutto un sogno, e che da un momento all’altro potesse finire.
“Forte e chiaro.” Risposi presa dall’euforia. Mi sentivo stanchissima, come se avessi scalato una montagna, tuttavia ero la ragazza più felice del mondo.
“Sei stata bravissima. I batteri che attaccavano i tuoi organi non ci sono più, e così anche i tuoi anticorpi. Per cui sappi che devi nutrirti, in primo luogo per rifornire al tuo corpo gli anticorpi necessari e in secondo luogo, per salire di peso.”
Avevo perso parecchio peso, ma riprenderlo per me non sarebbe stato un problema, adoro la cioccolata e tutto ciò che fa ingrassare.
“Certo..ma quando posso tornare a casa?”.. chiesi io frettolosamente. Era quello il mio unico pensiero.
“Quando ti pare, ora ti sentirai solo stanca, e come ti ho detto dovrai assumere molto cibo, però puoi adnare a casa tranquillamente anche adesso.”
“Quindi posso andarmene?”dissi alzandomi dal lettino.
“Apetta, te ne andrai domani mattina, hai superato da poco una terapia a cui pochi sopravvivono. Questa sera mi sembra più prudente che tu rimanga qui. E poi, più è lunga l’attesa, migliore sarà il ritorno.” Mi aiutò ad alzarmi definitivamente dal lettino e mi accompagnò fuori.
Pattie e mio padre, piangevano abbracciati su una sedia. Quando si accorsero che ero di fronte a loro, i loro occhi brillarono di gioia e si lanciarono addosso a me. Ci furono varie effussioni prima che il medico spiegasse a mio padre che me ne sarei tornata a casa domattina.
Ma lui dov’era..? Volevo vedere Justin..
“Pattie scusa ma Justin dov’è? Non era qui?” chiesi.
“Erin non so se da dentro si sentiva ma quando hai iniziato ad urlare..lui ha iniziato a piangere e a dimenarsi, ha urlato contro il vetro..ha urlato talmente tanto tra una lacrima e l’altra che tuo padre l’ha preso e l’ha portato fuori di peso, in modo che non si sentisse male.”
“Quindi non sa che io..Dov’è?” chiesi sgranando gli occhi.
“Penso sia fuori dalla clinica.”
Avevo un pigiama che mi ricopriva le gambe fino al ginocchio, e mentre correvo per il corridoio dell’ospedale svolazzava a destra e a sinistra. Sentivo ancora un lieve dolore nelle vene e una forte stanchezza, tuttavia in quei corridoi sfrecciavo a piedi nudi cercando Justin.
Stavo per salire di nuovo nella mia stanza, quando lo intravedetti seduto davanti all’entrata con le spalle verso di me. Mi avvicinai alle sue spalle e con le mani gli tappai gli occhi, sentii la pelle del suo viso umida, e le sue ciglia bagnate sbatterono contro la mia mano.
“Mamma..io..” Farfugliò, e poi si voltò. Quando il suo volto fu di fronte al mio, gli sorrisi. Lui spalancò gli occhi e mi abbracciò, per poi sollevarmi in aria e farmi fare un giro.  Mentre mi stringeva a sé lo sentii ringraziare Dio.
“Erin, ma dimmi che non è un sogno. Fino a mezz’ora fa eri su un lettino, ed ora eccoti qui.”
“No non è un sogno, il sogno inizia adesso che finalmente possiamo stare insieme senza problemi.”
“Quando torni a casa..?”
“Domani mattina..”
“Se non sbaglio domani mattina mia madre e Stefano lavorano. Verrò io a prenderti.” Mi baciò..e lo baciai.
Mi sentivo così libera, ora che tutto era finito.
Quella notte, ero talmente stanca che dormii come un sasso e quando al mattino Justin mi venne a prendere, portando con se un’abbondante colazione, mi sembrò di vivere una favola.
Dopo aver salutato e ringraziato Deborah e il dottore ce ne andammo.
Lui accese la macchina, e prima di partire si voltò verso di me, e si buttò addosso. Mi sfiorò il viso,poi prese la cintura e me la allacciò. Avevo già vissuto questa scena, quando ancora non stavamo insieme.
Mise in moto, e partimmo.
Arrivammo a casa e, come infatti sapevamo entrambi, Pattie e Stefano non c’erano.
Salii al piano di sopra, nella mia stanza, a mettere in ordine i pigiami che avevo nello zainetto.
Non mi sembrava vero di essere a casa.
Stavo disfando lo zainetto quando entrò Justin e mi afferrò da dietro, mi  strinse in un caldo abbraccio e iniziò a baciarmi il collo. Mi voltai e mi bastò guardarlo in faccia per capire cosa voleva. E lo volevo anch’io.  Lo baciai, e sentii la sua mano scivolare sulla mia schiena e farmi pressione verso il suo corpo. Non lo facevamo da quando Pattie e mio padre erano in vacanza, ed ora sapevo per certo che questa volta sarebbe stata diversa. Ormai conoscevo perfettamente il suo corpo e i suoi punti deboli, non c’era più la necessità che lui mi guidasse.  Gli sfilai la maglietta che andò a finire in chissà quale angolo della mia stanza.
Continuammo a baciarci, e gli infilai la mano tra i capelli, cosa che ormai sapevo lo facesse impazzire. In poco tempo ci ritrovammo nudi,  uno sopra all’altro, in un letto in cui non ci dormiva più nessuno da settimane. Fù come rinascere. Mi sentii come si sente un ladro che si pente delle proprie malefatte. Mi sentii come si sente una ballerina durante un’esibizione. Mi sentii come non mi sentivo da tempo.
Sentire i suoi gemiti provenire da sotto il mio corpo, fu come un toccasana.
Ci amammo immensamente, come se fosse la prima volta..come se fosse l’ultima..Ci amammo come si amano due persone che sanno di avere affianco la persona giusta.
Tuttavia senza volerlo ci eravamo messi di nuovo nei guai.

Restammo abbracciati per qualche minuto,circondati da un rilassante silenzio, che fui costretta a interrompere poco dopo.
“Justin..” dissi alzando la mia testa verso di lui.
“Si, lo so. Il preservativo. Ma sta tranquilla non succede ogni volta che non viene usato. Dipende dalle probabilità.”
“Spero sia come dici tu perché altrimenti ti meriteresti preso a calci.”
“Ehi cosa centro io se mi hai aggredito saltandomi addosso?” disse ridendo.
“Cavolo, è vero,scusa, ma dovevo per forza venire nella tua stanza mentre disfacevi lo zaino a provocarti.”
Nonostante avessimo appena fatto un grandissimo errore riuscimmo a riderci sopra, come se niente fosse..Tuttavia, presto anche di quest'errore ne avremmo pagato le conseguenze.

Ma perché si ficcano sempre nei guai? :/ Mhhh
Ahahaha.. Un bacio.
-Erika

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21
Un mese dopo il mio ritorno dall’ospedale, tutto andava troppo bene per essere vero.
Avevo ripreso il mio peso ideale, per cui il mio corpo era quello di una volta..e inoltre avevo ripreso a pieno le mie forze..
Stavo con il ragazzo che amavo, e mio padre ne era felice. Ero davvero contenta.
Mi stavo facendo la doccia, quando mi accorsi che il mio seno mi faceva male in una maniera impressionante.. Sicuramente sarà perché tra qualche giorno mi dovranno arrivare le Mestruazioni, tuttavia non mi era mai successo.. Uscii dalla doccia, mi vestii e scesi al piano di sotto per fare colazione. Pattie era già al piano di sotto, da sola. Ne approfittai per informarmi.
“Pattie buongiorno..” dissi dandole un bacio sulla guancia.
“Buongiorno Erin..” disse sorridendo.
“Senti, è normale che mi faccia male il seno?” Bisbigliai avvicinandomi a lei, in modo che nessun arrivo improvviso potesse prenderci alla sprovvista.
“Il seno generalmente fa male alle donne incinte..Ma nel tuo caso sarà sicuamente perché ti devono arrivare no?”
“Si mi dovrebbero arrivare dopodomani..” dissi io, più tranquilla.
“Allora è normale, sta tranquilla.”
Dopo l’incidente che era successo, il giorno che ero tornata dall’ospedale, bhè era al quanto difficile stare tranquilla. Avevo paura, perché sapevo che i sintomi di una gravidanza si manifestano dopo un mese dal rapporto. Ed oggi faceva proprio un mese esatto. Tuttavia mi convinsi che le mie fossero solo paranoie, e lasciai perdere.
Scese Justin seguito da mio padre.
“Buongiorno donne.” Dissero in coro, e poi si scambiarono un’occhiolino. Justin andò a baciare Pattie sulla guancia e mio padre baciò me sulla fronte, dopodichè si invertirono; Jusin venne a baciare me e mio padre andò a baciare Pattie. Che cosa simpatica.
Appena mio padre si sedette in tavola, sentii un forte odore invadermi le narici.
“Papà ma che profumo hai usato? Non si può sentire..” dissi facendo una faccia sconcertata.
“Erin è quello che uso da quando sei nata, lo metto sempre, solo ora ti da fastidio?
Non risposi e mi limitai a spalmare il burro e la marmellata sul Toast. La mattinata passò in tranquillità, tranne per il fatto che io dovetti andare al bagno una ventina di volte.
Justin e mio padre andarono a lavoro, ed io e Pattie restammo a casa insieme, come succedeva sempre..Eravamo sedute sul divano quando Pattie mi fece la domanda più imbarazzante della mia vita.
“Erin, ormai per me sei come una figlia, quindi posso chiedertelo..Senti, tu e Justin avrete di sicuro avuto dei rapporti, quindi volevo sapere, se lui se la cava..Insomma com’è nel rapporto sessuale?”  Sputai di getto il caffè che stavo sorseggiando, macchiando il merletto che ricopriva il tavolino. Sentii Pattie ridere.
Mi stai chiedendo, com’è tuo figlio a letto?” chiesi asciugandomi le mani e il mento.
“Già..” disse sorridendo.
“Bhe..io non sono un’esperta di ragazzi per cui non saprei spiegarti ne farti paragoni..Posso solo dirti che è molto dolce, e che la mia prima volta con lui è stata speciale.” dissi seriamente imbarazzata. Infondo le avevo detto la verità. Era stata lei a chiedermelo. Ripresi a sorseggiare il caffè.
“Sono contenta..Ma..ecco..voi l’avete fatto qui in casa?” Ri-sputai il caffè, questa volta contenendomi.
“Pattie, questa mattina sei impazzita?”
“Ho sempre desiderato avere una figlia femmina che mi raccontasse le sue espierienze sia sessuali e sia di coppia, in modo che io potessi consigliargli.”
“Ma si da il caso che oltre ad essere la tua figlioccia, diciamo, sono fidanzata con tuo figlio, per cui raccontarti le nostre esperienze sessuali mi imbarazza un po’..” dissi arrossendo.
“Certo. Hai ragione. Comunque adesso scappo, ci vediamo dopo ok? Ciao tesoro.” Mi baciò sulla fronte ed uscì di casa.
Passai il resto della giornata a preparare maschere per il viso, che successivamente avrei posato in boccette per utilizzarle successivamente.
Il giorno dopo, appena sveglia, mi toccai il seno, sperando che il dolore fosse sparito, e invece no, c’era ancora. Notai anche un lieve gonfiore, sicuramente perché il giorno dopo mi sarebbero dovute arrivare le mestruazioni. Erano dei sintomi pre-metruali normali, tuttavia io nei miei 17 anni non li avevo mai avuti prima.
Tre giorni dopo, il dolore al seno persisteva, ed  il mio ciclo non era arrivato. Certo un ritardo di due giorni può essere normale, tuttavia era sempre stato puntuale. Forse sarà perché ora ho dei rapporti sessuali..
Cercai di auto-tranquillizzarmi, tuttavia devo ammettere che mi spaventai quando anche la settimana seguente del mio ciclo  non c’era traccia..
Mi spaventai a tal punto da sentire la necessità di parlarne con qualcuno. Infatti durante la mattina, quando io e Pattie eravamo sole, entrai nella sua stanza. Avevo paura che si sarebbe arrabbiata ed imbestialita, ma nonostante questo il mio istinto mi suggeriva che era l’unica persona con cui ne potessi parlare..
“Pattie..” entrai sorridendo chiudendomi la porta alle spalle. Lei stava leggendo. Abbassò il libro.
“Tesoro dimmi..” disse facendomi cenno di sedermi accanto a lei sul suo letto.
“Devo dirti una cosa..molto personale.”
“Dimmi tutto, sai che con me puoi parlare..”
“Ecco, questo mese, il mio ciclo è in ritardo di una settimana e tre giorni..” dissi fissando i suoi occhi per cercare l’odio che si sarebbe scatenato contro di me. Tuttavia mi prese le mani e mi disse:
“Erin quando hai avuto l’ultimo rapporto con Justin?..Non avete usato nessuna protezione?” mi chiese alternando il suo sguardo tra i miei occhi.
“Il giorno in cui sono tornata dall’ospedale..No, purtoppo non abbiamo usato niente..”
“E da quel giorno non ti sono più venute no?”..
“No.. com  ti ho detto mi sarebbero dovute arrivare  una settimana e tre giorni fa..”
“Ok sta tranquilla, non ti agitare. Faremo il test..Ma tu per caso hai avuto altri sintomi?”
“Non so quali sono i sintomi..”
“Ehi aspetta..proprio poco tempo fa mi hai detto del dolore al seno gisuto?..I sintomi posso essere: dolore al seno, gonfiore, necessità continua di andare al bagno,intolleranza verso gli odori forti, perdite vaginali..mhh e poi..fammi pensare”

Feci un viaggio mentale assurdo.
Dolore al seno: Si, l’ho avuto per svariato tempo.
Gonfiore: si, l’ho notato, ma pensavo fosse dovuto all’ovulazione.
Necessità continua di andare al bagno: Si, la mattina in cui mi iniziò il dolore al seno.
Intolleranza verso i forti odori: Si. Il profumo di papà..Non mi aveva mai creato problemi..invece l’altra mattina..
Perdite vaginali: No. Per fortuna
Si Pattie, ho avuto la maggior parte di questi sintomi..” Abbassai lo sgaurdo, non potevo essere incinta, avevo 17 anni e una paura raggelante nello stomaco.
“Ok Erin, non ti muovere vado a comprare un Test di gravidanza e torno ok.?”
Annui..Volevo piangere, ma non lo feci. La mia malattia mi aveva insegnato ad essere forte. Si sarebbe risolto tutto anche sta volta. Magari erano solo delle coincidenze.. Dopo una decina di minuti Pattie riaprii la porta della sua stanza e mi trovò esattamente com’ero prima. Doveva aver fatto tutto di fretta, era paonazza in viso, e aveva i capelli in disordine.
“Ok, sai come si fa?” disse tirando fuori dalla borsa un pacchetto.
“No..”
Come potevo saperlo?..
“Ok, togli il cappuccio protettivo, e ci fai la pipì sopra. Questa è la prima pipì della mattina no?” Disse indicando quello che probabilmente sarebbe stato il cappuccio protettivo.
“Si..Ok..” lo afferrai e lo guardai..
“Su vai..”
“Aspetta Pattie ho paura..e se poi questo coso dice che sono incinta?”
“Erin, se il test dice che sei incinta faremo gli esami, e solo allora sapremo la verità. Su adesso vai.”
Entrai in bagno e feci ciò che Pattie mi aveva detto prima.. Riuscii e portai con me il test.
Prese il test e se lo mise di fronte agli occhi, senza che io potessi vedere. Ad un certo punto, sgranò gli occhi, e voltò il testi verso di me..
Incinta 2-3 settimane.
Questo c’era scritto sul piccolo scermo del test Clear-Blu Digital che Pattie aveva acquistato per me.
Probabilmente sbiancai perché Pattie mi abbracciò.
Tranquilla, per essere sicuri faremo il test in ospedale..”
Balbettai qualcosa, presi il cappotto e scesi assieme a Pattie al piano di sotto..Saremmo andate in ospedale oggi stesso.

