All you need is...

di daisy_123
(/viewuser.php?uid=15747)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. I ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** cap. 4 ***



Capitolo 1
*** Cap. I ***


Cap. 1

“ALL YOU NEED IS LOVE… se fosse tutto semplice come un titolo di una canzone.” Sdraiata sul tappeto, un posacenere accanto, fra le dita la sua felicità, lo stereo al massimo, le note di una canzone, le parole cantate da personaggi eccentrici per i periodo in cui è stata scritta. Lo zaino buttato accanto alla scrivania, un’altra schifosissima giornata di scuola, i capelli finalmente liberi dai consueti 2 elastici rosa, si allargano sul tappeto come un’onda che arriva lentamente sulla spiaggia. I suoi pensieri si rincorrono tra loro apparentemente senza logica, ripercorrono ciò che è successo a scuola, nella sua vita negli ultimi mesi. I voti che migliorano di giorno in giorno, la felicità della madre, una nuova amicizia, la disperazione della madre, continua ad ascoltare la canzone, una canzone che ha sempre odiato, insignificante, troppo stupida per i suoi gusti. “che schifo! Odio i Beatles! Come cacchio fa quella deficiente ad ascoltarli? E perché continua a usare il MIO stereo? Appena torna la sollevo da terra quella cretina!” si alza di botto. I suoi capelli castani le coprono il viso, incorniciandolo, coprendo quegli occhi un tempo pieni di allegria, che sta recuperando con notevoli sforzi, pochi hanno avuto la fortuna di vederla con i capelli sciolti; con un gesto monotono li riporta dietro le orecchie, si avvicina allo stereo, cambia il cd. Nella stanza risuona una canzone dei Blink, “I took her out, it was a Friday night, I wore cologne to get the feeling right ” da lontano sente la serratura della porta d’ingresso scattare, “porca troia! Che cazzo ci fa già a casa? non doveva tornare stasera?” con un salto da far invidia a Fiona May si scaglia contro la porta della sua camera e si chiude dentro, apre la finestra per far uscire il fumo, inizia a spruzzare il deodorante per ambiente, abbassa lo stereo.

“tesorino sono arrivata! ”

Nasconde tutti gli attrezzi del mestiere, butta le Camel nella borsa di Hello Kitty, fa appena in tempo ad infilarsi i suoi Ray Ban modello anni ’70, costati ore e ore di lavoro, si nasconde gli occhi gonfi e rossi, non solo dovuti alle lacrime che ancora versa, quando la sente bussare alla porta.

“tesorino apri la porta per favore”

“arrivo!” “Dio quanto non la sopporto quando mi chiama tesorino!”

“ciao mamma… come mai già a casa?”

“non sei contenta di vedermi? Ho pensato di tornare prima così potevamo stare un po’ insieme… non sei contenta tesoruccio?”

“si… ma vedi io devo studiare… domani mi interroga in italiano e purtroppo devo ancora finire tre poesie di Leopardi.”

“ah… peccato ero tornata prima proprio per te”

“beh, la prossima volta chiamami così lo sapresti!”

Lo squillo del telefono interrompe questa conversazione sgradevole, per lei almeno. La madre va a rispondere. Dopo qualche secondo ritorna in camera.

“è per te cara”

“grazie mamma!” “Cara? E questo quando lo ha sentito?”

“hello?”

“Ciao Angelina!” c’è solo una persona che la chiamerebbe così, o per lo meno ha il permesso di farlo.

“Ciao Brad! Oggi sei veramente scontato! Domani come mi chiamerai Jennifer?”

“ecco mi hai rovinato tutto il programma per settimana prossima! E comunque non sono scontato! Guarda che mi hai offeso come ti permetti di dirmi certe cose?”

“ok ok basta! Non stressarmi!”

“d’accordo, comunque come stai?”

È strano come le persone cambino, non le aveva mai chiesto come stava, francamente non le aveva mai rivolto la parola, ma da quando lui l’aveva lasciata tutto era cambiato.

