I am- Imperfetto

di __gIuLiNa__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Atto primo ***
Capitolo 2: *** Atto secondo ***
Capitolo 3: *** Atto terzo ***
Capitolo 4: *** Atto quarto ***



Capitolo 1
*** Atto primo ***


Amo l'oscurità perché in essa non vedo quanto sia triste questo mondo,

ma amo di più la luce perché mi fa capire che tutto non è perduto.

 

 

Urla strazianti. Uomini dilaniati, coperti di sangue recitavano preghiere rivolte ad Odino, re degli Aesir. La terra sottostante era squarciata da crepe talmente profonde da sembrare senza fondo. Un uomo teneva tra le mani le briglie di un gigantesco cavallo-drago che ruggiva nell'infuriare della battaglia. << Mao! >> urlò con tutte le sue forze al commilitone che rimaneva in piedi sulla sella della sua cavalcatura facendo vorticare la lama della propria spada sopra la testa.

L'uomo vide stagliarsi nel buio della notte la sagoma iridescente di quell'essere. Un gigante completamente bianco galleggiava nell'aria tenendo le gambe incrociate. Allungò il braccio sinistro, bianco, esattamente come la tunica che indossava ma con la differenza che sull'arto erano presenti dei disegni tribali grigi che si ripetevano sul mostruoso volto privo di bocca e naso. Esso generò una piccola implosione ove i colori più esterni sfioravano le tonalità purpuree, per sfumarsi in un azzurro limpido e infine il nucleo perlaceo.

L'uomo tirò a se le briglie facendo ringhiare l'animale che spiegò maggiormente le ali pesanti << Attento Mao! >> portò una mano sulla lunga spada lanciandosi verso l'amico. Ma non fu abbastanza svelto, dal globo dell'essere partirono delle saette. I lampi perlacei si diramarono nel circondario colpendo con le loro lingue tutto ciò che gli fosse a tiro. Mao fu colpito in pieno petto proprio mentre una saetta colpì il cavallo-drago sull'ala sinistra facendolo gemere e cadere nel vuoto.

Si risvegliò con la puzza di marcio sotto il naso, era in una palude. Sentiva la spalla dolere e fece una smorfia di dolore notando che sanguinava. Spaesato alzò il capo vedendo ancora il bagliore dei lampi, dopotutto non era così lontano. Poco distante da lui, l'animale che cavalcava giaceva immobile contro una parete rocciosa senza emettere un respiro. L'uomo sentiva i suoi capelli castani appiccicati alla fronte madida di sudore e l'uniforme da cavaliere completamente sudicia. Sfoderò la spada lunga dall'impugnatura nera e oro e la impugnò con il braccio buono; camminava nelle acque melmose mettendo in allerta tutti i sensi. Alzò lo sguardo al cielo cupo e notò la cavalcatura del suo principe librarsi nella volta cupa. Decise di aumentare il passo mentre sbaragliava i nemici, era vicino ad un' altura << Ritiriamoci! >> impartì l'ordine alla vista raccapricciante del suo plotone che da migliaia si era ridotto ad una decina. Riuscì a raggiungere il suo lord che annaspava in cerca d'aria. Un profondo taglio faceva sgorgare sangue dall'addome << Lord Shoji >> tuonò finendo un nemico << State bene? >> il giovane principe rispose con un gemito facendo crescere l'apprensione nell'altro. << Si vi ringrazio alto comandante Shigihara >> riconoscente abbassò il capo << Cercate di non muovervi. Ci stiamo ritirando e non vorrei che nella fuga l'emorragia peggiori. >> il più vecchio prese possesso delle briglie e dopo aver assestato un poderoso calcio agli stinchi la cavalcatura ruggendo partì. Ma nuovamente non fu abbastanza veloce. Imprecò contro Odino e per la sorte avversa che riservava a lui, per punirlo dello smacco che tempo addietro l'aveva macchiato.

L'essere gli si parò davanti mostrando il volto raccapricciante << Sparisci umano >> la sua voce grave rimbombò nell'aria come l'eco di un violento terremoto. A pochi metri da loro allungò il gigantesco braccio mostrando il palmo, generando nuovamente l'implosione che l'alto comandante aveva già visto. Mentre la sfera iniziò a creare le prime scintille, il mostro dilatò gli occhi vacui dalla inusuale pupilla a "V" << Addio >> sibilò mentre i fulmini voraci si dirigevano verso di loro.

<< Abbassatevi >> ringhiò ad un tratto il principe Shoji al cavaliere che immediatamente ubbidì. Il giovane si issò sulle gambe alzando la mano destra e velocemente pronunciò delle parole in lingua sconosciuta. Persino le sue iridi si deformarono in una "V" e in quel mentre nel cielo cupo si materializzò un simbolo evanescente. << Per tutti gli dei >> mormorò attonito Shigihara sgranando gli occhi incapace di dare una spiegazione logica a ciò che stava succedendo. Il cielo buio si squarciò nello stesso istante in cui il simbolo scomparve diventando di un bianco puro, incontaminato, irradiando con tutta la sua luce ogni cosa. Il comandante chiuse gli occhi incapace di sopportare tutta quella luce, strinse talmente forte le briglie del cavalla-drago che sentì le mani intorpidirsi. Aveva timore di ciò che stava succedendo eppure la sensazione di calore simile al vento ponentino lo investiva rassicurandolo. L'essere urlò talmente forte che Shigihara ebbe come l'impressione di un vetro che andava in mille pezzi. Man mano che il grido si soffocava scomparendo il freddo pungente della notte tornava; lentamente aprì gli occhi, solamente un alone giallognolo rimaneva a testimoniare ciò che era successo poco prima.

Il principe si sentì prosciugato di tutte le energie, e la fronte madida di sudore, le gambe tornite cedettero. L'ultima cosa che avvertì furono le mani del soldato sul suo addome e poi il nulla.

Odino sedeva sul trono e osservava annoiato la battaglia consumata sul terzo mondo terrestre . Sbuffò mentre con la punta della Gugnir infranse la densa nebbiolina che gli aveva mostrato la scena. Accavallò le gambe lunghe, sulla sinistra appoggiò il braccio corrispondente che sosteneva la testa. Sentì dei passi avvicinarsi e scrutando il fondo del corridoio che portava al suo trono scorse la figura armoniosa di una donna che anche malgrado gli anni manteneva intatta la bellezza di una fanciulla. I lunghi capelli biondi le incorniciavano il viso ovale, i suoi movimenti fluidi e aggraziati, poteva essere solo lei << Brunilde, mia diletta >> la valchiria si inginocchiò di fronte al padre di tutti gli dei dopo aver fatto una riverenza << Voleva vedermi mio signore?>> chiese con voce morbida.

