Un Carnevale a Venezia

di _Valchiria_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo: Pronti per il viaggio? ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo: Viva la bella Italia! ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo: Piacere, siamo Italiani! ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto: In giro per Venezia ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto: Carnevale ***
Capitolo 6: *** Capitolo sesto: Galeotto fu il Bel Paese ed il Carnevale. ***
Capitolo 7: *** Epilogo: Una dolce fine ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo: Pronti per il viaggio? ***


Capitolo primo: Pronti per il viaggio?

Da tempo ormai, il lavoro lo stava ossessionando. La notte non dormiva e pensava, pensava solo a come avrebbe potuto realizzare il suo libro.
Con la testa china sul proprio lavoro, fatto di nero inchiostro e carta immacolta, un giovane scrittore fantasticava su trame e luogli che avrebbero potuto far da sfondo al suo libro.
Immaginava cascate maestose, attraversate dal volo di uccelli con grandi ali, che si posavono su alberi rigogliosi, forse tane di animaletti graziosi. Oppure immaginava deserti aridi, con belve feroci e affamate, alla ricerca di qualche carcassa da ripulire.
Oppure...

Qualcuno alle sue spalle, un giovane dall'aria divertita e scansonata, con capelli color argento, camminava in punta di piedi, pronto a tendergli un agguato.
E lo scrittore, troppo intento a elaborare il suo libro (o forse disinteressato da ciò che il suo "assalitore" gli stava preparando) non si accorse delle varie lampade e oggetti che quest'ultimo stava investendo nel suo cammino.
"West! Ancora a scribacchiare? Non dovresti essere già pronto?" disse il ragazzo, portandosi le mani ai fianchi.
"Oh Gilbert, mi hai fatto prendere un colpo. Ho quasi finito di..beh di pensare a cosa scrivere!" sospirò amereggiato il ragazzo.
"Non ti preoccupare Lud! Il viaggio in Italia ti farà bene! Guarda qua! -gli disse, sbattendogli sotto il muso due biglietti per l'areo con aria soddisfatta- Ho prenotato due biglietti per Venezia!"
"Oh no, Gil! Di questi periodi, lì si festeggia il carnevale ed io non posso permettermi distrazioni!"
"Ma va là, West! Partiamo domani mattina! E poi lo sapevi no? Hai anche già preparato le valigie!" disse Gilbert, assumendo l'aria di chi la sa lunga.
"Si, ma credevo avresti scelto un posto un pò più tranquillo!"
"Più tranquillo della bella Venezia! Fratello mio, ti ricordo che è una delle città più romantiche del mondo!"
"Appunto...che ci vengo a fare io, povero cuore solitario?" ridacchiò Ludwig, prendendo in giro il fratello, che si stava facendo prendere un pò troppo dall'entesusiasmo.
"Sei troppo scontroso West!" lo additò il fratello. Poi continuò. " Il magnifico me ha una missione da compiere! Ti ricordi quella bella fanciulla che conobbi l'anno scorso in Italia?"
"Chi, l'ungherese?" chiese Ludwig, per nulla interessato ai racconti troppo pieni di ego del fratello.
"Esatto, West! Io e la bella Liz abbiamo deciso di rincontrarci lì per Carnevale, per festeggiarlo sulle gondole al chiaro di luna! Come biasimarla, sono troppo magnifico e passare con me del tampo è davvero stupendo!" finì il suo discorso Gilbert.
"Certo,certo Gil. Ma io che centro?"
"Come che centri? Sei mio fratello e voglio che anche tu sia felice come me e Liz" ormai il tedesco era catapultato a Venezia e quasi non sentiva le lamentele del fratello.
"Gil, torna a Berlino!" disse Ludwig,sventaloandoli una mano davanti agli occhi. Poi continuò. "Uno: siamo ancora in Germania. Due: partiamo domani. E tre: Fuori dalla mia stanza e fammi concentrare!" disse il biondo, spingendo il fratello fuori dalla camera.
"L'amore è cosa troppo complicata per uno come me. Ho bisogno di concentrazione per il mio lavoro e tu ed i tuoi sproloqui di certo non mi aiutate!"
"Ehi, non spingere così forte il Magnifico me! Sei un insensibile! Ma io ed il mio meraviglioso trio riuscriremo a farti cambiare idea!" disse Gilbert, assumendo un'aria ancor (se si può) più sicura di sè.
"Oh misericordia! Io lo dico che quei tre ti fanno male"


Finalmente Ludwig riuscì a cacciare fuori dalla stanza il suo fastidioso fratello pieno di sè. Si sedette alla scrivania e
rimase ancora per qualche minuto ad osservare il foglio bianco che sembrava dirgli "riempimi, se ci riesci".
Era un'occasione formidabile quella che stringeva fra le mani, una di quelle che ogni scrittore vorrebbe ottenere per la propria carriera.
Doveva scrivere un libro per una nota casa editrice del luogo e se le cose fossero andate bene, avrebbe avuto tutti gli onori che si riservano agli scrittori.
Ma lui non aveva la più pallida idea di cose scrivere e questo lo scoraggiava molto.
Si tolse gli occhiali che pogiò sulla scrivania e si massaggiò le tempie.
"Speriamo davvero che Venezia mi sia d'aiuto"


La mattina seguente, Ludwig e Gilbert avevano caricato l'auto di primo mattino. Gilbert aveva un'aria così eccitata che mentre camminava quasi saltava. Era un tipo assai vivace e Ludwig sapeva bene che, unendosi con i suoi due amici (più casinisti di lui) la sua esuberanza aumentava.
Al contrario, lui era un tipo calmo e riflessivo, e durante i viaggi preferiva godersi i monumenti più che andare a bighellorane in giro.
Ma sapeva bene che non avrebbe potuto fare nè il turista modello nè il ragazzino perdi giorno, poichè un lavoro lo attendeva.
Arrivati al chek in, i due aspettarono il resto della comitiva. Ludwig si sedette su di una sedia ed iniziò a leggere un libro, convinto che qualcosa potesse scattargli nel cervello.
L'altro camminava avanti ed indietro, guardando l'orologio e sbuffando.
"Stai calmo Gil! Vedrai che tra un pò arriveranno!" disse Ludwig, alzando lo sguardo dalle pagine del suo libro.
"Ma dove diamine si saranno cacciati? Tra un'ora si parte e quei due rimbambiti ancora non si vedono!"
"Rimbambiti a chi, mon cher?" chiese un'uomo vestito con una camicia blu di raso e dei pantaloni attillati bianchi, mentre si passava un ciuffo di capelli dietro l'orecchio.
"Francis! Dove eravate finiti! Avevamo appuntamento- si guardò l'orologio- circa mezz'ora fa!"
"Oh, non iniziare a stressarmi Gil! Lo sai che odio arrabiarmi! Mi si fanno le rughe!"
"Non dire cazzate Francis! A proposito, dov'è l'altro beone?"
"E cosa ne so! L'ho lasciato al chek in! Ora sposati Gil, e fammi salutare tuo fratello"
Mentre Gilbert imprecava (ora) contro un Antonio che ancora non si vedeva, Francis si avvicinava all'altro tedesco, sfoderando il suo sorriso migliore.
"Bonjour, Ludwig! Come va?"
"Oh Francis! Tutto bene. Sono solo stanco e stressato per il mio libro".
"Ancora con quelle storia? Non ti preoccupare, cherì, sono sicuro che riuscirai a scriverlo e soprattutto a pubblicarlo" disse il francese, avvicinandosi un pò troppo al ragazzo.
Ludwig sapeva bene che gli amici del fratello erano, beh come dire, un pò particolari. Il francese era una sorta di ninfomane e credeva di essere un vero e proprio paladino dell'amore. Lo spagnolo (l'Antonio che ora era in seri guai, vista l'ira del fratello) era un tipo assai solare, anche se la sua duplice personalità lo metteva spesso in situazione poco piacevoli.
Tutto sommato però, erano due bravi ragazzi, anche se troppo casinisti.
Ludwig indietreggiò, sentendosi a disagio per vicinanza che Francis aveva creato.
Era un tipo un pò troppo riservato, il tedesco.
"Oh beh, ti ringrazio Francis."
Il francese stava per replicare qualcosa, quando un urlo fece girare entrambi e tutto l'aereoporto.
"Dannato Iberico! Dove cazzo eri finito! Lo sai bene che dobbiamo imbarcarci, no?"
"Gil, non urlare così! Calmati, ahora yo soy aquì!" rise lo spagnolo, tenendo sempre quel suo solito cipiglio divertito, portandosi le mani davanti al busto, come per dire "mi arrendo".
"Non me ne frega un corno, ebete! Muoviamoci ad imbarcarci! Mi spiegherai sull'aereo perchè hai fatto tutto questo ritardo!" disse il tedesco, pizzicando un braccio dello spagnolo.
Nel frattempo, Ludwig aveva assunto varie gradizioni di colore per l'imbarazzo e si copriva la faccia con il libro, mentre camminava dietro agli autori di tutto quel casino.
Francis, invece, si passa nervosamente le mani fra i biondissimi capelli, bofonchiando qualcosa in francese (simile a vari insulti) mentre con nonchalance camminava verso il resto della comitiva.
Si prospettava davvero un viaggio movimentato, senza pace, al contrario di come, invece, lo desidereva Ludwig.