Che guaio :/ Vi chiedo scusa se c’è qualche errore ma ho avuto un colpo d’ispirazione e nonostante l’avessi riletto migliaia di volte potrei aver saltato certi errori.
Devo anche ringraziarvi, perché siete davvero stupende con le vostre recensioni :D
Continuate a seguirmi, o meglio a seguire Erin e Justin.
Un bacio.
-Erika

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22
Quella stessa mattina Pattie si fece firmare l’impegnativa da una dottoressa che era sua amica..
Arrivammo in ospedale, mi fecero le analisi del sangue e ci dissero di tornare a prenderli questa sera stesso.
Mio padre non sarebbe tornato a pranzo, per cui avrei evitato di sentirmi in imbarazzo..Mentre aspettavamo il ritorno di Justin, ci sdraiammo sul letto della mia stanza e iniziammo a parlare..
“Pattie, pensavo di dirlo a Justin, solo dopo aver avuto il risultato degli esami..Non vorrei fargli prendere uno spavento per nulla..” dissi fissando il soffitto.
“Erin, non hai quindici anni, e nemmeno Justin, se il bambino c’è davvero, dovrai dirlo a tuo padre e a Justin..Ma pensi di tenerlo?”
“Se i risultati dell’ospedale sono positivi..ne vorrei discutere con Justin, tuttavia non ho intenzione di ricorrere ne all’aborto ne ll’adozione..” Non avrei mai stroncato una vita.. Non avrei mai permesso che venisse tolta la vita a mio figlio, o figlia.. Anche se era umanamente impossibile, immaginarmi con il pancione prima..e con il bimbo per la mano dopo.. Non credo che Justin sarebbe stato d’accordo, tuttavia avrei aspettato questa sera per chiederglielo.
“Ottima idea..” Sentimmo Justin, entrare al piano di sotto. Ci precipitammo entrambe per le scale, mostrando una certa non curanza. Lui ci fissò storcendo un occhio.
“Voi due, più state insieme più mi preoccupate..” Ridemmo entrambe.
Successivamente a tavola, Pattie senza il mio preavviso decise di mettere Justin alla prova..
“ Justin, tu nel tuo futuro, ti vedi ancora come un cantante, oppure pensi di avere altri interessi, come una moglie..gli amici..un figlio.” Perché i genitori erano così inopportuni? Mi ricordai quando mio padre mi chiese a tavola se ero vergine..
“Mamma che domanda è?..Non so ancora cosa voglio dal mio futuro, per ora mi vivo il presente..” mi strinse la mano sul tavolo e mi sorrise. Lui non sapeva però che molto probabilmente il suo futuro stava crescendo nella mia pancia.
Il pomeriggio Justin sarebbe stato a casa, ed io e Pattie uscimmo di nascosto per andare a ritirare i miei esami.
Durante il breve viaggio per arrivare all’ospedale, sentivo un forte vuoto nella pancia passeggiare a braccetto con un’ansia improvvisa. Avevo paura, ma di cosa? Forse perché un po’ speravo che il test fosse positivo?.. Un figlio a diciassette anni sarebbe stato inopportuno? Non credo.
Entrammo in ospedale, e ci consegnarono la busta. Risalimmo in macchina con la busta in mano. Eravamo ferme nel parcheggio dell’ospedale quando Pattie mi disse:
“ Forza e coraggio, hai in mano la risposta a tutte le tue domande..”
Aprii lentamente la busta ed estrassi il foglio. Sentivo i battiti accelerati, e proprio mentre mi impegnavo a mantenere la calma mi accorsi che io avrei voluto che fosse positivo. Arrivo al punto crociale.
Positivo.
Sono incinta … Dovrei esultare o..? Abbracciai Pattie che mi diede gli auguri.
“Pattie..è positivo..”
“Auguri piccola mamma.”
Ero spaventata e felice. Spaventata perché non sapevo come avrebbe reagito Justin..e soprattutto mio padre. E felice perché forse un bambino era ciò di cui avevo bisogno.
Tornammo a casa e trovammo Justin seduto sul divano..Pattie mi fissò e mi fece cenno, come per dire che lei usciva di scena. Mi sedetti accanto a lui, che mi baciò..
“Justin, devo dirti una cosa..” dissi guardandolo fisso negli occhi..
“Dimmi..” disse spegnendo la TV e voltandosi verso di me. Era questo che amavo in lui, la sua premura verso di me, e il fatto che mi mettesse al primo posto.
“Ecco.. oggi tua madre ti ha chiesto del tuo futuro..ricordi?” Avevo deciso di aprire l’argomento così.
“Si..certo.”
Ecco, che ne pensi se nel tuo futuro, oltre a portare me con te, porteresti anche un bimbo..?”
Ma ero tonta? Questo era modo di dire al tuo ragazzo che eri incinta?
“Vuoi avere un figlio con me,in futuro? Anche io lo voglio.” Disse sorridendo. Tonto.
“E se il figlio arrivasse ora?” Sgranò gli occhi, come se stesse facendo un viaggio mentale. Poi mi guardò e per la prima volta da quando lo conoscevo, lo sentii balbettare.
“Tu..tu..tu…”
“Sono incinta.” Rimase immobile per qualche secondo. Avrei dovuto immaginarmelo che avrebbe avuto paura che il bambino potesse rovinargli la carriera..
Mi sorrise e mi abbracciò.. Sicuramente mi avrebbe detto, di tentare con l’aborto.. che forse ancora ero in tempo.
Erin è una gioia. Tu..cioè io.. cioè è mio figlio?disse asciugandosi una lacrima.
Una lacrima? Già, dai suoi bellissimi occhi erano sgorgate due grosse lacrime. Non capivo se di felicità.
“Di chi vuoi che sia?” dissi..
“Erin, sono così felice..”
“Felice? Quindi non vuoi ricorrere all’aborto e all’adozione?..Non credi che potrebbe rovinarti la carriera? Non so..Cioè,tu sei felice?” Non mi aspettavo questa reazione, tuttavia mi sorprese in positivo.
“Ma chi se ne frega della carriera..E all’aborto e l’adozione non pensarci nemmeno, non ucciderò mio figlio ne  lo metterò in mani altrui..Già però che strano dire MIO figlio..” disse ridendo.
“Lo è per te quanto per me..” dissi ridendo.
Dopo poco aggiunsi..
“Quindi, sei disposto a starmi affianco,? Sei disposto ad amare questo bambino?”Sembrava un telefilm, ma dovevo chiederglielo.
“Tu piuttosto sei disposta a sopportarmi per tutta la vita?” disse buttandosi addosso a me e baciandomi.
“Si..” sussurrai.
Restammo abbracciati per qualche minuto, poi lui interruppe il silenzio.
“Almeno ci dovremmo risparmiare di conoscere i suoceri” ridacchiai.
“Già..non so come lo diremo a mio padre..” dissi sprofondando in una tremenda ansia..
“E mia madre..” disse lui.
Già lo sa.. è stata lei ad accompagnarmi per il test.”
“Ah-ah ...ecco perchè confabulavate sempre, e oggi a pranzo mi ha fatto quella domanda..E come l’ha presa?” Stavo per rispondergli quando Pattie arrivò da dietro e si sedette accanto a noi.
“Io sono felice, felicissima. Però dovete sapere ai doveri a cui andate incontro..Un bambino non è una passeggiata, dovrete sopportare, cacche, pannolini, notti in bianco, corse all’ospedale, vaccini , asilo, litigi..Però vi darà le emozioni più belle della vostra vita..
Justin ci raccolse e ci abbracciammo tutti e tre..
“Siete le donne della mia vita..” disse poi.
“Sta sera lo diremo a mio padre..” Aggiunsi sperando in un conforto.
“Esatto.”
Tra qualche ora avremmo detto a mio padre, che io, la sua unica figlia di diciassette anni, ero incinta. Del figlio della sua compagna. Come l’avrebbe presa? Spero che non mi avrebbe rimandata dalla nonna.

:D Ragazzeeee che ne dite? Vi piace?
Un bacio.
-Erika

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23
Dopo qualche minuto arrivò mio padre.. Non avrei fatto giri di parole, sarei stata diretta e sicura, perché ora ero SICURA di quello che volevo.
“Papà..potrei parlarti?” si voltò verso di me con il viso cupo..
“Certo..” vidi Justin alzarsi e seguirci.. Mi faceva molto piacere sapere che si sentiva coinvolto invece di fregarsene..
Ci sedemmo in cucina, uno di fronte all’altro.
“Papà..” dissi stringendomi le nocche in modo che potessero schioccare.
Mi fece cenno di continuare.
“Papà, ecco io volevo dirti che.. presto sarai nonno.” Dissi maledicendomi per la freddura con cui l’avevo detto. Ma dopotutto mi ero proposta niente giri di parole, per cui.
Mi immaginai, urla e disperazione, tuttavia ci fece solo cenno di uscire dalla cucina e di chiudere la porta.
Uscimmo dalla stanza e mi accorsi che adesso mi sentivo molto più leggera, come se mi avessero tolto qualcosa che  mi impediva di respirare.
Justin mi prese la mano e restammo fuori dalla porta in attesa di sentire una qualche reazione. Mi aspettavo di sentire dei forti rumori, segno che stava accanendosi contro gli oggetti della cucina, tuttavia, sentii solo un pianto. Già si sentiva singhiozzare. La sensazione di liberazione che mi persuadeva fino a poco fa, era scomparsa per lasciare posto ad un enorme senso di colpa. Justin lo capii e mi abbracciò. Era così dolce a starmi sempre affianco, tuttavia ora volevo vedere come stava mio padre. Ma d'altronde cosa c’era da vedere? Come potrebbe stare un uomo che riceve una notizia del genere. Di botta la porta si aprì, mio padre uscì e corse verso di me, avevo il terrore che potesse alzarmi le mani, anche se sapevo che non lo avrebbe mai fatto. Infatti si avvicinò e mi abbracciò. Mi abbracciò e pianse. Mi sentii una sciocca, continuavo a fare del male a quell’uomo senza nemmeno accorgermene. Tuttavia amavo troppo Justin e non avrei interrotto la mia relazione per nessuna ragione al mondo. Gli sussurrai nell’orecchio:
“Papà scusami..”
Mi sentivo tremendamente in debito con lui, nonostante avesse cercato di allontanarmi da Justin. Dopo qualche secondo mi rispose:
“Scusami tu.” Mi distaccai da lui e attesi un rimprovero, un urlo, una qualsiasi reazione negativa, invece..
“Erin, sono felice amore. Ne sono felice perché so che lo amerai questo bambino, proprio come ami Justin, e quindi lotterai per lui , come hai lottato per avere Justin. Certo avrei voluto che questo bambino arrivasse fra qualche anno. Ogni padre vorrebbe vedere i figli in carriera, e fare la mamma a tempo pieno, non è una grande aspettativa..Tuttavia so che amerete questo bambino con tutti voi stessi. So che qualunque padre con la testa sulle spalle, ti avrebbe proposto l’aborto o altro, ma io so anche che con te sarebbero state parole al vento. Conta su tutto il mio appoggio, non vi impedirò di essere felici un’altra volta.” Lo abbracciai senza pensarci due volte.
“Grazie papà.” Quella sera la passammo in allegria a parlare del bambino.

Sono arrivata alla 13esima settimana, e il mio ventre sembra essere diverso. Iniziava a farsi vedere il “pancino”. Mi stavo fissando allo specchio, quando Justin entrò e mi tirò verso la sua stanza.
“Erin vieni qua..” Mi avvicinai a lui, aveva in mano un goniometro e una matita. Mi fece mettere di profilo verso il muro, dopodiché con la matita tracciò una curva, aiutato dal goniometro, proprio sul livello della mia pancia. Poi affianco scrisse “13esima settimana..” infine mi diede un bacio sulla pancia, e si alzò.
“Scusa cosa sarebbe?” chiesi io sorridendo.
“Misureremo il tuo pancino ogni due settimane a partire da oggi.
Quanto lo amavo.
Ci sedemmo insieme sul letto e lui mi abbracciò.
“Erin, secondo te è maschio o femmina?”
“Domani ho la visita dal ginecologo. Mi ha promesso di dirmi il sesso nel bimbo.”
“A che ora hai la visita?”
“Alle 9:00..”
“Ok mi prendo un giorno dal lavoro e ti accompagno io.”
“No non c’è bisogno.. non ho paura” dissi perdendomi nel suo abbraccio.
“Non è questione di paura, voglio esserci ad ogni visita, e soprattutto ho sempre desiderato vedere mio figlio in quello schermo.” Mi strinsi ancora di più a lui..
“Hai pensato a qualche nome?” Gli chiesi io, sperando che non avrebbe proposto Pattie. Amavo quella donna, ma non mi piace tramandare il nome.
“No..se è una bimba potremmo chiamarla Farah che ne dici?” Ma come gli venivano in mente certe idee?..
“Scordatelo. Che ne dici di Holly?” a dire la verità Holly era stato il nome che avrei voluto avere io già da bambina..Sapendo di non poterlo cambiare, mi ero promessa che lo avrei dato a mia figlia.
Holly?...Non è male, ma che ne dici di Janet?”
Janet? Ma Holly è così carino.”
“Ok Erin, ascoltami, se è femmina Holly-Janet?”
“E sia” dissi sorridendo…
“Me lo sento che è una femminuccia..” ribattè lui.
“Io vorrei un maschietto, anche se adoro le femminucce.”
“Per il nome maschile ci pensiamo un altro giorno che ne dici?”
“Ottima idea..”
Gli diedi la buonanotte e me ne andai nella mia stanza.
Quella notte la passai insonne pensando ad un nome maschile, e soprattutto pensando alla visita dal ginecologo, che l'indomani avrei sostenuto.

