Hermione di Hogwarts

di Dolcestellina21
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Consuetutine ***
Capitolo 3: *** Ritorno a casa ***



Capitolo 1
*** Prologo ***





Prologo




L’erba verde dell’enorme giardino andava via via impallidendo, con l’avvicinarsi della stagione fredda. Gli alberi si stavano iniziando timidamente a spogliare, l’aria era appena più fresca ma la vita nell’enorme castello non accennava a cambiare. Anzi le faccende erano fatte sempre più freneticamente per evitare il proseguimento durante le ora più buie.

Tra le stanze enormi e i corridoi vuoti, una figura femminile si muoveva con grazia, dirigendosi verso la biblioteca fornita, il fruscio della gonna appena udibile.
Improvvisamente si fermò, si accostò ad una porta e la aprì cautamente. Quindi si introdusse nella stanza illuminata. Un’altra figura, più anziana, stava seduta su un divanetto confortevole finemente ricamato, in una paziente attesa. Non appena vide la giovane entrare il suo volto si illuminò.
“Signora contessa, perdonatemi il ritardo. Vi ho fatta aspettare.” Il tono della giovane era veramente dispiaciuto e si avvicinò alla signora come se riuscisse ad esprimere le proprie scuse semplicemente annullando la loro distanza.

La contessa Narcissa Malfoy allungò la fragile mano fino a sfiorare una ciocca dei boccoli castani della fanciulla che sfuggiva prepotente dalla treccia in cui li aveva racchiusi “Mia piccola Hermione, non dispiacerti, non mi hai fatto aspettare” e la compensò con un sorriso sincero. La ragazza rispose a sua volta con un sorriso, poi si voltò per prendere un piccolo libriccino che si trovava su un tavolino li accanto, accanto alla bacchetta della contessa, e si accomodò dinnanzi alla distinta signora, sistemando le pieghe dell’abito azzurro “Bene, signora contessa, vogliamo riprendere la nostra lettura?”



Angolo autrice:
Bè spero che questa storia vi interessi, a me la fiction di Elisa di Rivombrosa è sempre piaciuta e per questo ho deciso di rivisitarla così!
Non ho messo l'avvertimento OOC perchè on mi sembrava necessario, in fondo penso che i caratteri di Fabrizio ed Elisa colliminino abbastanza bene con la mia scelta dei protagonisti.
Noterete (per chi ha seguito la fiction assiduamente come me) che i dialoghi sono pressocchè identici a quelli del film... Non so se si possa fare, ma mantenerli così mi sembrava il modo migliore per mantenere l'aria di aristocrazia e antichità che si respirava...
Ultimo avviso: la storia è incentrata soprattutto su Hermione, quindi limiterò al minimo ciò che non la riguarda direttamente, come anche il complotto verso il Re, che sarà presente solo in seguito!

Ok, le note sono più lunghe della storia... O.o Solo per stavolta :) Un bacio!

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Capitolo 2
*** Consuetutine ***





Consuetudine




Hermione si diresse verso le cucine, dove il suo migliore amico la stava aspettando per una cavalcata insieme.
Il suo passo era dettato dal nervosismo e guidato dalla consuetudine. La ragazza si aggirava inquieta, preoccupata per la salute della contessa. La signora, infatti sembrava ogni giorno più stanca e la cosa la preoccupava non poco. La contessa era buona e gentile: era stata proprio lei a prenderla come dama di compagnia, strappandola all’altrimenti orribile futuro che le si prospettava. Infatti, da quando il suo povero padre era venuto a mancare, la giovane Hermione aveva iniziato a lavorare in una locanda spazzando per terra e gli approcci e le richieste da parte dei clienti ubriachi non erano mai mancati. Fortunatamente quello non era il suo compito e la sua integrità non era ancora stata violata.

Ma adesso che le sofferenze della signora cominciavano a farsi più insistenti, la sua preoccupazione aumentava ogni giorno di più. Inoltre la contessa non mancava mai di fare riferimento al figlio, lontano ormai da parecchi anni. E, ogni volta che ciò accadeva, e che il suo sguardo debole si posava istintivamente sul ritratto del giovane, i suoi occhi sembravano acquistare una nuova scintilla di vitalità e di orgoglio, unita alla speranza. Il figlio della contessa aveva un portamento distinto, la pelle diafana e i capelli biondi, dai riflessi dorati. Anche gli occhi della fanciulla erano ormai avvezzi a quel ritratto. Molte volte si era sorpresa ad osservarlo, come se fosse realmente davanti a lei…