*Angolo dell'autrice*
Salve! Eccomi alle prese con una nuova storia! Questa volta non sarà una oneshot, bensì qualcosina per carnevale con alcuni capitoli. Credo che non supererò i tre, massimo quattro capitoli. Poi non so, la vita è piena di sorprese! *che centra xD*
Questa volta ho voluto scocciar..ehm cimentarmi con personaggi diversi (conoscete bene la mia fissa per le usuk, no?xD) e quindi ho in mente di fare una gerita. Mi piace tantissimo il Bad Trio! Ho pensato che un pò di movimento poteva rendere la storia più interessante e quindi li ho inseriti! *ride*
Non ho mai scritto nulla su questi tre, quindi se vi sembrano mal resi non esitate a dirmelo! Se magari volete darmi qualche consiglio, lo accetterò di buon grado! ;)
Come sempre, vi chiedo di lasciarmi un commentuccio! Suvvia, non è così difficile scrivere tre righe! xD *supplica*
Un grazie in anticipo a tutti i recensori e lettori! :D
Un bacio

_Valchiria_

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo: Viva la bella Italia! ***


Capitolo secondo: Viva la bella Italia!

Il viaggio in aereo fu abbastanza tranquillo, anche se i continui battibecchi fra i tre amici non mancarono.
Gilbert non faceva altro che rinfacciare ad Antonio e Francis il loro "terribile" ritardo e questo non piaceva ai due ragazzi.
Ludwig cercava invece di rilassarsi e meditare su cosa avrebbe scritto nel libro.
Arrivarono in Italia in serata. Avevano scelto di recarsi subito in albergo, cosicchè da disfare i bagagli e riposarsi.
Nei giorni seguenti, avrebbero avuto tante occasioni per divertirsi, poichè il carnevale era alle porte.
Seppur Ludwig sentiva il bisogno di tranquillità e di zero distrazioni, un pò era curioso di partecipare a questa festa fatta di colori e risa.
Sorrise, mentre la signorina alla reception consegnava al fratello le chiavi per la camera.
Con tutti i risparmi che avevano accumulato (e l'aiutino di Francis, che era il ricco dei tre) erano riusciti a prenotare un albergo lussuoso. Avevano optato per una grossa suite e avevano deciso di condividerla "da persone civili" (anche se Ludwig temeva il contrario).
Antonio era il "mediatore" del gruppo. Era l'unico che un pò masticava l'italiano, grazie al suo "adorabile" Lovinito, che gli aveva insegnato qualcosina.
Lovino era il ragazzo di Antonio. Era un tipo scontroso e Ludwig aveva sentito che spesso si era trovato al fresco per qualche rissa. Sapeva anche che aveva un fratello, l'opposto di lui.
Ed era stato Lovino a far "rischiare la vita" ad Antonio. Grazie ad una sua telefonata (fatta prima di partire per sapere più o meno a che ora sarebbero arrivati in Italia) Gilbert stava per ammazzarlo.
Per fortuna, tutto si era sistemato.
Entrarono in camera, ed i tre amici iniziarono a bisticciare su chi avrebbe preso la stanza con il balconcino.
La suite era davvero bellissima. Era arredata lussuosamente. L'ingresso era un delizioso salotto stile Vittoriano, con poltroncine di velluto rosso ed un tavolino basso di mogano. Un enorme tappeto abbracciava il pavimento, e di fronte al tavolino c'era un caminetto già acceso.
Le stanze erano due matrimoniali, arredate con gran gusto.
Ovviamente, Gilbert reclamava la stanza con il balconcino, perchè ad un essere meraviglioso le finestre non vanno bene.
"Non ho ragione, West? Io e te ci prendiamo la stanza con il balconcino, mentre voi due ritardatari vi prendete l'altra!"
"Per me è lo stesso. Anzi, adesso vado a frami una doccia. Fatemi sapere chi vince questa disputa fra bambini!" disse Ludwig, avviandosi verso il bagno.
"Non dire assurdità, Beillschmidt! Lo sai bene che a me piacciono le stanze luminose, fresche e belle come me! Ho bisogno d'aria frescha e di affacciarmi al chiaro di luna, mentre leggo le mie poesie di Baudelaire." disse Francis, passandosi nervosamente un ciuffo di capelli dietro l'orecchio.
"Ha ragione Francis. Non puoi sempre accalappiarti le cose migliori! Stavolta la stanza è nostra!"
Il litigio (o meglio, la discussione da infantiloidi) durò per una bella mezz'ora.
Alla fine si accordarono e la stanza con la finestra andò ai "perdenti", quali Francis ed Antonio.
Anche la serata passò velocemente. Prima, scesero a far cena, poi tutti e quattro iniziarono a disfare i propri bagagli.
"Già mi piace questa Venezia"
"Come fai a dirlo, se hai visto solo la stanza di un albergo?" chiese Ludwig, riponendo una camicia su di una gruccia.
"Beh, se questo albergo è così lussuoso, figuriamoci la città. E poi io sono magnifico e queste cose me le sento!"
"D'accordo. A proposito, come hai convinto Francis ed Antonio a cedere?"
"Semplice!"- scattò in piedi Gilbert, alzandosi dal letto- "Ho detto ad Antonio che la prima cosa che domani faremo, sarà andare a trovare i fratelli Vargas!"
"Sarebbero?"chiese Ludwig, chiudendo la valigia e riponendola nell'armadio.
"Lovino e Feliciano."
"Ah, ora capisco. Gli hai promesso che andremo a trovare il fidanzato!" soffiò Ludwig, iniziando a spogliarsi per la notte.
"Esattamente. Io ho i mei assi nella manica, West!" fece l'occhiolino Gilbert, stendendosi di nuovo sul letto.
"E come hai convinto Francis? Non credo che a lui importi tanto di quei due italiani"
"Beh, a lui ho promesso di non usare più il suo dentifricio!" fece spallucce Gilbert.
"Sei tremendo!"
"Ti ringrazio, fratello" e detto questo risero entrambi.


La mattina seguente, l'allegra comitiva non fu molto mattiniera. L'unico a svegliarsi ad un orario decente (e soprattutto consono ad una colazione) fu Ludwig. Infatti, scese da solo e mangiò in tutta calma, portandosi dietro una penna ed un foglio. Nella notte aveva avuto un'idea brillante. Aveva deciso di abbandonare i racconti fantastici ed aveva iniziato a scrivere le prime righe del suo libro incentrandole sul loro viaggio. Una sorta di biografia? Forse, ma per ora doveva dirlo ad i suoi amici e doveva chiedere loro il permesso per pubblicare qualcosa che li riguardava.
Il trio saltò la colazione e si prepararono per iniziare il loro giro turistico in Italia.
"Oggi conoscerete il mio amato Lovinito! E' così grazioso e dolce e poi.."
"Piantala, Antonio! Sappiamo tutti che il tuo adorato Lovinito è una bestia in forma umana!" disse Francis, finendo di fare il fiocco al suo codino.
"Ma cosa dici, Francis! Come si vede che non lo conosci!" e conclusa la frase, cacciò dalla tasca dei suoi pantaloni un telefono ed iniziò a digitare qualcosa.
"Cosa starà facendo?" chiese Gilbert, ridendo.
"E chi lo sa! Forse starà messaggiando con il suo Belva Lovinito?" disse Francis, unendosi alla risata di Gilbert.
Tutti e quattro si incamminarono verso una caretteristica gondola, che avrebbe accompagnato la simpatica comitiva a casa degli italiani.
Ludwig si trovò ad ossevare esterefatto la bellezza di quella città. Aveva ragione il fratello, era davvero molto bella.
E mentre il tedesco osservava rapito le belle balconate che si affacciavano sul canale della città, il gondoliere intonava qualche romantica canzone in italiano, mentre il resto dei suoi amici parlottavano fra loro allegramente.


*Angolo dell'autrice*
Bene, bene, bene. Sono dunque arrivati in Italia! *povero bel Paese xD* Questo capitolo è stato piuttoso corto, poichè era solo di transito. Insomma, che diamine poteva accadere durante un'arrivo? *sottovaluta il Bad Trio xD*
Mi scuso in anticipo per quanto riguarda le strade ed i canali di Venezia. Adoro questa città ma mio malgrado non ci sono mai stata *piange* Quindi, ho usato un pò la fantasia! :D Se c'è qualcuno di voi, di Venezia o meno, e sa meglio come è organizzata la città, che me lo dica! Non mi offendo mica! :)
Grazie in anticipo a tutti quelli che leggeranno, recensiranno e metteranno fra seguite ect! Mi riempite il cuore! *elargisce baci e coccole*
Un abbraccio

_Valchiria_

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo: Piacere, siamo Italiani! ***


Capitolo terzo: Piacere, siamo Italiani!

Quando scesero dalla gondola (Francis che imprecava perchè le sue stupende scarpe Chanel si erano macchiate d'acqua) furono accolti dai saluti di un simpatico ragazzo affacciato al balcone.
"Tonio,Gil, Ciao! Benvenuti! Prego salite! Io e mio fratello vi stavamo aspettando".
Gilbert sorrise e poi rispose al ragazzo. "Siamo subito da voi, Feli!"