Odino arricciò le labbra << Hai saputo cos'è successo alla terra di mezzo? >> l'Aesir guardando sottecchi la donna la vide annuire << Sì. Siete preoccupato?>>. Dopo una pausa Odino riprese con tono annoiato << Non in maniera particolare, mia diletta. Dopotutto le rune si stanno destando dal loro sonno >> gli occhi della maggiore divinità si infiammarono e cambiò posizione. I piedi ben piantati a terra facevano da sostegno ai gomiti e sulle mani incrociate teneva il mento, tutto il gigantesco corpo era proteso verso la valchiria. << Ci sarà da divertirsi, penso proprio che sarà uno spettacolo interessante a cui fare da spettatori. Detto ciò vai a vedere se qualche anima merita il reclutamento nelle nostri fila. >> .

I muscoli della donna si tesero << Ogni vostra decisione è per me un ordine >> dichiarò congedandosi. << Mi raccomando Brunilde, niente errori questa volta. Non potrò essere indulgente>> la voce tonante del dio rimbombò in tutta la sala facendo tremare ogni oggetto nella lussuosa sala. <> disse semplicemente uscendo.

Una volta all'esterno, la donna, si fermò davanti al cancello dorato del Valhalla avvertendo la quantità di anime assoldate in tutti i modi che affollavano il palazzo. Lei e le sue sorelle avevano il compito di scegliere i più valorosi combattenti e assoldarli nelle file degli Aesir e prepararli per la battaglia finale per la supremazia. Il Ragnarok. Anche se Odino non vuole darlo a vedere è preoccupato per le sorti della battaglia, pensò avviandosi verso i confini di Asgard, il loro mondo.

Affrettando il passo percorse il Bifrost, il ponte arcobaleno, unica strada per collegare tutti i mondi ad Asgard. Il flusso di energia che era incanalato in quel passo produceva dell'energia statica << Oh, la deliziosa valchiria mi onora della sua presenza? A cosa devo questa lieta visita? >> Heimdallr, guardiano dei cieli, le si parò davanti sbarrandole la strada << Devo andare laggiù serenissimo Heimdallr >> spiegò la bionda. Stupore, incredulità, scetticismo, queste erano solo poche delle espressioni che avevano attraversato il volto dell'Aesir << A Midgar? Tu? >> domandò sorpreso per poi farsi meditabondo << Se te l'ha ordinato Odino...prego passa pure >> disse tentennante. La dea minore fece un veloce inchino e sorpassò il guardiano per posizionarsi sul precipizio del ponte. Era elettrizzata, la sensazione del vento di Midgard sul viso era un'emozione unica. Inspirò profondamente e chiuse gli occhi beandosi della sensazione di libertà ritrovata. Sulla schiena, perfettamente sotto le scapole, sbocciando come fiori le ali candide si dispiegarono. Allargò le braccia ed emise un sospiro estasiato mentre riaprì gli occhi per osservare la volta celeste percorsa da nuvole soffici e piume sottili. Il dio dei cieli fischiò ammirato mentre la donna si lasciava cadere in picchiata su Midgar.

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Capitolo 2
*** Atto secondo ***


Una lenta e malinconica nenia riempiva il silenzio pesante tanto quanto l'afa.Una ragazza staccò dalle labbra rosse dal flauto traverso e lo appoggiò al suo fianco. Aveva sentito un rumore di uno schianto e immediatamente dopo una colonna azzurra si innalzò ad est, il tempo di un battito di ciglia e tutto era ritornato piatto e tranquillo come se tutto fosse stato frutto della sua immaginazione. No, non lo è, pensò. Finalmente uno sbuffo di vento caldo smosse le fronde degli alberi rigogliosi che si pigarono minacciosi fino a sfiorare il terreno, un movimento troppo spropositato per quella brezza. Anche l'alito caldo svanì lasciandole le braccia coperte da pelle d'oca. Sbattè un paio di volte le palpebre, che stava succedendo? << Tutto bene Miyuki? >> appoggiando una mano sulla sua spalla un giovane si sedette sul porticato al suo fianco. Miyuki si specchiò negli occhi d'ambra identici ai suoi. Guardò impaurita Ren, il suo gemello. << L'hai vista anche tu quella colonna azzurra? >> chiese indicando con l'indice la direzione. Ren increspò la fronte e strinse le labbra sottili << Ti sbagli >> disse facendo oscillare il capo << Era rossa e veniva da la >> la corresse facendo un cenno del capo verso ovest. Miyuki alzò gli occhi verso la luna bianco azzurra, talmente vicina a loro che si potevano contare i crateri che la scavavano. << So quello che ho visto Ren. Ne sono sicura. >> disse pensierosa. Avevano assistito a due fenomeni totalmente diversi. Il gemello incrociò le braccia dietro la nuca e si appoggiò contro la parete del muro << E sono ugualmente sicura che questi non sono buoni presagi >> continuò con tono cupo. Si sentiva fiacca e smorta come se ad un tratto sulle spalle portava un fardello troppo pesante per i suoi diciotto anni. Il ragazzo sbuffò e alzò anche lui lo sguardo verso l'altro satellite, una luna più piccola, arancione e rossa che in quel periodo risultava lontana a causa del proprio ciclo lunare. << Miyu, ti sbagli. Si vede che gli Aesir e i Vanir sono ancora in lotta e avranno combinato qualche casino lassù >> spigò annoiato con lenti gesti delle mani che ricacciò dietro la nuca. << Non scherzerei troppo Ren. Dopotutto la nostra situazione... >> fu interrotta dal gemello che storcendo il naso proseuì << Tu prendi la nostra situazione, come la definisci tu, troppo sul serio >> inarcò le sopracciglia con fare ovvio. << Tu invece la prendi troppo alla leggera >> replicò calma la ragazza sospirando, Ren era troppo menefreghista in alcuni ambiti. Dopo qualche attimo di silenzio dove ognuno rimuginava sui propri pensieri, il giovane sbadigliò rumorosamente e si stiracchiò << Sono stanco. Vado a schiacciare un pisolino >> disse grattandosi il mento glabro. Poi appoggiò una mano sulla spalla destra della sorella << Dovresti dormire anche tu >> aggiunse in tono morbido prima di ritirarsi.

