~ Love's puzzle. The missing pieces.

di JessL_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The wedding date. ***
Capitolo 2: *** Io sarò sempre tua. ***
Capitolo 3: *** Quando l'amore c'è, c'è. ***
Capitolo 4: *** I sogni e i pensieri nel cassetto. ***
Capitolo 5: *** Perché il passato ritorna sempre. ***
Capitolo 6: *** Rincontrarsi e tornare a vivere di nuovo, ma con tanti dubbi. ***
Capitolo 7: *** Un puzzle completo. ***



Capitolo 1
*** The wedding date. ***


Introduzione:

Questa non è una storia, sono delle one shot che riempiono la storia vera e propria che è terminata.

Il link della storia in questione, è questo: Love’s puzzle.

Non so quante persone che mi seguivano nella storia, troverò qui, non mi aspetto nulla, ho creato questa raccolta per il semplice motivo che non riesco a lasciarmi alle spalle questi due pazzi protagonisti.

 

Il rating varia da una one shot all’atra ma ho messo il rosso perché so – mi conosco – che qualcosa di piccante spunterà fuori.

 

Ribadisco: questa non è una storia, sono pezzi che completano l’altra.

Vi lascio al primo missing moment... non vedevo l’ora di scriverlo *.* buona lettura e grazie anticipatamente a tutti, anche solo a quelli che leggeranno.

 

 

 

 

~ Love's puzzle. The missing pieces.

 

Titolo missing moments: the wedding date.

Rating one shot: giallo.

 

Isabella pov:

È assurdo trovare incredibile una cosa ovvia, vero?

Incredibile come il vestito che ammiro da non so più quanto tempo. Non dovrei essere così tranquilla, dovrei avere un diavolo per capello, insultare tutti, voler vedere a tutti i costi il mio futuro sposo ma... non è così.

Forse non ho ancora metabolizzato la cosa, ma da quando ho aperto gli occhi – questa mattina – non riesco ad agitarmi. Non mi sono lamentata nemmeno quando mi hanno trattata come una barbie da laboratorio per prepararmi. Non ho urlato contro di Alice quando mi ha detto che eravamo in ritardo per arrivare in Chiesa e non mi sono nemmeno emozionata quando mio padre è entrato nella mia stanzetta per avvisarmi che era arrivato anche Edward.

Sto iniziando a preoccuparmi. Forse non è normale questa mia reazione.

Un lieve bussare alla porta, mi fa voltare e ridestare dai miei pensieri. Mi avvicino, incurante di essere in intimo, e sporgo la testa dalla porta per trovarmi mio fratello vestito come un pinguino, sorrido, divertita e intenerita, facendolo entrare.

<< Oh Bella! Cavolo, avvisare che sei praticamente nuda?! >> Lo guardo indifferente.

<< Qual è il problema? Non è la prima volta che mi vedi... così. >> Alex sbuffa e si va a sedere sulla poltrona riposta a un angolo della piccola camera.

<< Come mai non sei ancora vestita? >> Alzo le spalle con calma. Lui alza un sopracciglio. << Posso sapere che succede? >>

<< Non lo so nemmeno io, come posso dirlo a te? >> Come scottato, si alza in piedi e trafelato mi si avvicina per accarezzarmi le braccia.

<< Ci hai ripensato? Vuoi scappare? Non vuoi sposarti? >> Questa volta sono io ad alzare un sopracciglio.

<< No. E per favore, dimmi che non hai preparato un cavallo o una macchina come nel film “Se scappi, ti sposo”, per favore. >> Lui ridacchia scompigliandosi appena i capelli castani.

<< No, figurati. >> Troppo agitato, si muove anche fin troppo.

<< Alex! >> Ridendo lo colpisco a una spalla, lui si aggrega alla mia risata e alza le spalle.

<< Non si sa mai. Non voglio che tu ti senta... obbligata a fare questo grande passo. Sei troppo tranquilla! Dovresti urlarmi contro, sbraitare con tutti e fingere qualche attacco d’ansia... invece niente. >> Cerco di non ridere e guardo nuovamente il mio abito. Mi piace. Mi è piaciuto subito, appena l’ho visto. Appena l’ho scorto su un manichino, ho subito pensato: ecco, l’ho trovato. Mi sta appennello.

<< Puoi farmi un piacere? >> Riluttante, annuisce. << Vai a chiamare Edward. Per favore, lo so che gli sposi non dovrebbero vedersi ma non me ne frega niente! Voglio vederlo! >> Eccola, eccola l’agitazione! Non il nervosismo, la semplice agitazione. Alex annuisce e scappa fuori dalla stanza.

Inizio a camminare velocemente sui tacchi senza ammazzarmi. Nascondo l’abito prima che lo sposo arrivi e lo veda, e riprendo a camminare imponendomi di respirare regolarmente.

Inspiro, espiro. Inspiro, espiro. Inspiro, espiro.

Appena sento bussare, sobbalzo per poi irrigidirmi. Eccolo. È dietro alla porta. Lui: Edward.

<< Bella? Bella ci sei? Alex è venuto quasi in panico dicendomi di venire qua. Va tutto bene? >> Quando sento la sua voce, mi avvicino alla porta, appoggio la fronte mentre continua a parlare e quando finisce, abbasso la maniglia. Non mi sporgo, apro direttamente la porta facendolo entrare. Non alzo lo sguardo quando mi richiudo la porta alle spalle.

<< Wow, ecco perché mi hai voluto qua, per fami morire. >> Sorrido alzando finalmente lo sguardo. È bellissimo. Il mio cuore scalpita e finalmente ha una reazione normale: si stringe in una leggera morsa che mi fa accelerare anche il respiro.

<< Sei agitato? >> Mi guarda qualche attimo. Con quei smeraldi sembra perforarmi, sembra mi voglia leggere nell’anima.

<< Non molto. Certo, ora che ti ho davanti, un po’... ma no. Non lo sono, e non lo sono stato. >> Rido.

<< Allora non sono strana! >> Alza un sopracciglio e mi stringe a sé quando gli salto praticamente addosso.

<< Bella? Bella perché dovresti essere strana? >> Allento la presa e inizio ad accarezzargli il viso in modo rapito.

<< Perché non sono stata agitata fino a un attimo fa! Edward io... io voglio diventare tua moglie e non m’interessa se porta male vedere la sposa prima del matrimonio o che il bacio si deve dare solo quando è conclusa la cerimonia... b >> Vengo interrotta dalle sue labbra, che come sempre non aspettavano altro che interrompere il mio isterismo.

Eccola l’agitazione insensata che ho letto in tutti i libri.

<< Ti amo Bella. E voglio sposarti. Io so, che quando suonerà la marcia nuziale tu apparirai e che mi raggiungerai perché lo vuoi, perché lo desideri. Siamo così calmi perché ci fidiamo l’uno dell’altro, perché sappiamo per certo che diremo entrambi . Non sei strana, forse un po’, ma d’altronde, è meglio essere strani insieme e che da soli, no? >> Mi fa l’occhiolino per poi scoccarmi un lieve bacio sulle labbra; sorrido con il cuore più leggero.

<< Ti amo Edward. >> Mi sorride dolcemente. << Ora vattene Cullen, deve arrivare mio padre e se ti trova qui, con me svestita così, ti castra! >> Edward ride della mia agitazione e si fa spingere fino alla porta. Prima che gli chiuda la porta in faccia, mette il piede in mezzo e fa sporgere la testa.

<< Ti amo, anche pazza, Isabella Marie Swan. E mi raccomando, non scordarti il vestito perché se no farò una strage! >> Ridendo chiudo la porta e mi vado a vestire. Ora, veramente tranquilla.

 

*********

 

<< Stai bene? Sei sempre in tempo a fare retro march. >> Sorrido a mio padre e allaccio la mano al suo braccio.

<< Papà, ti voglio bene e ti ringrazio per tutta questa premura ma ho quasi venticinque anni e sono sicura della mia scelta. >> Annuisce con gli occhi lucidi.

<< Io ricordo che al mio matrimonio non ero così tranquillo, non ero per niente sicuro di come stavano andando le cose e... infatti, sappiamo entrambi com’è finito il matrimonio con Renée. >>

Renée. L’ho invitata. Non l’ho fatto propriamente per lei ma per la mia sorellina. Anche se forse definirla la mia “sorellina”, è troppo. Ho cercato di avvicinarmi a lei, ma i rapporti sono ancora freddi e non cambieranno mai ma almeno l’ho fatto per la piccola.

<< E al matrimonio con Sue? >>

<< Calma piatta. Non ricordi? >> Sorrido. È vero, me ne ero dimenticata. Sembrava quasi drogato da quanto fosse calmo. Chissà se anch’io faccio quest’impressione. Spero di no...

<< Hai ragione. >>

<< Scusate se m’intrometto, noi damigelle dovremmo andare. Siete pronti? >> Annuisco ad Alice e mi volto verso mio padre.

<< Ti prego, non farmi cadere. >> Rinforza la presa sulla mia mano e fa un passo avanti con me.

La chiesa è piena di gente, conoscenti, amici, parenti ma a malapena li noto. I miei occhi sono focalizzati sull’altare, dove mio fratello erge accanto al mio futuro marito. Marito. Suona bene. Mi piace. La musica è suonata al piano, l’impresa che ho ingaggiato per allestire il tutto, ha fatto un ottimo lavoro ma ora non ci voglio pensare, perciò distolgo i miei occhi da tutto e azzero i pensieri concentrandomi su Edward. Su Edward e il suo sorriso, i suoi occhi luminosi e le mani tremanti che stringono la mia dopo che mio padre gliel'ha lasciata.

Chiudo gli occhi quando mio padre mi posa un bacio sulla fronte.

<< Ti dono a lui. Ti voglio bene. >> I miei occhi s’inumidiscono. Cerco di non piangere e sorrido guardandolo commossa. Mi volto per poi affiancare Edward, i miei occhi sono ancora umidi e ora anche le mie mani – come le gambe – tremano. Con le labbra gli mimo “ti amo” e lui ricambia dando una veloce occhiata al prete che ha iniziato a parlare.

La cerimonia mi pare veloce, forse perché sto passando il tempo a guardare Edward, ad ammirare il pancione di Rosalie, a guardare la bimba pestifera di Alice, che è vicina al nonno che cerca di farla stare dolcemente in silenzio. Mi riscuoto quando sento la domanda più importante di questa giornata.

<< Edward Anthony Cullen, vuoi prendere in sposa la qui presenta Isabella Marie Swan nel bene e nel male, in ricchezza, in povertà, in salute e in malattia finché morte non vi separi? >> Al nominare il suo secondo nome, i miei occhi volano su nonna Elisabeth che si asciuga gli occhi con un fazzoletto di stoffa.

Il verde di Edward sembra brillare e io non posso non fremere.

<< Sì, ora e sempre. >> Sorrido entusiasta mentre una lacrima solca una mia guancia. Afferra l’anello e lo infila al mio anulare per poi tornare a guardarmi negli occhi.

<< Ti amo Bella, e lo farò sempre. Sarò una delle colonne importanti e stabili della tua vita. Te lo giuro. >> Piango e riesco a malapena a dire “” quando il parroco mi pone la stessa domanda fatta a Edward. Con mani tremanti, e con il cuore a mille, afferro la fede e la infilo all’anulare di Edward.

<< Il mio mondo sei tu. Ora e sempre. Proteggi il mio amore, e il mio cuore... come farò io, con gli artigli e con i denti. >> Sorride divertito della mia velata gelosia e infine afferra la mia mano sinistra e bacia l’anello con riverenza.

<< Con il potere che mi è stato conferito, vi dichiaro: marito e moglie. >>

Marito e moglie. Marito e moglie. Marito e moglie. Marito e moglie.

<< Ora, Edward, puoi baciare la tua sposa. >> Sorrido mentre Edward avvicina i nostri visi e sulle labbra mi sussurra.

<< Non aspettavo altro, signora Cullen. >>

Sento appena gli applausi e le congratulazioni di tutti, ma sento bene mio fratello che ci abbraccia e quasi minaccia mio marito.

<< Edward, questa. È. Mia. Sorella! E poco importa che ora è tua moglie. Trattala bene, perché potrei benissimo dimenticarmi che sei il mio migliore amico, se la farai stare male. >> Alex è serio e Edward lo guarda seriamente per poi riabbracciarlo.

<< Non preoccuparti fratellino. È in buone mani. >>

 

Fine primo missing moments...

 

***

Piccolo angolino:

Il matrimonio, potevo non metterlo? Sarebbe stato uno scempio!

Ovviamente tutte le piccole cose accennate – come i “ti odio”, l’altra relazione, il ravvicinamento a Renée – verranno spiegate in altre one shot.

Spero che questo piccolo missing moment vi sia piaciuto.

Non so se vi ho trasmesso qualcosa e se abbia senso quello che ho scritto... ci ho provato e spero vi sia piaciuto. Diciamo che incrocio le dita.

Non so quando posterò il prossimo capitolo, non tardi.

Non so se riceverò qualche recensione, lo spero.

Wow, sono piena di speranza! Ok, io e il mio sarcasmo vi salutiamo. A presto. Jess.

