Vodka alla fragola, please.

di Levineisabitch_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vodka alla fragola, please. ***
Capitolo 2: *** Friends, friends... then they steal your bike. ***
Capitolo 3: *** Truth. ***
Capitolo 4: *** Wasted years. ***



Capitolo 1
*** Vodka alla fragola, please. ***


Avvertimenti: One Shot, OOC
Desclaimer: Il personaggio di Billie Joe Amrstrong NON mi appartiene.
Per questione di chiarezza, i dialoghi evidenziati in arancione sono in americano/inglese.
Buona lettura.


Vodka alla fragola, please.

Christina stava passeggiando per le strade della città con flemma senza curarsi del fatto che fossero le cinque del pomeriggio. In quel momento avrebbe dovuto essere a casa a studiare per l’esame di economia aziendale. Non che ne avesse bisogno, aveva otto in quella materia, ma così pensava sua mamma.
Finché non lo veniva a sapere andava bene però.
D’un tratto sentì qualcosa suonare a tutto volume: veniva dalla sua tasca.
Recuperò subito il cellulare che aveva fatto voltare tutti e si affrettò a rispondere.
-Pronto! Chi è?- chiese stizzita, come se fosse colpa di chi aveva chiamato se lei aveva fatto una figuraccia in pieno centro città.
-Scusami, Beth, scusami davvero. Ma il signorino Ti Spezzo Le Ossa Se Non Mi Porti La Vodka Giusta vuole immediatamente una bottiglia di vodka alla fragola. Dice che quella alla menta non va bene. Ti faccio richiamare da lui, va bene? Tieni il cellulare acceso. Ciao, Beth.- cominciò a parlare una signora che avrà avuto quarantacinque anni, secondo i modi di fare, in un vortice di frasi che Christina non capì.
Chi era il “Signorino” della vodka? E chi era Beth? Vodka?
Christina, sedicenne, non sapeva neanche esistesse vodka alla fragola.
Alzò le spalle e continuò a girare, controllando il cellulare di tanto in tanto.
Qualcuno avrebbe dovuto richiamarla, fin qui aveva capito, ma non sapeva chi e questo la preoccupava.
Il tizio che avrebbe dovuto chiamarla beveva assiduamente, probabilmente. E si intendeva di vodka.
Non andava molto bene.
Erano le sei meno quattordici minuti quando la tasca di Christina riprese a suonare.
Lei sbirciò il nome sullo schermo: sconosciuto.
Il prefisso non era quello inglese, quindi chi chiamava non abitava nel suo paese.
La cosa si faceva interessante.. perciò rispose.
-Ciao.- disse in inglese, non sapeva che lingua parlava la persona dall’altro capo del telefono e la sua la capivano più o meno ovunque.
-Mi stai prendendo per il culo? Vodka alla menta? Dimmi che scherzi, ti prego.- cominciò a inveire contro di lei una voce maschile. Era perfettamente lucida e americana.
Parlava slang americano, sembrano californiano.
-Hai capito male. Qui sei tu che mi stai prendendo in giro. Chi sei?- rispose tra il cordiale e lo scocciato Christina.
Chiunque fosse, era davvero un maleducato.
-Chi sono io? Ragazzi, di questi giorni assumono persone a caso. Non so te, ma io sono Billie Joe. Con “ie” e non con “y”.- spiegò l’uomo come se la ragazza fosse una cerebrolesa e non potesse capire.
-E cosa vorresti da me?- chiese acida Christina, non le andava di stare al gioco, voleva solo tornarsene a casa e far vedere a sua mamma che aveva studiato tutto il giorno.
-Vodka alla fragola. Senti, io tra due ore devo esibirmi con i Trè e Pritchard e Jason. Ho bisogno di quella vodka.- parlò ancora lui, come se fosse ovvio quello che diceva.
Nel giro di due secondi aveva snocciolato tre nomi che Christina ignorava a chi appartenessero.
-Non so di chi tu stia parlando, primo. Secondo, compratela da solo.- ci stava prendendo gusto a rispondere a tono la ragazza.
-Ma hai qualche problema al cervello tu! Diavolo, i Foxboro, devo ESIBIRMI!- urlò nella cornetta tale Billie.
-Capisco. Mi sa che hai sbagliato numero, comunque.- lo informò lei, cordiale.
-In che senso?- chiese lei, confuso.
-Sono inglese, non so chi tu sia e non mi chiamo Beth.- riassunse Christina.
-E chi sei?- chiese lui. Doveva essere particolarmente tonto.
-Tua nonna e sono dietro di te.- rispose lei, ridacchiando.
-Molto divertente. Dietro di me non c’è nessuno, sai, ho controllato.- borbottò lui.