La casa degli italiani era davvero graziosa. Non era nè troppo grande nè troppo piccola e profumava di famiglia.
Ludwig sorrise stringendosi nelle spalle. Sembrava davvero simpataco quel Feliciano.
"Benvenuti cari amici! Mio fratello è andato a comprare il pane e mi ha detto di accogliervi!" sorrise gentilmente il piccolo italiano.
Era davvero molto grazioso, pensò Ludwig. Non era molto alto ed aveva i capelli quasi rossi. Gli occhi erano grandi e color cioccolato, ed avevano una strana luce che brillava al loro interno. Sembravano quasi gli occhi di un cucciolo.
"Ehm..tu devi essere Ludwig vero?" chiese timidamente il piccoletto.
Ludwig si riscosse da i suoi pensieri e arrossì immediatamente. Che figura! Si era imbambolato ad osservarlo. Tese la mano presentandosi.
"Ehm, si, sono io. Piacere" si sforzò di ridere, parlandogli in inglese.
"Piacere mio! Io sono Feliciano"
Questa scena non passò inosservata e subito il trio casinista si guardò negli occhi. Tutti e tre si sorrisero, complici di chissà che cosa.
"Avete visto quello che ho visto io?" chiese Gilbert, ghignando.
"Oh, certo, mon cher! Questo è compito del sottoscritto!" si unì Francis.
"No, ti sbagli Francis. Questo è un compito per il famigerato Bad Trio!" rise infine Antonio, sotto lo sguardo fiero del resto del gruppo.
"Beh, credo che mio fratello sarà qui a momenti. Sedetevi, vado a prendervi qualcosa." disse l'italiano, sparendo in cucina.
I quattro si sedettero e Ludwig sembrava piuttosto teso.
"Ehi fratellino, penso che cupido stia girando dalle tue parti!" gli si avvicinò Gilbert, sussurrandogli all'orecchio.
"Ma cosa dici! Ci siamo solo presentati! Non iniziare a malignare, tu!" stroncò tutto Ludwig, sentendosi a disagio.
Tutti erano a conoscenza dell'orientamento sessuale di Ludwig. Questi apprezava sia le donne che gli uomini e quindi veniva facile pensare che poteva interessarsi ad un ragazzo come lui.
Passò un pò di tempo prima che l'altro italiano giungesse in casa, riempito dalle rise e dalle voci degli ospiti e del padrone di casa.
La porta si aprì, lasciando entrare in casa un giovane uomo molto simile a quello con cui tutti e quattro stavano parlando. Questi però, era un pò più scuro ed aveva un cipiglio imbronciato, a differenza dell'altro che era più sereno. Sotto il braccio aveva una busta contenente il pane.
Appena questi si richiuse la porta alle spalle, Antonio scattò in piedi e si fiondò ad abbracciare il "nuovo arrivato".
"Lovinito, mi amor! Mi sei mancato tantissimo! Fatti baciare, mi amor"
"Togliti di dosso, bastardo! Non mi fai respirare così"
"Ehi fratellone! Vieni a salutare gli ospiti"
"Secondo te come faccio con questa piovra attaccata addosso?" urlò Lovino, dimenandosi nella morsa dello spagnolo.
Con uno spintone (che fece fare testa e muro al povero Antonio) Lovino riuscì a staccarselo di dosso.
"Ehilà, Vargas! Come stai?" chiese Gilbert, alzandosi dal divano.
"Crucco! Stavo meglio prima che una furia iberica non mi saltasse addosso. Chi è il biondo seduto sul divano?" chiese Lovino.
"Lui? E' mio fratello Ludwig"
"Piacere" stese la mano il tedesco. Ma non gli fu stretta, poichè Lovino si portò le braccia sotto il petto e sbuffò.
"Un altro crucco!"
Ludwig rimase perplesso. Sapeva che Lovino era un tipo scontroso, ma non credeva che fosse anche maleducato!
"Non te la prendere, cherì! Lovino è così, ma in realtà è una brava persona!" gli sussurrò all'orecchio il francese.

Passarono insieme il pomereggio, raccontandosi un pò di tutto. Lovino ricevette altri agguati da parte di Antonio, ma riuscì a scamparli tutti.
Nel frattempo Ludwig guardava di sottecchi il più piccolo dei Vargas. Chissà perchè, lo aveva particolarmente colpito.
Aveva uno strano modo di comportarsi. Gesticolava freneticamente e ogni tanto si lasciava sfuggire un versetto simile ad un "veh". Sorrise. Sembrava proprio un bambino.
"Allora Ludwig, come hai detto che vuoi svolgere il tuo libro?" gli chiese Gilbert, sgranocchiando un biscotto.
"Eh? Cosa? Si..dunque, ho intenzione di scrivere il libro parlando del nostro viaggio. Ovviamente, se per voi non è un problema!"
"Problema? Cherì, quando si tratta di apparire, per Francis Bonnefoy non è mai un problema!" disse il francese, facendo oscillare il vino nel calice.
"Ha ragione il ninfomane! Basta solo che non ottenebri la presenza del magnifico me!"
"Siete sempre i soliti modesti voi due! Piuttosto, tra un pò è Carnevale! Avete già una maschera?" chiese Antonio, stritolando Lovino in un altro abbraccio. Questi, per tutta risposta, gli tirò un pugno sul braccio e bofonchiò qualche insulto in italiano.
"Beh, io e mio fratello li avevamo comprati già da un pò. Adoro questa festa ed ora che ci siete anche voi sarà ancora più bella!" disse Feliciano.
"Noi dobbiamo andare a comprali, non è vero bifolchi?" rise Francis, bevendo l'ultimo sorso del suo vino rosso.
"Andremo domani. Carnevale è solo fra due giorni e non possiamo farci cogliere impreparati!" disse Gilbert.
Mentre parlavano, il telefono di Gilbert squillò.
Subito si precipitò ad estrarlo dalla tasca e lesse sul display un nome che gli fece brillare gli occhi.
"Chi è Gil?" chiese Ludwig, mentre il fratello leggeva il messaggino.
"Signori mei, domani vi farò conoscere la donna più bella del creato" disse, iniziando a baciare lo schermo del telefono, sotto lo sguardo divertito dei presenti.

*Angolo dell' autrice*

E finalmente entra in scena il nostro Italiano preferito. *applausi* Da qui in poi la storia si farà più interessante *almeno spera x)*. Vi chiedo sempre e con il cuore di lasciarmi almeno due righe. Che siano positive o meno, sono sempre ben accette. :D Sapete anche voi che fa molto piacere ricevere dei pareri! :)
Un bacio e grazie in anticipo! ;)

_Valchiria_

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Capitolo 4
*** Capitolo quarto: In giro per Venezia ***


Capitolo quarto: In giro per Venezia.

Faceva davvero freddo a Venezia, pensò Ludwig rimanendo affacciato al balconcino che dava sul canale principale della città. Non che lui non fosse abituato al gelo (era tedesco e conviveva da tempo con le fredde mattine invernali) ma non credeva che potesse far così freddo in Italia. Si strinse nel suo camice e rientrò nella stanza.
Gilbert stava ancora dormendo (o meglio, russando), come del resto anche gli altri due. La sera precedente avevano fatto tardi ed avevano brindato alla bella compagnia che si era formata. Avevano poi deciso di uscire tutti insieme la mattina seguente a far compere, non prima di aver incontrato la bella Liz. Ludwig non conosceva bene la compagna del fratello. La ricordava vagamente.
Gilbert ed Elizaveta si erano conosciuti in Italia qualche anno prima, da turisti. Gilbert ne era rimasto subito affascinato e da allora aveva tartassato la bella ungherese con il suo "fascino" (le mandava mille messaggi al secondo, dicendole che il magnifico lui era disposto ad uscire con lei). Elizaveta era una tipa tosta ed il povero Gil aveva fatto molta fatica per conquistarle il cuore. Alla fine c'era riuscito e da allora non si erano più separati. Però non si vedevano spesso e quando accadeva era sempre grazie ai molti viaggi che entrambi organizzavano.
Ludwig sorrise dolcemente pensando a quanto stessero bene insieme quei due. Si diresse verso il delizioso soggiorno e si sedette su una delle comode poltroncine. Prima però, attizzò il fuoco, e iniziò a mandare giù le prime righe della storia.
Era tutto tranquillo, come non accadeva da molto tempo.
Ma tutto quello, naturalmente, durò davvero poco.
Poche ora dopo, i tre pigroni iniziarono a fare chiasso, litigando per chi dovesse andare per primo in bagno.
Ludwig sbuffò, levandosi gli occhiali e iniziando a pensare di condividere la stanza con dei bambini fin troppo cresciuti. Si sentiva quasi una balia.
"Insomma Francis! Fai andare prima noi nel bagno! Tu ci metti ore ed ore con tutte quelle cremine che ti schiaffi in faccia! Sei peggio di una donna!" urlò Gilbert.
"E' necessiario, mio caro mangiapatate. Devi sapere che la pelle, e soprattutto la mia, ha bisogno di molte cure. Ma voi non potete capire!" disse indignato il francese, portandosi una mano sotto i bondissimi capelli e scuotendoli, con fare da prima donna.
"Sarà, ma non credo che sia necessario passare tutta la vita nel gabinetto!" disse Antonio, cercando di farsi largo fra Gilbert e Francis. Quest'ultimo barricava il bagno.
"Ma la volete smettere? Siete adulti o no?" si intromise Ludwig, incrociando le braccia al petto.
"Certo che si! Il bambino è Francis che ci fa i dispetti!" dissero in coro Antonio e Gilbert, mentre Francis faceva loro la linguaccia.
Ludwig roteò gli occhi al cielo.
"Bene. In bagno ci vado prima io!" disse semplicemente Ludwig, fecendosi spazio fra i tre e spingendo fuori dal bgno Francis.
"Cosa" dissero in coro i tre amici.
"Avete sentito bene. Mi sono svegliato per primo, quindi è il mio turno. Dopo andrà Antonio, poi Gil ed infine Francis, così avrà tutto lo spazio di cui ha bisogno" disse Ludwig, entrando nel bagno.
La porta si chiuse ed i tre rimasero fermi come stoccafissi, osservandola.
"Che figura che avete fatto!" disse il francese, scostandosi i capelli di lato ed incamminandosi verso la sua stanza.
"Che abbiamo fatto?"


