Across the time

di 365feelings
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 56. Passato ***
Capitolo 2: *** 57. Presente ***
Capitolo 3: *** 58. Futuro ***
Capitolo 4: *** 59. Tempo ***
Capitolo 5: *** 60. Senza Tempo ***



Capitolo 1
*** 56. Passato ***


Autrice: KumaCla
Titolo: Across the time
Warnings: FlashFic
Note: con tutto quello che ho in corso mi metto a scrivere qualcosa di nuovo? Sì. Sarà comunque una raccolta breve, basta sul 12° argomento (il Tempo) del The One Hundred Promt Challenge. Le flashfic racconteranno alcune vicende della vita di Magda, una giovane con la licenza di Agente del Tempo, e del robot Cubo.
Dedico la storia a Cleo (Lady Moonlight) che a breve inizierà l’università: in bocca al lupo!
The One Hundred Prompt Project 

 

 

Juliette Peroché, recava scritto il vecchio carillon.
Magda rigirò l'oggetto tra le mani guantate e lo osservò attentamente: le venature del legno, le scheggiature, la vernice scrostata, il meccanismo allentato. Non le sfuggì nulla. Nemmeno (soprattutto) il rimpianto.
Quel carillon doveva aver vissuto una triste vicenda, forse era stato il testimone di un violento litigio, di una separazione. Un amore finito male? Guardando la donna, le rughe sul suo volto e la malinconia negli occhi, Magda scartò l'ipotesi. Più probabilmente una vicenda familiare, il rapporto con la madre o una sorella.
«Potete fare qualcosa?» chiese l'anziana signora che le aveva portato l'oggetto, con voce sottile e incrinata dal rimorso — a cosa si riferiva, al passato o al presente?
«Penso di sì» rispose la ragazza, riscuotendosi dalle proprie elucubrazioni. Magari si stava sbagliando — poteva davvero trattarsi solamente di un carillon come di un altro, senza passato. Ma accadeva assai di rado (ogni cosa, aveva imparato, aveva una storia e ogni storia valeva la pena di essere ascoltata) e sicuramente non era quello il caso. Sapeva riconoscere gli oggetti bisognosi delle sue capacità, del suo talento.
È di almeno trent'anni fa, pensò, ci vorranno circa cinquanta watt, per essere sicuri.
«Pagherà a lavoro concluso, le va bene signora? Torni pure domani».
«Grazie mille».

La signora uscì dal negozio curva sotto il peso dell'età e, mentre la porta si chiudeva, Magda poté sentire il cartello bianco con la scritta blu "Il giardino del tempo: riparazioni e indagini" tremare, sempre sul punto di cadere.
«Che noia» commentò una voce metallica, anticipando la comparsa di un cubo bianco che galleggiava nell'aria producendo un leggero ronzio «Non ci sono più ritorni al passato interessanti».
Magda sospirò: il robot non aveva tutti i torti, da quando Ravenna era scomparsa (ormai sette anni fa — sette lunghi anni senza più notizie di sua sorella) e Prunella e Horace erano sempre via per lavoro, toccava a lei badare al negozio: qualcuno doveva portare avanti la baracca, le dicevano i due proprietari, e lei certo non poteva rifiutarsi. Non aveva finito gli studi e non avrebbe più potuto farlo, trovare quell'occupazione era stata una vera fortuna.
«Prima iniziamo, prima finiamo, Cubo».
E prima possiamo andare a cercare Ravenna. Ma questo non lo disse e chiuse il negozio, prendendo in mano il suo orologio da viaggio.
I viaggi nel tempo, questo era il suo talento, la sua specialità: avventurarsi nel passato e nel futuro; ed era anche piuttosto brava.

 

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Capitolo 2
*** 57. Presente ***


Autrice: KumaCla
Titolo: Across the time
Warning: FlashFic
Note: secondo capitolo, sul tema del presente anche se temo che non si comprenda molto. La frase pronunciata da Cubo è di Leibniz.
The One Hundred Prompt Project




