Il nemico

di cOstanza
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Primo capitolo ***
Capitolo 3: *** Secondo capitolo ***
Capitolo 4: *** Terzo capitolo ***
Capitolo 5: *** Quarto capitolo ***
Capitolo 6: *** Quinto capitolo ***
Capitolo 7: *** Sesto capitolo ***
Capitolo 8: *** Settimo capitolo ***
Capitolo 9: *** Ottavo capitolo ***
Capitolo 10: *** Nono capitolo ***
Capitolo 11: *** Decimo capitolo ***
Capitolo 12: *** Undicesimo capitolo ***
Capitolo 13: *** Dodicesimo capitolo ***
Capitolo 14: *** Tredicesimo capitolo ***
Capitolo 15: *** Quattordicesimo capitolo ***
Capitolo 16: *** Quindicesimo capitolo ***
Capitolo 17: *** Sedicesimo capitolo ***
Capitolo 18: *** Diciassettesimo capitolo ***
Capitolo 19: *** Diciottesimo capitolo ***
Capitolo 20: *** Diciannovesimo capitolo ***
Capitolo 21: *** Ventesimo capitolo ***
Capitolo 22: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Sera a tutti! 
Mi sto cimentando nella mia prima FF, quindi siate clementi :)
Ricordatevi di recensire! 



IL NEMICO


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cOstanza







Le persone speciali arrivano in punta di piedi,
ma fanno rumore nell'anima quando se ne vanno.

- A. De Pascalis

 

 


Prologo



La neve scendeva lenta. Hermione Granger guardava i fiocchi posarsi sul prato dalla camera della sua nuova casa. L'aveva comprata dopo aver ritrovato i suoi genitori in Australia. Poi, dopo avergli restituito la memoria, era tornata ad Hogwarts, per frequentare l'ultimo anno, gentilmente invitata dalla nuova preside, la McGranitt. Lo aveva passato insieme al suo migliore amico Harry Potter, il Prescelto, colui che ha ucciso Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, meglio detto Voldemort. Ovviamente era diventato una vera celebrità, insieme al suo ragazzo, Ronald Weasley. Si erano baciati, dopo anni di amicizia, dichiarandosi finalmente l'uno all'altra. Non avrebbero potuto scegliere momento peggiore, con una guerra in corso. 
Superato l'esame dei M.A.G.O. con tutti Eccezionale, aveva deciso di prendersi un po' di tempo per sé stessa. Ed ecco perché in quel momento era appollaiata vicino alla finestra della sua camera. Aveva comprato la casa velocemente, non molto lontano dai suoi genitori, sentendosi per la prima volta una vera adulta. Il trasloco era iniziato quel giorno, ed infatti in quella piccola casetta regnava un enorme caos. Scatole su scatole, libri sparsi ovunque, fotografie da incorniciare. Insomma, un vero incubo per l'organizzata e ordinata Hermione, ma per una sera si lasciò andare, restando ad osservare quel cielo bianco. 
Era così bello avere un po' di tempo per sé stessa, finalmente. I suoi genitori, ovviamente, vollero sapere tutto ciò che era successo nel periodo nel quale loro erano in Austrialia. Così con una bella tazza di té fumante, Hermione, seduta sul divano di pelle della casa dei suoi, aveva raccontanto ogni avvenimento che aveva caratterizzato gli ultimi mesi. Per poco la madre non svenne quando seppe quante volte Hermione aveva rischiato la vita. Il padre, invece, aveva le lacrime agli occhi.
-Sono così fiero di te, Hermione. Sei una vera eroina.-  Si asciugò una lacrima e corse ad abbracciarla, mentre la madre sorrideva. 
Dopo qualche settimana era partita per Hogwarts. Totalmente ricostruita dopo la battaglia, sembrava essere anche più bella di prima. O forse era solo l'emozione a cambiare agli occhi di Hermione ciò che era sempre lo stesso. Un anno eccezionale, quindi.
Un anno di nuovi cambiamenti.

~


Draco Malfoy osservava con ansia la caduta dei fiocchi di neve. La sua casa non era mai stata così solitaria, così spoglia. I suoi genitori erano partiti, lontano e Draco non sapeva neanche bene dove. Sembrava gli avessero detto in Oceania. Ma che gli importava? Finalmente solo, poteva concentrarsi su sé stesso, per un po'. 
Da quando il Signore Oscuro era morto, Draco sentiva di essere più libero, con un peso in meno sulle spalle. Era stato trascinato per una strada che neanche lui aveva scelto, tutto per colpa della famiglia. Era meglio che sparissero per un po'. Meglio non averli accanto, con le loro preoccupazioni e le loro continue domande. 
Come tutti gli ex studenti di Hogwarts, era stato riammesso. Colse quella scelta con un'entusiasmo travolgente. Finalmente pace. Ma poi quando arrivò alla scuola, tutti i ricordi degli ultimi due anni gli si riversaro addosso come un getto d'acqua gelida. Gelida, quanto gli sguardi che tutti gli studenti gli riservavano. Non credevano che lui potesse ancora far parte di quella scuola, era in combutta con il Signore Oscuro, non meritava una seconda chance. Per quanto Draco cercasse di non darlo a vedere, soffriva, soffriva come un cucciolo abbandonato da tutto e da tutti. Superò l'anno brillantemente, solo un'altra studentessa era al suo livello. La mezzosangue Hermione Granger.
Improvvisamente, il sorriso della ragazza si impossessò della mente di Draco. Scuotendo la testa, cercò di non pensarci.
Si, era veramente un anno schifoso. 




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Capitolo 2
*** Primo capitolo ***


 

Salve a tutti.
Ed ecco il primissimo capitolo della mia FF.
Non dimenticate di recensire. Grazie :)


A tutti è dovuto il mattino, ad alcuni la notte. A solo pochi eletti la luce dell’aurora.
(Emily Dickinson)

 

Un nuovo inizio


Hermione si svegliò con la luce del sole che le bagnava il viso. Le tende erano aperte ed il sole entrava pigramente nella stanza. Ma lei aveva tirato le tende la notte prima. Senza pensarci, prese dal comodino la sua bacchetta e saltò giù dal letto. La porta della camera si spalancò e davanti a lei comparve il suo ragazzo, Ron. Bello, bellissimo, come sempre. Con i suoi occhi verdi che luccicavano, le sorrise. Era decisamente migliorato in tutti gli anni ad Hogwarts, sopratutto nel sesto anno. Ed ecco perché tutte le ragazze erano attratte dal nuovo portiere dei Grifondoro. Prima tra tutte Lavanda Brown, con cui Ron aveva avuto una piccola relazione.
Il cuore di Hermione si strinse. Pensare a Lavanda, morta durante la battaglia, la rattristò.
-Ehi, vuoi pietrificarmi?- domandò Ron, sorridendole.
Hermione si rese conto di avere ancora la bacchetta alzata. Sorridendogli di rimando, l'abbassò.
-Come hai fatto ad entrare?- chiese Hermione.
-Umh, una mia vecchia amica al nostro primo anno mi insegnò l'incantesimo Alohomora.- La ragazza sorrise a quel ricordo.
-Bene, allora dovrò mettere degli incantesimi di protezione intorno alla casa!-
Guardò Ron. Solo in quel momento si rese conto che aveva in mano un vassoio, con una rosa appoggiata con cura ed un piatto pieno di biscotti, come quelli che faceva la Signora Weasley.
-Eh, sì, amore, oggi colazione a letto! E' un giorno importante- affermò Ron, continuando a sorridere, posando con cura il vassoio sul letto.
Hermione gli diede le spalle e andò verso l'armadio. I vestiti erano l'unica cosa che era riuscita a mettere a posto, e di questo era sconcertata, quasi sconvolta.
-Non so ancora che mettermi! Sono nervosissima.- Rimase davanti all'anta dell'armadio guardando al suo interno, cercando la giusta ispirazione.
-Amore, stai tranquilla!  Conosco colui che ti farà il colloquio. Sarà solo una formalità- affermò Ron.
La ragazza si volse verso di lui, con le braccia conserte. Ron batté delicatamente una mano sulla coperta e Hermione lo raggiunse.
-Sei la persona più spettacolare che io abbia mai conosciuto e la strega più brillante della tua età.-  Con questa frase, Hermione ritornò indietro nel tempo di qualche anno, quando Harry e lei avevano salvato Sirius Black, il padrino di Harry, dal bacio dei dissennatori ad Hogwarts. Poco prima di spiccare il volo, le aveva detto quelle esatte parole.
Ron appoggiò delicatamente una mano sulla guancia e sospirò. Piano, con la bocca socchiusa, si avvicinò pericolasamente e si impossessò delle labbra di Hermione.
Quel giorno stava andando di bene in meglio.

 

~


-Ho sentito parlare moltissimo di lei, Signorina Granger. Ovviamente conosciamo già ogni fatto sul suo conto.-
Il signor Knight la stava squadrando dall'alto al basso, attraverso i suoi occhiali rettangolari. Sulla cinquantina e senza ormai più un capello in testa, sembrava non poter essere il capo degli Auror. Invece, nonostante non avesse combattutto nella battaglia di Hogwarts nella quale aveva perso numerosi Auror, aveva lavorato dalla parte di Silente nei momenti bui della storia della magia.
-Poter stringere la mano a una delle persone che ha contribuito alla morte di Lei-Sa-Chi è solo un onore per me.-
Si alzò per poterle stringere la mano e, timidamente, Hermione allungò la sua.
-Non credo che ci sia bisogno di molto. Migliore del suo anno, Eccezionale in tutte le materie del M.A.G.O. Per me, non c'è altro da dire.-
Hermione si alzò.
-Mi sta dicendo che...-.
-Benvenuta tra gli Auror, signorina Granger.-
Hermione sorrise e gli strinse ancora più calorosamente la mano.
Poi, uscendo con discrezione dalla porta, si diresse velocemente verso la sala d'attesa dello studio del signor Knight. Lì ad aspettarla c'era Harry, sempre con i suoi inseparabili occhiali tondi ed i suoi penetranti occhi verdi, e Ron, ansioso, seduto su una poltrona con le mani giunte e la testa bassa. Appena apparse davanti a loro, Harry e Ron alzarono lo sguardo, ansiosi.
Hermione cominciò a saltare di gioia. E non ci fu bisogno di altre parole. Ron e Harry corsero verso di lei e la strinsero forte. Rimasero così per qualche minuto.
-Devo andare, mi sono preso una pausa, ma il lavoro mi chiama- affermò Harry, rompendo il silenzio. Le schioccò un bacio sulla guancia e sorrise. -Complimenti ancora, Herm!-. Poi strinse in un abbraccio caloroso Ron. Si girò ed andò verso la porta.
-Amore, sono così contento per te. E' il lavoro giusto per te.-
Le strinse la mano e la condusse fuori dall'ufficio. Percorsero mano nella mano tutto il Ministero della Magia. Arrivati in ascensore, grazie ad un momento d'intimità, scoccò un bacio appassionato. Quando uscirono dall'ascensore, Ron era più rosso dei suoi capelli ed Hermione aveva i capelli arruffati.
Ancora abbracciati, uscirono dal Ministero.
Una figura si scontrò con i due, facendoli quasi cadere. I suoi capelli biondo ossigenati scatenarono in Hermione una serie di emozioni. Per di più, rabbia. Rivedere Draco Malfoy dopo così tanto tempo non le avrebbe rallegrato la giornata.

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Capitolo 3
*** Secondo capitolo ***


Salve a tutti!
Ora la storia comincia a svilupparsi, 
quindi leggete e 
recensite. :) 



Il linguaggio dell'amore è un linguaggio segreto 
e la sua espressione più alta è un abbraccio silenzioso.
Roberto Musil 


 
Solo questione di lavoro
 
 
-Guarda dove cammini, mezzosangue!-.
La rabbia cominciò a crescere in Hermione, mentre lo guardava, sperando solo che la forza del suo sguardo potesse incendiarlo.
-Malfoy, non te la farò passare liscia.- 
Ron si era messo davanti a lei, proteggendola, con una mano dietro la schiena a stringere quella di Hermione.
Malfoy lo guardò divertito.
-E che cosa vorresti fare Weasleyuccio?-. Fece qualche passo in avanti, ma Ron non si mosse.
Hermione sentiva battere forte il cuore. Uno scontro così, senza vere ragioni, non era di certo qualcosa che lei avrebbe approvato. Quindi, anche se avrebbe voluto distruggere il sorriso detestabile sulle labbra di Malfoy, si mise tra i due.
-Ron, non arriveremo a niente con uno scontro.- Cercò il suo sguardo, ma Ron aveva gli occhi fissi in quelli di Malfoy. Quando lei si girò verso il biondo, si stupì nel constatare che lui la guardava. -Draco, perché fai questo? La guerra è finita, dovresti essere dalla nostra parte.-
Il ragazzo non rispose, ma non smise mai di guardarla negli occhi. Hermione sentì lo stomaco stringersi di fronte all'intensità del suo sguardo, e ne rimase ipnotizzata. Però, nonostante l'odio che fuoriusciva dai suoi occhi, Hermione sentì espadere dentro di sé un'emozione che non aveva mai provato e a cui non riusciva a trovare spiegazione. Rimasero così, fermi per quelli che sembrarono secoli, a fissarsi negli occhi.  Malfoy, improvvisamente, distolse lo sguardo.
-Non ti immischiare, mezzosangue. Questa cosa non ti riguarda...-.
-Oh, sì che mi riguarda. Tu non ti batterai con il mio ragazzo, verme.-
A quelle parole, Malfoy tornò a guardarla, con uno sguardo sorpreso.
-Il tuo ragazzo?- ripeté con un sussurro.
Hermione annuì.  Malfoy girò il volto dall'altra parte, e Hermione vide la sua  guancia sinistra gonfiarsi, come se cercasse di frenare la lingua.
Improvvisamente, rise.  Ron strinse il braccio di Hermione, stringendola a sé.
-Che ti ridi, verme?-.
Malfoy non rispose, continuando a ridere. Quando poi le sue risate cessarono, li guardò entrambi.
-Mi immagino che bei figli sfigati e rosci salteranno fuori da una relazione del genere. Mezzosangue e rosci. Che combinazione esemplare!-. 
Ron si infuriò, ma Hermione lo trattenne dietro di lei. Se c'era una cosa che sapeva di Ron era che non sarebbe stato capace di battersi alla maniera dei Babbani. 
-Almeno noi stiamo insieme, Malfoy. Tu non hai più nessuno.-
Malfoy stette in silenzio, come se stesse studiando le parole che Hermione aveva pronunciato. Senza rispondere, si allontanò, sbattendo contro la spalla della ragazza. Hermione lo guardò andare via. Non c'era stata alcuna paura nella sua voce, l'aveva affrontato senza alcuna preoccupazione. Eppure, quando Ron la strinse tra le sue braccia, non poté fare a meno di pensare che forse aveva sbagliato.
 
 
~
 
 
-Signorina Granger?- domandò una voce dalla porta.
Hermione alzò gli occhi e la pelata del signor Knight brillò davanti a lei.
-C'è stato un omicidio.- 
Il cuore della ragazza si fermò. Era nel suo nuovo ufficio a sistemare la sua scrivania. Non era pronta a scendere in campo. Però, si disse, aveva affrontato la grande battaglia di Hogwarts. Poteva farcela.
-Chi?- domandò Hermione, con voce roca.
-Tre Babbani, al di fuori di Londra. Il Ministro vuole che mandi subito degli Auror a controllare la zona, e ho pensato chi meglio di lei e il suo nuovo compagno?-.
Hermione sorrise. Trovarsi al fianco Ron durante la sua prima missione sarebbe stato di grande aiuto. 
-Mi farà lavorare con Ron?- domandò speranzosa.
-il signor Weasley?-. Knight rise. -E' addestrato per altre cose.-
Hermione perse subito il sorriso. E allora a chi si riferiva?
-No, abbiamo una nuova 'recluta', per così dire.- Si fece da parte ed entrò Draco Malfoy. 
Il cuore di Hermione si fermò. Lui era il suo nuovo compagno?
Vedendo la sua espressione così sconvolta, Knight rise.
-Non si preoccupi, signorina. Il signor Malfoy le sarà di grande aiuto, ma sarà lei che condurrà le indagini.-
Detto questo scrisse su un foglietto l'indirizzo dove si sarebbero dovuto recare e se ne andò, lasciandoli soli.
Hermione e Malfoy stettero un attimo in silenzio, fino a quando lui non lo ruppe.
-Senti- cominciò sedendosi sul divanetto di pelle nera attaccato alla parete. -Io non ti piaccio e tu non piaci a me, ma dobbiamo entrambi lavorare e si da il caso che siamo i migliori studenti che Hogwarts ha mai avuto, quindi dovremmo essere anche tra i migliori Auror mai esistiti. Per cui, lavoriamo e lasciamo da parte la vita privata. Qui si tratta solo di lavoro, d'accordo?-. Alzò gli occhi chiari verso di lei, aspettando una risposta. Hermione lo guardò e annuì. 
-Bene, ora andiamo.- 
Detto questo, si alzò e uscì dall'ufficio. 
 
 
~
 
 
Hermione e Malfoy si smaterializzarono in una via buia. I negozi Babbani erano tutti chiusi e non c'era nessuno. Stretti nelle loro giacche si avviarono verso il luogo dell'omicidio. Non si sentiva altro oltre i tacchi di Hermione che suonavano sordi nella via.
-Granger, la prossima volta che andiamo in missione, mettiti qualcosa di meno rumoroso.-
-Cosa ne potevo sapere che da oggi stesso saremmo andati in missione?-.
Malfoy la guardò, stupito.
-Ogni secondo di ogni minuto di ogni giorno potremmo essere chiamati. Devi essere sempre pronta!-
Hermione sbuffò.
-Non farmi da mammina, Malfoy. So benissimo qual'è il mio compito come Auror.-
-E allora non dimenticartelo!-.
Proseguirono in silenzio, fino a che non percepirono dei rumori. Inconfondibili: passi
-Obliviate...-. Un sussurro, appena percettibile. Si appiattirono contro un muro e sfoderarono le bacchette. Si guardarono e fu subito intesa.  Malfoy contò fino a tre con le dita e poi uscirono fuori dal loro nascondiglio. Una figura incappucciata si girò, con la bacchetta in mano. Hermione e Malfoy alzarono all'unisono le bacchette.
-Getta la bacchetta a terra- disse Hermione con voce calma.
Quello incappucciato guardò lo stecco di legno che teneva in mano e si tirò giù il cappuccio. Era un ragazzo, sulla ventina, con capelli corti e occhi dello stesso colore del cielo. 
-Aiutatemi. Non so più chi sono....-
Hermione sgranò gli occhi.
-Chi sono?-.


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Capitolo 4
*** Terzo capitolo ***


Il ricordo è un modo d'incontrarsi.
Kahlil Gibran
 
 
Giocare con i ricordi
 
 
I due Auror guardarono il ragazzo, sconcertati.
-Chi sono?- continuava a ripetere il ragazzo, tenendosi la testa tra le mani e alzando gli occhi al cielo. Disperato, cadde a terra. Hermione gli corse incontro e gli tenne le spalle. 
-E' svenuto- affermò la ragazza a Malfoy.
-Lo avevo capito anche io.- Malfoy non si era mosso dalla sua posizione. Era lì con la bacchetta in mano, a guardarsi intorno, come se fosse in attesa di qualcosa.
-Ti dispiacerebbe darmi una mano?- domandò Hermione, aprendo la sua inseparabile borsetta, modificata con l'Incantesimo Estensivo Irriconoscibile. Tirò fuori  una bottiglietta e la fece bere al ragazzo.
-Cosa gli stai dando?- domandò Malfoy, avvicinandosi.
-Un semplice antidoto ai veleni più comuni. Lo tengo sempre in borsa. Potrebbe non ricordarsi chi è proprio a causa di un veleno!- affermò decisa Hermione, mentre aiutava il ragazzo a bere. Quando ebbe finito, rimise la bottiglietta nella borsa e appoggiò il ragazzo alle sue gambe.
-Chiama aiuto- ordinò Hermione.
-Abbiamo faccende ben più importanti di un ragazzo con un principio di amnesia.-
Hermione lo guardò torvo. -Non possiamo lasciarlo qui.-
Draco fissò i suoi occhi lucenti e gettò la testa all'indietro. Utilizzò uno degli aggeggi utilizzati dai Babbani per chiamare persone lontane per comporre il numero dell'unica persona che li utilizzava come lui: Harry Potter. 
Rispose ai primi squilli.
-Si?-.
-Potter, sono Malfoy.-
Non sentì alcuna risposta.
-Senti, so che tu puoi aiutarmi. Sono in missione con la Granger...-.
-Sei il partener di Hermione?- domandò sbalordito Harry.
-Oh, santo cielo, Potter. Non è importante. Ho bisogno che tu mandi dei rinforzi. Abbiamo trovato un mago giovane, senza memoria. Necessita di cure.-
-Si, riferisco subito.- 
-Bene, vi aspettiamo qui.-
-Malfoy?-. La voce di Harry era triste.
-Potter, sbrigati. La tua amica è quasi sull'orlo delle lacrime.-
-Proteggila.-
Malfoy sgranò gli occhi.
-Perché mi stai dicendo questo?- domandò.
-Io so.- 
Per la seconda volta, il ragazzo sgranò gli occhi, mentre il cuore gli si strinse.
-Tu proteggila, te ne prego.-
Malfoy chiuse la conversazione. Si avvicinò alla Granger e la guardò intenta a sfregare le sue mani sulle braccia del ragazzo. 
-Potter sta arrivando. Noi poi andremo, che Knight ci sta aspettando.-
Malfoy si rese conto che la ragazza non lo stava ascoltando. Stava guardando la bacchetta del ragazzo, caduta dopo il suo svenimento. Prese la borsetta e la mise con delicatezza sotto la testa del ragazzo. Si avvicinò alla bacchetta e con mani tremanti la sollevò. Avvicinando la sua, sussurrò alcune parole. Un lampo di luce bianca irradiò la stradina. 
-Cos'è stato?- domandò Draco, con la mano davanti agli occhi.
-Un incantesimo di Memoria. L'ha usato su sé stesso.-

 
~
 
Qualche ora più tardi, Hermione e Malfoy si smaterializzarono di nuovo nel Ministero. Con calma si avviarono verso l'ufficio di Hermione. 
-I tre Babbani morti non sono collegati con il ragazzo, Granger.-
-Tu che ne sai, scusa?- contrabatté Hermione.
-Oh, andiamo, tu credi davvero che lui si sia tolto la memoria? Secondo me sta solo facendo finta.-
-Finta di non sapere neanche il proprio nome? Ma come ti permetti?- domandò Hermione, infuriata.
-Si, semplicemente ci ha visti arrivare e allora...-.
-Le tue supposizioni sono veramente stupide, Malfoy. Dici cose senza senso.-
-E allora spiegami tu, mezzosangue...-
Hermione tirò fuori la bacchetta e la puntò dritta verso il volto del ragazzo.
-Bada a come parli, Malfoy. Come tu hai ben detto, sono una delle migliori Auror in circolazione.-
Malfoy alzò le mani, sorridendole.
-Si, hai ragione. Ti chiedo scusa.-
La ragazza sgranò gli occhi. Malfoy che chiede scusa??
-Si, in effetti il tuo ragionamento potrebbe avere un senso. Togliersi la memoria, ma perché?-.
-Ha ucciso quei babbani e si è tolto la memoria per evitare il senso di colpa?- provò Hermione.
Malfoy guardò la bacchetta ancora alzata di Hermione.
-Ti dispiacerebbe...?- sussurrò, indicando con la punta del dito la bacchetta.
Ma Hermione non l'abbassò.
-Senti, ti ho chiesto scusa, ora per favore abbassa la bacchetta.-
-Malfoy, io e te non potremmo mai lavorare bene.- Malfoy la guardò con i suoi occhi glaciali, cercando di sorridere.
-E perché mai?- domandò il ragazzo.
-Perché siamo troppo diversi. Non possiamo neanche parlare senza urlarci in faccia.-
Draco abbassò la punta della bacchetta di Hermione. 
-Non è per questo motivo che non vuoi essere la mia compagna.-
Il cuore di Hermione prese a battere forte. Aveva paura che lui riuscisse a sentirlo, talmente era forte.
-Tu non vuoi avere niente a che fare con me perché non vuoi far ingelosire il tuo ragazzo Weasleyuccio.-
L'immagine del sorriso di Ron perforò la mente di Hermione e allora rialzò la bacchetta, che colpì il petto di Malfoy.
-Non osare, verme.-
Malfoy prese velocemente la bacchetta, sorridendole. 
-Il tuo ragazzo è un idiota.-
In quel momento, la rabbia di Hermione esplose. Saltò al collo di Malfoy e lo gettò a terra. Ma lui fu veloce e capovolse con facilità la situazione. Hermione era sdraiata a terra, con i capelli in faccia. La rabbia che aveva provato verso di lui era dissolta, dopo averlo guardato negli occhi. Erano grandi e con lunghe ciglia, di un color ghiaccio incantevole, ipnotico. Poi lo sguardo cadde sul piccolo naso, e poi sulla bocca, rosa ed esile. Il suo stomaco si strinse al pensiero di baciarla. Draco era sopra di lei, che le teneva i polsi stretti a terra, con la bocca leggermente socchiusa. Lo vide deglutire, ma sembrava non avesse intenzione di spostarsi. Hermione si inumidì le labbra, gesto involontario, ma del quale subito dopo si maledì. Sembrava un invito a baciarla. E lei non avrebbe mai voluto baciare uno schifoso verme come lui. 
Dopo che sembravano essere passate ore, finalmente lui si mosse. Si alzò ed uscì dall'ufficio, lasciandola sola. 
La solitudine provocò in Hermione amare lacrime. Perché aveva avuto voglia di baciarlo? Non poteva. Era innamorata di Ron, avrebbe sposato Ron. Rimase lì sul pavimento, a versare calde lacrime, nell'attesa del suo ritorno. 
-Herm?- domandò una voce che proveniva dalla porta. Girò lievemente la testa verso di essa e vide Harry. Il ragazzo sgranò gli occhi e corse da lei.
-Che c'è, Herm, stai male?- domandò, tenendole su la testa. Poi notò la riga delle sue lacrime sul viso.
-Hermione, che è successo?-.
Confidarsi con Harry non era mai stato un problema, ma di certo non sarebbe stato facile raccontarle quello che era successo.
Decise di mentire.
-Niente, solo un po' di nervosismo, tutto qui.-
Harry l'aiutò a rialzarsi, e l'abbracciò. La tenne stetta per qualche minuto, ed Hermione dovette combattere per trattenere le lacrime.
-Per qualsiasi cosa...- iniziò Harry.
-Posso sempre contare su di te!- completò Hermione guardandolo e sfoderando uno dei suoi sorrisi rassicuranti.
Harry, allora, sospirò e sorrise di rimando. Le strinse forte la mano ed uscì dall'ufficio. 
Hermione si guardò allo specchio e notò il risultato delle sue lacrime. Mascara, rossetto e fondotinta andato. Andò in bagno e si sciaquò abbondantemente con l'acqua. Poi si rifece un po' il trucco e si avviò verso la sala degli interrogatori. Il caso l'aspettava. 

 
~
 
-Dicci cos'è successo- affermò la voce calma del signor Knight nella piccola sala dell'interrogatorio.
-Ve l'ho detto. Non ricordo- rispose il ragazzo, che si stava massaggiando le mani.
-Lo sai che se tu dici una menzogna noi possiamo vederlo?- domandò ancora il signor Knight, seduto sulla sedia del giudice. 
Era proprio come Hermione se la ricordava, quella volta che era entrata per prendere il Medaglione di Serpeverde alla Umbrige, quando ancora erano ricercati. Quello spazio centrale con una sola sedia e tutto intorno una serie di poltrone usate per ospitare la giuria. Ma in quel momento c'era un interrogatorio e quelle sedie erano tutte vuote eccetto per quella dove sedeva Hermione e quella di Malfoy, dall'altro lato del signor Knight.
-Non ricordo niente di quello che è successo- ribadì il ragazzo.
Hermione si avvicinò a Knight.
-Signore, permette che lo interroghi io?- domandò con voce soffusa.
Knight la guardò sbalordito. Nessun Auror così giovane ed inesperto avrebbe mai voluto interrogare un sospettato. Ma annuì.
Hermione sorrise e si avvicinò al ragazzo. Si inginocchiò davanti a lui. Il ragazzo era spaventato, ma cercava di non darlo a vedere. Un ragazzo forte.
-Ciao. Io sono Hermione Granger, sono un Auror. Quello lì che ti ha fatto le domande è il signor Knight, il mio capo, e il biondo vicino a lui è...- S'interruppe, pensando 'un lurido, schifoso...'. -Draco Malfoy, il mio partner.- 
Allungò la mano verso il ragazzo e lui la strinse.
-Bene, vorremmo sapere se ti ricordi almeno come ti chiami-.
-No.-
Hermione si inumidì le labbra.
-Allora non ti dispiace se ti diamo un nome noi, vero?- domandò sorridendogli.
Il ragazzo la guardò stupito. Ma poi scosse la testa.
-Immagino di no...- sussurrò. 
Hermione ci pensò un attimo e lo fissò.
-Tu hai il viso da Jonathan. Ti piace?- domandò.
Il ragazzo alzò le spalle, indifferente.
-Bene, allora Jonathan. Vorremo aiutarti, e per aiutarti dobbiamo conoscere cosa ci facevi questa notte in quella strada.-
-Mi avete trovato solo no? E poi questo non credo sia di vostra competenza, insomma dovrei essere in un luogo dove recuperare la memoria, non qui.-
-Dove credi di essere, Jonathan?-.
-Bah, in un posto pieno di persone inutili. Se mi volete aiutare, curatemi e non fatemi domande.-
Hermione sospirò.
-Temo che questo sia impossibile per ora.-
-Perché?-.
-Abbiamo paura che tu sia in pericolo- mentì Hermione. Ovviamente, pensava che quel ragazzo fosse immischiato nella morte dei tre Babbani, ma non poteva farglielo sapere.
-Pericolo?-.
-Io credo che nessun si toglierebbe la memoria, a meno che non lo facesse per proteggersi da qualcosa o qualcuno.-
-Mi state dicendo che...-.
-Si, potresti essere in pericolo.-
Il ragazzo non disse un'altra parola e si chiuse in sé stesso, nonostante Hermione cercasse di farlo parlare. Alla fine, Hermione si arrese e lasciò che lo portassero al San Mungo.
Uscendo dalla sala, Malfoy fermò Hermione.
-Perché fagli tutte quelle domande e informarlo di cose non vere? Tu credi che sia coinvolto nell'omicidio...- 
-Si, credo che sia coinvolto, ma ho bisogno della sua fiducia.-
-Per cosa?- urlò Malfoy, tenendola per un braccio.
Hermione lo guardò infuriata.
-Per scoprire chi ha ammazzato quei Babbani.-

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Capitolo 5
*** Quarto capitolo ***


'Giorno a tutti. 
Grazie alla nevicata che ha colpito Roma nei giorni precedenti ho potuto pensare alla FF.
Ed ecco infatti il IV capitolo ;)
Spero vi piaccia, se sì RECENSITE :) 



 

L'amore, come la morte, cambia tutto
Gibran, Kahalil 
 
 
La parte più bella di te
 
La mattina successiva, Draco si svegliò di buon'ora. Anche se aveva dormito poco. Tra le sue lenzuola rigorosamente verde ed argento, aveva immaginato di stringere accanto a sé la ragazza dei suoi sogni. Quella ragazza così sfuggente e incredibilmente seducente. 
Sospirando, si passò una mano trai capelli biondo che cadde con forza sul viso. Sfregò il medio e il pollice sugli occhi e sperò che fosse solo un sogno, anzi un incubo.
-Draco?- domandò una voce soave.
Draco si tirò su. 
Pansy era davanti a lui, sulla porta, in camicia da notte. I suoi capelli scuri come il buio erano raccolti in un'elegante treccia, e portava una vestaglia di raso bianco. Era bellissima. Decisamente la ragazza Serpeverde che Signor Malfoy e Signora avrebbero voluto per il figlio.
-Dormito male? Ogni dieci minuti mi svegliavo e sentivo che ti agitavi nel sonno.-
-No, tranquilla. Solo un brutto sogno- sussurrò, più per sé stesso.
-Me lo vuoi raccontare?- chiese dolcemente Pansy, sedendosi sul letto, accanto a lui. 
Draco la guardò negli occhi. Erano così penetranti e rassicuranti.
-Tesoro, stai tranquilla. Era solo un sogno.-
Pansy lo guardò, alzando un sopracciglio. 
-Sappiamo entrambi quanto possono essere illuminanti i sogni.-
La guardò andarsene, con i capelli corti che le ondeggiavano sulle spalle. Avrebbe voluto essere da un'altra parte, con un'altra persona. Draco, smettila, si disse. Non puoi ancora pensarci. Si alzò dal letto e si avviò verso il bagno. Aveva proprio bisogno di schiarirsi le idee.

Hermione era seduta alla sua scrivania con la bacchetta del ragazzo in mano. I suoi occhi scuri ancora la tormentavano. Come poteva essere coinvolto con l'omicidio dei tre Babbani un ragazzo così? Nonostante cercasse di farsi vedere forte e altezzoso, Hermione durante l'interrogatorio aveva visto il suo viso contrarsi dalla paura appena si era avvicinata e la sua voce inclinarsi quando aveva cominciato a parlare, quasi come se la paura si fosse impossessata di lui, senza che lui capisse il perché. Sì, aveva perso la memoria, ma forse l'incantesimo era stato eseguito male.
-Signorina Granger?- domandò una voce maschile.
Hermione alzò lo sguardo e vide uno dei tanti impiegati del Ministero. Un semplice "segretario", come direbbero i Babbani.
-La stanno aspettando.-
Hermione gli sorrise e si alzò dalla sedia, con la bacchetta stretta in mano. Si avviò con passo deciso. 
-Ehi, mezzosangue.-
Avrebbe riconosciuto quell'insulto, o forse quella voce, dovunque. 
-Furetto, sei in ritardo.- Si girò e lo vide appoggiato al muro, come se la stesse aspettando. 
-Non sei il mio capo.-
-Si, ma sono il tuo superiore in questa missione e io pretendo puntualità- sentenziò Hermione, procedendo velocemente.
Sentì dietro di sé i passi del ragazzo risuonare sordi nel vuoto del corridoio. Non parlarono. Camminarono solo in silenzio e velocemente.
-Dove stiamo andando?- domandò Malfoy.
Hermione sbuffò.
-Se fossi arrivato in tempo lo sapresti.-
Questa volta toccò a Malfoy sbuffare.
-Per qualche minuto di ritardo...-.
Hermione alzò gli occhi al cielo.
-Malfoy, ti conviene stare zitto. Stiamo andando ad incontrare una persona che ci aiuterà con il caso.-
Dopo qualche minuto, i due arrivarono nello studio del signor Knight. Lui, infatti, li stava aspettando con un gradito ospite, un vecchietto magro con le mani magre ed il volto scavato dall'età. Eppure sorrideva.
-Bene eccoli qui- disse Knight, guardando Hermione.
Il vecchietto si girò.
-E' un piacere rivederla, Signorina Granger.- 
La ragazza sorrise al piacevole ricordo di quasi dieci anni prima, nella sua piccola bottega, con il vecchietto che l'aiutò a trovare la parte mancante della sua lista: una bacchetta.
-Signor Olivander, sono così contenta di vederla in salute.-
-Oh, sì, Signorina, sono in perfetta forma!- affermò sorridendole. Poi volse lo sguardo verso Malfoy. -Ma a quanto pare devo fare i miei omaggi anche a lei Signor Malfoy. A quanto pare è cresciuto anche lei, notevolmente mi permetto di aggiungere.- 
Malfoy si avvicinò a Olivander per stringergli la mano, ma lui si ritrasse.
-Mi permetto di non stringerle la mano, signor Malfoy. L'ultima volta che ho stretto la mano ad un Malfoy, mi sono ritrovato nel vostro maniero, torturato e quasi ucciso. Se non fosse stato per il Signor Potter, il Signor Weasley e l'incantevole giovane di fronte a me, io non sarei vivo.-
Lo sguardo dell'uomo era accusatorio e penetrante. Entrò nelle ossa di Draco e lo fece sentire un perfetto traditore. Era anche colpa sua se quel vecchio aveva subito tutte quelle torture, poiché non aveva mai fatto niente per aiutarlo. Era sempre stato lì a sentire le sue urla lacerare il silenzio del maniero. 
Hermione girò lo sguardo verso Malfoy. Lo vide abbassare la testa e passarsi una mano tra i capelli. In quel momento, provò un'enorme pena. In fondo, lui era succube dei genitori, come poteva ribellarsi senza essere ucciso?
-Signorina Granger, la bacchetta?- domandò garbatamente Olivander, riservandole uno dei suoi soliti sorrisi.
Hermione gli passò la bacchetta e lui la guardò. 
-Mmh, tredici pollici, molto flessibile, noce, adatta agli incantesimi, con corde di drago. E' la bacchetta di Noah Groods.-
-Noah Groods?- domandò Hermione.
-Si, mia cara. E' un ragazzo che è venuto da me otto anni fa. Era molto giovane ma...-.
-Ma...?- l'incalzò Hermione.
Olivander trasse un profondo respiro e si mise seduto. 
-Di solito quando la bacchetta sceglie il mago, egli sente un certo legame con essa. Inizia la loro 'collaborazione'. Spesso se il mago è molto potente la bacchetta reagisce, scaturendo luce, emettendo un rumore. Quella volta, quando il signor Groods toccò la sua bacchetta, essa urlò.-
-Urlò?- domandò ancora Hermione.
-Si, un urlo disumano. Ma era pur sempre una reazione al suo tocco. Nonostante ciò, ho capito che la bacchetta sarebbe appartenuta a lui.- 
Gli altri tre stettero in silenzio.
-Può vedere qual'è stato l'ultimo incantesimo della bacchetta?- domandò Hermione. La sua teoria che quel ragazzo avesse ucciso i tre Babbani forse avrebbe trovato risposta.
Olivander la sollevò tra due dita e la toccò con un dito.
Un lampo di luce verde invase la stanza. Tre urla umane riempirono la stanza. Tre urla di paura, puro terrore. Hermione e Malfoy, istintivamente,  si coprirono le orecchie con le mani, serrando gli occhi. Il signor Knight e Olivander, invece, rimasero con gli occhi aperti, osservando la scena . Hermione, con il cuore che sussultava ad ogni urlo, si fece forza ed aprì gli occhi. Una nuvola di fumo verde era davanti a loro, con all'interno quelle che sembravano forme umane. I tre 'corpi' cadevano a ripetizione, come se la bacchetta volesse far vedere continuamente ciò di cui era stata capace. Ciò che colpì Hermione fino quasi a farla svenire furono gli occhi, nonostante fosse difficile individuarli nel fumo. Occhi colmi di terrore. Lo stomaco le si contrasse. Lo attribuì alla paura, ma sapeva che stava mentendo a sé stessa.
Quando Olivander tolse il dito le urla cessarono.
-Oh santo cielo- sussurrò Hermione.
Olivander annuì.
-Si, Signorina Granger, è l'Anatema che uccide.-
Malfoy stette in silenzio, scuotendo la testa.
-Ma non ha senso? Perché allora non si ricorda niente. Non si è tolto la memoria....- sentenziò.
-Quindi qualcuno deve avergliela tolta- affermò Knight.
Hermione ripensò a quella sera 
-C'era qualcun'altro in quella stradina quella notte- affermò Hermione con lo sguardo vuoto.
Il signor Knight si girò verso il muro.
-Dovete tornare in quella via, dovete cercare altri indizi.-
Hermione non se lo fece ripetere due volte. Strinse la mano ad Olivander ed uscì di corsa, verso il suo ufficio. Noah Groods aveva ucciso quei Babbani e doveva essere punito. 
Sentì dietro di lei i passi di Malfoy che le correvano appresso. 
-Granger, dove stai andando?-.
-Al mio ufficio, devo cercare una cosa.-
-Hai sentito Knight, dobbiamo andare di nuovo lì, e anche di corsa.-
-Non prima di aver trovato quella pozione.-
-Quale pozione?- domandò la voce stremata di Malfoy.
Hermione si girò di scatto e Malfoy le andò addosso. Ma lei non ci fece caso. Lo prese per la camicia e lo guardò, con uno sguardo quasi incendiario.
-Ascoltami, specie di furetto. Devo trovare una pozione che faccia tornare la memoria a quel bastardo...-.
-Ma che cavolo stai dicendo? Non sappiamo neanche se è stato lui ad uccidere quei Babbani.-
-Voglio trovare chiunque li abbia uccisi.-
-Sei troppo vendicativa. Non puoi fare così...-
-Lo faresti anche tu se quelli fossero stati i tuoi parenti.-
-Non erano i tuoi genitori- disse calmo Malfoy.
-Lo so!- urlò Hermione. Continuava a tenergli le mani strette sulla camicia. -E' solo che...-. 
Lasciò andare il ragazzo e si voltò. Non voleva piangere, non davanti a lui. Fortunatamente nessuno dei tre era un suo parente, ma erano comunque morti. E chissà quanto dolore potevano provare le loro famiglie.
-Mi hai sempre data della mezzosangue. E io ti ho odiato per questo. Io sono fiera di essere così, di essere la prima nella mia famiglia ad avere questi poteri. Volevo renderli orgogliosi di me, e dimostrare a tutti che non bisogna essere un purosangue come te...- marcò questa parola come se fosse un insulto. Forse lo era veramente -... per essere una strega brillante. Ma la parte Babbana che risiede in me sente che il loro mondo è in pericolo e che quindi lo sono anche le persone a me più care.-
Poi si girò verso di lui, con una lacrima che le solcava il viso e con le braccia incrociate al petto.
-Come ti sentiresti se la parte più bella di te stesse per morire?-. 




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Capitolo 6
*** Quinto capitolo ***


Ed eccomi di nuovo con un nuovo capitolo della FF.
Spero che vi piaccia :) 
Recensite, mi raccomando! 
 
 
 
Un uomo si giudicherebbe con ben maggiore sicurezza
da quel che sogna che da quel che pensa.
Victor Hugo
 
 
 
Un sussurro nella notte
 
 
Una risata fredda risuono nella sua mente. Intorno a lui, tutto buio. Nessuno era con lui. La risata continuava a squarciare il cielo nero. 
-Presto sarai con me, Draco. Presto, molto presto.-
Draco si svegliò di soprassalto.  Aprì e richiuse gli occhi un paio di volte, cercando di abituarsi al buio. Girò il suo sguardo verso la ragazza dormiente accanto a sé. Pansy era di spalle, e non riusciva a vedere se dormisse o no. 
Era il secondo giorno che si svegliava, guardava accanto a sé e avrebbe voluto un'altra. Sentì il suo profumo invadergli le narici. Sospirò, dandosi una botta in testa. 
Draco, Draco. Stupido. Stupido, si ripeteva. 
Poi un sussurro uscì fuori dalle sue labbra.
-Hermione.-
 
 
~
 
 
Hermione si svegliò urlando. Accanto a lei, Ron cercava di calmarla, accarezzandole i capelli.
-Herm, Herm...- ripeteva con lo sguardo terrorizzato.
La ragazza alzò il busto e Ron le tenne una mano dietro la schiena. 
-Che ti succede?- domandò il ragazzo, scostandole una ciocca madida di sudore dalla fronte.
Hermione ansimava. Ancora sentiva dentro di sé quella voce. Fredda, gelida, fino dentro alle sue ossa.  Hermione deglutì e guardò Ron. Aveva la sguardo terrorizzato, come se avesse visto un gruppo di ragni camminargli sulle gambe.
-Che succede?- chiese di nuovo Ron. Hermione non gli rispose, semplicemente lo abbracciò. Ron la strinse, accarezzandole i capelli. 
Ma purtroppo, Hermione avrebbe voluto che ci fosse un'altra persona al suo fianco.
Draco, pensò. 
 
 
~
 
 
Dopo essersi alzato, Draco si cambiò di corsa e si diresse direttamente a lavoro. Con un semplice movimento, si smaterializzò all'interno del Ministero. Corse nel suo ufficio e rimase scioccato nel vedere Hermione Granger di spalle, dentro ad aspettarlo. Era bellissima con quella sua camicia bianca e quella gonna nera che le arrivava fin sotto il ginocchio, che le fasciava perfettamente le gambe. 
Draco, maledizione, smettila, si disse il ragazzo.
-Buongiorno Malfoy- salutò senza neanche guardarlo.
-Emh, buongiorno. Posso chiederti che ci fai nel mio ufficio?- domandò.
La ragazza non rispose. Ma la sentì singhiozzare.
-Granger...- sussurrò. Si avvicinò a lei, con timore di farla scappare. Posò delicatamente le mani sulle sue spalle e lei sussultò, ma non scappò. -Cos'è successo?- domandò.
-Sono stati trovati altri tre Babbani uccisi.-
Draco deglutì.
-E Noah è riuscito a fuggire dalle celle del Ministero.-
-Perché non l'hanno portato ad Azkaban?-.
-Ordine del Ministro. Ha detto che avrebbe fatto la figura del pazzo nel mettere in galera un ragazzo che è senza memoria e che è sospettato di omicidio.- 
Hermione continuava a singhiozzare, tirando su con il naso. Draco non aveva alcuna intenzione di lasciarle le spalle. Voleva consolarla, per la seconda volta in meno di ventiquattro ore. 
Ma che mi succede?, si chiese ancora Draco.  
Hermione si passò una mano sugli occhi e si girò verso di lui.
-Non abbiamo niente. Assolutamente niente. Non sappiamo chi ha tolto la memoria al bastardo e non sappiamo perché uccide. Non sappiamo niente.- 
Improvvisamente, scoppiò in un forte pianto. Si gettò tra le braccia di Draco. Il cuore del ragazzo impazzì. Sentì che perdeva qualche colpo, ascoltando la ragazza piangere. 
Stette immobile, paralizzato, non sapendo di doverla stringere a sé. Aveva paura. Paura di lei, della sua improvvisa debolezza e che fosse troppo coinvolta nella faccenda. Ma più di tutto, aveva paura di quel nuovo contatto che si era creato tra loro. Oh, andiamo Draco, si continuò a ripetere, tu la odiavi fino a qualche giorno fa. Niente è cambiato. Non stringere le mani intorno a quel corpo praticamente perfetto. Lasciala piangere sulla tua spalla
Deglutì. Come poteva frenare quell'istinto? Voleva stringerla a sé per sempre, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Ma prima che riuscisse a decidere, Hermione si staccò. Con lo sguardo basso, ed i capelli che coprivano il viso, si asciugò delicatamente le lacrime.
-Ti chiedo scusa.- Tirò su con il naso. -Sono veramente infantile. Tutte queste lacrime sprecate, e tu...-.
Alzò un attimo lo sguardo. Incrociò i suoi occhi color del ghiaccio. Draco rimase immobile, a guardare quegli occhi con tanta intensità. Era troppo. Spostò con forza lo sguardo. La sentì sospirare. 
La ragazza uscì, chiudendo dietro di sé la porta. 
Fino a quando la ragazza non uscì, Draco non si rese conto di aver trattenuto il fiato per tutto quel tempo, sin da quando i suoi occhi si erano posati su di lei, quella mattina. Si lasciò cadere sul divano di pelle e sprofondò trai suoi pensieri. Quanti anni erano che conosceva la Granger? Quasi dieci. E dopo tutti quei dieci anni era ancora confuso. Non aveva ancora capito per quale motivo nei sette lunghi anni in cui aveva frequentato Hogwarts era stato capace di mortificare la Granger così tanto. 
-Tu sei un Purosangue, Draco. Devi portare rispetto a questo nome.-
Le parole di Malfoy Senior ancora gli risuonavano nella mente. 
-Draco, Draco, tesoro. Non sempre il sangue decide la persona.-
La madre di Draco, Narcissa, era contraria a questo. Chissà per quale motivo aveva sposato Lucius. Eppure non era neanche lontanamente vicina al pensiero di Lucius. Era sempre stata una madre attenta e premurosa. Ma, sì, aveva combattuto per la famiglia. E per l'amore. L'amore per Lucius. Una donna così avrebbe portato avanti anche battaglie nelle quali non credeva solo perché amava profondamente un uomo che in quelle battaglie ci aveva creduto veramente!
Draco buttò la testa all'indietro. Sua madre amava suo padre più di quanto Draco era mai riuscito a comprendere realmente. E avrebbe voluto che anche Draco sposasse una ragazza per amore e non perché era una Serpe. Ah, Pansy era esattamente tutto quello che i suoi genitori avrebbero voluto da lui. E allora perché si sentiva attratto dalla mezzosangue?
-Signor Malfoy?- domandò una voce.
Draco alzò la testa e vide solo la testa di un uomo che lo guardava spaventato.
-Sì?-.
-Signore, la stanno aspettando di sopra nell'ufficio del signor Knight.-
 
 
-Quindi, ricapitoliamo. Non abbiamo niente.-
Il signor Knight li stava guardando dalla sua scrivania. Lui e la Granger erano uno vicini all'altro, ma Draco non si era mai sentito più distante da una persona.
-Niente- ripeté Hermione.
-Il ragazzo è scappato- affermò Knight.
Fece una pausa.
-Sono stati trovati morti altri tre Babbani.-
Draco ed Hermione annuirono.
-Se posso essere sincero, per essere la vostra prima missione sta andando anche meglio del previsto.-
I due lo guardarono sconcertati.
-Di solito, alla prima missione, gli Auror vengono da me terrorizzati e implacabili, urlando di chissà quali stranezze come se non avessero mai visto neanche fare un incantesimo di levitazione- rivelò Knight ridendo.
Ma i due non fecero altrettanto. Knight li guardò aspettando una qualsiasi reazione, che non avvenne.
-Ascoltatemi- disse, mettendo i gomiti sulla scrivania ed unendo le mani - non è il primo caso del genere. Sappiamo per certo che la bacchetta di Noah ha praticato quell'Anatema. Quindi, sappiamo che è stato lui. Basterà usare un po' di Veritaserum su di lui per farlo confessare e basta. Dichiarerò chiusa la faccenda in men che non si dica.-
-Si, signor Knight, ma prima lo dobbiamo trovare.- 
Knight stette in silenzio.
-Io credo che sarebbe meglio andare a controllare nella via. Ieri alla fine non abbiamo potuto- affermò Draco, ricordandosi di aver consolato Herm, emh, la Granger e poi di averla rimandata a casa, dicendole che avrebbero controllato la via l'indomani.
-Si, ovviamente. Non lo avete ancora fatto?-.
Draco vide la Granger abbassare lo sguardo.
-Ci sono stati dei problemi- mentì Draco.
Knight guardò Draco, poi Hermione, poi di nuovo Draco. 
-D'accordo, partite subito.-


~
 

Draco ed Hermione si incamminarono per la stessa stradina che avevano percorso qualche notte prima. Nessuno dei due parlò, come da tacito accordo. 
Arrivati alla via, Hermione si acovacciò dove aveva aiutato Noah e perlustrò il luogo con lo sguardo. Fino a che non incontrò un qualcosa di bianco sul pavimento, molto piccolo.
Si avvicinò e lo prese titubante tra le mani. Era un piccolo pezzo di carta. Delicatamente, lo aprì e lesse.
-Cosa c'è?- domandò la voce lontana di Draco.
-Attenti a chi ritenete colpevole.-
Draco si avvicinò e prese il foglietto. Un piccolo brivido gli percorse il corpo quando sfiorò la mano della Granger. Il freddo, si disse. Lo lesse e rilesse.
-Può benissimo essere un qualsiasi pezzo di carta.-
-Malfoy, toccalo. Non lo senti che è come impregnato dalla magia?- domandò la Granger.
Draco lo strinse ed in effetti lo sentì. Una leggera percezione di magia impregnava l'intero bigliettino.
-Dici che è stato scritto proprio per essere letto dagli Auror?- chiese Draco.
La ragazza annuì. 
-Sembra quasi che qualcuno voglia scagionare Noah.-
Hermione annuì di nuovo.
-Ma chi?-.

