Pokémon: Team Cripto's Return

di _Alyara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 42 ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45 ***
Capitolo 46: *** Capitolo 46 ***
Capitolo 47: *** Capitolo 47 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1
 
A Soffiolieve era una bella giornata di sole.
Era appena iniziato il mese di Settembre, perciò i ragazzi avrebbero dovuto tornare a scuola, ma non tutti in quel paese avrebbero ripreso gli studi: alcuni erano pronti e determinati a cominciare il loro viaggio nel regno dei Pokémon.
 
Touko, una di questi ragazzi, si svegliò emozionata: quel giorno avrebbe cominciato il suo viaggio nella regione di Unima, e non stava più nella pelle. Verso le 10:00 sarebbero venuti i suoi amici per andare insieme dalla professoressa Aralia, dove avrebbero dovuto scegliere tra i tre starter disponibili nella regione di Unima.
 
Lei amava i Pokémon, così piccoli e teneri all'inizio.
Aveva già in mente quale tra i tre scegliere, ma sapeva per esperienza che avevano i loro sentimenti e le loro preferenze quindi non poteva prevedere la decisione del suo primo amico Pokémon. Questa certezza l'aveva ottenuta quando, con Komor, era piccola e giocava con i Patrat e i Lillipup del Percorso 1: un giorno litigò con l'amico per un Pokémon, ma quando chiesero all'animaletto di scegliere il suo compagno di giochi scelse Komor e non lei. Ci rimase così male che si mise a piangere.
 
Da allora, aveva capito che non poteva forzare un Pokémon a fare ciò che lei voleva ne costringerlo a stare con lei.
Per questo non sapeva dire cosa avrebbe preferito il suo prediletto, perché non poteva forzarlo.
 
Si alzò dal letto e infilò le pantofole ai piedi con un gesto veloce. Stiracchiandosi corse verso la porta, inciampando nei vari oggetti riversi scompostamente sul tappeto, e spalancandola scese le scale. Si sedette subito sulla sua sedia, agitata e nervosa, saltellando su quest'ultima. Sua madre, Bea, le sorrise comprensiva e divertita e le mise davanti la sua colazione: una fetta di pane, qualche biscotto, del latte e una sana spremuta di baccarancia.
 
-Buongiorno- disse educatamente.
 
-'Giorno anche a te, figliola- rispose lei, ma non aggiunse altro.
 
Touko s'immerse subito nel latte, inzuppandovi i biscotti al cacao - i suoi preferiti - con voracità.
Dopo aver mangiato la fetta e il succo, balzò giù dalla sedia e corse di sopra, sempre sotto lo sguardo divertito della madre. Una volta di sopra, prese dalla sedia davanti alla scrivania gli abiti che aveva scelto d'indossare per il viaggio: short chiari, canottiera bianca, giacchetta smanicata nera e i suoi inmancabili scarponcini neri e rosa.
Dopo aver pettinato i lunghi capelli bruni e averli raccolti in una coda alta, indossò anche il berrettino nero e rosa e tornò di sotto.
 
-Quanta fretta, cos'hai oggi?- chiese la madre, portando le mani ai fianchi.
 
-Non mi dirai che l'hai dimenticato! Mamma, oggi...-
 
-Oggi comincierai il tuo viaggio a Unima, lo so, amore mio: è da quando avevi cinque anni che sogni questo giorno, e me lo dici da allora. Come potrei mai scordarlo, quando ti vedo entusiasta come non mai?- la interruppe sua madre, ridacchiando.
 
-Odio quando mi prendi in giro- borbottò Touko, fissandola con il broncio.
 
-Ed io amo farlo, visto che ci caschi sempre- rispose Bea.
 
La bruna sbuffò, ma non rispose alla provocazione: un tempo finiva sempre con una lunga battibeccata e lei non ne usciva mai vittoriosa.
Il potere persuasivo di sua madre era troppo forte, unito alla sua capacità di rigirare le parole a proprio favore: un mix snervante, per Touko.

-Che ore sono?- chiese, guardando l'orologio al muro.
-Le 9:45, sei in anticipo di un quarto d'ora. Mai vista così puntuale per la scuola- borbottò la madre, tornando nella cucina.
 
La ragazza ci rimase un po' male per il suo tono, ma non contestò: sapeva quanto era stato complicato per sua mamma permetterle di viaggiare per diventare un'allenatrice di Pokémon. Era dispiaciuta di lasciare sua madre da sola, visto che il suo papà non c'era, ma sentiva che per lei era il momento di spiccare il volo, come facevano i pulcini per diventare indipendenti, e che quella possibilità non si sarebbe ripresentata in seguito.
Poteva riprovare da diciottenne, quando sarebbe stata legalmente libera dalla tutela della madre, ma allora sarebbe stato troppo tardi e le sue ali sarebbero state ormai fiacche.
 
No, doveva darsi da fare prima dei quindici se voleva spiccare un bel volo per cominciare bene la sua futura vita da allenatrice.
E poi, da adulta, non sarebbe più stata capace di abituarsi alla vita che l'aspettava da quel giorno in poi. Pensierosa e nervosa, sedette su un divanetto del salone: da lì guardava la madre che si dava da fare per pulire le stoviglie da lei utilizzate.
Quel compito era come una tradizione per le donne: pulire la casa, occuparsi di essa e tenerla in ordine, cucinare... Erano i fondamentali compiti di una buona donna di famiglia, ma Touko sentiva che non era fatta per quella vita.
 
Non poteva restare ancora troppo a lungo in quella casa così triste e così familiare, doveva diventare indipendente e cavarsela da sola. Restava sempre il dispiacere per la madre, che sarebbe rimasta sola definitivamente. Da quando suo fratello, Touya, aveva iniziato il suo viaggio l'anno scorso erano rimaste solo loro in casa.
Adesso anche lei avrebbe cominciato a viaggiare, allontanandosi sempre più dalla famiglia per diventare autonoma.
Le faceva male, quella conseguenza.
 
Alle 10:05 il campanello suonò - l'orario era così preciso perché Touko non aveva scostato gli occhi un secondo dall'orologio, quasi - e lei si gettò contro la porta. Trovò davanti a sé Komor, il suo amico d'infanzia: i capelli neri, corti e ordinati, era sempre i soliti; aveva gli occhi neri coperti da un paio di occhiali trasparenti, che portava per miopia; indossava una t-shirt bianca con una riga centrale rossa, una giacca blu, i pantaloni neri e le scarpe blu come la giacca. La sua espressione seria, solcata da un sorrisetto, non era affatto cambiata, come la sua aria da precisino.
 
-Ciao, Komor- esordì, contenta.
 
-Touko- disse solo lui, con le mani in tasca.
 
La ragazza guardò dietro di lui ma non vide la loro amica.
 
-Ma Belle? Che fine ha fatto- domandò, perplessa.
 
-Problemi con il padre, sai com'è. Infatti mi aveva chiamato per dire che dobbiamo deviare verso casa sua prima di andare dalla prof- rispose Komor, sistemandosi gli occhiali rettangolari.
 
Comprensiva, Touko annuì e uscì di casa con lui. Conosceva bene la situazione familiare di Belle: suo padre era iperprotettivo nei confronti della figlia e la madre non sapeva come farlo ragionare. Anche la loro amica aveva avuto problemi a convincere il padre, e questo si era arreso, ma ora che era sul punto di partire per davvero stava cercando di trattenere almeno lei a Soffiolieve.
Persino davanti al vialetto Komor e Touko sentivano le grida del padre di Belle.

Si scambiarono un'occhiata di intesa prima di bussare: ad aprire fu la madre, che li accolse con un'espressione sconsolata. I due entrarono ringraziando con un lieve inchino, poi sedettero sul divanetto di fianco nell'attesa che la litigata avesse fine.
Anche se avessero voluto aiutare Belle a convincere suo padre, era una causa persa fin dall'inizio.
 
-Tu non parti, Belle, non te lo permetto- disse il padre.
 
-Ma papà! Avevi detto che mi lasciavi andare, prima! Perché non sei capace di rimanere fermo in una scelta? Avevi detto che potevo, perché all'ultimo momento me lo proibisci?- urlò Belle con voce stridula.
 
Touko notò che indossava i soliti vestiti, forse per non innervosire ancor di più il padre: il basco verde copriva i disordinati e corti capelli biondi e indossava il solito vestito bianco con la gonna arancio acceso; a tracolla portava la solita borsa grande e verde acceso, il cui contenuto non era mai prevedibile.
 
-Ormai ho deciso definitivamente, tu resti qui! Non ti permetterò di andare all'avventura in questo momento, né ora né mai! E poi, che idea viaggiare in questo periodo, con queste strane apparizioni di Pokémon- sbraitò il padre, come sempre iperprotettivo.
 
Su quel punto, la bruna non gli diede troppo torto: ultimamente giravano degli strani e loschi figuri che rapivano i Pokémon direttamente dagli allenatori. E molti aveva denunciato aggressioni sospette da Pokémon impazziti, come se avessero delle rotelle fuori posto. Uno, che era stato giudicato pazzo, aveva persino denunciato di aver visto intorno a questi pokémon una strana aura violacea dall'aspetto poco promettente. Al notiziario avevano detto, su questo argomento, che nemmeno la professoressa Aralia sapeva cosa rispondere e che sarebbero stati chiesti soccorsi a un tipo che conosceva le caratteristiche di tali Pokémon.
 
Touko era proprio curiosa di conoscere questo tipo e il suo modo di risolvere la faccenda, ma alla tv non avevano detto altro: né il nome né l'aspetto del misterioso individuo era stato divulgato, dicendo che il ragazzo - perché di un ragazzo si trattava - preferiva agire nell'anonimato perché i colpevoli non lo venissero a sapere.
Aveva detto comunque che avrebbe fatto un salto dalla professoressa Aralia per ottenere degli aggiornamenti, proprio quel giorno.
Ecco perché, con abili mosse, aveva convinto i suoi amici e i vari genitori a partire in quel giorno.
 
Komor sospettava qualcosa, ma non le aveva posto domande; Belle non guardava mai le news, quindi non doveva preoccuparsi; sua madre l'aveva intuito subito e le aveva fatto il terzo grado, ma non si era opposta.
Passarono altri minuti in cui i due, padre e figlia, continuarono a litigare sbraitando domande ad alta voce. Komor era infastidito in modo più che evidente, controllandosi spesso le unghie curate e pulendole da immaginari granelli di sporcizia. Alla fine, con un sospiro pesante, si alzò in piedi e prese Belle per un braccio, trascinandosela dietro.
 
-Mi sono stufato di aspettare. Andiamo, altrimenti la prof. Aralia cancella il nostro appuntamento fissato con fatica. Vieni Touko- disse, avviandosi alla porta.
 
Obbediente, Touko si alzò e seguì l'amico subito dietro a Belle. Non ascoltarono le sonorissime lamentele del padre della bionda. Scattarono fuori e corsero verso il laboratorio della scienziata che avrebbe dato loro il loro primo Pokémon.
Appena furono lontani dalla casa di Belle, Komor lasciò andare il braccio di quest'ultima, che lo ringraziò di cuore.
 
-Grazie, Komor, altrimenti non mi sarei mai liberata dalle grinfie di mio padre-
 
-Di niente, non ne potevo più. Quand'è che vi decidete ad andare d'accordo?- borbottò il ragazzo, sistemandosi ancora una volta gli occhiali sul naso.
 
-Sai che se fosse per me tutto andrebbe a meraviglia in casa, ma papà è così protettivo nei confronti della sua principessa...- rispose Belle, con gli occhi luccicanti.
 
-Ammettilo, un po' questa gelosia fuori limite ti piace- disse Touko, con un sorriso furbo.
 
-Già, mi fa sentire molto importante-
 
-Andiamo, dai, se no davvero perdiamo il turno- le riprese Komor, tornando a correre verso l'edificio.
 
Le due lo seguirono, entrando nel laboratorio Pokémon.
Davanti a loro comparve la professoressa Aralia, impegnata a sistemare delle carte: si voltò verso il trio con un sorriso caloroso.
 
-Entrate, ragazzi: appena in tempo. A breve ho un altro appuntamento. Venite, vi mostro i vostri starter- disse, esortandoli a seguirla.
 
Insieme alla donna, che aveva i capelli castani acconciati in uno chignon alto e gli occhi celesti, gli amici si diressero nella stanza accanto: sul tavolo stavano tre Pokémon che emisero i loro versetti quando li videro, emozionati.
 
-Piccoli, questi sono i vostri futuri allenatori, sempre se andrete d'accordo. Chi sceglie per primo?- domandò, ma vedendoli un po' in confusione indicò Touko.
 
La bruna si fece avanti, posizionandosi davanti al Pokémon che aveva come colore predominante il verde.
 
-Se va bene, prenderei lui- disse, indicandolo.
 
Il Pokémon, entusiasta, saltò tra le braccia della neo-allenatrice che rise intenerita.
-Okay, il tuo compagno di viaggio iniziale sarà Snivy. E' un tipo Erba, quindi quando lotterai stai attenta ai tipi Fuoco e Ghiaccio. Conosci le debolezze tra i tipi, giusto?- chiese frettolosa la donna, porgendogli la sfera del suo nuovo amico.
 
Touko annuì, stringendosi Snivy al petto.
 
-Credo che ti chiamerò Haku- disse, alzando il serpentello di tipo Erba alla luce artificiale della lampada sul tetto.
 
Nel frattempo Komor aveva scelto Tepig, un tipo Fuoco, e Belle si convinse con Oshawott, un tipo Acqua.
Dopodiché, la prof. Aralia diede loro cinque pokéball con la quale catturare i loro futuri compagni e dei consigli per cominciare bene. Diede loro anche i Pokédex, che contenevano le informazioni dei vari Pokémon presenti nella regione, e il PortaMedaglie, in cui mettere le medaglie delle otto palestre di Unima.
 
-Mi raccomando: siate prudenti, sopratutto di questi tempi. Non perdetevi mai d'animo e allenatevi tanto, se volete battere la Lega Pokémon. Andate ora: è inutile che vi tratteniate ancora qui- disse la donna, spingendoli verso la porta.
 
-Ma che ha? Perché ci sta gettando gentilmente fuori dal laboratorio?- chiese Komor, con la pokéball di Tepig nella mano.
 
-Beh...- cominciò lei ma lo scampanellio del campanello la distolse dai tre ragazzini.
 
Dalla porta entrò un ragazzo alto, di carnagione mulatta, con gli occhi dorati e i capelli biondo chiaro, un po' lunghi e all'indietro; sul capo aveva degli occhiali in metallo e indossava una giacca blu notte dalla quale si intravedeva una maglia nera e dei pantaloni neri.
-Salve, lei è la professoressa Aralia?- chiese, serio.
 
-Sì, sono io- disse la donna, tenendo ancora le mani sulle schiene dei tre ragazzi.
 
Il ragazzo abbassò lo sguardo su Touko, Belle e Komor che ricambiarono, in parte, con diffidenza.
In parte, perché la prima lo fissava imbambolata. Lei sapeva bene chi fosse, o meglio lo immaginava.
 
-Pensavo saremmo stati soli- disse il ragazzo, guardando con perplessità ognuno dei tre.
 
-Lo so, scusa, ora se ne vanno. Vero, ragazzi?- domandò lei, fissando eloquente il trio.
 
-Veramente vorremmo sapere chi diavolo è questo qui- protestò Komor, sistemandosi gli occhiali.
 
Il ragazzo lo guardò indifferente, poi tornò a guardare la donna.
-Non si preoccupi, posso aspettare tutta la giornata che questi se ne vadano. Ma gradirei evitare- disse, fissando di sbieco Komor, freddo.

Il corvino non si fece intimorire, continuando a fissarlo insistentemente.
L'aria si era fatta davvero pesante, perciò Belle, che si sentiva schiacciare, prese Komor per un braccio come lui aveva fatto prima e lo portò fuori dal laboratorio, scusandosi. Il loro amico non fece resistenza, forse un po' grato. Touko fissò ancora un po' il biondo e la prof. poi se ne andò, varcando la porta con non-curanza.
 
-Grazie, temevo che non mi sarei smosso più- disse Komor, abbassando il capo.
 
Tutti quelli che lo conoscevano sapevano quanto fosse competitivo, specialmente con un ragazzo.
Ogni volta che c'era lo sport in tv, la sera, Komor continuava a incitare selvaggiamente le sue squadre preferite, ma per quanto adorasse lo sport non era tipo da praticarlo. Si può dire che Touko era la più incline e portata per lo sport, mentre Belle era dotata di un buon equilibrio, ottimo per danzare. Komor, invece, era un tipo intellettuale, come dimostra il continuo sistemarsi gli occhiali, gesto che aumenta di frequenza con il nervosismo.
 
-Prego, quell'atmosfera mi stava penetrando nelle ossa come umidità- rispose Belle.
 
-Direi che qualcuno qui sa dirci chi è quel tipo, visto come lo fissava- disse il corvino, voltandosi verso la bruna.
 
-Chi ha visto gli ultimi notiziari l'ha già intuito chi sia, no? Comunque, e lo dico per Belle che non li guarda mai...- cominciò Touko.
 
-E chi dice che questi non li ho guardati?- la interruppe Belle, con le mani sui fianchi.
 
-Lo dico io che ho passato del tempo al telefono con te, la sera, e te lo chiedevo. Mi hai pure domandato di cosa parlassero, costringendomi a spiegare per filo e per segno. Dimenticato?- rispose la bruna, ridacchiando furba.
La bionda ci rimase un po' male per quella gaffe.
 
-Comunque, dicevo, quel ragazzo ipotizzo sia il tipo a cui le autorità hanno chiesto aiuto per risolvere la faccenda di Pokémon impazziti. Chiedo scusa, perché volevo vederlo e avevo programmato la nostra partenza per oggi- spiegò Touko.
 
-Sospettavo una cosa simile- borbottò Komor, tra sè.
 
-A me sembra un po' giovane per occuparsi da solo dei colpevoli. Non gli darei più di sedici-diciassettenne anni, perché gli hanno affidato un compito così importante?- disse Belle, perplessa.
 
Entrambi gli amici fecero spallucce.
-Siamo troppo piccoli per conprendere il delicato andamento mentale degli adulti. Propongo di cominciare comunque il nostro viaggio, ormai abbiamo dei nuovi amici! E aspettano solo di diventare forti e importanti- disse Komor.
 
-Parole profonde e saggie! Io però devo andare a casa per prendere la borsa, me la solo dimenticata- disse Touko.
 
-Bene! Andiamo, così salutiamo tua madre- disse Belle, carica di energia.
 
La bruna rise e corse verso casa sua, non lontana dal laboratorio. Anzi erano quasi vicini.
La casa della bionda era la più lontana, mentre quella del corvino di fianco all'edificio.
Arrivati davanti alla porta di casa, Touko entrò chiamando la madre. Questa la guardò perplessa, ma quando la figlia le disse di aver dimenticato la borsa lei sorrise.
 
-Aspettate qui- disse Touko, correndo di sopra.
 
Belle contestò l'ordine, ma la bruna fu irremovibile: non voleva che vedessero il disordine nella sua camera, che imbarazzo tremendo!
Una volta di sopra prese la borsa rosa evitando magistralmente i giocattoli e sempre evitando magistralmente i giocattoli si buttò fuori dalla porta.
Scese le scale e andò verso i due amici, che chiaccheravano con Bea.
 
-Eccomi di ritorno. Vi sono mancata?- domandò retorica.
 
-Affatto, abbiamo occupato il tempo parlando con tua madre- rispose Komor, con un sorrisetto furbo.
 
Touko si volse verso la madre, con un accenno di lacrime agli occhi.
-E' arrivato il momento di salutarci- disse la madre, abbassando il capo rassegnata.
 
La figlia corse incontro alla donna, abbracciandola di slancio con le lacrime agli occhi blu.
La strinse forte, come a imprimersi quel momento nella mente.
 
-Giuro che tornerò a trovarti ogni volta che passerò per Soffiolieve, o quando avrò insegnato Volo a uno dei miei Pokémon. Ti chiamerò ogni giorno con l'Interpoké- disse, premendo il viso contro il seno della madre.
 
Bea accarezzò il viso di Touko, stringendola per confortarla.
-Ci conto. Almeno fatti sentire una volta alla settimana, perché quando sarai in viaggio saranno tante le cose da fare e non avrai tempo per farmi avere notizie-
 
-Se è così, giuro che la prima notte, quindi questa sera, ti faccio sapere dove sono-
 
Madre e figlia ridacchiarono, cercando di stemperare la tensione e il dispiacere, e si sciolsero dall'abbraccio.
Con un sonoro bacio alla guancia, Touko salutò la madre definitivamente e con Komor e Belle corse fuori di casa. Camminarono imperterriti verso il vicino confine di Soffiolieve. All'imboccatura del Percorso 1, così familiare ai tre, si fermarono in circolo.
-Che facciamo? Andiamo?- disse Touko, infervorata.
 
I due annuirono.
 
-Allora... 3, 2, 1... Via! Tutta di corsa!- urlò la bruna, correndo subito in testa.
 
-Ehi, aspettaci! Tu non hai la gonna!- urlò Belle, correndole impacciatamente dietro.
 
Komor, come già sappiamo, era il meno atletico e correva affannosamente dietro all'amica bruna.
Touko rise alla pessima figura che i suoi due amici facevano. Erano davvero comici. Continuò a correre, mentre il vento le sferzava il viso, ridendo come una matta. Non poteva sapere cosa le serbava il futuro, né che un certo tipo la guardava nell'ombra di un albero.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 
Touko si fermò dopo un po', attendendo i suoi compagni di viaggio.
Non tanto perché era stanca, ma perché gli altri due ansimavano pesantemente.
Una volta che Komor e Belle l'ebbero raggiunta, la bruna rise dei loro volti color pomodoro.
 
-Se non chiudi quella bocca da sola, te la chiudo io a doppio scatto nella mia cassaforte- la minacciò Komor, tenendosi curvo sulle gambe.
 
-Che paura! Non è da te minacciare qualcuno, Komor- gli fece notare Touko.
 
-Lo diviene quando quel qualcuno mi rompe le scatole in maniera esagerata-
 
-Dai, non può essere così grave! Sai che fare ginnastica fa bene, no?- disse la bruna.
 
Uno sguardo di fuoco la fece tacere.
La ragazza tacque, attendendo che i suoi amici si riprendessero.
Un Patrat passò loro davanti, dirigendosi verso la boscaglia a destra.
 
-Ehi, un Patrat! Devo cominciare ad allenare Haku, e poi voglio un secondo Pokémon- disse Touko, correndo dietro al Pokémon selvatico.
 
-No, Touko!- le gridarono dietro, ma lei non gli diede peso.
 
Corse nel fitto degli alberi, cercando il Patrat che aveva visto. Lo trovò sopra un tronco che cercava di prendere una mela rossa.
La ragazza prese subito la pokéball di Haku dalla borsa, nella tasca in cui aveva intenzione di mettere i suoi compagni Pokémon, e fece uscire il suo amico.
Snivy fece il suo versetto armonico, guardando Touko.
 
-Forza, Haku, è il momento di un po' di allenamento- gli disse lei, entusiasta.
 
-Usa Azione su Patrat, cerca di farlo scendere da lì- continuò la bruna, incitandolo.
 
Il serpentello di tipo Erba zampettò fino all'albero e lo colpì con la zampetta verde.
Questo non oscillò minimamente, ma il trabusto attirò il piccolo Patrat, che gli ringhiò contro.
Snivy non si fece intimorire.
-Usa Fulmisguardo, Haku- ordinò Touko.
 
Il Pokémon fissò minacciosamente il suo avversario, che s'intimorì. Tuttavia, questo rispedì la stessa mossa ad Haku, divenendo così un gioco di sguardi intimidatori. Patrat scese giù dal ramo che aveva utilizzato per prendere la mela, dimenticandosi di quest'ultima, per approfondire il contatto e avere la meglio.
 
-Stendilo con Azione, Haku!- disse la ragazza.
 
Veloce, il serpentello scostò gli occhi da quelli di Patrat e lo colpì violentemente al petto, stendendolo con un colpo.
Touko esultò ed elogiò il suo amico, che parve compiaciuto dei complimenti, poi prese una pokéball vuota dalla tasca e la lanciò sul Pokémon sconfitto e K.O.
La sfera catturò il Patrat con una luce azzurrina e prese ad oscillare sul terreno.
Trepidante, la bruna attese finché, con tre oscillazioni, Patrat finì intrappolato nella pokéball.
 
-Sì!!! Ho appena catturato un nuovo amico!- esultò lei, prendendo la sfera tra le mani e fissandola felice.
 
La mise nella borsa dopodiché si rivolse al suo starter.
-Grazie mille, Haku, senza di te non ce l'avrei mai fatta. Grazie- disse, accarezzando la morbida testolina verde.
 
Snivy si godette quei complimenti a pieno, prima di essere richiamato nella sua pokéball.
Touko tornò verso il Percorso 1, dove i suoi amici l'attendevano.
 
-Ma che fine hai fatto?- chiese Belle con la sua voce un po' nasale.
 
-Ho appena catturato un nuovo amico grazie ad Haku- si vantò la ragazza bruna, mostrando loro il suo nuovo amico.
 
-No! Tu continua, Touko, noi dobbiamo catturare nuovi Pokémon- strillò la bionda, trascinandosi dietro Komor.
 
Touko rimase lì a ridere per un bel po', sopratutto per l'espressione sfinita di Komor, poi si volse e tornò a camminare. Sulla strada per Levantopoli incontrò numerosi Pokémon selvatici che sfidò e sconfisse sempre con l'aiuto del suo Haku, ma che non catturò. Aveva intenzione di vincere solo con Snivy, voleva dedicarsi al primo Pokémon che aveva per migliorarne le prestazioni.
Decise che Haku sarebbe stata la sua carta vincente.
 
-Ma non saranno preferenze?- borbottò ad alta voce, dubbiosa.
 
Non sapeva quanto potesse fare piacere ai suoi futuri amici che solo uno fosse il prediletto.
Aveva intenzione di catturare tutti i Pokémon di Unima, e se ne avesse avuto la possibilità anche quelli delle altre regioni.
Avrebbe scelto con cura i componenti della sua squadra prediletta, ma non avrebbe trascurato anche gli altri.
Aveva un bel po' da fare, come allenatrice.
Prima di ciò, però, avrebbe allenato una squadra di massimo sette individui per battere la Lega Pokémon di Unima, poi, una volta battuta, avrebbe allenato gli altri Pokémon.
 
Continuò a sfidare i Pokémon selvatici che incontrava, per lo più Patrat e Lillipup (anzi, solo loro,visto che erano gli unici Pokémon trovabili nel Percorso 1). Catturò anche quest'ultimo, che le dava una buona impressione per il futuro.
Però, non c'era ancora traccia dei suoi amici, tanto che temette di restare sola per la sua prima sfida in palestra, a Levantopoli. Si fermò ai piedi di un albero e stette lì ad aspettarli, mangiando un po' di pane e formaggio che aveva portato per i primi giorni perché era ora di pranzo.
Rimase lì, seduta, ancora per un po' ma di Komor e Belle non c'era traccia. Fece uscire Snivy dalla pokéball, che subito si mise in posizione di attacco, ma quando vide che non c'era alcun avversario si voltò verso la sua allenatrice.
Vedendola triste, la chiamò con il suo versetto.
 
-Non preoccuparti, Haku. Ho solo paura, non sono mai andata in giro da sola... Komor e Belle, i miei due amici, sono andati a cercare dei Pokémon da catturare ma non sono ancora tornati, e ciò mi preoccupa- ammise, accarezzando la testa del serpentello.
 
Questo le si mise sopra, leccandole una guancia per confortarla.
Si sentiva particolarmente in sintonia con Touko e gli dispiaceva che soffrisse, ma era sollevato che non fosse lui la causa della sua tristezza. Maledisse mentalmente quei due umani che aveva lasciato sola la sua padroncina e continuò a tenere compagnia alla bruna, che ne fu contenta.
 
-Grazie, Haku- disse Touko, accarezzando il Pokémon.
 
Offrì al Pokémon del cibo specifico, che Snivy accettò ben volentieri. Tutto quell'allenamento l'aveva lasciato un po' fiacco.
Mentre mangiava, la ragazza vide arrivare il ragazzo mulatto che aveva visto al laboratorio della professoressa Aralia. Alzò lo sguardo su di lui e lui la guardò, ma non era sicura che l'avesse riconosciuta. Lo vide guardare Snivy sul suo grembo, che ricambiò lo sguardo con uno di sfida.
 
-I tuoi amici stanno ancora cercando i Pokémon selvatici, se t'interessa saperlo- le disse il mulatto, sorprendendola.
 
Rimase muta, stupita che quel ragazzo l'avesse sia riconosciuta sia che le avesse rivolto un sorriso cortese.
Non disse altro, continuando a camminare verso Quattroventi, tenendo le mani in tasca, ma Touko era rimasta comunque stupita.
 
-Snivy?- la chiamò il Pokémon, confuso.
 
-Niente, Haku, niente. Sto bene. Vieni, preseguiamo anche noi verso la prima palestra, non credo che Komor e Belle arriveranno tanto presto- rispose Touko, riprendendosi.
 
Con Snivy sulle spalle, riprese a camminare dietro al ragazzo, pensierosa.
Incrociò diversi Pokémon selvatici, che sconfisse facilmente con Haku.
-Mi chiedo come diavolo facciano quei due a non trovarne. O è fortuna mia o è sfortuna loro, perché qui ce ne sono a bizzeffe! Probabilmente Belle starà cercando quello giusto con Komor dietro sconsolato, già me li immagino- ridacchiò Touko, parlando con Snivy.
 
-I tuoi amici ti stanno a cuore, vero?- le chiese il ragazzo.
 
La bruna si stupì di vederselo accanto: pensava fosse andato avanti, ma sembrava che fosse rimasto a guardare le lotte che aveva portato a termine con successo. Lo guardò sconcertata.
-Che c'è?- domandò il mulatto, perplesso.
 
-Sono sorpresa di trovarti qui accanto a me. Pensavo fossi andato avanti, non che mi avessi aspettata- esordì Touko, stranizzata.
 
-Mi fa piacere osservare le lotte Pokémon delle nuove generazioni di allenatori- rispose vago il biondo.
 
-Perchè, non sei un novellino?- chiese la bruna.
 
-Diciamo di no. E direi che tu abbia capito cosa ci faccio qui, da come mi hai guardato dalla prof. Aralia- rispose lui, alludendo al loro primo incontro.
 
-Sì, ipotizzo chi tu sia. E se sei chi credo, capisco che non sei affatto nuovo di questa vita- disse lei, annuendo colpevole.
 
-E chi sarei, secondo te?- domandò il biondino, con un sorrisetto.
 
-Il tipo a cui le autorità hanno chiesto aiuto per acciuffare i colpevoli di questi strani Pokémon imbizzarriti- rispose lei.
 
-Centro- ridacchiò il ragazzo, amareggiato.
 
-Conosci davvero un modo per aiutarci?- domandò Touko, fissandola preoccupata.
 
-Anche se quelli mi scoprono subito come hai fatto tu, sì: sono in grado di fermarli, ma prima dovrei trovare uno dei colpevoli. Sai se le autorità competenti ne hanno uno sotto chiave?- domandò il mulatto.
 
-No: al notiziario non hanno detto nulla del genere. E non ho alcun amico o parente che possa rispondere alla tua domanda, quindi non so informarti su queste cose- rispose la bruna.
 
Il giovane sospirò.
-Senza informazioni ci vuole più tempo, e più ne passa più i loro progetti progrediscono-
 
-Spiacente, ma ti sei rivolto alla persona sbagliata. Non ho modo di darti le informazioni che ti servono, né di aiutarti a prenderli. Come hai già visto, sono una novellina- disse Touko, abbassando il capo.
 
-Però te la cavi bene, credimi. Batterai il primo capopalestra senza problemi, se ti alleni con questa costanza, ma non sfiancare troppo il tuo amico: deve essere sempre pronto a difendersi e a difenderti in caso di attacco, come tu devi proteggere te stessa e lui- la contraddisse.
 
-Tu dici?-
 
-Sì, dico. E credimi, faccio questa vita da almeno quattro anni- confermò il mulatto.
 
Touko lo fissò sconcertata.
-Allora sarai molto forte e duro da sconfiggere- disse.
 
-Sì- rispose lui.
 
La ragazza deglutì, a disagio.
-Sei un Campione, per caso?- domandò.
 
-Quante domande! Comunque si, sono il Campione della regione di Auros, ma ho partecipato a varie Leghe Pokémon e le ho vinte tutte. Non ho accettato altri titoli, lasciando il posto ai Campioni che ho già battuto, ma si rivolgono comunque a me per problemi di Team. Conosco Nardo, se è ciò che t'interessa, ma non ho mai combattuto qui né conosco a fondo i Pokémon di Unima- rispose.
 
-Oh... E come intendi catturare i colpevoli?- chiese Touko.
 
-Mi sembra un'intervista- borbottò il biondo.

-Scusa-

-Touko!!- sentì poi la bruna.
 
Si voltò, sempre tenendo Snivy sulla spalla. Komor e Belle correvano verso di lei, entusiasti (Komor non tanto). Il primo aveva la faccia rossa: poverino, quanto ha dovuto correre in un solo giorno; la seconda invece era più contenta che mai.
Quando arrivarono li accolse con un sorriso.
 
-Ce l'avete fatta a trovare quelli che facevano per voi?- chiese, ridacchiando.
 
-Fosse per me, sarei tornato subito- rispose Komor, mentre Belle annuiva.
 
-Guarda un po' che carino questo Lillipup. Non è forse il cucciolo più bello del mondo?- disse la bionda, mostrando all'amica un cagnolino beije con gli occhi dolcissimi, molto simile a quello che aveva catturato lei prima.
 
-Mh mh, è tenero, ma c'era bisogno di perdere tutto 'sto tempo per cercare un Lillipup così? Non è introvabile, sai?- la rimproverò Touko.
 
-Non mi sembra che tu sia rimasta senza compagnia- ribattè Belle, indicando il mulatto e Snivy.
 
-Certo, certo... E tu, Komor? Trovato qualcosa di bello?- rispose la bruna, sventolando la mano come a scacciare l'allusione dell'amica.
 
Il corvino dissentì.
-Non mi piacciono, vedrò di trovarne qualcuno poi-
 
-Come vuoi, ma se non ti spicci affronterai la palestra di Levantopoli con un solo Pokémon! Ne hanno due, Tepig non ce la farà mai!- disse Touko.
 
-Voglio vedere se all'altezza delle mie aspettative, e poi c'è ancora il Percorso 2. Comunque mentre Belle cercava il suo Lillipup perfetto, mi sono allenato, che credi? Mi sono dato da fare, quindi che ne dici di una lotta? Snivy contro Tepig, Erba e Fuoco- propose Komor, prendendo la sfera poké del suo starter.
 
Touko, ricordando che Snivy sarebbe stato in svantaggio di tipo, ci pensò su.
Poi si voltò verso il suo amico verde, lanciandogli uno sguardo d'intesa.
Haku rispose con un cenno affermativo, quindi accettò la sfida.
-Io farò da arbitro!- esclamò Belle, come sempre vivace.
 
-D'accordo- annuirono i due.
 
I due sfidanti si misero l'uno di fronte l'altra, schierando in campo i loro Pokémon: Komor con Tepig, Touko con Snivy.
Belle si mise al lato sinistro del campo improvvisato, mentre il misterioso ragazzo si appoggiò ad un albero.
 
-Allora, la lotta è 1vs1. E' una amichevole, quindi non si vince nulla- disse Belle.
 
-Io metterei in posta 100 pokésoldi, che ne dici Touko?- disse Komor, sorridendo sicuro.
 
-D'accordo-
 
-Bene, allora al vincitore vanno 100 pokésoldi. Cominciate!- concluse la bionda, dando inizio all'incontro.
 
-Ottimo, Tepig, vai con Braciere!- ordinò Komor.
 
-Haku, schivalo! Poi usa Frustata-
Il piccolo maialino caricò il colpo e spedì le piccole fiammelle, fuoriuscite dal naso, contro a Snivy che le schivò agilmente. Ancora in aria, delle liane spuntarono dalla schiena del Pokémon e attaccarono il tipo Fuoco con velocità e forza.
Tepig finì sbalzato a terra con un fianco dolente, ma non era esausto.
 
-Rialzati, Tepig! Colpisci con Azione!-
 
-Haku, bloccalo con le tue liane e poi Fulmisguardo!-
 
Ancora una volta il maialino si lanciò contro il serpente, pronto a colpirlo al piccolo stomaco, ma le liane verdi lo bloccarono a mezz'aria, sbatacchiandolo di qua e di là per confonderlo. Una volta confuso, Snivy lo fissò minacciosamente, suscitando ancor più paura nel maialino. Lo scagliò lontano con forza, contro il terreno.
Questa volta Tepig finì per davvero esausto, con gli occhi che ricordavano delle girandole.
 
-No, Tepig!- disse Komor, correndo verso il suo starter.
 
-La vittoria va ad Haku! Complimenti!- esclamò Belle, abbracciando l'amica.
 
-Sì, complimenti- disse Komor, porgendo una mano a Touko, che la strinse.
 
-Ho tante cose ancora da imparare, devo allenarmi di più-
 
-Ora tocca a me! Touko, ora è il mio turno! Haku contro Oshawott, dai!- disse Belle, contentissima.
 
-Sarai in netto svantaggio, Belle- le ricordò Touko.
 
-Ma sarà un'ottimo allenamento per lui anche se perde!-
 
-Ma si demoralizzerà!-
 
-No, tranquilla- la rassicurò la bionda.
 
-Come vuoi...- si arrese la bruna, tornando al suo posto.
 
Stavolta fu il turno di Komor di fare l'arbitro, dopo aver dato il premio a Touko.
Belle puntò la stessa somma, dicendo che non faceva nulla se perdeva soldi o no, e la bruna accettò.
Schierarono ancora una volta in campo i loro Pokémon, Oshawott e Snivy.
-Iniziate!-
 
-Haku, Fulmisguardo!- cominciò Touko.
 
Il serpente fissò la povera lontra minacciosamente, ma il carattere orgoglioso di Oshawott non lo fece retrocedere sebbene avesse una fifa blu come il suo pelo.
-Oshawott, vai con Azione!- impartì Belle, ma l'attacco venne respinto da un'altro sguardo intimidatorio di Snivy.
 
-Usa Azione, Haku!-
 
Snivy partì all'attacco e colpì in pieno Oshawott, bloccato da Fulmisguardo, che subì un danno maggiore per via della mossa precedentemente usata dal serpente.
Il danno fu incrementato anche dalla differenza di tipo dei due Pokémon, quindi stese la lontra definitivamente.
 
-Oshawott!- strillò Belle, correndo a soccorrere il povero Pokémon acquatico.
 
-Devo ammettere che ha imparato come incassare i colpi- esordì Komor, ridendo.
 
Belle gli rifilò uno sguardo adiratissimo, ed è una cosa rara!
La sua amica non litigava mai con nessuno, era troppo socievole.
-Taci tu, che sei stato battuto- rispose lei.
 
-Anche tu sei stata battuta, e in meno tempo di me- le ricordò Komor, sempre beffandosi di lei.
 
-Dai, ragazzi, piantatela... Siete quasi sempre andati d'accordo, perché proprio ora vi perdete?- domandò Touko, mettendosi tra i due.
 
Notò che all'ombra dell'albero, quello che le si era rivelato essere un campione ridacchiava, con aria da saccente.
-Io direi che avete fatto delle buone lotte tutti voi, nonostante siate all'inizio. Non ve la prendete tra voi, viaggiare dovrebbe essere un modo per farsi amici e non nemici- disse, avvicinandosi al trio.
 
-Tu ancora non ti sei presentato, mentre sai già i nostri nomi per colpa di Touko- disse Komor, incrociando le braccia.
 
-La vostra amica Touko sa già chi sono. Chiedete a lei, perché io devo correre a Quattroventi- disse il mulatto, correndo via con un saluto accennato con la mano.
 
I due, rimasti interdetti, voltarono lo sguardo sulla bruna in cerca di spiegazioni.
Touko maledisse mentalmente quello sconosciuto, arretrando con Snivy in braccio sotto lo sguardo pieno di sottointesi dei suoi due amici.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
 
Il trio camminava da un po', calpestando l'erba verde e fresca, ma l'aria era un po' tesa tra i ragazzi: Komor e Belle attendevano ancora spiegazioni sul ragazzo mulatto di prima, corso via con un semplice cenno della mano.
La bruna, tuttavia, non sapeva proprio che fare.
 
-Perché mi guardate in quel modo?- domandò Touko, tenendo Snivy tra le braccia.
 
-...-
 
I due non risposero, mentre continuavano a scrutarla facendola arrossire come un pomodoro maturo.
-Perché non spieghi a noi poveri mortali chi è quel tizio?- disse Komor, sistemandosi ancora una volta gli occhiali.
 
-Perché non c'è nulla da spiegare che non possa dirvi anche lui- rispose lei.
 
-Ma dai, non negare che c'è intesa tra voi due- esortò Belle, dandole una gomitata al fianco con fare ammiccante.
 
-Ma che diavolo vai blaterando?!!-
 
-Non avrai il prosciutto sugli occhi, vero? Non hai notato quanto è carino? E mentre parlavi con lui sembravate sulla stessa lunghezza
d'onda- le fece notare l'amica, maliziosa.
 
Touko deglutì il groppo ingola, arrossendo imbarazzata.
"Che tu sia maledetto, Campione, per avermi messo in una situazione così ridicola e imbarazzante!" pensò, rivolgendo ogni imprecazione e insulto che conosceva verso il mulatto.
 
-Sogni- borbottò Touko, aumentando il passo.
 
Haku ridacchiò sotto il musetto, non capendo la situazione e quel colore rossastro che le gote della sua padroncina avevano preso ma trovando il tutto molto divertente. Ricevette uno sguardo d'intesa dalla ragazza, facendolo tacere, ma non cambiò opinione: tutta quella situazione era alquanto divertente.
 
-Semmai tu sogni, io sono perfettamente sveglia. Forse sogni il tuo principe azzurro con le fattezze di quel ragazzo?- ribatté la bionda.
-Matta- disse Touko.
 
-Matta tu- rispose Belle.
 
-No, tu!-
 
-Tu di certo-
 
-Io dico che siete matte entrambe- s'intromise Komor, seccato.
 
Poi si rivolse a Touko.
-Sembra impossibile strapparti qualche indizio, giusto?-
 
La bruna annuì, facendo la saccente per prenderlo in giro, e gli rivolse un sorrisetto furbo.
 
-Nulla mi farà rivelare qualcosa-
 
-Nemmeno se di notte ti attaccassero i fantasmi?- domandò Komor, con l'espressione di uno che progetta uno scherzo di pessimo gusto.
 
-Piantala con questa storia, Komor! Non è divertente- borbottò la bruna, mettendo il broncio.
 
-Allora ne hai ancora paura, eh?-
 
-Ho detto piantala! Non è divertente affatto!- strepitò Touko, rigida, preoccupando un po' il Pokémon tra le sue braccia.
 
-Snivy?-
 
-Non preoccuparti, Haku, è una cosa di poco conto. Che spererei Komor non tirasse più fuori, specialmente in pubblico-
 
Vedendo l'amico ridere, la ragazza si adirò ancor di più e lo guardò truce, con espressione eloquente.
-Se non la pianti, ti odierò a morte-
 
-Ma dai, non sei capace di odiare qualcuno, Touko, sei troppo buona- rispose il corvino, ridacchiando.
 
-Credo tu stia confondendo il mio carattere con quello di Belle, Komor, quindi gradirei la smettessi di ricordarmi ciò di cui avevo terrore da bambina- disse lei, glaciale.
 
Sentendo quel tono, il corvino comprese che era andato troppo oltre il limite di sopportazione dell'amica e che se voleva preservare la loro amicizia avrebbe fatto meglio a tacere sul serio.
Si scusò, consapevole di quanto Touko tendesse ad essere vendicativa, e ne aveva subite tante di vendicazioni, lui.
 
-Scuse accettate, purché non lo rifai- rispose la bruna, allungando il passo e allontanandosi dai due.
 
-Non ho capito nulla- disse Belle.
 
Komor non la biasimò.
Lei era l'ultima ad essere divenuta amica di Touko: si era trasferita dalla regione di Johto quand'era piccola, quindi non era originaria di Unima e non era nata a Soffiolieve. Dapprima il suo carattere solare, colpa di figuracce incredibili, la rendeva ridicola, ma quando diventò amica di Touko tutto si risolse.
La bruna era popolare, a scuola: era bella, certo, ma anche simpatica e divertente, oltre ad avere un carattere forte.
L'unico suo difetto, ben visibile durante una conversazione, era l'assoluta mancanza di tatto: non era capace di dispensare buoni consigli per problemi di cuore o di famiglia, e per questo faceva sempre delle figuracce quando una sua amica piangeva a dirotto.
Non aveva la minima capacità di consolare la gente, era un vero disastro.
 
-Niente, Belle: una vecchio cruccio che Touko aveva in passato, colpa di uno scherzo di pessimo gusto. Non puoi capire- rispose Komor.
 
-Vabbò, sarà lei a dirmelo, come sempre. Se toccassi tasti dolenti del passato forse mi perdonerebbe: non la conosco dall'infanzia! Ma se sei tu a farlo mi sembra ovvio che poi si arrabbi- lo rimproverò lei.
 
-Si, lo so-
 
-Dai, raggiungiamola: non è il caso di lasciarla camminare da sola. Potrebbe fare strane conoscenze, come quella di prima- disse Belle, prendendolo per mano e correndo.
 
-Uffa, ma perché voi ragazze correte sempre?!- strepitò lui, sconfitto.
 
I due ragazzi raggiunsero l'amica dopo poco, non era andata troppo lontano.
Komor si scusò nuovamente, sotto esortazione dell'esuberante biondina. Questa volta Touko accettò le scuse con più disponibilità e finalmente il trio tornò quello di sempre. Arrivarono a Quattroventi e lì andarono al Centro Pokémon per rimettere in sesto i loro amici Pokémon, sopratutto Tepig e Oshawott che erano esausti dopo le sonore percosse di Snivy.
Una volta curato, la bruna fece tornare il serpentello nella sua sfera poké e la mise in tasca. Attese che anche i Pokémon dei suoi amici fossero più in forze e uscirono dall'edificio.
Una volta fuori notarono una consistente folla attorno ad un'altura che borbottava tra loro. L'aveva notata prima, ma ora era più vasta.
 
-Ma che diavolo succede lì?- chiese ai suoi amici, che ovviamente non risposero.
 
-Andiamo a vedere- propose Belle.
 
Mentre la gente di Quattroventi si radunava, dei tizi si stavano radunando davanti ad essa: era vestita di bianco e grigio, con delle tute un po' strambe. Alla fine salì un uomo né anziano né giovane, dall'età indefinibile. Indossava una specie di enorme kimono, colorato in modo bizzarro.
 
-Uomini e donne di tutte le età! Il mio nome è Ghecis e sono a capo del Team Plasma!- urlò l'ambiguo uomo, richiamando l'attenzione generale.
 
"Team Plasma? E chi cavolo sono?" pensò Touko, perplessa, mentre attorno a lei la gente bisbigliava.
 
-Noi miriamo ad un mondo migliore, sia per uomini che per Pokémon! Noi conosciamo la causa di queste anomalie nei nostri compagni Pokémon e posso affermare che è l'uomo il colpevole di questo problema!-
 
-Ma che cavolo dici?!- sbraitò qualcuno, dall'altra parte.
 
-Dico la verità, amici! La causa del malessere dei Pokémon siamo tutti noi, che li schiavizziamo e li facciamo lottare tra loro!- rispose Ghecis, imperturbabile.
 
-Che idiota...- borbottò qualcuno vicino a lei.
 
-Al notiziario dicono che è stato chiesto aiuto ad un tipo che conosce i colpevoli di questa anomalia, e il tipo è già a Unima!- disse un ragazzo abbastanza lontano.
 
-E voi credete davvero che le autorità hanno chiesto aiuto? Il nostro governo è troppo orgoglioso per ammettere il bisogno di un aiuto esterno, lo sappiamo tutti!- ribattè Ghecis.
 
-E che consigli di fare tu? Aspettare che tutti i Pokémon ammattiscano?!-
 
-Noi del Team Plasma vogliamo liberare i Pokémon dalla schiavitù umana! Siamo noi la causa del loro malessere, ripeto: li facciamo lottare tra loro per assurdi titoli, come quello di Campione! A proposito di Campioni e titoli, avete visto il Campione di Unima Nardo in giro, per caso? Lui si sta forse dando da fare per sistemare questa situazione?- domandò l'uomo.
 
-Io l'ho visto e mi ha risposto che si sta dando da fare più di chiunque altro, e che è pronto a collaborare con il tipo misterioso che è stato chiamato a soccorrerci- rispose qualcuno in fondo, dietro di lei.
 
Ghecis rise insieme ai suoi secondini.
-E voi credete realmente, ripeto, che si stia prodigando a cercare una cura per i nostri amici Pokémon?! Non c'è modo di debellare i colpevoli, perché siamo tutti noi umani la causa della pazzia dei Pokémon! Dobbiamo lasciarli stare, dobbiamo liberarli! Non è impossibile chiudere i ponti con loro, se è per il loro bene! Ammetto che la vita sia migliore convivendo con queste specie animali, ma non è giusto nei loro confronti!-
 
-Se davvero volete bene ai vostri amici, liberateli! Donate loro la libertà che gli avete negato fin dall'antichità, lasciateli vivere nei loro habitat!- concluse.
 
-Non tutti lo schiavizzano!- urlò qualcuno, abbastanza vicino al trio.
Il tono era familiare a Touko, ma non incuriosì solo lei: persino Ghecis si voltò verso l'individuo che aveva parlato, contraddendolo.
 
-Come?-
 
-Non tutti schiavizzano i Pokémon, Ghecis, capo del Team Plasma. Ci sono allenatori e persone comuni che con loro hanno un rapporto di amicizia e fiducia reciproca, che collaborano insieme creando cose magnifiche! Ai Pokémon piace stare con l'uomo: se non fossimo fatti per convivere, l'avrebbero detto molto tempo fa!- continuò la voce familiare.
 
-E tu come puoi sapere che non temono la razza umana, sconosciuto? Loro ci temono, non osano attaccarci per paura che facciamo del male ai loro cari!- ribattè il capo del Team Plasma.
 
-Mi rifiuto di credere che quelli che noi chiamiamo Pokémon siano dei vigliacchi, Ghecis. Mi rifiuto di credere anche che i miei compagni Pokémon combattano eseguendo ciò che ordino loro solo per timore nei miei confronti. Io ho fiducia nei miei amici e sento lo stesso sentimento nella mia squadra, che conosco da tempo. E poi noi allenatori più di tutti conosciamo la vera forza dei Pokémon, siamo noi a temere loro, non il contrario- rispose l'altro.
 
-Ah, ti rifiuti? Accetta la realtà, ciò che provano i tuoi Pokémon per te è puro ribrezzo e disgusto, unito a paura. Tu li schiavizzi quanto tutti gli allenatori-
 
-Ciò che più mi da fastidio di quello che volete è il separare l'uomo dai Pokémon, recidendo un legame antico. Non posso sopportarlo! Mi dispiace che tu abbia una così bassa considerazione del rapporto tra le due specie. Accetta anche tu il fatto che non esiste, e non esisterà mai, qualcuno di carattere benevolo che farà del male ai Pokémon!- gridò il tipo, frustrato.
 
Touko trovava sempre più familiare la voce del tipo che parlava, cercandolo tra la folla.
E lo trovò: era il mulatto con la quale aveva parlato in precedenza. Vedendolo così serio e deciso, si sentì montare la stessa rabbia che vedeva nei suoi lineamenti.
Decise anche lei di rispondere a tono a quel Ghecis.
 
-Sostengo colui che ti sfida- disse ad alta voce, sicura.
 
-Touko, ma che diamine fai?!- le chiesero in coro Komor e Belle, ma non li ascoltò.
 
Vide Ghecis perdere interesse per il ragazzo biondo e puntare gli occhi sulla bruna che aveva parlato.
-Ragazzina, sai che non devi mai rivolgerti ad un adulto con tono insolente?-
 
-Non se questo presunto adulto va liberamente contro i principi più antichi del mondo. Non sopporto anche io che lei voglia recidere il legame tra uomo e Pokémon. Posso affermare che la fiducia tra me è il mio amico è reciproca, come l'affinità che abbiamo insieme, perché io queste cose le capisco benissimo e se non c'è concordanza tra me e un mio Pokémon, lo libero immediatamente perché non voglio che il rapporto tra me e la mia squadra sia basato sul timore- rispose Touko.
 
-Anche noi siamo contrari a ciò che dici!- gridarono i suoi due amici, sostendendola.
 
La bruna rivolse un sorriso deciso ai due, che ricambiarono con sicurezza.
-Altri bambini pestiferi. Beh, siete quattro a opporvi, siete la minoranza- disse Ghecis, con un sorriso poco benevolo.
 
-Veramente, anche noi non siamo del tutto convinti della vostra "cura"- disse un uomo, subito seguito da altri.
 
Un brusio si levò alto tra la gente di Quattroventi, anche tra quelli che osservavano il raduno dalla finestra di casa: tutti non erano per niente convinti dell parole del capo del Team Plasma. Alla fine cominciarono a deridere lui e la "squadra di pazzi" che seguivano i suoi ordini. Messo alle strette, Ghecis fu costretto ad andarsene insieme agli altri membri del Team Plasma.
La gente, ancora parlottante, si diradò, ma Touko corse subito dal mulatto che aveva avuto il coraggio di opporsi per primo alle parole di quell'uomo.
 
-Ci rincotriamo, eh? Grazie per aver sostenuto le mie parole, senza ulteriori dissensi quell'uomo non avrebbe mai disertato- disse questo, dopo averla salutata con un cenno del capo.
 
-Prego, non c'è di che! Anch'io non sopportavo le sue idee: sono così stupide!- rispose Touko.
 
Il mulatto sorrise, trovandosi d'accordo con la bruna.
-Non mi sono ancora presentato per bene: sono Wes- disse, porgendo una mano alla ragazza, che la strinse.
 
-Io sono Touko, ma ormai lo sai già. Invece loro sono Komor e Belle, i miei amici- rispose, indicando i due ragazzi dietro di lei.
 
-Salve!- salutò la bionda, super contenta.
 
Komor si aggiustò gli occhiali, ma non rispose al saluto.
Fu un gesto un po' sgarbato, lo sapeva - glielo fece notare anche Touko - ma era ancora diffidente nei suoi confronti.
Nel frattempo, un altro ragazzo osservava il quadretto, appoggiate con le braccia ad una delle panche lì vicino: aveva lunghi e mossi capelli verdi, un berrettino bianco e nero da allenatore, una camicia bianca con sotto una maglia attillata nera, pantaloni grigio scuro e scarpe verdi. Sul viso l'espressione di pacata tranquillità era solcata da un sorriso derisorio.
I suoi occhi, color smeraldo, erano puntati sulla moretta, che parlava con quel biondino mulatto senza problemi come se si conoscessero da sempre.
Si decise ad abbandonare il suo posto per dirigersi dal gruppo.
 
-Salve- disse, intromettendosi tra la bruna e il biondo che lo guardarono perplessi.
 
-Salve... E' lecito sapere chi sei?- domandò Wes, un po' seccato dall'intrusione.
 
-Il mio nome è N, piacere- disse il verde, porgendo la mano.
 
Il mulatto la strinse, ripetendo il suo nome con un po' di diffidenza.
-N? Sicuro che non è un soprannome?- chiese Belle, perplessa.
 
-No, è il mio nome. Sono N Harmonia, e Ghecis, l'uomo di prima, è mio padre- rispose N, portando lo sguardo sulla biondina.
 
-E cosa vuole il figlio del capo del Team Plasma da noi?- domandò Komor, sistemandosi gli occhiali.
Non prevedeva nulla di buono.
 
-Una lotta, uno scontro di ideali- rispose il verde, come se fosse la cosa più semplice del mondo.
 
-Con chi?-
 
-Con la brunetta- rispose, voltandosi verso Touko che rimase stupita.
 
-Io? E perché?- domandò lei, indicandosi.
 
-Perché mi sembri la persona più indicata alla quale rivolgermi. Mi sembri la meno pretenziosa- rispose N.
 
-Pretenzioso a chi!?-
 
-Calmo, Komor- disse Touko, decisa.
 
-Se preferisci lo batto io- disse Wes, perplesso sulle intenzioni del verde.
 
-No, faccio io. Un po' di allenamento a Haku non farà troppo male- dissentì la bruna.
 
N annuì, compiaciuto dalla decisione della sua avversaria.
-Come preferisci, ma non temere se ti batterò. I miei ideali sono più sinceri dei tuoi-
 
-Tutti i valori sono sinceri, se visti dalla prospettiva di colui che li ha-
 
I sue allenatori si misero l'uno di fronte l'altra, facendo della piazza di Quattroventi il loro campo di battaglia.
-Una curiosità: se tu, come tuo padre, sostieni che non è giusto far lottare i Pokémon, perché mi sfidi ad una lotta tra questi? Non va contro i tuoi principi?- domandò Touko, entraendo la pokéball di Haku.
 
-Non hai tutti i torti, ma vedi: i miei amici Pokémon sono d'accordo con questi valori e supportano la causa perché i loro fratelli possano rendersi conto di quanto sia grande la felicità di essere liberi dall'umanità- rispose N.
 
-Oh, quindi i tuoi Pokémon sono d'accordo? Questa lotta è anche tra i loro sentimenti, dunque- scherzò la bruna.
 
-...-
 
Il ragazzo non rispose, estraendo anche lui la sfera poké dalla tasca.
-Cominciate!- disse Wes, che faceva da arbitro.
 
-Vai, Haku!-
 
-Purlloin, tocca a te!-
 
I due Pokémon si misero davanti ai loro allenatori, scrutandosi concentrati.
Ad attaccare per primo fu il serpente, che, sotto comando di Touko, frustò il micio con le liane.
Purlloin non s'intimorì ma gli soffiò contro, offesa per il trattamento subito.
 
-Purlloin, contrattacca con Azione!- ordinò N.
 
Il gatto viola corse contro Snivy, colpendolo con velocità e impedendogli di schivarlo, danneggiandolo.
Il serpente sibilò, mostrando la linguetta rossa saettante.
 
-Dai, Haku, Fulmisguardo!- impartì Touko.
 
Il Pokémon obbedì, rifilando un'occhiataccia a Purlloin che perse un po' di sangue freddo.
Gli occhi affilati e cremisi di Snivy avevano sempre un certo effetto sugli avversarsi.
-E ora vai con Vorticerba!-
 
Il serpente si appoggiò al muso sul cemento e roteò su se stesso velocemente, creando un vortice di aria e foglie che colpì il micio viola con forza, ma non lo stese.
"E' tosto" pensò Touko, seria.
 
-Credi di battermi con così poco?- domandò N, beffandosi di lei.
 
-Purlloin, ancora Azione, e mettici tutta te stessa!-
 
-Schivalo, Haku, poi contrattacca con Fendifoglia-
 
Le due mosse si scontrarono tra loro, sollevando la polvere.
I due allenatori rimasero col fiato sospeso, poi la cortina si diradò: Purlloin giaceva a terra con gli occhi a girandola, mentre Haku era un po' intontito, ma in buona salute.
Preoccupato, N corse verso il suo Pokémon, consolandolo per la sconfitta. Il gatto era molto demoralizzato e si scusò più volte per la sua pessima prestazione, ma il giovane la contraddisse sempre. Alla fine richiamò il micio nella sfera poké e alzò lo sguardo verso la sua avversaria, che stava complimentandosi con il serpentello verde.
Questo era molto compiaciuto, orgoglioso e vanitoso com'era di natura.
 
-Ottimo lavoro, Haku, migliori sempre di più. Battere la Lega diverrà semplicissimo se continueremo con questa costanza. E nella via per conquistare il titolo di Campione troveremo altri amici e creeremo una squadra perfetta e completa- le sentì dire, contenta.
 
-Snivy!- esordì il Pokémon, leccandole una giancia.
 
-Sì, sei stato molto bravo. Ora ritorna e riposati, poi ti faccio rimettere in sesto dall'infermiera Joy-
 
Touko richiamò Snivy nella pokéball e la mise nella borsa, nella tasca adibita alle pokéball , poi si voltò verso l'allenatore che aveva sconfitto.
Lo vide sereno, cosa che la stranizzò.
 
-Mi sorprende vederti così tranquillo. Non sei dispiaciuto?- domandò.
 
-Certo che lo sono, ma non è la fine. E' un inizio! Oggi eri più motivata di me, ma vedrai che in futuro non andrà altrettanto bene- rispose N, salutandola con un cenno della mano e correndo in direzione del Percorso 2, dove gli altri componenti del Team Plasma erano spariti prima.
 
-Che tipo strano- disse Belle.
 
-Poco ma sicuro. Io devo andare al Centro Pokémon, che intendete fare voi?- domandò Touko.
 
-Io rimango qui, così faccio riposare anche la mia squadra: non è indispensabile, ma è meglio così- rispose il mulatto.
 
-Io credo che andrò avanti- esordì Komor, sorprendendo le due ragazze.
 
-Come? Non viaggeremo insieme?- domandò Belle, triste.
 
-No, Belle. E non fare quella faccia, avevo già deciso prima. Se voglio battere Touko devo darmi da fare e poi non deve scoprire quali Pokémon catturerò: altrimenti preparerà delle contromosse efficaci, intelligente com'è. Nah, viaggerò da solo con Tepig e gli altri miei Pokémon: voglio cavarmela in solitario. Scusa, Touko-
 
-Nulla. Buona fortuna, allora- disse la bruna, arresasi all'inevitabile.
 
Sapeva che prima o poi si sarebbero divisi.
-Allora anche io parto da sola- se ne uscì la bionda, imbronciata, stupendo ancor di più l'amica.
 
-Anche tu? Ma così sarai sola!-
 
-Te la caverai benissimo, Touko!-
 
-Non è di me che mi preoccupo, ma di te!-
 
Belle cominciò a seccarsi dell'ostinazione della bruna.
-Se Komor parte posso farlo anch'io. Non sono sciocca, so badare a me stessa. Posso farcela, Touko, credimi!- si esasperò.
 
Alla bruna non sembrava più nemmeno la stessa.
L'aveva sempre conosciuta vivace e pasticciona, con la tendenza a comportarsi come una bambina piccola e capricciosa; era sempre solare e non si perdeva mai d'animo, lei lo sapeva, ma non si era mai comportata in modo così... adulto, maturo e deciso. Non era da lei!
Touko si fece triste all'idea di viaggiare da sola, ma augurò comunque all'amica ogni bene.
 
-Non fare quella faccia da funerale, Touko: ci rincontreremo di sicuro!- disse Belle, cercando di tirarla su.
 
-Sì, Belle ha ragione! Io devo ancora avere la rinvincita- la sostenne Komor, mettendole una mano sulla spalla scoperta.
 
-Come volete voi. Alla prossima, allora- proferì la ragazza, di nuovo piena di energie.
 
Perché non era un addio, ma un arrivederci.
-A presto! Ci troverai ancora più forti, entrambi, e vedrai come ti batteremo!- disse Komor, salutandola con un sorriso furbo.
 
-E poi non sarai sola! Ci sarà Wes!- esclamò Belle, facendo arrossire l'amica come un peperone.
 
-Cosa?!-
 
La bionda non le rispose, ridendo come una matta e scomparendo nel Percorso 2 dietro, a Komor.
La bruna si voltò verso il mulatto, che la guardava come a dire "io non centro niente", imbarazzata.
-Con quella frase intende dire che vuoi viaggiare con me?- domandò Touko.
 
-Non ho mai avanzato questa proposta, con nessuno dei tuoi amici. Ma non mi dispiacerebbe, visto che potresti farmi da guida in questa regione- rispose Wes.
 
-Sarei lieta di aiutarti in qualche modo. Dopotutto, Unima è casa mia e preservarla è compito anche mio. Però, se devi viaggiare con me, dovrai attendere che Haku si riprenda-
 
Il mulatto fece spallucce, accettando il contrattempo, e insieme a Touko entrò nel Centro Pokémon.
                                                                                                     
                                                                                              *


Ecco a chi legge il terzo capitolo, spero vi sia piaciuto. Volevo ringraziare chi segue questa storia: vedete, è la prima fiction che scrivo in questo fandom e mi piacerebbe avere dei pareri scritti e leggibili che mi facciano sapere se v'intriga.
Non ci vuole molto a scrivere un commento: anche cinque paroline in fila mi basterebbero.
Detto questo, ringrazio ancora chi mi segue.
Ciao!
Ps: la mia frequenza di aggiornamento sarà sempre la stessa, perciò il quarto capitolo verrà postato questo Martedì. Ad ogni capitolo, a fine pagina ci sarà sempre scritto il giorno in cui ci sarà il prossimo aggiornamento.
Ancora saluti,
IxIoN96

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
 
Touko e Wes entrarono l'una di fianco all'altro nella costruzione pulita e luminosa, dirigendosi senza esitazioni verso il bancone dell'infermiera Joy. Il Centro Pokémon era gremito di allenatori che si prendevano cura dei Pokémon: c'era chi dava loro da mangiare, chi spazzolava il pelo al proprio Patrat, chi giocava con la sua squadra...
 
-Salve ragazzi, cosa posso fare per voi?- domandò la rosa, sorridendo cordiale.
 
-Vorrei far riposare la mia squadra-
 
-E io il mio Snivy-
 
La donna annuì e porse loro due cestini esagonali, dove posare le pokéball.
Mentre Touko posava la sua, notò con stupore le ultraball di Wes che circondavano una normalissima pokéball, come se volessero proteggere il Pokémon al suo interno.
 
-Wow, ultraball!- esordì, stupita.
 
-Sì, ho dovuto ricorrere alle ultraball per catturare i membri che compongono la mia squadra- spiegò Wes.
 
-Se non erro una sola di queste pokéball costa 1200 pokésoldi, un botto!-
 
-Costeranno anche tanto, ma tallonano le rarissime masterball e ciò mi basta- fece spallucce il biondo.
 
-Wow...- sussurrò la bruna, incuriosita.
 
Dopo breve tempo i loro Pokémon ritornarono in forma e pronti a combattere.
Con sollievo, Touko mise la sfera poké di Haku nella tasca interna della tracolla rosa, mentre Wes attaccò le sue alla cinta. Dopo aver ringraziato la rosa, uscirono dal Centro Pokémon che era ormai tardi pomeriggio.
 
-Beh, direi che abbiamo perso abbastanza tempo- proferì Wes, scrutando il sole rossastro, segno che il crepuscolo stava avvicinandosi.
 
-Eh già, è praticamente il tramonto!- confermò Touko, guardando anche lei il cielo roseo coprendosi gli occhi con una mano per non
accecarsi.
 
Restarono ancora in silenzio a non far nulla, guardando in giro, indecisi sul da farsi.
-Allora, che si fa?- domandò la ragazza.
 
-Non so. Tu hai molta fretta di affrontare la tua prima palestra a Unima?-
 
-Non proprio, ma so che gli allenatori hanno un limite di tempo per ottenere le otto medaglie prima che inizi la Lega Pokémon. Mio fratello ad esempio non riuscì ad ottenere l'ultima medaglia prima dello scadere del tempo e non potè partecipare alla Lega- disse Touko.
 
-Chissà che delusione-
 
-Già, non lo immagini neppure. Quando mi ha chiamata con l'Interpoké aveva una tale faccia che avrebbe depresso anche un morto-
 
Wes ridacchiò, immaginandosi l'espressione del ragazzo.
Tuttavia non seppe definirne il corpo, visto che non aveva alcun indizio su come fosse.
-Com'è tuo fratello?- domandò.
 
-Mi somiglia, per certi versi. Capelli poco più chiari dei miei, corti e disordinati, occhi castani, carattere molto simile. E, cosa antipatica, ha più fegato di me- rispose la bruna.
 
-Perché, ti consideri fifona?- chiese scettico lui.
 
-Un po', sì-
 
-Sbagli- 
 
-Eh? Come puoi dirlo, tu non mi conosci per nulla, quasi- proferì Touko, confusa e offesa che la stesse prendendo in giro.
 
-Fidati, non ti prendo in giro. Sarai anche vigliacca, ma la tua determinazione ti contraddice. Non ti sei tirata indietro nella sfida con quell'N, hai tenuto duro- ribattè Wes.
 
La bruna era scettica.
-Avevo fiducia in Haku, tutto qui. Per me era impensabile perdere dopo tutte le lotte fatte-
 
-Appunto, avevi fiducia nel tuo Pokémon, come lui aveva fiducia in te e nei tuoi comandi. Tuo fratello ha solo molta fiducia in sé stesso e nella sua squadra, tutto qui. Se anche tu ne avrai, la grandezza del fegato sarà una cosa di poco conto- le spiegò il biondo.
 
All'ultima frase la bruna trattenne a stento una risata, pensando che fosse un po' tonto.
-A casa mia l'espressione "avere fegato" vuol dire essere coraggiosi, non c'entra con l'organo che è nella nostra pancia-
 
-Lo so, era una battuta per risollevarti il morale. Dunque, proseguiamo per il Percorso 2?- domandò Wes.
 
-Con il buio che si avvicina, dubito sia il caso. I Pokémon imbizzarriti si fanno più attivi di notte- disse Touko, indecisa.
 
-Non temere, avremo un trasporto veloce-
 
-Eh?-
 
-Andiamo nel Percorso 2, poi ti mostro cosa intendo- rispose il giovane, avviandosi verso la boscaglia fitta e scura.
La ragazza gli andò dietro, confusa, mentre nessuno badava a loro due. S'inoltrarono nel verde scurito dal buio - il tempo avanzava veloce - finché divennero due puntini lontani agli occhi degli abitanti di Quattroventi, rimasti per lo più giovani bulletti serali.
Wes condusse Touko nel fitto degli alberi, poi si fermò.
 
-Bene, dovremmo essere abbastanza lontani- disse il giovane, voltandosi verso la bruna.
 
-Lontani per cosa? Che vuoi fare?- domandò lei, diffidente.
 
In fondo non conosceva per niente quel ragazzo: cosa le accertava che non fosse una cattiva persona?
Beh, forse il fatto che fosse lì per aiutare i Pokémon, si ricordò. Guardò il mulatto, che stava prendendo due ultraball dalla cintola.
 
-Venite fuori, mi serve il vostro aiuto- disse il biondo, lanciando in aria le due sfere.
 
Da queste uscirono, avvolti da una luce azzurrina, un Suicune e un Raikou, che lasciarono esterrefatta la giovane.
Questa infatti osservava con stupore i due Leggendari con la bocca aperta in una sorta di "o" muta.
-Ma... sono due leggendari!- esordì poi, quasi urlando.
 
-Abbassa il tono, preferirei che non si venisse a sapere in giro che ho con me due dei tre Leggendari di Jotho-
 
-Ops, scusa. Restano comunque due Leggendari, ovvero due Pokémon ultra-rari e difficili da catturare, che non sono esattamente la cosa più normale del mondo da vedere- si scusò Touko.
 
Il giovane annuì.
-Comprendo il tuo stupore. Ammetto che è stato difficile catturarli, ma trovarli non tanto. Facevano parte delle schiere dei colpevoli di questo macello a Unima, ma li ho liberati dal loro status di Pokémon Ombra e ora viaggiano con me. Sono molto potenti- disse.
 
-Ma i responsabili di queste anomalie nei Pokémon sono quei tizi di prima, il Team Plasma?- domandò Touko.
 
-No, sfruttano la situazione per il beneficio dei loro piani, altro che per i Pokémon. I responsabili di questi problemi sono i componenti del Team Cripto, la cui sede originaria era ad Auros. Lì li tenevo a bada, ma in qualche modo sono sfuggiti alle autorità e si sono insediati in questa regione. Gli stessi Pokémon che stanno comparendo qui si erano diffusi anche nella mia regione, ma non in modo così alto. Erano solo una cinquantina, ormai tutti catturati da me- spiegò lui.
 
-E cosa sono i Pokémon Ombra?-
 
-Così chiamavamo i Pokémon che passavano per le loro sporche mani. Hai presente quella denuncia fatta a proposito di un'aura violacea intorno ai Pokémon imbizzarriti?-
 
Touko annuì, tutta orecchi.
 
-Non aveva torto. Una mia amica ha lo stesso dono, ovvero può riconoscere i Pokémon Ombra da quelli normali. Mi ha aiutato a catturare quelli giusti, poichè dovevo sottrarli agli allenatori stessi. Vedere quell'aura non è cosa da tutti, quelli che riescono si possono contare con le dita- continuò Wes.
 
-Perciò, mi stai dicendo che è una semplice malattia quella che sta colpendo i Pokémon di Unima?- domandò lei.
 
-Non è un semplice morbo, visto che le malattie sono provocate da agenti patogeni. Questa anomalia viene creata artificialmente, non è una cosa naturale. C'è rischio di contaminazione di massa! Allora non era un rischio troppo grande, visto che i Cripto non avevano modo di avventurarsi fuori da Auros, ma nella mia regione non esistono Pokémon selvatici, a parte qualche sporadico caso. Qui, dove la vegetazione è rigogliosa, i Pokémon selvatici sono tantissimi e più diventano Ombra più è difficile ripulire questa regione e riportarla come era prima-
 
-Intendi dire che non c'è la garanzia di riuscita?- esclamò Touko.
 
-Per sconfiggerli non è difficile. E' riportare Unima al suo stato originario che è complicato. I Pokémon Ombra sono quei Pokémon che hanno perso fiducia nell'uomo, che fossero componenti di una squadra o meno, e che eseguono gli ordini solo se torturati. Per riportarli al loro stato originario serve che riacquistino fiducia nell'essere umano, perchè sono come bestie feroci tenute in gabbia- rispose Wes.
 
Touko abbassò il volto, poi lo volse verso i due Leggendari che, pazientemente, stavano quieti e seduti sul terreno.
-Perché mi dici questo?-
 
-Per farti comprendere a cosa vai incontro se ti metti in viaggio con me. Non mi sembrava giusto lasciarti allo scuro di ciò che devo fare qui, poiché saresti stata testimone dei miei atti. Saresti in pericolo se vieni con me, Touko- rispose lui.
 
-Ma lo sarei comunque se viaggiassi in solitario. Invece con te, che hai esperienza con loro e sei affiancato da Pokémon forti come quelli che mi hai appena mostrato, avrei più protezione visto la forza che sembra contenere la tua squadra- lo contraddisse lei, sorridente.
 
-Con ciò vuoi dire che mi accompagnerai?-
 
-Certo! Viaggiare con un Campione avrà pure qualche risvolto positivo, e non solo il costante pericolo di cui tanto parli-
 
Wes sorrise, capendo che non c'era modo di farla desistere dall'accompagnarlo per Unima.
-Come vuoi, ma sappi che sarà dura. Ti aiuterò negli allenamenti, se vuoi potrai anche scontrarti con me- propose il mulatto.
 
-Scherzi? Con i Pokémon che ti ritrovi sarà impossibile!- esclamò Touko.
 
-Non temere, non mi sognerei mai di lottare con loro contro di te. Utilizzerò invece altri miei Pokémon, ancora Ombra, il cui livello va dal venti in su. Sarebbe un'ottimo allenamento anche per loro che devono ancora imparare a fidarsi di me-
 
-Già prevedo ferite e umiliazioni- proferì la bruna, tremando di preoccupazione.
 
-Con me sei al sicuro. Finché sei con me, non lascierò che ti facciano del male, né gli uomini né i Pokémon- la tranquillizzò lui, rassicurandola con un sorriso smagliante.
 
La bruna arrossì un po', trovando in quel momento che il suo nuovo compagno di viaggio fosse davvero carino.
Belle non aveva tutti i torti. L'idea di viaggiare con un ragazzo tanto bello la metteva a disagio, perché sapeva che vivere le stesse avventure li avrebbe avvicinati.
 
-Bene, e ora? Avevi detto che avremmo avuto un trasporto veloce- esordì, cercando di dissimulare l'imbarazzo.
 
-Così ho detto e così sarà. Cavalcheremo i miei amici, percorrendo così metà strada, poi troveremo un posto dove dormire- rispose il giovane.
 
-Ma quanto è lungo il Percorso 2?-
 
-Per quel che ne so io, più del n° 1. E poi, anche fosse corto, con il buio possiamo fare ben poco e non possiamo fermarci visto che tu hai un certo tempo a tua disposizione e io devo prendere quei mascalzoni il prima possibile-
 
Touko lo fissò con sguardo smarrito. Era evidente che avesse paura e Wes non la biasimò, in fondo era una novellina alla vita da allenatrice e le dava almeno quattrordici anni, se non di meno. Non era pronta a fare quella vita, ma aveva voluto iniziare comunque la sua carriera di allenatrice in quel periodo. Un po' l'ammirava per il sangue freddo che riusciva a mantenere, ma era solo una ragazzina, o almeno di ciò cercava di convincersi. La scintilla che accendeva gli occhi di quella brunetta era davvero forte, sicura di sé, come colei che la possedeva.
Quel viaggio si prospettava più interessante di quelli passati: di certo la compagnia di Touko avrebbe reso le giornate meno noiose.
A volte viaggiare per lavoro anziché per diletto era davvero stancante.
 
-Forza, scegli chi vuoi. Non preoccuparti, non sarai per loro un peso- la esortò, vedendola confusa e preoccupata.
 
-Va bene... Credo che Suicune faccia al caso mio- rispose la bruna, avvicinandosi poco convinta al cane ceruleo con la criniera violacea, che la scrutava con curiosità.
 
-Bene, io salgo su Raikou. Dai, ti aiuto-
Wes le si avvicinò e con cautela l'aiuto a salire sul dorso del Pokémon leggendario, sorreggendola quando rischiava di cadere.
Alla fine la faccia di Touko era terrea e eccitata insieme: la prima per la paura di una possibile ritorsione contro di lei, la seconda perché sarebbe la prima a Soffiolieve ad avere cavalcato un Pokémon rarissimo. Una volta in groppa a Suicune, il giovane rassicurò il compagno con pochi sussurri e salì agilmente sul felino giallo, come se lo facesse da sempre.
Guardandolo, Touko trovò che l'aspetto del giovane fosse... come dire... simile a quello di Raikou, proprio come se il biondo stesso fosse un gatto. Gli occhi dorati erano proprio come quelli di un felino.
 
-Reggiti, loro corrono veloci come il vento- l'avvisò lui, mentre si appiattiva sulla groppa del Pokémon e si aggrappava al folto pelo giallo.
 
Touko cercò in fretta un posto alla quale aggrapparsi. Infine optò per lo strano rombo che il suo "trasporto" aveva in testa, reggendosi solidamente alla forma irregolare.
Appena fu sicuro che la sua amica fosse salda, Wes chiese ai due animali di correre e i Pokémon partirono a tutta velocità. La criniera viola di Suicune solleticava la ragazza, dandole un po' di fastidio. Tuttavia Wes sembrava a proprio agio, disteso saldamente su Raikou, piegando il corpo in contemporane ai movimenti da pantera del Pokémon.
Il vento sferzava i loro visi, così la bruna fu costretta a ripararsi con un braccio, sperando di non sbalzare via dal dorso del Leggendario.
Il ragazzo si abbassò gli spessi occhiali, che lo protessero facilmente dal vento freddo delle alte velocità, e fissò la sua nuova compagna di viaggio: la vide completamente aggrappata al suo amico, cercando di ripararsi dal freddo, i capelli scombinati per via del vento forte.
 
Con un sorrisetto, distolse lo sguardo e continuò a fissare le tenebre scendere sul Percorso 2. Quando ormai era davvero tardi, ordinò ai due Pokémon di fermarsi: questi piantarono le zampe per terra, derapando sul terreno scivoloso e umido. Per un puro colpo di fortuna Touko riuscì a non volare in avanti, mentre Suicune cominciava a scrollarsela di dosso, infastidito dalla forte presa.
Ridendo, Wes alzò gli occhiali e scese da Raikou, perfettamente a suo agio: in fondo il suo allenatore non si era fatto nemmeno sentire, tanto che il Pokémon temeva di esserselo perso per strada. Il mulatto si avvicinò per tranquillizzare quello che somigliava molto più a un cane che a un felino e aiutò la bruna a scendere.
Questa, mettendo un piede in fallo, gli cadde addosso e barcollarono. Per fortuna il ragazzo riuscì a sostenere il peso di entrambi.
 
-Scusami, scusami! Ho perso l'equilibrio- disse Touko, imbarazzata.
 
Cadendo, si era ritrovata addossata al suo nuovo amico con il viso sul suo torace.
Wes era notevolmente alto, molto più di lei che era una bambina quasi, e esile, ma aveva già dimostrato di possedere una grande agilità quando era saltato addosso al felino con tranquillità.
 
-Non ti preoccupare, le prime volte è sempre così. Ma non usufruiremo della gentilezza dei miei due compagni a lungo: questa sera è stata un'eccezione perché non possiamo fermarci, ma domani mattina riprenderemo a camminare. Ora è meglio sistemarci per la notte, è ora di dormire-
 
-Notte? Dormire?! Oh, no, ho dimenticato di chiamare mamma!- esclamò Touko, lasciando stupito il giovane.
 
Wes la osservò prendere uno strano videocellulare e scorrere con il dito sullo schermo, cliccare qualcosa e portarlo all'orecchio.
Touko sperò vivamente che non fosse troppo tardi per farsi sentire. Girò in circolo sul posto per un sacco di tempo, con l'apparecchio bippante all'orecchio, scrutando l'orologio al polso: segnava le 23:45, che era tardissimo secondo gli standard di sua madre.
-Pronto? Touko sei tu?-
 
La giovane tirò un sospiro di sollievo.
-Sì, ma', sono io. Scusa se ti chiamo così tardi, mi sono proprio dimenticata-
 
-Te lo avevo detto, piccola sbadatella, che te ne saresti dimenticata. Raccontami cos'hai fatto nel tuo primo giorno da allenatrice, piccola mia, sono proprio curiosa-
 
-Oh, mamma, è accaduto di tutto in un solo giorno, non ci crederesti mai!-
Così Touko cominciò a raccontare tutto quello che era successo, tralasciando il particolare dei Pokémon Leggendari, decidendo che non era il caso di farne parola al momento; raccontò però dei suoi nuovi amici, della sua prima vera lotta contro un allenatore, del distacco di Komor e Belle. Parlò anche di Wes, che in quel momento stava accedendo un fuoco.
Il biondo si voltò a guardare la ragazza, sentendosi chiamato in causa.
 
Nel frattempo, l'enorme quantità di raccomandazione che Bea stava sbrodolando alla figlia sulla responsabilità di un rapporto con il sesso opposto stavano facendo vergognare Touko. Si sentì sollevata del fatto che non avesse attivato la videochiamata, altrimenti il vivavoce avrebbe consentito al mulatto di sentire l'assurdo sproloquiare di sua madre. Ringraziò il buio di nasconderle il rossore sulle guancie: non sarebbe mai stata capace di inventare una balla in pochi secondi per giustificare il suo imbarazzo.
 
-Tesoro, attiveresti la videochiamata?-
 
Questa era l'ultima cosa che Touko voleva fare, in quelle condizioni.
-Ma mamma, perché?-
 
-Voglio vederti e voglio anche questo fantomatico Wes-
 
Touko deglutì.
-E' buio, non vedrai un bel nulla! Lascia perdere, ma'- 
 
-Nemmeno per sogno. Voglio conoscere il ragazzo che accompagna mia figlia, non puoi impedirmi di parlarci. Voglio solo assicurarmi che sia un bravo ragazzo con buone intenzioni-
 
-Mamma...-
 
-Eddai, tesoro, che ti costa?-
 
-Batteria, ecco cosa, e a lungo andare si rovina se viene costantemente caricata-
 
Dall'apparecchio la brunetta udì un sonoro sbuffo.
-Metti la videochiamata, è un ordine-
 
Con un grugnito, Touko premette il tasto per la videochiamata.
Sullo schermo comparve la nitida faccia di sua madre, che le sorrise un po' stupita.
-Come primo giorno direi che hai bisogno di un bagno caldo- disse Bea, in modo scettico.
 
In effetti la brunetta era piuttosto sporca, colpa della cavalcata nel bosco. Arrossì, sentendo lo sguardo divertito di Wes su di sé, intento a masticare chissà che cosa - per l'esattezza, un pezzo di pane.
-Mamma, ti sembra il caso?- domandò la ragazza, imbarazzata.
 
-Certo! Se non te lo dico io, chi ti controlla? So bene che senza un adulto che ti controlli rischi di andare allo sbando- le rispose la madre.
 
-Mamma!-
Ormai Touko era sull'orlo del baratro della vergogna. Chissà quanto se la stava ridendo il mulatto nel sentire quelle prediche. Si stupì quando lo vide sfilargli all'improvviso l'Interpoké dalle mani per portarselo davanti.
 
-Non si deve preoccupare, signora: sua figlia è in buone mani, non c'è bisogno di tutte queste prediche- intervenne Wes, guardando la madre della sua compagna di viaggio nello schermo.
 
Questa si mostrò sorpresa.
-Chiedo scusa per la domanda inopportuna, ma chi sei?-
 
-Il mio nome è Wes, sono il compagno di viaggio di Touko- rispose il biondo.
 
-Cielo! Mia figlia ha proprio buongusto per i ragazzi- esclamò Bea, portando una mano al cuore.
Gli occhi dorati del ragazzo l'avevano subito stregata, così come il suo sorrisetto sicuro di sé: la pelle mulatta e i capelli chiari gli davano un'aria da esotico.
 
-Mamma!!!- urlò la bruna, completamente rossa.
 
-Che c'è? Dico la verità! Quale ragazza non sognerebbe di stare da sola con un ragazzo così bello? Sebbene tu sia più matura della tua età, non sei diversa dalle altre ragazze-
 
-Per favore, mamma, piantala, mi stai mettendo in imbarazzo!!!- strepitò la bruna, mentre Wes rideva.
 
-Scusami, tesoro. Ora però chiudo perché ho davvero sonno. Piuttosto oggi era venuto a trovarti Diapo, ti ricordi di lui tesoro?- domandò Bea.
 
Touko non si mostrò affatto felice di quella notizia.
-Si, mamma, mi ricordo bene di lui-
 
-Voleva vederti, ma quando gli ho detto che eri partita anche tu se ne è andato seccato. Mi ha detto di dirti che ti cerca, probabilmente siete vicini- disse la madre.
 
-Non ho alcuna voglia di vedere quell'idiota superbo ora come ora, ma'. E poi dubito che siamo vicini, io e Wes siamo già a metà Percorso 2- grugnì la bruna, con espressione funebre.
 
-So che quel ragazzo non ti sta simpatico, Touko, ma non servirà a nulla evitarlo. Finché non ti avrà trovata continuerà a inseguirti, anche perché avete gli stessi obiettivi: prima o poi vi incontrerete-
 
-Lo so, ma spero che quel giorno venga il più tardi possibile. Ti saluto, mamma, buona notte-
 
-'Notte, tesoro, fa' bei sogni- rispose Bea, prima di riattaccare.
Touko chiuse la videochiamata e sospirò, poi si voltò verso il suo compagno di viaggio. Wes era un po' preoccupato, non capendo chi fosse Diapo e perché la bruna lo volesse evitare, ma non porse domande rispettando la sua privacy. Le porse, una volta seduti vicini al fuoco, un po' di pane e qualche bacca che Touko mangiò ben volentieri: tutto quel movimento l'aveva sfiancata, proprio lei che era una sportiva.
 
Quando conclusero il magro pasto si misero i pigiami (dentro la selvaggina per non spiarsi) e si augurarono buona notte. Wes le diede le spalle, chiudendo immediatamente gli occhi tanto era stanco. Touko sospirò, prendendo dalla tracolla una coperta, piegata accuratamente perché vi entrasse, e si stese per terra. Si mise la coperta di sopra e tentò di prendere sonno, ma senza un cuscino stava davvero scomoda. Decise allora di utilizzare la borsa come poggiatesta, trovando un po' di scomoda comodità - sembra strano detto così, ma sono le parole migliori per esprimere come stava in quella posizione - e riuscendo finalmente a dormire.

                                                                                                       *

Ed eccomi nuovamente qui.
Come già detto, ho postato di Martedì. Non è comodo sapere quando viene aggiornata la storia? In tal modo ti eviti continui controlli!
E poi io se dico che posto in un dato giorno è una cosa sicura e se ho problemi metto sempre un avviso tramite cell (in caso Internet facesse le bizze) e sto tranquilla.
Comunque, evitate questo sproloquio post- capitolo perché non c'è nulla di tanto rilevante.
Ringrazio Mr_Juri_God_Reborn, che per preferenza vuole essere chiamato Juri, per aver recensito i tre capitoli già inseriti su EFP: grazie di cuore!
Il prossimo capitolo verrà postato Venerdì, né un giorno di più né un giorno di meno: l'orario è indefinito poiché fino alle cinque starò fuori di casa, ma sicuramente oltre questa ora ci sarà l'aggiornamento.
E ripeto, perfavore commentate la mia storia: fa sempre piacere un parere esterno al proprio, almeno secondo me!
Detto ciò, vi lascio, ciao!!
A Venerdì!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5
 
Wes si svegliò svogliatamente, trovando improvvisamente il sacco a pelo estremamente comodo.
Sapeva però che il letto era molto più confortevole del dormire per terra, perciò aprì gli occhi e si mise a sedere. Stiracchiò le braccia intorpidite per poi rilassarsi completamente: quella mattina era stranamente euforico, non capiva perché.
 
Tornò seduto e fece per uscire dal sacco, quando notò una figura stesa dall'altra parte del bivacco ormai completamente spento. Riconobbe, sotto la coperta, i capelli bruni, lunghi e sciolti di una ragazza, ma gli dava le spalle. Ricordò dove si trovava e con chi fosse, riconoscendo l'esile corpo di Touko, che ancora dormiva. Il capello da allenatrice era messo in un angolino vicino alla borsa rosa, che utilizzava come cuscino.
 
-Non deve stare molto comoda- considerò, un po' in colpa.
 
Uscì dal suo sacco a pelo blu, del suo colore preferito, e lo ripiegò con ordine, per poi riagganciarlo sopra allo zaino color pece che si era portato. Prese da questo i suoi abiti, ripiegati, e si allontanò dall'accampamento, in cerco di un corso d'acqua per rinfrescarsi. Lo trovò non troppo lontano così si lavò la faccia e la testa, per riprendersi dallo stato confusionale di primo risveglio. Si svestì del pigiama, formato da una semplice maglia a maniche lunghe e un pantalone leggero, e mise le solite cose.
Tuttavia, visto che sentiva un po' di caldo, lasciò da parte il cappotto blu scuro e ritornò al bivacco con questo sotto braccio.
 
Appena fu nei pressi, tornò immediatamente indietro, imbarazzato: Touko si stava levando il pigiama.
"Ma è scema? Se fossi arrivato in un altro momento, l'avrei vista mezza nuda. E non solo io, ma chiunque si fosse avvicinato" pensò il biondo, ripromettendosi di rimproverarla.
Attese quache minuto appoggiato a un ramo, poi decise di tornare definitivamente: se fosse stata svestita, avrebbe evitato di guardarla. Per fortuna la trovò vestita di tutto punto, gli abiti uguali a prima come lui, ma senza i capelli raccolti e il cappello.
Rimase un po' sorpreso, non avendola mai vista senza la coda alta, e dovette ammetere che le stavano davvero bene sciolti.
 
-Oh, Wes, buongiorno- disse Touko, accorgendosi di lui.
 
-'Giorno. La prossima volta che ti cambi, non farlo al bivacco- le rispose lui, un po' contrariato.
 
La brunetta divenne subito rossa.
-C-cosa, tu h-hai visto mentre mi spogliavo? Pervertito!- sbraitò Touko, con le mani sui fianchi e il volto in fiamme.
 
-Ma che credi, che sia un maniaco? Per fortuna eri ancora con i vestiti addosso, ma se avessi indugiato ti avrei visto a torso nudo. La prossima volta cercati un posto più appartato, vorrei evitare di invadere la tua privacy- si difese Wes, seccato.
 
Nessuno mai gli aveva dato del pedofilo o del pervertito, non voleva minimamente che la sua reputazione venisse intaccata per un incidente.
Touko si accorse dello sbaglio appena commesso e si scusò immediatamente.
 
-Non sono abituata a viaggiare con un ragazzo che non conosco, anzi mi sembra quasi stupido farlo con te. Mi sembri buono, ma non ti conosco minimamente: potresti farmi chissà cosa, sei molto più forte di me e non avrei come difendermi- ammise la bruna, abbassando il capo.
 
Wes sospirò, chiudendo gli occhi.
-Riponi la tua fiducia in me anche se non mi conosci, eh? Beh, mi fa piacere- disse, sorridendo sereno.
 
Touko ricambiò il sorriso, felice. Poi notò un tatuaggio sul braccio destro del mulatto: un rombo con una V sotto, a farle da contorno.
-Carino il tatuaggio, ha un significato?- domandò, curiosa.
 
-Un vecchio marchio, fa parte del passato. Forse un giorno te lo dirò- rispose il biondino, un po' triste.
 
Accorgendosi di averlo rattristato, la bruna non porse altre domando, decidendo di attendere: se il suo compagno di viaggio avesse voluto parlarne con lei, lo avrebbe fatto di sua spontanea volontà. Raccolti i propri averi, i due ripartirono verso Levantopoli.
Sul percorso incontrarono qualche animaletto selvatico così Touko si prodigò ad allenare ancora Snivy, limitandosi in modo da seguire il consiglio datole da Wes il giorno prima: non sfiancare il tuo amico, così che possa proteggerti.
 
Camminando, incontrarono anche dei Pidove che la bruna tentò di catturare: le capitò uno piuttosto duro da battere, secondo il giovane ormai prossimo all'evoluzione in Tranquill, che la mise in difficolà.
Tuttavia, durante la lotta accadde qualcosa di inaspettato: Snivy si evolse in uno splendido Servine.

Al culmine della gioia, Touko abbracciò il Pokémon di tipo Erba.
-Evviva, Haku, ti sei evoluto in Servine! Sei proprio bello così, scommetto che non vedi l'ora di metterti in mostra alla palestra di Levantopoli, vero?-
 
-Servine!!- affermò il serpente.
 
-Ottimo, questo è lo spirito giusto! Non vedo l'ora di vederti come Serperior, sarai magnifico. Ho fatto proprio bene a sceglierti come mio primo compagno, mi sento così felice!- disse la bruna, stringendo il Pokémon.
 
La risata cristallina della ragazza riempì l'aria: la felicità di quell'umana contagiò anche numerosi Pidove e Purrloin, che si unirono alle feste non capendo bene il perché. Anche Wes, rimasto a guardare le lotte dell'amica, si scoprì contento e rise, euforico.
Quando l'entusiasmo eccessivo di Touko si placò, ripresero il cammino: ad ogni lotta, Servine diventava sempre più forte e pronto alla sua primissima sfida in palestra. La bruna era convinta che sarebbe riuscita a trionfare senza troppi problemi: aveva piena fiducia nel suo amico.
 
Levantopoli, così tanto desiderata, si presentò a loro a ora di pranzo, giusto in tempo di andare a mangiare.
Touko convinse il ragazzo ad andare ad un ristorante, così dopo aver rimesso in salute i loro Pokémon si diressero verso il primo ristorante che trovarono. Era una costruzione piuttosto raffinata e gli interni rispecchiavano molto buon gusto. Appena furono dentro, vennero subito accolti da tre giovani camerieri: uno aveva i capelli rossi e gli occhi rossi, uno verdi e verdi e l'altro blu e blu.
 
-Benvenuti, signori, desiderate un tavolo solo per voi?- domandò quello rosso.
 
-Sì, grazie- disse Wes, seguendo i tre ragazzi.
Touko gli andò dietro, scrutando i presenti: per lo più erano ragazzine come lei, che, notò, continuavano a fissare il suo compagno di viaggio. "Non c'è niente da fare, Wes attira molto l'attenzione delle donne, adulte o adolescenti. Beh, non hanno tutti i torti, è davvero un bel ragazzo e molto maturo, un Campione e allenatore di una fortissima squadra Pokémon.
Ma probabilmente, all'esterno è solo un bel ragazzo dall'aspetto esotico e misterioso" pensò la brunetta, subito rimproverandosi di quei poco buoni pensieri sul suo amico.
 
Insieme, i due si accomodarono a un tavolo vicino al camino, spento in quella stagione calda, e ordinarono cose semplice: Touko decise in base ai suoi averi dorati, mentre Wes solo per comodità. Sapeva che attirava l'attenzione, non era il caso di ordinare pietanze costose, altrimenti sarebbe stato accerchiato da un nugolo di ragazzine senza cervello ancor peggio del solito. Bello e ricco, così era definito. E anche famoso, vista la sua posizione.
 
Touko richiese un semplice panino con insalata, pomodoro e la mozzarella dentro: voleva mantenere la sua linea da modella.
Nonostante la sua giovane età, aveva un fisico piuttosto sviluppato rispetto alle sue coetanee.
Se non fosse stato per l'altezza, probabilmente verrebbe scambiata per una quindicenne o giù di lì. Per questo si era preoccupata quando il suo compagno aveva ammesso di averla quasi vista mezza nuda: il suo fisico era proprio da ragazza, non da ragazzina, certo più allettante di quello di Belle.
Sebbene portasse gli short per comodità e dicesse che non le importava dei ragazzi, stava sempre attenta a quali tipi giravano intorno a lei: temeva sempre di essere vittima di violenza. E un certo figuro, che lei conosceva bene, una sola volta ci aveva provato con lei.
E ne era uscito pesto.
Eh sì, Touko non era proprio una ragazza dolce e raffinata, anzi: era parecchio manesca e irascibile, sempre attenta e diligente.
 
Il mulatto prese anche lui un panino semplicissimo e un po' di frutta. Consumarono i loro pasti con fame, gli ultimi erano stati scarni. Certo, un panino per pranzo era davvero poco, ma certo era molto più buono degli avanzi.
Una volta finito, Touko si alzò dal suo posto e sorrise, sazia.
 
-Bene, è ora della mia lotta in palestra- esordì, carica di nuove forze.
 
-Sei instancabile. Va bene, pago e andiamo- ridacchiò il ragazzo.
 
-Perché paghi tu?-
 
-Etica, Touko: non mi sognerei mai di far pagare una ragazza, e poi devi cominciare a risparmiare i tuoi averi. Io ho da parte un bel conto in banca, non è un problema- rispose Wes.
 
-Umf- grugnì la bruna.
Il giovane pagò il conto, di soli 50 pokésoldi, e si avviarono verso l'uscita. Tuttavia la voce dei tre camerieri lo costrinse a fermarsi.
 
-Se non erro, la ragazza ha parlato di "lotta in palestra", giusto fratelli?- chiese il blu.
 
-Non ti sbagli, fratello. La ragazza vuole proprio ricevere la sua prima medaglia- rispose il verde.
 
-Ma si può sapere che farneticate?-
Touko era visibilmente confusa, mentre le numerose ragazzine facevano mille urletti di emozione che non riusciva a comprendere. Osservò i tre camerieri, che ormai aveva capito essere fratelli, dirigersi verso il camino, mentre tutte le luci si spensero e un unico riflettore illuminò il trio.
Contemporaneamente si voltarono verso di lei e la indicarono, in modo teatrale, con un ghigno in viso.
 
-Noi siamo i tre fratelli Chicco, Spighetto e Maisello, i tre capopalestra di Levantopoli!- esordì il verde, indicando rispettivamente il rosso, se stesso e il blu.
 
-Fatti sotto, sfidante- disse Chicco.
 
-Tre capopalestra? Questa mi giunge nuova- proferì Wes, stupito ma per niente agitato.
 
-Ogni palestra qui a Unima ha le sue particolarità, ragazzo. Qui siamo tre sfidanti diversi e indipendenti, e colui che anela alla nostra medaglia, la Medaglia Tris, deve scontrarsi con il capopalestra che usa un Pokémon di tipo opposto rispetto allo starter con cui ha iniziato. Dunque, sfidante, con quale dei tre hai fatto coppia?- spiegò Maisello.
 
-Ha... Snivy, ho scelto Snivy come primo Pokémon- rispose Touko.
 
-Bene, allora lotterai contro Chicco, che utilizzerà un Pokémon di tipo Fuoco-
 
La ragazza ghignò, sicura di sé: se credevano di spaventarla avevano sbagliato completamente approccio, non si sarebbe fatta battere così facilmente. Il suo Haku aveva lavorato con impegno per evolversi e vederla felice, perciò non l'avrebbe deluso: avrebbero vinto.
-Bene, Chicco, accetto di combattere con te. Haku freme dalla voglia di battersi- esclamò Touko, facendosi avanti.
 
-Ohoh, coraggiosa la ragazza. Bene, vieni con noi-
 
Dopo quell'ultima affermazione, Spighetto scoprì una leva vicino al camino e la tirò in basso.
L'intera parete si spostò, aprendosi lateramente e mostrando ai due ragazzi un campo di lotta con tanto di tribune ai lati. Le ragazze gridarono e corsero sugli spalti, mentre Touko e Wes avanzavano con calma verso il campo di lotta, al centro della stanza nascosta.
Chicco prese posto, seguito da Touko.
Wes le si accostò e, sussurrandole all'orecchio, le augurò buona fortuna.
Dopodiché andò a sedersi poco distante dalle ragazze, che lo guardarono con i brillantini negli occhi, ma non rivolse loro alcuna attenzione, guardando il campo di lotta. Era più che sicuro che la brunetta avrebbe vinto, aveva visto la forza di Servine e non dubitava di un 80% di probabilità. I capipalestra erano sempre tosti da battere, avevano sempre qualche asso nella manica - ovviamente leale, non si sognerebbero mai di barare - da tirare fuori al momento opportuno per sorprendere l'avversario.
 
-La lotta è 1vs1. Oltre alla Medaglia Tris, in palio c'è un premio in 500 pokésoldi. Mostrate i Pokémon!- gridò Spighetto in veste di arbitro.
 
-Haku, vieni fuori!-
 
-Pansear, tocca a te!-
 
I due Pokémon uscirono dalle loro pokéball e si misero subito in posizione di attacco, carichi di voglia di combattere.
-Wow, in così poco tempo il tuo Snivy si è evoluto in Servine! Sarà tosto allora, ma non aspettarti di battere Pansier così facilmente- esclamò Chicco.
 
-Se non sbaglio, Pansear è un tipo Fuoco, dunque Servine sarà in svantaggio, ma ci siamo allenati duramente per questo giorno, perciò nemmeno noi ci faremo battere tanto facilmente. Stanne certo!-
 
-Bene, che lo scontro abbia inizio!- annunciò il verde, dando inizio all'incontro.
 
-Pansear, usa Graffio!- ordinò subito Chicco.
 
-Haku, bloccalo con Fulmisguardo!-
 
La piccola scimmietta rossa partì subito all'attacco con velocità impressionante, ma una minacciosa occhiata di Servine lo fece tentennare un po'. Fu abbastanza perché Haku potesse colpirlo con Frustata, come ordinato poi da Touko, in modo potente. I lividi comparvero sul corpicino peloso del Pokémon, lì dove le liane lo avevano colpito, e gli facevano parecchio male, perciò indietreggiò mentre il serpente ritornò davanti alla sua padroncina.
 
-E' lesto! Bruciatutto, Pansear!-
 
-Schivalo, presto! Poi prendilo!-
Entrambi i Pokémon eseguirono veloci i loro rispettivi comandi: Bruciatutto colpì di striscio Haku, che era intento a schivarlo, ma venne sollevato quasi immediatamente da terra dalle liane del tipo Erba, che gli rivolse un'occhiataccia degna della mossa Visotruce (non è quella mossa, è più un gesto intimidatorio), e senza alcun ordine lo sbatacchiò di qua e di là come aveva fatto con il suo compagno di giochi Tepig, ormai suo avversario.
Dopodiché, proprio come allora, lanciò un Fulmisguardo che diminuì il sangue freddo di Pansear di molto, accentuato dallo stato confusionale del Pokémon. Compiaciuto del terrore che leggeva negli occhi dello scimmiotto, lo sbattè violentemente per terra mandandolo K.O.
 
Touko era rimasta totalmente sorpresa, anche un po' spaventata da quella violenza.
Corse incontro a Servine e gli domandò perché si fosse comportato così male con il tipo Fuoco.
Haku si stranizzò di vederla preoccupata invece che contenta, e sentendo le parole della sua padroncina comprese il suo errore: era stato un po' troppo spietato nei confronti della scimmietta. Rammaricato, andò a scusarsi con il Pokémon di sua spontanea volontà, e Pansear lo perdonò, tuttavia parecchio ammaccato.
 
-Incredibile, ci hai battuti con una tale facilità- esordì Chicco, prendendo lo scimmiotto tra le braccia e curandolo con una Pozione.
 
-Mi scuso per la violenza che ha usato Servine, non ha mai fatto così. Si sarà lasciato trasportare, sono davvero dispiaciuta-
 
Il serpente, vedendo la sua padroncina così triste, le si arrampicò fino alle spalle e leccò la guancia rosea con la linguetta saettante e rossa.
Touko rise, rincuorata che il suo amico fosse rimasto lo stesso: cominciava a temere che avesse contratto lo stesso malanno dei Pokémon selvatici, stando a loro contatto.
Wes tirò un sospiro, sollevato che il serpente fosse ancora docile. Anche a lui era venuto quel timore, ma non sembrava essere così. In fondo, i Pokémon Ombra non hanno alcuna fiducia nei loro allenatori: se Servine fosse stato scontroso, sarebbe stato sulla via di diventare un Ombra.

Si alzò dal suo posto, ignorando bellamente le occhiate delle ragazzine che per tutto quel tempo avevano fatto il tifo per Chicco e che adesso erano deluse dallo scontro. Si avvicinò alla sua compagna di viaggio con un sorriso.
-Che bello, Wes, cel'ho fatta!!!- esclamò Touko, abbracciandolo di slancio.
 
Il giovane rimase un po' sconcertato e imbarazzato, ma subito si rilassò.
 
-Non avevo dubbi che cel'avresti fatta, Touko. Complimenti per la tua prima lotta in palestra- le rispose lui, cingendo la vita della ragazza con un braccio. Quel contatto risultò davveri strano, quasi estraneo, a entrambi.
 
-Sì, il tuo amico ha ragione! Complimenti, meriti in pieno questa- proferì Maisello, consegnando alla bruna la Medaglia Tris.
 
Felice come non mai con gli occhi luccicanti, tirò immediatamente fuori dalla tracolla il PortaMedaglie e avvicinò il piccolo oggetto in metallo nella sagoma identica alla medaglia. Questa si inserì senza alcun problema e lei rimase a osservarla: i tre rombi, che si sovrapponevano, avevano i tre colori identificativi dei tre capipalestra di Levantopoli, ovvero rosso, verde e blu.
Richiuse il piccolo cofanetto e lo ripose con cura nella tracolla rosa, sorridente.
-Grazie mille-
 
-No, siamo noi a doverti ringraziare, per averci regalato un incontro così emozionante. Arrivederci, e buona fortuna per i tuoi prossimi incontri!!- esclamarono i tre giovani, salutandoli mentrei due con un "certo" uscivano dalla palestra-ristorante.
 
Una volta fuori, Touko respirò a pieni polmoni l'aria pomeridiana, chiudendo gli occhi e godendosi i sottili raggi di sole.
 
-Ora cosa conti di fare?- le chiese Wes, dopo che Touko ebbe finito di rilassarsi.
 
-Continuerò ad allenarmi, ovvio. Il Percorso 3 non è troppo lungo, e subito dopo c'è Zefiropoli. Giusto lì c'è un'altra palestra, mi pare che la capopalestra sia Aloè- rispose lei.
 
-Come conosci il capopalestra?-
 
-E' la direttrice di un museo, gestisce anche una grande biblioteca con il marito, Cirillo. Io amo leggere e scoprire cose nuove del passato. Compare spesso nei documentari storici che seguo in televisione, ma non so quali Pokémon alleni- rispose Touko, meditando.
 
-Non avrei mai detto che tu fossi appassionata di archeologia, mi sorprendi- ridacchiò Wes.
 
-Perché, piace anche a te?-
 
-No, non fraintendermi: odio rivangare il passato, preferisco vivere il presente piuttosto che crogiolarmi nel dolore di vecchi errori. Quindi no, non amo affatto l'archeologia-
 
-Oh...-
In effetti, la brunetta ricordava l'aria triste che il suo volto aveva preso quando aveva domandato del tatuaggio pece che il ragazzo aveva sul braccio destro. Decise allora che non avrebbe più fatto alcuna domanda sul passato del biondo, perché la rattristava vederlo malinconico. Non dopo che aveva visto quanto bello fosse il suo sorriso.
"Ma che diavolo penso?!?!" si sgridò.
 
-Beh, che facciamo? Partiamo immediatamente?- chiese Touko, scuotendo la testa per liberarsi di quegli strambi pensieri.
 
-Io devo cominciare a fare il mio lavoro, quindi vorrei rimanere qui se non ti spiace- rispose Wes.
 
-Non preoccuparti, ne approfitterò per visitare Levantopoli e il Cantiere dei Sogni. Si dice che li compaia un Pokémon abbastanza difficile da trovare, intendo catturarlo- disse la bruna, annuendo.
 
-Come vuoi. Se trovi però qualche difficoltà avvisami subito- disse Wes, serio.
 
-Certo, contaci. Se vedo qualcosa di losco, ti chiamo subito-
 
-Bene, questo è il mio numero. Avvisami, mi raccomando- annuì il giovane, scrivendo il suo numero su un fogliettino nel portafogli.
 
-Sì, mamma, starò attenta- rise Touko, prendendolo in giro.
 
Rendendosi conto del suo comportamento protettivo, Wes divenne purpureo, ma rise comunque.
-Ora ti parlo come amico: fa' attenzione- disse lui, sorridendo divertito, e si allontanò con un cenno della mano.
 
-Ehi, ma dove ci rivediamo?!- domandò la bruna.
 
-Alle 19:00 massimo davanti al Centro Pokémon, e se non fuori dentro. Fatti trovare là, ciao!-
 
Wes le diede completamente le spalle e corse via, la giacca legata in vita e le pokéball alla cinta, con lo zaino in spalla che si confondeva con la maglia nera. Touko, rimasta sola, sospirò: aveva detto che avrebbe visitato Levantopoli, ma non c'era granché da vedere in quella città. Decise allora di andare al Cantiere dei Sogni, a cercare Munna, il Pokémon trovabile solo là, e per allenare un po' anche gli altri Pokémon che aveva con sé: Patrat e Lillipup, oltre Purrloin, neo-arrivata.
Così, decisa, s'incamminò alla ricerca del Cantiere dei Sogni.
                        *

Ed ecco qui il nuovo aggiornamento, postato come scritto in precedenza di Venerdì.
Ringrazio nuovamente Juri per aver commentato il quarto capitolo, grazie di cuore!
Non chiedo nemmeno più di recensire: sarebbe la terza volta e già mi è stato dimostrato che è inutile. Se non volete darmi un parere va bene, ma non esitate a farmi notare degli eventuali errori!
Il prossimo post avverrà di Lunedì, perciò a quel giorno!
Ciao!

PS
Questo è Wes, proveniente da PKMN Colosseum per il GCN

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E' questa è, ovviamente, Touko per chi non la conoscesse
 
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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 
 
Con un po' di fatica, Touko era riuscita a trovare la giusta via per il Cantiere dei Sogni.
Chiedendo indicazioni alla gente in giro, si ritrovò vicino a una zona di bosco, come le era stato detto. Proseguì per il vialetto battuto dal tempo, incontrando anche altri allenatori che la sfidarono.
Non le fu troppo complicato vincere, poiché Haku era davvero forte, ma proprio per questo le sembrava di barare.

Per tutto il viaggio si era occupata dell'istruzione pratica del serpente, senza mai pensare agli altri tre che trepidanti attendevano il loro momento.
Le sembrava di far loro un torto non allenandoli nemmeno una volta. Sapeva che col tempo si sarebbero demoralizzati nel vedersi così inutili e avrebbero perso la voglia di lottare. E poi se avessero voluto proteggerla da un pericolo sarebbero stati solo un peso, deprimendoli ancora di più.

Una volta levatasi la scocciatura degli allenatori sul suo cammino, ottenendo un bel gruzzoletto di pokésoldi con tutti gli incontri che vinse, si imbattè in un curioso allenatore. La sua proposta era che, oltre al denaro, avrebbe vinto anche un Panpour, una delle tre scimmiette che Touko aveva visto utilizzare ai tre capipalestra di prima.
 
-In questo modo se ti capita davanti un tipo Fuoco come Pansear, visto che il tuo è un tipo Erba, Panpour non avrà alcuna difficoltà a batterlo poiché sarà in vantaggio di tipo. Dovrai solo allenarlo un po' e sarà pronto a scendere in campo- disse la ragazza castana, dopo che lei l'ebbe battuta, con la scimmietta blu tra le mani.
Con quell'espressione perennemente tranquilla, alla bruna dava davvero la sensazione di uno tra le nuvole e in pace.
 
Con indecisione, prese lo scimmiotto tipo Acqua tra le mani e questo le sorrise, emettendo il suo verso.
Dopo aver sentito il suo verso sognante, alla brunetta venne in mente di chiamarlo Hippy, come i "figli dei fiori", quelli perennemente in cerca del contatto con la natura.
-Bene, Hippy, ho fiducia che andremo d'accordo-
 
-Panpour!!-
 
La castana rise, tenendo una mano davanti alla bocca.
-Tieni la sua pokéball. Sono felice di avergli trovato una casa, non potevo più tenerlo: mia madre in quanto a bestie in casa è tremenda- proferì, rattristandosi.
 
-Mi spiace che tu debba separarti da questo adorabile scimmiotto. Il suo aiuto sarebbe stato prezioso in un giardino- disse la bruna, cercando di risollevarle un po' il morale.
 
-Va beh, vada come vada. Quando sarò grande, però, potrò avere tutti i Pokémon che vorrò! Ci vediamo, Touko! Ciao, Hippy! Divertitevi insieme e mi raccomando: proteggilo! Anche se per poco, quel Pokémon è entrato a far parte della mia famiglia!- gridò la ragazzina, correndo via salutando i due con la mano.
 
Touko e Hippy ricambiarono il saluto, poi con un sorriso la brunetta fece tornare lo scimmiotto nella sua pokéball e la mise nella tasca con gli altri. In tal modo, ora ne aveva cinque nella sua squadra: mancava solo un Munna a completare la sua ipotetica squadra prediletta.
Carica di nuove energie e aspettative la bruna si portò all'interno del Cantiere dei Sogni.
Cominciò a cercare tra i cespugli semi-secchi un esemplare di Munna, talvolta chiamando un ipotetico esemplare di questo Pokémon nella speranza che uno di quei cosini rosa rispondesse al suo richiamo.
 
-Munna, ci sei? Ti sto cercando, voglio averti nella mia squadra!- gridò, ma non ottenne alcuna risposta. Si sentì una vera idiota a parlare nel vuoto.
 
Stizzita dalla scarsa collaborazione dei Munna, sbuffò.
Rimase ferma in un punto imprecisato dell'erba finché non vide uno dei cespuglietti muoversi ondeggiando. Subito corse verso lo strano fenomeno, scoprendo però che si trattava di un Audino. Sospirò.
 
-Uff, un Audino. Pokémon di questo tipo sono utili per curare e tranquillizzare i Pokémon, ma non sono di molta utilità in una squadra devota all'attacco. Sarebbe inutile e contro il mio stile, per ora eviterò di catturarne uno. So che non sono difficili da trovare e che sono molto estesi come specie, perciò più avanti ne troverò di certo uno più forte di questo qui- borbottò, fissando il Pokémon con occhi contrariati.
 
Gli occhioietti dolci di quello strano Pokémon la intenerirono, ma non abbastanza da volerlo catturare. Lo salutò con un gesto della mano, augurandogli ogni buonasorte, quando un lamento attirò la sua attenzione.
Senza indugi si diresse verso il suono e vide qualcosa di non molto positivo, che la spaventò: un Munna giaceva a terra, accerchiato dagli strani tipi di Quattroventi, impossibilitato a muoversi. I tre brutti ceffi si accorsero della sua presenza in breve tempo.
 
-Oh, guarda guarda, la rompiscatole di Quattroventi. Tu sei una dei quattro ragazzini che si sono opposti al nostro capo, il sommo saggio Ghecis!! Ora pagherai per la tua intromissione nei nostri piani, ragazzina- le disse uno, il centrale.
 
Contemporaneamente si mossero verso di lei, che indietreggiò impaurita.
Ora che non aveva più nessuno accanto aveva davvero paura.
"Ma io non sono sola, c'è Haku con me!" pensl tutt'un tratto, cercando la pokéball del suo amico. "Dannazione, dov'è?!" urlò nella mente, continuando a indietreggiare per allontanarsi dai tre brutti ceffi del Team Plasma.
Uno di questi tentò di agguantarla, ma riuscì a schivarlo in tempo: le sembrava una lotta Pokémon. "Forse è questo ciò che provano in combattimento" pensò.
 
-Dove credi di andare? E' la seconda volta che ti intrometti nei nostri affari, ragazzina, sarà meglio tapparti la bocca finché siamo in tempo e ne abbiamo la possibilità. Sei un ostacolo ai nostri piani!-
 
Questa volta riuscirono a fermarla e a prenderla per un braccio, spintonandola verso di loro. Venne subito immobilizzata come il Munna e costratta a terra, quale umiliazione. E poi uno dei due maschi le stava palpando il sedere, pedofilo!
-Soda la bambina, eh? Sarà un piacere divertirmi con te a Palazzo-
 
Touko inorridì, sbarrando gli occhi. Tutti i suoi incubi si stavano avverando in un colpo solo.
-No, lasciami subito! Aiuto, aiuto!!- urlò, scalciando via i suoi aggressori con colpi poderosi.

Se prima quel maniaco la considerava "soda", adesso avrebbe visto anche quanto era forte. Certo, dopo tutte quelle volte passate a pestare i ragazzini troppo guardoni era logico che in qualche modo si fosse irrobustita.
Al pensiero dei ragazzi le vennero in mente tutti i suoi amici, dal primo all'ultimo. Anche quel beota di Diapo, purtroppo. Si vede che se pensava a lui era in seria difficoltà.
 
Ma in quel momento, ogni aiuto sarebbe stato ben accetto. Anche solo un Pidove passeggero che tubava e li distraeva sarebbe stato un dono dal cielo.
Tutto pur di sfuggire alle mani di quei maniaci. E la donna, l'unica, che era con loro non prosteva all'idea di una violenza sessuale, maledetta! Libera per pochi istanti dalla minaccia dei tre, tentò di fuggire ma venne nuovamente tirata indietro con uno strattone tremendo che, poteva giurarci, le aveva slogato la spalla.
Allora tirò il suo braccio e prese di sopresa l'uomo.

Quando fu abbastanza vicina, morse con tutta la forza che aveva le dita del pedofilo, che gridò.
Nuovamente libera, tentò la fuga ma non aveva contato gli altri due che la colpirono alla testa. Non fu sufficiente per tramortirla del tutto, ma di certo non stava bene. L'insperato aiuto venne quando sentì una voce a lei molto nota le giunse alle orecchie come un sogno.
 
-Touko, dove sei?!!-
 
Era l'inconfondibile voce di... Belle!!! Allora gridò il suo nome, continuando a scalciare e a dimenarsi come un animale in gabbia e spaurito.
-Belle!!! Aiuto, sono qui!!!! Aiutoooo!- urlò disperata, mentre uno dei butti ceffi del Plasma le immobilizzavano le gambe.
 
-Touko!! Sto arrivando, aspettami!- le giunse dall'amica.
Appena la bruna vide gli sbarazzini e corti capelli biondi della ragazza, le sembrò la cosa più bella del mondo.
Belle guardò il tutto con la paura più tremenda negli occhi e fece per avvicinarsi in suo soccorso ma l'amica le vietò di farlo, scalciando per tenere occupati i tre del Team Plasma.
 
-No, Belle, corri! Finirai come me!!- le urlò, dimenandosi con forza. Riuscì anche a colpire uno dei tre con un pugno poderoso.
 
-E allora perché hai chiesto il mio aiuto se non vuoi che ti aiuto?!- le urlò di rimando la biondina, purpurea in viso, pronta a scappare in qualunque momento se quei tipi le si fossero avvicinati.
Una mano coprì la bocca di Touko, impedendole di parlare.
Quando riuscì a mozzicarla un po', sputo cinque lettere incomprensibili.
 
-Ce ...a ... es!- rispose.
 
-Che?!?!-
 
-CERCA WES!!!! CERCALO!!!!- strepitò la brunetta, mordendo a sangue l'ennesima mano.
Il metallico sapore del sangue le bagnò le labbra, eccitandola un po': il gusto di quel liquido rosso le era sempre piaciuto, a scapito di ogni pregiudizio, nemmeno fosse un Crobat.
 
La biondina rimase interdetta poi annuì e scattò via: anche con la gonna riusciva a essere veloce, ma mai quanto la sua amica, ora in difficoltà.
Ripensando a ciò che aveva visto, un Munna privo di sensi e una delle sue amiche più care privata di ogni libertà, le si strinse il cuore, comprendendo il bisogno di chiamare quel ragazzo tanto carino quanto misterioso. Non conosceva minimamente il nuovo compagno di viaggio dell'amica, quel Wes, ma se Touko voleva che fosse lui a salvarla voleva dire che era un tipo forte.
 
Con il sangue al cervello, corse più che potè verso il centro abitato di Levantopoli. Lì cominciò a gridare il nome del mulatto, chiedendo informazioni su di lui per lo più alle ragazze: un tipo come Wes non passava inosservato, tanto quanto la sua amica Touko. Era inutile, però: il ragazzo sembrava inritracciabile, e non aveva nemmeno come chiamarlo.
 
-Maledizione, ma dov'è quando...-
 
-Ehi, Belle- le disse una voce dietro di lei, da maschio.
 
La biondina si girò subito, spaventata e infuriata, trovando l'oggetto delle sue ricerche proprio davanti a sé che la salutava cordiale.
Come poteva essere così tranquillo mentre Touko era in pericolo?!?
 
-Tu! Razza di maledetto, ma dov'eri finito!!- strillò Belle, ergendosi in tutta la sua bassezza, con la sua voce un po' nasale.
 
-Eh?- domandò un Wes alquanto confuso.
 
-Hai lasciato Touko da sola, brutto idiota di colore!-
 
Al nome della brunetta il biondo le dette tutta la sua attenzione.
Dal tono delle accuse che quella ragazzina gli stava sbraitando contro poteva supporre che la sua compagna di viaggio fosse finita in un guaio bello grosso, poiché non giudicava quella biondina un tipo di facile arrabbiatura.
Semmai molto disappunto, ma mai quel tipo di ira.
 
-Che è successo a Touko?- domandò.
 
-Siccome ci vuole troppo per dirtelo senza sbraitarti contro e lei ha bisogno di aiuto immediato, ti ordino di correre nel Cantiere dei Sogni!-
 
Con un cenno del capo il giovane fece come gli era stato "sbraitato" e con velocità corse verso il posto addidatogli da Belle.
Sentì che questa cercava di stargli dietro, così rallentò un po' per farsi dare ulteriori dettagli.
-Che è successo?-
 
-C'erano tre dei tipi di Quattroventi, quei Team Plasma, che stavano maltrattando un Munna. Touko voleva aiutarlo ma è stata immobilizzata dai tre brutti ceffi. Uno in particolare non sembra avere buone intenzioni nei confronti del corpo di Touko. Sbrigati Wes, per favore! Io ti raggiungo dopo con Komor che è qui con me- rispose la biondina, decellerando.
 
Con un nuovo cenno del capo, il ragazzo partì di nuovo a tutta velocità verso il Cantiere dei Sogni, molto irritato: se quei tre volevano fare del male alla sua amica, l'avrebbero pagata molto cara.
Certo però che lei poteva evitare d'impicciarsi nei fatti altrui.
Con un grugnito di stizza, oltrepassò senza deviazioni il viottolo in terra battuta dal via vai della gente e cercò indizi sulla posizione della brunetta. Un urlo lo indirizzò all'interno della vegetazione, finché non la trovò: era stesa a terra e si dimenava, ma sembrava molto stanca, e un uomo le stava sopra tentando di tramortirla e baciarla al tempo stesso.
Nel cuore del ragazzo salì una tale rabbia che vide rosso.
 
-Touko!- la chiamò, correndo contro i tre del Team Plasma e spintonandoli via con forza.
Quando fu vicino a lei vide la sua espressione spaventata e al contempo gioiosa di vederlo e la tirò su con forza. La bruna barcollò e si aggrappò a lui, ma nel complesso stava bene e non sembrava aver subito danni fisici di quel tipo.
 
-Ehi, ragazzino, chi diavolo sei tu?!- gli chiese lo stesso uomo che le stava sopra.
 
-Un suo amico, brutto cafone. Come ti sei permesso di averci anche solo provato a farle male?!- rispose con ira il biondo, stringendo Touko a sé con fare protettivo.
 
-Ehi, ma ti conosco! Sei quello che ha sollevato la sommossa a Quattroventi, sì, sei proprio tu! Due Pidove con una fava, in fondo- disse la donna, fissandolo con un ghigno poco promettente.
 
-Tsk!-
 
-Ti pentirai di avermi dato del cafone, ragazzino, ora vedrai!- gridò il pedofilo.
 
Sul volto del mulatto comparve un sorrisetto cattivo, mentre sfilava l'unica pokéball dalla cinta e la ingrandiva sicuro.
Lanciò la sfera in aria e da questa uscì un Umbreon, che fissò truce i suoi avversari umani.
L'espressione del trio era di puro scherno.
 
-Davvero credi di battermi con un simile soldo di cacio?- rise l'uomo, che da come si comportava sembrava il leader di quel trio.
 
-Che c'è, hai paura?- lo prese in giro Wes, ridacchiando, mentre portava la ragazza dietro di lui e si metteva in posizione di combattimento.
Per lui quella era una vera sfida a una lotta Pokémon, se quel tipo avesse tirato fuori uno dei suoi animaletti Umbreon avrebbe attaccato immediatamente. In caso contrario, la piccola volpe nera avrebbe attaccato per proteggere i due.
In ogni caso, il trio si sarebbe fatto male.
 
-Paura io? E come potrei avere paura di un cosino così piccolo?- rispose l'idiota.
 
-Le cose più piccole spesso solo le peggiori-
 
-Questo lo vedremo. Durant, vai!-
Un'enorme formica metallica fuoriuscì dalla sfera lanciata dal componente del Team Plasma, sbattendo le chele taglienti con minacciosità. Umbreon non fece una piega davanti al nemico più grande, rimanendo calmo come il suo padrone, con la stessa espressione arrogante sul musetto peloso.
Senza alcun preavviso, la volpina corse dalla formica e gli balzò contro.
 
Durant, colto alla sprovvista, tentò di afferrarlo con le mandibole mentre era ancora a mezz'aria, ma il Pokémon volteggiò in aria e poi scomparve con una pernacchia. Comparì esattamente dietro all'animale metallico e ghignò, nemmeno fosse uno Zorua.
Dalla bocca gli uscì un fascio di luce, che colpì la formica sbalzandolo contro l'albero accanto a Wes.
Questo non fece una piega, continuando a sorridere all'espressione costernata dell'uomo.
 
-Come... Cosa...?- balbettò il tipo, fissando il Durant K.O.
 
-Per Umbreon era una lotta Pokémon, una sfida in piena regola alla sua posizione- rispose il mulatto, con un ghigno accattivante.
 
-Ma che intendi dire?!- urlò l'uomo.
 
-Non intendo rispondere alla feccia come te su queste cose. Non ti è dato saperlo, componente del Team Plasma, è una cosa che non deve interessarti. Sappiate, però, che se incoccio altri di voi giuro che io e i miei amici non saremo così clementi, indipendentemente da chi è sotto minaccia. Se poi è un mio amico, siete davvero nei guai, e considerate che tutti sono miei amici, umani e Pokémon- disse il giovane.
 
Il trio inorridì, battendo in ritirata senza portare con sé il Munna: la minaccia aveva avuto effetto.
Appena furono lontani, il biondo si voltò verso la bruna che era rimasta dietro di lui. Questa lo fissava in modo stupito, con un espressione così buffa che intenerì il giovane. Le sorrise come se nulla fosse successo.
 
-Tutto a posto, Touko?- le domandò.
 
-S-sì, direi di sì... Certo che sei davvero forte, guarda che Umbreon!- rispose lei, ammirando il piccolo volpino che scodinzolava allegro.
 
-Oh, Reon... Lui è un amico di vecchia data che si è alleato con me, non fa effettivamente parte dei miei Pokémon, ma lui si considera tale e mi da sempre una mano, lo porto sempre con me- spiegò Wes.
 
-Ma è davvero potente! Come hai fatto a insegnargli IperRaggio?-
 
Il giovane ridacchiò, richiamando il pokémon nella pokéball e rimettendola al suo posto.
Prese la bruna per mano e se la tirò dietro verso il viottolo libero del Cantiere dei Sogni. Davanti a loro videro arrivare i due amici di Touko: Belle e Komor. Erano piuttosto trafelati, sopratutto il corvino che non era assolutamente abituato a correre tanto.
Entrambi, appena la videro, corsero ad abbracciarla.
 
-Touko, stai bene!!- esclamò Belle, piangendo.
 
-Già, stai bene per fortuna. Che spavento ci hai fatto prendere, te lo dico sempre che devi vestirti in modo può pudico- le diede ragione Komor, accarrezzando la schiena della bruna.
 
-Sì, lo so. Grazie per esservi preoccupati tanto, siete dei veri amici. Grazie a Wes non mi è successo niente, il merito è suo- rispose l'altra.
 
Entrambi i ragazzi si voltarono verso il mulatto, che era rimasto in disparte. Belle, sorprendendo tutti e tre, andò ad abbracciarlo come se si conoscessero da sempre.
Touko sospettava che, sotto la gratitudine, si nascondesse il piccolo desiderio di sentire il corpo del ragazzo vicino al suo.
 
-Grazie, Wes, hai salvato Touko. Ti siamo davvero grati, sia io che Komor anche se non lo ammetterà mai. Grazie- disse, dopo essersi staccata.
 
Il biondo rimase un po' interdetto da quel gesto di affetto da parte di una che prima era diffidente nei suoi confronti.
Beh, se bastava così poco per farsi volere bene...
Ridacchiò un po', scostando la ragazzina che gli sorrise entusiasta. Komor, a differenza di Belle, non si mosse minimamente per esternare al giovane un po' di gratitudine, tranne un piccolo cenno della testa. Touko rise: il suo amico era davvero troppo competitivo e orgoglioso.
 
-Che ne dite di andare al Centro Pokémon?- chiese la bruna, ricordandosi immediatamente di una cosa.
 
-E perché? Noi ci siamo appena stati, è un posto palloso- disse Belle, perplessa.
 
Senza risponderle l'amica ritornò dentro il fitto sottobosco, facendosi chiamare da tutti. I tre le andarono dietro, pronti a corrergli in soccorso in caso venisse attaccata ancora.
Tuttavia si bloccarono quando videro la ragazza con il Munna maltrattato in braccio che lo cullava e gli sussurrava paroline dolci per incoraggiarlo.
 
-Che c'è? Il mio obiettivo originario era di salvare Munna, non di farmi aggredire. E' messo davvero male, non posso ignorare il suo dolore- domandò poi, vedendo gli amici confusi.
 
A quelle parole Belle, Komor e Wes scoppiarono in una risata sonora, contagiando anche la brunetta: questa sembrava aver dimenticato del tutto cosa le fosse accaduto pochi minuti prima.
Così il gruppo ritornò a Levantopoli con il Pokémon incosciente tra le braccia di Touko, guarito un po' dopo l'utilizzo di una pozione. Trovarono in fretta il Centro Pokémon e vi entrarono, dirigendosi in fretta verso il bancone dell'Infermiera Joy che li accolse un'espressione preoccupata.
 
-Oh, cielo, ma cosa è successo a questo povero Munna?- esordì, correndo a prendere il Pokémon tra le proprie braccia come un neonato.
 
-E' stato aggredito da tre brutti ceffi del Team Plasma, cercavano di portarlo via per chissà quale scopo. Potrebbe guarirlo?- spiegò Komor.
 
La donna annuì e chiamò l'Audino di turno, che prese l'animaletto e lo portò in sala veterinaria.
L'Infermira Joy disse loro di sedersi e aspettare un messaggio pubblico che li avvertisse della guarigione del Munna, così i quattro andarono a sedersi su due divanetti: Touko e Belle in uno e Wes e Komor nell'altro.
Rimasero in attesa per tanto tempo, mentre nel frattempo Touko aveva fatto uscire Haku dalla sua sfera, "miracolosamente" ritrovata. Il serpentello era davvero triste per essersi ritrovato incapace di difendere la sua padroncina, ma la bruna continuava a smentirlo.

L'arrivo di un messaggio pubblico attirò la loro attenzione, ma sfortunatamente non era diretto a loro ma a un certo Ash Ketchum: nel messaggio veniva avvertito che il suo Pikachu e gli altri erano di nuovo sani.
 
-Un Pikachu? Ma non è di Kanto?- esclamò Komor, sistemandosi gli occhiali.
 
-Sì, è un Pokémon originario di Kanto. Il suo attenatore probabilmente sarà nato in quella regione, o ci sarà stato e ne avrà catturato uno- rispose Wes.
 
-Non mi dispiacerebbe affatto vederlo- asserì Belle, emozionata.
 
-Nemmeno a me- l'appoggiò Touko, guardando il mulatto. In qualche modo lo sentiva come il "capogruppo", forse perché aveva l'età maggiore tra tutti e quattro.
 
-E sia, andiamo a conoscere questo allenatore con il Pikachu-
 
Il gruppo si alzò all'unisono e si diresse verso il banco dell'Infermiera Joy. Lì videro un ragazzo non molto alto vestito con una felpa blu e bianca a maniche corte, jeans neri e un cappello da allenatore blu e bianco. I capelli erano corvini.
Accanto a lui c'era un ragazzo più alto con i capelli verdini e corti, vestito da cameriere.
Ma era Spighetto!
 
-Ma è Spighetto, che ci fa qui? E sopratutto con lui- esordì la brunetta.
 
Il mulatto fece spallucce mentre i due amici la guardarono confusi: loro ancora non avevano affrontato la palestra di Levantopoli, quindi non conoscevano i tre stravaganti fratelli capipalestra.
Nel frattempo al corvino, che rispondeva al nome di Ash Ketchum, stava ritirando il suo fidato amico Pikachu e le sfere di Tepig e Oshawott. Spighetto continuava a tempestarlo di domande sul suo stile di lotta, alla quale lui non sapeva minimamente come rispondere.
 
-Pikachu!!- esclamò il topolino giallo, salendo in spalla al compagno di avventure.
Il ragazzo rise all'entusiasmo del suo Pokémon e prese le altre due sfere poké, ringraziando la donna con i capelli rosa con un sorriso.
 
-Bene, questa è fatta. Ora avvertiamo gli altri quattro... Oh, siete già qui!- esclamò l'Infermiera Joy, vedendo arrivare i quattro ragazzi del Munna.
 
Ash si voltò a vedere di chi ella parlasse, trovandosi davanti una ragazzina bionda bassina con un grosso basco verde che guardava con occhi luccicanti un punto preciso sulla sua spalla.
Era troppo vicina così il giovane si allontanò di scatto, rischiando di sbilanciare il piccolo topolino giallo.
 
-WOOOW! E' un Pikachu, quale gioia!- urlò Belle, scrutando il Pokémon perplesso da tanto entusiasmo.
 
-Belle, datti una calmata- la richiamò la voce dell'amica bruna e, obbedendo all'ordine della sua "leader", tornò al proprio posto.
Il corvino si voltò verso questa, incuriosito dalla strana compagnia.
 
-Scusala, è molto vivace. Io sono Touko, di Soffiolieve- si presentò la ragazza, porgendogli una mano con un sorriso amichevole.
 
-Non è niente, ci ha solo preso alla sprovvista, tutto qui. Io sono Ash, di Biancavilla. Sono di Kanto. Lui è Spighetto- disse il ragazzo, stringendo la mano di lei.
 
-Io sono Komor - s'intromise uno dei due ragazzi, quello che portava gli occhiali, guardandolo con aria di sfida.
"Amichevole il tipo" pensò Ash.
 
-Io sono Belle- disse poi la biondina, presentandosi in modo più educato.
 
-E io sono Wes- concluse il mulatto, con un cenno del capo.
 
Il corvino salutò tutti quanti poi vide il Servine aggrappato alla spalla di Touko. Gli si illuminarono gli occhi e prese il Pokédex, consultando la scheda del serpente di tipo Erba.
-Ehi, che c'è?- gli chiese Touko.
 
-E' un Servine, l'evoluzione di Snivy. Che bello, non l'avevo ancora visto. Ha un nome?- esultò Ash, tutto preso dal serpente dagli occhi rosso sangue.
 
-Sì, l'ho chiamato Haku-
 
-Bel nome! Ciao Haku, lieto di conoscerti!-
 
Il ragazzo col cappello si avvicinò alla spalla della brunetta, sorridendo al Pokémon che lo guardò con aria di sfida.
Uno sguardo del tipo "prova ad avvicinarti e ti uccido".
Non fu abbastanza per smorzare l'euforia del corvino, che venne richiamato dal Pikachu. Questo era preoccupato per l'espressione dello starter sulla spalla della bruna, e poi gli metteva un po' di ansia: era all'incirca imparentato con lo Snivy contro cui aveva miseramente perso a Soffiolieve, ancora gli bruciava la sconfitta.
 
Insomma, aveva girato quattro regioni e si era fatto battere da un pivellino! Maledetto colui che lo aveva privato dei fulmini, ma forse contava un po' troppo su quella capacità.
 
