Coffee, chocolate and tea ~ Sweet and Sour

di dark_witch
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Coffee, chocolate and tea ~ Sweet and Sour ***
Capitolo 2: *** "Hot Chocolate" ***
Capitolo 3: *** "Gossip" ***
Capitolo 4: *** "The Heart Of England" ***
Capitolo 5: *** "Shopping" ***
Capitolo 6: *** "L'alcool a volte il miglior amico" ***
Capitolo 7: *** "Good morning!" ***
Capitolo 8: *** "Leaving Bibury" ***
Capitolo 9: *** "Italian Surprise" ***
Capitolo 10: *** "Ben's surprise" ***



Capitolo 1
*** Coffee, chocolate and tea ~ Sweet and Sour ***


Ok, ho letto svariate Fanfic e di tanti generi e dato che da un pò di tempo a questa parte, quest'uomo è il mio sogno ricorrente, ho deciso di cimentarmi su questa strada.
Spero vi piaccia, a seconda dell'apprezzamento potrebbe continuare a lungo o meno. Ancora non so bene come e quanto farla durare.
Ringrazio in anticipo chiunque la leggerà e chi la commenterà. Ogni commento è ben accetto, positivo o negativo che sia, siamo quì anche per questo.
Grazie!


NOTE: *ovviamente non posso postare tutti i dialoghi in inglese e relativa traduzione quindi prendete l'italiano come lingua ufficiale! :)

 
Coffee, chocolate and tea ~ Sweet and Sour 

Cap. 1


Eccomi qui, da 6 mesi vivo a Londra. Vi chiederete come mai una ragazza italiana si è trasferita in Inghilterra da un giorno all'altro. La risposta più ovvia sarebbe che qui si vive, ma purtroppo mi sono dovuta ricredere subito. Credevo di venire a Londra a “spassarmela” e invece sono rinchiusa in un bar da quando sono arrivata. Venticinque anni e una laurea in Cinema, Musica e Teatro da buttare, perché, al momento, qui non mi serve a niente. Essendo italiana ho trovato lavoro in un bar, perché in qualche modo devo pur pagare l'affitto di quella specie di appartamento che ho trovato. Un buco più che un appartamento. Una tana per topi sarebbe più grande. Oramai sono qui e non ho intenzione di mollare, prima o poi riuscirò a farmi strada. Per ora l'importante è che riesca ad imparare l'inglese, dato che a scuola me lo hanno insegnato coi piedi. Sei mesi che faccio caffè ristretti, lunghi, medi, all'americana, espressi, col cioccolato, cappuccini, macchiati, al vetro, in tazza e chi più ne ha più ne metta. Sono diventata un'esperta nel ramo del caffè. La fortuna ha voluto che ho trovato lavoro in uno dei bar più fighi di Londra. In pieno centro. Posizionato esattamente difronte al Cinema Odeon in Leicester Square, proprio dove fanno le premiere e dove passano tantissime celebrità. Ovviamente i vip passano sul red carpet, mica nel bar. E nonostante questa fortuna, non sono mai riuscita ad accalcarmi con la massa per vedere o solo intravedere qualche star. Sempre attaccata alla macchina del caffè perché “you never know” come mi ripete il mio capo da quando sono arrivata. Ma questa sera è la grande sera. Con un mese di anticipo ho chiesto espressamente questa serata libera per poter presenziare alla premiere de “Le cronache di Narnia: il principe Caspian” e riuscire finalmente a vederlo. Lui. Il mio sogno ad occhi aperti. Il mio sogno ad occhi chiusi. Da quando sono arrivata a Londra non immagino altro che ritrovarmelo ovunque, sulla metro, sull'autobus, dal fruttivendolo, insomma una vera e propria visionaria. E pazza aggiungerei. Oggi ho avuto la conferma che ci sarà tutto il cast a presenziare, quindi non me lo voglio perdere. Sono pronta anche a prendermi i calci e le gomitate di routine dato che la folla è già abbondante davanti alle transenne. Butto lo sguardo un'ultima volta fuori dalla vetrina e mi dirigo nel camerino per cambiarmi e staccare dal mio turno. Appena ritorno al bancone per salutare la mia collega, il mio capo mi ferma
- Where you want to go?* (Dove vorresti andare?)
- A casa! Ricordi? Stasera è la mia serata libera! Te l'ho chiesto più di un mese fa!
- Stai scherzando vero? Con la premiere di stasera avremo un sacco di clienti! Tu non vai da nessuna parte!
- Ma come? Stasera non posso lavorare!
- Smettila di scherzare, scendi dalle nuvole, Ben Barnes non lo incontrerai mai, nemmeno se vai davanti alle transenne e poi, uno così non ti guarderebbe nemmeno! Vai a metterti il grembiule e torna a lavorare.

Come smontare una ragazza di 25 anni in 3 nano secondi. Non odio il mio capo, solitamente non è così schietto e cattivo, ma so che quando ci sono le premiere diventa intrattabile. E stasera non è da meno. Credevo di riuscire nella mia impresa, ma non avevo fatto i conti con Steve. Riesce sempre a smontarmi. Non avrò mai l'occasione di incontrare Ben, e tanto meno altre star. Abbasso la testa e sconsolata torno nel camerino a rimettermi il grembiule. Con una penna tiro su i capelli in una specie di crocchia e infilo il taccuino delle ordinazioni nella tasca davanti. Una lacrima scivola sulla mia guancia e col dorso della mano la scaccio prima che qualcuno se ne possa accorgere. Con questa mia mania di Ben Barnes sono diventata lo zimbello del bar. I ragazzi non mi capiscono e le ragazze mi guardano con aria di sufficienza. Solo Victoria mi supporta. O dovrei dire mi sopporta. Ritorno al bancone e appena lei mi tira il suo solito sguardo di tenerezza e comprensione alzo le spalle. Non ci posso fare molto, questo lavoro mi serve, alla fine del mese devo pur pagare l'affitto. Non posso permettermi di alzare la voce con quel tiranno di Steve. La calca della gente che si presenta al bancone è quasi impressionante. Orde di ragazzine che entrano urlanti perché William le ha degnate di un'occhiata, oppure perché Skandar le ha salutate da lontano con la mano. Io le osservo. Hanno gli occhi illuminati, brillano come se avessero ricevuto il bacio del principe azzurro e le invidio. Sicuramente a me non sarebbe bastato un saluto di Skandar o uno sguardo di William per farmi capitolare. Avrei preferito chiedergli qualcosa piuttosto che urlargli “Peter sei bellissimo”. Cosa che immagino abbiano fatto queste ragazze. Bofonchio parole a loro incomprensibili in italiano. O meglio tiro giù tutti i santi del paradiso per la precisione. Poi la mia attenzione viene attirata da una ragazzina che avrà avuto più o meno 13 anni, che parla con quella che dovrebbe essere sua mamma, di un certo Caspian. Il mio cuore perde un battito a sentir pronunciare quel nome. Cerco di origliare la conversazione. Pare che lei sia scoppiata a piangere appena l'ha visto e lui le si è avvicinato per capire cosa era successo ed assicurarsi che stesse bene. Il mio cuore si è letteralmente sciolto a quelle parole. Cerco di intervenire e chiederle qualcosa.
- Scusa se ti disturbo, ma tu sei riuscita a parlare con Ben Barnes?
La ragazzina mi guarda con due occhi fuori dalle orbite.
- Ben? E chi è?
Oddio ci risiamo. Queste confondono personaggi ed interpreti e mischiano il tutto.
- Sì, hai parlato con Caspian?
- Ah Sì sì! Mi si è avvicinato e mi ha accarezzato una guancia. Ero talmente emozionata che ho cominciato a piangere e lui voleva sapere cosa mi era accaduto. Poi gli ho detto che era il mio personaggio preferito insieme a Peter, e lui ha sorriso e se n'è andato.
Ok, Sofia respira ed evita di torcere il collo a questa bambina. Certo che se n'è andato se tu gli hai detto che ti piace Peter e non William! Era lui che ti doveva staccare la testa. Sorrido, scaccio questi pensieri scuotendo leggermente la testa e torno ai miei caffè. Le voci delle ragazzine non mi fanno fantasticare liberamente dato che continuano a chiamarli Peter, Caspian ed Edmund. Cerco di immaginare le loro facce davanti alle scene che gli si sono presentate davanti agli occhi. Probabilmente Ben lo avranno chiamato anche Dorian, o spero per loro di no, perché ciò significherebbe che hanno visto un film non proprio adatto alla loro età. Mentre mi perdo nei miei pensieri, vengo riportata alla realtà da Steve che mi dice che sta andando a casa dato che la gente è diminuita e che Vic ed io dobbiamo chiudere il locale verso la una e mezza. Alzo gli occhi al cielo, gli confermo che ci pensiamo noi e si allontana. È mezzanotte e mezza e il locale è deserto. Scruto Victoria alla cassa che sta giocherellando con una delle sue ciocche di capelli. Mi avvicino e inizio a pulire i tavoli.

Ad un certo punto trilla la campanella della porta del bar. Sento Vic farfugliare qualcosa al cliente che è appena entrato mentre io alzo lo sguardo fuori dalla vetrina per scrutare l'ingresso dell'Odeon completamente deserto. Dovete sapere che alle premiere i vip entrano all'inizio dall'ingresso principale, ma quando tutto finisce, passano dalla porta sul retro. Anche se volessi andare al teatro adesso rischierei di incontrare l'uomo delle pulizie, come mi è già successo in passato. Victoria cerca di richiamarmi ma sono troppo immersa nel mio mondo per darle ascolto. All'ultimo richiamo sbuffo sonoramente e in un italiano poco gentile le dico
- Possibile che devi rompere? Ora vengo a fare sto caffè lasciami un attimo di respiro please!
Sottolineando l'ultima parola. Sento ridere di gusto alle mie spalle. Una risata che non appartiene a Victoria. I peli della schiena mi si rizzano. Ecco qua un'ennesima figuraccia. Mentre cerco di voltarmi, in completo imbarazzo, comincio a mordicchiarmi il labbro inferiore. Mi ritrovo due occhi neri come il carbone fissi nei miei. La stanza comincia a girare e mi devo sorreggere ad un tavolino per non cadere a terra come una pera cotta. Mi siedo sulla sedia non credendo ai miei occhi. Ben Barnes mi sta guardando e sta continuando a sorridere. Ora sì che posso morire felice. Anzi prima è meglio che mi scavi la fossa con le mie mani per la tremenda figuraccia di qualche minuto fa. Con una voce tremolante cerco di scusarmi.

- I'm so sorry! (mi scuso tanto)
- Don't worry! There is no problem! (non preoccuparti, non c'è nessun problema)
E dicendomi quelle pochissime parole mi ritengo fortunata ad essere seduta sulla sedia, perché nessuno avrebbe evitato che mi sfracellassi al suolo. Quella voce unita a quegli occhi stanno rendendo reale un qualcosa che ho solo sognato, che ho solo idealizzato, ma che si rivela più vero e concreto di quanto abbia mai immaginato. Victoria cerca di riprendermi. Mi tira un'occhiataccia e mi rendo conto che io cameriera sono seduta ad un tavolo mentre il mio cliente è in piedi che probabilmente reclama un'ordinazione ed un tavolino. Mi rialzo immediatamente, spazzolo il grembiule nero, mi aggiusto una ciocca di capelli che mi è ricaduta davanti agli occhi e col tono più cortese gli chiedo:
- Vuole accomodarsi? Prego da questa parte.
E lo accompagno in una zona un po' più riservata del locale, senza vetrate. È anche la zona più bella del locale perché è in stile ottocentesco con poltrone e divanetti rosso carminio.
- Grazie.
Mi sussurra non appena si accorge dove l'ho portato.
- Credo che un po' di privacy non le faccia male.
Sorrido mentre tiro fuori il block notes dalla tasca. Poi entro nel panico cercando la penna che non trovo. Inizio a scrutare tutto il locale alla ricerca della penna perduta. Ribalto le due tasche del grembiule, infilo le mani nelle tasche dei jeans, ma della mia penna nemmeno l'ombra.
- C'è qualche problema?
Mi chiede Ben. Ben, oddio ancora non ci credo che sta parlando con me. E con chi sennò dato che sono la sua cameriera?
- Non riesco a trovare la mia penna.
Dico cercando di non risultare stupida. Lui si alza e mi si avvicina. I battiti del cuore accelerano improvvisamente. Poi porta la mano destra dietro la mia testa e mi slaccia i capelli.
- E' questa per caso?
Imbarazzatissima annuisco cercando di non peggiorare la situazione. In dieci minuti ho mostrato ad uno dei ragazzi più belli del cinema tutta la mia goffaggine. Brava Sofia, continua così e farai strada! Alzo gli occhi al cielo, sconfitta.
- Non ti preoccupare, capita anche a me di perdere le cose, sono un po' distratto.
- Non credo ai miei livelli però! Ce l'avevo nei capelli mica in un'altra stanza!
Facendo così mi dimostro ancora più stupida di quanto già non sia. Complimenti Sofia! Lui aveva cercato di salvarmi e io mi sono scavata ancora di più la fossa. Un genio non c'è che dire!
- Ti dirò un segreto, una volta avevo perso gli occhiali da sole, finché non mi hanno fatto notare che li avevo nel taschino della camicia. Quindi...
Appena mi racconta questo aneddoto scoppio letteralmente a ridere. La tensione accumulata mi gioca questi brutti scherzi. Ora sì che mi starà prendendo per pazza.
- Scusami tanto! È solo che è stata una giornata infernale! È da stamattina alle 8 che sto lavorando, dovevo staccare alle 21 per venire alla premiere, ma il mio capo non mi ha dato il permesso, ora devo chiudere il bar all'una e mezza, andare a casa, e domattina ritornare. Insomma un inferno. In più non capita tutti i giorni di dover servire Ben Barnes quindi capisci che la stanchezza accumulata, la tensione, l'ansia e anche l'agitazione di averti davanti a me non mi aiutano.
Sorrido, con il migliore dei sorrisi che possiedo. Lui fortunatamente ricambia.
- Allora mi scuso se ti causo più ansia che altro!
- Ma ci mancherebbe altro! Devo ritenermi fortunata e invece sono qui a lamentarmi con te. Sicuramente avrai ben altro a cui pensare che non alla mia patetica figuraccia!
Stavolta è lui a ridere. Una risata aperta che gli illumina quegli occhi scuri come la notte.
- Cosa vorresti ordinare?
- Mi hanno detto che qui fanno il caffè più buono di tutta Londra.
Le mie guance, al suono di quelle parole, avvampano, diventando completamente rosse.
- E sei fortunato, perché il merito è tutto della qui presente Sofia!
Vittoria interviene per un non ben identificato motivo.
- Allora credo che sia la mia serata fortunata!
Risponde mentre con la mano destra scaccia qualche ciocca di capelli dagli occhi.
- Vada per il caffè allora?
Domando incuriosita.
- Magari domattina, a quest'ora non mi fa dormire il caffè! Che cosa mi consigli?
Porto la penna sulla bocca, alzo gli occhi al cielo e le immagini di tutte le bevande iniziano a passarmi davanti agli occhi.
- Non saprei...un cappuccino, cioccolata calda, tè, limonata, latte, tisane.
All'ultima parola storgo il naso. Non sono un'amante delle tisane e nemmeno del tè. Per una che è nata nella patria del caffè espresso, una tazza di acqua calda mi fa pensare a tutto fuorché ad una bevanda gustosa. Lui se ne accorge e mi rivolge un
- Non sei un'amante del tè a quanto vedo
- No infatti. Sono cresciuta a pane e caffè, espresso per inciso quindi...
- Espresso? Quindi non sei inglese?
- No non lo sono. Sono italiana al cento per cento.
- Ora capisco perché mi hanno detto che qui c'è il caffè più buono, dato che lo fa un'italiana!
- E non è la sola cosa che so fare modestamente.
- Vorrà dire che dovrò tornare e provare tutto per darti la conferma.
Sulla sua ultima frase storgo la bocca. Mi ha smontato in 5 secondi. Simpatico non c'è che dire.
- Allora cosa ti faccio?
- Fai tu, a tuo gusto.
Panico. Devo scegliere io cosa fargli bere. Perfetto.
- Allergie?
- A nulla quindi vai tranquilla!
Annuisco e mentre mi allontano rivolgo a Vic la solita affermazione.
- Tu il solito scommetto!
- Sì cara, tè tutta la vita.
Le rivolgo una linguaccia e mi dirigo dietro al bancone.

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Capitolo 2
*** "Hot Chocolate" ***


Rieccomi ad aggiornare questa Fanfic...ho notato che qualcuno l'ha letta e ne sono contentissima! (Credevo di aver fatto male a postarla)
Se volete farmi sapere cosa ne pensate, fatevi avanti, a me fa solo che piacere!
Buona lettura!!


Cap. 2
"Hot Chocolate"


Questa è un'occasione d'oro e non posso rovinarla. Mentre mi occupo di latte, acqua calda e bustine del tè butto lo sguardo al tavolo di Ben. Victoria si è seduta sul divanetto vicino a lui, mentre il ragazzo osserva il grande quadro alle sue spalle. Una copia di un manifesto del Moulin Rouge. Prima di tornare al tavolo mi dirigo alla porta d'ingresso e giro il cartello mostrando la scritta “Closed”. Prendo il vassoio con entrambe le mani e mi avvio al tavolo. Due tazze fumanti di cioccolata calda con panna e col mio tocco finale, piccoli marshmallows e una tazza di tè verde. Il tutto accompagnato con due piattini di pasticcini. Mentre porgo la tazza a Vic la guardo malissimo e, appena se ne accorge, mi risponde che Ben l'ha invitata al suo tavolo. E te pareva che quella non riusciva a rimorchiare persino Ben Barnes? Alquanto scocciata prendo la mia tazza di cioccolata tra le mani, rubo due pasticcini e mi posiziono esattamente al tavolino davanti, vicino alla vetrata.
- Ma perché non stai qui con noi?
Mi chiede il ragazzo.
- Perché da qui posso vedere Londra di notte. Tutte le luci, la gente che passeggia ignara che io la osservi. E' come spiare dal buco della serratura e voi inglesi mi incuriosite molto.
Dico senza distogliere lo sguardo dal grande teatro davanti.
- Anche voi italiani siete molto curiosi.
Mi dice mentre si alza dalla sua poltrona per accomodarsi difronte a me. Per un pelo riesco a non strozzarmi col marshmallow che mi si è piantato di traverso nella gola. Tossisco un paio di volte per mandar giù quel dolcetto e poi porto la tazza fumante alla bocca. Ne prendo un lungo sorso e socchiudo gli occhi. Non c'è niente di meglio, dopo una giornataccia di lavoro, di una bella tazza di cioccolata calda, è come entrare in paradiso. La sento scivolare dolce lungo la gola. Il brivido che mi causa mi fa venire la pelle d'oca. E quando riapro gli occhi mi ritrovo quelli di Ben fissi nei miei. Sorrido cercando di non mostrargli il mio imbarazzo.