“Ehi, Hermione! Che fai, sei ancora sulle nuvole?” La voce di un ragazzo la fece sobbalzare.
“Ron!” lo rimproverò la ragazza “Ti avrò detto mille volte di non spaventarmi così”
“Lo so” rispose il giovane “Ma è una tentazione irresistibile” e si chinò per darle un veloce bacio sulla guancia morbida. Hermione, suo malgrado, si aprì in un sorriso. Ron era il suo migliore amico e gli voleva un bene dell’anima, anche se a volte era proprio irritante. I suoi occhi di un azzurro stupefacente, però, gli facevano perdonare tutto. “Allora pelandrone… Sei pronto a perdere anche questa volta?” gli chiese sorridendo.
“Assolutamente no!” E iniziò ad avviarsi, con la ragazza al seguito, verso le scuderie.



“Ho vinto di nuovo io!” esclamò la ragazza scendendo dal suo cavallo.
“Ma non è proprio vero! Ho vinto io questa volta, cara Hermione” la beffeggiò Ron, smontando anche lui da cavallo.
“Si, bella vittoria! Hai preso una scorciatoia. E per di più hai distrutto il campo a quei poveri contadini!” si impuntò la ragazza. Ron la guardò con tenerezza per un momento: quando faceva così sembrava tornare improvvisamente bambina.
“Bè mia cara nessuna regola impediva di prendere scorciatoie” le rispose con un sorrisetto furbo il giovane prima di avviarsi alla scuderia con il suo cavallo. La bella mora sbuffò e poi lo seguì “Vorrà dire che la prossima volta stabiliremo regole più certe!” esclamò compiaciuta accodandosi a lui.



Hermione appellò un vestito rosso dal suo armadio, leggermente più chiaro della sfumatura delle sue guance dopo la cavalcata. All’improvviso la porta della sua camera si aprì e con passo cadenzato entrò la marchesa Ginevra Malfoy, figlia della contessa Narcissa. L’irruzione della nobildonna era dovuto a un motivo ben preciso “Hermione!” la richiamò infatti. La ragazza lesta posò il suo vestito e la bacchetta su di una sedia e fece un piccolo inchino alla marchesa.
“Che non si ripeta mai più” le disse questa con un tono di voce adirato “Tu sei la dama di compagnia di mia madre. E non una sgualdrina che se ne va a cavalcare per i boschi con gli stallieri” la rimproverò duramente. La ragazza non abbassò il capo, ma sostenne lo sguardo della donna. La marchesa la squadrò da capo a piedi e un espressione di disgusto si dipinse sul suo volto “E per giunta vestita da uomo. Dio mio che vergogna!” esclamò voltandosi. Hermione si osservò per un breve istante e si sentì in soggezione. In effetti il suo abbigliamento usuale non era costituito da camicia, pantaloni e stivali… Quello di nessuna donna dell’epoca lo era, nemmeno quello delle serve. Figurarsi quello di una dama di compagnia o di una nobildonna. La marchesa Ginnevra infatti era impeccabile nel suo abito blu, con il corpetto che le stringeva la vita sottile. I capelli rossi erano raccolti in un’acconciatura elaborata sopra la nuca e solo un boccolo era lasciato cadere morbidamente sulla spalla. Gli occhi blu e luminosi erano adorni di lunghe ciglia e le labbra carnose erano velate di un rosso opaco. La sua bellezza non poneva limiti all’età e ai suoi modi austeri.
Hermione fece un passo avanti e si rivolse direttamente alla donna “Signora marchesa, io e Ronald stavamo sol…”
“Silenzio!” esclamò alquanto adirata “Non ti ho chiesto di rispondere!” La ragazza chinò leggermente il capo mortificata “Il fatto che mia madre si sia intenerita e che ti abbia presa al castello solo perchè sai leggere e sei capace di adoperare la magia, non fa di te una nobildonna” pronunciò con un piccolo sorriso sulle labbra “Se non sai come si comporta una dama di compagnia, faresti meglio a tornare da dove sei venuta! Non mi resta molto difficile rispedirti in quella locanda”
“Si marchesa… Lo so”
“E ricorda: tu sei qui solo per la benevolenza di mia madre. Se fosse per me tu saresti con tua sorella e tua madre a patire la fame” il suo tono rude strideva con il suo comportamento e il suo aspetto “Ci siamo intesi? Madame Hermione di Hogwarts?” La ragazza profferì un “Si” leggero ma fermo. La marchesa la osservò per un secondo“E rimettiti dei vestiti decenti. E vai dalla contessa mia madre. Subito” Poi si voltò ed uscì , senza attendere risposta. Non appena la porta si chiuse, la ragazza tirò un sospiro e riprese il suo abito tra le mani.