~
 

-Dobbiamo trovarlo!- sbottò la Granger entrando di botto nell' ufficio di Draco.
-Granger, si bussa!-.
-Oh, andiamo Malfoy, l'educazione in questo momento è l'ultima cosa a cui puoi pensare!- rispose la ragazza, alzando gli occhi al cielo.
-Lo so Granger, ma mi hanno educato in un certo modo.-
-Senti, chissene.- Hermione si mise seduta sulla sedia e si prese il volto tra le mani. -Allora, sappiamo che Noah e la sua bacchetta avevano un rapporto piuttosto avverso. Sappiamo che lui ha perso la memoria. La sua bacchetta come ultimo incantesimo ha un'Anatema che uccide e poi troviamo quel biglietto. Tutto sembra combaciare alla perfezione, no?-.
Draco annuì, guardandola divertito. Aveva gesticolato per tutto il suo lungo resoconto, muovendo dolcemente i suoi capelli e con energia le mani, alzandosi in piedi come a dare maggiore enfasi al suo discorso. Sembrava una bambina. Una bambina bellissima.
-SBAGLIATO!-urlò la ragazza, facendo saltare Malfoy dalla sedia. -Quel biglietto è la prova che Noah è innocente.-
Draco la guardò con aria interrogativa.
-Granger, lo avresti ammazzato con le tue mani fino a pochi secondi fa ed ora hai anche il coraggio di dire che è innocente?- domandò Draco.
-Ma si, non vedi tutto l'insieme. Sarebbe un piano perfetto. Qualcuno vuole incastrarlo e qualcun'altro ci sta aiutando a scagionarlo.-
Draco la guardò ancora interrogativamente.
-Oh, andiamo Malfoy, non è un concetto così difficile- affermò la ragazza, ridendo.
-Granger, non sono mica stupido. Ma perché far ricadere la colpa su Noah? E perché uccidere tre Babbani a volta? E chi ci vuole aiutare?-.
Hermione mosse le mani come per rispondere, ma poi si risedette e si prese di nuovo il viso tra le mani. 
-A questo non so rispondere- sussurrò.
Draco sospirò, le andò vicino e le posò una mano sulla spalla.
-Granger, non sei infallibile. Prenditi una pausa. Sono cinque ore e dall'esattezza da quando siamo tornati da lì che non fai altro che fare ipotesi su ipotesi. Vai a casa.-
Hermione alzò di colpo lo sguardo.
-Ma come puoi dire ciò? Potrebbero morire altri Babbani ed io...-.
-Le persone muiono ogni giorno. Puoi forse fermare ogni morte di questo pianeta?-. Draco la guardò passarsi una mano sugli occhi stanchi. -Granger vai a casa.-
Lei alzò di nuovo gli occhi, ma questa volta si lasciò convincere.
-Primo, tu non sei il mio capo. Io decido se andare a casa o no. E secondo, sì, sono stanca, vado a casa.-
Draco rise. Fece di nuovo il giro della scrivania e si andò a sedere. Prese di nuovo il foglio del verbale che stava compilando e sentì la ragazza allontanarsi.
-Draco?-.
La sua voce soave lo richiamò. L'aveva chiamato Draco?
-Grazie.-
Draco alzò lo sguardo.
-Per cosa?-.
Ma lei era già uscita dal suo studio.



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Capitolo 7
*** Sesto capitolo ***


Buongiorno a tutti!
Ecco il sesto capitolo della FF.
Ringrazio tutti quelli che la leggono ogni volta :)
Ed ancora una volta, recensite :)





Non si è mai troppo prudenti nella scelta dei propri nemici.
Oscar Wilde
 
 
 
 
 

Il sogno è un tentato appagamento di un desiderio.
Freud
 
 
 
 
 

Scegliere
 
 

Hermione si gettò sotto il getto caldo della doccia velocemente. Non voleva stare a sentire ancora le parole del suo ragazzo. Non poteva. Voleva solo scappare, lontano  il più possibile, da lui e da tutte le sue responsabilità. Da chi la guardava e vedeva solamente 'la grande Hermione Jane Granger', la ragazza che ha combattuto al fianco del leggendario Harry Potter, il Prescelto, Colui che è sopravvissuto. Insomma, ormai Hermione possedeva una certa fama, anche se a distanza di ormai quasi due anni da quella notte. I ricordi le riaffiorarono in mente. Lei che combatteva contro i Mangiamorte, lei nella Camera dei Segreti, il bacio...
Hermione gettò indietro il capo. Ron. Da qualche giorno, non lo sentiva più come la sua anima gemella, non sentiva più stringere lo stomaco quando lo vedeva. Non sentiva niente. Hermione scosse la testa, mentre la doccia calda la rilassava. Ma più cercava di non pensare ai suoi sentimenti, più questi si impossessavano di lei, inebriandole la mente. 
Perché non riusciva più a vedere un futuro con Ron? Perché non sentiva più la voglia di stare con lui.
Draco.
Un nome, una verità. Hermione scosse la testa. 
Impossibile, si ripeteva. Hermione Jane Granger non puoi prenderti una cotta per quel furetto. Non puoi, si disse più decisa. Non poteva assolutamente. 
-Hermione?- domandò una voce nel bagno. 
-Ron, per favore esci, sto facendo la doccia, non lo vedi?- domandò Hermione, cercando di stare calma.
-Si, beh ti volevo solo salutare, sto andando a casa. Sei scappata di corsa su...-.
-Mi sto togliendo l'odore di vino addosso, Ron... Tranquillo, come puoi bene sentire non sono morta.-
Ron stette un attimo in silenzio.
-Puoi uscire un attimo, così almeno ti saluto e ti lascio pensare?-.
La sua voce era così triste, ma Hermione non se la sentiva ancora di guardarlo in faccia. Aveva troppa paura.
-Scusa Ron...- sussurrò.
Sentì il ragazzo sospirare.
-D'accordo, allora ci vediamo domani al lavoro.- 
Poi sentì il rumore della smaterializzazione e si rilassò contro il vetro della doccia.
Se ne era andato. 
Prese un lungo respiro e poi gettò fuori l'aria con forza. Uscì dalla doccia, si asciugò in un morbido accappatoio e si distese sul letto. Guardò il soffitto e poi le pareti. Era riuscita a sistemare tutte le sue cose ed ora sembrava davvero la sua casa.
Draco.
Di nuovo quel nome che le entrò con prepotenza nella mente. Ma perché? Perché, continuava a ripetersi. Cercando di scacciare quel nome dalla sua mente, si mise una camicia da notte e si addormentò, sperando di interrompere il corso dei suoi pensieri.
 
 

~
 
 

Corse, corse. Il più lontano possibile, fino a quando non si ritrovò in un vicolo. 
-Mezzosangue?- domandò una voce a lei conosciuta. Si girò di scatto. Dall'ombra uscì il suo partner, Malfoy, con le mani in tasca.
-Malfoy?- domandò Hermione.
-Beh, allora questo sogno non è poi così male.- 
L'immagine di Draco era sfocata, con i bordi che a mala pena si notavano. Si avvicinò con sicurezza alla ragazza. 
Di sicuro, il Draco dei suoi sogni non era proprio come il Draco reale. Hermione confessò che avrebbe voluto che il Malfoy reale le si avvicinasse così come faceva quell'immagine sfocata. 
-Che cosa stai facendo?- domandò con il fiato mozzato. 
Malfoy si inumidì le labbra. 
-Beh, aspetta e vedrai, mia piccola mezzosangue-.
Allungò una mano sul collo di Hermione e lo accarezzò con delicatezza. Poi si avvicinò pericolosamente. Le sue labbra si schiusero e le posò lievemente su quelle di Hermione. La ragazza sentì crescere dentro di lei calore, calore provocato dalla stretta delicata della sua mano sul suo collo, calore provocato dal contatto con le sue labbra.  Hermione posò le mani sulle sue spalle e si aspettò baci più passionali. Lo desiderava, desiderava che la stringesse con forza. Ma lui rimase delicato, come se avesse paura.
Hermione si allontanò piano da quelle labbra. 
-Odio questo genere di sogni- sussurrò con lo sguardo fisso negli occhi chiari di Malfoy.
-Io invece per niente- affermò divertito il ragazzo, sorridendole.
Un tuono li fece saltare. Draco afferrò la mano di Hermione.
-Avrò la mia vendetta.-
-Ancora quella voce- affermò Hermione, stringendosi a Draco. 
Poi sentì la stretta di Draco cominciare a scomparire. Lo guardò e vide che anche la sua figura stava sfumando.
-Draco...- sussurrò.
Draco la guardò, con gli occhi colmi di tristezza. 
-Mezzosangue..- bisbigliò il ragazzo.
L'ultima cosa che a ragazza vide furono gli occhi chiari, nei quali rivide sé stessa. 


Aprì gli occhi. La sua stanza si affacciò alla sua vista. Girò la testa sul cuscino e si accorse di essere sveglia. 
Hermione si toccò le labbra, ancora calde per quel leggero contatto. E si stupì di sorridere, al ricordo del suo sogno.
 
 

~
 
 

Draco si svegliò di soprassalto. Prese un lungo respiro. Il suo cuore batteva velocemente. Quella voce si era insinuata prepotentemente nella sua mente, mentre cadeva da un dirupo. L'unica cosa bella era la Granger. Avrebbe voluto stringerla a sé ancora un po'. Per la prima volta in tutta la sua vita, non avrebbe mai voluto andarsene, scappare con lei, fare una vita diversa da quella per lui predestinata.
Istintivamente, si girò verso Pansy, ma il suo posto era vuoto. Dove poteva essere?
Ma che gli importava?
L'unica cosa importante ormai per lui era quella ragazza dagli occhi color nocciola. Si toccò le labbra che avevano baciato quella ragazza nel sogno. Si stupì di trovarle calde come nel sogno.
 
 
~
 
 
Quella mattina, Hermione si avviò raggiante al Ministero. Quel sogno l'aveva rallegrata. Ma appena entrò nel suo ufficio il suo sorriso si spense.
Pansy Parkinson era seduta sul suo divano, intenta a bere un drink.
-Granger, ti stavo aspettando.-
La sua voce tagliente ferì Hermione, ma non lo lasciò vedere. Entrò, chiuse la porta dietro di sé e posò la sua borsa sulla scrivania. Con calma si girò verso la ragazza e l'osservò. Non era affatto cambiata. I suoi capelli erano sempre neri, ma più lunghi. Era più magra, forse era dovuto al fatto che era ossessionata dal suo corpo. Ma non riusciva a vedere i suoi occhi, erano coperti da grandi occhiali neri.
-Parkinson, chi ti ha fatto entrare?- domandò Hermione.
La Parkinson sorrise maliziosa.
-Beh il tuo segretario è stato molto gentile. E' bastato mostrarsi un po' più dolce e subito mi ha aperto la porta.-
Hermione ridacchiò.
-Oh, si, non hai perso la tua vena da Serpe...-
-Sono qui per parlarti- l'interuppe la Parkinson.
Hermione stette zitta.
-Sai che ho fatto dopo Hogwarts?- domandò la ragazza guardando Hermione.
Hermione non si mosse, né rispose.
-Mi sono cercata un lavoro ed ora sono a capo dei Servizi Segreti degli Auror.-
Hermione rimase a bocca aperta. Una cosa di cui non sapeva l'esistenza.
Parkinson se ne rese conto e sorrise. 
-Oh, vedo che non ho zittito la grande Hermione Granger, Miss So-Tutto-Io di Hogwarts. Quindi non ne conoscevi l'esistenza di questo gruppo. Ah, beh giusto, è SEGRETO-. La Parkinson sottolineò quella parola, quasi ad evidenziare l' 'ignoranza' di Hermione. -Quindi come puoi ben immaginare, ho avuto una bella vita. Ma, sai, a quel punto ho avuto nostalgia dei vecchi tempi e ho fatto una visitina a un nostro vecchio amico. Sai di chi sto parlando?.-
Hermione sembrava paralizzata da quel discorso.
-Beh, sono andata a trovare Draco Malfoy, la mia vecchia fiamma. Il mio vecchio amore.-
A quelle parole, Hermione si irrigidì. Si era scordata di quanto Draco Malfoy fosse preso dalla sua ragazza della scuola Pansy. Si era scordata che infatti erano stati insieme per molto tempo. 
-Tra me e lui è scoccata la scintilla della passione...-.
-Parkinson, non ho idea del perché tu mi stia raccontando la tua intera vita sentimentale, forse perché non hai amiche. Ma ti stupirà sapere che a me non interessa della tua storia d'amore con Malfoy. Ho del lavoro da svolgere.-
La Parkinson si alzò di botto e le andò vicino, con la bacchetta puntanta. Hermione, istintivamente, alzò la sua.
-Stammi a sentire, lurida mezzosangue...-.
-Attenta Serpe- l'interruppe Hermione. -Ti ricordo che ero la migliore negli Incantesimi e in Trasfigurazione.- La guardò con sguardo infuocato. -Non ti conviene sfidarmi.-
La Parkinson stette in silenzio. Poi abbassò la bacchetta ed Hermione fece lo stesso. La mise nella tasca della sua gonna e alzò un dito accusatorio verso Hermione.
-Stai attenta a te, Granger.- 
-Parkinson, fuori di qui.-
-Stai alla larga dal mio futuro marito.-
Quell'ultima parola colpì Hermione in pieno petto, lacerandole il cuore. Ma non lo diede a vedere. Per mascherare i sentimenti, ovviamente non ricambiati, per Malfoy doveva fare quello che aveva fatto per sette anni di scuola: disprezzarlo.
-Parkison. Non ho alcuna intenzione neanche di avvicinarmi a quello schifoso furetto.-
La Parkinson la guardò, sorrise maliziosa e poi uscì, senza aggiungere altro.
Hermione crollò sulla poltrona e cercò di trattenere le lacrime. 
Marito? Il che significava che Malfoy e quella lurida Serpe si sarebbero sposati. Come aveva potuto? Come aveva potuto essere così gentile? Come aveva potuto lei minimamente interessarsi a lui? 
Hermione trattenne le lacrime. Si era semplicemente illusa, non avrebbe mai dovuto permettergli di entrare nella sua mente con tanta facilità. 
Doveva farsela passare.
-Sposami.- 
Le parole di Ron le tornarono alla mente, e con esse anche tutta la serata precedente. Nata come cenetta romantica, si era trasfomata in una dichiarazione d'amore ed in una proposta di matrimonio. Hermione si rivide mentre faceva cadere tutto il vino sul suo vestito bianco e mentre correva a casa, seguita da Ron. Si era dimenticata di essere una strega, di avere poteri, di essere in grado di Smaterializzarsi dovunque volesse. Voleva solo scappare via da quel futuro che sentiva che non le apparteneva.
Ma forse era vicino alla sua realtà più di quanto pensasse.
A quel punto, Hermione non resse più. Le lacrime cominciarono a scendere lente e calde sul suo viso e lei lo lasciava fare. Avrebbe scelto Ron. Lui era sempre stato al suo fianco, l'amava per quella che era, rompiscatole e secchiona. L'aveva sempre amato e sempre l'avrebbe fatto. La cotta per Malfoy le sarebbe passata. 
Ma al pensiero di quelle parole, lo stomaco le si contrasse. Per qualche motivo, sentiva che quella non era la verità. Che comunque non sarebbe stata così facile. Ma avrebbe scelto Ron. Lo avrebbe fatto, sempre. 
Si asciugò le lacrime e si avvicinò allo specchio vicino alla finestra per rifarsi il trucco. Mentre era intenta a rimettersi la matita, la porta venne spalancata. Hermione si girò di scatto.
-Malfoy, cosa ci fai qui?- domandò scossa, cercando di tenere a bada i battiti del suo cuore.
Guardò la faccia di Malfoy e capì che c'era qualcosa di importante.
-Hanno trovato Noah.-




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Capitolo 8
*** Settimo capitolo ***


Conosco solo un dovere:
quello di amare
.
Albert Camus

 

Il dovere di un Purosangue



Londra, 5 giugno 1991



-Su Draco, scarta!-.
Il bambino saltò giù dalla sedia e corse verso l'ultimo enorme pacco. Era incartato da uno strato di carta argentata, con alcune striature verdi, come d'altronde era decorata tutta la casa. Ma il piccolo non si preoccupò della carta. La prese e la strappò con tutta la forza che possedeva. Dall'involucro scivolò fuori un manico di scopa, una Comet 260. Draco la prese tra le mani e sorrise. Il suo sorriso era così raro che la madre lo ricambiò subito. Gli andò vicino e gli circondò con le braccia le spalle del bambino. 
-Draco, tesoro- gli sussurrò all'orecchio.
Il piccolo si girò e la guardò, sapendo quello che voleva dirgli. Il suo sorriso sparì all'istante.
-Tuo padre è rimasto in ufficio tutta la notte ed ancora non è tornato. Doveva controllare alcune cose...-.
La madre gli passò una mano sul viso.
-Sono sicura che appena sarà tornato, potrete giocare insieme a Quidditch.- Narcissa gli accarezzò dolcemente le guancie, poi gli stampò un delicato bacio sulla fronte e si alzò. 
Draco aveva scartato tutti i suoi regali da solo. Era il suo undicesimo compleanno ed era un giorno che aveva aspettato con ansia. Quel giorno, finalmente, avrebbe avuto accesso al mondo dei maghi. Sarebbe entrato ad Hogwarts e avrebbe reso i suoi genitori orgogliosi di lui. Finalmente. 
Prese la sua nuova scopa ed uscì fuori dalla tenuta. Salì a cavallo del manico e si diede una leggera spinta con i piedi. In un attimo, stava già volando. Il vento gli scompigliava i capelli biondi e per lui era un sollievo. Si sentiva libero, felice. Volare era l'unica cosa che faceva con piacere, che aspettava con ansia. 
Sarebbe stato diverso, certo, volare con il padre. Era sempre più impegnato. Passava tutti i giorni al Ministero e non tornava mai. La madre cercava di farlo divertire, ma anche lei aveva il suo lavoro. Per quello non vedeva l'ora di partire per Hogwarts, sarebbe stato lontano da tutti...


-Draco...-.
Una voce lo risvegliò dai suoi ricordi. Pansy era davanti a lui e lo guardava intensamente.
Erano da 'Madame McClan: abiti per tutte le occasioni', e stava provando uno smoking per il suo ballo alla Villa Malfoy. 
-Lo scusi, sa, questa storia della festa a casa nostra lo rende nervoso e poco presente- stava dicendo Pansy a Madame McClan che cercava un modo per prendere le misure a Draco.
La ragazza si avvicinò a Draco, mentre Madame andava a prendere altra stoffa nera.
-Tesoro, svegliati. Dobbiamo ancora prendere le misure per il mio vestito e tu non puoi permetterti di essere così assente!- lo rimproverò Pansy, stringendogli il braccio.
-Scusa...- disse solamente Draco.
Pansy gli alzò il mento e cercò il suo sguardo.
-A cosa stavi pensando?- gli domandò dolcemente. Gli passò una mano sul viso e poi cinse il suo collo con il suo braccio. Si avvicinò lentamente a lui e premette le labbra carnose su quelle esili di Draco. Lui stette immobile. Non gli faceva più lo stesso effetto di prima e cercava di non darlo a dimostrare. Quindi, la strinse a sé, aspettando che lei si staccasse. 
Quando Pansy si staccò gli sorrise.
-Vedrai che succederà quando tutti sapranno la bella notizia!- affermò ridendo.
Draco annuì, sorridendo leggermente. Si sciolse dal suo abbraccio e si girò verso lo specchio, ammirando il riflesso. Non era più lo stesso di anni prima. Ancora si ricordava la  volta che era entrato in quel negozio, appena undicenne, per comprare la divisa di scuola. E si ricordava l'emozione di essere stato smistato in Serpeverde. Ed ancora, la sensazione di mistero che aleggiava in tutto il castello. I suoi amici. I suoi ottimi voti, pareggiati solo dalla.... Granger.
Quella ragazza lo stava mandando in confusione, e non era la prima volta.
-Draco! Oh, e come sei addormentato oggi. Come pretendi di andare a lavoro tra qualche ora?- domandò ancora la voce squillante di Pansy.
Andare a lavoro era l'ultimo dei suoi pensieri. La Granger era il primo.


~



Il ragazzo si avviava spedito verso il suo ufficio, quando Knight lo chiamò.
-Signor Malfoy. Emergenza, sembra che sia stato trovato Noah Groods, deve raggiungere subito gli Auror sul posto.-
Draco si girò intorno, aspettandosi di trovare la mezzosangue dietro Knight o dietro di sé.
-E Granger?- domandò.
Vide Knight irrigidirsi.
-Beh, la Signorina Granger è occupata. Ma sono sicuro che per questa parte della missione può fare a meno dei servigi della giovane.-
Malfoy non comprese quello che realmente voleva dire. Sembrava volesse affermare che la Granger aveva svolto le indagini tutta da sola. Quindi, scosse la testa.
Dopo pochi minuti, si smaterializzò in un angolo dietro King's Cross. La stazione era piena di Babbani e sarebbe stato piuttosto difficile scovare Noah in mezzo a tutta quella gente. 
-Malfoy.-
Una voce fin troppo familiare lo fece girare. Potter e alcuni uomini erano alle sue spalle. Potter era rimasto uguale a qualche anno prima. Sempre con l'aria da sfigato, sempre con quella stupida cicatrice in fronte, sempre con la sua fama che lo seguiva da ogni parte. 
-Potter. Che ci fai qui?- domandò Draco.
Harry incrociò le braccia.
-Sono qui per la tua stessa ragione. Groods.-
Malfoy lo guardò, sfidandolo.
-Lui è mio!-.
Potter rise.
-E da quando ti interessa un omicida di Babbani?- domandò guardandolo torvo.
L'immagine della giovane che gli piangeva tra le braccia invase la mente di Draco.
-Sono un Auror, è il mio compito.-
-Beh, si da il caso che io sia il tuo superiore, essendo Capo delle Forze Speciali degli Auror, altrimenti detti, Servizi Segreti.-
Malfoy stette in silenzio. Si doveva far comandare da Granger nella missione ed era subordinato a Potter? Che lavoro deplorevole!
-Devo prenderlo io! Sono io che conduco le indagini- disse Malfoy stringendo i pugni.
Potter non gi diede retta. Si girò verso i suoi uomini, gli diede qualche ordine e loro si dispersero. Poi si avvicinò a Draco.
-Senti, Malfoy, non ho alcuna intenzione di litigare. Voglio solo riportare il ragazzo sotto la protezione del Ministero e andarmene a casa.-
-Si, ma è un mio caso.-
Potter lo guardò divertito.
-Non è il tuo caso, ma quello di Hermione.-
A quel nome, il ragazzo trasalì. Poi si incupì, doveva imparare a trattenere le sue emozioni.
-Te ne sei fregato fino ad ora della tua amichetta, non sai neanche che ha pianto più volte per questa storia. Ed ora reclami il suo caso?- domandò, quasi urlando Draco.
Potter rimase con la bocca aperta, ma poi sorrise. Si girò dall'altra parte.
-Lo sapevo...- sussurrò.
-Cosa sapevi? Che devo fare da babysitter ad una ragazzina che dovrebbe essere il mio capo?-.
-Malfoy, non fare il finto duro, sappiamo entrambi che provi qualcosa per Hermione, sennò non l'avresti neanche nominata e soprattutto non ti saresti preso a cuore queste indagini.-
Draco stette in silenzio. Sentiva dentro di sé che quelle parole avevano colpito nel segno. Era la verità. Provava qualcosa per quella ragazza. 
-Non dire stronzate, Potter. Io disprezzo quella schifosa mezzosangue....-
-Ah, ed è per questo che quando avete trovato Noah hai chiamato me e non lo hai lasciato lì? Perché disprezzi Hermione?-.
Ancora una volta, Draco stette in silenzio. Non aveva pensato a perché volesse chiamare proprio Potter. Credeva che fosse l'unico in grado di aiutarli. Si, ma di aiutare Hermione, non lui. Ed ancora una volta, percepì che quelle parole erano la verità.
-Potter, non ti per...-
-CAPO! L'ABBIAMO TROVATO!-.
La voce di uno degli uomini di Potter risuonò in tutta la stazione.
Potter si mise a correre, continuando a ripetere:
-Scusate signori, fate largo. Polizia. Fate largo.- 
Draco lo seguiva tra la folla, fino a quando non si fermarono davanti all'entrata del binario 9¾.
Noah Groods era disteso per terra con la bava alla bocca in preda alle convulsioni. Potter si avvicinò a lui e gli mise in bocca qualcosa di  nero. Dopo aver ingoiato, Noah si arrestò. 
Malfoy aveva il battito del cuore accellerato. Pensava già di dover tornare al Ministero e dire alla Granger che Groods era morto e che quindi 'vendetta era fatta'. 
-Potter, ma vai sempre in giro con un bezoar in tasca?- domandò Malfoy, avvicinandosi. Conosceva benissimo quei sintomi. Avvelenamento. Rimedio efficacie: ficcare in gola un bezoar. 
Potter aveva il fiato corto.
-Da quando Ron è quasi morto davanti ai miei occhi, ho capito di averne sempre bisogno.-
Malfoy guardò Noah.
-Bene, portiamolo al Ministero.-

 


~
 


Draco aspettava davanti al letto di Noah cercando di capire per quale motivo era proprio davanti all'entrata dell'Hogwarst Express. 
L'ingresso della mezzosangue lo risvegliò. L'aveva avertita che avevano trovato Noah, ma non le aveva detto di aver preso parte alla 'cattura'.
Sembrava avesse pianto, come se qualcosa l'aveva realmente sconvolta. Aveva le braccia incrociate e lo sguardo triste. Draco, seduto sulla sedia, riusciva a vedere le sue gambe tremare.
-Benissimo. Dove l'hanno trovato? - domandò la ragazza, avvicinandosi al ragazzo nel letto.
Draco riprese a guardare Noah.
-Vicino al binario 9¾.-
La Granger si girò verso di lui stupita.
-L'Hogwarst Express. Cosa voleva fare?- domandò, guardando di nuovo il ragazzo.
Draco scosse la testa.
-Non lo so. Ma lo scopriremo- affermò, agitando davanti a sé una piccola boccetta di vetro scuro.
La Granger guardò la boccetta, facendo un sorriso tirato.
-Veritaserum?- chiese.
Draco annuì. 
-Bene- affermò la Granger. -Svegliamolo.- Si avvicinò a Noah e gli tolse il cuscino da sotto la testa. 
Il ragazzo sbatté la testa contro il materasso, poi piano aprì gli occhi. Inquadrò prima Hermione, poi Draco. Inizialmente, sembrò sollevato. Poi i suoi occhi si tinsero di terrore.
-Lasciatemi- intimò il giovane.
Draco notò che la Granger aveva lo sguardo infuocato.
-Tu dicci perché hai ucciso quei Babbani!-.
Noah guardò terrorizzato Hermione e poi Draco. Poi lo sguardo cadde di nuovo su Hermione.
-Ma che stai dicendo?- domandò, con voce strozzata.
-Abbiamo la tua bacchetta, Noah Groods. Ti conviene dire la verità ora, ed evitare di mentire ancora. Sappiamo che non hai perso la memoria veramente...-
-E' una bugia! Io non ricordo veramente chi sono!- l'interuppe Noah. 
Hermione gli tirò uno schiaffo.
Il suono sordo di quell'affronto risuonò in tutta l'infermeria. Noah si toccò con forza la guancia rossa.
-Come...-.
-Granger. Che cosa stai facendo?- domandò Draco, alzandosi. Si avvicinò ad Hermione e le stinse il polso, costringela a guardarlo negli occhi.
-Io...-. I suoi occhi erano pieni di paura, come se non credesse di aver appena schiaffeggiato qualcuno. Paura e confusione.
-Esci di qui!- intimò Draco. Le lasciò andare il polso. La ragazza spostò lo sguardo da Draco a Noah. Poi abbassò la testa e si avviò verso la porta.
Quando risuonò il suono sordo della porta che sbatteva, Draco si rivolse verso Noah. Stava ancora con la mano premuta sulla guancia e lo sguardo terrorizzato.
-Tieni calma la tua partner- affermò spaventato.
Draco lo guardò furioso.
-Lasciala stare. Piuttosto, dimmi la verità, Noah. O useremo altri mezzi.- Alzò tra le dita la boccetta e lo guardò, quasi a sfidarlo.
Noah lo guardò impaurito.
-Cosa c'è dentro?-.
-Veritaserum. Tre gocce di questo e mi rivelerai ogni tuo segreto.-
-Non puoi farmi questo!- urlò Noah.
-Sei sospettato dell'omicidio di sei Babbani. Lo farò eccome!- urlò a sua volta Draco.
Noah stette in silenzio. Abbassò lo sguardo e poi lo rialzò. I suoi occhi erano rossi come il fuoco.
-Quante volte lo dovrò ripetere? Io non ho ucciso nessuno, non so chi sono!-.
Le grida di Noah non spaventarono affatto Draco.
-Bene, allora non ti dispiacerà prendere la pozione?- domandò il ragazzo, avvicinando la boccetta ad un bicchiere.
-Fermo lì- ulrò una voce.
Draco si voltò di scatto. Knight aveva il fiato corto e lo sguardo spaventato.
-Non puoi fargli bere quella pozione!-.
Si avvicinò tenendosi una mano sul cuore.
-Uff, a cinquantatré anni devo ancora correre- affermò, sbuffando.
-Perché non dovrei?- domandò Draco.
-Non servirà a niente. Lui non ricorda niente. La pozione non avrebbe effetto comunque.-
-Quindi che propone di fare?-.
Knight rivolse uno sguardo infuocato a Noah. 
-Lo chiuderemo in cella. Ricercheremo un modo per fargli tornare la memoria. Nel frattempo starà ad Azkaban.-
Gli occhi di Noah furono inondati dalla paura.
-No, vi prego. Ad Azkaban no. Datemi il Veritaserum, vi posso aiutare.. Vi prego, non potete...-.
-Non prenderai il Veritaserum- affermò deciso Knight.
Poi, con un tocco di bacchetta, fece apparire delle corde e legò Noah. Egli non si divincolò, sembrava paralizzato dalla paura. Ma i suoi occhi non trasmettevano paura. Draco gli si avvicinò e osservò le pupille dilatarsi, diventare più chiare. Improvvisamente notò un lampo verde scaturire nelle pupille. Si allontanò in fretta.
-Tutto bene?- domandò Knight.
Draco lo guardò, lievemente impaurito. Annuì.
Knight si girò verso Noah e lo fece levitare. Poi si smaterializzò. 
A quel punto, convinto di quello che aveva visto, Draco corse a cercare la Granger. C'era qualcosa che non andava in tutta quella storia, e lei sicuramente gli sarebbe stata d'aiuto. La cercò nel suo ufficio, la cercò nell'ufficio di Knight. Scese nei sotterranei e cercò anche lì. Fino a che non capì. L'unico posto in cui la Granger si sarebbe rifugiata in ogni momento poteva essere uno solo: la biblioteca. 
Entrò con cautela all'interna dell'enorme biblioteca messa a disposizione degli Auror. 
La trovò seduta su un tavolo, illuminata dalla piccola lanterna appoggiata sul tavolo, circondata da enormi volumi. Le si avvicinò piano, fino a quando lei non alzò gli occhi.
-Ehi- disse solamente, poi tornò tra le pagine.
-Emh, Knight ha portato via Noah. Lo rinchiuderanno ad Azkaban.-
Hermione continuò a consultare le pagine.
-Ma spero che comunque potremmo continuare ad interrogarlo. Per ora, sappiamo che...-
-Sai cosa mi da fastidio?- l'interuppe Hermione, chiudendo velocemente il libro.
Draco scosse la testa e si sedette di fronte a lei.
-Che ho visto in lui vera paura. Tutto sembra indicare che qualcuno voglia incastrarlo. Ma lui è troppo orgoglioso. Si farà uccidere ad Azkaban pur di non aiutarmi.-
-Granger, il ragazzo è colpevole. La sua bacchetta ha confermato. E' giusto che vada in cella.- 
-Si, eppure mi sembra così strano.- Riaprì l'enorme volume e sfogliò varie pagine. -Devo trovarla...-
-Cosa?- domandò Draco.
-La pozione per fargli tornare la memoria. Così potremo usare il Veritaserum, per capire qual'è il problema!-.
-Granger. E' finita. La sua bacchetta ha compiuto l'Anatema che uccide....-.
-Malfoy!- urlò Hermione. -Non capisci che qui c'è qualcosa che non va, è tutto così semplice. Io credo che lui sia innocente...-.
Draco sospirò, seguito da Hermione.
-Senti, perché ti affanni per questa cosa. Ormai sarà già ad Azkaban....-.
-Perché quei Babbani sono morti e perché è mio compito come Auror proteggere tutto il mondo magico.-
-Ma tu sei una sola strega!-.
-Una strega che ha combatutto nella battaglia contro colui che era definito 'il mago più cattivo dei tempi'. Sono una strega che può farcela a scovare il vero assassino.-
Malfoy sbuffò. 
Hermione fece cadere le braccia davanti a sé e appoggiò delicatamente la testa sul libro.
-Cosa c'è che mi sfugge...-.
Ma Draco non sentì quelle parole. Afferrò le sue mani e le strinse tra le sue. Fu una cosa istintiva, che gli fece battere forte il cuore. Vide la ragazza alzare lo sguardo e posarlo sulle loro mani giunte.
-Malfoy...-.
-Non capisco perché ti fai prendere dall'ansia.-
Hermione abbassò di nuovo lo sguardo.
-E' vero che ti sposerai con Pansy Parkinson?- domandò schietta, con la voce strozzata dalle lacrime.
Draco rimase senza parole. La guardò. Trasmetteva paura, odio, tristezza dai suoi occhi nocciola. Si, era attratto da lei. Fin troppo.
-Come ti viene in mente una cosa del genere? Come l'hai saputo?- chiese, senza aver alcuna intenzione di sciogliere quel legame.
Hermione lo guardò, con gli occhi lucidi.
-Sono una vera stupida.- 
Tolse con forza le mani dalla stretta di Draco e prese l'enorme volume tra le braccia. Uscì senza dire un'altra parola, lasciando Draco da solo, a contemplare quanto fosse bella e incredibile difficile la 'sua' mezzosangue.






Spazio autrice:

Salve a tutti! Spero proprio che questo capitolo vi sia piaciuto! A me personalmente piace da morire ;) 
Mi raccomando recensite :) 

Un grazie speciale a chiunque lo farà. 



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Capitolo 9
*** Ottavo capitolo ***


La verità è soltanto una bugia più sottile.

Gianni Monduzzi
 
 
 
 
 
Una visita inaspettata
 
 
Hermione non riusciva a prendere sonno. Si girava e rigirava nel letto, con gli occhi aperti. Ripensava alla pessima giornata che aveva avuto. La Parkinson, lo schiaffo dato a Noah, il comportamento strano di Malfoy.
Si alzò di scatto.
Lurido furetto, pensò. Mi stai rendendo la vita un inferno! 
La ragazza si diresse verso la cucina, per cercare di prepararsi un té. Doveva calmarsi, pensare ad altro. Essere felice per ben altri motivi. Mentre apriva la credenza, il suono dello schiaffo che aveva riservato a Noah le riempì la mente.
Che cretina che sono stata. Mi licenzieranno subito, non appena lo sapranno. Noah lo dirà e sarò...
Un suono di materializzazione risvegliò i suoi sensi. Si accorse di non avere la bacchetta con sé. Il panico cominciò a sopraffarla. Si guardò intorno e cercò qualcosa con cui colpire chiunque sia entrato in casa sua. Ma non trovò nulla. 
Ascoltò con cautela intorno a lei. E non percepì alcun rumore, eccetto il suo respiro accelerato e il suo battito del cuore. 
Era sola.
Qualcuno si era appena smaterializzato da casa sua. 
 
 
~
 

Dopo aver passato quasi la notte insonne, Hermione decise che era ora di affrontare Knight. Avrebbe dovuto dirgli che aveva schiaffeggiato Noah, e che quindi meritava il licenziamento in tronco. 
Per la prima volta, si accorse di non aver voglia di andare al lavoro. Aveva sempre amato alzarsi la mattina e cominciare a fare quello che amava di più al mondo, essere una strega. Ma di certo, quel giorno avrebbe perso il lavoro e si sarebbe dovuta accontentare di una vita mediocre. La grande Hermione Granger cacciata dal Ministero perché si era permessa di picchiare un sospettato. Cielo, sarebbe stata una catastrofe. Sotto ogni punto di vista. Avrebbe perso tutto
Prendendo un lungo respiro, batté il pugno sulla porta di Knight. Non udì alcuna risposta. Allora, aprì lievemente la porta ed entrò nell'ufficio in cui era stata assunta. Ed in quel momento sarebbe stata licenziata. 
Ma non vide nessuno.
L'ufficio era ordinato, pieno di archivi. C'era una piccola civetta nera sulla scrivania, che batté le ali quando vide Hermione. Allora, sorridendo, le si avvicinò per accarezzarla. Urtò la scrivania con il ginocchio e trattenne un gridolino. Poi, mordendosi il labbro, toccò delicatamente le piume della civetta. Essa avvicinò il becco alla sua mano e Hermione gli fece piccoli grattini. 
Poi, il suo sguardo si fermò su l'unica lettera aperta sulla scrivania. Il destinatario era Knight, mentre il mittente non c'era.
La prese piano tra le mani e lesse.
 

Come da lei richiesto, Mr. Knight, ho rinchiuso Groods ad Azkaban. 
P.
 


Ad Azkaban? si domandò Hermione. Ma non lo voleva rinchiudere lì...
All'improvviso capì cosa avrebbe dovuto fare. Si avviò veloce verso l'ufficio del suo migliore amico.
Entrò senza bussare. Lo trovò intento a leggere, chino sulla scrivania, con gli occhiali che sembravano quasi cadere dal suo naso.
-Herm...?- domandò scombussolato, alzando gli occhi. Poi vide il suo sguardo preoccupato e si alzò. -Cos'è successo?-.
Avrebbe voluto rispondere sinceramente a quella domanda, avrebbe voluto dirgli e raccontargli cosa cominciava a passare per la sua testa, ma era lì per un motivo preciso. 
-Mi serve il tuo Mantello dell'Invisibilità.-
Harry guardò la sua amica, sconcertato.
-Scusa, Herm, ma a che ti serve il mio Mantello?- domandò ancora.
-Missione- replicò semplicemente Hermione, senza guardarlo negli occhi.
Harry si avvicinò e le andò incontro. Le mise le mani sulle spalle, e dolcemente, con la mano destra le alzò il mento.
-Sono il tuo migliore amico. So che mi stai tendendo all'oscuro di qualcosa. Cos'è?-.
Hermione guardò gli occhi verdi del suo migliore amico e si sentì in dovere di confidarsi con lui. Quante volte aveva pianto sulla sua spalla per colpa di Ron. Quella volta che lui le aveva fatto tornare il sorriso, con quel ballo inaspettato, dopo l'abbandono di Ron. Era sempre stato accanto a lei, ed ora Hermione gli stava nascondendo una parte importante di sé.
-Benissimo- cominciò, abbassando di nuovo lo sguardo. Si scostò e si sedette sulla sedia davanti alla scrivania. -Credo che Noah sia innocente.-
Harry stette immobile, in piedi di fronte a lei, con gli occhi aperti.
-Ma che stai dicendo? Cosa te lo fa pensare?- chiese.
Hermione alzò le spalle, sapendo di dire una cosa senza senso.
-Istinto?- Poi guardò il suo amico, e gettò l'aria fuori dai polmoni. -Harry, lo so che è strano. Non ho alcuna prova della sua innocenza, ma sento che non è colpevole.-
-Come te lo spieghi il fatto che Olivander ha trovato l'Anatema che Uccide sulla sua bacchetta?-
Hermione alzò di nuovo le spalle. Ma poi si ricordò di un particolare che non aveva pù considerato.
-Io avevo...- cominciò. Rimase con la bocca aperta, mentre la sua mente vagava a quella notte strana. Ricordava lei seduta sulle ginocchia, accanto al corpo di Noah, con la bacchetta in mano e un lampo bianco che invadeva la via. Un Incantesimo di Memoria. 
-Io avevo già fatto quell'incantesimo.- 
Harry continuò a guardarla con gli occhi sbarrati.
-Ma che diavolo stai dicendo?-.  
Hermione alzò lo sguardo, ricordando tutto. 
-Avevo già fatto quell'incantesimo sulla bacchetta. Avevo visto che il suo ultimo incantesimo è stato un Incantesimo di Memoria. Era inconfondibile, una forte luce bianca e...-.
-Ferma un attimo!- la stoppò Harry, con la mano alzata. Poi si passò una mano tra i capelli. -Mi stai dicendo che Olivander ha sbagliato?- domandò. 
-No. Certo che no!- Hermione scosse fortemente la testa. -Lui è il maestro. Di certo, non può sbagliare. Le bacchette sono il suo lavoro.- Di nuovo la sua mente si illuminò. -A meno che quella che ho raccolto non fosse la bacchetta di Noah, ma di un'altra persona.- Continuò il suo ragionamento alzandosi. -La stessa persona che io e Malfoy abbiamo sentito nel vicolo.-
Harry la guardò, spaventato.
-E come...?-. Harry sedette, con la testa tra le gambe. -Non ci sto capendo più niente- rivelò.
Hermione si sedette accanto a lui.
-Devo assolutamente fare quella pozione.-
Harry alzò lievemente la testa.
-Quale pozione?-.
-Devo far tornare la memoria a Noah. Così ci spiegherà questo mistero.- Hermione si girò verso il suo amico. -Mi darai una mano?-.
Il ragazzo la guardò un attimo spaventato, ma poi le sorrise.
-Come faccio a lasciarti nei guai?-.
-Ricordati, Harry, IO ti ho sempre salvato il fondoschiena dai guai!-.
Harry rise.
-Quant'è vero!-.
Guardandola negli occhi, le strinse la mano, suggellando il loro piccolo segreto. 

 

~
 

Con il Mantello dell'Invisibilità sulle teste si avviarono verso il centro di Londra. 
-Come faremo a raggiungerlo?- domandò Hermione.
Harry le strizzò un occhio.
-Ho le mie fonti.- 
Credere o meno alle 'fonti' di Harry era il minor problema per Hermione. Doveva concentrarsi. Nelle due ore precedenti si era chiusa nel suo ufficio ed aveva preparato la pozione in pochissimo, aiutata dal suo segretario, dopo avergli fatto promettere di non rivelare a nessuno l'esistenza di quella pozione. Ed ora, chiusa nella sua borsetta, la boccetta sembrava essere la loro unica speranza. 
Si infilarono in una piccola via, si sfilarono il Mantello da sopra le teste e respirarono.
-Sei sicura?- domandò Harry.
Hermione annuì, sorridendogli.
-Più che altro, come ci arriviamo?- chiese la ragazza.
Per la seconda volta, il suo amico le strizzò l'occhio.
-Hermione, fidati di me.-
-Harry, io mi fido di te. Non mi fido delle tue cosiddette 'fonti'.-
Harry rise. -Oh, credimi, non sono così cattive- replicò il ragazzo porgendole la mano, pronto alla smaterializzazione.
Hermione scosse la testa, sorridente, mentre prendeva la mano di Harry. 
La solita morsa allo stomaco l'avvertì che la smaterializzazione era avvenuta con successo. Aprì dolcemente gli occhi e rabbrividì.
La prigione di Azkaban si affacciava alla sua vista. Cominciò a pentirsi di aver avuto quell'idea. Allora, non lasciò andare la presa sulla mano di Harry.
-Oh, cielo. Credo di aver fatto una stupidaggine.- 
-Ormai è un po' tardi, non credi Herm?-. 
Si scambiarono uno sguardo e poi si avviarono verso l'entrata. Arrivata davanti ad un enorme portone, Hermione si bloccò.
-Cosa stai aspettando?- chiese Harry, tendendole la mano. 
Hermione aveva paura. E come darle torto? Stava per entrare, di soppiatto per giunta, dentro la prigione dei maghi. Quelle celle erano pieni dei peggiori criminali della dimensione magica. Era normale avere un po' di paura? O almeno avere un po' d'ansia. Se l'avessero scoperti? Se fossero stati rinchiusi dentro Azkaban proprio per aver cercato di violare la stessa prigione?
-Hermione, stai tranquilla. Ci sono io.- 
La voce rassicurante di Harry la risvegliò. Prese la sua mano ed entrò attraverso il portone. 
L'aria di morte stanziava in ogni angolo della prigione. Tutto il complesso sembrava trasudare paura, risentimento e dolore. Non era un luogo per vivi, ma solo per morti. Morti con e senza anima. Era un luogo che Hermione non avrebbe augurato neanche a Voldemort in persona. 
-Harry, mettiamoci il Mantello prima che ci scoprano.-
-Tranquilla...- le sussurrò, davanti a lei.
Hermione notò che Harry era tranquillo, e si muoveva spedito come se conoscesse quei corridoi. 
Con velocità, salirono varie scale, fino a giungere all'interno di una torre. 
-Harry...?- cominciò Hermione, ma prima di potere finire la frase, nella quale annunciava tutta la sua agitazione, un mago dai lunghi capelli neri apparve davanti a loro, spaventando Hermione. Ella saltò e tirò fuori subito la bacchetta, cercando di tenere a bada il suo cuore che palpitava dalla paura.
Il mago non fece caso alla strega spaventata. Si girò verso Harry e si inchinò.
-Signor Potter.-
Harry si avvicinò a lui e gli allungò la mano.
-Signor Harrison. Che piacere vederla, di nuovo.-
Hermione sgranò gli occhi.
-Di nuovo?- quasi urlò.
Ma Harry la ignorò.
-Come già sa, siamo  qui per vedere Noah Groods.- 
Il mago annuì, e fece loro strada. Cominciarono a camminare, seguendo il mago. Hermione si avvicinò a Harry e lo tirò per un braccio.
-Che significa di nuovo, Harry? Che voleva dire?.-
Harry si passò la mano sul viso, cercando di trovare le giuste parole.
-Oh, Herm. Quanto avrei voluto dirtelo prima!-.
-Oh per l'amor del cielo, Harry James Potter, parla!- urlò Hermione, stringendo i pugni.
-Sono il capo dei Servizi Segreti degli Auror!-.
Hermione rimase con gli occhi sgranati per quale secondo, poi capì. Gettò le braccia al collo di Harry e lo strinse forte a sé.
-E' una notizia meravigliosa!- Si staccò. -Perché non me lo hai detto prima?- domandò.
-Non sei arrabbiata con me?-.
Hermione rise, una risata vera, forse da giorni.
-Dovrei essere arrabbiata con te? E per quale motivo?-.
-Perché te l'ho tenuto nascosto...-.
Hermione continuò a ridere.
-Ma Harry! Sei il mio migliore amico e sei a capo dei Servizi Segreti! E' qualcosa di...-.
Hermione era senza parole. Si spiegavano i continui ritardi di Harry, le strane assenze, il suo dover essere sempre impegnato, il fatto che conoscesse moltissimi maghi. Ma questo significava anche che aveva contatti ad Azkaban e che era per quello che conosceva la strada per arrivarci.
-Tu sapevi che avevano spedito Noah ad Azkaban.-
La sua voce, quasi un sussurro, spaventò anche Hermione.
-Sapevi anche che era per ordine di Knight. Perché non me lo hai detto?- domandò.
-Per ordine di Knight? Ma che dici? E' stato il Ministro Kingsley.-
Hermione sbatté gli occhi.
-Non è stato Knight a spedirlo qui?-.
-Knight è venuto da me e mi ha detto di spedirlo ad Azkaban, sotto l'ordine del Ministro.-
Ma prima di aggiungere altro, Harrison si fermò davanti ad una cella. 
-Noah Groods, hai visite- annunciò, aprendo la sua cella con un tocco di bacchetta. Poi fece largo ad Harry ed Hermione, che entrarono, oltrepassando una piccola barriera. 
-Chiedo perdono per la barriera, Signor Potter. Ma è stato necessario, visto il soggetto.-
Harry si girò verso Harrison e scosse la testa.
-Sono d'accordo con lei. Vorremmo rimanere soli con il detenuto, le dispiace?-.
Harrison fece un altro inchino e sparì nel buio del corridoio.
Hermione si addentrò nel buio e con gli occhi cercò Noah. Lo trovò all'angolo della cella, di fronte alla finestra, illuminato dalla luce soave della Luna. Egli girò lievemente lo sguardo verso Hermione e poi, senza tradire alcuna emozione, si rigirò.
-Noah. Ciao...- sussurrò la ragazza avvicinandosi. Notò che aveva molti graffi sul collo e sul viso e la divisa a righe era strappata in alcuni punti.
-Vattene.- 
La sua voce era tagliente ed incredibilmente triste.
-Noah...- Hermione gli si avvicinò e si sedette di fronte a lui, cercando una certa distanza. -Ti volevo chiedere scusa per quello che ti ho fatto. Quello schiaffo...- Prese un lungo respiro. -Ti chiedo scusa.-
Noah non rispose. Rimase in silenzio, impassibile, guardando la finestra.
Hermione capì che non poteva fare altrimenti. Aprì la sua borsetta e tirò fuori la boccetta. La tenne tra le mani, in modo da farla vedere a Noah. Lui mosse leggermente lo sguardo, posandolo sulla bottiglietta.
-Cos'è?- chiese indifferente, tornando a guardare il cielo.
-E' una pozione che ti farà riacquistare la memoria.- 
Il ragazzo girò di scatto la testa, con un lampo di speranza negli occhi. A quello sguardo, Hermione gli sorrise, annuendo.
-Si, esatto. Ma se te la farò bere, devi promettermi che ti sottoporrai alla somministrazione del Veritaserum.- 
Noah si morse il labbro.
-Come faccio a sapere che non è un trucco?- domandò Noah, guardando Hermione con aria di sfida.
-Perché dovrei darti una pozione per farti riacquistare la memoria se non ti volessi aiutare?- domandò a sua volta Hermione.
Noah stette in silenzio.
-Ascolta- iniziò Hermione, avvicinandosi un po' a lui -Credo nella tua innocenza. Credo che tu non abbia ucciso quei Babbani, ma ne devo avere la conferma. Sono un Auror, la tua parola davanti a me è come una confessione e potrai essere scarcerato.-  Gli mise la boccetta davanti. -Devi fidarti di me.-
Il ragazzo guardò di nuovo la finestra.
-Tu non sai che vuol dire.- Sospirò. -Cercare di ricordare un nome, un qualcosa e vedere attorno a te solo nero, vuoto. E' come se ti si fosse strappata una parte della tua anima, del tuo essere.-
Si rigirò verso Hermione e guardò la boccetta.
-Facciamolo.- La prese tra le mani e la trangugiò il contenuto. Quando ebbe finito, i suoi occhi si accesero di una nuova luce. Si alzò in piedi e sorrise.
-Mi ricordo. Mi ricordo tutto. Mia madre, mia sorella, mio padre...- Il suo sguardo si incupì. -Mio padre è morto. Per colpa dei Mangiamorte. Lo hanno ucciso a sangue freddo davanti a me...- I suoi occhi si inondarono di lacrime. -...Davanti a mia sorella, aveva appena cinque anni.- 
Si appoggiò al muro e si mise la mani davanti agli occhi. 
-Ho ucciso quei Babbani. Ma ero sotto la Maledizione Imperius. Il Signore mi ha liberato dalla cella del Ministero. Mi ha mandato ad ucciderne altri tre....- La sua voce si strozzò tra le lacrime. -Volevo andare ad Hogwarts, lì avrei preso mia sorella e sarei scappato con lei e mia madre... Lui non mi avrebbe mai trovato e non mi avrebbe mai costretto ad uccidere di nuovo.- 
Poi alzò lo sguardo su Hermione, e pianse profondamente. 
-Lei mi ha costretto a togliermi la memoria. Mi ha detto che se non l'avessi fatto mi avrebbe ucciso...-
-Noah, per favore, vai con più calma. Immagino quanto possa essere difficile, ora che hai di nuovo tutti i tuoi ricordi, ma per favore, vai piano. Di chi stai parlando? Chi è che ti ha costretto?- domandò Hermione portandolo verso di lei. Lo prese per le spalle e lo portò alla luce della Luna.
Gli occhi di Noah erano pieni di lacrime ed Hermione avrebbe voluto far cessare il suo dolore. Guardò Harry che era sulla porta della cella, che guardava stupito l'intera scena. 
Noah si gettò tra le braccia di Hermione, cominciando a singhiozzare violentemente. 
-Non lo avrei mai fatto. Mi hanno costretto... Mi hanno costretto- ripeteva senza smettere di piangere.
Hermione lo strinse a sé, con delicatezza.
-Noah, chi?- 
Noah si staccò e la guardò negli occhi. 
All'improvviso i suoi occhi si spensero, mentre quelli di Hermione percepirono un lampo verde.
Quando il corpo di Noah si abbandonò sopra quello di Hermione, ella capì. 
-No, Noah. Noah? Noah!- urlò scrollandolo. Fu superata da Harry che violentemente ruppe la finestra della cella. 
L'unica cosa che Harry vide fu una nuvola di fumo nero che si allontanava, su, nel cielo.
L'unica cosa che vide Hermione furono gli occhi di Noah spegnersi piano.




 

 
Spazio autrice:
Salve a tutti!
Lo so, è un capitolo bruttissimo.
La morte di Noah non me l'aspettavo neanche io.

Se il capitolo vi è piaciuto, recensite.
Ed anche se non vi è piaciuto, recensite lo stesso
.




Un grazie speciale a chi lo farà. 



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Capitolo 10
*** Nono capitolo ***


La verità è un segreto che il morente porta con sé.
Sören Kierkegaard

 
 
 
 
 
 
Vicolo cieco
 
 
La casa era addobbata a festa. Festoni argento e verde decoravano l'immenso salone. Drappi con il marchio dei Serpeverde erano stati sbattuti ed appesi al muro. Le enormi finestre coperte da lunghe tende verdi smeraldo. Era tutto pronto, proprio come aveva previsto Pansy. In perfetto orario per l'inizio della festa. 
In camera da letto, Draco si stava allacciando la sua cravatta ma non ci riusciva. Le sue mani sembravano non riuscire a fare un nodo che, per anni, aveva fatto ogni giorno. Maledicendo sé stesso e la sua ingenuità, scaraventò la cravatta per terra e si aprì un po' la camicia. Si passò una mano tra i capelli e poi sul viso, mentre i ricordi si impossessavano di lui.