Quando la portà si aprì cigolando, Magda stava giocherellando, indolente, con la catenina del suo orogiolo e, senza sollevare lo sguardo, recitò monocorde una citazione di Edward Morgan Foster, che era divenuta il motto del negozio: «Se non ricordiamo, non possiamo comprendere».
Quando, però, si rese conto di chi era entrato, a momenti non cadde dallo sgabello su cui era precariamente seduta.
«Keats!» esclamò, la voce tremula e acuta.
 «Magda» rispose lui con compostezza.
Non si vedevano da anni ormai (da quando lei aveva lasciato l'Accademia senza dargli spiegazioni) e non si aspettava di vederlo proprio lì, con la divisa blu di Agente del Tempo. Ha fatto carriera, si ritrovò a pensare con un velo di amarezza e malinconia.
 «Mi sono sempre chiesto come il negozio riesca a restare aperto. Utilizzo illegale della licenza di Agente del Tempo e di megawatt, presenza di intelligenza artificiale difettosa proveniente dal futuro, svolgimento di lavori non richiesti. Qualcuno dei piani alti deve amarvi».
Aveva usato un tono che non gli aveva mai sentito, non con lei almeno. Era stato freddo e sostenuto, l'aveva guardata come se non la vedesse, come se non la riconoscesse. Poi però si ricordò del loro passato; non poteva arrabbiarsi se il presente era diverso da come se l'era immaginato (ma come lo aveva immaginato?), aveva agito lei in modo tale che risultasse così — come uno schiaffo in pieno volto.
 «Sei venuto qui per criticare e offendere?» chiese, recuperando il controllo della sua voce e ostentando noncuranza.
«Cerco Prunella e Horace».
«Non ci sono».  
«Stanno sprecando megawatt in lavori non richiesti, come quello per la signora dell'altro giorno?»
Magda sobbalzò sotto lo sguardo inquisitore del ragazzo. Come diavolo faceva a sapere cosa aveva fatto? Che il negozio e le sue attività fossero davvero spiate?
«Non sono cose che ti riguardano».
 «Invece sì. I salti nel tempo non necessari vengono registrati al pari di quelli commissionati. Normalmente incorre la ritira della licenza per chi, come te, si diverte a farsi qualche viaggetto nel tempo e sprecare watt. La signora, ad esempio, aveva solamente chiesto che il carillon venisse riparato, come ci si aspetterebbe da un negozio come il tuo».
 «Non capisci. Gliel'ho letto negli occhi. Quella donna era turbata da qualcosa, non era serena. Se non ricordiamo il passato...»
 «...non possiamo comprendere. Sì, lo so.»
Ancora quello sguardo penetrante e dolorosamente freddo, lontano: doveva incolpare solo se stessa per il muro che si era creato tra loro due. All'epoca, quando era scappata, aveva pensato che fosse la soluzione migliore e lo credeva fino all'altro ieri, perché non era previsto di rivederlo. Troverselo lì, davanti a lei, aveva cambiato le sue convinzioni — già di loro non così salde come aveva cercato di convincersi, dato che era bastata una visita inaspettata per farle crollare.
Magda sperò di non essere arrossita come una liceale alla sua prima cotta. Ricordava bene come Keats le piacesse un tempo e aveva fatto di tutto pur di cancellare quell'insana attrazione: lui era più grande, più maturo, come un fratello e non puoi amare tuo fratello, non puoi desiderare di baciarlo giusto? Credeva di esserci riuscita e invece si sbagliava. Lui era ricomparso dopo anni come se niente fosse e le aveva fatto lo stesso effetto di una volta. Non era cambiato nulla e ora erano loro due, uno di fronte all'altro con solo un bancone a separarli. Carpe diem, le sussurrò una vocina nella testa.
 «Appurato che Prunella e Horace non ci sono cosa intendi fare? Fermarti per il the, deliziarmi con la tua seccante presenza, toglierti dai piedi?»    disse, invece, alla fine, con tono sarcastico - e una punta di acidità.
 «Vorrei potermi trattenere di più e deliziarti» le rispose con una certa malizia che non gli ricordava, facendola arrossire «Ma, a differenza di te, ho del lavoro che mi aspetta». 
 Mgda respresse la delusione e la mascherò con un sospiro di sollievo.
Keats fece per andarsene, ma all'ultimo secondo si girò.
«Credo che non ci saranno problemi se domani ti presenti a Villa le Temps al posto di Prunella e Horace, se per le due non saranno ancora tornati».
 «Il presente è carico del passato e gravido dell'avvenire » commentò Cubo spuntando dal nulla.

