And all the wounds that are ever gonna scar me.

di hopeless romantic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** «I'll be there to defend yourself,boy» ***
Capitolo 2: *** «So bright the sun is ashamed to rise.» ***
Capitolo 3: *** «Mama,we all go to the hell!» ***
Capitolo 4: *** «This is a call to arms!» ***
Capitolo 5: *** «And all the wounds that are ever gonna scar me» ***



Capitolo 1
*** «I'll be there to defend yourself,boy» ***


.1
«I'll be there to defend yourself,boy»




La musica riprodotta da un complesso locale era la tipica musica blues che tanto sembrava andare in voga di quegli anni,suonata da quei ragazzi probabilmente suoi coetanei che portavano i capelli rigorosamente tirati indietro da un'abbondante dose di gelatina. 
Lui non la utilizzava mai diversificandosi come sempre aveva fatto dalla massa, probabilmente quindi una volta in cui non avrebbe più avuto il tempo di aggiustare neanche le pieghe di eventuale abito tanto sarebbe stato occupato a salvare ancor prima la propria pelle la cura dei capelli non avrebbe rappresentato per lui una tradizionale abitudine degna di rimpianto.
Mandò giù un altro sorso di birra alzando appena il boccale in un muto cenno di ringraziamento al suo amico Raymond seduto alla sua sinistra che aveva gentilmente offerto quel giro,l'ultimo probabilmente prima di rincasare. 
Il mattino seguente avrebbe dovuto essere già in strada prima che giungesse l'alba se voleva sperare di arrivare quantomeno in orario per la partenza,il porto distava infatti differenti chilometri da casa e il proprio padre non avrebbe potuto e ne tantomeno voluto accompagnarli. 
Era euforico,tanto euforico da dare l’idea che non avesse realmente capito contro cosa avrebbe dovuto battersi d’ora in avanti ma ciò che forse lo eccitava a tal modo era proprio la conoscenza di quello che lo aspettava.
Sin da quando era piccolo aveva sognato di diventare un soldato ascoltando i racconti del proprio padre,desiderio effettivamente particolare per un qualsiasi bambino,ma l’ossessione di servire la propria adorata patria come coraggiosamente aveva fatto il suo papà anni prima di lui a quell’epoca appariva a suoi occhi come l’unico modo per diventare un vero uomo.
Sapeva che fuori dalle mura sicure della propria cittadina imperversava una guerra difficile e sanguinosa che aveva visto costretto il governo americano a rendere obbligatoria la leva militare e il proprio fratello vi era rientrato in quanto appena divenuto maggiorenne. 
Ma Michael non era di certo il tipo che sarebbe mai riuscito ad imbracciare un fucile,lui se ne sarebbe volentieri rimasto a casa chino sui suoi libri di letteratura non e non l’avrebbe mai lasciati per combattere quella guerra insensata che non sentiva come la propria. 
Ma lui lo aveva convinto a suon di racconti fantasiosi che sarebbe stato esaltante,perfino appagante difendere i colori della bandiera americana con innominabile sprezzo del pericolo,lo aveva invitato implicitamente a seguire il suo esempio. 
Lui che appena saputo del reclutamento obbligatorio a cui purtroppo era sfuggito quando era diciottenne come Michael era corso ad arruolarsi accompagnato in quella lucida follia da due suoi buoni amici,giovani idealisti che come lui che avevano visto imbracciare delle armi unicamente da uomini la cui immagine era riflessa sul grande schermo di un cinema in bianco e nero. 
Raymond e Bob,questi erano i loro nomi,avevano avuto il pieno appoggio dei propri ricchi genitori che li avevano anzi incitati a percorrere quella strada tortuosa forse prima ancora che per il loro bene per un'ossessione insana nel mostrare con orgoglio i propri figli come trofei di caccia con il resto del paese una volta che quest’ultimi fossero ritornati dal fronte,indifferente se l’avessero fatto da vivi o da morti. 
Solo i suoi genitori si erano a lungo disperati apprendendo dalle sue stesse labbra che presto li avrebbero abbandonati per servire la loro patria lontani miglia dalla loro tenuta,aveva visto in quello stesso giorno papà Donald che sempre aveva paragonato ad una solida quercia piegarsi come un qualsiasi ramoscello ad una folata particolarmente violenta di vento sotto il peso delle lacrime che avevano solcato impetuose il suo viso. 
Il ricordo straziante di quelle urla di dolore lo fece rinsavire dal confortante tepore del locale e improvvisamente innervosito lanciò un'occhiata incuriosito ai suoi amici notando con un sorriso come Ray e Bob alla sua sinistra ridessero vistosamente brilli di una battuta di cui aveva colto solo le ultime parole sputacchiate volgarmente insieme a qualche goccia di birra. 
Alla sua destra invece con volti corrucciati sedevano gli ultimi due membri del loro sfoltito gruppo,entrambi con un espressione atterrita stampata in volto mentre concitati si scambiavano qualche inudibile parola. 
Il sorriso divertito dipinto sul suo viso si spense in quello stesso istante,sentendosi stupidamente fuori luogo,notando le labbra rosee del suo amico Frank corrucciate in una pallida reinterpretazione di un sorriso che compresse dolorosamente il proprio cuore contro la cassa toracica. 
Coetaneo di Mikey,Frank Iero era un giovane uomo di diciotto anni ancora da compiere e centosessanta centimetri d'altezza sofferente di salute cagionevole,usava paragonarlo spesso ad un bambino catapultato per errore nel mondo dei grandi. 
E forse era proprio quell’essere infantile che lo rendeva agli occhi di Gerard l'unica persona degna delle sue morbose attenzioni,come una qualsiasi chioccia con il proprio pulcino o come un qualsiasi principe innamorato della sua fragile donzella.
Ma all'epoca pronunciare seppur mentalmente la parola attrazione o ancor peggio amore verso colui che non era una donna era considerato un peccato alla stregua di un omicidio e pertanto penalmente perseguibile,perseguibile da una giustizia che non veniva di certo sancita in un’aula di un tribunale,da una legge non approvata da alcun governo ma vecchia quanto Dio.
Ironica quella situazione,insomma stava per andare a combattere in guerra e permetteva alla sua mente di ammettere liberamente la propria repressa sessualità e questo non rendeva di certo onore al suo orgoglio ma in quei concitati istanti niente era più importante del giovane seduto al proprio fianco,i cui occhi sembravano pregarlo solo di stringerlo a se e di imprigionarlo nel proprio calore.
In un improvviso slancio lo afferrò sussurrando al suo orecchio promesse che sapeva non avrebbe potuto mantenere,ma che importanza aveva ora?
Che cosa gliene importava degli sguardi perplessi che sentiva perforargli spiacevolmente la schienase in cambio di quel gesto apparentemente tanto semplice ricevette poi quello stentato grazie ma al contempo commosso  del suo Frank,quel grazie che avrebbe sempre gelosamente conservato nei propri ricordi insieme all'immagine dell'ultimo vero sorriso del proprio amato fratello.
 


