The end of a dark period

di Sherlock Holmes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sherlock Holmes' funeral ***
Capitolo 2: *** Is this part of my inheritance? ***



Capitolo 1
*** Sherlock Holmes' funeral ***


Mi sedetti sulla sedia dietro la scrivania di Watson, con le mani dietro la nuca.
Rilassato.
Attendevo l’arrivo del dottore.
Il giorno prima lo avevo piacevolmente stupito…
Dal momento stesso in cui aveva aperto la scatola che gli avevo spedito, un caldo sorriso si era dipinto sul suo volto.
Facendosi girare tra le mani il respiratore che avevo preso in prestito da Mycroft, aveva compreso che il suo amico era ancora vivo.
Sì, amico.
Così mi aveva descritto al discorso funebre.
 
Era stato molto strano dover assistere alle proprie esequie.
In molti erano giunti da tutta Londra (e non solo) per darmi l’ultimo saluto…
Lestrade, più disperato per la crisi della sua carriera che triste per la perdita; la mia nanny, in lacrime; Mary, accanto a lei, che le stringeva la mano; Mycroft, tranquillo, perché aveva già intuito che il suo fratellino era vivo, ma nascosto; gli Irregolari, che guardavano l’altare con occhi spenti, da cuccioli perduti; i miei clienti, giunti in chiesa con il cuore in mano, per ringraziarmi tardivamente di averli aiutati…
Sim, che tentava di fingersi forte, attorniata dagli zingari che mi avevano aiutato nell’ultima impresa…
E, accanto a lei, Watson.
Il mio socio.
 
Si era alzato, d’un tratto, stringendo convulsamente un foglio in mano.
Deglutendo, si era schiarito la voce, che era risuonata rotta, nel tetro silenzio della chiesa.
- Sherlock Holmes è stato il… più grande difensore della giustizia nella nostra generazione. Era un pensatore astratto, ma anche un uomo d’azione, sempre pronto a fare ciò che si rendeva necessario essere fatto.-
Chiunque, in quella platea, aveva interpretato quelle parole come la descrizione del mio sacrificio alle cascate Reichenbach.
- Ma, soprattutto… Sherlock Holmes era un amico. Un grande amico.-
Il mio cuore aveva sobbalzato.
Non ero mai stato altamente empatico, ma in quell’istante, riuscii ad avvertire tutta la tristezza nell’animo di Watson.
Aveva, dunque, ripreso a parlare:-Ed è così che io…-
La sua voce era scemata, a poco a poco, fino a spegnersi.
Avevo visto una lacrima silenziosa gocciolare dai suoi biondi baffi al foglietto che stava leggendo.
-…che io voglio e preferisco ricordarlo.-
 
Quando gli astanti erano iniziati ad uscire, mi ero fermato a leggere la scritta sulla colonna centrale della chiesetta.
Una lastra di pietra scura la contornava:
 

In loving memory of Sherlock Holmes
1854-1891
He played the game for the game’s own sake

 
Wiggings, il capo dei miei fedeli Irregolari, si era appostato sotto la lapide, togliendosi il cappello e rigirandoselo tra le mani.
Suo fratello minore aveva posato a terra un fiore; poi, i due si erano allontananati.
 
Fui quasi tentato, in quel momento, di rivelarmi, per rompere quell’atmosfera di ingiusta tristezza.
Eppure, la mia ragione mi impedì di farlo.

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Capitolo 2
*** Is this part of my inheritance? ***


Abbandonato sul legno, scorsi il foglio del ferale discorso.
Mi concentrai poi sulla libreria.
Per passare il tempo, afferrai un saggio rilegato dal secondo scaffale.

“Middle Ages: A Dark London Period”

Iniziai a sfogliarlo svogliatamente, mettendo i piedi sulla scrivania.
“L’ultimo periodo oscuro di Londra è quello che io e Watson abbiamo scongiurato…” pensai amaramente, ricordando i piani e le macchinazioni di Moriarty…
La pagina conclusiva del romanzo di Watson, sulla quale campeggiava il mio “The End?”, era ancora inserita nella macchina da scrivere.
Sorrisi.
In quell’istante, la maniglia dello studio di Watson si abbassò, e il dottore fece il suo ingresso.
Calai il volume, fissando i miei occhi scuri nei suoi.
- Salve, Watson… E’ strano trovare un tale libro sui suoi scaffali.- gli dissi, indicandogli il titolo - Faceva parte della mia eredità, per caso?-
Mi puntò il dito contro.
- LEI!- gridò.
- Oh, si calmi, Watson… Non ho piegato la pagina del libro per tenere il segno…- gli dissi, pacato, posando il volume sulla scrivania.
- LEI si è finto MORTO!-
- Sì… Pressappoco.-
- Pressappoco?- ripetè, con rabbia - Si rende conto? Mi ha fatto passare le pene dell’inferno, Holmes! Razza di stolto, idiota, maledetto…-
- Non la pensava così, al mio funerale…-
- Cretino, ipocrita…-
- Ha finito?-
- NO! Dannato egoista bastardo!-
Lo osservai, inarcando le sopracciglia.
Con voce bassa, mi disse:- Ora ho finito.-
 
Tacemmo entrambi.
Per qualche minuto, Watson mi esaminò, da capo a piedi.
Poi, con un sorriso, mi confidò:- Sono contento che sia… vivo e… in buona salute.-
- Potrei dire la stessa cosa, amico mio.- 

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