“diciamo che se fossi stata tirata sotto da un Tir e fossi agonizzante sull’asfalto in una pozza di sangue e sentissi la vita scivolarmi via dalle dita starei meglio!”

“da come vedo stai bene, comunque ti chiamo per sapere se stasera devo passare a prenderti o vieni da sola?”

“passare a prendermi per andare dove? Io domani ho un’interrogazione!!!”

“se è per quello anche io! Ma siamo giovani e spensierati godiamoci la vita!”

“sei il solito incosciente! Ti ricordo che siamo in classe insieme perché qualcuno che i questo momento è al telefono è stato bocciato… ti do un aiuto non sono io”

“ah ah! Mazza quanto sei simpa Lore! Allora passo io verso le 7?

“le 7??”

“hai ragione è presto… va bene passo a prenderti alle 6.30 così mangiamo insieme… dai offro io!”

“se c’è una cena gratis non posso fare altre che venire!”

“allora ci vediamo stasera! E per la felicità di tua madre vengo anche in casa ok?”

“allora visto che vuoi farla incazzare passa direttamente alle 5!”

“that’s ok! A stasera Lore”

“ciao Andrew”

Chiude la conversazione, dopo pochi istanti si rende conto che non gli ha neanche chiesto dove l’avrebbe portata la sera. Ma l’incubo dell’interrogazione le fa dimenticare anche questo pensiero.


è la prima ff originale che scrivo!!siate clementi e lasciate un commentino!!!!danke!!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Cap. 2 ***


Cap. 2

Andrea Fanimi, la sua fedina penale potrebbe essere meno candida di quanto in realtà è, ma è noto per la sua capacità di togliersi dai guai poco prima che arrivi la polizia. La loro amicizia era iniziata per caso durante la gita a Londra sei mesi prima. Erano appena arrivati all’Hotel vicino alla City, tutta la classe era elettrizzata, ma una persona lo era più di tutte, Lorenza finalmente il suo sogno si era avverato, essere a Londra, la città che ama e ha sempre amato, ed era ancora più felice perché in gita con la loro classe era venuta la 5° in cui c’era il suo amore, il suo primo vero amore: Gabriele. Alto, capelli castano chiaro e occhi verdi con sfumature azzurre, desiderato da tutte, e aveva scelto proprio lei. Lorenza detta la “fighetta”, vestita sempre di marca, capelli sempre raccolti, in trecce, code, chignon e qualunque altra pettinatura che richiedesse l’ausilio di elastici, forcine e fermagli. Voleva festeggiare subito la sua felicità per essere a Londra, voleva andare in un tipico pub la sera stessa del suo arrivo.

“dai Gabri! Vieni ci divertiremo! E poi non vuoi provare una tipica birra inglese?”

“Lo’ non ne ho proprio voglia, e poi sono anche stato male sull’aereo… è meglio se resto in albergo  e mi riposo…”

“beh… se stai male rimango qui con te a farti compagnia”

“non ti preoccupare vai pure! Qui ti annoieresti sicuramente, sono stanchissimo credo che dormirò subito”

“ok amore allora ci vediamo domani mattina, ciao”

“si ciao”

Ciò che succederà è scontato, lui desiderato e desideroso di soddisfare tutte le sue ammiratrici, lei ingenua, con la mente offuscata dall’amore per lui esce lo stesso fidandosi, ma nonostante questo non riesce a divertirsi; continua a pensare al suo Gabriele, a quanto potrebbe star male, ma non solo per questo non riesce a rilassarsi, si ritrova seduta vicina a Andrea, un ragazzo sfigato che le è del tutto indifferente, ma quella sera la infastidiva particolarmente anche solo la sua presenza. Lo considerava uno sfigato di prima categoria perché era stato cosi idiota da farsi bocciare per ben 2 volte, ma lei non sapeva esattamente come erano andati i fatti.

“ma io mi chiedo come si possa essere così insopportabili!”

