You'll become a Legend.

di serenity 92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Episode 1: Interview. ***
Capitolo 2: *** Episode 2: Around the world ***
Capitolo 3: *** Episode 3: Around the world part.2 ***
Capitolo 4: *** Episode 4: Around the world part. 3 ***



Capitolo 1
*** Episode 1: Interview. ***


Special interview with Lara Croft


<< Lady  Henshingly Croft è un piacere per noi poterla ospitare nella nostra redazione, non capita spesso di poter avere l'onore di intervistarla >> disse la famosa giornalista Anna Wintour della altrettanto celebre rivista Vogue,
<< Credo anche io che sia un evento più unico che raro, non amo mettere sulla piazza le mie vicende strettamente personali; ma d'altronde ogni tanto bisogna pure provare nuove esperienze >> risposi sedendomi sulla poltrona bianca che mi era stata riservata e nascondendo un certo senso di disagio,
<< Le siamo infinitamente grate per aver accettato il nostro invito e la prego di sentirsi libera di rispondere o meno alle nostre domande, non intendiamo di certo invadere la sua privacy, ha già molto da fare per sfuggire ai giornalisti di tutto il mondo suppongo >> proseguì lei estraendo un blocco per gli appunti e appoggiandoselo sulle gambe,
<< Ammetto che spesso ho maledetto i vostri colleghi che mi placcavano giorno e notte senza darmi tregua >>,
<< Ed immagino che essere maledetti da Lara Croft alla lunga possa diventare un problema, giusto? >>,
<< Immagino di si, c'è modo e modo per svolgere il proprio lavoro >>,
<< Sono d'accordo con lei, se è d'accordo preferirei darle del tu durante questo colloquio... >>,
<< Ti ringrazio Anna, ho sempre avuto qualche difficoltà con le buone maniere >>,
<< Eppure tutti ti amano, il tuo nome è conosciuto in tutti i continenti. Probabilmente ogni archeologo/a tiene appeso alla parete un tuo poster, i libri di archeologia narrano le tue avventure, giornalisti e presentatori si ucciderebbero a vicenda pur di averti come ospite... Eppure sappiamo così poco su di te, nessuno al di fuori della tua stretta cerchia di amici può dire di conoscerti per quello che davvero sei; perchè tu sei diventata un simbolo per l'Inghilterra del nuovo millenio ma sei anche una donna, una donna con un passato così emblematico... Vorresti raccontarci qualcosa? >>,

<<  Sono nata il 14 Febbraio 1986 nel Timmonshire e sono l'unica erede della famiglia aristocratica Croft, nacqui durante una notte tempestosa e mia madre rischiò di perdere la vita durante il parto, fortunatamente i medici riuscirono a evitare il peggio.  
Mio padre fin da subito desiderò che io divenissi la dama più aggrazziata, colta e dolce dell'ex contea. Mossi
 i primi passi in un ambiente nobiliare, ma ricco di affetto; fui istruita privatamente nel classico stile inglese. Il mio sguardo però volgeva già altrove: ero curiosa, sempre alla ricerca della verità e soprattutto decisa nel difendere la mia libertà facendo tutto quello che l'istinto mi suggeriva. Nel 1995 riuscii a sopravvivere ad un disastroso incidente aereo sulla catena dell'Himalaya che comportò la tragica perdita di mia madre Amelia De Mornay, da allora tutto cambiò, mio padre non si diede mai pace e io nutrii sentimenti fino ad allora sconosciuti come la solitudine, la rabbia e l'egoismo >>.

<< Lara la tua non deve essere stata affatto un'infanzia facile, la perdita improvvisa di tua madre ti ha cambiata come hai detto tu, ma in che modo? Sei forse diventata adulta troppo presto? Hai sviluppato una maschera per proteggerti dal mondo esterno? >>
<< Ognuno di noi reagisce in modo differente agli eventi tragici, non credo di essermi costruita una maschera ma piuttosto di aver rafforzato anzi cementficato alcune caratteristiche introspettive del mio carattere, amo stare sola, lavorare da sola perchè ho dovuto imparare ad amarlo; ho imparato a non fidarmi di nessuno perchè ho provato il tradimento delle persone care sulla mia pelle, ho imparato a contare solo ed esclusivamente sulle mie forze perchè mi sono trovata costretta a farlo. Puoi chiamarla maschera se preferisci ma a me piace definirlo lavoro forzato sulla mia psiche >>,
<< Beh la tua volontà d'animo è a dir poco inaudita, quanti di noi sarebbero riusciti a sopportare una tale fatalità completamente soli in tenera età, già a questo punto la tua storia si infittisce di mistero, come è riuscita una bambina di soli nove anni a sopravvivere in un ambiente così inospitale come le montagne del Nepal? >>

<< Per trovare segni di civiltà sapevo di dover scendere a valle così iniziai a camminare mentre infuriava una bufera di neve, mi ci volle, lo riconosco, una gran forza di volontà per lasciare la grotta in cui mia madre presumibilmente morì.
Dopo dieci giorni giunsi a Katmandu, entrai nel bar più vicino e telefonai a mio padre, che aveva già avviato le nostre ricerche, chiedendogli di venirmi a prendere immediatamente.
Nei sei anni successivi, viaggiai saltuariamente in tutto il mondo, da un sito archeologico all'altro assieme a mio padre divenendo a tutti gli effetti l'apprendista di mio padre. 

All'età di undici anni, terminato il primo ciclo di istruzione, frequentai la migliore scuola femminile di Wimbledon, viaggi permettendo, per essere avviata all'arte della perfetta nobildonna inglese, ma dall'esperienza scolastica colsi solo l'importanza della cultura e primeggiai negli studi disinteressandomi delle raffinatezze e delle superficialità.
Ormai sedicenne entrai in conflitto con i desideri di mio padre, infatti nonostante riportassi ottimi risultati accademici avevo numerose note disciplinari. Mio padre adottò quindi uno stile di vita più severo, su consiglio della zia materna, per tenere sotto controllo il mio carattere impulsivo.
Passai le vacanze estive nuotando, costruendo le case sugli alberi e girovagando per l'intera area della villa, tornavo a casa solo per ora di cena dove, puntualmente, dovevo sopportare le prediche della zia, che mi additava come una delusione nei confronti dell'antica famiglia Croft. >>

<< Deve essere stato difficile per te sopportare queste critiche, la tua vita ti stava stretta già da adolescente? >>
<< Non crederai davvero che io non mi sia mai ribellata... >>
<< Ribellata? Beh a dir il vero lo immaginavo, ma non vedo come tu abbia potuto prenderti una rivincita senza un solido appoggio >>,
<< Ma io potevo contare su un valido alleato: Winston Smith, quello che comunemente chiamate maggiordomo, ma lui è molto di più per me >>

<< Ho notato un particolare luccichio nei tuoi occhi quando lo hai nomitato, ci sei davvero così legata? >>,
<< La famiglia Winston è legata a noi Croft da molte generazioni; dopo essere stato congedato dall'esercito negli anni '50 con la menzione d'onore, Winston è diventato maggiordomo e uomo di fiducia a villa Croft come suo padre prima di lui. Considerando il mio stile di vita, piuttosto eccentrico, Winston va spesso oltre l'adempimento delle faccende domestiche, la sua devozione nei miei confronti è sincera e profonda. Mi ha cresciuta fin da quando ho mosso i primi passi, prendendo le mie difese ogni volta che gli è stato possibile.
E' sempre stato piuttosto apprensivo per quanto riguarda la mia salute; qualche anno fa durante il mio addestramento alla villa mi cercò di dissuadere con tutte le sue forze credendo, che prima o poi, ci avrei rimesso una gamba in quei percorsi; stanca del suo pedantismo l'ho rinchiuso per mezzora nella cella frigorifera; da allora si è sempre tenuto distante quando eseguivo gli addestramenti. In molte altre occasioni ho esagerato, forse anche mancandogli di rispetto, ma lui ha sempre avuto una buona parola su di me e gli sono infinitamente grata per tutto quello che ha fatto e fa tuttora per me.
Mentre mia zia mi rimproverava aspramente io, più di una volta, mi rifugiai nel suo regno: la cucina e insieme meditavamo vendetta; non hai idee di quante volta ho sabotato i suoi piatti con un'aggiunta consistente di spezie piccanti... Ammetto che mi divertivo a farle i dispetti, è nella mia indole non sopportare le prediche. >>


<< Un comportamento non di certo regale, ma è proprio grazie alla tua avversione verso le regole che oggi sei forse la donna più desiderata e allo stesso tempo detestata d'Europa >>,
<< Non so se questo siua realmente il motivo della mia fama ma, di sicuro, preferisco che la gente mi conosca per i miei difetti così fin da subito hanno ben presente quali siano i miei lati negativi >>,
<< Se non sbaglio hai iniziato i tuoi viaggi alla scoperta del mondo antico molto presto, giusto? >>,

<< Assolutamente si, 
Ardevo d'ansia di libertà, ero alla ricerca di una perfezione fisica e intellettiva al di là degli schemi mentali e cresceva in me il desiderio di viaggiare, esplorare, conoscere e vivere l'avventura. Il preside Carter, leggendo in questi segnali un sogno adolescenziale, consiglia alla famiglia Croft di allontanare Lara da casa e assecondare il suo desiderio.
Una sera, rientrando da una delle mie solite "escursioni" origliai una conversazione tra mio padre e mia zia riguardanti la mia situazione; essi stavano valutando la possibilità di farmi intraprendere un viaggio in Europa. Mi avrebbe accompagnata mia zia, insegnante locale, istruendomi sulla storia europea così che avrei potuto ampliare i miei orizzonti e avrei beneficiato del contatto in prima persona con le località europee di maggior interesse storico.
In un primo momento fui entusiasta della brillante idea di un viaggio all'estero, ma questo si spense subito perchè l'idea di essere accompagnata da quella noiosa, per non dire altro, di mia zia e il pensiero di essere scortata, ammonita e disciplinata 24 ore su 24 mi terrorizzava.
Pochi giorni dopo trovai nell'ufficio di mio padre una copia della rivista "National Geographic", i titoli di copertina riportavano un nome famigliare: Werner
Von Croy, un esperto archeologo. Pochi anni prima lui stesso aveva tenuto una conferenza per allievi e genitori nella mia scuola e avevo avuto l'opportunità di conoscerlo dato che si intrattenne un pomeriggio a villa Croft come ospite di mio padre.
Allora consideravo Von Croy come una figura ispiratrice e talvolta mi ritornavano in mente le avventure che il professore aveva narrato durante la conferenza, immaginavo e desideravo di poter presenziare, un giorno, ad una delle sue scoperte.
Leggendo la rivista appresi che egli stava attualmente progettando una spedizione archeologica in Asia, culminante in una potenziale nuova scoperta in Cambogia. L'unico problema erano i fondi insufficienti per la spedizione tanto che aveva deciso di viaggiare da solo, raccogliendo piccoli aiuti finanziari durante il viaggio. Ricordo ancora adesso che mi sembrò veder brillare la promessa di una scoperta da quegli occhi azzurri stampati sulla pagina. >>