-Ora che avete finito di presentarvi, ragazzi, volevo dirvi che il Munna che avete trovato sta bene. Al momento sta riposando, potrete ritirarlo domani mattina- disse l'Infermiera Joy, rivolgendosi ai quattro.
 
-Oh, che sollievo- esalò Belle, rilassandosi.
 
-La ringraziamo per averlo curato, Infermiera Joy- esordì Wes, sorridendo alla donna che arrossì.
 
-Bene, direi che possiamo andare. Ci aspetta Zefiropoli- disse Touko, stiracchiando le braccia.
 
-Come Zefiropoli?! Non mi dirai che hai già battuto il capopalestra!- esclamò Komor, inorridito.
 
-Già e con largo vantaggio. Si è presentata con un Servine davvero forte-
 
Tutte le teste, tranne quelle di Touko e Wes, si girarono verso Spighetto: ciò che aveva detto aveva lasciato spiazzato buona parte del gruppetto. Dopo un momento di silenzio Komor esplose in tutta la sua competitività.
-Maledizione, Touko! E' mai possibile che sei un passo avanti a noi?!-
 
-Che posso farci se andate lenti?- rise la bruna.
 
-Grrr...- fremette il quattrocchi, imbronciato.
 
-Anche io ho vinto adesso la prima medaglia. Ti va una lotta?- le chiese Ash, incuriosito.
Sul volto di Pikachu era presente la desolazione più desolante del mondo.
 
-Accetto, sarà un ottimo allenamento per Haku-
 
Sia Komor che Belle erano alquanto infastiditi dal fatto che non fossero al passo con gli altri. Il loro orgoglio era andato a quel paese.
Decisero in comunella di guardare l'incontro dei due per studiare i miglioramenti dell'amica e poi sarebbero andati a recuperare terreno.
Così il gruppo, composto da Touko, Ash, Wes, Belle, Komor e Spighetto, si diresse fuori dal Centro Pokémon per disputare l'incontro tra i due allenatori.
                                                                                                                       *

Ed eccomi di nuovo qui con il sesto capitolo!
Spero vi sia piaciuto.
Ringrazio molto Juri e Jeo 95 per le recensioni lasciate a questa storia, grazie davvero!
Questa volta non mi dilungo oltre.
Il prossimo capitolo sarà postato Giovedì, quindi ci vediamo! Ciao!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

 
 
Touko e Ash si misero l'una davanti all'altro, lasciando parecchio spazio per creare un campo improvvisato.
Gli spettatori, ovvero i vari ragazzi che accompagnava i due sfidanti più qualche allenatore estraneo che stava nel Centro Pokémon, erano appoggiati al muro. Tutti i loro sguardi erano puntati sui due giovani ragazzi.
A fare da arbitro c'era Spighetto, a detta di tutti il più qualificato per quel ruolo (secondo Touko era meglio Wes vista la sua posizione di Campione, ma gli altri non lo sapevano).
 
-Mostrate i vostri Pokémon!- disse il verdino.
 
-Vai Pikachu, vediamo di battere il quinto allenatore di Unima che incontriamo- esordì Ash deciso, mentre il topolino si metteva in posizione di attacco.
L'espressione dei due era quasi identica, come quella di Wes e Umbreon: ciò denotava un legame molto stretto e forte.
 
-Haku, è il tuo momento! Stendi quel topolino giallo con la stessa decisione che hai avuto contro il capopalestra Chicco- disse Touko.
 
Come a confermare le parole dei propri allenatori entrambi i Pokémon fecero i loro versi, scrutandosi con decisione e risolutezza.
Pikachu non si lasciava intimidire dagli occhi cremisi del serpente e Servine non si mostrava impaurito dalle piccole scariche che il topo emetteva dalle sacche sulle guancie.
Entrambi si lanciavano occhiate di fuoco, evidenti avvertimenti di stare attento: la tensione era alta tra i due Pokémon.
Il primo voleva avere la rivincita sul pivellino Snivy che lo aveva battuto e vedeva il Servine come il suo avversario; dall'altra parte il serpente non voleva mostrarsi debole agli occhi della bruna, voleva vincere ad ogni costo.
 
-Cominciate!!- esclamò il capopalestra, dando inizio all'incontro.
 
-Pikachu, Codacciaio!!-
 
-Haku, schivalo e ribatti con Frustata!-
 
Al comando, il Pokémon giallo partì all'attacco con una velocità notevole, mentre la coda a forma di saetta prendeva la consistenza dell'acciaio e ne assumeva le proprietà. Tuttavia l'attacco non andò a buonfine perché il serpente si era spostato semplicemente all'ultimo momento, deridendolo con un cenno decisamente teatrale e sconsolato della testa.
Dopodiché lo guardò con sguardo saccente e gli bloccò la coda con una liana.
Impossibilitato a muoversi agevolmente, Pikachu cercò di mordere lo stelo resistente ma la seconda liana lo colpì alla schiena facendolo cadere disteso per terra: era stato un brutto colpo.
 
-No, Pikachu! Rialzati, forza!- urlò il corvino, vedendo il suo amico in difficoltà dopo nemmeno cinque minuti.
Si erano proprio rammolliti in quell'arco di tempo in cui si erano riposati a casa, che umiliazione.
 
Il topolino riuscì a mettersi in piedi, sbuffando canzonatorio: dopo ciò che aveva passato, ci voleva ben altro che un semplice colpetto alla schiena per batterlo. Lui aveva aiutato molti Pokémon Leggendari a riappacificarsi insieme al suo allenatore, non poteva mostrarsi debole. La stessa cosa, però, sembrava valere per Servine, che continuava a scrutarlo minaccioso.
 
-Bene, vai con Superfulmine!-
 
-Fulmisguardo, Haku-
 
Pikachu partì nuovamente all'attacco, stavolta da lontano, caricando il potente potere fulminante che aveva nelle sacche e poi rilasciandola in un unico e grande fulmine orizzontale. La mossa andò a segno e Haku si prese una forte scossa che lo paralizzò, rendendolo vulnerabile all'attacco Locomovolt che poi usò il topolino sotto comando di Ash.
Il povero serpente prese in pieno il colpo e venne ferito gravemente, rimanendo disteso.
 
-Servine non sembra più in grado di combattere, vince...-
 
Spighetto non ebbe il tempo di concludere la frase che delle frustate molto potenti colpirono il topo, sbalzandolo indietro. Ripresosi dall'attacco a sorpresa guardò in direzione del serpente: questo era di nuovo in piedi e lo guardava furente.
Ad un esperto non ci volle molto per comprendere cosa stesse accadendo al Pokémon: Wes l'aveva già intuito.
 
-Ma cos'è?- sentì dire a Belle.
 
-E' Erbaiuto. Si attiva solo in casi di estrema necessità, è un'abilità particolare che aumenta i danni delle mosse di tipo Erba. E' pericolosa come abilità perché non è propriamente facile da utilizzare a proprio vantaggio- rispose alla biondina.
 
-Wow... Una nuova scoperta sul conto di Haku!-
 
-Già, speriamo solo che questa imprudenza gli permetta di vincere-
 
Nel frattempo agli spettatori si stava aggiungendo una nuova arrivata: si trattava di una ragazza mulatta, più scura di Wes, e gli occhi viola come i capelli.
-Ehi, che succede qui?- domandò al gruppetto di amici.
 
-Una lotta Pokémon- rispose Komor.
 
-Uh... Ma quello è Ash!!- esclamò la ragazza di colore, guardando il corvino.
 
Nel frattempo questo era sorpreso e un po' preoccupato dallo stato di Servine.
Guardò l'allenatrice di fronte a lui, ma non dava segni di sorpresa o spavento: sembrava fiduciosa di quella nuova capacità che il suo amico aveva scoperto, ma infondo un po' di paura cel'aveva. Haku non era mai stato così aggressivo e vederlo così la spaventava, ma non lo dava a vedere.
 
-Accidenti, si è arrabbiato...- borbottò Ash, mentre Pikachu si fece più guardingo nei confronti del serpente.
 
-Bene, Haku, ci sei?- domandò ad alta voce Touko al proprio amico.
 
-Servine!!!- esclamò con decisione lui, riconoscendo perfettamente la voce della sua allenatrice nonostante il tumulto dentro di sé. Si auto-costrinse a calmarsi, consapevole che se si fosse lasciato andare avrebbe perso la possibilità di vincere.
 
-Bene, Vorticerba!!!-
 
Servine annuì con forza e, con crescente entusiasmo, prese a vorticare sul muso con sempre maggiore velocità, creando attorno a sé un vortice di aria e foglie che stavano sul terreno, attirate dal mulinello. Con decisione lanciò l'attacco contro Pikachu che non fece in tempo a schivarlo e venne colpito in pieno, sbalzato via contro il muro.
Ash gridò il nome del Pokémon, preoccupato, poi avvenne una cosa incredibile: sia Pikachu che Servine caddero nello stesso momento, esausti.
 
-Incredibile! L'incontro tra Ash con Pikachu e Touko con Servine finisce in pareggio!- esclamò Spighetto, al culmine dello stupore.
 
Entrambi gli allenatori corsero verso i loro rispettivi Pokémon e li presero in braccio, fieri dell'esito della sfida.
Haku, tra le braccia della brunetta, aprì gli occhi e la fissò dispiaciuto: non era riuscito a vincere. Tuttavia lei lo tranquillizzò, esprimendogli tutta la gratitudine e l'orgoglio che sentiva nel poter dire che Servine era suo amico. Anche Ash e Pikachu si stavano scambiando parole di sconforto e conforto, ma il loro legame si era, se è possibile, ancora più rinforzato.
 
Touko e Ash si strinsero la mano, congratulandosi a vicenda e ridendo: erano diventati amici, o forse erano in procinto di esserlo, ma era comunque un inizio.
 
Entusiasti, gli amici di entrambi andarono a complimentarsi con i due allenatori, felici: Belle abbracciò Touko, Komor le sorrise con aria di sfida e si complimentò con la sua prestazione, Wes le sorrise e basta; Spighetto e Iris, la mora con i capelli viola, invece, si complimentarono con Ash e Pikachu.
Mentre il gruppetto di spettatori si diradava, tutti quanti tornarono nel Centro Pokémon a far ricoverare i due combattenti, esausti. Poi si sedettere a chiaccherare, in attesa dell'avviso.
 
-Allora, Touko: qual'è il tuo sogno?- domandò Ash alla bruna.
 
-Battere la Lega, intanto. Magari anche il Campione Nardo, se sarò abbastanza ambiziosa, e i SuperQuattro. E viaggiare, viaggiare sempre con i miei amici Pokémon. Tu, Ash?- rispose lei.
 
-Diventare Maestro Pokémon, ovvio! Dì, è il tuo primo viaggio questo?-
 
-Già, è tutto così nuovo! Ma è uno spasso, non lo credevo così bello viaggiare- rispose Touko, emozionata.
 
-Wow, nonostante sei agli inizi sei molto brava! E il tuo Pokémon è fortissimo, davvero!- l'adulò il corvino.
 
-Grazie. Tu? Quanti ne hai fatti di viaggi? Almeno un paio di sicuro, sembri avere molta esperienza e un Pikachu simile non sembra minimamente un novellino-
 
-Già, hai ragione. Questo è il quinto viaggio che incomincio- rispose lui.
 
-Mamma mia! Avrai di certo Pokémon fortissimi, allora- disse Touko.
 
-Già, ma non amo cominciare nuovi viaggi con gli stessi Pokémon nel viaggio precedente. Preferisco farmi sempre nuovi amici e battermi con nuovi esemplari unici della regione in cui sono. Se utilizzassi ad esempio i miei compagni di Kanto sarei davvero forte e non sarebbe giusto nei confronti di chi, come te, è agli inizi- spiegò Ash.
 
-Oh... Beh, il mio compagno di viaggio, Wes, ha Pokémon davvero sensazionali- esordì la brunetta, indicando il mulatto che la guardò male.
 
-Touko, gradirei evitassi di parlare dei miei Pokémon così alla leggera-
 
Tuttavia, incontrando lo sguardo ammirato del corvino, non potè evitarsi una risata divertita.
Infatti gli occhi di quest'ultimo brillavano di curiosità.
Ash prese a pregarlo di farglieli vedere, ma il biondo continuava a negare, dicendo che non era il caso. Poi Touko parlò:
-Eddai, Wes! Mostraglieli, che ti costa? Per favore, fallo per me...-
 
L'espressione così dolce della brunetta mise in imbarazzo il diciassettenne, che arrossì. Sospirò pesantemente e prese una sfera poké dalla cinta, ingrandendola e facendone uscire lo stesso Umbreon di prima. Il volpino nero scrutò i presenti con confusione, guardando perplesso il proprio padrone che gli fece spallucce. Allora, per la gioia di tutti, li salutò incuriosito dai vari umani che aveva intorno.
 
-Che carinooooooo!! Lo voglio, lo voglio, lo voglio...- esclamò Belle, tentando di abbracciare il Pokémon nero che però, per sfuggire alla biondina, saltò agilmente sulla sua testa e poi balzò sul grembo di Wes, che aveva le gambe accavallate.
Belle ricadde sul tavolino in modo maldestro, dopo avere agitato le braccia per mantenersi in equilibrio. La caduta scatenò una risata collettiva.
 
-Accidenti, che male...- si lamentò la biondina.
 
-Umbreon, sei sempre il solito. Scusalo Belle, ma non ama essere abbracciato o coccolato da uno sconosciuto- disse il giovane, carezzando il capo del volpino nero e sfiorando con le dita la luminosa ellisse gialla che stava sulla sua fronte.
 
-Potevi dirlo prima che mi ci fiondassi sopra, no?- borbottò lei.
 
-L'avrei fatto se avessi atteso un po' per esternare il tuo affetto per il mio amico-
 
Belle mise il broncio, scatenando nuovamente l'ilarità degli altri, seppur più contenuta.
-Facci vedere gli altri!!- disse Ash, contento.
 
Consenziente, Wes tirò fuori le ultraball, tranne le due famose, e ne fece uscire i Pokémon al suo interno: un Altaria, un Metagross e un Tyranitar uscirono da queste, lasciando basiti i sei.
I tre fecero i loro versi, scrutando interrogativi il giovane mulatto che sorrise loro, presentando ai suoi Pokémon il fornito gruppeto di nuovi alleati. Poco a poco i ragazzi presero confidenza con i quattro Pokémon che Wes aveva mostrato, ma non era sfuggito ai ragazzi che avesse conservato due ultraball. Ash e Komor sospettarono che al loro interno riposassero due esemplari rari, altrimenti perché non li avrebbe mostrati?
 
Non chiesero, però, di vederli: la maestosità dei quattro Pokémon era più che sufficiente a meravigliarli.
Scoprirono che Altaria era una femmina, e che era particolarmente affezzionata al suo allenatore; Umbreon era un vecchio amico di Wes, unitosi alla squadra del giovane di sua spontanea volontà; Metagross era stato dato al mulatto tramite scambio da un suo vecchio amico e accettava di collaborare con lui; Tyranitar era una Pokémon riservato e di poche parole, priva della stessa attrazione che Altaria aveva per il ragazzo, ma comunque legata moralmente a lui.
 
-I tuoi Pokémon sono semplicemente stupendi, Wes, che bello! Ma tu sei di Hoenn?- chiese Ash, mentre accarezzava il morbido piumaggio di Altaria.
 
-No, provengo da Auros, quella piccola e desolata regione adiacente a Hoenn. Sono il Campione del luogo, o meglio sono l'allenatore più forte, ancora imbattuto- esordì il mulatto, tappandosi poi la bocca perché aveva rivelato troppo.
 
-Oh, un Campione! E cosa ci fai qui?- 
 
-Beh... Visto che ho già detto troppo, risponderò anche a questo: do la caccia al Team Cripto, una organizzazione nata in passato ad Auros e ora insediatasi qui. Sono anche i colpevoli degli strani comportamenti che stanno avendo i Pokémon, che noi nella mia regione chiamiamo "Pokémon Ombra"- rispose Wes.
 
-Oh, da come lo dici capisco che sei in incognito, scusa se ho insistito- si scusò il corvino, ma il biondo scosse la testa.
 
-Tanto, uno in più non fa la differenza. Lavorare in incognito è più comodo perché se stai attento non ti mettono i bastoni fra le ruote, ma se sei conosciuto tenteranno in tutti i modi di non farsi scoprire. Ho già avuto a che fare con i Cripto in passato, anche senza copertura non avrò problemi a trovarli-
 
-Oh...-
 
In quel momento arrivò il messaggio dell'Infermiera Joy che annunciava loro lo stato salutare di Pikachu e Servine.
Wes richiamò immediatamente i suoi quattro Pokémon e con gli altri sei si diresse verso il bancone.
Le pokéball di Pikachu e Servine stavano in un unico cestino esagonale, lucide e splendenti. Touko e Ash presero le rispettive pokéball e ne fecero uscire subito i due amici.
 
Servine e Pikachu uscirono dalle loro sfere in un lampo azzurrino e salutarono contenti i due allenatori, mostrando tutta la loro vitalità con versetti gioiosi: il primo saltò sulla spalla della giovane, mentre il secondo su quella del ragazzo, facendolo ridere.
 
-Che bello, state bene!- esclamò Touko, carezzando la verde testolina di Haku.
 
-Ci avete fatto stare in pensiero, però è stata una bella lotta- disse Ash, ammiccando a Pikachu.
 
I cinque amici sorrisero vedendo i due ragazzi così contenti e legati ai loro amici, ma poi una sgradevole voce interruppe il quadretto, la voce di un ragazzo.
-Oh, che sorpresa! C'è quel perdente di Ash e poi... Uh, ci sono anche Belle, Komor e Touko!- esordì lo sconosciuto.
 
Quando i sette si voltarono verso il ragazzo, i nominati furono sorpresi: aveva capelli biondo cenere, due occhi gelidi e azzurro chiaro e un sorrisetto strafottente; indossava una maglietta nera sotto una giacca arancione, dei jeans chiari e le scarpe scure.
-Diapo...- sussurrarono all'unisono i quattro, mentre sul viso del biondo cenere si apriva un sorriso da vampiro.
 
-Ash, Belle, Komor... Touko- esordì lui.
                                                                                                                        *

Ed ecco qui il settimo capitolo!
Come promesso, ho aggiornato di Giovedì, anche se ero seriamente tentata di postare un giorno prima: anche se fin ora siamo solo al settimo cap, io sono andata molto più avanti (avevo già scritto almeno otto capitoli prima di postare la storia).
In tal modo, il post è assicurato per un bel po' di tempo.
Ringrazio Juri e Jeo 95 per le recensioni che, come sempre, arrivano puntualmente: siete due angeli xD.
Il prossimo cap verrà postato di Domenica, perciò ad allora!
Ciao!

PS:
Questo è Diapo, per chi non lo conoscesse
 
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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

 
 
Era calato il silenzio al Centro Pokémon, in particolare tra i sette ragazzi davanti al banco dell'Infermiera Joy, dove prima Ash e Touko avevano depositato i loro due Pokémon perché venissero curati dopo l'estenuante battaglia finita, poi, in pareggio.
Avevano avuto modo di conoscersi durante l'attesa, erano diventati amici, ma adesso l'euforia di prima era del tutto svanita.

 
Da quando era entrato Diapo.
 
Il biondo cenere scrutava pacato i sette amici, mentre questi ricambiavano lo sguardo, chi con rabbia, chi con durezza, chi con confusione. Ash era adirato nei confronti di Diapo, gli bruciava ancora la sua prima sconfitta dal novellino, e se provava questo sentimento di certo non era amichevole verso il biondino; Touko era una di quelli che lo guardavano in modo duro, mentre nella sua testa rivedeva le poche volte in cui si erano parlati; Komor era il secondo di questo gruppo e lo sfidava apertamente con lo sguardo, memore come Touko dei loro discorsi; i tratti del viso di Belle aveva perso la sua naturale vitalità, cedendo il posto alla stessa pacatezza di Diapo; Wes, Iris e Spighetto erano quelli confusi.

 
-Che sorpresa rincontrarvi tutti in un situazione del genere, in un certo senso sono felice- esordì Diapo, spezzando il silenzio ostile che si era venuto a creare. L'aria era davvero tesa.
 
-Non si può dire lo stesso di noi, Diapo- rispose Touko, facendo un passo avanti insieme ai suoi due amici d'infanzia.
 
-Anche per noi- la appoggiò Ash con Pikachu in spalla. Quest'ultimo era sovraccarico di elettricità e sentiva il bisogno di sfogarsi un po', magari su Diapo, chissà...
 
Wes, Iris e Spighetto rimasero indietro, comprendendo che questa era una disputa tra loro e che non serviva un aiuto esterno.
Il primo aveva già sentito nominare il nome del ragazzino di fronte a loro: la madre della sua compagna di viaggio lo aveva nominato la prima sera che Touko aveva trascorso fuori di casa, mentre parlavano tramite l'Interpoké. Non comprendeva l'astio che c'era tra i quattro e quel ragazzo: poteva giudicarla rivalità tra allenatori, ma per i nativi di Soffiolieve sembrava qualcosa di più.

 
-Perché questo astio nei miei confronti? Cosa vi ho mai fatto? Specialmente a te, Touko- disse Diapo.
 
La bruna lo guardò fredda.
-Mi stupisce che la tua brillante memoria, di cui ti vantavi tanto, non ricordi, Diapo. Mi sembrava che tu fossi capace di ricordarti "anche la tua nascita", ma sembra non essere così-
 
-Sarcastica come sempre, la brunetta, non sei cambiata minimamente. Sai che ti ho cercato ieri? Non ti ho trovata a casa, però, e ora comprendo il perché: hai iniziato il tuo viaggio, vero?- le chiese il cenere.
 
-Stupito del fatto che una "nullità" come me sia partita?- domandò lei.
 
-Di più del fatto che ti circondi di gente di questo tipo. Belle e Komor... non sembrano le compagnie adatte a te, sai? Che stupidi coloro che ti seguono e stanno con te- la derise lui.
 
La brunetta cominciò a tremare di rabbia, stringendo spasmodicamente le dita in un pugno di ferro. La sua voglia di piacchiare qualcuno era più forte che mai, sopratutto perché colui che voleva prendere a sberle era un suo vecchio amico.
-E il tuo Servine sembra così debole...-
 
-BASTA!- urlò Touko al culmine dell'ira, mentre Haku sibilò offeso dalla derisione di quel tipo sfrontato.
-Non t'azzardare a deridere Haku!-

 
-Oh, si chiama "Haku"? Ricordo che come nome ti piaceva tanto, lo trovavi... perfetto, se non sbaglio. Hai trovato l'idiota a cui darlo, sembra- continuò Diapo, pacato.
Ad Ash ricordò perfettamente il suo rivale Paul, in quel momento: pacato e derisorio, privo di qualunque emozione che non fosse il ribrezzo, quasi, e sempre pronto a guardare la gente dall'alto.

 
Un nuovo sibilo provenì dal Pokémon di tipo Erba, ma Diapo non sembrò preoccuparsene minimamente.
Credeva forse che non fosse abbastanza scemo da attaccare un essere umano? Beh, lui in quel momento si sentiva un vero scemo. Con questo tipo di pensieri in testa, Haku attaccò immediatamente con una liana il biondo cenere, colpendolo alla guancia con una frustata potente che gli provocò un bel taglio.
Da questo cadde un po' di sangue, insufficiente per ripagare la sete di Servine, ma abbastanza da stupire tutti quanti.

 
-Cosa...?- balbettò Diapo, portandosi una mano sulla guancia tagliata.
 
-Credevi che Haku non ti avrebbe dato una lezione? E' un tipo un po' suscettibile il mio amico, ti consiglierei di non offenderlo più perché era solo un assaggio di ciò che sa fare- disse Touko, soddisfatta della mossa che il Pokémon aveva fatto.
Che emozione vedere la faccia di quell'idiota stupita!

 
-Maledetta, fa male!-
 
-Cosa, la verità?- lo prese in giro la brunetta, mentre il giovane le rifilava continui sguardi di fuoco, innaturali per quelle iridi così chiare.
 
-Mpf...- sbuffò, pulendosi la guancia dal suo stesso sangue.
 
-Ribadisco che chiunque ti segua è un idiota- sfottè Diapo, cercando di non mostrarsi impressionato.
Quella non era più la ragazza che conosceva, la Touko che aveva cercato il giorno precedente.

 
-Ora sta' zitto- disse chiaramente Wes, diretto a Diapo, guardandolo con sguardo agghiacciante.
 
-E tu chi sei? Il suo ragazzo? Non t'immischiare in affari che non ti riguardano- disse il cenere.
 
-Domandati piuttosto chi sei tu per permetterti di insultarla così, Diapo. Non mi sembra molto educato deridere una persona e per giunta chi le vuole bene. Non ti sembra di essere in svantaggio numerico, sfrontato?-
 
-Sé, come no, ma chi ti credi di essere? Io so bene chi sono. Parli così perché ci sono i tuoi amici, ma se fossi da solo non saresti così baldanzoso- lo schernì il cenere.
 
-Ma che educazione ti hanno impartito i tuoi? E' da maleducati parlare così con uno più grande di te, che sia adulto o meno, e che non ti è assolutamente amico. Hai ragione, però: se i miei amici non ci fossero, se nessuno ci fosse, di sicuro ti avrei già sistemato a dovere, brutto arrogante che non sei altro. Porta più rispetto agli altri e sentiti meno importante- esclamò il mulatto, irritato.
 
-Certo, certo...- cominciò Diapo, ma si bloccò immediatamente quando vide un'altra liana arrivargli a un centimetro dal naso.
Era di nuovo quell'odioso Servine, che lo fulminava con i suoi occhi rosso sangue e gli sibilava contro minaccioso.

 
-Antipatico il tuo Servine, Touko, dovresti insegnargli a controllarsi- esordì Diapo, sudando freddo per quella frustata ormai prossima a colpirlo.
 
-Prima di dettar legge sul comportamento altrui, contieniti tu, Diapo. Ti ho detto che Haku è suscettibile, e si da il caso che lui sia in debito con Wes per avermi salvata qualche ora fa- disse Touko.
 
Poi si accorse che a evitare che venisse colpito ancora era stato lo Snivy che aveva scelto come primo Pokémon, che, seppur con parecchie difficoltà, teneva testa alla liana del Servine della brunetta. "Ma quando e chi gli ha detto di uscire dalla pokéball?" pensò, stranizzato e seccato per l'essersi salvato grazie a un Pokémon.
Poi Servine ritirò lentamente il resistente stelo d'erba, come fosse un avvertimento.
 
-E ringrazia il tuo Snivy: ti ha protetto da un naso fratturato- concluse lei, mentre la liana ritornava del tutto al Servine.
 
Diapo sbuffò e uscì dal Centro Pokémon, bruciando per l'umiliazione ricevuta dalla brunetta: l'aggiunse alla lista mentale di futuri avversari per il suo titolo di Campione della Lega, sopra il nome del corvino. "Quel Servine è davvero forte, devo ammetterlo, e lo sarà ancor di più quando diverrà un Serperior. Avrà parecchio tempo per allenarsi fino alla Lega Pokémon, devo diventare più forte se vorrò batterla. E pensare che la volevo come compagna di viaggio"
 
Già, per quello l'aveva cercata, prima. Sapeva che avrebbe cominciato il suo viaggio quel giorno perciò voleva far pace con lei e viaggiare insieme, ma aveva fatto troppo tardi.
Ormai aveva già dei compagni di viaggio e dopo le sue parole non avrebbe più preso nemmeno in considerazione la scelta di proseguire con lui. Aveva perso troppo tempo e aveva perduto una preziosa alleata.
Si passò di nuovo la mano sul taglio fattogli da Servine e grugnì, vedendo che perdeva ancora sangue.
 
-Me la pagherà, però, per ciò che ha fatto- borbottò.
 
                                                                                       
 
Appena il biondino fu uscito dal Centro Pokémon, i sette rilasciarono il fiato trattenuto in un liberatorio sospiro di sollievo.
La tensione accumulata si dissolse.

 
-Finalmente se ne è andato- disse Komor, sistemandosi gli occhiali.
 
-Già, mi sentivo schiacciata come al laboratorio della professoressa Aralia- gli diede ragione Belle.
 
Touko sospirò, chiudendo gli occhi e carezzando la testolina di Haku, grata al Pokémon.
Grazie all'irascibilità del serpente era riuscita a dare al ragazzo una nuova immagine di sé, certamente più sicura e decisa di quella che aveva prima. Per un attimo le balenò in testa la curiosità del perché Diapo l'avesse cercata il giorno prima: cosa voleva da lei? Di certo nulla di buono se le aveva detto quelle cose, forse voleva solo prenderla in giro ancora e ancora, come sempre.

 
Da quando quel dì avevano litigato non si erano più visti, e quelle poche volte che si erano incrociati se le erano dette di santa ragione.
Ma mai si erano picchiati, non si erano mai feriti fisicamente. Ciò che era accaduto qualche istante prima le aveva fatto capire che c'era sempre un inizio per ogni cosa.

 
-Touko, stai bene?- si sentì chiedere.
La brunetta alzò subito il volto verso la voce, scoprendo che a parlare era stata Belle. Le aveva anche posato una mano sulla spalla destra, ma di questo non se ne era accorta.
 
-Sì, Belle, scusami. E' solo che rivederlo dopo tutto questo tempo mi ha rattristato- rispose Touko, annuendo all'amica.
 
-Sei sicura? Mi sembri davvero giù-
 
-Tutto a posto, sul serio- rispose la brunetta, con più convinzione.
 
Belle sospirò, capendo che non c'era altro da cavarle dalla bocca, e ritirò la mano. Komor  nel frattempo si era avvicinato alle due amiche e aveva cercato di risollevare loro il morale con un commento "leggero", per alleggerire la tensione: in parte ci riuscì, facendo ritornare il sorriso sul volto di entrambe, ma un po' di rammarico rimase nel cuore di Touko.
 
-Bene, mo' che si fa?- domandò Ash.
 
-Direi di riprendere i rispettivi viaggi. Io devo andare a Zefiropoli per vincere la seconda medaglia, non posso perdere troppo tempo. Mio fratello già una volta ha perso troppo tempo per conquistarle tutte e otto e alla fine non è riuscito a partecipare, che sfiga!- disse la bruna.
 
-Oh... Ma aspetta, se tuo fratello parteciperà alla Lega di quest'anno te lo ritroverai contro, Touko!- disse Belle.
 
-Forse sì, ma forse no. Riuscirò però a rivederlo, visto che non gli viene minimamente la voglia di passare per casa ogni tanto- rispose l'altra.
 
La biondina non ribattè.
 
-Invece voi? Che farete?-
 
-Anche noi dobbiamo proseguire per Zefiropoli- disse Ash, indicando Spighetto.
 
-Come, Spighetto! E la palestra?- domandò Touko.
 
-Ci saranno sempre Maisello e Chicco a gestirla, basteranno. Al momento voglio solo seguire Ash nel suo viaggio, il suo stile di lotta è davvero singolare- rispose il verde.
 
-Beh, immagino che i tuoi fratelli siano d'accordo. Voi?-
 
-Noi restiamo qui, dobbiamo battere i capipalestra per ottenere la Medaglia Tris- esordì Komor, mentre Belle annuiva alle parole dell'amico.
 
Touko comprese, allora, che era il momento di dirsi arrivederci e riprendere ognuno i propri viaggi per davvero.
Le dispiaceva allontanarsi dai suoi amici, vecchi e nuovi, ma non era il caso di perdere tempo.
Uscirono dal Centro Pokémon e, una volta fuori, si scambiarono i rispettivi saluti, promettendosi di rincontrarsi ancora.

 
-Se non in giro, alla Lega di sicuro ci rivedremo!- disse Ash, salutandoli tutti quanti, seguito da Spighetto e Iris che si era "riunita" al gruppetto.
 
-Ciao!- la salutò Belle, tirandosi dietro Komor.
 
Rimasti soli, Touko e Wes si lanciarono uno sguardo d'intesa e s'incamminarono verso il Percorso 3, diretti a Zefiropoli. S'inoltrarono nella fitta boscaglia e presero a camminare per un bel po', aspettando che la sera più nera calasse per trovare un posto dove accamparsi per la notte.
Trovato uno spiazzo sufficientemente grande da ospitare entrambi che non fosse in mezzo al vialetto, Wes lasciò Touko a sistemare le cose per andare a prendere della legna da usare per accendere un fuoco per scaldarsi.
Rimasta sola, la ragazza sospirò e cominciò a sistemare i rispettivi giacigli con cura: Wes le aveva lasciato il suo zaino e il sacco a pelo, così glielo preparò per dormire. Voleva che non la considerasse un'inetta, una palla al piede. Le era già bastato dipendere dal suo soccorso per liberarsi dei tre componenti del Team Plasma.

 
Finito di sistemare il "letto" del ragazzo, si stiracchiò e sistemò il suo: aveva dimenticato di comprarsi un sacco a pelo, così anche quella notte avrebbe dovuto arrangiarsi con la coperta e la borsa a tracolla.
 
Wes ritornò con le braccia piene di fuscelli e rami, alcuni leggeri e altri più pesanti, che adagiò subito a terra.
Si sorprese di ritrovare il suo sacco a pelo srotolato e pronto all'uso, così guardò interrogativamente la brunetta.

 
-Volevo rendermi utile- rispose lei solamente, facendolo sorridere.
 
Capì che voleva ringraziarlo per averla salvata quel pomeriggio, ma capì altrettanto bene che non era aperta come Belle alle dimostrazioni di affetto e gratitudine.
L'abbraccio nella palestra di Levantopoli era stata un'eccezione.

 
Con un sorriso divertito sulle labbra, il giovane prese ad accatastare i pezzi di legno in pila per formare un cono alla quale diede fuoco con un accendino.
Quell'oggetto se lo portava dietro per quando gli serviva del fuoco, ma non fumava: anzi, odiava quelli che lo facevano. Inquinavano l'ambiente e si danneggiavano da soli, quegli idioti.
Una volta acceso il fuoco, cominciarono a mangiare il cibo che si erano portati e poi si sdraiarono nei rispettivi giacigli, dopo essersi cambiati (a ruota) i vestiti.
Wes si sentì in colpa nel vedere che la brunetta dormiva ancora con la tracolla sotto la testa, così fece una cosa che, ne era sicuro, l'avrebbe messo parecchio in imbarazzo al solo ricordo.

 
-Senti, visto che ancora non hai un sacco a pelo, vorresti dormire con me? E' abbastanza grande per entrarci tutti e due, e in tal modo non sentirai freddo di notte- le chiese, leggermente rosso in viso.
 
Touko si stupì della richiesta del mulatto, divenendo rossa come un peperone.
Non si sarebbe mai immaginata una tale proposta da parte del giovane, e la sola idea di dormire nello stesso letto di un ragazzo la turbava profondamente. Specie dopo l'accaduto di quel giorno! Poiché, però, si trattava di Wes e si fidava di lui, annuì con molto imbarazzo.

 
Ripose la coperta nella borsa e appogiò questa allo zaino del giovane, poco distante dal sacco a pelo blu di lui. Si avvicinò velocemente a questo e si chinò, mentre il giovane apriva la zip per ospitarla e facendole spazio.
Touko, parecchio rossa in viso, entrò con cautela nel sacco a pelo e si stese, chiudendo la cerniera dietro di sé.
Wes aveva ragione: era abbastanza grande da contenerli, ma per starci aveva dovuto avvicinarsi notevolmente al ragazzo. Il biondo, per evitare di posare la mani in punti intimi di lei, le cinse la vita con le braccia e l'avvicinò a sé, posando la testa sulla sua spalla e chiudendo gli occhi.

 
Touko rimase impietrita, sentendo il calore del corpo del mulatto sul proprio, rilassandola come se fosse in una sauna.
Delicatamente, cinse la vita del giovane con le sue braccia, coperte dalle maniche del pigiama, e si accoccolò al suo petto, chiudendo anch'ella gli occhi.

 
-Buonanotte, Touko- le sussurrò il mulatto nell'orecchio.
 
-Buonanotte, Wes- bofonchiò lei contro il tessuto della sua maglietta, rilassata. Fra le braccia del ragazzo si sentiva al sicuro e protetta, così come il ragazzo era sollevato di saperla al sicuro.
 
                                                      *
Eccomi nuovamente qui con l'ottavo capitolo!
Spero vi sia piaciuto ^^.
Come vedete ho modificato il font e la grandezza: è sempre piccolo, ma sinceramente scritto più grande mi sembra troppo... troppo, ecco.
Il font è Comic Sans, uno stile che adoro molto e che mi ricorda la mia scrittura reale.
Ringrazio Juri, Jeo 95 e Ludo per le recensioni lasciate, grazie mille!
Detto questo, il prossimo capitolo verrà postato di Mercoledì, ciao!

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 
 
Touko si svegliò lentamente, cullata dal comodo tepore del suo letto.
Non sapeva che ore fossero, ma non aveva alcuna voglia di muoversi da sotto le coperte, non quel giorno. Voleva rimanere lì ancora e ancora, finché qualche suo bisogno non fosse stato prettamente necessario.
Non voleva andare a scuola quel giorno: di sicuro c'era l'interrogazione di matematica e lei sarebbe stata la prima a essere mandata alla lavagna, o meglio al patibolo.
Non era mai stata un genio in quella dannata materia.

 
E poi ci sarebbe stata la grammatica, quella noiosa e odiosa materia che l'affliggeva fin dalle elementari.

No, di certo oggi non si sarebbe smossa. Poi però le ritornò in mente tutto l'accaduto degli ultimi giorni: la partenza, le prime catture, l'evoluzione di Snivy in Servine, la lotta in palestra, il tentato rapimento, l'incontro con Diapo... In tutti questi ricordi circolava, oltre ai volti familiari dei suoi amici d'infanzia, il viso di un ragazzo mulatto con i capelli biondi e gli occhi dorati.
Wes.

 
A quel nome si ricordò esattamente dove fosse e le diventarono le guancie rosse.
Riconobbe in breve tempo quel qualcosa che la stringeva: prima credeva fosse una piega della coperta, ma ora sentiva le braccia del ragazzo che la stringevano a sé, e lei stringeva lui.
Aveva dormito abbracciata ad un ragazzo che non era il suo. Mamma...

 
Aprì immediatamente gli occhi, ritrovandosi la stoffa della maglietta del mulatto vicinissima che ogni tanto si alzava e si abbassava seguendo il ritmo del suo respiro.
Adesso ricordava: siccome non aveva avuto modo di comprare un sacco a pelo, anche quella notte avrebbe dovuto dormire con la borsa sotto la testa. Però poi, per chissà quale motivo, le aveva offerto di dividere il sacco blu con lui, e aveva accettato.
Ora che ci ripensava a quella proposta, le gote le s'infiammavano di più: come le era anche solo venuto il pensiero di accettare quella proposta?

 
Mentre rimuginava sulla sua stupidità, con delicatezza scinse le mani e liberò il ragazzo dalle sue braccia, poi utilizzò le mani per liberarsi dalla stretta del giovane. Una volta libera, aprì silenziosamente la zip del sacco a pelo e uscì dall'angusto spazio.
Quella mattina c'era un po' di freddo, perciò richiuse subito la zip per mantenere il calore che c'era all'interno del giaciglio.

Rimase per un po' a guardare il biondo che, anche se il suo letto era completamente a sua disposizione, era rimasto dalla sua parte. Con l'espressione così serena e tranquilla sembrava quasi impossibile che fosse lo stesso ragazzo del giorno prima, quando l'aveva salvata dal Team Plasma e quando l'aveva difesa dalle parole di Diapo.

 
"Già, Diapo. Chissà dov'è ora. Sicuramente è nei paraggi, ma spero vivamente di non incontrarlo ancora. Non lo voglio più vedere, le sue parole sono costante dolore per me" pensò Touko, sospirando.
Stiracchiò le braccia e andò verso la sua tracolla, cercando i suoi abiti e un cambio per l'intimo. Prese ciò che le serviva e andò verso un punto imprecisato del bosco per cambiarsi: prima cambiò l'intimo, continuando a guardarsi intorno in cerca di un ipotetico spione, e poi si vestì. Tornò al bivacco e vide che il sacco a pelo di Wes era vuoto, segno che il ragazzo si era svegliato ed era andato a cambiarsi.
Sorrise, senza un motivo preciso, e cominciò rassettare i suoi averi.

 
Wes, nel frattempo, si era svegliato esattamente quando Touko si era inoltrata nella flora.
Si era accorto della mancanza della ragazza quando non l'aveva più sentita tra le braccia. La zip del sacco a pelo era chiusa, di certo era stata lei, e ciò lo fece sorridere.
Si alzò dal terreno e fece scricchiolare le ossa del corpo, per rimetterle in moto, poi prese i suoi abiti e andò a vestirsi. Una volta annodata la giacca alla vita, tornò al campetto e trovò la ragazza che mangiava un po' di formaggio. Come la mattina precedente aveva i capelli sciolti e nessun cappello a coprirle il capo.

 
-'Giorno-
 
Touko alzò immediatamente il capo e voltò lo sguardo sul ragazzo, che le sorrideva. Ricambiò il gesto e lo salutò nella stessa maniera. Mentre il biondo stava per sedersi a mangiare, gli porse la sua colazione: una fetta di pace e del formaggio, nulla di più nulla di meno.
Non avevano bagagli poi così capienti da poter trasportare altro oltre alle altre cose.

 
-Oh, grazie- le disse Wes, prendendo il cibo e cominciando a mangiare.
 
-Non c'è di che- rispose lei, alzandosi.
 
-Quale sarà il programma di oggi?- gli chiese poi, mentre lui mangiava.
 
-Tu devi fare la tua lotta in palestra, no? Perciò andremo subito a Zefiropoli. Dopo la tua vittoria, perché non ho il minimo dubbio che tu vincerai, tu ti farai un giro e NON ti metterai di nuovo nei guai, oppure vieni con me a cercare qualche Cripsoldato da interrogare- disse Wes tra un morso e l'altro.
 
-Dicono che Zefiropoli sia una magnifica città, meglio di Levantopoli. E' detta anche "città dell'arte" perché gli artisti hanno decorato praticamente ogni centimetro della città- disse la brunetta.
 
-Beh, se non ti allontani puoi girare per i vari atelier-
 
-Già, ma non mi sembra giusto che anche in un posto tanto bello tu debba lavorare- disse la ragazza.
 
-Se non fosse per questi dannati Cripto non sarei nemmeno a Unima, Touko, e non ci saremmo conosciuti- le fece notare il giovane.
 
-Uhm, questo è vero. Ma per un giorno non potresti svagarti?-
 
-No, non mi è permesso. Ti ripeto che più indugio più i Pokémon ne risentono- negò lui.
 
-Che crudeltà! Va bene, oggi ti accompagno nel tuo giro di perlustrazione. Voglio vedere cos'è che fai esattamente- sbuffò Touko.
 
-Cos'è, un appuntamento?- rise Wes, malizioso, poggiando un gomita sulla gamba e posando la guancia sul palmo della mano guantata.
 
-Sì, dai, magari te ne concedo uno- rispose lei, stando al gioco.
 
Gli scambiarono uno sguardo pieno di aspettative, poi Wes si alzò e raccolse le sue cose ridacchiando.
Prese a camminare per Zefiropoli con lo zaino su una sola spalla e le mani in tasca, esortandola a seguirlo con un sorrisetto di sfida.
La brunetta colse al volo la proposta e, dopo essersi messa la tracolla, raggiunse con un sorriso il mulatto.
-3...- cominciò Wes.
 
-2...- proseguì Touko, mettendosi in posizione.
 
-1...-
 
-Via!-
 
Entrambi all'ultimo urlo presero a correre a perdifiato, cercando di sopraffarsi l'un l'altro, ma non c'era via di scampo: per quanto la brunetta fosse agile e veloce, una falcata di Wes equivaleva a due delle sue vista la sua altezza.
In breve il giovane la superò ridendo.

 
-Non è valido, sei più alto di me!- gli urlò lei dietro.
 
-Cresci, allora!- rispose lui.
 
Touko grugnì, cercando di raggiungerlo.
Mai si era lanciata in una corsa tanto sfrenata: di sicuro avrebbero raggiunto la città in tempo dimezzato correndo così, ancor meno seguendo il passo del mulatto. "E' davvero veloce, maledizione!" pensò frustrata la bruna. Per quanto corresse veloce, lui era sempre un passo avanti a lei, sempre pronto a superarla e a mostrarle quanto le fosse superiore.
Per un attimo le venne in mente che forse e ciò che voleva fare: mostrare agli altri quanto fossero inferiori rispetto a lui, creare una scala di livelli.

 
"E no, mio caro, non ti permetto di prendermi in giro in tal mondo! Ora te la faccio vedere io" pensò, e di colpo rallentò, sparendo nella foresta.
 
Non sentendo più la presenza della giovane accanto, Wes si fermò e guardò dietro di sé, perplesso. "Forse sono andato un po' troppo veloce e l'ho lasciata indietro. Beh, aspettiamola, in fondo è mattina!" pensò e allora si mise ad aspettarla.
Accorgendosi però che il tempo passava e lei non tornava, cominciò a preoccuparsi.

 
-Ma che succede, dov'è finita?- sussurrò, esprimendo i suoi pensieri ad alta voce.
 
Accanto a sé sentì un fruscìo di foglie, ma non se ne curò: era di certo un Pokémon selvaggio, nulla di cui preoccuparsi.
Quando, però, sentì delle mani coprirgli gli occhi si immobilizzò.
-Indovina un po' chi sono?- si sentì chiedere, e allora riconobbe Touko.
 
Prese le mani che gli coprivano gli occhi con le proprie e se le tolse, voltandosi poi a fissare la brunetta.
Tenendole le mani per impedirle un movimento improvviso, la guardò indispettito.

 
-Stupida- proferì con un sospiro.
 
-Era solo uno scherzo, scusa!- disse lei, tirando via le mani, ma lui non accennava a mollarle.
 
-A cosa dovrei questo scherzo di pessimo gusto?-
 
-Al fatto che mi hai superato bellamente, Wes. Ho voluto prendermi una rivincita meno umiliante, tutto qui. Ma ho visto che ti sei preoccupato per me, scusami- spiegò Touko.
 
Il giovane le lasciò andare le mani con uno sbuffo, rimproverandosi di essersi fatto fregare così facilmente.
-Non farlo più. Dopo ciò che ti è successo al Cantiere dei Sogni preferirei saperti vicina- disse, guardandola negli occhi.
 
-Oh, ma allora ti preoccupi davvero per me... Scusa ancora allora, non lo faccio più. Farò la brava bambina, d'ora in poi- promise la brunetta, con la mano sul cuore.
 
-Sul serio?-
 
-Sì, giuro- annuì lei.
 
-Chissà perché, ma conoscendoti non mi fido parecchio di quell'espressione innocente- la prese in giro.
 
Touko mise il broncio, portando le mani sui fianchi.
-Peccato, perché sono sincera. D'ora in avanti smetterò di darti fastidi, promesso, ma per favore: cerca di andare un po' più piano, il tuo passo equivale al doppio del mio, in tutti i sensi- proferì lei, incamminandosi verso Zefiropoli.
 
Un po' perplesso il giovane la seguì senza porre domande o dire altro.
Arrivarono al centro abitato verso le 10:00. Fecero così tardi perché Touko voleva allenare Haku ancora, non conoscendo il livello di abilità che i Pokémon della capopalestra Aloè avessero, e così Wes, rispettando quella sorta di patto fatto recentemente, l'aspettò.
Si diressero subito al Centro Pokémon per far riposare la propria squadra.
Nel ritirare i rispettivi Pokémon, Touko e Wes chiesero all'Infermira Joy - incredibilmente uguale a quella di Levantopoli, come sempre - dove si trovasse la palestra di Zefiropoli.

 
-Mi spiace, non è mio compito dirlo. Se potessi ve lo direi, ma è proprio per volere di Aloè che devo tacere- rispose la rosa.
 
-E perché?- chiese Touko, perplessa.
 
-E' una prova. La palestra di Zefiropoli ne è piena, almeno a quanto ho sentito dire: non ci sono mai stata. Devi passare alcune prove per poter ottenere la medaglia di questa città, oltre anche alla sfida con Aloè- spiegò lei.
 
-Che genere di Pokémon allena la capopalestra?-
 
-I suoi beniamini sono di tipo Normale, almeno quelli che ho visto quando li porta qui a ricoverare-
 
Touko annuì.
-Va bene, grazie delle informazioni- disse, salutando la donna.
 
-Di nulla e buona fortuna! Se vuoi allenarti o raccogliere ulteriori informazioni, però, puoi provare al Club di Lotta Pokémon!- disse l'Infermiera Joy.
 
-Cos'è?- chiese Touko, interessata.
 
-E' un posto in cui si disputano incontri Pokémon, sarebbe un ottimo allenamento. In oltre, proprio per preparare gli allenatori alla sfida contro Aloè, Don Giorgio, il capo, fa fare un allenamento speciale a Pokémon e allenatori- disse la donna.
 
-Uhm, credo proprio che ci andrò. Grazie ancora, arrivederci!-
 
I due uscirono dal Centro Pokémon e andarono in cerca del Club di Lotta Pokémon, chiedendo informazioni in giro. Ciò che si ritrovarono davanti, seguendo le indicazioni della gente, fu un enorme edificio moderno. Curiosi entrarono al suo interno e si guardarono intorno, non sapendo bene cosa fare.
 
-Salve! Benvenuti al Club di Lotta Pokémon!- disse una voce profonda, da adulto.
 
Entrambi i ragazzi si girarono a vedere chi avesse parlato: l'uomo aveva corti capelli castano scuro e dei baffoni, occhi neri e indossava una di quelle uniformi per gli incontri di karate.
 
-Buongiorno- risposero insieme.
 
-Il mio nome è Don Giorgio, cosa posso fare per voi?- chiese l'uomo.
 
-Io sono Touko e questo è Wes. Vorremmo allenarci, s'è possibile- disse la brunetta.
 
-Certo! Lì in fondo c'è uno schermo su cui sono iscritti i vari ragazzi. Per ogni allenatore c'è una scheda con i dati, i propri Pokémon e il tipo di Pokémon che vorrebbero sfidare. Andate a vedere se qualcuno soddisfa i vostri interessi così potremo rintracciarlo- disse Don Giorgio.
 
Il trio si avviò allo schermo touch e Touko si mise a cercare un allenatore idoneo alle sue capacità. Wes rimase a guardare, consigliandola ogni tanto, finché la bruna trovò colui che faceva al caso suo: il nome del ragazzo era John, aveva all'incirca la sua stessa età e girava con un Pignite molto forte. Il Pokémon che desiderava sfidare era un Serperior, ma  avrebbe accettato anche un Servine.
 
-Ottimo, la tua scelta è John? Bada che è un tipo forte- disse l'uomo.
 
-Non ho alcun dubbio, è lui che voglio sfidare. Per Haku tutto è un ottimo allenamento- esordì Touko.
 
-Bene, ora lo rintracciamo-
 
Il baffuto si avvicinò allo schermo e attivò la videochiamata. La faccia di un ragazzo pallido con i capelli neri e gli occhi blu comparve sullo schermo: l'espressione del giovane era dura, come seccata.
-Ciao, John-
 
-Ciao, Don Giorgio, perché mi hai chiamato? E' arrivato un Serperior, per caso?- domandò il corvino.
Già la voce profonda e dura non diedero una buona impressione a Touko, ma si astenne dal ritirare la propria sfida.

 
-C'è una ragazza che ha un Servine e vorrebbe sfidarti. Può interessarti la sua sfida?- chiese l'uomo.
 
-Fammela vedere-
 
Touko si fece avanti, mostrandosi a John che la guardò interessato e un po' sorpreso.
-Tu devi essere John- disse la brunetta.
 
-Sì, è esatto. E tu, invece, chi sei?- chiese il giovane dall'altra parte dell'Interpoké.
 
-Il mio nome è Touko, sono di Soffiolieve. A breve devo sfidare Aloè e vorrei allenarmi- rispose lei.
 
-Aloè non utilizza tipi Fuoco, lo sai? E' inutile che ti batti con me se il tuo obiettivo è prepararti alla capopalestra-
 
Il tono seccato del corvino la indispose, ma cercò di tenere a freno la sua solita lingua tagliente, almeno un po'.
Mise le mani ai fianchi e fissò il giovane dritto negli occhi.
-Non sono idiota, lo so che utilizza tipi Normale. Tuttavia, per il mio amico allenarsi contro un Pokémon avvantaggiato di tipo è un ottimo allenamento, sempre e comunque. Se però rifiuti la mia sfida ti prenderò per codardo, John. Allora, cosa mi rispondi? Accetti la mia sfida o no?-
 
Il ragazzo al di là dello schermo socchiuse gli occhi con fare minaccioso.
-Non provocarmi, sarebbe come giocare con il fuoco-
 
-Noi adoriamo il fuoco, così caldo e invitante... Allora, ci stai?- rispose Touko.
 
Con un ghigno sicuro, John accettò con un cenno della testa, intrigato.
 
-Ci sto, sei interessante. Vediamo come te la caverai contro il mio Pignite-
 
-Ottimo, ti aspetto- disse la bruna, poi chiuse la chiamata.
 
Così, per qualche minuto, attese l'arrivo del suo sfidante insieme a Wes, che le dava qualche consiglio su che mossa scegliere per prima. Touko lo ringraziava, dicendo che non era necessario e apprezzava le dritte che voleva darle.
Alla fine John arrivò: era vestito con una camicia bianca, una t-shirt nera sotto di questa e i jeans grigi. Sembrava a lutto, quasi. Era alto un po' più di lei.

 
-Tu devi essere Touko- disse il corvino, guardandola da capo a piedi.
 
-Giusto. E tu sei John-
 
Il corvino annuì, poi indicò il mulatto che affiancava la sua sfidante.
-E lui chi è?-
 
-Il suo nome è Wes, è il mio compagno di viaggio. E' un po' il mio mentore, assisterà alla lotta- spiegò lei, mentre i due si scrutavano.
John tentava di intimorirlo con lo sguardo, ma Wes continuava a essere indifferente alle occhiate di sfida del corvino.

 
-Bene, allora. Andiamo in campo che non vedo l'ora di batterti- proferì il corvino, superandola.
 
Touko lo seguì insieme al mulatto, diretti al campo di lotta.
I due sfidanti presero posto, mentre Don Giorgio faceva da arbitro. Come per ogni incontro, arrivarono degli spettatori che si andarono accalcando lungo le pareti e Wes si unì a loro.

 
-Sarà un 1vs1. Mostrate i Pokémon!- esordì Don Giorgio.
 
-Pignite, scelgo te!-
 
-Haku, vai!-
 
I due Pokémon scesero in campo avvolti dall'abituale luce azzurra e si misero presto in posizione d'attacco.
 
-E' insolito che un allenatore dia un secondo nome al proprio Pokémon- disse John.
 
-Io non sono normale- rispose Touko, poi l'incontro iniziò.
 
Subito entrambi gli allenatori diedero i primi comandi:
-Pignite, Braciere!-
 
-Haku, schivalo e Fulmisguardo!-
 
Il porcellino bipede caricò con velocità impressionante il colpo e lo spedì immediatamente contro il serpentello, che riuscì a schivarlo all'ultimo momento. Tuttavia lo prese di striscio, ferendolo ad una zampetta, così il Fulmisguardo che Servine gli lanciò fu più pietrificante. La concentrazione di Pignite subì un calo momentaneo, sufficiente perché potesse ricevere un brutto colpo dalle liane di Haku.
 
-Diamine, è forte questo serpentello... Non me lo aspettavo. Sembra che sia parecchio abituato ai tipi Fuoco- disse John, infastidito.
 
-E' veloce, molto veloce. Haku, dobbiamo stare più attenti. Non dobbiamo permettere minimamente che tu ti faccia altre ustioni, è controproducente. Guarda bene i suoi movimenti, anticipali se puoi. Vai con Vorticerba!- disse Touko.
 
-Pignite, fermalo subito con Braciere!-
 
Mentre Servine stava vorticando su se stesso, vide le fiammelle arrivargli incontro. Si preccupò, non sapendo cosa fare.
-Lancia la tromba d'aria ora!- gridò la bruna e così Haku fece.
 
Con un ultimo colpo di coda, lanciò il suo attacco verso il Braciere di Pignite. Le fiamme si schiantarono contro il vento e implosero con forza, sollevando un po' di polvere. Il vento di Vorticerba colpì i due allenatori, che furono costretti a ripararsi gli occhi.
Quando la nebbia si diradò, entrambi i Pokémon erano ancora perfettamente in grado di combattere, perciò ripresero la lotta.

 
-Haku, bloccalo con le tue liane!-
 
-Pignite, Nitrocarica!-
 
-Cosa?! No, Touko ferma!- urlò Wes, ma non venne udito.
 
Mentre le liane di Servine bloccavano Pignite, improvvisamente se le sentì bruciare: il Pokémon di tipo Fuoco aveva cominciato a emettere calore dal corpo, tanto potente da ustionare gli steli. Haku, dolorante, lasciò andare il maiale e ritirò subito le sue liane, ma Pignite glielo impedì prendendole e tirandolo contro di sé.
Impossibilitato a fare qualcosa, Haku sibilò e si oppose, capendo cosa il Pokémon volesse fare, al costo di spezzarsi le liane.

 
Non riuscì a evitare il suo destino e venne trascinato dal maiale. Questo lo abbracciò stretto ed emise lo stesso calore che gli aveva bruciato le liane. Si sentì morire quando il suo corpo si ustionò gravemente ed era quasi del tutto svenuto quando la mossa giunse al termine. Allora Pignite lo prese e lo portò sopra la testa, eseguì la mossa Braciere sotto ordine di John e diede fuoco al serpente senza lasciargli alcuno scampo.

-NO! HAKU!!!- gridò Touko, mentre il serpente veniva lanciato contro il muro (l'unico libero).
 
Lo schianto del corpo del Pokémon fu così potente che sollevò la polvere.
Pignite esultò, certo di aver vinto, ma un sibilo basso lo fece voltare. Tra la polvere vide qualcosa di rosso e luminoso, che, appena il polverone si diradò, riconobbe essere gli occhi di Servine. Haku non era ancora esausto, quindi non aveva vinto.
All'istante qualcosa gli fece lo sgambetto e cadde a terra, scoprendo poi in seguito che era stata colpa della liana del serpente.
Poi se lo vide strisciare contro a velocità sorprendente per uno che fino a quel momento le aveva prese di santa ragione e delle foglie colpirlo con forza: Haku aveva utilizzato prima Frustata e poi Fendifoglia.

 
-Haku! Hai utilizzato Fendifoglia!!- esultò Touko, contentissima.
 
Il serpente annuì, felice di vedere la sua allenatrice con il sorriso in faccia, e ritornò di fronte a lei: era pronto a proseguire il combattimento, animato da nuovo entusiasmo.
 
-Ottimo, possiamo continuare! Haku, Fulmisguardo!- disse la bruna, puntando il dito in modo teatrale contro Pignite che si preoccupò.
 
L'occhiata di fuoco di Servine lo mise in allerta più che mai e si sentì davvero minacciato da quello sguardo così sicuro.
Il corpo sinuoso del serpente riportava parecchie ferite, ma sembrava non accusare dolore e ciò lo rendeva spaventoso.
-E ora, Fendifoglia a tutto spiano! Rendigli il favore!- esclamò la ragazza.
 
Alla fine Pignite venne messo completamente K.O. dall'ondata di foglie taglienti che partirono da Servine, cadendo di peso sul campo. Don Giorgio segnò così la vittoria a Touko e Haku, che esultarono seguiti dalle ovazioni di molti degli spettatori.
John aveva un'espressione molto eloquente, che lasciava trasparire tutto il suo stupore per la sconfitta. Non poteva proprio credere che la situazione gli fosse sfuggita di mano proprio alla fine dell'incontro.

 
-No, è tutta fortuna, solo fortuna! Come è possibile che tu abbia vinto nonostante uno svantaggio così netto?!- urlò rivolto alla brunetta, che improvvisava un balletto circolare come se andasse a ritmo di musica.
 
-Non lo so nemmeno io!- gli rispose lei con un grosso sorriso in volto, mentre il suo avversario rodeva per quella risposta così ambigua, che gli sapeva molto da presa in giro.
 
Touko si fermò quando sentì una mano sulla spalla. Si voltò, trovando un Wes sorridente e ammirato.
 
-Sono stupito, hai vinto di nuovo. Sei piena di sorprese, Touko- le disse, sorridendo divertito dall'euforia di allenatore e Pokémon.
 
-Anche io credevo di non farcela, visto come Haku veniva trattato da quel Pignite- asserì la brunetta, prendendo in braccio il serpente e sfiorando i lividi e le ustioni sul suo corpo.
 
-Però sono costretto a dirti che, per quanto tu sia stata brava e fortunata, hai agito troppo impulsivamente quando hai ordinato a Haku di bloccare Pignite con le liane: si sarebbe potuto fare più male. D'ora in avanti, quando affronti un Pokémon di tipo Fuoco o in qualche modo capace di alterare la temperatura del suo corpo, evita una simile strategia perché come vedi ti si ritorce sempre contro- disse il giovane, rammaricato di doverla rimproverare.
 
Aveva fatto un incontro degno di nota, ma se voleva aiutarla negli allenamenti era meglio che cominciasse a comportarsi anche un po' da maestro. Nel mentre, Touko  annuì decisa.
 
-Prometto di essere più riflessiva e di studiare contromisure adatte a queste situazioni. Grazie per avermelo fatto notare, maestro-
 
-Scherzaci pure, ma credo proprio che d'ora in poi ti farò da maestro. E come maestro, vedo grandi possibilità in te ed è mio dovere istruirti affinché tu un giorno possa ottenere il mio stesso grado- disse Wes, ridacchiando.
 
-Mi aspettanno tempi duri, allora- disse Touko.
 
-No, hai tutta la vita davanti, si può dire, per arrivare al mio livello. Anzi, visto che sei quattordicenne ti do tre anni per raggiungermi-
All'improvviso Touko si fece triste, colta da un pensiero preoccupante. Il ragazzo se ne accorse e le chiese cosa avesse.
 
-Quando finirai il tuo dovere qui a Unima tornerai a Auros, vero?- domandò la brunetta.
 
-Fino a prova contraria, sì. Poi se ho qualche conto in sospeso o qualcuno a frenarmi potrei trattenermi anche per cinque anni- rispose lui, facendo spalancare la bocca alla ragazzina.
 
-Questo vuol dire che rimarresti per proseguire la mia istruzione?-
 
-Dipende, vedremo. Ora andiamo, tu hai una sfida da affrontare. Ma Haku ce la farà a sostenere una lotta in queste condizioni?- chiese Wes, osservando il piccolo Pokémon tra le braccia di Touko.
 
-Non credo proprio. Dovremo lasciare Haku all'Infermiera Joy per prendersi cura di lui, ma senza non avrei come affrontare Aloè. Ho allenato solo lui, si può dire: il livello degli altri è praticamente terreo rispetto a Haku- rispose lei.
 
-Bene, vorrà dire che ci fermeremo qui per un paio di giorni. In tal modo avrò la possibilità di girarmi la città a fondo e Haku si riprenderà perfettamente. I Pokémon guariscono in tempi minori rispetto agli umani: un uomo non potrebbe stare nemmeno in piedi con tutte le ferite che questo serpente ha sul corpo- annuì il mulatto.
 
-Ottimo, così mi godrò l'arte di Zefiropoli e la sua biblioteca!- esultò la brunetta.
 
-Ehi, aspettate!- disse qualcuno dietro di loro.
 
Entrambi i giovani si voltarono, vedendo John correre dietro di loro dopo aver ritirato il Pignite svenuto. Wes e Touko guardarono il corvino in modo perplesso, ma un po' risentito: in fondo era stato lui, o meglio il suo Pokémon, a ridurre Servine in quel modo.
-Che vuoi?- disse duro il biondo.
 
-Voglio viaggiare con voi- rispose schietto il corvino, guardandolo con sfida.
 
Wes finse di pensarci un po' su, poi negò con un cenno secco del capo e un altrettanto secco "no".
 
-Ma dai, che ti costa un allievo in più? A quanto ho capito sei il mentore di questa ragazza, non potresti rendere più forte anche me e Pignite?- chiese John, furente.
 
-Per cominciare, abbassa i toni ragazzo. Secondo, Touko non è mia allieva: è liberissima di seguire o no i miei consigli, non c'è alcun rapporto maestro/allievo tra noi due, siamo solo amici- rispose Wes, con un cenno della mano.
Nel suo viso si vedeva molto bene il fastidio che quel ragazzo gli dava, e non faceva nulla per nasconderlo.

 
-Va bene, ricominciamo da capo. Il mio nome è John, alleno e preferisco Pokémon di tipo Fuoco e vorrei che tu mi istruissi per diventare "al tuo livello". Da come ne parli intuisco tu sia molto forte- disse il ragazzo.
 
-No-
 
-No cosa?-
 
-No, non ti prendo come allievo. Saresti solo un peso. Hai potenziale, ma non abbastanza. E non sperare di entrare nelle mie grazie adulandomi, di certo le tue possibilità sono calate improvvisamente dopo che il tuo Pokémon ha conciato così Haku- spiegò Wes, prendendo per mano Touko e incamminandosi fuori dal Club di Lotta Pokémon.
 
-Sè, certo, come no. E' solo perché sono un ragazzo che ti comporti così con me, vero? Preferisci avere delle ragazzine indifese che aspirano a un futuro di allenatore nel tuo gruppetto, così che loro ti si concedano in cambio di qualche consiglio da quattro soldi. Pedofilo!- sbraitò John.
Sapeva che così facendo se lo sarebbe inimicato, ma sperava almeno di smuoverlo, e ci riuscì.

 
Wes si fermò di punto in bianco, immobile. Lentamente, poi, volse la testa e scrutò il corvino con occhi di fuoco, tanto che l'oro dei suoi occhi sembrava fondersi per l'ira che si vedeva al suo interno. La brunetta tentò di chiamarlo ma il mulatto non le dava ascolto.
"Per John ora sono dolori!" pensò Touko, preoccupata per il suo coetaneo.

 
-Ma ce l'hai una vaga idea di chi sia io? Non mi conosci nemmeno e mi insulti, non sono nemmeno un tuo confidente! Con quale diritto ti elevi a mio giudice, se non conosci nemmeno le ragioni per cui non ti voglio con me? Non conosci nemmeno la ragione per cui ho accettato Touko con me, quindi statti muto, insolente. La prossima volta non mi limiterò alle parole, sei fortunato che sono pacifista- sbraitò il biondo, avvicinandosi man mano al corvino e puntandogli un dito al petto.
 
-Certo, certo... Quante chiacchere, nessuna azione. Sei solo un perdente, ci ho ripensato sui tuoi consigli. Tieniteli ben stretti, 'ché non ho che farmene- disse John.
Fece per superarli, ma la mano di Wes lo bloccò per un braccio. Quando la presa si fece troppo forte, il corvino lanciò un gemito di dolore: non se lo era immaginato tanto forte, c'era qualcosa di più sotto quel fisico asciutto che, pensava, avesse stregato Touko.

 
-Dove pensi di andare? La tua la prendo come una sfida alla mia autorità di Campione di Auros, ti sfido a una lotta Pokémon- sussurrò Wes all'orecchio di John.
 
-Un Campione...- ripetè quest'ultimo, inorridito. "Accidenti, mi sono messo contro uno tosto" pensò.
 
-Già, un Campione. Vedi quanto poco conosci sul mio conto? Se hai un briciolo di orgoglio perdi lottando invece di scappare con la coda tra le gambe. Ah, già: la tua coda da coniglio è troppo corta perché tu possa nasconderla-
 
John deglutì.
-Non mi sembra di avere alcuna possibilità di sottrarmi a questa lotta Pokémon, vero?- borbottò.
 
-Già, non si torna indietro. Avrai di certo qualche altro Pokémon oltre a Pignite, no? La scelta del tuo tipo sarà ininfluente sulla mia vittoria, sappilo- disse il biondo, mollandogli il braccio.
 
-Uff! Sì, ho con me un Sawsbuck- proferì John, arrendendosi.
 
-Bene, allora utilizzerò un tipo svantaggiato all'Erba. Uhm, so già chi scegliere-
 
I due ragazzi andarono verso il recente campo in cui Touko e John avevano lottato e presero posto.
Don Giorgio, fiutando un nuovo incontro, decise di fare da arbitro. Aveva riconosciuto le capacità di John già tempo addietro, si era meravigliato della tenacia di Touko e adesso era impaziente di conoscere le doti del ragazzo che accompagnava la ragazzina tenace.

 
-Sarà un 1vs1, non voglio perdere altro tempo- esordì Wes, tirando fuori l'ultraball designata.
Touko comprese che il giovane non voleva utilizzare Umbreon, altrimenti avrebbe preso l'unica pokéball che aveva con sé.
Chi poteva aver scelto?

 
-Bene, schierate i Pokémon- disse Don Giorgio, mentre la brunetta si andava ad appoggiare al muro, ma il ragazzo la trattenne.
 
-Non c'è bisogno, resta pure qui. Basterà un solo colpo diretto per stendere Sawsbuck, dopodiché andremo al Centro Pokémon per curare Haku, va bene?- le disse, tenendola per una mano e sorridendole.
 
Un po' sorpresa per quel contatto, già il secondo, Touko annuì e rimase accanto a Wes, mentre entrambi tiravano fuori i loro Pokémon. Come già detto, John usò Sawsbuck, in forma primaverile, mentre il mulatto rivelò Tyranitar. Il corvino rimase incantato a guardare quel grosso Pokémon, notando come l'espressione feroce e sicura sul suo muso fosse identica a quella del suo allenatore.
"Che legame!" pensò impressionato, mentre consultava il Pokédex per scoprire qualcosa sul conto del Pokémon suo avversario.

 
-Cominciate!- gridò l'uomo baffuto, segnando l'inizio dell'incontro Pokémon.

                                                                                                                               *
Ed eccomi di nuovo qui, con un ritardo di un giorno.
Perdonate se posto oggi il nono capitolo, ma ho avuto problemi con la rete Internet e si sono risolti solo verso le undici di sera.
Quanto meno il nuovo capitolo è il più lungo che abbia mai scritto, trentuno KB, wow!
Ringrazio Juri e Jeo 95 per le recensioni, grazie mille! ^^
Il prossimo capitolo verrà postato Sabato, per non perdere la tabella di marcia.
Ciao!

PS:
Questo è John

 
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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

 
 
-Cominciate!- esclamò Don Giorgio, dando inizio all'incontro.
 
-Sawsbuck, usa Megacorno!- disse John, puntando su una mossa offensiva.
 
Il Tyranitar rimase immobile, indifferente al Pokémon simile ad un cervo che lo caricava con le corna. All'ultimo istante schivò l'assalto di Sawsbuck di propria volontà, senza che gli venisse detto.
John, confuso, guardò il suo avversario: Wes mostrava pura indifferenza nel tenere le braccia incrociate al petto, lasciando il Pokémon libero di muoversi in qualunque modo. Touko, accanto a lui, osservava il ragazzo cercando di decifrare, anche lei, le intenzioni del suo mentore.
Nel frattempo, Sawsbuck aveva derapato e ripreso la corsa alle spalle di Tyranitar. Il Pokémon non si muoveva per nulla, come se dormisse.

 
Touko, vedendo il Pokémon arrivare, cercò di smuovere il giovane.
 
-Wes, svegliati! Quel Sawsbuck sta attaccando Tyranitar da dietro, vuoi restare indifferente anche a questo?!- gli urlò, non comprendendo per nulla il comportamento del mulatto.
Questo infatti teneva le palpebre chiuse come se riflettesse... O come se dormisse all'in piedi.

 
-Tranquilla, Tyrar sa bene cosa fare. E in ogni caso, a breve la lotta si concluderà- rispose il giovane, aprendo gli occhi e fissandola di sbieco con un sorrisetto divertito.
 
-Non ti capisco- ammise lei, ritirando le mani che avevano stretto il braccio di lui.
 
-Ora vedrai-
 
Sawsbuck continuò a avvicinarsi, ma Tyranitar restava indifferente, era lo specchio del suo allenatore. John poteva vederla chiudere gli occhi e ascoltare i suoni intorno a lei.
Appena sentì gli zoccoli del cervo farsi abbastanza vicini, aprì gli occhi di scattò e ringhiò fortissimo.
In quel momento, come se fosse un avvertimento, Wes alzò il volto e parlò.

 
-Ora, Tyrar! Usa Terremoto sotto Sawsbuck, e poi Pietrataglio!-
 
Sia Touko che John videro il campo distruggersi sotto gli zoccoli del cervo, che incespicando cercava di mantenere l'equilibrio, con un semplice colpo di coda di Tyranitar.
Sawsbuck, irrimediabilmente, crollò tra le macerie, cadendo e ferendosi con le pietre aguzze. Poi, all'improvviso, le pietre vennero sbalzate in su dalla mossa seguente che era stata ordinata dal giovane, portando con sé il cervo ferito.

 
-Fuocobomba!-
 
Tyranitar si girò di colpo verso il cervo e alzò il muso, aprendo le fauci.
Piccole scintille comparvero nella sua gola, divenendo presto fiamme, e il Pokémon di tipo Roccia Buio lanciò una grossa palla di fuoco concentrato, che andò a colpire in pieno Sawsbuck.

 
-No!! Sawsbuck!!- urlò John, assistendo impotente alla cottura del cervo.
 
Il Pokémon di tipo Normale Erba, una volta colpito da Fuocobomba, sentì il proprio pelo bruciare e le corna, fatte di legno, incenerirsi.
I suoi fiori, i suoi amati fiori di cui era tanto orgoglioso erano stati inceneriti...
Quasi del tutto privo di sensi, si sentì precipitare al suolo, quando qualcosa di soffice gli attutì la caduta. Infatti Wes aveva tirato fuori anche Altaria, ordinando all'uccello di acchiappare il cervo prima che toccasse terra.
In tal modo risparmiò al cervo anche delle ossa rotte, ma per le corna ormai non c'era più nulla da fare.

 
Una volta atterrata, Altaria ripose delicatamente il cervo per terra e lo becchettò un pochino per dimostrargli solidarietà: il suo allenatore aveva davvero esagerato, quella volta, ma un po' lo comprendeva.
Quel John aveva toccato un tasto dolente del suo padrone, qualcosa che ancora bruciava dentro il mulatto, e il suo Wes s'infuriava a morte quando quei punti venivano anche solo sfiorati.
Dei punti provenienti dal suo passato.

 
John corse verso Altaria, soccorrendo il cervo abbrustolito ma ancora vivo, per fortuna. Accertatosi che non fosse in fin di vita, guardò con profondo astio l'allenatore che gli stava venendo incontro a passo lento, seguito dalla brunetta. Gli puntò il dito contro, mentre vedeva che l'uccello che aveva soccorso il suo Sawsbuck si avvicinava a Tyranitar, che seguiva i due umani.
 
-Tu! Sei crudele, hai abbrustolito un animale in modo atroce! Che razza di persona sei tu?!- urlò il corvino, combattendo contro le lacrime per mostrarsi forte.
Infatti, il Sawsbuck che portava sempre con sé era un suo amico d'infanzia, un tempo un Deerling evolutosi poi con il passare del tempo.

 
-Una persona che, anche se in maniera peggiore, gli ha riservato lo stesso trattamento che Haku ha sopportato per colpa di Pignite. Ammetto di esserci andato un po' troppo pesante, ma in un certo senso ti è stato restituito il favore. Occhio per occhio, dente per dente- rispose Wes, posando una mano su Altaria e ringraziandola per il servizio reso.
 
Fece poi ritornare entrambi i Pokémon e rimise le ultraball, minimizzate, nei loro alloggi nella cinta. Tentò poi di controllare le condizioni di Sawsbuck, ma il corvino glielo impedì con decisione.
-Non ti avvicinare, demonio! Guarda cosa hai fatto al mio amico, brutto figlio di...- urlò John.
 
Il biondo lo guardò con occhi di ghiaccio, bloccandolo.
 
-Stavi per dire "puttana", vero?- sussurrò, facendo temere al ragazzino un'altra punizione, che non arrivò.
Wes sospirò, calmandosi all'improvviso e chiudendo gli occhi con rassegnazione.

 
-So benissimo di essere un bastardo, a volte. Me lo dicevano sempre quando ero ad Auros, mentre mi occupavo di ripulire la mia regione natìa dalla feccia che erano i Team Clepto e Cripto. Non me la prendo se mi viene detto tutt'ora, ma sai: è doloroso, perché io detesto ricordare il passato- disse il mulatto, sorridendo amareggiato.
 
Sia Touko che John rimasero spiazzati da quell'improvviso cambio d'umore, poi Wes ritornò freddo come prima, ma con un accenno di rammarico.
-Mi dispiace di avergli bruciato le corna. So che sono motivo di vanto per i Sawsbuck, in questo modo gli levato ogni onore, e mi dispiace. Vorrei poter fare qualcosa, se mi è permesso- disse, aprendo nuovamento gli occhi e guardando John dritto in faccia.
 
-E dopo tutto ciò, ti aspetti che accetti il tuo aiuto?!-
 
-Per niente, ma vorrei essere utile-
 
John storse la bocca, diffidente. Guardò poi la ragazza che affiancava il giovane: questa gli annuiva rassegnata.
Cercò spiegazioni nei suoi occhi, per capire cosa la spingesse a seguire un matto del genere, ma in quegli occhi blu vedeva solo tanta gratitudine per il mulatto.

 
-Accetta dai. Wes non è un cattivo ragazzo, è buono. Anch'io ero diffidente nei suoi confronti all'inizio, ma ha un cuore d'oro come i suoi occhi- disse Touko, un po' imbarazzata per quell'ultima similitudine.
 
-Grazie per il complimento, Touko- ridacchiò il biondo, guardando la sua compagna di viaggio con un misto di incredulità e tenerezza.
 
-Non capisco come puoi fidarti ancora di lui dopo che hai visto cos'ha fatto. Sei sicura di conoscerlo così bene quanto credi, brunetta?- esordì John, intromettendosi.
Era davvero troppo confuso.

 
-Intanto ho un nome, ed è Touko. Gradirei ti riferissi a me con il mio nome invece che con appellativi di questo tipo. Secondo, sì: conosco Wes quel che basta per fidarmi di lui- rispose Touko, mettendo le mani ai fianchi.
 
Il corvino sbuffò, seguito a ruota dalla brunetta.
-Non intendo accettare il suo aiuto- decise John, serio.
 
-Ne sei sicuro?- disse Wes, guardandolo con altrettanta serietà.
 
John annuì.
-Bene, allora muoviti a portare Sawsbuck al Centro Pokémon. Se vuoi ti accompagniamo, tanto è lì che dobbiamo andare per Haku-
 
-Assolutamente no!- strillò il ragazzo, risentito.
 
Wes sospirò, bofonchiando un "come vuoi" e girandosi per andarsene.
Touko con un sospiro di rassegnazione, salutò John con un cenno della mano e corse dietro al giovane con il serpente ancora tra le braccia, finalmente addormentato.
John rimase a guardare la direzione in cui era scomparsi i due. Gli bruciava la sconfitta in modo tremendo, ma non poteva permettersi debolezza. Poi sentì delle grida e, richiamato il Sawsbuck svenuto, corse in direzione dell'uscita anteriore.


                                                                                   
Intanto Wes e Touko erano usciti dal Club di Lotta Pokémon e dinnanzi a loro si stava svolgendo una scena bruttissima: dei Pokémon, apparentemente selvatici, stavano attaccando Zefiropoli in massa, terrorizzando la gente. Le persone correvano di qua e di là inseguite da branchi di Herdier, Watchog e Tranquill impazziti e furiosi più che mai.
Una bambina inciampò proprio davanti a Wes e Touko, piangendo. I due la soccorsero subito, preoccupati.

 
-Ehi, piccolina, non piangere, non devi avere paura...- disse Touko, prendendo in braccio la piccola dai riccioli dorati.
Poteva avere si e no tre anni.

 
-Voglio la mia mamma, voglio la mia mamma...- pianse la bambina, attaccandosi alla brunetta con forza incredibile.
 
-La troveremo la tua mamma, stai tranquilla. Con noi non ti succederà nulla-
 
Touko, mentre accarezzava la schiena della treenne, guardò Wes con paura, chiedendogli con lo sguardo cosa stesse accadendo.
 
-Sono tutti Pokémon Ombra, lo sento, ma alcuni non lo sono... E come se agissero sotto il comando di qualcuno, sono troppo coordinati per giostrarsi da soli. Temo sia colpa del Team Cripto- rispose lui.
 
-E allora fai qualcosa! Seda i Pokémon, trova i colpevoli, qualunque cosa! Sembra l'Apocalisse, che sia già troppo tardi per riportare Unima come era prima!!?- lo pregò lei.
 
-Se ti fidi di me, non dire mai che è troppo tardi. Tu corri al Centro Pokémon e deposita Haku: in queste condizioni non è assolutamente in grado di difenderti. Chiedi all'Infermiera Joy se è possibile utilizzare Ondasana di Audino per calmare in parte i Pokémon e lascia questa bambina alle cure di qualche donna all'interno dell'edificio-
 
-Ma...-
 
-Niente ma, ho bisogno di aiuto. Non puoi perdere tempo per un'unica persona, non in questi casi. Questa rivolta è troppo estesa perché io e i miei compagni possiamo occuparcene in solitario. Chiedi di Audino, per favore, io vado dall'altra parte a cercare i Cripto- disse Wes, correndo via senza darle il tempo di ribattere.
 
Decise allora di seguire l'ordine, perché di richiesta non poteva trattarsi, del mulatto e corse verso il Centro Pokémon tenendo sia Haku che la bambina in braccio.
Lungo il tragitto incontrò molti Pokémon che tentarono di azzannarla, ma lei con un urlo li schivò. Il percorso non fu certo facile, ma alla fine riuscì ad arrivare all'edificio.
Al suo interno c'era il caos: la gente era tutta ammassata, ferita e spaventata a morte per quell'improvviso attacco. Si avvicinò alla prima donna che vide e le chiese di badare alla riccia, anzi la costrinse ad accettare come Wes aveva fatto con lei. In seguito si diresse, spintonando la gente, verso il bancone della rosa che, in preda al panico, cercava di tranquillizzare tutti al microfono.

 
-La prego, curi il mio Haku!- gridò Touko, cercando di atterarne l'attenzione.
 
-Sono spiacente, ma tutti i posti sono già occupati, non c'è più posto per nessun Pokémon ferito o malato!- le rispose l'Infermiera Joy, venendole incontro.
 
-Va bene, lo lascio comunque qui perché non faccia idiozie eroiche. Senta, il mio amico sta cercando i responsabili e vorrebbe avere l'ausilio dell'Ondasana di Audino per calmare i Pokémon. E' possibile?- chiese la brunetta.
 
-Chi è questo tuo amico?-
 
-E' Wes, il Campione di Auros. La prego, ci aiuti, ci permetta di utilizzare il suo Audino-
 
L'espressione desolata e implorante della ragazza, oltre alla sorpresa nel sapere che addirittura un Campione stava mobilitandosi per sedare l'attacco, fecero annuire la donna.
l'Infemiera Joy chiamò il Pokémon di tipo Normale e gli raccomandò di eseguire gli ordini della brunetta. Dopodichè, dopo aver ringraziato per l'aiuto, Touko si diresse fuori dal Centro Pokémon seguita da Audino. Subito il Pokémon cominciò a spandere spore soporifere, che confusero gli animali impazziti permettendo loro di passare senza troppa resistenza.
Touko corse a perdifiato verso il centro della città, dove si trovava anche il museo e la libreria, e lì trovò lo stesso ragazzo di Quattroventi, accompagnato da alcuni sgherri.

 
-Tu!- gridò, infuriata.
 
N voltò il capo verso la brunetta, che lo stava indicando, guardandola con sorpresa: proprio non si aspettava di incontrarla anche lì.
Rimase incantato a guardarla, poi la voce di uno dei suoi seguaci lo riscosse.
Allora Touko si accorse di ciò che teneva tra le mani: un teschio di Pokémon.

 
-Ehi, ma quello... Lo riconosco, è il teschio del Dragonite esposto al museo! Perché cel'avete voi, mascalzoni!- gridò la ragazza, additando il prezioso cranio.
 
-Non sono affari che ti riguardano, mocciosetta. Sparisci!- le disse uno dei seguaci, ma N lo zittì con un gesto della mano.
 
Il verde prato si fece avanti, avvicinandosi sempre più alla ragazza con gli occhi blu, ed estrasse una pokéball.
Touko comprese immediatamente quale fosse l'intento del giovane: costringerla a lottare per permettere ai suoi sottoposti di fuggire con il teschio.

 
-Vuoi costringermi alla lotta per far fuggire i tuoi seguaci, vero? Un gesto nobile, ma non mi sembra il momento di lottare- disse la brunetta a denti stretti.
 
-E invece mi sembra lo scenario perfetto: io sono dalla parte dei Pokémon, tu da quella umana. Il modo di lottare è indifferente, siamo parte dello scontro intorno a noi- proferì N.
 
-Sè, come no, non mi fare ridere che non è tempo. Scappate con il teschio, tanto prima o poi lo riprenderò. Adesso devo cercare Wes- disse lei, sorpassandolo con uno scatto, lasciandolo stupefatto.
 
Touko agguantò il cranio di Dragonite, cogliendo l'occasione di un effetto sorpresa, e lo mise velocemente nella tracolla, poi corse via inseguita da Audino.
Il Team Plasma non ebbe modo di dire nulla che la ragazzina era già scomparsa dalla loro visuale, diretta alla ricerca di questo fantomatico Wes. Rimasero attoniti, rimproverandosi per essersi fatti fregare così facilmente, quando un'esplosione scosse N. Il giovane corse in direzione del rumore, seguito dai suoi sottoposti.
                                                                                     

 
L'esplosione che aveva attirato l'attenzione di N Harmonia era stata causata dall'impatto di due mosse Pokémon.
Gli autori di tali attacchi erano un Dusclops e un Suicune, che si scrutavano con furia. Dietro Suicune, Wes digrignava i denti, adirato: il suo avversario era diventato molto più forte in questo tempo.
L'uomo che stava affrontando, l'allenatore di quel Dusclops, aveva lunghi e scompigliati capelli argentei, mossi dal vento, e gli occhi rosso acceso; vestiva con una tuta molto aderente viola, che gli faceva quasi da seconda pelle, e degli stivali neri.

 
-Wow, che botto! Non mi aspettavo altro dal marmocchio che un tempo ormai lontano sventò i piani del Team Cripto- disse l'argenteo, dando i nervi al giovane biondo.
 
-Fammi il favore di tacere, Nascour, se non vuoi ritrovarti il sedere congelato- sibilò il giovane, mentre Suicune si metteva nuovamente in posizione d'attacco.
 
-Tsè, focoso il biondino. Quanta risolutezza vedo nei tuoi occhi, ti fa affascinante e sexy. Se continui così sarò costretto a rapirti...-
 
-Stammi lontano che mi fai ribrezzo, maiale. Non sei minimamente cambiato da prima, sei tale e quale al Nascour bastardo di un paio d'anni fa- proferì Wes, schifato.
 
-Tu invece sei più grande. Sei un diciassettenne, dovresti darti una smossa a provare nuove emozioni. Non puoi rimanere indifferente alle donne o agli uomini che ti vorrebbero, dovresti cominciare a mettere su famiglia- lo derise Nascour, ridendo a crepapelle.
 
Il Campione storse la bocca mentre Suicune lanciava un potente Geloraggio contro Dusclops, colpendolo in pieno e congelandogli una mano.
Il Pokémon ululò furioso e rispedì l'affronto al Leggendario con Palla Ombra. Agilmente, la bestia Leggendaria schivò l'enorme e nebuloso oggetto sferico, scrutando con attenzione la situazione intorno al campo di lotta: si trovavano in una radura in mezzo al bosco e circondati dai Cripsoldati, gli stessi tipi che, ricordava, lo avevano imprigionato e costretto a servirli con la forza.
L'odio che provava nei confronti di quegli umani era immenso, ma non poteva rischiare mosse avventate: un loro sparo era capace di ferirlo gravemente, sia lui che il suo allenatore Wes.

 
Wes, per Suicune, era molto importante e non poteva permettere che gli venisse fatto del male, di qualunque genere fosse: dal fisico allo psicologico, problemi di famiglia e problemi di cuore.
Non poteva permettere che lui soffrisse, era come un punto di riferimento per il Pokémon: d'altronde, quell'umano gli aveva salvato la vita e gli aveva dato nuova fiducia nell'uomo. Il minimo che potesse fare era proteggerlo anche a costo della vita.

 
-Sei scorretto, attacchi senza alcun preavviso- disse Nascour, fintamente offeso.
In verità cominciava a divertirsi.

 
-Non vedo cosa ci sia di scorretto nel ritorcere una strategia contro lo stesso allenatore che la usa- 
 
Mentre i due discutevano arrivarono N e gli altri del Team Plasma. Questi ebbero appena il tempo di ammirare la bestia Leggendaria prima di essere bloccati immediatamente dai Cripsoldati in uniforme.
-E voi chi sareste?- chiese Nascour.
 
-Siamo del Team Plasma, il Team di questa regione. Voi non dovreste essere qui, Team Cripto: il vostro territorio è Auros, le terre di Unima sono nostre!- rispose N, irritato.
 
-Oh, quindi siete voi che sfruttate i nostri propositi a favore dei vostri piani, giusto? Beh, due Pidove con una fava: in tal modo mi sbarazzerò sia di questo fastidioso ragazzino, ingiustamente divenuto Campione dopo averci sconfitti due anni fa, sia del figlio di Ghecis. A quanto so, sarai presto incoronato re del Team Plasma, caro N Harmonia. Beh, non vivrai abbastanza a lungo da vedere i tuoi desideri esauditi-
 
L'espressione di Nascour era molto poco rassicurante per il giovane Harmonia, aveva davvero paura di quel che succedeva intorno a lui. Non solo si era fatto fregare da una ragazzina, in primis il fatto che era la stessa brunetta che l'aveva battuto a Quattroventi, ma ora si sentiva dire che i Cripto, che in teoria avevano il controllo di Auros, volevano spodestare i Plasma.
Ma che fine aveva fatto l'onore tra ladri?

 
Nascour sembrò leggergli nella mente, stupendolo.
-Se conti sull'onore tra ladri, beh... non contare sul Team Cripto: non siamo per niente leali, noi- lo prese in giro l'argenteo.
 
N digrignò i denti, poi si guardò l'allenatore di quel magnifico Suicune.
Lo riconobbe: era lo stesso mulatto che aveva visto a Quattroventi con la brunetta, e anche molto probabilmente era lo stesso Wes che cercava quella ragazza. Il giovane, che poteva avere anche la sua stessa età, ricambiò lo sguardo con uno severo e seccato, del genere "altre grane alla quale pensare".

 
-Che ci fai tu qui, Campione di Auros? Unima non è una tua preoccupazione- gli urlò, irritato dalla presenza di quel biondino ossigenato.
 
-Il Team Cripto è affar mio, dovunque si trovi- rispose il mulatto, mantendendo l'atteggiamento distaccato.
 
N digrignò i denti, sbuffando. Non aveva nulla da obiettare: se i Cripto erano di Auros, occuparsi di loro era compito della regione stessa o di chi la rappresentava.
"Ma sentimi, sto cominciando a ragionare come un legale, come sono caduto in basso!" si rimproverò, secco. "Questa situazione è proprio ridicola, sono finito in una faida che consta un'altra regione. Che scemo".

 
-Bene, visto che non mi siete di alcuna utilità, mi disferò degli ostacoli e poi continuerò ciò che stavo facendo- disse Nascour, richiamando Dusclops.
Il ghiaccio, che non faceva parte del Pokémon, rimase a mezz'aria e precipitò al suolo subito dopo, frammentandosi in mille schiegge.

 
-Fuoco!- ordinò l'argenteo con un sorrisetto perfido.
 
I Cripsoldati cominciarono a sparare con i fucili, esattamente su Wes e Suicune, rendendo incomprensibile ciò che accadeva.
Appena cessarono il fuoco, N potè vedere il Pokémon accucciato sopra al giovane con Protezione che avvolgeva entrambi.
Il pallido uomo s'infuriò, dimentico di quella mossa, tipica di ogni Leggendario.

 
-Sparate finché non spezzerete lo scudo, non potranno difendersi a lungo!-
 
I Cripsoldati continuarono a colpire e colpire, ma Protezione di Suicune non cedeva. Osservando la resistenza che stava mostrando quello scudo, cominciava ad apparire impenetrabile non solo alle mosse Pokémon, ma anche alle armi umane.
All'improvviso una strana nebbia scese, impedendo la vista ai presenti. N all'improvviso si sentì tirare via da qualcosa di molto forte, che lo strattonò fino alla completa libertà dai Cripsoldati.

                                                                                                                          *
Salve!
Come detto due giorni fa, ho postato di Sabato ^^
Ringrazio Juri e Jeo 95 per le recensioni, come sempre siete fantastici =D
Ora vi lascio, prossimo capitolo verrà postato Martedì, bye!!

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

 
 
Wes ordinò a Suicune di eseguire Nebbia, in modo che i suoi avversari con vedessero cosa succedesse.
In seguito, in silenzio, fece uscire Raikou e Tyranitar e ordinò loro di liberare i seguaci del Team Plasma: per quanto odiasse le organizzazioni criminali come quella, non poteva comunque permettere che quell'N venisse fucilato.
Gli dava una buona impressione, nonostante gli ideali che aveva i testa.

 
Così ordinò ai due Pokémon di portare via N e gli altri cinque, poi fece uscire Altaria.
L'uccello di tipo Drago Volante si rifugiò sotto Protezione di Suicune, pronta a eseguire qualsiasi richiesta del suo amato allenatore.

 
-Per favore, portami via di qui. Protezione non può durare per sempre, alla lunga diverrà fallace e i proiettili passeranno- le disse il giovane, supplichevole.
Altaria comprese che se il mulatto si rivolgeva così a qualcuno aveva davvero paura, perciò annuì.

 
-Grazie mille, Altaria. Adesso io ti salirò in groppa e, appena farò ritornare Cune, in contemporanea spiccherai il volo. Reggerai il mio peso?-
 
Il Pokémon strusciò il becco contro il suo allenatore, dimostrandogli tutto l'affetto che poté: era ovvio che avrebbe retto il peso del ragazzo, come poteva fare altrimenti per impedire che venisse ucciso?
Wes le salì in groppa, mentre Suicune tornava pian piano in posizione eretta per ampliare il raggio d'azione della mossa. Il giovane diede il segnale a entrambi e, nel momento stesso in cui l'uccello spiccava il volo, richiamò Suicune nell'ultraball.
Allenatore e Pokémon si allontanarono dalla spessa nebbia ad alta velocità, il vento che sferzava i loro volti e scuoteva le piume di Altaria. L'uccello, appena fu ad alta quota, planò un po' per stabilizzare il proprio corpo e far riposare le ali nuvolose.
Si girò verso il suo allenatore e lo guardò preoccupata: era piuttosto pallido, forse gli mancava l'aria. Decise dunque di scendere un po' per avere più ossigeno a disposizione.
Niente, il giovane continuava a stare male.

 
Lo chiamò, preoccupata, ma lui le rivolse un debole sorriso, che non la convinse affatto. Gli chiese allora cosa avesse.
-Sto bene, Altaria, tranquilla... Uh...- disse Wes, stringendosi ad un tratto il braccio.
 
-Al-Alta-ria...- disse l'uccello, preoccupato.
 
-Forse non sto poi così bene... Mi sa che un proiettile mi ha preso al braccio, ahi... Atterra, per favore, ho bisogno di cure...-
 
Il Pokémon planò immediatamente verso terra, optando per una discesa morbida anziché una liberatoria picchiata ad alta velocità, che non sarebbe stato affatto d'aiuto al giovane.
Atterrò con delicatezza e Wes scese giù tenendosi con il braccio sano. Una volta toccato terra, barcollò fino ad un albero e si lasciò scivolare contro di esso, sempre tenendosi il braccio. Con l'aiuto di Altaria poi si tolse il capotto blu scuro, rimanendo con la solita canotta a collo alto.

 
Osservando il proprio braccio, capì di avere ragione: era ferito all'arto destro. Forse aveva il proiettile dentro o forse l'aveva solo preso di striscio, ma comunque perdeva sangue.
Il guanto nero con la quale teneva la ferita era completamente macchiato di rosso, perciò se lo sfilò con l'ausilio dei denti. Purtroppo non aveva come fasciare il taglio profondo: l'unica cosa possibile era fermare l'emorragia con la mano, ma aveva bisogno di cure.

 
-Dove sono Raikou e Tyranitar, Altaria?- domandò con voce dolorante.
 
L'uccello, accuciatosi accanto al padrone, alzò la testa immediatamente e aguzzò l'udito, in cerca di segni che le indicassero la posizione dei due compagni.
Nada, nulla le dava qualche indizio.

 
-Valli a cercare, allora- disse il giovane, poi fece uscire Suicune dalla sua sfera, il quale ringhiò vedendo il proprio allenatore ridotto in quel modo.
 
-Cune, andresti a cercare Touko? Avrei bisogno di una mano-
 
Il Leggendario si mostrò completamente in disaccordo, insistendo nel voler vegliare sul mulatto.
 
-Stai tranquillo, ci sarà Umbreon con me. Ti fidi di lui, no?-
 
Il Pokémon Leggendario annuì e, rassegnatosi, corse alla ricerca della brunetta, non capendo perché Wes non gli avesse chiesto di portarlo al Centro Medico invece di cercare la sua compagna di viaggio.
Non capiva cosa il suo allenatore vedesse in quella ragazza: forse se ne stava innamorando...
Accidenti, se così era doveva impedirlo: l'amore portava solo a tristezza e non voleva che Wes fosse triste.

 
Così il ragazzo rimase da solo con Umbreon affianco, uscito dalla pokéball dopo la scomparsa di Cune, e si mise a riflettere.
Era riuscito a trovare il Team Cripto, affermando così i suoi sospetti sulla loro colpevolezza. Era effettivamente affar suo sistemare quei dannati fuorilegge: se fosse stato chiamato qualcun'altro a risolvere la faccenda e questo avesse scoperto i colpevoli, lui sarebbe stato scomodato comunque.
"Devo ammetere però che Nascour è diventato davvero forte, difficile da battere. Questa volta debellarli sarà più complicato rispetto ai tempi di Auros. Oppure siamo noi che ci siamo indeboliti con il passare degli anni?" pensò il giovane.
Sospirò, stringendo il braccio con forza, gemendo di dolore per via del taglio aperto.
"Ci vorrà tempo prima che possa riutilizzare agevolmente il braccio. Finché non si sarà cicatrizzato sarebbe il caso che lo portassi fasciato e di non sforzarlo" pensò.

 
Poi sospirò, rendendosi conto della difficoltà della cosa: sapeva di essere un tipo piuttosto attivo, sempre in movimento, e avere un arto poco utile gli sarebbe stato di notevole impiccio.
"Dannazione, perché mi ficco sempre in problemi più grandi di me?" si rimproverò. "Devo proprio smetterla: nonostante l'esperienza nel mondo criminale, la vita fatta di sparatorie non fa per me, come non è da me vivere in un singolo posto. Ho bisogno di spostarmi, di viaggiare: sono uno spirito libero, non potrei mai vivere in una casa".

 
-Viaggiare sempre, però, mi porta lontano da chi amo- sussurrò, assente, ricordandosi della sua famiglia.
Non sapeva nemmeno più dove fossero sua madre e suo fratello minore, Michael: aveva saputo che il suo caro e vispo fratellino aveva preso la stessa via di lui, riuscendo anche a proteggere Auros mentre lui era assente.

 
Non si vedevano da un pezzo, probabilmente non si sarebbero nemmeno riconosciuti.
"Dovrebbe avere poco più dell'età di Touko, adesso. Quando andai via di casa aveva tredici anni, io quindici. Mi odierà? Forse, dopotutto non l'ho mai nemmeno chiamato. E mamma? Di sicuro cel'avrà con me a morte finché vivrà: in fondo, me ne sono andato senza dire una singola parola né avvertirla, così come Michael. Che razza di figlio sono? Se mi vedesse adesso mi rinchiuderebbe in camera in punizione, manco fossi un bambino capriccioso" pensò il giovane, ridacchiando da solo come un idiota.

 
"La vita di chi mi vuole bene non dev'esse affatto facile" realizzò, ricordandosi poi dell'addio alla sua casa.
 
Il giovane quindicenne stava sistemando tutti i suoi principali averi all'interno dello zaino color pece, del suo colore preferito.
Era solo l'essenziale: ricambi, le pokéball di Umbreon e Espeon, il Pokédex, una piccola mappa di Auros... Cose così, insomma. Era pronto ad andare all'avventura, anche se l'avesse fatto clandestinamente: sua madre era contrarissima alla sua partenza, dicendo che era una cosa troppo avventata e di pessimo esempio per il fratello.
Wes, fin da piccolo, aveva mostrato un temperamento ribelle, arrogante, sicuro di sé e sfrontato.
Proprio per questo suo carattere spericolato non gli era stato complicato decidere di partire di nascosto, senza salutare. Proprio come fece suo padre tempo fa, scomparso e mai più rivisto quando lui aveva sei  anni e Michael quattro.
L'odio che albergava in Wes per il padre era immenso e lo disgustava commettere lo stesso errore di lui, ma non c'era altro modo per seguire il suo sogno: distinguersi tra gli allenatori di tutto il mondo e dare un po' di importanza alla sua desertica regione natìa.
Erano nobili principi, ma non era giusto compierli con il dissenso di chi lo aveva cresciuto.
Al giovane dispiaceva lasciare per sempre la sua casa, perché sapeva che una volta che la madre avesse scoperto il suo misfatto non lo avrebbe più riconosciuto come figlio, ma diventare allenatore di Pokémon era sempre stato il suo più grande sogno, e non voleva essere costretto a "mettere su famiglia" come invece lei avrebbe voluto.
Lui vedeva il desiderio della madre come qualcosa di egoistico.
Così partì senza alcuna remora, senza salutare per davvero nemmeno il fratellino di tredici anni.
 
Wes tornò al presente mentre i ricordi scemavano, lasciando solo qualche vaga immagine di ciò che era stato il suo passato.
Ricostruire le sue origini gli era davvero difficile, come se si fosse svegliato da un coma senza alcun ricordo del suo passato.

Era terribile non riuscire a ricordare, ma almeno il viso del fratello l'aveva sempre in mente: capelli rosso fuoco ribelli e occhi verde smeraldo. I capelli provenivano dal padre, gli occhi dalla madre; lui invece aveva preso gli occhi del padre, seppur più chiari, e i capelli della madre. Il suo colorito mulatto lo doveva probabilmente a qualche suo antenato, poiché entrambi i genitori era di pelle bianca lattea.

 
Lo ricordava vivace e perennemente felice, sebbene alcune volte potesse essere triste quando i genitori litigavano.
Per il resto era sempre iperattivo, al contrario di lui: sebbene avesse un atteggiamento arrogante e ribelle, Wes sapeva essere spesso pacato e tranquillo, a volte indifferente. Col tempo quell'indifferenza era andata radicandosi in lui, rendendo rare le volte in cui sorrideva. Non mancavano mai, però, le frecciatine e i commenti pungenti con la quale esprimeva il suo dissenso.
Sapeva essere completamente privo di tatto, alcune volte.

 
-Quanto mi manca, il mio piccolo fratellino Michael. Mi piacerebbe rivederlo anche solo una volta, solo per vedere com'è diventato. Chissà se mi ha visto in televisione, o se è ancora a Auros. E' sempre stato attaccato alle sue cose, non mi stupirebbe se abitasse ancora nella nostra... ops, loro casa. Ormai non è più anche mia. Ti ricordi di lui, Reon?- disse Wes, guardando il cielo, voltandosi poi verso il volpino nero che riposava accanto a lui.
 
Il giovane allenatore sapeva che era un finto riposo: il suo Pokémon era sempre e comunque vigile, anche nel sonno, sempre pronto a proteggerlo.
Reon non gli rispose, ma aprì comunque un occhio amaranto per guardare il mulatto incuriosito dalla piega che stava prendendo il discorso. 

 
-Ho proprio voglia di tornare a casa, a visitare mia madre e mio fratello. Ma non mi riaccetterebbero mai, nemmeno se portassi tutto il denaro che ho: mi odiano, e non posso biasimarli. Me ne sono andato senza nessuna spiegazione o un saluto, non c'è da meravigliarsi se a quest'ora mi stessero maledicendo. Questo viaggio mi ha allontanato da loro, anche se mi ha fatto conoscere tante persone. Ma il distacco con la propria famiglia è qualcosa che non si può scordare nemmeno dopo cento anni. Abbandonare chi ti ha visto crescere, anche chi ti ha dato la vita stessa, è qualcosa di indescrivibile. Mi sembra di non esistere, sapendo che la mia mamma biologica non mi riconosce come figlio suo. E' tremendo- continuò il giovane, chiudendo gli occhi, con la mano che faceva pressione sulla ferita.
 
Accortosi poi di aver ricordato troppo, decise di cambiare argomento, spostando tutta la sua attenzione sulla lunga assenza dei suoi quattro fidati compagni Pokémon. Il repentino cambio di interesse fece ghignare Umbreon, capendo quanto fosse duro per il biondo ricordare ciò che ormai rappresentava un passato lontano per lui.
 
-Mi chiedo dove siano finiti, quei quattro. Ammetto, però, che questo bosco è davvero immenso. Mi pare si tratti del Bosco Girandola: secondo alcune voci si direbbe un labirinto naturale, in cui se perdi di vista il sentiero perdi completamente l'orientamento. Dev'essere davvero difficile orientarsi qui, ma non dovrebbe rappresentare un grosso problema per loro. Touko, però, di certo si è addentrata qui, accidenti: mi avrà cercato, sicuro. Accidenti... Uh!-
 
Un lamento sfuggì dalle labbra del ragazzo, mentre premeva con forza la ferita all'altezza del braccio.
Sentiva la mano nuda completamente ricoperta di sangue, pensiero che un po' lo disgustava: la sensazione di quel vitale liquido rosso sul suo corpo gli provocava l'illusione di essere su un campo di battaglia.
"Di certo è molto più di un taglio, il dolore è tremendamente lancinante...".

 
Un'altro gemito gli sfuggì, mentre Umbreon lo guardava sempre più preoccupato: il colorito del giovane era davvero pallido, troppo per il marroncino chiaro che solitamente aveva. Aveva perso troppo sangue, la mano non riusciva più a fermare l'emoraggia.
 
-Non mi sento per niente bene...- borbottò il giovane, accasciandosi al terreno, sul punto di perdere i sensi.
Cominciava a vedere sfocato, sapeva che era sul punto di svenire, ma non voleva rendersi inerme più di quanto già non fosse. Se fosse spuntato dal nulla un Cripsolato, avrebbe potuto facilmente sbarazzarsi di Umbreon e poi di lui.

 
Sentì il tocco familiare di Umbreon che cercava di aiutarlo, di incoraggiarlo a restare sveglio, ma la tentazione di lasciarsi andare era troppo forte, troppo irresistibile perché il giovane potesse resistere a lungo. Un nuovo ricordo gli offuscò la vista:
 
Era notte fonda.
Tutti dormivano a Villaggio Toko, un paesino accanto al calmo e sicuro Villaggio Sofo, mitica dimora del Pokémon Leggendario Celebi, alla quale si doveva la vegetazione rigogliosa dei luoghi vicini. Tutti, tranne un bambino dalla carnagione mulatta e o capelli biondi.
Il viso era rivolto alla finestra della sua stanza, seduto sul letto con le gambe sotto le coperte, e i raggi lunari illuminavano i suoi occhi color miele chiaro.
Il bambino aveva l'espressione assente di chi è assorto nei propri pensieri, battendo ogni tanto le palpebre per inumidire gli occhi. Era calmo, più di quanto normalmente fosse: sembrava proprio addormentato a occhi aperti.
Un leggero "toc toc" lo riscosse, facendo voltare subito verso la porta della sua stanza. Le ossa scricchiolarono quando si mossero: evidentemente il mulatto era in quella posizione da molto tempo.
Senza che desse il permesso, la porta si aprì e il bambino poté intravedere il suo fratellino Michael: i capelli rossi erano più disordinati del solito, tanto quanto i suoi, e gli occhi smeraldini erano assonnati, la bocca schiusa in una muta "o".
I due bambini si scambiarono dei reciprochi sguardi, chi intimidito chi morto di sonno, quando il rosso parlò:
-Wes, devo andare in bagno...- borbottò.
-E non sei capace di farla da solo?- chiese tagliente il biondo, socchiudendo gli occhi.
-No...-
Il biondo, che rispondeva al nome di Wes, sospirò pesantemente e scostò le coperte, scendendo dal letto per avvicinarsi al fratello. Affiancatolo, poté vedere il divario di altezza che c'era tra i due: Michael non era molto alto, perciò veniva quasi sovrastato dal maggiore di due anni più grande di lui. A compensare i centimetri mancati c'erano i suoi capelli sparati in aria, o meglio, disordinati in maniera tremenda che andavano dove volevano.
Né lui né Wes avevano un'acconciatura esatta, anche se il fratello riusciva a domare i suoi capelli quel che bastava perché non gli ricadessero completamente davanti agli occhi. Alcuni ciuffi di un pallido oro coprivano leggermente le iridi mielate, donandogli un aspetto misterioso.
-Vieni che t'aiuto. Mi chiedo quand'è che imparerai a farla da solo- borbottò Wes, posando una mano sulla schiena del fratello.
I due bambini camminarono lungo il corridoio della casa, diretti al bagno, quando dalla stanza a due camere da lì arrivarono delle urla. Wes sapeva che erano i suoi genitori che si gridavano nuovamente contro: si era abituato alle loro litigate notturne.
Ma Michael non poté che rimanere smarrito sentendo le voci dei due adulti che sbraitavano insulti e imprecazioni degni di uno scaricatore di porto. Il biondo, che voleva preservare il fratellino da quella valanga di accuse poco educative, cercò di allontanarlo, ma la porta della stanza si spalancò rivelando la figura tremante della madre.
Helen Koto Mokura attraversò a grandi falcate il corridoio senza notare i due figli davanti al bagno, con il capo basso e i capelli biondo cenere a coprirle gli occhi. Un uomo alto e muscoloso la seguì, pregandola di ascoltarlo: si trattava di Tsutai Mokura, il marito nonché padre di Wes e Michael.
A differenza della moglie, il padre notò la presenza dei due bambini e li guardò severo.
-Cosa fate in piedi a quest'ora?- domandò sbrigativo, mentre vedeva la moglie allontanarsi senza alcuna remora.
Il biondino sostenne lo sguardo duro del padre per un bel pezzo, dimostrando lo stesso orgoglio dell'uomo suo genitore, poi rispose:
-Michael doveva andare in bagno-
-Beh, se la può tenere. E' grande abbastanza per imparare a resistere- disse il rosso, infastidito dal tono del mulatto.
Non accettava che suo figlio gli si rivolgesse così.
Il figlio non gli rispose, continuando a fissarlo con sufficienza. "Troppo arrogante, prima o poi dovrò abbassargli la cresta a questo sfrontato. Perché non ora? Helen non sarà qui a proteggerlo questa volta" pensò Tsutai, con un ghigno. Prese il dorato con irruenza e lo sollevò, portandolo agli occhi. Dopodiché gli mollò un potente ceffone mentre lo teneva con una mano - aveva una mano molto grande - che fece arrossare immediatamente la guancia mulatta, provocando istantaneo e formicolante dolore al bambino e lasciandogli il segno a forma di mano.
-Ma papà... Perché?!- urlò, mentre le lacrime minacciavano di uscire e si massaggiava la guancia appena colpita.
-Questo perché sei arrogante- disse il padre, poi colpì l'altra guancia, facendolo piangere sul serio.
-E questo per ricordarti il rispetto che mi devi in quanto tuo genitore. Ricorda che senza il mio aiuto tu non saresti nato, marmocchio- 
Dagli occhi di Wes cadderò dei lacrimoni, sentendosi incredibilmente impotente.
Sapeva che Michael stava assistendo all'assalto di Tsutai e non voleva che il suo fratellino, ancora puro, conoscesse la violenza del padre. Non voleva che anche lui arrivasse a odiarlo, anche se quell'uomo meritava tutto l'odio del mondo solo per il fatto di essere vivo. All'improvviso il bambino minore assaltò le gambe del padre, prendendo a pugni la coscia muscolosa e piangendo.
-Lascia stare Wes, lascia stare Wes!- gridò, ma una bella pedata lo spinse via.
Il maggiore s'infiammò vedendo la facilità con la quale Michael veniva sconfitto e si mise a urlare a squarciagola, graffiando e mordendo le mani dell'uomo che grugnì per il dolore: aveva denti piuttosto affilati, in proporzione alla lingua tagliente.
Helen comparve all'improvviso e inorridì vedendo che il marito stava scaricando la rabbia sui loro figli, troppo piccoli per potersi difendere. Urlò il nome dell'uomo e corse a sollevare il figlio minore per poi, con altrettanta velocità, strappare Wes dalle mani del rosso. Controllò le guancie del biondo e si adirò vedendole completamente rosse, segno che era stato pesantemente percosso. Gridò nuovamente contro il marito, che rispose alle urla con altrettante urla. I due bambini, spaventati, si rifugiarono all'interno del bagno, il bisogno di prima sparito del tutto, cancellato dal terrore.
Quando le urla cessarono con uno schiaffo in faccia a Helen, i due uscirono timorosi: videro il padre mettere la giacca e infilarsi il cappello, per poi aprire la porta e richiuderla alle sue spalle con uno sbattone violento che probabilmente risuonò in tutta Toko. Se n'era andato di nuovo, e stavolta per sempre.
Aveva mollato la famiglia, il bastardo.

 
Il ricordo si concluse, lasciando Wes inorridito.
Aveva ricordato l'ultima volta che aveva visto il padre. Probabilmente il sangue, di un colore rosso vermiglio, gli aveva ricordato non sono il fratello ma anche il padre, o meglio i suoi capelli fiammeggianti. Credeva di aver cancellato quel brutto ricordo, ma ora che l'aveva rivissuto gli sembrava più vivido che mai.
La consapevolezza che i suoi Pokémon erano lontani, unita al ricordo dell'addio del padre, gli provocarono un senso di sconforto e di abbandono incredibile, nonostante sapesse che accanto a sé c'era Umbreon.

 
Sentiva i sensi affievolirsi. Era forse un altro ricordo? O forse stava solo perdendo i sensi? Gli parve di udire una voce che lo chiamava, ma somigliava tremendamente a quella di sua madre. "E' forse un'allucinazione?"
La voce si fece più vicina e gli parve di vedere degli scarponcini, ma non riuscì a tenere aperti gli occhi ancora a lungo, così sprofondò nel Limbo, sperando che chiunque gli si fosse avvicinato non avesse cattive intenzioni, che i suoi fidati Pokémon stessero bene, e che Touko fosse sana e salva.

                                                                                       *
Salve!
Come promesso, un nuovo aggiornamento di Martedì.
Ringrazio Juri e Jeo 95, sopratutto il primo per avermi prestato il suo OOC per una certa cosa: grazie!!
Il prossimo post avverrà Venerdì, bye!!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

 
 
Touko, dopo l'esplosione, si era inoltrata nel bosco alla ricerca di altri Pokémon selvatici impazziti.
Tuttavia, nemmeno la presenza di Audino riusciva a calmarla e a farla sentire a suo agio: senza Haku si sentiva persa. Ogni rumore la metteva in allerta, i dubbi l'attanagliavano, i suoi passi non le sembravano più sicuri.

 
Aveva paura, inutile nasconderlo: non proprio per il paesaggio in sé, tanto per la consapevolezza dei Pokémon che vi abitavano.
Per lo più Pokémon Coleottero, che lei aveva sempre detestato, e che potevano essere impazziti e assalirla quando meno se lo aspettava. La sola presenza di un Audino non le bastava, voleva Haku e qualunque altro con lei. Certo, c'erano ancora Lillipup, Patrat e Purrloin, ma con loro non aveva un rapporto così stretto quanto con il piccolo starter.

E Wes, poi: dove era andato a cacciarsi?
Dopo l'esplosione aveva la certezza che lui fosse lì, ma quando aveva visto una freccia sparire nel cielo - e scommeteva fosse lui - non aveva più avuto notizie del ragazzo. Come stava? Era ferito? Uno dei suoi Pokémon lo era?
Questo tipo di domande assilavano la sua giovane mente, mentre si muoveva nel Bosco Girandola cercando di non perdere di vista il sentiero principale. Tuttavia, avendo sempre avuto un pessimo senso dell'orientamento, si perse, Audino sempre fedelmente alle sue spalle.
Anche il Pokémon aveva paura, pentendosi di aver eseguito la richiesta della rosa senza opporsi. Dannazione al suo lato tenero.

 
Numerosi fruscii facevano sobbalzare la brunetta, che quasi squittiva: se Komor e Belle l'avessero vista in quel momento, le avrebbero riso dietro per tutta la vita. Lei, che si atteggiava da grande avventuriera, si spaventava di qualche fruscio di Pokémon.
"Chiunque sarebbe terrorizzato all'idea di essere assalito da un Pokémon che non avrebbe alcuna esitazione nel farti del male" pensò, irritata dal proprio comportamento.

 
L'ennesimo fruscio la fece stizzire, tanto che prese a pestare i piedi, come una bambina viziata che non ottiene un suo desiderio a Natale, e a strepitare insulti rivolti al Bosco Girandola.
"Che idiota sono stata a infilarmi qua dentro! Conoscevo la reputazione di questa flora e mi sono avventurata qui comunque! Che stupida!".
Un verso a lei familiare la riscosse e si voltò: Suicune, il maestoso Leggendario che l'aveva portata per un pezzo del Percorso 2, stava di fronte a lei con occhi severi.
Lo salutò, pronunciando stupita il nome del Pokémon, e gli si avvicinò con timore reverenziale.

 
-Cosa succede? Dov'è Wes?- domandò Touko.
 
Il Leggendario la prese senza troppe cerimonie e se la caricò in spalla, cominciando a correre.
Nuovamente la brunetta si ritrovò aggrappata ai fianchi del Pokémon con il volto premuto sul suo collo bluastro. Cercò inutilmente di chiedergli perché tanta irruenza, ma la bestia era troppo occupata a correre velocissimo per badare a lei, o forse non voleva semplicemente risponderle.
Entrambi videro scivolare la flora del Bosco Girandola come fosse una macchia sfocata.
Alla fine Suicune si fermò e lasciò scendere una traballante Touko dalla propria groppa. Nuovamente la esortò a seguirlo, portandola in un piccolo spiazzo.

Dapprima la brunetta non vide nulla che fosse degno di nota, poi, vedendo il Leggendario scattare allarmato verso qualcosa, si voltò e vide uno spettacolo bruttissimo: Wes era riverso a terra con l'espressione dolorante; una mano era priva di guanto e completamente insaguinata, mentre da una ferita profonda sul braccio, proprio all'altezza del tatuaggio romboidale, sgorgava sangue a volontà che colava sul terreno, nauseando un po' la giovane; gli occhi di lui erano semi-aperti, invisibili attraverso le palpebre praticamente chiuse, ed era sul punto di svenire. Umbreon, accanto a lui, richiamava l'allenatore cercando di tenerlo sveglio.
Allora, Touko corse verso il giovane, gridandone il nome con terrore.


 
Raikou e Tyranitar sfrecciavano tra le fronde alla ricerca della scia del loro allenatore, trascinando N e i suoi seguaci appresso a loro. Questi avevano la nausea da velocità, e vedere tutto sfocato di certo non li aiutava.
 
-Accidentaccio, stupido animale, vuoi fermarti?!- strepitò uno dei seguaci, tentando di non vomitare sul morbido pelo giallo del Leggendario.
 
Continuarono a correre per lunghi minuti, mentre il paesaggio intorno a loro non cambiava minimamente.
La voce di un uccello risuonò, che N riconobbe appartenere ad un Altaria (incredibile!), ma che bastò a far fermare i due mastodontici Pokémon. Entrambe le bestie si voltarono verso il verso e ripresero a correre in quella direzione, ritrovandosi davanti una Altaria molto familiare.
Con brevi discorsi, i due vennero a sapere dello stato del loro allenatore e inorridirono e riprese la corsa, stavolta affiancati dall'uccello.
"Ho capito che il loro allenatore è gravemente ferito. Quel Campione non me la conta giusta, ma sarà perché è l'ennesimo schiavizzatore di Pokémon. Non comprendo perché abbia voluto salvare me e i miei uomini, ma dai toni preoccupati dei tre Pokémon e dalla devozione con la quale si riferivano al nome del biondo comprendo quanto siano legati a lui" pensò N, che come sempre comprese il linguaggio dei fratelli Pokémon.

 
"Mi chiedo però dove ci stiano portando" continuò, tentando di guardarsi intorno.
Alla fine si ritrovarono in una piccola pianura spoglia, incredibilmente, di alberi. N e gli altri umani vennero buttati a terra senza problemi. Lamentandosi per la botta, N si alzò e si guardò intorno: lo spiazzo era stretto quanto piccolo.
Odore di sangue gli arrivò alle narici, bloccandolo.
Voltò la testa verso la fonte di quel nauseante liquido rosso e vide lo stesso Campione che gli aveva salvato la vita riverso a terra con il braccio profondamente ferito; il sangue che sgorgava da esso colava dal braccio fino a terra, e la mano sinistra era completamente rossa.

 
La brunetta con la quale si era scontrata più di una volta si era appena accucciata davanti al ragazzo e urlava il suo nome scuotendolo.
"Non posso crederci... Mai avrei pensato di vedere qualcuno ridotto così, men che meno qualcuno che conosco!" pensò Touko, inorridita.
A differenza di N, lei non era molto nauseata dal sangue, anzi quando lei si feriva non ci metteva nulla a leccare (nemmeno fosse un animale) il taglietto per sentire il gusto metallico di quel liquido rosso.

 
"Che posso fare, che posso fare..."
 
-Wes, forza, non arrenderti! Non sarà un taglio così a stenderti, mi auguro. Forza, riprenditi e andiamo al Centro Medico, andiamo!- disse, spaventata.
Il colorito del giovane era tremendamente pallido, un marrone sbiadito e malaticcio: proprio non gli si addiceva, ma le faceva comprendere quanto lui stesse male. Allora velocemente aprì la sua tracolla e cercò alcune garze, che si era portata in caso i suoi Pokémon fossero gravemente feriti e non ci fosse un Centro Pokémon nei paraggi.

 
Le tremavano le mani mentre tentava di pulire alla bella e meglio il braccio e la ferita del giovane: tra le sue emozioni, mista alla paura e il terrore c'era anche un po' di imbarazzo.
"Stupida" si disse, rimproverandosi. "Il tuo amico sta malissimo e tu t'imbarazzi solo per pulirgli il braccio dal sangue?"

 
Con le garze alla mano, fece un bendaggio stretto per impedire che il sangue uscisse ancora e poi chiamò a sé i due Leggendari. Incredibilmente, le due bestie le si avvicinarono subito senza lamenti: che cominciassero a fidarsi di lei?
Forse volevano solo fare in modo che il loro allenatore stesse meglio.
Altaria, Tyranitar e Umbreon rimasero vicino al mulatto, e quest'ultimo gli leccò una guancia per incoraggiarlo, anche se non sapeva se il suo allenatore fosse sveglio o se fosse svenuto per il troppo sangue perso.

 
-Ascoltatemi: so che non vi piaccio, ma potreste trasportarci fino a Zefiropoli? Non vi chiedo fino al Centro Medico perché la vostra sola presenza renderebbe tutto difficile, per questo vorrei che Altaria portasse Wes all'interno. Ve ne prego, aiutatemi perché io da sola non posso portarlo- li supplicò, con sguardo basso.
 
Allora Raikou le si avvicinò e strusciò il suo muso contro la guancia di Touko, accettando di buon grado. Suicune non fece lo stesso - il suo contegno era gelido come il suo elemento - ma accetto di trasportarla nuovamente fino a Zefiropoli.
Altaria disse che li avrebbe guidati dall'alto, indicando loro la strada verso il centro abitato.
Quando tutto fu programmato, la voce di un ragazzo le fece voltare la testa.

Era N, con i suoi seguaci: gli stessi di prima al museo.

 
-E tu che ci fai qui?!- chiese stizzita.
 
-Faccio che anch'io sono stato messo in mezzo nella sparatoria contro il tuo amico- rispose N, irritato per la mancanza di rispetto. Insomma, lui era un principe!
 
-Sparatoria...?- sussurrò lei, abbassando il volto.
 
-Ecco come si è ferito, maledetti Cripto! Beh, non c'è nessuno veloce quanto Suicune e Raikou che possa trasportare sia te che i tuoi uomini- continuò, aiutando i Pokémon a mettere Wes su Raikou, accucciatosi per terra per facilitarne la salita.
Lo coprì con il cappotto blu, poi si mise a sua volta su Suicune, che si alzò in tutta la sua altezza quando lei gli fu sopra.

 
-E noi? Ci lasci qui?- esclamò il verde.
 
Touko non gli badò, facendo tornare Tyranitar e Umbreon nelle rispettive ultraball e mettendole nella propria tracolla, visto che ormai Wes era su Raikou e di mettere le mani attorno alla vita del ragazzo non se ne parlava proprio. Gliele avrebbe date quando si sarebbe risvegliato, perché lui doveva risvegliarsi ad ogni costo.
 
-Wes nella mia scaletta è più importante di voi, e poi non siete feriti e i vostri Pokémon sapranno sicuramente difendervi dagli assalti. Potete tornare a piedi-
 
-Ma non ci si può orientare in questo bosco, ragazzina! Il sentiero principale è perduto!- esclamò uno dei seguaci, anticipando il principe.
 
-Salite su un albero, non è poi così difficile- rispose lei, dando poi ordine di partire, lasciandoli indietro.
Un po' le dispiaceva perché erano pur sempre persone, quali fossero le intenzioni era cosa di poca importanza, ma in fondo avevano cercato di rubare il teschio di Dragonite per chissà quale progetto, o forse per ripicca a un torto. E poi, anche avesse voluto portarseli dietro non c'era posto.

 
Così i due Leggendari corsero velocissimi, quanto era la loro rapidità in un combattimento, scivolando attraverso il Bosco Girandola che era ormai pomeriggio tardo.
Non sentiva la fame che normalmente avrebbe avuto, non sentiva il bisogno di nulla.
Voleva solo che arrivassero in fretta a Zefiropoli per medicare in modo migliore il mulatto che, accanto a lei in groppa a Raikou, riposava con espressione dolorante, mugugnando. Ora che non perdeva più sangue il colorito era migliorato, ma c'era sempre quel qualcosa che lo faceva sembrare malato.

 
-Resisti Wes- lo pregò, tornando a guardare oltre il collo di Suicune.
Il Bosco Girandola era una macchia sfocata di verde, giallo e arancio, unito alla luce crepuscolare del sole in procinto di tramontare. Sentiva chiara la voce di Altaria che aggiornava i due Pokémon sulla direzione da prendere.

 
Non fu immediato il percorso nel bosco, nonostante l'alta velocità a cui andavano i due Leggendari: si erano spinti davvero lontano in poche ore. Quando ormai la vegetazione si fece più rada, i due rallentarono proprio al limitare della flora, nascondendosi tra i cespugli. Altaria atterrò di fronte a loro, cinguettando preoccupata per la salute del suo padrone.
Nel frattempo, Touko fece tornare i due Pokémon nelle rispettive ultraball, ringraziandoli vivamente dell'aiuto.

Cinse il ragazzo per la vita sottile, facendosi abbracciare dal ragazzo con un braccio attorno ai suoi fianchi, e con la mano libera spostò gli ultimi cespugli.
Il peso di Wes era notevole, non se lo sarebbe mai immaginato che quel fisico esile nascondesse un peso così.
Forse era solo perché si aggrappava a lei a peso morto.

 
Chiamò Altaria, ma stranamente il tipo Drago Volante non venne. Appena uscì faticosamente dal bosco, vide che si trovava in difficoltà.
Un ragazzo la stava costringendo a lottare.
Il giovane in questione poteva avere un anno più di lei e aveva i capelli violacei, occhi scuri e duri, vestiva con una felpa viola e pantaloni larghi neri.
Combatteva contro Altaria con un Electivire molto potente e l'uccello cercava di sfuggire ai colpi: non voleva combattere.

 
-Ehi!- gridò Touko al violaceo, che la guardò con sufficienza.
 
-E tu chi sei?- le domandò, interrompendo la lotta.
 
-Un'amica dell'allenatore di questa Altaria, e se non ti dispiace non è il momento di combattere- rispose lei, chiamando Altaria.
Subito l'uccello accorse, sorprendendo un po' il giovane, e becchettò il ragazzo svenuto che lei stava trasportando.

 
-Aiutami a mettertelo sopra, così possiamo andare al Centro Medico- le disse, non riuscendo più a reggere il peso di Wes.
Altaria stava per accucciarsi quando delle pietre le finirono addosso, ferendola un po'.

 
-Prima devo finire la mia lotta- la bloccò il ragazzo.
 
Touko grugnì, avvicinandosi di nuovo all'uccello e poggiando lo svenuto sulla groppa di lei, che lo becchettò con attenzione per sistemarlo. Un altro attacco la colpì, ma lei questa volta non riuscì a schivarlo con il peso in più.
Quando gli fu possibile aprire gli occhi, fissò il suo allenatore preoccupata: fortunatamente non aveva subito danni.
Poi puntò gli occhi sull'Electivire e lo fissò con occhi di fuoco, infuriata.

 
-Oh, finalmente si inizia a combattere- esclamò sarcastico il viola.
 
-No, Altaria. Più perdi tempo, più Wes starà male. Ha bisogno di cure, lo sai! Lascia perdere, andiamo!- le disse la brunetta.
L'uccello fissò intensamente i suoi avversari e decise che non ne valeva la pena. Seguì dunque la richiesta di Touko e si alzò in volo, ma non resistette all'idea di affumicare Electivire.

 
Di sua iniziativa lo colpì con Lanciafiamme, ma il Pokémon di tipo Elettro si protesse con Protezione.
Sebbene non fosse potente quanto quello di Cune, seppe reggere la potenza della mossa, lasciando insoddisfatta Altaria che decise di lasciar perdere.
Volò dunque alla ricerca del Centro Medico.
Touko, con un salutò poco garbato in direzione del ragazzo, corse dietro all'uccello chiamandola per direzionarla nella giusta via. Il ragazzo, seccato ma stupito dalla potenza di quel Lanciafiamme, mossa insolita per un Altaria, seguì la ragazza dopo aver richiamato Electivire nella pokéball.

 
Intanto, Touko e Altaria avevano raggiunto un Centro Medico e una infermiera aveva già portato via il ragazzo.
L'uccello si rifiutò di tornare nell'ultraball, ma fu costretta quando le dissero che era per un fatto igienico: non era il caso che in un ospedale umano girasse un Pokémon, sopratutto se proveniva da una foresta.
Così Touko rimase seduta nella sala d'aspetto, in attesa di notizie riguardo l'adolescente. Dopo un'attesa estenuante, il dottore che si era occupato del giovane la prese in disparte.
 
-Dottore, come sta Wes?- domandò subito lei.
 
-In genere le condizioni di un paziente andrebbero dette ai parenti. Sa per caso come posso contattare i genitori di questo ragazzo, un tutore o qualche altro parente?- domandò a sua volta l'uomo sui cinquanta.
 
-Non ho idea di dove siano, Wes non me lo ha mai detto. A dire il vero non mi ha mai parlato della sua famiglia. Non potrebbe dirlo a me, però? Sono una sua amica e vorrei conoscere le sue condizioni- rispose la brunetta.
 
-Va bene. In fondo, sei tu che l'hai trasportato qui con un Altaria, meriti di saperne lo stato. Bene, il tuo amico ha perso moltissimo sangue prima dell'intervento di chi l'ha fasciato e la ferita si era infettata. Gli abbiamo fatto una trasfusione, fortunatamente avevamo del sangue idoneo al suo, ma ora sta ancora dormendo. Se vuoi puoi andare a visitarlo, ma non lo disturbare minimamente: ha bisogno di riposo. Sai come si è procurato quel taglio profondo?- domandò il dottore.
 
-E' rimasto coinvolto in una sparatoria- rispose lei, senza aggiungere altro.
 
-Non sai dirmi nulla di più?-
 
-No, quando l'ho trovato era già praticamente svenuto in una pozza di sangue, eravamo nel Bosco Girandola- disse Touko, scuotendo la testa.
 
L'uomo annuì, poi le porse delle sfere poké.
-Questa l'aveva il tuo amico. La do a te, custodiscila, okay? Visto che è un'ultraball ne deduco che catturare il Pokémon al suo interno non sia stato minimamente facile se il tuo amico ha avuto bisogno di una pokéball tanto efficace- le disse poi, porgendole l'ultraball di Metagross.
 
Touko la prese tra le mani e la mise con le altre nella tracolla rosa, annuendo.
-Posso vederlo?- domandò all'uomo.
 
-Sì, non c'è alcun pericolo. Ma ribadisco che non devi disturbarlo- annuì il dottore.
 
La ragazza fece un inchino, riconoscente, e si avviò di corsa nel corridoio.
Incrociò un'infermiera e le si presentò, poi le chiese dove fosse la stanza di Wes.

 
-Wes Mokura?- le chiese la donna.
 
-Sì, lui. Può portarmici? Ho il permesso di vederlo-
 
-Va bene, se il dottore ti ha dato il permesso non ho nulla da obiettare. Comunque complimenti per la scelta: il tuo ragazzo è davvero carino- ammiccò la donna, accompagnandola lungo il corridoio.
 
Touko divenne rossa come un peperone, farfugliando.
-N-n-no, ma che dice?... Lui non è il mio... ragazzo, siamo... solo amici...- balbettò la brunetta.
 
-Oh, non lo siete? Beh, ti ha nominata una o due volte mentre gli facevamo la trasfusione. Inframmezzato a "mamma" e "Michael". Sa chi è questo Michael?- domandò l'altra.
 
-No...- ammise la ragazza.
 
-Beh, comunque eccoci arrivati. Entra e non disturbarlo, che dorme sereno. Ha corso un bel pericolo, almeno un paio di litri di sangue li ha persi-
 
Touko ringraziò l'infermiera ed entrò nella stanza 392, bussando per gentilezza. Ovviamente non gli rispose nessuno, così entrò da sé mentre la donna si allontanava.
La stanza era pulita e arieggiata, candida come la neve; dalla finestra semi-aperta giungeva un venticello freddo, tipico della sera primaverile. Fuori il cielo era buio con poche stelle, le nuvole scure coprivano la luna. A sinistra c'era il letto d'ospedale, e su questo stava Wes, avvolto dalle coperte fino alla vita.
Il colorito del giovane era tornato normale, forse un pochino pallido, ma era naturale dopo ciò che aveva passato.
Le palpebre erano chiuse e le labbra dischiuse, il respiro calmo e tranquillo. Il bendaggio che lei gli aveva fatto era scomparso, sostituito da uno nuovo e più perfetto.

Touko si avvicinò al letto del ragazzo e si sedette sul limitare del materasso, guardando il suo amico con tristezza.
-Te la sei vista brutta, Wes. Mi hanno detto che hai perso molto sangue. Mi dispiace non averti soccorso prima, anzi mi dispiace averti lasciato andare a zonzo alla ricerca di quei Cripto. Sono stati loro a spararti, vero? Che domande che ti pongo: certo che sono stati loro! E' sempre colpa loro, non c'è scusa che tenga: prima i Pokémon di Unima e ora tu. Quanto ancora intendono fare del male per raggiungere il loro scopo?- disse, prendendo una mano a Wes.
 
-Ho paura, Wes. Per loro è stato facile ridurti in tal modo e tu sei abbastanza duro da battere. Se capitasse a me, cosa farei? E se addirittura un altro mio amico venisse ferito ancor peggio? Non sono affatto abituata a vedere le persone che amo in un ospedale. Sebbene la vista del sangue non mi faccia alcun effetto mi ha spaventato vedere il tuo. Ho tanta paura...-
 
Wes ovviamente non rispose a nessuna delle sue parole, né con un cenno né con una parola.
Dormiva sereno, tranquillo, inconscio di ciò che accadeva attorno a lui. Non rispose nemmeno alla stretta dell'amica, che aveva aumentato la presa sulla sua mano.

 
-Spero che domani ti sveglierai e che starai meglio. I tuoi Pokémon sono molto preoccupati per te, lo sai? Fino a quando non ti sarai svegliato terrò le tue pokéball nella mia tracolla, così le potrò custodire finché non sarai cosciente. Saranno molto felici quando ti vedranno con gli occhi aperti, Wes: hai fatto preoccupare tutti quanti- ridacchiò la ragazza, cercando di scacciare un po' la tensione.
 
-Al limitare del Bosco Girandola Altaria è stata attaccata da un allenatore poco più grande di me. Voleva combatterlo quando uno strano attacco ti ha quasi colpito, ma l'ho convinta a lasciar perdere. Non ha resistito tuttavia alla tentazione di colpirlo con Lanciafiamme. Electivire, questo era il Pokémon contro cui stava lottando, si è protetto con Protezione, ma la faccia dell'allenatore era davvero unica! Dovevi vederlo, proprio non se l'aspettava quella mossa-
 
Alla brunetta parve di vedere le labbra di Wes deformarsi in un sorrisetto divertito, ma forse era tutta immaginazione.
Touko si alzò e andò a sedersi sulla sedia vicina al letto, stanca: era stata una giornata movimentata. All'improvviso, come se fosse mossa da dei fili, si chinò sul letto e appoggio la testa sulle braccia, chiudendo gli occhi.
E si addormentò.