 
Una luce di candela che illuminava il suo viso da Serpe. Quanto l'amava. Ed era incredibile per lui riprovare di nuovo quei sentimenti. Dopo Hogwarts lei era l'unica cosa positiva di quel schifosissimo mondo. Avrebbe voluto cambiare ogni cosa, ritornare indietro nel tempo, avere nuove occasioni. O forse semplicemente tornare a quando era piccolo ed avere il coraggio di scegliere diversamente. Ma lei, lei era veramente l'unica cosa che non avrebbe cambiato mai. 
-Draco, sei molto pensiero oggi. E' successo qualcosa?- domandò la ragazza con gli occhi scuri, stringendogli forte la mano. 
Erano seduti l'uno di fronte all'altra, con le mani unite. Il suo semplice tocco lo mandava in estasi. E il suo sorriso bianco lo faceva sciogliere.
-No, tranquilla Pansy. Stavo solo pensando a quanto siamo cambiati.-
Pansy mosse leggermente la testa da un lato, come se si domandasse il senso di quella frase.
Draco ritrasse le mani e si appoggiò allo schienale della sedia.
-Insomma, dopo la battaglia, Hogwarts, mi sento diverso...-.
Pansy, che aveva lasciato le mani sul tavolo, le ritrasse, improvvisamente.
-Diverso? In che senso?-.
-Diverso, come se mi fossi addormentato per anni ed essermi svegliato tutto di botto. Intontito, ma non sono mai stato meglio in tutta la mia vita.- 
Pansy lo guardò incuriosita.
-E sai perché?- domandò Draco, riavvicinando le mani sul tavolo.
La ragazza scosse la testa.
-Perché ci sei tu.-
Draco osservò la ragazza sgranare gli occhi e poi sorridere, arrossendo. 
-Da quando ti ho ritrovata sei stata l'unica luce in tutto il mio buio cammino... E penso di essere pronto...-. 
Si toccò la tasca e capì che la scatoletta era ancora lì. Sorridendole, la tirò fuori e l'aprì, mostrandole il grosso diamante che aveva comprato. Pansy, dapprima, aprì la bocca, quasi spaventata. Poi, quasi per conferma, guardò gli occhi del suo ragazzo. Draco lesse nei suoi occhi terrore, puro terrore, e sorpresa. 
-Pansy Parkinson, vuoi sposarmi?-.
Ma nel momento più importante, il trillo del suo cellulare la distrasse. Guardò lo schermo e scosse la testa.
-Scusa, lavoro- disse alzandosi ed allontanandosi.
 

Draco, Draco, Draco, quanto sei stupido
 
-Draco?-.
La voce di Pansy risvegliò il ragazzo dai suoi ricordi. Appoggiato al camino che dava sul suo letto, Draco la guardò avvicinarsi senza proferire parola. 
-Su, coraggio. Ti stanno aspettando tutti. E devi ancora vestirti? Sei il solito...- disse Pansy scherzando. Raccolse da terra la cravatta e se la mise intorno al collo. Poi gli abbottonò la camicia e, con disinvoltura, gli mise la cravatta, legandola in un elegante nodo. 
-Tuo padre e tua madre sono giù.- 
A quelle parole, Draco trasalì. Sapeva che sarebbero venuti, sapeva che sarebbero stati sempre gli stessi, ma non si aspettava che quel giorno sarebbe arrivato così presto. 
Sospirando, prese la giacca dal letto. Poi, afferrò la mano di Pansy e uscì dalla porta della loro camera. Percosero l'enorme maniero mano nella mano, ma Draco sapeva che non avrebbe voluto essere lì. Avrebbe preferito essere da un'altra parte. 
Erano giorni che avrebbe voluto essere sempre da un'altra parte, sempre con un'altra persona, possedere un'altra vita. 
-Draco...-.
Ma Draco le strinse ancora di più la mano e la trascinò via.
-Draco!- sbottò Pansy, togliendo la mano dalla sua e fermandosi. 
Il ragazzo la guardò. Il suo vestito nero le fasciava perfettamente il corpo snello. L'unico colore che il vestito sprigionava era un piccolo filo verde che le circondava il seno. 
Eppure, guardandola, Draco non provava più lo stesso. Doveva ammetterlo a sè stesso. E forse anche agli altri. Non era più innamorato di Pansy. 
-Pansy, io...-
-Draco. Non so qual'è il tuo problema. Forse è il fatto che sei nervoso per il matrimonio, o forse è per il tuo stupido atteggiamento da sfigato che stai avendo adesso, ma non ho alcuna intenzione di fare brutta figura davanti ai nostri ospiti.- 
Pansy mise le mani sopra i suoi fianchi e buttò fuori l'aria, guardando il pavimento. 
-Mi vuoi dire adesso per quale motivo ti stai comportando così?- domandò la ragazza, guardando negli occhi Draco. 
Ma lui non resse. Stringendosi nella sua giacca, si smaterializzò. 
 

~
 

Doveva trovarla. Poco gli importava che probabilmente aveva appena mandato all'aria tutta la sua vita. Gli importava solo di lei, lei, quella ragazza che aveva sempre amato, quella ragazza che sin dal primo momento aveva riacceso in lui l'amore, quel sentimento che era certo di non aver mai provato per nessun'altra, forse proprio perché per anni aveva amato solo lei. Era tutto cominciato da quando aveva capito che lei era presa da quel Weasley. Lo aveva capito. Quando si era presentata al Ballo del Ceppo al braccio di Victor Krum avrebbe voluto spezzare l'osso del collo a quel bulgaro. Quando persino gli aveva urlato in faccia, più e più volte. Quando ogni volta, senza paura, l'aveva affrontato, anche se lui era stato capace solo di sputarle addosso veleno. In quel momento si rese conto che avrebbe voluto che la sua vita fosse stata diversa.
Che lei lo avesse amato almeno una piccola parte di quanto lui la amava. 
Avrebbe tanto voluto aver avuto più coraggio. Quando l'aveva vista con Wealsley, mano nella mano, la rabbia aveva cominciato a montare in lui. Ma non capiva il perché. Era da qualche mese che aveva deciso di sposare Pansy e lei aveva detto sì. Niente si sarebbe dovuto intromettere nella loro unione. Ed, invece, era ricomparsa lei
Quanto avrebbe voluto baciarla quando ne aveva avuto l'opportunità, in ufficio. 
Scosse la testa. Si sarebbe picchiato se avesse potuto. Tutto il passato ormai non contava più. I suoi pensieri, razionali e non, si affollavano senza ordine nella sua testa. 
L'intero ufficio era come deserto, non sentiva alcun rumore, eccetto per i suoi passi che risuonavano veloci. 
Quando arrivò davanti all'ufficio della ragazza, trovò il segretario sulla scrivania, ancora piegato sui fogli.
Stupito, cercò di darsi un contegno e di controllare il suono della sua voce, e i battiti del suo cuore.
-Vorrei vedere la signorina Granger.-
Si aggiustò la cravatta e si passò una mano tra i capelli. Le avrebbe detto tutto. Le avrebbe rivelato i suoi sentimenti, le avrebbe detto che l'amava, ma l'amava da sempre. E lo avrebbe fatto ora...
-La signorina Granger in questo momento non c'è, signor Malfoy.- 
Guardò l'orologio. Le sei e mezza della sera. La Granger avrebbe concluso il suo turno solo tra mezz'ora. 
-E' andata a prendere un caffé?- domandò Draco.
Il segretario scosse la testa. 
-No. Mi dispiace signore, ma non posso rivelarle dov'è.-
La voce strozzata del segretario fece alterare Draco.
-DIMMI IMMEDIATAMENTE DOV'E!- tuonò.
L'uomo saltò dalla sua sedia. Poi prese un foglio ed una matita e scrisse veloce.
Draco gli strappò il foglio dalle mani e lesse.
-Azkaban? Cosa diavolo ci fa lì?- domandò ancora.
Il segretario scosse la testa, e si premette l'indice contro le labbra.
Riprese a correre velocemente. Si diresse all'ufficio di Knight, nel quale entrò senza neanche bussare. 
-Knight- urlò Draco, irrompendo nella stanza. 
L'uomo seduto alla scrivania alzò lo sguardo, si tolse gli occhiali e lo guardò incuriosito.
-Malfoy, spero che tu abbia un buon motivo per entrare qui nel mio ufficio, interrompendo per giunta la tua festa di nozze.- 
-Dov'è Hermione?- chiese Draco.
Knight continuò a guardarlo interrogativamente. 
-Nel suo ufficio, ovviamente.- 
Draco si girò intorno, non capendo.
-Hermione non è nel suo ufficio.-
Knight abbassò lo sguardo, tornando alle sue pratiche.
-Per quale motivo stai cercando la Granger?- domandò annoiato. 
Draco aprì la bocca, come a rispondere. Come un tic nervoso, si passò una mano tra i capelli e sospirò.
-Una cosa urgente. Della missione, non pensavo che l'avreste mandata ad Azkaban...-.
Knight alzò di scatto gli occhi.
-Hai detto Azkaban?- . 
Il suo sguardo lampeggiava. Draco lo guardò interrogativamente.
-Si, beh, si-. Draco guardò la porta, poi riguardò Knight. -Non l'hai mandata tu ad Akzaban?-.
-Per la barba di Merlino!-. Knight scattò in piedi. -Malfoy, preparati. Andiamo.-
Gli fece cenno di uscire ed alzò il telefono. Poi vedendo che lui non si muoveva, lo guardò furioso.
-Malfoy, FUORI DI QUI!-.
Draco saltò all'indietro andando a sbattere contro una sedia, poi corse fuori dall'ufficio, sbattendo dietro di sé la porta.
 
~
 

L'immagine della prigione si stanziò davanti alla  vista di Draco e i brividi si impossessarono di lui. Davanti alla prigione, Draco cominciò a percepire la paura. Non si sarebbe mai immaginato di avvicinarsi così tanto alla prigione che aveva costudito i suoi genitori per qualche anno.
-Knight?- domandò Draco.
Ma l'uomo si era già avviato verso la stradina buia che conduceva all'edificio. Draco lo seguì, cercando di tenere il passo con l'uomo. Fino a quando Knight si fermò, con lo sguardo fisso e vuoto, verso l'alto. 
-Capo?-.
Draco seguì lo sguardo di Knight e rimase paralizzato. 
Una nube stanziava davanti ad un lato della prigione, come se fosse una grande nuvola di fumo... 
E si avvicinava pericolosamente a loro.
Draco si gettò a terra, tenendo le mani sopra la testa. Sentì che Knight fece lo stesso. Percepì la nube nera passargli sopra tutto il corpo, come una delicata carezza. Poi, voltò delicatamente il viso verso il cielo, per vedere che fine avesse fatto la nube. Ma non vide più niente. 
-Oh...-. Riconosceva quella scia, ne sapeva individuare anche la consistenza, per quante volte l'aveva vista apparire e sparire davanti agli occhi.
Si voltò verso Knight, che annuì. 
-Sì, la scia di un Mangiamorte. Era un Mangiamorte.- 
Draco si voltò di nuovo, e sentì i passi di Knight allontanarsi su per la via che conduceva all'edificio. Spaventato, seguì il suo capo. 
Entrarono attraverso un enorme portone, che dava sull'altrettanto enorme atrio. 
-Harrison!- urlò Knight.
Le porte alle loro spalle si chiusero velocemente, lasciando l'atrio nel più totale buio. 
Draco sentì il suo cuore battere veloce. Con le mani tremanti, tirò fuori la bacchetta.
-Lumos- sussurrò. 
Spaventato, percepì un nuovo respiro.
Davanti a lui, illuminato dalla piccola luce, comparve una figura con un cappuccio sul volto, a causa del quale si vedeva solo la parte inferiore del viso. La bocca secca e piena di rughe si aprì in un sinistro sorriso, che fece accapponare la pelle. L'unica cosa, infatti, che si vedeva era il suo sorriso, poichè il resto era immerso nelle tenebre.
-Harrison.-
La voce severa di Knight non spaventò tanto Draco, quanto la confidenza che dava a quell'individuo che era bagnato dalla luce della sua bacchetta.
-Signor Knight.- Sorrise. -Oggi abbiamo avuto una visita del signor Potter...-
-COSA?- urlò Knight.
-.. E della signorina Granger- continuò indisturbato Harrison. 
A quel nome Draco saltò. Hermione era veramente ad Azkaban?
-Portaci da loro.-
Quell'uomo, Harrison, fece un inchino e aprì loro la strada. Senza proferire alcuna parola, i due lo seguirono fin sopra un'alta torre. Salivano in silenzio, fino a che non udirono rumori, sussurri, talmente bassi da sembrare pensieri.
-Ma....- cominciò Draco, cercando di capire.
Fino a quando non si trovarono davanti ad un cella. Guardarono dentro e Draco capì.
Inginocchiata  di fronte alla finestra c'era Hermione, con il capo basso, che teneva tra le braccia Noah e affacciato alla finesta Potter che guardava verso il cielo. Nel sentire i loro sospiri di sorpresa, Potter sfoderò la bacchetta, ma riconoscendoli, l'abbassò subito.  Poi lo sguardo di Draco si posò subito su Noah. Vide il suo viso rilassato e in pace. Rinosceva quell'espressione. Era morto.
-Noah...- sussurrò.
-Noah è morto- affermò deciso Potter. Draco si stupì della naturalezza con cui l'aveva detto. Tirò fuori il telefono e compose un numero.
Draco guardò ancora il corpo di Hermione. Sembrava immobile, come se fosse stata pietrificata. Hermione. La sua testa cominciò a girare.
Noah.
Potter.
Knight.
Harrison.
Azkaban. 
Hermione.
La sua testa si fece pesante. Si appoggiò con forza al muro accanto. Hermione sembrava morta... Le gambe si fecero molli...
-Sono io. Si, abbiamo un problema.- 
La voce di Potter sembrava essere così lontana.
-Azkaban. Sbrigati...-.
Non percepiva neanche più le parole. E, guardando la schiena della riccia, svenne.

 

~
 

-Un vero cuor di leone, Malfoy.-
-E' un Serpeverde, Potter, non un Grifondoro. Dovresti averlo capito ormai.-
Una voce familiare invase la mente di Draco. Una voce intima, femminile, soave. Aprì delicatamente gli occhi e vide due occhi scuri che incontravano i suoi. Poi, mise a fuoco il resto e apparì il volto di Pansy. Accanto a lei trovò il volto occhialuto di Potter.
-Pansy...- sussurrò Draco. 
-Draco, oh, meno male.-
Il ragazzo si alzò di scatto, ma la sua testa riprese a girare. 
-No- disse dolcemente Pansy, mettendogli le mani sulle spalle e spingendolo verso il basso. -Devi riposare.-
Draco si lasciò guidare e si distese, poggiando i palmi su qualcosa di duro. Pietra.
-Dove siamo?- domandò con voce strozzata.
-Ad Azkaban, sei venuto qui con Knight...-.
Improvvisamente, tutto gli riaffiorò in mente. Knight, Harrison, Noah... Hermione. Al ricordo del suo nome, scattò in piedi e cominciò a  girarsi intorno. 
-Dove...?-.
-Draco, ti prego, stai fermo...-.
Pansy lo calmò. Gli si avvicinò e gli accarezzò le spalle. Ma lui si staccò velocemente. 
-Dovete...-. Ma s'interruppe nel vedere, sopra il golfino che indossava la ragazza, una spilla, molto simile a quella che aveva ricevuto lui ad Hogwarts come Prefetto. Le si avvicinò e, scostandole una ciocca di capelli dalla spalla, la vide. 
-S.A.- lesse ad alta voce.
Cercò di capire, ma non riusciva. L'unica cosa che sentiva erano i singhiozzi della ragazza. Allora alzò lo sguardo e vide Pansy sull'orlo delle lacrime.
-Oh, Draco. Mi dispiace, mi dispiace tantissimo. Avrei dovuto dirtelo. Come posso... Per Merlino, è così difficile.- La ragazza gli gettò le braccia al collo. Inizialmente, lui la strinse, poi la staccò da sé e la guardò con aria interrogativa.
-Ma che stai dicendo?-.
Pansy si asciugò le lacrime. 
-Ti ricordi che ti avevo detto che lavoro al Ministero come impiegata.- Prese un lungo respiro. -Beh, è in parte vero.-
-In parte?-.
Pansy cercò di sorridere.
-Sono il Capo dei Servizi Segreti degli Auror.-
Draco rimase a bocca aperta.
-Servizi Segreti?-. Non ne conosceva nemmeno l'esistenza. Poi, però, si ricordò della conversazione con Potter alla stazione e gli gettò gli occhi addosso, glaciali.
-Mi dispiace! Avrei voluto dirtelo prima, so che il nostro rapporto si era sempre basato sulla fiducia. Spesso, la notte non mi trovavi perché ero andata a seguire un caso...Poi con Potter che mi chiamava ad ogni ora del giorno e della notte...-.
Draco sentì montare dentro di lui la rabbia. Si avvicinò a Potter e gli si piantò ad un palmo dal viso. Ma il ragazzo non indietreggiò.
-Potter ti disturbava ad ogni ora del giorno...?- cominciò Draco, serrando la mascella e stringendo i pugni.
-In qualità di suo partener, posso farlo- l'interruppe Potter.
Draco squadrò Potter e notò la stessa spilla sul petto del ragazzo.
-Anche lui ha la stessa spilla.-
-Forse perché, furetto, facciamo parte entrambi dei Servizi Segreti e, cosa che ti sembrerà strana, anche io, come lei, sono il Capo dei Servizi Segreti.- 
Se avesse avuto qualcosa tra le mani lo avrebbe fatto cadere. 
-Siete entrambi...?-
-Ordine dall'alto- dissero insieme Pansy e Potter.
-Quindi tutte le chiamate di lavoro erano le sue?- domandò Draco a Pansy, puntando il dito contro Potter.
Potter sbuffò.
-Senti, non abbiamo tempo delle tue scenate di gelosia, Malfoy. Abbiamo qualcosa di più importante da fare.-
Draco si girò verso di lui e lo prese per la camicia. Ma Potter non si scompose.
-Attento, Draco, io so.-
Il ragazzo serrò di nuovo la mascella e lo lasciò andare. 
-Che dobbiamo fare?- domandò Draco.
Pansy alzò un dito contro di lui.
-Tu assolutamente niente, prendiamo noi il caso.-
-Ma...-.
-Draco.- 
La sua voce l'avrebbe riconosciuta dappertutto. Draco si girò e la vide. Hermione. Il suo viso era stanco e i suoi occhi gonfi. I suoi vestiti sgualciti, come se avesse dormito così. Rimase lì immobile, come se avesse sbagliato a pronunciare quel nome. E si guardarono negli occhi, attimi che durarono secoli, o almeno Draco sperava che potessero durare secoli. 
Poi la ragazza distolse lo sguardo. Si rivolse a Potter.
-Harry, stanno portando via Noah...-.
-Herm, devono farlo.-
Hermione lo guardò, e con gli occhi tristi annuì. 
Pansy fu la prima ad uscire, non degnando neanche di uno sguardo la ragazza. Potter le passò vicino a le mise una mano sulla spalla.  Non appena il suo amico fu uscito, Hermione tirò fuori la bacchetta e sibilò alcune parole. Poi guardò Draco.
-Stupeficium!-
Draco fu scaraventato verso il muro. Sbatté con violenza la testa contro il muro e si accasciò sul pavimento. Con la poca forza che aveva nel corpo, si rialzò, tenendosi le mani dietro la testa.
-MA SEI PAZZA'?- urlò Draco.
-Qui non ci possono sentire. Puoi urlare quanto ti pare!- disse Hermione, rinfoderando la bacchetta.
-TU SEI PAZZA.-
-Perché lo hai fatto?- domandò Hermione.
Draco si massaggiò ancora la testa. 
-Ma di che stai parlando?- chiese a sua volta il ragazzo.
-Dico, per quale motivo l'hai portato qui?-.
-Ma che cavolo, per Merlino, Granger, di che diamine stai parlando?- domandò.
-Knight non avrebbe mai dovuto sapere di questo!- urlò Hermione, tirando di nuovo fuori la bacchetta. -Sarebbe dovuto restare segreto. Io avrei finito le indagini e il caso si sarebbe risolto. Ed invece, ora, un ragazzo è morto e probabilmente è tutta colpa tua....-.
-Colpa mia?- l'interruppe Draco, avvicinadosi a lei, portandosi le mani al petto. -Che ne potevo sapere che eri così sciocca da entrare ad Azkaban? E poi cosa centro io con la morte di Noah?-
Hermione stette in silenzio.
-Ascoltami- le sussurrò, avvicinadosi a lei. -Mi dispiace per Noah. Mi dispiace moltissimo, ma era un assassino e io...-.
-Noah non era un assassino. Non aveva ucciso nessuno, era sotto la Maledizione Imperius!-urlò Hermione. 
Draco sgranò gli occhi. 
-Qualcuno l'ha stregato, un uomo ed una donna. E qualcuno l'ha ucciso prima che mi potesse dire chi fossero, ed è tutta colpa mia...-.
Hermione cominciò a singhiozzare. Draco le si avvicinò e la strinse a sé.
-Ehi, ehi...- le sussurrò sui capelli. Il suo semplice odore lo mandava in confusione. Lo adorava. -Sappi che ho abbandonato la festa del mio matrimonio per venirti a cercare, per dirti...-.
-Festa del tuo matrimonio?- domandò Hermione staccandosi.
-Si, beh, stavo dando una festa al Manor per il mio matrimonio, ma ti volevo dire che...-.
-Tu!- urlò Hermione, spingendolo via. -Tu sei solo uno stronzo, Draco Malfoy. Un lurido schifosissimo scarafaggio!-. Gli puntò la bacchetta contro. 
-Hermione...- sussurrò lui spaventato e confuso.
Voleva dirle quello che provava, doveva riuscirci, aveva rinunciato a tutto pur di dirglielo. Eppure, se ne stava lì, immobile, con le mani alzate e in segno di resa, ad aspettare chissà quale segnale magico che facesse tornare tutto com'era prima. 
-Stai lontano da me.- 
Si girò di corsa, e scappò via. 
Forse, non era il momento giusto. Ma chissà quando mai sarebbe arrivato quel momento. 
Draco, Draco, Draco. Sei solo uno schiocco. Lei non ti vuole...
Ma nonostante ciò, avrebbe dato tutto pur di riabbracciarla ancora solo per un secondo.







 
 
Spazio autrice:
Salve a tutti!
Ecco il capitolo  numero 9 di quest FF.
Spero che vi piaccia,
se vi piace recensite e  se non vi è piaciuto
fatelo lo stesso :)


Un grazie speciale a chi lo farà. 






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Capitolo 11
*** Decimo capitolo ***


La verità si ritrova sempre nella semplicità, mai nella confusione.
Isaac Newton.

 
 
 
 

Indecisione
 
 


Con la borsa su una spalla, Hermione percorreva veloce la strada verso casa. Non le andava di usare la magia e smaterilizzarsi, anche se avrebbe benissimo potuto risparmiarsi i cinque chilometri che dividevano la sua casa dal Ministero. Dopo essersi infatti smaterializzata dalla torre di Azkaban, aveva deciso di farsi una passeggiata, per schiarirsi un po' le idee. E quindi era lì, che camminava verso il suo rifugio. 
La Luna illuminava la strada e la notte era calata da molte ore. Ne aveva abbastanza del buio, di stare nel buio, nella paura. Doveva prendere la situazione in mano. Non sapeva per quale motivo si era introdotta in quel modo ad Azkaban, non sapeva niente in quel periodo. Era solo troppo confusa per ammetterlo.
Di fronte a lei, si stanziò l'immagine del suo piccolo appartamento. Prendendo un lungo respiro, si avviò con passo veloce verso casa. Girò la chiave nella toppa ed entrò. La casa era completamente al buio, ma allo stesso tempo percepiva qualcosa di strano. Prese di corsa la bacchetta e la mise davanti a sé. 
Improvvisamenti, sentì dei rumori di passi provenire da sopra la sua testa. La camera da letto, pensò. Con lentezza, ma agilità, si tolse le scarpe e camminò con i tacchi in una mano e con la bacchetta nell'altra. Girandosi verso destra, sussultò. La sua immagine riflessa nella parete la spaventò. Con il cuore che batteva a mille, abbassò la bacchetta e si ammirò. Due pesanti occhiaie percorrevano il viso di Hermione e i suoi vestiti erano tutti sporchi.
Che giornata, pensò stremata, cercando di rilassarsi. Ma quella sensazione di non essere sola continuava a non lasciarla. Combattendo persino contro il suo istinto, si diresse verso le scale e salì. Entrò nella sua camera e si gettò sul letto. Voleva solo dormire, chiudere gli occhi e dimenticare. Sì, dimenticare anche lui
Il suono del campanello la svegliò di soprassalto. Incredibile, si era appisolata in così poco tempo?
Stremata e ancora con i vestiti della giornata addosso, si diresse verso la porta. Si ravvivò un po' i capelli e aprì. 
Una chioma rossa invase il suo campo visivo. 
Ron.
-Oh, miseriaccia Hermione. Mi hai fatto prendere un infarto...-. 
La teneva stretta a sé e non aveva intenzione di lasciarla.
-Ti ho cercato, oggi, ieri, e anche il giorno prima, ma non riuscivo più a trovarti. Passavo al lavoro e nessuno mi sapeva dire.- Parlava velocemente ed Hermione, forse a causa del sonno, capiva meno della metà delle parole. -Sono passato da Harry, ma neanche lui sapeva dove ti eri cacciata. Mi sono così spaventato, fino a che non ho incontrato Harry e mi ha detto che stavi tornando  a casa dopo la missione. E sono corso qui, ma...- Si staccò e la guardò. -Stai bene?-. 
Non seppe mai il perché, ma Hermione si rifugiò di nuovo di corsa tra le sue braccia, di nuovo. Ron, sorpreso, l'abbracciò stretta a sé e le accarezzò i capelli. Hermione sentì il cuore battere forte. Allora, non era finita. Ancora provava qualcosa per lui.
Draco
Quel nome le tornò in mente prepotentemente. Sospirò. No, lui no. Non era niente in confronto a Ron, niente
 

~
 

Di nuovo quella strada isolata. Di nuovo quella voce inquetante. 
-Sarai mio. Mio, mio...-.
Hermione correva, correva, scappava nel buio. Non sapeva dove andava, ma l'importante era non sentire più quella voce. 
-Granger...-. Una voce soave la fermò. Sapeva a chi apparteneva, senza girarsi, senza aver bisogno di riascoltarla. Sapeva che apparteneva a lui. 
La sua mano le percorse il braccio.
-Non scappare via...-.
La sua voce era così dolce, ma nascondeva anche paura, indecisione, insicurezza. Non sapeva quanto realmente lui la volesse al suo fianco.
-Mi farai stare male.-
Quelle parole pronunciate così amaramente furono un pugno nello stomaco per Hermione. Non poteva averlo detto, non era stata lei a dirlo. Stargli vicino era incredibile. Non poteva desiderare di allontanarsi.
-E' lui che vuole che ci allontaniamo. Noi dobbiamo stare uniti, essere l'uno la parte mancante dell'altra...-.
Hermione si girò e vide gli occhi color tempesta guardarla intensamente. Lui le passò una mano sul viso, accarezzandole dolcemente una guancia. 
-No.- 
Con chissà quale voce, aveva pronunciato quella sillaba. 
-No- ripeté. Ma non era lei a parlare. Non poteva essere lei. Ma sentiva le sue labbra muoversi e la sua voce emettere flebili suoni. 
Vide gli occhi di Draco diventare due fessure. 
-Ma che cosa stai dicendo? Tu...-. La sua voce era poco più di un sussurro e la guardava con occhi sgranati, mentre indietreggiava di qualche passo. 
Non era lei quella che stava parlando. Non poteva essere lei.
-No- ripeté un'altra volta la voce di Hermione.
Si, pensò la ragazza. 
Hermione sentì il suo corpo muoversi piano.
Dando le spalle a Draco, avrebbe voluto morire.
 
 

Aprì di scatto gli occhi. Era nel suo letto, con la luce della Luna che le bagnava il viso. Vide sul suo fianco, sopra il lenzuolo una mano. Sentì qualcuno russare al suo fianco, nel letto. Draco. Si girò, ed il suo cuore perse qualche battito. Il volto rilassato di Ron la mandava in confusione. Rigirandosi, si passò una mano sulla fronte calda. Sicuramente aveva la febbre. Sicuramente...
Si alzò con delicatezza e si mise ad ammirare la Luna dalla finestra. Poi si voltò a guardare di nuovo il volto del suo ragazzo. Non meritava quelle menzogne. Era così dolce con lei e così affezzionato a lei. Ma allora perché non provava più quei sentimenti per lui? Perché?
 

-Hermione, stai bene?- domandò la voce.
Hermione alzò di scatto il viso verso Ron e gli sorrise.
-Certo che sto bene. Cosa te lo fa pensare?- domandò, mentendo.
-Oh, beh, ti ho visto così giù.- Bevve un sorso di vino. -Hai avuto una pessima giornata in ufficio vero?-.
Il volto del ragazzo dai capelli biondo platino irruppe nella mente di Hermione. 
Sorridendo, cercò di non pensarci, cacciando prepotentemente dalla mente il sorriso del biondo.
-Beh, se conti che ho un caso stranissimo di vari omicidi, secondo me misteriosamente collegati, ed un assassino che io credo sia innocente...-  E se aggiungi anche un partner che ti fa cedere le gambe, pensò Hermione. -..di certo ti rendi conto che la definizione di pessima è molto riduttiva.- 
Ron rise, stringendole le mani. Stavano festeggiando l'anniversario del loro primo vero appuntamento, quando lui l'aveva portata ad una partita di chissà quale squadra babbana di basket, pensando di far piacere alla sua ragazza. Ma dopo molti anni, ancora non aveva capito che ad Hermione lo sport interessava quanto prendere un brutto voto a scuola. Fu un'uscita ridicola, ma invece si rivelò la loro migliore uscita e, quindi, era il secondo anno che la festeggiavano. Ma, in realtà, era solo un pretesto per stare insieme. 
Ma quella sera Hermione era poco attiva. Continuava a pensare al lavoro, al caso e, suo malgrado, al biondo. 
-Hermione...?- domandò la voce soffusa di Ron, richiamando la sua attenzione.
Hermione scosse la testa e si riconcentrò sul discorso che il suo ragazzo stava facendo.
-Ti stavo dicendo che mamma e papà vogliono invitarci da loro per qualche settimana quest'estate.-
Hermione gli sorrise e annuì, già pronta a ricadere nei suoi pensieri, quando Ron le strinse la mano.
-E' da un po' di tempo che te lo voglio dire.- Ron le lasciò la mano, sicuro di aver catturato la sua attenzione. - Beh, ci conosciamo da moltissimo tempo. Per anni abbiamo litigato, fatto pace e poi abbiamo bisticciato di nuovo. Ma alla fine, siamo tornati come prima. Ma ora è diverso....-. Si torturò le mani, cercando di placare il suo nervosismo.
-Ronald, sei diventato tutto rosso. Che succede?- domandò Hermione.
-Lasciami finire.- Ron prese un lungo respiro.  -Adesso è diverso perché so che... ti ho amata per molto tempo, Hermione. Per tanti anni, nell'ombra. Poi c'è stato Krum e sono impazzito di gelosia...-.
-Ma Ron- l'interruppe Hermione -Queste cose già le so...-.
Ron alzò una mano per interromperla. 
-Tutto questo per dirti che...- Ron si alzò in piedi e si mise in ginocchio, davanti a lei, di fianco al tavolo della sala da pranzo. -Ti amo, e voglio passare il resto della mia vita con te.- 
Hermione lo guardò stupita. Aveva sempre sognato il principe azzurro che si inginocchiava davanti a lei e le prometteva amore eterno, ma non si sarebbe... Non si sarebbe mai aspettata che fosse lui. 
Anche lei si alzò in piedi e dall'agitazione, si versò addosso tutto il vino. Guardandolo negli occhi, non riusciva a sentire più quel battito. 
Draco. L'immagine del biondo stravolse la sua mente, rispondendo a tutte le sue domande. 
Sconvolta, corse su per le scale e si rifugiò in bagno, dove si disfò del suo delzioso vestito blu e si gettò sotto l'acqua bollente. 
 
 
Ricordi che non rimandavano a molti giorni prima, ma che per Hermione sembravano essere passati secoli. 
Non avrebbe mai voluto prendere quella decisione. Sicuramente, se ne sarebbe pentita, ma almeno sarebbe stata bene. Non felice, né appagata, ma bene.
 

~
 

Arrivata al lavoro, cominciò a compilare quelle pratiche che erano da giorni sulla sua scrivania. 
Bussarono alla porta. Hermione alzò gli occhi ed incontrò quelli di Malfoy. Presa dall'agitazione, cominciò a nascondere le sue emozioni, facendo ciò che era stata capace di fare per anni: ignorarlo.
-Posso?- domandò gentilmente il ragazzo.
Hermione annuì, ma subito dopo abbassò lo sgaurdo, tornando a concentrarsi sui fogli, anche se era difficilissimo con lui nella stessa stanza. 
-Cosa vuoi?- chiese Hermione fredda.
Malfoy si passò una mano tra i capelli e poi si mise le mani in tasca.
-Knight vuole vederti.-
Hermione avvertì una morsa allo stomaco. Ci siamo, pensò. Sarà terribile, ma devo affrontare le conseguenze...
Prendendo un lungo respiro, Hermione si alzò, cercando di non incrociare mai lo sguardo di Malfoy. Ma quando gli si avvicinò per varcare la porta, lui la bloccò, prendendole un braccio.
-Ehi.- 
Quella voce suadente la faceva sciogliere.
-Mi stai evitando?- domandò.
Hermione abbassò ancora lo sguardo e si morse un labbro. Fatti vedere felice, devi essere felice, pensò.
Allora, alzò lo sguardo e gli sorrise.
-Per niente- affermò fredda.
Lui la scrutò e mosse percettibilmente la testa verso un lato,come a studiarla.
-Ti vedo un po' triste-. Le tolse una ciocca da davanti il viso. Il cuore di Hermione prese a battere e guardò quella mano avvicinarsi al suo viso e delicatamente sfiorare i suoi lineamenti. -Stai bene?-.
Hermione chiuse gli occhi, cercando di non cadere nella delicatezza delle sue parole. 
-Mai stata meglio.- Poi guardandolo quasi con gesto di sfida, aggiunse: 
-Io e Ron ci sposeremo.-
Draco sgranò gli occhi. Lo osservò sbarrare gli occhi, aprire la bocca e lasciare piano la stretta sul suo braccio. 
-Cos...?-.
-Lo abbiamo deciso da poco. Ieri sera, ad essere precisi- l'interruppe Hermione, portandosi le braccia al petto. Lui stava per sposare Pansy, lei Ron. Erano pari.
Draco continuò a guardarla con gli occhi sbarrati. Poi, abbassò lo sguardo e strinse i pugni.
-Fantastico. Tanti figli sfigati, Mezzosangue.- 
Uscì dalla stanza, senza neanche rivolgerle un ultimo saluto. Aveva pronunciato quell'ultima parola non con disprezzo, come  era abituato a fare, ma con tristezza, un sentimento che sembrava unire i due ragazzi. 
Tutto era tornato come prima
 
 
-Mi devi spiegare come ti sei permessa ad andare da sola ad Azkaban!- sbraitò Knight, sbattendo il pugno sul tavolo. -Hai mandato a monte l'intera operazione!-. Si alzò in piedi e cominciò a passeggiare dietro la scrivania. Hermione era davanti al tavolo, in piedi, con gli occhi fissi sul pavimento. Aspettava quelle parole con ansia, anche se sapeva già la sua condanna. Sentiva la presenza di Malfoy nella stessa stanza, seduto comodamente sul divano nero.
-Dovrei licenziarti in tronco, sciocca!- urlò ancora Knight, con una mano davanti al viso. -Fortunatamente, non sei morta.-
Hermione, sconcertata, alzò lo sguardo.
-E' morto Noah.-
Knight la guardò, poi si sedette.
-Groods è morto.- Girò la poltrona verso la parete dietro di lui. -Ma era un assassino. Lo meritava...- disse aspramente.
-Ma che cosa sta dicendo?- urlò Hermione. -Quel ragazzo era innocente.-
-La bacchetta non dice lo stesso.-
-Ci deve essere un errore, non è possibile, mi ha confessato di aver eseguito l'Anatema solo perché era sotto la Maledizione Imperius. Ci deve essere qualcun'altro dietro tutta questa faccenda.-
Knight si girò di botto.
-Il caso verrà chiuso, signoria Granger.-
-Ma...- cominciò Hermione.
-Il caso è chiuso, signorina- urlò Knight, alzando una mano, come a stopparla. -Dovrebbe ringraziarmi, chiudendo questo caso io le sto salvando il posto.-
Hermione prese un lungo respiro. Non potevano chiudere il caso così, senza alcuna risposta, senza la vendetta. Cercò di mantenere la calma, mentre nella sua mente si affollavano vari tentativi per lasciare aperto il caso. Ma l'unica cosa che realmente le tornava in mente erano gli occhi vuoti di Noah.
-Signor Knight, io credo...- cominciò Hermione, con lo sguardo basso e le mani sulla scrivania.
-Questa è la mia ultima parola, Granger. Un'altra e sei fuori dalla squadra.-
Hermione stette in silenzio. Ma la rabbia continuava a montare in lei. Era incredibilmente ingiusta quella decisione. Con grazia, uscì dall'ufficio e si diresse di corsa nel suo. Con il cuore che le batteva a mille, estrasse la bacchetta.
-Muffliato.-
Mosse le braccia in cerchio e una piccola barriera si distese attorno al suo ufficio. 
Stava per esplodere. E esplose. 
Urlò.
Non era mai stata così. Non aveva mai avuto così tanti problemi in una volta sola. Ad Hogwarts il peso del mondo era sulle spalle di Harry. Ora, non sapeva il perché, sentiva quel peso su di lei. Come se qualcosa di molto più importante dipendesse da lei. Ed allora, continuò ad urlare. Fino a rimanere senza voce. 
Ansimando, si guardò allo specchio. 
La saggia Hermione Jane Granger, la grande eroina del mondo magico che urla perdendo il controllo? Nessuno c'avrebbe creduto. Eppure era umana, poteva avere dei momenti in cui, anche una maniaca del controllo come lei, poteva non avere il controllo. E quello era uno di quei momenti.
-Hermione?- domandò una voce alle sue spalle. 
La ragazza si voltò di scatto. Harry era sulla porta, con gli occhi sbarrati e il respiro affannato.
-Cos'è successo? Hai urlato tu?- domandò.
Hermione sgranò gli occhi.
-Benissimo!- disse, allargando le braccia. -Non sono più capace neanche di fare un semplicissimo incantesimo. Fantastico!-.
Si gettò stanca sul divano e sbuffò. Harry le si avvicinò e si sedette accanto a lei.
-Ron mi ha detto la notizia.-
Hermione si passò una mano sugli occhi. 
-Speravo di poter rimandare questa cosa il più tardi possibile...-.
Harry la guardò.
-Ma che stai dicendo?-.
La ragazza non rispose, e appoggiò anche la testa al divano. 
-Hermione, credo che tu sia un po' cambiata, da quando hai messo piede qui dentro. Questo lavoro ti sta uccidendo!- affermò deciso.
-Non è il lavoro- replicò altrettando decisa Hermione.
-E allora che hai? Come mai non salti di gioia alla notizia del tuo matrimonio. Ami Ron da anni, dovresti essere su di giri.-
-Si, è per il lavoro- l'interuppe Hermione, mentendo. -Lavoro, solo lavoro.- 
Harry le mise una mano sulla spalla. 
-E' per quello che è successo a Noah?- domandò.
Continuavano tutti a ritornare su Noah. Noah era innocente, non meritava di morire. La sua morte era solo colpa di Hermione, sua soltanto. Sarebbe dovuta rimanere al MInistero, lui sarebbe stato ancora vivo. 
Cominciò a singhiozzare, e Harry la strinse a sé.
-No, Herm, tranquilla, riusciremo a sistemare il caso.-
Era tutta colpa sua, colpa solo ed esclusivamente sua. Come poteva perdonarsi? Come poteva ancora desiderare di vivere dopo aver visto morire un innocente. 
Per la prima volta si rese conto di quanto, in realtà, fosse cambiata. Harry aveva ragione. Era cambiata, anche molto. L'Hermione controllata aveva lasciato il posto ad un Hermione più sentimentale, legata alle sue emozioni e non più alla razionalità che l'aveva caratterizzata. E di chi era la colpa del suo cambiamento? Una lampadina le si accese.
-Ma certo...- sussurrò, staccandosi da Harry. 
Il ragazzo la guardò, alzando un sopracciglio.
-Cosa?- domandò.
Lasciando il ragazzo con i suoi pensieri, cominciò a correre. Sapeva benissimo chi incolpare e sapeva benissimo chi sgridare. Percorse correndo il corridoio che separava il suo ufficio dalla sua meta. 
Senza neanche bussare, entrò nel suo ufficio. Con il fiato corto, Hermione guardò Malfoy in piedi davanti alla scrivania mentre leggeva dei fogli.
Con lo sguardo incuriosito, guardò la sua nuova ospite e alzò un sopracciglio.
-Mezzosangue.- Posò le carte sul tavolo e si appoggiò al tavolo, con le gambe incrociate. -Cos'è successo?-.
-Sai una cosa? Continuo a pensare che sia ancora colpa tua. Anzi...- disse, avvicinandosi un po'. -..Sono ancora fermamente convinta che è solo ed esclusivamente colpa tua.- 
-Ma di che stai parl...-.
Ma prima che potesse completare la frase, Hermione si avvicinò a lui e premette con delicatezza le sue labbra su quelle di Malfoy. 
L'Hermione controllata stava svanendo. 





Spazio Autrice:
Ed ecco il capitolo 10 della FF, e qui la situazione tra H. e D. comincia a....

Ringrazio chiunque abbia messo la mia storia tra le seguite e le preferite.
E ringrazio ancora chi mi recensisce sempre i capitoli.

Se il capitolo vi è piaciuto recensite,
se non vi è piaciuto recensite lo stesso ;)

Un grazie speciale a chi lo farà.




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Capitolo 12
*** Undicesimo capitolo ***


E' meglio essere sconfitti per un principio che vincere per vincere una bugia
Arthur Calwell

 
 
 
 
 
 
 
Un nuovo volto
 
 
 
I tacchi scricchiolavano sul pavimento di pietra del corridoio che stava attraversando. Con il cappuccio delicato sopra la nuca, camminava decisa. Lui la stava aspettando ed odiava aspettare. 
Avrebbe tanto voluto non andare da lui. Avrebbe preferito rinchiudersi in casa ed aspettare. Aspettare chissà cosa, ma sicuramente sarebbe stato meglio della tortura, dell'odio, del rammarico, della vendetta. Tutti ideali che lui seguiva, ma lei disprezzava. Non glielo aveva mai detto. E rischiare di essere uccisa? Aveva combattuto per restare viva prima e durante la guerra ed ora, per un pazzo, non poteva buttare al vento la propria vita.
 
 
 
-Pansy, Pansy-. 
La voce squillante della madre svegliò di soprassalto la ragazza. Fu percossa alle spalle con forza. Poi sentì le coperte svanire da sopra le gambe. 
-Mamma, che cosa stai facendo?- domandò Pansy stropicciandosi gli occhi.
-Te ne devi andare. Di corsa, anche.-
La madre stava raccattando tutte le cose sparse nella stanza di Pansy. Vestiti, magliette e scarpe. Mise tutto con violenza e velocità in una borsa nera. Agitò la bacchetta e sussurrò alcune parole.
-Mamma, che stai facendo?- domandò ancora Pansy, alzandosi in piedi.
-Un incantesimo Estensivo Irriconoscibile, hai bisogno di tutto lo spazio possibile.-
-Mamma, mamma, MAMMA!- urlò Pansy, fermandole le braccia e guardandola negli occhi. -Mi spieghi che cosa stai facendo?-.
-Sta arrivando.-
Pansy sgranò gli occhi, cominciando a percepire la paura. Lentamente, lasciò le mani sulle braccia della madre e si girò verso il letto. Si passò le mani sulle braccia, come se i brividi le inondassero la pelle. Adagio, si sedette sul letto, preoccupandosi di dare le spalle alla donna dietro di lei. 
-Devi scappare, lontano da qui.-
-E tu e papà?- domandò la ragazza.
Sentì la madre sospirare. Poi, sentì i passi della madre dietro di lei. 
-Pansy, tesoro- sussurrò, prendendole una mano e sedendosi affianco a lei. -Tuo padre ed io resteremo qui.- Deglutì. -Per difenderti.-
-Difendermi? Come fai a difendermi se tu combatterai contro di lui?- urlò Pansy alzandosi dal letto.
-Tesoro, tesoro, tesoro-. La donna si asciugò una lacrima. -Devi capire che due Mangiamorte che hanno rinnegato la loro natura non sono ben accetti dal Signore Oscuro...-.
-Ma io non posso vivere senza di voi!- sbraitò ancora la ragazza.
-Il Signore Oscuro è tornato da due anni. Abbiamo vissuto anche troppo a lungo.-
-Ma che stai dicendo? Tu e papà mo...-
-TI proteggeremmo, anche a costo della nostra vita.-
-Ma è quello che farete! Vi state praticamente offrendo a lui!-.
La madre si alzò in piedi e continuò a riempire la borsa. Poi la vide stringere la mascella e toccarsi il braccio sinistro.
-Fa molto male. Vuol dire che non è molto distante- sussurrò, piegando l'ultima maglietta. Si girò verso la libreria e  mise dentro la borsa, ripiano per ripiano, tutti i libri che riempivano la libreria. -Ti serviranno.- Si toccò la tasca, da cui tirò fuori un bigliettino giallo. Lo aprì, lo rigirò e lo porse a Pansy, senza guardarla. -La combinazione della Gringott. Il nostro testamento è tutto per te.-
Pansy non prese il bigliettino. Scosse la testa.
-Voglio restare qui con voi.-
La madre alzò di scatto la testa verso di lei. 
-E' assolutamente fuori questione!-.
-Ma io voglio stare con voi!-.
-Non sacrificherò la vita di mia figlia, la cosa più importante che ho sempre avuto, per uno stupido sbaglio fatto da giovane! Non lo farò mai.-
Prese il borsone e lo porse a Pansy. 
-Ora devi andare. Tuo padre sta per arrivare.-
Pansy con lentezza prese il borsone e se lo mise su una spalla. 
-Come faccio a...-.
-Ci rivedremo- la interruppe la madre. -Te lo prometto.- Prese un sospiro. -Presto.-
Pansy si girò ed uscì dalla porta, dalla quale sentì provenire solo un sospiro. Poi si affiancò a lei il loro elfo domestico, Huly, e le porse la mano.
-Dove volete andare, padroncina?- domandò Huly.
Con gli occhi fissi a terra, Pansy si morse il labbro. Poi alzò lo sguardo, combattivo, mentre una lacrima gli solcava una guancia.
-Malfoy Manor.-
 
 
 
Pensava di aver cominciato a dimenticare tutti gli errori che aveva commesso in passato. Il ricordo di aver abbadonato, nella loro casa, i suoi genitori, pronti ad una morte certa, l'aveva perseguitata per anni. Se non ci fosse stato Draco....
Draco.
Trasse un lungo sospiro. Draco era stato l'unico veramente a starle accanto, e non perché avevano una storia d'amore, ma proprio perché erano l'uno parte dell'altra. Erano unici. Si volevano veramente bene, ed ora lui era distante. Distante più di quanto fosse stato in tutto il sesto anno ad Hogwarts. Dopo la caduta di Voldemort, i due si erano rincontrati. Una cena, una carezza, un abbraccio, un bacio. Tutto incredibilmente surreale. Eppure dopo neanche un anno, lui le aveva chiesto di sposarlo. E lei sapeva che non si sarebbero mai più separati. Non avrebbe permesso a nessuno di portarlo lontano da lei. Già aveva perso i genitori per colpa della pazzia di un uomo, non avrebbe perso anche il suo amore ed il suo migliore amico. Mai
Si fermò davanti alla porta e sospirò. Poi busso con decisione tre volte.
La voce dura al dì la della porta mugugnò qualcosa, che Pansy tradusse come un invito a entrare.
-Allora?- domandò la figura sulla poltrona.
-E' morto.-
La figura alzò lo sguardo. Poi un angolo della bocca si arricciò.
-Hai fatto la cosa più giusta.-
-Non credo proprio.- La ragazza si buttò con poca delicatezza sulla poltrona di fronte a lui. -Non era necessario.-
L'uomo abbassò di nuovo lo sguardo e continuò a scrivere.
-Tutto è necessario.-
-Ma perché?- domandò Pansy.
-Avresti preferito che ti accusassero di omicidio al Ministero?- urlò l'uomo, che si alzò dalla poltrona.
La ragazza stette zitta.
-Bene. Questo caso, credimi, verrà archiviato più in fretta di quanto si possa dire Quidditch.- Le diede le spalle e legò le mani dietro la schiena. -D'ora in poi, dovremo essere pù discreti. Non voglio altri guai.-
 
 
 
~
 
 
Temere l'amore è temere la vita.
B.Russel
 
 
 
 
 
 
 
Il biondo era seduto sulle scale del suo maniero. Era notte fonda e nessuno sapeva che era lì fuori. Neanche Pansy.
Oh, Pansy, pensò. Sono veramente un mostro
Sentì una lacrima scendere lenta sulla guancia. Con forza, l'asciugò. 
Granger, che mi stai facendo? pensò.
Era incredibile quanto si stava ridicolizzando per una ragazza, una Mezzosangue, per giunta. Doveva smetterla di pensare a lei. E ai suoi occhi, al suo sorriso tirato, e ai suoi capelli...
DRACO!, si riprese da solo. Si diede una botta in testa e poi se la massaggiò. Ridicolo. Avrebbe potuto scegliere qualsiasi altra ragazza, tranne lei.Tranne lei. Ma lui amava Pansy. 
Eppure, un'altra ragazza c'era.
Sì, ma non è Pansy.
I suoi pensieri stavano avendo la meglio su di lui. Doveva cercare di controllarsi. Doveva. 
Lei l'aveva respinto. Era andato lì solo ed esclusivamente per lei. Si era esposto incredibilmente, stava per lasciare la sua futura moglie, solo per lei. Ma alla fine lei gli aveva voltato le spalle, senza neanche ascoltare ciò che lui aveva da dire. La morte di Noah l'aveva molto scossa. Era praticamente sconvolta, e continuava a darsi la colpa. Ma lei era innocente. 
Stupido, continuava a ripetersi Draco. 
Si alzò in piedi ed entrò nel maniero.  Percorse in silenzio tutto il corridoio, fino alla sua camera. Aprì delicatamente la porta e sgranò gli occhi. Dentro il suo letto, con le coperte tirate fino sulle spalle, c'era Pansy. Pensava che dopo la scenata prima della festa se ne fosse andata, prendendo le sue cose e semplicemente sparendo. E, invece, era ancora lì, come se niente fosse.
Lei si mosse. Ma lui rimase impalato sulla porta. Non sapeva che fare. Infilarsi sotto le coperte con lei ed accettare l'unica certezza che avesse mai avuto in tutta la sua vita, oppure combattere per la persona più importante che fosse mai esistita in lui?
-Draco...- sussurrò Pansy.
Il ragazzo la guardò. Si era girata verso di lui e si stava stiracchiando. 
-Vieni a letto, o vuoi rimanere lì a guardare le tende?- domandò la giovane, sorridendogli maliziosa. 
Draco non le rispose, e allora lei si alzò e gli andò incontro. Lo abbracciò e delicamente, poggiò le labbra su quelle di Draco. Automaticamente, Draco chiuse gli occhi e le cinse la vita. Poteva dimenticarla, poteva, doveva...
Crespi capelli quasi dorati. Occhi color nocciola. Labbra carnose...
Draco si staccò violentemente da Pansy.
-Che hai?- domandò la ragazza, voltandosi e avvicinandosi al letto per prendere una vestaglia molto leggera di pizzo nera. Il suo tono della voce sembrava quasi trasmettere indifferenza.
-Pansy, credo che dovresti andartene- sputò fuori Draco, stringendo i pugni.
Pansy, che si stava mettendo la vestaglia e stava togliendo i capelli da dentro il pizzo, rimase immobile, con le mani alzate dietro la nuca.
-Cosa?- domandò flebile.
Draco sospirò e fece qualche passo indietro, andando a sbattere contro lo specchio. La camicia di Draco era matida di sudore e morte. I suoi capelli era spettinati e ribelli, divisi in grandi ciocche per il sudore. Ma i suoi occhi lo spaventarono. Aveva pesanti borse viola sotto gli occhi e i suoi occhi erano spenti. 
Non aveva combattuto. Era 'solo' svenuto e quello era il risultato? Sembrava che fosse morto. 
-Draco, ti vedo molto stanco, perché non vieni a dormire, ti faccio un piccolo massaggio e poi...-.
-Non ho voglia dei stupidi massaggi Pansy- urlò Draco, girandosi di scatto. Si passò una mano tra i capelli e sbuffò.
Pansy lo guardò con gli occhi sgranati. Poi gli sorrise.
-D'accordo. Niente massaggi. Allora, mettiti solo a letto e dormi.-
-Io non intenzione di mettermi a dormire con te accanto, né ora né mai- urlò ancora Draco.
Pansy incrociò le braccia, poi abbassò lo sguardo, si passò una mano sugli occhi e sospirò.
-Che cos'hai, me lo spieghi?- domandò Pansy, con un velo di voce. -Ho dovuto dire a tutti che stavi molto male e che avremmo dovuto rimandare la festa, quella festa in cui avremmo dovuto annunciare il nostro fidanzamento.-
-Non hai detto...-.
-Tuo padre e tua madre hanno chiesto di poter salire a vederti ma li ho dovuti Confondere. Così se ne sono andati senza problemi. Da quando hanno tolto loro le bacchette, sono molto deboli e tu saresti dovuto essere qui, a sorreggerli.-
-I miei genitori....-
-I tuoi genitori sono finalmente felici. Dopo l'Oscuro Signore, finalmente possono stare tranquilli, anche dopo Azkaban.-
-Non osare parlare dei miei genitori.-
Pansy sospirò.
-Ho annullato la festa solo per i tuoi comodi. Cos'hai fatto dopo che te ne sei andato?-
Draco la guardò.
-Sono andato al lavoro.-
-Al lavoro? Perché al lavoro? Avevi la giornata libera.-
-Non si ha mai pace durante il mio lavoro.-
-E' per questo che eri ad Azkaban?-.
Se ne era dimenticato. Pansy era lì con lui ad Azkaban, era il capo dei Servizi Segreti degli Auror. Era lì con lui, eppure faceva finta di niente, come se la morte di Noah non l'avesse minimamente scossa, a differenza di Hermione.
Draco sospirò. Più cercava di dimenticare e più i ricordi gli si affollavano nella mente. 
-Tu cosa ci facevi ad Azkaban?- domandò a sua volta Draco.
Pansy sgranò gli occhi, forse non si aspettava una sua reazione. Ma, incrociò le braccia e gli sorrise.
-Lo sai che non è educato rispondere con un'altra domanda?-.
Draco la guardò serio. Pansy scrollò le spalle e sospirando, rispose:
-Ho ricevuto la chiamata di Potter. E' mio dovere, ed è il mio lavoro.-
-Una cosa che ti sei dimenticata di rivelare durante i nostri appuntamenti, tesoro- disse acido Draco.
Pansy sbuffò.
-Cosa ti avrei dovuto dire? Ciao Draco, sai, sono Capo dei Servizi Segreti, sono quasi una spia, lavoro anche la notte se necessario, ma stai tranquillo, nessuno verrà ad ucciderti.- Rise nervosamente. -Un appuntamento perfetto!-.
-Era necessario mentire?- chiese Draco, allargando le braccia.
-Fa parte della procedura. Quando sono entrata nei S.A. non potevo immaginare che neanche due anni sarei diventata il loro Capo. Beh, Potter è il mio, come dire....- Pansy si contorse le mani, incerta. -..Ecco, sì. Partner. Eravano eccellenti in ogni campo, magia, comunicazione, sorveglianza, e purtroppo, anche assassinio.- Pansy prese un lungo respiro. -Ci hanno messi in coppia insieme e siamo diventati i capi dell'agenzia. Era una cosa nuova, dovevamo passare molto tempo a contatto e spesso abbiamo avuto idee molto contrastanti, ma siamo riusciti a tenere in piedi l'agenzia.
-Quindi- proseguì Pansy, guardandolo negli occhi. -..era parte della nostra missione essere lì.- 
Draco neanche la stette a sentire. Voleva solo finirla.
-E tu invece?-.
-Missione.-
-Oh, sì, me ne ero resa conto sai? Ma trovare il cadavere di un giovane detenuto nella sua stessa cella tra le braccia della Granger e davanti agli occhi di Potter rende tutto un mistero.-
-Cosa vuoi dire?- domandò Draco, scuotendo lievemente il capo.
-Beh, saranno messi sotto inchiesta. Interrogati. Si deve capire com'è morto Noah Groods.-
-Cosa? La Granger verrà messa sotto inchiesta....-.
-Non che ti importi qualcosa Draco. Tu l'hai sempre odiata.-
Draco deglutì. Era così?
Si fece coraggio e disse quello che pensava da molto.
-Non voglio più sposarti!-.
Pansy lo guardò e rise.
-Oh, no, lo sapevo- sussurrò avvicinandosi ancora al letto. 
-Cosa...?-.
-Sapevo che ti sarebbe presa questa piccola, chiamiamola, 'crisi'- affermò Pansy, sottolineando l'ultima parola. Lei si avvicinò a lui e  gli sorrise.
Draco sentì dentro di sé montare la rabbia. Odiava non essere preso sul serio. Odiava che non credessero alle sue parole, ma soprattutto odiava essere un bugiardo. 
-TU NON CAPISCI- urlò Draco.