-Sei più stupido di quanto pensassi.- disse lei.
Avrebbe potuto dire qualsiasi cosa, tanto non lo conosceva e lui non conosceva lei: perfetto.
-Altrettanto.- sghignazzò lui.
-Che risposta è Altrettanto?- chiese lei, strabuzzando gli occhi, mentre camminava verso casa sua.
Era quasi arrivata, perciò cominciò a cercare le chiavi di casa.
Nel giro di due minuti era seduta sul divano di casa sua, con il pc aperto sulle gambe.
La conversazione con Billie nel frattempo era andata avanti.
-Lo sai, non do risposte sensate a volte. Non mi hai ancore detto chi sei però.- insistette lui.
-Ok. Sono una sedicenne di nome Christina, dovrei studiare economia ma ho di meglio da fare e ho voglia di gelato.- disse cose a caso lei.
Si divertiva a parlare con il tipo sconosciuto.
-Bello. Io invece ho voglia di vodka.- affermò lui convinto.
Possibile che non riuscisse a dire due parole senza per forza aggiungerci “vodka”? A quanto pare sì.
-Compratela, te l’ho già detto. Tu, invece, chi sei?- incalzò lei.
-Sono Billie Joe e ho un braccio forte. Ho trentanove anni, suono e canto in due band e ho un debole per le droghe e l’alcool. Ma sto cercando di smettere.- spiegò lui.
Christina restò inorridita: si doveva proprio trovare il maniaco di quarant’anni, no?
Dato che aveva già il computer acceso digitò “Billie Joe braccio forte” sul motore di ricerca, per vedere se riusciva a trovare qualche informazione.
Le uscirono foto di un uomo piuttosto basso, capelli neri, biondi, blu e occhi grandi e verdi.
Ne aprì un paio e visitò i siti da cui erano state prese: si parlava di Billie Joe Armstrong, cantante dei Green Day, band composta da lui, Trè Cool e Mike Dirnt.
Che nomi ridicoli, pensò Christina.
-Suoni nei Green Day? Certo che non sei un bell’esempio, eh.- commentò lei, serafica.
-Esattamente. Lo sono per molte persone, invece. Sai, i Green Day hanno dei fan.- rispose a tono lui.
-Non sapevo neanche che esistevate a dire il vero.- disse lei, mentre navigava tra vari social network.
-Allora la tua infanzia deve aver fatto schifo, ragazza. Ascolta una nostra canzone, non te ne pentirai.- consigliò lui.
Come farsi pubblicità gratuitamente.
-Va bene. Cosa mi consigli, guru della musica? E poi, tra parentesi, quello che mi hai raccontato fin’ora potrebbe essere una bugia enorme. E tu potresti essere solo un vecchio arrapato.- affermò lei.
Era davvero carino Billie Joe dalle immagini che aveva visto.
Ma restava un quarantenne ubriaco e antipatico.
Messo che quello al cellulare fosse veramente lui.
-Ascolta One of my lies, allora. Se sei proprio convinta che io sia un maniaco. Poi te la canto qui al telefono così te ne convinci.- propose Billie Joe.
-Ci sto, aspetta due minuti che la ascolto.- rispose lei, cercando la canzone da lui citata su Youtube.
La ascoltò e poi riprese a parlare con il tipo.
-Bella, mi piace. Ora canta, vecchietto.- rise lei.
Per un minuto il presunto Billie Joe cantò: la voce era identica a quella sentita nel video.
-Wow.- balbettò la ragazza.
-Ti ho convinta?- chiese lui, affabile.
-Diciamo di sì. Ora devo andare a studiare sul serio, Billie Joe Armstrong. Se ti va, richiamami, mi è piaciuto parlare con te. E buona fortuna con la vodka.- e la ragazza mise giù il cellulare.
Dall’altra parte del mondo, in California, un trentanovenne di nome Billie Joe Amrstrong si preparava per il concerto con i Foxboro Hot Tubs, pensando a quanto fosse geniale quella ragazza.
E fu così che d’impeto si mise a scrivere una nuova canzone, per il nuovo album, che sarebbe uscito presto.
Mancavano poche canzoni.
Una la chiamò “Christian’s Inferno” togliendo una vocale al nome della ragazza e parlando di un ragazzo, mentre un’altra prese il nome di “Last of the american girls”.
Ci mise due mesi interi per comporle con musica, testo e tutto il resto.
A Mike e a Trè piacquero “tantissimo, Billie! Da dove ti sono uscite?”
Lui rispose che le aveva dedicate a una persona.
In effetti quelle canzoni erano perfette per la ragazza che per due minuti gli aveva fatto dimenticare chi era.
Lo aveva fatto tornare l’idiota di Rodeo, anche se alla fine quel ragazzino di diciassette anni che era, non se n’era mai andato.