“Ginevra ha un carattere troppo debole” esordì la contessa allontanandosi dalla finestra della biblioteca, poggiata al suo bastone. Hermione le si fece subito avanti per aiutarla, mentre la signora continuava a infierire sulla figlia “Alza la voce solo con i servi, ma con quel disgraziato di suo marito…”
“Signora contessa siete troppo dura con vostra figlia Ginevra. Anche se severa, vuole molto bene a sua figlia Rose. E anche il marchese suo padre in fondo…”
“Il marchese suo padre è un incapace che nessuno sa tenere a bada!” la interruppe la contessa “Tanto per cominciare odia Hogwarts. Per il signor marchese basta solo che quando ne ha bisogno ci sia abbastanza da… arraffare… nelle casse…”
concluse sospirando rumorosamente. “Signora contessa” La ragazza si fece avanti preoccupata, fino ad avvicinarsi alla nobildonna “Vi prego, lo sapete che non dovete agitarvi. Vi prego!” la implorò con apprensione. La signora le rivolse uno sguardo affettuoso prima di ricominciare “O mia cara Hermione… Qui va tutto a scatafascio. E il mio unico figlio maschio si è arruolato nell’esercito: lui è il solo che può occuparsi di tutto questo… E non c’è!” concluse sconfitta.
“Tornerà!” le disse la ragazza con un sorriso “Ne sono certa!”
“Non so mia cara, non so” E gli occhi le si velarono nuovamente di apprensione “L’altra notte ho fatto un incubo e mi sono destata. Il respiro mi mancava. Ho sognato Draco… L’ho visto ucciso, morto, accanto ad un ruscello di montagna” si interruppe un attimo, stringendo le mani della giovane “Tu credi nelle premonizioni?”
La ragazza rispose con un sorriso affettuoso “No contessa. Io credo che, il più delle volte, la paura stimoli la nostra immaginazione” Le carezzò delicatamente le mani, mentre le stringeva nelle sue “Sono sicura che vostro figlio, il signor conte sta bene! E che presto lo rivedrete!” E si aprì in un sorriso. Ma, nonostante la tranquillità che la giovane tentava di trasmettere all’anziana signora, si sentiva vagamente preoccupata per la sua salute.



Hermione aveva accompagnato la contessa a riposare nelle sue stanze e ora di trovava giù in cucina con Molly mentre Romilda, Angelina e Ron svolgevano le loro mansioni insieme al resto della servitù.
Molly era stata la balia del signor conte ed era una bravissima cuoca. Hermione la considerava quasi come una madre e in quel momento, infatti, si stava confidando con lei.
“Molly sai, sono molto preoccupata per la contessa… Ultimamente non sta molto bene” le stava dicendo con espressione affranta.
“Che c’è, hai paura che se la contessa morisse tu te ne dovresti andare via da qui?” Hermione si voltò immediatamente e si accorse che la voce che aveva pronunciato quella frase crudele era di Lavanda. Lavanda era la sorella minore di Ron ed era una bella ragazza, nonostante si trascurasse molto. Hermione non aveva un rapporto esattamente idilliaco con la giovane. Molly la redarguì subito “Lavanda! Cosa diavolo vai dicendo? O Signore aiutaci tu!” esclamò facendosi il segno della croce. Poi si rivolse di nuovo verso i ragazzi “Angelina, tu e Lavanda andate ad aiutare Fred e George!” Angelina, la giovane di colore dai capelli ricci e scuri, prese per mano la mora e la trascinò fuori con lei.
Molly osservò la giovane e disse “Hermione non preoccuparti, non dare retta a quello che dice Lavanda. Alla contessa non succederà niente!” Ma poiché la ragazza continuava a mordersi il labbro, cercò di spezzare un po’ la sua tensione “E comunque non credo sia saggio continuare a illuderla sul ritorno del conte!” La ragazza, sentito questo, alzò la testa e parve voler nascondere a fatica qualcosa “Bè chi ha detto che sia un illusione?” chiese. Molly la guardò, inquisitrice “Perché per caso il conte ha scritto dicendo che sarebbe tornato?”
Hermione rispose immediatamente “No” e dopo un attimo di esitazione “Gli ho scritto io!” Molly tossì nella tazza dalla quale stava bevendo. “Tu cosa?!”
“Io… Io… Mi sembrava giusto farlo. E poi comunque la lettera potrebbe essersi persa, mai arrivata a destinazione, chissà? Errol è tornato senza niente, ma potrebbe anche aver smarrito la busta” rispose la ragazza scollando le spalle. Molly la guardò sbalordita “Ma la contessa almeno lo sa?” Hermione la fissò impaurita “No! E non deve saperlo! Lo sai quant’è orgogliosa…” Molly scosse la testa rassegnata. Hermione le posò un bacio sulla fronte, carezzandole i capelli rossi striati di bianco e la salutò, uscendo dalla porta e dirigendosi verso le scuderie.


