Angeli Caduti&Angeli Maledetti.

di MartaKim
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo-Spiegazioni dei termini usati. ***
Capitolo 2: *** Comunicazioni e scelte ***
Capitolo 3: *** Riunioni. ***
Capitolo 4: *** Missioni ed imprevisti. ***
Capitolo 5: *** L'uomo misterioso. ***
Capitolo 6: *** Domande. ***
Capitolo 7: *** La cena. ***
Capitolo 8: *** Trasferimento? ***
Capitolo 9: *** Insicurezze e confusioni. ***
Capitolo 10: *** Sorpresa inaspettata. ***
Capitolo 11: *** La nuova casa. ***
Capitolo 12: *** Ricordi. ***
Capitolo 13: *** Tango appassionato e fantastico. ***
Capitolo 14: *** Il nuovo piano. ***
Capitolo 15: *** Il maggiordomo & gli Angeli. ***
Capitolo 16: *** Una notte speciale. ***
Capitolo 17: *** Le sorprese non finiscono mai. ***



Capitolo 1
*** Prologo-Spiegazioni dei termini usati. ***


 Protagonisti :

Andrè = Angelo caduto.
Roxanne  De Andrè = Umana, figlia nascosta di Raphael.
Daniel = Angelo maledetto.
Philip = Doggen di Andrè.
Stephanie = Angelo caduto,alleato di Andrè.
Mary = Angelo maledetto, alleato di Daniel.
Mark = Angelo caduto, alleato di Andrè.
Paul = Angelo maledetto, alleato di Daniel.
Raphael =  Arcangelo.
Michael = Angelo custode, primo consigliere dell’Arcangelo Raphael.
Robert = Angelo custode, secondo consigliere dell’Arcangelo Raphael.
L’Omega = Diavolo,Comandante dei Demoni e degl’Angeli maledetti.
Demon = Demone di Daniel.


Rubrica delle parole.

Arcangeli = Angeli superiori,comandanti. 1° Grado.
Angeli custodi = Angeli che difendono le anime degl’umani, consiglieri degli Arcangeli. 2° Grado.
Angeli caduti = Angeli cacciati dal paradiso per essersi innamorati di umani. Hanno bisogno di nutrirsi di sangue solo una volta al mese e dal sesso opposto. 3° Grado.
Angeli maledetti = Angeli caduti che hanno venduto la propria anima all’Omega,Di giorno normali angeli caduti, di notte spietati assassini chiamati Vampiri. 4° Grado.
Doggen = Vampiri buoni,schiavi degl’angeli caduti.
Demoni = Creature dall’aspetto incantevole,ma mostruose. Schiavi al servizio degl’angeli maledetti.
L’Omega = Diavolo,Creatura mostruosa di cui non si conosce l’origine ne la forma. Principale nemico degli Arcangeli.
Paradiso = Regno governato dagl’Arcangeli , abitato da tutti gli angeli dei vari gradi.
Transizione = Trasformazione in Angelo superiore terrestre,dai poteri sovrannaturali.

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Capitolo 2
*** Comunicazioni e scelte ***


 Comunicazioni e scelte.

Questo per me è il purgatorio. Non è bello come il Paradiso e non è orribile come l’Inferno. Una via di mezzo. Ma per me è davvero brutto vivere qui sulla terra. Se quel giorno di tanto tempo fa non avessi fatto niente,non avessi guardato la terra oggi sarei ancora lì e non sarei stato cacciato del Paradiso. Ora che mi resta? Assolutamente niente,sono un semplice essere umano agl’occhi di tutti,nessuno sa che ero un Angelo custode che,cacciato dal Paradiso,è divenuto un Angelo caduto. Le mie ali? Costrette ad essere sempre ripiegate nella pelle per non farmi vedere dagl’umani. Costretto a dissetare la mia sete di sangue una volta al mese. Ma se solo potessi…
Il rumore di un bussare interruppe i pensieri di Andrè."Si?"
"Andrè sono Stephanie,posso entrare?" Gridò una voce femminile dall’altra parte della porta.
"Entra" rispose asciutto. La porta con un cigolio si apri e sulla soglia apparve Stephanie con i suoi bei boccoli biondi lunghi fin sotto la spalla,un fisico che un umano definirebbe “da urlo”,slanciata,alta e magra. I suoi occhi erano di un azzurro mare di una tonalità più scura dei miei occhi. Di solito il suo volto era rilassato,sorridente,felice. Ma oggi è molto preoccupato. "Qualcosa non va,Stephanie?" chiese lui,con un tono apparentemente tranquillo.
"No,Andrè. È successa una cosa molto strana a Mark.." rispose,lasciando passare una nota di preoccupazione dalla sua voce tremante. Andrè si irrigidì subito. Mark era un altro Angelo caduto come lui e Stephanie,ma era troppo irrequieto. Sempre in cerca di avventure e a volte si metteva in grossi guai. Mark spendeva il suo tempo nelle discoteche ad andare a letto con parecchie donne,anche perché la sua affascinante bellezza glielo permetteva. Alto ,magro e muscoloso, capelli e occhi di un castano chiaro che sapevano ipnotizzarti. Se ti guardava entravi subito in un stato di eccitazione,almeno così era per le umane. Spesso a causa dei suoi modi di fare si era messo in guai grossi da cui Andrè e Stephanie erano riusciti a levarlo grazie a chissà chi.
"Parla." Certo i modi di fare di Andrè erano un po’ maleducati,ma chi lo conosceva bene sapeva che era fatto così e che sapeva essere dolce,educato,amichevole..
"Mark era in giro per la sua solita “nottata di svago”,ma ha dimenticato che oggi era la notte scelta per bere del sangue umano. Mentre era a letto con una donna,il suo istinto ha reagito senza preavviso e quando era sul punto di morderla c’è stato un fascio di luce in tutta la stanza : Gli Angeli consiglieri dell’Arcangelo Raphael sono apparsi all’improvviso,spostando la donna dal letto alle loro braccia. Mark ormai non ragionava più e non ci vedeva più dalla rabbia. Stava per attaccarli per riavere la donna,ma per fortuna,sentendo tutto quel trambusto, sono intervenuta io. Gli Angeli consiglieri ci hanno comunicato che l’Arcangelo Raphael vuole assolutamente vederti. Hanno anche aggiunto che se non andrai…" la sua voce incominciò ad affievolirsi sentendo il ringhio di Andrè. "Comunque vuole vederti ora,cosa facciamo?" chiese riprendendo un tono più o meno disinvolto.
"Niente. NOI niente. Io andrò da Raphael." rispose,gelido Andrè. Era stato Raphael a cacciarlo dal Paradiso,esiliandolo. E ora invece lo rivoleva con se. Questo creava un immensa rabbia in Andrè. Odio profondo per lui.
"Assolutamente no. Vogliamo venire con te. E poi.."aggiunse sfoggiando il suo sorriso più incantevole "senza di noi non puoi andare da nessuna parte come da patto ricordi?"
"E va bene,Stephanie. Verrete pure voi purché ti prenda tu la pena di tenere d’occhio Mark." Dio solo sapeva cosa avrebbe potuto dire di orribilmente pericoloso.
"Affare fatto" disse sogghignando "Quando si parte?" chiese smettendo di sorridere. Evidentemente era molto preoccupata di questa inaspettata convocazione.
"All’istante. Chiama Mark." Anche Andrè era un po’ preoccupato e curioso di sapere il motivo di questa convocazione. Di sicuro non era per chiacchierare del passato. Stephanie uscì dalla stanza per chiamare Mark e Andrè si concentrò sul suo guardaroba per scegliere cosa indossare,non voleva certo fare brutta figura con quelle bellissime persone che lo attendevano.

***

"Mamma mia che traffico! Farò tardissimo a lavoro!" Gridò Roxanne nel suo taxi. Voleva solo far credere di essere una persona normale che si preoccupa di non arrivare in ritardo  a lavoro. A dir la verità,se arrivare tardi fosse servito a farla licenziare,avrebbe fatto ritardo sempre. Lei odiava quel lavoro : lavorava per un giornale di cui nessuno più si interessava. La paga non era granché,ma le servivano soldi per pagare i costi dell’Hotel. Roxanne De Andrè si era trasferita da poco a Londra. Un tempo viveva a Philadelphia,ma,appena avutane l’occasione, aveva preparato i bagagli senza neanche pensarci due volte ed aveva lasciato la città. Roxanne era orfana, viveva in un orfanotrofio proprio a Philadelphia. A 15 anni era stata adottata dalla famiglia De Andrè e con essa aveva vissuto per molti anni,fino ai suoi 23 anni. Certo era molto affezionata a quella famiglia,ma non la sentiva sua perché non erano i suoi veri genitori. Appena si era laureata, aveva trovato posto in questo giornale qui a Londra. Era partita subito lasciando la sua famiglia adottiva sia triste,nel vedere andare via una loro figlia,sia felice e speranzosa per il suo futuro. Ogni mese si metteva in contatto con loro per inventare fatti del suo grandioso lavoro e di quanto la sua vita fosse felice. Come ho detto prima inventava tutto. Il suo lavoro era insulso,tutti scrivevano articoli e lei li correggeva e,poi,firmava contratti. Per non parlare del fatto che,siccome era una ragazza molto carina che portava una quarta di seno ed era molto magra e abbastanza alta, il suo capo cercava sempre di flirtare con lei. Se solo avesse potuto trovare un lavoro migliore…
"Mi scusi,signorina. Ma siamo arrivati" disse il conducente del taxi,interrompendo i suoi pensieri.
"Oh,ma certo. Grazie mille. Ecco a lei i suoi soldi." rispose porgendoli i 20 dollari. Il taxista accennò ad un sorriso e lei rispose con un suo solito e monotono sorriso. Il taxista si incantò a guardarla,come le succedeva spesso. Chissà perché i suoi occhi azzurri chiaro ,il suo fisico,il suo volto e perfino i suoi riccioli castano chiaro,avevano la potenzialità di saper incantare. Ormai ci era abituata quindi non si sentiva più lusingata da quei sguardo,anzi, iniziavano a irritarla. Entrò nel grande portone e salutò i colleghi che,ormai,conosceva. Quando voltava loro le spalle sapeva benissimo che il loro sguardo si spostava dal volto al suo fondoschiena. Salutò la sua collega di ufficio ,Elisabeth, ed entrò nel suo modesto ufficio. Non appena si fu seduta qualcuno bussò alla sua porta. Roxanne sapeva benissimo chi era e ,pur non volendo farlo entrare, disse "Entrate". La porta si aprì e ,come volevasi dimostrare, sulla soglia di essa c’era il suo capo : Butch. Butch non era brutto,anzi ,nonostante fosse già un uomo di mezz’età,  era molto affascinante,ma Roxanne non era interessata a nessun uomo. Era arrivata perfino a pensare di essere dell’altra sponda,ma le piacevano gli uomini,anche se non le interessava nessuno, quindi aveva scartato quest’ipotesi. Il suo capo si fermò sulla soglia,squadrandola per bene soffermandosi sul suo seno. Roxanne si pentì all’stante di aver messo quella maglietta abbastanza scollata. Butch sorrise ed entrò nel suo ufficio sedendosi di fronte  a lei.
"Cosa posso fare per lei,capo?" chiese,gentilmente. Lui accennò un sorriso beffardo e si piegò in avanti,avvicinandosi a lei e guardandola negl’occhi.
"Miss De Andrè,lei sa benissimo cosa voglio da lei." e,dicendo così,abbassò lo sguardo sul suo seno per poi rivolgerle un sorriso provocatorio guardandola in volto. Si soffermò sulle labbra per poi risalire agl’occhi. Quel capo era,irrimediabilmente,un conquistatore nato. Peccato che lui non le interessasse.
"Signore,sa benissimo che non posso soddisfare questo suo interesse." disse, accennando un sorriso. Il capo si allontanò,lentamente, squadrandola un ultima volta ritornando ad avere un sorriso beffardo.
"Oh,suvvia, Miss De Andrè. Almeno mi conceda una cena con lei.  Magari questa sera." disse allungando il sorriso. "Oppure quando vuole lei,signorina."
Roxanne odiava uscire con lui,ma era meglio non provocare il suo capo e accettare qualunque cosa avesse in mente.
"D’accordo,signore. Verrò a cena con lei questa sera. Ma adesso, per favore, mi lasci svolgere il mio lavoro e sposti il suo sedere dal mio ufficio al suo." disse fingendo di provocarlo ulteriormente.
"Ottima scelta,signorina. Vedrà che le piacerà la cena. Ci incontriamo qui alle 20.30. Mi raccomando puntuale. Comunque bel modo di cacciare il suo capo,davvero provocante,signorina. Continui così." E sorridendo un ultima volta,si alzò ed uscì dall’ufficio. Roxanne sospirò. Chissà che razza di serata le aspettava stasera. Doveva stare attenta a non provocarlo molto: quel uomo era un predatore nato.

Ciao a tutti! Questo è il mio primo capitolo! Abbiate pazienza se fa schifo,ma i primi capitoli sono sempre così. Pubblicherò i capitoli piano piano,ma vi prometto che la storia migliorerà e non di poco! Buona lettura,al prossimo capitolo. Recensite <3
Kimmie. :3

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Capitolo 3
*** Riunioni. ***


 Riunioni.

E così il Grande Raphael ha una figlia. E,a quanto pare,è prossima alla transizione. Capisco perché Raphael l’abbia voluta nascondere sulla terra. Il potere che acquisirà dopo la transizione sarà davvero immenso. Scommetto che Raphael manderà alcuni dei suoi Angeli caduti. Per questo ne spedirò alcuni anche io.
"Signore,ci ha chiamati?" chiese una voce femminile.
"Salve,mia dolce e pericolosa Mary. Spero di non essere stato di disturbo." chiese L’Omega,ironicamente. Mary rispose con un sorriso beffardo.
"Lei non è mai di disturbo,signore." rispose lei facendo un inchino.
"Piantiamola con queste sciocchezze. Perché ci ha convocati qui?" irruppe una voce maschile. Bene bene,pensò l’Omega, finalmente ha parlato,in modo scontroso,il nostro caro Daniel : di solito era sempre taciturno.
"Caro Daniel,ti crea disturbo essere qui?" chiese l’Omega ,guardandolo con un sorriso e uno sguardo pericoloso. Daniel si irrigidì e l’Omega avvertì un suo brivido. Il sorriso si allargò e iniziò a parlare. "Però hai proprio ragione,Daniel. Parliamo del motivo per cui vi ho chiamato qui. Ebbene ho una missione per voi." disse interrompendosi avvertendo due emozioni distinte. La prima era eccitazione e sapeva chi sprigionava quest’emozione : Mary e Paul. Come al solito questi due Angeli maledetti erano eccitati di avere una missione e se era pericolosa tanto meglio. La seconda emozione,però, era indifferenza e non curanza. Sapeva benissimo che Daniel aveva ceduto la sua anima non per divertimento come Mary e Paul,ma per poter vivere a lungo,per vendetta e per potersi sfidare contro Andrè. "La vostra missione consiste nel trovare un’umana di nome Roxanne De Andrè e di portarla da me." finì l’Omega.
"Un’umana?" chiese Mary. Dal suo tono di voce si percepì delusione.
"So benissimo che detto così può sembrare una cosa da niente,ma in realtà quest’umana e la figlia nascosta dell’Arcangelo Raphael ed è prossima alla transizione. I suoi poteri saranno potentissimi e mi serviranno per distruggere definitivamente Raphael. Di sicuro lui manderà i suoi più forti Angeli caduti,quindi voglio che voi la troviate per primi." disse rivolgendo il suo sguardo su Daniel. Il suo volto era cambiato: non c’era più non curanza. Al suo posto c’era un sorriso dall’aria vendicativa. Daniel aveva capito che,tra gli Angeli caduti che Raphael avrebbe mandato per la ragazza,c’era Andrè."Vedrete che vi divertirete. Mi raccomando non fallite però. Daniel tu sarai il capo di questa missione. E voi due" disse guardando Mary e Paul " potrete divertirvi come volete purché mi portiate la ragazza." Mary e Paul sorrisero in modo affascinante e malefico.
"Ai suoi ordini,Signore." risposero all’unisono. Solo Daniel non disse nulla.
"Per te va bene,Daniel?" chiese l’Omega rivolgendogli un sorriso. Sapeva benissimo la sua risposta.

"Non vedo l’ora." rispose Daniel. L’Omega allargò il suo sorriso e con un "Bene adesso andate" li congedò. I suoi scagnozzi non avrebbero fallito e se anche non fosse stato così sarebbero stati puniti in modo orribile. L’Omega sorrise a se stesso,ormai solo.
***
Roxanne alle 20.30 si diresse alla redazione. Si era vestita per bene,ma abbastanza accollata per non rischiare con il suo capo. Arrivò lì in perfetto orario e aspettò la BMW di Butch. Meno male che aveva detto di essere puntuale. Nel frattempo,Roxanne,si guardò nell’immensa vetrata. A dir la verità era più carina di quanto si aspettasse. Di solito era più carina con i morbidi riccioli sciolti,ma oggi si era voluta legare i capelli in uno chignon. Dopo 10 minuti, Butch arrivò e scese dalla sua macchina. Era vestito casual,ma anche molto elegante. Roxanne di sentì sollevata per aver scelto delle robe più o meno eleganti. Butch si fermò davanti a lei,squadrandola. Quando il suo sguardo si soffermò sul seno,il suo sguardo per un secondo fu deluso,ma dopo ritornò disinvolto e felice come sempre. "Buona sera,Roxanne. È davvero incantevole questa sera." disse ammiccando con un sorriso felice. Roxanne si accorse di essere stata chiamata per nome e non per cognome.
"Buona sera,anche a lei Signore." rispose in modo educato. Ma nell’istante in cui lei pronunciò questa frase,il volto di Butch tornò deluso. "Ho detto qualcosa che non va,Signore? " chiese,incerta.
"No, assolutamente. Ma avrei preferito che mi chiamasse per nome e non “Signore”." disse sorridendo. Roxanne all’inizio non capì,ma poi riuscì a interpretare quella frase: lui voleva che fosse un uscita di amicizia,non di lavoro. Perfetto meglio così; già il lavoro le pesava la mattina,figuriamoci la sera.
"Oh,mi scusi Sign…Butch,volevo dire Butch." disse sorridendo. "Andiamo? Ho una fame !" disse sogghignando. Il volto di Butch si illuminò.
"Ma certo ! Anche io!" rispose,anche lui,sogghignando.
Dopo averla accompagnata al sedile anteriore,le aprì la portiera e la fece accomodare. Dopo richiuse lo sportello,fece il giro e si infilò al volante. Premette l’acceleratore e partì. Speriamo che la serata passi bene,pensò Roxanne.

***

"Buona sera,Michael e Robert." disse,con fare sensuale,Stephanie. Era eccezionale il modo in cui riusciva a nascondere la sua ansia. Lo stesso non potrei dire di Mark: lui era tranquillo per davvero. Non gli interessava cosa stava per succedere,l’importante era finire presto per tornare dalle sue donne. Andrè,invece, era curioso,ma anche irritato. I due Angeli consiglieri dell’Arcangelo si girarono a guardarla.
"Buona sera anche a te,Stephanie." disse Robert " Come mai qui?" chiese Michael sorridendo. Appena lo sguardo si soffermò su Andrè,il suo sorriso sparì. "Entrate" disse in tono serio Michael. Aveva capito che Stephanie era venuta per accompagnare Andrè. Michael e Robert aprirono le porte facendo intravedere un immenso corridoio,costeggiato da tante colonne di marmo bianco,che portava a degli scalini con un trono pieno di decorazione dorate. Dietro le colonne c’erano lussureggianti finestre con vetri abbelliti da decorazioni raffiguranti azioni e creature divine. Appoggiato ad una di queste finestre c’era una creatura divina dalle grosse ali,circondata da una luce celestiale che illuminava tutto quello che le stava attorno : l’Arcangelo. Gli angeli custodi annunciarono il nostro ingresso ed uscirono chiudendosi le porte dietro. L’Arcangelo rimase girato di spalle e per qualche minuti non proferì parola. Nessuno parlò,ma Andrè iniziava ad innervosirsi così decise di rompere il ghiaccio per primo. "Come mai ci avete chiamati?" disse in modo poco educato. Stephanie lo fulminò con lo sguardo e lo corresse dicendo "Mio Signore,ci avete chiamati e siamo venuti. Cosa volevate dirci,Mio Signore?" Andrè odiava quel suo tono ubbidiente e accondiscendente. Stephanie sapeva mostrare un rispetto,verso l’Arcangelo,che Andrè mai e poi mai avrebbe mostrato. L’Arcangelo si girò,non degnando neanche di uno sguardo Stephanie. Invece,guardò Andrè. All’improvviso si sentii circondato da un forte vento gelido e da una foschia. Sapeva che l’Arcangelo stava cercando di isolarlo per parlargli senza che gli altri e due sentissero la conversazione. Stephanie e Mark facevano parte della sua “famiglia” e avrebbero sentito tutto. Andrè si concentrò su quella sensazione di freddo e su quella foschia. Appena riuscì a focalizzarle per bene nella sua mente,si concentrò con tutto se stesso per allontanarle. Non sentì nulla tranne il suo potere che usciva da lui emanando una specie di ringhio sommesso,per lo sforzo. Ad un certo punto si sentirono degl’ansimi. I suoni erano tre : provenivano da Stephanie e Mark per aver capito che Raphael non li voleva nella conversazione,ma Andrè si e uno di Raphael per aver notato con quanta facilità era riuscito a respingerlo. Andrè si fermò e guardando con uno sguardo di fuoco l’Arcangelo disse "Stephanie e Mark fanno parte della mia famiglia e devono,per forza, assistere alla nostra conversazione."
"Noto con piacere che i tuoi poteri sono aumentati come è aumentata la tua sfacciataggine." disse Raphael con una punta di irritazione e di stupore nella sua voce. Andrè rispose con un ghigno."E così sia che tua sorella e tuo fratello assistano alla nostra conversazione,Andrè. Come ben avrai capito non ti ho chiamato per fare una amichevole chiacchierata,anche perché parlare con te in modo amichevole ,quando c’è di mezzo il tuo odio per me,è decisamente impossibile. Almeno che io non usi le cattive maniere." l’Arcangelo,a quelle parole,sorrise a se stesso "Ma torniamo al fatto principale. Voglio che tu e i tuoi fratelli compiate una missione per me: dovete proteggere e aiutare un’umana che sta per passare nella fase di transizione."aggiunse lui,tornando serio. Stephanie e Mark si scambiarono uno sguardo strano,ma allo stesso tempo curioso: non capita di certo tutti i giorni che un Arcangelo voglia proteggere e aiutare un umano. Di sicuro era questo che pensarono Stephanie e Mark e,Andrè,volle esprimerlo ad alta voce.
" 'Proteggere e aiutare un’umana',avete detto? Non capita tutti i giorni che un Arcangelo voglia 'proteggere e aiutare' " e pronuncio queste parole con fare ironico "un’umana."
"Concordo in pieno,mio caro Andrè. Ma si da il caso che non sia un’umana qualsiasi: stiamo parlando di mia figlia." disse alzando lo sguardo,rimanendo incantato,probabilmente,da quella parola : figlia.
"Figlia?!" disse Mark. L’Arcangelo si girò verso di lui come se si fosse appena accorto della sua presenza. Stephanie gelò Mark,con uno sguardo severo,per aver parlato senza pensarci.
"Si,mio caro Mark. Mia figlia." disse continuando a guardarlo."Voglio che proteggete mia figlia dal male e voglio che vi prendiate cura di lei aiutandola mentre si troverà nella fase di transizione" aggiunse tornando a guardare Andrè. Andrè era molto esterrefatto,ma mostrarlo all’Arcangelo non era da lui quindi finse un’aria disinvolta.
"Andrè" parlò di nuovo Raphael "compieresti questa missione per me?" chiese.
Andrè scoppiò in una risata gelida. Stephanie e Mark abbassarono lo sguardo intimoriti. "Sapete benissimo che non posso disobbedire agl’ordini,Raphael." disse continuando a ridere. Stephanie alzò di scatto lo sguardo e disse "Mio signore,voleva chiamarla Mio Sign…" fu interrotta da un cenno brusco da parte dell’Arcangelo.
"Tranquilla,mia cara Stephanie.  Ignorerò quello che ha detto. Andrè mi serve troppo per questa missione" e,voltandosi per guardarlo,aggiunse,con un sorriso gelido "se non fosse per questa missione,mio caro Andrè, tu saresti già sotto tortura."
"Allora devo ringraziarla per avermi affidato questa missione, 'mio Signore'?" e pronunciò queste parole con fare ironico.
Ad un certo punto tutto divenne rosso e offuscato. Andrè si sentì soffocare: sentiva come se una mano lo stesse strangolando,ma sotto il suo collo non vedeva niente. “Stai attento a non farmi perdere la pazienza,Andrè,sai benissimo di cosa sono capace.” Sentì queste parole direttamente nel suo cervello e capì tutto: Raphael stava usando i suoi poteri per strangolarlo a distanza e per parlargli nel pensiero.
Fottiti”  pensò Andrè e sperò che Raphael lo sentisse e lo uccidesse. Parte di questo desiderio si avverò : Raphael sentì quella parola,ma non lo uccise. Anzi,scoppiò a ridere lasciandolo andare. "è  proprio per questo motivo che sto dando questa missione a te,mio caro Andrè." aggiunse Raphael continuando a ridere. L’Arcangelo si calmò e,con un sorriso,disse "Buona missione e non fallite,miei cari" e con uno schiocco delle dita aggiunse "potete andare ora." Le porte si aprirono all’istante come se i due Angeli custodi avessero sentito tutto e fossero lì dietro,pronti ormai da ore. Stephanie e Mark furono i primi ad uscire,Andrè li seguiva. “Non fallire” gli disse nella mente,un ultima volta, Raphael. Andrè rispose ad alta voce "Non ho mai fallito" ed uscì sentendo l’Arcangelo ridere. Non sapeva se sarebbe stata una missione dura,ma non avrebbe fallito. Mai e poi mai.

Ecco qui il mio secondo capitolo! Spero che vi piaccia! Nonso che dire >.< Buona lettura,ci vediamo al prossimoc apitolo :D
Kimmie :3 <3

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Capitolo 4
*** Missioni ed imprevisti. ***


 Missioni ed imprevisti.

"Daniel,la smetti con quel sorriso mostruoso? Certo incuti paura,ma hai un aspetto troppo affascinante quando sorridi così. Finiresti per attirare l’attenzione di molte donne e io non lo sopporterei lo sai benissimo" disse Mary,accarezzando il volto di Daniel. Non aveva smesso di sorridere da quanto,15 minuti prima, aveva parlato della missione con l’Omega. Non ci riusciva proprio. Anzi,più che sorridere,quello era un ghigno di vendetta. Finalmente poteva sfidarsi e divertirsi liberamente contro il suo peggior nemico: Andrè. Nessuno sapeva che Andrè era suo fratello maggiore. Daniel lo odiava da tantissimo tempo ormai. Da quando vivevano sotto la stessa casa. I suoi genitori erano Angeli custodi e ogni volta preferivano Andrè. Daniel era gentile con loro,mentre Andrè era troppo presuntuoso,ma loro amavano soprattutto lui. Daniel non riusciva a capire il motivo. Infondo avevano solo un anno di differenza. Quando l’Omega volle combattere contro l’Arcangelo Raphael,si recò dagl’Angeli custodi e,grazie ai Demoni e agl’Angeli maledetti,li uccise tutti. Quando io e Andrè ci innamorammo di alcune umane venimmo cacciati dal Paradiso. Andrè aveva solo Daniel,ma lui aveva venduto l’anima all’Omega per diventare un Angelo maledetto. Lo aveva fatto per vendicarsi sul fratello,per farlo sentire solo. Ma suo fratello aveva stretto amicizia con Stephanie e Mark e non era stato più solo e presto si dimenticò di Daniel. Daniel trovò Mary e Paul,ma non ebbe mai un attimo di pace: la sua rabbia,il suo odio era troppo grande. Voleva solo vendetta,un atroce vendetta. Se solo avesse potuto..
"Allora,Daniel? Ti avevo detto di smettere di sorridere non di cambiare la tua espressione da sorridente a arrabbiato. A volte,davvero,non capisco i tuoi cambiamenti di umore !" Esclamò Mary. Quella ragazza era davvero troppo stressante, ma sapeva farlo divertire,almeno quanto lo irritava. Era magra,quasi anoressica,con occhi castano scuri,cerchiati di troppo trucco nero,capelli neri a caschetto e labbra rosso fuoco.
"Smettila di urlare,Mary. Adesso è meglio andare a trovare qualcuno da cui succhiare sangue." rispose Daniel. Quella era la pena di essere Angeli maledetti : ogni notte dovevano succhiare sangue. Diciamo che erano vampiri di notte e angeli caduti di giorno.
"Certo ! Andiamo,Tesoro." disse Mary dandogli un bacio sulla guancia molto vicino alle labbra. Paul produsse un ringhio sommesso. Paul era un omone gigantesco. Era alto e robusto,muscoloso,capelli castano scuro con occhi neri. Veniva preso per uno stra-figo  palestrato o un uomo che fa bodybuilding. Daniel stava dimenticando che Paul,essendo vissuto
più tempo con Mary,era molto geloso di lei. Farlo ingelosire era molto divertente,soprattutto se era di pessimo umore. Ma oggi era di ottimo umore,perché avrebbe avuto la sua vendetta quindi non aveva bisogno di farlo ingelosire.
"Mary perché non vai con Paul? Io voglio stare da solo e lui vuole stare con te" disse Daniel,con un ghigno. Mary sogghignò dicendo "Ovvio,tesoro. Paul,amore? Andiamo a cenare." e prendendolo per mano lo portò via. Ora toccava a Daniel andare a mangiare. Chi avrebbe preso oggi? Non voleva dare nell’occhio quindi si diresse verso le prostitute.

***

"Andrè,dove vai?" chiese Stephanie,con quella sua voce dolce e premurosa. Andrè sarebbe rimasto solo se,quel giorno tanto lontano,non avesse incontrato Stephanie e Mark. Lo avevano accolto tra di loro a braccia aperte,come se fosse stato da sempre un loro parente. Andrè voleva loro molto bene e avrebbe fatto di tutto per restare con quella donna premurosa e quel casinista,ma oggi non se la sentiva : voleva restare da solo,voleva fare una passeggiata. Andrè si diresse verso la porta di casa.
"Tranquilla,Stephanie. Voglio solo fare una passeggiata,da solo." e voltandosi per guardarla,le rivolse un sorriso smagliante
"Ti prendi cura tu di Mark?"

"Come ho sempre fatto,d’altronde." gli rispose Stephanie,sorridendo. Poi aggiunse "Mark? Mi porti a cena fuori?" e sparì dietro la porta che portava al salotto. Andrè sentì,nell’aria, l’odore di eccitazione e capì che proveniva da Mark. Sogghignò ed uscì dalla casa.
"Mio signore,buona sera" disse una voce maschile. Difficile non riconoscerla dopo essere vissuto il casa con lui da tanto: Doggen Philip. Avere i Doggen in casa,ormai, non era più una tradizione. Ma quando lui era diventato un Angelo Caduto,aveva incontrato Philip che,umilmente,gli aveva chiesto di diventare suo Doggen e lui suo padrone. All’inizio Andrè era scoppiato a ridere pensando che stesse scherzando,ma così non era. Philip era umile,un buon servitore,un buon consigliere e un ottimo amico. Aveva un coraggio pazzesco e forse per questo lui aveva accettato quella proposta. Andrè diventò suo padrone,ma non abusò mai di lui. Certo,Andrè era presuntuoso,ma sapeva portare rispetto. I Doggen sono vampiri buoni,ma pur sempre vampiri quindi dovevano bere sangue. Philip aveva sempre odiato quella cosa perché non poteva sopportare di mordere un essere umano. Così Andrè si era offerto di procurargli sangue fresco senza mordere nessuno e Philip ne era rimasto entusiasta.
"Buona sera,anche a te,mio buon Philip." rispose salutando il Doggen.
"Sta uscendo,padrone?" chiese,umilmente,il Doggen.
"Si,Philip. Ti porto la solita dose di sangue fresco o avete già cenato?" chiese Andrè.
Philip con una smorfia rispose "No,mio padrone. Non ho ancora cenato e si gradirei molto un po’ di s… liquido" Philip non riusciva proprio  a dire quella parole.
"Va bene,Philip. A dopo." disse Andrè dirigendosi al viale.
"Ehm…Signore? Va a piedi? Non le serve la macchina?" chiese Philip un po’ in imbarazzo.
"No,mio caro. Esco a fare una passeggiata. Devo rimanere in forma,no?" rispose Andrè guardandolo e sorridendogli. Philip si imbarazzò ancora di più e,svelto, si diresse alla porta. Andrè si incamminò,era il momento di concedere un po’ di tempo ai mille pensieri che gli affollavano la mente.