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Capitolo 2
*** Friends, friends... then they steal your bike. ***


I dialoghi in grassetto sono in realtà in inglese/americano.

Amici, amici, poi ti rubano la bici.

Era passato un anno dalla telefonata tra Christina e Billie Joe, ma nessuno dei due se n’era dimenticato.
A entrambi sarebbero piaciuto riviverla, ma non avevano il coraggio di richiamarsi.
Christina perché chiamare una star, un cantante famoso, poteva essere fastidioso per lui, magari era in tour o comunque occupato.
Billie Joe perché non voleva passare per il quarantenne arrapato che chiama le sedicenni.
Fatto sta che Billie Joe un giorno era spaparanzato sul divano di casa propria con Trè e Mike affianco e tirò fuori il discorso.
-Ragazzi, se vi dicessi che ho il numero di cellulare di..- e si bloccò. Di chi aveva il numero? Di una sedicenne?
-Di? Non mi affido alle hook di tua conoscenza, bello.- ridacchiò Mike, il bassista dei Green Day.
Mike e Billie Joe si conoscevano da sempre, mentre Trè era entrato nella band intorno al 1994, in seguito all’abbandono di Al Sobrante.
Al Sobrante se n’era andato dal gruppo perché voleva studiare.
Certo, Al, quello che conta è crederci.
Così era subentrato Trè, che all’inizio era colui che dava lezioni ad Al di batteria.
Erano un bel trio, tutto sommato ed erano insieme da tantissimo tempo.
-Ma quali hook! Oddio, Mike, pensi sempre alle stesse cose.- sbuffò Billie Joe.
Non aveva intenzione di ricorrere a delle “hookers”, come facevano spesso i suoi amici: era sposato!
Felicemente sposato da tanti anni, con due figli.
-Di chi parlavi allora?- sovvenne Trè, con la sua voce stramba.
-Mm.. avete presente 21?- chiese lui, facendo riferimento all’ultimo CD che avevano pubblicato: 21 Century Breakdown.
All’interno d’esso c’erano le canzoni dedicate a Christina.
-Album o canzone?- chiese Mike, continuando a fare zapping e a ingurgitare popcorn.
-Album.- affermò Billie Joe convinto. Mike pensava alla canzone 21 guns.
-Certo. Abbiamo lunga memoria, noi.- ridacchiò Trè, rubando la ciotola col cibo dalle mani di Mike.
-Ho il cellulare di Gloria. Solo che lei ha diciassette anni. La chiamo?- sparò tutto d’un fiato.
I due amici lo guardarono stralunati.
Billie Joe stava dicendo cose senza senso: Gloria, la protagonista di 21 CB, non esisteva.
E se anche fosse stato, non aveva diciassette anni.
-Amico. Altro che hook, qui ti ci vuole uno shrink!- rise nervoso Trè.
Armstrong stava impazzendo, sicuramente.
-Oh, ascoltatemi! Intendo.. ecco. L’anno scorso, mancavano due canzoni all’album e io le ho scritte dopo aver parlato con una ragazza inglese. L’avevo chiamata per sbaglio. Mi sono ispirato a lei, anche se il personaggio di Gloria già esisteva.- spiegò frettolosamente.
-Strambo.- fu l’unico commento di Mike.
-Parecchio.- rincarò Trè.
-Non voglio sapere se vi sembra strambo o meno. La devo chiamare SI O NO?!- urlò Billie, in preda all’ansia.
Voleva parlare con lei, ma non come quando sei innamorato di una ragazza e sentire la sua voce è estasi.
Era più un voler parlare con qualcuno di intelligente, sagace, simpatico.
Ma non sapeva se stava facendo la cosa giusta e questo lo preoccupava.
-Dipende. Qual è il tuo scopo?- chiese Mike al suo migliore amico. Meglio assecondarlo.
-Nessuno. Voglio parlare con lei perché mi è simpatica e mi ha colpito molto.- si mangiucchiò il labbro Billie.
-Se ci hai scritto due canzoni..- intervenne quindi Trè.
-Chiamala.- rispose Mike.
Dopo aver ricevuto il suo consenso, Billie si precipitò al telefono fisso di casa sua e compose il numero di Christina, confrontandolo con quello sul cellulare.