Pansy si allacciò la camicia da notte.
-Oh, Draco. Io capisco. Capisco anche troppo bene.- Gli andò vicino e delicatamente gli posò una mano sulla guancia. -Sei solo confuso, capita a tutti prima delle nozze.-
-No, aspetta....-
-Tranquillo. Io ti capisco.- 
Si allontanò facendo scivolare con dolcezza la mano sulla guancia di Draco, fino a lasciare il suo aroma sulla pelle del ragazzo.
 


~


La mattina era stato un vero problema svegliarsi per il biondo. Aveva trovato un biglietto di Pansy sul comodino, nel quale gli annunciava che sarebbe stata via per molte ore a causa del lavoro. Dalla rabbia, Draco strappò con violenza il bigliettino, guardando i pezzettini di carta posarsi lentamente sul pavimento. 
La situazione non migliorò all'arrivo al Ministero. La morte di Noah era sulla bocca di tutti e, pur di essere lasciato in pace, si rintanò nel suo ufficio, quasi al buio, a riempire l'ultimo rapporto sulla missione.
In piedi, davanti alla sua scrivania, cercava di trovare una soluzione a quel problema, cercava di trovare un modo per salvare la sua Granger dall'inchiesta, quando entrò improvvisamente, senza bussare, con il respiro trafelato, la sua partener, la Granger, che lo guardava con uno sguardo talmente intenso da penetrargli addirittura nelle ossa. 
Dapprima, il suo pensiero fu quello di correrle incontro e stringerla forte tra le braccia. Ma poi ricordo le sue dure parole...
-Stai lontano da me- gli aveva detto, e lui di certo non voleva cadere di nuovo nella stessa trappola, anche se era così dolce e seducente...
-Mezzosangue- Si girò verso il tavolo e posò le carte sulla scrivania. Approfittò di quel momento per prendere un lungo respiro e convincersi di far finta di niente, di tenere sotto controllo i suoi sentimenti. Perché lei non ti ama, Draco. -Cos'è successo?-.
La vide illuminarsi, vide che piano piano prendeva il coraggio, di fare chissà che cosa, e cominciò a parlare:
-Sai una cosa? Continuo a pensare che sia colpa tua. Anzi...-. Piano gli si avvicinò. -..Sono fermamente convinta che è solo ed esclusivamente colpa tua.-
Draco la guardò interrogativamente. Ma che stava dicendo? A cosa si riferiva?
-Ma di che stai parl...-
Prima che lui potesse completare la frase, la Granger si era avvicinata pericolosamente a lui e stava premendo le sue labbra su quelle di Draco. A quel semplice tocco, il cuore di Draco cominciò a battere forte. E sapeva il perché. Era lei. Era lei quella che realmente voleva. E non se la sarebbe lasciata scappare.
Fece passare le mani dalle spalle alla vita e la cinse a sé, rispondendo con dolcezza al bacio. Lei delicamente gli passò una mano sulle spalle e poi allacciò le mani dietro il collo. Lui sentì brividi risalire sopra tutta la pelle, e sentiva i battiti del suo cuore sfiorare piano quelli di lei. Con la mano risalì dalla schiena fino ai capelli, dove ve la immerse. 
Le sue labbra sapevano di buono, un sapore che Draco non aveva mai assaggiato ma del quale già aveva fame. Ne era soggiogato. Non si sarebbe mai voluto staccare da quelle labbra. 
Ma, prima che il bacio potesse diventare più passionale, Draco sentì la ragazza allontanarsi adagio. Staccò lentamente le mani da dietro il suo collo e guardò il ragazzo. Il suo sguardo era indecifrabile, e Draco non riusciva a capire se lei era turbata o felice. Allora, con il sorriso sulle labbra, si riavvicinò a lei, ma la Granger si scansò. Si sciolse dall'abbraccio e guardò Draco. La vide passarsi due dita sulle labbra e guardarlo con gli occhi sgranati. 
Prima però di poter proferire parola, la ragazza si girò di colpo e attraversò la stanza a grandi passi, uscendo quasi di corsa dalla stanza.
Ma Draco era quasi certo di aver sentito parole sussurrate, che assomigliavano a:
-Cosa ho fatto?-.
 





Spazio autrice:
Ecco un capitolo importante della FF.
Vi prego recensite ;)
Se non vi è piaciuto e se vi è piaciuto,
una recensione non fa male a nessuno.

Grazie.

Un grazie speciale a chi lo farà.



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Capitolo 13
*** Dodicesimo capitolo ***


Non esiste scelta che non comporti una perdita.
Jeanette Winterson
 
 
 
 
 
 
 
Sei sicura?
 
 
 
Uscì di fretta dall'ufficio.
Oh, Mio Dio, pensò Hermione, camminando con passo svelto. Sentiva i suoi capelli scivolare come petali sulle sue spalle. Ho veramente baciato Draco Malfoy?
Sentiva ancora il suo sapore sulle labbra e le sue mani tra i capelli. Si passò una mano ancora, e ancora sulla bocca come a cercare di fermare l'impulso di tornare indietro e chiedere ancora, ancora, ancora...
Hermione Jane Granger, devi darti una calmata e trovare una soluzione, riflettè ancora la ragazza, con una mano sulla testa.
Senza abbandonare quel passo di marcia, si diresse veloce verso l'uscita del Ministero. Aveva bisogno di un po' d'aria fresca. Ma invece di procedere verso l'uscita generale, dove avrebbe sicuramente incontrato qualcuno, si diresse verso l'ascensore e premette l'ultimo bottone più in alto possibile. Sapeva dove andare. 
 
 
-Te ne rendi conto, Ronald? E' passato così poco tempo.-
Quasi non riconosceva quel ragazzo che le teneva una mano tra i capelli e una sul fianco. Era così solare e dimostrava apertamente il suo amore per lei, a differenza degli anni ad Hogwarst.
-A me sembra comunque un secondo, in confronto a tutto quello che passeremo presto. Molto presto, amore mio.-
Le scoccò un delicato bacio sulle labbra, sopra delle quali Hermione sorrise.
-E pensare che tutti non potevano immaginarsi come coppia.-
-Oh, ti sbagli mia cara.- Poi la guardò e rise. -Per la prima volta posso correggerti.-
Hermione, alzando il busto da terra, gli tirò un cuscino, ridendo.
-Okay, okay, pace.- Anche lui si alzò leggermente e le diede un altro bacio. -Pensavano tutti che prima o poi saremmo finiti insieme...-
-O che io ti avrei lanciato più Fatture Orcovolanti.-
Il suo sorriso era così dolce e... Rimase senza fiato nel guardare quei suoi occhi verdi. Rimasero lì, a fissarsi per qualche secondo.
-E' incredibile che ti sia innamorato di me- scherzò Hermione, abbassando lo sguardo.
Ron si alzò del tutto, poggiando il gomito sul suo ginocchio e l'altra mano sulla coperta stesa.
-Che vorresti dire?-.
Hermione lo guardò seria.
-Io ero quella strana, quella So-Tutto-Io che nessuno sopportava...-.
-Ci hai parato il fondoschiena molte volte Hermione- l'interruppe Ron, guardando il cielo. -Non scordartelo mai.-  Poi girò lo sguardo verso di lei e, sorridendole, si distese di nuovo sulla coperta,con le braccia dietro la nuca. -Dovrei chiedertelo io, il perché ti sei innamorata di me.-
-Mi sono innamorata già da molto prima, ma non te ne sei reso conto.- Hermione teneva lo sguardo fisso sul pavimento e si mordeva un labbro, cercando di essere tranquilla. Non poteva rivelargli che lo aveva desiderato per anni interi, senza però mai sentirsi ricambiata. Ron la guardò, le prese il mento fra le dita e si avvicinò a lei.
-Avrei voluto avere il coraggio molto tempo fa...- sussurrò. Si avvicinò ancora di più e la baciò. Ma il bacio divenne molto passionale. In poco, Hermione era sopra di lui e gli teneva i polsi stretti nelle sue mani.
-Ora sei in trappola- scherzò la strega.
Il ragazzo le sorrise e le diede un altro lungo bacio. Poi lei si mise al suo fianco e solo in quel momento capì che era notte. 
-Siamo rimasti qui per quanto...?- cominciò Hermione, guardandosi intorno.
-Per circa sei ore- precisò Ron, stringendola a sé.
-Oddio, al lavoro ci avranno dati per dispersi- affermò Hermione, cominciando a risistemare tutto. In un secondo era già in piedi ed aveva cominciato a raccattare le sue cose. Allora Ron si alzò e la bloccò per un polso.
-Non siamo dispersi...- le sussurrò.
-Ma se siamo sopra le loro teste!- affermò Hermione, agitando le braccia in direzione del pavimento.
Ron la osservò triste.
-Ho organizzato tutto questo solo per noi due e tu vuoi andare via?- domandò abbassando la testa.
Hermione si rese conto di aver rotto l'incantesimo romantico che Ron aveva creato intorno a sé. Ma in fondo qualche minuto in più che poteva fare? Prese la mano del suo ragazzo e si ridistesero per terra, l'uno stretto all'altra, guardando il cielo. 
Il cielo londinese sembrava essere una coperta nera stesa sull'enorme città. Eppure a quell'altezza, i due ragazzi riuscirono a scorgere qualche stella.
-Ron?-.
-Mmmh?-.
Hermione posò lo sguardo su di lui.
-Hai mai l'impressione che tutto intorno a te sia troppo complicato?- domandò.
-Complicato? Che intendi dire?-.
-Tutta la tua vita. Da quando Harry ha ucciso Voldemort sembriamo dei VIP Babbani famosi. Non possiamo neanche uscire di casa senza essere intralciati dai giornalisti, soprattutto da quell'odiosa Rita Skeeter.-
-Siamo praticamente degli eroi...-.
-Ora non gongolare- affermò decisa Hermione, tirandogli un pugno piano sulla spalla. Il ragazzo rise.
-E' tutto complicato...- ricominciò la ragazza, con gli occhi fissi sulle stelle. - Tutti si aspettano così tanto da noi. Chissà, vorrebbero che cambiassimo il mondo. Ma noi non siamo dei maghi eccezzionali...-.
-La tua pagella non è d'accordo con te- rise Ron.
Un altro piccolo pugno sulla spalla.
-Sto parlando seriamente, Ronald!-. Il suo sorriso piano si spense. -Non siamo dei maghi eccezzionali perché non abbiamo fatto niente di che. Abbiamo avuto moltissimi aiuti e Silente ci ha spianato la strada...-
-Oddio, Harry ti ha passato quest'idea?- l'interruppe Ron, portandosi una mano sulla fronte e sugli occhi.
Hermione lo guardò stupita.
-Ma finiscila! Harry non mi ha attaccato niente, lo penso davvero.-
-Oh, si, certo...- sussurrò il ragazzo. 
Hermione non rispose, leggermente irritata. Ma Ron la strinse a sé più forte, circondandola con le sue braccia.
-Tu sei una strega eccezzionale, Herm. Hai aiutato il mondo, hai aiutato a sconfiggere il mago pù oscuro che sia mai esistito. E' normale che tu sia diventata famosa. Ma tranquilla, so dove vuoi arrivare!-.
Hermione alzò lo sguardo di scatto, colpita. Davvero lo aveva capito?
Lui sembrò quasi leggerle nel pensiero e le sorrise ancora.
-Certo! Hai paura che la nostra fama ci dividerà. Ma stai tranquilla- disse, accarezzandole la testa. -Le vedi quelle due stelle vicine?- domandò alzando il braccio. Hermione annuì.
-Quelle stelle siamo noi, non ci allontaneremo mai.-
Hermione sbuffò leggermente. No, non aveva capito.
 
 
La vista quella sera era spettacolare, ancora meglio di quella notte indimenticabile. Ma se ripensava a come guardava Ron e allo sguardo che gli riservava in quei giorni, si rese conto di essere cambiata. 
Tutto per colpa di quel furetto, pensò, asciugandosi una lacrima.
-Hermione?- domandò una voce dietro di lei, ma l'avrebbe riconosciuta ovunque. Si girò e vide gli occhi verdi di Ron.
-Ron, che ci fai qui?- chiese, cercando di nascondere la voce sconvolta e piena di lacrime.
-Potrei farti la stessa domanda.- 
Il suo sorriso illuminò il tetto. La mandò in confusione. Che le succedeva?
Si tenne la testa e si appoggiò al pavimento. Aveva bisogno di restare sola.
-Herm, che hai?- domandò Ron, tenendole la testa.
-Mi gira la testa. Ma tranquillo sto bene.- Lo guardò e sorrise. -Perché non torni a casa, io ho ancora qualche pratica da sistemare.-
La ragazza si alzò in piedi. Senza neanche guardare se lui effettivamente avesse intenzione di lasciarla in pace, corse via. 


 
~

 
Immobile, sul pavimento. Non era pavimento. Era terra. Terra bagnata, come se avesse piovuto. E forse stava ancora piovendo. 
-Granger?- domandò una voce, che lei conosceva molto bene.
Aprì delicatamente gli occhi. Il giovane Malfoy era sopra di lei, con i capelli biondi attaccati alla fronte e gli occhi spaventati. Quei bellissimi occhi grigi. Hermione scosse leggermente il capo. 
-Che ci fai qui?- domandò la ragazza, ancora stesa a terra. 
Malfoy le tese una mano e l'aiutò a rialzarsi. Nello stringere la mano di Malfoy, Hermione sentì delle piccole scosse salire fin sopra la testa. Allora, abbandonò la mano, con un movimento rapido.
-C'è qualcuno che ci sta spiando- sussurrò Malfoy all'orecchio di Hermione. 
-Ma dove siamo?- domandò ancora Hermione, con la testa in fiamme.
-In un sogno, Granger.-
Hermione lo guardò stupita. 
-Come in un sogno?-.
Malfoy non la guardò. Le prese un braccio e la tenne accanto a sé, ma con gli occhi cercava qualcosa nell'oscurità, qualcosa che, si intuiva, gli provocava terrore. 
Hermione non abbandonò il contatto, anzi, rimase ferma, lì, con il braccio stretto dalla mano del ragazzo. Alzò gli occhi verso di lui e osservò Malfoy che girava lo sguardo intorno a loro.
Poi, Malfoy sorrise.
-Guarda...- sussurrò alla ragazza, indicandole un punto con il dito. Hermione si girò e vide una debole luce bianca, di fronte a loro. 
Le prese la mano e cominciò ad avviarsi verso quel punto. Per la seconda volta, Hermione non sciolse la presa, continuando a camminare dietro di lui, quasi come se lui dovesse trascinarla.
-Questo quindi è un sogno- cominciò Hermione.
-Credo, perché l'ultima cosa che mi ricordo è di aver chiuso gli occhi nella mia camera.-
-Quindi ci sei arrivato con la logica a questo ragionamento.-
-Oh, beh, anche il fatto che siamo totalmente circondati dalle tenebre e stiamo seguendo una luce bianca.- 
Hermione abbassò lo sguardo, sorridendo ed annuendo. 
Camminarono in silenzio, l'uno davanti all'altra, seguendo con pazienza la piccola luce.
Quando poi la luce si fermò, i due arrestarono il loro cammino. La luce cominciò a pulsare. Istintivamente, Hermione allungò la mano...
-Pensavate di potermi sconfiggere.- 
Una voce austera risuonò nella testa di Hermione. Si gettò tra le braccia di Malfoy, spaventata.
-Cos'è stato?- domandò alzando gli occhi.
-Oh, no. E' tardi..-
-Ma che stai dicendo?- domandò Hermione.
-Hermione, ti prego, ricordati questo sogno, ti prego, ricordatene.- 
Con queste ultime parole, si avvicinò a lei e la strinse forte a sé. Appoggiò le sue labbra su quelle di Hermione e poi venne scaraventato lontano da lei. 
-Draco!- urlò Hermione.
Improvvisamente, Hermione si alzò in aria e venne stretta in una morsa incredibile. Poi fu violentemente sbattuta al suolo. Con i polmoni in fiamme, cercò di riprendere fiato. Si rialzò in piedi e cercò Draco con lo sguardo.
Ma quello che vide fu solo buio, accompagnato ancora da quella voce.
-Lui è mio. Tu non scoprirari mai la verità...-
Risata glaciale. E poi solo silenzio.


Hermione si svegliò di scatto. Si alzò e cercò di ricordare. Ricordava solo una risata agghiacciate e qualcuno accanto a sé. Ma chi? Era qualche giorno che non sognava più quella voce. 
Ma non fece in tempo a ragionare ancora, che il capo le divenne pesante e il mondo reale intorno a lei si fece sfocato. 
Sprofondò di nuovo nel sonno.


 
~

 

Qualcuno bussò alla sua porta. Dopo pochi secondi, il segretario entrò.
-Miss Granger, Knight la desidera nel suo ufficio.-
Hermione guardò stupita il segretario. Poi si alzò e si avviò verso l'ufficio del capo. In poco vi fu davanti e con coraggio bussò.
-Avanti.-
La ragazza entrò e si sedette davanti alla scrivania di Knight.
-Come lei ben sa, ormai ho fatto chiudere il caso.- 
La voce di Knight era fredda, priva di emozioni. 
-La prego quindi di dedicarsi ad altri casi.- 
Un invito chiaro. Non indagare più su questo. E' finita. 
Hermione abbassò lo sguardo ed annuì.
-Bene, signorina Granger, oltre questo volevo avvertirla che, grazie appunto alla chiusura del caso, Draco Malfoy non sarà più suo partener.-
Hermione alzò di colpo lo sguardo, con gli occhi sbarrati.
-Cosa?- domandò, con la voce strozzata.
Knight le sorrise.
-Mia cara, il caso si è risolto. Malfoy verrà assegnato ad un altro caso, più difficili dei suoi.-
-Sta forse mettendo in dubbio le mie capacità investigative?- domandò ancora più sconcertata Hermione.
Knight rise.
-Di certo, non metto in dubbio la sua curiosità che la fa essere un ottima Auror, ma in questo caso si è lasciata molto andare. Noah Groods è morto, signorina. E' ora che lei passi avanti.- 
Hermione sentì le lacrime cominciare a scendere.
-Per tanto, dichiaro ufficialmente conclusa la sua collaborazione con il signor Malfoy.-
Hermione non sentì altro. Si alzò di corsa e scappò, lontano da quell'uomo. 
Chiudendosi la porta dietro di sé, sentì Knight ridere freddamente.
Senza pensarci più su, corse verso l'ufficio di Malfoy e, con le lacrime che le solcavano dolcemente il viso, si maledì.
Maledì il fatto di aver creduto nella sua intelligenza, maledì il caso che l'aveva quasi portata alla pazzia e maledì Malfoy, con i suoi occhi tormentati e bellissimi ed il fatto che se ne era innamorata. Perdutamente.
Arrivata davanti alla porta dell'ufficio di Malfoy, prese un lungo respiro e poi bussò. Cercò di tenere a bada il proprio cuore ed il proprio respiro.
-Avanti.-
La voce così melodiosa la invitò ad entrare. 
Malfoy stava sistemando le sue cose in uno scatolone. Hermione si girò attorno e riconobbe che quell'ufficio era più vivo da quando c'era lui.
-Granger.-
La guardò e sorrise.
Hermione, torturandosi le mani, si avvicinò a passi cauti a lui.
-Ho saputo che non sarai più il mio compagno.-
Il sorriso di Malfoy si spense.
-Oh, beh. Ti farà piacere.-
Hermione scosse la testa.
-Tutto il contrario.-
Malfoy guardò ciò che aveva in mano, il suo diploma di Hogwarts.
-Sono passato ai Servizi Segreti, sono sotto l'ala di Pansy. Praticamente sono il suo braccio destro.-
Malfoy rise. -Ti rendi conto? Da semplice Auror a braccio destro del capo dei Servizi Segreti degli Auror, pazzesco.-
Hermione sorrise.
-Si, meraviglioso.- Poi lo guardò e sputò parole amare. -Così potrai pensare meglio al tuo matrimonio.- 
Il ragazzo la guardò, quasi come se si aspettasse quella risposta.
-Granger, a proposito di quello che ci è successo..-.
-Pensavo che potevamo semplicemente dimenticarlo. No?- domandò Hermione, con le lacrime agli occhi. Si girò e si avvicinò alla porta, ma sentì la mano del ragazzo bloccarle l'uscita. Lui allungò la mano sulla maniglia e girò la chiave.
Era in trappola.
-Cosa vuoi Malfoy?-.
-Spiegami. Mi devi spiegare. Me lo devi...-. 
Hermione rimase ferma così, percependo il corpo del Serpeverde vicino. Lui le prese la mano e la fece girare. I suoi occhi erano così luminosi e così fantastici che Hermione si perse un attimo nella loro intensità, per poi rendersi conto che Malfoy, o meglio Draco, le stava asciugando con il dorso della mano le lacrime.
-Cosa ti devo spiegare? E' evidente che è stato un errore...-.
-Quel bacio non è stato un errore- ribatté deciso Draco.
Hermione si allontanò da lui. 
-Si, un tremendo errore. Io sto per sposare Ronald, tu Pansy. Siamo solo meschini. Dei fidanzati orribili.-
Draco stette in silenzio e fece un passo indietro. La guardò intensamente, facendola arrossire.
-No. Non siamo orribili. E non è un errore...-.
Le si avvicinò di nuovo e posò con forza le sue labbra su quelle di Hermione.
Per la sorpresa o per paura, Hermione non si mosse. Non se l'aspettava, ma non voleva che lui se ne andasse, mai.  Lui passò le sue mani sui fianchi e la tenne stretta. E ancora Hermione non si muoveva. Perché qualcosa in lei si stava risvegliando, un qualcosa di delicato e bianco.
Un bacio scoccato delicato sulle labbra. 
Buio intorno a lei.
Una risata fredda.
Hermione staccò le sue labbra da quelle di Draco.
-Oh, per l'amor del cielo.- 
Draco la guardò stupito. E sembrò anche lui sul punto di dire qualcosa.
-Stanotte ti ho sognato- dissero insieme. 
-Ma c'era qualcuno che ci ha separati- affermò Draco.
Hermione ripensò alla risata.
-Qualcuno ha riso. Una risata glaciale. Terribile.- La ragazza rabbrividì.
-C'è qualcosa che non va.-
Hermione gli prese una mano.
-Vieni con me.-
Draco la guardò stupito, stringendo la sua mano.
-Dove?-.
-Nell'unico posto in cui possiamo trovare delle risposte.- Cominciò a camminare, trascinandolo. -In biblioteca.-
Draco alzò gli occhi al cielo. 
Non sarebbe cambiata mai.





 


*************
 


 
Spazio Autrice:

Per chi non lo avesse capito, adoro i flashback. 
Sono tutte cose che aiutano a capire come sono fatti i personaggi. :)
Per la gioia di molti e  la tristezza di pochi, 
ho deciso che ci saranno ancora pochi capitoli. 
Non so, forse  cinque o sei. Ma non moltissimi. 
Ho voglia di dedicarmi ad una nuova FF, sempre Dramione. 
Oppure ad un FF diversa che sto scrivendo.
Quindi, per i pochi che mi seguono voglio dire:
GRAZIE, GRAZIE , GRAZIE, PERCHE'  è  grazie a voi che scrivo.

Grazie.

Mi raccomando recensite, sia se vi è piaciuto, sia se non vi è piaciuto.

Un grazie speciale e sentito a chi lo farà
.
 


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Capitolo 14
*** Tredicesimo capitolo ***


La verità è quella che difendiamo ogni giorno,
è quella per cui lottiamo
.
Luana D'Onghia







 

Alla ricerca di risposte
 


Stretto nella morsa della ragazza, Draco camminava velocemente verso la biblioteca, i suoi pensieri sempre più confusi. 
Aveva baciato Hermione. Lo aveva fatto realmente, ma poi la sensazione di una consapevolezza si era insinuata nelle loro pelli. Aveva sognato di baciarla. Se lo ricordava, ma poi una voce gelida li aveva separati. E certo qualcosa non andava.
-Mi spieghi perché in biblioteca?-
-Oh, Draco- sentirle pronunciare il suo nome fu un sollievo e una benedizione per Draco, che subito sorrise. -Tutte le risposte si trovano in biblioteca.- 
Teneva ancora stretta la sua mano e aumentarono il passo. In pochi minuti si ritrovarono davanti alla biblioteca del ministero.
-Eccoci- sussurrò lievemente Hermione. Aprì la porta e vi entrarono.
Improvvisamente, la ragazza sparì. Non la vide più.
-Hermione?- domandò il ragazzo, girando lo sguardo intorno a sé. -Hermione?-.
Avanzò con passo lento verso gli scaffali traboccanti di libri. 
-Granger?- urlò Draco.
La testa di Hermione fece capolino da dietro uno scaffale.
-Ma cosa urli? Siamo in una biblioteca, è un luogo SACRO!-.
Draco sghignazzò. 
-Cosa stiamo cercando?- domandò Draco, sorridendole, avanzando verso di lei.
Sparì di nuovo dietro miriade di libri.
-Decisamente c'è qualcosa che non va.-
-Si a questo ci siamo arrivati Granger. Sono ore che lo ripetiamo senza trovare una soluzione.-
Hermione tirò di nuovo fuori la testa e lo guardò male. Draco alzò le mani in segno di resa e sorrise. La guardò cercare tra i più diversi volumi qualcosa che lui ancora non capiva.
-Sarebbe bello che mi illuminassi su ciò che stiamo cercando.-
-Sei sotto incantesimo.-
Draco la guardò con occhi sgranati, immobile. Ma che diavolo...?
-Granger, che diavolo stai dicendo?-.
Hermione comparve dietro di lui con una serie di enormi volumi tra le braccia. Era così delicata, che Draco corse a prendere qualche libro tra le braccia per posarli sopra la scrivania accanto agli scaffali.
-Si, sei sotto incantesimo. Hai già fatto altri sogni strani, dal quale ti svegliavi ed eri incredibilmente confuso, con uno strano ricordo, come se qualcuno ti fosse passato sopra con una gru?-.
Draco la guardò incuriosito.
-E' un aggeggio Babbano che serve per...- cominciò a spiegare Hermione, ma poi scosse la testa e lo guardò furiosa. -Hai avuto sogni del genere?-.
Draco pensò e la sua mente andò alla ricerca di episodi del genere, ma non trovò nulla. Poi si ricordò di qualcosa. E cominciò ad arrossire.
-Beh...-.
Hermione lo guardò, calzante. 
-Allora?-.
-Una volta mi sono svegliato con il tuo sapore in bocca e...- Draco scrollò la testa. -Cazzo, Granger, avevo voglia di te.-
Hermione lo guardò con gli occhi spalancati. Poi la vide spostare lo sguardo ed arrossire.
-Oh, beh, anche io ho avuto una sensazione del genere.-
Questa volta toccò a Draco sgranare gli occhi.
-Non capisco.-
-Non sei l'unica.-
-E questa cosa mi manda in bestia. Devo trovare una soluzione.-
Hermione cominciò a rovistare tra i libri e aprì il più grande. 'Magie e Incantesimi'.
-Deve pur esserci qualche riferimento...-.
-Granger, se mi dici quello che stiamo cercando posso aiu...-.
-TROVATO!- urlò Hermione.
Draco la zittì.
-Te lo ricordi? Siamo in un luogo sacro!-. 
Hermione sorrise, arrossendo.
-Sapevo che era un incantesimo.- Si schiarì la voce e disse:
-"L'incantesimo Somnium Catenae è un particolare incantesimo di Magia Avanzata, un incantesimo capace di controllare i sogni delle persone. Un incantesimo particolarmente pericoloso se usato impropriamente. In effetti, questo incantesimo è stato abolito dal Ministero della Magia nel 1798, a causa di continue morti".-
A quel punto Hermione si fermò.
-Morti?- ripeté Draco, deglutendo.
Hermione proseguì.
-"L'incantesimo fu ritenuto inappropriato e distruttore. Da quel momento nessuno più lo utilizzò. Provocava una serie di attimi di pazzia che conduceva colui che era sotto incantesimo, spesso, a togliersi la vita, solo per soffocare le proprie torture. Fu paragonato per atrocità agli Incantesimi Imperius e Cruciatus.-
-Sono fottuto.-
-Shhh!- lo ammonì Hermione. -"Era tanto potente da poter sfuggire al controllo del mago che lo aveva eseguito." Per l'amor del cielo, qui non dice niente su come interromperlo.- 
-Devo solo non dormire- suggerì Draco, sorridendole.
-Smettila di essere sciocco. Qui c'è qualcosa che non torna. Perché farti un incantesimo del genere? E chi poi?- domandò Hermione, più a sé stessa che al ragazzo.
-Non so.- Draco scosse la testa. -Non so.- 
Il ragazzo guardò Hermione, e con un sorriso, le strinse la mano. Con un sussulto Hermione guardò la sua mano stretta in quella di Draco.
-Mi devi aiutare. Sei la strega più brillante di sempre.-
Hermione arrossì violentemente. Poi tolse la mano dalla stretta di Draco e tornò ai suoi libri.
-Dobbiamo trovare chi ti ha fatto quest'incantesimo.- 
-Davvero mi darai una mano?- domandò Draco, quasi sorpreso. 
-Eh, Malfoy. Sono dedita al sociale ultimamente, lo sapevi?- scherzò la ragazza, con lo sguardo fisso suoi libri. 
Draco la guardò sfogliare i libri con particolare passione. Osservò i suoi occhi cercare parole a lui praticamente incomprensibili. La osservò scostarsi alcune ciocche di capelli da davanti il viso e di questo la ringraziò. Se non l'avesse fatto lei, probabilmente avrebbe allungato la mano e l'avrebbe scostato lui. E poi chissà a che punto si sarebbe fermato. 
Non avrebbe mai voluto smettere di guardarla. Era qualcosa di meraviglioso. Ed ora non aveva più paura di osservarla di nascosto. Si erano baciati, lei non l'aveva respinto e quindi doveva per forza provare qualcosa per lui. Per forza. 
Appoggiò il viso sulle braccia incrociate e continuò ad osservare ogni particolare del suo viso, che aveva ormai imparato a memoria. Ma lei non avrebbe mai saputo...
Scrollando la testa, rialzò il capo e si appoggiò allo schienale della sedia.
-Trovato nulla?- domandò.
-Non mi mettere fretta Malfoy. Sto lavorando per te.-
Draco le sorrise, anche se lei non lo vide.
-Perché non fai una pausa?- chiese, alzando un sopracciglio.
-Non ho tempo per fare una pausa, Malfoy. Sono qui per salvarti il fondoschiena.- La ragazza alzò lo sguardo davanti a sé. -Chissà perché salvo sempre il sedere a tutti.- Spostò di nuovo lo sguardo sui libri. 
Draco si alzò e le si avvicinò. Lei continuò a tenere lo sguardo fisso sui libri.
Lui si abbassò fino ad incontrare le spalle di Hermione. Allungò una mano sul suo viso e lo girò verso di sé. 
-Cosa stai facendo?- domandò Hermione con gli occhi allargati.
-Sto cercando di convincerti a fare una pausa.- 
Si avvicinò pericolosamente alla ragazza, ma lei si scansò. 
-Scusami...-.
A Draco mancò il respiro. Non allontanò la sua mano dal viso di lei.
-Cosa..?-
-Dobbiamo scoprire quello che ti è successo. Sai che...- Prese un lungo respiro. -Draco.- Lei si girò con tutto il corpo e poggiò delicatamente le mani sul viso di lui. -Draco, ti prego. Non possiamo..-.
-No- ribatté veloce Draco, interrompendola. -Non dire che non possiamo. Non puoi dirlo.-
-Lo penso.-
-Beh, smettila di pensarlo.-
-Ci dobbiamo sposare con altre due persone. Non pensi a Pansy?- domandò Hermione, con ancora le mani sul viso di Draco.
-No- borbottò sicuro Draco. -Non te ne rendi conto?-.
-Ma cosa stai dicendo?-.
Draco non ce la fece più. Allungò il viso contro il suo e posò un dolce bacio sulle labbra di Hermione. Contemporaneamente, scese sul viso di Draco una lacrima. Hermione sentì il liquido toccare la mano e quindi si staccò.
-Piangi?-. 
Il ragazzo non perse altro tempo. Riavvicinò il viso a quello di Hermione e approfondì il bacio. Non doveva farle vedere quanto realmente stava soffrendo per quelle emozioni che aveva celato troppo a lungo. Non voleva dirle che effettivamente stava piangendo. Sì, anche Draco Malfoy era in grado di versare qualche lacrima. Ma non poteva dirle che quelle lacrime erano per colpa sua. Per colpa del suo amore. Non poteva sapere, lei, quanto Draco aveva sofferto, quanto aveva desiderato quel suo bacio. Quanto effettivamente aveva pianto, a volte anche notte e giorno, a causa sua. 
Non poteva saperlo.
La bocca di Hermione era calda e dolce, sotto il tocco scosso di Draco. Ma questa volta, Hermione non si scansò. Lasciò che Draco la stringesse a sé, con forza e dolcezza, quasi senza lasciarle uscita. Draco sentì dentro di sé un lento fuoco che improvvisamente cominciò ad ardere prepotentemente. 
Si staccò da lei, ormai completamente in lacrime. Hermione guardò il ragazzo di fronte a lei e si avvicinò dolcemente. Gli asciugò le lacrime con delicati baci. 
-Ti prego, non piangere.-
Draco, allora, nascose il suo viso tra il collo della ragazza e la strinse ancora di più a sé.
-Sai, quando ero piccola, mia madre mi diceva sempre che versare le lacrime significava dimostrare di essere in grado di dimostrare i propri sentimenti, senza paura dei giudizi degli altri.- Prese un lungo respiro. -Significava che eri disposto ad aprirti con chi ti sta accanto ed è pronto ad asciugarti le lacrime. Ma mi diceva molto spesso che l'amore è il più potente mezzo per asciugare le lacrime.-
Gli prese il mento tra le dita e gli alzò il capo, proprio davanti a sé. Draco quasi si perse nella magnificenza dei suoi occhi.
-Ti ho baciato. Perché non smetti di piangere?- domandò ingenuamente.
Draco sorrise. Era intelligente e brillante, ma ancora non capiva i suoi sentimenti.
-Perché io...-. Draco prese un lungo respiro. Doveva dirle tutto quello che provava? E con quali parole. Il suo cuore batteva ad una velocità impercettibile, sembrava fosse pronto a spiccare il volo. 
-Io ti amo.-
Hermione rimase lì. Immobile, con la bocca semiaperta e gli occhi fissi su di lui. 
-Ti amo- ripeté dolcemente, forse poco più forte di un sussurro.
Lei allontanò le mani da lui. 
-Non prendermi in giro.- 
Draco la guardò con occhi sbarrati. Aveva abbassato il capo e teneva le mani in grembo. I capelli le ricadevano davanti agli occhi. 
-Non provare a prendermi in giro. Tu...-. Alzò di scatto gli occhi e si alzò in piedi. Draco anche si alzò in piedi e notò quanto, se l'avesse abbracciata, lei avrebbe sentito  il battito imperterrito di lui. Gli puntò l'indice contro e alzò lo sguardo verso i suoi occhi. Hermione sembrava pronta a prenderlo a calci, con lo sguardo infuriato. -Non osare prendermi in giro, Draco Malfoy.- 
Draco guardò di nuovo i suoi occhi scuri e notò una luce verde. E ne aveva paura.
-Non puoi dire una cosa del genere. Non a me.-
Senza neanche avere il tempo di fermarla, la osservò andare via, immobile. La osservò andare via, con il solo desiderio di poterle correre dietro. Ma era tardi.


 


~
 

Riaprì lentamente gli occhi. Si stupì di ritrovarsi nei bagni femminili. L'ultima cosa che si ricordava era l'essere andata nell'ufficio di Knight. E poi tutto buio.
Si stropicciò gli occhi e si alzò. Forse per il troppo lavoro era svenuta. Non ricordava assolutamente cosa era successo. Aveva solo un grande mal di testa. Avanzò piano verso lo specchio per controllare il suo stato. Quasi si spaventò. I suoi capelli erano in disordine, i suoi occhi scavati dalle lacrime, circondati da occhiaie rosse e viola, sul suo labbro inferiore era inciso un profondo taglio. 

Che cosa mi è successo?







_________________________________________________________________________________

Spazio autrice:

Salve a tutti.
Chiedo perdono per il capitolo un po' corto e troppo romantico, ma sapete dovevo scrivere un po' di romanticherie. Eheh. :D
In vista di una prossima fine, si comincia a vedere un po' più chiaro nel mistero. Chi è che vuole controllare i sogni di Draco? Perché Hermione non ricorda pù nulla? 
Cosa succederà ai nostri eroi?
Eheheeh, dovrete aspettare un altro pochino, giusto un po' di giorni, a causa della scuola.

Ringrazio chi leggerà il capitolo, e chi lo commenterà.
Ringrazio le due persone che hanno commentato il capitolo precedente.

Grazie, grazie, grazie **

Per favore, commentate, recensite, scrivete che fa schifo. Aiutano molto le critiche!

Un grazie speciale a chi lo farà.





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Capitolo 15
*** Quattordicesimo capitolo ***


I più grandi dolori sono quelli di cui noi stessi siamo la causa. 
Sofocle



 





Ricordi?

 

Hermione continuò a guardare il suo riflesso stupita. Sembrava quasi che avesse fatto a botte. Quando provò a sforzare la sua memoria alla ricerca di qualche indizio, la sua mente si ribellava, mandandole forti fitte, talmente forti che doveva piegarsi su sé stessa per trovare un po' di conforto. 
Il labbro inferiore aveva cominciato a gonfiarsi prepotentemente. Se lo toccò con delicatezza e strinse i denti. Una piccola fitta le trapassò il labbro. Poi il suo sguardo si posò sugli occhi gonfi e le occhiaie viola e rosse che li circondavano. Doveva ricordarsi che cos' era successo. 
Si appoggiò al lavandino e decise di sciacquarsi il viso. Non voleva correre da Harry e Ron. Non poteva sempre farsi aiutare dagli altri, doveva imparare a cavarsela da sola.
Che sciocca che sei, Hermione.
Non era vero. Lei aveva sempre prima pensato agli altri e poi a sé stessa. Sempre. La guerra contro Voldemort di certo sarebbe potuta finire diversamente se non fosse stato per lei.
Ora stai esagerando, pensò.
Stava decisamente impazzendo. Si trovava da sola, nei bagni, con il viso come se l'avessero picchiata, e pensava alla guerra contro Voldemort, terminata anni prima.  E di era la colpa per quella sua improvvisa pazzia?
Decisa ad uscire, cominciò a muovere qualche passo verso la porta. Lentamente, si rese conto di non aver ferite sulle gambe e sulle braccia. Quindi poteva camminare tranquillamente, ma era scossa. Doveva appoggiarsi al muro per non cadere. 
Sì, ma scossa per cosa?
Un'altra fitta trafisse la testa di Hermione. Si piegò e respirò profondamente. 
-Ce la puoi fare- si disse, alzando lo sguardo verso la porta. Con passo deciso, o quasi, superò la porta e si diresse verso la biblioteca. Non sapeva perché si stesse dirigendo lì, ma si rendeva conto che era l'unico posto dove avrebbe voluto essere.
Strisciando appoggiata al muro, in pochi minuti si ritrovò davanti alla biblioteca e vi entrò. 
L'odore familiare di libri la fece sentire meglio. Per una volta, ringraziò il suo istinto, che seguiva ben poco. Ma poi riconobbe un altro odore, che le fece stringere lo stomaco. Seguì quell'odore e ne cercò la fonte, ottenendo solo imbarazzo e dolore.
Draco Malfoy era in compagnia di Pansy Parkinson, e di certo non stavano solo parlando. Erano stretti in un abbraccio emozionante, quello che per molte volte ad occhi aperti Hermione stessa aveva immaginato di ricevere. Sbatté più volte le palpebre, nel tentativo di reprimere le lacrime. Si nascose meglio dietro una delle tante librerie. Poi vide le loro labbra separarsi.
La voce di Pansy era tagliente e divertita.
-Lei non è come noi, Draco.- Vide Draco sussultare e Pansy sorridere. -Lei non ti merita.- 
Sentì il proprio cuore stringersi. Ed una lacrima solcò il viso. 
Non voleva ascoltare altro. Corse via.
Non avrebbe più ascoltato il proprio istinto. 


 


~

 

Di nuovo in quell'ufficio. Ogni volta che varcava quella porta, Pansy sentiva i brividi salire su per tutto il corpo. Avrebbe di gran lunga voluto voltare le spalle ed uscire da quella situazione, ma ormai ci era dentro. E poi, sicuramente, l'avrebbe uccisa.
-Benissimo, sei qui- affermò la voce del proprio capo alle spalle.
Si voltò e notò come entrò deciso nel suo ufficio.
-Si, è un po' che aspetto.-
L'uomo sorrise.
-Oh, beh, allora perdonami per questo inconveniente. Ho dovuto lavorare al posto tuo.-
Pansy deglutì. Quindi lui sapeva che non aveva fatto ciò che le aveva chiesto.
-Ti avevo detto di tenerli lontano l'uno dall'altra. Ed invece sono dovuto intervenire io.-
Pansy conosceva il suo tono di voce. Era furioso, ma allo stesso tempo felice di aver compiuto lui stesso quel piccolo compito.
-Ti chiedo scusa- disse semplicemente Pansy.
L'uomo la guardò e sorrise.
-Non posso crederci...-.
Pansy diresse lo sguardo verso di lui.
-A cosa?-.
-Pensi davvero che il tuo promesso sposo sia così preso dalla sua partner da dimenticarsi di te?-.
Pansy lo guardò con gli occhi sgranati e poi si rilassò.
-Ti avevo chiesto gentilmente di non usare l'Incanto Legilimens con me.-
Lo guardò allargare il sorriso.
-Sai che sono un maestro di certe cose..-
-Oh, sì. Non l'ho mai messo in dubbio!-.
Pansy lo guardò appoggiarsi alla sua scrivania e poi rilassarsi.
-Il tuo lavoro è quasi terminato. Poi potrai tornare alla tua vita, al tuo lavoro e, oh, senza dimenticare, al tuo adorato promesso sposo.-
La ragazza lo guardò con occhi sbarrati.
-Rimarrò al mio lavoro?- domandò.
L'uomo non smise ancora di sorridere.
-Una promessa è una promessa.- 
Pansy sorrise a sua volta e capì di essere stata congedata. Allora, si alzò e uscì immediatamente dal suo ufficio, correndo verso il suo unico amore.


 

~

 

Con la testa poggiata sulla sua scrivania, Hermione si ripeteva quanto era stata stupita. 
Stupida, stupida, stupida, si ripeteva violentemente. 
Si era presa un po' di disinfettante babbano e aveva cominciato a tamponare il labbro inferiore con un fazzoletto, ma vedendo che non migliorava la situazione, aveva preso dalla sua inseparabile borsa una boccetta di Dittamo e aveva messo tre gocce di esso sul taglio. Quasi immediatamente, il labbro era tornato del colore naturale e si era sgonfiato, ma purtroppo il taglio era leggermente visibile. Per questo prese i trucchi e, in qualche minuto, aveva mimetizzato le occhiaie e il taglio. 
Appena finito, bussarono alla sua porta e fece capolino la testa di Harry che la guardava preoccupata. Non c'era bisogno di altro con lui, di uno sguardo. Era il suo migliore amico, si capivano al volo.
-Cosa c'è?- domandò Hermione.
Harry entrò e lo vide chiudere con fermezza la porta dietro di sé. Poi si avvicinò a lei e mise le mani sulle spalle.
-Hermione, siamo indagati per la morte di Noah.-
La ragazza sentì il suo cuore fermarsi. 
-Come?- domandò di nuovo, quasi in trance.
-Dobbiamo rispondere a qualche domanda e sottoporci al Legilimens.-
-Ma è una cosa da barbari!- ribatté Hermione scostando le mani dell'amico dalle sue spalle.
-Conosci una soluzione migliore?- chiese Harry con lo sguardo rivolto verso il pavimento.
-Sai benissimo che potrebbero leggerci tutti i ricordi.-
Harry la guardò, passandosi una mano sopra gli occhi.
-Pensi che io voglia far vedere all'Esaminatore i miei momenti con Ginny?- chiese rosso Harry, con voce rauca.
Hermione sospirò. Harry si avvicinò di nuovo a lei e la strinse in un rapido abbraccio. 
-Andrà tutto bene.-
-Non voglio che si sappia.-
Ecco, l'aveva detto. Non voleva che nessuno sapesse quanto dolore stava provando per quel maledetto furetto. Non voleva. Dopo aver confessato ad Harry il 'piccolo segreto' di Draco, non voleva proprio che tutti sapessero quanto stravedesse per il furetto.
Ed Harry parve capire all'istante.
-Dovrai solo stare tranquilla, e non pensarci troppo. Magari non riuscirà ad entrare in quei ricordi.- 
Hermione scosse la testa. 
-Lo spero proprio.-



-E' pronta?- domandò l'Esaminatore. Era un uomo sulla quarantina, con grandi occhi marroni e capelli grigi. Un Auror esperto mandato ad investigare sulla misteriosa morte di Noah Groods. Al suo ricordo, lo stomaco di Hermione si strinse. Era solo un ragazzo e voleva salvare la sua famiglia e sé stesso.
Guardando quell'uomo con la bacchetta alzata verso di lei, e provò l'incredibile impulso di afferrare la sua e schiantarlo. Ma si era promessa di non seguire più il suo istinto. Quindi annuì.
-Legilmens- pronunciò l'uomo. 
Una valanga di ricordi si riversarono nella mente di Hermione. 
Lei che giocava con i genitori...
Il troll del primo anno...
Insieme a Ginny, sul suo letto, al suo quarto anno a ridere...
Un abbraccio con Harry...
Il primo bacio con Ron...
La battaglia...
I M.A.G.O....
Il suo primo giorno...
Due occhi color tempesta.
Urlò, chiudendo la sua mente. Aprì gli occhi e vide Harry accanto a lei, tenerle la mano e urlare contro l'Esaminatore.
-Ci vada piano, razza d'idiota. Lo sa che si prova?- urlò, sul punto di prenderlo a schiaffi, ma la stretta di Hermione lo costrinse a non muoversi.
-Faccio solo il mio lavoro, Signor Potter.-
-E allora veda di farlo con garbo- lo riprese Harry, guardandolo furioso. Poi si girò verso Hermione e gli accarezzò la testa. -Andrà tutto bene. Sono qui...- le sussurrò all'orecchio. 
Con un debole sorriso, sentì di nuovo i ricordi invaderla.
La prima volta che l'avevano chiamata So-Tutto-Io...
I sorrisi rassicuranti di Harry...
Il dolore alla vista di Fred, disteso nella Sala Grande...


Un abbraccio.
Un 'ti amo' sussurrato dolcemente
Aprì di colpo gli occhi. Quella voce la conosceva, ma non si ricordava niente. 
-Stai bene?- domandò Harry, prendendole anche l'altra mano. 
Hermione annuì, deglutendo con fatica. Vide dietro l'Esaminatore Knight che storceva il naso.
-Non abbiamo ancora ciò che ci serve. Continui- affermò, battendo una mano sulla spalla dell'Esaminatore.
Questa volta Hermione non ebbe tempo di prepararsi, che i ricordi le provocarono urla. 
Ma non urlava nella realtà. Urlava nei suoi ricordi. Ma quali ricordi? 
La torre dove Noah era morto era pervaso di urla, le sue, mentre riviveva il momento nel quale il suo corpo si era afflosciato tra le sue braccia. Dietro di lui solo una nuvola nera, che velocemente si allontanava. Ed ancora urla.
Urla, solo urla. Una lampo di luce verde e poi uno di luce rossa. Ancora, e ancora, e ancora. Una risata gelida
Urlò. Nei suoi ricordi e nella sua realtà. 
Poi un lampo di luce argentea, e fu il silenzio.
 
 
 
-Sta bene?- domandò la voce di Harry. Sentì una mano fredda seguirle i lineamenti del viso.
-Si- disse indifferente una seconda voce, che riconosceva a mala pena.
-Oh, Signor Potter non si preoccupi, abbiamo tutto quello di cui avevamo bisogno.- 
Conosceva troppo bene quella voce. Era lei. La voce gelida.



*************




Spazio autrice:
Ed ecco un altro capitolo della mia Dramione. 
In questo capitolo, piano piano, le cose stanno andando nella giusta direzione.
Qualcosa ha colpito Hermione, ma cosa?