- Cosa c'è che ti incuriosisce di noi italiani?
Chiedo continuando a guardare fuori dalla vetrata.
- Il vostro modo di vivere, sorridete sempre, siete molto calorosi, amate la buona cucina, il buon vino, la buona compagnia.
- E questo sarebbe strano? Non dirmi che tu sei musone, ti piace la cucina inglese, il vino scarso e stare solo.
- No, certo che no, però sembra che per voi sia vitale.
- E' tutto unito se ci fai caso. Noi amiamo la buona compagnia e per renderla ancora più piacevole preferiamo mangiare e bere bene. Il calore ci è dato dalla nostra terra baciata dal sole. E non tutti sono così calorosi come credi. Strano che tu non abbia detto che siamo morbosamente legati alla nostra famiglia, è uno dei tratti di riconoscimento di noi italiani!
Mi sorride. E stavolta è lui che guarda fuori dalla vetrina. Gli occhi che corrono sulle scie lasciate dalle macchine. Questi inglesi sono più ermetici delle scatole della tupperware! Anche con Vic ho faticato molto per farla aprire. Sarà anche vero che noi italiani siamo troppo aperti col prossimo, ma è altrettanto vero che gli inglesi sono chiusi come pochi.

- Un penny per i tuoi pensieri.
Ok forse ho esagerato un po' facendogli questa osservazione, ma questo silenzio mi sta letteralmente mandando al manicomio. Il suo sguardo interrogatorio non aiuta la mia insicurezza.
- Scusa, forse non dovevo intromettermi.
- Tranquilla, non ci sono problemi! È proprio questo che intendevo quando dicevo che siete calorosi.
- Impiccioni vorrai dire!
Detto questo il suo sguardo si illumina e la sua risata risuona fragorosa nel locale. Almeno una cosa buona l'ho fatta, farlo ridere di gusto. Dovrei darmi al cabaret, qui in Inghilterra andrei forte non c'è che dire!
- E' che è stata una serata lunga, pesante e faticosa. Dover sorridere per forza anche quando non ti va, dover fingere interesse e soprattutto dover sopportare la compagnia di gente a cui non interessi nulla. Diciamo che non è stata una delle mie migliori serate!
E mi sorride nuovamente.
- Mi spiace, ma in qualche modo è il tuo lavoro. Io pure devo sorridere spesso, non devo mai rispondere ai clienti, non posso lamentarmi e devo accettare tutto, comprese le mance da fame che mi lasciano quindi...Benvenuto nel club Ben!
E ride, un'altra volta. Mi piace far sorridere la gente, ancora di più quando si tratta di persone che hanno uno sguardo spento, triste, stanco. E far ridere Ben mi riempie di gioia. Vic ci si avvicina e mi chiede se può staccare un po' prima, tanto la situazione è sotto controllo. Annuisco e la lascio andare, non è la prima volta che devo chiudere da sola. Quando sbuca dalla porta dei camerini ci saluta e spegne le luci del bancone. Ora siamo nella penombra, illuminati solo dai lampioni sulla strada. E' il momento della giornata che preferisco. Nessuno che mi dà ordini, che mi riempie di compiti, che minaccia di licenziarmi. Io, il buio, una tazza di cioccolata e Londra. E stasera ci aggiungo Ben. Credo che meglio di così la serata non potrebbe andare. Anzi già penso al momento dei saluti e un'ondata di tristezza mi riempie il cuore. Mando giù il resto della mia cioccolata tutta d'un fiato per allontanare quel pensiero. Appoggio la tazza sul tavolino e quando rialzo gli occhi vedo Ben che mi osserva stranito.

- Che c'è?
- Sei sporca di cioccolata.
Ti prego Dio fulminami immediatamente! Non ci credo! In 25 anni non mi sono mai sporcata con la cioccolata, doveva accadere proprio oggi? E poi siamo al buio come diavolo ha fatto a vederlo? Ha gli occhi bionici? Non mi meraviglierei che Dio lo abbia dotato, oltre che di una sana dose di figaggine acuta, anche di vista a raggi X. Prendo immediatamente il tovagliolo e inizio a scorticarmi la bocca. La foga aumenta quando Ben scuote la testa a destra e sinistra. Ok, recepito il messaggio, sono ancora sporca. Continuo a massacrarmi la faccia con quel tovagliolo fatto di carta vetrata, ma non ottengo risultati dato che la testa di Ben continua a muoversi. Sbuffo.
- Lascia, faccio io.
Panico totale. Allunga delicatamente la mano e l'appoggia sul mio naso. Toglie quel poco di cioccolata che ci è finita e si ripulisce.
- Vorrei proprio sapere come ci è finita lassù!
Dico in tono arrendevole causando la sua ilarità.
- Sei proprio simpatica! Una serata così mi serviva dopo l'incubo della premiere.
- Non credo sia carino sentirti chiamare Caspian o Dorian vero?
- Fosse solo quello il problema! Quando mi avvicino alle ragazze iniziano ad urlare, piangono e farfugliano qualcosa in un inglese che a stento riesco a riconoscere. E poi mi dicono quanto sono bello e basta. A volte vorrei essere considerato anche per altro, oltre che per l'aspetto fisico. E vorrei che mi chiamassero col mio nome, come hai fatto tu!
Mi dice mentre si alza dalla sedia e avvicinando gli occhi pericolosamente verso i miei. Deglutisco a fatica un groppo di saliva che sembra essersi incastrato in gola. Per recuperare ed evitare che il suo avvicinamento mi causi un embolo, mi alzo dalla sedia e prendo la mia tazza e il piattino e mi dirigo al bancone.
- Sono giovani e confondono la realtà con quello che vedono nello schermo. Non dovresti prendertela più di tanto. Là fuori c'è gente che pagherebbe per stare al loro posto e poterti rivolgere anche solo una stupida domanda sul tuo lavoro, ma purtroppo sono inchiodate dietro ad un bancone del bar.
Ok non mi sono accorta di aver parlato troppo e di essermi svelata. Ormai quello che è fatto è fatto, non posso certo rimangiarmi le parole o schiacciare il tasto rewind! Se ci fosse starei sempre ad usarlo!
- Come te magari?
Mi dice avvicinandosi dietro al bancone. Appoggia la sua tazza nel lavandino e puntella le mani dietro la mia vita. Vicino, troppo vicino.
- Magari, e chi lo sa?
Sorrido, mi volto e cerco di pulire quei 3 oggetti prima di chiudere il locale. Lui non si fa abbattere dalla mia reticenza e avvicina la bocca al mio orecchio.
- Preferirei una sola come te piuttosto che cento come quelle!
Fortuna che gli do le spalle, altrimenti si sarebbe accorto delle mie guance diventate rosse al suono di quelle parole, allo sfioramento della sua guancia sul mio orecchio. Credo di aver perso anche qualche battito del cuore, che è prontamente ripartito aumentando velocemente, tanto che ho paura che lui possa sentirlo.
- La prossima volta invitami, così ti farò ridere tutte le volte che vuoi e non ti scoccerai a presenziare ad una premiere!
E questa da dove mi è uscita? Da quando sono così esplicita e sicura? Non credevo di possederla. Che sia un altro potere di Ben? Dio aveva proprio quantità di doni e pregi da distribuire, tutti allo stesso soggetto oltretutto!
- E' una richiesta?
- No, è un'affermazione, sta a te accettarla o meno.
Mi volto verso di lui sorridendogli. O bene o male.
- Accetto volentieri!
Poi abbassa le mani e le porta dentro la tasca del mio grembiule. Afferra il taccuino e la penna e scrive il suo numero di telefono. Ok caro, tu non hai capito niente se pensi che io ti chiami! Il suo sguardo si accende, di una luce strana, diversa da quella che aveva quando rideva. Una luce provocatoria che aumenta mentre mi porge il block notes. Lo afferro e riporto il mio sguardo nel suo. Di sfida.
- E da quando tocca ad una ragazza chiamare un ragazzo?
Gli dico e per risposta piega la testa da un lato. Lo sguardo provocatorio cede il passo a quello confuso. Mi porto la penna alla bocca, prendo il cappuccio saldamente tra i denti, la stappo e scrivo il mio numero di telefono. Strappo il foglietto e lo infilo delicatamente nella tasca della giacca.
- E non aspettare troppo a chiamarmi!
Gli dico avvicinandomi al suo orecchio. Ok questa è la conferma che la mia cioccolata doveva essere corretta con tequila o qualcosa del genere, o non si spiegherebbe questo mio atteggiamento da gatta morta. Prendo il suo polso con la mano, lo sollevo e passo sotto.

Mi allontano dal bancone per dirigermi nel camerino. Mi tolgo il grembiule, lo ripongo nel mio armadietto e mi infilo il cappotto, con annesso cappello di lana. Londra a gennaio è veramente fredda. Tutto questo sotto lo sguardo di Ben che è rimasto appoggiato allo stipite della porta. Afferro la mia borsa e mi avvicino al ragazzo.
- Forza principe Caspian è ora di andare a casa!
Gli dico mentre lo afferro per un braccio e cerco di trascinarlo fuori dal locale. Lui ride.
- E se non fai il bravo potrei continuare a chiamarti Caspian quindi stai attento a come ti comporti!
- Agli ordini!
Mi risponde mentre usciamo dal bar inondati dalle nostre stesse risate.
- Io vado a prendere la metro, tu che fai?
Gli chiedo sperando che si offra per darmi un passaggio in macchina.
- Io ho la macchina che mi aspetta dietro al teatro, vuoi un passaggio? E' pericoloso girare a quest'ora per Londra!
- Lo so, per questo accetto volentieri il tuo passaggio principe!
Sorrido e mentre ripongo le chiavi del bar nella borsa lui allarga il braccio. Lo guardo alzando un sopracciglio e lui accentua il gesto. Stremata lo accontento e porto il mio braccio sotto al suo. Quando arriviamo alla sua macchina l'autista ci apre la portiera e prima di salire do il mio indirizzo all'uomo che annuisce. Salgo per la prima volta in vita mia su una limousine. Ancora non ci credo alla pazza serata che ho appena trascorso. A quei due occhi neri che continuano a scrutarmi mentre osservo meravigliata questa macchina. Quando arriviamo sotto al mio palazzo apro la portiera prima che lo faccia l'autista e Ben mi segue fin sotto al portone.
- Buonanotte.
- Buonanotte e grazie per la bella serata.
Mi risponde avvicinandosi alla mia guancia e lasciandomi un dolce bacio. Mentre lui risale sulla macchina non posso far altro che attaccarmi un pizzicotto sul braccio. No, non sto sognando, è la realtà. Stasera mi addormenterò non dovendo sognare ad occhi aperti il suo volto. Mi addormenterò ripensando a tutta la magnifica serata.

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Capitolo 3
*** "Gossip" ***


Rieccomi quì! :) Pronta con un nuovo capitolo! Ringrazio in primis le 3 ragazze che si sono fatte avanti a commentare questa storia: lolaventimiglia, Lady Nionu e Nou sono contentissima delle vostre recensioni.
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento. Fatemi sapere quello che ne pensate!
Buona lettura!
 

 

Cap. 3
"Gossip"


Stamattina non ho faticato per svegliarmi. Il sorriso che mi è spuntato sulle labbra da quando ho aperto gli occhi, fatica ad andare via. E come potrebbe essere diversamente? Mi preparo per andare al lavoro canticchiando una canzoncina. Saltello scendendo le scale del palazzo per uscire di casa. Appena entro nel bar vengo invasa dagli sguardi accusatori dei miei colleghi, nonché dai loro bisbigli. Il sorriso a 32 denti sparisce per lasciare il posto ad uno sguardo accusatorio rivolto a Vic. Chissà cosa ha raccontato in giro! Ora sì che mi prenderanno tutti per una pazza visionaria! Ripeto tra me e me mentre mi dirigo nel camerino. Tolgo il cappotto e il cappello e mi infilo il grembiule. Tiro su i capelli con un elastico che ho ricordato di portare questa mattina. Vic appare sulla porta dello spogliatoio.
- Avanti, cosa gli hai detto?
- Io nulla Sofia! Quando sono arrivata mi hanno chiesto se era vero che Ben Barnes era venuto a bere qui ieri sera. Ho solo annuito, credevo che tu avessi parlato con qualcuno.
- Ma se sono arrivata adesso? E poi non avrei mai detto nulla a quella specie di sottosviluppati!
Sistemo la coda di cavallo come meglio posso ed estraggo il block notes dalla tasca. Lo sfoglio e trovo un messaggio di Ben. “Fai che Londra non spenga mai il tuo sorriso”. Le mie guance prendono un colorito più rossastro del dovuto e scuoto la testa. Mentre sto per uscire dal camerino, vengo assalita da una collega. Ashley, una biondina tutto pepe, che ha finito le superiori a luglio ed è entrata subito a lavorare al bar, più o meno quando ho iniziato anche io. Gli occhi castani le brillano di una luce strana. Farfuglia qualcosa in una lingua che assomiglia molto all'inglese, ma che non riesco a comprendere. La guardo storcendo la testa.
- Ieri sera Ben Barnes è stato qui?
Mi chiede recuperando il fiato, come se avesse corso la maratona di Londra.
- Sì, ma tu come fai a saperlo?
- Oddio non ci credo...
Mi dice mentre si incammina verso il suo armadietto. Tira fuori la sua borsa dalla quale estrae un giornale. Inizia a sfogliarlo con forza finché non arriva alle pagine che le interessano. Me lo porge e rimango letteralmente paralizzata difronte a quelle immagini. Mi siedo lentamente sulla panca posta in mezzo agli armadietti, non scollegando mai gli occhi da quel giornale. Il titolo dice “La nuova fiamma di Ben Barnes, una ragazza come tante” e poi è corredato da una serie di fotografie che ci ritraggono. Da quando abbiamo chiacchierato davanti alla vetrina con le nostre cioccolate, a quando ha allungato la mano per pulirmi, a quando siamo usciti dal bar e mi ha preso sottobraccio. Fino a quando siamo saliti sulla sua limousine. Rimango allibita, salivazione zero, occhi costantemente fissi su quelle immagini. Vic mi si avvicina per scorgere ciò che mi ha letteralmente inchiodato alla panca. Un ghigno fuoriesce dalle sue labbra.
- E così ti ha accompagnata a casa eh? Vecchia volpe che non sei altro!
Mi dice dandomi una piccola pacca sulla spalla. Alzo gli occhi verso di lei, se potessi fulminarla questo sarebbe il momento più opportuno. Purtroppo i miei poteri non sono così sviluppati e riesco solo a farla ridere.
- Oh avanti, hai realizzato il tuo sogno, smettila di fare quella faccia! Non ti è mica morto il gatto!
- Peggio Vic, molto peggio!
Le dico mentre mi alzo e mi dirigo dietro al bancone. Questo è il mio posto, a fare caffè e a smetterla di sognare ad occhi aperti. Il bar si riempie all'improvviso. Un'orda di giornalisti si accalca nella mia zona, tutti interessati alla mia storia con Ben. Parlano uno sopra l'altro e io fatico a seguirli. Sono talmente insistenti che riesco solo a diventare un tutt'uno con la parete alle mie spalle. Mi piovono addosso domande su domande, alcune senza nemmeno un senso logico. I miei occhi si spostano da un giornalista all'altro, confusi. Finché Steve non si avvicina e li scaccia malamente uno ad uno. Poi mi si accosta e appoggia una mano sulla mia spalla.
- Prenditi questa giornata libera, ne hai bisogno.
Annuisco tirando su col naso. Gli occhi lucidi che minacciano di far uscire quelle lacrime che spingono da dietro gli occhi. Vado nel retro scortata dagli sguardi di tutti i clienti presenti e dei miei colleghi. Mi rimetto il cappotto e il cappello e con un fazzoletto asciugo quello che è riuscito a fuoriuscire dagli occhi. Quando risbuco nel locale Steve mi dice di passare dal retro perché i giornalisti sono ancora fuori dal bar. Annuisco e mi dirigo all'uscita secondaria. Appena fuori respiro profondamente, riempiendomi i polmoni d'aria. Trattengo il fiato per poi rilasciarlo lentamente. Vic appare sulla porta e mi allunga un paio di occhiali da sole.
- Ti conviene indossarli così non ti riconosceranno!
Mi sorride, mentre allungo la mano per prenderli. Inforco gli occhiali e mi incammino verso una non ben identificata direzione. Cammino tutta la mattina per le strade di Londra, per zone che mi sono sconosciute. Roteo il cellulare tra le mani da un quarto d'ora indecisa sul da farsi. Chiamarlo significherebbe chiedere aiuto, mostrarmi vulnerabile e voler chiarire che non c'entro nulla con quelle foto. Non chiamarlo, al contrario, rischierebbe di mandare in frantumi quella poca serenità che mi è rimasta dalla sera precedente. Guardo un'ultima volta il telefono e lo riporgo nella tasca del cappotto, convincendomi, che se vuole, può chiamarmi lui per chiarire la situazione. Continuo a camminare finché non mi ritrovo ad Hyde Park, sorrido e mi ritengo fortunata che oggi non piova. Mi siedo su una panchina e sfinita dalle mie mille paranoie butto la testa all'indietro. Tolgo gli occhiali da sole e socchiudo gli occhi. Questa pace stride con le vocine della mia testa. Qualcuna parla troppo forte mentre altre sono più deboli e tutte dicono la stessa cosa: chiamalo.
- Ma anche no!

