Adesso sei mia

di bulma_89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sogno o realtà? ***
Capitolo 2: *** Usata ***
Capitolo 3: *** Il ballo ***
Capitolo 4: *** Fuga ***
Capitolo 5: *** Parigi, la città dell'amore? ***
Capitolo 6: *** Mio nemico amato ***
Capitolo 7: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Sogno o realtà? ***


Caroline Forbes si sentiva strana.

Era passata circa una settimana da quel suo pessimo diciottesimo compleanno e lei non riusciva a lasciare andare le sensazioni e le emozioni che aveva provato quel giorno.

Tristezza, sconforto e poi gioia quando i suoi amici avevano organizzato quella piccola festicciola funerea per lei. Sollievo e batticuore quando Tyler era venuto da lei e le aveva detto che l’amava.

Dolore, disperazione quando lui l’aveva poi morsa a morte.

Ed il suo cuore era poi una landa piatta ed asciutta mentre soffriva, coricata nel letto della sua stanza.

Sarebbe morta e la sua vita era stata così breve e misera, sarebbe morta per la seconda volta e il suo passaggio sulla terra sarebbe stato presto dimenticato, un’inutile pedina in quel gioco di vite più grande di lei. Chi era lei in fondo? Qualcuno di facilmente sacrificabile.

Poi era arrivato lui, il grande nemico, il pazzo che aveva messo sottosopra le loro vite. Era piombato nella sua stanza offrendole la salvezza o la morte. L’aveva posta di fronte ad una scelta e lei aveva scelto di aggrapparsi alla sua strana, diversa vita. Lui, Klaus, il vampiro più crudele della storia, il pazzo sadico che si divertiva a giocare con le loro vite, le aveva offerto il braccio, le aveva sostenuto la testa e aveva permesso che lei bevesse il suo salvifico sangue. Aveva il sapore più inebriante di qualsiasi altra bevanda, ci era affogata e navigata dentro con piacere fino a che un gradevole torpore non l’aveva scossa e lei si era addormentata.

Ed al suo risveglio aveva trovato quell’oggetto. Un bracciale magnifico, un dono perfetto da parte di qualcuno da cui non si sarebbe mai aspettata di ricevere nulla.

Da quel momento in poi non aveva potuto fare a meno di pensarci. Klaus era sempre nei suoi pensieri, ogni volta che accarezzava distrattamente il bracciale di diamanti. Il suo gesto era incomprensibile, voleva qualcosa da lei? Un’alleata, una spia, una pedina. Se non fosse stato così per quale motivo lui, vampiro senza scrupoli, le avrebbe fatto un così gradevole dono?

Stava pensando a lui anche quel momento, mentre di accingeva ad addormentarsi. Rivedeva il viso dai tratti nordici del vampiro, la sua bocca sensualmente socchiusa.

Caroline chiuse gli occhi e si impose di dormire e di pensare a qualcosa che non fosse Klaus.

Un rumore sommesso la svegliò di scatto; Caroline fece un sussulto ed emise un lieve grido. Si guardò intorno, nella stanza buia, temendo che ci fosse qualcuno. I suoi occhi da vampira vedevano perfettamente nell’oscurità e non impiegò molto ad accorgersene. C’era effettivamente qualcuno.

Klaus era appoggiato contro il muro della sua stanza, le braccia distese lungo i fianchi e le mani una sopra l’altra. L’espressione del viso si aprì in un sorriso sarcastico.

― Mio Dio… Tu che ci fai qua? ―, esclamò Caroline con il cuore che le batteva all’impazzata.

― Sono venuto a trovarti. Temo però che la sorpresa sia troppa per te ―.

― Ti infili in camera mia in piena notte… Cosa dovrei pensare? Non so cosa tu voglia da me, ti ringrazio per avermi salvata il giorno del mio compleanno ma adesso vattene. Non voglio avere più nulla a che fare con te ―.

Klaus si staccò dal muro e fece qualche passo verso Caroline; il suo viso era serio e allo stesso tempo terribilmente affascinante. Caroline tremò, non avrebbe potuto fare niente contro di lui, neppure scappare.

― Ti prego… vattene! ―.

― Sei proprio certa che si quello che vuoi? Sono sincero, hai catturato il mio interesse, dolcezza, e mi piaci. Di solito quando mi piace una cosa me la prendo e basta ―.

Caroline scosse la testa, ― Vattene Klaus, non torturami oltre ―.

In un lampo il vampiro si trovò seduto sul letto, accanto a lei. Le osservò il viso con insistenza, i suoi occhi azzurri si muovevano veloci su di lei poi una mano salì e si appoggiò sui suoi capelli biondi. Caroline rabbrividì e chiuse gli occhi, impaurita.

― Tu sei l’unica che non deve avere paura di me, dolcezza ―.

La sua voce era carezzevole e in un attimo Caroline ricordò vivamente il sapore inebriante del sangue di lui.

― Puoi averne ancora, se vuoi ―.

Caroline aprì gli occhi di scatto, sorpresa. Klaus sapeva quello che lei stava pensando in quel momento? Conosceva ogni suo più piccolo punto debole?

Le mani di Klaus si strinsero attorno alla sua nuca, una stretta dolce ma allo stesso tempo decisa.

― E’ passato molto tempo da quando ho fatto l’amore con una donna, sai? Il sesso non mi interessava più, solo il desiderio di potere e di supremazia sugli altri essere contavano. Ma adesso, adesso tu mi hai ricordato che ci sono altri modi per provare piacere ―.

Avvicinò il suo viso a quello di Caroline ed aspirò il suo profumo. La ragazza tremò  e questa volta non di paura. Una strana sensazione, una strana euforia le bloccava il respiro.

Klaus forse se ne accorse, perché aggiunse: ― Anche tu desideri fare l’amore con me e non c’è nulla di sbagliato in questo. Lasciati andare con me e non te ne pentirai, te lo prometto ―.

La vampira scosse la testa, ― Tu non sei uno qualunque, tu sei… tu sei Klaus! Non posso semplicemente mettere da parte tutto quello che hai fatto solo perché  mi piaci un pochino ―.  

Klaus allungò le labbra in una risata divertita; ― Un pochino? Sei simpatica dolcezza. Non è per vantarmi ma penso di essere un tipo piuttosto irresistibile ―.

Caroline assunse un’espressione corrucciata e lo guardò dritto negli occhi, cosa non facile visto che stava parlando con Klaus, l’ibrido originario.

― Saresti affascinante, irresistibile, bello e sexy se tu non fossi allo stesso modo meschino, malvagio, cinico e presuntuoso ―.

Klaus sorrise nuovamente, ― Oh ma sono proprio queste cose a rendermi irresistibile ―.

Detto questo si avvicinò alle labbra di Caroline e soffocando sul nascere una sua protesta, la baciò.

La vampira si dimenò sotto di lui ma l’ibrido le bloccò il polsi con le sue mani e la costrinse a socchiudere le labbra. Infilò la lingua nella bocca di lei e si ferì leggermente grazie ad un canino appuntito della ragazza. Qualche goccia di sangue uscì dalla sua lingua e si mischiò a quel bacio violento. Caroline avvertì il sapore del sangue di Klaus e non riuscì a resistere, smise di dimenarsi e lasciò che lui la baciasse. Un gradevole torpore la stava ormai trascinando lungo l’abisso.

Klaus si staccò da lei; ansimava.

― Io e te siamo due fuochi, Caroline, se vuoi non arrenderti ma fatti almeno prendere ―.

Caroline si sentì salire il sangue alle guancie a quelle parole e dentro di se si sentiva combattuta tra il desiderio di resistere e quello di concedersi a Klaus. Era certa che il suo corpo lo desiderasse, sentiva lo struggente desiderio di provare ancora la sensazione delle labbra di Klaus sulle sue. Erano li, a pochi millimetri, così rosse e carnose e loro erano soli, li nella confortevole intimità della sua camera da letto, al buio.

“ Non lo saprà nessuno”, pensò Caroline, “Attenta Caroline, stai scherzando con il diavolo in persona”, pensò il secondo dopo.

Klaus intanto fece scendere una mano leggera lungo la sua camicia da notte, indugiando con lentezza ed indolenza su un seno. Caroline sospirò, poi si arrese.

― Prendimi ―, disse in un sussurro.

Non notò l’espressione soddisfatta sul viso di Klaus, mentre calava la sua bocca sul suo collo. Lo succhiò senza morderla, mentre le sue mani scioglievano con precisione i bottoni della camicia di Caroline. Si posarono sul suo seno nudo e lo accarezzarono con dolcezza; Caroline mugolò di piacere, tra la paura e l’eccitazione.  Poi l’ibrido si alzò sopra di lei e con velocità incredibile si tolse la maglia, rimanendo a petto nudo. La ragazza osservò il candore di quella pelle e posò una mano sul torace di lui prendendo a indagare dolcemente sulla robustezza di quei muscoli ben formati. Il cuore di lei non poteva essere veramente fermo perché le mancava il respiro e sentiva un emozione fortissima proprio dentro al cuore. Klaus socchiuse gli occhi beandosi di quel tocco fresco sulla sua pelle, poi calò nuovamente il suo viso su quello di Caroline e le cercò le labbra. Si morsero e si baciarono con ardore e la vampira cinse la schiena dell’ibrido e gli accarezzò la nuca e i capelli mossi mentre le mani di Klaus prendevano a risalire per i fianchi della ragazza fino a fermarsi sui glutei sodi. Trovò il pizzo dei suoi slip e ci giocherellò; ― Che ne dici questi di farli sparire? ―, sussurrò poi Klaus, staccandosi dalla bocca di Caroline per guardala un attimo negli occhi. Sorrideva ed aveva quel sorriso sghembo che a volte metteva paura. Caroline tremò e chiuse gli occhi mentre lui le faceva scivolare gli slip lungo le gambe. Sentì prepotentemente il tocco delle mani di Klaus sulla pelle che prima era coperta. Dapprima con lentezza e poi con vigore, lui la esplorò e Caroline non riuscì a fare a meno di inarcare il bacino ritmicamente verso il tocco divino dell’ibrido. L’unico pensiero lucido che riuscì a formare il suo cervello in quel momento fu che un piacere così forte non l’aveva mai provato in vita sua. Poi Klaus abbandonò la sua occupazione lasciando Caroline per un attimo sconfortata. Lo vide che si sollevava sulle ginocchia ed armeggiava con la lampo dei pantaloni. Le sorrideva ancora, sicuro di sé ed apparentemente impassibile. In un attimo anche quelli volarono via e Klaus rimase completamente nudo. Caroline si sollevò appena contro lo schienale del letto, il respiro improvvisamente accelerato.