                                                                                                                       *
Salve a tutti!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Ringrazio Juri e Jeo 95 per le loro recensioni che, come sempre, sono puntuali.
Il prossimo capitolo verrà postato Lunedì, ciao!

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

 
 
A mattina tarda, Wes si svegliò indolenzito. Ciò che avvertiva era completamente diverso dal solito, a cominciare da un fastidiosissimo bip: da chi proveniva quel suono insistente e regolare? E perché il sacco a pelo gli sembrava così comodo?
Non ne aveva proprio idea, ma voleva scoprirlo.
Aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu una parete bianca. Vuota. Priva di qualunque cosa che non fosse l'intonaco.

 
-Ma dove mi trovo...?- borbottò, confuso.
Abbassò lo sguardo e vide che era steso su un letto, ecco spiegato perché si sentiva molto comodo, ed era sotto delle coperte bianche, su un copriletto bianco. I suoi abiti erano stati sostituiti con una maglia smanicata bianca che si allacciava di lato; anche i pantaloni erano bianchi.

 
-Che monotonia, un po' di colore non farebbe male- disse, perplesso.
 
Quando provò a muovere il braccio destro un dolore fortissimo lo colpì e per un attimo vide rosso.
Crollò sul cuscino imbottito a peso morto, mentre ansimava cercando di riprendersi.
Non emise alcun grido però.

 
-Dio, che male... Ma cosa mi succede, perché mi trovo in un ospedale? Dove sono i miei Pokémon?!- gridò, frustrato.
Mosse anche l'altro braccio, fortunatamente sano, poi guardò quello ferito: all'altezza del tatuaggio era bendato in modo impenetrabile, anche se intravedeva qualche macchiolina rossa, e le flebo erano infilate al suo interno.
Vedendo le bende comprese tutto e fece una smorfia.
 
-Nascour... Ora ricordo, sono stato bloccato in una sparatoria su tutti i fronti. Suicune ha usato Nebbia e Altaria mi ha portato via, ma un proiettile mi ha colpito al braccio. Sì, sicuro, è andata così. Maledizione, una negligenza e mi ritrovo con un braccio di meno- borbottò frustrato Wes, guardando il cielo di mezzogiorno fuori dalla finestra.
 
-Mezzogiorno... Se ho dormito così tanto devo essermela vista proprio brutta-
Fece dei respiri profondi, per calmarsi. Come risposta, la rabbia di prima scemò, trasformandosi in una pacata indifferenza.
"Ora che era calmo poteva pensare con più razionalità" pensò.

 
"Innanzitutto, chi mi ha trasportato fin qui dall'interno del Bosco Girandola? Ho seri dubbi sul Team Plasma, non aiuterebbero mai un buono, nemmeno se hanno con lui un debito di vita. I miei Pokémon, allora: Altaria ha trovato Raikou e Tyranitar e mi ha portato qui. E Suicune? Ha poi trovato Touko, oppure vaga ancora tra gli alberi? Quante domande e nessuna risposta"
 
-Ho bisogno di chiarimenti, i miei ricordi hanno delle lacune- disse, quando improvvisamente la porta si aprì.
Immediatamente Wes voltò la testa, trovando la suddetta Touko che lo guardava imbambolata: in bocca aveva un dolcetto e aveva i capelli sciolti, come ogni mattina prima di partire.
Il cappello era sparito.

 
All'improvviso lei gli corse incontro e l'abbracciò, felice, stupendolo. Gemette un po' quando gli venne sfiorato il braccio, ma per il resto fu sorpreso.
E contento, incredibilmente.

 
-Touko, ma cosa...?-
 
-Sei sveglio, per fortuna... Cominciavo a temere che fossi in coma, Wes!- esclamò la brunetta, allontanandosi con imbarazzo.
 
-In coma per una ferita al braccio? Mi credi così debole? Mi deludi, Touko- scherzò il giovane, recuperando un po' di buonumore.
 
-Sarà, ma ci ho creduto davvero. Quando ti ho visto steso a terra svenuto mi è preso un serio colpo, mi hai fatta preoccupare di brutto, stupido imbecille- l'assalì lei con le mani ai fianchi, cambiando improvvisamente umore.
 
-Allora sei stata tu che mi hai portata qui. Ti ringrazio di cuore-
 
Dal tono del ragazzo, Touko comprese benissimo che cercava di calmarla con degli elogi. Non servirono a nulla, non era quel tipo di ragazza che si scioglieva per un "grazie" dato da un bel ragazzo, ma decise comunque di calmarsi.
Sospirò, rilassando le braccia che affiancarono il suo corpo, e chiuse gli occhi con il capo un po' abbassato.
A Wes parve quasi che dormisse all'in piedi.

 
-Ti sei davvero preoccupata per me?- le chiese, un po' timoroso per una nuova sfuriata.
Non sapeva dire il perché, ma quando si trovava con lei si sentiva diverso, quasi come un ragazzo diciassettenne.
Perché il comportamento del giovane era troppo maturo per un adolescente.

 
-Sì, e non solo io: tutti i tuoi Pokémon erano preoccupati, sopratutto Umbreon- rispose Touko.
 
-Ah, scusa... Non volevo turbarvi. A proposito di Pokémon, i miei dove sono?- domandò lui.
 
-Sono nella mia tracolla, cinque già le avevo. Metagross me l'ha dato il dottore con il compito di custodirlo. Vuoi che li faccia uscire?-
 
-Solo Umbreon, per favore. E' il più piccolo, non si lamenteranno- disse Wes.
 
Con un cenno del capo, la brunetta prese la pokéball del volpino nero e la ingradì, facendone poi uscire il Pokémon.
Umbreon saltò sul letto con un agile balzo e si gettò sul ragazzo con entusiasmo e felicità, che lo fecero ridere. La linguetta rossa gli leccò la guancia all'altezza della strana fascetta bianca che gli attraversava il viso.

 
-Ciao, bello! Scusa se ti ho fatto preoccupare, non volevo- gli disse il giovane, accarezzandogli il folto pelo color pece.
 
-Non è l'unico- gli ricordò Touko, che si era seduta sulla sedia accanto al letto candido.
 
-Sì, lo so. Me l'hai già detto. Appena esco di qui devo scusarmi con tutti loro-
 
Wes abbassò la testa con un sorriso mesto.
-Devo scusarmi anche con te-
 
Quella frase stranizzò la brunetta, che si fece perplessa.
-E per che cosa?-
 
-Per averti fatta preoccupare, ovvio. E anche perché ci vorrà tempo perché io guarisca del tutto. Dovrai attendere la mia guarigione, e ci vorrà una settimana, almeno. Perderai una settimana di viaggio, in cui avresti potuto ottenere due o tre medaglie. Mi dispiace, ti sto facendo perdere tempo- disse lui, irritato.
 
Touko rimase un po' sorpresa da quella risposta, non aspettandosela per nulla. Mai avrebbe pensato che il mulatto potesse giudicarsi un peso, mai.
Ad ogni modo, non sarebbe di certo partita senza di lui!

 
-Se volevi che preseguissi il mio viaggio senza di te, puoi abbandonare l'idea- gli disse, secca.
 
-Touko, io...-
 
-Tu nulla! Io non ti abbandono qui. Una settimana è nulla, sette giorni passano in fretta. E' inutile che tenti di convincermi a lasciarti indietro, sono troppo cocciuta- lo interruppe lei, alzandosi di botto.
 
Il ragazzo rimase muto, colpito dalla determinazione che vedeva nei suoi occhi. Non seppe ribattere alle proteste dell'amica, troppo sorpreso. Alla fine ridacchiò con gli occhi chiusi, scuotendo il capo.
Un gesto che incuriosì la giovane.

 
-Se sei ferma sulle tue convinzioni, resta pure a farmi compagnia. Per favore- disse Wes, puntando gli occhi in quelli blu di lei, cogliendola di sorpresa.
 
Non si sarebbe mai aspettata un "per favore" sincero e privo di secondi fini da parte sua, mai. Continuava a soprenderla un minuto dopo l'altro, tanto che si stava chiedendo il perché di un tale cambiamento.
E poi quello sguardo era troppo dolce perché provenisse dal biondo, e anche il diretto interessato parve accorgersene: difatti, Wes tornò subito quello di prima, seppur con una punta d'imbarazzo.
La ragazza si sedette di nuovo, insolitamente calma per una che aveva fatto una sfuriata al suo amico.
All'improvviso la sua espressione si fece triste, abbassando il capo. Il mulatto capì che c'era qualcosa che la turbava, o che voleva domandargli, qualcosa che poteva far del male a uno dei due.
Ciò nonostante, le chiese cosa avesse.

 
-Vedi... L'infermiera mi ha detto che durante la trasfusione che ti hanno fatto, perché avevi perso decisamente troppo sangue, deliravi- iniziò lei.
 
-E cosa dicevo?-
 
-Beh... Hai nominato me, tua madre e un certo Michael- rispose Touko, dopo un po' di esitazione.
 
Di colpo l'espressione del ragazzo si fece triste e dura, scolpito nel marmo tanto era immobile.
Voltò il capo verso la finestra, sospirando: aveva capito cosa volesse sapere la sua compagna di viaggio.
-E tu vuoi sapere chi è, vero?- le chiese, serio.
 
-Non tanto per mio interesse, perché immagino faccia parte del tuo passato e so che tu non vuoi parlarne, ma perché me lo hanno chiesto. E sinceramente anch'io sono curiosa, ma se non vuoi dirmelo non preoccuparti, ti capisco- rispose la bruna, abbassando la testa.
 
Il mulatto si sorprese sentendo quelle parole.
"Le interessa sapere il mio passato, dunque vuole consoscermi più a fondo. Ma è disposta a mantenere le distanze per la mia privacy. Notevole, mi stupisce sempre di più" pensò, mentre scrutava da capo a piedi la ragazza.
Alla fine decise di risponderle: glielo doveva, in fondo.
 
-E' mio fratello minore, Michael Mokura-
 
Touko alzò la testa stupita, pensando che non avrebbe ricevuto alcuna risposta.
Sapeva che era molto riservato, l'aveva capito quando gli aveva chiesto del tatuaggio, quella volta.

 
-Tuo fratello...?-
 
-Già, incredibile, vero?- ironizzò lui, con un sorrisetto.
 
-No... Scusami, è che non me lo aspettavo. Non credevo di aver fatto una domanda così personale, perdonami...-
 
-Tu volevi solo sapere chi è, non c'è nulla di personale. E poi non sono arrabbiato, non hai nulla da temere- la interruppe lui.
 
-Quando vi siete visti, l'ultima volta?- domandò lei, dopo eterni minuti di silenzio imbarazzante.
 
-Due anni fa, quando io me ne andai di casa per intraprendere il mio viaggio da allenatore Pokémon. Non lo salutai nemmeno, si può dire: un "arrivederci" sussurrato al suo orecchio durante la notte non può essere classificato come saluto. Mia madre, invece, non la salutai completamente-
 
-Perché sei partito di nascosto, scusa?-
 
-Nostra madre era diventata ossessiva dopo la scomparsa di nostro padre. Voleva tenerci sotto controllo per impedire che, come lui, andassimo via. Se prima era contraria a questo mio desiderio, in seguito divenne contrarissima. Sai, io ho un temperamento piuttosto ribelle: tendo a far le cose di testa mia. Conoscendo questo mio tratto caratteriale, non ti è difficile immaginare il mio enorme disappunto, perciò partii di nascosto nel cuore della notte. Avevo quindici anni, Michael tredici- raccontò lui.
 
-Perché tuo padre scomparve?- domandò Touko.
 
-Tsutai Mokura, mio padre, era ventitreenne quando sposò Helen Koto, mia madre. Lui aveva i capelli rosso fiammante e occhi nocciola, più scuri dei miei, mentre lei aveva i capelli biondi e gli occhi smeraldini. Non so cosa mia madre vide in Tsutai, ma si fidanzarono e due anni dopo si sposarono. Il secondo anno di matrimonio nacqui io, portando la gioia in mia madre ma l'irritazione in mio padre, che mi giudicava un "incidente di percorso". Questo suo modo di definirmi imbestialiva mia madre e cominciarono a litigare ogni tanto quando lui mi scherniva. La situazione degenerò quando, due anni dopo quindi nel quarto anno di matrimonio, nacque Michael: aveva preso i capelli del padre e gli occhi della madre, mentre io il contrario-
 
-Nostro padre continuava a sbraitare per i problemi che coportava avere dei figli da mantenere. Quando io raggiunsi i sei anni, loro litigavano ogni santa notte. Praticamente non dormivo più e restavo a guardare la luna per tutto il tempo. Ogni tanto leggevo, ogni tanto giocherellavo con qualcosa, ma non dormivo mai. Questo stare sveglio ventiquattro ore su ventiquattro si ripercuoteva sulla mia media scolastica, ma i miei non se ne preoccupavano minimamente, occupati com'erano a imprecarsi contro-
 
-Poi, una notte, mio fratello mi venne a cercare perché doveva andare in bagno. Aveva quattro anni, e ancora non sapeva farla da solo: era ridicolo! Comunque, lo accompagnai fino al bagno quando a due porte di distanza la routine notturna dei miei degenerò e mamma uscì dalla stanza da letto. Mio padre la seguì, ma a differenza di lei ci notò e ci chiese perché fossimo alzati a quell'ora. Risposi che Michael doveva andare in bagno e lui, sprezzante, disse che poteva cominciare a tenersela. Lo guardai male, come sempre, ma quella notte era particolarmente su di giri e mi diede uno schiaffo. Al secondo piansi e mentre il mio fratellino cercava di aiutarmi ricevette una pedata che lo fece cadere a terra. Mamma si accorse dell'accaduto e ci soccorse, e nuovamente litigò con papà, questa volta davanti a noi. Credimi se ti dico che le parolacce che si dicevano erano degne di un camionista. Comunque, alla fine mio padre prese giacca e cappello e sparì nella notte, dopo uno schiaffo a mamma. Non l'ho più rivisto, né ci tengo a rivederlo-
 
Il mulatto concluse il racconto come tono duro, accarezzando il Pokémon che si era accoccolato sul suo stomaco in cerca di conforto. Sapeva di aver stupito l'amica e che ora lo stava compatendo, ma non voleva alcuna comprensione.
Suo padre non meritava comprensione, né amore. Meritava solo odio, profondo e incondizionato, solo per essere diventato padre senza volerlo.
Comunque, alla fine Touko riuscì a sorprenderlo.
 
-Ti capisco- disse, dopo un po'.
 
-Come?- domandò Wes, voltandosi di scatto verso la ragazza, la quale aveva abbassato il capo nuovamente.
 
-Anche io non ho un padre. Non ci ha abbandonati, ma è partito per lavoro e da allora non l'ho più visto. Due anni dopo venne dato per disperso dopo tante ricerche. Non so di cosa effettivamente si occupasse, ma era un lavoro importante: forse proprio questa importanza fece si che lui sparisse- spiegò la bruna, mesta.
 
-Anche Touya non c'è più, ma almeno so che è vivo e che è a Unima. Lo conosco molto bene, il mio fratellone, e so che parteciperà alla Lega Pokémon. E lo rivedrò, così, perché anch'io intendo battere la Lega di Unima. E magari combatterò contro di lui, chissà: sarà divertente. Come starter decise per Oshawott: immagino ora sia uno splendido Samurott- continuò, facendo sempre più triste.
 
Il ragazzo ridacchiò, cercando di risollevarle il morale.
-Vedi? A entrambi mancano i nostri fratelli, e sappiamo che entrambi sono allenatori di Pokémon. In questo siamo simili, no?-
 
Touko alzò il volto e gli sorrise con arresa, sentendosi un po' meglio. Le sembrava quasi che l'essere stato a pochi passi dalla morte avesse cambiato il carattere di Wes in meglio: ora sembrava più aperto.
Di questo ne era felice, perché in tal modo poteva conoscerlo meglio, migliorare la loro amicizia.

 
-I miei primi mesi da allenatore non furono così disastrosi come temevo- disse all'improvviso il ragazzo.
 
-Come?-
 
-Non vuoi sapere cosa ho fatto dopo la mia partenza?- le chiese Wes, guardandola negli occhi.
 
Touko arrossì e distolse lo sguardo: si sentiva tremendamente a disagio sotto lo sguardo del mulatto, e non comprendeva il perché.
Annuì imbarazzata.

 
-Dicevo, i primi mesi che dovetti affrontare non furono così brutti come mi avevano sempre detto i miei compagni: il vitto e l'alloggio lo trovavo senza troppe difficoltà. Con la mia moto attraversavo in poco tempo il deserto. Tuttavia non era certo semplice. Non so bene come, forse mi fecero il lavaggio del cervello, ma finì sotto gli ordini di Helgonza, il capo del Team Clepto, e scalai in fretta i ranghi. Le missioni che mi affidavano erano le più malvagie, ma non mi lamentavo. Fui l'autore di rapimenti, sparatorie e rovine di piccole bande minori di malfattori. Nelle città avevo fama di un delinquente che si divertiva a fare del male con un Umbreon e un Espeon, che poi altri non erano che i miei compagni Pokémon con cui mi divertivo da piccolo-
 
-Le persone che mi dicevano di rapire per lo più erano ragazze della mia stessa età, figlie di uomini importanti. Credo utilizzassero il mio fascino per adescarle e portarle al cospetto di Helgonza, che poi decideva cosa fare di loro in attesa di un sostanzioso riscatto. A me, che sbrigavo tutto il lavoro sporco, non davano mai una fetta del compenso e ciò mi dava molto fastidio: la mia faccia era su tutti i giornali e non ci ricavavo nulla. Credimi, era frustrante-
 
-Poi venni a sapere che nei laboratori sotterranei, in cui nessun Clepto aveva accesso se non i pezzi grossi, stavano sviluppando una tecnologia per rapire anche i Pokémon direttamente dagli allenatori senza rubar loro la pokéball. Immaginerai la mia curiosità, poiché è una cosa che mai era stata fatta. Lo strumento che stavano creando si chiamava Cleptatrice ed era un aggeggio degno delle migliore macchine industriali. Tuttavia era troppo grande perché una sola persona potesse trasportarlo, così cominciarono a crearne uno più "portatile", diciamo. Il collaudo fu, ovviamente, compito mio così presi qualche soldato semplice e cercai una preda per la prova-
 
-Trovarla fu semplice e l'esperimento ebbe notevole successo: era possibile catturare i Pokémon già catturati da altri allenatori. Per il Team Clepto fu un enorme passo avanti tanto che la percentuale di rapimenti divenne più alta. Il Team Cripto udì di questa Cleptatrice Portatile e decise di scendere a patti con i Clepto: loro stavano conducendo degli esperimenti sui Pokémon per aumentarne il potenziale senza ridurne le prestazioni fisiche. Già prima un Team aveva tentato una cosa simile, ma le cavie subivano danni irreparabili-
 
-Invece, i Cripto svilupparono una macchina nei loro laboratori che rendevano gli attacchi dei Pokémon nettamente più potenti e dannosi per chi li subiva, facendo un semplice lavaggio del cervello ai suddetti Pokémon: l'unico problema era che erano molto irascibili e c'era la possibilità che si ritorcessero contro gli umani, o che addirittura attaccassero i loro allenatori. Questa stato venne chiamato "Iperstato" e col tempo e tante ferite e contusioni fu facile domarlo con un richiamo. Tuttavia, si presentò il nuovo problema che ogni volta che uscivano dall'Iperstato o che combattevano perdevano potenza, tornando semplici ma depressi Pokémon-
 
-Insomma, la collaborazione tra i due Team fu deleteria per Auros che subì gravi perdite sia da parte umana che da parte Pokémon, ed erano trascorsi solo tre mesi. In tutto ciò io avevo un ruolo attivo, poiché ero io che fornivo i Pokémon con la Cleptatrice. Ma cominciavo a sentirmi triste guardando i visi di coloro a cui strappavo i compagni di viaggio. Cominciavo a chiedermi se tutto ciò fosse davvero corretto, non capivo cosa mi avesse spinto ad obbedire ai comandi di quegli squilibrati. Un giorno, perciò, decisi di bloccare tutto ciò che accadeva e di stroncare l'espansione di Pokémon Ombra, proprio quando mi ordinarono di rendere i miei due amici come cavie. Rubai la Cleptatrice, tenuta nell'ala ovest del covo Clepto sotto stretta sorveglianza, e distrussi l'edificio che rappresentava la base del Team che avevo servito per tre mesi. Distrussi tutto quanto, anche la Cleptatrice grande, per fare in modo che non si ripetesse-
 
-Cominciai così il mio viaggio di nuovo, deciso a cambiare l'opinione che l'intera Auros e oltre si era fatta di me: per prima cosa denunciai l'esplosione che avevo causato come anonimo, poi fu la volta di liberarmi di quella pessima reputazione. Nonostante tutto, tre mesi di malavita erano difficili da espiare. Così iniziai a dar loro la caccia, catturando i Pokémon Ombra che distribuivano grazie alla Cleptatrice. A Diamantopoli feci la conoscenza di una ragazza della mi stessa età, Rui, che era stata catturata dagli scagnozzi di uno dei Criptenenti perché era in grado di riconoscere i Pokémon Ombra. Mi aiutò molto nel mio viaggio, indicandomi quelli infetti. Bastò mezzo anno per distruggere il piano di Malerio, il capo Cripto, e ne uscii con Pokémon decisamente rari, come Raikou, Suicune e Entei, e anche Ho-Oh-
 
Wes concluse il racconto della suo viaggio con un lieve sorriso sul volto, mentre ricordava il processo per espiare le sue colpe.
 
-Alla fine divenni l'allenatore più famoso di Auros, dopo mesi passati a essere scomunicato. Partecipavo a numerose lotte in Arena, famose nella regione, e dovunque andassi il mio nome faceva capolino nel primo posto delle classifiche. Le autorità si rivolgono sempre a me per problemi che non possono gestire da soli. Sono l'allenatore più forte di Auros, per certi versi sono il loro Campione, come voi avete Nardo- concluse, voltando gli occhi sulla bruna.
 
Touko aveva ascoltato l'intero racconto di Wes con interesse, rapita dal passato che il suo compagno di viaggio aveva avuto. Non giudicava ciò che il ragazzo aveva fatto sotto il comando di questo Helgonza: tutti potevano sbagliare.
Certo, l'errore dell'amico era durato almeno tre mesi e aveva interessato tutta la regione, per quanto piccola, ma non lo giudicava come invece il biondo temeva.

 
-Di certo mi starai giudicando diversamente da prima- proferì il biondo, riportandola alla realtà. Touko poté leggere nei suoi occhi un po' di timore e rammarico.
 
-Non così tanto. Tutti fanno i loro sbagli, tu non sei un caso a parte- rispose, scuotendo la testa.
 
-Il mio errore ha coinvolto tutta Auros, Touko-
 
-Lo so, l'ho capito. Ma mi sembra che tu abbia abbondantemente espiato le tue colpe, occupandoti della tua regione, no? L'opinione dei suoi abitanti è certamente cambiata, no?- chiese lei, sicura.
 
-Ottimista, vedo. Per quanto possa proteggere una persona, questa non si dimenticherà mai di ciò che le ho fatto. Immagina che io ti faccia qualcosa di brutto, molto brutto: cambieresti l'opinione che hai di me anche se ti salvassi la vita?- le disse.
Il ragazzo sapeva di averla presa alla sprovvista, ma aveva bisogno che lei comprendesse.

 
-Beh... Certo ti vedrei come un gran farabutto con dei secondi fini, ma se vedessi del pentimento sincero in te ti darei una seconda possibilità. Se bruciassi anche quella però chiuderei per davvero i ponti con te- rispose Touko, dopo averci riflettuto.
 
Il mulatto rise di gusto, confondendo la bruna che non se lo aspettava.
"Ma che diamine ha?" pensò, indecisa se vederlo come uno squilibrato o no.

 
-Mi piace- esordì lui, dopo essersi calmato.
 
-Cosa?-
 
-Il tuo essere schietta. Mi hai detto che mi considereresti un farabutto senza alcuna remora o timore per la mia reazione, e ciò mi fa piacere: mi fa capire che sei sincera. Mi piaci sempre di più-
 
Quella risposta imbarazzò Touko non poco.
Wes capì che aveva frainteso le sue parole e arrossì anche lui, scuotendo la mano sana per allontanarle subito quel pensiero.
-No, no, che hai capito? Non intendevo dire che mi piaci... in quel senso! Intendo dire che come mi stai simpatica davvero e che ti considero un'amica sincera, non in quel senso...- disse, a disagio.
 
-Oh... Scusa, ho frainteso tutto, perdonami-
 
Tra i due calò un silenzio imbarazzante, che era rotto solo dai cinguettii dei Pidove e dei Tranquill.
All'improvviso un basso brontolio arrivò alle orecchie di entrambi: Wes comprese, con non poco imbarazzo, che si trattava sel suo stomaco, mentre Touko scoppiava a ridere.

 
-Scusa...- disse lui, rosso in viso.
 
-Di nulla, in fondo non mangi da ieri mattina, è più che comprensibile. Alla macchinetta ci sono solo cose al cioccolato, però, oppure patatine- disse la brunetta, sorridente.
 
-Qualcosa al cioccolato mi basterà, sto morendo di fame. Portati il mio borsellino, così le cose mie le prendi con i miei soldi-
 
-Come vuoi- disse la ragazza, facendo spallucce e avvicinandosi allo zaino del mulatto. Prese ciò che cercava e si avviò alla porta, poi si bloccò.
All'improvviso si avvicinò al letto in cui era ragazzo, o meglio al comodino, e vi posò le sei sfere poké, ammiccante.
Quando lui le chiese il perché lei rispose:

 
-Ti faranno compagnia loro mentre non ci sono, e poi potranno proteggerti in caso di assalto-
 
Detto ciò, Touko lo salutò con un gesto della mano e uscì dalla porta.
Wes rimase un po' confuso da quella risposta.
Spostò lo sguardo sulle pokéball che la bruna aveva posato sul suo comodino destro e poi lo riportò sulla porta, con un sorriso. Dopodiché, chiuse gli occhi e appoggiò il capo sul cuscino, sorridente, e aspettò il suo pranzo.

                                                                                                                        *
Rieccomi, scusate il grande ritardo!!
Mi ero proprio scordata che fosse Luned, perdonatemi =(
Ringrazio Juri e Jeo 95 per le recensione e spero che questo capitolo abbia compensato il pomeriggio mancato.
Ora vi saluto, ciao!

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

 
 
Passò una settimana perché Wes potesse muovere il braccio agevolmente.
Il colpo l'aveva sfiorato, quindi non c'era un proiettile all'interno del suo arto, ma aveva lacerato il muscolo: anche se era superficiale, gli ci volle tempo perché i tessuti si ricucissero.
Nonostante le prediche dei medici, il ragazzo si alzava dal letto senza alcun problema. Una volta lo avevano persino trovato fuori che si allenava con i suoi Pokémon, i due Leggendari compresi: dopo quell'episodio, l'intero corpo ospedaliero venne a conoscenza del fatto che il ragazzo della stanza 392 avesse catturato due Pokémon Leggendari. La notizia fece il giro di Zefiropoli, tanto che presto il giovane ebbe parecchie visite a lui indesiderate.
 
Per non farsi trovare dall'orda di ragazzi e ragazze suoi improvvisi ammiratori, si nascondeva tra gli alberi e continuava ad allenarsi con i suoi Pokémon.
Solo Touko era a conoscenza del suo campo di battaglia e ogni tanto lo andava a trovare, rimanendo in disparte: Wes correva in circolo, schivando gli attacchi che i suoi compagni gli lanciavano e saltando con agilità da acrobata.
Sembrava non sentire la mancanza del braccio destro, appoggiato contro il fianco bendato e tenuto su con un fazzoletto, nemmeno fosse rotto. Si muoveva con grazia e agilità degni di un ninja, schivava alla grande tutti gli attacchi dei sei Pokémon.

 
Tuttavia, quando un Iper Raggio sembrò colpirlo, Touko si preoccupò di brutto. L'esplosione che creò l'impatto fu grande, probabilmente venne vista anche all'ospedale. Metagross, l'autore dell'attacco, mosse un passo verso il polvererone che aveva sollevato, ma una risatina lo bloccò. Appena questa si diradò, tutti i presenti poterono vedere il ragazzo aggrappato a un ramo con la testa sotto sopra.
 
-Mazza, me la sono vista proprio brutta- esordì Wes, ondeggiando.
Quando ebbe la spinta giusta si mise a sedere sul ramo e poi ne scese, come se nulla fosse.
Touko gli corse incontro, preoccupata.

 
-Stai bene, Wes?-
 
-Mai stato meglio. Però dovremo trovare un altro posto in cui allenarci, questo ormai è stato scoperto- proferì il ragazzo, massaggiandosi il muscolo della spalla destra scoperta.
 
-E il tuo braccio?- domandò Touko.
 
-A posto, non mi fa più alcun male. Sinceramento tengo questo sostegno per non farli esasperare, perché a dire la verità potrei già muoverlo- rispose lui.
 
-La loro è cautela, non vorrebbero mai che la ferita ti si riaprisse- gli fece notare la ragazza.
 
-Si, certo. Andiamo, dai, che è ora di mangiare e io sto morendo di fame dopo tutto questo movimento- la liquidò il biondo, mettendole un braccio intorno al collo.
Quel contatto fece arrossire la giovane, disabituata a quei gesti ormai diventati soliti del ragazzo.

 
Dopo aver richiamato i Pokémon, entrambi s'incamminarono verso l'ospedale, parlando del più e del meno. Ad un certo punto la discussione prese una piega diversa.
-Piuttosto, come sta Haku?- le chiese Wes.
 
-Oh, sta benone. Si sta rimettendo in fretta dopo l'ultima affumicata. E' forte e me lo sta dimostrando in questi ultimi giorni. Come te, sembra deciso a riprendere gli allenamenti al più presto. Lo spero, mi ero davvero preoccupata dopo quello scontro con Pignite nel Club di Lotta Pokémon- rispose Touko.
 
-E Sawsbuck? Hai più notizie di lui?-
 
-Quello di John? No, non li ho più visti, né l'uno né l'altro. Di sicuro ci stanno evitando, altrimenti se ne sono già andati da questa città da un pezzo- rispose lei.
 
-Uhm... Non credo, non mi sembra il tipo che ricovererebbe il proprio amico in un altro Centro Pokémon per evitare un paio di persone, no: penso proprio che vi stia evitando, o forse teme che con te ci sia io come sempre e quindi evita me- ipotizzò il giovane, pensieroso.
 
-La notizia del fatto che hai due Leggendari dev'essergli giunta, se è ancora a Zefiropoli. Forse ti teme per questo- rise la bruna.
 
-Già, può darsi. Su, entriamo- ridacchiò Wes, entrando poi nella struttura candida.
 
Salutarono i medici che incontrarono, che ricambiarono il saluto, e si diressero alla mensa dell'ospedale. Il cibo che servivavono non era di prima qualità, ma era pur sempre qualcosa.
Ordirano due tranci di pizza belli abbondanti e dell'acqua da bere, trovando poi un tavolo tutto per loro. Cominciarono a mangiare in silenzio, ogni tanto parlottando, ma per lo più tacquero. Finito di mangiare uscirono dalla mensa, ma vennero intercettati da una infermiera alta, all'in circa ventiduenne, ma Wes era alto quasi più di lei.

 
-Salve- la salutarono, confusi.
 
-'Giorno. Lei è Wes Mokura, mi sbaglio?- domandò la donna, parlando con il ragazzo.
 
-Sì, sono io... Ha qualcosa da dirmi?-
 
-Sì. Sono venuta a riferirle che il suo dottore la giudica completamente guarito e in salute. Può lasciare l'ospedale, se lo desidera, e pagare per il servizio. I suoi abiti sono stati puliti, stirati e portati nella sua stanza- riferì lei.
 
-Oh, grazie! Finalmente fuori di qui- esclamò il ragazzo, contento, scattando fuori dall'edificio tirandosi dietro Touko.
 
-Un'altra cosa!-
 
Il biondo si voltò, un po' irritato: cosa volevano ancora?
L'infermiera lo raggiunse con un blocchetto in mano e una penna, cosa che lo confuse alquanto.

 
-Potrebbe farmi un autografo?- chiese la donna, con occhi luccicanti di speranza.
 
La richiesta lo prese in contropiede, troppo inaspettata: non sapeva di avere delle fan anche all'interno dell'ospedale.
Bofonchiando un "certo..." prese la penna che lei gli porgeva e firmò il pezzo di carta, a disagio. Non era proprio abituato a fare un autografo per qualcuno, nessuno glielo aveva mai chiesto. O meglio, nessuno era riuscito a chiederglielo, poiché era un tipo piuttosto sfuggente a volte.
Una volta accontentata la tipa, Wes e Touko si allontanarono in direzione della stanza 392. Vi entrarono velocemente e trovarono, come detto, i vestiti del giovane ripiegati sul fondo del letto.

 
-Sembrerebbe proprio che io possa uscire definitivamente di qua...-
 
-Meglio, no? Così possiamo andarcene di qui e dirigerci ad Austropoli per la mia terza medaglia- disse la brunetta, stiracchiandosi un po'. All'improvviso un "toc toc" attirò la loro attenzione: era un'altra infermiera, precisamente quella che aveva accompagnato Touko alla porta di Wes la prima volta.
 
-Le serve qualcosa?- chiese Wes.
 
-Sono qui per toglierle le bende prima che vada via- rispose la donna, un po' intimidita.
Era la prima volta che incrociava lo sguardo del ragazzo.
"E' proprio bello come me lo hanno descritto le altre, che invidia che provo per quella ragazzina!" pensò.

 
-Oh... Beh, si accomodi pure. Avremmo un po' di fretta- disse lui, facendo spallucce.
 
Si sedette sul letto e attese che l'infermiera gli levasse la fasciatura al braccio. Stranamente, ella indugiò un po' più del normale in quell'azione, cosa che infastidì il giovane ma non proferì parola.
Mentre il bendaggio si srotolava, poterono vedere il taglio, ormai rimarginato, sul braccio che falciava in due il rombo del tatuaggio.

 
-Oh, no, il tuo tatuaggio...- esclamò Touko, dispiaciuta.
Le piaceva quel disegno, anche se non l'avrebbe mai ammesso.

 
-Non fa niente, anzi è meglio- la contraddisse lui.
 
-Perché?-
 
-Poi ti spiego- rispose lui, accennando alla donna che gli stava sfilando il fazzoletto che aveva sorretto il braccio.
 
Comprendendo, Touko annuì e tacque.
Quando l'infermiera uscì dalla porta augurando una buona giornata, Wes le rispose per intero.
-Questo tatuaggio è il simbolo che ogni Clepto era costretto a farsi, come segno di riconoscimento. Il fatto che ora le linee siano interrotte dalla pelle nuova rappresenta un ulteriore distacco dal mio passato, e ciò non può che rendirmi felice- spiegò, mostrandoglielo.
 
-Oh, capisco. Senti, io ora esco dalla stanza così puoi cambiarti- disse lei, con una punta d'imbarazzo.
 
-Ah, vero. Sì, aspettami fuori, faccio in fretta-
 
Detto questo, Touko uscì dalla stanza e si appoggiò al muro antistante la porta.
Nell'attesa, sistemò i capelli in una coda alta come sempre e mise il cappellino da allenatore, calcandoselo bene in testa. Si diede anche una sistemata agli abiti, cercando di apparire un po' più ordinata. Cinque minuti dopo Wes uscì dalla stanza vestito come sempre: canotta nera a collo alto, jeans neri attilati, gli stivaletti neri e la giacca blu scuro sotto braccio. Gli occhiali d'acciaio erano nuovamente al loro posto sulla sua testa.
-Finalmente ti riconosco, tutto quel bianco non ti donava proprio- rise la bruna, con una mano davanti alla bocca.
 
-Anche io ero stufo di vederti con i capelli sciolti: anche se ci stai bene, li preferisco legati- ribatté lui, accorgendosi troppo tardi del complimento che le aveva fatto.
Un po' di porpora gli colorò le guancie mulatte, ma per il resto nient'altro.

 
-Oh, grazie... Beh, andiamo?- chiese lei.
 
Il mulatto annuì e s'incamminarono verso l'uscita dell'ospedale.
 
-Prima di riprendere il viaggio devo fare un salto al Centro Pokémon: devo farmi inviare un paio di Pokémon- disse Wes, una volta fuori dalla struttura.
 
Finalmente liberi, si fecero una corsetta fino alla loro destinazione e vi entrarono.
Appena videro Wes, tutti quanti lanciarono urletti di felicità e cominciarono ad assalirlo. Touko, che lo accompagnava, rischiava di finire sepolta nella marmaglia di gente.

 
-Dovrei prendere in seria considerazione l'idea di avere una guardia del corpo- puntualizzò il ragazzo, spintonando le persone per farsi strada e tenendo la ragazza per una mano.
Questa ridacchiò, a disagio.

 
-Perché non Altaria? Credo che ne sarebbe più che contenta e con Lanciafiamme potrebbe tenerli lontani molto facilmente-
 
-Nah, meglio di no. Eccoci arrivati, per fortuna- esordì con fatica il biondo.
 
Avevano raggiunto il banco dell'Infermiera Joy, la quale non sembrava minimamente influenzata dalla presenza del Campione, sebbene già lo avesse conosciuto per nome dalla ragazza.
Wes le chiese il permesso di utilizzare la videochiamata e lei acconsentì, facendolo passare. I telefoni erano presenti anche nel resto della struttura, ma con un'orda tale di persone fare una chiamata privata era impossibile. La brunetta ricevette anch'ella il permesso di passare e seguì il giovane, che si era avvicinato al macchinario e stava inserendo i soldi necessari.

 
Subito dopo compose il numero alla quale chiamare e prese la cornetta, avvicinandosela poi all'orecchio.
Attese un po' e una voce che lui conosceva molto bene gli rispose.
-Pronto, qui Laboratorio Pokémon di Hoenn, chi parla?-
 
-Rui?- esclamò il ragazzo, sorpreso.
 
-Wes?- gli rispose la ragazza.
 
-Ma che ci fai a Hoenn, Rui?! Pensavo fossi a Villaggio Sofo, dai tuoi nonni!-
 
-Sbagliato, ora sono l'assistente di Birch! Non è meraviglioso? Non posso avere un Pokémon tutto mio, ma posso accudirli!- esclamò contenta Rui.
 
-Si, certo, magnifico. Senti, visto che sei agli ordini Birch, mi dovresti spedire un paio di Pokémon e anche la Cleptatrice. Puoi farlo?- le chiese.
 
-Senti, siccome è da due anni che non ti fai sentire, ma non ti biasimo, che ne diresti di parlarne come videochiamata?-
Wes sbuffò.
 
-E va bene, apro la videochiamata. Ma non spaventarti del baccano che sentirai, e che probabilmenti senti adesso- 
 
-Uhm, vedremo. Apri sta benedetta videochiamata, voglio vederti-
 
Con un altro sbuffo, il ragazzo riattaccò con la cornetta e attraverso il touch screen accettò la richiesta di Rui.
Il suo viso chiaro spuntò sullo schermo: gli sorrideva strafelice, come sempre, e Wes poté constatare quanto fosse cresciuta.
E quanto gli fosse mancata.
Aveva lasciato crescere i capelli rossi, sebbene li tenesse sembre in due codini, e gli occhi blu chiaro erano rimasti vispi come un tempo.

 
-Finalmente ti rivedo, mascalzone. Come stai? Sei diventato davvero carino, sai?- partì Rui, ammiccante.
 
-Non attaccare bottone con me, Rui: servirà solo a farti soffrire- l'avvertì lui.
 
-Oh, giusto, l'eterno irraggiugibile, nessuna è degna di te e blablabla...-
 
-Rui!- esclamò lui, imbarazzato.
In fondo, aveva Touko praticamente accanto.

 
-Che c'è, sei in imbarazzo? Non mi verrai a dire che hai già la ragazza! Non mi stupirebbe visto che sei sempre in giro per le regioni, ma mi dispiace per il cuore di colei che ti ama: non sei un tipo affidabile, sei troppo vagabondo- continuò la rossa.
 
-Rui!!- ripetè lui.
 
-Rui, Rui... Non sai dire altro?- lo schernì lei.
 
-Gradirei ti astenessi dal parlare ancora di queste cose: sai bene come la penso su questo argomento. Ho chiamato per altre cose, non per discutere con te. Se non sai far altro che ciarlare, preferirei mi passassi Birch- disse il mulatto, serio.
 
Rui, dall'altra parte dello schermo, si fece triste e abbassò il volto.
Il ragazzo, allora, si sentì davvero un mostro.
-Rui, scusa... E' che sono nervoso, tutte queste grida mi confondo le idee ed ho un po' di fretta- si scusò lui, dandosi dell'imbecille in testa. Non ci sapeva proprio fare con le ragazze.
"Eppure con Touko è così semplice! Sarà perché lei è diversa da tutte quelle che conosco".

 
-Scuse accettate, ti capisco. Anch'io faccio fatica a comprenderti con questo sottofondo. Non puoi fare proprio nulla?- domandò la rossa.
 
-No, temo di no. Dovremo adeguarci, a meno che tu non voglia vedere le faccie di una marea di ragazzi esagitati-
 
-Allora è proprio una questione seria! Cosa hai combinato questa volta?- gli chiese Rui.
 
Wes allora le raccontò tutto ciò che era accaduto per filo e per segno, dall'inizio fino a quel momento. Durò parecchi minuti, anche se lui riassunse tutto quanto, calcando più sui Pokémon Ombra.
A scapito di qualunque pregiudizio, Rui ascoltò con interesse professionale tutto ciò che il ragazzo diceva, senza chiedere spiegazioni.
Nel giro di dieci minuti, la rossa seppe tutto ciò che era accaduto in quelle due settimane.

 
-Uhm, si direbbe che la situazione è molto grave. Potrei conoscere questa Touko?-
 
-Certo. Touko, vieni- rispose Wes, chiamando la brunetta.
Questa, con imbarazzo, si avvicinò allo schermo e affiancò il giovane, mostrandosi alla rossa che fu sorpresa.

 
-Quindi tu sei Touko... Piacere, il mio nome è Rui! Ho aiutato Wes durante la lotta contro il Team Cripto- disse Rui.
 
-Piacere...-
 
-Dimmi un po', come ti sembra il nostro Wes?- le chiese l'altra, ammiccante.
 
-E' simpatico e gentile, mi ha salvata da un rapimento a Levantopoli. Gli sono molto grata e considero un onore poter vivere queste avventure con lui- rispose Touko, con uno sguardo di sbieco al diretto interessato, che sembrava imbarazzato.
 
-Non trovi anche tu che sia un bel ragazzo?- incalzò la rossa.
 
-Veramente io...- balbettò la brunetta, rossa almeno quanto i capelli della ragazza con cui stata parlando.
 
-Non capisco cosa abbia in mente quel ragazzo. Ha la testa sempre ai Pokémon e non si accorge nemmeno della fila di ragazze che gli sbavano dietro. Dico, quale maschio non sognerebbe una situazione simile?- continuò Rui, non permettendole di ribattere.
 
-Rui... Guarda che sono ancora in ascolto. Quanto alla fila di ragazze a cui alludi, sai bene come la penso: sono tutte oche senza cervello. Se mai finirò con una ragazza, preferirei che ne avesse un po'. E poi, chi ti senti per giudicare il mio stato di single?-
 
Rui non rispose, mettendo il broncio, cogliendo la frecciata.
 
-Comunque, ti ho chiamata, anzi ho chiamato Birch, perché mi mandasse un paio di Pokémon, non per parlare della mia vita privata. Puoi farmi questo piacere?- continuò il giovane.
 
-Si, certo. Quali Pokémon vuoi dei tuoi?- chiese la rossa, imbronciata.
 
-Flygon e Entei, in cambio di Metagross e Tyranitar-
 
Rui annuì e scomparve dallo schermo. Anche se non si vedeva alcuna traccia di lei, si sentivano i suoi borbottii e il rumore di uno scanner: stava mandando le pokéball.
In breve tempo i Pokémon richiesti dal ragazzo comparvero nella macchina di fianco al computer, che Wes prese subito.
Slacciò i due sacrificati e li mise al posto dei neo-arrivati, sistemando le altre due ultraball negli slot vuoti. Premette un pulsante rosso e le ultraball di Tyranitar e Metagross vennero teletrasportate nel laboratorio Pokémon, dove Rui le prese e le mise nei posti vacanti.

 
-Fatto, scambio avvenuto. Altro?- chiese la ragazza, seccata.
 
-Sì: scusa. Non è stato proprio educato dirti quelle cose, scusami- disse Wes.
 
-Non sono offesa, Wes, tranquillo: ti conosco abbastanza a fondo per capire che non lo fai apposta. Comunque, davvero: c'è altro che posso fare per te per aiutarti anche questa volta?- domandò Rui, scuotendo la testa con un sorriso.
 
-In effetti... Potresti mandarmi anche la Cleptatrice?-
 
-E' un po' difficile tramite scambio, non ti pare?- lo derise lei, perplessa.
 
-Genia, intendevo che potresti mandarmi Noctowl con il pacco- le disse lui, beffardo.
 
-No, non mi fido. Sai bene che la Cleptatrice è un oggetto davvero unico al mondo, se Noctowl venisse intercettato o perdesse il pacco sarebbero seri guai. Come intenderesti catturare i Pokémon Ombra, se no? No, ci penso io a portartelo, ho sempre sognato di vedere Unima!- negò Rui.
 
-Rui! Non scomodarti tanto, Unima è parecchio lontana da Hoenn, è quasi all'opposto!- esclamò lui.
 
-Ma dai, non mi costa nulla! Tanto il costo del biglietto lo pagherai tu, no? E poi con me sarà in ottime mani, te lo dice una che l'ha custodita per tanto tempo e che sa come prendersene cura- disse lei.
 
-Ma...-
 
-Niente ma, Wes: io verrò a Unima con la Cleptatrice, che tu sia nolente o volente non importa, ma ti raggiungerò. E poi non vedo l'ora di rivederti per davvero. Ciaoooo!!- lo interruppe la rossa, chiudendo in seguito la chiamata prima che potesse ribattere.
 
Mugugnando, il giovane chiuse la videochiamata seccato.
Chissà perché Rui riusciva sempre ad avere l'ultima parola su di lui, cosa che gli dava parecchio fastidio.
-Devo supporre che presto sarà qui?- gli chiese Touko, incuriosita, facendolo voltare.
 
-Sì, purtroppo-
 
-Perché dici così?-
 
Wes la guardò scettico.
-Ti compatisco per il fatto che presto dovrai conoscerla. E' una ragazza tremendamente impicciona e vivace, non sa farsi i fatti suoi ed è pettegola. Molto pettegola. In cinque minuti è capace di dirti vita, morte e miracoli di ogni singolo abitante di Auros e oltre- rispose lui.
 
-E' peggio di Belle, dunque- ridacchiò la bruna, per nulla preoccupata.
 
Mentre Wes annuiva, s'incamminarono verso l'uscita posteriore per evitare di essere sommersi dalla folla di fan del ragazzo.
Salutarono riconoscenti l'Infermiera Joy e varcarono la soglia in fretta, correndo fuori dall'edificio. Una volta fuori si premurarono di non essere seguiti e si rifugiarono in un buco tra gli alberi.

 
-Bene, che facciamo? Rui dove dovrebbe arrivare?- domandò Touko, sedendosi per terra.
 
-Gli unici aeroporti che io conosco sono quello di Soffiolieve, da cui sono arrivato, e il piccolo aeroporto per i cargo a Ponentopoli- rispose Wes, pensieroso.
 
-Ponentopoli è la sede della palestra di Anemone, se non erro-
 
-Allora sarà una nostra futura tappa. Dì un po', hai già la seconda medaglia, quella di Aloè?- le chiese.
 
Touko annuì, cercando il PortaMedaglie nella tracolla rosa. Una volta trovato l'aprì e mostrò al giovane la Medaglia Base, faticosamente vinta alla palestra di Zefiropoli durante il periodo di convalescenza del biondo.
-Ho allenato gli altri Pokémon che avevo con me, visto che Haku non era disponibile. C'ho messo un po', ma in compenso ho catturato nuovi Pokémon che ho mandato alla prof. Aralia-
 
-Brava! Anche se mi dispiace non aver potuto assistere, sono certo che te la sei cavata alla grande. Direi che allora possiamo partire immediatamente alla volta di Austropoli, no?- si congratulò il giovane.
 
La brunetta annuì, poi si fece perplessa. Mentre camminavano verso il sentiero, espose il suo dubbio al biondo.
-Ma come faremo a sapere se Rui è arrivata?-
 
-Mi chiamerà, tranquilla. Ha il mio numero, come te, e può avvertirmi tramite telefono. Manderò Flygon a prenderla, così ci raggiungerà in fretta da qualunque posto parta- le rispose Wes, tranquillizzandola.
 
-Meno male! Se la Cleptatrice è così unica quanto dici, se sparisse a Unima di questi tempi andrebbe di certo persa-
 
-Ricorda anche che oltre al Team Plasma adesso c'è anche il Team Cripto: questi ultimi farebbero carte false pur di avere l'unica macchina che è in grado di catturare i Pokémon direttamente dall'allenatore senza fregargli anche la pokéball- puntualizzò il giovane.
 
Touko mormorò un "giusto" biascicato, rendendosi conto della serietà della faccenda: quell'aggeggio era l'unico pezzo mai creato di quel tipo, se cadeva in mani errate era qualcosa di davvero tremendo!
Seguì il giovane fuori dalla selva, pensierosa, e si diressero furtivamente verso l'imboccatura del sentiero che li avrebbe condotti verso il Ponte Freccialuce, che conduceva ad Austropoli, ma lì ebbero una brutta sorpresa.

                                                                                 *
Salve!
Sono spiacente di non aver nominato il giorno di aggiornamento, ma era tardi e non potevo modificare ulteriormente il testo. Perdono!
Ringrazio Juri e Jeo 95 per le puntuali recensioni ;)
Il prossimo capitolo verrà postato Domenica e dico subito che ci sarà una nuova comparsa :)
Ciao!!

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

 
 
Wes e Touko si ritrovarono una brutta sorpresa, quando rinunciarono alla protezione degli alberi.
Davanti a loro stava un ragazzino dall'aria seccata e imbronciata, molto sicuro di sé e con un ghigno sfrontato sul viso. Era lo stesso che Touko aveva visto attaccare Altaria.

 
-Tu!- disse infatti, puntando un dito contro il violaceo.
 
-Oh, ci sei anche tu, vedo- le rispose lui, con nonchalance.
 
Il diciassettenne di fece perplesso.
-Scusa, tu chi saresti? Come mai già vi conoscete?- domandò.
 
-Macché, sta tipa l'ho incrociata mentre ti trasportava svenuto verso l'ospedale. Non la conosco affatto, né ci tengo a sapere qualcosa di più sul suo conto- rispose l'altro.
 
-Bene, allora noi ce ne andiamo, siamo di fretta-
 
Wes prese Touko per una mano e tentò di superarlo, ma il ragazzo non glielo permise, bloccandolo.
Allorché il biondo lo guardò intensamente, trasmettendogli tutto il suo disappunto.
-Lasciaci passare-
 
-Non puoi ordinarmelo- rispose il violaceo, ricambiando l'occhiata con una di fuoco.
 
-Cosa diamine vuoi da noi?- domandò Wes, dopo un sospiro pesante.
 
-Una lotta contro di te. So che hai un Suicune e un Raikou. Vorrei battermi con uno di loro, per vedere quanto sono forti. Quanto tu sei forte, per essere stato capace di catturarli- rispose l'altro.
 
-Desiderio concesso, una lotta ci farà bene. Dopotutto, dovremo batterci anche in futuro, anche se non contro dei ragazzini boriosi. Dunque, accetto la tua sfida-
 
-Ad una condizione- proferì il violaceo.
 
Wes aggrottò subito la fronte, cauto. Cosa voleva quel ragazzo da lui?
-Quale?-
 
-Lo sconfitto dovrà cedere all'avversario il Pokémon che lui sceglierà tra quelli della sua squadra. In poche parole, uno dei tuoi Pokémon o uno dei miei non apparterrà più a noi-  spiegò l'altro.
 
Il mulatto fu seriamente tentato di mollare: sapeva benissimo che quello strano ragazzino avrebbe richiesto una delle tre bestie Leggendarie, ma non aveva la minima intenzione di darglielo.
Non capiva la mentalità di quel tipo.
Tuttavia lui aveva fiducia nel Leggendario con cui avrebbe lottato, perciò, seppur con enorme rammarico, accettò la proposta dello strano ragazzo dai capelli violacei.

 
-Wes!- lo richiamò Touko, scandalizzata.
 
Lui si voltò verso di lei.
-Touko, mi dispiace ma dovremo fermarci ancora un po', il tempo di battere questo tipo e andiamo, promesso- le disse, con un sorriso.
 
-Ma Suicune, Raikou e Entei sono tuoi amici, compagni di viaggio con cui hai passato dei momenti belli e brutti! Come puoi trasformarli all'improvviso in merce di scambio?! Sei impazzito?!!-
 
-Dubiti di me e dei miei amici?- le chiese, sereno.
 
Touko, a quella domanda, fu messa in contropiede.
-No, ma...-
 
-Dunque vinceremo. Non ti preoccupare, i miei amici resteranno con me dopo questa lotta. Allora, sconosciuto, posso sapere il nome del mio sfidante?- concluse Wes, voltandosi poi verso il ragazzo.
 
-Mi chiamo Paul-
 
-Piacere di conoscerti, Paul. Io sono Wes Mokura, Campione di Auros. Bada che non ci andrò leggero con te, anche se mi sembra che nemmeno tu ti tratterrai, dico bene?-
 
Paul non si fece intimidire dalle parole del suo sfidante: la rivelazione che gli aveva fatto era un chiaro avvertimento che l'avrebbe presa come un'aperta sfida al suo titolo. Tale avvertimento fu incrementato dal "non ci andrò leggero con te".
D'altronde, doveva aspettarselo: quale allenatore comune sarebbe in grado di acchiappare tre Leggendari, dato che quella ragazzina aveva nominato anche Entei?

 
I due sfidanti andarono in cerca di un campo in cui lottare.
Vennero spesso assaliti da fan di Wes, cosa che lasciò non poco infastidito Paul.
Alla fine, dovettero arrangiarsi con la piazza, poiché il campo del Centro Pokémon era occupato e i bulletti che vi combattevano non accennavano a sloggiare. Wes e Paul si misero in posizione di combattimento, mentre Touko prendeva posto come arbitro.

 
-Che tipo di lotta è?- domandò, rendendosi conto di non sapere quanti Pokémon avrebbero lottato a turno.
 
-6vs6, se non ti dispiace. Una lotta vera, non come quelle che ho affrontato da quando sono sceso a Unima- proferì il violaceo, con un ghigno.
 
-Sono d'accordo. I miei amici muoiono dalla voglia di un incontro serio. Ho l'impressione che mi darai filo da torcere- disse Wes, eccitato.
 
-Puoi scommetterci-
 
-Bene, allora è una 6vs6. Il vincitore avrà il diritto di avere un Pokémon dello sconfitto, la scelta sarà libera. Schierate i Pokémon- disse la brunetta, lugubre.
Non voleva che uno dei tre Leggendari venisse donato come un qualunque oggetto privo di valore.
Conosceva a malapena Suicune e Raikou; Entei non lo aveva mai visto. Quale tra i tre sarebbe stato costretto a passare sotto la giurisdizione di Paul?
"Ma perchè mi sto sperticando in pensieri simili? Parlo come se Wes fosse destinato a perdere, ma è l'esatto contrario" si rimproverò subito.

 
-Vai, Raikou- disse Wes, mandando il felino giallo.
 
-Electivire, è tutto tuo- disse Paul, utilizzando invece il suo prediletto.
 
-Elettro contro Elettro, un mix interessante. Vedremo come il tuo Electivire se la caverà contro Raikou, Pokémon di tipo Elettro per eccellenza insieme a Zapdos-
 
Paul grugnì, sotto tensione.
Era la prima volta che si batteva contro un Leggendario, del quale per altro non sapeva granché.
Era, strano a dirsi, nervoso, ma non lo avrebbe mai ammesso, ne l'avrebbe dato a vedere.

 
-Cominciate!-
 
-Electivire, usa Breccia!!- ordinò immediatamente il violaceo.
 
-Schiva, Kou, poi Scintilla!-
 
Quando il primo Pokémon si mosse, Wes dovette ammettere che era davvero veloce. Ma nessuno batteva Raikou, nessuno: era l'essenza stessa della velocità, il suo amico. Prima ancora che Electivire potesse muoversi, Raikou gli fu alle spalle e lo colpì con una potentissima scarica elettrica.
Tuttavia, sembrò non ottenere risultati evidenti.

 
-Ma cosa...?- sussurrò il diciassettenne, perplesso.
 
-Ammetto che il tuo Raikou è davvero veloce, ma le mosse Elettro non hanno effetto su Electivire. Anzi, grazie a Elettrorapid aumentano la sua velocità!- spiegò Paul, mentre Breccia colpiva il felino giallo, che cadde bocconi sul terreno.
 
-Raikou!-
 
Paul fece una smorfia di divertimento.
-E questo sarebbe uno dei Leggendari? Ridicolo- proferì, mentre Electivire tornava al suo posto.
 
-Ce la fai, Kou?- chiese Wes al proprio Pokémon, ignorando le beffe del suo avversario.
Cominciava a odiarlo: come si permetteva lui di trattare così il suo amico? Tuttavia si trattenne, riconoscendo anche che la colpa era sua. Era da tempo che non faceva una lotta Pokémon seria.

 
Il Leggendario annuì, rimettendosi in piedi in poco tempo.
Emise il suo verso di battaglia, pronto a colpire di nuovo sotto ordine di Wes, che fu sollevato di sapere il suo Pokémon abbastanza in forze.
-Bene, Raikou, facciamo vedere a questo sfrontato qual'è il vero significato di squadra. Abbiamo giocato un po' troppo, non credi?-
 
-Raaaaai!!- esordì affermativo il felino, puntando le zampe saldamente a terra e guardando l'avversario con sfida.
Sentì chiaramente il peso del ragazzo quando questo gli salì in groppa, ma era talmente abituato ad avercelo sopra che ormai non ci faceva più caso.

 
Il gesto di Wes lasciò basiti tutti gli spettatori che si erano radunati intorno ai tre, in fermento nel vedere il loro neo-idolo lottare, compreso Paul che inorridì.
Nessuno si aspettava che il Campione prendesse parte attiva al combattimento.

 
-Ma che diamine fai?! Questa è una lotta, scendi dal tuo Pokémon!- esclamò Paul, stupito.
 
-Niente affatto. Questo è il nostro modo di lottare, e non mi pare che le tue condizioni vietassero di salire in groppa al proprio Pokémon- ribattè il Campione, mentre si calava gli spessi occhiali riflettenti sugli occhi, nascondendoli all'avversario, e si sistemava meglio sul dorso del felino.
Una volta pronto, ghignò in direzione del violaceo, che sbuffò.
 
-Adesso qualunque cosa subisca Raikou la subirò anch'io- concluse, coricandosi sul Pokémon come fosse sulla sua moto (che aveva lasciato a Auros).
 
-Grrr, se finirai di nuovo all'ospedale non ti pagherò le cure, sappilo- lo avvertì Paul, seccato.
Non aveva minimamente previsto un tale comportamento del Campione, non se aveva un briciolo di amor proprio!

 
-L'unico motivo per cui sono andato in ospedale era il braccio che c'ho rimesso in una sparatoria nel Bosco Girandola. Se sono vivo lo devo a Suicune e Altaria, e anche a Touko che mi ha soccorso appena in tempo- rivelò Wes.
 
-Sì, lo so-
 
-Bene, allora proseguiamo- lo spronò il biondo, ma Paul si fece insicuro.
Davvero poteva permettersi di proseguire la lotta, visto che il suo avversario era entrato personalmente in gioco?

 
-Che c'è, temi di ferirmi?-
 
Lo scherno che sentì nella voce del Campione lo fece imbestialire, perciò ordinò immediatamente al Pokémon di utilizzare Tuono sul campo. Touko riconobbe quella mossa: era la stessa che il violaceo aveva utilizzato per bloccare Altaria, e che aveva quasi colpito il ragazzo.
Moriva dalla voglia di dirglielo, ma in quanto arbitro doveva essere imparziale.
Le pietre che si alzarono rischiarono di colpire i due avversari, ormai diventati uno, ma Raikou schivò con eleganza fulminea e rispedì al Pokémon di tipo Elettro il favore con un nuovo Tuono sul terreno. Nuove pietre si alzarono e stavolta colpirono il bersaglio, che era Electivire.
 
-Non copiarmi!- urlò Paul, snervato.
Se avesse dovuto sconfiggere solo il Pokémon sarebbe stato ottimo, ma con Wes sulla groppa del felino non voleva spingersi troppo oltre. E in più, stare sopra il proprio Pokémon permetteva al Campione di bisbigliare gli ordini direttamente nell'orecchio di Raikou, impendendogli così di sentirli.

 
-E tu non trattenerti! Vedo chiaramente il livello di Electivire con questi occhiali elettronici, e ti assicuro che le statistiche del tuo Pokémon sono elevate. Ma tu lo freni e so perché: temi di farmi male e quindi di scatenare l'ira di Raikou. Sappi che così facendo non vincerai mai, perché Raikou sta utilizzando il minimo del suo potenziale- gli rispose Wes, beffardo.
 
-Questo lo vedremo! Electivire, Tuonopugno!!-
 
Il Pokémon partì nuovamente all'attacco, ma Raikou era già sparito dal suo campo visivo.
Seppe dov'era il suo avversario solo quando gli atterrò addosso e usò Sgranocchio, evitando così che la percentuale della sua velocità venisse aumentata nuovamente. Electivire non poté far altro che soccombere nelle fauci del Leggendario, che, dopo aver stretto la presa per un secondo, l'aveva mollato secondo il volere del suo allenatore.

 
Raikou, e di conseguenza Wes, si portarono lontani dal Pokémon di tipo Elettro e il ragazzo sbuffò, deluso.
-Che noia, non mi diverto per niente- disse, scuotendo il capo mentre tornava seduto.
 
-Breccia, adesso!- esclamò Paul all'improvviso.
 
Un potente Breccia colpì il Pokémon Leggendario, facendolo inarcare. Wes rischiò di perdere l'equilibrio e di cadere seriamente a terra, ma riuscì a tenersi facendo presa sulla piastra frontale di Raikou.
Non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi che un nuovo attacco colpì il suo amico, ripercuotendosi di conseguenza anche su di lui.

 
-Accidenti- borbottò, levandosi gli occhiali e riportandoseli sulla testa.
 
-Non te lo aspettavi, eh?- lo derise Paul, beffardo.
Quella lotta cominciava a entusiasmarlo come non mai.

 
Wes rise di gusto, mentre recuperava l'assetto corretto. Il Pokémon sotto di lui recuperò il suo contegno e soffiò, irritato. Nonostante i numerosi colpi subiti, sembrava non accusare dolore o stanchezza.
 
-Lo ammetto, mi hai sorpreso, ma questa mossa inaspettata è il preludio di una lotta tutta nuova. Dai, fatti sotto che aspettiamo solo te- disse l'allenatore, ghignando.
Anche lui stava provando sensazioni nuove, travolgenti: quella lotta lo stava catturando in maniera inesorabile.

 
-Con piacere!- esclamò il violaceo, poi diede un nuovo ordine a Electivire.
 
Nuovamente Raikou fu talmente veloce da colpirlo alle spalle con Sgranocchio, ma l'altro riuscì a colpirlo con Breccia ancora una volta. Sembravano alla pari, ma in qualche modo sia Paul che Touko sapevano che il Leggendario si stava trattenendo ancor più del solito, a scapito delle parole del biondo.
Il Pokémon non avrebbe mai utilizzato tutto il suo potere e la sua esperienza, non con Wes in groppa: in un certo senso, la presenza del suo allenatore così vicino lo spingeva alla massima concentrazione, ma aveva anche un effetto limitante.

 
Finché il ragazzo fosse rimasto su di lui, avrebbe continuato a stare sulla difensiva, anche se non era ciò che il suo allenatore voleva.
 
-Uff, per non avvantaggiarti siamo costretti a utilizzare solo Sgranocchio. Continuando di questo passo la lotta diverrà una noia mortale, non c'è alcun divertimento- disse il biondo, sbuffando.
Cominciava sul serio ad annoiarsi, anche perché Electivire cominciava a mostrare segni di stanchezza, mentre Raikou era ancora fresco e riposato.

 
-Dannazione, il tuo Pokémon si sta limitando! Io voglio vedere il suo vero potere, perciò torna al tuo posto, Campione- imprecò Paul, snervato.
L'atteggiamento del suo avversario cominciava a innervosirlo.

 
-Manco per sogno, sto molto più comodo che in piedi. E poi, finché Raikou sa che sono vicino a lui, non si scatenerà mai. Nemmeno se fossi al mio posto si lascerebbe andare, poiché contiamo di mantenerci in forze per le lotte che ci aspettano. Questa in confronto è una passeggiata, credimi- rispose Wes, stiracchiando le braccia.
 
-E poi Electivire non ce la fa più, è sfinito. Non è ancora svenuto perché è troppo orgoglioso, ma non reggerà ancora a lungo questa lotta-
 
-Il mio Pokémon è più che in grado di batterti, se solo...- ringhiò Paul.
 
-Se solo fosse più lesto, vero? Rassegnati, Raikou è uno dei Pokémon più veloci che conosca, e fidati quando ti dico che ne conosco abbastanza- lo interruppe il Campione, sereno.
 
-Perciò, per risparmiare tempo, procuriamogli un corto circuito. Vediamo come il tuo Electivire se la cava alle alte velocità. Pronto a vedere i fuochi d'artificio?- continuò poi, puntando gli occhi sul Pokémon avversario.
Poi si rivolse al suo amico giallo.
 
-Forza, Raikou, usa Tuono. E non trattenerti ancora, scatena il tuo potere elettrico-
 
Le parole del giovane inorridirono il felino, che scosse fortemente il capo per negare l'ordine del suo allenatore.
Wes lo incalzò nuovamente guardandolo negli occhi, oro nel rosso, e questa volta la tigre si arrese. Puntò dunque le zampe al terreno e richiamò i fulmini.
Il cielo divenne scuro, coperto da nuvoloni che minacciavano pioggia, e un potentissimo Tuono colpì in pieno Electivire, che, a causa di Elettrorapid, la sua abilità, acquistò moltissima velocità.

 
-Ottimo, adesso dovremmo essere pari. Con la forte scarica che Electivire ha ricevuto, la percentuale di velocità è elevatissima, almeno quanto Raikou. Riuscirà ad adattarsi?-
 
-Questo lo vedremo! Electivire, ora sei dotato di molta velocità perciò non mi deludere ancora. Usa Tuonopugno!!- ordinò Paul.
 
Electivire partì all'attacco, ma non riuscendo a gestire l'altissima velocità di cui era ormai dotato, rischiò di travolgere la folla con la sua mossa. Raikou si mosse soltanto per spostarsi ed evitare il pugno elettrico del Pokémon, ma per il resto rimase a guardare l'avversario mentre si riprendeva dalla confusione.
Wes rise.

 
-La sua stessa abilità gli si sta ritorcendo contro. Il tuo Pokémon non ha la velocità nel DNA, per tanto non è capace di gestirla. E' stato un incremento troppo improvviso, senza contare che penso non abbia mai affrontato un tipo Elettro più forte di lui, tanto da mandarlo in corto circuito- disse, beffardo.
 
Paul si adirò, ma non gli rispose. Quel tipo stava prendendo in giro lui e i suoi Pokémon, che aveva selezionato durante il viaggio a Sinnoh, e stava giocando.
Altro che lotta seria, quello non si stava minimamente impegnando in quella sfida, si prendeva gioco di lui.

 
-Bene, direi che è ora di finirla. Causiamogli un altro sovraccarico, che ne dici Raikou?- disse poi Wes, guardando il Pokémon sotto di lui.
 
-Raai!-
 
-Bene, usa Scintilla su Electivire e facciamola finita- ordinò allora, mettendosi seduto sulla groppa del Leggendario.
Raikou utilizzò la mossa rischiesta, dando un'altra potente scossa al Pokémon che finì esausto.

 
Con un sonoro sbuffo, Paul richiamò il suo Pokémon K.O. mentre Touko annunciava la vittoria del Leggendario, non riuscendo a trattenere l'entusiasmo.
Wes scese dal dorso della tigre gialla, sereno.
-Grazie mille del tuo aiuto, Raikou: ti sei rivelato come sempre un Campione. Ora riposa, forse avrò bisogno del tuo aiuto in seguito- disse, accarezzandolo. Il Pokémon annuì, poi venne richiamato nella propria sfera Poké.
 
Poi Wes si volse verso il suo avversario.
-Ti basta come dimostrazione, o ne vuoi ancora?-
 
-La lotta è a sei Pokémon l'uno, dunque non è ancora finita. Torterra, tocca a te!- disse il violaceo, tirando in campo il suo secondo Pokémon.
L'enorme tartarugone di tipo Erba fuoriuscì dalla pokéball, lanciando il suo grido di guerra.

 
Wes per un po' guardò il nuovo avversario, poi chiuse gli occhi e sorrise rassegnato. Prese un'ultraball dalla cinta, conscio di chi fosse la sua scelta, e poi guardò Paul in modo derisorio.
-Hai perso l'attacco e punti sulla difesa? Suicune, è tutto tuo- proferì, lanciando la sua sfera in aria.

Il Leggendario azzurro ne uscì e guardò il suo allenatore interrogativo, del tipo "dovrei battermi con una mezza calzetta?", ma il ragazzo gli rispose con una scrollata di spalle.
Ancora una volta Wes gli si mise in groppa e sospirò.

 
-Vuoi trattenere anche questo?- gli domandò Paul.
 
-No, a differenza di Raikou Suicune non ha alcuna indulgenza negli attacchi. Non importa chi gli sta sopra o intorno, attacca sempre con la stessa intensità, ovvero il massimo- rispose lui, scuotendo il capo.
 
Il ragazzo dai capelli viola indurì i lineamenti.
"Questa volta non giocherà. Vediamo in quante mosse mette K.O. uno dei miei Pokémon più resistenti" pensò.

 
-Questa volta il match è tra il Torterra di Paul e il Suicune di Wes! Cominciate!- disse Touko, dando inizio alla lotta.
 
Paul non si attardò nel dare ordini al Pokémon, che utilizzò Pietrataglio come dettogli.
Minacciose pietre spuntarono dal suolo piastrellato, distruggendolo e caricando contro il Leggendario che rimase fermo in attesa di ordini. Ad un certo punto, Suicune balzò sulla roccia più vicina, schivando così le altre che spuntavano a comando di Torterra.

 
-Usa Radicalbero!- ordinò nuovamente il violaceo.
Torterra lanciò un'esclamazione e, improvvisamente, dal terreno che stava sotto le roccie cominciarono a crescere alberi e arbusti che bloccarono la vista di Suicune. Quest'ultimo si guardò attorno, in posizione di difesa.
 
-Verdebufera!- 
Una fortissima bufera d'aria si creò proprio di fronte a Suicune, che fu costretto a serrare gli occhi per non ferirseli.
Le foglie degli alberi si staccarono dai rami e vorticarono all'interno della bufera concentrata, colpendo in modo netto e tagliente il Leggendario. Questo non cedette né ai venti né ai tagli che quelle misere foglie gli causavano spinte dal vento, ma doveva ammettere che facevano molto male!

 
-Dannazione, così non possiamo muoverci. Usa Nebbia in modo da guadagnare un po' di tempo- sussurrò il suo allenatore, coprendosi il volto all'interno della sua folta chioma lilla.
Suicune annuì e eseguì la sua mossa difensiva migliore. Una fitta nebbiolina si spanse tra gli alberi, dando al boschetto improvvisato un'aria un po' misteriosa e spettrale.
Torterra, non vedendo dove fosse il suo avversario, interruppe l'attacco e si guardò intorno.

 
-Suicune, usa Geloraggio!- sentì all'improvviso.
Non fece nemmeno in tempo a girarsi che un potentissimo getto di ghiaccio lo colpì in pieno. Fu un un brutto colpo, unito al fatto che era in svantaggio di tipo contro quella mossa, e finì K.O. con una sola mossa.

 
Immediatamente gli alberi si ritirarono, privati della forza energetica necessaria a farli vivere, ma il mosaico per terra era ormai distrutto completamente. Quando la nebbia si diradò sotto comando di Cune, Paul vide il suo Pokémon steso per terra per metà congelato.
Lo richiamò nella sua sfera poké, adirato.

 
"Gli c'è voluto un solo colpo per sconfiggere la mia difesa, maledizione. E' davvero forte, non mi stupisco che il titolo di Campione sia suo nonostante la sua giovinezza. Avrà passato una vita ad allenare i suoi Pokémon" pensò Paul, mentre vedeva Wes che ringraziava il Leggendario e lo faceva ritornare nell'ultraball, rimettendola al suo posto, e Touko annunciava la vittoria del Campione.
 
Poi il biondo si voltò verso di lui, ghignante.
-Eccoci al terzo round. Pronto per una nuova sconfitta?- disse, beffardo.
 
-Fatti sotto, ho ancora quattro Pokémon- disse Paul, tirando fuori un'altra pokéball.
Entrambi mostrarono le loro scelte: il violaceo fece uscire Aggron, mentre il biondo fece uscire Altaria.

 
-Cominciate!- ordinò Touko. E fu l'ora di un nuovo scontro.

 
         
Mentre i due ragazzi si scontravano, sul cielo di Sinnoh l'aereo che era partito da Hoenn stava sorvolando la regione, diretto a Unima.
I passeggeri stavano quasi tutti dormendo, poiché era un viaggio molto lungo.
Tra i pochi svegli c'erano due ragazzi, seduti vicino al finestrino: uno era una ragazza dai capelli rossicci legati in due codine alte, con un piccolo ciuffo sul lato sinistro, che teneva un pesante zaino sulle gambe; l'altro era un ragazzo dai capelli rosso fuoco sparati in aria, che guardava fuori dal finestrino con una mano a fare da sostegno al mento.

 
Ad un tratto la rossa, innervosita da quel silenzio, si voltò verso il suo compagno.
-Sei felice di essere partito?- gli chiese.
 
-Mah... Ti dirò, non ho di certo il tuo entusiasmo- le rispose l'altro, senza voltarsi.
 
-Eddai, stiamo andando da Wes!-
 
-Rui, è questo il problema: non ho idea di che cosa dirgli! Non so nemmeno se mi riconoscerà!- rispose il rosso, sospirando teso.
 
-Non ha mica una memoria tanto fallace il nostro Campione. Vedrai che appena ti vedrà rimarrà senza parole, durante il nostro viaggio non faceva che parlare di te, Michael- disse Rui, posando una mano sulla spalla del ragazzo.

Questo si voltò, piantando gli occhi smeraldini in quelli blu di lei.
-E comunque, non so che dirgli. Non lo vedo da quando aveva quindici anni, ora ne avrà come minimo diciassette, se non diciotto. Due anni... Non posso presentarmi a mio fratello maggiore dicendo un semplice "ciao, fratellone", non posso!- esclamò il rosso, alzando un po' troppo la voce sul finire.
 
-Mic, abbassa la voce! Comunque c'è qualcosa che ti turba, ma non vuoi dirmelo. Non potresti aprirti con me come sempre, come anche tu fratello ha fatto una volta?- disse Rui, triste.
Le dispiaceva vedere il giovane in quelle condizioni.

 
Vedendo però che lui non si degnava di risponderle, sbuffò e si sistemò meglio sul sedile, chiudendo gli occhi. Poi Michael parlò.
-Ho paura che lui non voglia il mio aiuto, che mi cacci via e mi rimandi a casa dicendo che è troppo pericoloso- disse lui, dopo un bel po' di tempo, facendole aprire gli occhi.
 
-Non credo che non ti vorrà tra i piedi, sai?-
 
Michael guardò la ragazza interrogativo.
-Come puoi dirlo?-
 
-Non te l'ho detto, ma Wes ha preso con sé una ragazza di nome Touko. E' una novellina nel mondo Pokémon e non le darei più di quindici anni, come te. Se ha accettato una ragazza così scarsa nel suo gruppo contro il Team Cripto non vedo perché dovrebbe rifiutare il tuo aiuto, tu che hai molta più esperienza di lei- raccontò Rui, sorridente.
 
-Davvero?- chiese il ragazzo, titubante.
 
-Certo! Vedrai che non ti caccerà via, e che sarà contento di vederti- annuì lei, rassicurandolo un po'.
 
-Grazie, Rui, ora sono più fiducioso- la ringraziò Michael.
 
-Non c'è di che! E ora dormiamo, il viaggio è ancora lungo ma entro domani pomeriggio arriveremo-
 
Detto ciò, Rui si accoccolò nella poltrona dell'aereo sulla quale viaggiavano e chiuse gli occhi, tenendo saldamente tra le braccia lo zaino che conteneva la preziosa Cleptatrice.
Il ragazzo guardò fuori dal finestrino un'ultima volta, prima di chiudere gli occhi a sua volta.
"Presto ti rivedrò, fratellone" pensò, felice. Poi si addormentò.

                                                                                                                        *
Ed eccomi nuovamente qui ^^
Come detto, una nuova comparsa c'è stata: Paul!
Anche se si è visto due-tre capitoli fa, è una nuova comparsa comunque! ù.ù
Ringrazio Jeo 95 per la recensione, grazie mille!
Spero che questo capitolo non vi abbia delusi un po'. Il prossimo capitolo verrà postato Mercoledì.
Ciao!

PS: So che molti lo conosco, ma per precauzione inserisco un'immagine di Paul

 
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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

 
 
Ash e i suoi compagni avevano appena raggiunto Zefiropoli quando un boato li fece voltare.
Il suono proveniva dal centro città ed aveva, seppur per breve tempo, coperto le grida della gente.

 
-Ma che sta succedendo?- domandò Ash a Spighetto, che non seppe rispondergli.
 
-Non ne ho idea, andiamo a controllare- disse il verde, correndo verso il nugolo di persone.

Iris e Ash lo seguirono a ruota, curiosi di sapere cosa provocasse tanta euforia negli abitanti di Zefiropoli.
Una volta arrivati, un nuovo boato esplose dentro al cerchio. Gli adulti erano troppo alti perché riuscissero a vedere qualcosa, perciò Iris si arrampicò su un albero e guardò dall'alto la scena.
Al centro della piazza si stava svolgendo una lotta Pokémon degna di una Lega Pokémon.

 
-Cosa vedi, Iris?- le urlò Ash dal basso, ansioso.
 
-E' una lotta Pokémon!- gli rispose, aguzzando la vista per riconoscere gli allenatori.
Purtroppo c'era troppo macello e il mosaico che prima caratterizzava la grande piazza della città artistica ora era un cumulo di macerie.

 
-Tutto questo macello per una lotta? Ma chi è che combatte?!- chiese Spighetto, perplesso.
 
-Uno è un ragazzino dai capelli viola e vestito di blu, l'altro non lo vedo: è coperto... No, aspetta! Ma è Wes!!- strillò la mulatta scura, stupita.
 
-Wes?! Il Wes di prima, il Campione di Auros?!!-
 
-Sì, Ash, chi altri conosciamo con questo nome? Credo stia utilizzando Altaria-
 
-Chi è in vantaggio?- le chiese il corvino.
 
-Senza ombra di dubbio Wes, no aspetta... Accidenti!- esclamò Iris.
 
Ciò che aveva fatto imprecare la ragazza era stato un grosso Geloraggio che si abbatteva sul Pokémon a terra.
L'allenatore di quest'ultimo gridò.

 
-No, Gastrodon!-
 
-E con questo fanno quattro Pokémon. Ne restano ancora due e poi sei finito- disse Wes, mentre Altaria recuperava il suo assetto e si riportava di fronte al suo allenatore.

Paul era davvero arrabbiato dalla facilità con la quale quel tipo lo stava battendo.
-Gastrodon, ritorna. Hai fatto un buon lavoro- disse il violaceo, irritato.
Poi spostò lo sguardo sul suo avversario, che aveva fatto ritornare Altaria nella propria ultraball, e lo guardava pieno di aspettative.

 
-Smuoviti che ho fretta: io e Touko dobbiamo andare ad Austropoli, ci siamo trattenuti fin troppo in questa città- disse il biondo, incrociando le braccia.
 
-Va bene, come vuoi tu. Honchkrow, vai!-
 
Paul lanciò il suo penultimo Pokémon in campo.
La sua scelta era un uccello di tipo Buio, evoluzione del suo Markrow, e Pokémon catturato nel suo viaggio a Johto.
-Uhm... Un tipo Buio, eh? Bene, allora ricambio con il medesimo tipo. Umbreon, è il tuo turno!-
 
Il fedele compagno di avventure di Wes uscì dalla sua pokéball, fiero e deciso.
Si mise in posizione d'attacco, mostrando la stessa sicurezza che il suo amico aveva in viso, e lanciò il suo grido di lotta.
Paul fece una smorfia, ma non sottovalutò quel volpino.
"Anche se è piccolo, ormai ho capito che tutti i suoi Pokémon sono fortissimi. Questo non sarà da meno".

 
-Honchkrow! Non farti sviare dalle dimensioni di questo Pokémon, ho la certezza che è più di ciò che sembra- disse Paul al proprio compagno, senza farsi sentire dall'allenatore di fronte a lui.
 
-Krow!- asserì l'uccello, guardando con tutt'altri occhi il suo avversario.
 
-Bene, vai con Aeroassalto!- ordinò il giovane.
 
Honchkrow volò a velocità sorprendente contro Umbreon, che rimase a guardarlo con sfida. All'improvviso schivò l'attacco.
Poi il suo allenatore gli ordinò di usare Introforza perciò caricò le sue energie e le concentrò in una singola sfera luminosa. Questa andò a cozzare contro il sedere dell'uccello, che ne uscì per fortuna illeso: era riuscito a schivarlo.

 
-Complimenti, vede anche dietro di sé. Vediamo se riesce a vedere anche questo. Umbreon, balzagli sopra e usa Morso!- ordinò Wes, guardando l'uccello virare in aria.

Il suo amico non se lo fece ripetere una seconda volta e, presa una bella rincorsa, saltò in groppa al Pokémon.
Questo, disorientato, cercò di levarselo di dosso eseguendo una serie di volteggi aerei ad altissima velocità, ma il volpino color pece con i segni gialli luminosi continuava a tenersi aggrappato a lui.
Poi Umbreon, stanco di quel gioco, chiuse un'ala dell'uccello - ripiegata lungo il fianco durante l'ennesimo volteggio - tra le proprie fauci e strinse con forza. Il sapore del sangue gli invase la bocca, disgustandolo, ma non mollò la presa, mentre il grido di dolore del suo avversario gli riempiva le orecchie.
Honchkrow, dolorante, cadde in picchiata verso il terreno e lo buttò malamente giù, scrollando l'ala ferita alla quale il volpino era aggrappato.

 
Umbreon cadde rovinosamente a terra, ma non riportò ferite gravi. Lo stesso non si poteva dire dell'uccello che faticava a stare in aria: gli aveva morso uno dei muscoli dorsali.
 
-Bene, e ora stendilo con IperRaggio e facciamola finita- disse Wes, indifferente al dolore dell'uccello.
Il Pokémon prese bene la mira, caricando poco a poco la mossa, ma venne bloccato da una sferzata di aria gelida.

 
Honchkrow, sotto ordine di Paul, aveva preso a girare in tondo con molta fatica e aveva attaccato il suo avversario terreno con Nottesferza. Umbreon non riusciva a vedere nulla, ma la voce del suo amico gli giunse in aiuto.
-Muoviti senza uno schema preciso, Reon! Non lasciargli capire le tue mosse in modo tale che non riesca a colpirti! Usa sempre Finta se ti senti in pericolo!- gli disse, mentre con un braccio si proteggeva gli occhi dal funesto vento.

Il volpino decise di seguire il consiglio del suo allenatore e prese a muoversi senza una tattica, come se facesse un gioco privo di senso.
Sentiva chiaramente che Honchkrow cercava di colpirlo con vari attacchi a distanza, spesso Palla Ombra, ma appena sentiva la presenza di un pericolo lo schivava con Finta come dettogli.
Alla fine l'uccello fu troppo stanco per continuare l'attacco aereo e ridusse poco a poco la potenza di Nottesferza.
Tuttavia, quando il campo ritornò visibile ricevette un potentissimo IperRaggio dritto sul becco e finì K.O. senza poter muovere un muscolo.

 
-Honchkrow non è più in grado di lottare, vince Umbreon!- esclamò Touko, che faceva da arbitro, saltellando e mostrando al violaceo tutta la sua felicità.
 
-Tsk! Come arbitro fai pena- le disse Paul, richiamando Honchkrow.
 
-E tu come allenatore. E ora mostra il tuo ultimo Pokémon- ribatté la brunetta, ridacchiando.
 
-Va bene, Froslass è il tuo turno-
 
Paul fece uscire il suo ultimo Pokémon, di tipo Ghiaccio Spettro, e Froslass uscì in tutta la sua spettrale raffinatezza. In risposta al suo sguardo agghiacciante, diretto a Wes, ricevette una sonora risata da quest'ultimo.
-Finalmente un tipo Ghiaccio! Un colpo di Entei basterà-
 
Il mulatto fece uscire il terzo Leggendario che si mise in posa, fiero e orgoglioso come sempre.
"Un Entei? Froslass non ce la farà mai contro un tipo Fuoco. Maledizione, non avevo calcolato che potesse avere con sé anche il terzo delle tre bestie di Ho-oh" pensò Paul, facendo una smorfia di rabbia.

 
-Cominciate!-
 
-Froslass, Nebbia!-
 
Subito la nebbia scese, rendendo impossibile ai presenti vedere cosa accadesse.
La risatina di Wes arrivò all'orecchio di tutti.

 
-Non basterà un po' di nebbia a salvarti. Entei, Fuocobomba subito!- ordinò il biondo.

Il Pokémon simile ad un leone caricò la medesima palla di fuoco che in precedenza aveva usato Tyranitar contro Sawsbuck e la lanciò verso un punto preciso.
I suoi occhi non risentivano della poca visibilità, perciò il suo attacco centrò Froslass che finì K.O., dato il suo svantaggio alquanto enorme di tipo.
La vittoria ufficiale andò così al Campione, che, richiamato Entei, stiracchiò la schiena e si avvicinò a Paul. Questo aveva già richiamato Froslass e aveva abbassato il capo, abbastanza irritato, per non dire furioso.

 
-E' tempo del mio premio- proferì il Campione, alludendo alla condizione posta dal violaceo prima dell'incontro.
Stranamente Paul, mentre tirava fuori le sue pokéball, era profondamente triste all'idea di perdere uno dei suoi compagni.
"Perché? In fondo, cosa sono loro per me? Che legame ho con loro?".

 
-Ritira pure le pokéball, so chi voglio- gli disse Wes, duro. Paul alzò lo sguardo, furioso.
 
-Chi vuoi?- gli chiese.
 
-Nessuno-
 
-COSA?!- urlò Paul, stupefatto.
Come si permetteva quel tipo prendersi gioco di lui? Un improvviso cambio di umore da parte del giovane che gli stava di fronte lo rese perplesso.

 
-Non voglio nessuno dei tuoi Pokémon. Non perché li considero troppo deboli rispetto ai miei - fidati, ho di peggio da parte - ma perché loro sono tuoi amici. Che razza di persona sarei se ti costringessi a cedermi un tuo amico e compagno di avventure?-

Le parole di Wes lo confusero, ma in un certo senso gli aprirono la mente, come il suo avversario ai quarti di finale della Lega di Sinnoh aveva fatto prima che si perdessero di vista, Ash Ketchum della città di Biancavilla.
 
-Loro sono tuoi amici, come i miei Pokémon sono miei amici. Non ho alcun diritto di recidere il vostro legame, perché sarebbe come recidere il rapporto di fiducia che ho con i miei compagni di avventure. Non potrei mai portartelo via, come tu non porteresti mai via uno dei miei amici- concluse il biondo, porgendogli una mano.
La tipica stretta di mano post-lotta.

 
-Cosa ti fa pensare che non l'avrei fatto?- gli chiese Paul, diffidente.
 
-Nonostante il tuo carattere, sei un bravo ragazzo. E poi, non ti avrei mai permesso di portarmi via qualunque dei miei Pokémon, anche a costo di venir meno alla promessa: per gli amici, sono disposto a fare tutto-
 
Il quindicenne rimase interdetto da quella risposta, ma poi ridacchiò e strinse la mano del Campione con vigore, dopo aver rimesso le pokéball in tasca.
Si guardarono negli occhi, lanciandosi sguardi di sfida giocosa e strafottenza.
Alla fine il nugolo di gente si diradò, ma non dopo aver elogiato il biondo che ne rimase alquanto imbarazzato. Touko gli andò incontro e si congratulò per la vittoria, ma poi, sotto esortazione del suo giovane compagno di viaggio, fece i complimenti anche a Paul - con enorme disappunto.
Proprio quel tipo non lo sopportava.

 
-Forza, andiamo, ora- disse poi Wes, frettoloso. Ma una voce lo bloccò.
 
-Ehi, ragazzi!-
 
Touko, Wes e Paul si girarono e si ritrovarono davanti Ash, Iris e Spighetto.
Questi corsero verso di loro, salutando sia i due che il violaceo, che fu sorpreso di vedere il suo rivale di Sinnoh di nuovo tra i piedi.

 
-Ehi, che sorpresa!- disse Touko, mentre dava un bacio sullla guancia di Iris.
 
-Siamo arrivati quando Altaria ha battuto Gastrodon, Iris ci faceva da telecronaca. Quanto a Gastrodon, Paul! Non avrei mai pensato di rivederti anche a Unima- esclamò Ash, voltandosi poi verso il violaceo.
 
-Già, nemmeno io. Ti ricordi, comunque, che ci saremmo sfidati ancora quando ci saremmo rincontrati?- disse Paul.
 
-Certo! E l'avrai, la rivincita- disse il corvino, ammiccando a Pikachu.
 
-Ora?- chiese Paul, preplesso.
 
-No, devo vincere contro Aloè, e poi i tuoi Pokémon sono stanchissimi-
 
-Tsk, sei lento! Io l'ho già battuta- lo derise l'altro, mostrandogli la medaglia lucida.
 
-Dannato...- borbottò Ash, seccato. Paul era sempre un passo avanti a lui, sin da Sinnoh.
Proprio come Touko con Belle e Komor.

 
-A proposito, come mai avete perso tanto tempo per arrivare qui? Il Percorso 3 non è mica tanto lungo! Noi siamo qui da una settima, almeno- s'intromise Wes, perplesso.
 
-Abbiamo avuto contrattempi per colpa del Team Rocket-
 
Gli occhi di tutti andarono su Spighetto, che aveva parlato.
Wes e Touko erano perplessi, ma Paul aveva l'aria abbattuta.
-Tre Team diversi tutti in una regione. Ancora un altro e Unima diverrà il punto d'incontro di organizzazioni illegali- bofonchiò il primo.
 
-Tre? Gli altri due quali sono?- chiese Iris, curiosa.
 
-Plasma e Cripto-
 
-Ah, vero: scusa. Non hai fatto passi con quest'ultimo?- gli chiese Iris.
 
-Li ho trovati, se è questo che intendi, però c'ho quasi rimesso il muscolo del braccio: un proiettile mi ha preso di striscio, lacerandolo. E, ahimé, sono diventati più forti di due anni fa. Sconfiggerli, così, sarà più difficile- le rispose Wes.
 
-Ahio... Questo vuol dire che non riuscirai a debellarli da Unima?- gli chiese Ash, serio forse per la prima volta in vita sua.
 
-Non dico questo. Solo, impigherò più tempo per concludere il mio lavoro-
 
-Ma di che diamine parlate?- s'introdusse Paul, guardando il Campione di Auros che poco fa lo aveva stracciato in una lotta Pokémon che si voltò verso di lui.
 
Wes lo guardò incerto, poi gli spiegò il vero motivo per la quale si trovava il quella regione.
Agli inizi, il ragazzo si mostrò alquanto beffardo, criticando tutto quanto, ma poi con l'andare del racconto si fece più serio di quanto non fosse mai stato.
Alla fine, con un cenno del capo, Paul donò tutto il suo aiuto alla causa del biondo.

 
-Quando avrai bisogno di una mano, ci saremo anche noi- disse pacato, con un sorriso appena accennato.
 
-Io mi occuperò di tenere a bada il Team Rocket, anche se non sono il Campione di Kanto. D'altronde, quelli m'inseguono sempre perché vogliono il mio Pikachu, chi meglio di me potrebbe trovarli?- asserì Ash, portando le braccia dietro la testa.
Pikachu annuì, mostrandosi d'accordo con il proprio allenatore.

 
-Invece, io mi occuperò del Team Plasma-
 
La frase di Touko strabiliò tutti e preoccupò altrettanti.
Wes si mostrò chiaramente in disaccordo, dicendo che c'era Nardo che poteva occuparsi di loro, ma la brunetta fu irremovibile.

 
-Se un giorno dovrò essere Campionessa, è meglio che mi dia da fare subito per rendere Unima una regione sicura, no? E poi, ricordate N, il figlio di Ghecis? Ogni volta che c'incontriamo mi costringe a lottare. Secondo me, hanno dei progetti e cercano qualcuno che corrisponda a dei requisiti- disse Touko, diretta a Wes che la guardava preoccupato.
 
-E credi che tu possa essere colui o colei che cercano?- le chiese.
 
-Al cinquanta percento di probabilità. N mi sfida sempre a una lotta tra ideali, che altro motivo potrebbe avere?-
 
-E' matto, cosa se no?- s'intromise Iris, con le mani ai fianchi.
Nemmeno lei voleva che l'amica andasse contro un intero Team di malvagi, non aveva i Pokémon per farlo!

 
Touko la guardò male: aveva sperato in un aiuto almeno da parte dell'amica, ma sembrava che la mulatta scura fosse da tutt'altra parte. Una risata da parte del suo compagno di viaggio la fece voltare.
 
-Se credi di potercela fare, non fermerò la tua ambizione. Ma sii cauta, okay?- le disse il mulatto, sorridendole come incoraggiamento.
La brunetta annuì, fiduciosa e contenta di aver trovato almeno un appoggio nella persona più insperata. Anzi, la più insperata era Paul ma non lo aveva nemmeno preso in considerazione per un parere: gli stava proprio antipatico.

 
-Va bene. E poi, tu sarai con me, no?- gli chiese, ricambiando il sorriso.
 
Wes annuì, poi diede uno sguardo al suo orologio. Rialzò il volto e disse che era parecchio tardi: la lotta Pokémon aveva preso molto tempo ed era ora di riprendere il viaggio.
Touko e Wes salutarono gli allenatori e corsero veloci verso il ponte Freccialuce, dove poi avrebbero trovato Austropoli.

                                                                                        *
Ehm... Dopo due giorni di ritardo, rieccomi ^^'
Chiedo immenso perdono per questo alquanto posticipato aggiornamento, ma ho avuto problemi con Internet e mercoledì non ho avuto la forza nemmeno di cenare dopo essere tornata alle otto dal conservatorio (-.-)
Spero che vi sia piaciuto e, per non mancare ulteriormente alla tabella di marcia, posterò il diciassettesimo capitolo domani :)
Ringrazio _LoveCottonCandy e Jeo 95 per le recensione e mi scuso sopratutto con voi due per il ritardo ^^'
Detto ciò, fate un salto domani perché ci sarà il nuovo post.
Ciao!!

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

 
 
Era ormai sera su Unima.
La grande metropoli era più viva che mai: i lampioni che illuminavano ogni singolo tratto di strada e marciapiede, il traffico di auto di chi tornava a casa dopo il lavoro e di chi invece si preparava ad un'uscita tra amici, i negozi aperti fino a tarda sera e il via vai di persone...

 
Tutta questa confusione decisamente non faceva né per Touko né per Wes che erano in confusione.
La brunetta era nata in un paesino quieto, mentre il biondo viveva in una regione desolata: come potrebbero mai non essere confusi di fronte a questo baccano?
Non avevano idea di come muoversi nel traffico né come comportarsi in mezzo a tutta quella gente!

 
-E adesso che facciamo?- chiese Touko a Wes, mentre si guardava in giro e si stringeva a sé per il freddo e per pudicità di fronte alle occhiate dei ragazzi.
Doveva proprio comprare nuovi abiti più invernali di quelli che indossava, ma dove la trovava una boutique adatta a lei in quella metropoli?

 
Il mulatto non le rispose, a disagio mentre camminavano tra gli abitanti di Austropoli. Le ragazze lo guardavano con parecchio interesse e ciò lo rendeva tremendamente nervoso.
Se poi ci si mettevano i ragazzini che fissavano la sua amica, era ancora più in tensione.

 
-Ormai è sera inoltrata, è inutile andare alla palestra, anche perché non sappiamo dov'è. Dovremo cercare un hotel, ma dove andare per trovarne uno affidabile?-
 
-Non credo che ci siano hotel malfamati ad Austropoli: una metropoli così ricca non può che avere ottimi hotel, almeno a tre stelle- disse la brunetta, stringendosi a lui quando un ragazzo tentò di avvicinarla.
 
Wes se ne accorse e le mise un braccio attorno alla vita.
Dopo un po', notò di sottecchi che il medesimo bruno li seguiva a distanza, insieme a degli altri compari. Abbassò un po' il volto, avvicinandolo a quello di Touko che gli arrivava alla spalla.
-Ci seguono- le disse.
 
-Chi?-
 
-Lo stesso ragazzo che ha tentato di avvicinarti. E' con amici e dubito ci mollerà presto- rispose il mulatto.
 
-Riusciremo a seminarlo se ci mischiamo alla folla?- chiese la ragazza, alzando un po' gli occhi.
 
-No, sono più esperti di noi nelle strade e nei vicoli di questa città. L'impatto sembra inevitabile-
 
-Io sono incapace di difendermi, e non voglio mettere in mezzo Haku: se sono armati, lui non può fare nulla- disse Touko, nervosa.
 
-Allora verte tutto su di me. Di nuovo- ridacchiò il giovane, infilandosi in un vicolo.

La brunetta notò questa cosa e gli chiese il perché di questo brusco cambio di direzione.
Wes non le rispose, continuando a tenerla stretta a sé con un braccio mentre con l'altro teneva in mano una ultraball indefinita. I tipi loschi che prima li inseguivano li seguirono ancora, stavolta camminando più in fretta finché non si ritrovarono in un vicolo cieco.
I due allenatori si voltarono verso i quattro che li seguivano e li fissarono, chi atterrito chi con sfida, mentre questi si sistemavano a ventaglio

 
-Cosa volete da noi?- chiese Wes, freddo come il ghiaccio, stringendo Touko.
La mano era costantemente pronta a estrarre immediatamente il suo Pokémon.

 
-La brunetta che porti con te: vogliamo divertirci un po' con lei- rispose il ragazzo che sembrava il leader, senza giri di parole.
Poi all'improvviso si buttarono sui due tutti insieme.

 
Con un ghigno, Wes si abbassò di scatto e schivò così il pugno diretto a lui. Mise Touko dietro di sé per saperla a riparo e sferrò un gancio destro al primo tipo che gli venne a tiro: non lo stese, non era certo così forte, ma bastò a farlo arretrare.
Appena vide una via di fuga, lanciò la brunetta fuori dal cerchio.

 
Libero della presenza dell'amica, ebbe modo di mettere in pratica ciò che aveva imparato a Sulfuria. Giorni e giorni in quella malfamata cittadina di Auros si riversarono sui quattro teppisti.
Touko constatò quanto il suo amico fosse agile mentre lo vedeva lottare contro più ragazzi in una sola volta: schivava con velocità i maldestri tentativi altrui e colpiva con precisione felina.

 
Bisogna sapere che Wes, fin da piccolo, aveva dovuto imparare a difendersi.
Prima di abitare a Villaggio Toko, la famiglia Mokura abitava a Sulfuria, la città meno igienica del mondo, quasi, insieme a Ipogea: proprio lì Tsutai aveva cominciato a prendere brutte abitudini, tanto che per curarlo i dottori gli avevano consigliato di vivere in un posto meno movimentato - da qui la scelta di Toko. Ogni volta che uscivano, c'era sempre qualcuno che gli dava fastidi.
Wes aveva cinque anni quanto ricevette il suo primo pestaggio solo per aver ridacchiato: non era certo un bel ricordo, ma il ragazzo non riusciva a rinchiuderlo in un cantuccio della propria mente e a sopprimerlo, tanto il dolore era impresso nella sua memoria. Da allora aveva imparato a non ridere mai di qualcosa o qualcuno senza aver contato fino a dieci, tecnica che ormai tralasciava perché sicuro che una simile esperienza non gli sarebbe mai ricapitata.
 
Comunque, i quattro teppisti stavano ricevendo tanti di quei colpi che, nonostante due di loro fossero di grande mole, barcollavano seriamente.
Si comportava come se nulla fosse, l'espressione indifferente mentre rischiava d'incassare non solo pugni, ma anche calci in punti scomodi. Alla fine dovette torcere la schiena all'indietro per evitare un braccio che avrebbe anche potuto rompergli il mento vista la velocità con la quale stava avventandosi su di lui, ma in compenso l'ennesimo avversario aveva lasciato un fianco scoperto.

 
Il ragazzo non perse tempo e diede una forte gomitata al costato dell'energumeno, che perse completamente il fiato: infatti, il biondino gli aveva beccato proprio una vecchia ferita mai del tutto rimarginata, ottenuta in uno scontro passato.
Un pugno all'addome colpì il Campione, smorzandogli completamente il respiro.

 
Touko lo chiamò disperata, ma il suo richiamo giunse ovattato alle orecchie del giovane che ricevette un calcio dritto al fianco.
Cadde a terra, con il braccio destro che era guarito abbastanza di recente da reggere il peso di tutto il corpo. Rimase accucciato in posizione fetale per attutire i calci che riceveva dai quattro sconosciuti: sapeva bene che così facendo non avrebbe concluso nulla e avrebbe messo in pericolo Touko, ma non riusciva a ribellarsi a otto piedi contemporaneamente.

 
Touko, mentre il suo amico era fuori combattimento, era finita tra le mani del moro che aveva tentato di avvicinarla prima e costui la stringeva a sé e le solleticava l'orecchio con la lingua, nemmeno fosse un serpente, e le palpava il seno.
 
-Lasciati toccare, gattina- disse il tipo, stringendola forte attorno alla vita e levandole ogni particella d'aria dai polmoni.
 
Per tutta risposta, la "gattina" gli pestò con forza un piede e gli assestò un calcio tra le gambe.
Il ragazzo ululò di dolore, cadendo bocconi per terra nel buio del vicoletto, ma era ancora in grado di muoversi - o quasi. Restavano comunque gli altri tre, che, poteva scommetterci, l'avrebbero battuta in cinque secondi netti se non di meno.
"Ma com'è possibile che nessuno senta il baccano che c'è in questo vicolo cieco? Sono tutti sordi o cosa?!" pensò la brunetta, sfuggendo all'ennesime mani fameliche.

 
Il biondo, che stava lentamente riprendendosi, aprì gli occhi e vide la sua amica intenta a dimenarsi dalle mani di uno dei ragazzi nerboruti. Senza farsi notare, si mise carponi tenendosi con una sola mano mentre con l'altra si tastava il punto dolente. Sputò un po' di sangue dal labbro tagliato chissà come e, digrignando i denti, si mise in piedi con molta fatica.
Poi alzò gli occhi ai suoi avversari.

 
-Lasciatela stare- disse, ansimando per lo sforzo, e i quattro si voltarono verso di lui.

Subito il più grosso gli corse incontro, deciso a prendersi la rivincita per la gomitata al costato di prima, ma appena l'ebbe a portata di mano Wes schivò agile e lo prese per un braccio, portandosi dietro di lui e gli diede una fortissima stoccata al collo con il taglio della mano.
Il gigante s'immobilizzò all'istante: il giovane l'aveva colpito sotto la nuca, un punto molto pericoloso.
Mentre le gambe cedevano all'enorme peso, il biondo ritirò la mano con lentezza: tale gesto fece un certo effetto sugli altri tre, che interruppero qualunque azione stessero facendo prima. Touko ne approfittò per divincolarsi dalla presa dell'energumeno e corse incontro al suo compagno di viaggio, contenta che stesse bene.

 
Wes la prese tra le proprie braccia, sollevato che non le avessero fatto alcunché, e le chiese se stesse bene.
La ragazza annuì, rabbrividendo, e lui la portò nuovamente dietro di sé, fissando poi i tre ragazzi rimanenti con uno sguardo di fuoco che fece presagire altre botte ai diretti interessati.

 
-Allora, riprendiamo da dove abbiamo interrotto?- chiese.
Per aumentare il senso della domanda fece scricchiolare le ossa della schiena e delle braccia, seguite poi dalle dita.
Si levò il cappotto e lo passò all'amica ammiccando, rimanendo così con la canotta nera a collo alto.

 
-Che vuoi fare?- gli chiese lei, preoccupata, mentre prendeva velocemente il capo blu notte che le stava porgendo.
Ovviamente lui non le rispose, misterioso, concedendole solo un sorriso sicuro. Poi tornò con lo sguardo sui teppisti, incrociando le braccia e portando il peso su una gamba.

 
-Allora? Riprendiamo o no?-
 
-Brutto... Addosso, ragazzi! Prima ce lo leviamo di torno, prima potremo divertirci con il premio- esclamò il moro che aveva dato inizio a tutto ciò, chiaramente il leader del gruppetto di malviventi, e tutti si gettarono su Wes.
 
Ma con un ghigno divertito, il ragazzo tirò fuori la pokéball di Umbreon e fece uscire il suo amico di vecchia data.
Si rivolsero un'occhiata d'intesa e il volpino corse nell'ombra del vicolo, mimetizzandosi quasi alla perfezione - c'erano sempre i segni fluorescenti che brillavano di notte e i suoi occhi cremisi.
Poi Wes si ritrovò a doversi proteggere dalle sberle del nerboruto minore.

 
-Tutto qui ciò che sai fare?- lo sfotté il biondo, mentre schivava facilmente i suoi colpi.
In verità gli dolevano ancora il fianco e l'addome, ma tentava di non darlo a vedere cercando di mostrarsi sicuro di sé.

 
Il teppista s'infuriò, cominciando a menare in modo alquanto prevedibile, tanto che quasi quasi il mulatto poteva condurlo dagli altri due e far si che si stendessero da soli. Tuttavia preferì stendere il secondo gigante con lo stesso taglio alla nuca, che mise in atto appena trovò una breccia sicura nella difesa mulinante del suo avversario.
Mentre l'energumeno cadeva a terra (nuovamente) dolorante, un'altro venne messo al tappeto da Umbreon con un IperRaggio.

Il leader, vedendo tutte le sue pedine cadere sotto gli attacchi dell'allenatore e del suo Pokémon, che per altro si stava dimostrando molto forte, arretrò e tentò di fuggire.
Ma Wes gli tagliò la strada e lo bloccò prendendogli le braccia e portandogliele dietro la schiena, chiudendolo in una morsa d'acciaio contro ogni apparenza. Dopo l'infanzia e il periodo adolescenziale che aveva avuto, bloccare il proprio avversario in modo subdolo era diventato un gioco incredibilmente semplice per lui.
Accostò le labbra all'orecchio del teppista e sussurrò una minaccia.

 
-Per questa volta ti lascio andare, ma se ci darete nuovamente fastidi ve la farò pagare cara. Lasciate Touko in pace, okay?- gli disse, mentre il moro fremeva per l'umiliazione.
Questo volse gli occhi per vedere il biondo, ma tutto ciò che vide fu il tatuaggio sul braccio destro del ragazzo.

 
Lo riconobbe subito, poiché prima di abitare ad Austropoli viveva a Ipogea, nella regione di Auros: era il marchio con la quale tutti i componenti del Team Clepto venivano segnati al loro ingresso nell'organizzazione.
"E' un componente dei Clepto...?".
Annuì con vigore, spaventato dalla pessima reputazione che sapeva avesse il Team di Auros.

 
-Vedi come è semplice scendere a patti con me? C'era bisogno di tutto questo macello?- continuò Wes, sibilando minaccioso.
 
-Tu... sei un Clepto, non è così? Riconosco quel tatuaggio, io sono di Auros-
 
Il Campione chiuse ulteriormente le palpebre già abbassante, ricordandosi nuovamente tutte le missioni che aveva svolto sotto gli ordini di Helgonza. Il moro ne approfittò per liberarsi e sferrargli un pugno nello stomaco, non del tutto arresosi.
Tuttavia il colpo fu intercettato da Umbreon che balzò addosso al teppista e gli ringhiò contro.
D'improvviso, questo si ricordò.

 
-Tu sei Wes Mokura, il tirapiedi di Helgonza! Che ci fa un Clepto in libertà!? Per di più, tu!- strillò.
 
Il diciassettenne sospirò pesantemente e lo guardò con sufficienza.
-Il Team Clepto è caduto per mano mia due anni fa, ormai è morto e sepolto-
 
-Tu menti!- gridò nuovamente il moro.
 
Il Campione sospirò di nuovo e ordinò ad Umbreon di lasciarlo andare, poi chiamò a sé Touko. Obbediente, la brunetta gli andò incontro e gli porse il cappotto blu notte, che Wes mise velocemente, senza staccare gli occhi dal teppista che si era alzato.
I due allenatori gli passarono accanto senza guardarlo minimamente.
All'uscita del vicolo, Wes fermò.

 
-Non dateci più fastidi, chiaro? Altrimenti questo "Clepto" ve la farà pagare cara- disse, poi se ne andarono, lasciando il gruppetto di malintenzionati storditi e fuori combattimento.



 
Touko e Wes trovarono un hotel verso tarda sera. L'ora era così tarda perché ogni volta ricevevano indicazioni diverse, finendo così a gironzolare per un'Austropoli nel pieno della vita serale.
Alla fine dovettero ricorrere all'Interpoké di Touko, la cui batteria durò quel che bastava per raggiungere l'edificio più vicino.

 
L'hotel era un quattro stelle dal design raffinato e le finestre in vetro colorato, illuminato dalle mille luci dei faretti: mostrava sfarzo da ogni singolo mattone anche se non era il massimo del lusso.
Gli interni erano molto lussuosi: le poltrone in morbida pelle nera e con rifiniture bianche, i lampadari in cristallo che facevano luce dal tetto alto, i numerosi tappeti persiani sparsi qua e là nei numerosi salottini. I presenti erano tutti vestiti in modo elegante, le donne con pellicce beije o bianche e gli uomini con giacca e cravatta.

 
Touko si sentiva incredibilmente fuori posto, sporca com'era dopo i giorni passati nella natura e con gli abiti rovinati e luridi.
Le occhiate che le donne e le ragazze vestite riccamente le rivolgevano la mettevano a disagio.

 
Strinse la mano del giovane in cerca di un po' di riparo da quegli sguardi insistenti e Wes, accortosi del disagio che provava l'amica, ricambiò la stretta con sicurezza.
Comprendeva in parte il disagio della ragazza: i suoi abiti non erano congeniali a quell'ambiente, e sapeva che tutte le donne davano molta importanza al modo di vestire.

 
Per diminuirle il panico, si recò velocemente al bancone e chiamò il direttore con il campanellino posto sul lato destro, che risuonò con un acuto ding.
L'uomo, vestito ovviamente in modo elegante, accorse ma si stupiì di ritrovarsi di fronte un ragazzo dallo sguardo sicuro che teneva per mano una quindicenne.

 
-In che posso servirla?- chiese educatamente, perplesso.
 
-Vorremmo due camere comunicanti per una notte, quanto viene?- disse Wes, mentre Touko si stringeva al suo braccio sentendosi tremendamente fuori posto.
 
-Non abbiamo stanze libere con queste caratteristiche. Ce n'è una, però, con un letto matrimoniale e uno singolo-
 
-La prendiamo, basta che abbia i letti separati. Quanto è per una notte?- chiese il Campione, sbrigativo.
 
-Duemila pokésoldi, ma voi siete maggiorenne almeno? Perché la ragazzina che vi accompagna non mi sembra nemmeno quindicenne- chiese il direttore, sospettoso.
 
-Diciotto anni compiuti il mese scorso. Le sta bene?-
 
Wes sentì chiaramente lo sguardo di Touko sopra di sé, conscio di aver detto una bugia: in verità li avrebbe compiuti a Dicembre, ma era una bugia detta a fin di bene.
Entrambi avevano bisogno di un bagno caldo e una bella dormita.

 
L'uomo storse i baffi bianchi e annuì. Allorché, il giovane tirò fuori il portafoglio e prese i soldi necessari, posandoli poi sul banco d'innanzi al direttore.
Quest'ultimo con un nuovo ding, stavolta doppio, chiamò il facchino di turno: aveva lunghi capelli scuri che arrivavano fino alle spalle, due occhi verde scuro e la pelle rosata; indossava i tipici abiti che si portavano per quel lavoro, ovvero cappello cilindrico amaranto legato sotto il mento, una giacca del medesimo colore dalla quale spuntava il colletto di una candida camicia e pantalone largo nero.

 
-Sì, signor direttore?- proferì, diligente.
 
-Yui, porta questo signore e la ragazza che lo accompagna alla loro stanza- rispose il direttore, porgendo una chiave al facchino che fece un profondo inchino.
 
-Certo. Seguitemi, vi condurrò alla vostra camera, signor...?- disse Yui, voltandosi poi verso il cliente.
Gli occhi dorati di Wes lo misero subito in soggezione, così come l'espressione distaccata e professionale di chi conduceva un affare illegale.

 
-Sono Wes Mokura-
 
Al facchino luccicarono per un attimo gli occhi, confondendo il ragazzo, ma subito si riprese.
Scortò i due clienti prima su per due rampe di scale e poi per i vari corridoi, fino alla camera n° 50C. Yui annunciò il raggiungimento della destinazione e aprì la porta con delicatezza, girando la chiave placcata d'oro nella toppa perfettamente tenuta della porta.
La stanza che si presentò ai due ragazzi era davvero degna di un principe, ed era una suite normale! Non immaginavano minimamente come potesse essere una suite d'onore, di quelle riservate ai ricconi in viaggio d'affari.
Wes salutò il facchino un gesto del capo e un "grazie", ma questo si fermò sulla porta.

 
-Potreste farmi un autografo? Non per me, io non seguo il mondo dei Pokémon, ma per la mia sorella minore di undici anni- disse Yui, pregante.
 
Nuovamente il giovane Campione venne preso alla sprovvista.
"Ma perché in questa regione mi conoscono tutti? Sono davvero così famoso?" pensò, mentre prendeva il blocchetto e la penna che il facchino gli stava porgendo.
Firmò velocemente il pezzo di carta, poi lo mandò via seccato. Touko si era seduta sul letto singolo e teneva la testa bassa, l'espressione vacua.

 
-Ehi, tutto okay?-
 
La voce del ragazzo la risvegliò, facendole alzare il volto per fissarlo.
Wes la guardava con un misto di preoccupazione e dolcezza. Annuì per tranquillizzarlo, portando però lo sguardo nuovamente sulle sue gambe.
Sentì chiaramente il giovane sospirare, poi il letto sulla quale sedeva si abbassò ulteriormente sotto il peso di Wes che con un braccio le circondò le spalle, portandole la testa sul suo petto.

 
Touko rimase stupita mentre le levava il cappello con dolcezza e le posava un bacio sulla fronte, come fosse il suo ragazzo...
A quel pensiero, arrossì di brutto.

 
-In verità non è tutto okay, ma non ti costringo a dirmelo se non vuoi- le disse, sorridendole appena.
 
-Ho avuto tanta paura...- rispose la brunetta, chiudendo gli occhi.
Si sentiva quasi in un sogno.

 
Il ragazzo aumentò la stretta, comprendendo a cosa alludesse. Rimasero così per un po', poi Wes sciolse la presa e si alzò imbarazzato. Si diresse verso il proprio zaino e ne tirò fuori il pigiama.
 
-Io vado a farmi una doccia, o vuoi tu il bagno per prima?- le chiese, voltandosi verso di lei.
 
Touko alzò lo sguardo e guardò il giovane, sorpresa, poi negò con il capo e si alzò dal letto.
-No, va' tu. Io mi lavo domani mattina, sono davvero stanca. Forse quanto tornerai non mi troverai nemmeno sveglia, quindi buonanotte-
 
Fu la volta di Wes di stupirsi, ma non fece domande.
Annuì e le augurò una buona nottata, poi andò nella stanza adiacente per ripulirsi di giorni passati nella natura, a parte quella settimana nell'ospedale. Al solo ripensarci gli veniva la bile.
Fortunamente il getto caldo della doccia riuscì a calmarlo, perciò si godette l'acqua che scivolava sul suo corpo purificandolo fisicamente.

 
Uscì dal box dopo una decina di minuti, sereno: l'acqua riusciva sempre a tranquillizzarlo e per questo amava molto nuotare. Si avvolse nell'accappatoio e si asciugò la testa con un asciugamano preso dal manico vicino al lavabo.
Una volta che i capelli furono umidicci, si prodigò a infilarsi l'intimo.

 
Nel levarsi il panno che lo copriva per infilarsi il pigiama, s'imbattè nel grande specchio a dimensione umana e quindi nel proprio riflesso: sorvolando sul suo corpo esile ma equilibrato, poteva vedere le numerose cicatrici che il suo passato gli aveva donato.
Molte si trovavano sulle sue braccia, invisibili a un occhio poco attento ma che lui vedeva benissimo, e una era sul suo fianco destro.

Ricordava bene come se l'era procurata: una volta, mentre allenava lo Skarmory fregato a Helgonza per liberarlo un po' dal suo stato di Pokémon Ombra, l'uccello era andato in IperStato e, per trattenerlo, una delle ali taglienti gli avevano ferito il fianco.
Fu la prima volta che finì al Centro Medico.
Ne uscì dopo pochi giorni che gli avevano ricucito la ferita - non era così grave da richiedere troppo tempo, ma perdeva molto sangue - ma era passato un mese, se non due, perché non gli dolesse più.
Eh sì, lui era così: il suo corpo ci metteva poco a guarire, ma anche a disastanza di mesi la ferita continuava a dolere. Certo, toccandolo ora non ci faceva più male, ma prima era un inferno: non poteva piegarsi!
Era peggio che avere un braccio in meno.

 
Distolse lo sguardo e mise il pigiama, uscendo così dal bagno.
La camera da letto era buia, ovviamente: Touko aveva spento la luce per riposare, ma per prudenza aveva lasciato le abat jour del matrimoniale accese per illuminare un po' il suo cammino.
Stranamente, la brunetta aveva scelto di dormire nel singolo: Wes si aspettava che riposasse nel lettone per stare più comoda, ma ancora una volta lo aveva smentito.

 
"Altro gesto di gratitudine?" pensò, guardando l'esile corpo dell'amica avvolto tra le pesanti coperte invernali.
L'unica cosa che riusciva a vedere da quella posizione era un ciuffo ribelle di capelli bruni che uscivano da sotto il lenzuolo sporgente. Quella visione lo fece ridacchiare.

 
Si avvicinò al letto dell'amica per osservarla meglio: non c'era molto da osservare, visto che la brunetta era completamente avvolta nella coperta in stile bozzolo, ma rimase comunque un po' a guardarla.
Scostò la coperta per rivelarne il viso e constatò che era davvero addormentata, forse profondamente. Carezzò la guancia dell'amica e le sussurrò un nuovo augurio, poi si allontanò verso il proprio letto.

 
Una volta sotto le coperte, chiuse gli occhi, stranamente mesto. Non capiva cosa l'avesse spinto ad accarezzare il viso di Touko: forse la tenerezza che gli suscitava, o magari il semplice fatto che vivere quelle avventure insieme li stava avvicinando sempre di più.
Come era accaduto con Rui tempo addietro.
Certo, due anni fa il sentimento che la rossa provava per lui non veniva corrisposto, ma non poteva sapere cosa sarebbe sbocciato tra lui e Touko dopo questo folle viaggio per Unima.

 
-Non c'è alcun modo di saperlo- borbottò, dopo aver sospirato silenziosamente.
 
Si sistemò meglio tra le coperte, sentendo già il suo calore corporeo riscaldare l'ambiente, e lasciò che perdesse conoscenza.

                                                                                                                       *
Rieccomi!
Chiedo ancora scusa per il ritardo nel postare il sedicesimo capitolo e spero che questo vi sia piaciuto =)
Ringrazio Jeo 95 per la recensione ;)
A Martedì, ciao!!

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18

 
 
La prima a svegliarsi, quella mattina, fu Touko.
La brunetta aprì lentamente gli occhi, scostando la coperta pesante che durante la notte aveva portato a coprirle il viso, e fissando imbambolata il tetto della suite che il suo compagno di viaggio aveva comprato falsificando, forse, la sua età.

 
Ripensando a Wes, le ritornarono in mente i fatti accaduti il giorno prima. I visi dei quattro teppisti che avevano cercato, come al solito, di abusare di lei non erano altro che immagini sfocate dalla confusione del dormiveglia che rimbalzavano sulle pareti del suo inconscio.
Era molto, ma molto, grata al biondo per averla protetta nuovamente, prendendosi però un calcio dritto nel fianco.
La irritava terribilmente dover dipendere dalla protezione di qualcuno: se non sapeva difendersi da sé, come poteva essere indipendente?
 
Voltò il capo verso il lettone matrimoniale, dove dormiva Wes. Non riusciva a vedere bene il ragazzo, ma capiva che riposava su un fianco solo. Copriva solo la parte destra del letto, lasciando quella sinistra libera.
Touko aveva voluto che fosse il suo amico a utilizzare il letto più grande per ringraziarlo dell'ennesimo aiuto che lui le aveva dato. Voleva che stesse più comodo di lei, ma sembrava che non volesse usufruire di tutto lo spazio: chissà perché.
 
Decise di alzarsi, riconoscendo che non poteva oziare finché Wes non si fosse svegliato: scostò le coperte con pigrizia, rinunciando al piacevole tepore che l'aveva accompagnata durante il sonno, e si mise seduta.
Stiracchiò le braccia, mugugnando mentre i muscoli e i tendini si stiravano per eseguire gli ordini impartiti dal cervello, e si alzò.
Per fortuna c'era la moquet, perché era a piedi nudi: se fosse stato un pavimento in legno o mattonelle avrebbe avuto i piedi congelati.
Prese un cambio dalla tracolla e si diresse in bagno, più che decisa a farsi un bel bagno caldo e rilassante. Mentre chiudeva la porta e si spogliava, aprì entrambi i rubinetti regolandoli sull'acqua calda e attese che si scaldasse. Appena reputò la temperatura del liquido incolore buona, tappò il canaletto di scolo e s'immerse.
Subito il cambio tra freddo e caldo si fece sentire, confondendola un po', ma non vi badò e si lasciò andare al calore che le scottava la pelle.

 
Rimase ferma a sospirare per un po', poi prese il bagnoschiuma e una spugna e cominciò a passarsela indosso per levare la sporcizia che si era accumulata durante i pernottamenti in mezzo alla natura. Poi fu la volta dei capelli, e lì venne il problema.
In tutto quel tempo che non si era pulita a dovere né pettinata, quasi, i lunghi capelli bruni avevano cominciato ad aggrovigliarsi. Allora, con la prima spazzola che vide, cominciò a sbroiarseli poco a poco, insistendo finché tutti i nodi non si fossero sciolti.

Dopodiché prese lo shampoo per capelli secchi e ne versò un'abbondante quantità in mano: visto che il servizio costava un botto, perché non usufruirne?
Comunque, appena aprì la bottiglia un dolce odore di mela verde si diffuse nella stanza, inebriandole i sensi.

 
-Ottimo, il mio odore preferito- disse, cominciando a insaponarsi la chioma completamente fradicia.
Ripetè la cosa tre volte, per far sì che i suoi capelli si ripulissero di tutto, e uscì dalla vasca con enorme rammarico.

 
Infreddolita dal nuovo cambio di temperatura, si avvolse subito nel primo asciugamano abbastanza grande che vide e rabbrividì un po'. Annodato il panno, si prodigò ad asciugare i capelli che le ricadevano sulle spalle appesantiti dall'acqua e, successivamente a mettersi l'intimo.
Giusto giusto mentre si stava sfilando l'asciugamano che la copriva, qualcuno bussò alla porta del bagno.

 
-Touko, sei in bagno?- le giunse.
Riconobbe la voce del suo compagno di viaggio.
 
-Sì, Wes, è urgente?- gli domandò.
 
-No no, mi domandavo solo dove fossi. Fa' con comodo-
 
Touko tirò un bel sospiro, sollevata. Poi si accorse di una cosa alquanto imbarazzante: si era scordata gli abiti.
Completamente rossa in viso, aprì leggermente la porta e si guardò in giro: nessuno in vista, o almeno così sembrava. Allora, sporse un po' la testa per controllare meglio, ma Wes sembrava proprio scomparso.
Uscì dal bagno sempre con l'asciugamano indosso, anche se aveva l'intimo, e frugò nella tracolla. Non ci mise molto a trovare gli abiti, ma quando alzò il volto si ritrovò davanti un Wes alquanto rosso e con gli occhi sgranati e pieni di imbarazzo.
 
-...-
 
I due giovani rimasero a guardarsi negli occhi, entrambi imbarazzati (lui perché immaginava che ci fosse solo il telo a coprirla, lei perché il ragazzo la fissava dalla testa ai piedi) e incapaci di spiccicare parole.
Di scatto la bruna agguantò ciò che cercava e corse in bagno, al limite della vergogna.

 
Wes rimase interdetto, continuando a guardare la porta oltre la quale l'amica era sparita. Mai si sarebbe immaginato di vedere una ragazza avvolta solo da un asciugamano, ma doveva ammettere che in un certo senso...
Gli era piaciuto.
Certo, l'aveva imbarazzato da morire, ma gli era piaciuto. Non sapeva il perché, ma era stato come provare una nuova esperienza.
"Idiota" si disse da solo e si sfilò la maglia del pigiama. "Sono un idiota, ma anche un ragazzo. Credo sia normale che vedere cose simili alla mia età sia fonte di... eccitazione".
 
Si sbattè una mano sulla faccia per liberarsi di quell'imbarazzante pensiero e continuò a cambiarsi.
Stranamente, i suoi abiti erano quasi privi di sporcizia nonostante fosse stato steso per terra numerose volte, sopratutto ieri.
"Già, ieri: perché ogni volta che toccano Touko mi sale una tale rabbia?" pensò, guardando fuori dalla finestra in attesa che l'amica uscisse dal bagno. "Ogni volta che le accade qualcosa di brutto, d'istinto mi arrabbio. Forse sarà perché non sopporto la violenza in generale: del resto, anche due anni fa, quando salvai Rui dagli scagnozzi di Discoball, mi adirai moltissimo. Ma con Touko sembra... diverso, e non lo comprendo".
 
Sentì chiaramente quando il phon si spense, annunciando l'imminente uscita di Touko dopo quasi un'ora.
Questa uscì dopo fuori dal bagno vestita come sempre, ma priva del cappello e con i capelli sciolti. Appena i loro sguardi si scontrarono, entrambi arrossirono.
"Che imbarazzo..." pensò la ragazza, sorridendogli appena.
 
-Hai finito?- le chiese Wes, apparentemente tranquillo.
 
La brunetta annuì, mettendo l'intimo di prima nella tracolla e raccogliendo la chioma bruna, ormai completamente pulita e morbida, in una coda alta come sempre.
Il cappello non lo mise, preferendo attaccarselo alla tracolla. Wes prese i suoi occhiali dal tavolino vicino all'uscita e uscirono dalla stanza chiudendosela dietro,  il giovane per ultimo, e cercarono di orientarsi attraverso i corridoi.

 
S'imbatterono in numerosi ricconi, che li guardarono dall'alto in basso.
Touko, questa volta, tenne alta la testa, indifferente, ma strinse comunque la mano di Wes, che la consolò attraverso quel semplice contatto. Non si sarebbe mai abituata all'essere guardata, nemmeno dopo anni e anni.

Nella hall non c'era la stessa quantità di persone che avevano visto la sera precedente, ma di certo c'erano le signorine.
E queste, come ieri, guardavano il Campione che interesse, come tutte. E come sempre, Wes le ignorava bellamente, continuando a stringere Touko per la mano.
Al bancone c'era il direttore che li salutò cordialmente: dopo la bellezza di duemila pokésoldi era quasi scontato che li trattasse con i guanti bianchi.

 
-Buongiorno, signore. Ragazzina-
 
-La ragazzina ha un nome, ed è Touko. Comunque, sono venuto a renderle la chiave, noi ce ne andiamo- rispose Wes, irritato dal poco rispetto che quell'uomo mostrava per l'amica.
 
-Come, i due signori ci privano della loro beata presenza così presto?- domandò il direttore, sorpreso, facendolo accigliare.
 
-Ho pagato per una notte, e poi dobbiamo riprendere il viaggio. Siamo allenatori-
 
L'uomo lo sapeva più che bene, che era un allenatore.
Oltre ad aver notato le ultraball che ospitava il ragazzo in piccoli box attaccati ai passanti della cinta, aveva anche ordinato di fare una ricerca sul suo conto: ne era risultato che in verità si trattava del miglior allenatore Pokémon che la desolata Auros avesse mai avuto.

Di per sé, essere il "Campione" di una regione quasi abbandonata a sé stessa non era importante, ma Wes Mokura aveva partecipato a numerose Leghe e sconfitto numerosi Campioni di altre regioni.
Ciò lo rendeva quasi il miglior allenatore del mondo, se non fosse per il fatto che un paio di Campioni li aveva salvati: non aveva mai compiuto un viaggio né a Sinnoh né a Unima, perciò non aveva mai affrontato Camilla e Nardo.
Comunque, il fatto che un semplice diciassettenne - eh sì, era venuto anche a conoscenza dell'effetiva età del giovane - fosse tanto famoso e che alloggiasse nel suo hotel rappresentava un ottimo motivo per trattarlo con i guanti bianchi e sorvolare sul dettaglio dell'età.
 
-Allora auguro buona fortuna ai signori per il futuro. Tornare qui quando più vi aggraderà, ci sarà sempre una stanza libera per voi. Arrivederci!-
 
-Sì, certo- mugugnò Wes, avviandosi verso l'uscita.
Una volta libero da tutto quello sfarzo, rilasciò il fiato.

 
-Adesso?- chiese Touko, guardandolo.
 
-Adesso è ora della tua lotta in palestra, te ne sei forse scordata?- disse il giovane, sorridendole.
 
La brunetta arrossì e si lasciò condurre per le strade di Austropoli alla ricerca della palestra.
Non sapevano cosa cercare, visto che le precedenti due si erano mostrate molto originali: quella di Levantopoli era nascosta in un ristorante condotto da tre fratelli gemelli, che poi altri non erano che i capipalestra; quella di Zefiropoli risiedeva nella biblioteca di Aloè e Cirillo, nascosta dai libri e accessibile solo prendendo un volume preciso, che Aloè indicava con non curanza agli aspiranti sfidanti.

 
-Dunque, vediamo, dove potrebbe essere?-
 
La voce del biondino la riscosse dalle sue riflessione, facendole alzare il volto.
-Non saprei. Aspetta che controllo la mappa sull'Interpoké- rispose Touko, prendendo il videofonino di recente generazione, regalatole per il grande giorno dalla madre Bea, e sbloccando la tastiera digitale.
 
Prima di coricarsi, la bruna aveva messo a caricare il prezioso Interpoké e adesso era carico.
Accese il navigatore e guardò la mappa dell'imponente metropoli, trovando così la via in cui si trovava la palestra. Effettivamente, quando vi giunsero di fronte si trovarono davanti un edificio con lo stemma dei capopalestra.

 
-Come mai questa palestra non è nascosta? A me sembra proprio in bella vista...- borbottò Touko.
 
-Boh... Entriamo, su. Haku è pronto?- chiese Wes, guardandola.
 
-Prontissimo- annuì l'allenatrice, entrando nell'edificio seguita dal ragazzo.
 
Si ritrovarono in una grande serra, piena di migliaia di piante e fiori. Il tetto era completamente fatto in vetro, lasciando passare così una bella quantità di luce che illuminava il campo lotta che si trovava al centro dell'imponente collezione di flora.
-C'è nessuno?- chiese ad alta voce la brunetta, dopo essersi guardata attorno per un bel po'.
 
Un uomo molto giovane, sulla ventina, comparve da dietro un albero: aveva mossi capelli castani che gli arrivavano alle spalle e occhi chiari; indossava una maglietta leggera verde a mezze maniche, una sciarpina bordeaux, pantaloni del medesimo colore con righe nere e scarpe bianche.
-Sì, ci sono io. Serve qualcosa?- chiese.
 
-Sa per caso dov'è il capopalestra?- chiese Touko.
 
-Ma certo, sono io! Il mio nome è Artemisio, al vostro servizio. Cosa posso fare per voi?- esclamò l'uomo, con fare teatrale.
 
"Decisamente eccentrico questo qui" pensò la brunetta, tirandosi un po' indietro per schivare il braccio del capopalestra che si era sollevato in aria durante la presentazione.
-Vorrei sfidarla per ottenere la medaglia di Austropoli, sempre se lei è libero-
 
-Ahimè, al momento non è possibile- rispose Artemisio, scuotendo un po' il capo.
 
-Perché no?-
 
-E' da un po' che sento qualcosa di strano nell'aria, i Pokémon sono preoccupati. Devo tenere tutto sotto controllo, al momento non ho proprio tempo per una lotta in palestra- spiegò il capopalestra, amareggiato.
 
Touko provò ad insistere, ma Artemisio continuò a scuotere la testa. Gli dispiaceva aver lasciato delusa una ragazzina così educata, ma proprio non aveva tempo.
Allora la brunetta si rattristò, abbassando il capo.

 
-Fa niente, sarà per la prossima volta- disse, facendo retromarcia e uscendo dalla palestra-serra di Artemisio.
Wes la seguì, dispiaciuto per l'amica, e provò a consolarla dicendole che avrebbe sempre potuto ritornare un'altra volta per la sfida e andare avanti con il viaggio comunque.

 
-Ma come faccio, scusa? Tornare indietro richiederebbe un sacco di tempo, poi non ce la farei mai per la Lega!- esclamò Touko, sedendosi su una panchina del parco che avevano appena raggiunto.
 
-Non abbatterti così, Touko! Ricorda che ho appresso due Pokémon che ci possono trasportare dove vogliamo, con il loro aiuto tornare ad Austropoli per la medaglia e andare alla Lega basteranno un paio di giorni- le rispose Wes, sedendosele accanto.
 
La brunetta si fece sorpresa e spostò lo sguardo sul giovane, stupita.
-Tu... faresti davvero questo per me?-
 
-Certo, per amici questo e altro! Se posso aiutarti, perché non devo farlo?- esclamò il Campione, annuendo sicuro.
 
La ragazza gli sorrise grata e l'abbracciò. Il giovane ne fu piacevolmente sorpreso e ricambiò il gesto d'affetto ridacchiando, mentre Touko continuava a ringraziarlo e ringraziarlo.
Poi si allontanarono sorridendosi chi felice chi imbarazzato e si alzarono dalla panchina.
-Che facciamo, allora? Proseguiamo per Sciroccopoli?- chiese Touko.
 
-Io intanto direi di andare a mangiare, è quasi l'una- rispose Wes, stiracchiando un po' le braccia.
 
-Okay, andiamo a cercare un locale che accetti anche Pokémon: anche loro devono mangiare- esordì l'allenatrice, piena di energie.
Così, andarono alla ricerca, di nuovo, di un posto per mangiare.
 



Nel frattempo, l'aereo sulla quale viaggiavano Rui e Michael aveva quasi raggiunto Soffiolieve. Per tutto il viaggio il vento era stato favorevole, rendendo il soggiorno quasi piacevole.
A Michael sembrava quasi che il destino volesse che rivedesse il fratello, ormai non più così lontano.
La veridicità dell'imminente incontro con Wes lo turbava, ma lo rendeva anche felice:  non vedeva l'ora di rivedere il fratello maggiore.
Non aveva idea di cosa dirgli per convincerlo a viaggiare insieme, ma sapeva che le parole gli sarebbero venute spontanee.

 
La cosa che più lo turbava era il fatto che avrebbe potuto non riconoscerlo: era cambiato molto in quei due anni. Ma Wes no, sicuramente lui non era cambiato affatto. O meglio, così sperava.
Durante quei brutti tre mesi in cui, sapeva, aveva fatto parte del malfamato Team Clepto, suo fratello era diventato davvero famoso, anche se in modo negativo: nel giornale si leggeva di rapimenti, sparatorie e così via, e in tutti gli articoli spiccava la foto dell'ormai Campione di Auros.
In quelle foto, il piccolo Michael non riusciva a riconoscerlo: quel ghigno malefico non era da lui, quella freddezza che vedeva nei suoi magnifici occhi dorati lo spaventava.
Quello non era il Wes che conosceva.

Ma in seguito venne a sapere che una denuncia anonima aveva riferito l'esplosione della sede del Team Clepto, nascosta nel Canyon Rosso.
Il tredicenne Michael sapeva bene che l'autore di quella esplosione era stato il fratello (era decisamente nel suo stile, una tale uscita di scena), così come sua era la denuncia anonima: il suo fratellone sembrava volere ricominciare da capo.

Aveva seguito le sue lotte in tv, aveva letto le numerose pagine che parlavano di lui che lottava da solo con il Team Cripto, l'altra organizzazione criminale che infestava la desolata regione di Auros. L'aveva visto diventare molto famoso, ma a metà anno non aveva più saputo nulla di lui, se non che aveva lasciato la regione diretto chissà dove.