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Capitolo 2
*** Io sarò sempre tua. ***


Introduzione:

Questa one shot l’ho scritta di botto domenica sera prima di uscire, è un po’ triste ma strappa comunque qualche sorriso. Non tutti l’apprezzeranno. Perché so che ognuno di noi si è immaginato questo momento, poiché l’ho accennato nell’epilogo di Love’s puzzle.

 

Io lo immagino così, ovviamente ci saranno ancora tante domande che avranno più avanti delle risposte.

 

Ribadisco: questa non è una storia, sono pezzi che completano l’altra.

Grazie immensamente a tutti per i commenti *.* per i complimenti e per l’affetto che mi avete dimostrato con il primo missing moments, potrò sembrare anche un ruffiana, u.u cosa che comunque non sono, ma spero ardentemente di ritrovarvi anche qui.

 

Grazie di cuore

 

Tanto per rammentarvi qualcosa :) vi lascio il link della vera e propria storia, che sicuramente avete letto tutti, però è meglio essere precisi: Love’s puzzle.

Se posso permettermi, vorrei invitarvi ad andare nella mia home e scoprire altre mie storie, sempre se ne avete voglia ;)

Vi lascio al secondo missing moments, buona lettura.

 

 

 

 

~ Love's puzzle. The missing pieces.

 

Titolo missing moments: I'll always be your.

Rating one shot: giallo.

 

Narratore esterno:

Era da tre mesi che non si vedevano, si sentivano solamente e la situazione sembrava strana per entrambi. Erano al loro primo anno di college, lo studio stava andando bene a entrambi, anche se non si poteva dire lo stesso della loro relazione. Si vedevano poco e mai prima di allora era passato così tanto tempo. Bella stava passeggiando per l’aeroporto attendendo che chiamassero il suo volo, era agitata, non sapeva se alla fine lui partisse quel giorno e se avesse prenotato il volo sul suo stesso aereo, però lo sperava. Voleva vederlo, voleva perdersi nei suoi occhi verdi e accarezzare i suoi capelli morbidi, che sapeva avesse nuovamente tagliato. Oramai erano passati esattamente otto mesi che mancavano da casa e entrambi, avevano pensato che sarebbe stato carino passare il Ringraziamento in famiglia, questo almeno lo pensavano una settimana fa, al telefono, durante la loro ultima conversazione. Erano entrambi impegnati e il college, la nuova città e le nuove amicizie, rubavano energie. Sapevano entrambi che si stavano allontanando e per quanto ne soffrissero entrambi sapevano che sarebbe accaduto.

<< Isabella Swan? >> Una voce divertita, falsata, e non sorpresa, la fece sobbalzare, quando si voltò, non poté non mordersi il labbro inferiore per non iniziare a urlare. Lentamente, e con finta calma, si avvicinò al ragazzo bellissimo che l’aveva chiamata e che in quel momento la stava guardando con desiderio e compiacimento per sapere che in un certo senso – abbastanza lontano – lei era sua. Edward fece due passi avanti e le sorrise afferrando una sua mano.

<< Sei stupenda. >> Lei arrossì, si stupiva continuamente di quanto bastasse poco per farla diventare creta nelle sue mani, d’altronde Edward era sempre lui, il suo tono soave, malizioso, roco e... lei moriva dietro di lui. Sempre.

<< Edward Cullen. Incredibile, per un secondo ho stentato a riconoscerla. >> Si sorrisero, era palese che Bella stesse mentendo, che lo stesse perlopiù istigando, soprattutto dandole del lei.

<< Beh non posso negarle che sono diventato ancora più bello in questi mesi. >> Bella rise e Edward si godette appieno il suono melodioso della sua risata che le riempì il cuore ma... la vedeva diversa, ed effettivamente un cambiamento c’era stato. Mark. Un amico, continuava a dire lei, ma sapevano entrambi – sia Edward che Bella – che piano piano quell’amicizia stava rovinando il loro rapporto, che li stava allontanando, mandando alla deriva. Non s’incolpavano, una parte di loro sapeva, anche se non sperava, che prima o poi sarebbe tutto finito ma... Edward non voleva credere che la parola “fine” sarebbe arrivata a causa di un altro ragazzo. Eppure non faceva nulla, l’ascoltava quando senza nemmeno rendersene conto lei iniziava a parlare di lui e tante altre piccole cose che avrebbero dovuto mandargli a fuoco il cervello. O che almeno, nemmeno un anno prima, lo avrebbero distrutto. Anche solo al pensiero che qualcun altro potesse stare accanto a Bella mentre lui non c’era, era una cosa che non riusciva a tollerare mentre ora... beh quasi ringraziava il cielo che Bella non fosse sola.

Si abbracciarono e non riuscirono a negare che era bella la sensazione di strare nuovamente stretti, vicini ma... la differenza c’era. L’amore non era sparito, quel loro tipo di amore è persino difficile da trovare, figurarsi dimenticarselo o lasciarlo sfumare, ma la differenza si notava. Non erano più, solo, Edward e Bella... ora c’era un Mark di mezzo. Anche se non in modo ufficioso. Ovviamente Bella non aveva tradito Edward, una parte di lei si rimproverava ogni qualvolta che pensasse in modo fin troppo sbagliato sul suo amico, le dispiaceva persino rendersi conto che erano più le volte che lo sognava al posto del fidanzato. Era una cosa quasi disgustosa ma... erano i fatti.

<< Mi sei mancato, sai? >> Gli occhi di Bella erano lucidi, eppure la voce con cui aveva pronunciato quella frase era dolce, serena, sicura. Edward l’allontanò un po’ da sé e la guardò.

<< Anche tu mi sei mancata. Tanto. Ma sappiamo entrambi che non è con un abbraccio che dovrebbero ritrovarsi due fidanzati dopo mesi. >> Gli occhi di Edward erano dispiaciuti, ma in quelle settimane aveva appreso bene che la differenza che c’era stata tra di loro era proprio quella: erano ancora fidanzati? Certo, a tutti dicevano di sì ma era la realtà? La prova l’avrebbero potuta avere solo in quei giorni lontani dai proprio college e dalle nuove compagnie.

 

<< Oh. Mio. Dio. Non puoi essere mio fratello! Sei vestito troppo bene! >> Alice non riuscì nemmeno a finire la frase che già rideva e stringeva a sé il fratello che scuoteva il capo in modo rassegnato, sua sorella non sarebbe mai cambiata.

Alice, radiosa come non mai, guardò Bella e infine cerco di non piangere mentre l’abbracciava. Bella non sapeva spiegarsi il perché del comportamento strano della “cognata” ma era talmente abituata al suo carattere lunatico che non indagò e si lasciò abbracciare.

Il pranzo in famiglia trascorse in modo sereno. Era bello stare tutti insieme, vedere Emmett che cercava di giustificarsi con Rose che la sua infinita fame dipendeva dalla colazione non fatta, vedere Jasper che guardava continuamente di sottecchi Alice mentre parlava con Michela che non allontanava nemmeno per un attimo la sua mano da quella di Alex sul tavolo che cercava di mangiare con la mano sinistra perché la destra era occupata. Era persino bello osservare Sue e Charlie che con il loro amore potevano illuminare l’intera casa Cullen. Mancava poco alle loro nozze e Bella pensava che quello, per suo padre, potesse veramente definirsi matrimonio. L’unica cosa strana, era non avere al tavolo Leah e Seth, ma le avevano spiegato che erano andati a pranzare con i rispettivi partner. Edward era silenzioso, Bella aveva notato che per quanto stessero mangiando vicini, in realtà non lo fossero, solitamente, in qualche modo, cercavano un contatto, come tra Michela e Alex, oppure si scambiavano qualche occhiata e soprattutto parlavano ma... invece niente. Non era doloroso quel silenzio, dopotutto erano mesi che non stavano con l’intera famiglia e che non vedevano nessuno ma pareva più facile parlare con tutti che tra di loro, eppure durante il volo per arrivare a Forks avevano parlato tanto, sì solo parlato, nessun bacio, a malapena qualche lieve carezza ai capelli o al viso.

<< Lo so, il discorso avrei dovuto farlo prima ma... vorrei farvi sapere che sono enormemente contento di avervi tutti qui, quest’oggi. Siamo una famiglia, certo un po’ pazza ma lo siamo anche per questo. Vedere i miei tre figli con i propri compagni e vederli ridere, scherzare e mangiare come se non toccassero cibo da mesi, è una liberazione. >> Carlisle aveva un sorriso stampato in volto ed era veramente contento di avere tutti lì. Gli mancava percepire la sensazione di famiglia che per diciotto anni gli ha sempre aleggiato attorno. Da quando i suoi figli erano andati al college, trovava la casa fin troppo silenziosa ma ringraziava ogni santo giorno per avere al fianco la sua Esme. << Sentire finalmente dei rumori in questa casa, è bello. Mi fa sentire bene. Io e Esme siamo troppo silenziosi da soli... >> Emmett scoppiò a ridere guadagnandosi un’occhiataccia da tutti, perché – per quanto nessuno cercò di darlo a vedere – si era capito che l’orso avesse voluto intendere la frase in modo malizioso. << Quindi non posso che essere lieto di avervi qui. Un grazie va anche alle donne fantastiche che ci hanno cucinato questi manicaretti coi fiocchi, e a tutte le persone che sono sedute a questo tavolo. Sì, prima che Emmett riapra nuovamente bocca, mi siedo. >> Una risata generale fece da contorno al discorso un po’ troppo da Carlisle ma nessuno disse qualcosa a riguardo, almeno finché Alice non si alzò in piedi e afferrò letteralmente il povero Jasper per i capelli facendogli andare quasi di traverso l’acqua che stava ingurgitando.

<< Abbiamo una cosa da dire. >> La sua voce squillante rimbombò quasi per l’intero soggiorno, era calato nuovamente il silenzio e per la prima volta, Edward non si fece problemi e appoggiò un braccio dietro le spalle di Bella; avevano entrambi il cuore a mille ma cercarono di non darlo a vedere, quella vicinanza era bella ma inaspettata e stava facendo venire un coccolone a entrambi. Bella si fece più vicina e cercò di seguire Alice che stava discutendo amabilmente con Jasper perché era convinta che quello fosse il momento perfetto.

<< Ok amore, allora parla; però aspetta... forse è meglio che io mi vada a nascondere. >> Si ritrovarono tutti a ridacchiare di fronte all’espressione un po’ terrorizzata di Jasper. L’unica che non trovava del tutto la situazione divertente, era Carlisle, che lo guardava come se volesse leggergli nella mente per scoprire subito che cos’avesse combinato.

<< No, tu rimani qui. Mio padre non possiede fucili per casa, al massimo può fartene con un bisturi. >> Jasper sbiancò, perché ovviamente quello che aveva detto Alice non era sicuramente rassicurante ma lei fece finta di niente e riprese a parlare in modo trillante, allegro, solare e i suoi occhi erano talmente luminosi da poter fare invidia al Sole che rischiarava le spiagge Californiane.

<< E’ una notizia bellissima, qualcuno di voi potrebbe non crederci ma noi siamo totalmente felici ed elettrizzati da questa novità. >> Bella, come Esme, sapevano che quando Alice prendeva un discorso alla lontana era perché la preoccupazione albergava in lei. << Sono incinta. >> Beh, all’inizio la prendeva alla lontana, poi, quando meno te lo aspettavi, buttava la notizia su un piatto d’argento. Le reazioni al tavolo erano delle più diverse. Charlie sorrise e guardò Sue in modo divertito. Esme era senza parole ma dopo aver sorseggiato un po’ del suo vino rosso, guardò la figlia con un amore sconfinato che solo una madre poteva dare; Emmett aveva la bocca aperta e Rose aveva stretto la mano della cognata facendole le congratulazioni mentre cercava di far riprendere il suo orso. Alex aveva gli occhi sgranati e li faceva andare da Alice a Jasper e alla pancia della piccola Alice come se si aspettasse che il bambino stesse per uscire da un momento all’altro dallo stomaco piatto dell’amica. Edward... Edward continuava a guardare Jasper e teneva il braccio dietro le spalle di Bella. Il braccio era teso e Bella non sapeva che cosa pensare, non per quanto riguardasse la gravidanza, ma sulla reazione del suo compagno.

<< Jasper. Tu. Avere fatto. Cosa? >> La domanda piuttosto... scoordinata verbalmente di Carlisle, risuonò per l’intera villa Cullen e Jasper... beh Jasper iniziò a correre dopo che Edward si fu alzato dalla sedia per ammazzarlo.

 

<< L’ha messa incinta. Io mi allontano per qualche mese, per studiare, e lui la mette incinta. >> Bella sorrideva, era appoggiata al petto di Edward di fronte al camino. Erano nel salotto di casa Swan, era la mezza ed erano seduti per terra coperti da un plaid.

Bella era rimasta di sale quando aveva visto Edward scattare verso Jasper, si riprese abbastanza in fretta e iniziò – con Alex – a seguirli per fermarli. Non ci fu bisogno di mettersi in mezzo, non almeno dopo che Edward ha fatto un occhio nero al loro amico. Non aveva spiaccicato una parola, però era evidente che Edward non fosse in sé e che non gli andava bene quella notizia. Ovviamente Alice gli fece una ramanzina con i fiocchi ma Carlisle sorrideva entusiasta osservando il figlio e mormorando orgogliosamente qualcosa riguardo al comportamento di Edward con Charlie.