Lui era splendido, sembrava un dio greco, era semplicemente perfetto. Scese per un attimo dal letto e camminò fino a trovarsi di fianco a Caroline.

Le afferrò il viso tra le mani e guardandola fisso negli occhi le chiese ― Mi vuoi? ―.  La sua espressione in quel momento era serissima. Caroline per un attimo ebbe paura, forse era ancora in tempo per tirarsi indietro.

― Io… Non lo so ―, ammise la vampira.

Klaus strisciò il suo viso contro quello della ragazza e lei credette di impazzire. Un desiderio violento la colse come non le era mai successo. Allargò le braccia e invitò Klaus a distendesi sopra di lei.

― Ti prego, si… ―, biascicò.

Lui fu subito disteso sopra di lei e i loro corpi si incastrarono perfettamente. Caroline lasciò scorrere le sue mani lungo la schiena di Klaus fino ad accarezzare i suoi glutei fermi e perfetti.

Anche l’ibridò emise un sospiro di piacere e il suo membro iniziò a cercare l’apertura di lei agognata.  Caroline allargò le gambe e le avvinghiò al corpo dell’ibrido, spingendosi contro di lui per facilitarlo. Klaus entrò dentro di lei e si lasciò sfuggire un sospiro, chiudendo gli occhi azzurri. Caroline provò subito immediata gioia e quasi sorrise. L’ibrido si mosse lentamente dentro di lei e appoggiò le sue labbra sul viso della ragazza, i loro nasi si sfiorarono.

― Dolcezza adesso appoggerò la mia bocca sul tuo collo e ti morderò, ma non temere il mio morso non ti causerà alcun male. Prendi anche tu nello stesso momento il sangue da me ―.

Caroline non ebbe neanche il tempo di scuotere i suoi pensieri dal limbo in cui erano precipitati che Klaus aprì il suo collo e prese a succhiare il suo sangue con avidità. Il collo e il viso di lui erano appoggiati al suo e Caroline morse e aprì leggermente una vena appena sotto l’orecchio di Klaus. Quando il suo sangue prese a sgorgare nella sua gola capì che quello era il più potente afrodisiaco del mondo. Si stavano scambiando la pelle e l’anima. Klaus prese a muoversi con foga dentro di lei ed allo stesso tempo succhiava la sua essenza. Caroline precipitò in un alone di piacere infinito, vedeva e sentiva cose che prima non aveva mai provato o visto. Immagini non sue le volavano davanti agli occhi mentre pensava di volare verso il paradiso. Sarebbe valsa la pena di vivere una vita intera solo per assaporare quel momento di gioia e piacere infiniti.

Poi Klaus inarcò la schiena, si stacco da lei ed emise un sommesso grido di piacere mentre raggiungeva l’orgasmo. Caroline lo seguì a ruota e dovette trattenersi per non svegliare la casa con un urlo estatico. Dopo un istante che sembrò durare un eternità, Klaus si alzò dal letto; Caroline lo guardò, ancora scarsamente padrona della sua mente. Tese una mano verso di lui, sapeva solo che non voleva che se ne andasse.

― Dove vai… ―, biascicò confusa.

Klaus si avvicinò a lei e le sfiorò i capelli dorati con un dito. Catturò poi il suo sguardo e non lo lasciò andare.

― Dormi Caroline, dormi profondamente e sogna ―.

Caroline scosse la testa e cercò di dire qualcosa ma poi un sonno improvviso la colse e tutto divenne nero.

 

Un raggio di luce le invase gli occhi e la costrinse ad aprirli. Se li stropicciò, confusa, e si chiese perché la sera prima non avesse chiuso gli scuri delle finestre. Poi un pensiero improvviso la fece sobbalzare, un ricordo vivido e intenso. “Klaus!”, pensò. Con sgomento si accorse che aveva fatto un sogno stranissimo, un sogno che non avrebbe dovuto fare. Aveva sognato di fare l’amore con il loro nemico numero 1 ed era stato il sogno migliore della sua vita.

“ Possibile che i sogni lascino sensazioni così vive sulle pelle?”.

Caroline si alzò ed andò in bagno, la testa le girava leggermente. Si guardò allo specchio e si osservò il collo, non c’erano segni, non c’era nulla.

“ E’ stato solo un sogno”, pensò la ragazza ritornando verso il letto e sbattendo le lenzuola per rassettarlo.

Non si accorse però di un piccolo biglietto, scritto su cartoncino rosso. Questo scivolò a terra e cadde sotto al letto.

Sopra vi erano scritte soltanto tre parole.

Adesso sei mia”.

 

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Capitolo 2
*** Usata ***


Caroline uscì di casa piuttosto confusa quella mattina. Si era svegliata con quello strano sogno in testa che non la lasciava un attimo. Pensava di continuo a come fosse sembrato reale, a come le mani e la bocca di Klaus sembravano vivi. Ci stava ancora riflettendo mentre parcheggiava la sua Fiesta davanti alla scuola e sbuffando afferrava lo zaino per entrare nell’edificio. Sembrava così superfluo pensare alla scuola dopotutto quello che era successo negli ultimi giorni e negli ultimi tempi. Con tristezza pensò che avrebbe potuto frequentare tutte le scuole del mondo visto l’eternità da teenager che l’aspettava.

In classe non riuscì ad ascoltare una parola di quanto il professore di matematica stava dicendo, ovviamente non era mai stata la sua materia preferita a ma ora l’elemento di disturbo era altro.

Le sue labbra rosse, così golose, piene… Il modo in cui l’aveva accarezzata, toccata, il modo in cui l’aveva fatta gemere, l’emozione intensa del suo sangue che scendeva lungo la gola…

Caroline quasi fece un salto sulla sedia, non poteva essersi trattato solo di un sogno!

Il professore la guardò da sotto gli occhialini sottili, la fronte corrucciata e severa.

― Signorina Forbes è pregata di uscire dalla classe. Evidentemente non è interessata a quello che io sto dicendo ―.

Caroline si guardò attorno, imbarazzata, gli occhi dei compagni di classe tutti posati su di lei.

“ Santo cielo sono una vampira! Non posso farmi intimidire da qualche paia di occhi incuriositi!”

Però in fondo era proprio così e Caroline afferrò velocemente lo zaino ed uscì di corsa dalla classe.

Fuori si sentì subito meglio e pensò che per quel giorno era meglio tornare a casa, non sarebbe neanche dovuta uscirne al mattino. Si diresse svelta verso la sua Fiesta e per poco non notò Bonnie che a pochi metri da lei la stava chiamando.

― Ehi Caroline! ―, l’amica bruna sventolò una mano nella sua direzione.

Caroline aprì le labbra in un sorriso, anche se in quel momento non aveva voglia di vedere nessuno. Pensava che tutti le avrebbero letto in faccia le sue preoccupazioni.

― Ciao Bonnie, che sorpresa… ―. Caroline torturò la bretella dello zaino.

La strega la osservò con interesse; ― C’è qualcosa che non va Caroline? ―.

La bionda aprì le mani verso il cielo e sorridendo scrollò le spalle; ― Tutto a meraviglia! Adesso scusami Bonnie ma devo proprio andare ―. La vampira aprì la portiera della sua auto e vi salì dentro con velocità. Accese il motore, incurante di Bonnie che la guardava stranita.

― Aspetta, devo dirti una cosa che riguarda Kl… ―. Ma Caroline non la sentì, mentre la sua Fiesta lasciava finalmente la scuola.

 

Sospirò, mentre parcheggiava davanti casa sua. Tutta quella situazione stava incominciando a diventare estremamente pesante. Le sue ultime storie d’amore erano malamente naufragate in più adesso faceva anche strani sogni in compagnia di mostri crudeli… No, per Caroline Forbes non stava andando affatto bene.

― Quindi io sarei un mostro crudele? ―.

Una voce ruppe l’intimità dell’abitacolo della sua auto; Caroline gridò e si voltò di scatto verso il sedile del passeggero. Accanto a lei c’era seduto un Klaus sorridente.

― Oh mio dio! E tu quando sei salito? ―, esclamò la ragazza.

― Mentre tu eri persa nei tuoi tristi pensieri, mia cara. Perché poi così tristi dopo la notte scorsa?-.

Caroline impallidì e fece per scendere dall’auto ma l’ibridò le bloccò con fermezza il braccio.

― Fossi in te non lo farei, dolcezza… ―, sussurrò, mentre avvicinava la bocca ai capelli dorati di lei.

― Cosa… cosa vuoi? ―, biascicò Caroline cercando di guardare fisso di fronte a sé.

― Mia cara, è mai possibile che tu mi riservi questa accoglienza? ―, disse Klaus avvicinandosi sempre di più alla vampira. Il suo naso sfiorò il viso di lei; ― Io ero convinto che ti fosse piaciuto… ―.

― Non so di cosa tu stia parlando! ―, inveì Caroline.

Klaus rise e Caroline cercò di dimenarsi dalla sua stretta.

― Tra di noi non c’è mai stato niente! ―.

Klaus si prese il mento tra le mani, come a voler rifletterci su. La ragazza non poté fare a meno di osservarne il profilo così piacevole; immagini che voleva evitare le invasero la mente.

― Ah ecco, devo aver esagerato quando ti ho imposto di dormire e sognare. Mi dispiace dolcezza, comunque vedo che ricordi tutto lo stesso. Meno male, avrei odiato di essere dimenticato così ―.

Caroline era confusa, voleva solo nascondersi. Klaus sembrava leggere nei suoi pensieri e se era vero che tra loro c’era stato quello che c’era stato allora era stata proprio sciocca.

― Klaus ascoltami. Siamo davanti a casa mia, in pieno giorno. Cosa penserebbe mia madre se arrivasse in questo momento? Io dovrei essere a scuola, ti prego lasciami in pace ―.

L’ibrido sembrò non ascoltarla.

― Caroline sei mai stata al Louvre? ―, chiese.

La bionda lo guardò stupita per quella domanda. Klaus era veramente fuori si senno.

― Si ci sono stata ―, rispose poi. Il secondo dopo però rimuginò su quello che aveva appena detto.

― No è impossibile… Io sono mai stata a Parigi in vita mia, allora perché ho questo ricordo? ―.

Caroline sbarrò gli occhi per la sorpresa.

― Tu! ―, esclamò puntando il dito contro Klaus. ― Questi sono ricordi tuoi, non miei! Oddio che confusione ―.

― Cara metti in moto la macchina, andiamo a parlare in un posto più appartato ―.