 
Per il minore era stato un colpo: sapere che il fratellone era andato via lo aveva sconfortato tremendamente. Nella sua mente regnava sovrano il pensiero che non lo avrebbe più rivisto.
Tuttavia, due mesi dopo venne a sapere che il Team Cripto stava approfittando dell'assenza di suo fratello per rimettere in atto i suoi piani. Allora decise che li avrebbe fermati lui, quella volta: voleva che a Wes giungessero le sue azioni, che fosse orgoglioso del fratellino.
Anche lui partì nella notte, senza salutare la madre ormai diventata furiosa per la partenza del maggiore: al contrario di lui, non era per niente fiera del figlio.

 
Si diede molto da fare e i suoi sforzi furono ricompensati con un titolo onorifico poco meno importante di quello di Wes: adesso era il vice-Campione, si può dire. Aveva gestito lui Auros durante l'assenza del fratello.
In tal modo, di certo erano giunte al Campione le voci su di lui. Michael ci sperava con tutto il cuore.

 
-Mic, siamo arrivati!- disse Rui, richiamandolo.
 
Il giovane allenatore voltò il capo verso l'amica e le sorrise affermativo, guardando poi l'aeroporto di Soffiolieve avvicinarsi sempre più. Adesso Wes gli sembrava sempre più vicino e ciò incrementava il suo desiderio di rivederlo dopo tanto tempo. Il sorriso che aveva in faccia era di pura felicità.
-Sì, Rui: siamo arrivati-

                                                                                                                           *
Ed eccomi nuovamente qui con il diciottesimo capitolo.
Ringrazio Jeo 95 per la recensione e lancio un richiamo: Juri, sei ancora tra noi? Anche se non commenti, mi segui ancora?
Chiedo perdono per la tarda ora di aggiornamento, ma sinceramente ieri ho guardato Yu-Gi-Oh! 5D's per tutto il giorno, o quasi ^^', e mi è partita la connesione
Detto questo, spero che il cap vi sia piaciuto e ci vediamo Venerdì!
Bye!!


 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19

 
 
Quando Michael e Rui scesero dall'aereo, il ragazzo non riuscì a trattenersi ed esplose in tutta la sua vivacità. Si mise a correre per l'aeroporto guardandosi in giro, sorridendo di felicità ed esultando.
Rui cercava di stargli dietro, ma i tacchetti che indossava di certo non erano ottimi per correre, a differenza delle scarpe da tennis che indossava lui.
 
-Michael, per favore, basta!-
 
Il rosso si fermò ad aspettarla, saltellando sul posto.
Quando l'amica lo raggiunse col fiatone, il giovane si scusò per la sua impulsività.
-Scusami, Rui, ma non sto più nella pelle- disse, grattandosi la nuca imbarazzato.
 
-Ho notato. Datti una calmata, non sono più abituata a tutto questo movimento da quando non viaggio più con Wes-
 
Michael ridacchò, smettendo di muoversi per stiracchiarsi.
Appena Rui fu in grado di muoversi, i due uscirono dall'aeroporto e si guardarono intorno: Soffiolieve era proprio una cittadina piccola, composta da poche case; in fondo, però, si vedeva il Laboratorio Pokémon.

 
-Che facciamo, adesso? Come raggiungiamo Wes e la sua compagna?- chiese il ragazzo, smarrito.
Non aveva idea di dove andare.

 
-Intanto lo chiamo per avvertirlo che siamo qui- rispose Rui.
 
-Non vorrai dirgli che sono qui!-
 
-No no, tranquillo: lui non saprà chi è la seconda persona finché non l'avrà davanti, come ti ho promesso- lo tranquillizzò lei.
 
-Speriamo che mi accetterà, che nervosismo... Dai, chiamalo e metti il vivavoce: voglio sentire la sua voce- disse Michael, nervoso.
La rossa annuì e prese il suo videofonino, regalo dei nonni.
Compose il numero di Wes e mise il vivavoce. Non attese molto, infatti il ragazzo rispose subito.

 
-Pronto, Rui?-
 
Michael s'immobilizzò, riconoscendo la voce del fratellone ma sentendola comunque diversa, più adulta...
La nostalgia lo invase al solo sentirlo e si scoprì a dover trattenere le lacrime, incredulo. Rui, accorgendosene, gli chiese sottovoce se stesse bene e lui annuì, mentre il Campione continuava a chiamarla dal cellulare.
-Rui, ci sei o no? Guarda che chiudo-
 
-Sì, scusa, ci sono. Volevo dirti che siamo arrivati, siamo atterrati a Soffiolieve- rispose la ragazza subito.
 
-Ottimo, noi siamo già ad Austropoli. Ti... Aspetta. Hai detto "siamo"?-
 
-Sì, ho detto "siamo"-
 
-Rui, chi hai portato con te?- le chiese il mulatto, seccato.
 
Michael dovette trattenere una risata, riconoscendo il tono che il fratello utilizzava sempre quando percepiva una rottura di scatole in avvicinamento. In parte ne era rammaricato, ma era davvero felice di risentire quel tono: significava che non era cambiato in tutto quel tempo.
 
-Qualcuno che non vede l'ora di rivederti. Tranquillo, se è il costo del biglietto che ti scoccia ti dico subito che l'ha comprato con i suoi soldi- rispose Rui, lanciando uno sguardo eloquente al giovane quindicenne.
 
I due rossi poterono sentire un sonoro sospiro provenire dall'apparecchio.
-Non intendi dirmi il suo nome, vero?- disse Wes, seccato.
 
-No-
 
-Va bene, vi mando Altaria e Flygon a prendervi. Niente storie, è il metodo più veloce per raggiungerci visto che non riuscireste mai ad arrivare ad Austropoli in un paio di giorni. Anche perché dopo pranzo noi ci avviamo verso Sciroccopoli. Con la loro velocità dovreste arrivare prima di sera- rispose il Campione, rassegnato.
 
-Okay, ci fai un grosso favore-
 
-Ci vediamo più tardi. Non vedo l'ora di conoscere la persona che "non vede l'ora di rivedermi", anche se ho dei seri dubbi al riguardo. Ti saluta Touko, ciao- disse Wes, poi chiuse la chiamata.
 
Rui riattaccò e sospiro, guardando poi il suo amico: Michael piangeva, sulla sua faccia un misto tra felicità e tristezza.
-Ehi, tutto okay?- gli chiese.
 
-Ha dei dubbi sul fatto che io voglia rivederlo- rispose il rosso.
 
-Non credo che lui dubiti del tuo desiderio. Lui non sa che sei tu la seconda persona, quindi dubita del desiderio di un'altra persona che l'ha conosciuto, visto il suo carattere scostante-
 
-Magari fosse così... Che facciamo nell'attesa?- chiese Michael.
 
-Non saprei... Di certo dobbiamo rimanere nei paraggi per farci vedere dai due Pokémon, quindi non possiamo entrare in un edificio per mangiare. Possiamo provare in un takeaway, ma non mi sembra di vederne in questo paesino. L'unica soluzione è quella di metterci sotto un albero ad aspettare-
 
-Ma io ho fame!- si lamentò il rosso, toccandosi la pancia piatta come quella del fratello.
 
-Scusate...- li interruppe una voce da donna.
 
Entrambi si voltarono, ritrovandosi davanti una donna sulla quarantina con i capelli castano chiaro raccolti in una crocchia bassa e gli occhi azzurri. Portava in braccio un sacchetto della spesa dall'aria molto pesante e con la mano libera reggeva un sacchetto in plastica.
-Sì, signora?- domandò Michael.
 
-Potreste aiutarmi a portare questa roba a casa mia, per favore? Non riesco più a reggerla- li pregò.
 
Subito il rosso prese il sacco che teneva in braccio, tenendole senza difficoltà, mentre Rui prese il sacchetto dalla mano della castana chiara. Questa li ringraziò di cuore e li condusse verso la sua casa.
Li invitò ad entrare, così che potessero posare le borse direttamente nella piccola cucina.

 
-Signora, ma lei vive sola?- domandò Michael, guardandosi in giro.
 
-Sì, perché?-
 
-No, nulla... E' che mi sembra un po' strano che accanto alla sua tv ci siano dei film della Disney- spiegò il rosso, guardando la colonna ordinata di film a cartone.
 
-Oh, quelli... Beh, prima vivevo con mia figlia, ma è partita per il suo viaggio un paio di settimane fa. Ha un anno in meno di te- rispose la donna, guardando nostalgica la pila di DVD.
 
-Come si chiama?- le chiese Rui.
 
-Il suo nome è Touko-
 
-Ehi, ma la conosco! E' una ragazza i capelli bruni lunghi e gli occhi blu?- esclamò la rossa.
 
-Sì, è lei-
 
-Noi dobbiamo raggiungere lei e il suo compagno, se vuole gliela salutiamo!- disse Michael, sorridente.
 
-Vi ringrazio di cuore. Ma potete dirmi chi è questo Wes, il ragazzo che accompagna mia figlia? Se lo dovete raggiungere, lo conoscerete di certo perché non credo che siate vecchi amici di Touko-
 
-Ha ragione, non conosciamo direttamente sua figlia. L'abbiamo vista durante una videochiamata con Wes, o meglio l'ho vista io. Comunque, è vero: siamo molto amici del ragazzo che accompagna sua figlia e le possiamo assicurare che con lui Touko è in perfette mani- disse Rui.
 
-Sì, l'ho capito, ma chi è?-
 
-E' il mio fratellone, ci leviamo due anni. Due anni fa ottenne il titolo di Campione di Auros perché liberò la nostra regione dalla minaccia dei Team Clepto e Cripto. Io posso dire di essere il suo vice, nella scala: il mio nome è Michael. Lei invece è Rui, ha aiutato Wes due anni fa contro i Cripto- rispose il giovane.
 
-Oh, cielo! Ma se è un Campione, allora la vita di mia figlia è costantemente in pericolo!- esclamò la donna.
 
-No no, come le abbiamo già detto, Touko è in ottime mani con Wes: come fu con me tempo addietro, avrà molto a cuore la salute di sua figlia e la proteggerà sempre. E poi, vanta una bella squadra di Pokémon fortissimi, perciò la protezione non le mancherà. Fungerà un po' come guardia del corpo, Wes è molto protettivo con gli amici- la biasimò Rui.
 
-Sul serio? Devo preoccuparmi o no?-
 
-No, signora: conosco molto bene il mio fratellone e le posso assicurare con la massima certezza che Touko non correrà alcun pericolo, a costo di farsi massacrare, cosa ardua!- disse Michael, ridacchiando.
 
Bea rilasciò un bel sospirone, decisa a fidarsi delle parole di quei due ragazzi: le davano una buona impressione, e poi conoscevano bene il ragazzo con cui Touko faceva coppia.
Se affermavano che non c'era di che preoccuparsi e che sarebbe stata protetta, lei era serena. Dopo la scomparsa del marito e la partenza del figlio, non voleva perdere pure la figlia.
-Va bene, mi fido. Ora andate, a meno che non vogliate fermarvi per pranzo-
 
-Non saprei... Altaria e Flygon potrebbero arrivare da un momento all'altro vista la loro velocità, anche perché... Scusi, signora, ma quant'è distante Austropoli da qui?- chiese Rui.
 
-Almeno quattro o cinque giorni- rispose Bea.
 
-Ah, ecco. Va bene, ci tratteniamo per pranzo nella speranza di sentirli arrivare: non vorrei che, non trovandoci, tornassero indietro- rise la rossa.
La madre di Touko annuì e si prodigò a preparare il pranzo. Rui diede una mano mentre Michael uscì fuori dalla casa in vece di vedetta, scrutando il cielo in attesa dei tue Pokémon. Si mise disteso poco lontano dalla casa, guardando le nuvole che si muovevano spinte dal vento che c'era.
 
-Ehi- si sentì dire.
Voltò la testa e si ritrovò davanti un ragazzo sui dodici anni vestito da scolaro con i capelli castani e gli occhi del medesimo colore.

 
-Ciao- lo salutò, confuso.
 
-Il mio nome è Terry, piacere! Ho visto che hai delle pokéball e volevo chiederti di farmeli vedere, se puoi-
 
Michael rimase un po' spiazzato da quella richiesta: nessuno gli aveva mai chiesto di mostrare i suoi Pokémon, mai.
-Perché?- domandò.
 
-Io voglio intraprendere un viaggio quando avrò l'età adatta e devo conoscere quanti più Pokémon possibili!- esclamò il ragazzino, euforico.
 
-Ma i miei Pokémon non provengono da questa regione. Io sono di Auros, non so se la conosci, e i Pokémon di lì sono totalmente differenti da questi- disse Michael.
 
-Non fa nulla!-
 
Il rosso non seppe più che dire per smentire quello che si stava dimostrando un accanito fan del mondo degli allenatori.
Sospirò e prese la pokéball del suo amico Jolteon, facendolo uscire.
L'evoluzione elettrica di Eevee guardò Terry con perplessità, non capendo cosa dovesse fare.

 
-Wow! E' un Jolteon! E' la forma evoluta di Eevee, si ottiene consegnando al Pokémon di tipo Normale la Pietratuono, sbaglio?- esclamò Terry, emozionato, gurdando il Pokémon con occhi luccicanti.
 
-Esatto- annuì il ragazzo di fronte a lui.
 
-Mostramene un altro, per favore!-
 
Michael si mise a pensare a quale altro Pokémon mostrargli quando la voce di Rui lo chiamò.
Si voltò verso la finestra della casa di Bea e vide l'amica sbracciarsi per dirgli che era pronto. Poiché la fame era tanta, e anche la volontà di svignarsela da quella situazione, salutò il ragazzino e tornò in casa con Jolteon sulla spalla.
Una volta dentro si sedette sulla sedia del tavolo, trepidante, mentre il Pokémon saltò in braccio a lui.
 
-No, Jolteon, ti ho detto mille volte che non puoi starmi in braccio quando sto mangiando. Scendi giù, dai, o ti faccio tornare nella pokéball- lo rimproverò Michael, tenendo il Pokémon sotto le zampe anteriori.
 
Il Pokémon di tipo Elettro fu parecchio contrariato nel scendere giù dalle comode gambe del suo padrone e andò a stendersi davanti alla porta con il broncio.
L'espressione del volpino elettrico fece ridere la donna, che stava mettendo i piatti in tavola.
I tre mangiarono per una buona mezz'ora, parlando nel frattempo del più e del meno come se si conoscessero da tempo. Poi la discussione vertè su uno strano argomento.

 
-Allora, Rui, dimmi: tu cel'hai un ragazzo?- chiese Bea a Rui.
 
Subito la rossa s'infiammò.
-N-no... Non ho un ragazzo...-
 
-Strano,  sei una bella ragazza- le disse la madre di Touko.
 
-Sì, me lo dicono anche i miei nonni, ma vede: ho sempre rifiutato le richieste dei ragazzi che erano interessati a me- rispose Rui, un po' triste.
 
-Oh... Ti andrebbe di dirmi perché?-
 
-Due anni fa m'innamorai, ma non ero corrisposta e questo mi fece male. Pensavo fosse quello giusto, ma il ragazzo di cui ero invaghita appena si accorse dei miei sentimenti mi disse subito che non poteva funzionare- rispose la ragazza, posando la forchetta che teneva in mano.
 
-Fu sgarbato?-
 
-No, anzi: me lo disse in modo gentile ma deciso, chiarendo subito che non sarebbe ritornato sulla decisione di non intrattenere un rapporto con me. Mi disse che non ero io il problema: semplicemente, non eravamo fatti per stare insieme- rispose Rui.
 
-Posso sapere il nome di questo tipo?- domandò Bea dolcemente.
 
-Wes-
 
-Il tuo amico!?- esclamò la donna, stupita, sgranando un po' gli occhi.
 
-Già, lui. Non sono l'unica, però, che ha rifiutato: Wes ha una fila di ammiratori molto lunga, composta da ragazze e ragazzi. Non sono poche quelle che gli vanno dietro. Anche numerosi allenatori hanno cercato di strappargli una lotta Pokémon, ma su questo argomento Wes è molto selettivo: pochi sono riusciti a sfidarlo, e ne sono usciti pesti. Il nostro amico è un tipo molto sfuggente e decide lui e solo lui se farsi trovare o meno-
 
-Accidenti, che bella persona!- esclamò sarcastica Bea, facendo ridacchiare Michael.
 
-Già, ha ragione. Mio fratello è molto famoso, ha un grande seguito. In più riesce sempre ad avere l'ultima parola, è davvero incredibile- disse il ragazzo, ingogliando il boccone che aveva messo in bocca.
 
-Già, Wes è un mito- lo appoggiò Rui, ridacchiando.
 
-E tu, Michael? Se sei il "vice" di tuo fratello significa che hai molta esperienza nel mondo dei Pokémon-
 
-Già, modestamente me la cavo bene- disse il ragazzo, imbarazzato.
 
-Modestamente un corno, hai quattro Leggendari!-
 
-Anche Wes-
 
-Aspettate, che intendete dire con "Leggendari"? Parlate dei Pokémon Leggendari, per caso?- lo interruppe Bea, stupita.
Infatti lei, ai suoi tempi, aveva letto che quelle creature non erano per nulla facili da domare e catturare.

 
-Sì. Noi fratelli Mokura abbia quattro Leggendari a testa, catturati lungo il corso dei nostri viaggi contro il Team Cripto. Non li abbiamo cercati noi, ce li siamo ritrovati davanti: li avevano soggiogati come Pokémon Ombra ed era nostro compito farli ritornare normali- rispose Michael.
 
-Accidenti... Beh, si fatto abbastanza tardi... Quando dovrebbero arrivare i due Pokémon?- domandò Bea.
 
-Ormai dovrebbero essere già qui, sono molto veloci- rispose il ragazzo.
 
Proprio in quel momento i due ragazzi sentirono un verso particolarmente familiare, che poteva appartenere ad un solo Pokémon: era Flygon che li chiamava.
Rui e Michael uscirono di corsa dalla casa della madre di Touko e si guardarono intorno. Poi la rossa indicò un punto nel cielo e il ragazzo alzò lo sguardo, vedendo i due Pokémon, che sin'ora aveva visto solo in televisione durante le lotte del fratello, che si avvicinavano a sorprendente velocità.

 
-Sono loro?- chiese Bea dietro i due, portando una mano a proteggere gli occhi dal sole in tramonto.
 
-Sì! Altaria, Flygon! Qui giù!!- esultò Rui, sbracciandosi per farsi vedere dai due volatili.
I Pokémon si volsero subito verso la rossa, riconoscendone la voce, e si avviarono all'atterraggio.

 
Bea, appena li ebbe davanti, rimase incantata dallo splendore che quei due Pokémon emanavano: Altaria atterrò con una grazia incredibile mentre Flygon con decisione e fierezza, salutando la persona che tante volte si era presa cura di lui durante i suoi pernottamenti al Laboratorio Pokémon di Hoenn.
 
-Altaria, Flygon, che piacere rivedervi!- esclamò Rui, abbracciando i due Pokémon, che emisero i loro versetti.
 
Poi, notando che guardavano incuriosito il giovane che per certi versi somigliava al loro allenatore, la ragazza si accostò a Michael e lo presentò:
-Amici, lui è Michael, il fratello di Wes-
 
-Piacere!- esordì il ragazzo, guardando tutto contento i due splendidi esemplari di Pokémon di tipo Drago, emozionato.
 
Entrambi i volatili annusarono il giovane, riconoscendo in parte lo stesso odore di Wes.
Allora gli fecero le feste, contenti di conoscere il ragazzo che aveva accompagnato il loro padrone nell'infanzia, quando ancora non si conoscevano.

 
-Beh, direi che è ora di andare, altrimenti si farà troppo tardi- disse Rui, portando le mani ai fianchi.
 
-Allora vi auguro buona fortuna per il viaggio! Salutatemi Touko e Wes, per favore- disse Bea, sorridendo ai due giovani che la salutarono con un gesto della mano e un "grazie" per il pranzo offertogli.
 
Rui e Michael salirono in groppa, rispettivamente, ad Altaria e Flygon, che, appena furono certi che i loro amici fossero saldi, spalancarono le ali e partirono. Una volta in aria, Michael non potè far altro che spalancare le braccia e godersi il vento che gli sferzava il viso, facendo ridere Rui.
Quando però il ragazzo cominciò a sentire un po' di freddo, si aggrappò al tiepido corpo Flygon in cerca di riscaldamento.

 
-Cavolo che freddo...- borbottò, tremando.
 
Rui, che non sembrava minimamente colpita dal forte gelo, ridacchiò.
-Ma non voli mai con i tuoi amici uccelli?- gli chiese, voltando la testa verso di lui.
 
-Non così spesso, non amo le altezze anche se non soffro di vertigini- rispose il ragazzo.
 
-Bha... Potevamo chiedere l'aiuto dei Leggendari, che corrono anziché volare-
 
-No, Wes sa benissimo che odio le altezze. Voglio che abbia meno indizi possibile su chi sia il misterioso tuo accompagnatore- rispose Michael.
 
-Quante precauzioni per non farti scoprire! Sarà un vizio di famiglia. Ricordo che anche Wes, ai tempi, faceva di tutto per non lasciare tracce del suo passaggio- esclamò Rui, facendo spallucce.
 
-Già, sembrerebbe essere così- disse lui, ridendo.
 
-Speriamo solo che non mi rimandi indietro...- sussurrò poi, improvvisamente triste.

                                                                                                                          *
Salve!!
Perdonate la tarda ora, ma ho potuto postare solo ora ^^'
Ed ecco qui il diciannovesimo capitolo, postato con la sigla completa della prima serie di Yu-Gi-Oh! (molto probabilmente non ve ne importerà un fico secco, anche perché non c'entra nulla con Pokémon).
Ringrazio Jeo 95 e _LoveCottonCandy per le recensioni, grazie!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Il prossimo verrà postato Lunedì, ciao!!

Ps:
Questo è Michael

Image and video hosting by TinyPic E lei è Rui

 
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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20

 
 
Touko e Wes stavano mangiando e parlando, quando all'improvviso il cellulare del giovane squillò.
Infastidito, prese l'oggetto e osservò lo schermo: Rui lo stava chiamando. Premette il tasto di comunicazione e portò il cellulare all'orecchio.

 
-Pronto, Rui?- disse, impaziente.
Tuttavia, dall'altra parte del ricevitore non sentì provenire nessun suono, se non un leggero singhiozzo, che attribuì ad un bambino nelle vicinanze.
 
-Rui, ci sei o no? Guarda che chiudo-
 
-Sì, scusa, ci sono. Volevo dirti che siamo arrivati, siamo atterrati a Soffiolieve- rispose Rui subito.
 
-Ottimo, noi siamo già ad Austropoli. Ti... Aspetta. Hai detto "siamo"?-
 
-Sì, ho detto "siamo"- rispose la rossa, con tono innocente.
 
-Rui, chi hai portato con te?- le chiese, seccato.
 
-Qualcuno che non vede l'ora di rivederti. Tranquillo, se è il costo del biglietto che ti scoccia ti dico subito che l'ha comprato con i suoi soldi-
 
Wes sospirò: dopo cinque mesi passati insieme, aveva capito che, quando l'amica cercava di svicolare un argomento, voleva dire che non intendeva parlare. Tuttavia glielo chiese comunque.
-Non intendi dirmi il suo nome, vero?-
 
-No- rispose lei.
 
-Va bene, vi mando Altaria e Flygon a prendervi. Niente storie, è il metodo più veloce per raggiungerci visto che non riuscireste mai ad arrivare ad Austropoli in un paio di giorni. Anche perché dopo pranzo noi ci avviamo verso Sciroccopoli. Con la loro velocità dovreste arrivare prima di sera-
 
-Okay, ci fai un grosso favore-
 
-Ci vediamo più tardi. Non vedo l'ora di conoscere la persona che "non vede l'ora di rivedermi", anche se ho dei seri dubbi al riguardo. Ti saluta Touko, ciao- aggiunse poi, vedendo che la brunetta cercava di farsi notare per salutare la rossa, e chiuse la chiamata.
 
-E' atterrata?- domandò Touko, incuriosita.
 
-Sono atterrati: si è portata dietro una persona che sembra volermi rivedere, cosa di cui dubito- la corresse lui, sbuffando.
 
-Perché?-
 
-Beh, il mio carattere non è poi così costante: ci sono volte in cui mi comporto da normale ragazzo, altre in cui sono troppo serio, altre in cui non mi faccio vedere per tanto, tantissimo tempo. Non sono un tipo molto... preciso, faccio sempre le cose per come mi va, e ciò non contribuisce affatto ad un rapporto amichevole, non credi?- spiegò Wes, ironico.
 
-Sembri conoscerti a fondo...- borbottò Touko, stupita dal fatto che il suo amico riuscisse a rispondere ad ogni domanda sul suo carattere.
 
-Nah, semplicemente passando molto tempo da solo mi capita spesso di scrutarmi per bene dentro, tutto qui- rispose il mulatto, sventolando una mano svogliatamente.
 
Finirono di consumare i loro pasti non troppo tardi, circa un'ora dopo, e il sole estivo era ancora forte.
Fuori si vedeva il via vai della gente che, dopo la pausa pranzo, tornava a lavoro in macchina, in taxi o a piedi. C'era sempre molto caos in quella città, persino la mattina.
-Bene, ora che abbiamo finito, direi di dirigerci verso il Percorso 4. Cosa ci aspetta?- domandò Wes, rivolto all'amica.
 
In risposta, la brunetta prese l'Interpoké e consultò la mappa della regione, cercando, tra monti e pianure, la posizione di Austropoli: non fu una lunga ricerca, perché la metropoli più grande di Unima era appunto... grande, quindi facilmene localizzabile.
 
-Attorno ad Austropoli c'è il Deserto della Quiete. Il Percorso 4 lo attraversa per un bel tratto, poi si incontra qualche superstrada. Ci sono anche dei cantieri abbandonati dai lavoratori- rispose dopo un po', rielaborando le informazioni che aveva trovato.
 
-Un deserto, dici? Avessimo la mia moto avremmo fatto in un attimo, ma ci toccherà andare a piedi. E' meglio rifornirci di acqua, anche se abbiamo Suicune con noi: non si sa mai-
 
-Wow, una moto! Un giorno voglio farci un giro- esclamò Touko, ridacchiando.
Certo, l'idea di andare nella desolata regione di Auros solo per un giro in moto le sembrava alquanto idiota, però...

 
-Dubito sapresti portarla, ci vuole polso. Anzi, avresti ancor più problemi, dal momento che ha bisogno di manutenzione. Tuttavia, non mi fido dei meccanici che sono a Sulfuria, né tanto meno di quelli a Ipogea: non sono città raccomandabili, anzi sono il covo della malavita. E non posso portarmela appresso, è troppo grossa- disse Wes, con una smorfia.
 
-Ma quante città ci sono nella tua regione?- domandò Touko.
 
-Sono poche, sei al massimo, senza contare piccole costruzioni-
 
-Accidenti, è proprio sperduta! Va beh, io direi di incamminarci verso il Deserto della Quiete e di superarlo velocemente: non è un bel posto, dicono che le tempeste di sabbia siano abbastanza frequenti- disse la brunetta, un po' nervosa.
 
-Ci fermeremo al limitare, così permetteremo a Rui e allo sconosciuto di raggiungerci: preferirei che Altaria e Flygon non restassero troppo lontani da me. Per carità, sanno difendersi magnificamente, ma preferisco averli vicini- disse il mulatto, in pensiero.
 
-Tieni molto agli amici, vero?-
 
-Già, è il mio più grande punto debole: prendine uno e vedi come mi arrabbio, certe volte divento una furia secondo alcuni testimoni- ridacchiò il giovane.
 
-E questo... succede anche quando si tratta... di me?- domandò timidamente Touko, abbassando la testa.
 
Wes voltò il capo, incuriosito dalla domanda dell'amica, e le annuì guardandola come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
-Certo, sei mia amica, no?-
 
Touko arrossì, imbarazzata dall'occhiata del giovane, e annuì, dandosi della stupida.
"Certo che si preoccupa anche per te, imbecille, altrimenti non si sarebbe mai preso la briga di prendersi un calcio nel fianco. A proposito..."
-Come sta il tuo fianco?- domandò all'improvviso Touko, alzando la testa di scatto.
 
-Come...?- le chiese lui, confuso.
 
-L'altra volta, nel vicolo... Quei quattro ti avevano colpito, e mi chiedevo come stessi visto che erano percosse piuttosto pesanti- spiegò la ragazza.
 
-Oh, quello. Tranquilla, è passato da un pezzo. Certo, mi ha preso in un punto un po' particolare, ma sto benissimo. Grazie per avermelo chiesto-
 
Il tono imbarazzato e al contempo irritato di Wes la fece ridacchiare. Poi si alzarono dalle rispettive sedie e si avviarono fuori dal locale che avevano trovato, tornando al solito caos di Austropoli.
Non che dentro il locale non ci fosse chiasso, ma, in confronto alla grande metropoli, primeggiava la seconda.
Una volta fuori all'aperto, rimasero fermi a guardarsi intorno, indecisi.

 
-Bene... Quanto credi ci metteranno i tuoi amici ad arrivare- domandò Touko, con le mani ai fianchi.
 
-Verso sera i miei Pokémon dovrebbero raggiungerci- rispose Wes, incamminandosi.
Touko lo seguì velocemente, tentando di stargli dietro per via della numerosa folla.

 
All'improvviso lo vide bloccarsi e voltare lo sguardo verso un vicolo: in giovane, infatti, credeva di aver visto una tuta da Cripsoldato infilarsi in quello stretto cunicolo, seguito da qualcosa o... qualcuno.
Di scatto, prese a correre verso il vicolo che aveva adocchiato, dimenticandosi di Touko per un momento. Oltrepassò velocemente la strada e s'infilò nel vicolo, ansioso e preoccupato: se ciò che aveva visto non era frutto della sua immaginazione, significava che i Cripto erano arrivati ad Austropoli.
Corse a lungo, inoltrandosi sempre più nell'oscurità. Arrivò in uno strano spazio di un metro quadrato circa, buio per via dei palazzi troppo alti che impedivano alla luce di passare, e vide qualcosa che di certo non era un allucinazione: dei Cripsoldati stavano puntando delle pistole contro un ragazzo scarmigliato e disordinato dall'aria atterrita, e lo stavano interrogando.
Si accucciò dietro un bidone per ascoltare le loro parole.

 
-Rispondi!! Cosa hai sentito?- ringhiò uno dei malfattori, quello più a sinistra.
 
-Non ho sentito nulla, lo giuro, nulla...- balbettò il moro, affannato, irriconoscibile per via delle folte e sporche ciocche che gli coprivano il viso.
 
-Bugiardo! Sappiamo che hai sentito qualcosa, rispondi o ti sparo!- esclamò un'altro Cripsoldato, stringendo saldamente la pistola con entrambe le mani.
 
-Lo giuro, non ho sentito che discutevate di uno strano aggeggio, la Cleptatr...-
 
Il moro s'interruppe all'istante, accortosi di essersi fregato da solo, mentre il leader ghignava al di sotto del casco integrale, accortosi della palese gaffe di quello sporco ragazzo.
Non mancò di fargli notare il suo errore e il moro sudò freddo, tentando di deglutire il groppo che gli si era formato in gola.

 
-Ti sei fottuto con le tue stesse mani, ragazzino. Non avresti mai dovuto impicciarti in affari che non ti riguardano, sei morto- sibilò il Cripsoldato, premendo lentamente il grilletto.
Wes decise che era il momento di intervenire e uscì allo scoperto richiamando la loro attenzione.

 
-Ehi, perché non ve la prendete con qualcuno della vostra taglia?- disse, beffardo.
 
Il moro voltò immediatamente lo sguardo e riconobbe colui che aveva ritardato la sua esecuzione: si trattava dello stesso Clepto che aveva steso la sua banda la sera prima.
Nonostante l'odio che provava per quel tipo, trovò il suo intervento il più bel miracolo mai accadutogli: conosceva l'abilità di quel mulatto nel fare a botte, ma non sapeva se avrebbe vinto contro ben sei tipi armati di pistola.

 
Tuttavia, i Cripsoldati guardarono con la gocciolina il ragazzo, conoscendolo benissimo.
-Oh, no...- borbottò uno di loro, abbassando la pistola e sudando freddo.
 
-Vedo che mi conoscete, Cripto- esordì Wes, con un sorriso da vampiro e le braccia conserte.
Provava un enorme risentimento verso quei Cripsoldati, che, per quanto potessero non far parte del nugolo di Cripto che gli aveva sparato, puntarono immediatamente la pistola su di lui, impietriti.

 
-Chi non ti conosce, Campione- sibilò lo stesso uomo che stava per sparare al moro.
 
-Bene, non devo presentarmi. Allora, intendete seguirmi senza opporre resistenza o volete le maniere forti?- domandò gelido il ragazzo, compiaciuto.
In verità sudava freddo, sapendo cosa rischiava a mettersi contro sei pistole, o meglio cinque dato che uno aveva abbassato l'arma, ma cercò di mostrarsi sicuro di sé.

 
-Non ci arrenderemo mai a te, dannato! Crepa!- esclamò il Cripsoldato, sparandogli contro.
Tuttavia il colpo non andò a segno, poiché il ragazzo si era spostato talmente in fretta da riuscire a schivarlo per un pelo.

 
-Grrr...- disse l'uomo, digrignando i denti per la stizza.
Ogni volta che erano sul punto di fare qualcosa c'era sempre quel dannato ragazzino a interromperli.
Sembrava un maledizione.

 
-Va bene, se non volete le buone... Suicune, Raikou, Entei!- esclamò Wes, lanciando in aria le pokéball dei suoi più forti Pokémon.

I tre Leggendari, una volta fuori dalla piccola sfera, si ersero in tutta la loro altezza e fissarono minacciosi i sei Cripsoldati, che arretrarono trepidanti.
Tentarono di sparare, ma ormai i loro muscoli non rispondevano più ai comandi impartiti loro, mentre i tre Pokémon avanzavano sempre di più, contenti di poter ottenere finalmente la loro vendetta sul trattamento subito. All'improvviso, con uno scatto felino i Leggendari balzarono indosso ai sei umani e li costrinsero a stendersi a terra con una loro zampa sul petto, il loro fiato vicinissimo e gli occhi color sangue di ognuno di loro che minacciavano i Cripsoldati.
 
Wes si avvicinò al moro atterrito e lo riconobbe.
L'ira tornò funesta, ma non poteva che mostrarsi solidale nei confronti di quel ragazzo che aveva rischiato la fucilazione.
Il moro era seduto a terra con gli occhi spalancati e, appena lo vide arrivare, nascose il volto dietro le braccia piene di taglietti, spaventato.

Era un Clepto, in fondo: anche se gli aveva salvato la vita, nulla gli garantiva che non volesse fargli di peggio. Tuttavia, appena Wes lo chiamò, scostò un braccio e vide che gli tendeva una mano.
-Intendi stare lì seduto per l'eternità?- gli chiese poi, vedendo che non si muoveva.
 
Il ragazzo levò anche l'altro braccio e guardò impaurito il biondo che gli stava di fronte, poi accettò la mano e si tirò su.
Cercò di guardarlo negli occhi, ma in quel momento arrivò la stessa brunetta che aveva cercato di abbordare la sera prima. Sotto il suo sguardo sorpreso divenne rosso.
-Ehi, Wes, ma che hai combinato?- domandò Touko, rivolta al suo compagno di viaggio.
 
-Ne abbiamo catturato sei- esordì Wes, tranquillo e compiaciuto di sé.
 
-Cripto?-
 
-Già- annuì poi.
 
La brunetta lo guardò euforica, sentendo che la riabilitazione di Unima si avvicinava sempre più, e guardò i tre Leggendari che sovrastavano i sei Cripsoldati atterriti. Poi tornò a guardare il mulatto, un po' tesa.
-E tu... ti sei fatto male?- gli chiese, turbata.
 
-No, 'sta volta no. Altrimenti non sarei qui a sorriderti, non credi?-
 
Nuovamente Touko sorrise raggiante e guardò poi il moro, che riconobbe quasi all'istante. Lo guardò con non poco astio, memore di cosa lui e la sua banda volessero farle, e domandò all'amico cosa diamine ci facesse lui lì.
 
-Bella domanda, che ci facevi sotto il tiro dei Cripto?- domandò Wes al moro, incuriosito.
Non cel'aveva minimamente con lui e lo trattava da pari, come se nulla fosse successo: tale confidenza spiazzò il ragazzo, che tuttavia decise di rispondere al suo salvatore.

 
-Ho sentito che blateravano di uno strano aggeggio... La Cleptatrice, se non sbaglio. Parlavano di ricostruirla, o qualcosa del genere. Poi mi hanno notato ed eccomi qui-
 
-Cosa, la Cleptatrice?!- esclamò Wes, seriamente preoccupato, prendendolo per un braccio.
 
-Sì, perché? E' un male?- chiese il moro, ma il Campione non lo sentì.
 
Mollò la presa sul braccio del malvivente e si allontanò, scosso.
Touko lo chiamò, preoccupata, e gli mise una mano sul braccio, scoprendolo tesissimo. La mano del mulatto si posò sulla sua, stupendola, in cerca di conforto per quella bruttissima notizia.
-Wes?-
 
-Se i Cripto riescono a ricreare la Cleptatrice e a renderla portatile come la mia siamo tutti nei guai, Touko. Ricordi a cosa serve?- le chiese lui, guardandola in faccia. Era davvero turbato.
Touko annuì.

 
-Serve a catturare i Pokémon direttamente dagli allenatori-
 
-Esatto. La mia fin'ora è l'unica ancora in circolazione, ed è già un male. Se i Cripto riuscissero a crearla in serie, immagina quanti Pokémon scomparirebbero e che andrebbero a ingrossare le loro scorte. Se già adesso sono più forti, con la Cleptatrice tra le mani saranno invincibili!- le spiegò.
 
-Ho fatto proprio bene a chiedere a Rui di portarmela. D'ora in poi sarebbe il caso che tu rimanessi incollata a me- aggiunse poi, guardandola dritta negli occhi.
La ragazza rimase spiazzata dalla paura che lesse nelle sue iridi dorate e annuì, triste.

 
-E io?- li interruppe la voce del moro.
 
-Tu fila a casa e non uscirne mai più- ringhiò Wes, poi si voltò verso i Cripsoldati che lo guardavano con pronfondo astio, ma che ad ogni imprecazione ricevevano un bel ringhio dai Leggendari.
 
Il mulatto li guardò perfido, anche se la tensione provocata da quella notizia era ancora molto evidente.
Prese il cellulare e compose un numero, per poi portarlo all'orecchio. La fredda voce di un'agente femmina rispose al sua chiamata.
-Pronto?-
 
-Salve, il mio nome è Wes Mokura. Chiamo per denunciare l'avvistamento di alcuni membri del Team Cripto nella città di Austropoli. Si trovano in un vicolo nella stessa via in cui si trova Conostropoli, e sono tramortiti- concluse il ragazzo, ammiccando ai tre Pokémon che, con una potente zampata, fecero svenire i sei Cripsoldati.
 
-D'accordo, una pattuglia e da quelle parti. Attendete il loro arrivo- disse la voce.
 
-Arrivederci e grazie- rispose Wes, chiudendo la chiamata.
 
-Ottimo, ora non resta che aspettarli. Andiamo all'imboccatura del vicolo così possiamo farci vedere- disse poi, richiamando i tre Leggendari e avviandosi verso l'uscita seguito da Touko.
Il moro era ormai scomparso.

 
Dovettero attendere la pattuglia di polizia non troppo a lungo. Appena avvistarono una moto con le luci blu e rosse lampeggianti, seguita da numerose volanti, richiamarono la loro attenzione.
L'Agente Jenny si fermò proprio davanti a lui: aveva corti capelli verdeacqua, gli occhi castani e indossava una divisa beije.
-Salve! Siete voi che avete sporto quella denuncia?- domandò, guardando il ragazzo con un velato interesse.
 
-Sì- rispose Wes, indifferente all'interesse che suscitava in quella poliziotta.
 
-Va bene, grazie della soffiata! Porteremo immediatamente questi tipi in cella e verrano tenuti d'occhio ventiquattro ore su ventiquattro- annuì la donna e chiamò a sé gli altri agenti, che accorsero ed entrarono nel vicolo.
 
Ne uscirono poco dopo con i sei Cripsoldati ammanettati e particolarmente intontiti, mentre i vari poliziotti li costringevano a camminare ed a entrare nei sedili posteriori delle loro auto blu. Mentre stavano per andarsene, arrivarono i messaggeri dei Media a rompere le scatole. Subito indondarono di domande la povera Agente Jenny, che cercava di rispondere a tutte le domande con ordine.
Wes e Touko fuggirono appena in tempo, fermandosi solo quando furono di fronte, stranamente, alla palestra di Austropoli.

Il giovane ansimò un po', non troppo stanco, ma lo stesso non si poteva dire per la ragazza che era stremata dalla corsa sfrenata.
-Certo che potevi rallentare un po', no?-
 
-Spiacente, ma non ci tengo a finire in televisione- rispose il mulatto, ripresosi del tutto.
Touko rimase ad ansimare un altro po', poi si riprese e guardò la costruzione che avevano accanto.

 
Le luci erano già accese, sebbene fossero solo le sei del pomeriggio; sembrava non esserci nessuno, anche se, con molta probabilità, c'era Artemisio dentro a gironzolare per gli alberi della sua serra.
Un botto attirò la loro attenzione, e proveniva dall'interno della palestra. Subito i due ragazzi corsero dentro, preoccupati, e per un pelo mancarono un fulmine.
Al centro del campo di lotta si stava disputando la lotta tra Artemisio e Ash: il capopalestra stava utilizzando un Leavanny, mentre il corvino stava utilizzando Pikachu; quest'ultimo era in grave difficoltà, per via della coda avvolta in un solido bozzolo di tela.
 
-Leavanny, usa Entomoblocco!- esclamò Artemisio.
 
-Schivalo, Pikachu!-
 
Purtroppo il topo non riuscì a schivare il colpo, impossibilitato dal bozzolo a muoversi velocemente, e beccò in pieno il colpo, finendo lungo disteso. In seguito, Leavanny lanciò un attacco Verdebufera, contro il quale Pikachu rotolò contro e si liberò dal bozzolo. Nuovamente libero, colpì l'avversario con un Attacco Rapido e Fulmine, sconfiggendolo.
 
-La vittoria è di Ash lo sfidante!- esordì l'arbitro, segnando la sconfitta del capopalestra.
 
Touko era talmente sorpresa che non riuscì a dire nulla, confusa. Non si capacitava di cosa stesse succedendo.
Ci pensò Ash a farla rinvenire, chiamandola a gran voce. Si riscosse e rispose al saluto, confusa, mentre Spighetto, Iris e Artemisio li stavano raggiungendo.
-Ehi, Touko, guarda: ho appena battuto Artemisio. Tu l'hai già vinta la medaglia?- domandò Ash, entusiasta come sempre.
 
-No, quando è venuta ero troppo occupato- disse Artemisio, anticipandola.
 
-Già, mi chiedevo proprio questo. Perché a lui una sfida l'ha concessa mentre a me no?-
 
Il tono indisposto della ragazza fece alzare le mani al capopalestra, che cercò di scusarsi. Le rispose che effettivamente quel pomeriggio c'era stato fermento tra i Pokémon e che un bel gruppo di Venipede aveva dato dei problemi.
-Però ora sono libero e, se hai la pazienza di attendere cinque minuti, accetterò la tua sfida. Giusto il tempo di rimettere in sesto i miei compagni- concluse Artemisio, con un lieve inchino.

 
Touko rimase un po'  sorpresa e annuì, mentre il capopalestra si prodigava per rimettere in sesto i tre Pokémon Coleottero, che era l'elemento di quella palestra.
Artemisio, infatti, era noto non solo per il suo amore per l'arte e la sua abilità nel disegno, ma anche per la passione che aveva per i tipi Coleottero.

 
Dopo pochi minuti, i Pokémon furono nuovamente in grado di lottare. Senza ulteriori indugi, la sfidante si portò nel suo lato di campo e tirò fuori la pokéball di Haku.
Wes si mise a poca distanza da lei, carico di aspettative poiché era da un po' che non vedeva Touko allenarsi; il gruppo di Ash si mise accanto a lui: il corvino non vedeva l'ora di assistere ad una lotta in palestra fatta dalla sua nuova amica, non avendola mai vista lottare dopo la loro sfida.
A fare da arbitro c'era un ragazzo sui venti, lo stesso che aveva arbitrato la sfida tra Ash e Artemisio.
Al suo comando, entrambi gli allenatori mostrarono i prescelti:

 
-Haku, tocca a te!- esclamò Touko, lanciando la pokéball del suo campione.
 
-Whirlipede, vieni fuori!- esordì invece Artemisio. Il Pokémon che aveva scelto era, ovviamente, un tipo Coleottero e le sue movenze ricordavano molto quelle di una ruota.
 
-Cominciate!-
 
Subito capopalestra e sfidante lanciarono i loro ordini.
Servine, veloce, scattò contro Whirlipede e lo colpì con Fendifoglia, ma l'attacco non sembrò sortire particolari effetti. Per risposta, il tipo Coleottero eseguì Rotolamento e gli rotolò contro a velocità impressionante.
Haku riuscì a schivarlo per un pelo, ma venne colpito alle spalle quando Whirlipede tornò indietro derapando.

 
-Cosa...?- sussurrò Touko, mentre Servine si rimetteva in piedi seccato per lo sbaglio.
 
-I tipi Erba non hanno particolare effetto sui tipi Coleottero, mia cara- disse Artemisio, facendo un cenno negativo col dito.
 
-Accidenti, l'avevo scordato...- borbottò la brunetta, ma non demorse.
La sua decisione di tenere Haku in campo sorprese il capopalestra, che espresse la sua perplessità ad alta voce.

 
-Haku è il miglior Pokémon che abbia mai allenato, nonché colui su cui faccio più affidamento. Se deve scontrarsi contro gli allenatori della Lega Pokémon, dovrà essere alla pari di qualsiasi Pokémon di tipo avvantagiato. Per questo non lo ritirerò dalla lotta, anche perché lui non vorrebbe mai- rispose Touko, fiera del suo amico.
 
-Servine!- affermò il serpentello.
 
-Va bene, allora, riprendiamo la lotta. Whirlipede, di nuovo Rotolamento!-
Nuovamente il tipo Coleottero si lanciò a tutta velocità contro Haku, ma questa volta il serpente lo schivò con maggior facilità.
 
-Ascoltami, Haku, non possiamo colpirlo da vicino: diventeresti un tappeto. Colpiscilo con Vorticerba!- ordinò la ragazza.
Immediatamente, un enorme vortice di vento si creò attorno al Pokémon di tipo Erba, che aveva preso a girare su sé stesso come una trottola, e foglie taglienti volarono contro Whirlipede, bloccando la sua corsa.
L'insetto venne colpito in pieno, prendendo un brutto colpo, che lo lasciò barcollante.

 
Artemisio era incredulo, perché quel Servine si stava dimostrando davvero molto forte, e non mancò di farlo notare alla sua sfidante che sorrise.
-Ribadisco che Haku è il miglior Pokémon che ho e che è il mio asso nella manica. E adesso, Megassorbimento!- esclamò la brunetta, puntando il dito entusiasta.
 
Whirlipede, finito lungo disteso, non poteva muoversi perciò le energie che Haku gli tolse lo sconfissero del tutto, mentre quest'ultimo si sentiva rinvigorire.
Artemisio richiamò il Pokémon esausto e mandò in campo un Dwebble dall'aria strana. Negli attacchi che seguirono, Touko comprese perché le sembrava diverso da quelli che aveva studiato a scuola: la pietra sul suo dorso era molto leggera e perciò aveva maggior velocità.

 
-Uff, un problema dopo l'altro... Haku, cerca di liberarti con Fendidoglia!- esclamò Touko, mentre il serpente, schivando l'ennesimo colpo, stava per essere messo alle strette.
 
Haku eseguì subito l'ordine della sua allenatrice e, mentre stava per essere colpito di nuovo, spiccò un balzo e si arrotolò su se stesso. Invece di lanciare foglie taglienti, attribuì alla foglia che aveva sulla coda le proprietà di una lama e colpì Dwebble dritto in testa.
Una volta dietro di lui, prese la pietra dell'avversario con le liane e la scagliò lontano, liberando il dorso di Dwebble dalla protezione che gli aveva sempre fornito la pietra.

 
-Ottimo, e adesso Frustata!-
 
-Dwebble, schivalo, presto!!- esclamò Artemisio, vedendo il Pokémon in difficoltà.
Tuttavia non riuscì a evitare le potenti liane di Servine e, dopo il brutto colpo, era troppo stanco per continuare la lotta.

Il capopalestra richiamò il suo tipo Coleottero e sbuffò, irritato.
"Quel Servine è davvero forte, non mi stupisco che sia l'asso nella manica di questa ragazza".
-Okay, non è ancora finita. Ora manderò la mascote della mia palestra, Leavanny!-
 
Artemisio lanciò la sua ultima pokéball, contente il suo Pokémon prediletto.
Leavanny uscì dalla sfera con grande eleganza, facendo schioccare le antenne. Come sempre, Touko mantenne in campo Haku che, alla vista del Pokémon, sibilò e si mise in posizione d'attacco: non aveva bei ricordi con la sua pre-pre evoluzione, Sewaddle.
Una volta, quando era ancora un cucciolino, si era inoltrato troppo nella foresta e si era beccato delle sonore percosse da uno di quei Pokémon.

 
-Leavanny, usa subito Millebave!- esclamò il capopalestra.
 
Il tipo Coleottero emise il suo verso e subito sputò la stessa sostanza che aveva imbozzolato Pikachu, privandolo della libertà di movimento.
Tuttavia Haku, che era fortemente motivato a prendersi la rivincita su quel dannato Pokémon, distrusse Millebave con le sue liane.
-Vorticerba!- ordinò Touko.
 
-Protezione, Leavanny!-
 
Mentre il vortice di aria e foglie stava per schiantarsi contro il tipo Coleottero, un resistente velo bluastro comparve davanti al Pokémon insetto e lo protesse.
Tuttavia non riuscì a schivare il Fendifoglia di Haku che, approfittando del polverone che si era sollevato, aveva subito passato alla contromossa. Leavanny venne colpita in pieno, ricevendo un certo danno, e arretrò.
 
-Millebave di nuovo, dai!- ordinò Artemisio.
All'improvviso, Leavanny sputò la sostanza vischiosa e Haku si ritrovò completamente imbozzolato in quella schifezza appiccicosa. Il successivo Entomoblocco del Pokémon lo colpì in pieno, provocandogli un brutto colpo che lo lasciò parecchio dolorante.
 
-No, Haku! Cerca di riprenderti!- esclamò Touko, spaventata.
 
Servine non stava per niente bene, ma cercò di rimettersi in piedi.
Voltò lo sguardo verso la sua padroncina, cercando di traquillizzarla ma Foglielama di Leavanny lo colpì così forte che finì addosso alla ragazza.
Touko riuscì ad acchiappare Haku prima che la colpisse e lo guardò con grande preoccupazione.

 
-Haku, credo sia il caso di farti riposare un po'- disse la ragazza, ma il Pokémon scosse fortissimo la testa e balzò giù, rimettendosi faticosamente davanti alla propria allenatrice.
-Ma Haku! Vuoi ridurti come quando lottasti contro Pignite?!- esclamò Touko, stupita.
 
Per tutta risposta il suo amico la guardò con decisione e le fece un cenno affermativo, poi una grandissima luce l'avvolse, abbagliando la ragazza. Appena le fu possibile aprire gli occhi, vide non più un Servine, ma uno splendido Serperior che si scotolava di dosso il Millebave troppo piccolo per contenerlo tutto.
-HAKU!- urlò l'allenatrice, mentre l'ormai serpente emetteva quello che sembrava una bassa risata e guardava il suo avversario compiaciuto.
 
Anche Artemisio era sorpreso dell'evoluzione di Servine e lo guardava incredulo; Wes era parecchio entusiasta dell'enorme passo avanti che Touko e Haku avevano appena compiuto; Ash corse a guardare i dati di Serperiori nel pokédex, emozionato; Iris e Spighetto annuirono, euforici.
 
-Possiamo riprendere la lotta, adesso- disse Touko, mentre Haku si muoveva sinuoso e trepidante.
Certo, non era in perfetta forma, ma vedere la sua padroncina così contenta lo aveva fornito di nuove energie. E poi c'era anche un'altra cosa che voleva provare.

 
-D'accordo. Leavanny, usa Entomoblocco!- ordinò Artemisio.
 
-Haku, Fendifoglia!- ordinò a sua volta, Touko.
 
Serperior strisciò a sorprendente velocità verso Leavanny e lo colpì con la propria coda, causando un brutto colpo al Pokémon di tipo Coleottero Erba che finì lungo disteso.
Leavanny si tirò su a difficoltà, ma un Vorticerba molto potente lo sconfisse del tutto.

 
-Leavanny non è più in grado di lottare, vincono la sfida Serperior e Touko la sfidante!- annunciò ad alta voce l'arbitro, segnando la vittoria dei due amici che si abbraciarono felicissimi.
 
-Evviva, Haku, abbiamo vinto!! E tu sei diventato uno splendido Serperior, che felicità!!!- gridò Touko, stringendo fortissimo il proprio Pokémon.
Questo le si avvolse attorno facendole le feste, mentre Artemisio si avvicinava alla ragazza con un cofanetto in velluto tra le mani.

 
-Questa è la Medaglia Scarabeo, te la sei più che meritata- disse una volta vicino a loro. Aprì il cofanetto, permettendo così alla ragazza di prenderla e di riporla con gioia e cura nel PortaMedaglie.
Tutti i suoi amici si congratularono con lei e con Serperior, che, sotto decisione di Touko, avrebbe viaggiato accanto a loro e non più nella sfera poké come sempre.

Wes l'abbracciò, anticipandola: fu un gesto che sorprese tutti quanti, ma il mulatto non era minimamente dispiaciuto di averla stretta a sé con tanto slancio. Sentiva il bisogno di farle capire quanto fosse fiero di lei e del suo Pokémon, e non aveva trovato altro modo per farlo.
-Wes, ma cosa...?- domandò la brunetta quando la lasciò.
 
-Sono fiero di voi due- rispose il ragazzo, sorridendo loro.
 
Touko rispose al sorriso e stiracchiò le braccia, asserendo che aveva bisogno di un po' di riposo dopo tutto quel movimento. Notarono che era quasi sera e salutarono il nugolo di amici velocemente.
Una volta fuori si misero in marcia subito, quando il cellulare di Wes squillò facendolo trasalire.
Touko e Serperior, rimasto fuori come deciso (anche se con un certo disappunto da parte degli abitanti di Austropoli), si fermarono e lo guardarono prendere il cellulare e portarlo all'orecchio.
 
-Pronto?-
 
-Wes, sono Rui. Siamo sopra Austropoli e vi vediamo- disse la voce di Rui dall'altra parte del microfono.
 
-Oh, fantastico! Atterrate tra gli alberi, non è il caso di creare scompiglio in città. Ci vediamo lì, Altaria avvertirà la presenza del Serperior di Touko. Ciao!- disse Wes, chiudendo in fretta la chiamata e voltandosi verso l'amica.
 
-Andiamo, sono arrivati- disse loro e ripresero la marcia velocemente.
Non vedeva l'ora di riavere la sua Cleptatrice, di rivedere Rui che gli era tanto mancata e di conoscere il compagno che l'amica si era portata dietro senza permesso. L'idea di avere qualcun altro tra i piedi gli sembrava meno brutta in quel momento, sentendo come la necessità di vedere il misterioso tipo.

                                                                                                                *
Salve!
Siamo giunti ad una nuova fine, in cui vediamo un Wes abbastanza euforico, tanto che ha abbracciato Touko di sua iniziativa ;)
Nel prossimo capitolo, per la gioia di chi attendeva la sua venuta, i due fratelli si rincontreranno!
Ringrazio _LoveCottonCandy (sto imparando a scriverlo!) e Jeo 95 per le recensioni, grazie!!
Il prossimo post avverà Giovedì =)
Bye!!!

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21

 
 
Ci volle un po' perché i due ragazzi potessero arrivare al bosco che delimitava un po' di quella città. Il problema principale era il fatto che Serperior, non abituato a strisciare in mezzo alla gente, restava spesso indietro.
Più volte Wes tentò di far ragionare Touko sul fatto di farlo tornare nella pokéball, ma la brunetta fu irremovibile.

 
Dopo lungo tempo riuscirono a raggiungere gli alberi e vi si inoltrarono, un po' stanchi. Non avevano idea di dove si trovassero Altaria e Flygon, ma il ragazzo era fiducioso che li avrebbero sentiti.
Per il resto, il chiassoso rumore di Austropoli stava cominciando ad affievolirsi mentre si allontanavano sempre più dalla civiltà.

 
-Ma dove diamine sono finiti? Non necessitava che s'inoltrassero tanto, bastava il minimo per nascondersi!- sbuffò Wes.
 
-Haku, tu riesci a sentire Altaria?- domandò Touko al serpente, che negò con la testa.
Non riusciva ad avvertire nulla che potesse indicargli la posizione dei due Pokémon e degli umani che accompagnavano.
All'improvviso, però, si vide una colonna di fuoco seguito da un urlo agghiacciante.

 
Senza pensarci ulteriormente i due ragazzi si gettarono a capofitto verso quella che aveva tutta l'aria di essere una mossa Pokémon, seguiti da Haku che strisciava a grande velocità accanto all'allenatrice. Una nuova colonna sorse: erano sempre più vicini. Poi delle voci li bloccarono.
-Non muovere più un dito, ragazzino, o la tua amichetta farà una brutta fine-
 
-Lasciate stare Rui, ora!-
 
Wes inorridì sentendo la seconda voce, mentre un sospetto sempre più grande cresceva in lui.
Gli sembrava così familiare...
Non ci pensò due volte a buttarsi oltre i fitti alberi che li separavano dalla loro meta. Ciò che si ritrovò davanti fu una cosa incredibile. Adocchiò subito Rui, che, traumatizzata, era messa alle strette da un Cripsoldato e teneva saldamente tra le braccia uno zainetto, rifiutandosi di cederlo.
Ma ciò che gli saltò agli occhi fu un Moltres posato sul prato, grande e maestoso, e il suo allenatore accanto: questo aveva disordinati capelli rosso fuoco, inconfondibili.
Non riconosceva altro, poiché gli dava le spalle, ma aveva un'idea di chi avesse davanti.

Tuttavia, la sicurezza di Rui veniva prima perciò richiamò l'attenzione dei Cripsoldati su lui e Touko, che era arrivata alle sue spalle con Haku, da cui arrivò un basso sibilo.
Il ragazzo, a cui attribuiva quindici anni (o meglio, sperava avesse quindici anni), si voltò verso di loro e lo guardò stralunato e incredulo, con le lacrime agli occhi. Wes lo riconobbe subito: era Michael, suo fratello.
Ricambiò lo sguardo e gli si avvicinò velocemente, guardandolo con dolcezza: lo superava di due spanne abbondanti, come sempre.

 
Estrasse la pokéball di Raikou, il quale andò ad affiancare Moltres, pronto ad aiutare i due ragazzi che si scrutavano dall'alto in basso. I Cripto, accortisi del nuovo problema, digrignarono i denti.
-Maledizione, la famiglia è al completo- ringhiò uno.
 
Wes, a quelle parole, alzò lo sguardo su di loro e li fulminò con gli occhi, irritato dalla loro perenne e fastidiosa presenza.
-Se fossi in voi chiuderei quella bocca. Ora liberate immediatamente la nostra amica o la pagherete cara- sibilò.

La minaccia ebbe il consueto effetto, poiché quel ragazzo aveva una notevole fama anche nel mondo della malavita per via dei suoi trascorsi e dei numerosi malvagi che aveva battuto. Lasciarono che la rossa potesse correre incontro al Campione.
Rui si gettò immediatamente tra le braccia di Wes, che non esitò ad abbracciarla come più volte aveva fatto con Touko, ma lo fece senza alcuna esitazione.
Sempre tenendo lo zaino tra le braccia, la ragazza si strinse a lui, sollevata dal timore che riusciva sempre a incutere il mulatto. Dopo un po' la lasciò alle cure di Touko, che li aveva raggiunti, e sfidò con lo sguardo i quattro Cripsoldati.

 
-Allora?- disse, beffardo.
 
Impauriti, i Cripto digrignarono i denti, ma l'orgoglio impediva loro di muoversi per fuggire.
Nemmeno l'idea di avere davanti dei Leggendari più un serpente formato gigante li smuoveva.
Solo quando Raikou ruggì, infastidito, batterono in ritirata, giurando che prima o poi avrebbero prevalso. Quando i quattro furono scomparsi, Wes sentì delle braccia che lo avvolgevano di slancio.

 
Voltò immediatamente il capo e si ritrovò davanti i fiammeggianti capelli - ancora stentava a crederlo - del fratello.
Michael lo stringeva fortissimo, quasi privandolo del fiato, e poteva sentire dei singhiozzi provenire da lui. Non aspettandoselo, rimase stupito.

 
-Finalmente ti vedo, dopo tanto tempo... Fratellone- sussurrò il rosso, piangendo.
 
Ridacchiando, ricambiò subito l'abbraccio, nascondendo il volto nei capelli del fratello e chiudendo gli occhi con un sorriso.
Dopo un po', entrambi recuperarono il contegno e si scrutarono radiosi.
-Non vedevo l'ora di rivederti, fratellone. Mi sei mancato- esordì Michael, euforico.
 
-Anche tu mi sei mancato, Mic. Abbiamo tanto da raccontarci, dopo due anni. E a tal proposito, mi dispiace non essermi mai fatto vivo quanto meno con te- rispose Wes, rammaricato.
Anche se l'incontro con suo fratello minore l'aveva riempito di nuova gioia, aveva sempre temuto quel momento per un motivo ben preciso.

 
-Hai ragione, come sempre. Però credo sia il caso di affrontare questo argomento davanti a un bel fuoco, sono sfinito- rise il rosso, felice.
 
-Certo, ormai è troppo tardi per proseguire il cammino. Anche perché domani ci aspetta un deserto- disse, incamminandosi. Subito Michael lo seguì e Rui e Touko, non vedendo cosa fare, li seguirono con un'alzata di spalle.


 
 
La passeggiata nel bosco alla ricerca di un posto fu abbastanza tranquilla e priva di problemi.
Tuttavia c'era molto silenzio nel gruppo.
Anche Rui taceva, cosa molto insolita, e camminava di fianco a Touko, che era preceduta da Michael. Questo seguiva Wes e ne guardava le spalle con espressione triste, non capendo l'improvviso mutismo del fratello.
Eppure prima si era mostrato tanto felice di rivederlo...
Durante l'attacco dei Cripto, mentre Rui era in mano loro... Aveva proprio sperato che Wes comparisse all'improvviso e li cacciasse via come solo lui sapeva fare. E così era stato: come se il suo desiderio fosse stato realizzato, eccolo lì a fulminare con i suoi occhi dorati i Cripsoldati.
 
Non era cambiato molto: rispetto all'anno e mezzo mancato, i lineamenti del suo viso si era fatti più sottili ma decisi, i capelli erano cresciuti; ma lui era rimasto lo stesso: stesse movenze, stesso modo di fare tenebroso ma spiccato.
Gli occhi erano gli stessi e poteva leggere l'identica durezza e maturità che lo avevano contraddistinto tra gli altri ragazzi della regione di Auros.
Ma adesso... Era distante e chiuso in sé. Michael sapeva che c'era qualcosa che lo turbava e temeva che fosse lui la causa del suo mutismo.
Era deciso a chiedergli perché fosse così serio, ma non capiva quale fosse il miglior momento.

 
Una volta trovato uno spiazzo sufficientemente largo per ospitarli, Wes lasciò i tre ragazzi per andare a prendere della legna da ardere. Michael si offrì di aiutarlo, ma lui scosse la testa e declinò l'aiuto, usando come scusa il fatto che potevano essere attaccati ancora e le due ragazze andavano protette.
Davanti a quella scusa, molto plausibile, il rosso non seppe che dire e rimase così davanti al fuoco con le due ragazze.
Era parecchio incuriosito dalla brunetta, di cui ancora conosceva a malapena il nome, che sedeva accanto a lui e teneva timidamente la testa bassa, e dal serpente che le riposava accanto.
Rui fu la prima a rivolgerle la parola.

 
-Allora, tu sei Touko, giusto?- le domandò, facendole alzare il capo e mostrando grandi occhi blu.
 
-Sì, e tu sei Rui, sbaglio?-
 
-Centro- rispose l'altra, facendole l'occhiolino.
A Touko diede l'impressione di una ragazza molto vivace e piena di vita, un di quelle che colgono al volo un occasione e vivono alla giornata.

 
-E questo Pokémon, invece?-
 
La brunetta volse il capo verso Michael, sorridendogli, mentre il serpente apriva lentamente gli occhi rosso sangue e fissava anche lui il ragazzo.
-Lui è Haku. Si è evoluto oggi, è il mio starter- rispose Touko, cordiale, scrutando il giovane volto del fratello di Wes.

Non si somigliavano granché, notò: la carnagione era parecchio più pallida del suo amico e gli occhi, seppur ugualmente chiari ma di un intenso color smeraldo, avevano qualcosa di diverso ed erano grandi rispetto a quelli del mulatto, i quali erano più affilati.
E poi c'erano i fiammeggianti capelli rossi raccolti con una fascia blu scuro in fronte, che gli davano un'aria alquanto insolita, e le folte sopracciglia rossicce che contornavano gli occhi donandogli una grande sicurezza.
Tuttavia riusciva a riconoscere la stessa testardaggine di Wes in quelle grandi pozze smeraldine, e lo stesso orgoglio, tipico tratto maschile.
 
-Wow, uno starter evolutosi nella forma finale in sole due settimane, eccezionale! Comunque io sono Michael, il fratello minore di Wes. Ho quindici anni- esclamò il ragazzo con un sorriso solare.
 
Touko ricambiò il sorriso, trovandosi subito a proprio agio nei confronti di quel ragazzo così vivace.
Non ricordava di aver mai visto il mulatto sorridere tanto, Michael era proprio l'opposto.
-Io sono Touko ed ho quattordici anni. Allora, Michael, hai anche tu una squadra fortissima come quella di Wes?-
 
-Diciamo di sì. Sono anch'io il Campione di Auros, sebbene rappresenti una sorta di "vice" in confronto a lui- rispose il rosso.
 
-Caspita, quindici anni e sei già Campione! Hai mai pensato di sfidarlo ad una lotta Pokémon per contendervi il titolo effettivo?- domandò la brunetta.
 
-No, non intendo sfidare Wes. Anche fosse, non lo batterei mai: lui ha molta più esperienza di me ed è tremendamente furbo, ed anche audace. A differenza mia, non ha paura di ferire la gente se è necessario ed è bravissimo a mettere a disagio le persone, ed anche a piegare il loro volere. Riesce ad incutere una tale paura quando vuole...-
Il tono d'ammirazione con cui Michael parlava del fratello maggiore era più che palese: si vedeva quanto stimava il diciassettenne, si leggeva anche negli occhi.
 
-Gli vuoi molto bene, vero?- gli chiese, intenerita dall'espressione sognante che aveva in viso.
 
-Wes per me è un punto di riferimento solido. Fu lui a occuparsi di me quando papà se ne andò, e nostra madre era troppo depressa per badare a noi. Mi proteggeva sempre in caso di risse e riusciva sempre ad avere l'ultima parola. E poi, era anche temuto dai nostri compagni: con il suo aspetto e la sua pacata indifferenza era molto popolare-
 
-Tutti lo ammiravano, lo ammiravo anch'io, ed era molto richiesto. Nonostante la bassa media scolastica, riusciva a impressionare i maestri quando esponeva una tesi. Era, ed è ancora, un tipo molto carismatico, di quelli che con poche parole riescono a portare una giuria dalla loro parte. In più passava spesso il tempo da solo con Umbreon ed Espeon, indifferente a quanto accadeva intorno a lui. A nascondino, quelle rare volte che si concedeva una partita, era impossibile trovarlo, e lo è tutt'ora: se lui non vuole farsi trovare, è impossibile scovarlo. Ha un'innata dote per questo-
 
-Ma perché era così freddo?- domandò Touko.
 
-Non è molto bello venire derisi per colpa di un padre che si odia. Anche se era popolare, la notizia che nostro padre aveva abbandonato la famiglia era dilagata come una macchia d'olio e ciò ci rendeva orfani. Per quanto possa intenerire una donna, essere orfani di un mascalzone non è propriamente una bella cosa, specialmente se tela sbattono in faccia ogni cinque minuti. Difatti Wes più volte finì in punizione per via di certi bulletti che, invidiosi, gli rinfacciavano il suo status e che poi pestava a sangue se prendevano di mira me. Non è molto affabile, si adira sempre moltissimo quando succede qualcosa di brutto a chi vuole bene- rispose Michael.
 
-Già, Wes non è un tipo sociale. Anche tutt'ora sta sempre solo con i suoi Pokémon, in giro. Si allena sempre, come se da ciò ne dipendesse la sua vita, e si fa sentire raramente- lo appoggiò Rui, grave.
 
-Accidenti... Ma durante il tempo in cui siamo stati insieme non è mai stato così... freddo, anzi!- disse la ragazza bruna, stupita.
 
-Perché adesso è migliorato. Ma prima, credimi, avere sue notizie era un'impresa- disse Rui, ridacchiando, mentre Michael annuiva.
 
-Parlate di me?-
Tutti e tre si voltarono, ritrovandosi davanti Wes con le braccia coperte di vari tronchi e fuscelli secchi, dall'aria pesante.
Subito Michael si precipitò ad aiutarlo e lui accettò con un sorriso appena accennato, anche se non aveva minimamente bisogno di aiuto per trasportare qualche ramo. Appena ebbe metà dei rami sulle proprie braccia, il rosso tentò di non far vedere la sua difficoltà nel tenerli sollevati.

 
Quella era un'altra differenza che separava lui e il fratello: la forza.
Wes era dotato di forza e resistenza notevoli per un ragazzo di esile corporatura, mentre Michael non aveva nulla di speciale se non la sua innata vivacità.

 
-Sì, abbiamo raccontato a Touko un po' di aneddoti sul tuo conto di ragazzo freddo e calcolatore, Wes- ridacchiò Rui, per nulla a disagio.
 
Per un attimo lo sguardo dorato del Campione indugiò sulla brunetta, che avvampò d'imbarazzo, e le sorrise mesto.
-Beh, spero ti sia divertita- ridacchiò, mentre posava i tronchi vicino al fuoco e sedendosi con i tre.
 
-Insomma, da come ti descrivono non somigli per nulla a come ti ho conosciuto-
 
-Il carattere muta col tempo, Touko. Questo dovrebbe saperlo benissimo la cara Rui, che mi ha sopportato per un anno e mezzo di fila o quasi, ma sembra non essere così- rispose Wes, guardando male l'amica di Auros che divenne rossa.
 
Anche dopo tanto tempo, Rui continuava ad imbarazzarsi quando l'amico la guardava intensamente. Non l'aveva dimenticato del tutto e un barlume di speranza viveva ancora in lei.
-Eheh...-
 
-Comunque...- cominciò lui, perdendo interesse per la rossa e guardando il fratello dritto negli occhi.
 
-... tu qui... che ci fai?- domandò schietto, cogliendo Michael impreparato che boccheggiò.
Sapeva che quel momento sarebbe arrivato, ma aveva dimenticato quanto suo fratello sapesse essere diretto, al contrario di lui.

 
-Beh, mi sembra ovvio. Volevo rivederti, e anche aiutarti-
 
Wes rimase sinceramente sorpreso dalla sincerità di Michael quanto alla voglia di rivederlo, ma non volle darlo a vedere per il momento, deciso a porgergli la domanda che gli premeva fargli in un altro momento.
-E come credi di aiutarmi?- domandò, tenendosi distaccato, gesto che innervosì il minore.
 
-Non so se lo sai, ma ho seguito il tuo esempio e...-
 
-Che tu sei un allenatore lo so, Mic, e ti faccio i miei complimenti per lo splendido Moltres che ho visto e che ipotizzo sia nella tua squadra. Ma non è questo che intendevo. Volevo solo sapere perché. Lascia perdere per un momento il tuo desiderio di ricongiungerti a me e rispondimi oggettivamente: perché non sei rimasto ad Auros, dove ti sapevo al sicuro?- lo interruppe Wes, con un cenno negativo del capo.
 
A quelle parole Michael s'irritò, seccato dall'atteggiamento freddo del mulatto.
-Credevi forse che sarei rimasto fuori da questa questione? Mi conosci troppo bene, Wes, per non sapere che io non sto mai al mio posto-
 
-Ne convengo, ma non potevi lasciar perdere?- chiese il maggiore, perdendo un po' del suo atteggiamento distaccato e mostrando sempre più il suo lato fraterno.
 
-No, se c'era la possibilità di rivederti visto che non ti sei mai fatto vivo! E se proprio vuoi una risposta oggettiva, è anche compito mio badare al Team Cripto, non è unicamente tuo- rispose il rosso, alzando la voce e alzandosi di scatto, le mani strette in due pugni ben serrati e i denti digrignati.
 
Ma Wes non aveva sentito molto, essendosi fermato a "non ti sei mai fatto vivo", mentre Michael assimilava di botto il suo errore. Infatti, prima di marciare nel bosco in cerca di un posto dove pernottare gli aveva detto che gli dispiaceva non essersi mai fatto sentire quanto meno da lui. Si accorse di averlo accusato ingiustamente e cercò di scusarsi.
 
-Wes, io... non volevo, scusa...-
 
Ma il giovane lo interruppe con un fugace cenno negativo con la testa e poi alzò lo sguardo verso di lui, guardandolo con durezza tremenda. Calò il silenzio tra i quattro: Michael sapeva di averlo ferito e continuava a guardare il fratello, che da parte sua restituiva freddo l'occhiata; Touko e Rui non sapevano cosa fare e alternavano lo sguardo tra i due ragazzi, indecise.
 
Poi, come sempre, Wes fu capace di sorprenderli. Sorrise dolcemente al minore, che rimase spiazzato.
-Sono contento di vedere che non sei minimamente cambiato, fratellino- esordì, avvicinadoglisi e abbracciandolo con tenerezza.

Michael non seppe che fare, troppo sorpreso da quella stretta sincera e sofferta, ma alla fine decise di ricambiarlo.
-Anche tu sei rimasto lo stesso- disse poi, nascondendo il volto nel torace del maggiore, che ridacchiò.
 
Quando si staccarono si guardarono con gioia maggiore di quella di prima e risero di gusto, confondendo le due ragazze che guardavano i loro compagni di viaggio senza capire a fondo i frequenti sbalzi di umore che si erano succeduti in quelle poche ore.
Wes e Michael sedettero l'uno accanto all'altro, felici, e si unirono a Rui e Touko che sorrisero loro con rassegnazione.
 
-Dunque, immagino già abbiate fatto conoscenza mentre non c'ero- cominciò Wes, guardandoli uno alla volta.
I tre annuirono, così il biondo decise di passare direttamente ai fatti.
Si voltò verso Michael di Auros e disse:
-Rui ti ha parlato di ciò che accade in questa regione, Michael?-
 
-In verità, sei tu che me ne hai parlato. Durante la tua telefonata al Laboratorio Pokémon di Hoenn, io ero lì. Sebbene la tua voce mi giungesse distorta, sono riuscito ad ascoltare tutto-
 
-E?-
 
-Non posso nascondere la mia preoccupazione a riguardo. Il problema è senz'altro molto più esteso di prima e seconda volta- rispose nuovamente il rosso.
 
-Già, questa volta è più difficile. Non so se conosci Nascour, ma a Zefiropoli mi sono ritrovato ad affrontarlo-
A quelle parole, anche le ragazze gli diedero tutta la loro attenzione: Wes non aveva parlato di cosa esattamente fosse successo in quella radura, nemmeno durante la chiamata con Rui.
 
-Pensavo di riuscire a sconfiggerlo facilmente, come sempre... Ad Auros non era una cima, con qualche attacco ben messo eravamo capaci di costringerlo alla resa. Tuttavia, nonostante abbia utilizzato il potere di Suicune, il secondo dei Pokémon più forti che ho, non sono riuscito a sconfiggerlo. Ero rimasto imbrigliato in un cerchio di Cripsoldati, che al suo comando hanno sparato tutti insieme-
 
-Potevo restarci secco, se non fosse stato per il pronto aiuto di Suicune che ci ha protetto con Protezione. In seguito Altaria mi portò via. Sembravo illeso, ma non era così-
 
A quel punto si portò la mano sinistra sul braccio destro, nel punto in cui c'era il tatuaggio falciato in due, gesto che incuriosì Michael, il quale spostò lo sguardo sul braccio del fratello.
-Ho avuto vera paura, per la prima volta dopo tanto tempo. Il mio errore ci è costato una settimana, tempo che ho speso prevalentemente ad allenarmi quando fui in grado di alzarmi e il braccio non mi faceva più troppo male. In questo tempo in cui sono stato inattivo, siamo stati inattivi, ho perso quella risolutezza che mi aveva trascinato su e giù per Auros due anni addietro. Tale mancanza mi è quasi costata la vita, ero troppo sicuro di me in quel momento-
 
-Ma sei impazzito??!- urlò Michael, tirandosi in piedi all'improvviso, ma Wes non alzò nemmeno lo sguardo, un sorrisetto mesto sul suo viso.
 
-Masochista! Per colpa tua stavo per rimanere senza il mio unico fratello. Meno male che adesso ci sono io, e credimi: ti impedirò di fare alcunché di audace- strepitò, additando il maggiore.
 
-E tu credimi se ti dico che ritrovarmi a due passi dalla morte mi ha reso più cauto e risoluto che mai. Ho compreso bene il mio errore: ho sottovalutato il nemico. Non l'avessi mai fatto... Saremmo già a metà raccolta delle medaglie di Touko, e anche oltre- disse soltanto Wes.
Poi alzò gli occhi e lo guardò dritto negli occhi, con uno sguardo quasi vampiresco.
 
-E poi tu sai bene cosa accade a chi mi da oltremodo fastidio-
 
Il rosso si calmò di botto, guardando il maggiore dei due con uno sbuffo appena accennato e le mani ai fianchi, il peso spostato tutto sulla gamba destra.
-Sei sempre il solito, ti ficchi sempre nei guai- disse, tornando seduto.
 
-Senti da che pulpito! Se non ricordo male, eri tu quello che rischiava di essere costantemente picchiato. E chi veniva puntualmente in tuo soccorso?- lo derise amichevolmente il biondo, sedendoglisi accanto.
 
-Ma almeno io non rischiavo di morire- rispose acido Michael, guardandolo sprezzante come sempre.
 
Poi sospirò, spostando lo sguardo di lato ma continuando a tenere il volto verso di lui.
-Almeno fa' più attenzione. Non voglio vederti in una bara, né piangerti-
 
Sorpreso dalla serietà e dalla tristezza con la quale il rosso pronunciò quelle parole, Wes lo guardò leggermente stupito, ma con un sorriso dolce annuì deciso.
-Quel momento è ancora molto lontano. Ho molto da fare al mondo, è troppo presto perché la morte mi colga. E anche lo facesse, io non resterò a guardare. Mai- disse, cingendo le spalle del rosso con il destro.
 
-Pessimistico, ma mi piace- rise Michael, tornando vivace come sempre.
 
All'improvviso Rui si alzò a sedere e si mise di fronte a loro, che la guardarono con interesse.
-Sono proprio contenta. E' sempre così che ho sperato di vedervi: l'uno abbracciato a l'altro, legati profondamente dalle vostre esperienze- disse, mentre i due giovani si guardavano stupiti e riportavano lo sguardo su di lei.
 
-E dato che le cose si sono sistemate...- cominciò la rossa, prendendo il prezioso zaino che si era portata dietro.
 
-... direi che questa ti appartiene... Wes- concluse, inginocchiandosi davanti al mulatto e aprendo con cura la cerniera del bagaglio a mano.
Al suo interno, accuratamente piegata per farcela stare, era stipata la Cleptatrice Portatile, l'unica ancora intera e la sola cosa che gli aveva permesso di essere ciò che era.

 
Con dita tremanti, le mani del ragazzo sfiorarono il freddo ferro della spalliera meccanica, tinta di un blu ancora più scuro del suo cappotto e con i bordi rosso cremisi, ben visibili al buio.
La tirò fuori con delicatezza, rivelando la strana spirale metallica rossa che si avvolgeva intorno al braccio, fino al pezzo conclusivo di quella macchina infernale: un altro guscio protettivo, questa volta per il polso, tinta degli stessi colori della spalliera.
Wes la guardò da cima a fondo, notando quanto fosse perfettamente messa e oliata nonostante non venisse utilizzata da molto tempo.
 
-Nostalgia, eh?- sentì e alzò la testa verso Rui, che lo guardava con un sorriso smagliante.
 
Vedendo che il giovane esitava, lo spronò ad indossarla come tanto tempo prima.
Con un cenno del capo, Wes si alzò e portò il leggendario quanto maledetto macchinario alla spalla sinistra, là dov'era sempre stato durante il suo primo viaggio, e con sicurezza infilò il braccio coperto dalla manica dal cappotto dentro la spirale, lasciandolo scivolare finché la mano guantata di nero non spuntò dalla protezione alla fine del braccio. Dopodiché, allacciò le cinghie che assicuravano il macchinario all'ascella e al polso e torse il braccio per riabituarsi al peso.

 
-Vedi se funziona, anche se non ne dubito-
 
Annuendo alla proposta di Michael, che guardava il fratello con crescente ammirazione, premette lo strano bottoncino perlaceo posizionato sul bordo della spalliera metallica. Subito sentì le forze venir meno e la sua percezione delle cose affievolirsi, mentre la Cleptatrice attingeva ad esse per alimentare il processo per trasformare una normale sfera poké in una Cleptoball, capace di catturare anche i Pokémon più difficili e resistenti direttamente dalle mani di un allenatore.
Sentì quell'energia oscura fluirgli dal corpo per concentrarsi tutta sul palmo del guanto nero, che fungeva da protezione alla mano sinistra perché questa non venisse danneggiata dal contatto con quel potere maligno.
Anche Touko, Rui e Michael potevano vederlo, o meglio vedevano una strana aura violacea avvolgergli il braccio e fortificarsi nel palmo, stranamente rigido.

 
Wes troncò il contatto con il pulsante e le energie gli tornarono, anche se non erano "pure" come prima, ma aveva qualcosa di diverso.
-Sì, funziona a meraviglia. Mi ero proprio scordato di quanto bisognasse faticare per azionarla. Dovrò allenarmi ancora di più adesso che ho questo strumento con me- sospirò, ripresosi, e si guardò la mano sinistra.
 
Touko guardò incantata il ragazzo, rendendosi conto di quanto quel maligno macchinario stesse bene addosso a lui.
Come se fosse nato per portarlo.
Ora che lo vedeva con la Cleptatrice al braccio, sentiva che l'aspetto del mulatto era ormai completo. Era tornato quello di un tempo.
Wes si accorse del suo sguardo e lo restituì con un sorriso appena accennato, mentre si sentiva perdere in quegli occhi blu oltremare.

                                                                                                                        *
Finalmente i due fratelli si sono ritrovati, e tutto sembra andare meglio... Ma sarà davvero così?
Innanzi tutto, ciao!
Come promesso, ecco il nuovo aggiornamento di Giovedì ;)
Tuttavia sono rimasta un po' stupita: nessuna recensione? Mi avete un po' delusa, ma forse le mie abituali commentatrici (e Juri) sono in viaggio per le vacanze u.u
Bah, io non parto mai per nessuna festività, preferisco le familiari mura di casa ad una fredda e inquietante stanza d'albergo, per quanto comoda possa essere. Perciò continuerò ad aggiornare anche in vacanza!
Il prossimo capitolo verrà postato Domenica, per chi avrà la voglia di continuare a leggermi.
Bye!

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22

 
 
Quella mattina, l'ultima a svegliarsi fu Touko.
La ragazza aprì gli occhi abbastanza lentamente, sul suo viso un leggero sorriso. Nella sua mente erano impressi i ricordi della serata precedente, quando aveva conosciuto Michael e Rui, rispettivamente il fratello minore e la migliore amica di Wes, e quando il suo Haku si era evoluto.
Il Pokémon in questione pisolava proprio accanto a lei, raggomitolato così vicino al sacco a pelo nero - eh sì, adesso anche lei l'aveva! - che Touko poteva sentire il suo respiro.
Il suo flessuoso corpo da rettile emanava un meraviglioso odore di muschio e legno, unito a un leggero odore di bruciato proveniente dal fumo che si alzava dal bivacco.

 
La brunetta si mise a sedere e si guardò intorno, osservando la situazione intorno a lei: il suo sacco era l'unico ancora srotolato.
Non sembrava esserci nessuno, ma all'improvviso la voce di Rui la smentì.
-Buongiorno!-
 
Touko voltò immediatamente il capo, mentre Haku apriva pigramente gli occhi e la salutava con il suo verso ormai adulto.
Rui stava rassettando il suo sacco, succedente al suo e perciò impossibile da vedere, e le sorrideva, vestita di tutto punto. Wes e Michael non c'erano.

 
-'Giorno...- rispose, assonnata.
 
-Finalmente ti sei svegliata, mi sentivo un po' sola. Certo che dormi molto, tu- disse l'altra, facendola arrossire.
 
-Di solito sono mattiniera. Dovevo essere proprio stanca. Wes e Michael dove sono?-
 
-Se ascolti attentamente, forse li senti- rispose Rui.
 
Touko cercò di aguzzare il suo senso ma ebbe scarsi risultati.
Alla fine, seccata, lo chiese direttamente all'amica, la quale rispose che i due ragazzi erano non troppo lontano a prendersi a botte.
-Come a prendersi a botte!?- esclamò Touko, preoccupata.
 
-Tranquilla, intendo dire che si stanno allenando nel corpo a corpo. Michael è un po' scarso e così ha chiesto a Wes di insegnargli- la rassicurò Rui, guardandola con un sorriso.
 
-Oh... Dopo vado a guardarli, sono curiosa-
 
-Di sicuro vedrai Wes in testa. Nel corpo a corpo è difficilissimo batterlo, così come in molto altro. E' proprio unico...- disse tristemente la rossa, abbassando un po' il capo e portando una mano sul cuore.
 
La brunetta notò l'improvviso cambio di umore dell'amica e la guardò interrogativa, ma Rui ritornò in fretta quella di prima.
Le sorrise calorosamente come prima, ma Touko sapeva, e vedeva, che quel sorriso non era sincero. L'aveva visto molte volte ai tempi della scuola, quando le sue compagne si chiudevano in bagno per piangere un amore non corrisposto.

Non aveva mai saputo cosa dir loro per consolarle, poiché non aveva alcuna esperienza nel campo sentimentale, e perciò restava sempre lì dietro alla porta, ad ascoltarle piangere e a pensare se anche lei, un giorno, avrebbe gioito e sofferto per amore.
Non era mai riuscita a darsi una risposta.
-Bene...- sussurrò, abbassando anche lei il capo.
 
Poi, dopo un po', Rui decise di aprirsi alla bruna.
Andò a sedersi accanto a lei e abbracciò le proprie gambe con le braccia, stringendosele al petto e nascondendo il volto tra di esse. Touko poté sentire dei singhiozzi provenire da lei, perciò le mise fraternamente un braccio intorno alle spalle e la strinse a sé.

 
-Rui...-
 
-Touko, tu credi che amare il proprio migliore amico sia sbagliato?- le chiese la rossa, senza alzare il volto, spiazzando la giovane che non seppe cosa risponderle.
arlò solo quando Rui la guardò dritta negli occhi, lilla nel blu: questi erano immensamente tristi e lucidi di pianto trattenuto.

 
-Non so... Non credo sia sbagliato, almeno a livello legale- rispose Touko, imbarazzata.
Non le era mai capitato di dover dispensare consigli d'amore né a subire una crisi amorosa indiretta.

 
-Non... Io intendevo emotivamente. E' giusto rompere un legame d'amicizia profondo per trasformarlo in qualcosa di più?-
 
-Se non ci provi non lo saprai mai- rispose lei con la sua solita mancanza di tatto.
 
Rui tornò con il volto tra le gambe e allora la brunetta temette di averla offesa e resa ancor più triste di prima.
Poi l'altra le rispose.
-C'ho provato, gli ho rivelato i miei sentimenti. Ma lui non ha voluto sentir ragioni, chiarendo subito che non eravamo fatti per stare insieme. Non mi ha dato nemmeno una possibilità- disse la rossa.
 
-Crudele da parte sua rifiutarti così pesantemente... Ooops-
 
L'occhiata che Rui le lanciò fu più che eloquente e la fece tacere, ma decise di riprendere la frase.
-Scusa, se ti ha... rifiutato, perché gli piangi ancora dietro?- le chiese, dopo un sospiro seccato.
Odiava vedere la gente piangere.

 
-Perché lo vedo sempre, anche se non voglio. Specialmente da adesso in poi, lo vedrò sempre e soffrirò ancora di più-
 
-Aspetta... Non starai mica parlando di Michael! O... Wes- esclamò Touko, sorpresa.
 
-Il secondo- affermò Rui, lieta che finalmente Capitan Ovvio fosse giunta alla conclusione.
Eppure credeva fosse davvero evidente, almeno agli occhi di una che aveva esperienza! Ma forse aveva sopravalutato la brunetta, che in quella discussione si stava dimostrando un asina in amore e relazioni.

 
-Ti sei innamorata di Wes?!-
 
-Zitta, idiota, non voglio che ti senta!- la zittì la rossa, portando un dito alle labbra e guardandola scandalizzata.
 
Passò un po' di tempo prima che Touko si fosse ripresa dallo stupore.
-Non mi stupisco, è davvero un bellissimo ragazzo- disse poi, con una punta di amarezza.
 
-Non dirmi che anche tu...- cominciò Rui, ma Touko scosse velocemente la testa.
 
-No, io no. Sembro immune al suo fascino, almeno fin'ora. Però ho visto molte altre durante questo tempo che lo guardavano con interesse e desiderio, compresa mia madre, incredibilmente. Wes è talmente bello da attirare tutto il genere femminile- spiegò la bruna.
 
-Già, anche le Pokémon. Hai visto che corte gli fa Altaria ogni volta che può? E' incredibile- annuì Rui, ridacchiando.
Poi sospirò.

 
-Beata te che ancora non te ne sei innamorata. E ti auguro di non farlo mai-
 
-Perché?- chiese Touko, voltandosi verso l'amica.
 
-Perché è un vagabondo. Non ha una casa in cui tornare e tutti coloro che gli sono amici hanno scelto di convivere con la consapevolezza di poter avere notizie di lui un anno si e uno no, a seconda del suo volere. Non è molto affidabile quando si tratta di intrattenere un rapporto e lui lo sa benissimo, perciò fugge da ogni sentimento amoroso. Non è altro che un vagabondo, un bellissimo e adorabile vagabondo- spiegò Rui.
 
-Da come lo dipingi sembra un cucciolo smarrito- ridacchiò mestamente la bruna.
 
-E un po' lo è, visto il suo passato. Quindici anni e tre mesi di incostante pace... comprendenti anche l'abbandono del padre, per quanto cattivo possa essere stato, e il crollo emotivo della madre, più un fratello più piccolo da difendere- aggiunse poi notando l'espressione stupita di Touko.
 
-Com'era Wes prima di questo tempo?- chiese Touko.
 
-Non so dirti bene come fosse, poiché l'ho conosciuto solo quando ha mollato e distrutto il Team Clepto, ma secondo Michael era taciturno e indifferente ad una moltitudine di cose. Gli interessava solo la salute delle persone alla quale voleva bene, e i Pokémon dato che voleva diventare allenatore. Era già così maturo da prendere sul serio anche le cose più futili. Detto in questo modo si può definire un credulone, ma in verità era solamente... maturo-
 
Entrambe rimasero zitte per un bel po', chi pensierosa chi triste.
Poi Touko parlò.
-Io non so come consolarti, dato che, ammetto, non ho mai sofferto per amore né gioito per tale sentimento. Posso solo dirti di riprovarci ancora una volta a convincerlo del tuo amore per lui. E' passato, mi pare di capire, molto tempo da quando gli hai rivelato i tuoi sentimenti; forse ha cambiato idea- disse, posandole una mano sulla spalla.
 
-Forse, ma con quale coraggio? Hai visto che occhi, no? Mi mette troppo in soggezione, diventerei ridicola! Mi sono già resa imbecille ai suoi occhi la prima volta, non voglio che la sua considerazione di me diventi ancora più bassa- chiese Rui, amareggiata, guardandola.
 
-Certo ha uno sguardo molto intenso e incute timore a venti chilometri di distanza, ma non per questo devi abbassare la testa e subire passivamente, Rui! Se fossi io a dovermi dichiarare, l'avrei già fatto e non piangerei per la delusione del rifiuto... perché è sicuro che mi rifiuterebbe, non sono minimamente bella!- aggiunse poi vedendo l'espressione di Rui.
 
-Scherzi, vero? Sei una delle ragazze più belle che abbia mai visto, basta guardare i tuoi capelli per rimanere a bocca aperta! E i tuoi occhi sono come due zaffiri, più lucenti anche di un diamante- 
 
-Sono pallidissima- negò Touko.
 
-Sembri una bambolina di porcellana, bella e fragile. Cos'altro potrebbe desiderare un ragazzo? Credimi, anche un tipo come Wes non ti sarebbe indifferente- ammiccò Rui, con un sorriso e un piccolo spintone malizioso con il gomito, una punta di invidia nella voce.
 
Touko divenne rossissima e nascose il viso dietro le ciocche dei capelli.
Altro tratto che Rui invidiò: la timidezza di una fanciulla pura, unito alla gentilezza e al coraggio di una donna forte. Con il volto così rosso, l'imbarazzo negli occhi e le rosse labbra timidamente serrate, la brunetta sembrò ancora più delicata e desiderabile, per Rui.
"Già, nemmeno Wes può resistere a Touko. Con uno sguardo lei sembra poter piegare anche gli animi più freddi. Vorrei essere anch'io così..." pensò la rossa, amareggiata.
 
Poi all'improvviso Touko si alzò e si stiracchiò per bene. Da sotto di lei, Rui potè vedere la pancia piatta della brunetta mentre il pigiama si sollevava un po'.
Dopodiché, la giovane arraffò i suoi abiti dalla tracolla e si diresse verso il bosco.
-Ehi, dove vai?- le chiese Rui, sorpresa.
 
-A cercare un fiume dove lavarmi, nella speranza che Michael e Wes non siano vicini al suddetto fiume. Appena sono pronta andiamo a chiamarli? Vorrei passare il più in fretta possibile il Deserto della Quiete- rispose Touko.
 
-Oh... D'accordo-
 
Detto ciò, la brunetta fece per allontanarsi ma la voce della rossa la fermò.
-E... Touko?-
 
-Sì?- chiese.
 
-... Grazie per avermi ascoltata, significa molto per me. Amica- disse Rui, sorridendole con rassegnazione.
Touko ricambiò il sorriso con uno radioso e sparì tra le piante, lasciandola da sola con i suoi pensieri.


 
 
 
Appena Touko fu vestita e lavata di tutto punto, si recò al bivacco. Stranamente, non ci fu nessuno ad accoglierla, nemmeno Rui che sembrava sparita nel nulla.
"Strano, pensavo fosse qui" pensò.

 
-Andiamoli a cercare, Haku- disse e il Pokémon che come sempre l'accompagnava.
 
-Seeer!-
 
La ragazza, dopo aver sistemato il suo sacco a pelo, averlo messo sotto braccio e aver rimpianto di non essersi portata uno zaino come gli altri, si avviò con il suo Pokémon alla ricerca dei suoi compagni di viaggio. Avvertiva del trambusto, ma non capiva bene da dove provenisse.
All'improvviso, però, qualcosa rischiò di colpirla e fu costretta ad arretrare di botto, cadendo di sedere per terra.
Confusa, alzò lo sguardo e si ritrovò davanti un Minccino che le faceva la linguaccia.

 
-Che sfrontato! Haku, Fendifoglia!- ordinò Touko dopo aver recuperato il suo contegno.

Il serpente non perse tempo e attaccò immediatamente il Pokémon che aveva attaccato la sua padrona con forza.
Minccino andò subito K.O, apparentemente scarso, e sia umana che Pokémon gioirono di quella piccola rivincita.
-Così impari-
 
-Minccinoooo!- urlò una voce femminile non troppo lontana da loro.
Touko la riconobbe subito, poiché l'aveva sentita per anni e anni, e gridò il nome della persona che aveva gridato.

 
-Belle!-
 
La bionda spuntò da dietro un albero e le corse incontro con l'espressione sorpresa e l'aria felice.
-Touko! Che sorpresa vederti qui! Certo che immaginavo fossi già a Sciroccopoli, come mai questo ritardo?- domandò Belle.
 
-Io...-
 
-E questo Serperior è Haku, vero? Che grande che si è fatto, che invidia! Il mio Oshawott è diventato un Dewott, ma non è lontanamente elegante come il tuo Serperior- la interruppe Belle, con gli occhi luccicanti.
 
-Ma...-
 
-Komor è con me, se ti interessa saperlo. Anche il suo Tepig si è evoluto, siamo certi che sia in procinto di diventare un Emboar. Sapessi l'orgoglio che li unisce!! Ma come mai non parli e non dici nulla? Ti hanno tagliato la lingua?- chiese la bionda, interrompendola di nuovo.
 
-Se mi lasciassi parlare sarebbe il minimo- rispose velocemente Touko, seccata, cercando di non essere interrotta di nuovo.
 
-Oops, scusa. Comunque, ciao- ridacchiò Belle, a disagio per l'ennesima figura da idiota.
 
-Ciao. Comunque, questo Minccino è tuo?- domandò l'altra, irritata.
 
-No, ma cercavo di catturarlo. E' un tipo sfuggente, grazie per averlo fermato- rispose l'amica, sorridendole.
 
-Non l'avrei nemmeno calcolato se non mi fosse venuto addosso di proposito. Comunque catturalo, perché non intendo fermarlo né farmi assalire di nuovo-
 
Belle annuì e tirò fuori una pokéball, che lanciò sul Minccino svenuto con gli occhi a girandola.
Il Pokémon venne avvolto da un lampo rosso e scomparve al suo interno, mentre la sfera ricadeva pesantemente sul terreno e oscillava. Dopo tre oscillazioni, la sfera smise e consolidò la cattura. La biondina la prese trepidante e l'alzò al cielo, contenta, sempre ringraziando l'amica dell'aiuto.

 
-Di nulla. Dici che Komor è con te, ma io non lo vedo- disse Touko, scuotendo la mano come sempre.
 
-Beh, sì. L'ho lasciato a bocca aperta sul viale, dovrebbe essere già qui- annuì Belle.
 
-Va beh, io stavo cercando i miei compagni di viaggio. Hai per caso visto Wes e un ragazzo rosso lottare tra loro? Magari anche una ragazza rossa- domandò la brunetta.
 
-No, ma chi sono?-
 
-Amici di Wes. Bene, ti saluto e torno a cercarli: mi hanno abbandonata al bivacco e non ho idea di dove siano. Dobbiamo riprendere il cammino- rispose la brunetta, avviandosi lontano da lei.
 
-Ehi, aspettami! Vengo con te!- gridò Belle, correndole dietro.
 
-E Komor?-
 
-Aspetterà. Dai, andiamo che voglio rivedere Wes!-
 
Touko rimase sinceramente stupita dall'entusiasmo dell'amica e non poté che pensare alle parole di Rui, sull'attrazione che Wes esercitava sulla popolazione femminile.
"Che anche Belle sia rimasta vittima del suo fascino?" si chiese, preoccupata per la ragazza che l'affiancava e ciarlava del più e del meno.

 
Con un sospirò, accettò di farsi accompagnare anche da Belle e ritornò a cercare i tre ragazzi.
Dopo un bel po' di tempo sentirono un po' di trambusto e corsero in quella direzione. Finalmente trovarono i compagni di viaggio di Touko: Wes e Michael lottavano tra gli alberi, usando quest'ultimi come scudo, mentre Rui era seduta poco distante che li guardava rapita.
-Ehi!!- li chiamò e corse loro incontro.

Rui si voltò subito e le sorrise, mentre Wes e Michael tardarono un po' ad interrompere l'allenamento.
Questo si concluse con la naturale vittoria del mulatto, che in quel momento costringeva il fratello minore a terra con un ginocchio sulla sua schiena.
-Accidenti a te- mugugnò Michael appena fu in grado di alzarsi.
 
-Dai che sei migliorato un po', ma resti comunque prevedibile- lo consolò Wes con un sorriso, poi si voltò verso la brunetta e le sorrise smagliante.
 
-Ben svegliata! E' tutta la mattina che ci prendiamo a botte in attesa che ci degnassi della tua presenza-
 
Touko non poté far altro che arrossire e rispose al sorriso con uno poco convinto.
Nel frattempo Belle guardava i due rossi e ammirava il fisico di Wes, il quale era a torso nudo e un po' sudato. Anche la brunetta non poté far altro che rimanere un po' incantata da quella visione, ma distolse subito lo sguardo e lo puntò su tutti e tre gli amici.

 
-Ragazzi, questa è Belle. Belle, loro due sono Michael e Rui- disse, presentando i due rossi.
 
-Piacere! Sono il fratello minore di Wes e vice-Campione- esordì Michael, porgendo subito la mano alla biondina che rispose con altrettanto entusiasmo.
Dopo che anche Rui si fu presentata e avesse porso una maglietta a Wes (con sommo sollievo di Touko e Belle), il mulatto parlò.

 
-Direi che ora che Touko è sveglia possiamo rimetterci in marcia-
 
Belle rimase alquanto delusa da quell'affermazione e abbassò il volto. Touko, notandolo, le chiese cosa avesse.
-Komor è nei paraggi, Touko, e sono certa che non gli dispiacerebbe rivederti. Non potete aspettare? Almeno mezz'ora, il tempo di parlare un po'...- disse la biondina, con un tenerissimo broncio che la brunetta conosceva molto bene.
 
-Non so... Wes?- chiese questa, voltandosi verso il Campione e guardandolo intensamente.
Il biondo non seppe reggere il suo sguardo e si arrese con un sospiro.

 
-Mezz'ora, non un minuto di più. Abbiamo già perso abbastanza tempo a Zefiropoli- disse, seccato.
Erano già passate due ore di allenamento prima che Touko si svegliasse, e adesso anche quest'ultima cosa. Tuttavia, vedere la brunetta contenta che abbracciava l'amica lo fece sorridere con rassegnazione.

 
Quel gesto non sfuggì a Rui, la quale digrignò i denti e guardò altrove: come sospettava, nemmeno Wes riusciva a resistere a Touko.
In quel momento provò una tale invidia nell'osservare con quali occhi l'amico guardava la ragazza di Soffiolieve, che desiderava essere al suo posto. A sua volta, il comportamento di Rui fu notato da Michael, che alternò lo sguardo tra il fratello, la rossa e la bruna. Poi guardò anche lui il biondo.
"Si capisce benissimo che prova qualcosa per Touko, è evidente" pensò e ridacchiò.
"Ed è altrettanto evidente che non lo ammetterà mai".

 
-Bene! Io direi di tornare al nostro bivacco, nella speranza di trovare Komor sul cammino- disse Touko, riportando tutti quanti alla realtà.
 
-Hai lasciato le nostre cose incustodite!?- chiese Wes di botto.
 
-Guarda che ero a lavarmi, pensavo ci fosse Rui! E poi speravi che facessi da facchina e mi portassi dietro tutte le vostre cose? Non sono un mulo-
 
Dicendo questo, Touko ricambiò lo sguardo seccato del Campione con uno indifferente e pieno di aspettative, portando le mani sui fianchi e la gamba sinistra a fare da portante.
I due rimasero a guardarsi per un bel po', poi Wes sbuffò, alquanto seccato, mentre Touko rimase a guardarlo paziente.
-E va bene, te la do vinta. Ma solo per questa volta: oggi sono particolarmente generoso, quindi non ti ci abituare- disse, rassegnato, mentre Touko sorrideva compiaciuta.
 
-Bene!- ridacchiò la brunetta e, una volta chiamato il serpente che guardava confuso i due umani e aver preso Belle sotto braccio, si girò e tornò indietro.
Rui si accostò subito a loro due, mentre Michael e Wes le seguivano.
 
-Sei stata fenomenale, Touko!- bisbigliò Rui ad un tratto, interrompendo l'allegra chiaccherata delle due ragazze.
 
-Come?-
 
-Nessuno è mai riuscito ad avere l'ultima parola su Wes, nessuno. Genericamente mette troppa soggezione perché l'interlocutore riesca a spiccicar parola, ma sembri proprio immune a lui. Mi chiedo come fai- continuò la rossa, guardandola ammirata.
 
-Veramente nemmeno Touko si fa mettere i piedi in testa, dovresti vederla quand'era a scuola!- trillò Belle con la sua voce un po' nasale, ridendo di gusto.
 
-Chissà se sarai tu colei che riuscirà a domarlo-
 
-Ehi, ferme! State parlando di me come se non ci fossi, ma dato che sono presente potreste, per favore, finirla? Mi mettete in imbarazzo!- esclamò Touko, mantenendo comunque un tono di voce basso per non farsi sentire dai ragazzi dietro di loro.
 
In tutta risposta Rui e Belle ridacchiarono, facendola sbuffare.
Tali risate furono udite dai due fratelli, che, seppur non erano riusciti ad ascoltare la loro conversazione, rimasero incuriositi. Mentre camminavano in direzione del bivacco, Michael si volse verso Wes e lo chiamò.
-Che vuoi?- domandò il biondo bruscamente, ancora seccato per la doppia "sconfitta" di prima.
 
-Non credi anche tu che Touko sia una bella ragazza?- chiese il rosso, stupendolo.
Un forte color rosso acceso tinse le guancie del Campione, rendendolo alquanto "tenero".

 
-CHE!?!!?!-
 
-Mi hai sentito, e per carità abbassa la voce- mugugnò Michael, massaggiandosi l'orecchio destro.
Infatti, l'urlo di Wes era stato talmente forte che persino l'intera foresta si era zittita.
Sotto lo sguardo perplesso e stupito delle tre ragazze, il biondo fece una smorfia e abbassò il volto. Poi si volse verso il fratello minore e lo guardò con astio, cercando di recuperare un po' di contegno.

 
-Perché vuoi il mio parere?- bofonchiò, irritato, mettendo le mani in tasca.
 
-Così, tanto per...- rispose il rosso, facendo il finto tonto.
 
-Non ci casco, Mic. Ogni volta che mi chiedi cose così è per ritorcermele contro o simili, perciò parla chiaro-
 
Tuttavia dovette sbuffare quando Michael lo guardò con un sopracciglio alzato e un sorrisetto impertinente.
"Altra sconfitta. Se continua così, tanto vale che faccia il maggiordomo" pensò Wes, irritato oltremodo.
-Va bene. E' carina, e allora?- si arrese, sempre sussurrando.
 
-Solo?-
 
-Il mio parere te l'ho detto, cos'altro vuoi da me?- chiese il mulatto.
 
-Un parere sincero. E questo sincero non è- rispose Michael, con aria saccente.
Wes sbuffò.
 
-D'accordo, è molto carina. Ti sta bene?-
 
-Così va un po' meglio, ma non sei ancora del tutto sincero. Va beh, mi accontento di questo piccolo passo avanti, ma aspettati altri assalti da parte mia- sospirò il quindicenne, arresosi al fatto che non avrebbe potuto estorcergli di più.
 
-Eheh... Comunque, sinceramente, perché me lo chiedi? Non mi dirai che ti piace- domandò il diciassettenne, guardando curioso il minore.
 
-Anche fosse? A te importerebbe qualcosa se ci provassi con lei?-
 
Il tono malizioso che usò Michael fece arrossire Wes, il quale cercava di dissimulare l'imbarazzo che in verità cresceva sempre di più in lui. Mai avrebbe pensato di affrontare simili argomenti con il suo fratello minore o con qualsivoglia persona.
-No- disse velocemente il mulatto, postando lo sguardo altrove.
 
-Bugiardo, ammettilo che ti importa- lo spronò il rosso, con un sorrisetto e delle amichevoli gomitate al fianco.
 
-Il mio "no" è definitivo- rispose nuovamente Wes, chiudendo gli occhi.
 
-Non è vero-
 
-Sì-
 
-No-
 
-T'ho detto di sì!- esclamò Wes, alzando un po' di più la voce.
 
Michael rise, rendendosi conto di quanto fosse facile far irritare suo fratello. Certo prima non era così semplice liberarlo da quell'imperturbabilità che lo accompagnava sempre, ma in quel momento era davvero troppo facile!!
-Sei tremendamente divertente- gli disse, continuando a ridere.
 
-Se non la pianti farai una brutta fine- sibilò Wes, sentendosi ridicolo.
 
-E che mi fai?- lo spronò il rosso, guardandolo arrogante.
 
-Una lotta Pokémon. Vediamo se sarai tanto arrogante dopo questa sfida-
 
Alle parole di Wes Michael divenne terreo, mentre sul viso del mulatto si apriva un vampiresco sorriso di trionfo.
-Ahah, t'ho fregato. Non hai il coraggio di affrontarmi?-
 
-Sai bene che non lotterei mai contro di te, il tuo è un colpo che basso non si può definire. E' nucleico- bofonchiò Michael, seccato.
 
-Nucleico?-
 
-Vuol dire che è talmente basso che tocca il nucleo della terra. Perciò è anche imbarazzante, visto che rosso è il colore normalmente attribuito del fuoco-
 
-Ora sei tu quello "tremendamente divertente"- rise Wes, tentando di non farsi sentire dalle ragazze, che erano occupate in un fitto chiacchericcio.
Tuttavia la sua risata venne udita da Haku, che voltò la testa per guardarlo perplesso.

 
-E tu sei diverso- disse Michael, piano.
 
Wes voltò immediatamente il capo per guardare il viso del fratello minore, ma su di esso non v'era nulla che potesse indicargli tristezza o qualsivoglia emozione negativa, no: sul volto del giovane rosso era presente un sorriso cordiale.
-Che intendi?- gli chiese, perplesso.
 
-Che sei diverso da due-tre anni fa. Sei molto più vivace e sorridi più spesso, ma in fondo sei sempre lo stesso e ciò non può che rendermi felice. E' un cambiamento positivo- rispose l'altro.
 
Anche Wes sorrise, dandogli una pacca sulla schiena.
-Ne sono contento. Forza, andiamo o la mezz'ora che ho dato sparisce- ridacchiò il mulatto.
 
Michael ricambiò e lo seguì, e insieme si avvicinarono alle tre ragazze che avevano appena concluso un acceso dibattito su un ipotetico feeling tra Touko e Wes (con ovvio imbarazzo della brunetta).

                                                                                                                       *
Salve!
Come promesso, posto anche a pasqua (fissazione xD).
Ringrazio Jeo 95 per la recensione che mi ha appena lasciato, e alla quale rispondo subito dopo l'aggiornamento, e spero che questo capitolo non vi abbia deluso.
E' solo un momento di passaggio, in cui si chiariscono meglio alcuni rapporti ;)
Il prossimo capitolo verrà postato Mercoledì, bye!

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23

 
 
Il Deserto della Quiete si stava dimostrando più tosto di quanto sembrasse.
Era mezzogiorno e il sole, in quel momento nel punto più alto del cielo, era bollente e rendeva il passaggio del deserto più difficile ai sei allenatori.

 
Eh sì, erano in sei. Insieme al gruppo formato da Touko (non accompagnata come sempre da Serperior, che aveva deciso di tornare nella pokéball per fuggire dal caldo), Wes, Michael e Rui c'erano anche Komor e Belle.
E quest'ultima si stava lamentando più di tutti.
-Uffa, ma quanto cavolo manca ancora? Non si può proprio far nulla per questo caldo?- sbuffò nuovamente la biondina, cercando di ripararsi gli occhi dal sole con le mani.
 
-Belle, per la centesima volta, no- le rispose Touko, anche lei sudata fradicia e si sventolava con il cappello.
 
-Non c'è nemmeno un po' d'acqua???-
 
-Te la sei scolata tutta cinque minuti fa, l'hai dimenticato? Noi siamo allo stremo e non ci lamentiamo, perciò tu, che ti sei fregata le nostre borracce e la meno disidratata, non potresti tacere? Sei l'unica che non ha di che lamentarsi- le rispose la bruna, tossendo.
 
-Una soluzione ci sarebbe-
 
Tutti si voltarono verso Wes, che aveva pronunciato delle parole di salvezza, e lo guardarono con gli occhi di chi non ne può più.
-Cosa suggerisci?- domandò Rui, che si era tolta la giacca e se l'era annodata alla vita, rimanendo così con un top viola che le lasciava la pancia scoperta.

 
-Suicune potrebbe usare Idropompa in aria per creare una sorta di fontana-
 
-Sì! E Articuno potrebbe raffredarla per renderla gelata! Ottimo, dai, facciamolo. Io non ci vedo più dalla sete, nemmeno ad Auros c'è tanto caldo!- esclamò Michael, vedendo per la prima volta una speranza.
 
Wes annuì e faticosamente prese l'ultraball del Leggendario di tipo Acqua e la ingrandì. Dopodiché la lanciò in aria, facendone uscire il Pokémon al suo interno.
Suicune si rivelò molto infastidito vedendo quanto il sole picchiava sulla sua testa e sul suo rombo ghiacciato, creando mille riflessi arcobaleno, perciò guardò il proprio allenatore sbrigativo.

 
-Per favore, Cune, utilizza Idropompa in aria. Abbiamo bisogno di acqua e tu sei l'unico che può crearla. Per favore- disse Wes, guardandolo pregante.
 
Il Pokémon si astenne dal ridacchiare vedendo con che espressione il Campione gli si stava rivolgendo, ma puntò la testa in aria (sempre molto infastidito dal sole) e usò Idropompa.
Un getto d'acqua ad altissima pressione fuoriuscì dalla sua bocca, creando una fontana.
Michael fece uscire immediatamente Articuno, il mitico uccello di tipo Ghiaccio Volante, che sbattè le ali con forza creando una gelida corrente d'aria. L'acqua divenne così freschissima e i sei ragazzi alzarono le borracce al cielo, cercando di centrare gli schizzi.
Queste furono presto piene di acqua gelata e vennero richiuse, ma Suicune non poté concludere il suo intervento fintantoché i giovani non si fossero dissetati.

 
-Magnifico, mi sento proprio rinato. Grazie Suicune- disse Komor, per la prima volta gentile con chi aveva a che fare direttamente con il Campione di Auros.
 
-Anch'io mi sento molto meglio- disse Rui, che si stava tamponando la nuca con la giacca con giacca blu e viola completamente bagnata.
 
-Già. Grazie Suicune, e anche tu Articuno: vi siamo debitori- annuì Wes sorridendo ai due Leggendari con immenso sollievo.
 
I due Pokémon annuirono e ritornarono nelle rispettive sfere, poi il mulatto (ulteriormente scuro per l'abbronzatura che si stava prendendo in quell'unica traversata) si voltò verso Touko. La brunetta era come incantata a guardare un punto imprecisato ad ovest del Deserto della Quiete. Delicatamente, posò una mano sulla sua spalla poco più scura del solito e lei sussultò, voltandosi di scatto.
-Tutto okay?- le chiese, confuso.
 
-Sì, è solo che... Ho avuto come l'impressione che qualcuno o qualcosa mi richiamasse e proveniva da lì...- rispose Touko, indicando un punto lontano.
 
-Forse te lo sei immaginata- propose Wes una volta ritirata la mano.
 
-Non so, l'ho sentivo nella mia testa...-
 
All'improvviso Touko scattò. Wes fece appena in tempo a prenderla per una mano e riuscì a trattenerla lì.
 
-Lasciami Wes-
 
-No, se non mi dici dove stai andando- rispose lui, serio, mentre gli altri quattro si stavano voltando a guardarli.
 
-Sto andando a controllare questa voce- rispose Touko, guardandolo dritto negli occhi.
 
-Ma sei impazzita? Fa un caldo pazzesco! Se ti perdi nel deserto, è finita! Vuoi fare un gesto avventato proprio ora?- esclamò incredulo Wes, continuando a stringerla in modo delicatamente saldo per il polso, per non farle male.
 
-Se seguire un illusione per te è fare un gesto avventato, allora sì. E ora, lasciami andare-
Detto ciò, Touko sfilò agilmente la mano dalla presa del ragazzo e corse velocissima in direzione ovest, lasciando i compagni di viaggio basiti e immobili.
Con un "dannazione" pronunciato in modo simile ad uno sbuffo, Wes le corse dietro seccato, ma la voce di Michael lo bloccò.

 
-Ma dove diamine state andando?!-
 
-Non ne ho idea, sto andando a ripescarla. Voi altri andate a Sciroccopoli e aspettateci- gridò lui di rimando, tornando a correre dietro a Touko.
 
-Ma...-
 
-E' un ordine! Non fatemi cercare anche voi, dopo!- lo interrupe Wes, con un gesto veloce della mano.
Dopodiché tornò a seguire la brunetta, che nel frattempo era andata molto più avanti di quanto avesse immaginato.

 
Riuscì a raggiungerla con enorme sforzo, dato che la ragazza correva più del solito e in viso aveva un'espressione ansiosa. Wes le si mise davanti, tranciandole la strada, e Touko fu costretta a fermarsi. Cerciò di deviarlo, ma il ragazzo non glielo permise e la prese per le spalle con entrambe le mani, guardandola dritta negli occhi con sicurezza.
-Ora tu torni indietro con me- le disse, serio.
 
-T'ho già detto di no. E ora fammi passare- rispose Touko, sbrigativa.
 
-Per inseguire un illusione? Mai, è troppo pericoloso-
 
Il tono del biondo fece sbuffare la ragazza, che decise tuttavia di persistere ponendo la richiesta più folle che avrebbe potuto mai fare.
-Se ti preoccupa la mia incolumità, vieni con me-
 
-Cosa!?- esclamò Wes, stupito e incantato al tempo stesso dalla luce che brillava negli occhi di Touko.
 
-Mi hai capito benissimo. Dato che tu reputi la cosa troppo pericolosa per me da sola e io con te non ci torno se non dopo aver controllato, vieni con me e io sarò al sicuro. E l'acqua non ci mancherà dato che con noi abbiamo Suicune-
 
-E... Beh...- farfugliò il mulatto, preso in contropiede.
Non tanto perché era in disaccordo, anzi il ragionamente di Touko era più che logico: lui l'avrebbe saputa al sicuro e lei sarebbe stata felice. Però...
Alla fine la lasciò andare con uno sbuffo sonoro.
 
-Aaaaaaaaaaaaaah, che io sia maledetto... Dai, fa' strada- si arrese poi, distogliendo lo sguardo dal viso di lei.
 
-Evvai, un'altra vittoria!- esultò Touko, saltando e alzando un pugno in aria con in un cartone.
 
-Ripeto che oggi sono generoso. Ora smuoviamoci, o si fa notte- ripeté Wes, mentre la brunetta continuava a festeggiare.
Con un sorriso radioso stampato in viso, Touko annuì e riprese la corse con un Wes seccato dietro.

 
 
 
Era da un po' che Touko correva, cercando di seguire la strana voce che le sussurava nella testa e nel cuore, ma il posto in cui era stata condotta aveva un che di singolare.
Era una scalinata che scendeva al di sotto della sabbia, circondata da statue di Darmanitan in Stato Zen che sembravano insvegliabili. Poco più a ovest dell'entrata si trovava una torretta nella quale si trovavano parecchi Sandile assonnati e un nuova scalinata che scendeva - o saliva, ma che era irrangiungibile.
 
In quel momento, sia Touko che Wes osservavano quella scala in pietra all'apparenza antica con espressione perplessa.
Poi il giovane si voltò verso la compagna.
-Sei sicura che la voce portasse qui?- le chiese, confuso.
 
-Sì. Credimi, non piace nemmeno a me l'idea di scendere in una cripta nella quale ci saranno sicuramente tipi Spettro, ma se questa voce ci ha portati qui è per un buon motivo... spero- rispose Touko con la voce tremula di chi se la sta facendo sotto.
 
-Un po' di paura?-
 
-Io non ho paura!- esordì la brunetta offesa, guardando Wes dritto in faccia con ostinatezza.
Tuttavia l'espressione del ragazzo era abbastanza eloquente che Touko si sentì sprofondare nella vergogna.

 
-Sì, ho paura- ammise alla fine, rossa da capo a piedi.
"Se Komor sapesse che l'ho ammesso mi riderebbe dietro per tutta l'eternità" pensò, abbattuta.

 
-Ti confesso che nemmeno io adoro particolarmente i tipi Spettro: sono subdoli. Forza, fidiamoci di questa misteriosa voce e scendiamo- disse Wes, incamminandosi verso quella che sembrava una lunga discesa.
Tuttavia si accorse del fatto che la brunetta era rimasta impalata a fissare terrorizzata uno dei Darmanitan addormentati che, secondo lei, aveva mosso un occhio.
Con un leggero sospiro, Wes tornò indietro e si chinò per arrivare all'altezza del suo volto, guardandola dritta negli occhi a distanza molto ravvicinata. Touko, nel vederselo così vicino all'improvviso, divenne rossa d'imbarazzo.

 
-Intendi mollare dopo che mi hai trascinato fin qui?- disse retorico, poi la prese dolcemente per una mano e le sorrise arrogante, stupendola.
-Andiamo, dai, e non temere: ci sono io con te- continuò, tirandosela dietro verso la buia discesa.
 
Touko abbassò il volto, riconoscendo di essere rincuorata dalla presenza del giovane con lei, e seguì Wes verso quella che aveva tutta l'aria di essere un labirinto ostile ai due visitatori.
Dopo una lunga discesa avvolta nel buio più totale, nella quale la ragazza aveva rischiato d'inciampare ben tre volte e per evitare una brutta caduta si era dovuta aggrappare al ragazzo, i due allenatori si ritrovarono in una curiosa stanza piena di sabbia e spoglia di qualunque cosa.
Tutto emanava ostilità e ciò non contribuiva a far sentire Touko meglio, tanto che si strinse ancor di più a Wes in cerca di riparo.
Il giovane sembrava apparentemente indifferente alla sensazione di inadeguatezza che quel posto incuteva, come se non la sentisse. La ragazza lo invidiò per il sangue freddo che riusciva a mantenere nonostante la totale assenza di esseri viventi.

 
-Bene, e adesso?- domandò il ragazzo più a sé stesso che a Touko.
 
-Non so, la voce mi porta qui...- rispose la brunetta, staccandosi dal giovane e dirigendosi verso uno dei muri.
Tuttavia, non appena fu quasi a metà strada si sentì risucchiare in basse a velocità incredibile e lanciò un'esclamazione di sorpresa.

 
Abbassando lo sguardo, scoprì di star affondando nelle sabbie mobili a velocità elevata e che era già a metà vita.
Ma la cosa più preoccupante che sentì fu sotto i piedi, che fortunatamente sentiva ancora, non percepiva altro che vuoto.
Atterrita, sgranò gli occhi terrorizzata e cercò di uscirne. All'improvviso, mentre anche il torace spariva dentro la sabbia, sentì qualcuno prenderla per le mani.

 
-WES!- gridò, rivolta al mulatto che in quel momento era steso per terra e cercava di tirarla fuori, ma era uno sforzo immane.
 
-Non... riesco... a reggerti... è... troppo forte...- mugugnò il ragazzo, ma a sua volta si sentiva sprofondare.
Cercò dunque di raggiungere l'amica e, una volta vicino, la strinse a sé con un braccio.

 
-Non sento niente sotto di me, c'è puro vuoto...- disse la giovane, mentre anche le sue spalle sparivano.
Rivolse un ultimo sguardo terrificato verso Wes, la quale tentava disperatamente di trovare un punto saldo a cui aggrapparsi per salvarli.

 
Il ragazzo non poteva ricorrere alle sue pokéball perché, facendolo, avrebbe rischiato di aggravare la sua situazione. Alla fine Touko sparì del tutto sotto la sabbia.
-No, Touko!- gridò il ragazzo, ma ormai sembrava finita.
Anche lui non sentiva più nulla sotto i piedi e, non riuscendo a trovare un appiglio, si arrese all'inevitabile.

 
Per un attimo gli scorsero in mente i volti di Rui e Michael, di sua madre e suo padre, di tutti i suoi Pokémon e di tutta la gente che aveva conosciuto.
Poi fu costretto a trattenere il respiro quando vide la sabbia avvicinarsi inesorabilmente. E quando sentì prima un braccio, una gamba e poi tutto il corpo diventare più leggero, un duro pavimento lo riportò alla realtà.

 
Aprì faticosamente gli occhi, dolorante per via della brutta caduta che aveva appena subìto.
Tutto ciò che riuscì a vedere fu la fredda pietra del muro e della sabbia davanti al suo viso.
-Wes, tutto okay?-
 
Il giovane Campione voltò dolorosamente la testa verso la voce di Touko e vide la ragazza fortunatamente intera, messa certamente meglio di lui, ma con una mano sul fondoschiena: evidentemente era atterrata di sedere, mentre la prima cosa di lui che aveva sbattuto era la testa.
-Sì, penso di sì... Ahi...- sibilò il biondo, cercando di rimettersi quantomeno carponi.

Gli doleva il mento in maniera sorprendente e aveva la netta sensazione di essersi slogato una spalla e di essersi sbucciato le ginocchia e i gomiti.
Per fortuna riuscì a mettersi carponi, anche se i suoi arti tremavano minacciosamente, e volse la testa verso la brunetta.
-Hai idea di dove siamo?- le chiese, tra un colpo di tosse e l'altro.
 
-Ho l'impressione che questo sia un labirinto di buche di sabbie mobili. Ho notato moltissime buche diverse, ma fortunatamente sento ancora la voce nella mia testa e ci guiderà nella giusta direzione. Ciò che più mi preoccupa è come torneremo indietro- rispose Touko, porgendogli una mano.
 
-Ottimo, davvero ottimo. Aspetta che mi riprendo, atterrare di giunture non è esattamente la cosa migliore per il mio corpo, non dopo l'ultimo anno- tossì Wes, riuscendo a mettersi carponi.
Dopodiché si trascinò verso il muro e vi si accostò, rilassando la schiena contro la dura pietra.

 
La brunetta gli si avvicinò e si mise nella sua stessa posizione, mugugnando per il dolore all'osso sacro.
Appena fu certa di essere a posto si voltò verso il mulatto, il quale aveva poggiato la testa contro il muro e chiuso gli occhi, stringendoli ogni tanto per le fitte.
Istintivamente portò una mano sulla sua testa e gli spazzò via la sabbia dai capelli chiari. Wes aprì gli occhi e la guardò di sbieco confuso, ma non la fermò. Quel gesto non lo infastidiva.
 
-Cosa ti è successo l'anno scorso?- gli domandò, ritirando la mano.
 
-Un incidente con la moto, due mesi di riabilitazione alle gambe. Mentre rincorrevo un teppista nel deserto abbiamo cozzato contro un bel masso di pietra. Lui non s'è fatto praticamente nulla, cosa che per ripicca da parte mia gli ha fruttato un anno in più di carcere, mentre io sono finito in ospedale per la terza volta. Sto diventando un cliente abituale- raccontò Wes, ridacchiando, mentre le fitte scemavano.
 
-Accidenti, se continui così diventerai un pupazzo cucito e ricucito. Hai mai pensato di andare in pensione?- rise Touko, cercando di eliminare un po' di tensione.
 
-In pensione a diciott'anni? Spero tu stia scherzando!- rispose il ragazzo, ridendo di gusto prima che una fitta particolarmente dolorosa gli smorzasse il fiato. Sgranò gli occhi e strinse il ginocchio destro, trattenendo l'urlo che gli saliva dallo stomaco digrignando i denti.
 
-Wes!!- lo chiamò spaventata, ma il biondo recuperò presto il contegno mentre il dolore scemava.
 
-Dannato bastardo imbecille figlio di buona donna coglione... Se ti prendo ti faccio secco, maledetto Silver dei miei stivali... Ah, se mi ricapiti sotto mano ti ammazzo e ci rido pure, brutto... Argh!- imprecò il mulatto mentre eseguiva dei piegamenti per sistemare l'articolazione del ginocchio.
 
Per poco Touko non gli rise in faccia. Non lo aveva mai sentito sparare imprecazioni a raffica contro qualcuno, ma era troppo divertente. Era uno spettacolo unico!!
-E tu che ci ridi pure. Vorrei vedere te al posto mio con questo dolore, io non riderei della tua sofferenza. E nella tua situazione non riderei ancor meno, visto che mi ci hai portato tu qui- le disse Wes, guardandola malissimo.
 
-Hai ragione, scusa, ma non ti avevo mai sentito imprecare... E' stato davvero troppo divertente che non ho resistito, mi dispiace...-
 
-Sì, certo. Dai, aiutami ad alzarmi- la interruppe il giovane, tentando di alzarsi. Touko si alzò subito, anche se rischiò di cadere nuovamente a terra per via della neo-fragilità dell'osso sacro.
 
Tuttavia riuscì a mantenere l'equilibrio e si precipitò ad aiutarlo
Wes le mise un braccio attorno alle spalle e, una volta stabile, portò il peso su un unica gamba e piegò il ginocchio di quella in aria contro il petto, abbracciandola con le braccia. Il dolore era tremendo, ma dopo un po' di strette forti sentì il ginocchio tornare come prima.
Appena poggiò la gamba sentì una breve fitta arrivargli al cervello e il piede addormentato, ma riusciva a stare in piedi agevolmente.
-A posto, possiamo andare- annunciò, dopo aver fatto qualche passo.
 
-Già guarito?- disse Touko, sorpresa.
 
-Guarisco in fretta, tranquilla. Dai, portami al nuovo buco, scendo per primo io questa volta- le rispose lui, facendo spallucce e guardandola.
 
-Come vuoi... Vediamo-
Touko si mosse con gli occhi chiusi, cercando di trovare il punto in cui la voce nella sua testa si faceva più intensa.
Fortunatamente la voce fu altrettanto saggia nel guidarli oltre numerose buche sbagliate. Alla fine si fermò e riaprì gli occhi, indicando con il dito indice destro un punto del terreno.

 
-Qui c'è un'altro buco e mi guida qui- disse la brunetta, guardando il mulatto che l'affiancava.
 
-Bene... Ora che so cosa mi aspetta vedrò di atterrare meglio. Ti lancio un urlo quando sarò arrivato- annuì Wes, avvicinandosi cautamente alle sabbie mobili.
 
Subito sentì il proprio corpo sprofondare, lasciandolo un po' confuso. Voltò lo sguardo verso l'amica e le ammiccò, mentre veniva sepolto sempre più istante dopo istante. Alla fine trattenne il fiato e si preparò all'impatto.
Per fortuna riuscì a muovere le gambe appena in tempo perché atterrasse con le punte dei piedi, piegando le ginocchia e posando entrambe le mani per terra.

 
-Wes?! Ci sei?-
Il ragazzo sentì distintamente la voce di Touko chiamarlo e si alzò in piedi puntando la testa verso il buco di sabbia che ancora gli si riversava addosso.
 
-Sì, scendi! Ti prendo io così non ti fai male- le rispose, sempre gridando.
Sentì l'eco della sua voce in tutta la stanza ed ebbe anche l'impressione di sentirlo altrove, ma non vi badò.

 
-Arrivo- annunciò la brunetta.
Wes tenne gli occhi aperti in attesa di vedere le gambe dell'amica spuntare.
Non servì troppo tempo per individuarle e le si mise sotto con le braccia in avanti.

 
-Wes, dimmi che sei sotto di me- disse Touko, con la voce tremante.
Non voleva che il suo osso sacro ricevesse ulteriori danni.

 
-Sì, ci sono. Tranquilla, ti prendo- ridacchiò il giovane.
Giusto pochi istanti dopo vide la ragazza precipitare. Allargò le braccia per prenderla al volo e così Touko si ritrovò in braccio al mulatto con le braccia che lo stringevano per il collo spasmodicamente, sentendo i punti in cui lui la teneva - ovvero per i fianchi e sotto le ginocchia - bruciare.

La brunetta aprì lentamente gli occhi e alzò la testa, ritrovandosi il volto di Wes molto vicino e le sorrideva.
-Vedi? Ti ho presa- le disse, ridacchiando imbarazzato per quella vicinanza.
 
Touko rimase incantata a guardarlo con la bocca dischiusa, poi scosse velocemente la testa e lasciò che il biondo la rimettesse in piedi. Era ancora rossa per quell'improvviso contatto.
Al momento dell'impatto con le sue braccia, aveva sentito che Wes non le aveva minimamente piegate, reggendola senza alcuno sforzo. Così come sempre lo vedeva portare tronchi grossi senza difficoltà, quando invece Michael li reggeva faticosamente.
"E' davvero molto forte..." si ritrovò a pensare, tenendo lo sguardo basso.
 
-Touko?- la richiamò Wes, perplesso.

Subito la ragazza alzò la testa e gli sorrise, lasciandolo sorpreso e imbarazzato.
-Sì, tutto okay. Andiamo, prima usciamo di qui meglio è- se ne uscì la brunetta, facendolo annuire.

Mentre camminavano in direzione del nuovo buco di sabbia e Wes scompariva sempre più sotto la sabbia, Touko lo vide voltarsi verso di lei e sorriderle per rassicurarla. Lei ricambiò dolcemente, poi il ragazzo scomparve del tutto con una boccata d'aria.
Appena le giunse la sua voce che le dava il via libero per scendere, la ragazza questa volta fu più convinta e si gettò tra le sabbie mobili con decisione.
Cosa che lasciò stupita lei stessa.
"E' la prima volta che sono così decisa a fare qualcosa di pericoloso" pensò, ma un sorriso dolce le deformava le labbra, del tutto incurante del fatto che stava per sparire sempre più.
"Credo sia la presenza di Wes che mi da forza per proseguire questo labirinto. Senza di lui, che mi protegge anche a scapito di sé stesso, non sarei mai stata in grado nemmeno di continuare il viaggio e avrei ceduto subito. Devo a lui quanto mi sta succedendo, se sto vivendo questo tipo di avventure è grazie a lui".

 
E mentre spariva sempre più, un altro pensiero le attraversò la mente.
"Con Wes mi sentirò sempre a casa, sempre" pensò. E dopo ciò, le sabbie la inghiottirono del tutto, ma in lei la paura era scomparsa. Perché sapeva che avrebbe trovato Wes sotto di lei, pronto a prenderla.

                                                                                                                         *
Rieccomi qui. Vi sono mancata?
Dopo il post di Domenica, ecco il nuovo aggiornamento.
Ringrazio Jeo 95 per la recensione, grazie!
Il prossimo aggiornamento avverrà di Sabato, ciao!

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Capitolo 24

 
 
Wes e Touko proseguirono nel labirinto discendente del Castello Sepolto grazie alla misteriose voce che suggeriva alla brunetta quale buca fosse quella esatta. Man mano che scendevano, il caldo diventava insopportabile.
Ben presto, i due ragazzi si ritrovarono ansanti e scottati dal contatto con le pareti calde e la sabbia bollente.

 
Ciò che, però, li preoccupava era il fatto che la discesa non finiva mai e il caldo era aumentava.
Cominciavano a scoraggiarsi sulla riuscita di quella folle impresa. Persino il Campione, che vivendo in un deserto era abituato alle alte temperature, ansimava e si faceva sempre più insicuro.
I scenari non cambiavano mai e non c'erano, apparentemente, salite che portassero fuori da quell'inferno. L'aria era sempre più rarefatta, così come la luce.
Ormai non si vedeva più nulla.

 
All'ennesima stanza, Touko cedette e cadde distesa sulla sabbia, terribilmente stanca e disidratata.
Teneva faticosamente gli occhi socchiusi, boccheggiando mentre sentiva la sua pelle ustionarsi al contatto della sabbia bollente.
E dire che non aveva mai amato andare a mare...
-Touko!- sentì la ragazza. Delle braccia forti la girarono e le tirarono su il busto.
 
Aprì lentamente gli occhi e guardò sfinita il mulatto, scuro come non mai, tanto che sembrava un africano. Sembrava non risentire particolarmente dell'elevata temperatura dell'aria.
"Beh, in fondo è nato e cresciuto in un deserto" pensò ridacchiando Touko.

 
-Non mi sento granchè bene, Wes...- rispose, la bocca inaridita dalla lunga mancanza d'acqua.
 
Il giovane digrignò i denti e strinse la presa attorno al corpo di Touko. Dopodiché estrasse la sua borraccia, ancora piena per metà, e la stappò. Costrinse l'amica ad aprire la bocca e le riversò in bocca tutta l'acqua restante.
Quando la ragazza l'ebbe ingoiata, lo guardò sentendosi in colpa e abbassò il capo.

 
-Ti senti meglio, Touko?- le chiese Wes, preoccupato, mentre posava il contenitore ormai vuoto per l'ennesima volta in quella giornata.
 
-No, mi sento in colpa. Per colpa mia siamo sepolti qui e tu hai dovuto rinunciare a tutta la tua acqua, sempre per colpa mia. Ti ho trascinato qui, tu che non ci volevi nemmeno venire, è colpa mia. Siamo destinati a morire qui, sono inutile...-
 
Il tono desolato con cui la brunetta disse quelle parole fece sospirare il ragazzo, che le rivolse un sorriso solidale che lei non riuscì a vedere per il troppo buio.
-Detesto quando fai così- disse il biondo, chiudendo gli occhi.

All'improvviso strinse il corpo di Touko a sé con maggior forza, tanto da potersi fondere con lei, lasciandola sorpresa.
La brunetta sgranò gli occhi, sentendosi per la prima volta in un'intimità profonda con il ragazzo.

-Tu non sei inutile, nessuno lo è, almeno non ai miei occhi. Perciò, smettila di sparare idiozie e rimettiti in piedi, futura Campionessa-
Wes le disse queste cose guardandola dritto negli occhi.
Touko sotto il suo sguardo maturo si sentì una bambina tanto piccola che si mise a piangere, stringendosi ancor più di quanto si credesse possibile. Stette lì a singhiozzare per una decina di minuti, mormorando qualcosa che sembrava un "grazie" ogni tanto mentre il ragazzo le carezzava la schiena.