Il prossimo capitolo,  spero per voi e per me, sarà molto intenso.

Spero che vi piaccia :)

Se il capitolo vi è piaciuto , recensite; se non vi è piaciuto recensite lo stesso.  





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Capitolo 16
*** Quindicesimo capitolo ***


io non voglio che il mondo mi veda 
perché non penso che la gente capirebbe 
quando tutto è stato fatto per essere distrutto 
io voglio solo che tu sappia chi son
o.
Iris_ Goo Goo Dolls

 
 
 
 

Una promessa è una promessa

 
 
 
 
Era andata via, scappando davanti a quelle due parole. Draco rimase lì, davanti alla sedia che lei aveva occupato. Si appoggiò ad essa per rialzarsi. Ma forse rialzarsi era più difficile di quanto si immaginava.
Fermamente, si alzò e guardò la scrivania.
Lei non mi vuole, pensò. Ed in quel momento tutta la sua rabbia salì. Scaraventò tutti i libri sul pavimento, con un urlo. Poi si girò verso la libreria e la gettò per terra. Proseguì alla distruzione della biblioteca fino a quando non tirò un pugno contro il muro. In quel momento, la sua rabbia si placò.
Non poteva costringerla ad amarlo, non quanto l’amava lui. Il suo amore era stato bloccato, proprio come il suo pugno non aveva attraversato quel muro. Rimase lì, con il pugno teso, per qualche secondo, sentendo le lacrime scendere imperterrite. Era la seconda volta in quel giorno che si lasciava prendere dallo sconforto e piangeva. Ma prima c’era Hermione che asciugava le sue lacrime. Ed ora non c’era più nessuno. 
Avrebbe dovuto fermarla, dirle quello che realmente provava, quello che aveva sempre provato e dirle che non gli importava niente di Pansy e del Rosso. Che voleva solo lei, e lei soltanto. Che era pronto a prendere sul serio una relazione con lei, che non la stava prendendo in giro. 
Che l'amava realmente, quanto solo lui sapeva.
Ma doveva dirle anche quanto l'aveva desiderata? Quanto aveva fatto finta di dimenticare ma che poi lei gli era tornata in mente prepotentemente, e si era abbandonato dolcemente al suo amore? 
Quanto doveva spingersi a rivelarle i suoi sentimenti?
Un rumore di passi dietro di lui lo fece girare di corsa. E, stranamente, incontrò gli occhi scuri di Pansy.
-Oh, cielo- sussurrò lei, guardandogli gli occhi e poi la mano.
Draco fece finta di niente e fece un passo indietro, finendo con le spalle al muro.
-Cosa ci fa qui?- domandò, quasi urlando il ragazzo.
Pansy addolcì lo sguardo e cercò di prendergli la mano.
-Sono venuta a cercarti. Dovevi essere nel mio ufficio più di un ora fa.- Riuscì ad afferrargli la mano e la portò sulla sua guancia. -Mi sono spaventata.-
Draco guardò quella ragazza che un tempo pensava fosse il suo amore e quasi non la riconobbe. No, non riconobbe più sé stesso. Era cambiato, in quelle poche settimane. Era cambiato, e tutto per colpa della sua Mezzosangue
-Non c'era bisogno- proferì Draco, strappando la mano dalla sua presa. -Sono perfettamente in grado di trovare il tuo ufficio, Pansy.-
La ragazza sorrise maliziosamente.
-Di questo non ne dubito. Ma avevo paura che fosse successo qualcosa con Knight...-.
Draco incrociò il suo sguardo, furioso.
-Cosa centra Knight?- domandò.
Pansy gli diede le spalle e cominciò a prendere qualche libro dal pavimento.
-Cos'è successo qui? Un tornado?- sussurrò ridendo. 
Draco la guardò, sconvolto, raccogliere da terra i volumi pensanti e metterli sopra il tavolo. Viziata com'era, era incredibile che lei avesse mosso un dito per mettere in ordine una cosa che non la riguardava.
-Rispondi alla mia domanda- continuò Draco, avanzando verso di lei.
-Knight oggi ha ricevuto una visita interessante...-.
-E tu che ne sai?- ringhiò Draco. Le prese il polso e la girò con forza.
Pansy lo guardò prima spaventata e poi il suo sguardo si calmò.
-Amore mio, stai calmo. Che ti credi, che me la faccio con Knight?- Pansy scosse il capo e poi sorrise. -Ero passata nel suo ufficio per prendere tutti i documenti sul caso di Groods e allora mi ha raccontato che presto lui firmerà il tuo trasferimento.- 
Sciogliendosi dalla presa del ragazzo, Pansy gli gettò le braccia al collo.
-Non sei contento di lavorare con me?-.
Draco rimase immobile ed impassibile. Le emozioni contrastanti che regnavano in lui era in lotta ormai. Rimanere con lei, con quella ragazza che per anni aveva avuto al fianco, oppure correre dietro ad un'altra, la ragazza che non aveva mai lasciato il suo cuore?
-Draco, che hai?-. Pansy gli prese il volto tra le dita sottili e lo guardò intensamente. -Sono giorni che non sembri più tu...-.
-Quando mai hai saputo realmente chi fossi?- domandò a bruciapelo Draco, guardandola meschino. 
Pansy sgranò gli occhi e aprì leggermente la bocca. Ma poi la richiuse subito.
-Non mi parlare così Draco Lucius Malfoy.-
La sua voce era triste, ma allo stesso tempo tagliente. 
-Pansy...- cominciò Draco.
Pansy si staccò e lo guardò, furiosa. 
-Perché ora mi stai parlando così? Non ti ricordi che io ci sono stata sempre per te, ad Hogwarts, nella tua casa, durante la guerra. Non te lo ricordi più? Mi chiamavi e venivo, SEMPRE- urlò Pansy, con i pugni stretti. Fece un altro passo indietro e squadrò Draco. -Ti ricordo che ti sono sempre stata accanto, anche nel momento in cui il Signore Oscuro ti aveva detto di uccidere il vecchio, quando ti hanno quasi ucciso ad Hogwarts, quando hanno rinchiuso i tuoi genitori ad Azkaban.-
Pansy si girò e si strinse le braccia al petto.
-Io c'ero.-
Draco la guardò, senza sapere aggiungere altro. 
-Quella notte che sono arrivata a casa tua, dopo che ero scappata, ti ricordi che ti dissi?-.
Draco annuì, anche se lei non vide niente. 
-Mi dissi che avevi bisogno di qualcuno, qualcuno che ti facesse sentire al sicuro.-
Pansy scosse la testa. E si girò, rivelando le lacrime sul suo volto.
-Ti dissi che potevo solo immaginare il tuo dolore nel perdere qualcuno che si amava, e che capivo quanto eri triste nell'amare qualcuno che in realtà neanche ti guardava.-
Quelle parole risuonarono come un eco nell'orecchie di Draco, perché fu scaraventato trai suoi stessi ricordi.


Qualcuno bussò prepotentemente alla sua camera. Socchiudendo gli occhi, Draco si alzò ed andò ad aprire. 
Uno dei suoi tanti elfi domestici, Kolis, era sul limite della porta e guardava il padrone spaventato.
-Elfo, spero sia una questione importante!- sbraitò, anche se le sue grida furono coperte dal suo sbadiglio.
-Padrone, c'è una visita per voi, padrone, signore- sussurrò l'elfo. 
Draco lo guardò, un po 'assonnato e leggermente incuriosito. Lo spostò con poca cura di lato e attraversò il corridoio, fino ad arrivare al salone principale. Si stupì di trovare seduta sul suo divano di pelle nera la giovane Pansy Parkinson. 
Rimase immobile sulle scale ad osservarla, guardarla mentre girava silenziosamente il capo ed incontrava i suoi occhi. Quelli di lei erano rossi, e gonfi, come se avesse passato ore a piangere.
-Ciao- sussurrò flebilmente Pansy, cercando di sorridere.
-Pansy.- Scese di qualche gradino e continuò a fissarla. -Come mai qui a quest'ora?-.
Vide i suoi occhi diventare fessure nere e vide che si tratteneva dal piangere.
-Non avevo nessun altro posto dove andare.- 
Poi, lasciò libero sfogo ai suoi sentimenti e pianse. Draco corse verso di lei e la strinse forte a sé. Fu un gesto involontario, ma del tutto consono. Sapeva che lei ne aveva bisogno. Infatti, lei si lasciò abbracciare e pianse a lungo nell'incavo della spalla di Draco. Quando poi anche l'ultima lacrima fu versata, Draco staccò il viso di Pansy dalla sua spalla e la guardò.
-Ti prego, dimmi che stai bene...- le sussurrò dolcemente.
Pansy ricambiò il suo sguardo e cercò di sorridere.
-Non saprei, quale é la definizione di bene?-.
-Cerchi di fare del sarcasmo, sta migliorando.- 
Draco deglutì e mise una mano sulla spalla di Pansy, invitandola a parlare. 
-E' andato a casa mia.-
Draco sgranò gli occhi e si sedette sul divano, con la testa tra le mani.
-A quest'ora...- singhiozzò Pansy. Poi nascose il viso dietro i piccoli palmi tremanti e cominciò a singhiozzare. 
-Non dire niente- cominciò Draco. Le prese una mano e l'invitò a sedersi. -Sai che sono forti. Combatteranno.-
-E moriranno- disse Pansy tra i singhiozzi.
-Pansy- sussurrò Draco scostandole le mani da davanti il viso. -I tuoi genitori sono dei Mangiamorte, avevano combattuto con l'Oscuro Signore, credi che non siano in grado di combattere?-.
Pansy lo guardò e scosse la testa.
-Li ucciderà subito.-
-Credi in loro.-  Poi la guardò e la strinse di nuovo tra le braccia. -Ti sono vicino.-
Pansy si abbandonò contro il petto di Draco e lui la sentì sospirare.
-Draco, ora posso immaginare cosa provi. Ora ti posso capire un po'.- Pansy strinse i pugni, tenendo la maglietta di Draco nei suoi palmi. -So che significa amare qualcuno e vederlo sparire.- Draco sentì che prendeva un lungo sospiro e si scioglieva dall'abbraccio. -Capisco quanto tu sia triste nell'amare qualcuno che neanche ti guarda.-
Draco sgranò gli occhi. L'aveva capito?
-Oh, sì- affermò Pansy, come se avesse letto nel suo pensiero. -L'ho capito. So cosa provi, ma credimi.- Storse il naso. -Non va bene, non per te.-
Draco abbandonò le braccia, che finirono vicino ai fianchi, e si appoggiò allo schienale. Chiuse leggermente gli occhi. 
Non capiva, e non avrebbe mai capito.



Quel ricordo ancora vibrava intenso nella mente di Draco. A distanza di anni, sapeva che Pansy non aveva capito mai il suo amore.
-Draco, Draco, Draco- sussurrò la ragazza riavvicinandosi. Gli gettò le braccia al collo e gli sorrise. -Tu non sai quanto posso renderti felice.- 
Senza poter fare nulla, Pansy poggiò con forza le sue labbra su quelle di Draco ed affondò le sue dita affusolate nei suoi capelli. Draco mise la mani sulla sua vita e la staccò, guardandola con ferocia.
-Lei non è come noi, Draco- sussurrò dolcemente Pansy. -Lei non ti merita.-
Draco sgranò gli occhi e l'allontanò da sé. La guardò con ferocia e sputò fuori ogni parola che aveva trattenuto sino ad allora.
-Ti sbagli, ti sbagli incredibilmente. Lo sai che lei è l'unica ragazza che mi abbia mai guardato per quello che sono e non per il mio cognome. Lei è unica, fantastica e stupenda.-
Fece due passi in avanti e Pansy uno indietro.
-E' la ragione di ogni mio respiro, la ragione di ogni mio movimento. Se non esistesse lei, io non vivrei.- Prese un lungo respiro per riuscire a confessare quello che realmente aveva tenuto in sé. -Io la amo, okay?- urlò.
Stette un attimo in silenzio, ascoltando l'eco della sua dichiarazione. L'aveva ammesso, ad alta voce, ad un'altra persona. 
L'aveva ammesso.
L'amava, e l'amava da anni. E lo sapeva. Sapeva di aver mentito a sé stesso, di non aver mai creduto di poter sposare Pansy, di non aver potuto mai dimenticare quella dolce ragazza dagli occhi color del cioccolato che era sempre stato nel suo cuore. Guardando Pansy, capì che non avrebbe voluto altri che lei, Hermione Jane Granger, la perfetta So-Tutto-Io, l'eroina del Mondo Magico.
Senza pensarci due volte, corse fuori dalla porta e si diresse verso il suo ufficio. 
Tutti i momenti nel quale aveva pensato che non avrebbe mai avuto il coraggio di correre davanti a lei e rivelarle i suoi veri sentimenti ritornarono nella sua mente con la stessa velocità nel quale, in quel momento, correva verso l'ufficio della ragazza. 
Sembrava fossero passate ore, secoli, anni. Quella stanza sembrava distare chilometri da lui ogni secondo che passava. 
All'improvviso, la sua corsa fu interrotta da delle urla. Urla femminili, urla che conosceva molto bene.
-Hermione- urlò Draco. Ascoltò i lamenti della ragazza per cercare di capire da dove provenissero.
L'ufficio di Knight, pensò.
Aumentò la velocità e si catapultò verso l'ufficio del suo ormai ex-capo.
Entrò, sbattendo la porta contro il muro e rimase con gli occhi sgranati. Hermione era su una poltrona, con la testa rovesciata all'indietro e la mani che ciondolavano dai braccioli. Potter era accanto a lei e le teneva la mano, ma aveva gli occhi pieni di preoccupazione. Ma la cosa che stupì di più Draco fu l'uomo che era di fronte alla ragazza, con un mantello nero ed una bacchetta puntata verso il viso della giovane. 
Senza pensarci ancora, gli saltò addosso e gli tolse la bacchetta. Poi gliela puntò addosso, con il respiro mozzato dalla preoccupazione. Solo allora si rese conto dell'uomo alle spalle di quello a cui aveva sottratto al bacchetta: Knight.
Tutti e tre sembravano stupiti di trovarlo lì, ma Knight addolcì lo sguardo e allungò la mano.
-Malfoy, cosa...- aveva cominciato Potter alle sue spalle.
-Sicuramente, il signor Malfoy è al corrente del fatto che la sua ex partner è sotto inchiesta per la morte inspiegabile di Noah Groods- l'interruppe Knight, con la mano ancora tesa. -Quest'uomo è l'Esaminatore, ed è qui per esaminare i ricordi della signorina Granger.-
-E torturare fa parte della procedura?- ringhiò Draco, con la bacchetta ancora puntata.
Poté giurare di aver visto inarcarsi leggermente la bocca di Knight.
-Le posso assicurare, Signor Malfoy, che non è stato fatto del male alla signorina Granger.-
Draco lo guardò fisso e cominciò ad abbassare la bacchetta. Senza cura, la gettò ai piedi del mago e si voltò verso Hermione, con gli occhi pieni di ansia. La guardò e notò che i suoi bellissimi occhi erano serrati con forza e che il suo respiro era irregolare. La bocca era serrata in una smorfia quasi di dolore, come se qualcuno la stesse torturando.
-Non vi credo!- ribatté Draco, rivolto ai due maghi dietro di lui.
-Signor Malfoy...- cominciò Knight.
-Non vedete come sta soffrendo!- urlò Draco, indicando Hermione. -Smettetela subito.-
-So fare il mio lavoro, Lord Malfoy- intervenne l'uomo sconosciuto, guardando fisso Draco. -Si fidi.-
Draco ringhiò di nuovo. Si girò verso Hermione e la prese tra le braccia.
-Malfoy, che stai facendo?- domandò Potter, alzandosi di scatto e bloccandolo.
-La porto fuori di qui. Le preparerò una pozione per farla stare meglio.- La guardò e il suo sguardò si addolcì, e la sua voce si fece più flebile. -Non la posso vedere in questo stato.-
Potter lo guardò ad occhi sgranati e con la bocca semiaperta, poi annuì. 
Draco non guardò neanche gli altri due nella stanza. Mentre stava uscendo sentì dietro di sé la voce di Potter, rivolgendosi agli altri maghi:
-Sta bene?-.
-Si-.
-Oh, Signor Potter non si preoccupi, abbiamo tutto quello di cui avevamo bisogno.-



La tenne tra le braccia per quelli che sembrarono soli pochi minuti. Amava tenerla così vicino senza dovere spiegare niente. La condusse nel suo vecchio ufficio e l'adagiò con calma sul divano. 
La guardò un altro fugace momento, ma venne rapito dalla sua bellezza. Ora i suoi occhi erano dolcemente socchiusi, le sue labbra erano schiuse e il suo respiro regolare. Draco sospirò e ringraziò chissà chi per questo. 
Si girò verso la sua vecchia libreria e cominciò a cercare qualcosa, qualsiasi informazione che lo potesse aiutare, quando sentì dietro di sé un flebile lamento. Si girò di scatto e vide Hermione muoversi.
Le andò vicino e la guardò schiudere gli occhi e aprirli. Rimase incantato di quanto fosse bella in quel momento. 
Hermione sbatté qualche volta le ciglia.
-Draco...- mugugnò. 
Draco le sorrise e poi le passò una mano sulla fronte. Le scoccò un piccolo e rapido bacio sulla tempia e poi tornò a guardarla, sorridendo.
-Che cosa hai fatto?- sussurrò lei.
-Cosa vuoi dire? Ti ricordi che stavi facendo?- domandò Draco spaventato.
-Si, certo. Era venuto l'Esaminatore e mi stava cercando nella memoria qualcosa.- Deglutì e si tirò piano su. -Ho rivisto la morte di Noah.-
Draco sospirò e le accarezzò una guancia. Hermione guardò il ragazzo con gli occhi sbarrati.
-Mi sono preoccupato. Prima, in biblioteca, dopo averti detto...- cominciò Draco, con la mano sulla sua guancia.
-In biblioteca?- domandò Hermione, con lo sguardo confuso.
Draco le sorrise, dolcemente.
-Si, in biblioteca. Stavamo parlando dell'Incanto Somnium Catenae, di chi avrebbe potuto incantarmi e...-.
Hermione rise. Draco la guardò, alzando un sopracciglio, stupito.
-Perché ridi?- chiese.
-Non ho mai sentito un incantesimo più stupido. Quando te lo sei inventato?- rispose, domandando a sua volta tra le risate.
Draco la guardò stupito, abbassando la mano.
-Ma Hermione, che stai dicendo? Lo hai trovato tu quell'incantesimo...- Boccheggiò. -Mi hai letto un pezzo di un libro...- Ansimò di nuovo. -Io ti ho baciata...-.
Hermione lo guardò con gli occhi sgranati. 
-Che cosa?- urlò.
Draco osservò la ragazza alzarsi di scatto e allontanarlo da sé.
-Che cosa hai fatto, Malfoy?-.
-Hermione, è un bello scherzo. Ma ora piantala. Ci ho messo anni a dichiararmi ed ora...-
-Woh, FERMO UN PO'-ribatté Hermione alzando una mano davanti a lui. -Mi stai dicendo che ti sei immaginato di dichiararti?-.
Draco batté le ciglia più volte.
-Ma che cosa stai..?-. Draco si passò una mano tra i capelli. -Hermione, tu eri lì. Non me lo sono immaginato.-
Hermione lo guardò e cominciò a ridere.
-E' una cosa impossibile!- disse tra le risate.
Draco sentì il suo cuore spezzarsi. Non in senso letterale, ovviamente. Sentì una morsa allo stomaco, al cuore, ai polmoni contemporaneamente. Gli mancò il fiato e credette di svenire. Dovette far forza sul suo autocontrollo per non morire lì, in quel momento.
La guardò ridere. Ridere dei suoi sentimenti. Ridere, e suo malgrado, era bellissima quando rideva. 
Le si avvicinò e le prese i polsi, con forza, ma senza stringere troppo. 
-Oh, magari, Granger, giusto magari, la verità è che sono veramente stato innamorato di te per anni (*) senza che te ne accorgessi, senza neanche che tu mi guardassi.- Prese un lungo respiro e lasciò i suoi polsi. Abbassò lo sguardo, fino ad incontrare i suoi occhi.
I suoi occhi cioccolato trasmettevano paura, angoscia, sorpresa. 
Si abbassò e le lasciò un debole bacio sulle labbra.
-Che strane cose possono succedere, eh?- chiese sarcastico Draco, prima di girarsi ed abbandonare la stanza.






********
 

Spazio autrice:
Il 15 capitolo è stato finito. 
Eh, ho deciso che anche questa volta non sarebbero state rivelate molte verità,
ma almeno Draco si è dichiarato.  Ma ancora non ha capito niente quello lì.
Eh, l'amore lo rende stupido. :) 

Ho aggiornato molto presto perché ho voglia di finire questa FF,
in modo da dedicarmi ad un'altra. 
Lo so, a molti non importerà, ma ringrazio comunque chi almeno leggerà la storia.


Ringrazio chi leggerà, recensirà, o semplicemente scarterà (xD) la mia storia.


Chiedo comunque di recensire la FF, anche se vi  ha fatto schifo.

Un Grazie grande, sentito e con il cuore a chiunque lo farà.



 

(*)= questa frase e la frase successiva non è mia. E' scritta sull'immagine che posterò qui di seguito, ma ho deciso di riportarla perché è da quella frase che è partita tutta la FF. :)


C.





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Capitolo 17
*** Sedicesimo capitolo ***


E' una bella prigione, il mondo.
Shakespeare, Amleto.




 

Quanto dolore può provocare una verità?




Il mondo le crollò addosso. 
Ancora in piedi, con il respiro mozzato da quelle parole e quel bacio così lieve, così disperato, Hermione sentì che piano il suo cuore tornava a battere. Deglutì.
Si sedette sul divano e poi si guardò intorno. Quello era il vecchio ufficio di Draco, Malfoy, che con molta fretta lui aveva svuotato, quasi in estasi per il suo nuovo lavoro. Vice dei Servizi Segreti degli Auror. Un lavoro di spicco, importante in una carriera. 
Certo, ma...
Hermione si prese la testa fra le mani. Era inutile mentire a sè stessa. Quel maledetto furetto le sarebbe mancato più di quanto lui poteva immaginare. Come poteva ancora continuare a dire che effettivamente non ci pensava?
Maledetto!, pensò imprecando contro sé stessa. Odiava non avere il controllo, soprattutto non avere il controllo dei suoi sentimenti. 
E odiava il fatto di non riuscire a controllarsi davanti a lui.
Quel ragazzo dagli occhi tempesta vaneggiava. Sicuramente, non poteva essersi dichiarato. Come poteva dimenticarsi quelle parole che aspettava di udire da giorni?
-Herm?- domandò una voce fuori dalla porta. Alzò lo sguardo ed incontrò gli occhi spaventati di Harry, che le corse accanto e la strinse in un lungo abbraccio. -Grazie. O cielo, grazie. Stai bene!-.
La sua voce era un misto di preoccupazione, esitazione, felicità e tristezza. 
-Ti ho cercata per tutto il tempo. Non sapevo dove Malfoy ti avesse portato poi mi si è accesa una lampadina...-.
-Harry- l'interruppe Hermione, sentendo il nome del ragazzo biondo. -Malfoy? Che centra Malfoy?-.
Harry la guardò e le strinse le mani.
-Malfoy ti ha praticamente trascinata via dall'Esaminatore. Ti ha presa in braccio e se n'è andato.-
Hermione guardava Harry con occhi sgranati.
-Mi stai dicendo...-.
-Lui è entrato nella stanza, credo abbia sentito le tue urla..-.
-Urla?-. Allora ho urlato davvero, pensò, ricordandosi gli strazianti lamenti nella sua mente.
-Si. Ha quasi schiantato l'Esaminatore. Poi ha visto che eri praticamente al limite delle forze e ti ha portata via.- Poi la guardò e sorrise. -Era molto preoccupato per te, Hermione.-
Hermione sbuffò e quasi rise all'affermazione di Harry.
-Si, certo come no. Andiamo Harry, è Draco Malfoy, te ne rendi conto?- ribatté, cercando di sembrare più sincera possibile. 
-Magari è cambiato.-
Harry vide Hermione sbuffare e si alzò.
-Hermione non pensare di farmela. So benissimo quanto ci tenete l'uno all'altra, solo che siete due ottusi.- 
Hermione si alzò, seguendo Harry.
-Io non sono ottusa!- obiettò la ragazza.
Harry alzò un sopracciglio. 
-Allora vai da lui. Parlagli, digli che lo ami.-
Hermione rimase stupita dalle parole del suo migliore amico, amico anche dell'uomo che avrebbe dovuto sposare. 
-No, non posso. Harry, capiscimi- sussurrò Hermione, dandogli le spalle. Sentì l'amico sospirare.
-Herm, lo vuoi sai cos'è successo tra me e Ginny dopo la fine della Guerra?- domandò la voce di Harry, carica di tristezza.
-Lo so benissimo cos'è successo. Ginny veniva da me in lacrime ogni sera, e io la consolavo. E poi venivo a cercarti e ti trovavo sempre a giocare a Quidditch. So benissimo cos'è successo.
Harry rise.
-Si, giocavo a Quidditch. Era il mio unico modo per sfogarmi. Avevano ricostruito il campo, sarebbe stato un peccato non inaugurarlo con un bel voletto.-
Sulle labbra di Hermione sfuggì un lieve sorriso.
-Giocavo perché volevo cercare di non pensare a tutte i morti. Erano morti, ed in parte era colpa mia. Voldemort li aveva uccisi per avere me. Ed io avevo paura che Ginny mi vedesse come un mostro...-.
-Che paura sciocca Harry!-.
-Lasciami finire, Herm.- Hermione si morse il labbro, frenando il suo istinto a controbattere, ma stette in silenzio. -E' inutile raccontarti tutto il dolore che entrambi abbiamo patito. Stavamo lontani quando in realtà avremmo voluto solo stare vicini, insieme, tra le braccia dell'altro.- Il ragazzo sospirò.  -La guerra ti cambia Hermione, lo sai quanto me. E per colpa di questo cambiamento ho quasi perso la parte più bella di me, la parte che più amo.-
Harry le si avvicinò e le posò una mano sulla spalla, costringendola a girarsi verso di lui. 
-Non fare lo stesso errore, Hermione. Tu lo ami.-
Hermione prese un altro sospiro.
-Ron...-.
-Ron capirà. Se non sei più innamorata di lui non puoi sposarlo.-
-Ma gli ho detto che ci saremmo sposati presto, che lo amavo...-.
-Hermione!- sbraitò Harry scrollandole le spalle. -Tu ami Draco Malfoy.-
Ad Hermione non ci vollero altre parole. Prese a correre verso l'ufficio di Ron. Doveva dirglielo. In pochi minuti era arrivata davanti alla sua porta.
-Ronald Bilius Weasley,
Capo-Squadra Cancellazione di Magia Accidentale
-.
Hermione inspirò e bussò.
-Avanti-.
La ragazza entrò e guardò il suo ragazzo rovistare tra le scartoffie. Il suo ufficio era l'esatto contrario dell'ordine. Fogli sparsi per terra, penne volanti, la scrivania sommersa di libri.
-Hermione!- sussurrò sorpreso Ron, con dei fogli ancora in mano. Le corse incontro e la strinse in un abbraccio. -Che bella sorpresa.- La guardò in viso e il suo sorriso sparì. -Che hai fatto al labbro? E perché sei così pallida? Amore, che è successo?-.
Hermione non resse. Cominciò a piangere sulla spalla di Ron. 
-Ehi, Herm, Herm.- La cullò tra le sue braccia e la fece sedere sul divano, dopo averlo liberato di altre pratiche. La prese per le spalle e la tenne stretta a sé. -Raccontami.-
Ed Hermione lo prese proprio alla lettera. 
-Ron, mi dispiace, mi dispiace tantissimo.-  Ron la guardava con uno sguardo spaesato come se non capisse ciò che voleva rivelargli. -Ron, io non posso sposarti.- 
Vide il viso di Ron colorarsi di tutti i colori. Passò da un rosso rabbia, ad un verde voltastomaco, fino a finire ad un bianco pallido, molto più della sua normale pelle.
-Perché?- domandò con voce soffusa.
-Perché... Perché- cominciò a sussurrare Hermione, ormai lontana dalle braccia di Ron. -Credo di essere innamorata di un altro.-
Ron strabuzzò gli occhi. E divenne di nuovo rosso rabbia. 
-Chi è?-. La sua voce tradiva la collera che provava, ma era ancora molto amareggiato e confuso.
Hermione si morse un labbro e piano abbassò il capo.
-Draco Malfoy.-
Alzò di scatto lo sguardo per vedere Ron alzarsi di botto, e rivolgerle un'occhiata di puro odio.
-Il maledetto furetto? Hermione ma sei impazzita? Lui è l'esatto contrario della gentilezza, come puoi esserti innamorata di lui?- urlò fino a diventare rosso quanto i suoi capelli.
-Non lo so.- La voce di Hermione invece, era chiara. Si capiva perfettamente quanto stesse soffrendo. -So solo che è successo.-
Vide Ron passarsi le mani sulla testa, che passarono davanti al viso. Poi, lo vide piegarsi su sé stesso e cominciare a singhiozzare.
Hermione gli corse incontro, ma lui l'allontanò con una mano.
-No.-
La sua voce era un misto di puro odio e pura tristezza.
-Vattene.- Hermione però non fece un passo.
-Vattene!- sbraitò il ragazzo, spaventandola. Hermione uscì correndo dall'ufficio, mentre sentiva dei forti rumori, come se in quel preciso momento venisse distrutto qualcosa. Dopo quelle che sembrarono ore, nel più buio corridoio del Ministero, Hermione arrestò la sua corsa. Appoggiò le spalle al muro e scivolò a terra.
Aveva distrutto la felicità di una persona e tutto perché si era innamorato di un ragazzo. Un ragazzo che sembrava provare lo stesso per lei. Ma ne era valsa la pena? Era valsa la pena essere così triste, distruggere quello che un tempo era uno dei suoi migliori amici e poi il suo primo amore, solo per lui?
.
Ne era valsa la pena.


~

 

Di ritorno a casa, Hermione si rese conto di essere distrutta. Veramente. Aveva subito un Legilimens piuttosto potente ed aveva rivelato i suoi sentimenti verso Draco a Ron. Una giornata piuttosto spossante.
Quando inserì la chiave nella toppa, sentì che qualcosa non andava.
Entrò.
E rimase sconvolta, trattenendo a stento un grido.
La sua casa era completamente sottosopra. I mobili distrutti, le porte sfondate, le finestre che davano dall'altra parte della casa erano ormai senza vetri. Un disastro. Sembrava che l'unica cosa che fosse sopravvissuta fossero le scale. 
-O.Santo.Cielo.- si ritrovò a dire, guardandosi intorno, confusa. Corse in cucina. Stessa scena. Mobili e pareti bruciacchiati, quasi tutti in pezzi. 
-Cos'è successo qui?- sussurrò. Corse verso le scale e fece attenzione a non cadere. Corse di sopra, nella sua camera da letto e per poco il cuore non le smise di battere.
Sulla parete, dietro la testata del letto, a grandi lettere rosse c'era scritto:
-MUDBLOOD-.
Non riconobbe neanche la sua voce nel leggere quella parola, che ormai stava dimenticando, ma che aveva incisa nella sua carne.
Di nuovo, si ritrovò a strusciare sul muro fino a poggiarsi a terra, distrutta.
Se nella sua mente stava cominciando a prendere spazio l'idea di alcuni ladri intromessi nella sua casa, alla vista di quella parola ogni dubbio fu cancellato. 
-Maghi- sussurrò sconcertata. 
Le lacrime cominciarono a scendere sul suo viso prima ancora lei se ne rendesse conto. Abbracciò le gambe con le braccia e si lasciò andare completamente ad un pianto liberatorio. Perché dopo così tanto tempo, qualcuno avrebbe dovuto scriverle quella cosa sul muro? Perché farla sentire ancora inferiore? Non aveva già dimostrato di essere una strega quanto una qualsiasi Mezzosangue o Purosangue. 
Con gli occhi ancora bagnati di lacrime, la ragazza prese il coraggio di rialzarsi e fu allora che notò qualcosa di bianco sul suo letto. Si avvicinò cauta e  vide un foglio. Lo lesse. Quando arrivò all'ultima lettera già era fuori casa.

Southwark Cathedral.
Abbiamo il tuo ragazzo.



 

~

 

La Cattedrale di Southwark si affacciò illuminata ai suoi occhi. La luna faceva da sfondo a quella scena bellissima ed allo stesso tempo così inquietante. Aveva deciso di andare da sola, ma di avvertire Harry. Infatti, non appena era uscita di casa, con il cellulare gli aveva mandato un messaggio, portandosi però con sé il bigliettino.

Vai a casa mia e vedi quello che è successo.
Scopri chi è stato. Se non lo farai tu, lo farò io.
Ti voglio bene.

 
Con ancora quel poco di coraggio, o forse di buon senso, che regnava in lei, Hermione salì i gradini ed entrò dalla porta. 
All'interno sembrava un semplice cattedrale. Una navata centrale, con un tappeto rosso che la segnava per la lunghezza e le panche di legno allineate ai bordi, faceva da ingresso ad altre due navate più spoglie, caratterizzate solo da nicchie. In fondo, l'altare d'oro con sopra il crocifisso. Le navate laterali erano illuminate da fiaccole.
Hermione sentiva il cuore in gola ed era pronta a combattere.
-Sei arrivata.- Una voce fredda si propagò per tutta la chiesa di pietra. 
-Chi sei?- urlò di risposta Hermione girandosi intorno.
La voce rise, una risata crudele, fredda. 
-Non è importante che tu lo sappia, non ti servirà.-
Hermione deglutì e cercò di seguire la scia della voce, per capire da dove proveniva. Si mosse cauta, con passi molto leggeri, per non far sentire che si stava muovendo. 
-Ferma dove sei, Hermione Jane Granger.- La voce era difficile da individuare perché sembrava essere dappertutto.
-Perché conosci il mio nome? Cosa vuoi da me?- sbraitò Hermione.
Di nuovo, la sua risata penetrò nell'aria, quasi entrando nei polmoni di Hermione.
-Vendetta.-
Merda, pensò Hermione. Un vecchio seguace di Voldemort, ma perché non se l'è presa con Harry?(*1)
Improvvisamente, sentì dei passi verso di lei. Il buio in fondo alle navate le impediva di vedere bene e quindi rimase ferma. 
La prima cosa che notò era che l'ombra che fuoriusciva dal buio aveva una maschera da Mangiamorte, quindi si congratulò con sé stessa per aver intuito bene. Aveva un mantello nero sulle spalle e un completo grigio scuro. Nella mano sinistra stringeva una bacchetta.
Poi, notò dietro di lei un'altra figura incedere verso di lei, zoppicando. Quando la luce della luna, che brillava dai finestroni decorati da vetrate, colpì il volto della seconda figura, Hermione quasi cadde per terra dalla meraviglia.
-Pansy?-.
La ragazza indossava un vestito inguinale, nero, quasi quanto i suoi capelli e portava con sé un corpo, che sembrava privo di vita. La luce della luna colpì i suoi capelli rossi e il suo viso bianco.
-RON!- urlò Hermione, cominciando a correre verso di lui. Ma fu scaraventata in aria dall'altra parte della navata.
La figura mascherata, il Mangiamorte, rise. 
-Non così in fretta, eroina del mondo magico-. Fece un passo. -Prima voglio un po' giocare con i tuoi sentimenti.- 
Puntò la bacchetta verso il ragazzo steso ai suoi piedi e da esso uscì un lampo rosso.
-Crucio.-
Le urla quasi silenziose, per quanto alte, di Ron risvegliarono la ragazza. Hermione si alzò e corse di nuovo verso il ragazzo, ma cadde faccia a terra. Di nuovo, la risata gelida invase la chiesa.
-Ma, mia cara, lasci il tuo amore per terra, alla mia mercé.- Scosse la testa. -Mi deludi.-
Di nuovo, Ron gettò fuori di sé altri lamenti, che Hermione non riusciva a sopportare. Riprovò ad alzarsi, ma una forza la teneva ancorata al pavimento.
-Signorina Granger. Come mai non si alza?- Rise ancora. -Glielo impedisce qualcuno?-.
Ancora risate.
-Cosa vuoi?-. La voce di Hermione era strozzata dal dolore che provava alle costole.
Il Mangiamorte sbuffò.
-Pensavo di averlo chiarito questo punto. Allora, vediamo se così lo capisce.- Si avvicinò a lei, e l'alzò di peso. Avvicinò il suo viso alla maschera tenendolo con forza tra le mani. -Voi stupidi eroi del mondo magico avete distrutto qualcosa a me molto caro. Desidero avere la mia vendetta. Credo che così abbia capito più facilmente, no? Mi avevano detto che lei, tra il Trio, era la più intelligente.- Le lasciò il viso ed Hermione venne di nuovo sbattuta a terra. -Forse si sbagliano. O di certo, lo è di più questo ragazzo qui.- Si avvicinò a Ron e punzecchiò il suo viso con la bacchetta. -Pansy ci ha messo veramente poco a catturarlo.- 
Hermione rivolse uno sguardo d'odio verso la ragazza.
-Serpe- sibilò tra i denti, abbastanza forte per farlo sentire a Pansy.
Il Mangiamorte si girò verso di Hermione.
-Beh, è nella sua natura, ingannare, vero mia cara?- domandò in direzione di Pansy, che abbassò subito lo sguardo. Poi rivolse le sue attenzioni verso Ron, steso a terra.
-Ho saputo che vi dovreste sposare.-
-Non osare neanche parlare del nostro rapporto- sputò fuori Hermione, passandosi una mano sulla bocca. Voltò lo sguardo verso Ron e vide la sua camicia sporca di sangue. Sangue che sembrava non smettere di fuoriuscire.
-Lasciatelo libero- urlò Hermione.
Il Mangiamorte rise. 
-Ma così che gioco sarebbe? Così non mi divertirei a vederti soffrire, Mezzosangue.-
Hermione sentì dei brividi salirle su per la schiena. E vide il Mangiamorte piegare la testa di lato e abbassarla lievemente.
-Ti piace questo nomignolo? Perché te lo ha affibbiato lui, eh?-.  Avanzò di nuovo verso di lei. -Il tuo amore. Draco Malfoy.-
Hermione riuscì ad alzarsi e si ritrovò di fronte al Mangiamorte. 
-Ah, lui ti da la forza.-
Hermione socchiuse gli occhi.
-E' questo che l'amore fa.-
Il Mangiamorte rise ancora, rovesciando all'indietro il capo.
-Il tuo prezioso amore, è qualcosa che non esiste. Lui non ti ama.- Si girò verso Pansy e le andò accanto, stringendole il viso tra le mani. -Lui vuole una ragazza come lei. Purosangue, e tu, mia cara, non lo sei. Non lo meriti.-
Hermione deglutì e tirò fuori la bacchetta. 
-Expelliarmus!- urlò e la bacchetta del Mangiamorte volò via. Ma il Mangiamorte non si scomodò a spaventarsi. Rise. 
La sua risata innervosì Hermione.
-Se sai che sono innamorata di Draco, perché tieni prigioniero Ron? Liberalo!-.
L'uomo dietro la maschera continuò a ridere.
Improvvisamente, dietro di sé sentì la porta della cattedrale sbattere e davanti a lei comparve Draco Malfoy, con la bacchetta alla mano e uno sguardo preoccupato. 
-Draco!- urlò Hermione, correndogli incontro.
Il ragazzo girò lo sguardo verso di lei e le andò incontro. La strinse tra le braccia, ed Hermione riuscì finalmente a sentire il cuore calmarsi. Era al sicuro.
Ma dietro di loro, l'uomo ancora rideva.
-Mi hai chiesto perché tenevo prigioniero il tuo caro amichetto.- Si piegò e prese la bacchetta che aveva ai piedi. -Per lui.- 
La sua mano si levò in aria e indicò Draco. Nello stesso momento, i due furono separati e intorno ad Hermione tutto diventò scuro.

 





************

 

(*1) La frase: 'perché non se l'è presa con Harry?' ha una sua logica, anche se non sembrerebbe. Hermione non vorrebbe mai mettere in pericolo il suo migliore amico ma si chiede proprio perché LEI.



Spazio autrice:
Ed ecco uno degli ultimi capitoli della FF. Sì, ci stiamo avvicinando alla verità. ;) 
Con calma, si arriverà a scoprire chi è il misterioso Mangiamorte, si accettano scommesse. 
Come potete ben vedere ho dato il ruolo della seguace aiutante a Pansy, ma anche questo ha il suo perché.
Tutto verrà rivelato, a tempo debito.


Ringrazio chiunque ha letto il capitolo e che ha letto questo noioso spazio autrice.

Ringrazio le meravigliose lettrici che ogni volta mi lasciano una recensione. Siete la mia gioia. <3 

Ringrazio anche chi semplicemente legge la storia e la mette tra le seguite, o le ricordate o addirittura tra le preferite.
Grazie, grazie, grazie, GRAZIE.


Vi prego di recensire, sia in caso sia stato di vostro gradimento, sia in caso contrario.

Grazie, grazie.


C.





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Capitolo 18
*** Diciassettesimo capitolo ***


Talvolta ci vuole coraggio anche a vivere.
Seneca
 
 
 
 
 

Il nemico
 
 



Draco Malfoy era deluso, arrabbiato, confuso. Avrebbe voluto spaccare il mondo intorno a sé per poi alla fine rendersi conto che aveva cominciato a perdere la ragione. E tutto per causa sua.
Lei.
Per lei stava perdendo il senno. Lei che aveva baciato, ma che poi aveva riso di lui e perché si era beffato di lui? D'altronde l'aveva rifiutato in biblioteca, perché avrebbe dovuto mentire?
Non ti ama, non ti ama. Ficcatelo in quella testa dura, Draco
La sua mente razionale lo stava mettendo a dura prova. Come poteva avergli mentito, come poteva averlo baciato e poi aver fatto finta di niente. 
Niente
Ecco cosa pensava che fosse, assolutamente niente.  
Davanti ai suoi occhi apparve il Malfoy Manor. Stava diventando il suo rifugio, l'unico luogo che sentisse realmente suo. E, per questo, tirò un sospiro di sollievo. Bastò un colpa di bacchetta per spalancare l'enorme portone di fronte a lui. Entrò a passo di marcia e si avviò verso la sua camera, salendo le scale, troppo sovrappensiero.
-Non ci saluti Draco?- domandò una voce a lui familiare. 
Si girò di scatto, con il pensiero che fosse solo la sua immaginazione. Ma si ricredette.
Davanti ai suoi occhi, ai piedi della scala, vi erano i suoi genitori. Malfoy Senior aveva i capelli legati dietro la nuca e vestiva di nero, completamente nero. Anche i suoi occhi chiari erano due fessure. Madame Malfoy vestiva un elegante vestito lungo verde scuro con sopra un mantello, mentre i capelli biondi erano sciolti sulle spalle. I suoi occhi invece sprizzavano gioia.
-Tesoro...- sussurrò la madre, avvicinandosi. Cominciò a salire qualche gradino, ma Draco, istintivamente, ne salì altrettanti. Allora, la madre si fermò, guardandolo preoccupata. -Cos'è successo?-.
Draco volse lo sguardo lontano.
-Niente- mentì con voce aggressiva, nascondendo tutto il suo dolore. Aveva solo bisogno di stare un po' da solo e certo i suoi genitori erano le ultime persone che avrebbe voluto vedere. 
-Non ci si rivolge così a tua madre, figliolo.- La voce del padre era tagliente, senza sentimenti, indifferente. Draco lo guardò dall'alto e notò che si appoggiava al suo inseparabile bastone più del dovuto. Lucius fece qualche passo e Draco costatò che zoppicava. 
-Ti siamo venuti a trovare, tesoro, non sei contento?-. La madre aveva proseguito la sua salita, e si era avvicinata pericolosamente a Draco. Quindi, il ragazzo incrociò lo sguardo della madre. I suoi occhi chiari e penetranti gli entrarono nell'anima, e subito fu travolto dall'impulso di gettargli le braccia al collo e abbracciarla, come faceva da bambino. E voleva che lei lo stringesse forte e gli ripetesse a bassa voce, vicino all'orecchio, che tutto sarebbe andato bene. Ma represse quest'impulso. 
La donna si avvicinò ancora e dolcemente cominciò ad allungare una mano verso il viso del ragazzo. Draco vide la mano della madre tremare, come se avesse paura di toccarlo. Ma la donna era più coraggiosa di quanto Draco pensasse. Poggiò delicatamente la mano sulla guancia del figlio e cominciò ad accarezzargliela. Vide, piano, il suo sorriso allargarsi. E, istintivamente, anche sul suo volto spuntò un sorriso. 
-Sembri così diverso, Draco. Mi sembra di non vederti da anni- sussurrò la voce carica di dolore della madre.
Draco continuò a sorridere.
-Siete stati via pochi mesi.-
-Mesi di tortura.- aggiunse la madre.
-Vacanza- ribadì il padre, scoccando uno sguardo severo alla moglie. 
Narcissa prese la mano di Draco e scesero insieme le scale. Finirono di fronte al padre, che guardò i due con aria confusa. O forse ancora indifferente.
-Siamo tornati qui per la tua festa e Pansy ci ha cacciati- affermò il padre, cominciando a girare per la stanza, senza degnare di altri sguardi i due.
-Che cosa vi ha detto Pansy?- domandò Draco, lasciando la mano della madre.
-Ci ha detto che stavi male, che la festa ti aveva stressato, che tutta la storia del vivere insieme probabilmente ti aveva confuso, che forse eri solo stanco e avevi bisogno di riposo- rispose prontamente Narcissa, guardando il figlio, con un sorriso tirato sulle labbra.
Draco la guardò. 
Pansy aveva, come al solito, modificato la cosa. Non aveva rivelato che era scappato, o peggio ancora, che era andato al Ministero per, cosa che lei ovviamente non sapeva, andare a confessare il suo amore per un'altra donna. Non aveva detto che, in effetti, quella festa non doveva essere festeggiata perché non c'era niente da celebrare. 
-Ero molto preoccupata. Pansy non ha voluto neanche che mi avvicinassi alla tua camera. Sei stato molto male, Draco?- domandò la madre, passandogli una mano sulla fronte. Ma Draco la scansò, con un gesto brusco.
-Avrei bisogno di parlarvi.-
Vide il padre bloccarsi all'improvviso, e la madre tenere ferma a mezz'aria la mano. Poi, però, lei sorrise. 
-Si, certo- sussurrò, più a sé stessa che al figlio. La guardò incedere lentamente verso il divano al centro della sala. Suo padre invece rimase in piedi. Draco lo guardò, aspettando che lui si sedesse ma Lucius rimase fermo, immobile davanti alla finestra che osservava da qualche minuto. Allora, Draco, scrollando la testa, si avvicinò al divano. 
-Beh, visto che siete qui, colgo l'occasione per dire che Pansy ed io avevamo intenzione di sposarci.- Aveva usato il tono più formale e distaccato possibile, nonostante gli venisse voglia di urlare il suo dolore. 
Alla parola 'sposarci' Narcissa e Lucius rivolsero contemporaneamente lo sguardo verso Draco. 
-Stai parlando seriamente?- domandò Narcissa, con lo sguardo preoccupato, mentre Lucius gli rivolgeva un sorriso vero. 
Lucius gli si avvicinò e gli mise le mani sulle spalle. Aveva lo sguardo felice, gli brillavano gli occhi.
-Figliolo, è meraviglioso. E quand'è la dat...-.
-Ho detto che avevamo intenzione.-
La stretta sulle spalle di Draco si allentò. Lucius fece qualche passo indietro e lo guardò.
-Cosa..?-.
-Io e Pansy non ci sposeremo.- 
Vide il padre sgranare gli occhi ed il suo viso cambiare colore, da pallido a rosso, fino a verde. Sentì anche lo sguardo, -ne era certo!-, felice di sua madre su di sé. 
-Tu, come osi, come...-. La voce del padre rimbombò in tutto il maniero. Saltò al collo del figlio, sbattendolo a terra. Draco, prontamente, estrasse la bacchetta e la puntò verso il padre.
-Levicorpus- urlò. La bacchetta sollevò in aria il padre, lasciandolo senza parole.
Narcissa corse accanto al figlio e controllò il collo. Fortunatamente, la presa del padre era stata molto debole, e non aveva alcun segno. La madre si rilassò ed aiutò il figlio ad alzarsi, mentre egli continuava a tenere la bacchetta puntata verso il padre, sospeso a mezz'aria. 
-TU ORA MI STARAI A SENTIRE- urlò Draco, con la bacchetta ancora alzata, senza alcun timore.
Il padre lo guardò, sconcertato, ma stette in silenzio. Allora, Draco abbassò la bacchetta, facendo tornare con i piedi per terra Lucius. Il padre si girò, serrando la mascella, e posò le mani sul muro.
-Non sposerò Pansy, perché amo un'altra ragazza.-
La voce di Draco si trasformò. Prima era impavida, poi divenne, quando era ormai pronto a dire la verità sui suoi sentimenti, timorosa, bassa.
Invece, la voce di Malfoy Senior era fredda e tagliente. 
-E chi sarebbe questa ragazza?- domandò Lucius, con ancora lo sguardo rivolto verso il muro.
-Hermione Granger.-
Lo disse senza alcun timore. O forse c'era. Ma il suo amore per quella ragazza così impressionante gli aveva dato il coraggio. Era totalmente sopraffatto dall'amore che provava per lei, che neanche si rese conto di aver sorriso al solo pronunciare il suo nome.
Il padre si girò molto lentamente, come se stesse pesando ogni parola che il figlio gli aveva detto. Quando Draco vide il suo sguardo, capì che forse la sua sicurezza sarebbe sparita. 
-Una mezzosangue? Una Sanguesporco? DRACO!- urlò puntandogli la bacchetta contro. I suoi occhi trasmettevano odio, disperazione, disappunto. Era veramente furioso. 
Draco istintivamente, alzò la bacchetta contro di lui, ma la sua visuale fu coperta dal corpo della madre.
-SMETTETELA!- sbraitò, con le braccia aperte ed il viso rivolto verso suo marito.
-Cissy...- sussurrò Lucius, con la bacchetta alzata. Draco si sporse e vide i suoi occhi addolcirsi, ma quando incrociò lo sguardo di suo figlio, diventarono di nuovo scuri e pieni di rabbia. 
-Smettila, Lucius.- La voce di Narcissa sembrava solo stanca, senza alcun timore. -Stavamo per perdere nostro figlio una volta, non commettiamo lo stesso errore.- 
Lucius guardò sua moglie con gli occhi sbarrati. Lentamente, e contemporaneamente con Draco, abbassò la bacchetta. 
-Lucius...- sussurrò Narcissa, correndo ad abbracciarlo. Sprofondò nel suo petto e l'uomo la guardò un attimo stupito. Poi la cinse, tenendola stretta a lui.
Draco non aveva mai visto l'amore che i due provavano l'uno per l'altra. Nessuno dei due aveva mai dimostrato affetto per il coniuge. Solo qualche carezza ogni tanto, ma niente di più. 
-Lucius, ti prego, ascoltalo. Ti prego...-. Draco notò che la madre, la grande strega che aveva tenuto testa ai Mangiamorte durante il periodo dell'ascesa al potere del Signore Oscuro, aveva cominciato a piangere sul petto del padre. E non poteva far altro che restare lì immobile, pietrificato, perché non aveva mai visto i suoi genitori così, in balia delle proprie emozioni. -Ti prego....-.
Continuava a pregare il marito, che non diceva niente. Stringeva a sé una moglie che si stava sciogliendo in lacrime e non aveva la minima espressione sul volto. 
Ma per una volta, una sola in tutta la sua vita, l'amore della donna lo fermò. Non l'aveva mai fermato quando, da piccolo, Draco si comportava male e veniva messo in punizione, e sgridato; gli veniva ripetuto che non era buono a fare niente, che era solo un bambino inutile. Non l'aveva fermato quando aveva costretto il figlio ad entrare nella cerchia dei Mangiamorte.
Ma quella sera, l'amore lo fermò. 
Cingendole la vita con un braccio, la condusse fino al divano e si sedette con lei. Gli circondò le spalle con un braccio. 
-Narcissa, sai che non voglio ferirti.-
-Giuro, lo stai facendo- disse la donna, asciugandosi le guance con i palmi delle mani.
-Non vorrei.-
Si girò verso il figlio e lo guardò. Draco sentì quasi come se lo stesse squadrando, come se stesse studiando ogni suo movimento, ogni sua parte del corpo.
-Sei cresciuto Draco.- La sua voce era scossa, ma sfinita. -Sei cresciuto durante il periodo più brutto che il Mondo Magico abbia mai visto.- Si passò una mano sul viso e strinse la spalla della moglie. -E sei diventato un uomo.-
Niente che il padre avesse detto l'aveva colpito. Era la verità. Aveva vissuto in un periodo veramente buio per il Mondo Magico. Ma ne era uscito fuori. 
-Pensavo però che tu fossi diverso dagli altri, che avessi delle qualità speciali.-
-Non era quello che mi dicevi sempre.-
-Lo facevo solo per incoraggiarti.-
-Incoraggiarmi? Dimmi che sono una feccia umana era per incoraggiarmi?- urlò Draco, sbattendo in faccia ogni verità. -Come pensi ci si senta a sentirsi dire certe cose?-. Appena quelle parole uscirono dalla sua bocca, capì molte cose. 
Hermione aveva subito da lui, per anni interi, le stesse cattiverie che suo padre riversava su di lui. 
-Ho...--Boccheggiava, pensando a quanto male avesse fatto alla ragazza che aveva sempre amato. -Ho detto le stesse cose ad Hermione, ed ora ne sono innamorato.- 
 
 
 
 
-Nessuno ha chiesto il tuo parere, sporca mezzosangue.-
Gli occhi scuri guardarono con odio quelli color tempesta. Ma rimase immobile. Non alzò neanche la bacchetta. Lo stomaco del ragazzo si contrasse nel vedere quanto fossero profondi, penetranti e bellissimi gli occhi della ragazzina di fronte a sè. Ricacciò indietro l'impulso di sfiorarle una guancia, mentre tutto intorno a lui diventò confuso. Una luce verdastra invase la visuale di Draco. Girò lo sguardo e notò che Weasley era steso, con la faccia rivolta verso il terreno, e appoggiato alle mani. Vide inoltre una matassa di capelli correre verso di lui e piegarsi per terra. La dolce ragazzina si piegò verso il ragazzo e lo guardò con aria preoccupata.
-Stai bene, Ron? Dì qualcosa!-.
Tutto intorno a lui, le risate dei suoi compagni di classe esplosero. Ma lui aveva notato solo lei. Immediatamente, anche Draco rise. Quando poi lei gli passò davanti, aprendosi un varco nella folla dei giocatori di Serpeverde, sentì di nuovo lo stomaco contrarsi e la voglia di stare con lei. 


