My heart is broken, but I've some glue.

di Snafu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Save me ***
Capitolo 2: *** Who is that guy? ***
Capitolo 3: *** Moonlight Shadow ***
Capitolo 4: *** My life has been saved ***
Capitolo 5: *** Beyond that death ***
Capitolo 6: *** Crazy (Halloween) Party ***
Capitolo 7: *** Nothing is real. ***
Capitolo 8: *** Vita e Morte ***
Capitolo 9: *** Gotten (Parte I) ***
Capitolo 10: *** Gotten (Parte II) ***
Capitolo 11: *** Father to Son ***
Capitolo 12: *** The show must go on. ***



Capitolo 1
*** Save me ***



23 dicembre 1987



Bip. Bip. Bip.
Biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii.
«Il paziente è clinicamente morto».

8 gennaio 1992



Nikki forzò la sicurezza senza crearsi troppi problemi.
Axl, pareva non avere intenzione di parlare con lui, si limitava a tremare, scuotendosi avanti e indietro con una cadenza inquietante.
Il bassista entrò nella stanza e, per l'ennesima volta in tutta la vita, il suo cuore tremò. Di dispiacere. Credeva che con tutto quello che gli era successo, prima o poi si sarebbe abituato. Alle delusioni. Alle sofferenze. Eppure... ogni volta sembrava andare peggio.
La figura di donna era abbandonata sulle lenzuola bianche, increspate dalla notte appena trascorsa. Era compostamente avvolta dal sonno, con i capelli riversati sul viso incredibilmente più pallido del solito. Il dottore si chinò su di lei e premette le dita contro la sua giugulare. Aspettò, forse anche più tempo del dovuto.
«È morta» la guardò nel suo stato di gioventù bruciata. Si rivolse all'assistente. «Segna: ora del decesso... direi approssimativamente le 4 del mattino. Causa: ...» il medico afferrò la confezione appoggiata sul comodino e la guardò «overdose, probabilmente di antidepressivi» concluse.

14 febbraio 1986



Nikki aprì gli occhi.
Si sentiva tanto, veramente tanto, peggio del solito. Non era la solita sensazione di tutte le volte che si riprendeva da una botta colossale, epica, straordinaria. Intorpidito, stanco, stranamente felice e allo stesso tempo frustrato. Stavolta si sentiva distrutto, letteralmente.
Meccanicamente, facendo leva sugli addominali scolpiti, si sollevò, sentendo, ancora una volta, un gran dolore.
Una mano piccola, che riusciva a fatica a coprire l'interezza della sua fronte, lo spinse di nuovo nella posizione di prima.
«Dobbiamo portarlo all'ospedale» la ragazzina dai capelli corvini e gli occhi grandi tagliò corto
«No!» imprecò il moro, collassato sul letto
«Sta' zitto, tu. Verrai all'ospedale con me senza battere ciglio»
«Domani abbiamo un altro concerto...» sussurrò Tommy, sperando nella clemenza della donna
«Non mi importa!» la morettina batté nervosamente i piedi per terra, con forte rabbia «Sono stanca di ricevere telefonate notturne e ascoltare in diretta i suoi deliri da allucinazioni...»
«Andiamo, ti ho anche trovato una scusa da raccontare alle tue amiche per non dover dare spiegazioni sul perché tu fossi sola anche questo San Valentino» la schernì il fratello
«Per poi essere richiamata da Tommy e sentirmi dire che sei morto e poi che sei di nuovo vivo e dover correre fin qui per vedere se è il caso di seppellirti in una cassa di mogano o acero o se devo infilarti in qualche casa di riabilitazione e...»
«Non mi infilerai in una casa di riabilitazione» la guardò severo il bassista
«Non ho finito: stavo per morirci io, hai capito? Non pensi mai, per una volta, alle ripercussioni che le cose che fai hanno su chi ti sta intorno? E se proprio non vuoi pensarci, pensa almeno a quelle che hanno su di te!»
«Vuoi spiegarmi perché l'hai chiamata?» Nikki si rivolse a Tommy, piuttosto seccato
«Perché eri morto, e non sapevo cosa fare... e lei è una dottoressa...» si giustificò il batterista
«Andiamo...» Grace si mosse con decisione
«No!» si oppose di nuovo il bassista. Improvvisando una specie di bizza, batté i pugni sul materasso.
«Nikki, hai un odore terribile» constatò lei. Dopo essersi avvicinata, di nuovo si allontanò. Un conato di vomito la scosse, fino a che non riprese a respirare.
«Quello stronzo lo ha tirato in un cassonetto, dopo averlo massacrato di botte, ma dicono che abbia cercato di rianimarlo prima... io sono arrivato quando era già moribondo e l'ho portato qui» raccontò Tommy
«Ecco... se non sentissi tutto questo dolore, sarebbe anche divertente» replicò Nikki
«Tommy? Non pretenderai che lo alzi da sola.» l'uomo si scusò con l'amico con un semplice sguardo e fece per alzarsi dal divano, pronto a pugnalarlo alle spalle
«Chiudi la tua fottuta bocca da oca, io non verrò proprio da nessuna parte con te!» trovò la forza di gridare. La sorella accusò il colpo, quindi lo ignorò, accomodandosi stancamente accanto al batterista.
«Se non verrai, chiamerò l'ambulanza, verranno loro a prenderti...» si guardò le unghie corte con aria da smorfiosa, consapevole comunque del fatto che il fratello, una volta internato, si sarebbe rimesso in piedi da solo e sarebbe uscito con quel camice ridicolo fino al primo taxi.
«Grace!» strillò lui, sollevandosi di nuovo a sedere e guardandola con pura rabbia negli occhi da demonio
«Voglio delle garanzie» trattò la donna
«Del tipo?» Nikki finse di ascoltare, ma la sua mente già vagava verso le dosi che lo aspettavano in futuro. Si sentiva così invincibile.
«Tipo che ti segnerai in una casa di riabilitazione»
«Mai.»
Fondamentalmente, si rifiutava di sedersi in cerchio con altri dieci o dodici disperati che dicevano -io oggi ho fatto un progresso. Ho smesso di guardare sull'enciclopedia quali altre vene posso bucarmi- e questo Grace lo sapeva.
«Fine delle trattative. Forse verrò a trovarti al manicomio, per Natale, chi lo sa, dipende dove ti rinchiudono» la donna si avviò verso il telefono
«Tu non mi farai rinchiudere in un manicomio!»
«Dubiti della mia perizia medica?» già, perché sua sorella era un maledetto uomo col camice bianco, anche se per la verità era una donna. Aveva lavorato sodo per diventare uno strizzacervelli e visto che in casa non c'erano soldi, si era sempre arrabattata come poteva, con le borse di studio, con i lavori peggiori. Del resto non era capace di sconfiggere la sua innata voglia di riportare sulla retta via i casi disperati come suo fratello.
«Se scoprono che non è vero, ti radieranno dall'ordine» suonava come una minaccia
«Non ci vuole molto a dimostrare che sei pazzo» le sopracciglia della mora si sollevarono all'unisono. Teneva saldamente il coltello dalla parte del manico e per quanto Nikki fosse piuttosto bravo a giocare anche nelle situazioni più pericolose, quella volta Grace l'aveva in pugno.

24 febbraio 1986



Non sapeva neanche con quale forza fosse riuscito a trascinarsi fino a quel fottuto studio nel centro affollato e appiccicoso di Los Angeles. Non era il coraggio che gli mancava, piuttosto la voglia.
Si sentiva fortemente a disagio, nella sala d'attesa, seduto come una stramaledetta persona normale ad aspettare, in fila. Per tre volte fu tentato di andarsene, poi ripensò alle minacce della sorella e si rimise al suo posto.
Era ormai l'ora di cena e ancora non era arrivato il suo turno.
Gli altri pazienti, arrivati tutti dopo di lui, lo guardavano straniti, probabilmente anche per il suo aspetto prorompente.
Quando l'ultimo cliente lasciò lo studio, l'uomo iniziò a sentirsi ancora più in ansia.
«Scusi, ma lei... aveva un appuntamento?» domandò la segretaria un po' titubante, sporgendosi dalla sua postazione per guardare in direzione dell'imponente e particolare figura di Nikki
«Certo, che ce l'avevo» l'uomo si mosse scompostamente e con aria provocante fino al bancone
«Quale è il suo nome, Signore?»
Il bassista si appoggiò come il peggio della feccia di Las Vegas, dunque inspirò rumorosamente e ringhiò la risposta in viso alla povera donna.
«Chi sono io? Cazzo sono Nikki Sixx, ti pare? Sixx, con due ics, controlla bene» l'assistente tuffò gli occhi nel foglio degli appuntamenti per non dover guardare i suoi. Sapeva perfettamente il suo nome, era l'appuntamento delle 10, ma non aveva il coraggio di dirglielo, un po' perché aveva aspettato lì tutto il pomeriggio, un po' perché le metteva una certa paura.
«Un'altra giornata pesante, eh, Leah?» La porta dell'ufficio si aprì e ne uscì una ragazza mora con in una mano una cartella di pelle e nell'altra un paio di fascicoli. Era alta e slanciata, giovane, piuttosto bella. Niente di tutto quello che Nikki si aspettasse da una strizzacervelli. Beh, certo, non che sua sorella fosse un cesso, però... era pur sempre sua sorella.
La dottoressa guardò contraddetta l'uomo appoggiato al bancone, che non si peritò a fargli capire che la stava spogliando con gli occhi, semplicemente con una rotazione del collo.
«Quando ho sentito Grace, all'ora di pranzo, sembrava piuttosto arrabbiata. Io non forzerei la sua pazienza oltre il limite. È stata carina con te: ti ha risparmiato la terapia di gruppo» asserì la donna
«Dolcezza, guarda che ho passato tutto il pomeriggio qui in attesa del mio turno solo per fare contenta quella strizzacervelli da strapazzo» replicò seccato Nikki
«Peccato che il tuo appuntamento fosse la mattina»
«Quell'idiota mi ha preso un appuntamento per la mattina? Lo sa che dormo fino a mezzogiorno»
«Non sarebbe l'ora di cambiare le tue abitudini?» suggerì il medico
«Non sarebbe l'ora del mio maledetto appuntamento così mi tolgo il peso e me ne vado a casa?»
«Torna domani alla tua ora»
«Oppure, anche meglio, possiamo parlarne a cena!» esclamò il bassista con un sorriso, sicurissimo che la ragazza, come tutte quelle che l’avevano preceduta, avrebbe accettato la proposta, invece...
«Non frequento i miei clienti fuori dal mio studio.»

6 marzo 1969



Si ripromise che gliel'avrebbero pagata, tutti quanti. Da quel momento in avanti, chiunque avesse anche solo proferito di amarlo senza poi difenderlo, sarebbe caduto sotto i suoi colpi.
Non era l'imbarazzo in sé, il dolore, la violazione di quella parte di sé che voleva riservare ad una persona speciale, che sarebbe stata riservata un giorno, a quella persona speciale.
Era per il fatto che sua madre non avesse mosso un dito per salvarlo e lo avesse lasciato fare.
E lui non avrebbe regalato salvezza a nessuno.*


* ndAut: Le fonti riportano che Axl fosse veramente piccolo quando subì le violenze (2 anni), e che lo scoprì soltanto nel 1992. Abbiamo deciso di modificare questo particolare perché ci servirà per spiegare alcuni particolari che verranno fuori più avanti.

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Capitolo 2
*** Who is that guy? ***



19 settembre 1987


Era piuttosto sicuro di sé, quel tour sarebbe andato bene, meglio di tutti gli altri.
E lei sarebbe andata con lui.
«Saremo in concerto con i Guns a novembre» esordì
«Bello no?» rispose Roxy
«Tu vieni con me»
«Non dirlo con quell'aria da stronzo»
«Non puoi fare come una qualsiasi persona normale che poteva sposarsi con me e non lavorare mai più nella sua vita? No. Tu vuoi fare il tuo fottuto lavoro di aiutare persone che hanno problemi con la droga...» si lamentò Nikki
«Problemi di tipo sociale in generale...» lo corresse la donna e lui soprassedette deliberatamente sul fatto di non sapere che lavoro facesse sua moglie
«Comunque. Voglio che lasci il tuo lavoro. Per me» la dottoressa sgranò gli occhi e si accomodò sulla sedia cercando di radunare tutta la pazienza che aveva in corpo
«Perché non lo lasci tu, per me?» a quella proposta della moglie, Nikki si sentì stringere un nodo alla gola «Nessuna donna, nessuna droga. Nessuna tentazione, insomma»
«Io non rinuncio alla mia musica!» strillò il bassista, con il tono di una donnicciola acida
«Io non rinuncio al mio lavoro!» replicò Roxy
«Ti troverò un altro lavoro che puoi fare venendo in tour con me»
«Non farò la groupie, ti avverto. Quando ho accettato di sposarti, ho promesso a tua sorella che ci avrei tenuti fuori dai guai»
«Quella maledetta strizzacervelli di periferia. Ha appreso l'arte del ricatto alla perfezione da suo fratello. Sai cosa pensavo?»
«Ho iniziato a capirti, a fatica per giunta, qualche mese fa, figurati se so cosa pensi»
«Ti ricordi l'albergo dove siamo andati a fare il ricevimento per il matrimonio?»
«Sì...»
«Potrei comprartelo...»
«E cosa me ne faccio io di un albergo?» la psicologa si massaggiò le tempie
«Beh, non ci vuole mica un genio a fare il direttore d'albergo, sono sicuro che Tommy ci riuscirebbe ad occhi chiusi... dopotutto devi delegare tutto agli altri.»

15 novembre 1987


La conversazione telefonica andava avanti da ore, as usual.
«Tranquilla, ho fatto io la valigia a tuo fratello...» Roxy cercò di calmare Grace, che recentemente sembrava implacabile
«Non so perché mi preoccupo, adesso che ci sei tu a badare a lui. Forse sono più preoccupata per te... Tieni gli occhi aperti che con lui non si sa mai» suggerì l'amica
«Guarda che ci abito con tuo fratello. So cosa devo fare»
«Sì, scusa»
«E poi ci vediamo tra tipo dieci ore, non c'è bisogno di tutte queste raccomandazioni» sbuffò la psicologa
«Non ci sarò all'aeroporto, né in albergo: la conferenza finisce verso l'ora di cena, mettici il classico buffet e... vi raggiungerò direttamente nel backstage»
«E il pass come te lo diamo, però?» domandò prontamente Roxy
«Lasciatemelo all'hotel, lo passo a prendere lì»
«Mh, sì, d'accordo»