Aveva già finito il credito, come al solito.
Aveva salvato Christina come “Christian” per non insospettire sua moglie, Adie.
Attese mezzo minuti con l’apparecchio appiccicato all’orecchio, ansioso.
-E se non risponde? Se ha cambiato numero?- urlò nella direzione del resto della band, senza curarsi di coprire il microfono.
Fu in quell’istante che Christina clicco l’icona verde sul proprio cellulare e rispose.
-Chi dovrebbe aver cambiato numero?- chiese, come se si aspettasse quella telefonata.
In verità, non aveva letto il numero sul display: BJA.
Una sigla quanto semplice, quanto indecifrabile.
-Nessuno. Ciao, Christina.- salutò lui.
Cosa doveva dire ora? Se lei gli avesse chiesto perché aveva chiamato lui non avrebbe avuto una risposta.
-Oilà BeeJ.- la ragazza sorrideva mentre Lily, una sua amica, le mimava a gesti “chi è?”
Lei non voleva rispondere. Cos’avrebbe potuto dire?
“Lily, è Billie Joe Armstrong! Sì, lui.” non sarebbe stato molto credibile.
Christina era a scuola, ma era l’ora di fisica e il professore li faceva stare dove volevano.
Di solito lei e Lily stavano in giro per la scuola a far niente.
Quindi aveva potuto rispondere tranquillamente.
-L’ultima volta che ci siamo sentiti..- cominciò a parlare Billie Joe per essere subito interrotto.
-Un anno fa.- fece una smorfia Christina. Come aveva permesso che passasse così tanto tempo?
-Sì, è passato tanto tempo. Scusa la domanda idiota..- lui continuava a tentennare, anche perché Mike e Trè, ora davanti a lui, continuavano a ridacchiare come due cretini.
-Dì pure, tranquillo.- lo invitò cordialmente lei.
-Hai ascoltato qualche nostra canzone.. ultimamente?- buttò lì, come per caso, lui.
Voleva in verità sapere se lei aveva ascoltato le canzoni che lui le aveva dedicato.
Sperava in segreto che rispondesse di sì, ma era anche spaventato da questa prospettiva.
-Dipende cosa intendi con “qualche nostra canzone”. Qualcuna sì.- rispose lei, omettendo parte della verità.
Da quando aveva parlato con il signorino della vodka aveva preso ad ascoltare i Green Day a tutte le ore.
Era diventata una loro fan e sapeva di essere stata una cretina a non aver saputo chi era ai tempi.
Ma era stata davvero fortunata, si accontentava di quello.
-Non so.. quelle dell’ultimo album?- chiese lui.
Intanto pensava cose come “Che diavolo sto facendo?” “Sembro un adolescente” e via dicendo.
Oramai aveva toccato il discorso, non poteva tirarsi indietro.
-Sì. Mi sono piaciute.- commentò lei.
Piaciute era un eufemismo: le aveva amate.
-Oh, bene.. qualcuna in particolare?- sembrava che stesse cercando di farsi pubblicità, che cosa ridicola.
Si sentiva un idiota al momento.
-Certo. BeeJ, io sarei a scuola. Tra due minuti suona la fine dell’ora e devo entrare in classe.- spiegò lei.
-E ora non sei in classe?- chiese lui contrariato.
-A dire il vero no. Avevo fisica, l’ho saltata. Non venirmi a fare la paternale proprio tu, eh.- sbuffò Christina.
Stava parlando con il suo cantante preferito e lo trattava così? Solo non voleva sembrare una di quelle fan arrapate.
Lo stava facendo male, stava risultando antipatica.
Non riusciva a farne a meno, però.
-Ci mancherebbe. Lo studio non serve a molto, almeno nel mio caso. Citiamo tale Al.- sogghignò lui.
Era contento della fine di Al Sobrante: aggiustava biciclette.
-Amici amici poi ti rubano la bici.- rise Christina.
-Carina. Ma non ha senso, solo una rima.- Billie Joe non conosceva i modi di dire inglesi.
-Modo di dire.- sussurrò Christina, trattenendo un ghigno.
Lily la guardava contrariata.
-Ok, devi andare, dicevi. Ciao, Chri.- salutò Billie Joe, prima di mettere fine alla chiamata.
Gli era piaciuto risentire Christina.