«Ci sarò io a difenderti,ragazzo» bisbigliò con un sorriso tra quei capelli corvini impiastricciati da della profumata gelatina.

 







Premetto qualche piccolo dettaglio fondamentale per la comprensione della storia.
Come avrete notato questa è una fan fiction ambientanta nel periodo del video "The Ghost Of You",una mia personale rivisitazione dei fatti dove ovviamente i personaggi descritti non mi appartengono e dove il loro carattere non corrisponde in alcun modo alla realtà.
Detto ciò spero di avervi incuriosito e che recensirete questa storia,ci tengo moltissimo ed è un progetto che porto avanti ormai da qualche mese e sottolineo che questa è una storia già conclusa nell'archivio del mio computer quindi ne vedrete la fine,non amo lasciare incompleto il mio lavoro. ;)
Posterò all'incirca ogni settimana (a scanso di imprevisti) quindi grazie per aver letto e a presto!
Chiara
 

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Capitolo 2
*** «So bright the sun is ashamed to rise.» ***


.2
«So bright the sun is ashamed to rise.»
 


Perfino quella che sembrava un’interminabile nottata era giunta al termine,aveva addirittura tentato inizialmente di riposare steso sul suo letto ma i singhiozzi strozzati del proprio fratello provenienti dalla camera accanto avevano fatto si che rimanesse sveglio a torturarsi nervosamente in quel groviglio ormai indistinto di candide lenzuola. 
Si crogiolò nell'incertezza per quelle che a lui parvero ore ma infine gettando nel cesso l’orgoglio si alzò e con passo leggero si diresse alla camera affiancata alla propria,senza neanche bussare entrò e timidamente si stese accanto a Michael stringendolo con forza al proprio petto quando si accorse che il ragazzo non sembrava infastidito dalla sua presenza.
Un gemito strozzato e ancora lacrime che finirono con l'imbrattare la sua vecchia maglia ma lui non pronunciò una solo parola durante quella notte fin troppo buia in cui persino il cielo aveva lasciato che le stelle si spegnessero donando una fortunata intimità a quei due giovani uomini troppo impauriti da poterlo nascondere,almeno quella notte.
Il mattino seguente,o a voler essere precisi alcune ore dopo,si alzarono abbracciandosi goffamente per un'ultima volta prima di dividersi per un bagno veloce e per completare gli ultimi preparativi,fecero in tempo perfino ad indossare l'uniforme che entrambi avevano ricevuto la settimana precedente da quello che sarebbe stato il loro ufficiale per i mesi a venire.
Suo fratello a differenza sua rimase lungamente dentro salutando per quella che sarebbe potuta essere l'ultima volta i loro genitori ma io preferì semplicemente rimanermene fuori lasciando che il vento pungente screpolasse le mie labbra,dannatamente certo di non essere in grado di sopportare in quel momento un ulteriore ferita che quell'addio avrebbe senz’altro aperto nel mio cuore. 
Sua madre e suo padre l'avrebbero capito ne era certo,ci avrebbero messo tempo ma un giorno o l'altro l’avrebbero fatto. 
Prima ancora che il sole sorgesse,dopo una buona mezz’ora di cammino,eravamo arrivati in prossimità della città nonostante il passo lento di Mikey che si muoveva al mio fianco sospirando nervosamente ed io quella volta,per la prima volta forse,non riuscì a trovare le parole giuste per parlargli e spezzare quel silenzio che sapevo non giovava agli animi di nessuno dei due.
«Gerard ti senti pronto a tutto questo?» ma a spezzare improvvisamente il silenzio fu il biondo stesso,che pronunciò quella domanda senza neanche alzare il proprio sguardo da terra.
«L'ho voluto io stesso tutto questo Mikey,sono pronto dal giorno in cui ho firmato per l’arruolamento. Tranquillo non sto per chiederti se tu-» 
«Se io mi sento pronto? Come si fa ad esserlo Gerard,come? Come posso essere pronto a rischiare la mia vita? Come posso essere pronto a porre fine ad altre vite? Padri,fratelli,figli perché Gerard quelli a cui spareremo saranno uomini fatti di carne,di ossa e di sentimenti proprio come noi!» urlò Mikey battendo irrequieto il piede a terra come a voler ancor meglio sottolineare le sue ultime parole.
Faceva un fottuto male sentirsi sputare dritto in faccia quelle verità terribili che lui nemmeno aveva messo in conto,situazioni su cui lui si era soffermato a riflettere nel modo più superficiale che avrebbe potuto.
Con quale faccia poteva vantarsi davvero di essere il più maturo tra i due ora?
Improvvisamente quella situazione,quello sguardo agghiacciante riflesso dalle lenti tonde degli occhiali in bilico su quel suo naso adunco sottolinearono che quel Mikey non era nient’altro che lo spettro di ciò che era. 
Lui invece non era che una squallida donniciola che stava gettando la sua umanità alle ortiche per cosa?
«Loro non si porrebbero di certo i tuoi stessi problemi Michael se fossero al tuo posto,premerebbero il grilletto contro il tuo cranio senza provare alcun tipo di pentimento»rispose secco cercando di nascondere agli occhi del minore i suoi nascenti dubbi. 
Lui doveva essere fiero di combattere d’ora in avanti al fianco di coraggiosi soldati e di difendere la sua nazione da nemici senza volto che ne minacciavano la stabilità,ne avrebbe uccisi quanti più fosse possibile e vendicando così i fratelli senza nome caduti nell'intento di portare nient'altro che pace. 
«Quale molo è il nostro?» domandò atono alcuni chilometri dopo di assordante silenzio Michael osservandolo ora con occhi terrorizzati e gonfi per il lungo pianto.
«Il numero 13,fratello» rispose alzando volutamente di un’ottava la voce dimostrando in un certo senso ai pochi uomini lì presenti di non essere uno che provava della paura,quegli stessi uomini sarebbero stati magari suoi compagni per i mesi a venire e mostrare debolezza sin dal primo approccio non era di certo il modo per difendersi da eventuali pregiudizi e lui questo lo sapeva fin troppo bene.