Quando tutti e tre furono pronti, uscirono dalla stanza ed aspettarono i due fratelli italiani alla reception. Avevano dato l'indirizzo dell'hotel ai Vargas ed avevano deciso che avrebbero fatto colazione tutti insieme in un bar.
I Vargas non tardarono di molto e l'allegra combriccola si incamminò verso il bar prestabilito.
Fecero colazione allegramente e Feliciano fece ingozzare Ludwig di tutte le specialità del luogo.
Ad un certo punto, Gilbert dichiarò che era ora di andare a prendere la sua fidanzata.
Era ad aspettarli all'hotel, visto che Gilbert non conosceva altri punti di riferimento.
"Gilbert, dove alloggia la tua dolce metà?" chiese gentilmente Feliciano, che camminava di fianco a Ludwig.
"Ha un'amica italiana che l'ha ospitata qualche giorno a casa sua. Ci eravamo già messi d'accordo. E' stato tutto molto facile per me che sono magnifico!"
"Poverina! Che beota che si è trovato!" fece finta di disperarsi Francis.
"Guarda che ti sento, rana!"
Il percorso non fu lungo. Arrivati alla reception, videro una graziosa signorina seduta su una poltrona mentre sfogliava una rivista.
Gilbert le si avvicinò, abbracciandola e baciandola, quasi come se non la vedesse da secoli.
Era davvero molto bella. Non era magrissima ed aveva le forme al punto giusto. Aveva i capelli castani, lunghi fino al fondoschiena e due meravigliosi occhi verdi le incorniciavano il viso. Indossava una T-shirt larga di colore verde e portava un paio di jeans stretti e scuri. Il fiore che aveva fra i capelli, era dello stesso colore della maglietta.
Gilbert presentò velocemente la fidanzata agli amici, poi si incamminarono verso il centro commerciale che avevano scelto per i loro acquisti.
Visto che Lovino si annoiava a curiosare (ancora) fra gli abiti di Carnevale, decise di andare alla sala giochi del centro commerciale, seguito naturalmente da Antonio.
Gilbert e la fidanzata optarono per una romantica passeggiata fra i negozi e quindi si staccarono dal gruppo.
Francis, Ludwig e Feliciano decisero di entrare nello stesso negozio.
Era un negozietto piccolo ma fornito di tutto. Tante maschere e colori troneggiavano al suo interno. Feliciano correva a destra ed a sinistra con gli occhi pieni di gioia, trascinandosi dietro un Ludwig assai imbarazzato e confuso.
"Guarda qui Lud! Questa maschera è davvero bella! Che sarà secondo te?"
"Beh, mi da l'idea di un menestrello, non trovi?" disse Ludwig, indicando il vivacissimo capello del vestito.
"Hai ragione! Sei davvero bravo Lud!" esultò Feliciano, stringendogli il braccio.
Ludwig arrossì, iniziando a balbettare un grazie.
Quel piccoletto gli faceva uno strano effetto e lui proprio non se lo sapeva spiegare.
Intanto Francis aveva già scelto il suo costume e lo stava pagando, ammiccando ogni tanto alla commessa, che imbarazzata, ridacchiava ad ogni cavolta che il francese diceva.
Alla fine anche Ludwig scelse il suo vestito, orientandosi proprio su quella vivace maschera da menestrello.
"Oh oui, abbiamo comprato i nostri costumi! Domani è Carnevale e dobbiamo festeggiare in gran stile!"
"Hai ragione Francis. A proposito, ma dove saranno finiti tutti gli altri?" chiese Feliciano, osservando il sole tramontare.
"E chi lo sa! Avete i telefoni con voi?"
"Il mio è scarico" disse Ludwig
"Io l'ho lasciato a casa" rise Feliciano.
"Perfetto!" disse Francis, un pò scoraggiato. Poi continuò. "Rientro dentro e vado a cercarli. Voi se volete, potete fare anche i piccioncini!" fece l'occhiolino Francis, entrando nel centro commerciale.
I due distolsero lo sguardo imbarazzati, mentre Francis intonava una canzoncina sull'amore.
"Beh, che si fa?" chiese Feliciano, guardandosi le mani.
"Vuoi che ti accompagni a casa?"
"Oh, mi farebbe piacere!" sorrise Feliciano.
I due si incamminarono verso una gondola e vi salirono sopra. Mentre il gondoliere canticchiava qualcosa, i due giovani parlavano fra di loro accarezzati dalla luce rossastra del crepuscolo.
"Sai, sono due giorni che salgo su queste gondole e mi chiedo il significato delle canzoni che intonano i gondolieri!" rise Ludwig.
"Beh, non hanno sempre lo stesso significato. A volte si canta dell'amore e della propria amata, altre delle città e delle sue luci." Mentre Feliciano parlava, gli ultimi raggi di sole di quella giornata gli illuminavano il profilo e Ludwig si scopri incantato da quel viso così dolce.
"E ora, quest'uomo cosa sta cantando?"
Feliciano si girò a guardare Ludwig. I loro sguardi si incatenarono. Feliciano gli sorrise.
"Adesso sta parlando d'amore, Ludwig. Tu ci credi nell'anima gemella?"
"Penso di sì"
"Io si e credo anche nel colpo di fulmine"
Fra i due cadde il silenzio. Era però, un piacevole silenzio, non imbarazzante, ma quasi complice di quella conversazione.
Il gondoliere li portò fin sotto la casa dei Vargas.
Ludwig accompagnò Feliciano fuori la porta.
"Ehm..mi ha fatto piacere trascorrere il pomeriggio con te. Sei molto dolce Lud"
"Si, beh, anche a me ha fatto piacere"
Entrambi iniziarono a guardarsi le scarpe, incapaci su come proseguire il discorso.
Ad un certo punto, Ludwig ruppe il silenzio.
"Beh, allora io vado. Ci vediamo domani alla festa. Ciao" disse Ludwig, senza aspettare il saluto dell'altro. Si sentiva improvvisamente a disagio. Ci stava pensando da un pò di tempo, ed aveva capito che, il piccolo italiano, gli interessava sotto un aspetto non proprio amichevole.
Si girò, evitando lo sguardo di Feliciano, che in quel momento gli faceva davvero paura, ma fu fermato da una mano che gli teneva la giacca.
Si voltò (quasi incredulo) e scorse Feliciano che guardava per terra (in quel momento le lastre del pavimento sembravano davvero molto interessanti) e si mordeva un labbrto (anche se gli era parso che stesse sorridendo).
"Aspetta.." titubò per un secondo l'italico, bisbigliando quelle parola con una strana voce.
In quel momento, scandito dal battito del cuore di Ludwig che minacciava di perforargli i timpani, nessuno dei due capì bene come e perchè successe quel che doveva succedere.
In un attimo le labbra di Feliciano furono su quelle di Ludwig, che per la sorpresa, sgranò gli occhi incredulo.
Il piccolo italiano si era alzato sulle punte e faceva pressione sulle spalle del tedesco, cercando di mantenere l'equilibrio.
Ludwig non potè non notare quanto fosse carino Feliciano, concentrato e deciso in quell'azione talmente semplice e piacevole.
Le labbra dell'italiano erano morbide e questo fu il segnale che fece chiudere gli occhi a Ludwig (che spense il cervello) e intrecciò la sua mano nei morbidi e rossicci capelli di Feliciano, accarezzando la lingua dell'altro con la sua.
Per entrambi, il momento sembrò interminabile, ma in realtà duro pochissimo.
Si staccarono con il rumore di un dolce schiocco, guardandosi negli occhi.
Ora si che il tedesco non capiva più niente, se non il battito frenetico del suo cuore.
Feliciano (adorabilmente rosso in volto) lo guardò e gli sorrise.
"Buonanotte, Lud.." disse, sparendo velocemente all'interno della sua casa.
Il tedesco rimase per qualche secondo a fissare la porta, mentre con una mano si toccava le labbra.
Sorrise, pensando che quello sarebbe stato sicuramente un nuovo (e dolcissimo) capitolo del suo libro.


*Angolo dell'autrice*
Buon pomeriggio (o altro, visto che non so a che ora deciderete di leggere il capitolo :D) eccoci al quarto tempo di questo mio piccolo esperimento! Finalmente in questo capitolo succede qualcosa fra i nostri (timidi) protagonisti! *finalmente si è decisa XD* Ho riveduto e corretto questo capitolo almeno un miliardo di volte, per rendere verosimili e soprattutto romatici i personaggi! >.< Spero di non aver deluso le vostre aspettative e che questo capitolo vi sia piaciuto almeno un pochino :) Vi chiedo (come sempre) di lascirami un piccolo commento (bello o brutto) per farmi sapere cosa ne pansate. Così mi farete felice e io darò un finale decente a questa storia *ride*
Ringrazio di cuore tutti i lettori (anche a te che stai leggendo e che mi lascerai un commentino xD) per avermi seguito e per aver messo la storia fra le seguite!<3
Un grosso bacio

_Valchiria_

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Capitolo 5
*** Capitolo quinto: Carnevale ***


Capitolo quinto: Carnevale

Salve a tutti voi! Anzittutto, mi scuso per il ritardo e per il periodo assai fuori luogo della fic! *il carnevale è ormai lontano anni luce xD* Sono stata davvero molto impegnata con lo studio (brutta bestia -.-) ed il mio computer ha deciso di ritorcersi contro di me! *picchia xD* Ad ogni modo, per eventuali chiarimenti o altro, ci vediamo in fondo al capitolo!:D Enjoy it! :D