Note autrice.
Hook = hookers = prostitute.
Shrink = strizzacervelli =psicologo.


Non era previsto un continuo per questa ff, ma a quanto pare.. c'è e ci sarà.
Preciso che 21 Century Breakdown ESISTE e anche 21 Guns, come Last of the American Girls e Christian's Inferno.
Anche One of my Lies.
Se vi va ascoltatele, sono tra le mie preferite.
Ci sono dei riferimenti ai Green Day, se non capite qualcosa ditemelo!
(Al Sobrante= ex batterista dei Green Day, se ne andò per studiare giornalismo, ora aggiusta biciclette. Billie Joe e Mike lo scoprirono da Trè che se n'era andato.)
Gloria è la protagonista di 21 CB, ovvero la Last of the american girls.
Trè e Mike sono gli altri due componenti dei Green Day.
Adie è invece la moglie di Billie Joe.
Spero abbiate capito tutto :D
Un bacione,
Sabrina.

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Capitolo 3
*** Truth. ***


 Truth.


-Chi era?- chiese curiosa Lily, l’amica di Christina, mentre le due tornavano verso la loro classe.
-Un amico.- rispose con calma la ragazza, omettendo buona parte della verità e storpiandola un po’.
Poteva definire Billie Joe un suo amico? Non credeva, ma era quello di più simile alla realtà che poteva  raccontare a Lily.
-Amico? Non dirmi che era Matthew.- fece una smorfia la biondissima e tintissima Lily.
-Non era Matt. Matthew suona male.. dì Matt.- la corresse Christina.
-E allora chi era?- insistette la bionda.
-Perché dovrei dirtelo quando già so che non ci crederai?- rispose sincera.
-Chi è che ti assiste quando vai a farti la tinta? Chi è che ti ha accompagnato a fare questo?- esclamò irritata Lily, prendendo il braccio di Christina, facendole vedere un tatuaggio con scritto “Thanks BJ” –Chi è che ti ha comprato la vodka al limone perché tu non avevi coraggio? Dimmi chi, poi scegli se dirmelo.-
-La tinta tu. Il tatuaggio tu. La vodka era alla fragola, e una alla menta, ma tu.- fece uno strano sorriso Christina.
-E?- chiese spazientita l’amica.
-Non te lo dirò. Non so neanche io se ci credo a dire il vero.- ammise, mogia.
-Come fai a non saperlo? Oddio, Chri, non sto capendo niente!- sussurrò Lily mentre apriva la porta della classe.
-Finita l’ora.- fu l’unica risposta di Christina, che andò a sedersi al proprio banco.
La sua compagna di banco, Martina, la salutò con un cenno della testa mentre continuava a messaggiare.
-Con chi parli?- chiese Christina, tanto per iniziare una discussione.
-Matthew.- rispose secca lei.
Matthew era il cugino di Martina e anche l’ex di Christina.
Quest’ultima proclamava che fossero ancora amici, ma tutti sapevano che non era così.
-Uh, salutamelo.-  buttò lì Christina, con poca convinzione.
-Non devi fingere che ti importi se non t’importa.- le disse Martina.
-Della serie “I don’t care if you don’t”? No, grazie. Matt mi è piaciuto e non vedo perché dovrei trattarlo come una pezza.- sbuffò la ragazza stizzita.
Martina le scoccò uno sguardo che diceva a grande lettere “NON CI CREDO.”
-Comunque.. hai fatto matematica? Io non ho capito molto e non l’ho fatta.- chiese la ragazza.
-Sì, certo. To’, copia pure ma poi dammelo indietro.- le porse il quaderno Christina.
Andò quindi verso Lily e Sarah, le sue amiche di sempre. Loro due erano dall’altra parte dell’aula, in banco insieme, cosa che un po’ rodeva a Christina.
Avrebbe spiegato di Billie Joe dopo, quando a lezione finita ci sarebbe stata la calma dell’intervallo, quando tutti uscivano della classe.