A mezza voce mormorò soltanto uno "Stammi vicino" che il fratello diede segno di comprendere al volo reggendosi infatti alla manica della sua giacca con morbosità,un tacito invito a tornare indietro era nascosto nei suoi gesti. 
Con lo sguardo intanto lui cercava tra quegli uomini il suo ma tutti sembravano troppo alti per essere davverp Frank ma nonostante ciò alla vista di ogni giovane ragazzo dai capelli scuri non poteva impedire al proprio cuore di aumentare di un battito la sua folle corsa. 
«Ci sono i tuoi amici di là» borbottò improvvisamente Mikey salutando con un freddo cenno della mano libera Raymond e Bob accompagnati dalle proprie famiglie vestite a festa. 
Li salutò a sua volta accompagnando un cenno del capo ad un sorriso cortese ma non accennò ad unirsi a loro con grande sollievo del fratello che a malapena sopportava quei giovani patriottici dalla testa calda che dimostravano sempre la loro evidente stupidità appena aprivano bocca per dar lei fiato. 
«Frank!» gridò pochi attimi dopo suo fratello sbracciandosi in direzione del ragazzo che a pochi metri da loro sembrava cercare disorientato volti conosciuti tra la folla sempre più nutrita di uomini e donne presenti in quell’ultimo spiazzo di terraferma. 
«Ciao Mikey,ciao Gee» salutò provando invano a trattenere una lacrima che dispettosa riuscì comunque a sfuggire al suo rigido controllo solcandogli il viso cereo simile a quello della donna che sostenendosi al suo braccio gli camminava al fianco. 
«Ciao Frankie e buongiorno signora Iero!» salutò pronunciando quello sciocco nomignolo inventato sul momento per provare ingenuamente a ricambiare la dolcezza di quello appena pronunciato dal ragazzo. 
Cavallerescamente tolse poi il basco dal proprio capo in un cenno di saluto alla signora Linda,madre di Frank e donna di buon cuore che sapeva avere un debole nei suoi confronti e in quelli del fratello. 
Mikey familiarmente la salutò abbracciandola tra la commozione reciproca,lui invece mentre se ne stava discretamente in disparte fu affiancato da Frank che timidamente strinse le braccia esili intorno ai suoi fianchi. 
«Torneremo a casa Frankie,torneremo a casa te lo prometto» sussurrò ossessivamente aumentando impercettibilmente la stretta intorno al corpo dell'uomo amato. 
Non sarebbe morto perché lui l'avrebbe difeso a costo della propria stessa inutile vita. 
Andava al fronte per proteggere Frank Iero o per proteggere i colori della bandiera americana?
Non era più tanto sicuro di quale fosse la risposta. 
«Stanno chiamando i soldati,addio ragazzi miei» li salutò Linda unendosi istintivamente a quell'abbraccio. 
«Iero Franklin!» richiamò poco dopo un uomo impettito a pochi metri da loro,il ragazzo ergendosi in tutto ciò che la sua bassa altezza permetteva si diresse verso la nave ostentando un orgoglio che sapeva non appartenergli. 
Altri nomi,una fugace stretta di mano con suo fratello,il cuore che impazzito minacciava di scoppiargli in petto,il respiro corto,sudore freddo ad imperlare la sua fronte.
 «Way Gerard!» gridò improvvisamente la voce dello stesso uomo che appariva ora annoiata invitandolo a salire per la scaletta da cui aveva visto sparire molti suoi futuri compagni e lo Frank. 
Poco dopo lo raggiunse Mikey e insieme si guardarono intorno cercando tra quella confusa accozzaglia di corpi quello esile del giovane che sembrava essere stato risucchiato da chissà quale oscura entità.
Salparono l’ancora e annunciarono la partenza,rivolse un solo ultimo sguardo commosso al sua città ritrovando curiosamente solo in quell’istante la figura quanto mai nitida di Frank poco lontano da lui dove probabilmente era sempre stata. 
Tanti mani salutavano i cari rimasti a terra e lo stesso faceva teneramente quella del giovane,sorrise mestamente rendendosi conto che perfino il sole si vergognava a sorgere di fronte a quella tacita commozione.









Beh si se vi aspettavate una fan fiction allegra ora avrete sicuramente capito che questa non lo è ma se siete arrivati fin qui significherà che comunque questa storia è riuscita a conquistarvi magari :3
Una recensione fa sempre piacere e non ha mai ucciso nessuno quindi datevi da fare,sapere le vostre opinioni è molto importante per me. Ora direi che posso anche finirla di ammorbarvi (?) e di ringraziare le persone che hanno inserito questa storia tra le preferite/seguite,grazie mille! 
Capitolo ispirato dall'ascolto di varie canzoni ma in particolar modo da 'The Sharpest Lives",canzone meravigliosa,da cui è stato poi presa la citazione del titolo.
Ci sentiamo la prossima settimana,
Chiara

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Capitolo 3
*** «Mama,we all go to the hell!» ***


Questa volta le mie considerazioni vi annoieranno ad inizio pagina ma purtroppo devono essere fatte prima di iniziare con la storia.
Questo capitolo non avrebbe dovuto esistere nello schema che mi era prefissata ma un pomeriggio lui mi ha letteralmente imposto di essere dato al mondo,è accaduto proprio mentre ascoltavo Mama e penso di non aver mai pianto tanto nello scrivere qualcosa.
Non è stato modificato dalla sua prima stesura,solo lievi correzioni ortografiche ma desideravo rimanesse esattamente come era nato e ce l'ho fatta a mantenere questa mia promessa.
Adesso basta parlare,vi lascio alla lettura spronandovi in questo capitolo a recensire tutti voi silenziosi lettori perchè so che ci siete e anche a coloro che mi hanno sempre sostenuta perchè stavolta ci tengo forse più delle altre volte.
Grazie!  