<< E tuo padre prese di buon grado la tua idea di affiancare Von Croy nella spedizione? >>,

<< Al suo rientro dal consolato, mi precipitai nella sua stanza, sbattendogli l'articolo davanti agli occhi e senza alcuna esitazione gli chiesi il permesso di accompagnare Von Croy nella sua spedizione invece di visitare i risaputi reperti europei. D'apprima mio padre scoppiò in una risata, infatti non mi prese seriamente in un primo momento poichè ero quasi sempre rimasta ad osservare durante i viaggi al suo fianco; quando però gli spiegai quanto mi interessava poter compiere quel dannato viaggio, sembrò concorde, l'esperienza secondo lui avrebbe potuto giovarmi per lo studio futuro della storia e per un'eventuale carriera accademica; inoltre sarebbe stata un'esperienza educativa adeguata alle mie esigenze.
Mio padre si trovò in difficoltà ad obiettare le mie argomentazioni, dopo tutto avevo sedici anni e la mia temerarietà, l'agilità e il mio comportamento da maschiaccio non lasciavano dubbi sulle mie capacità fisiche.
Conoscendo la reputazione dell'archeologo come attento pianificatore di spedizioni, decise di scrivergli una lettera offrendogli la propria assistenza finanziaria, a patto che avesse rispettato un'unica condizione: un posto per me nella spedizione.
Von Croy rispose, rassicurandolo sull'ospitalità dei territori e sull'ampia esperienza che aveva maturato garantendo la mia incolumità. >>

<< Von Croy si ricordava di te? >>,
<< Certamente, la mia partecipazione era la "benvenuta", come fu d'altronde la "benvenuta" anche l'offerta generosa di mio padre; Egli si ricordava di me per le incessanti e stimolanti domande che gli avevo posto durante la conferenza, ne era rimasto impressionato; pochi mesi dopo ricevetti il permesso per partire, non stavo più nella pelle, probabilmente la mia natura impetuosa e il desiderio di avventura mi sono stati trasmessi da mio padre. In gioventù visitò le rovine archeologiche di luoghi quali: la Giordania, l'Egitto, l'America del Sud e spesso mi narrava i ricordi dei propri viaggi >>.

<< Il tuo discorso mi ha talmente affascinata che ho perso la cognizione del tempo, naturalmente dovrò tagliare qualche particolare perchè sennò l'intervista occuperebbe lo spazio dell'intera rivista. Mi farebbe molto piacere se tu volessi ritornare e magari proseguire la tua  avvincente storia Lara, poche volte ho avuto il piacere di intervistare personaggi come te: così carismatici, veri e intriganti. >>
<< C'è ancora molto da dire sulla mia storia ma a causa di impegni personali non so quando avremo di nuovo la possibilità di rincontrarci >>,
<< Suppongo che a breve ci dovremo aspettare una nuova avventura per Miss Croft >>,
<< Insomma, ci stiamo lavorando... è più complicato di quel che sembra >>,
<< Hai mai pensato di scrivere un libro? >>,
<< Preferisco tenermi stretta i miei ricordi, possiedo una sorta di diario ma naturalmente non posso affidare ad esso le mie memorie, sarebbe un guaio se finisse nelle mani sbagliate >>,
<< Sono pienamente d'accordo con te, sentiti libera di tornare quando vuoi, sarai sempre la benvenuta >>.

Quando uscii da quella stanza tirai un sospiro di solievo, ma durò poco, i paparazzi mi accerchiarono dopo pochi minuti; salii sull'auto e giudai alla volta del maniero Croft, la mia umile dimora.

Serenity 92
 



Ok so che è alquanto stupida come cosa, ma ci pensavo già da un po' essendo una sua fan accanita... Magari non la leggerà nessuno e vi capirei, insomma potrebbe anche non interessare.
Questa sarà una raccolta che riprenderà i vari episodi ma potrebbero anche essere presenti episodi completamente inventati.
Se vi va, lasciate un commento.

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Capitolo 2
*** Episode 2: Around the world ***


Trip to Rio...


<< Richard Croft e la graziosa Lara, è un piacere per noi della Archeology Interprise potervi ospitare >> disse un uomo in giacca e cravatta davanti al nostro hotel.
Dopo sette ore di volo eravamo finalmente atterrati a , in Brasile, un paio di delegati dell'impresa con cui mio padre avrebbe collaborato ci erano venuti a prendere all'areoporto; ci aspettavano davanti ad una limousine tirata a lucido, probabilmente non volevano sfigurare davanti a due rappresentanti della nobiltà inglese.
"Che stronzate, mica abbiamo bisogno di essere scortati in limousine" pensai mentre mio padre mi invitava a salire sull'auto.
Osservai dal finestrino il circondario, enormi grattacieli si erigevano in centro città, una folla multi etnica si riversava nelle vie, bar, ristoranti, fast food, negozi di souvenir, uffici... il tutto era concentrato in quel quartiere, lì i segni della povertà andavano via via scomparendo ma a scuola avevamo studiato il fenomeno delle "favelas" per cui ero ben consapevole che "non è tutto oro quel che luccica".
<< Papà credi che riusciremo a visitare la città oggi? >> chiesi estasiata dall'opportunità di poter uscire e conoscere una realtà così diversa dalla mia, che era fatta di diamanti, vestiti firmati, prime al teatro, ecc... Una realtà che mi stava troppo stretta.
<< Mi dispiace Lara ma credo che oggi non ci sarà tempo per un tour turistico >> mi rispose lui con tono severo,
<< Va bene, se tu non hai tempo andrò da sola >> risposi io con un mezzo sorriso,
<< Lara non se ne parla, Rio de janeiro è una città pericolosa e non è consigliabile per una ragazzina di sedici anni girare da sola, mi aspetterai in albergo e stasera ceneremo assieme >> tuonò lui autoritario,
<< Certo papà, farò come dici tu >> dissi volgendo nuovamente il mio sguardo al paesaggio, valutando la possibilità di trasgredire al suo ordine.

Giungemmo in breve davanti all'entrata del Hotel Imperator, albergo a cinque stelle costruito di fronte alla spiaggia di Copacabana, lo staff si occupò immediatamente dei bagagli mentre io seguivo mio padre nella Hall; cinque minuti dopo in mano tenevo le chiavi di una delle suite più lussuose dell'albergo, l'ascensore mi portò al 43esimo piano dove già erano stati depositati i bagagli.
Mi avvicinai immediatamente alle enormi finestre da cui potevo ammirare un paesaggio mozzafiato, era inacettabile l'idea di restare chiusa in questa camera multi accessoriata quando la fuori c'era un mondo che non aspettava altro che essere scoperto.

Mi cambiai, buttai sul letto quell'orrendo vestito verde che mia zia mi aveva costretta ad indossare e indossai una felpa e un paio di jeans, adoravo la comodità dei vestiti sportivi, rendevano più facili tutti i movimenti anche quelli meno aggrazziati.
Scesi di nuov nella Hall e mentre mi avvicinavo all'uscita principale notai due energumeni avvicinarsi alle mie spalle, con la coda dell'occhio li vidi scambiarsi un cenno d'assenso, "e questi cosa vogliono?" pensai facendo l'indifferente mentre controllavo quali potessero essere le vie di fuga.
<< Miss Croft dove va? >> disse uno dei due, quello più vicino,
<< Da nessuna parte, ma voi chi sareste? >> domandai voltandomi per guardarli in faccia,
<< Siamo due amici di suo padre... >> disse titubante il secondo, non ci credeva neanche lui in quello che stava dicendo figuriamoci se ci sarei cascata,
<< Oh meglio, siete i due scagnozzi di mio padre, assunti per tenermi sotto controllo durante l'intero soggiorno a Rio, non è  forse così? >>
Non risposero perchè evidentemente non seppero più cosa inventarsi ma dovevo risolvere al più presto quell'mprevisto, dovevo togliermeli dai piedi il prima possibile... ma come?
<< Noi dovremmo assicurarci che lei ritorni in camera Lady Croft >> disse uno dei due facendomi segno di precederli lungo il corridoio,
"Dai Lara fatti venire in mente qualcosa" la mia mente elaborava dati febrilmente, se fossi scappata probabilmente mi avrebbero agguantata subito e loro conoscevano Rio molto meglio di me, dovevo avere un po' di vantaggio; vidi una porta con la scritta toilette prima della fine del corridoio che portava agli ascensori:
<< Gentilmente potreste aspettare, dovrei andare in bagno... >> dissi con voce ferma e melodiosa,
<< Lady Croft non può usufruire di quello della sua stanza, sarà di certo più pulito >> disse quello più vicino che, a parere mio, sembrava il più stupido,
<< Non ce la faccio a resistere, l'ascensore ci mette troppo ad arrivare al 43esimo piano >> dissi  col'espressione più innocente che potessi fare,
<< D'accordo, la aspettiamo qui >> dissero infine le guardie.
"Perfetto" pensai mentre mi chiudevo alle spalle la porta del bagno delle donne, ora dovevo trovare solo un modo per uscire di lì, entrai in uno dei tre bagni pubblici e notai una finestra posta troppo in alto per agrapparmici, era piccola e mi sarei dovuta accucciare per poter sgusciare fuori. Salii sul bordo del lavabo e mi agrappai al bordo del muro, tenendomi con una mano sola sganciai la finestra, scivolai per il pertugio e con un po' di agilità riuscii a balzare all'esterno, "missione riuscita" pensai.
Ed ora non restava che mettere la maggior distanza tra me e quell'edificio, sentii la voce di una delle guardie << Miss Croft quanto ci mette? Miss Croft... >>, subito dopo udii il cigolio di una porta che si apriva e un urlo <>.
Iniziai a correre lungo il perimetro dell'edificio, saltai il muro che delimitava l'area privata dalla strada mentre mi decidevo sul da farsi; << E' la, fermiamola >> sentii poco distante da me, fermai un taxi e mi ci catapultai sopra: << dove la posso portare Signorina? >> disse il taxista con gentilezza,
<< In centro città, ovunque ma lontano da qui alla svelta >> dissi senza fiato.
L'auto partì lasciando sul marciapiede le due guardie che subito si misero all'inseguimento del taxi con la loro automobile, in centro si era formato un traffico intenso dato che era già tardo pomeriggio e la gente si recava a casa dopo una lunga giornata di lavoro: << Credo che ci metteremo un po', le strade a quest'ora sono sempre impraticabili >>,
<< Credo che scenderò qui, quanto le devo? >> dissi cercando di rintracciare l'auto dei miei inseguitori,
<< Sono 20 dollari >>,
<< Tenga il resto e grazie mille >> dissi porgendogli unna banconota da 50 dollari, la più piccola che avevo...