Dico a voce un po' troppa alta. Apro un occhio e giro la testa per vedere se qualcuno si è accorto di quello che ho appena fatto. Via libera, nessuno nei paraggi. Torno a chiudere gli occhi e a cullarmi nel profumo degli alberi e nel lieve venticello che soffia. Un timido sole sbuca per farmi compagnia e quei raggi mi coccolano e riscaldano leggermente.
- E io che volevo bere un caffè italiano stamattina...
Una voce mi fa trasalire. Sussulto sulla panchina. Alla lista dei poteri aggiungiamoci pure che è silenzioso, troppo silenzioso nei movimenti. Apro un occhio e riesco a distinguere la figura di Ben che mi sovrasta alle mie spalle. Mi fissa.
- E tu come sapevi che ero qui?
Sollevo la testa e mi ricompongo sulla panchina. Ben, con passo felpato si siede al mio fianco.
- La tua amica, Victoria mi ha raccontato cosa è successo e che forse ti avrei trovata qui.
Ripenso a tutte le volte che le ho detto che mi piace rilassarmi al parco. In Italia avevo il mare a due passi da casa, ma qui, non avendo di meglio, mi accontento della natura di Hyde Park. Un debole sorriso appare sulle mie labbra.
- Scusami, ti ho creato dei guai col tuo lavoro!
Mi dice appoggiando la mano sul mio braccio.
- Tranquillo, ci voleva qualcosa che scuotesse quel posto!
Sorrido non molto convinta delle mie parole. Lui fa lo stesso di rimando.
- Forse è meglio se non ci vediamo. Guarda cosa è successo per una tazza di cioccolata!
- E tu gliela daresti vinta? Non abbiamo fatto niente di male e se quelli vogliono vedere del marcio in tutta questa storia, peggio per loro! Io rifarei tutto dall'inizio!
Calco la voce sull'ultima frase. Lo penso realmente ed è ora che Ben si senta libero di vivere nella sua città. Capisco la fama, la notorietà, ma c'è un limite alla privacy e se gli altri non lo rispettano non vedo perché lui si debba precludere un'amicizia o un caffè per evitare eventuali problemi.
- E tu saresti pronta ad essere perseguitata e a passare per la mia nuova fiamma?
Ghigna divertito della sua stessa frase.
- E perché no? Noi sappiamo dove sta la verità! Nessuna fiamma, nessun amore scandalistico, nessun gossip romantico ci riguarda! Hai preso una tazza di cioccolata nel mio bar e mi hai riaccompagnata a casa come fanno i cavalieri. Che c'è di male in tutto questo?
- Per me nulla, ma la gente parla.
- E facciamola parlare allora! Se si divertono con questa nostra storia che continuino a scriverla! Magari riusciamo a scoprire qualche futura news, magari sulla data del nostro matrimonio!
Rido, convintissima delle parole che ho appena pronunciato. I giornalisti creano storie sul nulla, non mi meraviglierei di trovare un articolo in cui si dice che sono incinta, che sono un ex-galeotta o chissà che! La loro fantasia spesso è fuori del normale. Lui mi osserva stupito. Annuisce e sorride, più rilassato di prima. Si allunga sulla panchina portando le braccia dietro alla testa.
- Spero che il tuo bouquet sia di rose rosse!
Alzo un sopracciglio e la risata scoppia fragrante da entrambe le nostre bocche.
- Io preferisco le orchidee, ma vediamo cosa si può fare!
Aggiungo con molta serietà. Da tutto questo casino forse nascerà qualcosa di vero e pulito. Vivendocela giorno per giorno, senza preoccuparci troppo di paparazzi e di storie inventate. L'importante è che siamo coscienti di questo e il resto verrà da sé. Lo guardo mentre lui osserva un punto indefinito all'orizzonte. Se è possibile, oggi è ancora più bello di ieri sera. Jeans, felpa, cappotto, scarpe da ginnastica e occhiali da sole. Un semplice ragazzo londinese di 26 anni e non il principe Caspian dei sogni di tante ragazzine, compresa me.

Scatto in piedi davanti a lui.
- Bè cosa facciamo? Mica possiamo poltrire tutto il giorno su una panchina del parco! Forza! Alzati!
Dico con tono autoritario, non ricevendo risposta dal mio interlocutore, prendo coraggio e afferro il suo braccio. Inizio a strattonarlo finché non esaudisce il mio desiderio e si alza. Sorrido saltellando come una bambina.
- Aspetta però! Operazione mimetizzazione mode on!
Riporto gli occhiali da sole sui miei occhi e mi rimetto il cappello di lana. Mi allungo verso Ben e con delicatezza abbasso i suoi di occhiali.
- Ora sì che siamo pronti!
Ride profondamente. Allunga un braccio per cingermi le spalle e ci incamminiamo nel parco. Non fa freddo, ma il suo abbraccio ha fatto sì che un brivido percorresse la mia schiena.
- Ah Sofia, la dovresti smettere di parlare da sola!
Lo guardo allibita. Allora qualcuno mi ha sentita e non qualcuno a caso ma lui. Abbasso la testa per scorgere le mie converse, una bella buca sarebbe l'unica mia salvezza in questo momento.
- Dai, non prendertela, sei molto tenera quando lo fai!
Stringe il braccio intorno alle mie spalle e mi sorride. Sollevo gli occhi e ritrovo i suoi neri nei miei. Brillano con questo debole sole invernale. Brillano di serenità e pace. Sorrido a mia volta e mi sgancio dalla sua presa. È troppo imbarazzante per me passeggiare accoccolata nell'abbraccio di Ben, a maggior ragione quando ho ripetuto che tra di noi non c'è niente di romantico. È vero, ma spiegatelo alle mie fantasie che stanno già viaggiando al giorno del nostro sì, proclamato davanti alle nostre famiglie. Devo recuperare e il suo atteggiamento dolce e comprensivo non mi aiuta a sganciarmi dalla mia immaginazione.

Lo strattono per un braccio verso un chiosco di caffè, non sarà come il mio, ma sicuramente mi aiuterà a scaldarmi e a risvegliare i miei sogni ad occhi aperti.
- Un cappuccino grazie.
Chiedo all'uomo che si affretta a prepararmelo. Me lo porge e gli allungo due sterline e osservo il mio accompagnatore incerto su cosa scegliere. Io sorseggio il mio cappuccino non affatto contenta del risultato. Mi avvicino all'orecchio di Ben e cerco di sussurrargli qualcosa senza che il venditore se ne accorga.
- Non ti conviene prendere il cappuccino, né tanto meno il caffè.
Annuisce sorridendomi e chiede un semplicissimo tè. Ci spostiamo in una zona del parco un po' più riparata da occhi indiscreti. Mi siedo sull'erba appoggiandomi ad un enorme albero. Ben fa lo stesso poco distante da me.
- Tieni, assaggia cosa ti sei perso!
Gli dico storcendo la bocca. Lui mi guarda perplesso, poi piega la testa da un lato e afferra l'enorme cup di cappuccino dalle mie mani. Se la porta alle labbra e sorseggia quella roba che dovrebbe sapere di caffè e latte ma a me sembra tanto acqua calda. Poi spalanca gli occhi e mi dice
- Ma è dolcissimo!
- E altrimenti chi avrebbe il coraggio di bere quel coso?
Dico tirando fuori una linguaccia. Sì sono esagerata anche col caffè. Ci metto un cucchiaino e mezzo di zucchero di canna. Figuriamoci in un bidone di cappuccino!
- Prima o poi dovrai venire a bere quello che faccio io!
Annuisce solamente con la testa. Il suo mutismo è alquanto fastidioso. Non credevo che avrei mai trovato un difetto in questo ragazzo.
- Sperando che prima o poi lascino in pace il tuo bar!
Mi dice mentre osserva la sua tazza di tè.
- E noi non ci faremo vedere! Quando mi metto in testa qualcosa la ottengo e noi riusciremo a bere quel caffè, te lo prometto!
Sorrido sinceramente. Il resto del pomeriggio trascorre così, con la sottoscritta che lo minaccia e lo strattona a destra e sinistra di Hyde Park e con Ben che sbuffa. Un pomeriggio passato a fargli un sacco di domande sul suo lavoro, sul perché lo ama così tanto, sui suoi futuri impegni. Ogni tanto è Ben che chiede della mia vita, rimanendo sempre sul vago. Insomma due opposti. Io fin troppo curiosa e insistente e lui un perfetto inglese che niente riesce a scalfirlo. Mi accompagna al mio appartamento e prima di lasciarlo mi avvicino e gli dico
- Dovresti essere meno impostato! Cerca di scioglierti un po' o altrimenti la prossima volta che usciamo ti porto in un pub e ti costringo a bere alcolici così vedrai come ti sblocchi!
Gli faccio un occhiolino e lui abbassa la testa.
- Non sono abituato ad essere me stesso. Scusami tanto, tu sei stata così disponibile e io invece mi sono sentito legato come un salame! Credo che l'alcool potrebbe aiutarmi molto!
Mi dice tirando fuori la lingua. Scuoto la testa e lo saluto, lasciandogli un bacio sulla guancia.
- A presto Caspian!
Gli strizzo l'occhio ed entro nel mio palazzo. Conscia del fatto che il mio cuore oggi ha retto meglio di ieri sera. Grata che Ben non sia poi tutta questa perfezione che mi ero immaginata, contenta che voglia sciogliersi con me.

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Capitolo 4
*** "The Heart Of England" ***


Nuovo capitolo!! Le cose cominciano a farsi intriganti e la nostra protagonista si sentirà sempre come in una delle sue fantasie. Anche se spesso la realtà è molto meglio della fantasia e in questo caso Sofia lo capirà.
Lasciamo perdere che con Ben Barnes uno si perderebbe pure per le fogne di Londra, però le fogne non sono adatte per una Fanfic romantica! (ok l'idea delle fogne è simpatica, poteva uscirmi prima? magari non veniva fuori questo capitolo...)
Come sempre ringrazio chi segue questa storia, chi la legge silenziosamente ma soprattutto chi mi lascia qualche commento.
Grazie, grazie, grazie!
E ora vi lascio al capitolo che è meglio! :)

Cap. 4
"The Heart Of England"

Con la mia tazza di caffè bollente tra le mani, osservo il cielo grigio londinese. Steve mi ha dato l'intera settimana di riposo, perché, a quanto pare, i giornalisti non mollano il bar. Il trillo del cellulare mi riporta la realtà, scorgo il nome sul display e rapidamente un sorriso mi appare sulle labbra.
- Che succede? Il Principe sente già la mia mancanza?
Sorrido, allargando la bocca. Dall'altra parte del telefono Ben inizia a borbottare qualcosa. Brutto segno.
- Affacciati alla finestra sulla strada e vedi che sorpresa ti stanno facendo!
Appena mi dice queste parole, sono già scattata alla finestra opposta della casa. La apro e mi sporgo leggermente. Non posso credere ai miei occhi. Una decina di giornalisti sono accalcati al mio portone di casa.
- Perfetto! E io adesso cosa dovrei fare?
Richiudo la finestra e mi getto sull'enorme letto vicino.
- Non sei l'unica. Si sono appostati anche davanti a casa mia. Sono riuscito a scappare dall'ingresso secondario. Ti aspetto alla chiesa all'angolo. Quella rossa.
- E come credi riesca a raggiungerti? Qui non ci sono uscite secondarie!
- Sono sicuro che ti inventerai qualcosa!
E riattacca. Poco prima che potessi mandarlo a quel paese. Ora come faccio? Mi alzo in fretta dal letto e mi vesto. Allaccio la seconda converse e prima di uscire mi infilo dei guanti di pelle. Ancora non capisco come mai io abbia dei guanti di pelle. Scuoto la testa ed esco di casa. Finisco al primo piano e suono alla signora Potter. Una vecchina con un cagnolino odioso. Di quelli che abbiano a qualsiasi cosa, anche al vento. Appena mi apre la porta, mi squadra da capo a piedi. Non le sono mai andata a genio e ancora non riesco a capacitarmene. Le chiedo aiuto, e se è possibile, passare dal suo balcone. Mi guarda ancora più allibita, ma acconsente. Mi accompagna al balcone e mentre sta per richiudere la finestra mi dice:                                                                                                                  
-Non voglio assistere alla tua rovinosa caduta. Se ti succederà qualcosa sappi che io non ti conosco!    
E mi lascia lì. In balia del mio assurdo piano: sfracellarmi sui tetti dei palazzi.
Mi arrampico sulla ringhiera, porto la gamba sinistra dalla parte opposta e poi la destra. Sono pronta per saltare sui tetti dei garage. Abbiamo un ingresso sul cortile che porta ai garage, ma è posto difronte all'ingresso principale. Mi vedrebbero tutti. L'unico modo per scappare sono i tetti.
Chiudo gli occhi e mi preparo al salto. Non molto alto, ma per una che non lo ha mai fatto è sempre una strana sensazione. In pochi secondi mi ritrovo a correre sui garage. Arrivo dalla parte opposta e mi trovo davanti ad un altro palazzo. Non ci sono vie di fuga. E adesso?
Inizio a correre sulla destra e mi ritrovo dallo sfascia carrozze. Un piccolo muretto delimita l'area e all'interno 4 dobermann a fare da guardia. Raccolgo le forze e cerco di non precipitare, mettendo il piede destro in fila dopo il sinistro. Braccia allargate per mantenere l'equilibrio. Reminiscenze dell'ora di educazione fisica. Ma a scuola avevamo un bel tappeto a proteggerci e non camminavo ad un'altezza di oltre un metro. Respiro profondamente e continuo nell'impresa. Riesco ad arrivare dalla parte opposta senza troppi problemi, se si escludono i quattro cani che hanno continuato ad abbaiarmi seguendomi da terra. Appena raggiungo l'obiettivo mi fermo a guardare da che parte poter passare. Un palazzo sulla destra e difronte una casa ad un piano solo. Bè Sofia, rimboccati le maniche e fa che quel palazzo sia tuo! Mi arrampico, perché ovviamente, il palazzo sul quale salire, è più alto del muretto dello sfascia carrozze. Una liscia no eh? Riesco ad appoggiare una converse su un chiodo sporgente, sperando che non si stacchi da un momento all'altro. Molto velocemente raggiungo il tetto e in pochi minuti mi ritrovo a correre nuovamente. Riesco ad arrivare alla strada finalmente, cercando di non sfracellarmi all'ultimo momento, puntello un piede alla ringhiera del cancello che delimita l'abitazione. Un ultimo sforzo e mi ritrovo a terra. La chiesa è qui vicino, infilo le mani in tasca e la raggiungo. Ben scende dalla macchina. Fortunatamente non una limousine o una Ferrari ma una “semplice” BMW.

-E quanto ci hai messo!
Mi dice mentre mi spinge dentro la macchina. Non faccio in tempo nemmeno a rispondergli che mi ritrovo accomodata sui sedili della sua auto.
-Per tua informazione, sono dovuta passare sui tetti per arrivare fino a qui! Ho incrociato le dita tutto il tempo, perché mi sbucassero le ragnatele dai polsi!
Lui mi guarda spalancando gli occhi.
-E' tutto vero! Ho evitato che 4 cani mi sbranassero, che mi sfracellassi arrampicandomi su un tetto e che una vecchina mi infilzasse con un coltello per essere qui! Il tutto zampettando, non proprio allegramente, per i tetti del quartiere.
-Tu vuoi dirmi che hai fatto Spiderman in versione femminile?
-Meglio mio caro, molto meglio se consideri che lui alla fine qualche potere ce l'ha! Io sembravo una gatta obesa che cerca di saltare come una gazzella. Un disastro cosmico! Una specie di Catwoman più in versione Danny De Vito che Halle Berry! Ma alla fine ce l'ho fatta e ancora non ho ben capito come!
Lui spalanca la bocca e inizia a ridere. Da quanto ride riesco a vedere le lacrime scendergli dagli occhi e io rimango spiazzata. La mia non voleva essere una battuta ma una constatazione di quello che ho dovuto fare. Della mia non agilità e che, nonostante questo, sono arrivata sana e salva alla meta. Si porta una mano alla bocca e con l'altra cerca il mio braccio. Io sono sempre più arrabbiata mentre lui se la spassa. Appena raggiunge il mio corpo lo scaccio con una mano.
-Cioè spiegami un po', io sono qui a raccontarti cosa ho dovuto fare e tu mi ridi allegramente in faccia? Sai che non era obbligo che ti raggiungessi vero? Potevo starmene rinchiusa in casa tutto il giorno e invece ho saltellato sui tetti per raggiungerti. Bella riconoscenza!
Metto un finto broncio, sporgendo un po' troppo il labbro inferiore.
-Hai ragione, scusami! Ma ti ho immaginata a zompettare sui tetti e devi ammetterlo non è un'immagine molto seria!
Scoppio a ridere. Ha perfettamente ragione e in più ho pregato per tutto il tempo che nessuno mi vedesse perché: uno avrei dovuto spiegare la situazione, due mi avrebbero potuto denunciare come possibile ladro e tre mi sarei finalmente dovuta scavare una fossa bella profonda dalla quale non uscire più.
Mette in moto e ci dirigiamo fuori Londra, almeno sarà difficile per i giornalisti, rintracciarci.

