Mothman

di Simo_R
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo-Capitolo 0 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo-Capitolo 0 ***


PROLOGO
 << Cosa sei? >>
 << Non posso dirtelo. >>
Mi guardò con i suoi occhi color fuoco togliendomi il respiro.
Sospirai.
 << Sai che puoi dirmelo >>
 << Io...sono.. >>
Stava per ammetterlo,la creatura dalle grandi ali bianche mi stava parlando del suo volo, ed io sentì battere il mio cuore fortissimo.

 
 
 

CAPITOLO 1
 
Guardavo fuori dal finestrino della macchina il ponte Silver Bridge immenso e metallizzato, sospeso decine di metri sopra il fiume. Ero un po' a disagio,d'altronde pochi anni prima erano morte 42 persone in seguito al crollo della struttura.
Entrammo nella piccola città di Point Pleasant, nel West Virginia. Era solo uno dei tanti posti dove mia madre mi trascinava a causa del suo lavoro incostante.
Una serie di villette a schiera e tipiche case americane post-colonialismo si susseguivano con piccoli negozietti e poche tavole calde.
Era il tipico centro di pochi abitanti sempre attenti all'ultimo pettegolezzo.
Arrivammo alla nostra casa bianca e l'auto si fermò nel vialetto. Beh, almeno qui non era male, e l'estate poteva essere piacevole, se ci sarebbe stata un'estate.
La mamma è un agente immobiliare, guadagna modestamente ma è un'itinerante, viene spostata in continuazione dal suo direttore per seguire i luoghi più redditizzi, ma non vedevo come Point Pleseant potesse aiutare. Mia madre è giovane, bella, anche se di una bellezza sfiorita. Riuscì a ribellarmi una volta e a farle capire che una vita da vagabonda era impossibile, doveva discuterne con il suo capo e lo fece, ma sono in dubbio su cosa gli disse precisamente dato che è follemente innamorata di lui. Al massimo avrà sbattuto le ciglia per tutto il discorso. Richard, il direttore della società, non lo sopporto, è l'ennesimo donnaiolo per niente affascinante che sfrutta i suoi dipendenti fino all'esaurimento, ma è l'unica fonte di guadagno che c'è, l'unico lavoro.
 
Scendemmo dall'auto ed iniziammo a portare dentro gli scatoloni pieni delle nostre cose, delle nostre vite. Aprì la porta e guardai il salotto vuoto con il camino polveroso su un lato ed un bancone di marmo che divideva la cucina dal resto della stanza. La casa aveva due piani, camere da letto e bagni di sopra, cucina e salone di sotto insieme ad un piccolo studio che sarebbe servito a mia madre, pochi mobili, solo i letti senza materassi, ovviamente. La ditta di trasloco avrebbe recapitato tutti i nostri oggetti entro una settimana, nel frattempo dovevamo dormire in un sacco a pelo.
 << Beh, non è male >>
 << Umh . >>  Mia madre notò il mio carente entusiasmo e mi guardò con tristezza. Posò gli scatoloni e mi abbracciò.
 << Tesoro, ti giuro che questo è l'ultimo posto dove andremo, sono sicura di aver convinto Richard, non ci muoveremo più da qui >>
 << Si, come no... bella prospettiva.. >> 
 << Davvero, questo centro è soggetto a grande turismo per quella leggenda di una farfalla, o qualcosa del genere.. >>
 << Già >> , sospirai.
 
Salì in camera mia, perlomeno era spaziosa e c'era una finestra che dava sul giardino della facciata destra della casa. Gettai il borsone per terra e ne uscì il sacco a pelo e una tuta che avrei usato come pigiama. Posai la lampada sul pavimento e finì di leggere 'Il Giovane Holden'. Poco dopo chiusi il libro troppo distratta per seguire le avventure del povero ragazzo. Mi seddetti sul bordo della finestra a rimirare il cielo scuro e la luna quasi invisibile dietro la coltre di nuvole, iniziai a pensare, pensare che avrei dovuto ricominciare tutto da capo, trovare un lavoro, ambientarmi, riuscire simpatica alla gente del posto, bla, bla, bla.. e poi partire di nuovo. Sentì la guancia umida, non me ne ero nemmeno accorta subito. In quel stesso istante entrò mia madre
 << Piccola.. >>  disse con voce colma di tristezza,
 << bussare è diventato un optional? >> , non volevo che mi vedesse piangere. Potevo soffrire io, ma non veder lei soffrire, questo mai.
 << Hai la mia parola, non ci sposteremo più da qui. Richard mi ha dato un posto fisso nella filiale di Point Pleseant.. >>
 << già, bella notizia >> , mi guardò con sguardo sofferente, sapeva anche lei che nulla era sicuro. Nessuna certezza. Mi diede un bacio sulla fronte e andò a dormire. Piansi fino ad addormentarmi.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