Roxy era nervosa. Quasi... arrabbiata.
Il corpetto di pelle nera, i jeans ed un paio di stivali col tacco erano quanto il suo sforzo massimo avesse potuto raggiungere. Si sentiva del tutto fuori luogo, viste le coriste che giravano con gli hot pants avanti ed indietro per il corridoio, e stava pregando affinché Grace la raggiungesse in fretta.
Si fermò di fronte ai camerini, con le spalle al muro, nell'attesa che almeno Nikki uscisse. Era stranamente preoccupata, quell'ambiente, era certa, non gli avrebbe fatto bene.
-Si narra che quando entri nel camerino dei Guns vedi una situazione particolare.- era tutto quello che era riuscita a pensare, passando distrattamente davanti alla porta. Non aveva mai visto nessuno di loro, non in carne e ossa perlomeno, non a pochi passi da lei.
Slash e Duff si stavano scaldando per lo show e ovviamente bevevano come spugne. Sembravano fatti, ma non si vedeva droga in giro, solo tanto alcool. Il primo la colpì perché dal vivo erano ancora più evidenti i suoi capelli a cespuglio, che insieme ai suoi lineamenti afro su un corpo totalmente da europeo-americano lo rendevano strano... era un accostamento particolare. Apprezzò la rarità. Il suo cappello era messo su una chitarra, l’avrebbe di sicuro preso prima di uscire. Il secondo, con i capelli lunghi biondi e la sua altezza, sembrava quasi fuori luogo messo vicino a Slash. Certo, la catena con il lucchetto al collo gli dava un'aria trasgressiva, anche se il viso mostrava tutto il contrario.
Bevevano, suonavano e ridevano.
Steven Adler le passò accanto, entrò nella stanza e poi subito di nuovo uscì. Era strano, sembrava un po’ stralunato, probabilmente era in preda a droga e alcool, ma non era dato sapere:gli stupefacenti sembravano inesistenti in quel camerino. 
Ecco Izzy Stradlin. Tranquillissimo, prese la chitarra e iniziò a suonare. Non aveva un bella cera e, a dirla tutta, sembrava un po’ assente. Anche lui si attaccò alla bottiglia, tracannando una buona dose di Jack e finalmente decise di mettersi gli occhiali da sole.
Mancava Axl. Sembrava non essere da nessuna parte.
«Principessa, ti sei persa?» disse una voce cavernosa e quasi spaventosa. Roxy sussultò. Era Grace, che scoppiò a ridere nel vedere che stava anche cercando una risposta convincente da darle. «Ma come ti sei vestita?» proseguì, indicano il suo abbigliamento.
«Stavo per farti la stessa domanda» replicò. A vederla conciata in quel modo, nessuno avrebbe mai detto che era una dottoressa. Sotto il cappotto stava un micro-vestitino a macchie di leopardo.
«Credo che Nikki stia di nuovo morendo» farneticò Tommy, barcollando fino alla porta «ogni volta che ti vedo sta male» era veramente alto e magrissimo, con il risultato di sembrare ancora più imponente. Ovviamente era quasi nudo: portava indosso solo un paio di slip neri di pelle che ad occhio non dovevano essere nemmeno troppo comodi.
«Quello ad avere più l'aspetto dell'uccellaccio del malaugurio tra me e te, sei tu, caro il mio batterista... ad ogni modo anche per me è sempre un piacere vederti» ironizzò lei
«Se non eri la sorella di Nikki, il mio uccellaccio dalla bocca non te lo toglieva nessuno... comunque se sei interessata si può fare anche se sei la sorella di Nikki»
«Adorabile» Grace fece spallucce e guardò Roxy con gli occhi dolci «non trovi?» Roxy non rispose, ancora troppo intenta a digerire lo scambio tagliente di battute. «Beh, dov'è mio fratello? Devo dirgliene quattro!»
La situazione del camerino dei Mötley era molto diversa. Nessuno si sognava minimamente di suonare. In compenso chi più, chi meno, si truccavano e sembravano l’emblema delle rock stars del periodo: pantaloni di pelle con magliette e giacchetti in quantità industriali, collane e bracciali comprati all’ingrosso.
Vince, assolutamente inconfondibile con i suoi capelli lunghi biondi, spiccava molto rispetto agli altri, visto che era l’unico in una band di mori. Sembrava quello più attento a circondarsi della compagnia delle ragazze. C'era un gran via vai di donne per lui.
Nikki aveva i suoi soliti capelli nerissimi perfettamente messi in disordine con la lacca. Un trucco esageratamente bianco, con la matita nera sotto gli occhi e delle strisce nere dipinte sulla guancia. Lui e Tommy facevano casino insieme in maniera vergognosa. Bevevano e c’era cocaina sul tavolo, vicino ai trucchi, dove via via stavano andando un po’ tutti a tirarsi una striscia. Roxy si mosse in un tic nervoso. Se Nikki aveva tirato, a casa non gli sarebbe mancato niente. Lì vicino c’era Mick Mars, di primo impatto uno si chiedeva perché si trovasse lì, era davvero troppo tranquillo, totalmente sotterrato dall'appariscente follia dei primi due. Se ne stava da una parte a bere vodka liscia come fosse stata acqua: non aveva una bella cera, non sembrava in forma per niente.
«Razza di idiota, mi hanno fatto storie all'ingresso. Potevi scrivere qualcosa di credibile perlomeno» sbottò Grace, rivolgendosi al fratello
«Che ti ha scritto?» domandò Roxy
«"Strizzacervelli di Axl Rose." Sempre ammesso che esista, qualcuno che si chiami Axl Rose» la più alta la guardò sconvolta
«Dovresti comprare un giornale ogni tanto, anziché annegarti nelle tue riviste scientifiche» la rimbeccò
«Ma perché esiste davvero?» l'amica le fece cenno di sì con il capo «Vuoi smettere di fare la misteriosa e dirmi chi è questo...» fu costretta a riguardare il pass perché aveva dimenticato il nome «Axl Rose?»
«È...»
«Sono io. Sì, mi sono lanciato fuori dalla macchina di Slash una volta, sì, ho registrato un pezzo mentre scopavo con la mia ex fidanzata pornostar e, sì, la limo là fuori in doppia fila è mia»
A meno di un’ora dall’inizio del concerto, finalmente, eccolo arrivare. Capelli lunghi, lisci come spaghetti, rossi, con una bandana sulla fronte. Magro senza volerlo nascondere, all'interno dei pantaloni di pelle e adornato come un albero di Natale da un sacco di bracciali e collane.
«Svaligiato una gioielleria?» commentò Nikki, ma lui non lo considerò.
Axl sembrava una persona calma, tranquilla, a differenza di quello che raccontava con vanto di sé. Aveva una strana luce negli occhi, scrutava ciò che lo circondava, sembrava che volesse controllare tutto con un unico sguardo. Rispetto agli altri sembrava molto più cosciente, né drogato e nemmeno ubriaco.

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Capitolo 3
*** Moonlight Shadow ***



15 novembre 1987*



I Guns avevano già iniziato a suonare, ma nel backstage la situazione pareva invariata.
Roxy era sempre più agitata: non si era mai sentita così tanto a disagio in vita sua, neanche quella volta che l'avevano spedita a fare tirocinio alla prigione di massima sicurezza.
Aveva la certezza matematica che Nikki avesse perlomeno sniffato, quella sera, e questo la mandava fuori di testa. Non di meno, sua sorella pareva non curarsi minimamente di quello che stava succedendo e si intratteneva a parlare con Tommy del più e del meno, come se lui non l'avesse deliberatamente insultata fino a qualche minuto prima.
Doc, il disperato manager dei Mötley Crüe, camminò nervosamente per il corridoio. Il ticchettio delle sue scarpe si riconosceva a distanza di chilometri. Roxy lo guardò passarle avanti con indifferenza, proprio come aveva fatto Steven poco prima.
«Quell'idiota di Rose si è fatto arrestare» la situazione di indifferenza nel camerino non cambiò, nessuno lo ascoltò o si voltò. Nessuno tranne le due uniche persone normali al suo interno.
«Perché?» domandò Grace, che Axl, l'aveva appena conosciuto
«Si è lanciato sulla folla» commentò annoiato l'altro, che non si aspettava che qualcuno chiedesse spiegazioni «Slash sta cantando...» non dovette aggiungere altro. Nikki si alzò in piedi, e gli altri lo imitarono indecisi se andare a vedere lo spettacolo terrificante della performance canora del chitarrista, cosa che fortunatamente succedeva raramente, o iniziare a prepararsi per entrare in scena prima che la folla iniziasse a minacciarlo di morte.
Doc si stava per dileguare, ma tornò indietro.
«Pensaci tu, a Rose» disse rivoltò a Grace
«Io?» domandò lei allibita «E perché mai?»
«Perché sei la sua assistente, no?» afferrò il pass appeso al suo collo e lo controllò da vicino
«No, veramente...» tentò lei, ma lui subito la interruppe
«Sarà fuori per domattina, credo...» Doc si dileguò.
Grace tentò di fulminare Nikki con gli occhi, ma lui era troppo preso dal fare altro per darle spago, così a rincarare ci pensò il suo gemello malefico, che la moretta ringraziò il cielo di non aver davvero avuto come fratello dai tempi dell'infanzia.
«Un altro intrigante caso da risolvere per la detective strizzacervelli» commentò divertito, giocando con le sue bacchette. Era talmente fatto che gli caddero di mano e lei non riuscì a trattenersi dal ridere. «Ride bene chi ride ultimo» sbuffò lui, portandosi indietro i capelli che gli erano ricaduti sulla fronte per chinarsi, semplicemente con un soffio «buon soggiorno in gattabuia, tonight

Dopo il concerto Slash era veramente arrabbiato con Axl così, anziché andare in suo soccorso, decise di uscire in compagnia del suo vecchio compagno, vale a dire Nikki.
Roxy era nel camerino dei Mötley, non sapendo se ridere o se piangere visto che c’era coca un po’ dappertutto e Jack a barili, quando entrò suo marito.
«Io vado in uno strip con Slash»
«Io direi proprio di no... anzi, direi assolutamente di no!» commentò la donna, in una calma quasi aurea
«Roxy, cazzo, eppure c'eri anche te quando Doc ci ha detto che Axl si è fatto arrestare nel mezzo al concerto.» Roxy iniziava ad innervosirsi
«Sì, Nikki, ma fai cosa ti pare...! Anzi, se vuoi ti inietto qualcosa in vena, così dopo sei tutto contento, se non muori un’altra volta!»
Il bassista la fulminò con lo sguardo.
«Esci, ora!» la prese per un braccio cercando di trascinarla fuori. Non aveva mai picchiato nessuna donna che lei sapesse, ma a giudicare... questa poteva essere la prima volta. L’arrivo di Tommy cambiò tutto: la sollevò di peso e la portò fuori dal camerino:
«Ecco fatto Sikki! Tutta tua! Basta che la smettete di rompere i coglioni nel camerino!» detto questo se ne andò
«Perché fai così!?» domandò Nikki, scocciato, a sua moglie
«Così come? Non voglio che vai a uno strip club con Slash a sfarti di alcol e droga. Cosa sto facendo?»
«Stai facendo la stronza! Ho solo bevuto un pochino stasera, niente droga»
«Nikki non sparare cazzate per favore! Pochino?! Ti sei scolato una bottiglia di Jack! E poi avete una quantità di neve nel camerino che nemmeno sull’Himalaya ce n’è così tanta!»
«È degli altri»
«...Disse colui che alle prime tre sedute non ha detto niente.» Nikki sembrò ammorbidirsi:
«Ho fatto solo un tiro, ma piccolo, davvero!»
Roxy invece si innervosiva sempre di più: le sembrava di parlare con un bambino dell'asilo
«Sì, l’hai detto anche l’ultima volta che sei andato in overdose per caso?»
«Merda! Cosa vuoi che faccia?»
«Non andare allo strip con Slash.»
«Mai!»
«Addio!» Roxy fece per andarsene, sperando tanto che Nikki la fermasse... sembravano secondi interminabili, ma alla fine lui lo fece:
«Vieni anche te, staremo poco... giusto il tempo di far ubriacare Slash, è una cosa veloce... nelle gare di bevute, finisce per bere sempre anche le mie...» usò quel suo sorriso malefico, che lo faceva sembrare tanto pericoloso, ma che finiva per ottenere sempre l’effetto voluto.
Nikki aveva vinto un’altra volta.

Grace camminò fino all'ufficio dello sceriffo. Era stata attenta a tenere il suo vestitino ben nascosto fino all'ultimo bottone del cappotto, oppure l'avrebbero presa per una prostituta.
«Verrà rilasciato domattina, può tornare a prenderlo» spiegò l'uomo
«Posso vederlo?» domandò lei
«Sì, ma non può stare con lui per molto...»
«Sono una psichiatra... magari può fare uno strappo alla regola» fece un po' la smorfiosa, completò con un occhiolino e il gioco era fatto.
«È qui...» l'uomo le mostrò la cella, dove il giovane cantante se ne stava a fissare il soffitto in una posizione da maledetto.
«C-ciao...» azzardò lei, non comprendendo neanche perché si trovasse lì
«È già trapelata la notizia che mi hanno arrestato e tutte le mie fan sono accorse in massa?» sghignazzò il rossino, apparentemente piuttosto soddisfatto
«Non ti ricordi? Nel camerino dei Mötley... la sorella di Nikki»
«A dire la verità, no.»
Per fortuna, Grace era armata di molta pazienza. Deformazione professionale.
«Vuoi spiegarmi come hai fatto a farti arrestare?» cercò di cominciare una conversazione, probabilmente con nel modo sbagliato
«Che t'importa?»
«Tanto dobbiamo passare qui tutta la notte...»
«Io devo passarla qui, tu mica sei costretta»
«Obbligo morale, mai sentito parlare?» il rosso sbuffò
«Comunque mi ricordo di te, volevo solo farti provare quello che è capitato a me quando hai detto che non sapevi chi fossi...»
«Devi essere uno di quei tipi più a favore della tortura psicologica che della pena di morte»
«Io sono uno a parte»
«Allora, non vuoi raccontarmi della tua disavventura a parte, stasera?» lo invitò
«Mentre cantavo mi sono accorto che c'era un addetto della sicurezza che vergava della gente, così mi sono lanciato addosso a lui dall'alto del palco. Morale della favola, hanno chiamato la polizia»
«E...?» insistette lei curiosa
«E mi avevano detto di fare il leccaculo con gli sbirri, ma quello stronzo mi ha chiamato col mio nome di battesimo e allora l'ho mandato a quel paese»
«Oltraggio a pubblico ufficiale. Se il tuo nome non ti piace, fai come mio fratello, cambialo»
«Sta zitta, tu non sai niente.»


ndAut: Scusate il ritardo con l'aggiornamento, ma io e la collega eravamo troppo impegnate a decidere chi doveva farsi Izzy Stradlin nel weekend.
(giusto affinché lo sappiate, ho perso. Ho ripiegato sul batterista. Ma mi rifarò al prossimo giro).
C. (feat. B.)
PS: grazie a tutte coloro che ci seguono e/o lasciano recensioni per farci sapere che ne pensano.
*In realtà l'episodio è accaduto il 20 novembre.

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Capitolo 4
*** My life has been saved ***



25 febbraio 1986



Roxy si trovò di fronte a una bella grana, una volta entrata nell'ufficio.
«Io... non so che cosa sia successo...» balbettò Leah, la sua segretaria, colta mentre spostava vasi su vasi di fiori da una parte all'altra della sala d'attesa dello studio.
Tutta la stanza era stata completamente riempita di mazzi di rose nere, tanto da non riuscire ad attraversarla.
«Ma come...» balbettò la dottoressa
«Ho trovato la porta aperta, apparentemente non è sparito niente, solo... ci sono rose nere dappertutto»
-Questa è opera di Nikki-

8 dicembre 1987



Axl diede un'occhiata allo studio. Nell'arco di un minuto aveva memorizzato la disposizione dei quadri nella stanza, degli oggetti sulla scrivania, dei libri e delle cartelle negli scaffali e, soprattutto tutte le possibili vie di fuga. Finestra del settimo piano compresa.
Slash si lanciò sul divanetto in pelle nera e si accartocciò su se stesso, pronto a rimanere in quella medesima posizione per tutta l'ora che gli si prospettava. A braccia conserte, con la testa piegata in avanti. Era stato lui a costringerlo ad andare lì, ma Axl aveva accettato solo a condizione che lui lo accompagnasse, sperando ovviamente di scoraggiarlo. Così non era stato.
La donna dall'altro lato della scrivania, più giovane di lui di qualche anno, strappò un foglietto da un notes e poi lo guardò:
«Bene, possiamo cominciare» esordì.
La voce di Axl uscì meccanicamente dalle sue labbra, iniziando a sparare affermazioni a caso:
«Sì, sono stato molestato quando ero ancora un bambino, no, non ho stuprato quella tizia, no, non provo piacere venale nel far soffrire gli altri solo perché ho sofferto io, sì...»
«Axl...» lo interruppe Grace
«Aspetta, aspetta... so cosa stai per dire... che il mio atteggiamento indisponente non mi servirà con te, perché di casi umani come me ne vedi a palate tutti i giorni»
«Non so chi te l'abbia detto, ma è una grossa bugia» Axl si voltò verso Slash, che era già sulla buona strada per addormentarsi, o, forse, stava già dormendo
«Ok, per lei sarò 'il ragazzo sommerso dalle bugie'» affermò con convinzione il rossino
«Stai parlando con me» continuò lei, cercando di riprendersi l'attenzione «Ogni caso è diverso, perché ogni mente è diversa e non ti etichetterò in nessun modo, sull'agenda sarai sempre Axl e adesso lascia parlare me. Cosa ti fa pensare che quello che hai da dire mi interessi?»

25 febbraio 1986



La segretaria dello studio notò con stupore che Nikki Sixx era entrato dalla porta con un’ora di anticipo rispetto all’orario della seduta, sebbene avesse ancora il trucco in viso e puzzasse di sudato e alcol. Si mise a sedere come una persona normale e attese, fino a che non fu il suo turno.
«Bene, signor Sixx, si può sedere. Vedo che oggi è arrivato in orar…» la frase le morì in bocca quando alzò lo sguardo e lo vide. Anche se l'olfatto aveva già dato larga anticipazione.
«Beh, sì... Avevo avvertito un po’ tutti che dovevo venire, non che ne fossi contento, sono diventato lo zimbello del gruppo, ma tutto sommato se dopo usciamo insieme posso anche ripensarci» Roxy ignorò la proposta di proposito, come aveva fatto con la bravata del mattino.
«Come ha fatto ad arrivare in orario, non ha detto che dorme la mattina?»
«Dormo se decido di andare a letto. Ieri sera abbiamo suonato e poi abbiamo fatto festa. Non l’ho mica ancora toccato il letto, bellezza!»
«Ecco... Passiamo oltre. Di cosa mi vuole parlare?»
«Di niente! Non ho mai detto di voler parlare. È la ricattatrice della tua amicona che mi ha obbligato a venire, ma non può obbligarmi a parlare» spiegò il bassista
Ormai Nikki aveva deciso, così non proferì parola per tutta l’ora di seduta.
Seconda e terza seduta non furono più loquaci della prima.
Poi una notte Roxy sentì squillare il telefono.