Eheh Ragazze.
Mi scuso per l’assenza di ieri, ma non mi sono potuta collegare. :(
Che ne dite vi piace?? Ci sarà una bellissima sorpresa nel prossimo capitolo, che spero leggerete.
Un bacio.
-Erika

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Capitolo 24
Fui svegliata da delle voci provenienti dal corridoio.. Pattie e mio padre sarebbero usciti, ed in casa c’eravamo solo Justin ed io probabilmente.. Uscii dalla stanza e seguii le voci per tutto il corridoio.. Davanti alla porta del bagno si intensificavano. Justin stava cantando sotto la doccia. Mi misi a ridere da sola a voce altissima, lui se ne accorse e smise di cantare. Rimasi a ridacchiare dietro la porta, ancora in pigiama a piedi nudi e con i capelli raccolti in una coda disordinata. Ad un certo punto, la porta si aprì, Justin si affacciò, completamente nuda. Ero incinta di lui ma l’avevo visto COMPLETAMENTE nudo solo altre tre volte.. Non mi diede il tempo di dire una parola che mi afferrò dal braccio e mi tirò dentro il bagno. C’era ancora l’acqua della doccia aperta, ma non ci feci caso, perché i miei occhi si persero nelle curve del suo corpo, così perfetto. Sembrava scolpito. Dopo avermi trascinata dentro il bagno mi spinse contro il muro e mi baciò. Era completamente nudo e bagnato, ed era completamente sopra di me.  Sentivo la pressione delle sue parti basse sul mio corpo.Tra un bacio e l’altro mi disse:
“Ti va di fare una doccia?”
“Tu non hai già fatto la doccia Justin?” chiedi ridendo..
“Si ma con te è un’altra cosa.” Non mi diede tempo di rispondere e mi sfilò la maglietta del pigiama lasciandomi in reggiseno per poi fare lo stesso con i pantaloni. Ero in biancheria intima, e dallo specchio potevo vedere il mio pancino da mamma leggermente accennato. Mi tolse la biancheria e mi trascinò sotto la doccia. Iniziammo a ridere come due bambini sotto l’acqua, quando mi mise lo shampoo sui capelli e iniziò a massaggiarmeli. Non sapevo se le donne incinte potevano avere rapporti durante la gravidanza e mentre Justin mi baciava decisi che lo avrei chiesto oggi al ginecologo.. Il resto del tempo che passammo sotto la doccia trascorse, tra carezze e baci, nulla di più. Dovevo informarmi bene prima d poter avere altri rapporti con Justin.
Una volta usciti dalla doccia ognuno andò nella sua stanza, per poi uscire poco dopo pronto per andare dal ginecologo.
Durante il viaggio parlammo appunto del fatto di avere rapporti durante la gravidanza, anche lui era d’accordo di informarci meglio.
Appena arrivati dal ginecologo, ci fece chiamare subito. Era uno studio lussuosissimo, scelto personalmente da mio padre. Il dottore era piuttosto giovane, poteva avere si e no 30 anni…
“Salve ragazzi..”
“Salve..”  rispondemmo in coro. Justin squadrò il dottore, che già conoscevo, e mi fissò.
“Erin vieni accomodati..” Mi fece sdraiare su un lettino accanto al quale c’erano tutti i suoi vari attrezzi, e il famoso schermo in cui si vede il feto. Era proprio come in televisione. Justin che fin’ora non si era avvicinato, mi fissava dalla sedia sorridendo. Mi scoprii la pancia fino al basso ventre, il dottore mi spalmo un gel e prese in mano l’attrezzo che avrebbe usato fra poco. Prima di iniziare a muoverlo in circolo sulla mia pancia guardò Justin e con la testa gli fece cenno di venire qua. Justin si avvicinò sorridendo a si mise accanto a me.
Il dottore allora iniziò a far scorrere quell’aggeggio sulla mia pancia. In quello schermo, apparvero delle figure tonde e in movimento. Non riuscivo a capire cosa fossero. Guardai Justin che mi sorrise.
“Siete la coppia più giovane che io abbia mai seguito..” disse il dottore improvvisamente.
“Dottore, quando sapremo il sesso del bimbo? Avevate detto che oggi me l’avreste detto.” chiesi io impaziente..
“Del bimbo? Dei bimbi..” disse sorridendo. Justin mi strinse la mano.
“Dottore sono due gemelli?” disse poi sorridendo.
“Si, complimenti sarai padre di due gemelli, se tutto va come deve andare.”
Justin sorrise, e nei suoi occhi vidi traboccare l’entusiasmo e la gioia.
Due gemelli? È fantastico. Mi sentivo felicissima, una gioia. Sentivo l’amore verso questi bimbi traboccare dal mio cuore.
“Sembrano due maschietti, ma è prestissimo per dirlo..Mi sono capitati dei casi in cui sembrava femmina e poi le mamme si ritrovavano in braccio un bellissimo maschietto.. Lo saprete sicuro il mese prossimo..”
Il dottore mi diede infine un fazzoletto con cui pulire il gel e si allontanò con Justin.
Non riuscii a sentire la loro conversazione per quanto io mi sporgessi verso di loro. Dopo poco venne Justin a prendermi, salutammo il medico e ce ne andammo.
Appena usciti dallo studio del ginecologo, una massa di fotografi si accalcò su di noi.. Era impossibile in tutto questo tempo in cui ero uscita tantissime volte con Justin, di loro non c’era stata nemmeno l’ombra, com’era possibile che ora ci avessero accerchiato.
Justin si tolse il giubbotto e mi coprì, nonostante non facesse freddo, fui costretta a chiudermi nel suo giubbotto e a tirarmelo fino a metà volto. Justin iniziò a correre verso la nostra auto trascinandomi dietro a se.. Salimmo in macchine, tra i mille flash che mi abbagliarono il viso e Justin premette l’accelleratore lasciandosi dietro l’impronta delle ruote. Fortunatamente non erano in auto, e non ci vennero dietro, quindi riuscimmo ad arrivare a casa tranquillamente. Appena arrivati entrammo dentro e trovammo Pattie e mio padre impegnati ad apparecchiare.
“Siamo stati assaliti dai fotografi, non era mai capitato..”disse Justin a Pattie.
“Ragazzi state bene..? Justin dovrete abituarvi, ti avranno già visto uscire dall’ospedale quando Erin stava male..e ora dal ginecologo, si staranno immaginando qualcosa..”
“Già..” Poi si intromise mio padre..
“Allora cos’ha detto il ginecologo?”
Io e Justin ci guardammo e lo trovai sorridere.
“Sono due gemelli. Probabilmente maschietti.” disse Justin.
Pattie e mio padre si alzarono e ci abbracciarono contemporaneamente a me e Justin..
Dopo di che mio padre si volta verso Justin..
“A quanto pare ti sei dato da fare…” lui arrossì in perfetta sintonia con me..
“Papà sono cose da dire?” chiesi io quasi urlando.
“Scherzavo ragazzi, sono contento di avere due pargoletti in giro per casa..”
Si allontanò, probabilmente fantasticando.
“Erin, sai già che sarà faticoso con due bimbi vero?” Non avevo pensato alle fatiche che mi aspettavano, e decisi di non pensarci nemmeno ora..Avrei vissuto tutto come sarebbe venuto.

Ragazzeee :D com’è? Vi piace? Ho cercato di togliere completamente i “tuttavia” che mi ossessionano in questo periodo…
Vi voglio davvero bene.
-Erika

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Capitolo 25
Il primo giorno della settimana dopo, appena sveglia, esposi il mio corpo nudo allo specchio.
Si notava molto il mio pancino da mamma..Ancora facevo fatica a guardarmi allo specchio e a vedere in me qualcosa di strano e diverso..qualcosa che mi avrebbe cambiato la vita.. Non è un cambiamento normale, come un taglio di capelli oppure un abito nuovo, perché oltre che al mio corpo, stava cambiando l’andamento della mia vita. Non avrei avuto più il tempo  di dedicarmi a cose cui si dedicano le ragazze a 17 anni. Mi sarei dovuta dedicare ai miei figli..
La mia gravidanza è ormai al settimo mese..procede bene e spero lo farà fino alla fine..
Anche se a dire la verità ho il terrore che il rapporto tra me e Justin possa essere complicato dai bambini..
Dovetti interrompere il mio flusso di pensieri, e rivestirmi perché sentii bussare alla porta. Una volta rivestita…
“Avanti..” Entrò Justin..
“Erin..” entrò e si sedette accanto a me..
Non potei fare a meno di osservarlo e di rendermi conto di quanto era bello. Aveva una maglietta grigia a maniche corte, coperta da una camicia a scacchi. Di sotto, dei Jeans fin sotto le chiappe, che lasciavo spazio ai bianchi boxer con la scritta Navigare in evidenza.
“Dimmi…”
“Ecco..io volevo sapere se.. tu sei disposta a passare tutta la vita con me?
Cosa? Che razza di domanda era?
“Justin di che stai parlando?”..
“Erin, vuoi vivere con me, per sempre?”
“Perché questa domanda..?” chiesi incuriosita.. La mente di qualunque donna sarebbe andata a puntare dove puntò la mia: Mi ha tradita e sta morendo divorato dai sensi di colpa.
“Perché io lo voglio ..e devo sapere se tu lo vuoi.” Disse cercando il mio sguardo.
“Io…io..” non riuscii a rispondere, ma non perché io non volessi vivere per sempre con lui, tutt’altro, ma perché mi aveva presa alla sprovvista, e non so perché il mio cervello si concentrò sul perché di questa domanda.. Avrebbe mai potuto tradirmi? Erin smettila, ti sta chiedendo se tu vuoi vivere per sempre con lui, e cosa fai ti metti a pensare che ti abbia tradita??.. Vidi l’espressione sul suo volto cambiare..
“Benissimo, può bastare..” si alzò mollando la mia mano ed uscì dalla stanza.
Perché ho reagito così?.. Io volevo vivere per sempre con lui..eccome.
Uscii dalla mia stanza e gli corsi dietro, lui accelerò il passo e mi ritrovai costretta ad afferrarlo per il braccio. Si voltò, e stavo per dirgli che lo amavo e che avrei passato con lui ogni istante della mia vita, quando si scrollò il braccio e si chiuse la porta della sua stanza alle spalle.. Perché per una cosa banalissima come questa doveva succedere tutto ciò? ..Aspetta, forse per lui non era banale, forse aveva bisogno di una qualche sicurezza..e che io non ho saputo dargli..
Bussai e cercai di aprire..niente..chiuso a chiave.
Trascorse l’altra metà del pomeriggio senza che lui si facesse vivo. Sarebbe stato inutile stare fuori dalla sua porta ad urlare, avrei solo peggiorato la situazione.A cena non mi guardò neppure.. Quando fu notte fonda, mi alzai e mi diressi verso la sua stanza. Delicatamente girai la maniglia..la porta era aperta per fortuna.. Mi avvicinai al suo letto, e mi ci infilai dentro. Lui si mosse e senza dargli tempo di ribattere dissi:
“Io voglio vivere con te per sempre. Perché ti amo, perché sei la mia ragione e il mio perché, perché hai reso tutto ciò che ho in qualcosa di bellissimo..e soprattutto perché so che sei l’unica persona con cui vorrei stare in ogni istante della mia vita.” Silenzio.. Non rispose.. Decisi che ogni altro mio tentativo sarebbe stato vano e mi alzai dal letto.
Lui mi afferrò la mano prima che potessi allontanarmi e mi trascinò nuovamente dentro il letto.. dopo di che mi abbracciò.
“Non avevo mai amato così..così da stare male,per il vuoto che mi provochi nello stomaco.” mi disse poi nell’orecchio.
Mi voltai per sorridergli, e mi baciò. Quelle labbra, che avevo già incontrato tantissime volte, mi fecero salire la pelle d’oca. Era lui che volevo, ed era lui che avrei voluto per sempre. Lentamente smise di baciarmi e iniziò a mordicchiarmi gentilmente il labbro inferiore, facendomi gemere sotto il suo respiro. Senza volerlo, la mia mano era scivolata nei suoi glutei, e li stringeva in un una forte presa. Si lasciò toccare e mi toccò, ponendo particolare attenzione alla pancia. Lentamente mi spogliò, e si spogliò anche lui..Entrò dentro me per l’ennesima volta..Farlo con il pancione, potrebbe sembrare imbarazzante..e invece è ancora più romantico. Lo sentii godere all’unisono con me, ansimando e emettendo versi. Il suo sguardo era rivolto verso l’alto quando vidi le sue labbra tremare. Avere il suo corpo caldo e fremente di piacere sotto di me fu un toccasana. Non avevamo rapporti da qualche mese, e mi mancavano i lineamenti perfetti del suo corpo..mi mancava la sua perfezione fisica..mi mancava lui.
Successivamente, si sdraiò accanto a me e mi disse:
“Erin..sposiamoci.”
Cosa? Avevo capito bene? Voleva sposarmi?.. Non avrei fatto la fine di ieri. Avrei risposto, infatti aprii la bocca per rispondere e lui mi poggiò un dito sulle labbra.
“Non ora.. dopo.. dopo che i gemelli saranno nati, e tutto sarà apposto. Sposiamoci Erin, perché so che è te che voglio. Io sono ingordo di te. Potrei starti affianco per sempre, ti prego solo di volerlo.”
“Lo voglio.” Dissi sorridendo e stringendo il suo volto tra le mani. Mi baciò ancora..e ancora.. e ancora.. Ero troppo innamorata per sentire i passi nel corridoio che si avvicinavano.
La porta si spalancò. Mio padre, si tappò gli occhi.
Io mi staccai da Justin e coprii il mio corpo nudo..non ci eravamo accorti che era mattino.
“Ok capisco che sarete padre e madre, ma farlo in casa non è esagerato?”
Voleva che andassimo in Hotel? Perchè mio padre doveva essere sempre così inopportuno?
“Papà, potresti uscire..?” dissi arrossendo. Justin scoppiò a ridere.
“Si ragazzi esco..ero entrato solo a dirvi che noi oggi siamo a pranzo da due nostri amici..”
“Va bene..”
Si voltò e stava per chiudere la porta quando si rigirò e disse:
“Justin, non vuoi che i gemelli raddoppino vero?.. Ti consiglierei di trattenerti.” Disse ridendo e mimando con le mani un atto sessuale..per fortuna si chiuse la porta alle spalle ed uscì, poco dopo.
Che battuta squallida. Nonostante tutto scoppiammo a ridere.
Si avrei cresciuto i miei figli con lui..e si lo avrei sposato.

Ragazzeeee vi piace?? Fatemi sapere.
Scusate per l’assenza di questi due giorniii T.T
Domani pubblicherò il prossimo. Un bacio.
-Erika

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Capitolo 26
Quando mio padre uscì dalla stanza di Justin, ci rivestimmo e istintivamente il mio sguardo cadde sulla parete, dove i segni della mia pancia, che Justin faceva ogni mese, si susseguivano.
Justin mi abbracciò da dietro poggiandomi le mani sulla pancia..
Dentro di me accadde qualcosa. Sentii come un movimento all’interno della mia pancia. Ma si che sciocca, dovevano essere i gemelli a muoversi..
“Erin, Erin, Erin, ti giuro l’ho sentito scalciare Erin, te lo giuro.. è..è.. così emozionante. Erin ti rendi conto?” Justin era su di giri.
“Si l’ho sentito anch’io Justin. Oh Dio fa impressione..”  dissi tastandomi la pancia. Sentire dei bimbi scalciare da dentro il pancione è una delle  emozioni più belle che una mamma possa provare. Justin mi salutò e scappò a lavoro. Lo guardai uscire dalla porta, pensando che fuori dalle mura di questa casa avrei potuto perderlo. Decisi di non perdermi in paranoie, perché si, ero paranoica. Quindi mi vestii e uscii di casa.. Le mie maglie erano tutte molto larghe, non perché volessi mascherare il pancione (anzi era una cosa di cui andavo fiera) ma perché era come una sensazione di comodità. Mi diressi verso il parco, dove Justin mi aveva abbracciata parecchio tempo fa.. Stare nei posti in cui sono stata con lui, mi fa rivivere momento per momento la nostra storia..
Intravedetti una coppia, allegra e felice, passeggiare sul prato.
Il ragazzo mi era familiare.. infatti avrei riconosciuto quella camminata ovunque: Justin. Pensai di smetterla di essere paranoica. Magari quella è solo una sua collaboratrice.. Oppure quello non è lui. E anche se fosse lui, non stanno facendo nulla di male. Detto fatto. Lei prende la mano di lui, e camminano per un po’, dopodichè si fa abbracciare, da quelle braccia calde e muscolose dove ero io a cullarmi appena sta mattina. Fù come una grande esplosione. Sentii dentro di me un vuoto, e una forte sensazione di nausea avvicinarsi pian piano. Il mondo mi crollò addosso. Lo amavo,  lo avevo sempre amato, e soprattutto ero incinta dei suoi bambini..e lui mi faceva questo? Non poteva essere. Non poteva essere vero. Sentii delle lacrime scorrermi sul viso. Mi accasciai a terra, affianco ad una panchina e mi strinsi le ginocchia, in modo da poter abbracciare il mio pancino.
A volte si pensa che l’amore, ti faccia solo stare bene.
A volte si pensa che niente potrebbe andare storto.
A volte si pensa che un banale “scusa” possa risolvere tutto.
A volte si pensa di essere il centro del mondo per una persona, quando il suo mondo nemmeno esiste.
A volte si pensa di aver capito tutto e in realtà non si ha capito niente.