“Lo’ non preoccuparti di quel cretino, se lo conosci lo eviti!”

“hai ragione Vicky ma mi irrita!”

“non ci pensare tanto adesso torniamo in albergo”

Ma in albergo la aspettava una sorpresa, come in tutte le gite nessuno dorme mai nella propria camera e loro aveva deciso di dormire nella camera dell’Alessia. Ma appena aperta la porta il mondo di Lorenza crolla, si disintegra, un’onda di odio mai provata si infrange conto il suo cuore mandandolo in frantumi. Lui. Disteso sul letto. Nudo. Una ragazza che non conosce lo bacia e la sua “amica” Alessia lo monta. Appena sentono aprire la porta cercano di coprirsi.

“Lo’ ti prego…”

“che cazzo stai facendo?!”

“non è come sembra… mi ci sono ritrovato in mezzo sai che io vivo solo per te!”

“è la cosa più cretina che mi potessi dire!!! Sai mi sono sempre chiesta che faccia avesse un bastardo, coglione che dice cazzate, un porco, un maniaco un traditore, ma adesso ne ho di fronte 3 facce che corrispondono alla descrizione”

Lorenza si gira e si mette a correre per i corridoi dell’hotel, ha solo una cosa in mente, trovare il bar e bere per dimenticare questa scena, ma si ritrova sulla terrazza, da sola, nessuno la cerca, nessuno la consola, non si accorge nemmeno della piccola lucina provocata da una sigaretta accesa. Ha freddo, e come se non bastasse si mette a piovere. Le gocce di mischiano alle sue lacrime, il mini-abito che indossa si inzuppa completamente, si siede sul cemento freddo, si stringe le gambe al petto e inizia a urlare, ma il suo urlo viene coperto dalla pioggia. È stremata, arrabbiata, triste, non si è neanche accorta che qualcuno le si è avvicinato. Andrea. Le passa un braccio attorno alle spalle e la tira a sé, e lei stranamente non è infastidita, si rifugia nel suo maglione e nel suo abbraccio, il suo calore la conforta, il suo profumo, “Acqua di Giò”, il profumo che Gabriele odiava, forse è anche questo che la rincuora un pochino, riesce solo a chiedergli una cosa prima di abbandonarsi totalmente a quell’abbraccio consolatorio:

“perché? Io ti ho sempre dato del coglione… perché?”

“semplice, stai male e hai bisogno di qualcuno che ti stia vicino, pensavo che arrivassero le tue amiche, ma credo che non le definiresti più così giusto?”

“si… grazie”

E rimangono così, abbracciati e fradici, due anime così diverse unite per caso, che non si separeranno più.

“Sai penso che staresti meglio dentro, e magari con qualcosa di caldo addosso, soprattutto se avessi qualcosa addosso!”

Questa sua affermazione fa spuntare un sorriso sincero tra tutte quelle lacrime.

“dai alziamoci, vuoi tornare in camera tua?” Lorenza scuote la testa.

“bene, però devi metterti dei vestiti asciutti, vuoi venire in camera mia, ti presto una tuta? E non pensare che voglia approfittare di te!”

Con un cenno affermativo ed un altro sorriso i due si incamminano verso la camera 304 di Andrea.

“ecco tieni, non credo che sia la tua taglia, purtroppo io non porto la 40, puoi andare in bagno a cambiarti altrimenti esco dalla camera io…”

Non se ne era mai accorta ma quando sorride gli vengono le fossette, forse perché non lo aveva mai visto sorridere.

“no… vado in bagno”

“come vuoi”

Quando ritorna in camera lo vede seduto sul letto che fuma una sigaretta, sul letto vede il pacchetto di Camel.

“allora... ne vuoi una?”

“come facevi a sapere che ero sulla terrazza? Mi hai seguito? Sai cosa mi è successo?”