Le congratulazioni ad Alice arrivarono in massa e si furono versate anche tante lacrime di felicità, la notizia era più che lieta e quel pargolo sarebbe cresciuto circondato di amore ma Edward, anche dopo che Bella lo ha letteralmente portato via da casa sua, non aveva ancora del tutto accettato la cosa.

<< Diventerai zio. È questo, quello che devi pensare. >> La voce bassa e dolce di Bella fece stoppare Edward. Aveva parlato solo lui in quelle ore, tanto che Bella si era quasi appisolata dopo cena.

<< Zio. Non l’avevo vista sotto quest’ottica. >>

<< Sai di doverti scusare con Jazz, vero? >> Edward sbuffò; scusarsi, non sembrava nemmeno avere senso quella parola per lui.

<< Forse. Devo prima accettare il fatto che abbia messo incinta mia sorella, o meglio che abbiano semplicemente fatto quell’atto... >> Bella alzò gli occhi al cielo e si disse mentalmente che ora Edward stava esagerando. << e poi... beh non è una cosa da tutti i giorni diventare zio. >> Bella sorrise e si strinse a lui, sentendo il calore e la protezione che quelle braccia gli avevano sempre donato.

<< Hai sette mesi per abituarti. >> Edward ridacchiò alla constatazione di Bella e si disse che aveva ragione, alla fine non era una brutta notizia, doveva solo pensare prima di agire, cosa che non aveva fatto e che aveva riportato un ematoma all’occhio di Jasper.

<< Sì, mi scuserò con lui. >> Bella annuì contenta e volto il capo incontrando gli occhi verdi e intensi di Edward, le loro labbra si avvicinarono e le loro palpebre si abbassarono ma non appena si sfiorarono, il telefono suonò; Bella scattò come una molla, si era spaventata e dentro di lei sapeva anche chi fosse, ma non voleva muoversi; anche Edward aveva oramai capito di chi si trattasse, infatti sospirò, sorrise e allentò la presa alla vita di Bella.

<< Sarà Mark. >> Lo sguardo dispiaciuto di Bella aumentò non appena comprese che anche Edward aveva capito che qualcosa era cambiato ma non si alzò, non andò a rispondere. Dovevano parlare. Bella aprì la bocca ma Edward l’azzittì portando un dito sulle sua labbra.

<< Ti assicuro che dirlo fa più male a me ma... concedimi un’ultima notte. >> Gli occhi di Bella si fecero lucidi ma lui continuò. << Per favore, per questa notte sii ancora mia. >> Bella iniziò a piangere e appoggiò una guancia contro la sua sussurrando.

<< Una parte di me, una gran parte di me, sarà sempre tua. >> Edward annuì e si allontanò mettendo a posto una ciocca di capelli di Bella. Si guardarono negli occhi e dopo qualche secondo, in cui il telefono di Bella riprese a suonare, si baciarono, e fecero l’amore per l’ultima volta. Era un addio, almeno come fidanzati. Era la giusta chiusura per il loro rapporto, anche se entrambi stavano male, anche se entrambi non avrebbero mai del tutto voltato pagina, anche se non era del tutto finita tra di loro.

 

Fine secondo missing moments...

 

***

Piccolo angolino:

Il loro “addio” non poteva mancare. Non poteva non esserci un motivo alla loro separazione.

Sicuramente vi sarete chiesti: ma solo otto mesi sono durati lontani? Purtroppo sì.

Alice, durante il pranzo del Ringraziamento, annuncia la lieta notizia: è incinta. Sì, prima di Rosalie. No, Rose non aspettava già un figlio e sì... Carlisle ha rischiato l’infarto con questa notizia xD

Spero che tutto sommato il capitolo vi sia piaciuto.

Potranno non sembrarvi loro, ma vi assicuro che lo sono.

La distanza fa questo effetto a molte persone e automaticamente si tende a diventare freddi anche non volendo.

Forse la richiesta di Edward vi è sembrata... inopportuna ma d’altronde è sempre Edward e non poteva aspettarci niente di meglio :) e poi in quel momento era ancora il suo fidanzato e sicuramente non ha obbligata Bella a fare niente che non volesse.

Il capitolo è scritto tramite un narratore, è la prima volta che lo faccio e spero di non aver combinato troppi guai.

Come al solito incrocio le dita, e spero che il capitolo vi sia piaciuta, almeno quel tanto da farvi scrivere due righe ^^’’

Vi abbraccio tutti affettuosamente. Grazie ancora di tutto.

Spero a presto. Jess.

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Capitolo 3
*** Quando l'amore c'è, c'è. ***


Introduzione:

Non so più come dirvelo :) questa, non è una storia. Sono pezzi mancanti di Love’s puzzle. Scene inedite che non hanno un continuo tra una e l’altra. Sono one shot, iniziano e terminano in un capitolo, non hanno seguito! Quando si sono lasciati, è accaduto al primo anno di college... quello che leggerete in questo capitolo, all’ultimo. Gli anni di college, in America – se non erro – sono tre. Quello che vi prestate a leggere, è stato accennato nell’epilogo della storia vera e propria ;) e mi avete chiesto delucidazioni... eccole. Buona lettura!

 

Posso riempirvi tutti di baci? I commenti sono aumentati, le lacrime sono scese a macchinetta e il mio cuore ha fatto salti sempre più alti, e questo solo grazie a voi.

Sapere di trasmettervi qualcosa, è il motivo per cui continuo a scrivere :) dico sul serio, grazie.

 

Pubblicità: io mi oso, e spero che apprezziate... vorrei presentarvi un’altra mia storia, è la prima originale che oso scrivere e il rating è rosso... vi metto qui il link perché ci tengo, e mi farebbe enormemente piacere sapere che ne pensate :) mi affido a voi, il link è questo -> “Travolgimi”.  

 

Capitolo non riguardato, scusatemi se ci sono degli errori x)

 

 

 

~ Love's puzzle. The missing pieces.

 

Titolo missing moments: When love is there.

Rating one shot: arancione.

 

Edward pov:

L’ultimo anno è sempre il più duro, è stato così per le elementari, il liceo e ora anche per il college; ma sinceramente non mi abbatto. Anche se per la mente ho ben’altro che le predisposizioni delle note musicali.

In tre anni non ho mai avuto un attimo libero, lo studio mi ha preso fin da subito, non potevo e non posso di certo permettermi di rimanere indietro, non ora che per giunta mi rimane un esame per sapere se posso salire sul palchetto dei diplomi o no.

Osservo l’orologio che ho al polso, sono le sei e mezza di sera, la biblioteca è fin troppo piena e non riesco a concentrarmi. Mi alzo ed esco da quel posto sperando di trovare il mio compagno di stanza in giro per il cortile. Il MIT mi ha dato solo e sempre soddisfazioni, mi sono comportato bene, ho studiato sodo e ho cercato di fare il minchione il meno possibile, quest’anno soprattutto.

L’anno scorso è stato piuttosto difficile, mi ero da poco lasciato con Bella e tornare a “vivere” è stato complicato. Qualsiasi fosse la festa, io c’ero... qualsiasi ragazza fosse disponibile... beh io c’ero anche lì. Non ne vado fiero ma esser tornato il play boy che ero al liceo, mi è quasi servito. Non a dimenticare, quello non lo potrei mai fare e nemmeno lo vorrei – e non solo perché la vedo quando si torno a Forks per le feste – ma perché l’amore che provo – sì ho parlato al presente – non può scomparire, forse non lo farà mai.

Ho scoperto che ci sono svariati tipi di amore... ma quello per Bella è unico, inimitabile.

<< Edward, cazzo, ti vuoi fermare? >> M’immobilizzo e mi volto verso la voce che mi ha chiamato, o meglio che ha urlato fregandosene di essere nel cortile dell’istituto. L’armadio di Luke – il mi compagno di stanza – mi si avvicina con la sua corsa leggiadra si ferma di fronte a me prendendo bene le misure, tanto bene che mi pesta un piede facendomi inveire trai denti.

<< Ma tutta questa delicatezza da elefante l’hai ereditata da chi? >> Lui ride e mi da delle ponderose pacche sulle spalle. Questa scuola è servita tanto, anche a far aumentare un po’ i miei muscoli ma lui... lui è grosso quanto Emmett!

<< Allora secchione, hai finito di studiare? >> Corrugo le labbra e annuisco senza cadere nella sua provocazione.

<< Bene, perché stasera ti lascio la camera libera... >> Lascia la frase in sospeso ammiccando senza pudore con le espressioni del viso. Lo guardo tra il divertito e l’indignato ma infine lo ringrazio. Non posso non permettermi di avere le mie “storie”, Bella ora sta con quel Mark... certo, non lo ha presentato in famiglia e la loro relazione – a parer mio – non è esageratamente seria... però stanno insieme. E questo mi fa rabbia. L’omino verde della gelosia torna fin troppo spesso a trovarmi, infatti cerco di fare di tutto per non pensare a Bella ma... è come cercare di perdere il vizio di respirare.

<< Bene. Te l’ho scelta io... bionda – come le preferisci tu – e soprattutto con un sorriso abbagliante. >> Già. Non voglio mai che le ragazze con cui vado a letto abbiano qualcosa in comune con Bella, è già abbastanza difficile cercare di non pensare a lei mentre... sono con altre, se le assomigliassero, sarebbe la mia fine.

<< Grazie amico. >>

<< Dovere. Io scappo... comunque ti è arrivata una lettera di tuo fratello, una di Alex e in segreteria ci sono delle chiamate. >> Si allontana sorridendo e io lo guardo trucemente.

<< Hai di nuovo aperto la mia posta? >>

<< Non ti sento! >> Si allontana velocemente e io scuoto il capo, sapendo perfettamente che tutta questa fretta è dovuta alla ramanzina che gli avrei fatto se fosse rimasto con me.

Arrivo in camera e avvio la segreteria: niente d’importante, mia madre, mio padre... e mia nonna. Già, mia nonna sembra che sia andata letteralmente in stato di shock non appena ha saputo che io e la cara Isabella non stiamo più insieme. E pensare che avevo una paura quando gliel’ho presentata. Anche quando gli ho regalato l’anello, quel lontano Natale, avevo una paura fottuta. Però ero certo di quello che provavo... e pensavo di esserlo anche per quello che riguardava lei ma i fatti mi hanno dato torto...

 

<< Ehi Emm... perché mi hai scritto una lettera? >> Mi butto sul letto e aspetto che mio fratello mi risponda.

<< Perché mi sembrava una cosa carina. >> Alzo gli occhi al soffitto e cerco di non ridere.

<< Ovvio, se no, non saresti tu. >>

<< Esatto fratello! Indovina? >> Ci penso qualche attimo ma non dico nulla, ogni cosa che penso, ha di mezzo Bella e questo spiega perché ho il battito accelerato.

<< Mi arrendo... >>

<< Ma se non hai detto nulla! >> Ridacchio.

<< Emmett, parla! >> Lo sento sbuffare.

<< Jasper e Alice vengono a cena da me e Rose questa sera. >>

<< Perché dici sempre “Da me e Rose”? E non “A casa nostra”? >> La voce della mia cognatina risuona nel cellulare, è piuttosto alterata, eppure non dovrebbe, da quello che so, Emmett le ha già chiesto di sposarla...

<< Emmett, forse è meglio se ci sentiamo in altro momento... >> So che è una cosa abituale bisticciare tra Rose ed Emmett ma sinceramente assistere in diretta telefonica non mi va.

<< Eddy non preoccuparti, ti dico solo quello che volevo dirti... >> Aspetto mentre riprende a parlare con Rose. Allontano il telefono dall’orecchio e lo riavvicino una volta che mi sento chiamare. << Dicevo, noi – Alice, Jasper, il piccolo Greg, Rose ed io... >> Sono sicuro che in questo momento stia guardando Rose con uno sguardo fulminante, lo deduco da come ha marcato le ultime tre parole come per mettere in evidenza che ha citato prima lei. << Saremo lì a urlare e fischiare contro di te quando salirai sul palchetto e farai il discorso di commiato. >> Oh che carini, perché premurarsi di venire e applaudire, se non mi fanno fare figure di merda non sono contenti, però immaginarli mi fa ridere e sento Rose insultarlo e infine allontanarsi.

<< Emme, non farò nessun discorso di commiato, prenderò semplicemente il diploma. >>

<< Solo? >> Scoppio a ridere.

<< Sì fratellone... comunque ok, allora ci vediamo tra qualche giorno. >>

<< Ok. Vado di la che Rose non ha finito la sua ramanzina. Ah! Se non sbaglio anche Alex ti ha scritto... ma per dirti la mia stessa cosa.>> Scuoto il capo divertito e attacco. Per fortuna mio fratello e il mio migliore amico, sono sempre gli stessi.

 

Un lieve bussare alla porta, mi fa ridestare abbassare il volume dello stereo. Mentre mi avvicino per aprire, mi stiracchio e mi si mozza il respiro quando vedo la biondina di fronte a con un sorriso da urlo.