Poco dopo Hermione si trovava a casa di Cho, una sua grande amica. La ragazza aveva sposato il dottor Potter, ma essendo lei una serva, la famiglia dell’ormai ex conte l’aveva diseredato ed ora i due coniugi vivevano in una piccola casetta diroccata, in mezzo alla campagna.

La ragazza aveva appena versato un bicchiere di latte per la sua amica “Cho, non importa, non…”
“Prendi, prendi! Latte e uova sono le uniche cose che non ci mancano” le rispose la mora sorridendo “I contadini sono povera gente, come vuoi che paghino?” Hermione si sedette su una seggiola di legno, osservando Edvige appollaiata su un trespolo mentre riposava e constatò “Harry è molto amato!”
“Ma molto povero anche” le rispose Cho con una voce infelice “E per colpa mia” concluse tristemente la fanciulla voltando le spalle alla mora per sistemare due cestini di vimini. Hermione si risentì “Non è colpa tua!”
“E di chi sennò?” Sospirò e riprese a bassa voce “Ci penso tutti i giorni sai?” E si voltò verso l’amica “Ogni mattina appena apro gli occhi e ogni sera prima di addormentarmi. Prego Iddio che mi perdoni per la mia… Presunzione…” Hermione replicò immediatamente “È stato amore, Cho, non presunzione!”
Ma la mora la interruppe “Presunzione! Presunzione, invece” Si sedette stancamente su di una seggiola “Mi ero illusa che l’amore potesse superare ogni barriera… E mi ero illusa di poter avere quello che non mi spettava…” Ai suoi dolci occhi scuri sfuggì una lacrima “Io, una serva. Se non fosse stato per me ora Harry avrebbe ancora la sua casa, il suo nome, le sue ricchezze, e il suo titolo… E invece, ha una serva… E questo... Gli è rimasta solo la sua bacchetta, di tutto ciò che possedeva” Alzò gli occhi al cielo, mentre Hermione la guardava dispiaciuta, poi lentamente riprese “Noi siamo nate povere, Hermione e tutto questo non ci pesa. Ma lui è nato nobile: credi davvero che non ci pensi mai?”
La fanciulla rimase per un momento senza parole mentre l’altra si asciugava le guance con un piccolo fazzolettino. Poi le poggiò una mano delicata sulla sua e mormorò “Cho…”

Improvvisamente la porta si aprì con uno scatto, seguito da passi veloci e dal piccolo atrio si senti chiamare “Cho” da una voce profonda. Hermione si alzò immediatamente, mentre l’altra si affrettava a nascondere il piccolo fazzolettino bianco che racchiudeva le sue lacrime. Nel vano della porta comparve un uomo giovane, vestito molto semplicemente, il cappello in una mano e una piccola valigetta scura nell’altra. Nel vedere la ragazza, l’uomo rimase piacevolmente sorpreso “Buongiorno Hermione!” le disse aggiustandosi gli occhiali sul naso.
“Buongiorno Potter!” rispose la ragazza con un sorriso.


Angolo autrice:
Direi che questo capitolo era un pò più lungo, no? è per questo che ve l'ho postato subito subito :) Per il prossimo ci sarà da aspettare però... Ma che ne pensate fin'ora??

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Capitolo 3
*** Ritorno a casa ***





Quella mattina, come sempre, Hermione si era svegliata alla buon ora e, dopo aver indossato un abito sui toni del verde, chiaro come l’erba del giardino bagnata dalla rugiada che riluceva ogni mattina sotto il sole, si era diretta nelle stanze della contessa per aiutarla a pulirsi e vestirsi. La nobildonna, quando ebbero finito, pregò la ragazza di andare in biblioteca, il posto che entrambe più amavano, per poter essere deliziata da qualche brano letto dalla sua dolcissima dama di compagnia.