“no… stavo semplicemente sulla terrazza a fumare, non so cosa ti è successo”

E improvvisamente lei si siede sul letto, e inizia a raccontare. E mentre gli parla lui la fissa con i suoi occhi neri, intensi, vivaci, che seguono le sue parole, senza giudicarla, solo ascoltandola. Mentre parla pensava di sentire ancora più male, invece non sente niente, solo una sensazione di leggerezza come se lentamente qualcosa dal suo stomaco viene rimosso, e più racconta più si rende conto di quanto sia stata idiota a fidarsi di un tipo così. Alla fine del suo racconto lui le tende la mano.

“piacere Andrea” lei gliela stringe.

“piacere Lorenza”

“bene… posso chiamarti Lore?”

“si… è strano tutti mi chiedono se possono chiamarmi Lo’…”

“lo so… ma Lo’ mi sa tanto nome di cane!”

“e visto che ci siamo conosciuti a Londra ti chiamerò Andrew… se non ti da fastidio…”

“scusami e la pronuncia inglese dove la metti?”

“ma è più bello dirlo come si legge!” 

E come se fossero amici da una vita iniziarono a parlare, a scherzare, addormentandosi insieme.

Ringrazio Eternal Life per il bellissimo commento, e ringrazio anche coloro che leggono senza commentare!!!un bacio Daisy

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


html>

Cap. 3

Uno squillo lungo, troppo lungo. Lorenza resta apposta in camera sua. Sua madre va a rispondere al citofono.

“chi è?”

“salve signora! Sono Andrea, mi scusi se le citofono, ma Lorenza aveva detto che si sarebbe fatta trovare giù, ma non c’è… non è che per caso è già andata?”

Nonostante l’odio che prova per questo ragazzo la sua educazione le impone di essere gentile, anche se con una certa freddezza.

“no, non è uscita è ancora in casa”

“grazie…”

Quel silenzio imbarazzante, provocato apposta da lui, la fa reagire nell’unico modo possibile.

“beh… se vuoi salire, ma… ”

Non la lascia neanche finire.

“grazie signora, allora mi apre?”

Con malavoglia preme il bottone del citofono, e dall’ingresso urla alla figlia

“ma si può sapere perché non ti fai mai trovare pronta? E poi non potresti cambiare amicizie? Dove è finito quel ragazzo così a modo ed educato che veniva a trovarti prima della gita? Come di chiamava… Gabriele? Era così simpatico e gentile… era perfetto per te…”

Per l’ennesima volta sua madre le sbatte in faccia quel nome, un fiume impetuoso di ricordi spacca quella fragile diga che si era fatta in mente per trattenerli. In preda a quei ricordi, si avvicina al suo armadio. Lo apre e prende quella bottiglia. Vodka. Vuole dimenticare. Si è già dimenticata di chi sta salendo. Il suo salvagente sta arrivando. Ma lei è più veloce. Se ne beve mezzo litro, tutto di un fiato, a stomaco vuoto, la testa inizia a girarle.

“salve signora… Lorenza è in camera?”

“si…”

E si muove, fa per accompagnarlo.

“non si preoccupi, ricordo la strada… grazie comunque”

Andrea si avvia verso la camera. “Strano” pensa “non sento la musica…” sente un rumore strano, una bottiglia che tocca lentamente terra, e inizia a rotolare. La paura si impadronisce di lui. Si butta contro la porta, e la trova lì. Le si avvicina, e le passa ancora una volta quel braccio attorno alle spalle.

“Perché, Lore, perché?”

Lei a quelle parole, ha un brivido, non capisce più niente, non riesce neanche a ricordare la sua voce, una bestia dentro le sta squarciando l’anima e il cuore; all’improvviso, come una brezza leggera, il suo profumo arriva alla sua mente e spazza via quella nebbia che si è creata. Andrew. Ancora una volta si rifugia in quel maglione che tante volte l’ha accolta, consolata, coccolata e piange. Lacrime. Acqua salata. Sente una goccia caderle sulle mani, non ci fa caso; non sa che quell’unica goccia non è sua.