Il p«»  «»  «»  «»  «»  «»  

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Capitolo 3
*** 58. Futuro ***


Autrice: KumaCla
Titolo: Across the time
Warnings: FlashFic
Note: cribbio, che ritardo. A mia discolpa mando avanti la scuola u___u In ogni caso eccomi qui con il terzo capitolo.
The One Hundred Prompt Project/
 


Magda aprì gli occhi su un cielo rosso, puntellato di detriti. La luce del sole filtrava a mala pena attraverso dense nubi di polvere e gas e rendeva ancora più spettrale il paesaggio circostante: scheletri neri di alberi protesi verso un cielo di sangue si stagliavano davanti a lei.
Cubo le ronzò attorno, distogliendola da quella cupa visione.
«Ci troviamo nel 7023» annunciò con voce metallica «A 450 metri dai resti di Villa le Temps» precisò dopo un'analisi del territorio circostante.
«Questa è davvero la Terra nel futuro?» chiese, senza rivolgersi a un preciso interlocutore, riportando lo sguardo su quella sconvolgente volta scarlatta: cosa diamine era successo? Il terriccio grigiastro e granuloso sotto i suoi stivali schricchiolò come ghiaia laddove avrebbe dovuto esserci una foresta. Che fine avevano fatto gli alberi? Delle vecchie querce non restava che carbone e qualche tronco annerito.
Un brivido — di paura? — la attraversò.
Il ronzio di Cubo riempì il silenzio attorno a lei, finché non scomparve nel cappuccio della sua vecchia tuta: si voltò e dopo un flop e una distorsione spazio-tempo Keats apparve dietro di lei, seguito da altri due Agenti: una bella ragazza bionda dai lineamenti aristocratici e un ragazzo dalla carnagione olivastra e i riflessi pronti.
«Che è successo qui?!» chiese Leon, guardandosi attorno: aveva una voce calda e musicale come una carezza.
«E' quello che dobbiamo scoprire» rispose Keats, azionando il controllo topografico del suo dispositivo di rilevazione dati.
«E dobbiamo farlo con quella lì?» domandò, chiaramente contrariata, Madeline, senza preoccuparsi di abbasare il tono di voce.
«Gelosa di non essere più l'unica pollastra del gruppo?» rispose Leon, ammiccando verso Madga e le sue curve che la vecchia tuta non celeva.
Sia Keats che lei ignorarono gli altri due Agenti e si avviarono verso nord, chiusi in un silenzio che preannunciava la tempesta. Madeline e Leon non poterono far altro che seguirli, perplessi: da che erano in squadra insieme, non lo avevano mai sentito parlare di Magda e più in generale del suo passato. Sapevano ben poco di lui prima che fossero assegnati allo stesso Maestro, si lasciava sfuggire poche e ben calcolate informazioni: era riservato e lo rispettavano. Meglio ancora, si fidavano; li avrebbe aggiornati a tempo debito e fino ad allora lo avrebbero seguito in silenzio.
«Sei pregata di condividere i tuoi dati» disse all'improvviso Keats.
«Dati?» chiese Magda.
«Sì, dati. Non fingere di non sapere qualcosa. Sono anni che vai su e giù nel tempo. Non mi bevo la storia del lavoro. Sei sulle sue tracce. E hai scoperto qualcosa».
«Ti sbagli di grosso» negò Magda, fedele al suo principio "nega sempre finché puoi e sii più convincente possibile".
«Perché credi di essere qui?»
«Dimmelo tu». Ma in fondo lo sospettava. Erano anni, dalla sua scomparsa, che la cercava: e di lei neanche una traccia, nemmeno un'anomalia. Solo un grande vuoto, tante domande e dei calcoli che non quadravano. Dov'era finita sua sorella?
Keats sbuffò, visibilmente seccato, e poi sganciò lo disse.
«Ravenna».
Magda non si arrabbiò, non fece scenate, rimase impassibile.
«Credete che c'entri in tutto ciò».
«Sì».
La ragazza non replicò. All'improvviso non era più così tanto sicura di voler andare a fondo della faccenda: la ghiaia continuava a scricchiolare sotto i suoi piedi e risuonava come un monito, un avvertimento.
Il futuro era futuro, no? Non avrebbe dovuto conoscerlo prima del tempo, anzi, non sarebbe nemmeno dovuta essere lì.
Ma le sue gambe continuavano a condurla dritta verso nord, dritta verso le risposte che cercava da una vita.
Ravenna, che hai combinato?