Il grande giorno era arrivato. La città si era svegliata con i suoni dei carri e con i colori vivaci della festa più stramba dell'anno. Nonostante il freddo, gli amanti di questa festa, piccini ed adulti, non si lasciarono scoraggiare, camminando per la città vestiti con maschere conosciute o costumi di personaggi improvvisati.
Per tutta la mattina, Ludwig si era dedicato al suo libro, perdendosi qualche volte con lo sguardo nel vuoto o sorridendo all'improvviso.
Ed il fratello lo osservava perplesso, scambiandosi commenti con i suoi due amici.
"Secondo te cosa è succeso ieri?" chiese bisbigliando Gilbert al francese.
"Non saprei. Io ieri li ho lasciati soli, poi non so cosa è succeso, mon cher!" disse, scuotendo il capo.
"Secondo me, sarà successo qualcosa con il piccolo Feliciano" ridacchiò Antonio, incuriosendo ancor di più i due amici.
Nel frattempo Ludwig, osservava i tre amici bisbigliare fra loro. Si sentiva come se fosse una televisione, tanto erano impegnati a fissarlo, quei tre.
Chiuse gli occhi esasperato, mentre una vena inizava a pulsargli in fronte.
"Cosa avete da spettegolare, vecchie ruffiane?" esalò Ludwig, estremamente irritato.
"Vecchie, Oh mon dieu!" disse Francis, toccandosi il viso per controllare se ci fossero rughe.
"RuffianE?" disse Antonio, facendo due più due e rendendosi conto che erano maschi.
"Fratellino, ma come sei acido! Stavamo solo parlando fra i noi..."
"Già, di me!" roteò gli occhi al cielo Ludwig.
"Di te, di Francis...che sarà mai!" e qui camminò verso il fratello, cingendogli le spalle con un braccio. "Siamo tutti amici no? E agli amici si confidano le cose belle!" ammiccò Gilbert, cercando di tirare il rospo dalla bocca di Ludwig.
Ma non fu accontentato. Il biondo si alzò inviperito (facendo barcollare il fratello) ed andò in bagno.
"Non dirò nulla di ciò che voi volete sentire, pettegoli!"
"Oh no, no, Ludwig! Noi non siamo pettegoli...siamo solo curiosi, mon cher!" disse Francis, appogiandosi alla porta del bagno con la schiena, incociando le braccia al petto, e facendo segno agli amici di aspettare.
Ci fu silenzio. Dopo pochi minuti la porta del bagno si aprì.
"Tanto, deluderò le vostre aspettative da maniaci!" disse Ludwig.
Sulla faccia dei tre amici si dipinse un sorriso a trentadue denti. Ludwig sbuffò ed invitò gli amici a sedersi sulle poltrone.



"Feliciano, vuoi stare un pò più attento! Stavi per rovesciarmi addosso il brodo della pasta!" urlò Lovino.
"Oh, scusa fratellone.." rispose Feliciano, non rendendosi ancora conto del guaio che stava per combinare.
Lovino osservò il fratello. Sapeva bene che Feliciano non brillava d'intelligenza, ma oggi sembrava ancora più tonto.
Fermò il coltello che stava tagliando le carote e riflettè. Ieri erano andati al centro commerciale, poi si erano divisi e suo fratello era rimasto con il crucco ossigenato.
Un momento!
"Feliciano, chi ti ha accompagnato ieri a casa?"
"Uh..è stato Lud!" disse il piccoletto, sorridendo dolcemente.
Perfetto! Ora era tutto chiaro! Il crucco aveva accompagnato il fratellino a casa, poi lo aveva drogato e ora Feliciano era più stupido di prima!
Dannato...
Lovino si tolse il grembiule da cucina con aria minacciosa.
"Dove vai, fratellone?"
"Ad ammazzare il crucco ossigenato!" rispose semplicemente Lovino.
Feliciano rimase per qualche secondo perplesso. Poi realizzò.
"Ma cosa dici, Lovi! Perchè dovresti ammazzare un'innocente?" chiese allarmato il più piccolo dei Vargas.
Lovino si agitò, iniziando a sbraitare. "Perchè lui ti ha drogato e tu ora sei più scemo del solito! Lo sapevo che non bisognava fidarsi dei tedeschi! L'ho sempre detto io che quella gente è strana!"
Feliciano ascoltò tutto il discorso nonsense del fratello. Poi, d'improvviso, si mise a ridere in modo incontrollato. Era piegato in due dalla rise e Lovino lo guardava con un'aria spaesata.
"Perchè cazzo ridi, scemo?" urlò Lovino, ormai spazientito dalla reazione del fratello.
Il più piccolo si asciugò gli occhi e cercò di darsi un contegno.
"Lovi, ma come ti è venuta in mente una cosa del genere?! Ludwig non mi ha drogato! Ci siamo solo baciati!" e continuò a ridere, questa volta più pacatamente.
Lovino però, non ci fece caso perchè la parola bacio affiancata al nome del fratello gli fece bollire il sangue nelle vene.
Ora si sentiva lui lo stupido.

Il telefono in casa Vargas squillò. Feliciano stava guardando il suo programma preferito, quindi rispose al telefono (lamentandosi e bofonchiando) Lovino.
"Pronto?" rispose stancamente il più grande dei Vargas.
"Lovinito mi amor, dobbiamo parlare di una cosa!" disse Antonio, ridacchiando alla cornetta.
Lovino sospirò, immaginando di cosa stesse parlando l'iberico.
"Ti ascolto, bastardo!"

...To be continued...

*Angolo dell'autrice*
Ma bene, siamo quasi giunti alla fine! Oh cribbio, avevo detto di volere scrivere qualcosa di breve, ma questo mio esperimento si sta trasformando nella Divina Commedia! *ovviamente, solo per la lunghezza v.v* Ho deciso di lasciarvi sulle spine e di dividere il capitolo! Così si crea la suspense! *ride*
Riusciranno i due piccioncini a coronare il loro idillio d'amore? :D
E il Bad Trio si farà i fatta i suoi?
Tutto nel prossimo ed ultimo capitolo! Un grazie enorme a tutti voi che leggete e siete così gentili da lasciarmi un commentuccio * fa occhi dolci*
Un enorme abbraccio

_Valchiria_


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Capitolo 6
*** Capitolo sesto: Galeotto fu il Bel Paese ed il Carnevale. ***


Capitolo sesto: Galeotto fu il Bel Paese ed il Carnevale.

Era ormai pomeriggio inoltrato. Tutta la città aveva iniziato a fare più chiasso ed a festeggiare con maggiore gioia. Se ci si affacciava al balcone, si potevano osservare i voli di coriandoli e le parate che avanzavano fiere con al seguito miriadi di persone ridenti e felici.
"Ragazzi, siete pronti a scatenenarvi?" urlò Gilbert, come se fosse lontano anni luce dalla stanza in cui c'erano tutti gli altri.
"Puoi dirlo forte! Ti ricordo che siamo qui soprattutto per questo evento!"
"Antonio ha ragione. A proposito, guardate quanto è bello il mio costume! Esalta il mio magnifico fisico da modello" disse Francis, girando su sè stesso e mostrando un'impeccabile abito da moschettiere.
Antonio e Gilbert lo guardarono quasi disgustati, mentre Francis farfugliava qualcosa sulla sua meravigliosa acconciatura.
"Caro il mio vinofilo, il magnifico qui, sono IO!" disse Gilbert, parondosi davanti a Francis con fare altezzoso.
"Ma fammi il piacere! Anche se abbiamo scelto di vesterci da i tre moschettieri- e qui indicò gli abiti di tutti e tre i componenti del Bad Trio- il più bello resto io! Detto fra noi, la calzamaglia non ti rende giustizia!" disse Francis, ammiccando (maliziosamente) ai gioiellini di Gilbert.
Come al solito, i due iniziarono a litigare, quasi come se avessero tre anni per uno.
Nel frattempo, Ludwig era seduto su una delle belle poltrone della suite, intento a scrivere la trama del suo libro.
"Ancora impegnato con il lavoro?" disse Antonio sorridendogli, cogliendo di soprassalto il biondo ragazzo.
"Bhè, quando l'ispirazione arriva...- e qui sorrise piano- "bisogna coglierla! E poi tra breve vi saranno le scadenze per la stesura..."
Antonio abbassò il capo scuotendolo, per poi rialzarlo ed esibire un sincero sorriso, uno dei tanti. "Oggi è Carnevale, Lud! Bisogna divertersi ed il lavoro è il tuo ultimo pensiero! Rilassati e divertiti!" gli disse, pogiandogli un braccio intorno al collo e facendogli l'occhiolino.
"Beh, forse hai ragione.."


Ormai era ora di andare giù in città e divertirsi in mezzo a quell'onta di gente mascherata.
Scesero le scale dell'hotel, uscendo poi fuori ed immergendosi in quel brusìo allegro.
Gilbert allargò le braccia e le alzò in cielo proferendo:" Sentite l'odore del divertimento, miei prodi?"
"Altrochè! Signori, che si aprino le danze!" disse Antonio, ridendo felicemente.
Ludwig era ancora fermo sulla soglia della porta dell'hotel ed osservava divertito i suoi amici.
Questi tre, d'improvviso, si girarono verso Ludwig.
"Uno per tutti.." disse Gilbert, abbassando la spada per terra e mettendosi la maschera con la mano libera.
"..E tutti per uno!" urlarono gli altri due, facendo la stessa cosa di Gilbert.
Anche Ludwig indossò la sua maschera, sorridendo ed incamminandosi con il resto della comitiva.