Mentre Hermione leggeva lentamente il libro seduta su di una sedia, la contessa ascoltava, le palpebre abbassate, mentre sedeva elegantemente su una poltrona. La ragazza sovente lanciava delle occhiate nella direzione della signora, sperando che non le accadesse niente, ma comunque premurandosi per evitarlo. Dopo la loro consueta ora di lettura, Hermione riaccompagnò la contessa Narcissa nelle sue stanze e approfittò del raro momento di libertà per tornare in biblioteca e leggere un libro che aveva incominciato pochi giorni prima.


Nel momento in cui era assorbita dalla lettura del libriccino, quasi senza che se ne accorgesse, si sentirono dei passi avvicinarsi alla stanza dove la fanciulla si trovava.
Improvvisamente la serratura della porta della biblioteca scattò e si aprì, rivelando un giovane vestito con la divisa dell’esercito. “Madre!” esclamò questo, prima di avvistare la giovane che sedeva su di una poltroncina. Hermione, colta alla sprovvista, lasciò andare il libro e, alzandosi, indietreggiò fino alla finestra.

In quel breve, piccolo attimo, i loro sguardi si scontrarono, si incrociarono e si osservarono.
Hermione, incuriosita, studiò quel giovane, dalle sembianze familiari. Aveva un aspetto piacevole, era alto e prestante, la pelle era pallida, ma sembrava segnata dalla fatica e dalla durezza; i capelli biondi ricadevano compostamente sul collo e sugli occhi, di un grigio chiarissimo, un strano argento, molto profondo, che ricordava quei pomeriggi un po’ uggiosi.

Anche il giovane sconosciuto esaminò quella fanciulla dal viso deliziosamente fine, dai capelli castano scuro con riflessi color miele, che ricadevano in boccoli naturali sulla schiena e sulle esili spalle, dagli occhi scuri, ma profondissimi. La osservava e la trovava bellissima.

“Scusate signora. Mi avevano detto che… Vi ho spaventata, scusate” fece qualche passo avanti mentre pronunciava quelle parole. La voce del giovane era gradevole a sentirsi e il suo tono era a metà tra le scuse appena pronunciate e la curiosità che lo attanagliava sull’identità dell’estranea.

Hermione, riprendendo coscienza di dove si trovava, senza staccare i suoi occhi da quelli dell’ufficiale, mosse un passo nella sua direzione “No… Non mi avete spaventata!” e chiese, con aria interrogativa “Voi siete…?”

“Conte Draco Lucius Malfoy” rispose il giovane immediatamente, chinando appena il capo. La ragazza accusò un piccolo colpo nell’apprendere l’identità di colui che le stava davanti. Egli continuò “Ai vostri ordini” e si piegò leggermente, portando il braccio destro davanti al petto e il sinistro dietro la schiena, sempre senza dividere i loro sguardi. La fanciulla fece un piccolo inchino, prendendo due lembi della gonna tra le mani “Onoratissima”

I due non smettevano di fissarsi e la cosa indusse il conte a chiedere “Ci conosciamo?”

Hermione arrossì un poco sulle gote e il conte pensò che quel timido rossore non faceva altro che aumentare la sua femminilità e la sua bellezza “In un certo senso, direi di si…”
Il giovane la guardò incuriosito, interessato dal fatto che potessero già essersi visti. “Ho visto il vostro ritratto, nella camera della contessa Narcissa” Il nobile fece spuntare un sorrisetto sulle sue labbra. Egli pensava che si fossero già visti realmente. “Vi abbiamo aspettato tanto…” Le parole di lei lo indussero ad allargare il suo sorriso: aveva notato che la ragazza si era inclusa in quel ‘Vi abbiamo aspettato’.

“Venite” Continuò lei con un sorriso, precedendolo verso la porta della biblioteca. Il conte Draco rimase un momento al suo posto, ma poi si voltò e raggiunse a passo veloce la fanciulla per poterle aprire l’uscio. Le mani dei due si sfiorarono per un solo istante e un brivido li percosse. Hermione, imbarazzata abbassò gli occhi e uscì dalla biblioteca, dirigendosi verso le stanze della contessa. Il conte la seguì, ammaliato dal suo portamento. Camminò dietro di lei, osservando quelle spalle sottili e fiere, riflettendo su dove lei lo stesse conducendo. Il suo cuore ebbe un piccolo sobbalzo pensando alla sua dolce madre che da troppo ormai non rivedeva.