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Capitolo 4
*** 59. Tempo ***


Autrice: KumaCla
Titolo: Across the time
Warnings: OneShot

Note: Ananke è la cara vecchia Necessità, madre delle Moire (mitologia greca per chi non lo sapesse). Buone feste <3
The One Hundred Prompt Project





Nel Giardino del Tempo, sui loro troni, le figlie di Ananke, le Moire,

cantano e tessono il Passato, il Presente e il Futuro.

 


Quattordici anni prima
Il corpo ambrato di Ravenna era morbido e caldo e la stringeva in un abbraccio rassicurante.
«Tranquilla Magda, è solo un brutto sogno. Non ti lascerò mai».
«Me lo prometti?»
«Sì».
Magda aveva tirato su col naso, singhiozzando, e si era raggomitolata contro il corpo di sua sorella.
Poco dopo si era addormentata, dimentica dell'incubo che l'aveva svegliata e l'aveva fatta piangere: non voleva restare sola.
Ravenna le aveva accarezzato il capo, passando una mano tra le ciocche corvine della zazzera spettinata di Magda, e aveva chiuso gli occhi, attendendo il sonno, cullata dallo scrosciare dell'acqua sul tetto della capanna.
Poco dopo nessun rumore turbava più la quiete notturna, anche le nuvole si erano diradate.

Sette anni prima
Magda stava sdraiata a braccia aperta sull'erba tenera; sembrava voler abbracciare i raggi che il sole riversava su di lei come una cascata di calore. Gli aveva raccontato che dove era nata c'era sempre il sole, alzo sull'orizzonte, rassicurante. Gli aveva anche detto che soleva distendersi sulle colline gialle e passare intere giornate in quella posizione; a volte sua sorelle le faceva compagnia e allora stavano lì insieme, senza dover necessariamente parlare.
«Keats».
«Mmh».
«Hai mai pensato di voler cambiare vita?»
«No».
«Mai?»
«Mai».
«Che noia. Io sogno sempre di cambiare vita. Di andare da qualche altra parte, in posto lontano e misterioso, bello, dove conoscere nuova gente e fare nuovi lavori».
«Anche adesso?»
«Adesso no. Però mi manca casa. Tu hai mai nostalgia di casa?»
«Di tanto in tanto».
«E in quei momenti non vorresti mollare tutto e andartene, tornare nel luogo in cui sei nato?»
«No. Sto bene qui. Se tornassi a casa, sprecherei tutti questi anni di studio. Lo capirai anche tu tra poco, quando, dopo i primi esami, inizieranno a portarti nella camera di simulazione. Se sei brava lì dentro, il passo per fare dei veri salti nel tempo è breve. Allora ti renderai conto che hai fatto bene a resistere».
«Ma ci vorranno anni
«Studia e vedrai che passeranno in fretta».
Magda aveva sospirato e per qualche minuto era ritornata al suo silenzioso bagno di sole, mentre lui era sprofondato nella lettura.
«Keats».
«Dimmi».
«Scappiamo insieme».
Magda si era rotolata su se stessa e aveva puntellato i gomiti sull'erba per potervi posare il mento: ora lo guardava dritto negli occhi, con un'intensità che lo tramortiva ogni volta. Sapeva bene, anche se era seria, che stava scherzando, ormai la conosceva. Ma quando piantava l'onice delle sue iridi nella sue, riusciva sempre a mettere in dubbio le sue certezze. Scappiamo insieme, aveva detto con la sua voce di velluto, Scappiamo insieme.
«Dove?»
«A casa mia!»
Gli occhi le si erano illuminati: era felice, un po' perché la prospettiva di tornare a casa - anche solo per finta - la metteva di buon umore, un po' perché lui aveva deciso di stare al gioco e questo non accadeva sempre. Era sempre così serio!
«Non ti pare che come fuga sia un po' troppo prevedibile? Sarebbe il primo luogo in cui ci verrebbero a cercare».
«Tranquillo, non ci troveranno. Si perderanno. Noi invece no, con me come guida non ci si perde mai. Una volta a casa potremo stare sdraiati al sole quanto vogliamo, mangiare quello che vogliamo, fare il bagno nel fiume, arrampicarci sugli alberi, andare al villaggio e fare due chiacchiere. Tu potrai leggere tutti i libri che vorrai. E poi ci sarà Ravenna».
«Si potrebbe fare».
Magda si era alzata in un istante e con un balzo si era buttata su di lui, con tutta l'intenzione di soffocarlo. Keats l'aveva stretta per riflesso involontario - per paura che cadesse e si facesse male - senza sapere esattamente quello che faceva, perché sentire il suo corpo morbido e caldo a contatto con il proprio lo mandava sempre in corto circuito. Voleva allontanarla da sé, perché non sapeva cosa avrebbe potuto fare: lei era solo una bambina - a dodici anni cos'altro poteva essere per lui che ne aveva diciassette? - ed erano soli in quel giardino, ma non ci riusciva e i suoi capelli corvini gli solleticavano il collo, sentiva il suo respiro caldo e umido al proprio orecchio e le sue mani erano posate sulla curva sinuosa della sua schiena: era una sfida atroce resisterle.
Ma doveva.
«Dai, torniamo in Accademia, ci staranno cercando».