Restai in quella posizione per qualche minuto, giusto il tempo di deprimermi a sufficienza.. Avevo perso l’amore della mia vita. L’unico amore della mia vita.
Qualcuno mi afferrò il braccio e mi tirò su, con molta delicatezza.
Ero incinta vero, però il mio peso era comunque pari a quello di una donna adulta non incinta. Il pancino non era esagerato, tuttavia si notava quanto basta.
Ad avermi tirata su fù Justin. Che voleva adesso qui?..Dov'era lei?
“Erin è tutto apposto che cos’hai?” mi chiese stringendomi la mano.
Sentii la vista annebbiarsi e le forze abbandonarmi.
“Non permetterti a toccarmi, schifoso pezzo di merda.” Schifoso pezzo di merda? Na non ero in me. La Erin che conoscevo io non avrebbe mai detto queste parole. Tuttavia le dissi perchè lo amavo, e lo stavo perdendo.
“Erin ma cosa stai dicendo..? Sei forse impazzita?..” Cercò di baciarmi. Gli tirai uno schiaffo che gli fece girare il volto. Lui rimase girato e non disse nulla.
“Ti ho detto di non toccarmi.” Feci per andarmene ma lui mi afferrò dal braccio.
“Dammi spiegazioni, che ho fatto?”
“Cos’hai fatto? Hai rovinato tutto. Ti ho visto Justin, poco fa con quella ragazza.” Dissi calmandomi e riprendendo lentamente possesso del mio corpo.
“Erin ascoltami, lasciami spiegare..”
“No, non voglio nessuna spiegazione. Era già capitato ricordi? Io ero da mia nonna a stare male per te, ad aspettare il giorno in cuo avrei potuto riabbracciarti, e tu eri in giro con non si sa quale ragazza, cugina o quello che ti pare. Capisci?.. “
“Erin potresti ascoltarmi? Fammi spiegare.” Mi allontanai e mi diressi sul marciapiede.
Attesi che le macchine attraversarono la strada e poi feci il primo passo verso essa ma Justin mi afferrò dal braccio.
“Aspetta Erin, stavamo girando un video per un clip musicale, ti prego fammi spiegare.” Non ci sarei cascata di nuovo. Certo, non ero mai stata fidanzata, però non ci stavo a farmi prendere in giro.
Mollai la sua presa, e il distacco mi spinse ancora più verso la strada. Ero completamente in mezzo alla strada quando una forte luce mi abbagliò.  I fari di un’auto, cercai di spostarmi ma il mio corpo era paralizzato. Improvvisamente mi ritrovai sull’altra parte della strada con Justin ai miei piedi. Mi toccai la pancia e non notai nessun cambiamento per fortna.Un signore si affacciò dall’auto per poi gridare di stare più attenti.
Io mi accasciai affianco a Justin presi il suo viso tra le mani.
“Justin come stai?”.. chiesi preoccupata. Certo avevamo litigato ma lui era pur sempre l’uomo della mia vita.
“Male..” disse alzandosi con il busto.
“Dove hai dolore?” chiesi.
Al cuore. Erin, ti prego ascoltami. Lei è una Beliebers, ed è la protagonista del mio prossimo video clip, ti prego credimi, domani mattina verrai allo studio con me e lo capirai sola. Erin sei tu l’unica che amo, sei tu l’unica che voglio e sei tu l’unica che vorrò sempre.”
I suoi occhi si fecero lucidi. Non dovevo cedere.. Non dovevo cedere… Non dovevo cedere.. Cedetti.
Lo baciai. Mi baciò. Dopo che si staccò dalle mie labbra, con la lingua mi percorse il contorno di esse. Gli stampai un altro bacio e mi staccai da lui, dopotutto eravamo in mezzo a migliaia di persone che ci fissavano. Ci alzammo e nella strada di ritorno..
“Justin, sappi che io non mi farò prendere in giro, ne ora ne mai. Io ti amo e non posso minimamente immaginarti con un’altra.. Jusitn davvero, io rispetto le tue fan e sinceramente le adoro, le notizie su di noi sono passate molto in rete e nei giornali, e loro non hanno mai fatto commenti negativi, sono sempre state comprensive e dolci, e ci hanno sostenuti quando la stampa ci attaccava..Però non potrei immaginarti con un’altra.. Non potrei immaginare le mani di un’altra ragazza sul tuo corpo..” dissi ponendomi le dita sulle tempie.
“Non c’è nessun’altra ragazza che mi faccia stare bene come mi fai stare bene tu. Io sapevo che le mie Beliebers mi avrebbero appoggiato sempre, perché è proprio per questo che si distinguono da tutte le altre fans… Per quanto riguarda le mani di un’altra sul mio corpo.. Bhe io vorrei le tue mani sul mio corpo..” disse facendomi l’occhiolino.
“Justin, in questo periodo sei un pervertito sai?.. Pure prima, mi hai leccato le labbra davanti a tutti maniaco.“ dissi dandogli un pugno sulla spalla.
“Come se non ti fosse piaciuto Erin.. E comunque sta notte non dicevi così, se non sbaglio amore” disse aggiustandosi i capelli." Lo fissai . Mi fissò. E scoppiammo a ridere. Mi abbracciò e ci baciammo di fronte casa..
Lo avrei amato per sempre, anche se mi avrebbe fatta soffrire.. Ma aveo fatto bene a credergli??...

Ragazzeee :D
Si lo so è letteralmente penoso (T.T) ma non ho avuto tempo di poterlo migliorare.. Scusatemi..!! :/ Mi rifarò con il prossimo capitolo.
Vi adoro.
-Erika

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Capitolo 27
Tornammo a casa.. Io avevo creduto a Justin come un bambino crede alla storiella di Babbo Natale.. Anche se sapevo benissimo, che i bambini crescono e poi scoprono che Babbo Natale in realtà è solo un regalo in più acquistato dai propri genitori..
Forse il fatto era che nemmeno ci credevo a quello che mi aveva detto, ma era stato il mio amore, la mia attrazione, la mia ossessione, qualunque cosa sia, verso di lui a farmi credere alle sue parole. Se stava girando un clip musicale, le telecamere dov’erano?..
Perché non c’era nessun regista a dirigere ogni cosa?.. Perché gli avevo creduto così facilmente..? Eppure sembravano così naturali nel girare quella scena.. La testa iniziò a farmi male e stavo per assumere un farmaco quando mi ricordai che dopo la 30esima settimana è molto pericoloso assumere farmaci, ed io ero alla 29esima settimana circa..
Per cui bevvi un bicchiere d’acqua e cercai di calmare il flusso di pensieri.
Decisi di cambiarmi, ed uscire, per distrarmi un po’.
Non sarei passata dallo studio di registrazione , ne dal parco frontale, decisi che non sarei stata la mogliettina isterica ed ossessionata.
Infatti andai in spiaggia che era speciale, durante la primavera, perché una leggera e calda brezza accarezzava il corpo di chi la percorreva.
Mi venne una forte voglia di mangiare un torciglione alla nutella, era comprensibile, dato che ero in dolce attesa, così entrai nel chioschetto che c’era sulla spiaggia.
Dentro c’erano solo la barista e un uomo sulla trentina circa, che riconobbi subito.
Era, se non sbaglio, il produttore di Justin, ovvero colui che gestisce i suoi album.
Non mi sbagliavo perché infatti mi riconobbe subito. Mi aveva già vista parecchie volte con Justin, sia allo studio, quando avevamo la mano incatenata, e sia successivamente altre volte a casa nostra.
“Oh guarda chi c’è.. che ci fai da queste parti?” mi chiese abbracciandomi.
Certo, avevamo parlato tante volte, ma non c’era mai stata questa confidenza.
“Niente prendo una boccata d’aria.. e tu?”
“Niente, sono venuto qua a cercare l’ispirazione..”
“In che senso..?” chiesi, anche se non mi interessava più di tanto..Lo feci per cortesia.
“Il tuo fidanzato tra qualche settimana dovrà iniziare a girare un video clip e pensavi di ambientarlo in spiaggia..”
Ancora video clip?..Quanti deve girarne?
“Quanti video clip dovrà girare..?” chiesi, sperando in una risposta accettabile.
“Ora non gira video clip da un po’, per cui dalla prossima settimana iniziamo, penso saranno due o tre..” Ora non gira video clip da un po’? E il video clip al parco?
“Come sarebbe a dire? Ora come ora non sa girando un video clip, al parco?”
“No, di che video clip parli? Non esiste nessun video clip in corso, ne al parco, ne in nessun altro posto... Sta solo incidendo i brani.”
Avevo appena scoperto che Babbo Natale non esisteva in realtà.

Farfugliai qualcosa lo salutai ed uscii fuori dal chioschetto, senza nemmeno prendere il torciglione alla nutella.
Iniziai a camminare lentamente e a mano a mano accelerai il passo, fino a correre.
Era una corsetta leggera e tranquilla, fatta in modo che il vento si abbattesse sul mio volto in modo da asciugarmi gli occhi, lacrimanti.
Mi aveva mentito.. E chissà se era la prima volta che lo faceva.
Non stava girando un clip musicale, e probabilmente quella non era nemmeno una sua Fan. Tutti i miei dubbi erano fondati. E pensare che avevo iniziato a credermi ossessiva e paranoica e invece era tutto vero. Sentii il petto fare fatica a mandare giù il mio respiro, per cui rallentai e ripresi a camminare. Poi mi voltai verso il mare.
Dopo qualche minuto mi ritrovai con le scarpe in mano a percorrere la riva, e con l’acqua che andava e veniva bagnandomi ogni volta i piedi. Non era fredda, per niente, eppure non era estate.
Pensai a quanto fossi stata stupida a fidarmi dei suoi assurdi giuramenti, volendomi convincere che lui mi amava ancora.
Mi allontanai dalla riva e mi sedetti sulla spiaggia, sottile e splendente.
Mi accovacciai su me stessa e rimasi così fin quando non mi accorsi che il sole era troppo forte per me. Poi mi rimisi le scarpe e me ne andai a casa, dove sapevo che lo avrei incontrato.
Rientrai e non trovai nessuno, tranne che un biglietto:
“Ragazzi, Stefano è a lavoro fino a tardi oggi , e io sono fuori con una mia amica. Prenderò una pizza sta sera per cena. Non cucinate. Vi voglio bene.
Pattie.”
Benissimo, sarei rimasta sola con Justin. Non feci in tempo a finire la frase che sentii la porta aprirsi. Era Justin, bello e radioso più che mai. Mi sorrise.
“Erin ho una sorpresa per te..” disse sorridendo e avvicinandosi a me.
“Chissà perché non ho voglia di sapere cosa sia.” Dissi guardandolo male.
Poi andai verso il frigo, presi una bottiglia d’acqua e feci per salire nella mia stanza.
Mi bloccai sul primo gradino.
“Justin volevo solo dirti di finirla di raccontarmi balle. Cos’è stai con me perché sono incinta? Dimmelo.” Dissi sorridendo.
“Cosa..? Perché sono sempre ignaro di tutto? Che è successo..?”
“Tu non stai girando nessun clip musicale Justin, e sappi che lo so, non perché ho ficcato il naso nei fatti tuoi, ma perché ho incontrato il tuo produttore.”
Non rispose..
“Allora è vero che non stai girando nessun clip musicale..?” dissi sentendo una fitta al cuore.
Si. È vero.” Disse poi chinano la testa.
Avevo ragione, e ce l’avevo sempre avuta.
“Bene, era questo che volevo sapere.”
Mi voltai i salii in camera mia, ma proprio quando stavo per entrare nella mia stanza lui mi afferrò dal braccio.
“Non ti ho tradita. Non l’ho nemmeno mai baciata, ne sfiorata quella ragazza.”
“Non mi interessa più Justin, tu mi hai mentito, ma  a parte questo, sei stato con un’altra. Ma ti rendi conto?” dissi sentendomi il volto bagnato.
“Non sono stato con nessuna. Ti giuro, non l’ho mai ne sfiorata ne toccata..”
“Ma per favore Justin, risparmiati lo sforzo di inventare altre balle, vi ho visti io che vi abbracciavate l’altro giorno, quando mi dicesti che era una tua fan..”
Una Beliebers. E comunque Erin aspetta, possiamo discutere come due persone mature, senza che tu mi volti le spalle?” Queste due frasi, mi spaccarono il cuore.
“Vai a parlare con quella se hai tanta voglia di farlo. Con me hai chiuso.”
“Erin non posso chiudere con te. Non posso chiudere la mia vita. Sono uscito con quella ragazza perché è stata lei a chiedermelo, per favore, per girare un video. È vero non è un clip musicale, ma è un video che mi ritrae con le mie Beliebers..” Aprì il telefono e mi mostrò un video che ritraeva la scena che avevo visto al parco. Le riprese erano fatte da terra, con un cellulare, lo capii perché le immagini non erano di ottima qualità.
“Non voglio sapere più niente. Non capisci, non mi inganni più Justin. Smettila è finita. Potevi benissimo uscire con lei, sai che non te lo avrei mai proibito, quindi per quale cazzo di motivo non me l’hai detto?”
La parola cazzo, serve solo a rafforzare il concetto.
“Per non farti stare male Erin, lo vuoi capire? Se te lo avessi detto, tu avresti acconsentito nonostante tutto ciò ti avrebbe fatta star male..”
“Credi che ora mi senta meglio pezzo di cretino?” dissi lanciandogli l’acqua, contenuta nella bottiglia che avevo in mano, addosso.
Ero fuori di me, ero stanca di fare la piagnucolona sofferente, avrei reagito comportandomi da donna.
Era bagnato fradicio, quando si asciugò il viso.
“Erin scusa, ho sbagliato.” Ci fu qualche secondo di silenzio, poi aggiunse:
“Non vuoi sapere qual è la sorpresa allora?”
Non riuscii a rispondere perché mi precedette.
“Ho preso due mesi di..come dire..ferie.. ecco si diciamo di ferie. Dovrò lavorare a casa, ma così potrò starti accanto in questi due mesi critici per la gravidanza.”
Mi prese la mano.
“..è tutto così stupido e inutile. Siamo due adolescenti che litigano come marito e moglie.”
“Erin, non possiamo permetterci di comportarci da adolescenti, presto saremo genitori, di due stupendi gemelli.” Eravamo ancora sulla soglia della mia stanza..
“Sei un cretino. Non permetterti mai più, e ripeto mai più , a mentirmi. Perché ti giuro Justin, questa è l’ultima volta, lo faccio solo per i gemelli.” Dissi con fare stanco.
“Vuoi dire che stai con me per i gemelli e non perché mi ami?..” disse mollandomi la mano.
“Ti amo come la luna ama il sole, a tal punto da seguirlo ache durante il giorno.. Ti amo come ogni uomo possa amare il proprio ossigeno..Lo vuoi capire? Io ti amo a tal punto da non trovare il concetto giusto per fartelo capire.” Dissi gesticolando e fissando il tetto. Poi lui mi prese le mani e  mi baciò. Cercai di respingerlo, il suo bacio, le sue labbra, mi calmarono, e m abbandonai al suo bacio. Mi stava abbindolando ancora?.. Non avevo un’amica con cui confidarmi, e che potesse darmi consigli, per cui dovevo fare da me. Mi feci da amica, e mi consigliai di darli un’altra possibilità, perché nonostante stessimo per diventare genitori, eravamo comunque degli adolescenti, e tra adolescenti le cose vanno così.
Continuò a baciarmi, facendo muovere la sua lingua all’unisono con la mia. Poi aprii la bottiglia  e gliela versai addosso completamente, bagnando anche me stessa.
Lui si fermò.
“Hai dovuto farlo per forza?” prese e mi strinse al suo corpo ormai bagnato fradicio, in modo da poter bagnare anche me. Urlai e risi contemporaneamente.Eravamo proprio due adolescenti. Poi lui mi infilò la mano sotto la maglietta, eravamo soli a casa, e sarebbe stato l’ideale. Tuttavia cacciai la sua mano e lo mandai ad asciugarsi. Lui fece così, ed io scesi di sotto e mi collegai al computer.
C’era il suo contatto aperto, non avrei frugato per nessuna ragione al mondo. Infatti stavo dirigendo la freccia verso il tasto “esci” quando si aprì una chat.
“Justin grazie mille per aver partecipato al nostro video. Potrai vederlo in rete domani pomeriggio. Sei sempre il migliore e continueremo a seguirti. Auguriamo tanta felicità a te e a Erin. Un bacione.
Le tue Beliebers.”
Uscii dal suo contatto e senza accedere con il mio, chiusi il computer. Ero felice, perché allora poco fa mi aveva detto la verità.
Restai seduta sul divano, aspettando che lui si cambiasse, soddisfatta della mia decisione di scusare la sua piccola bugia. Mi misi a sorridere. Dopo tutto tra fidanzati è così che va vero ragazze?