Caroline scosse la testa con vigore.

― Ovvio che no ―.

― Tesoro, non costringermi ad usare la forza, sarebbe disdicevole ―.

Klaus si aprì in un altro dei suoi famosi sorrisi.

Sospirando la ragazza mise in moto e prese a guidare verso una direzione che conduceva fuori da Mystic Falls.

― Bene, qua può andare, imbocca quella stradina sterrata ―, disse Klaus dopo circa dieci minuti di guida e di silenzio.

Caroline era un fascio di nervi; temeva per quello che sarebbe potuto succedere e per quello che era già successo tra loro. Che incredibile sbaglio!

Fermò la macchina in mezzo alla strada di ghiaia; erano invisibili dalla strada principale poiché una piuttosto fitta vegetazione iniziava a dare spazio al bosco.

― Eccoci qua. Cosa dovevi dirmi? ―, disse Caroline cercando mi mantenere un tono sicuro di sé.

― Prima guardami, Caroline. Ieri notte io e te abbiamo fatto l’amore e ci siamo scambiati il sangue. Le nostre menti ora sono collegate, io so quello che tu stai pensando ma tu, così giovane, puoi vedere solo parte dei miei ricordi, immagini sfuocate. Sei in mio potere, Caroline, ogni tuo piccolo segreto, anche il pensiero più stupido, io posso conoscerlo ―.

Caroline mantenne le mani sul volante e si girò lentamente verso di lui.

Era pietrificata.

― Perché tutto questo? ―, sussurrò.

― Non domandarmelo. Mi sarà certamente utile sapere quello che tu stai pensando. Potresti rivelarmi informazioni interessanti. Anche se tu provassi a controllare i tuoi pensieri, infatti, non ci riusciresti  mai del tutto ―.

― Mi hai… usata… ―, sussurrò Caroline, ― Mi hai salvato la vita solo per poterne usufruire a tuo piacimento ―.

― Non è così Caroline, io ti ho fatto scegliere ―, rispose Klaus con voce penetrante.

Avvicinò una mano a sfiorare il braccio della ragazza.

― Non è tutto dolcezza… Sono venuto qua per invitarti ad un piccola festicciola che terrò nella mia nuova casa a Mystic Falls questo sabato ―. La mano dell’ibrido salì fino ad arrivare alla spalla di Caroline; un dito si insinuò lentamente al di sotto della manica della T―shirt.

Caroline sussultò; ― Non ho intenzione di venire! ―.

Klaus socchiuse gli occhi e rise mentre la ragazza scrollava le spalle cercando di toglierselo di dosso.

― Ma verrai, ho già avvisato anche le tue amichette e i vostri adorati Salvatore ―.

― A quale scopo? No, non mi interessa conoscere i tuoi secondi, maledetti fini. Io voglio starne fuori ―.

― Ma tu sei già dentro, Care. O sono io che sono dentro di te? ―.

Caroline impallidì e le sue mani si strinsero forte sul volante.

― Ok. Mi hai usata, sei persino venuto a letto con me, ti sei addirittura infilato nella mia testa ma io non voglio avere più niente a che fare con te ―.

Detto questo la vampira uscì dall’auto, sbattendo con fervore lo sportello.

Incrociò le braccia al petto e diede le spalle a Klaus che l’aveva seguita a ruota.

― Mia cara… Tu ci sarai alla mia festa, altrimenti potrebbe succedere qualcosa a qualcuno a cui tieni. Vediamo… a chi stai pensando? Tua madre. Non te lo perdoneresti mai, vero? ―.

Caroline si voltò di scatto e in un nano secondo fu addosso all’ibrido; lo colpì con forza al petto.

Dalle labbra di Klaus uscì un respiro soffocato.

― Però… non male dolcezza ―, disse poi lui guardando il viso adirato di Caroline a pochi centimetri dal suo.

I loro occhi si incontrarono e Caroline cercò di evitare quello sguardo così azzurro e seducente, ma abbassando gli occhi si trovò davanti le labbra rosse ed invitati di Klaus e per un attimo pensò ai baci che si erano scambiati appena la notte scorsa. Sperò che lui non se ne fosse accorto.

In un attimo le mani di Klaus si strinsero attorno al suo viso, circondandole i capelli biondi.

La costrinse a guardalo; ― Non starai cercando di soggiogarmi, spero ―, disse Caroline con voce roca e sommessa.

Gli occhi di Klaus erano fermi ed insistenti, così come la sua stretta. Caroline sapeva che avrebbe potuto romperle il collo con facilità, o avrebbe potuto baciarla con altrettanta facilità.

Lentamente le labbra di Klaus si fecero sempre più vicine fino ad arrivare a sfiorare le sue.

― No… ―, biascicò Caroline. Non voleva baciarlo, non voleva essere usata. Eppure non riuscì a trattenersi dal dischiudere leggermente le labbra. Il quel momento di contatto percepì qualcosa dei pensieri di Klaus, un’emozione, uno squarcio di desiderio puro ed assoluto.

Caroline cercò di ritrarsi, sconcertata. Ma lui non glielo permise e la sua bocca si strinse con forza sulla sua. Klaus l’attirò contro il suo petto e cercò di farsi strada per approfondire il bacio ma Caroline decise che non avrebbe ceduto, non questa volta…

Morse il labbro inferiore di Klaus con violenza, fino a squarcialo. L’ibrido si staccò da lei, sorpreso.

La lasciò e con la mano si strofinò il labbro insanguinato. Poi assunse un sorriso sghembo e la guardò. Caroline tremò di paura.

― Sei fantastica, Care ―, disse l’ibrido semplicemente. Dopo queste parole, senza aggiungere altro, si avviò alla macchina aprendo lo sportello e sedendosi.

Caroline rimase immobile, incerta sul da farsi, agitata ed incredula.

Klaus era imprevedibile, terribile, magnifico ed incostante.

Aspettò a braccia conserte che lei salisse e poi le sorrise.

― Andiamo? ―, disse solamente.

Con mani tremanti la ragazza accese l’auto e prese a guidare verso Mystic Falls. Per tutto il tempo Klaus rimase immobile con uno strano sorriso stampato sul volto.

Caroline gli lanciava qualche occhiata ogni tanto; ormai il labbro dell’ibrido era completamente guarito. Si fermò davanti la nuova casa di Klaus, una dimora imponente, come quella dei Salvatore.

Prima di scendere dall’auto Klaus le disse: ― Mi dispiace di non poter venire a trovarti questa notte. Ma ci vedremo presto, sabato, al ballo ―.

Caroline scosse leggermente la testa, ― Non succederà mai più Klaus ―, disse.

Lui non rispose, il suo visto rimase una maschera di indecifrabile compiacimento.

Caroline se ne andò da li sentendosi stranamente sconfitta.

 

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Capitolo 3
*** Il ballo ***


Quando il professore di storia Alaric Saltzman chiamò il suo nome per Caroline fu come svegliarsi da un sogno. A tutto pensava meno che a farsi interrogare in storia. A proposito, a che epoca erano arrivati?

― Caroline ―, disse Alaric, ― Che ne dici di illustrarci le cause che portarono allo scoppio della seconda guerra mondiale? ―.

Caroline batté gli occhi, confusa, e lo guardò con aria implorante.

“ Ti prego, non a me, non a me…”. Alaric distolse lo sguardo, era dispiaciuto per il suo evidente imbarazzo ma non poteva farci niente, anche Caroline doveva subire un interrogazione così come gli altri suoi compagni di classe.

Bonnie ed Elena le lanciarono delle occhiate rassicuranti.

Caroline deglutì e cercò qualcosa da dire. Non aveva mai aperto libro, non aveva mai ascoltato una parola di quello che Alaric aveva detto. La sua mente era decisamente impegnata in tutt’altri meandri.

― Ecco… ―, iniziò, ― Si, le cause della seconda guerra mondiale, dunque… ―.

Improvvisamente un’immagine le baluginò nella mente attraverso la sua confusione e titubanza. In realtà più che un’immagine era una strana consapevolezza di sapere. Si, lei sapeva cosa doveva dire!

― La Seconda Guerra Mondiale scoppiò il 1° Settembre 1939 in seguito all’invasione della Polonia da parte della Germania. È questo l’ultimo anello di una catena di atti aggressivi con i quali Hitler realizzava i suoi progetti di espansione verso i territori dell’Europa orientale. Lo scoppio dunque della Seconda Guerra Mondiale avvenne in conseguenza della politica imperialistica posta in atto da Hitler per la ricostruzione della potenza continentale della Germania. Tuttavia il discorso sulle origini della Seconda Guerra Mondiale non può limitarsi all’azione del dittatore tedesco, ma comprende anche in modo implicito le varie crisi attraverso le quali passarono gli stati europei nel ventennio che intercorre fra il trattato di Versailles e l’invasione della Polonia… ―, iniziò Caroline tutto d’un fiato.

Alaric cercò di limitare il suo stupore e con un gesto della mano la bloccò.

― Va bene Caroline, ho capito che tu sei molto preparata, basta così ―.

Bonnie ed Elena la guardarono a bocca aperta, così come il resto della classe. Caroline arrossì e cercò di celare l’imbarazzo con un sorriso.

― Storia in fondo è la mia materia preferita ―, sussurrò al suo vicino di banco.

Quando finì la lezione Caroline cercò di dileguarsi, non voleva parlare ne con Elena ne con Bonnie, temeva che la sua faccia avrebbe tradito quello che stava pensando. Klaus.

Era colpa e merito suo se aveva saputo ripetere la ramanzina di storia a pennello, lui quelle cose le aveva vissute di persona. Per questo forse avrebbe dovuto ringraziarlo.

“ No, mai!”, pensò.

― Caroline ―. A chiamarla era stata Elena. La bionda, che se la stava svignando, si girò sorridendo e stringendo lo zaino tra le mani.

― Elena! ―, ― che c’è? ―.

Elena la guardò stranita. ― Niente, è solo che… Complementi per la tua interrogazione, sei stata forte ―. 

― Davvero? Oh grazie mille ―.

Elena scrollò il capo come a voler scacciare un pensiero fastidioso.

― Volevo solo dirti di fare attenzione domani sera alla festa di Klaus. Non ho idea di cosa lui abbia in mente ma sicuramente non è un cortese invito ―.

Caroline impallidì a sentire nominare Klaus.

― Tutto bene? ―, chiese l’amica.

― Certo! Comunque non temere, terrò gli occhi aperti ―, concluse Caroline.

― Adesso perdonami ma devo andare! ―, detto questo si dileguò.