 

Lontano dalla tranquillità del paese, un bianco cavallo-drago solcava le nubi. L'alto comandante Shigihara sentiva gli occhi bruciare dalle raffiche di vento forte. Era riuscito a lasciarsi il campo di battaglia alle spalle. Era riuscito a salvare il suo principe o almeno sperava visto che non aveva ancora aperto gli occhi. Non riusciva a darsi ancora una spigazione a ciò che era successo. Quel ragazzo che non avrà avuto nemmeno vent'anni era riuscito a sbaragliare quell'essere, e lui che era grande e grosso era stato così impotente. Doveva ammettere che gli aveva fatto bruciare un po' l'orgoglio. Un mugolio indistinto lo fece allontanare da quelle congetture, il giovane lord si stava riprendendo. Kouji Shigihara tirò a se le briglie e la cavalcatura ruggendò rallentò la sua cavalcata nei cieli fino a diventare quasi una pacida passaggiata. << Non faccia movimenti affrettati >> si raccomandò subito << Si calmi vostra altezza >> continuò prendendo lunghi respiri. << Dove sono? Cos'è successo? >> domandò il reale puntellando un gomito sulla schiena del drago per rialzarsi a fatica. La gola gli bruciava come se non aveva mai bevuto una goccia d'acqua in tutta la sua vita. << Non ricordate niete? >> il più anziano si informò << No >> disse solamente con la voce impastata. Shigihara sospirò e cercando di voltarsi al meglio che poteva sulla sella iniziò un breve resoconto di quello che era succeso la notte precedente. Intanto il sole faceva capolio da dietro un nuvolone colpendo con i suoi raggi tiepidi i corti capelli biondi del giovane e mezzo volto, stranamente la sua pelle era pallida e non olivastra come al solito e ad ogni parola del militare assumeva un colorito sempre più malsano. Dopo aver finito di ascoltare il rapporto si prese la testa tra le mani << Non può essere successo >> mormorò a mezza voce muovendo impercittibilmente le labbra esangui. << Non era mia intenzione >> aggiunse facendo stupire l'uomo. Stupito da quella reazione chiese di getto una spiegazione, e solo dopo si rese conto della mancanza di rispetto che trapelava nelle sue parole. Il principe Shoji lo fissò negli occhi dubbioso, poteva fidarsi? Si sarebbe spaventato? Avrebbe tentato di ucciderlo? << Sono stato scelto >> iniziò titubante. Deglutì quel poco di saliva e riprese << Ecco io...faccio prima a mostrarvelo >> si passò una mano sul volto e poi con le dita della mano sinistra sfiorò il dorso della destra. Solo allora il comandante si accorse dello strano gunato che la copriva. Era bianco e sembrava pesante, arrivava fino alle nocche e aggirava il pollice, sui bordi era rifinito da una finitura dorata. Ma quello che più lo stupì fu la presenza di una pietra di forma romboidale al centro esatto del dorso. Era in rilievo, come se fosse stata incastonata nel guanto e appena il principe la sfiorò emiso un fioco bagliore. << Cosa sapete delle rune alto comandante? >> spiazzato da quella domanda l'uomo non seppe rispondere, pensava che fossero tutte leggende quelle che si narravano sulle rune. Non metteva in dubbio l'esistenza di Odino e di tutti gli abitanti di Asgard, era consapevole della loro presenza ma pensava che tutto quello che i vecchi dei villaggi dicevano sulle loro eredità fossero tutte menzogne. << Sinceramente non ne so niente >> ammise. Il ragazzo sorrise tristemente << Questa è una runa. Per la precisione la runa della luce, tesoro della casata reale degli Sturluson>> spiegò mentre l'altro lo osservava attento. << Una delle rune originarie >> disse Shigihara goffo insicuro delle sue nozioni di storia mitologica. Il biondo annuì << Assieme alle rune di fuoco, terra, aria, acqua, tuono e tenebre, si dice che abbia generato tutte altre rune. >> Kouji sgranò gli occhi << Allora tutto quel che si dice sulle rune è vero?! >> il cavallo-drago ruggì dato che l'uomo lo aveva colpito e lo fissava con i suoi occhi lunghi e sottili facendo sibilare la lingua fuori dalle fauci << Non lo so. Sono l'unico che porta su di se questa maledizione, almeno io non sono a conoscenza di altri custodi. >> Il comandante continuò a respirare profondamente cercando di assimilare tutte le informazioni. << E come avete fatto ad averla? >> continuò l'interrogatorio perdendo ormai quel minimo di tatto che era riuscito a conservare << Come vi ho già detto era il tesoro della mia casata. Quando ero piccolo mi recavo sempre nella stanza blindata per ricevere gli insegnamenti dei saggi sulla runa. Poi un giorno quando avevo quattordici anni ed ero li da solo, ho sentito come un'attrazione verso la runa. Non ricordo un granchè solo che mi sono risvegliato circondato dai saggi e alcune guardie e sulla mano avevo questa. >> disse con disgusto. Era stata la fine della sua vita, era visto da tutti come un pericolo. Shigihara si grattò il mento ruvido di barba, qualche ruga solcava la fronte, sapeva di essere piuttosto burbero ma bisognava affrontare quel discorso con delicatezza, senza contare che si trovava dinanzi ad un reale << I suoi genitori? >> Shoji rise amaramente << Mi usano come un arma, penso che siano intimoriti. Come tutti quelli che sanno dopotutto. Mi stupisce che voi non abbiate già cercato di uccidermi o almeno di mettervi in salvo alto comandante Shigihara >> ammise facendo dondolare la testa. Kouji era padre e gli sembrava impossibile pensare che di vedere uno dei suoi figli come una miniccia, era una cosa terribile. Eppure guardando quel ragazzo non poteva far altro che crederli. << Penso che sia il caso che per un po' spariate, vostra altezza >> borbottò << Se permettete le offro asilo in casa mia. Non è una reggia ma è grande e potete starvene tranquillo per un po'. >> Il giovane socchiuse le labbra stupito, non aveva paura di lui? Questo solo pensiero lo rallegrò un po' ma non poteva permettersi di mettere a rischio la vita di quell'uomo che lo aveva gà tratto in salvo. << Vi ringrazio ma non voglio arrecarvi disturbo >> sorrise ma l'uomo lo bloccò << Nessun disturbo. Inoltre se lei si recherebbe alla capitale e se è vero che vi vedono come un arma, penseranno che è sto lei ad uccidere tutto il plotone. E non permetterei mai che un uomo innocente sia mandato alla forca, nemmeno al re o alla regina. >> disse serioso serrando i pugni, ne sarebbe andato del suo onore e neppure se avrebbe dato la sua parole che era colpa di quella cosa l'avrebbero salvato. << Spero che possiate capire che lo faccio solo per il vostro bene >> finì con voce più morbida e paterna. Colpito dalla sua generosità, il principe annuì e mentre il cavallo- drago riprendeva la sua corsa nei cieli azzurri di Midgard, lui non sapeva che la corrente che stava solcando era quella del cambiamento.