Le tre ragazze parlavano del più e del meno.
Lily era una Green Dayer dallo stesso tempo di Christina, circa mentre Sarah ascoltava solo musica classica.
Come fossero amiche era un mistero.
-Tu mi devi raccontare di..- cominciò Lily, curiosa cronica, quando Christina le mise una mano sulla bocca, facendola tacere e sussurrandole –Dopo.-
Lily leccò la mano dell’amica che non la staccò: non le faceva schifo, non più di tanto.
La bionda la incenerì con lo sguardo e se ne andò verso la compagnia di John e Chris, due ragazzi della sua classe.
-Sai com’è Lily, non prendertela.- commentò Sarah mentre si guardava in un mini specchietto sistemandosi i capelli.
-Sì, lo so.- rispose secca Christina.
Fu in quel momento che ebbe la malsana idea di chiamare Billie Joe e chiedergli di fare una specie di webcam, per  vedersi. Anche se la cosa non aveva parecchio senso e lui avrebbe rifiutato lei cominciò con i suoi filmini mentali, finché arrivò la professoressa che fece andare tutti ai propri posti e inizio a spiegare come si formano i vulcani e le montagne.
Christina era seduta in mezzo a tutti i maschi della sua classe, nel suo “quartiere” non c’era nemmeno una ragazza.
A un certo punto, mentre lei era immersa nei suoi pensieri su Billie Joe, sentì la Mangone, professoressa di scienze e biologia, urlare contro di lei.
-Si può sapere chi ha tirato quel diario? Se non viene fuori subito il nome metto un rapporto a tutta la fila!- strepitava.
E con tutta la fila, intendeva anche Christina, che non aveva fatto molto.
Si girò verso il suo compagno e gli chiese chi fosse stato e lui gli indicò tale Alex.
Christina alzò gli occhi al cielo: il solito cretino.
-Nessuno parla? Portatemi il diario! Paul, Alex, Christina, Louis, Gary, subito!- urlò ancora.
Non sarebbe stata la ragazza a fare il nome di chi l’aveva lanciato, perciò portò il libretto con flemma alla Mangone.
Intanto Lily e Sarah cercavano di attirare la sua attenzione per chiederle chi era stato.
Christina appena le vide sussurrò a fior di labbra: -Alex.-
A Sarah stava sul groppo Alex, proprio non lo sopportava, così ci mise poco ad alzarsi in piedi e a fare il suo nome.
Christina impallidì: la sua amica era stata grande.
La professoressa rivolse delle scuse agli altri ragazzi e li rispedì al posto e cominciò la predica ad Alex.
Era tutti i giorni così: qualcuno combinava una qualsiasi cosa e andavano di mezzo tutti.
Christina aveva già collezionato già cinque note, di cui solo due erano giuste.
Una volta aveva tenuto il cappello in classe a un'altra aveva mandato a quel paese un compagno a voce decisamente alta.
Ma niente di che.
Quando tornò a sedersi, ricominciò a pensare a Billie Joe e alle sue strane idee. Forse ce l’avrebbe potuta fare.
Pensò di poter inviargli un messaggio, il numero lo aveva dopotutto.
Cominciò a digitare sulla mini tastierino.
“Ciao Billie Joe. Ti andrebbe una webcam? Devo parlarti di un sacco di cose, ma di persona.” Spiegò, anche se non era del tutto giusto.
La risposta non tardò ad arrivare.
“Certo. Ci sono sempre. Dimmi un orario. Ho anche una notizia.” C’era scritto.
Christina non vedeva l’ora di sapere la notizia, ma mantenne un certo contegno.
“Alle sei di Londra? Dimmi la notizia.” Rispose lei.
“Perfetto. Sono le undici, qua, credo. Mi documento, dopo. La notizia dopo.” E la discussione finì lì.