 

 

Mentre guardava l’abito che aveva scelto per la serata, Caroline scosse la testa.

Odiava che Klaus potesse leggere ogni suo pensiero perché in quel caso doveva aver già capito tutto.

Doveva aver capito quanto una parte di lei lo temesse tanto da tremare e quanto l’altra parte lo desiderasse. La loro notte insieme era stata a dir poco fantastica. Ne sentiva la mancanza fisica e temeva quello che sarebbe potuto succedere se lui l’avesse indotta nuovamente per quella strada. Temeva ancora di più che le si leggessero in faccia i sentimenti che provava per lui.

La vampira scosse la testa con fervore, non doveva pensare!

Indossò l’abito, un bellissimo vestito di un colore tra l’azzurro e il grigio. Raccolse poi i capelli e lasciò che qualche morbido ciuffo le scendesse ad incorniciare il viso.

Infine era pronta, pronta per affrontare quell’incognita serata a casa del principe delle incognite.

 

Quando arrivò alla villa di Klaus notò che gli inviati erano molti di più di quelli che lei si aspettasse. Sembrava che tutta Mystic Falls si fosse mobilitata per andare a casa di Klaus quella sera.

Fece il suo ingresso leggermente agitata e cercò subito con gli occhi qualche viso conosciuto. Il primo che vide in mezzo a tutta quella gente fu Matt.

Si avvicinò a lui con passò spedito. Il ragazzo teneva in mano un drink e sembrava impacciato quanto lei.

― Matt! ―, esclamò Caroline. Il biondo si girò e la salutò. ― Ehi Care, finalmente qualcuno che conosco ―.

― Elena e Bonnie non sono ancora arrivate? ―.

Matt scosse la testa, ― Non ancora, ma arriveranno presto, spero ―.

Caroline si guardò intorno, tremando leggermente.

― Eh… Klaus? ―, chiese apparentemente come se la cosa le importasse poco.

Matt si girò ed indicò il salone. ― L’ho visto poco fa assieme a Tyler ―.

Caroline si guardò intorno, poi si volse dietro di lei. Per poco la sorpresa non la fece gridare. Klaus era li e teneva in mano due drink. Gliene porse uno con galanteria.

― Buonasera Caroline, qualcosa da bere? ―. Il suo viso era sorridente.

La ragazza non poté fare a meno di guardarlo, era magnifico e il suo corpo sussultò per quella vicinanza. L’ibrido indossava uno smoking impeccabile e tutto in lui emanava sicurezza e grazia.

Caroline si riscosse quando si ricordò che lui poteva leggere i suoi pensieri. Il labbro di Klaus si incurvò all’insù mentre la osservava. Caroline prese il bicchiere che lui le porgeva e senza guardare cosa fosse, bevve tutto d’un fiato. Solo in quell’istante si accorse che Klaus non era solo e che con lui c’era Tyler.

“ Oddio”, pensò, “Come ho potuto non accorgermi della sua presenza, non vederlo affatto?”.

Klaus ridacchiò e Caroline impallidì.

― Forse perché ci sono io ―, disse ad altra voce.

Matt aggrottò la fronte e guardò Caroline; Tyler finalmente fece sentire la sua voce.

― Ciao Care ―, disse, ― Sei molto bella stasera ―.

Caroline abbassò gli occhi, ― Grazie… Em, splendida festa, scusate vado a cercare Elena ―.

Una presa delicata sulla sua mano guantata la trattene. Era la mano di Klaus; Caroline risalì con lo sguardo fino al suo viso, leggermente sorpresa.

― Non vorrai allontanarti adesso, sta per iniziare il primo ballo della serata ―.

Caroline sembrò non capire, guardò l’ibrido, confusa.

― Vuoi concedermi il primo ballo? ―, le chiese Klaus.

Tyler fece un passo avanti, Matt rimase in silenzio, evidentemente stupito. Era ovvio che l’ibrido non si sarebbe accontentato di una risposta negativa.

Caroline stava per rifiutare ma poi Klaus strinse la stretta sulla sua mano e la trascinò con sé lungo la pista. Tyler li osservò fissamente e strinse forte un pugno.

La musica era lenta, dolce. Altre coppie si avviarono per ballare, mentre Klaus appoggiava una mano dietro la schiena di Caroline.

― Non so ballare… ―, disse lei, cercando di non guardalo, cosa difficile, se non impossibile. Proprio lei che solitamente era spigliata per niente timida!

― Segui me allora, Care ―.

La ragazza alzò gli occhi verso Klaus. In quel momento non erano sarcastici, non sembravano tramare qualcosa di sinistro. Sembravano occhi accesi e soddisfatti. E le sue labbra ferme, nessun sorriso fastidioso, e il suo viso così attraente e i suoi capelli dovevano essere sicuramente molto morbidi…

Caroline deglutì mentre cercava di muoversi seguendo di passi di Klaus.

― Tyler mentiva poco fa ―, le disse l’ibrido cercando i suoi occhi.

― Non è vero che sei molto bella ―. Caroline lo guardò, all’istante piccata.

― Come ti permetti? Non dovrei stare qui a danzare, a parlare con te! ―.

Klaus rise;  ― Stavo scherzando. Volevo solo dire che sei molto di più che bella. Tu sei… ―, Klaus avvicinò la sua bocca all’orecchio di Caroline, ― Sexy… ―.

La ragazza rabbrividì al suono della sua voce che le solleticava l’orecchio.

― Smettila Klaus, smettila di farmi questo ―, biascicò Caroline.

Gli occhi dell’ibrido vagarono per un attimo lungo la stanza da ballo e in quel momento la strinse più forte contro di sé e un sorrisetto gli si dipinse sul viso.

― Che c’è? ― chiese Caroline, improvvisamente accaldata da quella vicinanza.

― Le tue migliori amiche ci stanno guardando con interesse. Così come i Salvatore, ah e anche Tyler. Sembra piuttosto adirato in effetti ―.

Caroline impallidì e non poté fare a meno di guardasi intorno; vide Elena, fasciata in un abito nero molto elegante. Era in compagnia di Stefan e la stava guardando letteralmente a bocca aperta. Così come Bonnie e Damon a pochi metri da lei. Per non parlare di Tyler, sembrava sul punto di scoppiare o di trasformarsi in lupo.

Caroline deglutì, mentre la musica andava scemando. Cercò di staccarsi da Klaus, per darsi un contegno, ma si accorse di non riuscirci. Inspiegabilmente una sua mano rimaneva appoggiata al braccio dell’ibrido.

― Non ti sto trattenendo, Care ―, disse quest’ultimo abbassando gli occhi su di lei. La ragazza rimase per un attimo immobile dentro la fissità di quello sguardo, poi scosse la testa e gli lasciò il braccio.

Si allontanò di fretta da lui, il più lontano possibile.

 

Elena la intercettò, il suo sguardo corrucciato era quello di una che aveva tante, boriose cose da chiedere.

― Caroline, poco fa… ―. Caroline socchiuse gli occhi ed alzò una mano come per fermare altre parole da Elena.

― Klaus mi ha chiesto di ballare ed io ho accettato. Tutto qua. Non è successo niente ―.

Mentiva, e questo non andava bene, soprattutto se mentiva ad una delle sue migliori amiche.

Elena rimase per un attimo sconcertata, poi scosse la testa.

― Okay, okay ti credo. Non può essere altro che così ―.

― Esattamente ―, rispose Caroline.

Un istante dopo si voltò e vide che c’era qualcuno che si muoveva in mezzo alla gente, incurante degli invitati. Tyler si stava dirigendo verso di lei e la sua faccia non prometteva niente di buono.

Pochi metri dietro di lui c’era Klaus che rideva.

Caroline si scusò con Elena e cercò di sparire tra la gente. Voleva evitare il suo ex ragazzo a tutti i costi, non era pronta a raccontare un'altra bugia, seppure a fin di bene.

Si mosse in mezzo alla sala e guardandosi le spalle imbucò un corridoi scuro. Non sapeva ovviamente dove portasse, l’importante era lontano da Tyler.

Il corridoio si rivelò piuttosto lungo; Caroline si allontanò dalla sala da ballo fino a che non sentì che una leggera musica di sottofondo. Si trovò davanti ad una porta e l’aprì, richiudendosela in fretta alle spalle.

Accese la luce e vide che si trovava in una specie di studiolo, piuttosto piccolo. C’era una scrivania sulla quale era posato qualche libro; uno scaffale, una poltrona imponente e una finestra.

Guardò fuori, la stanza dava sul giardino posto sul retro della casa di Klaus. Ponderò di calarsi giù ed andarsene.

“ E dopo cosa penseranno di me? Se me ne vado darò adito ai loro sospetti…”. Questo pensava e non si accorse la che porta dello studio si stava aprendo ed altrettanto velocemente richiudendo.

Con un sobbalzò Caroline si voltò, portandosi una mano suo cuore.

Klaus era davanti a lei.

― Cosa ci fai qui? ―, chiese la vampira, arricciando le sopraciglia.

― Potrei chiederti la stessa cosa, dopotutto questa è casa mia ―.

Klaus avanzò lentamente verso di lei, lo sguardo era mortalmente serio.

― Cosa… c’è? ―, sussurrò Caroline sentendosi invasa dalla paura e… da qualcos’altro. Qualcosa di decisamente sconveniente.

― Non resistevo oltre, hai fatto bene ad allontanarti dalla festa ―, disse Klaus mentre si fermava davanti a lei.

Caroline scosse la testa; ― Hai frainteso, voglio solo starmene da sola. Ho appena mentito alla mia migliore amica, ho appena ferito il ragazzo che amo ―.

Il viso di Klaus rimase impassibile.

― E questo dovrebbe importarmi? ―.

Caroline strinse i pugni; ― Ovvio che no. Lasciami stare, torna alla tua festa ―.

Klaus spinse Caroline contro il muro della stanza, lasciandola senza fiato.

― Tyler stava incominciando a diventare petulante. Voleva a tutti i costi sapere se c’è qualcosa tra di noi ―, disse l’ibrido.

Caroline sbarrò gli occhi; ― Cosa gli hai detto? ―.

Klaus sorrise; ― Che tra il servo e il padrone, tu hai scelto il padrone ―.

La ragazza inorridì e batté una mano sul petto di Klaus per tentare di scostarlo; ― Io non ti ho scelto! ―.

― Ma io si ―.

Gli occhi di Klaus si fecero pressanti e si posarono sulle labbra di Caroline.

― Adesso baciami ―.

― Mai. Ti odio Klaus, ti odio! ―, sbraitò Caroline con fervore.