<< Sei Edward? >>

<< Anche se non lo fossi ti direi di sì. >>

<< Non avevo dubbi. >> Mi si avvento addosso e mi bacia. I movimenti sono rudi, i baci non sono passionali, sentimentali, non hanno quasi senso. Persino lo spogliarsi e sfiorarsi non hanno nulla di fin troppo impegnativo, romantico... semplicemente sesso. È a questo che sto cercando di abituarmi da un annetto a questa parte ma non mi soddisfa mai del tutto. Non so nemmeno il nome di questa ragazza!

Quando sta per tirarmi giù la zip, bussano alla porta. La fermo e lei mi guarda quasi spaesata.

Sono certo di aver sentito bussare e per di più non capisco perché il mio battito del mio cuore mi stia rimbombando nelle orecchie. Non capita mai. Luke non bussa, e anche se mi vedesse in queste condizioni, non si scomporrebbe.

Mi allontano, sotto lamentele della bionda, e mi allaccio i pantaloni aprendo un po’ la porta e quello che vedo... beh non mi mozza il respiro, mi fa fermare direttamente il cuore. Bella. Bella è di fronte a me. con la testa bassa. Le mani che si tormentano e il labbro stretto tra i denti. I suoi capelli sono tornati lunghi, del suo colore naturale e per quanto non la veda perfettamente in volto, so, ne sono certo, che è bellissima.

<< Bella? >> Non può essere lei... certo i nostri college non sono poi molto lontani ma... magari è un’illusione del mio subconscio. Tutto è possibile, no?

<< Ciao. >> No, non ci sono più dubbi, è lei. È la mia... beh è bella, anche se non è più mia.

<< Ehi come, come mai qui? >> Cerco di mostrarmi disinvolto, non ci riesco ma almeno lei porta i suoi occhi nei miei. Quanto mi sono mancati i suoi occhi. Sono lucidi, sono cioccolatosi.

<< Ero... sono qui perché devo dirti una cosa. >> La guardo con il cuore a mille e la speranza che mi avvolge ma un’altra voce si fa strada tra di noi e non appena inizia a parlare vedo Bella irrigidirsi, i suoi occhi diventano duri, la mascella si fa tesa e alza il mento orgogliosamente ma indispettita.

<< Edward, ma chi cavolo è che rompe? >> Mi sono dimenticato della bionda! Cacchio, mi sono dimenticato di essere pure a petto nudo!

<< Scusa non volevo disturbare. >> Bella si volta e io non riesco a fermarla, cerco di afferrarle un polso, un braccio ma la sfioro solamente. La chiamo ma niente. Rientro in stanza spalancando la porta e infilandomi alla bene meglio le scarpe e corro per i corridoi e il cortile al suo inseguimento – poco me ne importa che sono senza maglia!

L’afferro quando si trova quasi al semaforo per uscire dal campus, si volta cercando di allontanarsi dalla mia presa, ma non ho intenzione di mollare e per quanto mi faccia male vedere le lacrime sulle sue guance, ho solo domande in mente e voglio delle risposte.

<< Bella non scappare, non è come pensi. >> Cazzo di scusa. In realtà è sicuramente come pensa lei. Non potrebbe essere in un altro modo.

<< Ah no Edward? Quindi non stavi per scoperti quella bambola bionda? >>Ecco appunto.

<< No. >> Mi guarda senza crederci, alzando persino il sopracciglio. << Non ancora. >> E’ la verità.

<< Wow. Sono una stupida, non dovevo venire. >> Cerca di voltarsi ma glielo impedisco, sento i mormorii delle persone che ci passano accanto ma cerco di non importarmene.

<< No, non dire così. Perché sei qui? Perché dopo quasi un anno ti presenti alla mia porta? >>

<< Perché ho sbagliato! >> Fremo non capendo il senso delle sue parole e l’intensità con cui ha detto la frase.

<< In che senso? >> Piange ma non singhiozza ed evita il mio sguardo. << Bella. >> La chiamo e lei sospira alzando lo sguardo.

<< Un mese fa ho lasciato Mark. Non era lui quello giusto ma... forse non è stato un bene venire qua. >> Lo ha lasciato. Non sta più con il chihuahua. Sì, questo è il dolce soprannome che ho dato a quello.

<< Bella... ti faccio solo una domanda, ma voglio la verità. >> Non si muove, non mi guarda, sembra una statua ma io lo prendo come un “sì” e riprendo a parlare. << Perché sei qui? >>

Per qualche minuto non mi risponde. Cerca di strattonarsi dalla mia presa ma come ho già detto, non ho intenzione di mollarla. << Per te. Sono qui per te. Speravo, pensavo... pensavo che... non lo so che cosa pensavo! >> La sua voce s’incrina, s’incespica e si alza più volte ma io capisco, capisco perfettamente che cosa si aspettasse.

<< Vuoi tornare con me? >> Non è una proposta, è una semplice domanda per capire se ho fatto c’entro.

<< Non lo so. Forse. Edward io non ho mai smesso di amarti. Ogni volta che stavo con lui, mi venivi in mente tu e... quindi l’ho mollato. Sono andata avanti mesi credendo di poter stare bene, di poter vivere appieno quella storia ma... non è mai accaduto. Forse non ho mai nemmeno voluto fare di tutto. >> Non parlo, la osservo mentre respira velocemente. << Non mi aspetto che tu mi riprenda... anche perché... beh mi sembravi abbastanza impegnato ma... Edward ti chiedo scusa, ti chiedo scusa per essermi presentata qua, perché mi rendo conto che dovevo pensare prima di agire. >> Le sue parole mi bloccano, mi fanno rimanere di sasso e talmente sono scosso che riesce a sgusciare dalla mia presa e andarsene. Si gira, guardandomi un ultima volta, per poi voltarsi e non tornare indietro ma... ma il mio cuore è tornato a battere. Ora so di poterla riavere e la voglia con tutto me stesso. Farò di tutto per riprendermela e non ma la lascerò di certo far scappare. Non più. Mai più. Riprendo a correre e la seguo ed entro nella sua auto. Sobbalza e mi guarda con ancora gli occhi appannati.

<< Non ho intenzione di farti andare via. >>

<< Sei un lurido puttaniere! >>

<< Sei una gran bastarda! >>

<< TI ODIO! >> Le nostre voci si sovrappongono ma non appena ci rendiamo conto di quello che abbiamo detto, ci guardiamo come spaesati e colpevoli... almeno io mi sento in colpa. Non è quello che penso.

<< No, non è vero che ti odio e non penso che sia quello il tuo pensiero. Hai detto di amarmi Bella. E io amo te. Da quando ci siamo lasciati non faccio altro che scacciarti dalla mia mente ma tu sei sempre lì, presente e insistente. Bella ti amo. >> Ora i suoi singhiozzi non la lasciano respirare ma prende a tirarmi schiaffi inveendomi contro; la lascio fare cercando di attutire i colpi. Quando si stanca, quando è sfinita, mi si accascia addosso e piange, piange per poi stropicciarmi i capelli. Avvicino il mio viso al suo, e con il respiro accelerato e il corpo un po’ indolenzito a causa dei suoi colpi – che per me sono state ustioni – accosto la mia bocca alla sua saggiandola piano. Lei si scioglie subito, si aggrappa a me e ci divoriamo a vicenda ma... non come due forsennati, in modo dolce, quasi doloroso da quanto facciamo piano ma con la passione che comunque esprimiamo.

<< Devo ammazzare quella di botte. >> Non so quanto tempo sia passato, ma non mi rendo immediatamente conto che Bella è scesa dall’auto dirigendosi verso il campus, di corsa la seguo e cerco di fermarla quando – non so bene come abbia fatto a riconoscerla tra la massa di gente – inizia a picchiare la biondina che stava per venire a letto con me. Bella è così, e questo è il suo modo per farmi capire che devo assolutamente farmi perdonare almeno per averla traumatizzata facendole vedere me con un’altra. Ovviamente rimedierò a questo e ad altro... basta non separarsi mai più. Perché so che non riaccadrà.  

 

 

Fine terzo missing moments...

 

***

Piccolo angolino:

Ed ecco che abbiamo preso due piccioni con una fava x) il “ti odio”, non vero da parte di nessuno dei due, e il trovare Edward a letto con un’altra. Spero di non aver scritto cavolate, purtroppo non ho potuto rileggere il capitolo, ma durante la notte lo farò e correggerò in caso di errori... che sono certa che ci siano.

Le cose in un certo senso vanno molto meglio del capitolo precedente... spero vi sia piaciuto. Almeno abbiamo avuto il primo pov Edward e la riappacificazione dopo Mark. Sì, qualche capitolo con Mark ci sarà :) se avete richieste per qualche missing moments, chiedete pure ;) se posso, faccio! Scappo, vi abbraccio tutti immensamente. GRAZIE. Al prossimo MM! Jess.

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Capitolo 4
*** I sogni e i pensieri nel cassetto. ***


Introduzione:

Mi sono fatta attendere e mi scuso. Non era affatto mia intenzione farvi aspettare tanto ma i pazzi dei due protagonisti sono come andati in ferie e io non sono riuscita a scrivere per niente su di loro. Tutte le idee che avevo, mi sembravano... non abbastanza... e così pur di non scrivere chissà quali idiozie, ho preferito attendere una buona idea. Non dico che quella che ho scelto lo sia, però non sono riuscita a trattenermi e ieri notte ho scritto questa OS.

 

Premetto: questo “capitolo” è collocato prima dell’inizio della storia vera e propria. La fine del terzo anno scolastico, dove vanno al ballo insieme tanto per farvi capire :)

 

Il capitolo scorso sembra non esservi piaciuto un granché, mi spiace, ma spero che non sia così anche per questo. Un mega immenso G R A Z I E a tutti quelli che continuano a seguirmi, siete tanti e questo mi fa davvero felice. Buona lettura!

 

Pubblicità! Sì, lo so, non mi sopportate più ma mi sono ricordata solo ora che qui non ho mai pubblicizzato il Gruppo di Facebook. In pratica in questo gruppo, possiamo conoscerci meglio tra di noi e ci sono tanti spoiler, su tutte le storie... che scrivo, che ho scritto e che magari scriverò :) mi farebbe piacere se passaste... la stessa cosa vale per la mia storia originale: “Travolgimi”. Un bacione.

 

 

 

~ Love's puzzle. The missing pieces.

 

Titolo missing moments: The thoughts and dreams in the drawer.

Rating one shot: arancione.

 

Edward pov:

Adoro le feste, adoro essere circondato da belle ragazze che ti mangiano con gli occhi e ti propongono cose oscene senza porsi problemi. A molte di queste ragazze nemmeno importa se vengono classificate “facili”.

Mi scolo un altro bicchierino di Tequila e mi giro verso Alex, sta ridendo con mio fratello Emmett.

<< Avete adocchiato le due morette lì in fondo? >> Dico segnandole. Loro si voltano e le guardano per bene.

<< Wow, niente male. Ma sinceramente stasera voglio stare tranquillo. >> Guardo Alex con sicuramente un punto interrogativo in fronte.

<< A te, Emm, nemmeno lo chiedo. Sia mai che metti le corna a Rose! >> Mio fratello ride.

<< Esattamente. Non ho proprio intenzione di perderla per due morette tutte curve. D’altronde lo sai, nel mio cuore c’è spazio solo per una bionda. >> Alzo gli occhi al cielo.

<< Sei vomitevole quando ti ci metti. Comunque chi ha mai parlato di cuore? Io quelle, stasera, me le scopo e basta. Ti assicuro che per l’arnese che ho nei pantaloni, c’è spazio per tutte e due. >> Ok, forse mi sto pavoneggiando un po’ troppo ma sinceramente... non me ne frega.

<< Entrambe? Insieme? >> Mi chiede Alex con un tono quasi da sfida.

<< Sì, compare... e se vuoi, possiamo anche scommettere. >> Entrambi puntiamo lo sguardo su quelle ragazze, io sorrido a una delle due che mi guarda per poi arrossire leggermente, il mio amico si volta, tornando verso di me e mormora.

<< Ci sto. Scommetto che non ce la fai... e se vinco, dovrai trattare bene mia sorella. >> Torno a guardarlo con un sopracciglio alzato.

<< Mi hai dato solo un motivo in più per vincere. Non ho proprio intenzione di fare la grazie alla vipera. >>

<< Ma il mio “nome” non era “Scricciolo”? >> La voce della sciagura in persona mi è vicina, alle spalle tanto per essere precisi. Mi volto e schiocco la lingua squadrandola.

Niente male. Ma questo è risaputo. Bella – di nome e di fatto – stronza e impossibile. Ah sì, la ragazza perfetta.

<< E chi ti ha detto che stavamo parlando di te? Non perdiamo così il nostro tempo. >> Bella alza un sopracciglio e mi si avvicina ancheggiando. È una gran figa, non l’ho mai negato, ma non riesco a capire come il sesso maschile riesca a dire che se la passerebbe più di una volta.

<< Sai, avrei da dire tante cose in questo momento... ma il tuo amichetto parla abbastanza chiaro da solo. >> Abbasso con lei il mio sguardo verso le mie parti basse e sorrido sfrontatamente.