Ehiii Ragazzeeee.  Vorrei chiedervi un consiglio..
Secondo voi, è il momento di passare al parto di Erin, oppure preferite che io mi soffermi ancora su questi argomenti.. Non vorrei annoiarvi :D Fatemi sapere, mi raccomando, aspetto i vostri pareri. Un bacione enorme.
-Erika :D

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Capitolo 28
Quello stesso pomeriggio, uscimmo a fare una passeggiata. Indossammo, oltre ai normali vestiti, degli occhiali da sole e una felpa leggera con il cappuccio, in modo da non essere riconosciuti.. o meglio in modo che lui non possa essere riconosciuto.
Ci sedemmo in villa e iniziammo a discutere, del nome che avrebbe avuto uno dei gemelli se fosse stato maschio.
“Erin, Paul non ti piace per niente?”
“Affatto. Che ne dici di Kevin?” Non fece in tempo a rispondermi che il mio telefono squillò. Chiamavano con un numero privato. Risposi.
“Pronto chi parla?”  Dal telefono si sentii una voce maschile rispondere:
“Sei Erin?” .. Misi il vivavoce guardando Justin..
“Si, chi parla?” .. Justin mi fissò interrogativo.
“Non posso dirti chi sono. Ho chiamato solo per dirti che sei una figa da paura, e che nonostante il pancione sei la ragazza più bella che abbia mai visto. Ma per quale cazzo di motivo stai con Bieber? Quello non ti merita.. Forse le sue misure non sono poi così piccole ?” Che stava dicendo. Scoppiai a ridere, e mi trattenni in modo che chiunque fosse non potesse sentirmi.
Stavo per rispondere quando Justin afferrò il mio telefono.
“Senti grandissima testa di cazzo, Erin è la mia ragazza, non permetterti più a chiamarla intesi? E per quanto riguarda le mie misure, sappi che Erin aspetta due gemelli..per cui le mie misure saranno sempre sopra le tue” poi chiuse la chiamata.
Che centrava? Le sue misure non avevano nulla a che fare con i gemelli.
Continuai a ridere guardandolo, poi lo abbracciai. Lui fece per allontanarsi.
“Dai Justin, era solo un cretino quello..”
“Si lo so..Ma come faceva ad avere il tuo numero..”
“Non lo so ma che ti importa..?” dissi abbracciandolo e baciandolo.
Com’era bello stare così in pace, come due normali adolescenti.
Ci alzammo e ci incamminammo verso casa..durante il tragitto incontrammo un ragazzo che, nonostante camminassi per mano con Justin, si fermò a fissarmi, per poi girarsi prima di scomparire dietro l’angolo. Guardai Justin che si innervosì.. Era così bello vedere che ci teneva a me.
“Erin domani ti va di venire a lavoro con me?” disse poi mettendomi una mano sulla spalla.
“Si certo, va bene..” dissi fissandolo in quegli occhi stupendi.
Il resto della serata trascorse tranquillamente. All’indomani..
“Buongiorno Erin” disse baciandomi.
“Giorno..” risposi ricambiando il bacio.
Poi uscimmo di casa e andammo allo studio.
Appena arrivati, tutti i suoi colleghi e collaboratori ci fissarono. O meglio, mi fissarono, come se non avessero mai visto una ragazza incinta.
Passammo tra la folla di persone ed entrammo nello studio.
Justin si sedette su uno sgabello e iniziò, insieme ad un altro ragazzo, a lavorare su alcuni accordi.. Trascorsi le prime due ore ferma immobile, poi mi alzai ed uscii per andare al bagno. Di ritorno dal bagno, mi scontrai con un ragazzo, che a causa dello scontro mi rovesciò addosso un caffè-latte.
“Oh Dio scusami, ero di fretta, io..” disse cercando di tamponare con un fazzoletto gli aloni della bevanda. Ma tamponando, mi tastava il seno, forse involontariamente.
“Non preoccuparti, non è colpa tua..” presi il fazzoletto in mano e mi tamponai da sola gli aloni, in modo che lui la smettesse di tastarmi il seno.
Era un bel ragazzo. I suoi occhi erano di un color nocciola che incantava, ed aveva dei lineamenti bellissimi. Restai a fissarlo per qualche istante, poi lui mi porse la mano.
“Piacere, sono Daniel.” Disse mostrando un sorriso perfetto.
“Io sono Erin.” Dissi sorridendo anch’io.
“Wow..e così sei incinta, a quanto vedo?”
“Già, sono al settimo mese..”
“Mizzica non sembra per niente, sembra che tu sia al terzo mese..”
Risi.
“Lo prendo come un complimento, grazie..”
“Oh ma lo è..” disse poi sorridendo.
Ad un certo punto vidi Justin venire verso di noi.
“Erin cos’è successo? Sei tutta bagnata, tieni questa felpa e vai a cambiarti di la..” aveva un’espressione strana che non avevo mai visto sul suo volto.
“Grazie Justin vado..” dissi. Poi salutai Daniele e mi voltai.
Justin venne dietro di me, quasi come se volesse farmi da guardia del corpo.
Mi addentrai dietro alcune pile di vestiti, che mi nascondessero, e mi tolsi la maglia bagnata fradicia, restando in reggiseno con solo il mio pancino di fronte. Mi stavo cambiando, tra tante file di vestiti ammassati, come se dovessero appartenere ad un negozio, quando Justin arrivò alle mie spalle.
Non mi diede tempo di aggiustarmi la maglia che iniziò a baciarmi..
“Fermati Justin sei pazzo?” dissi togliendo le sue mani dal mio corpo.
“Si, di te.” Era una frase sentita e risentita duecento volte questa, ma nonostante tutto mi fece arrossire.
“Smettila Justin potrebbe entrare qualcuno..”
“Non entra nessuno, è chiuso a chiave..” disse mostrandomi la chiave.
Era impazzito, non potevamo “scambiarci effusioni” sul suo posto di lavoro, per lo più dentro un magazzino.
Nonostante ciò però mi abbandonai a lui, proprio nel momento in cui mi baciò il collo. Una volta che con le mani percorse le curve del mio corpo, lo allontanai e lo tirai fuori da quel magazzino.
Uscimmo, sotto gli sguardi maligni di tutte le persone.
Poi Daniele mi passò affianco, fissandomi. Vidi Justin mettersi di fronte a me e chiudermi completamente la lampo della felpa.
“Ehi sei impazzito?”
“Prenderai freddo altrimenti..”
Quando tornammo a casa, eravamo di nuovo soli.. A quanto pare in questa famiglia non c’era mai nessuno ne per pranzo ne per cena.
Ci sdraiammo sul divano, precisamente io sulle sue gambe.
“Erin devo dirti una cosa..” mi disse poi. Immediatamente pensai a male, e mi pentii di ogni cosa che avessi potuto fare contro di lui. Poi pensai che volesse confessarmi qualcosa.
“Dimmi..” dissi infine sorridendo, nascondendo ogni timore.
“Ho paura di perderti. Io vedo tutti questi ragazzi lanciarti occhiate e provarci con te continuamente..” si fermò qualche istante.
Era davvero così?.. Non avevo esperienza con i ragazzi per cui, a parte i segnali palesi, non sapevo decifrare altro.
Presi io la parola.
“Non puoi perdermi.. Anche io vedo migliaia di ragazze provarci con te, ovunque andiamo.. Tuttavia quando loro ti guardano, ti stringo la mano e ti bacio, perché so che tu sei di mia proprietà.” Dissi giocando con i suoi capelli.
“..Per i ragazzi è diverso.. Prendi oggi quel ragazzo al lavoro.. Si capiva perfettamente che ti avrebbe portata a letto volentieri nonostante il pancione.”
Risi di gusto.
“Sei impazzito?.. Daniele voleva solo scusarsi.. e poi scusa cos’hai contro il fatto di venire a letto con me nonostante il pancione?” chiesi ridendo.
“Niente. Adoro fare l’amore con te, assieme al pancino..” disse chinandosi su di me e sfiorandomi leggermente le labbra, lasciandomi in attesa di un bacio.
“Non devi essere geloso, l’unico che voglio sei tu.” Dissi poi.
Mi accorsi che aveva un’espressione dubbiosa, così gli afferrai la testa e la abbassai violentemente sulla mia,  in modo da poterlo baciare.
Ci scambiammo migliaia di baci, poi lui, forse senza volerlo, lasciò cadere la sua mano sul mio seno.. Certo non era la prima volta che mi toccava il seno, tuttavia mi sentii infuocare al suo tocco. Contemporaneamente percepii una forte pressione sotto la sua testa.. Il suo “membro” aveva preso vita, per cui mi alzai e continuai a baciarlo da seduta. Sentii le sue labbra umide, vogliose delle mie. Poi ad un certo punto mi staccai dalle sue labbra e lo baciai fra il naso ed esse.
Lui si mise a ridere..
“Erin è la seconda volta che eviti di venire a letto con me.. posso sapere perché?” disse assumendo un’espressione divertita.
“Perché se ci vengo sempre, a letto con te, la bellezza del momento svanisce. Arriverà il momento in cui non ti bloccherò più.”
Sorrisi e mi alzai, dopo tutto avevo fatto bene, una donna deve anche farsi desiderare.. E lui mi avrebbe desiderata ancora un po’, giusto il tempo di farlo soffrire appena.