Note autrice.
Eccccoci qua :33
Spero vi piaccia.
Che ne dite di una bella fotina di Billie Joe, che tra 5 giorni fa 40 anni tondi tondi? *-*

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Capitolo 4
*** Wasted years. ***


Erano le cinque e mezza e Christina si stava chiedendo se doveva sentire Billie Joe per sapere come fare la webcam o aspettare le sei e vedere che succedeva.
D’altronde non aveva né il suo contatto di Skype né altro.
Si stava mangiucchiando tutte le unghie, quando il cellulare suonò.
In preda all’ansia si gettò sul letto dove si trovava l’oggetto e lo afferrò d’impulso come se fosse un’arma.
Guardò il nome sul display: Davide.
Alzò gli occhi al cielo e rispose, incrociando le dita che Billie Joe non chiamasse in quel momento.
-Ciao Chris!- la salutò con enfasi il ragazzo.
-Ciao.- rispose acida lei.
-Volevo sapere se sabato eri libera.. potremmo uscire con Jade e Lily e qualche mio amico, ti va?- chiese lui.
Era un amico di Matthew che era a dir poco cotto di Jade, un’amica di Christina.
Spesso chiamava quest’ultima per organizzare uscite di gruppo, ma quasi sempre lei rifiutava perché sapeva che a Jade lui non piaceva proprio.
-No.- fu la secca risposta della ragazza, che subito attaccò il cellulare.
Si sarebbe scusata dopo con lui, forse.
Sentiva l’ansia salirgli in tutto il corpo, prenderle gli intestini, stringerli forte -troppo forte- come a volerglieli far sputare fuori dalla bocca.
E dire che un anno prima a sentire Billie Joe Armstrong parlare al telefono con lei non aveva fatto una piega che fosse una.
Rise a qual pensiero: quante cose erano cambiate, in un solo anno.
Era diventata una fan dei Green Day e seguiva parecchie altre band punk.
Si era tinta un migliaio di volte.
Aveva provato a sniffare tabacco, a bere alcool e altre mille cose.
Era stata spedita dalla preside più volte.
Insomma, non era proprio la Christina dell’anno prima, quella che studiava, o almeno faceva finta, prendeva bei voti e ascoltava sempre quello che gli dicevano gli altri ubbidendo come un cagnolino scodinzolante.
Secondo molti parenti ed ex-amici era diventata una persona peggiore.
Solo che le canzoni dei Green Day le avevano fatto capire che essere tutti uguali non voleva dire essere perfetti, che bisogna sempre dire la propria, che il nostro futuro ce lo decidiamo noi.
E lei applicava i loro insegnamenti.
Erano le cinque e cinquantaquattro e Christina stava divorando una barretta di cioccolato bianco.
Erano le cinque e cinquantasette e Christina stava camminando nervosamente per la stanza.
Erano le cinque e cinquantanove e Billie Joe la chiamò.
-Pronto!- rispose lei, troppo euforica.
-Ciao Chris! Scusami, ma non posso fare la web! Ti prego, scusami. C’è un problema con .. va bhe, non ti interessa. Come stai?- ammise Billie Joe, seriamente dispiaciuto.