Adesso
Era seduta sotto una statua di marmo bianco e guardava il suo orologio da taschino, il meccanismo che le permetteva di andare su e giù nel tempo. La montatura era d'oro e di lato c'erano dei graffi, ricordo di qualche movimento maldestro: il quadrante bianco era un tondo perfetto su cui correvano tre file di numeri romani indicate da tre differenti lancette nere. Rigirò tra le mani affusolate l'oggetto e poi lo strinse fino a farsi male.
«Ti ha mandato uno dei piani alti?» chiese senza voltarsi e senza ostilità nella voce: non aveva voglia di fingere, di inscenare un dibattito per distogliere l'attenzione su ciò che entrambi parevano intenzionati a non voler toccare, non subito almeno — ma era un discorso che prima o poi avrebbero dovuto affrontare e a che pro tergiversare? Se doveva essere quello il tempo e il luogo per i chiarimenti, che così fosse.
«No. Stavo passando e ti ho vista».
Anche se mentiva, Magda non avrebbe potuto dirlo.
Keats si sedette accanto a lei, puntando lo sguardo sulla balaustra di marmo poco distante da loro. Aveva paura di perdersi nei suoi occhi d'onice o di indugiare troppo a lungo sulla bocca carnosa. Dopo tutto quel tempo, Magda riusciva ancora a mandarlo in corto circuito: desiderava stringerla e baciarla, farla sua, morderla e sentirla gemere il suo nome. Ora avrebbe potuto farlo, no? Lei non aveva più dodici anni. Dopo tutto quel tempo, dopo tutto quello che era successo, ancora non riusciva a sopprimere l'attrazione che provava nei suoi confronti e che non si limitava alla curva sinuosa dei fianchi.
Biasimava se stesso per la sua debolezza.
«Adesso cosa succede?»
«Non lo so» rispose Keats con un sospiro, anche lui sembrava intenzionato a lasciare da parte convenevoli e inutili discorsi «Non lo so».
«Vorranno eliminarla, non è vero?»
«Io...credo di sì» ammise con una smorfia: le alte cariche non avrebbero mai permesso a Ravenna di sopravvivere, l'avrebbero distrutta e lo avrebbero fatto giocando sporco. Perché quello che avevano avuto modo di vedere era troppo.
«Lo farò io» disse Magda «La ucciderò io».
Keats sussultò e si voltò a guardarla: teneva lo sguardo fisso verso l'infinito e i pugni chiusi, le unghie conficcate nella carne.
Le prese le mani e gliele aprì, stringendogliele.
«Ti fai male».
Magda lo guardò e si sentì nuda di fronte a quello sguardo penetrante: senza rendersene conto scoppiò a piangere, come quando da bambina aveva gli incubi.
«Abbracciami» singhiozzò, accantonando l'orgoglio «Abbracciami Keats, fammi sentire che ci sei. Mi sei mancato così tanto, stringimi».
Le braccia di Keats erano forti e rassicuranti, erano le braccia di un uomo, erano le braccia dell'uomo che aveva sempre amato.
«Promettimi che non te ne andrai mai» sussurrò al suo orecchio.
Non era la prima volta che glielo chiedeva e, sentiva, non sarebbe neanche stata l'ultima.
«Starò sempre con te».
Dopo tutto quel tempo la risposta non era cambiata. 

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Capitolo 5
*** 60. Senza Tempo ***


Autrice: KumaCla
Titolo: Across the time
Warnings: OneShot
Note: ecco l'ultimo capitolo (ne siamo proprio certi? Chi vivrà vedrà). Ho disegnato i personaggi: Leon è meglio non guardarlo, mi è venuto proprio male. Ma Magda è come me la immagino: http://kumacla.deviantart.com/#/d4orvq8
 .