***

Roxanne era nella macchina con Butch. La cena non era andata poi così male,anzi, si era perfino divertita. A quanto pare il suo capo era di buona compagnia. Ed era anche un gentiluomo : si era offerto di pagare la cena e di riaccompagnarla a casa. Ad un certo punto squillò un telefono. Roxanne pensò che fosse il suo,ma si ricordò di aver lasciato il cellulare in camera da letto,nell’Hotel. Butch prese il cellulare e rispose. Roxanne non volle sembrare di impiccio quindi non badò molto alla conversazione e guardò la città dal finestrino: era davvero bella di sera,perché nel buio brillavano le mille luci della città. Ad un certo punto sentì Butch imprecare sottovoce. Roxanne si voltò a guardarlo e vide che stringeva con forza il volante.
"Qualcosa non va,Butch?" chiese,delicatamente.
"Si. Mia madre si è sentita male e mia sorella l’ha portata in ospedale. Purtroppo non può starle vicino perché deve fare il turno notturno oggi e quindi mi ha ordinato di raggiungerla all’istante all’ospedale." disse Butch. La sua voce era gelida. Roxanne si sentì un peso quindi parlò velocemente.
"Butch lasciami qui,dai. Torno a casa a piedi e tu dirigiti verso l’ospedale."
Butch la guardò male e disse "Non ci penso neanche. Mia madre può aspettare." Roxanne,sentendo quelle parole,si  infuriò. Guardò in cagnesco Butch. Non aveva intenzione di farlo tardare un attimo di più.
"Butch,ferma immediatamente questa macchina. Fammi scendere e dirigiti verso l’ospedale,da tua madre. Subito. E questo non è una richiesta,ma un ordine." disse con la voce più gelida che aveva. Butch la guardò,sgranando gli occhi. Dopo poco accostò la macchina. Roxanne era esterrefatta: non riusciva a credere di aver dato un ordine ad un uomo,che per di più era il suo capo. E,cosa più assurda,lui aveva le ubbidito all’istante. Roxanne,però, si trattenne dal mostrare la sorpresa.
Butch la guardò per bene e dopo un po’ le sorrise.
"Nessuno mi aveva dato degl’ordini,signorina De Andrè." e Roxanne si sentì sul punto di morire:aveva fatto incazzare il suo capo. Ma Butch proseguì " Mi piacciono le donne caratterialmente forti. Complimenti,signorina De Andrè. E adesso,come da suoi ordini mi dirigerò all’ospedale. Quindi lei mi faccia il favore di spostare quel bel sederino dal mio sedile,fuori." disse sogghignando.
Roxanne arrossì,ma riuscì a sorridere. Aprì la portiera ed uscì. Alla fine aggiunse "Grazie per la bella serata,Capo. Buona notte." e,girandosi,se ne andò. Sentì una risata alle sue spalle e sorrise. La macchina ripartì subito dopo. Roxanne si incamminò verso casa sua. Anche se era notte,lei non aveva paura. Ma presto si pentì di averlo pensato: si accorse che qualcuno la stava seguendo. Accelerò il passo,ma anche il suo inseguitore lo accelerò. Roxanne cominciò a correre,ma,siccome non conosceva molto bene la città,finì per perdersi nelle stradine. Non voleva fermarsi così continuò a correre,sempre inseguita. Finì in un vicolo ceco e cominciò a preoccuparsi. Si voltò,il suo inseguitore era molto vicino. In due falcate coprì la distanza,l’afferrò per le braccia e la spinse contro il muro. Roxanne si preparò a lottare,ma il suo aggressore le bloccò gambe e braccia. Non poteva più muoversi,quindi pensò di urlare,sperando che qualcuno la sentisse. Aprì la bocca per prendere più aria che poteva e il suo aggressore gliela tappò. Lui avvicinò il suo volto a quello di lei e le sussurrò qualcosa nell’orecchio. "Vedi di non fare mosse stupide. Ho un coltello e non ho paura di usarlo. Voglio solo divertirmi con te,quindi fai la buona e non farmi usare le brutte maniere." e detto questo si allontanò da lei e guardo verso il suo seno. "Sei troppo coperta,amore. Vediamo di scoprirti un po’" sussurrò l’aggressore. Roxanne incominciò a piangere e chiuse gli occhi. Le mani di lui si mossero dal collo al suo seno. Roxanne credeva di non aver nessun’altra scelta e le lacrime cominciarono a scendere sempre di più.
"Oh si,baby. Adoro le bambole che piangono per me." disse l’aggressore con un sorriso squallido.
"E io,invece, adoro vedere le persone meschine come te,frignare implorandomi di non fare loro del male." disse una voce maschile. Il suo aggressore,sempre tenendola vicino a sé,si girò per guardare il padrone di quella voce.
"E tu chi sei?" chiese l’aggressore."Allontanati. Sono armato e potrei ferire la ragazza." aggiunse.
Roxanne aprì gli occhi e vide una persona di fronte a loro. Un giovane alto,magro ma muscoloso,con capelli biondi ricci. Gli occhi non riusciva a vederli,perché era troppo buio.
"Se sarai abbastanza veloce." lo sfidò l’uomo. Poi guardando Roxanne aggiunse più dolce "Quando te lo dico mettiti a correre ok? Torna a casa tua e non chiamare rinforzi,va bene?"
Roxanne annuì. Il suo aggressore fece scivolare nella sua mano un coltello e lo posizionò sul suo collo. Roxanne impallidì e ricominciò a piangere,singhiozzando. Quell’uomo non c’è l’avrebbe mai fatta ad essere così veloce prima che il suo aggressore le tagliasse la gola.
L’uomo tornò a guardare il suo aggressore e gli sorrise,mentre Roxanne lo sentì irrigidirsi dietro di lei. In un secondo l’uomo si fece avanti e sferrò un pugno al suo aggressore. Roxanne cadde a terra sorpresa. Sentì l’uomo dire "Vai." e lei si alzò e cominciò a correre. Chissà cosa sarebbe successo tra quei due. Di sicuro lei sarebbe corsa nella sua stanza,ma appena giunta lì avrebbe chiamato la polizia.

Ecco qui il mio terzo capitolo! Che ve ne pare? Presto la storia sarà ancora più strana...vi ho lasciato con un pò di suspance,ma presto ci sarà il prossimo capitolo! Bhè alla prossima!
Recensite in tanti!
Con Affetto,
Kimmie :3

 

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Capitolo 5
*** L'uomo misterioso. ***


 L’uomo misterioso.

 Andrè non si sarebbe mai aspettato di trovare un passatempo quella sera : non si aspettava di trovare un aggressore. E invece era lì con le mani sulle spalle dell’aggressore,che aveva bloccato contro il muro. L’uomo ansimava per la forza con cui Andrè lo aveva sbattuto al muro. In effetti gli angeli caduti,nel momento in cui cadono,assumono una forma più muscolosa e robusta e,naturalmente, più forte.
Oggi non era nervoso e neanche arrabbiato,però aveva voglia di uccidere quel maniaco: aveva aggredito una donna e l’aveva anche minacciata. Imperdonabile. Andrè poso le sue mani dalle sue spalle al suo collo e strinse. Non era la prima volta che uccideva qualcuno,ma non lo aveva mai fatto per le gesta delle sue vittime. Lo faceva solo quando aveva bisogno di uno sfogo,di un passatempo. Aveva peccato innamorandosi di una donna e lo avevano cacciato dal Paradiso. Uccidere non era nulla in confronto a quello che aveva subito. Diciamo che era come una specie di vendetta. Però,se solo avesse potuto tornare indietro,forse…
Andrè sentì le sirene delle autovetture della polizia. Dannazione,quella donna aveva chiamato la polizia. Doveva andarsene da lì. L’aggressore era morto,ormai,quindi non poteva dire ai poliziotti chi era il suo assassino. Mentre se ne andava,Andrè notò che c’era qualcosa a terra : una tessera sanitaria. Andrè la prese e se ne andò. Quando fu abbastanza lontano da quel vicolo,prese la tessera sanitaria : Roxanne De Andrè. Decise di andare a casa e fare una ricerca su questa donna. Il giorno seguente,se trovava la via, sarebbe andato a casa sua per darle la tessera sanitaria. Quando arrivò sotto casa andò al computer e scrisse “Roxanne De Andrè”. Trovò subito quello che cercava,perché il suo computer era adatto a ricercare le persone. Quella donna era orfana: era stata trovata davanti al portone dell’orfanotrofio. Era di Philadelphia e da poco trasferita qui. La giovane ragazza viveva in un Hotel non lontano da casa di Andrè. E,in base alla data in cui era stata trovata, lei adesso aveva soli 23 anni. Andrè stava pensando a come era scoppiata in lacrime senza dire una sola parola o gemito. Chissà cosa le aveva detto il suo aggressore…
I pensieri di Andrè furono interrotti dallo squillare del suo cellulare. Andrè lo prese e senza guardare il display "Si?" disse,concentrato a leggere la vita di quella donna.
"Grazie infinite per averle salvato la vita da quell’aggressore,Andrè." disse una voce dall’altro capo del telefono. Andrè rabbrividì, sapeva benissimo di chi era quella voce: Raphael. "Come mai avete chiamato voi in persona? Insomma ci sono Robert e Michael." disse Andrè,un po’ stupito da quella telefonata. Poi però analizzò la frase che aveva detto l’Arcangelo : “Grazie infinite per averle salvato la vita da quell’aggressore,Andrè”. All’istante capì tutto. "Roxanne De Andrè e sua figlia,giusto?" chiese.
"Si. E voglio che tu la difenda e la protegga,come hai fatto questa sera." disse Raphael. Cos’era quel tono? C’era una punta di orgoglio in quella voce? No,non era possibile.
"D’accordo." disse Andrè e interruppe la comunicazione. Voleva andare da quella donna subito. Perché? Per restituirle la tessera sanitaria naturalmente,giusto?

***

Roxanne decise di fare una doccia e di prepararsi uno spuntino. Appena arrivata a casa aveva chiamato la polizia. Ora voleva levarsi dalla mente e dal corpo tutto quello che era successo e l’unico modo era facendo una bella e rilassante doccia. Accese l’acqua calda e andò in salotto per prendere il suo intimo da mettere sul letto in modo da poterlo indossare quando sarebbe uscita dalla doccia. Dopo aver sistemato le sue cose,entrò nel bagno e si fece una lunga e rilassante doccia. Quando uscì,era di nuovo carica e,finalmente,tranquilla. Andò al letto per indossare l’intimo,quando sentì bussare alla porta. Si avvicinò alla porta e l’aprì,senza neanche controllare chi fosse. Si ritrovò con un uomo muscoloso ed alto. Quell’uomo era bellissimo. Anzi bellissimo era dire poco. Aveva lunghi capelli biondi e ricci. I riccioli gli ricadevano sulla fronte con fare seducente. Roxanne rimase a guardarlo senza dire niente e lui fece lo stesso. Provò imbarazzo : un uomo bellissimo era lì che la guardava,mentre lei indossava solo un accappatoio senza niente sotto. Strinse le braccia intorno al suo busto.
"Mi scusi,ma credo che abbia sbagliato porta." disse,spostando lo sguardo da quell’uomo al lampadario vicino alla porta.
"Oh,io non credo proprio." disse l’uomo. Oh,fantastico! Perfino la sua voce aveva un suono melodioso e seducente! "Lei è la signorina Roxanne De Andrè,giusto?" aggiunse l’uomo squadrandola di nuovo. Lei gli rivolse uno sguardo che era un misto di gioia,eccitazione e stupefazione.
"No..ehm,volevo dire..si.." disse,balbettando. Non riusciva a crederci! Quell’uomo mozza fiato aveva bussato alla sua porta e cercava proprio lei. Era la prima volta che si sentiva così felice ed eccitata di avere un maschio davanti la porta della sua stanza.
Chissà se le avrebbe chiesto di entrare..
"Posso,allora?" chiese l’uomo. Roxanne si accorse solo ora che quell’uomo le aveva fatto una domanda che lei,immersa nei suoi pensieri,non aveva sentito.
"S-scusi non ho sentito,può ripetere?" disse,timidamente.
"Posso entrare nella sua stanza,signorina De Andrè?" disse,rivolgendole un sorriso a dir poco mozza fiato. Roxanne si sentì mancare. Quell’uomo voleva anche entrare!
"S-si.." L’uomo entrò nella sua stanza e,ora che le rivolgeva le spalle, lei si accorse di due cose. Prima cosa si accorse di quanto erano grosse le sue spalle. Secondo si accorse di aver fatto entrare nella sua stanza un perfetto sconosciuto e che l’avesse accolto in accappatoio.
"Torno subito" disse scusandosi e girandosi. Prese dal letto l’intimo e qualcosa da indossare ed entrò nel bagno. Roxanne aveva il batticuore. Si guardò allo specchio e vide che aveva uno sguardo sognante. Dio,cosa le stava succedendo?

***

Dopo essersi diretto nelle strade in cui le prostitute “lavoravano” ne scelse una che ancora non si era drogata. Il sangue puro era più buono di quello pieno di droghe. La pagò ,la portò con se in un stradina nascosta e spense la macchina.
"Voglio sfogarmi,fammi tutto quello che vuoi,chiaro?" disse Daniel.
La prostituta eccitata annuì e si piegò sopra di lui,su i suoi pantaloni. Glieli sbottonò e,abbassando i boxer,prese con le mani il suo membro. A quel toccò,il suo membro diventò un po’ duro,ma non era granché eccitato. Dopo aver giocato un po’ con le mani,lo prese in bocca. Parecchi minuti dopo gli si accovacciò sopra e levandosi le mutandine,si fece penetrare. Si muoveva avanti e indietro leccandogli la bocca,il volto ecc.. La donna gemeva,ma Daniel era impassibile. Chiuse gli occhi e si posizionò più comodo. La prostituta fece tutto da sola e arrivò perfino ad avere un orgasmo: evidentemente,era la prima volta che lo faceva senza essere drogata. Dopo poco,la femmina, gemette un ultima volta e si accasciò sul suo corpo. Lui prese ad accarezzarli il capelli,lentamente.
"Ti piace stare con me,donna?" disse Daniel.
"Si. Ma chiamami Chloe." disse lei,ancora ansimando. Daniel continuò ad accarezzarla.
"Ti è piaciuta la tua vita,Chloe?" chiese.
La femmina si accigliò "Ehm,no. Ma perché parli così?" chiese,la voce un po’ più forte di prima. Si stava riprendendo a quanto pare. No,doveva tenerla ancora eccitata prima di ucciderla. Si mosse talmente in fretta che la donna non se ne accorse. Infilò le sue dita nella sua vulva entrando e uscendo,e così via. La donna gemette: si,brava così.
"Peccato che non ti sia piaciuta." aggiunse in fine. La donna provò a parlare,ma non ci riuscì. Daniel,con l’altra mano,le piegò il collo e avvicinò le sue labbra ad esso. Le socchiuse e le leccò il collo. Quando lei gemette un'altra volta lui scoprì le zanne con un sorriso e la morse. Succhiò e succhiò ancora finché non fu sazio e,quindi,finché non fu totalmente prosciugata.
"Mi dispiace che non ti sia piaciuta,la tua breve vita." ripeté Daniel,rivolgendo al cadavere un sorriso. Uscì dalla macchina,prese una pala dal cofano e incominciò a scavare,poi buttò il cadavere della donna,lo ricoprì e ripartì. Quella era la parte più brutta del lavoro: sbarazzarsi del corpo. Decise di tornare a casa per fare una ricerca su quella donna.
"Com’è che si chiama quella donna?" mormorò fra se "Mmm.. se non sbaglio Roxanne De Andrè. Farò qualche ricerca e domani la troverò." aggiunse soddisfatto della sua decisione.

***

E così era lei Roxanne,la figlia nascosta di Raphael. Quando era stato accolto da lei in accappatoio,anche se non l’aveva fatto notare,era rimasto colpito da quella bellezza. Quei riccioli castano chiaro e quegl’occhi così azzurri lo aveva lasciato quasi senza fiato. Davvero una gran bellezza,degna della figlia di un Arcangelo. Non le era apparsa così bella,prima,nella stradina. Però questo spiegava perché quell’uomo avesse deciso di aggredire proprio lei. Lui era lì per svolgere il suo lavoro e ora si ritrovava nella sua stanza di albergo,mentre aspettava la giovane donna che era entrata in bagno per vestirsi. Non vedeva l’ora che tornasse da lui…per compiere il suo lavoro. Almeno così credeva. Andrè si accigliò : cosa diavolo sto facendo? Che mi prende?! Lui davvero non riusciva a capirci niente. Non poteva essere preso da quella ragazza,infondo non la conosceva nemmeno.
Il rumore di una porta che si apriva interruppe i pensieri di Andrè che,voltandosi verso la donna uscita dal bagno,si accorse di avere un sorriso,come se fosse felice di vederla. La squadrò da capo a piedi e poi viceversa. Aveva un top azzurro molto aderente che mostrava,perfettamente, i lineamenti del suo corpo: il suo seno prosperoso era accolto dal top con del pizzo arricciato,con un elastico esattamente sopra il seno che lo stringeva facendolo sembrare più grande di quanto già non fosse. Il resto del top era di seta. Quel top le stava di incanto soprattutto per l’azzurro che andava a perfezione con i suoi occhi azzurri e profondi,come il mare illuminato dal sole. Sotto il top,Roxanne, portava dei jeans chiari a sigaretta. Aderivano perfettamente ai suoi fianchi e così per il resto della gamba. Avrebbe tanto voluto posare le sue mani su quei fianchi e avvicinarla al suo corpo… Ma cosa diavolo stava farneticando? Era lì solo e soltanto per lavoro.
"Mi scusi per l’attesa" disse lei,con quella sua voce melodiosa. Andrè,incapace di parlare,chissà per quale strano motivo, le indicò il posto accanto a lui. La donna si avvicinò e si sedette di fronte a lui. Appoggiò i gomiti al tavolo e si protese sopra esso per poterlo vedere meglio. Andrè rimase senza fiato. Sia per il suo sguardo elettrico sia per il suo seno proteso verso di lui come un invito a toccarlo. Andrè imprecò nella sua mente. Dannazione doveva mantenere la calma.
"Sono venuto qui perché ho trovato questo nel vicolo" disse lui,mostrandole la tessera sanitaria. Nell’aria,Andrè, sentì l’odore della paura immischiato allo stupore: la donna aveva capito che lui era il ragazzo che l’aveva salvata.
"L-lei mi ha salvato?" chiese lei,con un tremolio nella voce. Le sue mani si agitavano e sudavano freddo. A quanto pare questo era il suo segno di mostrare timore e nervosismo,pensò lui.
"Si. Mi dispiace tanto per quello che è successo,davvero. Sono felice di essere arrivato in tempo per salvare una signorina bella come lei." oh,fantastico ora sembrava che stava facendo il cascamorto "Però le avevo detto di non chiamare la polizia." aggiunse sorridendo.
Roxanne trasalì.
"Chiedo scusa. Mi sono lasciata prendere dalla paura." disse,nervosa.
"Si figuri,ma la prossima volta segua quello che le dico ok?" e con questa frase Andrè fece intendere che si sarebbero trovati in situazioni,diverse,più pericolose,ma anche meno.
"Si,certo" disse lei sorridendo. Nell’aria Andrè sentì l’odore dell’eccitazione: a quanto pare a questa donna piaceva l’idea di doversi rivedere. Bhè l’avrebbe accontentata.
"Senta,io le ho salvato la vita. Allora perché una sera non esce a cena con me? Una semplice cena,così per parlare e conoscersi meglio. Che ne pensa?" chiese Andrè.
"Ma non conosco neanche il suo nome,signore." disse e Andrè pensò che la stesse rifiutando,ma poi aggiunse "Posso sapere come si chiama,signore?"
"Se ve lo dicessi,verreste a cena con me?" chiese Andrè e,vedendo che lei annuiva,aggiunse "Il mio nome è Andrè." La donna sorrise,evidentemente,le piaceva la piega che stava prendendo quel discorso.
"Bene. Quando,allora?" chiese lei,sorridendo disinvolta.
"Facciamo domani sera?" domandò speranzoso Andrè. Era speranzoso che accettasse per lavoro,giusto? Chissà perché,ma cominciava ad avere qualche dubbio.
"Certo. Alle otto e mezzo mi venga a prendere da qui,le va bene?" chiese Roxanne.
"Solo se la smette di darmi del voi." disse,sorridendo,Andrè.
"Ok. Ma devi smetterla anche tu,Andrè." rispose lei,sogghignando.
"Certo,Roxanne. Allora domani qui alle otto e mezzo. D’accordo ci sarò." disse lui,con un tono che sembrava volesse fare una promessa.
"Va bene. Non vedo l’ora." aggiunse lei,sorridendo timidamente. Quando lo riaccompagnò alla porta sussurrò "Buona notte,Andrè"
Lui le si avvicinò,le sollevò il mento e,guardandola negl’occhi,le sussurrò "Anche a te,dolce Roxanne." e detto questo uscì dalla stanza. Sperava che l’indomani sera arrivasse subito.

Eccomi qui! Bhè che ne pensate di questo mio capitolo? Credo di avermi levato il dubbio del ragazzo dai riccioli biondi :D Madòò non so se questa storia sta piacendo! Recensite e fatemelo sapere,please! Se vedo che non piace la eliminerò subito!! Al prossimo capitolo!
P.s. Grazie alle mie due amiche "In the cube baby" e "Rowoonie" per aver recensito e letto  la mia storia. Un particolare grazie a te "In the cube baby" perchè hai messo questa storia tra le tue preferite :3
Con affetto,
Kimmie :3 <3

 

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Capitolo 6
*** Domande. ***


 Domande.

Eccolo lì : Daniel camminava,con passo moderato, per le strade,della città,per dirigersi a lavoro. In realtà non era un vero e proprio lavoro. La sera precedente aveva fatto delle ricerche sull’umana ed era riuscito a scoprire che lavorava presso un giornale di poca importanza. Daniel voleva,assolutamente,conoscere quell’umana,quindi si era messo a lavorare come postino nel centro del giornale. Quando arrivò,notò che cera pochissima gente. Mentre lui si avvicinava alla vetrata,notò un taxi: dal taxi ne uscì una donna mozzafiato con caldi e morbidi riccioli castani,corpo da urlo. Quando lei alzò gli occhi e incontrò quelli di Daniel,lui ne rimase imprigionato : quegl’occhi erano di un azzurro chiaro e profondo come il mare. Erano incantevoli e ipnotizzanti. La donna,notando il suo sguardo, aveva abbassato il volto,imbarazzata.
Chissà che ci faceva una come lei da quelle parti,pensò Daniel,ma capì subito che era una donna che lavorava lì,in quel centro.
"Mi scusi,signorina De Andrè, ma oggi non potrò venirla a prendere come sempre. Devo andare in ospedale per trovare un parente." disse il taxista.
Oh,bene bene. E così,era proprio lei Roxanne De Andrè. Bhè,a quanto pare,la sua missione avrebbe previsto molto più divertimento di quanto si immaginasse. Daniel sorrise,a se stesso,ed entrò nel centro. Quel giorno avrebbe conosciuto meglio la signorina De Andrè e le avrebbe dato un passaggio a casa sua. Meno male che quel taxista non poteva venirla a prendere. Daniel ringraziò il motivo o la causa del malessere a cui il parente del taxista è stato costretto ad andare all’ospedale. Daniel sorrise,di nuovo. Arrivò alla reception e premette un campanellino per far venire la persona che vi lavorava. Una donna bionda arrivò e,quando vide Daniel, si aggiustò la camicia per far vedere di più il decolté.  Quelle donne non pensavano ad altro che a fare colpo con i maschi più belli per poi vantarsene in giro oppure solo per scopi sessuali.
"Cosa posso fare per lei, signore?" chiese la donna,con fare sensuale. Oh Dio,cos’era quella voce? Aveva notato solo lui il doppio senso di quella frase? No,non credo proprio. Patetico,davvero patetico.
"Sono il nuovo postino." disse Daniel,sorridendo. Naturalmente era un sorriso falso. La donna,per poco, non svenne per quel suo sorriso. Ancora più patetico.
"Ehm..si bene. Ecco la posta che deve consegnare e la mappa del centro." e con un sorriso aggiunse "Vedrà che presto si abituerà a tutte le persone,a tutti i corridoi e  stanze."
"Ma certo. Grazie. " disse Daniel e si girò,ma ,quando fece per andarsene,sentì una mano sulla sua spalla. Si girò e vide la donna che lo guardava con sguardo implorante.
"Se ha qualche problema mi chiami. Davvero,mi chiami." disse la donna. A quanto pare voleva che la chiamasse,non solo per lavoro. Una cosa più patetica di questa? Mai vista.
Pensato questo,Daniel si voltò e,seguendo la mappa,andò verso i primi corridoi. A quanto pare,sulla mappa c’erano i corridoi che portavano alle stanze dei colleghi e tutti i loro nomi erano segnati. Perfetto. Cercò la stanza di Roxanne e quando la trovò si diresse verso il suo ufficio. Non vedeva l’ora di conoscerla. Arrivò davanti al suo ufficio e bussò. Non rispose nessuno,così aprì la porta. Come immaginato,non vi era nessuno all’interno. Daniel decise di entrare a curiosare un po’: visto che quella era la sua missione,era meglio svolgere il tutto correttamente. Dopo qualche minuto,però, non trovò granché. A quanto pare la donna era molto ordinata e le cose che non le servivano,le metteva da parte. Daniel decise di aspettare,tanto non aveva nient’altro di meglio da fare. Quando notò che il tempo passava e la donna non arrivava,decise di andarsene e di passare dopo. Si alzò e,mentre apriva la porta, si trovò la donna davanti. Per qualche istante si guardarono,poi lei parlò.
"Mi scusi,ma lei chi è?" chiese la donna,un po’ irritata. Evidentemente,non vuole gente nel suo ufficio senza il suo consenso,pensò Daniel.
"Sono il nuovo postino. Ho bussato,ma non rispondeva nessuno,sono entrato per vedere se era tutto a posto. Volevo solo darle la posta,signorina De Andrè." disse Daniel.
"Come fa a sapere il mio cognome?" chiese sospettosa.
"Sulla mappa ci sono i nomi di tutte le persone che lavorano qui." disse Daniel,squadrandola,pensieroso. Perché così tante domande? Forse era successo qualcosa.
La donna parve colta di sorpresa e,Daniel, sentì nell’aria il suo imbarazzo.
"Mi dispiace davvero tanto. In questi giorni stanno succedendo così tante cose strane che credo di impazzire da un momento all’altro." disse lei,scusandosi.
"Si figuri. Le va di parlarmene?" chiese Daniel. Si stava interessando a lei per la missione,giusto? Qualcosa,dentro di lui,diceva che non era proprio così.
"Oh,che gentile. Prego si accomodi,anche se vedo che è già dentro." ribatté lei,ironicamente,con un sorriso.  

***

Le ore passarono in fretta e Roxanne parlò di tutto quello che era successo la sera prima : la cena,l’aggressore ecc.. di una cosa però non volle parlare. E quella era la conoscenza di Andrè. Chissà perché una specie di sensore,nel suo cervello, le diceva che era pericoloso dirlo proprio a Daniel. Che sciocchezza,aveva pensato Roxanne. Però non lo aveva detto lo stesso. Il pensiero di Andrè,le accese un fuoco dentro : sta sera aveva una cena con lui. Era emozionata,eccitata,euforica e tante altre emozioni che non riusciva a capire perché era troppo confusa. Guardò l’orologio: le 19.15 . Finalmente il suo turno di lavoro era finito e poteva tornarsene a casa.
"Bhè,signor Daniel,è stato davvero molto bello parlare con lei,ma è arrivato il momento di chiudere tutto e andarmene." disse,sorridendo. Voleva essere gentile con quell’uomo,ma era un po’ nervosa per sta sera,come se aspettasse quell’uscita da una vita.
"Certo. Questa sera è impegnata?" chiese Daniel,squadrandola.
"Oh,si. Ho una cena con..un collega." disse,titubante. Cosa poteva dire? 'Certo con un ragazzo conosciuto ieri sera. È una uomo mozza fiato e ogni volta che lo vedo mi eccito !' si certo,come no. Non avrebbe mai detto una cosa del genere,nemmeno alla sua amica,Elisabeth. Chissà dov’era oggi Elisabeth. Non l’aveva vista per i corridoi,quel giorno.
"Capisco. Bhè le auguro una buona serata. A domani,signorina." e,detto questo, si alzò e uscì dall’ufficio. Roxanne senza neanche pensarci sistemò tutto e si preparò a tornare a casa,quando,ad un certo punto, ricordò che non aveva nessun passaggio in macchina perché il taxi non poteva passarla a prendere. Maledizione! Avrebbe fatto tardi!
Mentre scendeva,di corsa,andò a sbattere contro qualcuno. Quando alzò la testa notò che era Daniel,che la teneva ferma sul suo petto mantenendola per le braccia e sorridendogli. Roxanne imbarazzata si allontanò all’istante.
"Come mai così di corsa?" chiese Daniel,ancora sorridendo.
"Oh,farò tardi. Non può venirmi a prendere il taxi e sono a piedi." esclamò lei,senza neanche pensare se dirlo fosse sicuro.
Daniel cambiò espressione. Ora aveva un espressione pensierosa.
"Potrei darle un passaggio io? O forse no? Mmm.." poi,quando si girò per guardarla, vedendola,scoppiò a ridere e,agitando le mani in segno di difesa, aggiunse "Scherzavo, scherzavo! Andiamo su!"
Roxanne,infine,si accorse di avere un espressione implorante: ecco perché aveva accettato. Non gli interessava di fare pietà,doveva arrivare all’appuntamento puntuale e bella. Lo seguì fuori e salì sulla sua macchina,una Mini Cuper S. Dopo avergli spiegato dove abitava,parlarono del più e del meno. Anzi è più giusto dire che era Daniel che parlava,perché Roxanne pensava solo a cosa si sarebbe messa.
Appena furono sotto l’Hotel,lei aprì di corsa la portiera salutò,ringraziando Daniel,e corse dentro. Prese le chiavi del suo appartamento e salì di corsa. Appena arrivò,aprì l’acqua calda,si spogliò e si fece una doccia breve,ma rilassante. Finalmente era più tranquilla,così uscì dalla doccia e decise cosa mettersi. Un bel top verde,scollato e aderente, una minigonna bianca e degli stivali bianchi,con il tacco. Dopo essersi vestita,andò in bagno per mettersi un filo di trucco e per aggiustarsi i capelli. Che acconciatura avrebbe scelto? Senza pensarci ancora,si sciolse i capelli e se li posiziono sulle spalle. Perfetto,davvero perfetto. Scelse una borsetta bianca e,stranamente, mise il suo cellulare dentro. Forse si sarebbero scambiati i numeri di telefono. Wow,era già arrivata a questo punto! Guardò l’orologio.
"Bene sono le otto e mezza,tra poco arrive…" Roxanne si bloccò di colpo: vide una Jaguar grigio metallico,parcheggiare vicino l’ingresso dell’Hotel.
Oh-mio-Dio. No. Non può essere la macchina che l’avrebbe presa per l’appuntamento.
Il suo sguardo finì allo sportello che si stava aprendo. E,appena vide l’uomo che ne usciva, sbiancò e si portò,inconsciamente,la mano alla bocca. Si sentì mancare e si accorse dopo parecchio di essersi appoggiata al muro per non cadere.
Andrè,era Andrè. Anche se era al buio,lei sapeva benissimo che era proprio lui.
Andò a sedersi sul letto e rimase bloccata lì con le mani sulla faccia. Cristo era stata felice di avere un appuntamento,ma si rese conto che era la prima che acconsentiva ad un ragazzo di uscire con lei e ora non sapeva come comportarsi. Stava andando decisamente nel pallone.
Immersa nei suoi pensieri,sentì due mani possenti calarle sulle spalle. Alzò la testa di scattò e si ritrovò davanti Andrè,con il volto teso e lo sguardo pieno di preoccupazione. Dio si conoscevano da così poco e già si preoccupava per lei.
"C-come…" maledizione la sua voce era troppo tremante e roca. Con un colpo di tosse cercò di schiarirsi la gola.
"Ho bussato alla porta e non mi ha risposto nessuno. Dopo che ho bussato la seconda volta ho aperto la porta. Appena ti ho visto…" La sua voce si affievolì e Roxanne ne rimase dispiaciuta : voleva sapere cos’era successo dentro di lui appena l’aveva vista. Così trovò la voce e disse "Appena mi hai visto…?" lasciando la fine in sospeso perché continuasse lui.
"Mi sono preoccupato e mi sono fiondato da te" Continuò Andrè spostando lo sguardo dritto nei suoi occhi. Dio Santo,sarebbe annegata nella profondità di quell’azzurro chiaro.
Roxanne si accorse di avere la bocca aperta,ma non riuscì a proferire parola.
Andrè avendo capito il suo imbarazzo si allontanò,lasciandole lo spazio per alzarsi. Fu allora che vide come era vestito. Una maglia aderente bianca,che metteva ancora più in evidenzia i suoi muscoli,abbinata ad un paio di jeans di un blu scuro. Dio,ti prego di non farmi svenire o di non farmi imbambolare davanti a lui,pensò Roxanne,alzandosi.