Mi svegliai stuzzicata dall'odore  amaro e piacevole del caffè. Mi guardai intorno e ricordai dov'ero. Scesi giù in cucina e riempì la tazza con il liquido nero mentre lo guardavo fondersi poco a poco con il bianco del latte. Notai un giornale sul bancone e sfogliai le pagine per arrivare direttamente alle offerte di lavoro, nessuna era allettante ma dovevo trovare i soldi per andarmene da qui. Non sapevo esattamente dove sarei andata, forse nella fredda New York o nella calda e accogliente Houston, l'importante era evitare quei piccoli centri abitati da borghesi dalla mente più chiusa di una porta d'acciaio.
Con un pennarello cerchiai un annuncio di una tavola calda, guardai fuori dalla finestra e vidi il cielo grigio. Non ero in vena di rimanere da sola in quella casa vuota, salì di sopra, mi lavai e mi vestì lentamente decidendo silenziosamente di visitare la città.

L'aria era fredda nonostante fosse settembre e si sentiva l'odore del fiume Ohio. Con passo lento arrivai a quello che doveva essere il centro della piccola cittadina, notai l'insegna Randy's, il luogo dove aspiravo a lavorare. Continuai per la mia strada, oltre l'odore invitante di una pasticceria. Mi ritrovai davanti ad uno strano soggetto, davvero inquietante, alcuni turisti gli stavano facendo delle foto accostandolo in pose buffe o brutali. Lo guardai con curiosità e perplessità, era una statua di una creatura molto strana, dalle fattezze umane ma dal viso di insetto con grandi ali e artigli. Lessi l'incisione sul marmo dove era riportato il nome Mothman, mentre mi accingevo a leggere squillo il cellulare che avevo nella tasca dei jeans.
<< Mamma >>
<< Piccola,ti sei svegliata? >>
<< Se ti sto parlando.. >>
<< Già..ti volevo avvisare che passo la mattinata qui, alle due finisco di lavorare. Potresti passare dall'agenzia più tardi così pranziamo insieme >>
<< Ok, dov'è il tuo ufficio? >>
<< Vai in centro, c'è una piazza, sulla destra c'è una tavola calda ed un negozio di antiquariato, gira dietro l'isolato e procedi verso l'insegna del ferramenta, affianco ci sono io..ok? >>
<< Ok,mamma, a dopo >> .
Andai via dal centro avendo l'impressione che la gente stesse iniziando ad intuire che fossi la nuova arrivata dalla grande città.
Raggiunsi la riva del fiume sopra il quale si innalzare il Silver Bridge, in lontananza di intravedeva una fitta foresta dalla quale emergeva in modo quasi impercettibile all'occhio umano una cupola. Mi giurai che sarei andata in esplorazione, sembrava qualcosa di interessante.
Mi sedetti per terra sulla ghiaia che scricchiolava sotto il mio peso e guardai il paesaggio, effettivamente non era male. Gettai un sassolino nell'acqua che disegnò tanti cerchi concentrici e fece voltare un pescatore poco lontano da me. I pensieri mi travolsero come una valanga in quel momento, come se appena provassi a fermarmi un attimo tutto ritornasse a galla, la solitudine, non avere qualcuno con cui parlare, qualcosa di nuovo e terrificante a cui adattarsi di volta in volta, il vuoto. Il vuoto,più del dolore,è ciò di più terribile che ci possa essere. Per un istante vidi la soluzione in quel fiume, poi scrollai la testa come per scacciare quei pensieri. Guardi l'orologio e vidi che era l'una e mezza passata, il tempo era letteralmente volato. Arrivai all'agenzia di mia madre col fiatone per la corsa, entrai e vidi mia madre che preparava la borsa. L'edificio non era molto grande ed accoglieva tre o quattro scrivanie separate da piccole mura bianche. Mentre aspettavo vicino alla porta un uomo apparentemente giovane mi sorrise
<< Sei la nuova arrivata, ti hanno fotografata, scritturata per un articolo e messa in mostra in una vetrina? >> ,il suo senso dell'umorismo mi attrasse.
<< Per l'articolo ancora no, ma penso che basti aspettare solo un po' >>  , risposi con un sorriso spontaneo.
Fece un piccolo risolino e in quel momento arrivò mia madre con delle fotocopie.
<< Jason, questo è il preventivo per i McKenzie >>
<< Ok, Michelle, lo consegnerò appena torneranno >>
<< Grazie, a dopo allora.. >> . Lo salutai anch'io notando l'aria estasiata ed il sorriso da ebete sul viso della mamma.
<< Andiamo? >> cercai di scuoterla.
<< Certo >>  ,disse,sorridendo ancora a Jason.
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3