3.
«Mama,we all go the hell!»



Cara mamma,
avrei potuto semplicemente augurarti ogni bene in questa mia lettera sprecandomi in dolci parole intrise dell’affetto più puro ma non se sarebbe stato giusto nei tuoi confronti mentirti in questo modo ma credimi avrebbe fatto meno male ad entrambi. 
Quanto tempo ci divide dal nostro ultimo abbraccio mamma,ma soprattutto ricordi ancora i miei abbracci,quelli tanto stretti di cui sempre ti lamentavi?
Mamma ma tu ricordi esattamente quanto tempo è che sono confinato in questa buia e stretta buca lontano dal mondo,lontano da te?
Quanto tempo mamma che non posso permettermi di piangere,di sfogarmi per non mostrarmi debole agli occhi di tutte quelle persone che qua hanno un fottuto bisogno di trovare rifugio in un mio abbraccio consolatorio?
Ti sarai stupita mamma facendo mente locale,magari guardando il calendario nella nostra cucina chissà,ma ti sarai comunque resa conto che sono passati undici lunghi ed infiniti mesi dalla mia partenza in cui il susseguirsi dei giorni e delle stagioni è stato scandito nient'altro che da tue lettere a cui io non ho mai avuto la forza di rispondere,spesso confesso di non essere stato in grado neanche di finire di leggerle e mi sento un pessimo figlio anche senza che tu ne lo abbia mai esplicitamente scritto. 
Ma forse,mamma,tu l'hai fatto ma quelle parole io le avevo già confinate tra le fiamme di un qualche camino. 
Ma ora non posso non scriverti quella che potrebbe purtroppo essere la mia ultima lettera,tra due giorni lasceremo l’accampamento forse per la decima volta dal nostro arrivo ma stavolta non si tratta di nessun addestramento supplementare e tanto meno verremo di nuovo usati come pulitori di una qualche vecchia caserma in disuso. 
Domani mamma io me ne vado in guerra,domani vado ad uccidere. 
Mamma sono diventato pazzo,mamma sogno la notte di impugnare un fucile e sparare al mio riflesso su di uno specchio,mamma sogno questo perché mi sono reso conto dopo una lunga vita di cecità che niente è meno importante della nostra bandiera americana e della mia stupida vita. 
Ho visto le persone da me amate più al mondo,seconde solo a te,cadere inermi dopo umiliazioni e pugni che non ho saputo loro risparmiare mamma perché io sono un pessimo figlio,io sono una pessima persona forse mamma avresti dovuto crescere una bambina e tutto sarebbe andato senz’altro meglio. 
Mamma ma tu lo sai che amo un uomo? 
Hai presente il piccolo Iero,Frank? 
Si mamma proprio il piccolo e malaticcio figlio della signora Linda,quella tua cara amica. 
Giorno dopo giorno mi sono ritrovato in questi mesi ad osservarlo sfiorire ancor prima di sbocciare,questo mondo di merda gli sta succhiando via ogni suo più prezioso attimo di vita ancor prima di lasciare che lui potesse viverlo,che potesse viverlo con me mamma. 
Lo amo e,si,sono uno di quei fottuti froci per cui la gente tira fuori dai pagliai il forcone per uccidere imbestialita all'idea dell'amore,amore diverso mamma ma non è pur sempre amore questo? 
Qua nessuno sa più cos'è,ho visto mio fratello Michael cadere sotto il peso dei pugni e dei calci inflittegli dal nostro rispettabile ufficiale che lo ha fatto solo per i suoi occhi gonfi e rossi per il pianto della notte precedente.
Picchiato per l'unica colpa di provare paura e amore per quei nemici senza volto contro cui sparerà,mio fratello l'ho visto cadere al suolo come un corpo morto senza poterlo vendicare,senza poter fare nulla se non curare poi la sera al buio le sue ferite nel nostro dormitorio. 
Da quel giorno mio fratello non piange,non ride,non si arrabbia,non mangia,non beve,non ti scrive più e ne tanto meno legge più alcunché perché mio fratello ha smesso di vivere quel giorno stesso quando la sua umanità è stata brutalmente calpestata. 
Quando partiremo mamma saremo lasciati liberi e io sarò quindi libero di fare cioè che voglio con il mio fucile e lo punterò contro quell’uomo orribile,se vige ancora la regola di una vita per una vita non sarò di certo io a non rispettarla.
Mikey,ricomincerà a vivere in un modo o nell'altro perché quei suoi occhi mamma non dovranno mai più spegnersi come lo sono ora e se sarà la vendetta di cui avrà bisogno io gliela darò. 
Se avrà bisogno invece della mia vita io gliela porgerò con un sorriso sulle labbra,cara mamma. 
Mamma io non ho bisogno di nulla,mamma mi sto lasciando a mia volta morire,mamma non sono diventato che lo spettro di me stesso. 
Mamma ucciderò con queste mie mani,con queste mie labbra io riderò al mondo il mio amore sporco e lo suggellerò con un bacio se mai sarà per mia fortuna ricambiato.
Mamma sai un giorno mi successe una cosa particolare ma eravamo appena arrivati e io a malapena ci feci caso.
Mi diedero ordine di pulire come una qualsiasi altra volta il lurido cesso della caserma situato nel corridoio opposto al mio dormitorio e lì trovai un corpo morto,un uomo vi si era suicidato in quel lurido cesso impiccandosi alla lampada al neon proprio sopra la mia testa,prima di porre fine alla propria vita doveva aver inciso probabilmente con un coltello quella scritta agghiacciante sul muro opposto alla porta d’entrata ma io allora mamma non vi feci alcun caso ma incosciamente lei si aggrappò saldamente ai miei ricordi.
«Andiamo tutti all'inferno»
e adesso ho capito che non c'è cosa più vera mamma,tutti qua siamo dei fottuti peccatori. 
Mamma sarei dovuto essere un figlio migliore,avresti dovuto crescere una bambina.  
 
Ti voglio bene,
Gerard

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Capitolo 4
*** «This is a call to arms!» ***


4.
«This is a call to arms!»
 