22 dicembre 1987



«Perché hai fatto cancellare il mio appuntamento di domani? Non andava bene martedì e mercoledì come tutte le settimane?» il rosso entrò nello studio con un certo risentimento. Slash non era andato con lui, visto che il cantante gli aveva manifestato la sua intenzione di farsi la terapeuta. 
«Domattina parto, vado dai miei nonni a festeggiare il Natale» spiegò Grace, ed Axl non indagò ulteriormente «avevi da fare, oggi?»
«No...» sbuffò, accomodandosi scompostamente in segno di protesta
«Non capisco perché tu debba sempre essere così arrogante. Dovresti parlarmene, sai?»
«La verità è che mi sento frustrato perché credevo che con te sarebbe davvero stato diverso, mentre nemmeno la tua terapia ha un leggero effetto»
«Di preciso, che effetto ti aspettavi?» domandò allora la donna
«...in che senso?»
«Cosa volevi cambiare di te?» Axl aggrottò la fronte. In realtà, non aveva mai pensato di essere lui, il problema, fondamentalmente era solo una persona normale che voleva vivere a modo suo. Scaricare la rabbia era tipico di tutti gli esseri umani, o forse no? Innamorarsi, rimanere delusi, era successo a tutti, almeno una volta... oppure no?
«Non lo so, credevo che avresti saputo dirmelo te»
«Allora dovresti provare a dirmi qualcosa in più di te»
«Di preciso cosa ti aspetti che ti dica?» Axl aveva ormai imparato a parlare come lei, pareva addirittura che si divertisse nel rigirare frasi per farle sembrare più complesse, incomprensibili. La cosa quasi la spaventò.
«Qualcosa che non hai mai detto a nessuno prima di ora...» Axl finse realmente di pensare a qualcosa di intimo e complesso, poi tirò la sua frecciatina
«Faccio sogni erotici sulla mia psichiatra...»

5 marzo 1986



«Sono Nikki. Vieni qui. Sto male.» disse la voce all'altro capo della cornetta
«Perché chiami me? Chiama il 911.» rispose Roxy, piuttosto infastidita dall'ora della telefonata
«Non sto così male!»
«Allora vieni domani alla seduta e ne parliamo»
«No. Per favore, vieni subito.» il tono di voce di Nikki era davvero strano, così la donna non poté fare altro che alzarsi e andare da lui.
Giunta a casa Sixx suonò il campanello. Quando l'uomo aprì, la dottoressa notò che doveva aver pianto.
«Cosa c’è?» domandò pungente
«Entra, ti prego» la supplica lasciò Roxy shockata. Ovviamente entrò.
«Non funziona. Non funziona un cazzo di niente!!! Sono triste, mi viene da piangere… Merda, ti ho detto che mi viene da piangere, non volevo dirtelo… vedi? Non funziona niente. Ho chiamato quel fottuto spacciatore... disperso! Ho bevuto quasi due bottiglie... niente! Ho sniffato tutto quello che avevo in casa, cazzo, persino la polvere che avevo sotto il letto, ma niente!! I ragazzi non so dove siano. Grace è a quella stramaledetta conferenza dall'altra parte del mondo ed è irraggiungibile. Sono fottutamente solo. Alla fine ho trovato il tuo numero sul biglietto da visita e ho chiamato te»
Nikki era visibilmente disperato.
«Ok. Va tutto bene. Non sei solo, ci sono io.»
Roxy abbracciò Nikki che pochi secondi dopo si mise a piangere, così la ragazza si sedette per terra, con la schiena al muro, con Nikki che ancora la abbracciava e in quella posizione alla fine si addormentarono.

22 dicembre 1987



«Scemo!» Grace colpì Axl su una spalla con quanta più forza riuscì a concentrare nella mano.
«Lo vedi? Ti dico le cose e poi non mi credi! Se il mio psichiatra non ha fiducia in me, dico io...» si lamentò il cantante
«Non è che non... ah, ma sta' zitto...» gli diede un'altra botta e lui cercò di metterla in soggezione, fissandola dritto negli occhi. Lei abbassò lo sguardo e il rossino ne approfittò per affondare la stoccata finale:
«Ti amo» la psichiatra rimase in silenzio, con lo sguardo inchiodato ai fogli, terrorizzata all'idea di sollevarlo «Perché adesso non dici niente? E' forse più credibile?»
«Cosa, Axl?»
«Che io ti ami, o che faccia sogni erotici su di te. Quale dei due suona più credibile detto da me? Oppure è perché ti fa più piacere dell'altra? Ah, non chiederlo a me, la psicologa sei tu...»
«Psichiatra, Axl, sono una psichiatra. E poi non c'entra niente, è solo che la verità esce dalla tua bocca a saltelli, e comunque non era quello che mi aspettavo che tu mi dicessi. Alle volte vorrei che tu mi prendessi più sul serio come dottoressa, che tu non mi vedessi solo come un pezzo di carne scopabile»
«Vedi? Hai fatto tutto questo gran giro di parole solo per farmi capire che, in realtà, non credi ad una sola marcia parola di quello che ti ho detto. Parli, parli, ma non concludi niente...» appoggiò i gomiti alla scrivania, la fissò di nuovo, con i suoi occhi chiari in modalità calamita ON.
«E cosa mai dovrei concludere?» chiese lei, seccata
«Questo...» si sporse e le diede un bacio a fior di labbra, assaporando quel gusto che aveva potuto assaggiare soltanto dalle sue parole, fino ad allora.

6 marzo 1986



Nikki si svegliò per primo, stava molto meglio e si accorse prima che puzzava di alcol a distanza di chilometri, e poi di Roxy, che durante la notte si era sdraiata per terra.
Andò a darsi una ripulita e dopo tornò da lei. La sollevò di peso da terra per portarla nel letto, quando lei si svegliò.
«Cosa stai facendo?»
«Shh...» tentò di essere dolce almeno l'un per cento di quanto lo era stata lei «Ti porto a letto. Grazie per stanotte.»
Si guardarono negli occhi e quando Nikki si avvicinò per baciarla, Roxy non provò a fermarlo, era così piacevole. Era dolce, una dolcezza che nessuno si sarebbe mai aspettata da uno come lui. Quando arrivarono al letto, il suo cervello si attivò… forse proprio quando non avrebbe dovuto.
«Nikki, che ore sono?» domandò
«Le 10, perché?»
«È tardissimo! Devo scappare! E puzzo come una distilleria! Colpa tua! Ci vediamo alla tua seduta delle 12. A più tardi» si diresse quasi di corsa verso la porta.
A quel punto Nikki chiese:
«Si pranza insieme, dopo la seduta?»
Roxy si girò, gli sorrise e andò via.

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Capitolo 5
*** Beyond that death ***



22 dicembre 1987


Roxy aveva finalmente deciso di affrontare il discorso “droga” con Nikki. Aveva atteso anche la conclusione del tour in Giappone, ma erano tornati a Los Angeles e qualcosa doveva cambiare.
«Nikki, dobbiamo parlare. Sei totalmente dipendente da droghe e alcol. Dobbiamo fare qualcosa.»
«Cazzo Roxy! Ho appena finito il tour! Sono stanco e tu non mi sei d’aiuto...» sembrava già arrabbiato.
«Io non ti sono d’aiuto perché tu non mi vuoi raccontare niente. Parli solo durante le crisi più estreme, poi scrivi sul diario, ma non vuoi guarire!»
«Non voglio?! Che stronza che sei! Come fai a non capire? Non posso! La droga è un problema, sì, lo vedo dalle mie vene, ma non posso fare diversamente per placare quello che provo!»
«Finirai per ammazzarti se continui...»
Roxy era disperata, non sapeva più come fare con lui. C’erano giorni in cui era abbastanza lucido da far tornare alla luce il Nikki simpatico, educato e maniaco del controllo; tutti gli altri c’era Sikki... la sua parte stronza, intrattabile, pronta a tirare una bottiglia di Jack addosso a Mick ed Emi in metropolitana mancandoli per un soffio.*
«Chissà Roxy, magari morissi... almeno smetterei di soffrire e... libererei anche te.»
Con quelle parole uscì di casa sbattendo la porta.

La serata si era fatta piuttosto interessante.
Era l'ultimo giorno prima della fine dell'anno per stare con lei, e non poteva farsi sfuggire quell'occasione. Le stava addosso anche da troppo tempo, non era da lui aspettare così tanto per concludere.
La cena era andata piuttosto bene, se non fosse stato che, arrivati alla seconda portata, Axl si era visto arrivare in testa un guscio di cozza (gli altri erano finiti nello scollo dell'abito di Grace) a causa di un cameriere disattento, e questo aveva, in pratica, fornito il pretesto per scatenare una rissa all'interno del locale.
Dopo aver visto volare vassoi, la psichiatra si era rifugiata in bagno per svuotarsi il decoltè e, tornata fuori, aveva notato che la situazione era peggiorata. Che diamine aveva Axl in mano? Sembrava la gamba di una sedia...
«Axl... Axl, andiamocene, dai...»
Perlomeno era riuscita a trascinarlo via.

Erano trascorse delle ore da quando Nikki era uscito, ormai era passata la mezzanotte quando Roxy iniziò il giro di telefonate. Sembrava che nessuno fosse con lui, nemmeno Tommy... anche se la maggior parte delle persone non si era nemmeno degnata di alzare la cornetta.
Alla fine la donna chiamò Slash. Rispose la sua ragazza inglese, Sally:
«Slash... beh, non può rispondere ora... ha avuto un incontro ravvicinato con l’alcol... Nikki? Sì, è qui... o meglio, dovrebbe essere nella camera di Steven»
Roxy riagganciò e si precipitò all’albergo di Slash. Aveva un atroce presentimento.
Ovviamente non si sbagliava.
Giunta all’hotel vide l’ambulanza e sulla barella un uomo troppo simile a Nikki per non essere lui. Chiamò Grace che ci mise un po’ a rispondere...

Axl la spinse sul letto con un'aria deliberatamente da stronzo e lei lo lasciò fare.
Gattonò fino a portasi sopra di lei, la baciò, nascondendo i loro visi tra i suoi lunghi capelli rossi.
Presi dalla frenesia iniziarono a spogliarsi, poi squillò il telefono.
Il cantante lo ignorò, la donna allungò una mano verso il comodino. Axl ringhiò.
«Non avrai intenzione di rispondere...» suonava come una minaccia
«Questo numero ce l'hanno poche persone: Nikki, Roxy, Tommy, mia madre ed i miei nonni. Se squilla vuol dire che è importante»
«Più importante di me?»
«Axl, non fare il bambino. È questione di un attimo» il rosso, deciso a proseguire, non si curò del fatto che stesse parlando al telefono
«Pronto?» la voce dall'altra parte la spaventò. Era rotta dal pianto, incomprensibile, irrequieta. «Roxy?» insistette
«Grace, vieni all’albergo dove alloggiano i Guns. È successo qualcosa, c’è l’ambulanza… c’è Nikki sulla barella... Io... Io... vieni subito!»

Quando Roxy fu accanto al marito lo guardò. Le tornarono in mente in un flash tutti i momenti belli trascorsi insieme, certo nell'ultimo periodo non ce n’erano stati molti per colpa della droga, ma c’era sempre quel momento indelebile nella sua mente: il matrimonio, Nikki era pulito, sano, felice e bello. L’uomo che aveva davanti a sé su quel letto non poteva essere più diverso da poco tempo prima, quando rideva felice mentre ballava con lei…
Roxy aveva sempre temuto quel momento e le poche volte che lo aveva tristemente immaginato, aveva visto il viso di Nikki felice e sereno, dato che spesso aveva desiderato di morire, ma nella realtà non era così… era terribile vederlo immobile, bianco in volto, le vene distrutte e soprattutto non respirante. I paramedici stavano facendo di tutto per rianimarlo, gli iniettarono anche l’adrenalina dritta nel cuore, che non sembrava voler ripartire.
Dopo diversi minuti di tentativi, i paramedici stavano per dichiararne la morte, ma Roxy li supplicò di provare un’altra volta. Fece la differenza: Nikki ancora incosciente riprese a respirare e lo portarono via.

«Dove diamine stai andando?» domandò Axl allibito, quando la donna lo fece spostare per alzarsi. Il tono era piuttosto arrabbiato.
«Al tuo albergo» rispose lei, afferrando il cappotto
«...e se volevi andare lì non potevamo andarci subito?» sbuffò
«Pare che mio fratello sia lì e anche se Roxy è stata piuttosto criptica, temo abbia avuto un'altra overdose»
«È morto?» chiese il cantante, corrugando la fronte e tirandosi indietro i capelli. Non si era neanche reso conto di quanto era stato diretto. Grace, che aveva cercato fino a quel momento di non pensare a quell'eventualità, che poi era quasi una certezza, accusò il colpo.
«Io... non lo so» gli occhi le si inumidirono e solo allora Axl capì «Devo andare, scusa»
«Vengo con te»

Quando Nikki si svegliò, Roxy lo stava guardando, avendo controllato per tutta la notte che respirasse.
«Ehi, dolcezza… sono in ospedale?»
«Eri morto. Sei morto per un po’, ma poi sei tornato. Overdose.»
Le lacrime sgorgavano dagli occhi di Roxy che stringeva la mano del marito.
«Ho avuto paura. Avevamo litigato e tu...» le parole le morirono in bocca. Nikki le strinse la mano e sorrise:
«Roxy, va tutto bene… voglio tornare a casa. Non dirmi di no, perché tanto un modo per arrivarci lo trovo uguale, lo sai bene…»
Da quella via, si sentì un gran trambusto nel corridoio, dove si era radunata tutta la schiera degli scagnozzi di Nikki.
«Slash... non... fammi passare!»
«No! Non... non entrare davvero...»
«Slash, falla passare...» la voce di Axl, più sottile e decisamente meno disperata, aveva strisciato in tutto il corridoio come un sibilo inquietante.
La sagoma mora, chiusa dentro il cappotto, con i capelli scompigliati, il trucco colato, gli occhi arrossati per il pianto, spalancò la porta della piccola stanza. Dopo quella visione, il cuore di Nikki poteva anche non sopravvivere.
«Tu!» gridò, puntandolo. Stavolta l'avrebbe ucciso, a costo di spaccare il vaso di fiori che aveva sul comodino, prenderne una scheggia e squartarglici la gola. Arrivata al capezzale, invece, l'unica cosa che seppe fare fu gettarsi sul letto e ricominciare a piangere. «Sei un fottuto incosciente, ti odio, ti odio da morire...»
Roxy, temendo che il marito non sarebbe riuscito a sopportare un'altra mattata, cercò di cambiare argomento: il nuovo si presentò per lei su un piatto d'argento, una volta che vide Axl passeggiare avanti e indietro come un mastino davanti alla porta.
«Ma... eri con Axl? Ad averlo saputo non ti avrei disturbata, scusami...» impersonò un'aria davvero dispiaciuta
«Che c'entra...» borbottò l'altra senza neanche guardarla
«Che cos'è quel segno che hai sul collo?» lei e Nikki se la ridevano alle sue spalle, mentre Gracearrossiva come un peperone
«Roxy sta' zitta o ce n'è anche per te!»

Giunti a casa Nikki cambiò il messaggio nella segreteria: “Ehi, sono Nikki. Non sono in casa perché sono morto.”
Mentre Roxy telefonava a Sally per ringraziarla di aver tenuto in vita il marito mentre arrivava l’ambulanza, il bassista si iniettò droga in vena e svenne.
Quando la moglie lo vide si mise a piangere, decise quindi di controllare la respirazione e di tenere il telefono vicino.
Al suo risveglio, era diverso. Realizzò per la prima volta seriamente che qualcosa non andava. Uno che è morto per overdose non dovrebbe tornare a casa e farsi ancora.
Raccontò a Roxy che mentre era morto, vedeva dall’alto tutto ciò che accadeva davanti all’albergo: l’ambulanza, la sua limo, le persone che osservavano e lei, disperata.
Ascoltò i messaggi nella segreteria, erano costellati di offese per la frase che aveva messo.
«In effetti Nikki la frase non era divertente e nemmeno entrare in casa e trovarti così, con la siringa nel braccio e il sangue a giro. Non te l’ho tolta, volevo che tu vedessi.» lo deplorò la donna
«Roxy, te l’ho detto un sacco di volte che avrei smesso, ma ora, cazzo, è diverso. Sono arrivato al capolinea. Devo scegliere se vivere o morire. Se continuo così morirò di certo, ma io credo di aver deciso di voler vivere. Ho scelto la vita. E anche se la frase della segreteria è tutto sommato divertente, credo che la cambierò.»
Si alzò, cambiò la frase, si fece una doccia e tornò a letto, era davvero molto stanco.