<< Per ora sono ancora libero... potresti aiutarmi a calmare i miei bollenti spiriti. >> Dico maliziosamente senza far sparire il sorriso sfrontato. Manca una settimana alla fine della scuola, del terzo anno di liceo, e la signorina continua a tenere le gambe chiuse. Sigillate. Maledizione! Bella scoppia a ridere, ma non in modo divertito... quasi provocatorio.

<< Giammai Cullen. Nemmeno nei tuoi sogni potrai avermi. >> Il suo viso è a un soffio dal mio, i nostri occhi si mandano saette e purtroppo questa situazione la trovo ancora più eccitante.

<< Posso assicurarti che nei miei sogni cedi più che volentieri. >> Bella sorride vittoriosa.

<< Allora lo ammetti che perdi tempo a pensarmi... >> Stringo la mascella irritato. Cazzo!

<< Avete finito? >> Chiede Alex abbastanza alterato. Mi allontano senza darle le spalle, sorrido e la squadro un’ultima volta. Sospirando mi volto e mi avvicino alle due morette, vedendomi andare verso di loro, iniziano a muoversi in modo agitato e cercano di far finta di niente. Quando sono accanto a loro, non posso non chiedermi se la piccola vipera stia ancora guardando... spero di sì. Così magari si pentirà di non aver ceduto alle mie “avances”.

<< Salve belle ragazze... avete impegni nella prossima ora? >> Loro mi guardano per poi scambiarsi un’occhiata complice.

<< Dipende che programmi hai te... >> La più prosperosa si accosta al mio fianco e parla maliziosamente al mio orecchio. Le sorrido divertito e guardo la sua amica che beve un sorso del suo bicchiere mentre mi guarda.

<< Beh... da quello che mi risulta, il bagno di sopra è libero... e c’è spazio per tutti e tre. >> Le due amiche si guardano e sorridono. E il “piccolo” Edward già esulta.

<< Facci strada, stallone. >> Ridacchiando appoggio le mie braccia sulle spalle delle ragazze e parlando di cose frivole che le fanno scoppiare a ridere le porto al piano superiore...

 

<< Oddio addirittura? >> Scoppio a ridere annuendo. Sono a casa Swan, seduto sul bancone della cucina mentre racconto tutti i dettagli più piccanti della serata precedente con le due morette.

<< Te lo giuro. Non so chi delle due ansimava in un modo a dir poco pornografico. >> Continuo a ridere mentre Alex si stravacca sulla sedia e scuote il capo divertito.

<< Perché non mi sorprende, che state parlando di sesso? >> Ed ecco che senza annunciarsi entra in scena lo Scricciolo!

<< Non è che perché tu ti astieni... dobbiamo farlo anche noi. >> Le dico provocatoriamente. Forse a voce alta non lo ammetterei mai, però adoro stuzzicarla. Mi piace il modo in cui arriccia lievemente il naso quando riesco a farla arrabbiare e poi farla arrossire – per la rabbia ovviamente – è troppo divertente.

<< Bene. Siete entrambi qui. >> Mi volto stupito verso mio padre. Che ci fa lui qui?

<< Probabilmente vi starete chiedendo a chi si riferiva il caro Carlisle. >> Aggiunge Charlie.

<< Sinceramente no. >> Dico sorridendo. Mio padre mi fulmina con uno sguardo.

<< Ovvio che non te lo chiedessi... tu non pensi. >> Dice Bella facendo sbucare la sua faccia da schiaffi da dietro di me, rimanendo appoggiata al bancone.

<< Mi riferivo proprio a voi due. >> E indica me e Bella, mio padre.

<< Perché? >> Chiedo sconcertato. Meno mi associano allo Scricciolo, meglio è.

<< Mi spiace ammetterlo, ma stavo per fare la stessa domanda dello smidollato. >> Alzo gli occhi al cielo ed evito di risponderle.

<< Come sapete, la prossima settimana si terrà il ballo scolastico... >> Annuisco facendo una smorfia; avevo intenzione di non andare... non mi va di portarci qualcuna, e non c’è gusto ad andare da solo, sono tutti accoppiati.

<< Bene... io e Charlie abbiamo pensato che potevate andarci insieme. >> Scoppio a ridere. Ma di gusto! Li guardo divertito e aspetto che si mettano a ridere anche loro, ma non accade.

<< Scherzate, vero? >> Chiede Bella, con un’espressione avvilita e... schifata?

<< No, affatto. E non capisco perché, tu, disgraziato di un ragazzo, sia scoppiato a ridere. >> Charlie mi si avvicina e mi tira giù dal bancone. Io lo guardo spaurito.

<< Perché la vostra richiesta è assurda. Io non ci vado al ballo, e soprattutto non con la vipera. >>

<< Guarda che sono io che non ci vengo con te, non il contrario. >> Sibila l’oca starnazzante.

<< Ma hai sempre qualcosa da dire? >> Le chiedo voltandomi per fronteggiarla.

<< Beh potrei fare la stessa domanda a te! >>

<< Ehi! >> Ci richiama all’ordine mio padre. Fortuna che c’è un bancone a dividere a me e lo Scricciolo. È troppo eccitante con i capelli sciolti, le guance infiammate dall’irritazione, gli occhi illuminati dalla collera e il naso arricciato per il nervosismo. Sono un grande! Solo io riesco a infiammarla così. Sì, ne vado fiero, e se in questo momento fossi solo, mi darei anche una pacca di congratulazione sulla spalla.

<< La nostra non era una proposta. Era un ordine. >> Mio padre è serio. I suoi occhi azzurri si sono cristallizzati... è anche piuttosto arrabbiato.

<< Non potete obbligarci. >> Dico cercando di non urlare. È una cosa assurda!

<< Oh sì, invece. Non era questa la nostra intenzione... ma... vedendo come vi siete comportati, è quello che vi meritate. >> Sto per ribattere ma lo scappellotto che mi tira la vipera mi azzittisce, la guardo trucemente ma lei si porta semplicemente l’indice sulle labbra, chiedendomi di fare silenzio. L’assecondo sospirando e i nostri padri se ne vanno... non so dove e nemmeno m’interessa. Mi appoggio con i gomiti al bancone, continuo a dare le spalle allo Scricciolo, ma lei mi affianca.

<< Ci hanno fregato. >> Mormora avvilita.

<< No. Cambieranno idea. >> Dico non del tutto certo. Più che altro lo spero.

<< Io ne dubito. Quando si mettono qualcosa in testa sono irremovibili. >>

<< Oh beh... allora abbiamo capito da chi avete preso. >> Dice Alex ridacchiando. Lo folgoriamo con lo sguardo ma lui ride solo più fragorosamente.

 

***

 

<< Fammi capire bene, tua sorella vuole partire? >> Sono seduto sul letto di Alex. È da circa una decina di minuti che continua a borbottare qualcosa su Bella e Roma... ma non ci ho capito niente. Sospirando, si volta con la sua sedia girevole e annuisce.

<< Sì. Un paio di settimane fa le hanno fatto sapere che sarebbero disposti a prenderla per il corso in questione. Le sue foto sono piaciute... ma lei non sapeva se accattare. D’altronde questo corso dura un anno e non si terrà molto vicino, si parla dell’Italia. Europa. Roma. Non è dietro l’angolo... ma ieri mattina, si è svegliata convinta che fosse giusto che partisse. >>

<< E a te va bene? >> Lo scricciolo vuole volare via.

<< Ha qualche importanza? Sappiamo tutti che la fotografia è importante per mia sorella. Rifiutare sarebbe come buttare la sua carriera nel cesso. >>

<< Sì ma si tratta di un anno. >> Perché mi è così difficile accettare questo cambiamento? Perché una parte di me non vuole che lo scricciolo vada via dall’America? Perché mi sembra ancora tutto più assurdo, ora che so cosa significa tenerla tra le braccia? Il ballo c’è stato solo due giorni fa, e lei ieri ha deciso di andarsene... perché cazzo questo cosa non mi va bene?!

<< Edward, l’accompagnerai con me, all’aeroporto, domani? >> Non rispondo subito, ma infine annuisco, però subito dopo esco dalla sua stanza.

È da un po’ che sono fermo di fronte alla porta dello Scricciolo. Non so se voglio veramente entrare... ma sento che devo. Non busso – sicuramente non cambio abitudini proprio ora – e la trovo con un vecchio maglione in mano, è davanti all’armadio e sta osservando fin troppo attentamente il capo d’abbigliamento.

<< Sbaglio è uno dei pochi regali che ti ho fatto? >> Lei non sobbalza, anzi, sorride appena.

<< Infatti è per quello che sto cercando di decidermi se portarlo o meno. >>

<< Ah ok... >> Entro in camera chiudendomi alle spalle la porta. << Parti. Roma. Wow. >> Si volta verso di me, è seria e incuriosita dal mio comportamento. Non so nemmeno io come a volte riesco a comprendere le sue espressioni. Non è un libro aperto, per me è un continuo mistero, ma alcune sue espressioni mi sono chiare, e poi i suoi occhi parlano nitidamente... eh sì, gli occhi parlano! Ma cosa cazzo penso?!

<< Non tutto questo entusiasmo, Cullen. Potrebbero venirti le emorroidi per lo sforzo. >>

<< Simpatica. >> Mi siedo sulla sua sedia della scrivania e continua a osservarla. Il maglione è appoggiato sul letto e tante altre cose le sta mettendo in valigia.

<< Sei sicura di voler partire? Tuo fratello non è molto entusiasta. >> Si blocca e alza un sopracciglio.

<< Perché stai cercando di avere una conversazione con me? >>

<< Perché tuo fratello è il mio migliore amico e poi perché sono io che devo portarti domani, all’aeroporto. >>

<< Non c’è bisogno che ti scomodi. >> Mi alzo velocemente e chiudo i pugni ai fianchi. Solo lei riesce a farmi innervosire così intensamente e in poco tempo. Con una sola frase.

<< Lo so, ma tuo fratello me lo ha chiesto. E domani, quando tu salirai su quell’aereo, io gli terrò compagnia e cercherò di non ricordargli che per un anno non ti vedrà. Non lo faccio per te. >> Dico alla fine sussurrando. Bella non risponde e io mi avvio verso la porta. Prima di uscire però, mi chiama.

<< Cullen. Per favore, fallo stare bene. Falle conoscere una ragazza che possa tenerlo occupato. E bada bene, ho detto una. Non un gregge. >> Ridacchio, ma non annuisco, la guardo solo per poi uscire direttamente da quella casa.

 

<< Noi... non possiamo proseguire. >> Bella si sta mordendo le labbra. E sta cercando di non piangere. Io sono un po’ in disparte. Sto lasciando loro privacy. Hanno bisogno di salutarsi come si deve, non si vedranno per un anno e Alex ancora non ha ben metabolizzato la cosa.

<< Suvvia, non sto per andare in guerra. >> Sorrido appena, eccola all’attacco. È da quando siamo saliti in macchina che cerca di sdrammatizzare la cosa, e sinceramente concordo con lei. È vero che starà via per un po’, ma siamo nel ventunesimo secolo, esiste la tecnologia per sentirsi più vicini!

<< Lo so, lo so. Ma sei la mia sorellina. >> Alzo gli occhi al cielo, ho capito... è ora che entri in scena.

<< Ancora qui? Ma non hai fretta di andartene? >> Ovviamente il mio tono non è duro e il mio sorriso contagia anche lei.

<< Oh Cullen, ti mancherò così tanto che diventerai pazzo e quando mi rivedrai ti rimangerai queste parole. >> Cerco di non ridere.

<< Ne dubito. Non penso che in un anno il mondo si capovolgerà. >> Scuote il capo divertita, gli occhi si fanno man mano lucidi e con foga abbraccia il fratello.

<< Alex, ti voglio bene. Non metterti nei guai e non dare troppo retta allo smidollato. >> Sorrido.

<< Ci proverò. E tu fatti sentire spesso, ok? >> Bella annuisce allontanandosi dal fratello. I suoi occhi si posano su di me. Non sa che fare, io idem.

<< Se ci abbracciassimo... >> Inizio io.

<< ... Sarebbe tutto troppo strano. >> Finisce lei. Annuisco sorridendo lievemente.

<< Siete un caso patologico. Mi volto, così non avete testimoni. >> Ridacchio mentre Alex si volta veramente, mi avvicino muovendomi impacciato. Bella mi viene incontro e mi stringe a sé.

<< Per favore Cullen, mantieni la promessa di ieri. >> “Cullen. Per favore, fallo stare bene. Falle conoscere una ragazza che possa tenerlo occupato. E bada bene, ho detto una. Non un gregge”.

<< Sì scricciolo, te lo prometto. Ma ora vai... non posso farmi vedere stretto a te. Ne va della mia reputazione. >> Scoppiando a ridere si allontana.

<< Sei sempre il solito. Ma d’altronde non mi potevo aspettare un qualcosa di diverso. >> Sorrido. Siamo pur sempre noi. Non può cambiare tutto da un giorno all’altro.

<< Devi proprio andare? >> Le chiede Alex che è tornato tra noi. Bella annuisce e con un ultimo abbraccio, a suo fratello ovviamente, si avvia verso il gate per salire sull’aereo.

Passo un braccio dietro le spalle del mio amico e ci avviamo verso l’esterno dell’aeroporto, ma dopo qualche passo, volto il capo e incontro i suoi occhi. Mi sorride dolcemente e va via.