Destra, sinistra, scansati, passo avanti e affonda. Combattere era come una danza solo molto più dolorosa, pensava Ren mentre divideva l'aria e colpiva le ombre che aveva creato il suo maestro. Una flessuosa macchia scura si attorcigliò su se stessa colpendolo in pieno petto con due calci e poi si contorse al punto da diventare invisibile. Imprecò contro il cielo mentre gli artigli di quell'affare melmoso penetravano nella carne del suo avambraccio lasciando tre solchi. Ansimò piegandosi su se stesso mentre stringeva più forte la presa sull'elsa della spada e con un urlo si lanciò sull'avversario squarciandolo a metà. Il vecchio maestro si stava avvicinando, anche se gli dava le spalle il giovane adepto sentiva i suoi passi striscianti e pesanti sempre più vicini << Sei migliorato >> lo elogiò << ma ricordati che senza le basi non potrai fare granchè. Migliora nello studio e i risultati nella lotta saranno ancor più soddisfacenti. >> La voce grassa del maestro Lev risuonava saccente e scorbutica nella radura silenziosa. Ren se lo immaginava alzare gli occhi al cielo e lisciarsi la lunga barba grigia, se solo non fosse così tanto stanco si sarebbe girato a guardarlo e sarebbe scoppiato a ridere. Alzò una mano chiusa a pugno ma mostrò il pollice << Sei uno dei più grandi misteri di Midgard Ren. >> il vecchio rise sfottendolo per poi andarsene. Quando ormai era sicuro che la lunga tunica verde del maestro si era allontanata, si lasciò cadere sull'erba bagnata stremato. Chiuse gli occhi cercando di regolarizzare il respiro. Sentì qualcuno pizzicargli le guance << Incosciente >> bofonchiò aprendo gli ochhi e trovandosi dinanzi il suo stesso riflesso ghignante << Il bello di vivere la vita è viverla provando il brivido di essere scoperti! >> ribattè ridendo l'altro Ren << Voglio proprio vedere se ridi ancora se Lev ci scopre >> rispose l'altro stiracchiandosi e grugnendo vedendo i tre solchi sul braccio. << Suvvia sorellina, sarebbe bello vederlo in preda al panico. Magari è la volta buona che schiatta! >> sghizazzò. << Ren! >> lo rimbeccò il combattente prima di pronunciare delle parole leggere e veloci che infransero la magia. Man mano il riflesso di Ren scomparve fino a rivelare delle lunghe gambe nude coperte da un leggero vestititino bianco che sfiorava il ginocchio, le baccia invece si coprirono da lunghe maniche a chimono e le forme da dure e spigolose diventarono morbide e femminili. Miyuki si sistemò la treccia castana legata in un nastro rosso come la cintura che rimborsava le sue vesti e fissò il fratello gemello negli occhi color miele. << Grazie per avermi sostituito >> disse Ren gioviale prima di incassare un poderoso pugno sul naso << Mi sono fatta male deficiente! >> piagnucolò ricordandosi dei tre graffi che bruciavano sull'avambraccio sinistro << Anche tu adesso me ne hai fatto! >> obbiettò il ragazzo massaggiandosi la parte lesa. Miyu serrò le labbra e socchiuse gli occhi, l'ultima volta che Ren l'aveva vista fare quella faccia l'aveva quasi congelato. << Sei senza speranze! >> disse solamente scompigliandogli i capelli già ribelli di loro e lo sorpassò con un sorriso diretta verso casa.

 

<< Eccoci qui >> disse Kouji Shigihara saltando giù dalla cavalcatura. Attese che il pricipe scendesse e poi liberò la cavalcatura nel bosco. Il ragazzo si guardò attorno, era la prima volta che andava nel continente meridionale. Erano finiti in un paesino tranquillo immerso nel verde incontaminato dove la vita si viveva tranquillamente senza troppe pretese. << Di qua >> lo esortò il militare verso una grande casa dal tetto spiovente grigio. Dopo aver passato una terrazza si trovava davanti una massiccia porta di legno scuro che una volta aperta rivelava un ambiente luminoso e confortevole. << Ehi mostriciattoli indovinate un po' chi è tornato? >> urlò il padrone di casa senza ottenere risposta. Guardò Shoji grattandosi la testa << I miei figli >> spigò << si vede che non sono a casa >> borbottò. Si gurdò attorno spaesato, era davvero molto tempo che mancava da casa ed era strano ritornarci. Sorrise e poi tornò a guardare il principe << Volete fare un bagno? >> chiese allegro notando l'uniforme bianca sporca e chiedendosi se anche lui aveva l'aria da terremotato. Peggio. << Vi ringrazio >> lo riportò sulla terra la voce del ragazzo. << Niente voi, sono solo Kouji >> disse scuotendo il capo e salendo le scale. Il corridoio era tinteggiato di biaco e le luci dei finestroni facevano apparire anche il pavimento in pietra ruvida marroncino lucido << Dovrebbe essere qua >> brontolò l'uomo aprendo una delle tante porte chiuse che si rivelò una camera e dopo qualche tentativo finalmente lo trovarono.

I gemelli rientrarono ridendo e chiaccherando, Miyu si era mostrata piuttosto clemente con Ren, gli aveva solo estorto la promessa di studiare di più e di lavare i piatti per due settimane. Ma appena vide il pavimento di casa lercio di fango ci mancò poco che le venisse un colpo. << Ren! >> ululò rabbiosa digrignando i denti mentre strapazzava il fratello << che diamine hai combinato?! Non ho intenzione di pulire qua! >> lui cercò di parlare ma aveva paura di peggiorare la situazione e basta, sua sorella diventava terribile quando si arrabbiava. In quel mentre dal fondo del corridoio spuntò la figura massiccia di Kouji. Appena lo vide la ragazza strinse la maglia del gemello e appena incontrò gli occhi caffè dell'uomo si lanciò verso di lui << Papà! >>

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Capitolo 3
*** Atto terzo ***


Quando il principe Shoji Sturluson finì il suo bagno finalmente si specchiò. Le ferite si erano totalmente rimarginate, solo sulla gamba sinistra rimaneva un brutto graffio. Il viso giovane aveva ripreso un po' del suo normale colorito anche se sotto gli occhi erano presenti due leggere ombre violacee. Tutto sommato si sentiva meglio anche grazie al fatto di non sentire più il puzzo di sangue, terra e sudore. Sospirò passandosi una mano nei capelli biondi ancora bagnati. Il suo sguardo vagava nel bagno fino a soffermarsi sul mobile dove aveva abbandonato i suoi vestiti. L'uniforme bianca era sporca; in silenzio l'afferrò e iniziò ad inumidire i pantaloni per togliere le macchie di erba e fango ottenendo solo il risultato contrario a quello sperato. Le macchie si allargavano come gocce d'inchiostro su un foglio bianco. Si ripassò la mano sul volto decidendo di lasciare perdere.