Presi la prima traversa a sinistra, era una strada stretta e poco illuminata, tirai fuori dai pantaloni la cartina della città e mi sedetti di fronte ad un porticato per poter osservare meglio e realizzare dove fossi, zona Sud della città, Corso Colombo, Via della seta... ero in via della seta una strada senza uscita ma tornare nella via principale poteva essere rischioso, probabilmente le guardie mi stavano cercando lì in lungo e in largo.
Proseguii lungo quella via, era piuttosto inquietante a causa dell'esigua luce emanata dai pochi lamponi accesi e funzionanti, notai in alcuni vicoli minori la presenza di alcune prostitute, non era affatto un buon segno, probabilmente era uno di quei vicoli malfamati che mio padre accuratamente mi aveva chiesto di evitare ma, d'altronde, non si può piangere sul latte versato ormai ero in ballo e dovevo ballare!
Sentii una mano appoggiarsi sulla mia spalla, mi voltai e vidi una giovane ragazza bionda, indossava un corto vestito nero e un paio di tacchi vertiginosi e due occhi spaventati e sorpresi allo stesso tempo:
<< Onde você está indo? >> (Dove stai andando?),
<< Eu estou olhando para a praça Palmas >> (sto cercando piazza Palmas) dissi sfoderando la mia limitata conoscenza del portoghese,
<< não deveria estar aqui, é perigoso, você é apenas uma garota >> (non dovresti essere qui, è pericoloso e sei solo una ragazzina),
<< não 
se preocupe comigo >> (non preoccuparti per me) risposi prima di riprendere a camminare.
Cosa poteva esserci di così pericoloso, la strada era deserta, non un'anima viva...
Avevo sete e necessitavo di poter leggere tranquillamente la cartina per cui entrai in un bar che faceva angolo, il locale era illuminato da delle lampadine ad olio, cerano solo alcuni uomini al bancone che bevevano e chiacchieravano a voce alta, appena entrai attirai l'attenzione della maggior parte di loro che iniziarono a ridere sotto i baffi e fare commenti allusivi, li ignorai sedendomi ad un tavolo verso il fondo del locale; il giovane barista si avvicinò per chiedermi l'ordinazione, << una coca cola grazie >> dissi tenendo il viso sulla carina della città,
<< Non è un gran posto questo per una ragazza >> disse lui a mezza voce,
<< Sei il secondo a dirmelo nel raggio di cinquanta metri >> risposi io alzando il viso,
<< Un motivo ci sarà non credi? >> mi disse lui con tono allusivo << io non mi fermerei molto da queste parti se fossi in te >>,
<< Mi sembra di capire che tu ci lavori in questo posto però... >>,
<< Preferirei non fosse così e poi io sono un uomo, donne anzi ragazzine da queste parti non se ne vedono a meno che non vogliano rischiare incontri sbagliati >>, disse lui fingendo di appuntarsi qualcosa nel blocco delle ordinazioni,
<< So badare a me stessa, non preoccuparti >>,
<< Lo spero bene >> disse congedandomi...
Fino a quel momento non mi accorsi di due loschi individui seduti ad un tavolo alle mie spalle, stavano parlando così piano che a fatica riuscii a udire ciò che dicevano, richiamarano la mia attenzione perchè nominarono mio padre:
<< Hai sentito che l' Archeology Interprise ha assunto l'archeologo inglese Croft per svolgere quel compito? >> disse il primo,
<< Già, mi chiedo perchè proprio Croft, forse perchè hanno scoperto che avevamo posto delle spie all'interno del comitato che dirige la spedizione... >>,
<< E' probabile comunque dobbiamo scoprirne di più su questo Croft e se possibile metterlo fin da subito fuori dai giochi >>,
<< Non sarà facile, probabilmente dovremo pedinarlo >>,
<< Abbiamo i mezzi per farlo e sai benissimo che il nostro obiettivo è arrivare prima di loro alla sacra ampolla di Camazotz >>,
<< Ma come facciamo a sapere se davvero riceveremo la ricompensa che ci hanno promesso? Io sinceramente ho i miei dubbi >>,
<< Fenrir Hell è un uomo di parola, sono sicuro che sia disposto a pagare qualsiasi cifra pur di ottenere quel bottino >>.

La mia mente aveva immagazzinato ogni singola parola di quella conversazione, dovevo a tutti i costi avvertire mio padre; non doveva accettare quell'incarico. Lasciai la lattina ancora semi piena sul tavolo e accanto vi lasciai i soldi, mentre mi accingevo a raggiungere la porta sentii una voce roca dietro di me sentenziare divertito: << Te ne stai già andando? Non resti a farci compagnia nella ragazzina? >>,
<< Credo proprio che non resterò >> dissi mentre l'avvertimento "guai in vista" si delineava nella mia testa, analizzai i mezzi su cui avrei potuto fare affidamento: i tavoli erano troppo lontani per ribaltarli e creargli un ostacolo, erano in cinque e presumibilmente nelle loro tasche c'era almeno un coltello e nella peggiore delle ipotesi una pistola mentre io invece ero completamente disarmata.
<< Ma come non ti siamo simpatici? >> disse scatenando le risate altrui,
<< Odio l'alcool e tu puzzi esattamente di alcool, scusami non vorrei avere i conati di vomito >>, risposi senza pensarci, maledetto istinto,
<< Ragazzina insolente ora ti faccio vedere io... >> disse avvicinandosi con fare agressivo,
<< Piantala Big è solo una ragazzina >> disse il barista con un tempismo perfetto,
Riuscii a far saltare la sicura con un calcio all'estintore che avevo di fianco, quando "Big" tornò a rivolgere a me la sua attenzione si trovò un'amara sorpresa:
<< Mossa sbagliata Big >> dissi io prima di sparargli il getto in faccia, la forza lo fece cadere all'indietro e gli amici subito pronti ad intervenire fecero la stessa fine; quando fui certa di averli tramortiti tutti lasciai cadere a terra l'estintore e iniziai a correre lungo la via...
Due uomini, quelli che avevo colpito solo di striscio iniziarono a seguirmi; correvo a più non posso ma sapevo che prima o poi avrei trovato lo sbarramento, la via era un vicolo cieco, sperai di trovare qualche strumento utile per cavarmela poichè ewrano comunque due contro uno.
Vidi la fine della strada, in fondo si erigeva un muro alto almeno tre metri e sopra di esso c'era una rete alta almeno due metri, come potevo superare quel muro? era matematicamente impossibile senza una valida rampa...
Il penultimo palazzo disponeva delle scale esterne di ferro, quelle anti-incendio supponevo, cominciai a salirle più veloce che potevo ma erano molto più veloci di me, ormai ci distanziava uno forse due metri.
Dopo quattro piani di scale decisi che era il momento giusto per saltare, se fossi caduta probabilmente sarei rimasta paralizzata e la distanza era troppa per riuscire a superarla con un unico balzo; salii sulla ringhiera e saltai sul cornicione dell'ultimo palazzo, era un cornicione pericolante e lo sentii sgretolarsi sotto i miei piedi; presi coraggio e mi lanciai verso la rete con tutta la forza che avevo e riuscii ad aggrapparmici mentre vidi una lama sfiorarmi il viso, mi avevano lanciato dietro un coltello quei pazzi, scavalcai quella rete e mi voltai, rivolgendomi a loro con un sorriso: << Non disperatevi, sarà per la prossima volta >>.
Riuscii ad atterrare sopra un cassonetto della spazzatura con un po' di agilità, percorsi altre 3 vie che erano molto più tranquille delle precedenti e infine giunsi in piazza Palmas, dove si erigeva la sede dell'Archeology Interprise.
Mi affrettai verso l'ingresso ma fui bloccata dalle guardie di sicurezza:
<< Mi dispiace signorina ma l'accesso non è consentito >>,
<< Sono la figlia di Richard Croft, è vostro ospite ed ho ugente bisogno di parlargli >> dissi mostrando il mio documento di identità,
<< Mi scusi per l'errore, l'accompagno immediatamente da suo padre >>, giungemmo in una sala d'aspetto molto accogliente,
<< Non può entrare in sala ma può attendere qui >> disse la guardia,
<< Benissimo la ringrazio >> risposi sperando che lasciasse la stanza.
Passarono all'incirca due ore quando finalmente mio padre uscì dalla stanza e ci mancò poco che non gli venisse un infarto vedendomi lì:
<< Lara tu mi vuoi morto, i due bodygard che ti avevo assunto per proteggerti mi hanno chiamato dicendomi che eri fuggita... Ma sei impazzita? Appena torniamo a casa giuro che ti metterò ai lavori forzati >> disse visibilmente arrabbiato,
<< Di questo possiamo discuterne dopo papà, c'è qualcosa che devo dirti ma in privato >> dissi frettolosamente,
<< Non ti seguo Lara >> disse con tono interrogativo, cosa poteva turbare una sedicenne?
<< Andiamo in albergo, lì ti spiegherò >> dissi risoluta.

Mi sedetti sul letto mentre lui adagiava la giacca elegante sull'appendi abiti, dopo poco si sedette al mio fianco:
<< Ti ascolto Lara... >>,
<< Mentre girovagavo per le vie sono per caso entrata in un bar e lì ho udito una conversazione tra due uomini, parlavano di te e dell'Archeology Interprise >> iniziai a spiegare,
<< Nessuno sa del mio coinvolgimento Lara, è una questione top secret >>,
<< Ti sbagli, Fenrir Hell sa che ti hanno assunto per la ricerca dell'ampolla sacra di Camazotz, ho sentito che parlavano di come tenerti fuori dai giochi, erano probabilmente due mercenari al suo servizio >> ribadii dopo la sua interruzione,
<< Come diavolo hanno fatto a scoprirlo? >> disse lui sconvolto,
<< Hanno parlato di spie all'interno della società, papà non devi accettare quell'incarico perchè non si faranno alcuno scrupolo, ti uccideranno appena ne avranno l'occasione e probabilmente siamo già pedinati >>,
<< Purtroppo ho già accettato l'incarico ma ora so cosa fare: domani ripartirai con il primo aereo per Londra, non ti tratterai qui un singolo minuto in più, è troppo pericoloso >> disse lui preoccupato,
<< Non ti lascio solo papà, se tu non prenderai quell'aereo non lo prenderò neanche io >>,
<< Non se ne parla neanche Lara >>,
<< Saremo scortati dalla sicurezza e non puoi costringermi a rientrare in Inghilterra >>,
<< Allora anticiperemo la partenza, domani mattina partiremo con le ricerche, fammi solo avvisare George, il delegato di fiducia della società >>,
<< No papà, non avviseremo nessuno... e se fosse proprio lui la spia? Non possiamo fidarci, lavoreremo da soli >>.

Lui annuì e si stese al mio fianco: << Che giornataccia! >>,
<< Non dirlo a me >> dissi pensando alla mia fuga improvvisata da quegli uomini che avevo evitato di raccontare,
<< Non ti sei messa nei guai spero >> disse lui quasi come se mi leggesse nel pensiero,
<< Certo che no, sai che so essere una persona giudiziosa qualche volta >>,
<< Se era una battuta, non faceva ridere figliola! >>


...........

TO BE CONTINUED.