Madeline si arriciava con aria languida una ciocca bionda e guardava intensamente Keats che, seduto dall'altro lato del tavolo, raccontava ciò che sapeva sugli incidenti accaduti ai viaggiatori del tempo nel corso della storia. Più che ascoltare i dati, pareva interessata al compagno: chissà che relazione c'era. Madeline era bella e frivola; Magda non capiva che cosa ci facesse lì una ragazza del genere, ma non la sottovalutava. Forse proveniva da una famiglia importante o forse sotto quell'aria leggera si nascondeva un genio. In ogni caso Madeline era quel genere di ragazza che, ne era certa, i genitori di Keats avrebbero voluto vedere accanto a loro figlio: sapeva rendersi piacevole e dava l'idea di avere buone conoscenze nell'alta società.
Leon, invece, era l'esatto opposto della compagna. Stava con i piedi tranquillamente appoggiati sul tavolo, masticava una gomma e ogni tanto annuiva alle parole dell'amico. Aveva origini ispaniche e non perdeva occasione per farlo notare, facendo storcere le labbra perfette di Madeline. La ragazza lo definiva rozzo e volgare, un perdigiorno. Ma a lei dava l'idea di un ragazzo simpatico.
Magda si chiese se, forse, andate diversamente le cose, non sarebbe stata anche lei una compagna di squadra di Keats. Se avesse continuato a frequentare l'Accademia forse avrebbe avuto anche lei la divisa; magari non sarebbe stata assegnata alla stessa divisione di Keats, ma avrebbe avuto anche lei dei compagni, una squadra con cui affrontare le missioni.
«Maggiore Maccabee» disse improvvisamente Keats alzandosi in piedi, seguito da Madeline e Leon.
Magda si voltò e vide avanzare un uomo alto e decisamente bello, con lunghi e mossi capelli castani e occhi grigi. Indossava l'uniforme e sul risvolto della giacca si potevano condare i gradi.
«Buongiorno ragazzi».
«Ci sono problemi?» chiese Keats, che, a un gesto dell'uomo, era tornato a sedersi.
«No, tranquilli. Ero passato a vedere se avevate bisogno di una mano. Sono appena tornato e mi hanno riferito gli ultimi avvenimenti. Mi dispiace non essere stato con voi».
Magda comprese che si trattava del Maestro della Squadra 8. Ogni gruppo operativo veniva affidato a chi aveva il grado e le competenze per insegnare ai giovani Agenti del Tempo. Il Maggiore Maccabee doveva essere il Maestro di Keats, Madeline e Leon.
«Che maleducato, non mi sono nemmeno presentato. Sono Ronald Maccabee e mi occupo della Squadra 8» le disse, confermando ciò che aveva intuito.
«Non si preoccupi. Io sono Magda».
Magda e basta, perché lei è Ravenna erano figlie della terra selvaggia in cui erano nate e alle persone come loro i nomi stavano stretti. «So bene chi sei, mia cara. C'ero anch'io quando è stato deciso di ammetterti all'Accademia. È stata una notizia senza dubbio inaspettata il tuo abbandono dei corsi. Sei riuscita a sconvolgere molte alte cariche. Parlano ancora di te ogni tanto».
Madeline la guardò con malcelato stupore, segno che non sapeva nulla di lei. Leon invece sorrise.
Magda abbassò il capo e Keats corse in suo aiuto: non le piaceva ricordare quei dettagli della sua storia e il vecchio amico lo aveva intuito.
«Stavamo parlando degli incidenti accaduti ai Viaggiatori nel corso della storia».
«Un argomento interessante, di cui però si sa davvero troppo poco. Siete arrivati a una conclusione?»
«Maestro, stavo pensando che Ravenna, bè, potrebbe essere stata inghiottita dal varco spazio temporale» disse Keats esponendo la sua teoria.
«Ravenna era un'Agente davvero capace. Era portata per il suo lavoro, una vera inclinazione naturale che non poteva che migliorare. Ha ottenuto la licenza quando ancora aveva diciotto anni, un tempo record, ed poi si è specializzata in ciò che le riusciva meglio: nei Recuperi. L'archeologia era il suo campo, come vi si muoveva lei, non ho mai visto muoversi nessuno. Tua sorella era una maga, aveva talento, Magda. Però, per quanto si è capaci, non si può escludere la possibilità che sia stata inghiottita. Se questo è realmente accaduto, se è stata davvero bloccata nel Senza Tempo e vi è rimasta fino ad ora, il nemico contro cui si dovrà combattere è il risultato dei nostri progressi».
«Cosa si fa ora?» chiese Magda «Come agiremo?»
«Infrangeremo la Prima Legge. Apriremo un varco nel Senza Tempo».