<< Andiamo amico, stasera ci guardiamo un bel film strappalacrime, ok? >> Alex sorride.

<< Sei un vero amico, grazie Ed. >>

 

 

Fine quarto missing moments...

 

***

Piccolo angolino:

Wow, vi sembrerò ridicola, però mi era mancato scrivere “gli angolini” :) bando alle ciance, parliamo del capitolo, che è meglio. Ovviamente dove ci sono stati gli asterischi, c’è stato di mezzo il ballo. Se vi chiedete perché io non abbia detto niente riguardo alla serata, beh è perché trovate tutto nel... ventottesimo capitolo della storia vera e propria. Nelle recensioni, mi avevate chiesto che eravate curiose di “vedere” il menage a trois avuto luogo da Edward, vi ho accontentato, anche se non sono proprio caduta nello specifico :) non penso ci sia altro da dire ma se avete domande, chiedete pure :D spero che il capitolo vi sia piaciuto. Un bacione, Jess.

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Capitolo 5
*** Perché il passato ritorna sempre. ***


Introduzione:
Ehm... che mese è? Aprile? Cavolo io ero rimasta a settembre duemiladieci! No a parte gli scherzi, scusatemi... potrei giustificarmi in più modi possibili ma la realtà è che questi due personaggi per quanto io li adori, hanno preso un’altra strada, ben diversa dalla mia. Non so come, ma sono riuscita a scrivere questo... coso. Sinceramente non so se mi piaccia, non so se voi lo apprezzerete, se vi farò sorridere ma... lo posto lo stesso, perché evidentemente questi due pazzi hanno ancora qualcosa da dire. Io penso di scrivere – entro l’anno nuovo ovviamente – altri due missing moments, poi diremo veramente addio a questi personaggi, a questa storia.
 
Premetto: non so dirvi se Edward è diverso da quello della storia vera e propria, so solo che è uscito così. Spero vi piaccia e che almeno sembri lui.
 
Specifico, forse per la millesima volta – è risputo che io sia logorroica – che questi sono degli extra, e che quindi è “normale” che io non aggiorni regolarmente, la storia vera e propria si è conclusa mesi e mesi fa... però mi sento in dovere di chiedere scusa a tutte quelle persone che mi hanno chiesto se ero ancora viva, se avevo intenzione di scrivere altro e soprattutto che mi hanno dato qualche spunto con le idee. Grazie, e scusatemi.
 
Ultima cosa, per giunta la più importante... anche questo missing moments avviene prima della storia vera e prorpia, nello scorso “capitolo” abbiamo visto la partenza di Bella, ora vedremo l’arrivo dopo due anni che ha trascorso in Italia. Buona lettura.
 



~ Love's puzzle. The missing pieces.
 
Titolo missing moments: Because the past always comes back.
Rating one shot: arancione.
 
Edward pov:
<< Disturbo? >>
<< Come sempre? >> Dico allacciandomi una scarpa e tenendo il cellulare tra il collo e la spalla.
<< Sei il solito educato. >> Sorrido e mi volto appena verso la ragazza distesa nel suo letto.
<< Io vado. Ciao. >> Ovviamente non ringrazio, ovviamente non mi sono perso in smancerie e ovviamente non esco dalla porta. Sia mai che la madre di questa ragazza – di cui non ricordo il nome – mi veda e pensi chissà che cosa.
<< Alex aspetta un attimo, ok? >>
<< Devi scappare dalla finestra. >> Ridacchio e lui capisce che la risposta è “sì”. Fortuna che questa ragazza ha la camera al piano terra della sua villetta.
<< Allora, che cosa vuoi? >> Chiedo una volta che ho preso a camminare per le vie di Forks senza una meta e senza auto poiché mio padre ha avuto la bella idea di sequestrarmela per il fatto di avermi trovato ubriaco l’altra sera. Ma io dico, doveva rientrare in casa proprio mentre non mi reggevo in piedi?
<< Ma no niente è che... ho sentito mia sorella. >>
<< Oddio, non nominarla! >> Può venirmi l’orticaria al solo pensare alla piccola serpe?
<< Dai Ed! è una cosa seria. >> Alle sue parole mi blocco.
<< In che senso seria? >> Ok sì lo so, non è normale che io mi preoccupi della stronzetta ma... Alex è il mio migliore amico e per quanto non mi faccia piacere quella rimane sempre sua sorella e per di più prima che partisse, due anni fa, le ho fatto una promessa. Io che faccio promesse! Questo sì che fa ridere, ma forse la cosa più divertente è che l’ho mantenuta... che la sto mantenendo come un bravo boyscout.
<< Seria nel senso che finalmente si è decisa a ritornare. >> Sbuffo, e io che pensavo che fosse successo qualcosa di veramente serio! << Ed! non sbuffare! Non vedo mia sorella da oltre a un anno, e se permetti, è una cosa seria. >>
<< Ok, per te lo è ma pensavo che essendoti fidanzato parlassi con le di queste cose. >>
<< Mia sorella non è una cosa. >> Mi risponde immediatamente piccato e io, oramai avendo compreso che non ne uscirò vivo da questa conversazione, decido di andarmi a sedere su una panchina. L’unica cosa positiva di Forks è proprio questa, dovunque ti giri trovi un posto per sederti.
<< Scusami. Va bene. >> Dico esasperato facendolo sospirare. << Quando torna? >> Chiedo ovviamente per finire al più presto questa conversazione, lo conosco bene e so che purtroppo non parla se non gli si fa domande. Vuole per forza che qualcuno lo ascolti. Perché non è più come un tempo che bastava annuire e continuava a parlare? In realtà fa ancora così... quando non si tratta di sua sorella. Bene, quindi la colpa è dello scricciolo. Come sempre.
<< Tra una settimana. Ti andrebbe di venirla a prendere con me? >> Alzo gli occhi al cielo e maledico la piccola Swan. Perché diavolo deve sempre stare in mezzo alle scatole?!
 
<< Edward te la ricordi la strada? >> Alzo gli occhi dal giornale per guardare Charlie; senza rispondergli continuo a bere il caffè dalla solita tazza che frego dallo scolapiatti.
<< Perché dovrei essermi dimenticato come arrivare all’aeroporto? >> Chiedo infine non riuscendo a trattenermi. Charlie si sporge verso di me e mi punto un dito contro. Invece di fissare i suoi occhi così simili ai suoi, osservo il dito.
<< Perché solo per ripicca saresti in grado di perderti, di scordarti la strada e perché no... anche di esserti scordato di mettere benzina alla macchina. >> Schiudo la bocca e fingo un’espressione indignata.
<< E perché mai dovrei farlo? >>
<< Sarà meglio per te che mia figlia torni a casa sana e salva e senza un diavolo per capello. >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Non capisco perché sia tu che Alex vi preoccupiate tanto. Andrà tutto bene. La prendiamo e la riportiamo a casa. >>
<< Non stai parlando di un pacco postale ma di mia.sorella! >>
<< E tu da dove sbuchi? >> Chiedo al mio amico.
<< Dalla porta. E ho origliato. >>
<< Charlie, ma come li hai educati i tuoi figli? >> Chiedo sconvolto. Il vecchio Charlie mi trucida con un’occhiata ed evita di rispondermi, così io mi rituffo sul caffè e cerco di non inventarmi niente per arrivare anche solo in ritardo e far innervosire lo scricciolo.
Chissà com’è diventata in questi due anni...
NO! Edward non pensarci, non ne vale la pena.
 
<< La vedi? >> Sbuffo.
<< Per la triliardesima volta: no. >>
<< Ti stai annoiando? >> Chiede Alex guardandomi divertito.
<< No ma va, sono solo ansioso di rivederla e riabbracciarla. >> Dico ironico facendolo sghignazzare.
<< Ammettilo: sei curioso. >>
<< Ma che stai dicendo? È tua sorella. È il diavolo fatta a persona! >>
<< Beh ma tu sei umano, e la curiosità è... >>
<< Donna. >> Lo interrompo. << La curiosità è donna e poiché il mio caro amichetto non è scomparso nel giro di qualche secondo posso ancora definirmi un uomo. >>
<< Uomo. Che parolone, soprattutto detto da te, Cullen. >> Quelle parole. Quella voce. Quel tono ironico... beh mi bloccano. Mi volto lentamente e quello che vedono i miei occhi deve non essere vero.
<< Ti sei sentita tirata in causa? >> Chiedo cercando di non mostrarmi sorpreso e... beh eccitato. Cavolo è stupenda! Ma che le hanno dato da mangiare in Italia? Anche prima era messa così bene di carrozzeria?
<< Affatto... è che dovevo smentirti. Non posso di certo farti illudere. Fa male alla salute farsi viaggi mentali e credere in cose che non sono reali. >> Sorride divertita e fiera di aver appena fatto goal. Ok, uno a zero per te, serpe.
<< Fatti abbracciare! >> Alex la investe e la stringe a sé facendola ridere e volteggiare in mezzo al corridoio dell’aeroporto. Io rimango in disparte, la osservo e ascolto la sua risata, la sua voce.
Cavolo quant’è cambiata! In meglio... almeno fisicamente. Caratterialmente ho appurato che è la solita stronza e antipatica.
<< Avete finito con le smancerie? >> Chiedo dopo un paio di minuti. I fratelli Swan mi guardano male e io alzo un sopracciglio.
<< Mi hanno obbligato a venirti a prendere... non anche a guardare certi momenti raccapriccianti. >> Mento. Perché dopo tutto mi fa solamente piacere vedere Alex sorridere e stringere a sé la fonte della sua felicità. Come diamine fanno ad andare così d’accordo?
<< Non iniziate a litigare, per favore. Suvvia andiamo, tanto abbiamo tutto il tempo che vogliamo per raccontarci gli ultimi avvenimenti. >> Bla bla bla. In macchina la musica sarà a palla.
 
***
<< Cos’è in Italia non arriva più il tessuto, o quello che è, per fare i vestiti? >> Chiedo quasi strozzandomi con il caffè una volta che entra in cucina con un mini pigiama. È un pigiama o un completino intimo “vedo-non vedo”?
Sono passati due giorni da quando lo scricciolo è tornato, io sono stato lontano, non ho nemmeno sentito Alex, ho preferito lasciare la famiglia Swan ai loro momenti raccapriccianti. No, non l’ho fatto per altruismo ma perché mia madre ha detto di stare lontano da casa loro almeno per quarantotto ore. Beh... l’ho fatto.
<< Perché? >> Mi chiede confusa guardandosi dalla testa ai piedi. E lo faccio anch’io, cercando di impedirmi di deglutire rumorosamente.
Non può farmi questo effetto fin dalla mattina, cazzo, chi lo controlla Eddino?
<< Sei praticamente nuda. >> Bella ridacchia e si viene a sedere al tavolo.
<< Ammettilo Cullen, ti piacerebbe. >> Sorrido sghembo.
<< Sai Swan, penso che piacerebbe a te stare sotto di me e contorcerti per il piacere. >>
<< Wow, state parlando? >> Chiede Charlie entrando in cucina e riempiendosi una tazza di caffè.
<< In realtà no. Con questo troglodita come si potrebbe mai parlare? >>
<< Conosco modi molto più interessarti per parlare. >>
<< Edward, stai parlando con mia figlia. >> Mi “rimprovera” Charlie con voce annoiata mentre legge il giornale.
Lo scricciolo sorride malignamente e infine si alza senza rispondermi. È vergine. Ne sono più che certo e non capisco perché diamine io la trovi così attraente... forse è perché non la posso avere e perché una parte di me nemmeno la vuole. Di certo non farò decidere al mio corpo! Suvvia cervello, attivati e distogli lo sguardo da quel fondoschiena da urlo!
 
***
<< State scherzando spero! >>
<< Sì, stai scherzando, vero? >>
<< No. Lei viene con noi. >>
<< Perché? >> Chiediamo sia io che lei, all’unisono.
<< Non c’è un “perché”, è così e basta. >>
<< Guarda che ti lascio a piedi se continui a dire che deve entrare nella mia macchina. >> Dico ad Alex indicando la serpe che mi è accanto con la borsa a tracolla piena di libri e le braccia incrociate al petto.
<< Perché scusa che cosa vorresti dire? Che t’infetterei la macchina se ci salissi? >> Oh no. Così sto facendo il gioco di Alex. E pensare che non l’ho fatto a posta. Non riesco a rispondere a Bella, che quest’ultima è salita in macchina. Io sospiro e Alex mi sorride con i pollici all’insù. Io lo guardo male e scuoto il capo. Ma ditemi se è giusto che il nuovo anno scolastico inizi così!
 
 
Fine quinto missing moments...
 