***

Andrè vide Roxanne squadrarlo dalla testa ai piedi e diventare rossa. Lentamente si alzò e con fare impacciato,senza aprire bocca ne alzare lo sguardo, presa la borsetta bianca appoggiata sul letto. Rialzandosi del tutto,rimase immobile con la testa china.
Andrè pensò che adesso lo avrebbe congedato per aver violato la sua privacy o perla sua preoccupazione infondata. Cioè lui conosceva la sua vita,ma lei no. Quindi non doveva preoccuparsi così tanto per lei,per la poca conoscenza. Proprio mentre si preparava a ricevere la batosta,lei alzò la testa,guardandolo negl’occhi,e gli sorrise. Era stupenda quando sorrideva così.
"Vogliamo andare?" chiese lei,con quella sua voce melodiosa. Lui a sua volta gli sorrise.
"Certo,prima le donne" rispose lui,indicando la porta con una specie di inchino.
Lei incominciò a camminare e lui la seguì. Ad un certo punto lei si fermò davanti alla macchina e fu allora che si accorse di come era vestita. Un top aderente e scollato di un bel verde e una minigonna bianca. Era deliziosamente bella e,Andrè, sentì una fitta di gelosia per quei maschi,che quella sera,l’avrebbero vista. Era così preso da quelle sensazioni,da non accorgersi che lei si era girata e lo guardava imbarazzata.
"Sono vestita male?" domandò lei,con voce debole,notando il suo sguardo.
"Assolutamente no. Sei del..." Andrè si bloccò di colpo per cambiare parola."Sei incantevole. Ti trovo bene." corresse lui,sorridendole imbarazzato. Era la prima volta che si comportava così. Di solito era sempre suscettibile e scontroso. Tralasciando quei pensieri la fece accomodare e ,infine, si accomodò anche lui in macchina. Mise in motore e partì. Spero che la serata vada bene,pensò Andrè. Ma cosa..?! Che diavolo sto facendo?! Il mio compito è proteggerla non innamorarmi. Lo faccio per entrare nella sua vita e conoscerla meglio,giusto? Nonostante tutti quegl’ordini e quelle domande,lui continuava a sperare in una bella serata con lei.
La portò in un bel ristorante a lume di candela. Parcheggiò la macchina e scese per primo,per andare ad aprirle lo sportello. Ma lei lo aveva già aperto e aveva una gamba già fuori. Si guardarono e lei si bloccò,arrossendo.
"Stai cercando di non farmi comportare da gentiluomo?" chiese Andrè,sfottendola.
Per fortuna lei non era la solita ragazza timida che subito si ritraeva e chiedeva scusa! Infatti quello che le disse lo lasciò di stuccò,ma gli piacque tanto.
"Oh,chiedo scusa nobiluomo." disse lei,con una punta ironica. "Ricominciamo dall’inizio,allora?" aggiunse,poi,sorridendogli.
"Mi sembra più che una buona idea,Milady." rispose lui,inchinandosi. Quando si raddrizzò, i loro sguardi si incontrarono e insieme scoppiarono a ridere. Dio! Da quanto tempo non rideva così?!
"Su forza andiamo." disse lei uscendo dalla macchina. Il suo istinto prevalse. La spinse di nuovo all’interno della macchina,sotto il suo sguardo incredulo, e si inchinò allungando una mano davanti a lei.
"Mi conceda di scortarla fino al tavolo,Milady." ribatté lui,con una voce calda e sensuale.
Lei andò in iperventilazione e lui,senza farsi vedere,non poté trattenere il sorriso che gli affiorò sulle labbra per questa sua reazione.
"C..certo" rispose lei,arrossendo. Quanto era bella quando arrossiva. Appoggiò il palmo sul suo e si fece aiutare ad uscire. Andrè chiuse la macchina,senza mollarla,e si incamminarono. Quando lui la guardò,notò che lei aveva sempre lo sguardo rivolto all’asfalto. Doveva fare qualcosa per rimediare.
Si chinò,verso di lei,e le sussurrò "Una dama sorride e non abbassa mai lo sguardo. Tira fuori la splendida dama che c’è in te." e,detto questo,si rialzò,ma senza smettere di guardarla. Lei alzò lo sguardo,lo piantò nei suoi occhi,fissandolo con quello sguardo penetrante,e rise apertamente. Una risata melodiosa e sincera. Dopo aver riso fissò davanti a se e sorrise,camminando a testa alta. Lui sogghignò: c’è l’aveva fatta. Appena arrivarono all’entrata,Andrè le aprì la porta e la fece entrare.

Ecco qui il mio nuovo capitolo! Che ne pensate? Recensite in tanti,fatemi capire che questa storia vi piace! Altrimenti sarò costretta ad eliminarla t.t *fugge piangendo*
P.s. un grazie a Rowoonnie che recensisce ogni mio capitolo! Grazie amò,sei unica <3
Con affetto,

Kimmie :3 <3

 

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Capitolo 7
*** La cena. ***


 La cena.

 
"Daniel?" lo chiamò una voce femminile,difficile da non riconoscere.
"Si,Mary?" rispose,un po’ scontroso.
"Ehm…sei lì da tanto a fissare il vuoto,mi chiedevo se stessi bene." disse lei.
"Credo che questi non siano proprio fatti tuoi." rispose lui. "Quindi puoi anche andare,la tua voce mi sta deconcentrando" aggiunse lui,con il tono più freddo,distaccato e tagliente che avesse mai usato con lei.
"S..si. chiedo perdono,Daniel." balbettò lei ed uscì. Mary aveva l’umore a pezzi,dopo quello che Daniel le aveva detto,questo lo si percepiva dall’odore nell’aria,e questo lo fece sorridere: era proprio un mostro senza pietà. Ma c’era qualcosa che non andava bene nel suo corpo. Dopo l’incontrò con la figlia dell’Arcangelo il suo corpo era cambiato. Che trovasse affascinante conoscerla meglio? No,non poteva essere.
Daniel si alzò ,prendendo le sue cose,e si diresse verso le scale. Incominciò a scendere,quando sentì dei versi e dei rumori. Ah,no. Non erano versi: erano gemiti di piacere. A Quanto pare,questa volta,Paul aveva portato la sua preda in casa. Chissà perché: di solito lui non faceva sesso con loro prima di succhiare il loro sangue. Daniel non ci volle pensare più di tanto. Sperò per lui che,almeno,fosse bella e il suo sangue buono. Continuò a scendere le scale e,appena arrivato al pianoterra , si diresse alla porta. Si accorse,senza girarsi,che Mary lo stava guardando sempre con quell’aria triste,ma non la degnò neanche di uno sguardo e,sotto i suoi occhi tristi,aprì la porta per uscire.
Si diresse alla macchina per poter raggiungere il solito luogo dove sceglieva una prostituta per soddisfare la sua sete si sangue. Solita monotonia. Fece uno giro con la macchina e passò davanti un ristorante. Gli umani andavano lì con le loro anime gemelle o con quelle che credevano anime gemelle. Ormai gli umani prendevano fidanzate/i e mogli/mariti per poi tradirli. Che patetici. Lui non l’avrebbe mai fatto,lui non avrebbe mai portato una donna in un ristorante. Riportò lo sguardo davanti a se,ma i suoi occhi si fermarono su una donna con i capelli ricci di un castano chiaro. Eppure quella persona l’aveva già vista. Parcheggiò e controllò meglio. Era proprio la signorina De Andrè. Ecco perché era impegnata oggi. Di fronte a lei c’era un uomo che all’inizio non riconobbe subito. Ma quando lui voltò lo sguardo nella sua direzione lo riconobbe. Andrè. I loro occhi si incontrarono e,mentre Daniel sorrideva,lui si irrigidì sulla sedia. Daniel gli mandò un bacio volante e un occhiolino. Lui lo fissò in cagnesco e questo scaturì una grossa risata in Daniel. Ridendo ritornò alla macchina e ripartì verso le prostitute. Prese il cellulare e chiamò una persona che mai si sarebbe sognata di chiamare: L’Omega.
"Dimmi,Daniel" rispose una voce rauca e cavernosa.
"Ho trovato la figlia dell’Arcangelo a quanto pare anche loro l’hanno trovata." disse lui,sorridendo tra se.
"Ottimo. Sento che questo ti eccita. Non fallire." disse l’Omega.
"Contro Andrè non fallirei mai." rispose e riattaccò.
Dopo poco trovò la puttana che cercava e la portò in campagna.
"Fai tutto quello che devi fare" disse porgendoli 100 euro. Lei li prese,con un sorriso, e se li mise nel reggiseno.
Mentre lei si muoveva su di lui,Daniel pensò a Roxanne e ad Andrè. Si,quella missione gli sarebbe piaciuta da matti,pensò sorridendo.

***

La serata stava andando benissimo,se non fosse stato per quella persona che aveva visto. Daniel. Era tornato. Ed era tornato per contrastare la sua missione,questo lui lo sapeva.
Roxanne era intenta a mangiare,quando lui lo aveva visto fuori dalla vetrina. Daniel gli aveva sorriso e,con un occhiolino,gli aveva mandato un bacio volante. A quel gesto,Andrè non era riuscito a trattenersi e aveva ringhiato. Roxanne se ne era accorta e ora continuava a fissarlo come se fosse impazzito. Poco dopo Daniel era sparito,andato,scomparso nel buio della notte. E lui continuava a guardare la finestra da cui lo aveva visto.
"Va tutto bene,Andrè?" chiese Roxanne. Girandosi per trovare cosa Andrè stesse guardando,con tanta intensità.
Andrè spostò il suo sguardo nel suo e ne rimase incantato : quello azzurro così profondo lasciava intravedere la preoccupazione che la tormentava.
"No,scusami stavo pensando ad altro." disse lui,con un tono sinceramente dispiaciuto.
Lo sguardo di Roxanne si intenerì e,sorridendogli,disse "Non preoccuparti. L’importante è che tu stia bene." e con un ultimo sorriso,tornò a mangiare il suo piatto. Il modo in cui muoveva la mascella,la grazia con cui mangiava e beveva lo incantava. Eh,si. Se ne stava andando.
"Mi stai guardando." disse lei,senza alzare lo sguardo. Il suo cuore perse un battito: colto con le mani nel sacco! Andrè trasalì e fu colto dalla sorpresa. Nessuna ragazza,senza guardarlo, si sarebbe accorta del suo sguardo.
"Sono incantato da te." rispose lui. Oh,perfetto. Doveva essere impazzito se le stava dicendo questo. Lui si maledì,imprecando. Lei alzò lo sguardo e sorrise.
"Ti starai chiedendo come facevo a sapere che mi stavi guardando,senza alzare gli occhi dal mio piatto." disse lei,con nonchalance. Davvero strabiliante,quella donna.
"In effetti,si." ammise lui.
"Ci sono abituata." disse,tranquillamente, lei guardando altrove.
"In che senso?" rispose lui,davvero incuriosito. Non capiva il significato di quella affermazione.
"Le persone continuano a guardarmi come se portassi un costume di carnevale a Natale. Prima pensavo che fosse perché io non sono originaria di qui. Ma con il tempo ho capito che era perché sono carina." disse lei,continuando a fissare la parete. Andrè per poco non si strozzò con il vino rosso. Carina?! Lei si definiva carina?!  
"Carina è una parola troppo piccola per spiegare la tua bellezza." rispose,subito,lui. Si pentì di averlo detto. Fece un colpo di tosse e lei,continuando a fissare la parete,sorrise.
"Parlami un po’ di te,Andrè." disse lei,riportando lo sguardo su di lui. Magnifico e ora cosa avrebbe detto?
"Solo se dopo sarai tu a parlarmi di te." disse lui,temporeggiando. Per lui era difficile parlare del suo passato perché non poteva dirle di essere un angelo cacciato dal paradiso.
"Affare fatto." disse lei,sorridendo. Un sorriso stupendo. Prese il bicchiere riempito di vino e ne bevve una sorsata.
"Bhè non sono nato qui,ma a New York. Ho girato il mondo,sono andato in Spagna,Germania,Italia,Francia,Cina,India,Grecia,Corea del sud e infine sono venuto qui. Conosco molte lingue come il francese,lo spagnolo,l’italiano,il tedesco,il cinese, il coreano,il portoghese,il greco,perfino il latino e,ovviamente,l’inglese e l’americano. Adoro fare passeggiate la notte osservando il mare e il cielo. Non sono un tipo romantico,anzi a volte sono molto scontroso,ma per chi mi conosce bene so essere gentile. Ho studiato un po’ dappertutto quindi credo sia inutile chiedermi che scuola ho frequentato di preciso. Tutto qui,la mia vita non è granché." disse lui,con un’alzata di spalle. Infondo in quel che diceva c’era della verità. Pensò di aver parlato così in fretta da non farle credere nemmeno ad una sua parola.
"Posso farti delle domande?" chiese lei. Sembrava sicura che quella fosse la sua vera storia e voleva saperne di più,visto che lui aveva detto il minimo indispensabile.
"Certo." rispose,sorridendole. Era curioso di vedere cosa gli interessava sapere della sua vita.
"Visto che hai viaggiato molto e di continuo,hai intenzione di andartene da qui?" la sua voce parve incrinarsi un po’ e,a quel gesto,il suo cuore perse un battito. Le interessava di lui?
"Per adesso no." rispose lui,sincero. Lei parve sollevarsi,ma poi si rabbuiò. Lui cercò di vagare nella sua mente e capì un suo pensiero : 'se non se ne va vuol dire che sta con qualche persona importante per lui..magari..'. Quella donna credeva che lui avesse una fidanzata e che,per starle vicino,non sarebbe partito. Che sciocca. Si lui voleva una ragazza,solo che lei non capiva che quella ragazza era proprio lei.
"Bene.." disse lei,con un finto sorriso. Lui sentiva che quella domanda la stava tormentando e volle fargliela esprimere.
"Cos’altro vuoi chiedermi?" chiese lui."E non mentire,so benissimo che hai un’altra domanda da chiedermi." aggiunse per convincerla.
"Vero."cambiò posizione e si sporse verso di me per fissarmi,intensamente,negl’occhi. Il mio sguardo,involontariamente ricadde sui suoi seni,ma subito lo rialzai. Non avrei mai voluto mancarle di rispetto e,sinceramente, mi attirava di più la sua “Io” interiore.
"Dimmi" disse lui,sporgendosi verso di lei. Ora mancavano pochi centimetri tra i loro corpi. Nell’aria si sentiva un energia pazzesca.
"Hai,ehm,avuto..relazioni?" chiese lei. Wow. Per quanto io sapessi già che mi avrebbe chiesto questo,quella domanda ebbe il potere di farmi spalancare gli occhi e battere forte il cuore.
"No,non mi sono legato a nessuno,ultimamente." rispose lui e,senza fermarsi,aggiunse"L’ultima relazione è successa tanti anni fa e ormai non fa più parte della mia vita."
Vero,l’ultima volta era stato due secoli prima quando si era innamorata di un’umana ed era stato cacciato dal paradiso. Lui poteva vivere con lei,ma non si accorse che lei era malata e poco dopo morì. Quella morte lo aveva distrutto,ma ormai era acqua passata.
Lei parve rilassarsi e gli rivolse un sorriso che suscitò in lui una reazione mai provata prima. Tra di loro passo un filo di energia,ancora più potente dell’energia che si percepiva prima,che li collegò come due cavi elettrici. I loro volti erano molto vicini e le loro labbra ancora di più. Anche lei parve accorgersene e,nello stesso momento,si allontanarono entrambi. Lui si era allontanato perché non riusciva a capire cosa stesse succedendo,ma lei si era allontanata perché credeva che lui fosse troppo per lei. Davvero non si accorgeva della sua bellezza. Adesso era ansioso di sapere meglio la sua storia.

***

Cos’era successo poco fa? Era come se un filo li avesse uniti. Le loro labbra erano vicinissime. Dio,che emozione che aveva provato! Rimasero a guardarsi e nei suoi occhi vide come se un’emozione lo stesse tormentando all’interno: occhi azzurro chiaro,ma che rispecchiavano un fuoco.
"Adesso tocca a te con la tua storia." disse lui,con una voce molto sensuale e un po’ rauca. Dio,avrebbe voluto ascoltare sempre quella voce.
"Giusto." disse lei."Neanche io sono originaria di qui,come ti ho detto prima. Sono nata a Philadelphia,ma non so le mie origini. Sono stata trovata,appena nata, in una cesta davanti l’orfanotrofio. Sono cresciuta,fondamentalmente,lì dentro. Dopo sono stata adottata da una famiglia che ha saputo amarmi e che mi accolto con tanto calore e affetto. Ho voluto un sacco di bene a loro,ma non mi sono mai integrata interamente. Perché anche se mi avevano accolto e tenuto con loro per molto tempo,io non li sentivo come la mia vera famiglia." Nel suo sguardo c’era tristezza,troppi ricordi si stavano insinuando in lei."Ho studiato per un liceo poco irrilevante e,appena ho finito la scuola,ho cercato lavoro. Ho trovato lavoro qui,per un giornale, e sono partita subito senza tanti saluti. La mia famiglia era felice per il lavoro che avevo trovato,ma triste per la mia partenza. Io invece? Bhè,ero triste,si,ma non più di tanto. Il lavoro non è male,la paga buona,esatta per mandarmi avanti. Sai benissimo che abito in una stanza di un albergo e sono in cerca di un appartamento da prendere in affitto,che costi poco ovviamente. Il mio capo flirta ogni giorno con me,ma con nessuna speranza perché non mi interessa uscire con gli uomini."fece una piccola pausa e poi aggiunse"Bhè tranne ora." e abbassò lo sguardo,arrossendo.
"Tocca a me per le domande."disse lui,scaltro.
"Ok. Dimmi tutto." rispose lei,ritrovando la calma. Sembrava che si staessero sfidando l’un l’altro.
"Da quanto hai detto,ho capito che non sei legata a nessun uomo,giusto?" chiese lui,penetrandomi con lo sguardo. Il suo cuore perse un colpo.
"Esatto." doveva essere forte. Cercò di mantenere uno sguardo tranquillo.
"E,se ho capito,che sei in cerca di un luogo dove vivere che costi poco,giusto?"domandò lui,di nuovo. Non riuscivo a capire dove volesse arrivare a parare.
"Esatto. Ma queste non sono vere domande,sono solo affermazioni. Dove vuoi arrivare?" chiese lei,ormai troppo curiosa di arrivare al nocciolo della questione.
"Hai ragione,non sono domande. Dove voglio arrivare? Bhè voglio offrirti un’opportunità imperdibile." disse lui,con un sorriso malizioso ed un’espressione indecifrabile: nel suo sguardo c’erano fuoco e…incertezza?
"Spara." disse lei,avvicinandosi sempre di più. Il corpo,ormai,si muoveva da solo.
"Voglio che vieni a vivere con me." disse lui,tornando serio. Una luce gli passo negl’occhi. Lei non riuscì a credere a ciò che aveva appena detto.
"Cosa?!" urlò. Quando si accorse di aver alzato la voce e che tutti nel ristorante la stavano guardando,abbassando la voce aggiunse "Sei impazzito?"
"Assolutamente no. Io vivo con due miei amici e abbiamo altre stanze per gli ospiti puoi venire da noi,così non pagheresti niente e mentre cerchi un appartamento da prendere in affitto accumuleresti più soldi." disse lui,avvicinandosi ancora di più.
Adesso erano così vicini che il suo respiro le arrivava in faccia. Non riuscì ad aprire bocca.
"Andiamo,ti mostro la mia casa." disse lui,con voce sensuale. Sembrava essere sotto incantesimo. Senza riuscire a parlare lei mosse la testa in un cenno affermativo e lui si alzò. La prese per mano ed uscirono. Il vento l’aiutò ad uscire da quella trance,ma camminò lo stesso fino alla macchina ed era pronta per farsi accompagnare i casa sua. Era del tutto impazzita.

Ecco qui il mio sesto capitolo! Allora,cosa ne dite? Vorrei ringraziare le persone che continuano a leggere e recensire questa mia storia.. Rowoonnie,In the cube baby e Whity. Grazie mille,voi recensite questa mia storia,mi fate sorridere e mi fate continuare a scrivere. Grazie mille. Spero che anche questo capitolo vi piaccia! Scusate se metto troppa suspance,ma sono abituata a fare così. Diciamo che la cosa mi diverte ahah E poi così vi posso legare alla storia :) Grazie anche a tutti coloro che leggono in silenzio. Al prossimo capitolo,recensite in tanti!
Con affetto,
Kimmie :3

 

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Capitolo 8
*** Trasferimento? ***


 Trasferimento?

Stava portando,veramente, quella donna in casa sua?! Appena aveva sentito che cercava casa il suo cervello aveva smesso di ragionare,aveva parlato e senza pensarci l’aveva presa per portarla in casa. Ma la cosa più strabiliante era che lei aveva annuito soltanto ed era rimasta muta per tutto il tempo. Se non voleva parlare perché pensava che fossi pazzo,perché stava venendo con me? Forse è,semplicemente,senza parole,pensò.
Quando glielo aveva chiesto lei aveva urlato un “cosa?!” e dopo si era ammutolita. Girò per una vecchia stradina e si ritrovò davanti la casa. E se Mark stava facendo sesso con qualcuno? Di certo non poteva farle vedere una cosa del genere!
"Sei pronta?" disse,mentre mentalmente contattava Stephanie. –Stephanie,ci sei? Rispondi subito è urgente.-
"Credo di si.." rispose lei,con voce flebile.-Dimmi tutto,Andrè.- rispose Stephanie.
"Bene." disse e aprì lo sportello. Mentre si dirigeva dall’altra parte per aprire il suo  di sportello,mentalmente disse-Preparatevi,tu e Mark, sto entrando con un’umana.- Dall’altra parte,sentì un esclamazione da parte di Stephanie. E i passi di qualcuno che correva. Come immaginavo stavano facendo qualcosa che agl’occhi di Roxanne sarebbe stata disgustosa. Con molta calma la fece uscire e l’accompagnò fino alla porta.
"Come ti ho già detto,vivo con due miei amici. Può darsi ci sia disordine,ma non ti preoccupare." disse lui.
"Si.." rispose. Sembrava agitata. Doveva calmarla. Si fermò e,prendendola per le spalle, la fece girare verso di lui. La guardò intensamente negl’occhi e lei parve tornare normale.
"Non devi assolutamente preoccuparti di loro. Ci sono io con te e adoro quando sei felice e sorridente,quindi continua a sorridere." le disse,serio. Dopo poco,lei ricambiò lo sguardo intenso e sorrise.
"Hai ragione tu. Grazie." disse lei,con voce calda. Andrè rispose con un sorriso radioso. "Andiamo?" chiese lei,raggiante. Senza dirle più niente lui la guidò verso la porta e l’aprì. Da dentro proveniva un odore buonissimo. Stephanie aveva preparato qualcosa di buono. Biscotti al cioccolato,di preciso. Ormai lo sapeva,i dolci erano la sua specialità.
"Ragazzi. Sono a casa. Venite ho un’amica da presentarvi." urlò,facendo finta di coglierli di sorpresa.
Si sentirono due rumori di passi distinti: dei passi rumorosi e pesanti stavano scendendo le scale,mentre dei passi agili,leggeri provenivano dalla cucina. Com’era prevedibile,Mark scese dalle scale e Stephanie uscì dalla cucina. Entrambi radiosi e sorridenti. Si fermarono davanti a noi due e ci guardarono. Andrè fissò i loro occhi e notò che sotto l’allegria,Mark era infastidito per essere stato interrotto,mentre Stephanie era un po’ preoccupata per questa “sorpresa”. Ma almeno entrambi non lo fecero notare. Quando Mark spostò lo sguardo su Roxanne,spalancò gli occhi. –Caspita che donna,Andrè!- gli comunicò mentalmente. Il suo istinto prevalse e guardandolo in cagnesco disse "Loro sono i miei coinquilini." guardando,dolcemente,Stephanie aggiunse "Lei è Stephanie,una mia fidata amica. E lui è Mark,uno sempre in cerca di guai." sputò quelle parole,con un ringhiò. Appena le pronunciò Stephanie alzò gli occhi al cielo,Mark sogghignò e Roxanne lo guardò sbalordita. Per fortuna che quell’attimo durò pochissimo grazie a Stephanie,come al solito.
"Piacere di conoscerti. Io sono Stephanie." disse,avvicinandosi a Roxanne, allungandole una mano,mentre sorrideva.
"Il piacere è tutto mio. Io sono Roxanne." rispose lei,radiosa.
"Bene le mostro la casa." dissi,cercando di evitare di farle stringere la mano a Mark. Ma Roxanne lo guardò male e disse "Non voglio essere scortese,Andrè. C’è un’altra persona da conoscere." e,con un sorriso,guardò Mark.
Negl’occhi di Mark passò un luccichio strano e Andrè si preparò per saltarli addosso al primo passo falso. Ma lui sorridendole,cordialmente,disse "Molto gentile. Io sono Mark." e guardando per 5 secondi Andrè,aggiunse "è un vero piacere conoscerti,Roxanne." e le strinse la mano.
"Grazie" rispose lei,in modo timido. Non voleva che lei si sentisse in imbarazzo con Lui.
"Bhè io stavo giusto per uscire. Buona serata e buon giro della casa,Roxanne. Ciao Steph." disse salutando prima Roxanne e poi Stephanie. Infine guardò Andrè e,con un sorriso che non prometteva niente di buono,aggiunse "Ciao,Andrè." e mentalmente aggiunse –Divertiti con lei,questa sera. -  Andrè lo fulminò con lo sguardo e,mentalmente disse- Stai molto attento,Mark. Hai il divieto più assoluto di starle vicino. Se ti vedo con lei,dire che ti ucciderò sarà un eufemismo. Lei è MIA. –  Mark sghignazzò e uscendo dalla porta aggiunse,mentalmente –Agl’ordini,Capo. –
Stephanie,che pur non avendo sentito quel discorso aveva capito tutto,con un sorriso tese una mano a Roxanne e le disse,dolcemente "Vieni con me ad aiutarmi a farcire i miei biscotti." e guardando Andrè,aggiunse ironica "Tu va pure a cambiarti,per come sei vestito i biscotti penseranno di essere stati sfornati per un galà." e fece una smorfia. Roxanne scoppiò a ridere e ,al suono di quella dolce e soave risata,Andrè si rilassò e come se fosse un soldato agl’ordini di un comandante gridò "Agl’ordini,signore!" facendo il saluto delle forze dell’ordine. Roxanne rise ancora di più e ,partecipando alla sua risata,anche Stephanie e Andrè risero. Stephanie portò con se Roxanne e,dopo averle viste andare via,Andrè si diresse alle scale e andò nella sua stanza per cambiarsi.