La sveglia fu sempre la solita,anticipata forse di qualche ora ma non avendo un orologio con me non potevo esserne del tutto certo. 
Urla e improperi sbraitati alla porta che apriva sul dormitorio che in quegli attimi svogliatamente e nervosamente si riprendeva dal suo agitato riposo,dal canto mio non avevo nulla da cui riprendermi non avendo chiuso occhio durante l’intera nottata rigirandomi tra le coperte indeciso se rimanermene là sdraiato,inerme,su quella mia scomoda brandina o alzarmi per andare da Frank. 
Ovviamente decisi per la prima delle ipotesi conscio che un mio qualsiasi anomalo movimento sarebbe stato captato da uno qualsiasi dei camerati,dormivamo con i letti pressoché uniti l'uno all'altro perciò ogni movimento persino nel pieno del sonno appariva allora azzardato. 
Innervosito infilai la mia divisa senza più alcun senso del pudore denudandomi davanti gli occhi distratti dei ragazzi impegnati a loro volta a cambiarsi,con un certo disgusto verso me stesso non potei impedirmi comunque di osservare il giovane Iero spogliarsi a sua volta degli abiti tremando come una foglia per il vento glaciale proveniente dalla porta spalancata per la sveglia e allo stesso tempo arrossato sulle guance per l'imbarazzo nel dover mostrarsi svestito all'occhio di gente a lui  sconosciuta. 
Ci diedero un tozzo di pane,perfino troppo dicevano soltanto i loro volti contratti in una smorfia di disgusto nel porgerci il nostro cibo. 
Partimmo quando non era ancora giorno o almeno non vi erano luci nel cielo che lasciassero presagire il sorgere del sole,forse avrebbe piovuto se quelle nuvole grigiastre avessero deciso di scaricare su di noi la loro rabbia ma non mi importava realmente se l’avessero poi fatto o meno. 
Ero armato e avrei sparato ad ogni singola goccia di fottuta pioggia se fosse servito a qualcosa,Frank fortunatamente era finito seduto dietro di me e questo mi faceva sentire più rilassato per quanto ovviamente l'occasione permettesse. 
A qualche posto da me Bob con il busto oltre il bordo della barca vomitava persino l'anima,non era l'unico a farlo ma fu l'unico che riuscì a vedere mentre degli altri percepivo soltanto i gemiti strozzati. 
Mikey sedeva tre posti avanti al mio nella fila opposta,lo aveva riconosciuto quando improvvisamente si era voltato aggiustando maniacalmente i piccoli occhiali sul proprio naso,gli avevo sorriso ma lui sembrava non essersene accorto. 
Anche Michael come me e il resto dei miei compagni indossava quell'imbarazzante elmetto che avrebbe dovuto proteggerci durante la guerriglia ma io dal canto mio non lo trovavo di grande utilità visto la sua grandezza spropositata rispetto a quella del mio capo,scivolava continuamente offuscandomi il campo visivo e quello mi stava innervosendo più di quanto già non lo fossi. 
Vedemmo la costa solo dopo un'ora di silenzioso viaggio dove le uniche parole pronunciate provenivano dalla bocca dell'ufficiale che gridava ammonimenti e strategie che nessuno tra noi avrebbe mai ricordato una volta scesi da quell'imbarcazione. 
Qualcuno,un certo Louis credo si chiamasse,baciò devoto la croce placcata in oro che aveva appesa al collo in quella che immaginai essere una preghiera. 
A stento mi trattenni dallo scoppiare a ridere sguaiatamente alla vista di quel gesto tanto illusorio,davvero credeva che quel pezzo di legno avrebbe salvato la sua vita?
«Dirigetevi verso la trincea soldati,la strada sarà sgombra e voi potrete attaccarli nascosti lì.
Chiunque di voi morrà nell'impresa,morrà da eroe. Addio giovani spero di rivedervi!
» gridò con voce ferma il nostro ufficiale esibendosi in un distinto saluto che forzatamente ricambiammo come meglio potemmo ancora seduti a terra accalcati come bestie. 
Poi accadde tutto in un lampo,lo stesso che squarciò il cielo nell'istante seguente in cui il ponte fu abbassato per lasciarci correre via da là verso quella che più che mai poteva definirsi morte certa. 
«Stammi vicino!» urlai a Frank nella confusione generale di corpi che disperati correvano,difendendosi di tanto in tanto dietro a barre di ferro che non erano altro che resti di quella che anni addietro forse era stata una palazzina. 
Presi tra le mie mani una del ragazzo e con il fucile puntato verso nord procedevo correndo quanto più le mie gambe permettessero nel tentativo disperato di trascinare dietro di me Frank che spaesato teneva il fucile basso in quello che sembrava un muto invito a sparargli per porre a quel punto fine alla sua agonia. 
Arrivammo alla trincea dopo quelli che parvero minuti interi scansando ora una ora un'altra pallottola che cieca colpiva dove capitava,non sembrava avessero intenzione di uccidere qualcuno in particolare volevano soltanto far fuori tutti il prima possibile.
Con lo sguardo disperatamente cercavo la sagoma ossuta di Michael,la trovai intenta a correre poco dietro di noi con,anche lui proprio come Frank,il fucile abbassato verso terra. 