25 dicembre 1987


Nikki dormì per quasi 48 ore, quando si svegliò sembrava rinato e molto più deciso a smettere di quanto fosse mai stato.
Era Natale quando comunicò a Roxy:
«Tesoro, mi ci vuole un nuovo diario. Sono felice e non mi ricordavo nemmeno più cosa significava. Non sento più i mostri dentro di me, ma solo fiducia e speranza. Certo, loro torneranno, ma vorrei evitare di farli entrare di nuovo. Il nuovo diario mi serve per la nuova vita, per uscire definitivamente dal buio che mi intrappolava. Chiamiamo Slash e Sally. È Natale, cazzo!!! Non possiamo stare soli. Tu hai anche fatto l’albero. Voglio vivere, aiutami a farlo.»




*la cosa era realmente accaduta in Giappone.

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Capitolo 6
*** Crazy (Halloween) Party ***



21 novembre 1987



Era tarda mattina quando Nikki si svegliò con un tremendo mal di testa e si rese conto della presenza di Roxy accanto a lui (che poi era normale, visto che erano sposati). Si alzò per prendere qualcosa che lo facesse stare meglio, riordinò le idee e per farlo decise di chiamare Tommy:
«Ehi fratello...»
«Sixx, mi hai svegliato, ma porca...!!!» rispose l'altro, con la voce di uno che è appena uscito dall'oltretomba
«Non è che per caso ti ricordi qualcosa di ieri sera?» proseguì il bassista
«Dovrei? È stata una serata memorabile?»


[dieci ore prima]



«Roxy, sei in camera?»
Era Doc, molto nervoso. La ragazza afferrò la vestaglia e andò ad aprire. Lì per lì aveva sperato che fosse suo marito.
«Entra.» bando alle ciance «Cosa ha fatto Nikki stavolta?» la donna aveva ormai accettato, anche se non felicemente, che il bassista quasi tutte le notti si ubriacasse e andasse in giro a far danni, per non parlare del fatto che fosse ormai ricaduto nella dipendenza.
Appena tornati dal locale di spogliarello, dove Roxy era dovuta andare per tenere sotto controllo Nikki e Slash, suo marito aveva deciso di andare a trovare la sua “anima gemella”, Tommy. Ovviamente alle quattro non era ancora tornato.
«Se ha dato fuoco alle porte delle camere con la lacca, vai a togliergli la lacca» suggerì, paziente
«No, hanno combinato di peggio!» rispose Doc
«Con Tommy? Hanno di nuovo rubato una limousine e si sono schiantati sul cancello dell’hotel?» proseguì la donna
«No, vieni a vedere!!!»
«Hanno quindi di nuovo portato i mobili delle camere in ascensore per farci un comodo salottino?»
«La smetti di provare ad indovinare?! Non è divertente e non è un gioco a premi. E soprattutto anche se indovini non ci guadagni niente. Guarda!!» tagliò Doc, non appena giunti in camera sua.
Roxy si mise a ridere. Lui ovviamente non apprezzò.
Il letto era letteralmente imploso. Avrebbero potuto dare la colpa alle tarme, stavolta.
«Cosa cazzo ridi?! Quei dementi di Nikki e Tommy sono entrati in camera mia mentre non c’ero e hanno tagliato le doghe del letto con un cazzo di coltello. Quando mi sono seduto sono sprofondato insieme al materasso! Dove dovrei dormire io stanotte?!»
Roxy cercò di riprendere un po’ il controllo:
«Doc, hai ragione.» affermò con il suo tono più serio, che però degenerò in un'altra risata «Ovviamente ti rendi conto che è divertente, vero? Comunque sentiamo Fred, magari lui ha un letto in più in camera... Oppure puoi sempre buttare il materasso per terra.»

Nella sua camera Fred era impegnato, per così dire, a rimettere in ordine:
«Roxy, fermali. Stasera sono davvero fuori controllo. Nikki voleva tirare il mio materasso dalla finestra… gli ho dato un pugno. Penso che ora abbia un occhio nero.»
«Ok, vedo cosa posso fare... Gli altri?»
«Tutto bene. Mick ha cercato di suicidarsi buttandosi dal terrazzo, ma l’ho fermato prima.»
«Sì, dai, hai ragione. Tutto bene!!»
Roxy ormai aveva raggiunto un certo self-control. In genere i ragazzi distruggevano tutto e sapendo come lei li controllava avevano organizzato dei metodi quasi raffinati per far entrare la droga in albergo e nel backstage. La fatica più grande era allontanare le donne da Nikki, ma in quello era diventata praticamente un genio.
Non sapendo dove fossero, Roxy, Doc e Fred decisero di andare al bar, piuttosto convinti di trovarli. Mentre scendevano sentivano aumentare urli e risate. Evidentemente non si erano sbagliati.
«Stanno facendo di nuovo la lotta?» Doc sapeva perfettamente che era una cosa possibile e molto pericolosa. «Speriamo che non tronchi le ossa di nessuno. Nikki ha quasi rotto il collo di Slash l’ultima volta.»
Giunti al bar dell’albergo la situazione era assolutamente bizzarra. I ragazzi bevevano direttamente dalle bottiglie di Jack, con i pantaloni abbassati... e c’era puzzo di bruciato.
Il barista, sconvolto, si avvicinò:
«Si sono buttati giù i pantaloni per buttarsi il liquore nelle loro parti intime e poi si sono dati fuoco. Devo chiamare il 911?»
«No, stanno bene. Ve li portiamo via, grazie» Roxy si organizzò «Doc, Fred, prendete Tommy e Mick. Per Vince basta una donna che ci passi la notte... forse sono meglio due. A Nikki ci penso io, ovviamente» infine riuscì a confonderlo abbastanza da riuscire a portarlo in camera, dove il casinista si addormentò appena toccato il letto.


[dieci ore dopo]



Nikki riattaccò senza rispondere e tornò dalla moglie. Svegliandola con una carezza, le chiese:
«Ieri notte, per caso… ho tagliato le doghe del letto di Doc?»
«Beh, Nikki, sì... però è una delle tante cose che hai fatto… Hai un occhio nero, non so se l’hai visto, e ti sei anche dato fuoco.»
«Lascia stare l’occhio nero, capita! Più che altro... cosa vuol dire che mi sono dato fuoco?»
Proprio in quel momento il telefono squillò di nuovo.
«Che c'è?» rispose Nikki, piuttosto alterato, senza averne alcun motivo, ovviamente
«Che cazzo hai fatto al mio uccello?» gridò Tommy
«Io? Tu sei matto, non mi avvicinerei alla tua anaconda neanche se...» Roxy sghignazzava, suo marito alzò un sopracciglio «Ne sai qualcosa tu?» la mora non riusciva più a trattenersi.
Lo baciò con un sorriso divertito:
«Guardati nelle mutande… A quanto pare non sapevi proprio dove appiccarti il fuoco!»


31 ottobre 1988



«Sei arrivata!» esclamò Grace, saltando al collo di Roxy. Lei la guardò perplessa. Erano piuttosto amiche ma non erano mai arrivate a quel livello di smielatezza. Indossava un completino da streghetta più tendente alla versione sexy shop che a quella da brava ragazza, si era sempre divertita ad assecondare le sue doti da trasformista. Roxy aveva un vestito macchiato di sangue finto, sicuramente un regalo del marito, che con Halloween sbizzarriva tutta la sua fantasia macabra (anche se Nikki tendeva a regalarle cose o troppo attillate o praticamente che la lasciavano mezza nuda).
«Ciao Nikki!» la ragazza si lanciò anche al collo del fratello. Allora tutti realizzarono che forse aveva alzato un po' il gomito.
«Sixx, hai intenzione di farci aspettare ancora?» singhiozzò Slash, comparso alle spalle di sua sorella «La festa è già iniziata da un pezzo!» non sembrava che si fosse sforzato molto di travestirsi, aveva il suo solito abbigliamento, più qualche finta ragnatela tra i capelli... sempre che fossero finte per davvero.
«Il ritardo non è stato colpa mia» si giustificò il bassista «Roxy ha avuto un conflitto con il forno»
«Il forno?» domandò Grace esterrefatta, ma nessuno la considerò. Effettivamente non era importante.
«Se ho avuto un conflitto col forno, però, è colpa tua!» replicò offesa
«Sei stata tu a carbonizzare la torta!»
«Lo sai perché ho carbonizzato la torta!»
«Perché di colore nero faceva pendant con le decorazioni di Halloween?» Tommy fece la sua comparsa con in mano un vassoio di drink, Grace e Slash ne presero due a testa, stava per avvicinarsi anche Nikki ma l'amico si lamentò «Hei, questo vassoio era per me!»
«Ah, scusa amico» disse il chitarrista, appoggiando i due bicchieri già svuotati sul portavivande
«Insomma dov'è questa torta?» domandò il batterista «Qui stiamo tutti bevendo a stomaco vuoto»
«E la cosa ti turba?» proseguì Roxy preoccupata
«No, però ho un certo languorino» si giustificò
«Comunque la torta è nel secchio della spazzatura, se ti interessa»
«Daiiii, ma perché?» strillò Grace, che era passata inesorabilmente in secondo piano, anche a causa della scarsa intelligenza che si sprigionava dalle sue affermazioni
«Ma era carbonizzata!»
«Come hai fatto a carbonizzarla? Solo te, eh...» infierì l'amica
«Sono stata costretta ad assentarmi dalla cucina e il timer è difettoso»
«Beh, se lo sapevi potevi evitare di lasciare il forno incustodito, no?»
«Non è dipeso da me» Roxy fulminò il marito con gli occhi, e se questi avessero avuto lo stesso potere del fornetto, della tinta cadaverica del giovane bassista non sarebbe rimasto molto
«Questa è la tua versione dei fatti. E poi cosa vuoi, non ti sei lamentata!!»
Tommy iniziò a ridere sonoramente.
«Nikki!! Mi hai letteralmente portata di peso sul letto in camera!!»
«Beh, ho delle esigenze se voglio mandare avanti questa famiglia»
«Dai che schifo Nikki» tutti si allontanarono e li lasciarono lì da soli.

Roxy aveva bisogno di parlare con Grace da amica, come si fa di solito, anche le solite stupide quattro chiacchiere sulla puntualità del ciclo, sull'oroscopo, sulla tinta dei capelli o sul perché quel figo di Brian May sembrasse non voler arrestare la sua opera di allargare la sua famiglia alla luce della scoperta della nascita della sua ultima figlia giustappunto l'anno prima, e non lasciasse sua moglie per mettersi con qualcuna di più giovane.
In linea generale, qualunque cosa la distraesse.
Ma Grace in quel momento non sembrava molto presente.
«Non starai esagerando?» le domandò, appena riuscì a separarla da quello che pareva essere il suo migliore amico della serata, Slash.
«Tu credi?» barcollò
«Mi dà l'idea che tu non riesca neanche a reggerti in piedi»
«Sto benissimo»
«Su questo non ho dubbi, sei talmente sbronza che cammini sulle nuvole»
«Belleeeee... chissà che sapore hanno»
«A proposito del tuo paradiso personale. Axl?»
«Dal nulla ha deciso di non venire» fece spallucce «io ormai ero vestita e gli ho detto che scendevo e lui non ha neanche cercato di fermarmi»
«Ormai è quasi un anno che state insieme... non ti ci sei abituata?»
«Sì, è per quello che mi sento strana»
«No, credo che sia per l'alcol»
«Bazzecole. E con Nikki?»
«Vuoi davvero sapere di me e tuo fratello?»
«Ripensandoci no.»

«Segna» disse Nikki alla moglie «mai assistere allo spettacolo raccapricciante della propria sorella che si sbronza con il TUO amico di sbronze»
L'uomo rabbrividì, chiudendo gli occhi di fronte al ricordo dei due, piegati con mezzo busto oltre la spalliera del divanetto di fronte al suo, a rimettere anche gli organi interni. Sua sorella si sarebbe svegliata alleggerita di qualche chilo. Al momento se ne stavano a dormire, come due angioletti, collassati sul divano. Imperturbabili.
«Non so quanto resisterà a questo ritmo, da quando sta con Axl, sta degenerando»
«Scopa, con Axl...»
«Ti costa tanto ammettere che è tuo cognato?»
«Certo che sì!»
Slash iniziò a russare, Grace si rannicchiò su se stessa, scuotendo la testa come un leone. Avrebbero voluto aspettare lì fino a che uno dei due non si fosse svegliato e non si fosse trovato sul divano con l'altra, convinto di chissà che cosa e provando un certo ribrezzo al solo pensiero... Nikki sghignazzò gustando quell'immagine nella sua mente.
L'ascensore emanò il suo classico suono e le due porte si aprirono, lasciando passare un Axl a dir poco stralunato. Diede un ultimo tiro alla sigaretta che teneva in bocca e la spense sulla moquette, poi raccolse la sua presunta fidanzata dal divano e la portò con sé in ascensore senza considerare nessuno dei presenti.
«Guarda come mi sono ridotto, da quando ti ho sposata...»
«Come ti saresti ridotto?»
«A guardare gli altri che si sfasciano e a doverli riportare in camera... su, aiutami a tirare su Slash, che a guardarlo non lo diresti, ma se al peso del corpo sommi quello dei capelli...»

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Capitolo 7
*** Nothing is real. ***



09 maggio 1987


Nikki e Roxy erano al tavolo del ristorante, quando il bassista interruppe il suo silenzio durato praticamente tutta la sera:
«Domani ho intenzione di smettere di farmi, davvero… Non ce la faccio più… e nemmeno tu. Farò tre o quattro giorni di metadone, per aiutarmi, e poi tutto da solo… Non voglio diventare dipendente anche dal metadone.»
Roxy stava per complimentarsi: era dubbiosa sulla riuscita del piano nel fare tutto da solo, ma doveva fidarsi.
Nikki tirò fuori un anello e continuò a parlare:
«Roxy, mi vuoi sposare?»
Inizialmente la ragazza, stupita dalla proposta, non voleva accettare, si trattava comunque di un tossico, ma era impossibile dire no a Nikki soprattutto quando i suoi occhi brillavano di sicurezza, amore e tanta speranza.
«Sì Nikki. Ma prima devi disintossicarti.»
Nikki sorrise felice.
«Ci sposiamo sabato 16, ok? Andiamo a dirlo a Tom, sarà felicissimo.»
Tom, il nonno di Nikki, era arrivato il giorno prima e odiava vedere il nipote in preda alla dipendenza e la sua adorata nipotina, per non parlare poi della sua nuova ragazza, arrabattarsi per tenerlo lontano dai guai, ma forse con questa notizia sarebbe stato felice.


15 dicembre 1988


Forse perché aveva troppa paura a chiedergli di smettere.

«Reagisci, cazzo, non sopporto che tu stia qui a farti picchiare da me, a farti violentare da me, a farti insultare da me senza dire niente. Se non ti difendi da me, da chi lo farai?» Axl lanciò Grace sul divano come fosse stata un peso morto e questo si ribaltò, facendola cadere all'indietro e poi rotolare fino al mobile della televisione.
Le faceva male la testa e, adesso che si concentrava, anche la gamba e il fianco. Si sentiva avvolta da un torpore generale e aveva una gran voglia di piangere. Si rannicchiò in quel pezzo di pavimento sperando che l'uomo la ignorasse. Era in piedi sul letto, pazzo, incazzato, che la guardava con gli occhi del diavolo, sprezzanti di disgusto e rabbia.

Forse perché non distingueva più il sesso che facevano dai colpi che prendeva.

«Hai intenzione di rimanere lì ancora per molto?» sibilò con rabbia soffocata nella compressione di quel suono tra i denti, mentre Grace cercava un appiglio nel mobile per potersi rialzare. Le andò incontro per poi strattonarla per un braccio. «Sei debole, Dio, quanto sei debole»
Aveva paura.
La ragazza riuscì a fatica a scivolare via dalla porta prima che lui la acciuffasse di nuovo.
Corse nel corridoio.
Sentiva ancora il suo alito sul collo, la sua presa forte sulla sua carne. Era come se non fosse mai potuta scappare.
«Grace! Torna subito qui!» gridò l'uomo nella stanza, mentre lei si alzava maldestramente da terra dopo essere scivolata nel tentativo di scappare, per aver preso male la curva del corridoio.


16 maggio 1987


Roxy stava finendo di prepararsi con le sue amiche. Sembrava preoccupata, così Grace provò a indagare. La risposta della sposa non tardò a confermare i suoi timori:
«Nikki... è stato davvero male, Grace. Ho dovuto organizzare tutto da sola e spero che gli piaccia. Non siamo in una chiesa perché lui le odia, lo sai benissimo. È stato terribile vederlo stare così male per la disintossicazione. È dimagrito ancora e in alcuni momenti pensavo che sarebbe morto.»
«Ti ha vietato di chiamare la mamma, vero?»
«Sì, ha detto che non si sarebbe nemmeno presentato al matrimonio o che l’avrebbe fatta prendere a calci dal testimone... e sai che Tommy lo farebbe.» la sorella dello sposo lanciò uno sguardo al cielo con rassegnazione
«Me lo immaginavo... Speriamo che vada tutto bene... una parte degli invitati sono dei debosciati»
«A quelli ci penso io» le fece l'occhiolino l'amica «del resto è il mio lavoro.»