-Non vorrai riferirti a te!-.
-Come osi parlare con me, piccola sudicia mezzosangue.- 
Tutto il mondo si fermò intorno a lui. Di nuovo lo sguardo della mezzosangue lo incantò. Ne rimase affascinato. Sembrò neanche rendersi conto della palla di neve che gli colpì la faccia. 
Fu tutto troppo veloce. Con i suoi scagnozzi, corse via, dal unico posto in cui realmente voleva restare. 



Non fu difficile notarla nel resto della folla. Era la ragazza più bella che avesse mai visto. Era al braccio di Victor Krum, il bulgaro campione di Quidditch che aveva invitato a sedere al tavolo dei Serpeverdi. Ora, avrebbe solo voluto staccargli quel braccio che teneva stretto la ragazza. La rabbia montò in lui e cominciò a baciare con passione Pansy, per distrarsi, per non farsi beccare ad osservarla da lontano, con la gelosia che saliva in lui. Tenne stretta a sé la ragazza che era caduta ai suoi piedi con una facilità immane e chiuse un occhio. 
L'altro lo lasciò aperto, solo per vedere la sua bella
mezzosangue ridere con uno che non era lui




Tornò nella realtà. Nella sua realtà.
Da quanto tempo non ripensava a come effettivamente si era innamorato di Hermione? L'aveva amata sin da momento in cui, con lo sguardo, era riuscita a tenergli testa. Lo faceva impazzire quel suo modo di sfidarlo con lo sguardo, come quasi ad incoraggiarlo a continuare per poi finire in una lotta.
Ma amava soprattutto quando i suoi occhi brillavano mentre guardava qualcosa che le interessava, o mentre rideva. Oh, quando rideva era assolutamente divina. La bocca socchiusa e la sua voce soffusa gli entravano nell'anima, quasi a squarciarla, per ricordargli che non poteva averla.
Non sarebbe mai stata sua
Preso dalla sconsolazione, si buttò su una poltrona, con la testa tra le mani. Era pronto a morire per lei, pur di averla di nuovo tra le braccia, anche solo per una volta. Avrebbe voluto baciarla di nuovo e sentire quell'odore familiare e coinvolgente che annebbiava i suoi sensi. Avrebbe voluto tutto questo. 
-Draco, tu la ami.-
La voce della madre, ancora abbracciata al padre, lo scosse dai suoi pensieri. 
-Come?- pensò ad alta voce. Come aveva fatto ad innamorarsi di quella ragazza senza che lei avesse mai dato alcun segno. Lei era stata con Weasley, si erano amati. E lui?
Non l'avrebbe mai avuta.
-Tu la ami.-
Draco alzò lo sguardo verso la madre e vide la sua espressione seria. Non capì dove la madre volesse arrivare.
Gli tornò in mente lo sguardo serio e severo che spesso Hermione gli aveva rivolto, ma gli balzò anche alla mente il momento in cui aveva preso coraggio e l'aveva baciata. E sorrise.
Osservò Narcissa alzarsi, avvicinarsi a lui, piegarsi in modo da far combaciare i loro sguardi. 
Non si aspettava di vedere sua madre sorridere. Un sorriso vero e sincero. 
-Oh, cielo, Draco. Tu la ami veramente. Ti brillano gli occhi di una lucentezza che non ti avevo mai visto, neanche quando scartasti la tua prima scopa. Non eri mai stato così felice, ma ora con lei, sembri essere un altro.-
Draco abbassò lo sguardo. Narcissa non capiva che Hermione non lo voleva. 
-Draco-. La madre gli prese il viso tra le mani e lo costrinse a guardarla. -Non smettere mai di amare. Mai.- Prese un lungo respiro e fissò intensamente gli occhi del figlio. -L'amore è l'arma più potente che hai.-



 
~

 

Non aveva saputo fare altro. Correre.
Dopo che sua madre aveva capito quanto realmente amasse Hermione, se ne era andata, lasciandolo da solo. Inutile dire che suo padre aveva seguito di corsa la moglie, come se quella che un tempo era la sua casa stesse andando a fuoco.
Era salito di corsa in camera e aveva sbattuto la porta. Di certo, non voleva che i suoi genitori venissero a sapere in questo modo della sua fragilità, se l'amore si poteva definire fragilità. Sua madre l'aveva descritto come " l'arma più potente che si ha ", quindi doveva pur valere qualcosa. Ma se la ragazza che lui amava neanche si rendeva conto dei suoi sentimenti, come poteva essere un'arma? E poi cosa intendeva dire con arma?
Girò per la stanza con le mani tra i capelli, osservando la finestra, poi adagiandosi sul letto, poi di nuovo alla finestra. 
Aveva solo voglia di andare, scappare via, lontano e non soffrire più.
Ma qualcosa fermò i suoi pensieri. Guardando per terra, dietro il letto, notò un foglio bianco. Sembrava quasi che si fosse materializzato in quell'istante perché non Draco non ricordava di averlo notato.
Leggendolo, sbiancò. 
Prese la bacchetta e uscì di casa, mentre il bigliettino volava delicatamente sul pavimento.


Southwark Cathedral.
Il corpo della tua ragazza ti sta aspettando
.

 


 
Non gli sembrava di aver corso così tanto, eppure sentiva di essere senza fiato. Il suo corpo avvertiva la stanchezza, ma la sua mente, guidata dal suo cuore, gli imponeva di aumentare il passo, correre più veloce ancora.
Si era scordato di essere un mago?
La sua mente non ragionava, in balia del cuore, e non aveva pensato che bastasse smaterializzarsi davanti alla cattedrale? D'altronde la conosceva molto bene. Era il luogo dove i suoi si erano sposati per non dare nell'occhio. Erano potenti anche tra i Babbani e dovevano, quindi, sposarsi pubblicamente. Inoltre era il luogo dove molto spesso si incontrava con i suoi migliori amici d'infanzia, figli anch'essi di maghi Purosangue. Nessuno sarebbe venuto a curiosare in una chiesa dove piccoli giovani maghi si allenavano illegalmente.
Ma ora a distanza di molti anni da quello che avevano passato insieme, lui, Blaise, Tiger, Goyle, Nott e un giovane chiamato Robert Jonson, non avrebbero mai pensato di ritornare lì, al luogo dei loro giochi proibiti.
Correva, correva, più veloce che poteva. 
Quando finalmente davanti a sé si stanziò l'immagine della grande cattedrale. E tutto tornò come prima.



-Blaise, attento!- urlò la voce di Draco Malfoy.
Il giovane amico di Draco si spostò ed evitò un raggio rosso. 
-Grazie, amico- disse Blaise andandogli vicino.
Si strinsero la mano, da tacito accordo.
-Dai, ragazzi, tempo!- sbraitò la voce di Robert. Era quel ragazzo che facilmente non si notava. Con capelli scuri e ricci, occhi scuri come la pece, passava inosservato dietro la banda del giovane Malfoy. Lui si avvicinò ai due ragazzi e sorrise. 
Da dietro le panche uscirono fuori Theo, Vincent e Gregory, con le bacchette strette in mano. 
-Che bella battaglia, ragà!- disse ridendo Gregory, mettendo il braccio dietro il collo di Vincent. Si unirono ai tre. 
-Davvero forte! Rob, la tua mira sta migliorando! Hai quasi preso Blaise- affermò Theo, battendo il cinque a Robert.
Robert continuò a sorridere, ma il suo sorriso divenne preso teso.
Gli amici capirono subito.
-Qual è il problema?- domandò Draco, scuotendo la testa.
Il ragazzo volse lo sguardo a tutti loro.
-Mio zio. Mi mette molta pressione addosso, mi fa allenare giorno e notte.-
-Sei minorenne, se ti scoprono...- cominciò Blaise.
-Sai che non arriverà mai la convocazione davanti al Ministero, anche se lo facciamo ogni giorno.- Tirò un sospiro. -Vuole che io vada in Serpeverde.-
-Come d'altronde tutti noi!- ribatté Theo.
Robert sorrise, ma tristemente.
Batté a tutti il cinque e uscì dalla chiesa, con le mani in tasca.
Quel ragazzo sarebbe diventato il primo
Grifondoro Mangiamorte. Per scelta?



Draco aprì di scatto la porta della chiesa e la vide. Gli dava le spalle perché stava fronteggiando un uomo vestito di nero con una maschera da Mangiamorte. 
Appena lei sentì il rumore delle porte aprirsi, si girò di scatto e la vide correre verso di lui. 
-Draco!- urlò la ragazza, gettandogli le braccia al collo.
Draco la strinse forte a sé, e ringraziò mentalmente. Pensava di trovarla stesa a terra in una pozza di sangue... Ed invece era lì, tra le sue braccia. Per quei pochi secondi che rimasero uniti, il tempo attorno a loro sembrò arrestarsi lentamente. 
Fu la sensazione più bella ed appagante che Draco aveva mai provato in tutta la sua vita. 
Tenerla tra le braccia e sentire quanto lei lo stringesse gli fece capire che non l'avrebbe mai abbandonata, che non sarebbe più scappato di fronte a lei, che l'avrebbe protetta, sempre. Fino alla fine. 
Quando il tempo tornò a scorrere normalmente, Draco notò che l'uomo dietro di lui continuava a ridere.
-Mi hai chiesto perché tenevo prigioniero il tuo caro amichetto.- Solo allora vide dietro l'uomo una ragazza ai cui piedi vi era un corpo che sembrava esamine. -Per lui.-
L'ultima cosa che vide furono due occhi scuri che lo guardavano tristemente.
-Pansy...- sussurrò. 
Venne scaraventato lontano da Hermione e tutto divenne buio. 




 
~


 

Quando si alzò, Draco si rese conto di non essere più all'interno della cattedrale. Ma il suo primo pensiero fu:
-Hermione!- urlò a squarciagola, cercandola con lo sguardo. Ma vedeva solo nero. Nero profondo, come il peggiore dei suoi incubi. -Hermione!- sbraitò di nuovo, cominciando a percorrere passi incerti, a tentoni, con le mani alzate di fronte a sé.
-Draco!-.
Fece un sospiro di sollievo, riconobbe quella voce immediatamente.
-Hermione, dove sei? Continua a parlare, vengo a prenderti!-.
-Cosa dovrei dirti?-.
-Quello che ti pare, ma ti prego continua a parlare! Fallo!- urlò Draco, cominciando ad incedere più velocemente verso il suono della sua voce.
-Credo che qualcuno ti abbia stregato!- affermò decisa la voce di Hermione.
-Non vorrei dire niente, Mezzosangue, ma questa cosa già me l'hai detta, in biblioteca!-.
Sentì la voce di Hermione ringhiare.
-Oh, andiamo Malfoy, me lo ricorderei se fossimo stati in biblioteca insieme!- affermò.
-Ma lo siamo stati.- Prese un respiro. -Non ti mentirei mai Hermione, soprattutto non suoi miei sentimenti.-
Hermione stette in silenzio.
Draco continuò a percorrere il buio a tentoni, cercandola.
-Hermione, rispondi.-
-Sono qui Draco.- 
Sentì che era vicina, più vicina di quanto credesse. Una mano si posò dolcemente sulla sua spalla e lo costrinse a girarsi. Affondò la mano nel buio ed incontrò il suo corpo, o meglio il suo collo. Lo accarezzò dolcemente e arrivò al suo viso. Salì dalla sua mascella alla sua guancia, poi proseguì fino alla tempia. Poi la mano scese dietro il collo, accarezzandole i capelli. 
Sentì sul suo petto insinuarsi una piccola mano, fredda, che proseguì fino al suo viso, dove si fermò.
-Draco, davvero siamo stati in biblioteca insieme?- domandò la voce dolce di Hermione, a pochi centimetri dal suo viso.
Lui si avvicinò pericolosamente, sentendo il suo respiro sul suo viso.
-Si, hai detto che ero sotto incantesimo, che facevamo gli stessi sogni per colpa di questo incantesimo. E'  mortale.-
Sentì Hermione trattenere il respiro e fece per allontanarsi.
-No- sussurrò Draco, sulle sue labbra, trattenendola vicino a sé. 
-Sei in pericolo.-
-Lo so.-
-Quell'uomo ti cerca.-
Le sue labbra erano sempre più vicine.
-Lo so.-
Di nuovo sentì il respiro della ragazza sul suo viso. 
-E dobbiamo trovare un modo per fuggire da qui.-
La voce di Hermione era mozzata dall'emozione. Draco sorrise. Sembrava una bambina indifesa, impaurita da un bacio.
-Perché dovremmo? Sto tanto bene qui...- sussurrò.
Sentì Hermione sorridere e allora lo fece.
Premette le labbra su di lei. Finalmente... Fu come se lo ricordava, un insieme di amore, passione, emozione che non riusciva a controllare, e non voleva controllare. Voleva perdersi in lei e ritrovarsi solo dopo averla scoperta per quella che realmente era. Voleva tutto di lei, la desiderava più di ogni altra cosa. 
L'amava.
Una risata fredda distrusse il momento. 
Draco strinse forte la mano di Hermione e si staccò da lei. 
-Eccolo- sussurrò Draco.
Hermione deglutì.
-Possiamo sconfiggerlo.- La sua voce era carica di coraggio, ma anche di paura.
-Sicuramente, Mezzosangue. Insieme.-
-C'è solo un piccolo problema...- sussurrò lei.
-E sarebbe?- domandò Draco, girandosi intorno per cercare di capire da dove veniva la voce.
-Siamo in un sogno.-
Draco avrebbe voluto essere dappertutto con lei, e di certo ogni volta che la vedeva era un sogno per lui, ma in quel momento rimpianse, solo per un secondo, di aver cacciato in quel guaio anche la ragazza. Se non fosse stato per quel pazzo scatenato che voleva lui, per chissà quale motivo, non sarebbe successo niente a Hermione.
La risata di nuovo interruppe i loro pensieri.
-Bene, e ora Draco Malfoy mi divertirò a vederti soffrire.-
Sentì la mano di Hermione lasciarlo bruscamente e le sue urla di terrore riempirono la sua mente.
-Draco!- urlò lei. 
Le sue urla sembravano riempiere quel buio che lo circondava, e si mischiavano alla risata fredda di quell'uomo.
-Mostro! Lasciala andare.-
La risata continuò.
-Non prima di averti fatto impazzire.-
Draco ammutolì e si girò intorno.
Solo in quel momento, si rese conto di essere senza bacchetta. 
Era totalmente disarmato.







 
***************
 
Spazio autrice:
Bene, bene, bene. 
*risatamalefica*
Lascio aperte ancora le scommesse, chi sarà il malvagio Mangiamorte? 
*altrarisatamalefica*

Ringrazio tutte le persone che gentilmente leggeranno il mio capitolo ed arriveranno fino qui, per leggere i miei ringraziamenti.

Ringrazio sempre le mie meravigliose lettrici che mi danno sostegno e amore, fino a farle diventare le destinatarie di ogni mio capitolo. Grazie, grazie <3

Ringrazio ancora chi, se piacerà, metterà la mia storia tra le preferite, le seguite o le ricordate. E' un onore, davvero :3

Ringrazio chi commenterà questo lunghissimo capitolo, che è stato un parto.

Mi scuso inoltre per il ritardo, una settimana di ritardo, colpa della scuola. Maledetta scuola! -.-

Vi prego di recensire, nel caso vi fosse piaciuto o nel caso contrario.
In ogni caso, GRAZIE. <3


Grazie, grazie.

C. 



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Capitolo 19
*** Diciottesimo capitolo ***


E' degli uomini e di loro soltanto che bisogna avere paura, sempre.
Louis Fernard Cèline
 
 
 
 
 
 
 
 

Pazzia
 
 
 
Tutto intorno a lui cominciò a stargli stretto. Sentiva mancare l'ossigeno e sentiva che di lì a poco sarebbe svenuto, ma voleva restare sveglio. Doveva.
-Draco!-.
La voce della sua Mezzosangue echeggiò nel buio totale. 
Strinse i pugni e cominciò a tastare il buio, senza successo.
-Hermione, parla, Hermione! Urla!-. La voce preoccupata di Draco sembrò risuonare anche dentro di sé, per quanto era vuoto quel buio.
-Non la troverai, Malfoy.-
-Lasciala subito libera!- urlò Draco al buio, ormai riconoscendo quella voce gelida.
Ancora quella risata che lacerò quel luogo, un luogo così sinistro. 
I suoi occhi non riuscivano neanche a distinguere il nero intorno a lui. Provò a sbattere forte le palpebre, ma quando riaprì gli occhi il buio sembrava ancora più intenso.
-Lasciala!- urlò di nuovo Draco, con i pugni serrati.
-E per quale motivo? Per te è solo un oggetto, come ogni persona che ti ha circondato per tutta la tua vita.-
Mai parole furono più false. Draco sentì montare dentro di sé la rabbia.
-Codardo! Te ne stai dietro questo buio ed hai paura a mostrarti!-. La sua voce era diventata dura e quasi strillava. -Fatti vedere, mostro!-.
-Qui, il vero mostro sei tu.-
Sentiva quella voce nelle sue vene, nel suo cuore, nella sua testa. Rimbombava rincorrendo i battiti del suo cuore. Sembrava che fosse dentro di lui.
-Ma che stai dicendo?- domandò Draco, quasi sussurandolo.
-Il mostro sei tu.-
In quel momento, la testa di Draco cominciò a scoppiare. Se la tenne tra le mani, cominciò a barcollare e la sua vista si annebbiò.
In un attimo, i suoi occhi si chiusero. 
 
 
 

-Rob, sbrigati. La cerimonia comincia tra poco!- urlò la voce di un bambino.
Cinque piccole pesti corsero verso il grande uomo che urlava:
-Primo anno, primo anno. Coraggio, da questa parte!-.
-Draco, smettila di tirarmi, ho capito. Sono dietro di voi.- 
-Non so voi, ma io mi sto cagando sotto dalla paura.-
Draco storse il naso.
-Goyle smettila di dire così.-
-E' la verità. Ho una paura del diavolo!- affermò il suo amico, alzando le spalle.
Rob si avvicinò a Draco e gli sorrise.
-Tuo padre sarà fiero di te- sussurrò, impercettibilmente, con uno sguardo che era indirizzato solo a lui.
Draco sorrise, fiero. Sarebbe finito in Serpeverde, avrebbe portato avanti la tradizione di famiglia. 
Fantastico, pensò. 
L'amico continuò a guardarlo e a sorridere.
-Spero di essere fortunato quanto te!-.
-Robert, sei un Serpeverde quanto me!-.
-Ne sei sicuro, Draco?- domandò.
A quel punto, il ragazzo si voltò verso il suo amico e ricambiò il sorriso.
-Più che sicuro!-. Gli strinse la mano e lo trascinò verso gli altri, che si erano incamminati verso il lago.
L'unica cosa che ricordava era una parola che cambiò la loro amicizia.
-Grifondoro.-
O forse ciò che cambiò per sempre la loro amicizia, fu il sorriso sincero e vero che vide spuntare sul volto di Robert subito dopo.
 
 
 

Lacrime amare scesero sul viso di Draco. Non si ricordava quel particolare. Quel sorriso vero, per la prima volta sincero che aveva visto sul viso dell'amico.
Il dolore alla testa non diminuì, anzi s'intensificò. 
-Dovevi saperlo, non era come voi.-
La voce gelida nella sua testa lo rimproverò.
La testa cominciò a vorticare velocemente, senza sosta. I suoi occhi di nuovo si annebbiarono e il buio lo avvolse di nuovo. 




Quattro ragazzini procedevano velocemente nel giardino di Hogwarts, quando il giovane li vide.
-Ragazzi, ragazzi, RAGAZZI- urlò seguendoli.
Si arrestò quando loro si fermarono. Lentamente, i quattro si girarono e Draco vide lo sguardo spaventato di Robert.
-Oh, ma chi c'è.
Jonson. Che c'è, quelle fecce Grifondoro non ti hanno accettato?- urlò Tiger, sghignazzando.
Tiger fece qualche passo avanti. Goyle lo seguì.
-Si, si sono resi conto che lui è ancora più inferiore di loro.- 
I due scoppiarono a ridere, tenendosi la mano sulla pancia.
Draco vide Robert avvicinarsi a loro, con aria ferita e terribilmente confuso.
-Eravamo amici....- sussurrò con lo sguardo rivolto verso Draco e Blaise.
Sentì vicino a lui Blaise irrigidirsi. Poi lo vide muovere qualche passo verso di lui. Si fermò di fronte a lui, incrociando gli occhi. 
-Tu, Robert, sarai sempre mio amico.- Gli mise una mano sulla spalla. -Io sono un Serpeverde, tu un Grifondoro. Non credere che la nostra amicizia possa sparire così nel nulla.- 
Draco osservò gli occhi di Robert dilatarsi per lo stupore e poi sorridere.
-Blaise- disse solo, dimostrando di essergli riconoscente per quel gesto. Poi rivolse lo sguardo verso Draco e aspettò la sua reazione. 
Il tempo intorno a Draco era come immobile, imperturbabile. Draco sentì dentro di sé la necessità di rispondergli, di dire che niente era cambiato, sarebbero sempre rimasti amici. Ma non disse niente di tutto ciò.
Avanzò davanti a lui e lo guardò con disprezzo.
-Jonson, non sei più nessuno per me.-
Si girò e fece un cenno a Tiger e Goyle di seguirlo. Non si voltò indietro, non voleva vedere la reazione di Robert, anche se sapeva di averlo ferito immensamente.
Di una cosa era certo. Non avrebbe mai voluto seguire gli ideali della sua casata. Se non fosse stato un Malfoy, avrebbe avuto ancora il suo migliore amico.





Una lieve luce illuminò di nuovo lo spazio intorno a sé. Draco si rese conto di essere sdraiato sul pavimento solo quando, istintivamente, provò ad alzarsi.
-Perché?- domandò la voce, che aleggiava ancora forte nell'aria.
-Perché cosa?- urlò Draco, alzandosi di botto.
-Era tuo amico. Ha sofferto...-.
-Non era un mio problema.- 
Draco avvertì la morsa della menzogna nella sua voce. Era un suo problema. Era il suo migliore amico.
-Sei solo una feccia!-.
-Come ti permetti, bastardo?! Ti nascondi ancora dietro questa voce e fai finta di essere onnipotente, ma sei un uomo come tutti e prima o poi pagherai per tutto il male che stai facendo!- urlò ancora Draco, alzando gli occhi verso l'alto.
-Credimi, la giustizia prima giudicherà te.-
Di nuovo, il buio lo inghiottì.




-Era il tuo migliore amico!- sbottò un Blaise quindicenne.
-Tu lo sei!- affermò, gridando, Draco.
-Smettila di dire cazzate, Draco! Sappiamo entrambi che non è così. Quel ragazzo non ti ha mai fatto del male e tu lo stai trattando come se fosse merda!-.
-E' un Grifondoro!- urlò ancora il biondo, avvicinandosi di un passo verso Blaise. Anche lui, fece un passo in avanti.
-Tu sei un idiota! Stai seguendo un ideale in cui neanche ti riconosci! Rivedi nei Serpeverde la supremazia della magia, ritieni che noi siamo i più forti. Ma non è così, lo sai che sbagli!-.
-Smettila! Non puoi dirmi quello che è giusto o sbagliato! Non ne hai alcun diritto!-.
-E a te chi da il diritto di trattare male Robert?-.
-Lui non è una cosa che ti riguarda.-
La rabbia cominciò a montare in Draco. Piano, si rese conto di essere sul punto di scoppiare.
-Era il tuo migliore amico, idiota!-.
Draco sfoderò la bacchetta e la puntò contro il suo migliore amico, ma Blaise lo guardò con odio.
-Prego, fai pure. Ti sei liberato del tuo amico una volta, perché non farlo di nuovo?-.
Gli occhi di Blaise trasmettevano puro odio e rancore, ma soprattutto delusione. Sapeva che Draco non era così, che non poteva trattare in quel modo una persona. Era la sua educazione che distruggeva in quel modo la sua anima.
Draco abbassò la bacchetta. La rimise nella tasca dei pantaloni ed uscì dall'aula. 
Si era reso conto di una cosa. 
La sua vita era cominciata a cambiare da quando era arrivato Robert e, in quel momento, era cambiata di nuovo perché lo aveva allontanato.




-Feccia, mostro, bastardo!-.
Queste parole risuonarono forti nella mente di Draco, mentre lentamente riapriva gli occhi.
-La devi smettere!- urlò ancora, con quella poca voce che aveva in gola.
-La mia vendetta non è completa!-.
La voce rise, con la sua tipica risata agghiacciante che gelò il sangue di Draco. 
Cadde di nuovo nel buio.




Il corridoio era vuoto, solo lui e il suo professore di Pozioni, Piton. 
-Il Signore Oscuro mi ha affidato quest'incarico.-
-Il Signore Oscuro ti controlla bene, Draco. Devi stare attento.-
Draco scosse la testa, sbuffando. A sedici anni era ormai pronto per prendersi una responsabilità, anche se in questo caso equivaleva ad uccidere.
-Si fida di me.-
-Non è esattamente vero.-
Quella voce spaventò i due uomini, troppo intenti a conversare per accorgersi di essere osservati a poca distanza da un giovane ragazzo della scuola, vestito di rosso e oro.
-
Jonson- affermò Piton, girandosi verso di lui, cercando di prendere quel tono distaccato e severo che aveva con i suoi alunni. -Che ci fa qui?-.
-Semplice professore. Mi è stato affidato un compito.-
Lo sguardo di Robert, Draco lo conosceva bene, era di sfida e d'orgoglio. Era fiero di quello che stava facendo e lo mostrava senza timore. 
-Vattene, Grifone. Non devi intrometterti in queste faccende.-
-Ho un compito.-
-Sei ripetitivo, Jonson. L'ho capito che hai un compito, ma sinceramente non me ne frega niente, quindi se non ti dispiace...-.
Fece per andarsene quando Robert si parò di fronte a lui.
-Il Signore Oscuro non si fida di te.- Sorrise. -Ora dovrai portarmi un po' di rispetto.- Si alzò la manica. -Anche io sono come voi.-
Il Marchio Nero brillava sul braccio bianco di Robert. Draco sgranò gli occhi di fronte a quel segno. Poi il suo sguardo salì verso i suoi occhi e lesse la soddisfazione di averlo stupito. 
Robert si avvicinò al suo orecchio.
-
Ora tu sei sotto di me, Malfoy. Chi è la feccia?-.
Sghignazzò piano, tenendosi la mano davanti al viso, per indirizzare le parole solo al ragazzo. Poi passò accanto al professore e fece un lieve cenno con la testa di saluto.
In quel momento, Draco ne fu del tutto certo.
Aveva perso.





-Draco.-
Una voce soave lo fece tornare in sé. Quando, con lentezza, riaprì gli occhi, assaporò con amore ciò che aveva davanti. 
Hermione lo stava guardando con preoccupazione.
-Hermione...- sussurrò lui, passandosi una mano sulla fronte. Era velata dal sudore, e si sentiva terribilmente stanco.
-Stai calmo e respira.-
La sua voce era melodiosa ed armoniosa, quasi un toccasana per le sue orecchie ormai abituate a sentire quella voce così ostile. 
Si rese conto di essere sdraiato sulle gambe della giovane, mentre lei dolcemente gli teneva la testa tra le mani.
-Dov'eri?- domandò lui alzando il busto ed incontrando alla stessa altezza gli occhi di Hermione.
Lei sorrise.
-Sono sempre rimasta qui al tuo fianco, ma eri scosso da continui lamenti.- Hermione scosse il capo, disgustata. Poi avvicinò le sue esili mani verso il viso di Draco e accarezzò le sue guance. -Ora stai bene?- domandò con dolcezza.
Draco gettò fuori l'aria dai polmoni.
-Starò anche meglio dopo questo-. Si avvicinò e le diede un bacio che gli mozzò il fiato in gola. 
Lei passò le mani dietro il suo collo e lo strinse ancora più vicino a sé. Lui l'avvicinò al suo petto, tenendola stretta.
Improvvisamente, non sentì più il contatto delle sue labbra sulle sue. Aprì gli occhi e non vide più Hermione.
-Hermione?-. Si girò intorno per vedere. -Hermione?- ripeté con più fermezza, per cercare di mascherare la sua preoccupazione.
Un grido femminile e familiare straziò il suo cuore.
-HERMIONE!- 
-Non la troverai.-
-Bastardo. BASTARDO-. Cominciò a correre lungo il buio, cercando di trovarla. -BASTARDO!- urlò ancora, con le lacrime che scendevano dagli occhi.
L'aveva appena rivista, e il rivedere i suoi occhi gli aveva provocato una gioia talmente grande che aveva dimenticato di essere rinchiuso in un sogno, di non essere nella realtà. C'era solo lei, e lui. Insieme ed unito da un delicato bacio.
Ma poi, il buio l'aveva inghiottita ed il bastardo... 
Non poteva pensarci, e non doveva pensarci. La sua Hermione stava bene, non si trovava con lui nel sogno. Poi si ricredette.
Era entrata con lui.
-Lasciala, bastardo.-
-Soffrirai ancora un po'.-
-Toccala e sei morto.-
La voce sghignazzò.
-Come fai ad uccidermi se non sai neanche chi sono.- 
Questa volta toccò a Draco ridere. Era ora di dar voce ai suoi pensieri.
-So chi sei.- Prese un lungo respiro. -I ricordi che mi hai fatto rivivere, tutto ciò che abbiamo passato, quando eravamo piccoli.- Sospirò ancora, incapace di dirlo realmente.
-Robert, so che sei tu.-
La voce rise. All'improvviso smise. Il silenzio esplose nella sua mente come una bomba. Si sentì solo, incapace di muoversi o di ragionare, mentre la paura attanagliava il suo cuore. Sentì il suo corpo come vuoto, come se fosse senza gli organi e vi fosse solo aria. Sentì, infatti, l'aria cominciare a montare come se qualcuno gli stesse immettendo ossigeno nei polmoni per farli scoppiare. 
La sua testa era assediata da forti e lunghe fitte che premevano contro il cranio. 
Si girò e notò una luce bianca che rifletteva sul pavimento ed illuminava un qualcosa. Un qualcosa che sembrava morto. 
Un corpo.
Un corpo con lunghi capelli ricci e crespi.
Urlò con tutta la forza che aveva in corpo, con quel poco che gli rimaneva.
Cadde a terra sfinito, mentre le lacrime solcavano con dolore il viso. Cadde a terra, a peso morto, non più in grado di vivere.
Non voleva credere a quello che aveva visto, non ci poteva credere. Non aveva nemmeno il coraggio di alzarsi e controllare che fosse realmente lei. 
Ormai la vita sembrava che fosse sul punto di fuoriuscire dal suo corpo. 
Anche perché, pensò Draco, la mia vita non ha alcun valore senza di lei.
Hermione era l'unica ragazza che era stata in grado di guardare oltre la sua anima nera, di entrare in profondità, nel suo cuore. Ed era di quello che si era innamorata. E gliene era immensamente grata. 
L'unica che realmente era stata in grado di amarlo per quello che era.
L'unica che era stata pronta a combattere al suo fianco per lui. 
L'unica.
Non ne ebbe la forza. Non poté controllare.
Sentì il calore piano piano abbandonare il suo corpo, ma prima che gli occhi si chiudessero, osservò una figura uscire dall'ombra e sorridere malignamente.
Con un mantello da Mangiamorte, avanzò lentamente verso Draco, steso a terra.
Il suo sorriso sconvolse ancora di più Draco, depredandolo di ogni forza.
-Vedi, caro Draco Malfoy, ora che sei ai miei piedi posso dire che non sei un grande mago.
Draco lo guardò ancora una volta.
Quando i suoi occhi cominciarono a chiudersi, il viso dell'uomo divenne chiaro.
-Knight- affermò Draco, con voce flebile. 
Ancora una volta, il buio lo avvolse.











Spazio autrice:

Ciao a tutti :)

Questo capitolo  non è stato un parto. Molto peggio. Avevo già scritto questo capitolo una settimana fa, sabato per l'esattezza, ed ero contentissima di come stava venendo. All'improvviso, mi si è aperta una pagina e chiusa quella dell'editor di testo. 
BOOM! 
Avevo perso ogni parola.
Volevo spaccare qualcosa, perché mi piaceva da morire e poi questo, come avete bene capito, è un capitolo fondamentale per la storia.  Le parole che avevo usato quindi era lievemente differenti, ma la storia e i ricordi non cambiano.

BOOMMMM, di nuovo!
Ecco il Mangiamorte, il misterioso mangiamorte che aveva seminato il panico.
Alcuni di quelli che hanno letto la mia modesta storia avevano capito subito che era Knight (OTTIMO LAVORO, 5 PUNTI!), altri avevano pensato a Robert. 
Poverino, saprete la sua storia nel prossimo capitolo strappalacrime, che UDITEUDITE, sarà il penultimo.
Essì.
*piange*
Non credevo di arrivare fino a qui. Non pensavo che alcuni considerassero il mio modo di scrivere così speciale. E li ringrazio dal profondo del mio cuore. Grazie davvero.
 Queste persone ed ogni persona che ha recensito verrà ringraziato pubblicamente nell'ultimo capitolo, che fungerà da epilogo di tutta la storia. 

Sentirete ancora parlare dei 'miei' Draco ed Hermione? 
Non lo so', anche perché come ben mi ha suggerito Tanny (che ringrazio :3) devo essere certa del mio sequel, e quindi, dato che non sono ancora certa della fine di questa parte, è inutile pensare ad un sequel. 
Sì, a volte mi perdo nei miei soliti film.


Volevo, per ultima cosa, ma che è la più importante, ringraziare quelle persone che con le loro recensioni mi hanno fatto tornare il sorriso.
Loro, VOI, siete la ragione per cui ogni giorno penso a scrivere (oltre comunque al fatto che io senza scrivere non posso proprio vivere xD)

E quindi volevo solo dire, 
grazie, Grazie, GRAZIE!




C.

 



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Capitolo 20
*** Diciannovesimo capitolo ***


Ama la verità ma perdona l'errore
Voltaire
 
 
 
 
 
 
 
 

La paura della morte
 
 
 
 

La ragazza aprì lentamente gli occhi. 
Dove sono?, si chiese, con la mente ancora offuscata a causa della lunga perdita di conoscenza.
Si rese conto di non essere più circondata dal buio. Al contrario, si trovava in una stanza illuminata da un grande finestra posta alla sua sinistra. Questa stanza era vuota eccetto per una porta, per un tavolo e lei. 
Spalancò gli occhi con forza, mentre le tornavano in mente tutto quello che aveva passato. Le ultime immagini -sensazioni- di Draco le entrarono in testa prepotentemente. Lì, al ricordo di Draco, si alzò. Ma fu bloccata. Aveva le braccia alzate, verso il muro, incatenate ad esso. Con dolore, provò a muovere i polsi, ma fu inutile. Li osservò attentamente. Dalle manette che la legavano al muro, scendevano sottili rivoli di sangue. Con un misto di disperazione e rabbia, si girò intorno alla ricerca della sua bacchetta, che trovò accanto a sé, ma era troppo lontana per essere presa.
Per la prima volta, si rese conto di essere una Mezzosangue troppo abituata alla magia. Non era più in grado di cavarsela senza quel bastoncino di legno. 
Poi le venne un idea. Disgustosa, ma era pur sempre un idea. Avvicinò il più possibile la bocca alla manetta e cominciò a buttar fuori dalla bocca la saliva, anche se aveva la gola completamente asciutta. Ne andava della sua sopravvivenza. 
Non aveva tempo per pensare a chi l'aveva imprigionata, a come era arrivata lì o altre cose del genere. Doveva solo trovare Draco e Ron e scappare, lontano.
Quando sentì la manetta bagnata, cominciò a girare piano il polso, nonostante il sangue continuasse ad uscire ininterrottamente. Chiuse le dita l'una contro l'altra e provò a far uscire il polso. Digrignando per il dolore, spinse il polso contro la manetta.  Con un ultimo violento strappo, esso uscì. Felice per quella piccola vittoria, allungò la mano verso la bacchetta e riuscì ad afferrarla. 
-Alohomora- sussurrò all'altra manetta ed, immediatamente, essa si aprì. 
Di scatto si alzò, ma dovette appoggiarsi al muro per non cadere. 
Tutto quello che era successo nel sogno si riversò su di lei e provò un forte dolore al fianco. La sua vista si annebbiò e dovette sbattere più volte le ciglia per riacquistare la vista. Alzò la maglietta e notò un grosso livido, come se qualcuno l'avesse sbattuta addosso ad un muro violentemente. Ma si fece forza.
Per lui, si disse.
Fece qualche passo verso la porta, quando notò qualcosa per terra. Qualcosa che la fece girare e la incuriosì.
Qualcosa di rosso.
Con una forte fitta alla testa, Hermione si precipitò verso il corpo di Ron. Vi si buttò sopra, tastandogli il collo ed il polso per sentire il battito del cuore. Era molto debole. Il colorito della sua pelle non lasciava molto a sperare. La camicia era rosso sangue, sangue ormai asciugato. Con dita tremanti, Hermione gli aprì la camicia e notò un taglio infetto proprio vicino al cuore.
Il suo respiro si mozzò e le lacrime cominciarono ad inondargli gli occhi.
-No, Ron, non fare cazzate, eh! Non pensare minimamente di lasciarmi così!- affermò Hermione, scuotendogli le spalle. Ma lui non dava alcun segno. Allora prese la bacchetta.
-Epismendo- sussurrò vicino al suo torace. Sentì qualche piccolo rumore, come se le sue osse si stessero riparando, ed il sangue piano fu aspirato dalla bacchetta. -Innerva-. Il corpo di Ron tornò a prendere il solito colorito. -Ferula- continuò Hermione, facendo apparire delle bende per fasciare il corpo di Ron. 
Si tranquillizzò. 
Non poteva anche solo pensare di perdere Ron. Era uno dei suoi migliori amici, e per molto tempo era stato il suo amore. Perderlo sarebbe stato terribile. 
Per un secondo si appoggiò al pavimento, con la testa tra le mani, riflettendo. 
Qual'era il problema? Come poteva Ron essere caduto nella trappola del Mangiamorte? E cosa centrava Pansy -l'oca- Parkinson in tutto questo?
Non aveva tempo di pensare a tutto questo. Aveva bisogno di trovare Draco, assicurarsi che lui stava bene, combattere se necessario e trovare una soluzione a tutto quel casino.
-Su, Ron, ora ti prego, collabora con me. Ci aspetta un lungo viaggio verso non so dove- disse al corpo esanime di Ron. Facendosi coraggio e facendo leva sulla forza dell'amore verso Draco, riuscì ad alzare Ron. Passò un braccio di Ron dietro le sue spalle e lo trascinò fuori dalla porta.
Con passo leggero, anche se stava trascinando il peso di Ron, uscì nel corridoio. A differenza della stanza, esso era privo di luci, quasi senza aria, come se fosse infinito. 
In quel momento, Hermione si rese conto di essere in trappola. In una trappola dalla quale non era sicura di uscire, in una trappola che l'avrebbe portata forse alla morte. Sconsolata, si voltò a destra e a sinitra e, con il peso del suo amico su tutto il corpo, decise di girare a destra. Istinto? Non lo sapeva, ma doveva pur tentare. Non si sarebbe lasciata buttare giù dalle circostanze, si sarebbe salvata, avrebbe salvato Ron e avrebbe trovato il suo Draco illeso.
Draco...
Era in pensiero per lui. Non sapeva che fine aveva fatto. Lo aveva abbracciato quando era entrato nella cattedrale. Poi erano stati catapultati nel buio, dove lui l'aveva baciata con passione, ma anche con paura. Paura di non rivederla più. Se all'inizio Hermione era la forza di Draco, ora che erano separati non era più certa che l'avrebbe visto.
Smettila Hermione!, si disse decisa, cercando di scrollarsi di dosso quella sensazione di impotenza che attanagliava il suo cuore. Draco è vivo e tu lo troverai, in un modo o nell'altro!
Continuò a camminare con passo leggero, sperando.
-Cosa sta...?- sussurrò una voce alle sue spalle.
Di scatto, istintivamente, gettò a terra Ron e tirò fuori la bacchetta. Girandosi velocemente, la puntò contro la voce. 
Poi si rese conto, sfortunatamente, di trovarsi di fronte a Pansy. 
-Se provi a dare l'allarme, oca, ti uccido- affermò con voce rauca Hermione, tenendo la bacchetta puntata verso la ragazza. La osservò con calma. I suoi occhi trasmettevano paura e sorpresa. Di certo, non si aspettava la fuga di Hermione. -Sei avvertita, Serpe.-
Pansy si morse un labbro, poi fece un passo avanti.
-Ferma lì, Parkinson. Non sfidare la sorte.-
-Granger, ti voglio aiutare.-
Hermione alzò un sopracciglio e rise.
-Per favore, non dire cazzate. Di certo mi porteresti dal Mangiamorte e Dio solo sa che mi farebbe lui, dopo essere scappata.-
Pansy scrollò le spalle ed abbassò lo sguardo. 
-Hermione...-. Il fatto che l'avesse chiamata per nome la disarmò. Forse...
-No!- urlò Hermione, mentre pensava -Incarceramus-. 
Delle corde rimbalzarono fuori dalla bacchetta di Hermione e legarono Pansy. Provò a divincolarsi, ma Hermione strinse la presa. Si avvicinò piano a lei, mentre Pansy si muoveva.
-Non mi fido di te...- sussurrò Hermione, con la bacchetta ancora puntata verso di lei.
-Lo capisco, ma devi farlo. Sono l'unica che può ancora salvare Draco...-.
Draco...
A quel nome, Hermione abbassò la bacchetta e guardò Pansy negli occhi. 
-Cosa centri tu in tutta questa storia?- domandò Hermione, cercando di mantenere il controllo delle proprie emozioni. Solo sentire il nome di Draco le si chiudeva lo stomaco.
Pansy digrignò i denti.
-Non potremmo pensare prima a Draco e poi rispondere alle domande?- domandò, guardando Hermione con rabbia.
Hermione si avvicinò ancora di più e le puntò la bacchetta proprio sotto il mento.
-Parla, lurida Serpe, o le ultime parole che dirai saranno suppliche per le torture che ti infliggerò.-
Gli occhi della Serpe si assottigliarono.
-Non ti facevo così perfida.-
-E io non ti facevo così traditrice. Hai persino tradito il tuo futuro marito...-.
Pansy rise.
-Certo, il mio futuro marito- disse con finta ironia. Poi si incupì. -Non mi avrebbe mai sposata, non dopo aver rivisto la ragazza che ama.- Alzò lo sguardo verso Hermione. Sapeva che stava parlando di lei, sapeva che Draco era innamorato di lei, ma sentirlo dire da un altra persona, da qualcuno che comunque aveva passato anni insieme a lui, rendeva tutto più vero, più autentico e più magico. Si ritrovò a sorridere lievemente, ma poi si trattenne. 
Hermione prese Pansy e la spinse con forza verso il muro, per poterle parlare. La fece sedere e la guardò.
-Allora, hai intenzione di fare una bella chiacchierata con una tazza di thè, mentre magari il tuo unico amore sta lottando contro il Mangiamorte?- domandò Pansy.
Hermione si voltò verso Ron e lo trascinò accanto a Pansy. Poi si appoggiò al muro e ci scivolò contro, fino a toccare il pavimento. Alzò la bacchetta contro Pansy e cominciò a ridere. Rideva per la disperazione, perché cominciava a sentirsi debole, fiacca e con la speranza che piano piano svaniva. 
-Ho intenzione di farmi dire esattamente dov'è Draco e come posso aiutarlo.- Vide Pansy mordersi un labbro. -Inoltre, voglio che tu mi racconti le intenzioni del Mangiamorte e cosa diavolo centri in tutta questa storia.-
Pansy continuò a mordersi un labbro. Poi Hermione la vide scuotere i capelli e i suoi occhi cominciarono a diventare lucidi.
-Mi ucciderà...-.
Hermione non si lasciò intenerire.
-Ti ucciderò io se non mi dici immediatamente dov'è Draco!- urlò con tutta la voce in corpo, alzandosi di scatto. 
Di nuovo, quando fu in piedi, la sua mente fu bersagliata da fitte. Si tenne la testa con una mano, ma non abbassò la bacchetta.
-Se mi uccidi, Draco non avrà speranza.- Pansy tirò su con il naso. -Dovrai ascoltare ogni parola che ho da dire.-
Hermione alzò lo sguardo verso il soffitto e si rese conto che non sarebbero andate da nessuna parte. 
-Senti, Pansy-. Le costò molta fatica fare il suo nome, perché avrebbe dovuto chiamarla in un altro modo. -Dobbiamo collaborare, seriamente. Tu dammi un mano ed io la darò a te.- 
Sentì Pansy trattenere il respiro. Forse si aspettava di tutto, ma non una resa da parte di Hermione. 
Inaspettatamente, annuì.
-Però mi devi giurare che non scapperai, che rimarrai qui, mi aiuterai con Ron e mi dirai dov'è Draco.-
Di nuovo, Pansy annuì. 
-Giuro.-
Hermione si morse un labbro. Come credere a quella ragazza che aveva praticamente concesso ad un Mangiamorte di prendere il suo promesso sposo? 
-Ogni tanto, Hermione, bisogna seguire il proprio istinto. Bisogna lasciare da parte la razionalità e seguire solo quello che il tuo cuore ti dice di fare.- Le parole dolci della madre le tornarono in mente all'improvviso, con la stessa intensità di quando il sole compare dopo una tempesta. Hermione sorrise. 
Doveva farlo, seguire il proprio istinto. Ed il proprio istinto le diceva di fidarsi della parola di Pansy. 
Con un rapido gesto della bacchetta, fece sparire le corde intorno al corpo di Pansy. La Serpe rimase per terra, ed Hermione quasi si aspettava che lei scappasse. Invece, lei si alzò ed andò accanto a Ron. Si sedette con le ginocchia a terra e gli toccò la fronte.
-L'hai già curato, vero?- domandò la ragazza ad Hermione, che era proprio dietro di lei.
-Si. Ho riparato il riparabile, per ora. Ma ha bisogno di altre cure, di un medico più esperto di me.-
-Dubito che esista in questo mondo. Se avessi gli ingredienti, lo sapresti rimettere in sesto in un minuto.-
Hermione sgranò gli occhi. Era un complimento?
-Forza, Granger, portiamolo in un altra stanza. Nel frattempo, ti racconterò tutto.-
Estrasse la bacchetta dalle calze, con lo stupore di Hermione, e sussurrò:
-Levicorpus-.
Ron fu sollevato da terra e cominciò a galleggiare in aria. 
Hermione continuò a stupirsi. 
Fidarsi del proprio istinto ripagava.
Pansy fece qualche passo in avanti, spingendo Ron con la bacchetta, seguita da Hermione. Si accostò a lei e la osservò.
Aveva parecchi graffi cicatrizzati sul viso ed un taglio fresco sul collo.
-Chi te l'ha fatti?- domandò con dolcezza.
-Non sono affari che ti riguardano- sbottò Pansy.
Hermione si morse un labbro.
Era meglio tenerla legata?, si chiese.
-Okay. Hai giurato di dirmi tutta la verità.- Hermione prese un sospiro, pronta a scoprire chi era il misterioso Mangiamorte che aveva rapito Ron. -Chi è quell'uomo?-.
Pansy si morse un labbro. Ma rispose alla domanda.
-Knight.-
A quel nome, Hermione si bloccò.
-Cosa?- sussurrò incredula. 
Quell'uomo che l'aveva fatta diventare Auror, quello che sembrava un ottima persona, l'uomo che le aveva dato una possibilità, era un Mangiamorte?
-Io non so molto, ti avverto- disse Pansy, con voce flebile. 
-Dimmi quello che sai.-
Pansy prese un respiro e cominciò a versare lacrime silenziose.
-Lui è stato uno dei pochi ad avermi protetto dopo la morte dei miei genitori. Era l'unico che mi aveva promesso che mi sarebbe stato accanto in ogni futuro. Era come un padre, per me.- Si asciugò le lacrime e continuò. -Mi aveva promesso che non sarebbe mai cambiato niente, che mi avrebbe voluto bene sempre e comunque.-
Prese un respiro, continuando a far levitare Ron.
-Quando i miei morirono, Knight mi accolse nella sua casa, cominciando a darmi piccoli lavoretti. Dopo aver lasciato Hogwarts mi promise un lavoro. Il capo degli Auror che mi prometteva un lavoro, era un... sogno.- Passò la mano libera sotto gli occhi. -Mi disse che dovevo solo lavorare per lui, fare ogni cosa che lui mi diceva e mi avrebbe dato qualsiasi io avessi chiesto.-
-Oh, cielo- sussurrò Hermione.
-Non pensare che lui abbia mai abusato di me, Granger!- urlò Pansy, tra le lacrime. -Ero come una figlia, per lui.- 
La voce di Pansy divenne più dura.
-Ma quando terminai i miei studi, lui era cambiato. Più freddo, più autoritario, più esigente. Mi ha fatto salire di grado, sono diventata Capo dei Servizi Segreti degli Auror.- Sorrise. -Ma ha cominciato a richiedere dei servigi strani.-
-Tipo?- domandò Hermione.
Dopo un attimo di esitazione, Pansy la guardò negli occhi. 
-Voleva che io convincessi un ragazzino ad uccidere dei Babbani.-
Hermione si arrestò. 
I suoi arti si bloccarono, ma il suo cervello no. Quel ragazzino...
Un ragazzino che doveva uccidere dei Babbani...
Saltò al collo di Pansy. Lei per lo spavento fece cadere Ron a terra, che batté violentemente la testa. Ma in quel momento, Hermione non se ne rese conto. O almeno, non a sufficenza. Era troppo nervosa per pensare che Ron, svenuto, potesse rendersi conto della botta che aveva preso.
-Tu sei la causa per cui lui è morto. Qualcuno l'ha ucciso e tu sei l'artefice della sua morte. Non è così?- urlò Hermione, tenendo Pansy sotto di sé, con le mani sulle sue spalle. 
Pansy guardò Hermione con occhi spaventati, e fu per questo che Hermione mollò la presa. Si alzò e andò vicino Ron.
-Mi dispiace...-.
La voce, il sussurro, di Pansy arrivò a malapena a Hermione.
-Non chiedermi scusa. Sei un assassina.-
La voce di Hermione, invece, era carica di odio e si sentì lungo il corridoio, che sembrava non avere fine.
-Quel ragazzo era forte, era tenace. Noah, si chiamava, vero?- domandò Pansy, alzandosi in piedi.
Hermione le rivolse un'occhiata di odio.
-Non sai neanche come si chiamava?- chiese, sprezzante.
Pansy scosse la testa.
-Knight lo chiamava sempre per cognome, ma l'ho sentito da te.-
Hermione la guardò interrogativamente.
-Come, l'hai sentito da me?- domandò.
-Si.-
Pansy non aggiunse altro. Era evidente che fosse a disagio, pronta a confessare qualcosa di spiacevole. 
Hermione prese un respiro e cercò di controllare la sua rabbia.
-Ricomincia con il tuo racconto- la invitò, girando di nuovo lo sguardo verso Ron e facendo levitare.  Aveva poche forze, ma non avrebbe lasciato uno dei suoi migliori amici in balia della donna. Quindi, ripresero a camminare.
-Si. Knight una notte mi ha mandato dal ragazzo, a casa sua.-
-Ma perché proprio Noah?- domandò Hermione. 
Pansy alzò le spalle.
-Riteneva che fosse facilmente manovrabile. Un ragazzo uscito da Hogwarts da poco. Non avrebbe mai creato problemi...-.
-Invece li ha creati- aggiunse Hermione.
Pansy annuì, abbassando lo sguardo.
-Quella notte sono andata da lui. Con una scusa sono entrata in casa sua e l'ho confuso. Poi ho usato la Maledizione Imperius.- Pansy deglutì. -Siamo andati a scovare dei Babbani...-.
-Aspetta, quindi non erano prestabiliti?- domandò Hermione, interrompendola.
Pansy scosse la testa.
-Erano una famiglia innocente di Babbani, come avete potuto?- chiese Hermione, schifata.
-Mi teneva in pugno. Ero sotto la sua ala, se non avessi accettato, sarei stata cacciata dal mio lavoro, avrei perso la mia casa, sarei stata sola. Senza nessuno. Sarei finita in mezzo ad una strada.- Cominciò a singhiozzare. -Non avevo scelta.-
Hermione si fermò, di nuovo. La guardò con odio.
-Si può sempre scegliere, Parkinson. Sempre. Tu hai scelto di seguire il male!- affermò.
-Credimi, non avevo veramente scelta. Sarei morta!-.
Hermione non aggiunse niente. Era disgustata, arrabbiata e stanca, ma non poteva permettersi di perdersi dettagli importanti per capire la verità. 
Knight. Ancora non poteva crederci. Doveva essere il Capo degli Auror ed invece era un Mangiamorte. Ma perché fare una cosa del genere?
-Abbiamo trovato quella famiglia per caso.- Pansy prese un altro respiro. -Noah li ha uccisi.- 
Nella mente di Hermione, si riproposero le immagini dell'omicidio che aveva visto quando il Signor Olivander aveva esaminato la bacchetta di Noah. La sua pelle si riempì di brividi e il suo stomaco si contrasse.
-Erano dei passanti, persone innocenti...- sussurrò, con una lacrima che scendeva sul suo volto.
Pansy la bloccò per un braccio.
-Credi che io non mi senta allo stesso modo? Non credi che anche io mi senta un mostro per aver permesso la morte di sei persone innocenti?-.
-No- rispose fredda Hermione. Pansy la guardò, sgranando gli occhi. -Te l'ho detto, Serpe. Si può sempre scegliere, e tu non hai fatto che condannarli a morte. Hai messo la firma sulla loro morte.-
-No!- urlò Pansy. -Io ho salvato me stessa...-. sussurrò.
-E pensi che sia una cosa nobile? Salvare la pellaccia solo perché sei una fifona?-. Gli occhi di Hermione brillarono di rabbia.  Ma si diede un contegno. L'avrebbe pagata, ma doveva farsi raccontare tutto.
-Continua- disse, tornando a camminare, con lo sguardo fisso nel vuoto. 
Si cominciò a chiedere per quanto ancora dovessero camminare e per quando ancora Pansy l'avrebbe fatta girare intorno.
-Un attimo...- sussurrò.
Si era resa conto di una cosa. Aveva notato che non c'era fine, quindi poteva essere solo che un cerchio. 
-Ci stai facendo girare in tondo- sbottò a Pansy.
Pansy la guardò spaventata.
-Mi dispiace- disse solo e si smaterializzò. 
Hermione guardò Pansy sparire e urlò dalla rabbia. Adagiò Ron sul pavimento ed urlò. Continuò ad urlare, dandosi della stupida.
Mai, mai, fidarsi una Serpe, si ricordò.
Quando smise di urlare, si accasciò al pavimento, distrutta.
Aveva perso. 
Draco l'avrebbe trovata morta, a fianco a Ron, quasi in fin di vita, che si era arresa per colpa delle bugie. Per colpa di una ragazza codarda, Hermione aveva fallito.
Molto spesso, non è colpa tua se fallisci. E' il destino che non accetta una tua vittoria, si convinse Hermione, sprofondando nelle lacrime.
Draco, Draco. 
Avrebbe voluto vederlo, abbracciarlo, baciarlo e dirgli che lo amava, che lo aveva amato sin da quando aveva imparato ad amare. Si era resa conto che non amava più Ron perché il Serpeverde le aveva rubato il cuore. 
-Draco...- sussurrò.
Ma prima di sprofondare nel buio più totale, avvertì un suono crescere sempre più. 
Suono che sembrava aumentare e che procedeva verso di lei.
Suono... di passi.
-Draco....- disse, sopraffatta dalle lacrime.
Ma, con il cuore che batteva dall'emozione e con la speranza che illuminava i suoi occhi, si rese conto di quanto si stesse sbagliando.
Davanti a sé non vedeva altro che la figura del Mangiamorte incedere lentamente verso di lei. 
-Hermione Granger. Sei tenace, ma non abbastanza.-
E tutto si fece buio.