Serenity 92

 



L'inizio di un'avventura completamente inventata da me... Un'avventura con suo padre durante l'ultimo anno della sua vita, prima che venga ucciso da Natla.
Se avete voglia recensite...

 


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Capitolo 3
*** Episode 3: Around the world part.2 ***


Around the world
Part. 2

 

L’organizzazione dell’Archeology Interprise era notevole, un loro elicotterò ci trasportò nel cuore della foresta amazzonica, nel verde incontaminato, nel luogo in cui la natura si ribella all’uomo.
Mio padre, durante il viaggio, esaminò con cura alcune vecchie mappe,antichi manoscritti riguardo al Dio Camazotz.
Uno di questi attirò la mia attenzione, era tra quelli più rovinati, riportava una serie di simboli sui lati, che nascondesse un messaggio?
Attraverso il quaderno degli studi di mio padre iniziai a decifrare quei simboli, ma il lavoro era più difficile di quanto pensassi …
Dopo all’incirca un’ora, mentre ancora sorvolavamo alla ricerca di un posto su cui atterrare, ero riuscita a decifrare alcune frasi dell’antico scritto.
<< Lara hai trovato qualcosa? >> mi chiese, ad un certo punto, mio padre,
<< Papà qui vi è un messaggio in scrittura simbolica, proprio sotto la leggenda su Camazotz: “Il Camazotz è un vampiro dellamitologia maya,più precisamente, una divinità dalle sembianze di pipistrello umanoide dei Quiche del Guatemala. La sua iconografia principale è un pipistrello con un coltello sacrificale nella mano destra e la vittima in quella sinistra. Il suo nome compare ovunque nella mitologia dell’America latina. La leggenda narra che sia stata la sua sete di sangue a causare il declino della civiltà Maya; quanto più il suo culto si diffondeva, tanto più erano richiesti sacrifici umani e i suoi vampiri si nutrivano della popolazione. Tant’è che infine non rimasero più abbastanza persone per nutrire tutte quelle bestie e soddisfare la sete di sangue di quella terrificante divinità. Gli ultimi superstiti decisero, per evitare che la sciagura si abbattesse su altri popoli, di nascondere il fulcro vitale del Dio: l’ampolla contenente il suo sangue.
Resta tutt’oggi ignoto, dove questa si trovi ma, possiamo affermare con assoluta certezza che il ritrovamento dell’oggetto sacro scatenerà la forza oscura del Camazotz. Non è possibile stimare la quantità di danni che potrebbe causare uno scorretto utilizzo del reperto. >>,
<< Lara questa è una trascrizione di sicuro tardiva rispetto alla civiltà maya >> mi disse mio padre con aria comprensiva,
<< Guarda che non hai scoperto il fuoco! Lo so anche io che è tardiva ma, guarda bene, qualcuno ha trascritto un messaggio simbolico e sono riuscita a tradurlo >>,
<< Dimmi … >> mi rispose sorpreso della mia laboriosità.
<< Colui che nel mezzo dì sete avrà,
su tenebre e luce veglierà;
nascendo morirà,
la speranza della civiltà. >>
 
Ci scambiammo uno sguardo preoccupato, anche lui aveva capito la portata del problema, non potevamo permettere che mercenari del calibro di Fenrir Hell ne entrassero in possesso. Dovevamo agire al più presto, affrontare questa avventura contando solo sulle nostre conoscenze.
L’elicottero, finalmente, si posò al suolo e lo staff scaricò il bagaglio, naturalmente viaggiavamo leggeri, il luogo era ricco di insidie e niente doveva crearci ostacoli.
La natura selvaggia e incontaminata si estendeva davanti ai miei occhi, il cinguettio degli uccelli equatoriali, il fruscio delle piante ci circondava; era uno spettacolo emozionante, una realtà lontana da quella cui ero abituata, una sorta di mondo parallelo di cui conoscevo così poco.
<< Quante sedicenni hanno l’occasione di vivere avventure come le tue Lara? >> mi chiese ironicamente mio padre,
<< La domanda giusta sarebbe: quante sedicenni avrebbero il coraggio di addentrarsi in luoghi così inospitali e al contempo magnifici? >>,
<< Hai lo spirito dell’avventuriera dentro figliola >>,
<< Da qualcuno avrò ben preso, non ti pare? >> dissi indossando lo zaino pieno di provviste.
Indossavo una canotta bianca e un paio di pantaloni con stampa militare, un abbigliamento sicuramente poco femminile ma adatto a sopravvivere nella foresta rigogliosa, i capelli erano legati in due trecce così da non ostacolare la vista.
Pochi minuti dopo eravamo già in viaggio, alla ricerca dell’antico tempio di culto dei seguaci del Camazotz, a costo di sembrare la saputella di turno chiarii la mia opinione:
<< Papà secondo me non dovremmo concentrarci sull’antico tempio,oserei dire che sarebbe scontato se l’ampolla si trovasse là … >>,
<< E dove credi che potrebbe essere? >> disse lui fermandosi per ascoltarmi,
<< Le leggende dei maya parlano dello Xibalba “luogo della paura”, governato dagli spiriti della malattia e della morte >>,
<< Il tempio forse ci indirizzerà sulla giusta strada >>,
<< Forse hai ragione saputella >> mi rispose riprendendo a fare strada.
Dopo due ore di camminata intensa, numerose insidie come: serpenti, insetti velenosi, spine e sabbie mobili giungemmo presso la riva di un fiume.
Lì, su un molo improvvisato con due assi di legno, trovammo una piccola barchetta a remi; vi era lo spazio per una persona, al massimo due se una di queste era magra …
Dovevamo risalire il fiume per 500 metri secondo lui, per cui prendemmo armi e bagagli e ci issammo a bordo. Le acque torpide nascondevano chissà quali pericolose creature: coccodrilli e piragna in quel luogo erano più che comuni.
Eravamo immersi in un sovraumano silenzio come se, in quel luogo, il tempo si fosse fermato …
Tutto era immobile, un precario equilibrio tra natura e potere e temevo che la nostra incursione potesse minare quella fragile armonia.
Le ultime parole famose?
Quando ormai ci accingevamo ad attraccare la barca all’altra riva, un tonfo sordo si manifestò sotto i nostri piedi, la barca iniziò ad imbarcare acqua e la testa di un alligatore emerse dalle acque. Se restavamo lì eravamo spacciati, pensai a come poterne uscire mentre mio padre tentava di tenere a bada l’animale con il remo. Estrassi il coltello dal fodero e mi sbilanciai fuori dall’imbarcazione agguantando due liane resistenti, le divisi grazie all’aiuto del coltello e ne passai una a mio padre. Con un balzo lasciammo la barca che pochi secondi dopo fu inghiottita dal fiume. Mi issai più in alto così da evitare di diventare il pranzo dell’alligatore e così fece anche Richard.
Ci dondolammo finché lo slancio ci permise di atterrare sul suolo, questi erano i benefici di tanta palestra personalizzata e un acuta osservazione del film di Tarzan.
Lasciammo velocemente la riva del fiume per evitare che l’alligatore seguisse le nostre tracce. Solo dopo che misi circa mezzo chilometro tra me e il fiume, tirai un sospiro di sollievo.
Seguivo il percorso che mio padre disegnava con attenzione,il senso dell’orientamento da quelle parti era basilare.
Raccolsi una pietra e con il coltello la resi appuntita, se non potevo avere armi da fuoco (mio padre era stato categorico) almeno dovevo munirmi di ottime armi da taglio.
<< Ehi Lara, siamo arrivati >> disse lui con un tono da cui traboccava emozione,
Davanti a me si erigeva una struttura millenaria, un tempio nascosto nel cuore della foresta, il tempio del culto notturno dei maya; si erigeva in tutta la sua maestosità sfidando il tempo eterno. Una costruzione volta al cielo, in attesa dell’allineamento dei pianeti, nascosto dagli arbusti secolari.
In pochi sapevano dove fosse collocato e la maggior parte di quella minoranza era deceduta nella sua ricerca. Quello era uno spettacolo riservato ai pochi che gli riservavano il rispetto dovuto.
Mi guardai attorno estasiata, immagazzinando ogni dettaglio nella mia memoria, per una come me, uno spettacolo di quella portata era più unico che raro; saper apprezzare una tale meraviglia era la virtù dei buoni.
Ero lì per preservare quel luogo, per impedire ai mercenari la distruzione dell’equilibrio primordiale.
<< Sai che non dovremmo trovarci qui, risveglieremo le forze antiche al nostro passaggio >> disse Richard con tono austero,
<< Siamo qui per una ragione papà, non lasceremo che questo luogo venga infettato e distrutto da persone del calibro di Fenrir Hell >>,risposi combattiva,
<< Hai un cuore nobile Lara, sei una ragazza virtuosa e sarai ricompensata per le tue fatiche un giorno >>,
<< Per ora mi basta fermare l’abominio di quel pazzoide >> dissi sorridendo e scatenando anche nel mio interlocutore una risata.
Giunti davanti all’entrata osservammo l’incisione sulla nuda pietra:

“chi percorrerà le vie del tempio lasci la speranza all’entrata”
<< Ricorda, in un certo senso, l’iscrizione sulla porta dell’inferno dantesco nella Divina Commedia >> dissi dopo aver decifrato l’iscrizione,
<< Si tratta pur sempre di un viaggio nell’oltre tomba Lara, la speranza nel regno dei morti non esiste, questa è una lezione che vale per qualsiasi cultura  cui tu attingi >> disse lui istruendomi.
<< Deve esserci un interruttore per aprire l’ingresso >> dissi volgendo lo sguardo all’intera parete,
<< Naturalmente, il problema però sarà capire quale sia >> disse lui perlustrando anch’egli la parete,
<< Credo di averlo trovato >> dissi avvicinando la mano ad un mattone leggermente in rilievo,
<< Non toccarlo! >> gridò lui, ma ormai la mia mano aveva azionato il meccanismo, mi voltai verso di lui con uno sguardo impaurito e vidi il suolo cedere sotto i suoi piedi, mio padre fu inghiottito dalla terra, in una fossa artificiale.
<< No papà! >> gridai avvicinandomi a quella voragine …
Per un attimo seguì solo il silenzio, Dio cosa avevo fatto? Poi udii la sua voce risalire in superficie:
<< Beh l’atterraggio è stato piuttosto morbido, questi scheletri hanno avuto la funzione di cuscinetto; ora lanciami dei bengala per farmi luce >> disse con un tono quasi ironico, forse anche lui per un attimo aveva creduto di trovare ad aspettarlo delle punte acuminate.
Feci come mi aveva detto, poi mi rimproverò per la mia testardaggine:
<< Lara, vedi cosa succede a fare sempre di testa tua? Non sei ancora un’archeologa, neanche un’esploratrice, devi stare alle mie direttive! Se ti dico di non fare una cosa, non la devi fare! >> disse con tono iroso, ma più che comprensibile.
<< Lo so e mi dispiace, ora ti tiro fuori di lì >> dissi cercando le corde,
<< Le corde ce le ho io, dovrai trovare un altro modo per farmi uscire, ma prima, comincia a cercare il giusto interruttore per entrare, forse da dentro riusciremo a azionare il meccanismo di risalita >>.
Ascoltai con cura le sue direttive, l’interruttore probabilmente era nascosto nella parte alta della parete; osservai con attenzione e notai un piccolo pertugio sull’angolo destro della facciata Sud dell’edificio.
Mi issai al suo interno e procedetti a carponi, il tunnel si restringeva sempre di più tanto che solo una persona agile e magra sarebbe riuscita a percorrerlo;
accesi un bengala e notai la leva sul fondo, la tirai e compresi che era un ingranaggio a tempo, perché lentamente risaliva.
Indietreggiai il più veloce possibile, mi lasciai cadere di nuovo a terra, la porta era quasi chiusa, corsi verso di essa e con una capriola riuscii ad oltrepassarla, appena in tempo.
Mi ritrovai in un’enorme anticamera, sentivo lo scroscio dell’acqua provenire dalle pareti, la stanza era illuminata dalla luce del sole che filtrava dal soffitto; le pareti erano di un rosso scuro e sopra di esse vi erano delle crepe appariscenti.
Mi avvicinai ad una di esse, salii su una mattonella mobile e incautamente azionai una trappola; mi lasciai cadere a terra per evitare che la mia schiena fosse infilzata da una serie di frecce avvelenate.
Mi spostai verso destra e, ormai al sicuro, mi rialzai, leggendo in tutta tranquillità le iscrizioni; tutte raffiguravano l’immagine di un pipistrello, il simbolo di Camazotz. Alcune raffiguravano anche altre immagini, quali dodici figure umane ma da cui pendevano lingue di serpenti. “I dodici signori della morte “pensai correttamente, perlustrai anche le altre pareti trovando queste corrispondenze, giunta davanti all’ultimo muro, notai tre interruttori nascosti dalla vegetazione ribelle. Sul primo era raffigurato il serpente alato, sul secondo l’agnello sacrificale e sul terzo il vampiro.
Ragionai sul valore dei tre simboli: il serpente alato è l’immagine del Dio Quetzalcoatl,Dio del sole, dell’ordine; se cercavo l’oltretomba quello rappresentava certo l’interruttore sbagliato dato che, secondo la leggenda dopo essere stato sedotto dalla sorella gemella Tezcatlipoca mentre era ubriaco, si uccise dandosi fuoco per il rimorso. Il suo cuore, secondo la mitologia, divenne la stella del mattino.
Il secondo interruttore rappresentava l’agnello sacrificale, perciò probabilmente era quello per riattivare il meccanismo dell’entrata, il pulsante per salvare la vittima della stoltezza all’entrata.
Il terzo era, molto probabilmente, quello giusto; il vampiro che ha sete di sangue, il sangue versato dalla civiltà a causa delle forze dell’ombra.
Schiacciai gli ultimi due, sperando che mio padre riuscisse a venire fuori da quella buca; nel frattempo una porzione di parete si sollevò davanti a me, rendendo possibile l’accesso ad una seconda stanza.
Questa era più buia, filtrava molta meno luce, ed era circondata dall’acqua, al centro esatto della camera vi era una sfera luminosa, la raggiunsi e sfiorandola si aprì in più parti, rivelando il segreto al suo interno.
  
“O viaggiatore, se quel che cerchi è la notte, la fine del regno del sole attendere dovrai”
 
Presi la sfera, lei era la chiave, e la misi nello zaino; dopo aver dato un’ultima occhiata a quel meraviglioso e letale edificio, lasciai la stanza.
Raggiunsi l’uscita e lì vi trovai mio padre, ero riuscita a tirarlo fuori dai guai; gli corsi incontro e lo abbracciai,
<< Sei stata davvero brava Lara, mi hai salvato >>,
<< Scusami papà, prometto che non prenderò più iniziative sconsiderate >>,
<< A meno che tu non mi voglia morto >> mi rispose con un sorriso, mi aveva già perdonata … fortunatamente!
Gli feci esaminare la sfera, lo vidi riflettere su qualche significato forse a me estraneo, poi estrasse un vecchio volume, probabilmente uno dei tanti presi dagli infiniti scaffali della biblioteca del maniero Croft.
<< Lara leggi il capitolo riguardo all’oltretomba nell’ America latina >> disse lui porgendomi il libro:
<< Nel XVI secolo Verapaz, l’ingresso di Xibalba, era tradizionalmente collocato in una grotta nei pressi di Cobán, Guatemala.
Alcuni dei discendenti Quiché delle popolazioni Maya che vivevano nelle vicinanze associano ancora quella stessa zona alla morte.
Un’altra manifestazione concreta di un accesso allo Xibalba è ritenuto essere dai Quiché la linea scura di separazione visibile nella Via Lattea.
Xibalba è descritto come una corte sotto la superficieterrestre. Non è chiaro se gli abitanti di Xibalba siano le anime dei defunti o una razza separata di esseri che venerano la morte, ma essi sono spesso rappresentati in forma umana. Xibalba è associato con la morte ed è governato da dodici divinità o potenti sovrani conosciuti come i Signori di Xibalba. I primi tra i Signori sono la Prima Morte e la Settima Morte. Ci si riferisce spesso agli altri dieci Signori come a demoni, ai quali è concesso il dominio su varie forme di sofferenza umana: malattia, fame, paura, debolezza, dolore, e infine morte. Gli altri abitanti di Xibalba sono considerati essere caduti sotto il dominio di uno dei Signori, e si pensa vaghino sulla Terra per dispensare le piaghe portate dai loro padroni.
Xibalba è un luogo vasto, e numerose sue singole sono state descritte dagli studiosi del Seicento.
I principali di questi sono il luogo di concilio dei Signori, le sei case che servivano come le prime difficoltà per accederealla corte di Xibalba.
Vengono anche menzionate le case dei Signori, i giardini, e altre strutture che indicano che Xibalba è almeno una grande città, piena di difficoltà, prove e trappole per chiunque entri. Perfino la strada per Xibalba è piena di ostacoli: prima un fiume colmo di scorpioni, uno di sangue, e uno di pus. Oltre a questi si trova un crocevia presso il quale i viaggiatori devono scegliere tra quattro strade che parlano nel tentativo di confondere e ingannare. Dopo aver passato questi ostacoli, si arriva al luogo del concilio di Xibalba, dove i visitatori incontrano i Signori in seduta. Manichini realistici sono seduti vicino ai Signori per confondere e umiliare le persone che li salutano, e i confusi sono allora invitati a sedersi su di una panchina, che è in realtà una piastra rovente per cucinare. I Signori di Xibalba si divertono umiliando le persone in questo modo prima di inviarle ad una delle tante prove mortali.
La città è la sede di almeno sei pericolose case, piene di prove per i visitatori:

1.  La prima è la Casa Oscura, che è, appunto, completamente buia all’interno.

2.  La seconda è la Casa dei Brividi o la Casa Fredda la quale, come dice il nome, è fredda da gelare le ossa e con tempeste agghiaccianti.

3.  La terza è la Casa del Giaguaro, che a questo punto non necessita di descrizione.

4.  La quarta è la casa è quella del Pipistrello.

5.  La quinta è la casa dei Rasoi, piena di lame affilate e spade che si muovono di propria volontà.
6.  La sesta è la casa Calda, colma di fiamme e calore.

Il proposito di queste prove è umiliare o uccidere chi non riesce a superarle. >> lessi concitata, ogni cosa ora prendeva forma: per giungere all’ampolla dovevamo affrontare il regno di Xibalba.
Io e mio padre ci scambiammo uno sguardo che era un misto tra: stupore, ansia, curiosità e timore.
<< Forse Lara ho sbagliato a coinvolgerti in tutta questa storia, hai letto tu stessa quanto sia pericoloso proseguire, chiamerò l’Archeology Interprise e farò in modo che tu rientri in Inghilterra >> disse lui, quando il sentimento di protezione da padre prese il sopravvento,
<< No papà, io proseguo con te, su questo non si discute! Non ti lascerò affrontare tutto da solo, la mamma non ti avrebbe mai abbandonato, e io non lo farò. Sai anche tu che non possiamo fidarci di nessuno, i mercenari di Hell sono ovunque, io e te dobbiamo rimanere uniti, siamo una squadra: soli siamo vulnerabili, insieme siamo invincibili. >>,
<< Lara finirai per farti ammazzare >> rispose lui,
<< Io sono sicura che se restiamo insieme ce la faremo, siamo una famiglia virtuosa, non ricordi? >> risposi abbracciandolo,
<< Va bene, facciamo questa pazzia >>.
Riprendemmo il cammino, questa volta verso il luogo del non ritorno: l’oltretomba; il regno dei morti, dove i vivi perdono la via e si disperano nell’eternità.
Lasciammo quel luogo di pace senza accorgerci che qualcuno aveva osservato ogni nostro movimento, qualcuno che in quel luogo era indesiderato, qualcuno che avrebbe fatto, da lì a poco, carte false per tenerci fuori dai giochi, qualcuno che, per ora, aveva bisogno di noi, perché nel mio zaino era racchiusa la chiave.

 

Serenity 92

 

BUONGIORNOOOOOO: si ho aggiornato, spero che il proseguimento dell'avventura sia di vostro gradimento!!!!
Manca ancora un ultima parte per concludere questa esperienza di Lara, poi volteremo pagina e ci appassioneremo ad una nuova avventura.
Spero di essere stata realistica e che tutto sommato questa seconda parte sia stata di vostro gradimento, a me personalmente è piaciuta, cioè ero soddisfatta di quello che avevo scritto. A prestissimo, lasciate un commentino se vi piace, ne sarei felice!

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Capitolo 4
*** Episode 4: Around the world part. 3 ***


 The kingdom of Xibalba.

Io e mio padre raggiungemmo il villaggio più vicino, distava cinque km a piedi, l’ennesima sfaticata. Quando giungemmo nel centro abitato lui si allontanò per fare alcune telefonate per lavoro e io osservai accuratamente il circondario: le case erano tutte abbastanza piccole, in legno così diverse da quelle che ero abituata ad osservare nella mia città.
Restavo sempre più affascinata da questo mondo semplice senza che l’intrusione umana destabilizzasse l’ordine naturale.
Alcuni bambini giocavano nella piazza del paese con quel poco che avevano, le madri nel frattempo compravano i viveri al mercato del paese; seduta su uno scalino di pietra mi persi nei ricordi.
 