Rimangono così, abbracciati. Lui la porta in bagno, l’aiuta a vomitare. L’unico modo che conosce per riprendersi. Si richiede quante volte ancora dovrà ripetere quei gesti, per quante altre volte dovrà rivedere quella scena, per quante altre volte dovrà sentire quella bottiglia rotolare sul pavimento con la paura di non arrivare in tempo. Ma non ha tempo per pensare, deve far riprendere l’unica persona a cui tiene veramente.

“riesci a tornare in camera?” un cenno affermativo lo tranquillizza, “ha capito cosa le ho chiesto…”

Appena prova a rialzarsi le forze l’abbandonano, le gambe le cedono. Un braccio la prende sotto le ginocchia, uno le avvolge le spalle, lei si aggrappa al suo collo. Ha solo una cosa da dire prima di addormentarsi.

“Sei il mio angelo, non volare via”

“non volerò via”

“grazie, ti voglio bene, te l’ho mai detto?”

“no… anche io Lore”

E con quei sentimenti fraterni rivelati lui la porta sul letto, la copre con una coperta, prova a sciogliere i suoi capelli, ma ricordandosi il numero esorbitante di forcine che usa capisce che è una battaglia persa.

Ancora grazie ad Eternal Life!!!!  Spero che ti piaccia anche questo capitolo!!! Grazie anche a coloro che leggono senza commentare!! un bacio Daisy

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** cap. 4 ***


Cap. 4

Lorenza si risvegliò. Ma tenne gli occhi chiusi. Sentì la voce di Steven Tyler riecheggiare per la stanza “I don't wanna miss one smile I don't wanna miss one kiss”. A quelle note aprì gli occhi. Si guardaò in torno, “non può essere mattina! Non lascio mai acceso lo stereo…” poi vide una mano. Stava per mettersi ad urlare, ma i suoi occhi si posarono sull’anello all’indice. Andrew. Una serie di immagini improvvisamente iniziano a scorrere davanti ai suoi occhi come in un film. Ciò che è successo poche ore prima. “che idiota lo dovevo capire subito cosa poteva essere successo, io non ascolto mai gli Aerosmith…” cercò di rialzarsi ma la testa le girava ancora, meno rispetto a prima, o così pensava. Quel movimento improvviso risvegliò anche Andrea.

“scusa… non volevo svegliarti”

“si certo! Tu mi svegli sempre quando sono in piena fase R.E.M.!! al momento più bello di tutto il mio sogno… ”

“e che cosa stavi sognando?? Che finalmente Beatrice te la dava? Si vede che è solo un sogno!”

“Simpatia portami via! Comunque no!” e le fa la linguaccia mostrando il suo bellissimo piercing.

“e dai cosa stavi sognando?”                                                        

“eravamo nel Medioevo, in piena caccia alle streghe, e scoprivamo che la cara, vecchia Margherita era una strega, ed io avevo il piacere di accendere il suo rogo… ma naturalmente qualcuno deve sempre guastare i miei sogni!! E che cazzo!”

“sarebbe stato bello sentire le grida strazianti di dolore di mia madre…”

“si certo…” e improvvisamente torna serio “mi spieghi che cazzo ci facevi con una bottiglia vuota di Vodka in mano… anzi che rotolava sul pavimento?”

“Gabriele”

“ancora?!? Adesso basta! Senti dimenticalo, non puoi ogni volta che senti il suo nome bere come una pazza! Ascolta dobbiamo trovare una soluzione…”

A quelle parole i suoi grandi occhi nocciola diventano lucidi, ma per la prima volta riesce a trattenere le lacrime. Una ciocca di capelli riesce a liberarsi da quella prigione di forcine ed elastici le ricade sulla fronte.

“incredibile! Dei capelli liberi!! meraviglioooso!”

“dai non fare l’idiota! Io sto uno schifo e tu pensi ai miei capelli sciolti????”

“cercavo solo di sdrammatizzare, e da come puoi notare ci sono riuscito! ah ah ah!”

“cretino”

“comunque stai bene con i capelli sciolti… perché non li tieni liberi più spesso?”