 
Dopo un tempo che per entrambi parve infinito, i due adolescenti si scinsero, continuando a tenersi con le braccia. Touko alzò la testa  e guardò il mulatto con infinita gratitudine.
-Grazie, Wes, per esserci sempre per me- gli disse, sentendo quasi le farfalle nello stomaco. Farfalle che aumentarono quando lui le sorrise radioso.
 
-Prego, non c'è di che. E se ti venisse in mente di dar di matto di nuovo, ci penserò io a fermarti. Ed ora andiamo, prima di morire asfissiati qui. Chissà che questa volta non sia il fondo- rispose Wes, ridacchiando imbarazzato, mentre lei annuì.
 
I due si alzarono e andarono spediti verso quello che speravano fosse l'ultimo buco di sabbia.
Wes fu il primo ad entrarvi come di norma e, una volta atterato, diede il via libero alla brunetta per scendere. Nuovamente Touko si ritrovò in braccio al ragazzo, ma dopo quell'ultima intimità, non gli faceva più effetto: si stava abituando, ormai, a quella situazione.
In effetti, quando entrambi furono in piedi, notarono un corridoio molto lungo del quale non si vedeva la fine, illuminato dalla luce di centinaia di torce che sembravano aver appena iniziato a fare il loro dovere.
 
-Beh, avevi ragione. Siamo arrivati- disse Touko, sorpresa.
 
-A me sembra che non siamo gli unici ad essere arrivati fin qui. Queste torcie sono appena iniziate e il Castello Sepolto avrà secoli sulle spalle. E' impossibile che delle torcie siano sopravvissute tanto, a meno che...- disse Wes, avvicinandosi ad una di esse.
 
-... non siano state cambiate da qualcuno che è passato di recente- continuò Touko, guardando una torcia seguente a quella dell'amico.
 
-Già. Ma chi è così imbecille e altrettando bravo da arrivare fin qui senza una guida? A proposito di guida, senti ancora quella voce?- domandò il biondo, voltandosi accigliato verso la bruna.
 
-Sì, anzi è più forte di prima. E mi guida verso il corridoio- rispose lei.
 
-Bene, allora. Andiamo-
 
I due allenatori si incamminarono verso quello strano corridoio, completamente illuminato dalle torce come nuove che ardevano vigorosamente. Sui muri si vedevano delle iscrizioni incise, strani simboli che nessuno dei due giovani comprendeva, ma che suscitava in loro grande curiosità. Sembrava di camminare in uno dei numerosi corridoi di una piramide egizia.
 
All'improvviso Touko si fermò in mezzo al passaggio e voltò la testa verso il muro alla sua destra.
Camminò velocemente versi uno strano disegno contornato dai medesimi glifi sconosciuti e lo guardò attentamente, mentre Wes la chiamava e le si affiancava.
-Touko, cosa c'è?-
 
-Questa creatura... Ho l'impressione di averla già vista, ma non ricordo dove- rispose la brunetta, indicando col dito uno strano essere che somigliava ad un drago.
 
-Lui è Zekrom- rispose con nonchalance Wes, dopo aver guardato attentamente il rudimentale disegno dell'animale.
 
-Chi?-
 
-Zekrom è un Pokémon Leggendario di tipo Drago Elettro. E' il secondo drago Leggendario di questa regione, dato che il primo è Reshiram, di tipo Drago Fuoco. So che ne esiste un terzo, ma non si hanno molte informazioni su di lui- spiegò il ragazzo, tranquillo.
 
-E che ci fa un Pokémon disegnato qui?- domandò la ragazza, confusa.
 
-Bada che la sua esistenza è mitica, non si sa bene la sua origine. Si pensa che Reshiram e Zekrom fossero in origine un drago solo, ma che un giorno nella sua mente si creò una tremenda discordanza di convinzioni e finì per scindersi in due creature senzienti. Si dice che Reshiram persegua la verità, mentre Zekrom gli ideali. Essendo creature mitiche, è probabile che questo... posto abbia un qualche collegamento con loro- rispose lui.
 
-E che fine hanno fatto?-
 
-Quando i loro corpi divennero troppo vecchi per proseguire la vita, si dice che abbandonarono la loro forma terrena e che il loro spirito giace dormiente in due pietre, la Chiarolite e la Scurolite. La prima è di Reshiram, l'altra di Zekrom. Non si sa dove siano state portate queste pietre, ma è certo che non si sono mai svegliati. Sono in perenne attesa di qualcuno che possa risvegliarli e con cui condividere la conoscenza accumulata in tanto tempo di vita- concluse Wes.
 
-Forse questi segni parlano di questa leggenda, ma non riesco a leggerli...- borbottò la ragazza, corrucciata, mentre guardava le strane incisioni e le sfiorava.
All'improvviso si bloccò con il dito posato su un particolare glifo, che somigliava a un serpente intrecciato ad un cerchio.

 
-Wes, senti anche tu queste voci?- sussurrò Touko, accostando l'orecchio alla parete.
 
-Ehm... No, direi di no. Io non sento nulla- rispose Wes, confuso.
 
-Provengono da qui dietro, ne sono certa. Ancora un po'... Ah! Ecco!!!-
Il grido di gioia della bruna echeggiò in tutto il corridoio, rimbombando anche nelle orecchie del ragazzo. Tuttavia, rimase a bocca aperta quando davanti alla ragazza si spostava la finestra del muro nella quale era incisa l'immagine di Zekrom.
Touko aveva infatti trovato un meccanismo in cui inserire le dita, che aveva fatto girare in senso orario.

 
In quella che aveva tutta l'aria di essere una piccola cassaforte nascosta, risiedeva su un piccolo podio con tanto di cuscino polveroso color amaranto una pietra grigio scuro con delle incisioni molto semplici, perfettamente sferica.
Touko fece per prenderla, ma sotto di lei scattò una trappola e una botola le si aprì sotto, e lei gridò spaventata.

Wes fece appena in tempo a prenderla per un polso che la brunetta stava giò precipitando verso un baratro senza fine.
Il ragazzo dovette stendersi per terra e prenderle il braccio con entrambe le mani; così facendo fu in grado di tirarla su e di stringerla a sé per costringerla ad allontanarsi dalla piccola buca nel muro.
-Ma che diamine...!-esclamò la ragazza, tremando.
 
-Tipico di posti simili, avere delle trappole. Io direi di lasciar perdere quell'affare e di uscire di qui il più presto possibile- disse Wes, teso. Per poco la sua amica non cadeva di sotto.
 
-No, Wes! Tu non le senti queste strane voci?- ribadì Touko, voltando il capo verso il biondo che scosse la testa deciso.
Lei lo guardò male, con la netta sensazione di essere presa in giro.

 
-Davvero, Touko, se le sentissi te lo direi! A quanto pare sei più aperta di me alle cose paranormali, ma davvero non riesco a sentirle-
 
-Eppure sono così nitide nella mia mente... Mi invitano a prendere quella pietra, mi sento come se fosse mio compito tenerla al sicuro, Wes... E' forse pazzia desiderare tanto una pietra?- rabbrividì la giovane, continuando ad alternare lo sguardo dalla sfera grigia alla pericolosa botola-voragine in cui aveva rischiato di cadere.
 
-Se proprio ci tieni provo a prenderla io: sono indubbiamente più alto di te. Però dovresti tenermi per la vita...- propose il mulatto, imbarazzato.
 
Anche Touko arrossì, ma annuì.
Mentre il Campione arrivava al bordo della voragine buia davanti alla piccola cripta, si protese cauto oltre di esso per guardarvi all'interno. Come temeva, non riuscì a vedere nulla, fuorché uno spettrale baluginio rossastro, sicuramente l'effetto della luce della torcia su di lui su qualcosa di appuntito.

 
Deglutì a fatica e alzò lo sguardo, fissandolo sulla strana pietra sferica. Appena non riuscì più a tendersi, Touko lo abbracciò per la vita, pronta a tirarlo verso di sé con tutte le sue forze.
-Senti, riesci a sfilare un'ultraball dalla cinta?- le domandò il ragazzo all'improvviso.
 
Touko stava per rispondere sì, ma si accorse di una cosa molto imbarazzante: per raggiungere i box in cui erano poste le sfere che contenevano i Pokémon del giovane doveva premere con il busto sul suo fondoschiena e passare le mani sul bassoventre del biondo. Nella sua testa già si affollavano i filmini creati dalla sua immaginazione.
"Mai e poi mai! E' già abbastanza tenerlo per la vita, questo no!" pensò la giovane, rabbrividendo.
 
-Ci sei ancora?- domandò Wes, cercando di guardare la sua compagnia di follia.
L'espressione cinerea che vide nel suo volto fu talmente comica da farlo ridacchiare.
"Vedo che anche a lei fa un certo effetto toccarmi" pensò il giovane, abbastanza compiaciuto.
 
-So che è imbarazzante, ma potrebbe salvarmi la vita avrebbe l'aiuto di Raikou. E' la terza contando da destra. Per favore, sbrigati- continuò lui, ammettendo in cuor suo che anche lui era abbastanza imbarazzato in quel momento.
 
Debolmente, la giovane annuì e mosse lentamente le braccia. Tenne il braccio sinistro stretto contro l'addome di Wes, mentre con la mano destra percorreva timidamente la sua vita alla ricerca della caselletta giusta.
Guarda caso l'ultraball di Raikou si trovava quasi al centro del basso ventre, cosa che rendeva il compito di Touko assai più vergognoso. Anche Wes divenne presto rossissimo sentendo la mano dell'amica soffermarsi timidamente.

 
Entrambi tirarono un bel sospirone mentale quando Touko trovò l'ultraball che cercava e la sfilava velocemente dal suo posto.
-Fatto- annunciò, ritirando subito la mano.
 
-Fallo uscire, così che possa agire subito in caso di pericolo- le ordinò Wes.
 
La ragazza fece come dettogli e fece uscire il Pokémon Leggendario dalla sfera.
Raikou uscì nuovamente in tutta la sua maestosità giocosa e guardò confuso la scena davanti a lui. Provò subito a prendere il ragazzo e a trarlo in salvo, ma il giovane non glielo permise.
-No, Kou, tu interverrai solo quando starò rischiando di cadere. Per bilanciarmi basterà Touko, tu devi solo tirarmi indietro dopo, quando avrò salda fra le mani questa strana sfera. Intesi?- gli spiegò faticosamente, tenendo la testa al di sotto dell'ascella per guardare il proprio Pokémon.
 
-Rai, Rai-kou...- si oppose il Leggendario, sedutosi con uno sbuffo, per nulla d'accordo.
 
-No, la tua testa in questo buco non c'entra, Raikou. Non farmi perdere altro tempo, dai- rispose l'allenatore.
Poi, fatto un cenno ad entrambi, voltò il capo e lasciò che solo il braccio destro facesse da contrappeso contro il muro, mentre protendeva il sinistro contro la sferica pietra grigio scuro, oggetto di tanti problemi.
Sperava intensamente di uscire il prima possibile da quel posto.

 
Dopo un po', riuscì a raggiungerla, ma era troppo grande perché potesse essere presa solo con una mano. Bofonchiando un "dannazione", mollò all'improvviso la presa sul muro con la mano destra ed afferrò con entrambi gli arti la pietra.
Facendo ciò rischiò di cadere di sotto proprio come Touko prima di lui, ma la collaborazione tra la ragazza e il Leggendario fece sì che lui potesse tornare sano e salvo con i piedi per terra.

 
Wes si sedette per terra, ansante, sentendosi un vero idiota per aver rischiato tanto.
"Quanto meno la sfera è tra le mie mani ed è integra" pensò il giovane, guardando la pietra per cui aveva rischiato di morire con odio. Dopodiché la passò alla brunetta, che era china su di lui
-Tieni, è tutta tua. E non farmi fare più idiozie simili, per favore- disse, facendo tornare il Pokémon nell'ultraball.
 
Touko prese la pietra tra le mani, rigirandosela e scrutandone ogni particolare.
-Le voci provengono da qui dentro, lo sento chiaramente. C'è pure la stessa voce che ci ha condotti fin qui- disse, passando un dito lungo le incisioni serpentine.
 
-Io continuo a non sentire nulla- borbottò il ragazzo, stiracchiando la schiena.

Si mise in piedi con una sola spinta del braccio e affiancò la brunetta, scrutando anche lui quella strana palla grigia e solida.
-Andiamo?- le chiese all'orecchio, facendola sobbalzare.
 
-Sì, certo. Andiamo- rispose la giovane, ritornando alla realtà.
Così, ripresero il cammino lungo il corridoio insabbiato e illuminato, mentre Touko teneva stretta a sé la pietra sussurrante che le aveva preso l'amico.

                                                                                                             *
Salve!
Scusate la tarda ora, ma ero presa dalla scrittura del ventiseiesimo capitolo ed ho perso la cognizione del tempo, eheh... ^^'
Ringrazio Jeo 95 per la recensione, grazie mille!
Il prossimo capitolo verrà postato Martedì, bye!

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Capitolo 25

 
 
Quel dannato Castello Sepolto si stava rivelando sempre più complicato ad ogni passo.
Non mancavano mai le varie trappole, parecchio simili a quella che Touko e Wes avevano affrontato in precedenza per afferrare la sferica pietra grigio scuro sussurante.
Vista la notevole quantità di trappole nascoste, i due ragazzi quasi si stupivano di non averne incontrate prima di aver preso la sfera. Sembrava quasi che nel momento in cui l'avevano afferrata, tutte le trappole avessero ricevuto il comando di scattare appena si avvicinavano a sufficienza per caderci dentro. Più volte rischiarono di cadere di sotto.
 
E, altro fatto seccante, mancava di nuovo l'acqua (per via dell'ultimo svenimento della giovane, nel quale per farla rinvenire il mulatto aveva dovuto versarle tutta la restante acqua in bocca) e il caldo aumentava. Touko minacciava un altro collasso per l'eccesiva temperatura alta e si sventolava con una mano mentre con l'altra teneva la misterioso pietra.
 
-Che caldo, non resisto più...- borbottò, asciugandosi la fronte.
Voltò la testa per guardare il compagno di viaggio, il quale, come sempre, non sembrava minimamente sudato.
"Ma come diamine fa a resistere?" pensò, frustrata.

Wes si accorse del suo sguardo e probabilmente il suo pensiero doveva essere ben leggibile nei suoi occhi perché lui le rispose.
-Ormai sono abituato a questo calore- disse, facendo spallucce.
 
-Merito di Auros?- domandò lei, sempre sventagliandosi con la mano, e lui le rispose con un cenno affermativo e un "più o meno".
 
-Quasi quasi mi trasferisco da te così mi abituo anch'io a queste temperature-
 
Il tono stizzito di Touko fece ridacchiare il Campione.
-Ti sconsiglio vivamente di seguire questa idea. Auros non è una bella regione, men che meno per le ragazze. E' un covo di malavita, almeno quando io non ci sono- rise il mulatto, ricevendo una pessima occhiata dalla brunetta.
 
-Se hai tanto il pugno di ferro sulla tua regione calda, puoi dire a questo caldo di diventare un bel venticello fresco?- chiese la ragazza, retorica.
 
-Non sono un mago, Touko, non sono in grado di controllare gli elementi più di quanto ne sia in grado tu, ovvero zero. Non chiedermi di fare cose al di là delle mie capacità- le rispose Wes, con un mesto sorriso.
 
-La fai semplice...-
 
I due allenatori continuarono a camminare, e camminare, e camminare, finché non scorsero un rialzamente di sabbia sul terreno: sembrava quasi che la sabbia si fosse riversata all'interno per mezzo di una fessura, o che col tempo il vento l'avesse spinta fin lì.
Ma quale vento, se lì non spirava un filo di aria?
Wes e Touko corsero incontro al cumulo di sabbia, trepidanti: chissà che avessero raggiunto l'uscita. Appena superarono l'ultima torcia, si ritrovarono in una grandissima stanza piena di sabbia e, incredibile a dirsi, tesori! L'oro luccicava alla tremula luce delle torcie, insieme a collane in perle, gemme preziose di varia grandezza...
Tutto brillava, insieme agli occhi della bruna, che lanciò un'esclamazione di meraviglia.

 
-Wooow!! Mai vista tanta ricchezza tutta insieme!- esclamò, guardando ammirata un diadema dall'aria molto costosa con gli occhi che luccicavano.
Poi si volse verso Wes.
-Credi che sarebbe male portarsi dietro qualcosina? Dopo ciò che abbiamo passato per venire qui, un premio ce lo meritiamo, no, Wes?- chiese, guardando trepidante il biondo.
 
Wes non la calcolò, muovendosi invece con cautela attraverso la stanza.
Non si fidava di tutto quell'oro, l'istinto gli diceva di non farlo. E lui aveva sempre seguito l'istinto.

Touko correva da una parte all'altra dello stanzone, ammirando ogni particolare e luminoso oggetto tenendo la pietra grigia tra le braccia. Poi, all'improvviso, richiamò l'attenzione del ragazzo e gli indicò un punto in alto.
-Ecco l'uscita- esordì il Campione, avvicinandosi alla pila di tesori e sabbia che portava a quella che aveva tutta l'aria di essere una via d'uscita da quel posto.
 
-Ma come ci arriviamo?- domandò la ragazza, perplessa.
 
-Non vedo altra alternativa se non quella di arrampicarci su per questo oro. Però non mi fido, c'è qualcosa che non quadra. E' impossibile che questo tesoro fosse così poco importante da non necessitare di trappole che differiscano da semplici buche nascoste; è anche poco per i tempi antichi! No, c'è sotto qualcosa...- rispose Wes, diffidente.
 
Touko non gli rispose, ma non se ne curò: non era necessario che gli rispondesse, perciò non si preoccupò del mutismo della bruna. Continuò a girare per la stanza cercando possibili congegni nascosti, tenendo sempre d'occhio quella che sembrava l'unica via d'uscita. Presto però si accorse di non sentire più alcun passo oltre ai suoi, né il tramestio che solitamente faceva Touko mentre guardava ogni singolo pezzo prezioso presente in quella stanza.
"Possibile che sia rimasta fermo per tutto questo tempo?" pensò, e si volse. Non la vide.
Allora osservò tutta la stanza accigliato, accorgendosi finalmente dell'assenza di Touko.

 
-Touko?!- la chiamò, ma non gli giunse risposta.
 
Corse verso l'apertura da cui erano entrati, alquanto preoccupato, ma non arrivò mai nemmeno a compiere un paio di passi che qualcosa gli sfiorò il naso a velocità impressionante.
Wes ritrasse immediatamente la testa, arretrando attonito, e volse la testa verso destra per riconoscere il suo aggressore.
Sgranò gli occhi.
-Team Plasma!!- urlò quando vide un uomo sulla trentina che lo guardava truce in posizione da combattimento kung fu.
 
-Sì, noi- rispose il seguace, e da sotto i cumuli di oro comparvero numerosi altri suoi compari, con le armi puntate addosso a lui.
Il mulatto si guardò intorno trepidante: era stato accerchiato da almeno una ventina di persone, tutte con pistole o altre armi che lo minacciavano.
Aveva come la sensazione di star vivendo un deja-vu, perché quella situazione era fin troppo uguale a quella vissuta nel Bosco Girandola. Digrignò i denti.

 
-Che volete da me? Dov'è Touko?!- gridò, irritato.
 
-Non mi sembra tu sia nella posizione di porre domande- disse una voce a lui conosciuta.
 
Wes alzò il volto verso l'entrata di quella stanza maledetta, e guardò con occhi di fuoco colui che aveva parlato.
N Harmonia gli sorrideva canzonatorio, con l'espressione compiaciuta di chi vede i propri piani compiersi. Ciò che però gli dava più fastidio era che stringeva Touko per un braccio e le copriva la bocca con una mano.
La ragazza lo guardava attonita e terrorizzata, e poteva vedere benissimo i suoi tremori.

 
-Harmonia, brutto bastardo. Lasciala andare immediatamente!- gridò Wes, adirato, ma un arma lo costrinse a calare la sua audacia.
 
-E perché mai dovrei, scusa?- chiese il principe del Team Plasma, ridendo di lui.
 
-Perché hai con me un debito di vita- sibilò il Campione, cominciando a tremare anche lui, ma per la rabbia.
 
N, a quelle parole, s'immobilizzò e perse tutta la sua spavalderia.
Cosa che non passò inosservata al mulatto, il quale sorrise con l'aria di uno che aveva scoperto il punto debole del suo avversario.

 
-E quando mai mi avresti salvato?- borbottò il verde, scoccando una pessima occhiata al Campione della regione di Auros.
 
-Dalla tua espressione direi che te lo ricordi perfettamente, ma non vuoi ammetterlo. Credi che la mia memoria sia tanto fallace? Questa situazione è identica a quella volta, con la differenza che adesso sei tu in svantaggio- rispose Wes, compiaciuto.
 
-Tsè, in svantaggio? Siamo venti contro uno, idiota-
 
-Credi davvero che venti persone bastino per sconfiggere me e una squadra di Pokémon che ho allenato e continuo ad allenare con tutta l'anima, composta da tre Leggendari e tre semplici, ma fortissimi, Pokémon?- lo dissuadè il biondo, col tono di chi parla con un bambino.
 
-Prova solo a tirar fuori uno dei tuoi Pokémon e fai una brutta fine- sibilò N, in tensione. Aveva dimenticato chi fosse il suo bersaglio, o meglio il perenne accompagnatore del suo bersaglio.
 
Il verde seguiva da molto tempo Wes e Touko, in attesa del momento migliore per catturare la ragazza. Purtroppo il Campione non si allontanava praticamente mai dalla brunetta, e quando lo faceva lei aveva sempre qualcuno intorno a proteggerla.
I problemi si erano fatti maggiori quando aveva scoperto che nel gruppo si erano aggiunti due nuovi componenti: un ragazzo, poco più grande di Touko, e una ragazza della stessa età del Campione.
Di quest'ultima non si preoccupava, sembrava solo una palla al piede. La sua attenzione era concentrata tutta sul ragazzo, che si era dimostrato il fratello del Campione e Campione a sua volta. Ed aveva anche un Moltres e un Articuno, almeno secondo le fonti che aveva ricevuto dai suoi seguaci. Magari anche un Zapdos.
 
Con una tale compagnia la brunetta sembrava inarrivabile, ma eccola correre al Castello Sepolto con come unica compagnia Wes. Il momento migliore.
Adesso che era riuscito a catturare Touko e la preziosa sfera grigio scuro che aveva trovato, non aveva alcuna intenzione di perdere l'occasione di fare un grande passo avanti nel suo piano di salvataggio.
Perché lui voleva solo che i Pokémon fossero liberi dall'oppresione umana, non aveva altri obiettivi se non quello.
E non avrebbe permesso ad un paio di persone di ostacolarlo così.

 
-Sei un codardo, ti nascondi dietro i tuoi sottoposti anziché affrontarmi. Temi forse di perdere in uno scontro diretto con un diciassettenne?- lo derise il mulatto, infilando sempre più la lama nella ferita.
 
-Non sono codardo, e non permetto a te di chiamarmi così!- si scaldò N, digrignando i denti e tenendo più saldamente la ragazza a sé.
 
-Anche se avrai la meglio su chiunque ti chiamerà con questi aggettivo, sempre codardo rimarrai. Che razza di uomo sei se non hai nemmeno il coraggio di batterti direttamente con me per Touko? Perché è Touko il tuo obiettivo, no?- continuò il ragazzo.
 
-Taci o ti sparo!- urlò il giovane Harmonia, sempre più adirato.
 
-Se fossimo da soli non saresti così arrogante- ghignò Wes, divertito.
-E poi non sarai tu a sparare, non ne hai il fegato-

 
-Argh! Tu, dammi la tua pistola!- disse N, indicando uno dei Plasma.
Il seguace obbedì all'istante, spaventato dalla furia che era diventato il suo giovane capo, e passò l'arma al verde, che la prese velocemente e, una volta fatta scattare la sicura, la puntò dritto in faccia al Campione, gli occhi che lampeggiavano di follia.

Per fare ciò dovette lasciare andare la presa sulla bocca di Touko, la quale non perse tempo.
-Aiuto, Wes, questo è pazzo!!- gridò, dimenandosi dalla presa del principe.
 
N non riuscì a trattenerla con un solo braccio, così la giovane fu libera e corse verso il mulatto con la preziosa pietra grigia, causa di tanti problemi, tra le braccia. Fu troppo veloce e in breve si ritrovò a stringere il ragazzo per la vita, tremante, e ad affondare il volto nel petto di Wes.
Il mulatto la strinse dolcemente a sé, un po' sollevato, ma comunque preoccupato perché a quel punto a rischiare la fucilazione non era solo lui ma anche la sua amica. E lui non voleva.

 
-Ho paura, Wes...- gli disse Touko, piangendo lacrime amare e stringendosi a lui terrorizzata.
 
-Mi crederesti se ti dicessi che ce l'ho anch'io?- le rispose il ragazzo, ridacchiando a disagio.
 
-Che scenetta commovente, i due piccioncini si sono riuniti. Bene, ora che siamo tutti felici e contenti potete darmi quella pietra con le buone o con le cattive, a voi la scelta- li interruppe N, irritato e, anche se non lo avrebbe mai ammesso, un po' geloso.
 
-Ma che ha di speciale questa pietra, scusa?- domandò Touko, tenendola stretta a sé con ostinazione pari a quella di un bambino che stringe un giocattolo che non vuole condividere con l'amico.
 
-Idiota, l'hai pure presa senza nemmeno sapere cos'è. Quella pietra grigia in verità è la Scurolite, la pietra in cui giace dormiente la coscienza del mitico drago Leggendario Zekrom! Ed ora, se gentilmente me la lanciassi saremmo tutti a posto- rispose N, sbuffando, mentre con la mano libera faceva loro cenno di cedere la sfera.
 
-L-la Scurolite? Allora le voci che sentivo nella mia testa... Era opera di Zekrom? Lui voleva che ritrovassi la sua pietra?- pensò ad alta voce la brunetta, shockata.
 
-Il tuo aiuto nel ritrovarla è stato una sorpresa inaspettata, anche perché non avevamo idea di dove si nascondesse. Era mio preciso obiettivo fare in modo che l'altro Prescelto non ritrovasse mai la Scurolite, così che i miei piani non venissero ostacolati-
 
-Prescelto? Io non sono prescelta da nessuno, anzi alle elementari venivo sempre scelta per ultima!- esclamò stupita Touko.
 
-Idiota, tu non sei e non sarai mai una Prescelta! Altrimenti perché Zekrom non ti si sarebbe ancora mostrato? Reshiram si è mostrato a me subito, quando ho sfiorato la sua Chiarolite. Se davvero tu sei l'Eroe destinato ad affiancare il Leggendario drago nero, lui dovrebbe essere già qui al tuo fianco a proteggerti, ragazzina- la schernì N, ridendo.
 
-Va bene, prendimi pure in giro. Non sarò la Prescelta, ma non intendo darti questa pietra per nulla al mondo se ciò che intendi farne è malvagio. E poi non è nemmeno tua, altrimenti il drago che tanto decanti sarebbe già qui, no?- rispose a tono la brunetta, immusonita dalle parole del verde.
 
-Scema, non mi hai dato la possibilità di sfiorare la Scurolite, come dovrei evocare Zekrom se nemmeno sa che ci sono?- rispose l'altro, seccato.
 
-Esatto, tu non lo senti, lui non percepisce la tua vicinanza. Voi due non avete alcun rapporto, mentre io sento chiaramente i suoi sussurri nella mia testa, come se parlasse dritto nel mio orecchio. Io lo sento, tu no, e ciò crea un legame tra noi- affermò Touko, decisa.
 
-Questo te lo concedo, d'altronde anch'io ho un certo legame mentale con Reshiram. Ma ciò non vuol dire che tu sia la Prescelta da Zekrom, è impossibile-
 
-Secondo me non vuoi accettare di avere torto, N Harmonia. Per questo ti reputo codardo- s'intromise Wes, con un tono gelido.
 
Pessima mossa. Il verde s'infuriò a tal punto che lanciò un urlo del tipo "ora mi hai davvero seccato" e sparò un colpo con la pistola. Il proiettile partì a tutta velocità in direzione del Campione, che sgranò gli occhi, ma, a nemmeno cinque metri di distanza da lui, si udì un grido.
-Moltres, Protezione!-
 
Una fulmine rosso e azzurro passò davanti ai due allenatori e si schiantò contro il proiettile, sollevando la sabbia e la polvere in quella stanza. Tutti i presenti dovettero coprirsi gli occhi, ma quando questa si diradò poterono vedere il Leggendario uccello di tipo Fuoco Volante in piedi davanti a Touko e Wes con le ali infuocate spalancate, uno scudo verdeacqua a proteggerli.
Sopratutto il Team Plasma rimase pietrificato, e guardarono tutti verso la fonte del comando.

 
Michael guardava tutti dall'alto, furioso, ma in particolare mandava occhiate di fuoco al fratello maggiore.
-Appena in tempo, direi-
 
-Mic!- esclamò Wes, sorpreso.
 
-Sì, io, fratellone- rispose Michael, con un sorrisetto saccente in viso.
 
Wes gli lanciò un'occhiataccia, mentre l'intero plotone Plasma aveva preso a sparare, preso dalla paura che quel focoso Pokémon provocava loro. Moltres tubò loro contro ad alta voce, adirato, e con potenza ampliò il suo campo protettivo, mandandolo a cozzare contro i vari umani che tanto ostinatamente gli sparavano contro.
Il Team Plasma, dal primo all'ultimo, compreso N, venne sbalzato contro il muro pesantemente.

 
-Andiamo!- ordinò Michael, porgendo una mano ai due amici fin da sopra il cumulo di tesori.
 
Il Campione annuì e, dopo un ultimo sguardo verso i loro aggressori, spinse Touko oltre di lui, esortandola a salire velocemente.
Ogni tanto rischiava di scivolare, avendo una sola mano a disposizione, ma prontamente Wes la sosteneva con una mano sulla schiena.
Mentre i due ragazzi salivano faticosamente, il giovane Harmonia stava riprendendosi dal doloroso impatto con il muro e puntò gli occhi verso l'uscita. Sgranò gli occhi adirato, notando quanto i suoi bersagli fossero già vicini a fuggire.
"Questa non ci voleva, presto saranno fuori!" pensò.

 
Voleva bloccarli a tutti i costi, ma non si azzardava a chiamare il drago Reshiram: non l'aveva ancora del tutto domato, non voleva correre un tale rischio. Però sembrava l'unica soluzione possibile...
"Maledizione, perché non ho portato con me Zoroark?" si maledì, mentre estraeva la sfera che conteneva il Leggendario.
-Mi vedo costretto a ricorrere a misure drastiche, per non farti avere quella pietra. Reshiram, tocca a te!- urlò il giovane Harmonia, lanciando in aria la masterball.
 
Wes, Michael e Touko voltarono la testa di scatto, gli occhi sgranati, e guardarono la sfera che saliva sempre più con crescente terrore.
Finché questa non si aprì.
Luce chiara e cristallina, di un intenso colore azzurro, fuoriscì dalla migliore pokéball mai creata dall'uomo e una figura enorme, che raggiungeva e superava il tetto, si delineava man mano che la luce diminuiva. Quando il maestoso Pokémon si fu formato del tutto, annunciò la sua presenza con un lungo e sonoro ruggito.
Persino Moltres tremò di fronte al nuovo avversario, ma non arretrl minimamente, pronto a fermarlo se avesse minacciato i tre ragazzi.
 
-Accidenti, è proprio enorme...- borbottò Touko, stringendo più forte tra le sue braccia la Scurolite di Zekrom.
Wes digrignò i denti, e guardò il Pokémon con la paura negli occhi mettendosi con parte del corpo davanti all'amica per proteggerla.

 
-Moltres da solo non può farcela contro di lui, Wes- disse Michael, richiamano l'attenzione del biondo.

Questo volse il capo e annuì.
Velocemente Touko afferrò la mano di Michael e si issò oltre il buco nel muro, subito seguita Wes. I tre ragazzi, finalmente con i piedi per terra, presero a correre lontano dalla costruzione, affondando i piedi nella sabbia bollente senza nemmeno accorgersene.
Moltres volava sopra di loro, uscito dopo che il Campione più grande fosse stato al sicuro, e vegliava dall'alto.

 
-No, non mi farò scappare questa occasione! Reshiram, inseguiamoli!- ordinò N al drago bianco, salendo faticosamente in groppa al Pokémon.
Il dragone ringhiò a quella confidenza, ma decise di non dargli troppa confidenza e spalancò le ali, spiccando in seguito il volo, sfondando il tetto che andò in mille pezzi. I detriti caddero pesantemente nella sala, sommergendo i tesori che celava al suo interno e di conseguenza anche i singoli seguaci del Team Plasma.
Ma ciò non importava, in quel momento, per N.

 
Wes, Michael e Touko si volsero a vedere il Pokémon Leggendario, terrorizzati, e i due Campioni si lanciarono uno sguardo d'intesa. Nello stesso momento, Michael tirò fuori due ultraball mentre Wes tre e le lanciarono in aria.
-Zapdos, Articuno, aiutate Moltres!- gridò Michael.
 
-Suicune, Raikou, Entei, date anche voi una mano a Moltres!- gridò invece Wes.
 
I cinque Leggendari uscirono dalle rispettive ultraball: i due uccelli andarono ad affiancare i loro fratello, mentre gli altri tre li seguirono correndo per terra. Il dragone, vedendo quale insieme di creature gli era stato schierato contro, esitò ma N lo spronò all'attacco.
Ma lui non voleva.
Il suo intento non era ferire gli altri, non era rinato per quello; ma il suo allenatore, colui che aveva scelto come Eroe che lo affiancasse in quel nuovo conflitto, sembrava deciso più che mai a fermarli.

Gli attacchi dei Leggendari, lo presero in pieno in questa successione: Suicune usò Geloraggio; Articuno Purogelo; Moltres Fuocobomba; Entei Fuocobomba; Zapdos Tuono; Raikou Scintilla.
Reshiram perse tremendamente quota, sfiorando con la zampa la sabbia, e scosse la testa. A malincuore dovette contrattaccare: anche se non voleva far loro del male, non poteva certo farsi mettere al tappeto da sei Leggendari, per giunta non completi come lui.
Il Dragopulsar che lanciò non era minimamente efficace come sarebbe stato sempre, però lo fu abbastanza perché mettesse K.O. Moltres. L'uccello perse quota e si schiantò al suolo, esausto, mentre Michael lo chiamava impaurito.
-Moltres, ritorna!- esclamò e l'uccello tornò nell'ultraball, finalmente a riposo.
 
N ne fu entusiasta, poiché con un solo colpo il suo Pokémon aveva steso un rivale con un livello uguale al doppio del suo, però restavano sempre altri cinque Leggendari da battere e conosceva la velocità di cui erano dotati sopratutti quelli terreni.
Mentre rimuginava un Purogelo colpì Reshiram, facendolo cadere anche lui al suolo.

 
Il giovane principe scese velocemente dal drago, completamente esausto dopo ben tre attacchi di tipo Ghiaccio, e digrignò i denti. Come prova era andata bene, ma il Leggendario era ancora troppo "addormentato" per poter utilizzare tutto il suo potere.
Richiamò il Pokémon nella masterball e alzò il volto verso i tre ragazzi, accerchiati dai cinque Pokémon Leggendari rimasti in forze. Ognuno di loro proteggeva il rispettivo allenatore, dunque il Campione biondo era in vantaggio.

 
Wes e N si scambiarono uno sguardo di fuoco, risentimento e paura.
Il primo, accerchiato dai suoi tre Pokémon, teneva Touko tra le braccia saldamente e guardava minacciosamente il suo rivale, cercando di trasmettergli tutta la sua ira. Il secondo, invece, rispediva lo sguardo al mittente, troppo orgoglioso per mollare: aveva già perso lo scontro, sebbene fosse evidente il suo vantaggio nei confronti della squadra del mulatto che peraltro si era fatto pure aiutare dal fratello, e non voleva mostrarsi ancor più debole.

 
Puntò lo sguardo sulla brunetta, che trasalì e strinse ancor più a sé la Scurolite, cercando riparo nel sicuro rifugio che era il suo amico.
-Questa volta avete vinto, ma giuro che quella Scurolite sarà mia. Perciò ci rivedremo ancora, Touko, e spero che Zekrom o questo antipatico moccioso non saranno con te in quel momento- disse, rivolto alla ragazza.
 
-Mettiti bene in testa, Harmonia, che io non lascerò MAI Touko da sola, a meno che non sarà al sicuro. E dato che fin quando Unima non sarà ripulita da cima a fondo dalle organizzazioni criminali lei non sarà mai protetta, lei sarà sempre con me- disse Wes, rispondendo al posto dell'amica.
 
Il principe digrignò i denti e sillabò con le labbra una frase, che solo il diciassettenne comprese. Questo lo fulminò con gli occhi, adirato, dopodiché lo osservò voltar loro le spalle e incamminarsi, diretto al Castello Sepolto per recuperare i suoi seguaci.
I tre ragazzi lo imitarono e s'incamminarono verso Sciroccopoli, Touko tra i due giovani.
La brunetta dopo qualche passo voltò la testa indietro, guardando il punto in cui N era scomparso.
"Perché?" pensò, poi il Campione le mise un braccio intorno alle spalle e lei voltò la testa, mentre un senso di tristezza le cresceva sempre più nel cuore, opprimendola.

 
"Perché tutto ciò?"

                                                                                                                      *
Salve!!
Ecco a voi il nuovo aggiornamento. Spero di non aver esagerato, ma per lo sviluppo della mia storia era vitale mostrare la potenza di Reshiram ed ho colto al volo questa occasione ^^'
Ringrazio Jeo 95 per la recensione, sei mitica!
Ed ora, vi saluto!
Il prossimo capitolo verrà postato di Venerdì ;)

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Capitolo 26

 
 
Wes, Michael, Touko, Rui, Komor e Belle si trovavano all'interno del Centro Pokémon di Sciroccopoli, in attesa che i loro amici venissero curati e rimessi in sesto.
I primi tre, alla loro trionfale entrata nella costruzione rinfrescata dall'aria condizionata, erano subito stati sommersi di domande dai tre ragazzi. Questi erano molto preoccupati dalla strana espressione nervosa che i nuovi arrivati avevano ed erano incuriositi dalla strana sfera grigia che Touko teneva in braccio come se fosse la cosa più importante della sua vita.
In più erano pieni di sabbia da capo a piedi, cosa che non fu molto gradita dall'Infermiera Joy.
Cosa diamine era accaduto loro?

 
La prima ad assaltarli con le sue domande fu come sempre l'energica Belle.
-Ragazzi, ma che vi è successo? Siete pieni di sabbia!- domandò con la sua solita comica voce un po' nasale.
 
-Per ora voglio solo sedermi- borbottò Wes, gettandosi di peso sul divano del Centro Pokémon e rilasciando un sospiro di sollievo.
Chiuse gli occhi e tirò indietro la testa, sentendo le ossa del collo scricchiolare, mentre con una mano si ripuliva i capelli e i vestiti dalla sabbia.

 
Touko gli si sedette accanto, sempre tenendo la sfera in grembo, e rimase a guardarlo. Michael si mise invece alla sinistra del biondo e si mise comodo, le braccia tirate indietro e i gomiti poggiati sullo schienale, le gambe accavallate.
Erano tutti e tre molto stanchi.

 
Gli altri tre ragazzi si misero sul divanetto di fronte e aspettarono le loro risposte, che però non sembravano aver intenzione di essere pronunciate.
Michael fissava un punto lontano, lo sguardo perso nel vuoto; Wes teneva la testa indietro e gli occhi chiusi, le braccia posizionate nella stessa identica posizione del fratello; Touko continuava ad osservarlo, anche lei per metà assente.

 
Alla fine Komor sbuffò e si alzò.
Andò a sedersi proprio accanto a Touko e la prese per le spalle, scuotendola forte con ostinatezza.

 
-Touko, ci sei? Intendi rispondere a me, comune mortale? Oppure prendo la tua sfera, che stringi con tanta decisione, e me la studio da me- le disse, cercando di voltarle la testa.
Non gli piaceva il modo con cui guardava il Campione.

 
Finalmente la brunetta voltò la testa e strinse la Scurolite a sé, offesa.
-Non te lo lascerò mai fare- gli rispose, mettendo il broncio.
 
-Allora rispondi alle nostre domande! Sia tu che questi due siete come cristallizzati, avete la testa da tutt'altra parte! Che diamine vi è successo? Perché siete tanto turbati?- sbraitò Komor, lasciandole le spalle.
 
Wes aprì gli occhi di scatto e lo guardò di sbieco, serio.
Lo sguardo che gli lanciò fu talmente raggelante che persino il corvino, solitamente troppo competitivo per cedere, rabbrividì e piantò lo sguardo lontano da lui. Quello che il biondo gli aveva lanciato era la tipica occhiata che intende dire "hai oltrepassato il limite".
Nemmeno lui se la sentiva di affrontare il diciassettenne, non dopo essere venuto a conoscenza delle sue doti fisiche e tattiche.

 
Effettivamente, durante l'assenza dei tre giovani sia Belle che Komor si erano fatti informati un po' sul Campione di Auros, e Rui era stata più che felice di accontentarli: sembrava proprio che si divertiva a vantarsi della sua amicizia con il famoso allenatore Pokémon, e non aveva perso tempo a raccontar loro qualche aneddoto interessante sul passato di Wes.
Belle, se era possibile, aveva perso la testa ancor di più per lui, mentre Komor si era fatto più cauto nei confronti del mulatto.
Non lo voleva come nemico, ora che sapeva ciò che sapeva.

 
-Cosa avete trovato, alla fin fine?- domandò Rui, cercando di appoggiare il corvino nell'interrogatorio.
 
Touko rivolse un'occhiata a Wes, ma nei suoi occhi, rivolti verso l'alto, leggeva molta inquietudine perciò fu lei a rispondere.
Sollevo la Scurolite, mettendola in bella mostra.
-Abbiamo trovato questa-
 
-E che sarebbe? A me sembra solo una pietra, anche se la sua forma perfettamente sferica è un tantino insolita- disse Komor, ripresosi.
 
-Conoscete la leggenda sui due draghi Leggendari di Unima?- domandò la brunetta, decisa a partire dall'inizio.
Belle (incredibilmente) e Komor annuirono, mentre Rui scosse la testa.
Touko partì dunque con il racconto, spiegando alla rossa ciò che Wes aveva spiegato lei. In breve tutti furono al corrente della leggenda, e così decise di passare alla storia delle due pietre, la Scurolite di Zekrom e la Chiarolite di Reshiram. Nemmeno i suoi due amici conoscevano quella parte e si dimostrarono abbastanza interessati; anche Michael si riprese e ascoltò attentamente le parole della ragazza.

 
Il racconto proseguì con l'assalto del Team Plasma e il dibattito con N, fino allo scontro con il rinato Reshiram che stava dalla parte della malvagia organizzazione. Alla fine, fu Rui a porre la prima domanda.
-Dunque ci stai dicendo che tu saresti una Prescelta?-
 
-Sì- annuì Touko.
 
-E che quella pietra, questa... Scurolite, contiene la coscienza del Pokémon che ti avrebbe reso una Prescelta?- continuò la rossa.
 
-Stando alle parole di N, sì, è così- annuì nuovamente l'altra.
 
Komor scoppiò a ridere, puntandole un dito contro.
-Non prendermi in giro, tu che diventi un'eroina al fianco di un drago vecchio quanto il mondo? Non farmi ridere, è impossibile-
 
-Komor, per favore...- si lamentò Touko, mentre l'amico continuava a rotolarsi dalle risate.
 
-Ma dai, Touko, sii realista! Non crederai davvero alle parole di questo Harmonia! Ti ricordo che sta dalla parte dei cattivi!- continuò il ragazzo.
 
-Fossi in te la pianterei di ridere di Touko. Se hai un briciolo di cervello, comprenderai anche tu che la situazione non è affatto favorevole alla tua regione- s'intromise Wes, lanciando uno sguardo inceneritore al corvino, che abbassò nuovamente la cresta con uno sbuffo.
 
-Altrimenti che mi fai?- lo istigò Komor, ma scoprì di aver fatto un pessimo passo falso. Il biondo gli lanciò un'altra occhiataccia e i lineamenti del suo viso d'indurirono, altro evidente avvertimento.
 
-Ti avverto, ragazzino, la mia pazienza ha un limite- lo minacciò il Campione.
 
-Sì, come no. Se tu avessi davvero un limite di pazienza, mi avresti già ferito- lo schernì l'altro, con uno sbuffo derisorio.
Altra occhiataccia.

 
-Basta, Komor-
 
Tutti si voltarono verso Touko e rimasero allibiti dal tono duro con la quale aveva pronunciato quelle due parole.
Komor la guardò incredulo con gli occhi sgranati: quella non era la Touko che conosceva, no. Era più matura, e più glaciale.
Ma perché?

 
-Ma Touko, dai! Vedi come mi parla? Solo perché è un Campione, non ha il diritto di sentirsi superiore a me- sbraitò il corvino.
 
-Piantala di schernire Wes, o puoi dimenticarti per sempre che ti rivolga una parola d'amicizia. Non ti sopporto più! Che tu sia competitivo ormai lo so, ma non accetto questo comportamento irriguardoso. Puoi anche prendere in giro me, ma non ti permetto di fare la stessa cosa con Wes- rispose Touko, alzando la voce.
 
-Ma...!-
 
-Ho detto TACI!- urlò la brunetta, interrompendolo. Era proprio una furia.
 
Una mano le si posò sulla spalla delicatamente, rilassandole in un attimo i muscoli. Touko voltò di scatto la testa e si ritrovò Wes vicinissimo, gli occhi puntati dritto in quelli suoi.
Rabbrividì, arrossendo.
-Basta, Touko, non è necessario- le soffiò Wes, incatenandola con lo sguardo.

La brunetta lo guardò sorpresa, ma annuì, completamente incantata.
Dopodiché, il ragazzo ritirò la mano e si allontanò con un sorriso dolce, ritornando alla sua posizione precedente ma comunque un po' più vicino a lei.

 
-Dunque, facciamo il punto della situazione. Il Team Plasma ha dalla sua parte Reshiram, il mitico drago bianco che compare nelle leggende di Unima. Noi invece abbiamo la Scurolite di Zekrom e Touko sembra poterne percepire i pensieri, dunque forse abbiamo il suo appoggio. Reshiram si è dimostrato davvero forte nonostante non sia ancora al suo pieno potenziale, dunque i nostri nemici sono in netto vantaggio rispetto a noi- disse Belle.
 
-Non dimentichiamoci il Team Cripto. Stando alle informazioni di Wes, fin ora l'unico che ha disputato una lotta con loro, hanno incrementato le loro forze e si stanno dimostrando più noiosi da sconfiggere rispetto a due anni or sono- aggiunse Rui.
 
-E sappiamo che è presente ad Unima anche il Team Rocket, secondo Ash e compagnia- disse Wes.
 
-Tre Team a Unima, tutti indipendenti e con i loro obiettivi da portare a termine. Siamo finiti proprio in una bella situazione, eh, Wes?- ridacchiò tristemente Michael, dopo un po' di tempo.
 
-Già, siamo messi proprio bene, Mic- rise a sua volta il Campione, con un sorriso amaro.
-Sono però sicuro che riusciremo a liberare Unima, nonostante le crescenti difficoltà che ci si stanno parando davanti- concluse.

 
-Mi sta venendo un dubbio- esordì Touko, pensierosa, attirando tutta l'attenzione del gruppo.
 
-Cioè?- domandò Komor.
 
-Come dobbiamo spartirceli? E' evidente che non possiamo occuparci di un team alla volta, gli altri due ci sfuggirebbero di mano e saremmo di nuovo all'inizio. Dunque dovremmo dividerci equamente e cercare di ostacolarli, ma siamo davvero pochi- spiegò la ragazza, perplessa.
 
A quell'ultima affermazione calò un silenzio di tomba.
La brunetta aveva portato alla luce il problema più grande: la quantità. Il loro numero era davvero piccolo se paragonato ad un solo team, figurarsi se ulteriormente diviso: era un suicidio! Loro sei soli, nove se contavano il gruppo di Ash, Spighetto e Iris, erano insufficienti per mettersi contro tre gruppi contemporaneamente, a prescindere dalla forza di ognuno.

 
-Questo sì che è un problema...- borbottò Michael, portando una mano sotto il mento con aria pensierosa.
 
-Touko ha ragione, siamo troppo pochi per poter affrontare delle organizzazioni illegali che avranno almeno una cinquantina di persone al loro interno. Per quanto forti possano essere i ribelli, se sono pochi possono fare poco. Avremo bisogno di aiuto- annuì Wes, preoccupato.
 
-Qui a Unima le uniche persone forti che conosco sono Nardo, i SuperQuattro e i Capipalestra- disse Belle, sconsolata, e venne subito appoggiata dai due di Soffiolieve.
 
-Sappiamo già che Nardo è dalla nostra. Lui stesso ha detto in tv che è disposto a collaborare con "l'aiuto esterno", cioè me, dunque dobbiamo solo trovarlo ed esporgli il problema. Se il Campione ci seguirà, con molta probabilità si uniranno anche gli altri che avete nominato- rispose il biondo.
 
-Non credo avremo aiuti da Auros, fratellone- disse Michael.
 
-A ciò ho già pensato, e non possiamo farci nulla: non abbiamo alcun diritto di forzarli. In compenso, però, ci siamo noi e di conseguenza avremo l'appoggio di ben otto Leggendari: le mie tre bestie, i tuoi tre uccelli, il tuo Lugia e il mio Ho-Oh. Avevo già in mente di farmeli inviare. Saranno sufficienti-
 
-Mitico, Lugia e Ho-Oh! Sono tra i più Leggendari Pokémon conosciuti, non vedo l'ora di vederli!- esultò Belle, forse a voce troppo alta.
Infatti entrambi i Campioni le intimarono il silenzio, guardandosi intorno.

 
-Dovremmo chiedere ad Ash e compagnia se conoscono qualcuno- propose Touko.
 
-Un attimo, lo contatto subito- rispose Belle e tirò fuori il suo Interpoké di colore arancio acceso.
Sotto lo sguardo stupito di tutti, la biondina compose il numero del ragazzo di Kanto e portò l'apparecchio all'orecchio. Dopo una veloce discussione la ragazza chiuse la chiamata con il volto sorridente e annunciò loro che stavano arrivando.

 
-Stavano per entrare nella palestra di questa città, ma appena ha saputo che eravate qui e che c'era bisogno di lui per la questione dei team ha mollato tutto. Adesso sta correndo verso il Centro Pokémon-
 
-Dì un po', Belle. Come mai hai il numero di Ash?- domandò Touko, sospettosa, con le mani sui fianchi e il broncio.
 
-Semplicemente glielo ho chiesto. Problemi, cara?- ammiccò la bionda, ridendo maliziosa.
 
-Tonto uno più tonto due uguale tonto al quadrato- ridacchiò sottovoce Komor, ricevendosi un'occhiataccia e una fortissima gomitata dalla brunetta che gli smorzò il fiato e l'audacia.
 
Dopo un po' di tempo, il gruppetto decise che non valeva la pena aspettare con la tensione sulle spalle, perciò tutti si rilassarono sui comodi divanetti e rimasero in attesa del gruppeto di Ash, Spighetto e Iris. Fu un'attesa così lunga che Touko chiuse gli occhi e si lasciò andare con la testa appoggiata al petto di Wes.
Il ragazzo, sorpreso, la guardò un po' per poi con un sorriso dolce stringerla delicatamente per la vita.

 
Ash arrivò una quindicina di minuti più tardi, tutto vispo.
Adocchiò subito il gruppetto di amici e si avvicinò loro velocemente, salutandoli con il sorriso.
-Salve a tutti!- esclamò, facendo aprire gli occhi a Touko che saltò in aria e, vedendo i quale imbarazzante posizione si era messa, arrossì di botto.
Wes la lasciò subito andare, sorridendo divertito ai tentativi della brunetta di scusarsi.

 
-Ciao anche a te, Ash. Ma Iris e Spighetto?- domandò Belle, dopo che tutti ebbero ricambiato il saluto.
 
-Oh, stanno arrivando. Temo di averli lasciati un po' indietro, eheh- ridacchiò il corvino, e difatti apparvero sulla soglia gli altri suoi compagni, con il fiatone e sfiancati.
 
-Certo che potresti non correre così tanto, Ash! Mica scappano! Sei proprio un bambino- sibilò Iris, stanchissima.
 
-Che posso farci se siete lenti?-
 
-Calmatevi, dai!- esclamò Spighetto, seccato da quell'improvvisa corsa.
Ash sbuffò e perse interesse per la scura, portando tutta l'attenzione sul Campione che gli sorrideva grato.

 
-Dunque, Wes, di cosa hai bisogno?-
 
-Abbiamo bisogno che tu contatti quanti più allenatori forti, e sottolineo forti, tu conosca. Ne conoscerai molti, dato che hai portato a compimento ben quattro viaggi, uno per regione- rispose il mulatto.
 
-Certo! Non so però quanti mi risponderanno, è un po' che non sento i miei amici. In più alcuni potrebbero essere un po' troppo occupati- rispose Ash, pensieroso.
 
-Tu provaci comunque, abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile che riusciamo a trovare-
 
Ash annuì e prese il suo cellulare.
Prese a scorrere la rubrica borbottando tra sé cose del tipo: "Forse lui è disponibile... No, lei non mi risponderà mai... Sì, lei sì" e cose così. Alla fine fece un enorme giro di chiamate, al quale risposero all'incirca cinque-sei persone.
-Bene, ho chiamato una mia amica capopalestra di Kanto, si chiama Misty, e Brock mi ha assicurato il suo aiuto anche a scapito del suo apprendistato di medico Pokémon. Mi hanno risposto anche Gary Oak, il nipote del prof. Oak, Lucinda e Barry di Sinnoh. Ho chiesto anche a Lucinda se, tramite il prof. Rowan, non si potesse avvertire Camilla di questa faccenda e di chiederle aiuto- proferì Ash, con l'aria soddisfatta.
 
-Wow, conosci Camilla?! Comunque io sono Michael, il fratello minore di Wes e suo vice-Campione- domandò Michael stupito.
 
-Piacere! Io sono Ash e vengo da Biancavilla. Non direi proprio conoscerla, lo incontrata due o tre volte a Sinnoh durante il mio viaggio e per lo più per colpa del Team Galassia- rispose il corvino, sorridendo.
 
-Camilla è un'ottima allenatrice, i suoi Pokémon sono forti. Bene, se i suoi impegni e la sua volontà glielo permetteranno, forse avremo anche lei al nostro fianco- esordì Wes, contento.
 
-Un ulteriore aiuto potrebbe venire da Zekrom. Se solo fosse sveglio...- disse Touko, alzando la Scurolite e studiandola.
 
-Non sappiamo come risvegliarlo, Touko, e anche fosse potrebbe non essere al livello di Reshiram al momento dello scontro finale- le fece notare Wes.
 
-Dopo la dimostrazione di potere che Reshiram ha dato qualche ora fa, penso che l'unico che possa tenerlo a bada sia Zekrom. Sono convinta che dobbiamo trovare un modo per liberarlo dalla sua prigione che è la Scurolite- lo contraddise lei.
 
-Questa volta avremo Lugia e Ho-Oh dalla nostra, e credimi se ti dico che la loro forza è imparagonabile a quella di tutti e sei i nostri Leggendari messi insieme. Basteranno-
 
-Non essere così sicuro di te, ricordati l'ultima volta. E poi, se N riuscisse ad allenare Reshiram quanto basta perché si avvicini al loro livello, potremo fare molto poco!- esclamò la brunetta.
 
-Allenare un Pokémon Leggendario è molto, ma molto più difficile che allenare un Pokémon normale, specialmente per coloro che non hanno mai avuto a che fare con uno di questi particolari e rari esemplari. Allenare un Pokémon vuol dire svilupparne le prestazioni fisiche e psichiche in modo progressivo, senza fretta e con disciplina; un Leggendario è dotato di una certa potenza fin da subito, perciò allenarlo più complicato dato che governare tale forza non è sempre facile, sopratutto per i novellini. Per questo esistono pochi Leggendari, e sono così difficili da domare- spiegò Wes, ignorando bellamente la prima frase.
 
-Insisto sul dire che nemmeno Ho-Oh e Lugia basteranno contro un Reshiram nel pieno dei suoi poteri- sbuffò Touko.
 
-Se riuscirai a risvegliare Zekrom prima dell'ultimo scontro e vorrai mandarlo a combattere, avrai tutto il nostro appoggio (mio e della mia squadra) negli allenamenti, te lo assicuro. Ma finché non avremo la certezza del suo aiuto, dovremo cercare di ragionare come se lui non potesse esserci di alcun aiuto- disse il mulatto, con un leggero sospiro.
 
Touko non ribatté, comprendendo.
Finché quello che forse era il suo drago non si fosse svegliato non avrebbero mai potuto contare sul suo aiuto.
Era frustrante per lei avere una carta vincente in mano e non poterla giocare, sopratutto perché costituiva un vantaggio enorme. Con Zekrom avrebbe potuto pareggiare con N, ma al momento non era disponibile. Si sentiva talmente inutile...

 
-Su, non ti abbattere- le disse Wes, mettendole una mano sulla spalla.
 
-Lo so, ma ammetto che sapere di avere tra le mani l'unica cosa che può aiutarci e non poterla usare mi fa sentire inutile. So benissimo che Haku, il mio miglior Pokémon, non può minimamente eguagliare Reshiram e ciò mi da tremendamente fastidio. Detesto essere inferiore a qualcuno. Mi chiedo perché siano nati i così detti Leggendari; possederne uno ti rende migliore degli altri, è un'ingiustizia!- rispose lei, abbassando il capo.
 
-E' vero, il fatto di avere uno di questi rari Pokémon nella tua squadra ti rende un fuoriclasse, e ciò può dare alla testa. Ma anche se c'è gente che ha avuto la capacità di catturarne uno, e modestamente io sono tra questi, tu non devi mai sentirti inferiore. Tu sei un'allenatrice, compi sacrifici come tutti noi e come tutti noi sei dotata di un talento che ti rende diversa dalla gente normale che si deprime in un ufficio. Tu sei speciale quanto un Campione, o meglio ancora come un PokémonMaster; di quali e quanti Pokémon sia formata la tua squadra non conta. Ha importanza solo il talento, e tu ne hai da vendere-
 
Touko alzò di scatto la testa, sorpresa e immobile: le aveva detto quelle cose.
Lui, il migliore allenatore che avesse mai incontrato, quello che per certi versi considerava un modello da seguire, il suo idolo, la stava incoraggiando.
Wes la considerava sua pari, sullo stesso livello.
E in quel momento era così vicino, e la guardava dritta negli occhi...
 
-Perciò, non venirmi a dire che sei inferiore, perché sbagli. Anche senza Zekrom al tuo fianco, sarai capace di tenere a bada Reshiram. Sarai capace di farti valere come Campionessa, anche come PokémonMaster. Devi solo volerlo, Touko, tutto si può ottenere se c'è la volontà. Puoi riuscire anche a sconfiggere il miglior allenatore che esista- continuò Wes, sorridendole deciso.
 
-Io ti considero il migliore allenatore che esista, e conoscendoti non potrò mai batterti con te, ne sfidarti. Non ne ho il coraggio- disse Touko, incapace di sostenere lo sguardo del suo compagno di viaggio.
 
-Finché non lo farai, non potrai mai saperlo. Senza rischio, non c'è certezza che regga, Touko, fidati di me che lo so bene- ridacchiò il giovane.
 
-... Tu credi davvero che io possa fare qualcosa per Unima? Non mi consideri dunque un peso?-
 
-Un peso? Come potrei mai considerarti tale, se che la tua compagnia mi rende molto felice? Tu mi hai donato ciò che cerco sempre: un'amicizia normale. Tu non mi tratti come qualcuno che conta, come se fossi un fuoriclasse. Certo mi consideri il migliore allenatore che conosci e ciò mi lusinga davvero, ma mi vedi come un normale ragazzo, come una persona. E' una cosa che fanno in pochi, credimi. Tu sei sincera, ed è questo che mi piace di te. Dopo tutto ciò che ti ho detto e ridetto, credi davvero che possa considerare un peso una persona che amo?- le rispose lui, con semplicità.
 
A quelle parole la brunetta chiuse gli occhi e abbassò il capo.
Wes sentì i suoi singhiozzi e vide che cercava di trattenere le lacrime. Tentò di chiamarla, ma lei gli saltò letteralmente tra le braccia. In poco tempo il giovane si ritrovò completamente steso sul divano (Michael e Komor erano saltati su immediatamente per salvarsi) con la sua compagna di viaggio sopra che lo stringeva saldamente.
Rimase stupito.

 
-Wes, sei incredibile. Con un semplice discorso riesci a farti amare alla follia. Devi proprio insegnarmelo- rise Michael, guardando la faccia esterrefatta del fratello maggiore.
 
Il Campione arrossì, imbarazzato, mentre la brunetta continuava a stargli sopra.
Quella posizione aveva un che di... estremamente intimo e pieno di sott'intesi, e non poté fare a meno di cercare di sfuggire alle occhiate ammiccanti che gli rivolgevano.
Era mai possibile che solo lui riuscisse a cadere in queste situazioni?

 
-Ehm... Touko, mi... mi lasceresti?- la chiamò, mettendole una mano sulla schiena con delicatezza.
Tuttavia si zittì quando lei alzò lo sguardo e lo guardò con i suoi soliti brillanti occhioni blu. Di sicuro era arrossito ancor di più.

 
-Imbarazzato?- gli chiese all'improvviso.
 
-Come?-
 
-Sei imbarazzato, Wes?- domandò di nuovo Touko, con un sorrisetto.
 
-Sinceramente, sì. Ti potresti spostare? Non sono proprio abituato ad essere sdraiato con una persona sopra, per giunta una ragazza- rispose Wes, ripresosi un po'.
 
Lei gli rivolse un'altra occhiata maliziosa, ma lentamente si tirò su, liberandolo dall'abbraccio.
Touko continuò a guardarlo, anche se il ragazzo era davvero troppo imbarazzato per sostenere il suo sguardo. Quando ebbe il coraggio di alzare la testa vide che lo fissava ancora, e con uno sguardo tremendamente tenero e dolce...
-Te ne prego, non guardarmi in quel modo- le disse di getto, svelando i suoi pensieri.
 
Avrebbe tanto voluto essersi tappato la bocca, sopratutto perché la brunetta era rimasta sorpresa.
Poi lentamente le sue labbra si piegarono in uno sghembo sorrisetto provocante e lo guardò con un sopraciglio alzato.
Wes deglutì.
-Perché? Ti rende forse nervoso?- gli chiese, avvicinandoglisi di più. A quel gesto il biondo si ritrasse automaticamente, ma Touko restava comunque un po' più vicina del normale.
 
Il Campione non le rispose, continuando a guardarla con l'imbarazzo negli occhi e le guancie accaldate, la bocca arida.
Non aveva idea di come tirarsi fuori da quella situazione, che purtroppo per lui si ripeteva spesso.
Quante fin'ora gli si erano dichiarate? Tante.
E quante erano state ricambiate? Nessuna.
Wes soleva fuggire da queste situazioni che coinvolgevano i sentimenti, suo più grande punto debole, e per tale motivo passava molto tempo isolato. Ogni contatto con una ragazza che riguardasse una dichiarazione d'amore o un qualsivoglia argomento sentimentale era capace di scuoterlo sin nel profondo.

 
In quel momento, ritrovarsi una ragazza bella come Touko a pochi centimetri da lui che lo fissava in modo così provocante era la cosa peggiore che potesse capitargli. Gli occhi della brunetta, così lucenti e maliziosi, stavano risvegliando l'adolescente che era in lui, e non poteva permetterlo se non voleva fare qualcosa di sbagliato.
Non voleva fuggire ancora, ma lì per lì sembrava l'unica opzione possibile.
"Come sono vigliacco, sono caduto proprio in basso" si rimproverò mentalmente.

 
-Touko, per favore...- disse, cercando di farla ragionare.
Era sicuro di avere la gocciolina stile cartone su un lato del viso.

 
-Avanti, Wes, non immaginavo che bastasse così poco per congelarti- rispose Touko, continuando ad avvicinarsi.
 
Il giovane aveva come l'impressione che nel Centro Pokémon ci fossero solo loro due, soli soletti, stesi sul divano...
"Dannazione, tutto ciò deve concludersi ora" pensò, deciso ad avere l'ultima parola come sempre. Non poteva permettere che continuasse, o sarebbe finita male.
-Infatti non basta, ci vuole ben altro. Dell'altro che non hai il coraggio di mettere in atto di sicuro. Perciò, Touko, se non vuoi che ti finisca male ti consiglio di ritirarti subito- disse, un po' offeso nell'orgoglio.
 
-Altro, dici. Cosa esattamente? Vediamo se c'è qualcosa che è alla mia portata, grande Campione-
 
Quella risposta lo lasciò di stucco. Maledizione, perché non riusciva a farsi rispettare da quella ragazza?
Non voleva usare le maniere forti, ma se Touko continuava in quel modo non riusciva a vedere altre alternative che allontanarla con la forza, e definitivamente.
Non voleva, stava bene con lei, ma non gli lasciava ulteriore scelta se gli rispondeva di nuovo in quel modo.

 
-E' inutile. Ora allontanati, o sarò costretto a farlo io. E non ti piacerà per niente- le rispose lui, affilando gli occhi.
Perché i loro amici non gli davano un mano? Sembrava davvero che ci fossero solo loro due.

 
-Se no?- perseverò Touko, ridacchiando.
Ormai le loro labbra potevano sfiorarsi da un momento all'altro.
"L'ho proprio messo alle strette, e per di più non riesce a farsi valere. Che sia una nuova vittoria? Sarebbe anche la conferma alle parole di Rui, secondo le quali Wes non mi resiste. Chissà se è davvero così, sono curiosa..." pensò la brunetta, divertita.

 
-Va bene, mi hai proprio stufato- ringhiò il ragazzo.
 
La ragazza si sentì prendere saldamente per le spalle. Non ebbe che il tempo di sgranare gli occhi che già, con forza, Wes l'aveva allontanata da sé e guardata con occhi di fuoco. Dopodiché si alzò di botto e si diresse veloce fuori dal Centro Pokémon, lasciando tutti di stucco.
Nessuno osò spiccicar parola per qualche minuto, finché non fu proprio Michael a spezzare il silenzio che era calato.

 
-Accidenti... Non l'ho mai visto così. Vado a parlargli- disse, stupito, poi gli corse dietro chiamandolo.
 
-Touko, credo tu abbia esagerato un po' con la carica seduttiva- rise Belle, per niente preoccupata dalla freddezza del Campione di Auros.
 
-Veramente volevo solo vedere quanto era capace di resistere, non volevo proprio sedurlo! Non ci penserai mai e poi mai a fargli questo- si difese la brunetta, imbarazzata.
Era triste per l'occhiata che l'amico le aveva rivolto prima di uscire. Era così duro e distante, e freddo...

 
-Beh, che tu lo voglia o no hai esagerato. Lui ha completamente frainteso le tue intenzioni, e se vuoi preservare la vostra amicizia io andrei immediatamente a scusarmi- la sgridò Rui, anche lei dura nei suoi confronti.
-Ma non era mia intenzione!-
-Che fosse tua intenzione o meno, lui fa sempre così quando una ragazza gli si avvicina troppo. Wes ha precisi limiti di contatto che una ragazza deve rispettare se vuole avere a che fare con lui, e se tali limiti vengono oltrepassati ogni contatto amichevole viene troncato- la interruppe la rossa.
 
-Mi stai dicendo che se non vado a chiedergli scusa lui non mi parlerà più?- chiese velocemente Touko, per paura di venire nuovamente interrotta.
 
-Probabile, sì-
 
-Bene! Allora vado subito a cercarlo. Non voglio che mi odi, non lo sopporterei. Gli chiedere perdono anche se ciò dovesse costarmi il mio orgoglio di donna- concluse la brunetta, alzandosi in piedi di scatto e dirigendosi verso l'uscita della struttura.

                                                                                                                              *
Eheh, una fine alquanto ambigua!
In verità questo capitolo era originariamente più lungo, ma dato che rasenta già i 29KB non me la sono sentita di allungarlo ulteriormente. Pertanto, la restante parte l'ho trasportata nel ventisettesimo capitolo, che verrà postato Lunedì.
Ringrazio Jeo 95 per la recensione!
Alla prossima, ciao!

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


 Capitolo 27


 
Wes camminava lentamente a passo sostenuto con le mani in tasca e lo sguardo basso.
Era sinceramente scosso da quanto era accaduto prima, non per una, ma per ben due volte di seguito. Solo in quel momento, rivedendo lo sguardo che aveva Touko quando l'aveva allontanata, si rendeva conto di quale grande sbaglio poteva aver commesso.

 
Con quel gesto l'aveva sicuramente offesa e allontanata, e ciò lo rendeva triste. Voleva molto bene a quella ragazza così delicata ma al contempo sicura, non voleva che la loro amicizia venisse intaccata per un singolo episodio.
Proprio non gli andava a genio.
Eppure non era riuscito a permettersi quel contatto forse un po' troppo intimo con lei, aveva avuto troppa paura.
Paura di cosa, poi? Non ne aveva idea, e ciò gli dava parecchio fastidio. Aveva una tale voglia di urlare per la frustrazione... ma non poteva permetterselo, non in un luogo abitato. Con la certezza di avere gente che lo guardava non si sarebbe mai arrischiato a buttar voce.

 
-Wes!!!!!-
 
Il biondo si voltò subito, riconoscendo la voce di Michael. Infatti, il suo fratellino gli correva dietro affannato, cercando di raggiungerlo. Appena furono vicini, il giovane attese che potesse parlare.
-Certo che sei andato piuttosto lontano, eh?- ansimò il rosso, guardandolo stanco.
 
-Cosa vuoi, Mic?- gli chiese freddo, anche se non era sua intenzione sfogare la sua frustrazione sul minore.
 
-Semplicemente parlarti di Touko. Com'è stato?-
 
Wes sgranò gli occhi, confuso sulla domanda di Michael, ma aveva un'idea su cosa intendesse.
Probabilmente era arrossito.
-Com'è stato cosa?- chiese, tentando di fare il finto tonto, mentre si appoggiava ad una ringhiera lì vicino.
 
-Lo sai di che parlo, non fare il finto tonto- rise il rosso, mettendoglisi accanto appoggiandosi con la schiena e le braccia.
-Però... Se non ne vuoi parlare, non fa niente- continuò poi, stupendo il maggiore.

 
-Sicuro di essere in te?- domandò Wes, diffidente.
 
-Ovvio. Nessuno può essere me più di quanto possa esserlo io-
 
Il Campione lanciò un sospiro di rassegnazione, ma non ribattè.
Non ne aveva voglia.
I due ragazzi restarono in quella posizione tacendo entrambi per un bel po' di tempo, quando Michael sbuffò.
-Insomma, mi dici com'è stato?-
 
-Se la tua curiosità è tanto forte, allora sei proprio tu- rispose di rimando Wes, ignorando la richiesta del rosso.
Tuttavia il quindicenne decise di non demordere e continuò a fissarlo insistentemente, facendo leva su quel particolare fastidio che il suo fratellone non era capace di sopportare.

 
-E' lecito sapere perché t'interessa tanto?- sbottò il biondo, seccato.
 
"Evvai, ha funzionato!" pensò Michael.
-Io non ho mai avuto esperienza con le ragazze perciò non so cosa si prova a ritrovarsi nelle situazioni che spesso accadono a te. Per esempio prima, con Touko di sopra che ti abbracciava e poi che si avvicinava... in quel modo, cosa hai provato?- rispose il vice-Campione, sentendo un piccolo nodo alla gola per l'imbarazzo che gli provocava quell'argomento.
 
-Mi sono sentito strano. Non è la prima volta che una ragazza mi si avvicina così, sarà più o meno la terza, però questa volta era come... Insomma, le altre volte non avevo alcun altro pensiero che non fosse quello di allontanarmi da loro, ma poco fa con Touko... ero combattuto. Una parte di me, quella adolescente, non voleva allontanarsi e lasciarsi andare, continuare insomma; l'altra parte, quella più matura e in fondo anche quella che predomina in me, invece voleva fuggire per l'ennesima volta. E poi, quando l'ho allontanata in quel modo e ho visto il suo sguardo attonito e triste, mi sono sentito un verme- spiegò il giovane, abbassando il capo.
 
-Wow... Un bel campo di battaglia, eh? Comunque, Wes: sinceramente, cosa credevi volesse fare lei?-
 
Wes voltò il capo, guardando rammaricato il fratello minore, e gli rispose:
-Non lo so. Tutto lasciava intendere un bacio, ma conoscendola non la credo proprio capace di una cosa simile così all'improvviso. Touko è una ragazza dolce e giudiziosa, per certi versi sia matura che infantile, ostinata da morire e testarda, molto testarda. E' capace di molte cose, ma non la reputo in grado di... baciare un ragazzo solo perché gli passa per la testa-
 
-Dunque, non credi stesse per baciarti- lo incalzò Michael.
 
-No, per niente. E me ne rendo conto solo ora che l'ho allontanata bruscamente. Dopo questo gesto sicuramente per lei le cose saranno cambiate- disse l'altro, tirando un sospiro pesante.
 
-Perché, tu la vedi ancora come un'amica dopo tutto ciò che mi stai dicendo?-
 
-...-
 
I due ragazzi rimasero nuovamente in silenzio, lanciando ogni tanto sospiri.
Alla fine fu Wes ad aprire bocca per primo.
-Intendo chiederle scusa-
 
-Bene, perché sta venendo qui- gli rispose Michael.
 
Wes sgranò gli occhi e si girò di scatto, giusto nel momento in cui la voce di Touko lo chiamava ad alta voce con affanno.
Il biondo si volse attonito a guardare l'amica correre a perdifiato verso di loro. La ragazza si fermò solo quando furono l'uno di fronte all'altra e si piegò sulle gambe per riprendere fiato, tenendosi sulle ginocchia.

 
-Vi lascio soli- annunciò il quindicenne, e detto ciò corse via in direzione del Centro Pokémon, lasciando così i due ragazzi da soli.
 
Touko alzò timidamente il volto, tornata diritta, e vide che il mulatto evitava il suo sguardo.
Ciò la rese tremendamente triste e nella sua mente aumentava la convinzione che cel'avesse con lei, anche se in verità era imbarazzato perché non aveva idea di come comportarsi.
"La vedi ancora come un'amica dopo tutto ciò che mi stai dicendo?", così gli aveva detto suo fratello.

"Lei è mia".

 
A quella frase, s'infuriò tremendamente. Quelle tre piccole parole, mormorate labialmente, erano capaci di farlo uscire dai gangheri. Maledetto Harmonia... No, non era quello il momento di pensarci. In quel momento doveva a tutti i costi chiarirsi con Touko, non pensare a ciò che un imbecille dai capelli verdi aveva detto.
Tuttavia la brunetta, dopo aver visto che lui non voleva parlarle, aveva perso tutta la sua decisione.
Non aveva il coraggio di alzare di nuovo la testa, ma doveva pur dire qualcosa se non voleva fare la figura della stupida. Perciò, ingoiò una bella boccata d'aria e fece un profondo inchino che attirò l'attenzione di Wes.

 
-Per favore, Wes, perdonami! Non era mia intenzione farti arrabbiare, non dovevo farti quell'orribile scherzo. Per favore, perdonami...- esclamò tutto d'un fiato, stringendo gli occhi per trattenere l'imbarazzo e le lacrime.
 
Il ragazzo rimase completamente stupito e immobile, con gli occhi sgranati.
All'improvviso ridacchiò, stupendo Touko che era sull'orlo delle lacrime.
La ragazza sussultò quando lui le prese il mento con una mano e con posò l'altra sulla sua spalla destra. Il mulatto le fece alzare il volto quel che bastava per farsi vedere, e la brunetta poté vedere uno splendido e dolce sorriso.
Rimase incantata.

 
-Ti avevo già perdonata appena ero uscito dal Centro Pokémon. Tu, piuttosto, perdona il mio comportamento di prima. Non volevo allontanarti così bruscamente, ho agito senza pensare che tu potessi offenderti. Mi dispiace davvero tanto-
 
Questa volta toccò a Touko stupirsi, così come toccò a Wes chinare il capo e guardare altrove.
La brunetta ridacchiò, rendendosi conto di quanto fosse stata stupida a disperarsi tanto: le aveva detto che l'aveva perdonata ancor prima che lei glielo chiedesse. Le veniva quasi da ridere, per quanto era ironica quella situazione.
Il ragazzo mollò la presa sull'amica e tornò diritto, lo sguardo altrove e le guancie in fiamme. Dopo un po', in cui entrambi rimasero in piedi l'uno di fronte l'altra senza guardarsi, Touko alzò il volto e lo guardò.
-Wes?- lo chiamò, e subito il giovane voltò il capo incuriosito.
 
-Sì?-
 
-Posso... abbracciarti?- domandò lei, abbassando timidamente lo sguardo di lato.
 
Il Campione rimase sorpreso da quella richiesta, e anche un po' deluso: probabilmente la brunetta aveva deciso che senza il suo permesso non si sarebbe più lasciata andare in dimostrazioni affettuose.
Non lo avrebbe più abbracciato di slancio.
-Certo che puoi!- esclamò, ridacchiando alla timidezza con cui gli era stata posta quella richiesta.
 
Touko non ci pensò due volte e gli si buttò addosso, stringendolo per la vita saldamente. Appoggiò il viso nel petto del ragazzo, contenta e sollevata che almeno quello le era consentito. Chiuse gli occhi e premette il volto contro di lui, sentendo il suo tipico profumo maschile, mentre lui ricambiava il gesto stringendola a sua volta per la vita e affondando il volto tra i sui capelli ancora non coperti dal capello.
 
-Grazie. Sono contenta di non aver perso un amico ancora una volta...- sussurrò, sorridendo.
 
-Qualunque cosa accada io ti sarò sempre amico, Touko. E guarda che tu puoi abbracciarmi sempre, anche senza preavviso né permesso, non mi da alcun fastidio. Anzi mi piace- le rispose Wes, alzando il volto.
 
-T-ti piace?- chiese la brunetta, alzando il volto.
 
-Sì, ma solo perché sei tu. Nemmeno Rui ha il permesso di farlo spesso, ma tu puoi abbracciarmi quante volte vuoi- annuì il biondo, sorridendole.
Lei ricambiò il sorriso con uno timido e raggiante e lo ringraziò di nuovo.

 
Wes si sentì insolitamente felice in quel momento. Vedere Touko così contenta, con gli occhi che le luccicavano come quelli di un bambino al Luna Park, il suo sorriso splendente e l'aria serena... Tutto di lei lo rendeva felice, voleva rimanere in quella posizione per sempre, anche se sapeva che non era possibile.
Rimasero in quella posizione ancora un po' prima di lasciarsi e sentire per quello uno strano senso di vuoto.
-Io direi di tornare dagli altri- disse Wes, imbarazzato.
 
-Concordo, anche se credo che Michael avrà detto loro qualcosa se non è rimasto a guardare su qualche ramo o dietro a quale edificio- ridacchiò Touko, anche lei rossa in viso.
 
-No, Mic non è tipo da fare questo tipo di cose, credimi. Su, andiamo-
Detto ciò, il ragazzo la sorpassò con calma, ma notando che lei era rimasta come incantata la chiamò.
La brunetta volse il capo di scatto, ripresasi, e notò che le stava facendo cenno di andare, perciò si avviò anche lei. Quando furono accanto il biondo le mise un braccio intorno alla vita e le sorrise dolcemente, sorriso che lei ricambiò; dopodiché s'incamminarono contenti.
I due ragazzi, però, non sapevano che una certa ragazza li spiava da dietro un albero in lontananza.
E che questa ragazza stava morendo di gelosia.
"Ti odio Touko, ti odio non tutto il cuore" pensò rivolta alla brunetta, guardando la coppietta con astio e portandosi una ciocca rossa dietro l'orecchio.

Poi chiuse gli occhi e, piangendo silenziosamente, si voltò e se ne andò.

 
Touko voltò il capo in direzione sud-est, fissando un punto lontano.
-Touko, cosa c'è?- le domandò Wes, preoccupato, voltandosi anche lui.
 
-No, solo... immaginazione. Mi era parso di vedere qualcuno che piangeva e oltrepassava l'angolo di quell'edificio- rispose lei.
-Andiamo, dai- continuò dopo qualche secondo di profondo scrutamento.
E così, i due giovani si diressero verso il Centro Pokémon dove i loro amici li attendevano.
Ma non tutti erano lì in attesa.



 
 
Rui camminava da un bel po', lo sguardo basso e il passo sostenuto, gli occhi sull'orlo delle lacrime.
Era più tesa di una corda di violino, e fissava insistentemente i suoi piedi. Era una scena insolita per la gente di Sciroccopoli, conosciuta anche come "la città dei giochi" per le sue mille attrazioni, ma tutti si sarebbero sentiti in quel modo dopo ciò che aveva visto.

 
"Non ci posso credere, Touko è stata perdonata ancora! Nonostante ciò che ha fatto andasse ben oltre il limite imposto da te stesso, le hai dato alcuna colpa! Perché lei sì e io no? Noi ci conosciamo da più tempo, ma non mi hai mai consentito di abbracciarti troppe volte. E adesso vengo a sapere che lei più farlo quante volte vuole e che ti fa per giunta piacere?!!?! Inaudito!" strepità mentalmente la rossa, isterica.
-Perché, Wes... Perché le può ma io no?- sussurrò, stentando a trattenere le lacrime.
 
Una vecchietta lì vicino notò il suo stato d'animo e la chiamò, ma lei non le badò e continuò la sua triste marcia funebre, secca in ogni passo e senza mai alzare il volto.
Alla fine notò una panchina e si sedette, accortasi di quanto fosse stanca. S'ingobbì e si prese la testa tra le mani, stringendosela e spettinandosi i capelli.
Ma non le importava, perché sentiva il suo cuore in frantumi.

 
-Touko, ti odio dal più pronfondo del mio cuore distrutto. Cos'hai che io non ho? Perché colui che amo preferisce te, una semplice ragazzina di quindici anni, e non me, che sono più matura? Come hai fatto tu a far breccia nel suo cuore più in profondità di me, e dopo così poco tempo, quando io per ottenere il legame che ora ci lega ho passato due anni di sofferenze?- continuò, piangendo a dirotto.
 
-Tesoro, sei sicura di sentirti bene?-
 
Rui alzò il volto bagnato di lacrime verso colei che le aveva parlato, e riconobbe la voce della stessa vecchina che prima l'aveva chiamata. Cosa voleva quella donna da lei?
-Cosa vuole?- domandò bruscamente, dando voce ai suoi pensieri, tornando con la testa chinata.

Sentì chiaramente l'anziana signora sedersi accanto a lei.
-Solo poter esserti d'aiuto. Con me puoi sfogarti cara, non c'è bisogno che piangi da sola quello che credo sia una amore non corrisposto- rispose l'altra.
 
La rossa alzò di nuovo la testa e la guarda con gli occhi sgranati, terrorizzata. Era talmente palese il perché piangeva?
Accidenti, se avesse incrociato Wes girando per Sciroccopoli lui di sicuro avrebbe capito, acuto com'era.
Wes.
Risentire quel nome la fece sprofondare in un nuovo baratro d'angoscia, poiché accanto a quel nome era comparso quello di colei che tanto disprezzava.

 
-Allora, mi rispondi?-
Per poco non le diede un ceffone, a quella vecchia. Che razza di sfrontata era?
Va bene la sua età avanzata e che quindi poteva permettersi certe confidenze con i più giovani perché più grande, ma non aveva alcun diritto di prendersi tutta quella confidenza. E che tono supponente, poi!

 
-Senta, signora, in questo momento non sono nello stato d'animo adatto per sostenere una conversazione con lei su quanto bella sia la vita, perciò la prego di andarsene se non vuole che commetta atti di cui potrei pentirmi- sputò Rui, cercando di essere il più educata possibile.
 
-Non me ne andrò finché non mi avrai fatto un sorriso sincero. E poi, siamo in un luogo pubblico, questa panchina è di tutti. Perciò, non hai il diritto di scacciare questa povera vecchia signora- ridacchiò la donna, prendenda chiaramente in giro.
 
"Questa è proprio in cerca di rogne"
-La prego, se ne vada! Aiuto, qualcuno mi aiuti! Questa vecchia mi sta importunando con le sue stupide domande!!!!- esclamò la rossa, attirando l'attenzione di tutto il mercato.
 
Per fortuna, dopo un breve attimo di sorpresa, arrivò una ragazza sulla ventina, con un fisico da modella e i capelli biondi apparentemente corti acconciati in una lunga frangia e gli occhi color ghiaccio; indossava un vestito giallo lungo fino a metà coscia, una calzamaglia nera, delle scarpe gialle con tacco e un cerchietto abbastanza bizzarro.
-Scusami, mia nonna è un po' troppo invadente. Andiamo, nonna, non vorrei attirare l'attenzione più di tanto- disse la sconosciuta, prendendo l'anziana donna per una mano e tirandosela.
 
-Ma perché, Camelia? Mi sto divertendo così tanto!-
 
-Tu ti starai divertendo, ma questa ragazza no e giudicare dagli occhi gonfi direi che ha già i suoi problemi. Vuoi renderla ancora più nervosa di quanto già non è? Dai, vai a farti un giro per le bancarelle come tanto ami-
 
Detto ciò, la bionda tirò su sua nonna e la sospinse lontano, costringendola ad allontanarsi. Dopodiché disse qualche parolina alla gente e quella perse subito interesse per lei, tornando alle sue normali occupazioni.
Poi la vide voltarsi verso di lei e sorriderle raggiante, lasciandola un po' spiazzata.

 
-Perdona mia nonna, è sempre stata un po' esuberante. Spero non ti abbia infastidita troppo. Comunque, io sono Camelia- disse la bionda, sedendosele accanto e porgendole una mano.
 
Un po' impacciatamente, Rui ricambiò la stretta.
-Niente, niente. Il mio nome è Rui-
 
-Carino! Comunque, posso sapere il perché delle tue lacrime? Non mi sembri il tipo che piange per un nonnulla- disse Camelia, ritirando la mano e guardandola comprensiva.
 
-Ho semplicemente visto il ragazzo che amo abbracciato ad un'altra- piagnucolò Rui, cercando di mantenere le lacrime.
 
-Oh... Quindi è per una questione di cuore che piangi. Ma loro due si amano?- chiese la ragazza.
 
-No, almeno credo-
 
-E allora di che piangi? Finché non è amore sicuro, ci sono sempre possibilità!- esclamò lei.
 
-Possibilità con Wes? Macché, se lui ti rifiuta una volta è finita, ed è proprio questo che mi da fastidio! Quella ragazza ha fatto passi falsi a non finire, e lui non le dice nulla! Ed io che gli sono amica da due anni non vengo minimamente calcolata come possibilità, per lui io non sono nulla di più di una facchina porta-Cleptatrice!- urlò la rossa, frustrata, talmente veloce che per Camelia fu difficile capire cosa avesse detto.
 
Tuttavia comprese il minimo indispensabile per aggrottare la fronte.
-Wes? Questo nome non mi giunge nuovo, come la parola "Cleptatrice". Parli di Wes Mokura, pluriCampione di Kanto, Jhoto, Hoenn e Auros?- domandò, incuriosita.
 
Rui annuì, imbarazzata.
 
-Accidenti, sei sua amica!? Che invidia! Dicono che sia un grande allenatore, ed è pure molto giovane, ma non ho mai potuto vederlo all'opera nemmeno in televisione- esclamò Camelia, sorpresa.
 
-Non mi verrai a dire che sei una sua fan, spero-
 
-Intendi del tipo "voglio sposarlo"? No, l'ammiro soltanto per la sua caparbietà ed acutezza, ma non provo per lui alcun sentimento amoroso che vada oltre questo. Tu invece ne sei innamorata, ma lui ti ha respinto ed ora frequenta un'altra donna, giusto?- si difese la ventenne.
 
-Che la frequenti no, ma che ci viaggi insieme sì. Adesso dovrebbero essere tutti al Centro Pokémon- rispose l'altra.
 
-Comunque è così che è andata, no?-
 
-Sì- sbuffò Rui.
 
-E allora riprovaci, no? Se ti arrendi solo ora, qualcuna te lo ruberà da sotto il naso quando meno te lo aspetti. Succede sempre così; la ragazza innamorata è troppo timida per dichiararsi e la prima smorfiosetta vince contro di lei in tempismo. Così lui non è più disponibile e tu resti sola e depressa con il dubbio in cuore- le disse Camelia, parlando come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
 
-Non sei la prima che mi consiglia questo. Anche la ragazza con cui l'ho visto abbracciato prima mi aveva detto una cosa simile. Ma io non ci riesco! Se tu vedessi dal vivo i suoi occhi ne rimarresti completamente incantata, e sapere che mentre gli parli lui ti ascolta o persino ti guarda metterebbe chiunque in agitazione. Ed io sono agitata quando semplicemente gli sto vicino! Proprio non mi riesce di dichiararmi un'altra volta sapendo che lui mi guarda aspettando cosa ho da dirgli- ammise la ragazza.
 
-Questo è un problema. Non ho mai avuto il privilegio di vederlo dal vivo, né tanto meno scambiare con lui quattro chiacchere, perciò non so cosa si prova personalmente sotto lo sguardo che tanto decanti. So che è un tipo sfuggente, spesso introvabile- annuì la bionda.
 
-Sì, e ciò non da che aggravare la cosa. L'ultima volta è mancato per ben un anno e mezzo, dopo l'impresa con i Cripto. Non si sa dove sia andato, né dove vada quando scompare dalla circolazione. Non lo sa nessuno, a parte Michael, il fratello minore, forse l'unico a cui Wes si apre tanto; ma lui non dice nulla-
 
-E questa sua sfuggente presenza ti rende impossibile aprirti. Capisco. Beh, per ora viaggi con lui, no? Hai tutte le occasioni che vuoi per rimanere da sola con lui, non dovrebbe essere un problema. Magari di sera, sotto le stelle e la luna piena... Sarebbe ancor più romantico!- esclamò Camelia, infervorata.
 
-Sotto la luna lui è troppo bello, non ne ho il coraggio!-
 
-Rui, se non hai coraggio come speri di dichiararti?! Coraggio o no, non puoi attendere troppo! Per quanto ho capito, sia tu che questa ragazza viaggiate con Wes e tu l'hai visto abbracciato a quest'ultima. Non credi che se ti attardi troppo, prima o poi finiranno per innamorarsi seriamente? Questa tua rivale ha molto più coraggio di te, lasciatelo dire- sbottò la ventenne, seccata.
 
-Beh, non è che lui mi aiuti, eh? Acconsente a tutte le sue richieste, la segue sempre e... la guarda diversamente da come guarderebbe una ragazza normale. Come se tenesse a lei in maniera diversa da come tiene a me. Vabbè, cosa dovrei aspettarmi da quel visetto d'angelo con gli occhi blu di Touko?!- si lamentò la rossa.
 
-Scusa, ma questa Touko quanti anni ha?-
 
-Quattordici, forse quindici- rispose Rui, ancor più seccata.
 
-E tu?-
 
-Diciassette compiuti da qualche mese-
 
Camelia tacque per un po' di tempo, sorpresa.
-Fammi ben capire. Stai gareggiando contro una quindicenne per il cuore di un ragazzo di quanto, diciotto anni?!- esclamò poi, oltremodo stupita.
 
-Sì. Assurdo, eh? E mi batte pure!- annuì Rui.
 
-Sì, assurdo. Foste state coetanee avrei potuto capire, ma... una quindicenne? Inaudito! E tu ti lasci mettere i piedi in testa da questa ragazzina viziata?!- continuò Camelia, incrociando le braccia.
 
-Tanto viziata non direi, è una ragazza d'oro. E' un'allenatrice molto talentuosa, con i Pokémon giusti potrebbe battere anche Nardo in poco tempo. E poi è bella, infinitamente bella, e non se ne accorge nemmeno... A prima vista appare molto delicata, indifesa, proprio una bambolina, ma quando vuole sa farsi rispettare benissimo. E Wes sembra così legato a lei, la protegge sempre. Beh, non è che questo non lo faccia anche con me, però... Mi rende gelosissima sapere che colui che ama sembra preferire una ragazza più piccola di lui anziché una sua coetanea, per dire-
 
-Se ciò che dici è vero allora è una rivale degna di tale nome. Che gusti preferisce Wes? Lo conosci da molto più tempo di lei, quindi conosci meglio cosa che gli piace e cosa no- chiese la bionda.
 
-Non ne ho idea. Come ti ho già detto, è un tipo sfuggente. Non ama parlare di sé, sopratutto del suo passato (e non lo biasimo, non c'è di che andare fieri dei suoi vecchi atti) e si fa sentire raramente- rispose Rui.
 
-Non so che dirti Rui... Puoi solo sperare che, dichiardotigli nuovamente, lui cambi idea e accetti te anziché questa Touko- disse la ventenne, dispiaciuta.
 
-Sperando... Beh, ora credo sia meglio che vada. Manco da troppo tempo, e si starà di sicuro preoccupando. E' meglio farmi vedere, prima che mi venga a cercare di suo- disse la rossa, alzandosi.
 
Camelia ridacchiò.
-Non sarebbe male, potrei conoscerlo. Comunque, Rui, sul serio: non aspettare troppo con i tuoi sentimenti-
 
-Ci proverò. Grazie davvero per aver ascoltato i miei sproloqui sentimentali, spero di rivederti Camelia- annuì Rui, facendo un piccolo inchino di ringraziamento.
 
-Credo che sarà presto. Se Touko è un'allenatrice e deve ancora sfidare la palestra di Sciroccopoli, allora ci rincontreremo: sono la Capopalestra di questa città, nonché modella di fama internazionale- rispose Camelia, con un occhiolino.
 
-Oh, allora senz'altro ci rivedremo. Stavamo giusto discutendo di una cosa per poi venire a farti visita nella palestra per la sfida di Touko. Ti avverto, Serperior è il suo asso nella manica, nonché il suo Pokémon più forte. Utilizzerà lui per primo di sicuro-
 
-Oh, bene! Non vedevo proprio l'ora di una bella lotta, però non sapevo con chi confrontarmi. Allora ci vediamo, Rui. E' stato un piacere conoscerti, e in bocca al lupo!- sorrise la modella, contenta.
Rui ricambiò il saluto con un sorriso più raggiante e un altro inchino, poi corse via sperando che Wes, Touko, Michael e tutti gli altri non si fossero preoccupati troppo per lei.

                                                                                                                *
Salve!!
Spero che non sia risultato un po' troppo noioso. Praticamente la parte rilevante di questo ventisettesimo capitolo è la seconda parte, quella che vede Rui alle prese con i suoi sentimenti; la prima era, come detto nello spazio alla fine del cap precedente, la continuazione che in realtà è stata tagliata via perché non fosse troppo lungo.
Dal prossimo ricomincierà l'avventura!
Ringrazio Jeo 95 per la recensione, sei mitica!!
Il prossimo capitolo verrà postato di Giovedì, bye!!

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Capitolo 28

 

 

Wes e Touko arrivarono al Centro Pokémon dopo pochi minuti. Il Campione non si era allontanato così tanto, anche se Touko aveva impiegato abbastanza tempo per trovarlo, dato che non aveva idea di dove andarlo a cercare.

Entrarono nella struttura mano nella mano, col un sorriso imbarazzato in volto: a prima vista potevano sembrare una coppia di fidanzatini, anche se nelle loro teste erano ben lontani dall'immaginarsi assieme in quel modo.
Che si volessero bene era un conto, ma che si mettessero insieme...
Per Touko era la cosa più grande da evitare, anche se l'idea di avere per ragazzo un tipo fantastico come Wes l'allettava terribilmente.
Tale apparenza gliela fecero notare i loro amici, che li guardarono sorpresi e maliziosi.

-Ci siamo persi forse qualcosa, piccioncini?- domanda Belle, come sempre la prima.

-No, nulla- borbotta Touko, imbarazzata, e molla la presa sulla mano dell'amico.

Non voleva darlo a vedere, ma sinceramente le dispiaceva troncare quel contatto che, per lei, segnava l'inizio di un rapporto più profondo con Wes. Anche il ragazzo ne rimase un po' deluso, ma cercò di dissimulare quel sentimento con un'espressione calma, anche se gli dispiaceva che la brunetta considerasse imbarazzante tenerlo per mano, quando fino a poco prima gli era stata addosso e successivamente l'aveva abbracciato.

-Sicuri?- continuò la biondina, maliziosa.

-Non è successo nulla di scottante come speri, Belle, ci siamo solo riappacificati- le rispose Wes, per salvare l'amica.

La ragazza non ne era affatto sicura, ma non contestò, mentre gli altri sorrisero contenti nel sapere che i due fossero di nuovo uniti.
Poi il Campione scorse con lo sguardo i presenti nel gruppo, anche lui contento che non avessero insistito oltre, ma notò l'assenza di una certa testolina rossa bicaudata.
-Scusate, ma Rui dov'è?-

-Oh, lei è andata a farsi un giro perché si sentiva poco bene- rispose Spighetto.

-Ma quando è uscita?- domandò il biondo. 

-Poco dopo che è uscita Touko ha avuto un leggero malessere, perciò è uscita. Non abbiamo però idea di dove possa essere andata, però- rispose nuovamente il verde. 

Wes annuì e si fece perplesso, abbassando il volto. Era un po' troppo sospetto che la sua amica avesse avuto un malessere proprio quando Touko era uscita per raggiungerlo.
Era una coincidenza un po' troppo strana. Non è che...?

Forse sono un po' troppo diffidente, però la circostanza mi pare un po' sospetta” pensò, confuso.

 -Wes, tutto a posto?-

Il mulatto si volse verso la voce, riconoscendola come quella di Touko, e sorrise alla giovane, annuendo.
Lei non ne fu molto convinta, ma non insistette. Anche se l'espressione dell'amico diceva molte cose.
Con un sospiro, la brunetta si diresse verso il divanetto sulla quale era seduta prima di tutto quel macello, mentre il giovane restò alzato.
Cosa che non le passò inosservato.

-Non ti siedi?- gli domandò.

Wes scosse la testa.

-No, vado a prendere Lugia e Ho-Oh. Mic, mi dai l'ultraball da immolare per quella del tuo? Altrimenti devo cedere due miei-

Michael annuì e i frugò nelle tasche: come sempre il suo modo di tenere le cose era disordinato, altra cosa che lo differenziava dal fratello maggiore.
Dopo un po' di ricerche, il rosso estrasse la pokéball che cercava e la porse al Campione, che allungò la mano e la prese saldamente per non farla cadere, e di conseguenza aprire.

-Ecco, è Lapras. Quando avrai in mano il mio prezioso Lugia, non azzardarti a rovinargli la sfera, capito?- disse minaccioso Michael, guardando il fratello intensamente.

-Certo, lo tratterò come tratterei normalmente Ho-Oh, dunque non hai da temere. Bene, vado a chiamare Birch. Torno subito!- annuì il mulatto.

Detto ciò, Wes si allontanò con la sfera poké di Lapras in mano, lasciando gli altri del gruppo a parlare tra loro.
Ash si mise a parlare animatamente con Michael di Pokémon e di vari posti visitati, entrambi infervorati che spiegavano ogni singolo particolare e tratto degli argomenti; erano molto in sintonia, e si vedeva benissimo, ma si sa: tra coetanei ci si capisce benissimo.
Belle e Iris invece furono più accorte nei discorsi, ma comunque trascinate. E poi, l'Axew che quest'ultima portava tra i capelli era così dolce!!!
Spighetto invece, in qualità di intenditore di Pokémon di categoria A, stava valutando la compatibilità tra il Pignite di Komor e il ragazzo stesso, e si stava lasciando trasportare come sempre davanti ad uno stupito quattrocchi.

Touko era l'unica che non parlava e che rimaneva in disparte, le mani raccolte in grambe e le caviglie accavallate, la testa bassa e l'espressione assorta.
La Scurolite di Zekrom, che per tutto il tempo che aveva passato con Wes fuori dal Centro Pokémon era rimasta sul divano gelosamente custodita dal corvino con gli occhiali, giaceva nuovamente opra le sue gambe e ricambiava il suo sguardo con uno vuoto.
La brunetta passò un dito nei quattro solchi tondeggianti che percorrevano la pietra grigia e perfettamente sferica, muovendolo come se cercasse di carpirne i segreti. Non riusciva proprio a comprendere perché quella pietra, o meglio il Pokémon che custodiva la pietra, avesse scelto proprio lei.

Lei, tra tanti altri che avevano qualità ben migliori delle sue.

Lei, che era probabilmente la più inadatta.

Lei, semplicemente lei. Perché?

Non riusciva proprio a darsi una risposta, perciò con uno sbuffò mollò la pietra e la mise accanto a sé, guardandosi in giro. Proprio in quel momento dalla porta principale entrò Rui, che accorgendosi della presenza della ragazza arrossì.
Come temeva, Wes era già al Centro Pokémon e non l'aveva trovata. Chissà cosa gli avevano detto gli altri riguardo alla sua improvvisa assenza, e cosa lui pensava.

Sveglio com'era, non avrebbe perso troppo tempo a ipotizzare dove lei fosse quando non era presente, se i loro amici aveva rivelato quando aveva deciso di uscire di scena.
Come reagirebbe all'idea che li ho spiati?” pensò, sedendosi proprio accanto a Touko, che sobbalzò e voltò il capo sorpresa.

 -Ehi, Rui! Ti senti meglio ora?-

La rossa voltò il capo perplessa, e probabilmente la sua confusione doveva esserele stampata sul viso perché la brunetta sorrise e continuò.
-Gli altri ci hanno detto che ti sei sentita poco bene e che se uscita. Ti senti meglio ora?-

Rui s'illuminò, ricordando con quale scusa si era allontanata dal gruppetto per andare ad origliare i due piccioncini.
-Oh, sì! Si, si, ora mi sento meglio. Devi sapere che sono un po' claustrofobica, odio stare nei spazi stretti- inventò velocemente.

-Claustrofobica?- domandò sorpresa Touko, e la rossa annuì.

-Strano, direi che questa costruzione è abbastanza spaziosa e aperta- proseguì la mora, e la ragazza arrossì per l'imbarazzo della gaffe.
Maledizione, che idiota!” si rimproverò.

-Ah, davvero? Beh, mi sentivo male e sono uscita, ma ora sto meglio! Non pensiamoci più, okay?- balbettò, cercando di spostare l'argomento a qualcos'altro.

La brunetta annuì, perplessa e diffidente, ma non aggiunse altro e tornò a pensare.
Dopo qualche minuto arrivò Wes con un sorriso raggiante e le due ultraball in mano.
-Ottimo, ecco qui due carte vincenti. Mic, tieni il tuo Lugia. Ho anche recuperato gli altri Leggendari- disse, lanciando le sfera al minore che le prese, prontamente, al volo senza farle cadere.

Il mulatto notò la presenza della rossa e le sorrise, contento. Fu talmente inatteso che Rui rimase spiazzata e incantata, arrossita di botto tanto era aperto quel sorriso. Le doleva però sapere che non era merito suo il fatto che lui sorridesse così, e provò un'immensa gelosia per la brunetta.

-Rui! Ti senti meglio ora?- chiese Wes.

-Sì, non era niente. Claustrofobia-

-Strano, non sapevo che ne soffrissi. Comunque, porto buone notizie- esclamò il mulatto, sedendo vicino a Touko di peso, mentre metteva le ultraball negli scomparti vuoti.

-Davvero? E cosa?- chiese Ash, interessato.

-Hanno preso Discoball, uno dei capi del Team Cripto. La polizia l'ha sorpreso a bazzicare a Ipogea, cercava di arruolare gente con le minacce. Fortunatamente sono riusciti a immobilizzarlo prima che estraesse le pokéball dei suoi dannati Ludicolo e adesso è in prigione sotto la stretta sorveglianza dell'agente Jenny di Hoenn, venuta apposta per l'incarico dato che da noi non c'è un sorvegliante capace- spiegò Wes.

-Accidenti, se persino un Criptenente si è messo ad arruolare gente devono essere proprio all'estremo!- esclamò Michael, sorpreso.

-Già, e la cosa è strana- annuì Iris, tornata seria con Axew nel suo normale posto, ovvero nella chioma della padroncina.

-Penso che i Cripto sapendo che entrambi i Campioni di Auros sono ad Unima per stroncarli definitivamente si siano dati alla fuga, o almeno coloro che non sono davvero convinti dell'ideale che il loro capo persegue- ipotizzò Rui.

-Fantastico, non credevo che la mia sola presenza potesse essere tanto spaventosa. Se è come dici tu, Rui, ciò rappresenterebbe un grande vantaggio. Come può il nuovo capo Cripto, la cui identità non conosco ancora, cercare di prendere una regione che non li conosce di fama se i suoi sottoposti non seguono nemmeno i suoi ordini?- ridacchiò il biondo.

-Già! In tal modo batterli sarà facile anche se i loro Pokémon sono più forti. E poi, con Lugia, Ho-Oh e un ipotetico Zekrom tra le nostre righe come possiamo perdere?- esclamò Michael, tipicamente positivo.

-Adesso non esagerare, Mic. Essere sicuri di sé è un bene quando non è eccessivo. Ricorda che i nostri due miglior Leggendari non sono infallibili e che non possiamo contare per nulla al mondo sull'aiuto di Zekrom, non finché non scopriremo il modo di risvegliarlo- disse Wes, tranciando subito la baldanza del fratello minore.

-L'avevo dimenticato. Scusa, Wes- annuì il rosso, tornando serio.

-Non è solo con me che devi scusarti, ma con tutti noi se la missione fallisce- 

Attimo di silenzio collettivo, nel quale Michael annuì vigorosamente, imbarazzato per la figuraccia. Poi Wes riprese.
-Comunque, per ora non è l'obiettivo massimo-

-In che senso? Riportare Unima al suo stato originario non dovrebbe avere la precedenza su tutto?- chiese Touko sorpresa, che fino ad allora era rimasta zitta. 

-Sì, ma solo quando ci ritroviamo davanti un qualunque membro dei Team o si presenta la necessità di adottare certe misure per tale missione, anche a scapito del resto. Però adesso non c'è alcun Cripto, Plasma o Rocket da sfidare perciò continueremo con i rispettivi viaggi. E se non sbaglio, qua a Sciroccopoli c'è una palestra e quattro di noi stanno compiendo un viaggio verso la Lega Pokémon. Sbaglio?-

Mentre diceva ciò, Wes puntò lo sguardo nei suoi occhi, facendola arrossire.
-Me ne ero dimenticata- ammise la brunetta.

-Ho notato- ridacchiò il biondo, facendo spallucce e alzandosi. Tutti lo seguirono.

-E' solo che tutta questa faccenda dei team mi sta prendendo così tanto che non riesco più a tenere a mente il fatto che devo sfidare le palestre per entrare alla Lega e diventare Campionessa- disse Touko, insicura.
La sorprendeva il fatto che Wes tenesse così tanto alla sua formazione da allenatrice professionista.

-Ti ricordo che ti ho dato tre anni per raggiungere il mio livello attuale, non dimenticarlo- rispose il ragazzo, sorridendole sghembo mentre si annodava la giacca alla vita.
Certo che in quella città faceva davvero caldo nonostante fosse inverno inoltrato!

-Sì, me lo ricordo. Ma ciò mi ricorda anche che se tu avessi trovato qualche imprevisto dopo questa avventura, non saresti ritornato così presto ad Auros- disse la brunetta, stando al gioco. 

-Uhm, si è vero. Ma tale imprevisto potrebbe anche non avvenire, bada. Può accadere che sia semplicemente io a volermi fermare un altro po' nella regione di Unima, come può accadere che non voglia e sia un imprevisto a fermarmi, o può accadere anche che io ritorno ad Auros e ci dimentichiamo reciprocamente-

-Io dimenticarmi di te? Troppo difficile. Ormai mi è impossibile cancellarti dalla mia mente- scherzò la brunetta, ridendo.
Ma si bloccò all'istante quando sentì il fiato di Wes vicino all'orecchio, il calore del suo corpo vicino e il suo odore deciso dentro le narici.

-Stessa cosa vale per me- bisbigliò il ragazzo, vicinissimo.

Touko rimase immobile, mentre il biondo si allontanava e la superava, diretto alla porta principale, e le sorrideva arrogante.
In quel momento il battito cardiaco era talmente forte che avrebbe potuto avere un infarto, perciò portò una mano sul cuore cercando di calmarsi, le guancie sicuramente in fiamme.
Belle le si accostò, notando quanto fosse rossa.

-Touko, sicura di stare bene?- le domandò, preoccupata. 

-Non hai visto nulla?-

-No, stavo parlando con Iris, perché?- domandò la biondina, perplessa.

 -No, nulla. Su, seguiamo gli altri- negò la brunetta, incamminandosi.
Belle, non vedendo cosa fare, fece spallucce e si avviò anche lei, seguita da Ash e Michael che blateravano a non finire su vittorie e sconfitte.

                                                                                       *
Salve!
Wow, ho scritto un capitolo in sole due ore, devo essere proprio ispirata!
Comunque, dato che l'avviso di prima è stato cancellato dato che è stato postato un nuovo capitolo, riscrivo ciò che era scritto lì per chi non l'avesse letto.
Per problemi familiari, d'ora in avanti il mio tempo al pc sarà limitato, per non dire nullo, e per tanto la frequenza di aggiornamento potrebbe non essere più la stessa. Che io riuscissi a scrivere un capitolo grande quanto gli altri in così poco tempo era un'utopia: è stata una vera e propria sorpresa!
Per oggi mi è stata concessa gentilmente la possibilità di scrivere e sono riuscita ad aggiornare secono la scadenza che mi sono auto-imposta, però potrebbe non durare a lungo perciò non me ne vogliate!
Spero che tale problema non vi scoraggi e che continuiate a seguire la mia fiction, che intendo continuare dato che la storia è ben fissata nella mia testa. Si tratta solo di scriverla!
Dopo questo enorme sproloquio che può avere un senso o no, a scelta vostra, ringrazio Jeo 95 per la recensione che, puntualmente, non viene a mancare. Mille grazie!
Non posso inserire la data del prossimo aggiornamento dato che non so quando potrò continuare. Sappiate solo, miei cari lettori, che continuerà in un modo o nell'altro.
Bene, mi sono dilungata oltremodo perciò basta.
Ciao xD

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Capitolo 29

 

Mentre i nostri eroi uscivano allegri dal Centro Pokémon, altri due ragazzi erano giunti a Sciroccopoli.
Questi erano due allenatori, due ragazzi per l'esattezza, che potevano avere quattordici o quindi anni e avevano entrambi un'espressione molto seria: uno aveva i capelli violacei, occhi scuri e duri; l'altro invece aveva i capelli biondo cenere e occhi di ghiaccio, anch'essi duri.

Paul e Diapo si trovavano davanti all'"ingresso", per così dire, della famosa città dei giochi, l'uno di fianco all'altro e le mani ai fianchi.
Faceva un certo effetto vederli vicini, anche perché potevano passare per una sorta di yin e yang vedendo i loro aspetti così diversi ma al contempo simili.

-Che città è questa, Diapo?- domandò Paul, scrutando la festosa città da cima a fondo con uno sguardo criptico.

-Questa è Sciroccopoli, di nome e di fatto. Qui nonostante sia pieno inverno c'è un caldo bestiale, data la vicinanza col deserto- rispose Diapo con aria saccente, tirando fuori la sua inseparabile macchina fotografica e cominciando ad immortalare ogni singolo particolare che vedeva.

-Interessante. Qua si trova la quarta medaglia. Ash e gli altri saranno già qui, immagino- borbottò il violaceo, entrando in città.
Diapo lo seguì velocemente, posando la fotocamera, e lo guardò perplesso.

-Spiegami ancora perché cerchi tanto questo Ash-

-E' un mio rivale di Sinnoh, mi deve ancora la rivincinta per avermi battuto ai quarti di finale della Lega. Non ti serve sapere altro- sbottò Paul, seccato.
"Perché ho deciso di viaggiare con un tipo così?" pensò, irritato dal continuo domandare del compagno.

E dire che con quello non voleva averci nulla a che fare...
Eppure gli serviva una guida, perché non conosceva Unima e non avrebbe saputo dove andare.
In più aveva dovuto affrontare un deserto fino a pochi secondi fa e chissà quali altre sorprese gli riservava quella regione.

-Va bene, va bene, non ti scaldare!- esclamò il cenere, sbuffando.
Nemmeno lui voleva viaggiare con Paul, ma dopo che questo l'aveva miseramente sconfitto in due mosse non aveva potuto rifiutare, riconoscendo l'enorme potenziale che poteva fornirgli accompagnarlo.
Doveva ammettere che seguire i suoi allenamenti si stava dimostrando utile, anche perché quel ragazzo aveva un modo assai originale di allenare i suoi Pokémon.
Come tutti sviluppava i punti in cui eccellevano, come attacco o difesa, ma cercava di trattarli umanamente, proprio come aveva visto fare a Touko.

Già, Touko, quella ragazza. Dopo la litigata a Levantopoli non l'aveva più vista.
Si chiedeva quanto forte fosse diventato il suo Servine, e se si era evoluto in quell'arco di tempo.
Fremeva ancora per l'umiliazione ricevuta e non poteva permettere a quella bambinetta di averla vinta, non contro di lui!
"A quest'ora però potrebbe già essere a Mistralopoli" riflettè il ragazzo, immusonito.

Dopo che Paul aveva distrutto il suo ultimo Pokémon, erano passati molti giorni perché questi fossero di nuovo in forze e aveva quindi dovuto fermarsi ad Austropoli per tutto il tempo necessario.
Il violaceo era rimasto a fargli compagnia, vincendo anche la Medaglia Scarabeo di Artemisio. Questo gli aveva anche riferito che il suo rivale era già passato di lì.

Perciò, secondo i suoi calcoli, Ash doveva trovarsi per forza a Sciroccopoli, e forse era diretto alla palestra o si trovava nel Centro Pokémon.
La loro prima tappa era proprio la palestra, dove avrebbero sostato per la sfida di entrambi.
Se poi avessero incontrato il suo rivale e compagnia... sarebbe stato anche meglio delle più rosee previsioni.

I due giovani allenatori non impiegarono troppo tempo a trovare l'edificio dove risiedeva la Capopalestra Camelia, il cui elemento preferito era il tipo Tuono, grazie alle indicazioni della gente.
Fecero tutta la strada a corsa, esortati da Paul che era più deciso che mai.

E alla fine se la ritrovarono davanti.
Una gigantesca sala giochi.

 


Tornando ai nove compagni, il vivace gruppo percorreva in tutta calma le calde strade di Sciroccopoli sotto gli occhi della gente che li fissava incuriosita.
Non era da sempre incontrare un così numeros gruppo di ragazzi che confluiva tutta in un posto, e per di più capitanati da una ragazzina e da un ragazzo molto più grande di lei.

Touko era in testa al gruppo, essendo una delle poche che conosceva la regione di Unima.
Wes l'affiancava come sempre, scrutando i dintorni con occhi attenti e felini, scorrendo lo sguardo su vetrine e negozi di tutti i tipi, e non badando come sempre alle occhiate delle ragazze.
Komor e Belle, invece, avevano fatto gruppo con Spighetto e Iris: la biondina si divertiva un mondo a sentirlo parlare, lo definiva "comico"; e al capopalestra di certo non dispiaceva. Il corvino invece, sorrideva all'entusiasmo dell'amica, ma per lo più taceva infilando qualche parola qua e là, mentre la viola scura cercava di strappargli una discussione combattuta.
Ash e Michael erano quelli più attivi, si può dire: entrambi tenevano in braccio i loro Pokémon preferiti, ovvero Pikachu e Jolteon, che guardavano interessati tutte quelle luci.

In quel numeroso gruppo l'unica che non fiatava era Rui, messa anche per ultima.
La rossa, non avendo con chi intrattenersi, continuava a lanciare occhiate minacciose alla brunetta che vedeva faticosamente, ma che sapeva essere accanto a Wes.
"Sono sempre vicini" sbuffò mentalmente, invidiando come sempre Touko.

La ragazza in questione aveva all'improvviso inchiodato davanti ad una vetrina che mostrava abiti da teenager. Conseguentemente a lei, il biondo che l'accompagnava attese che finisse di guardare, ma l'amica sembrava non volersi allontanare da lì.

All'improvviso Touko vide venirgli accanto Belle e Iris, entrambe appiccicate alla vetrina come ventose e con gli occhi sgranati.
-E' un miraggio...- sussurrò Belle, emozionata. 

-Cosa è un miraggio?-

Le due ragazze si voltarono furenti verso Komor, che aveva parlato, e lo fulminarono con lo sguardo. Il corvino, non comprendendo, arretrò quando Iris gli puntò un dito davanti al naso con fare severo e lo guardò immusonita.
-Questo è IL miraggio. La svendita della marca "T&P"!!!!- esclamò indignata, indicando la vetrina, o più precisamente il cartellino SALDI.

-Continuo a non capire- rispose Komor, allontanandosi e sistemandosi nervosamente gli occhiali.
Sapeva bene ciò che stava per accadere.

-La T&P è una marca famosissima che crea accessori e vestiti di alta moda, indossati niente meno che dalla famosa Camelia! E' la modella più In di questi tempi ed ha sempre il privilegio di mostrare su di sé i loro più mitici abiti, e di averli anche come regalo per il suo servizio!!- spiegò Belle. 

-Camelia è una modella eccezionale. Capelli biondi, occhi di ghiaccio e temperamento frizzante e solare, è la regina delle sfilate di moda- proseguì Iris con le mani preganti e gli occhi che brillavano.

-Non credevo che ti interessassero certe cose, Iris- disse Ash, sorpreso come un bambino. 

-Sei proprio un bambino. Anche le ragazze meno femminili del mondo non possono restare indifferenti di fronte a queste cose- sbottò la scura, con aria saccente, facendo ridere il corvino di gusto.

Wes si accostò a Touko mentre gli altri discutevano e la guardò con un sopraciglio alzato.
-Intendi comportarti come loro?- le chiese, accennando alle due ragazze che stavano litigando con Komor e Ash sull'importanza dei vestiti per una donna sotto gli sguardi divertiti e le risate di Spighetto e Michael. 

-Ammetto che anche a me piacciono molto i vestiti firmati T&P, ma non sono certo così pazza da sognarmene uno addosso. Con tutti i saldi costano un sacco, al massimo con i miei risparmi potrei compare un paio di calze. No, questa marca è per i ricchi e io di certo non lo sono- rispose la brunetta con una punta d'amarezza, poi fece per proseguire verso la palestra di Sciroccopoli.

Il ragazzo rimase un po' sorpreso, ma la seguì.
-Se ti interessano tanto, posso comportartelo io qualche vestito- le propose, sorridendole.

-No, Wes, davvero non è il caso- rifiutò la ragazza decisa.

-Vedilo come un investimento: ti servono abiti invernali perché non puoi girare in shorts e canotta per tutto l'inverno; ti prenderesti un malanno. In più non attirerai più troppi sguardi e di conseguenza meno pretendenti indesiderati, con meno bisogno di protezione- le fece notare. 

Dopo quel discorso la quattrodicenne fu davvero tentata di accettare.
Le servivano davvero dei vestiti più coperti o, come li chiamerebbe Komor, più pudici però non se la sentiva di far pagare Wes per un suo capriccio.
No, avrebbero trovato un altro negozio più avanti e meno caro, dove avrebbe potuto comprarseli da sé.

Ma... l'idea di girare con abiti firmati da un'industria così prestigiosa...
Forse avevano pure la maglietta che aveva visto una volta in una delle loro vetrine.
Un'occasione da non perdere.

-Va bene, ma solo una maglietta, una giacca e un pantalone, nulla di più- bofonchiò la brunetta, stringendo i pugni e sentendosi umiliata.
Dover ricorrere al denaro di qualcuno per vestirsi. Che orrenda elemosina!

Wes sorrise, contento di averla convinta, e la riportò indietro tenendola per mano. Sotto lo sguardo completamente sorpreso dei loro amici, il ragazzo la trascinò dentro il negozio con un sorriso compiaciuto.
Una volta dentro, il mulatto la portò alla cassa per chiedere informazione sulla zona adatta a lei.
-Scusi, sa dirci dove si trovano gli abiti invernali?-

La commessa, che poteva avere una venticinquina di anni, alzò subito gli occhi e li sgranò vedendosi davanti quella singolare coppia, formata da un diciottenne bello da morire e una ragazzina bruna e all'apparenza insignificante.
-Sì, da... da quella parte, su per le scale mobili. Chiedete al commesso di quella sezione per consigli o informazioni più precise- rispose balbettando un po', ripetendo quella frase che aveva detto e ridetto milioni di volte.

Il Campione le sorrise.
-Grazie mille. Vieni Touko- disse, trascinandosi poi dietro l'amica che fece un timidissimo cenno.

Appena i due furono scomparsi alla vista, una ragazza snella si avvicinò alla povera donna rimasta incantata dal sorriso del mulatto e le si accostò con fare malizioso.
-Hai visto che bel ragazzo, Kita?-

La commessa si voltò e annuì velocemente, ancora sorpresa.
-Solo "bel" è un eufemismo, Colette: era divino! Dev'essere anche ricco se è entrato qui dentro senza fare una piega ai prezzi in vetrina- rispose, leccandosi le labbra.

-Chissà che ci faceva quella bambina con lui- rimuginò Colette, aggiustandosi la chioma rossiccia davanti allo specchio del bancone e sistemandosi il trucco.

-Già, non riesco proprio a vedercela con un tipo come quello, sciatta com'era- disse malignamente Kita, ridacchiando.

-Non giudicare mai dalle apparenze una persona, mia cara Kita- s'intromise una terza voce.

Le due ragazze volsero il capo verso la loro amica e la guardarono divertite.
-Ma dai, Miru, hai visto com'era vestita? Se il negozio fosse mio non farei di certo entrare gente così sciatta e insignificante!- esclamò Colette.

-Hai una così corta vista, cara Colette. Secondo me, se quella ragazza venisse truccata, acconciata e vestita nel modo giusto... Sì, anche lei potrebbe risultare una star di Hollywood, come la fantastica Camelia- rispose Miru con calma, una luce decisa negli splendenti occhi verdi. 

 


Al piano superiore, mentre quelle cattive impiegate stavano parlottando, la povera Touko cercava di scegliere il capo giusto per lei.
Sembravano non esistere le mezze misure: ce n'erano di troppo eccessivi e di completamente insignificanti, ma tutti presentavano scollature o vita bassa decisamente esagerate.
Per tutto quel tempo aveva trovato solo una piumino smanicato di colore blu, davvero grazioso, ma in quanto maglietta e pantalone non aveva ancora scelto nulla.
Che frustrazione!

-Ma qui non conoscono le mezze misure?- si domandò mentre alzava una maglietta decisamente troppo scollata.

-Non saprei. Non sono mai entrato in un negozio tanto sfarzoso, sembra di essere in un castello di Barbie. Troppe luci rosa. Ma ti piace davvero questo stile?- le chiese Wes, guardando scettico una set completo di gioielli d'alta classe.

-Sì e no, ma tu mi hai trascinata qui perciò tantovale arrangiarmi- rispose Touko, guardando un paio di jeans lunghi chiari a vita bassa.
Con un sorriso controllò la taglia e li prese, mettendoli sotto braccio come aveva fatto per la giacca.
-Ora manca solo una maglietta- esultò la brunetta, contenta per il passo avanti compiuto.

Wes sorrise divertito: e dire che non ci voleva entrare in questo negozio!
Eppure eccola lì, a guardare attentamente i cartellini e i capi d'abbigliamento con occhi criptici.
Era un vero e proprio spettacolo.

All'improvviso Touko prese una maglia a maniche lunghe nera con la stampa di un dolcissimo Togepi. La guardò con un sopracciglio alzato, non del tutto convinta anche se rispondeva ai suoi requisiti, ovvero non troppo scollata e normalissima.
Però, quel Togepi non le piaceva. Troppo infantile.

-Credi che questa mi starebbe bene?- domandò a Wes, che rimase un po' sorpreso.
Non gli era mai capitato di dover dare un parere ad una ragazza per un vestito.

-Non saprei, sinceramente mi sembra un po'... infantile per una come te- rispose, cercando di non essere offensivo.

-Concordo. I Togepi sono Pokémon tenerissimi, ma si trovano solitamente addosso ai bambini o nei loro letti come peluches. Se però trovassi quelli che cerco...- annuì la brunetta, d'accordo con il parere dell'amico.

Si mise a scorrere le magliette variopinte, finché non trovò quella che cercava: una splendida maglietta a manica finta manica doppia (ovvero di quelle magliette che sembrano a maniche corte con una a manica lunga sotto) di colore grigio chiaro, con la stampa di Zekrom e Reshiram versione baby.
Touko l'alzo supercontenta e la rimirò, annuendo.

-Sì, è proprio questa... Me la ricordavo di un altro colore, però questa è ancora meglio. Sì, scelgo questa!- esultò la ragazza, stringendosela al petto.

-Dunque c'era qualcosa che volevi davvero in questo negozio- disse il biondo, divertito dal suo entusiasmo.
In effetti aveva visto nei suoi occhi il desiderio di entrare in quell'edificio per un certo motivo, ma non lo aveva compreso per bene.

-La vidi una volta sola quando ero piccola mentre giravo su internet e da allora non me la sono più scordata. Non credevo fosse ancora in vendita, è di molte stagioni fa. Posso comprare questa? E' anche a basso prezzo rispetto al resto- spiegò la ragazzina, guardando speranzosa il ragazzo.

-Certo!-

La giovane sorrise raggiante e lo ringraziò di cuore, facendo un profondo inchino. Dopodichè si diressero alla ricerca di un camerino libero, lì nelle vicinanze, e Touko entrò per provare i vestiti.
Chiuse il paravento, dato che non voleva certo farsi vedere mezza nuda da Wes, e cominciò a svestirsi e ad agganciare ciò che levava al posto dei capi firmati.

Uno alla volta, la ragazza indossò tutto, compreso il giacchino, e uscì per farsi vedere dal mulatto, il quale la stava aspettando seduto su uno dei pouf lì davanti, di quelli utilizzati per provarsi le scarpe.
Alla vista della giovane, rimase sorpreso: quei vestiti le stavano davvero bene!

-Come sto?- chiese la brunetta, facendo un giro sul posto. 

-Magnificamente, ti donano proprio- annuì convinto il Campione, sorridendo contento.

Touko arrossì, lusingata dai complimenti, e ricambiò timidamente.
Fece per tornare nel camerino pronta a rimettersi i soliti vestiti, ma lui la fermò.
-Non farlo, tienili addosso. Così cominci ad abituartici, no?- le disse, alzandosi.

La ragazza rimase sorpresa, ma fece spallucce ed entrò nel camerino per riprendere i suoi abiti.
Li ripiegò accuratamente e li mise della tracolla, agganciando anche il berretto da allenatrice ad esso lasciando così la testa libera.
Dopo aver rimesso anche gli scarponcini, tornò dal compagno di viaggio ed insieme tornarono al piano inferiore.

Le commesse sembravano essere rimaste nei paraggi in loro attesa, tanto che appena Wes e Touko spuntarono si rianimarono e tornarono ad ammirare il mulatto in tutto il suo splendore.
Furono sorprese nel vedere la bambina abbigliata con i vestiti del negozio e non i suoi. 

-Ho scelto questi. Spero non vi dispiaccia se li indosso subito- disse Touko, imbarazzata.

Due ragazze la guardarono un po' male, mentre la terza, che aveva splendidi occhi verdi, le sorrise.
-Le stanno bene questi capi, signorina- disse, cordiale, e la brunetta s'illuminò ringraziandola con un inchino.
"Che ragazza educata" pensò Miru.

-Quanto vengono in tutto?- domandò Wes rivolto a Kita a Colette, che fissavano un po' stupite la brunetta.

-Mille, con lo sconto per i saldi- sorrise Kita, l'addetta alla cassa, ma rimase sorpresa quando vide il giovane tirare fuori il portafoglio e prendere precisamente la somma richiesta.
La posò con calma sul bancone, ma la donna non accennò a prenderli tanto era stupita.

-Ecco a lei, aspetto lo scontrino- disse il diciassettenne, con un leggero sospiro.
Kita si rianimò e prese i soldi, depositandoli nella cassa; dopodiché fece lo scontrino e lo consegnò al biondo, che la ringraziò educatamente e le augurò "buonagiornata" prima di dirigersi verso la porta principale con l'amica dietro.

I loro amici erano rimasti fuori dal negozio in attesa dei due ragazzi, e quando videro Touko uscire stupendamente vestita rimasero estasiati.

-Touko, ma sei bellissima!!- esclamò Belle, abbracciando l'amica, subito seguita da Iris che si complimentò anche lei.

-Già, finalmente indossi qualcosa di più pudico- annuì Komor, guardandola dalla testa ai piedi.

-Peccato però per questi scarponcini... Non potevi sceglierti, che so... un paio di Converse di jeans? Di sicuro Wes te le avrebbe prese!- esordì la biondina, scostandosi dalla brunetta per osservarle i piedi.

-Negativo, già tutto questo è costato abbastanza e non intendo spillar altri soldi a Wes. E' già stato abbastanza gentile comprandomi questi- negò la ragazza, decisa, facendo ridere il biondo dietro di lei.

-Secondo me non le stanno poi così male, la rendono più sportiva. E poi questo rosa sta bene con questi colori- disse Iris, appoggiandola.

-Sopratutto la maglietta poi, è singolare. Hai idea di quali Pokémon siano quelli, Touko?- disse Spighetto, che era un intenditore di quasi tutto.

-Come ho già detto a Wes, vidi questa maglietta su internet da piccola e me ne innamorai subito. Allora non conoscevo la leggenda dei due mitici draghi di Unima, ma ora che lo so questa immagine acquista un significato nuovo- rispose Touko.

I presenti annuirono, anche Rui che fino a quel momento era rimasta zitta per invidia, e tornarono a camminare verso la palestra di Sciroccopoli.

-Quale credi sarà la tua prossima compera?- chiese Belle alla ragazza bruna, che le camminava accanto con Wes a sinistra.

-Credo uno zaino. Come quello di Wes. La tracolla comincia a diventarmi stretta, sopratutto per la Scurolite di Zekrom: prende molto spazio; ma questa volta, me lo compro con i miei soldi- rispose lei, lanciando un'occhiata al Campione che fece spallucce.

-Come vuoi, ma fa' che sia grande e che possa trasportare il tuo sacco a pelo. Alla lunga diventerà impossibile trasportarlo sottobraccio, è abbastanza vistoso- disse il diretto interessato, stiracciando un po' la schiena.

Touko annuì, riconoscendo quel bisogno.
Non parlarono più di vestiti e l'argomentò della conversazione vertè tutta sulla prossima sfida in palestra dei quattro allenatori.
Peccato che al loro arrivo ci fossero ad attenderli due ragazzi scontrosi con una nuova medaglia in mano...

                                                                                                               *
Salve!!
Ho postato come da normale amministrazione e senza particolari problemi dato che il capitolo era già pronto ieri ;)
Ringrazio Jeo 95 per la recensione che mi ha lasciato e Juri, che è tornato a recensire: grazie ad entrambi!!
Il prossimo capitolo credo proprio che verrà postato Mercoledì, perciò controllate la fic quel giorno (se potete): troverete un sicuro aggiornamento!
Ora vi saluto, bye!!

PS: questi sono Zekrom e Reshiram baby. Non sono forse adorabili? ^^

 

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


Capitolo 30


Touko, Komor, Belle e Ash non vedevano l'ora di affrontare la loro quarta sfida in palestra e camminavano trepidanti per le strade della città, decisi come non mai.

Wes, Spighetto, Iris, Rui e Michael accompagnavano il quartetto con il sorriso sulle labbra e a passo veloce per stare dietro agli amici.
Già, i quattro allenatori andavano quasi a passo di corsa tanto erano entusiasti e ciò era quasi comico: si tiravano a vicenda, tentando di superarsi per decidere chi sarebbe stato il primo a presentare la propria sfida.

Contro chi avrebbero combattuto era ancora un mistero, come un mistero era il suo elemento, ma di ciò non erano preoccupati: anzi, in quello stato non si sarebbero preoccupati di nulla.
Ma c'era qualcosa di cui doversi preoccupare.

Paul e Diapo, ad esempio.
I due ragazzi avevano già sconfitto Camelia, il primo con difficoltà quasi nulla rispetto al secondo dato che girava con i suoi Pokémon di Sinnoh, ed avevano già conquistato la medaglia.
Per il momento sostavano all'entrata della palestra, decisi ad attendere i loro rivali.

Camelia aveva detto loro che ancora non erano arrivati, dando dunque conferma ai sospetti di Paul sul fatto che fossero a Sciroccopoli, ma sapeva grazie ad una loro compagna che erano già andati al Centro Pokémon.
Dunque, cosa migliore da fare se non aspettarli?

Veramente Diapo avrebbe preferito proseguire il suo viaggio, ma Paul non glielo aveva permesso. Il violaceo era più che deciso a prendersi la sua rivincita su Ash il più presto possibile, perché non poteva sopportare il dubbio su chi fosse il migliore.

Alla fine, i loro rivali si fecero vedere all'orizzonte, e con appresso un fornito gruppo di compagni tale da lasciare allibbiti i due. Anche Touko, Ash, Komor e Belle furono sorpresi di vedere i loro rivali davanti a loro e insieme, come se li avessero aspettati per tutto quel tempo.

-Alleluia si sono fatti vivi- borbottò Paul, guardando Ash di sbieco.
Il corvino ricambiò lo sguardo con uno incuriosito.

-Ehi, Paul! Che ci fai qui?- salutò Touko, per nulla badando a Diapo, il quale si adirò per quel palese rifiuto di calcolarlo.

-Ho anch'io un viaggio da portare avanti, che credi? E comunque, aspettavo Ash- rispose il violaceo, indicando col pollice il ragazzo con il Pikachu in spalla, che si indicò a sua volta.

-Io? E che vuoi da me?-

-Idiota, la mia rivincita! Non me l'hai ancora concessa- rispose Paul, seccato.

-Che c'è, dubiti delle tue capacità di allenatore?- rise Ash, facendolo innervosire ed imbarazzare.
Aveva toccato il suo punto debole.

-No, voglio dimostrati che una sola vincita non ti rende migliore di me. Anche perché, a Sinnoh ti ho battuto sempre- disse il ragazzo, di getto.

-Sì, hai vinto più volte. Ma ho pareggiato una o due volte- sbottò il corvino, offeso.

-Tut tut-

-Dai ragazzi, smettetela. A proposito di problemi, Paul, poi ti devo chiedere un favore riguardo a ciò di cui abbiamo parlato a Zefiropoli. Sempre se vuoi- disse Wes, interrompendoli.

Paul annuì sicuro, e fu la volta di Diapo parlare.
-Certo che hai messo su un bel gruppetto, cara Touko- disse, rivolto alla brunetta.

-Tu invece giri con un tipo più taciturno di te, ma che sicuramente preferisco se messo in tuo confronto- ribatté la ragazza con un ghigno derisorio.

-E' molto più bravo di te sicuramente. Forse più di tutti gli stupidi che ti accompagnano- sbottò l'altro, secco.

-Ehi, ragazzino, sbaglio o ti avevo detto di non chiamare stupidi coloro che vogliono bene a Touko?- s'intromise Wes, irritato.
Non era per niente contento di rivedere quel damerino, né tanto meno di sentirlo parlare male ancora una volta dei suoi amici, vecchi e nuovi.

-Giusto, Wes: chi ti credi di essere per darmi dello stupido, ragazzino?- lo appoggiò Michael, mettendosi accanto al fratello maggiore.

-E questo chi è? Un altro svitato?- domandò beffardo il cenere, guardando con espressione puramente derisoria il quindicenne dai capelli rossi.

-Sono qualcuno che ti farà abbassare la cresta se non mi porti il dovuto rispetto che si porta ad un Campione- ringhiò il ragazzo, stringendo i pugni.

-Ma dai, un Campione? Non ci crederò né ora né mai che un allenatore tanto forte accompagni una nullità come Touko&Co.- rise Diapo.

-Diapo, ti faccio presente che Wes, il biondo diciassettenne, è il Campione di Auros, Kanto, Jotho e Hoenn. Ho combattuto contro di lui e mi ha stracciato senza nemmeno impegnarsi- disse Paul, accostandosi ai nove compagni e lasciandolo da solo davanti all'entrata.

Il cenere inorridì.
-Tu menti, Paul. E si può sapere perché stai con loro?- chiese, sentendosi tradito.

-Non mento, mi ha detto tutto mio fratello Reggie che è un veterano del mondo dei Pokémon. Ho offerto a lui il mio aiuto per il lavoro che sta compiendo qui, e poi con te che sei così petulante non mi va di stare. Sei anche un perdente- disse freddo il violaceo, parlando come se fosse la cosa più ovvia.

-Non esagerare, Paul. E ora entriamo, dai, che si fa tardi- disse Wes, sorpassando il cenere che digrignò i denti.
Venne subito seguito da Touko, che non degnò l'ex-amico d'infanzia di un'occhiata, e dagli altri e lo guardarono di sfuggita.

Diapo fremette d'umiliazione, ma Paul lo attese.
-Che fai, prosegui il tuo viaggio o resti a guardare?-

Il cenere voltò la testa irritato, ma non gli rispose, facendolo sospirare.
-Come vuoi. Continua pure senza di me, e scusa se ti ho costretto a fermarti-

Detto ciò, anche il compagno di viaggio lo superò per entrare di nuovo nella palestra della città ad assistere alle quattro sfide che sarebbero venute di lì a poco.
Il giovane allenatore rimase indeciso per un po' di tempo, ma alla fine con esclamazione esasperata fece dietrofront e tornò nella sala giochi, pronto a scoprire quanto forte fosse diventata Touko.