Dimora Croft 1990.
<< Mamma ma perché devo andare all’asilo? Io sto bene a casa, posso correre libera, saltare, giocare … all’asilo non ce lo fanno fare >> dissi capricciosa,
<< Lara devi imparare che ci sono delle regole, dei momenti per giocare e altri no, dovrai crescere prima o poi figlia mia >> disse Amelia dolcemente,
Sbuffai aggiustandomi quella stupida divisa che ero costretta a portare, mi sentivo a disagio con quegli abiti addosso, preferivo nettamente la mia comoda tuta.
All’asilo.
<< Eccoti Lara, siediti con i tuoi compagni, oggi disegneremo >> disse la maestra venendoci incontro,
<< Va bene >> dissi sbuffando, mi sedetti al fianco di una bambina bionda, che mi stava pure antipatica,
<< Lara ti vengo a prendere per ora di pranzo >> disse mia madre,
<< Ok >> risposi semplicemente.
Nelle ore seguenti disegnammo, quasi tutte le bambine avevano disegnato un personaggio dei cartoni animati, a me sconosciuto, Sailor moon; io invece avevo disegnato le piramidi, la sera precedente con papà avevamo tirato fuori i vecchi album delle sue spedizioni, ero rimasta affascinata da quelle costruzioni, avevano più di 3000 anni ed erano ancora intatte, il frutto di tanto lavoro degli schiavi e dell’architettura antica.
Le compagne mi derisero, definendomi un maschiaccio, provai per la prima volta un moto di imbarazzo, io ero la diversa.


Present Day.

<< Lara in fondo alla strada c’è un’osteria, dopo pranzo riprenderemo il cammino >> disse mio padre facendomi una carezza sul volto.
L’accolsi volentieri, lui era sempre così premuroso con me, il padre che tutti avrebbero voluto.
Ci dirigemmo all’osteria, seduti al tavolo ordinammo varie pietanze, tipiche del posto: vatapà *, Churrasco *; amavo viaggiare anche per avere l’opportunità di conoscere e assaggiare le più svariate cucine.

Tutto era immerso nella più totale tranquillità, nelle vie del villaggio non vi era più un’anima viva, ciò mi preoccupò profondamente, stava forse per sopraggiungere la tempesta?
Non ebbi il tempo di formalizzare l’intero pensiero che Brandon Smith, insieme ad un gruppo di mercenari, fece il suo ingresso nel locale. Cercava noi, dopo uno sguardo complice tra me e mio padre attendemmo una sua mossa.
<< Buongiorno Croft, qual buon vento >> disse con evidente tono derisorio,
<< Non è tanto un buon giorno con lei nei paraggi Smith >> rispose mio padre a tono mentre io mi attrezzavo per un eventuale scontro: sottrassi dal fodero di Richard una delle pistole e l’appoggiai sulle mie ginocchia, in attesa di utilizzarla.
<< Dammi la chiave Richard, non ho tempo da perdere >> disse lui spazientito,
<< Quale chiave? Io non dispongo di nessuna chiave >> rispose lui,
<< Forse tu no, ma nello zainetto della tua splendida figliola c’è qualcosa che mi interessa >> disse mentre i mercenari si avvicinavano a me,
<< Lasciala fuori da questa storia >> disse mio padre acido,
<< Non costringermi a usare le brutte maniere, dammi la chiave >> disse il mercenario rivolto, questa volta, a me;
<< Non credo proprio >> dissi puntandogli la pistola carica contro,
<< Ehi ragazzina, quello non è un giocattolo >> disse mentre i mercenari estraevano le loro armi.
In quel momento si scatenò il putiferio, mio padre sparò a quello più vicino a me, io iniziai a correre per evitare i proiettili vaganti; atterrai con qualche mossa di judo due mercenari, un altro fui costretta a pugnalarlo, dato che mi aveva agguantata, infine insieme a mio padre, che fino ad allora aveva combattuto contro Smith, uccidemmo grazie alle armi da fuoco il restante dei nemici.
Brandon, impaurito, si mise in fuga a bordo del suo fuoristrada; entrambi sapevamo che non era ancora finita: quella sottospecie di uomo ci avrebbe teso un altro agguato, prima o poi.
Uscimmo dal locale, semidistrutto, e decidemmo di utilizzare la jeep di uno dei mercenari deceduti; ripresi fiato all’aria aperta, quella era la prima volta che uccidevo qualcuno ed ero sicura che, ci avrei messo del tempo per prenderci l’abitudine.
La mia prima vittima, non mi consolava molto l’idea che era stato inevitabile, che lui mi avrebbe uccisa se non lo avessi anticipato, era pur sempre un uomo morto a causa mia.
Ero un’assassina, giustificata dai buoni propositi, ma pur sempre un’assassina.

<< Lara stai bene? >> mi chiese mio padre, lui mi conosceva meglio di chiunque altro,
<< Non proprio >> risposi io,
<< Lara non potevi agire diversamente, so che ora la tua coscienza ti sta logorando ma, credimi, se ti dico che era inevitabile >>,
Il suo sguardo comprensivo diede ossigeno alle mie sinapsi celebrali, quella era la vita che avevo scelto, che avevo sempre sognato: l’avventuriera, perciò non potevo farmi intimorire dai miei sensi di colpa, quel che avevo fatto era giusto; dovevo preservare quella sfera ed evitare che finisse in mani sbagliate, quello era il mio compito e non esistevano mezze misure, chiunque si fosse messo di mezzo sarebbe finito all’altro mondo, questa era la realtà.
<< Papà mi chiedevo se ci hai ripensato alla regola niente pistole >> dissi io animata da una forza nuova, dallo spirito d’avventuriera nascosto,
<< Credo che sia meglio rivedere la regola >> rispose lui sorridendo e tutto tornò alla normalità, almeno per il momento dato che la nostra meta era: Verapaz in Guatemala, l’ingresso dello Xibalba.
Giungemmo presso gli altopiani di Verapaz, decidemmo di chiedere informazioni ai residenti ma, non appena nominavamo la grotta di Cobàn, si dileguavano senza darci una risposta.
<< Credo che dovremo arrangiarci, da queste parti sembrano ancora molto superstiziosi >> esclamai,
<< E’ comprensibile figliola, qui il culto religioso è la base per un corretto svolgimento dell’esistenza, la realtà viene da sempre equiparata alla superstizione, alla credenza religiosa >> disse mio padre,
<< Abbiamo l’attrezzatura per free clambing? >> chiesi io, adoravo l’arrampicata a mani nude,
<< Certo tesoro, non potevo negarti anche questa esperienza >> disse porgendomi ganci e corde, fissai i ganci ai guanti e legai le corde allo zainetto così da non perderle.
Iniziammo la nostra ascesa verso il centro dell’altopiano, nonostante l’età Richard se la cavava ancora più che bene, riusciva a stare al passo senza problemi.
Giunti ad una sporgenza, quasi sulla cima, dovevamo saltare per raggiungere la seguente, era un gran bel salto nel vuoto;
<< Lara non starai pensando … >> disse senza neanche terminare la frase,
Mi ero già lanciata per afferrare l’appiglio successivo, sentire l’aria sul volto, l’adrenalina percorrere tutto il mio corpo, questi erano attimi di vita.
Mi aggrappai alla roccia ed espirai, voltandomi vidi lo sguardo impaurito di mio padre, spaventato dal mio indomito coraggio e la mia  indomabile testardaggine.
<< Tu sei completamente impazzita Lara >> mi disse lui adirato,
<< Oh papà, era solo un saltino, per movimentare un po’ la nostra giornata >> risposi io sorridendo,
<< Spiritosa … >> disse proseguendo per un’altra strada.

Ci ricongiungemmo sulla cima, ormai eravamo vicini all’ingresso, non c’erano dubbi;
proseguimmo a passo sostenuto verso l’interno e finalmente notammo, nascosto da una frana, l’ingresso della grotta.
Spostammo velocemente i grossi macigni per liberare l’entrata, all’interno la grotta era semibuia, fummo quindi costretti ad accendere una serie di bengala;
la grotta ad un primo sguardo non sembrava nascondere chissà quali segreti, era spoglia e non vi erano segni evidenti di culto, ma ero certa che fosse quella giusta; l’entrata all’oltretomba era nascosta, forse vi era un enigma da risolvere così da evitare l’intrusione dei viaggiatori inesperti.
Per un archeologo del calibro di mio padre  quella rappresentava la più emozionante tra le sfide, cominciò a lavorare le sue ipotesi mentre io riflettevo silenziosa.
Il tempo lentamente logorava quei luoghi sacri, i graffiti sulle pareti erano solo parzialmente conservati; mi avvicinai alla parete Nord e la ispezionai senza alcun risultato.
Poi finalmente compresi:
“O viaggiatore, se quel che cerchi è la notte, la fine del regno del sole attendere dovrai”
<< Papà controlla se nella parete ad Est c’è un incavo in cui può essere collocata la sfera, le iscrizioni nel tempio di culto dicevano di attendere la fine del regno del sole, perciò se il sole sorge ad Ovest, la fine del regno solare si trova per forza ad Est >> spiegai,
<< Brava Lara, ottima osservazione >> mi elogiò lui,
Ci avvicinammo alla parete e con stupore notammo una cavità nella parete, presi la sfera dallo zaino e la disposi al suo posto originario.
Una serie di ingranaggi presero vita, ruotavano su se stessi stridendo l’un con l’altro; il processo durò qualche minuto mentre al centro esatto della grotta si apriva un varco, o per meglio dire, una specie di baratro tra le rocce.



Sotto il nostro sguardo stupefatto, la grotta aveva cambiato il suo aspetto, una serie di stalattiti piovevano dal soffitto, perdendosi in quel pozzo così profondo. Avevamo trovato l’entrata dello Xibalba.
<< Credo che dovremmo calarci con delle corde resistenti >> disse mio padre estraendole dal suo zaino da avventuriero,
<< Suppongo che tu abbia ragione ma non sappiamo quanto sia profondo il baratro >>,
<< Vorrà dire che salteremo nel vuoto in caso non fossero abbastanza lunghe le corde >>, disse lui,
<< Legheremo le corde insieme e scenderemo uno alla volta >> risposi io, era la soluzione più ovvia, << Vado prima io >> dissi infine preparandomi a scendere letteralmente negli inferi.
 
*
Ormai avevo quasi raggiunto la fine del enorme baratro, non sentivo più neanche la voce di mio padre; sotto di me c’era un lago, avrei dovuto tuffar mici.
Mi stavo preparando al salto quando percepii dei sonori strappi, la corda stava cedendo, dannazione!
Un secondo dopo stavo scivolando nell’acqua senza nessun appiglio, le corde non avevano sorretto il peso, ciò significava che ero sola.
 
PLUFF…
 
Fortunatamente era profondo il laghetto perché l’impatto fu violento, ero caduta da almeno 15 metri.
Riemersi subito, l’acqua era ghiacciata, i brividi invadevano il mio corpo, nuotai veloce verso riva e mi issai sulla superficie asciutta il prima possibile.
Quando sollevai lo sguardo davanti a me notai uno spettacolo mozzafiato: lunghi corridoi con i soffitti di ghiaccio alti almeno 6 metri, una fitta vegetazione sui lati dei corridoi e un intensa luce bluastra illuminava le varie stanze.
“Per essere un luogo infernale non è male” pensai divertita strizzandomi i capelli fradici.
Percorsi il lungo corridoio, estraendo le pistole che papà mi aveva finalmente concesso, la prudenza non era mai troppa.
Il grande portone di legno avvertiva i viaggiatori, l’incisione sul legno dichiarava:
“ La notte eterna cuori indomiti non teme, qui dove le leggi universali soccombono, o anima dannata troverai la giusta punizione, o viaggiatore mortale perderai la via del ritorno”.