15 dicembre 1988


«Grace?» solo all'idea di sentir pronunciare il suo nome ancora una volta, la ragazza sussultò. Era Roxy. «Oh mio Dio, non posso credere che l'abbia fatto di nuovo» commentò, mettendosi una mano davanti alla bocca per il dispiacere
«Non lo fa di proposito. Lo sai, odia perdere il controllo» lo giustificò la sua compagna. Nonostante tutto quello che continuava a farle da un anno ormai. Nonostante l'amore che lui dichiarava di provare. Tutto era cominciato poco dopo che la loro storia aveva iniziato a prendere una forma, quando lei era andata a vivere con lui in quella stanza dell'albergo di Roxy.
Axl non lo faceva per il gusto di farle del male, rientrava nel suo strano modo di vivere.
«Se Nikki lo scopre... lo massacrerà. Tu sei sua sorella, sei la creatura che ha visto sin dalla sua nascita, e Axl non può farti questo...e te lo ripeto. Se Nikki lo scopre, lo ammazzerà»
«Non...» tentò Grace
«Non ho detto che sarò io a dirglielo!»
«Grace! Torna subito qui!» gridò di nuovo l'uomo nel corridoio.
La donna deglutì, lasciando che il terrore si sciogliesse nei suoi occhi.


16 maggio 1987


Nikki era nella stanza dello sposo con i suoi migliori amici di bravate. Tutti bevevano, ma nessuno si faceva davanti a lui per rispetto. Erano tutti impegnati a uccidere cuscini con i coltelli quando Tommy si interessò della salute di Nikki, che sembrava debole. Il bassista rispose:
«Tommy, sono distrutto. Sono davvero felice di sposarla e tutto sommato sto bene, ma i primi quattro giorni sono stati fottutamente terribili. Inizio a rimangiare ora.»
«Potevi aspettare, no?»
«No! Lei mi avrebbe di certo aspettato, ma non volevo aspettare. È l’unica che mi abbia mai voluto anche sapendo delle mie braccia a colabrodo e dei nani armati di mitra che mi immaginavo. Mi è stata molto vicina nella disintossicazione. Lo sai come ci si sente quando si ha qualcuno, con Heather sei felice?»
«Sì, con lei sono felice. Pensi di riuscire a mangiare qualcosa oggi?»
«Oggi non lo so, ma spero di stare molto meglio durante il viaggio di nozze… Mi incazzerei molto se stessi ancora tanto male da non poter scopare con mia moglie!» evidentemente stava bene
Duff intervenne:
«Non è che finora tu abbia vissuto in castità... Comunque vai bene vestito così? Quei pantaloni?»
I pantaloni di un completo erano appoggiati su una sedia, Nikki li guardò:
«Sono miei. Me li ha mandati Roxy, ma sa benissimo che non li userò mai, preferisco così: pantaloni di pelle, stivali, maglietta nera e giacca. Qualcosa non va?»


15 dicembre 1988


«Devi lasciarlo» sussurrò piano Roxy, risultando ugualmente molto chiara.
«Non posso farlo!» la imitò l'altra, parlando più con gli occhi sgranati che con la bocca.
Sembrava suo fratello quando era fatto. Le occhiaie, una pessima forma fisica, la rabbia che traboccava da ogni buco nelle vene.
«Perché?» incalzò impertinente
«Non lo sopporterebbe...» ringhiò
«E tu quanto pensi di riuscire a sopportare il suo atteggiamento prima di avere un crollo?» replicò con aria di sufficienza
«Io lo amo, non avrò nessun crollo, staremo insieme fino alla fine. Va tutto bene.»
«Non usare i tuoi trucchi da psicologa con me... Non devi convincermi.» Roxy inarcò un sopracciglio.
Axl perforò le pareti con la sua voce carica di rabbia per l'ultima volta. La paura si dipinse sul viso di Grace, che seppur avesse cercato di non darlo a vedere all'amica, fallì miseramente. Strinse la parete alle sue spalle con le mani, come se avesse voluto farsi inghiottire e sparire una volta per tutte.
«Devo andare» rispose sommessamente, poi camminò fino a raggiungere il corridoio principale «Axl, sono qui» e andò avanti.


16 maggio 1987


La cerimonia andò benissimo: Roxy si era tranquillizzata ed era raggiante nel suo vestito dal corpetto blu.
Nikki era stanco, era chiaro, ma sembrava felice e tutto sommato in forma visto che alla formula:
«Ora può baciare la sposa» prontamente ribattè
«Era l’ora!!!»
La sposa per il pranzo si era cambiata e aveva un vestito rosso, corto, scollato sulla schiena.
Nikki si era solo tolto la giacca.
Il pranzo fu strano e, probabilmente, al limite della legalità.
Tutto sommato fu una bella festa almeno per quelli che non rimasero shockati dagli invitati rockers, quindi tutti i parenti di Roxy.
Tommy, Vince, Mick, Slash, Duff, Steven e altri amici di Nikki bevvero come spugne e nel bagno sicuramente approfondirono il loro rapporto con le droghe. Tra tutti vollero anche suonare qualcosa. Il testimone durante il pranzo decise di rimanere senza maglietta, perché secondo lui era troppo caldo, poi fu il turno del discorso del suo discorso.
«Nikki, Roxy... congratulazioni! Io ed Heather siamo molto felici per voi. Roxy ricordati che Nikki è un ragazzo in gamba. Sixx, ti ricordi di quando siamo andati a pesca con la limo? Divertentissimo! E ragazzi, di quando in Svizzera abbiamo sparato con un lanciarazzi di segnalazione in camera e il colpo iniziò a rimbalzare sulle pareti?» Tommy si divertiva un sacco con il suo discorso improvvisato e alcuni invitati ridevano, altri erano solo molto preoccupati. Roxy aveva paura che avrebbe esagerato nei racconti e lanciava sguardi allarmati a Grace, sperando che intervenisse, ad esempio improvvisando un discorso lei stessa. Nikki invece rideva, molto divertito. Sembrava davvero una persona felice e sana.
«Ragazzi, tra poco si riparte con il tour e stavolta cerchiamo di non morderci sull’autobus durante gli spostamenti. Nikki ho ancora i segni dei tuoi denti, guarda! Comunque congratulazioni e Roxy... trattalo bene! Agli sposi!»



Aaaallora. Volevamo dire che l'8 dicembre noi saremo a Nottingham a vedere i Motley... e ci chiedevamo se magari non ci sarà anche qualcuna di voi che ci legge, tutto qui...
Fiduciose come sempre, le vostre
B.&C.

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Capitolo 8
*** Vita e Morte ***


Capitolo VIII Vita e Morte


25 novembre 1991



Grace accese la televisione nel piccolo salottino della suite dell'Hotel di Roxy dove oramai lei e Axl convivevano da un pezzo.
Quello che amava definire il suo compagno stava ancora dormendo: era stata una notte lunga, intensa e piacevole.
La donna riempì un bicchiere di vetro rimasto lì da chissà quale occasione con il succo di frutta alla pera che solitamente Slash usava per diluire il rum prima di andare a dormire, inspiegabilmente rimasto nella loro stanza, sul mobile della televisione. Faceva freddo, la sera prima dovevano aver lasciato la finestra aperta. Si avviò per chiuderla e per farlo dovette appoggiare il bicchiere sul davanzale.
«La morte di Freddie Mercury avvenuta ieri verso...» la voce del telegiornale echeggiò in tutta la stanza. Grace si voltò rapidamente, dando una botta all'anta e facendo andare in mille pezzi il bicchiere appoggiato sulla lastra di marmo.
Dentro di sé era fermamente convinta che non potesse essere vero. Aveva capito male e voltandosi, guardando dentro lo schermo, avrebbe trovato le risposte che cercava, il nome che mancava, la sicurezza di cui aveva bisogno. Eppure il servizio andava avanti, il volto era il suo, le immagini dei Queen, il nome veniva ripetuto all'infinito come se sopra ci avessero inciso il simbolo del periodico come funziona in matematica.
Le veniva da piangere: si coprì dapprima solo la bocca, poi anche gli occhi. Percepiva un'inspiegabile sensazione di tristezza, quasi di disperazione. Non lo conosceva, no, però era l'idolo di più di una generazione, aveva sempre provato un'infinita ammirazione nei suoi confronti, e non c'era più. Dannazione non c'era più.
Era imbarazzante stare così male per una persona che effettivamente non rappresentava niente per lei, se non una delle voci che più amava, seconda, forse, solo a quella di Axl. Oltretutto, quello era probabilmente l'unico artista che piaceva a entrambi, uno dei loro punti in comune.
Grace spense quell'aggeggio infernale che sparava solo parole senza senso che non riuscivano a lenire il suo dolore in nessun modo, anzi, forse solo ad enfatizzarlo, ricordandole ogni secondo che semplicemente, era morto.
«Grace, si può sapere che cazzo stai combinando a quest'ora della mattina?»


26 febbraio 1988



Roxy era in bagno già da un bel pezzo. Grace decise di andare a sentire se andava tutto bene.
«Entra Grace, ho bisogno di un consulto!» le ordinò
«In bagno? Non ci possiamo consultare fuori?» domandò l'altra un po' spaventata
Roxy si affacciò alla porta del bagno:
«Grace, entra cazzo!» a quel punto la donna non poté fare altro che obbedire, visto che l’amica sembrava un po’ in ansia. Il bagno era sottosopra.
«Guardali e dimmi cosa vedi!» ordinò di nuovo
«Tipo una decina di test di gravidanza? Di chi sono?»
«Di Nikki. Secondo te??? Sono miei!!!!» Roxy si massaggiò le tempie domandandosi come, nonostante la tanta cultura che ostentava, Grace riuscisse alle volte ad apparire così ottusa «Leggi i risultati.» L'amica li guardò tutti e alla fine disse:
«Ma... scusa, eh, sono tutti positivi, che consulto vuoi che ti faccia?» si grattò un sopracciglio
«Avevo sperato che fossero tutti sbagliati…»
«Sì, tutti e dieci, via!!! E poi dov’è il problema? Nikki adora i bambini!!»
«Li adora sì, peccato che è uscito due giorni fa dalla clinica di riabilitazione… Non so se al momento li adora!»


25 novembre 1991



Axl.
Aveva attraversato la porta di vetro molto appariscente che separava le due stanze e adesso se ne stava con le braccia incrociate e gli occhi chiusi per la troppa luce, appoggiato allo stipite. La ragazza lo guardò un attimo, in una circostanza normale quella scena l'avrebbe riempita di tenerezza, l'avrebbe adorato per l'espressione da bambino, per i capelli lisci come spaghetti dopo una mattina di sonno che lei avrebbe solo potuto sognarsi (sembrando infatti in realtà un barboncino, ogni volta che si svegliava), per quel look misto macho, fidanzato preoccupato e uomo infastidito per essere stato svegliato troppo presto. Il fiato si mozzò a metà tra i suoi polmoni e la gola.
Se fino a quel momento aveva sofferto, una fitta ancora più dolorosa la prese sapendo quanto la cosa avrebbe fatto stare male lui.
Per questo non poteva rispondergli 'è mezzogiorno e mezzo'.


26 febbraio 1988



Roxy e Grace avevano discusso di come poterlo dire a Nikki, ma l’unica conclusione fu quella di dirlo e basta, senza troppi giri di parole.
Quando la donna tornò a casa, il bassista era intento a suonare, ma si fermò per andarle incontro, tutto felice di averla di nuovo tra le sue braccia.
«Amore, devo dirti una cosa...» esordì la moretta, e lui la baciò come per acconsentire al racconto.
«Era un po’ che lo sospettavo… ma oggi al lavoro… ho avuto la conferma…» Roxy non riuscì a continuare e ciò che il marito disse non la aiutò per niente, soprattutto perché stava facendo il suo solito sorriso disarmante
«Cosa? Non ti fermare, sto diventando vecchio così! Non sono morto d’overdose, vuoi farmi morire d’attesa?»
«Sì, scusa… è che ho scoperto che… che… adoro le rose nere... ripensavo a quando mi ci hai riempito lo studio...»
«Tutto questo casino per una cosa del genere? Ok, te ne regalerò un po’ quando meno te lo aspetti!! Vado a ordinare la cena. Avevamo detto pizza, vero?»
Quando Nikki si allontanò per ordinare la pizza, Roxy chiamò Grace, ma rispose Axl, che ovviamente voleva avere tutto sotto controllo, telefono compreso.
«Axl passami Grace!» ordinò la moretta, non molto incline ad assecondare altri se non se stessa, quel giorno
«Perché?»
«Se te lo avessi voluto dire, forse non ti avrei chiesto di passarmi Grace, no?»
«Parlare con me o parlare con Grace è uguale!» per un attimo Roxy immaginò di confidare tutte le sue cose più intime al cantante e non alla psichiatra. Un brivido partì dalla schiena e arrivò fino ai capelli.
«Axl, ti caccio fuori dall’albergo se non me la passi!!» a quel punto Grace prese il telefono
«Com’è andata?» domandò curiosa
«Bene! Gli ho detto che mi piacciono le rose nere!»
«Non è per fare la pignola, ma non era quello che dovevi dirgli, no?»
«No... ma lì per lì mi sembrava una cosa migliore da dire rispetto a “il bagno del nostro studio è bellissimo, ci ho passato mezza giornata.”, non ti pare?»
«Vai a dirglielo!» ordinò Grace «Ehm... Roxy?»
«Che c'è?»
«Ma davvero ti piacciono le rose nere?»


25 novembre 1991



«Hai rotto un bicchiere e adesso ti trovo a piangere. Sei ubriaca?» esordì Axl, tirandole indietro la testa per i capelli
«Mi fai male...» borbottò lei
«Ah, ma vaffanculo, se ti è venuto il ciclo dillo eh.» sbottò lui, tornando in camera tutto arrabbiato. Era evidentemente una battuta di cattivo gusto, quindi la ragazza si risparmiò di far notare l'ottavo mese di gravidanza ben evidente sul suo corpo, oramai.
«Axl...» mugugnò lei, trotterellandogli dietro «È morto Freddie»
«Cos'è, il tuo cane? Tuo nonno?» il rosso si voltò disturbato
«Mio nonno si chiama Tom!!» lo corresse prontamente lei
«Vorresti essere più precisa allora?»
«Freddie Mercury, Queen, hai presente, Crazy Little Thing called Love?»
«Porca troia dici sul serio?»
«No, mi metto a piangere perché mi è seccata una pianta grassa... secondo te»
«Porcaccia schifosa lurida!»


26 febbraio 1988



Dopo cena Roxy provò raccogliere tutta la sua forza di volontà e andò da Nikki. Il bassista era in camera a scrivere il suo diario, che lo stava aiutando tanto dopo la disintossicazione.
«Nikki…»
«Dimmi!»
«Vuoi un po’ di tè?»
Non ce l’aveva fatta nemmeno quella volta.


25 novembre 1991



Axl aveva iniziato a tirare calci indistintamente a qualsiasi cosa gli fosse passata sotto piede e la prima settimana non era stata facile per nessuno. Era intrattabile.
La reazione istintiva era stata iniziare a comportarsi esattamente come Freddie in ogni aspetto della vita quotidiana.
Era davvero una delle poche, vere cose che accomunavano lui e Grace ed era terribile che fosse scomparsa.
E poi approdò all'idea geniale.
Il documentario.*


26 febbraio 1988



Nikki tornò in cucina a bere in piedi il tè. Solo a quel punto Roxy si alzò per dirglielo:
«Tesoro... Ti piacciono i bambini, vero?»
«Piccola, sai benissimo che li adoro!»
«Meno male, perché… aspetto un bambino»
Al bassista cadde la tazza e subito dopo tolse di mano la tazza alla moglie:
«C’è teina, non la puoi bere!» detto questo la abbracciò e baciò come raramente aveva fatto prima «Sei sicura?»
«Ho fatto dieci test di gravidanza, penso che possano bastare. E ridammi il tè che è deteinato!!»
Nikki sorrideva e non smetteva di abbracciare la moglie e baciarla: era davvero più felice di quanto non fosse mai stato. Roxy pensò che aveva sicuramente sbagliato a preoccuparsi.
«Chiamiamo Tommy» il bassista prese il telefono e lo chiamò subito. Il batterista rispose:
«Ma porca merdaccia, chi cazzo è che mi disturba mentre mi faccio la mia donna?»
«Tommy, continui dopo!!! Tanto non muori di astinenza! Roxy aspetta un bambino. Organizza una festa!!!»
«Ferma!» proseguì il batterista, sicuramente rivolto alla “sua donna”. «Che festa vuoi? Possiamo invitare tutta Los Angeles?!»
«Fai quello che vuoi, ma niente droga.»
«Fuochi d’artificio compresi?»
«Anche un nano sparato con un cannone se lo trovi.»
«Organizzo tutto io!! Fidati, sarà memorabile!! Richieste speciali?»
Nikki guardò Roxy, che intervenne:
«Tommy… vieni vestito!!!»
Quando riattaccarono il telefono, il bassista disse alla moglie:
«Lo sai, che tanto Tommy si spoglierà alla festa, vero?»
«Non è detto! Lo puoi tramortire prima con il nano sparato con il cannone!»