-Che problema c’è?- chiese Christina, ignorando la domanda di Billie.
-Mio figlio, è stato espulso di scuola e quindi ci sono un po’ di casini da risolvere.- spiegò.
-Tale padre, tale figlio.- commentò la ragazza, sopprimendo una risata.
-Già. Ma si può essere sospesi per essere stati beccati a fumare spinelli in bagno?- rise nervoso Billie Joe, come se si vergognasse del figlio.
-A quanto pare sì.- rispose Christina, delusa ancora per il rifiuto di qualche minuto prima.
-Dico, anche io fumavo nei bagni, ma non mi facevo mica beccare. Gioventù bruciata.- sospirò il cantante.
-Con gioventù cosa intendi? Noi? No, grazie.- disse secca lei.
-Sai che non intendo te. Forse quelli che ti circondano, ma non tu.- rispose dolcemente Billie.
-Posso dire una cosa? Solo se non ti offendi.- precisò Christina, prima di sparare la bomba.
-Sai anche che non mi offendo.- borbottò lui, come se stesse negando l’evidenza.
-Speriamo. Tu, quando eri ragazzo, non venivi considerato la Gioventù Bruciata?- sparò la ragazza, titubante.
Non voleva ferirlo, sarebbe stato un grosso, gigantesco errore.
-Ragazza, tu sei .. non ho parole. Hai ragione, lo ero anche io.- rise l’uomo, sollevato.
-E guarda dove sei.  Se intendi come gioventù bruciata quelli come te,  fiera di esserlo.- esclamò Christina.
-Troppo gentile. Dimmi, hai mai fatto qualche cazzata? Voglio sapere come gira lì.- propose Billie.
In verità voleva solo sapere con chi aveva a che fare, con tutto il cuore sperava che Christina fosse fatta della sua stessa pasta, che fosse una ragazza con le palle.
Non letteralmente, possibilmente.
-Qualche sospensione, qualche tinta, qualche tatuaggio.- menzionò i suoi piccoli orgogli la ragazza.
-Allora sei come mio figlio! Ti fai beccare a fumare?- Billie Joe rideva.
Lei era stata sospesa per aver espresso la sua opinione, cosa completamente diversa.
-No.- e poi silenzio da entrambi i lati.
“Christina, stai parlando con l’uomo che ami più di qualsiasi altra cosa al mondo e reagisci così?” pensava la ragazza, furiosa con se stessa.
-Sono stata sospesa per aver detto alla professoressa di italiano che penso che lei sia una fallita che si diverte a prendersela con gli studenti, cercando di inculcarci in testa i suoi ideali politici del tutto sbagliati.- aggiunse quindi, come una silenziosa richiesta di scuse per il suo atteggiamento maleducato, lei.
-You’re awesome as fuck. Ora devo andare, scusami. Ci sentiamo quando risolvo con Joey.- chiuse la chiamata lui.
-Joey, vedi di non creare problemi che voglio parlare con tuo padre.- sbuffò lei, gettandosi sul letto della camera.
Restò a leggere per un’ora o due poi si ricordò.
-Quel nano di merda non mi ha detto la notizia!- strepitò, quasi arrabbiata.

Note autrice.
Do you like waffles?
Io sì.
Va bhe, non ho molto da dire (?)
Ciao caweeh.

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