 

Eravamo sedute da Randy's, un posto davvero carino ed accogliente, un grande bancone separava la cucina da tavoli sparsi qua e là, alcuni vicino a delle ampie vetrate che davano sulla strada facendo vedere la piazza.
 << Allora, cosa vi porto? >> , mi voltai e vidi la ragazza che ci serviva, avrà avuto una ventina di anni, carina e di colore e cosa più importante non ci guardava come oggetti nuovi. I capelli castano scuri erano raccolti in una coda e scendevano lisci sul collo fino alla schienda, degli occhi nocciola intensi e delle labbra carnose e rosee incorniciavano il viso ancora da bambina.
 << Due hamburger, un'insalata e tante patatine fritte >> , rispose mia madre con un sorriso. Arrivarono subito ed iniziammo a parlare.
 << Allora, che te ne pare della città? Non è male.. >> , vedevo che cercava di celare il suo sguardo investigativo che sondava i miei occhi, ma non ci riuscì molto.
 << Umh..in effetti non è male >> stranamente lo pensavo sul serio.
 << Oggi è venuto Richard a farmi visita, era in pensiero per me, vuole che mi ambienti >> . La guardai con l'irrefrenabile voglia di strozzarla.
 << Mamma,quando aprirai gli occhi? Non capisci che ti vuole solo scopare? Prendere e lasciare quando gli pare e piace,stai facendo il suo gioco! >>
 << Tesoro..per favore.. >>  disse con aria imbarazzata,
 << Sì sì,va bene. Allora, con gli altri colleghi come và? >>
 << Sono molto simpatici. Claire è un pò diffidente, forse perchè sono nuova o perchè ha paura che possa fare meglio di lei.. >>  mi fece l'occhiolino
 << ..Luise e Jason sono
bravi ragazzi, davvero divertenti, mi fanno ridere in continuazione >> . Vidi una luce negli occhi di mia madre, lei si stava ambientando meglio di me,le piaceva questo posto, pensai che sono una persona orribile dato che la faccio preoccupare in continuazione, ero egoista, pensavo solo a me stessa mentre lei, la donna che mi aveva messo al mondo faceva di tutto per rendermi felice. Ebbi quasi un senso di soffocamento, non potevo lasciarla, non aveva nessuno oltre me, non potevo andarmene e lasciarla da sola, pensai che sarei rimasta inchiodata qui o in qualsiasi altra città dove l'avrebbero mandata per non farla soffrire e mi sentì lo stomaco in subbuglio. Cercai di nascondere tutti i miei sentimenti e continuai a parlare.
 << Già, Jason è simpatico >> e questo bastò a farle vomitare fiotti di complimenti sul conto del suo collega tanto da farmi sospettare un interessamento di qualche altro tipo.
 

Quando tornammo a casa il sole era nascosto tra le nuvole sottili che si colorarono di argento e arancione preparandosi al crepuscolo. Fummo sorprese nel trovare decine di scatoloni nel vialetto.
 << Che gentiluomini quelli del trasloco! >> . Presi una scatola in braccio per portarla dentro quando vidi qualcosa muoversi sul retro della casa.
 << Mamma, porta dentro questa. Torno subito >>
 << Ok, ma dove vai? >> .
Girai intorno all'abitazione e tra i rami degli alberi vidi qualcosa che spiava, due lucenti occhi rossi e grandi mi ipnotizzarono. D'un tratto volò via spiegando delle ali grandissime gettando un'ombra su di me. Restai pietrificata all'avvenimento, giurerei che il mio cuore si sia fermato per qualche istante,per prendere la rincorsa e battere all'impazzata dopo.
Rientrai in casa portando dentro il resto dei nostri oggetti, feci tutto in modo sistematico e da automa, spiazzata per quello che avevo visto. Poteva essere semplicemente un animale? Era grande quanto me se non di più.
Salì in camera mia,sistemai tutto e dopo essermi cambiata e lavata mi infilai sotto le co
perte dando le spalle alla finestra. Avevo paura di vedere ancora quell'essere. Improvvisamente un'immagine mi balzò nella testa: la statua del centro.

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