Dopo più di un'ora di viaggio chiedo a Ben dove mi sta portando.
 -Semplice a Cotswolds!
Certo semplicissimo! E dove diavolo è? Cerco sulla cartina che ha in macchina questo posto, ma non lo trovo.
-Non lo troverai mai sulla cartina! Non è un paese o una città, ma un'intera zona, chiamata anche The Heart Of England. Praticamente è un'area che racchiude vari paesini e villaggi ma ricchissima di bellezze naturali. Vedrai che non ne rimarrai delusa.
A quelle parole già mi brillano gli occhi. Immagino già paesini sperduti costruiti con qualche strana pietra. Superiamo anche Oxford e ci ritroviamo nella più completa natura. Il cartello che scorgo dopo poco dice Bibury. Lasciamo la macchina in un piccolo spiazzo e iniziamo a camminare. Alle spalle abbiamo lasciato Londra e le nuvole per ritrovare qui qualche debole raggio di sole. Appena raggiungiamo il paese rimango sconvolta dalla bellezza. Sembra di entrare nel mondo delle favole. Piccole case grigie con tetti spioventi. Bisogna vederle per capire la bellezza del posto. Tutto circondato da un piccolo fiume a da tantissimo verde. Sembra che in questo luogo il tempo si sia fermato per poter mantenere intatta la bellezza di questo villaggio. Il silenzio ci circonda e io non posso fare a meno di correre avanti per toccare letteralmente con mano quelle case. Per rendermi conto che non sono frutto della mia immaginazione. Talmente mi sembra di essere in un mondo immaginario che non mi sorprenderei se spuntassero addirittura fatine, gnomi ed elfi. Ben, poco più dietro di me, mi osserva e sorride, scuotendo la testa.
-Basta così poco per renderti felice?
Esattamente. Sì, non mi interessano mazzi di rose, gioielli, cuccioli. Mi basta scoprire posti nuovi, bere una buona tazza di caffè o cioccolata calda, accoccolarmi vicino al caminetto acceso, trovare una persona che mi apprezzi per quella che sono. Quindi direi proprio che mi basta poco per essere felice. Annuisco da lontano continuando a precedere Ben. Mi avvicino al piccolo fiume e mi distendo nell'erba verde. Chiudo gli occhi per abbandonarmi completamente a quel posto. Ben mi raggiunge poco dopo. Si siede al mio fianco appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
-Se potessi, starei qui per sempre.
Dico continuando a tenere gli occhi chiusi e permettendo al lieve venticello di scompigliarmi i capelli.
-E chi ce lo vieta?
La voce di Ben mi raggiunge poco dopo. Appena riapro gli occhi, ritrovo i suoi molto vicini ai miei. Mi metto seduta sull'erba, intenta ad osservare l'acqua del ruscello che delicatamente si infrange su delle piccole rocce.
-Nessuno! Ma io ho una settimana di vacanza, non so se tu hai impegni...
Dico alquanto imbarazzata. Mentre sta per rispondermi allunga il braccio sinistro e mi sposta dolcemente una ciocca di capelli che mi sta coprendo gli occhi. Arrossisco.
-Non ho impegni al momento. La premiere di Londra era l'ultimo obbligo. Ora sono libero, quindi possiamo rimanere qui.
E mi rivolge un meraviglioso sorriso che mi lascia interdetta. Sposto immediatamente lo sguardo, per non fargli scorgere le mie guance diventate rosse. Mi prende per mano e si alza.
-Allora dovremmo andare a trovare un albergo o ci toccherà dormire in macchina!
Mi dice mentre mi aiuta ad alzarmi. Una volta in piedi non molla la presa sulla mia mano. Tento di non far risultare debole la mia voce, dal groppo che improvvisamente mi si è formato in gola.
-Oppure potremmo dormire all'aperto come i boy-scout!
Dico non molto convinta delle mie ultime parole. Lui per risposta alza un sopracciglio.
-Non credo sia una buona idea! Ho visto un cottage che affitta le camere dove abbiamo lasciato la macchina, potremmo provare lì.
Acconsento con un cenno della testa e ritorniamo sul sentiero. Ci incamminiamo verso l'auto sempre tenendoci per mano. Il primo impatto emozionante, piano piano, lascia il posto ad una strana serenità, ad una pace interiore che non avevo mai provato fino a questo momento.
Appena entriamo nel cottage, veniamo accolti da una simpatica donnina. Avrà più o meno settant'anni. L'edificio è costruito esattamente come le case del villaggio. Tetti spioventi e tutti colorati di grigio. Quando Ben apre la bocca per parlare, viene interrotto dalla donna.
-Ma che bella coppia di ragazzi! Questo posto è ideale per gli innamorati!
Ok, rettifico, questa donnina nonostante la sua età, non ci ha preso per niente. Coppia? Ma magari! Ecco la mia testa che ricomincia a fantasticare, ma prima che io possa fermarla interviene Ben.
-Grazie mille signora! Avremmo bisogno di due camere, non è che può aiutarci?
-Due giovani ragazzi che portano avanti le vecchie tradizioni! Non credevo esistessero ancora dei ragazzi come voi! Oggi vanno tutti subito al sodo, mentre voi volete aspettare, ecco il perché delle due camere! Bravi!
-No, signora non è come crede...
Cerco di intervenire cercando di smorzare la felicità della donna che mi guarda sorpresa e sorridente.
-Tranquilla cara, non c'è niente di cui vergognarsi! E' così bello che rispettiate ancora le vecchie tradizioni! Però mi spiace abbiamo a disposizione solo il cottage grande, una specie di suite. Potrete tranquillamente dormire separati, ma sotto lo stesso tetto! È un problema per voi?
Io e Ben dormire sotto lo stesso tetto? Separati solo da una porta? Sono davvero nel mondo delle favole e non me ne ero accorta. Per non risultare troppo contenta poso gli occhi su Ben che sta già pagando la stanza. Come sempre mi sono fatta trascinare dalle mie fantasie e non ho seguito quello che mi stava accadendo intorno. Grande Sofia!
La donnina ci saluta mentre un ragazzo ci accompagna alla nostra camera. Trascino i piedi come fanno i bambini. Chissà ora cosa penserà Ben della sottoscritta! Pala, qui urge una pala per scavarmi la fossa!
Quando entriamo nella stanza rimango senza fiato. Non è molto grande, ma è davvero stupenda. Non mi meraviglio che i neo sposi vogliano venire qui per i loro viaggi di nozze. Poi prendo una piccola rincorsa e mi butto sull'enorme letto. Fatto a baldacchino, ma non un baldacchino normale, ma completamente di legno. Come se avessero usato i rami di un albero per costruirlo. Sul letto ci sono una decina di cuscini rossi. Ai piedi del letto un bel divano bianco e un tavolino di cristallo. Sulla parete opposta del letto un'enorme finestra che dà sull'intero villaggio. E il bagno completamente decorato di marmo rosa.
Ok, c'è troppo rosa e rosso in questa stanza e non va bene. Sono i colori dell'amore e uniti alle mie fantasie, potrei rischiare di non uscire viva da questa stanza. Probabilmente infarto. Anzi sicuramente infarto. Ben si appoggia ad una balaustra del letto, mi guarda.
-Ok, ora che abbiamo trovato l'albergo, forse dovremmo anche comprarci qualche cambio di abiti!
-Sì, hai ragione. Andiamo a cercare qualche negozio ok?
-Ci sto, ma stavolta pago io! Non ho intenzione di sfruttarti, anche se tu sei pur sempre un principe!
Tiro fuori una linguaccia e mi avvicino a Ben.
-Tu non mi stai sfruttando! E hai mai sentito parlare di un principe che fa pagare il conto alla sua principessa?
INFARTO, INFARTO, INFARTO! Si salvi chi può!
-E allora, dato che io non sono una principessa convenzionale, facciamo a metà!
E allungo la mano destra per stringere il patto. Lui la guarda dondolando la testa e poi l'afferra con la sua.
-Affare fatto! E ora principessa scendi dal letto e andiamo a fare shopping!
-Sei sicuro di essere reale Ben?
Non mi risponde, mi sorride solamente e mi riprende per mano accompagnandomi fuori dalla nostra camera.





*Questa è una foto di Bibury, un paesino che si trova all'interno della Cotswolds*




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Capitolo 5
*** "Shopping" ***


Nuovo capitolo. Valgono le stesse "regole" degli altri.
Se vi piace lasciatemi pure un commento, risponderò sicuramente!
Grazie a tutte quelle che mi hanno fatto sapere un loro parere.
In questo capitolo l'atmosfera inizia a surriscaldarsi...
Buona lettura!

Cap. 5
"Shopping"

Il negozio che abbiamo trovato non è molto grande, ma ha di tutto. Dopo essere riuscita a trovare due paia di jeans, l'intimo necessario per questi giorni, qualche maglietta e un paio di felpe, mi fermo incantata a guardare un maglione. Niente di che, un semplice maglione viola con scollo a V, con un leggero elastico all'altezza della vita. Deve essere mio senz'altro. Sorrido mentre lo appoggio alla cassa. Ho perso Ben da più di mezz'ora nel reparto maschile. Chissà cosa starà combinando. Prima di farmi fare il conto, vado a sbirciare a che punto è il mio compagno di avventura. Ha sollevato due camicie, una bianca con delle sottili righe azzurre e un'altra identica le cui righe sono grigie. Socchiudo gli occhi.
- Sono identiche, che aspetti a sceglierne una? Che qualcuno ti sussurri la parola magica?
Dico canzonandolo. Per risposta ottengo solo un suo sguardo omicida. Permaloso il ragazzo.
- Dato che vuoi fare la simpatica, perché non la scegli tu?
- Una delle due è uguale! Non possiamo stare a sindacare sul colore delle righe!
- E invece è importante! L'apparenza è sempre importante!
- Bè non per me.
Dico sottovoce mentre il mio sguardo è attirato da un paio di bretelle. Lui deve aver sentito la mia ultima affermazione e mi si avvicina. Alzo le bretelle e gliele appoggio sulle spalle.
- Allora se prendi anche le bretelle ti aiuto col colore delle righe.
Dico con il tono più dolce che abbia mai usato. Lui, per risposta, alza un sopracciglio.
- Non credo che la moda sia il tuo forte!
Mi dice mentre sposta il suo sguardo sul mio abbigliamento.
- Io indosso abbigliamento casual per tua informazione! Non dobbiamo mica andare ad una cena di Gala! Dai prendi la camicia con le righe grigie.
Acconsente con un cenno della testa per poi porgermi un vestito.
- E con questo cosa ci dovrei fare scusa?
- Te lo devo anche dire? Fila nel camerino e provatelo!
- Ma non ci penso proprio! Guarda ci manca un sacco di tessuto...
Non riesco a finire la frase che Ben mi spinge dentro allo sgabuzzino. Rigiro quel lembo di stoffa tra le mani e inizio a sbuffare sonoramente.
- E non fare troppe scene! Provatelo e fatti vedere! Un abito femminile non ti farà male!
Allargo la tendina e faccio sbucare la testa. Ben è proprio davanti a me. Non dico nulla, roteo gli occhi e poi gli faccio una boccaccia. Mi infilo quella specie di vestito ed esco. Roteo su me stessa per mostrargli il risultato.
- Ti sta benissimo!
- E' troppo corto, mi si alza ovunque, ho la schiena completamente scoperta! Però con le converse non sta così male!
Dico mentre alzo leggermente la gamba destra per mostrargli le mie meravigliose scarpe. Lui scuote la testa, chiama la commessa e si fa portare delle scarpe adatte per quell'abito.
- Scocciatore!
Gli dico mentre mi richiudo nel camerino. Tolgo quel vestito e mi rimetto i miei comodi jeans. Quando esco Ben è già alla cassa. Che qualcuno lo salvi o dovrà subire tutta la mia ira.
- Quando ho detto facciamo a metà cos'è che non hai capito?
Dico arricciando le labbra e le sopracciglia.
- Non posso lasciartelo fare!
- Puoi eccome! Guarda bene!
E dicendo così rifilo la mia carta di credito alla commessa che prima guarda me, poi Ben che acconsente abbassando la testa.

Usciamo dal negozio con le borse. Se dico che Ben ha un sacchetto più di me ci credete? Ebbene sì, è anche vanitoso il ragazzo. Appoggiamo tutto nel portabagagli e ritorniamo all'albergo. Prima di salire in camera Ben chiede informazioni sui ristoranti del posto e un ragazzo gli indica un locale a due passi dall'hotel. Ringrazia e mi precede all'ascensore. La vecchina alla reception ci guarda e sorride. Vorrei fulminarla. Quando entriamo in camera mi butto di peso e con tutti i pacchetti sul letto. Nessuno mi schioda di qui per almeno mezz'ora. Inizio a tirare fuori i miei vestiti e ad appoggiarli sul letto. Ben fa lo stesso dal divano.
- Questo non credo sia mio.
Dice mentre solleva un reggiseno di pizzo nero. Arrossisco immediatamente e mi catapulto per prenderlo tra le mie mani. Purtroppo l'equilibrio non è mai stato il mio forte e rischio di sfracellarmi sul tavolino di cristallo. Fortunatamente Ben ha i riflessi più veloci dei miei e mi afferra per la vita cercando di salvare quel pelo di dignità che mi è rimasta. Nell'impatto con la sua presa la testa mi viene sballottata avanti e in dietro per un paio di volte. Appena riesco a recuperare la stabilità mi accorgo che le sue braccia stanno stringendo un po' troppo insistentemente i miei fianchi. Porto lo sguardo in basso e scorgo che la distanza di sicurezza non è stata rispettata. (La distanza di sicurezza me la sono inventata io nei miei rari momenti di lucidità, quei centimetri necessari perché io non crolli come una pera cotta tra le sue braccia e che mi permettano di respirare regolarmente, di essere lucida e cosciente e non rovinare questo rapporto. Perché so benissimo che se accadesse qualsiasi cosa porterebbe solamente sofferenza. Per la sottoscritta soprattutto. Quindi viva la distanza di sicurezza.) Il suo busto è esattamente incollato al mio. La sua vita spinge contro la mia. Il suo respiro filtra tra i miei capelli. Mi sento arrossire fino alle punte dei capelli. Non posso permettermi di alzare gli occhi e specchiarmi nei suoi, perché la distanza si ridurrebbe ulteriormente e io sarei spacciata. Borbotto un grazie e mi divincolo dalla sua presa.
Arruffo tutti gli abiti nell'armadio, sistemo l'intimo nel comodino e decido che è l'ora di una bella doccia. Magari fredda. Anzi, senz'altro fredda. Prendo il pigiama che mi sono appena comprata, informo Ben e mi chiudo in bagno. Lascio scorrere l'acqua lungo il corpo. Chiudo gli occhi prima di lasciarmi travolgere completamente. Le immagini che mi si parano davanti agli occhi sono quelle di pochi minuti prima. Lui che mi afferra, la vicinanza, le sue mani sui miei fianchi. Stringo i pugni e cerco di allontanare quelle immagini iniziando a canticchiare una qualsiasi canzone. Sembra funzionare. Mi concentro per ricordare esattamente tutte le parole e non inventarmele di sana pianta come succede sempre. Saltello fuori dalla doccia e afferro l'accappatoio nel quale mi avvolgo. Mi avvicino all'enorme specchio appannato e cerco di pulirlo con la manica dell'accappatoio. Attorciglio un asciugamano sulla testa e mi vesto. Quando esco dal bagno trovo Ben comodamente disteso sul letto. Le braccia dietro la testa. Alza lo sguardo su di me e una risatina gli scappa dalle labbra. Porto gli occhi in basso per osservarmi. Un semplice e normalissimo pigiama. Non con orsacchiotti o cuoricini. A tinta unita. Che ha che non va? Riporto gli occhi su Ben corrugando le labbra.
- Potevi pure prenderne uno più carino!
Mi dice. Faccio finta di nulla e mi sdraio sul letto. Ci mancava solo un pigiama più succinto e sexy guarda! Così si che le mie fantasie sarebbero volate. Credendomi irresistibile ai tuoi occhi semplicemente usando una sottoveste. Non sono mezzi che mi appartengono. Così, magari, terrai le mani lontane dalla sottoscritta che potrà respirare regolarmente. Mi si avvicina. Con nonchalance porta la mano destra sopra la mia spalla sinistra e si solleva. Ora ce l'ho esattamente sopra di me.
- Che diavolo stai combinando?
- Vado a fare la doccia!
- E proprio di qui devi passare? Sopra di me? Fare il giro troppa fatica?
- Ma quanto sei permalosa! Dillo che non mi sai resistere!
E mi accarezza una guancia. Prima che possa rispondergli è già sparito nel bagno. Certo che se continua così la mia forza di resistenza non durerà a lungo. Sono paziente sì, ma mica fessa! Sospiro e recupero il mio ipod dalla borsa. Infilo le cuffie nelle orecchie e la prima canzone che parte è “Just the way you are” che decido di saltare a piè pari. Non è adatta al momento. Decido di andare direttamente alla mia playlist “Energy” piena di canzoni che ti danno la carica e che per qualche strano motivo mi aiutano a sanare la mia insicurezza. Sono quelle canzoni che ti aprono gli occhi, che ti dicono che se vuoi puoi essere forte, puoi fare tutto quello che vuoi e che puoi avere il ragazzo dei tuoi sogni. Anche se ti aiutano per i due/tre minuti della durata della canzone, sono sempre un toccasana per chi ha l'autostima sotto ai piedi come me. Afferro la spazzola usandola come microfono, ovviamente playback anche perché potrebbero sbattermi fuori dall'albergo in meno di tre nanosecondi se mi sentissero cantare. Però posso dimenarmi. Almeno finché quello rimane chiuso in bagno. Credo che avrò un margine di almeno 15 minuti. Per prima parte “I love rock and roll” degli AC/DC e per 3 minuti riesco a scuotere la testa come una pazza a destra e sinistra. La canzone dopo mi fa letteralmente saltare in piedi sul letto e a suon di “Hot N Cold” mi dimeno come una forsennata. Salto sul letto come una bambina cercando di imitare le facce che fa Kate Perry nel video. Quella dopo, invece, mi permette di scuotere tutto il resto del corpo. Un po' più sinuosamente delle precedenti. “Beautiful Monster” fa di questi effetti. Salto giù dal letto per iniziare a roteare per la stanza. Lancio la spazzola sul letto e non penso a niente, solo a dondolare il mio corpo. Nel momento stesso in cui decido di muovere il bacino più languidamente, mi sento osservata. Non può essere lui. No davvero ma chi mi vuole così male da farmi fare tutte queste figuracce? Mi irrigidisco immediatamente e mi volto. É lui. Esattamente sullo stipite della porta del bagno. Avvolto solo da un asciugamano bianco intorno alla vita. Con un altro sta cercando di asciugarsi i capelli. Mi osserva.
- Non volevo che ti fermassi! Lo spettacolo era interessante!
Dice. Anche se le sue parole mi arrivano confuse probabilmente perché sto sognando ad occhi aperti su quel suo fisico. Sento un crack, quasi certamente è la mia mandibola che si è staccata dalla testa ed è rotolata fino ai suoi piedi. Le immagini mi affollano la testa. Immagini poco caste per essere sincera. Con la sottoscritta che manda a quel paese la calma e lo spinge contro la parete della camera. Che gli strappa l'asciugamano dalle mani, per fargliele portare lungo il suo corpo. E con lui che ovviamente ricambia il trasporto, nonostante quello scialbo pigiama. Che infila una mano tra i suoi lunghi capelli castani all'altezza della nuca e l'avvicina alle sue labbra. Poi il sogno ad occhi aperti si trasforma in realtà per realizzare che lui sta parlando da 10 minuti e che io non lo sto ascoltando. Mi osserva sospettoso.
- Allora?
- Eh? Sì sì non c'è problema!
- Hai visto? Al negozio hai fatto tante storie per quell'abito e adesso mi sono bastate due parole perché tu accettassi di indossarlo stasera.
COSA???????? Stupida, stupida, stupida! Ecco cosa si ottiene a fantasticare. Nulla! O meglio ti assicuri il primo posto per la stupidità, contornato di abito succinto, che lascia ben poco all'immaginazione e scarpe col tacco che presagiscono una rovinosa caduta. E per dessert l'autostima che crolla ai livelli della borsa di Andorra. Non ne avete mai sentito parlare? Bè perché non esiste come la mia autostima alla fine della serata. Accetto abbassando la testa.
- Tu rivestiti però, non sei credibile conciato così!
Gli dico indicandolo con l'indice della mano destra. E cercando di fare una faccia schifata, per quanto mi risulti difficile. Ma deve rivestirsi o rischio seriamente che mi saltino le coronarie.
Alza le mani in segno di resa e ritorna in bagno coi vestiti. Quando ne esce indossa la camicia bianca con le righe grigie e dei jeans scuri. Lo scruto dall'alto verso il basso. All'ennesima occhiataccia mi rivolge un:
- Che c'è?
- Manca qualcosa!
E mi avvicino alle sue borse con gli acquisti.
- E pure c'erano!
Inizio a lanciare i suoi abiti per tutta la stanza finché non trovo l'oggetto misterioso.
- Eccole!
Mi avvicino e lo aiuto ad indossarle. Quando mi ritrovo difronte a Ben sento la salivazione iniziare a diminuire. Le nostre mani si scontrano per mezzo secondo. Abbastanza per farmi socchiudere gli occhi e ricordarmi di respirare. Quando li riapro mi accorgo che il lavoro è terminato.
- Così sì che sei perfetto! Guardati!
- Sarà, anche se mi sembra di essere un cretino con queste bretelle...
Non riesce a finire la frase che mi è partita una leggera gomitata dritta dritta sul suo braccio sinistro. Sorrido e mi rinchiudo in bagno. Se dobbiamo punzecchiarci e giocare le nostre carte allora questo è il mio turno. Il vestito c'è, le scarpe anche, le calze color carne ci sono e anche la trousse col trucco. Posso cominciare il restauro. Scuoto la testa, accendo il fon e comincio ad asciugarmi i capelli, cercando di farli risultare più lisci e senza troppi capricci come sempre. Il passo successivo è l'abito. Faccio attenzione a non rompere le calze, dato che sono più le volte che finisco per bucarle e scivolo dentro l'abito. Scopre tutte le gambe e buona parte delle cosce, porto il lembo di stoffa superiore dietro al collo, che lascia scoperte completamente le spalle e tutta la schiena. Bè ci vuole poco per far rantolare a terra un uomo con questo abito. Un costume da bagno coprirebbe di più non c'è dubbio. Infilo le scarpe col tacco, un po' troppo alto per i miei gusti e mi osservo allo specchio. Di gusto ne ha il ragazzo, devo ammetterlo, ma tanto chi si deve imbarazzare uscendo così sono io, non certo lui! Infine passo al trucco. Non troppo pesante, già ci pensa l'abito ad attirare l'attenzione. Un leggero strato di fondotinta, una leggera passata di matita nera all'interno dell'occhio e mascara a volontà. L'ultimo tocco un sottile strato di lucidalabbra rosa sulla bocca. Il gioco è fatto. La parte difficile adesso sta nell'affrontare il mostro là fuori. Appoggio una mano sulla maniglia, prendo un grande respiro e apro unendo all'atto il classico:
- Ta-dan!
Ben solleva leggermente lo sguardo e ritorna ad allacciarsi le scarpe, come se il pigiama di prima fosse stato più sexy di questo vestito. Rimango allibita difronte alla sua noncuranza. Non dico niente, sorrido, mi avvicino alla borsa e controllo che all'interno ci sia tutto. Prendo la giacca tra le mani e mi avvio alla porta.
- Ti aspetto giù dato che sei in ritardo!
E lo lascio lì, inebetito difronte al mio atteggiamento strafottente. Ma che davvero crede di farla a me? Non ha ben capito con chi ha a che fare il ragazzo!