Apriremo un varco nel Senza Tempo, aveva detto il Maggiore Maccabee.
La Prima Legge lo vietava e a chi era tanto stolto o folle da tentare l'azione, se sopravviveva, veniva applicata la legge marziale.
Magda ricordava bene questo punto del Regolamento. I Fondatori erano stati categorici, non lasciavano alcuna interpretazione. Il Senza Tempo era un mondo che non andava esplorato, era un baratro che inghiottiva i Viaggiatori e annulava ogni cosa: era il frutto del loro progresso, delle loro scorribande su e giù negli anni. Nel corso della storia quante cose si erano perse nel Senza Tempo e quante persone vi erano scomparse.
Cosa hai combinato, Ravenna?
«Magda, tutto bene?»
La giovane sobbalzò.
«Oh sì sì certo!»
Keats la guardò perplessa e le porse una mano per alzarsi.
«Vieni, ci vogliono per discutere il piano d'azione».
Magda annuì e accettò l'aiuto senza averne davvero bisogno: un qualsiasi contatto con il giovane la rassicurava e le faceva ricordare i tempi in cui erano amici. Ora come ora non sapeva cos'erano. Vecchi compagni? Conoscenti? Non avevano ancora chiarito, non avevano ancora affrontato quella parentesi buia che aveva inghiottito tutto ciò che c'era stato tra loro.
Si avviarono in silenzio, camminando uno affianco all'altro senza nemmeno guardarsi: c'era imbarazzo.
«Ketas, perché sei qui?»
«E' il posto, Magda».
«Intendo perché proprio tu con la tua squadra. Non credo sia un caso. Quante squadre operative ci sono? Una decina? Proprio la 8?»
«Siamo i migliori. Leon è davvero in gamba. Non sembra, ma ha una precisione incredibile. Inoltre se la cava abbastanza bene anche con le armi, nel caso ce ne fosse bisogno. Madeline invece, oltre ad appartenere a una famiglia influente, ha un vero talento per la Magia Arcana».
«Keats, sono seria. Perché diamine sei finito pure tu in questa faccenda?»
«Secondo te dovevo lasciare che la missione mi passasse sotto il naso? Eh? Dovevo perdere l'opportunità di rivederti? Cosa avresti fatto al mio posto se ti avessero presentato il caso Ravenna?»
Keats aveva alzato la voce e, da che si ricordava, Keats era sempre pacato, anche quando si arrabbiava: Keats non urlava mai, soprattutto non con lei.
«Dannazione!» imprecò Magda agitandosi «Dovevi lasciar perdere, far finta di non avermi mai conosciuto. Non volevo questo per te. Non volevo che la sparizione di Ravenna, con tutte le sue complicazioni, ricadesse anche su di te. Perché credi che ho lasciato l'Accademia? Sì, certo, per cercare mia sorella, ma anche perché non volevo coinvolgerti in tutto ciò. Se c'è da combattere, da rischiare la vita, non posso sopportare l'idea che tu sia in prima fila».
Stava tremando e le lacrime brillavano minacciose nei suoi occhi. Vedeva tutto sfocato, ma si tratteneva, non voleva piangere ancora una volta, non voleva che finisse sempre con lei e gli occhi gonfi e rossi.
«Se...se tu dovessi morire...io...» cercò di continuare, ma non ci riuscì. Non voleva nemmeno prendere in considerazione l'idea che Keats potesse morire.
Imprecò tra i singhiozzi e nonostante le lacrime che ormai avevano preso a scorrere, agguantò il ragazzo per il bavero e lo baciò.
Keats rimase interdetto per un istante, ma non appena si rese conto che Magda lo stava baciando immerse le mani tra i suoi capelli e la strinse a sé.

Poco importava quello che sarebbe accaduto una volta aperto il portale per il Senza Tempo, con Keats accanto Magda si sentiva in grado di affrontare qualsiasi cosa — sua sorella compresa, o almeno quello che ne restava.



 

«Non ti lascerò mai sorellina. Neanche se il mondo dovesse finire».

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