Misguided ghosts

di Shannonwriter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Maybe I'm crazy ***
Capitolo 2: *** In questa casa buia ***
Capitolo 3: *** Long gone memories ***



Capitolo 1
*** Maybe I'm crazy ***


“…quando t’innamori ti sembra di essere diventata matta e prima di rendertene conto la tua vita è cambiata e saresti disposta a tutto per l’altro” - AHS 1.07

 

In questa follia che è diventata la mia vita chiudo gli occhi e cerco un posto dove sono al sicuro. Un posto dove non c’è gente strana che appare e scompare nel seminterrato, dove nessuno gioca a palla in soffitta. Meglio: un posto dove mia madre e mio padre che divorziano sono un pensiero lontano, irraggiungibile.

Mi stendo sul letto, accovacciata e spero di incontrare una mano amica accanto a me. Chi è l’unica persona che mi capisce in tutto questo delirio? Quella persona che non mi giudica e che asciuga sempre le mie lacrime? Quella a cui interessa se soffro e se ne accorge? Sento una mano stringere la mia, finalmente. Ecco la risposta, lui. Non ne so niente d’amore ma so che lui mi ama. E come potrei avere paura di lui? Come potrei scacciarlo? Ne ho bisogno tanto quanto lui ha bisogno di me. Quindi restiamocene qui. E se sono pazza davvero di sicuro non sono sola. Non lo sarà mai più.

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Capitolo 2
*** In questa casa buia ***


È buffo rendersi conto di essere morti. Un minuto hai delle alternative, un futuro, delle strade che puoi decidere di prendere e il minuto dopo non c’è più niente. È tutto cambiato, non ci sono più scelte da fare, la tua esistenza diventa un vicolo cieco. Si, è proprio buffo come il mondo là fuori mi manchi proprio adesso che non posso uscire. Posso solo esplorare ogni centimetro di questa casa, ogni suo angolo buio. Seminterrato, piano terra, secondo piano, soffitta. Almeno non fa più paura, perché questo posto ora è mio. Ero solo un’ospite, prima…Non dovrei stare troppo a pensare a quello che mi sono lasciata alle spalle perché tanto è inutile, non potrò mai avere niente indietro. Non sono sicura di come mi sento a riguardo, infondo non avevo grandi progetti per il futuro. Ma ne avevo uno. Tate si accorge sempre di quando mi perdo troppo nei miei pensieri e mi stringe la mano. Dice che è meglio guardare al lato positivo, che siamo ancora insieme e lo saremo per sempre. Questo mi conforta, sapere che in questa casa piena di estranei ci sarà sempre lui a sedersi accanto a me, a tenermi la mano e a dirmi che andrà tutto bene. E a farmi vincere a scarabeo.

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Capitolo 3
*** Long gone memories ***


Violet era seduta sul bordo della finestra in camera sua. Aveva un orsacchiotto di peluche in grembo e guardava fuori. Tate entrò senza fare alcun rumore e si fermò a pochi passi da lei. “Ti godi il panorama?”

Violet sobbalzò leggermente e si voltò di scatto verso Tate. “Oh, hey non ti avevo sentito entrare.”

Tate le si avvicinò. “Che stai facendo?” chiese in tono casuale.

 “Niente. Pensavo.” Rispose Violet.

 “A cosa?”

Violet fece un respiro profondo. “A tante cose. Ai bambini soprattutto.”

Tate aggrottò le sopracciglia. “Sei preoccupata per tua madre? Non devi pensarci..”

 “No, non è quello.” Lo interruppe lei. “Stavo riflettendo sul fatto che per la prima volta sono felice che i gemelli stiano arrivando.” Disse accompagnando a quelle parole un lieve sorriso. Tate la osservò con attenzione, faceva sempre tesoro di quei fugaci momenti in cui le sue labbra si tendevano in un sorriso. Sembrava quasi che le facesse male, perché non ci era più abituata.

 “Prima non lo eri?” le chiese interessato.

Violet fece cenno di no con la testa. Si strinse l’orsacchiotto al petto. “Vedi questo? Era per mio fratello. Sai, quello nato morto. A Boston, nella vecchia casa, i miei avevano preparato la cameretta e tutto e dentro c’era anche questo. Poi hanno dato tutto alla chiesa.” Spiegò Violet persa nei ricordi, rivolgendo di nuovo lo sguardo fuori della finestra. Le sembrava di vedere una serie di flashback di quei giorni lontani davanti ai suoi occhi.

 “Ma questo no. Perché ce l’hai tu?” chiese Tate.

Violet fece spallucce. “Non lo so, io…l’ho solo tenuto. Me lo sono portato fin qui ma non l’avevo mai tirato fuori dallo scatolone prima d’ora.”

 “Perché scatenava dei brutti ricordi?” non era esattamente una domanda.

 “Si. Ero contenta di avere un fratellino allora. Ma quando la mamma è rimasta di nuovo incinta mi è sembrato tutto così...inutile.” cercò di spiegare la ragazza faticando a trovare le parole giuste. “Voglio dire, gestivano a mala pena il loro matrimonio e…me. Come potevano gestire altri due bambini? Devo ammettere che forse sono stata un po’ egoista.” Aggiunse tornando a guardare Tate.

Lui le prese la mano. “No Violet, tu non hai colpa di niente. Loro sono i tuoi genitori, dovevano prendersi cura di te invece di trattarti di merda” disse Tate con una punta d’odio nei confronti di Ben e Vivien. Detestava vedere Violet soffrire.

 “Tate, quello che volevo dire è che ora avere i gemelli è la cosa giusta. Presto scopriranno quello che mi è successo e staranno malissimo. Con i bambini dopo un po’ non saranno più così tristi per me.” gli occhi di Violet si riempirono di lacrime che non ci misero molto a scendere lungo le sue guance. Tate tese la mano verso il suo viso in un gesto automatico e raccolse una di quelle piccole gocce.

 “Forse finalmente quest’orsacchiotto ha trovato il suo proprietario.” aggiunse con un filo di voce la ragazza.

Tate sapeva di non poter dire niente per farla sentire meglio, sperò solo che come al solito il solo fatto che non l’avrebbe lasciata sola sarebbe bastato come conforto. Violet appoggiò la testa sulla sua spalla, un movimento ormai fin troppo familiare.

 

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