All'interno della palestra, i nove compagni erano stupiti.
Era tutto buio, rischiarato solo da alcune luci ad intermittenza rosa, verdi, blu e gialle, ma si potevano vedere benissimo delle piattaforme apparentemente irrangiungibili.

-Ma che diamine...?- borbottò Komor, inorridito.

-Che si dovrebbe fare in questa palestra?- domandò Touko più a sé stessa che ad altri.

-Non fatevi ingannare, la soluzione è qua- disse Paul, oltrepassando gli amici per avvicinarsi alla parete destra.
Una volta lì, spinse un pulsante incassato nel muro e semi-nascosto dalle luci: subito si acceserò ulteriori riflettori, questa volta di luce bianca, che illuminarono tutta la stanza mostrando al fornito gruppo una lunga serie di piattaforme e...

-Montagne russe?!?!- urlò Belle, sentendo già le vertigini arrivare.

-Esatto, montagne russe- rispose Paul, noncurante.

Se possibile Belle divenne ancora più bianca. Come poteva quel ragazzo parlare con così tanta leggerenza di quelli che sembravano giri della morte sospesi nel nulla?
E come poteva il capopalestra presentare una sfida tanto complessa e pericolosa?!

-Ma che razza di senso del gioco ha il capopalestra?- borbottò Komor, anche lui un po' nervoso.
Non che soffrire di vertigini: semplicemente lo considerava uno scherzo un po' troppo spinto e decisamente pericolosa per essere lecita.

All'improvviso uno schermo si accese davanti a loro, spuntando dal tetto, e come immagine c'era una ragazza dagli occhi felini sorridente ed entusiasta, che li lasciò abbastanza sorpresi.
-Camelia?!- esclamò Iris, stupita.

-Sì, io. Sorpresi che io sia anche la capopalestra di Sciroccopoli?- domandò la famosa modella dagli altoparlanti situati su un tetto invisibile.

-Abbastanza, sì- annuì Touko, con un sorriso cordiale.

Camelia rise, poi passò lo sguardo sugli undici ragazzi presenti.
Sgranò gli occhi quando vide il famoso Campione di Auros Wes Mokura con il fratello vice-Campione accanto che la guardava fisso con quei suoi occhi dorati, l'espressione per niente sorpresa e fiera.
"Dev'essere lui, il famoso Wes. Certo che è abbastanza giovane per ricoprire una carica tanto importante, ed è vero: mette soggezione con quegli occhi felini. Ed è bello da morire!" pensò, sorridente.

Poi passò lo sguardo sulla brunetta che l'affiancava.
"E lei dev'essere Touko, la rivale di Rui. Non ha tutti i torti: per avere quattordici anni è davvero carina, sembra una bambolina di porcellana" proseguì fissando interessata Touko.

-Potremmo sapere il perché hai piazzato questo folle giro sulle montagne russe?- chiese ad alta voce Belle per richiamare l'attenzione di Camelia.

-Presto detto. Come forse sapete o come forse non sapete, un Campione deve essere pronto ad affrontare qualsiasi tipo di situazione estrema. Sbaglio, forse, signor Mokura?- disse la bionda, lanciando un'occhiata al mulatto che annuì grave.

-No, è esatto- confermò Wes, mentre Michael annuiva.

-Ogni capopalestra che si rispetti rappresenta la sua città, perciò dovevo imporre ai miei sfidanti una prova adatta che rispecchiasse Sciroccopoli. E cosa c'è di meglio delle montagne russe per rappresentare la famosa "città dei giochi"?- proseguì la bionda, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

-Ma perché è sospesa nel nulla?!- continuò imperterrita Belle sentendo il sudore freddo scivolarle giù per il collo diafano di paura.

-Ti ricordo che deve essere una prova estrema! Tutti ve l'hanno imposta, a modo loro; sbaglio, caro collega capopalestra di Levantopoli Spighetto?- rispose la modella, rivolta poi al verde cameriere.

-No, è esatto. Io e i miei fratelli abbiamo imposto a tutti i nostri sfidanti di combattere contro il tipo di Pokémon avvantaggiato nei confronti del loro starter. Ad esempio, Belle: tu hai scelto Oshawott e per tanto ti è stato imposto di lottare contro il mio Pansage, un tipo Erba che è avvantaggiato contro il tipo Acqua del tuo starter- spiegò Spighetto, annuendo.

-Perciò quando Aloè di Zefiropoli chiedeva di leggere un libro prima della sfida era...- cominciò Komor, cominciando a comprendere.

-Una sfida per mettere alla prova la pazienza dell'aspirante Campione, sì- continuò Camelia.

-Ma Artemisio non ha imposto nulla agli sfidanti- disse Touko, perplessa.

-In quel momento aveva da fare, era troppo impegnato per sottoporre gli allenatori alla prova. Comunque era compito suo misurare il vostro coraggio- rispose la modella, rammaricata.

-E cosa ci aspetta qui, invece?- chiese la brunetta.

-Indovinelli. Un Campione deve essere capace di districare gli enigmi, è una sfida alla vostra arguzia. In questo caso servirà a misurare quanto coraggio avrete nel ritrovarvi sospesi nel nulla (ipoteticamente)- disse la bionda, ridacchiando.

-Allora non c'è nulla qua sotto!!!- squittì Belle, aggrappandosi a Komor.

-Non proprio. E' pieno di ventole molto potenti, sosterrebbero anche oltre cento chili. Non mi permetterei mai di farvi cadere di sotto, però il vagone è per uno solo. Non mi aspettavo mica che foste così tanti a sfidarmi!- rispose la modella, sempre ridendo.

Giusto in quel momento arrivò davanti a loro una strana navicella di un posto, come se fosse una giostra.
I quattro ragazzi si guardarono tra loro per un attimo, poi partirono di corsa accalcandosi l'uno sull'altro per arrivare alla navicella.
-Ci andrò io!- strillò Belle, agguantando il braccio di Komor per spingersi in avanti.

-No, io!!- esclamò Ash, superando in velocità la biondina.

-Ed io non ho voce in capitolo?! Tocca a me, sono il più grande sicuramente!- esclamò Komor, cercando di ribellarsi.

Alla fine a pochi passi dalla giostra, inciamparono tutti e tre e caddero in avanti, uno sopra l'altro.
L'impatto fu abbastanza doloroso e mentre cercavano di riprendersi, accompagnati dalle risate di Camelia, una voce interruppe il tutto.
-Siete tutti e tre in errore, il primo turno spetta a me-

Tutti si voltarono verso Touko, la quale aveva parlato, e la videro avanzare con tutta calma verso la navicella. Con estrema naturalezza scavalcò la montagnola formata dagli altri tre sfidanti ed entrò in essa con un balzo deciso, chiudendosi lo sportello dietro.

Subito i tre ragazzi si ripreso sgomitandosi a vicenda e raggiunsero uno dopo l'altro lo sportello, ormai sigillato ermeticamente, della navetta
Komor battè i pugni sul vetro, ma sembrava essere indistruttibile, o lui era troppo debole per sperare di romperlo.
Allorché digrignò i denti e rivolse alla brunetta un'occhiataccia.

-Non è giusto, Touko! Perché devi essere tu la prima tra noi a sfidare Camelia?!- sbraitò, cercando di farsi sentire.
Chissà perché era fermamente convinto che quella capsula fosse insonorizzata.

-Non c'è bisogno che gridi, Komor, ti sento magnificamente. E comunque, la risposta è: "perché sono la più furba"- disse la ragazza, un ghigno strafottente in volto.

Il corvino ebbe solo il tempo di digrignare ancora i denti che la navicella partì subito ad alta velocità.
Dopo un paio di giri Touko cominciava a rimpiangere di essere salita per prima tanto aveva la nausea: i giri sembravano non finire mai, i bivi girare in tondo e i meccanismi di scambio beffarsi di lei per non farla mai andare avanti.
Sembrava che l'intero gioco volesse impedirle di sfidare la capopalestra.
"Ti sbagli di grosso se pensi che solo questo basti a farmi desistere, Camelia" pensò, trattenendo un conato di vomito.

Non ci teneva proprio a sporcarsi gli abiti nuovi di un rigurgito che avrebbe saputo di amara sconfitta e umiliazione.
No.
Tirò faticosamente su la testa e tentò di guardarsi intorno. Fatica sprecata, i giri della morte le impedivano di capire se fosse a testa in giù o no.

-Eppure un modo dev'esserci...- borbottò, presa dal panico.
Se avesse continuato a girare così vorticosamente ancora a lungo, non avrebbe retto.
"E' questo che si intende con situazioni estreme? Saper ragionare anche nella più totale confusione? O non affidarsi solo ad un senso, ovvero la vista?" pensò la brunetta.

Decise di chiudere gli occhi e s'impose di ragionare: non avrebbe risolto nulla lasciandosi andare alla disperazione. Solo gli animali si lasciano fregare così facilmente.
E lei, in quanto essere umano, era dotata di un'intelligenza più elevata di quella di un animale. Avrebbe trovato una soluzione, proprio come Wes riusciva sempre a fare.

Già, Wes.
Lui rappresentava il suo idolo, il suo punto di riferimento. Se voleva essere una brava Campionessa, doveva prendere spunto dall'amico.
"Come ragionerebbe Wes in queste situazioni?"

Più facile a dirsi che a farsi: cercare di capire la psiche di una persona come il suo amico era una causa persa in partenza.
-Se però non faccio qualcosa continuerò a girare all'infinito- bofonchiò, sentendo il vomito salire.

Nel frattempo, sulla terra ferma dieci persone assistevano all'infinito giro di Touko chi con divertimento chi con agitazione.
I tre allenatori che aveva prima gareggiato per aggiudicarsi il primo turno erano davvero grati all'amica per aver preso il loro posto all'interno della capsula.
Paul e Diapo si stavano proprio divertendo a vederla tanto in difficoltà, insieme a Rui che si faceva beffe di lei nella sua mente.

Wes era uno degli agitati.
L'indovinello che Camelia stava ponendo all'amica gli era talmente palese che non capiva come non riuscisse ad arrivarci.
-Accidenti, si tratta solo di capire il ritmo del giro per spostarsi al momento giusto e passare al binario successivo. E' una questione di udito, Touko, non di vista- disse, nella vana speranza di essere sentito dalla ragazza.

Speranzapiù che vana, perché Touko non avrebbe potuto sentirlo né in quel momento né mai essendo sballottata da una parte all'altra della navicella curva dopo curva, giro dopo giro, bivio dopo bivio.

-Non puoi fare nulla per aiutarla, Wes?- chiese Michael, dispiaciuto anche lui per l'amica.
Anche per il rosso la soluzione era palese, ma forse lui e suo fratello si erano talmente tanto abituati a quel genere di cose che poteva passare per il loro pane quotidiano.

-Anche se potessi non credo me lo perdonerebbe. E non me lo perdonerei nemmeno io- rispose il ragazzo, enigmatico.

-Perché?-

-Touko è una ragazza orgogliosa e indipendente, vuole farcela con le sue sole forze. Vuole guadagnarsi il titolo di Campionessa di Unima senza troppi aiuti, e non posso che darle ragione: quale appagazione si prova nell'ottenere una cosa che si desidera se tale cosa non è meritata né frutto dei tuoi sforzi?- spiegò il Campione.

-Hai ragione. Nemmeno io mi sentirei felice sapendo che il titolo che ho tanto ambito mi è stato regalato e non me lo sono guadagnato da me- annuì il minore, riconoscendo la veridicità delle parole pronunciate dal suo fratellone.

-Non potrei perdonarmi un aiuto in questo momento. Se Touko divenisse Campionessa e poi non fosse in grado di gestire situazioni così semplici, sarebbe colpa mia che l'ho aiutata. Avrei questo peso sulla coscienza, e tu sai che non amo avere rimorsi- ridacchiò il mulatto.

-Giusto- annuì nuovamente Michael, tornando a guardare l'amica.

-Ce la farà- esordì Wes sicuro dopo un po', mentre vedeva l'amica compiere l'ennesimo giro.

Touko ormai aveva la nausea e non riusciva più a ragionare correttamente.
Eppure una soluzione doveva esserci, e le toccava trovarla in fretta perché riuscisse ad andare avanti.

Ancora con gli occhi chiusi, cercò di tirare dei respiri profondi per calmarsi, e di svuotare la mente per concentrarsi.
"Camelia ha parlato di indovinelli, posti per provare l'arguzia di un allenatore. Questo dunque è il primo, e mi sto già facendo bloccare. Se non passo questo esame, la medaglia me la posso sognare e con essa il titolo di Campionessa. Devo riflettere: ci sono indovinelli che vanno risolti con la testa, altri invece con i sensi. Che questo sia uno di questi ultimi?" riflettè.

Cercò di accordare i respiri con il battito del suo cuore per avere un maggior equilibrio e poco a poco provò con tutti e cinque sensi che la natura le aveva donato.
Il primo fu la vista, ma a quella velocità non distingueva bene gli oggetti; il secondo fu il fiuto, tentativo sprecato perché era scontato che non fosse una questione di odori; il terzo fu il tatto, ma lo saltò subito perché inutile; il quarto fu il gusto, altro tentativo saltato.
Poi fu la volta dell'udito, ma non sentiva altro che il tempestivo battito cardiaco nelle orecchie e contro le costole.

"Non ci siamo, devo darmi una calmata. E' anche una prova di coraggio, perciò Touko: fatti coraggio!!" si rimproverò.
Tirò altri profondi respiri finché non si fu calmata un po'.

-Devo cancellare dalla mia testa il fatto che sono su delle rotaie, da sola e in balia della velocità- borbottò, ma proprio non ci riusciva.
E mentre cercava di darsi una calmata, sentì uno scatto grazie ai mille tentativi di acuire il suo udito.

Aprì gli occhi di scatto e si rese conto di essere ancora sullo stesso binario.
Cos'era dunque stato quel flebile suono? Da dove proveniva?
"Spero non sia il vetro che si sta rompendo" pensò, un tantino preoccupata.

Scosse la testa e chiuse di nuovo gli occhi, provando a sentire di nuovo quel suono.
Fu esattamente due secondi dopo il giro della morte, esattamente al il bivio che le faceva ripetere quel giro infinitamente, che Touko sentì un nuovo scatto, e poi di nuovo, e di nuovo, e di nuovo...
"Si ripete!!!" realizzò stupita.

Aprì gli occhi e cercò di guardare, per avere un ulteriore conferma.
Eh sì, ora che guardava bene... dopo il giro c'era una macchia sfocata più alta, lampeggiante.
Prima non lo aveva notato, ma sembrava un piccolo paletto con le luci rosse e verdi.
"Un semaforo?!"

Dopo un altro paio di giri si accorse che i colori si alternavano, in una sorta di segnalazione. Ma che voleva significare?
Di sicuro una soluzione c'era, e vari elementi le si stavano mostrando dopo aver fatto attenzione.
Era una questione di ritmo.

-Ottimo, io non sono brava in musica- disse afflitta la ragazza, -Ma se voglio proseguire devo vincere questo mio difetto- concluse.

Ad ogni giro si mise d'impegno per memorizzare il tempo che seguiva ad ogni scatto, realizzando che si trattava di pochi secondi.
Il paletto intermittente cambiava colore ogni due giri, perciò doveva trovare il momento giusto per buttarsi con tutto la navetta nell'altro binario del bivio, che sicuramente la conduceva all'altra pedana.

-Indovinello risolto, Camelia. Ed ora... tre, due, uno.... ADESSO!- urlò, e si buttò con tutto il corpo contro la parete sinistra del suo mezzo di trasporto.
L'urto fu talmente forte che la navicella oscillò pericolosamente verso il vuoto, lasciando senza fiato i ragazzi che osservavano il tutto dal punto di partenza.

-Ma che diamine sta facendo?! Vuole buttarsi di sotto?!- esclamò Komor, inorridito.

-No, vuole cambiare binario!- rispose tranquillamente Michael, sorridente.

Anche Wes sorrise, contento che alla fine l'amica avesse trovato la soluzione a quel nauseante indovinello.
-E' un buon tentativo, anche se è andato male. Il prossimo andrà meglio- disse.

E fu effettivamente così.
Touko aveva rimesso la navetta a posto e aveva riprovato al giro seguente, sempre contando i secondi; si era di uno gettata contro il lato sinistro qualche decimo più tardi di prima ed era riuscita a buttarsi nell'altra strada abbattendo l'ostacolo che prima glielo aveva impedito.

La navicella scivolò pigra lunga il binario diritto, rallentando sempre di più grazie a chissà cosa, fino ad arrivare alla nuova pedana.

Appena le fu possibile, la brunetta si gettò fuori dalla navetta di slancio, forse un po' troppo dato che cadde per terra.
Non riusciva più ad alzarsi, ed aveva solo voglia di vomitare.
Ma era contenta, perché era riuscita ad andare avanti e ad avvicinarsi un altro po' al suo obiettivo: il titolo di Campionessa di Unima.

Rimase lì ancora per un bel po', cercando di trattenere i pericolosi sussulti nello stomaco, ma sorrideva e Wes la imitò, fiero della sua amica nonché sicura e futura sfidante.

                                                                                           *
Salve!
Come detto tre giorni fa, ecco il "sicuro aggiornamento" di cui parlavo.
E' definitivo, potrò continuare a postare regolarmente come prima! Perciò il prossimo cap verrà inserito Sabato.
Ringrazio Jeo 95 per la recensione, ti do ragione su tutto xD
Ora vi saluto, ciao!!

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Capitolo 31

 

Passò abbastanza tempo prima che Touko, ancora provata per il lungo periodo passato a bordo della navetta, potesse rimettersi in piedi seppur barcollando.

-Ti sei ripresa?- chiese Camelia beffarda, la mano davanti alla bocca per nascondere un sorrisetto.

-Diciamo di sì... Alla fine era abbastanza semplice il tuo indovinello- borbottò la ragazza, mettendosi una mano sulla fronte.
Aveva un bel malditesta.

-Pronta per la prossima sfida?-

-Più o meno, ma non posso fermarmi ora. Posso domandarti quante ancora dovrò affrontarne?- chiese la brunetta, guardando la faccia felina della capopalestra nello schermo vagante a cristalli liquidi.

-Visto l'impegno che hai messo in questa, ti concedo la risposta: tre- rispose la modella, stiracchiandosi e ridacchiando.

-Ho come l'impressione che ti diverti a vedere i tuoi sfidanti soffrire per poterti strappare una lotta Pokémon- disse Touko, guardando di sbieco la bionda che rise di gusto.

-Le modelle sono esigenti, cara Touko- rispose Camelia con fare saccente.

-Come sai il mio nome?- chiese inorridita la ragazza.

-L'ha pronunciato il tuo amico prima-

Touko annuì: non ci aveva pensato. Eppure aveva la sensazione che non fosse propriamente quello il motivo per cui la modella conoscesse il suo nome.
Scosse un po' la testa per rimuovere quel pensiero strano e si mosse verso la nuova navicella, attraccata alla pedana.

Non sapeva dirsi esattamente perché, ma vederla ferma in sua attesa le dava una sensazione di acuta freddezza; quel nuovo mezzo la scrutava minaccioso, e sembrava le dicesse: "Vieni, sono colei che ti porterà all'inferno".
Messaggio molto rassicurante, no?

Comunque, la ragazza deglutì e, con un coraggio che nemmeno lei credeva di possedere, aprì lo sportello e si sedette nella nuova navicella.
Chiuso lo sportello e allacciata la cintura di sicurezza, diede il via alla nuova sfida e il mezzo di trasporto partì nuovamente, ma il mezzo partì a velocità assai più contenuta rispetto a quella di prima.
Touko si stranizzò, chiedendosi se il sistema motorio avesse problemi, e alzò lo sguardo perplesso allo schermo dove svettava il viso sorridente di Camelia, in cerca di risposta.

-Non preoccuparti, va tutto bene. Questa volta è un vero e proprio indovinello, e riguarda una cosa che se non hai esperienza non l'avrai mai sentita nominare se non poche volte. Bada che per ogni secondo che perderai a ragionare la navetta aumenterà di velocità. Alla lunga ti sarà impossibile concentrarti, perciò datti una smossa a trovare la soluzione- spiegò la capopalestra.

-Ah, ecco il trucco- sbottò la brunetta, seccata.

-Allora, l'indovinello è: esiste una pokéball infallibile? Se no, dì il nome di un Pokémon che non è possibile catturare con essa- annunciò la capopalestra, e il gioco partì del tutto.

Touko si ritrovò alla sprovvista.
Lei non aveva così tanta esperienza nel mondo dei Pokémon da sapere con certezza se esistesse una pokéball capace di catturare al primo colpo il più caparbio dei Pokémon.
"Se davvero esiste, avrà un valore elevatissimo" realizzò la ragazza, stupita.

La ragazza si mise a rimuginare, cercando di non badare ai giri che man mano si facevano sempre più veloci, scavando nei ricordi dei tempi della scuola.
Ricordava che il loro prof aveva parlato di pokéball in una delle sue noiose lezioni, ma ricordava altrettanto bene che aveva dormito.
"Certo che sono proprio un'idiota" si rimproverò.

-Allora, che tipi di pokéball conosco io? Solo la normalissima sfera poké e l'ultraball di Wes, ma lui ha parlato di un altro tipo... Ha detto che usa le ultraball perché tallonano un tipo rarissimo di sfere... Se solo riuscissi a ricordare il loro nome, sarei a cavallo-

Sì, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare.
-Dannazione alla mia scarsa capacità di memorizzazione- sbottò dopo estenuanti minuti di riflessione.

In tutto quel tempo la navicella aveva preso a girare abbastanza velocemente, e già le girava la testa come prima. Alla lunga non sarebbe più riuscita a ragionare, proprio come aveva detto Camelia.
Doveva sbrigarsi a farsi venire in mente quel nome.

-Ricordo che inizava con la M, maledizione...- borbottò la giovane, presa dal panico.
"Aspetta, perché mi dispero tanto? Nel panico non capisco nulla, perciò devo darmi una calmata. Inspira, espira, inspira, espira..."

E poi, l'illuminazione.
"Masterball, la pokéball imbattibile si chiama masterball" esultò la brunetta, e rivelò il nome della sfera infallibile.

-Ne sei certa?- chiese Camelia con un sopracciglio alzato.

Quella domanda lasciò basita la brunetta. Come poteva non esserne certa?
Non aveva mai avuto il privilegio di usare una masterball, però sapeva che erano le migliori in circolazione.
Wes stesso aveva detto che le ultraball le tallonano, e di per loro queste ultime erano molto efficaci.

Il dubbio le sorse in mente, finché non ricordò una frase dettagli tanto tempo fa da sua madre:
-Migliore non vuol dire perfetto-

Così una volta le disse sua madre.
Ricordava anche il contesto in cui le pronunciò.

-Mamma, mamma! Komor mi ha fatta piangere!!- strillò una bambina sui cinque anni in lacrime, gettandosi contro le gambe della madre, facendola voltare leggermente, e abbracciandole.
La donna, sui quarant'anni, voltò di scatto il capo e abbandonò l'annaffiatore per dedicarsi alla figliola, sorridendo divertita.
-Cosa c'è, Touko?-
-Komor mi ha fatto piangere- ribatté la bambina chiamata Touko, alzando il volto bagnato.
Bea ridacchiò e si abbassò all'altezza della figlia, prendendo a pulirle il volto.
-E cosa avrà mai detto per far piangere una bambina forte come te?- chiese, dolcemente.
-Lui si crede la perfezione, e dice quindi che è migliore di me- borbottò Touko.
La donna rise ancora e accarezzò i morbidi capelli bruni della bimba e le sorrise maternamente, sussurrandole poi:
-Nessuno è migliore di qualcuno, siamo tutti uguali. E poi, migliore non vuol dire perfetto, poiché la perfezione non esiste-

-Migliore non vuol dire perfetto...- sussurrò, mentre la consapevolezza di quella frase le cresceva dentro.
Prima, quando era piccola, non riusciva a comprenderla bene, ma adesso acquistava un significato tutto nuovo.

-Cos'hai detto?- chiese la modella, confusa.

Touko alzò il voltò verso lo schermo e sorrise decisa al viso della capopalestra.
-Che una cosa sia migliore di un'altra non vuol dire che sia perfetta, poiché la perfezione non esiste. Perciò nemmeno la masterball è perfetta e quindi infallibile, non finché il Pokémon che si cerca di catturare avrà abbastanza ostinatezza per resistergli. E codesti sono i cosidetti Leggendari: dubito che la masterball sia in grado di piegarne uno al pieno della sua potenza- rispose, sicura.

Camelia rimase non poco stupita, ma ben presto le sue labbra si aprirono in un sorriso e annuì.
-Esatto, Touko. Non esiste una pokéball infallibile, perché la perfezione non esiste. Bel ragionamento, complimenti! Ed ora prosegui verso la penultima sfida-

Detto ciò, la navetta frenò la corsa sfrenata e condusse la ragazza verso la nuova sfida. Lì non trovò nessuna navicella ad attenderla, e ciò la lasciò abbastanza stupita.
-Ma come, niente giro della morte?- domandò stranizzata.

-No, le ultime due prove no. Non sono così sadica, so bene che è nauseante andare a quella velocità. Ma non credere che saranno più semplici, no! Anzi ti dirò una cosa: le unisco perché sono molto simili, così ti ritroverai una difficoltà doppia in una sola sfida- rispose la modella, con un sorrisetto impertinente.

-Perché questa sorta di sconto? Sei anche un periodo di saldi?- scherzò Touko, perplessa.

-No, semplicemente non vedo l'ora di sfidarti. E sai perché? Perché mi piaci. Il tuo atteggiamento arrogante è davvero singolare, tanto quanto quello di Paul e Diapo che mi hanno sfidato prima. Sei interessante, e per questo non vedo l'ora di vedere cosa sei capace di fare con i tuoi Pokémon in una lotta-

Le parole di Camelia lasciarono basiti tutti, tranne Spighetto, Wes e Belle.
La biondina rise di cuore, mentre i due ragazzi sorrisero divertiti alla faccia che della loro amica, che potevano vedere in diretta in uno schermo secondario (nemmeno fosse un reality).

-Divertentissimo!! Touko, sei la migliore!- esclamò la ragazza, facendo il tifo per una brunetta alquanto sorpresa.

Touko non poteva proprio credere alle sue orecchie: la capopalestra le faceva lo sconto per prio personale?
Le sembrava un po' ingiusto nei confronti di chi prima di lei aveva dovuto affrontare quelle quattro prove per aggiudicarsi la sfida contro Camelia. Non era leale che lei passasse la quarta sfida, sebbene venisse unita alla terza, solo per simpatia.

-No, Camelia, non ci sto- annunciò decisa, scuotendo il capo.

Nuovamente furono tutti, ma proprio tutti, sorpresi, compresa la bionda modella che sgranò gli occhi.
-M-ma, Touko! Perché? Per te sarebbe anche meglio, non credi? Non capisco perché rifiuti la mia proposta- disse, stupita.

-Perché non è giusto. Ci sono stati altri prima di me, compreso mio fratello, che hanno passato tutte e quattro le prove per poterti sfidare e conquistare la medaglia di Sciroccopoli. Io non intendo esser da meno: sarebbe troppo sleale, e questo tipo di atti non fanno per me. Perciò, come tutti coloro prima di me, mi sottoporrò ad altre due prove anziché una sola complicata e le passerò, in modo da sfidarti in maniera regolare- spiegò la ragazza con le mani ai fianchi.

Per qualche secondo la capopalestra non fiatò; poi però la modella fece spallucce e sorrise in direzione della sua prossima sfidante.
-Come preferisci. Allora avanti, la tua prossima prova sarà una prova fisica: velocità! E dovrai correre con accanto un tuo Pokémon, schivando gli ostacoli che ti verranno lanciati. E' consentito al Pokémon di utilizzare mosse per proteggere sé e il suo allenatore, con o senza ordine di quest'ultimo- disse, rassegnata.

-Ottimo, non aspettavo altro che una bella corsa ad ostacoli. Haku, ho bisogno di te!- esclamò Touko, prendendo dalla tasca l'ormai inseparabile pokéball del suo starter completamente evoluto e lanciandola in aria dopo averla ingrandita.
Da questa uscì il serpente di tipo Erba che vedendo la padroncina lanciò il suo verso di guerra.

Felice di essere fuori dopo tanto tempo, cominciò a farle le feste facendola ridere.
-Sono contenta di rivederti anch'io, amico- disse divertita la ragazza.

Camelia li osservò giocare tra loro, rapita: stando alle informazioni che Rui le aveva dato, quello doveva essere il famoso Serperior di cui le aveva parlato.
"Serperior è il suo asso nella manica, nonché il suo Pokémon più forte " aveva detto la rossa, ed ora poteva vedere quale legame c'era tra la brunetta e il suo Pokémon.

"Sarà una lotta interessante, cara Touko, molto interessante" pensò, sorridendo mentre i due davanti a lei riprendevano il contegno e si voltavano con occhi sicuri a fissarla.-Noi siamo pronti, Camelia. Continuiamo!- annunciò Touko, decisa.

                                                                                                 *
E qui finisce anche questo capitolo!
Chiedo venia, so che è un po' corto, ma conto di rifarmi col prossimo ^^'
Nel 32° vedrete le ultime due sfide che Touko compierà accanto ad Haku e la sfida contro Capopalestra Camelia!
Ringrazio Jeo 95 per la recensione, grazie infinite!
Il prossimo capitolo verrà postato Martedì, ciaooo!!

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


Capitolo 32

 

-Noi siamo pronti, Camelia. Continuiamo!- annunciò Touko, decisa.

Camelia annuì e con un gesto della mano indicò ai due compagni il nuovo percorso.
Tante luci si accesero dal tetto, rischiarando la pista buia che si rivelò piena di complicati ostacoli di tutte le forme e dimensioni.
Inoltre, Touko e Haku poterono notare vari dispositivi di lancio (quali fossero i proiettili era un'informazione ignota) sia ai lati che davanti e dietro di loro.

-Ecco a voi il percorso a ostacoli n° 1, la terza prova. Non avrete tempo limite per completarlo, a differenza del secondo, ma non potrete farvi colpire perché verreste eliminati e dovreste rifare tutto da capo fin dalla prima prova. Perciò massima cautela! Ricordo al tuo Serperior che può utilizzare le mosse per proteggere sé e te anche senza comando preciso, ma non dovrà assolutamente distrarsi dalle palle che verranno lanciate contro di voi nel farlo- spiegò la modella, indicando alcuni punti della pista nel mentre.

-Dunque ciò che ci verrà contro saranno delle misere palle?- chiese Touko confusa.

-Palle nere e grandi quante quelle da basket, sì, ma pensa che verranno lanciate a velocità vertiginose. C'è il rischio di farti davvero male se venissi colpita, cosa che accade spesso nella vita di un Campione. Giusto, signor Mokura?-

Wes, molto lontano da loro tre, annuì anche se la brunetta potè vederlo in un angolo dello schermo di Camelia.
-Giusto, il pericolo è il fattore predominante di una vita come la mia- disse con una piccola smorfia.

-Dunque sarò soggetta a parecchi assalti?- chiese ridacchiando Touko.

-Abbastanza sì. Pensa al Bosco Girandola: quella sarà un'esperienza che prima o poi dovrai affrontare- rispose il mulatto allo schermo dove vedeva l'amica.

A quel richiamo la ragazza s'incupì, ricordando lo stato in cui aveva trovato il compagno di viaggio: pallida, svenuto, ma sopratutto ferito gravemente; e avrebbe potuto ridursi peggio se non i suoi Pokémon non lo avessero portato via subito.
-Sì, ricordo- bofonchiò la giovane, addolorata.

-Dunque la prontezza di riflessi è più che mai necessaria al tipo di persona che vuoi diventare, cara Touko. Non c'è miglior allenamento a questo fatto che esercitarsi in percorsi ad ostacoli, meglio ancora se a tempo limitato dato che sul campo di battaglia non ti sarà mai dato questo lusso- continuò la capopalestra, come se fosse una maestra.

-Mi sembra un addestramento militare- scherzò Ash, per nulla turbato da tutte le cose negative sull'essere Campione, il titolo che tanto ambiva e che gli necessitava per diventare un Pokémon Master.

-C'è poco da scherzarci, Ash, ma forse comprenderai meglio quando ti verrà messa davanti una pistola e sentirai la tua vita tra le mani di qualcun'altro che non sei tu, il cuore battere più velocemente di quanto credevi possibile e gli arti che rispondono ai tuoi comandi- disse Michael, serio.

Il tono che utilizzò fece rabbrividire tutti: sembrava parlasse per esperienza personale, come se lui stesso avesse vissuto una cosa simile. Come se anche lui, a causa del suo titolo di vice-Campione, avesse avuto un'arma puntata contro.
Tutti, impressionati, rimasero muti mentre Wes annuì grave.

-Non credevo fosse tanto pericoloso- borbottò Komor, cercando di non farsi sentire.
Non gli andava molto giù il fatto che un suo coetaneo fosse migliore di lui e che ci fosse un tale divario.
Dannato spirito competitivo.

Touko rabbrividì impercettibilmente: se ritrovarsi un'arma contro suscitava così tanta paura, quanto coraggio bisogna avere per riuscire a ragionare quando si è circondati?
Quanto sangue freddo è necessario per mantenersi lucidi e prendere decisioni, sapendo che ogni istante può essere l'ultimo della tua vita?

"E' davvero questa la vita che mi attende? Correrò rischi simili a quelli che Wes affronta praticamente sempre?" si ritrovò a pensare, sconcertata, mentre i dubbi l'attanagliavano.
Ripensandoci bene, per quale motivo si era messa in testa di diventare Campionessa? Per quale folle motivo aveva voluto intraprendere quel viaggio in quel momento, sapendo i pericoli che correva?

Perché?

Più se lo chiedeva più si sentiva sempre più insicura.
In mente le passarono i volti di tutti coloro che aveva conosciuto, i suoi amici vecchi e nuovi, i suoi genitori, suo fratello Touya che non vedeva da molto tempo...
"Potrei morire da un momento all'altro e soffrirebbero tutti coloro che mi vogliono bene. Perché ho scelto questa vita, quando le mura di casa erano molto più confortevoli e sicure, e il letto era molto più comodo di uno scomodo sacco a pelo?"

Eppure, sapeva come aveva cominciato.
Fu Touya a farle amare questa vita: il suo fratellone fantasticava spesso sul suo futuro, più che convinto di diventare un allenatore professionista, e lei pian piano cominciò a mettersi in testa che avrebbe seguito il suo esempio, diventando anche lei un'allenatrice professionista.

Fu così che entrambi si misero a guardare in televisione le lotte che avvenivano durante la famosa Lega Pokémon, il più grande ritrovo di allenatori mai visto, nella quale gli iscritti si misuravano tra loro per scoprire chi fosse il più qualificato per sfidare il Campione, il miglior allenatore della regione nella quale si svolgeva la Lega.
E successivamente al Campione, il Pokémon Master, il migliore in tutto il mondo.

Il compito di un Campione è gravoso, poiché è suo specifico dovere collaborare con le forze armate per proteggere, insieme alla sua squadra Pokémon, la sua regione natia.
Era naturale incappare in pericoli che potevano metterti in seria difficoltà.
Se l'onere di un Campione è tanto pesante, quello del Pokémon Master è ancora più importante, poiché è il punto di riferimento di tutti i Campioni.

Un Pokémon Master si riconosce solo quando uno degli allenatori scelti come protettori della regione sfida e batte gli altri in una lotta Pokémon, uno dopo l'altro.
Non è mai accaduto che ci fosse un persona che sia riuscita a sconfiggerli tutti: c'è sempre stato qualcuno che ha tenuto testa all'aspirante Pokémon Master, sempre.
Perciò è da molto, ma molto tempo che non si trova un candidato idoneo e nessuno c'ha più provato.

Comunque, anche quando Touya partì e non lo sentì più, Touko continuava ad amare il mondo dei Pokémon e sempre più desiderava che il giorno in cui le era concesso partire per raggiungere il più elevato titolo onorifico nel mondo che tanto amava.
Osservava le sfide della Lega come sempre, pronta a carpire le tecniche dai vari allenatori e al contempo ammirandoli, e ammirando i Pokémon che con sguardo fiero e deciso si lanciavano contro fratelli più grandi di loro.

Fu dunque l'esempio di Touya a metterle in testa di diventare Campionessa, ma a quel tempo non immaginava che avrebbe potuto rischiare la vita.
E come poteva, con la sua infantile mente cinquenne da bambina sognatrice?

Sognava quel viaggio da tutta la vita, ma perchè adesso titubava?
Era così paurosa della morte, unico ostacolo che la stava mettendo in difficoltà, da volere lasciar perdere il suo sogno e tornare a casa, tra quelle quattro mura che la rinchiudevano in una gabbia di tradizioni?

Mentre pensava impaurita all'eventualità di lasciare quel mondo, aveva inconsapevolmente voltato il capo verso l'entrata, dove sapeva che c'erano i suoi amici.
Si ritrovò a fissare spaventata Wes, il suo più alto punto di riferimento in quel momento, e scoprì che la stava guardando anche lui.
La brunetta s'imporporò e abbassò il volto, triste, mentre anche Haku la chiamava e cercava di farle forza strusciando il muso sul suo fianco.

Dall'altra parte, Wes non riusciva a sopportare quella vista: la sua amica, la ragazza alla quale voleva un bene riservato solo a pochi amici fidati, era in piedi lontano da lui e in evidente difficoltà, e lui non sapeva come aiutarla.
Grazie alle parole di suo fratello e di quella dannata modella le stavano venendo mille dubbi sul suo futuro e sul suo desiderio di diventare Campionessa; la stavano privando della sicurezza che necessitava per vivere quella vita, una sicurezza che in lei era sopita sotto strati d'insicurezza dettata da chissà cosa.

Per quanto veritiere, quelle parole le erano state dette con troppa irruenza perché lei potesse assimilarle senza problemi.

Rimase immobile con i pugni e i denti serrati per qualche altro secondo, poi voltò le spalle a tutti e uscì dalla porta lasciando tutti di stucco.
Touko, che vide il tutto da lontano, si sentì sprofondare: come temeva da molto tempo, il mulatto non la reputava più al suo livello.
L'aveva deluso.

Tale pensiero la riempì di tristezza, ma all'improvviso il suo Interpoké squillò facendola sobbalzare.
Sinceramente non aveva voglia di rispondere, anche perché non era il momento, ma per garbatezza nei confronti di chi stava spendendo soldi per contattarla lo prese e controllò il numero sullo schermo; e rimase alquanto sorpresa.
La persona che la stava chiamando era Wes.

Con gesti impauriti portò l'apparecchio all'orecchio, immaginando l'ennesima batosta alla sua scelta di diventare Campionessa proveniente nientemeno che dal suo idolo.
Spaurita aprì la chiamato ed emise un flebile: "Pronto?".

-Posso sapere che ti prende?- le disse la voce dell'amico dall'altra parte dell'apparecchio, diretto come uno schiaffo.

Rimase immobile, ma non perché aveva paura: a sorprenderla era stato il tono del mulatto, un misto tra il dolce e l'amareggiato.
Perché le parlava così?
-Ho paura...- sussurrò la ragazza, cercando di non rendersi ridicola.

-Paura? Ma dai, Touko! Non venirmi a dire che hai paura perché non ti crederò né ora né mai. Non hai esitato un attimo quando hai deciso di accettare la mia compagnia in questo viaggio, nonostante ti avessi avvertito che sarebbe stato difficile. Non hai esitato in molte altre occasioni in cui le difficoltà ti si sono mostrate come funghi, com'è possibile che ora l'idea di morire ti spaventi tanto?!- esclamò Wes.

-Hai detto giusto, Wes: morire! Io non voglio morire, l'idea di abbandonare e far soffrire tutti coloro che amo mi strazia!- esclamò a sua volta la brunetta, cercando di farsi sentire il meno possibile.
Peccato non sapesse che Camelia, immaginando cosa stesse accadendo e per buon spirito di educazione, avesse disattivato le comunicazioni per lasciarli parlare in santa pace.

Infatti gli altri ragazzi all'entrata sapevano che Wes era uscito per parlare privatamente con Touko, ma non sapendo cosa di dicevano e non volendo incorrere nell'ira del Campione aspettavano un risultato scrutando in lontananza l'amica.

-Credi che io non abbia paura, ogni volta, quando mi ritrovo una pistola contro? Credimi, ho difficoltà anch'io a mantenere il sangue freddo quando so benissimo che posso morire da un momento all'altro. Questo fa paura a tutti quanti, non sei la sola che teme la morte, ma non puoi lasciare che quest'unico fattore ti impedisca di compiere i tuoi sogni- rispose Wes, sospirando.

-S-sogni?- balbettò la ragazza, sorpresa, tenendo il telefono con entrambe le mani come se temesse di aver messo il ricevitore troppo lontano e di aver sentito male.

-Non è forse il tuo sogno diventare una brava Campionessa? Mi hai sempre fatto credere così, non venirmi a dire che il tuo unico desiderio e di andare alla ventura senza un motivo preciso- confermò il mulatto fuori.

-No, è vero che voglio diventare Campionessa- bofonchiò la brunetta, abbassando il capo.

-Ed è per questo che ti ho dato il mio aiuto. Io voglio davvero che tu ci riesca, ci spero con tutto il cuore perché è bellissimo avere un sogno e poterlo realizzare. Se le tue intenzioni non fossero state serie, non starei a perder tempo ad accompagnarti per la regione di Unima quando potrei trovare in breve il covo dei Cripto, in modo da finire così il mio lavoro e tornarmene il più presto possibile nella mia tranquilla regione- continuò il giovane.

Touko non rispose: ormai sentiva così tanta voglia di piangere che non riusciva più a spiccicare parola.
Ma il ragazzo non attese che lo facesse e proseguì la sua arringa con dolcezza.

-Ma quando ti vidi lottare contro Harmonia per difendere i tuoi propositi vidi quanta decisione e talento erano in te. Tu mi hai detto qualche ora prima che mi consideri il miglior allenatore che conosci, no? Ebbene, hai i pieni requisiti per essere una mia degna rivale. Con i Pokémon giusti, riusciresti a mettermi in seria difficoltà in una lotta, e non scherzo. Tu hai molto talento e di coraggio ne hai da vendere, ma ti lasci sopraffare dalla timidezza e dall'insicurezza; ti fai mettere i piedi in testa. Anch'io temo di morire, perché so bene che nonostante il mio caratteraccio e la mia diffidenza c'è gente che mi vuole bene e che soffrirebbe davvero se io non ci fossi più. Per questo passo tutto il mio tempo libero ad allenarmi: proprio per evitare la possibilità che chi amo pianga; proprio per evitare che tu pianga-

La ragazza rimase stupita di brutto, tanto che non respirò più, ma lui non vi badò e proseguì.

-Io odio vedere la gente che piange, sopratutto quando solitamente ha un carattere solare. E tu sei sempre sorridente, anche se è evidente che sei triste. Non posso sopportare di vederti in uno stato che non è il tuo, e per questo faccio di tutto per renderti felice e per evitare l'eventualità di farti soffrire. Però mi piange il cuore vedere come la tua sicurezza può venire intaccata per una cosa idiota come la morte, quando hai passato mille difficoltà con la certezza di farcela- disse.

-Ma quelle volte... avevo sempre te a fianco, e sapevo che tu non mi avresti mai lasciata da sola- disse Touko, imbarazzata da tutto ciò che le stava dicendo il biondo.

-Appunto, tu eri certa di farcela perché avevi fiducia in me. E' la fiducia la chiave, Touko! Ricordi cosa ti dissi quando mi parlasti di tuo fratello? Ti dissi che lui era sicuro di sè, delle sue capacità e di quelle dei suoi Pokémon. Tu temi la morte come chiunque altro, dato che la vita è cara a tutti, ma permetti a questo timore di sopraffarti e ti renderti insicura. Credi che lui invece non abbia paura, sapendo che i suoi parenti sono lontani e che potrebbe accadergli la qualunque cosa? Che potrebbe farti piangere se gli capitasse qualcosa?-

Touko tirò su col naso, commossa da quelle parole, dette con dolcezza infinita come se fosse suo padre.
Sì, suo padre: il tono che il ragazzo stava utilizzando per consolarla e farle capire dove stava sbagliando era identico a quello del suo ormai scomparso papà, quando la calmava dopo un incubo e la rassicurava che non era vero.

Eppure quelle parole erano vere e non stava sognando.
Wes teneva davvero a lei e glielo stava dimostrando per l'ennesima volta, come glielo dimostrava quando la perdonava anche se lei faceva un passo troppo falso che andava oltre i limiti imposti da lui.
Come prima.

Nonostante tutto cercò di trattenere le lacrime, perché non voleva che dopo tutto ciò che le stava dicendo Wes la sentisse piangere, e annuì decisa, sperando anche se in modo vano che lui la vedesse.

-Hai ragione, Wes. La morte potrà anche essere brutta, ma arrendersi è anche peggio. Non devo titubare ancora, devo farmi coraggio. Come te- disse, presa da nuova sicurezza.
Peccato non sapesse che anche lui, dopo quella risposta, stava sorridendo felice non badando alle occhiate della gente che lo aveva visto mentre diceva tutte quelle cose.

Sapeva di essere un po' ridicolo, ma non si pentiva delle sue parole: si sentiva sollevato, come se consolando l'amica e facendole coraggio si fosse liberato da un peso.
Certo da una parte lo imbarazzava: gli sembrava di essersi dichiarato.

-Mi fa piacere sentirtelo dire. Ora passa queste ultime due prove che per voi due saranno niente, visto il vostro affiatamento. Ti prometto che se batti quell'odiosa donna ti accompagno dove vuoi in questa città- disse, rassenerato.

-Certo, farò del mio meglio. Anche se dopo questa promessa è ovvio che non mi farò fermare da Camelia- annuì Touko, e poi chiuse la chiamata.

Con un sorriso Wes chiuse lo schermo e tornò dentro.
Subito gli altri lo accerchiarono e lo tartassarono i domande, e come sempre la prima fu Belle grazie alla sua lingua veloce.
-Che cosa le hai detto?- chiese infervorata.

-Perché, secondo te sono uscito per dirle qualcosa? Potevo dirglielo benissimo da qui- rispose Wes, facendo i lfint tonto.

-Dai, è evidente che volevi consolarla in modo romantico. In più sorride! Dai, cosa le hai detto per renderla così felice?-

Il ragazzo sospirò, poi voltò il capo verso lo schermo, riaccesosi magicamente dopo che era rientrato, e osservò intenerito il sorriso della ragazza.
Touko infatti aveva il viso illuminato da un sorriso sicuro, gli occhi accesi di sicurezza e un atteggiamento deciso.

-Dai, Camelia, dai il via e spicciamoci con questa seccatura- disse la brunetta, voltandosi pronta a fronteggiare gli ostacoli che le erano davanti.

La modella annuì con un sorriso e attivò il meccanismo premendo un pulsante della sala comandi, in cui si trovava.
La prova fu semplicissima: grazie alle parole d'incoraggiamento dettole da Wes, la ragazza si muoveva agile e piena di sicurezza, compiendo atti che non avrebbe mai avuto il fegato di fare.
Haku, che essendo in perfetta sintonia con lei da sempre, vedendola felice e sicura di sé sentiva che il loro legame era ancora più forte e faceva di tutto perché la sua padrona fosse orgogliosa di lui.

Anche la quarta e ultima prova passò veloce.
Ormai l'allenatrice aveva preso il ritmo di quel test e non badava al fatto di avere un tempo limite per concludere il tragitto: lei correva veloce ed aveva talmente fiducia nel suo amico che non si preoccupava affatto degli attacchi alle spalle.
Si piegava come se fosse la cosa più semplice del mondo e schiavava ogni palla grande quanto una da basket senza la minima difficoltà.

Era un test semplicissimo e lo concluse in pochissimo tempo, lasciando di stucco tutti i suoi amici che l'ammarono contenti.
-Non c'è che dire, una prestazione magnifica- borbottò Paul, stupito. Lui stesso aveva avuto serie difficoltà a schivare quelle palle.

-Touko è sempre stata brava negli sport, ma un'imbranata in amore. Al contrario di me!- esclamò Belle, felice come una pasqua.

-Non esagerare, Belle, tu non sei affatto brava in amore-

La biondina si voltò verso Komor, il quale aveva proferito quelle poche parole condannandosi ad uno sproloquio senza fine da parte dell'amica dall'atteggiamento un po' infantile e vivace.
-Come come come? Senti da che pulpito, colui che nemmeno viene filato dal genere femminile. Se non avessi avuto Touko come amica, non saresti nemmeno stato filato dai maschi, immagina un po'-

Ovviamente ciò lo offese.
-Sì, come no. E tu che venivi considerata stupida perché sei fin troppo vivace? Anche tu senza Touko non avresti am...-
Ma non arrivò mai a concludere la frase perché si era tappato la bocca da solo.

-Ah ah!!! L'ammetti tu stesso che hai bisogno di Touko, eh? Smidollato!- esultò la ragazza, mentre Komor digrignava i denti e cercava di difendersi.

Mentre i due amici litigavano (cosa non proprio insolita, ma nessuno poteva saperlo se non la brunetta che li aveva appresso da una vita) Iris si voltò verso Spighetto e disse:
-Belle mi ricorda molto Ash. Sono certa che andrebbero d'accordissimo insieme-

Spighetto non poté trattenere una risata e il diretto interessato, che per sfortuna della scura aveva sentito tutto, si girò verso di lei e le sbrodolò addosso una serie infinita di accuse per l'orgoglio ferito.
E così partì un'altra lite.

Fuori da tutto ciò, solo Diapo, Paul, Michael e Wes erano i più tranquilli: i primi due fissava con la stessa identica espressione sbigottita i ragazzi che si sbraitavano contro, e Diapo non poteva che sentirsi un po' divertito da tutto quello. Alla fine si convinse ad unirsi a loro, trascinandosi dietro un povero Paul che, se avesse potuto, si sarebbe risparmiato quella pena.
I due fratelli invece rimasero in disparte a guardarli divertirsi.

-E' bello essere giovani, eh, Wes?- disse Michael, un po' amareggiato.

-Ne parli come se avessi quarant'anni. Andiamo, hai la loro età!- esclamò stupito il biondo.

-Beh, effettivamente... Comunque, sul serio, cos'hai detto a Touko per renderla così felice?- chiese il rosso, alternando il capo dal fratello alla brunetta che festeggiava lontano da loro.

-L'ho solo incoraggiata, e... le ho promesso di portarla in giro per Sciroccopoli se batte Camelia- ammise il Campione, con un sorriso di rassegnazione.

-Hihi, devo vederlo come un appuntamento? Vuoi forse infilarci qualcosa di più interessante, se capisci a cosa alludo?- domandò malizioso il minore, dando piccole gomitate al mulatto che divenne un po' rosso (aveva perfettamente compreso) e che rispose con un sorriso imbarazzato.

-Dai! Ma non pensi ad altro?-

Michael rise divertito e continuò a punzecchiare il fratellone.
Lontana molti metri dal gruppo festante, Touko festeggiava il passaggio delle quattro prove insieme al suo starter Pokémon.
Sedeva per terra a gambe incrociate, un po' stanca per la corsa contro il tempo, ma era felicissima perché era stato semplice ed era ancora un po' imbarazzata da ciò che Wes le aveva detto qualche minuto prima.

Era solo grazie a lui che era riuscita a riacquistare sicurezza in sé, doveva a lui la sua vittoria.
"Ma è anche merito mio, perché anche se lui mi ha incoraggiato io ho trovato la forza di affrontare queste ultime due prove" pensò, sorridendo.

-Adesso ci attende solo la sfida contro Camelia, Haku. Se vinciamo avremo la nostra bella quarta medaglia. E allora potrò uscire con Wes!- esultò la ragazza, abbracciando il serpento stretto.

Si accorse troppo tardi di ciò che aveva detto e si tappò la bocca con entrambe le mani, imbarazzata.
"E' vero, Wes mi ha promesso di portarmi in giro se batto "quell'odiosa donna", come l'ha chiamata. E' evidente che non gli sta simpatica. Ma questa promessa... devo considerarla come un appuntamento? Che imbarazzo!!!!!" rifletté, completamente rossa.

L'amico non aveva chiarito la differenza, e l'unico modo che aveva per scoprirlo era battere Camelia.
Decise di farsi forza un'altra volta e si alzò, richiamando a sé l'attenzione della capopalestra, la quale la guardò incuriosita.
-Sì, Touko?- le chiese.

-Sbaglio o ancora devo lottare contro di te?- le fece notare la brunetta, con le mani sui fianchi.

-Hai ragione. Dopo ciò che hai passato, è quanto meno cortese accettare la tua sfida. Un attimo che scendo- ridacchiò un po' agitata la bionda modella, e scomparendo alla vista.
Dei rumori le giunsero e poco tempo dopo Camelia comparve da una porta di fronte a lei in tutta la sua magnificenza.

-Eccomi, sono pronta a battermi con te, degna sfidante- esordì, avanzando nella pedana che seguiva quella in cui Touko si trovava.

-Anch'io- disse la brunetta, pronta a tutto.
Anche lei avanzò fino all'ultima pedana, quella su cui si sarebbe svolto l'incontro finale per ottenere la medaglia, e si parò davanti alla modella con decisione mentre Haku prendeva posto di fronte a lei.

-Dunque è Serperior il tuo primo Pokémon?- chiese Camelia, per nulla sorpresa grazie alle informazioni di Rui.

-E' il mio miglior Pokémon, in lui è risposta maggior parte della mia fiducia-

Il tono di Touko lasciò non poco innervosita la capopalestra, che cominciò a sudare freddo: lo sguardo di Pokémon e allenatrice era identico, fiero e deciso in entrambi.
Ciò era sintomo di grande intesa e coordinazione: se già la sua sfidante mostrava la sua carta vincente, doveva avere una spropositata fiducia in quella carta.

La ragazza scosse la testa e con un fluido gesto prese la pokéball con cui iniziava sempre, ovvero Zebstrika.

La possente zebra di tipo Elettro fece il suo trionfale ingresso in campo, schierandosi dalla parte della capopalestra e scrutando con occhi minacciosi il suo rivale di tipo Erba.
Dalla parte della brunetta, Haku non fu da meno negli sguardi intimidatori e fece di tutto per risultare deciso.

Era certo che lo avrebbe battuto, quel damerino: per evolversi nello stadio finale aveva dovuto raggiungere un livello elevato, che certamente andava oltre quello di Zebstrika.
Aveva fiducia negli ordini che Touko gli avrebbe impartito, perciò non aveva di che temere: avrebbero vinto.

-Ottimo, ora che i nostri Pokémon sono in campo, possiamo cominciare- disse Camelia, cercando di farsi vedere forte di fronte allo sguardo deciso della brunetta.
"Viziata non lo è per niente, ed ha carattere da vendere. Mi dispiace Rui, ma lei ti batte su molti fronti" pensò, amareggiata nei confronti della rossa.

-Cominciamo!- esclamarono poi entrambe all'unisono.
E la lotta ebbe così inizio.

                                                                                   *
Salveee!
Questo capitolo è decisamente più lungo di quello precedente.
Non ne siete rimasti delusi, vero? Ho deciso di postare lo scontro con Camelia nel 33° capitolo, altrimenti sarebbe stato decisamente troppo lungo.
E poi così aumenta la suspance!!
Considerate pure che ci sarà l'uscita tra Wes e Touko: l'esito della lotta di quest'ultima determinerà l'uscita o no, perciò è proprio il caso che ciò avvenga insieme a quest'ultima (bene, dicendo così spoilero anche abbastanza).
Ringrazio Jeo 95 e Juri per le recensioni sempre spassosissime: siete i migliori!!
Il prossimo cap verrà postato Sabato, ciao!!

 

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


Capitolo 33



-La mossa allo sfidante. Haku, vai con Frustata!- ordinò immediatamente Touko, puntando teatralmente un dito contro il Pokémon avversario.

-Seeeeeerperior!!!- esclamò il serpente e scattò a notevole velocitò contro Zebstrika, affiancato dalle sue liane.
Appena fu sul punto di colpirlo, però, la zebra deviò l'attacco e glielo rispedì con un potente Ondashock. Il colpo andò a segno, e Serperior ricadde disteso ai piedi di un'entusiasta Camelia, che lo guardò dall'alto in basso.
Fu una grande umiliazione per Haku, che si rialzò subito.

-Haku!!- esclamò un po' timorosa Touko, e il Pokémon strisciò incontro alla padroncina in tutta fretta.

Tuttavia, Zebstrika non lo permise e schiacciò la coda di Haku con una zampa, bloccandolo al suolo in modo molto doloroso per quest'ultimo, che lanciò un sibilo infuriato e si contorse nel tentativo di liberarsi.
Nuovamente, la zebra lo colpì con Ondashock e fu un brutto colpo, che lasciò Haku stremato e inerme.
Touko lo chiamò ancora, spaventata.

-Vedi, cara, ho capito subito che puntassi molto su Serperior, anche perché lo avevi scelto come compagno in terza e quarta prova. Era logico che tra voi ci fosse molto affiatamento, perciò ho scelto di iniziare anch'io con il mio miglior Pokémon. E i risultati sembrano piuttosto evidenti, almeno ai miei occhi- disse Camelia, soddisfatta di vedere la sua sfidante alle strette dopo nemmeno cinque minuti.

-Ti sbagli, Haku è ancora in grado di combattere e gliela farà vedere al damerino che è quella zebra. Forza, Haku! Il tuo livello è molto maggiore rispetto a lui, non lasciarti intimidire perché è un tipo Elettro. Non è nemmeno avvantaggiato, perciò fatti valere!- rispose la brunetta a sua volta, incitando in seguito il suo Pokémon.

Serperior sibilò in risposta e si alzò in tutta la sua statura, fulminando la zebra con un gelido sguardo cremisi.
Dapprima Zebstrika riuscì a resistere, ma appena un baluginio di insicurezza comparve nei suoi occhi Haku aprì le mascelle di scattò e gli azzannò la gola. Il quadrupede nitrì adirato e sofferente, scalciò, ma il serpente non accennò a voler cedere la presa nonostante fosse libero e continuò a tenersi all'avversario con denti infilzati profondamente nel collo del Pokémon sua preda.

Fu una sorpresa molto cruenta per tutti, addirittura Belle nascose il volto dietro la schiena di Komor per lo spavento, e li lasciò inorriditi e immobili, compreso Wes che non riusciva a credere ai suoi occhi.
A differenza dei suoi amici, Touko mostrò solo un leggero stupore per quella violenza, ma per il resto il suo viso restò in modalità "faccia da pokér", ma dentro si lei infuriava la preoccupazione e lo spavento per la salute del Pokémon avversario.

-NOOO!!! Ordina al tuo serpente di lasciar andare Zebstrika prima che lo ammazzi!!!- strillò Camelia, presa da uno spavento incontrollabile.

-Mollalo subito, Haku, questo non è un colosseo e tu non sei un gladiatore- disse la ragazza dopo un piccolo sospiro.

Al suo richiamo Serperior mollò immediatamente la presa sul collo di Zebstrika e, dopo aver fulminato ancora una volta con lo sguardo il povero quadrupede, ritornò strisciando sinistramente innanzi all'allenatrice.
Ormai le sue fauci grondavano di sangue fresco, donandogli un aspetto ancor più inquientante, e i suoi occhi color cremisi brillavano di una luce ancor più terrificante.
Lui stesso ormai era spaventoso.

Camelia corse verso la carcassa ancora viva del suo prediletto, inginocchiandoglisi accanto e tamponando la ferita che le zanne acuminate di Serperior gli avevano inferto.
Fortunatamente era più superficiale di quanto sembrasse, ma abbastanza debilitante perché Zebstrika non fosse più in grado di restare in piedi senza sbandare violentemente. In un certo senso, aveva vinto con un morso.

-Perfortuna stai bene, piccolo mio, ma in queste condizioni non me la sento di farti continuare- sussurrò la modella all'orecchio della zebra, mentre guardava i fori prodotti dalla lieve pressione esercitata da Serperior sulla sua gola.

Poi alzò il volto e scrutò furente l'espressione di Touko, che mostrava meno sollievo di quanto in verità sentiva in sé.
-E tu, piccola ragazzina senza cervello, se m'avessi ucciso Zebstrika avresti potuto dire addio alla tua carriera come allenatrice, e tutt'ora ti reputo poco idonea e troppo pericolosa per operare in ruolo di Campionessa. Non avrai la mia approvazione nemmeno morta- sibilò la donna, lanciando lampi mentre estraeva un altro fazzoletto e ripuliva alla bella e meglio la ferita della zebra.

-Mi dispiace... Spero solo che questo morso non gli sia fatale- sussurrò Touko, mostrando tutta la sua mortificazione e terrore per quanto fatto da Serperior.
Quella era la seconda volta che lui si lasciava andare alla violenza.

Haku, notando la mortificazione nel tono di voce con cui la sua allenatrice pronunciò quelle parole, voltò di scatto la testa verso di lei e la guardò triste, la bocca dischiusa che mostrava le zanne coperte del rosso sangue di Zebstrika.
Nei suoi occhi si vedeva tutta la sua tristezza e il rimorso per aver fatto del male, proprio come quando accadde a Levantopoli con il Pansear di Chicco.

-Ser...- sibilò, poi abbassò il capo colpevole, vergognandosi troppo per incrociare lo sguardo con la ragazza.
Poi avanzò lentamente a capo chino, lasciando Touko e Camelia di stucco, e si avvicinò al suo avversario, che istintivamente si ritrasse spaventato.

Haku alzò lo sguardo sul Pokémon e rimase schifato nel vedere le ferite che lui stesso aveva inferto a quel povero animale, perciò abbassò nuovamente il capo e s'inchinò di fronte ad una alquanto sorpresa Camelia.
-Seer, ser... Ser-perrrr, ser, serper- disse, vergognandosi di sé stesso.

Tutti coloro che lo sentirono, o almeno coloro che riuscivano in qualche modo a comprendere quanto stesse dicendo, capirono che si stava scusando per il suo imperdonabile comportamento e che si odiava per aver ferito Zebstrika, che non era sua intenzione fargli del male in quel modo.
Continuando con le sue scuse, che proseguirono dopo, Haku spiegò che il suo gesto non era stato intenzionale: nella sua mente si era come immaginato che fosse Touko la creatura in pericolo, e non lui; non era riuscito a controllarsi e per l'ira aveva fatto del male al suo avversario, causandogli ancor più dolore di quanto avrebbe voluto fargli per convincerlo a lasciargli la coda.

Camelia rimase in ascolto finché Haku non avesse espletato le sue più umili scuse, finché non ebbe calato il capo in attesa di una punizione per ciò che aveva fatto, seppur non intenzionalmente.
Tuttavia quest'ultima non arrivò mai, ma Zebstrika scomparve sotto il suo sguardo stupefatto e la modella si alzò in piedi.

-Andiamo, abbiamo una lotta da concludere- disse, allontanandosi e tornando al suo posto.

-E Zebstrika?- domandò confusa e preoccupata Touko, non capendo.
Anche lei aveva compreso i versi che il suo Haku aveva emesso, o almeno aveva compreso il senso di quanto stesse dicendo.

-Per adesso sta bene, e poi la ferita non ha sfiorato nemmeno un'arteria quindi non c'è ho di che preoccuparmi: il mio amico è forte, non sarà questo a metterlo fuori gioco. Non intendo farlo lottare ancora comunque, perciò questo round te lo do vinto, ma non ti azzardare più a far del male ai miei Pokémon, Touko- disse severa la modella, fredda e distante; il suo carattere solare sembrava scomparso.

Haku rimase alquanto mortificato, ma tornò di fronte alla sua padroncina e attese che un nuovo Pokémon venisse schierato come rivale.
Il secondo Pokémon che Camelia mostrò era un Emolga, una sorta di scoiattolo volante.

La lotta non fu minimamente combattuta, in quanto Haku non ci mise impegno nello sconfiggerlo: con pochi colpi di liane e sbattute per terra, Emolga era ormai K.O.

Anche il terzo e ultimo Pokémon fu un Emolga, poco più forte di quello precedente ma venne messo K.O. subito come il precedente.
Touko vinse così la Medaglia Volt, che andò immediatamente a far compagni alle altre tre che si era aggiudicata prima. Tuttavia quella vittoria non aveva il piacevole gusto di qualcosa di meritato.

Il dolore inferto dal suo Serperior a Zebstrika era ancora ben presente nella mente di tutti, ma Camelia sembrava non dare segni di pensarci ancora.

-Bene, ora che hai la medaglia raggiungiamo i tuoi amici. Seguimi- esordì la capopalestra, facendole segno di andarle dietro.
Dopodiché, le diede le spalle e si avviò verso quello che sembrava un'ascensore, ma in verità appena aprì la porta Touko vide un corridoio.

-Niente turbolenze per tornare indietro?- domandò perplessa.

-No, no, non è il caso. Avevo pensato a una prova di fuga, però sarebbe stato davvero troppo- rispose Camelia, bonaria.

Touko rabbrividì, ma non pose più domande. Dopo che ebbero percorso tutta la strada, Camelia aprì la porta per uscire e si ritrovarono proprio sulla piattaforma iniziale.
Subito Belle corse incontro all'amica e l'abbracciò di slancio, facendola ridere.
-Evviva Touko! Sei la migliore!- esclamò la biondina, stringendo forte la brunetta.

-Ahah, piano che mi strozzi- rise la ragazza, discostandosi un po' dalla presa di Belle.
Gentilmente la ragazza la lasciò andare, così che anche gli altri potessero congratularsi con la sua stupefacente vittoria.

-Complimenti per il tuo sangue freddo- disse Komor, aggiustandosi gli occhiali con un sorriso sornione.

-Noto un certo velo ironico nelle tue parole, Komor, ma proverò a prenderlo come un complimento-

Dopo quel commento da parte dell'allenatrice scoppiarono tutti in una risata liberatoria (risero persino Paul e Diapo!).
Dopo che anche gli altri si erano congratulati con Touko, l'ultimo che restava era Wes.
Il ragazzo aveva un ghigno a deformargli le labbra, gli occhi socchiusi e le mani sui fianchi: la tipica posizione di chi vorrebbe dire "te l'avevo detto".

Touko non ci pensò troppo su e, una volta avvicinatasi a lui, lo abbracciò di slancio in un eccesso di felicità.
Wes non si tirò indietro, anzi le circoncise la vita con le braccia ridendo.
-Visto? Ce l'hai fatta- disse il Campione, con un tono molto vicino al "te l'avevo detto" che esprimeva la sua posizione precedente.

-E' anche merito tuo- bofonchiò la ragazza, sbuffando un po' risentita.
In un certo senso aveva perso contro l'amico, dato che lei sosteneva di non potercela fare mentre lui la smentiva.
Vincendo, gliel'aveva data vinta.

-Ciò non toglie che tu abbia vinto. Io ti ho solo dato un po' di coraggio ma la forza di affrontare quegli ultimi problemi proveniva da te. Devi esserne orgogliosa- le disse il ragazzo, sorridendo.

-Non ho mai detto di non esserlo- rispose Touko ambigua, ridendo.
Poi si scostò dal contatto con il mulatto, lasciando un piccolo senso di vuoto in entrambi, e ricambiando il sorriso si mise a braccia conserte con aria di sfida.

-Ti ricordo la tua promessa-
Nessuno comprese cosa intendesse dire la brunetta, ma Wes lo capì al volo.
Non ci volle molto perché si sentisse le guancie accaldate, mentre la consapevolezza di quanto le aveva promesso si faceva spazio in lui.
Prima non ci aveva pensato visto che la sua maggior priorità era incoraggiare Touko, ma adesso che quella priorità non c'era...

-Che c'è, un Purrloin ti ha mangiato la lingua?- chiese di punto in bianco la brunetta, bonaria.

-No- disse veloce il biondo, un po' offeso, ma ottenne solo di divertirla ancora di più.

-Allora dì qualcosa, su- lo spronò lei.

Il ragazzo non aggiunse altro ma in compenso la prese per mano senza preavviso e con un veloce congedo se la trascinò dietro sotto gli occhi sbigottiti di tutti i presenti.
Touko, troppo sorpresa per opporsi, si lasciò portare fuori dalla palestra e condurre chissà dove con la bocca aperta per lo stupore.

-Allora, dove vuoi andare?- le chiese Wes all'improvviso, riscuotendola un po'.

-Come?-

-Ti ho chiesto dove vuoi che ti accompagni- ribadì tranquillo il ragazzo, rallentando l'andatura e affiancandosi all'amica, lasciando anche la presa sulla mano.

La ragazza rimase ancora un po' interdetta, poi parlò.
-Beh... Da piccola ho sempre voluto andare al parcogiochi di questa città: dicono sia immenso e stupendo, adatto a tutte le età- esordì la ragazza, imbarazzata per quella richiesta.

-E sia. Conducimi tu, però, perché ti ricordo che io ad Unima non c'ho mai messo piede- ridacchiò il ragazzo, per nulla stupito dalla proposta un po' infantile dell'amica.

Con un cenno affermativo la brunetta si portò in testa e, preso delicatamente Wes per mano per non perderlo lungo la strada, si fece largo tra le persone con un po' di difficoltà.
Non era semplice camminare per le vie di Sciroccopoli: sembrava come se la città fosse piena di turisti estivi, quando in verità erano quasi a Novembre.

Il tragitto verso il parcogiochi fu reso lungo dalla difficoltà che i due ragazzi trovarono nell'avanzare tra la gente, ma alla fine un'immensa distesa verde piena di colori si aprì innanzi a loro.
Persino Wes ne rimase rapito, mentre Touko guardava con gioia ogni singolo gioco.
C'era di tutto: dalle piscine, sia per piccoli che adulti, ai giochi gonfiabili; dai cavallucci a dondolo per bambini agli immensi scivoli per ragazzi temerari. Altalene, palloni, clown comici, campi da basket e pallavolo facevano parte di quel mondo giocoso.

-E' dunque questa la tua prima meta?- chiese Wes a bocca aperta, sconstandosi un po' per far passare un bambino che veniva rincorso disperatamente dalla madre.

-Sì, il mio primo desiderio. Dai, facciamo un giro!- esclamò Touko, lasciando la presa sulla mano nera del compagno di viaggio e scattando in una direzione qualsiasi.

-Aspetta, Touko!- gridò il ragazzo ancora un po' scosso e subito le corse dietro.

La raggiunse quando ormai la ragazza era salita su uno degli scivoli per ragazzi e si stava apprestando a scendere giù per una lunga e liberatoria discesa abbastanza ripida.
Il giovane attese che scendesse per richiamarla.
-Non partire così all'improvviso, altrimenti ti perdo di vista-

-Lentume- sbuffò Touko, divertita, e partì subito per fare un'altra discesa sotto gli occhi di un rassegnato Campione.

La brunetta fece bel altri dieci scivolate prima di stufarsi e decretare la sua voglia di testare un altro fantastico gioco.
Come prima, il ragazzo la seguì finché lei non rimase a guardare un reticolato metallico pieno di ragazzi che si sfidavano a chi fosse il migliore nell'arrampicarsi.

-Nuovo obiettivo: vincere sugli altri!- esclamò l'allenatrice, avvicinandosi al reticolato e, una volta datasi la spinta necessaria con una piccola rincorsa, prendendo a scalarlo.

-Ehi, ragazzina, questo non è posto per le femmine- l'ammonì un ragazzo sulla diciassettina, comportandosi da bulletto.
I suoi compagni risero, ma Touko non li degnò che di un'occhiata disinteressata prima di proseguire agilmente la sua impresa.

Poco a poco superò i pochi rimasti su, che goffamente tentavano di dondolarsi e rimanere appigliati prima di cadere giù come sacchi di patate, finché non fu in cima in meno di un minuto, lasciando stupefatto il diciassettenne e la sua banda.

-E brava Touko, mi sorprendi sempre di più- disse Wes, ridendo all'espressione dei ragazzi.

-Sai, con Komor e Belle mi divertivo un mondo a salire sugli alberi...- disse, poi spiccò un agile balzo e, con una capriola aggraziata, atterrò perfettamente in piedi sul terreno accanto all'amico.
-... e a scenderne scenograficamente- concluse, fiera di sé.

-Scommettiamo che ti batto in tempo?- la istigò il Campione, chinandosi per arrivare all'altezza del suo viso.

-Sì, come no, con te non ci scommetterò mai e poi mai: il risultato è troppo scontato- sbuffò la ragazza, scuotendo il capo e dandogli le spalle tenendo le mani sui fianchi.

Wes rise ma eseguì comunque quanto proposto.
Ovviamente la banda di bulletti rimase ancora più stupita nel vederlo arrampicarsi ancor più velocemente della brunetta, tanto che in non più di quindici secondi era già in cima.
Tanto per fare scena si tirò su e si mise in bilico sull'asta metallica, scrutando dall'alto la ragazza con fare divertito.

-Osserva bene, questo equilibrio ti sarà necessario in futuro se vuoi raggiungere il mio livello in soli tre anni- le disse ad alta voce per farsi sentire vista la folla che era presente nel parcogiochi.
Poi con un salto leggero e ben bilanciato, atterrò proprio di fronte alla brunetta su un solo piede, lasciandosi andare poi in un lieve inchino divertito.

-Lo spettacolo è concluso- disse ridacchiando.

-Esibizionista- sbuffò Touko con una punta d'invidia per quella nuova quanto scontata dote del ragazzo che le era di fronte, tanto vicino da sentirne il respiro calmo come se non avesse minimamente faticato per compiere quegli atti di notevole portata.

Alla fine scoppiarono a ridere di gusto, ma una voce dietro di loro li interruppe.
-Ehi, tu! Si può sapere chi diamine sei?-

I due allenatori si voltarono incuriositi e si ritrovarono i bulletti che additavano il Campione.
-Chi, io?- chiese quest'ultimo, un po' sorpreso.

-Sì, tu, damerino nero. Chi ti senti per spadroneggiare nel nostro luogo?- annuì il capo, guarda caso il diciassettenne.

Wes rispose con un sopracciglio alzato e un'espressione scettica, ma non lo degnò di alcuna risposta e fece dietrofront, percependo guai.
-Andiamo, Touko, ci sono altri giochi da collaudare- disse, prendendo l'amica per mano e trascinandosela dietro delicatamente.

-D-D'accordo- balbettò lei, sorpresa.

Tuttavia sembrava proprio che quei quattro ragazzi fossero in cerca di guai, perciò il capo della banda si fece avanti e posò una mano sulla spalla del Campione, un po' più alto di lui.
A quel gesto, il ragazzo scattò fulmineo e spinse via quel fastidio, voltandosi in parte poi verso i quattro. Il suo sguardo non fu dei migliori perché persino Touko si spaventò.

-Wes, andiamo dai, lasciali perdere... Non hanno fatto niente in fondo- disse indecisa, sentendosi sotto gli sguardi di troppa gente.
Effettivamente, buona parte delle persone aveva smesso di divertirsi e si stava radunando nei pressi di quella che sembrava star per sfociare in una rissa.

-Loro no, ma questo qui sì- sibilò il mulatto, portandosi più vicino alla ragazza con fare protettivo.

-Ma dai, ora esageri! Per una mano sulla spalla fai tutto questo?-

-Non è per quello. Ha una fondina sotto l'ascella, con una pistola dentro; il suo design è inconfondibile- rispose l'altro, indicandole il punto in cui ipoteticamente doveva trovarsi l'oggetto del nervosismo del biondo.

La brunetta guardò meglio e notò un lieve rigonfiamento sotto la giacca che il bullo portava, proprio all'attaccatura del braccio.
"Accidenti, che occhio! Io non lo avrei mai visto" pensò stupita.

-Anche ammesso e non concesso che l'abbia quest'arma, cosa mi vieta di portarmela appresso? E' per autodifesa, negli ultimi tempi accadono cose assai strane- disse il capo, beffardo.

-Che sia autodifesa ne dubito: so per certo che qui a Sciroccopoli non si sono verificati eventi anomali, dunque non hai la scusante dell'autodifesa. Ti consiglio ti liberartene al più presto: in questo modo, sei un pericolo per tutti e non te lo posso concedere. Ora, se gentilmente ci lasci andare noi continueremmo il nostro giro, ma se cerchi rogne sarà peggio per te, te lo garantisco- lo smentì il Campione, poi se ne andò con la ragazza dietro.

-No, non ti permetto di mancarmi così di rispetto. Io sono il figlio del sindaco della città e come tale merito il rispetto di tutti!- esclamò il diciassettenne, e tirò fuori l'arma.

I due allenatori si voltarono di scatto e si videro un revolver puntato contro.
O meglio, aveva un unica persona nel mirino.
Il suo bersaglio era Touko.

-Metti via quell'arma- sibilò Wes, teso.
Non perché temeva la pistola (dopo i suoi trascorsi, non ci faceva più caso), ma perché la persona in pericolo era unicamente la sua compagna di viaggio.

-Se no?- chiese strafottente l'altro, ridendo.

Ciò lo rese ancora più agitato.
-Se non smetti di minacciare la mia amica, puoi scordarti l'uso del braccio per un mese e un passerai uno sgradevole soggiorno in galera- rispose il ragazzo, fulminando il pericolo con uno sguardo agghiacciante.

-Sì, come no, e con quale autor...-

Ma non riuscì a concludere la frase perché si ritrovò gli occhi dorati del biondo a pochi centimetri da lui, più alti di quanto credesse, ma una cosa premeva contro la sua mente: il braccio gli doleva tantissimo.
Tentò di muoversi, ma il mulatto non glielo permise e con una sola mossa lo costrinse a terra con il ginocchio sulla schiena, come sempre nel suo stile.
Il braccio era torto dolorosamente verso l'alto e gli mandava fitte acute.

-Io ti avevo avvertito che ti sarebbe andata male. Come io non devo mancarti di rispetto, nemmeno tu dovresti farlo perché siamo più o meno sullo stesso livello d'importanza. E non ti permetto di minacciare la mia compagna di viaggio- sibilò Wes.

-M-mi hai rotto il braccio?- chiese il figlio del sindaco, rabbrividendo.

-No, ma se faccio pressione ancora un altro po' di sicuro subirà danni-

Il tono con il quale pronunciò quella velata minaccia fu sufficientemente opprimente perché il ragazzo si arrendesse pubblicamente.
Tutto pur di levarsi quello squilibrato di sopra!

Per sua fortuna, mentre il Campione lo lasciava andare, arrivò un poliziotto: era abbastanza grasso e aveva la pelle scura, una folta barba che gli dava un che di rude e un'espressione dura.
-Jackson! Ma che ci fai steso per terra?- esclamò con voce tonante, accorrendo in soccorso del suo "superiore".

-Questo squilibrato mi ha aggredito!- rispose, additando Wes che non fece una piega di fronte a quell'accusa, se non emettendo un leggero sospiro.

Si fece avanti prendendo la carta d'identità e il suo tesserino d'allenatore e li mostrò all'agente, raccontando cosa effettivamente era accaduto.
-Questo ragazzo porta con sé un revolver, piazzato in una fondina sotto l'ascella sinistra. Prima ha deriso me e la ragazza che mi è accanto, poi l'ha minacciata con quest'arma sostenendo di possederla per difesa personale. Il ragazzo rappresentava un pericolo e, in qualità di Campione della regione di Auros, Kanto, Hoenn e Jotho mi sono sentito in dovere di fermarlo. Spero prenderete provvedimenti-

L'uomo rimase in silenzio per un po', annuendo grave.
Per quanto fosse amico della persona imputata, non poteva far nulla contro l'evidenza: il mulatto che gli era davanti rappresentava una persona più in alto di lui e senz'ombra di dubbio nel giusto, dato che l'arma che costui gli stava mostrando era vera e che notava la fondina sotto la ormai malconcia giacca del suo amico.

Perciò, lanciò uno sguardo di rimprovero severo al figlio del suo massimo capo e annuì con un sospiro di resa.
-Certo, signore, faremo in modo che non accada più. Intanto le auguro un buon soggiorno a Unima e un felice divertimento nella città di Sciroccopoli. Le auguro buona giornata. Ragazza, anche a lei buon divertimento e le più sentite scuse per l'accaduto- disse, poi mise le manette all'imputato e lo portò nella volante.

Quando furono scomparsi dietro l'angolo, Touko rilasciò il respiro trattenuto per la paura. Voltò il capo verso l'amico e lo guardò piena di gratitudine.
-Grazie- disse, sollevata.

-Dovere e volere. Ora andiamo prima che si faccia troppo tardi. Sono già le sei del pomeriggio, a giudicare dal tramonto- rispose con un sorriso il biondo, guardando il cielo.

-E' già quest'ora? Andiamo, dai! Voglio visitare un ultimo posto prima di tornare dagli altri, è qui vicino. Ci andiamo, Wes?- chiese pregante la ragazza, guardando l'amico con occhi da cucciolo bastonato.

-Ti avevo promesso di portarti dove volevi, e poi se mi guardi così non posso far niente- rispose Wes, imbarazzato sotto quello sguardo così dolce.

La brunetta esultò e, preso nuovamente per mano il ragazzo, lo portò fuori dal parcogiochi.
Continuava a guardare in alto, come se volesse orientarsi con le stelle. In verità la ragazza continuava a guardare la famosa ruota panoramica di Sciroccopoli, ormai accesa da mille luci multicolori.

Fu proprio sotto di essa che Touko portò l'amico.
Il ragazzo guardò l'imponente giostra, un po' imbarazzato.
-Sarebbe questo il tuo ultimo desiderio?- le chiese, cercando di non mostrarsi agitato.

-Sì, ho sempre sognato di gurdare Sciroccopoli dall'alto. Purtroppo fanno salire nelle cabine non meno di due persone per velocizzare l'enorme fila che si crea sempre. Ci sarei venuta con qualcun altro, ma non ci sarebbe stato il tempo e tu sei stato così gentile da accompagnarmi per tutto il giorno che ne ho voluto approfittare. Però, se giudichi la cosa troppo... imbarazzante, torniamo dagli altri. In fondo, un giro sulla ruota panoramica è ciò che fanno sempre gli innamorati, quindi...-

-Tranquilla! E' un tuo desiderio e non intendo rimangiarmi la parola. Prendiamo subito posto, per ora coda non ce n'è troppa- la interruppe divertito Wes.
Gentilmente la prese per mano e la trascinò fino alla piccola fila di innamorati e famiglie che si apprestavano a prendere posto.

-C'è un'ultima cabina, signori, qualcuno vuole occuparlo?- gridò l'addetto a quella giostra e subito due ragazzi gli si pararono di fronte sorprendendolo.

-Se il posto è libero, saliamo noi due- disse il Campione, portando l'amica accanto a sé.

-Certo, accomodatevi. Auguri per la bella coppietta!!- disse l'uomo, facendo l'occhiolino agli ultimi due clienti che arrossirono.

Poi il giovane tornò indietro ricordandosi una cosa.
-E il prezzo? Pago ora o dopo?- chiese, frettoloso poiché la ruota stava partendo.

-Non ci contare, per voi lo faccio gratis! Siete una delle coppie più belle che abbia mai visto, ed io ne ho visto tante! Ed ora sbrigati che sta partendo: non vorrai lasciare la tua ragazza da sola, vero?- rise divertito il tipo.

Il ragazzo gridò un "grazie" mentre correva e riuscì a salire per un pelo.
Si lasciò ricadere sul divanetto di fronte a quello in cui sedeva Touko, che lo guardo con un misto di divertimento e imbarazzo.
-Come temevo ci considerano una coppia- borbottò, incapace di guardare il giovane in faccia.

-Ciò ti creerebbe problemi, se fosse la verità?- chiese innocentemente Wes, lasciandola di stucco.

Il mulatto rise alla sua espressione, ma non aggiunse altro. Si mise comodo e voltò lo sguardo fuori dal finestrino, mentre la ruota saliva sempre di più e con maggior lentezza.
In un certo senso sembravano fermi!

Alla fine raggiunsero il punto più alto e la brunetta saltò su dal divano per appoggiarsi totalmente alla ringhiera che stava sui lati maggiori della cabina.
Guardava rapita le mille luci di quella meravigliosa città, incantata e felice come non mai.

Se Sciroccopoli era magnifica e vitale di giorno, quando giungeva la sera diventava uno spettacolo di colori.
Dall'alto la ragazza poteva vedere le insegne che brillavano per farsi notare dalla gente, i fari che illuminavano l'illustre sede del Pokémon Musical...
Poteva vedere anche un casinò in lontananza, ma che splendeva di vitalità grazie alle mille luci ed animazioni che riempivano le facciate.

Era splendido, su tutti i punti di vista; non c'era miglior aggettivo per descrivere ciò che Touko stava vedendo in quel momento.
E per Wes, vedere la ragazza così felice era una sensazione appagante.
Per lui non era una novità vedere le cose dall'alto, quindi vedere una città dal punto più alto che si poteva raggiungere con una giostra non rappresentava un grande spettacolo.
Certo non aveva mai visto città più vivace e colorata di quella, e ne era stregato, ma ciò che più lo divertiva era vedere l'amica vispa come una bambina.

Sembrava non avere alcun pensiero, e ciò gli faceva piacere.
Era... tenera, quella scena. Era una parte di lei che pochi potevano dire di conoscere: una ragazza di quattoridici anni con la spensieratezza di una di cinquenne.

All'improvviso Touko si voltò verso di lui e, con un sorriso, gli indicò entusiasta un punto della città, dove sembrava vedersi la palestra di Camelia.
Wes annuì e la ragazza si voltò di nuovo a scrutare in lontananza, con un po' di rammarico perché ormai la ruota stava cominciando a scendere.

"Lei è mia".

-No, Harmonia. Lei è solamente di sé stessa, e sarà lei a scegliere con chi stare- sussurrò molto basso.

                                                                                       *
Salve!
Chiedo venia per il ritardo, ma ieri mi sono lasciata un po' andare col tempo e non c'ho pensato più ^^"
Ringrazio Jeo 95 e PlusJack per le recensioni, grazie mille!
Il prossimo capitolo verrà postato Martedì, bye!!

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Capitolo 34
*** Capitolo 34 ***


Capitolo 34

 


Era ormai tardi quando Wes e Touko scesero dalla ruota panoramica.
La ragazza non era molto allettata dall'idea di tornare dagli altri, voleva restare ancora un po' in giro con l'amico, ma era davvero tardi e sebbene non avesse sonno era meglio andare a riposare.
Dopo quella giornata così attiva, era certa che avrebbe pisolato fino a mezzogiorno.

-Ti sei divertita?- le chiese all'improvviso il ragazzo, facendola voltare.

Lei gli sorrise, ancora piena di energie (cosa un po' strana, non era mai stata una da nottata), e annuì contenta.
-E' stato il giorno più bello della mia vita. Grazie, Wes, per avermi accompagnato anche sulla ruota. Dev'essere stato un po' imbarazzante per te, venire giudicato il mio ragazzo-

Il mulatto scosse la testa, stiracchiando un po' la schiena.
Era un po' stanco.
-Non proprio. Certo è stato strano, ma ci hanno definiti “una bella coppia”, quindi non mi dispiace. E poi, noi siamo una coppia, ma non nel senso sentimentale del termine- disse con un sorriso.

-Già, che farei senza te?- rise Touko, mentre il ragazzo diventava un po' rosso.

-Ma dai, non faccio poi così tanto...- borbottò grattandosi la nuca, a disagio.

-Uhm, vediamo... Mi proteggi, m'incoraggi, mi accompagni, mi aiuti sempre nei momenti di difficoltà... Non credo sia poi così poco, sai? Davvero, Wes, ti devo tanto; e il debito aumenterà quando e se questo viaggio si concluderà con me come neo-Campionessa- lo contraddì lei contanto con le dita e dandogli in seguito una leggera gomitata.

-Stai già estinguendo il tuo debito facendomi vivere queste emozioni. Era da tanto che non mi divertivo così, e poi ultimamente sorrido di più ed è grazie a te. Stai rendendo il mio soggiorno a Unima più bello di quanto credessi- rispose Wes, a metà fra il divertito e l'imbarazzato.

-Mi fa piacere che questa regione ti piaccia. Spero che ciò ti faccia restare un altro po' anche dopo tutto questo macello con i tre team- disse un po' triste la ragazza, mentre pensava al tempo che mancava perché tutto ciò che stava vivendo si concludesse con la partenza del Campione.

-Su questo punto avevamo già discusso a Zefiropoli, non ricordi?- le fece notare lui, con un sopracciglio alzato.

-Sì, ma vorrei una risposta precisa. Perché per me è palese che quando te ne andrai da Unima passerà molto tempo perché possa risentirti, stando a ciò che dicono tuo fratello e la tua migliore amica-

Wes non rispose, sentendosi un po' colpevole.
Touko era una delle poche persone con cui aveva stretto un bel rapporto, e l'idea che la sua indole solitaria potesse rendere difficile mantenerlo saldo gli dava fastidio.
Sarebbe stata l'ennesima persona a soffrire per la sua mancanza, e non voleva.

-Non so ancora di preciso se restare o no, Touko. Dipende da cosa dovrò fare dopo questo lavoro: se non mi dessero altri incarichi a lungo termine rimarrei molto volentieri a divertirmi con te, ma se accadesse qualche problema sarebbe mio dovere dargli la precedenza su ciò che desidero- rispose, rammaricato.

Touko sbuffò leggermente, ma non fece altro.
-Va bene, non ne parliamo più. Per questa serata vorrei non pensare a cose tristi e questo è triste. Piuttosto, parlami di questi tuoi incarichi: quanti ne hai portato a termine fin'ora?- chiese, incuriosita.

-Perché ti interessano?- domandò il ragazzo, sorpreso ma sollevato che la discussione vertesse su altro.

-Tanto per farmi un'idea di ciò che mi aspetta in futuro- rispose lei, vaga, facendo spallucce.

-Come vuoi. T'interessano viaggi in regione o qualcosa di meno lungo?-

-Di strada ancora dovrebbe essercene molta, perciò un viaggio. Il tuo preferito, quello che hai passato meglio- rispose la ragazza.

Wes annuì e si lanciò nel racconto del viaggio che aveva compiuto a Hoenn, la regione che più di tutti gli era piaciuta.
Le descrisse ogni città che aveva visitato nei particolari, le loro usanze e le feste a cui aveva partecipato, a volte anche obbligatoriamente.
Le parlò degli allenatori che aveva incontrato, e di quanti problemi aveva avuto per acciuffare i Team Idro e Magma, i combinaguai tipici di ogni regione.

Per la brunetta era entusiasmante sentirlo parlare, e lui riusciva a farle immaginare colori e odori di tutto ciò che descriveva.
Le sembrava di vivere quelle giornate direttamente dal punto di vista dell'amico, tanto particolareggiato era il racconto.

Immaginò persino le lotte in palestra che lui aveva condotto, e che aveva vinto con una sola mossa; immaginò di dar l'ordine conclusivo al fantastico Umbreon del mulatto, di ricevere i complimenti che lui aveva ricevuto per la sua forza.
Immaginò di essere lì, completamente rapita dal racconto del ragazzo che parlava con piacere di quella sua piacevola esperienza.

In poco tempo la ragazza fu a conoscenza di quasi metà viaggio, e quando raggiunsero il Centro Pokémon sapeva ormai tutto ciò che Wes aveva vissuto a Hoenn durante il suo soggiorno di lavoro.

-Però il viaggio che sto compiendo qui a Unima è più divertente di quello che ho concluso a Hoenn, e questo perché mi stai accompagnando tu- disse alla fine, quando furono proprio alle porte dell'edificio.

-E' incredibile, mi sembrava di vedere le cose come le vedevi tu. Racconti davvero bene- rise Touko, allegra, contagiando anche il mulatto.

Ridendo, i due allenatori si avvicinarono al bancone dietro la quale si trovava un'inconfondibile membro femminile della famiglia Joy e ne richiamarono l'attenzione.
La rosa raggiunse con un sorriso coloro che l'aveva chiamata e domandò loro:
-Posso fare qualcosa per voi?-

-Sì, vorremmo sapere se un gruppo di allenatori ha richiesto una stanza qui- disse Wes.

-Ci sono molti clienti che pernottano nelle nostre stanze. Un gruppo grande quanto?- domandò la donna, accendendo lo schermo del pc lì vicino, dove erano inseriti tutte le persone che avevano affittato una stanza.

-Circa otto o nove- rispose Touko dopo un veloce conto dei loro amici.

-Un gruppo fornito, dunque. Stando a quanto ho scritto qui, le ultime nove stanze sono state ordinate effettivamente da un bel po' di persone tutte insieme. Hanno anche fatto rimettere in sesto i loro Pokémon dopo che, secondo quanto hanno riferitomi, hanno battuto la capopalestra Camelia. Circa un quarto d'ora fa- rispose l'infermiera Joy, scorrendo l'elenco.

-Dovrebbero essere loro- disse la brunetta all'amico, il quale annuì.

Poi questo si voltò verso la donna con un sopracciglio alzato e un espressione di dubbio.
-E a nome di chi avrebbero pagato?-

-A nome di un certo... Wes Mokura. E' lei?-

Wes si sbattè una mano sul viso con un sospiro, mormorando qualcosa d'incomprensibile.
Poi annuì e tirò fuori il portafogli.
-Domani quelli mi sentono. Comunque, a quanto ammonta il tutto?- chiese, cercando di restare calmo.

Quando la donna gli disse la cifra, il ragazzo fu seriamente tentato di andare di sopra e buttare ogni singolo allenatore che conosceva giù dal letto e di domandare loro a chi era venuta la felice idea di usare il suo conto in banca.
Tuttavia, con chissà quale autocontrollo annuì e affittò altre due stanze per lui e l'amica.

-Non c'è bisogno, Wes, hai già speso abbastanza. Non mi serve che spendi anche per me, pago io- disse la brunetta, cercando il suo portamonete.

-Non preoccuparti, soldo più soldo meno. Cinque tornei nell'Arena Abissale di Auros e recupero quanto quelli mi hanno fregato, anche se non resteranno impuniti- le rispose, poi si volse verso la donna che cercava di non ridere.
-Ci dia le chiavi-

-Subito- scattò l'infermiera Joy, prendendo due chiavi appese in una cassetta attaccata al muro e posandole nella mano aperta del ragazzo.

-Ehi, ragazzi!!- esclamò la voce di Ash alla loro destra.
I due ragazzi si voltarono e guardarono il corvino, che non indossava il cappello e non aveva Pikachu in spalla: questo sorrideva raggiante e li raggiunse correndo.

-Siete stati via tutto il giorno, che avete fatto?- chiese loro.
Sembrava non accorgersi dell'occhiata di rimprovero di Touko, né di quella leggermente seccata di Wes.

-Avevo fatto una promessa a Touko. Voi, invece: perché avete affittato a mio nome? Con quale permesso vi siete presi la libertà di utilizzare il mio conto in banca?- rispose freddo il mulatto, mettendosi a braccia conserte e trasportando parte del peso su una gambe.

Il ragazzino rimase interdetto, ma assunse un'espressione colpevole.
-L'avevo detto io che si sarebbe arrabbiato...- borbottò grattandosi la nuca, profondamente a disagio.

-Siete tutti ancora svegli?- domandò la brunetta, cercando di distendergli i nervi.

-Sì, siamo tutti nella mia stanza a parlare- rispose il ragazzo, sorridendo un po', grato alla ragazza per il tono dolce e non d'accusa con cui aveva fatto quella domanda.

-Bene, arriviamo. Buonasera- disse il biondo, salutando velocemente l'infermiera Joy e dirigendosi al piano di sopra, dove era stipate le camere da letto.

I due ragazzi si guardarono un attimo, poi salutarono a loro volta la donna e corsero dietro al loro leader.
Già immaginavano il trambusto che ques'ultimo avrebbe fatto per farsi spiegare il perché dovesse sempre pagare lui per tutti.
Era un'occasione da non perdere per un po' di divertimento extra.

-Dove si trova la tua stanza?- domandò atono Wes, chiaramente rivolto ad Ash, accortosi di loro.

-Seguimi- disse il ragazzino, superando il diciassettenne e facendo loro strada.

L'allenatore li condusse fino alla stanza 20B: da dentro proveniva un fitto chiacchericcio ad alta voce, ma era comunque possibile riconoscere le voci basse di Paul e Komor e quella squillante di Belle.
Con un bel respiro, il corvino aprì la porta mostrando agli ultimi due arrivati il fornito gruppetto di ragazzi che vi erano stipati.

-Alleluia, siete tornati!- esclamò Diapo, un po' seccato.
Non gli piaceva molto che la sua ex-amica passasse così tanto tempo con un tipo odioso come quel mulatto.

-Siamo qui- annuì Touko, entrando dopo Ash e sedendosi vicino a Belle.

Wes fu l'ultimo ad entrare e prese posto tra il fratello e Rui.
Guardò tutti con un sopracciglio alzato, facendo calare loro la testa: non era facile resistere allo sguardo del ragazzo, era troppo intenso e brillava di una pacata indifferenza.
La quiete prima della tempesta, e così fu.

-Mi è lecito chiedere chi ha avuto la felice idea di utilizzare il mio conto in banca?- domandò, gelido.

Nessuno rispose.
Nella stanza era calato un tombale e opprimente silenzio, e nessuno sembrava in grado di spezzarlo. Forse solo Touko, che non aveva partecipato in quel progetto, ma decise di non romperlo.
Non avrebbe aiutato nessuno di loro, era stato scorretto il loro gesto.

-E' stata Belle-

Wes si voltò di scatto verso Diapo, il quale aveva parlato, poi puntò gli occhi sulla vivace biondina, che sembrava star tentando di sparire alla vista del Campione.
-E' la verità, Belle?- sibilò.

-Dannato Diapo, traditore- borbottò la ragazza, imbronciata.

-Belle- la richiamò ancora il biondo.

Allorché la giovane alzò il volto in un improvviso slancio di coraggio.
-Sei ingiusto, Wes. Tu paghi sempre tutto a Touko, perché non puoi pagare anche per noi?- sbottò, irritata.

-Touko è una persona sola. Voi siete nove. Hai idea di quanto devo pagare? 20.000 pokésoldi! Non ho questa somma con me, mica pensavo di dover sostenere un reggimento!- rispose il ragazzo, perdeno buona parte della sua freddezza.

-E che sarà mai! Tanto sei ricco- ribattè Belle, seccata, incrociando le braccia al petto e voltando lo sguardo.

Wes non disse altro, ma notò un certo sollievo nelle posizioni degli altri, felici che non fossero stati sgridati anche loro, che gli dava un certo fastidio.
-Non crederete di scamparla, spero. Belle avrà anche lanciato la proposta, ma tutti voi avete acconsentito. Sì, anche tu Ash, nonostante non volessi. Quindi prima o poi mi darete indietro la somma che avreste dovuto spendere voi, e non contate che me ne scordi- disse, duro.

Da tutti si udirono lamenti vari e imprecazioni. Diapo persino disse tra sé: “Io queste matto non lo pago”, ma ricevette uno sguardo carico di minacce dal mulatto e digrignò i denti.
Era troppo codardo per mettersi contro di lui.

-Dai, ragazzi, non ci pensate. Raccontatemi piuttosto delle vostre sfide: qualcuno non è riuscito a battere Camilla o una delle sue antipatiche prove?- disse Touko, cercando di sviare il discorso verso qualcosa di più piacevole.
Fortunatamente il suo tentativo ebbe successo e tornò la felicità nel gruppo.

Il primo a parlare fu Ash: dopo di lei, era riuscito a vincere il posto contro Belle e Komor.
-Non ho avuto nessuna difficoltà nelle prime due prove: dopo tanto tempo e viaggi, non sono stati un problema. Nemmeno le corse contro il tempo hanno messo in difficoltà me e Pikachu. Noi due ci intendiamo come burro e marmellata, vero amico mio?- disse il corvino, sorridendo verso il suo inseparabile topo di tipo Elettro.

-Pikaaaa!!!- assentì il Pokémon, lanciando alcune scintille dalle sacche sulle guancie.

-Il terzo sono stato io, però ho avuto un sacco di problemi nelle ultime due sfide: non sono un tipo sportivo, io; correre non fa per me- disse Komor, aggiustandosi gli occhiali.

-E l'ultima a giudicarsi la Medaglia Volt sono stata io!! Certo non ho potuto mettere in campo Dewott: con un colpo Camelia me lo avrebbe fatto secco. Fortunatamente Herdier non ha avuto problemi, e nemmeno Minccino contro quegli odiosi Emolga. Ne voglio uno anch'io, però, è troppo duciii!!!- squittì Belle, facendo tappare le orecchie alla brunetta dato che le era vicina.

-E... Zebstrika? Camelia l'ha messo in campo ancora, o no?- chiese titubante quest'ultima, un po' timorosa.

-Non lo abbiamo visto, ma sappiamo con certezza che l'ha portato a curare in questo Centro Pokémon. A quanto pare le sue condizioni non sono troppo gravi, però davvero: Haku ha esagerato, oggi, con quel morso. Certo è stato spettacolare vincere senza nemmeno una mossa, però...- disse Spighetto, prendendo la parola.

-Ci ha spaventati moltissimo- continuò la biondina, titubante.

-Ti capisco. Non è la prima volta che fa del male ad un Pokémon: anche a Levantopoli ha trattato malissimo il Pansear di Chicco- annuì sconsolata la ragazza.

Rimasero in silenzio ancora un po', poi Iris sbadigliò.
-E' stata una giornata molto pesante, credo che me ne andrò a dormire. 'Notte a tutti- esordì, poi, oltrepassati gli amici, uscì chiudendosi la porta dietro.

-Credo che andrò anch'io: necessito di una bella dormita, dato che posso riposare in un letto- disse anche Spighetto, ed uscì pure lui.

Poco a poco la stanza di Ash si svuotò degli inquilini, esortati da un corvino assonnato, e tutti andarono nelle rispettive stanze.
Touko, appena si chiuse la porta della sua stanza dietro, sbadigliò sonoramente.
"Ho bisogno anch'io di dormire" pensò, mentre stanca si dirigeva in bagno.

Fece una veloce doccia e, una volta messo il pigiama, si mise sotto le coperte e chiuse gli occhi, addormentandosi quasi subito.
 

 

Wes stava sistemando il suo cappotto sulla testiera bassa del letto.
Era ancora abbastanza irritato per l'improvvisa perdita di soldi, quando bussarono alla sua porta.
Voltò il capo, chiedendosi chi fosse a quell'ora di sera.

Con un leggero sbuffo, si diresse verso la porta e l'aprì, domandando.
Rimase alquanto sorpreso, perché lo scocciatore era Rui.
-Rui! Ti serve qualcosa?- domandò, sorpreso.

-Posso entrare?- disse la rossa, sbirciando all'interno della stanza per vedere se c'era qualcuno oltre l'amico.
Non vide nessuno.

-C-certo, accomodati- disse confuso il ragazzo, scostandosi per far entrare l'amica.

La diciassettenne entrò un po' a disagio nella stanza del mulatto, un po' intimorita dall'idea di trovarsi da sola con lui in una camera da letto.
Tuttavia si era ormai impegnata in quella promessa verso sé stessa, e non poteva tirarsi indietro.

I due ragazzi si sedettero sulla sponda destra del letto e Wes la guardò perplesso.
-Perché questa visita improvvisa?- le chiese, mentre notava grazie all'abat jour il rossore sulle sue guancie.

-Volevo parlare di una cosa con te- gli rispose Rui.

-Cosa?- la incalzò lui.

-Vorrei parlare di... sentimenti-

Wes rimase interdetto e immobile per un po' di tempo, con gli occhi sgranati e le sopracciglia aggrottate.
Poi esplose.

Balzò in piedi con uno sbuffo e, una volta allontanatosi un po' dal letto, si voltò di nuovo verso l'amica a braccia conserte, l'espressione accusatoria.
-Se non erro, di ciò abbiamo ampiamente discusso, Rui- disse, seccato.

-Wes...-

-No! Li conosco i tuoi sentimenti per me, ma quante volte devo ripeterti che non sono ricambiati?- la interruppe il biondo, cominciando a perdere la pazienza.

-Ma io ti amo!!- gridò la ragazza, alzandosi a sua volta, ma lui non fece una piega a quella dichiarazione praticamente urlatagli in faccia.
Rimase fermo e deciso sulla sua decisione, fissando la rossa con occhi sottili.

-Vorrei proprio sapere perché ti ostini così tanto a volerti fare del male- disse calmo, tirando un bel respiro e allontanandosi ancora dall'amica.

Naturalmente questa lo seguì, tentando di farsi ascoltare da quell'idiota che amava con tutto il cuore.
-Perché l'amore è composto di gioia e sofferenza, ed io soffro perché tu non mi capisci come vorrei. Se tu davvero mi volessi bene, tenteresti almeno di darmi una possibilità di dimostrartelo per bene, perché le parole non bastano a dire ciò che provo; ma non me lo permetti!!- esclamò, giungendo le mani a mo' di preghiera.

-Io ti dico di no proprio perché non voglio che tu soffra di più! Io so bene di non... amarti, non come mi ami tu: stare insieme quando il sentimento non è reciproco rende tutto anche peggiore. Per questo non...-

-NO!- lo interruppe Rui urlando, lasciandolo interdetto.
Non era mai arrivata a comportarsi così.

-Non dirmi che lo fai per il mio bene, perché non è vero! Sei un egoista, Wes! Sei tu che non vuoi soffrire, perché per te avermi come ragazza sarebbe un peso! E' evidente che a te piace Touko, si capisce benissimo che provi qualcosa per lei, ma non posso accettare che una... ragazzina si metta tra noi, quando io ti aspetto da anni!- strepitò la rossa, infuriata.

-Non mettere in ballo Touko, lei non c'entra niente- disse automaticamente il ragazzo, rendendosi conto solo dopo di quanto avesse detto.

Sul viso di lei comparve un sorriso di folle esultanza.
-Visto? La proteggi sempre, quell'adorabile angioletto. Quante volte invece hai giocato con me, facendo finta di abbandonarmi durante il tuo viaggio? Facevi di tutto per liberarti di me, e adesso egoisticamente mi chiami a rapporto per aiutarti nella sua regione!-

-Piantala, Rui, ora stai esagerando- l'ammonì il Campione, duro.

-No, non la pianto. Questa notte mi sono decisa a farmi valere e quindi sarò io a vincere su di te, una volta tanto- esordì lei, avvicinandoglisi troppo.

Il mulatto arretrò istintivamente, ma per sfortuna nel farlo incontrò il letto e cadde disteso sul materasso. La ragazza ne approfittò e gli si mise di sopra, provocandogli un brivido di paura per l'espressione che aveva in viso.
Era troppo intensa, non riusciva a sostenerla.

Finché Rui non si abbassò, fino a che non fossero in grado di sfiorarsi con il naso, e gli sussurrò decisa:
-Accettalo, Wes. Tu sei mio-

Poi si abbassò ancora e lo baciò.

 


Touko si svegliò di soprassalto, colta da un incubo.
Anzi, non un incubo: aveva un brutto presentimento. Sentiva come se ci fosse qualcosa che non andava, come se qualcuno a cui voleva bene fosse in qualche modo in pericolo.

Lanciò un'occhiata alla Scurolite, posata sotto l'abat jour, ma non diede alcun segno di vita. Eppure, quella brutta sensazione...
Qualcuno non stava bene, ma non sapeva chi.
Decisa, si alzò dal letto e s'infilò gli scarponcini senza calze, prese le chiavi della stanza e uscì da essa, sempre con quella brutta sensazione di qualcosa che non andava per il verso giusto.

 


Wes non poteva crederci.
Eppure la pressione esercitata da Rui sulle sue labbra con le sue era una cosa più che vera, e gli stava invadendo ogni angolo della sua mente.

Sentiva il cuore che batteva come un colibrì, le sue guancie accaldate, il corpo dell'amica che lo bloccava dolcemente sulla morbida superficie del letto su cui teoricamente avrebbe dovuto dormire già da un pezzo...
Sentiva tutto e niente, perché il suo battito cardiaco gli aveva riempito le orecchie con il suo rumore martellante.

Eppure lo sentiva.
Rui lo stava baciando. Il suo primo bacio.
Era sconvolto: possibile che dovesse andare a finire così?

Sentiva un dolore straziante al petto, perché ciò che stava accadendo non era giusto.
Quel bacio... era sbagliato. Non era lei che voleva.
Non era Rui colei a cui voleva dare il suo primo bacio: un bacio è una promessa, ma lui sapeva che non avrebbe potuto mantenerla, quella promessa.

Era sbagliato, e doveva porvi fine, perché nella sua mente, in quel momento, c'era il volto di una persona che premeva insistentemente, e lo incoraggiava a interrompere il tutto.
Anche se ciò avrebbe fatto soffrire la sua migliore amica.
"Tanto più sconvolti di così non possiamo diventare" si ritrovò a pensare, amareggiato.

Con una spinta decisa, cercò di ribaltare le posizioni così che potesse riprendere il controllo della situazione.
La rossa, sotto di lui, sperava che quel gesto potesse sfociare in qualcos'altro, ma non fu così e lo capì quando Wes la guardò con uno sguardo sconvolto e impaurito, e le disse un'unica parola, due lettere.

-No-

Fu un “no” secco, deciso, ma in quelle splendide pozze color oro che erano i suoi occhi si leggeva tutto il tumulto di emozioni che stavano imperversando all'interno del suo animo.
Dopodiché, si alzò e scappò via dalla sua stessa stanza, lasciandola sola sul letto, con gli occhi che poco a poco le si riempivano di lacrime.

Wes corse lungo il corridoio senza badare al silenzio che avrebbe dovuto fare per non disturbare le persone che dormivano nel Centro Pokémon.
Non gl'importava più di nulla, era troppo sconvolto.

Si passava continuamente una mano sulla bocca, come nella speranza di ripulirle da ciò che era successo poco prima.
Come per cancellare il peccato che si era compiuto nella sua stanza.

Era stato obbligato a dare il suo primo bacio a Rui, una ragazza che non amava, proprio da quest'ultima.

Per lui, come per chiunque persona che crede in ciò, il primo bacio era una promessa da fare solo alla persona che si ama, la persona con la quale si vuole costruire un rapporto che vada oltre la semplice amicizia.
Una cosa preziosa, che gli era stata tolta per colpa della sua indelicatezza.

Scese le scale di fretta e uscì dalla porta senza badare ad una alquanto sorpresa infermiera Joy.
Era stato troppo, persino per lui, perdere qualcosa di caro e di significativo come il primo bacio.

Sconvolto e sperduto, si fermò a prendere una boccata d'aria per ripulirsi i polmoni e la memoria dell'odore di Rui, e si allontanò dalla costruzione.
Un'anima triste nel cuore della notte.

 


Touko aveva perlustrato le vicinanze del Centro Pokémon, ma non aveva ancora trovato l'oggetto del suo brutto presentimento.

Era ormai notte fonda, quasi le tre, e stava crepando di sonno: non poteva certo continuare la sua ricerca col rischio di svenire in mezzo alla strada.
Non sarebbe stato di alcun aiuto.

Si trovava nei pressi del Centro Pokémon, quando sentì un fruscio proventiente dalla sua sinistra.
Voltò il capo, circospetta, e cautamente si avvicinò al cespuglio dietro il quale immaginava trovarsi l'autore del suono. Le sembrava di vedere qualcosa di nero.

Man mano che la distanza diminuiva, intravedeva parti di un corpo umano.
C'era qualcuno che dormiva sotto l'albero?
Quando fu completamente vicina, si accorse con suo sommo stupore che la figura che pisolava sotto l'albero altri non era che...

-Wes!!- esclamò, aggirando il cespuglio che lo nascondeva e correndogli vicino.
Provò a scuoterlo, ma il ragazzo non dava segni di volersi svegliare.

-Avanti, svegliati!- disse a voce meno alta, tentando di svegliarlo tirandolo per un braccio.
I tentativi andarono avanti a vuoto: il ragazzo sembrava non volersi smuovere da quella posizione, e ci stava mettendo tutta sé stessa!

Alla fine gli si sedette accanto, guardando la sua espressione tranquilla ma triste.
-Spero non sia per colpa mia che ti sei messo a dormire qua, Wes- borbottò, contrariata.

All'improvviso il ragazzo spalancò gli occhi e si mise seduto a velocità impressionante, facendola cadere a terra dallo spavento.
Tuttavia, quando guardò il ragazzo con rimprovero notò che la paura riempiva i suoi occhi.

-Wes?- lo chiamò, titubante, ma lui non diede segno di averla udita.
Solo quando pronunciò nuovamente il suo nome il mulatto si accorse di lei e la guardò un po' confuso.

-Che ci fai qui?- le chiese con tono d'accusa.
La brunetta percepì qualcos'altro: era pensieroso, ma anche... distante?

-Avevo un brutto presentimento. Tu invece perché dormi sotto l'albero anziché nel letto? Spero non sia per me- rispose la ragazza, inclinando la testa verso destra.

-Per te?-

-Questa notte mi sono svegliata con il brutto presentimento che qualcuno non stesse bene. Sono uscita a vedere se effettivamente c'era qualcuno nei guai, ma non ho trovato nessuno nei paraggi. Però nemmeno tu sembri stare particolarmente bene, hai una pessima cera- annuì la ragazza.

Provò a mettergli una mano sulla fronte per controllare la sua temperatura, ma Wes scacciò la sua mano con un colpo poderoso che le fece male.
-Ahia! Ma che t'ho fatto?!- esclamò la ragazza, ritirando la mano sorpresa.

Lui non le rispose ed abbassò il capo, facendola sbuffare.
-Ti saluto, passa una buona notte. Fatti vedere domani, o partiamo senza te- sbottò, e tornò eretta.

Fece per andarsene, ma il ragazzo, accortosi che lo stava lasciando, la prese per mano e la tirò indietro così forte da farla cadere. Touko gli precipitò addosso, sbattendo pure la testa in modo doloroso.
Portò una mano a massaggiarsi la parte e lesa e puntò gli occhi in quelli del ragazzo con uno sguardo adirato.

-Si può sapere che diamine ti prende?!- gli sbraitò contro, cercando di mettersi seduta.

-Scusa, non volevo farti male- disse lui, atono, come se non gli importasse molto di essere sgridato.
Ciò lasciò interdetta la ragazza, che aggrottò la fronte e guardò confusa l'amico.
Era parecchio triste, e assente.

-Senti, ma sei sicuro di stare bene? Non prenderla a male, ma hai tutta l'aria di uno che è depresso- gli disse, mettendogli una mano sulla guancia.

Questa volta lui non la respinse, anzi chiuse gli occhi e si godette quella sorta di carezza che la brunetta gli aveva fatto, lasciando stupita quest'ultima.
Non avrebbe mai creduto di vedere il ragazzo comportarsi in quel modo, non con lei e non sotto la luna.

-Non me la prendo, so che è così. Mi aiuteresti ad alzarmi? Temo di non riuscirci da solo, non in questo momento- rispose Wes, guardando la ragazza dritta negli occhi.

Touko rimase immobile sotto quello sguardo sconsolato e annuì, sorpresa.
Si alzò e prese il ragazzo per un braccio, mentre l'altro faceva presa contro l'albero alle sue spalle per mettersi in piedi.
Una volta sulle gambe, il mulatto barcollò ma tenendosi all'amica riuscì a recuperare l'equilibrio perso.

-Andiamo al Centro Pokémon, hai bisogno di dormire- disse la ragazza e, una volta messogli un braccio attorno ai fianchi e fattasi abbracciare allo stesso modo dal giovane, lo condusse verso l'edificio con passi lenti.

Servì un po' di tempo perché i due ragazzi potessero intravedere l'edificio ormai praticamente buio, se non per la luce che illuminava l'ingresso.
L'infermiera Joy li accolse con un “bentornati”, ma non ricevette risposta se non un lieve cenno da parte di entrambi.

I due allenatori salirono le scale fino al primo piano e percorsero il corridoio sempre con calma, finché Touko non domandò:
-Vuoi che ti accompagni fino alla tua camera?-

-Non voglio tornarci in quella stanza- disse subito Wes, rabbrividendo, la paura nella sua voce.

-Va bene... Ti fermi da me, allora? C'è un divano molto grande ad angolo, nella mia stanza-

ll giovane annuì, sempre mezzo assente. Con un sospiro, la brunetta si fermò dopo due porte, prese la chiave dalla tasca del pigiama e aprì quella che portava all'interno della sua camera.
L'abat jour era accesa e creava un effetto penombra, dando un senso di sollievo a chi entrava.
Anche il Campione avvertì un po' di tensione in meno, appena sufficiente a tranquillizzarlo.

-Se vuoi farti una doccia, il bagno è lì. Io sono stanchissima, credo che dormirò fino a mezzogiorno- ridacchiò la ragazza, stiracchiandosi e camminando verso il letto a due piazze.

Con calma, si sedette e sfilò gli scarponcini dai piedi. Poi fu la volta della maglietta del pigiama a maniche lunghe.
Wes fece per voltarsi, tremendamente imbarazzato e rosso in viso, però notò che l'amica indossava la canottiera sotto perciò voltò solo lo sguardo, fissando con un certo interesse il panorama fuori dalla finestra.
Era così bella la luna...

-Ti sei incantato?-

Il giovane si voltò e si ritrovò la ragazza in piedi davanti a lui, che lo guardava interrogatoria.
Con sommo imbarazzo, notò anche che la canotta non la copriva molto e le lasciava la pancia un po' scoperta.

-No, sto bene- disse, cercando di non guardarla.

-Come vuoi. Buona notte- disse la brunetta, facendo spallucce e tornando a letto.
Nel percorso sfilò anche l'elastico dai capelli, lasciandoli ricadere liberi e sciolti sulle spalle.

Wes rimase a guardarla incantato, senza nemmeno accorgersi che le si era avvicinato lasciandola di stucco.
-Senti, potrei... dormire con te? Questa notte non mi va di stare da solo- esordì con chissà quale senno.

La brunetta lo guardò con gli occhi sgranati.
"Decisamente questa sera non è in sé. Non me la sento però di negargli un po' di compagnia, è davvero sconvolto" pensò.

-Certo- rispose, e si sedette sul letto.

Il ragazzo, con un sorriso mesto di gratitudine, andò dall'altro lato e levò scarpe e occhiali. Depose quest'ultimi sopra il comodino e si mise sotto le coperte, avvicinandosi alla ragazza che lo aspettava.

-'Notte- gli disse Touko, sorridendogli.
Dopodiché, gli diede le spalle e spense la sua lampada.

-Ti posso abbracciare?-

La ragazza voltò immediatamente il capo e fissò il Campione interdetta: perché le faceva quella richiesta?
Non era da lui.
-S-sì, certo che puoi. Mi permetti di farlo a te, non vedo perché tu non dovresti- rispose, imbarazzata.

Wes le sorrise dolcemente e le cinse i fianchi con le braccia. La strinse a sé con timore, ma con una voce dolce e felice al tempo stesso le augurò buona notte all'orecchio.
Touko arrossì, ma ricambiò l'augurio e chiuse gli occhi.

Il mulatto rimase ancora un po' con gli occhi aperti, respirando l'odore di mela verde che i capelli della brunetta emanavano, poi li chiuse e sussurrò con voce fievole:
-'Notte anche a te, Touko. E grazie-

                                                                                  *
Salve!!
Ecco a voi il trentaquattresimo capitolo in regola con la tabella di marcia ;)
Devo dire che questo cap mi sembra assai più lungo di quello precedente, nonostante il pc mi dia un peso uguale o.o
Immagino Rui che bacia Wes da un sacco di tempo, anche se l'avevo fatta meno drammatica per la rossa e avevo pensato di farla sempre di sera però attorno al fuoco di un bivacco.
Questa versione la reputo migliore di quella a cui pensavo prima, semplicemente per il fatto che Touko non ha pianto (eh sì, immaginavo di farglieli vedere, povera lei :°( ).
Ringrazio Jeo 95 per la recensione, you're cool!!
Il prossimo cap verrà inserito Venerdì, ciao!

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Capitolo 35
*** Capitolo 35 ***


Capitolo 35

 

 

Wes fu il primo a svegliarsi, quella mattina.
Aprì gli occhi lentamente, sereno come non mai, ma sopratutto... felice.

Era la prima volta che si destava con quell'emozione, e non sapeva spiegarsela. Gli avvenimenti della sera precedente erano più che impressi nella sua memoria, suo malgrado, e non poteva farci nulla.
Ma non era quello il suo cruccio.
Gli interessava molto di più a cosa fosse dovuta quella strana euforia che avvertiva.

Inoltre, non ricordava come ci fosse arrivato nel letto.
Ricordava solo di essere uscito dopo che Rui... sì, insomma; ma non ricordava altro dopo di quello.
Qualcuno lo aveva trovato?

Scosse un po' il capo e si concentrò su ciò che vedeva.
E sobbalzò.

Touko, la sua compagna di viaggio, giaceva dormiente con il viso vicinissimo a quello suo. Era immersa nel mondo dei sogni, apparentemente ignara di tutto ciò che la circondava, e la stava stringendo tra le braccia.
"Che ci faccio qui?" si domandò, perplesso.

Tuttavia, in lui aleggiava una sensazione strana, diversa dal solito.
Notò anche che, come temeva avrebbe fatto sempre dopo il... gesto della rossa, non si era ritratto da quell'improvvisa vicinanza.
Si era immaginato che dopo ieri sera saebbe stato molto più circospetto nei confronti delle donne, ma non sentiva il bisogno di allontanarsi.

Si sentiva perfettamente sé stesso, proprio come se non fosse successo niente; dormire con la ragazza non gli faceva alcun effetto negativo.
"Però resta il dubbio su come sono arrivato nel suo letto" pensò, con questo chiodo in testa.

Scosse la testa per liberarsi di quella domanda, alla quale in quel momento non sapeva dare risposta, e si concentrò sui lineamenti di Touko. Era la prima volta che la vedeva così da vicino, e che si soffermava ad osservarla nei più piccoli particolare.
La sua pelle era molto chiara, ma con una piccola traccia di colore dovuto al sole di Sciroccopoli, e apparentemente priva di alcuna impefezione; le curve del suo volto erano dolci, per niente dure, ma decise e rispecchiavano il suo carattere.
Alcune ciocche brune ricadevano scomposte sulla sua fronte, per via della lunga frangia, coprendole un po' un occhio, ma ciò le dava un aspetto ancora più tenero.

Ma nulla poteva essere più disarmante di quella piccola bocca, aperta in una muta "o": le labbra, né troppo sottili né troppo piene, erano rosate e s'incastravano perfettamente nel suo delicato viso.
L'unico fattore che non poteva vedere erano gli occhi, ma sapeva già che l'azzurro delle iridi le dava un aspetto ancor più angelico.

Rui l'aveva definita "adorabile angioletto", e non poteva minimamente darle torto su quel punto. Touko era l'incarnazione della tenerezza, una ragazza con un carattere da bambina, dolce e infantile, ma con un comportamento maturo, timido e giusto da adulto.
"E' davvero una bella ragazza. Contento Michael? Finalmente l'ho ammesso e me ne rendo conto" pensò, ridacchiando tra sé.

Rimase a guardarla a lungo, quando all'improvviso la brunetta sbadigliò, dando un chiaro segnale che era in procinto di svegliarsi.
Wes non sapeva cosa fare, né quale reazione avrebbe avuto lei per questa vicinanza; perciò, tirò un respiro profondo e chiuse gli occhi, simulando di dormire ma restando comunque con le orecchie aperte.

Appena Touko aprì gli occhi, sulle prime non notò quanto vicino fosse il mulatto, ma quando mise bene a fuoco ciò che aveva intorno, s'immobilizzò per l'imbarazzo.
Non aveva mai avuto occasione di vedere il volto del ragazzo a una così minima distanza; sopratutto perché la persona in questione aveva un'espressione così serena che nessuno avebbe potuto collegare questo Wes a quello che lei aveva "soccorso" ieri notte.

Sembrava non avere alcun pensiero, ed era tutto dire dato che il biondo aveva sempre qualcosa per la testa che gli corrugava la fronte.
Era sempre teso e poche volte aveva avuto il piacere di vederlo rilassato.
"Deve avere i muscoli molto tesi, e ciò non gli fa affatto bene" rimuginò la ragazza, con un'idea che le gironzolava nella mente.

-Certo però che mentre dorme è proprio disarmante- disse ad alta voce, rivelando i suoi pensieri senza volerlo.
Rimase alquanto sorpresa mentre sul volto di Wes si apriva un sorriso divertito, che andò a sfociare in una piccola risata.

Poi aprì gli occhi.
-Grazie del complimento- le rispose dolcemente.

-Eri sveglio?! E da quanto?!- esclamò Touko, imbarazzata e rossa come un pomodoro.

-Da prima di te. Scusa, non avrei dovuto- annuì il ragazzo, con un tenero sorrisetto di scuse.

-Niente. Comunque ti senti meglio?- gli chiese la brunetta, mettendosi seduta.

Il biondo la raggiunse subito, perplesso.
-Perché questa domanda?-

-Beh, ieri non mi sembravi molto in te. Eri molto assente, e sconvolto- rispose la ragazza, confusa.
Come mai il suo amico non ricordava?

-Ieri...?- sussurò il mulatto, chiaramente confuso.
Poi ricordò.

Dopo l'accaduto con Rui, era uscito ed era andato a fare quattro passi. Alla fine era troppo stanco per continuare a camminare e non ricordava più la strada fatta per tornare indietro, perciò si era seduto sotto un albero e si era addormentato.
Quando si era svegliato, sempre di notte, aveva trovato Touko accanto a lui e, dato che era troppo sconvolto per proferire parola, lei se ne stava andando.

Ricordava di averla trattenuta facendola cadere (di ciò doveva ancora scusarsi per bene) e le aveva chiesto aiuto per alzarsi. Lei lo aveva portato al Centro Pokémon e, dato che non voleva tornare in camera sua per paura di trovare Rui ancora lì, lo aveva ospitato nella sua stanza e fatto dormire con lei su richiesta del ragazzo.

-Oh...- sussurrò, diventando improvvisamente rosso.
"Ho davvero trovato il coraggio di chiederle di dormire insieme?! Dovevo essere proprio fuori" pensò, cercando di sfuggire allo sguardo di Touko.

-Ehi, tutto okay?- gli chiese lei, perplessa.

-Sì, a posto. E comunque, scusa per ieri. Ti ho fatta cadere e ti sei fatta male, non volevo. Ti ho anche disturbato così...- rispose, ancora imbarazzato.

-Non credevo ci pensassi ancora, per quello. E non mortificarti così per avermi "disturbato" chiedendomi di dormire insieme: avevi bisogno di un po' di conforto, lo vedevo benissimo; e poi non sarebbe la prima volta, ti ho solo reso il favore in un certo senso- disse la ragazza, donandogli un dolce sorriso che lo lasciò un po' interdetto.
Dopo quel gesto la ragazza si alzò, ma si fermò a metà per voltarsi verso di lui con la fronte aggrottata.
-Che c'è?- gli chiese Wes, incuriosito.

-Lo vuoi fatto un massaggio?- propose la brunetta, facendogli sgranare gli occhi.

-Scherzi, spero- chiese cauto il mulatto, sentendosi andare in fiamme.
Sapeva benissimo che solitamente per quel genere di cose bisognava spogliarsi, e dopo ieri farlo davanti una ragazza era completamente fuori discussione.
Non che prima fosse diverso, ma ora acquistava maggior priorità.

-Scusa, volevo solo farti un favore. Non ho idea di cosa ti è successo per ridurti in quel modo, ma quando ti ho abbracciato dopo averti aiutato ad alzarti ho sentito tutti i tuoi muscoli troppo tesi. Se però non ti va non preoccuparti- spiegò la ragazza, facendo dietrofront e facendo per andare in bagno.

-Devo spogliarmi?-

Touko s'immobilizzò e si voltò di scatto verso il ragazzo, rossa come un peperone maturo.
-Come?- chiese, per vedere se aveva sentito bene.

-Accetto il tuo massaggio solo se non c'è bisogno di levarmi nulla di dosso- rispose lui, cercando di non mostrarsi un po' nervoso.
Se avesse potuto, avrebbe fatto a meno di quella richiesta, ma era vero: era troppo teso, e ciò non lo aiutava per niente.

-Per ciò che avevo in mente no. Credi che avrei avanzato la proposta se fosse stato il contrario? Non sono una di quelle tipe, Wes- gli disse l'allenatrice, un po' offesa.

-Non lo penso minimamente, credimi. Solo... non ho mai acconsentito a qualcuno di mettermi le mani sulla schiena: lo reputo un punto del corpo troppo intimo, in quanto ospita ciò che ci permette di stare in piedi; è anche uno dei punti più sensibili- spiegò il Campione, scuotendo il capo.

Touko lo guardò con un sopracciglio alzato, ma fece spallucce e tornò verso il letto.
-Bene. Innazitutto, devi permettermi di avere accesso completo alla tua schiena. Nel senso, devo avere lo spazio di poterti stare dietro, quindi non fare quella faccia- aggiunse in seguito dato che lui aveva cominciato a lanciarle uno sguardo accusatorio.

Wes annuì e uscì da sotto le coperte. Successivamente si mise seduto al centro del letto con le gambe incrociate, lo sguardo rivolto verso il muro, così che la ragazza potesse metterglisi dietro ed avere accesso alla parte su cui voleva mettere le mani.
Ma da dove voleva cominciare?

-Senti, cos'è esattamente ciò che vuoi farmi?- le chiese, mentre sentiva il letto abbassarsi sotto il peso della giovane.
Delle mani si posarono delicate sulle sue spalle, facendolo sobbalzare, e il volto della brunetta comparve accanto a lui.

-Per ora proverò a distenderti i muscoli del collo, credo siano i più tesi. Potrebbe farti un po' male all'inizio- gli rispose, portando le mani sulla parte interessata.

-Ma sei brava? C'è, sei capace di fare un massaggio vero?-

-Mia madre faceva questo come mestiere, quando nostro padre ancora non girava per il mondo. Mi ha trasmesso un po' di conoscienze e modestamente me la cavo, anche se sei il primo ragazzo a cui lo faccio: solitamente le mie "clienti", per così dire, sono ragazze, in modo che non ci sia troppo... imbarazzo, ecco- spiegò la ragazza, pensandoci su.

-Quindi non è la prima volta. Va bene, avanti: comincia- annuì il ragazzo.

-Non posso-

-E perché?- chiese il giovane, stupito, voltandosi verso l'amica un po' confuso.

-Perché sei teso. Ti devi rilassare, Wes, altrimenti non concludiamo nulla- rispose Touko, seria.

Wes sbuffò, ma provò a concentrarsi. Tirò un respiro profondo e tentò di rilassarsi, cercando di distendere i muscoli che gli sembrava più tesi.
Ora che ci faceva caso, era paragonabile ad un bastone di legno: non era mai stato duro!

-Ecco, ora va meglio- proferì la ragazza, sentendo il collo del giovane meno marmoreo.
Cominciò pian pian a far pressione sui muscoli, a volte forte a volte un po' più leggero.

Di certo il biondo non si sentiva a suo agio, ma cercava di tenersi rilassato e di concentrarsi sui movimenti delle mani della brunetta.
Doveva ammettere che era un po' strano: come predettogli gli faceva male, ma non lo trovava sgradevole. Aveva fiducia nelle capacità dell'amica e sapeva che una volta concluso il servizio si sarebbe sentito meglio.

Man mano che il massaggio si protraeva il dolore iniziale cominciò a svanire poco alla volta. La pressione che Touko esercitava divenne addirittura piacevole e il ragazzo non le disse nulla quando il massaggio cominciò a scendere un po', andando verso la metà.

La giovane passava le mani dappertutto dato che la tensione di Wes era sparsa in buona parte della schiena, e lui ormai aveva chiuso gli occhi.
Era completamente rilassato: il tocco della ragazza gli trasmetteva pace e tranquillittà, si sentiva davvero bene.

Rimase un po' deluso quando la brunetta tolse gli arti, avendo ormai concluso il massaggio.
-Ecco, adesso sei completamente rilassato. Chiedo scusa, mi sono presa la libertà di scendere un po' per darti maggior sollievo- gli disse, e la sentì alzarsi.

Tuttavia si girò di scatto e la trattenne per la mano, facendola voltare.
Si alzò e le si mise davanti, così che Touko si ritrovasse davanti ad un paio di intensi occhi dorati che la scrutavano con gratitudine.
-Grazie, ora sto molto meglio- disse, imbarazzandola.

-Non è niente...- cercò di minimizzare, arrossita.

-Scherzi? Da oggi sei la mia massaggiatrice personale, e non accetto un no- ridacchiò il ragazzo.
Per ulteriormente zittirla, le posò a sorpresa un bacio sulla guancia e le sorrise smagliante.

La brunetta rimase incantata e si riscosse solo quando il giovane l'aveva chiamata.
-Cos'hai detto?- domandò ancora sorpresa.

-Ho detto che da oggi sei la mia massaggiatrice personale, e che non accetto un no da parte tua- le rispose lui divertito, facendola deglutire.

-E se per caso non volessi?-

-Non lo accetterei. Ed ora scusami, vado a farmi una doccia- ribattè l'altro, e la lasciò lì in piedi a riflettere sulle sue parole.


 

Wes uscì solo dopo un quarto d'ora.
In quell'arco di tempo la ragazza aveva avuto il tempo di vestirsi, seppur tenendo sempre d'occhio la porta per evitare di farsi sorprendere mezza nuda. Stava raccogliendo i capelli quando la porta del bagno si aprì.

Da questa uscì il mulatto, lavato e vestito di tutto punto.
-Scusami, c'ho messo un po'- disse, tranquillo.

-Anzi hai fatto in fretta, io non mi sono ancora preparata completamente. Mi faccio la coda e facciamo colazione? Sto morendo di fame- propose Touko, lanciandogli un'occhiata di sbieco.

-Certo, ti aspetto- annuì l'altro, aggirando il letto per andare a prendere i suoi occhiali e per rimettersi le scarpe.

Appena entrambi furono pronti, la ragazza prese le chiavi ed uscirono dalla stanza, chiudendo quest'ultima a chiave. Fuori dalla porta incontrarono però Michael, uscito a sua volta dalla camera posta di fronte, che li scrutò da capo a piedi.

-Non è come sembra- disse suo fratello maggiore, un po' imbarazzato.

-Certo, certo. Spero solo che vi siate divertiti questa notte- rispose il rosso, sventolando una mano con aria di uno che la sa lunga.

Sia Touko che Wes arrossirono, cercando di giustificare il fatto di essere usciti dalla medesima stanza farfugliando qualcosa di incomprensibile.
Ad un tratto Michael, accortosi della loro agitazione, li zittì con un gesto e sorrise loro.
-Tranquilli, qualunque cosa abbiate fatto avete la mia piena approvazione. Comunque, stavate scendendo anche voi per colazione?-

-Sì- risposero all'unisono i due allenatori, scoppiando a ridere subito dopo essersi accorti di quell'improvvisa sincronizzazione.

I tre ragazzi arrivarono nella sala d'ingresso sorridendo.
Con una veloce occhiata trovarono parte del loro gruppo già sveglio e sistemato in un angolo. Li raggiunsero con poche falcate.

-'Giorno a tutti!- esclamò Michael, salutando tutti con il suo solito entusiasmo.
I due allenatori al suo seguito fecero altrettanto e sedettero nello stesso divano, il biondo che stringeva la vita della ragazza.

Presenti all'appello c'erano Spighetto, Iris, Komor e Belle, Rui, Diapo e Paul. L'unico apparentemente ancora dormiente era Ash, ma questo arrivò poco dopo di loro.
Era più elettrizzato del solito.
-Scusate, ragazzi, ma Pikachu mi ha buttato giù dal letto cinque minuti fa con Scintilla- si scusò e il Pokémon sulla sua spalla, ormai suo trespolo da anni, voltò il capo offeso.

-Tranquillo, non sei l'unico ritardatario- lo tranquillizzò Spighetto, alludendo ai due fratelli e alla quattordicenne.

-Comunque, ora che facciamo?- chiese Belle, guardando il fornito numero di allenatori attorno a lei.

-Noi dobbiamo assolutamente riprendere il viaggio- disse Wes, mandando uno sguardo a Michael che annuì.

-E' vero. Non abbiamo il lusso di perdere tempo, con i team che avanzano sempre più- disse il rosso, amareggiato.

-Team? Ma di che parlate?- chiese Diapo, confuso.

-Te lo spiego io dopo, se vieni con me. Anch'io devo spicciarmi, ho perso un po' troppo tempo ad Austropoli- rispose Paul, alzandosi.
Una volta salutati tutti quanti e dato a Wes un pezzo di carta col suo numero di cellulare, si voltò e se ne andò.

Diapo gli corse dietro salutando tutti con un cenno della mano.
Anche altri ammisero il bisogno di proseguire i loro viaggi, nonostante fossero tristi di doversi salutare ancora. Sapevano che sarebbe passato tempo prima di potersi riunire tutti di nuovo, perciò i saluti che ne seguirono furono abbastanza sofferti.

Nel macello che ormai si era creato all'interno del Centro Pokémon, grazie agli allenatori che facevano curare la loro squadra, Rui prese l'occasione al volo e si avvicinò a Wes, rimasto solo perché Touko rischiava di essere trascinata via da Belle.

-Wes, ti posso parlare?- gli chiese, facendolo voltare.

Il ragazzo arretrò istintivamente di vari passi, ancora memore di cosa quella ragazza gli aveva fatto, e la guardò male.
-Se non erro l'ultima volta ne sono uscito abbastanza sconvolto- sibilò, serio.

La rossa si contorse le mani per l'imbarazzo: non poteva dire che quel bacio le fosse dispiaciuto. Sentiva ancora il sapore del ragazzo sulle labbra.
Tuttavia non poteva lasciare che quella situazione di distacco proseguisse.
-Lo so, ma non voglio farti nulla di male. Vorrei solo che potessimo... chiarire. Definitivamente- rispose lei.