 




***********

Spazio autrice:

Ciao a tutti :)
Ricordate quando vi avevo detto che il capitolo precedente è stato un parto? Beh, SCORDATEVELO! Questo è stato molto peggio. Veramente, erano giorni che volevo scriverlo, decentemente, con la giusta emozione ma non sono mai riuscita a mettermi davanti al computer e a permettere alla mia mente di lasciar scrivere le mie dita con tranquillità.  C'era sempre qualcosa che non mi convinceva, e allora abbandonavo.
Ma ora, l'ho scritto.
*faunsaltodigioia*
Finalmente, potrei aggiungere.
Ad essere totalmente sincera, questo capitolo è stato tagliato a metà. Si, mi sembrava che fosse troppo lungo, veramente troppo lungo. Poi sarebbe diventato noioso leggerlo. Quindi ho deciso di tagliarlo esattamente alla metà ;) 
Spero non vi dispiccia.


Qui, scopriamo il ruolo di Pansy. All'inizio era tutto diverso, volevo darle un ruolo diverso, poi però mi sono resa conto che in fondo era una Serpeverde fino al midollo, egoista e un po' codarda, quindi non sarebbe potuta diventare un eroina. O almeno, io la vedo così. Ha sofferto molto, è vero. La morte dei suoi genitori l'ha straziata, ed è stata usata. 
Nel prossimo capitolo si capirà il perché ha usato proprio LEI e perché Knight, il cattivo Mangiamorte ha preso di mira proprio Hermione.

Il prossimo capitolo è un po' la rivelazione di tutto. Credo sarà anche l'ultimo prima dell'epilogo. 
*piange*
Sapete, non ce l'avrei mai fatta senza quelle magnifiche lettrici che ad ogni capitolo recensivano e mi davano il coraggio di continuare. Senza di loro, non avrei scoperto l'amore per questo genere di scrittura. ;) 
Quindi, voglio ringraziarle. :)
Grazie, grazie, grazie. <3 

Ringrazio chiunque leggerà la mia storia e questo noioso spazio autrice ;)

Ringrazio chi recensirà la storia :)

E ringrazio una persona in particolare che ora sarà fiera di me. 

Grazie a te    :')




C.





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Capitolo 21
*** Ventesimo capitolo ***


La verità non è ciò che si direbbe una buona, gentile e fine fanciulla
Oscar Wilde
 
 
 
 
 
 
 
 

Il potere porta alla menzogna
 
 
 
 
Si era abituato al buio. Ormai i suoi occhi erano diventati parti integranti di esso. Ma ancora lo temeva. 
Disteso sul pavimento, con la guancia sul freddo pavimento, Draco strinse i pugni e aprì gli occhi. Come temeva, il buio ancora lo circondava. Deglutendo, si fece forza e si alzò, mentre la sua testa prese a girare, di nuovo. Si girò intorno cercando un appiglio, una luce, un qualcosa che gli desse un po' di speranza e di forza.
Sono morto?, pensò, cercando di capire in che luogo si trovasse. 
-No, non sei morto. Ma lo sarai molto presto.-
Ancora quella voce. In pochi secondi, tutti i suoi ricordi riaffiorarono alla mente e il viso del Mangiamorte si impossessò di essi.
-Knight.- La voce di Draco era furiosa, piena di risentimento e pronta a combattere. -Esci fuori, maledetto!- urlò con tutto il fiato che aveva in gola. A quanto pare, il Mangiamorte non se lo fece ripetere due volte. 
La luce investì Draco, che si coprì gli occhi. Quando piano piano li riaprì, sobbalzò. A pochi centrimetri dal suo volto c'era il viso di Knight. I suoi occhi trasmettevano rabbia ed odio, ma anche divertimento, come se lui fosse un giocattolo da sbattere ovunque.
-Beh, dovrei dirti che vederti mi rende felice, ma mentirei. Mi fai ribrezzo, sai?- domandò Draco, cercando di non dare a vedere di essere molto nervoso.
-Io non sarei così tranquillo se fossi in te- sussurrò Knight, sogghignando. 
Hermione!, pensò all'improvviso Draco. 
-Maledetto, cosa le hai fatto?- urlò, avvicinandosi a Knight e prendendolo per il collo.
-Niente, per ora. Ti conviene lasciarmi andare, o non vedrai mai più la tua amata Mezzosangue...-. Knight, anche se con voce strozzata, sussurrò l'ultima parola, come se stesse rivelando un segreto che apparteneva solo a Draco ed Hermione. Effettivamente era così, era un nome che ormai era diventato una caratteristica del loro rapporto. Conoscendo il nome, conosceva il loro rapporto e poteva controllarlo. Infatti, Draco si ritrovò costretto a liberare Knight dalla presa ed a indietreggiare. 
-Perchè?- domandò Draco, aprendo le braccia. -Perché stai facendo tutto questo?- aggiunse indicando tutto intorno a sé.
-Oh, cielo. Signor Malfoy, sei proprio tardo. Te l'ho già detto- affermò Knight unendo le mani.
Il suo mantello nero cominciò a strusciare sul pavimento, seguendo il padrone. Knight cominciò a camminare, accerchiando Draco. 
-Tu hai permesso che lui morisse. E' morto per colpa tua...-.
Draco scosse la testa, confuso.
-Ma di chi stai parlando?-.
-Di Robert, idiota- urlò Knight. Estrasse con ira la bacchetta dal mantello e la puntò sul viso di Draco. -Mio nipote non meritava di morire.-
Draco prima assimilò quelle parole, poi piano sgranò gli occhi.
-Tuo nipote? Tu sei lo zio di Robert?-.
Knight digrignò i denti.
-Hai costretto Robert ad allenarsi per ore intere, senza mai smettere. Lo hai praticamente ucciso tu, con tutti quegli esercizi!-.
-Doveva diventare Ministro della Magia, era il suo sogno- ribatté Knight.
-Il tuo, vorrai dire.- Draco si grattò la testa, cominciando a ragionare, tornando indietro con i ricordi. -Ecco perché non è mai stato scoperto. Tu lavoravi al Ministero come Capo dell'Ufficio per l'Uso Improprio delle Arti Magiche. Ecco perché non hanno mai controllato.-
-Ho fatto di tutto per arrivare a quella carica prima dei cinque anni di Robert.-
-Ma perché volevi che proprio lui diventasse Ministro? Non hai figli tuoi da controllare?- domandò Draco.
Knight colpì la guancia di Draco con la bacchetta e avvicinò il suo viso a quello del ragazzo. Draco osservò gli occhi del Mangiamorte scurirsi.
-Non sono affari che ti riguardano, bastardo.-
-Perché no?- lo stuzzicò Draco. -In fondo, Rob era anche un mio amico!-.
-Lo hai lasciato morire-.
Draco alzò le spalle, sapendo di provocare una reazione in Knight.
-Ha scelto il suo destino.-
Con una forza improvvisa, Draco fu scaraventato verso il muro della stanza vuota. Sbatté con forza la schiena contro di esso e si accasciò al pavimento, tossendo.
-Tu...- sussurrò Knight. Si avvicinò di qualche passo e si abbassò, per incontrare gli occhi spaventati di Draco.
-Come diavolo fai? Me lo spieghi? Questa non è la forza di un solito Expelliarmus. Mi hai quasi distrutto le costole!- scherzò Draco, con una mano sul torace. Aveva bisogno di farsi dire tante cose da quell'uomo e non aveva intenzione di morire proprio in quel momento!
-Siamo in un tuo sogno. Ma io ti controllo.-
Draco sgranò di nuovo gli occhi. Era nei guai, guai seri
In un sogno, intrappolato con l'uomo che probabilmente è il suo peggior nemico, Draco si sentì improvvisamente perso. Aveva bisogno di una sola persona.
-Dov'è Hermione?- domandò Draco con voce rauca.
Knight approfittò della sua posizione sdraiata per dargli un calcio nello stomaco. Draco avvertì il dolore aumentare piano, con la mano stretta sullo stomaco, a cercare di calmare le fitte. Sputò un po' di saliva ai piedi di Knight.
-Oh, Malfoy, la tua amata è al sicuro. E' tra le braccia del suo unico vero amore. Hai presente, un ragazzo con i capelli rossi, con tante lentiggini in faccia, occhi chiari?-. 
Quelle parole erano per stuzzicarlo, era evidente. Ma Draco comunque avvertì una fitta strana nello stomaco, e non era dovuto al calcio appena ricevuto.
-Non dire cazzate. Hermione sta con me.-
-A quanto pare ha scelto un'altra strada, una strada che la allontana da te.-
Puntò la bacchetta verso la sua testa e scaturì un'immagine poco nitida, buia, nella mente di Draco. Due ombre che sembravano quasi essere una. Piano, le ombre si schiarirono fino a delineare due persone. Un ragazzo ed una ragazza, avvinghiati, stretti in un abbraccio passionale. Riconobbe i capelli di Hermione e quelli di Weasley. La rabbia cominciò a prendere possesso di Draco, ma prima Draco versò qualche lacrima.
-Hermione...- sussurrò, continuando a guardare la scena. La sua voce era strozzata da quell'immagine che gli si espandeva nella sua testa. 
-Non ti ho mentito, Malfoy. La tua amata non è più tua.-
Di nuovo, gli occhi di Draco percepirono il buio, ma questa volta, si lasciò andare senza problemi, stanco di combattere, con solo un nome in testa.
-Hermione...- sussurrò, prima di perdere conoscenza.
 
 
~
 
 
Si risvegliò solo grazie ad una fitta luce che colpiva i suoi occhi. Ed una voce che gli urlava nelle orecchie.
-Draco, oh, Santo Cielo, Draco. Ti prego, rispondimi. Draco!-.
Quella voce era così familiare, così soave e così meravigliosamente affascinante, che la riconobbe subito.
-Hermione..-.
-Oh, cielo. Grazie a Dio. Draco, sei vivo!-. Sentì le sue braccia avvicinarsi al suo collo e stringerlo forte. Involontariamente e spinto dal suo cuore, passò un braccio intorno alla vita della ragazza. -Draco, okay, dimmi se hai qualcosa di rotto, puoi muovere ogni osso?-.
Draco, allora, aprì gli occhi. Non ci fu risveglio più bello e meraviglioso, più emozionante e desiderato. 
Hermione.
Era lì, vicino a lui, ed era viva. Con i suoi occhi che brillavano e che lo guardavano, si rese conto che niente era più importante di lei. Niente al mondo. 
-Hermione- sussurrò di nuovo. Passò la mano dalla vita al suo collo e la spinse vicino al suo viso. -Sei viva-.
Avvicinò le sue labbra a pochi centimetri da quelle di Hermione e assaporò il suo odore. Con estrema passione, si gettò su quella bocca carnosa, desideroso solo di poterla stringere e di renderla per sempre sua.
Poco gli importava dove fosse, in che condizioni fosse, se per caso era un sogno. Non gli importava niente.
Anche se fosse stata un'allucinazione, era la cosa più meravigliosa che avesse mai potuto sognare. 
-Sei viva- soffiò sulle sue labbra, accarezzando il viso di Hermione. -Sei viva-.
Un sorriso tirato, ma sincero si disegnò sul volto di Hermione, che dolcemente asciugò le lacrime che erano scese sulla guancia di Draco.
-Draco, prova a muoverti, devo guarirti.-
Draco non voleva staccarsi da lei, allontanarsi di un solo centimetro da lei. Preferiva restare in quella posizione, sdraiato chissà dove, con la donna della sua vita accovacciata al suo fianco. Si sentiva in Paradiso, e pensò che se fosse morto almeno sarebbe morto felice.
Hermione, però, gli mise una mano dietro la schiena e lo aiutò ad alzarsi. Con qualche momento di instabilità, Draco si alzò in piedi,  appoggiato alle spalle di Hermione.
-Non ho idea di dove sia Ron.-
-Cos'è successo?- domandò Draco, guardando negli occhi Hermione.
Con una mano sul suo petto e una dietro la schiena, Hermione teneva su di sé tutto il peso di Draco, ma era lei che aveva bisogno di sostegno.
-Ho avuto una piccola discussione con la Parkinson. Poi ho visto il Mangiamorte e non ricordo altro.-
-Il Mangiamorte è Knight- affermò Draco con una punta di amarezza.
Hermione annuì.
-Lo so, Pansy mi ha rivelato alcune cose.-
-Cose che non sono vere, Signorina.-
I due giovani si spaventarono alla comparsa improvvisa dell'uomo in nero. Incedette lentamente verso i due, con passo leggero. Mosse adagio la mano verso la maschera e se la tolse.
Il cuore di Hermione perse un battito. Vedere realmente il viso di Knight nascondersi dietro quella maschera era solo una tortura. Di quel uomo burbero, brusco e autoritario si era fidata. Ed ora? A che cosa aveva portato la sua fiducia?
-Stalle lontano, mostro.-
La voce autoritaria di Draco spaventò Hermione, soprattutto quando provò a spingerla dietro di sé, ma non ci riuscì. A malapena si reggeva in piedi.
Notando la debolezza del ragazzo, Knight rise e si fermò.
-Per favore, Malfoy, non fare l'eroe. Sappiamo entrambi che sei uno schifoso codardo.-
Draco digrignò i denti, tenendo stretta a sè la sua Hermione.
-Tu!-. Knight indicò Hermione con l'indice. -Dovevi per forza metterti in mezzo, vero? Schifosa Mezzosangue...-.
-Non osare rivolgerti a lei in questo modo!- lo affrontò Draco, sporgendosi leggermente in avanti, ma Hermione lo bloccò.
-No, Draco. Lui controlla i tuoi sogni, ricordatelo.-
-Ci sei finita anche tu, mia cara. Non so come hai fatto ad uscirne prima, ma sappi che non ho alcuna intenzione di fartelo fare di nuovo.-
Hermione sgranò gli occhi. Era vero. Era riuscita ad uscire dal sogno di Draco e non se ne era neanche accorta, forse perché tra i sogni e la realtà non c'era molta differenza. Per lei anche la vita reale in quel momento era un incubo.  
-Knight, perché?-. La domanda di Hermione era lecita. Voleva sapere il perché di tutta quella storia. Gli omicidi, la morte di Noah, Ron, Draco. Perché tutte quelle persone doveva soffrire? Qual'era il motivo che spingeva Knight a comportarsi in quel modo?
-Sai, Mezzosangue. La stessa domanda me l'hai già fatta, nel mio.. quartier generale, chiamiamolo così...-.
-La chiesa- puntualizzò Hermione.
-Esattamente. Il luogo da dove tutto è partito.- Si rigirò e fece qualche passo verso il buio, per poi ricomparire, con un sorriso demoniaco sulle labbra. -Sapete perché proprio quella chiesa? Perché era il luogo dove Robert andava a giocare con i suoi amici, era il loro rifugio, il loro luogo di ritrovo.-
-Robert?- domandò Hermione, confusa.
-Era un mio vecchio amico, un ragazzo della nostra età- affermò la voce stanca e contratta dal dolore di Draco.
-Un ragazzo che è morto per colpa del tuo amico qui, mia cara Mezzosangue.-
Draco si irrigidì di fronte a quel nomignolo che aveva affidato alla sua ragazza. Chiuse il pugno e si trattenne.
-Cosa stai dicendo? Draco non farebbe mai male a nessuno- ribatté Hermione, con fermezza.
Draco, però, sentì che quelle parole non era la verità. Aveva distrutto i sentimenti di Robert, l'aveva praticamente buttato tra le braccia di Voldemort, e chissà com'era morto.  
-Il Signore Oscuro l'ha ucciso- disse la voce scossa di Knight.
Draco alzò lo sguardo verso Knight, stupito. L'aveva letto nel pensiero?
Knight fece un passo avanti, fino ad avvicinarsi al viso di Draco. Lui rimase immobile, con il cuore a mille, mentre stringeva a sé la mano di Hermione.
-L'ha ucciso, perché si è rifiutato di farti fuori.-
Draco sgranò gli occhi.
-Il Signore Oscuro non si fida di te...  Ora dovrai portarmi un po' di rispetto... Ora tu sei sotto di me, Malfoy. Chi è la feccia?-.
Le parole di Robert ripiombarono nella mente di Draco come bombe. Entrarono in lui e lo distussero. 
Aveva lasciato il suo migliore amico tra le grinfie del mago più oscuro di tutti i tempi e non era corso a salvarlo. Ed a distanza di anni, ora, si sentiva smarrito, distrutto. Un traditore.
-Mi dispiace...- sussurrò solo, con le lacrime negli occhi. Knight sbarrò gli occhi. Draco abbassò lo sguardo, accettando di doversi dimostrare debole e scusarsi. Era il minimo, per Robert. -Mi dispiace, avrei dovuto proteggerlo, avrei potuto salvarlo. Ma in quel periodo, con il Signore Oscuro, mio padre, avevo la mente annebbiata dalla mia missione. Pensavo solo... a salvarmi la pelle.-
-Voi Serpeverde siete solo dei codardi- affermò Knight alzando la bacchetta.
-No!- urlò Hermione mettendosi davanti a Knight. -Ti ha chiesto scusa, sono passati anni e ha messo da parte il suo orgoglio.-
-Non riporterà in vita mio nipote.-
-Hai detto che tutti i Serpeverde sono codardi, ma anche tu lo sei. Hai ucciso un ragazzo innocente e sei Babbani. Hai permesso che morissero, come hai potuto?- Hermione prese un lungo respiro, sapendo di rischiare molto. -Anche tu sei un codardo.-
Knight strinse gli occhi, ma abbassò la bacchetta. Fece ancora un altro passo, fino a giungere a pochi centimetri di distanza dal viso di Hermione.
-Tu sei sempre stata una spina nel mio fianco signorina Granger. Ti sei intromessa nelle mie missioni. Hai quasi distrutto i miei piani.- Le prese un polso e l'allontanò da Draco, con la bacchetta puntata sotto il suo mento.
-Lasciala, stronzo.-
-No, Draco, shhh- sussurrò Hermione, con la voce strozzata dalla paura. Poi guardò Knight con aria di sfida. -Hai permesso la morte di Babbani innocenti. Dovresti vergognarti. Sei solo una persona spietata.-
La bacchetta si puntò più nella carne. 
-Mezzosangue, non ti rivolgere così a me. Devi ancora rispetto al tuo capo- disse Knight ridendo.
-Un capo corrotto, pieno solo di odio e risentimento, che non è in grado di ragionare.-
-Un mago eccezionale- affermò Knight, sorridendo.
-Un mostro che non è in grado neanche di prendersi le sue responsabilità. Ammettilo, Knight, hai ucciso quei Babbani e Noah Groods. Meriti la morte anche tu.-
Knight rise di gusto, tenendola ancora stretta e con la bacchetta ben piantata.
-Sei molto convincente, Granger. Stai cercando di farmi parlare, ma non ci riuscirai.-
-Oh, andiamo. Pensi davvero che non ci riuscirei?- domandò sfidandolo la ragazza.
-Semplice domanda. Sì. E sai il perché? Perché non uscirai viva da questo sogno.-
Gli occhi di Draco si dilatarono dal terrore e dalla consapevolezza del pericolo nel quale Hermione si stava cacciando. Che voleva dire Knight? Hermione era riuscita a scappare quindi c'era una via di fuga, ma come?
-In pochi minuti, tu morirai. Pansy ti ha somministrato un veleno che avrà effetto solo tra poco- affermò Knight ridendo.
Draco a quel punto non resse. La rabbia, la paura, l'emozioni rinchiuse fino a quel momento nel suo corpo esplosero. Corse verso Knight, ignorando i punti doloranti del suo corpo, e si gettò su di lui, spostando di lato Hermione. Gli saltò al collo e strinse con forza, cercando di soffocarlo. Ma venne fermato. 
Hermione lo aveva preso per le braccia e l'aveva spinto via, con tutta la forza che aveva in corpo e si era contrapposta a lui e Knight. 
-No!- sussurrò Hermione con le mani sul petto di Draco.
-Ha detto che morirai!- urlò Draco, cercando di divincolarsi dalla presa di Hermione. Ma a quanto pare era più forte di quanto pensasse. 
-Smettila- bisbigliò Hermione sul collo del suo ragazzo, mentre sentì dietro di lui Knight respirare affannosamente. -Dobbiamo farci dire tutto sulla morte di Noah.-
-Hermione, non mi interess...-.
-A me sì- l'interruppe Hermione autoritaria, stringendo le mani sulla maglietta di Draco. Si rilassò contro il suo corpo. -Ho bisogno di sapere. Non morirò, mente.-
-E se invece dicesse la verità?-.
Hermione alzò gli occhi verso Draco. Erano lucidi, ma sorrideva ed era il sorriso più bello che Draco aveva mai visto.
-Se dovessi morire, vendicami. Lo stronzo non avrà pace.- Si girò verso Knight e si avvicinò di nuovo a lui. -So che hai sofferto. Ma uccidere dei Babbani non ti avrebbe portato alla pace, non ti avrebbe alleviato il dolore.-
Knight sbuffò e poi rise piano.
-Il mio dolore non scomparirà. Non ho alcuna intenzione di alleviarlo, avevo intenzione di crearne a lui- affermò indicando Draco. -Vendetta- sussurrò ancora.
-Hai incaricato Pansy di convincere quel ragazzo ad uccidere dei Babbani.-
Knight rise ancora.
-Pansy era facilmente manovrabile, forse anche di più di quel Noah. Facile da piegare al mio volere, facile.- Knight si rialzò e guardò Hermione. -Sai, Mezzosangue, ho sempre avuto un grande potere di persuasione. Ho convinto Pansy, essendo il suo capo, colui che le aveva dato lavoro ed una casa, a cercare Noah Groods. Era un ragazzo giovane, appena uscito da Hogwarts con tutti Accettabile. Un ragazzo al di sotto della media, nessuno avrebbe notato la sua assenza. Quella notte, l'ho mandata a chiamare Noah. Ero convinto che avrebbe accettato di sicuro, ed invece...-.
-Noah si è rifiutato.-
-Beh, c'è stato lo scontro. Pansy lo ha convinto.- Rise. -Convinto è una bella parola. Lo ha Confuso ed ha usato la Maledizione Imperius per uccidere i Babbani. Dovevo metterlo alla prova, volevo vedere se era in grado di uccidere, se avesse una buona mira.-
-Hanno preso tre Babbani innocenti.-
-Babbani, Mezzosangue, tutti inutili. Da eliminare.-
-Alla faccia dell'orgoglio Serpeverde- affermò silenzioso Draco, da dietro, mentre ascoltava attratto le parole di Knight. Ma egli non lo sentì. Anzi proseguì con il suo racconto.
-Tre cavie.- Knight sghignazzò, ma poi il suo sorriso si spense. Divenne freddo. -Groods resistette alla Maledizione e si liberò. Per questo Pansy fu costretta a cancellargli la memoria. Ma quella maledetta strega ha perso la bacchetta....-.
-La bacchetta che aveva fatto un incantesimo di Memoria, quella che ho trovato nel vicolo, appartiene a Pansy- affermò Hermione, illuminandosi.
-Un errore madornale. L'ho punita. Poi, ha rimediato.-
-E' venuta a casa mia ed ha preso la sua bacchetta sostituendola con quella di Noah che aveva ucciso i Babbani- disse Hermione, mentre nella sua testa i pezzi di quello strano caso si cominciavano ad unire.
-E modificandoti la memoria.-
Hermione aprì gli occhi sconvolta. E Knight se ne rese conto.
-Ah, Mezzosangue, non te lo ricordi, eh? E' entrata a casa tua, ti ha stregata e modificata la memoria. Ma è sbadata, appena hai capito che quella bacchetta non era la stessa che avevi trovato nel vicolo, ti sei insospettita. Maledetta-. Sussurrò l'ultima parola.
-Quindi, Pansy è sempre stata una pedina nel tuo piano.-
-Pansy era molto più di una pedina. Era la mia arma. Doveva sedurre Draco, convincerlo ad allontarlo da te, tenerselo stretto. Invece, sei arrivata tu, con i tuoi capelli mossi e crespi e i tuoi occhi vispi e l'hai fatto cadere ai tuoi piedi. Sei proprio una puttana.-
-Non osare mai più..- cominciò Draco, ma fu zittito dalla mano di Hermione.
Ad Hermione non importava ricevere insulti gratuiti. Si stavano avvicinando alla verità ed aveva bisogno di saperne più dell'aria che respirava. Per Noah, per gli innocenti morti a causa della sete di vendetta di Knight.
-Pansy però ha provato a mettersi in contatto con noi, vero?- domandò Hermione, tenendo ancora la mano alta per zittire Draco. -Ha lasciato un biglietto in quel vicolo, in modo che solo noi Auror potessimo vederlo. Un biglietto che cercava di scagionare Noah.-
-Pansy ha cominciato ad avere dubbi. Seri dubbi sulla sua importanza nel piano. Le ho ribadito che lei era fondamentale per me, per questa missione.-
-Una missione deplorevole- disse Hermione.
-Una missione omicidia- affermò Draco, insieme ad Hermione.
Knight rise.
-Non potete capire.- Sospirò. -Comunque, l'ho convinta a tornare con me, ad unirci di nuovo per uno scopo comune. Entrambi volevamo vendicarci.-
-La vendetta non avrebbe portato a niente, Knight. Vi ha solo distrutto l'anima.-
-TU non sai quello che si prova, non sai quello si prova quando tutto quello a cui tieni, tutto ciò che ami viene distutto- urlò Knight, facendo sobbalzare Hermione.
Per la prima volta, da quando lo conosceva, Knight aveva finalmente mostrato il suo lato umano, sentimentale, legato ad una sfera emotiva. Knight, un uomo. Un assassino.
-Doveva distrarti, farti allontanare da lui, farti capire che tu non avevi chances con lui. Si sarebbero sposati presto. E tu eri di troppo. Nel frattempo, lui doveva allontanarsi da te, il più possibile. L'ho mandato a prendere Noah alla stazione di King's Cross da solo. L'ha riportato al Ministero.-
-Era scappato...- sussurrò Hermione. -Era scappato da te. Non voleva stare nelle celle del Ministero, ma avrebbe parlato volentieri.-
-L'ho Confuso ed ho usato l'Imperius.-
Draco ripensò alla luce verde che aveva invaso gli occhi di Noah. Un lampo improvviso negli occhi del giovane che avevano confuso Draco, ma poi aveva lasciato cadere quel particolare. Ed invece...
-Ma Pansy è sfuggita di nuovo al mio controllo. Ha provato a mettersi in contatto con te, Mezzosangue. Ha provato, è venuta a casa tua ma poi ha avuto paura ed è tornata da me.-
-Come poteva non averne, chissà con cosa l'hai minacciata!-.
-Credimi, Pansy era molto dedita al suo lavoro ed avrebbe fatto di tutto per non finire in mezzo ad una strada. Una ragazza come lei abituata al lusso dai primi anni della sua vita, dopo la morte dei genitori aveva bisogno di un luogo dove rifugiarsi. E io l'ho accolta, le ho dato un lavoro, poi una casa. Mi deve molto.-
-E l'hai costretta a fare ciò? L'hai usata!- ribatté Hermione, schifata.
-Non ha mai dimostrato di non voler portare avanti i suoi compiti.-
-Ha provato a scappare molte volte.-
-E' sempre tornata.-
-Più terrorizzata di prima!-.
Hermione sentì una forte stretta al cuore. Un dolore fisso colpì i suoi polmoni. Il suo stomaco si contrasse.
Draco le fu subito accanto, ma Hermione lo allontanò. Sarebbe resistita, nonostante la paura della morte la stesse attanagliando. Sentiva che non aveva molto tempo. Doveva finire ancora la confessione di Knight e poi avrebbe dovuto trovare un modo per uscire dal sogno. Doveva farlo. Ma aveva bisogno di tempo, cosa che non aveva. 
-Come al solito- continuò indisturbato Knight -ti sei intromessa. Sei andata ad Azkaban per incontrare Groods. Sono dovuto intervenire. Ho mandato Pansy ad uccidere Noah Groods.-
Il cuore di Hermione si bloccò, smise per un attimo di battere. 
Lo aveva ucciso lui, o meglio aveva mandato ad ucciderlo Pansy. 
Hermione scosse la testa, confusa, e priva di forze.
-No, no, no- sussurrò, cercando di frenare l'impulso di cadere a terra. -Quella che aveva stregato Noah era Pansy, ed il Signore eri tu.- 
Knight sorrise maligno.
-Hai ucciso così tante persone...-.
-Faceva tutto parte di un piano!-.
-Ma quale piano? Sei solo un omicida, un maniaco!- urlò Hermione, con le mani sul petto, cercando di controllare la sua respirazione. A quanto pare, il veleno stava per entrare in circolo. Da lì sarebbero passati solo pochi minuti prima della morte.
-Avrei incastrato Malfoy- urlò Knight, contro Hermione, facendo un altro passo avanti. Vedendo le loro facce confuse e sbalordite, ringhiò.
-Non capite? Era tutto un piano per incastrare lui. All'inizio il piano era far parlare Noah, fargli confessare di lavorare per un mago di un antica stirpe di Purosangue, un Malfoy.-
-Non volevi farlo parlare prima...- affermò Hermione, ricordando la riluttanza di Knight a farlo parlare. -Dovevi prima stregarlo...!-.
-Anche Pansy avrebbe confermato la confessione di Noah.- Avanzò verso Draco, superando Hermione. -Saresti finito ad Azkaban, e poi saresti morto lì, da solo, come solo un verme come te meriterebbe.-
Lo sguard di Knight era di sfida, di odio, di rabbia, di sentimenti che Draco leggeva chiaramente nei suoi occhi. Aveva paura, paura che avesse ragione. E se avesse sbagliato? E se avesse mai aiutato Robert a fronteggiare il Signore Oscuro, che sarebbe successo? Sarebbe ancora vivo? Lui sarebbe morto?
Forse, forse, si meritava la morte. Meritava di fare la stessa fine di Robert. Meritava di morire
Prima ancora di proferire parola, Hermione parlò.
-Noah ha deciso di non parlare, però, vero?-.
Knight ringhiò.
-Groods era uno sciocco. Pensava di potersi salvare, pensava che se fosse fuggito non l'avrei più trovato. Quando ha provato a scappare l'ho rinchiuso ad Azkaban, dove avevo un fedele amico, un amico che potesse controllarlo.-
-Harrison- puntualizzò Hermione, con voce piatta.
-Esattamente. Il tuo intuito è incredibile. Un po' mi dispiace, farti morire così...- Fece un sospiro e tornò di fronte ad Hermione. -Ma forse non mi dispiace per niente.-
Hermione sentì Draco irrigidirsi e prepararsi ad attaccare.
-Ma devo ammetterlo, Mezzosangue. Mi hai sorpreso. Mi ha sorpreso vedere quanto il tuo amore per questo essere ti abbia reso forte. Insieme, eravate forti. Per questo dovevo separarvi. Dovevo instaurare l'odio tra di voi. Allontanarvi il più possibile, farvi credere che l'odio fosse la soluzione di tutto. Ma dovevo aspettarmelo. I vostri sogni e le speranze erano forti ed incredibilmente legati tra loro. Vi sognavate, ma io vi separavo, ogni volta. E continuerò a farlo.-
Detto questo, si spostò nell'ombra, ma Hermione lo fermò.
-Sei stato tu, a stregarmi vero? A farmi parlare nel sonno? A farmi dimenticare il particolare della biblioteca, la prima dichiarazione d'amore? Non volevi che fossimo uniti, non volevi che il nostro amore ti battesse!-.
Knight si bloccò un attimo.
-Pansy avrebbe dovuto fermarti quel giorno. Ci ho pensato io e poi mi sono allontanato per andare a chiamare l'Esaminatore.-
-Lo hai chiamato per controllare i miei ricordi, non è così? Non sapevi cosa avesse detto Noah ed avevi bisogno di controllare. L'Esaminatore era solo una scusa...-.
-Ancora una volta, complimenti Mezzosangue. Sono sempre più stupito.-
-Credi che non ti fermerei?- domandò Hermione, sfidando Knight.
A quel punto, il Mangiamorte si girò.
-Come pensi di farlo?- domandò.
-Con questa...-.
Nella mano di Hermione comparve una bacchetta. La puntò contro Knight ed urlò:- Pietrificus Totalus-.
Knight subito si trasformò in statua, con il viso segnato dalla sorpresa. 
Hermione si girò subito verso Draco e accorse. Lo guardò meglio e mosse la bacchetta verso di lui.
-Lumos-. La bacchetta illuminò la gamba destra di Draco, lacerata da un profondo taglio.
-Uh, non è così bella da vedere. Meglio se distogli lo sguardo, Mezzosangue- affermò Draco, sorridendo.
-Malfoy, smettila di fare cazzate- lo rimproverò Hermione, ma sul viso c'era un sorriso sincero. Passò la bacchetta sopra la ferita ed essa si rimarginò. Appellò delle bende e fasciò la gamba. 
-Come ti sei tagliato?- domandò.
-Non lo so. Forse combattendo con Knight. A proposito, bella idea la statua. Quasi quasi me la porto a casa come ricordo.- Draco poi ci pensò un po' su. -Anche se non so come uscire da qui...-.
-Draco non ci vuole molto. E' una cosa anche abbastanza sciocca, se vogliamo pensarci, perché è così banale...-.
-Hermione, vuoi arrivare al punto? Sai come uscire da qui?- chiese Draco sorpreso.
-Ricordi? Sono riuscita ad uscire.-
-E come?-.
-Ho semplicemente desiderato di svegliarmi.- Hermione gli strizzò un occhio, sorridendo.
Se non fossero stati rinchiusi nel suo sogno e se non avesse avvertito la gamba in fiamme, sarebbe saltato addosso alla ragazza. 
Oh, quanto l'amava.
-Quindi basta che lo desidero?- domandò Draco, con uno sguardo interrogativo.
-Oh, sì! E' proprio banale!- affermò decisa Hermione. -Pronto?-.
Draco annuì. Guardò Hermione chiudere gli occhi e seguì il suo esempio. 
Voglio uscire, voglio svegliarmi, voglio...
Avvertì uno strappo allo stomaco, come se si fosse smaterializzato, e poi una luce inondò le palpebre chiuse del ragazzo. Con delicatezza li riaprì e sorrise.
Era tornato nel mondo reale. Insieme ad Hermione.
Ce l'avevano fatta.
-Hai ragione, è piuttosto banale.-
Non ricevette alcuna risposta. Si girò intorno nella stanza spoglia e non trovò Hermione. 
-Ehi, dove sei?- domandò con un sorriso imbarazzato sul volto.
Poi lo notò.
Una massa scura sul pavimento, contorta e priva di movimenti.
Una massa di capelli mossi, ricci...
Un viso angelico...
-NO!- urlò Draco buttandosi su di lei. Girò con forza il corpo di Hermione verso di sé e osservò il pallido colore della sua pelle. -No, Hermione- sussurrò.
Il suo corpo era freddo ed il suo cuore batteva a rilento, come se facesse fatica a compiere il suo lavoro. I suoi occhi erano circondate da occhiaie violacee con le vene che si notavano sulla pelle bianca. Le mani fredde ricadevano accanto ai suoi fianchi. La bacchetta accanto alla sua mano, sola sul pavimento.
-Il veleno ha fatto effetto.-
Draco alzò di scatto gli occhi e notò di fronte a sé Knight, in piedi, a qualche metro di distanza.
-Come ti sei liberato mostro?- urlò, frenando il suo istinto di ridurlo in cenere.
-L'incantesimo era debole, a causa della sua prossima morte.-
Alla parola morte, Draco avvertì scendere sulle sue guance le lacrime. 
Morte..
Sarebbe morto lui, non Hermione. Non doveva morire lei, non aveva colpa, se non quella di amare un assassino, qualcuno che meritava veramente di morire. Senza di lei, senza la sua adorata Mezzosangue non sarebbe sopravvissuto, non ce l'avrebbe fatta e nemmeno avrebbe voluto. Senza di Hermione non voleva vivere.
-Questo è quello che volevo vedere. Il nemico piangere su i suoi errori.- Knight si piegò sulle gambe e gli sorrise. -Piangi, caro Malfoy, piangi. Piangi come ho fatto io per Robert, e saprai quanto ho sofferto.- Si rialzò ed inspirò. -Ora che ho la mia vendetta, tu non mi interessi più.-
Fece qualche passo indietro e fece per uscire, ma Draco lo bloccò.
-Non credere di farla franca, mostro.-
Strinse un attimo la mano di Hermione, prese la bacchetta e si alzò.
-Hermione non morirà...-.
-Non vorrei deluderti, Malfoy, ma è già con un piede nell'aldilà.-
-Hermione non morirà!- urlò, alzando la bacchetta di Hermione. -Avada Kedavra!-.
Il raggio verde investì in pieno il mago. Con un tonfo, Knight cadde a terra. 
Draco abbassò la bacchetta e avvertì il suo cuore battere velocemente. Si avvicinò al corpo dell'uomo e l'osservò. Era diventato bianco, pallido, come se il sangue non circolasse più in lui. 
Era morto.
Soffocando un respiro, si rimise di nuovo accanto ad Hermione. Il battito era rallentato, il corpo era ancora più pallido e le sue labbra rosse stavano diventando viola. Gli serviva un antidoto, un qualcosa che salvasse la vita alla sua amata.
-Un semplice antidoto ai veleni più comuni. Lo tengo sempre in borsa.- 
La voce di Hermione entrò nella sua mente con forza. Quella notte stava cercando di salvare Noah ed aveva estratto una boccetta di vetro dalla sua borsa.
Ringraziò il cielo e chissà quale Dio lassù quando notò che Hermione aveva una borsa a tracolla accanto al suo fianco. L'aprì di fretta e cercò l'antidoto. Era un casino quella borsa, conteneva libri, fialette, volumi enciclopedici e vestiti. 
-Accio antidoto- chiamò con la bacchetta di Hermione. Una fialetta saltò fuori con delicatezza e si posò sulla sua mano. La stappò e versò il suo intero contenuto nella gola di Hermione. Quando anche l'ultima goccia fu nella bocca della ragazza, ella cominciò a tossire, tossire forte, come se stesse cercando di espellere da dentro di sé tutto il veleno. Si girò da un lato e cominciò a sputare fuori un liquido molto simile a sangue, ma che aveva un colore più tendente al viola.
Draco per poco non svenne dalla felicità. 
La sua Hermione era viva. Emozioni che non possono essere descritte esplosero in lui, mentre rimase immobile a guardare la ragazza espellere quello strano liquido. 
Quando alla fine, Hermione smise di rigettare, si girò. Osservò il contorno del viso di Draco e vi passò una mano sopra.
-Ehi, ti sei ricordato quello che ti ho detto...-.
-Vedi, ti ascolto, ogni tanto!- scherzò Draco, passandole un braccio dietro la schiena per avvicinarla a sé. Con un sospiro, Draco eliminò la distanza, cercando di tenerla più vicino che poteva. Come poteva lasciarla andare, ora che l'aveva trovata, ritrovata e salvata? Come poteva anche solo pensare di averla persa. 
Quando Hermione si allontanò da lui, i suoi occhi si tinsero di preoccupazione.
-Knight? Dobbiamo fermarlo, chissà che...-.
-E' morto. L'ho ucciso, perché pensavo di averti persa- disse solamente Draco, passando una mano sul viso di Hermione, per calmare il suo cuore spaventato. 
Inspiegabilmente, gli occhi di Hermione diventarono lucidi.
-Volevo salvarlo, dimostrargli che la vendetta non porta a niente...-.
-Ti ha quasi uccisa, come volevi salvarlo?- domandò stupito, furioso e confuso Draco.
-Anche tu hai ucciso per vendetta.-
-Ti aveva minacciato, disprezzata, aveva cercato di ucciderti. E poi ha ucciso altre sette persone.-
-Lo ha fatto solo per un motivo...-.
Draco sganò gli occhi confuso e sbalordito. Knight era un assassino, aveva quasi ucciso la ragazza che amava ed ella voleva... salvarlo?
-Dobbiamo andare- affermò solo, aiutandola ad alzarsi, porgendole la bacchetta, che Hermione prese con mani titubanti, e si diresse verso la porta.
Draco, confuso più di prima e con il cuore che piano sembrava spezzarsi, uscì dalla stanza e si guardò intorno. La stanza era collocata alla fine di un corridoio buio, ma dall'altra parte, vi era uno spiraglio di luce.
-Draco...- lo chiamò la voce soffusa di Hermione.
Lui non si voltò. Come poteva ancora darle retta? Era praticamente morta, l'aveva salvata pochi minuti prima della sua morte ed, ora, lei intendeva perdonare il suo assassino? Era diventata matta?
-Draco, ce l'hai con me?- domandò Hermione, affiancandolo.
Draco, seppur avesse voluto risponderle affermativamente, scosse la testa. Non poteva essere arrabbiato con lei, c'era mancato poco che la perdesse, non avrebbe permesso di allontanarla di nuovo da sé.
-No, è solo che mi hai lasciato senza parole. Insomma, volevi aiutarlo e lui è quello che ha tentato di ucciderti... Insomma, è strano.-
Le prese la mano e si incamminò verso quella luce fioca. 
-Perfino il peggiore dei tuoi nemici può meritare il tuo perdono.-
-Il nemico non si perdona mai.-
Hermione lasciò andare la sua mano.
-Io e te eravamo nemici. Guardaci ora.-
Draco sospirò. Come poteva credere ad una cosa del genere?
-Io non sono mai stato il tuo nemico. Ti ho sempre amata, sin dal primo momento che mi hai guardato con quegli occhi di sfida.-
-Mi trattavi come una nullità.-
-Sai che sbagliavo.-
-Eppure ti ho perdonato.-
La voce fioca di Hermione, velata da leggere lacrime, lo fece intenerire. L'amava, l'amava più di ogni altra cosa. Sapeva che, in un modo sbagliato, aveva ragione. 
-D'accordo- affermò riprendendole la mano -Knight poteva essere perdonato. Ma non sarebbe stato perdonato dalla legge.-
-Anche tu lo hai ucciso.-
-Ne risponderò alla legge, ma convinceremo Pansy a testimoniare per noi. A quest'ora sarà già fuggita, ma la rintracceremo.-
-Che ne sai che non è rimasta ad attendere ordini dal suo capo?- domandò Hermione dietro di lui.
-La conosco. E' una Serpeverde. Sicuramente quando non lo ha visto tornare sarà scappata.-
Hermione non replicò. La sentiva fiacca, stanca. Draco avvertiva che faceva una certa fatica a camminare ed il suo passo era lento e pesante. Il suo respiro era mozzato dal fiatone e la sua mano era debole.
-Hermione, tutto bene?- domandò Draco, girandosi verso di lei ed interrompendo la camminata al buio.
Lei si bloccò andando a sbattere contro di lui.
-Si, quando usciremo da qui ci smaterializzeremo al San Mungo.-
Draco annuì ed accarezzò il viso di Hermione, poi riprese a camminare.
Oh, Hermione. Aveva temuto di averla persa ed invece era di nuovo lì al suo fianco. Aveva provato le stesse sensazioni che aveva avuto nel suo sogno quando aveva visto il corpo di Hermione senza vita steso sul pavimento, illuminato da una debole luce. Knight era riuscito ad osservare il suo peggiore incubo ed aveva intenzione di gustarsi la scena per vendicarsi di lui. Era riuscito a manovrarlo con facilità. E tutto perchè si era innamorato di Hermione.
E allora l'amore ti rende debole? Succube?
-L'amore è l'arma più potente che hai- aveva detto sua madre chissà quante ore prima. Ed aveva ragione. 
L'amore non l'aveva reso debole, l'aveva reso forte. Capace di combattere per qualcuno, perché ci credeva, perché era innamorato di lei. Perché amava Hermione Granger. 
L'amore lo aveva reso forte. E il vero nemico era solo sé stesso. Il vero debole era la paura di perderla. Quando aveva creduto di averla persa nel suo sogno era crollato, aveva lasciato che Knight lo catturasse, aveva permesso a lui di controllarlo. 
Era Draco Malfoy il nemico di Draco Malfoy.
Il nemico era quella paura di perderla che l'aveva reso debole e succube.
L'amore ti rende forte. La paura debole
E lui non voleva più avere paura.
Strinse forte la mano di Hermione per infonderle la stessa forza che sentiva in quel momento, fino a quando si rese conto di essere giunti alla fine del corridoio. Con una mano sul volto per coprire la luce che piano bagnava i loro occhi, Draco ed Hermione sbucarono fuori da una porta aperta nella parte posteriore dell'abside della chiesa. Davanti a loro a destra, l'uscita. 
-Ci siamo- affermò Draco, sorridendo ad Hermione. Ma lui notò lo sguardo pietrificato della ragazza, che era rivolto verso il muro della chiesa alla loro sinistra. Volse lo sguardo verso destra e rimase pietrificato.
Attaccata al muro per delle manette magiche, vi era Pansy Parkinson, circondata da sangue.
Hermione corse verso di lei e si inginocchiò accanto a lei. Aveva un taglio sulla gola, dal quale sgocciolavano gocce di sangue. Hermione si strappò una parte della maglietta, lo appiattì e tamponò la ferita. In quel momento, Pansy si risvegliò al lieve tocco di Hermione.
-Cosa ci fate qui? Il capo avrebbe dovuto uccidervi.- Draco notò quanto la voce di Pansy fosse rotta dalla ferita, e quanto facesse fatica a parlare. Ma ciononostante non si mosse. Rimase immobile sulla porta ad osservare la sua ragazza trafficare con il collo ferito della sua ex ragazza.
-Pansy, non parlare, ti salveremo- disse Hermione, frugando nella sua borsa. 
-Cosa cerchi?- domandò Draco, con le mani in tasca.
-Del dittamo, dovrei averlo proprio qui.- Prese la sua bacchetta dalla tasca dietro dei pantaloni e la puntò verso la borsa. -Accio Dittamo.- Dalla borsa, però, non uscì niente. -Accio Dittamo- ripeté Hermione con più decisione.
-E' inutile- affermò la voce soffusa di Pansy. 
-No, non è inutile. Ti salveremo. Ora chiameremo il San Mungo e diremo di riservarci del Dittamo. Forza Draco vieni qui ed aiutaci a smateriallizzarci. Poi tornerò a prendere Ron- affermò rapidamente Hermione, mentre la sua mano sinistra spostava rapidamente una ciocca da davanti i capelli, mostrando a Draco le lacrime passeggere sul volto di Hermione.
-E' inutile- ripeté Pansy. La sua voce si stava abbassando. Deglutì ma uscirono altre gocce di sangue dal taglio. -Weasley è davanti all'altare. Knight voleva usarlo come esca se il suo piano non avesse funzionato.-
-Non sforzarti di parlare, perdi energie e ci servono per arrivare al San Mungo. DRACO, PORCA MISERIA, VIENI QUI. Non ce la faccio a smateriallizzarmi da sola con lei, ho bisogno del tuo aiuto.- 
Ma Draco non si mosse. Rimase lì immobile, osservando gli occhi rassegnati di Pansy. Lei gli sorrise.
-Draco ha capito. Perché tu no, Granger?-.
-Cosa ha capito? Smettila di parlare- l'ammonì Hermione, togliendosi la giacca e mettendola sul corpo di Pansy. -Draco, ti vuoi muovere?!- urlò nella sua direzione.
Di nuovo, Draco non si mosse. Aveva capito tutto. 
Pansy sarebbe morta.
-E' troppo tardi...- sussurrò Pansy.
Hermione rivolse uno sguardo rabbioso ed infuriato verso Draco, che continuò a restare immobile.
-Pansy, non dire così. Ti salveremo, Draco... Draco deve solo muoversi...- Le lacrime ruppero il suo discorso. -Draco si muoverà e ti salveremo.-
-Perché vuoi salvarmi?- domandò Pansy.
-Perché ho già visto morire troppe persone per l'ira di Knight e non voglio vedere altri morti.-
Pansy sorrise. 
-Draco...- lo chiamò la ragazza. 
Allora si mosse.
-Oh, bravo, vieni qui ed aiutami- continuò ad incitarlo ad avvicinarsi Hermione, con gli occhi pieni di lacrime. Ma lui si fermò a qualche passo di distanza da Hermione. Di nuovo, la ragazza gli rivolse uno sguardo furioso.
-Draco, mi dispiace di averti ingannato. Ma sappi, che Knight mi usava per un motivo ben preciso...-.
-E quale?-.
Una lacrima scese sul volto di Pansy, accompagnata però da un sorriso.
-Diceva che aveva bisogno di una ragazza che fosse in grado di mentire bene, che fosse in grado di simulare i sentimenti. E secondo lui, ero la migliore.- Sospirò e ridacchiò. -Ma io non ho mai mentito.-
Draco abbassò lo sguardo e fece un ultimo passo avanti per avvicinarsi di più a Pansy. Strinse la mano incatenata di Pansy.
-Non ho mai mentito...-.
-Ti ha usato perché mi amavi...-.
Pansy sorrise.
-Non ho mai smesso.-
Draco sgranò gli occhi nel vedere la forte Pansy Parkinson, la grande strega Serpeverde, abbandonarsi lentamente verso il muro e chiudere gli occhi, senza mai abbandonare la stretta di Draco.