 

***

"Mamma mia come stanno venendo bene!" urlò di gusto Roxanne. Era arrivata lì da diciamo 15 minuti e già si stava affezionando molto a quelle gentili persone. Quando era arrivata era molto intimidita ed era rimasta in silenzio. Quando erano apparsi i coinquilini di Andrè,Roxanne gli aveva guardati esterrefatta. Mark era un uomo a dir poco bello. Alto,muscoloso e magro. Aveva dei capelli castani e gli occhi di un castano chiaro bellissimo. Erano profondi,ma allo stesso tempo un po’ terrorizzanti. Ma quel terrore sapeva affascinarti e lui aveva fatto molto colpo su di lei. Stephanie invece era..bhè,che dire? Era bellissima. Una Dea sarebbe stata gelosa della sua bellezza. Era alta e magra,con un fisico a dir poco bellissimo e sensuale. Un maschio le sarebbe cascato subito ai piedi ed era stupita dal fatto che né Mark né Andrè ne erano rimasti colpiti. Aveva dei capelli lunghi,ricci di un biondo capace di accecare il sole. E quegl’occhi che aveva,Cristo Santo,erano di un azzurro chiarissimo e aveva uno sguardo molto profondo. Davvero molto bella. Era rimasta davvero stupita da loro,ma,dall’altronde,anche Andrè era molto bello. Sembrava di stare in una casa di Dei dall'immensa bellezza.
"È anche grazie a te,Roxanne!"disse Stephanie e,con un sorriso raggiante,aggiunse"Hai delle mani molto delicate e agili! Mani da vera cuoca!"
"Certo,se intendi dire cuoca di pasticci!" rispose Roxanne e scoppiarono a ridere tutte e due.
"Ehi,vorrei ridere anche io! Di che state ridendo?" chiese Andrè,entrando in cucina con un sorriso stampato in faccia. Si era cambiato e si era messo una maglia blu e dei jeans chiari. Era davvero molto sexy!
"Stavamo parlando male di te." gli rispose Stephanie,facendogli una linguaccia.
"Lo immaginavo! Stephanie che fine ti farò fare?! Nessuno lo sa!" disse lui,correndole incontro e cercando di afferrarla,ma,agilmente, lei lo scansò. Scoppiarono a ridere e io rimasi lì a guardare quegli Dei scherzare e ridere. Ero davvero incantata da loro.
"E tu! Da te non me lo sarei mai aspettato!" disse Andrè,guardandomi. Bhè tanto vale giocare un po’ con lui,no? Alzandosi dallo sgabello, voltando le spalle loro disse "Bhè a dir la verità non ho mai sparlato di nessun ragazzo." e,guardandolo da sopra la spalle con un sorriso provocatorio,aggiunse "Ma di te avevo proprio bisogno di parlar male!" Stephanie sghignazzò,Andrè cambiò posizione e,con un sorriso che diceva “questo non dovevi dirmelo” si preparò a saltarle addosso. Roxanne sorrise ancora di più e si preparò a correre. Andrè scattò e lei corse più che poté,ma alla fine fu acchiappata. Entrambi aveva il fiatone e lei sentiva perfettamente il suo perché lui la teneva ferma con un abbraccio alle sue spalle. Andrè si avvicinò di più al suo orecchio e,con il fiatone,gli sussurrò con voce sensuale "Presa." Il fiato le solleticava la pelle e le fece venire i brividi. Lei sorrise e mormorò "Per questa volta." e lui,ridendo a bassa voce, disse "Ti prenderò sempre,Roxanne." sentire quel sussurro le procurò altri brividi. Non so per quanto tempo restarono così,ma quando lui si staccò,Stephanie uscì dalla cucina e disse "Sono pronti i biscotti!"
Andrè mi sorrise e,prendendomi per mano,mi postò in cucina. Parlammo del più e del meno e mangiammo un sacco di biscotti. Roxanne non era così felice da tantissimo tempo e guardando Stephanie capì di aver trovato una vera amica,non come Elisabeth,ma più una sorella. Andrè e lei rimasero sempre molto vicini e il tempo passò in fretta senza che se ne accorgessero.
"Bhè per me è arrivato il momento di andare a dormire. Domani ho molte commissioni da fare e dovrò alzarmi presto." disse Stephanie. Guardò me e aggiunse "è stato davvero divertente,Roxanne. Grazie per la serata, è stato un piacere conoscerti. Spero di rivederti presto." e,guardando Andrè,disse "E tu non me la sciupare tutta. L’hai portata qui e ora dobbiamo condividerla."
"Certo,Steph." rispose Andrè,sorridendo. Stephanie se ne stava andando,ma,quando arrivò alla porta,si girò e disse "Ah,Andrè. Mi raccomando metti la macchina in garage e di a Mark che sono avanzati dei biscotti e che se li vuole può prenderli." nel suo sguardo c’era dolcezza non compassione. Doveva voler molto bene a Mark.
"Va bene." rispose Andrè. Stephanie sorrise un’altra volta e disse "Buona notte." Poi sparì dietro la porta.
Roxanne,che fino ad un attimo prima era calma e rilassata,adesso stava per andare in iperventilazione. Era rimasta con Andrè da sola in casa sua! Dio che emozione!
"Vuoi ancora fare il giro della casa?" chiese Andrè,guardandola. Nei suoi occhi c’era gioia.
"Perché no." rispose lei,calma. Si scambiarono un sorriso e,sempre per mano,uscirono dalla cucina.
Le mostrò le stanze del pianoterra cioè cucina,bagno,salotto e poi le mostrò le stanze del primo piano. C’era un altro bagno,5 camere da letto e uno studio. Tre ospitate e due libere. Quella di Mark era tutta nera e un po’ disordinata. Quella di Stephanie era di un azzurro chiaro e lo studio era molto ordinato e di un marroncino armonioso che dava l’idea dello studio di un avvocato. Le altre due camere vuote erano bianche,ma Andrè disse che,quando saranno ospitate,il colore sarà scelto dall’ospite. In fine,Andrè, mi portò nell’ultima stanza,quella un po’ più isolata. Era la sua e quando lui la stava aprendo,il suo cuore aumentò il battito. Era così emozionata. La stanza era di un blu mare,un colore stupendo, e sul soffitto erano disegnate delle stelle. Sembrava tutto così reale. Era una camera stupenda. Andrè si accorse che stavo fissando le stelle e seguendo il mio sguardo disse "Le ho messe in modo da poter vedere sempre il cielo stellato."
Dopo poco,lui la guardò e le disse "Ti faccio vedere una cosa,distenditi sul mio letto." Roxanne a quelle parole arrossì,ma andò lo stesso a mettersi sul letto. Andrè chiuse la porta e spense la luce. Si distese vicino a lei e Roxanne non riusciva a staccare gli occhi da lui. Andrè premette un pulsante dietro di se e disse "Guarda le stelle,Roxanne." Roxanne alzò lo sguardo e vide che quel cielo stellato splendeva come se fosse vero.
"È stupendo.." sussurrò. Andrè parve sorridere,ma poi la guardò e rimase immobile vicino a lei. Si guardarono per molto tempo e lui pronunciò il suo nome con voce sensuale.
"Roxanne." disse lui,di nuovo. Si stava avvicinando sempre di più,ma sentendo dei rumori in corridoio,sospirò e si allontanò. Si alzò,accese la luce e aprì la porta. Lo sentii parlare,evidentemente con Mark. Poi ritornò nella stanza e disse "Si è fatto tardi,Roxanne. Vieni ti riaccompagno a casa."
Roxanne si alzò e con lui scese le scale. Entrarono in macchina e nessuno dei due disse una sola parola. Lei non smetteva di pensare a quello che stava per succedere in quella casa. Dopo poco,troppo poco,arrivarono davanti all’Hotel. Andrè spense la macchina e rimase immobile al suo posto. Meglio andare subito sopra,pensò lei.
"Bhè,grazie mille della serata. Ci vediamo. Magari per un’altra 'serata insieme'." disse,mentre metteva la mano sulla maniglia dello sportello. Andrè si mosse e mise la sua mano su quella di Roxanne,bloccandola. Lei trattenne il respiro.
"E questa “serata insieme” è già finita?" chiese lui. La sua voce era un sussurrò sensuale. Come una specie di invito. Lui le si avvicinò ancora di più e lei abbassò lo sguardo. Si sentì un dito sotto il mento e lui le alzò il volto.
"Non smettere di guardarmi negl’occhi." mormorò lui e le si avvicinò ancora di più. Roxanne era immobile,ma quella mano sul suo viso le fece venire un brivido. Andrè si fermò a pochi centimetri dalle sue labbra.
"Roxanne." sussurrò lui e il suo fiato le toccò le labbra. Ebbe un altro brivido. Poi lui si piegò su di lei e la baciò. A quel toccò lei si sciolse,completamente, e si abbandonò a quel bacio. Prima era un bacio dolce e delicato,poi si trasformò in un bacio intenso. Lui socchiuse la bocca e,con la punta della lingua,le toccò le labbra. Lei socchiuse le sue labbra e lui le mise,in modo delicato,la lingua in bocca. Le loro lingue si sfiorarono e lei ebbe un altro brivido. Gemette e a quel suono,Andrè sfiorò ancora la sua lingua. Quel bacio appassionante e intenso durò per un bel po’. Quando le loro bocche si staccarono tutti e due ansimavano. Roxanne aprì gli occhi e si trovò lo sguardo inteso di Andrè. Lui non si mosse e,così vicino,la guardò negl’occhi. Passarono diversi minuti e nessuno dei due si mosse.
"Buona notte,Roxanne." disse lui,con voce sensuale. Roxanne non riusciva a parlare. Ma ci riprovò.
"B..buona notte,A..Andrè." balbettò lei,ancora ansimando. Lui le sorrise e la baciò un'altra volta. Alla fine si staccò da lei e si riposizionò alla guida della macchina,senza mai smettere di guardarla. Lei prese la maniglia e aprì lo sportello. Guardandolo,scese dalla macchina e lo richiuse. Andò all’entrata dell’Hotel e si girò: la macchina non era ancora partita,ma lei non riusciva a vedere il suo volto. Salutò con la mano,che tremava e si girò. Sentì la macchina ripartire e con un sospiro entrò. Prese le chiavi e salì. Aprì la porta,si spogliò e si mise il suo pigiama. Entrò nel letto e spense la luce. Guardò il soffitto,immaginando il cielo stellato. Non riusciva a trovare sonno,ma si impose di dormire. La stanchezza arrivò dopo poco e lei si addormentò pensando ancora a quel bacio.

 

Eccomi qui con il settimo capitolo! Ho pubblicato subito perchè vi ho fatto aspettare parecchio per il sesto. Quindi non posso ringraziare nessuno di particolare,visto che non lo hanno ancora recensito l'altro :D Ringrazio,cmq,coloro che seguono la mia storia e che recensiscono. Grazie a tutti voi!! Al prossimo capitolo,recensite in tanti!
P.s. Whity grazie per aver messo la mia storia tra le tue storie da seguire. <3
Con affetto,
Kimmie :3

 

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Capitolo 9
*** Insicurezze e confusioni. ***


 Insicurezze e confusioni.
 

Daniel si alzò di buon umore,quella mattina. Andò a lavarsi e si vestì per andare a lavoro. Prese tutto l’occorrente e si diresse alla porta.
"Dove vai?" chiese una voce maschile. Damon. Lui non era un Doggen. Lui era un Demone,era un regalo da parte dell’Omega. Non veniva trattato da schiavo,ma era stato creato per servire il male. Ed era stato affidato proprio a Daniel. I Demoni,come gli Angeli Maledetti,dovevano nutrirsi ogni sera di sangue fresco.
"A lavoro." rispose lui,sorridendoli da sopra la spalla. Damon ebbe un fremito e sorrise.
"Volevo chiederle se potevo andare a fare colazione. Ieri sera non c’era nessuno in casa e non sono uscito per la mia cena. Posso rimediare,ora che ci siete voi,Padrone?" chiese l’altro,con quella sua voce languida.
"Ma certo. Va pure,ma al mio ritorno vi voglio qui. E non faccia troppo casino in città,non vogliamo problemi. Altrimenti la pagherà molto cara. Siamo stati chiari?" disse Daniel,lanciandogli un occhiata severa. Damon rabbrividì e Daniel sentì odore di paura nell’aria,anche se non lo fece notare. Daniel sorrise: il Demone sapeva molto bene quale sarebbe stata la sua punizione per questo aveva paura.
"Certo,mio Signore." disse lui e rimase immobile,mentre Daniel si mosse e raggiunse la porta. Quando si rigirò il Demone era ancora lì immobile,ma Daniel notò il suo sguardo di fuoco. Aveva proprio una gran fame.
Uscì e si richiuse la porta alle spalle. Prese la sua Mini Cuper S e si diresse a lavoro. Sperava di trovare della posta per la signorina De Andrè così sarebbe passato da lei. Se non c’e ne era,allora avrebbe preso un caffè e glielo avrebbe portato.
Arrivato a lavoro,parcheggiò la macchina e si diresse all’entrata. Appena fu dentro l’odore di fatica,rassegnazione,noia e altre varie emozioni,lo raggiunse. Gli umani erano così prevedibili e si sapeva che i lavori li stancavano e ne avrebbero fatto a meno. Ma non potevano perché avevano una vita o una famiglia sulle spalle. Patetico. Potevano essere liberi e godersi la vita e invece si impegnavano con sciocche donne che pensavano sempre al sesso e al piacere e dopo un po’ i loro mariti si stancavano di accontentarle sempre.
Si diresse alla Reception e suonò il campanellino. La solita donna che lavorava lì dietro,Marisa, lo raggiunse e appena lo vide si fermò per aggiustarsi reggiseno e capelli. Come se dovesse far colpo su Daniel. Patetico. Arrivata di fronte a lui lo guardò e gli sorrise.
"Buongiorno,Daniel. Tutto bene?" chiese lei. Forse voleva sapere se aveva trovato qualche donna.
"Buongiorno a lei,Signora Marisa. La trovo in forma,è dimagrita?" ribatté,prontamente,lui,deviando una risposta alla domanda di prima. Come prevedibile a quelle parole,la donna arrossì e si eccitò,dimenticandosi della domanda senza risposta.
"Oh,non dica sciocchezze." disse lei. Oh,e questo odore? Era impossibile confonderlo o non capirlo. A quanto pare Marisa era già eccitata e la sua vulva era già bagnata e calda pronta per farsi toccare,penetrare. Che cosa ridicola! Come se un giovane come lui,giovane all’apparenza ma più vecchio di tutta la gente di quell’edificio,avrebbe scopato con quella lì. Daniel stava per ridere,ma decise di trattenersi e camuffò il tutto con un sorriso.
"Allora c’è lavoro per me oggi?" chiese lui. La donna sorrise e si piegò per prendere la posta. Che l’avesse messa lì sotto proprio per potersi piegare davanti a lui? Per mostrare il suo seno? Gli esseri umani erano davvero così sciocchi,insulsi e patetici.
"Si.. anzi credo che sia perfino aumentato!" rispose lei,sogghignando come se fosse per davvero divertita.
"Fantastico." disse lui,con un falso sorriso. La donna poggiò la posta e lui la prese. Vide i nomi delle persone e trovò parecchia posta per la signorina De Andrè. Perfetto.
Fece un mezzo giro distribuendo a tutti la posta e alla fine si diresse all’ufficio della figlia dell’Arcangelo. Stava per bussare quando si decise di prendere anche il caffè. Andò al bar e prese due caffè neri. Si diresse all’ufficio e bussò.
"Avanti." disse la voce femminile,all’interno. Daniel aprì la porta e trovò Roxanne seduta sulla sua poltrona,piegata su dei fogli.

***

Roxanne alzò il volto dai contratti e si ritrovò sulla soglia Daniel,con il suo fisico slanciato e muscoloso e i sui capelli di un castano molto chiaro. Si ritrovò con i suoi occhi neri fissi su di lei. Per un po’ ne rimase incantata. Daniel,accortosi del suo sguardo,le sorrise. Dio che labbra perfette che aveva! Le ricordavano tanto quelle di…ma no quei due non avevano niente in comune.
"Buongiorno,Signora Roxanne." disse lui,con voce sensuale.
"Buongiorno a lei,Daniel" rispose lei,attenta a non far trasparire nessuna emozione.
"Le ho portato la posta e del caffè nero." disse lui. Appena Roxanne si fece scappare un espressione esterrefatta,il suo sorriso si allargò. Roxanne cercò di tornare in se.
"Grazie,Daniel. Prego,si accomodi. E chiuda la porta,gentilmente." e,detto questo ritornò,sui contratti. Daniel chiuse la porta e le si avvicinò,poggiò alla sua destra,vicino i contratti che stava firmando,la posta,mentre a sinistra posizionò la tazza piena di caffè nero e si sedette di fronte a lei. L’odore del caffè nero le arrivò alle narici e,lei,con un sospiro,si abbandonò sulla poltrona. Quel caffè le ci voleva proprio. Oggi era proprio piena di lavoro e con la sua mente che vagava ai ricordi della sera prima,era già abbastanza difficile. Prese la tazza del caffè e guardò Daniel che in quel momento la fissava,mentre portava la tazza alle sue labbra. Roxanne fece lo stesso e quel contatto con le labbra le ricordò le calde e morbidi labbra di Andrè. Dio santo,non riusciva a dimenticarsi di quella sera.
"Come è andata la sua cena,signorina?" chiese Daniel,scrutandola. Dal suo sguardo sembrava che sapesse già tutto,ma la cosa era impossibile.
"Bene grazie." rispose lei,sorseggiando il caffè. Daniel fece un altro sorriso.
"Concluso qualcosa di buono con il suo collega?" chiese lui,e uno strano luccichio passò in quegl’occhi così neri.
"Oh,sì." si lasciò sfuggire lei. Poi con una imprecazione,aggiunse "Abbiamo concluso il nostro lavoro. È venuto abbastanza bene." e fece un sorriso falso.
"Oh,lo immaginavo." rispose lui,con una strana voce. Lei era troppo stanca per insospettirsi.
Roxanne finì il suo caffè e guardò Daniel. Anche lui l’aveva finito. Daniel era davvero un bel ragazzo,pensò. Chissà perché quel suo modo di essere lo faceva diventare..attraente. Chissà com’era a letto. Roxanne si stupì di quella frase. Non ci credeva. Aveva appena pensato quelle parole? Dio,aveva davvero bisogno di uno psicologo!
Daniel si passò una mano tra i capelli e guardò i contratti.
"Mattinata dura,eh?" chiese lui,con uno sguardo pieno di compassione. Quella compassione fece ritornare in se Roxanne,riscuotendola da quei suoi pensieri.
"Eh già. Ma dall’altronde è questo che vuol dire lavorare,non crede?" ribatté lei.
"Certo." rispose Daniel. Ci fu una pausa di silenzio e Roxanne decise di non farsi distrarre ancora di più da lui.
"Con permesso,Daniel,come avrai notato sono piena di lavoro e devo finirlo subito. Ti dispiacerebbe uscire e chiudere la porta?" mormorò lei,gentilmente,con uno sguardo di scuse. Era davvero dispiaciuta di doverlo cacciare?
"Ma certo,mi scusi." disse lui e si alzò,prese le due tazze di caffè e si girò verso la porta. Mentre stava per aprirla Roxanne parve dimenticarsi di qualcosa.
"Ah,Daniel?" lo chiamò. Lui si girò e la guardò con sguardo interrogativo. Roxanne,guardandolo negl’occhi,aggiunse "Grazie per il caffè." A quelle parole,lo sguardo di Daniel parve ammorbidirsi per poi tornare normale. Sfoggiando un sorriso a trentadue denti disse "Non c’è di che. È stato un piacere. Buon lavoro."
"Grazie." mormorò lei,colpita da quella gentilezza. Forse stava semplicemente giocando con lei. Daniel aprì la porta ed uscì dall’ufficio. Roxanne rimase ancora a guardare la porta pensando a Daniel. Poi decise di pensare solo al lavoro. Ma quando si piegò sui contratti il suo primo pensiero fu,di nuovo,Andrè,ma poi la raggiunse un altro pensiero: Daniel. Che si stesse pian piano innamorando di tutti e due? No,non era possibile. A Roxanne non interessavano gli uomini. Ma forse…no,si impose,prima di tutto il lavoro. Le insicurezze le lasciamo per quando torno a casa.

***

Andrè bussò alla porta di Stephanie,ma non rispose nessuno. Così decise di scendere e vedere dov’era. In cucina trovò Mark che mangiava i biscotti al cioccolato della sera prima. Ah,la sera prima. Che serata stupenda.
"Ehi alle tue smancerie pensa quando non ci sono io,chiaro?" disse Mark,con la bocca piena di un biscotto. Andrè lo fulminò con lo sguardo.
"Ehi però è una bella pollastrella. Dovresti condividerla,non credi?" aggiunse lui,con un sorriso maligno. Andrè si piegò in avanti pronto a saltargli addosso e ringhiò come una cane. Mark sorrise ancora di più e,girandosi verso di lui,si preparò allo scontro.
"Non avete intenzione di sbranarvi a vicenda,vero cagnolini?" disse una voce femminile. Mark si rigirò e continuò a mangiare i suoi biscotti e Andrè si guardò alle spalle. Stephanie era dietro di loro e li guardava con uno sguardo stufato. Quando l’aria si calmò,lei sorrise ad Andrè e disse "Ben svegliato Andrè. Vuoi qualcosa?"
"No,grazie. Ti stavo cercando per parlarti,ma non ti ho trovata in casa." rispose lui.
"Scusami,sono uscita a fare delle commissioni. Te lo avevo detto  ieri sera,ricordi?" disse lei,guardandolo.
"Hai ragione,ricordo. Scusa tu." disse lui,sincero. Stephanie si addolcì e gli sorrise. Andrè le voleva così tanto bene. E lei ne voleva a lui.
"Era molto simpatica la tua amica,Roxanne. Davvero molto bella,dolce e simpatica." disse lei,ricordando la sera prima. Poi si riscosse e aggiunse,quasi seria "Di cosa volevi parlarmi?" Eccola. Era tornata la solita Stephanie pronta a riflettere per compiere le sue missioni. Andrè si schiarì la gola e pensò a come doveva dirle che aveva invitato Roxanne a trasferirsi in quella casa.
"Volevo dire che Roxanne è in cerca di una casa da prendere in affitto. Il suo lavoro non è granché e con quei soldi non riuscirebbe a trovare un affitto che costi così poco. Lei adesso abita in una stanza di un albergo in centro. Allora le ho chiesto di venire ad abitare qui. Pagherò io l’affitto e le cose in più per lei,così potrà risparmiare di più e trasferirsi altrove. È solo temporaneamente.." disse lui,perdendo la voce. Aveva parlato velocemente,ma Stephanie aveva capito tutto.
"Ma certo. E non ti azzardare a pagare tutto da solo. Ti aiuteremo anche io e Mark. Quella ragazza è troppo solare e simpatica per noi. Vero Mark?" disse lei,guardandolo. Andrè non volle guardarlo,già sapendo che faccia aveva.
"Certo." disse lui,con la sua voce. Immaginava che avrebbe risposto così.
"Bene,oggi la chiamo per dirglielo…" disse Andrè,ma poi si ricordò una cosa. "Cavoli,non ho il suo numero."aggiunse,sbattendosi il palmo della mano sulla fronte.
"Tranquillo,ieri sera io e lei c’è lo siamo scambiati. Ero sicura che tu ne saresti dimenticato e che ti sarebbe servito" disse lei. Dio,era sempre lei che lo salvava.
"Dio,sei fantastica! Sei un vero angelo,Steph." disse lui,quasi commosso,abbracciandola.
"Ah - ah,non più bello. Adesso sono solo un Angelo Caduto scambiato per un umano." disse lei,sorridendo."Però devo ammettere che senza di me,voi due sareste fritti." aggiunse,facendo la linguaccia. Per quanto lei scherzasse,quella frase era davvero seria.
"Dannazione,è vero." risposero all’unisono Mark e Andrè. Sentendo che le loro parole erano uguali e che le avevano pronunciate insieme,nella stanza cadde il silenzio. Che alla fine fu spezzato dalle risate di Stephanie.
"Visto che in fin dei conti siete come due fratelli?" disse,continuando a ridere. E poi ci guardò con un sorriso e uno sguardo dolce. Diavolo senza tutto quell’affetto,saremmo davvero persi.

Eccomi qui! Ed ecco qui questo mio nuovo capitolo! Spero che vi piaccia! Sinceramente oggi non ho granchè da dire perchè ho molto sonno e sono pressocchè distrutta. Quindi vi chiedo scusa se oggi non sono spensierata come sempre u.u anzi direi più pazza ahahah cmq un grazie a tutte le persone che recensiscono i miei capitoli,in particolar modo a Whity e RoWoonnie. Graaaaazieeeeeeee <3 e un grazie a tutte quelle persone che hanno messo la mia storia tra le loro preferite e tra le loro seguite ^^ Grazie mille,davvero <3. Ma grazie anche a chi semplicemente continua a leggere in silenzio. Cari lettori,vado a nanna. Recensite in tanti,vi adoro. Ciauu <3
Con affetto,
Kimmie :3

 

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Capitolo 10
*** Sorpresa inaspettata. ***


Sorpresa inaspettata.

E ora?!,pensò Roxanne. Aveva lavorato fino a tardi,concentrandosi sul lavoro da sbrigare e continuando a ripetersi di non pensare alle insicurezze e hai dubbi. Ci era riuscita e,quando aveva finito, ne aveva gioito. Ma quel momento non era durato molto. Non aveva pensato ad una cosa: ha deviato quei problemi per il lavoro,ma,ora che aveva finito, quei problemi l’avevano assalita lasciandole un mal di testa fortissimo. Quando si alzò dalla poltrona del suo ufficio le venne un capogiro pazzesco che,senza accorgersene,la fece risedere. E adesso come sarebbe tornata a casa? Non aveva passaggi,perché tutti se ne erano andati. Non poteva chiamare nessuno perché non voleva disturbare nessuno.
Pazienza aspetterò che mi passi e poi ritornerò all’Hotel,si disse cercando di mettersi comoda sulla poltrona. Pensò alla sera prima. Alla cena,alle parole che le aveva detto,a quell’assurda richiesta che le aveva fatto,a quella visita in quella casa così grande e bella. Troppi pensieri,troppe emozioni. Non c’è la faceva più. Mentre cercava di far passare il martellio nel suo cervello,sentì una suoneria. In lei si riaccese la speranza: forse qualcuno era rimasto a lavorare fino a tardi! Però la suoneria non accennava a smettere,il che era strano visto che era impossibile non sentirla. Forse qualcuno aveva lasciato il cellulare a lavoro. Bhè,bene,se rispondeva poteva dire di aver lasciato il cellulare qui,qualcuno sarebbe venuto a prenderlo e avrebbe dato un passaggio anche a lei. Mentre pensava a quale scusa dire,si accorse di star canticchiando. Di solito lei canticchiava quando faceva partire la suoneria del suo cellulare perché le piaceva tanto. Roxanne inarcò un sopracciglio e focalizzò quel suono: era la canzone che aveva il suo cellulare come suoneria! Subito si accorse che era il suo cellulare a squillare. Si affrettò  a prendere la borsetta e ne uscì il cellulare. Incredibile era proprio quello a suonare. Di solito nessuno la chiamava,forse…basta pensare,si disse,devo rispondere.
"Pronto?"rispose al telefono. Non aveva neanche visto il numero di chi aveva chiamato.
"Ciao Roxanne." rispose una voce maschile che la face accaldare e aumentare il battito cardiaco. Andrè. Andrè l’aveva chiamata. Guardò il numero sul display e si accorse che la stava chiamando con il numero di Stephanie.
"Ci sei?" chiese lui. Quella domanda la riportò nel suo corpo,facendola parlare.
"S..si. Dimmi,Andrè" rispose lei,con voce tremante.
"Volevo dirti che ho parlato con Steph e Mark e loro sarebbero davvero felici se ti trasferissi qui da noi. E per chiederti se ti andrebbe di venire a cenare da noi,Steph mi sta provocando un mal di testa pazzesco a furia di ripetermi che ti vuole qui. Solo tu mi puoi salvare da questo strazio." rispose lui,con voce dolce. Dall’altro capo del telefono si sentì un rumore,come se qualcosa fosse caduta o lanciata.
"Ah – ah" urlò Andrè "Mancato,Steph." e poi si sentirono due risate e delle urla. Si immaginò la scena in cui Stephanie lanciava qualcosa addosso ad Andrè,lui che la schivava e lei che gli urlava contro sentendo le risate sue e di Mark. Immaginandosi quella scena,anche Roxanne scoppiò a ridere.
"Allora,vieni?" chiese Andrè,speranzoso. Roxanne stava per rispondere di si,quando si ricordò che era ancora a lavoro e che il mal di testa non le era ancora passato.
"Non posso,mi spiace." disse,con voce triste. Oltre alla tristezza,lei notò una punta di curiosità.
"Come mai?" chiese lui,con malinconia nella voce.
"Sono chiusa a lavoro ed ho un mal di testa tremendo. Appena mi passa torno a casa." rispose lei,incrinando la voce per una pulsazione nella sua testa.
"Va bene. Ma non ti muovere di li. Vengo a prenderti io e ti porto a casa." disse lui,deciso.
"Sai,vorrei proprio trasferirmi da voi." disse Roxanne,senza accorgersene e subito se ne pentì. Cavoli non voleva essere di peso a nessuno.
"Bene allora ti accompagno da te,prepari tutto e vieni con me." rispose lui,quasi eccitato all’idea.
"D’accordo." disse lei,tutta allegra. Forse non sarebbe stato poi così male.
Roxanne,dopo i saluti,chiuse il cellulare e lo rimise al posto. Preparò tutte le cose e infine si appoggiò alla poltrona e si mise le mani in grembo. Era così felice di andare da loro,ma al telefono non aveva pensato ad una cosa. Le stanze degl’ospiti erano una a sinistra e una di fronte la stanza di Andrè. Il bagno era lo stesso,la cucina ed il soggiorno pure. Da quel giorno avrebbe vissuto vicino ad Andrè e questa cosa la infiammò e la sua vulva divenne calda e bagnata.
Dannazione,se si eccitava a pensare a lui come diavolo avrebbe fatto nella casa?! Si era messa in guaio più grosso di lei stessa. Era nei pasticci fino al collo.

***

Dopo pochi minuti da cui aveva chiuso la chiamata,Andrè era di fronte alla redazione dove lavorava Roxanne. Era tutto buio tranne per una finestra:quello doveva essere il suo ufficio. Decise di provare a vedere se era il suo e si concentrò. Nella stanza si accorse che c’era qualcuno,una donna. Cercò di focalizzarne i pensieri per capire se era lei e…i pensieri riguardavano un ragazzo. La donna era eccitata e preoccupata di cosa poteva accadere. Si stava trasferendo in una casa con il ragazzo per cui provava interesse e…cavoli. Si accorse che quella donna era Roxanne che si stava eccitando e preoccupando per le cose che sarebbero potute succedere in quella casa con lui. Lei era attratta da lui. Molto attratta. Pensò che le stanze degl’ospiti che erano libere erano,entrambe, accanto alla sua. Il suo pene divenne subito eretto e duro. Cavoli era eccitatissimo solo all’idea di poter vivere accanto a Roxanne. Aprì lo sportello e uscì dalla macchina. La chiuse e si diresse dall’entrata. C’era una mappa con tutti gli uffici,sul banco della reception. Meglio così,se glielo avesse chiesto, avrebbe risposto che aveva trovato il suo ufficio grazie a quella piantina. Si diresse davanti all’ufficio di Roxanne e si preparò a bussare. Alzò la mano,ma non ci riuscì. Da dentro proveniva il fortissimo odore dell’eccitazione di lei e questo non fece altro che farlo diventare ancora più duro. Doveva nascondere quella protuberanza,così si allungò il cardigan e si coprì l’erezione. Pensando all’erezione non si accorse di star aprendo la porta senza bussare e,quando fu lì,nell’aria si sentì odore di stupore e sempre di più l’odore dell’eccitazione.
"Andrè?!" gridò lei,cercando di coprirsi,come se fosse nuda. Aveva un completo fatto da giacca e pantaloni grigi con una camicetta scollata e bianca. Era davvero stupenda. Aveva i capelli legati e,anche se stava meglio con i capelli sciolti, lo chignon le metteva in mostra il viso delicato e dall’immensa bellezza.
Merda,ora si che era fottuto. Si stava ancora eccitando e il pene ,che premeva contro i pantaloni, gli faceva un male cane. Quell’animale cercava di uscire,ma non glielo avrebbe permesso.
"Scusa se non ho bussato,avevo la mente altrove." disse lui,con un sincero sorriso di scuse. Lei sorrise e la tensione parve alleggerirsi. Andrè rimase perso nel suo sguardo senza ricordarsi più che dire o che fare. Per fortuna fu lei a parlare per prima.
"Allora,andiamo?" chiese lei,sorridendo. Sembrava sicura e,allo stesso tempo,incerta.
"Certo,Milady." rispose lui,chinandosi. Lei scoppiò a ridere,ma poi smise. Lui alzò lo sguardo su di lei e notò che era seria in volto.
"Qualcosa non va,Roxanne?" chiese lui,preoccupato. Lei lo incenerì con lo sguardo.
"Ti sembra il modo di rivolgersi ad una nobildonna come me?!" esclamò lei,voltando la faccia,fingendo di essere offesa. Lui rimase impietrito e lei,sentendo silenzio,si girò e gli fece l’occhiolino,sorridendo. Andrè si riprese e si inchinò di nuovo.
"Chiedo scusa,Milady. Sono stato davvero ingrato con voi. Mi può punire come vuole." disse lui. E si rialzò. La guardò e notò che lei aveva un espressione sorpresa,ma anche meravigliata. Andrè non riuscì a trattenersi e frugò nella sua mente per capire cosa pensasse. 'Non posso crederci. È bellissimo,forte e sembra anche un attore. Dio,sto proprio perdendo la testa' ecco cosa pensava. Lui non poté trattenersi dal sorridere.
"Cosa desidera farmi,mia Signora?" chiese lui,con voce sensuale,facendo intendere che non si riferiva solo alla punizione. Lei arrossì,ma parve riprendersi. Infine lo guardò negli occhi e sorrise.
"Penserò più tardi alla punizione da darti. Ora sei pregato di scortarmi nel mia,nuova,dimora." disse lei,alzando il mento come una nobile viziata.
"La scorterò dovunque vorrà." disse lui,con un altro inchino. Lei si alzò e gli si avvicinò. Lui le tese un braccio e lei lo accettò,di buon grado.
"Andiamo." disse lei,in un sussurro emozionato,ma allo stesso tempo esuberante.
"Ma certo." rispose lui,sorridendole. La scortò fino alla macchina,la fece accomodare e partì.