Solo io sembrava che fossi psicologicamente pronto a quella situazione,avevo già sparato e colpito qualcuno ma non mi ero particolarmente interessato di chi fosse era oltre la trincea e questo bastava a definirlo nemico. 
Una pallottola nel petto d'un nemico era una pallottola in meno nel petto suo o di un suo compagno d’armi. 
Spingendolo con quanta più forza avesse in corpo lasciò che Frank cadesse insieme a lui nella trincea,il ragazzo con lo sguardo lo implorò a rimanere conscio che lui non sarebbe rimasto ora che l’aveva portato in salvo. 
«Dove stai andando?» chiese quando i loro visi ormai si sfioravano in quell'angusta buca. 
«Devo trovare Michael,tu resta qua!» digrignai furioso continuando a volgere lo sguardo da destra verso sinistra senza sapere quello che realmente speravo di trovare. 
«Non posso lasciarti andare Gee io vengo con te!» urlò indignato l'altro per coprire il rumore assordante della sparatoria in corso.
La guerra non si sarebbe placata per loro,là fuori da quella trincea i soldati stavano morendo e suo fratello avrebbe potuto tranquillamente essere uno dei feriti che angosciati lanciavano terribili urla udibili sino da lì. 
«Stai zitto e restatene qua cazzo!» sbottai spingendolo ancor più in profondità con un pugno ed ero pronto a riemergere,davvero,ma una sua mano mi trattenne là afferrando la giacca della mia divisa. 
Le sue labbra asciutte si depositarono sulle mie,le mie che erano umide per il sangue che scorreva dopo l'impatto violento contro uno di quei resti ferracei contro cui mi avevano gettato nella ressa. 
«Ti amo Gerard» disse Frank in un sussurro appena udibile,stava perdendo tempo e rischiando la vita di suo fratello ma quell'uomo ora meritava tutta la sua attenzione e non poteva andarsene. 
Non ci sarebbe riuscito a voltarsi come se nulla fosse appena accaduto.
Un ultimo sguardo commosso ed emozionato,un ultimo sguardo da maledetti froci come li apostrofò un loro compagno appena gettatosi accanto a loro. 
«Allora puoi capire per quale cazzo di motivo io stia cercando di salvarti la vita,stupido!» sbraitai impazzito correndo via da là l'attimo successivo che quel loro spiritoso compagno troppo stupido si era lasciato uccidere spingendosi in un gesto eroico oltre la trincea. 
Un sorriso nacque spontaneo e crudele sulle sua labbra prima di iniziare le ricerche febbrili del proprio fratello tra i vari uomini,ma non vi erano sue tracce ne tra i corpi morti ne tanto meno tra quelli vivi. 
«Mikey!» gridai con quanta più voce avessi in corpo,sparando intanto ad un uomo che a sua volta stava puntando la propria arma contro di me. 
E poi la vidi,per puro e fottuto caso,vidi tutta la scena. 
Suo fratello che prendeva un lungo respiro,di incoraggiamento forse,suo fratello che si gettava in una corsa folle con il fucile rigorosamente puntato verso terra,suo fratello colpito in pieno petto da un proiettile stavolta sparato con il solo intento di uccidere proprio lui,suo fratello che come un burattino a cui avevano appena tagliato i fili cadeva a terra inciampando sulle sue stesse lunghe gambe.
Poi tutto divenne confuso,una successione indistinta di dolore e urla in cui delle mani lo spingevano verso la trincea,Raymond piegato su suo fratello tentò un estremo ultimo soccorso per vedere poi il giovane riccioluto abbandonare distrutto l’impresa rendendosi conto che stavolta tutto era realmente perduto,Bob pronunciò una sequela di parole al suo orecchio,forse gliele urlò,ma non riuscì a dar loro un senso,Frank che esercitando una pressione violenta con le braccia diresse il mio busto indietro non riuscendo però a muovere di lì le mie gambe paralizzate e poi mio fratello che non si muoveva più. 
Mio fratello che non era morto perché lui semplicemente non può morire. 
«Prendete me,lasciate Mikey!» gridava ossessivamente sentendo Bob piangere dietro di lui,proprio il suo robusto amico che mai aveva mostrato cenni di debolezza in tanti anni di amicizia ora piangeva per suo fratello e segretamente questo lo commosse a sua volta.
Un altro colpo giunse al capo di Mikey e finalmente qualcuno ebbe la lucidità necessaria per recuperare il cadavere,forse fu Ray a farlo ma non lo ricordo con esattezza. 
Il volto macchiato di sangue così come il petto,gli occhiali scheggiati,lo sguardo rivolto al cenno e un sinistro accenno di sorriso,una smorfia quasi.
Ma suo fratello stava fingendo perché lui non era morto!
«Micheal!» urlai soltanto allo stremo delle forze lasciandomi andare ad un pianto isterico. 
Erano undici mesi che non lo facevo più e mi sentivo così debole nel farlo,proprio io che odiavo sentirmi debole. 
Un altro singhiozzo strozzato e una carezza sfuggente al volto macchiato del proprio amato fratello,lasciato accanto a lui in quell’angusta trincea in cui non ricordava neanche d’essere tornato. 
Non aveva saputo difenderlo neanche quella volta. 
Mamma,sono un pessimo figlio.
 