*Ditegli anche voi che sta bene con le bretelle!!*

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Capitolo 6
*** "L'alcool a volte il miglior amico" ***


Premetto che mi sono un pò dispiaciuta che nel capitolo precedente nessuno abbia postato un commento...era così terribile??
Spero, allora, di rifarmi con questo! :)
Ringrazio chi segue questa storia: LoveDolphin e minuche86 ve ne sono molto grata!
Nonchè chi ha inserito questa storia tra le preferite: starinlove, Marty vampire & Janeisa! Grazie, grazie, grazie!
Se volete farmi sapere cosa ne pensate lasciate un commento, grazie!
Buona lettura!

Cap. 6
"L'alcool a volte il miglior amico"


Mi metto a parlare con la donna della reception che mi fa un sacco di complimenti sul mio abbigliamento anche se lo trova un po' audace per i suoi gusti.
- Non lo dica a me, ma lo ha scelto Ben quindi...
Rispondendole così si zittisce immediatamente per spostare lo sguardo sul ragazzo che sta uscendo dall'ascensore. Bello è bello non lo si può negare e questa sua aria da artista, con la giacca di bouclè sul grigio, la sciarpa bianca e il capello al vento gli dona molto. Quando si avvicina a noi la donna lo rimprovera per l'abbigliamento che ha scelto per me.
- Non hai paura che qualcuno ti rubi questa splendida ragazza?
Sento le guance avvamparsi immediatamente.
- Non ci vuole fiducia nelle relazioni signora? Comunque no, non ho paura che me la rubino.
E porta i suoi occhi dritti nei miei, riesco a reggere il suo sguardo per poi sbottare davanti a tanta presunzione.
- Bè fossi in te non ne sarei così sicura!
E mi sposto verso l'uscita salutando la signora e infilandomi la giacca. Che screanzato!

Dopo pochi secondi mi raggiunge anche se io continuo a camminare dritta per la mia strada senza accennare a diminuire l'andatura. Lui mi chiama un paio di volte e alla terza decido di fermarmi. Ma non mi volto. Non voglio dargli questa soddisfazione. Riconosco la sua vicinanza dal suo profumo che inebria tutta l'aria intorno a me. Porta le braccia intorno alle mie spalle e mi stringe da dietro. Affonda la testa nel mio collo e prima che io possa rendermene conto, sussurra vicinissimo al mio orecchio:
- Scusa se non te l'ho detto prima, ma sei bellissima.
Semplicemente. Niente di più e niente di meno. Quel giusto che basta per farmi cedere le ginocchia. Fortuna sono ancora ancorata al suo abbraccio e non mi permette di cadere. Poi si sposta al mio fianco e porta la mia mano sotto al suo braccio.

Appena entriamo nel ristorante veniamo colpiti da un profumo buonissimo. Il cameriere ci accompagna al nostro tavolo, ma nel momento stesso in cui tolgo la giacca il suo sguardo è fuori controllo. Lo sento scendere e risalire lungo il corpo e la cosa mi imbarazza. Prima che possa spostarmi la sedia, mi metto al mio posto senza dire una parola. Ci porge i menù senza mai spostare lo sguardo dalla sottoscritta. Dopo poco si allontana, per mia fortuna e mentre scorro la lista dei primi, Ben si avvicina.
- Hai già fatto colpo vedo!
- Perché avevi dei dubbi?
Rispondo senza sollevare lo sguardo dal menù.
- Io no assolutamente, magari tu.
E dicendo così non sa di affossare ancora di più la mia immensa insicurezza.

Prima di tutto ordiniamo un aperitivo. Lui insiste perché ci sia dell'alcool durante la cena, quindi, per non essere da meno, comincio con un bel Martini dry. Faccio notare che non reggo nemmeno un bicchiere di acqua e zucchero, quindi il Martini non è stato esattamente un'ottima scelta. Presumo che a fine serata, se continuo di questo passo, dovranno venire a raccogliermi col cucchiaino. Mentre sorseggio il mio drink non posso far altro che guardarmi intorno. Il locale è molto cool, l'atmosfera è intima e tutto è nei toni del rosso. Più lontano dalla nostra zona c'è una specie di pub con dei divanetti di velluto rossi. E vicino un palco dove probabilmente faranno musica dal vivo o karaoke. Non credo ci siano discoteche o luoghi per fare vita notturna in questa zona. Non mi accorgo di star giocherellando con l'oliva del mio drink. È da ben un paio di minuti che la tengo sulle labbra tipo lecca-lecca. Me ne accorgo solamente quando il cameriere torna a prendere le ordinazioni e Ben lo deve riprendere perché non lo sta ascoltando. A quanto pare non sono l'unica che si perde nei sogni ad occhi aperti. Mando giù quell'oliva e poi mi rivolgo al ragazzo allungando la mano destra sul suo braccio.
- Senti, se sarai bravo potrai ottenere un'ottima mancia!
Gli dico sospirando per poi terminare con un occhiolino. Lui prima spalanca gli occhi, poi guarda per mezzo secondo Ben e quando torna a guardarmi gli faccio cenno con la testa che lui non è importante. Torna in cucina tutto impettito come un galletto. Sospiro.
- Sai vero, che non ci si comporta così?
- Così come scusa?
- Illudendo il poveretto!
- Se non facevo così rischiavo che la prossima volta rovesciasse il vino in terra o che inciampasse e facesse finire tutto il cibo sulla tua faccia! Ah no questo lo può fare quando vuole!
Scandisco bene le parole dell'ultima frase per poi scoppiare a ridere. Ben scuote la testa e sorride.
- Sei proprio pazza, lo sai vero? Un'altra al tuo posto farebbe i salti di gioia, pagherebbe oro per avermi tutto per sé per una cena!
- Ma io non sono un'altra! E poi non ho deciso io di rapirmi e portarmi in questo posto sperduto nel nulla. Che il bellissimo Ben Barnes si sia preso una cotta per la sottoscritta?
Dico alzando un sopracciglio.
- Tu mi fai ridere ecco perché ti ho rapita! Nessun doppio fine.
Come smorzarmi in un nanosecondo.
- E allora non ti dispiace se ci provo col cameriere no? Devo dire che è carino!
E mi volto per osservarlo meglio. È brutto, non c'è che dire ma chiunque, confrontato con chi ho davanti, sarebbe brutto.
Nessuna reazione, nessuna risposta da parte di Ben. Si allunga sulla sedia fingendosi annoiato. Finisce di bere il suo whisky e porta lo sguardo dritto nel mio.
- Principessa ti sfido.
Mi dice senza prendere fiato.
- A cosa scusa?
Chiedo alquanto allibita.
- A cantare. C'è il palco e anche il microfono.
- E cosa vinco se lo faccio?
- Me ovviamente! Per un'intera notte!
SCUSA? Sbatto le sopracciglia più del dovuto e appena recupero lucidità riesco a rispondergli:
- Scusa se te lo faccio notare, ma ti avrò già per tutta la notte dato che condividiamo una camera!
Alzo gli occhi al cielo. Che non regga l'alcool tanto quanto me? Probabile dopo la sua ultima affermazione. Poi sbotta con un:
- E chi ti dice che io voglia dormire con te?
- E chi dice a te che io voglia dormire con te!
Ma guarda questo!
- Tu mi vuoi eccome!
Rincara la dose.
Poi si rilassa e torna al suo atteggiamento distaccato. Il suo respiro torna regolare così come il mio. La cena passa tranquillamente e dopo il vino, l'allegria arriva a farci compagnia. Ridiamo di più, siamo più sereni e tranquilli. Non siamo ubriachi, ma solo senza inibizioni. Anzi Ben è anche più tenero e dolce dopo che si è scolato quasi una bottiglia di vino. Ha minacciato di far licenziare il cameriere perché ci prova con la sottoscritta e lì sono letteralmente scoppiata a ridere. Più che altro perché ha campato strane scuse per cercare di incastrare quel povero ragazzo. E da quel momento, ogni volta che il cameriere si avvicina al nostro tavolo, Ben mi prende per mano e inizia a chiamarmi “cara, darling, tesoro” e ogni volta scoppio a ridere. Non per qualche motivo, ma per l'alcool. Ebbene sì mi prende sempre la ridarella acuta quando bevo. E Ben la faceva aumentare con il suo finto atteggiamento da fidanzato geloso. A cena terminata ci alziamo e Ben mi aiuta a infilarmi il cappotto, esattamente come un gentleman. Quando ci avviciniamo all'uscita il cameriere mi ferma e pretende quella mancia che un'ora prima gli avevo promesso. Scuoto la testa e gli rispondo:
- Prova nei tuoi sogni caro!
E cerco di divincolarmi dalla sua presa sul braccio, ma lui non molla.
- Stacca immediatamente le tue mani dalla mia ragazza o giuro che ti faccio licenziare realmente.
A quelle poche parole il ragazzo sbianca e mi lascia andare. Appena fuori dal locale respiro profondamente l'aria fresca del posto.
- Te l'avevo detto che non dovevi dirgli quelle cose!
Mi rimprovera Ben.
- Ok, hai ragione. Giuro è la prima e l'ultima volta che lo faccio!
E porto gli indici incrociati sulla bocca. Ben sorride per poi avvicinarsi e mi avvolge un braccio intorno alle spalle. La nostra andatura non è delle più stabili. E credo che Ben non mi abbracci perché spinto da qualche gesto affettivo, ma più che altro lo fa per non cadere. Poi inizia a borbottare qualcosa su una sua ex-fidanzata o presunta tale. Perché non era realmente una sua fidanzata ma stavano “insieme” per far parlare di un film o qualcosa del genere. Mi sono persa alla parola fidanzata sussurrata all'orecchio. E poi, in un impeto che non riesco a capire da dove gli sia uscito, aumenta la velocità dell'andatura e rischiamo di sfracellarci al suolo. Mi correggo, non rischiamo, ma cadiamo letteralmente l'una sopra l'altro. La sua reazione? Una grassa e sonora risata. Sono totalmente spalmata sul corpo di Ben. Il suo braccio e sceso a cingermi la vita. Il suo respiro affannoso sul mio viso. Alzo una mano per spostargli una ciocca di capelli che gli copre gli occhi. Sorrido noncurante della posizione insolita e compromettente in cui siamo. Quasi scordandomi che siamo due cretini, mezzi ubriachi, sdraiati per terra. Prima di riuscire a rialzarmi, Ben prende il mio viso tra le mani, lo avvicina al suo e mi dice:
- Tu mi stai sconvolgendo la vita in un modo che nemmeno immagini.
E sorride. Sinceramente. E io riesco solamente a sentire il mio cuore battere forte nel petto, nelle tempie e nelle orecchie. Lo aiuto a rialzarsi e da quanto mi sbilancia, rischiamo di finire a terra una seconda volta e questa metterebbe fortemente a rischio il mio fondoschiena. Fortunatamente riesco a reggere il suo peso che ricade completamente su di me. Gli porto il braccio intorno alle mie spalle e con il mio lo cingo per la vita. Appena entriamo nell'albergo, lo sguardo accusatore della donnina ci fulmina immediatamente. Non potrei sopportare di dover dilungarmi in spiegazioni con questa signora, non stasera, non dopo quello che è successo. E soprattutto non con questo dolce peso che sto portando e che rischia veramente di farmi schiantare sul pavimento della hall. Ignoro la donna quando cerca di dirmi qualcosa, afferro la chiave con l'unica mano libera e mi trascino Ben all'ascensore. Dopo pochi minuti ci ritroviamo nella nostra camera. Cerco di adagiarlo più dolcemente possibile sul letto, ma il risultato è tutt'altro che dolce. Con un tonfo sordo il corpo di Ben cade nel letto. Mi scuso velocemente per tornare verso la porta e richiuderla. Bene e adesso? Io lo lascio dormire vestito. E chi si azzarda a spogliarlo? Cioè non che non vorrei, ma preferirei fosse cosciente almeno e che ricambiasse. In questo stato sarebbe come abusare di lui, meglio evitare. Mentre lo guardo riposare mi sfilo i tacchi e li lascio cadere vicino al divano. Aggiro il letto per poi scivolarci dentro. Prima di voltarmi verso Ben mi sfilo le calze che, saranno anche sexy secondo alcuni, ma diciamocela tutta, sono scomode. Quando mi giro, trovo Ben con la schiena appoggiata alla spalliera del letto intento ad osservarmi.
- Già riposato?
Gli faccio notare mentre mi tolgo gli orecchini e li appoggio sul comodino. Non ottengo alcuna risposta e quando mi volto un'altra volta per guardarlo si avvicina velocemente verso di me. Infila la mano destra sotto la mia nuca e porta il mio viso pericolosamente vicino al suo. E poi, in pochi secondi accade l'irreparabile. Tutto troppo velocemente perché riesca ad opporre resistenza. Le sue labbra aderiscono perfettamente alle mie. Inclina la testa verso sinistra e socchiude gli occhi. Non riesco a fare altro se non assecondarlo senza preoccuparmi troppo del dopo e delle conseguenze. Con il braccio sinistro mi cinge la vita e fa aderire i nostri corpi come poco prima per strada. Dischiude le labbra per far incontrare le nostre lingue, delicatamente. L'atmosfera cambia repentinamente quando decido di seguire i suoi movimenti. I respiri si fanno più affannosi e le sue mani sorvolano lungo il mio vestito, sollevando ulteriormente la gonna già troppo corta. Quando allontana le sue labbra dalle mie riesco a riaprire gli occhi. Appoggia la mano destra sulla mia guancia e con il pollice inizia a disegnare le mie labbra. Perdo qualche battito del cuore che cerco di recuperare con il respiro. Socchiudo gli occhi e prima che Ben possa riappropriarsi delle mie labbra lo allontano appoggiando le mani sul suo petto e abbassando la testa. Quando rialzo lo sguardo lui tenta di dire qualcosa ma lo fermo posandogli una mano sulla bocca.
- Non possiamo, non così, non perché siamo ubriachi. Domani potremmo pentircene e non voglio rovinare tutto.
- Ma io voglio!
Mi dice, provocandomi un arresto respiratorio.
- Dici così adesso, ma non so domattina quanto di tutto questo ricorderai. Dormi e domani ne riparliamo.
E mi alzo dal letto, cercando di trattenere quelle lacrime che piano piano scivolano lungo le guance. Mi sposto in bagno e appena chiudo la porta alle mie spalle non posso far altro che accasciarmi e sfogarmi con l'unico mezzo che al momento mi può aiutare. Cerco di reprimere i singhiozzi prima che Ben se ne possa accorgere. Non so perché sto piangendo, ma so che lo devo fare. Tutta la situazione ha amplificato le mie emozioni. Essere riuscita a fermarlo prima che l'irreparabile potesse accadere, mi inorgoglisce. E non perché ho rifiutato Ben Barnes, ma perché era giusto così. Se penso che sarebbe bastato mezzo minuto di più a farmi cedere, fa aumentare le lacrime lungo le guance. Perché non me lo merito. Non merito il ragazzo dei miei sogni solo per una notte. Non lo merito perché siamo ubriachi. Non lo voglio se domani non posso abbracciarlo e baciarlo alla luce del sole senza che lui lo trovi strano. Perché io ricorderei tutto, mentre lui non credo. Non posso farlo, non dal momento che domani a soffrire sarei solo io. Mi alzo consapevole della mia scelta e delle mie motivazioni e mi avvicino al lavandino. Ripulisco il viso dal trucco colato per le lacrime, mi infilo il pigiama e ritorno in camera. Mi infilo nel letto, facendo attenzione a non svegliarlo. Prima che Morfeo mi accolga tra le sue braccia, lo sento sussurrare qualcosa al mio orecchio.
- Domattina avrei ricordato tutto, non sono così ubriaco. Mi spiace solo non averti dato la sicurezza necessaria per farti riuscire a sciogliere sotto questo aspetto con me. Da domani sarà diverso, te lo prometto.
E mi lascia un leggero bacio sulla guancia. E io non posso far altro che addormentarmi con una solitaria lacrima che rotola giù sul mio cuscino. Cercando di continuare a ripetermi che era giusto così. Che non poteva andare diversamente. Consapevole che domani sarà un nuovo giorno. E forse riuscirò a capire e a vedere che Ben mi vuole così tanto come mi ha mostrato nelle ultime ore e che è interessato a me esattamente come lo è nelle mie fantasie.