Finalmente, dopo un percorso che ricordava molto più corto, si ritrovò davanti a quella porta famigliare che tante volte da piccolo aveva aperto nel cuore della notte.
La ragazza bussò leggermente, poi aprì la porta e chiamò “Contessa…” La nobildonna stringeva un rosario e stava recitando le consuete preghiere. Notò la giovane ma non smise la sua litania, finché i suoi occhi non si posarono sulla figura nascosta dietro la porta. Hermione fece un passò di lato e nell’uscio apparve suo figlio, il ragazzo, ormai uomo, che per tanti anni aveva aspettato e chiamato a gran voce attraverso la preghiera. Il suo cuore, anche se anziano, sobbalzò ancor prima che la sua mente registrasse la situazione.
“Madre” mormorò lui, allargando le sue labbra in un sorriso. La contessa al suono di quella voce, incespicò nelle sue parole e aumentò il respiro “Oh… Oh Signore Iddio! Draco” tese le mani verso quel voltò che tanto aveva agognato di rivedere prima della fine dei suoi giorni.
Il conte fece qualche passo avanti e poi si buttò letteralmente tra le braccia della madre, abbracciandola e dandole la soddisfazione di poter avere nuovamente il suo diletto figlio maschio stretto a lei, come era stato quando era nato “Draco, oh Draco” dagli occhi commossi sfuggirono delle lacrime. Il nobile, in ginocchio vicino al letto si scusò per la proprio assenza e per la sofferenza causata alla madre.

Hermione osservò la scena, ancora vicino alla porta. Sorrise di quella tenerezza tra madre e figlio, ripensando alla sua famiglia e al padre che non c’era più e, sentendosi di troppo, indietreggiò silenziosamente, chiudendosi la porta alle spalle.

***

Il giorno dopo il sole splendeva fiero e allegro su Hogwarts, come a voler beneficiare tutti con la sua luce e il suo calore.

Hermione entrò nella biblioteca e salutò l’amica che stava pulendo lì “Buongiorno Angelina! Hai visto la contessa?”
“Si, si è svegliata presto e ha voluto fare una passeggiata con il conte. Ha detto di lasciarti dormire, questa mattina voleva godersi il ritorno del figlio” le disse la ragazza con un piccolo sorriso e continuando a spolverare. Hermione la ringraziò e si diresse verso la grande portafinestra per poter uscire fuori a vedere l’immenso giardino. Si affacciò dalla balconata e notò la signora contessa e il figlio che passeggiavano immersi nel verde, tra le grandi aiuole e i fiori profumati.

I due parlavano, chiacchieravano amabilmente, ma lei da lì, non riusciva a sentire quale fosse l’argomento. Immaginò che, dopo tutto quel tempo passato senza vedersi, madre e figlio stessero semplicemente cercando di recuperare il tempo perduto.
La ragazza li osservava sorridendo, appoggiata al balcone e notando come il sole si rifletteva in maniera simile sia sui capelli della nobildonna, sia su quelli del figlio più grande.
Improvvisamente il conte Draco alzò lo sguardo, esattamente come se avesse sentito una sensazione strana farsi strada tra i suoi pensieri, ed incrociò gli occhi della giovane. Ella, improvvisamente consapevole di ciò, voltò la testa, arrossendo leggermente sulle guance, e facendo finta di ammirare il panorama.

La contessa Malfoy intanto continuava a parlare, cercando l’appoggio del figlio per organizzare un ricevimento in suo onore, alla quale tutti i nobili sarebbero stati invitati.
Il figlio, dopo aver riabbassato lo sguardo, deviò il discorso “Chi è quella signora che ho incontrato ieri in biblioteca? È stata molto gentile con me… Premurosa…” spiegò ripensando al giorno precedente.
“È la mia dama di compagnia, mi è molto cara!” rispose immediatamente la donna. Il figlio notò che le si erano accesi gli occhi, soltanto nel nominarla “In questi anni è stata accanto a me più di chiunque altro!” riprese “Senza voler offendere tua sorella, direi che è quasi una figlia”
A quanto pare quella ragazza aveva solo qualità positive “E ha anche un nome?” chiese lui, impaziente di conoscere il nome di quella creatura che sembrava averlo stregato al primo sguardo.
La donna, leggermente riluttante a dirlo, rispose “Si chiama Hermione. Hermione di Hogwarts”
Qualcosa colpì il biondo al cuore “Ah” mormorò ricollegando qualcosa “È lei…”
Ma la madre l’aveva sentito “È una bravissima ragazza e le voglio molto bene” disse, a mo’ di rimprovero “E non vorrei che le accadesse qualcosa di male” concluse con un dito alzato, come a redarguirlo. Il nobiluomo si chinò a baciarla sulla guancia morbida, ricordando i tempi in cui era bambino e ripeteva quello stesso gesto. Gli era mancato davvero tutto ciò…