***

Daniel era al computer quando sentì dei passi fermarsi dietro la porta della sua stanza. Sentì l’aura malefica e capì che era Damon.
"Entra." disse lui. Il Demone aprì la porta e vi si affacciò timoroso.
"Padrone,non volevo disturbarla,ma.." incominciò a dire lui.
"Parla." ordinò Daniel,girandosi per guardarlo.
"Visto che lei non è ancora andato a cenare,mi chiedevo se volesse venire con me. Ho trovato un luogo dove trovare prostitute pronte a tutto e ne ho scelta una molto bella a cui ho vietato di drogarsi. Il sangue sarà più puro." rispose lui,sorridendo. Poi perse il sorriso e,frettoloso,aggiunse "Naturalmente io la scorterò fin lì poi la lascio da solo,padrone. Non mi permetterei mai di essere così sfacciato.." Daniel lo interruppe con un brusco cenno della mano.
"Non ho detto ne pensato nulla di tutto ciò. Comunque,si possiamo andare. Purché tu mi giuri solennemente che questa prostituta è davvero bella e che il suo sangue è pulito." disse lui,sorridendo malefico. Il Demone sospirò di sollievo e sorrise. Il suo sorriso era un buco nero e languido dove i suoi canini bianchi si mostravano,spietati e delicati nello stesso tempo.
"Ma certo,mio Signore." disse lui. Poi fece per uscire,ma si fermò rabbrividendo.
"Ehm,Padrone?" disse.
"Si,dimmi." rispose lui,sicuro che non fosse nulla di buono.
"Il nostro Signore Onnipotente vi sta chiamando. Io vi aspetto di sotto appena finite." disse lui e in fretta sparì dietro la porta.
L’Omega lo stava chiamando. Fantastico. Di malavoglia si concentrò sul male in se stesso e su dove volesse andare. Quando riaprì gli occhi si ritrovò agl’Inferi e di fronte a lui c’era il Male in persona.
"Cosa voleva da me?" disse Daniel.
"Sembra che non stai svolgendo il tuo lavoro per bene." disse il Male.
"Non è assolutamente vero. Sto cercando di capire cosa fa,dove va,com’è. Così sarà più facile attrarla per portarla da lei." disse lui,con la risposta pronta. Sul fatto di attrarla era tutto vero,ma sul fatto di portarla da lui c’era qualcosa di diverso. Prima l’avrebbe fatta sua e infine l’avrebbe ceduta a lui con una condizione : lei doveva essere sua. I poteri all’Omega e il corpo a lui.
"Bene,molto bene." disse lui e,pur non vedendolo in faccia,dal suo tono capì che stava sorridendo. Con tono divertito aggiunse "Sento che il tuo cuore sta smarrendo la retta via. Quindi ti ho chiamato qui per riportarti su essa."
Daniel rabbrividì al solo pensiero di quello che poteva fargli. Ma non poté mettersi contro di lui. Nelle mani dell’Omega apparve un arma,che nell’oscurità non riconobbe. Ma tanto non cambiava niente scoprire l’arma. Il dolore sarebbe arrivato lo stesso. Si preparò mentalmente e chinò il capo. Le frustate arrivarono potenti e veloci,lacerandogli la pelle. Il sangue incominciò ad uscire a fiotti e lui si tenne sulle  gambe per opera del suo orgoglio. Non sarebbe mai caduto davanti all’Omega. Non so per quanto tempo durò quella tortura,ma quando smise lui era distrutto. Il sangue appiccicoso gli colava da tutte le parti e per terra si era formata una grossa macchia. Chiuse gli occhi scosso da un vento forte e gelido. E quando gli riaprì si ritrovò in camera sua. Tutto intorno a lui era normale,come se non fosse successo niente. Barcollando si cambio d’abiti e scese le scale. Damon lo vide barcollare e pieno di sangue,così lo andò ad aiutare. Daniel era orgoglioso,ma era senza forza e aveva bisogno di nutrirsi per guarire in fretta,quindi si fece accompagnare in macchina e fu trasportato in luogo che neanche lui sapeva. La macchina si fermò e il Demone scese. Poco dopo fece entrare in macchina una prostituta. Daniel fissò il suo collo e,senza riuscire a trattenersi,si avventò su di esso e succhiò. Quando la dissanguò,allontanandosi da lei,si accorse di averle squarciato la gola. Buttò la puttana fuori dalla macchina e si assopì nella macchina. Damon lo fece stendere e,prima che potesse perdere i sensi e cadere nelle braccia di Morfeo,gli disse "Mi prenderò cura io di lei,Padrone."
Inaspettatamente,Daniel si trovò a farfugliare un "Grazie." e infine cadde nel buio.

Ciao a tutte/i! La vostra Kimmie (Lady Roxanne) è ritornata,finalmente! Mi dispiace avervi fatto aspettare tanto,ma non sto passando dei bei momenti. Ora pubblicherò più capitoli insieme,per farmi perdonare. (sempre che la cosa interessi a qualcuno). Bhè...non so che altro dire,quindi vi saluto.
Ancora scusa e recensite in tanti.

Con affetto,
da Kimmie :3 .



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Capitolo 11
*** La nuova casa. ***


La nuova casa.

Daniel si risvegliò con un gran mal di testa. Mentre si alzava ebbe un capogiro e decise di rimanere a letto. Non si ricordava niente della sera prima,a parte l’incontro con l’Omega. Dio aveva mantenuto un controllo su se stesso davvero eccezionale. L’Omega lo aveva torturato per chissà quanto tempo,ma lui non aveva mai mostrato di soffrire. Era questo che voleva,in fin dei conti,l’Omega. Una schiera di persone forti che non fossero deboli o che almeno non lo dessero a vedere. Con le esperienze che aveva avuto,Daniel non era tipo da lasciarsi vedere debole,non che questo volesse dire che fosse insensibile e indistruttibile. Anzi era molto debole,dentro. Solo non lo dava a vedere. Mentre pensava a tutte queste cose,qualcuno bussò alla porta.
"Avanti…" disse Daniel. Accipicchia! Che voce rauca che aveva. Doveva essere a causa di ieri.
"Daniel? Come stai?" chiese una voce femminile e sulla soglia della porta apparve Mary. Mary era una femmina di grande potenza e non mostrava mai le sue debolezze,aveva sempre il volto duro. Ma questa volta era davvero preoccupata,glielo si leggeva negl’occhi. Daniel quasi si fece addolcire da quelle attenzioni,ma il sentimento durò poco. Addolcirsi,diventare tenero di cuore,gli ricordava i suoi genitori. Con loro era sempre gentile,dolce..disgustosamente dolce. Ma loro hanno sempre preferito…basta,odiava pensare a quei tempi.
"Mai stato meglio." rispose lui,con un sorriso. Fece per alzarsi,ma un dolore atroce lo colpì. Si bloccò facendo finta di niente,ma sul suo volto si dipinse una smorfia di dolore. Mary sapeva che aveva sofferto e che si stava nascondendo sotto la facciata di un duro.
"Bene."disse lei. Mary sapeva che mentiva,ma non voleva farlo innervosire. Si girò verso la porta e,quando stava per aprirla,si fermò. Rimase in silenzio per un po’,come se volesse dire qualcosa di importante,ma poi disse,semplicemente"Adesso faccio salire Damon." ed uscì.
Che strano,chissà cosa le prendeva. Dopo cinque minuti Damon entrò nella camera,con la colazione.
"Buongiorno,Padrone. Come vanno le ferite? E le medicazioni?" chiese sorridendo.
Fu allora che Daniel si accorse di essere pieno di garze. Lo aveva anche medicato.
"Cosa è successo ieri sera,dopo l’incontro con l’Omega?" chiese lui,senza pensarci.
"Padrone.."rispose lui,titubante. Infine decise di dirgli tutto. "Siete sceso per andare a nutrirvi. Eravate senza forze per mancanza di sangue. Così ho portato una donna nella macchina e poi vi siete avventato su di lei. Infine,sazio,siete svenuto. Vi ho portato a casa e voi vi siete ripreso,ma eravate davvero stanco,così vi ho medicato e vi ho messo nel letto." Disse tutto in fretta,come se avesse paura di una sfuriata. Ma così non fu. Daniel era esterrefatto da quanta cura aveva ricevuto dal demone. Il silenzio era calato nella stanza e Daniel non lo sopportava più. Così decise di sdrammatizzare un po’.
"Ehi,non ti sarai mica innamorato di me e del mio bel faccino,vero?" disse lui,accarezzandosi il volto. Damon lo guardò negl’occhi,sorrise e la tensione sparì.
"Bene,padrone. La lascio riposare e fare colazione." aggiunse lui,andando alla porta,poi guardandolo da sopra la spalla disse "L’ho curata perché oltre ad essere il mio Padrone siete anche un amico." parve imbarazzarsi ed uscì a testa china. Senza volerlo,Daniel si ritrovò a sorridere. Quel demone era davvero uno spasso. Ed un amico,pensò Daniel.

***

Roxanne si svegliò assonnata. Non aveva dormito molto,la notte precedente. Andrè l’aveva portata all’Hotel per fare le valigie e infine l’aveva fatta traslocare lì,in casa sua. L’emozione era così tanta,che la notte non aveva dormito per niente. Si alzò dal letto e si prese gli asciugamani. Uscì dalla camera e si diresse nel bagno. Oggi era libera,non sarebbe andata a lavoro,per fortuna. Quello che ci voleva era una bella doccia. Entrò nel maestoso bagno e si guardò allo specchio. Dio santo,era così emozionata! Quello era il bagno di Andrè. Qui Andrè,regolarmente,si spogliava e… Il suo cuore perse un battito. Decise di smetterla e si spogliò. Aprì l’acqua calda e quella uscì subito. Entrò nella doccia rimanendo,sotto il getto di acqua calda,per un bel po’ di tempo. Quando decise che era troppo,chiuse l’acqua e uscì. Prese un asciugamano,per avvolgerlo intorno al suo busto,e si pettino i capelli bagnati,legandoli in testa. Uscì dal bagno,richiudendo la porta. Quando si girò,per poco l’asciugamano non le cadde: Mark era di fronte a lei. Si spaventò perché non aveva sentito nessun rumore di passi dietro di se. Mark la fissò per un po’ e poi sorrise.
"Ciao,ben svegliata." disse lui. Non sembrava un maniaco,quindi poteva stare tranquilla.
"Grazie." rispose lei,sorridendo. Quando lui la squadrò da capo a piedi,lei arrossì abbassando il capo.  Forse l’apparenza inganna..incominciò a pensare lei. No,non poteva essere un maniaco. Era una brava persone che,per di più, l’aveva accolta in casa propria. Però una strana sensazione la circondava..
"Roxanne." disse lui,con una voce strana. Lei alzò lo sguardo e si ritrovò persa nei suoi occhi castano chiaro. Rimasero così per molto tempo.
"Roxanne?" disse un’altra voce maschile. Lei si girò di scatto e vide Andrè. Ma lui non guardava lei,guardava Mark. Quando Mark si girò per guardarlo tra di loro passò una scossa elettrica e nell’aria si sentì tensione,troppa tensione. Quei due si guardarono per molto tempo. Andrè con il volto rabbuiato,che non prometteva niente di buono,e Mark con un sorriso terrificante stampato in faccia. Roxanne voleva spostare quella tensione,ma non sapeva come fare. Alla fine fu Mark a parlare.
"È ora di andare."disse,e ,guardando prima me e poi Andrè,aggiunse "A dopo Roxanne,Ciao Andrè." e se ne andò in camera sua. Roxanne lo guardò andar via come incantata,quando si riscosse,si voltò verso Andrè e incontrò i suoi occhi. C’era preoccupazione? Sembrava di si.
"Ehi." disse lui. Mamma mia,non mi abituerò mai alla sua voce sensuale,pensò lei.
"Ehi." rispose lei. Andrè la guardò tutta e quando tornò nei suoi occhi,lei scorse un lampo nero passare su quell’azzurro. Non riuscì a trattenersi e si eccitò. Dio non sarebbe sopravvissuta per molto lì dentro.
"Ehm..vado in camera a prepararmi. Ci vediamo giù in cucina?" disse lei,ma lui non rispose e continuò a guardarla. Il cuore di Roxanne accelerò. Andrè fece un passo avanti e lei si immobilizzò. Lui le arrivò molto vicino e i loro corpi si sfiorarono. Le bocche erano vicinissime e lei non riusciva a staccarsi dai suoi occhi. Lui la baciò avidamente e con passione,mettendole una mano sulla nuca e avvicinandola,con forza,al suo corpo. Quando si staccò da lui,non si accorse di essere arrivata di fronte alla camera. Fece un passo indietro per appoggiarsi alla porta e Andrè si fece di nuovo avanti. Subito si ritrovò in camera sua a fissarlo mentre chiudeva la porta con un calcio. Lei indietreggiò fino al letto e vi ci sedette sopra. Dio era così eccitata da non reggersi in piedi! Andrè con molta calma le si avvicinò e in quella scena le sembrò un predatore che si avvicina alla sua preda. Lei era la preda e lui il suo predatore.
Quando le fu abbastanza vicino,la baciò con passione guardandola negli’occhi e la fece distendere. Lui le si mise sopra,ma non si appoggiò per non pesarle troppo. Roxanne guardò la sua maglietta e desiderò che non ci fosse. Lui,come se le avesse letto nel pensiero,appoggiandosi sulle gambe, si levò la maglietta. Roxanne guardò il suo corpo scolpito e non poté trattenere un gemito. Lui si piegò per baciarla di nuovo e lei fece scorrere lo sguardo sul suo corpo e vide che era in piena erezione. Subito il suo sesso reagì,diventando calda e bagnata. Andrè seguì il suo sguardo e quando tornò su di lei,i suoi occhi erano fuoco. All’improvviso lui parve tornare in se stesso e si staccò da lei,alzandosi dal letto. Prese la maglia e se la mise addosso. La guardò un’ultima volta e poi uscì dalla camera. Roxanne si abbandonò sul letto. Era davvero esausta per la mancanza di sonno,ma quello che era appena successo era stato magnifico. Dopo essersi ripresa,si vestì e scese per fare colazione. Quando entrò in cucina Roxanne si guardò in giro,ma trovò solo Stephanie. Che fine aveva fatto Andrè?!
"Buongiorno,Roxanne!" disse Stephanie,sorridendo pimpante.
"Buongiorno a te,Stephanie." rispose lei,ricambiando il sorriso. Fu allora che Roxanne lo sentì: un odore dolcissimo le arrivò al naso e il suo stomaco brontolò. Stephanie parve sentirlo e le sorrise dolce,mentre lei,imbarazzata,chinò il capo.
"Su vieni a mangiare la colazione. Questa mattina frittelle!" disse lei mostrandole la padella. Senza accorgersene Roxanne si leccò le labbra e i suoi occhi rimasero incantati dalla padella. Stephanie sghignazzò.
"Su siediti." le disse e,quando si fu seduta,le mise il piatto davanti.
"Qui c’è tutto l’occorrente. Panna,cioccolato. Tutto quello che vuoi mettere sulle frittelle c'è." disse,facendole l’occhiolino e ritornò ai fornelli. Roxanne si mise panna e cioccolato sulle frittelle gustandosela fino all’ultima briciola. Quando finì vide Stephanie che gliene portava altre. Dio con una ragazza così premurosa,sarebbe diventata viziata. E sarebbe ingrassata.
"Ehi,non mi viziare. E non farmi diventare obesa!"le gridò Roxanne.
"Non ti farò ingrassare. Vedi qualcuno grasso in questa casa?!" rispose lei come offesa,sempre con i toni alti. Insieme scoppiarono a ridere e Roxanne iniziò a mangiare le altre frittelle. Dopo il tris si sentì sazia e Stephanie le mise davanti latte,succhi e acqua con un bicchiere. Lei scelse il succo all’ACE,il suo preferito,e infine bevve un po’ di acqua. Ringraziò provando a mettere a posto le cose,ma lei glielo vietò.
"Qui sei nostra ospite,quindi stai ferma."le disse Steph. Roxanne quasi si commosse,ma il suo carattere prese il sopravvento.
"Non hai capito niente. Qui ho mangiato io e io metto a posto. Se volete che stia qui dovrete farmi fare qualcosa. E questo comprende stanza e cucina." e senza dire altro prese le confezioni di latte,succo e acqua mettendole al proprio posto. Prese il piatto con le posate e bicchiere e le mise nel lavandino. Prese anche la padella, cominciando a lavare i piatti. Quando ebbe finito,si girò verso Stephanie ritrovandola mentre la guardava con gli occhi sbarrati,ma con un’espressione sognatrice e dolce.
"Che c’è?" disse lei,guardandosi. Non aveva niente di fuori posto,allora perché la guardava così? Lei parve riscuotersi e la guardò con gli occhi lucidi.
"È la prima volta che qualcuno mi parla così." disse lei. Roxanne pensò di averla ferita. Un senso di colpa la invase. Doveva rimediare.
"Scusa non vol.." incominciò a dire,ma Stephanie la interruppe dicendo "Fammi finire. Nessuno mi ha mai parlato così solo per potermi aiutare nei servizi. Sono…commossa.." finì di dire e gli occhi si fecero ancora più lucidi. Roxanne corse ad abbracciarla. Stephanie parve sorpresa di quell’abbraccio,ma subito lo ricambiò. Una lacrima le sfiorò il collo. Roxanne si allontanò un po’ per guardarla in volto e le sorrise. Con i pollici levò le lacrime,continuando a guardarla negl’occhi.
"Sei una mia amica e mi state ospitando qui. È il minimo che possa fare." le sussurrò. Poi rialzandosi la guardò e le disse fingendo un tono severo "Noi siamo le donne di questa casa. Siamo le uniche in grado di comandare qui dentro. Quindi non far vedere le tue debolezze." poi,addolcendo la voce,aggiunse "Asciuga quelle lacrime e rimettiti in sesto,Steph."
Lei le sorrise,dolcemente, e poi scoppiarono a ridere.
"Oh Dio." disse una voce maschile. Stephanie guardò alle sue spalle e sorrise. Roxanne si girò trovandosi,sulla porta,Andrè. Le stava guardando con gli occhi e la bocca spalancati.
"Qualcosa non va?" chiese lei. Lui rimase con la bocca aperta,ma i suoi occhi ebbero un fremito.
"Assolutamente no. È la prima volta che vedo Steph lasciarsi andare." disse lui,e sorridendo aggiunse "Finalmente."
"E sarà l’ultima volta,Uomo." rispose,prontamente,lei,come un capitano. "Adesso non sono più sola." e,guardando dolcemente Roxanne,aggiunse "Le donne di casa sono due adesso. Quindi saremo noi a comandare." e pronunciò le ultime parole  come un avvertimento.
Andrè si mise sull’attenti e disse "Sissignore!" scoppiando,insieme,a ridere. Steph si alzò e diede una pacca sulla spalla ad Andrè e,salutandomi, se ne andò.
Roxanne guardò Andrè e,accorgendosi di essere di nuovo soli,pensò a quello che era successo poco prima.

***

Andrè era rimasto solo con Roxanne. E lei lo guardava in un modo strano. Lui si intrufolò nei suoi pensieri e capì che stava pensando a quello che era successo poco prima. Il fuoco si riaccese in lui,ma questa volta avrebbe  mantenuto il controllo.
"Scusa,se prima me ne sono andato senza dire niente." disse lui,guardandola intensamente negl’occhi.
Lei arrossì e scosse la testa. Quel suo no voleva dire che non importava,lui lo sapeva.
"Mi sono lasciato prendere un po’ troppo dai miei sentimenti." ammise lui,subito dopo. Lei spalancò gli occhi e il suo cuore cominciò a battere più forte, riusciva quasi a sentirlo.
"I..i tuoi s..sentimenti?" disse lei,balbettando. Quanto era bella. Perfino quando arrossiva e quando balbettava. La sua timidezza lo eccitava.
"Si." disse lui,con fermezza. Lei abbassò lo sguardo e incominciò a muovere le mani,per il nervoso. Lui le si avvicinò e le prese il mento,alzandole il volto. Nonostante questo, lei manteneva lo sguardo verso il basso,evitando i suoi occhi.
"Guardami." sussurrò "Roxanne,guardami." lei alzò lo sguardo e diventò ancora più rossa.
"Io provo dei sentimenti forti per te. Ma sono solo l’inizio,per questo non mi dichiaro per bene. Però,presto lo farò." disse lui,guardandola negl’occhi. Si chinò a baciarla con delicatezza e lei tremò. Lui si allontanò e vide che era ancora rossa in volto.
"Adoro quando diventi rossa." mormorò lui,toccandole le guance calde e arrossate. Una lacrima uscì dai suoi occhi,rigando lo splendido volto. Andrè si preoccupò e si allontanò di scatto.
"S..scusa" mormorò lei,asciugandosi le lacrime con le maniche della maglia. Ma le lacrime non cessavano.
"Che cosa ho fatto di male?" chiese lui,intimorito. Lei lo fulminò con lo sguardo,mentre piangeva.
"Sei impazzito? Non mi hai fatto niente tranne colmare il mio cuore di tenerezza." disse lei,poi abbassando lo sguardo,aggiunse "Nessun uomo mi ha mai detto una cosa del genere e io mi sono lasciata prendere dall’emozione."
Lui ebbe un brivido e subito corse ad abbracciarla. Lei rimase immobile,colta di sorpresa,per poi abbandonarsi contro di lui,posandogli le mani sul petto. Dio tremava e solo per quello che le aveva detto lui.
"Ssh." tentò di calmarla. "Ssh,tesoro." e le accarezzò i capelli e la spalla. Rimasero così per tanto tempo e quando si staccarono tutti e due erano imbarazzati. Lui perché di solito non si faceva prendere dall’emozione,lei perché si era lasciata andare.
"Che ne dici di andare a fare un giro al giardino qui fuori? La volta scorsa non te lo feci vedere perché era buio." disse lui,cercando di cambiare argomento. Lei sorrise e ,asciugandosi le lacrime,fece di si con la testa. Lui la prese per mano e la portò alla porta sul retrò. Quando uscirono,un venticello fresco diede loro il benvenuto,avvolgendoli. Lui la portò al giardino. Lì coltivavano molti fiori. C’era anche una piccola serra. Lei guardò tutto con meraviglia e quando arrivò nella serra era emozionata. Roxanne lo guardò e negl’occhi occhi e lui lesse il desiderio di poter vedere meglio i fiori. Andrè annuì e le lasciò la mano. Lei,piano piano, si avvicinò ai fiori. Soffermandosi su ognuno di essi,toccandoli e annusandoli,si fece il giro della serra. Lui si appoggiò al muro,incrociò le braccia e la guardò. Non la mollò mai con lo sguardo come lei non mollò mai lo sguardo dai fiori. Quando ebbe finito si voltò a guardarlo e,notando il suo sguardo,arrossì.
"Ti piacciono i fiori?" le chiese. Mentre li guardava sembrava così incantata.
"Si,li adoro." rispose lei e,voltandosi a guardarli di nuovo,aggiunse "All’orfanotrofio,avevamo una piccola serra. Era come la mia seconda camera. Ero sempre lì dentro,dalla mattina alla sera. Le suore dell’orfanotrofio,dovevano venirmi a prendere per costringermi ad andare a dormire." sogghignò al ricordo. "Rimanevo lì perché,anche se avevo amiche,i fiori erano gli unici che definivo importanti. Tutti quei colori armoniosi,rispecchiavano i miei sentimenti. C’è ne era uno in particolare che mi piaceva tantissimo. Era un fiorellino azzurro. L’unico fiore con quel colore. Era singolare,bellissimo,capace di far incantare. Mi innamorai di quel fiore perché mi assomigliava molto. L’azzurro era un colore malinconico,quindi rispecchiava assenza della mia famiglia,ma era di un colore così chiaro che sapeva distinguersi e valorizzarsi. Ogni volta che andavo alla serra mi prendevo cura di quel fiorellino perché doveva crescere forte. Un giorno litigai con una bambina e lei,sapendo che quel fiore era molto importante,lo tagliò. Quando andai alla serra vidi il fiorellino tagliato e i miei occhi si riempirono di lacrime,ma non piansi. Corsi fuori e mi trovai la bambina che rideva con le sue amichette mentre portava il fiorellino in testa. Mi guardò e sorrise. Io corsi via,chiudendomi in camera e piangendo in continuazione, per varie notti e per vari giorni. Alla fine mi convinsi che era destino. Che tutte le cose che dovevano essere importanti per me sarebbero sparite e crebbi con quest’idea. Quando i ragazzi mi corteggiavano io gli ignoravo o li respingevo. Non volevo affezionarmi. Ecco perché prima mi sono comportata così con te." disse lei,voltandosi a guardarlo.
"Hai paura che se divento importante per te,poi sparirò dalla tua vita?" le chiese lui. Quella storia lo aveva reso un po’ triste per lei. Non perché le facesse pena,ma perché aveva subito tante ingiustizie e sofferenze. Lei disse di si con la testa e lui la guardò intensamente.
"Non mi allontanerò mai da te. Di questo ne puoi essere sicura. Io non me ne andrò mai. E quando sarai tu ad andartene da me io ti seguirò ovunque,senza intromettermi nella tua vita." le disse. L’avrebbe inseguita anche in capo al mondo,ora lo sapeva.
"No. Non me andrò. Voglio provare finalmente l’emozione di amare e di essere amati. E con te la sto sentendo. Sento l’allegria riaffiorare in me e tutto grazie a te. Non me ne andrei mai da te." gli disse con gli occhi lucidi. Lui annuì e le andò vicino per baciarla. Il bacio era dolce e sprigionava tante forti emozioni. Lui socchiuse la bocca e le leccò le labbra. Lei ansimò,socchiudendo la sua. Le loro lingue si incontrarono e si mossero come in una splendida danza ricca di amore,passione e desiderio. Quando si staccarono,avevano tutti e due il fiatone. Lui la prese per mano e la portò fuori dalla serra. Prese una rosa,con delicatezza, e gliela porse. Lei lo guardò e,sorridendo dolce,l’accettò. Rimasero in giro per il giardino ancora per un po’,mano nella mano.

Ecco qui il mio decimo capitolo! Come da promesso ho pubblicato due capitoli oggi. Domani ne pubblicherò altri due. 
Spero che vi sia piaciuto,recensite in tanti per favore.
Se vi chiedo di recensire,ci tengo a precisare,lo faccio perchè voglio capire se la storia vi sta piacendo o meno. Se non vi sta piacendo potri eliminarla subito,senza continuarla. Se,invece,mi sta piacendo ma ci sono molti errori avvertitemi affichè io possa rimediare.
Grazie mille per l'attenzione.
Con affetto,
Kimmie :3 .

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Capitolo 12
*** Ricordi. ***


Ricordi.

Roxanne era sul letto a leggere. Era così assorta che non sentì il bussare alla porta. Quando se ne rese conto,tanto impegnata a leggere,disse solo un vago "Mmm." senza pronunciare altro. La porta si aprì.
"Roxanne?" disse una voce maschile. Quella voce le aveva fatto perdere la concentrazione sul libro. Era Andrè. Lei si girò a guardarlo,chiudendo il libro e appoggiandoselo sulle gambe.
"Ho bussato parecchie volte." disse Andrè,con un tono irritato. Sembrava la stesse sgridando. Lei abbassò lo sguardo,imbarazzata.
"Scusami. Stavo leggendo e quando leggo e come se non ci fossi più." disse lei,ridendo senza spostare lo sguardo su di lui. Quella risata non era vera. Era più una risata isterica.
"Mmm.." disse lui. Calò il silenzio e lei non poté evitare di alzare lo sguardo. Il suo cuore perse un battito. Lui le era vicinissimo,le stava di fronte e torreggiava su di lei con quell’aria misteriosa e affascinante. Rimasero a guardarsi negl’occhi,tutti e due immobili. Ad un certo punto Andrè sorrise. Un sorriso normale,sincero,dolce. La tensione sparì. Lei sospirò,sollevata ma anche delusa.
"È pronto il pranzo." disse lui,cordialmente. Roxanne non aveva molta fame,avrebbe preferito rimanere in camera a leggere.
"Ah – ah. Conosco quello sguardo. Non rimarrai qui a leggere,signorina." disse lui,con voce autoritaria. Roxanne si stampò in volto un faccino dolce che supplicava.
"Oh,l’arma del faccino tenero?" chiese lui,poi,facendo un espressione allarmata,aggiunse "Oh,no! Come farò a sopravvivere a quel faccino?!"
Smise di recitare e la guardò. La fissò con uno sguardo che non prometteva niente di buono. Le sorrise con fare provocatorio e le si lanciò addosso.
"Andrè!" disse lei,con un tono tra l’isterico e il divertente. Lui incominciò a farle il solletico da tutte le parti. Roxanne si agitava sotto di lui cercando di farlo smettere,ma era impossibile. Dopo poco Andrè si fermò e,puntandosi sui gomiti,si alzò giusto quel poco che bastava per guardarla in faccia.
"Allora vieni?" le disse,ansimante. Aveva lottato sul suo letto solo per un pranzo.
"No." rispose,testarda,lei. Lui parve sorpreso e si alzò. Roxanne si rialzò,sedendosi sul letto e aggiustandosi i capelli,ormai scompigliati. Andrè la guardò per tutto il tempo. Quando lei ebbe finito di aggiustarsi,voltò la faccia e guardò dall’altra parte.
"Non avrei voluto arrivare a tanto. Ma mi costringi ad usare la mia arma segreta." disse e si rigirò a guardarla,con uno sguardo malizioso stampato in volto.
Si piegò su di lei e la baciò sulle labbra. Lei si sciolse e lui,avvertendo questo suo stato,socchiuse la bocca. Con la lingua sfiorò le sue labbra e poi si allontanò un poco. Lei voleva ancora baciarlo così si allungò verso di lui,mentre lui arretrò ancora un po’. Senza accorgersene,si era alzata dal letto per seguire le sue labbra e aprendo gli occhi,trovo il suo sguardo infuocato,lo sguardo di chi aveva la vittoria in mano. Lui le si buttò addosso,premendo le sue labbra su di lei,e la prese in braccio. Lei si appoggiò a lui e continuò a mantenere quel contatto così dolce e pieno di passione. Quando riaprì lo sguardo si guardò in torno e capì di essere in soggiorno. A quel punto capì il suo piano:baciarla e farla alzare con l’inganno,per poi prenderla di peso e portarla giù. Lei era furiosa,ma anche molto divertita. Per vendetta lo guardò negl’occhi e,continuando a baciarlo,gli sorrise. Poi gli morse il labbro inferiore. Andrè si sorprese così tanto da rimanere a bocca aperta e,quando sentì la sua presa allentata,si buttò giù dalle sue braccia. Si aggiustò i vestiti stropicciati e infine lo guardò. Sorrise,un sorriso che prometteva guai.
"Così impari a costringermi." disse lei. Lui sorrise.
"Non ti ho costretto a baciarmi. Sei stata tu che,mentre mi allontanavo,ti avvicinavi." ecco,di nuovo,quel suo tono canzonatorio e quel sorriso beffardo. Si stava divertendo molto con lei,a quanto pareva. Roxanne gli tirò un pugno sul braccio e andò in cucina. Sentì,dietro di se, Andrè che rideva e lei,per risposta,si coprì un sorriso che le era affiorato sul volto.
"Finalmente siete scesi!" esclamò Steph. "Stavo per chiamare 'Chi l’ha visto?'!" disse. Io e Andrè sogghignammo e Mark alzò gli occhi al cielo.
"Basta perdere tempo,Steph. Ho fame." disse Mark,leccandosi le labbra. Poi guardò Roxanne e aggiunse "Sono stato educato ad aspettarti. Adesso per sdebitarti ti vieni a sedere così mangiamo? La mia pazienza non è infinita,quando si tratta di cibo."
"Non esiste la parola “pazienza” nel tuo vocabolario,Mark. "disse Andrè,alzando gli occhi al cielo. Roxanne sorrise e mimando con le labbra la parola "Scusa." si sedette. Le sedie intorno al tavolo erano 4: Mark e Steph da una parte,Andrè ed lei dall’altra. Che emozione. Si sentiva a casa,finalmente.
"Ecco qui il pranzo! Servitevi." esclamò Steph,portando i piatti a tavola.
"Certo!" dissero in coro Mark,Andrè e Roxanne. Dopo un altro po’ di risatine incominciarono a mangiare tutto quel ben di Dio.