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Capitolo 7
*** "Good morning!" ***


Rieccomi con un nuovo ed esilarante capitolo! :D Scherzo ovviamente!
In questo capitolo la nostra coppia inizia a sciogliersi un pò di più, soprattutto Sofia.
Cederà davanti alle avances di Ben? Si sentirà sicura? Leggetelo e lo scoprirete! :)
E come sempre, se vi va di farmi sapere cosa ne pensate, lasciate un commento e sarò ben lieta di rispondervi!
Buona lettura!



Cap. 7
"Good morning"

 




Mi giro nel letto silenziosamente, facendo attenzione a non svegliarlo, ma quando apro gli occhi mi accorgo che è stata tutta fatica inutile dato che Ben non è al suo posto. Allungo le orecchie per cercare di capire se è sotto la doccia, ma nessun rumore proviene dal bagno. Mi rilasso mettendomi a pancia su, allungo le gambe cercando di stiracchiarle da sotto le coperte. Prendo un grosso respiro e tiro il piumone fin sopra alla testa. Sollevata di non dover incrociare quel suo sguardo di prima mattina. Poi mi passo le mani sugli occhi che comincio a stropicciare. Starei in questo letto e in questo calduccio tutto il giorno. Sono un'eterna pigrona. Un debole sole filtra dalla finestra. Cerco di portare la testa fuori dalle coperte, tenendo un occhio chiuso e cercando di aprire l'altro. La porta della camera si apre e io mi rifiondo sotto al piumone.
-Non fare la furba, so che sei sveglia!
Grugnisco in maniera poco femminile e afferro saldamente il lenzuolo per evitare che faccia quello che farei io. E infatti ecco che si butta a peso morto sul letto e cerca di scoprirmi. Dopo un paio di brontolii che mi fuoriescono dalle labbra, accetto la sconfitta e finalmente tiro fuori la testa.
-Buongiorno anche a te!
Dico in tono poco simpatico. Il primo risveglio per me è sacro, guai a chi me lo rovina. Non importa che sia Ben Barnes. È un uomo morto. Porta la mano destra, che ha nascosto dietro alla schiena, davanti al mio viso con un fiore.
-Una rosa per una rosa.
E me la porge. Dopo l'attimo di intontimento dovuto un po' all'essermi appena svegliata, un po' al suo sorriso e un po' a quel fiore che ha tra le mani, rispondo semplicemente con un:
-Non avevi altra frase ad effetto da dirmi?
-Ok, eviterei lo yogurt per colazione, sei già abbastanza acida a quanto vedo!
Roteo gli occhi. L'ho detto che non mi si deve rovinare questo momento. Però noto che il suo sguardo si è un po' spento dopo la mia affermazione e me ne dispiaccio.
-Scusami, ma la mattina sono intrattabile e non dovevo prendermela con te.
Cerco di sorridergli e afferro quella rosa e puntualmente mi pungo un dito.
-Si chiama karma questo!
Dice iniziando a ridere a crepapelle. Io corrugo lo sguardo.
-Potevi almeno toglierle le spine Caspian! Non si comporta così un vero principe!
E gli do una leggera spinta sulla spalla.
-A proposito di principi, tu non dormi esattamente come una principessa! Hai scalciato tutto il tempo, mugolavi e in più borbottavi parole non sempre comprensibili.
-Lo so, sono un disastro! Sarà per questo che sono single, unito all'acidità mattutina ovviamente!
Gli dico cercando di sottolineare le ultime parole. Poi socchiudo gli occhi e prendo un bel respiro prima di causargli un trauma cerebrale prendendolo a testate.
-Comunque sognavi me. Mi hai chiamato un paio di volte!
Eh no questo no. Come mi muovo faccio danno con lui, non è possibile! Ora anche nel sonno!
-Possibile che non ne faccio una giusta? Da quando ci siamo conosciuti è tutto una figuraccia!
Dico abbassando lo sguardo e iniziando a torturarmi le mani. Lui le prende tra le sue e fa in modo che i nostri occhi si incontrino.
-A me piaci proprio per questo.
E senza aggiungere altro si alza e va verso la porta, lasciandomi in balia dell'improvviso calore che è divampato sulle mie guance. Cerco di far rallentare il respiro prima che Ben si volti e torni. Cosa che fa accompagnato da un immenso vassoio della colazione. Gli occhi iniziano a brillarmi dalla felicità.
-Lo sapevo che ti avrei fatto felice!
Mi dice puntando dritto dritto al letto.
-Vedrai che con un po' di zucchero in corpo tornerò dolce e impacciata come sempre.
Sorrido mentre afferro un cornetto e lo addento. Ben scoppia a ridere mentre si prepara il suo tè, da bravo inglese. Scruto il vassoio con attenzione ma non trovo quello che cerco.
-Ma non c'è la mia dose giornaliera di caffeina!
Sbotto mentre inizio ad aprire tutte le caraffe di ceramica. Acqua calda e latte. Niente caffè.
-Credo non lo preparino in questo hotel. Prendi il tè!
-Per caso, ti sei dimenticato con chi stai parlando?
E gli punto la restante brioche che mi è rimasta in mano dritta in faccia.
-Scommetto che è la tua gentile risposta per dirmi “no grazie Ben niente tè”!
-Sei anche intelligente oltre che bello a quanto vedo.
Gli dico mentre mi succhio lo zucchero del cornetto che mi è rimasto sul pollice. E appena rituffo lo sguardo sul vassoio per cercare cos'altro poter mangiare, sento la mano di Ben appropriarsi della mia bocca.
-Hai un po' di zucchero qui.
Qualunque cosa faccia quest'uomo riesce a renderla talmente sexy che credo potrei morire in questo esatto momento se continua a tenere la sua mano sul mio viso. Evito accuratamente di alzare gli occhi perché sono cosciente che perderei l'ultima briciola di lucidità che mi è rimasta da ieri sera. Allungo la mano per prendere la marmellata. In mancanza di caffeina devo rimpinzarmi di cose dolci. Preparo una fetta biscottata e la porgo a Ben. Senza un preciso motivo. Lo faccio senza nemmeno pensarci. In compenso lui scuote la testa.
-Non mangio mai la mattina.
-Dai! L'ho fatta con tanto amore! Mangiala per favore!
Gli dico cercando di usare il mio solito sguardo da cucciolo.
-Bè se l'hai fatta con tanto amore allora...
E si allunga addentandola direttamente dalla mia mano. Credo di aver perso un battito del cuore in questo esatto momento, perché tutta la situazione mi sembra irreale e questa improvvisa affinità mi spaventa allo stesso tempo. Chi ci vedesse adesso da fuori penserebbe che siamo una coppia. Ma non lo siamo. Devo smetterla di iniziare a crederci.
-Sei troppo pensierosa la mattina.
La voce di Ben mi permette di lasciare da parte i miei pensieri e di tornare a concentrarmi sulla realtà. Annuisco, ma prima o poi dovrò togliermi questo peso che porto sul cuore.
-Senti Ben, ti ricordi qualcosa di ieri sera?
-Uhm, che siamo andati al ristorante, che eri uno schianto con quel vestito, che il cameriere ci ha provato con te e ha quasi rischiato di prenderle dal sottoscritto, che siamo caduti in mezzo alla strada, che mi hai letteralmente portato fino in camera e basta credo.
Cerco di riprendere fiato. Alla sua parola “schianto” mi è morto in gola. Cerco di ricollegare quanto mi ha detto e riportarlo a quello che è realmente accaduto. Ovviamente manca una grande parte.
-Ah che ti ho baciata, che hai ricambiato ma poi ti sei tirata indietro per un motivo che ancora non mi è ben chiaro.

Appena dice così, butto la schiena all'indietro e mi ritrovo sdraiata nel letto. Gli occhi spalancati che guardano il soffitto. In una mano ancora la mia fetta biscottata e nell'altra quella di Ben. Lui si avvicina e si appoggia sui gomiti.
-Davvero credevi che me ne fossi dimenticato? Te l'ho detto che da oggi sarebbe cambiato tutto!
Abbasso la testa per guardarlo. E incosciente delle mie mosse, riprendo a mangiare la fetta biscottata. Alzo l'altra e gliela porto davanti alla faccia. Anche lui ricomincia a mangiarla. Non so cosa dire, non so cosa pensare, ho solo un fischio che mi rimbomba nella testa. Il vuoto. Tante paranoie per niente? Sarà mai possibile? Non esiste che possa succedere davvero una cosa del genere ad una comune mortale come me. Starsene sdraiata sul letto con Ben Barnes a fare colazione. Non è umanamente possibile, non è reale. Appena finisco di mangiare mi attacco un pizzicotto sul braccio sinistro. Eppure sono sveglia. Ora capisco tutto.
-Dai, dov'è la telecamera? Siamo su scherzi a parte non è vero?
Stavolta è lui a strabuzzare gli occhi.
-Oh andiamo non può essere reale!
Mi appoggio sui gomiti per guardarlo meglio. Allungo la mano, punto l'indice e inizio a scuoterla tra me e lui.
-Dai non è possibile che succeda qualcosa tra di noi, a meno che non siamo in un programma dove si fanno gli scherzi alla gente!
Dico col tono più serio che possiedo.
Ben scuote la testa, sorride e poi la fa crollare nel piumone. Borbotta qualcosa che non riesco a capire. Gli infilo una mano nei capelli e lo tiro su.
-Che hai detto?
-Che non è possibile che ancora non ci credi! Che devo fare per dimostrarti che mi piaci?
E rilascio la presa sulla sua testa che ritorna, con un leggero tonfo, nel piumone. Lunghi attimi di silenzio accompagnano i miei pensieri che affollano la mia testa. Tutti che mi dicono la stessa cosa. Rinfilo le dita tra i suoi capelli e faccio rincontrare i nostri occhi.
-Ti piaccio sul serio?
Allargo gli occhi.
-Sì, sì, sì, sì, sì. Se servirà te lo ripeterò all'infinito!
E rilascio la presa una seconda volta. La sua testa ritorna sulle coperte mentre le mie fantasie sono finalmente libere di esultare. Sorrido compiaciuta della cosa, ma non sono psicologicamente pronta. Un conto è sognarlo anche ad occhi aperti, un altro è avere una confessione da Ben Barnes in carne ed ossa. Mi rimetto seduta, mi riapproprio del vassoio e ricomincio a mangiare. Frutta stavolta. Ben rimane affondato nel letto. Dopo un'altra piccola dose di zucchero riesco a recuperarlo.
-Vuoi morire soffocato dopo che ti sei dichiarato? Fa molto eroe tragico ma non vorrei rimanere vedova prima di cominciare questa storia o qualunque cosa sia!
Dicendogli così ottengo la sua attenzione.
-Sarei un ottimo eroe tragico non trovi?
Mi dice mentre ritorna seduto al mio fianco.
-Da Oscar proprio!
Lo canzono mentre continuo a masticare un muffin. Poi mi alzo dal letto e mi avvicino alla finestra. La apro e respiro a pieni polmoni l'aria fresca della campagna inglese. Socchiudo gli occhi. Pace. Dopo pochi minuti Ben mi si avvicina e, esattamente come ha fatto la sera prima, mi abbraccia da dietro e riesco a sentire il suo respiro vicino al mio orecchio.
-Ti devo dire una cosa...
-Avanti spara.
-Vacci piano. Con me intendo. Non sono pronta a tutto questo. O meglio ancora non ci credo.
-Perché io sono Ben Barnes e tu una “comune mortale”?
-Anche. Ma ci sono molte cose che di me ancora non conosci.
-Tipo la tua estrema e insensata insicurezza? Oh no l'ho recepita subito. Oppure che ti perdi in sogni ad occhi aperti? Visto. Che hai paura dei tuoi sentimenti? Provato. Che sei pazza da saltare sui tetti per raggiungermi? Notato. Ed è per tutto questo che mi piaci, perché sei esattamente l'opposto di tutto quello che ho sempre intorno.
-Sono così cristallina?
Domando con un pizzico di incredulità.
-Io trovo che sia un pregio il fatto che ti si legga le cose in faccia. Sei genuina.
-E io trovo angosciante che non riesca a leggerle sulla tua faccia! Non è giusto, tu parti avvantaggiato!
Gli dico mentre mi volto, puntandogli l'indice contro il petto.
-Ti dirò tutto quello che vuoi. Anche i particolari scabrosi se sei così interessata!
E alza un sopracciglio. Malizioso.
-Quelli li eviterei volentieri!
E sorrido. Sciogliendomi finalmente nel suo abbraccio. Abbassando tutte le difese. Ricominciando da qui. Da questo perfetto, idilliaco momento.

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Capitolo 8
*** "Leaving Bibury" ***


Nuovo capitolo! Sto aggiornando presto perché la storia è già scritta e salvata nel pc! E non voglio farvi aspettare troppo! :D
Vi ringrazio enormemente per tutti i commenti al capitolo passato. Siete state magnifiche!!
Spero che questo nuovo capitolo sia di vostro gradimento come gli scorsi.
Vi lascio alla lettura e se volete farmi sapere cosa ne pensate, sono quì a vostra disposizione!
Un abbraccio!

Cap. 8
"Leaving Bibury"






-Preparati che leviamo le tende da questo albergo!
Mi dice mentre sono completamente immersa nell'armadio per cercare qualcosa da mettermi. Alzo la testa e lo trovo comodamente seduto sul divano. Già vestito, borse già pronte. Io ovviamente sono ancora in pigiama.
-Perché? Non possiamo rimanere ancora un giorno?
Chiedo incuriosita da tanta fretta di lasciare questo posto.
-Abbiamo già visto tutto di questo villaggio, ho altre zone da farti vedere.
Annuisco con la testa. Raccolgo un paio di jeans e un maglione e mi infilo nella doccia. Prima che possa chiudere la porta del bagno Ben si avvicina.
-Se vuoi posso insaponarti la schiena...
-Maniaco! Torna a sederti! Meno male ti ho detto di andarci piano!
Ben alza le mani in segno di resa e poi, dandomi le spalle, aggiunge:
-La calma mi sta bene, ma non vorrei invecchiare troppo!
E lo sento ridere, mentre sul mio viso è dipinto uno sguardo omicida. Raccolgo una converse e gliela lancio prima di rinchiudermi in bagno. Lo sento borbottare mentre apro l'acqua della doccia. Appena mi vesto non posso fare a meno di specchiarmi. Noto che i miei occhi luccicano. Sicuramente questo è uno dei poteri di Ben. Sono serena ma la cosa che mi rende felice è che Ben non è cambiato troppo. È più dolce e presente, ma non ha smesso con le sue frecciatine. Finisco di prepararmi, esco e me lo ritrovo seduto sul divano. Bello. Forse come non lo è mai stato. Maglietta bianca con sopra un'altra maglia grigia, jeans scoloriti sulle ginocchia, stivali militari e una giacca casual di un grigio differente da quello della maglia. Rimango un attimo spiazzata appena lo vedo. Prima non mi ero accorta di quell'abbigliamento. E ora che riesco a metterlo a fuoco noto anche una collana e un bracciale. Per risposta mi sorride ed io sento solo il cuore accelerare velocemente. Sono talmente stordita che rischio di sbattere nell'anta dell'armadio che ho intelligentemente lasciato aperto. Mi immergo nuovamente nel guardaroba per prendere tutte le mie cose. Controllo che nella mia borsa ci sia tutto e usciamo dalla camera.