Never coming home 
Never coming home 
Could I? Should I? 
And all the wounds that are ever gonna scar me..








 
Sono una stronza,ci ho messo così tanto tempo per postare un capitolo che so già mi farà odiare da tutte voi ma era arrivato il momento.
Ho voluto raccontare tramite questa breve fan fiction ciò che quella meravigliosa canzone che è "The Ghost Of You" mi ha lasciato,una sensazione di struggente dolcezza che ho cercato di imprimere in ogni singola parola e che spero a voi in qualche modo sia arrivata.
Non è l'ultimo capitolo questo,state tranquille ragazze! ;)
Alcune precisazioni:
. Il titolo è una citazione di "Vox Populi" dei 30 Seconds To Mars,canzone che ovviamente vi consiglio di ascoltare
. L'ultima frase del capitolo è liberamente ispirata dalla canzone "Mama" come era stato anche nel capitolo precedente
. La citazione finale si ricollega al titolo della long stessa e all'ultimo accenno sul volto di Mikey prima di morire

Ora posso dileguarmi,alla prossima settima e grazie a tutte come sempre! <3

 

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Capitolo 5
*** «And all the wounds that are ever gonna scar me» ***


5.
«And all the wounds that are
ever gonna scar me»





Non ero mai andato troppo volentieri in un cimitero benché avessi ormai ben più di ventidue anni quel posto mi spaventava ancora,terribilmente,come se fossi un bambino piccolo.
La prima volta che nella mia vita vi misi inconsapevolmente piede fu una mattina autunnale di tanti anni fa,il mio papà mi vestì accuratamente utilizzando quei pochi abiti neri ed eleganti che avevo nell’armadio e stringendo una delle mie piccole mani tra le sue mi condusse fuori casa.
Durante il tragitto fece strani discorsi,erano tanto tristi e io non capivo davvero cosa stessero a significare.
Perché mai avrebbero dovuto lasciare che la sua nonnina dormisse insieme con gli angeli?
Non capì cosa volesse dire finché non arrivarono in quella triste distesa di lapidi marmoree dove incontrarono tanti dei suoi zii,se non tutti,vestiti con abiti neri esattamente come lui e come suo padre ed erano davvero tutti presenti a quell’evento,tutti tranne la nonna e la sua mamma rimasta a casa a vegliare su un febbricitante Michael.
Quel batuffolo tossicchiava sempre e a lui faceva una simile tenerezza che spesso lo prendeva in braccio per cullarlo sperando di riuscire a farlo addormentare nonostante la mamma puntualmente glielo impedisse,sgridandolo,non volendo semplicemente che poi stesse male anche lui. 
Anche la zia Caroline sembrava non star bene quel giorno,singhiozzava piangendo tra le braccia di zio Anthony e questo lo fece spaventare ancor più di quanto non lo avesse fatto quel cappellino piccolo e grigiastro che aveva posato sul capo accanto ad una crocchia improvvisata. 
Il suo papà anche aveva la bocca le cui labbra erano piegate all'ingiù e lui di riflesso riprodusse la stessa smorfia,capendo finalmente che lì vi fosse qualcosa di brutto da piangere che aveva a che fare con la sua nonna. 
Helena non c'era,lui non la vedeva,ma sembrava paradossalmente che il suo dolce profumo fosse lì e che provenisse esattamente dalla bara d'ebano che un prete,vestito a sua volta di nero,stava benedicendo. 
Capì solo anni dopo di aver partecipato al funerale dell'amata nonna quella lontana mattina,un funerale tanto simile a quello che si stava svolgendo in quello stesso momento in quello stesso lugubre cimitero. 
Ora però era più grande ed era lui che teneva la mano di suo padre,incredibilmente adesso il più forte tra i due uomini ero proprio lui. 
Mamma alla mia sinistra piangeva disperatamente posata sulla spalla di Linda,quest'ultima le carezzava il capo dolcemente immedesimandosi nella tragedia che la sua amica stava vivendo. 
Suo figlio per sua fortuna era però vivo e vegeto e sapeva che era là,da qualche parte non troppo lontano da loro ne percepiva chiaramente la presenza e sapeva di non sbagliarsi. 
Non aveva avuto il coraggio di parlare con quell'uomo non una sola volta da quando erano ritornati a casa e lui,vigliaccamente,aveva lasciato le armi sicuro più che mai che non vi fosse nulla di meno importante della guerra ora. 
Frank pazientemente aveva ascoltato i suoi silenzi accontentandosi di saperlo accanto a lui,non chiedendo niente di più che uno sguardo che lo facesse sentire solo suo come se lui avesse mai potuto volere qualcuno accanto a se qualcuno che non fosse lui,Frankie era folle nei suoi ragionamenti delle volte. 
Aveva scoperto rileggendo i diari di suo fratello che anche quest'ultimo era a conoscenza dei loro reciproci sentimenti ma nonostante questo era sempre rimasto in silenzio,un modesto spettatore,aspettando soltanto che loro si accorgessero da soli di quell’amore che l’aveva coinvolti. 
Ci avevano messo anni e sacrificato svariate vite ma in un qualche modo questo li aveva uniti più di quanto fosse possibile anche soltanto immaginare. 
«Michael Way,ragazzo dolce e disponibile morto coraggiosamente onorando la nostra patria..»
Parole vuote pronunciate dal parroco,parole che non corrispondevano abbastanza a quella che era stata la realtà,a quello che era stato veramente Mikey. 
Un ragazzo morto in una guerra che non rappresentava una sua priorità,un ragazzo morto nel bel mezzo dei suoi anni migliori per un proiettile che aveva colpito un qualche suo organo vitale di cui non aveva voluto neanche sapere il nome conscio che avrebbe fatto soltanto più male,conscio che immaginarsi una vita senza il suo fratello biondo al fianco sembrava impossibile. 
Non l'avrebbe più visto uscire di casa la mattina presto per recarsi in università e non lo avrebbe più visto rubare i suoi vestiti credendo di non essere visto,non l'avrebbe più sentito suonare la sua chitarra strimpellando canzoni melense che non aveva mai sopportato e non avrebbe mai più asciugato le lacrime che tanto spesso ultimamente rigavano il suo viso. 
«Addio fratellino mio» mormorò quando il tempo prese poi ad accelerare,dopo un'ultima tragica preghiera,rendendo ogni immagine più sfocata per colpa della commozione lacerante. 
La bara venne lasciata cadere nella buca che precedentemente qualcuno doveva aver scavato e una giovane vestita completamente di nero il cui volto era nascosto alla sua vista da un pesante pizzo del medesimo colore vi si avvicinò e vi lanciò una rosa rossa. 
Alicia era la donna di Michael divenuta vedova ancora prima di diventare sposa,sarebbe dovuto andare da lei per confortarla in quel momento sapendo che probabilmente suo fratello avrebbe apprezzato il gesto ma non lo fece. 
Aveva una fottuta paura di leggere nei suoi occhi rancore per non essere stato in grado di salvare l'uomo della sua vita,aveva paura che quella donna potesse odiarlo nonostante sapesse lui per primo di non aver fatto nulla,aveva paura che Alicia lo incolpasse di essere ancora vivo e di essere là a respirare dell'aria che sapeva non meritare. 
Forse era proprio quello che lo stava portando lentamente al limite della follia. 
«Noi iniziamo ad andare,vieni anche tu figliolo?» chiese suo padre lasciando la sua stretta e pronunciando quelle parole con voce roca,lui scosse semplicemente il capo e sentì progressivamente la folla di parenti e curiosi allontanarsi. 
Doveva ora rendere l'ultimo estremo saluto al suo fratellino da solo,ora che il piccolo se ne stava là coperto da metri di fredda terra e non c’era più la folla dei paesani venuti ad acclamare l’eroe poteva concedersi quel momento solo loro. 
«Non sei solo come credi,io non ti lascio sai?»
Un sussurro leggero,appena udibile nonostante il silenzio surreale che li circondava ma una presenza importante tangibile dalla stretta delle loro mani. 
Non aveva neanche fatto in tempo a sentire la sensazione di vuoto lasciata dalla scomparsa della mano di suo padre che subito la morsa calorosa delle dita di Frankie la sostituì,in un contatto che fece tremare impercettibilmente il suo cuore. 
Si commosse rendendosi conto di quanto quel giovane fosse per lui importante,rendendosi conto di quanto lui davvero lo amasse. 
«Ci vedi fratellino? Sono io e questo Frank,lui sta stringendo la mia mano e per una follia a cui stento ancora a credere lui mi ama esattamente quanto io amo lui. Ricordi quando un giorno dopo aver litigato mi dicesti che ero un frocio? Mi dispiace di averti poi picchiato ma capiscimi,allora era difficile accettarmi. Ho intrapreso questa avventura al fronte sicuro che vi avrei resi orgogliosi,che non vi sareste più dovuto preoccupare dell'onore che segretamente nei miei sogni macchiavo,sicuro che sarei riuscito a difenderti da ogni cosa. 
Sono solo uno sprovveduto Michael,sappi soltanto che se ho sbagliato è stato sempre per il troppo amore» disse lasciando poi scorrere le lacrime,lacrime che aveva trattenuto facendo violenza sul suo autocontrollo durante la lunga cerimonia. 
Provava vergognava nel sentirsi debole davanti a persone che poi sapeva avrebbero usato contro di lui i suoi singhiozzi ma di Frank e questo gli permise di dar realmente sfogo al proprio dolore,senza alcuna censura. 
«Ti sei sempre curato tu del male di vivere del tuo fratellone,ora ci sono a prendere il tuo posto. Ce ne andremo da questa città per andare a vivere un’esistenza senza alcun pregiudizio il più lontano possibile da questa realtà,voglio poter baciare tuo fratello senza alcuna vergogna in una qualsiasi pizza affollata senza dover aver poi paura delle conseguenze. 
Grazie per essere stato nostro segreto testimone tanto a lungo,ci mancherai Mike a dirla tutta ci manchi già.» mormorò frettolosamente Frank aumentando la presa intorno alle sue dita e posando la sua testa sulla sua spalla,cercando un appoggio dopo una simile triste confessione. 
«Avrei voluto essere un uomo migliore,un fratello migliore. Addio Michael» salutò baciando frettolosamente la foto lasciata provvisoriamente in una cornice in attesa della costruzione di una decorosa lapide. 
 