Il biondo ci pensò su: l'idea di essere nuovamente solo con lei non lo allettava, ma decise di concederle il beneficio del dubbio.
Dunque annuì ed insieme cercarono in un luogo appartato per parlare in pace. Appena lo ebbero trovato, si misero l'uno di fronte l'altra. Wes attendeva una spiegazione, e la rossa non tardò a dargliela.
-Innanzitutto, ti chiedo umilmente scusa. Non avrei dovuto agire impulsivamente- disse, facendo un profondo inchino.

-Io direi che non avresti dovuto agire e basta- la canzonò il mulatto, incrociando le braccia al petto.

La rossa chinò ancora di più il capo di fronte a quella evidente dichiarazione di ostilità, ma decise di proseguire facendo finta di non averlo sentito.
-Ma non posso dire di essermene pentita. I sentimenti che provo per te sono veri e sinceri; desideravo quel bacio dalla prima volta che capii di amarti. So però che tu non provi ciò che sento io. Tu non ami me, ma bensì la piccola Touko...-

-Ancora con lei? Ti ho già detto di lasciarla stare- la interruppe, perdendo un po' la pazienza.

Tuttavia lei non si scompose, facendo solo un piccolo sorriso.
-Non puoi negare di volerle più bene di quanto ne vuoi a me, Wes. Io sono una ragazza romantica: certi atteggiamenti sono ben chiari ai miei occhi. Forse ancora non la ami, ma posso dire con certezza che alla fine di questo viaggio ne sarai innamorato- disse con tono affabile.

-Non è accaduto al tempo quando viaggiavo con te, perché dovrebbe accadere con lei?- chiese Wes, reprimendo un brivido.

-Perché Touko è quella giusta per te. E' l'unica che riesce a farti ridere di cuore, e per questo sarà l'unica che sentirai di poter amare con tutto te stesso. Sarà l'unica che potrà completarti, fidati, come sarà l'unica che come allenatrice saprà metterti in difficoltà- ridacchiò lei, parlando come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Il giovane abbassò il capo, sentendosi il cuore battere troppo velocemente.
Ciò fece ridere Rui, che proseguì posandogli una mano sul petto, all'altezza di quell'organo vitale.
-Vedi? Persino il tuo corpo è favorevole alle mie parole. Durante questo viaggio e dopo le mie parole, tu sentirai crescere in te un sentimento nuovo che si rafforzerà, finché non diventerà qualcosa di bruciante. Fu così per me, al tempo, e questo fuoco arde ancora; ma non sono io la donna che ti è destinata-

-Dì un po', sei sicura di stare bene?- le chiese Wes, con un sopracciglio alzato.

-Più che certa. Fidati- annuì la rossa, sorridendo.

Il ragazzo sospirò, poi avanzò una domanda che gli premeva.
-Anche accettando tutto ciò che sin'ora hai detto, tu cosa farai ora? Continuerai il viaggio con noi o tornerai da Birch?-

-Farò tutto ciò che sarà necessario per far si che la nostra amicizia non vada perduta. Anche se ciò che provo nei tuoi confronti è amore, non voglio che la mia testardaggine e deficienza ti faccia chiudere i ponti con me. Se tornare da Birch potrà servire, farò così; altrimenti continuerò a seguirvi e ad aiutarvi come posso- rispose Rui, tranquilla.

-Rispondimi sinceramente: restarmi accanto sapendo che non ti amo potrebbe farti soffrire?- chiese il giovane, guardandola negli occhi.

Lei scosse il capo.
-No, se so di essere utile e non una palla al piede- rispose.

-Allora resta. Nemmeno io voglio perderti, la tua amicizia mi è cara come l'acqua. Io ti voglio bene, Rui, ma non come me ne vuoi tu. Dopo ciò che insieme abbiamo passato, sei come una sorellina minore per me; ma non posso amarti come vorresti, anche perché non sarebbe giusto nei tuoi confronti. Sarebbe solo l'illusione di una vita felice- proferì lui.

-Se è ciò che vuoi, resterò. Troverò il modo di esserti utile in qualche modo. Potrei essere il tuo capro espiatorio per i sentimenti, ad esempio- rise la ragazza, divertita.
Lui, anche se non come avrebbe voluto, teneva a lei e glielo aveva detto liberamente. Questa era la schiettezza che tanto amava in Wes.

-Ora non ti prendere troppe libertà. Andiamo, dai, prima che partano senza di noi- disse il ragazzo, sorridendo euforico.
Tutto si era aggiustato senza problemi, anche se la parte che riguardava Touko lo inquietava un po'.

"Non posso credere a ciò che Rui mi ha detto. E' troppo per me pensare che Touko sia la sola ed unica ragazza che posso amare, anche se sinceramente... poter passare più tempo con lei non mi dispiacerebbe, anche dopo questo folle viaggio" pensò, sereno, lanciando un'occhiata alla brunetta, distante da loro.

Lei stava salutando la biondina, cercando di scollarsela di dosso, ma appena si accorse che lui la stava guardando ricambiò con un sorriso.
Il giovane sorrise a sua volta e, esortata la rossa, corse incontro all'amica.

                                                                                      *
Salve!!
Anche 'sta volta ho postato secondo la tabella di marcia. Sono orgogliosa di me: riesco a tenere fede abbastanza bene alla mia frequenza di aggiornamento.
Sopratutto considerando che per ora sono assalita da interrogazioni, compiti di fine anno e certificazioni delle competenze! xD
Ringrazio Jeo 95 e PlusJack per le recensioni, siete mitici!!
Il prossimo capitolo verrà inserito Lunedì, ciao!!

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Capitolo 36
*** Capitolo 36 ***


Capitolo 36

 

Era da un po' che nostri quattro eroi camminavano e cominciavano a sentire i morsi della fame. E dire che avevano fatto colazione circa mezz'ora fa!
In più, il caldo di Sciroccopoli era scomparso, come se la città fosse avvolta da un campo invisibile in grado di contenere il calore e di non farlo fuoriuscire dai suoi confini.

La temperatura era così fredda che sembrava impossibile l'aver sentito caldo sino a pochi metri fa. La prima sferzata di aria gelida li aveva colti completamente di sorpresa, tanto che si erano messi i cappotti subito.
Eppure non bastava per fermare il gelo che percepivano, e che li faceva tremare.

-Non ci sono proprio abituato a questo tempo freddo- bofonchiò Wes, tenendosi con le braccia sperando di scaldarsi.

-Direi, tu vieni da una regione costantemente calda!- disse Touko, starnutendo subito dopo.
Nemmeno lei amava molto le basse temperature.

-Io sto morendo di fame. Non abbiamo nulla da sgranocchiare? Forse ci aiuterebbe a mantenerci caldi- propose Michael.
Come conferma alle sue parole, gli brontolò lo stomaco; ma nessuno ci trovò nulla da ridere, perché tutti avevano fame.

-E' assurdo, abbiamo mangiato mezz'ora fa! Com'è possibile questo costante appetito?- esclamò il biondo, reprimendo un brivido di freddo.

-Non ne ho idea, ma sento che per ora mangerei la qualunque cosa, anche non appetibile-

I quattro continuarono a marciare, stremati e assiderati.
Dato che non riuscivano a mantenere in equilibrio i loro calori corporei, erano giunti alla soluzione di dover stare vicini ed ora camminavano così: Wes con Michael e Rui con Touko.
Non bastava, però.

Alla fine il mulatto s'adirò dopo essere rabbrividito ancora.
-Non ne posso più. Entei, esci fuori!- esclamò lanciando sul terreno l'ultraball del Leggendario di tipo Fuoco.

L'imponente leone uscì con la consueta fierezza ed esclamò il suo verso, un misto tra un ruggito e un ringhio gutturale. Era in attesa dell'ordine del suo allenatore, ma era evidente che anche a lui, un tipo Fuoco per eccellenza, quella temperatura troppo fredda dava fastidio.

-TEEEI!-

-Per favore Entei, usa Vampata sul terreno- disse il biondo.

Il Pokémon annuì ed eseguì la mossa richiesta, mentre il ragazzo avvertì tutto di tenersi forte. A quell'avviso, gli altri tre corsero verso gli alberi e vi salirono – Rui ebbe bisogno di aiuto.
Il giovane invece si mise in groppa al Pokémon, il quale, dopo che tutti furono al sicuro, ruggì e s'impennò. Dopodiché tornò con le zampe per terra, e da esse partì un'ondata di calore ad'alta temperatura, che andò radicandosi sempre più nel terreno.

Fu una cosa spettacolare: il terreno cominciò a fumare, tanto che la neve che vi era sopra divenne presto acqua. Un piacevole tepore arrivò ai quattro ragazzi, che osservavano estasiati il potere del Leggendario di tipo Fuoco in atto.

A breve la temperatura divenne quasi mite: di certo non era gradevole quanto quella primaverile, ma era certo molto meglio che del precedente freddo pungente.

-Oh, ora si che è fantastico- sospirò Wes, contento, scendendo dalla groppa del Pokémon.
Dopo averlo ringraziato, il giovane fece tornare il tipo Fuoco nella rispettiva ultraball e, esortati i compagni, s'incamminò.

Gli altri lo seguirono, finalmente tranquilli perché non sentivano più freddo.
Anche se quell'insistente appetito aleggiava ancora nelle loro menti e si faceva sentire tramite i loro stomaci.

 

 

Alla fine, il gruppo riuscì a intravedere una casetta di legno che somigliava molto alle baite in montagna.
Wes fermò gli altri, perplesso.
-Non pensavo di fossero case da queste parti, è un luogo troppo sperduto- disse, confuso, e si avviò

Altrettanto stupiti, Touko, Michael e Rui seguirono il loro leader.
Una volta arrivati davanti allo strano rifugio, bussarono alla porta e rimasero in attesa di una risposta. Questa arrivò dopo un po', insieme ad un faccione burbero.

-Chi siete?- chiese, scrutando truce ogni singolo membro del gruppo, quasi volesse dal loro fuoco.

-Allenatori. Questo è un rifugio o una casa?- rispose il biondo, indifferente ai tentativi intimidatori di quell'uomo.

-Entrambi. Offriamo ospitalità, vivande e camere da letto ai viaggiatori. Avete bisogno di qualcosa?- rispose l'altro, sempre truce.

-Avremmo bisogno di un po' di cibo. Possiamo accomodarci o...?-
Wes non potè concludere la domanda che la porta si aprì. Dietro di essa comparì un omone che per grassezza poteva comodamente passare per Don Giorgio, e la faccia era molto simile, con qualche ruga in più.

-Entrate- disse, facendo loro spazio per entrare.

Il quattro annuirono, un po' sorpresi, ma non aggiunsero null'altro e varcarono la soglia.
A dispetto di qualunque aspettativa che poteva dare l'uomo di quel posto, l'interno della baita si rivelò molto accogliente: era spazioso, ma tutto lo spazio era occupato da tavoli e sedie; c'era un buon numero di persone e l'odore di alcolici e di chiuso rendeva l'aria un po' pesante; un bel fuocherello faceva mostra di sé in un camino all'antica, diffondendo un piacevole tepore, ma che andando a sommarsi ai precedenti odori rendeva difficile respirare.

-Accomodatevi, a breve verrà qualcuno a chiedere le ordinazioni- sbottò burbero l'uomo dietro di loro, dandogli una pacca sulle schiene.
Dopodiché scomparve.

Rui guardò con occhio un po' disgustato il contenuto di un piatto che una cameriera stava portando.
-Dubito ordinerò qualcosa, se ciò che vedo è un piatto ordinario- disse, simulando di vomitare e facendo ridere Michael.

-Se vuoi camminare fino a Libecciopoli con lo stomaco vuoto e in mezzo alla neve, fa' pure- disse Wes.

-Libecciopoli?-

-Sì, Mic. Se non erro, dovrebbe trovarsi lì la sede della quinta palestra. Giusto, Touko?- rispose il mulatto, cercando conferma nell'amica.

Questa annuì.
-Sì, Libecciopoli è la mia prossima meta. Dopo ci sarà Ponentopoli, Mistralopoli e Boreduopoli- affermò la brunetta, contando con le dita.

-Accidenti, sei ben informata, eh?- rise il rosso.

-A parte il fatto che avrei dovuto farci un viaggio, questa è la mia regione, Michael. E' il primo argomento geografico che affrontiamo, a scuola da noi- rispose lei, con un ghigno.

-Forza, sediamoci che ho fame- disse il mulatto, intromettendosi e partendo alla ricerca di un tavolo vuoto.

-Dì un po', Michael: ma Wes fa sempre così quando è affamato?- rise Touko, mentre camminavano dietro al ragazzo interessato.

-Solo quando ha davvero appetito, un po' come me. Beh, veramente io mi lamento sempre se ho fame- rispose il vice-Campione, ridendo.

La sua ilarità contagiò tutti, anche se il biondo era un po' arrossito.
Non fu difficile trovare un tavolo libero, anche se lo stesso non si poteva dire del percorso compiuto per arrivarci: un gruppo di uomini, che avevano tutta l'aria di star architettando qualcosa di losco (il diciassettenne li lasciò andare, non aveva voglia di inseguirli con un buco nello stomaco), avevano lasciato il posto libero poco prima che loro si avvicinassero.
Vista l'occasione ci si erano fiondati sopra.

Parlottarono tra loro un po', finché una donna sulla trentina non si avvicinò con un blocchetto in mano e chiese loro le ordinazioni.

-Ci sarebbe un menù?- domandò Rui, già diffidente.
La donna annuì e, fregato l'oggetto richiesto dalle grinfie di un cliente alle sue spalle che protestò ad alta voce, porse il libriccino alla ragazza.

La rossa era preparata ad ogni cosa, ma tirò un sospiro di sollievo: non servivano nulla di troppo raccapricciante. C'era persino qualcosa dall'aria commestibile, e fu quella la sua ordinazione.
Gli altri invece, scorrendo l'elenco, ordinarono il "menù per bambini", ovvero i tipici hamburger con patatine. La donna li guardò come se stesse parlando con dei pazzi, ma non disse nulla.

-Non considerate umiliante dover chiedere il menù per bambini? Sopratutto tu, Wes- disse Rui, trattenendo un sorrisetto.

-Se avessi potuto ne avrei fatto a meno, ma non ho trovato nulla che avrebbe potuto piacermi. E tu invece, che hai ordinato lumache? Disgustoso!-

-Come a te piace l'hamburger, a me piace qualcosa di più parigino- rispose lei, con aria saccente.

-A me piace l'Egitto, ma non mangerei mai i loro piatti- disse il ragazzo, un po' schifato.

-Dai, finiamola! Piuttosto, quello non è John?- s'intormise Touko, indicando agli altri un punto in lontananza.

I ragazzi si voltarono, perplessi. Effettivamente, in mezzo all'enorme massa di gente si poteva distinguere una camicia bianca e dei capelli neri: appartenevano ad un ragazzo che sedeva in un angolo appartato e guardava tutti con disgusto; vestiva pesante come loro.

-Eh sì, è proprio lui- sibilò Wes.

-Scusa, ma chi è John?- domandò Michael confuso.

-Un ragazzo contro cui Touko ha lottato a Zefiropoli. Ha abbrustolito Haku per bene, e in cambio io ho incenerito le corna del suo Sawsbuck- rispose suo fratello maggiore, seccato.

-Hai lottato?!- esclamarono i due rossi all'unisono, sconvolti.

-Beh, se lo è meritato. Se avesse visto come aveva ridotto quello che adesso è un Serperior, sarebbe montata la rabbia anche a voi. E poi mi aveva dato del pedofilo, non lo potevo minimamente accettare. E voleva pure far parte del nostro gruppo!- si giustificò il mulatto.

-Le motivazioni non importano per ora. Tu hai lottato! Da quant'è che non accadeva? Ad Auros era impossibile riuscire a sfidarti, eri molto selettivo riguardo i tuoi sfidanti- disse Rui.

-Nella nostra regione è diverso: i miei sfidanti sono scemi. Conoscono la mia fama e la mia scostanza, non comprendo perché debbano essere così decisi a sfidarmi. E' ovvio che perdono, eppure ci provano comunque. Per questo sfuggo a loro: mi annoio a battermi con livelli tanto bassi, anche se si sono distinti nella Lega Pokémon- spiegò l'altro, incrociando le braccia.

-Allora con me t'addormenteresti- rise Touko, ricordando la proposta dell'amico di battersi con lui.

-Annoiarsi non vuol dire addormentarsi. E' mia abitudine deridere i miei avversari facendogli notare i minimi difetti: serve a metterli sotto stress. Un Campione può permettersi raramente di farsi distrarre dai commenti, non accetto che un buono a nulla mi faccia perdere tempo se non sa tenere i nervi saldi nemmeno contro le parole- rispose il Campione, non trattenendo un sorrisetto.

-Non tutti hanno la tua strafottenza, Wes- gli fece notare Michael.

-In quel caso sarebbe il minimo provare a mantere la tipica "pokér face". Se non si è capaci di farla, allora si è proprio un caso perso-

Tutti risero di gusto, trascinati dal diciassettenne. Le loro risate attirarono un buon numero di gente infastidita, ma sopratutto attirarono l'attenzione di John.
E non solo.
Anche un uomo sulla quarantina con una folta chioma arancio si voltò, sorpreso da quell'ilarità. Vestiva in modo strano, tipico giapponese, e portava delle pokéball attorno al collo.

Il primo pensiero del corvino con gli occhi blu, appena adocchiò Touko e Wes, fu:
"Ancora loro?!".
Era più che tentato di svignarsela, ancora memore della sonora batosta ricevuta dal Campione di Auros. Il suo amico Sawsbuck portava ancora i segni di quella lotta: le corna non gli erano ancora ricresciute, e per come erano conciate poteva passare per un cucciolo fin troppo cresciuto.
Che umiliazione!!

Intanto al tavolo dei quattro amici erano giunte le ordinazioni.
Viste dal vivo, le lumache che Rui aveva richiesto non sembravano così invitanti, tanto che cominciò a pentirsi di aver scelto quel piatto. Gli altri le lanciavano sguardi del tipo "te l'avevo detto" e trattenevano a stento una risata.

Alla fine Touko, buona di cuore, si alzò e si mise accanto alla rossa. Sotto lo sguardo sorpreso della diciassettenne tagliò l'hamburger a metà e divise le patatine in parti uguali.
-Ecco, mangia- concluse, prendendo la forchetta della ragazza e porgendogliela.

La rossa rise, ma prese la posata e lanciò uno sguardo grato all'amica. Dopodichè prese a mangiare.
Fu un pasto un po' scarno, ma sufficiente a riempire momentaneamente il buco nel loro stomaco. A scapito di ogni aspettativa gli hamburger risultarono addirittura buoni e rimasero delusi quando la carne finì.

Pagato il conto, si alzarono e fecero per uscire, ma a Wes vide qualcosa di strano con la coda dell'occhio: un tizio alto con una folta chioma arancio cercava di dirgli qualcosa.
Insospettito, si voltò verso l'uomo e lo guardò perplesso.

-Ehi, Wes, che c'è?- domandò Touko, sorpresa dal suo sguardo concentrato.

-Quell'uomo, laggiù. Tenta di dirmi qualcosa, se solo riuscissi a vedere i suoi gesti...- rispose il ragazzo.
Poi cominciò a comprendere i gesti che l'altro faceva.
Con piccoli delle mani, rimandò il messaggio e l'uomo annuì, alzandosi poco dopo aver chiamato la cameriera.

-Che succede?- chiese Michael, un po' confuso.

-Quell'uomo dice di conoscermi. Mi ha chiesto di parlare e ci siamo dati appuntamento qui fuori, in mezzo agli alberi- rispose il mulatto, avviandosi fuori dal locale.

Gli altri lo seguirono spediti, sorpresi da quello scambio muto d'informazioni.
Tuttavia, questo scambio venne visto anche da John. Quest'ultimo era molto vicino all'uomo dai capelli arancioni e aveva colto molto approsimatamente il significato de gesti.

Era deciso a seguirli, voleva proprio sapere cosa un tipo strambo come quello avesse da dire a quel piromane di un Campione.
Perciò, silenziosamente, seguì l'uomo ed uscì anche lui dalla baita.


 

I quattro ragazzi erano ormai da molto in attesa del misterioso tipo con il quale Wes aveva dialogato a gesti.
Tuttavia non era ancora arrivato e ciò metteva nervosismo al biondo, che cominciava a temere di essersi fatto fregare bellamente.
Eppure quell'uomo gli era familiare.

-Uffa, Wes, quanto ancora dobbiamo attendere? Se non ci sbrighiamo ad arrivare a Libecciopoli, mi tornerà di nuovo la fame- sbottò Michael, seduto su un albero con Touko accanto.

-Taci. E tu, se entro cinque secondi non dai segni di vita, ce ne andiamo: non abbiamo tempo da perdere in giochi futili- aggiunse poi, a voce più alta per farsi sentire.

All'improvviso del fuoco gli andò incontro, lasciandolo esterrefatto. Lo schivò per un pelo e prese immediatamente la sfera del Leggendario Suicune.
-Vieni fuori, Cune!- esclamò, e lanciò la sfera in aria.

Il cane di tipo Acqua uscì maestoso come sempre e si mise in posizione d'attacco.
Nello stesso momento comparvero una nuova fiammata, che però venne deviata da un Idropompa di Suicune.
Wes gli si mise in groppa e Michael lo raggiunse con Zapdos a fianco. Touko aiutò Rui a salire sul suo stesso albero e cercarono di nascondersi alla bell'e meglio tra le sue fronde congelate.

-Fa' attenzione, Mic. Qualcosa mi dice che è un tipo che non scherza- sussurrò il mulatto al fratello minore, scrutando i dintorni dalla groppa del Leggendario.

-Non è esatto- gli rispose una voce tonante e profonda, ma non cavernosa.
Era da uomo.

-Sei tu che ci stai attaccando? Se è così, mostrati, vigliacco: io non lotto contro gente che ha paura di mostrare la sua brutta faccia- disse a voce alta il Campione, guardando teso il punto in cui aveva sentito arrivare la voce.

E poi, da dietro gli alberi, comparve un uomo dalla folta chioma arancione e il vestito in stile giapponese. Portava sei pokéball intorno al collo, infilate in un filo: era impossibile capire se fossero vere o pezzi di plastica qualunque.
Accanto a sé aveva una gigantesca falena febbricitante.

A Wes quel sorriso sicuro e divertito, quel Volcarona accanto... gli ricordavano una persona.
-Nardo?- domandò, titubante.

-Proprio io, caro Wes. Sempre che sia tu, il famoso quanto giovane Campione della sperduta Auros. E con te vedo quello che credo essere il vice-Campione: una carica alquanto insolita, sopratutto per uno che non dimostra più di quindici anni – senza offesa- rispose l'uomo, portando le mani ai fianchi.

-Io sono Wes, caro Campione di Unima; se vuoi ti mostro i miei documenti. Ma sinceramente mi piacerebbe di più sapere il perché di questo attacco: non ti abbiamo fatto alcun male!- disse irritato il mulatto, mantenendosi sulla groppa del suo Pokémon d'Acqua prediletto.

-L'unico torto che tu e tuo fratello avete compiuto nei miei confronti è quello di non avermi avvertito di essere qui. Sai quanto vi voglio bene, ragazzo mio- disse il pel di carota, ridendo fragorosamente.

-Non la reputo una giustificazione valida per aver attaccato me e i miei compagni. Che non ti venga più in mente di farmi una cosa simile, o la mia amicizia te la puoi scordare, così come il tuo posto di Campione- sibilò il ragazzo, sulla difensiva.

-Cosa ti fa credere che saresti in grado di battere me? So che hai lottato e sconfitto i nostri colleghi in lecite gare Pokémon e di fronte agli occhi di tutto il mondo, ma cosa ti rende così certo di essere in grado di sottrarmi il mio titolo?- gli chiese l'altro, in modo saccente.

Wes rispose con un ghigno.
-Perché voglio essere Pokémon Master, caro mio. Per diventarlo mi è inevitabile dovermi scontrare con te, e tu sai benissimo che se una cosa la desidero davvero non permetto a nulla e nessuno di ostacolarmi. Nemmeno a te-

Nardo rise di gusto, per nulla impressionato dalla risposta del suo giovane collega.
-Certo, certo. Saresti d'accordo nel mettere da parte i Pokémon? Vorrei salutarti meglio, anziché in questo modo da rivali. Ovviamente vorrei conoscere anche il resto della combriccola- disse.

I due fratelli lo scrutarono con evidente fastidio, ma richiamarono Touko e Rui, fino a quel momento rimaste zitte.
La prima a comparire fu Touko, che sedeva su un ramo molto alto.
-E' sicuro?- domandò dall'alto, impressionando e preoccupando un po' tutti.

-Touko! Ma che ci fai così in alto??!- esclamò il biondo, guardando l'amica con una punta di paura.

-Sono solita cercare rifugio nelle altezze, io. Un momento che scendo- rispose la brunetta e si gettò giù dal suo trespolo.

I tre maschi gridarono e si udì uno strillo da femmina ancora in mezzo ai rami, ma non sembrava esserci nulla di cui preoccuparsi: la ragazza scese tranquillamente, aggrappandosi ai rami per rallentare la sua caduta ed atterrando su alcune sporgenze con semplicità shockante.

Alla fine atterrò sotto l'albero con serenità e si avvicinò sorridente al trio di allenatori, che la guardavano con gli occhi sgranati.
-Ricordi, Wes? Da piccola mi allenavo spesso in questo tipo di cose- disse, affiancando il diciassettenne.

-Certo, ma non immaginavo che tua madre ti permettesse di calarti da altezze così pericolose. Non lo fare più!- rispose lui, tirando un respiro di sollievo.

-Scusa-

-Ed io, che faccio? Non so scendere dagli alberi!- l'interrupe la voce di Rui.
Cercava di farsi vedere dagli amici, ma al contempo di non cadere.

-Un secondo, t'aiuto. Zapdos, acchiappa Rui- disse Michael.

Il Leggendario uccello di tipo Tuono esclamò il suo verso e, spiccato il volo, si lanciò incontro alla rossa. Chiuse le sue zampe sulla vita della ragazza e, con delicatezza, la depositò sotto l'albero, poi tornò accanto al suo allenatore con circospezione.

Appena anche la diciassettenne ebbe raggiunto gli altri, Nardo diede uno sguardo collettivo ai quattro ragazzi.
-Beh, devo dire che come gruppo siete singolare- disse, guardando divertito ognuno di loro.

-Bene, noi siamo singolari- esordì Touko, sfidando il Campione con lo sguardo.
Non le era piaciuto l'attacco, anche se ammirava la falena.

-Tu sei Touko, giusto? Sei un'allenatrice anche tu, come questi due?- domandò il pel di carota, ammirato dalla decisione e dall'agilità di quella ragazzina.

-Sì ad entrambe. Intendo sfidarti, Nardo; dopo aver vinto la Lega Pokémon- annuì la brunetta, sorridendogli.

-Con la grinta che dimostri, non vedo l'ora. Comunque, cari Wes e Michael: potreste dirmi come mai avete deciso di visitare la mia regione?- ridacchiò l'uomo, rivolgendosi poi ai due Campioni.

-Siamo qui per colpa dei Cripto, già li conosci. E dal tuo messaggio capisco che sapevi già il perché della nostra "visita"- rispose il maggiore dei due, perplesso, scendendo dalla groppa di Suicune e richiamandolo nell'ultraball.

-No, lo sospettavo, è diverso. Comunque, vorrei che tu sapessi che hai il mio completo aiuto e chiamerò anche Camilla: è giusto che anche lei sia a conoscenza della tua presenza qui; anche lei ti vuole bene come un figlio, come me d'altronde- lo corresse affettuosamente Nardo.

-Ti ringrazio per il tuo aiuto: con tre Team contro, ogni aiuto è ben accetto-

-Tre?- domandò perplesso il Campione, con un sopracciglio alzato.

-Sì: Cripto, Rocket e Plasma. Non lo sapevi?- rispose confuso il mulatto.

-Che il Team Plasma ci fosse lo sapevo, ma che anche i Rocket avessero preso di mira la regione di Unima... E' grave, molto grave, Wes. E' di primaria importanza fermarli, prima che in questa isola si scateni il caos- tuonò l'uomo, facendo tornare anche lui Volcarona.

-Sappiamo anche che N Harmonia, il capo dei Plasma, ha risvegliato il mitico Reshiram. Conosce la leggenda, no?- disse Michael, dopo aver fatto tornare Zapdos nella ultraball.

-Reshiram?!? Ma questa è una castastrofe, si deve trovare subito Zekrom!-

-Abbiamo già Zekrom; o meglio, abbiamo la Scurolite- s'intromise Touko, mostrando al pel di carota la sferica pietra grigia.

Nardo corse subito a prenderla e lei gliela cedette senza problemi, anche se sentiva una certa inquietudine nel saperla in mano a qualcun altro.
L'uomo prese a rigirarla, guardandola con ammirazione.
-Questa sfera... è molto importante, bambina. Sapete già come rianimarlo?- chiese.

-No, ma sento i suoi sussurri nella testa-

-Ottimo, è un buon segno. Vuol dire che sei la sua Prescelta, l'eroina che lo affiancherà. Come fu per il tuo predecessore, l'ultimo compagno di viaggio di Zekrom- disse, rendendole nuovamente la pietra con un sorriso d'incoraggiamento.

-Ciò farebbe di me una persona importante?- domandò lei, confusa, rimettendo la Scurolite nella tracolla rosa.

-Più che importante. Rara. Unica. E' di vitale importanza che tu possegga già la sua pietra, ora devi solamente accettare questa condizione- rispose Nardo, posandole una mano sulla spalla.

-A-accettare?- chiese ancor più confusa la brunetta.

-Non lo so di preciso: dovete chiedere alla Capopalestra Aloè. Lei è un'esperta di antichi manufatti e leggende, di certo dovrebbe sapere come risvegliare Zekrom- spiegò l'altro.

-Ma lei vive a Zefiropoli! Non possiamo tornare indietro, Nardo, Touko ha ancora quattro medaglie da vincere!- esclamò Wes, sgomento.

-Allora la chiameremo. Dovrei avere il suo numero, da qualche parte; per le emergenze, sapete. Forza, andiamo a Libecciopoli: lì c'è un Centro Pokémon- proferì il Campione, e prese a correre in direzione della città.
Non potendo far altro, i quattro gli andarono dietro.

                                                                                         *
Eheh, salve ^^"
Leggero ritardo (un giorno), ma sono giustificata: mia madre mi ha imposto di aiutarla a tosare il nostro barboncino. Anche se è venuto un amore, c'è voluto parecchio tempo!
Ringrazio Jeo 95 e PlusJack per le recensioni, come sempre siete divertentissimi!
Il prossimo capitolo verrà postato Giovedì, bye!

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Capitolo 37
*** Capitolo 37 ***


Capitolo 37

 


Attraversare il ponte che collegava la sponda est di Unima con quella ovest non fu certo molto semplice, per via delle forti raffiche di vento.
Tuttavia ne valse la pena.

La città che si parò loro davanti fu una sorpresa.
Libecciopoli sembrava essere scavata nella roccia, tanto riusciva a diventar parte di essa. Le case, i palazzi... tutto era fatto su misura di quell'elemento.

Numerose persone camminavano per le sue strade, in un continuo via vai frenetico – anche se non avrebbe mai potuto eguagliare né Austropoli né Sciroccopoli.
Si poteva notare una gran quantità di motociclisti e di poliziotti, ma anche lavoratori in miniera che girovagavano con dei Timburr e Gurdurr appresso che trasportavano oggetti dall'aria pesante.

-Accidenti, questa città... sembra essere un tutt'uno con la roccia dei monti!- esclamò Michael, estasiato.

-Libecciopoli è una città che vive grazie alle numerose miniere nei monti vicini. Da qui provengono tutti i materiali preziosi che vengono impiegati nelle gioiellerie. Possono trovarsi anche carbone, ferro, petrolio... E' l'universo del pietrame, questa città. Da qui provengono anche numerosi gelati come il Conostropoli, la cui sede però si trova ad Austropoli- spiegò Nardo, mentre camminavano.

-Proprio una città importante- constatò Wes, osservando un gruppo di operai che si dirigeva verso sud, accompagnati da due Gurdurr.

-Mh mh-

-Mi scusi, signor Nardo, ma il capopalestra di Libecciopoli chi è?- domandò Touko, voltandosi verso il Campione che avrebbe dovuto sfidare al termine del suo viaggio.

-Il suo nome è Rafan ed è il possessore di buona parte delle miniere qui presenti. Il suo elemento è la Terra, cosa alquanto scontata direi. Se hai un amico di tipo Erba non dovresti avere troppi problemi- rispose lui, sorridendo alla sua giovane futura sfidante.
Gli dava una bella sensazione quella ragazzina.

-Oh, bene! Haku non sarà in svantaggio- si rasserenò la ragazza, tirando un sospiro di sollievo.

Nardo rise e continuarono spediti la marcia verso il Centro Pokémon. Per tutto il tragitto ricevettero molti saluti, cosa che mise un po' in agitazione il Campione di Auros dato che non era abituato a tante attenzioni.
I civili salutavano calorosamente il pel di carota e lo trattavano come uno di loro, senza dargli del Lei o usando un linguaggio formale.

Tuttavia era palese il loro interesse per le persone che gli camminavano accanto e dietro, cosa insolita per uno che solitamente girava in solitario per Unima.

All'improvviso accanto a loro si fermò un motore. A condurlo e ad usarlo come mezzo di trasporto c'era un tipo sulla ventina con un casco molto particolare e un Pokémon situato sul muso della moto.
Era uno dei motociclisti che aveva visto girare prima.

-Nardo! Che sorpresa!- esclamò questo, levandosi il casco e rivelando una complicata acconciatura jellata a formare un cilindro di capelli oltre la fronte.

-Charles! Anche a me fa piacere rivederti. Come va il lavoro?- disse a sua volta Nardo, dando all'uomo una sonora pacca sulla schiena.

Entusiasta di quella domanda, il motociclista si lanciò con impeto in una descrizione ultradettagliata della sua ultima impresa, aggiungendo anche alcune conquiste ricche di possibilità.
I quattro ragazzi erano allibiti dalla parlantina facile di Charles, che quando concluse il suo esauriente discorso voltò il capo nella loro direzione e chiese chi fossero.

-Oh, giusto! Charles, ho il piacere di presentarti i Campioni di Auros Wes e Michael Mokura e le loro due compagne di viaggio- esclamò l'uomo.
Nel presentare i quattro ragazzi, li faceva avanzare uno dopo l'altro quando veniva nominato.

Il motociclista rimase stupito nel vedersi di fronte due bambini, anziché degli adulti come aveva immaginato.
-Accidenti, i titoli onorifici li regalano proprio al giorno d'oggi. Non pensavo che uno dei più forti e importanti Campioni del mondo fosse un semplice ragazzo, né che il suo vice fosse un quindicenne! Dite un po', ma vi sentite a vostro agio con tali pesi sulle spalle?-

-Nonostante le nostre giovani età, io e mio fratello siamo pronti e preparati per affrontare le avversità tipiche del lavoro di un Campione- rispose Wes, imperturbabile.

Charles rimase alquanto sorpreso dal tono freddo e sicuro del diciassettenne: era una voce forte, decisa... Se l'avesse sentito senza aver idea di chi fosse a parlare avrebbe subito pensato ad un uomo, perché quel tono non era da ragazzo.
Era da adulto, maturo, così come lo sguardo e la luce che brillava nei suoi occhi dorati.

-Accidenti, allora è vero che fai paura...- sussurrò, lasciando perplesso il giovane.

-Come?-

-Fin ora ti conoscevo per voci di corridoio e tutte dicevano che sei talmento calmo ed hai uno sguardo così intenso che metti tutti in soggezione, anche me. Io non riuscivo a crederci, ma avendoti ora davanti devo ammettere che sei terrificante. Non sembri avere nemmeno un'emozione su quel viso!- spiegò il ventenne, sgranando gli occhi.

Allora il ragazzo si lasciò andare ad una risata liberatoria, facendo sussultare tutti.

-E adesso che ti prende?-

-Scusa, ma non ho potuto trattenermi. Vedi, Charles, io lo faccio a posta a mettere gli altri in soggezione: mi aiuta nel mio lavoro, perché sapendo che i malviventi mi temono ho maggior possibilità di previsione delle loro mosse. Però sono talmente abituato a intimidire gli avversari che purtroppo lo faccio anche con la gente comune- rispose Wes, un lieve sorriso sul suo viso.

-L'uomo dalle mille faccie- rise l'altro.

-No, solo tre-

-E quale sarebbe la terza?- domandò Touko, sorpresa quanto Charles di scoprire questo tratto del suo compagno di viaggio.

Il Campione si volse e rimase bloccato, non sapendo come rispondere.
La sua terza "faccia", per così dire, compariva solo nei rapporti molto ravvicinati con l'altro sesso, ma come dirlo ad una ragazza... bella come la brunetta? Sopratutto se lo guardava in quel modo innocente.
-Beh... Io...-

Un improvviso stridore di pneumatici su strada lo interrupe, facendo voltare il capo di tutti i presenti, anche di coloro che erano al di fuori del gruppo di allenatori: un camioncino bianco aveva derapato nella curva oltre il ponte di Libecciopoli e veniva verso di loro ad alta velocità.
Dietro di lui, si vedevano delle sirene blu e rosse. Polizia.

-Attenzione!!- esclamò Nardo, gettandosi di lato per schivare l'auto.

Tutti si precipitarono fuori dalla sua traiettoria, ma una sola persona rimase ferma immobile. Touko giaceva atterrita sull'orlo della strada, con gli occhi sgranati e la bocca dischiusa.
-Touko, vieni via di lì!!- urlò Michael, accortosi della cosa.

Ma la brunetta non si smosse, finché qualcuno o qualcosa si gettò verso di lei e la fece volare oltre il bordo del marciapiede. Al momento dell'impattò, tra il frastorno e la paura sentì delle braccia avvolgerla, forti, e capì che era stato qualcuno a salvarle la vita.
Gli era pure atterrata di sopra.

Spaventata si stringeva tremando al suo salvatore, ma non aveva il coraggio di aprire gli occhi per scoprire chi fosse. Finché una voce a lei molto familiare le parlò con ansia.
-E' finito, Touko, ci sono io-

La ragazza ebbe appena il coraggio di aprire gli occhi e fissare il volto ansioso e preoccupato di Wes, il suo idolo e perenne salvatore.
Era lui che le si era gettato per portarla via dalla traiettoria dell'auto.

-Wes...- disse, ma ciò che pronunciò fu un flebile sussurro tremulo.

-Sì, Touko, sono io. Stai bene?- disse il mulatto, annuendo.

-C-credo di sì...- rispose lei.

Il ragazzo rilasciò un sospiro di sollievo e la strinse, lasciandola di stucco.
-Meno male, mi hai fatto prendere un colpo. Ce la fai ad alzarti?- aggiunse poi, mentre si scostava dall'abbraccio.

-Aiutami-

Come promesso, il giovane si mise in piedi e l'aiutò ad alzarsi a sua volta. Touko era instabile e dovette ricorrere al sostegno dell'amico per non cedere sotto alla paura che ancora non dava tregua alle sue gambe, ma stava bene e di ciò Wes non poté che essere contento.
Si era preso un bello spavento.

Ripresisi anche loro, gli altri andarono loro incontro e chiesero come stavano.

-Stiamo bene, ma Touko è un po' malferma sulle gambe. Comunque, chi diamine erano quelli??- sbottò il Campione in direzione di Charles.
Solo il motociclista poteva dirgli ciò che stava succedendo a Libecciopoli.

-Ve ne avrei parlato se non fossero arrivati quei maledetti. Ultimamente a Libecciopoli stanno accadendo un sacco di problemi: razzie di alimenti, sparizioni di Pokémon e così via- spiegò il ventenne, un po' sconsolato.

-Che tipo di alimenti? E quali Pokémon sono spariti?- lo incalzò il ragazzo, fiutando già guai seri.

-Surgelati, per lo più. Non so dirti quali e quanti Pokémon sono scomparsi, ma i rapimenti si estendono sia dalla selvaggina a quelli degli allenatori. Al Centro Pokémon ci sono tantissimi ragazzini che si lamentano e gridano il nome dei loro compagni, ma noi di Libecciopoli non sappiamo che pesci pigliare!- rispose l'altro.

Wes si mise a pensare. Dietro i Pokémon non potevano che esserci i Cripto, ma non aveva idea di chi potesse avere un motivo per rubare cibo. Volontà di non spendere soldi?
Era un motivo idiota per farsi inseguire dalla polizia.

-Wes?-
Il ragazzo si volse verso Michael, che lo guardava grave, e capì che la pensavano allo stesso modo.
-Dietro i rapimenti dei Pokémon possono esserci solo i Cripto- proseguì il rosso.

-L'avevo capito. Scusa, Touko, temo dovremo fermarci ancora- disse il biondo, diretto all'amica che ancora stringeva con un braccio intorno alla vita.

-La sicurezza dei Pokémon viene prima del mio viaggio. Voglio aiutarvi- annuì lei, scostandosi dalle sue braccia e mettendoglisi davanti.

Il giovane fece un ghigno.
-Ci tieni tanto a metterti in pericolo ancora? Ricordati di quando eravamo all'uscita del Castello Sepolto con i Plasma-

-Il pericolo sarà il mio pane quotidiano quando sarò Campionessa – senza offesa Nardo- rispose la ragazza, decisa.

-E allora così sia. Nardo, intendi dare una mano pure tu? Così anticipiamo sui tempi-

Il pel di carota storse un po' la bocca.
-E' mai possibile che devo avere sempre a che fare con problemi di ogni sorta quando ci sei tu nei paraggi?- domandò bonario.

-Il vantaggio/svantaggio di essere miei amici. Allora, collega, una mano ce la dai a noi tre?- ghignò il mulatto, stando al gioco.

Nardo finse di pensarci un po' su, ma poi annuì con un sorriso contento.
-La risposta è talmente scontata che non ti rispondo neppure. Mezzi di trasporto comuni, Pokémon o a piedi?- rise tonante il Campione di Unima.

-Pokémon, ovvio. Con i mezzi comuni non riusciremmo nemmeno a sfiorarlo, non ora che sono così lontani. Michael, tu usa uno dei tuoi uccelli e cercarli dall'alto: se li trovi avvertici subito. Io, Nardo e Touko staremo sui miei tre Leggendari- ordinò Wes.

Subito il minore annuì, tacendo sotto il comando del suo (anche se per pochissimo) superiore ed anche fratello maggiore, e fece uscire Moltres.
-Si torna alla carica, Moltres! Ma cosa dobbiamo cercare esattamente?-

-Partiamo dal veicolo che c'ha quasi investiti. Se si tratta dei Cripto tanto meglio, altrimenti li mettiamo al fresco e passiamo al prossimo obiettivo. Venite fuori Entei, Suicune e Raikou!!- esclamò poi a sua volta il maggiore, lanciando in aria le tre ultraball.

Da queste uscirono i tre famosi compagni del ragazzo, che lanciarono i loro gridi di battaglia. Nardo s'innamorò subito di Entei e, emozionato perché stava sedendosi su un Pokémon Leggendario, gli si mise in groppa.
Touko scelse Suicune come fu per la sua prima volta e Wes al solito salì in groppa a Raikou.

Appena furono tutti pronti, Michael si levò in volo e partì a tutta velocità, mentre i tre cani Leggendari si misero a correre a tutta velocità verso il punto in cui erano sparito il camioncino.

 

 

Fu una lunga e travagliata ricerca, sia aerea che terrena, ma alla fine si ritrovarono lì: davanti al Deposito Frigo, così chiamato dagli operai che lavoravano lì vicino.
Il Deposito Frigo, innanzi a loro, era un edificio abbastanza grande e inquietante. Sembrava essere stato un tempo un manicomio, tanto era opprimente: possibile che fosse il covo migliore per una banda di ladri di surgelati?

-Eccoci davanti al Deposito Frigo. Si raccontano pessime voci su questo posto, e si dice che al suo interno faccio un gelo degno della palestra di Mistralopoli- raccontò Nardo ai due Mokura e a Touko, che storsero la bocca.

-Un ottimo posto dove conservare dei bottini che devono stare al freddo. Anche se mi incuriosisce...-
Wes non riuscì a concludere la frase che un'esplosione scosse le mura del Deposito Frigo, un botto che proveniva dall'interno.

I quattro entrarono nell'edificio di corsa insieme ai quattro Leggendari e furono seriamente tentati di tornare fuori: faceva un gelo da far paura!

-Le voci erano vere, qui dentro non si può stare per più di cinque secondi!!- urlò Wes, rannicchiandosi per mantenere un po' di calore, sta in procinto di congelarsi.
Entei subito andò a riscaldare il suo padrone, lasciando Nardo allibbito.

-Dob-b-biamo sc-congelare ques-s-sta stanza, fa tr-r-oppo fred-d-do!- annuì Michael, balbettando a più non posso.
Anche Moltres andò a proteggerlo, avvolgendolo sotto le sue ali bollenti.

Nardo e Touko si procipitarono rispettivamente vicino Moltres ed Entei, mentre il Campione di Unima tremando tirava fuori la sfera poké del suo Volcarona.
Lo fece uscire, ma la grossa falena fu seriamente tentata di tornare al caldo protettivo della sua pokéball.
-Volcarona, te ne prego, usa Vampata!- ordinò l'uomo.

-Anche tu Entei, Vampata!-

-Moltres, Ondacalda!-

Sottostando agli ordini, i tre tipi Fuoco cominciarono a riscaldare l'ambiente.
Appena questo fu talmente caldo da sembrare estate inoltrata, i ragazzi si rialzarono circospetti e si fissarono l'un l'altro.

Avevano le vesti fradicie, segno che se avessero perso ancora tempo avrebbero rischiato di morire assiderati.
Touko ancora tremava, i capelli bagnati appiccicati alla schiena coperta dal piccolo giubbino blu mare, le braccia strette attorno a sé per riscaldarsi ancora e denti che battevano.

-Va bene che adoro la montagna, ma questo è troppo- disse, levando il cappello ormai inutilizzabile e arruffandosi la frangia per asciugarla un po'.

-Dopo questa follia, potete scordarvi che camminerò al freddo per il resto del viaggio. Ora andiamo: prima sbrighiamo questa faccenda prima ce ne andiamo da questa posto dimenticato da Dio- sbottò Wes, incamminandosi.

Gli altri, silenziosi, gli andarono dietro circospetti. Cos'era stata quell'esplosione?

                                                                                          *
Salve!
Intanto, chiedo scusa le settimana passata nell'inattività, ma come detto nell'avviso precedente avevo esami.
E li ho passati più che egregiamente!! A solfeggio ho preso 8.50 mentre per viola 9.50; ho superato in quest'ultimo anche quelli di settimo anno, mitico!
Alla fine ne è valsa la pena vietarmi il pc xD
Chiedo scusa se questo cap è un po' piccolo, ma volevo fare in fretta dato che avrei dovuto postare ieri. Col prossimo dovrei rifarmi ^^'
Il 38° capitolo verrà messo Martedì!

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Capitolo 38
*** Capitolo 38 ***


Capitolo 38

 


Freddo.
Era l'unica cosa che si sentiva nel Deposito Frigo, così come era l'unica cosa che spiccava nelle menti degli ultimi cinque ospiti di questo edificio sotto zero.

Nonostante camminassero con i loro Pokémon di tipo Fuoco accanto e quasi appiccicati per riscaldarsi, sembrava impossibile anche solo pensare di poter rimanere lì dentro per qualche altro secondo.
Tutti e cinque non vedevano l'ora di uscire da quel congelatore.

Tra tutti, però, c'era una persona che non si sentiva per niente bene.
Touko era l'immagine stessa dell'assenza e della stanchezza: il suo colorito era diventato di un pallido quasi bluastro, dovuto alla brina che le si era formata praticamente dappertutto, tanto che se i suoi capelli fossero stati blu sarebbe potuta passare comodamente per una creatura marina.

Camminava a fatica, respirava appena. Eppure non mollava, continuava a procedere con l'aiuto di Wes, che le lanciava occhiate turbate.
Nemmeno lui era messo bene, così come tutti, e lui avrebbe dovuto essere uno di quelli più congelati, vivendo in una zona tremendamente calda. Ma così non era e, al posto suo, la sua amica pativa un freddo incredibile mentre a lui bastava avere vicino il suo Pokémon per mantenere un po' di lucidità.

Nemmeno quando si distese su Entei esortata dall'amico accanto, bollente quando la bocca di un vulcano, diede segno di miglioramente.
Non si sentiva più la schiena.

-Touko, mi senti ancora?- le chiese Wes, accarezzandole una guancia con affetto.
La sentì come era un pezzo di ghiaccio in contronto al solito.

La ragazza battè le palpebre una volta come cenno affermativo, non sentendosi in grado di proferir parola. Il ragazzo capì e fece un sorriso triste, continuando a sfiorarle il viso.
-Non credi che sia il caso di mollare? Non puoi più nemmeno parlare, sei allo stremo-

La brunetta scosse leggermente la testa, ma ottenne solo di sentirsi più male.
-N-no... D-d-d-evo f-f-f-far-cela...- balbettò, ma furono solo flebili parole soffiate attraverso i denti.

-No che non devi, qui non è necessario che tu ci sia. Torna indietro, Entei ti ci porterà; ti sentirai subito meglio- disse lui, provando a farla ragionare.
Persino i suoi occhi sembrava pezzi di cristallo puro.

-N-no...-

-Allora scusami se ora mi prendo troppe confidenze. Entei, fammi salire con lei- ordinò il Campione, salendo impacciatamente (per il freddo, sia chiaro) sul caldo dorso del Pokémon Leggendario.

Touko era così congelata che non ebbe nemmeno modo di spalancare gli occhi quando si sentì tirare su (le sue ossa non ne gioirono) e abbracciare stretta, il ragazzo dietro di lei. Wes appoggiò pure il capo sulla sua spalla, torcendole un po' il collo, e le soffio un po' d'aria incredibilmente calda sul collo.

Anche se il rossore sulle guancie della giovane era coperto dalla brina, ella non potè calmare i battiti frenetici del suo cuore, incredibilmente vivo sotto tutto quel freddo, che prese a somigliare sempre più ad un colibrì.

-In tal modo, rispetto la tua decisione e tu non muori di freddo completamente- sussurrò il ragazzo al suo orecchio, stringendola di più.
Era incredibile come fossero riusciti a starci entrambi sul Pokémon: doveva essere proprio possente.

-M-ma c-c-così... soff-fri... tu- disse la ragazza, talmente piano che sembrava non aver proferito parola.

Lui la sentì comunque.
-Non sopporto di vederti soffrire, dovresti già saperlo. Lo faccio con piacere, e poi dopo tutto questo tempo vissuto al caldo ho tanto calore da poterti dare senza farmelo pesare- ridacchiò Wes, soffiandole ancora sul collo.

La ragazza arrossì ancora, certa che il ragazzo sentisse il suo batticuore.

Michael, dall'alto della groppa del suo Moltres (anche lui era disteso come la brunetta), sorrise.
Gioiva nel vedere suo fratello riservare tante attenzione ad una ragazza, cosa tremendamente insolita: ciò mostrava quanto lui tenesse alla loro amica, e ciò non poteva che renderlo felice.

"Sono contento di vedere Wes così preso da Touko. Formano davvero una bella coppia e sinceramente la preferisco a Rui, senza offesa a quest'ultima. Non so perché, ma Touko mi sembra... più adatta a essere la compagna di mio fratello. Quasi li invidio, sono una coppia stupenda" pensò, continuando a sorridere.

Nel frattempo, la ragazza aveva chiuso gli occhi godendosi il calore che l'amico le trasmetteva contro ogni apparenza: sembrava davvero che dentro di sé il mulatto avesse tanto calore, accumulato per tutta la vita.

Wes da parte sua non mancava di controllarla costantemente: quando Touko aveva chiuso gli occhi aveva temuto il peggio, però sentiva che respirava meglio e decise di continuare a riscaldarla come poteva.
Ogni tanto le accarezzava la guancia per farle sentire che le era vicino. Sperava davvero che dopo quella follia la sua amica si riprendesse completamente dallo stato d'iportermia in cui era caduta.

Il ragazzo notò il sorrisetto di suo fratello minore e lo guardò con disappunto.
Nel suo sguardo era impresso a fuoco "non è come pensi" e il rosso lo vedeva bene, ma era più che evidente che era proprio come pensava.
A suo fratello piaceva Touko, inconfutabilmente.

Michael ordinò al Leggendario sotto di lui di accostarsi meglio ad Entei e chiamò il mulatto.
-Che vuoi?- rispose lui, guardandolo un po' difficilmente di bieco.

-Ora che Touko dorme, puoi dirmelo che ti piace. Tanto non ti sente, e siamo tra uomini- rispose il rosso, ammiccando a Nardo che li guardava con il sopracciglio alzato.
Nemmeno il pel di carota stava tanto bene, ma anni sulla Torre Cielo lo avevano abituate alle temperature più basse.

-Anche se fossi così, non mi sognerei di dirtelo davanti a Nardo- rispose Wes, continuando a scrutare il profilo destro dell'amica.

-Ciò significa che me lo diresti, se Nardo non ci fosse?-

-Non ho mai detto questo- sviò il ragazzo, cercando di chiudere la discussione.
Detestava parlare di sentimenti, e ciò era già stato abbondantemente provato dalla sua ultima discussione con Rui la sera prima.

-Però lo pensi- ribattè il rosso.

-Cosa, che mi piace? Ma quando mai, ha tre anni in meno di me! Per me è come una sorella minore- sbuffò il biondo.

-Non confedere una cosa con un'altra, Wes. Il tuo rapporto con Rui può essere definito quasi fraterno, ma a Touko dedichi più attenzioni di quante ne hai per la nostra amica-

Di fronte a quelle parole il mulatto non ebbe che ribattere.
Era vero, nonostante si preoccupasse in egual modo per entrambe sentiva maggior bisogno di proteggere la brunetta.
"E' solo tenerezza quella che mi suscita, nulla di più" pensò, accarezzando ancora la guancia di quest'ultima.

-Spiegami una cosa: se anche lei mi piacesse e venissi ricambiato, che dovrei fare? Non sono pronto per una relazione, né tantomeno ne voglio una- disse il ragazzo, cercando un appiglio sul quale aggrapparsi.

-Metterti con lei, fidanzartici, sposarvi e avere figli, ovvio!- rispose Michael, stringendosi a Moltres quando ebbe un grosso brivido di freddo.

Nonostante fosse congelato dalla testa ai piedi, un pallido rossore poteva vedersi sulle guancie di Wes.
-Non credi di star esagerando?!-

-Neanche un po'. E' così che va nei rapporti sentimentali, caro fratello-

-Bene, se allora così è le starò lontano- sbottò il Campione, scostandosi dalla ragazza e incrociando le braccia al petto, deciso.
Tuttavia il suo gesto svegliò Touko, la quale non sentendo più la vicinanza dell'amico rabbrividì e aprì debolmente gli occhi.

Suo malgrado, il biondo non resistesse dall'abbracciarla di nuovo stretta, scusandosi per averla lasciata. Poco a poco, la brunetta chiuse nuovamente gli occhi e si lasciò andare contro il corpo del mulatto.

Questo sospirò.
-E' impossibile, mi viene istintivo- bofonchiò il ragazzo, rassegnato.

-Questo fa capire che tu ci tieni davvero alla sua salute. Lei è importante per te, Wes, ma non allo stesso modo di un parente o di un amico: è un affetto più forte quello che ti lega a lei, non puoi sottrarti all'attrazione che c'è tra di voi. Guardati, non smetti di accarezzarle la guancia!- rise il fratello minore.

-Non riesco a farne a meno, mi trasmette tranquillità averla vicino- ammise l'altro, posando il capo sulla spalla della ragazza.

-Perché non puoi fare più a meno di lei. Lo capisci, Wes? Tu ne sei irresistibilmente attratto, ormai hai imboccato una via a senso unico che può concludersi con un sì o con un no da parte sua- spiegò il rosso.

-Ne parli come se avessi già vissuto queste emozioni, tu che sei un ragazzino- gli fece notare il diciassettenne, canzonatorio.

-Sarebbe incredibile che un quindicenne ha provato l'amore quando un quasi maggiorenne non ha la benché mini...-

Un improvviso invito al silenzio da parte del fratello maggiore fece tacere Michael. Il rosso guardò interrogativo il suo "superiore" e provò a domandargli cosa avesse, ma un nuovo verso dell'altro lo intimò a zittirsi definitivamente.

-Credo di aver sentito una voce- sussurrò il Campione di Auros, mettendosi un po' più diritto.
Aguzzò l'udito e percepì nuovamente dei sussurri tremuli.

-'Sta volta credo di averla sentita anch'io- disse Nardo, che fino a quel momento aveva taciuto e riso sotto degli immaginari baffi ai discorsi dei due fratelli.

-Che siano i ladri di surgelati?- chiese in un sussurro il rosso, serio.

-Molto probabile. Touko, svegliati- disse poi, scuotendo un po' la ragazza che teneva ancora stretta a sé.

La brunetta mugugnò e aprì debolmente gli occhi, alquanto intontita dal freddo e dal sonno che invitava la sua mente nella promessa di un mortale oblio.
-Che c'è, Wes?- borbottò, volgendo un po' gli occhi verso l'amico.

-Forse siamo giunti ai ladri. Occorre che tu faccia una scelta: resti con noi e ti rendi inerme, oppure torni indietro e corri a chiamare la polizia. Ultimo avviso, poi non si torna indietro- le spiegò il ragazzo.

-Ho detto che sarei rimasta... e così farò. Lasciatemi indietro, però, così non vi sarò di peso- rispose la brunetta, sicura della sua decisione.

-E lasciarti morire d'iportermia? Quest'idea non deve nemmeno passarti per l'anticamera del cervello, tu resti su Entei sotto la protezione dei Pokémon di tipo Fuoco che si premureranno di riscaldare l'ambiente per renderlo più agevole- disse Wes, chiaramente in disaccordo con lei.

-Ma così avrete tre Pokémon in meno, Wes!- rifiutò Touko.

-Niente ma: io ho accettato che tu venissi con noi nonostante fosse tremendamente palese che non stessi bene ed ora tu devi accettare la mia condizione. Ti condedo di restare a patto che tu sia protetta- asserì il ragazzo.

La brunetta grugnì, poi le balenò in mente un'idea.

-E se mi rendessi utile? Sto molto meglio grazie a te, potrei darvi una mano distraendoli- propose, speranzosa.
Non avrebbe mai accettato di fare la palla al piede.

-E come, con Haku? Mi dispiace dirtelo, ma siamo nel regno del ghiaccio. Se i ladri hanno Pokémon di tipo Ghiaccio metteranno K.O. il tuo amico in un nanosecondo- scosse il capo il biondo.

-Ma Haku è abituato a lottare in svantaggio!-

-L'elemento del fuoco agisce su dati fattori, mentre il gelo ha effetti assolutamente differenti. Sono due cose diverse, il divario è troppo largo per poterlo saltare a piè pari in una sola volta- continuò il ragazzo.

Touko sbuffò, rendendosi conto di essere nel torto marcio.
Era vero, il suo starter era abituato con i tipi Fuoco, solitamente paragonabili a tipi irruenti che contano sulla forza.
I tipi Ghiaccio invece potevano essere associati a persone fredde e calcolatrici, il cui principale strumento era la mente.

C'era una bella ed enorme differenza tra la forza tipica dei Fuoco e la mentalità cospiratrice dei Ghiaccio.
In poche parole, era inutile.

-Sempre così va a finire: messa nell'angolo a fare la donzella in pericolo- bofonchiò, mettendo il muso.

Ciò fece ridere Wes.
-Non sarai mai una donzella, non riesco a vedertici in abiti con la gonna lunga e pieni di pizzi e merletti; non sono decisamente da te. No, ti limiterai ad osservare tre Campioni in atto tutti insieme- disse, mollandola definitivamente e scendendo da Entei.

La ragazza avvertì immediatamente il vuoto che l'amico aveva lasciato allontanandosi e si stese sul Leggendario come prima, seccata.

I tre Campioni, scesi dalle loro cavalcature, si avviarono veloci e silenziosi verso il punto in cui avevano sentito dei sussurri con i tre Pokémon appresso.
Con un cenno di intimazione al silenzio assoluto, Wes si portò sul limitare di uno scaffale e sbirciò dietro di esso, attento a non farsi vedere.
Ma ciò che vide era sufficiente a preoccuparlo non poco.

In piedi davanti a lui, avvolto in una pesante pelliccia e con un immenso dragone bianco accovacciato al suo fianco, stava N Harmonia, il principe del Team Plasma.
In viso aveva un'espressione seria e decisa, sicura di sé, ed indossava il suo solito berretto da allenatore.

Davanti al suo coetaneo e a Reshiram stavano dei tipi loschi, mascherati: uno, probabilmente il capo, indossava un frac con in testa una maschera di carnevale del Pokémon Cryogonal e in mano teneva un bastone bianco.
Accanto a lui, due tipi (uno grasso e uno magro) indossavano tutine da Vanillite, rendendoli ridicoli ma alquanto irriconosibili.

Sembrava una trattativa tra i possibili ladri di surgelati e il Team Plasma. Ma che seno aveva cooperare con ladruncoli da quattro soldi che avevano come base operativa un congelatore?

-Avete portato ciò che vi avevamo richiesto?- disse all'improvviso N.
Non era per niente a suo agio nel freddo, così come il suo Pokémon Leggendario di tipo Drago Fuoco.

-Sì, signore, ma non ve lo cederemo così facilmente. Recuperarlo ci è costato immense fatiche- rispose il capo dello strambo trio di mascherati.

Reshiram espresse il suo enorme disappunto emettendo un basso ringhio gutturale, ma comunque aggraziato, che fece seriamente ricredere l'uomo-Cryogonal della sua decisione di farsi pagare per il servigio.

-Temo diciate una balla, e il mio amico Pokémon la pensa come me- disse Harmonia, freddo come il posto in cui stava conducendo la trattativa.
Odiava quei tipi, i soliti scrocconi.

-Ma signore! Cattuarare Kyurem non è certo una passeggiata, nemmeno con i sofisticatissimi attrezzi che ci avete fornito. Era una fortuna che l'abbiamo beccato addormentato, altrimenti adesso saremmo statue di ghiaccio!- esclamò scandalizzato l'uomo in frac.

-E' appunto per la vostra resistenza alle alte temperature che vi abbiamo offerto la generosa somma di 1.000.000 di pokésoldi per cattuarare il Leggendario Kyurem, il terzo dei tre mitici draghi di Unima-

-Esigiamo comunque un ulteriore compenso, o questa resterà in mano nostra- disse deciso il tipo, mostrando una masterball al verde.

A N si accesero gli occhi per il desiderio di possedere uno dei Pokémon più forti della regione di Unima, ma represse il desiderio e si mostrò ancora freddo e cinico.
-Credete davvero che lo permetterei?- domandò, certo di avere la carta vincente in mano.

La potenza del suo Reshiram era paragonabile solo a quella di Zekrom, in mano alla ragazza bruna con cui tanto si scontrava, e a quella di Kyurem.
Se avesse avuto anche il terzo drago nella sua squadra, annientare il dragone nero stato un giochietto.

Mentre il malvagio Harmonia conduceva la trattativa con i tre ladruncoli, i quattro eroi erano tesissimi. Tutti conoscevano i tre Pokémon Leggendari e sembrava loro impossibile quanto stava accadendo.

"Come possono aver catturato Kyurem, il più tenace dei tre draghi? E' inaudito, non è possibile che ci siano riusciti!!" pensava Touko, spaventatissima.
Il suo Zekrom non poteva nulla contro due forze combinate che erano come la sua.

-Wes, dobbiamo prendere quella sfera- sussurrò bassissimo Nardo, direttamente nell'orecchio del diciassettenne.

Questo annuì, deciso.
-Come la prendiamo, però, senza farci vedere? Touko!!!- urlò il Campione.

Il suo grido venne udito da tutti, compresi i malvagi che si voltarono e spalancarono gli occhi.
Innanzi a loro, accanto ad uno scaffale di surgelati, stava una ragazza bruna con gli occhi sgranati e impauriti. Tremava ed era un po' bagnata (il calore di Entei l'aveva sciola un po'), ed eramo proprio sconvolta.

-Guarda un po' chi si vede, la ragazza con la Scurolite- rise N, seguito da Reshiram che emise un basso ringhio simile ad una risata.

-Come puoi fare questo, N... Come puoi desiderare davvero di distruggere l'alleanza tra Pokémon e allenatori?!- esclamò la ragazza, sull'orlo della rabbia più acuta.
I suoi amici rimasero stupiti: non l'avevano mai vista così adirata.

-Le tue lamentele mi stanno proprio scocciando, è tempo di chiudere definitivamente la questione. Risolviamocela con una lotta, ti va?- propose il verde, facendo un gesto al Leggendario di fianco a lui.

Touko rimase interdetta, facendosi improvvisamente insicura.
Non aveva con sé Pokémon in grado di battersi contro il mitico Reshiram. L'unica alternativa era chiedere in prestito o Ho-Oh da Wes o Lugia da Michael, ma questi non le avrebbero mai dato retta.

Era spacciata.
All'improvviso sentì la borsa fremere e rimase allibita quando vide la Scurolite di Zekrom alzarsi in volo e gallegiare di fronte a lei, accesa da una flebile ma potente luce azzurra.
"Nulla è perso se qualcuno crede" sentì nella sua mente.

-Zekrom...?- sussurrò, strabiliata.
Non sapeva con precisione se fosse lui colui che aveva parlato nella sua testa, ma non sapeva a chi altri attribuire quella voce calda e saggia.

Per tutta risposta la sfera s'illuminò ancora di più, fino a che non brillò completamente accecando i presenti. Appena fu possibile riaprire gli occhi, tutti rimase abbagliati dalla maestosa figura nera come la pece del Pokémon che si trovava davanti alla brunetta, piegata per il tetto troppo basso.

-Zekrom...- sussurrò N, tremando.
Alla fine si era risvegliato, e non per lui.

Per tutta risposta il dragone ruggì in sua direzione, ricevendo un ennesimo ringhio da parte di Reshiram che, vibrante, era pronto a dar battaglia al suo vecchio nemico per proteggere il suo Prescelto.

-E' enorme...- disse Wes, sorpreso.
Nemmeno Ho-Oh e Lugia insieme potevano eguagliare la maestosità del nero Leggendario che ora era schierato innanzi alla Prescelta, pronto a proteggere i suoi ideali.

-Sarà alto più di tre metri- annuì Michael, osservando le mastodontiche dimensioni del nuovo compagno di squadra di Touko.

-Oppure è il tetto che è basso- azzardò Nardo, ma non venne udito.
Tutta l'attenzione era ormai puntata su Zekrom, che scrutava tutti dall'alto.

Anche Reshiram si alzò, chino come la sua leggendaria seconda metà per non sfondare il tetto. Si ringhiarono a vicenda, frementi, poi il dragone nero puntò i suoi occhi cremisi sullo strambo trio, che tremava da capo a fondo per il terrore del nuovo pericolo.
Ruggì e i tre si accucciarono per terra, proteggendosi la testa con le braccia e chiedendo uno sfrenato perdono.

-Non è punirvi ciò che Zekrom vuole. Lui rivuole indietro il suo fratello Kyurem- disse Touko, l'unica che aveva compreso il volere del Leggendario nato dalla Scurolite.

-Allora prenditelo, non lo vogliamo nemmeno più vedere questo drago!!!- squittì l'uomo-Cryogonal, facendo rotolare la masterball in direzione della brunetta.

Questa si chinò, prendendo velocemente la sfera e rigirandosela trepidante tra le mani. Un Leggendario era rinchiuso lì dentro, un fratello del drago che aveva davanti.
Un suo fratello.

Insicura, alzò il capo verso Zekrom in cerca di un consiglio.
-Ora che è qui, cosa devo fare Zekrom?- domandò, scrutando gli occhi cremisi del mastodontico Pokémon.

"Kyurem vede in te lo stesse bene che ho visto quella volta. Vuole collaborare con te. Riponilo al sicuro" rispose il Leggendario nella sua mente.
Touko annuì e posò la masterball con delicatezza tra le altre pokéball, il cuore che le batteva a mille: aveva anche lei un Pokémon raro, adesso.
Come i suoi amici Campioni.

N ormai sapeva di essere alle strette. Con la controparte del suo Leggendario in campo, avrebbe avuto poche possibilità di vittoria, dato che secondo alcune leggende l'ultimo vittorioso tra i due litiganti fu proprio Zekrom.
I suoi ideali erano più potenti della verità di Reshiram.

-Dannazione, tutto sta cambiando improvvisamente...- bofonchiò.

-Il bene vince sempre sul male, N. Ricordalo. Io sono il bene, mentre tu sei il male; vinceremo noi- disse Touko, decisa, in sua direzione.

-La partita è ancora tutta da giocare, cara Touko. Non sarà certo la neo-nascita di Zekrom a farci desistere dai nostri piani. Il Team Plasma avrà la meglio su di te e i tuoi patetici amici Campioni. Arrivederci- rispose il Prescelto.

Detto ciò, il verde richiamò Reshiram nella sfera poké e, date loro le spalle, uscì dalla porta di servizio del Deposito Frigo.
Il buffo trio di ladri vestiti da Pokémon era ancora riverso a terra, troppo spaventato per darsi alla fuga e troppo fifone per affrontare il nero dragone.

-Che ne facciamo di loro?- chiese Wes, affiancando l'amica che sussultò.
Era ancora scossa per tutto l'accaduto.

-Vanno in prigione, ovvio. Crimine? Furto di cibo- rispose Touko, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Il ragazzo la guardò con un sopracciglio alzato: il tono con la quale aveva parlato non era per nulla quello suo solito.
Era troppo diverso, non sembrava nemmeno lei quando la guardò in viso. Era una maschera di pietra, imperscrutabile.

-Sei sicura di sentirti bene?- le domandò, mettendole una mano sulla spalla.

Lei annuì senza far altro, così il mulatto sospirò.
Non c'era modo di cavarle altro di bocca.
La ragazza annuì ancora e fece uscire Haku, al quale ordinò di legare con le liane le mani dei tre furfanti. Lui obbedì e in breve tempo questi furono condotti fuori dall'edificio.

Quando gli unici rimasti dentro il Deposito Frigo furono solo Wes e Touko, quest'ultima si rivolse al Leggendario davanti a lei che si era accucciato per terra e guardava tutti intensamente.
-Ora cosa farai, Zekrom? Tornerai nella Scurolite?- domandò la brunetta, guardandolo dritto negli occhi.

"No. Ho dormito abbastanza, pertanto accetterò di viaggiare con te in una pokéball. Tuttavia, tu non sei ancora pronta per lottare al mio fianco: le qualità dell'eroina che vedo in te sono nascoste sotto spessi strati d'incertezza. Non dormirò ancora e veglierò su di te, obbedirò ai tuoi comandi se sarà necessario; ma solo quando tu sarai certa di questa via... solo allora potremo combattere davvero insieme, come un'unica cosa" rispose il Pokémon nella sua mente, il tono pieno di tristezza e fierezza al tempo stesso.

Touko annuì con un leggero sospiro.
Le dispiaceva sentirsi dire che non era ancora pronta, ma sapere che Zekrom le sarebbe stato comunque affianco le dava la forza e la speranza di sognare il giorno in cui insieme si sarebbero librati in aria, due corpi e una sola mente atta a lottare contro i cattivi.

Regalò al Pokémon un ultimo sorriso, che in qualche modo sentì venire ricambiato dal drago, ed estrasse una pokéball.
-E' sicuro che una semplice sfera poké riuscirà a contenerlo?- domandò a Wes.

-Se lui acconsente, non vedo perché non dovrebbe riuscirci. Se vuoi ti do una ultraball- rispose lui, facendo spallucce.

-Tenterò con quella semplice. In caso mi dai la tua. Pronto, Zekrom?- disse poi, rivolta al Leggendario.
Questo emise un basso ringhio e fece una sorta di cenno affermativo.

La brunetta sorrise ancora.
-E allora sia. Zekrom, entra nella pokéball!!- esclamò, e lanciò la sfera contro il muso del Leggendario.

La pokéball si scontrò con il Pokémon, che chiuse gli occhi per un momento, per poi riaprirli quando il fascio rosso lo catturò.
La sfera ricadde a terra e ondeggiò per tre volte, ma dopo di queste il pulsante della pokéball mandò un segnale, confermando che il Leggendario si trovava al suo interno.

Trepidante, Touko prese la piccola palla tra le mani e con cura la ripose nella tracolla.
Ora che la Scurolite era scomparsa, esplosa dopo la comparsa del suo inquilino, sentiva un immenso vuoto all'interno della borsa rosa.
Ma sapeva che questa mancanza era compensata dalle sfere di Kyurem e Zekrom, nuovi ed improvvisi compagni di squadra (ancora inutilizzabili, dato che aveva con loro ben otto Pokémon appresso e non era consentito), e dalla certezza che con il loro aiuto avrebbe avuto modo di sistemare le cose ad Unima con il suo amico Wes.

Proprio in quel momento si sentì mettere un braccio intorno alla vita e si voltò, arrossendo subito dopo poiché l'amico in questione le stava rivolgendo un sorriso smagliante e orgoglioso.
-Complimenti per i tuoi nuovi compagni di viaggio, Touko. Sono orgoglioso di te- disse, continuando a sorriderle meravigliato.

-G-grazie...- rispose lei, a disagio.
Chissà perché, non sentiva più tutto il freddo che l'aveva lasciata inerme prima.

-Prego, e ora andiamo, altrimenti gli altri si preoccuperanno- annuì il Campione e, sempre tenendola vicina, la trascinò fuori dal Deposito Frigo.

La ragazza, con un sorriso, diede un'ultima occhiata al luogo che l'aveva angustiata tanto con i suoi freddi artigli. Non riusciva però a odiarlo, perché era lì che aveva ottenuto due nuovi e forti Pokémon.

"Ed è qui che Wes mi ha abbracciata come non mai" ripensò, imbarazzata. Le sembrava di sentire ancora il suo respiro sul collo.
Tuttavia scosse il capo per scacciare i pensieri e, con un cenno del capo verso l'amico, uscirono definitivamente dall'edificio.

                                                                                        *
E rieccomi qui ^^
Spero che questo capitolo sia abbastanza lungo da compensare quello precedente.
Ringrazio Jeo 95 e PlusJack per le recensioni.
Non mi prolungo perché non ho tempo, quindi dico solo che il capitolo verrà postato Venerdì.
Ciao!

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Capitolo 39
*** Capitolo 39 ***


Capitolo 39

 


Appena i due uscirono, ad attenderli trovarono Rui e Charles con la polizia appresso.
La prima vedendo la ragazza uscire le corse incontro e l'abbracciò, lasciando di stucco sia Wes che Touko.

La brunetta ridacchiò.
-Rui, così mi soffochi...- disse piano, sorridendo stanca.

-Sono supercontenta di rivederti sana e salva. Complimenti per i tuoi nuovi compagni di squadra!- esultò la rossa, scostandosi un po' dall'amica.

-Beh, sono parecchio stanca. Credo che andrò a dormire adesso, mi sento come svuotata di tutte le energie-

A quelle parole il diciassettenne le lanciò un'occhiata preoccupata, ma non proferì parola.
Appena fu loro permesso, la polizia e l'agente Jenny andarono a congratularsi con i quattro eroi. Nessuno di loro fece parola su Zekrom o Kyurem: sembrava che nessuno si fosse accorto della loro comparsa.

Gli ufficiali posero loro alcune domande, alle quali Touko rispondeva in modo assente e con monosillabi.
Il mulatto le scoccava spesso occhiate ansiose, anche perché notava una differenza nel temperamento della brunetta. Era troppo strana a suo parere, e avrebbe voluto parlare; ma quei dannati agenti non gli lasciavano un momento libero.

-Volete un passaggio?- domandò all'improvviso l'agente Jenny al ragazzo, che non l'aveva ascoltata per tutto il tempo.
Era troppo preoccupato per rispondere a delle futili domande.

-Come?- ribattè infatti questo, aggrottando la fronte.

Fortunatamente la donna non se la prese per la sua assenza di attenzione.
-Le ho chiesto se voleva un passaggio per arrivare al Centro Pokémon. La ragazza che è uscita con voi dal Deposito Frigo non mi sembra stare molto bene, perciò...-

-Oh, certo: ci fareste un favore- annuì il biondo, e andò a chiamare gli altri per avvertirli di quella gentilezza.

Appena tutte le domande furono state poste e risposte, le tre volanti della polizia ripartirono con i malviventi e i ragazzi al loro interno, diretti alla centrale.
Fortunatamente questa si trovava nei pressi del Centro Pokémon, così non ci fu bisogno di deviazioni per raggiungere la struttura medica e hotel per allenatori.

Mentre Michael e Wes salutavano e ringraziavano i loro scarrozzatori e Nardo (rimasto a bordo dell'auto), Rui accompagnò Touko all'interno dell'edificio.
Anche lei era preoccupata per lo stato catatonico in cui era caduta la ragazza: che stesse male? O aveva subito un qualche shock?

Dolcemente la fece accomodare su un divanetto, e lì la ragazzina si stese e chiuse gli occhi. Era stanchissima.
La rossa invece raggiunse i due compagni di viaggio, appena entrati, e li chiamò agitata.

-Cosa c'è, Rui?- domandò il quindicenne, confuso.

La ragazza non badò alle sue parole e si volse piuttosto verso il biondo.
-Wes, potremmo prendere ora le stanze?- chiese a questo, che inarcò un sopracciglio, perplesso.

-Certo, non c'è problema. Ma perché? E' ancora giorno e Touko ha una palestra da sfidare-

-E' appunto per lei che te lo chiedo. Si è addormentata- spiegò la diciassettenne.

-Oh... Beh, dopo quel giro sotto zero non dubitavo che fosse stanca. Va bene, un secondo che prendo le camere- annuì l'altro, e corse verso il bancone dell'infermiera Joy.

I due rossi nel mentre si diressero verso il divanetto dove la loro amica dormiva quasi beatamente: era molto agitata, sembrava soffrire.
In quel momento il Campione li raggiunse.
-Ragazzi, ecco le chiavi. Ehi, ma che avete?-

Michael si voltò e indicò la brunetta, stesa supina sul divano. Era incredibilmente rossa, e piccole goccioline le scendevano dalla fronte.
La sua espressione era sofferente.

Il ragazzo si allarmò e s'inginocchiò accanto a lei, scuotendola un po'.
-Touko, svegliati- le disse, la fronte aggrottata.

La brunetta mugugnò e dischiuse gli occhi. Il giovane potè solo vedere il suo sguardo vuoto prima che le palpebre si richiudessero, celandogli le iridi chiare della ragazza.
Con un sospiro, il ragazzo si alzò e, una volta chinatosi, con delicatezza passò le braccia sotto il corpo della ragazza.
Dopodiché la solleva, prendendola in braccio e sistemandola in modo che la testa fosse posata sul suo petto, così che non penzolasse nel vuoto.

-La porto in camera, voi prendete un po' d'acqua e raggiungeteci alla 5C- disse, poi si avviò al piano superiore.
Durante il tragitto compiuto alla ricerca della stanza della ragazza, Wes la guardò spesso, preoccupato.

Appena giunsero di fronte alla 5C, con un po' di difficoltà il giovane aprì la porta ed entrò nella stanza che aveva affittato.
Una volta chiusa questa, si diresse verso il letto a una piazza e mezzo e depose piano il corpo minuto dell'amica su di esso, che continuò solerte a dormire.

Il ragazzo si sedette al suo fianco, scrutandola un po' con un dubbio in testa.
Piano si chinò su Touko e le posò le labbra sulla fronte, per poi ritirarsi con gli occhi sgranati.
-Ma tu scotti!!- esclamò, correndo fuori.

Davanti alla porta della stanza trovò Michael e Rui, e quest'ultima teneva in mano un bicchiere d'acqua fresca.
-Wes, ma cosa...-

-Touko ha la febbre, serve un termometro- disse il mulatto perentorio, interrompendo la rossa.

I due rimasero sorpresi dal tono che il loro amico aveva usato, ma non dissero nulla.
La ragazza entrò con il bicchiere in mano e lo posò nella stanza, mentre l'altro corse giù dall'infermiera Joy per avere un termometro.

Rimasero così Wes e Rui a vegliare su una sofferente brunetta, che aveva preso ad agitarsi sul materasso.

-Deve avere la febbre molto alta- disse la ragazza, sedendosele accanto.
Dopodiché portò due dita nel bicchiere, immergendole per bagnarle di acqua gelata, e le portò sulle labbra dell'amica amorevolmente, come una madre.
Respirava affannata, poverina.

-E' colpa mia, avrei dovuto insistere nel riportarla indietro- disse il biondo, rattristato.

-Non essere sciocco, non è colpa di nessuno. Può capitare di ammalarsi- gli rispose la diciassettenne, bagnando ancora le labbra asciutte di Touko.

Michael tornò poco dopo con un termometro nuovo di zecca in mano.
-Dammelo- ordinò Rui, strappandoglielo di mano e lasciandolo sorpreso.

Con delicatezza, dischiuse le labbra della brunetta e glielo infilò in bocca per cinque minuti, per poi levarglielo e scuoterlo un po'.

-Fantastico, trentanove e mezzo, praticamente quaranta. Ma quanto cavolo faceva freddo in quella cella frigorifera di gelati?!- esclamò, maledicendo l'oggetto e buttandolo da qualche parte accanto a lei.

-Almeno 5° sotto zero, Rui- rispose Wes, automaticamente.

-Era una domanda retorica. Va bene, bisogna spogliarla e metterla sotto le coperte. Uscite, vi avverto io- ordinò la rossa, buttando fuori dalla stanza i due ragazzi.

Dopodiché, tornò dall'amica e la mise seduta, strappandole un mugolio.
Le tolse prima il giubbino fradicio, passando poi all'adorabile maglietta con i due Leggendari in versione chibi e lasciandola così in canottiera. La privò pure degli scarponcini, dei calzini e dei jeans.

Alla fine, tutto ciò che la ragazzina aveva indosso era l'intimo e la canottiera. Non aveva più nemmeno il cappello, e i capelli erano stati sciolti.
Con un po' di fatica, riuscì a metterla sotto le coperte.
-A questo punto servono farmaci- esordì, dopo aver osservato il suo operato.

Si diresse verso la porta ed andò ad aprirla, trovandosi davanti due ragazzi preoccupati.
-Servono medicine. Mic, puoi andarle a comprare? Wes, tu procurati delle pezze e dell'acqua possibilimente fredda. Fate velocemente-

I due annuirono e corsero a eseguire gli ordini, mentre la rossa tornò accanto alla ragazza.
Sospirò e attese, mentre fissava l'amica che continuava ad agitarsi.
-Non posso credere che sto aiutando la mia rivale in amore a guarire. Com'è strana la vita, e cosa si fa per rendere felici le persone che si amano...- sospirò ancora, stiracciandosi.

Non ottenne alcuna risposta dalla brunetta.
Con un terzo sospiro, riportò l'indice e il medio nell'acqua contenuta nel bicchiere e bagnò ancora le labbra di Touko, trovandole nuovamente disidratate: la febbre bruciava i liquidi molto più in fretta di quanto pensasse.

Dopo due minuti la porta della stanza si aprì ed entrò il Campione con una scodella bianca colma d'acqua e una pezza medica.
-Non c'era di meglio. L'infermiera Joy mi ha assicurato che questo panno è sterile, usa simili metodi anche per curare i Pokémon- disse, avvicinandosi al letto.

La rossa annuì e prese ciò che l'amico le porgeva. Posò il recipiente sul comodino lì a fianco e vi immerse subito la pezza.
Dopodiché, depose questa sulla fronte della ragazza che lanciò un sospiro di sollievo, facendo sorridere i due giovani.

-Ti senti meglio, eh?- ridacchiò Rui, mentre la brunetta si calmava un po'.
Il suo respiro divenne meno affannato, riottenendo una sequenza più tranquilla di prima.

Wes si sedette accanto a lei e osservò con rammarico l'amica.
-Non riesco a convincermi della mia non colpevolezza. Se avessi ordinato ad Entei di portarla via... di sicuro non si sentirebbe così male- disse, sospirando.

-La febbre viene a tutti, Wes, non c'entri nulla tu-

-Sarà, ma continuo a rimproverarmi. Dovevo prevederlo che stare così tanto tempo al freddo l'avrebbe destabilizzata, come tutti del resto. Anzi mi stranizzo del fatto che io non mi sono sentito anche peggio, dato che vivo in una regione molto calda- rispose il giovane, senza mollare la figura di Touko.

-La vita è imprevedibile. Può accanirsi su una persona, come può favorirne un'altra; non c'è modo di saperlo- gli disse lei, sorridendogli.

-Hai ragione: per ora si sta accanendo sul mio cuore- ridacchiò il ragazzo, ricambiano il sorriso con uno mesto.

-Cosa intendi con questo?- domandò la rossa, incuriosita.

-E' un po' che sono sommerso di dubbi. Tu e Michael insistete sull'argomento "amore" o simile: sostenete che provo qualcosa di più per Touko, e io comincio a non saper più cosa pensare- rispose l'altro.

-Continua-

-Tu poche ore prima mi hai detto che Touko è l'unica ragazza che posso amare, mentre Michael continua a cercare di strapparmi complimenti e confessioni su di lei. Prima negavo con tutto me stesso certi sentimenti, ma adesso ho la mente completamente in confusione. Non capisco più cosa provo, ecco; non comprendo i miei sentimenti, le emozioni che puntualmente mi colgono quando sono con lei. Brancolo nel buio più totale, alla ricerca di una risposta che non trovo-

-Tu come ti senti quando le sei vicino? Cos'è che ti piace di lei?- chiese Rui, per esortarlo a parlare.
Finalmente sentiva che si stava aprendo.

-Beh... Di lei mi piace tutto. Non trovo nulla che vorrei modificarle, perché altrimenti non sarebbe più Touko ma solo una blanda imitazione, per quanto possa essere ben fatta. Averla vicino mi tranquillizza, mi da una pace che non ho mai provato. Con lei mi sento bene. Hai presente la notte scorsa, la tua visita?- rispose lui.

Rui annuì, un po' imbarazzata.

-Beh, inutile dire che ero sconvolto. Pensavo che dopo il tuo bacio sarebbe cambiata completamente ogni cosa con il genere femminile; invece, quando ho incontrato Touko fuori dal Centro Pokémon, ho sentito solo il bisogno di conforto. Lei ha saputo darmelo e quando, il giorno dopo, mi sono risvegliato accanto a lei, nello stesso letto... ero felice. Non sentivo il benché minimo bisogno di allontanarmi, come temevo. Anzi volevo abbracciarla per sentire ancora quella sensazione di quiete che solo lei riesce a darmi – senza offesa-

-All'inizio pensavo che queste emozioni e l'affetto che provavo per lei fossero suscitate dalla tenerezza che automaticamente, fin da quando la vidi sotto l'albero nel Percorso 1 con Snivy in braccio che attendeva i suoi amici, mi fece provare nei suoi confronti. Pensavo fosse solo questo, ma adesso che voi continuate a parlarmene e a farmi notare certi miei comportamenti che ho quando sto con lei... mi sembra tutto diverso-

-Ogni volta che è felice mi sento sollevato, e quando invece s'intristisce... sento l'istintivo bisogno di confortarla; odio vederla soffrire. Quando per esempio eravamo ad Austropoli, ci imbattemmo in un gruppo di ragazzi che voleva approfittare di lei: fu appena la vidi tra le mani di uno di loro che mi salì una rabbia potente. Avrei voluto punire quel tipo per averle messo le mani addosso tempestandolo di colpi, ma la consapevolezza che l'avrei solo turbata ancor di più mi frenò e mi permise di lasciarlo incolume, più o meno-

-E quando, poi, ammise di aver avuto paura... Mi sentii male, come se provassi ciò che lei doveva aver provato sotto quelle mani. Non riuscivo a perdonarmi di averla lasciata inerme anche solo per poco- concluse Wes, senza mai scostare gli occhi dal viso di Touko.

-Tutto ciò che mi hai detto mi fa comprendere tante cose. In poche parole, con lei accanto ti senti sereno e vorresti saperla sempre al sicuro- disse Rui, guardando il volto dell'amico.

Questo annuì, sorridendo mesto.
-Patetico, vero?- ridacchiò il ragazzo, un'espressione sconsolata in volto.

-Per niente, solo molto dolce. Tu ti preoccupi molto per Touko, le vuoi molto bene: è naturale desiderare la sua sicurezza in qualsiasi modo- proferì Rui, scuotendo il capo.

-E' una novità, capisci? E' tutto talmente nuovo e travolgente che non riesco a comprendere a fondo. Sento che sarei pronto a fare tutto perché lei sia felice, anche allontanarmi se fosse necessario, ma una parte di me sa che non sarei mai capace di lasciarla andare. Temo che se lei si allontanasse da me, tornerei il cinico e freddo ragazzo che ero prima; e non voglio. Non riesco a fare a meno di cercare la sua vicinanza. Per questo vederla soffrire mi rende molto triste, perché è pure colpa mia se adesso è così- spiegò ancora il biondo.

-Ti capisco. Io provavo più o meno la stessa cosa per te, anche se non in maniera così particolareggiata. In confronto a quanto mi dici, il mio amore per te sembra un blando infatuamento giovanile; ma desideravo ugualmente la tua felicità, perché vederti sorridere è così bello... E' magnifico vedere la gente sorridere contenta e in pace con sé stessa, ti dona una quiete incredibile. E' naturale ricercare la felicità e quando questa ti viene incontro ti senti leggero come se volassi- annuì la rossa, sorridendo.

-E' proprio ciò che provo quando vedo Touko sorridere. Rimango interdetto e penso che il suo è il più bel sorriso del mondo, e vorrei vederlo sempre; sento che se lei fosse sempre felice, potrei esserlo anch'io. Detto così sembra un desiderio egoistico, e forse è così, ma davvero: non amo vederla triste. Quando sorride è più bella- ridacchò il ragazzo.

Purtroppo si accorse troppo tardi di quanto avesse detto ed arrossì di botto, portandosi una mano alla bocca. Guardò Rui e subito dopo abbassò lo sguardo, tremendamente imbarazzato.
Quella visione, più unica che rara, fece ridere di cuore la ragazza, che però fu costretta a trattenersi per non svegliare la brunetta dormiente.

Il giovane la guardò sconsolato.
-Di certo ora stai pensando che sono diventato un sentimentale all'improvviso. Proprio io!- bofonchiò, rattristato.

-No, continuo a pensare che sei molto dolce. E' vero, sei molto cambiato dall'ultima volta, Wes. Ma è un cambiamento in meglio, sei molto più aperto di prima e sembri quasi umano in questo momento- negò la rossa.

-Quasi?- domandò perplesso il ragazzo.

-Perché, tu ti senti umano in certi momenti? Reputi il tuo comportamento normale?-

-Normale, eh? Non ho la presunzione di definirmi tale, ma dai: umano! E che dovrei essere, un alieno? Non sono Deoxys, Rui- rispose il mulatto, offeso.

-Non intendo questo. Solo, a volte sei troppo misurato per sembrare un essere umano. E' come se avessi una mente imperturbabile, irragiungibile; come se nulla potesse toccarti più di tanto- spiegò l'altra.

-Mente imperturbabile un corno! Tu non sai quante volte mi trattengo dal fare ciò che veramente vorrei fare. La mia mente è un campo di battaglia, semplicemente mi nascondo dietro la classica faccia da pokér- sbottò il ragazzo, nella sua voce un misto di offesa e divertimento.

-Sarà, ma fai paura. Non piace a nessuno un tipo che non si scompone mai e nasconde i propri sentimenti- disse Rui, facendo spallucce.

Calò il silenzio tra i due, che erano tornati a controllare Touko.
Questa sembrava essersi calmata ed aveva il respiro un po' più sereno. Sembrava proprio una bambina piccola, mentre dormiva.
Tuttavia la pezza sulla sua fronte era svaporata al contatto con il suo corpo oltremodo caldo e richiedeva una nuova ripassata.

Rui fece per sporgersi e prendere la pezza, ma Wes la bloccò.
-Posso... posso farlo io?- domandò lui, rispondendo all'espressione interrogativa della ragazza.

Un po' scombussolata dallo sguardo tremendamente sincero del giovane, la rossa annuì e gli porse la benda umidiccia.
Il biondo la prese e si alzò per avvicinarsi al comodino, dove intinse nuovamente la stoffa nell'acqua. Dopodiché, con delicatezza depose questa sulla fronte della quattordicenne, che aveva preso ad agitarsi di nuovo.

Appena le mani del ragazzo entrarono in contatto con la pelle della brunetta, lui sentì quanto fosse febbricitante e non poté far altro che dispiacersi ancor di più.
Gli sembrava impossibile che stesse toccando la medesima persona che poco prima era congelata da capo a piedi.

Appena ebbe sistemato il panno bagnato, si ritirò velocemente.
Sentiva il cuore battere forte ed era certo che aveva le guancie arrossate per l'imbarazzo: mai si era preso cura di qualcuno in tal modo, se non di suo fratello quando era piccolo.

Portò lo sguardo sull'amica sua coetanea e lei annuì con un sorriso, incoraggiandolo.
Il ragazzo annuì e tornò nuovamente seduto al suo posto, una strana sensazione in lui.

Rimasero ancora in silenzio ad ascoltare i suoni esterni che giungevano attutiti alle loro orecchie.
Poi Michael arrivò con alcune medicine consigliategli dal medico. Rui le diede subito all'amica e continuarono, tutti e tre, a vegliare su di lei fino a notte fonda.

Il tempo era trascorso veloce e nessuno voleva allontanarsi da lei, preoccupati com'erano per la sua salute.
Alla fine la candidata a sorvegliarla fu la rossa, la più idonea a passare la notte con Touko: erano entrambe ragazze, e la diciassettenne aveva avuto la febbre due mesi fa. Era ancora piena di difese immunitarie, per così chiamarle.

Wes si allontanò dalla brunetta solo dopo aver fatto giurare all'amica di chiamarlo per qualsiasi cosa; solo allora le lasciò sole.
Con un sospiro, la ragazza si preparò per dormire e si mise sul divano: certo aveva avuto la febbre di recente, però era anche vero che dormire con una malata era da pazzi.
Anche se non dubitava che il mulatto non si sarebbe fatto tutti questi problemi e avrebbe dormito con lei.

Con una risatina a quel pensiero ed un'ultima occhiata a Touko, Rui le rivolse un piccolo "buonanotte" e si addormentò quasi subito.

 

 

Non fu certo una bella nottata quella che passò Wes.
Per buona metà, continuò a rigirarsi tra le coperte senza riuscire a dormire. In testa aveva il pensiero costantemente rivolto alla brunetta, e a ciò di cui aveva parlato con la rossa.

Gli sembrava impossibile che proprio lui si fosse aperto tanto, e per di più con la stessa ragazza che gli si era dichiarata la notte scorsa.
Non era crudele mettere proprio lei al corrente di ciò che gli passava per la testa riguardo a Touko?

"Ha insistito lei, ed io avevo bisogno di parlare con qualcuno" ammise poi.
Era straordinario quanto fosse sincero con sé stesso, se ne stupiva pure lui.

Però c'era sempre quel chiodo fisso che non lo liberava, e rappresentava l'unico argomento sulla quale lui non riusciva ad essere sincero.
Ovvero, Touko gli piaceva?

Non sapeva nemmeno lui quali erano i suoi sentimenti.
"O forse li so, ma non li voglio ammettere" si disse, come sempre.

Non erano rari i suoi soliloqui, anzi molto spesso si ritrovava a dover scrutarsi nell'animo. Ciò accadeva quando rimaneva solo, e in passato quei momenti di solitudine erano talmente frequenti che Wes aveva imparato a conoscersi molto a fondo.
Sapeva i suoi difetti e i suoi pregi.

Alla fine sbuffò e scostò le coperte con un gesto secco, incapace di riposare ancora. Non badò al freddo che subito lo assalì, facendogli desiderare di rimettersi al caldo, e si alzò con decisione.
Fece una doccia veloce e, una volta rivestitosi, uscì dalla stanza diretto a quella della brunetta.

La preoccupazione lo attanagliava.
Sapeva che con il suo gesto avrebbe svegliato Rui, la quale dormiva nella stanza della ragazza per sorvegliarla, dato che erano le cinque nel mattino; ma proprio non riusciva a darsi pace, voleva vederla.

Una volta giunto davanti alla porta busso delicatamente, in attesa di una risposta che certo non si aspettava. Infatti, questa non arrivò e lui entrò comunque.
La stanza era come l'aveva lasciata, con l'unica differenza che sul divano sul lato destro stava la rossa con addosso la coperta che Touko portava ancora con sé nella borsa.

L'oggetto del suo interesse, invece, riposava serena sul letto a una piazza e mezza, accuratamente avvolta tra le coperte e qualcosa di bianco sulla fronte.
Velocemente il giovane si avvicinò al letto e le controllò il panno, scoprendolo praticamente asciutto.
Dato che l'acqua nella scodella di sicuro era ormai a temperatura ambiente, prese quest'ultima e si recò nel bagno dove la svuotò e la riempì di nuovo con l'acqua fredda.

Appena fu ricolma, la prese con entrambe le mani e ritornò nella stanza, ma lì ebbe una piacevole sorpresa: Touko aveva gli occhi aperti.
Rimase sorpreso, ma si riscosse presto e si avvicinò veloce al letto.

-Touko!- esclamò, nel suo tono solo gioia.

La ragazza si voltò a fatica verso colui che l'aveva chiamata e si ritrovò davanti Wes, vestito di tutto punto ma senza gli occhiali sul capo, con una scodella bianca in mano.
Questa venne posata sul comodino in fretta e il ragazzo si chinò su di lei con un sorriso sollevato che la fece arrossire un po'.

-Finalmente ti sei svegliata, ci hai fatti stare in pensiero- le disse, sedendosi sulla sedia di fianco a lei.

-Che mi è successo?- domandò la brunetta, provando a mettersi seduta.
Fu un tentativo vano, perché un capogiro la colse improvviso e la fece ricadere sul cuscino, la testa che le martellava.
Si portò una mano sul viso e chiuse gli occhi, cercando di placare il giramento di testa.

-Fai attenzione. Hai avuto la febbre a trentanove e mezzo, non prenderla alla leggera- rispose il ragazzo, con un tono un po' ansioso.

-Oh...- disse solo lei, incapace di proferire altro.
Si sentiva una pezza stropicciata gettata senza alcun riguardo.

Tra i due cadde il silenzio, che nessuno ebbe il coraggio di spezzare.
Poi la ragazza mugolò, facendo alzare gli occhi al giovane: il viso della brunetta era nuovamente febbricitante.
-Aspetta, ti rinfresco subito- disse veloce e si alzò.

Le prese la pezza dalla fronte, facendole sgranare un po' gli occhi, e la intinse nell'acqua fredda. Dopo averla strizzata per non farla gocciolare, la rimise al suo posto e Touko avvertì un immediato sollievo, seppur infimo.

-Va meglio?- le chiese lui.

-Credo di sì. Grazie, Wes- rispose lei, sorridendogli un po'.
Ciò lo imbarazzò leggermente e si rimise seduto.

-Che ore sono?- domandò la brunetta, volgendo con cautela il capo verso di lui.

-Credo le cinque del mattino-

-E che ci fai alzato a quest'ora? Fila a letto, è ancora presto!- esclamò la ragazza, alzandosi ancora.
Un altro capogiro la costrinse a desistere e ricadde ancora sul materasso. In lei si sparse un senso d'impotenza acuto.

Il mulatto le mise una mano sulla fronte, risistemandole il panno bagnato con premura.
-Calmati, Touko, altrimenti non guarirai mai. Devi rilassarti, e per rispondere alla tua domanda non avevo più sonno. Sinceramente ero preoccupato per te- disse il ragazzo, sedendosi ancora.

-Le cinque sono pur sempre le cinque. Non è nemmeno l'alba! Ti ringrazio per le tue premure, ma non occorre che tu resti ancora qui. Dai, Wes, va' a dormire: me la cavo da sola- cercò di convinverlo lei, ma lui scosse il capo.

-Ma se non riesci nemmeno a stare seduta? No, tu necessiti di qualcuno che ti tenga d'occhio, prima che tu faccia qualcosa di stupido. Rui e Mic dormono, io non ho sonno, perciò resto con te- rispose il Campione, incrociando gambe e braccia.

La ragazza sbuffò.
Calò un nuovo silenzio tra i due ed entrambi non lo spezzarono ancora.
Poi lei, timidamente, lo chiamò.

-Si?- chiese lui.

-Posso... avere un po' di acqua?- chiese imbarazzata Touko, guardando altrove.

Il biondo rimase leggermente sorpreso, ma dopo aver annuito si alzò e andò verso la tracolla rosa dell'amica, dalla quale estrasse la borraccia di lei.
Tornato al letto gliela passò e l'aiuto a mettersi seduta.

Dopo qualche giramento di testa la quattordicenne riuscì a sistemarsi e allora bevve avidamente, tremendamente assetata dopo quel periodo a secco.
Bevve dieci sorsi tutti d'un fiato prima di allontanare il contenitore dalla bocca e di rilasciare un sospiro di sollievo.
In tutto ciò aveva anche tenuto una mano sul panno perché non le cadesse dalla fronte, ma con il contatto della mano calda questa era in procinto di asciugarsi di nuovo.

La brunetta tornò distesa e sbadigliò sonoramente, facendo ridacchiare Wes.
-Sei più stanca di me. Dormi, ci sono qua io con te- le disse mentre le toglieva la borraccia di mano e la posava accanto alla scodella.

Dopodiché prese anche la pezza e la intinse ancora, rimettendola poi sulla fronte della ragazza.
Mentre faceva questo lei non smetteva di guardarlo con gratitudine e, quando lui si rimise seduto, guardandolo negli occhi lo ringraziò di cuore.

Lui annuì, un lieve rossore sulle guancie, e la invitò nuovamente al riposo.
Touko seguì quanto dettogli e chiuse gli occhi. Si addormentò quasi subito, era davvero stanca.

Per tutto il tempo Wes rimase a vegliarla, perso in chissà quali pensieri con lo sguardo sull'amica.
Ad un tratto un pensiero fece breccia nella sua mente, facendolo sorridere.
"Una cosa è certa: le voglio molto più bene di quanto credessi".

                                                                                      *
Buona sera!
Perdonate il ritardo, mi sono attardata un po' troppo su Elsword ^^'
Questo è un capitolo di passaggio, ma vi assicuro che nel prossimo si ritornerà alla carica. In più Touko conoscerà meglio Kyurem!
Ringrazio Jeo 95 e PlusJack per le recensioni, come sempre, fantastiche: vi adoro, ragazzi!
Il prossimo capitolo verrà inserito Lunedì, bye!!

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Capitolo 40
*** Capitolo 40 ***


Capitolo 40

 


Passarono quattro giorni prima che Touko potesse dirsi totalmente guarita e riprendere così il suo viaggio.
Furono giorni insopportabili: la brunetta era più che impaziente di proseguire il suo viaggio e faceva di tutto per convincere gli altri del contrario.
Ogni volta che, ad esempio, Rui la vedeva entrando in camera sua la trovava alzata a guardare fuori dalla finestra, in mutande e con lo spazzolino in bocca.

Sembrava impossibile far stare quella ragazza a letto anche quando loro non le facevano compagnia. Tanto che la mattina del secondo giorno Wes la trovò persino giù a far colazione vestita di tutto punto, e parlava tra un morso e l'altro con altri due allenatori poco più grandi di lei.

Il ragazzo, non poco infastidito, le si avvicinò e la chiamò con una nota di seccatura.
Appena lei si voltò gli sorrise, ma ciò non gli fece cambiare espressione.

-Ciao, Wes! Stavo parlando con loro- disse, innocente.
Anche se sapeva che era la quiete prima della tempesta.

-Sì, vedo. Mi è lecito chiederti che ci fai alzata?- chiese lui, calmo.

-Volevo alzarmi, non mi è permesso nemmeno questo?- sbuffò la ragazza, mentre i due allenatori al suo tavolo li guardavano con il sopracciglio alzato.

-No che non puoi, Touko. Sei ancora convalescente, un minimo di riguardo dovresti averlo per te stessa. Stai pure davanti ad una finestra aperta! Siamo a Novembre e tu resti esposta al vento freddo? Va bene che stai meglio, ma questo proprio è indescrivibile!!- s'adirò il mulatto, mantenendo comunque un tono duro e calmo.

-Allora lo ammetti che sto meglio!!- esultò la brunetta, contenta.

Il Campione sbuffò. Sembrava impossibile convincere quella ragazzina che non poteva stare alzata troppo a lungo, per quanto bene stesse.
-Sì, lo ammetto. Stai meglio. Ma perché ti sforzi di fare tutto in un solo giorno? Rafan non scappa, e così la Lega Pokémon. Di febbre non ha mai perso nessuno- le fece notare.

-Accidenti a voi tre! Detesto stare a letto, non mi piace stare ferma!! Come devo farvelo capire che sono guarita?- s'adirò anche lei, ma senza mantenere lo stesso contegno di Wes.

-Non vedo alcun bisogno di urlare. Arrabbiarti si, ma urlare no; stai dando spettacolo. Forza, va' a letto che ti raggiungo poi con due cornetti- disse il mulatto, voltandole le spalle per andare a mangiare.

Touko fece la sostenuta, restando ferma dov'era a guardare la schiena del ragazzo tenendo il muso.
Tuttavia, appena questo si fermò e la guardò di sbieco sentì un brivido freddo: era uno sguardo posato, apparentemente calmo, ma al suo interno lei vide lampi e capì cosa provavano i malviventi quando avevano la sfortuna di incrociarlo.

Con un sonoro sbuffo, mise il broncio e impettita si diresse verso il piano superiore, superando l'amico con aria di superiorità.
Era parecchio delusa, e si sentiva tradita: aveva sperato che almeno colui che l'aiutava sempre fosse ancora una volta dalla sua parte, e invece era il più cocciuto dei suoi compagni.

Come promesso, il ragazzo entrò in camera sua cinque minuti dopo con un sacchettino di carta in mano.
Trovò l'amica nel letto, distesa su un fianco e con l'aria lugubre di un carcerato.

Si trattenne dal ridere e la chiamò, ma lei non volse nemmeno lo sguardo dalla sua parte: era troppo arrabbiata con lui.
Tuttavia, appena le venne sventolato davanti un cornetto sicuramente al cioccolato non resistette e lo prese immediatamente.
Wes non le aveva dato modo di finire il suo e stava morendo di fame.

-Scusami per prima, sono stato troppo duro- le disse, facendo il giro del letto.

La ragazza, tra un morso e l'altro, sentì rumore di carta stracciata e appena il Campione le giunse davanti notò da cosa proveniva: il ragazzo aveva stracciato il sacchettino e glielo aveva messo davanti, con l'altro cornetto al cioccolato sopra in modo che non sporcasse il letto di molliche.

Quasi quasi lei fu tentata di ringraziarlo, ma voleva che lui la credesse ancora adirata. Voleva sentirlo ancora scusarsi.
Non sapeva perché, ma sentirglielo dire la faceva sentire vincente.

Il giovane, non ottenendo risposta, sospirò e si recò verso la porta del bagno, con la borraccetta della ragazza in mano. Appena l'ebbe riempita d'acqua fresca, tornò nella stanza e la pose sul comodino, poi fece per andarsene: non voleva imporsi più di così sulla brunetta, col rischio di alimentare il risentimento nei suoi confronti.

Tuttavia lei lo chiamò, fermandolo.
Touko si era messa seduta, con il secondo cornetto in mano e i lati della bocca un po' sporchi di zucchero a velo, i capelli sciolti e le guancie un po' arrossate dall'imbarazzo.
L'incarnazione della tenerezza, ancora una volta.

Con un tono che decisamente non sarebbe stato il suo in quel momento, disse:
-Cosa c'è?-

-Volevo scusarmi per prima, non volevo farti arrabbiare. Ma sul serio non riesco più a stare sotto le coperte, ho sempre odiato questa costrizione. Perdonami se vi faccio esasperare: so che mi volete bene e lo fate per me, ma io non necessito più di riposo. Ho battuto la fiacca troppo a lungo, voglio tornare a lottare- disse, lo sguardo basso.

-Fammi un favore, Touko- disse lui solamente, attirando la sua attenzione.

-Sì?-

-Smettila di essere così irresistibilmente tenera- continuò lui ridacchiando.

Touko inarcò un sopracciglio, confusa.
-Non ho idea di cosa tu stia parlando- rispose, ed era perfettamente visibile la sua perplessità alle parole del giovane.

-Fidati, lo so io. Levati quell'aria da bambina indifesa. Te lo chiedo per favore, non voglio commettere atti di cui potrei pentirmi- annuì il giovane, sorridendo sghembo.

-Allora vieni, io sono qui. Fa' ciò che ti senti, per ora te lo concedo- sorrise lei, tenendo il gioco.
Anzi, per il giovane non era un gioco ma lei pensava lo fosse.
Quando ti sbagliava!

Il ragazzo le si avvicinò calmo, sicuro, e lei cominciò a temere di aver fatto una stupidaggine.
Rimase immobile quando lui si chinò fino a raggiungerle il viso. Erano vicinissimi, e la brunetta rimase incantata: in quel momento era disarmante come quella mattina, quando si era svegliata accanto a lui.
Era tranquillo e sembrava non avere pensieri per la testa. In poche parole, era bellissimo.

Il giovane si avvicinò ancora un po'.
"Mi vuole baciare!!" realizzò spaventata Touko. Ma ciò che ottenne fu solo un sorrisetto appena furono a pochissimi centimetri di distanza l'uno dall'altro.

-No, non ci cado nella tua trappola- disse, e si ritirò.
Appena uscì dalla porta, tutto tacque e lei rimase immobile mentre assimilava quanto era quasi accaduto.

La brunetta sgranò gli occhi e diventò rossa come un peperone appena capì.
"Voleva baciarmi!! E quel che è più strano è che lo desideravo anch'io! Appena si è avvicinato... Eravamo ad un pelo di distanza, sentivo solo il suo profumo. Oddio, che imbarazzo!! Come lo guarderò in faccia d'ora in poi?" pensò, in fibrillazione.

 

 

Dopo quell'evento, Touko non era più andata contro i voleri del ragazzo.
Aveva una tremenda paura che lui potesse nuovamente provare a baciarla che la seconda volta non si sarebbe fermato.
Ma ciò che le faceva più paura, era che lei non glielo avrebbe impedito. Anzi l'avrebbe accettato con piacere, quel bacio.

"Ma che diamine mi succede?" si chiese, preoccupata.
Aveva ancora il profumo di Wes in testa: dolce come il miele, ma forte e deciso. Era esattamente come lui.

Ne era ancora inebriata e ciò la faceva fremere. Cosa mi ha fatto, con un semplice gesto e un sorrisetto?
Teneva sempre la testa bassa quando lui era nei paraggi, e lo scrutava di nascosto: era tranquillo, come se non fosse successo nulla, e ciò le sembrava strano.
Come poteva essere possibile che per lui un mancato bacio non fosse nulla?

Beh, lui era un maschio. Solo le femmine davano importanza al primo bacio.
"Forse nemmeno sarebbe stato il suo primo bacio" disse una vocina maligna nella sua testa.

Impossibile, non le sembrava il classico sciupafemmine.
Anzi, sapeva con certezza che lui non era così: era troppo dolce in certi momenti con lei, e la che aveva premura nei suoi confronti era genuina, senza secondi fini.
"Wes non è cattivo. Allora perché fa così? Vorrei chiarire, ma con quale coraggio?"

Alla fine, giunse il giorno in cui lei venne giudicata completamente in salute.
La gioia che provò nel sentirsi nuovamente libera offuscò per qualche minuto il pensiero di quel quasi bacio.

La prima cosa che fece fu far uscire Haku e giocare con lui.
Sì, giocare: era da tempo che non lo faceva, e il serpente ci stava, felice quanto lei di poter stare di nuovo accanto alla sua allenatrice.

I tre compagni di viaggio della brunetta guardavano divertiti quella scena, e a Wes ritornò irrimediabilmente in mente la sera in cui aveva quasi rischiato di darle un bacio.
Le aveva detto di levarsi quell'aria da bambina indifesa, ma lei continuava a mostrarsi tale anche se dentro era forte.
Una gatto col temperamento di una tigre.

Ancora non si capacitava di averle quasi strappato il primo bacio.
Ciò che a lui era stato tolto.

Rimase a rimuginare su quelle sensazioni tremendamente nuove per lui, finchè non la vide avvicinarsi.
La guardò con un sopracciglio alzato, chiedendole se le servisse qualcosa, e lei gli fece una richiesta insolita, che lo lasciò spiazzato.

-Come?- chiese il ragazzo, certo di non aver sentito bene.

-Vorrei conoscere meglio Kyurem. Mi aiuteresti?- ribadì nuovamente lei, per niente seccata.
Anzi era calmissima, troppo forse.

-E in cosa dovrei aiutarti?-

-So bene che anche se Kyurem ha scelto di restarmi accanto, o almeno questo dice Zekrom, non mi conosce per niente. Non so cosa potrebbe fare appena lo farò uscire dalla masterball: potrebbe attaccarmi, e io non avrei come difendermi dal potere di un Leggendario- rispose Touko.

-Beh, innanzitutto un Pokémon Leggendario va trattato come tale. Non puoi pretendere da lui ciò che pretenderesti da un Pokémon normale, perché oltre al fatto che ti faresti molto male (non esiterebbe ad attaccarti) questi vanno trattati con ancor più rispetto di quanto solitamente se ne dovrebbe dare ai compagni della propria squadra. Sono forze della natura, e la natura va sempre rispettata. Se tra te e il Leggendario non c'è reciproco rispetto, non ci sarà mai collaborazione- spiegò il giovane.

-In poche parole dovrei sottomettermi a lui?-

-Che rispetto credi ci sia in un legame schiavo-padrone? No, dovete considerarvi sullo stesso piano. Lui deve capirti e tu devi capire lui. Non devi mai lasciarti sottomettere da un Pokémon: oltre ad essere umiliante è anche controproducente- negò il mulatto, scuotendo il capo.

-E come dovrei fargli capire che gli sono amica e che voglio collaborare con lui? Come hai fatto tu ad ammansire i tre cani Leggendari ed Ho-Oh? Non riesco a capirlo- sbuffò Touko.

-Dici bene: ammansire, non dominare. Il rapporto che c'è tra me e loro è di pura amicizia, di collaborazione. Noi ci siamo scoperti simili e ci aiutiamo l'un l'altro. Stare nella pokéball non vuol dire appartenere a quell'allenatore, ma far parte di una squadra. Certo loro sono in debito con me perché gli ho restituito la libertà, ma io li considero miei pari e loro considerano me un loro pari. Noi ci capiamo subito, ed è questo il legame che deve sbocciare tra te e Kyurem, e forse anche con Zekrom- rispose Wes.

-Okay, comincio a capire un po'. Ma come devo farmi capire a mia volta?- chiese la ragazza.

-Da che mondo è mondo, in natura ci si guarda negli occhi per capirsi. Si dice che gli occhi sono lo specchio dell'anima, e in parte è vero: in essi si può leggere la persona che li possiede. Devi guardarlo dritto in faccia e senza mai abbassare lo sguardo, ma non con ostilità e ferocia. In te devono esserci solo buone intenzioni, e solo allora lui capirà che sei davvero buona-

-Potresti farmi vedere?- domandò timidamente lei, grattandosi un po' la testa.
Era un discorso troppo strano, non ci era abituata, ecco.

-Vediamo, perché le reazioni potrebbero essere differenti. Fallo uscire, non vedo sinceramente l'ora di vederlo- annuì lui, alzandosi da sotto l'albero dove si trovava.

Si ripulì un po' della neve che gli era caduta addosso e attese la venuta del nuovo Pokémon di Touko.
Rui e Michael fecero per metterglisi accanto, ma lui negò con il capo.
-Deve esserci solo una persona alla volta davanti a lui: troppi sguardi potrebbero disorientarlo e spaventarlo- spiegò.

Poi fece un cenno all'amica che, dopo aver annuito, fece uscire il Leggendario dalla sua sferica prigione.
Era enorme anche lui, ma meno dei sue due fratelli di tipo Drago Elettro e Drago Fuoco. Tutto in lui rispecchiava l'idea di freddo: dal colore grigio scuro della pietra d'inverno al pallido azzurro del ghiaccio; i suoi occhi gialli, apparentemente privi di pupilla, erano apparentemente vuoti e mettevano paura, forse brillavano anche nel buio.

Kyurem, il mitico tipo Drago Ghiaccio, si stagliava in tutta la sua altezza e maestosità antica davanti a loro.
Scrutava con sguardo intimidatorio Wes, innanzi a lui, e questo reggeva lo sguardo con sicurezza, come se fosse la cosa più normale del mondo.

Il Leggendario, vedendo che l'umano non si piegava al suo cospetto, ruggì.
I presenti si tapparono le orecchie: l'agghiacciante verso del Pokémon somigliava in maniera straordinario alla lavagna grattata dalle unghie o dal temperino.
In poche parole, era qualcosa di tremendamente acuto e straziante, proprio come il ghiaccio.

Il Campione non si scompose e continuò a guardarlo negli occhi, ostinato e sicuro di sé: quel Leggendario l'avrebbe accettato prima o poi, e lui non aveva intenzione di cedere terreno all'avversario.

Fu un silenzioso duello di sguardi.
Tutti erano con il fiato sospeso: non si riusciva a comprendere chi avesse la meglio. Entrambi sembravano prevaricare sull'altro, eppure non si capiva mai chi fosse in vantaggio o meno.

Durò due minuti, anzi fu una cosa veloce, finché Kyurem chinò il capo distogliendo lo sguardo.
Wes aveva vinto, il Leggendario ormai avrebbe risposto ai suoi ordini.

Touko rimase completamente ammirata da come il suo amico fosse riuscito a domare quell'animale, dall'aspetto duro. Ci aveva impiegato pochissimo tempo, e ormai i due erano sulla stessa lunghezza d'onda.

Il Campione lasciò il Leggendario contrito in mezzo alla radura e questo fece per seguirlo, ma lui scosse il capo.
-Non sono io la persona che devi rispettare come compagno, amico, ma è lei. E' lei che hai scelto di seguire, è lei che d'ora in poi dovrai ascoltare, è lei che ha domato tuo fratello Zekrom- gli disse.

Il Pokémon inclinò il capo, confuso, e portò il suo freddo sguardo calcolatore su Touko, che abbassò istintivamente lo sguardo.

-No, Touko, devi guardarlo anche tu. Scaccia i timori, in caso di pericolo ci saremo noi. Ora va è sfidalo, e non cedergli il campo. Abbi fiducia in te stessa, io ne ho molta- le disse, alzandole il capo facendo leva con due dita sotto il mento.

-Io non so se ce la faccio, Wes... Quel Pokémon è così strano, mi mette paura!- disse la brunetta, sentendosi andare nel panico.

-Ascoltami. Io ho fiducia in te, so che ce la puoi fare: hai superato tutte le difficoltà fino ad adesso, non puoi lasciarti intimidire da un Leggendario qualunque. Lui è un Pokémon, un animale, e tu sei un essere umano: tu hai più potere nei tuoi occhi di quanto sembri, credimi che lo so bene. Fa' in modo che anche lui lo sappia. Lui deve capire. Sii autorevole, non autoritaria nei suoi confronti: è un buon metodo. Convincilo con gli occhi, anziché con le parole- le disse lui.

Poi si allontanò, dandole un'ultima pacca sulla spalla, e tornò dagli altri, lasciandola sola con Kyurem davanti che la scrutava minacciosamente.
Timidamente, lei tentò di alzare lo sguardo verso di lui, ma appena vide quegli occhi gialli e vuoti le vennero i brividi e arretrò spaventata.

-Non ce la faccio, non ce la faccio...- ripeteva come un mantra, presa dal panico.

Il Pokémon rimase al suo posto, ma lei sentiva ancora il suo perforante sguardo su di sé.
Tremò ancora.

-Touko, avanti! Puoi farcela, so che nei capace! Libera quella tigre che hai dentro, la stessa che ti permette di ribellarti contro le ingiustizie, ciò che ti permette di vincere contro di altri allenatori. Sii te stessa!- le gridò Wes, dall'altra parte della radura.

-Ma mi fa paura!!- strillò lei.
Quasi confuse il Pokémon, nessuno mai aveva avuto tanta paura di lui.
Certo prima di conoscere i suoi poteri.

-Credi che a me non ne faccia? I Pokémon di questa regione sono terrificanti rispetto a quelli di Kanto, ma non per questo mi faccio mettere i piedi in testa!- rise lui.

La brunetta deglutì e si costrinse a tornare al suo posto. Dopodiché, piantò gli occhi in quelli del Pokémon, che si infuriò.
Ruggì ancora e anche lei stavolta non si mise le mani alle orecchie, per quanto male le facesse sentire quel verso per intero.
All'ennesimo ruggito fu tentata di cedere, ma continuò a tenere gli occhi in quelli del Leggendario.

Con la mente ripercorse tutte le angherie che aveva visto fare ai Team Cripto e Plasma e cercò di imprimerseli negli occhi perché lui li vedesse. Lei aveva bisogno dei suo aiuto e lo voleva come amico, come compagno di squadra.
All'improvviso sentì qualcosa nella sua mente, una voce antica quanto quella di Zekrom e ugualmente maestosa, ma più potente e cupa, come il ghiaccio.

"Non collaborerò mai con te, umana. Vedo che sei buona, ma non c'è contatto tra noi" disse la voce.
Era Kyurem che le parlava!!

"Allora com'è che io ti sento nella mia mente?" gli rimandò lei, stupendolo oltremodo.

"Tu puoi udirmi?!" domandò Kyurem, sorpreso.

"Sì, posso. A quanto pare, oltre Zekrom posso sentire anche chi gli è vicino. Allora, perché io e te non possiamo essere amici?" disse Touko, cercando di guardarlo negli occhi battendo le palpebre il meno possibile.

"Come se per voi umani esistesse il senso di cooperazione. Io so che sei buona, ma non vedo come noi due possiamo collaborare se io ti metto paura. Non c'è sicurezza in te, ma solo ostinatezza. Sei arrogante" rispose lui.

"Io non ti chiedo aiuto per mio sfizio personale, Kyurem. La mia regione, la nostra regione ne ha bisogno. Ci sono due organizazzioni criminali che stanno stravolgendo l'equilibrio di Unima: i Pokémon soffrono, per il loro intervento. Non sei triste per quanto sta accadendo? Non vorresti soccorrere i tuoi fratelli Pokémon?" chiese lei, cercando di convincerlo.

"Certo che sono triste per quanto sta accadendo ai miei simili! Come osi solo pensare che io non tema per loro? Io però non posso fare niente contro la tecnologia umana. Guarda con che facilità mi hanno catturato, io che eguaglio la potenza combinata dei miei due fratelli draghi!"

"Se tanto temi per loro, perché non fai qualcosa? Reshiram, tuo fratello, ha scelto come compagno un tipo che è proprio a capo di una di queste organizazzioni, il Team Plasma. E poi, perché hai scelto di restare con me se proprio non ti vado a genio?" domandò ancora Touko, mantenendo un temperamento calmo.

A quella domanda, il Leggendario non rispose, incapace di farlo.
Se lo chiedeva anche lui il perché della sua scelta di restare con quella ragazzina, che seppur giovane anche per i canoni umani era riuscita a farsi accettare da Zekrom, suo fratello.

"Cos'è, hai perso la lingua?"

"Non ostentare tanta sicurezza, umana. Potrei adirarmi. Ebbene, ho scelto di venire con te perché in cuor mio, in quel momento, ho sentito una qualche possibilità di salvezza per questa regione. Tuttavia ora ne sono assai dubbioso, e tu non sei adatta per collaborare con me" rispose Kyurem, con uno sbuffo.

"Ti ripeto che non è per voler mio che mi sono ritrovata in questa situazione. Non è per volere mio che Zekrom mi ha scelta, ma ci sono; e ci sei pure tu. Io voglio che Unima ritorni come era un tempo, e so che anche tu lo vuoi. Perché non possiamo collaborare allora, dato che le nostre intenzioni sono tanto simili?"

Ancora una volta il Pokémon non rispose. Era giusto il ragionamento di quella ragazzina.
Allora perché non voleva fare niente?
Perché si stava comportando così male nei suoi confronti, quando ciò che desideravano era la stessa cosa?

"E' giusto quanto dici, umana. Non ci avevo pensato" disse, pensieroso.

"Ciò significa che mi sarai amico e aiuterai me e i miei compagni in questa missione?" chiese Touko, speranzosa.
Forse stava riusciendo a convincerlo, ad entrare in sintonia con lui.

"Forse. Vedremo. Devo prima conoscerti meglio per darti una risposta. Tuttavia resterò con te come ha fatto mio fratello, così che possa vegliare su quella che al cinquanta per cento sembra essere la mia futura allenatrice. Ti avverto, però: quello che ti sto concedendo, ovvero il privilegio di portarmi con te, non è da prendere alla leggera. Non ti permetterò di fare di me il tuo cagnolino da guardia, la nostra sarà collaborazione e come socio dovrai trattarmi" disse il drago, mettendola in guardia.

La brunetta non poté trattenersi un sorriso.
"Ti ringrazio, Kyurem, per il tuo aiuto. Spero di poter rappresentare una buona socia per te e che dopo questo assurdo viaggio potremo andare più d'accordo. Accetti ora di tornare nella masterball?" disse, contenta e sollevata.
Ce l'aveva fatta.

Kyurem annuì e così la ragazza lo fece tornare nella masterball.
I tre ragazzi dietro di lei assisterono stupiti a quanto era accaduto: la loro amica aveva ammansito un Pokémon duro come la roccia e gelido come il ghiaccio.

Appena il Leggendario fu nella sfera, lei si voltò con il sorriso.
-Cel'ho fatta, Kyurem è dei miei adesso. Forse provvisoriamente, finché questa faccenda non si concluderà, ma è pronto a darmi aiuto- esordì, andando verso di loro.

Rui strillò felice e andò immediatamente ad abbracciarla, contenta per l'amica.
Anche Michael, per la prima volta, l'abbracciò stretta; Wes fece altrettanto, orgoglioso di lei.

-Dunque ora contiamo con noi ben dieci Leggendari dalla nostra parte. Reshiram non avrà scampo, non potrà mai reggere contro tanti suoi simili considerando che si è svegliato da poco- disse Michael, esaltato.

-Già, però prima dobbiamo arrivarci alla sede del Team Plasma. Sono più che certa che non sarà una passeggiata- disse Touko, euforica anche lei.

-Però sarà un bel vantaggio. Serviranno più forze possibili contro di loro, Ghecis avrà certamente Pokémon potenti- disse Wes, pensieroso come sempre.

-Senza contare i Cripto e i Rocket, anche loro ci daranno snervature- fece Rui, grattandosi il capo.

-Non importa, per ora. Con Kyurem, Zekrom e Haku nella mia squadra sento di poter fare tutto, in questo momento. Non rovinate la gioia che Kyurem mi ha dato parlando con me...-

-Ti ha parlato? Lui direttamente?- la interruppe sorpreso il mulatto.

Ciò stranizzò la ragazza.
-Sì, perché? Con te si è rifiutato?- chiese a sua volta lei.

-Sì. Ho sentito solo molta resistenza-

-Beh, come con Zekrom lui mi ha parlato direttamente nella testa. Forse ero un po' assente ai vostri occhi, però stavo davvero discutendo con lui- rispose Touko, sorpresa.
Poi sventolò la mano.
-Non importa, ci voglio pensare dopo. Per ora voglio crogiolarmi nella consapevolezza di poter fare davvero qualcosa per Unima- disse, tornando a sorridere.

Gli altri la seguirono, contenti anche loro che le cose andassero per il meglio.
Con la nuova acqusizione di Kyurem nel loro gruppo, poteva davvero esserci speranza per quella regione tormentata?

                                                                                           *
Salve ^^'
Ritardo di un giorno. Non ho scusanti, semplicemente non avevo voglia di scrivere (come un'idiota, non ho scritto nei giorni precedenti). Questo capitolo l'ho scritto tutto stamattina dalle nove, spero non sia deludente.
Ringrazio come sempre Jeo 95 e PlusJack per le recensioni ^^
Il prossimo capitolo verrà postato Giovedì, per non perdere tempo con la tabella di marcia.
Bye!

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Capitolo 41
*** Capitolo 41 ***


Capitolo 41

 

 

Il gruppetto era in cammino già da un po' per tornare al Centro Pokémon: Touko nella sua euforia si era allontanata molto dalla struttura, ed ora ne stavano pagando le conseguenza brancolando al freddo.

Tuttavia non potevano dirsi scontenti per ciò: oltre alla felicità per Kyurem, neo-alleato molto potente, il paesaggio di cui godevano i loro occhi era qualcosa di fantastico.
Libecciopoli sotto la neve era... strana per certi versi, ma conservava un fascino segreto a cui nessuno di loro sapeva dare una forma.

Per Wes, quella sostanza bianca un po' scurita dallo smog della città era una cosa tutta nuova. Non gli era mai capitato di restare in una regione ospite tanto a lungo da arrivare all'inverno: aveva compiuto i suoi viaggi sempre in estate, per non soffrire i cambi di temperatura.
Però, vedere quell'acqua congelata con cui i bambini giocavano tanto volentieri tirandosela addosso...

Era tutto nuovo, dalla neve a quella felicità infantile che vedeva nei loro volti.
Come doveva essere bello vivere un'infanzia priva di preoccupazioni, poter giocare ogni volta che il tempo lo permetteva e divertirsi con gli amici.
"Come vorrei essere al posto loro, tornare bambino e non dover preoccuparmi di ciò che accade nel mondo per dieci anni" pensò, ridacchiando tra sé.

-Ehi, Wes, di che ridi?- chiese Michael, accanto a lui.

Lui indicò i bambini e il rosso comprese.
-Ah, già. Piacerebbe anche a te giocare con le palle di neve?- domandò, sorridendo nostalgico.

-Tu puoi ancora permettertelo, non hai quasi diciotto anni- gli fece notare il maggiore.

-Guarda che non siamo nell'antichità, tu per questa società sei ancora molto giovane. Potresti giocare anche tu, non credi?- disse l'altro, guardandolo pregante.

-Cosa cerchi, un permesso? Puoi fare quello che vuoi, Mic, non c'è bisogno di chiedermelo. Se vuoi giocare con loro fa' pure-

-Andiamo Wes, vieni pure tu. Divertiti per una volta, lasciati andare!! Chissà quante cose ti sei negato in questi anni per badare ad Auros- esclamò il minore.

Il mulatto venne preso in contropiede.
Era vero, fin dall'infanzia si era negato molte cose per badare al fratello e alla madre depressa. Nemmeno con la crescita si era permesso svago, preso com'era dalla sua occupazione di Campione.

Non conosceva il gioco, in un certo senso. L'umorismo sì, ma non sapeva giocare.
Forse era per questo che fino ad ora era sempre stato così freddo e chiuso: non aveva mai conosciuto la gioia di sorridere perché se lo permetteva raramente.
Guardava con distacco le persone felici accanto a lui.

Si era negato pure le attenzioni delle donne; non perché le temesse o altro, ma perché non era abituato ai sentimenti e una relazione portava una carrellata di emozioni nuove, troppe per lui che ne sarebbe rimasto sopraffatto.

Fin da bambino lui aveva dovuto comportarsi da adulto, maturare in fretta per far fronte alle difficoltà che la scomparsa del padre gli aveva messo sulle spalle.
Per questo lui era così diffidente in quel momento: come poteva divertirsi, se solo in quel viaggio stava scoprendo cosa davvero voleva dire la felicità?

-Ehi, ma ci sei?-

Il ragazzo voltò il capo verso il fratello minore, tornando alla realtà.
Notò che anche Touko e Rui si erano fermate, poco più avanti di loro, a guardarlo preoccupate.
Chissà quanto tempo era rimasto assente, quasi gli venne da ridere.

-Si, tutto a posto. Riflettevo. No, Michael, vai tu a giocare: non fa per me- disse, e si rimproverò immediatamente dentro di sé.
"Perché non riesco a essere me stesso, a lasciarmi andare?" si chiese, irritato da sé stesso.

-Eddai, Wes, fammi contento per una volta!- sbottò il rosso, incrociando le braccia al petto e mettendo su un'aria delusa.

-Ti divertirai di più senza di me, come sempre-

-Invece ti sbagli, mi piacerebbe moltissimo giocare con te. Eddai!!- disse il quindicenne, prendendolo per mano e tirandolo a sé.

Come scottato, il biondo tirò via la mano offeso.
-Se non voglio, non voglio. Non mi va, giocare non fa più per me da un sacco di tempo. Io non gioco mai, in qualunque senso- disse duro, ma in cuor suo era davvero triste.

Quelle quattro parole aprirono a Touko la mente.
"Io non gioco mai, ha detto. Dunque, quel quasi bacio... Per lui non era un gioco? Me lo avrebbe dato davvero? Ma cosa avrebbe significato per lui? E cosa per me?" si domandò, il cuore che batteva come un colibrì.

Io non gioco mai. Quattro parole, ma contenevano una vasta gamma di significati.
Significati che era nascosti a coloro che, in quel momento, fissavano con occhi sgranati colui che le aveva pronunciate.

Ognuno ebbe reazioni differenti: Michael abbassò il capo, rendendosi conto di quanto poco fosse rimasto del Wes, il suo fratellone di un tempo; Rui rimase solo stupita, non sapendo come comportarsi di fronte a quella strana dichiarazione fredda; Touko, invece, fu solo dispiaciuta per l'amico, che pur essendo giovane non sembrava conoscere cosa significasse "felicità".

Allora, spinta da chissà quale coraggio, la brunetta andò incontro al ragazzo che la guardò senza emozione. Le si strinse il cuore a vederlo così.
"Quanto hai sofferto e quanto soffri ancora, Wes?"

Con decisione gli si mise davanti e prese fiato.
-Se giocare non fa per te, per quale strano e oscuro motivo mi hai accompagnata al parcogiochi di Sciroccopoli, dopo la mia vittoria su Camelia?- domandò, piantando gli occhi azzurri in quelli dorati e stupiti di lui.

Altra domanda che lo prese in contropiede.
-Ti sembra forse che abbia giocato, lì? Mi piaceva, è vero, ma non ho provato alcuna giostra a differenza tua che te le sei girate tutte- rispose, sulle sue.

Lei sorrise sghemba.
-Non è vero, e tu lo sai. Hai scalato pure tu quel reticolo ed eri felice. In quel momento ho visto un te che si diverte come tutti, un Wes normale. Se proprio non vuoi lasciarti andare per Michael, fallo per me. Te l'ho detto prima: io sono qui, fa ciò che vuoi finché te lo permetto. Ricordi?- disse.

Ciò richiamò di nuovo alla mente del ragazzo il quasi bacio, e non poté evitarsi di arrossire.
-Per te era uno scherzo, sono stato al gioco. Ma se proprio ci tieni, continuo ciò che stavo facendo- disse, cercando di mascherare l'imbarazzo con la spavalderia.

Nemmeno lei poté evitarsi il rossore sulle guancie.
-No. Così facendo, Wes, mi prendi in giro: un bacio è una promessa, ma tu agivi come fosse un gioco- disse la brunetta, accaldata.

-Ho detto che io non gioco mai. Nemmeno prima per me era un gioco, ma per te sì: volevo davvero darti un bacio, per ringraziarti di tutto ciò che mi stai facendo scoprire, ma per te non avrebbe importato nulla. Sono io quello che deve considerarsi preso in giro, non tu. E poi io ho il diritto di fare ed essere ciò che voglio- ribatté lui, seccato.

-Ah, sì? Bene, allora ci vediamo. Anzi, no: d'ora in poi ti starò lontana; e visto che la mia presenza ti è di così tanto fastidio, non scomodarti più a parlarmi. Se poi ti sarò proprio d'intralcio, prendo armi e bagagli e continuo il viaggio da sola- sbottò la ragazza, gli occhi lucidi.

Detto questo, Touko gli diede le spalle e fece per adarsene, insolitamente fredda.
Si sentiva male per aver detto quelle cose a Wes, proprio colui che l'aveva sempre consolata e aiutata nei momenti di difficoltà.
"Anche questo per lui è un momento di difficoltà, io lo sto aiutando" si disse, ma non ci credeva nemmeno lei.

Era sinceramente tentata di tornare indietro e scusarsi con lui, e ciò la fece fermare a metà strada.
Sentiva perfettamente il suo sguardo perforante sulla schiena, ma non volevo ritornare sulla sua decisione: finché lui non sarebbe stato sé stesso, lei gli sarebbe stata lontana. Era egoistica, vista così, ma lo faceva per lui.

Perciò con un sospiro si rilassò e prese a correre in direzione del Centro Pokémon, più veloce che poteva, mentre cercava di trattenere le lacrime che altrimenti sarebbero uscite copiose.

 

 

L'improvviso comportamento di Touko aveva lasciato non poco stupiti e perplessi i suoi compagni di viaggio.
Wes non sapeva come comportarsi, cosa fare: il suo istinto le diceva di seguirla e di fermarla, di scusarsi con lei, dirle che non aveva alcuna colpa e pregarla di non allontanarsi da lui.

Tuttavia si trattenne, incapace ancora una volta di agire per volontà.
Strinse i pugni lungo i fianchi e i suoi lineamenti si fecero duri: sembrava sul punto di adirarsi, ma in verità non si mosse più di tanto e continuò a fissare irritato il punto in cui ancora poteva vedere la ragazza scomparire poco a poco, veloce come il vento.
Finché non la vide più, e gli si strinse il cuore.

Sapeva perfettamente che non sarebbe tornata indietro, ma una parte di lui continuava a sperare.
Non voleva perdere proprio lei, Touko.

Aspettò, ma non la vide ricomparire.
Ormai era scomparsa, e lui non aveva fatto nulla per impedirglielo.