Tutto era talmente bello e colorato che Ludwig ormai aveva dimenticato l'ansia per il suo libro.
Le persone erano tutte mascherate ed irriconoscibili. Le donne avevano dei bellissimi abiti ispirati alle mode dell'ottocento o di altre epoche ancor più sfarzose. Maschere coloratissime, coprivano i visi dei loro proprietari.
Se si voleva essere un'altra persona ed uscire per poco tempo dal tedio della propria vita, trasgredendo alle regole ed ai buoni costumi, lo si poteva fare, nascosti elegantemente da quelle colorate maschere.
Ed infatti Ludwig riusciva a stento a riconoscere i propri amici, solo perchè erano i più scellerati di tutti ed erano gli unici a camminare abbracciati e vestiti da moschettieri.
Sorrise, anche se un pò si sentì in più in quella comitiva. Cosa ci faceva lui, in mezzo a dei ragazzi così inibiti? Lui era riservato, ligio al dovere e...
"Lud! Come puoi pensare anche in mezzo a questo trambusto!" gli urlò il fratello, riscuotendolo dai propri pensieri.
"Non stavo pensando, stavo solo...osservando il vostro irriconoscibile schiamazzare!" tagliò corto Ludwig, sorridendo bleffardo.
"Ah, West! Vieni a scatenarti con noi!"
"A proposito di noi..dove sono finiti i Vargas?" chiese Ludwig
"Oh, hanno detto che ci raggiungeranno più tardi! Ti manca, eh, il dolce Feliciano?" ammiccò Gilbert, urtandolo scherzosamente con un gomito.
Ludwig assunse la tonalità di tutti i colori presenti nell'arcobaleno (se è possibile) ripensando alla sera precedente.
"N-no, cosa dici?! Solo, avevano detto che avremmo festeggiato insieme e.."
"Non ti preoccupare, West! Vedrai, sarà davvero una bella serata.." concluse Gilbert, sorridendo un pò troppo per i gusti di Ludwig
Il biondo fu trascinato dal fratello fra la folla, incontrandosi poi con il resto del gruppo di Gilbert.
"Allora Gilbert, e la tua signora dov'è?" chiese Francis
"Lei, il mio bocciuolo di rosa? Sta arrivando.." disse Gilbert, assumendo un'aria assai sognante.
Intanto nella piazza, tutti avevano iniziato a ballare divertiti, poichè un'allegra banda aveva iniziato ad intonare alcuni motivetti e dei "nostri tempi", e di epoche da noi lontane.
Sinceramente, il teutonico non sembrava divertirsi un granchè. Si guardava intorno, allungando il collo, come se stesse cercando qualcuno.
Forse, davvero gli mancava Feliciano?
Era impossibile, si conoscevano da pochissimo tempo, come poteva provare già un sentimento che, (era obbiettivo) non sembrava amicizia?!
Notò che i suoi amici si erano divisi. Francis si era confuso fra la folla, ormai coinvolto a pieno dalla festa, il fratello stava salutando la sua donna mentre...Antonio dove era finito?
Pensato questo, non se ne preoccupò più di tanto, poichè sapeva bene che l'ispanico era (magari) andato a prendere il suo amato Lovinito.
Ludwig iniziò a farsi largo fra la folla, mentre alcune persone tentavano di trattenerlo, scherzando ed invitandolo a ballare.
Stranamente aveva perso un pò l'entusiasmo dell'inizio, come se qualcosa lo avesse deluso.
Stava per uscire da quella piazza gremita di gente, pronto a tornare a casa ed a sedersi sul divano, magari continuando il suo libro, quando si sentì afferrare un braccio.
"Dove vai, Lud?"
Il biondo si girò, scorgendo da dietro la maschera di moschettiere, il viso giocondo di Antonio.
"Antonio, dove eri finito?"
"Passeggiavo." A questa affermazione, Ludwig dovette cercare di capire come fosse possibile passeggiare fra un tumulto di risa e di danzatori.
"Oh, giusto"
"Comunque, ti chiedevo dove tu te ne stessi andando, mentre impazza la festa dell'anno in piazza!"
"A casa. Sai, sono un lupo solitario, e questo genere di cose non mi fanno impazzire" scherzò Ludwig.
Antonio spalancò gli occhi, quasi come se Ludwig avesse detto qualche oscenità.
"Non vorrai mica dire che stavi tornando a casa?!"
"..."
"Non se ne parla proprio! Ora tu vieni con me e ti faccio vedere come ci si scatena!" disse Antonio, senza lasciare adito di protesta al biondo tedesco, che venne trascinato come un cane dal padrone.
L'iberico lo trascinò (stranamente sul suo viso manifestava uno strano ghigno), sempre più lontano rispetto alla folla della piazza, quasi come se si volesse "imboscare" con lui.
"Antonio, credo che la festa non sia..."
"Shh...seguimi e vedrai che la vera festa è qui" disse, ridacchiando.
Ludwig alzò un sopraciglio, confuso.
Perchè si stesse facendo trascinare da Antonio in un luogo che sembrava un covo per innamorati, Ludwig non lo sapeva bene, però aveva capito che c'era qualcosa sotto.
"Bene, siamo arrivati" proferì Antonio, allargando le braccia e mostrando a Ludwig un canale, con anche una gondola ferma. Il posto era davvero suggestivo, messo in penobra da un ponte che sovrastava il canale e copriva i flebili raggi di sole di quel tiepido pomeriggio di febbraio.
"Ehm...Antonio qui è tutto tranne che rumoroso e festivo!" disse Ludwig, sorpreso dai comportamenti dello spagnolo.
Antonio sorrise a trentadue denti (lasciando perplesso Ludwig) e disse:" Lo so. Tu aspetta qui eh, che torno subito" disse, facendogli l'occhiolino.
Ludwig non fece in tempo a chiedere di più all'Iberico, che questi già era saettato dietro un vicolo del canale, saltellando come una lepre.
Il tedesco roteò gli occhi al cielo ed aspettò lì per qualche minuto, per poi vedere arrivare Antonio con un mazzo di rose rosse in mano e seguito da una figura a lui familiare, che camminava strascicando i piedi per terra, quasi come se fosse stanco.
"Antonio, non ci sto capendo più nulla! Perchè mi hai portato qui e soprattutto, perchè hai dei fiori in mano?"
"Questi sono per te!"
"Cosa?" chiese Ludwig, incredulo.
"Lo sapevo che tu non eri in grado di fare niente di buono! Vedi che devo sempre sistemare tutto io, bastardo?!" iniziò a imprecare il giovane uomo di fianco ad Antonio, riconosciuto da Ludwig come Romano, il maggiore dei Vargas.
Romano strappò il mazzo di rose rosse dalle mani di Antonio, che non proferì parola, come se si divertisse nel vedere il suo Lovinito così deciso ad essere "cupido"
Perchè Cupido? Ve lo starete chiedendo vero?
Basti tornare indietro di qualche ora...

Ore 13:30, casa Vargas.
"Lovi, sta squillando il telefono, vai tu per favore?!"
"Che palle, Feli! Devo sempre fare il tipo del centralino io! Se è quel maniaco di Francis, giuro che gli invio un killer a casa!"
"Rispondi e basta, Lovi"
Stancamente, il maggiore dei Vargas si avvicinò alla cornetta del telefono, che non finiva più di squillare.
"Pronto?"
"Lovinito mi amor, dobbiamo parlare di una cosa" gli tuonò una voce all'orecchio, indubbiamente quella dell'ispanico.
"Ti ascolto, bastardo."
"Bene. Credo che Feli ti abbia già parlato di quello che è accaduto ieri con Ludwig" chiese Antonio, fattosi stranamente serio.
Romano ripensò al racconto, e uno strano sentimento (smile al fastidio) lo invase. Poi continuò.
"Se, purtroppo ho saputo. Ma che centra, bastardo?"
"Dunque, datochè tutti noi, e per noi intendo il grandioso Bad Trio, abbiamo capito che Lud e Feli si piacciono, vorremmo farli parlare domani, a Carnevale"
"Non sono in grado di farlo da soli?"
"Bhè, tuo fratello mi pare molto timido e Lud non è da meno...quindi vorremmo spingerli, giusto un pochino, l'uno fra le braccia dell'altro!" concluse Antonio, con uno schiocco di lingua come se volesse esprimere la sua più totale convinzione della riuscita del "piano".
"Mi pare di aver capito. Hai intenzione, insieme a quei decelebrati dei tuoi amici di far maritare il mio dolce fratellino con quel  crucco mangiapatate, giusto?"
"Esatto, mi amor!" cinguettò Antonio.
"Scordatelo!"
"Oh no, non fare il cattivone, amore mio!"
"Uno: non chiamarmi più amore, altrimenti ti cambio i connotati. E due: questo matromonio non sadda fare!" concluse Romano, attaccando la cornetta arrabbiato.
Antonio, sconvolto, passò metà del suo primo pomeriggio adoperando l'arte della persuasione, chiamando un miliardo di volte il suo dolce Lovinito, chiaramente in disaccordo con il piano.
Dopo la trentesima chiamata, Lovino si convinse lasciandosi spiegare il "piano di conquista".


Ecco come, il poco dolce di sale Lovino, si trovasse ora nei panni di un improbabile Cupido, reggendo fra le mani un mazzo di rose rosse, arrabbiato e poco convinto. Si avvicinò al teutonico (ormai sconvolto e disorientato) con passo veloce.
"Ehm...senti un pò crucco! Ora ti spiegherò cosa devi fare! Ascoltami bene perchè non ripeterò nulla di nulla e..."
"Lovinito..."lo richiamò, gentile, Antonio.
"Uff..Le vedi queste?" gli disse, mostrandogli le rose. "Non sono per te, ma per mio fratello. Tu dovrai dargliele oggi e fra breve"
"Cos.."
Ormai, il povero Ludwig, non capiva più nulla.
"Zitto e ascolta! Abbiamo capito tutti, anche i muri di casa mia, che sbavi dietro a mio fratello. E quel cretino, fa lo stesso con te. Quindi oggi pomeriggio, tu gli parlerai, non prima di aver creato un pò di atmosfera romantica (come vuole quell'imbecille di Francis), cosicchè io possa tornare a casa tranquillo, senza il terrore di mio fratello pronto a rovesciarmi addosso il brodo per la pasta!" Lovino sputò tutto con un impeto immane, arrossandosi per la foga del suo sermone.
Antonio, invece, gli stava battendo le mani, come se fosse fiero di lui.
Ci fu un minuto di silenzio, in cui la faccia di Ludwig era davvero molto scenografica. Gli occhi spalancati e la bocca aperta, lasciavano intendere che era rimasto basito.
Romano, famoso per la sua poca pazienza, sbottò di nuovo.
"Allora? Hai capito o hai bisogno di un caspito di disegnino?"
"Ehm..si..solo che non so cosa devo fare..."
"Natural! Tutto ti verrà spontaneo, amico mio! La passione è un sentimento che affiora da solo, senza che tu gli dica nulla!" disse Antonio, gasandosi per il discorso.
"Ehm..certo..credo di aver capito..."
"Perfetto! Prendi queste e aspettaci, eh! Fra una decina di minuti saremo qui, con la tua "donzella"! Ah, un'altra cosa: quando ci vedi arrivare, abbassati la maschera sul viso!" disse Antonio, strizzando l'occhio a Ludwig e trascinando per un braccio Romano, che iniziò a bofonchiare parole davvero non troppo gentili.
Ludwig, rosso più di un pomodoro, sospirò.
L'aveva detto lui, che di viaggiare con quelli era una pessima idea!