L’ibrido non si scompose.

― Adoro questa emozione, è così forte, così audace, niente di paragonabile al pallido sentimento che provi per il caro Tyler. Amo l’odio che provi per me ―.  

Caroline sussultò; non poteva muoversi, non poteva andarsene. Ed erano soli, in quella piccola stanza ed il volto di Klaus era troppo vicino al suo.

Sospirò e socchiuse gli occhi, mentre la bocca di lui arrivava alla sua.

Si sorprese dell’ardore con cui rispose al bacio del suo nemico, senza rifletterci un secondo. Le labbra di Klaus divorarono le sue senza tenerezza, mentre le loro mani cercavano il modo per rendere quel contatto ancora più intenso, per fondere i loro corpi. L’unico rumore della stanza era quello delle loro lingue che si incontravano e non riuscivano a staccarsi.

Caroline ansimò; mentre Klaus scendeva con la sua lingua sul suo collo bianco. Poi le sue mani cercarono di infilarsi sotto al vestito di Caroline e la ragazza provò a fermalo.

― No, aspetta, non possiamo… ―, sussurrò, mentre il calore le inondava il ventre.

― Dici una cosa ma ne pensi un'altra ―, rispose Klaus sorridendole furbescamente.

Caroline arrossì e Klaus la sollevò in braccio e l’appoggiò poi sulla poltrona dello studio.

Si inginocchiò davanti a lei e la guardò .

― Adesso a noi due ―, disse.

Caroline gettò indietro la testa e sospirò di piacere, sconfitta.

 

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Capitolo 4
*** Fuga ***


La bocca di Klaus lasciò una scia umida lungo la parte interna della coscia di Caroline.

La ragazza aveva gli occhi chiusi ed ansimava regolarmente, la mente dolcemente perduta.

Il bell’ibrido appoggiò le sue mani sulle ginocchia di Caroline e si sollevò a guardala.

― Care…―, sussurrò con voce roca, gli occhi lucidi e febbrili.

Caroline aprì a fatica gli occhi e lo guardò, sembrava smarrita in un limbo dal quale non voleva uscire. Non si era mai sentita così prima di allora.

Il viso di Klaus le apparve davanti, talmente attraente che il cuore le si invase di gioia. Lui la percepì e ci navigò dentro per un po’, mentre si allentava il colletto della camicia e se la apriva per lasciare scoperto il collo. Allungo una mano verso il viso della ragazza e le scostò una ciocca umida dal volto; lo prese poi tra le mani per avvicinarlo a sé e baciarlo. Quando le loro bocce furono a pochi attimi di distanza si guardarono e Klaus le disse: ― Mordimi Care, e io farò lo stesso con te. Non voglio che il nostro legame mentale si affievolisca ―.

― Perché… ―, rispose la ragazza, la bocca sulla sua.

Klaus le baciò l’angolo del labbro; ― Sei mia, ricordalo ―.

― No ―, rispose Caroline, mentre passava le sue mani sulla nuca di Klaus. Gli accarezzò i capelli, assomigliavano al miele.

Klaus le leccò il collo fino a lasciarle un piccolo livido; ― Sai che è così ―.

Caroline fece scorrere le mani lungo la schiena dell’ibrido; ― Dovremo tornare di la… ―.

― Sul più bello? Non ci penso proprio ―.

Caroline avvinghiò le gambe attorno a Klaus, cercando di districarsi dal vestito. Ormai era perduta e in quel momento non le importava, voleva solo avere lui di nuovo dentro di sé.

Klaus mugugnò qualcosa di incomprensibile, mentre lasciava scoperto il suo collo alla bocca di lei. La ragazza aspirò il suo aroma e bastò questo a farla andare su di giri, era come una droga, una sua personalissima droga. Lo baciò e con la lingua si toccò i canini, pronti a ferire quel collo candido ed invitante, pronti ancora una volta a succhiare quel sangue benefico e potente.

Il quel momento, però, un violento bussare alla porta li riscosse dal loro interludio di passione.

Klaus si fece subito vigile e i suoi occhi andarono immediatamente alla porta.

Caroline lo fissò, allarmata.

― Chi è? ―, chiese Klaus con voce potente e che non celava l’irritazione.

― Siamo noi! Caroline dov’è? Si trova li con te? Cosa le stai facendo? ―, a parlare era stata Elena, il suo tono era preoccupato.

― Klaus apri questa porta o la sfondo immediatamente ―, aggiunse Damon.

― Era questo che avevi in mente per questa serata? ―, intervenne Tyler.

Caroline cercò di allontanarsi da Klaus senza fare rumore; l’ibrido si alzò, visibilmente arrabbiato.

L’aria si fece all’istante pesante.

Non si diede pena di rendersi più presentabile e in un attimo aprì uno spiraglio di porta.

― Che diavolo volete ―.

Elena lo fissò; ― Dicci dov’è Caroline  ―.

Damon fece per forzare la porta ma Klaus lo afferrò per il bavero della giacca.

― Fossi in te non lo farei ―, disse fissando il moro negli occhi.

Si rivolse poi ad Elena.

― Non stavo facendo niente di male a Caroline se è questo che vuoi sapere, chiediglielo di persona ―, aggiunse con aria furbesca.

Elena guardò la sua giacca stropicciata e la cintura dei suoi pantaloni slacciata e non gli credette.

Spalancò la porta e gridò: ― Caroline! ―.

Anche Klaus si voltò e la sorpresa gli si palesò in viso.

Caroline era sparita.

I suoi occhi andarono alla finestra semiaperta e capì.

― Maledizione! ―, sbraitò.

― Caroline è fuggita ―, disse Damon con soddisfazione.

Klaus guardò tutti con astio, la sua mente ed il suo corpo pervasi dalla rabbia.

― Andatevene tutti. Immediatamente ―.

Damon trattenne Elena dall’aggiungere qualcosa e trascinandola con sé lasciò Klaus solo.

Tyler rimase immobile sulla porta.

― Se le hai fatto del male, asservimento o no, io ti ucciderò in qualche modo, ti strapperò la testa dal collo ―.

― Vattene! ―, gridò Klaus.

 

 

Caroline si dileguò presto attraverso il giardino della casa di Klaus.

Ci era mancato poco che i suoi migliori amici la trovassero in compagnia dell’ibrido in atteggiamenti a dir poco intimi. Ma cosa le stava capitando? Come era possibile che lei fosse arrivata ad annullare i suoi scrupoli e i suoi principi per un po’ di pelle e di calore?

Una domanda le baluginò nella mente; e se non si fosse trattato solo di pelle e calore?

“ Se fosse così sarei perduta per sempre”, pensò mentre correva alla velocità della luce lungo le strade di Mystic Falls.

“ Devo andarmene, se rimango succederà di nuovo e io non voglio che accada mai più”.

Sgattaiolò dentro camera sua, passando dalla finestra e velocemente si tolse l’elegante vestito che portava e con un senso di tristezza lo appallottolò dentro l’armadio. Si cambiò in fretta, indossando qualcosa di comodo, poi prese uno zaino e ci infilò dentro tutto quello che ci stava, comprese le preziose carte di credito che suo padre le forniva regolarmente.

Poi, camminando di soppiatto come un gatto, si diresse verso la camera di sua madre ed aprì lentamente la porta. La donna dormiva profondamente, ignara di tutto. Caroline abbassò lo sguardo. “ Mi dispiace mamma, devo lasciarti”; richiuse poi la porta della stanza ed uscì fuori, nella notte.

 

Bussò alla finestra della camera di Bonnie quando erano circa le tre del mattino. La strega era ancora sveglia, aveva gli occhi fissi su un libro. Quando sentì qualcuno bussare, li rialzò spaventata. Vide che era Caroline e andò di corsa ad aprire la finestra.

― Mio Dio Care! Che ci fai qui a quest’ora? Eravamo molto in pena per te ―.

Caroline abbassò gli occhi mentre entrava nella stanza dell’amica.

― Non dovevate, non merito la vostra preoccupazione ―.

Bonnie scosse la testa, confusa.

― Care ma che dici? ―.

La ragazza alzò gli occhi azzurri pieni di sconforto verso la compagna.

― Sto per andarmene e sono qui a chiederti un favore ―.

― Ok, stop Caroline. Ora chiamiamo Elena e le diciamo che stai bene ―, rispose Bonnie facendo per prendere il cellulare.

― No! ―, esclamò Caroline con fervore. Bonnie la guardò, allibita.

― Che ti succede Care… ―.

Una lacrima scese sul viso della giovane vampira.

― Klaus… io  e lui… oh se lo sapesse Elena! Non mi parlerebbe più ―.

― Raccontami tutto Caroline ―.

Caroline si sedette sul letto di Bonnie, asciugandosi una lacrima con il dorso della mano.

― E’ venuto da me una notte ed era così affascinante che io… Abbiamo fatto l’amore e questa sera stava per risuccedere ―.

Bonnie rimase a bocca aperta; ― Ti ha ammaliata! ―.

― No, niente di tutto questo. Sono stata io, capisci? Io ho ceduto a lui e lui è entrato dentro di me. Ho bevuto il suo sangue e lui ha bevuto il mio, ora abbiamo un legame mentale ―.

― Caroline… Come hai potuto? Dopo tutto quello che lui ha fatto… ―.

Il viso di Caroline si riempì di lacrime, mentre guardava l’amica. ― Non lo so! Da quando lui mi ha salvato la vita è sempre nei miei pensieri e persino adesso… Temo di esserne terribilmente infatuata, non riesco… non riesco a cancellarlo ―.

― Tutto questo è grave Caroline, non so cosa ti aspetti da me, ma non avrai di certo il mio sostegno ―.

― Lo so ―, ammise Caroline torturandosi le mani; ― Voglio soltanto il tuo aiuto. Klaus può leggere i miei pensieri ma il nostro legame si sta affievolendo. Io desidero che tu faccia una magia, un incantesimo su di me che mi renda capace di schermare i miei pensieri di modo che lui non sappia più a cosa io sto pensando e soprattutto dove sono ―.

Bonnie camminò in tondo per la stanza; ― Ok, lo farò, ma non perché ti perdono o ti comprendo, lo faccio perché non voglio che lui tramite te arrivi a noi ―.

Caroline assentì con la testa e guardò a terra, gli occhi ancora pieni di lacrime.

Bonnie aprì il suo grimorio e cercò l’incantesimo adatto alla situazione. Trovatolo, impose la sue mani intorno alla testa di Caroline e chiudendo gli occhi iniziò a recitare la formula adatta.