***

Daniel si svegliò sentendo bussare. Aveva finito la colazione e sentendosi sazio si era riaddormentato,come un bambino.
"Si?"chiese,con la voce roca per il sonno. La porta si aprì e sulla soglia apparve Paul.
"Daniel,alzati e preparati. Damon mi ha mandato a dirti che il pranzo è pronto." disse Paul,come al solito,senza espressione.
"Ok." rispose Daniel,freddamente. Quando la porta si fu richiusa,si alzò e andò a farsi una bella doccia. Quello scorrere dell’acqua lo calmava ogni volta,era rilassante sentire quell’acqua scorrergli addosso.
Quando ebbe finito, si diresse in cucina. Lì trovò tutti seduti a tavola,con i piatti pronti. Però,notò,che nessuno stava toccando il cibo. Daniel si sedette e fissò gli altri: Mary gli sorrise,Paul spostò lo sguardo e Damon non lo guardò proprio. Era strano. Un pensiero gli balenò in testa:erano preoccupati per lui. Come se fossero la sua famiglia. In effetti erano quelli che vivevano con lui e si prendevano cura del suo corpo. Erano le persone più importanti che aveva,così si decise a dire che era tutto a posto e che no si dovevano preoccupare.
"Smettetela. Sto bene,sul serio. Il mio bel faccino e il mio splendido sederino stanno bene." disse lui,quasi sbuffando. La tensione si alleggerì. Mary sghignazzò,Paul piegò leggermente le labbra in un sorriso e Damon sorrise,malizioso.
"Bene,buon pranzo." disse il Demone e tutti incominciarono a mangiare. Daniel li fissò tutti. Infondo quelli erano una specie di famiglia. Si,erano la sua famiglia. E presto   anche Roxanne De Andrè ne avrebbe fatto parte. Non aveva nessuna intenzione di fallire quella sua missione e l’Omega poteva farli tutto quello che voleva,ma lui non avrebbe cambiato idea. Con un sorriso malefico,incominciò a mangiare.

***

"Ti aiuto a lavare i piatti." quando disse questa frase,Steph la guardò male. Roxanne ricambiò il suo sguardo e alla fine lei si arrese. Roxanne si avvicinò al lavello e prese lo straccio. Glielo lanciò e,quando lei lo prese al volo,sorrise.
"Io lavo tu asciughi e metti a posto,ok?" le disse. Steph,rassegnata,annuì. Incominciarono a lavare e asciugare. Ci fu uno strano silenzio. Roxanne la guardò con la coda dell’occhio e vide che era persa nei suoi pensieri. Non voleva disturbarla così continuò a lavare le stoviglie e si perse in sogni e pensieri per lei assurdi. Lei e Andrè stavano insieme? No,non poteva essere. Si conoscevano da così poco tempo! Però sapeva come farle perdere la testa,era sempre pronto ad ascoltarla e a consigliarla. E poi baciava davvero bene! Cristo santo,stava perdendo la testa. Senza accorgersene sorrise. Quell’idea,dopo tutto,non era male.
"A che pensi?" chiese Steph,all’improvviso. A quel suono per poco non prese un colpo,ma mascherò il suo spavento con una faccia che cadeva dalle nuvole. Infondo,non era tanto lontano dalla realtà.
"Cosa ti fa pensare che io stia pensando a qualcosa?" chiese lei. Steph la guardò intensamente.
"Il tuo sguardo e il tuo sorriso." rispose lei,come seccata. Ops..questo si che era un pasticcio. Non poteva certo dirle che stava perdendo la testa per Andrè!
"Oh,niente di che." ribatté Roxanne,guardando altrove per nascondere,ai suoi occhi, quella piccola bugia. Poi ci pensò e le disse "A dir la verità pensavo a cosa stessi pensando tu. Avevi lo sguardo perso nel vuoto." la guardò,intensamente, e notò uno sguardo di stupore nei suoi occhi. Si voltò di scatto,arrossita,aggiungendo "Certo sono fatti tuoi,non ti costringo mica a dirmeli." Sentì una mano toccarle la spalla e si girò. Steph la guardava intensamente,ma con sguardo dolce.
"Tranquilla. So che non era un modo per impicciarti nei miei fatti. E solo che sei la prima che se ne accorge." disse lei spostando lo sguardo di fronte a se. "Sai qui dentro di solito sono quella che mette a posto le cose. Mark è un po’ troppo spensierato e si caccia spesso nei guai." continuò lei e Roxanne rabbrividì pensando a che guai potesse cacciarsi."Andrè invece pensa troppo e diventa troppo spesso scontroso. Quei due sono sempre in litigio,nonostante vivano sotto lo stesso tetto da tanti anni. A volte mi sembra di impazzire e vorrei urlare contro quei due,ma ci ragiono e con molta calma li divido,li aiuto,li difendo. Però devo stare attenta a non pensarci neanche un po’ perché quei due sono molto bravi a capire i pensieri degl’altri,soprattutto Andrè." cavoli,su questo aveva proprio ragione. Era capitato parecchie volte che lui riuscisse a captare i suoi pensieri. Pensava di essere un libro aperto,ma a quanto pare era proprio lui. All’unisono,sospirarono e poi scoppiarono a ridere.
"Wow,sono in questa casa da così poco tempo,e già sto diventando come te." disse Roxanne,sghignazzando. Steph la guardò truce e voltò la faccia.
"Vuoi dire che è una brutta cosa,vero?" recitò lei,con un tono indignato. Roxanne cercò di mantenere il controllo e non ridere.
"No,assolutamente no." rispose,con una voce acuta. Steph rise forte.
"Sei davvero incredibile!"urlò lei,tirandole una pacca sulla spalla. Roxanne rise.
"Naah,sono solo me stessa." ribatté. Lei la guardò dolcemente.
"Sai,all’inizio non ero d’accordo sulla tua presenza in questa casa. Ma non l’ho dato a vedere. E poi Andrè lo desiderava così tanto che non sapevo che fare. Ho accettato,ma non con sicurezza." le rivelò. Lei ci rimase male e sentì una fitta al petto. Sembrava troppo bello per essere vero,quello era solo un sogno.
"Non fraintendermi." aggiunse,subito,lei "Non volevo mica dire qualcosa di offensivo capace di rattristarti. Volevo confidarti questa cosa per poterti dire che ho cambiato idea. Sei bella,dolce,divertente e simpatica,una buona amica,una donna deliziosa ed elegante. Un vero tesoro e sei una vera e propria attrice,devo ammettere." continuò lei,con un risolino "Mi sto affeziono davvero tanto a te. Sei come una sorella per me,anche se ci conosciamo da poco. E sei l’unica che mi ha visto piangere,sia di gioia che di disperazione, e che mi capisce subito. Sei unica,davvero. Sono felice di averti incontrata." sorrise,sollevata. Roxanne faticava a trattenere le lacrime. Alla fine non resistette e le lacrime,calde e bagnate,rigarono le sue guancie. Steph addolcì ancora di più il suo sguardo,pronta ad aiutarla. Ma qualcosa andò storto. Un flashback la colpì come uno schiaffo.
"Stai piangendo?" chiese quella bambina dell’orfanotrofio. Si trovava nella serra e stava piangendo per via dei suoi genitori:voleva così tanto sapere chi fossero!
Stava piangendo nella serra perché quei fiori erano le uniche cose importanti nella sua vita. Così capaci di rallegrarti,ma anche di rattristarti come in quel momento.
Lei non riuscendo a rispondere a quella domanda,singhiozzò ancora di più. Quella bambina le si avvicinò sedendosi,per terra, con lei. Poi incominciò ad accarezzarle i capelli,senza proferire parola. Sapeva che il silenzio era ottimo e che doveva farla sfogare ancora un po’. Loro due divennero delle vere amiche. Un giorno erano in giardino a giocare,avevano 11 anni, e Roxanne aveva il suo bel cappellino rosa con i fiorellini,l’unico ricordo della sua famiglia. Stavano giocando con le bambole all’aperto,ma il tempo non era tanto promittente. Infatti dopo poco scoppiò a piovere e,tra le risate,si misero a correre verso l’orfanotrofio. Al vento il suo cappello volò e si girò per riprenderlo,ma lei l’afferrò per il braccio e si mise a correre più forte. Quando arrivarono alle porte la lasciò lì dicendole di non muoversi. Infine lei si mise a correre per riprenderle il cappello. Roxanne era così felice di avere un’amica così. Lei entrò nel bosco che circondava l’orfanotrofio e sparì dalla sua visuale. Incominciò a preoccuparsi,non vedendola tornare. Ma subito si sentì sollevata,vedendo che correva verso di lei con il suo cappellino. Era vicino all’orfanotrofio quando un fulmine colpì il giardino,proprio nel punto in cui lei stava correndo. Roxanne si spaventò e si nascose. Quando il rumore cessò guardò fuori e spalancò occhi e bocca:la sua amichetta era lì stesa a terra,colpita in pieno dal fulmine,con il cappellino rosa in mano. Lo aveva protetto con il suo corpo ed era ancora intatto. Roxanne voleva correre da lei e piangere all’infinito. Ma il suo corpo non si muoveva e i suoi occhi non facevano uscire nessuna lacrima. Un pensiero la colpì e capì che non doveva più affezionarsi a nessuno:quell’amica era morte per lei,per prendere un oggetto importante per lei. Tutto quello che aveva di più caro,moriva. I suoi genitori,la sua famiglia,il fiorellino azzurro che lei tanto amava e infine la sua amichetta del cuore. Sentì i rumori delle suore correre fuori e prenderla per portarla in camera sua e nasconderle quella scena atroce,ma era troppo tardi. Non lottò per rimanere lì,non oppose nessuna resistenza. I giorni si susseguirono veloci e uguali. Lei era sempre chiusa in camera sua e le suore la prendevano per farla mangiare. Stava sempre zitta,non parlava con nessuno,non rideva ne sorrideva e nemmeno piangeva. Un giorno una suora le portò il suo cappellino rosa,dopo che l’avevano lavato. Lei lo teneva in mano e camminava in silenzio per l’orfanotrofio. Era inverno quindi faceva molto freddo e tutti i camini erano accesi. Si fermò a guardarne uno,incantata dalle fiamme. Senza pensarci buttò il suo cappellino la dentro e lo guardò bruciare in silenzio,senza né fiatare né piangere.
"No!" urlò allontanandosi di scattò da Steph,che le stava per levare una lacrima. Steph si bloccò all’improvviso,preoccupata. Tentò di avvicinarsi a lei,ma lei continuava ad allontanarsi. Non doveva affezionarsi. A nessuno. Senza dire niente e continuando a piangere,corse via. Qualcuno gridò il suo nome,ma non ci badò. Si rifugiò nella sua camera,ma non si buttò sul letto a piangere. Si sedette nell’angolo più lontano e si abbracciò le ginocchia. Incominciò a dondolare avanti e dietro con lo sguardo perso nel vuoto,impaurito,e con le lacrime che continuavano a non cessare.


Ciao a tutti! Eccomi qui,come da promesso! Per ora pubblico questo il mio udicesimo capitolo,tra un pò il dodicesimo. Spero che vi piaccia e spero voi commentiate.
Non vi dico le solite cose,perchè tanto le sapete già >o<"
Con affetto,
Kimmie :3

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Capitolo 13
*** Tango appassionato e fantastico. ***


Tango appassionato e fantastico.

Andrè aveva sentito gridare dalla cucina ed era sceso subito. Quando entrò in cucina trovò Stephanie con gli occhi sbarrati una mano sulla bocca,per coprire la bocca spalancata, e l’altra dritta davanti a se,come se cercasse di prendere qualcosa di lontano e irraggiungibile. Subito le balenò in mente un pensiero. Roxanne. Lei era lì con lei ed era successo qualcosa. Corse da Stephanie e le mise le mani sulle spalle.
"Steph,cos’è successo?" domandò Andrè,ma lei continuava a guardare il vuoto. Alle sue spalle arrivò Mark,sceso giù sentendo urlare. La scosse un po’.
"Steph! Che ti prende?! Cosa è successo?!" le gridò contro Mark. Lei si riprese e li guardò. Nei suoi occhi vide tristezza,preoccupazione,sgomento e mortificazione.
"Cosa è successo?" sussurrò Andrè. Lei incominciò a piangere,senza fare rumore. Mark si era ammutolito a quella scena.
"R..Roxanne." mormorò lei. Come supponeva,Andrè,c’entrava lei. L’altro parve trattenere il fiato.
"Dov’è? Cos’è successo?" le chiese,asciugandole con i pollici il volto.
"S..stavamo parlando. Le ho rivelato i miei sentimenti,che le voglio bene. S..si è messa a piangere di gioia,sembrava. M..ma poi ha urlato ed è s..scappata via,piangendo." rispose lei,guardando nel vuoto e balbettando a bassa voce.
"Ok,Steph. Tranquilla,ci penso io. È andata di sopra?" chiese lui. Lei annuì leggermente.
"Ci penso io. Calmati. Ci sono io." le sussurrò e lei lo guardò.
"Se le ho fatto del male,dille che non volevo." mormorò lei,dispiaciuta. Lui annuì,le asciugò l’ultima lacrima e corse via. Prime di uscire dalla cucina,mise una mano sulla spalla dell’amico,che capì al volo di aiutare Stephanie. Salì le scale di corsa,lasciando quei due in cucina,e si diresse davanti alla camera di Roxanne. C’era un silenzio innaturale lì dentro. Lui bussò e da dentro provenne un singhiozzo. Aprendo piano la porta,Andrè trovò Roxanne in un angolo,seduta a terra con le braccia intorno alle ginocchia,mentre dondolava avanti e indietro. Aveva lo sguardo perso nel vuoto,traumatizzato,spaventato. E le sue lacrime le stavano bagnando i vestiti e le rigavano il volto. Lui richiuse la porta. Non sapeva cosa fare,se andare da lei e parlare oppure tranquillizzarla rimanendo in silenzio. Decise per la seconda opzione e le si avvicinò,lentamente. Lei neanche se ne accorse. Si sedette vicino a lei e mosse la mano per accarezzarle,in silenzio,i capelli. Appena la sua mano toccò i suoi capelli lei si irrigidì.
"No!" urlò lei,allontanandosi di scatto da lui. Lui rimase immobile,con la mano sospesa in aria. L’abbassò e decise di parlarle.
"Roxanne,cosa è successo?" le chiese,dolcemente.
"D..Darcy…C..cappellino rosa…O..Orfanotrofio..F..fulmine…" stava cercando di raccontare lei,ma la sua voce era coperta dai singhiozzi e continuava a balbettare cose senza senso.
"Calmati e raccontami tutto." le disse lui. Lei parve tornare in se e lo guardò. I suoi occhi erano di una tristezza infinita.
Incominciò a parlare..gli raccontò ciò che successe all’orfanotrofio,della bambina di nome Darcy,del suo cappellino rosa e del fulmine che colpì Darcy. Gli raccontò tutto dall’inizio alla fine e continuò a piangere e singhiozzare per tutto il tempo.
"I..io non m..mi devo a..a…affezionare." disse lei,balbettando. "A n..nessuno.."
"Perché mai? Io,Steph e Mark siamo la tua famiglia ora! Tu hai noi,ti puoi fidare di noi,ti vogliamo bene e ci preoccupiamo per te. Ti aiuteremo e ti saremo vicini,sempre.>> le disse lui,per rassicurarla.
Lei lo guardò atterrita e si alzò di scatto in piedi.
"Ma non capisci?!" gli urlò contro. Quell’urlo così forte rimbombò in tutta la stanza.
"Tutte le persone a me care muoiono! MUIONO! Lo capisci?! M-u-o-i-o-n-o!" continuò lei,urlando. "Prima la mia famiglia,poi il fiorellino azzurro,la mia amichetta Darcy e finirete per morire anche voi!" si fermò,smettendo di urlare.
"Io non voglio.." sussurrò,spaventata. Una rabbia inumana spuntò in lui. Si rialzò di scatto. Doveva farle capire che si sbagliava. Anche a costo di urlarle in faccia.
"Ti sbagli! Se le persone a te care muoiono non per questo dovresti non affezionarti a qualcuno o qualcosa! Darcy a sacrificato la tua vita per salvare un oggetto a te caro! E il fiorellino è stato strappato per gelosia! E ,per quanto non so cosa sia successo alla tua famiglia, sono sicura che ti hanno abbandonata perché ti amavano troppo e volevano proteggerti!" le urlò contro. In realtà,lui sapeva molto bene cos’era successo alla sua famiglia. Lei si spaventò e lo guardò con gli occhi sbarrati.
"Noi vogliamo starti vicini e aiutarti perché tu sei importante per noi. E se dovessimo morire sarà per difendere te,per far continuare la tua vita,chiaro? Il destino non esiste e nemmeno il fato. Sei tu che ti scegli le strade della tua vita e le scelte da fare. Nulla è già scritto. Nemmeno il futuro." aggiunse lui,più calmo,abbassando la voce. Lei ricominciò a piangere. Gli corse incontro e incominciò a tirare i pugni sul suo petto. Quando si bloccò,Andrè l’abbracciò forte e lei pianse ancora più forte. Il suo corpo tremava scosso dai forti brividi. Continuarono così per ore,rimanendo abbracciati e in silenzio. Lasciando che quell’amore e quel silenzio,iniziassero a curare la profonda ferita nel suo animo.

***

Roxanne si lasciò cullare per ore. Era seduta a terra,tra le braccia di Andrè. Prima lei si era confidata con lui riguardo alla sua amichetta Darcy,ma poi avevano alzato i toni. Andrè,alzando la voce,l’aveva fatta calmare e sfogare ancora di più,versando ancora più lacrime. Adesso era passato tanto tempo e lei finalmente aveva smesso di tremare e di singhiozzare sulla sua maglietta. Senza farsene accorgere,voltò lo sguardo per guardarla e vi vide una grossa macchia al centro! Era una macchia formatasi dalle sue lacrime e da un po’ di mascara. Oh Dio! Quella maglia andava buttata e tutto per colpa sua!
"Scusami." sussurrò lei. Lui si mosse sotto di lei,l’allontanò quel poco per guardarla negl’occhi,ma lei non glielo permise e spostò lo sguardo altrove.
"Guardami." disse lui "Guardami,Roxanne." Lei non ebbe il coraggio e continuò a guardare il pavimento. Lui tentò di alzarle il viso,ci riuscì,ma lei non alzò lo sguardo. Lui si rassegnò.
"Come stai?" riprovò,allora,lui,dolcemente.
"Male. Mi sono lasciata cullare come una bambina e ti ho pure sporcato la maglia." mormorò lei,tristemente.
"Questo ed altro per te." disse lui. Quelle parole erano un sussurrò e pensò di non averle sentite per davvero. Voltò di scatto lo sguardo verso di lui: una strana luce gli illuminava gli occhi.
"C..come?"chiese lei,balbettando. Continuarono a fissarsi l’un l’altro,nel silenzio.
"Ho detto 'Questo ed altro per te'." rispose,poco dopo,lui. Di nuovo quella luce nei suoi occhi.
Nella stanza calò il silenzio. Lei arrossì. Anzi dire che arrossì era un eufemismo. Le sue guance si tinsero di un bordeaux intenso e dentro di se sentì tanto caldo. Lui avvicinò la sua mano al suo viso. Le toccò il mento,la guancia,le sopracciglia,la fronte e poi tornò di nuovo giù.
"Non sai quanto tu sia importante per me." mormorò lui,continuando a toccarla.
"Ti ho appena detto che non devi dire così." sussurrò lei,guardando altrove.
"Roxanne." disse lui. Nel sentire il suo nome,lei si voltò spalancando gli occhi: lui era a pochi centimetri da lei. Il suo respiro le arrivava in faccia; sapeva di mare ed era caldo.
I suoi occhi erano negl’occhi di Andrè,senza riuscirvi ad uscire. Come se si trovasse in un vortice nel più profondo e incantevole dei mari. Lui si avvicinò ancora di più e con l’indice le sfiorò le labbra. Lei,involontariamente, le socchiuse facendo cadere lo sguardo di Andrè lì. Lei intravide ancora quella luce in quegl’occhi così chiari e profondi.
"Ti amo." sussurrò lui e la baciò. Prima teneramente poi con passione. Le afferrò la nuca,infilandole le mani nei capelli,stringendosela contro. Lei pensava di aver immaginato tutto. Non può aver detto veramente che mi ama,pensò lei. Ma subito smise di pensare,persa in quel bacio. Lui socchiuse le labbra e,con la lingua,le sfiorò prima il labbro superiore poi si soffermò su quello inferiore. Lei socchiuse le labbra e il suo respiro caldo le entrò in bocca. Ansimò al tocco della sua lingua sui suoi denti. Alla fine le toccò la lingua,incitandola a partecipare in quella danza di passione. Lei incerta alzò la lingua e sfiorò la sua. Lui ebbe un brivido e la strinse ancora di più a se. Le loro lingue si incontrarono come in un tango,appassionato e fantastico. Un tango dove c’erano solo lei e lui. Un tango in cui lottavano per il loro amore e per ottenere il cuore l’uno dell’altro. Un tango che aveva avuto inizio con semplicità. e che non sarebbe finito tanto facilmente. Sempre uniti da quella passione. Così andarono avanti per svariati minuti. Lui spostò una mano sul suo corpo,accarezzandole spalla,schiena,fianchi per poi risalire fino al seno e ne sfiorò uno. Lei gemette e,a lui,parve piacere quel suono. La prese per i fianchi e se la mise sopra di se,senza mai staccare le labbra da lei. Lei era troppo sciolta e persa per pensare a cosa stava facendo. Quando le loro labbra si staccaronò,entrambi ansimavano. Si guardarono in silenzio e lei notò che quella luce dai suoi occhi non era scomparsa. Roxanne capì che quella luce era il suo desiderio. Andrè prese ad accarezzarle i capelli e la schiena.
"Allora,va meglio?" chiese lui,ancora mormorando. Lei aprì la bocca per parlare,ma non ne uscì nessun suono,così annuì leggermente. Lui sorrise.
"A quanto pare il mio fascino a fatto di nuovo colpo."disse lui,beffeggiandosi,con un sorriso malizioso. Lei annuì ancora,poi però collegò la sua frase e gli tirò un pugno,amichevole,sul braccio.
"Non è assolutamente vero." disse lei,con voce roca. Oh,Dio! Cos’era successo alla sua voce? Doveva essere l’emozione.
"Certo,certo." disse lui,allargando il suo sorriso malizioso. A Roxanne venne un pensiero e non riuscì a trattenere le parole di quella domanda affiorata nella sua mente.
"Lo hai detto per davvero?" chiese lei,per poi imprecare e tapparsi la bocca.
"Cosa?" chiese lui. Lei fece cenno di no,sempre con la mano sulle labbra.
"Avanti,cosa avrei detto per davvero?" la incitò lui,sorridendole cortese.
"Niente." mormorò lei,sempre con la mano davanti la bocca. Poi voltò lo sguardo altrove. Nel frattempo la sua mente rispose 'se hai detto davvero che mi ami ' e arrossì.
"Si." disse lui. Lei spalancò ancora di più la bocca. Possibile che le avesse letto nel pensiero? Avanti,si disse,non essere sciocca. Forse lo ha capito dai tuoi occhi oppure si è ricordato cosa ti ha detto. Infondo Steph e lei avevano detto che era bravo a capire i pensieri altrui.
"Cosa si?" chiese lei,cercando di mantenere un tono fermo e calmo. Lui sorrise.
"Ho detto che ti amo." disse lui,ancora sorridendo. Le ebbe paura di avere un infarto.
Le mani le ricaddero pesantemente sui fianchi,la bocca si spalancò di colpo,il suo corpo rimase immobile.
"Ehi non mi vomitare addosso,eh!" esclamò lui,sfottendola e scherzando. Ma Roxanne non riusciva a scherzare,era bloccata da quella dichiarazione. Lui se ne accorse.
"Ok,non sono bravo nelle dichiarazioni. E allora? Per dichiarare il proprio amore non bisogna mica essere per forza filosofi e poeti." disse Andrè,sbuffando e guardando altrove. Nel suo corpo si scatenò della rabbia. Lui era davvero stupido. Davvero,molto stupido.
"Pensi che io stia così perche hai detto semplicemente “ti amo” al posto di una dichiarazione poetica ?!"chiese lei,alterando il suo tono.
"Ah,no?" controbatté lui. E fece quel suo sorriso magnifico. Se non fosse stato così bello lo avrebbe preso a calci.
"No." fece lei,stizzita. Non voleva dire il vero motivo,ma sapeva che lui glielo avrebbe chiesto.
"Allora perché eri bloccata?" chiese lui,con un tono divertito,ma serio. Lei guardò altrove e arrossì. Ecco,come immaginato.
"Bhè.. è che non me lo aspettavo." disse lei,a bassa voce. Diventò ancora più rossa.
"Adoro quando le tue guancie diventano rosse,sembrano due enormi ciliegie!" scherzò lui. Lei sbuffò. Non si poteva parlare seriamente con questo cretino. Si pentì,subito,di averlo chiamato così,ma era ancora irritata.
"Con te non si può avere una discussione seria." disse lei,e,in spazientita, si alzò. Lui le afferrò un braccio e la tirò di nuovo giù. Si trovarono,di nuovo,faccia a faccia con le bocche vicinissime. Lei trattenne il respiro.
"Ok scusa. Ma anche io sono abbastanza timido." le disse sincero. Lei spalancò la bocca. "Comunque sono felice di averti colpita dichiarandomi. Però ormai si capiva da tanto che provavo questi sentimenti per te." aggiunse,lui,dopo e abbassò lo sguardo. Era la prima volta che lo vedeva così.
"Anche io ti amo." sussurrò lei. Non credeva di averlo detto per davvero,ma poco le importava. Gli buttò le braccia al collo. Andrè ebbe due reazioni: prima si immobilizzò,poi affondò la faccia nel suo collo stringendola forte. Dopo un po’ Roxanne si allontanò da lui,gli diede un bacetto veloce sulle labbra e sorridendo si alzò.
"Ok,basta. Ho bisogno di uscire un po’. Di passeggiare un po’." disse lei,allegra,mentre si stiracchiava. Poi lo guardò con dolcezza.
"Vorresti accompagnarmi?" gli chiese,traboccante di amore per lui. Lui sorrise,dolce.
"Certo. Andiamo." rispose. Si alzò e la prese per mano. Lei levò la mano e lo guardò male.
"Cambiati maglietta è tutta sporca per il pianto di prima."disse lei,con uno sguardo tra il truce e il desolato.
"Va bene. Cambiati anche tu. Ci troviamo qui fuori tra 5 minuti." disse lui ed uscì. Mamma mia che emozione! Credeva di poter morire quel pomeriggio,poi era arrivato lui che aveva illuminato tutto come il sole. Lei sorrise ormai sola e incominciò a rovistare nell’armadio. Sarebbe stata una bella passeggiata,pensò.

 

Ciao! Eccomi di nuovo x°D Questo è il mio dodicesimo capitolo! spero vi piaccia t.t
Sono di poche parole,lo so. E che sono molto..demoralizzata. 
I'm sorry.
P.s. Recensite!!! >o<"
Bye bye.
Con affetto,
Kimmie :3

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Capitolo 14
*** Il nuovo piano. ***


Il nuovo piano.

Si,c’è la farò,pensò Daniel. Quel giorno,Daniel,era pronto per mettere in atto la sua missione. Era ormai sera,ed era stato tutto il pomeriggio a pensare ad un piano. Un piano nuovo,terrificante,geniale. Era in giro dalle sei di pomeriggio ed era pronto ad invitare Roxanne a cena,quando un scena lo aveva lasciato a bocca aperta. Mentre passava da Hampstead,un quartiere di villette non di lusso,ma abbastanza grandi,si era imbattuto in una villetta bianca a due piani con terrazza. Una villetta molto carina,non c’è che dire. Ma quello che lo aveva lasciato a bocca aperta era questo: le persone uscite da quella casa,Andrè e Roxanne. Ora,mettendo che Roxanne si è trasferita da poco a Londra e abita in una camera di un Hotel del centro,quella casa doveva essere di Andrè. Lui era rimasto lì,nascosto,fin quando non erano tornati,diciamo un oretta e più dopo. Erano rientrati,entrambi in casa. Lui non sapeva se ora lei abitasse lì o se era lì solo per una giornata ,così aveva deciso di andare a vedere all’Hotel. Ed ora si trovava lì,a camminare verso l’Hotel. Mentre camminava sentì il suo cellulare vibrare,ma lo lasciò perdere. Era troppo impegnato in altro per rispondere. Dopo pochi minuti,arrivò all’Hotel e vi entrò. Si diresse alla reception,dove c’era una donna bionda con occhi verdi. Quando lo vide andò in iperventilazione,probabilmente per la bellezza,ma gli unici pensieri che Daniel sentì erano che era attraente con un fisico bestiale. Nient’altro. Bene almeno non era come la donna dietro la reception della redazione. Quando si trovò di fronte la donna sorrise.
"Buona sera." disse lui. Lei sorrise,come doveva fare nel suo lavoro,e si sporse verso di lui. In fin dei conti,non era poi così male.
"Salve,signore. Mi dica." disse lei. Aveva una bella voce,doveva ammetterlo.
"Sto cercando un amica. Ci conosciamo da poco e mi ha detto che abita qui,in una delle camere di quest’Hotel. Solo che quando me lo ha detto andava di fretta e non mi ha detto il numero della camera." sorrise lui,di nuovo,con fare innocente.
"Certo,capisco. Mi può dire il nome?" disse lei,mettendosi al computer.
"Il mio?" disse lui allargando il sorriso. Lei sogghignò e infine lui aggiunse "Roxanne De Andrè." La donna parve stupita e lo guardò.
"Oh,conosce la signorina De Andrè?" disse lei,titubante. Chissà perché quella domanda.
"Certo,lavoriamo nella stessa redazione. Qualcosa non va?" chiese lui.
"Oh,no. Solo che la Signorina De Andrè non è più in questo Hotel." rispose lei,guardando il monitor. Sollevò lo sguardo su di lui,che era rimasto pietrificato.
"Ne è sicura?" disse lui. La donna annuì. Bene quindi abitava con Andrè! Che notizia.
"Va bene,grazie lo stesso. Domani a lavoro le chiederò come mai non mi ha avvertito di essersi trasferita." disse lui,sorridendo ancora una volta.
"Bene. Arrivederci e buona serata." disse lei,ricambiando il sorriso,per poi sparire dietro una porticina. Daniel ammirava quella donna: nonostante l’attrazione che provava verso di lui non aveva fatto pensieri sconci come Marisa.
Daniel appena uscito dall’Hotel,si incamminò verso casa sua. Aveva pensato a come invitarla a cena,ma adesso,sapendo che abita con Andrè,non avrebbe accettato. Quindi questo piano era da scartare. Mentre camminava sentì delle voci e si girò. Sull’altro marciapiede due fidanzati litigavano. Senza volerlo,si concentrò per sentire la discussione.
"Come hai potuto! Ci eravamo dichiarati da qualche giorno e tu,subito dopo,ti vedi con un'altra!" stava urlando la donna.
"Ma,amore,che cosa dici? Io non mi vedo con nessun’altra!" stava rispondendo l’uomo.
"Ah,no? E quella bionda uscita da casa tua chi era? Tua nonna?!" urlò lei. Daniel non poté che ridere. Scocciato da quella discussione patetica,si incamminò di nuovo. Mentre si dirigeva a casa pensò se anche Andrè e Roxanne si erano già dichiarati. All’improvviso un’idea lo colpì. Prese il cellulare dalla tasca e chiamò Paul.
"Si?" disse Paul. Era incredibile,ma quell’idea era ancora più geniale del piano di prima.
"Paul sono Daniel. Oggi farò più tardi. Devo andare dall’Omega. Cenate senza di me,non mi aspettate chiaro?" disse lui,tutto di un fiato.
"D’accordo." rispose Paul,e riattaccarono. Le chiamate con Paul erano sempre così:veloci e chiari. Per questo preferiva  chiamare lui al posto di Mary.
Concentrandosi,inviò all’Omega di essere chiamato alla base. Dopo poco,il solito formicolio del richiamo,gli invase il corpo. Aveva accettato. Lui chiuse gli occhi:durante il viaggio agl’inferi,lo faceva sempre per non vedere gli orrori che gli sarebbero apparsi. Quando sentì l’asfalto sotto i suoi piedi,aprì gli occhi.
"Ben tornato,Daniel." disse una voce cavernosa. L’Omega,pensò Daniel,rabbrividendo. Davanti lui vedeva solo buio.
"Sono qui,perché ho un piano." rispose lui. “E spero che lei lo accetti.” Aggiunse lui,mentalmente.
"Sono davvero curioso di sentirlo." disse L’Omega. Adesso era più vicina a lui. Un ombra nera si formò davanti ai suoi occhi:un ombra che sorrideva. Rabbrividendo ancora una volta si preparò a dire il suo piano. Sperava solo che andasse bene. Altrimenti a lui sarebbe andata molto,ma molto male.