*The Days of our Lives. Durante la presentazione del documentario, facilmente reperibile su YouTube, Axl indossa un paio di pantaloni soprannominati dalle autrici la 'fioriera'. W gli anni '90.

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Capitolo 9
*** Gotten (Parte I) ***



4 aprile 1991



Era ormai mattina presto quando Roxy sentì sbattere la porta di casa e vide Nikki entrare come una furia in camera da letto, dove la moglie lo aspettava guardando il loro bambino dormire.
«Ma dove sei stato?! L’hai vista l’ora?» domandò la psichiatra.
«Roxy, esci di camera, ti devo parlare immediatamente e non voglio svegliarlo.» C’era sicuramente qualcosa che non andava, la mora ormai conosceva troppo bene il marito per non notare che questa volta era arrabbiato come non l’aveva forse mai visto. «Axl picchia mia sorella.» affermò, con sicurezza. Roxy non sapeva cosa rispondere, così rimase immobile a guardarlo negli occhi. «Ti prego… dimmi che non lo sapevi...»
«Amore… mi dispiace...»
«Cazzo! E cosa aspettavi a dirmelo? Grace è anche tua amica!» esclamò urlando, per poi abbassare di nuovo il tono di voce.
«Proprio lei mi ha detto di non dirti nulla e io non te l’ho detto. L’avevo avvertita del fatto che prima o poi tu l’avresti scoperto, ma lo sai com’è… lo proteggerà fino alla fine, come io proteggerò te, come tu proteggerai me... è l'amore...»
«Ma io sono tuo marito! Avresti dovuto dirmelo!» obiettò. Prese il vaso che aveva davanti e lo scaraventò sul muro.
«... e vederti spaccare la casa come effettivamente stai facendo?»
«Guro che l’ammazzo!»
«Ma poi… chi te l’ha detto?!» chiese curiosa Roxy.
«Sono passato dal tuo albergo e ho incontrato gli addetti del servizio in camera che mi hanno chiesto come stesse Grace… raccontandomi un paio di cose interessanti. In macchina mentre tornavo ho fatto due più due.»
«E tutto questo è successo quando? Perché non so se hai visto che ore sono…»
«Ho guidato praticamente tutta la notte per cercare un motivo per non ammazzarlo…» spiegò il bassista.
«...E?» tentò la donna.
«Non l’ho trovato. Quindi ora parto da casa, vado al tuo albergo e gli spacco la faccia. Se poi sono ispirato gli spezzo le gambe e solo alla fine lo ammazzo!»
«Nikki non puoi ammazzarlo. Tua sorella lo ama.» tagliò lei, cercando di sembrare quanto più convincente possibile.
«M'importa una sega!» detto questo si diresse verso la porta, ma Roxy riuscì a mettersi davanti a lui.
«Non puoi lasciarmi a casa, da sola, con il bambino, mentre tu vai a farti arrestare. Lasciami venire con te.» propose
«Va bene, però devi aspettare in macchina.»
Ovviamente il piano di Roxy era molto diverso: doveva scendere di macchina e soprattutto doveva riuscire a mettersi tra il marito e Axl. Questo però non poteva dirlo ad alta voce, quindi si limitò ad acconsentire. Andò in camera a prendere il bambino e ne approfittò per avvisare Grace dell’arrivo del fratello assolutamente furibondo.

Il telefono quella mattina squillò presto. Troppo presto per chiunque.
«Oddio...» mugugnò Grace, estraendo la testa e una mano da sotto le coperte calde. Axl era ancora abbracciato a lei, dovette scansarsi, pur di sentire quel rumore infernale cessare. «Eh?» domandò.
«Ehm, Grace? Ti ho svegliata?» parlò la voce dall'altro capo.
«Eh?» ripeté lei, combattendo contro la volontà di lasciar cadere la cornetta, accentuata dalla pressione di Axl.
«Grace svegliati!» strillò allora Roxy «Nikki sa, devi portare via Axl fino a che non riesco a farlo ragionare, sta venendo lì, hai capito? Credo che voglia ammazzarlo o cose del genere» la moretta, nel letto, cercò di fare due più due. La voce era confusa, poi l'intermittenza della linea. L'amica aveva riagganciato.
Allora il panico la invase dalla punta dei capelli fino a quella dei piedi.
«Amore...» sussurrò, cercando di svegliarlo con quanta più dolcezza avesse in corpo. Il rosso mugolò qualcosa. Lei insistette.
«Cosa c'è?» domandò infine il cantante.

In macchina la discussione continuò, anche se Nikki cercava di mantenere un basso tono di voce per non svegliare suo figlio Logan che ancora dormiva beatamente.
«Dovrei chiamare Tommy. Sarebbe arrabbiatissimo se vergassi qualcuno senza di lui...» Beh, dopotutto anche il batterista aveva una sorella.
«Ottima idea! Così poi i Mötley Crüe saranno allegramente senza basso e batteria! Perché tanto vi arresteranno, lo sai vero?» si espresse con la sua aria un po' da saccente nell'unico tentativo di fargli capire che quella volta la ragione stava unicamente dalla sua e che non c'erano mezzi termini.
«Non mi importa! Quello stronzo deve pagarla e te non dovresti difenderlo!»
«Io non lo sto difendendo! Dico solo che vorrei evitare di crescere nostro figlio da sola. Preferirei tu non lo ammazzassi…»
«E cosa dovrei fare?» chiese Nikki esasperato.
«Rovinagli la carriera.» rispose prontamente Roxy, dall'alto della sua sapienza vendicativa intrinseca in ogni donna, più che in ogni uomo.
«Porterei a fondo anche Slash e gli altri ragazzi...» replicò saggiamente il bassista.
«Picchialo e basta!»
«Si vendicherebbe su Grace!»
«Minaccialo.»
Nikki si mise a ridere, una risata cupa e triste:
«Lo sai: Axl Rose non si minaccia.»
«Ok… Allora tingigli i capelli!»
La risata che seguì la frase fu più tranquilla:
«Scherzi?»
«Assolutamente no! Puoi sempre sperare che sia allergico e rimanga pelato.»
Nikki, che sembrava quasi meno arrabbiato, fermò la macchina, guardò Roxy, la baciò e disse:
«Potrebbe essere una grandiosa idea… Poi però lo ammazzo uguale, amore.»

«Andiamo a fare un giro, ti va? È una bellissima giornata» propose Grace, rendendosi conto solo dopo che la cosa non aveva senso. Era troppo presto affinché anche lei potesse formulare una proposta decente o una scusa credibile.
«Grace... siamo andati a letto neanche un'ora fa...» obiettò Axl, sforzandosi di mettere insieme due parole in croce.
«Per piacere...» insistette lei.
«Tu sei tutta matta...» bofonchiò il cantante.
«Ti prego» lo strattonò un po' con quella malizia da corruttrice tipica di ogni donna, che avrebbe potuto ritorcersi contro di lei in qualsiasi momento.
«Ma che ti prende, si può sapere?»
«Ti prego» ripeté.
Fino a qualche tempo prima Axl non avrebbe mai acconsentito a una richiesta del genere. Avrebbe mandato a cagare Grace senza pensarci due volte e si sarebbe rimesso a dormire. Ma era innamorato di lei. Davvero innamorato. E in quel momento anche preoccupato. Quindi acconsentì.
Ma era già troppo tardi.


Do not make me think of him,
the way he touch your fragile skin
that hunts me everyday.



Come si era permesso quel cantante da quattro soldi di fare del male a sua sorella?
«Lurido figlio di puttana» il bassista partì frontalmente pronto ad affondare un pugno nel bel visino del rosso.
«Nikki, no...!» Grace fece appena in tempo a fare un paio di passi in avanti più rapidamente di Axl e così fece Roxy.
«Levati di mezzo» gli ringhiò il moro.
«Nikki, ti prego!» insistettero, gridando la stessa frase all'unisono.
«Come hai osato sfiorare mia sorella anche solo con un dito!» il bassita le ignorò, rivolgendosi direttamente al rosso, alle loro spalle. Guardava Grace mortificato. Nikki avrebbe agito se non fosse stato per le due (anzi, i tre, perché Roxy teneva in braccio Logan) che si erano messe nel mezzo e a cui non voleva fare del male. Proprio in quel momento tornavano all'albergo Slash e Duff. Ci fu uno scambio di sguardi allibiti nella hall dell'albergo. Gli altri due musicisti passarono gli occhi da uno all'altro, ugualmente preoccupati per entrambi.
«Ragazzi calmi» esordì Slash.
«Non immischiarti, il tuo amico picchia mia sorella» il chitarrista e il bassista si massaggiarono le tempie. Grace avvampò violentemente, senza riuscire a guardare altro che non fossero i suoi piedi. Solo allora Axl si rese conto di quanto era davvero umiliante sentirsi così deboli e provò più dolore e imbarazzo di quanto ne avesse provato sulla sua pelle, ma nessuno si accorse delle sue emozioni visto aveva il suo solito sguardo di sfida.
«Andiamo...» esordì, senza dire niente a sua discolpa, come se qualcosa avesse potuto davvero discolparlo. Grace lo seguì come un'ombra chiedendo scusa al fratello per la sua debolezza solo con uno sguardo.
Si sentì fortemente a disagio per tutto il tragitto: Axl non parlava, di certo stava macchinando una delle sue ripicche a base di silenzio per poi approdare a una feroce scarica di botte. La ragazza si rassegnò a quel pensiero e lo guardò rinchiudersi in bagno. Si buttò sul letto, nella speranza che succedesse qualcosa, qualsiasi cosa. Ingoiò una manciata di pasticche e si addormentò di sasso.
Fu svegliata da Axl che trafficava con qualcosa ai piedi del letto.
«Scusa, non volevo svegliarti» esordì. Addirittura le rivolgeva la parola: Grace si meravigliò. «Ho preso qualcosa dal servizio in camera: hai fame?»
«Non molta, per la verità» confessò la donna.
«Perfetto» l'uomo aprì la finestra e iniziò a rovesciare i vassoi di sotto come fossero tappeti da scuotere.
«A... Axl...»
«Che c'è, adesso hai anche il coraggio di replicare?»
La ragazza tornò a rannicchiarsi su se stessa e lo ignorò. Non aveva voglia di sentirlo parlare da solo sul fatto che lei non si difendesse e che neanche discutesse con lui. Aveva solo bisogno di un po' di pace, vederlo dormire lì accanto la notte, accarezzare i suoi capelli rossi e sentirlo respirare piano.
«Dimmi due cazzo di parole, ora!» sbottò, lanciando anche il carrellino del cibo fuori dalla finestra.
«Vaffanculo, Axl!» gridò anche lei e lui si sentì immensamente sollevato... fino a che non la vide raccogliere il suo cappotto e uscire di corsa dalla stanza.


I’m out of love, but I’ll take it from the past.
I’ll let out words, 'cause I’m sure it will never last.



Grace non tornò.
Non quel giorno.
E neanche il giorno dopo.
E nemmeno quello dopo ancora.



Ebbene sì, siamo tornate. Con un notevole bagaglio culturale aggiunto al nostro piccolo fagotto. Infatti la nostra B. è riuscita a vedere il suo Nikki in carne ed ossa piuttosto da vicino, mentre la qui presente C. ha sognato due volte Axl nell'arco di due settimane, quindi siamo fresche di 'esperienze' da condividere con voi xD
Un paio di note serie adesso.
1. Il capitolo era troppo lungo quindi abbiamo deciso di spezzarlo (proprio sul più bello bwahahahha xD). Per questo Gotten I.
2. La canzone in questione è appunto 'Gotten' di Slash feat. Adam Levine che vi consigliamo caldamente di ascoltare nel caso non l'aveste mai fatto. <3
3. Tommy Lee dal vivo è un figo da paura. (ndB: macché c'entra, avevamo detto note serie da ora in avanti! ndC: sì, lo so, ma siccome la storia sta quasi finendo volevo lasciare delle tracce sulle mie intenzioni sulla prossima fiction! Altrimenti le nostre lettrici si disperano credendo che non scriveremo mai più! ndB: Riesco a fatica ad immaginarlo...) Grazie per l'attenzione, B.&C.

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Capitolo 10
*** Gotten (Parte II) ***



12 ottobre 1988



Erano le quattro quando i dolori svegliarono Roxy.
«Nikki, svegliati.»
«Roxy, sono le quattro, è presto...»
«Nikki! Dobbiamo andare in ospedale!»
«Perché?»
«Sai, mi piace passeggiare per i corridoi! Ma che domanda è perché?! Vuoi che partorisca in casa?»
A quel punto il marito si svegliò di colpo e la guardò.
«Ora?» domandò allarmato.
«No, voglio arrivare con un po’ d’anticipo, sai, tante alle volte non trovassi un posto libero in ospedale… Sì Nikki, ora!»
Il marito si precipitò a vestirsi, aiutò Roxy a fare altrettanto e in un tempo brevissimo erano in macchina. Il miracolo più grande fu arrivare incolumi all’ospedale, il bassista guidò come un pazzo per arrivare prima possibile.
Non appena giunti, la donna fu visitata:
«È tutto ok. Avete fatto bene a venire. È ancora un po’ presto, ma entro oggi dovrebbe nascere. Torno tra poco a vedere come procede.»
Una volta rimasti soli, Nikki, che nel frattempo aveva riacquistato un po’ di calma, disse:
«Chiamo Tommy per dirglielo.»
«No. Chiami i miei genitori per dirglielo e poi chiami tua sorella e dopo semmai se ti avanza tempo chiami Tommy.»

I primi ad arrivare furono gli altri membri dei Mötley Crüe, capeggiati dall’anima gemella di Nikki, Tommy.
«Il vostro bambino ha già rotto prima di venire al mondo, ve lo dico. Vorrei capire perché tutte le notizie che lo riguardano mi arrivano quando sono impegnato in camera da letto!»
«Tommy, tu sei sempre impegnato in camera da letto» replicò semiseria la donna.
«Roxy, non sono Vince! Ogni tanto mi fermo.»
«Sì, ma solo perché ogni tanto hai bisogno di dormire...»
«Dettagli. Insomma, il nome?»
Nikki rispose:
«Steel se è maschio.»
Grace scoppiò a ridere e si nascose dietro a una tenda per non attirare ulteriormente l'attenzione. Roxy fulminò il marito con lo sguardo:
«Vuoi ricominciare con i nomi assurdi? Proponimi Sun se è femmina un’altra volta e trovo il modo di farti tanto male! I migliori nomi che hai proposto sono stati Diamond per il maschio e Arya per la femmina...»
«Tutti quelli che ti ho detto sono dei bei nomi!» si giustificò il bassista.
«Ma non è vero! Comunque io sono arrivata alla conclusione che se fosse maschio sarebbe Logan e se fosse femmina sarebbe Arya.»
«Mah.»
«Secondo me comunque è maschio.»


11 aprile 1991



Era passata una settimana da quando Grace se n'era andata.
Se Roxy chiedeva di lei al telefono, Axl rispondeva che era in bagno, che stava dormendo, o si inventava una qualsiasi altra scusa. Provava vergogna per averla lasciata scappare, ed era preoccupato, cosa di cui si vergognava ancora di più.
Ogni volta che si ficcava in testa che doveva uscire e cercarla, l'orgoglio lo faceva mettere di nuovo a sedere.
Ma non poteva andare avanti così.
Stava male: lui sentiva di aver bisogno di lei.
Così si decise.
Roxy era nella hall insieme al decoratore di interni quando il cantante scese. Si stupì nel vederlo, da solo.
«Axl?» domandò, e lui si voltò come se nulla fosse «Grace?»
«È scappata» rispose, tutto d'un pezzo. La donna sbiancò.
«Come? Dove? Quando? Perché?»
Per la legge delle probabilità era matematicamente impossibile che fosse scappata senza dirle niente. Inoltre, l'unico posto dove avrebbe potuto andare era dal nonno, e Nikki lo sentiva un giorno sì e uno no, quindi dedusse che o entrambi stavano tenendo il segreto, cosa assai improbabile (il bassista avrebbe approfittato dell'assenza della sorella per andare a vergare di santa ragione il suo ragazzo, e poi perché non avrebbe potuto stare zitto con sua moglie) oppure qualcosa in Grace era cambiato.
Per il peggio.
«Come: è uscita dalla porta ma non è più rientrata. Dove: non ne ho la più pallida idea. Quando: martedì scorso. Perché: … è una lunga storia.»
«E me lo dici così? Potrebbero averla rapita, potrebbe essere morta...!!!» Roxy cercò di non farsi prendere dal panico, ma non ci riuscì. Era cosciente che un comportamento del genere non era dal lei. Axl cercò di non pensarci. Non rispose. «Hai idea di dove cercarla?»
«No.»
«E dove stai andando allora?»
«Non lo so, ma da qualche parte dovrò pur cominciare.»