Alla reception c'è sempre la solita donna che ci sorride. Ben le consegna la chiave della camera e si appresta a pagare il conto. Dato che la cosa si dilunga, perché pare che ci siano problemi sulle transazioni, o più probabilmente perché siamo in un posto sperduto nel nulla, mi avvicino a Ben.
-Se mi dai le chiavi della macchina comincio a portare i bagagli.
Mi guarda alzando un sopracciglio. Come se gli avessi chiesto la luna.
-Te lo scordi!
Mi risponde tornando a guardare la donna.
-E dai! La devo solo aprire e metterci le borse che vuoi che le faccia?
Sbuffo. Poi mi avvicino ancora di più. La mia bocca si avvicina al collo di Ben. Sospiro vicinissima al suo orecchio. Dopo meno di tre secondi ho le sue chiavi tra le mani. Mi guarda sbalordito.
-E tu come diavolo hai fatto a prendermele?
-Poteri femminili caro! Ti ho distratto e nel frattempo ti rubavo le chiavi. Mai sottovalutare una donna!
Gli dico facendogli l'occhiolino e mentre mi allontano con le borse, sento la donna della reception confermare le mie parole.
Quando Ben mi raggiunge, mi trova comodamente appoggiata al motore della sua BMW. Una gamba sopra l'altra. Gli occhiali da sole sapientemente indossati. Mi punta l'indice contro.
-Tu! Non ti azzardare a farlo mai più!
-Guarda la tua bambina è sana e salva! Non l'ho toccata nemmeno con un dito!
Gli faccio notare con tono canzonatorio. È proprio vero che ad un uomo non si deve toccare la sua auto.
Poi abbassa la mano vicino al mio volto col palmo rivolto verso l'alto.
-Le chiavi grazie.
-Cercale!
Gli dico in tono di sfida. Lui per risposta mi alza gli occhiali da sole e sotto ci trova i miei occhi verdi divertiti e maliziosi.
-Mi sfidi?
-Assolutamente sì!
Gli rispondo abbassando di più la schiena sul cofano della macchina. Lascio scivolare la testa all'indietro, mostrando il collo.
-Così però mi stai provocando...
Rido alle sue parole. Appoggia le mani vicino ai miei fianchi. Allunga la testa verso il mio collo. Lentamente, troppo lentamente. Avvicina il naso vicino al mio orecchio. Zona delicata. Molto delicata. Poi si sposta dalla parte opposta. Sento le sue labbra a meno di un millimetro dal mio collo, salire e scendere. La sua estrema calma mi crea ansia e un po' di disappunto. La sera prima non ci ha pensato molto a saltarmi al collo e adesso, che mi sto offrendo, ci pensa troppo. Scocciata alzo la mano destra e gli sventolo le chiavi della macchina davanti al naso.

-Ora possiamo andare.
Gli dico mentre lo scanso e mi avvicino alla portiera del passeggero. Lui rimane fermo mezzo secondo di troppo. Una mano ancora appoggiata al cofano mentre mi osserva.
-Se sei così lento, comunque, chi invecchia qui sono io e non tu!
Gli faccio notare mentre fa il giro della macchina. Quando mette in moto, mi approprio della radio. Sbaglio, grande sbaglio darmi il comando su quell'aggeggio. Finché non trovo le canzoni giuste continuo a mandare avanti le stazioni. Una cosa che innervosisce tutti. Compreso Ben che all'ennesima canzone sentita a metà sbotta.
-Così mi manderai al manicomio lo sai vero? Fermati su una stazione radio e smettila di continuare a girare a vuoto!
-Tu pensa a guidare che il DJ sono io!
-Un DJ che presto si troverà a dover fare l'autostop se non la smette!
E punta gli occhi su di me, ma io sono troppo occupata con la radio per rendermene conto. Poi mi ferma la mano intrecciandola con la sua. A questo punto io inizio ad usare la mano libera per cambiare stazione radio.
-Vedi, se occupi una mano, ne ho sempre un'altra a disposizione!
Gli faccio notare tirando fuori una linguaccia. Lui, per risposta, rotea gli occhi. Poi mi ricordo che in borsa ho il cavo dell'ipod, quindi lo inserisco nella fessura apposita e faccio partire la mia musica così non dovrò più stressare il povero Ben.
-Così va meglio?
Gli chiedo mentre lo osservo alla guida.
-Decisamente.
Mi risponde aggiungendoci un sorriso. La sua mano sinistra resta intrecciata con la mia. Uno dei vantaggi di avere l'auto col cambio automatico. Appoggio la testa al sedile e allungo le gambe. Lo sguardo perso nella campagna inglese. Ogni tanto lo rivolgo a Ben che puntualmente ricambia sorridendomi.
-Ti piace andare al cinema?
Mi chiede mentre sono persa dietro alle parole di una canzone.
-Eh? Sì assolutamente! È una cosa che adoro! L'ho studiato per questo!
-Tu hai studiato per fare cinema?
-No, ho studiato storia del cinema, musica e teatro. Non sarei in grado di recitare. Però mi piace osservare chi lo fa.
-L'ultimo film che hai visto?
-Al cinema “Inception” ma purtroppo, con lo stipendio da barista, non posso andarci spesso quanto vorrei. Però recupero con le serate DVD. Due o tre film a volta.
-Che film hai visto con me come attore?
Ok ora mi vergogno a dirgli la risposta. Non ne ha fatti tantissimi fino ad adesso, quindi sarei anche giustificata però non vorrei passare per una fan ossessionata.
-Posso mentire?
Gli chiedo mentre unisco le mani in segno di preghiera.
-Voglio la cruda verità!
Mi dice puntandomi l'indice contro.
-Ok, bè li ho visti tutti. Tranne l'ultimo di Narnia. Dopo la premiere ci sono stati dei problemi, non so se hai presente...
Lui annuisce con la testa.
-Mi spiace che ancora non sei riuscita a vederlo.
-Spero di rifarmi presto. Il genere fantasy è uno dei pochi che adoro vedere al cinema. Spaparanzata su quelle belle poltrone di velluto, i pop corn da una parte e una bella bibita dall'altra. E sono una di quelle che rimprovera chi parla. Una volta stavo per litigare con una signora!
Ben mi guarda allargando gli occhi.
-Dimmi che non ti hanno buttata fuori dal cinema!
Rido schioccandogli un leggero schiaffo sul braccio.
-No ma ci è mancato poco che mi prendessi per i capelli con quella donna.
Gli dico mentre allontano lo sguardo portandolo verso le colline.
-Sei così intransigente?
-Non è che sono intransigente è che quando vai al cinema ti informi se il film è adatto ad un bambino di 5 anni. Ha iniziato a piangere dopo 20 minuti che era iniziato il film perché c'era un “mostro”. Peccato che quel “mostro” fosse parte integrante del cast principale! Dopo 15 minuti di pianti con urla sono sbottata!
-Ma che diavolo di film vai a vedere coi mostri?
-Per tua informazione era “Van Helsing” e comunque i “mostri” ci sono anche nelle Cronache di Narnia! È tutta colpa dei genitori che dovrebbero fare più attenzione. Infatti me la sono presa con loro mica col bambino!
Gli dico sottolineando l'ultima frase.
-Il tuo ragionamento non fa una piega.
-Ecco! Come se io andassi a vedere un horror! Soldi sprecati perché starei tutto il tempo con la testa nascosta chiedendo continuamente quando finisce!
-Bene a sapersi!
Mi dice stringendo gli occhi a due fessure.
-Cosa sta elaborando la tua mente malata Ben?
-Tu non ti preoccupare!
-Ora sì che mi preoccupo! Non ti azzardare a portarmi a vedere un horror!
-Ma non leggi la chiave romantica della cosa? Staresti tutto il tempo incollata alla mia spalla.
E alza entrambe le sopracciglia, mentre a quelle parole io roteo gli occhi.
-Non c'è bisogno di usare questi mezzi con me! Lascia che mi sciolga ancora un po' e poi ci vorrà la carta vetrata per staccarmi da te!
Gli dico cercando si sostenere il suo sguardo. Cosa non facile quando quei due carboni ardenti ti fissano e ti senti mancare l'aria. Quando hai appena rivelato di diventare appiccicosa come chewing-gum all'uomo dei tuoi tanti sogni. E ti senti tremendamente in imbarazzo fino alle punte dei capelli. Ma lui allunga la mano per portarla sulla mia guancia. La accarezza dolcemente e il suo sguardo vispo e malizioso si trasforma rapidamente in affettuoso e io mi sento sciogliere come neve al sole.

La nostra seconda meta si rivela essere Oxford. Città molto più grande rispetto al paesino sperduto nella campagna e ciò significa più attenzione a non farsi riconoscere. Con la macchina ci dirigiamo fino al centro storico della città. Appena Ben accosta la macchina, vicino al marciapiede, un uomo vestito di tutto punto, mi apre la portiera e poi fa lo stesso con Ben. Alzo gli occhi sul palazzo che abbiamo difronte. Antico. Con le bandiere inglesi che sventolano appena sopra al portico d'ingresso.
-Questo è il nostro albergo.
Sgrano gli occhi. Non ci posso credere. Una notte in questo albergo costerà quanto un mese del mio stipendio.
-Sei pazzo per caso?
Dico indicando l'albergo con la mano. Ben mi si avvicina e porta il suo braccio intorno alle mie spalle.
-Per un po' di lusso...che sarà mai?
-Sai, vero, che io non posso pagare una camera qui dentro? Magari posso mettermi a fare i caffè! Chissà se lo accettano come metodo di pagamento!
Borbotto mentre Ben mi trascina all'interno. Rimango paralizzata difronte al lusso che mi circonda. Cerco di non perdermi nemmeno il più piccolo particolare mentre Ben si avvicina alla reception.
-Signor Barnes è un piacere rivederla!
Gli dice un uomo sulla quarantina da dietro il bancone.
-Solita stanza?
Poi Ben si discosta per mostrargli la sottoscritta, intenta a roteare sulle gambe e a guardare il soffitto.
-Ah, noto che è in compagnia! Quindi facciamo una camera doppia allora!
Ben annuisce e poi gli si avvina per chiedergli qualcosa, ma io sono troppo occupata a sognare ad occhi aperti per origliare la loro conversazione.
La mano di Ben che si intreccia con la mia, mi riporta alla realtà. Una volta che le porte dell'ascensore si aprono rimango inerme davanti alla stanza che Ben ha prenotato.
-Sofia respira!
Mi dice Ben intento ad oltrepassarmi per andare a sedersi su uno dei 2 divani sparsi nella camera.
-No, ribadisco che tu sei pazzo! Ma un semplice Bed&Breakfast ti scocciava?
Chiedo mentre cautamente mi muovo nella stanza. Non vorrei rischiare, con la mia goffaggine, di rompere qualcosa e di doverlo ripagare. Dopo aver curiosato nel bagno, mi accascio sul divano opposto a Ben. Gli occhi che sorvolano lungo tutte le pareti della stanza e si soffermano sull'enorme caminetto. Sopra di esso spunta un gigantesco televisore al plasma. Mi sfilo le scarpe e mi raggomitolo sul divano.
Ben, a quel punto, si alza e si viene ad accomodare al mio fianco. Allarga il braccio permettendomi di accoccolarmi sul suo petto. Con le dita inizia a giocherellare coi miei capelli, mentre io inizio a rilassarmi e a sciogliermi sotto al suo tocco gentile.
Poi un'idea mi balena nella testa. Mi alzo di scatto e con le braccia sui fianchi, mi posiziono esattamente davanti a lui.
-Senti, tu hai fatto tutto questo, ma stasera sei mio. Sarà una sorpresa.
Ben alza un sopracciglio. Mi scruta da capo a piedi. Non è convinto. Avvicino le mani in segno di preghiera e cerco di convincerlo coi miei occhi. Dopo qualche minuto si alza in piedi.
-Ok, ci sto, ma solo fino alle 23, perché poi noi due abbiamo da fare.
Stavolta sono io che allargo gli occhi. Cerco di capirne di più ma lui è irremovibile.
-Sorpresa, esattamente come la tua!
Mi dice e io rimango imbambolata ad osservare quei suoi occhi neri.
Afferro saldamente le converse e mentre saltello per infilarmele mi dirigo alla porta.
-Dove stai andando adesso?
-A preparare la tua sorpresa! Tu stai buono qui e non azzardare a cambiarti che vestito così sei uno schianto!
Dico mentre gli sorrido e apro la porta della camera, ricevo un sorriso di risposta. Operazione serata perfetta.

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Capitolo 9
*** "Italian Surprise" ***


Rieccomi! Dovrei festeggiare ma prima vi lascio il nuovo capitolo.
E' il pre e durante la sorpresa di Sofia! Non è niente di che eh! Però l'ho trovata molto carina!
Ringrazio tantissimo le ragazze che hanno commentato gli scorsi capitoli, grazie ancora!
Se volete farmi sapere cosa ne pensate sono quì, a vostra disposizione!
Buona lettura!!

 

Cap. 9
"Italian Surprise"




 

È da più di un'ora che gironzolo per Oxford, ma del posto che ho in mente neanche l'ombra. Sento ronzare il cellulare nella tasca dei jeans. Quando lo afferro e noto il nome sul display sorrido.
- Senti già la mia mancanza?
Dico continuando a camminare e a guardarmi intorno.
- Dove sei?
- In giro! Tu?
- Sono ancora in albergo, ma tra poco devo uscire. Ti spiace se sbrigo qualche commissione e ci troviamo oggi pomeriggio?
Faccio un grande respiro di sollievo. Meno male mi sta dando altro tempo per trovare il locale giusto.
- No tranquillo, fai pure! Basta che ti ricordi...
- Sì di non cambiarmi ho afferrato!
E lo sento ridere dall'altra parte del telefono.
- Signor Barnes che fa si imbarazza per un complimento?
Dico mentre alzo gli occhiali da sole.
- Dipende da chi me li fa!
Mi risponde e io non posso che arrossire.
- Spero che il mio abbigliamento vada bene per la serata che hai in mente perché, ti avverto, che non ho intenzione di conciarmi come ieri sera!
E la sua risata risuona fragorosa.
- No tranquilla vai benissimo così, sei uno schianto!
- Non mi copi le battute signor Barnes!
Gli dico ridendo. Quando ci salutiamo riesco a scorgere un locale che potrebbe fare al caso mio. Entro e subito chiedo se posso parlare col proprietario. Mi si avvicina un uomo sui cinquant'anni, con due baffi grigi, dallo sguardo simpatico. Sulla camicia ha appuntata una spilla con la bandiera italiana. Ne approfitto subito e nella mia lingua madre chiedo:
- Ma lei è italiano per caso?
Mi osserva allargando gli occhi e sorridendomi.
- Sì signorina! Sono napoletano per la precisione! E lei?
- Di Firenze! Avrei bisogno di un enorme favore.
- Mi dica! Se posso volentieri.
Mi siedo sullo sgabello davanti al bancone e inizio a spiegargli il mio piano per la serata. Cerco di chiarire che non sono una pazza, anche se il mio programma può sembrarlo.
- E' sicura che vuole fare tutto questo?
Mi chiede l'uomo. Annuisco con la testa sperando che acconsenta.
- Per me non ci sono problemi. Potete venire verso le 20 ok?
Prendo le mani dell'uomo tra le mie e le stringo forte.
Mi rilasso e lo ringrazio un'altra volta prima di passargli la carta di credito per pagargli la cifra irrisoria che mi ha chiesto. Il mio conto in banca non subirà gravi perdite e per Ben lo posso fare. Esco dal locale sollevata. Il mio piano sta andando nella giusta direzione. Ora non mi rimane altro da fare che rilassarmi e aspettare. Mi dirigo in un parco qui vicino. I bambini scorrazzano nell'erba e io mi siedo accanto ad un enorme albero. Dalla mia immensa borsa tiro fuori il mio libro. Compagno dei miei tanti viaggi solitari in metropolitana. Cerco di ricordarmi dove sono arrivata. Cosa non troppo difficile dato che è uno dei miei libri preferiti e del quale conosco le battute a memoria. È più forte di me ma "A midsummer night's dream" è uno dei libri che mi permette di perdermi in un mondo fatto di magia, casini vari e amori che hanno solo bisogno di una lieve spinta. Vi ricorda me? Strano!