 
****************
Spazio autrice:

Ciao a tutti!

Credo di essere sul punto di scoppiare in lacrime. Non immaginate quanto possa essere difficile e commovente scrivere la morte di Pansy, in questo modo.
L'avevo detto, il ruolo di Pansy era ben diverso. Non era solo una pedina, era anche l' "angelo custode" di Draco, lo proteggeva perché l'amava. L'amava a tal punto da morire per lui.
*versaqualchelacrima*

Il capitolo più difficile, complicato, emozionante e stressante da scrivere di tutta la storia. E' più di una settimana che volevo scriverlo, che ero lì lì per scriverlo ma poi alla fine non sapevo mai da che parte iniziare, quale strada percorrere, in che punto finire. 
Ed è il capitolo che precede il lungo epilogo.
Credo che i Draco ed Hermione che ho descritto vadano oltre le mie parole, abbiamo una loro mente e dei loro sentimenti. Credo che sono in grado di dimostrare il perché di tante cose, il come di molte altre. Sono complessi, più di quanto vogliano dimostrare. 
E' un amore che li rende forti.
Perché io sono di questa opinione.
L'amore rende forti. Più forti di qualcunque altra cosa perché combatti per un obiettivo, per qualcosa in cui credi, per quella specifica persona. Ecco perché Hermione e Draco sono così forti insieme, ecco perché Knight li voleva separare, perché insieme erano troppo potenti.

Quest'ultima parte del capitolo, mi ricorda molto la morte di Severus. Ed è un po' da lì che mi sono ispirata. Insomma, l'amore è sempre la cosa più potente che si ha e spesso è il motivo per il quale molte persone agiscono. Queste persone sono le più coraggiose del mondo.



Beh, prima di dilungarmi come al solito nei miei soliti monologhi, la chiudo qui.

Ringrazio chiunque leggerà il capitolo. Grazie, anche solo il fatto che abbiate aperto questa pagina mi rende felice. Grazie.

Ringrazio le mie meravigliose lettrici che ad ogni capitolo mi fanno sorridere. Ed ogni capitolo è dedicato a loro. :)

Ringrazio chi, speriamo, metterà questa storia nelle preferite, nelle seguite o nelle ricordate. 

Ringrazio chi, come me, ha tenuto forte insieme a Draco ed Hermione, in questa loro strana avventura.
Recensite, mi raccomando. Mi farebbe davvero felice, ne sarei onorata

Grazie, grazie, grazie.





Per ultimo, ma non ultimo, ringrazio te. Tu che sei qui al mio fianco e mi hai insegnato che l'amore è una cosa che va contro il tempo e lo spazio, ed è quello che unisce milioni di persone sotto un unico rumore: il battito di un cuore.
Il mio cuore batte per te, anche se non lo senti.
Ti voglio bene, e mi manchi.



C.





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Capitolo 22
*** Epilogo ***


E anche questa, è per Te.











Che l'amore è tutto, è tutto ciò che sappiamo dell'amore.
Emily Dickinson
 
 
 
 
 
 
 
Epilogo
 
 
 
 
 
 

...Quattro anni dopo
 
 
 
Il suo cappotto nero le stava largo in vita. Era dimagrita, ultimamente, e anche molto. Per colpa di cosa, non se lo spiegava, o forse sì. Effettivamente, erano quattro anni che il suo peso aumentava e diminuiva, e non sempre era colpa sua. 
-Non è possibile- imprecò Hermione guardandosi allo specchio della sua camera.
-Smettila- l'ammonì la sua amica Ginny dietro di lei. 
-Come fai a dirmi questo? Continuo a dimagrire e non capisco il perché!-.
-Davvero non lo sai? Con tutto quello che fai, con ogni minuto della giornata impegnato è un miracolo che tu riesca a trovare un attimo di pace per mangiare!-.
Hermione si diede un ultima occhiata, poi gettò il cappotto dentro l'armadio e ci rinunciò.
-Come fai tu? Insomma, sembri sempre così rilassata e serena, così pacata...-.
Ginny ridacchiò.
-Sai benissimo come faccio! Tutto merito di Harry... - affermò.
-Di cosa stai parla...- domandò Hermione voltandosi verso la sua amica, poi guardò lo sguardo malizioso di Ginny e capì. -Oh, sì- disse solamente, abbassando lo sguardo e prendendo una giacca nera più stretta di qualche anno prima in mano, giocando con l'orlo della manica. -Capisco.-
Ginny smise subito di ridacchiare e andò vicino all'amica, che aveva abbassato il capo. Le diede una lieve carezza sulla spalla, con delicatezza.
-Se solo tu potessi dimenticare...-.
-Non faccio certe cose Ginny, e tu lo sai bene- ribatté Hermione, gettando sul letto la giacca. Poi si mise le mani tra i capelli e tornò allo specchio.
-Sono il fantasma di me stessa, Ginny. Non mi riconosco.- Prese un lungo respiro, e si asciugò una lacrima con il dito, cercando di non rovinare il trucco appena messo. -Mi manca così tanto...-.
Ginny la prese per le spalle e la strinse a sé. Le sue braccia erano sempre un sollievo per Hermione, un sostegno per la ragazza. Sapeva di poterla trovare sempre lì, pronta a sostenerla. 
-Non è morto...-.
-Ma potrebbe esserlo da un momento all'altro. Ho paura per lui, vivo con l'angoscia costante di scoprire che è morto. Ho paura, Ginny, tanta paura.-
A quel punto, Ginny si sedette sul letto e spinse vicino a lei la sua amica. Hermione si appoggiò alla spalla di Ginny e singhiozzò piano. Ginny mise la mano sulla spalla di Hermione e l'accarezzò. 
-Tesoro, sfogati, arriverai più tranquilla al Ministero.-
-Non voglio andarci..-.
-Lo fai da anni. Ogni mese.-
-Ci controllano già abbastanza...-.
-E tu dimostra loro che non devono farlo!- l'interruppe Ginny, asciugando una lacrima sul viso della sua amica.
-Rischiando il posto di Segretario del Ministro?-.
Ginny stette in silenzio ascoltando le lacrime della sua amica scendere imperterrite sulla sua spalla scoperta. Indossava un vestito stretto in vita rosso con delle bretelle. 
-Hai scelto proprio un ottimo vestito per venire qui, Ginny. Ti ho bagnata tutta la spalla- disse Hermione ridacchiando, alzando la testa dalla spalla di Ginny ed asciugandosi le ultime lacrime.
-Dovevo andare a pranzo con Harry, i piccoli stanno da Ron. Però, avevi bisogno di me.- Si alzò in piedi e tornò davanti all'armadio. -Allora, cos'hai intenzione di mettere sopra quel bel vestitino attilato e molto sexy? Devi dimostrare di essere una donna forte.- 
Hermione la guardò e sorrise. 
Non avrebbe mai messo in dubbio l'amicizia e l'affetto che le legava. Era come un patto, una promessa fatta anni prima, di starsi accanto per tutta la vita. Una promessa invisibile, segreta, taciuta per anni. Quello era il risultato. Un amicizia che nessuno avrebbe diviso.
Hermione scese dal letto e si affiancò alla sua amica, vicina all'armadio. Poi guardò in direzione della giacca nera presa in precedenza.
-Quella.-
 
 
~
 
 

Arrivò al Ministero con il suo solito quarto d'ora d'anticipo. Salì le scale che conducevano verso l'ufficio del ministro Kingsley e arrivò con il cuore in gola davanti alla sua porta. Bussò.
-Avanti, Miss Granger.-
Hermione aprì con delicatezza la porta e vi trovò dentro i soliti. Il Ministro Kingsley, l'Esaminatore Jills e la segretaria dell'Esaminatore, Amanda Wolk. Vicino a loro, due uomini, vestiti elegantemente, che sarebbe sicuramente serviti come testimoni.
-Buongiorno- disse Hermione entrando nella stanza ed incendendo lentamente verso la scrivania del ministro. 
-Salve, mia cara- salutù Kingsley, con un dolce sorriso, al quale Hermione rispose calorosamente. Doveva sottoporsi a quegli interrogatori, ma non l'avrebbe mai fatto senza l'aiuto del suo capo, nonché amico.
-Come sempre, sa che dobbiamo darle il Veritaserum- affermò l'Esaminatore, girandosi verso la sua segretaria, che teneva in mano una piccola boccetta di vetro.
-Lo so, Jills, ma gradirei che si spicciasse. Ho delle faccende importanti da sbrigare, come ben sa anche il Ministro- tagliò corto Hermione avvicinandosi verso la donna e strappandole di mano la boccetta, per poi elargire un grande sorriso sia a Jills che al Ministro. Per il secondo, almeno, era un sorriso sincero.
-Beh, allora si sieda.-
Hermione stappò la boccetta e fece cadere tre gocce nella sua tazza di thé, appositamente preparata dal Ministro. Non si fidava della segretaria dell'Esaminatore, men che meno dell'Esaminatore stesso.
-Siamo arrivati ad una svolta, signorina?- domandò l'Esaminatore, invitandola a sedersi.
Hermione bevve il thé tutto d'un sorso e poi posò la tazza sulla scrivania. Si sedette e sorrise all'uomo.
-No, Jills. Non è cambiato assolutamente niente dal mese scorso.-
-Quindi non ha avuto visite del Signor Malfoy.-
Hermione, come sempre capitava quando sentiva il nome di Draco, avvertì una fitta al cuore. Le mancava, da morire.
-Come ben sa, Esaminatore,- cominciò Hermione accavallando le gambe e stringendole con le mani, cercando di mostrarsi il più tranquilla possibile -sono sei mesi che non vedo Draco.- 
In realtà, era tutt'altro che tranquilla. Ogni mese, quegli interrogatori erano orribili, invadenti e terribilmente umilianti. Doveva raccontare cosa faceva a casa, quello che aveva fatto l'ultima volta con Draco e tutta la loro relazione. Scavavano in fondo, nella sua anima, per cercare qualcosa nella loro relazione che non fosse positiva, che potesse incriminarlo o aiutarli a trovarlo.
-Questa volta si fa desiderare molto- affermò Jills, avvicinandosi ad Hermione.
-Le altre volte erano passati due anni. Forse dovreste aspettare un anno e mezzo- suggerì Hermione, con uno sguardo divertito ma allo stesso tempo infastidito.
Hermione girò la testa di lato, per frenare l'impulso a prenderlo a pugni. Odiava quell'uomo, con quegli insulsi occhi celesti che cercavano di entrarle in testa e quella voce penetrante. Più di una volta aveva provato un approccio più dolce, con del tu e delle carinerie, ma Hermione sapeva che erano solo indirizzate a scoprire il luogo dove si trovava Draco, quindi lo riprendeva e ritornavano sul piano professionale.
-Prima che me lo richieda, Jills, non ho la minima idea di dove sia mio marito.-
-Quindi vi siete sposati, cara?- domandò la voce di Kingsley.
Hermione si girò di scatto verso di lui, e vide gli occhi pieni di preoccupazione. Era molto legata al Ministro, sin dagli anni precedenti alla Seconda Guerra. Vederlo così la faceva sentire un mostro, come quando i suoi genitori la rimproveravano di un comportamento inadeguato, che lei sapeva benissimo essere sbagliato. Ammirava quell'uomo e avrebbe preferito parlare con lui, invece che con Jills.
-No, Ministro. Draco però sarà presto mio marito.-
-Ah, quindi avete deciso una data per queste nozze?- domandò Jills, appoggiandosi alla scrivania di Kingsley. Di nuovo, lo sguardo di Hermione si spostò sull'uomo e lo guardò con odio. Aveva meno di trent'anni, ma era sicura che il suo cervello avesse novant'anni.
-La prossima volta che lo vedrò, decideremo.-
-Quindi, conta di rivederlo al più presto?- domandò Jills piegando la testa di lato e incrociando le braccia al petto.
-Lei come si sentirebbe, signor Jills, se la persona che ama fosse lontano da lei e non sapesse neanche dove poterla rintracciare?-.
Hermione vide la guancia di Jills gonfiarsi, come se stesse contenendo la lingua. Impulso a dire qualcosa di avventato?
-Diciamo che io con gli affari di cuore, non sono molto fortunato, miss Granger- affermò ridendo Jills.
-Ah, non ne dubito- confermò Hermione, guardandolo con aria di sfida.
Jills sorrise all'affermazione di Hermione, ma poi andò dalla segretaria e le strappò con forza il fascicolo dalle mani. Lo aprì violentemente e lo osservò.
-Ha avuto recenti rapporti con il signor Malfoy?- domandò.
-Credevo che avessimo già messo da parte questa domanda. No- rispose Hermione, sbuffando.
-Intendevo rapporti intimi, signorina.-
Hermione arrossì. Ecco, erano entrati nella parte intima del rapporto tra loro due, in quella parte spinosa, anche se ormai largamente conosciuta sia da Draco che da Hermione.
-Non ho rapporti intimi con il mio fidanzato da sei mesi. L'ultima volta che ho visto il mio fidanzato era sei mesi fa. C'è altro?- chiese Hermione, alzandosi.
-Lei ha due figli con il signor Malfoy, miss Granger. Lo vuole negare?- domandò l'Esaminatore.
Hermione sgranò gli occhi.
-Assolutamente no!-.
-E allora ha ricevuto la visita di Malfoy almeno tre volte.-
-Si, compresa quella di sei mesi fa.-
Jills si avvicinò ad Hermione.
-Le hai mai detto dove aveva intenzione di rifugiarsi?-.
L'Esaminatore stava rischiando una morte lenta e dolorosa.
-No. Non me l'ha mai detto. Non è uno sciocco.-
-Sa che la teniamo costantemente d'occhio e che viene sottoposta regolarmente all'assunzione del Veritaserum- disse annuendo Jills.
Hermione sorrise.
-Ripeto, Draco, non è uno sciocco.-
Jills scioccò la lingua. Osservò il fascicolo e si girò, dando le spalle ad Hermione. Forse questa volta c'era riuscita, forse l'avrebbero lasciata in pace. 
Ma Jills si rigirò, con una nuova luce negli occhi.-
-Allora, parleremo con i vostri figli.-
-No!- urlò Hermione, alzandosi. -Lasciate fuori i bambini da questa faccenda. Loro non c'entrano niente e non sanno niente.-
-Conosceranno sicuramente il padre...-.
-In realtà- disse Hermione interrompendo l'Esaminatore -non lo conoscono. Aspettano che voi ritiriate le accuse di omicidio.-
Jills sorrise e si avvicinò di un passo.
-Come ha preso suo suocero la notizia delle gravidanze?-.
Hermione si inumidì leggermente il labbro inferiore. Dove voleva andare a parare quell'uomo? Si passò una mano sulla fronte ed indietreggiò.
-Sapete benissimo che è morto d'infarto prima di conoscere i nipoti.- Fece una piccola risata, quasi delusa. -Buffo, disprezzava i Babbani, eppure è morto per una cosa così comune, babbana.-
-Quindi, suo marito non c'entra niente con la morte di Malfoy Senior?-.
-Quante volte ve lo devo ripetere? No, assolutamente no. Per quanto odiasse la strada che Lucius aveva preso, Draco voleva bene al padre. Era comunque il padre, che ci volete fare? Non ci si sceglie la famiglia, sapete?- disse sarcastica Hermione. 
-Eppure abbiamo trovato segni di lotta a casa di Malfoy, nel maniero, la sera stessa della morte di Malfoy Senior.-
-Già ve l'ho detto. Draco e Lucius hanno litigato quando Draco ha riferito a lui ed a Narcissa la mia gravidanza.-
-Hanno lottato.-
-Senza bacchette.-
-Eppure, nella borsa di Draco abbiamo trovato una fialetta di veleno, che se ingerito provoca un infarto. Un infarto che potrebbe essere dimenticato, se non fosse che Malfoy ha già ucciso in precedenza.-
Hermione, come sempre quando affrontavano quell'argomento, rimase senza parole. Non se lo sapeva spiegare. Una boccetta di veleno nella borsa di Draco... Non sapeva veramente che senso dargli, eppure era certa che lui non avesse ucciso Lucius.
-Sono sicura dell'innocenza di Draco.-
-Di cosa, della morte di Lucius oppure di Knight?- domandò sorridendo Jills.
-Pensavo che avessimo chiarito la faccenda di Knight....-.
-Risponda alla domanda, miss Granger.-
Hermione sospirò, sentendo l'effetto del Veritaserum controllare le sue parole.
-Di Lucius.-
-Quindi è vero che Knight è stato ucciso da Draco Malfoy!- affermò con fermezza Jills.
-Knight ha provato ad uccidermi, l'avete visto nei miei ricordi!- rispose Hermione, con le lacrime agli occhi. Ritirare fuori quella vecchia faccenda faceva ancora piangere Hermione. Tutto quello che aveva passato, quello che ancora non riusciva a superare, gli orribili incubi su Knight. Tutto ancora la tormentava.
-L'ha ucciso a sangue freddo!-.
-Knight ha fatto uccidere a sangue freddo sei Babbani e un mago, inoltre ha ucciso il Capo dei Servizi Segreti Pansy Parkinson- disse Hermione avanzando di un passo.
-Knight è solo una vittima, dietro di tutto c'è sicuramente Malfoy!-.
-Ma non volete proprio vedere la verità, eh?- urlò Hermione girandosi verso Jills, la sua insulsa segretaria ed anche il Ministro. -Draco ha ucciso un uomo che ha provocato la morte di otto persone. Era praticamente un serial killer, e voi giudicate Draco colpevole di omicidio, destinato ad Azkaban. Avete controllato i suoi ricordi, ci avete sottoposto al Veritaserum. Sapete tutta la verità, non potevamo mentire. Eppure, siete ancora qui, dopo quattro anni a chiedermi notizie su mio marito che ha fatto un atto eroico. Beh, volete sapere la verità, non ho la benchè minima idea di dove sia e se vederlo significa buttarlo nelle vostre braccia per farlo morire ad Azkaban come gli era stato augurato dal suo peggiore nemico, beh allora non ho alcuna intenzione di vederlo. L'interrogatorio è finito. Arrivederci, signori.-
Hermione si voltò di scatto e uscì dalla stanza, sbattendo la porta. 
Prima o poi, sarebbe finita lei ad Azkaban, per l'omicidio di Jills.
Con le lacrime pronte a bagnare il suo viso, uscì dal Ministero. Con una rapida occhiata intorno, per vedere se c'erano dei Babbani nelle vicinanze, si materializzò a casa. 
La piccola dimora sembrò molto più accogliente di quanto era in realtà. Piccola, ma pur sempre una casa.
Quando la piccola elfa domestica girò l'angolo della cucina, fece cadere i piatti di porcellana per terra dallo spavento.
-Signorina!- urlò Knokky. Le aveva dato quel nome Haleigh, quando aveva più o meno un anno, perché aveva sentito il rumore di una smaterializzazione, che per lei aveva quel suono, Knokky. E da quel momento, era diventato il suo nome. La giovane elfa aveva cominciato a lavorare proprio da loro e non aveva molta esperienza, ma adorava i due bambini. L'affetto era reciproco.
-Scusami, Knokky, non volevo proprio spaventarti.-
-Vi chiedo scusa io, signorina- affermò la elfa, chinandosi a terra per raccogliere i cocci. -Pensavo che sareste tornata tra circa un ora.-
Hermione aiutò Knokky a raccogliere i pezzi dei piatti, poi mosse la bacchetta e si riaggiustarono. Si passò una mano sulla fronte, terribilmente esausta per l'interrogatorio.
-No, ho fatto prima questa volta. Vado di sopra a riposare un po'. Haleigh sta dormendo?- domandò Hermione, avvicinadosi verso la scala. 
-Si, signorina. Come un drago.-
Hermione sorrise all'affermazione. -Ed Ethan?-.
-E' dai signori Weasley. Il signor Weasley è venuto a prenderlo come d'accordo per farlo giocare con la piccola Rose.-
Hermione mantenne il sorriso. Avrebbe cercato più tardi Ron per ringraziarlo dell'immenso aiuto che le dava. 
Ma ora aveva solo bisogno di distendersi un attimo e recuperare le idee. Salì in camera e si tolse i tacchi. Senza neanche spogliarsi, si buttò sul letto. A pancia in sotto, cominciò ad inspirare delicatamente. Aveva bisogno di ossigeno, o forse solo di ricominciare a prendere in mano la sua vita. Era tutto girato intorno a Draco, alla sua partenza, alla sua mancanza, alla crescita dei bambini ed al lavoro che le toglieva molte energie. Non aveva più pensato ai suoi sentimenti, a quanto si sentisse sola, a quanto le mancasse tornare a casa la sera e sentirlo accanto. Non che avessero mai provato a convivere. Fu costretto a scappare dalla Gran Bretagna molto presto. Erano passati solo due mesi dalla morte di Knight, e tutti lo ritenevano colpevole della morte di un funzionario importante del Ministero, come appunto il Capo degli Auror. Nessuno gli credeva, nonostante si fosse sottoposto al Veritaserum e avessero controllato i suoi ricordi.
-E' un figlio di un Mangiamorte- dicevano senza pensarci. Credettero chissà quale magia avesse fatto per resistere alla Pozione della Verità. Non si fidavano neanche dei ricordi di Draco e di Hermione. Anche in questo caso, credettero che avesse modificato i ricordi di entrambi.
Nessuno credeva alla verità.
Solo Hermione e Harry. Credeva a Draco perché credeva in Hermione, sapeva che dicevano la verità. Garantì per loro, ma non bastò. Draco fu costretto alla fuga. Eccetto quelle poche volte che riuscì a tornare, durante una delle quali Hermione rimase incinta. Coincidenza o magia?
La prima volta che Draco fece visita ad Hermione, ella rimase sconcertata. Non poteva immaginare quanto gli mancasse, perché le sembrava di vivere una vita diversa, di un'altra. Ma quando le comparve davanti, il cuore ebbe il sopravvento. Gli gettò le braccia al collo e finirono sul pavimento abbracciati, solo felici di essere di nuovo l'una nelle braccia dell'altro.
Era da poco nato Ethan. Hermione era rimasta incita del piccolo poco prima della fuga di Draco. La ragazza portò Draco per la mano fino in camera del piccolo e lo mise davanti alla meravigliosa creatura. Draco lo guardò sconcertato.
-E' mio figlio?- domandò, con la voce lievemente rauca per l'emozione. Hermione gli sorrise e gli strinse la mano. 
-Sì, è proprio tuo figlio.-
Draco si girò verso Hermione e gli accarezzò una guancia.
-Ti assomiglia così tanto.- 
-Sì, ma ha l'astuzia di un Serpeverde.-
Draco guardò il piccolo e sospirò. Hermione capì subito.
-Amore, che c'è?- domandò.
-Quando andrà ad Hogwarts, lo prenderanno di mira. Diranno che è il figlio di un assassino, che porta il nome di un assassino...-
-No- l'interruppe Hermione, posando una mano sulla guancia di Draco per convincerlo a girarsi. -Non sei un assassino, amore. Non lo sei. Troveremo una soluzione molto presto, ce la sto mettendo tutta per farcela. Troverò una soluzione e in men che non si dica tu tornerai qui da noi ed avrai una nuova reputazione. La reputazione di un eroe...-.
Lo guardò e spuntarono delle lacrime dagli occhi di Draco.
-Non mi va di lasciarti così, nei casini, per colpa di qualcosa che ho fatto io...-.
-Draco, smettila, ti prego!- lo rimproverò Hermione. -Smettila, okay? Non ho alcuna intenzione di abbandonare questa cosa, non voglio lasciarti nei guai...-.
-Sei nei guai per colpa mia- l'interruppe Draco.
-Smettila- affermò decisa Hermione, dandogli un leggero schiaffo sulla guancia. Draco le sorrise. -Faccio questo perché sei innocente, non ti meriti questa condanna. Non sei un assassino, Draco. Non lo sei mai stato...-.
Draco la guardò e la strinse a sé.
-Ti amo-.
Quelle parole così dolci e giuste, dette al momento giusto, scatenarono in Hermione un fiume di lacrime. Avvicinò il suo viso al suo e sigillò quelle parole con un bacio, lungo ed appassionato. 
Quando si staccarono, entrambi con il cuore in corsa e gli occhi lievemente lucidi, Hermione appoggiò la fronte contro la sua.
-Ti amo.-
Gli diede un lieve bacio e sorrisero. Hermione era riuscita ad infondere in Draco la forza per andare avanti, per continuare a combattere, nascondendosi agli Auror.
La seconda visita fu nella notte in cui concepirono Haleigh. Fu una notte romantica, dolce, appasionante e triste. Hermione si risvegliò senza il suo Draco a fianco. Delusa ed amareggiata, cominciò a piangere, buttando all'aria ogni cosa che apparteneva a lui. Oro, gioilelli che le aveva regalato, fiori, libri. Ogni cosa per anni aveva ricevuto tramite un mago sconosciuto, unico mezzo di connessione tra lui e Hermione. Non parlavano. Le consegnava solo una lettera, e lui portava a Draco la risposta. Era un appuntamento fisso quell'uomo. Era l'unico che sapesse l'esatta posizione di Draco, ma non l'aveva rivelata ad Hermione e nessuno gli aveva mai chiesto se un mago la aiutasse. Quindi, per il momento, quell'uomo era al sicuro. Inoltre, nessuno lo vedeva. Era nascosto da un Incantesimo di Disillusione e confondeva gli Auror che tenevano sotto controllo la casa di Hermione. 
Quella mattina, dopo che si risvegliò senza Draco, fu la disperazione per Hermione. La sua camera era distrutta, quanto solo lei poteva esserlo al suo interno. Il suo cuore non la smetteva di sanguinare dolore. 
Poi, però, il pianto del suo bambino la fece smettere. Con l'ultimo regalo in mano, un delizioso peluche per Ethan, Hermione si diresse verso il piccolo. Lo prese in braccio e tutto tornò normale. 
Ne era certa. Avrebbe combattutto ancora per Draco, per averlo al suo fianco in ogni momento della sua vita, non si sarebbe mai arresa. 
A distanza di un mese, scoprì di essere incinta di Draco. Disperata per quella nuova notizia, corse da Ginny. Non avrebbe voluto un nuovo bambino senza che Draco potesse partecipare al parto. Inoltre, non voleva crescerli da sola, senza lui al suo fianco. Era disperata. Pianse dalla sua amica, tenne stretto Ethan a sé, cercando di capire quali sentimenti aveva provato il piccolo alla vista del padre, quali emozioni avesse avvertito quando l'aveva preso in braccio. Sperava che Ethan infondesse ad Hermione i suoi sentimenti o magari una nuova speranza. E lo fece. Hermione guardò gli occhi del bambino che le sorrideva e la speranza ritornò al suo posto, dentro di lei.
Circa otto mesi più tardi, diede alla luce Haleigh. A quel punto, non poté più negare di essere legata a Draco per la vita. Quella bambina aveva gli stessi occhi del padre e gli stessi capelli biondi luminosi. Era come Draco, anche il sorriso malizioso e dolce assomigliava a quello del padre. 
Hermione guardò la piccola tra le sue braccia e riscoprì il motivo per cui combatteva per Draco, il motivo per cui si sottometteva ogni mese agli interrogatori.
Lo amava. 
Come non aveva mai amato nessun altro nella sua vita. Amava ogni singola cosa di lui, amava vederlo, sentirlo al suo fianco e rivedere nella sua mente ogni momento passato con lui.
Lo amava
L'ultima volta che lo vide, sei mesi prima, lo presentò ufficialmente al figlio e alla figlia. Ethan aveva quasi quattro anni, Haleigh quasi due. 
Gli occhi di Draco non avevano mai avuto una lucentezza del genere.
-Non ho mai visto niente di più bello, oltre te amore mio- disse con dolcezza Draco, tenendo in braccio i suoi due piccoli. Hermione, appoggiata al muro della loro cameretta, guardava sorridendo la scena. Era l'unica cosa che le mancava. Una vera famiglia, un marito al suo fianco che la aiutasse con l'educazione delle sue due piccole pesti. 
Aveva bisogno di Draco.
In quel momento, su quel letto vuoto, Hermione ebbe la sensazione di non farcela. Non ce l'avrebbe fatta un altro mese in quello stato. 
No.
Non ce l'avrebbe fatta.
Abbandonata a quel pensiero, era pronta a lasciarsi andare in un meraviglioso riposo, ma dei rumori simili a quelli di una lotta la risvgliarono. 
Alzando la testa da un cuscino, ascoltò meglio e prese di corsa la bacchetta.
-Maledizione!- affermò scendendo di corsa le scale, mentre il vestito stretto le impediva di muoversi molto. Arrivata giù, il suo sorriso si allargò.
Draco era seduto su un Auror e gli stava modificando la memoria. Era vestito con un semplice completo nero, con sotto un maglione nero. Aveva i capelli più lunghi dall'ultima volta che l'aveva visto, ma era decisamente più affascinante. La barba bionda era lievemente incolta, ma era sempre il suo amore.
Era Draco. E questo diceva tutto!
Quando lui alzò lo sguardo, Hermione vide i suoi occhi illuminarsi. Il suo sorriso si allargò e si alzò. 
Era bellissimo, come sempre. Si sentiva ancora la diciannovenne che aveva baciato per la prima volta Draco nel suo ufficio. Il suo stomaco si contrasse, i suoi occhi si rempirono di lacrime di gioia e il suo cuore prese a correre. 
-Che cosa credono di aver fatto?- domandò Hermione, riferendosi agli Auror stesi sul pavimento.
-Pensano di aver inseguito un ladro fino alla fine della strada, credendolo me, e di essere venuti qui a fare rapporto.-
-Quindi in teoria potrebbero averti visto- affermò Hermione, incrociando le braccia.
Draco la guardò malizioso.
-Lo sai che mi piace lasciare una traccia del mio passaggio- affermò, chiudendo un occhio.
Hermione non resistette. Gli corse incontro ed affondò il viso nel suo petto. Era la sensazione più bella del mondo. Niente era come Draco, come abbracciarlo o baciarlo. Quella sensazione di pace con il mondo, ma anche di assoluta libertà. Sentiva di essere sola al mondo, sola, ma con lui.
Corse a baciare le sue labbra così morbide e meravigliose. 
Quanto lo amava? Quanto lo voleva al suo fianco? 
Troppo, proprio come quanto stava rischiando lui.
Si staccò di colpo.
-Ehi...- disse confuso Draco, stringendola ancora a sé.
-Devi andartene.-
Per un attimo, gli occhi di Draco furono velati da leggera confusione, poi delusione, tristezza. Alla fine, sorrise.
-Non ho alcuna intenzione di andarmene. Voglio stare proprio qui..-.
-Sei ricercato, te lo devo ricordare?- domandò Hermione, cercando di divincolarsi dalla presa di Draco. Ma lui l'abbracciò ancora più forte.
-Lo so-.
-Draco, hai dei figli che devi proteggere!- continuò Hermione, poggiando i palmi dei mani sul petto. Draco si chinò a baciarle il collo nudo.
-Lo so- ripeté, soffiando su quel lembo di pelle scoperta.
-E devi proteggerti..- sospirò Hermione, troppo presa della sequenza di emozioni che stava provando in quel momento, per rendersi conto realmente di quello che stava dicendo.
-Lo so- soffiò di nuovo Draco nell'orecchio di Hermione.
Con un gesto brusco, Hermione si divincolò. Poi si girò intorno e vide Knokky che osservava la scena impaurita.
-Knokky, vai a chiamare Ron, per favore. Digli che vorrei che riaccompagnasse Ethan qui, in macchina- puntualizzò Hermione. Non voleva che un bambino di quattro anni provasse la Smaterializzazione e nemmeno le scope volanti. Era un po' presto. 
Si girò e salì le scale, sperando che lui la seguisse. A quanto pare, lo conosceva troppo bene, perché lo sentì salire dietro di lei, a pochi centimetri dal suo corpo. Quella consapevolezza distruggeva i sensi di Hermione. Voleva solo abbracciarlo e lasciare libero sfogo ai suoi sensi, ma doveva controllarsi. Avevano cose importanti di cui discutere. 
Quando arrivarono in camera sua, aspettò che Draco chiudesse la porta per cominciare a parlare, ma lui la precedette.
-Non capisco come Ginny ti permetta di mettere vestiti tanto attillati!- affermò osservandola. 
Hermione lo guardò interrogativamente.
-Come fai a...-.
-Sono qui da questa mattina, nascosto.-
Hermione lo guardò sconcertato.
-E perché non ti sei fatto vedere stamattina?- domandò aprendo le braccia.
-Avevi l'interrogatorio. Mi avrebbero catturato.-
Hermione sospirò, capendo. Se avesse rivelato, sotto Veritaserum, che aveva visto Draco, una massa di Auror si sarebbe smaterializzata lì e l'avrebbe catturato.
-Non ci saremmo potuti vedere, non credi?- domandò Draco avvicinandosi di qualche passo. Hermione lo guardò avvicinarsi, con il cuore che non la smetteva di darle forti emozioni.
-Vorrei uccidere chiunque ha messo gli occhi su di te oggi- disse malizioso, avvicinandosi ancora di un altro passo. Passò una mano su un fianco di Hermione, salendo e scendendo sulle sue curve.
-Nessuno mi ha guardata oggi!-.
-Mmh, davvero?- chiese, mantenendo quel tono di voce. -Sembrava quasi che tu sapessi del mio arrivo, oppure ti sei messa così in tiro per qualcun altro?-
Hermione si scostò da lui, interrompendo i brividi che la sua mano le procuravano. Improvvisamente, quelle parole suonavano come un insulto, o qualcosa di peggio. La mandarono in bestia.
-Come puoi dire una cosa del genere?- domandò, pronta a crollare. Si allontanò da lui. -Io sono qui, da sola, a crescere due figli, i tuoi due figli e tu chissà che fai lì di fuori, da solo, chissà con chi..-.
-Credi che gli ultimi quattro anni siano stati una passeggiata per me?- urlò Draco. Poi notò gli occhi lucidi di Hermione e abbassò la voce. -Scusa, scusa. So che per non è facile, anzi è una continua salita, ma ancora non posso rientrare. Mi danno la caccia come quattro anni fa. Mi ritrovo Auror in ogni luogo che vado, Austria, Russia, Italia. Come se qualcuno dicesse al Ministero la mia posizione.-
-E non potrebbe essere...- cominciò Hermione. Draco la guardò interrogativo. -Lo sai, quell'uomo...-.
Draco rise.
-No, Hermione. Impossibile, quell'uomo è un vecchio amico di famiglia, praticamente mi ha cresciuto. Mi vuole più bene di quanto me ne voleva mio padre...-. Quando nominò il padre, Draco abbassò lo sguardo. 
-Draco...- sussurrò Hermione, avvicinandosi a lui, per accarezzargli la guancia.
-No- affermò Draco piegando il viso di lato, per evitare la mano della sua amata. I lineamenti del suo viso rimasero duri e tristi. -Devo dirti una cosa...-.
Hermione abbassò lentamente la mano e titubante si sedette sul letto, mentre la paura attanagliava il suo cuore. Draco non la seguì, anzi rimase in piedi davanti a lei.
-Hermione-. Boccheggiò, non sapendo da dove iniziare. -Credo che dovremmo lasciarci.-
La ragazza assimilò con calma quelle parole, credendole uno scherzo. Il mondo intorno a lei si fece ovattato. Si spense, come se volesse lasciarla da sola a capire quella frase. 
Non poteva essere, non poteva, non...
Hermione alzò lo sguardo per incontrare gli occhi di Draco, e rimase a fissarli. 
-Cosa?- chiese Hermione.
Draco stette immobile, fissando i suoi occhi. Il mondo di Hermione cominciò a girare intorno a sè, sentendo il cuore sprofondare in un baratro profondo.
Non ne sarebbe più uscita.
-Cosa?- ripeté Hermione, spostandosi un po' più avanti al limite del letto.
-Hermione, credo che sia giusto lasciarci. Insomma, questi quattro anni sono stati...-.
-Draco, non ci provare nemmeno a lasciarmi- lo intimò Hermione, alzandosi in piedi e puntandogli il dito contro. -Non ci provare. Abbiamo due figli, non intendo crescerli da sola...-.
-Manderò dei soldi e verrò a trovarli più spesso- la interruppe Draco, avvicinandosi di un passo.
Hermione abbassò il dito, capendo che lui aveva già preso una decisione. 
-Stai dicendo che hai deciso, che non vorrai più vedermi e che ho passato quattro anni a difenderti solo perché tu...-.
-Perché io avessi un modo per scappare ed avere un luogo sicuro dove rifugiarmi- completò la frase Draco. Le passò accanto e si sedette sul letto. -Inizialmente, volevo restare con te. Volevo passare la mia vita con te, ma alla fine, con tutto il tempo che è passato, ho creduto che fosse giusto avvertirti.-
-Su cosa?- domandò Hermione, portandosi le braccia al petto, ma senza seguirlo con lo sguardò. Anzi, cercò di allontanarsi il più possibile da lui. Quasi andò addosso al muro pur di mettere distanza tra i due. 
-Non ti amo più-.
Hermione aprì la bocca, scossa. Non ci furono parole più distruttive, più dolorose e più orribili, per entrambi. Hermione sentì il proprio corpo smettere di funzionare. Il respiro si mozzò, il cuore rallentò i battiti, le gambe cominciarono a cedere. Ma si fece forza. Doveva mostrarsi forte. 
E come?, pensò. Come posso dimostrarmi forte se il mio mondo sta andando a pezzi, ed io con lui?
-Mi dispiace, credo che sia successo dopo la nascita di Haleigh. Insomma, non ci vedevano da due anni eppure non sentivo niente, era come se non mi fossi mancata per niente.-
La voce di Draco le sembrò quasi risuanare da un altro mondo, in un altro momento, come se fosse un ricordo che stava ritornando alla mente. Il suono della sua voce era ovattato e lieve, come a volerlo addolcire. Ma le parole erano troppo forti per addolcirle.
-Smettila- sussurrò Hermione, la voce ridotta ad un sussurro, posando una mano sul muro. Aveva bisogno di reggersi a qualcosa o a qualcuno.
-Avevo bisogno di vederti, ecco perché sono tornato prima, questa volta. Dovevo dirtelo...-.
-Smettila- ripeté un po' più forte Hermione. Ma sembrava che lui non l'avesse sentita.
-Dovevo dirtelo prima che ti facessi strane idee, prima che...-.
-SMETTILA!- urlò Hermione, voltandosi verso di lui, mostrandogli le lacrime. Fece un passo avanti. -Tu... Tu mi hai usata per salvarti, per pararti il culo. Ethan e Haleigh sono stati solo errori per te, vero? Solo cose da dimenticare, oggetti..-. Hermione si passò una mano sul viso. Non credette che l'avrebbe mai detto. -Aveva ragione Knight. Tu usi le persone come oggetti. Le usi e poi le getti via quando non servono più. Lo fai con tutti.- Si guardò intorno spaesata. -L'hai fatto anche con me.- 
Fece per andarsene, ma le parole di Draco la fermarono.
-Knight non aveva ragione. Io non sono un mostro.-
Hermione si girò verso di lui e lo guardò con odio, mentre il suo cuore le moriva in petto. Gli occhi di Draco non sembravano luminosi, come quando diceva una verità assoluta, ma erano spenti, privi di luce. Ma le parole dette rispecchiavano alla perfezione la perfidia dei suoi sentimenti.
-Ti sbagli. Lo sei eccome.- Si avvicinò alla porta, poi si rivolse a lui. La rabbia, la delusione e l'enorme dolore che stava provando in quel momento risalirono a galla. -Sai perché mi sono innamorata di te? Perché mi sono concessa a te, perché ti sono stata fedele anni ed ho continuato a proteggerti mettendo a rischio la vita dei miei due figli? Perché credevo in te. Credevo nel fatto che fossi un uomo innocente, che le tue scelte fossero state fatte per amore. Ero convinta che quella notte uccidesti Knight perché mi aveva praticamente uccisa. Lo credevo davvero...- Si asciugò una lacrima, con il dorso della manica del vestito. Avrebbe voluto bruciarlo e gettarlo nella spazzatura, usarlo magari come Polvere Volante. Tutto, pur di dimenticare il dolore provato mentre lo indossava. Voleva dimenticare tutto di quel posto. -E sai che pensai? Che fossi il mio eroe. Lo eri sempre stato, solo che non me ne rendevo conto.- 
Fece un altro passo in avanti.
-E sai perché ti ritenevo il mio eroe? Perché ti conoscevo e sapevo che non avresti mai fatto una cosa del genere. Ma proprio in quel momento sei diventato un eroe, una persona che fa qualcosa in cui non crede, ma che può salvare qualcuno.- Arrivò quasi vicino al viso di Draco e poteva vedere benissimo l'angoscia e la paura attanagliargli l'anima. -E tu lo sai bene, ti conosco Draco. Tu non credi veramente a quello che hai detto. Lo hai fatto per un motivo, perché vuoi salvare qualcuno...-.
Draco sembrava mantenere il fiato. Poi, infatti, lo buttò fuori con un sonoro respiro.
-Lo faccio per salvare te e i bambini. Non voglio che passiate il resto della vita incatenati a me.-
Hermione fece un altro passo, ancora, ed era praticamente a pochi millimetri dal viso di Draco. 
-Io lo faccio per salvare te, Draco. E i bambini capiranno. Sei suo padre, sei il loro modello, il loro esempio. E nonostante tutto, ti vogliono bene.- 
Hermione posò una mano sul volto di Draco e sembrò tutto tornare come prima, ma lui fece un passo indietro, eliminando quel contatto.
-Mi dispiace, Hermione. Credo a quello che ho detto. Credo che sia bene finirla qui...-.
-Mi stai lasciando come si lascia una sedicenne, lo sai? Io non ho più sedici anni, Draco. Dillà c'è tua figlia e tuo figlio sta per arrivare. Vuoi davvero farmi credere che il tuo amore è sparito nel nulla?-.
La voce di Hermione voleva sembrare una sfida per lui, una sfida che sperava lui raccogliesse. Invece, rimase immobile a fissarla. Senza aggiungere una parola, si girò e si diresse verso la finestra.
-E' ora che ti faccia una nuova vita. Una vita che non comprende me.- 
Senza aggiungere altro, sparì dalla finestra. Con il cuore in gola, Hermione corse ad affacciarsi, ma non vide nulla. 
Si era smaterializzato.
Hermione schiuse la bocca, ma poi si morse un labbro. Chiuse gli occhi per evitare di piangere e si girò, uscendo dalla camera. 
Andò in quella della piccola Haleigh, che stava dormendo pacificamente. Tutto della piccola gli ricordava Draco, ma doveva farcela. Per loro. 
Non avrebbe più rivisto Draco, ed era convinta che non sarebbe mai più tornata a sorridere.


 
~
 

Con il mantello sulla testa, Draco attraversò tutta la strada che conduceva alla piccola casetta di campagna. Disilludendosi, affrettò il passo, fino ad arrivare alla porta. 
Con un sonoro toc toc, si annunciò.
Passi pesanti lo accolsero e quando aprì la porta l'uomo che si aspettava di vedere non lo guardò sorpreso. 
Harry Potter sembrava aspettarlo.
-Sapevo che eri tu. Chissà perché ma Ginny si è appena smaterilizzata dicendo che doveva correre da Hermione, per faccende di cuore. Io non ero esattamente il benvenuto.-
-Beh, nemmeno io- affermò Draco, abbasando il capo.
Non capiva il motivo per cui era accorso con tanta velocità alla casa di San Potter, ma doveva spiegarsi con qualcuno, dire il perché, sperare che in qualche modo Hermione si riprendesse. O forse era solo l'abitudine.
-Entra, non rimanere lì-.
Draco fece qualche passo nell'ingresso, ma non si tolse il mantello.
-Stai tranquillo- disse Harry, chiudendo la porta dietro di lui. -Ci sono degli incantesimi che proteggono la casa da occhi ed orecchie indiscrete. 
A quel punto, Draco si tolse il mantello.
-Oh, beh, sei in ottima forma, Draco, complimenti- affermò Harry, senza alcun tono sorpreso. Draco era sempre stato in ottima forma. -Allora- cominciò senza indulgiare oltre e indicandogli la poltrona dove poteva accomodarsi. -spiegami qual'è il motivo che ti porta qui stavolta.-
-Sai che l'ho fatto- sussurrò Draco ad Harry, conoscendo le loro precedenti conversazioni.
Il giovane annuì.
-Dal tono di voce che ha usato Ginny al telefono, ho capito che si trattava di te. Diceva solo, lo sapevo, tipico di un Malfoy, e anche altri complimenti che non ti ripeterò.-
-Immagino che complimenti non è esattamente la parola da usare- suggerì Draco, appoggiandosi dolcemente allo schienale.
Harry lo guardò divertito.
-Oh, beh, se vuoi sentirli posso sempre cominciare. Sai per alcuni anni, ho condiviso l'idea di Ginny..-.
-Ed ora?- l'interruppe Draco. Incredibile a dirsi, ma Harry Potter era diventato il suo confidente maggiore. Per questo gli consegnava le lettere da dare ad Hermione, solo dopo aver bevuto una buona dose di Pozione Polisucco, creata da Draco stesso. Un paio di ciocche di capelli del mago con cui aveva avuto una rissa in Russia e a cui aveva strappato ben non pochi capelli e Potter non sembrava più lui.
-Non sono più dell'idea, Malfoy, lo sai. Hai fatto felice Hermione per anni, anche se ora potrei odiarti se mai la vedessi in lacrime.-
-Sai perché l'ho fatto.-
-Proteggerla? Draco, sappiamo entrambi che nessuno la proteggerà dalla Compagnia.-
-Almeno dovevo provare!- urlò Draco alzandosi in piedi. Quel mago oggi l'avrebbe fatto infuriare. -Già una volta ha rischiato e solo perché ci amavamo in segreto. E' quasi morta per colpa del nostro amore. Sai che dovevo farlo, Potter.- Abbassò di colpo la voce. -La amo troppo per permettermi di perderla. Con Ethan e Haleigh ha fatto un ottimo lavoro, è una madre eccellente. Non posso rovinarle così la vita!-.
-E se la trovassero?- domandò Harry.
-Farò in modo che non succeda. Non lo posso permettere. Ucciderò chiunque pur di proteggere la mia famiglia.-
Harry si alzò in piedi e lo guardò. Gli mise una mano sulla spalla.
-Sai che potrebbe capitare che Hermione, sai...-.
-Tua moglie le presenterà sicuramente qualcuno.- Draco prese un respiro. -Sono pronto a concederla ad un altro pur di salvarla.-
Harry lo guardò preoccupato.
-Hermione ti ama, per quale motivo non vuoi riferirle tutto?- domandò il giovane, mettendo anche l'altra mano sull'altra spalla.
-Non voglio rischiare di perdere Ethan e Haleigh. Sono i miei figli e lei li proteggerà molto meglio a casa, incolume, ignara di tutto questo, piuttosto che in battaglia con me.-
-Il Ministero presto scoprirà cos'è la Compagnia. E lei anche. Potresti rincontrarla.-
-Se mai dovesse accadere farò in modo di avere solo rapporti strettamente professionali con lei.-
Harry sospirò ed abbassò le braccia.
-Sei testardo Malfoy. Per questo Hermione si è innamorata di te.- 
Harry si girò ed andò verso la cucina per prepare un po' di thé. Draco era certo che Ginny non sarebbe rientrata prima di notte, quindi poteva concedersi una lunga chiaccherata con il suo nuovo amico. Più che altro aveva bisogno di sostegno. Aveva appena abbandonato la donna che amava per salvarle la vita. 
Eroico, eppure comico. Molti eroi dei libri che leggeva la sua Hermione- smettila di dire che è tua!- non facevano che rinunciare alla loro amata per salvarla. Li aveva sempre odiati. Riteneva che per salvarla dovessero combattere per lei. Invece, in quel momento, non poteva che sentirsi come uno di loro. 
Era di fronte ad una scelta, che il suo cuore gli imponeva.
Lei, con la famiglia, oppure la sua morte?
-Scelgo lei- affermò Draco risoluto e senza paura.
Avrebbe scelto lei per il resto della sua vita.
















 
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Spazio autrice:

Ciao a tutti!
Immagino che nessuno si aspettava una conclusione del genere. Mi sono detta, voglio continuare la storia? Si, mi piacerebbe da morire ed ho anche alcune idee già pronte, ma alla fine cosa avrei potuto fare a questi due? 
Insomma, un happy ending era scontato in questo caso. 
I due bellissimi che si innamorano, sconfiggono il nemico e vivono per sempre felici e contenti? 
ANDIAMO, pessimista come sono, quante storie di amore vanno realmente così? 20% delle storie d'amore sono felici, il resto tristi. E questa rientra tra quel 80%, per ora. ;)

Dispiace anche a me lasciarli così, avevo in mente anche un finale diverso. Ditemelo se questo fa schifo così lo elimino, ma eliminerò anche il seguito. Questo finale è collegato al seguito. L'altro finale è un po' diverso ed ha uno svoglimento diverso, ma sotto alcuni punti di vista simile.
Insomma, o l'uno o l'altro ed io sarei propensa a scegliere questo
Insomma, vorrei che mi faceste sapere cosa ne pensate, ne sarei felicissima

Voglio comiciare una cosa che mi ero ripromessa di fare tante volte. 
Mi ero ripromessa di ringraziare tutti alla fine della mia storia, chi aveva messo la mia storia tra i preferiti, chi l'aveva seguita, chi recensita. 
Lo volevo fare da tanto, ed ora lo farò.



A voi, lettori silenziosi o no, lettori che si sono fatti sentire, che mi hanno detto la loro opinione, che mi hanno fatto ridere o commuovere, questo capitolo e tutta la storia è dedicata a voi.





Voi

Quelli che mi hanno seguita:
AliBABBA 
alicetta96 
Angel33 
AniaS 
aquizziana 
Ashling 
aurarossa 
Baghina
banvany 
Bea11 
black_star_ 
BLUFLAME 
Bulm88 
Cherry Armstrong 
Ciccii 
Cinderellabell
CinziaCandid 
damon92 
dance4ever 
EarthquakeMG 
Ellie__ 
excel sana 
faerieclara 
Faith18 
fede17 
finfola
Fletus Chattongue
franceschina94_ 
giadi 
giulia2013 
giuly_bu 
I can fly 
 Igrain 
JuOn 
lachia 
Lallina33 
Leryn 
Lily_Scorpius 
LittleHarmony13
lorek92 
Mallorykey 
maryam 
marycate
Mary_Sophia_Spurce 
MeLiIiIi 
Misako90 
Missluna89
MouMollelingua 
mya95
Narniana95 
nefastia 
Neverland333 
Noomi 
NYC and Roses 
NyraMoon 
Poseidonia 
riketta 
Rosella 
roxanne_789 
SangueFolletto 
saracharly 
sciaretta95 
seriadel 
Serpe_ 
Shany87 
shary83 
Silver_River 
SimonaDiVaio1993 
Spheater 
Tanny
taranana 
tarya46 
Tess 36 
The_deathly_hallows
Tortella 
tykisgirl 
Vale17_ 
vampicullen 
_glo_ 
_Holiday_
 _Wonderland_
 


quelli che mi hanno ricordato:
erylabella 
Gio97 
mrspaciok
PARIGI 
scherryina
Silver_River 
Soul of Fire 
Tanny 
 


Quelli che mi hanno preferito:
Ansem6 
Dark__Riddle 
Dear Juliet 
elettra1991 
Elisetta Slitherin 
FlyLeaf 
isottina
LauGelso 
Lestrange 
LittleHarmony13 
luchi 
MartinaDramione92 
Melinda Malfoy 
Mezzosangue e me ne vanto 
Mione_Malfoy
Misako90 
morgana124
nightmare123 
ResistiVinci
Sam98 
Sarugaki145
sheissunlight 
Silver_River
StreghinaB 
usagi87 
VeryBaby88


Q
uelli che mi hanno recensito:
LittleHarmony13
Soul of Fire
Dear Juliet
Silver_River
Elisetta Slitherin
Fletus Chattongue
Tanny
seriadel
MouMollelingua
Misako90
giulia2013
laila_felton
Spheater
_Wonderland_
AliBABBA
Cherry Armstrong 
EarthquakeMG
mikilily
Black_Yumi



Vorrei ringraziere personalmente OGNUNO di voi per aver anche semplicemente letto la mia storia. A chi mi ha seguito assiduamente- cito qualche nome
Silver_River, MouMollelingua, Tanny e le più recenti 'conquiste' LittleHarmony13 e Dear Juliet- mando un enorme bacio, un enorme abbraccio ed un ringraziamento tutto speciale.

Mi fa un po' commuovere pensare di lasciare questa parte della storia per dedicarmi al seguito, ma so che è stato possibile anche grazie a quelli che mi hanno seguito.

GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE.
Un milione di grazie non basterebbero ad esprimere la mia gratitudine.


Vi saluto con un ultimo inchino
C.

*Sipariochiuso...*




*.....Per ora.*




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