 
Suo fratello sorrise felice riflesso in quello scatto. 
 

 
-
 

Epilogo
 





 
Cara mamma,
non ci sentiamo da quasi due settimane ma sai che il lavoro ci porta via tanto tempo e sai altrettanto bene che non ci lamentiamo di questo,amiamo entrambi ciò che facciamo. 
Ti ho allegato infatti a questa mia lettera la stampa del mio fumetto,spero tu possa apprezzarlo così come hai apprezzato la musicassetta dell'ultima canzone composta da Frank. 
Anche lui sta bene stai tranquilla,mi ha chiesto anzi di salutarti anche da parte sua. 
Stiamo bene ora,abbiamo trovato il nostro equilibrio e consolidato il nostro rapporto,somigliamo tanto a due neosposi ma la convivenza si sa mamma che non è semplice noi proviamo però ad affrontarla nel migliore dei modi sforzandoci di non litigare per ogni futilità. 
Un bacio a te e papà. 
Ti voglio bene, Gerard. 
 
PS.  Saluta anche Micheal,stanotte l'ho sognato e mi ha detto che lassù sta bene. 
Pare che almeno lui ci sia finito in paradiso. 
 

Lasciai cadere la penna sul ripiano della mia scrivania esausto ma allo stesso tempo felice di essere riuscito a scrivere quella lettera,era corta di questo se ne era reso conto anche da solo ma sapeva perfettamente che a sua madre sarebbe bastata e,anzi,l'avrebbe resa felice. 
«Che fai Gee?» chiese il suo compagno comparendo paradossalmente dal nulla essendo la sua camera immersa nel buio fatta eccezione per una piccola lampada accesa sul ripiano da lavoro. 
 «Ho scritto a mamma,volevo mandarle il mio ultimo fumetto e dirle che stiamo bene» sorrisi semplicemente osservando gli occhi verdastri di Frank. 
Era cresciuto quello indubbiamente,non di altezza quello mai,ma i suoi lineamenti erano maturati e i capelli che aveva lasciato crescere ribelli esattamente come i miei gli davano un aria più adulta. 
Ma era bello,terribilmente bello come sempre. 
«Ti sei ricordato di dirle di salutare da parte nostra anche Michael?» chiese acciambellandosi dolcemente sulle sue gambe come un qualsiasi gatto bisognoso di attenzioni. 
«Come potrei dimenticarmene?» disse per poi voltarsi e baciarlo. 
Incurante di qualsiasi altra cosa carezzò teneramente le labbra soffici del suo ragazzo con le proprie per sentirsi ancora una volta amato,in quel modo ingenuo e intimidito che lo aveva sempre emozionato. 
«Ti amo Frankie»
 
 
Erano passati circa tre anni dalla morte di suo fratello ma era ancora difficile da accettare la sua perdita,mancava a lui,mancava a Frank e a chiunque nel corso della sua vita l’avesse amato.
Ora aveva un lavoro che lo appagava,certo,si divertiva come un qualsiasi venticinquenne avrebbe fatto lasciando quindi che la sua vita andasse avanti con un sorriso ma suo fratello non l’aveva dimenticato,ogni notte sognava ancora di riuscire a salvarlo da quella pallottola che l’aveva colpito ma ormai non riusciva più a farsene una colpa per non avercela fatta.
“Ti vorrò sempre bene,Mikey.” 
Pensò stringendosi Frankie al petto per sentirne il calore familiare e sentirsi a casa,ancora una volta.






Avrei dovuto aggiornare settimane e settimane fa ma ultimamente con la testa non ci sto,sarà probabilmente la follia che ha deciso di portarmi via o un recupero delle mie facoltà mentali in seguito alla gita di quattro giorni con la mia classe che ancora non è avvenuto ma insomma l'importante è esserci ora no? 
Questa storia è giunta al termine,è corta ma lo avevo preannunciato e nonostante mi ritrovo a non esserne completamente fiera so che ho fatto del mio meglio e so oltretutto che voi questo lo avete apprezzato quindi grazie.
Grazie a chi ha seguito,preferito e ricordato questo storia e un grazie soprattutto a chi ha sempre recensito dimostrandomi il proprio affetto. Voi siete meravigliosi!
Vi lascio con un ultimo grande bacio e con la speranza che vi facciate sentire almeno voi,si proprio voi lettori silenziosi,che mi scriviate almeno per un saluto finale. Ci terrei tanto! :3
A presto bellezze! *ammicca*

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