Dopo un paio di ore sento nuovamente il mio cellulare vibrare. Lo afferro.
- Principe!
- Principessa, dove sei?
- Al Fellows Garden!
- Dovevo immaginarmelo! Arrivo tra dieci minuti!
Non faccio in tempo a rispondergli che ha già chiuso la conversazione. Mi riaccomodo all'albero e riprendo il libro tra le mani. Ogni volta che lo leggo, parteggio sempre per la povera Elena innamorata senza essere ricambiata di Demetrio, che invece corre dietro ad Ermia a sua volta innamorata di Lisandro che invece la ricambia. Insomma un quadrangolo amoroso. Alla fine finisce tutto bene, senza non poche peripezie.
- ”Ciò che il tuo occhio al risveglio vedrà il tuo vero amore diventerà.”
Mi dice Ben spuntando da dietro l'albero.
- Mi hai fatto prendere un colpo! E come fai a sapere cosa sto leggendo?
- L'ho visto stamattina quando hai scaraventato il contenuto della tua borsa sul letto perché avevi perso l'orologio.
Mi dice sedendosi al mio fianco.
- Hai sistemato tutto quello che dovevi sistemare?
Chiedo voltandomi a guardarlo.
- Tutto a posto Principessa! E tu? Hai preparato tutto per la mia sorpresa?
- Tutto pronto!
Mi sorride e avvicina una mano al mio libro. Lo tira verso di sé e inizia a leggere le battute. Quando arriva al turno femminile si ferma e mi fa cenno con la testa di proseguire. Acconsento mentre col braccio sinistro mi cinge le spalle. Continuiamo così per il resto del pomeriggio. Solamente quando il sole inizia a calare ci accorgiamo che è l'ora di iniziare a muoverci.
Quando arriviamo più o meno nei pressi del locale che ho scelto lo fermo. Afferro la bandana che ho sempre nella borsa e gli chiedo di abbassarsi leggermente.
- Questa cosa mi preoccupa alquanto!
Mi dice mentre gli occhi gli brillano divertiti.
- Oh andiamo! Non è mai morto nessuno per una benda!
E lo costringo ad indossarla.
- Non mi farai mica sbattere contro qualche palo?
- Ah-ah divertente Mr. Barnes, ma devo deluderla, non è il mio piano! O almeno non per il momento!
Intreccio una mano con la sua e lo porto delicatamente dentro al locale. Quando gliela tolgo rimane un attimo senza parole. Il locale è deserto, al centro un tavolo rotondo con una tovaglia rossa, dalle casse risuona musica italiana e il tutto è leggermente illuminato, ma non troppo. Dalla cucina sbuca un cameriere che ci fa cenno di accomodarci. Appena ci sediamo Ben porta i suoi occhi scuri nei miei:
- Una pizzeria?
- Non è stato facile credimi! Una pizzeria dove il cuoco è italiano e che mi ha permesso di prenotarla tutta, così sarai libero di mangiare come vuoi senza occhi indiscreti. Lo so che non è molto, ma volevo farti conoscere un pezzo di me, un pezzo della mia Italia e volevo che fosse tranquillo.
Gli sorrido e lui prende la mia mano nella sua.
- Grazie! È perfetto! Comunque sei pazza, chissà quanto ti è costato! Non dovevi...
- Dovevo eccome! E non ti preoccupare posso permettermelo! Volevo solo una serata tranquilla con una star londinese e se questo significa affittare l'intero ristorante, bè l'ho fatto.
Sento la stretta alla mano aumentare e vedo i suoi occhi illuminarsi. Si gira intorno ad osservare tutte le foto alle pareti che raffigurano pezzi d'Italia. Ogni volta Ben mi chiede che posti siano e dove si trovino e puntualmente io glieli indico su una cartina dell'Italia lì vicino. Poi mi chiede il significato delle canzoni che passano in sottofondo, ma di queste posso dargli solo una traduzione approssimativa dato che la maggior parte sono in napoletano. Poco dopo arrivano le nostre pizze. Io mi avvento sulla mia senza nemmeno pensarci troppo, la taglio a spicchi e la prendo con le mani. Ben è ancora intento ad osservare la sua mentre io sto già mangiando la prima fetta. Lo vedo perplesso.
- Su Principe, tagliala e mangiala con le mani! È il bello della pizza!
Mi guarda e allarga gli occhi. Poco dopo anche lui addenta la prima fetta. Lo vedo un po' impacciato a mangiare con le mani.
- Se non sei a tuo agio puoi pure mangiarla col coltello e la forchetta! Però dice che mangiare con le mani sia afrodisiaco...
Gli faccio notare usando uno sguardo un po' malizioso.
- Ti sembro attraente per caso?
Mi dice sollevando una fetta di pizza.
- Bè in effetti...
Gli dico prendendolo in giro. Vederlo in imbarazzo non ha prezzo. Soprattutto dopo le migliaia di volte che lui ha visto me in quello stato.
- Tu in compenso sei molto sexy!
E mi lancia uno sguardo infuocato. Ora sì che tornano ad avvamparmi le guance. Maledetto!
- E non hai visto tutto! Aspetta che arrivi il dolce!
Gli sussurro mordendomi il labbro inferiore.
Riesco a divorare la mia pizza in pochissimo tempo, anche perché oggi ho letteralmente saltato il pranzo. Dopo poco anche Ben la finisce. Ci raggiunge Pino, il proprietario del ristorante, per chiederci se le pizze erano di nostro gusto.
- Perfette! Per un attimo mi è sembrato di essere in Italia.
- Bene, sono contento! Ora vado a finire di prepararvi il dolce.
E ci lascia nuovamente.
- Non so se la mia sorpresa sarà all'altezza di questa.
Mi sussurra Ben mentre mi si avvicina. Porta una mano sulla mia spalla e dolcemente la fa scivolare lungo tutto il mio braccio per poi intrecciarla con la mia mano. Mi fa alzare dal tavolo e porta l'altro braccio attorno alla mia vita. Ci dondoliamo sinuosamente a destra e sinistra sotto le note di “Se mi vuoi” di Pino Daniele. Sarà la canzone che è emozionante, sarà la vicinanza di Ben ma sento un brivido percorrermi tutta la schiena. Appoggio delicatamente la testa sul suo petto stringendo un po' la mano dietro alla sua schiena. Sento il suo respiro filtrare tra i miei capelli e il suo cuore battere ad un ritmo molto simile al mio. Più veloce del normale. Sorrido nascondendomi nel suo abbraccio. Dopo qualche lungo minuto veniamo interrotti dal cameriere che con un fintissimo colpo di tosse, ci fa ritornare alla realtà. Ci ha portato il dolce. Una coppa gigante di gelato ricoperta di cioccolata calda e panna, con dei bastoncini di biscotto e di cioccolato fondente a guarnire il tutto. Appena la vedo mi brillano gli occhi. Prendo per mano Ben e lo accompagno al posto. Con non molta fatica lui sposta la sua sedia per portarla vicino a me. Iniziamo a gustarci il dolce quando Ben se ne esce con una frase che mi fa rimanere il gelato di traverso:
- Io saprei cosa farci con tutta questa panna montata!
E alza un sopracciglio nella mia direzione. Dopo essere diventata di tutti i colori e aver ricominciato a respirare, gli punto il cucchiaino contro:
- Mangiarla ovviamente! Non sarebbe giusto sprecare tanta bontà!
- E chi ti dice che la sprecheremmo?
Altro cucchiaino di gelato che mi si incastra in gola.
- Stai attento Principe o ti dovrò cambiare soprannome!
- E come mi vorresti chiamare?
Il ragazzo provoca! Eccome se provoca!
- Credo che maniaco ti si addica di più!
Gli dico mentre riprendo a mangiare il gelato. Sento le sue dita affusolate avvicinarsi alla mia spalla e, anche se non lo vedo, posso immaginarmi le sue labbra che disegnano un sorriso. Porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio e torno ad osservarlo.
- Questo non lo mangi con le mani?
Mi dice in tono provocatorio.
- Se proprio vuoi che ti spalmi il resto del gelato in faccia posso pure farlo...
Dico mentre avvicino le mani alla coppa. Ben le afferra saldamente tra le sue.
- No ci credo, sta buona! Devo stare più attento a quello che dico, tu mi prendi troppo in parola!
- Mai sfidare un'italiana! Non te lo hanno mai insegnato?
- No ma credo che imparerò presto frequentandoti. Sono uno che impara molto alla svelta!
E si avvicina al mio collo. Pericolosamente. Sento la punta del suo naso giocherellare con il lobo del mio orecchio. Socchiudo gli occhi e cerco di imprimere nella memoria ogni cosa. Poi inizia baciarmi la zona dietro all'orecchio per scendere lentamente sul resto del collo. Porto una mano dietro la sua nuca e intreccio le dita tra i suoi capelli. Quando raggiunge la zona della clavicola non riesco a trattenere un leggero gemito che fuoriesce dalle mie labbra. Il ronzio del suo cellulare interrompe il momento. Roteo gli occhi mentre Ben si affretta ad afferrare il telefono.
- Pronto? Sì tra mezz'ora siamo lì!
E riaggancia. Torna a puntare i suoi occhi scuri nei miei prima di riappropriarsi del mio collo.
- Mi sa che il momento magico sia passato.
Gli faccio notare mentre mi alzo dalla sedia. Lo lascio a bocca aperta mentre mi dirigo verso la cucina a salutare Pino e a ringraziarlo. Ben si avvicina e prima di lasciarci andare ci chiede se è possibile fare una foto con Ben, per appenderla nel locale. Accettiamo e io mi occupo di scattarla. Salutiamo l'uomo e ce ne andiamo. Una volta fuori dal ristorante Ben mi afferra per una mano.
- Avrei bisogno della tua bandana.
Mi dice in tono gentile. Io apro la borsa e appena la trovo, gliela porgo.
- Non tirarmi brutti scherzi!
Gli dico mentre gli punto la bandana contro al petto.
- Prometto!
Mi risponde mettendosi una mano sul cuore e sollevando l'altra. Mi faccio bendare e stranamente riesco a raggiungere la macchina senza sfracellarmi al suolo. Dopo più di venti minuti che siamo in macchina, sbotto.
- Si può sapere dove diavolo mi stai portando? Io ti ho bendato all'ultimo momento! Non è possibile che debba stare così per tutto sto tempo! Non è giusto e poi...
Non riesco a finire la frase che le sue labbra sono improvvisamente incollate sulle mie. Appena si discosta riesco a riprendere fiato.
- Ehm...
- Ho trovato un modo per zittirti!
E ride mentre lo dice. Io sbuffo e mi accascio sempre di più contro il sedile della sua macchina. Qualche minuto dopo si ferma e scendiamo. Porta una mano intorno alla mia vita e mi accompagna. Saliamo un paio di scalini, lo sento parlare con qualcuno e poi entriamo in qualcosa. Qualche altro passo e poi mi blocca. Si avvicina al mio orecchio e mi dice:
- Sorpresa!
E mi toglie la benda. Faccio un po' di fatica a riabituare gli occhi alla luce, anche se soffusa del luogo in cui mi ha portata. Quando riesco a mettere a fuoco rimango senza parole.

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Capitolo 10
*** "Ben's surprise" ***


Ri-eccomi! Credevate di esservi liberate di me? E invece vi sbagliavate!!! :D 
Bando agli scherzi, chiedo venia, perdono, mi inginocchio sui ceci, mi cospargo il capo di cenere per l'immenso ritardo con cui sto postando questo capitolo. 
Quando si dice che non te ne capita mai una sola di "disgrazia" è proprio vero! Però ora sono tornata e spero che voi non vi siate dimenticate di me e di questa storia!!
Volevo solo aggiungere una piccola cosa, con una mia amica stiamo scrivendo una fanfic a 4 mani, se vi va di dargli un'occhiata, vi lascio il link! :-) "Hello, Goodbye" scritta con la mia collega lolaventimiglia
Tutti i commenti, le critiche e chi più ne ha più ne metta, sono ben accette, come sempre! 
Buona lettura!!

Cap. 10
"Ben's surprise"

 

 

L'emozione è forte e sinceramente quando si parla di Ben è tutto amplificato. Solo una lacrima di felicità esce dai miei occhi che Ben prontamente scaccia prendendola con il suo pollice. Poi mi afferra il viso con entrambe le mani e lo avvicina al suo. Le labbra si ritrovano e le bocche si dischiudono poco dopo per far incontrare le nostre lingue. Un bacio che piano piano diventa più appassionato mentre con le mani mi aggrappo alle sue spalle. Sento la terra sgretolarsi sotto i miei piedi, ma il braccio di Ben intorno alla mia vita mi permette di lasciarmi andare. Incastro una mano tra i suoi capelli e la faccio scivolare lungo il suo collo per poi fermarla all'altezza del suo cuore. Quando lascia le mie labbra lo fa per avvicinarsi al mio orecchio e sussurrarmi:
-Spero ti piaccia.
Provocandomi un po' di solletico. Sorrido e mi discosto. Guardo l'enorme schermo nero e le centinaia di poltrone vuote che ci circondano.
-Hai affittato l'intero cinema solo per me? Sei pazzo?
-Se continui a ripetermelo credo di poterlo diventare!
Mi dice sibilando vicino al mio collo. Poi afferra la mia mano e mi porta al nostro posto. Le due poltrone centrali per la precisione. Sulla mia sono disposti in ordine un bidone di pop corn e un altro contenente una bibita gassata.
-Te lo sei ricordato!
Gli dico indicando i due contenitori. Lui scivola sulla sua poltrona e afferra i pop corn.
-E come avrei potuto dimenticarlo?
Mi chiede allargando la bocca. Poi alza il bracciolo che divide le due poltrone e appena le luci si spengono, mi siedo vicino a lui. Inizio a sgranocchiare i pop corn quando mi accorgo che film mi sta facendo vedere.
-Megalomane! Il Principe Caspian eh?
-Dice che va per la maggiore ultimamente!
E stringe la mano sulla mia. Sorrido e riporto lo sguardo all'enorme schermo. Le scene scorrono rapidamente davanti ai miei occhi, Caspian che scappa, che viene “rapito” e che soffia dentro al corno di Susan. Dopo una decina di minuti appaiono i quattro fratelli. Appena inquadrano il mio personaggio preferito sbotto.
-Mamma quanto è cresciuta! Comunque lei è la più forte, altro che Peter o Edmund!
Ben si volta a guardarmi ed esclama:
-Non dirmi che ti piace Susan!
-Cosa? Quella spocchiosa? Ma non dirlo neanche per scherzo! Io adoro Lucy!
E mi accorgo che lo sguardo divertito di Ben si trasforma in preoccupato.
-Ah, allora non so se sarà di tuo gradimento il film.
Mi dice lentamente. Per risposta io alzo un sopracciglio, non riuscendo a capire cosa intende dire. Il film scorre rapidamente e quando Caspian incontra i quattro fratelli gli dico:
-Certo che la parte del fesso ti esce bene!
Scoppiando in una risata. Lui si oscura in volto per poi ridere a sua volta.
-Sei proprio simpatica non c'è che dire!
E porta il braccio sinistro intorno alle mie spalle facendomi avvicinare a lui. Appoggio la testa sulla sua spalla e mi lascio cullare da quelle immagini. Ben inizia ad accarezzarmi i capelli, cosa che mi provoca un brivido che parte dalla testa per raggiungere le punte dei piedi. Mi accomodo meglio in quella posizione, appoggiando il cartone dei pop corn esattamente tra le nostre gambe. Per un lungo attimo le nostre mani si sfiorano al suo interno. Quando alzo lo sguardo per incrociarlo col suo sento le guance diventare rosse. Fortunatamente siamo al buio così lui non se ne può accorgere. Appena mi accorgo di star scivolando verso il basso, mi ricompongo e la mia testa, stavolta, è vicinissima al suo collo. Sento il suo profumo, dolce e intenso allo stesso tempo, stordirmi. Perdo qualche scena del film, intenta a guardare intensamente il suo profilo. Dannazione se è bello. È interessante scrutarlo, non si perde nemmeno una battuta del film, è attento ad ogni minimo particolare. Quando riporto la mia attenzione allo schermo, mi accorgo che siamo alle battute finali. I quattro fratelli stanno per lasciare nuovamente Narnia.
-Credo sia meglio che non guardi, si trasforma in un horror!
Alzo gli occhi su Ben.
-Dimmi che stacchi la testa a Susan con la spada!
Gli dico mentre unisco le mani.
-No, peggio.
E con le sopracciglia corrugate torno a guardare le ultime scene. Quando Susan, prima di saltare nel suo mondo, si volta e si avvicina a Caspian sbotto
-NON TI AZZARDARE! Se lo fa l'ammazzo.
E puntualmente il mio incubo si avvera. Vedo le labbra di Susan imprimersi su quelle di Caspian che ricambia il bacio con trasporto. Un trasporto che può avere un bacio a fior di labbra. Ma sempre bacio è. Mi alzo dalla spalla di Ben, volto lo sguardo corrucciato verso di lui e gli tiro un leggero buffetto sulla spalla.
-Potevi anche dirmelo!
-E rovinarti la sorpresa? Poi la tua faccia è uno spettacolo!
E inizia a ridere, piegandosi addirittura sulla pancia.
Metto su un broncio poco credibile.
-Potevi baciare Lucy! Quello sì che sarebbe stato d'effetto!
Gli dico mentre le luci si stanno riaccendendo.
-Sì così mi denunciavano per pedofilia!
Mi alzo dalla poltroncina e mi volto di scatto fulminandolo con lo sguardo.
-Allora potevi baciare Peter! Non avete fatto altro che punzecchiarvi per tutto il film! Sai che colpo di scena? E vissero felici e contenti!
Nello stesso momento Ben si alza e afferra la mia mano, facendomi voltare di scatto e portandomi completamente attaccata al suo corpo.
-Ho capito che il finale non è stato di tuo gradimento, ma addirittura un finale gay?
-Bè io avrei apprezzato molto!
Gli dico sussurrandogli all'orecchio. Poi mi discosto, lo guardo maliziosamente e intreccio la mia mano con la sua.
-Viziosa!
Mi dice in tono sensuale.
-Senti chi parla!
Gli rispondo usando il suo stesso tono. Porta la nostra mano intrecciata dietro alla mia schiena, si avvicina al lobo del mio orecchio e inizia a mordicchiarlo.
-Signor Barnes se comincia così conviene che chiudano il cinema e lo trasformino in un vietato ai minori.
Gli dico ridacchiando vicino al suo orecchio.
-Filiamocela.
Mi dice appena scostandosi e portando il suo braccio intorno alle mie spalle.
-Mai stata più d'accordo.
Gli rispondo, intrecciando nuovamente la mia mano con la sua sulla mia spalla e incamminandoci verso l'uscita.

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