***

"A tavola,ragazzi!" urlò Steph,dalla cucina. Io e Andrè eravamo stesi sul suo letto a fissare le stelle disegnate sul soffitto e a parlare di costellazioni. Roxanne girava e rigirava il fiore che lui le aveva regalato qualche minuto prima. Erano usciti per una passeggiata ed erano passati davanti un fioraio. Un fiorellino azzurro,identico a quello della sua infanzia,l’aveva colpita. Andrè voleva portarla via per non farle ricordare di nuovo quei brutti periodi,ma lei aveva insistito. 'Devo superare la mia paura.' aveva detto. E lui l’aveva guardata con ammirazione,fiero di lei. Le aveva comprato quel fiorellino. Lei si era soffermata tanto tempo prima di prenderlo tra le mani. Le immagini della sua infanzia l’avevano colpita come un pugno nello stomaco. Ma quel pugno,questa volta, lo aveva bloccato. Aveva fermato i ricordi e aveva stretto il fiorellino vicino al suo cuore. Andrè aveva sorriso e le aveva accarezzato i capelli. Poi erano passati da un pasticciere per prendere una bella torta con le fragole,da regalare a Steph per chiederle scusa per il suo comportamento. Infine si erano incamminati verso la casa.
"Tutto bene? Sei silenziosa." disse lui,continuando ad accarezzarle i capelli e le spalle.
"Si. Sento di aver superato la mia paura. E questo soprattutto grazie a te." rispose lei,girandosi quel tanto che bastava per guardarlo negl’occhi. Anche se era buio,dai suoi occhi,capì che stava sorridendo e ricambiò il sorriso. Si sporse verso di lui e lo baciò,con lentezza e dolcezza,sulle labbra. Quando si staccò da lui,notò che era stupito da quel gesto. Lei lo rifece e mormorò un "Grazie." tra le sue labbra. Lui la strinse forte a se. Fu Roxanne a staccarsi per prima,interrompendo quel  momento magico.
"Su,andiamo. Tutto il piangere di oggi mi ha messo su una fame pazzesca." esclamò lei,ridendo. Andrè partecipò alla sua risata. Si alzò e la prese per mano guidandola,nel buio,verso la porta.
Mentre uscivano sentì che anche Mark stava aprendo la porta.
"Ciao." disse lei,sorridendogli apertamente. Lui all’inizio parve stupito poi si riprese sorridendole.
"Salve." le disse,con calore. "Ed io che pensavo di scendere più tardi così non avrei dovuto aspettare,impaziente, la vostra comparsa in cucina!" aggiunse poi,ridendo.
Roxanne rise accompagnata anche da Andrè. Scesero tutti e tre insieme e quando entrarono in cucina Steph li guardava con occhi sorpresi. Giusto Andrè e Mark non andavano d’accordo,eppure ultimamente si. Che fosse per me? Si chiese,mentalmente, Roxanne. Steph,come se avesse intercettato i suoi pensieri,annuì. Lei gli sorrise.
La serata passò lenta,ma divertente. Perfino Andrè e Mark si divertirono,insieme. Al momento della torta lei la uscì e a Steph per poco non prese un colpo. Si abbracciarono e,Roxanne,le chiese scusa. Lei rispose che non c’è ne era bisogno,ma fu ben felice che la faccenda si fosse conclusa bene. Dopo cena,l’aiutò a lavare i piatti:lei lavava e Steph asciugava. Il solito,però questa volta anche Andrè e Mark diedero il loro aiuto. Mark,infine,uscì dicendo che andava a farsi un goccetto ad un pub. Andrè disse che doveva uscire,così prese Roxanne e l’accompagnò nella sua camera. Steph le augurò la buona notte,prima di andarsene e lei ricambiò. Sembravano una vera e propria famiglia. E a lei le si scaldò il cuore. La sua famiglia. Andrè le diede il bacio della buona notte e se ne andò,sorridendole. Lei richiuse la porta e andò in bagno. Aprì l’acqua calda e la fece scorrere. Nel frattempo uscì l’intimo e il pigiama e decise di aprire la finestra. L’aprì e si affacciò:il cielo era pieno di stelle e c’era la luna piena.
Mentre stava per richiudere la finestra,vide un ombra sul terrazzo. Affilò lo sguardo,ma non vide più niente. Eppure c’era qualcosa. Si intrattenne alla finestra e scorse la figura di un uomo sul terrazzo. Quell’uomo si sporse e si lanciò. Lei stava per urlare quando vide una luce bianca. L’uomo si era fermato in aria,circondato dalla luce bianca:la fonte di quella luce erano le sue ali. Un angelo. L’uomo si girò a guardare la luna,sempre fermo in aria, e lei ne vide il profilo. Spalancò la bocca e cadde all’indietro. Non riusciva a respirare. Il cuore le batteva all’impazzata:era Andrè. Non riuscì a muoversi e rimase per terra. Dopo molto,l’uomo volò via e lei si impose di alzarsi e andare a lavarsi. Doveva tranquillizzarsi,quello era solo frutto della sua stanchezza. Dopo essere rimasta tantissimo tempo sotto la doccia,si rivesti e si stese sul letto. Provò a dormire,ma non ci riuscì. Così si impose l’ordine di chiudere gli occhi e infine riuscì ad addormentarsi.

***

Daniel si smaterializzò davanti a casa sua. L’Omega aveva accettato il suo piano. E gli aveva dato un regalino. Lui ora non era più solo: con lui c’era Anne. Anne era una creatura dalla bellezza incantevole,ma era un demonio vero e proprio. Quindi era vero: ciò che più ti attrae spesso è qualcosa di infernale. Lei era proprio così. Daniel aveva perfino paura di lei,per così dire. Ma le serviva per il suo piano e Roxanne era più importante di tutti.
"Questa,da adesso in poi,sarà la casa in cui vivrai con me,Mary e Paul. Fino a missione finita." le disse lui. Non voleva trattarla come un oggetto,ma doveva essere severo.
"Perfetto." disse lei,con un sorriso che non prometteva niente di buono. Daniel non voleva farla entrare in casa,ma vi era costretto. Mary e Anne erano rivali fin dalla caduta dal paradiso,prima ancora della caduta di Andrè e Daniel. Erano entrambe malefiche,ma lei la batteva sempre. Per questo si odiavano. Daniel sospirò.
"Stai tranquillo. Durante il mio soggiornare in questa casa,per via della missione,la rivalità fra me e quella stupida di Mary sarà messa da parte." disse lei.
Daniel si girò ed incontrò il suo sguardo: per quanto poteva essere diabolica,sapeva che avrebbe mantenuto la parola.
Lui annuì e si diresse alla porta. L’aprì e urlò che era a casa. Sentì un rumore di passi provenire da sopra. Mary. Questa non ci voleva..
"Daniel,per fortuna sei…" appena apparve Mary,il silenzio calò nella casa. Aveva visto Anne. Il suo sguardo diventò gelido.
"La cena è nel microonde." continuò,lei,fredda. "Purtroppo non so se c’è qualcosa per la tua amichetta."  aggiunse,pronunciando l’ultima parola come un insulto.
" ‘Notte." disse lei e se ne andò. Daniel sospirò. Certo era un duro,ma vederla così lo faceva star male…
"Difficile la tua amica,eh?" disse Anne. Lui la incenerì con lo sguardo e lei scoppiò a ridere. Se avesse detto qualcos’altro su Mary l’avrebbe uccisa,lì su due piedi.
"Va al microonde e mangiati qualcosa,io non ho fame." disse lui. Lo stomaco era,ormai, serrato.
"Come vuoi." disse lei facendo un cenno della testa,a mo di saluto. Lui la vide sparire in cucina. Camminò,pensando a tutta questa storia, e si ritrovò davanti alla camera di Mary. All’improvviso la porta si aprì e apparve,sulla soglia,Mary. Il suo sguardo era ancora più gelido di prima. Eppure sapeva che ci soffriva tantissimo.
"Non voglio dirti niente. Solo una cosa però. Ricorda che noi ti abbiamo accettato in questa casa e tu mi stai ripagando così. Tienilo bene a mente."disse lei,gelida.
Lui stava per spiegarle tutto,ma lei eclissò i suoi sforzi.
"Non dire niente. Anzi non voglio sentire niente. Neanche una parola da quella tua bocca." disse lei. Gli sorrise gelida e gli chiuse la porta in faccia. L’aveva fatta grossa. Si stava incamminando verso la sua camera ,quando sentì dei passi dietro di se.
"La tua camera è infondo a sinistra."disse lui rivolto alla persona che aveva alle spalle,senza voltarsi. Sentì i passi allontanarsi e lui riprese a camminare. Appena entrato in camera si fece una doccia veloce e si mise a dormire,per dimenticare tutto. Anche se era impossibile dimenticare.

Eccomi qui! è la vostra Kimmie che vi parla :3 naoihfauifhaioo Bene,essendo seri,ecco a voi il mio 12esimo capitolo :D Probabilmente fa schifo,ma pazienza...ù.ù Scusate il ritardo,ma ho avuto dei "problemini". Okey,so cosa sta pensando: "Ma questa qua sempre problemi e brutti periodi passa?!" Ebbene,si è proprio così. Forse sono io che con il mio carattere di merda attiro momenti orribili su di me. Ma non importa,si tira la cinghia (Boh) e si va avanti a testa alta (a testa bassa finiresti per andare a sbattere contro un palo o chissà cosa)
Bhè,spero vi piaccia..recensite..e non odiatemi #muore
Con affetto,
Kimmie :3 

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Capitolo 15
*** Il maggiordomo & gli Angeli. ***


Il maggiordomo e gli Angeli.

Roxanne spense la sveglia che stava suonando da circa dieci minuti. La notte trascorsa non aveva dormito. Aveva sognato Andrè,l’angelo,poi entrambi,infine, si era svegliata. Una notte a dir poco agitata. Qualcuno bussò alla sua porta.
"Si?" disse,con voce roca,Roxanne. La porta si aprì lentamente e sulla soglia apparve un uomo vecchiotto dagl’occhi castani. Erano occhi di una persona molto saggia e buona.
"Signorina De Andrè,posso entrare?" chiese,umile,l’uomo. Lei annuì,avendo perduto all’improvviso la voce. L’uomo entrò e richiuse la porta alle sue spalle. Si voltò per guardarla e fece uno sfarzoso inchino. Che gentiluomo,pensò Roxanne.
"Sono il maggiordomo di questa umile dimora,signorina." disse l’uomo ,rialzandosi dall’inchino. Sorrise a Roxanne e lei si sentì circondare da tanto calore,che le fece tornare la voce. Lei ricambiò il sorriso,timida.
"Se lei è il maggiordomo,come mai non l’ho vista ultimamente?" chiese Roxanne,sempre con voce roca. Maledizione,si vedeva che si era appena svegliata da una brutta nottataccia. L’uomo sorrise ancora.
"Sono dovuto partire per un servizio,Signorina De Andrè." spiegò,pazientemente,lui.
"Oh,capisco." rispose lei,pensando a che servizio avrebbe richiesto così tanto tempo. Ma infondo non era fatti suoi,giusto?
"Bene,ora che mi sono presentato,le devo riferire che la colazione è pronta. E se ha qualcosa di sporco nel suo guardaroba,me lo metta fuori nella cesta che vi lascerò. Affinché io possa lavarveli e stirarveli con cura,signorina De Andrè." disse l’uomo. Nei suoi occhi lampeggiò una luce,come se quei compiti fossero una gran gioia per lui. Lei per poco non spalancò la bocca. Era sbigottita da tutto questo rispetto,come se lei fosse una nobildonna. Non si poteva vedere.
"Certo." rispose lei. L’uomo si inchinò di nuovo e si voltò per aprire la porta.
"Oh.." esclamò Roxanne. L’uomo si voltò. La guardò inclinando la testa con un sorriso e uno sguardo interrogativo.
"Qualcosa non va,signorina De Andrè?" chiese lui,umilmente,cercando di farla parlare.
"A dir la verità si. Non sono una nobildonna." disse lei,facendo una smorfia. "Quindi mi può benissimo chiamare Roxanne." continuò,sorridendo. All’uomo per poco non venne un infarto.
"Ma,signorina De Andrè,tutti gli ospiti dei miei padroni,diventano miei padroni. È il lavoro di un umile maggiordomo essere rispettoso nei vostri confronti. A Milady e ai Milord non da fastidio essere chiamati così." rispose,un po’ impacciato,l’uomo. Roxanne doveva proprio averlo sconfortato.
"Ma io non sono una nobildonna!" ribatté,testarda,lei. "Per favore,non mi chiami 'Signorina De Andrè' mi da di signora anziana." aggiunse,poi,sorridendo imbarazzata. L’uomo ricambiò il sorriso.
"Bene,Milady,niente Signorina De Andrè. Ma Miss Roxanne e Milady sono i nomi con cui la chiamerò. E a questo non si discute." disse lui,tornando serio. Sembrava il capo di un esercito.
"Sissignore,capo." disse lei,facendo finta di mettersi sull’attenti. L’uomo rise e la guardò,contento. Nei suoi occhi c’era così tanta fiducia da farla svenire.
"Milady mi aveva parlato di voi,prima di venire qui. Anche Milord mi aveva detto che eravate testarda,ma beneducata e molto simpatica. Nessuno dei due si sbagliava." disse lui,sorridendo. Lei ricambiò il sorriso. L’uomo se ne stava per andare,ma lei ancora una volta lo trattene. Di sicuro lo avrebbe fatto impazzire nel giro di poche ore.
"Non mi ha detto il suo nome!" esclamò all’anziano uomo. L’uomo si stupì,ma non si scompose.
"Il mio nome è Philip,Milady." rispose,lui,educatamente. Lei ringraziò e l’uomo,dopo un altro inchino,nonostante le suppliche di Roxanne di non farne più,uscì dalla stanza. Finalmente di buonumore,Roxanne si alzò e si lavò il volto. Scelse di mettersi un top rosa salmone e dei pantaloni bianchi,aderenti. Si pettinò i capelli e se li buttò,sciolti e liberi,sulle spalle. Si mise un po’ di trucco,giusto per coprire le occhiaie,e si diresse alla porta. Quando l’aprì trovò un cesto vuoto e si ricordò delle robe sporche. Rientrò in camera e prese intimo e abiti da lavare. Mise il tutto dentro la cesta,prendendo un bigliettino ed una penna dalla sua scrivania. Sopra vi scrisse 'Ecco,qui. Un bacio,Miss Roxanne.' e,poggiandolo sulle robe nel cesto,sorrise a se stessa. Richiuse la porta e si incamminò. Appena arrivò in cucina l’odore di uova strapazzate le arrivò al naso facendo,automaticamente,brontolare il suo stomaco. Entrò in cucina e trovò Philip ai fornelli e a tavola Steph,Mark e Andrè. Lui era di profilo e quando il suo sguardo cadde su di lui l’immagine dell’angelo,della sera precedente,gli apparve davanti agl’occhi. Il suo stomaco si contorse per i morsi della fame e,anche se non aveva voglia di andare a sedersi vicino a lui in quelle condizioni,si impose di muovere la gambe. Quando si mosse verso il tavolo,Steph la guardò.
"Oh,ben svegliata Roxanne! Non avevo sentito che eri qui." esclamò Steph,sorridendo calorosa. Quella ragazza era davvero un amore.
"Fa niente." rispose lei,sorridendole. "Buongiorno." aggiunse rivolta a Mark e..ad Andrè. Mark le sorrise,alzando lo sguardo dal suo piatto per poi riabbassarlo dopo poco. Roxanne non poté trattenere il sorriso che le affiorò sulle labbra. Lui era davvero un mangione!
"Buongiorno." disse una voce melodiosa e soave,che lei avrebbe sempre riconosciuto e amato. Andrè. Si girò a guardarlo e subito si irrigidì,ma con una scrollata di testa andò a sedersi vicino a lui sorridendo. Naturalmente,non stava sorridendo per davvero e di sicuro sembrava più una smorfia che un sorriso. Andrè,ovviamente,se ne accorse,ma non disse niente,per fortuna. Mangiò la sua colazione (uova strapazzate e pane di ottima qualità,WOW!),partecipando ogni tanto alle conversazioni. Nonostante fingesse di non accorgersene,sentì per tutto il tempo gli occhi di Andrè puntati su di lei. Cercò,con tutta se stessa,di far finta di niente. Finita la colazione si alzò e con la scusa "Sono in ritardo,devo andare a lavoro." scappò via. Salì per prendere le sue cose e si fiondò verso la porta prima che qualcuno le impedisse di uscire. Stava per uscire,ma non fece in tempo. Qualcuno la stava chiamando.
"Milady?" disse il maggiordomo. Si girò per guardarlo e lui era sulla soglia della porta della cucina. Non doveva assolutamente perdere tempo.
"Si,Philip?" chiese lei. Lui la guardò per un po’ in silenzio poi sussurrò qualcosa in cucina. Dopo alcuni versi di assenso,si diresse al comò vicino la porta e prese le chiavi di una macchina. Si girò per guardarla negl’occhi.
"Non vorrà andare a piedi a lavoro,vero Milady?" chiese,naturalmente,in modo sarcastico. Oh,perfetto. Ora non era nemmeno libera di andare da sola a lavoro,pazzesco!
"Anche se avessi voluto,la risposta rimane comunque no. Non è che abbia molte possibilità." disse lei,quasi sbuffando. Il maggiordomo rispose con un sorriso accompagnato da un’occhiata severa.
Si diressero verso una bella Mercedes classe E 220 nero metallizzata. Nel vederla, per poco Roxanne non svenne. Che auto stupenda! Nel garage,notò anche altre macchine :una Porche gialla,di sicuro di Steph, una Jaguar grigio metallizzato,che apparteneva ad Andrè,e un Beverly 500 nero. Non sapevo che Mark preferisse i motori alle auto,pensò Roxanne,fissando il motore. Non aveva parole per esprimersi.
"Andiamo,Milady? O ha cambiato idea riguardo il dirigersi a lavoro?" chiese Philip
"Certo che no." rispose lei ed entrò in macchina.

***

Daniel si alzò per andare a lavoro. Si lavò e si vestì,però dentro si sentiva distrutto. Aveva ferito una sua amica,anche se non era da lui ammetterlo. Negl’ultimi tempi,diciamo da quando aveva conosciuto Roxanne,dentro di se qualcosa stava cambiando. Era più simpatico,solare e…dolce. Si sarebbe volentieri preso a schiaffi per quei pensieri,ma non ci riusciva perché stava cambiando. Sospirò e si diresse alla cucina. Passò davanti alla camera di Paul e Mary,da cui non proveniva nemmeno un rumore, e,infine,passò davanti alla camera di Anne. Bussò,ma non rispose nessuno. Evidentemente,doveva essere già andata a fare il suo lavoro. Tanto meglio,pensò Daniel. Prima faceva il suo lavoro,prima avrebbe avuto Roxanne e prima lei se ne sarebbe andata. Continuò a camminare fino alla cucina. Arrivato vicino la porta,sentì dei singhiozzi e dei sospiri. Entrò e si trovò davanti una scena che mai avrebbe immaginato di vedere: Mary che singhiozzava sulla sedia del tavolo e Paul che la consolava e che sospirava sapendo che lei non lo sentiva. Daniel si immobilizzò. Paul percepì la sua presenza e,appena lo vide,si alzò in piedi,fulminandolo con lo sguardo. Mary,accortasi di questo movimento,alzò la testa e,vedendo Daniel, smise di piangere e abbassò lo sguardo,evitando di incontrare il suo. Tutto questo era…doloroso.
"Mary.." disse Daniel,con voce rauca. Lei sussultò e Paul si infuriò.
"Tu.." disse,arrabbiato,indicandolo "Come osi farti ancora vedere qui?! Dopo tutto quello che hai fatto!" Gli urlò in faccia quelle parole che un tempo non lo avrebbero mai colpito più di tanto. Come mai ora,invece, faceva così tanto male?
Daniel non rispose e neanche lo guardò. Aveva lo sguardo fisso su Mary che adesso singhiozzava di nuovo. Non riuscì a parlare e così si voltò e,durante le imprecazioni di Paul e i singhiozzi di Mary,uscì dalla casa. Incominciò a correre,senza una metà. Non sapeva cosa stava facendo,ma sentiva di doverlo fare. Dopo aver corso per un ora e più,si diresse al parco più vicino e si sedette su una panchina. Si piegò su se stesso,ansimando per la corsa. Casa sua non era tanto lontana da lì quindi riusciva a sentire i pensieri di Paul e Mary. Pensando a quel che aveva fatto,senza accorgersene,si collegò alla mente di Mary. Mary se ne accorse.-Cosa vuoi ancora?- disse lei,con voce spezzata. Daniel si fece coraggio e tentò di risponderle. –Voglio,almeno,riuscire a darti una spiegazione.- le disse,mentalmente. Mary rispose con voce sarcastica -Come se potesse cambiare qualcosa. Non voglio s..- Daniel sapeva cosa stava per dire e,senza volerlo, la fermò. –è per il nostro piano!- le urlò contro. Mary trattenne il fiato per la potenza di quell’urlo. –Cosa? - rispose,con voce tremante. Daniel sospirò,calmandosi. –L’umana. Adesso vive nella casa di Andrè e l’unico modo per poterla rapire è allontanarla da Andrè. Nessuna donna ci riuscirebbe,solo un demone pericoloso quanto Anne c’è la può fare.- le disse,sincero.–Quindi è per il piano.. non per..altro.- gli disse lei,dopo un attimo di silenzio. –Esatto. Sai benissimo che non lo avrei mai fatto. Ho pensato fin dall’inizio a come avresti reagito,ma lei ci serve per questo piano e io non posso fallire,tu lo sai. Dovevi capire che non ti avrei mai fatto un torto del genere,visto che mi avete accolto tra di voi e io..insomma…vi voglio bene.- disse,tutto di un fiato,lui. Daniel si stupì di quello che aveva appena detto. Sentì Mary trattenere il respiro per poi scoppiare a piangere. Daniel era mortificato,la stava facendo di nuovo soffrire. –No,non sto soffrendo ora. Anzi,piango dalla gioia. Finalmente ti sei aperto. Sapevo che non eri tutto di ghiaccio come davi a vedere e credo che quell’umana ti stia cambiando in meglio. Per il fatto di Anna,va bene può rimanere,purché non mi importuni. E per la missione io e Paul siamo sempre con te. Vero Paul?- disse lei. Una terza presenza entrò in quel discorso mentale.- Si. - disse Paul -Eh,Daniel…scusa per prima.- aggiunse dopo. Daniel sorrise soddisfatto e disse-Tranquillo. Mary se Anne fa qualcosa,e quindi non rispetta il nostro patto,tu dimmelo. Ci penserò io a fargliela pagare.- aggiunse. Mary sorrise,mentalmente. –Va bene. Ma non credere di essere la mia guardia del corpo! So badare a me stessa! E ora torna a casa ! Devi fare colazione.-disse lei,severa. Daniel rise,guadagnandosi gli sguardi incuriositi dei passanti nel parco. Si alzò dalla panchina e si diresse,correndo, verso casa. Spero che il piano vada avanti per bene,pensò lui. Arrivato a casa si lavò di nuovo,fece colazione tra discorsi,rimproveri e risate e si diresse a lavoro. Oggi avrebbe visto Roxanne e avrebbe iniziato a corteggiarla,ma senza fretta. Andrè avrebbe rovinato tutto quanto,da solo. Grazie ad Anne. Daniel,pensando queste cose,sorrise ormai solo nella sua macchina.

***

Roxanne rimase muta per tutto il viaggio,continuando a pensare a quello che era successo la sera prima. Allora non stava pensando a nessun angelo e nemmeno ad Andrè quindi,perché mai doveva vedere un angelo avente il volto di Andrè? Si stava convincendo sempre di più che quello non era un sogno. Decise di indagare.
"Philip?" disse lei,richiamando l’attenzione del maggiordomo che guidava. Chi meglio del maggiordomo poteva sapere queste informazioni? Nessuno.
"Si,Milady?" chiese lui,continuando a fissare avanti a se. Roxanne rimase in silenzio,ma poi si fece coraggio. Doveva farcela.
"Lei crede negl’angeli?" chiese lei,con voce titubante. L’uomo la guardò stupito,ma poi sorrise.
"E perché non crederci." rispose lui. Roxanne non capiva se fosse una domanda o un’affermazione. Decise di riprovare.
"Ma,se esistessero, non potrebbero vivere sulla terra oppure farsi vedere dagl’umani. Giusto?" chiese,ancora,lei.
"Dipende. Ci sono angeli che si possono far vedere,ma solo da alcune persone. Come gli angeli della morte o vendicatori,cioè quelli che vengono qui per portarti nell’aldilà. Oppure gli angeli custodi,che di sicuro sai già chi sono. Loro si farebbero vedere solo dalle persone che devono uccidere o aiutare. Non credi?" rispose lui. Quella non era una domanda,suonava come un insinuazione.. Roxanne decise di non arrendersi e di volerne sapere di più.
"Ci sono altri angeli che si potrebbero nascondere tra di noi senza essere angeli vendicatori o custodi?" chiese,interessata. L’uomo sorrise ancora una volta.
"Bhè in antichi libri religiosi,si parla anche di queste cose. Un tempo c’erano Paradiso e Inferno e il loro rapporto era saldo. Molto tempo dopo,nell’Inferno andò un angelo dalla grande bellezza: Lucifero. Lui era nato per quel 'lavoro',chiamiamolo così, perché con la sua bellezza poteva ingannare e attrarre. Presto iniziò ad attrarre non solo umani,ma anche angeli. Nel Paradiso regnavano 7 Arcangeli,i più potenti angeli di tutto il mondo. Ci furono lotte tra Paradiso e Inferno. Molti angeli persero la vita,molti altri furono ingannati o attratti da Lucifero. Con tutta quella cattiveria,Lucifero,perse la sua bellezza e diventò un mostro. Ma ormai nulla aveva importanza: lui voleva tutto il potere per se. Raphael,uno dei 7 Arcangeli,lo combatté e lo sconfisse. Ma temporaneamente. Nel frattempo gli scontri continuarono e molti angeli,evitando guerre e scontri,si affacciarono ad ammirare la vita sulla terra. Molti furono attratti dagl’umani e desiderarono cose e persone della terra. Raphael,indignato, non poté permettere questo oltraggio e cacciò dal paradiso quegl’angeli che lo avevano tradito,desiderando quelle cose. Quegl’angeli caddero per,esattamente, 9 giorni e 9 notti. Dopo la caduta poterono immischiarsi tra gli umani,senza ,però, invecchiare. Gli angeli poterono seguire le persone che desideravano,ma guardandole da lontano. Esse invecchiarono e morirono e a loro non rimase più niente. Così molti si pentirono e supplicarono di tornare in paradiso,ma nessuno vi rientrò. Molti angeli,odiando Raphael,si misero dalla parte del male e divennero Angeli Maledetti. Altri presero il nome di Angeli caduti,visto che rimasero dalla parte del bene." raccontò lui. Roxanne trattenne il fiato per quella storia. Si chiese come potesse sapere tutte quelle cose. "Sa,Milady,questo è quello che so. Da piccolo le creature e le storie divine mi hanno sempre affascinato ecco perché so queste cose. Mio padre era un pastore e mi parlava sempre di queste storie e aveva molti libri che parlavano di Lucifero,del peccato,del perdono e degl’angeli. Una vera passione la mia,non crede?" chiese lui,sogghignando. Roxanne sorrise.
"Si,davvero bella. Grazie di aver risposto alle mie domande,Philip." disse lei. Anche se in realtà,quello che aveva scoperto,l’aveva solo confusa ancora di più.
"Si,figuri. È stato un piacere ricordare i vecchi tempi." rispose lui,sorridendo allegramente. Roxanne guardò fuori al finestrino e fu allora che capì di essere in ritardo. Per fortuna era ormai arrivata alla redazione.
"Oh!" esclamò lei "Philip sono in ritardo! Lasciami qui,siamo arrivati." aggiunse,parlando velocemente.
 L’uomo parcheggiò e dopo averla salutata con l’augurio di trascorrere una buona mattinata,ripartì lasciandola davanti alla redazione. Prima di entrare,si impose di non pensare a quel discorso in macchina. Prima il lavoro e poi i pensieri,si ordinò ed entrò nella redazione. Salutò,con un sorriso pigro,la donna della reception e si diresse nel suo ufficio.
"Signorina De Andrè?" la chiamò la donna. Roxanne la guardò con sguardo interrogativo,senza chiedere cosa volesse. La donna abbassò lo sguardo e incominciò a muovere le mani in modo agitato,nervoso. Roxanne sospirò,alzando gli occhi al cielo.
"Allora? Hai perso la lingua,Marisa?" disse Roxanne,con tono scocciato. Marisa deglutì.
"Io…ehm..ho notato che lei e il postino….insomma.."cominciò lei,balbettando con voce flebile.
"Daniel?" disse lei,ora con davvero interesse. "Cosa c’entra Daniel? Ha fatto qualcosa di brutto?" aggiunse.
"No! Assolutamente,no!" disse lei. Bene,a quanto pare aveva riacquistato la voce.
"E cosa allora? Parli per bene perché ho del lavoro che mi aspetta." disse Roxanne,in spazientita. Incominciò a battere il piede sul pavimento,facendo capire a Marisa che il tempo scorreva velocemente.
"Nulla. Nulla Signorina. Vada a lavoro. Buon lavoro." disse lei,con voce seria.
Roxanne la guardò ancora un po’,infine,con un alzata di spalle,si girò e si incamminò verso l’ufficio. A quanto pare le piace Daniel,pensò lei. A quel pensiero non poté non sorridere. Aveva perfettamente capito cosa voleva dire Marisa. Pensava che ci fosse qualcosa tra lei e Daniel. Lei non stava con Daniel,ma non poteva dire di non esserne attratta. E,Daniel…bhè,sembrava molto attratta da lei. Entrò nel suo ufficio,pensando a Daniel.
"Basta." mormorò lei,a se stessa "Ora si lavora." aggiunse,decisa. Si sedette alla scrivania e cominciò a prendere i fogli. Non fece in tempo a firmare il primo contratto che bussarono alla porta.
"Avanti." disse lei,con voce riluttante. Quando vide sulla soglia della porta Daniel,non poté trattenere un sospiro. Lasciò i fogli che aveva in mano e si appoggiò,con i gomiti, alla scrivania,sporgendosi verso di lui.
"Stavo iniziando a pensare 'come mai non è ancora venuto?' " disse Roxanne,con voce piena di sarcasmo. Daniel sorrise e si avvicinò. Non c’era nulla che lo demoralizzava,neanche del sarcasmo acido e tagliente.
"Qualcosa non va,quest’oggi?" chiese lui,con voce dolce. Perfetto,anche la voce dolce. Cavoli,doveva lavorare!!
"Assolutamente. Solo che mi sento così lusingata visto che tutti quanti,quando si vuol stare da soli,ti impediscono di stare in disparte. Bellissimo,non trovi?" disse lei,sbuffando. Daniel rise. Lei lo fulminò con uno sguardo duro e lui cercò di trattenere altre risate. Si sedette vicino a lei,accavallò le gambe e incominciò a controllare la posta. Passarono diversi minuti in cui Roxanne continuò a guardarlo,mentre lui continuava a far finta di niente. Lei,esasperata,sospirò così forte che quel suono ruppe tutto quel silenzio come una nota stonata. Daniel,continuando a guardare la posta,sorrise e lei,in risposta,fece una smorfia.
"Si può sapere che cosa vuole?" disse lei,esasperata. Lui finì con la posta e mise sul tavolo alcune buste per lei. Oh,stava facendo il suo lavoro. Non poteva farlo con meno calma?
"Oh,grazie." disse lei,arrossendo. Poi si riprese e,cercando il tono più severo che conoscesse,disse "Ora può anche andare."
"Veramente non è solo per la posta per cui sono qui." disse lui,continuando a guardare altrove. Era così serio. Difficile a crederlo,ma era proprio così.
"E per cosa allora?" disse lei,facendo notare la sua irritazione. Possibile che oggi nessuno la volesse lasciare sola?!
"Volevo chiederle di uscire questa sera." disse lui,rialzando lo sguardo. I loro occhi si incontrarono e lei vide nei suoi una luce passare. Gioia? Euforia? Proprio non sapeva dirlo. Quel che sapeva era che non poteva aver sentito bene.
"Come,scusa?" chiese lei,cercando di fargli notare che aveva capito male. Di sicuro. Non poteva averla invitata per davvero.
"Ha capito benissimo,non crede?" ribatté lui. Allora glielo aveva chiesto per davvero! Il suo cuore,involontariamente,incominciò a battere più forte. Perché?
"Giusto." disse lei,incapace di aggiungere alto. Perché si agitava così tanto? Le piaceva Daniel? No,impossibile. A lei piaceva Andrè. Ripensò a lui e riacquisto il controllo. Alzò lo sguardo e lo guardò seria.
"Mi dispiace,ma sta sera sono già impegnata." rispose lei,rifiutando quell’invito inaspettato. Lui parve stupirsi,ma poi tornò se stesso e sorrise.
"Per questa volta è andata. Ma vedrà che presto riuscirò a convincerla." disse lui,con un sorriso strano. Lei rabbrividì. Chissà come mai,ma nulla in quella voce poteva essere tranquillizzante. Nulla.
"Ora vado,così può lavorare." disse lui,alzandosi. Si diresse alla porta e,guardandola da sopra la spalla,aggiunse "Si prenda cura di lei." ed uscì. Lei fece una smorfia,anche se era sola. Dopo due o tre ore era riuscita a finire il suo lavoro. Mancava mezz’ora alla fine  e,quindi, al ritorno a casa. Decise di prendere una pausa. Si alzò ed uscì,dirigendosi verso la macchinetta. Si prese un bel caffè ,poi,ritornò in ufficio. Ripensò a quel che aveva detto Philip in macchina. Se solo ne sapessi di più.. iniziò a pensare,ma poi si diede della sciocca: poteva fare una ricerca su internet! Decise di darla adesso tanto aveva ancora del tempo. Accese il computer e aspettò che caricasse. Nel frattempo bevve il caffè scottandosi la lingua. Quando ebbe caricato,andò su internet e digitò le parole 'Angelo Caduto'. La sua mano tremava,quando spinse Invio. Gli uscirono molti titoli,ma uno solo la colpì. Ebbene,esso diceva "Gli angeli sono tra di noi? Si,Angeli Caduti e Angeli Maledetti sono qui tra di noi." Cliccò su quel titolo e incominciò a leggere. Parlava della storia,la stessa che aveva ascoltato in macchina.
'Molti angeli caduti,e quindi cacciati dal Paradiso,arrivarono sulla terra. Ci furono scontri e lotte per tornare in Paradiso. Molto sangue angelico si versò e gli Arcangeli, non potendo sopportare questo oltraggio,decisero di dare loro una punizione. Gli angeli caduti subirono una maledizione.'
Questo era quello che diceva un paragrafo. Poi parlava delle divisioni degl’angeli. Infine trovò qualcos’altro che le fece venire la pelle d’oca.
'Gli Angeli Caduti ebbero una maledizione orribile: ogni mese,arrivati alla sera,dovevano nutrirsi di sangue. Alcuni Angeli Caduti,non essendo d’accordo,finirono per mettersi dalla parte del male. L’Arcangelo Raphael,oltraggiato da questo gesto,volle far uccidere tutti quei traditori,ma Lucifero glielo proibì. Raphael non gli uccise,ma mandò su di loro una maledizione peggiore. Gli Angeli Caduti,passati dalla parte del male,dovevano bere regolarmente,ogni sera,sangue fresco. Esattamente come vampiri. Per questo presero il nome di “Angeli Maledetti”.'
A Roxanne venne un conato di vomito. E se quello che l’altra sera fosse stato davvero Andrè? Ripensò alle parole di Philip. “Gli angeli che desiderarono persone o cose della terra furono cacciati dal Paradiso.” Infine ripensò alle parole di Andrè. “Si,sono stato impegnato,ma è successo molto tempo fa. Ormai non fa più parte della mia vita.” Roxanne aveva pensato che era impossibile dimenticarsi di qualcuno di importante,anche dopo tanto tempo. Almeno che non si tratti di…secoli e secoli. Roxanne rabbrividì. Forse stava solo diventando paranoica o,peggio ancora,pazza.
Il suo cellulare vibrò e lei si spaventò. Scoppiò a ridere,una risata isterica,prendendo il cellulare,con mani tremanti. Vide chi la stava chiamando e tornò seria. Era Andrè. Coincidenza?
"Si?" rispose al telefono,con voce calma. O almeno provò ad essere calma.
"Roxanne. Vengo a prenderti dalla redazione?"chiese la voce maschile.
"Ehm..si,certo." rispose,titubante,lei. Doveva mettere a dura prova il suo talento nel recitare.