Uscì dal bagno e scese le scale attirato da un vociare allegro e quando, ancora sui gradini, notò la scena si sentì di troppo, quasi di impiccio. Il comandante teneva tra le braccia due giovani, un ragazzo e una ragazza ridendo. Immediatamente capì che doveva dileguarsi in quel momento così intimo e cercando di non far scricchiolare i gradini in legno lentamente risaliva le scale. Appena salito il quarto gradino fu tradito dalla propria runa che stava emettendo un bagliore fioco e un leggero sibilo. Il trio si voltò verso di lui, vide Shigihara che lo guardava bonario con la stessa espressione paterna che aveva quando lo esortava a passare del tempo nella sua casa, il ragazzo aveva un espressione stranita: lo guardava incredulo con le sopracciglia talmente inarcate da essere nascoste dalla corta frangetta castana, la ragazza invece sembrava impettita con gli occhi ridotti a due fessure e le braccia incrociate. << Ehi principe, che ci fai li? Vieni giù che ti presento i mostriciattoli! >> disse col suo vocione baritonale e allegro.

<< Allora, lui è Ren >> con una leggera spintarella spostò il ragazzo di qualche passo avanti

<< E lei è Miyuki >> ripeté lo stesso gesto anche con la ragazza. I due sembravano di qualche anno più piccoli di lui avevano entrambi i capelli castano del padre e da lui avevano preso pure la bocca ma quegli occhi dalle iridi dorate e il resto dei lineamenti dalla bellezza serafica erano del tutto estranei al comandante.

<< E ragazzi lui è il principe Shoji Sturluson >> disse tutto d'un fiato l'uomo << Se ti do del tu, ti scoccia? >> chiese sempre ridendo. Il biondo negò con la testa mentre Ren dopo averlo guardato sottecchi se ne andò via.

Miyuki invece si aggrappò al braccio del padre << Sappiamo perfettamente chi è >> disse con una punta di acidità << Tra quanto se ne va? O te lo sei portato qui dietro perché te ne devi andare subito di nuovo? >>

Kouji dopo aver guardato la figlia le accarezzò la testa << Rimarrò qua per un bel po' . Penso che voi due rimpiangerete il tempo quando ve ne stavate soli soletti a casa >> poi le diede un leggero buffetto sul capo << Signorinella non rivolgerti più così agli altri, eh! Il principe sarà nostro ospite e mi aspetto che voi due -indicò col mento la direzione in cui si era allontanato il gemello- siate gentili e disponibili >> disse con tono di rimprovero ricevendo uno sbuffo come risposta << Su su chiedi scusa >> la ragazza alzò il capo velocemente guardando il padre con gli occhi sgranati quasi vedesse un alieno.

<< Non serve >> disse frettoloso Shoji agitando una mano davanti al viso e sorridendo.

Dopo averlo guardato infastidita si staccò << Vado a recuperare quel fannullone di tuo figlio e poi ci mettiamo a pulire >> disse girandosi per eclissarsi anche lei << Miyu! >> la richiamò Kouji facendola girare << Quando trovi tuo fratello chiedi se presta dei vestiti a Shoji, e in fretta >> continuò vedendola scomparire.

Ora l'attenzione del militare era concentrata sull'erede al trono. Lo guardava dispiaciuto del comportamento dei suoi figli << Perdonali è solo che oramai sarà un anno che non torno a casa e quei due hanno la visione contorta che sia colpa della famiglia reale e dell'impero >> disse abbassando lievemente il capo. Shoji si sentì colpevole, era vero. Tutti i soldati per ordine di sua maestà il re, suo padre, non potevano allontanarsi della capitale se non con il suo benestare. E ottenere un permesso era una cosa difficile. Era talmente abituato ad essere circondato dai soldati che si era dimenticato anche lui del fatto che loro avevano una vita al di fuori della capitale. << Hanno ragione invece >> ammise. Kouji si grattò la testa << So che potrà sembrare dura all'inizio ma cerca di portare pazienza >> disse. Poi si guardò le mani e l'uniforme, la sua nera, << Puzzo più di un cavallo-drago in mezzo ad una palude >> borbottò << Vado a farmi una doccia veloce. Gironzola qua e la liberamente se vuoi, sarò qua in un attimo >>.

 

<< Perché non può prendere i tuoi di vestiti! >> si lamentò Ren mentre si appoggiava placidamente al manico dello spazzolone << Magari perché la gonna non gli dona particolarmente, capitan ovvio! >> lo rimbeccò ridacchiando Miyu mentre strofinava il pavimento. Ren contrasse il viso in una smorfia mentre guardava la sorella in ginocchio pulire << Perché l'ha portato qui? Perché vostra altezza reale non è alla capitale? A casa sua, nel suo bel castello a dare ardine a destra e sinistra? >> chiese meditabondo. La ragazza fece spallucce bagnando il panno che stava usando nell'acqua e continuando a lavare << Non lo so. Non ne ho la più pallida idea >> rispose con lo stesso fare del gemello che scoppiò a ridere << Uh! Allora nemmeno tu sai tutto! Devo andare a dirlo immediatamente a tutti, immagino il vecchiaccio quando lo saprà! >> Miyu gli lanciò una spugna intrisa d'acqua in faccia << Ehi scansafatiche nemmeno tu lo sai! E poi muoviti! Pulisci, sono stufa di fare tutto io! >>

 

La sera sopraggiunse presto e portò con se la notte. Una scossa impercettibile fece tremare il suolo di Midgard. Odino chiuso nel suo castello ad Asgard sorrise facendo oscillare nel calice il suo idromele e finendolo in un unico sorso. Se i Giganti avevano le loro armi anche lui aveva le sue risorse che poco alla volta si stavano svegliando dal proprio tepore. Senza dubbio la battaglia sarebbe stata interessante...

 

<< Rune vuol dire segreto. Sono delle pietre magiche dal potere incontenibile, vengono definite come la magia nella sua forma più pura e distruttiva. Sono dei doni da Asgard e da esse vengono divise in tre gruppi >> il maestro guardò uno ad uno i suoi studenti seduti in cerchio nella tavola di pietra lavica.

<< Vuoi ricordarceli lei signor Shigihara? >> Ren sbadigliò stiracchiandosi sentendo nominare da quello stramaledetto vecchiaccio << Devo essermi perso quella parte >> disse annoiato con la mano sinistra che reggeva il capo. Ogni volta appena varcava la soglia della classe si sentiva come se gli stessero strappando via l'anima. Sua sorella scosse la testa divertita dai suoi atteggiamenti menefreghisti e il maestro Lev alzò il bastone di ciliegio nodoso che usava per sorreggersi picchiandolo sulla testa del giovane Shigihara facendo ridere tutta la classe. << Stramaledetto vecchiaccio >> bofonchiò massaggiandosi la nuca.