Ragazze che ne pensate? :3 continuo?
Un baaaaaascioo.
-Erika

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Capitolo 29
Il giorno seguente tornai a lavoro assieme a Justin, perché oltre a stargli vicino e a svagarmi, stavo anche stringendo amicizia con i collaboratori..
Infatti appena uscii dalla saletta prove di Justin, incontrai Daniele, il ragazzo con cui mi ero scontrata il giorno prima.
“Ehi guarda chi si vede. Erin, di nuovo qui?” disse sorridendo. Oggi indossava degli occhiali da vista, modello Nerd molto belli, che risaltavano i lineamenti del suo volto.
“Ciao Daniele, eh si, anche oggi qui.. Ma tu precisamente che lavoro fai?” chiesi poi, tanto per prolungare la conversazione..
“Sono uno stagista..” disse alzando gli occhi al cielo, come per lamentarsi del suo lavoro.
“Capisco…” dissi sorridendo..
“E tu invece? Fai qualche lavoro o vieni solo ad accompagnare il tuo ragazzo..?”
“Indovinato. Vengo solo ad accompagnare Justin..”
“Una ragazza incinta non farebbe meglio a stare a casa?..per di più al settimo mese.”
“Andrei fuori di testa stando a casa.. Quindi vengo qui principalmente per svagarmi un po’, anche se non è il posto ideale per farlo..”
“Già, se solo potessi scapperei di qua in un batter d’occhio..” disse poi.
Stavo per voltami e tornare in saletta quando lui mi disse:
“Senti io sto andando nella cucina a farmi un panino, ti va se ne preparo due e lo mangiamo insieme?” Stavo facendo qualcosa di male? No, stavo solo facendo amicizia. Dopo tutto, anche se a Justin, Daniele stava antipatico, era pur sempre il mio unico e solo amico.. Accettai.
Daniele preparò due sandwich enormi, poi ci sedemmo nei tavolini della mensa.
Il discorso filò liscio, fin quando lui non mi fece una proposta.
“Ehi ti va se magari una sera di queste usciamo a prendere una pizza insieme.?”
“Daniele, sono fidanzata io, in caso tu non ricordassi..”
“Certo, certo..Infatti io dico in amicizia.. Ovviamente se vuole, dì a Justin di venire con noi, sai detto tra noi sono un suo fan anch’io..” disse quasi sottovoce. Scoppiammo a ridere..
“Va bene.. dimmi quando..” aggiunsi io.
“Tieni, questo è il mio numero, dimmelo tu quando.” Mi  scrisse il suo numero su un fogliettino, dopodichè mi salutò e se ne andò.
Quando ritornai in saletta, mi sedetti al mio solito posto e aspettai che Justin finisse.
Poco dopo infatti ce ne andammo.. Durante il tragitto verso casa..
“Erin, ti sei rivista con quel ragazzo?” disse rallentando.
“Daniele? Si, è un bravissimo ragazzo, a proposito volevo dirti una c..” stavo per finire la frase ma mi interruppe.
“Erin non sono d’accordo. Non credo sia giusto che tu faccia questo.” Avrei voluto finire la mia frase, ma le sue parole mi fecero andare fuori di testa.
“Non credi sia giusto che io faccia questo cosa? Farmi degli amici?.. Se non sbaglio non ti ho mai impedito di avere migliaia di amiche donne Justin.”
“La cosa è diversa. Da parte sua c’è interesse, non lo vedi?” Le sue parole mi fecero capire che non riponeva fiducia in me..
“Ma come ti vengono in mente certe cose? Secondo te non l’ha visto che sto con te e che aspetto dei figli forse?” dissi quasi sull’orlo di una crisi isterica.
Arrivammo a casa e lui fermò completamente l’auto.
“Quindi io e i gemelli, saremmo un problema per te?” mi chiese.
“Sei un cretino Justin. Credimi, davvero. Stai rigirando il discorso. Siete tutto per me, tu e i gemelli. Anche se credo che sia giusto avere qualche amico. Sai qual è il problema, che tu non hai fiducia in me..E per dimostrarti che lui non ha interesse per me, mi aveva anche proposto di andare in pizzeria, io tu e lui..Ma sai che ti dico? Ci vado da sola.”
Scesi dall’auto come una furia e salii in camera mia. Sbattei alle mie spalle e poi la chiusi a chiave. Presi il foglietto che avevo in tasca e composi il numero.
“Pronto Daniele, sono Erin..”
“Ehi ciao.. “
“Allora per quella pizza, che ne dici di sta sera?”
“Si, è perfetto. Ci vediamo di fronte il cinema alle 19:00?”
“Va bene a sta sera..”
Riattaccai.
Oh si questa volta, caro Justin, non la passerai liscia. Io ti ho perdonato tutto e sempre, nonostante le ragazze nel nostro rapporto abbondassero… ed ora? Io non posso avere un amico?.. Gli avrei dimostrato quanto una donna sa essere tale. Non scesi ne a pranzo, inventando una scusa, e nemmeno durante il pomeriggio.
La sera, mi cambiai e scesi sotto per uscire, ma proprio prima di uscire incorciai lo sguardo di Justin.
“Erin fermati. Non andare.. Chiamalo disdici e resta qui con me. Saremo proprio io e te come i vecchi tempi.”
La proposta era allettante, e mi sentii in colpa per il mio comportamento, ma dopo tutto ero stanca di subire, era arrivata l’ora del riscatto.
“Non preoccuparti, non torno tardi.. Ciao.” Mi chiusi la porta alle spalle e mi diressi verso il cinema.
Indossavo Air Force, e dei Jeans fino al ginocchio, e sopra un top leggerissimo che velava il mio pancione, coperto da una giacchetta in cotone.
Quando arrivai al cinema Daniele era già la, così ci salutammo e andammo in pizzeria.
Ordinammo e restammo a parlare per qualche minuto. Poi arrivarono le pizze, e il resto della serata passò tra i miei sensi di colpa, per aver lasciato Justin solo, e le nostre chiacchere da amici. Poi lui si offrì di accompagnarmi fino a casa. Arrivati a casa mia..
“Bene, grazie mille per la serata. Ci vediamo un giorno di questi..” dissi io sorridendo.
“Aspetta Erin.” Disse trattenendomi.
Mi fissò negli occhi e mi baciò. I suoi occhi si chiusero ma i miei restarono aperti. Appena sentii le sue labbra sulle mie mi salì la nausea e mi accorsi di aver un forte bisogno di Justin. Mi staccai da Daniele e mi voltai, giusto in tempo per vedere Justin chiudere la tendina della finestra. Mi voltai nuovamente verso Daniele e lo guardai severamente.
“Ma sei scemo? Sono fidanzata e sto per diventare madre. Che ti salta in mente?”
“Scuami Erin, non so cosa mi sia successo. Ti prego di perdonarmi non succederà più.”
“Certo che non succederà più.” Mi voltai ed entrai in casa.
Volevo reagire e sentirmi più donna e invece avevo combinato solo guai.. Perché io non mi ero accorta che Justin aveva ragione?.. Perché mi ero illusa di poter avere un amico? Perché sono così stupida.? Rimandai le risposte a dopo e salii al piano di sopra per cercare Justin. Lui aveva visto tutta la scena del bacio.
Bussai alla sua porta, che si aprì sotto il mio tocco. Lo trovai sdraiato sul letto con le cuffie a fissare il soffitto. Entrai, e lui non si voltò nemmeno a guardami.
“Justin..” lo chiamai per attirare la sua attenzione. Non rispose.
“Justin non è come pensi, non c’è nulla. Lui mi ha presa alla sprovvista non me l’aspettavo. Avevi ragione, avevi ragione su tutto..” dissi sedendomi accanto a lui.
Mi fissò negli occhi e mi disse solo una parola, che scandì perfettamente, con un tono che mi lacerò il cuore.
“Vattene.” Aveva ragione… Sono una stupida che crede di poter avere degli amici che non puntino solo a quello. Sono una stupida che ha abbandonato il proprio ragazzo. Sono una stupida che non ha pensato alle conseguenze. Sono una stupida che resterà tutta la notte sveglia ad accusare il colpo.
Feci come mi disse, mi alzai ed uscii dalla sua stanza, per poi entrare nella mia.
Mi chiusi la porta alle spalle e mi appoggiai contro essa, scivolando, fino a ritrovarmi per terra. Non dovevo piangere, non dovevo farlo. Dovevo trattenermi, ma voi che avreste fatto al mio posto?.. Iniziai a piangere. In silenzio ingoiai le mie lacrime, che arrivarono bollenti fino al mio stomaco.. Passai il resto della notte seduta, così, di fronte alla porta, a fissare il letto che parecchie volte avevo condiviso con Justin.
Il mio Justin, che stavo perdendo per colpa mia. Per una stupida vendetta, o forse per la sola voglia di sentirmi indipendente da lui.. Ma l’unica verità era che io dipendevo da lui, dai suoi respiri, dai suoi movimenti…da lui stesso..
Il mattino seguente, scesi sotto con la speranza di trovare Justin di buon’umore.. Infatti lo trovai impegnato a fare colazione.
“Buongiorno..” dissi. Lui non rispose. Presi dei biscotti e mi sedetti sul tavolo, frontale a lui, poi mi fermai di botto e dissi:
“Ma si certo, fa pure l’incazzato, se è così che credi di risolvere tutto..”
“Cosa ti fa credere che io voglia risolvere?” disse poi fissandomi negli occhi.
“Cosa ti fa credere che sia stata colpa mia?” dissi poi io fissandolo a mia volta.
“Potevi ascoltarmi e non uscire..”
“Ah scusami, se magari per una volta volevo avere qualche amico.. Tu hai un sacco di amici con cui puoi parlare e confidarti tranquillamente, mentre io.. Bhe non ho nemmeno un amico. Ma non perché io sia asociale, ma perché non esco di casa, e se esco non mi è permesso farmi degli amici.. scusami eh” dissi prendendo i biscotti e alzandomi dal tavolo. Avevo torto, in parte..Ma aveva torto anche lui. Mi alzai e salii in bagno per farmi una doccia lasciandolo solo con la sua colazione a seguirmi con lo sguardo.

Ehilààà, ragazzeee *_* Che ve ne pare? 
Fatemi sapere.
Il prossimo capitolo, sarò spettacolare.
V I   A D O R O.
-Erika

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


Capitolo  30
Salii sopra a farmi una doccia, e proprio mentre ero in accappatoio e stavo per entrare nella vasca, sentii bussare alla porta. Mi strinsi bene l’accappatoio al corpo, a tal punto da poter sentire i miei battiti fare pressione. Aprii la porta, e mi trovai la bellezza del mio ragazzo sulla soglia. Lo guardai con un’aria di sfida, ma non perché ce l’avessi con lui, ma perché volevo capisse che ciò che avevo fatto lo avevo fatto in parte per attirare la sua attenzione..
“Erin, non possiamo stare così. O meglio non posso stare così, senza di te.” Disse chinando il capo e fissandomi i piedi nudi.
“Anche io non posso stare senza di te, ma dobbiamo cercare l’uno di capire l’altro perché delle incomprensioni ci saranno sempre.” Dissi io assumendo un’espressione amareggiata.
“Erin mi dispiace per quello che è successo in questi giorni. Scusami, io non ho nemmeno provato a capirti, mi dispiace.”
“La colpa è anche mia, perché avrei dovuto dirtelo chiaramente. Ciò che ho fatto l’ho fatto, innanzitutto per quei motivi che sai già e poi per attirare la tua attenzione.
Fino a poco prima, ci facevamo la guerra, invece adesso discutevamo per decidere chi avesse più ragione. Che cosa strana l’amore.
“Tu non hai bisogno di attirare la mia attenzione in questo modo, perché tu la attiri semplicemente respirando..” mi disse poi, allargando le braccia ed entrando piano piano in bagno.
Sorrisi. E lo spinsi fuori.
“Justin devo fare la doccia.. Potresti uscire?”
“Ma pensa.. Io volevo farti compagnia..” disse abbracciandomi.
Mi baciò, e lo baciai per qualche istante. Non potei dire quanto tempo passò da quando le sue labbra si attaccarono le mie, perché persi la concezione del tempo. Ci eravamo baciati tantissime volte ma ogni volta, era sempre più sorprendete ed emozionante..
Poi mi staccai. E lui rimase ancora ad occhi chiusi, come per aspettare il secondo tempo.
“Va via Justin..” dissi sorridendo.
“Dai Erin, voglio stare con te..”
“No. Mi sembra di avertelo già detto..Arriverà il momento in cui io e te faremo l’amore di nuovo. Per ora te l’ho detto, devi aspettare.” Adoravo vedere che mi desiderava.
“Erin ti voglio. Ora.”
Chiusi la porta e dal retro di essa gli dissi:
“Anche io. Ma dovrai aspettare.”
Lo avrei fatto aspettare solo per fargli capire quanto farlo potesse essere bello, e soprattutto per fargli capire quanto lo avrebbe apprezzato, perché ogni volta dev’essere bella come la prima. Avremmo trovato il momento perfetto, come è stato quando ho perso la verginità.
Mi feci la doccia, e quando uscii dal bagno, ancora in accappatoio lo trovai appoggiato al muro fuori la porta, ad aspettarmi. Gli passai affianco facendo finta di non vederlo. Lui mi afferrò il braccio e mi attrasse a se. Poi mi sciolse l’accappatoio.
“Erin..” disse baciandomi il collo facendomi andare in Trance. Il collo era il mio punto debole, come lui ben sapeva.. Dopo qualche istante mi ripresi, e mi chiusi l’accappatoio, dopodichè mi allontanai. Andai in camera mia e mi vestii..
Anche io desideravo il suo corpo, fortemente, ma avevo paura che facendolo spesso, finisse per diventare banale e scontato.
Entrò nella mia stanza.
“Ehi ma non vuoi proprio arrenderti?” dissi sorridendo.
“No. Farò di tutto.” Disse sdraiandosi sul letto.
“Contento tu..” ..Mi misi le mani sui fianchi e lo fissai.
“Erin facciamo un bagno in piscina?”
“Sono uscita da poco dalla doccia…Secondo te?”
“Va bene. Come vuoi. Ma sappi che farò di tutto per provocarti, a tal punto che non saprai più resistermi. Questa è una sfida Erin..” disse alzandosi e uscendo dalla mia stanza. Io scoppiai a ridere di fronte alla sua determinazione.
Quando, dopo una mezz’oretta, scesi sotto, non lo trovai in cucina. Probabilmente era nella sua stanza. Mi sedetti sul divano e accessi il televisore. Dopo qualche minuto sentii dei passi  e mi voltai, per poi vedere Justin in Boxer percorrere la scalinata.  Pensai che forse prima aveva ragione a dire che non avrei saputo resistergli. Era dannatamente perfetto. E conosceva perfettamente i miei talloni d’Achille. Ero in netto svantaggio su di lui, che si sedette accanto a me, e iniziò a provocarmi. Mi poggiò la mano sulla coscia, che non so quale forza, riuscii ad allontanare.. Poi si appoggiò sulla mia spalla, e iniziò a baciarmi il collo. Avrei voluto lanciarmi addosso a lui e stare con lui, come solo noi due sapevamo stare.. Tuttavia stetti al mio posto e lo allontanai.. Era un obbiettivo, avrei dovuto resistergli a tutti i costi, così un po’ anche per gioco. Lui si alzò e salii al piano di sopra. Io intanto, conitnuai a guardare la TV ridendo, fin quando non sentii i gemellini reclamare, o per meglio dire.. stavo morendo di fame. Mi alzai e andai in cucina.  Mi fermai sulla soglia della porta e iniziai a ridere a crepa pelle. Justin stava usando uno dei trucchetti più usati dagli uomini. Indossava un grembiule, e sotto era praticamente nudo. Quandi finalmente riuscii ad alzarmi da terra e a riprendere fiato, mi asciugai le lacrime che la risata aveva fatto scivolare sul mio volto e mi diressi verso il frigo. Anche sul volto di Justin si poteva avvertire una nota di divertimento, perché rideva anche lui, con le lacrime. Presi l’acqua e mi voltai, facendo finta di ignorarlo..
“Eriiiiiiiin, sto impazzendo..” continuai a ridere e mi diressi in salotto.
Era così imprevedibile, stare con lui mi faceva stare sempre meglio.
Sarei stata con lui per tutta la vita.
Dopo poco tornò. Questa volta vestito come un ragazzo normale, che non ha strane idee per la testa. Si sedette accanto a me.
“Justin, tra poco devo andare dal ginecologo. Tu che fai vieni?” chiesi voltandomi verso di lui.
“Certo che vengo. Oggi sapremo DAVVERO il sesso dei gemellini, non me lo perderei per nessuna cosa al mondo.” Mi sorrise. Probabilmente si era davvero arreso.
Dopo un’ora andammo dal ginecologo, che come sempre, ci ricevette subito.
“Erin, ciao, sempre più bella..” mi disse. Il ginecologo è sempre stato gentile nei miei confronti, nonostante delle volte non me lo meritavo nemmeno.
“Salve dottore..”
Poi si salutò con Justin. Ormai il dottore era abituato alla sua presenza ad ogni visita.
Dopo che seguì le solite procedure che ormai conoscevo a memoria disse:
“Al 99% delle possibilità sono un maschietto ed una femminuccia.” Disse con evidente felicità. Aveva seguito la mia gravidanza fin dall’inizio, ed era sicuramente entusiasta di come stava procedendo.
Non ebbi il tempo di commentare che Justin disse:
“Dottore è sicuro?..”
“Si..” Justin mi sorrise e mi strinse la mano.
Appena usciti di la ci concentrammo sui  nomi.
“Per la femminuccia, vada Holly-Janet.. Ma per il maschietto?..” mi chiese.
“Ti piacerebbe Thomas?..” chiesi sorridente.
“Sinceramente, mi sono sempre detto che quando avrei avuto un figlio maschio lo avrei chiamato Michael, come Michael Jackson..”
Silenziosamente pensai a ciò che aveva detto. Era il padre, avrei accettato anche i suoi pareri. E poi Michael piaceva molto anche a me.
“E Michael sia..” dissi sorridendo.
“Davvero? Nessuna obbiezione?”
“Nesssuna.” Dissi  afferrandogli la mano, che era poggiata sul cambio.
Erano gli ultimi mesi di gravidanza, infatti tra qualche giorno sarei entrata nell’ottavo mese, e sentivo Justin sempre più vicino a me..
Saremmo stati una coppia perfetta, me lo sentivo.. Certo avremmo avuto i nostri disguidi, come ogni marito e moglie..Ma li avremmo risolti.
Mentre gli tenevo la mano, i miei occhi erano abbagliati dalla sua bellezza.
Avrei resistito ancora a stare lontana dal suo corpo? ..Avrei raggiunto il mio obbiettivo?..