Dopo un minuto si stacco da lei e disse: ― Fatto ―.

Caroline sospirò, ― Grazie. Ora vado… ―. Lanciò a Bonnie un’occhiata penetrante, come se desiderasse che l’amica dicesse qualcosa, ma la strega si voltò, dandole le spalle e disse semplicemente.

― Buona fortuna Caroline ―.

 

Klaus suonò al campanello di casa Forbes.

Lo sceriffo gli aprì la porta con un sospiro.

― Te l’ho già detto Klaus, non so dove sia ―.

Klaus guardò la donna con occhi di ghiaccio.

― Lei non ha idea di dove sia andata, giusto? ―.

― No, te l’ho detto anche stamattina. Quando mi sono svegliata Caroline non c’era più. Sinceramente inizio ad essere veramente preoccupata nonostante lei… si insomma se la sappia cavare. Ma perché ti interessa così tanto? ―, rispose lo sceriffo Forbes sulla difensiva.

Klaus socchiuse gli occhi, irritato.

― Questo non è importante. Io voglio solo sapere dove è andata ―.

― Mi dispiace, purtroppo non lo so e anche se lo sapessi non sono convinta che tu saresti la prima persona al quale lo andrei a riferire ―.

Klaus in un attimo si fece di fronte allo sceriffo; la donna emise un gemito spaventato.

― L’unica cosa che mi trattiene dal farle del male è sua figlia, se lo ricordi per la prossima volta che mi vedrà. Potrebbe non essere più così fortunata ―.

Detto questo Klaus voltò le spalle allo sceriffo e se ne andò con passo svelto.

La madre di Caroline scrollò la testa, spaventata, preoccupata per sua figlia e con una nuova domanda in mente.

Cosa voleva Klaus dalla sua Caroline?

 

L’ibrido era furioso. Il legame mentale con Caroline sembrava essere stato troncato di netto e lui voleva assolutamente trovare la ragazza. Non si spiegava nemmeno lui questo forte interesse e questo spasimo che l’aveva preso da quando lei lo aveva lasciato. Non sapeva neanche se la stava cercando per ucciderla o per amarla.

Diede un calcio ad una sedia di legno che si spezzò in due parti.

Poi un’idea prese piede nella sua mente.

 

Suonarono alla porta e Bonnie andò ad aprire.

Quando vide davanti a lei Klaus, tentò di richiudere immediatamente il portone.

― Ah ah, mossa sbagliata ―, disse l’ibrido infilando un piede nella porta.

― Che diavolo vuoi da me? Non ti inviterò ad entrare ―, disse Bonnie.

Il viso di Klaus si fece fermo e serio.

― Voglio sapere dov’è Caroline ―.

Bonnie scosse la testa. ― Io non lo so e non è affar mio ―.

― Oh invece lo è. Vedi questo cellulare? Basta che io prema un tasto per far partire una telefonata, una semplice telefonata. Non ci sarà neppure bisogno di parole, il mio ibrido è già istruito a far partire una bomba che distruggerà la scuola di Mystic Falls ad un mio semplice squillo ―.

Bonnie deglutì, non poteva permettere che per colpa di Caroline e del suo pazzo amante tante persone ci rimettessero la vita. Klaus non era tipo da far minacce a vuoto.

― Io non so dove sia Caroline e non mi interessa saperlo. Non so cosa le sia successo, sinceramente mi è incomprensibile pensare che abbia potuto avere…. qualcosa con te ―.

Klaus sorrise. ― Questo non mi importa. Se non sai dove sia la troverai. Con un incantesimo ―.

Bonnie fissò Klaus. ― Caroline non vuole essere trovata, penso proprio si sia pentita della sua leggerezza ―.

Klaus afferrò il cellulare e appoggiò un dito sul tasto verde.

― Ricorda strega, un solo squillo ―.

Bonnie si arrese.

― Ho bisogno di qualcosa di suo, meglio un capello ―.

Klaus tirò fuori una bustina di plastica trasparente dalla tasca. Dentro c’era un lungo capello dorato.

Lo porse a Bonnie quasi con reverenza. ― Questo è suo, era rimasto impigliato nella mia giacca, dalla notte scorsa ―.

La strega lo guardò stranita.

― Tu aspettami qua fuori, non ti permetterò mai di entrare un casa mia ―.

Klaus sorrise ed incrociò le braccia al petto.

Bonnie tornò dopo circa mezz’ora; aveva il viso stanco e tirato.

― Caroline si trova a Parigi in questo momento ―.

Klaus la fissò con sospetto; ― Spero che tu non mi stia mentendo altrimenti nessuno in questa piccola cittadina potrà più considerarsi al sicuro ―.

― Non ti ho mentito. Ti dico soltanto una cosa: Se farai del male a Caroline neanche tu potrai più considerarti al sicuro, neppure nell’alto della tua immortalità ―, rispose Bonnie.

Klaus rise e scrollando le spalle se andò.

 

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Capitolo 5
*** Parigi, la città dell'amore? ***


Caroline era incantata ed affascinata dalla “ Vergine delle Rocce” di Leonardo da Vinci. Da circa mezz’ora era ferma di fronte a quel quadro e non riusciva a staccarvisi.

― Bellissimo dipinto, non trovi? Credo sia semplicemente perfetto ―.

Caroline sobbalzò quando sentì qualcuno rivolgerle la parola. Si voltò verso il suo interlocutore e la sorpresa le rimbalzò nella gola.

Dietro di lei c’era Klaus, le mani infilate nelle tasche del giacchetto lasciato aperto, una borsa a tracolla che gli pendeva da un braccio.

― Che ci fai tu qui… ―, chiese Caroline quasi senza voce, il corpo e la mente pervasi da un tumulto indescrivibile.  ― Come hai fatto a trovarmi ―.

― Beh, speravo in un saluto un po’ più caloroso. Davvero mi merito solo questo?

Perché sei fuggita, Care ―, rispose Klaus.

Caroline si allontanò da lui, dandogli le spalle.

― Non avresti mai dovuto cercarmi. Ogni singola cosa con te è stato un errore ―.

― Di cosa stai parlando ―, rispose Klaus seguendola. Si inoltrarono in mezzo a dipinti storici di cui in quel momento ignorarono entrambi la presenza.

Caroline non rispose e prese l’uscita del Louvre.

― Caroline ―, riprese Klaus con voce irata. ― Fermati immediatamente ―.

La ragazza si fermò e si voltò verso di lui.

― Ma cosa vuoi da me Klaus? Si può sapere perché mi cerchi? Vuoi rovinarmi? Beh ci sei riuscito. Per colpa tua ho penso la fiducia delle mie più care amiche e l’amore e il rispetto di colui che amavo. Sono stata terribilmente sciocca, così idiota a cedere a te… ―, Caroline scosse la testa, non voleva che l’emozione le si rivelasse con lacrime sul viso; ― Per cosa poi? Se stai cercando di portarmi dalla tua parte, beh non ci riuscirai. Avrò forse anche perduto il rispetto degli altri, ma non arriverei mai a tradirli ―.

La persone intorno a loro si muovevano davanti alla piramide di vetro del museo; ogni tanto qualcuno dava un’occhiata alla giovane coppia che sembrava in preda dei tormenti dell’amore.

― Caroline smettila immediatamente di usare questo tono con me ―, rispose Klaus a denti stretti.

― Altrimenti? Mi ucciderai qua e forse nessuno se ne renderà neppure conto ―; Caroline riprese a camminare, a testa bassa.

― Ho sempre desiderato visitare questa città. Fin da bambina Parigi è stata la città dei miei sogni e pensavo che un giorno ci sarei sicuramente venuta, o in compagni di amici o in fuga romantica con il mio ragazzo. Ma niente di tutto questo si è avverato e si avvererà mai. Nessuno si fiderà mai più di me ―.

Klaus in un attimo fu davanti a lei e le bloccò il passo. Le inchiodò gli occhi ai suoi.

― Ma io si Caroline. Non ti basta quello che ho io da offrirti? Con me puoi avere tutto ―.

La ragazza scosse la testa. ― A quale prezzo? Rinunciare per sempre a tutto quello in cui credo, all’amicizia, ai sentimenti veri? ―.

― Quelle sono solo debolezze Caroline. Con me avrai il potere, ma non capisci? Sopra di noi non ci sarà nessun altro ―. L’ibrido passò una mano candida sul viso di Caroline. Bastò quel contatto a fargli desiderare di avere di più, da lei.

Caroline si scostò freddamente; i suoi occhi divennero gelidi. ― Non mi interessa affatto tutto questo. Io voglio qualcosa che tu non sarai mai in grado di darmi ―.

― Di cosa stai parlando? ―, chiese Klaus, ferito.

― La felicità e l’amore ―.

Caroline fissò il viso dell’ibrido che rimase immobile. I suoi occhi tradirono però un tic nervoso e una strana lucentezza.

La ragazza si allontanò poi da lui; ― Addio Klaus ―, disse, poi staccò qualcosa dal suo polso.

Il braccialetto di diamanti che lui le aveva donato ondeggiò tra le sue mani. Caroline glielo lanciò; ― Questo è tuo ―. Detto questo si allontanò svelta, mischiandosi al traffico cosmopolita di quella magica città europea.

 

 

Caroline fece in fretta e furia i bagagli, asciugandosi di tanto in tanto le lacrime che non accennavano a smettere di scendere. Le era costato tanto dire quelle cose a Klaus quando in realtà avrebbe soltanto voluto abbracciarlo e sentire ancora la sua pelle vicina alla sua. Le era mancato terribilmente ma la medicina era necessaria per dimenticalo; lei forse lo amava ma da lui non avrebbe mai ricevuto nulla di simile. Era contro la sua natura, era contro ciò che era stato per secoli.

Si infilò gli occhiali da sole per schermare gli occhi pesti e si diresse alla reception dell’hotel. Non poteva rimanere un secondo di più in quella città, il sapere che era li anche lui avrebbe potuto farle compiere atti folli e avrebbe potuto farle distruggere tutte le difese che si era costruita negli ultimi giorni.

― Lascio la mia stanza ―, disse all’impiegato.

― Di già signorina Forbes? Aveva detto che si sarebbe trattenuta per una settimana ―.

― Ho cambiato idea, tenga ―, porse all’uomo la sua carta di credito per pagare.

Questi osservò stranito la bella ragazza bionda che si trovava davanti e scrollò le spalle.

“ Tipica americana milionaria”, pensò poi, strisciando la carta di credito.