Lessi attentamente l’iscrizione, certo che i Maya non erano per niente rassicuranti.
Sfiorai la superficie legnosa, al mio leggero tocco si aprì l’entrata al regno dei morti.
Percorsi un lungo corridoio scuro, accendendo un bengala per poter evitare probabili trappole; giunsi sotto un arco e notai che un fiume dalle acque verdognole separava le due rive.
Mi avvicinai all’acqua ma non vi entrai, chissà quali segreti nascondeva,il mio cuore procedeva con un ritmo irregolare a causa dell’ansia e del timore, per la prima volta dovevo cavarmela da sola.

Il libro sullo Xibalba parlava della presenza di tre fiumi mortali, il primo era quello contenente gli scorpioni, dovevo trovare un modo indolore per oltrepassarlo.
Attraversarlo a nuoto era escluso perciò dovevo inventarmi un modo per evitare di entrare in acqua.
Notai una serie di grosse pietre sull’angolo destro della riva, se le avessi poste nell’acqua avrei potuto raggiungere l’altra sponda senza entrare nel fiume; cominciai quindi a trascinare i grossi macigni, un’operazione che durò molto tempo e che mi sfinì; ma non potevo mollare proprio adesso.
Raggiunta finalmente l’altra riva mi riposai qualche minuto, avevo spronato fin troppo i miei muscoli, ero pur sempre una ragazzina e quei macigni erano davvero un ottimo allenamento.
Mi rialzai e prosegui per un altro corridoio, questa volta fui attaccata da uno stormo di pipistrelli che prontamente uccisi con l’aiuto delle mie due pistole, riportai solo qualche breve graffio, la pelle bruciava ma non era nulla di grave.

Dopo l’attacco dei pipistrelli mi ritrovai d’innanzi ad un lungo ponte pericolante, una passerella di legno sopra un fiume che, diversamente da quello precedente, trasportava un liquido dal colore rosso acceso: sangue.
Il sangue dei morti, delle anime che vagavano qui, nel nulla eterno; deglutii e sedai i conati di vomito, accorgendomi che su quel fiume stavano immobili e in assoluto silenzio anime sperdute, corpi dal grigiore pallido, corpi senza vita e con gli occhi vitrei.
<< I dormienti >> esclamai tra me e me …
Iniziai a percorrere con cautela la passerella sperando con tutta me stessa che non cedesse, le ultime parole famose?
Mi ritrovai nelle acque rosse non appena finii di formulare quel pensiero, le anime avevano cominciato a muoversi, avvicinandosi pericolosamente a me, mentre mi aggrappavo con tutte le mie forze ad un arbusto. Quando si dice che le disgrazie non vengono mai da sole.
Il bacio di una di quelle creature non morte sarebbe stato per me fatale, l’unica soluzione era immergersi e farsi trascinare dalla corrente per qualche metro e poi risalire, la dove loro non potevano raggiungermi.
Presi un bel respiro e mi immersi in profondità, il turbinio della corrente mi trascinò, non vidi più nulla poiché le acque torbide mi impedivano la visuale, riemersi quando ormai il fiato mi stava abbandonando e con un balzo atterrai sulla riva opposta, non persi tempo e risalii grazie alle sporgenze sul muro al piano superiore, dove ero finalmente salva, almeno per il momento.

Le anime sottostanti si agitavano convulse, il mio passaggio doveva aver risvegliato i più antichi segreti di questo posto, non ero sufficientemente esperta, forse anche gli archeologi più famosi avrebbero avuto delle grosse difficoltà, figuriamoci una ragazzina di sedici anni alle prime armi.
Proseguii verso la piattaforma mobile quando giunsi alla porta di fronte a me, compresi che era chiusa e che avrei dovuto risolvere un enigma per aprirla; le antiche incisioni collocate sulla nuda pietra recitavano:

“ Il canto della fenice risorge dalle proprie ceneri, la città perduta aspetta il canto fatale, 13 melodie disegneranno il nefasto destino di coloro che hanno osato sfidare il potere superiore”.

“Il canto della fenice” pensai, doveva per forza essere la chiave per aprire l’accesso al secondo anello infernale.
Alzando la testa notai che pendevano dal muro 13 campane, su di esse erano incisi quelli che sembravano teschi; ma quali campane avrebbero aperto l’accesso?
Mi issai su una sporgenza a lato della piattaforma, strisciai per qualche metro e con un balzo raggiunsi la sede delle corde delle campane, dal soffitto penzolavano 13 corde perciò riflettei su quali potessero essere quelle esatte, di certo se avessi suonato quella sbagliata si sarebbero attivate delle trappole mortali, quel luogo non ammetteva errori.
Riflettendo, mi resi conto che avevo fatto bene a seguire le lezioni di Esoterismo del Prof. Wagner, ricordavo abbastanza chiaramente le sue lezioni sulla numerologia:
·      

  •    Il numero uno è il principio divino. Ogni cosa nasce dall'uno. L'uno è il tutto, l'Eterno Infinito Essere, che non ha forma e possiede tutte le forme, che non ha nome e possiede tutti i nomi. Essendo indivisibile, indica principalmente l’unità, la sua forza sta nel suo valore qualitativo di unire e di origine, per questo motivo è un numero sacro venerato dall’antichità. Tutte le tradizioni parlano di un origine in cui regnava l’unità, il non-manifesto senza divisione, l’unificazione delle energie e la totalità. Da questa origine sono nate tutte le cose e la manifestazione. Simbolo dell’uno è il cerchio essendo senza inizio e senza fine. L’uno, in quanto simbolo unificante, ha un grande capacità evocatrice, permette di creare legami riunendo gli elementi separati, come la terra e il cielo, il macrocosmo e il microcosmo.

  •          Il tre è il simbolo del ternario, la combinazione di tre elementi. Il ternario è uno dei simboli maggiori dell’esoterismo. Primo numero dispari, poiché l’uno non è considerato un numero, il tre è profondamente attivo e possiede una grande forza energetica. È il simbolo della conciliazione per il suo valore unificante. Infatti tanto il due separa quanto il tre riunisce. La sua espressione geometrica è il triangolo, simbolo esemplare del ritorno del multiplo all’unità: due punti separati nello spazio, si assemblano e si riuniscono in un terzo punto situato più in alto. Inoltre il rapporto della triade con l’unità può essere espresso da un triangolo equilatero, ovvero dall’identità del tre, dove in ognuno dei tre angoli diversamente indicati è data ogni volta la triade intera. È il primo numero di armonia, di soluzione del conflitto dualistico, ed è per questo considerato un numero perfetto. 
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  • Il quattro è il più perfetto tra i numeri, essendo la radice degli altri numeri e di tutte le cose. Esso rappresenta la prima potenza matematica, e la virtù generatrice da cui derivano tutte le combinazioni. È l’emblema del moto e dell’infinito, rappresentando sia il corporeo, il sensibile, sia l’incorporeo. Il quattro è scomponibile in 1 + 3, la monade (l’uno) ed il triangolo, e simboleggia l’Eterno, e l’uomo che porta in sé il principio divino. Il quaternario era il simbolo usato da Pitagora per comunicare ai discepoli l’ineffabile nome di dio, che per esso significava l’origine di tutto ciò che esiste. È considerato dalla simbologia il numero della realtà e della concretezza, dei solidi così come delle leggi fisiche, della logica e della ragione. Il quattro come manifestazione di ciò che è concreto immutabile e permanente. E’ il numero della materia: i 4 elementi della terra: fuoco–acqua–terra–aria, della concretezza, dell’ordine, dell’orientamento: la croce cosmica riunisce i punti solari dell’orizzonte (nord-sud, est-ovest).
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  • Il sei è un numero mistico e ambivalente nel suo significato, in quanto è il numero dell’equilibrio e dell’ordine perfetto, può ben predisporre all’unione con il divino, ma allo stesso tempo può generare confusione, turbamento e illusione. La sua ambivalenza è rappresentata graficamente dalla stella a sei punte (Sigillo di Salomone) che permette di comprendere la contraddizione insita nel numero sei. La stella a sei punte è formata dall’unione di due triangoli: quello con la punta verso il basso, indica la materialità; quello con la punto verso l’alto, invece la spiritualità. L’interazione dei due triangoli è l’incarnazione dell’unione tra cielo e terra, tra la polarità maschile e la polarità femminile, generando l’armonia degli opposti; ma allo stesso tempo indica l’oggetto e il suo riflesso, l’immagine speculare deformante.
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  •    Il numero sette esprime la globalità, l’universalità, l’equilibrio perfetto e rappresenta un ciclo compiuto e dinamico. Considerato fin dall’antichità un simbolo magico e religioso della perfezione, perché era legato al compiersi del ciclo lunare. Gli antichi riconobbero nel sette il valore identico della monade in quanto increato, poiché non prodotto di alcun numero contenuto tra 1 e 10. Presso i babilonesi erano ritenuti festivi, e consacrati al culto, i giorni di ogni mese multipli di sette. Tale numero fu considerato simbolo di santità dai Pitagorici. I Greci lo chiamarono venerabile, Platone anima mundi. Presso gli Egizi simboleggiava la vita. Il numero sette rappresenta il perfezionamento della natura umana allorché essa congiunge in sé il ternario divino con il quaternario terrestre. Essendo formato dall’unione della triade con la tetrade, esso indica la pienezza di quanto è perfetto, partecipando alla duplice natura fisica e spirituale, umana e divina. É il centro invisibile, spirito ed anima di ogni cosa.
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  •     Il numero otto è’ il simbolo dell’infinito, il riflesso dello spirito nel mondo creato, dell’incommensurabile e dell’indefinibile. Indica l’incognito che segue alla perfezione simboleggiata dal numero sette. Incita alla ricerca e alla scoperta della trascendenza. Essendo un numero pari è formato dall’energia femminile e passiva. È il numero che simboleggia la morte, in termini di transizione, di passaggio. Come il numero sei, l’otto è un numero ambivalente. l’otto orizzontale è la rappresentazione algebrica dell’infinito e si lega a valori sia positivi che negativi. L’infinito è di natura positiva quando si collega all’illimitato, nel senso di apertura alla trascendenza. Ma è di natura negativa quando l’infinito cade in un circolo vizioso di ciò che non ha fine.
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  •     Il numero 9 è simbolo della generazione e della reincarnazione. Numero dispari è dinamico e attivo nella sua natura e nei suoi effetti. Indica il periodo della gestazione, nove mesi per la nascita di una nuova vita. Il nove seguendo all’otto, che indica uno stato limite, è il superamento nella creazione. Il nove ha come proprietà la permanenza. Infatti il numero nove torna sempre al suo stato antecedente e non si trasforma mai veramente, conservando uno stato fisso e immutabile. Questa caratteristica lo accomuna al numero uno, diventando una sua manifestazione, nella sua funzione di unicità. Il simbolo grafico del nove è il cerchio, come per il numero 1. 
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  • Il dieci è il numero simboleggiante la perfezione, come anche l’annullamento di tutte le cose. 10 = 1+0 = 1 illustra l’eterno ricominciare. Il dieci è il totale dei primi quattro numeri e perciò contiene la globalità dei principi universali. Esso è divino poiché perfetto, in quanto riunisce in una nuova unità tutti i principi espressi nei numeri dall’uno al nove. Per questo motivo il numero dieci è anche denominato Cielo, ad indicare sia la perfezione che il dissolvimento di tutte le cose, per il fatto che contiene tutte le possibili relazioni numeriche. 
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  •   Il numero dodici viene considerato il più sacro tra i numeri, insieme al tre e al sette. Il dodici è in stretta relazione con il tre, poiché la sua riduzione equivale a questo numero (12 = 1 + 2 = 3) e poiché è dato dalla moltiplicazione di 3 per 4. Il dodici indica la ricomposizione della totalità originaria, la discesa in terra di un modello cosmico di pienezza e di armonia. Infatti indica la conclusione di un ciclo compiuto. Il dodici è il simbolo della prova iniziatica fondamentale, che permette di passare da un piano ordinario ad un piano superiore, sacro. Il dodici possiede un significato esoterico molto marcato in quanto è associato alle prove fisiche e mistiche che deve compire l’iniziato. Superate le prove induce ad una trasformazione, in quanto il passaggio si compie su prove difficili, le uniche che portano ad una vera crescita. In molte culture i riti iniziatici si compiono all’età di dodici anni, dopo di che si entra in un’età adulta.
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  •      Il numero tredici indica la rottura dell’armonia, incarnando il disordine. Infatti, è il numero che con l’aggiunta di una unita al dodici, interrompe la ciclicità, obbligando ad una trasformazione radicale. Il significato del tredici è negativo, infatti è detto aritmico, rompendo la legge dell’equilibrio e della continuità. L’unità, aggiunta al dodici, costituisce causa di destabilizzazione all’armonia ottenuta. Dalla riduzione del tredici (13 = 1 + 3 = 4) si ottiene il quattro, che indica stabilità, solidità e certezza, mentre il tredici al contrario indica l’instabilità e l’incertezza.
 