***
Piccolo angolino:
Gli angolini! *-* che bello, mi sono mancati. Allora... non so se ci sia veramente qualcosa da dire, in questo capitoletto si è notato come Edward abbia mantenuto la promessa, di come sia rimasto accanto ad Alex e di come abbia fatto di tutto per non pensare a Bella. Prima della loro storia si chiamavano in modi assurdi e Edward ne ha dato prova proprio in questo capitolo. Non sa mai come chiamarla, soprattutto nella sua testa ma spero di avervi strappato un sorriso.
Ovviamente l’attrazione fisica è presente, lo è sempre stata – vi rammento che Bella è partita per l’Italia per allontanarsi da Edward e non far parte dalla schiera di puttanelle... ovviamente la cosa è servita a poco.
Bene... non mi resta altro che ringraziarvi e incrociare le dita. Spero vivamente di riuscire a postare entro l’anno nuovo, chi mi conosce, chi segue le altre mie storie o mi ha seguita quando scrivevo solo nella sezione Twilight sa perfettamente che non è da me aggiornare una volta ogni sei mesi! Scusate... a presto, spero. Jess.

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Capitolo 6
*** Rincontrarsi e tornare a vivere di nuovo, ma con tanti dubbi. ***


Introduzione: 
Sto migliorando, non è passato nemmeno un mese :)
Sono successe tante cose e voglio dirvele, in primis è stato complicato cercare di decidere sotto che pov scrivere questo capitolo, ma alla fine – come vedrete – l’ho scritto sotto il punto di vista di entrambi.
Giusto ieri sono tornata a postare in questa sezione dopo più di un anno che ero ferma nelle Originali, la nuova storia s’intitola Hopeful Heart  se vi va di sorridere un po’, leggete pure.
Avendo tirato in ballo la sezione Originale, beh l’ho conclusa... mi è ancora un po’ doloroso ammetterlo ma è così, quindi se per caso avete voglia di farvi travolgere... ecco a voi “Overwhelms me – Travolgimi”.
 
Mi sembra di avervi detto tutto... ah no, che sbadata xD per spoiler o cose varie, mi trovate qui, sul gruppo... siete tutti i benvenuti :)
 
Questo missing moments è ambientato poco prima dell’epilogo, precisamente sei mesi prima. Entra in gioco Mark – il fidanzato di Bella – e un Edward piuttosto... sofferente. Vi lascio alla lettura, un bacione!




~ Love's puzzle. The missing pieces.
 
Titolo missing moments: See and live again, but with so many doubts.
Rating one shot: giallo.
 
Edward pov:
<< Luke, perché proprio Boston? >> Il mio compagno di stanza mi guarda aggrottando la fronte. Siamo su uno dei pullman che attraversa tutta Boston e una parte del Massachusetts.
<< Perché il film che voglio vedere lo trasmette solo quella multisala. Perché non capisci? Lo stanno trasmettendo in anteprima, e solo qui! >>
<< Che gran fortuna. >> Mormoro sarcastico guardando fuori dal finestrino.
Questa strada la conosco, non l’ho percorsa molte volte, per mancanza di tempo a causa dello studio e anche perché... beh la mia storia con Bella è finita. Da cinque mesi, ma è finita.
E lei sta con un altro.
Una smorfia padroneggia sul mio volto, Luke lo nota e sbuffa.
<< Guarda che ci sono tante attrici fighe, non ti sto facendo perdere tempo. >> Sorrido; meno male che c’è lui che mi tira su di morale.
<< Oh beh, allora sì che devo togliermi il broncio. >>
<< Appunto! >> Sorride. << Comunque era carina quella di ieri sera. >>
<< Dici? >> Si nota che l’argomento non m’interessa?
<< Oh sì, lo dico! Aveva due tette enormi! Mi sorprende trovarti ancora vivo e non morto a causa di soffocamento. >> Scoppia a ridere attirando l’attenzione di alcune persone accanto a noi e io mi passo una mano tra i capelli cercando di far finta di niente.
<< A malapena la ricordo quella di ieri sera. >> Mormoro, sperando che non mi senta perché è già abbastanza rivoltante ammettere una cosa simile, dirla poi è ancora peggio.
<< Oddio dovresti toglierti la santarellina dalla testa. >> Sì, è così che definisce Bella.
Abbasso lo sguardo e stringo la mano all’appiglio del pullman.
<< Luke, non tirarla in ballo. >>
<< E tu non pensarla! Non ne vale la pena. >> Lo so che dice così perché non la conosce, perché sa che ci sto male e che ne sono innamorato ma... non riesco a fare finta di niente! Lascio perdere il discorso e gli chiedo che razza di film mi sta portando a vedere; fumetti. Andrò a vedere un film su uno dei suoi supereroi preferiti... solo questo mi ci mancava.
 
Isabella pov: 
<< Mi fa davvero piacere che hai accettato. >> Sorrido mentre Mark mi posa un bacio sul dorso della mano. Siamo in macchina, ci stiamo dirigendo verso una grande multisala della città per guardare non ho capito quale anteprima. Non è che la cosa mi entusiasmi ma... pur di passare un po’ di tempo insieme, questo e altro.
Mark è davvero carino con me, ha pazientato parecchio prima che io mi lasciassi andare, prima che iniziassi a fidarmi e a non sentirmi più in colpa per Edward. Peccato che questa ultima cosa non sia riuscita a svanire del tutto. Anche il solo pensarlo mi fa sentire in colpa, non dovrei, non ne ho il diritto... ma è inevitabile, spunta più spesso di quanto dovrebbe tra i miei pensieri. E Mark questo non lo merita...
... ma non lo meritava nemmeno Edward; mi ricorda la mia infida vocina mentale, anche conosciuta come coscienza.
<< Sei silenziosa, tutto bene? >> Mi chiede Mark una volta entrati nella multisala per prendere i biglietti...  o forse basta far vedere una sottospecie di pass per poter entrare, chissà perché non mi sono fatta spiegare che diamine bisogna fare per guardare sta roba che per me non ha nemmeno un nome poiché me lo sono dimenticato subito dopo che Mark me lo ha detto.
<< Sì certo. >> Sorrido e punto la macchinetta dei popcorn, il mio... fidanzato lo nota e ridacchiando, mi trascina a prendere una ciotola maxy per poi entrare in sala per vedere la proiezione.
<< Qui, qui, qui, qui! >> Mi volto e vedo un ragazzo che sembra un armadio sedersi vicino a Mark, i due si scambiano uno sguardo e infine si salutano calorosamente.
<< Hai visto che cazzo di culo? Te lo avevo detto che ci saremmo visti! >> Aggrotto la fronte ma la cosa che mi stupisce di più è vedere Mark elettrizzato e iniziare a parlare di chissà cosa con quello strano tizio che però... è famigliare.
<< Eccoti, potevi anche aspettarmi. >> Una voce scazzata, anche un po’ nervosa e fin troppo conosciuta, mi giunge alle orecchie. Il mio sguardo alla velocità della luce, si stacca dal volto di quel tizio strano e si sposta su... Edward. È davvero Edward e stento a crederci.
Perché il mio cuore batte così forte? Perché i miei occhi non riescono a staccarsi dal suo viso e soprattutto mi sudano le mani? No, non va affatto bene. Lui non può essere qui. Io non posso trovarmi a meno di tre metri da lui... sto andando in panico.
C’è Mark. Mark è qui, a poca distanza da Edward. Il mio Edward, quello che era il mio Edward. No, troppo vicini. Troppo pericolosa questa poca distanza.
<< Beh non ti sei mica perso, mi hai trovato. >> Risponde... oh cazzo! È Luke, l’armadio che ha salutato Mark, è Luke, il compagno di stanza di Edward. Ma perché mi metto senza accorgermene nei casini? Dovevo rimanere nella mia stanza, sì sì. << Ah comunque lui è Mark, l’amico sfegatato come me di questo supereroe e lei... >> Luke si sporge per vedermi e sgrana gli occhi quando mi riconosce. Edward si sporge ancora di più e quando i nostri occhi s’incontrano smetto di respirare.
<< Lei è Bella, la mia ragazza. >> Finisce Mark la frase dell’amico, pensando che Luke non l’abbia continuata perché... beh in teoria non mi conosce. Ma Mark non sa che invece è il contrario.
<< Bella... è un piacere... conoscerti. >> Luke mi tende la mano e io cercando di dosare i miei movimenti, la stringo e cerco di sorridere. Edward è ancora fermo, che mi guarda e io... io penso di volermi alzare, afferrarlo e portarlo fuori da questo posto.
<< Ah comunque io sono Mark. >> Quest’ultimo porge la mano a Edward, che la osserva allontanando lo sguardo dal mio e infine la stringe.
<< Edward. >> Vedo nitidamente Mark irrigidirsi e forse lo sente anche Edward, poiché le loro mani sono ancora strette. Nessuno ha il tempo di aggiungere altro, le luci si abbassano e io cercando di respirare mi metto comoda – evitando di spostare lo sguardo ogni due secondi su Edward.
<< Dimmi che non è lui. >> Sussurra al mio orecchio Mark dopo un paio di minuti di pubblicità prima dell’inizio del film. Deglutisco e mi raschio la gola ma infine annuisco solamente.
<< Sì, cosa? >> Mi chiede confuso. Sospiro e cerco di far uscire almeno un sussurro.
<< Sì, è lui. >> Mark si azzittisce, non so se accade per caso o perché lo vuole ma io non me la prendo, continuo solo a guardare davanti a me. Per tutta la durata del film combatto contro me stessa ma dopo poco più di un’ora, mi alzo ed esco dalla sala, rimango fuori dalla porta, con il respiro grosso, le mani tra i capelli e gli occhi chiusi.
Non ce la facevo più.
L’ansia, la continua voglia di tenere il viso voltato verso sinistra e fissarlo, anche se luce dello schermo non me lo avrebbe fatto vedere perfettamente. Cavolo, Edward è qui... dopo sei mesi che l’ho lasciato. Che l’ho mollato per un altro. Un altro che era a distanza di una poltroncina da lui.
<< Ehi tutto bene? >> Sobbalzo quando sento la sua voce e sgrano gli occhi.
<< Sì solo che... il film è noioso. >> Dico la prima cosa che mi viene in mente, in realtà non so minimamente come sia il film, al momento riesco solo a pensare: perché è uscito lui e non Mark? Perché la cosa mi rende tanto felice?
<< In effetti è vero. >>
<< Allora perché sei venuto? >> Perché lo sto accusando?
Forse perché così è più semplice non saltargli addosso. Dannazione vocina! Taci!
<< In realtà è Luke che mi ha costretto a venire, ha detto che nel film ci sarebbero state belle ragazze... non che sarebbe stato tremendamente noioso e che il “supereroe” sarebbe stato così sfigato. >> Mi mordo il labbro inferiore per non sorridere e abbasso lo sguardo tormentandomi le mani.
<< Come... come stai? >> Chiedo non riuscendo ad alzare lo sguardo.
<< Una meraviglia. >> Il tono è sarcastico, i miei occhi incontrano i suoi e sorride. << Non lo so. Sinceramente non te lo so dire, apatico renderebbe l’idea ma con tutte le sensazioni che sto provando da quando ti ho notata in sala... non saprei. Sono confuso. >> Il cuore batte forte. Non può dirmi queste cose così semplicemente... o forse sì? D’altronde stiamo parlando di Edward...
<< Te come stai? >> Sorrido.
<< Domanda di riserva? >>
<< Quindi stai ancora con... Mark? >> Me la sono andata a cercare... questo non lo metto in dubbio.
<< Preferivo la domanda di prima. >> Mormoro abbassando il volto e la voce. << Già, stiamo ancora insieme. >> Ammetto ripetendomi mentalmente che questa conversazione non ha senso.
<< Bene... >>
<< Perché sei uscito? Perché... non mi ha raggiunta Mark? >> Lo sento sospirare; non so se volesse aggiungere altro, dopo il suo “bene”, ma non m’interessa, voglio delle risposte.
Sì, proprio io che non dovrei avere nessuna pretesa.
<< Alla seconda domanda non ti so rispondere... ma per la prima... beh mi sono preoccupato. Sei letteralmente scappata dalla sala e il motivo non era difficile da capire, mi sono alzato automaticamente, senza pensarci... che avrei dovuto fare? Stare fermo a puntare uno schermo che trasmetteva un film che per giunta stavo guardando a tratti senza capire, invece che raggiungerti e vedere se stavi bene? >>
<< Il punto è che... >> M’interrompo perché la voce mi trema, mi raschio la gola e inizio a gesticolare. << Tu non dovresti preoccuparti, io non dovrei... io non sarei dovuta scappare dalla sala e Mark vedendomi andare via non avrebbe dovuto fare finta di niente... mi avrebbe dovuto seguire! >>
<< Stai con un deficiente, non è colpa... no beh è colpa tua. >> Lo guardo trucemente. << E comunque non puoi avere nessuna pretesa, mi hai lasciato ma questo non significa niente, non puoi pensare o sperare che io non mi preoccupi o... che non mi senta in colpa. >> Alzo un sopracciglio.
<< Ti sei sentito in colpa? >> Chiedo non credendoci e alzando un sopracciglio.
<< No ma comunque ha senso con la frase. >> Cerco di non ridere ma fallisco miseramente, per giunta seguita da lui che continua a stare a debita distanza.
Stiamo ridendo e “scherzando”. Va bene che il nostro “addio” è stato “consensuale” ma... non riuscirei mai a diventargli amica. Non mi basterebbe, già lo so.
<< Non puoi veramente stare con uno che ama i fumetti... >> Dice sorridendo e scuotendo la testa. Mi muovo in modo agitato rimanendo sul posto.
<< Beh prima stavo con uno che amava tutte le donne. >>
<< Veramente solo una. >> Il respiro mi rimane incastrato in gola, i nostri occhi non si allontanano e io mi sento una merda.
Una merda perché vorrei piangere e buttargli le braccia al collo.
Una merda perché anche se non faccio quello che voglio comunque ferisco Mark, perché io non dovrei nemmeno farli certi pensieri su Edward. Ma purtroppo ci sono sempre, costantemente.
<< Forse è meglio... >> Inizio ma non finisco... il motivo è semplice: Edward si è avvicinato e mi ha afferrato la mano. Non so come reagire, ma so perfettamente che cosa vorrei fare.
<< Mi sei mancata, e per quanto dovrei odiarti – e forse una parte di me veramente ti odia – mi ha fatto piacere vederti... ovviamente escludendo il babbuino seduto di là a gioire guardando un supereroe sfigato. Fatti trattare bene, sii felice. >> Lascia andare la mia mano e si allontana, per andare verso l’uscita.
Sono senza parole, non è normale avere le palpitazioni e una coscienza che continua a urlarti nella testa “inseguilo!”
<< Non... non entri? >> Dico indicando la sala del cinema da cui siamo usciti, attirando così la sua attenzione.
<< No, sinceramente... quella roba non m’ispira e averti così vicina non mi... fa bene. >> Abbasso lo sguardo, annuisco e infine rivolgendogli un sorriso rientro, raggiungendo Mark e Luke. A malapena si rendono conto del mio ritorno e nessuno chiede di Edward... però io continuo a pensare a lui.
Mi volto verso Mark, lo osservo, mi perdo nei suoi tratti e una domanda mi sorge spontanea: perché non è Edward?
 