Antonio e Romano arrivarono sotto la casa degli italiani, trafelati e sudati.
"Tu...*anf*...bastardo..CHE CAZZO CI CORRI COSI'!!!"
"Shhh...non urlare Lovinto! Non fai una bella figura!"
"Una bella figura un corno! Mi hai fatto correre a perdifiato e...mpf" Antonio tappo la bocca di Romano con una mano, mentre con l'altra estraeva dalla tasca il cellulare.
"Francis? Noi siamo giù e vi stiamo aspettando! Scendete che è tutto pronto!" cinquettò l'iberico, ricevando, poi, un morso dal simpatico italiano.
"Ahi, ahi! Lovi!"
"Grr..stronzo!"
Intanto, dalle scale si individuò l'immagine di Francis, gli occhi chiusi e le mani indaffarate a rifare il codino, seguito da Gilbert e compagna e da Feliciano, allegro come sempre.
"Che trambusto che fate! Così non va proprio, cherì!" disse Francis, rivolgendosi ad un Lovino molto adirato.
"Bene, miei prodi! E' tutto pronto?" disse Gilbert, sorridendo sornione.
"Cosa è tutto pronto?" chiese perplesso Feliciano.
Tutti si girarono verso di lui, che aveva appena finito di scendere le scale.
Si sorrissero complici.
"Credo di non capire..."



L'allegra combriccola si incamminò verso il luogo in cui stava aspettando Ludwig. Per tutto il tragitto, Feliciano cercò di capire qualcosa di più sulla questione, ricevendo solo risposte blande o a metà.
"Oh, ma insomma! Si può sapere dove siamo diretti! La piazza mica si trova qui!" pigolò Feliciano.
"Non ti preoccupare Feli, tra un pò scoprirai tutto!"
Ci misero circa una decina di minuti per raggiungere il luogo. A volte si imbattevano in passanti in maschera, allegri e colorati, che salutavano loro invitandoli alla festa.
Finalmente arrivarono, in quel canale così silenzioso e suggestivo.
"Siamo arrivati." disse Francis, fermandosi all'improvviso.
"Era ora! I tacchi mi stavano uccidendo!" proferì Elizavetha, chinandosi a massaggiare la caviglia. Era fasciata in un bel vestito da principessa.
Ludwig notò che tutti erano arrivati. Istintivamente, si sistemò i capelli, abbassandosi la maschera sul viso. Deglutì e pregò perchè Dio lo assistesse in quella che sarebbe stata la giornata più imbarrazzante della sua vita.
"Sei pronto Feli?" gli chiese Francis, spingendolo con una mano da dietro la schiena.
"Per cosa?"
"Per il giorno più romantico della tua vita" disse Antonio, prendendolo sotto il braccio destro.
"Cosa?"
"E di questo, dovrai ringraziare il magnifico Bad Trio!" disse Gilbert, prendendolo sotto l'altro braccio e guidandolo, insieme agli altri due, verso Ludwig.
In pochi passi, si trovarono di fronte al teutonico.
"Ehm...non capisco..."
"Vi lasciamo soli, piccioncini!" dissero in coro, lasciando Felciano e correndo verso gli altri, per poi nascondersi tutti dietro un muro.
"Ehm...ecco...insomma..." provò a iniziare Ludwig, arrossendo da cima a fondo.
"Sei..Lud?" disse Feliciano, sorridendo gentilmente.
Ludwig sbuffò, sorridendo debolmente.
"Si, sono io. Da cosa l'hai capito?"
"Dai tuoi occhi. Riesco a vederne lo scintillio anche da sotto la maschera" asserì schiettamente Feliciano.
A Ludwig mancò il respiro. Era una frase così semplice, ma l'effetto che gli fece fu come se gli avesse detto chissà quale cosa.
"Oh..bhè..." boccheggiò, cercando qualche cosa da dire che fosse carina. Diamine, perchè non riusciva a smetterla di arrossire e di balbettare? Sembrava un cretino!
Guardò Feliciano e poi le rose. Basta, ci sarebbe riuscito! A lui Feliciano piaceva, piaceva molto. E non come amico.
Costi quel che costi, avrebbe dichiarato i suoi sentimenti a quella persona.
Strinse con decisione il mazzo di rose rosse.
"Feliciano...queste sono...per te."
Feliciano (disorientato e confuso) si sentì felice. Che cosa carina aveva fatto il suo Lud! Si era accorto, ormai, di essersi interessato seriamente a quel biondo ragazzo di poche parole.
"Grazie...sono davvero bellissime!"
"Feliciano, dovrei parlarti. Io..."
"Allllt!" una voce lo fermò. Ludwig, infastidito, si girò.
"Sali sulla gondola, mon cher! Altrimenti, che diamine esistono a fare queste imbarcazioni!" urlò Francis.
Ludwig rise, annuendo.
"Feliciano, se vuole seguirmi..." disse Ludwig, porgendogli una mano.
"Oh, certo"
Il Bad Trio rise campiaciuto, battendo il cinque e ritornando nel tumulto della festa.


Salirono sulla gondola, ferma ma con il gondoliere a bordo.
Questi iniziò ad intonare una canzone in italiano, mentre carezzava con i remi le acque del canale.
"Allora, cosa volevi dirmi Lud?"
Ludwig si sentì disarmato dal sorriso che lesse sul bel viso di Feliciano. Iniziò a torturarsi le dita, mentre cercava le parole adatte.
"Feliciano, so che quello che sto per dirti ti sembrerà strano, perchè sembrerebbe strano anche a me e..." alzò lo sguardo e lo fisso in quello dell'italiano, caldo e denso come il più puro cioccolato. In quel momento, tutti i discorsi più melensi, tutte le retoriche di questo mondo, gli sembrarono inutili e brutte in confronto al suo bel Feliciano, che lo guardava come se gli stesse per svelare il più grande dei segreti.
Mandò al diavolo la compostezza, i discorsi che gli aveva fatto Francis su come comportarsi ad una dichiarazione, e si levò la maschera, avvicinandosi a Feliciano e pogiandogli le mani sul viso. Lo guardò per qualche secondo, poi fece unire le sue labbra con quelle dell'italiano.
Non fu un bacio da cinema, quelli che durano un'eternità e sanno solo di scenografia. Fu invece veloce, dolce e intriso di tanto sentimento.
Prima di staccarsi dal bacio, Ludwig gli cinse bene la vita, per poi abbracciarlo dopo.
"Feli...io...credo di essermi innamorato di te, anzi ne sono sicuro" gli disse, pogiando il suo mento sulla testa di Feliciano, che pogiava questa sul cuore di Ludwig.
Ne poteva sentire i battiti e quelli lo cullavano con il loro ritmo dolce e innamorato.
Chiuse gli occhi e strinse fra le dite la stoffa del vestito di Ludwig.
"Anche io, sono innamorato di te"
Il gondoliere passò il ponte, continuando ad intonare quel motivetto sconosciuto, che ben presto divenne la loro canzone.







*Angolo dell'autrice*
Tadddaa! Siamo giunti alla fine! Questo ultimo capitolo è stato veramente un parto! L'ho scritto in tantissimo tempo, cercando di creare una fine ed un'atmosfera bella e non troppo banale!:D
Spero di non aver deluso le vostre aspettative! >-<
La storia è ufficialmente conclusa, anche se dopo questo capitolo ci sarà un prologo, giusto per sapere se il nostro Lud ho pubblicato o no il suo libro!xD
Ringrazio tutti voi, cari lettori, che avete letto, recensito, messo fra le preferite e seguite la mia piccola e modesta storia! Siete voi l'energia di noi "scrittori"! v.v
Se volete, vi aspetto nel prologo e, se non vi dispiacciono le mie storie, in nuove "mie avventure"!xD
Grazie!<3
Baci e abbracci

_Valchiria_







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Capitolo 7
*** Epilogo: Una dolce fine ***