<< Maestro, maestro! >> squittì Akane Hutala con la sua vocina acuta mentre si dibatteva sulla sedia per attirare l'attenzione dell'anziano che dopo essersi lisciato la barba le concesse la parola << I tre gruppi sono: attacco, difesa e supporto >> sbatté le ciglia mentre il ragazzo alla sua destra, Takashi Kuroki suo pseudo fidanzato, le batteva le mani << Complimenti mia diletta, ti meriti dieci stelle! >> disse facendo una piroetta.

Ren alzò gli occhi al cielo, quel cretino e la sua mania delle stelle, che gli avranno mai fatto di tanto male per essere tirate in causa sempre!

<< Inoltre ci sono le rune dette originarie >> disse Miyu con il suo fare riflessivo. Incorniciò il volto tra le mani e prima che Takashi avrebbe fatto una sua tipica uscita come “ti meriti zero stelle”, Lev facendo strisciare la lunga tunica verde la affiancò << Illuminante, signorina Shigihara! Ha anticipato l'argomento di oggi >> la lodò mentre lentamente tornava a sedersi al suo posto.

<< Si dice che dopo la seconda guerra tra Aesir e Vanir per festeggiare l'armistizio di pace, Odino dall'alto della sua benevolenza, decise che anche per Midgard era giunto il momento del cambiamento. Il nostro mondo era dominato dal caos, uomini che si facevano guerra imitando le gesti degli dei. Così, il Divino dall'alto della sua benevolenza, infuse in alcune pietre una piccola parte del suo potere, sebbene la forza mistica era esigua nel nostro mondo aveva una forza distruttiva. >> si prese dove si schiarì la voce grassa << Le rune furono destinate a degli eletti, distinti dalla massa per le loro capacità fisiche, logistiche e magiche. I maestri delle rune però abusarono del potere dato. Si definivano delle divinità in forma umana e iniziarono a flagellare la popolazione di Midgard. Il caos ritornò a dominare, terremoti, eruzioni vulcaniche, ere glaciali e tempeste sconquassarono l'ordine naturale delle cose. >>

Ren roteò gli occhi ed emise un nuovo sbadiglio annoiato. Lev la metteva giù troppo dura. << Si certo, in sintesi tutto era perduto ma come in tutte le storie epiche, arrivando in sella al proprio cavallo-drago il mitico eroe salverà la situazione facendo vedere il proprio valore. E come sempre tutti vissero felici e contenti. >> terminò accompagnando le parole con dei gesti esagerati delle mani. Miyu, al suo fianco, lo trafisse con lo sguardo e sibilò qualcosa simile a deficiente mentre Layla, una grande amica dei gemelli, scosse la testa indignata facendo ondeggiare i corti capelli neri dai riflessi verdi << Non prenderti gioco della nostra storia Ren! >> disse piccata rimproverandolo. Il ragazzo guardò stralunato la giovane appoggiando i palmi delle mani al tavolo e pronto a ribattere ma il maestro picchiando il nodoso bastone a terra richiamò l'attenzione << Fate silenzio! >> intimò con il suo vocione richiamando all'ordine la classe.

<< Ma tra gli eletti mancavano all'appello il maestro di luce e di tenebra che indignati dal comportamento deplorevole degli altri si ribellarono e appoggiarono i midgardiani. Unendo le forze sconfissero i maestri di terra, fuoco, ghiaccio e vento e inseguito essi furono confinati nell'Hel. Da quel momento la pace ritornò a regnare sovrana su Midgard che si riprese e rifiorì splendente e florida come oggi la conosciamo. >> finì il lungo racconto lisciandosi la lunga barba ingrigita. Si abbandonò sul rigido schienale della sedia sorridendo compiaciuto della storia del proprio mondo. I suoi occhi neri guardarono uno ad uno i suoi studenti in cerca di domande.

Layla alzò la mano e ottenne parola << Ma che fine hanno fatto le rune? Intendo quelle che non sono state confinate >>

<< La runa di luce è divenuta tesoro ed emblema della casata reale dei Sturluson, mentre di quella di tenebra se ne sono state perse completamente le tracce. >> l'anziano sospirò, lui conosceva gran parte dei misteri che muovevano il mondo ma la fine di quella runa anche per lui è un mistero. << Però dalla luce e dalle tenebre si sono generate altre rune come quella dell'alba e quella del tramonto, e poi anche da esse nacquero altre rune e da quelle altre e così dicendo. >> continuò meditabondo.

Miyu fu percorsa da un brivido gelido. Il ricordo di quella colonna azzurra innalzata nel cielo buio si fece largo prepotentemente nella sua mente e fu tentata di chiedere spiegazioni al maestro ma appena cercò di aprire bocca la gola le si chiuse, come se una mano la stava strangolando e nella testa sentì delle fitte martellanti. Si sentì stanca, si lasciò scivolare giù dalla sedia abbandonando la postura rigida. Accantonò l'idea di chiedere spiegazioni e finalmente si sentì meglio. Non sapeva il motivo ma, ne era certa, qualcosa incombeva su di lei, ed era qualcosa di grosso e pericoloso. Incrociò lo sguardo del suo gemello e anche lui aveva il suo stesso aspetto sciupato e stanco. Miyu guardando i suoi occhi ambra ritrovò le sue stesse preoccupazioni.

 

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Capitolo 4
*** Atto quarto ***


Camminavano per le vie di Sol-Check, il loro paese, in silenzio persi nei propri pensieri. Ren strinse le labbra e calciò un sassolino che era sulla strada lastricata di pietre grigie estraniandosi dal vociare allegro del mercato che circondava lui e sua sorella. La guardò cupo, cosa stava succedendo? Perché si sentiva così ansioso? Alzò lo sguardo al cielo limpido, azzurro terso senza nuvole, e si lasciò sfuggire un imprecazione che ridestò Miyu dal suo torpore apparente. Con un sospiro pesante imboccarono la via di casa.

 

 

I giorni passavano lentamente e con essi l'aria di inquietudine non diminuiva affatto, anzi lentamente li stava intossicando mettendoli sull'attenti per un nonnulla.