 

Klaus aveva passato la notte nella stanza d’albergo che aveva preso in affitto. A terra e su un tavolino di legno erano sparse diverse bottiglie vuote di Jack Daniel. L’ibrido era steso su un divanetto color ruggine e teneva in mano un’altra bottiglia ormai mezza vuota.

Aveva pensato a lei tutta la notte.

Come aveva fatto a ridursi così? Come aveva potuto quella ragazzina ferirlo così tanto da fargli sanguinare il cuore? Lui pensava di averla in pugno invece lei si era rivelata più in gamba e più forte. Lui la desiderava ardentemente mentre lei aveva saputo rinunciare a lui.

Io voglio qualcosa che tu non sarai mai in grado di darmi”, aveva detto lei quel pomeriggio.

Era vero, lui non era in grado di amare come gli altri desideravano essere amati eppure amava in modo molto più distruttivo. Amava la sua famiglia, i suoi fratelli, ma loro non l’avevano mai compreso; desiderava sinceramente l’amicizia di Stefan ma era riuscito soltanto a farsi odiare profondamente da lui.

Voleva Caroline, ma lei non era disposta a stare con lui. Lasciò cadere a terra il bicchiere di cristallo che si ruppe in mille schegge taglienti.

Si alzò e tentennando si diresse alla finestra; Parigi si stendeva sotto di lui in tutta la sua magnificenza. Il dolore per la mancanza di Caroline era qualcosa di fisico, in ogni momento desiderava che lei fosse li con lui per baciarla e per fare ancora l’amore.

L’alba tagliò il cielo, eliminando i residui di quella notte disperata.

Klaus guardò la città risvegliarsi e decise che l’avrebbe trovata.

 

All’ennesimo hotel stava quasi per perdere le speranze.

― Alloggia qui una ragazza bionda di nome Caroline Forbes? ―.

L’impiegato alla reception guardò l’uomo davanti a lui con interesse. Aveva la faccia di uno che doveva aver sofferto le pene dell’inferno nelle ultime ore ma il suo abbigliamento era impeccabile. Decise quindi di dargli l’informazione che aspettava.

― Esattamente, o meglio, alloggiava. La signorina Forbes ha lasciato l’albergo ieri, nel tardo pomeriggio ―.

Klaus socchiuse gli occhi; ― Come, se n’è andata? ―.

― Proprio così signore, mi dispiace ―.

― Non sa dove possa essere andata? ―.

L’impiegato scosse la testa, ― Ovvio che no signore, buona giornata ―.

Klaus lanciò un’occhiata penetrante all’impiegato dell’albergo e finalmente decise di andarsene.

Uscì fuori e estrasse il suo cellulare dalla tasca.

Lei se n’era andata senza dagli il tempo di un ulteriore confronto, senza dagli il tempo di dirle quello che voleva.

“ Non prova niente per me, è evidente”, pensò l’ibrido componendo un numero di telefono.

Al sesto squillo qualcuno rispose alla sua chiamata.

― Tyler era ora. Devi venire immediatamente a Parigi. No, non accetto obiezioni, è un ordine. Alloggio all’Hotel de Vigny ―. Detto questo Klaus chiuse la conversazione.

Con passò strascicato entrò in un bar.

 

Era mattino presto quando Tyler bussò alla porta della stanza in cui alloggiava Klaus.

L’ibrido aprì immediatamente.

― Era ora ―, disse serio.

― Ho fatto il prima possibile. Cosa c’era di così urgente da farmi spostare dall’America a qua? ―.

Klaus con un cenno della mano invitò Tyler ad entrare.

― Caroline. E’ stata qua ―.

Tyler scrollò le spalle. ― E perché dovrebbe importarmi? Vuoi umiliarmi ulteriormente raccontandomi di come te la sei spassata con la mia ragazza? ―.

Klaus afferrò Tyler per il bavero del giacchetto e lo sbatté contro al muro.

― Stai attento Tyler. Caroline è venuta qua da sola e non certo per vedere me. E’ fuggita da Mystic Falls per colpa mia ―.

― Non so cosa vuoi da me, amico ―.

― Voglio che tu la trovi, voglio che la riporti a casa ―.

― Scordatelo ―, rispose Tyler ancora attaccato al muro, ― Lei mi ha tradito con te e adesso mi dispiace ma non mi interessa più. Ci sono stato troppo male ―.

Klaus lasciò Tyler ma non si scostò da lui.

― Io l’ho soggiogata Tyler. L’ho soggiogata a venire a letto con me ―.

Tyler rimase a bocca aperta.

― Cosa dici… Non è possibile, non ti facevo così disperato ―.

Klaus si voltò, trattenendo a stento la voglia di uccidere qualcuno.

― Adesso tu la troverai. La chiamerai fino a che lei non ti risponderà e non ti dirà dove si trova ―, disse l’ibrido.

Si voltò poi verso Tyler.

―Questo è un ordine ―.

 

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Capitolo 6
*** Mio nemico amato ***


Alla ventesima chiamata Caroline decise di rispondere.

― Tyler, che c’è? ―, chiese.

Finalmente Care! E’ tutto il giorno che ti cerco. Ma che fine hai fatto? Siamo tutti preoccupati per te ―.

― Ho bisogno di starmene un po’ da sola Tyler… ―.

So quello che è successo ―.

― Se lo sai allora è meglio che non mi cerchi  per un po’ ―.

No Caroline, voglio solo parlarti. Dimmi dove sei ―.

― Lontano, molto lontano ―.

Dove?

Caroline sbuffò. ― In Italia, a Roma ―.

― Perfetto! Ti raggiungo li allora ―.

― Aspetta Tyler, ma che stai dicendo? Come mi raggiungi qua? ―.

Prendo il primo aereo, quando sono all’aereoporto ti chiamo ―.

― Tyler no! ―, aggiunse Caroline, ma il ragazzo aveva giù chiuso la conversazione.

Caroline fece un grosso respiro e scosse la testa.

Evidentemente non riusciva proprio a starsene da sola.

 

Camminava in tondo davanti al Colosseo, mentre aspettava l’arrivo di Tyler che l’aveva chiamata qualche ora prima dicendole di essere arrivato.

“ Ci ha messo relativamente poco dall’America”, pensò Caroline continuando a camminare.

Poi un pensiero le baluginò nella mente. “ E se dietro a tutto questo ci fosse Klaus?”.

Mossa sbagliata, appena il nome Klaus si fece largo tra i suoi pensieri capì di aver infranto la promessa che si era fatta appena qualche giorno prima: Non pensare affatto a lui.

Eppure era difficile, se non impossibile, visto che anche il fatto che fosse andata a Parigi e poi a Roma era un po’ merito di Klaus. La sera del suo compleanno, infatti, quando lui l’aveva salvata, le aveva parlato di città grandiose e posti che meritavano di essere visti. Poi quando si erano scambiati il sangue i suoi ricordi erano entrati in lei e l’avevano inconsciamente spinta verso i luoghi in cui lui era già stato.

Si torturò le mani, agitata. Non sapeva se essere contenta di questa improvvisata di Tyler oppure no.

Si erano dati appuntamento davanti al Colosseo e Tyler era già in ritardo di dieci minuti. Proprio Caroline non sapeva cosa aspettarsi.

Finalmente lo vide arrivare, aveva le mani in tasca ma le estrasse per abbracciarla non appena la vide.

― Caroline! ―, esclamò, il suo viso era sinceramente felice di vederla.

Anche lei sorrise ed andandogli incontro si fece abbracciare.

Tyler la guardò negli occhi. ― Caroline ma… Come ti è saltato in mente di venire qua? Siamo stati tutti in pena per te, soprattutto tua madre ―.

Caroline distolse lo sguardo e si ritrasse dall’abbraccio.

― Avevo bisogno di tempo per riflettere ―.

― Caroline ―, iniziò Tyler scuotendo la testa.

― Mi dispiace di essere stato così stupito da pensare che… ―.

Caroline lo guardò, attenta.

― Cosa Tyler? ―.

― Da pensare che tu avessi potuto, si insomma, stare con Klaus ―.

Caroline scosse la testa e sorrise sorpresa; ― Cosa intendi dire―.

Intanto intorno a loro i turisti si affannavano a scattare foto al monumento beandosi di quella perfetta giornata di sole.

Tyler strinse le spalle di Caroline e la guardò dritto negli occhi.

― Lui mi ha detto tutto, Caroline, mi ha detto che ti ha soggiogata per stare con lui, che altrimenti tu non avresti mai ceduto ―.

Caroline impallidì e confusa voltò le spalle al ragazzo.

― Ti ha detto proprio così? ―.

― Si. E’ stato meschino da parte sua fare una cosa del genere, veramente di bassissimo livello.

Ma, evidentemente ha deciso di rimediare perché mi ha espressamente chiamato da Parigi per raggiungerlo ―.

Uno strano e fastidioso groppo alla gola invase Caroline. Cercò di scacciarlo ma non riuscì.

― E dov’è lui, adesso?  ―, chiese con voce tentennante.

― All’aeroporto. Siamo arrivati insieme a Roma ma poi lui ha detto che se ne sarebbe andato per un po’, da solo ―.

― Dove? ―, chiese Caroline concitata, voltandosi di nuovo verso di lui.

Tyler scrollò le spalle; ― Non lo so Caroline, non me l’ha detto. Ma non devi aver paura, io ti aiuterò a dimenticare quello che hai dovuto subire ―.

L’abbracciò, stringendola a sé. ― Mi dispiace tantissimo, Care… ―, sussurrò accarezzandole i capelli.

Caroline rimase immobile e fredda come una roccia, sommersa da un tumulto di emozioni da cui non riusciva a districarsi. Capì però qualcosa, con nitidezza. Quello che sentiva per il ragazzo che la stava abbracciando era affetto sincero, profonda amicizia, ma non era affatto amore.

L’amore era il sentimento disperato che sentiva di provare nei confronti dell’ibrido che stava partendo. Sarebbe stato facile fare finta di niente e lasciarlo andare. Ma l’avrebbe mai dimenticato veramente?

“ No”, la risposta si palesò lampante nella sua mente. Doveva fare in fretta.

Si staccò bruscamente da Tyler e lo guardò; ― Mi dispiace Tyler, io devo andare ―.

Lui la osservò stupito; ― Dove Care? ―.

Lei scosse la testa e prese a cercare un taxi con frenesia.

― Da lui. Non è così, non mi ha mai soggiogata! ―.

― Care ma che dici! ―, gridò Tyler mentre la ragazza si allontanava a fermare un taxi.

― Tyler perdonami! Ma io lo amo ―, disse Caroline un secondo prima di salire sull’auto.