Epilogo: Una dolce fine

Erano passati circa due mesi da quel viaggio in Italia. Berlino era rimasta così, calma e ligia al dovere, come l'avevano lasciata. La primavera aveva ormai bussato alle porte della città, investendo con i suoi colori le strade trafficate da auto e da persone.
Nell'aria si sentiva il profumo dei fiori e della voglia di mettere giù tutti i vestiti più colorati e freschi che durante l'inverno erano rimasti negli scatoloni a far polvere.
Era tardo pomeriggio, e gli ultimi e caldi raggi di sole illuminavano la bella città.
In una stanza luminosa, con i finestroni spalancati e le tende che danzavano al ritmo di un vento tiepido, se ne stava uno scrittore, penna alle labbra e fogli sul tavolo, che ultimava il suo racconto.
Poche righe e Ludwig avrebbe potuto consegnare quel lavoro che gli aveva rubato il sonno ma che allo stesso tempo gli aveva permesso di fare nuove e belle esperienze.
Rise sommessamente, mentre con la mente si riportava indietro di qualche mese, nelle strade della bella Venezia.
Il Carnevale, le risa, gli amici e poi..e poi lui.
Quel ragazzo aveva davvero rivoluzionato la sua vita.
Ricordò il loro primo bacio, veloce e tenero accanto alla porta di casa di Feliciano.
Ricordò l'enorme imbarazzo che aveva provato quando gli aveva confessato i suoi sentimenti.
E pensare che lui non voleva nemmeno partire!
Senza accorgesene si era avvicinato alla finestra, perdendosi nei colori del cielo primaverile, pronto per accogliere le luci più cupe dell'inbrunire.
Dei passi, lenti e felpati, si insinuarono nella stanza, fino ad arrestarsi dietro la sua schiena.
Ludwig sentì della mani, piccole e calde, pogiarsi sulle sue spalle, ed un alito profumato di menta soffiargli sul collo.
"Hai finito il tuo lavoro, Lud?"
Ludwig sorrise, girandosi verso la voce che gli aveva sussurrato quelle parole.
Nascosti dietro le sue grandi spalle, due occhi color cioccolato lo osservavano curiosi.
"Si Feli, il lavoro è ultimato"
Feliciano fece un balzo e lo abbraccio forte, esultando come una pasqua.
"Lo sapevo Lud! Sapevo che ci saresti riuscito!"
"Ehi, calma!" rise Ludwig. "Devo ancora sapere cosa ne pensa la casa editrice"
"Sicuramente piacerà, perchè hai fatto un ottimo lavoro!"
Ludwig sorrise, fermandosi ad osservare il suo tenero compagno.
Ciò che gli piaceva di Feliciano era proprio questo lato tenero e innocente, quasi come se l'italiano non fosse cresciuto affatto.
Gli diede un bacio sul naso e lo abbracciò.
"Lud.."
Tra loro era tutto così semplice e speciale, ed a volte bastavano solo dei piccoli gesti per poter capire cosa stesse pensando l'uno dell'altro.
 La loro storia d'amore era continuata e cresciuta, permettendo ai due fidanzati di potersi conoscere ed amare ancora di più.
Naturalmente, quando tutti erano venuti a conoscenza del lieto evento, avevano assillato i poveretti per così tanto tempo che entrambi avevano deciso di partire e di viaggiare per poter sfuggire all'onta di domande di Antonio, ai "Bravo West" di Gilbert ed ai commenti poco pudici di un certo francese libidinoso.
Lasciando la comitiva in Italia (perchè avevano ancora molto da vedere, e perchè, per la gioia di Antonio, Romano sembrava abbastanza interessato al soggiorno italiano dello spagnolo) Ludwig aveva proposto a Feliciano un viaggio in Germania, visto che il piccolo italiano non aveva mai visitato la città teutonica.
Muniti di gioia, amore e qualche preservativo, avevano lasciato la Bella Italia e, dopo un lungo viaggio, avevano messo piede nella terra del biondo tedesco.
Trascorsa lì una sorta di "luna di miele", visto che Feliciano era rimasto particolarmente affascinato da questo paese, si era deciso che il nido d'amore fosse creato proprio in Germania.
Ovviamente Feliciano aveva dovuto combattere contro la gelosia e il diniego del fratello che, persuaso da un abile Antonio, dopo mille compromessi aveva acconsentito al trasferimento del più piccolo dei Vargas.
Così, fra baci e carezze, e fra le nottataccie che Ludwig aveva passato sul suo libro da ultimare, il tempo per i due innamorati era trascorso felicemente.
"Feli...ho una paura che non ti dico! Credo che una sensazione del genere non l'ho mai provata prima!" soffio Ludwig sulla nuca di Feliciano.
"Non ti preoccupare Lud...andrà tutto bene perchè tu hai fatto un buon lavoro. Non hai nulla da temere!" gli disse, abbracciandolo e poi guardandolo nel più serio dei modi, cosa che fece ridere Ludwig di cuore.
"Cos'hai da ridere?" sbuffò Feliciano, incrociando le braccia al petto.
Ludwig sorrise ancora, schioccandogli un bacio in fronte, poi uno sulle labbra morbide e fresche. "Niente amore, niente"
 Guardò l'orologio e si rese conto che il tempo per i baci e ricordi era finito. Ora avrebbe dovuto armarsi di molto coraggio ed affrontare ciò che da anni aveva colorito i suoi desideri.
Diede un' altro bacio veloce a Feliciano, raccolse i fogli dal tavolo e schizzò via fuori la porta, pronto ad accogliere il suo destino.


Era di fronte alla casa editrice, la fastosa "Penna D'Oro".
Ingoiò l'aria un paio di volte, prima di farsi coraggio ed entrare.
Fu accolto nello studio del capo redattore, dove sprofondò nervosissimo nella lussuosa poltrona vittoriana.
Si guradò intorno, notando quanto fosse sfarzoso e al contempo elegante quel luogo. I mobili scuri, di un lucido mogano, troneggiavono imponenti in quella stanza poco luminosa. Le lampade con luci soffuse, accese anche se fuori era giorno, regalavano all'ambiente un'aria di pace e intimità. Sopra la scrivania di mogano, mille penne e fogli ordinatissimi erano disposti nella assoluta certezza che, con la loro presenza, facessero ben intendere quanto lavoro venisse svolto grazie a loro.
Ludwig non potè evitare di nascondere un leggero imbarazzo, dovuto sia alla sua situazione, sia a quel lusso a cui  non era abituato.
Il capo redattore faceva scorrere le sue pupille color ambra sui fogli che Ludwig aveva faticosamente scritto.
Non un sussurro, nè un commento. Solo silenzio e professionalità. Dentro di sè Ludwig si appellava a qualsiasi santo, divinità o altro, affinchè il suo sogno si realizzasse.
Passò davvero molto tempo, tempo che Ludwig non riuscì a quantificare.
L'uomo posò i fogli sulla scrivania di mogano, portandosi poi le mani incrociate sotto il mento. Lo fissava senza batter ciglio, cosa che preoccupò Ludwig.
"Signor Beldshimit, ho letto attentamente ciò che ha scritto. Non trovo nulla di nuovo, niente fantasia nè righe che parlino di inseguimenti avvincenti"
Ludwig deglutì rumorosamente, pronto a congedarsi e sprofondare nel limbo dei falliti. Possibile che tutto sarebbe finito così?
"Signor Shindler.."
"Mi faccia finire"
Lo sguardo rivoltogli dal suo interlocutore, fece sì che il cuore di Ludwig perdesse un battito e sprofondasse ancora di più in quella comoda e lussuosa poltrona.
"Come dicevo, il suo racconto non è un miscuglio di novità. Tuttavia, lei ha un gran bello stile, e le righe che ho letto erano davvero scorrevoli. Questa sorta di biografia, il racconto del viaggio e le sensazioni che trasmette tramite la penna, mi hanno convinto. Per me, caro il mio autore, ha rispettato l'accordo che avevamo stabilito. Mi ha portato ciò che cercavo, un libro semplice e convincente.
"Dunque signor Beldshimit, lei tra pochi mesi, potrà osservare il suo libro nelle migliori edicole del paese, e chissà, del mondo."
Il capo redattore si alzò dalla sedia, tendendo la mano verso Ludwig. Il cipiglio austero era del tutto scomparso, ed aveva lasciato posto ad un'aria fiera e soddisfatta.
Ludwig, diligentemente, si alzò dalla sedia e tese la mano al suo nuovo editore.
"La ringrazio signor Shindler"
"Io ringrazio lei, promettente autore"


Ludwig era sceso in strada, il manoscritto fra le mani e la sua aria seria e decisa. Si arrestò sul marciapiede, fermando i passanti che infastiditi si facevano largo fra la sua persona.
Aveva ancora negli occhi l'immagine dell'ufficio del redattore e nelle orecchie il rumore del suo cuore che non aveva smesso di tamburellare nei suoi timpani.
Chiuse gli occhi e chinò il capo, iniziando a ridere.
Per mesi interi non aveva chiuso occhio. Aveva dedicato il suo tempo ad intrecciare una trama che potesse favorire il suo futuro e renderlo quantomeno famoso, guadagnandosi da vivere con l'inchiostro che consumava e le lacrime che sprecava. Tutti i suoi sacrifici erano stati premiati ed ora la gioia che provava era troppa.
Non si accorse di quanto avesse alzato il tono di voce, di quanto la sua risata fosse diventata, ormai, come una medicina lenitiva per la sua anima, che a poco a poco, si liberva del peso dell'ansia.
Urlò, con tutto il fiato che aveva in gola, qualcosa di simile ad un esclamazione felice, facendo girare i passanti.
Un urlo di gioia, liberatore ed agognato.
Iniziò a camminare, fregandose di come la gente avrebbe potuto interpretare quello che aveva fatto prima.
Incalzò il passo, iniziando a correre e, in meno di pochi minuti, fu subito fuori casa, con il fiato corto, ma la voglia di festeggiare.
Aprì la porta e fu investito dalle voci e dai complimenti delle persone a cui più teneva.
Gli amici, la casa ed il suo amore che lo guardava con quegli occhi color cioccolato che avevano fatto breccia nel suo cuore. Uno sguardo che diceva "Ben fatto amore, sono fiero di te"  a cui lui rispondeva sorridendogli, bisbigliando un tenero "Ti amo".
Ciò che aveva raccontato nel suo libro era lì per lui, con spumanti alla mano e risa in quantità, abbracciandolo come se quell'azione fosse stata ignorata per molto tempo prima di allora.
Ciò che aveva vissuto ed amato nel suo viaggio a Venezia era lì, stretto fra le sue braccia e pronto a regalargli tanti di quei baci dolci che lui tanto amava.
Finalmente aveva potuto mettere la parola fine al suo libro, ma aveva davanti a sè il foglio della vita completamente bianco, pronto ad essere riempito con altre cento, mille storie.
Sorrise e pensò che tutto questo era ciò che avrebbe voluto per sempre e di cui aveva bisogno per poter continuare ad essere sè stesso e a vivere.


FINE.




*Angolo dell'autrice*
Buon pomeriggio. Dopo anni luce sono ritornata per poter mettere definitavamente la parola fine a questa storia. :D
E' veramente finita, e questo lo devo soprattutto a voi, che con la vostra presenza mi avete dato l'energia adatta per continuarla!
Potrò sembrare tediosa e ripetitiva, ma non smetterò mai di dirvelo: GRAZIE! :D
Spero che questo piccolo "continuo" vi abbia fatto piacere! :D
Un forte abbraccio a tutti voi!<3
Alla prossima, eh! ;D

_Valchiria_









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