Si trovavano a tavola, Miyu, Ren, Kouji e ovviamente il principe. La ragazza si lasciò sfuggire un verso simile ad un grugnito, per quanto tempo ancora quello doveva rimanere con loro? Abbassò lo sguardo sul piatto ancora pieno e prendendo una forchetta iniziò a torturare la pietanza. La punzecchiava e l'accatastava sull'altro lato del piatto, senza assaggiarne un boccone, il solo odore le dava la nausea. Lentamente fece scivolare lo sguardo su Ren, seduto scomposto davanti a lei con una mano che sorreggeva il capo. Non la guardò nemmeno era troppo preso a cercare di sviare qualunque tipo di conversazione in cui loro padre li cercava di coinvolgere. Lei si alzò dalla sedia facendola stridere sul pavimento e uscì dalla sala incrociando di sfuggita gli occhi di Ren. La testa le ciondolava a destra e sinistra, aveva un sonno tremendo, avrebbe dato qualunque cosa per un po' di riposo. Ormai non dormiva più da quanti giorni? Ne aveva perso il conto. In bagno si sciacquò il viso con dell'acqua fredda per destarla dal torpore in cui stava cadendo. Si asciugò con l'asciugamano li vicino e si specchiò, quella che aveva davanti era una sua copia imbruttita. Profonde occhiaie violacee cerchiavano gli occhi gonfi e stanchi, il colorito era smunto, sbiadito e per quanto lei fosse pallida ormai sembrava che qualcuno le avesse passato sopra una gomma per cancellarle tutti i colori. Persino le labbra le sembravano secche e screpolate. Non era da lei avere quell'aspetto malaticcio e trasandato. Si fissò le mani amareggiata e ritornò a concentrarsi sul suo riflesso quando alle spalle comparve la figura di Kouji.

<< Mi hai spaventato! >> disse lei portandosi una mano sul cuore. Poi sbuffò, certa che l'uomo l'avesse raggiunta solo per farle una paternale su quanto lei e il gemello si stessero comportando male con Sua Altezza Reale rispondendo con dei secchi monosillabi e occhiatacce. Perché,dopotutto dovevano comportarsi come una famiglia, e i membri di una famiglia non intavolano nessuna guerra fredda l'uni con gli altri. Perché, a quanto pare, quello era diventato membro della sua famiglia. Ah! Possibile che suo padre non capisse che era sempre a causa di quello che lui se ne doveva andare via da loro? Eppure Kouji gli parlava e guardava con occhi supplicanti e riusciva sempre ad ottenere una mezza promessa ai figli per comportarsi bene. Cosa che puntualmente veniva ignorata.

Gli color caffè del genitore trapelavano apprensione per lei, e questo la fece sentire ancora peggio in quella sua condizione miserabile. << Ehi, ragazzina posso parlarti? >> domandò con tono cauto chiudendo la porta del bagno alle sue spalle e sedendosi sul bordo della vasca.

La figlia per stemperare l'atmosfera decisamente tesa sorrise forzatamente e appoggiò i gomiti sul mobile in mamo che sorreggeva lo specchio a cui dava le spalle << Spara >> cercò di usare un tono allegro e gioviale, ma il risultato fu terribile.

Dopo averla guardata ancora con una certa preoccupazione, l'altro sopirò e si schiarì la voce << Ascoltami Miyuki. Sono veramente preoccupato per te. >> il tono che usava era insolitamente serio, lo usava solamente in servizio << Veramente. >> rimarcò e poi sbuffò di nuovo.

<< Insomma! Non mangi, non parli, sembra che non dormi da secoli e... diamine tirati su dritta! >> la rimproverò esasperato quasi gridando. La giovane abbassò il capo – ma rimase dritta più di un fuso- colpevole e annichilita e vedendola così mogia il padre riprese ad usare un tono più pacato

<< Miyu, so che stai crescendo e stai diventando grande. So anche che a diciotto anni ogni cosa può sembrare un dramma. La fine del mondo...>> accompagnava le parole da veloci gesti delle mani e continuava a guardarla preoccupato << Ma ascoltami, ragazzina, non è il caso di ridursi così per un ragazzo. >>

Miyu rimaneva appoggiata al mobile ma alla fine del discorso sgranò gli occhi miele e tutti i muscoli del corpo si bloccarono. Entrò in una fase catatonica dove tutto divenne sordo alle sue orecchie, perfino le parole del padre erano mute. No. No. Nononononono!

<< Papà fermati! Per l'amor del cielo! Non sto male per nessun ragazzo, è Ren quello che ha gli sbalzi ormonali a causa delle ragazze. Sei totalmente fuori strada! >> riuscì alla fine a parlare imbarazzata. Per tutti gli dei, che qualcuno lo fermi! Si ritrovò a pensare. E per sua fortuna si zittì per poi tornare di nuovo alla carica << E allora dimmi che cosa c'è che non va! >>

Complimenti Miyuki e adesso che gli dici? Che ti senti tesa senza motivo e con lo stomaco chiuso? Magari digli pure che non dormi la notte, rigirandoti nel letto senza chiudere occhio sperando che l'alba sorga al più presto, così magari il tuo paparino ti canta la ninna nanna. E già che ci sei digli che hai la sensazione che qualcuno continui a spiarti. E ovviamente, devi raccontare di quello che è successo in classe una manciata di giorni fa, quando durante la lezione ti sembrava di stare per morire perché qualcuno ti stesse strozzando e che quel qualcuno è pure invisibile! Certo, così sì che starà tranquillo! La rimproverò una vocina, infida e sottile, nella sua testa.

Che tutto ciò che le stava succedendo fosse colpa di un ragazzo ( avrebbe preferito persino di innamorarsi di un deficiente come Takashi Kuroki!) piuttosto che di Odino. Perché,ne era certa, Odino c'entrava qualcosa, lei e Ren sono i suoi bersagli preferiti dopotutto.

Intanto Kouji la fissava ancora in cerca di risposte al comportando della figlia << E' solo che sono stressata. Sai, la scuola. Ormai mantenere la media che ho sta diventando complicato perché non capisco alcuni argomenti e poi adesso c'è pure un'esame sulla teoria elementale e devo studiare. Senza contare che devo fare entrare in testa qualcosa anche a Ren... e,dai papà, non devi preoccuparti per me. >> parlò talmente velocemente che quasi si mangiò le parole e rimase col fiato corto.

Il comandante si alzò dalla vasca << Sei sicura che è solo questo? >> domandò con fare paterno

<< Si >> marcò bene le parole Miyu come se solo il dirle ad alta voce e con tono certo sistemasse tutto. L'uomo le diede una poderosa pacca sulle spalle << Allora devi solo rilassati! >> disse sorridente e uscendo << Ah, ora che mi ricordo, cos'è la storia degli sbalzi ormonali di Ren? >> disse trattenendo una risata al che la giovane scrollò le spalle incurante << Tutto colpa del cromosoma Y >> e con questo l'uomo si eclissò definitivamente e quando non si udirono più nemmeno i suoi passi, la giovane Shigihara crollò a terra stanca e fiacca in preda ad un nuovo attacco di emicrania. Quando si rialzò incontrò gli occhi del suo riflesso allo specchio e alle sue spalle notò un'evanescente sorriso agghiacciate “Brava Miyuki” cantilenò la stessa vocina nella sua testa mentre l'immagine allo specchio si fece sfarfallante sino a svanire.