Tyler rimase immobile e la osservò andare via, sconfitto.

 

L’aeroporto era pieno zeppo di gente e Caroline si sentì subito sconfortata. Come avrebbe fatto a trovarlo in mezzo a tutto quel marasma? Magari se n’era già andato…

Chiuse gli occhi e tentò di fare l’unica cosa sensata in quel momento: sfruttare i suoi sensi da vampira. Aveva un super olfatto, una super vista, era ora che li usasse!

Pensò a Klaus, come poteva trovarlo? Cosa c’era di lui che si ricordava così bene da…

“ Ci siamo!”, pensò poi, quasi saltellando. “Il suo profumo, l’aroma inconfondibile del suo sangue…”. Soltanto quel piccolo pensiero bastò e farle venire i brividi e a tormentarla con scene piuttosto scandalose.

Scosse la testa e si concentrò. Non era una cosa facile, visto l’immane quantità di persone e quindi di sangue e profumi diversi presenti in quel luogo. Chiuse gli occhi per concentrarsi meglio e dopo circa un minuto lo avvertì; il sollievo le diede quasi alla testa.

Aprì la palpebre e si volse nella direzione dalla quale proveniva il suo odore. Dalla fila per le prenotazioni dei voli, evidentemente Klaus stava ancora scegliendo dove andare.

Caroline si diresse li di filata ed osservò ogni persona della fila, scavalcando tutti e beccandosi anche qualche ingiuria.

― Ehi signorina! Si rimetta al suo posto! ―.

― Ma che modi, che screanzata ―.

― Queste ragazze moderne… ―, aggiunse un’anziana signora.

Sorry, sorry… ―,balbettò Caroline che non capiva quello che le era stato detto ma lo intuiva con facilità.

Finalmente lo vide, era quasi in cima alla fila, prossimo a prenotare il suo volo. Davanti a lui solo una famiglia con una bambina.

― Klaus! ―, esclamò Caroline.

Lui si voltò, stupito. Rimase per un istante a guardarla e poi si volse nuovamente.

― Cosa ci fai qui. Perché non sei rimasta con Tyler ―. Il suo tono era piatto, privo di vita.

Una piccola ferita si aprì nel cuore di Caroline.

― Non sei contento di vedermi? ―.

― E perché dovrei. Ti ho ridato quello che volevi, pensavo ti bastasse ―, rispose lui senza guardala.

― Klaus tu gli hai mentito, ma l’hai fatto per me… Ti ringrazio ma io non posso stare con lui ―.

L’ibrido si voltò verso di lei. ― E perché mai ―.

Intanto la famigliola davanti aveva finalmente deciso dove andare. Tirarono fuori i documenti per le prenotazioni.

― Perché non lo amo. E’ assurdo ma penso proprio di essere innamorata di te ―.

Gli occhi di Klaus tradirono un lieve sussulto.

― Vattene Caroline. Non sono io sono quello giusto per te, l’hai detto tu stessa ―.

La ragazza fu presa dall’angoscia; afferrò il braccio di Klaus e lo strinse.

― Forse tu non mi ami, questo lo so. Ma io si e in ogni caso volevo dirtelo ―, disse, cercando gli occhi dell’ibrido.

― Care ―, Klaus passò un dito sulla guancia di Caroline.

― Non era mia intenzione amarti. Era l’ultima cosa che pensavo di fare ed è anche l’unica cosa che non sono riuscito a controllare. Tu hai preso del potere su di me e per me è una cosa assurda e fa male. Fa male pensare che dopo secoli la mia vita possa dipendere da te. Io voglio che tu stia bene e di certo non succederà se rimani con me ―.  

― Ma tu ormai sei dentro di me, il tuo sangue è dentro di me, i tuoi ricordi sono dentro di me…

 Io voglio stare con te, Klaus. L’amore è una cosa bella, non è una debolezza… ―.

La famiglia davanti a loro pagò e se ne andò. L’impiegata dell’aeroporto guardò i due americani e sospirò. Quel giorno non aveva potuto vedere la solita puntata di “Centovetrine” ma evidentemente stava assistendo a qualcosa di altrettanto strappalacrime. Era ovvio che quei due spasimavano l’uno per l’altra. L’unica cosa strana era che l’uomo parlava di “secoli di vita”. Bah, doveva essere un tipo singolare. Comunque dietro di loro c’era la fila ed anche se era bello starli a sentire dovevano darsi una mossa.

― Ehm, scusate, signore ha deciso che volo prendere? ―.

Klaus lanciò un’occhiataccia alla dipendente.

― Non ancora ―.

Lei scrollò le spalle; ― Le do soltanto un minuto ―.

Klaus la fissò; se solo avesse saputo a chi stava parlando… Ma in quel momento aveva cose più importanti a cui pensare. Caroline, davanti a lui le stava offrendo il suo amore. Sarebbe stato egoista per lui prenderlo, catturarlo e tenerlo con sé ma era proprio quello che voleva fare. Dopotutto l’egoismo era un piccolo viziaccio al quale non voleva rinunciare.

― Scusami… ―, riprese Caroline, ― Avevo paura dei miei sentimenti per te quando a Parigi ti ho allontanato da me ―. La ragazza passò poi la sua mano su quella di Klaus, lievemente.

Quel piccolo contatto bastò a lui per decidere; prese la mano di Caroline e se la portò alle labbra. Chiuse gli occhi e la baciò con dolcezza.

― Dove vuoi andare, dolcezza? ―.

Caroline rise di gioia.

Klaus aprì gli occhi, guardandola intensamente.

― Mi dispiace interrompervi nuovamente ma la fila dietro di voi si è fatta recalcitrante. Dove vuole andare signore? ―, riprese l’addetta dell’aereoporto.

― Care che ne dici di riprendere da dove siamo rimasti l’ultima volta che ci siamo visti? ―.

― Stai dicendo che… vuoi tornare a Parigi? ―, rispose Caroline con occhi lucidi.

Klaus sogghignò e si rivolse all’impiegata. ― Due biglietti per Parigi. Solo andata ―.

Dentro di sé la donna sospirò e pensò “ Era ora!”.

 

 

 

 

N.d.A. : Okay, forse questo finale è troppo idilliaco quando si parla di Klaus… Ero indecisa, avevo pensato di farli soffrire ancora un po’, poi però avevo già scritto questo cap…

Voi cosa ne pensate?

Spero di non avervi deluso!

Cmq questo non sarà l’ultimo capitolo… ;-), quindi rimanete con me!

 

Lua

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Capitolo 7
*** Epilogo ***


Epilogo

 

Bonnie suonò a casa di Elena.

La ragazza andò immediatamente ad aprirle; ― Ciao Bonnie, il tè è pronto ―.

Bonnie salutò l’amica con un cenno della mano ed entrò. Sapeva che quanto stava per farle vedere l’avrebbe per così dire… turbata.

Bonnie si tolse la giacca e l’appoggiò sopra una sedia. Si sedette poi attorno al tavolo e afferrò una tazza piena di tè, ancora scottante.

Elena la guardò grave; ― Notizie di Caroline? ―, chiese.

Bonnie fissò l’amica per lunghi istanti. ― E’ proprio di questo che volevo parlarti ―.

Elena si sedette e sospirò.

― Dimmi tutto ―.

― Ecco, Caroline manca da Mystic Falls da… ―.

― Un mese e mezzo ―, rispose pronta Elena, ― Non è da lei Bonnie fare una cosa del genere ―.

― E da un mese e mezzo manca anche Klaus ―.

Elena alzò un sopraciglio. ― Non vorrai farmi credere che quell’assurdità che va in giro a raccontare Tyler è vera ―.

Bonnie tamburellò con le dita sulla tazza.

― Purtroppo si. Caroline e Klaus sono insieme ―.

― Oh mio dio, non può essere Bonnie, mi rifiuto di credere che Caroline possa veramente… ―.

― Guarda Elena ―, la interruppe la strega.

Dalla borsa estrasse una busta e ne rovesciò sul tavolo il contenuto.

― Questo è tutto quello che mi ha spedito Caroline negli ultimi tempi. Ovviamente io non le ho mai chiesto niente ma… ―.

Elena prese in mano una foto; vi erano ritratti una Caroline a dir poco raggiante in compagnia di un Klaus sorridente. Dietro di loro si stendeva la Senna.

Scuotendo la testa Elena prese in mano una cartolina, senza guardare da che luogo provenisse la voltò e lesse:

Cara Bonnie, so che forse non ti interesserà sapere dove sono e cosa sto facendo ma io sento di dovertelo dire lo stesso. Era incredibile anche per me ma Klaus non è solo quello che sembra e con me è fantastico, mi sta regalando dei momenti meravigliosi…

… Ah io lo amo Bonnie…

…Salutami Elena, a lei proprio non ho il coraggio di scrivere.

Spero che un giorno possiate entrambe perdonarmi e capire.

 

Elena gettò sul tavolo la cartolina e si portò una mano alla fronte.

― Ma come… come è possibile tutto questo? E’ assurdo! Mi rifiuto di credere che Klaus sia improvvisamente diventato un angelo. Bonnie, Caroline è stata plagiata ―.

Bonnie guardò Elena in tralice.

― E’ stato difficile anche per me crederci, all’inizio, ma se fosse proprio così? Se fossero veramente innamorati? In fondo Caroline sta tenendo lontano Klaus da Mystic Falls e da quando non c’è qua si respira quasi aria di normalità ―.

Elena sbuffò; ― Klaus è Klaus. Prima o poi torneranno, non pensi? Allora cosa succederà, Klaus costruirà un nido d’amore per loro due soltanto e vivranno felici e contenti? ―.

Bonnie alzò le spalle e bevve un sorso di tè.

Le due amiche rimasero in silenzio per qualche tempo, perse nei loro pensieri.

Il trillo di un cellulare ruppe quella silenziosità.

― E’ il mio―, disse Bonnie estraendo il cellulare dalla tasca dei pantaloni.

I suoi occhi mandarono un lampo di sorpresa quando videro scritto il nome della persona che la stava chiamando.

― Chi è? Forza Bonnie rispondi ―, la incitò Elena.

Bonnie tenne gli occhi inchiodati a quelli dell’amica, mentre rispondeva.

― Pronto… Ciao Caroline ―, disse.

Dopo qualche secondo chiuse la conversazione.

― Allora? ―, Elena non stava più nella pelle.

Bonnie la guardò con aria grave.

 ― Caroline sta tornando a casa. Anzi stanno tornando a casa ―.

Elena si lasciò andare sulla sedia, il momento della verità stava arrivando.

 

 

 

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