Ragazze T.T Non potete immaginare quanto mi dispiaccia non aver
pubblicato puntualmente. Purtroppo a casa mia è successo un problema con
la connessione ad internet, ed ora sono costretta a scrivere i capitoli di fretta e furia
e caricarli da altri computer.  T.T Vi avevo promesso un capitolo speciale, e invece non mi sono potuta impegnare.. Scusatemi ragazze.. Vi prometto che appena potrò pubblicherò un altro capitolo, e spero che continuerete a seguirmi nonostante i capitoli saranno pubblicati più raramente, fin quando il problema della connessione adinternet da casa mia non si sia risolto. T.T
Scusatemi ancoraaaaaa..
Un bacione.
-Erika


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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Capitolo 31
Per il resto della giornata i dolori si presentarono in maniera più frequente, ma meno devastanti.
Cercai comunque di distrarmi, svolgendo delle sane attività da diciassettene.
Infatti, masaggiai il mio corpo con una crema idratante, poi provai a cambiare acconciatura ai miei capelli e inifne ballai davanti allo specchio sulle note di Shakira. Già,potrebbero sembrare tutte attività non adatte ad una madre, ma chi l’ha detto che anche le mamme non possono divertirsi, tornando per qulche istante ragazzine?..
Il pomeriggio lo avrei sicuramente passato con Justin, che avrebbe cercato con ogni mezzo di provacarmi, come ormai era solito fare.
Non si era ancora arreso alla mia decisione e cercava in tutti i modi di sviarmi.
Nello stesso istante in cui mi misi a pensare a lui, entrò dalla porta. La porta aperta lasciò entrare in casa dei raggi solari che la illumarono facendola sembrare ancora più bella di quanto già non lo fosse.. Eravamo ad aprile, ma nonostante tutto, sembrava pieno agosto.
“Ciao Erin..” mi disse lui, sorridendo , come ogni giorno.
“Ciao Justin..” risposi io.
Venne e mi diedie un bacio sulle labbra, dopo di che salì al piano di sopra, a farsi una doccia. Salii in camera mia e spalancai la finestra in modo che quell’aria pura proveniente dagli alberi  in fiore che c’erano in giardino, mi inondasse i polmoni.
Restai appoggiata qualche secondo al davanzale, poi, mi sedetti sul mio stesso letto, e mi sfilai le scarpe.Uscivo molto raramente, tuttavia anche per stare a casa indossavo scarpe e vestiti, anzicchè stare perennemente in pigiama e pantofole.
Restai seduta sul mio letto qualche istante, poi chiusi gli occhi per rilassarmi.
Non ero stanca ne stressata, ma gli sbalzi emotivi di una donna incinta possono affaticarti seriamente.
Proprio mentre ero ad occhi chiusi sentii delle labbra posarsi sulle mie. Non ebbi alcun dubbio nel decidere a chi appartenessero. Le avrei riconosciute ovunque quelle labbra. Infatti non aprii nemmeno gli occhi e mi lasciai spingere completamente sul mio letto da quelle mani che già avevo incontrato parecchie volte.
Dopo qualche istante, anche Justin si ritrovò sdraiato sul mio letto, e mentre lo baciavo lo sentii afferrarmi la mano.
Pensai che volesse stringermela, com’era solito fare, invece iniziò a guidarla verso le sue parti intime. Avrei voluto abbandonarmi a lui, ma dovevo dimostrargli che non avrei ceduto, quindi ritrassi la mano, e mentre lui mi baciava, smisi di baciarlo e iniziai a ridere così che le sue labbra si scontrarono con i miei denti.
“Sei così idiota Justin.”
“Sei così bella Erin..” detto questo mi morse il labbro inferiore, facendomi fremere di piacere.
“Quando la smetterai con questa storia del provocarmi?” sussurrai tra un bacio e l’altro, assaporando le sue labbra.
“Quando la smetterai con questa storia dell’aspettare. Erin non capisci che sto morendo di voglia?” disse a due millimetri dalle mie labbra.
“Justin, insomma dai, noi prima non facevamo nemmeno sesso tutti i giorni, quindi tutto questo problema dov’è?”.. Non feci in tempo a finire di formulare la frase che lui avvicinò la mano destra, (che fino ad allora aveva tenuto dietro la schiena) al mio petto. Indossavo un top a bratella larga, regalatomi da Pattie, che lsciava ampia veduta sul mio seno.
Lui con un abile gesto della mano, mi liberò sul petto, un cubetto di ghiaccio per poi chinarsi a baciarmi il petto sulla gelida scia lasciata da esso.
Inizialmente rabbrividii, ma poi mi abbandonai al piacere delle sue labbra sul mio seno.
Portai le mie mani sulla sua testa e gli accarezzai i capelli. Mentre lui continuava a far scivolare il ghiaccio, seguito dalle sue labbra, sul mio corpo..pensai che avrei dovuto respingerlo e allontanarlo.. Già era questo il pensiero uscito dal mio cervello, ma a quanto pare il mio corpo non riusciva a rispondere allo stimolo
:RESPINGI JUSTIN.
Dopo qualche minuto, il cubetto di ghiaccio si sciolse definitivamente, rendendo più evidenti i succhiotti che Justin mi aveva regalato.
Cercò di slacciarmi i pantaloni, ma proprio in quell’istane lo fermai.
“Fermo.  Ehi, mi hai presa alla sprovvista con il giochino del ghiaccio, per questo non ho saputo resistere..” dissi alzando lo sguardo al tetto e mordendomi le labbra.
“Non avresti saputo resistere a quaunque giochino, perché tu hai voglia quanto me.. Però ti ostini a seguire la tua idea. E inoltre non sapresti sedurmi come lo faccio io con te...” Disse poi sicuro di se.
“E se anche fosse Justin?” chiesi invertendo le posizioni. Adesso era lui ad essere sdraiato sul letto, ed io mi trovavo a cavalcioni sul suo corpo.Gli avrei dimostrato che a sedurre ero anche più brava di lui. Diressi il mio viso sul suo, per poi dirgli..
“Allora non mi rispondi.?” Poi iniziai  a baciarlo, partendo dalle labbra scendendo fino al collo e infine mi soffermai sul petto.  Percepii il piacere, dai suoi respiri..
Ritornai sul suo volto, e con la lingua gli percorsi il contorno delle labbra, poi feci diressi la mia mano, sui suoi pantaloni, come per slacciarli, dopo di che,mi alzai dal letto, ridendo.

“Che te ne pare?” dissi ridendo.
“Ehi ma come?..Allora.”
“Si Justin, volevo solo dimostrarti, che se ne ho voglia, anche io posso sedurti quando mi pare.” Dissi appoggiandomi alla porta. Si ricompose e si diresse verso di me, quando la conversazione fu interrotta da un urlo. Il mio urlo. Sentii come delle lame trafiggermi la pancia, iprovvisamente, e mi inginocchiai a terra. Justin corse accanto a me, ma quando si accorse che i dolori erano molto più forti del solito, e non passavano in fretta come era già sucesso, prese le chiavi dell’auto e poi prese me. Si, nonostante fossi incinta mi prese in braccio e mi portò fino all’auto. Continuavo a sentire dolori a tal punto da sentirmi le vene del collo gonfie. Mise in moto e partimmo. Dopo solo cinque minuti eravamo già in ospedale.. l’ospedale dove lavorava il mio ginecologo.
Continuavo a piangere ed urlare, a sentirmi il corpo scoppiare, quando due infermieri mi presero e mi accompagnarono, correndo, in una camera bianca. Sembrava un film, quando i medici spingono in barella per il corridoio dell’ospedale il paziente malato. Justin era accanto a me, e cercava, per come poteva, di asicugarmi le lacrime. Poi  gli infermieri uscirono e restammo io e lui. Mi stringeva la mano e mi sussurrava parole confortanti quando il mio ginecologo entrò seguito da due infermiere.
“Ehi che succede qui Justin?” gli chiese il dottore, stabilendo evidentemente,che io non avrei potuto rispondergli.
“Non so eravamo a casa, quado improvvisamente da un secondo all’altro ha iniziato ad urlare e a piangere dicendo che sentiva come se il suo corpo dovesse scoppiare.”
Continuavo a dimenarmi sulla barella.
Il dottore si avvicinò a me.
“Erin ascoltami. Calmati, prova ad inspirare e ad espirare con me ok?” Poi iniziò ad respirare facendo dei gesti, incitando il resto delle infermiere, e Jusitn a farlo con lui. Mi voltai verso Jusitn quel poco che mi fu possibile e iniziai a imitarlo.
Inspirai ed espirai profondamente due volte, prima che il dolore mi abbandonasse completamente.
Poi il dottore si avvicinò a me e mi accarezzò la fronte.
“Erin stai per entrare nella 40esima settimana ovvero, tra poco sari pronta al parto, mi sembra che l’idea migliore sia che tu non ti affatichi minimamente.”
“Ma non mi sto affaticando in nessun modo.” Ribbattei.
“ Questo è quello che credi tu. Infatti, preferisco che fino al parto tu resti qui in ospedale, sotto controllo.
“Cosa? No, io voglio tornare a casa..” dissi allarmata.
Ne avevo abbastanza degli ospedale. Dopo la mia malattia mi ero promessa di non doversi restare più per più di un giorno.
“Erin è l’unica soluzione, altrimenti quest’ultimo mese potrebbe essere disastroso.” Disse poi.
Mi accarezzò la fronte ed uscì dalla sala.
“Erin chiamo Stefano in modo che vengano qua e che ti portino il necessario per rimanerci fno al parto.” Disse allontanandosi con il cellulare in mano.
Dopo mezz’ora, mi spostarono in una stanza, dove trovai altre donne incinte, tutte però molto più grandi di me.
Una di loro dopo essersi presentata mi chiese:
“A che settimana sei?”
“Alla 39esima..” risposi tranquillamente.
“Allora rimarrai pochissimo qui. Solitamente si partorisce o alla 39esima settimana, o alla 40esima…Ti senti pronta?”
Balbettai qualcosa, e quando stavo per rispondere entrarono mio padre e Pattie seguiti da Justin. Si catapultarono su di me, e mi fecero mille domande.
Di sottecchi osservavo quella signora che poco fa aveva parlato con me.
Ero vicinissima al parto, e iniziavo a sentire la paura pervardermi. Avevo paura di sentire dolore, e soprattutto di ritrovarmi sola in sala parto, e di non aver nessuno a cui stringere la mano.

Ragazzeeee :D
Erin è pronta al parto, non tanto psicolgicamente ma.. i gemellini vogliono uscire ;)
Che ne pensate? Mi sono affrettata? Orma mi stavo dilungando troppo, e poi mi
emoziona così tanto questa parteeee :33
Fatemi sapere che ne pensateeeee..
Un bacioneeeee.
-Erika

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


Capitolo 32
Mio padre e Pattie si offrirono di restare con me tutta la notte.. Mi sarei sentita più tranquilla, tuttavia rifiutai. Nessuna delle donne altre tre donne che si trovavano nella stanza insieme a me, aveva dei parenti a farle compagnia, e io mi sarei sentita in colpa. E poi sarebbe stato un buon modo per socializzare. Infatti appena Justin mio padre e Pattie se ne andarono iniziammo a parlare..
“Quanti anni hai?” mi chiese la donna con cui avevo parlato prima.
“Diciassette.” Risposi, aspettandomi un commento sarcastico.
“Il ragazzino che c’era prima con te è il padre?” mi chiese sorridendo.
“Già..”
Sorrise di nuovo..Dopo qualche istante aggiunse.
“Ti chiami Erin giusto?”
“Giusto. E lei come si chiama?” le diedi del lei, per educazione.
“Susanne. Ma dammi del tu per piacere, altrimenti mi farai sentire ancora più vecchia di quanto io non lo sia già.”
“Susanne cosa dici? Vecchia? Ma se non hai nemmeno 40 anni..”
“Ne ho 44.. Sono vecchia per avere un bambino, non per la mia età.”
Lei sorrideva felice, io invece ero rimasta colpita. Aveva 44 anni, e nel suo grembo c’era un bambino. Sono sicura che lei questo bambino lo ha desiderato a lungo, lo potevo leggere dal suo sguardo.
“Lo ha aspettato molto?” chiesi pentendomene subito.
“25 lunghi anni.. e lui si è deciso ad arrivare proprio ora..” disse accarezzandosi la pancia.
Poi continuò.
“Proprio ora che mio marito ha perso il lavoro, e mia madre, che ci dava un aiuto economico, è morta.
Le lacrime gli rigarono il viso. Doveva volersi sfogare da molto tempo, e sono contenta che lo fece con me.
“Susanne..Mia madre mi ha abbandonata quando ero piccola, e da allora ho vissuto sempre con mio padre. Poi lui si è innamorato e siamo andati a convivere con questa donna e suo figlio. Non abbiamo mai avuto problemi economici, tuttavia i soldi non mi hanno restituito una madre, non mi hanno restituito un infanzia da vivere felicemente..Non mi hanno aiutata a non ammalarmi. Già mi sono ammalata, una malattia che mi distruggeva da dentro il mio corpo. Per fortuna ce l’ho fatta, e ad aiutarmi non sono stati i soldi ma l’amore del mio ragazzo, e dei miei familiari.” Non so perché glielo raccontai, ma sentivo che in quel modo ero sicura che le avrei dato coraggio, per superare le sue insicurezze.
Lei continuava a piangere, ed io ripresi la parola..
“Poi, dal mio fratellastro, mi arrivarono questi due gemelli che diedero luce e colore alla mia vita. Ora sto per partorire e ho tutta la mia famiglia accanto..Susanne tu credi che i soldi mi avrebbero dato questa felicità? Eppure il mio ragazzo è un cantante e mio padre un imprenditore.” Si asciugò le lacrime e mi sorrise.
“Grazie Erin.”
Quella notte la passai a complimentarmi con me stessa per ciò che ero riuscita a fare. Avevo fatto capire ad una donna, che non esiste nulla di impossibile, e che lei ne era la chiara dimostrazione, dato che era incinta a 44 anni..
Il mattino seguente le urla della donna alla mia destra, svegliarono tutti. Arrivarono subito infermieri e dottori che la portarono in sala parto.
Susanne era già sveglia.
“Buongiorno Erin.”
“Buongiorno..” risposi io sorridendo e tirandomi su.
Mi accarezzai la pancia per qualche istante, poi Justin entrò nella stanza.
Mi baciò e mi diede il buongiorno.
“Non vai oggi a lavoro?”.. gli chiesi.
“No, non ti ricordi? Avevo preso “le ferie”..”
“Giusto” dissi sorridendo..
Poi Justin si guardò intorno, ormai nella stanza era rimasta solo Susanne, le altre due mamme erano state portate via quella mattina stessa.
“Justin lei è Susanne..” Justin la salutò con un cenno della mano, poi si avvicinò a lei, e spinse il suo lettino accanto al mio, in modo che non restasse isolata.
“Allora tu sei il fratellastro?” gli chiese Susanne..
In teoria.. In pratica sono il suo ragazzo.” Disse Justin porgendogli la mano che Susanne strinse.
“Sei fortunato ragazzo mio.. una ragazza come Erin non si trova tutti i giorni.” Disse Susanne.
“Lo so già..” aggiunse lui ridendo.
Passammo la mattinata a parlare, poi all’ora di pranzo Justin fu costretto ad andarsene, perché i medici lo cacciarono.
Durante il pomeriggio mentre io e Susanne parlavamo sui nomi dei nostri figli, le si ruppero le acque. Mentre i dottori la spingevano fuori dalla porta sul suo lettino, gli sorrisi e le augurai buona fortuna.
Ero sola in quella enorme stanza bianca. Tra un giorno anche io sarei entrata nella 40esima settimana, ed anche il mio parto si avvicinava  e i miei timori avanzavano assieme ad esso.
Ad un tratto sentii aprire la porta, e vidi entrare Susanne con un bambino in braccio.
Lei era raggiante di gioia, e nei suoi occhi si poteva intravedere una luce nuova.
I dottori le attaccarono la flebo e uscirono.
“Susanne.. è.. è.. così bello..” Mi alzai dal mio lettino e mi sedetti sul suo.
Sentivo il cuore battere forte, anche io avrei voluto tenere i miei bambini fra le mie braccia, anche io avrei voluto piangere nel vederli urlare appena nati… si anche io avrei voluto tutto ciò.
“Grazie Erin.. e sappi che avevi ragione..”
“Su cosa?” chiesi accarezzando teneramente la mano del bimbo.
Su tutto.” Mi disse poi.
Mentre mi informavo da Susanne sui dolori del parto, Justin entrò.
Quando vide il bambino fra le braccia di Susanne, si precipitò su di lui e iniziò a fargli facce buffe, che il bambino sembrava apprezzasse.
Era così strano vederlo giocare con un bambino, anche se non sarei stata capace di dire chi dei due fosse più bambino. Justin era sempre stato un ragazzo di una dolcezza unica al mondo, ed ora la stava manifestando.
Presto lo avrei visto giocare con i nostri bambini.. Lo avrei visto fare facce buffe davanti ai loro visetti divertiti.. Lo avrei visto restare sveglio con me a cullare i gemelli.. Justin era tutto ciò che io vedevo nel mio futuro.
Istintivamente mi accarezzai la pancia e sorrisi.