Ecco qui il mio 14esimo capitolo! Spero vi piaccia! Presto pubblicherà il 15esimo!
Un bacione e ringrazio:

-Chi mi ha messo tra le storie preferite :

1-Angelofmylife97
2-Clari_oneD
3-jennifer_davis
4-Rowoonie
5-souleater93
6-Valerie Carstairs

Grazie mille ^^ !

-Chi mi ha messo tra le storie da ricordare :

1-patty15
2-Tattii

Grazie mille,spero che la storia vi piaccia e che voi la stiate leggendo ^^ !

-Chi mi ha messo tra le storie da seguire :

1-Silent_Warrior
2-Vehuel 
3- _Whity_

Grazie mille!!! ^^

E ringrazio coloro che hanno commentato i miei capitoli: 

1- souleater93
2- _Whity_
3- shelter
4- Rowoonie
5- Angelofmylife97

Grazie mille,davvero :')

Vi lascio,al prossimo capitolo!
Ciaaao,
con affetto la vostra Kimmie! <3

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Capitolo 16
*** Una notte speciale. ***


Una notte speciale.

Andrè andò in garage e prese la sua Jaguar grigio metallizzato. Vi entrò facendo retromarcia. Stava andando a prendere Roxanne e sarebbe stata dura: lei oggi era strana e lui doveva parlarle. Ma Roxanne era testarda e,se avesse avuto qualcosa da nascondere quella mattina a colazione,non ci avrebbe pensato due volte e farlo ora.
Erano così tanti i pensieri per la testa,così tante domanda che non si accorse di dove si trovava. Ormai era quasi arrivato alla redazione,quindi doveva indossare una maschera ed essere testardo con lei,se voleva sapere qualcosa. Arrivò alla redazione e si fermò. La macchina era sempre accesa,ma lui non accennò ad uscire. Dalla finestra del suo ufficio,vide Roxanne che guardava il cielo. Lui aveva una vista molto acuta quindi riusciva a vedere il suo sguardo: era un misto di stupefazione,ma anche di terrore. Chissà a cosa pensa,pensò Andrè. Come se si fosse accorta di uno sguardo puntato su di lei,abbassò gli occhi e vide la macchina di Andrè. La reazione fu ben chiara a lui. Spavento,terrore e poi una maschera di quotidianità. Lui le suonò con il clacson e lei,salutandolo dalla finestra,si girò. Dopo poco la vide uscire dalla redazione. Aveva un sorriso stampato in faccia,ma più si avvicinava più sembrava una smorfia. Entrò nella Jaguar.
"Ciao!" disse lei,con una voce che poteva sembrare felice. Lui decise di fare il bravo attore. Sorrise. Tanto meglio giocare all’attore con tutte le sue tecniche,no?
"Ciao,Roxanne" disse lui,con voce soave e un bel sorriso. Il suo cuore accelerò. Aveva capito che stava recitando tanto quanto lei? Meglio. Lei si rigirò fissando davanti a se. Lui mise in moto e partì.
"Allora come è andato a lavoro oggi?" chiese lui. Lei rimase indifferente. Era davvero brava. Ma anche lui lo era.
"Bene,grazie. Anche se ho una stanchezza davvero pesante!" disse lei e sembrava molto sincera.
"Non hai dormito bene questa notte?" le chiese lui e,a quella domanda lei spalancò un po’ gli occhi,ma poi si riprese. Bene! Colta con le mani nel sacco. Qualcosa doveva averla turbata così tanto da non farla dormire.
"Si,per colpa di un sogno strano. Niente di che." rispose lei,spostando lo sguardo fuori dal finestrino. Lui le sondò la mente e capì alcuni suoi pensieri. Uno di questi riguardava lui,ma non riusciva a capire. Doveva c’entrare lui con quel sogno e,se lei non voleva dirlo a voce,lo avrebbe scoperto da solo.
"Che sogno era?" chiese lui,testardo. Lei si irrigidì.
"Oh,niente. Davvero,nulla di importante. Anzi l’ho già dimenticato." rispose lei,con finto distacco. Bene,questo era il momento adatto. Le sondò la testa e capì il sogno. Lui impallidì. Non era possibile! La sera prima,dopo averla lasciata aveva deciso di fare un volo perché la sua sete era troppa. Maledizione,lei lo aveva visto! Però le era difficile credere che un angelo potesse essere qui al mondo. Doveva vedere se aveva indagato di più.
"Cosa hai fatto oggi a lavoro?" le chiese,mentre,mentalmente,inviava un messaggio  a Steph. –Steph. Steph,maledizione,è urgente!- lei non rispose. Tentò con Mark. –Mark,ti prego,rispondi.- per fortuna La risposta di Mark non tardò ad arrivare. –Dimmi- . Lui gli chiese di parlare con il Doggen Philip. Doveva capire di cosa avevano parlato oggi. –Ok- fu la risposta pigra di Mark.
"Bhè,niente di che. Le solite cose pallose. Contratti da firmare e altri stupidi lavori." rispose lei. Stava cercando di nascondere qualcosa. E lui doveva capire cosa.
"Bene." disse lui e la sua voce non poté essere più fredda di così. Lei abbassò lo sguardo sulle sule mani e iniziò a muoverle. Segno che aveva capito che lui sospettava di lei. Tanto meglio. L’accompagnò a casa. Lei scese,ma prima di andarsene,parlò ancora con Andrè.
"Tu non entri?" chiese lei,con voce flebile. Sembrava che stesse per scoppiare. Lui l’avrebbe tenuta stretta a se in quel momento,ma doveva capire cosa aveva scoperto.
"No. Ho da fare." rispose lui. Poi la guardò negl’occhi "Ci vediamo dopo." aggiunse,freddo. Lei sembrò capire quella specie di minaccia che stava crescendo in lui. Salutò con la mano ed entrò. Lui lasciò la macchina e salì sul terrazzo. Dopo essersi accorto che non c’era nessuno,spiegò le ali e spiccò il volo. Questa volta,però, estese una nebbiolina intorno a se. Così nessuno lo avrebbe visto. Si diresse alla redazione ed entrò nell’ufficio di Roxanne. Controllò tutti fogli,senza lasciare disordine, e controllò in tutte le cartelle. Mentre sollevava una cartella,notò che era calda. La cartella era sopra il computer,quindi doveva averlo acceso. Lui l’accese e con una serie di trucchetti cercò l’ultima cosa che aveva ricercato su internet. L’ultima cosa che aveva scritto era stata “Angeli caduti” e aveva aperto un file. Lui aprì lo stesso file e,dopo aver dato un occhiata,imprecò. Quel maledetto file diceva tutto su di loro. Ma come poteva aver cercato quelle cose…
Il suo pensiero fu interrotto.- Andrè. -  Mark. –Dimmi- rispose lui. –Philip e Roxanne oggi,in macchina,hanno parlato di angeli. Lei aveva fatto delle domande e il Doggen non aveva potuto evitare di rispondere. Philip dice che è mortificato ed è pronto a lasciare la casa. - gli comunicò Mark. Lui alzò gli occhi al cielo e rispose –Digli di non c’è bisogno di così tanto per così poco. Lui può restare. Grazie,Mark. – dopo aver avuto un saluto da parte di Mark,nella sua testa tornò il silenzio. Lui,adesso,era più calmo. Decise che al ritorno avrebbe parlato con lei e tutto quanto si sarebbe chiarito. Lei era importante per lui e le avrebbe detto tutta la verità. Si alzò in volo ed uscì dall’ufficio,dirigendosi a casa.

***

Roxanne si fece una doccia,appena fu nella sua camera.  Andrè era diventato freddo e lei voleva parlargli al più presto.  Uscì dalla doccia e si legò i capelli bagnati. Non gli andava di pettinarli e asciugarli. Avrebbe lasciato che la natura facesse il suo lavoro. Si diresse all’armadio e aprì l’anta,in cerca di qualcosa da mettere per la notte. Purtroppo era tutto a lavare e le robe non sarebbero arrivate prima del mattino seguente. Trovò un vestitino da notte nero,di pizzo,trasparente e vi abbinò reggiseno e mutandine nere. Si buttò sul letto e rimase a guardare il soffitto. Chissà come stava la sua famiglia adottiva. Era da tanto che non si faceva sentire da loro e,se avessero chiamato all’Hotel non l’ avrebbero  più travata,si sarebbero preoccupati. Decise che l’indomani avrebbe chiamato. Mentre pensava non si accorse di un'altra presenza in camera. Alzò lo sguardo e incontrò degl’occhi azzurro chiaro. Quegl’occhi esprimevano desiderio e anche po’ di rabbia. Da dove era entrato? Possibile che fosse entrato dalla porta e lei non se ne fosse accorta?
"Andrè?" pronunciò il suo nome. I suoi occhi divennero come fiamme e fece un passo verso di lei. Dentro di lei qualcosa si accese:desiderio,voglia. Era tutto così incredibile. Lui si avvicinò ancora di più e lei,inconsciamente,aprì le gambe. Lui la squadrò dalla testa ai piedi e si soffermò sul basso ventre e sul suo seno. Lei si eccitò all’istante. La sua vulva divenne calda e bagnata,pronta ad accoglierlo. Lei stessa si stupì di tutta quella voglia,di quel fuoco interiore. Ora Andrè le era di fronte. E lei lo guardò negl’occhi. Il fuoco c’era ancora,ma c’era un'altra emozione nei suoi occhi. Amore. Lei si sentì mancare,quando capì il sentimento. Lui la distese sul letto bloccandole i polsi. Era bloccato,sembrava indeciso. Lei non si trattenne più e si alzò per baciarlo. Il bacio fu intenso e pieno di stupore,da parte di tutti e due. Quando lei si staccò,la sua testa si accasciò sul cuscino. Aveva il fiato grosso,ma si costrinse a guardarlo. Il suo volto e il suo sguardo adesso erano addolciti. Mentre lei pensava che tutto quanto stava per finire lui le fu addosso,baciandola. Con un movimento agile e veloce se la mise su di se. Continuando a baciarla,incominciò a spogliarla. E lei,vogliosa tanto quanto lui,incominciò a spogliare anche lui. Lui riuscì a levarle la camicetta e lei fece altrettanto,ma poi si bloccò. Era in reggiseno adesso e lui guardava quel pizzo nero come se glielo volesse strappare.
"Fallo." ansimò lei. Lui non se lo fece ripetere due volte e,con una mano sola,glielo strappò via. All’inizio lei sentì dolore,ma quel dolore non fece altro che aumentare la sua passione e il suo desiderio. Lui si piegò sui suoi capezzoli e li toccò. Essi si inturgidirono subito e lei reclinò il capo all’indietro. Lui avvicinò le labbra al seno e cominciò a giocarci leccandolo e succhiandolo. Lei gemette un sacco di volte e sentì che stava nascendo qualcosa in lei. Andrè si spostò sull’altro capezzolo e fece altrettanto. Questa volta però,mentre lo succhiava e leccava,la guardava negl’occhi godendosi quella scena. Dopo un po’ lui ritornò a baciarla sulle labbra,muovendo le mani sul suo corpo. La mise sul letto e lui si mise a carponi su di lei,senza appoggiarsi. Continuò a baciarla,penetrandola con la lingua e muovendo le mani sui seni. Con una mano ne strinse uno e con la l’altra scese fino al basso ventre e,con una luce negl’occhi,le strappò le mutandine. Lei ansimò per il dolore,ma più per quello che stava per succedere. Lui si rialzò e guardò la sua vulva. Lei arrossì,violentemente, e,chiudendo gli occhi, si preparò a qualche insulto.
"Sei…sei bellissima." sussurrò lui. Lei spalancò subito gli occhi. E vide che la guardava come se fosse emozionato. Continuò a guardarla in silenzio,leggendo nei suoi occhi il suo desiderio.
"Fallo." mormorò,ancora una volta,lei. E lui esitò ancora. Ma subito si piegò su di lei e la baciò,dolcemente, sulle labbra. Nello stesso momento la sua mano calò sulla sua vulva e incominciò a penetrarla,di poco,con le dita. Lei si agitò sotto di lui,eccitata fino all’estremo. Lei desiderò che quell’orgasmo,che la stava torturando dall’animo,venisse fuori ed Andrè,come se avesse sentito i suoi pensieri,l’aiutò. Con la mano penetrò più affondo preparandola a quel che sarebbe successo di lì a poco. Si staccò da lei e scese con le labbra,continuando a baciarla dappertutto,fin quando arrivò al basso ventre. Una luce passò attraverso i suoi occhi e alzò lo sguardo di fuoco su di lei.
"Si,ti prego." ansimò lei,capendo la sua domanda. Lui annuì e si piegò. Roxanne gemette,mentre Andrè incominciò a leccarla. Leccarla e penetrarla con la lingua. L’accompagnò,tenendola ferma,durante il suo orgasmo. Era la prima volta che provava quelle cose ed era emozionata. Lui,dopo minuti,si staccò da lei guardandola negl’occhi.
"Roxanne." mormorò il ragazzo,con il fiato grosso. Poi incominciò ad alzarsi. Roxanne lo guardò male e,afferrandolo per le braccia,lo tirò di nuovo su di se. Lui parve colto di sorpresa e le ricadde,pesantemente,addosso.
"Non vorrai andartene con il lavoro svolto a metà?" mormorò lei,con voce severa. Lui la guardò con uno sguardo interrogativo e lei alzò lo sguardo al cielo.
"Voglio venire insieme a te." gli sussurrò. Lui si stupì di quella fra,ma subito il desiderio nei suoi occhi si riaccese. Visto che lui rimaneva immobile lei decise di agire per contro proprio: incominciò a levargli i jeans e,girandolo,gli si mise sopra a carponi. Lo guardò.
"Adesso ti farò venire. Solo tu devi venire,per adesso." gli disse,seria,lei. Lui,immobile,annuì. Roxanne incominciò a levare i boxer,notando che lui tratteneva il respiro. Quando levò anche quelli si trovò davanti uno spettacolo che la lasciò senza fiato: il suo membro era eretto ed enorme sotto i suoi occhi. E sembrava stesse per scoppiare. Lei sorrise e vi posò sopra la mano. Con un movimento pigro e lento,accarezzò tutto il membro. Andrè ansimò e il sorriso di Roxanne si allargò ancora di più. Voleva farlo soffrire ancora un po’. Dopo un bel po’ lui gemette.
"Ti prego…più…forte…non c’è…la faccio più." mormorò lui,ansimando forte. Lei lo perseguitò ancora per un po’,poi guardandolo negl’occhi incominciò ad essere più veloce. Era uno spettacolo:i suoi muscoli si tendevano,si rilassavano per poi tendersi e rilassarsi di nuovo. Il suo corpo era imperlato di sudore e le sue mani stringevano il lato del letto con così tanta forza,che si sarebbero rotti. Il suo volto era sudato e i suoi occhi chiusi. La sua bocca,invece,era spalancata per cercare di prendere più aria. Davvero uno spettacolo bellissimo,pensò lei.


Ciao a tutti! Scusate questo mio ritardo pazzesco, ma non ho avuto tempo per scrivere! Mi dispiace tantissimo, spero che voi continuiate a seguire la mia storia!
Vi prego recensite, se potete!
Grazie in anticipo, un bacione! <3
Kimmie. 

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Capitolo 17
*** Le sorprese non finiscono mai. ***


Le sorprese non finiscono mai.

Roxanne lo stava facendo impazzire. Ora capiva cosa le aveva fatto provare qualche minuto prima. Stava soffrendo. Voleva venire,ma lei era troppo lenta. Dopo qualche minuto,lei iniziò a muoversi più velocemente. A lui mancò il fiato,ancora una volta. Spalancò gli occhi e la scena che si parò davanti lo stupì. Roxanne lo guardava con stupore,euforia,eccitazione. Lei era immobile,a parte la sua mano, e continuava a fissarlo:fissava i suoi muscoli,il suo corpo,il suo volto e sembrava che tutto questo le piacesse da matti. Quindi lei lo stava “torturando” per provare piacere. Questo non poteva accettarlo. Dentro di lui,tutta quella tortura,diede posto ad un fuoco immenso. Con un movimento fulmineo,portò la sua mano su quella di lei. Lei si bloccò,stupita. Lui ne approfittò e capovolse la situazione: ora era lei ad essere sotto di lui.
"Ti sei divertita?" le ringhiò contro,con voce roca e soave. Lei perse un po’ di colore e nei suoi occhi apparve la paura.
"Ora,invece,mi divertirò io." le disse,ancora. Lei spalancò ancora di più gli occhi,ma ormai,dentro essi, non c’era più paura: adesso aveva preso posto un desiderio grandissimo. Lui non poté trattenere un sorriso e lei ricambiò,mentre annuiva. Lui si posizionò meglio su di lei ed iniziò a muoversi avanti e indietro. La sua vulva era calda e bagnata,lui lo sapeva, e questo lo fece,quasi, commuovere. Iniziò a penetrarla,senza farle male. Lei era vergine e lui si sentì fiero di essere il primo a possedere quel corpo. Negl’occhi di lei,vide un desiderio inespresso : più veloce. No,mia cara,ora dovrai essere torturata ancora un po’. Lei capì,dal suo sguardo forse, la risposta a quel desiderio ed impallidì. Cercò di prenderlo per il fondoschiena e spingerlo più in profondità,ma lui le bloccò le mani sul cuscino,accanto alla testa. Iniziò a muoversi più velocemente,sempre più a fondo. Sentiva che il buco della sua vulva si stava già dilatando. Sentì che Roxanne si stava rassegnando ad essere torturata dalla sua smania feroce ed era proprio quello che voleva. Cogliendola di sorpresa la penetrò,fino in fondo,con un'unica spinta. Lei spalancò gli occhi e gridò. Lui diede un’altra spinta,più forte e lei gemette ancora. Il suo movimento continuò regolare,avanti e indietro,aumentando velocità. Lui non riuscì più a trattenere i suoi polsi e li lasciò. Lei si mosse fulminea e si aggrappò alle sue spalle. Gli graffiò la pelle gridando tante e tante volte il suo nome. Oltrepassarono il primo orgasmo insieme. Poi c’è ne fu un secondo,un terzo…e tanti altri. Lui sentiva le forze mancargli. Dopo aver eiaculato troppe volte dentro di lei,inondandola con il suo seme,lui uscì dal suo sesso. Le si distese affianco. Tutti e due erano sudati e avevano il fiato grosso. Lei si girò per poterlo guardare in faccia e lui vide che era rossa  in volto e che le sue guance erano rigate di lacrime. Era stato così attento a torturarla che si era dimenticato che,essendo la sua prima volta,per lei era molto più doloroso. Il terrore prese il posto di tutto quel piacere,desiderio e fuoco che c’erano prima.

***

Roxanne era sudata e ansimava. Anche Andrè era stremato : era uscito dal suo sesso da circa 2 minuti. Il suo cuore palpitava,ancora,in modo veloce. Si girò per guardarlo e incontrò il suo sguardo. Ad un certo punto,nei suoi occhi passò una luce che lei riconobbe come paura,terrore. Evidentemente,doveva aver visto le guance rigate per le lacrime di prima. Non aveva pianto,solo,di dolore,anche se aveva ne aveva sentito un bel po’,ma,anche,perché era emozionata che fosse lui il primo uomo che l’avesse posseduta in tutta la sua vita. Lui le accarezzò la guancia. Con un movimento velocissimo si alzò e la prese in braccio. Era notte e,dal silenzio che regnava,non c’era nessuno sveglio. Quindi non si preoccupò di coprirla e la portò in bagno. La mise sotto la doccia e incominciò a lavarla insaponandola dappertutto. Lei tentò di fermarlo,ma lui non glielo permise. Sembrava come ipnotizzato.
"Andrè!" urlò lei e lui parve riprendersi. La guardò negl’occhi,ancora terrorizzato. Lei gli prese il volto tra le mani e lo baciò. I suoi occhi si spalancarono e la spugna,che aveva in mano,cadde nella doccia. Quando lei si staccò da lui,si accorse che erano tutti e due bagnati fradici. Incominciò ad accarezzargli il volto.
"Andrè." sussurrò lei. Lui incominciò a piangere. Roxanne gli asciugò le lacrime con i pollici.
"Ti prego,fammi finire di pulirti. Mi faccio schifo. Ti ho fatto soffrire. Ti ho fatto del male…io…io..i.." mormorò Andrè,incominciando a balbettare. Lei lo abbracciò.
"Ssh." lo tranquillizzò,cullandolo e accarezzandogli i capelli. "Non mi hai fatto male e tutto quello che hai fatto mi è piaciuto da matti." aggiunse dopo e si staccò da lui quel poco che bastava per guardarlo negl’occhi.
"Davvero?" chiese lui,in un sussurro. Lei gli sorrise,addolcita.
"Davvero." gli disse e si avvicinò per baciarlo ancora. Questa volta lui le afferrò la nuca e la strinse forte contro di se. Quando si staccarono erano tutti e due rossi e ansimavano. Erano conciati male,tutti e due bagnati fradici,e non poterono trattenere le risate. Risero,di buon gusto,per qualche minuto. Infine lui incominciò ad uscire e le porse un asciugamano. Lei si coprì ed uscì dalla doccia. Uscirono dal bagno e andarono nella stanza di Andrè. Appena entrati,anche se circondati dal buio,raggiunsero il suo letto e vi si distesero sopra. Rimasero in silenzio a guardare il cielo stellato,stretti l’uno all’altra.
"Dio,grazie." mormorò lei e sentì Andrè sorridere. Avvinghiati così,ormai esausti ma felice,si addormentarono tra le braccia di Morfeo.

***

Roxanne era sprofondata nel sonno,avvinghiata a lui. Lui continuava ad accarezzarle la schiena,il collo,la spalla. Ad un certo punto sentì qualcosa accendersi in lui. Nello stesso momento,suonarono al campanello. Senza vedere se andava qualcuno,si staccò da Roxanne,senza svegliarla, e scese le scale. Arrivata alla porta qualcosa nella sua mente gli disse di prepararsi e di stare attento,ma lui era troppo felice e esausto da non farci caso. Aprì la porta ed un odore,dolce ma strano,gli penetrò dentro,fino alle ossa. Sulla soglia c’era una donna dalla bellezza incantevole. Occhi penetranti e verdi,capelli biondo chiaro. La sua carnagione non era ne pallida ne abbronzata,era su un dorato. Lui non seppe che dire,come ammaliato. Dentro di se sentì che c’era qualcosa che non andava in lei,ma era come ipnotizzato.
"Salve." disse le donna. Una voce melodiosa uscì dalle sue labbra e,alla reazione di Andrè,sorrise maliziosa. Dietro di se,Andrè sentì dei passi. Evidentemente,gli altri, si erano svegliati.
"Chi è alla p…" iniziò a dire Steph,con voce assonnata,ma si bloccò subito. "Andrè?" chiese,cercando una spiegazione.
Lui non rispose e sentì Steph avvicinarsi.
"Andrè,cos’è questa stupidaggine? Uno scherzo? Che ci fa un demone come lei qui?" disse Steph. Mark apparve dietro di lei,mentre si stropicciava gli occhi. Quando alzò lo sguardo e vide la scena,che gli si parò davanti,si mise in posizione per attaccare. Steph fece altrettanto,indignata. Andrè sentì un vento dolce e caldo invaderli la testa e,senza pensarci,si girò contro Steph e Mark,ringhiando. Il suo corpo no rispondeva più al suo cervello. Loro due si spaventarono e rimasero immobili per lo stupore. Lui si raddrizzò girandosi verso la donna bionda. Lei allargò il sorriso e,spalancando le braccia,lo invitò ad uscire. Lui camminò,ormai privo dei comandi sul corpo. Steph trattenne il respiro e,chiudendo la porta alle spalle,sentì Mark imprecare. Uscì nella notte,seguendo quella donna. Il suo cervello continuava a mandargli degl’allarmi,ma lui,pian piano, stava perdendo anche il controllo del suo cervello. Il suo corpo di muoveva da solo,comandato da quella donna e presto il suo cervello se ne andò. La donna sorrise ancora una volta e lo guardò intensamente negl’occhi.
"Da adesso in poi noi due vivremo una storia e faremo soffrire la tua cara amichetta Roxanne. Non dirai a nessuno chi sono,cosa facciamo o cosa sta succedendo. Anzi non dirai proprio niente di niente e risponderai sempre male. D’altronde sei sempre stato scorbutico,giusto?" disse lei,con un risolino malefico. Naturalmente quella era una domanda retorica. Lei ritornò seria.
"Ora dimmi di si." gli ordinò con voce ferma. Lui annuì e Anne si avvicinò a lui. La porta della casa si spalancò e ne uscì Stephanie. Vedendo quella scena si immobilizzò.
"Cosa gli stai facendo?" gridò lei,spaventata e preoccupata. C’era anche una nota di rabbia in quella domanda. Anne sorrise.
"Niente. Lui è attratto da me ed io pure. Siamo fatti per stare insieme,non credi?" rispose Anne e rise di nuovo. Andrè sorrise,sotto comando della donna.
"Non dire sciocchezze,demone!" gridò lei,arrabbiandosi ancora di più. Anne rise ancora.
"Lascialo andare." ordinò Stephanie,minacciandola. Anne smise di ridere,ma non levò il suo sorriso malefico.
"Altrimenti?" sussurrò lei,come un ringhio. Stephanie la fulminò con la sguardo e incominciò a ringhiare. Anne le lanciò un attacco mentale e lei,spalancando gli occhi,cadde all’indietro,urlando. Mark le si avvicinò correndo,per sorreggerla. La distese a terra e si rialzò mettendosi in posizione di combattimento. Anna sorrise ancora e si preparò a stendere anche lui.
"No,fermo Mark." sussurrò,da terra,Stephanie. Tutti e due la guardarono.
"È troppo forte per noi." continuò lei. Mark serrò,furioso,la mascella. Anne sogghignò.
"Ha ragione lei,Mark." disse Anne,pronunciando l’ultima parola come uno sputo. Mark ringhiò.
"Cerca solo di prendere Andrè. Non deve portarlo via. Lui sembra come ipnotizzato da lei." mormorò,ancora,lei. La guardò male. Anne allargò il sorriso.
"Direi più incantato." la corresse. Mark ricominciò a ringhiare.
"Sei tu che lo stai ingannando,sporco demonio!" ringhiò lui. Lei lo fulminò con uno sguardo malefico e decise di farlo impazzire ancora un po’. Lanciò un'altra ondata si sofferenza,sempre mentalmente, a Stephanie,che stramazzò a terra con il fiato corto.
"No!" urlò lui,lanciandosi contro di lei. Lei rise e gli lanciò un attacco mentale. Lui stramazzò a terra,facendo compagnia all’altra.
"Te lo..avevo detto..Mark." sussurrò Stephanie,provando a rimettersi seduta.
"Già,Mark, Stephanie te lo aveva detto." gli fece eco Anne. Lui la fulminò con lo sguardo. Anne,con fare teatrale, si guardò il polso,come se stesse guardando un orologio.
"Tic Tac. Il tempo scorre e io devo proprio andare." disse lei,sospirando. Poi sorrise di nuovo.
"Ovviamente,lui" aggiunse,indicando Andrè "viene con me."
"Saluta i tuoi amici,Andrè. Non essere maleducato." disse Anne,scoppiando a ridere.
Lei estese una nuvola di nebbia intorno a loro e l’ultima cosa che si sentì nella notte furono le urla di Mark e Stephanie e le risate di Anne. Andrè aveva visto tutto quanto,ma era come se non facesse più parte del suo corpo.


Ecco qui il sedicesimo capitolo! Spero vi piaccia! Recensite, bye bye <3
Kimmie.

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