 

 

<< Da quanto non dormi? >> Ren si lasciò cadere sul legno freddo del porticato di casa osservando preoccupato la sorella che stava suonando il solito flauto

<< Esattamente gli stessi giorni che non lo fai tu >> sorrise amaramente voltandosi.

<< Si sta avvicinando >> pigolò preoccupata abbassando lo sguardo

<< Cosa? >> domandò il ragazzo avvicinandosi e prendendola per le spalle.

<< Non lo so >> ammise, delusa da se stessa. Lei normalmente sapeva tutto. Ora non era certa di niente, non sapeva più cosa pensare, si sentiva spiata ma nessuno era nei dintorni.

Ren sospirò << Ti conviene andare a dormire Miyu. Sei stanca. >> disse ammorbidendo il tono e passandosi una mano nella chioma scura. L'altra lo guardò spalancando gli occhi cerchiati dalle occhiaie grigio violacee << Non fino a quando l'alba sarà sorta! >> sibilò indurendo l'espressione. Era così da quella stramaledetta notte, il buio sembrava che la inghiottisse, che la divorasse, il sonno era sempre agitato, incubi non definiti la tormentavano non appena prendeva sonno non lasciandole il tempo di risposare. Era frustrata e le veniva da piangere, si sentiva così pietosa che si vergognava di se stessa. Riprese il flauto ed iniziò a farlo girare tra il pollice e il mignolo come se fosse una bacchetta << Gli dei si burlano di noi >> ad un tratto il gemello ruppe la tensione con quelle parole pronunciate in tono cupo mentre faceva rimbalzare un piccolo sasso nel laghetto di casa loro

<< sono certo che ci sia il loro zampino. Ma che colpa ne abbiamo noi se non quella di essere un errore di percorso? >> continuò.

<< Ci vorranno portare alla pazzia >> La giovane posò lo strumento musicale a terra per avanzare verso i grossi ciottoli umidi d'acqua. Sorrise laconicamente al suo riflesso sbiadito. Chiuse gli occhi e alzò le braccia al cielo nero con poche stelle, ora la luna rossa e quella azzurra erano quasi parallele.

Si gustò avidamente la sensazione della magia che fluiva fino alle punta delle dita abbandonando il capo all'indietro. Dallo specchio d'acqua si levarono delle stille che danzavano e si intrecciavano a seconda dei movimenti della giovane. Brillavano e fluttuavano nel nero della notte sotto il comando della maga mentre Ren appoggiava il mento sulla mano sinistra, lui non ci capiva molto di magia. Era un combattente, un guerriero; ma era certo che la sensazione di libertà che provava ogni volta che fendeva l'aria era la medesima della sorella in quel momento.

Poi, un piccolo capogiro le fece perdere la concentrazione, le dita sottili tremarono e l'acqua ormai non sotto più al suo controllo cedette alla forza di gravità infrangendosi sulle pietre e schizzandola. Miyu osservò il proprio riflesso tremolante e inerte si prese la testa fra le mani, non riusciva a fare più niente, nemmeno il più piccolo incantesimo.

 

Il principe Shoji aveva assistito a tutta la scena impassibile. Aveva la vaga sensazione che aveva già incontrato Miyuki Shigihara da qualche parte. Ma se era vero se la sarebbe certo ricordata. In silenzio sfiorò la runa di luce sulla mano destra e come la prima volta che aveva incontrato i due gemelli brillò ed emise un sibilo acuto. Serio tornò a concentrarsi sul duo, e si rese conto che anche lui, tempo prima, aveva avvertito le forze abbandonarlo allo stesso modo. Voltò le spalle alla finestra e si rimise a letto. Impossibile, pensò.

 

Il giorno seguente, i due fratelli si trascinavano a faticata nel silenzio che avvolgeva ancora tutto il paese verso scuola. E come ogni mattina Ren si chiedeva perché diavolo loro abitavano in periferia. Per raggiungere la scuola ci voleva più di mezz'ora e in quelle giornate strane ci mettevano tre quarti d'ora buoni. Nemmeno Ren stava bene, aveva lo stesso aspetto della sorella.

<< Fammi capire bene, tu senti delle voci nella tua testa? >> chiese all'altra che annuì con la testa << Tu no Ren? >> il giovane negò, quella era una novità.

<< Niente voci e nemmeno inquietanti ghigni che appaiono agli specchi. >> disse osservando il dondolio della testa della sorella << Non è giusto >> ribatté ella << Per quel che mi riguarda ben ti sta Miyu! Ieri sera mi sono dovuto sorbire tutte le battutine di papà e non è roba da poco >> brontolò ricordandosi le allusioni del padre la sera precedente. Tra l'altro battute terribili, mugugnò tra se e se.

<< Mi chiedo perché il vecchiaccio non stia mai male...>> borbottò mentre la sorella scosse il capo << Mi chiedo se quel che ci sta succedendo non sia colpa delle tue maledizioni a Lev, dopotutto vai avanti così dal primo anno >> Ren ghignò << E quindi anche miss perfezione qui presente gli ha augurato la morte. Brava Miyu, si vede da queste cose che siamo fratelli. >>

<< Siamo gemelli,siamo collegati lo sai. Quindi anche se io non faccio niente per colpa tua ci vado di mezzo pure io. >> e quella era la verità. Erano collegati, connessi dallo stesso destino triste. Camminarono ancora in silenzio fino alla piazza del paese, fu di nuovo il ragazzo a spezzarlo con qualche battuta o tirandole la treccia e ricevendo qualche occhiataccia di risposta fin quando non si buttò addosso alla sorella con tutta la sua mole facendole perdere l'equilibrio e farla cadere rovinosamente a terra.

<< Se non fossi così stanca sappi che adesso saresti un mucchietto di cenere >> ringhiò mentre Layla arrivava dalla parte opposta della via.

Anche lei stava cambiando, era guardinga e spesso si assentava da scuola. Un giorno confessò ai due che si sentiva stanca al punto che tenere aperti gli occhi stava diventando un'impresa ardua. Anche usare la magia era diventata un'impresa epica. E mentre si avvicinava i suoi occhi verdi scrutavano il circondario guardinghi e quando arrivò vicino ai gemelli, essi notarono che anche lei ormai era allo stremo delle forze.

Miyuki si alzò a fatica, le gambe erano molli e traballanti come gelatina e nuovamente sentì la voce nella sua testa. La chiamava e continuava a ripetere il suo nome sempre con più impeto alla fine chiuse gli occhi e si lasciò cadere a terra sbattendo la testa. Poi ci fu solo il buio.

 

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