Ragazzeee.. vi piace?
Fatemi sapere, così potrò andare avantiii :D
Almeno cinque recensioni me le fateee?  *_* Ahahaha 
Il prossimo capitolo sarà quello del parto :P Prometto di non dilungarmi più."
Aahahahaha Vi adoro e non sapete quanto.
-Erika

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


Capitolo 33
Justin quella sera, come la precedente, venne cacciato dalle infermiere.
Susanne venne spostata in un’altra stanza, a causa del bambino,in modo che i pianti notturni non sveglino nessuno, tranne la madre.
Restai completamente sola, con un infermiere frontale alla mia stanza che mi aiutasse in caso di problemi. Mi sembrò di tornare indietro nel tempo, quando dovetti stare in ospedale a causa della mia malattia, e i giorni sembravano non voler passare mai. Ora invece sono qui, ma non ho nessuna malattia, ho una gioia nel cuore, e i giorni sono voltai. Mi sembra ieri che ho scoperto di essere incinta.
Misi a tacere  i miei pensieri, e mi addormentai.
Sognai Justin, che urlava nel corridoio frontale alla mia stanza d’ospedale, e si disperava. Non capivo per quale motivo. Poi io mi avvicinai a lui e iniziammo a piangere all’unisono.
Il sogno fu interrotto da un maledettissimo dolore alla pancia.
Mi svegliai e iniziai ad urlare, e solo quando l’infermiere spalancò la porta mi resi conto che si erano rotte le acque.
Continuai ad urlare, e l’infermiere, (giovanissimo) si spaventò e corse fuori per qualche istante che mi sembrò lungo una vita, per poi rientrare seguito dal mio dottore e da altri due infermiere.
Presero il mio lettino e lo trascinarono per il corridoio. Sapevo che era arrivata l’ora del parto, lo sapevo benissimo..  E sapevo anche di essere sola, ne Justin ne Pattie ne mio padre, c’erano a stringermi la mano. Il mio incubo peggiore, restare  sola in sala parto, si stava realizzando.
Dal mio lettino, mentre i medici mi trascinavano per il corridoio iniziai ad urlare:
“Justin..Justin..” dovevano chiamarlo, sono sicura che non ce l’avrei fatta senza di lui.
Poi entrammo in una stanza, la sala parto. Il dottore si avvicinò a me e mi inserì una cuffia nei capelli.
“Erin calmati e respira con me..” Iniziò ad inspirare e ad espirare, ma ora non c’era Justin a farlo affianco a me,come era successo in precedenza..
“Se non c’è Justin io non faccio un cazzo è chiaro?” dissi con le vene gonfie su tutto il collo, e il viso colmo di lacrime.
“Erin, lo stiamo chiamando, tu calmati.. Respira..”  poi si allontanò lasciandomi sola con un’ infermiera.
“Allora Erin, o ti calmi, oppure dobbiamo procedere con il cesareo
“No..” riuscì solo a dire tra un urlo e l’altro.
“Allora aspettiamo altri due minuti, se non ti calmi, e non inizi a respirare per bene, precediamo con il cesareo..” poi fece cenno alla sua collega, verso l’armadietto con dentro gli attrezzi del cesareo.. Lei era convinta che quei due minuti di tempo che mi aveva messo a disposizione servissero solo a farmi prendere atto delle mie scelte.
Continuai ad urlare il nome di Justin fin quando il mio dottore non si avvicinò e mi disse:
“Erin, di là è tutto pronto per il cesareo, devo soministrarti l’anestesia..” mi mostrò una siringa con dentro un liquido.
Iniziai a piangere e ad urlare ancora di più, poi la porta si spalancò e da essa, come un miraggio, vidi entrare Justin.
Spinse bruscamente il dottore e si mise accanto a me.
“Amore, sono qua.. scusa il ritardo.” Disse con una voce affannata, come chi ha appena scalato  l’Everest.
Mi persi nei suoi occhi, come ormai succedeva ogni volta, dal primo giorno in cui l'avevo visto..
Indossava una delle sue tante tute che usava come pigiama, evidentemente non si era cambiato per la fretta.
Il dottore lo guardò, e poi Jusitn guardò me.
“Erin adesso ascolta, devi calmarti e respirare.. ok? Facciamolo insieme..”  Mi disse Justin e poi iniziò ad inspirare e ad espirare.. Mi calmai, presi fiato e , fissando il mio grande amore negli occhi, iniziai a seguire la sua respirazione.
“Ok adesso..” disse il dottore mettendosi i guanti e chiamando a se il resto delle infermiere..
Sentii un fortissimo dolore, che partiva dall’inguine fino ad arrivare al petto, poi sentii il dottore urlarmi:
“Spingi Erin.. forza..”
Concentrai le ultime forze che avevo in corpo e spinsi quanto più potevo, stringendo la mano di Justin.. Poi sentii un senso di liberazione. Mi voltai verso Justin che sorrise quando entrambi sentimmo le urla del bambino.
Un brivido mi percorse tutto il corpo, al sentire la voce del mio bambino, poi mi voltai e tra le mani del dottore vidi quella piccola creatura tutta insanguinata.
Sentii le pupille dilatarsi, e fu come attraversare una soglia verso lo stato di trance.
Poi Justin mi afferrò il viso e se lo rivolse frontale al suo.
“Erin ascoltami. Non mollare adesso. C’è l’hai quasi fatta.. un ultimo sforzo..” disse urlando. Sentii un infermiera fare dei commenti sulla bellezza del mio primo bambino. Volevo vederlo. Tuttavia spinsi ancora, fino a non sentire più forza nel mio corpo.Justin si appoggiò con il busto completamente su di me e mi sussurrò nell’orecchio:
“Un ultimo sforzo, e vivremo come hai sempre sognato... come abbiamo sempre sognato.”
Allora mi sentii la ragazza più fortunata del mondo. Mi ripresi e spinsi ancora e ancora, seguita dagli incoraggiamenti del dottore e delle infermiere che esultavano.
Poi sentii un forte senso di liberazione, e tutti i dolori provati fino a quel momento, scomparvero lasciando il posto ad una sensazione di pace e tranquillità.
Ero completamente fradicia di sudore, tuttavia quando sentimmo l’atro gemellino piangere, Justin si fiondò addosso a me e mi baciò.
Dopo qulche istante un’infermiera si avvicinò a me mi disse:
“Sono un maschietto ed una femminuccia,  tra poco te li porteranno nella tua stanza, ora io provvedo a disinfettarti..” disse allontanandosi. Poi tornò   e mi rimise in sesto. Poi chiudetti le gambe e venni spostata in un altro lettino, ed assieme a Justin fui portata nella mia stanza.
“Ti amo..” mi disse Justin, abbracciandomi.
Non feci in tempo a rispondere che Pattie e mio padre entrarono dalla soglia della porta, e si fiondarono su di me.
Annegai in un fiume di domande, che fortunatamente fu interrotto da due infermiere che portarono nella mia stanza due culle, con detro i miei bambini.
“Che nome scrivo nella targhetta della femmiuccia?” mi chiese la prima infermiera sorridendo apertamente.
“Holly-Janet..” dissi io sorridendo e guardai Justin, che poi aggiunse:
“Bieber.. Holly-Janet Bieber.” L’infermiera annuì.
Lui is voltò verso di me e mi sorrise.
“Ok e nel maschietto?”
“Michael Bieber..” dissi io tutto d’un fiato. Justin si avvicinò per spiegare all’infermiera come scrivere il nome. Dopodichè se ne andarono, dicendo che tra poco sarebbe arrivato il dottore.
Pattie e mio padre, morivano di curiosità, tuttavia lasciarono soli me Justin  e i piccoli ed uscirono fuori, con la scusa di prendere un caffè.
 Justin mi avvicinò le culle, così che potei osservarli.
Holly-Janet  aveva gli occhi chiusi e si muoveva, senza lamentarsi, i suoi capelli erano pochi, e guardando la sua manina , mi immagginai a portarla a spasso assieme a Justin.
Poi guardai Michael, aveva gli occhi spalancati, e si muoveva in continuazione, sghignazzando..
Pensai subito a quanto fossero diversi, e a qunato sarebbero cresciuti differentemente.. Poi Justin si sedette accanto a me.. Io lo avvolsi in un abbraccio, alle spalle, lui mi afferrò la mano e me la baciò.
“Adesso siamo una famiglia.” Mi disse poi.
Presi Holly-Janet fra le mie braccia e fu un’emozione UNICA nella vita.. Guardai Justin osservarla, impaurito.
Poi gli feci cenno di allungare le braccia, per dargliela.
“Erin..magari le faccio male, tienila tu che è meglio..” disse geticolando.
“Justin, non si rompe. Devi solo tenerla con delicetezza..” Trasferì la bimba delle mie alle sue braccia. Lo vidi sorridere e tremare. Già, il suo corpo tremava, proprio come le sue braccia. Mentre si faceva stringere il dito dal pugno di Holly-Janet, presi in braccio Michel.

Sembrerà strano, ma tra le sue labbra ci fu un’ombra di sorriso, o forse era solo frutto della mia immaginazione.
Restammo così a morire tra un brivido e l’altro, tenendo tra le braccia il nostro futuro.
Amavo i gemelli, quanto amavo la persona che assieme a me li aveva concepiti, e che non si era tirato indietro al momento del bisogno.


:3 Mi piace taaaaanto questo capitolo e a voi? :D Fatemelo sapere.
Finalmente Erin ha partorito :D Ahahaha
Un abbracciooooo :D
-Erika

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Capitolo 34
*** Capitolo 34 -Nuovo inizio. ***


Capitolo 34
Dopo qualche ora che io e Justin passammo a giocare con i bambini, entrò il dottore.
Iniziò a visitare prima i bambini e poi me, e proprio mentre era sul punto di andarsene, Michael iniziò a piangere, o meglio, iniziò ad urlare…
Il dottore si avvicinò a Michael..
“Erin quante volte li hai sottoposti all’allattamento?
..Cosa?
“Allattamento? Nessuna.. io non..” non riuscii a finire la frase, che il dottore mi porse Michael addosso.
“Devi nutrirli Erin, fin quando non li abituerai al latte artificiale devi nutrirli tu, dal latte del tuo seno.” Mi disse il dottore.
Avrei dovuto far attaccare Michael al mio seno, di fronte a lui.. No, infatti dopo qualche istante si allontanò con Justin per poi andarsene.
Justin si sedette accanto a me, e mi fece cenno di procedere.
Lo guardai..
“Ti vergogni di me Erin?”
“No Justin. Non è questo.. è che non so come si fa..”
“Allora scopri… una delle due..” era imbarazzatissimo e non sapeva cosa dire.
Allora senza aspettare suggerimenti mi scoprii il seno destro e ad occhi chiusi avvicinai Michael ad esso, che smise immediatamente di piangere, non appena, quella piccola goccia di latte, gli bagnò la bocca.
Mi volta verso di Justin, e lo trovai con gli occhi spalancati a fissare Michael e il mio seno. Imrovvisamente si mosse, e con le mani si coprì le sue parti intime.
No. Non potevo crederci.
Lo fissai e sorridendo gli dissi.
Justin, non puoi eccitarti ogni volta che dovrò nutrire uno dei due gemelli..”
“Io.. ecco.. non volevo.” Disse imbarazzatissimo.

Dopo mezz’ora avevo finito di allattare entrambi i gemelli.
Justin era ancora con me, quando entrambi i bambini si addormentarono contemporaneamente.
Si sdraiò accanto a me, nel mio stesso lettino, e mi sussurò nell’orecchio:
“Sono padre.. Non riesco ancora a realizzarlo..”
Già, quel 27 aprile del 2012, io e Justin eravamo diventati ufficialmente padre e madre.
Mi abbracciò e mi baciò.
Restammo così tutta la notte, e il giorno seguente, dopo varie raccomandazioni il dottore mi mandò a casa.
Michael e Holly-Janet, sono dei bambini stupendi, non piangono spesso, ed io non sono una mamma portata all’esasperazione dalle loro urla.
Michel sorride sempre, e nonostante sia piccolissimo già si vede la differenza tra il suo carattere e quello di Holly-Janet, che è meno solare e sorridente di lui, ma nonostante tutto molto dolce.
Io e Justin, facciamo a turno a cambiare i pannolini, e a occuparci di loro.
E poi si, finalmente Justin dopo due mesi di attessa, è venuto a letto con me.
Di notte, nella mia stanza, mentre HollyJ e Michael dormivano.
Provai una sensazione nuova, come se fosse la prima volta per noi due..e fu proprio li che mi resi conto che tutte le aspettative della mia vita, ruotavano attorno a lui.
Lui, che era stato il primo ragazzo con cui l’avevo fatto, e il primo ragazzo che avevo amato. 







Da allora passarono 5 anni.
I gemelli, vanno all’asilo, ed ogni giorno che passa, la mia gioia aumenta nel vederli crescere.
Justin continua a comporre canzoni e a cantare, ed ha anche presentato i gemelli alle sue fans, che si sono dimostrate gentilissime e dolcissime, nei loro e nei miei confronti.
Io ho preso il diploma scolastico privatamente, con il massimo dei voti, e sto frequentado l’università di giurisprudenza.
Nonostante non frequenti le lezioni, i miei esami sono portati a casa con i massimo dei voti.
Già sono una mamma che studia, e che mira ad avere un lavoro per il bene della propria famiglia, non potevamo vivere per sempre sulle spalle di Justin.
Mio padre e Pattie si sposarono, e si trasferirono in un’altra casa, al confine della città.. nonostante questo ci vediamo con loro ogni settimana.
Io e Justin? Si stiamo (ovviamente) ancora insieme, e ci amiamo come se fosse il primo giorno.
Lui non è mai cambiato, è sempre stato il ragazzo che ho conosciuto io, fino all’ultimo giorno.
Quanto i gemelli fecero entrambi, il 27 aprile, 5 anni, io e Justin ci sposammo.
Si, per diventare una famiglia a tutti gli effetti.
Nessuno avrebbe potuto giudicare il nostro amore, nessuno avrebbe potuto sparlare dietro, perché il nostro amore, era un accordo celato tra i nostri due cuori, che battevano l’un per l’altro.
Il nostro amore, non finirà voltando pagina.. perché il nostro amore è un libro intero.
La fine? No. Non esiste una fine, ma solo un nuovo inizio.


                                                                                                                              Fine.. O meglio.. Nuovo inizio.
                                                                                                                                                                                                                                                            

Ok, devo ammettere che dover mettere la parola fine a questa
storia mi ha fatto scendere due lacrimoni grossi grossi T.T
Uff.. Non potevo andare oltre,primo perché non sto più molto bene.. e secondo perché sarebbe diventata noiosa, così ho chiuso in questo modo.
Ahahah vi giuro mi sembra la fine di un’era, mi mancheranno le vostre
parole all’interno delle recensioni. Mi mancheranno i vostri consigli e il
vostro appoggio. Mi mancherete voi.. TUTTE.. mi mancherete
a tal punto che credo di scrivere un’altra fan fiction.. tran qualche tempo..(ovviamente su Justin ;) ahaha. Però totalmente diversa da questa.
Se vi va aggiungetemi su Facebook :3 Mandatemi un messaggio personale che vi dirò come cercarmi..
..Vi voglio, davvero taaaaaaaaaaaaaaaaanto, ma taaaaaaaanto bene ragazze *_*
-Erika

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