Edward pov:
<< Vi siete baciati? >> Siamo sul pullman per tornare a casa, ovviamente la domanda me l’ha posta Luke. Sprofondo meglio nel sedile e volgo lo sguardo fuori dal finestrino.
<< No. Abbiamo solo parlato. >> E forse era meglio se non accadesse nemmeno quello.
Dov’è finito l’Edward di questi mesi che è sempre scazzato, che risponde male, che se ne frega di tutto e di tutti? Perché è riapparso proprio con lei? Perché ora? Sarei dovuto rimanere impassibile, freddo, distaccato ma lei... lei riesce a far emergere tutte le sensazioni e i sentimenti che sono mesi che cerco di reprimere.
<< Mark non sembrava nemmeno un po’ turbato. >> Aggiunge dopo qualche minuto il mio amico.
<< Sai che me ne frega... >>
<< Lo so che a te non importa ma penso che non sia normale rimanere impassibili, no? Soprattutto dopo che vede che ti alzi per seguirla. >> In effetti ha ragione.
<< Anche Bella ha detto che non è normale. Solo non ho capito se avrebbe preferito che al posto mio venisse lui... >>
<< Devo essere sincero? Ne dubito. Li ho visti come si sono comportati dopo, quando lei è rientrata. >> Il mio viso si volta subito nella sua direzione.
<< È successo qualcosa? >> Chiedo preoccupato ma anche curioso.
Ti prego Luke, dammi una sola motivazione per tornare indietro e spaccargli la faccia.
<< No, appunto! Tu nei suoi panni saresti scoppiato! >>
<< No, io nei suoi panni sarei uscito e avrei picchiato il suo ex che l’aveva raggiunta. >>
<< Appunto. >>
<< Finiscila di dire “appunto”! >> Inveisco. Alza gli occhi al cielo.
<< Il punto è questo: evidentemente la storia non è così seria. >>
Non voglio che queste supposizioni mi entrino in testa, e nemmeno che raggiungano parti di me che poi sarebbe difficile da dissuadere... non voglio illudermi, lei ha mandato a monte una storia lunga, importante per quel... damerino. Non può essere una semplice storiella.
Ma se invece fosse così? Se lei poi tornasse da me... io la riprenderei? Direi di sì?
Sì.
 
  
Fine sesto missing moments... 
  
*** 
Piccolo angolino: 
Premetto che quel sì messo lì a capo è voluto, non è un errore dell’HTML xD
Allora :) l’altra volta avevo detto che mancavano due MM, ora ripeto la stessa cosa perché questo momento non era pensato ma è uscito, quindi... dovrete ancora sopportarmi per due extra ;)
Sinceramente penso che questo MM si commenti da solo, nel senso che io non devo aggiungere nulla... spero solo vi sia piaciuto a tal punto da dirmi che ne pensate :)
Un abbraccio a tutti, a presto... beh spero :P Jess.

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Capitolo 7
*** Un puzzle completo. ***


Introduzione:
Non so nemmeno da dove cominciare… però sono qui. non che questa possa essere una qualche giustificazione ma questi Edward e Bella si sono letteralmente trasferiti altrove e di conseguenza non sono più riuscita a scrivere di loro.
 
Me li avete chiesti più volte, in più persone, e oggi, 4 febbraio 2012, eccoli qui, a salutarvi e a farmi gli auguri, perché oggi sono tre anni che sono iscritta al sito, e ho pensato che fosse carino legare le due cose :)
 
Prima di salutarvi, vi ricordo la mia pagina autore, e soprattutto il gruppo, dove potete trovare spoiler o semplicemente parlare con me. Siete tutti i benvenuti!
Buona lettura e grazie per la pazienza, sempre se ci sarà qualcuno che leggerà e magari recensirà xD
 
 
 
~ Love's puzzle. The missing pieces. 
  
Titolo missing moments: A complete puzzle. 
Rating one shot: verde. 
  
Edward pov: 
Mi stiracchio e continuando a tenere gli occhi chiusi inspiro il profumo che ha invaso la casa.

Casa. Per parecchio tempo ho semplicemente definito “casa” dove dormivo, dove passavo le mie giornate... ma col tempo ho capito che la vera casa non è un posto, non è un tetto che ti copre la testa e ti permette di dormire e mangiare...
<< Hai intenzione di dormire ancora per molto? >> Mi chiede la sua voce soavemente nell’orecchio. Rabbrividisco e mi volto così da essere su di lei. Tutt’un tratto il sonno mi è completamente passato... chissà come mai.
<< Dipende... cosa mi proponi per rimanere sveglio? >> Le chiedo a un soffio dalle labbra. Bella ridacchia e le sue braccia mi stringono.
<< Non cambierai, mai, vero Cullen? >>
<< Scricciolo, tu ti sei innamorata di questa versione di me, che pretendi dopo tutti questi anni? >> Chiedo sfiorando le sue labbra con il mio naso.
<< Che ti facessi più spesso la barba. >> La guardo incredulo e lei scoppia a ridere, scuoto il capo e mi chiedo che cos’ho fatto per meritarla. << E comunque, >> Dice seriamente accarezzandomi i capelli. << Io amo ogni versione di te, da quella più dolce – che potrebbe farmi venire il diabete – a quella più stronza – che mi fa venire voglia di strangolarti nel sonno. >>
<< Sei sempre stata brava nelle dichiarazioni d’amore. >> La mia, ovviamente, era ironia, ma non le lascio il tempo di ribattere che le catturo le labbra con le mie.
<< Non vi risparmiate nemmeno a Natale? >> Chiede la voce schifata di nostra figlia. Di malavoglia mi allontano da Bella e osservo Nessie appoggiata al telaio della nostra porta.
Cavolo, ha dieci anni... sono già dieci anni?
<< Giusto per informarti, quello che facciamo qua dentro, non deve interessarti. >> Bella mi colpisce al petto e nostra figlia ridacchia, inutile dire che io mi butto sul materasso a peso morto.
<< Tre donne. Vivo con tre donne! Ditemi se questa non è ingiustizia. >>
<< Magari se ti concentravi di più, ti scappava il maschio. >> Rido fintamente e Bella si alza dal letto lasciandomi solo come prima che arrivasse lei. Mi giro mettendomi a pancia in giù e mi specchio negli occhi verdi, uguali ai miei.
<< Pensi di rimanere ancora per molto a letto? >>
<< Ti ho mai detto che odio la tua intelligenza? >> Nessie scrolla le spalle e viene a sdraiarsi accanto a me col suo pigiama blu con i cuccioli stampati sopra.
<< Mamma dice che ho preso da lei. >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Secondo tua madre, i pregi li hai presi tutti da lei. >> Nessie ridacchia e mi guarda felice con i suoi occhi verdi. << Senti qualcosa? >> Mi chiede divertita. Cerco di fare attenzione ma...
<< Non sento niente. >> Nessie sorridendo annuisce.
<< Mamma è riuscita a convincere Jane ad aspettarti per aprire i regali e nel frattempo si è addormentata. >> Sorrido e le accarezzo una guancia.
<< Ma è così tardi? >> Chiedo sconvolto guardando mia figlia.
<< No, è lei che si è svegliata presto e ha deciso che alzata lei, alzati tutti! >>
<< Questo lo ha preso da tua madre. >> Nessie scoppia a ridere e si appoggia al mio petto.
Chiudo gli occhi e mi beo del respiro di mia figlia, e del profumo dei suoi capelli castani ramati che profumano di fragole.
<< Buon Natale, papà. >>
 
<< Guardala, è esaltata! >> Appoggio il mio mento sulla spalla di Bella, e continuo a tenerla stretta guardando le nostre figlie sul tappeto che ridono e giocano con i regali che ha portato “Babbo Natale”.
<< È il suo quarto Natale, e forse sarà il primo che ricorderà... è normale che sia così contenta. >> Le sussurro all’orecchio facendola sbuffare.
<< Perché devi essere sempre così razionale? >> Mi chiede Bella, piuttosto risentita. Alzo un sopracciglio.
<< Ricordi stamattina? Quando hai detto che ami ogni versione di me? Bene, ricordatelo. >> Bella cerca di non ridere e infine mi afferra le mani e le riporta attorno alla sua vita e si appoggia al mio petto come qualche attimo prima.
<< Tra poco arriveranno gli altri. >> Mormora ancora presa ad osservare le nostre figlie.
<< Quindi dobbiamo scappare, e non farci trovare? >> Bella ride schiaffeggiandomi la mano.
<< No, scemo... stavo solo dicendo che questa pace... durerà ancora per poco. >>
<< Perché dici così? Perché i figli, meglio conosciuti come la squadra di calcio, di Emmett sono dei terremoti, perché le figlie di Alice sono piccole modelle un po’ troppo simili alla madre e tuo fratello cercherà di spiegare a suo figlio, per la millesima volta, che si mangia con la forchetta e non con le mani? Hai ragione, possiamo dire addio alla pace. >> Bella scoppia a ridere e si rigira nel mio abbraccio portando le sue mani dietro le mie spalle.
<< Grazie per avermi inseguita quel giorno nei tuoi dormitori, dopo che avevo avuto la mia relazione con Mark. Grazie anche per esserti presentato il giorno della mia laurea, grazie anche per avermi sempre amata, aspettata e rispettata... e grazie per quei due angeli. >> Ho il cuore a mille, Bella non è cambiata molto negli anni: ama le dichiarazioni ma non se è lei a farle, quindi è piuttosto strano che si sia sbottonata così tanto – parlando, perché per sbottonarsi nell’altro senso lo fa ancora spesso e volentieri, grazie al cielo! – ma l’amo anche così, perché è così che ho iniziato ad amarla.
<< Sono io che dovrei ringraziarti... >>
<< Mamma, il campanello! >> Nessie c’interrompe e quando la madre va ad aprire mi fa la lingua , che subito dopo faccio io a lei per poi farla sorridere. Mi avvicino ai miei due piccoli angeli e accarezzo i capelli castani chiari della piccola Jane che mi sorride mostrandomi la mancanza di un dentino.
<< Contenta dei regali di Babbo Natale? >> Le chiedo e lei annuisce mordendosi il labbro e continuando a giocare con qualcosa di altamente tecnologico che nemmeno io che ho superato da poco i trent’anni saprei usare.
Reneesme mi guarda in modo furbo e io le faccio l’occhiolino.
La piccola grande peste sa che Babbo Natale non esiste, ma l’ha presa bene e grazie al cielo non ha voluto demolire il sogno di sua sorella... beh non è che abbia proprio voluto tacere ma... diciamo che mi ha ricattato così bene che le sono comunque grato che non abbia aperto bocca.
Sì, ha decisamente preso troppo da sua madre.
 
Il salotto è pieno di persone, e la casa piena di bambini che urlano... com’è che dicevo stamattina?
Che la casa non è un tetto sopra la testa, ma le persone che riempiono quella casa. Bella è casa. I miei figli sono casa. E... beh sì, anche i miei fratelli e mio cognato con tutti i loro figli al seguito lo sono.
<< Sei felice? >> Mi sussurra Bella seduta accanto a me sul divano. La guardo e noto che è rilassata, che non le pesa essersi svegliata presto per acconciarsi i capelli, per aver preparato la casa e le nostre figlie... lei è felice; sorrido e appoggio il mio naso al suo.
<< Se tuo nipote non distrugge il mio pianoforte sì... sono decisamente felice. >> Bella alza gli occhi al cielo e io ridacchio tirandola verso di me e baciandole una tempia.
La amo, e amo immensamente la mia vita, che ora è decisamente un puzzle completo.
 
The end!

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