Improvvisamente entrambi sentirono un procedere di passi sulla ghiaia del vialetto e una voce famigliare, roca, dietro di loro “Avanti canaglia, fatti vedere!” Draco si voltò subito e vide un uomo davanti a lui, della sua stessa età: la pelle di un leggero color cioccolato e i capelli neri e ricci chiusi da un nastrino alla base del collo “Che cosa credevi?” continuò lo sconosciuto, facendo sorridere il biondo “Che potessi tornare qui a Hogwarts senza che io ne fossi informato?”
“Conte Blaise Zabini” fece l’altro per dargli il benvenuto, quasi rassegnato nel doverlo dire. Il moro circumnavigò l’uomo per ritrovarsi davanti alla donna “Contessa” la salutò con un elegante baciamano e fu ricambiato da un sorriso cortese.
Dopodiché tornò davanti all’altro, guardandolo con aria di sfida. Pochi secondi dopo entrambi si stavano abbracciando, ridendo, come due vecchi amici. Si guardarono negli occhi mentre continuavano a darsi pacche sulle spalle. La lontananza non avrebbe potuto abbattere un’amicizia come quella.



Qualche ora dopo, il conte Draco Lucius Malfoy sedeva alla scrivania della biblioteca, ripensando alla madre, all’amico Blaise, ai servi, alla tenuta, a quanto gli era mancato tutto ciò, a come sarebbe voluto restare in quelle mura famigliari, ma a come, probabilmente, non avrebbe potuto…

Inaspettatamente la porta della biblioteca si aprì di scatto e ne susseguì un incedere di passi sicuri e decisamente femminili. Davanti al conte si presentò la bella Hermione.
Non appena la ragazza notò il nobiluomo, si fermò al centro della stanza. Boccheggiò un attimo prima di parlare “Scusatemi. È che… Io non sono abituata a bussare”
Il conte rispose con un sorriso accattivante “A quanto pare condividiamo gli stessi difetti” fece, sporgendosi sulla scrivania.
Hermione si torturò una piega del vestito color avorio, ma rispose guardandolo negli occhi, come se volesse discolparsi “È che di solito in biblioteca non c’è mai nessuno. Scusate ancora” si inchinò per congedarsi, ma prima che facesse in tempo a voltarsi, il conte si alzò dalla sedia “Venite signora” Si portò di fronte a lei lentamente “Volevo parlarvi” enunciò guardando i suoi capelli ricci sciolti sulle spalle. Lasciò trascorrere un secondo, durante il quale studio il suo aspetto angelico.
“Voi siete molto cara a mia madre”
“E lei a me!” rispose subito la fanciulla con sussiego “Io devo moltissimo alla contessa Narcissa” spiegò sorridendo timidamente.
Lui la osservò attentamente, e poi chiese, poggiandosi alla scrivania dietro di lui “È per questo che mi avete scritto?” La ragazza all’udire queste parole, sembrò spaventarsi “Vi prego, signore” mormorò “Io non ho detto a nessuno di quella lettera” A parte Molly si corresse mentalmente. Ma la donna era come una madre per lei, perciò la cosa non aveva motivo di essere espressa.
Il conte, sorridendo, sussurrò anch’egli, come a voler far intendere il grado di complicità per quel segreto che li univa “Non né ho parlato con nessuno, state tranquilla” finì sorridendo. Anche Hermione aprì le sue labbra in un sorriso e il conte rimase per un attimo a fissarla, abbagliato da quel semplice gesto, come se non avesse visto nessun’altra donna sorridergli.
“Anche se non capisco” incominciò il conte, preoccupato e alzandosi dal suo appoggio, per girare attorno alla ragazza “Perché vergognarsi di un gesto che vi fa solo onore?” soffiò da dietro le sue spalle. “Se io non avessi ricevuto quella lettera non sarei mai tornato” concluse serio, tornando di fronte a lei.

Hermione tentò di spiegare “Non è così semplice, sapete… La contessa, vostra madre, è una donna mooolto orgogliosa. E anche vostra sorella Ginevra. Il marchese Corner, poi…”
“Insomma” concluse divertito lui “Una famiglia con un pessimo carattere”
Hermione si lasciò scappare una piccola risata, per poi abbassare riservatamente il capo.