So nice to see your face again...
Tell me how long has it been,
since you’ve been here?

Maybe it’s the bitter wind
a chill from the Pacific rim
that brought you this way.
(brought you my way)



La ragazza asciugava i piatti che le passava suo nonno.
«Grace, sai, volevo dirti una cosa» disse l'anziano signore.
La nipote lo guardò, sistemando un'altra scodella nella pila a fianco a lei:
«Dimmi...»
«C'è un ragazzo là fuori» indicò con un'occhiata la figura all'esterno, appoggiata alla staccionata. Dava le spalle alla casa, ma era inconfondibile. I lunghi capelli rossi, l'abbigliamento un po' appariscente, la postura strafottente. «È un po' che se ne sta lì da solo, non l'ho preso molto in simpatia, non vorrei dover imbracciare il mio buon vecchio fucile» ovviamente stava scherzando «mi chiedevo se non avesse a che fare con la tua presenza qui.»
Grace storse il naso. Non aveva notato la presenza di Axl, probabilmente non l'avrebbe mai visto se suo nonno non gliel'avesse indicato. Si era barricata tra quelle che considerava le mura materne, ripromettendosi di non cacciare gli occhi, tanto meno il naso, fuori da quella sfera di protezione che la faceva stare meglio.
Quella volta era davvero pronta a troncare... ma lui era andato a cercarla, lui si era mosso per lei. Lui aveva complicato tutto ancora una volta.
Così, dopo aver finito con i piatti, prese coraggio e uscì.


You look so different than before,
but still the person I adore:
frozen with fear.



Axl sentì cigolare la porta della casa di campagna. Si era fatto buio ormai, l'ora di cena era passata da un pezzo e aveva visto le sagome delle persone all'interno mangiare, sentito i rumori delle stoviglie. Probabilmente qualcuno sarebbe uscito per chiedergli se gli servisse qualcosa, visto che aveva passato il pomeriggio seduto sulla staccionata a guardare nel vuoto, oppure semplicemente per cacciarlo via.
La minuta sagoma di Grace, stretta in un vecchio cappotto sdrucito, largo perlomeno due taglie in più della sua, fece capolino, aprendo il cancelletto a pochi passi da lui.
Il cantante la guardò richiudere il piccolo sportello in legno e fermarsi davanti a lui senza avere il coraggio di sollevare gli occhi dalle punte dei piedi.
Sembrava diversa: aveva le due piccole biglie spente, il viso struccato, più aspro, spigoloso. Eppure non era cambiato niente: era sempre la solita bambina spaventata, chiusa nel guscio delle sue paure, arrendevolmente debole.
«Ciao» quasi sussurrò.
«Ciao» ripeté lui, senza smettere di guardarla, rendendosi conto che da quella che per lui era stata una prova, l'amore era solo cresciuto. Rinforzato. Visto che la morettina pareva non aver molto altro da aggiungere, fu il rosso a proseguire «Quindi eri qui...»
«Già...» asserì, senza mostrare troppo entusiasmo o dispiacere «Come lo sapevi?»
«Non lo sapevo affatto...»
«E allora perché sei stato qua fuori tutto il pomeriggio?»
«Semplicemente... aspettavo.»
Grace non si sforzò di entrare di nuovo nella testa di Axl. Era felice che lui fosse lì, che avesse dimostrato amore per una volta.
«Perché?» chiese, ma il cantante non rispose «Voglio dire, ne vale davvero la pena? Aspettare?»


And I’ve been saving
these last words
for one last miracle,
but now I’m not sure.



«Affatto. Ho passato una settimana ad aspettarti. Ero preoccupato, sì, dall'idea di dove tu ti potessi trovare, di cosa tu stessi facendo, spaventato sapendo che tu stessi di nuovo soffrendo per colpa mia. Ero incazzato con me stesso per quello che ti avevo fatto. Eppure... non stavo muovendo un ciglio. Rimanevo fermo a fissare l'esterno da quella maledetta finestra senza fare niente. Mi sono chiesto se fosse normale. Non lo era. Se ti avessi davvero amata, ti avrei seguita, quel giorno. La ferma convinzione nella mia testa, che l'amore fosse l'unico sentimento che mi lega a te, la voglia di non deludere quella convinzione, e di non deludere né te né me, per una volta... mi ha spinto a essere qui adesso.»
«Sono felice che tu sia qui.»
«Non dovresti, Grace, davvero, non dovresti...»
«E come dovrei sentirmi?» domandò, con ironia.
«Dovresti avere paura che io sia qui per farti del male di nuovo, dovresti andartene prima che io lo faccia davvero, o perlomeno dovresti provare a difenderti» si rammaricò il rosso.
Grace sospirò, cercando di radunare tutta la pazienza che aveva in corpo.
«Vuoi che mi difenda, vuoi che ti gridi addosso? Ti conosco, se lo farò inizierai a essere freddo, a parlare male di me con gli altri, a comportarti in modo strano, e poi mi lascerai, come hai fatto con tutte le altre prima di me. Tu ti sei innamorato di me perché io sono l'unica che non ti ha dato contro neanche una volta: avevi bisogno di qualcuno che scegliesse di annullare la sua personalità per te, e l'hai trovato. E poi d'improvviso, nonostante lo sforzo massacrante che ho fatto per cambiare, per te, perché per amore si cambia, Axl... non ti va più bene. Perché ti sei reso conto che senza una personalità a ostacolarti, non puoi difendere chi ami da te stesso.»
«Non posso salvarti, se non mi lasci.
«Se ti importa di me, trova il coraggio di cambiare, cazzo, Axl! Perché so che lo vuoi!» la ragazza scoppiò in lacrime.
«Mi dispiace,» disse «davvero, non avrei mai voluto farti del male, fisicamente, e internamente... e se l'ho fatto, ti scongiuro di perdonarmi, e se vuoi lasciarmi... ti capisco e...»
«Non troverai un'altra come me, non cercare di scaricarmi dicendo che sono io a volerlo. Se c'è una cosa di cui sono sicura è che io e te siamo fatti per stare insieme.»


You just get me
like I never been gotten before.



«Lo so. Forse non dovrei essere così spaventato dall'idea di amare, di cambiare...»
«No, non dovresti.»
«Torniamo a casa...»
«Torniamo a casa.»


So nice to see your face again
But tell me will this ever end?
Don’t disappear.





12 ottobre 1988



Alle 8.08 di mattina nacque il primogenito di Nikki e sua moglie Roxy.
«È un maschio. Come lo chiamate?»
Roxy, nonostante la stanchezza, fu velocissima a rispondere, prima che il bassista la fregasse:
«Logan Diamond Sixx.»

Quando i ragazzi poterono vedere Roxy, Tommy fece la sua proposta:
«Possiamo dare una festa in ospedale? Dobbiamo festeggiare! È il primo bambino!»
«Non si può, però se vuoi puoi organizzare una piccola festa a casa nostra tra un paio di giorni. Tommy! Mi raccomando… p-i-c-c-o-l-a! Non so se mi spiego.»
«Quindi un centinaio di persone?»
«Il tuo concetto di piccolo è veramente strano. Al massimo 25 persone. Regolati con il casino, visto che c’è un neonato...»
«Giocheremo tranquillamente al gioco della bottiglia o a strip poker!»
«No, Tommy, vediamo di stare tutti più o meno vestiti e di tenere ognuno la lingua nella propria bocca!»
Grace stava per dire qualcosa, si sarebbe di certo unita volentieri al club in compagnia del suo caro fidanzatino. Roxy la fulminò, poi guardò il marito:
«Pensaci te. Ma non farmi trovare musica a palla, ragazze mezze nude, Tommy in mutande e soprattutto tutta Los Angeles a casa con alcol e droga, perché prendo il fucile di tuo nonno e vi ammazzo a tutti! Anche tu Grace!»
«Soprattutto Los Angeles… quindi Tommy in mutande va bene?»
«Tommy è quasi sempre mezzo nudo, probabilmente noterei di più la differenza se venisse con una maglietta a maniche lunghe.»


* I can't save you, if you don't let me.

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Capitolo 11
*** Father to Son ***



8 agosto 1991



«Espira, inspira, espira, inspira» ripeteva l’istruttrice della clinica privata.
«Fa un caldo atroce» commentò Roxy, allontanandosi la maglietta di dosso.
«Non ricordarmelo...» supplicò Grace.
Le due donne stavano sedute ognuna sul suo materassino di gomma a riflettere sui massimi sistemi mentre erano alle prese con gli esercizi di respirazione.
«Axl?» domandò la prima.
«Figurati se viene al corso preparto, vorrei solo partorirgli sul letto...» sghignazzò l’altra, sforzandosi di immaginare la scena.
Di certo Axl stava cambiando: quando le aveva detto di essere incinta lui le era sembrato, beh, strano. Sì, lui era sempre strano, questo era pur vero, però le era sembrato particolarmente strano: si vedeva che era felice, eppure qualcosa in lui gli impediva di esternare tutta la sua felicità, qualcosa la teneva a freno. Grace avrebbe voluto che gliene parlasse, perché quello era anche il suo primo figlio quindi era normale avere delle paure...
«Non dovreste comprarvi una casa come tutte le coppie normali adesso che c’è la cicogna per la strada?» domandò la più esperta in materia e l’altra fece spallucce, ritornando a pensieri concreti.
«Mio fratello? Sta ancora dormendo o è in giro alle prese con la sua associazione a delinqu... con Tommy?»
«Non so dove sia, ovviamente... ma sai, lui è già un pozzo di sapienza in questo campo: al primo parto mi ha chiesto perché volessi andare in ospedale...»
Grace scoppiò a ridere in modo incontrollato e finì per attirare su di sé l’attenzione di mezza clinica.

Nikki arrivò nel parcheggio con una decina di minuti di anticipo, cosa straordinariamente sorprendente, ma non quanto la presenza che vi trovò. All’interno della sua limousine se ne stava comodamente sdraiato, con un finestrino aperto, nonostante l’aria condizionata fosse probabilmente la cosa migliore in quei casi, Axl
Rose, suo praticamente cognato. La cosa sconvolgente, in effetti, era che Axl fosse in anticipo e che addirittura fosse arrivato prima di lui.
Al bassista non sembrò carino non salutarlo, anche se sentiva ancora una certa necessità di mettere le mani addosso al rossino. Si appoggiò alla portiera per fare il primo passo solo in onore della promessa che aveva fatto a Roxy (e un po’ anche a sua sorella) e in tutta risposta il cantante la aprì per uscire.
«Sarai contento...» mugugnò il più giovane dei due.
«Certo che lo sono, dovresti esserlo anche tu.»
Axl lo era: era davvero felice di essere a un passo dal diventare papà, ma allo stesso tempo aveva una paura folle di non riuscire a fare bene ciò che doveva, come probabilmente non ci era riuscito fino a quel momento. Anzi, non aveva paura di non riuscire a farlo bene, aveva paura di non riuscire a farlo come voleva.
«Dico per il fatto che tua sorella mi abbia detto no...» asserì secco.
«Strano, sembri l’unico a cui riesce a dire solo » replicò, scocciato, Nikki. «Sì, Axl, picchiami! Sì, Axl, mettimi incinta! Sì, Axl, inizio a farmi di pasticche perché sto con te!» gridò con una vocina isterica atta a imitare Grace. Poi pensò e formulò la sua domanda: «Ma perché che le avevi chiesto?» si grattò sotto l’occhio, sperando che la matita non si sbavasse per il sudore.
«L’ho messa incinta, quindi le ho chiesto di sposarmi, no? Sixx sei di nuovo un tossico per caso?» sembrava che entrambi stessero facendo di tutto per provocarsi e per tenersi a freno contemporaneamente.
«Ehi, bada a come ti rivolgi al sottoscritto in termini di droga perché mandarti a fanculo è un attimo, figurati il resto...» lo mise in guardia il bassista «ma sei sicuro che mia sorella voglia stare con te?» Axl inarcò un sopracciglio fulvo, pronto alla sua risposta «non ti sembra un po' strano che due settimane prima volesse lasciarti, che poi ti abbia ripreso e dopo qualche giorno addirittura ti dica che è incinta?» tagliò.
Il rosso deglutì e accusò il colpo. Aveva messo in conto anche quello, sapeva che forse effettivamente Grace era tornata con lui solo aspettando una risposta sul bambino. Gli stava bene. Prima di tutto perché il bambino era di entrambi e lui non aveva intenzione di rinunciarci, e poi perché se poteva essere un pretesto per farla rimanere... era ben accetto.
Quello era, a tutti gli effetti, un suo punto debole. Scoperto, che chiunque poteva facilmente notare. Non per questo, non perché riguardava sia lui che lei, Axl rinunciò a proteggerlo, rispondendo con fare piuttosto provocatorio:
«Cosa c'è, Sixx, ti dà fastidio che io stazioni tra le gambe di tua sorella?»
«Razza di figlio di puttana, ripetilo se hai il coraggio!» Nikki sganciò un pugno micidiale sul volto del cantante, che cadde a terra, impreparato.

«Si inizia a notare la pancetta, eh?» sorrise Roxy, rivolta all'amica, che aveva due mesi in più di lei, mentre uscivano con le loro borse.
«Axl mi ha detto la stessa cosa stamattina» sospirò l'altra «sono un po' spaventata all'idea di diventare una boa... e se poi non ritorno come prima?»
«Dovrete fare ancora più attività fisica per smaltire!» la prese in giro.
«Voi avete già pensato a qualche nome per il bambino?»
«Anche nel caso, sicura che li vorresti sapere?» sghignazzò. Grace scosse la testa terrorizzata. «E voi?»
«Sarà una bambina quindi la chiameremo... preparati eh. Melody Rose Lullaby.»
Roxy scoppiò a ridere, ovviamente.
«Quindi in tutto si chiamerà Melody Rose Lullaby Rose?»
«L’unico potere che ho avuto su questo è stato costringere Axl a mettere Melody come primo nome. Per il resto, stavamo per litigare come al solito...»
Le due erano oramai arrivate sulla porta. Si fermarono e videro i propri compagni che si rotolavano per terra e se le davano di santa ragione, a colpi alterni, come in un film western di pessima qualità.
«Ogni tanto vorrei che la smettessero di litigare per te e lo facessero per me» sospirò Roxy con aria semiseria «Andiamo dai.»
«Voi due!» strillarono in coro «Smettetela subito!»
Roxy cercò di far sollevare Nikki, momentaneamente in posizione di vantaggio, mentre Grace tentava di trascinare via Axl.
«Roxy lasciami! Gli devo spaccare il muso a questo stronzo!»
«Beh, in parte l’hai già fatto...» sottolineò la sorella, sperando che la cosa potesse placare l’ira del fratello. Indicò il naso sanguinante di Axl e l’abrasione all’altezza del sopracciglio, che pulì con la maglia della tuta.
«Sì Nikki, un altro giorno però eh! Oggi è troppo caldo e non ho voglia...»
«Mah...» dissero in coro Axl e Nikki.
Approfittando di un momento di distrazione delle due donne, che si stavano scambiando sguardi di preoccupazione in codici femminili, i due musicisti si saltarono di nuovo addosso, per una volta d’accordo su qualcosa.
«Santo cielo, basta!» gridarono, afferrando ognuna il suo uomo, nel tentativo di mettere un freno a una corporatura che effettivamente era il doppio della loro.
«Silenzio! In macchina e fatela finita!» ordinò Roxy, con il tono che la contraddistingueva.
«Quando cercherete di avere un comportamento da adulti?» li deplorò Grace, assicurandosi che Axl fosse il primo a salire a bordo, e poi imitandolo.

«So che non ci crederai, ma avevo buone intenzioni...» sospirò il bassista, una volta che lo sguardo inquisitore della moglie gli si fu posato addosso.
«Certo, come no.»
«Volevo farvi una sorpresa!!» si giustificò.
«Ci sei riuscito!»
Roxy si massaggiò le tempie, sforzandosi di ricordare dai suoi studi di psicologia perché le donne inventino giochi subdoli per farsi le ripicche mentre gli uomini arrivino sempre inevitabilmente alle mani.
«Lo sapevo che non mi credevi! Io c’ho provato davvero, ma lui è uno stronzetto borioso. Io non avevo detto niente per farlo incazzare!»
«Sì, come sempre. Chissà come mai quando vi picchiate non si capisce mai l’origine. Finisce sempre che vi incolpate l’uno con l’altro...»

«Vogliamo parlarne? Perché sarebbe il caso di iniziare a parlare se c’è qualcosa che non va visto che a breve metteremo al mondo una creatura e...»
«È stata colpa sua. Mi ha detto una cosa poco carina, io ho risposto e lui mi è saltato addosso dopo dieci minuti di conversazione in cui entrambi ci siamo sforzati di sembrare uno più o meno tollerante nei confronti dell’altro... ecco tutto.»
«E cosa ti avrebbe detto di poco carino?»
Axl non rispose, anzi, rispose, ma con un’altra domanda.
«Sei tornata con me solo perché eri incinta, vero?»
«Lo sapevo che te lo saresti chiesto. Guarda per me puoi pensare quello che ti pare, non ho bisogno di te per mantenere mia figlia, sono solo innamorata e questo mi pare di avertelo già detto. Non ho altro da aggiungere.»