I due rossi alternavano lo sguardo da lui al punto in cui l'amica era fuggita, anche loro in attesa. Aspettarano per cinque minuti buoni, ma della ragazza nessuna traccia.
Fu allora che il ragazzo voltò le spalle e camminò rigido nella parte opposta a quella in cui era corsa Touko.

Corse anche lui dopo un po', fuggendo via da quel luogo pieno di nuovo dolore.
Non sapeva dove stava andando, ma non gli importava: era triste e si sentiva ferito. Era perfettamente consapevole che non era propriamente un simpaticone alle volte, ma adirarsi così?
"E' giusto che lei si sia arrabbiata, ne ha tutto il diritto. Ed è giusto che io patisca tanto, perché l'ho fatta soffrire. E' giusto, ed io non posso oppormi; ma vorrei chiarire con lei quel bacio, perché in fondo... io volevo darglielo davvero, e forse non proprio per il motivo che le ho detto".

Scosse il capo, ci stava ricadendo di nuovo.
Quella ragazzina era capace di risvegliare in lui l'istinto, e non doveva accadere.
"Ecco che rispunta il mio lato duro. Maledizione, sono più codardo di quanto sembra" pensò amaro.

 

 

Touko era tristissima, stesa sul letto della sua stanza al Centro Pokémon.
Si era adirata contro l'unica persona capace di farla sorridere davvero.

Era cambiata, in quel viaggio: la Touko che aveva scelto Snivy come starter, che insieme a Komor e Belle aveva varcato il confine del Percorso 1, che aveva sfidato Chicco per la prima medaglia di Unima...
Quella lei ormai le pareva svanita nel nulla. La ragazzina idolo della scuola era stata sostituita da un'allenatrice decisa e con una missione sulle spalle.

Si era auto-cancellata, in quell'arco di tempo.
Tutto, pur di essere all'altezza del suo idolo e di essere una buona Campionessa per Unima.

Era partita gagliarda ed adesso era abbattuta.
Cosa avrebbe detto sua madre? Aveva un bisogno disperato di conforto, e chi altri meglio di sua madre poteva darle quel sostegno che necessitava?

Cercò velocemente il telofono e compose il numero di casa: erano circa le quattro del pomeriggio, non ci sarebbero stati problemi.
Attese fremendo ad ogni squillo, finché una voce rispose con un: "pronto?".
Nel sentire nuovamente la voce della madre si sentì invadere dalla tranquillità.

-Mamma?- chiese, timorosa.

-Tesoro, che bello sentirti!! E' passato tanto tempo, cominciavo a preoccuparmi- disse Bea, con voce sollevata.

-Lo so, scusami, ma'. Ho... avuto un sacco di problemi- disse distrattamente la brunetta, ingiustamente felice che lei non fosse poi così arrabbiata.

-Tesoro, ma sei sicura di stare bene? Non hai un bel tono di voce, ti è successo qualcosa?- domandò la donna, nel suo tono ansia.

-Più o meno. Sono solo triste, ho litigato con Wes e...-
Non riuscì a proseguire più perché le lacrime la soffocarono, impedendole di parlare.
Dall'altro capo del telefono, Bea poteva sentire distintamente i suoi singhiozzi disperati.

-Touko, calmati! Com'è possibile che tu abbia litigato con quel ragazzo? Mi sembrava un tipo a posto, non... Non è che ti ha fatto qualcosa di... sconveniente?!- chiese, saltando subito a conclusioni affrettate.

-No, mamma, lui è proprio un ragazzo d'oro. Anzi mi ha protetta sempre: sono finita spesso nei guai, ma lui c'era sempre, era sempre al mio fianco pronto a difendermi anche a scapito di sé stesso. Mi ha salvata e aiutata, ed io mi sono rivoltata contro di lui... Sono imperdonabile- disse subito Touko, tranquillizzandola.

-Dimmi per cosa vi siete litigati-

Allora la ragazza si lanciò in un racconto completo di tutto quello che le era accaduto dall'ultima volta che l'aveva chiamata, ovvero durante la settimana di convalescenza di Wes.
Raccontò anche di Zekrom e Kyurem, degli scontri con il Team Plasma, di tutti gli alti e i bassi che aveva superato con l'appoggio dei suoi compagni di squadra.

Fu un racconto lungo, e Bea rimase ad ascoltare per tutto il tempo, senza interromperla mai.
Alla fine, quando la figlia ebbe finito, lei disse:
-Mi dispiace, Touko, non so cosa dire. Da una parte tu hai ragione ad adirarti, perché Wes sbaglia a comportarsi così, ma ha ragione anche lui: con l'infanzia che ha avuto, stando a quanto mi hai detto, non c'è da meravigliarsi che sia così chiuso. Tu non puoi capire cosa vuol dire vedere il proprio mondo crollare quando si hanno appena sei anni, scoprire la parte peggiore delle persone da piccoli. Non puoi capire ciò che ha patito quel ragazzo per tutta la vita, tu sempre vissuto al sicuro; lui no, non ha mai avuto certezze in questo tempo-

Touko rimase interdetta, e poco a poco cominciò a capire quanto avesse sbagliato.
Era vero, non aveva tenuto conto della vita del suo amico quando si era messa contro quest'ultimo: lei non conosceva, era ignorante riguardo ciò che circolava nel cuore del ragazzo.
Non aveva alcun diritto di giudicarlo.

Le lacrime presero a scenderle di nuovo.
-Dunque, mamma, ho sbagliato io a prendermela così? Sono egoista volendolo vedere più felice?- chiese, la voce rotta dai singhiozzi.

-Volere vedere il sorriso sul viso di chi amiamo non è ingiusto. Significa desiderare la loro felicità. Ma sei stata indelicata, ecco: potevi evitare di scaldarti tanto, e parlarne con più calma. Forse sarebbe stato più propenso ad aprirsi, se avesse visto che eri calma. Tu sembri avere un grande ascendente su di lui, e gli sembri anche molto cara: ti ha nel cuore in qualche modo, deve essere molto triste per ora. Dovresti andare a cercarlo- rispose la donna, dolce.

-Ma non ho idea di dove sia adesso! Sono fuggita, mamma, lo capisci? Anche se lo trovassi, non avrei il coraggio di guardarlo in faccia, sopratutto dopo che mi ha accertato che mi avrebbe baciata davvero!! Oh, mamma, cosa devo fare?- si lamentò la brunetta, mettendosi a pancia in su e fissando disperata il tetto.

-Fammi capire. Lui ti piace? Nel senso, ti piacerebbe essere la sua ragazza?- chiese Bea.

-Mamma!!-

-Rispondimi con sincerità- la incalzò l'altra.

Touko si morse a sangue le labbra, rossa come un peperone.
-Credo di sì, non lo so... E comunque non avrei speranze, tu stessa ne sei rimasta affascinata quando l'hai visto. Wes attira tutto il genere femminile, umano e non, che speranze posso avere io, che ho tre anni in meno di lui?- disse la ragazzina, confusa.

-Eh già, dell'attrazione che provoca tra noi donne lo sapevo. Sai che anche Rui è innamorata di lui?- disse Bea.

-Sì, lo sapevo. Aspetta... anche?! Mamma, lui non mi piace in quel senso, dai!- sbottò la brunetta, ormai tutt'uno con le prime luci del tramonto che vedeva dalla finestra.

-Errato, tesoro. Tu credi di non amarlo, ma nel tuo cuore giace dormiente qualcosa di strano, quel qualcosa che te lo fa battere come un colibrì quando siete vicini. Sbaglio?- chiese bonaria la madre.

-M'imbarazzo solo perché è un ragazzo bellissimo, non per altro-

-Sbagli ancora. Lui ti piace, si capisce. Sono certa che ogni volta che ti guarda tu diventi rossa, e che quando ti tocca hai i brividi. Ti ha mai dato un bacio anche se non sulle labbra?- domandò ancora lei.

-Beh... A Sciroccopoli... Mi ha baciato la guancia- disse Touko.

-E cos'hai provato?-

-Mi ha lasciata per lo più sorpresa, non l'aveva mai fatto-

-Bene. E cosa credi provi lui quando ti è accanto? Pensa ai suoi comportamenti con te: cosa ti fa credere la sua gentilezza nei tuoi confronti?- la spronò Bea.

-Mi vuole molto bene, ma non vedo cos'altro possa provare per me- rispose lei.

-Uff. Ragionare con te è una causa persa. Lui ti ama, e se non altro gli piaci da impazzire. Ti ha detto che il bacio te lo avrebbe dato davvero, no? Che motivo potrebbe avere di mentirti?-

-Non lo so!! Cercare di capire il suo modo di pensare è una causa persa in partenza, mamma! Non c'è modo di capirlo, se non è lui a dirtelo. Wes è fatto così: se c'è una cosa che vuole tenere segreta tu non potrai mai scoprirla, anche perché se non vuole farsi trovare è capace anche di sparire per anni senza far avere sue notizie- sbottò la brunetta, avvilita.

-Su questo io non posso darti una mano, cara. Mica ce l'ho io vicino! Comunque mi sembri troppo sconvolta per continuare questa conversazione. Per ora riposati, tesoro, ne riparliamo poi- disse Bea, materna come sempre.

-D'accordo, forse è proprio ciò che mi ci vuole. Magari appena mi sveglio scoprirò che tutto ciò che sta accadendo è solo un mero frutto della mia fantasia, allucinazione. Buona notte, o a dopo, mamma-

-Buona notte, tesoro. Richiamami appena ti senti meglio e se hai ancora voglia di parlarne. Un abbraccio forte forte è quello che vorrei darti, ma mi accontento di fartelo immaginare. E un'ultima cosa: in caso tra te e Wes ci fosse amore, non devi tirartene indietro: amare una persona con tutti sé stessi è forse la cosa più bella del mondo, e vedrai che tutto si risolverà. Riposati, ciao- disse la donna, poi chiuse la chiamata.

Touko sorrise amara: da quando l'amore era tra i suoi pensieri? E da quando si ritrovava a discuterne con sua madre?
Piena di pensieri e dubbi, decise di spogliarsi e di mettersi sotto le coperte come consigliato dalla mamma e chiuse gli occhi, sperando di addormentarsi subito.
E così fu.

 

 

Era ormai sera quando Rui e Michael ritornarono al Centro Pokémon dopo il giro, deciso in comune accordo, turistico di Libecciopoli.
Appena passarono davanti alla stanza della brunetta si fecero indecisi: avevano voglia di bussare e parlare con l'amica, ma dopo quella litigata non sapevano se lei era ancora lì.
Era più che possibile che avesse raccattato i suoi beni privati e che, una volta battuta la palestra, se ne fosse andata senza avvertirli.

Rui era seriamente tentata di entrare, ma insieme all'amico proseguirono avanti.
Non volevano disturbarla, anche perché doveva essere parecchio triste e forse aveva bisogno di stare un po' da sola.

Wes invece rincasò solo a tarda sera, verso mezzanotte: aveva passato tutto quel tempo sul punto più alto della città, ovvero la cima di un grattacielo, a guardare i tetti dei palazzi più bassi e, una volta calata la sera, a guardare il cielo.

Aveva riflettuto, eccome se lo aveva fatto.
Aveva tentato di essere il più imparziale possibile mentre rivisitava il ricordo della discussione con Touko, ma in quello stato proprio non gli riusciva di essere obiettivo.
Era solo riuscito a capire che entrambi erano sia nel torto che nel giusto.

"Che crudele la sorte" pensò amaro. "Prima ti fa credere grande, ma in seguito a mente lucida capisci che non sei poi così grande".

Come gli altri due, si soffermò davanti alla porta della ragazza.
Sapeva che era giusto e d'obbligo chiarire quanto prima quella discussione, e si era pure ripromesso di farlo appena arrivato; ma davanti alla sua porta, tutta la sicurezza vacillò.
Si sentiva tremendamente codardo, in quel momento.

Però la sua volontà di far pace con lei era più grande della vigliaccheria che lo stava poco a poco catturando in un'esorabile trappola infinita. Perciò, preso un bel respiro e bussò prima piano, poi con più forza.
Sperava di non disturbarla, sopratutto perché avrebbe immaginato chissà chi.

Di certo non si sarebbe mai aspettata lui.

All'interno della stanza, Touko dormiva profondamente.
Purtroppo, l'insistente tamburellare sulla porta la destò dal meraviglioso sonno in cui era caduto, così privo di sogni com'era.

Aprì svogliatamente un occhio azzurro, poi l'altro: era stesa a pancia in giù, il viso sprofondato tra i cuscini e i capelli sciolti; le coperte l'avvolgevano scompostamente, lasciandole parte della schiena scoperta: indossava la canottiera con cui era partita qualche mese fa.

Un nuovo "toc toc" la fece sbuffare e si portò un cuscino sulla testa.
"Perché devono proprio rompermi adesso, che dormivo così bene? E poi, chi diamine può essere a quest'ora?" pensò.

Scostò le coperte e si alzò piena di sonno. Camminò ondeggiante verso la porta, appoggiandosi a tutto ciò che avrebbe potuto sostenerla in caso di caduta, e aprì la porta, una mano su un'occhio per stropicciarselo.
Sgranò quello libero.

Purtroppo, o forse no, lo scocciatore notturno altri non era che Wes.

                                                                                               *
Salve ^^'
Piccolo ritardo di un giorno. Causa? Avrei voluto postare ieri e ce l'avrei pure fatta a finire il capitolo, ma un salto dal veterinario mi ha portato via tre ore. Tre ore!!
Così non ho potuto postare ne finire il capitolo.
Comunque, questo quarantunesimo scritto doveva continuare: almeno nella mia testa, non si fermava a questo punto. Ma con tutta la discussione che ne segue, si sarebbe protratto per almeno altre otti pagine xD
Dopo la discussione del quarantaduesimo cap, questa sorta di "stacco" sentimentale si fermerà e andremo avanti con la storia e la conquista delle medaglia.
Ringrazio Jeo 95 e PlusJack per le recensioni!!
Il prossimo capitolo verrà postato Domenica, e conto di riuscirci *^*
Ciao!!

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Capitolo 42
*** Capitolo 42 ***


Capitolo 42

 

 

Purtroppo, o forse no, lo scocciatore notturno altri non era che Wes.
Lo guardò tutt'altro che entusiasta.
-Ti sembra l'ora per litigare ancora? Vattene, mi hai svegliata da un sonno magnifico- sbottò, cercando di essere il più fredda possibile.

Fece per chiudergli la porta in faccia, ma appena notò la sua espressione triste si fermò.
Tale gesto non passò inosservato al giovane, che alzò gli occhi su di lei.

Non l'avesse mai fatto: Touko aveva come sempre i capelli sciolti, niente cappello, la canottiera e dei pantaloncini corti quanto quelli con cui era partita.
Era troppo... tenera, sopratutto con quell'espressione assonnata ma purtroppo risentita.

-Posso entrare?- le chiese, approfittando della sua titubanza nel sbattergli la porta in faccia.

-Ripeto: ti sembra l'ora per litigare?- sbottò la ragazza.

-Effettivamente è molto tardi, ma vorrei chiarire. Mi concedi la possibilità di spiegarmi, o vuoi che restiamo a guardarci in cagnesco per il resto della nostra vita?- disse lui, spostando lo sguardo.
Meglio guardare la qualunque cosa, piuttosto che lei – senza offesa.

La brunetta lo guardò per un po' con diffidenza, poi con uno sbuffo si scostò e si allontanò dalla porta lasciandola aperta.
Lui automaticamente entrò e la richiuse dietro di sé, mentre lei accendeva l'abat-jour: nella stanza si sparse quella stessa luce smorzata che li aveva accolti a Sciroccopoli, creando nelle loro menti una sorta di deja-vu.

Touko si lasciò cadere sul letto di peso e aspettò che lui proferisse parola.
Ma dato che la sua attesa sembrava vana, dato che Wes non sembrava per niente intenzionato a spiccicar parola, sbuffò sonoramente.

-Dì un po', sei venuto qui per farmi la statua? Se non hai niente da dire, puoi anche andartene- disse, facendo per coricarsi e spegnere la luce.

-E se invece avessi molto da dire, ma non sapessi come iniziare?- chiese il mulatto, restando dov'era.

-In quel caso ti direi di pensarci nella notte e di dirmelo domani. Intendi fare così o vuoi disturbarmi, e disturbarti, ancora di più?-

In quel momento, a Wes parve irriconoscibile: non sembrava nemmeno più lei, e ciò era preoccupante.
Quanto l'aveva ferita per farsi odiare così tanto?
-Avanti, Touko, perché devi fare così? Mi dispiace, ti chiedo scusa per averti trattata in quel modo, sia oggi che l'altra volta. Non avrei dovuto farlo e non ho scusanti dietro la quale difendermi: ho sbagliato, ecco tutto, e lo sto ammettendo chiaramente- disse, addolorato.

-Non basta, Wes- rispose lei, rigida come prima.

Il ragazzo assottigliò gli occhi e tirò un sospirò, scettico. Dove voleva andare a parare?
-Cosa devo fare allora per ottenere il tuo perdono?- domandò, spostando il peso su una gamba e incrociando le braccia al petto.

La brunetta finse di pensarci un po', poi gli si rivolse con un sorrisetto sadico decisamente non da lei.
-Tu cosa credi che voglia, per ora?- gli chiese, prendenolo alla spovvista.

-Io non leggo la mente, te lo sto appunto chidendo-

-Ma davvero? Prova a psicanalizzarmi: cosa potrei volere da te per avere la certezza della tua sincerità?- chiese ancora lei.

Wes pensò per una paio di minuti, poi capì.
-Tu vuoi che io sia sincero, me stesso; giusto?-

-Esatto. Io voglio sapere perché ti comporti in un certo modo con me e poi in mezzo alla gente torni freddo. Qual è la causa della tua diffidenza, Wes? E perché adesso cerchi di ottenere il perdono da parte mia? Non è solo da me che devi ottenerlo, ma da tutti quelli che ti vogliono bene. Tu hai innumerevoli facce e ti ci nascondi dietro: tu hai paura di mostrarti per ciò che sei, e questo io non riesco a comprenderlo- spiegò Touko.

-Tu mi chiedi perchè. Ebbene, io non riesco più a fidarmi della gente, Touko, ecco il motivo. Ormai, tra me e il mondo c'è una barriera spessa e invisibile che ci impedisce di avvicinarci, di condividere gioie e dolori. Io non mi sento più parte della società da un sacco di tempo, non quando la gente mi fissa invidiosa, con malignità e ghigni cattivi, mi tratta male-

-Io sono sempre stato trattato male, Touko, e di conseguenza io tratto male le persone. Ormai io vedo solo odio nei miei confronti, invidia per ciò che sono. Sono pochissime le persone alla quale voglio bene: è gente che quando mi guarda non lo fa con cattiveria, civetteria. I miei amici si contano con le dita, e questo perché non ho mai avuto occasione di fidarmi del mondo. Eppure eccomi qui, in questa regione sconosciuta e ostile, a salvare ancora una volta quel mondo che non mi ha mai ringraziato o parlato con gentilezza-

-Questo è il motivo, è tutto qui. Tu sei una di quelle persone nella quale ho trovato quella bontà così rara, e non posso sopportare di perderti. Sarebbe come perdere un familiare, un parente: conosci il dolore che si prova quando un tuo caro scompare dalla tua vita? Questo è ciò che proverei se tu, ma anche gli altri, mi guardaste con disprezzo. Ora capisci, Touko, perché sono qui a chiedertelo per favore, cosa che non faccio mai?- concluse Wes, sempre tenendosi distante da lei.

La ragazza era senza parole.
In quel momento provava una grande pena per quell'adolescente troppo cresciuto che aveva davanti, e tristezza nel vedere la sua espressione: nei suoi occhi abbassati c'era tutto il dolore di chi aveva sofferto troppo e che continuava a soffrire.
Non poteva reggere quello sguardo.

-Vieni qui- disse, facendogli alzare la testa.
Con un piccolo cenno, il giovane andò a sedersi sul letto accanto a lei e attese, incapace di guardarla per timore della freddezza che avrebbe potuto vedervi.

Tuttavia, appena si sentì abbracciare stretto si sorprese.
Abbassò il capo e vide Touko con il capo sul suo petto, e sentiva dei singhiozzi provenire da lei. L'aveva fatta piangere.

-Touko, ma che...?-

-Non dirmi di non piangere. So che dovresti essere tu a sfogarti, ma sinceramente non mi riesce di non farlo sapendo quanto hai sofferto e quanto soffri ancora. Mi dispiace di averti trattato in quel modo, non avrei dovuto adirarmi con te. Tu sei sempre così gentile con me, mi aiuti sempre: non te lo meritavi, sono proprio scema- lo interruppe, stringendoglisi di più.

-No, tu non sei scema. Tu non potevi sapere il motivo, non hai nulla di cui scusarti. La tua rabbia è comprensibile, così come la tua incompresione. Tranquilla, non me la sono presa, smettila adesso-

Tra loro cade il silenzio.
Touko continuò a singhiozzare per un po', mentre Wes con dolcezza le accarezzava la schiena. Alla fine i singulti della ragazza si placarono poco a poco, finché non alzò il volto rosso di lacrime.

-Ti senti meglio?- le chiese lui.

-Un po' sì. Devo sembrarti patetica- disse la giovane, sorridendo amara.

-Per niente. Forza, direi che siamo entrambi un po' provati e sconvolti per chiarirci per bene. Riposati, ci vediamo domani- le disse il ragazzo, scostandola un po'.

Questo fece per alzarsi, ma si sentì trattenere per una mano.
Sorpreso voltò il capo e vide che a frenarlo era proprio la ragazza, la quale si era protesa verso di lui all'improvviso e lo teneva saldamente.
Aveva l'espressione innocente e triste di una bambina che deve interrompere il suo gioco perché è troppo tardi.

-Touko... Ti ho già chiesto di non guardarmi così... Per favore...- disse, tremendamente imbarazzato, voltando lo sguardo altrove.

Lei non rispose, continuando a trattenerlo.
Il diciassettenne rischiò uno sguardo: aveva messo il broncio.
"E' troppo" pensò, deviando ancora una volta lo sguardo color cielo di lei.

-Non te ne andare, resta ancora un po'- disse la ragazza, continuando a guardarlo dritto in viso.

Ancora una volta Wes la guardò di sfuggita. Con quella nuova occhiata non riuscì a reggere e capitombolò, sedendosi di nuovo. La brunetta sorrise vittoriosa e si rimise addossata al suo petto, chiudendo gli occhi e mugolando come un gatto.

-Sai che sei davvero comodo?- gli chiese.
Ciò imbarazzò ulteriormente il giovane, già rosso e sorpreso per il gesto di lei, che andò in completa confusione.

-Con questo cosa intendi dire?- domandò, inquieto.
Era tutto così... strano...

-Che potrei anche addormentarmi-

-Ciò mi costringerebbe a dormire qui- le fece notare lui, cercando un appiglio per evitare l'inevitabile.

-Non credo ti dispiacerebbe poi così tanto. Sarebbe solo la... terza volta? che dormiamo insieme. Tanto per te non mi pare sia un problema, o almeno non lo era a Sciroccopoli- rispose la giovane, tranquilla, con gli occhi chiusi.

Wes non seppe come risponderle.
Era vero, non si era fatto scrupoli a domandarle la condivisione del letto. Dunque non aveva via di scampo: per la terza volta avrebbero dormito insieme, a distanza ravvicinata con la seconda occasione.

Sembrava star diventando un'abitudine dormire insieme.

-E va bene, resto per la notte, ma mi permetti di levare le scarpe almeno?- le chiese, sbuffando imbarazzato.

A quella richiesta la brunetta aprì gli occhi e si alzò dalla comoda posizione in cui era messa. Con calma, si trascinò fino al suo spazio di letto e si mise sotto le coperte, rimanendo in attesa dell'amico.
Questo mormorò un ringraziamento e, una volta in piedi, fece il giro del letto e si sedette dalla parte opposta alla ragazza.

Sfilate le scarpe e i calzini, si mise anche lui sotto le coperte e rimase lì, rigido come una scopa.
Perché sentiva che quella terza volta era diversa da quelle precedenti?

Mentre rimuginava non sentì che Touko gli si era avvicinata e si era nuovamente sistemata addosso a lui, che aveva chiuso gli occhi e che aveva sospirato.
Se ne accorse solo quando lei lo chiamò.
-Sì?-

-Io ti sto praticamente costringendo a dormire qui, ma tu vuoi qualcosa in cambio per accontentare questo mio capriccio?- gli domandò la brunetta, senza alzare lo sguardo.

-Non capisco- ammise lui.

-Come ti ho già detto due volte, io sono qui: fa ciò che vuoi con me, per ora che te lo permetto. C'è qualcosa che desideri che posso darti per ripagare la tua presenza per questa notte?- si spiegò meglio lei, con una punta di timore ed imbarazzo nella voce.

-Attualmente non vedo nulla in te che potrei volere- rispose il ragazzo.

Ciò intristì la ragazza, ma cercò in ogni modo di non darlo a vedere.
Non c'era nulla che Wes volesse da lei? Era un ragazzo, lei una ragazza: come poteva non esserci davvero niente che lui non desiderasse da una donna?

-Dunque non c'è proprio nulla che posso fare per ripagarti?-

-Non capisco di cosa dovresti ripagarmi. Ti ho forse detto che mi dispiace dormire qui? Non mi pare, dunque non c'è bisogno che dai qualcosa di tuo in cambio di un malcontento inesistente- ridacchiò il giovane.

-Il mio è anche un gesto atto a ringraziarti di quanto hai fatto e continui a fare per me- chiarì la brunetta.

-Beh, per quello... Non voglio niente. Ormai mi sei particolarmente cara, ti considero una presenza importante per me. Saperti amica e tutto ciò che potrei mai desiderare. Se però proprio vuoi farmi dono di qualcosa... c'è una cosa che mi piacerebbe- disse vago Wes.

La brunetta tremò: cosa poteva volere?
-E cioè?- chiese, timorosa.

-Un bacio-

Touko sgranò gli occhi.
Un bacio? Ciò che voleva da lei era un semplice bacio?
-Un bacio? E dove?- chiese, confusa, alzando lo sguardo.

-Ricordi che ti dissi che un bacio te lo darei davvero? Per ringraziarti di quanto mi stai facendo scoprire, perché è solo in questo viaggio che sto capendo cosa sia la felicità e la voglia di stare con gli altri. Tu vuoi ringraziarmi per la protezione che ti do sempre, perciò... un bacio, per ringraziarci a vicenda- chiarì il ragazzo.

Lei deglutì.
Un bacio sulle labbra, forse a stampo o forse no. Il suo primo bacio.
E avrebbe dovuto darlo ad una persona che non amava in quel senso?
"Perché io non lo amo... giusto? Per Wes non provo nulla di più di semplice amicizia... giusto?" pensò, in fibrillazione.

-Sei ancora sveglia?- la chiamò lui, ridacchiando.

-S-sì... Ma un bacio? Vuoi proprio un bacio? Non vuoi, che so... un regalo come tutti?- chiese, presa dal panico.

-Già-

Touko alzò il volto e guardò l'amico con una spavalderia che lo sorprese, e preoccupò. Intendeva davvero baciarlo?
La vide avvicinarsi con le guancie in fiamme, tenerissima; ma nei suoi occhi intravide tutta l'insicurezza che provava.
Lei non voleva.

Con un sorriso le posò due dita sulle labbra, trovandole morbide. Provò il desiderio di scoprire se erano davvero come le sentiva al tatto, però scosse il capo.
-E' il tuo primo bacio- le disse, sorprendendola.

-Come...?-

-Come lo so? Semplice, tu non sei una ragazza facile. Sei come me, vuoi mille prove prima di accettare l'amore di qualcuno. Questo è il tuo primo bacio, è una cosa speciale; a me purtroppo me lo hanno rubato di recente. Non è giusto che tu lo sprechi così, per gratitudine: devi darlo all'uomo che un giorno amerai con tutta te stessa, e non sono io- le disse, paziente.

Vide che gli occhi le si stavano inumidendo, e capì subito cosa stava pensando.
-Non ti sto rifiutando, Touko: non ne avrei nemmeno l'intenzione, sei il tipo di donna che vorrei avere per me, e sei bellissima. Però non è il momento, tu non lo desideri. Se un giorno vorrai darmi un bacio, io lo accetterò e lo ricambierò pure: dopo averci pensato molto ho capito che tu mi piaci, e non ho paura di dirtelo. Ma se per te è una costrizione, allora no- spiegò.

-T-ti piaccio?- balbettò lei, oltremodo stupita.

-Sì, e anche molto. Ma so che io non sono nel tuo cuore come tu sei nel mio; non so nemmeno se la mia è un'infatuazione o amore. E' tutto confuso per ora, non è sicuro. Però una cosa è certa: non ti sono indifferente, e tu hai un grandissimo ascendente su di me- annuì lui, stringendola a sé.

-Il che è un male?- domandò Touko, sempre più sorpresa.

-Non lo so- rise il ragazzo.
La brunetta si lasciò trasportare dall'ilarità dell'amico e rise anche lei, sentendosi incredibilmente leggera.

Rimasero a chiaccherare un altro po', sereni.
La litigata di quel pomeriggio sembrava ormai svanita dalle loro menti e di ciò erano entrambi contenti: si erano chiariti meglio di quanto pensassero.
Addirittura Wes si era "dichiarato" alla ragazza, e di ciò se ne meraviglia persino lui, ma in quel momento non gli importava.

Touko era con lui, rideva ed era serena: cosa poteva chiedere di meglio oltre al suo sorriso felice?
Niente.

Conclusero solo verso le due di notte, quando fu davvero troppo tardi per ignorare il sonno che li faceva sbadigliare spesso.
Si addormentarono abbracciati, come ormai tipico delle loro dormite in comune, ma entrambi sapevano che quella era una svolta nel loro rapporto.
Qualcosa era cambiato in meglio, e ne erano felici.

In quel momento, se qualcosa di fosse messo loro davanti non avrebbe avuto alcuna considerazione. Erano insieme e ciò contava.
Insieme, avrebbero passato le difficoltà che si presentavano loro a piè pari e avrebbero riportato Unima com'era un tempo.

                                                                                            *
Ed ecco qua il quarantaduesimo capitolo!
Come vedete, ho postato in tempo ^^
E' un po' corto, lo so, ma con questo si concludono i capitoli strappalacrime e si riprende il viaggio. Si può dire che questo è il vero spartiacque della storia: tra due qualcosa è cambiato, ed anche la loro missione è cambiata.
Da qui in poi si farà sul serio.
Ringrazio PlusJack della recensione!
Il prossimo capitolo verrà postato Mercoledì, bye!

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Capitolo 43
*** Capitolo 43 ***


Capitolo 43

 

Quel mattino, sul quartetto di ragazzi aleggiava una strana euforia.
Era incomprensibile, dato che non c'era motivo di essere felici, ma erano entusiasti e cosa non ne avevano idea.

La colpa era da attribuirsi a Wes e Touko, i quali si erano svegliati più sorridenti che mai.
Michale e Rui non avevano idea di cosa fosse successo in loro assenza da rendere entrambi così contenti: li avevano lasciati che si erano litigati freddamente, e il giorno dopo sembrava che non fosse successo niente.

Alla fine, fu la rossa ad azzardare una domanda.
-Ehm... Scusate, ma cosa ci siamo persi?- chiese, interrompendo la loro allegra chiaccherata.

-Cosa intendi?-

-Credo vi siate accorti, Wes, che vi state parlando. Ieri non eravate cane e gatto? Com'è possibile che stamattina siete così... così?- spiegò, completamente confusa.

-Ah, quello. Niente, ieri ci siamo chiariti, tutto qui- rispose il mulatto, trattenendo una risata per l'espressione dell'amica.
Però... effettivamente era più euforico del solito. Quale era il motivo?

-Non capisco come un semplice chiarimento possa portare a tanta felicità. Questo sorriso non è da te, Wes. Forza, puoi dirmelo se è successo qualcosa di più... piccante- disse lei, leggermente maliziosa.

Lui tornò freddo, ma era una fredda esasperazione.
-E' mai possibile che voi due non sappiate pensare ad altro? Sono felice perché ho chiarito con Touko, tutto qui. Deve esserci per forza qualcos'altro?- domandò, sbuffando.

-No no, per noi vai più che bene così. Però, vorremmo sapere il motivo scatenante. Non sei mai stato così contento in vita tua- rise Michael, tranquillizzandolo.

-Non è successo nulla di così importante-
I tre si voltarono verso Touko, la quale aveva parlato.

-Non ci credo. Wes non è mai stato così contento. Non è che gli hai fatto un servizio, Touko?- rise Rui.
La brunetta arrossì da capo a piedi, fino alla punta dei capelli color mogano.

-Oh, ma insomma! E tu da quando fai domande simili, Rui? Sai che non tollero i ficcanaso, e tu ci stai diventando con queste insinuazioni completamente fuori luogo. Ha quattordici anni, per quanto brava e matura sia è pur sempre una bambina!- si adirò il ragazzo accanto a lei.

-Wow, che foga!- borbottò il rosso, impressionato.

La rossa invece arrossì a sua volta.
Le veniva complicato non giudicare gli altri quando stava morendo di gelosia. Sì, gelosia, perché era a Touko che si doveva quel sorriso quasi costante sul viso del ragazzo; non a lei.
Le era difficile non prendersela.

-Scusa, Touko, non avrei dovuto- disse, realmente dispiaciuta.
Perché sebbene invidiasse quella ragazza perché gli stava lentamente portando via il suo amore, come amica era straordinaria e non meritava quel trattamento.

-Tranquilla, ho sentito di peggio nella mia vita. A scuola era impossibile non guardare certi... atteggiamenti degli alunni agli ultimi anni del liceo- rispose la brunetta, imbarazzata.

-Non c'è un minimo senso del pudore nemmeno nelle scuole. Mitico- fece Wes, ironico.
Tuttavia riuscì a farla ridere, e ciò importava.

La sua risata contagiò gli altri, e con la fragorosità della loro gioia attirarono su di loro numerosi sguardi all'interno del Centro Pokémon, chi infastidito chi divertito anche lui.
Era bello sentire la gente ridere.

-Vedo che siete molto allegri questa mattina, eh?-

I presenti si voltarono verso l'entrata, e rimasero stupiti. Alti brusii si levarono dalla gente, quando videro chi era stato a parlare: Nardo, il Campione di Unima, era alla porta del Centro Pokémon e stava con le mani sui fianchi, un sorriso sornione in volto come sempre.

-Ehi, Nardo!- lo chiamò Michael, salutandolo con un ampio gesto della mano e con felicità.
Sebbene lo avesse visto poche volte, quel quarantacinquenne era capace di divertirlo con il suo modo di fare grottesco.

Il pel di carota si avvicinò ai divanetti sulla quale erano seduti i quattro ragazzi. Appena arrivato, l'uomo si sedette senza alcuna remora accanto ai rossi, sospirando appena il suo sedere affondò nei morbidi cuscini.
-Che gioia sedermi, ho camminato per ore per cercarvi- disse.

-Ci cercavi? E per quale motivo?- domandò Touko, sorpresa come gli altri.

-Perché, mia cara futura sfidante, vi porto un messagio da Rafan-

L'affermazione di Nardo sconvolse i quattro.
-E per un'informazione c'era bisogno di mandare un Campione? Non vedo il motivo, poteva venire lui se voleva proprio dirci qualcosa. Aspetta, ma lui come sa che siamo qui?- disse Rui, partendo in quarta.

-Beh, mi pare ovvio: gliel'ho detto io! Ti pare forse che non avvertivo il mio amico della presenza di uno sfidante e di altri Campioni nella sua città? Comunque, e per avvertire la sfidante che mi sono scomodato- rispose lui.

-E cos'aveva di così importante da dirmi da scomodare uno come te?- disse la diretta interessata.

-Lui oggi non ci sarà: hanno trovato una possibile vena di minerale e vuole andare a controllarla di persona. Per tutto il giorno non ci sarà, tornerà questa sera- spiegò il pel di carota.

-Accidenti, e che facciamo fino ad allora?- esclamò Michael, sbuffando.
Detestava l'inaffidabilità delle persone: Touko aveva fatto un viaggio e compiuto sacrifici per arrivare fin li, e lui si scusava con un "torno stasera"?!

-Ha detto che se volevate potevate fare un giro per le miniere. Sono una località turistica e nonostante ci siano numerosi operai che vi lavorano è molto frequentata. Ci sono persino guide! In più è usato come zoo dei Pokémon tipo Terra-

-Ma i Pokémon non sono animali da zoo, un divertimento per gli umani. Sono esseri viventi, come potete tenerli in gabbie?- esclamò Touko, scandalizzata.

-Non è come pensi! Semplicemente, girando per le caverne si incontrano numerosi Pokémon, è vero, ma sono liberi. Persone e Pokémon camminano a fianco, è una grande società piena di vita. Si favoriscono a vicenda, sono un prezioso aiuto per i nostri operai- spiegò ridendo Nardo.

-Wow, ho cambiato idea: voglio andarci!- esordì il rosso, balzando in piedi con l'entusiasmo tipico dei bambini.

-Datti una calmata, Mic. Comunque Nardo, veniamo volentieri: mi hai incuriosito- ridacchiò Wes, annuendo con la testa.

-Libecciopoli sarà ben lieta di ciò. Non capita spesso che un Campione famoso si faccia vedere nei luoghi comuni, Wes. Io sono nato qui, quindi la mia presenza non conta; sono uno di questa città, è casa mia. Tu e tuo fratello, invece... Le vostre gesta sono molto conosciute, qui e anche nelle altre regioni siete molto famosi- disse l'uomo, orgoglioso.

-Ah, ecco. Quindi Auros non è sperduta a sé stessa come temevo- proferì il mulatto, sorpreso.

-Non più, grazie a voi due: tu ti sei fatto notare in altre tre Leghe, tuo fratello è il più giovane Campione del mondo. Visto che siete famosi ed Auros è la vostra regione, anche questa ha acquistato importanza. Se la vostra regione è sulla bocca di tutti, lo deve solo a voi- spiegò l'altro.

-Fantastico, era proprio ciò che volevo. Quando partii di casa il mio unico desiderio era, oltre a quello di essere il miglior allenatore della mia regione, che Auros diventasse importante e che potesse sentirsi alla pari con Kanto, Johto, Hoenn, Sinnoh e Unima. Sapere di esserci riuscito mi solleva-

Nardo sorrise poi si alzò in piedi, subito seguito dal gruppetto.
-Bene, direi di cominciare il giro turistico di Libecciopoli- esordì questo, incamminandosi.

-Giro turistico?-

-Sì, Touko. Credevi forse che non vi avrei accompagnato? Qui la gente è rude e piena di vitalità, ma nonostante la loro ospitalità non è prudente gironzolare per gli sconosciuti, sopratutto se famosi- rispose il Campione senza voltarsi, ammiccando con un dito ai due fratelli.

-Ah! Questo è un aspetto della celebrità che non ho mai amato: le guardie del corpo- si lamentò Michael, esasperato.

-Ma che guardia del corpo, giovanotto! Vedila come una compagnia amichevolmente protettiva, quella mia- disse il pel di carota, lasciandosi andare ad una fragorosa risata.

Il rosso non seppe trattenersi e rise con lui, mentre il mulatto ghignò rassegnato.
Anche lui non amava essere scortato: sapeva ampiamente cavarsela da solo, lo aveva dimostrato anche molte volte.
Certo, però, che a volte una mano in più non l'avrebbe rifiutata in missione, se si trattava di vita o di morte.

"Come al Bosco Girandola" si disse. "Se non ci fosse stata Touko a fermarmi temporaneamente l'emorragia non avrei avuto vita lunga".
Ricordare l'agonia di quel momento era straziante, così come il rosso che aveva davanti agli occhi.

Lui odiava il rosso, in un certo senso. C'è, non odiava il colore di per sé, ma odiava cosa ricordava in lui.
Ad esempio quella volta gli aveva ricordato il fratello e il padre, entrambi di capelli rosso vermiglio. Ricordare quest'ultimo gli era particolarmente difficile psicologicamente: lui odiava profondamente quell'uomo, e davvero sperava di non rivederlo mai più.

Il richiamo di Rui lo destò dai pensieri. Notò che gli altri erano già all'uscita e corse loro incontro, scusandosi.
-Tutto bene?- gli chiese Touko, premurosa.

-Sì, stavo solo pensando. Andiamo?- rispose lui velocemente, sviando il discorso.
Ciò non passò inosservato ai suoi compagni di viaggio né al Campione, però non porsero domande al riguardo.
Volevano rispettare la sua privacy.

 

 

Di per sé, il giro per Libecciopoli non potè dirsi noioso.
Nardo era una guida interessante: spiegò loro la storia di Libecciopoli in una maniera tanto appassionata che persino Rui, la cui repellenza per ogni materia storica era assai nota, non si annoiò.

-Quindi il simbolo di questa città sarebbe il Leggendario Landorus, il Pokémon di tipo Terra Volante?- chiese Touko, interessata.

-Sì. Vedi, si dice che sbattendo la sua coda egli sia capace di creare forti terremoti. Si crede che sia stato lui a dare agli abitanti di Libecciopoli la forza di volontà necessaria per scavare la pietra fino ai suoi più profondi meandri, a far nascere in loro un amore tale per gli elementi della terra e della roccia da farli vivere a stretto contatto con essi- annuì il pel di carota.

-Sembra un po' come la leggenda di Entei, secondo la quale un suo ruggito è capace di scatenare forti scossi sismiche che risvegliano i vulcani- mormorò Wes, sorprese.

-Precisamente-

-E Thundurus e Tornadus? Anche loro come Landorus hanno una città che li ha presi come immagine?- domandò curiosa la brunetta.

-Questo non lo so. Credo che ogni città di Unima abbia preso spunto da uno dei suoi Leggendari, ma non ho idea di cosa possano aver scelto-

-Curioso, davvero curioso- borbottò Michael dietro di loro.

Continuarono ad ascoltare il Campione di Unima finché non giunsero all'entrata della più grande caverna che i quattro avessero mai visto.
La bocca poteva avere un'altezza di almeno sei metri, e l'interno era talmente al buio che non si vedeva nulla. Tuttavia era possibile udire il rumore di picconi contro la roccia e versi di Pokémon mescolati a voci umane.

-Eccoci giunti, questo è lo "zoo" di Libecciopoli- esordì Nardo, portando le mani ai fianchi.

-Accidenti, la bocca di questa caverna è enorme! Mai visti posti simili nei canyon di Auros- disse sbalordito Wes, sentendosi incredibilmente piccolo in quel momento a confronto con quella roccia possente.

-Eheh, il canyon è roccia erosa dal tempo e dall'acqua. Questa meraviglia è stata ingrandita da mani umane, in modo che anche i più grandi macchinari potessero entrare per aiutare nella ricerca di vene di minerale- spiegò l'uomo, sorridendo orgoglioso alla sua espressione.

-Proprio stupefacente-

-Lo penso anch'io. Ed ora entriamo- proferì l'altro, incamminandosi.

-Ma è buio pesto lì dentro!- squittì Rui.
Odiava il buio.

-Tranquilla, appena venti passi e la strada verrà illuminata. In verità già da adesso dovremmo vedere le luci delle lampade appese al tetto e alle mura, però alcuni Pokémon di tipo Spettro che vivono in queste caverne hanno imposto all'entrata una mossa, che tengono attiva ventiquattr'ore su ventiquattro a rotazione, per proteggere le miniere dai ladri e scoraggiarli ad entrare. Si tratta di Ombra Notturna, senz'altro l'avrete sentita nominare- spiegò Nardo.

-E' una mossa particolarmente fastidiosa quando ti viene ritorta contro- sbuffò il biondo, memore di quante volte il suo Misdreavus glielo lanciava contro quando si rifiutava di farsi allenare.
Alla fine ci aveva rinunciato e, sebbene ormai fosse quel Pokémon fosse libero dallo stato Ombra e pronto a svilluparsi, ancora Misdreavus attendeva di essere allenato e di evolversi in Mismagius.

-Puoi dirlo forte! E fa anche un male cane- gli diede ragione Michael, sbuffando anche lui.
Come il fratello, aveva qualche Pokémon Spettro da parte che conosceva quella mossa.

Tutti risero, contagiando anche i due fratelli che guardarono con sarcasmo i ricordi dolorosi dei loro tentativi di allenare i dispettosi tipo Spettro.
Alla fine entrarono. Come detto da Nardo, bastò fare pochi passi per vedere la luce delle lanterne e sospirare di sollievo.

Appena oltrepassarono la cortina di nebbia tenebrosa, videro tanti Litwick e Lampent che, concentrati, tenevano in funzionamento la mossa.
-Che strani Pokémon- disse Michael, adocchiando le candele e le lampade a olio vive.

-Sono Litwick e Lampent. Sono molto utili dato che quando la corrente va in cortocircuito possono farci luce con le loro spettrali fiamme azzurrine; però non c'è da fidarsi di loro. Come ogni tipo Spettro, sono misteriosi e non si è mai al sicuro quando sono nei paraggi. Numerose persone sono scomparse per colpa loro- spiegò il Campione, fissandoli.

Questi sorrisero loro in maniera alquanto inquietante, facendo venire i brividi a Touko che si portò meglio accanto a Wes.
Questo la strinse involontariamente: nemmeno lui si sentiva a suo agio in mezzo ai tipi Spettro, e quei sorrisetti erano troppo loschi per sembrare rassicuranti.

Certo la brunetta non si sentiva meglio, memore com'era degli incubi riguardanti quei particolari Pokémon.
Oltre al fatto che ne aveva il terrore.

-Ottimo lavoro, ragazzi, continuate a tenere alta la barriera- disse il pel di carota, annuendo rigidamente verso il nugolo di Pokémon.
Li circondavano.

-Litwick!!!-

-Laaaaaaampent!-

I cinque si allontanarono il più velocemente possibile da quei Pokémon così inquietanti e proseguirono la loro visita.
Proprio come avevano sentito davanti alla bocca della caverna, fecero pochi passi e trovarono numerosa gente e Pokémon che camminava.
Era una confusione tremenda di voci e versi, e i cinque dovettero tenersi per mano l'un l'altro per non perdersi in quel macello di persone.
-Ma sembra una comunità sotteranea più che uno zoo! Regna l'anarchia più totale!- esclamò Wes, incredulo.

-Beh, non c'è molto da poter fare. Le miniere sono aperte al pubblico solo due settimane al mese e questo è l'ultimo giorno, è logico che ci sia confusione. Quando l'accesso è vietato, i Spettri non permettono ai non addetti ai lavori di oltrepassare l'entrata, e lo fanno in modo molto doloroso e pericoloso-

-E quale sarebbe questo modo?- domandò Rui, preoccupata.

-... E' meglio che non lo sappiate. E' infame, ma ingegnoso: i ladri hanno troppa paura dei Spettri per provare ad infiltrarsi- rispose l'uomo.
Ciò bastò a troncare la loro curiosità. Un tipo Spettro non era propri il miglior Pokémon da inimicarsi, con la sua nota subdolezza.

Per il resto il giro nella caotica e mastodontica miniera si rivelò piacevole.
Più volte rischiarono di perdersi l'un l'altro. Un volta però Touko e Michael si persero tra la folla e dovettero chiamare ad alta voce i compagni di viaggio, attirando l'attenzione di tutti: purtroppo lì sotto non c'era campo per una chiamata con l'Interpoké.

Quando li ritrovarono furono talmente contenti che a poco non si gettarono loro addosso.
Nardo era visibilmente sollevato: oltre ad essere molto affezionato al giovanotto, stava cominciando a voler bene anche a quella piccola allenatrice ambiziosa contro cui un giorno non lontano si sarebbe scontrato.

Ne uscirono solo quando il sole era ormai calato, o meglio ritrovarono l'uscita solo a quell'ora della giornata. Era un'impresa orientarsi in quel macello!
Appena fuori, i quattro ragazzi respirarono a pieni polmoni l'aria di Libecciopoli, ben lieti di essere finalmente usciti.

-Mai più, ripeto e ribadisco- disse Michael, sgranchendosi le gambe.

-Sono d'accordo, è stata una giornataccia- annuì Rui, sedendosi per terra.
Era più che tentata di sdraiarsi, pure.

-Ma dai, non è stato poi così male- proferì Touko, per non demoralizzare il pel di carota dietro di lei.

-Hai dimenticato che hai rischiato di essere travolta da quel Conkeldurr? E che a poco Rui non veniva beccata in piena faccia da un'ammasso di Swoobat? E del Gigalith che si è improvvisamente imbizzarrito senza motivo e che si è lanciato contro me e Wes: a questo non pensi?- disse il rosso, sbuffando.

-Eheh, preferirei non ricordarmene. Però non puoi dire che non è stato divertente: abbiamo pure ottenuto dei fossili!- esclamò la brunetta, mostrando loro l'Ambra Antica che teneva in braccio.
-Sono certa che ne nascerà un Pokémon formidabile-

-Da questo particolare fossile mi pare risorgerà Aerodactyl, tipo Roccia Volante- disse il mulatto, prendendoglielo e rigirandolo tra le mani.
Poi glielo rese.

-E come lo sai?- chiese sorpresa la ragazza.

-Sono un allenatore da molto più tempo di te e ho fatto diversi viaggi. Non è la prima volta che vedo Ambra Antica, né altri fossili: dovrebbe essere la terza volta, trovarne uno su campo è un evento raro- rispose lui.

-Oh...-

-Beh, direi che si è fatto abbastanza tardi. Rafan dovrebbe essere già arrivato, andiamo a controllare- disse Nardo, facendo scricchiolare le ossa delle spalle.

I cinque s'incamminarono fino alla palestra, e la trovarono già illuminata. Quel che può risultò incredibile, fu che sulla porta stava un uomo abbastanza grasso in tenuta da cowboy/minatore che lanciava imprecazioni appena udibili.

-Rafan!- esclamò il Campione di Unima, stupito.
L'uomo si voltò, mostrando un'aria severa e l'espressione truce di chi ha avuto una vita faticosa, ma accesa da una punta di sorpresa.

-Nardo, vecchio mio! Sono questi i giovani di cui mi hai parlato?- domandò questo con voce cavernosa, perdendo interesse per la porta e avvicinandosi al gruppo.

-Sì. Ho il piacere di presentarti i due famosi fratelli Mokura, Wes e Michael. Loro due sono Rui e Touko, quest'ultima è la sfidante di cui ti ho parlato-

Rafan si chinò su Touko, guardandola truce.
La brunetta arretrò istintivamente, sentendosi arrossire: quell'uomo era pesante in tutti i sensi, dal fisico allo psicologico; tentò comunque di mantenere lo sguardo fisso, per mostrarsi spavalda agli occhi del capopalestra.

-Toh! Questa è buona: una ragazzina viene a sfidarmi! Non ti credi un po' giovane per diventare Campionessa? Riprova magari tra un anno o due, eh?- rise l'uomo, ritirandosi e dandole le spalle.
Fu un gesto molto scortese.

-Si dice "l'abito non fa il monaco". Non può giudicare il mio valore dalla mia età. C'è un esempio qui al mio fianco- esordì, offesa dal suo comportamento, indicando con il pollice Michael.

-Ma guardati: sei una bambina! Hai quattordici anni di sicuro, non accetto bambocci nella mia palestra. Tsé, ma guarda un po' cosa mi si viene a presentare-

Touko cominciò a scaldarsi sul serio, diventando rossa di bile.
-Ma come si permette! Si esamini lei, piuttosto: mettiamo il caso che fossi stata uno sfidante degno dei suoi canoni e che avessi fatto questo viaggio per venire da lei. Come dovrei accogliere l'informazione che l'unico che può darmi ciò che cerco non c'è e devo attendere la sera per parlargli? E se invece fossi come sono, e appena mi presento a lei mi dice che sono una bamboccia: come dovrei prenderla?- esplose, adirata.

Lui non rispose, perciò la ragazza proseguì.
-Sono già stupita della sua mancanza di serità, se poi deve pure cacciarmi perché sono piccola... proprio non mi va. Lei è scortese nei miei confronti, che ho fatto sacrifici per arrivare davanti a lei per sfidarla e prendere la mia quinta medaglia per la Lega Pokémon. Se proprio non vuole esaminarmi, allora la saluto e vado avanti: in qualche modo giustificherò l'assenza della Medaglia Sisma una volta alla Lega, non si preoccupi mica-

Ormai tremava di rabbia, e fissava Rafan come se proprio non potesse sopportarlo.
Quest'ultimo rimase allibbito per un po': da quanto non gli capitava un avversario così "vispo"? Beh, da un po'.
Pian piano cominciò a riderle in faccia, scuotendola.

-E' sicuro di sentirsi bene?- gli chiese, gelida e offesa.

-Devo ammettere che mi sbagliavo, la tua lingua tagliente compensa la tua giovane età. Sono sorpreso. Va bene, se proprio ci tieni alla medaglia, entra che ti "esamino", come dici tu- continuò l'omone, senza apparentemente aver udito la domanda di Touko.

Allibbita, la brunetta annuì e lo seguì all'interno dell'edificio.

                                                                                           *
Bene ^^'
Dopo un giorno di ritardo, rieccomi. Non è stata colpa mia: il caricatore del portatile che uso ha dato forfeit, ho potuto finire il cap solo oggi (ecco spiegato anche l'ora).
Non ho inserito la lotta contro Rafan perché sarebbe venuto un po' troppo lungo. Certo il prossimo non si baserà tutto sulla lotta in palestra xD
Ringrazio Jeo 95 e PlusJack per le recensioni!
Il prossimo cap verrà inserito Sabato, ciao!

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Capitolo 44
*** Capitolo 44 ***


Capitolo 44

 


Si trovavano all'interno dell'immenso edificio che era la palestra di Libecciopoli.
Appena entrarono, rimasero scioccati: non sembrava una normale struttura umana, ma era una caverna.
Era come se il cemento avesse inglobato una grotta che, ampia, scendeva sempre di più fino a che non si vedeva più il fondo, dando la sensazione di essere più in alto di quanto sembrava.

-Bella, vero? Questa fu la mia prima miniera, che scavai quando aveva l'età tua. Ormai non ci sono più vene, è stata completamente ripulita; ma ha per me un valore affettivo, perciò lo straformata in palestra- disse Rafan, rivolto a Touko ma senza girare il capo.

-Ma... il campo di lotta...- chiese la brunetta, deglutendo a fatica.

-Sta in fondo- annuì lui, parlando come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Lei deglutì ancor più forte, immobilizzata dalla paura: nella sua mente riaffirò il ricordo della lunga discesa nell'afoso labirinto che era il Castello Sepolto.
Era stato un incubo per lei e l'idea di ritornare a scendere...
Ingoiò l'amaro boccone.

-Ehi, tutto bene?-

Touko voltò il capo verso Michael che aveva parlato. Annuì senza convinzione, risultando poco credibile persino a sé stessa.
Incrociò lo sguardo di Wes: anche lui aveva una faccia leggermente atterrita, memore come lei della fantastica attraversata che avevano fatto per trovare, seppur accidentalmente, la Scurolite di Zekrom.

-Sì, tutto a posto. E come si... scende? Non vedo scale alle pareti o ascensori- annuì di nuovo la brunetta, dopo un respiro profondo.

-Col classico metodo di discesa su campo, non ti pare? Ti calerai con la corda- rispose il burbero capopalestra.

-Ma non ne sono capace!-

-Beh, allora te ne torni dritta da dove sei venuta. Ti pare forse che quando sarai Campionessa non ti ritroverai problemi simili? Certo avrai i tuoi Pokémon con te, forse uno di tipo Erba potrebbe aiutarti con le sue liane, però ciò non toglie che ti si presentaranno tali ostacoli- spiegò lui.

-Ho un tipo Erba, non mi può aiutare?- chiese timidamente la ragazza.

-Dubito che le sue liane siano così lunghe da arrivare fino al fondo-

Lei annuì, rassegnata. Quindi non c'era modo di evitarselo.
Ma qual'era la qualità che Rafan intendeva mettere alla prova? Tutte le palestre, o almeno così le avevano detto, avevano delle prove che mettevano in difficoltà una certa qualità dello sfidante.

Che fosse la discesa la prova? Il coraggio di affrontare l'ignoto e di calarsi nel buio?
No, Camelia le aveva detto che provare l'audacia era compito di Artemisio, ad Austropoli.
Allora cosa poteva essere?

-Okay, prima è meglio è. E gli attrezzi? Non ho corde con me- disse Touko, cominciando ad arrendersi all'inevitabile.

-E' tutto lì. Io e i tuoi compagni ti aspetteremo in fondo, in bocca al lupo!- esordì Rafan, poi invitò i tre ragazzi al seguito dell'allenatrice a seguirlo verso un ascensore secondario.

-Se permette, vorrei accompagnarla-

Tutti si voltarono verso Wes, stupiti.
Rafan era completamente sgomento.
-Non è possibile, lei non avrà compagnia umana quando sarà in missione- rispose, burbero.

-Mi permetto di dissentire. Touko è molto agile e sa scendere da rami altissimi senza farsi un graffio, l'ho visto con i miei occhi, ma non è capace né di scalare né di ridiscendere un monte. In più noto che le pareti di questo "pozzo" di pietra sono perfettamente dritte, ci sono troppo pochi appigli: è un lavoro da professionisti, questo, non da principianti. Lei non è capace, ma io la posso aiutare- disse.

Vedendolo dubitare proseguì.
-Andiamo, Rafan! Vuoi metterla in pericolo di vita? Se cade da un'altezza simile, come minimo muore! Saresti responsabile della morte di una bambina, per di più possibile futura speranza di Unima. Vuoi condannarla?-

-Certo che no, sfacciato: non voglio vite sulla coscienza. Ma questa è la prova che i miei sfidanti devono superare per battersi con me, e non è concesso che ci sia un aiutante. Molti prima di lei sono riusciti nell'intento e non avevano tutta questa agilità. Non vedo perché lei non debba riuscirci, visto che salta giù da rami altissimi senza farsi un graffio- sbottò l'uomo.

Wes lo guardò con astio. Quell'uomo voleva davvero la morte della sua amica.
-Va bene. Allora scendo senza il suo permesso- esordì.

-COME?! Non mi hai sentito, ragazzo? Non si può fare, va contro il regolamento da me imposto tanto tempo prima, quando tu nemmeno eri nato!- sbottò Rafan, sgomento.

-Si ricordi, caro capopalestra, che sono un Campione. Sono di due gradini al di sopra di Lei. Non ha potere di obbligarmi a scendere in tutta comodità con l'ascensore, e dato che preferisco assistere la mia amica piuttosto che vederla rischiare la morte per il divertimento di un uomo che crede tutti capaci di destreggiarsi con gli attrezzi da scavo come lui... l'accompagno. E l'aiuterò ogni volta che si ritroverà necessario-

L'uomo digrignò i denti e la sa faccia divenne ancor più truce. Ma Wes non si lasciò intimidire e prese il necessario per scendere alla sua destra, dove erano stipati gli attrezzi (cortese concessione di Rafan).

Legò la sua cima ad un cappio metallico con un nodo stretto e sistemò anche la corda della ragazza, che era più che imbarazzata.
Non avrebbe mai creduto che il biondo sapeva fare anche quel tipo di cose – ma del resto lui era capace di fare ogni cosa.

-Okay, come volete. Ci vediamo giù. Ah, e signor Mokura: se scopro che l'ha aiutata più del necessario, la bandisco da questa palestra seduta stante, lei e questa bambina. Ci sono numerose telecamere a infrarossi in questo condotto: lo saprò per certo. E se vedete un ragazzino scuro di capelli, ditegli di smoversi che non ho tutto il giorno e nemmeno il giorno dopo per aspettare a lui. Ah, non aiutatelo- disse il capopalestra.

Dopodiché se ne andò con Rui e Michael al seguito.

Wes e Touko tirarono un sospiro di sollievo.
-Finalmente se n'è andato. Non lo sopporto, quell'uomo: lo conosco da oggi, ma proprio non riesco a digerirlo. E' uno stupido a far scendere gli sfidanti da soli in un tubo praticamente liscio. E magari la corda non è nemmeno abbastanza lunga- sbottò il primo, seccato.

-Non c'era bisogno che scendessi con me, Wes. In qualche modo me la sarei cavata, lo sai- disse la brunetta, sentendosi in colpa.

-Sì, invece, che ce n'era bisogno. Sono o non sono il tuo "maestro"? Che razza di persona sarei se ti lasciassi da sola contro una cosa troppo difficile per le tue competenze attuali?- rise lui, tranquillo.

Riuscì a strapparle un debole sorriso, che però sembrò rincuorarla un po'.
-Grazie, Wes, per tutto l'aiuto che continui a darmi- disse, guardandolo riconoscente.

-Non c'è di che. Allora, ti faccio vedere come si scende. Guardami attentamente: posso aiutarti solo quando starai rischiando di cadere, se faccio di più tu perdi per sempre la possibilità di accedere alla Lega di Unima legalmente. Certo ti correggerò alcune cose, però più di così non posso fare- rispose lui.

-Tranquillo, è anche troppo. Allora, andiamo?- sorrise la brunetta.
Lui annuì e piano si portò verso la bocca del tubo. Diede le spalle a questa e arretrò lentamente, guardandosi indietro.
E, poco a poco, mostrò e spiegò i passaggi alla ragazza, che lo seguì con non poca titubanza.

 

 

La discesa si rivelò più difficoltosa del previsto.
Il pozzo aveva le pareti perfettamente diritte e la quantità scarsa di appigli faceva credere che fosse stato scavato dall'acqua più che da mani umane.
In più le corde sembravano usurate: che ci fosse lo zampino di quel Rafan?

La posizione dei due giovani in quel momento era la seguente: Touko in cima che procedeva con lentezza esasperante, la cima legata in vita; Wes stava sotto di lei, esplorando il tubo in modo da poterla indirizzare al meglio.

Non vedeva nessuna delle telecamere infrarossi di cui aveva parlato Rafan, ma d'altronde era buio pesto. L'unica luce proveniva da sopra, e a stento riconosceva la figura dell'amica.
Era certo che lei invece non lo vedesse per niente.

Ed infatti, lo chiamò.
-Wes? Dove sei?- chiese, con voce tremante.

-Sono qua, Touko, tranquilla. Non ti lascio da sola- le rispose, troncando la sua discesa per aspettarla.

Purtroppo l'avanzata della ragazza era tremendamente lenta, e impiegò cinque minuti buoni per arrivare alla sua altezza. Appena furoni vicini, il biondo alzò una mano e la mise sulla sua schiena, per farle capire che le era accanto.
Non la vedeva praticamente più.

La vide voltarsi e riuscì a individuare i suoi occhi, lucenti anche al buio.
-Ti diverti?- le chiese, per allentare la tensione.

-Neanche un po'- rispose lei, aggrappandosi alla roccia con la presa ferrea di chi se la sta facendo sotto.

-Allora è meglio se da ora in poi procediamo vicini- disse il ragazzo.
E ricominciarono a scendere.
Più volte la brunetta perse la presa ma Wes la sorresse con un braccio.

Più il buio aumentava più spesso dovette tranquillizzarla e parlarle, distrarla.
La ragazza sembrava detestare il buio e cominciò a ansimare, in ansia. Certo non aiutava la sensazione di non finire mai: quel pozzo sembrava infinito, chissà quanti cavolo di piani aveva.

Ma la sorpresa peggiore arrivò quando, ad un certo punto, sentirono un ansimare leggero ma costante e veloce.
I due allenatori si bloccarono subito, raggelati: cos'era quella cosa?

-C'è qualcuno?- domandò ad alta voce Wes, come sempre al fianco della ragazza.

-Grazie al cielo... qualcuno è arrivato fin qui...- rispose una voce flebile, maschile.
Aveva un che di familiare per entrambi, ma non riuscivano ad attribuirla ad alcun volto che conoscevano.

-Chi sei?-

-Sono John... vi ricordate di me?- rispose la voce.

I due ragazzi voltarono il volto sgomento verso di essa: era più vicina di quanto sembrasse. Velocemente il mulatto cercò il telefonino e lo utilizzò per fare luce.
Portò il fascio sul volto del ragazzo che aveva parlato, e lo riconobbero entrambi: era John, l'allenatore di Zefiropoli con il Pignite.

Era parecchio malconcio: il viso era sporco di terra, la camicia bianca diventata di un orribile beije. Teneva gli occhi chiusi, un istintiva protezione contro il violento cambio di luminosità, e si aggrappava alla roccia in maniera spasmodica, ma era perfettamente riconoscibile.

-John? Mio Dio, ma che ci fai qui!- esclamò Touko, provando ad accostarsi a lui.
Riuscì a raggiungerlo con non poche difficoltà e a mettergli una mano sulla spalla.

Con orrore notò una cosa: gli mancava la corda.
Era appeso alla pietra con la pura forza di volontà!
-Mi pare chiaro, sono qui per battere Rafan- sussurrò il corvino, girandosi debolmente verso di lei.

-In effetti aveva accennato al fatto che avremmo potuto incontrare qualcuno, ma mai avrei pensato a te! Dov'è la tua corda? Non ci credo che ti sei calato senza di essa- disse la brunetta.

-Mi si è tagliata... Era troppo usurata, non è riuscita a reggermi. Sono appizzato a questa parete da due giorni e una notte, o almeno credo; mi sembra un miracolo essere ancora vivo- rispose lui.

-Maledizione. Possiamo aiutarti in qualche modo?- chiese Wes al ragazzo, preoccupato.

-Riportatemi su, ve ne prego. Non ho alcuna voglia di proseguire, e sono stremato: se cado per me è finita, ma se rinuncio posso ritentarci in seguito. Per favore, ditemi che avete un modo per tornare su- disse John, con tono quasi implorante.
I suoi occhi blu erano più che sinceri.

-Ho con me Altaria, potrà portarti lei. Un secondo che la cerco, al buio non vedo niente. Touko, puoi fare luce con lo schermo al posto mio?- disse il biondo, passandole l'apparecchio.

Lei lo prese rinunciando con timore alla presa della mano destra e tenne alto il cellulare, per illuminare tutti e tre.
Sapeva che Rafan avrebbe maltollerato l'intervento di Wes nella prova di John, ma in quel momento importava poco: la priorità era salvare l'allenatore, per il malcontento di quel dannato uomo ci sarebbe stato tempo dopo.

Con fatica il Campione riuscì ad estrarre la giusta ultraball al primo colpo. Da questa fece uscire Altaria, che subito sbattè le ali per non cadere di sotto.
La sua espressione era palesemente interrogativa, del tipo "ma che ci fate appesi con una corda alla vita?".

-Altaria, mi serve che riporti il ragazzo accanto a noi fino in cima a questo pozzo. Sarebbe anche meglio se lo portassi al Centro Pokémon, temo sia troppo stanco per fare alcunché- disse l'allenatore.

La Pokémon annuì e volò sotto il corvino, che con molta paura si lasciò andare. Atterrò sulla groppa dell'uccello senza subire danni evidenti.
-Non so come ringraziarvi- disse il ragazzo, poi Altaria si lanciò verso l'alto.

Proseguirono la discesa.
Anche dopo che John era stato tratto in salvo, i due ragazzi erano sconcertati da quell'incontro. Le condizioni del ragazzo mostravano in tutto e per tutto la sadicità di Rafan.

-Quell'uomo è un mostro- disse Touko, mentre poggiava il piede su una sporgenza.

-Ne convengo. Ma secondo me l'ha fatto apposta a dare ai sfidanti cordi usurate e a spedirli in un pozzo diritto per sfidarlo. Temo faccia parte della prova, ma non comprendo che tipo di dimostrazione voglia da voi ragazzi quel tipo- annuì il mulatto.

-Ci pensavo anch'io, prima. Pensavo fosse una prova di coraggio, l'audacia di scendere senza alcuna luce e al buio. Ma Camelia ha detto che doveva essere Artemisio a provare il coraggio dell'allenatore, quindi non lo capisco-

-Boh...- borbottò il giovane.
E continuarono a scendere.

 

 

Ci misero molto tempo per concludere l'attraversata discendente del tubo. Stando all'orologio di Wes, dovevano averci impiegato come minimo mezz'ora.
E pensare che John era rimasto appeso per forse due giorni!

Appena sbucarono i due giovani, Rui e Michael andarono subito a salutarli e a far loro i complimenti: come aveva detto Rafan, c'erano delle telecamere a infrarossi nel tubo e avevano osservato la loro discesa.
Il capopalestra non fu altrettanto felice di vederli. Anzi mandava lampi con gli occhi!

-Sbaglio o le avevo espressamente chiesto di non interferire?- disse burbero, assalendo il povero Campione.
Questo però non retrocedette e lo guardò con astio.

-Se intende nella prova di quel ragazzo corvino, che per inciso si chiama John ed è nostro conoscente, le chiedo "espressamente" di retrocedere prima che mi adiri ancora di più e faccia qualcosa di cui potrei pentirmi; e anche lei- sibilò Wes, con lo sguardo di gelo.

-Non dovevate aiutarlo, ve lo avevo detto chiaro e tondo!- sbottò Rafan, senza smuoversi.

-Voleva allora che lo lasciassi lì? Non si era forse accorto che la corda che lei gli aveva dato era usurata, come le nostre d'altronde, e che si era rotta?! Quel ragazzo era appeso con la sola forza di volontà! Non mangiava ne beveva da un sacco di tempo, e voleva lasciarlo lì a marcire?! Ma che razza di persona è lei? Potrei denunciarla per tentato omicidio di minore!- sbottò a voce ancor più alta della sua il mulatto, spingendolo indietro.

-Non usare quel tono con me, ragazzino! Sarai anche un Campione, ma non ti permetto di trattarmi così in casa mia! Ciò che metto io alla prova è la forza della volontà, la forza di andare avanti! Aiutando questi due ragazzi, non mi è stato possibile testare la loro volontà!!-

-Tsè, me ne frego! Può valutare la loro forza di volontà in un altro modo, questo metodo è troppo rischioso! Ancora un secondo, un minuto, un'ora o un giorno e John sarebbe caduto! E ad aspettarlo avrebbe trovato solo la morte! E per cosa avrebbe sacrificato la sua vita? Per il vostro divertimento di vedere le persone in difficoltà?!- urlò il ragazzo.

-La prova...-

-La prova un corno! Non è concesso ai capipalestra mettere in gioco la vita degli sfidanti, e non lo permetto nemmeno io. Se quando non sarò più qui verrò a sapere che un allenatore è morto nel tentativo di affrontare questa assurda prova, giuro che farò in modo di dimetterla dal suo ruolo, e non solo. La umilierò pubblicamente. Sono stato chiaro?- lo interrupe gelido il biondo.

Era così adirato che a Rafan parve sovrastarlo, per un momento.
Conosceva benissimo la ragione per la quale quel ragazzo era famoso: all'età di quindici anni aveva preso il titolo di Campione affrontando da solo l'intero Team Cripto e distruggendo il Team Clepto.
Si vociferava avesse addirittura quattro Leggendari nella sua squadra, tra cui il mitico e raro Ho-Oh.

Non ci teneva per niente ad inimicarselo, sapendo come e con che facilità lo avrebbe umiliato.

Grugnì e voltò loro le spalle, dicendo a Touko di seguirlo in modo non proprio cortese.
La brunetta, ancora scossa dalla sfuriata di Wes, annuì e lo seguì correndo. Gli altri la seguirono silenziosamente.

Rafan li portò in un'altra caverna, con un tetto molto più basso e un campo di lotta al centro. Era scolpito nella pietra.
L'uomo si mise al suo posto.
-Bene, sbrighiamoci con questa faccenda. Krokorok, vieni fuori!- esclamò lanciando una pokéball in campo.

Touko era snervata dal suo comportamento.
Aveva voglia di finirla il più velocemente possibile e di batterlo con largo vantaggio.
E se...
Prese la masterball in mano e la strinse con forza, cercando di mettersi in contatto con il Leggendario al suo interno.
"Kyurem, mi senti?"

"Cosa c'è, cucciola d'uomo?" disse insonnolito il Pokémon.
Almeno le aveva risposto.

"Scendendo il tunnel ho incontrato un ragazzo, John: non stava per niente bene, e sono preoccupata per la sua salute. Vorrei battere questa palestra velocemente per andare da lui, ma con Haku ci metterò troppo tempo. Volevo chiederti se potevo mandare te in campo, anche per testare la tua forza in previsione di una battaglia futura contro le organizazzioni criminali" spiegò la brunetta.

"Una lotta mi farà bene, per quanto scarsa sarà. Visto che non lo fai per te ma per altruismo, mandami pure in campo" acconsentì il Leggendario.
La brunetta sospirò di sollievo.

-Intendi estrarre il tuo Pokémon?!- sbuffò spazientito Rafan.

-Certo! Kyurem, vieni fuori!- esordì la ragazza, lanciando in campo la masterball che teneva in mano.

L'apparizione del maestoso Pokémon di tipo Drago Ghiaccio lasciò allibbito il capopalestra, che impallidì.
"Un tipo Ghiaccio, e per di più Leggendario! Come fa questa ragazzina a possederne uno?!" pensò, stupito.
-Adesso sei tu l'imbambolato?- rise Touko, prendendolo in giro.

Rafan sbuffò.
-Certo che no. Krokorok, vai con Battiterra!- ordinò.

-Kyurem, Gelamondo!- ordinò a sua volta Touko.

Il coccodrillo di tipo Terra partì all'attacco, ma non riuscì a muovere più di due passi.
Il Leggendario era stato avvolto da una luce azzurrina; la caverna cominciava a presentare sintomi di congelamento, finché non si formarono vere e proprie placche di spesso ghiaccio bluastro.

Anche Krokorok, inorridito, cominciò a congelare.
Fu una lenta agonia, e si concluse solo quando il Pokémon divenne una statua di ghiaccio impenetrabile.
-E con questo, uno è partito- ghignò Touko, più che entusiasta della forza del suo Leggendario.

Anche Kyurem era soddisfatto del suo lavoro.

Rafan digrignò i denti, esalando del respiro freddo, e richiamò il Pokémon nella sfera poké.
Il turno successivo toccò a Palpitoad, un Pokémon, a parere della brunetta, bruttissimo di colore blu. Era di tipo Acqua Terra.

Con un solo Dragopulsar il Leggendario lo mise K.O.
Invece, l'Excadrill che l'uomo mandò come ultimo Pokémon in campo finì congelato come Krokorok, ma in maniera peggiore.

Touko vinse così la sua quinta medaglia, la Medaglia Sisma, che andò subito a far compagnia alle altre.
Il burbero capopalestra mandava lampi dagli occhi mentre a malincuore cedeva una delle sue prezione medaglie a quella ragazzina.
Aveva perso su tutti i fronti.

-E con questa sono cinque- esordì la ragazza posizionando lo strano pezzo di ferro nel suo posto accanto alla Medaglia Volt.

-Come possiedi Kyurem?- domandò freddo Rafan, pieno di curiosità.

-Sbagli. Io non lo possiedo, noi due siamo soci. Ed ora ti saluto, sono stufa di tutto questo buio; non si respira nemmeno. Andiamo ragazzi, sono preoccupata per John- disse la ragazza, trattandolo con sufficienza.
E, una volta congedatasi con tutto l'astio che era riuscita a mettere, voltò le spalle all'uomo e si recò verso l'ascensore che i suoi amici avevano usato per scendere.


                                                                                         *
Chiedo scusa per il ritardo. Ho avuto problemi con la connessione, non funzionava più o_O
Sinceramente come capitolo questo non mi piace granché, ma d'altronde a me l'elemento Terra non piace e odio Rafan xD
Ringrazio Jeo 95 e PlusJack per le recensione!
Il prossimo capitolo verrà postato Martedì, ciao!

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Capitolo 45
*** Capitolo 45 ***


Capitolo 45

 

 

Altaria volava quasi rasoterra, a qualche metro sopra le teste della gente.
Questi la guardavano stupiti, in quanto i Pokémon di altre regioni erano più che rari da vedere ad Unima.

John, sulla sua groppa, era in stato di semi incoscienza. Non vedeva l'ora di riposarsi e la possibilità di pisolare sul Pokémon del suo peggior nemico era molto allettante.
In verità, ormai non lo considerava più un nemico. Certo, era ancora adirato per le corna di Sawsbuck, ma ormai quelle stavano ricrescendo più rigogliose di prima.

A Zefiropoli era venuto a conoscenza del fatto che aveva passato una settimana in ospedale per una ferita al braccio che si era fatto durante il macello avvenuto dopo le due lotte nel Club di Lotta Pokémon.
Sapeva anche che aveva dei Leggendari con sé.

Lo considerava il suo peggior rivale insieme a quella ragazzina che lo accompagna, ma dopo il loro ultimo incontro...
La ragazzina, Touko, gli si era rivolta con ansia e l'altro, Wes, gli aveva prestato il Pokémon che in quel momento lo stava trasportando verso il Centro Pokémon.

E fu proprio lì davanti che Altaria atterrò ed entrò, una volta che le porte scorrevoli automatiche si furono aperte.
Sotto gli occhi allibbiti di tutti gli allenatori e non presenti, zampettò veloce verso il bancone dell'infermiera Joy, che l'accolse stupita.

Allora la Pokémon si mise di fianco e lasciò che la donna vedesse il ragazzo che trasportava.
-Avete una stanza libera?- domandò John dalla groppa.

-C-certo!- balbettò la rosa.
Mentre scriveva il nome del corvino nel registro sul computer accanto a lei, questo le passò la solita somma.
Lei la prese porgendogli le chiavi con un po' di difficoltà.

John scese da Altaria impacciato: era molto alta, nonostante le apparenze.
E forte, anche.
-Ti ringrazio, Altaria. Ringrazia anche il tuo padrone e la sua compagna, senza di loro sarei ancora lì- disse, guardando riconoscente il Pokémon.

L'uccello calò il muso verso di lui e gli becchettò dolcemente i capelli, come una madre con i suoi pulcini. Lo guardò con affetto un'ultima volta, poi se ne andò.
Ciò lasciò esterrefatto il giovane, il quale la guardò zampettare fino all'uscita e prendere il volo una volta fuori.
"Incredibile" pensava, incapace di formulare altro.

Scosse la testa e, con passo un po' dondolante per il sonno e la stanchezza fisica, andò al piano di sopra per dormire.

 

 

Nardo raggiunse Rafan venti minuti dopo che Touko, Wes, Michael e Rui se ne erano andati.
L'uomo era ancora scosso e guardava con sguardo vitreo i fogli davanti a lui, sparsi disordinati sulla scrivania del suo ufficio nell'entroterra.

Il pel di carota, quando lo vide così perso, lo chiamò con voce tonante scuotendolo un po'. Solo allora il capopalestra alzò lo sguardo truce, ma in fondo agli occhi era ancora incredulo.

-Com'è andata con la ragazzina?- domandò il Campione, recuperando il tono bonario.
Si appoggiò con una mano al tavolo, portando l'altra contro il fianco sinistro.

-Tu sapevi che ha un Leggendario?!- sbottò Rafan, tornando quello di prima.

-Uno? Io so che ne ha due: Kyurem e Zekrom, due tipi Drago Leggendari. Ero con lei quando li ha catturati, o meglio ha catturato solo il secondo; l'altro è voluto andare con lei, era già stato preso contro la sua volontà- rispose l'altro, aggrottando un po' la fronte.

Da parte sua il capopalestra sgranò gli occhi.
-Due!! E tu lo sapevi?! Potevi dirmelo, dannazione! Così non sarei stato impreparato!!- urlò, scattando in piedi.

-Sai meglio di me che non è corretto parlare dei Pokémon di uno sfidante al capopalestra stesso. Sinceramente mi vergogno di me stesso perché so quali elementi compongono la sua attuale squadra, o almeno una parte. Credevi forse che non te lo avrei detto se avessi potuto? E poi perché ti arrabbi tanto, non ha usato il tipo Erba?-

-Altro che tipo Erba! Mi ha mandato contro Kyurem stesso! Ha messo K.O. i miei Pokémon in meno di venti secondi! Come fa lei ad avercelo, quel Leggendario? E tu ora mi dici che ne ha addirittura due con sé!- sbottò Rafan, sedendosi di peso.
La sedia s'incrinò, lanciando gemiti di dolore.

-Beh, non mi stupisce. Sai che i due Campioni che l'accompagnano, Wes e Michael Mokura, ne hanno addirittura quattro nella loro squadra, e li portano sempre con loro nelle missioni come questa. La rossa, Rui, invece è la neo assistente del professore Birch, di Hoenn. Con un team così, non mi stupisco che Touko abbia Pokémon così forti e un temperamento deciso- rispose Nardo, scuotendo il capo tranquillo.

-Ah, quel Wes. Non parlarmi di lui, non lo posso vedere!- disse l'altro, sbuffando.

-Perché, che ha fatto?-

-Che ha fatto? E' meglio chiedere cosa non ha fatto! Si è intromesso nella prova della ragazzina scendendo con lei: sosteneva che era troppo pericoloso perché non l'aveva mai fatto e poteva rimetterci la vita. Ha aiutato lo sfidante che stava ancora affrontando la discesa, e gli avevo detto espressamente di non farlo!! E poi ha minacciato di denunciarmi perché le corde erano usurate e quindi un pericolo. E m'ha pure minacciato di umiliarmi davanti a tutti in caso non avessi modificato la prova!!-

Nardo rimase in silenzio, guardandolo con evidente rimprovero.
-E tu ti lamenti della sua condotta?- gli chiese, lasciandolo di stucco.

-Certo! Mi ha urlato contro come un bambino viziato! Che poi è ciò che è, non lo posso vedere quel... ragazzino!-

-Mi dispiace dirtelo, ma la penso come lui. Wes ha più esperienza su campo di quanto ne possiamo avere io e te messi insieme. Lui vive di lavori sul campo, e per questo è così forte e bravo: la sua abilità è degna di nota, per un adolescente. E se lui dice che questa prova è troppo pericolosa per le future generazioni di allenatori Pokémon, allora è meglio se gli dai retta e la cambi- disse il Campione, rammaricato.

-Ma Nardo! E' un ragazzino!!- sbottò Rafan, scandalizzato.

-Non chiamarlo così. Ascoltami, Rafan! Wes è addirittura più competente di me che ho quarant'anni, e se lui ti dice che ti umilierà davanti a tutti se succede qualcosa di sconveniente allora sta' certo che te la farà pagare cara. La sua memoria è nota quanto la sua forza, non te lo devi mettere assolutamente contro. Io lo dico per te, fa' come ti dice!-

-Assolutamente no! Questa è casa mia, Unima non è la sua regione. Non può venire qui a dettar legge, Nardo- disse l'uomo.

-Ascoltami. Io non ti ordinerò di cambiare la tua prova, e bada che in quanto Campione di Unima posso farlo. Ma se succede la qualunque cosa ad uno dei miei futuri sfidanti, giuro che affiancherò Wes nel punirti. E come lui di sicuro ti ha detto, verrai sollevato dal tuo incarico di capopalestra. Sono stato chiaro?- rispose con fredda calma Nardo, perdendo tutta la sua apparenza ebete.

-... Come vuoi tu- grugnì Rafan, abbassando il capo.

-Bene. Ora mi congedo. Ah, quasi dimenticavo. I Mokura e Touko stanno conducendo una lotta contro i tre Team che affliggono Unima: Cripto, Plasma e Rocket. Hanno già chiamato a raccolta numerosi amici, compresa la Campionessa di Sinnoh Camilla. Quando arriverà il momento, toccherà anche a noi di Unima affiancarli- disse il Campione.

E se ne andò.

 

 

I quattro raggiunsero il Centro Pokémon che era ormai tarda sera.
Touko corse al suo interno velocemente ed andò subito al bancone.
-Buonasera. Avete una prenotazione a nome di un allenatore che si chiama John?- domandò la ragazza.

-Intende il corvino che è entrato in groppa ad un Altaria? Che magnifico esemplare! Comunque credo sia seduto lì, è sceso poco fa. Ottimo tempismo- rispose la rosa, cordiale.

Lei annuì e corse nella direzione indicata dall'infermiera Joy, seguita dagli altri.
Trovarono effettivamente il ragazzo seduto su un divano con Sawsbuck vicino: le corna stavano ricrescendo.
Il corvino si accorse di loro solo quando lei lo chiamò da lontano.

-Ehi, ragazzi!- salutò, facendo un grande cenno con la mano e sorridendogli.
Sawsbuck voltò il capo verso il quartetto in avvicinamento.

Touko si sedette accanto a lui, sorridendo entusiasta.
-Sono felice di vederti meglio. Hai già recuperato le ore di sonno mancate?- gli chiese, sorridendo.

-Non tutte. Ho scoperto che sono rimasto appeso per due giorni esatti. Mi sono alzato poco fa, non sopportavo di dormire ancora. Avrò pisolato solo un paio di ore. Invece tu? Sei riuscita a vincere la medaglia?- rispose John.
Si sentiva bene con lei accanto, come se ciò che era successo a Zefiropoli non contasse niente.

-Certo! E con largo vantaggio. Ho usato un Pokémon nuovo per me, ma ci siamo scoperti in buona sintonia- disse la brunetta, stiracchiando le spalle.

-E senti... il tuo Haku come sta?- domandò il corvino, timoroso.
Si aspettava di vederla adirarsi per quella domanda.

Invece lei lo stupì, sorridendo e annuendo.
-Haku sta meravigliosamente. Si è ripreso del tutto dopo la lotta con Pignite, adesso è uno splendido Serperior. Vuoi vederlo?-

Senza aspettare risposta Touko prese la Pokéball dello starter e la lanciò al centro dei due divanetti, ormai completamente occupati dai compagni di viaggio di lei.
Haku uscì in un lampo azzurrino e, una volta libero, lanciò il suo grido di battaglia e si erse in tutta la sua maestosità.

-Accidenti, è magnifico! Ciao, Haku, ti ricordi di me? Scusa per averti bruciato- disse John, salutandolo con un cenno.

-Seeer, serper!- esclamò il Pokémon.
Dopodiché la sua attenzione verté tutta su Sawsbuck e andò a giocare con lui dietro i divanetti sulla quale erano seduti i cinque.
Questi risero, vedendo il loro entusiasmo.

-Comunque, grazie Wes. Senza il tuo aiuto non sarei ancora vivo- disse il ragazzo, voltandosi verso il diciassettenne con gratitudine.

-E' il minimo. Vedo che le corna di Sawsbuck cominciano a ricrescere. Mi sento in colpa per avergliele bruciate- rispose il mulatto, grattandosi la nuca con un sorriso di scuse.

-Nah, anzi è stato meglio- rise il corvino.

Passarono così le seguenti due ore. John, Touko e Wes si comportavano come se non fosse mai successo nulla: non c'era rancore, si trattavano da amici di vecchia data.
Michael e Rui rimasero zitti per tutto il tempo, sentendosi persino di troppo.
Furono i due rossi i primi a congedarsi, i tre rimasero svegli fino alle undici di sera.

 

 

Il mattino seguente, era tempo di ripartire.
Touko salutò con rammarico l'allenatore, che aveva deciso di concedersi un po' di riposo per recuperare il sonno perduto in due giorni: aveva due occhiaie terrificanti.
Promise che sarebbe ritornato alla palestra solo dopo che si fosse ripreso completamente.

Mentre John tornava di sopra per dormire ancora, i quattro andarono al bancone dell'infermiera Joy per curare le loro squadre.
Come sempre, la donna porse loro tre cestini esagonali nel quale mettere e pokéball.
Nel posare le sue, Touko notò come sempre la pokéball circondata dalle ultraball nel cestino di Wes. Ma la stupì di più vedere le stesse pokéball nel cestino di Michael.

-Mic, ma tu che Pokémon hai nella tua squadra?- gli chiese, perplessa.

Il rosso rimase non poco sorpreso da quella domanda.
-Perché lo vuoi sapere?- le domandoò, stupito.

-Beh, conosco la squadra di Wes, ma la tua no. Curiosità-

-Beh... Con me ho Lugia, Moltres, Articuno, Zapdos, Salamance e Jolteon. Certo a Hoenn da Birch ne ho molti altri- rispose imbarazzato Michael, grattandosi la nuca.
Ancora non capiva il senso di quella domanda.

-Oh, Jolteon! Io lo adoro, è una delle evoluzioni di Eevee che mi piacciono da impazzire- disse la brunetta, guardandolo ammirata.
Poi rise.

Il vice-Campione arrossì, senza capire perché.
"E' così carina quando sorride, farebbe perdere la testa a qualsiasi maschio. Fortuna che io non sia uno che pensa alle ragazze, anche perché è off-limits: ormai è prenotata da Wes" pensò, ridacchiando di nascosto.

-Beh, prima Jolteon era un Eevee. L'ho fatto evolvere a Porto Pontipoli, un vecchietto dispensava pietre evolutive. Ho scelto la Pietratuono e l'ho fatto evolvere in un Jolteon- spiegò il ragazzino, gesticolando come solo lui sapeva fare.

La ragazza ridacchiò, immaginandosi la scena.
-Proprio una bella fortuna- disse, quando si calmò.

-Già, ad Auros non è facile trovare Pokémon selvatici, né tantomeno oggetti che li riguardano- annuì l'altro.

Nell'attesa delle pokéball, Touko continuò a porre domande su Auros.
Alla discussione parteciparono anche Rui e Wes, chiamati in causa.
Si compensavano a vicenda: quando uno non sapeva definire o chiarire una cosa, uno degli altri due rispondeva.

Wes si mostrò il più informato nella geografia della regione desertica: era sempre in giro, lui.
Michael e Rui, invece, erano informati sull'aspetto antropomorfo di Auros.
Parlarono a lungo prima che i Pokémon fossero tutti guariti.

All'improvviso la brunetta fece una domanda insolita.
-Ma quante arene ci sono nella vostra regione?- domandò.

Rispose Wes a quella domanda: dopo mesi di lotte in quei luoghi, era il più adatto a risponderle.

-Beh, ce ne sono otto: Abissale e di Ipogea, entrambe in quest'ultima città; poi c'è quella di Diamantopoli, che ospita anche la Palestra Alfa (considerata anche lei un'arena a modo suo); c'è anche la Colossale, quella di Sulfuria, il Monte Lotta (anche questa considerata un'arena a modo suo) e l'Arena di Auros, la più prestigiosa nonché l'unica che viene considerata dalla televisione-

-Accidenti! E tu hai lottato in tutte queste?- esclamò la ragazza, sorpresa.

-Non proprio. Quelle che frequento spesso sono l'Abissale e il Monte Lotta. Quest'ultima la utilizzo per allenare i miei Pokémon. Alcune volte sono stato ospite d'onore nell'Arena di Auros, ma non vi ho mai partecipato personalmente- rispose lui.

Poi arrivò l'infermiera Joy, che rivolse loro sguardi di ammirazione acuta (aveva visto i Pokémon che trasportavano grazie ad uno scanner).
I ragazzi stavano sistemando le loro pokéball quando le porte del Centro Pokémon si spalancarono di botto.
I quattro si voltarono immediatamente sconcertati, ma ciò che si ritrovarono davanti fece digrignare loro i denti.

-Genus...- sibilò Wes, prendendo le ultime ultraball e mettendole con gesti lesti nei loro box.

Il Team Cripto era alle porte, armato fino ai denti. E, ovviamente, a capo delle reclute c'era un pezzo grosso.
In quel caso era un Criptenente: aveva i capelli corvini jellati all'indietro, con un unico ciuffo lunghissimo che scendeva davanti al volto con un piccolo zig zag. Indossava un camice bianco da laboratorio con decori blu, e un sottile paio di occhiali da sole gli copriva gli occhi dal colore indefinibile.

-Wes, che sorpresa... sgradita, quella di rivederti- rispose amabile Genus, con un ghigno stampato in viso.

-Che diamine ci fate voi qui?!- sbottò il Campione, voltandosi completamente verso di lui.
Lo sguardo che gli lanciò non era per niente buono.

-Siamo venuti a prendere la città. Anzi, a prendere i Pokémon. Quale interessante risvolto incontrarti proprio qui a Unima, così lontano da casa. Non temi per la sicurezza della tua regione?- ridacchiò l'uomo, spalancando le braccia.

Al suo gesto, i Cripsoldati alle sue spalle si spartirono ai lati del Centro Pokémon.
Fu un triste deja-vu: come nel Bosco Girandola, il Campione si ritrovò circondato. Le circostanze erano più drammatiche, dato che non c'era solo lui in pericolo, però...

Sul volto del mulatto si aprì un ghigno arrogante.
-No, non temo per la mia regione. Ormai voi siete stati completamente debellati da lì. Mi chiedo però una cosa: siete così sicuri di riuscire nel vostro intento ad Unima? Ho saputo che ad Ipogea hanno preso Discoball: non vi preoccupa la sua cattura?-

Genus affilò lo sguardo invisibile.
-Tsè, quell'idiota. Era un incapace, ha avuto ciò che si merita. Harkos, il nostro nuovo capo, ha fatto bene a spedirlo nelle fauci della polizia- sibilò.

Poi puntò una pistola contro la fronte di Wes, che cominciò a sudare freddo mantenendo un atteggiamento sicuro di sé.
-E adesso dì addio ai tuoi amichetti- proferì. E sparò.

-Haku, Frustata!-
A seguire quell'ordine, delle liane colpirono il fulmineo proiettile mandandolo contro il soffito di metallo, nel quale fece un buco poco profondo prima di ricadere sul bancone.
Si voltarono: la voce proveniva da Touko, e un minaccioso Serperior fissava infuriato il corvino Sci-Fi.

-Ma guarda un po', un nuovo oppositore. E tu chi saresti, ragazzina?- sbottò il Criptenente.

-Un'amica di Wes, e questa volta non me ne starò con le mani in mano- rispose fiera la brunetta, prendendo in mano altre due Pokéball.
Wes le riconobbe subito: erano Zekrom e Kyurem. La sua amica intendeva scatenare un putiferio.

-Touko, questo non è affar tuo. Posali- le disse, cercando di essere cauto.

-No, Wes, stavolta voglio partecipare- obbiettò la brunetta.

-Credimi, è meglio di no- disse ancora lui.

-Ma...-

-Tranquilla, Touko, stavolta sarà diverso- la rassicurò lui, guardandola eloquente.

Nessuno capì cosa intendesse, ma quando il Campione sfilò la sua unica Pokéball dalla cintura i suoi tre compagni di viaggio impallidirono.
-Sicuro di stare bene?- chiese Michael al fratello.

-Certo- rispose lui.

-Okay. E intendi lottare con lui contro tutti questi nemici?-

-Con Umbreon ho più intesa che con chiunque altro mio Pokémon. E poi, sento odore di Pokémon Ombra: mi appresto ad una nuova cattura, e tu sai che impartire ordini ad un Leggendario è più pesante che impartirli ai Pokémon normali- spiegò il mulatto.

Il rosso rimase stupito. Come poteva il fratellone sentire la presenza di Pokémon Ombra? Lui non ci riusciva mai!
-Se lo dici tu...- borbottò e si fece indietro.

Il diciassettenne annuì e voltò il capo verso il suo avversario.
-Ehi, Genus, ti va una lotta?- disse Wes, facendosi avanti con la sfera in mano.

-Oh, questa è buona. D'accordo, sarà un piacere schiacciarti. Moscerino fastidioso- rispose il Criptenente.
Era più che certo che lo avrebbe sopraffatto.

Il Campione annuì ed entrambi uscirono.
Sulle labbra del biondo si aprì un ghigno, mentre si mettevano l'uno di fronte l'altro: quel tipo non aveva proprio idea di cosa lo aspettava.

                                                                                             *
Ciao ^^
Questa volta ho postato in tempo xD
Qua si scuotono molto di più le cose rispetto al capitolo precedente: questo è il vero "ritorno all'avventura". Si torna a combattere contro i tre team!!
Ringrazio Jeo 95 e PlusJack per le recensioni ^^
Il prossimo capitolo verrà postato Venerdì, bye!

PS:
Questo è Genus

 

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Capitolo 46
*** Capitolo 46 ***


Capitolo 46

 

 

Wes e Genus si misero l'uno di fronte l'altro.
Entrambi vevano espressioni sicure e un ghigno arrogante a deformare loro le labbra. Tuttavia, il sorrisetto del Criptenente aveva un che di più malvagio rispetto a quello del Campione.

-Chi intende farci da arbitro?- chiese Genus, malcelando una certa folle euforia, visibile negli occhi coperti dagli occhiali Sci-Fi.

Il ragazzo diede un'occhiata alle facce sperdute degli allenatori che fino a poco prima scherzavano e ridevano nel Centro Pokémon. Li scrutò a fondo, compatendoli: come non essere spaventati da una simile dimostrazione di forza bruta?
Nelle loro menti doveva dominare la confusione.

E così era. Gli allenatori fissavano i due allenatori senza nascondere la paura.
Chi erano quei tizi armati fino ai denti? E che significava che volevano i loro Pokémon?
Ma sopratutto, chi era quel ragazzo che con tanta nonchalance aveva salutato il loro capo e che gli aveva proposto una lotta Pokémon?
Tante domande, nessuna risposta.

-Beh, io opto per Touko- proferì Wes, volgendo lo sguardo verso l'amica.

Lei lo guardò stupita, ma mosse un passo verso i due, e poi un'altro. In breve fu accanto al mulatto, lo sguardo basso.
L'uomo sbuffò divertito.

-Come mai non tuo fratello? O meglio, uno dei miei uomini?- disse.
Alle parole aggiunse un gesto e un Cripsoldato si fece avanti, schierato anche lui accanto al suo capo.

-Non ho mai detto che Touko avrebbe fatto da arbitro. Intendo fare una lotta In Doppio, come d'uso in Auros. O la lontananza dalla tua regione natia ti ha confuso le idee? E comunque non sceglierei mai un Cripto come arbitro- ridacchiò il ragazzo, scuotendo un po' la testa.

-Ma Wes... io...- balbettò la brunetta accanto a lui, incredula.
Davvero voleva lottare con lei?

Lui la guardò di sbieco.
-Sbaglio o prima volevi darmi una mano?- le ricordò, tranquillo. E Touko seppe di essere stata messa nel sacco.

-Ma io non credo di essere all'altezza di lottare con te. Dai, faccio l'arbitro e lotti In Doppio con Michael- scosse il capo lei, dirigendosi verso il posto solitamente riservato alla carica che si era auto imposta.

Qualcosa però la trattenne, facendola voltare.
A tenerle la mano era Wes.
-Eh dai, Touko. Voglio vedere cosa sei capace di fare contro allenatori che non scherzano, e poi voglio lottare con te- disse, e la riportò indietro con un leggero strattone.

-Ricordi? Non accetto un no- le sussurrò poi all'orecchio, dato che gli era finita contro.
Touko arrossì.

-Vedo che ti sei fatto la ragazza, caro il mio moscerino fastidioso. Un bocconcino niente male, adatta ad Harkos- disse il Criptenente, lasciandosi andare ad una rara risata.
Peccato che fosse di scherno.

-Idiota, non è la mia ragazza. Che c'è, temi forse che insieme ti battiamo? Ci riuscirei anche da solo- sbottò il mulatto, infastidito.
Perché li consideravano sempre una coppia, lui e Touko?

-Si, certo. Nascour mi ha detto che ti sei fatto fregare come un pollo. Perdi abilità con l'avanzare degli anni?- rise ancora Genus.

-Quello che dovrebbe preoccuparsi dell'età sei tu. Io sono ancora nel fiore degli anni e ci resterò per un bel po'. Tu, invece... mi sembri più vecchio. Troppo tempo davanti allo schermo dei computer?- rispose a tono Wes.

L'uomo grugnì, facendolo ridere.
-Tasto dolente? Come mi dispiace!-

-Finiscila di fare l'insopportabile: lo sei senza sfortartici. Arbitro, vieni qui!- sbottò Genus.

Michael si fece avanti, trucidandolo con lo sguardo. Bastò a fargli abbassare le arie, dato che lo sguardo gelido del rosso incuteva lo stesso timore di quello dorato del fratello maggiore.
-Chiamami un'altra volta "arbitro" e giuro che faccio un tre contro uno, ovviamente a tuo disagio. Sono stato chiaro, pezzo d'imbecille che non sei altro?- ringhiò Mic, furioso.

Il Criptenente sbuffò e chiamò uno dei suoi sottotenenti.
Questo si trascinò esitante fino al fianco del suo capo: era evidente che non gli andava di lottare contro il più grande Campione del mondo.

-D'accordo. E' un 6vs6?- chiese il vice-Campione, interpellando solo il fratello.
Wes annuì.
-Bene, allora saranno tre round: ciascun allenatore metterà in campo solo tre Pokémon a testa. Gli sconfitti, che già immagino saranno i signori qui alla mia destra, gli epici perdenti, lascieranno carta bianca al vincitore. Schierate i Pokémon!-

-Bene, allora io scelgo Rhydon. Lo ricordi, Wes? Ti dette un sacco di problemi, ai tempi- disse Genus, ridacchiando vittorioso.

-Non riderei se fossi in te- sibilò freddo, ma calmo, il biondo.

Il Cripsoldato accanto all'uomo mise in campo un Whirlipede. Doveva essere una nuova recluta, proveniente da Unima.
Touko rimase sconvolta: quale pazzo suo coregionale starebbe dalla parte di simili individui?

-Bene, allora io metto in campo Umbreon come primo Pokémon- esordì il Campione, lanciando in campo la pokéball.
Il volpino nero uscì in tutta la sua fierezza. Appena vide Genus gli ringhiò contro, rizzando il pelo.

-Io metto in campo Haku- disse a sua volta Touko, lanciando la sfera del suo starter.
Anche Serperior uscì fiero dalla pokéball.
In confronto a lui, il volpino era una macchiolina nera, ma la sua forza compensava la sua grandezza.

-Prede facili. Va bene, si comincia! Rhydon, usa Giravvita su Serperior!- ordinò subito il Criptenente.

-Whirlipede, usa Rulloduro su Serperior- ordinò invece il tipo accanto a lui, senza entusiamo.

I due Pokémon scattarono. Rhydon lanciò il suo verso di guerra e si arrotolò a formare una trivella, il corno che girava fulmineo.
Insieme a Whirlipede, si lanciò contro il serpente che rimase confuso: fuoco incrociato?!

-Svelto, Haku, usa Verdebufera!- disse svelta.
Il serpente ruotò su sé stesso a velocità impressionante, creando un violento tifone che scagliò contro i sue avversari.
Essendo questo un Pokémon di infimo livello rispetto a lui, Whirlipede venne sbalzato lontanissimo.

Non bastò però a fermare Rhydon, che fendette l'aria con Giravvita.
La minaccia era ancora presente, e ben lungi dall'essere lontana. Anzi, mancavano pochi metri all'impatto.

-Umbreon, usa Palla Ombra!!-
La voce giunse quando ormai era quasi troppo tardi.
Haku poté quasi sentire la trivella di Rhydon contro lo stomaco prima che una potente esplosione violacea lo colpisse.

Si alzò un violento polverone, che fece coprire gli occhi a tutti.
Per un bel po' di tempo fu impossibile scoprire l'esito dello scontro: Haku era salvo? O era stato trapassato da Rhydon?
Umbreon aveva agito tempestivamente per salvare il compagno, ma non si sapeva se c'era riuscito.

Solo quando il polverone si diradò, Touko rilasciò il fiato.
Un lieve gemito si alzò, e lei riconobbe la voce del suo starter. Lo vide solo leggermente ferito.

Umbreon si scotolò per levarsi di sopra terra e sporcizia, per niente affaticato dall'attacco fulmineo che aveva dovuto fare.
Non si poteva dire lo stesso di Rhydon, il quale era riverso a terra leggermente sofferente. Per non dire fuori combattimento.

-Rialzati, Rhydon! Combatti!!- urlò Genus.
Il Pokémon si alzò a fatica, tremando.

Wes rise.
-Direi che il tuo Pokémon è rimasto scadente come due anni fa-

Il Criptenente grugnì, perdendo le staffe. Cosa molto insolita.
E ciò non passò inosservato agli occhi del giovane, che non perse tempo a sbeffeggiarlo (attività in cui eccelleva senz'altro).

-Beh, per me è un sollievo. Visto quanto è progredito il Dusclops di Nascour, cominciavo a temere che debellarvi anche da qui sarebbe stato più difficile. Ma tu mi stai facendo ricredere, Genus. Vergognati- disse, scuotendo il capo e il dito indico con finta rassegnazione.

-Ora capisco perché agli altri sei antipatico, Wes. Tu giochi con la gente- ridacchiò Touko, nascondendo il sorriso nascente con una mano.

Lui rise sghembo, divertito. Poi si rivolse all'avversario.
-Oggi non sei freddo e calcolatore come sempre, Genus. Ti è per caso successo qualcosa che ti prende il pensiero?- chiese, parlando come avesse davanti un vecchio amico più che un vecchio nemico.

-Sciocchezze. E ora combattiamo. Rhydon, usa Terremoto!!- ordinò il Criptenente.

Prima che si potesse dire alcunché, una forte scossa smosse la terra.
Molti degli allenatori dietro i due giovani caddero a terra, colti alla sprovvista da quella temibile forza capace di generare uno smottamento.
La coda di Rhydon aveva solo battuto per terra.

Umbreon rimase ben saldo sulle proprie zampe, abituato a certe scosse, ma Haku cadde a terra.
Minacciosi spuntoni puntarono verso di loro: la terra si stava sfaldando, creando crepe. Persino il Campione era stupito.

-Genus, fermalo prima che cadiamo tutti!- sbottò, arretrando con gli occhi sbarrati.
La brunetta lo prese per un braccio, tirandoselo appresso.
Serperior era irrecuperabile, essendo in mezzo al campo.

-No, così capirai cosa accade a chi si mette contro il Team Cripto!!-
Il terremoto proseguì. Si sentirono parecchi crolli, in lontananza.
Wes era colpito: quella forza poteva essere generata solo da un lv 100 come i suoi. Anche Genus aveva allenato i suoi Pokémon come Nascour?
Se questa era la potenza che doveva aspettarsi, non osava immaginare come avrebbe dovuto battere Venus e Yokuzuma.

-Umbreon, ritorna! Un terreno accidentato è solo d'intralcio- sbottò il giovane, richiamando il volpino che cercava di tenersi in piedi.
Gli rimanevano poche forze, dopo un colpo simile.

-Hai dunque compreso la vera forza dei miei Pokémon??!- rise l'uomo, spalancando le braccia.
Il terremoto si fermò.

Il ragazzo cadde a terra insieme a Touko.
Haku era ormai K.O. perciò venne richiamato nella sfera. La ragazza la guardò triste.
-Hai fatto un buon lavoro, Haku. Riposati, ora- disse, e la rimise con gli altri.

Poi si rivolse verso il compagno di viaggio, che si era già rimesso in piedi e guardava male il Criptenente.
-Wes, cosa possiamo fare? Con questa potenza sarà difficile stenderlo per vie terrene- disse, accogliendo con gioia la mano che lui le tendeva.

-Non ci resta altro che attaccarlo per vie aeree, allora- disse il mulatto, una volta che lei fu in piedi e accanto a lui.
La brunetta lo vide prendere in mano un'ultraball.
Lo guardò confusa, ma lui non le badò.

Si rivolse piuttosto verso Genus, che ghignava.
Rhydon, davanti a lui, stava magnificamente. Per il Whirlipede del Cripsoldato era ormai troppo tardi: il Terremoto aveva colpito anche lui, e sembrava che non gli restavano più Pokémon.

Fu così che Genus rimase solo sul campo, contro loro due.
Ciò fece ridacchiare il giovane.
-Credi davvero di riuscire a batterci solo?- chiese con scherno.

-Terremoto è una mossa più che efficace contro di te, che ami la terra-

-Vedi, farmi cadere per terra è stata una pessima mossa. Sono davvero adirato, adesso. Ho-Oh, è tempo che tu ricordi le emozioni di un campo di lotta. Scelgo te!- disse il mulatto, lanciando la sfera.

Il maestoso uccello Leggendario di tipo Fuoco Volante uscì in un lampo azzurrino.
Gli allenatori dietro di lui spalancarono le bocche, increduli più che mai: quel ragazzo era un portento!

I tre metri del Pokémon erano più che sufficienti a far perdere spavalderia a Rhydon, che arretrò appena alla vista del suo nuovo avversario.
Wes si stava già accingendo a salire sulla groppa del Leggendario, l'espressione identica a quella di Ho-Oh.

Appena gli fu in groppa, ghignò.
-Voglio proprio vedere come la metti adesso- disse, senza scomporsi.

Il suo tono gelido trasudava di ira trattenuta.
Touko sussultò: quello non era il ragazzo che conosceva lei. Chi era, quel tipo?
Provò a chiamarlo, e riuscì a farlo voltare.

-Sì?- chiese, tranquillo.
Quell'improvviso cambio di umore la sconvolse.
Quante cavolo di facce aveva Wes?

-Io che faccio?- gli chiese, sperduta.
La grandezza di Ho-Oh la metteva in grande soggezione.

-Fa' come vuoi- le disse soltanto, poi diede ordine al Leggendario di spiccare il volo.

La brunetta non poté dirgli più nulla, ormai era troppo in alto.
Era indecisa sul da farsi: stare in disparte come tutti e guardare l'amico vincere come sempre? Oppure trovare un modo per salire anche lei sul nel cielo, e aiutarlo nella vittoria?

"Io ci sono sempre, lo sai"
Ancora quella voce.
Zekrom le parlava nella mente, proprio come l'ultima volta.

"Ma io non sono pronta per queste cose... Anche se una parte di me vorrebbe aiutarlo, ho paura" rispose.

"Non devi mai permettere alla paura di sopraffarti. La paura è una preziosa alleata perché ti rende vigile, ma se è lei a dominarti non combinerai mai nulla" le rispose Zekrom, dolce come sempre.

"Non ci riesco..."

"Se non vinci le tue paure, non saremo mai un'unica cosa" le ricordò lui.

"Lo so... però..."

"E quale modo migliore di combatterle con ostinatezza? Il tuo cuore freme per accompagnare quel valoroso ragazzo. Mandami in campo, salimi in groppa: è tempo che tu cominci ad abituarti a me, perché io resterò con te fino alla tua morte, Prescelta" la interruppe lui.
Le parve quasi che stesse sorridendo.

"Tu davvero mi credi pronta a ciò?" gli chiese, titubante.

"Se non ci provi, non lo saprai mai. Ora mandami in campo, fremo dalla voglia di lottare come un tempo e di sentire il cuore della mia allenatrice battere all'unisono con il mio, spinti dai medesimi ideali"

Touko annuì e prese la pokéball che conteneva Zekrom.
Incredibilmente, erano passati solo pochi attimi: Genus non aveva ancora tirato fuori il Pokémon da mandare contro Ho-Oh, e questo volava ancora sopra di lei.

-Avanti, Genus, spicciati: non voglio perdere la giornata per batterti- sentì dire a Wes.
Non doveva perdere altro tempo, prima che la battaglia iniziasse.

-Zekrom, scelgo te!- disse, lanciando in campo la pokéball.

Un Pokémon gigantesco uscì dalla sua sfera avvolto nella consueta luce azzurrina.
Poco a poco si delineò la forma di un drago bipede, dotato di zampe simili a mani. Nell'azzurro che lo avvolgeva si notavo due occhi color rosso sangue, brillanti ed inquientanti.
Infine la luce sparì.

Il drago spalancò le ali e lanciò un ruggito spaventoso, che si dilagò per lunghe distanze. Di certo tutti a Libecciopoli l'avevano udito.
Il sole di mezzogiorno batteva forte contro la sua pelle nera come la notte, solcata da bagliori azzurrini che s'illuminavano di tanto in tanto. Gli occhi vermigli brillavano e dalla coda partivano piccole scariche elettriche.

Zekrom aveva fatto la sua comparsa.

Il nero Leggendario portò una delle sue enormi mani davanti a Touko e lei salì, spinta da una sicurezza che non sapeva di avere.
Zekrom la portò all'altezza dei muscoli dorsali delle ali, dove lei si sistemò. Gli comandò di alzarsi in volo, e così fu.
Con due colpi d'ala, la brunetta si portò accanto a Wes.

Questo la guardava incredulo, e lei rispose alla sua espressione con un sorriso.
-Sorpreso di vedermi? Mi sembrava di aver capito che volevi vedere come me la cavavo contro un allenatore che non scherza- disse, ridacchiando.

-Il tuo Zekrom è enorme. E' la sua enormità a stupirmi, tutto qui- rispose lui, con nonchalance.
In verità, era davvero felice di saperla lì con lui.
Dalla sua presenza traeva forza.

-Eheh, contro due Leggendari così potenti questo Genus non potrà nulla- ridacchiò la brunetta, sorridendo entusiasta.
Si sentiva... strana.
Si sentiva come se fosse pronta ad ogni cosa. Era euforica.

-Ah, sì? Allora mando in campo due Leggendari anch'io: non mi troverete mai impreparato- disse il Criptenente, sfonderando due masterball.
Ma avevano qualcosa di diverso, d'insolito.
Il loro colore era diverso, più simile al nero che al viola, e le perle fucsia erano rosso cremisi.

Wes assottigliò gli occhi, deglutendo.
Notato il suo comportamento, la ragazza gli chiese cosa avesse. Ma la sua risposta non fu delle migliori.
-Quelli sono Pokémon Ombra, Touko- disse.

-Intendi...?-

-Sì, proprio quelli. Due Leggendari Ombra, proprio come Suicune, Raikou, Entei, Moltres, Zapdos e Articuno. Saranno potenti, abbastanza da tenere testa ad entrambi i nostri Leggendari. Lo sapevo che ne aveva almeno uno con sé, oggi. Devo ringraziarti, da solo non ci sarei riuscito a contrastarli- annuì lui, affilando lo sguardo.

Lei ridacchiò, sistemandosi meglio sul collo di Zekrom.
Si aggrappò alla spina che aveva davanti: la posizione quasi eretta del Pokémon era molto scomoda per lei. Se unita alle ali che sbattevano a ritmo serrato...

-Se avete concluso di parlare, io lancierei in campo i miei Pokémon. Thudurus, Cobalion, scelgo voi!!- disse Genus, interrompendoli.

Due strani Pokémon uscirono dalle masterball.
Uno somigliava molto ad un genio della lampada: la sua pelle era azzurra ed un corno blu svettava dalla sua fronte.
Sedeva su una nuvola, che nascondeva le sue zampe inferiori.

L'altro era un quadrupede, ed infatti venne lanciato per terra.
Aveva lunghe corna ondulate color beije e il suo manto era azzurro.
Due freddi occhi beije scrutavano i due Leggendari volanti con sguardo di gelo.

-Mi aspettavo di più, sinceramente. Questi Leggendari... senza offesa, ma sono insulsi in confronto a Zekrom e Ho-Oh- disse Touko, sorpresa.

-Ne convengo. Non hai nulla di meglio da sfoderare di questo, Genus?- rise Wes, prendendo in giro i due Pokémon.
Questi non si mossero per niente.

-Eh, non è buono sottovalutare l'avversario. All'attacco, ora!- ordinò il Criptenente.
E lì cominciò il secondo round.

                                                                                          *
Salve ^^
Postato in tempo, per fortuna u.u
Ho deciso di dividere questa lotta in due o tre capitoli, ancora non so bene. Per quei due che mi commentano: preferite due o tre capitoli di lotta Pokémon?
Tanto dopo di questa lotta c'è la Cava Pietraelettrica u.u
Ringrazio PlusJack per la recensione come sempre spassosa xD
Il prossimo cap verrà postato Lunedì, bye!!

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Capitolo 47
*** Capitolo 47 ***


Capitolo 47



-Thundurs, usa Ondashock! E tu, Cobalion, Cannonflash!!- ordinò Genus, puntando
un dito contro i due Leggendari in aria.
 
Il primo colpo partì da Thundurus, che sparò una potente onda luminosa.
Non ci fu uno che riuscì a salvarsi: umani e Pokémon furono costretti a
coprirsi gli occhi per non rimanere accecati.
Ho-Oh e Zekrom non fecero eccezione, e rimasero così inermi.
 
E poi un potente Cannonflash colpì Ho-Oh, trvolgendolo.
Sbilanciato e dolorante, l'uccello lanciò un verso simile a quello delle fenici e perse quota. Sopra di lui, Wes urlò e
nascose il volto tra le piume del collo del Pokémon, in attesa dell'impatto.
Cadevano velocemente.
 
-Zekrom, prendili!- ordinò tempestiva Touko.
 
Il Pokémon ruggì e veloce come un fulmine fece dietrofront e si buttò in picchiata.
Touko si tenne forte all'aculeo sul collo.
In breve raggiunse l'uccello ferito e lo superò, essendo più veloce di lui. Gli passò sotto, troncando loro la strada.
Poi risalì.
 
Zekrom era alto tre metri al garrese e la sua lunghezza da muso a punta della coda era di cinque metri.
Per lui non fu un problema acchiappare Ho-Oh per i fianchi con le zampe anteriori e trascinarlo con sé di
nuovo in cielo.
Portò l'uccello ad una quota maggiore e si fermò, guardardo il mondo dall'alto con i suoi occhi cremisi.
 
Lì, Il Leggendario di tipo Fuoco Volante si rimise in piedi e sbattè le ali, rimettendosi al fianco del dragone millenario.
-Grazie di cuore, Touko. Sia io che Ho-Oh abbiamo con voi un debito di vita- disse Wes, ripresosi.
 
-E' una cosa più unica che rara, quella di avere qualche diritto su di te- sorrise la ragazza.
Il ragazzo arrossì, facendola ridere.
-Dai, riprendiamoci la rivincita. Non si tratta così un Leggendario, giusto Zekrom?-.
 
-Roooom!!- esclamò il Pokémon, spalancando le ali per intimidire i sottoposti.
"Nessuno deve osare mai tanto contro gli amici della mia Prescelta!" ruggì nella mente, per enfatizzare la sua posizione.
La minaccia arrivò anche a Thundurus e Cobalion.
 
I due Leggendari minori arretrarono alla vista di tanta maestosità e chinarono un po' il capo.
D'altronde, ad Unima Zekrom, Reshiram e Kyurem avevamp la medesima importanza che Arceus
aveva per i Pokémon di Sinnoh. Il Trio Tao era una divinità.
 
Il grido mentale del dragone fu così forte e pieno di potere che persino gli umani udirono lasua voce.
Alcuni caddero a terra, storditi; altri svennero.
 
Ma nessuno all'infuori di Touko udì la Voce del Leggendario meglio di Wes, proprio al suo fianco.
Si ritrovò a capo chino, intimidito da tanta potenza.
Nemmeno il suo Ho-Oh era riuscito a fargli
chinare il capo più di tanto la prima volta che si parlarono, dopo che aveva sconfitto Malerio nell'Arena Colossale.
 
"Che ti prende, Wes?"
Era Ho-Oh che parlava.
 
"La sua Voce è più potente della tua. Persinoi semplici umani sotto di noi, che non sono abituati a sentire i Pokémon,
l'hanno udita con una tale intensità da far paura. Perché?" chiese il giovane, pensieroso.
 
"Tu sai che i miei simili muoiono quando il ciclo del proprio allenatore si conclude, per rinascere dalle ceneri del
proprio padre. Io sono nato da un uovo, non mi sono ancora rigenerato. Ciò avverrà al momento della tua morte:
morirò e rinascerò cucciolo, ma possiederò la Voce che ho ottenuto nella mia prima vita e con l'andare del tempo
diverrà sempre più forte
" rispose il Pokémon.
 
"Quindi Zekrom ha una Voce così potente perché...?".
 
"Lui si è rigenerato tantissime volte, sì. Ha più di duemila anni, ha avuto molti Prescelti al suo fianco. E' una
divinità in terra, e tutti i Pokémon che non considerate Leggendari devono portargli rispetto; e con lui, alla sua
attuale padrona. a tua amica è intoccabile, ora che è un Prescelta
" annuì mentalmente Ho-Oh.
 
Wes annuì.
"Già. Zekrom non permetterà mai che qualcuno le faccia del male. Ottimo, quando io non sarò più ad Unima lei
sarà ancora ampiamente protetta. Ne sono contento" sorrise il ragazo, mesto.
 
"Non è detto che te ne andri, Wes. Puoi sempre scegliere di restare al suo fianco, se lei è così importante
per te. Sono certo che lei ne sarebbe felice
" rispose il Leggendario.
 
"Lo so, però ho dei doveri che non posso ignorare. Sono costretto ad anteporre il lavoro ai piaceri personali.
Se mi chiameranno, io dovrò andare, indipendentemente dalla mia volontà" rispose lui con una punta di amarezza.
 
"Come vuoi tu. Io non posso dirti cosa fare e cosa non fare: siamo amici e soci, sullo stesso piano; però
disapprovo. Comunque, guarda come se la cavano la tua amica e Zekrom contro i due Pokémon Ombra
".
 
Era vero.
Mentre Wes e Ho-Oh parlavano, Touko aveva spronato il dragone nero all'attacco e in quel momento
teneva ampiamente testa ai due Ombra, Thundurus e Cobalion.
Solo alcune vole era stato preso, e nemmeno in maniera così pesante: dopo secoli di esperienza, era
abituato alle situazioni come quella.
 
Purtropo però, essendo Pokémon Ombra la loro potenza equivaleva al doppio di quella normale e le
ferite superficiali diventavano veri e propri problemi.
 
-Zekrom, alle tue spalle!- esclamò la brunetta.
 
Quel grido riscosse i due Campioni ancora in cielo.
Cobalion, dopo aver fatto un balzo degno dei migliori caprioli ed aver ricebuto la giusta spinta
dalla coda di Thundurus,stava per colpire alla schiena il dragone Metaltestata.
 
-Ho-Oh, usa subito Fuocobomba e proteggi Zekrom dall'attacco!- ordinò tempestivo Wes,
puntando il dito contro il Leggendario quadrupede.
 
Di nuovo l'uccello lanciò il suo verso da fenice e spalancò il becco.
Alcune scintille comparvero al suo interno e scomparvero quasi subito, coperte da una grande palla di fuoco.
Ho-Oh si lanciò contro la minaccia al suo compagno di lotta e indirizzò con precisione millimetrica, merito dell'allenamento con Wes.
 
Cobalion non potè far altro che soccombere al fuoco ed essendo per metà un tipo Acciaio un colpo superefficace.
Venne sbalzato indietro e precipitò verso il terreno. Ma appena ne ebbe l'occasione, fece un'agile capriola
e atterrò di zampe sul duro terreno accidentato, merito del precedente Terremoto di Rhydon.
 
Se era ancora vivo, lo doveva solo al fatto che le sue membra erano state fortificate da quella
cosa violacea che gli avevano imposto quando l'avevano catturato.
 
-Dannazione a quel drago, è troppo potente! Thundurus, Cobalion, fate la stessa combo di prima. Ondashock e Cannonflash!- strepitò Genus.
 
Non avrebbe mai dovuto dirlo.
I due Leggendari si voltarono verso di lui, ringhiando. I loro occhi erano diventati di un orribile color amaranto e fissavano irosi il Criptenente.
Cobalion ringhiò ancora, mostrando le zanne: icanini erano più lunghi.
 
Rui arretrò istintivamente di vari passi, spaventatisima.
Vedeva distintamente quell'aura rosso cupo che avvolgeva i due Pokémon, sostituendo quella violacea
di prima che segnava il loro stato di Ombra.
 
Michael, accanto a lei, voltò il capo verso la rossa.
-Cosa c'è, Rui?- chiese preoccupato.
 
-Quei Pokémon... sono andati in Iperstato!-.
 
Non fu la sola a notare il cambiamento repentino.
Anche Wes, dietro Zekrom, notò qualcosa di strano nel pelo dei due animali. Era diventato di un disgustoso color vinaccia,
che gli dava da vomitare al solo guardarlo.
Chiamò l'amica.
-Sì?-.
 
-Sono entrati i Iperstato. Vedi che Thundurus è viola anziché blu? Quello è il secondo segno. Ora danno di matto,
è meglio fare allontanare la gente, presto qui diventerà un vero e proprio campo di battaglia- le disse ansioso, poi spronò Ho-Oh ad una picchiata.
 
Lasciata la ragazza da sola, volò in circolo sopra le persone.
-Dovete andarvene, qui non siete al sicuro! Andatevene, presto!!- esclamò cercando la sua migliore amica e suo fratello minore con lo sguardo.
 
Li trovò che cercavano di farsi vedere da lui, sbracciandosi.
Si fermarono davanti a loro, in aria.
-Rui, porta questa gente il più lontano da qui, non siete al sicuro! Mic, tu prendi Lugia e raggiungici:
ci serve tutto l'aiuto possibile per evitare che facciano del male a sé stessi- disse.
 
I due annuirono e subito la rossa si prodigò nel suo compito.
-Avete sentito Wes?! Forza, smuoviamoci a evacuare l'area!! Andiamo verso il Deposito Frigo, è il posto più lontano
che possiamo raggiungere per salvarvi dal putiferio che si scatenerà ora- disse, parlando ad alta voce.
Si era pure messa sul tetto di un'auto.
 
-Perché dobbiamo fidarci di te che stai dalla parte di quel tipo con l'Ho-Oh?- disse una voce adulta, facendosi avanti.
Era sulla mezza età.
 
-Perché si da il caso che il "tipo con l'Ho-Oh" sia il Campione di Auros e che la ragazza, la Prescelta di Zekrom,
sia mia e sua amica. Fidatevi di me, io so già cosa succederà a breve. E non sarà affatto indolore- disse la ragazza, ansimando.
Ogni tanto lanciava occhiate ai due Pokémon Ombra, che si avvicinavano sempre di più allo stadio finale.
 
Nessuno si mosse. Solo una testa corvina, dopo cinque secondi, si fece avanti.
Era John.
-Io vengo- disse deciso. E andò ad affiancare i due.
 
-Ehi, John- fece Michael dal tettuccio sulla quale era seduto, accanto a Rui.
 
-... Ciao, Michael. Con tutto questo trambusto non ho potuto riposare- fece lui, ridacchiando.
E salì accanto al rosso, che gli mise un braccio intorno alle spalle.
 
John sorris e si rivolse verso gli abitanti e li guardò con sfida.
-Non capisceo la vostra diffidenza, ragazzi. Non vi fidate della parola di un Campione?
C'è, se proprio mente riguardo chi è, credete davvero che Ho-Oh collaborerebbe con un bugiardo?
E Zekrom: avete sentito tutti la sua Voce. Carica di potenza com'era, non riuscite a fidarvi nemmeno di lui?- disse, inclinando il capo.
 
Non si mosse nessuno, facendo sbuffare Wes che ancora aspettava.
-Va bene, se volete morire non vi dico di no. Sappiate però che non mi riterrò responsabile di alcuna vita persa.
Mic, prendi Lugia e vieni: a poco il processo si bloccherà e sarà meglio prevenirli. Devo catturarli- disse, rivolto al fratello.
 
-Conta pure su di me, fratello. Lugia, c'è bisogno di te!- esclamò il ragazzo rosso, lanciando in aria
l'ultraball del suo Leggendario preferito.
 
Lugia uscì in tutta la sua maestosità, avvolto nella solita luce azzurina.
Michael saltò verso di lui ed afferrò agilmente una delle punte blu dulla schiena diafana.
Oscillò e si portò sul Leggendario, che lanciò il suo verso simile a quello dei delfini, ma più tonante.
E si alzarono in volo.
 
Il mulatto attese che lo affiancasse, poi si rivolse verso Rui e John.
-Voi due mettetevi al riparo. Se incrociate Nardo, ditegli di convincere quanta più gente può a sloggiare
da Libecciopoli per la prossima mezz'ora: con due Leggendari, sarà una cosa lunga. Sopratutto perché non ci
sarà alcun modo di riammansirli- disse, perenterio.
 
In quel momento giunse il verso di Zekrom, seguito dai versi di Thundurus e Cobalion.
La mutazione era conclusa, e i due Leggendari avevano già incominciato la lotta contro il dragone nero.
Touko, su di lui, si teneva spasmodicamente all'aculeo sul collo del Leggendario.
 
-Dannazione, è già cominciata! E' l'ultimo avvertimento: datevela a gambe!!- urlò il Campione.
Poi ordinò a Ho-Oh di andare, e questo scattò come un fulmine color arcobaleno in soccorso dello yin del Trio Tao.
 
Michael lo seguì subito, alle sue calcagna. Ed insieme, lanciarono i loro attacchi contro un
Thundurus che aveva accecato ancora una volta Zekrom.
-Ho-Oh, usa Fuocobomba!!-.
 
-Lugia, Idropompa!-.
 
Acqua e fuoco s'intrecciarono n una spirale rossa e blu, vorticosa e mortale.
Le due mosse colpirono Thundurus come fossero una cosa sola e fu un bruttissimo colpo. Il Pokémon venne
sbalzato lontano, e dette loro una brevissima tregua.
Brevissima, perché Cobalion arrivò alle spalle di Lugia e usò Spadasolenne.
 
Il Leggendario si voltò appena in tempo per evitare che anche Michael venisse ferito.
Lame affilate colpirono l'ala destra di Lugia. Si fece molto male: la ferita era abbastanza
profonda da aver colpito le vene massicce.
 
Un violento Geloraggio colpì Cobalion, che subì la stessa sorte di Thundurus.
Lugia fu così di nuovo libero, ma gravemente ferito. Teneva il ritmo delvolo faticosamente.
-Accidenti, questa non ci voleva- sbottò il rosso, controllando la ferita del Pokémon.
 
-La pagheranno. Accidenti, Thundurus! Zekrom, usa Dragopulsar!!- ordinò all'improvviso
Touko, indicando le spalle di Wes e Ho-Oh.
 
Il dragone spalancò la bocca e sputò qualcosa di violastro, identico a quello che Kyurem
aveva usato nella palestra di Libecciopoli contro il Palpitoad di Rafan.
Non lo prese: il Pokémon Leggendario schivò il colpo un secondo prima che questo potesse colpirlo.
 
Rimandò il colpo con Ondashock, che accecò i sei.
Seguito da esso, tre potenti Breccia e Cannonflash colpirono i tre volatili che lanciarono versi di dolore:
essendo in Iperstato, i colpi erano più volenti e forti di prima.
 
-Zekrom, rispedisci al mittente con Incrotuono!!- ordinò la brunetta, ancora con gli occhi schermati.
 
Il dragone spalanc ancora una volta la bocca e lanciò un ruggito.
Una palla celeste, vorticosa e sempre più grande, si formò davanti alla sua bocca.
Ricordava il colore che ogni tanto brillava sulla sua pelle color pece; era pura elettricità concentrata.
 
Zekrom sputò la palla contro un Cobalion apparso all'improvviso alle sue spalle. Il colpo fu sufficiente per sbalzarlo lontano abbastanza.
Thundurus gli andò incontro e portò la sua coda spinata sotto le sue zampe, così che il quadrupede potesse posarvisi e non cadere di sotto.
 
Tuttavia il dragone lo sorprese alle spalle e lo colpì alla schiena con un potente Dragartigli, ringhiandogli maligno.
Ormai i due Pokémon era lontani e ringhiavano contro i tre avversari.
 
-Ragazzi, è tempo di un'azione combinata! Ho-Oh, usa Magifuoco!!- disse Wes, digrignando i denti.
Li avevano quasi in pugno.
 
Ho-Oh lanciò il suo verso. La coda s'infiammo, proprio come una fenice, e scattò verso i due Leggendari minori.
Non li colpì, ma invece cominciò a vorticare loro intorno, in una spirale bollente color rosso acceso.
Thundurus e Cobalion furono disorientati. E mancava loro il respiro.
 
Appena Ho-Oh si fermò, in cima al vortice rosso ancora potente, il mulatto si volse veso gli altri due.
-Mic, vai con Pioggiadanza!- disse.
 
-D'accordo! Lugia, Pioggiadanza!- ordinò il rosso.
Il Leggendario sotto di lui spalancò lefauci e lanciò il suo grido.
Nuvole grigie e fitte coprirono il cielo e il sole, rendendo tutto buio.
Cominciò a piovere.
 
La pioggia non pense Magifuoco, ma riuscì a penetrarlo e ad arrivare ai due Pokémon. Thundurus
e Cobalion furono presto zuppi e inermi.
 
-Ottimo, adesso Touko!- gridò il giovane, voltandosi verso la brunetta.
Sia lui che Ho-Oh erano zuppi dalla testa ai piedi, e l'uccello faticava a tenere attivo Magifuoco.
 
Okay! Zekrom, vai con Tuono!!-.
A quel comando, il drago alzò la testa e ruggì fortissimo.
Il cielo, già nero, s'incupì ulteriormente.
 
L'uccello Leggendario fece appena in tempo a schivare il poderoso fulrmine richiamato dal dragone.
Essendo avvolti dalle fiamme e troppo storditi per poterlo schivare, Cobalion e Thundurus vennero
centrati in pieno dal potente Tuono di Zekrom.
 
I due Leggendari svennero e caddero scompostamente verso il terreno.
Tuttavia non lo raggiunsero mai, perché il drago li aveva preceduti e, insieme agli altri tre, aveva attutito la loro caduta.
 
Li adagiarono K.O. sul terreno e Wes scese dalla sua cavalcatura, che lasciò comunque in campo.
Si avvicinò ai due Pokémon fuori combattimento, ormai tornati al loro stato di Pokémon Ombra,
ed estrasse due ultraball con la mano sinistra. Con la destra, premette il pulsante pallido della Cleptatrice.
 
Sentì immediatamente le energie diminuire. Le sentì confluire fino al braccio, e dal braccio fino al palmo guantato di nero.
Un'aura violacea accerchiò le due pokéball.
Era il momento.
 
Il ragazzo, senza dire una parola, lanciò le sfere sui due Leggendari. Questi vennero catturati da una luce color amaranto.
Le due sfere ondeggiarono per tre volte, prima di annunciare la nuova cattura con un sonoro e solito clic.
Thundurus e Cobalion erano dentro.
 
Prese le sfere e le guardò compiaciuto.
-Ottimo, i primi Pokémon Ombra che catturo nella regione di Unima- disse, mettendole in tasca.
 
Appena si voltò verso i due amici, qualcosa gli andò addosso sbilanciandolo.
Due esili braccia gli circondarono il collo e qualcosa di morbido gli si adagiò sul petto.
Touko lo stava abbracciando.
-Ehi!- esclamò, sorpreso.
 
-Tu sei unico, Wes- disse solo lei, ridendo.
 
Lo lasciò interdetto.
-E perché?- rise lui, contagiato dalla felicità della brunetta.
 
Lei alzò gli occhi, puntandoli in quelli suoi con fierezza.
Piegò le labbra in un sorriso sghembo.
-Perché tu sei capace di fare qualuque cosa- rispose, ammirata.
 
-Macchè, sono solo più bravo del normale- minimizzò sarcasticamente lui, compiaciuto del complimento.
 
-Per non dire formidabile- ribattè lei, scostandosi dall'abbraccio.
 
-Sì, come no- rise il ragazzo.
Si avvicinò a Ho-Oh e gli sorrise. Parve quasi che lui ricambiasse.
-Oggi siamo tornati quelli di un tempo, vero Ho-Oh?- disse, metteno le mani sui fianchi.
 
L'uccello annuì.
"E' stato bello tornare ad una vita avventurosa. Sei stato fantastico" disse il Leggendario, fiero e orgoglioso.
 
Wes rise.
-Certo, lo sei stato anche tu. Ritorna, amico mio- disse, aprendo la sfera poké del Pokémon.
Appena fu dentro, il giovane lo rimise al suo posto per la prima volta dopo tanto tempo.
 
Michael aveva già fatto tornare Lugia nella sua sfera.
Restava Zekrom ancora fuori.
 
Touko sorrise.
Si avvicinò al dragone e ne abbracciò la zampa inferiore destra.
"Oggi sei stato grande" disse mentalmente al Pokémon.
 
"No. Oggi siamo stati grandi. I nostri cuori battevano all'unisono, le nostre volontà erano collimanti,
i nostri ideali uguali. Siamo stati vicini all'essere una cosa sola, oggi, Touko. Ricorda bene cos'hai provato oggi,
e le intenzioni che ti hanno mossa a seguire il ragazzo valoroso su in cielo: intensificale e saremo un tutt'uno
" disse Zekrom.
 
All'improvviso lo sentì chinarsi.
Alzò gli occhi e si ritrovò gli enormi occhi cremisi del drago davanti, lasciandola senza fiato.
Zekrom aprì la boca e ne fece uscire la lingua.
Incredibilmente, questa percorse per intero la guancia della ragazza.
Rimase interdetta.
 
Il Leggendario si allontanò, guardandola da poco lontano.
"Sono fiero di averti scelta, piccola mia" disse, lo sguardo intenso dritto nei suoi occhi.
 
Il cuore di Touko si riempì di gioia. Zekrom era orgolioso di lei!!
-Grazie, Zekrom- disse ad alta voce, commossa.
 
ui annuì, e la ncitò a farlo tornare nella pokéball. La brunetta così fece e il dragone scompave in un lampo rosso.
La ragazza si voltò e tornò dai suoi compagni, che le sorridevano.
L'accolsero con un doppio abbraccio intorno alle spalle.
 
Le si riempirono gli occhi di lacrime di gioia.
Era felice: finalmente, poteva dirsi alla pari dei suoi amici.
Faceva partedi qualcosa di più grande.

                                                                                                                           *
Ehm... Dopo il madornale, per non dire astronomico, eccomi tornata con il quarantasettimo capitolo.
Spero non siate delusi ^^'
Le motivazioni di questo lunga assenza sono state riportate nel recente avviso, almeno mi pare.
Comunque, le rinnovo, per chi in caso avesse intenzioni di accusarmi: non ho avuto internet
per tutta l'estate, il cellulare non mi consente l'html (e poi spendo) e internet mi faceva cilecca (connesione pirata).
Perdono!
Ringrazio Jeo 95, PlusJack e il mio nuovo recensore Nightone per i commenti del capitolo scorso. Grazie mille!
Sopratutto, un ringraziamento ai primi due che non mi hanno dimenticata ^^
Il prossimo capitolo dovrei, e sottolineo dovrei, poterlo postare la prossima domenica o la settiana seguente.
Ciaoo!

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