Rimasero in silenzio qualche secondo, poi una voce li interruppe “Signor conte” era Lavanda, tentennante nel vano della porta, i capelli castani e crespi acconciati in una crocchia e un vassoio in mano.
“Vieni pure Lavanda” acconsentì il conte “Poggialo lì sopra” fece, accennando ad un tavolino. Poi, dopo uno sguardo alla ragazza che ancora le stava di fronte, ordinò “E porta un’altra tazza di the per la signora”

Lavanda, sorpresa, si immobilizzò all’istante. Hermione alzò lo sguardo sbalordita e chiese incredula, come se non avesse capito “Per me?”
Il conte, confuso, le chiese “Non vi piace il the? Preferite qualcos’altro?”
La ragazza rimase un attimo imbambolata, osservando gli occhi grigi del conte. Si riscosse appena in tempo per elaborare una risposta sensata “No… No, un the va benissimo, grazie!” rispose sorridendogli.
“Sentito, Lavanda?” fece lui rivolgendosi all’altra donna nella stanza, con una punta di durezza nella voce. Hermione lanciò uno sguardo colpevole alla compagna, prima di abbassare lo sguardo.
Ma la mora non si muoveva. Tentennava, sembrava sul punto di dire qualcosa ed Hermione sperò tanto che non avesse intenzione di rivelare ciò che il conte, evidentemente, ancora non sapeva. Ma quando il biondo nobiluomo riprese “Bè, che aspetti? Vai” la ragazza rispose “Subito, signore” e si congedo con un breve inchino, non senza prima aver lanciato un’occhiata all’altra.

Quando Lavanda fu uscita, Hermione si riprese e parlò per prima, per informare il conte delle condizioni della madre “Da quando ha avuto la sua prima crisi, vostra madre non ha smesso un momento di parlare di voi. Sembrava terribile non avvertirvi” concluse, riallacciandosi al discorso abbandonato poco prima, riguardo la lettera segreta.
Il conte, sospirando, si avvicinò alla grande finestra, e guardando fuori “Sta così male come mi avete scritto?” domandò preoccupato.
“Purtroppo” rispose la giovane mordendosi le labbra, preoccupata per la salute della signora “Le crisi continuano a susseguirsi” ingoiò il groppo che le era salito alla gola, per riprendere più positivamente “Ma adesso che siete tornato starà senz’altro meglio!” terminò, sorridendo speranzosa.

Il conte si voltò di scatto “Se non ché, io non intendo restare!”
L’indole impulsiva della ragazza ebbe il sopravvento “Come sarebbe a dire che non restat…?” chiese, facendo un passo avanti e andando a sbattere contro il tavolino, facendo traboccare del the dalla tazza poggiata sopra.
Draco fece un piccolo sorriso “Vedo che anche voi avete un bel temperamento”
Hermione si morse il labbro e abbassò lo sguardo, prima di rispondere “Io mi preoccupo per vostra madre!”
“Anch’io” replicò immediatamente il biondo “Ma, vedete, non mi va che altri decidano il mio futuro” dichiarò, con un piccolo ghigno “Senza darsi pena di avvertirmi, s’intende!” concesse con un piccolo movimento del capo.

“Non volevo offendervi, signore” riprese la fanciulla dopo una breve pausa imbarazzata “Insomma, vostra madre ha atteso molto il vostro ritorno e adesso ve ne venite fuori che ripartite!” affermò con un tono di critica.
“Tra un mese, per la precisione.” proferì lui, fermo e deciso “Sono un soldato signora, il mio reggimento mi attende, ho doveri precisi da assolvere” Hermione ormai non vedeva nessuna speranza di convincerlo a rimanere, data la piega che aveva preso il discorso. Lavanda, nel frattempo, era tornata con un’altra tazza, e stava ripulendo il tavolino che la ragazza aveva urtato poco prima.
“A meno che…” riprese Draco, lasciando intendere qualcosa. Hermione rialzò il capo, guardandolo interrogativa “…Non accada qualcosa che mi convinca a rimanere” concluse lui, guardandola in modo allusivo. Ma la ragazza sembrò evitare la trappola e rispose, con fare ingenuo eppure sicuro “Allora speriamo che questo qualcosa accada” I due rimasero a fissarsi intensamente, scrutando a vicenda i propri sguardi.



Angolo autrice:
Ebbene si, sono tornata, finalmente!! ^^ Eh si, so che sono stata tanto lontano, ma purtroppo ho pure notato che questa storia non riscuote molto successo e le poche recensioni non mi spingono a portarla avanti :( Ma io continuerò (anche se lentamente) perchè mi piace descrivere di questa coppia, senza contare che adoro Elisa di Rivombrosa ^^
Bè, come avrete notato questo capitolo è proprio lunghetto, che ne pensate?? :)

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