Eccoci qua! Beh visto che siamo quasi alla fine volevamo iniziare a ringraziare tutti quelli che ci hanno seguito (?) e soprattutto Tomma che con santa, anzi, santissima pazienza, ci ha recensito e seguito minuziosamente :) quindi al prossimo capitolo, che sarà l'ultimo.
B.&C.

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Capitolo 12
*** The show must go on. ***



8 gennaio 1992


Roxy stava allegramente preparando la cena in cucina. Il pancione era ormai davvero enorme, tanto che iniziava a temere che il bambino non fosse da solo.
«Nikkiiiii!» gridò e l’uomo si sollevò dal divano, dove stava strimpellando in una posizione non chiara. «Controlla che il forno non dia fuoco all’arrosto. Dobbiamo cambiarlo, dobbiamo cambiarlo!!»
Il bassista alzò un sopracciglio e si diresse con l’andatura di un bradipo verso il forno, mentre sua moglie andava a recuperare della salsa di pomodoro dalla dispensa. Proprio mentre chiudeva la porta a soffietto, le si ruppero le acque.
«Cazzo!»
Il bassista stava evitando che Logan infilasse le dita nella presa della corrente (in quel modo di certo sarebbe riuscito a ottenere l’acconciatura del padre, e Nikki apprezzava il pensiero, ma non era molto salutare), quando si rese conto che per terra era tutto bagnato.
«Roxy, hai allagato il corridoio...» la prese in giro divertito.
«Molto divertente, sì… ti devo mandare a ‘fanculo ora, o ti scrivo una raccomandata dall’ospedale?»

Il telefono della suite squillò rumorosamente.
«Porca merda.» sibilò Axl, che era appena riuscito a far addormentare Melody con una ninna nanna intonata con la sua voce stridula. «Chi cazzo è? No, voglio dire, hai idea che mi ci è voluta un’ora a far addormentare Melody?»
«Cosetto non mi rompere i coglioni e passami mia sorella...»
«Sixx quello che rompe i coglioni sei tu, non so se ti è chiaro.»
«Amoreeee!» gridò Grace dal bagno «Passami mio fratello!» ordinò.
«Che schifo» si lamentò il bassista «Devo vomitare qui alla cornetta?»
«Che c’è, tua moglie non ti chiama ‘amore’? Sei proprio un idiota integrale. Tesoro,» disse con provocazione, rivolto alla compagna «eccoti il telefono, mia amata.»
«Voi due siete matti...» constatò lei, afferrando la cornetta dalla vasca da bagno, poi si rivolse al fratello «Nikki che succede?»
«Roxy sta di nuovo partorendo...»
«Che vuol dire ‘sta di nuovo partorendo’?»
«Che sta partorendo il nostro secondo figlio. Ti ricordi che avete fatto un pezzo di gravidanza insieme?»
«Non fare lo spiritoso, detta in quel modo sembrava che Roxy partorisca un giorno sì e un giorno no... ora ci muoviamo e arriviamo.»
«Viene anche cosetto
«Non cominciare, eh, Roxy deve stare tranquilla... ci vediamo tra poco. Non fare danni nel frattempo. E non chiamare Tommy fino a che non arrivo. Intesi?»
«Come no, ciao.» la salutò il fratello.
«Amore!» strillò lei. -È una congiura...- pensò Axl, contemplando la piccola Melody di appena un mese dormire nella sua culla.
«Bisogna preparare Melody per uscire, Roxy sta partorendo!»

Ovviamente quando Grace, Axl e la loro piccoletta arrivarono in ospedale, Tommy era già lì, con Slash e Duff, e altri stavano arrivando a celebrare il nuovo arrivo. In pratica c’era una specie di rave party, mentre Roxy era in sala parto che faceva del suo meglio.
Melody divenne l’attrazione della sala d’attesa, gelosamente custodita da Axl tra le sue braccia, ma coccolata da tutti i presenti. Anche Logan era lì con gli altri, Nikki lo aveva lasciato alle cure, dubbie, dei suoi amici che se la stavano cavando discretamente bene, considerando gli elementi.
Verso le dieci si seppe il responso: c’era un’altra bambina in famiglia e il suo nome era Arya. Quando Roxy la strinse tra le braccia fu così felice per quella nuova vita che aveva generato, che quasi non riuscì a trattenere le lacrime. Arya era davvero bellissima, e soprattutto piccolissima.
«Tesoro, congratulazioni...» le disse Grace, avvicinandosi e accarezzandole la testa «Sarai stanchissima, sarebbe meglio che tu riposassi adesso...»
«Sì, e poi soprattutto sono le due e Tommy & co. stanno tenendo sveglio tutto il reparto, quindi sarebbe meglio se andaste...»
«Sempre a pensare agli altri...» scosse la testa l’amica «Buona notte, Roxy, ci vediamo domani.»

Arrivati in albergo Axl e Grace trovarono il modo di far riaddormentare Melody, che nel frattempo aveva richiesto una poppata e un cambio pannolino.
Il cantante era steso sul letto a pancia all’insù. Stava pensando, già da un po’, alle parole di Nikki. Lui e Grace non erano niente. Avevano una creatura in comune, ma non rappresentavano niente per nessuno se non l’amore l’uno per l’altra.
La donna arrivò e si inginocchiò accanto a lui:
«Finalmente dorme» ridacchiò, dandogli un bacio sulla guancia e stendendosi accanto a lui.
«Comunque io ho tutta l’intenzione di sposarti, Grace» Axl concluse così un pensiero iniziato tempo prima e le infilò di soppiatto uno dei suoi anelli strambi al dito.
Lei rise.
«Lo so. Un anello non messo è una bruttura, e io odio le brutture, e odio le cose incomplete. Credo che l’incompletezza sia una cosa che non deve appartenerci, quindi... anch’io ho tutta l’intenzione di sposarti, Axl.»
Si scambiarono un tenero bacio.
«Ti amo.»
«Anch’io ti amo.»


9 gennaio 1992


«Signora Sixx, al telefono...»
Quando l’infermiera svegliò Roxy era circa mezzogiorno. La donna si alzò, indossò la vestaglia, e andò a rispondere. Iniziavano le prime telefonate per le congratulazioni.
«Pronto?»
«Roxy?» domandò una voce fin troppo familiare dall’altro capo.
Nikki, che aveva passato la notte di fronte alle culle a guardare la sua nuova piccolina, sorvegliando Logan che dormiva su un poltroncina, si avvicinò.
«Axl?» chiese lei titubante, con un filo di voce affinché il marito non la sentisse.
«Roxy, Grace non si sveglia» si sentiva dal tono che voleva far sembrare tutto sotto controllo, ma che era terrorizzato.
«C-come non si sveglia?» ripeté la donna.
«No, ho provato a scuoterla, ma niente, di là c’è Melody che piange, io non so che devo fare. Vieni.»
«Non usare quel tono con me!» strillò «E poi ti ricordo che io ho partorito qualche ora fa, non è che ho tutta questa libertà di movimento. Chiama un’ambulanza!»
«Un’ambulanza? No, io...»
«Ambulanza?» domandò Nikki, che era stato con l’orecchio teso come una vecchia pettegola. «E perché?»
«Perché... Perché... da quando tutte queste domande?» lo distrasse Roxy.
«Cosa c’è? Io le domande le faccio sempre.» replicò il bassista.
«Sono al telefono di qua! Aspetta!» esclamò la donna, poi tornò a parlare con Axl, che stava smattando «Cavolo la chiamo io l’ambulanza, ok!»
Roxy scrisse su un foglio all’infermiera del reparto di mandare un’ambulanza all’indirizzo dell’albergo e spiegò:
«Una donna non si sveglia...»
«Cosa cazzo vuol dire che Grace non si sveglia? E perché l’ambulanza non l’ha chiamata Axl-testa di cazzo? E...»
Roxy lo interruppe:
«Nikki guarda, ora non è proprio il momento. Io DEVO andare da lei e non posso uscire da qui anche perché stamattina fanno il primo controllo a Arya, quindi dobbiamo gestire la cosa. Vai tu da Grace?»
Il bassista aveva un pessimo presentimento e sarebbe voluto andare, però sapeva che anche se la sorella non si fosse più svegliata la sua presenza o assenza non sarebbe stata determinante; se si fosse svegliata avrebbe avuto il tempo per rimediare e comunque Grace avrebbe capito.
«Chiamo Tommy e Slash, ci penseranno loro a Grace. Chiamo anche i tuoi che vengano a prendere Logan. Io andrò dopo, tanto è questione di poco, no?»

Quando Nikki fu rassicurato dai dottori sul fatto che la bambina e la moglie stavano bene, decise di andare all’albergo a vedere cosa era successo.
Una volta giunto là c’era ancora l’ambulanza e la polizia. Siccome l’albergo era della moglie, lui aveva libero accesso a tutte le stanze. Nella hall c’era Slash, non molto in forma, per la verità.
«Ehi, amico. Roxy sta bene?» gli domandò il chitarrista.
«Sì. Grace?» replicò l’altro.
«Magari è meglio se ti siedi...» tentò il ricciolo.
«Slash.... Vaffanculo! Dimmi cosa è successo!»
«Grace è andata a dormire ieri sera e non si è più svegliata...» sintetizzò Slash.
A quelle parole Nikki si diresse verso le scale, deciso a non aspettare l’ascensore. Non ci avrebbe creduto fino a che non l’avesse vista con i suoi occhi.
Davanti alla porta della camera c’era Tommy che aveva gestito la cosa come meglio poteva.
«Aspetta, non puoi vederla adesso... aspetta Roxy» tentò il batterista, andandogli incontro, ma il suo metro e novanta non servì a niente contro la pressante necessità del bassista di vedere sua sorella.
«Tommy, se non ti togli servirà un’altra ambulanza, lo sai!» Il batterista cercò di fare un altro po’ di ostruzione, ma era impossibile visto la corporatura dell’amico.
Nikki forzò la sicurezza senza crearsi troppi problemi.
Axl pareva non avere intenzione di parlare con lui, si limitava a tremare, scuotendosi avanti e indietro con una cadenza inquietante.
Il bassista entrò nella stanza e, per l'ennesima volta in tutta la vita, il suo cuore tremò. Di dispiacere.
Credeva che con tutto quello che gli era successo, prima o poi si sarebbe abituato.
Alle delusioni.
Alle sofferenze.
Eppure... ogni volta sembrava andare peggio.
La figura di donna era abbandonata sulle lenzuola bianche, increspate dalla notte appena trascorsa.
Era compostamente avvolta dal sonno, con i capelli riversati sul viso incredibilmente più pallido del solito.
Il dottore si chinò su di lei e premette ancora una volta le dita contro la sua giugulare. Aspettò, come le prime, più tempo del dovuto, sperando di essersi sbagliato.
«È morta, sì» la guardò nel suo stato di gioventù bruciata. Si rivolse all'assistente. «Hai scritto, vero, la prima volta? Ora del decesso... direi approssimativamente le 4 del mattino. Causa: ...» il medico afferrò, per controllarla nuovamente, la confezione appoggiata sul comodino, e la guardò «overdose, probabilmente di antidepressivi» concluse.
Nikki riguardò la sorella, immobile nel letto bianco, poi si girò verso i due amici:
«Slash... trovami una bottiglia di vodka o di Jack... Chiama una limo... devo andare a dirlo a Roxy e non potrò guidare... Come farò a dirglielo...»
Quando il chitarrista se ne andò, Nikki entrò nella camera più vicina e iniziò a rompere e tirare tutto quello che gli si parava di fronte. Poi urlò all’amico:
«Dovrei ucciderlo! È colpa sua se lei si è ammazzata...» Poi si fermò improvvisamente, lo guardò: «La bambina... non ha mai smesso di piangere?»
Le parole uscivano dalla sua bocca stranamente fredde e distaccate, tanto che si stupì di sé stesso.
«Melody non ha mai smesso di piangere, sì... e Axl non si è mai mosso dalla posizione in cui l’hai trovato...»
«Vado a prendere la bambina. Se Axl mi tocca, lo ammazzo. È la volta buona, giuro.»
Si avviò tranquillamente verso la bambina, la prese in collo e fece per uscire, quando Axl si scosse dal suo torpore:
«Sixx... Grace... cosa stai facendo con mia figlia?»
Non fu una protesta vivace. Era paralizzato dallo shock. Era sconvolto, e immaginare un mondo in cui Grace non c’era più era tutto quello che poteva fare.
«La porto via. Forse per un po’, forse per sempre, chi lo sa. Tu continua a fare quello che stai facendo, cioè niente. Ti avverto: non azzardarti a fermarmi.»
Non lo fece: sapeva che la bambina era al sicuro, forse molto più al sicuro di quanto non lo sarebbe stata con lui, quindi si concentrò su sé stesso, sebbene odiasse Nikki Sixx. Il rosso rivolse solo lo sguardo verso il corpo immobile di Grace e rientrò in una specie di trance.
Una volta tornato, Slash guardò Nikki e poi Axl senza dire una parola. A quel punto il bassista parlò:
«Amico, spiegami perché non dovrei sparare al tuo cantante.»
Melody continuava a piangere.
«Beh, sai... Axl è uno stronzo che vuole controllare ogni cosa, e in genere ci riesce, ma è sensibile... so che non ci credi, ma ha avuto un’infanzia tremenda. Questa non ci voleva.»
«Sensibile?!» Nikki rise cupamente «Sensibile! Non ha mosso un muscolo nemmeno per sua figlia, non ha nemmeno chiamato l’ambulanza!»
Nel frattempo uscì il dottore e si fermò dal bassista:
«Lei è il fratello, vero?» Nikki annuì. «Senta... Io non conosco il signor Rose, ma non se la prenda troppo per la sua reazione. Ognuno reagisce a modo suo. Lei per esempio ha spaccato la camera accanto. Loro due non l’hanno fatto. Anche lui sta soffrendo, è paralizzato dal dolore, non è nemmeno riuscito a dirci come si chiamava. Lo guardi!»
Il rosso era ancora seduto, guardava nel vuoto e oscillava avanti e indietro. Non parlava. Non cambiava sguardo.
«Grazie dottore.» Nikki si girò verso il suo amico chitarrista «Slash, io non voglio parlarci. Vacci te, stai con lui, fai cosa ti pare, ma non lo voglio più incontrare.» Detto questo si girò e si diresse verso l’ascensore, con Tommy che lo accompagnava. Dovevano dirlo a Roxy.

«Cosa è successo? Perché Melody è qui con te?» Roxy era giustamente allarmata, vedendo anche che con loro avevano dei liquori.
«Grace è morta. Axl è in tilt. Melody piangeva.» Le porse la bambina, la guardò negli occhi e le disse:
«Tieni la bambina, io ho bisogno di andare via. Torno appena posso.» e se ne andò lasciando lì Tommy.

Nikki tornò il giorno dopo in ospedale. Era in condizioni pessime. Roxy l’aveva già visto in quello stato, era il 1987 e poco dopo suo marito sarebbe quasi morto di overdose. Lei sapeva perfettamente che le ricadute erano normali, sperava solo che fosse solo una semplice ricaduta.
«Amore... no.»
«Scusa. Hai ragione. Ho sbagliato. Non succederà più, te lo giuro. Chiamo il nonno e vedo di gestire il funerale. Vado dai tuoi a riprendere Logan e te riposati. Torno più tardi.»
Le dette un bacio e quando stava già per andare via, Roxy lo fermò trattenendogli la mano.
«Nikki... come stai?»
La domanda era idiota, lo sapeva benissimo visto che il marito doveva stare ancora peggio di quanto stesse lei, che era già distrutta dal dolore di aver perso la sua migliore amica.
«Sto male. Ma è giusto così, no?» era sul punto di piangere, quindi non aspettò neanche la risposta della moglie «Vado a sistemare le cose, tranquilla.»
Roxy non era tranquilla, ma conosceva Nikki: lui era un maniaco del controllo, il giorno prima le cose gli erano sfuggite di mano e per mitigare il dolore si era drogato, ma ora stava cercando di mettere ordine. Aveva anche imparato ad accettare il dolore e questo era positivo.
Le cose si sarebbero sistemate.
Prima o poi.



Eccoci alla fine. Eh, sì, nothing lasts forever. Ancora una volta un caldissimo ringraziamento a Tomma per non essersi persa un capitolo (ci dispiace, era una bambina!! Vabeh, magari si farà il nome d'arte pure lei ahah) e comunque a chiunque altro ci abbia seguito in silenzio :) veramente grazie.
Noi rimaniamo a disposizione per qualunque chiarimento e commento, vorremmo ricordare che B. non ha un suo account qui su efp quindi potete tranquillamente contattare la Cath :D
Grazie ancora <3
Ah, e tanti auguri Axl, beh, in tutti i sensi :D :*
B.&C.

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