Questi erano i numeri che ricordavo, naturalmente dovevo effettuare un’ ulteriore scelta, quasi sicuramente avrei dovuto suonare solo 3 campane, proprio perché il tre simboleggia la riunione tra spiritualità e concretezza,  una diade contrastante: cielo e terra riunite attraverso l’intervento umano.

Suonai le funi della campana numero quattro, sette e tredici.

Poiché il quattro è motore dell’infinito, il sette è simbolo magico della perfezione e dell’universalità e, infine, il tredici poiché indica la rottura dell’armonia cosmica, numero che simboleggiava la mia azione poiché, proseguendo il mio cammino avrei minato l’equilibrio di quel posto in cui gli esseri mortali non sono i benvenuti.

Un suono sordo e inquietante si liberò dopo che terminai il processo, fortunatamente però, avevo scelto la combinazione esatta poiché la porta si stava aprendo lentamente.
Scesi e iniziai a proseguire il nuovo corridoio, che era più luminoso del precedente; sui lati della strada ciottolata si erigevano giardini e case che sembravano disabitate, fortunatamente non vi trovai quelle anime inquietanti che avevo appena lasciato allo step precedente.

Il luogo appariva come una grande città assopita in un sonno eterno, a prima vista non sembrava neanche un luogo infernale ma, mio padre mi diceva sempre:
<< Cara Lara, ciò che più dovresti temere è ciò che non sembra pericoloso, ciò che non mostra ai nostri occhi la sua grande potenza >>.
Attraversai quelle vie, seguendo la strada principale nel più totale silenzio, cercando di percepire ogni rumore, anche quello più flebile, la prudenza non è mai troppa.
Cominciavo ad essere stanca e affamata, il che non era confortante perciò estrassi dal mio zaino due barrette di cioccolato, mi serviva una pausa rigeneratrice.

Non sapevo se sarei riuscita ad uscire da quel luogo maledetto, perciò non valeva neanche la pena di affliggersi, l’unica cosa da fare era proseguire, poiché nessuno sarebbe venuto a salvarmi e dovevo cavarmela da sola, perciò era inutile disperarsi o avere crisi isteriche.
Certo è che a sedici anni vorresti essere in centro città a prendere un gelato con le amiche, magari fermarsi in un bar e farti quattro risate ma, se ti chiami Lara Henshingly Croft, questo non fa parte della tua esistenza.
Non ho mai avuto amiche su cui potevo contare, erano tutte molto più interessate ai soldi di famiglia che a me, in quanto persona.
L’unica persona su cui potevo contare è mio padre, il quale in quel momento probabilmente stava dando di matto a cercare un modo per raggiungermi, pregando tutti i Santi in paradiso affinché io sopravviva.
Non posso permettermi di morire, non posso abbandonarlo, non ora, non come mia madre. Il solo pensiero mi stava annientando, le lacrime colavano sul mio volto, ancora oggi mi sentivo responsabile della sua morte.

Decisi di proseguire, fermarsi non era stata una buona idea; inoltre avevo anche perso la cognizione del tempo, quante ore erano passate da quando ero precipitata?
Saltai un precipizio, aggrappandomi ad una parete di roccia grezza, e ripresi a correre sul viottolo.

Giunsi in prossimità di un terzo fiume, osservai inorridita il nauseante spettacolo: le acque color ocra emanavano un odore nauseante, quale sostanza vi scorreva? Pus …
Una barca guidava anime grigie da una sponda all’altra, al timone una figura incappucciata che metteva i brividi.
Quando si accorse della mia presenza, dopo aver traghettato alcune anime alla sponda opposta si avvicinò al mio isolotto;
<< Non è permesso ai mortali vagare in questo posto, hai infranto le leggi infernali umana >>,
<< Puoi traghettarmi sull’altra riva? >> dissi io fredda e coincisa,
<< Certo che posso, ma segnerai la tua fine se proseguirai >>,
<< Questo è ancora da vedere anima >>,
<< Se sei proprio decisa, sali a bordo stolta umana e goditi gli ultimi momenti della tua esistenza; chi oltrepassa la linea del confine è destinato a vagare in eterno nel mondo sprofondato >>.
Non me lo feci ripetere due volte, mi sedetti su un’asse di legno e sotto lo sguardo di quelle anime grigie, che mi rivolgevano sguardi di compassione, approdai all’altro rivo.
Lo sguardo mellifluo del traghettatore non lasciava dubbi, era certo che non avrei più fatto ritorno;
<< Sarei lieta di ritrovarti qui al mio ritorno, avrò bisogno di un passaggio per tornare tra i mortali >> dissi più per auto convincermi che altro.

Le torce che emanavano una luce sinistra mi indicavano il cammino, non esitai ad intraprenderlo ma dovetti presto fermarmi nuovamente, un altro enigma mi si parò davanti.
Mi ritrovai presso un crocevia, la strada si divideva in quattro vie secondarie, all’inizio di ognuna di esse si trovava una delle anime condannate, le quali mi richiamavano, indicandomi la via sulla quale erano poste come quella corretta.

Mi avvicinai alla prima anima sulla destra:
<< Questa è la via dell’eretico, ora che sei giunta al giardino delle quattro torri, devi proseguire per la mia via, ricca di ostacoli ma che ti porterà alla meta, non perdere tempo, solo io posso esserti d’aiuto mortale >>.

Ascoltai anche la seconda anima:
<< L’anima nobile che alberga in te saprà riconoscere i truffatori, perciò ti invito a scegliere la via dell’impavido, un cuore indomito come il tuo saprà che è la scelta esatta, non ascoltare chi vuole trascinarti verso morte certa >>.

Mi accostai quindi alla terza anima:
<< Non c’è ragione perché io ti menta, l’unica cosa che mi preme è evitare che anche tu marcisca in questo luogo desolato; la via del saggio nasconde l’unica certezza che ti è rimasta, la via d’uscita è da questa parte, non dar adito alle parole di quelle anime, hanno perso la retta via dopo essere state trasportate su questo rivo del fiume >>.

Infine raggiunsi l’ultima anima sull’estrema sinistra:
<< Non dare ascolto a quei tre mentitori, ben fatto ragazza hai raggiunto il crocevia, scegliendo la via del virtuoso raggiungerai il luogo del fato, non posso assicurarti che troverai la salvezza ma per lo meno, raggiungerai l’unico luogo di speranza in questo mondo ultraterreno >>.

Riflettei a lungo prima di fare la mia scelta:
La via dell’eretico, dell’impavido, del saggio e del virtuoso …

<< Quest’oggi mi sento di trasgredire un po’ >> dissi prima di avvicinarmi alla strada che ritenevo fosse quella giusta.
L’anima si spostò lasciandomi libero il passaggio, era così buia che dovetti accendere un bengala, fortunatamente durante il percorso non incontrai trappole, sarebbe stato pressoché impossibile superarle con l’ unica luce del piccolo strumento.

Svoltai l’ultima curva quando rimasi abbagliata da un fascio di luce potentissima, mi riparai gli occhi con le braccia, solo quando mi abituai al nuovo ambiente, li scoprii.
Mi ritrovai sull’ingresso di un’enorme stanza, illuminata da grossi lucernari e da un fuoco che scoppiettava al centro esatto di quella che, presumibilmente, era la sala del concilio dei Signori di Xibalba.

Varcata la soglia, la porta si chiuse alle mie spalle, impossibilitandomi la fuga.
Dando una rapida occhiata in giro fui assalita dal panico più totale, non avevo la minima idea su cosa fare per superare l’ennesimo ostacolo, questa volta la prova faceva paura, per la prima volta temetti seriamente di rimanere bloccata negli inferi in eterno. Presi però coraggio e mi avvicinai al fuoco che scoppiettava al centro del salone.

...TO BE CONTINUED...

Serenity 92



SALVEEEEEEEEEEEEEEE: ho aggiornato, ebbene si ce l'ho fatta.
Premetto che, anche se è un capitolo lungo, non mi piace più di tanto...
Ci ho messo una vita a scriverlo anche per questa ragione, lo trovo molto meno scorrevole degli altri eppure rileggendolo, non sono riuscita a migliorarlo più di tanto.
Vabbeh dai una volta può capitare ... (auto convinciamoci) 
Comuque vi lascio un piccolo quiz:
Quale strada avrà scelto Lara? nel testo non l'ho specificata apposta, fatemi sapere quale secondo voi è la via giusta e per quale ragione, darò la soluzione nel prossimo capitolo.
Vi ricordo che dovete scegliere tra queste 4 vie:
- eretico,
-impavido,
-saggio.
virtuoso.
Una sola via è quella corretta... vi lancio il mio guanto di sfida!
UN BACIONE!

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