“perché mi danno fastidio. E con questo la discussione è finita.”

“come sei acida… allora cosa vuoi fare stasera? Credo proprio che non andremo a bere…”

“boh… portami dove vuoi… devo cambiarmi… cosa mi metto?”

“oddio no!! Non chiedermi cosa metterti, prendi la prima cosa dall’armadio, che non sia a forma di bottiglia, e mettitela, altrimenti facciamo notte!”

E così dicendo apre la porta della camera e si apposta fuori, come se fosse il palo durante una rapina. L’unica differenza è che non può accendersi una sigaretta. Dalla camera risuonano le note degli Zero Assoluto “sono due giorni che… camminiamo tre metri sopra il cielo”. “Lorenza, la solita! Una canzone per tutti i suoi stati d’animo… perché mi rimane in testa sempre questo pezzo”. Gli ritorna in mente. Sabato pomeriggio. La sua macchina è dal meccanico, piove a dirotto, decidono di rimanere a casa di Lorenza.

“dai guardiamolo!!!”

“ma perché dovrei vedere una stupidissima storia d’amore????”

“ma non ti preoccupare fanno anche a botte, fumano, devono, fanno sesso, eccetera… roba da veri duri!! E dai… so che in fondo lo vuoi guardare! Lo leggo nei tuoi piccoli occhietti, stanno dicendo: guardiamo tre metri sopra il cielo, guardiamo tre metri…”

“Basta!!! Ti prego spegniti! Sembri una macchinetta! E va bene guardiamo questo cavolo di film!!”

Una portata nella nuca lo fa ritornare alla realtà.

“ma stai facendo il palo davanti a camera mia?? Comunque come sto?”

Fa una piroetta per farsi vedere. Polo azzurra con al posto del coccodrillino della La Coste ha Paperino, pantaloni larghi della Gas, All Star rosa alte fino alla caviglia risvoltate, una con sopra il pantalone, l’altra il contrario, cintura azzurra, e borsa a tracolla della Converse in tinta con le scarpe.

“certo che non sei cambiata! Vesti sempre di marca!”

“si ma ho cambiato style! E da che pulpito, maglietta della Puma, pantaloni Diesel e Silver…”

“tutto gentilmente offerto dalle tasche di mia madre!!!”

“bene possiamo andare, moto o macchina?”

“triciclo… è un pochino più lento ma fa la sua porca figura”

“cretino… dai muoviti…”

E picchiandosi a vicenda si incamminano verso la porta, dove regolarmente vengono placcati dalla ‘cara, vecchia’ Margherita.

“tesorino, perché non resti a casa questa sera?”

“ormai ho preso un impegno, e come tu mi hai insegnato devo rispettarlo, altrimenti sembrerei maleducata… e tu non vuoi questo, vero MAMMA?”

“no…”

“quindi vado, ciao…” così dicendo esce fuori dalla porta, avviandosi per le scale.

“non fare tardi!” ma il suo gesto della mano le fa capire che ancora una volta è stata totalmente ignorata.

Sbuffando rientra in casa. Si avvicina alla finestra e scosta la tenda. Li vede avvicinarsi alla macchina.

“certo che sei proprio tremenda verso tua madre!”

“io è?!? Tu che sogni di bruciarla sul rogo?”

“ok… tregua, andiamo a mangiare”

Alza la musica a tutto volume. Nelle casse rimbombano le note e la voce del cantante dei Subsonica.

“il cielo su Torino sembra muoversi al tuo fianco tu sei come me” nonostante il volume si sentono perfettamente. Ridono, scherzano e cantano contemporaneamente come se non fosse successo niente.

The show must go on.


Eternal Life sei troppo gentile con me!!! non me lo merito... grazie per il bellissimo commento che  mi hai lasciato!!sei sempre così affettuosa nei miei confronti... so che aggiorno sempre più tardi...ma proverò a velocizzare i tempi!!!!grazie ancora un bacio Daisy

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=94517